Alcune differenze nella divisione delle parole nei manoscritti del TM

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Commentarii Periodici Pontificii Instituti Biblici BIBLICA Vol. 93 2012 Fasc. 3 Marco PAVAN Alcune differenze nella divisione delle parole nei manoscritti del TM ESTRATTO

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Commentarii Periodici Pontificii Instituti Biblici

BIBLICAVol. 93

2012

Fasc. 3

Marco PAVAN

Alcune differenze nella divisione delle parole nei manoscritti del TM

ESTRATTO

© Gregorian Biblical Press 2012 - Tutti i diritti riservati

Alcune differenze nella divisione delle parolenei manoscritti del TM

Nella storia della trasmissione del testo della bibbia ebraica, i ma-soreti giocano, com’è noto, un ruolo di primo piano 1. Oggetto dalungo tempo di studi e di dibattito 2, nell’attività di questi scribi si èvoluta cogliere soprattutto un’intenzione “conservativa”, riflesso, pro-babilmente, delle istanze di ritorno, per così dire, alla sola Scripturapromosse dal movimento caraita 3. Tuttavia, un’analisi più dettagliatadelle tecniche messe in atto dai masoreti per la fissazione del testoscritturistico — cominciando dalla vocalizzazione, fino ad arrivareagli accenti, ai segni diacritici come il maqqef e alle varianti delQere/Ketib — rivela la compresenza di molteplici fattori all’opera:oltre a elementi di tipo grammaticale o fonetico, anche altri più o menoesplicitamente “interpretativi” 4. Tali dati emergono oltre che dal con-fronto con le versioni antiche e con la letteratura rabbinica, anche dalladiversità che si riscontrano all’interno dei manoscritti del TM, in par-ticolare per quanto riguarda i due più rappresentativi in nostro pos-sesso: il Codex Leningradensis (= L) e il Codice di Aleppo (= A).

All’interno di questo quadro va collocata anche la presenza didifferenze nella divisione delle parole tra A e L, particolarmentemessa in luce da Yeivin nel suo monumentale studio su A 5. Poichétali diversità non sembrano riconducibili a criteri univocamenteidentificabili 6, questo fenomeno è stato relativamente poco stu-

BIBLICA 93.3 (2012) 340-356

1 Sugli “ideali” dei masoreti, cf. A. DOTAN, “Masorah”, EJ 13 (22007) 603-656 (con estesissima bibliografia).

2 Cf. tra gli altri: I. YEIVIN, Introduction to the Tiberian Masorah (Maso-retic Studies 5; Chico, CA 1980).

3 Cf. B. CHIESA, Filologia storica della Bibbia ebraica. I: Da Origene alMedievo (Studi Biblici 125; Brescia 2000) 137-165.

4 Cf. la rassegna di C.D. GINSBURG, Introduction to the Massoretico-Crit -ical Edition of the Hebrew Bible (London 1897). Limitatamente ai casi diQere/Ketib, cf. B. COSTACURTA, “Implicazioni semantiche in alcuni casi diQere-Ketib”, Bib 71 (1990) 229-231.

5 I. YEIVIN, The Aleppo Codex of the Bible. A Study of Its Vocalizationand Accentuation (Publications of the Hebrew University Bible Project 3; Je-rusalem 1968) 78-83 (Heb.).

6 Come “confessa” YEIVIN, Aleppo, 78-79.

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diato, pur potendo contribuire, a nostro parere, a mettere in luce lanatura interpretativa di alcune opzioni dei masoreti e ad ampliare,così, la nostra percezione delle ragioni delle loro scelte testuali.

Il presente lavoro intende offrire non tanto una visione globaledella problematica quanto un contributo iniziale in questo campodi ricerca. Dopo una prima descrizione dello status quæstionis —principalmente sulla base dell’analisi di Yeivin —, ci soffermeremosu quattro casi scelti (Sal 9,1; 102,4; Gb 24,6; 2 Re 6,25), in modotale da poter poi, nelle conclusioni, formulare alcune ipotesi circal’origine e le cause di queste variazioni 7.

I. Status quæstionis

Nella sua monografia, Yeivin enumera circa 67 occorrenze —nella maggior parte dei casi nomi propri (circa 39 casi) o composticon preposizioni o parole affini, quali, ad esempio, r# o br (circa13 casi) — di differente divisione di parole tra A e L. Tra queste,una menzione particolare spetta alle parole combinate con l’abbre-viazione del nome divino hy, come: hy wllh; hy bxrm. A ri-guardo di queste varianti, però, l’autore “confessa” la difficoltà dicomprenderne l’origine, stante il fatto che non esistono regole didivisione delle parole. In molti casi, non si può andare, secondoYeivin, al di là dell’attribuzione di questa o quella variante alla tra-dizione di riferimento — orientale o occidentale 8.

Va notato anzitutto che la rilevante presenza di diverse divisioninei nomi propri non sorprende del tutto: questi, infatti, sono suscet-tibili di essere interpretati in base alla loro (vera o presunta) etimo-logia o alle associazioni di idee che possono generare 9. Nei testibiblici, il nome di un luogo o di un personaggio spesso funziona da“parola-guida” e si trova intrecciato in una serie — a volte moltocomplessa — di rimandi, richiami e giochi di parole con altri ele-

ALCUNE DIFFERENZE NELLA DIVISIONE DELLE PAROLE 341

7 Ringrazio cordialmente il prof. A. Schenker per aver stimolato la miaricerca e per la sua disponibilità. Il mio ringraziamento va anche al prof. A.Dotan per le sue preziose indicazioni.

8 YEIVIN, Aleppo, 78-79.9 Sulla particolare concezione del nome nella Scrittura, cf. Y. ZAKOVITCH,

Inner-biblical and Extra-biblical Midrash and the Relationship between them(Tel Aviv 2009) 198-199 (Heb.) (con bibliografia).

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© Gregorian Biblical Press 2012 - Tutti i diritti riservati

Alcune differenze nella divisione delle parolenei manoscritti del TM

Nella storia della trasmissione del testo della bibbia ebraica, i ma-soreti giocano, com’è noto, un ruolo di primo piano 1. Oggetto dalungo tempo di studi e di dibattito 2, nell’attività di questi scribi si èvoluta cogliere soprattutto un’intenzione “conservativa”, riflesso, pro-babilmente, delle istanze di ritorno, per così dire, alla sola Scripturapromosse dal movimento caraita 3. Tuttavia, un’analisi più dettagliatadelle tecniche messe in atto dai masoreti per la fissazione del testoscritturistico — cominciando dalla vocalizzazione, fino ad arrivareagli accenti, ai segni diacritici come il maqqef e alle varianti delQere/Ketib — rivela la compresenza di molteplici fattori all’opera:oltre a elementi di tipo grammaticale o fonetico, anche altri più o menoesplicitamente “interpretativi” 4. Tali dati emergono oltre che dal con-fronto con le versioni antiche e con la letteratura rabbinica, anche dalladiversità che si riscontrano all’interno dei manoscritti del TM, in par-ticolare per quanto riguarda i due più rappresentativi in nostro pos-sesso: il Codex Leningradensis (= L) e il Codice di Aleppo (= A).

All’interno di questo quadro va collocata anche la presenza didifferenze nella divisione delle parole tra A e L, particolarmentemessa in luce da Yeivin nel suo monumentale studio su A 5. Poichétali diversità non sembrano riconducibili a criteri univocamenteidentificabili 6, questo fenomeno è stato relativamente poco stu-

BIBLICA 93.3 (2012) 340-356

1 Sugli “ideali” dei masoreti, cf. A. DOTAN, “Masorah”, EJ 13 (22007) 603-656 (con estesissima bibliografia).

2 Cf. tra gli altri: I. YEIVIN, Introduction to the Tiberian Masorah (Maso-retic Studies 5; Chico, CA 1980).

3 Cf. B. CHIESA, Filologia storica della Bibbia ebraica. I: Da Origene alMedievo (Studi Biblici 125; Brescia 2000) 137-165.

4 Cf. la rassegna di C.D. GINSBURG, Introduction to the Massoretico-Crit -ical Edition of the Hebrew Bible (London 1897). Limitatamente ai casi diQere/Ketib, cf. B. COSTACURTA, “Implicazioni semantiche in alcuni casi diQere-Ketib”, Bib 71 (1990) 229-231.

5 I. YEIVIN, The Aleppo Codex of the Bible. A Study of Its Vocalizationand Accentuation (Publications of the Hebrew University Bible Project 3; Je-rusalem 1968) 78-83 (Heb.).

6 Come “confessa” YEIVIN, Aleppo, 78-79.

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diato, pur potendo contribuire, a nostro parere, a mettere in luce lanatura interpretativa di alcune opzioni dei masoreti e ad ampliare,così, la nostra percezione delle ragioni delle loro scelte testuali.

Il presente lavoro intende offrire non tanto una visione globaledella problematica quanto un contributo iniziale in questo campodi ricerca. Dopo una prima descrizione dello status quæstionis —principalmente sulla base dell’analisi di Yeivin —, ci soffermeremosu quattro casi scelti (Sal 9,1; 102,4; Gb 24,6; 2 Re 6,25), in modotale da poter poi, nelle conclusioni, formulare alcune ipotesi circal’origine e le cause di queste variazioni 7.

I. Status quæstionis

Nella sua monografia, Yeivin enumera circa 67 occorrenze —nella maggior parte dei casi nomi propri (circa 39 casi) o composticon preposizioni o parole affini, quali, ad esempio, r# o br (circa13 casi) — di differente divisione di parole tra A e L. Tra queste,una menzione particolare spetta alle parole combinate con l’abbre-viazione del nome divino hy, come: hy wllh; hy bxrm. A ri-guardo di queste varianti, però, l’autore “confessa” la difficoltà dicomprenderne l’origine, stante il fatto che non esistono regole didivisione delle parole. In molti casi, non si può andare, secondoYeivin, al di là dell’attribuzione di questa o quella variante alla tra-dizione di riferimento — orientale o occidentale 8.

Va notato anzitutto che la rilevante presenza di diverse divisioninei nomi propri non sorprende del tutto: questi, infatti, sono suscet-tibili di essere interpretati in base alla loro (vera o presunta) etimo-logia o alle associazioni di idee che possono generare 9. Nei testibiblici, il nome di un luogo o di un personaggio spesso funziona da“parola-guida” e si trova intrecciato in una serie — a volte moltocomplessa — di rimandi, richiami e giochi di parole con altri ele-

ALCUNE DIFFERENZE NELLA DIVISIONE DELLE PAROLE 341

7 Ringrazio cordialmente il prof. A. Schenker per aver stimolato la miaricerca e per la sua disponibilità. Il mio ringraziamento va anche al prof. A.Dotan per le sue preziose indicazioni.

8 YEIVIN, Aleppo, 78-79.9 Sulla particolare concezione del nome nella Scrittura, cf. Y. ZAKOVITCH,

Inner-biblical and Extra-biblical Midrash and the Relationship between them(Tel Aviv 2009) 198-199 (Heb.) (con bibliografia).

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menti del testo 10. La grafia oscillante, quanto a divisione, può forseriflettere questo status del nome biblico, oltre che — certamente —possibili incomprensioni o interpretazioni errate della sua origine 11.Così, ad esempio, possono rientrare in queste considerazioni nomiquali 12: d(-yb) (Is 9,5 13); dwbky) (1 Sam 4,21; L: dwbk-y)14);rm(lrdk (Gn 14,17 15; L: rm(l-rdk); t#bypm (in 2 Sam16,1.4; 21,7; L scrive: t#b-ypm 16); l)h#( (in 2 Sam 2,30; 3,27;23,24; 1 Cr 2,16; 11,26; 27,7; L scrive: l)-h#(17); tsb-yp (Ez30,17 18).

