A. Rocco, La tomba del martire Novaziano a Roma, VETERA CHRISTIANORUM 2008, vol. 45, pp. 323-341

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In un cimitero ipogeo anonimo al I miglio della via Tiburtina a Roma 1 si con- serva la tomba, più volte decorata nel corso del tempo e successivamente aperta e svuotata 2 , di un martire ignoto alle fonti agiografiche e topografiche antiche, 1 F. Fornari, Stagione degli scavi 1926-27. Relazione su esplorazioni diverse. Via Tiburtina, Ri- vista di Archeologia Cristiana, 3, 1927, 31-42; F. Fornari, Relazione circa una nuova regione ci- miteriale a S. Lorenzo, Rivista di Archeologia Cristiana, 5, 1929, 179-239; E. Josi, Cimitero alla sinistra della via Tiburtina al viale Regina Margherita, Rivista di Archeologia Cristiana, 10, 1933, 187-233; E. Josi, Cimitero alla sinistra della via Tiburtina al viale Regina Margherita. II, Rivi- sta di Archeologia Cristiana, 11, 1934, 7-47, 203-247; E. Josi, Le più notevoli scoperte avvenute in questi ultimi anni nelle catacombe romane, Atti del III Congresso Internazionale di Archeolo- gia Cristiana (Ravenna, 25-30 settembre 1932), Roma 1934, 311-312; E. Josi, Relazione delle adunanze della Società dei cultori di archeologia cristiana: adunanza dell’11 marzo 1934, Rivi- sta di Archeologia Cristiana, 12, 1935, 173; P. Styger Die römischen Katakomben, Berlin 1933, 189-195; P. Styger, Römische Märtyrergrüfte, I, Berlin 1935, 194-198, A. Ferrua, Novatiano bea- tissimo martyri, La Civiltà Cattolica, 95, 1944, 232-239; U.M. Fasola, P. Testini, I cimiteri cri- stiani, Atti del IX Congresso Internazionale di Archeologia Cristiana (Roma, 21-27 settembre 1975), I, Città del Vaticano 1978, 109-110 e U.M. Fasola, Introduzione alla discussione, Atti del IX Congresso Internazionale di Archeologia Cristiana (Roma, 21-27 settembre 1975), I, Città del Vaticano 1978, 190-194; A. Rocco, La più antica regione della catacomba di Novaziano: problemi storici e topografici, in V. Fiocchi Nicolai, J. Guyon (cur.), Origine delle catacombe romane. Atti della giornata tematica dei Seminari di Archeologia Cristiana (Roma - 21 marzo 2005), Città del Vaticano 2006, 215-236. Brevi riferimenti alla catacomba anche in G. de Angelis D’Ossat, La geologia e le catacombe romane, I, Roma 1930, 157-160; O. Marucchi, Le catacombe romane (opera postuma a cura di E. Josi), Roma 1932, 688; G.P. Kirsch, Le catacombe romane, Roma 1933, 132-135; L.C. Mohlberg, Osservazioni storico-critiche sulla iscrizione tombale di Nova- ziano, Ephemerides Liturgicae , 51, 1937, 242-249; C. Cecchelli, Monumenti cristiano-eretici di Roma, Roma 1944, 157-162; F. Fornari, V. Santa Maria Scrinari, Le catacombe di Novaziano e la necropoli romana, Roma 1973; A.P. Frutaz, s.v. “Novaziano, cimitero detto di”, Enciclopedia Cattolica, VIII, Città del Vaticano 1952, 1974-1976. Le sigle delle gallerie sono tratte dalla pianta pubblicata in Inscriptiones christiane urbis Romae septimo saeculo antiquiores. Nova series, I- X, edd. A. Silvagni, A. Ferrua, D. Mazzoleni, C. Carletti, Romae, In Civitate Vaticana 1922, VII, 480. Agli ambienti non numerati da Ferrua perché privi di iscrizioni sono state assegnate nuove sigle rispettando il criterio da lui adottato di divisione in tre regioni denominate da Ovest ad Est Vetera Christianorum Anita ROCCO 45, 2008, 149-167 La tomba del martire Novaziano

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In un cimitero ipogeo anonimo al I miglio della via Tiburtina a Roma 1 si con-serva la tomba, più volte decorata nel corso del tempo e successivamente apertae svuotata 2, di un martire ignoto alle fonti agiografiche e topografiche antiche,

1 F. Fornari, Stagione degli scavi 1926-27. Relazione su esplorazioni diverse. Via Tiburtina, Ri-vista di Archeologia Cristiana, 3, 1927, 31-42; F. Fornari, Relazione circa una nuova regione ci-miteriale a S. Lorenzo, Rivista di Archeologia Cristiana, 5, 1929, 179-239; E. Josi, Cimitero allasinistra della via Tiburtina al viale Regina Margherita, Rivista di Archeologia Cristiana, 10, 1933,187-233; E. Josi, Cimitero alla sinistra della via Tiburtina al viale Regina Margherita. II, Rivi-sta di Archeologia Cristiana, 11, 1934, 7-47, 203-247; E. Josi, Le più notevoli scoperte avvenutein questi ultimi anni nelle catacombe romane, Atti del III Congresso Internazionale di Archeolo-gia Cristiana (Ravenna, 25-30 settembre 1932), Roma 1934, 311-312; E. Josi, Relazione delleadunanze della Società dei cultori di archeologia cristiana: adunanza dell’11 marzo 1934, Rivi-sta di Archeologia Cristiana, 12, 1935, 173; P. Styger Die römischen Katakomben, Berlin 1933,189-195; P. Styger, Römische Märtyrergrüfte, I, Berlin 1935, 194-198, A. Ferrua, Novatiano bea-tissimo martyri, La Civiltà Cattolica, 95, 1944, 232-239; U.M. Fasola, P. Testini, I cimiteri cri-stiani, Atti del IX Congresso Internazionale di Archeologia Cristiana (Roma, 21-27 settembre1975), I, Città del Vaticano 1978, 109-110 e U.M. Fasola, Introduzione alla discussione, Atti delIX Congresso Internazionale di Archeologia Cristiana (Roma, 21-27 settembre 1975), I, Città delVaticano 1978, 190-194; A. Rocco, La più antica regione della catacomba di Novaziano: problemistorici e topografici, in V. Fiocchi Nicolai, J. Guyon (cur.), Origine delle catacombe romane. Attidella giornata tematica dei Seminari di Archeologia Cristiana (Roma - 21 marzo 2005), Città delVaticano 2006, 215-236. Brevi riferimenti alla catacomba anche in G. de Angelis D’Ossat, Lageologia e le catacombe romane, I, Roma 1930, 157-160; O. Marucchi, Le catacombe romane(opera postuma a cura di E. Josi), Roma 1932, 688; G.P. Kirsch, Le catacombe romane, Roma1933, 132-135; L.C. Mohlberg, Osservazioni storico-critiche sulla iscrizione tombale di Nova-ziano, Ephemerides Liturgicae , 51, 1937, 242-249; C. Cecchelli, Monumenti cristiano-eretici diRoma, Roma 1944, 157-162; F. Fornari, V. Santa Maria Scrinari, Le catacombe di Novaziano ela necropoli romana, Roma 1973; A.P. Frutaz, s.v. “Novaziano, cimitero detto di”, EnciclopediaCattolica, VIII, Città del Vaticano 1952, 1974-1976. Le sigle delle gallerie sono tratte dalla piantapubblicata in Inscriptiones christiane urbis Romae septimo saeculo antiquiores. Nova series, I-X, edd. A. Silvagni, A. Ferrua, D. Mazzoleni, C. Carletti, Romae, In Civitate Vaticana 1922, VII,480. Agli ambienti non numerati da Ferrua perché privi di iscrizioni sono state assegnate nuovesigle rispettando il criterio da lui adottato di divisione in tre regioni denominate da Ovest ad Est