D’altro canto, la grafia “oscillante” di alcuni lessemi — non nomipropri 19 composti con il nome divino “abbreviato” hy (soprattutto, ov-viamente, hy wllh 20) può forse riflettere un’incertezza sulla naturadell’espressione: “formula” a sé stante — come esclamazione, dosso-logia, ecc. — oppure espressione da intendersi nella sua sintassi “or-dinaria” 21 (cf. anche il già citato hy bxrm oppure hytbhl# in Ct8,6 22). Il discorso vale, per analogia, per i titoli di funzionari regalicomposti con br e r#: gm-br (Ger 39,3); syrs-br (1 Re 18,17;Ger 39,3.13); hq#br (2 Re 18,17.19.26.27.28.37; 19,4.8;25,8.10.11.12.15.18.20; Is 36,2.4.11.12.13.22; 37,4.8); Myks-r# (Ger

342 MARCO PAVAN

10 Cf. M. GARSIEL, Biblical Names. A Literary Study of Midrashic Deri-vations and Puns (Ramat Gan 1991).

11 Cf. il fenomeno delle “false etimologie”: ZAKOVITCH, Inner-biblical,199 e passim.

12 Per l’elenco completo, cf. YEIVIN, Aleppo, 79-84.13 Questo nome è propriamente un titolo (messianico?), il cui senso po-

trebbe essere: “padre di eternità”, “padre per sempre”. Cf. tra gli altri: B.S.CHILDS, Isaiah (Louisville, KY 2000) 78-81 (con bibliografia). A legge comeriportato in corpo di testo, L legge d(yb).

14 In 1 Sam 14,3, L legge dwbky).15 Il nome ricorre anche in Gen 14,1.4.5.9, in tutti casi scritto (anche in L):

rm(lrdk. Cf. YEIVIN, Aleppo, 81.16 In 2 Sam 19,25; 21,8, si trova t#bpm. Negli altri casi, A e L coincidono.17 Cf. la nota di YEIVIN, Aleppo, 83, per altre attestazioni.18 Cf. YEIVIN, Aleppo, 83, per le attestazioni della forma tsbyp.19 Non rientra in questo caso il nome “proprio” (o titolo?) hydydy di 2

Sam 12,25, per il quale cf. YEIVIN, Aleppo, 81.20 Cf. l’ampia nota di YEIVIN Aleppo, 80-81. 21 Per l’espressione hy wllh, questo “dilemma” si riflette in particolare

nella scelta di “trascrivere” e non tradurre nella LXX e nella Vulgata. Cf. tragli altri C. WESTERMANN, “llh”, THAT I, 501-502.

22 Per questo caso, cf. YEIVIN, Aleppo, 83.

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39,3) — casi tutti che possono avere — dal punto di vista dell’opzionetra interpretazione “etimologica” o “formulaica” — punti di contattocon le diverse divisioni dei nomi propri.

II. Quattro casi scelti

In questa sede intendiamo soffermarci su quattro casi di differenzanella divisione delle parole — alcuni dei quali sono note crux inter-pretum — non elencabili tra i nomi propri o tra i composti sopra elen-cati. Dovendo essere la nostra scelta limitata, presteremo attenzionea quelle varianti in cui sia forse possibile intravedere “in filigrana”un possibile intervento interpretativo degli scribi.

1. Sal 9,1

In Sal 9,1, compare in A 23 la forma tw@m-l(a, “sulla, per la morte[del figlio]” invece in L tw@ml;(a 24. La masora parva di L riporta:Nylym ySrt tSk bS (“in due [casi questa occorrenza è] scritta [come]due parole”) e considera tw@m come una parola singola — vale adire che, contra textum, i masoreti leggono due parole dove ce n’èscritta una sola. A questo proposito Yeivin riporta una lista di paroleprese dalla masora del Manoscritto Or. 2373, custodito al BritishMuseum, in cui sono elencati casi simili, come ad es.: typypy (Sal45,3); Mtkylxw (Pr 25,12); bhbh (Os 8,13); Mwql) (Pr 30,31);gb tp (Dn 1,5; 11,26) 25.

Le versioni traducono in modi diversi. Il Tg legge: )twtym l()tyyr#m ynybm qpn yd )rbgd, “sulla morte dell’eroe che uscìdi mezzo gli accampamenti”; l’“eroe” di cui si parla è Golia (cf.Tg di 1 Sam 17,4), definito Mynbh-#y) in 1 Sam 17,4, notazioneche sembra aver dato origine al )tyyr#m ynybm del Tg26. Più in-teressante appare la lezione della LXX: uper twn krufiwn tou uiou(Vulgata: pro occultis filii), “circa le cose nascoste del figlio”, che pre-

ALCUNE DIFFERENZE NELLA DIVISIONE DELLE PAROLE 343

23 Cf. anche i manoscritti elencati in YEIVIN, Aleppo, 83.24 Molti manoscritti – come segnala Bardtke nella nota della BHS – ri-

portano il testo twm-l(.25 YEIVIN, Aleppo, 83. 26 Cf. D.M. STEC, The Targum of the Psalms (The Aramaic Bible 16; Lon-

don 2004) 38.

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menti del testo 10. La grafia oscillante, quanto a divisione, può forseriflettere questo status del nome biblico, oltre che — certamente —possibili incomprensioni o interpretazioni errate della sua origine 11.Così, ad esempio, possono rientrare in queste considerazioni nomiquali 12: d(-yb) (Is 9,5 13); dwbky) (1 Sam 4,21; L: dwbk-y)14);rm(lrdk (Gn 14,17 15; L: rm(l-rdk); t#bypm (in 2 Sam16,1.4; 21,7; L scrive: t#b-ypm 16); l)h#( (in 2 Sam 2,30; 3,27;23,24; 1 Cr 2,16; 11,26; 27,7; L scrive: l)-h#(17); tsb-yp (Ez30,17 18).

D’altro canto, la grafia “oscillante” di alcuni lessemi — non nomipropri 19 composti con il nome divino “abbreviato” hy (soprattutto, ov-viamente, hy wllh 20) può forse riflettere un’incertezza sulla naturadell’espressione: “formula” a sé stante — come esclamazione, dosso-logia, ecc. — oppure espressione da intendersi nella sua sintassi “or-dinaria” 21 (cf. anche il già citato hy bxrm oppure hytbhl# in Ct8,6 22). Il discorso vale, per analogia, per i titoli di funzionari regalicomposti con br e r#: gm-br (Ger 39,3); syrs-br (1 Re 18,17;Ger 39,3.13); hq#br (2 Re 18,17.19.26.27.28.37; 19,4.8;25,8.10.11.12.15.18.20; Is 36,2.4.11.12.13.22; 37,4.8); Myks-r# (Ger

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10 Cf. M. GARSIEL, Biblical Names. A Literary Study of Midrashic Deri-vations and Puns (Ramat Gan 1991).

11 Cf. il fenomeno delle “false etimologie”: ZAKOVITCH, Inner-biblical,199 e passim.

12 Per l’elenco completo, cf. YEIVIN, Aleppo, 79-84.13 Questo nome è propriamente un titolo (messianico?), il cui senso po-

trebbe essere: “padre di eternità”, “padre per sempre”. Cf. tra gli altri: B.S.CHILDS, Isaiah (Louisville, KY 2000) 78-81 (con bibliografia). A legge comeriportato in corpo di testo, L legge d(yb).

14 In 1 Sam 14,3, L legge dwbky).15 Il nome ricorre anche in Gen 14,1.4.5.9, in tutti casi scritto (anche in L):

rm(lrdk. Cf. YEIVIN, Aleppo, 81.16 In 2 Sam 19,25; 21,8, si trova t#bpm. Negli altri casi, A e L coincidono.17 Cf. la nota di YEIVIN, Aleppo, 83, per altre attestazioni.18 Cf. YEIVIN, Aleppo, 83, per le attestazioni della forma tsbyp.19 Non rientra in questo caso il nome “proprio” (o titolo?) hydydy di 2

Sam 12,25, per il quale cf. YEIVIN, Aleppo, 81.20 Cf. l’ampia nota di YEIVIN Aleppo, 80-81. 21 Per l’espressione hy wllh, questo “dilemma” si riflette in particolare

nella scelta di “trascrivere” e non tradurre nella LXX e nella Vulgata. Cf. tragli altri C. WESTERMANN, “llh”, THAT I, 501-502.

22 Per questo caso, cf. YEIVIN, Aleppo, 83.

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39,3) — casi tutti che possono avere — dal punto di vista dell’opzionetra interpretazione “etimologica” o “formulaica” — punti di contattocon le diverse divisioni dei nomi propri.

II. Quattro casi scelti

In questa sede intendiamo soffermarci su quattro casi di differenzanella divisione delle parole — alcuni dei quali sono note crux inter-pretum — non elencabili tra i nomi propri o tra i composti sopra elen-cati. Dovendo essere la nostra scelta limitata, presteremo attenzionea quelle varianti in cui sia forse possibile intravedere “in filigrana”un possibile intervento interpretativo degli scribi.

1. Sal 9,1

In Sal 9,1, compare in A 23 la forma tw@m-l(a, “sulla, per la morte[del figlio]” invece in L tw@ml;(a 24. La masora parva di L riporta:Nylym ySrt tSk bS (“in due [casi questa occorrenza è] scritta [come]due parole”) e considera tw@m come una parola singola — vale adire che, contra textum, i masoreti leggono due parole dove ce n’èscritta una sola. A questo proposito Yeivin riporta una lista di paroleprese dalla masora del Manoscritto Or. 2373, custodito al BritishMuseum, in cui sono elencati casi simili, come ad es.: typypy (Sal45,3); Mtkylxw (Pr 25,12); bhbh (Os 8,13); Mwql) (Pr 30,31);gb tp (Dn 1,5; 11,26) 25.

Le versioni traducono in modi diversi. Il Tg legge: )twtym l()tyyr#m ynybm qpn yd )rbgd, “sulla morte dell’eroe che uscìdi mezzo gli accampamenti”; l’“eroe” di cui si parla è Golia (cf.Tg di 1 Sam 17,4), definito Mynbh-#y) in 1 Sam 17,4, notazioneche sembra aver dato origine al )tyyr#m ynybm del Tg26. Più in-teressante appare la lezione della LXX: uper twn krufiwn tou uiou(Vulgata: pro occultis filii), “circa le cose nascoste del figlio”, che pre-

ALCUNE DIFFERENZE NELLA DIVISIONE DELLE PAROLE 343

23 Cf. anche i manoscritti elencati in YEIVIN, Aleppo, 83.24 Molti manoscritti – come segnala Bardtke nella nota della BHS – ri-

portano il testo twm-l(.25 YEIVIN, Aleppo, 83. 26 Cf. D.M. STEC, The Targum of the Psalms (The Aramaic Bible 16; Lon-

don 2004) 38.

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suppone forse come testo ebraico: Nb@'la twOmlu(j-l(a, come rilevaanche Bardtke nella nota ad locum della BHS. È da segnalare, in que-sta variante, l’“inserimento” della preposizione l(, desunta forse dalcontesto (titolo del salmo e indicazione “melodica” 27) o dal parallelodi Sal 46,1 (cf. sotto) — a meno che, ovviamente, non si voglia sup-porre che la LXX leggesse effettivamente come testo consonanticotwml( l(, in cui l( è poi, per qualche ragione, caduto.

La lettura di A (due parole) sembra, dunque, implicita nella notadella masora di L, nonostante le versioni, di fatto, presuppongano (al-meno parzialmente) l’ortografia di L (una parola) 28. Il testo di A sem-bra più “naturale” 29, anche se difficilmente la sequenza Nb'la twm-l(— alla lettera: “sulla morte, al/per il figlio” — si può interpretare comecatena costrutta 30; per contro, la grafia “unita” sembra meno proble-matica sintatticamente, anche se la sequenza Nb'la twml( (senza l(preposto, da tradurre forse: “le cose nascoste del figlio”) non è di facilecomprensione ed è forse anche per questa ragione che la LXX ha pro-babilmente “inserito” un l( prima dell’espressione.

Un’espressione simile ricorre anche in Sal 46,1 (twOmlf(j-l(a),ugualmente compresa in modo diverso dalle versioni: ad esempio,LXX (uper twn krufiwn, cioè: twOmlu(j-l(a); Simmaco (aiwniwn,cioè: twOmlf(o-l(a); Tg (Nwhnm Nwhwb) yskt)d Nmzb, “nel tempo incui i loro padri si nascosero da essi”, che presuppone forse una lettura:twOmlu(j) 31. Ugualmente, alcuni manoscritti riportano: tw @ml;(a32. I me-desimi problemi si riscontrano anche per la nota espressione tw @m-l(a(così in L) in 48,15: le versioni vocalizzano o dividono il testo in modo

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27 Sulle questioni generate da questa parola, C.F. KEIL – F. DELITZSCH, Bi-blischer Kommentar über das Alte Testament. IV.I: Psalmen (Leipzig 41883)123-124.

28 Tg presuppone entrambe le possibilità (yd )rbgd )twtym l()tyyr#m ynybm qpn oppure Nynwplqm twmysb l(); nella Peshitta mancaquesto versetto.

29 Sulle implicazioni teologiche della lettura A cf. G. BARBIERO, Das erstePsalmenbuch als Einheit. Eine synchrone Analyse von Psalm 1-41 (ÖBS 16;Frankfurt et al. 1999) 92-93.

30 In M. COHEN, Mikra’ot Gedolot “Haketer”. A Revised and AugmentedScientific Edition of “Mikra’ot Gedolot” Based on the Aleppo Codex andearly Medieval MSS. Psalms I (Ramat-Gan 32008) 26-27, sono riportati i pa-reri di Rashi, Ibn Ezra e Kimchi che cercano di risolvere questa incongruenza.

31 Anche in questo caso, il versetto non è riportato dalla Peshitta.32 Cf. la nota ad locum di Bardtke per la BHS.

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diverso (LXX: poimanei hmaj eij touj aiwnaj; Tg: )nnyrbdy)ntwyl+ ymwyb, “ci condurrà nei giorni della nostra giovinezza”;Vulgata: erit dux noster in morte; Peshitta: nM l( )twM[var: l(L] YNrBdN, “mi condurrà al di là della morte”), mentrealcuni manoscritti riportano twml( 33.

Ci troviamo, dunque, di fronte ad una parola (preposizione + so-stantivo) che si può dividere in due modi, inserita in un contestosintattico particolare, per cui sussistono due (o più) tradizioni dilettura. Non potendo entrare nel merito delle complesse questionifilologiche implicate da queste tre occorrenze — anche in questocaso, solo nel libro dei Salmi — raccogliamo più modestamente treosservazioni utili alla nostra ricerca:

1. la lettura di A e di L è, di fatto, identica; la differenza sembra con-sistere nel fatto che L ha preservato — per qualche ragione — laparola senza divisione, pur leggendola divisa 34;

2. sembra, quindi, che il testo consonantico si presti a due interpretazionidiverse, che implicano due vocalizzazioni diverse, entrambe nonprive di difficoltà: twm-l( si adatta meglio al contesto (titolo, indi-cazione “melodica”) ma è sintatticamente difficile; twml( è diver-samente interpretabile ma implica un “ritocco” (inserimento di l();

3. il testo di A e di L può essere, dunque, il risultato della caduta dil( per aplografia e le versioni forse conservano una migliore Vor-lage; oppure, il testo consonantico twml( è di difficile interpre-tazione in unione a Nbl e questo ha dato origine a tentativi diversidi armonizzazione. L’accordo tra A e L sembra far propendere perquest’ultima soluzione e vedere nelle versioni un tentativo di so-luzione successivo. Sal 46,1, è un caso simile a Sal 9,1, ma nonidentico; Sal 48,13, per contro, è del tutto identico.

La variante ortografica twml( o twm-l( in Sal 9,1; 46,1;48,13, tradisce, quindi, il convergere di asperità semantiche e sin-tattiche nell’interpretazione della parola 35, stante la difficoltà di ri-costruire nei diversi casi la Vorlage del testo.

ALCUNE DIFFERENZE NELLA DIVISIONE DELLE PAROLE 345

33 Cf. ad locum la nota di Bardtke nella BHS, inoltre KEIL – DELITZSCH,Psalmen, 382.

34 Le versioni, quando vocalizzano diversamente il gruppo consonantico,presuppongono sempre la lettura twml(, un’unica parola.

35 Le conseguenze per l’interpretazione di twm-l( in 48,15, ad esempio,

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suppone forse come testo ebraico: Nb@'la twOmlu(j-l(a, come rilevaanche Bardtke nella nota ad locum della BHS. È da segnalare, in que-sta variante, l’“inserimento” della preposizione l(, desunta forse dalcontesto (titolo del salmo e indicazione “melodica” 27) o dal parallelodi Sal 46,1 (cf. sotto) — a meno che, ovviamente, non si voglia sup-porre che la LXX leggesse effettivamente come testo consonanticotwml( l(, in cui l( è poi, per qualche ragione, caduto.

La lettura di A (due parole) sembra, dunque, implicita nella notadella masora di L, nonostante le versioni, di fatto, presuppongano (al-meno parzialmente) l’ortografia di L (una parola) 28. Il testo di A sem-bra più “naturale” 29, anche se difficilmente la sequenza Nb'la twm-l(— alla lettera: “sulla morte, al/per il figlio” — si può interpretare comecatena costrutta 30; per contro, la grafia “unita” sembra meno proble-matica sintatticamente, anche se la sequenza Nb'la twml( (senza l(preposto, da tradurre forse: “le cose nascoste del figlio”) non è di facilecomprensione ed è forse anche per questa ragione che la LXX ha pro-babilmente “inserito” un l( prima dell’espressione.

Un’espressione simile ricorre anche in Sal 46,1 (twOmlf(j-l(a),ugualmente compresa in modo diverso dalle versioni: ad esempio,LXX (uper twn krufiwn, cioè: twOmlu(j-l(a); Simmaco (aiwniwn,cioè: twOmlf(o-l(a); Tg (Nwhnm Nwhwb) yskt)d Nmzb, “nel tempo incui i loro padri si nascosero da essi”, che presuppone forse una lettura:twOmlu(j) 31. Ugualmente, alcuni manoscritti riportano: tw @ml;(a32. I me-desimi problemi si riscontrano anche per la nota espressione tw @m-l(a(così in L) in 48,15: le versioni vocalizzano o dividono il testo in modo

344 MARCO PAVAN

27 Sulle questioni generate da questa parola, C.F. KEIL – F. DELITZSCH, Bi-blischer Kommentar über das Alte Testament. IV.I: Psalmen (Leipzig 41883)123-124.

28 Tg presuppone entrambe le possibilità (yd )rbgd )twtym l()tyyr#m ynybm qpn oppure Nynwplqm twmysb l(); nella Peshitta mancaquesto versetto.

29 Sulle implicazioni teologiche della lettura A cf. G. BARBIERO, Das erstePsalmenbuch als Einheit. Eine synchrone Analyse von Psalm 1-41 (ÖBS 16;Frankfurt et al. 1999) 92-93.

30 In M. COHEN, Mikra’ot Gedolot “Haketer”. A Revised and AugmentedScientific Edition of “Mikra’ot Gedolot” Based on the Aleppo Codex andearly Medieval MSS. Psalms I (Ramat-Gan 32008) 26-27, sono riportati i pa-reri di Rashi, Ibn Ezra e Kimchi che cercano di risolvere questa incongruenza.

31 Anche in questo caso, il versetto non è riportato dalla Peshitta.32 Cf. la nota ad locum di Bardtke per la BHS.

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diverso (LXX: poimanei hmaj eij touj aiwnaj; Tg: )nnyrbdy)ntwyl+ ymwyb, “ci condurrà nei giorni della nostra giovinezza”;Vulgata: erit dux noster in morte; Peshitta: nM l( )twM[var: l(L] YNrBdN, “mi condurrà al di là della morte”), mentrealcuni manoscritti riportano twml( 33.

Ci troviamo, dunque, di fronte ad una parola (preposizione + so-stantivo) che si può dividere in due modi, inserita in un contestosintattico particolare, per cui sussistono due (o più) tradizioni dilettura. Non potendo entrare nel merito delle complesse questionifilologiche implicate da queste tre occorrenze — anche in questocaso, solo nel libro dei Salmi — raccogliamo più modestamente treosservazioni utili alla nostra ricerca:

1. la lettura di A e di L è, di fatto, identica; la differenza sembra con-sistere nel fatto che L ha preservato — per qualche ragione — laparola senza divisione, pur leggendola divisa 34;

2. sembra, quindi, che il testo consonantico si presti a due interpretazionidiverse, che implicano due vocalizzazioni diverse, entrambe nonprive di difficoltà: twm-l( si adatta meglio al contesto (titolo, indi-cazione “melodica”) ma è sintatticamente difficile; twml( è diver-samente interpretabile ma implica un “ritocco” (inserimento di l();

3. il testo di A e di L può essere, dunque, il risultato della caduta dil( per aplografia e le versioni forse conservano una migliore Vor-lage; oppure, il testo consonantico twml( è di difficile interpre-tazione in unione a Nbl e questo ha dato origine a tentativi diversidi armonizzazione. L’accordo tra A e L sembra far propendere perquest’ultima soluzione e vedere nelle versioni un tentativo di so-luzione successivo. Sal 46,1, è un caso simile a Sal 9,1, ma nonidentico; Sal 48,13, per contro, è del tutto identico.

La variante ortografica twml( o twm-l( in Sal 9,1; 46,1;48,13, tradisce, quindi, il convergere di asperità semantiche e sin-tattiche nell’interpretazione della parola 35, stante la difficoltà di ri-costruire nei diversi casi la Vorlage del testo.

ALCUNE DIFFERENZE NELLA DIVISIONE DELLE PAROLE 345

33 Cf. ad locum la nota di Bardtke nella BHS, inoltre KEIL – DELITZSCH,Psalmen, 382.

34 Le versioni, quando vocalizzano diversamente il gruppo consonantico,presuppongono sempre la lettura twml(, un’unica parola.

35 Le conseguenze per l’interpretazione di twm-l( in 48,15, ad esempio,

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Alla luce di queste considerazioni, la lettura di L in Sal 9,1, apparecomunque abbastanza singolare: pur presupponendo la divisionedella parola, infatti (anche dal punto di vista della vocalizzazione!),il testo è scritto in modo continuo. Si possono formulare molte ipotesiin merito 36; rimane, comunque, abbastanza chiaro che l’incertezzadella tradizione manoscritta — in particolare di L — è il risultatodell’intreccio di questioni non solo grammaticali.

2. Sal 102,4

In Sal 102,4, si trova: dq'-wOmk@; in L e dq'wOmk;@, “come un bra-ciere”, in A 37, dove la lettura di L appare, anche in questo caso, mi-noritaria rispetto ai manoscritti che concordano con A. Nella notadella BHS, Bardtke indica che molti manoscritti leggono: dqwmk.La masora parva di L si limita a segnalare con l la parola dq', leg-gendola separatamente da wOmk;@. Dal canto loro, così traducono leversioni: LXX (wsei frugion, “come legna da ardere” o “ramettisecchi” 38), il Tg ()ypt Kyh, “come il focolare”), la Vulgata (quasifrixa, “come una padella 39”) e la Peshitta ()dQ*wM kYh, “comele pire, i focolari” 40). Apparentemente, tutte le traduzioni antiche,dunque, leggono dqwmk.

La lettura dqwmk presuppone la parola dqwm, “massa bruciante”o “braciere”, presente altrove solo in Is 33,14 (Mlw( ydqwm), nomederivato dalla radice dqy, “bruciare” (cf. Dt 32,22; Lv 6,9.12.13; Is10,16; 65,5; Ger 15,14; 17,14 41). La costruzione con k si inseriscebene in parallelo a N#(b, presente nella prima parte del versetto 42.

346 MARCO PAVAN

sono rilevanti; cf. ad esempio G. BARBIERO, “Il secondo e il terzo libro deiSalmi (Sal 42-89): due libri paralleli”, RivB 58 (2010) 150.

36 Cf. D. BARTHÉLEMY, Critique Textuelle de l’Ancien Testament. 2. Psau-mes (OBO 50/4; Göttingen 2005) 283-287, per la rassegna delle ipotesi sultesto analogo di Sal 49,15.

37 La lettura separata è segnalata anche nei manoscritti con vocalizzazionebabilonese. Cf. sempre YEIVIN, Aleppo, 82, per l’elenco dei manoscritti cheseguono le due letture.

38 Cf. G.R. CASTELLINO, Libro dei Salmi (SB.VT; Torino 1955) 219.39 Così CASTELLINO, Salmi, 219.40 Tra i commentatori medievali, Kimchi legge dqwmk, mentra Ibn Ezra

afferma: “e la parola dqwmk – due [parole]”, leggendo anche lui come A eaffini. Cf. COHEN, Mikra’ot Gedolot, II, 96-97.