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il cui nome è registrato in un’iscrizione dipinta a minio sulla fronte: Novatianobeatissimo/ marturi Gaudentius diac(onus)/ fec[it] (fig. 1) 3.

1. Il monumento contenitore

Il cimitero si impianta in un’area del suburbio romano connotata in senso fu-nerario sin dal II secolo a.C. 4. I dati archeologici non consentono di stabilire senell’immediato sopratterra dell’insediamento funerario esistesse un sepolcretosubdiale ad esso legato. Le dimensioni e la forma dello spazio occupato nel sot-tosuolo dall’area primitiva si possono, tuttavia, ricondurre ad un possedimentosub divo a partire del quale, poco prima della metà del III secolo 5, è stata avviatal’escavazione dell’insediamento ipogeo, con la realizzazione di un impianto digallerie disposte ‘a spina di pesce’ (Zweigsystem) a partire dalla matrice N, per-pendicolare alla galleria con la scala di accesso, la cui estensione si presenta no-

O, N ed M: si tratta dei cubicoli Oa ed Mc e delle gallerie O11-012, N11-N12, M19-M25, nonchédella scala di accesso al I piano Ms.

2 Sulla scoperta Josi, Cimitero I cit., 216-217.3 ICUR VII, 20334.4 Fornari, Santa Maria Scrinari, Le catacombe di Novaziano cit.; V. Santa Maria Scrinari, Il

mausoleo romano dell’Istituto di Medicina Legale su viale Regina Elena, Romana Gens, 78, 1989,23-25.

5 L’origine dell’insediamento funerario può essere fissata all’incirca nel ventennio tra il 230 edil 250, grazie alla presenza di saldi elementi di datazione. In particolare cinque iscrizioni datatein situ, tre delle quali del 266 che si leggono sui loculi delle gallerie N4, O3 ed O, e due del 270,sui loculi delle gallerie N3 ed O3 (rispettivamente ICUR VII, 20335 nella galleria N4, 20336 nellaO3 e 20337 nella O, 20338 nella N3, 20339 nella O3). Anche il rinvenimento di monete ancora aposto nelle gallerie O, M ed M4 sembra confermare questa datazione. Rispettivamente una mo-neta di Severina Augusta, moglie di Aureliano (270-275) (Josi, Cimitero I cit., 223), una di Probo(276-282) ed un medaglione di Alessandro Severo (222-235). Fuori posto è stato rinvenuto unbronzo di Numeriano (283-284) (Fornari, Relazione circa una nuova regione cit., 206, 222, 211rispettivamente).

Fig. 1 - Iscrizione posta da Gaudentius al martire Novaziano (archivio PCAS).

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tevole sin da principio 6. Ad un momento immediatamente successivo, semprenell’ambito del III secolo, si può fissare lo scavo di una prima espansione cheriproduce l’impianto ‘a spina di pesce’ a partire dalla galleria M (fig. 2).

L’altezza delle gallerie più antiche fa ipotizzare che si sia tentato di appro-fondire il loro suolo. Tuttavia, la risalita continua di acqua dalla falda acquiferasotterranea rende necessario lo scavo di nuove gallerie in zone asciutte e il ri-porto della terra asportata negli ambulacri della zona antica centrale per isolarelo strato fangoso.

Numerosi indizi fanno propendere per una datazione degli ampliamenti apartire dal periodo successivo alla pace della Chiesa 7. In questa fase il cimitero

6 Un calcolo approssimativo delle sepolture accolte nell’area primitiva consente di ricostruirela presenza di circa un migliaio di inumazioni. È dunque innegabile che il cimitero sia stato pro-gettato per accogliere i membri di una comunità di discreta consistenza: del resto nessuna dellestrutture della catacomba, in special modo per la prima fase, può essere ricondotta ad un insedia-mento funerario di tipo familiare. In questo caso non trova quindi conferma la teoria di E. Rebil-lard il quale, mettendo in dubbio che i cimiteri ipogei nascano per iniziativa dell’autoritàecclesiastica al fine di ospitare gli appartenenti alla comunità cristiana, ritiene che essi abbiano si-stematicamente origine da nuclei privati familiari. E. Rebillard, L’Église de Rome et le dévelop-pement des catacombes. À propos de l’origine des cimitière chrétiens, Melanges Ecole francaisede Rome, 109, 1997, 741-763; E. Rebillard, Religione et sépulture. L’Église, les vivants et lesmorts dans l’Antiquité tardive, Paris 2003, 11-24.

7 Elementi di datazione per gli ampliamenti sono fornita dal gruppo omogeneo di sarcofagiconservati nel cubicolo Ma e datati al primo terzo del IV secolo (F.W. Deichmann, G. Bovini, H.Brandenburg, Repertorium der christlich-antiken Sarkophage. Erster Band. Rom und Ostia, Wie-sbaden 1967, nn. 662-668, taff. 100-101); dalla presenza in situ nel cubicolo Mb dell’iscrizione

Fig. 2 - Planimetria della catacomba di Novaziano con ricostruzione dell’evoluzione del nucleopiù antico (PCAS-Ufficio Tecnico-Anno 1987, rilievo n. 24, tav. n. 4, modificata).

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si espande probabilmentefino ad occupare anche ilpiano superiore, al qualesi accede tramite la scalaMs, ormai completamenteperduto, ma le cui caratte-ristiche sembrano assimi-labili a quelle delle nuovegallerie. Dal nuovo pianodi calpestio raggiuntoormai ovunque nasconoaltri ambulacri i cui ac-cessi, dopo l’asportazionedegli interri durante gli

scavi moderni, sono rimasti impraticabili perché troppo alti 8.

2. La sepoltura martiriale

La sepoltura si apre nella parete settentrionale della galleria N5, a poco menodi un metro dall’incrocio con la galleria matrice N, in un punto centrale del-l’area più antica e regolare della catacomba. Essa si presenta come una cassasormontata da un arco in muratura (fig. 3).

Si deve a Josi la prima descrizione e l’inquadramento della tomba nel tipo ‘amensa’ 9, ripreso da tutti gli studiosi successivi.