41 Cf. anche hdqwm, “focolare, griglia, padella”, in Lv 6,9.42 Bardtke segnala come molti manoscritti e alcune versioni (LXX, Tar-

gum, Girolamo) leggano N#(k e non N#(b.

02_Biblica_1_G_Pavan_Layout 1 16/11/12 10:42 Pagina 346

Per contro, la lettura dq-wmk presuppone: 1. l’uso della preposizionewmk, forma (non esclusivamente) poetica di k 43; 2. la parola dq', didifficile interpretazione: forse anch’essa derivata da dqy, con signi-ficato identico a dqwm 44 o forse collegata alla radice ddq, “piegarsi,inginocchiarsi”, di cui costituirebbe una forma nominale allo stessomodo di altri derivati (ad es. dn' da ddn; Nq' da Nnq; ecc.).

Di per sé, la grafia della parola non presenterebbe particolari am-biguità di lettura: tanto più sorprende, quindi, la lettura di L, vista lararità (hapax legomenon!) del sostantivo dq'. Inoltre, a livello silla-bico, le letture di A e di L non comportano una differente partizionedella parola: dqwmk, infatti, contiene tre sillabe (parallelo al trisil-labico N#(b della prima parte del versetto) proprio come dq-wmk.La lettura di L, però, comporterebbe rispetto ad A un bilanciamento,dal punto di vista del numero di parole, tra le due metà del versetto:4+4 45. Tuttavia, che la grafia di L possa essere stata motivata dalla“necessità” di bilanciare — a livello di numero di parole — il ver-setto, resta, in linea teorica, un’ipotesi possibile, anche se difficileda dimostrare, poiché bisognerebbe sciogliere due difficoltà: cheuna simile divisione della parola rimonti all’autore del testo conso-nantico, al quale si deve — verosimilmente — ascriverne anche la“versificazione”; che questa divisione non sia stata percepita da unagrande parte della tradizione scribale. Resta poi, ovviamente, da mo-strare la plausibilità semantica della divisione di L.

Si può forse formulare un’ipotesi esplicativa a partire dall’am-biguità dell’espressione dqwmk, vocalizzata con shva sotto la pre-posizione (dq'wOmk;@). Gli scribi di L possono aver voluto sottolineareuna eventuale doppia lettura della parola, ai loro occhi giustificatadal considerare dq' come sostantivo (o aggettivo?) a sé stante. Talepossibilità può richiamarsi anche all’incertezza delle versioni, inparticolare della LXX, che — come visto — traduce con frugion,“legna da ardere”, vocabolo diverso da “focolare” o “padella” sceltodalle altre traduzioni. Il sostantivo frugion, del resto, non ricorrealtrove nella LXX.

ALCUNE DIFFERENZE NELLA DIVISIONE DELLE PAROLE 347

43 Cf. B.K. WALTKE – M. O’CONNOR, An Introduction to Biblical HebrewSyntax (Winona Lake, IN 1990) 202. La preposizione occorre, in questaforma, 27 volte nei Salmi, di cui 20 senza suffisso.

44 Così KEIL – DELITZSCH, Psalmen, 672, che commenta: “Die LA dq wmk[…] bereichert bei gleichem Sinn das Lex. mit einem Worte, welches schwer-lich je existiert hat”.

45 Così, ad esempio, C. LABUSCHAGNE (www.labuschagne.nl/ps102.pdf).

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Alla luce di queste considerazioni, la lettura di L in Sal 9,1, apparecomunque abbastanza singolare: pur presupponendo la divisionedella parola, infatti (anche dal punto di vista della vocalizzazione!),il testo è scritto in modo continuo. Si possono formulare molte ipotesiin merito 36; rimane, comunque, abbastanza chiaro che l’incertezzadella tradizione manoscritta — in particolare di L — è il risultatodell’intreccio di questioni non solo grammaticali.

2. Sal 102,4

In Sal 102,4, si trova: dq'-wOmk@; in L e dq'wOmk;@, “come un bra-ciere”, in A 37, dove la lettura di L appare, anche in questo caso, mi-noritaria rispetto ai manoscritti che concordano con A. Nella notadella BHS, Bardtke indica che molti manoscritti leggono: dqwmk.La masora parva di L si limita a segnalare con l la parola dq', leg-gendola separatamente da wOmk;@. Dal canto loro, così traducono leversioni: LXX (wsei frugion, “come legna da ardere” o “ramettisecchi” 38), il Tg ()ypt Kyh, “come il focolare”), la Vulgata (quasifrixa, “come una padella 39”) e la Peshitta ()dQ*wM kYh, “comele pire, i focolari” 40). Apparentemente, tutte le traduzioni antiche,dunque, leggono dqwmk.

La lettura dqwmk presuppone la parola dqwm, “massa bruciante”o “braciere”, presente altrove solo in Is 33,14 (Mlw( ydqwm), nomederivato dalla radice dqy, “bruciare” (cf. Dt 32,22; Lv 6,9.12.13; Is10,16; 65,5; Ger 15,14; 17,14 41). La costruzione con k si inseriscebene in parallelo a N#(b, presente nella prima parte del versetto 42.

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sono rilevanti; cf. ad esempio G. BARBIERO, “Il secondo e il terzo libro deiSalmi (Sal 42-89): due libri paralleli”, RivB 58 (2010) 150.

36 Cf. D. BARTHÉLEMY, Critique Textuelle de l’Ancien Testament. 2. Psau-mes (OBO 50/4; Göttingen 2005) 283-287, per la rassegna delle ipotesi sultesto analogo di Sal 49,15.

37 La lettura separata è segnalata anche nei manoscritti con vocalizzazionebabilonese. Cf. sempre YEIVIN, Aleppo, 82, per l’elenco dei manoscritti cheseguono le due letture.

38 Cf. G.R. CASTELLINO, Libro dei Salmi (SB.VT; Torino 1955) 219.39 Così CASTELLINO, Salmi, 219.40 Tra i commentatori medievali, Kimchi legge dqwmk, mentra Ibn Ezra

afferma: “e la parola dqwmk – due [parole]”, leggendo anche lui come A eaffini. Cf. COHEN, Mikra’ot Gedolot, II, 96-97.

41 Cf. anche hdqwm, “focolare, griglia, padella”, in Lv 6,9.42 Bardtke segnala come molti manoscritti e alcune versioni (LXX, Tar-

gum, Girolamo) leggano N#(k e non N#(b.

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Per contro, la lettura dq-wmk presuppone: 1. l’uso della preposizionewmk, forma (non esclusivamente) poetica di k 43; 2. la parola dq', didifficile interpretazione: forse anch’essa derivata da dqy, con signi-ficato identico a dqwm 44 o forse collegata alla radice ddq, “piegarsi,inginocchiarsi”, di cui costituirebbe una forma nominale allo stessomodo di altri derivati (ad es. dn' da ddn; Nq' da Nnq; ecc.).

Di per sé, la grafia della parola non presenterebbe particolari am-biguità di lettura: tanto più sorprende, quindi, la lettura di L, vista lararità (hapax legomenon!) del sostantivo dq'. Inoltre, a livello silla-bico, le letture di A e di L non comportano una differente partizionedella parola: dqwmk, infatti, contiene tre sillabe (parallelo al trisil-labico N#(b della prima parte del versetto) proprio come dq-wmk.La lettura di L, però, comporterebbe rispetto ad A un bilanciamento,dal punto di vista del numero di parole, tra le due metà del versetto:4+4 45. Tuttavia, che la grafia di L possa essere stata motivata dalla“necessità” di bilanciare — a livello di numero di parole — il ver-setto, resta, in linea teorica, un’ipotesi possibile, anche se difficileda dimostrare, poiché bisognerebbe sciogliere due difficoltà: cheuna simile divisione della parola rimonti all’autore del testo conso-nantico, al quale si deve — verosimilmente — ascriverne anche la“versificazione”; che questa divisione non sia stata percepita da unagrande parte della tradizione scribale. Resta poi, ovviamente, da mo-strare la plausibilità semantica della divisione di L.

Si può forse formulare un’ipotesi esplicativa a partire dall’am-biguità dell’espressione dqwmk, vocalizzata con shva sotto la pre-posizione (dq'wOmk;@). Gli scribi di L possono aver voluto sottolineareuna eventuale doppia lettura della parola, ai loro occhi giustificatadal considerare dq' come sostantivo (o aggettivo?) a sé stante. Talepossibilità può richiamarsi anche all’incertezza delle versioni, inparticolare della LXX, che — come visto — traduce con frugion,“legna da ardere”, vocabolo diverso da “focolare” o “padella” sceltodalle altre traduzioni. Il sostantivo frugion, del resto, non ricorrealtrove nella LXX.

ALCUNE DIFFERENZE NELLA DIVISIONE DELLE PAROLE 347

43 Cf. B.K. WALTKE – M. O’CONNOR, An Introduction to Biblical HebrewSyntax (Winona Lake, IN 1990) 202. La preposizione occorre, in questaforma, 27 volte nei Salmi, di cui 20 senza suffisso.

44 Così KEIL – DELITZSCH, Psalmen, 672, che commenta: “Die LA dq wmk[…] bereichert bei gleichem Sinn das Lex. mit einem Worte, welches schwer-lich je existiert hat”.

45 Così, ad esempio, C. LABUSCHAGNE (www.labuschagne.nl/ps102.pdf).

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Tale lettura può aver trovato “incentivo” anche nella presenzadi costruzioni simili con la preposizione wmk nel TM: cf., ad esem-pio, dn'-wOmk@; (Es 15,8; Sal 78,13); Nk'-wOmk;@ (Is 51,6); l)'-wOmk;@ (Gb19,22); #)'-wOmk;@ (Sal 79,5; 89,47; Gb 28,5); rzF-wOmk;@ (Os 8,12);yxa-wOmk;@ (Sal 58,10) 46. Allo stesso modo, infine, l’incertezza circail significato del vocabolo dqwm può aver ugualmente influito sulladecisione dei masoreti: tale esitazione è, infatti, testimoniata anchedalle versioni antiche. Ad esempio Mlw( ydqwm in Is 33,14, vienetradotto con ardoribus sempiternis (Vulgata); ton topon ton aiw-nion (LXX); Ml( tdyqy (“ardore eterno”; Targum); )M*L(tdQwM (“ardore di eternità”; Peshitta). Allo stesso modo, hdqwmin Lv 6,2, trova diverse traduzioni: cremabitur (Vulgata); epi thjkausewj authj (LXX); (dqwtmd (“che arde”; Targum); )dQYd(“che arde”; Peshitta). In quest’ultimo caso, le differenze si accen-tuano perché le versioni — a parte la LXX — sembrano leggere unverbo piuttosto che un sostantivo: nel Targum un participio; nellaVulgata e nella Peshitta un verbo finito al passato.

Quali che possano essere stati, comunque, i presupposti chehanno portato gli scribi di L ad utilizzare questa divisione, due puntisi possono considerare più che probabili: 1. il maqqef indica la di-visione della parola e non un “aiuto” alla lettura 47; 2. questa letturapuò essere stata causata da motivazioni semantiche e non solo pu-ramente grammaticali o fonetiche 48.

3. Gb 24,6

In Gb 24,6, sia A (e alcuni manoscritti) che L leggono wOlylib;@, mentrealtri manoscritti 49 leggono la parola separata, wOl ylib;@, alla lettera: “chenon è a lui” 50. Gerlemann, nella nota ad locum della BHS, riporta una

348 MARCO PAVAN

46 La preposizione si trova 141 volte nel TM, 84 volte costruita con suf-fissi, 43 con sostantivi, 6 con verbi e 5 con aggettivi.

47 Come conferma la nota masoretica su dq'. Sull’uso del maqqef, cf. tragli altri: YEIVIN, Aleppo, 234-237; Introduction to the Tiberian Masorah, 229-236 (con casistica e letteratura).

48 L’utilizzo di un termine riferito agli arredi del tempio (in particolare,all’altare) può aver influito nella scelta dei masoreti? Se sì, si tratterebbe diuna sorta di “eufemismo”: cf. R. GORDIS, The Biblical Text in the Making. AStudy of the Kethib-Qere (New York 21971) 16, 30-36, 86.

49 Cf. l’elenco in YEIVIN, Aleppo, 80.50 La lettura riportata da YEIVIN (cf. nota precedente) presuppone una pa-

rola divisa, in forza degli accenti (qui non riproducibili graficamente), in due.

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variante in alcuni manoscritti ()lylb) 51 e il presunto testo alla basedella LXX (pro wraj ouk autwn onta = wOl ylib; wOlyl'b;@). Il Tg(Nwhld )ld, “che non è a loro”) presuppone forse un testo separato ecosì la Vulgata (non suum) e la Peshitta (nwhLYd )Ld )MYMX=wl-ylb lylb) 52.

La differenza tra A, L e gli altri manoscritti con le versioni si basasull’ambiguità stessa della parola: lylb, infatti, significa “foraggio”(cf. Is 30,24; Gb 6,5: wOlylib;@-l( rw#-h(gy M)), mentre l’espres-sione wl-ylb, si può tradurre: “che non è a lui”, “non gli appartiene”o “senza di lui”. Nel caso della grafia di A e L si dovrebbe tradurre ilversetto: “nel campo del suo foraggio mieteranno e la vigna dell’em-pio racimoleranno” 53; nel caso della grafia “separata”, la frase suo-nerebbe: “nel campo non suo [oppure: senza di lui] mieteranno e lavigna dell’empio racimoleranno”. La Peshitta e la LXX sembrano fareun “compromesso” tra le due letture: “nel campo di un foraggio nonloro mieteranno” 54. Va, comunque, notato che LXX, Targum e Pe-shitta mutano il suffisso di 3ª singolare (wl) in 3ª plurale per armo-nizzare la loro lettura nel contesto (cf. la traduzione del TM (#frF conasebwn; )y(y#r, quem vi oppresserunt; )(Y*$r). In definitiva, ilcontesto in cui la parola appare non aiuta a scioglierne l’ambiguità,anche se la lettura di A e L può essere in un certo senso preferibile 55.

Il caso inverso ricorre in Gb 18,15, in cui compare l’espressionewOl-ylib;@mi (“che non è a lui”; così A e L) e, in alcuni manoscritti, un’al-tra, forse divisa successivamente, ma originariamente unita (wlylbm).Gerlemann, nella nota ad locum della BHS, riporta un’emendazioneipotetica del testo (lb@'ma) sulla base dell’accadico, mentre le versioniantiche divergono tra loro anche in questo caso: LXX (en nukti autou= wOlyl'b;@), Vulgata (qui non est = wl-ylb) 56, Tg (hyl htyldm =

ALCUNE DIFFERENZE NELLA DIVISIONE DELLE PAROLE 349

51 Per l’intercambiabilità tra ) e w in fine di parole, cf. E. TOV, TextualCriticism of the Hebrew Bible (Minneapolis, MI – Assen 22001) 251-252.

52 In Gb 6,5, la Peshitta traduce lylb con )MYMX. Cf. G. BORGONOVO,La notte e il suo sole. Luce e tenebre nel libro di Giobbe. Analisi simbolica(AnBib 135; Roma 1995) 153.

53 Per questa traduzione di #ql cf. tra gli altri BORGONOVO, La notte, 153.54 Per le ipotesi su quest’ultima lettura, cf. R. GORDIS, The Book of Job.

Commentary, New Translation and Special Studies (Moreshet 2; New York1978) 265-266.

55 Cf. BORGONOVO, La notte, 153. 56 L’espressione intera suona: habitent in tabernaculo illius socii eius qui

non est. Le parole sottolineate non si trovano nel TM e sono forse un’adatta-mento al contesto.

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Tale lettura può aver trovato “incentivo” anche nella presenzadi costruzioni simili con la preposizione wmk nel TM: cf., ad esem-pio, dn'-wOmk@; (Es 15,8; Sal 78,13); Nk'-wOmk;@ (Is 51,6); l)'-wOmk;@ (Gb19,22); #)'-wOmk;@ (Sal 79,5; 89,47; Gb 28,5); rzF-wOmk;@ (Os 8,12);yxa-wOmk;@ (Sal 58,10) 46. Allo stesso modo, infine, l’incertezza circail significato del vocabolo dqwm può aver ugualmente influito sulladecisione dei masoreti: tale esitazione è, infatti, testimoniata anchedalle versioni antiche. Ad esempio Mlw( ydqwm in Is 33,14, vienetradotto con ardoribus sempiternis (Vulgata); ton topon ton aiw-nion (LXX); Ml( tdyqy (“ardore eterno”; Targum); )M*L(tdQwM (“ardore di eternità”; Peshitta). Allo stesso modo, hdqwmin Lv 6,2, trova diverse traduzioni: cremabitur (Vulgata); epi thjkausewj authj (LXX); (dqwtmd (“che arde”; Targum); )dQYd(“che arde”; Peshitta). In quest’ultimo caso, le differenze si accen-tuano perché le versioni — a parte la LXX — sembrano leggere unverbo piuttosto che un sostantivo: nel Targum un participio; nellaVulgata e nella Peshitta un verbo finito al passato.

Quali che possano essere stati, comunque, i presupposti chehanno portato gli scribi di L ad utilizzare questa divisione, due puntisi possono considerare più che probabili: 1. il maqqef indica la di-visione della parola e non un “aiuto” alla lettura 47; 2. questa letturapuò essere stata causata da motivazioni semantiche e non solo pu-ramente grammaticali o fonetiche 48.

3. Gb 24,6

In Gb 24,6, sia A (e alcuni manoscritti) che L leggono wOlylib;@, mentrealtri manoscritti 49 leggono la parola separata, wOl ylib;@, alla lettera: “chenon è a lui” 50. Gerlemann, nella nota ad locum della BHS, riporta una

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46 La preposizione si trova 141 volte nel TM, 84 volte costruita con suf-fissi, 43 con sostantivi, 6 con verbi e 5 con aggettivi.

47 Come conferma la nota masoretica su dq'. Sull’uso del maqqef, cf. tragli altri: YEIVIN, Aleppo, 234-237; Introduction to the Tiberian Masorah, 229-236 (con casistica e letteratura).

48 L’utilizzo di un termine riferito agli arredi del tempio (in particolare,all’altare) può aver influito nella scelta dei masoreti? Se sì, si tratterebbe diuna sorta di “eufemismo”: cf. R. GORDIS, The Biblical Text in the Making. AStudy of the Kethib-Qere (New York 21971) 16, 30-36, 86.

49 Cf. l’elenco in YEIVIN, Aleppo, 80.50 La lettura riportata da YEIVIN (cf. nota precedente) presuppone una pa-

rola divisa, in forza degli accenti (qui non riproducibili graficamente), in due.

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variante in alcuni manoscritti ()lylb) 51 e il presunto testo alla basedella LXX (pro wraj ouk autwn onta = wOl ylib; wOlyl'b;@). Il Tg(Nwhld )ld, “che non è a loro”) presuppone forse un testo separato ecosì la Vulgata (non suum) e la Peshitta (nwhLYd )Ld )MYMX=wl-ylb lylb) 52.

La differenza tra A, L e gli altri manoscritti con le versioni si basasull’ambiguità stessa della parola: lylb, infatti, significa “foraggio”(cf. Is 30,24; Gb 6,5: wOlylib;@-l( rw#-h(gy M)), mentre l’espres-sione wl-ylb, si può tradurre: “che non è a lui”, “non gli appartiene”o “senza di lui”. Nel caso della grafia di A e L si dovrebbe tradurre ilversetto: “nel campo del suo foraggio mieteranno e la vigna dell’em-pio racimoleranno” 53; nel caso della grafia “separata”, la frase suo-nerebbe: “nel campo non suo [oppure: senza di lui] mieteranno e lavigna dell’empio racimoleranno”. La Peshitta e la LXX sembrano fareun “compromesso” tra le due letture: “nel campo di un foraggio nonloro mieteranno” 54. Va, comunque, notato che LXX, Targum e Pe-shitta mutano il suffisso di 3ª singolare (wl) in 3ª plurale per armo-nizzare la loro lettura nel contesto (cf. la traduzione del TM (#frF conasebwn; )y(y#r, quem vi oppresserunt; )(Y*$r). In definitiva, ilcontesto in cui la parola appare non aiuta a scioglierne l’ambiguità,anche se la lettura di A e L può essere in un certo senso preferibile 55.

Il caso inverso ricorre in Gb 18,15, in cui compare l’espressionewOl-ylib;@mi (“che non è a lui”; così A e L) e, in alcuni manoscritti, un’al-tra, forse divisa successivamente, ma originariamente unita (wlylbm).Gerlemann, nella nota ad locum della BHS, riporta un’emendazioneipotetica del testo (lb@'ma) sulla base dell’accadico, mentre le versioniantiche divergono tra loro anche in questo caso: LXX (en nukti autou= wOlyl'b;@), Vulgata (qui non est = wl-ylb) 56, Tg (hyl htyldm =

ALCUNE DIFFERENZE NELLA DIVISIONE DELLE PAROLE 349

51 Per l’intercambiabilità tra ) e w in fine di parole, cf. E. TOV, TextualCriticism of the Hebrew Bible (Minneapolis, MI – Assen 22001) 251-252.

52 In Gb 6,5, la Peshitta traduce lylb con )MYMX. Cf. G. BORGONOVO,La notte e il suo sole. Luce e tenebre nel libro di Giobbe. Analisi simbolica(AnBib 135; Roma 1995) 153.

53 Per questa traduzione di #ql cf. tra gli altri BORGONOVO, La notte, 153.54 Per le ipotesi su quest’ultima lettura, cf. R. GORDIS, The Book of Job.

Commentary, New Translation and Special Studies (Moreshet 2; New York1978) 265-266.

55 Cf. BORGONOVO, La notte, 153. 56 L’espressione intera suona: habitent in tabernaculo illius socii eius qui

non est. Le parole sottolineate non si trovano nel TM e sono forse un’adatta-mento al contesto.

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wl-ylbm) e, infine, Peshitta (4N) tYLd nM, “che non è a lui”= wl-ylbm) 57.

Il contesto influisce in modo diretto sull’interpretazione del-l’espressione: la lettura unita, infatti, non regge da nessun punto divista (bisognerebbe, infatti, tradurla: “abiterai nella sua tenda [lon-tano?] dal suo foraggio”), mentre quella “separata” (wl-ylbm) è si-curamente meno “dura”, anche se il testo così diviso rimane,comunque, non agevole, come testimoniano le versioni della Vul-gata e della LXX, che eliminano la preposizione (sempre che la va-riante non sia causata da differente Vorlage). Va anche notato che iltraduttore greco — diversamente dal latino — legge il testo che “ri-mane” dopo la caduta di Nm — che può anche essere letta come “raf-forzativo” 58 — unito e non separato (wlylb).

Cosa può aver determinato gli scribi di A e L a leggere il gruppoconsonantico wlylb in un caso unito (Gb 24,6) e nell’altro sepa-rato (Gb 18,15) 59? L’espressione è certamente ambigua e l’oscil-lazione nella divisione rispecchia questa incertezza di fondo,almeno in un caso (Gb 24,6, come visto) non del tutto dirimibilea partire dal solo contesto. La diversità di lettura, in ogni caso, trale diverse tradizioni manoscritte e, in misura maggiore, tra le dueoccorrenze del libro di Giobbe di questo gruppo consonantico puòessere fatta risalire probabilmente a considerazioni di tipo erme-neutico-semantico e non puramente grammaticali.

4. 2 Re 6,25

Menzioniamo, infine, il caso di 2 Re 6,25, che coniuga il pro-blema delle tradizioni manoscritte riguardo alla divisione della pa-rola con quello del Qere/Ketib 60. In A leggiamo, al Ketib, la parolaMyniwOy yrxi, al Qere [Myn]wy bd; in L, invece, si legge MyniwyOyr:xi alKetib e Mynwybd al Qere. La supposta vocalizzazione — in L —

350 MARCO PAVAN

57 Da notare come Vulgata e LXX non leggano la preposizione (N)m pre-sente nel TM e tradotta da Targum e Peshitta.

58 Cf. S.R. DRIVER – G.B. GRAY, A Critical and Exegetical Commentaryon the Book of Job (ICC 26; Edinburgh 1921) II, 119-120.166.

59 Solo in Gb 18,15, si trova la preposizione ylb seguita da l. Su 59 atte-stazioni nell’AT, solo in 9 casi, poi, essa è seguita da un lessema che non è néverbo (19x) né sostantivo (31x): Ny) (Es 14,11; 2 Re 1,3.6.16); r#) (Qo 3,11).