L’analisi diretta delle strutture consente tuttavia di smentire questa interpre-tazione e di presentare una nuova ipotesi di scansione cronologica degli inter-venti di monumentalizzazione del sepolcro venerato (fig. 4-6).

Nella sua fase più antica alla quale è possibile risalire, la tomba si presentavacome una cassa parallelepipeda (cm 165 x 35 x 30 circa) tagliata nel tufo per trelati e foderata all’interno da lastre marmoree, tuttora in situ solo sui due lati cortie sul fondo, allettate in uno strato di malta terrosa mista a frammenti di laterizi.Il lato lungo frontale della cassa è costituito da un parapetto in opera mista di tu-felli e mattoni, rivestita da uno strato di intonaco bianco, sulla cui faccia a vista

di Equitius datata al 321 o al 324 (ICUR VII, 20340) e nella parete est del tratto finale della gal-leria M10 di un’iscrizione ‘a nastro’, attribuita da Ferrua al 346 (ICUR VII, 20342).

8 Si tratta dei segmenti finali delle gallerie O2, O5, O6; dei piccoli ambulacri O4, O12, O13,N13, M13, M23 e del gruppo costituito dalle gallerie Y, Z, M6 e dal cubicolo Md.

9 Giornale di scavo (Archivio PCAS) III, 117; Josi, Cimitero I cit., 213-217.

Fig. 3 - Acquerello ricostruttivo della tomba del martire No-vaziano (Styger, Römischen Märtyrergrüfte cit., taf. VIII).

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Fig. 4 - Prospetto della tomba con indicazione delle fasi (dis. D. Lentini - A. Rocco - V. Acqua-fredda).

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una cornice, costituita da una fascia dipintain rosso, delimita lo specchio epigrafico incui è tracciata a pennello in rosso l’iscrizionededicatoria di Gaudentius. Nella parte sotto-stante l’iscrizione, laddove finisce la mura-tura del parapetto e presumibilmente fino alpiano di calpestio, era stesa un’intonacaturarossa, oggi visibile solo in parte, che con ogniprobabilità rivestiva la parete di tufo.

La cassa era sormontata da un arco (cm160 x 110 circa) in muratura, anch’essa a ri-corsi di tufelli e mattoni, di cui si conservanola parete di fondo e parte delle spallette late-rali, con tracce evidenti dello strato di prepa-razione del rivestimento marmoreo, del qualesono state ritrovate alcune lastre nelle terre diriempimento 10.

La muratura del parapetto si lega in piùpunti con la malta che costituisce lo strato dipreparazione del rivestimento marmoreodella parte interna della cassa e con la mura-tura dell’arco, indicando chiaramente la con-testualità della messa in opera (fig. 7).

L’apparecchiatura muraria a ricorsi irre-golari e irregolarmente alternati di tufelli emattoni utilizzata nel parapetto e nella foderadel nicchione (fig. 8), è infatti identica, e trovaconfronti con altre strutture in muratura pre-

10 Giornale di scavo cit., III, 117.

Fig. 5 - Sezione longitudinale dellatomba (dis. D. Lentini - A. Rocco - V.Acquafredda).

Fig. 6 - Sezione trasversale della tomba (dis. D. Lentini - A. Rocco - V. Acquafredda).

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Fig. 7 - Vista dall’alto della tomba, pianta del fondo e sezione lon-gitudinale della cassa (foto A. Rocco - dis. D. Lentini - A. Rocco -V. Acquafredda).

Fig. 8 - Muratura dell’arco (foto A. Rocco).

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senti nella catacomba, come gli arconi di rinforzo nella galleria M7 (fig. 9a) edi muretti di delimitazione di alcune tombe terragne nel cubicolo Mb (fig. 9b), da-tabili nel IV secolo avanzato. Un’opera muraria completamente diversa, a ri-corsi regolari di mattoni, è visibile all’incrocio tra le gallerie N e N3, frutto diun intervento di restauro e di rinforzo delle pareti tufacee (fig. 9c). Dal momentoche essa arriva fino al piano più antico di calpestio della galleria, si può age-volmente datare nell’ambito del III o al massimo degli inizi del IV secolo.

La struttura così descritta non può, dunque, essere datata prima della secondametà del IV secolo, quando si può ragionevolmente ipotizzare che sia stata pro-gettata e realizzata per conto del diacono Gaudentius.

Probabilmente contestualmente a questa sistemazione si apre uno stretto lu-cernario nella volta per illuminare la sepoltura.

Quale fosse la situazione prima dell’intervento di Gaudenzio non è possibilericostruirlo, né in positivo, se cioè esistesse già la tomba del martire in altreforme, né in negativo, ipotizzando la presenza di una semplice pila di loculi.L’assenza di strutture preesistenti non può essere dimostrata dai 100 cm circa ditufo privo di sepolture dall’angolo con la galleria N alla tomba di Novaziano 11

dal momento che anche nelle gallerie N3 ed N4, i loculi non partono immedia-tamente dopo l’incrocio, che, come è noto, è un punto staticamente compro-messo ed in genere riservato a sepolture infantili. Per quanto riguarda lo spaziosottostante al parapetto in muratura, il fatto che esso sia completamente copertodallo spesso strato di malta che si sovrappone all’intonacatura rossa, impedisce

11 Ferrua, Novatiano beatissimo cit., 236.

Fig. 9 - Dettagli di murature nella catacomba: a all’angolo tra la galleria N e la N3; b galleria M7;c cubicolo Ma (foto A. Rocco a, archivio PCAS b e c).

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di comprenderne la natura, anche se con ogni probabilità si tratta di una paretedi tufo, e di stabilire se vi fossero o meno dei loculi rimasti poi nascosti 12.

È difficile inquadrare la tomba, così descritta, in uno dei tipi comunementeusati negli insediamenti funerari ipogei romani. Essa appare una forma ibrida tral’arcosolio, dal quale si distingue per le dimensioni ridotte della cassa, e la tomba‘a mensa’, rispetto alla quale presenta uno sviluppo della nicchia significativa-mente anomalo.

Tuttavia l’assetto dato da Gaudenzio potrebbe acquisire maggiore signifi-cato nel confronto con la sistemazione damasiana della tomba di Gennaro nellaspelunca magna della catacomba di Pretestato (fig. 10). Già Ferrua ha messo inevidenza la dipendenza testuale dell’iscrizione fatta realizzare da Gaudenzio inonore di Novaziano con quella posta da Damaso in onore di Gennaro 13. Un forteelemento di distinzione è costituito dalla tecnica esecutiva scelta da Gaudenzio,la pittura in rosso su intonaco bianco, una tecnica del tutto particolare, che trovapochissimi confronti negli altri insediamenti romani e che vede nel cimiterodella via Tiburtina un utilizzo intensivo, quasi sistematico. La scelta potrebbe es-

12 Un sondaggio praticato nel fondo della tomba da ignoti dimostra l’assenza di loculi per al-meno un metro.

13 Ferrua, Novatiano beatissimo cit., 237.

Fig. 10 - Rilievo e ricostruzione del prospetto del sepolcro di Gennaro nella spelunca magna dellacatacomba di Pretestato (Tolotti, Ricerca cit., figg. 25 e 29).

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sere motivata da una volontà ‘conservatrice’ rispetto alle tradizioni artigianali delcimitero, ma non si può escludere che l’iscrizione abbia avuto una funzione tem-poranea, dal momento che la sua obliterazione, mediante l’apposizione succes-siva di una grande lastra marmorea, sembra essere avvenuta in tempirelativamente brevi.

Anche dal punto di vista più strettamente monumentale si possono notare al-cune affinità con l’intervento di Damaso sulla tomba di Gennaro. Quest’ultimaè stata individuata da F. Tolotti in uno dei quattro loculi che si aprono in un piladella parete settentrionale della spelunca magna, pila che, a differenza delle altrepresenti sullo stesso fianco, non viene obliterata dalla fodera muraria che mo-numentalizza gran parte della galleria 14. Il corpo del diacono Gennaro è sepoltomolto probabilmente nel secondo loculo dal basso della pila, interessato da unasequenza di interventi monumentali. Già nella sua fase originaria questa sepol-tura parietale presenta caratteristiche peculiari: il piano è ribassato e l’imbocca-tura è arretrata rispetto alla parete. La sistemazione damasiana comportal’apertura nella fodera muraria che riveste tutta la parete della spelunca di unarco a tutto sesto, definito nel settore inferiore da un parapetto in muratura, strut-turalmente legato all’arco. L’intera struttura doveva presentare un rivestimentomarmoreo, di cui restano le tracce in negativo nello strato di malta 15. L’arco erainquadrato da colonne di porfido che dovevano sorreggere una trabeazione. Tuttigli spazi orizzontali erano chiusi: tra la lunetta dell’arco e la trabeazione proba-bilmente era infissa una lastra in marmo traforato; tra l’architrave e l’imbocca-tura del loculo venerato una lastra chiusa; in corrispondenza del loculo un’altratransenna per consentire di conservare la visibilità del sepolcro. La parte sotto-stante, che si configura quasi come un parapetto, doveva invece essere rivestitadall’iscrizione damasiana, che per la stringatezza del suo testo rappresenta uncaso unico nel repertorio degli epitaffi composti dal papa, tanto da far supporreche accanto ad essa vi fosse una seconda lastra con un vero e proprio epigrammapoi dispersa 16.

Gli elementi in comune tra le due sistemazioni monumentali sono molteplici:l’arco in muratura, che rappresenta un caso unico tra gli interventi damasianiche di solito prevedono la creazione di pseudocibori; la presenza nella parte in-

14 Si ripropone la ricostruzione di F. Tolotti (Ricerca dei luoghi venerati nella Spelunca Magnadi Pretestato, Rivista di Archeologia Cristiana, 56, 1977, 58-71). Vd. anche L. Spera, Il complessodi Pretestato sulla via Appia. Storia topografica e monumentale di un insediamento funerario pa-leocristiano nel suburbio di Roma, (Roma sotterranea cristiana 12), Città del Vaticano 2004, 192-199.

15 Il rivestimento si estendeva anche per cm 160 ad ovest dell’arco e per cm 450 ad est.16 Spera, Il complesso di Pretestato cit., 198, n. 1298.

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feriore di un parapetto costituito da un blocco unico, e che presso la tomba di No-vaziano sarà poi sostituito da una iscrizione marmorea nella stessa posizione diquella damasiana in onore del martire Gennaro; il rivestimento marmoreo el’estendersi della monumentalizzazione anche al di fuori dello spazio occupatodalla sepoltura, in un caso con il rivestimento marmoreo, nell’altro con la ste-sura di intonaco. Innegabili sono però anche le differenze legate alla diversa di-sponibilità di spazi – si rammenta che la galleria in cui si apre la tomba diNovaziano è larga meno di un metro (cm 80 circa) – e ad una presumibile mi-nore disponibilità di mezzi. Il fatto, poi, che in quest’ultima sistemazione, lospazio compreso tra l’iscrizione dipinta e la sommità dell’arco sia aperto po-trebbe dipendere dalla sistematica spoliazione degli elementi marmorei subìtadal monumento. Non si può escludere, come del resto non è possibile affermarlocon certezza, che in origine fossero presenti anche qui delle lastre traforate oaltre sistemazioni simili.

La tomba del martire Novaziano conosce in seguito altri interventi docu-mentabili archeologicamente.

Uno strato di malta si sovrappone all’intonaco della parte superiore del pa-rapetto coprendo in parte la fascia rossa che costituisce la cornice dell’iscri-zione, che viene ripresa e completata utilizzando una tonalità diversa di colore.Nella malta vengono infisse, senza ulteriore preparazione, delle tessere musivein pasta vitrea, in piccola parte ancora in situ, ma di cui rimangono per lo più im-pronte presso la bordura rossa superiore.

L’intervento potrebbe legarsi alla sistemazione di una lastra posta a chiudereverticalmente il prospetto; oppure, potrebbe indicare che ad un certo punto lacassa sia stata aperta sollevando la lastra di chiusura in piano.

Non molto tempo dopo, un ulteriore intervento porta all’obliterazione del-l’iscrizione e della sottostante parte dipinta in rosso, mediante la stesura di unospesso strato di malta di preparazione per l’alloggiamento di una lastra marmo-rea, che con ogni probabilità recava una nuova iscrizione dedicatoria.

La lastra arrivava fino al piano di calpestio dove era inserita nella scanala-tura di un elemento marmoreo, rinzeppato a destra con un parallelepipedo lapi-deo per raggiungere la lunghezza complessiva del parapetto. Secondo latestimonianza di Josi, in questo punto viene creata una ‘massicciata’, di cui nonè stato possibile verificare l’esistenza, ma che si può ipotizzare fosse funzionalea fissare l’elemento marmoreo. Il piano in cui questa struttura è messa in operaè, con ogni probabilità, lo stesso della frequentazione al momento dell’inter-vento di Gaudenzio: infatti la cornice marmorea sembra essere stata incassata nelpunto terminale del parapetto. Bisogna quindi ipotizzare che l’intervento sia av-venuto in una fase avanzata della vita della catacomba, quando era già avviato

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il processo di riempimento delle gallerie del nucleo centrale con terra di riportoproveniente dalle nuove regioni 17. L’individuazione del piano è agevolata tral’altro dalla presenza della galleria N13, attualmente ‘sospesa’, nata come unvero e proprio retrosanctos accanto alla tomba del martire.

A questa sistemazione appartiene anche la messa in opera di un pilastrino(cm 90 x 20 ca.) in pietra o marmo rivestito di intonaco bianco, poggiante inparte sull’elemento marmoreo scanalato in parte sulla zeppa, sulla cui sommitàè installata una lastra in marmo ora rotta che probabilmente costituiva una pic-cola mensola.