60 YEIVIN, Aleppo, 80.

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del Ketib sarebbe MyniwOyyr 'xj, quella del Qere MyniwOyb;dI@. Jepsen, nellanota alla BHS, riporta anche, come variante dei manoscritti, la let-tura Mynwrx. Yeivin (80) riporta una menzione della masora se-condo la quale questa è una delle parole che “è scritta due ma èletta una” (letta Mynwybd e scritta Mynwy yrx). Così le versioni:LXX (koprou peristerwn), Vulgata (stercoris columbarum), Tg()ynwy tqpm lbyz, “sterco, flusso di colomba”) e, infine, Peshitta()NwY Y*rX, “sterchi di colomba”). Tra queste opzioni, spicca lascelta della doppia traduzione del Tg: lbyz per yrx e hqpm perbd; il targumista avrebbe, così, sciolto l’incertezza del TM tradu-cendo sia il Ketib che il Qere 61.

In A, dunque, a differenza di L, troviamo due parole costruite incatena costrutta: nel caso del Ketib, My)dx / )dx, “sterco” (cf. 2 Re18,27=Is 36,12) e hnwy, “colomba”; nel caso del Qere, risulta di dif-ficile interpretazione la parola bd, forse anch’essa avente il senso di“sterco” (o “escrezione, flusso” secondo Köhler-Baumgartner) 62. Insintesi, le peculiarità delle due letture si possono così evidenziare:

1. l’espressione “sterchi di colombe” (lettura Ketib di A: Mynwy yrx, forseda supporre anche per il Ketib di L) 63 risulta, a prima vista, abbastanzainsolita;

2. la lettura di L sembra interpretare, circa il Ketib, la sequenza conso-nantica come un’unica parola, un sostantivo in Nw-, plurale maschile,avente forse lo stesso significato di “sterchi, escrementi” (dalla ra-dice )dx) 64. Lo stesso si può supporre per il Qere, dove il probabilestato costrutto (Mynwy bd, come in A) è interpretato come un unicosostantivo in Nw-, plurale maschile, derivato dalla radice bwd;

ALCUNE DIFFERENZE NELLA DIVISIONE DELLE PAROLE 351

61 Cf. D.J. HARRINGTON – A.J. SALDARINI, Targum Jonathan of the FormerProphets (The Aramaic Bible 10; Edinburgh 1987) 276.

62 KB 198. Probabile radice bwd (“languire, consumarsi”: Lv 26,16). Cf.Nwylk da hlk (Dt 28,65; Is 10,22; Rt 1,2; 4,9). Cf. siriaco )BYwd, “flusso(exfluxus)” da bwd, “1. scorrere, avere una perdita (mestruale); 2. disperdere,consumare”: così J. PAYNE-SMITH (ed.), A Compendious Syriac Dictionary.Founded upon the Thesaurus Syriacus of R. Payne Smith (Oxford 1903) 84.La variante del Qere sarebbe eufemistica (“für anständiger gehalten”).

63 Così sembra fare Jepsen nella nota della BHS.64 Questa lettura rimane ipotetica perché la scrittura Mynwyyrx, con le due y

affiancate, è inusuale. Tale interpretazione potrebbe essere confermata dalla va-riante dei manoscritti indicati da Jepsen.

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wl-ylbm) e, infine, Peshitta (4N) tYLd nM, “che non è a lui”= wl-ylbm) 57.

Il contesto influisce in modo diretto sull’interpretazione del-l’espressione: la lettura unita, infatti, non regge da nessun punto divista (bisognerebbe, infatti, tradurla: “abiterai nella sua tenda [lon-tano?] dal suo foraggio”), mentre quella “separata” (wl-ylbm) è si-curamente meno “dura”, anche se il testo così diviso rimane,comunque, non agevole, come testimoniano le versioni della Vul-gata e della LXX, che eliminano la preposizione (sempre che la va-riante non sia causata da differente Vorlage). Va anche notato che iltraduttore greco — diversamente dal latino — legge il testo che “ri-mane” dopo la caduta di Nm — che può anche essere letta come “raf-forzativo” 58 — unito e non separato (wlylb).

Cosa può aver determinato gli scribi di A e L a leggere il gruppoconsonantico wlylb in un caso unito (Gb 24,6) e nell’altro sepa-rato (Gb 18,15) 59? L’espressione è certamente ambigua e l’oscil-lazione nella divisione rispecchia questa incertezza di fondo,almeno in un caso (Gb 24,6, come visto) non del tutto dirimibilea partire dal solo contesto. La diversità di lettura, in ogni caso, trale diverse tradizioni manoscritte e, in misura maggiore, tra le dueoccorrenze del libro di Giobbe di questo gruppo consonantico puòessere fatta risalire probabilmente a considerazioni di tipo erme-neutico-semantico e non puramente grammaticali.

4. 2 Re 6,25

Menzioniamo, infine, il caso di 2 Re 6,25, che coniuga il pro-blema delle tradizioni manoscritte riguardo alla divisione della pa-rola con quello del Qere/Ketib 60. In A leggiamo, al Ketib, la parolaMyniwOy yrxi, al Qere [Myn]wy bd; in L, invece, si legge MyniwyOyr:xi alKetib e Mynwybd al Qere. La supposta vocalizzazione — in L —

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57 Da notare come Vulgata e LXX non leggano la preposizione (N)m pre-sente nel TM e tradotta da Targum e Peshitta.

58 Cf. S.R. DRIVER – G.B. GRAY, A Critical and Exegetical Commentaryon the Book of Job (ICC 26; Edinburgh 1921) II, 119-120.166.

59 Solo in Gb 18,15, si trova la preposizione ylb seguita da l. Su 59 atte-stazioni nell’AT, solo in 9 casi, poi, essa è seguita da un lessema che non è néverbo (19x) né sostantivo (31x): Ny) (Es 14,11; 2 Re 1,3.6.16); r#) (Qo 3,11).

60 YEIVIN, Aleppo, 80.

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del Ketib sarebbe MyniwOyyr 'xj, quella del Qere MyniwOyb;dI@. Jepsen, nellanota alla BHS, riporta anche, come variante dei manoscritti, la let-tura Mynwrx. Yeivin (80) riporta una menzione della masora se-condo la quale questa è una delle parole che “è scritta due ma èletta una” (letta Mynwybd e scritta Mynwy yrx). Così le versioni:LXX (koprou peristerwn), Vulgata (stercoris columbarum), Tg()ynwy tqpm lbyz, “sterco, flusso di colomba”) e, infine, Peshitta()NwY Y*rX, “sterchi di colomba”). Tra queste opzioni, spicca lascelta della doppia traduzione del Tg: lbyz per yrx e hqpm perbd; il targumista avrebbe, così, sciolto l’incertezza del TM tradu-cendo sia il Ketib che il Qere 61.

In A, dunque, a differenza di L, troviamo due parole costruite incatena costrutta: nel caso del Ketib, My)dx / )dx, “sterco” (cf. 2 Re18,27=Is 36,12) e hnwy, “colomba”; nel caso del Qere, risulta di dif-ficile interpretazione la parola bd, forse anch’essa avente il senso di“sterco” (o “escrezione, flusso” secondo Köhler-Baumgartner) 62. Insintesi, le peculiarità delle due letture si possono così evidenziare:

1. l’espressione “sterchi di colombe” (lettura Ketib di A: Mynwy yrx, forseda supporre anche per il Ketib di L) 63 risulta, a prima vista, abbastanzainsolita;

2. la lettura di L sembra interpretare, circa il Ketib, la sequenza conso-nantica come un’unica parola, un sostantivo in Nw-, plurale maschile,avente forse lo stesso significato di “sterchi, escrementi” (dalla ra-dice )dx) 64. Lo stesso si può supporre per il Qere, dove il probabilestato costrutto (Mynwy bd, come in A) è interpretato come un unicosostantivo in Nw-, plurale maschile, derivato dalla radice bwd;

ALCUNE DIFFERENZE NELLA DIVISIONE DELLE PAROLE 351

61 Cf. D.J. HARRINGTON – A.J. SALDARINI, Targum Jonathan of the FormerProphets (The Aramaic Bible 10; Edinburgh 1987) 276.

62 KB 198. Probabile radice bwd (“languire, consumarsi”: Lv 26,16). Cf.Nwylk da hlk (Dt 28,65; Is 10,22; Rt 1,2; 4,9). Cf. siriaco )BYwd, “flusso(exfluxus)” da bwd, “1. scorrere, avere una perdita (mestruale); 2. disperdere,consumare”: così J. PAYNE-SMITH (ed.), A Compendious Syriac Dictionary.Founded upon the Thesaurus Syriacus of R. Payne Smith (Oxford 1903) 84.La variante del Qere sarebbe eufemistica (“für anständiger gehalten”).

63 Così sembra fare Jepsen nella nota della BHS.64 Questa lettura rimane ipotetica perché la scrittura Mynwyyrx, con le due y

affiancate, è inusuale. Tale interpretazione potrebbe essere confermata dalla va-riante dei manoscritti indicati da Jepsen.

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3. la lettura Qere di A, per contro, interpreta in entrambi i casi la sequenzaconsonantica come stato costrutto, stante l’incertezza di decifrazionedella parola bd, usata come sinonimo “eufemistico” di )dx.

La presenza di “teste d’asino” (rwmx-#)r) e “sterchi di co-lomba” tra i beni alimentari smerciati abitualmente (come sembrada intendersi dal contesto) nei mercati di Samaria è sembrata im-plausibile a molti commentatori e li ha spinti a cercare soluzionidiverse e ingegnose 65. Al di là, comunque, di questa supposta dif-ficoltà dell’espressione nel contesto, la scelta di L Ketib sembra in-solita. Gli scribi, come già notato, possono aver inteso una solaparola (con una grafia inusuale), oppure la scriptio continua deidue sostantivi in stato costrutto può alludere alla natura “formu-laica” dell’espressione, usata non più nel suo senso proprio ma inmodo traslato. Questa ipotesi può forse trovare un appoggio sullatradizione di lettura riportata dalla masora citata da Yeivin: la parolaè scritta due ma letta una. In ultima analisi, con la loro scelta gliscribi di L avrebbero semplicemente “armonizzato” pronuncia e or-tografia. Una simile soluzione può forse essere applicata al Qere,anche se, in questo caso, non si può del tutto escludere che L abbiainterpretato l’espressione come una sola parola, un sostantivo diterminazione Nw- derivato da bwd 66.

Un aiuto nella lettura di questo caso ci può venire dalla consi-derazione di una delle quindici espressioni classificate dai masoreticome “scritta una ma lette due” (ySrt rSqw hdx hlym tSk) 67.Anche in queste occorrenze, infatti, la divisione di una parola nellesue due (vere o presunte) componenti coinvolge considerazioni dinatura morfologica e semantica.

352 MARCO PAVAN

65 Cf. una “rassegna” in M.A. SWEENEY, I & II Kings. A Commentary(OTL 29; Louisville, KY – London 2007) 310-311. Interessante è l’ipotesiche Mynwy yrx fosse una sorta di “nome in codice” o “espressione popolare”per un certo prodotto: D. BARTHÉLEMY, Critique Textuelle de l’Ancien Testa-ment. 1. Josué, Juges, Ruth, Samuel, Rois, Chroniques, Esdras, Néhémie,Esther (OBO 50/1; Göttingen 1982) 388.

66 Che anche per il Qere valga lo stesso discorso del Ketib (una parolascritta due e letta una), lo mostra la lezione A.

67 Gen 30,11; Es 4,2; Dt 33,2; Is 3,15; Ger 6,29; 18,3; Ez 8,6; Sal 10,10;55,16; 123,4; Gb 38,1; 40,6; Ne 2,13; 1 Cr 9,4; 27,12. Per una trattazione diquesti casi, cf. GORDIS, Biblical Text, ad locum.

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Il parallelo più (sorprendentemente) vicino al nostro passo è Sal123,4. Al termine del versetto si legge — al Ketib — l’espressioneMynwy)gl [zwbh], per cui la masora parva indica come Qere la divi-sione Mynwy y)gl, vocalizzato come MyniwOy y)'g:li. Le versioni, d’altrocanto, traducono nella seguente maniera: LXX (kai h ecoudenwsijtoij uperhfanoij); Vulgata (et despectionis superborum); Targum()ynrsbm )yntwwygd) 68; Peshitta ()N*hrB$d )tw+Y$w, “ildisprezzo dei superbi” o )N*hrB$d )twY+$w, “la stupiditàdei superbi”) 69.

Posto, quindi, che non si sia in presenza di differenti Vorlage, leversioni sembrano utilizzare due generi di “soluzione” delle diffi-coltà del TM: aggiungere la copula prima di zwbh (LXX, Vulgata,Peshitta); trasformare il “dativo” Mynwy)gl in genitivo (Vulgata,Targum, Peshitta). Per la nostra ricerca, è importante notare che, indefinitiva, al di là del tentativo di armonizzare nel contesto il Ketib,tutte sembrano presupporre Mynwy)g, “superbi” 70. Come intendereallora il Qere? Rashi si limita a constatare quello che già la masoraindica e riferire l’espressione Mynwy )g (“la valle delle colombe”)a Gerusalemme 71. Ibn Ezra, dal canto suo, la considera una parolaunica, derivata dalla radice h)g (Pr 8,13) 72 secondo la forma diparole come Nwyl(, vale a dire una formazione nominale con ter-minazione Nw - di radici aventi la IIIª radicale “debole” (h o y).

Kimchi dà una spiegazione più articolata sia del Ketib che delQere. Per il primo, ripete sostanzialmente le osservazioni di Ibn Ezra,aggiungendo due considerazioni sulla presenza della l iniziale(l(wph d~ml), sulla N finale (tpswn N~wnhw), sulla forma del verbo(My)g) da una parte e sulla vocalizzazione legata alla gutturale(Nwrgh tw) ynpm wytw(wnt wnt#n) dall’altra. Le osservazioni sulQere sono ancora più interessanti: Mynwy y)gl deriverebbe da y)g,stato costrutto plurale di My)g e Mynwy, che Kimchi collega a Sof 3,1

ALCUNE DIFFERENZE NELLA DIVISIONE DELLE PAROLE 353

68 Per le varianti su questa lezione nei manoscritti del Targum ()ynrsbm)yntwwygw oppure )ynttwynl )nrsbm), cf.: STEC, The Targum, 221.

69 Cf. D.M. WALTER, Psalms (The Old Testament in Syriac According tothe Peshitta Version II/3; Leiden 1980) 152.

70 Cf. KEIL – DELITZSCH, Psalmen, 790-791. Per la vocalizzazione delKetib (MyniwOy)jgal;) cf. Bardtke, nella nota ad locum della BHS.

71 Per i pareri di Rashi, Ibn Ezra e Kimhi, cf. COHEN, Mikra’ot Gedolot,II, 190-191.

72 Cf. anche Es 15,12.212; Is 2,12; Ger 48,29; Ez 47,5; Sal 94,2; 140,6; Gb8,11; 10,16; 40,11.12; Pr 15,25; 16,19.

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3. la lettura Qere di A, per contro, interpreta in entrambi i casi la sequenzaconsonantica come stato costrutto, stante l’incertezza di decifrazionedella parola bd, usata come sinonimo “eufemistico” di )dx.

La presenza di “teste d’asino” (rwmx-#)r) e “sterchi di co-lomba” tra i beni alimentari smerciati abitualmente (come sembrada intendersi dal contesto) nei mercati di Samaria è sembrata im-plausibile a molti commentatori e li ha spinti a cercare soluzionidiverse e ingegnose 65. Al di là, comunque, di questa supposta dif-ficoltà dell’espressione nel contesto, la scelta di L Ketib sembra in-solita. Gli scribi, come già notato, possono aver inteso una solaparola (con una grafia inusuale), oppure la scriptio continua deidue sostantivi in stato costrutto può alludere alla natura “formu-laica” dell’espressione, usata non più nel suo senso proprio ma inmodo traslato. Questa ipotesi può forse trovare un appoggio sullatradizione di lettura riportata dalla masora citata da Yeivin: la parolaè scritta due ma letta una. In ultima analisi, con la loro scelta gliscribi di L avrebbero semplicemente “armonizzato” pronuncia e or-tografia. Una simile soluzione può forse essere applicata al Qere,anche se, in questo caso, non si può del tutto escludere che L abbiainterpretato l’espressione come una sola parola, un sostantivo diterminazione Nw- derivato da bwd 66.

Un aiuto nella lettura di questo caso ci può venire dalla consi-derazione di una delle quindici espressioni classificate dai masoreticome “scritta una ma lette due” (ySrt rSqw hdx hlym tSk) 67.Anche in queste occorrenze, infatti, la divisione di una parola nellesue due (vere o presunte) componenti coinvolge considerazioni dinatura morfologica e semantica.

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65 Cf. una “rassegna” in M.A. SWEENEY, I & II Kings. A Commentary(OTL 29; Louisville, KY – London 2007) 310-311. Interessante è l’ipotesiche Mynwy yrx fosse una sorta di “nome in codice” o “espressione popolare”per un certo prodotto: D. BARTHÉLEMY, Critique Textuelle de l’Ancien Testa-ment. 1. Josué, Juges, Ruth, Samuel, Rois, Chroniques, Esdras, Néhémie,Esther (OBO 50/1; Göttingen 1982) 388.

66 Che anche per il Qere valga lo stesso discorso del Ketib (una parolascritta due e letta una), lo mostra la lezione A.

67 Gen 30,11; Es 4,2; Dt 33,2; Is 3,15; Ger 6,29; 18,3; Ez 8,6; Sal 10,10;55,16; 123,4; Gb 38,1; 40,6; Ne 2,13; 1 Cr 9,4; 27,12. Per una trattazione diquesti casi, cf. GORDIS, Biblical Text, ad locum.

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Il parallelo più (sorprendentemente) vicino al nostro passo è Sal123,4. Al termine del versetto si legge — al Ketib — l’espressioneMynwy)gl [zwbh], per cui la masora parva indica come Qere la divi-sione Mynwy y)gl, vocalizzato come MyniwOy y)'g:li. Le versioni, d’altrocanto, traducono nella seguente maniera: LXX (kai h ecoudenwsijtoij uperhfanoij); Vulgata (et despectionis superborum); Targum()ynrsbm )yntwwygd) 68; Peshitta ()N*hrB$d )tw+Y$w, “ildisprezzo dei superbi” o )N*hrB$d )twY+$w, “la stupiditàdei superbi”) 69.

Posto, quindi, che non si sia in presenza di differenti Vorlage, leversioni sembrano utilizzare due generi di “soluzione” delle diffi-coltà del TM: aggiungere la copula prima di zwbh (LXX, Vulgata,Peshitta); trasformare il “dativo” Mynwy)gl in genitivo (Vulgata,Targum, Peshitta). Per la nostra ricerca, è importante notare che, indefinitiva, al di là del tentativo di armonizzare nel contesto il Ketib,tutte sembrano presupporre Mynwy)g, “superbi” 70. Come intendereallora il Qere? Rashi si limita a constatare quello che già la masoraindica e riferire l’espressione Mynwy )g (“la valle delle colombe”)a Gerusalemme 71. Ibn Ezra, dal canto suo, la considera una parolaunica, derivata dalla radice h)g (Pr 8,13) 72 secondo la forma diparole come Nwyl(, vale a dire una formazione nominale con ter-minazione Nw - di radici aventi la IIIª radicale “debole” (h o y).

Kimchi dà una spiegazione più articolata sia del Ketib che delQere. Per il primo, ripete sostanzialmente le osservazioni di Ibn Ezra,aggiungendo due considerazioni sulla presenza della l iniziale(l(wph d~ml), sulla N finale (tpswn N~wnhw), sulla forma del verbo(My)g) da una parte e sulla vocalizzazione legata alla gutturale(Nwrgh tw) ynpm wytw(wnt wnt#n) dall’altra. Le osservazioni sulQere sono ancora più interessanti: Mynwy y)gl deriverebbe da y)g,stato costrutto plurale di My)g e Mynwy, che Kimchi collega a Sof 3,1

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68 Per le varianti su questa lezione nei manoscritti del Targum ()ynrsbm)yntwwygw oppure )ynttwynl )nrsbm), cf.: STEC, The Targum, 221.

69 Cf. D.M. WALTER, Psalms (The Old Testament in Syriac According tothe Peshitta Version II/3; Leiden 1980) 152.

70 Cf. KEIL – DELITZSCH, Psalmen, 790-791. Per la vocalizzazione delKetib (MyniwOy)jgal;) cf. Bardtke, nella nota ad locum della BHS.

71 Per i pareri di Rashi, Ibn Ezra e Kimhi, cf. COHEN, Mikra’ot Gedolot,II, 190-191.

72 Cf. anche Es 15,12.212; Is 2,12; Ger 48,29; Ez 47,5; Sal 94,2; 140,6; Gb8,11; 10,16; 40,11.12; Pr 15,25; 16,19.

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(hnwyh ry(h, forse: “la città, la colomba”) e Ger 46,16 (brxhnwyh, forse da tradurre: “la spada della colomba”), letti alla luce diLv 25,17 (wtym(-t) #y) w@nwOt )l) e Ez 45,8 (ym(-t) y)y#n…w@nwOy-)l), vale a dire intendendo Mynwy come participio qal maschileplurale di hny, “opprimere, affliggere” 73. Anche a partire dalle tra-duzioni congetturali proposte, si nota che i passi di Sofonia e Geremiaaddotti da questo autore sono di difficile interpretazione, comeemerge anche dalla ricognizione delle versioni antiche: per Sof 3,1,spicca la differenza tra LXX (h polij h peristera) e Vulgata (ci-vitas columba) con il Targum ()zgr)l )ygsmd )trq, “città cheabbonda nel provocare all’ira”) 74; per Ger 46,16, abbiamo tre tradu-zioni diverse: Vulgata (gladii columbae), LXX (maxairaj Elle-nikhj = yniwayf brx) e Targum ()ywrm rmxk )yhd h)gs brx,“spada del nemico che è ubriaca come [di] vino”) 75. In ogni caso,l’interpretazione che Kimchi dà a hnwy in queste due occorrenze glipermette di evitare di leggere il Qere di Sal 123,4, come “orgogliosidelle colombe” 76 per adottare invece la traduzione, più “logica”, “or-gogliosi degli oppressori” o “orgoglio degli oppressori”.

Queste osservazioni ci permettono di tirare le fila del discorso ecollegarlo al caso di cui ci occupiamo, quello di 2 Re 6,25. La dop-pia lezione del Qere/Ketib produce due soluzioni semantiche di-verse, che implicano una interpretazione diversa — dal punto divista morfologico — del lessema in esame. La doppia lettura sorge,forse, dall’ambiguità della parola, sia dal punto di vista di deriva-zione, sia fonetica (“scritta una, letta due”) — ambiguità che com-porta, di fatto, due interpretazioni ugualmente legittime.

Il caso di 2 Re 6,25, può essere accostato a Sal 123,4 — non daultimo per la presenza singolare delle “colombe”! Anche in questocaso, la differenza tra A e L — quindi, non tanto di Qere/Ketibquanto di tradizioni di scrittura — si potrebbe spiegare alla luce diun’oscillazione morfologica e fonetica analoga: Mynwy yrx come

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73 Cf. Es 22,21; Lv 19,33; 25,14.17; Dt 23,17; Is 49,26; Ger 22,3; 25,38;46,16; 50,16; Ez 18,7.12.16; 22,7.29; 45,8; 46,18; Sal 74,8.

74 Cf. S. CARBONE – G. RIZZI, Abaquq, Abdia, Nahum, Sofonia. Secondoil testo ebraico masoretico, secondo la versione greca della LXX, secondo laparafrasi aramaica targumica (Bologna 1997) 426-427.

75 Cf. W. MCKANE, Jeremiah (ICC 42; Edinburgh 1996) II, 1129.76 E, probabilmente, di leggere Sof 3,1, come “la città, la colomba” e Ger

46,16, come “la spada della colomba”.

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due parole o Mynwy(y)rx come una parola, derivata da )dx. Lostesso sarebbe applicabile, come già detto, per i due Qere, Mynwybde Mynwy bd.