La sequenza di interventi di monumentalizzazione della tomba va collocatain un ambito cronologico molto ristretto tra la sistemazione di Gaudentius, dacollocare verso la fine del IV secolo per l’evidente dipendenza dall’azione diDamaso presso la tomba di Gennaro, ed i primi decenni del V secolo, quando lacatacomba, cessato lo sfruttamento funerario, è abbandonata, non prima di averasportato i resti del martire Novaziano e gli elementi marmorei della decora-zione del suo sepolcro.

3. L’identificazione del martire

La scoperta di una sepoltura martiriale in un cimitero, sconosciuto agli anti-chi documenti topografici e liturgici, ha dato vita ad un vivace dibattito, la co-siddetta ‘questione novazianea’, sull’identificazione del martire con l’omonimoscismatico antipapa di Cornelio, proposta in prima istanza da P. Styger 18, allaquale si contrappone l’ipotesi avanzata dallo stesso scopritore E. Josi 19, che ri-conosce in Novaziano un martire della persecuzione dioclezianea della cui esi-stenza si conserva traccia nei latercoli del Martyrologium Hieronymianum del27 e del 29 giugno 20.

17 Rocco, La più antica regione cit., 226.18 Styger, Die römischen cit., 189-195 e Styger, Römischen Märtyrergrüfte cit., 194-198; Mo-

hlberg, Osservazioni storico-critiche cit., 242-249; C. Cecchelli, Monumenti cristiano-eretici diRoma, Roma 1944, 157-162; Ferrua, Novatiano beatissimo cit., 232-239; A. Amore, I martiri diRoma, Roma 1975, 92-94; R. Giordani, Novatiano beatissimo marturi Gaudentius Diaconus fecit,contributo all’identificazione del martire Novaziano della catacomba anonima sulla via Tiburtina,Rivista di Archeologia Cristiana, 69, 1992, 233-258.

19 Josi, Cimitero I cit.; Josi, Le più notevoli scoperte cit., 311-312 e Josi, Relazione delle adu-nanze cit., 173; Kirsch, Le catacombe cit., 132-135; H. Delehaye, Contributions récentes à l’ha-giographie de Rome et d’Afrique, Analecta Bollandiana, 54, 1936, 265-268.

20 Martyrologium Hieronymianum ad fidem codicum adiectis prolegomenis, ed. I.B. de Rossi-L. Duchesne = AA. SS. Nov. II, 1, Bruxellis 189 (= MH), 83-85; Commentarius perpetuus inMartyrologium Hyieronimianum, in Acta Sanctorum, Novembris, II, pars posterior, Bruxelles1931, 338-342.

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La difficoltà di dirimere la querelle appare chiara già a H. Delehaye, che ri-tiene non ci siano argomenti sufficienti per confermare l’ipotesi della coinci-denza tra il martire e lo scismatico e che entrambi i riferimenti a un martireNovaziano nel Martyrologium Hieronymianum siano a tal punto confusi, da nonpoter nemmeno essere collegati con certezza alla città di Roma 21.

Le due notizie del Martyrologium Hieronymianum sono, infatti, molto pro-blematiche: al 27 giugno (V kalendas iulias) un Novaziano compare in una lungalista di martiri introdotta da un riferimento alla Spagna 22; al 29 giugno (III ka-lendas iulias) dopo aver ricordato il natale apostolorum Petri et Pauli, il codiceEpternacense aggiunge ‘et aliorum martyrum DCCCCLXXVIIII item RomaeNovatiani’, mentre il Bernense ed il Wissenburgense riportano ‘in eadem urbeAurelia Sanctorum Nevatiani et aliorum DCCCCLXXVII’.

Nel Commentarium perpetuum H. Delehaye spiega la divergenza nel numerodei martiri, 979 o 977, come un errore di copiatura da collegare alla notizia del22 giugno che fa riferimento a due gruppi di 879 e 889 martiri di Antiochia oAlessandria 23. Mohlberg ritiene invece che i numeri 979 e 977 delle due lectio-nes possano nascondere una dipendenza letteraria diretta con la notizia del 27giugno relativa alla sepoltura dei sette figli di Symphorosa al IX miglio dellavia Tiburtina. Originariamente, dunque, il riferimento a Novaziano doveva se-guire quello a Symphorosa ed ai suoi figli, ai quali sarebbe accomunato dalla se-polura sulla medesima via consolare Tiburtina. Inoltre, secondo lo studiosotedesco, poiché Quentin ritiene che la notizia del 27 giugno facesse parte del-l’archetipo del Martyrologium, si può datare il suo inserimento nel calendario ro-mano agli inizi del IV secolo 24.

Tra i rilievi mossi contro l’identificazione del martire con il presbitero ro-mano che nel 251 in opposizione a Cornelio si fece consacrare vescovo di Romadando vita al primo scisma storicamente accertato della Chiesa 25, vi è l’assenza

21 Delehaye, Contributions récentes cit., 266-268.22 MH, 83: ‘Romae via Tiburtina miliario VIIII Crispi Cristiani Felicis Spinellae et septem

germanorum. Cordobae in Spanis Criscentis Iuliani Remisi Prutiviae Iustinae Stattei Eugeni No-vatiani Clementis Marcellini Felicis Venusti Zilli Marcelli Italicae Laeli Capitonis Tinni Tunachiet in insula Poa translatio corporis sancti Fiorenti’.

23 MH, 81; Commentarium, 343.24 Mohlberg, Osservazioni storico-critiche cit., 244.25 Notizie sulla vita di Novaziano in V. Loi, Novaziano. La trinità. Introduzione, testo critico,

traduzione, commento, glossario e indici, Torino 1975, 4-13 e in M. Simonetti, s.v. “Novaziano,antipapa”, Enciclopedia dei Papi, I, Roma 2000, 273-278, ai quali si rimanda per la bibliografiaprecedente.

26 M. Simonetti, L’età antica, Enciclopedia dei Papi, I, Roma 2000, 15.

del titolo di episcopus dall’iscrizione di Gaudentius, prevedibile per il capo in-discusso di una comunità rigorista ed elitaria alternativa a quella ufficiale, uni-versalista e popolare, di Callisto e Cornelio 26. La sua giustificazione, secondoFerrua, va ricercata nella natura tipologica del titulus, non un vero e proprio epi-taffio, ma un’iscrizione dedicatoria legata ai lavori di ristrutturazione ed abbel-limento realizzati dal presbitero presso la tomba 27.

Scarso credito ha riscontrato la ricostruzione del Mohlberg che giustifica lamancanza del titolo vescovile nell’iscrizione di Gaudentius, datata sulla scia diDelehaye al III secolo, con una riconciliazione di Novaziano con la Chiesa cat-tolica dopo la morte attraverso il martirio 28.