* **

Al termine di questa breve analisi, quali dati ricaviamo per l’in-terpretazione del fenomeno della diversa divisione di parole nelletradizioni manoscritte del TM? Evidenziamo solo alcune osserva-zioni in maniera schematica:

1. il fattore da cui prende le mosse la diversa divisione delle parole cheabbiamo brevemente esaminato è una possibile ambiguità di letturadi una data espressione 77. Questo dato, nelle sue diverse “sfaccetta-ture”, si può considerare all’origine, quindi, del fenomeno che stiamoconsiderando, anche se tra le espressioni esaminate tale “ambiguità”può essere in un caso (dqwmk) solo supposta, stante la scarsità diattestazioni del sostantivo (o aggettivo) dq'. Si può forse con mag-giore precisione dire che la doppia lettura è possibile là dove ha unsenso compiuto agli occhi degli scribi;

2. l’ambiguità normalmente riguarda o la possibilità di leggerel’espressione come una o due parole, oppure di leggerla come dueespressioni diverse;

3. non sembra possibile individuare una “regola” o nemmeno “ten-denze” all’interno delle varie tradizioni 78 che permettano di identi-ficare in qualche modo i criteri con cui è stata “risolta” l’espressioneambigua 79;

4. il contesto non sembra essere un fattore decisivo nella soluzionedell’ambiguità 80. Allo stesso modo, in questi casi considerazioni

ALCUNE DIFFERENZE NELLA DIVISIONE DELLE PAROLE 355

77 Cf. le espressioni menzionate all’inizio della trattazione dei casi enu-merati da YEIVIN (composti con hy o con br e r#). Per i nomi propri il di-scorso può valere per analogia.

78 Non sembra si possa dire che A tende “ad unire” e L “a dividere”. Cf.YEIVIN, Aleppo, 78-79.

79 Si potrebbe parlare di “tipologie” di casi, in un modo puramente de-scrittivo e “fenomenologico”.

80 Alcune divisioni non rendono ragione, né semanticamente né sintatti-camente, del contesto in cui l’espressione appare.

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(hnwyh ry(h, forse: “la città, la colomba”) e Ger 46,16 (brxhnwyh, forse da tradurre: “la spada della colomba”), letti alla luce diLv 25,17 (wtym(-t) #y) w@nwOt )l) e Ez 45,8 (ym(-t) y)y#n…w@nwOy-)l), vale a dire intendendo Mynwy come participio qal maschileplurale di hny, “opprimere, affliggere” 73. Anche a partire dalle tra-duzioni congetturali proposte, si nota che i passi di Sofonia e Geremiaaddotti da questo autore sono di difficile interpretazione, comeemerge anche dalla ricognizione delle versioni antiche: per Sof 3,1,spicca la differenza tra LXX (h polij h peristera) e Vulgata (ci-vitas columba) con il Targum ()zgr)l )ygsmd )trq, “città cheabbonda nel provocare all’ira”) 74; per Ger 46,16, abbiamo tre tradu-zioni diverse: Vulgata (gladii columbae), LXX (maxairaj Elle-nikhj = yniwayf brx) e Targum ()ywrm rmxk )yhd h)gs brx,“spada del nemico che è ubriaca come [di] vino”) 75. In ogni caso,l’interpretazione che Kimchi dà a hnwy in queste due occorrenze glipermette di evitare di leggere il Qere di Sal 123,4, come “orgogliosidelle colombe” 76 per adottare invece la traduzione, più “logica”, “or-gogliosi degli oppressori” o “orgoglio degli oppressori”.

Queste osservazioni ci permettono di tirare le fila del discorso ecollegarlo al caso di cui ci occupiamo, quello di 2 Re 6,25. La dop-pia lezione del Qere/Ketib produce due soluzioni semantiche di-verse, che implicano una interpretazione diversa — dal punto divista morfologico — del lessema in esame. La doppia lettura sorge,forse, dall’ambiguità della parola, sia dal punto di vista di deriva-zione, sia fonetica (“scritta una, letta due”) — ambiguità che com-porta, di fatto, due interpretazioni ugualmente legittime.

Il caso di 2 Re 6,25, può essere accostato a Sal 123,4 — non daultimo per la presenza singolare delle “colombe”! Anche in questocaso, la differenza tra A e L — quindi, non tanto di Qere/Ketibquanto di tradizioni di scrittura — si potrebbe spiegare alla luce diun’oscillazione morfologica e fonetica analoga: Mynwy yrx come

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73 Cf. Es 22,21; Lv 19,33; 25,14.17; Dt 23,17; Is 49,26; Ger 22,3; 25,38;46,16; 50,16; Ez 18,7.12.16; 22,7.29; 45,8; 46,18; Sal 74,8.

74 Cf. S. CARBONE – G. RIZZI, Abaquq, Abdia, Nahum, Sofonia. Secondoil testo ebraico masoretico, secondo la versione greca della LXX, secondo laparafrasi aramaica targumica (Bologna 1997) 426-427.

75 Cf. W. MCKANE, Jeremiah (ICC 42; Edinburgh 1996) II, 1129.76 E, probabilmente, di leggere Sof 3,1, come “la città, la colomba” e Ger

46,16, come “la spada della colomba”.

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due parole o Mynwy(y)rx come una parola, derivata da )dx. Lostesso sarebbe applicabile, come già detto, per i due Qere, Mynwybde Mynwy bd.

* **

Al termine di questa breve analisi, quali dati ricaviamo per l’in-terpretazione del fenomeno della diversa divisione di parole nelletradizioni manoscritte del TM? Evidenziamo solo alcune osserva-zioni in maniera schematica:

1. il fattore da cui prende le mosse la diversa divisione delle parole cheabbiamo brevemente esaminato è una possibile ambiguità di letturadi una data espressione 77. Questo dato, nelle sue diverse “sfaccetta-ture”, si può considerare all’origine, quindi, del fenomeno che stiamoconsiderando, anche se tra le espressioni esaminate tale “ambiguità”può essere in un caso (dqwmk) solo supposta, stante la scarsità diattestazioni del sostantivo (o aggettivo) dq'. Si può forse con mag-giore precisione dire che la doppia lettura è possibile là dove ha unsenso compiuto agli occhi degli scribi;

2. l’ambiguità normalmente riguarda o la possibilità di leggerel’espressione come una o due parole, oppure di leggerla come dueespressioni diverse;

3. non sembra possibile individuare una “regola” o nemmeno “ten-denze” all’interno delle varie tradizioni 78 che permettano di identi-ficare in qualche modo i criteri con cui è stata “risolta” l’espressioneambigua 79;

4. il contesto non sembra essere un fattore decisivo nella soluzionedell’ambiguità 80. Allo stesso modo, in questi casi considerazioni

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77 Cf. le espressioni menzionate all’inizio della trattazione dei casi enu-merati da YEIVIN (composti con hy o con br e r#). Per i nomi propri il di-scorso può valere per analogia.

78 Non sembra si possa dire che A tende “ad unire” e L “a dividere”. Cf.YEIVIN, Aleppo, 78-79.

79 Si potrebbe parlare di “tipologie” di casi, in un modo puramente de-scrittivo e “fenomenologico”.

80 Alcune divisioni non rendono ragione, né semanticamente né sintatti-camente, del contesto in cui l’espressione appare.

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di tipo semantico e grammaticale o fonetico/ortografico81 sembranoconcorrere in misura uguale alla decisione degli scribi, senza chesi possa predeterminare quale tra essi sia il fattore discriminante;

5. al di là della necessità di conservare e interpretare il testo secondo ilsuo +#p, non si può escludere, infine, che fattori ermeneutici più“ampi”, di tipo “midrashico”, abbiano influenzato, in alcuni casi, lascelta degli scribi 82 — in analogia, ad esempio, a quanto ottenutodai rabbini con il ricorso al procedimento denominato yrqt l) 83.

Il quadro o lo “sfondo” che emerge da questo breve sommario sipuò così sintetizzare: gli scribi, trovandosi di fronte ad un’espressioneper qualche motivo ambigua 84, decidono di volta in volta come divi-dere la parola (quindi, come interpretarla) in base a fattori di tipo gram-maticale, fonetico o semantico e in relazione al contesto in cui questaappare. Questo “sforzo di interpretazione” spiega la diversità delle op-zioni delle scuole scribali, anche di quelle che appaiono, a prima vista,“strane” o “implausibili”.

Fraternità Monastica Marco PAVANC.se Sparse Orgi, 2852018 Borgo alla Collina (AR)

SUMMARY

There is a well-known phenomenon in ancient manuscripts of MT,name ly a diversity in word division. Scholars proposed different answersto this question. In the present article, I analyze four occurrences of thattype in the Aleppo and the Leningrad (Saint Petersburg) Codex: Ps 9,1;102,4; Job 24,6; 2 Kgs 6,25. I suggest that the variations are due notonly to grammatical or phonetic reasons. They are also motivated bythe midrashic tendency of scribes who try to solve in this way real orprobable ambiguities in the consonantal text.

356 MARCO PAVAN

81 Cf. l’analogia con i casi di Qere/Ketib indicata nell’analisi di 2 Re 6,25.82 Questo fattore è più evidente nei casi di nomi propri, situazione in cui

diversi possono essere i livelli coinvolti: mettere in luce l’etimo (vero o pre-sunto) del nome; la collocazione di quest’ultimo nel contesto (in riferimentoalla “sorte” di chi lo porta); ecc. Cf. ZAKOVITCH, Inner-biblical, 198-199.

83 Su questo punto cf. tra gli altri: S. TALMON, “Double Readings in theMasoretic Text”, Textus 1 (1960) 144-184.

84 Per corruzione testuale; per tradizione di lettura; per oggettiva possibi-lità di una lettura ancipite.

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Analyse narrative de Mc 7,24-30Difficultés et propositions

L’épisode dit de la Syrophénicienne, en Mc 7,24-30, est bienconnu des spécialistes du problème synoptique et a fait couler beau-coup d’encre, car ni la théorie des deux sources ni celle de l’antério-rité de Matthieu sur Marc n’expliquent de façon totalementsatisfaisante la relation de dépendance existant entre Mc 7,24-30 etMt 15,21-28. Un compte-rendu exhaustif et minutieux des difficultéssynoptiques a été fait par J.F. Baudoz et P. Alonso 1. Sur cet épisode,en particulier sa version marcienne, il n’existe pas encore de mono-graphie utilisant l’approche narrative, seulement des articles 2.Comme récit, Mc 7,24-30 n’est pourtant pas facile et constitue undéfi pour l’approche narrative, comme on va le voir.

La question soulevée ici n’est pas de soi narrative. Les exégèteset commentateurs se demandent tous en effet si c’est la Syrophéni-cienne qui a réussi faire changer d’avis Jésus par sa réponse, ou sice n’est pas plutôt la réaction de Jésus, apparemment dure, qui enappelle à la finesse et à la foi de la femme, et a en quelque sortepermis sa réponse. Bref, c’est l’énoncé de Jésus au v. 27 qui diviseles interprètes, comme le note F.G. Downing: “Most commentatorsare embarrassed by Jesus’ response. Much of the discussion of otherissues often seems at least in part aimed to reduce this harshness.Perhaps the harshness stems from the early church, from contro-versies then. Perhaps it is in thick quotation marks: ‘You know what

BIBLICA 93.3 (2012) 357-376

1 J.F. BAUDOZ, Les miettes de la table. Étude synoptique et socio-religieusede Mt 15, 21-28 et de Mc 7, 24-30 (Études bibliques NS 27; Paris 1995); P.ALONSO, The Woman Who Changed Jesus. Crossing Boundaries in Mark7,24-30 (Biblical Tools and Studies 11; Leuven 2011).

2 Voir, par ex., C. FOCANT, “Mc 7,24-31 par. Mt 15,21-29. Critique dessources et/ou étude narrative”, The Synoptic Gospels. Source Criticism and theNew Literary Criticism (ed. C. FOCANT) (BETL 110; Leuven 1993) 39-75; J.P.SONNET, “Réflecteurs et/ou catalyseurs du Messie. De la fonction de certainspersonnages secondaires dans le récit de Marc”, Regards croisés sur la Bible.Études sur le point de vue. Actes du IIIe colloque international du Réseau derecherche en narrativité biblique, Paris, 8-10 juin 2006 (eds. O. FLICHY et alii)(LD. Hors série; Paris 2007) 365-377.

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