Anche A. Amore ritiene possibile che Novaziano prima della morte si siapentito e sia tornato in seno alla chiesa cattolica. L’ipotesi si basa su una origi-nale interpretazione del carme damasiano in onore di Ippolito 29: Damaso, rife-rendo informazioni apprese da altri, avrebbe invertito i ruoli di Novaziano edIppolito sostenendo che il secondo fosse discepolo del primo e che durante unapersecuzione sarebbe tornato alla comunità ufficiale. Questa interpretazione le-gittimerebbe anche il titolo di martyr, dal momento che la morte eroica sarebbe

27 Ferrua, Novatiano beatissimo cit., 234.28 Mohlberg, Osservazioni storico-critiche cit., 247-249. Lo studioso per rafforzare l’ipotesi

della identificazione tra il martire del cimitero romano e lo scismatico, sottolinea come i nova-zianisti non siano mai stati considerati veri e propri eretici, e per questo non dovrebbe essergli statovietato il culto del loro fondatore. Del resto l’atteggiamento della Chiesa e dello Stato nei confrontidegli scismatici, per tutto il IV secolo, è improntato alla tolleranza ed anche la documentazionestorica, molto sfavorevole verso la persona di Novaziano, si mostra accomodante verso i suoi se-guaci. Ulteriore testimonianza di questa temperie favorevole è, per Mohlberg, l’episodio che vedeSimmaco rifugiarsi presso il capo della Chiesa novazianista Leonzio che ne ottiene la grazia pressoTeodosio (Socr., h.e. 5,16). Il vescovo Leonzio potrebbe identificarsi secondo Mohlberg con il ve-scovo e martire Leo, citato nel Martyrologium Hieronymianum al 14 marzo, di cui si sarebbe con-servata memoria sulla via Tiburtina (MH, 143) a sua volta da identificare con l’ottuagenario Leoa cui è dedicato un carme pseudodamasiano (Epigrammata Damasiana, (A. Ferrua cur), Città delVaticano 1942 = ED, 67). All’iniziativa di Leontius/Leo si legherebbe, per il Mohlberg, la co-struzione di una basilica in onore di Novaziano nel sopratterra del cimitero, identificata con un ca-sale individuato da Fornari presso l’ingresso alla catacomba (Fornari, Relazione circa una nuovaregione cit., 182-184). La costruzione della basilica andrebbe collocata tra il 326, anno dell’edittodi Costantino che consente ai novazianisti di possedere chiese e cimiteri (Cod. Theod. 16,5), edil 354, anno di composizione della Depositio martyrum che registra il furto delle reliquie di Si-lano dal cimitero di Massimo sulla via Salaria, che sarebbero state deposte proprio in questo luogo.Nella basilica poco dopo sarebbero state traslate anche le reliquie di Novaziano, come dimostre-rebbe il fatto che la tomba è stata trovata aperta.

29 ED, 35: «Hippolytus fertur premerent cum iussa tyranni / presbyter in scisma semper man-sisse Novati./ Tempore quo gladius secuit pia viscera matris, / devotus Christo peteret cum regnapiorum,/ quaesisset populus ubinam procedere posset, / catholicam dixisse fidem sequerentur utomnes / sic noster meruit confessus martyr ut esset / Haec audita refert Damasus probat omniaChristus».

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giunta dopo la riconciliazione con la Chiesa ufficiale. L’errore di Damaso sa-rebbe giustificato dalla distanza temporale dagli avvenimenti narrati, circa centoanni, dal ricorso ad una tradizione orale, e dalla vicinanza tra i sepolcri dei dueprotagonisti.

Tuttavia la menzione di Novaziano nel carme damasiano può essere spiegatadiversamente, ipotizzando il ritorno a Roma di Ippolito dall’esilio in Sardegnae la sua momentanea adesione allo scisma di Novaziano, dal quale si sarebbe al-lontanato per ritornare alla Chiesa ufficiale 30.

Le notizie sulla vita di Novaziano dopo lo scisma sono scarse e poco atten-dibili, ma è opinione comunemente accettata che egli sia morto martire, mentresi trovava in esilio fuori Roma, intorno alla metà del 258, durante la persecu-zione di Valeriano 31. Ferrua ritiene probabile che la traslazione del suo corpo nelcimitero della via Tiburtina sia avvenuta qualche anno più tardi, intorno al 260,alla fine della persecuzione. In quell’occasione la tomba sarebbe stata tagliatanella parete di tufo ancora intatta, con dimensioni ridotte e quindi adatte ad ac-cogliere i resti di una traslazione 32.

Secondo la ricostruzione di P. Styger, invece, nella galleria in cui fu deposto

30 Nel 235, Ponziano, legittimo vescovo di Roma ed Ippolito, scismatico, sono esiliati in Sar-degna, dove Ponziano rinuncia al suo incarico (discinctus est). Secondo il Liber Pontificalis Pon-ziano muore sulla stessa isola il 30 ottobre a causa delle torture inflittegli; il suo corpo è trasportatodal vescovo Fabiano per mare e deposto nel cimitero di Callisto nel 236 o nel 237 (Le Liber Pon-tificalis. Texte, introduction et commentaire, L. Duchesne (cur.), I, Paris 1886, 63-64). Diversa-mente le fonti non parlano esplicitamente della morte di Ippolito, ma la Depositio martyrum registrasotto la stessa data del 13 agosto la deposizione di Ponziano nel cimitero della via Appia e quelladi Ippolito presso la via Tiburtina (Valentini, Zucchetti, Codice topografico cit., II, 24). Questa no-tizia viene interpretata come l’indicazione della data in cui i corpi di entrambi i personaggi sonostati traslati dalla Sardegna: tuttavia, se così fosse, sarebbe difficile spiegare il perché le reliquie nonsiano state seppellite nello stesso cimitero. La data indicata dalla Depositio martyrum potrebbequindi indicare la semplice contemporaneità della celebrazione del dies natalis del martire (P. Te-stini, Di alcune testimonianze relative a Ippolito, Ricerche su Ippolito, Roma 1977, 45-65, in par-tic. 51), dettata da casualità (vd. il caso di Fabiano sepolto a Callisto e Sebastiano in catacumbas,morti rispettivamente durante la persecuzione di Decio e sotto Diocleziano e ricordati nella Depo-sitio Martyrum il 20 gennaio, Valentini, Zucchetti, Codice topografico cit., II, 17) oppure dalla vo-lontà di accomunare i due personaggi nel ricordo presso i fedeli, con una iniziativa posteriore,secondo un procedimento già ipotizzato per le figure di Cornelio e Cipriano, accomunati dalla lottaantinovazianista ed entrambi celebrati il 14 settembre (L. Reekmans, La tombe du pape Corneilleet sa region cémétériale, Città del Vaticano 1964, 203-211). Questa interpretazione permetterebbedi superare l’ostacolo creato dalla menzione di Novaziano nel carme damasiano, che costringe acollocare la morte di Ippolito molto dopo il 235, anno della deportazione secondo il Catalogus Li-berianus, e di ipotizzare il ritorno a Roma di Ippolito dopo qualche tempo, la sua adesione nel 251allo scisma di Novaziano, un suo distacco e la morte eroica, forse durante la persecuzione di Va-leriano(M. Simonetti, La riflessione dottrinale a Roma nei primi secoli, L. Pani Ermini (cur.), Chri-stiana Loca. Lo spazio cristiano nelle Roma del I millennio, Roma 2000, 77).

31 Socr., H.E., IV, 28 (PG 67, col. 540B); Phot., Bibliot., Cod. 182, 208 (PG 103, coll. 534, 678).32 Ferrua, Novatiano beatissimo cit., 237.

Novaziano, già intorno al 260, sarebbero stati tumulati alcuni defunti in una piladi loculi sovrapposti, distrutta successivamente per far posto al sepolcro per ilmartire 33.

Una terza ipotesi è stata proposta da R. Giordani: le spoglie del martire, trat-tenute per molto tempo lontano da Roma a causa delle lungaggini delle praticheper il rimpatrio delle salme che richiedevano anche l’autorizzazione imperiale 34,sarebbero state deposte nel sepolcro, approntato preventivamente in un puntocentrale della catacomba, in attesa che giungessero a Roma 35.

La revisione dei dati monumentali relativi alla tomba martiriale, pur avendoportato a risultati significativi, non consente di ricostruire il primitivo assettodel tratto di parete della galleria N5 occupato dalla tomba. L’installazione dellastruttura attualmente visibile nella seconda metà del IV secolo ha comportato in-fatti il taglio della porzione di tufo in cui non si può escludere si aprisse una co-munissima pila di loculi regolari, uno dei quali avrebbe potuto accogliere lasepoltura di Novaziano anche prima dell’intervento di Gaudentius, che loavrebbe poi profondamente trasformato. Del resto nessuna delle tombe martirialiad oggi note mostra nella sua fase d’impianto una simile cura nella realizza-zione, trattandosi per lo più di loculi privi di qualsiasi ornamento, ad eccezionedi poche sepolture papali 36.

33 Styger, Die römischen cit., 194-195. 34 Giordani, Novatiano beatissimo cit., 247.35 Giordani, Novatiano beatissimo cit., 248. Ulteriore conferma dell’identificazione del Nova-

ziano della via Tiburtina con lo scismatico sarebbe fornita, secondo Giordani, da alcune conside-razioni di carattere storico: la Chiesa di Roma avrebbe contrapposto alla presenza di un martire,autore e protagonista di uno scisma, in termini polemici e pressoché nello stesso luogo, un cam-pione della fede, il diacono Lorenzo, morto anch’egli durante la persecuzione di Valeriano, pochigiorni dopo Sisto II e gli altri sei diaconi, sepolti sull’Appia (Amore, I martiri cit., 140-142). Perquesto motivo il culto di Lorenzo avrebbe avuto un grandissimo seguito e sarebbe stato incenti-vato dalla costruzione della grande basilica cimiteriale costantiniana e successivamente dall’ere-zione di una serie di chiese devozionali dedicate ad alcuni dei suoi colleghi nel collegio diaconale.Giordani, Novatiano beatissimo cit., 249-251. Già Reekmans (L. Reekmans, L’implantation mo-numentale chrétienne dans la zone suburbaine de Rome du IVe au IXe siècle, Rivista di Archeo-logia Cristiana, 44, 1968, 196) aveva evidenziato come la via Tiburtina apparisse a quel tempointeramente dedicata ai diaconi martiri.

36 L. Reekmans, Les cryptes des martyrs romains. État de la recherche, Atti del IX CongressoInternazionale di Archeologia Cristiana (Roma, 21-27 settembre 1975), Roma 1978, 310; D.Nuzzo, Tipologia sepolcrale delle catacombe romane: i cimiteri ipogei delle vie Ostiense, Ar-deatina e Appia, Oxford 2000, 198. Tra questi casi, particolarmente interessante – anche alla lucedella recentissima revisione proposta da R. Giordani (R. Giordani, Sul problema dell’età dellatraslazione a Roma delle spoglie di papa Cornelio, Vetera Christianorum, 42, 2005, 251-273) –risulta il confronto con la tomba di Cornelio nel cimitero di Callisto le cui dimensioni, simili aquelle della tomba di Novaziano, sono ritenute indizio della traslazione del corpo del pontefice.La tomba ‘a mensa’, anch’essa dotata di un parapetto in muratura, è interamente rivestita di into-naco. Essa si apre sulla parete di fondo del cubicolo L della regione cd. di Lucina. La sepoltura,

LA TOMBA DEL MARTIRE NOVAZIANO 165

Alcune osservazioni di carattere topografico potrebbero corroborare l’ipo-tesi di una traslazione tarda del corpo: la centralità della tomba martiriale ri-spetto non solo all’area primitiva ma anche a tutto il resto della catacomba el’assenza di installazioni legate alla devozione martiriale prima del IV secolo,quando si apre a fianco della tomba, tagliando in parte una pila di loculi, la pic-cola galleria/retrosanctos N13 e si installa il cubicolo familiare Ma, posto inasse con l’ambulacro che contiene la tomba del martire.

Dal punto di vista agiografico se da un lato non stupirebbe l’assenza del ri-ferimento ad uno scismatico come Novaziano nelle Depositiones, può essere si-gnificativa la sua menzione in alcuni latercoli del MartyrologiumHieronymianum, che indicherebbe la presa d’atto della sua esistenza intorno alV secolo 37.

Certo è che il cimitero della via Tiburtina cessò di essere frequentato in con-comitanza con la campagna lanciata da Innocenzo I (401-417) e Celestino I(422-432) contro i novazianisti 38. Giordani ipotizza che in quest’occasione siastata eseguita la traslazione delle reliquie del martire, probabilmente a Costan-tinopoli, dove i seguaci di Novaziano continuarono a godere della libertà 39. Ul-teriore testimonianza dell’abbandono precoce della catacomba è la sua mancatamenzione nell’Index coemeteriorum vetus, nei documenti di Monza e soprat-tutto negli Itinerari della prima metà del VII secolo 40. L’abbandono del cimitero

decorata sin dalla fase di impianto, avrebbe accolto le spoglie di Cornelio, morto in esilio nel 253,a seguito della traslazione, avvenuta secondo Reekmans (Reekmans, L’implantation monumen-tale cit., 208-210) durante il pontificato del suo successore Stefano I (254-257). Giordani nella suaricostruzione propone una serie di argomenti per posporre la data della traslazione al IV secolo:innanzitutto la scelta del luogo sepolcrale diverso dalla Cripta dei Papi, che pure accoglieva le spo-glie dei suoi predecessori e che doveva avere ancora spazi liberi se vi furono seppelliti successi-vamente ancora Stefano, Sisto, Dionigi, Felice ed Eutichiano; la monumentalità del sepolcro sindalla fase d’impianto, che esula dalla prassi del III secolo; la redazione in latino dell’epitaffio, di-versamente da quelli della cripta dei papi, ma anche da quello di Gaio, morto nel 296, tutti in lin-gua greca. Inoltre, la mancata menzione della tomba nella depositio martyrum e nella depositioepiscoporum, testimonierebbe che, almeno fino al 354, anno della loro redazione, il corpo di Cor-nelio non era ancora stato traslato. La traslazione dunque sarebbe avvenuta durante l’età dama-siana, come parte del programma di consolidamento dell’autorità e del primato di Roma chequalifica la politica religiosa del pontefice (C. Carletti, s.v. Damaso I, santo, Enciclopedia deiPapi, I, 2000, 349-372). Le riflessioni di Giordani inducono a riflettere sulla possibilità, alla lucedella ricostruzione cronologica dei dati monumentali della tomba di Novaziano qui proposta, cheanche la traslazione delle reliquie dello scismatico, se è da identificare con il martire sepolto, siaavvenuta nello stesso frangente temporale, o più probabilmente poco tempo dopo, quasi in con-seguenza di quella di Cornelio, il suo principale avversario.

37 MH, 83-85.38 Socrat., h.e. 7, 9.39 Giordani, Novatiano beatissimo cit., 252. 40 Per i testi delle opere cfr. R. Valentini - G. Zucchetti, Codice topografico della città di Roma,

I-IV, Roma 1940-1953.

166 ANITA ROCCO

è fissato al V secolo, in base all’assenza di materiali più recenti 41, in coinci-denza con il fenomeno di cessazione dell’utilizzo sepolcrale di tutti gli insedia-menti cimiteriali comunitari romani, un fenomeno tanto generalizzato da averfatto ipotizzare a V. Fiocchi Nicolai una direttiva in questo senso partita dalle piùalte cariche gerarchiche della Chiesa 42. Tuttavia un elemento di significativa di-versificazione della catacomba di Novaziano risiede nel fatto che l’abbandononon riguarda soltanto le gallerie cimiteriali ma anche la sepoltura martiriale.

Del resto pur presentando caratteristiche simili a quelle degli altri nuclei ori-ginari delle catacombe romane, si evidenziano in questo insediamento alcune pe-culiarità sia nella distribuzione e nell’organizzazione degli spazi sepolcrali, sianella realizzazione degli epitaffi ad essi legati.

Ad una lettura anche superficiale della pianta del cimitero emerge chiara-mente la programmatica assenza, nella regione più antica, di cubicoli ed arco-soli. Benché questa sia una delle caratteristiche distintive delle prime areecomunitarie, tuttavia nella maggior parte di esse si individuano, seppur rara-mente, sepolcri più monumentali, quali nicchie per sarcofagi e tombe ‘a mensa’,ed ambienti esclusivi, a volte riccamente decorati, sicuramente legati ad unacommittenza più elevata 43.

Anche la prassi epigrafica della regione primitiva della catacomba presentadei caratteri di originalità rispetto a quella degli altri cimiteri comunitari coevi,sia nella tecnica esecutiva con l’ampia diffusione di iscrizioni dipinte a miniosulla malta bianca che riveste i laterizi posti a chiusura dei loculi che nel for-mulario con l’anomala incidenza della indicazione della depositio, la data dimorte/sepoltura 44.

Alcuni elementi di originalità si ripropongono anche al di fuori dei limiti del-l’area primitiva: la generalizzata uniformità degli spazi sepolcrali si può riscontrareanche nelle espansioni di IV secolo, dove a parte sporadiche presenze, rappresen-tate da quattro cubicoli e alcuni arcosoli45, comunque improntate alla estrema sem-plicità delle forme, l’unica significativa eccezione è rappresentata dal cubicolo Ma.

Le peculiarità tipologiche ed epigrafiche di questo insediamento sono diffi-cilmente spiegabili, anche se si può generalmente rilevare, durante tutto l’arco

41 Fornari, Relazione circa una nuova regione cit., 186-187 e Josi 1935, 173.42 V. Fiocchi Nicolai, Strutture funerarie ed edifici di culto paleocristiani di Roma dal IV al VI

secolo, Città del Vaticano 2001, 92.43 Vd. i cubicoli dei sacramenti nell’area I del cimitero di Callisto, l’ipogeo del Buon Pastore

della catacomba di Domitilla, l’area Gb di quella di Pretestato (Fiocchi Nicolai, Strutture funera-rie cit., 27-28).

44 Cfr. Rocco, La più antica regione cit., 231-234.45 Si tratta dei cubicoli Mb, Mc, Md ed Oa e degli arcosoli rinvenuti nelle gallerie periferiche

O4, O6, M6, M10, M14 ed M15 e nei cubicoli Mb ed Md.

LA TOMBA DEL MARTIRE NOVAZIANO 167

temporale di uso dell’insediamento, una fruizione ‘popolare’ che determinascelte epigrafiche e sepolcrali economicamente molto accessibili. Su qualsiasiriflessione conclusiva, soprattutto sul piano epigrafico, pesa l’impossibilità diistituire confronti con campioni analoghi, dettata sia dalla carenza di studi ana-litici sui singoli gruppi di iscrizioni dei contesti più antichi delle catacombe, siadalla difficoltà di individuare monumenti che si conservino nelle stesse ecce-zionali condizioni.

Certo è molto suggestiva l’ipotesi che le peculiarità analizzate siano il ri-flesso materiale dell’appartenenza da parte dei fruitori del cimitero ad un una co-munità ‘parallela’ a quella ‘ufficiale’, come doveva configurarsi quella deiseguaci di Novaziano, non allineata ad una prassi comunitaria, le cui linee guida,peraltro, sembrano essere suggerite/imposte dalla gerarchia ecclesiastica 46.

Alla luce di tutte le considerazioni esposte, l’identificazione del martire se-polto nel cimitero con lo scismatico Novaziano, pur non potendo essere affer-mata con certezza, acquisisce ulteriore credito. Si pone inevitabilmente ilproblema della gestione dell’insediamento funerario comunitario: è possibileche la tomba venerata dell’iniziatore di uno scisma che si fa nominare vescovoin contrapposizione a quello della maggioranza della comunità romana sia postain un cimitero ‘ufficiale’ o bisogna ipotizzare una gestione diretta da parte dellacomunità novazianista? E in questo caso, essa si può riconoscere sin dalla fon-dazione o soltanto a partire dal momento dell’installazione della tomba?

Poiché la ricostruzione dello sviluppo topografico del cimitero ha consen-tito di datare la fondazione del primitivo impianto ad almeno un decennio primadella metà del III secolo, e quindi anche della stessa nascita della comunità deiseguaci di Novaziano dopo lo strappo con la Chiesa di Cornelio nel 251, si puòipotizzare che esso sia stato acquistato o comunque sia entrato in possesso deiNovazianisti solo in un secondo momento, non necessariamente da riconoscerenella deposizione del martire nella galleria N5, che, come si è visto, non è pos-sibile datare con certezza. Si spiegherebbero così le peculiarità tipologiche edepigrafiche riscontrate come sintomi di una estraneità a quelle direttive, che siipotizza fossero imposte dalla gerarchia ecclesiastica, nella prassi insediativa edepigrafica dei cimiteri comunitari collettivi coevi, un disallineamento che sem-bra si possa riconoscere già nel III secolo e che fa ipotizzare che il cimitero siastato acquisito dai Novazianisti poco tempo dopo lo scisma 47.

46 C. Carletti, L’arca di Noé: ovvero la chiesa di Callisto e l’uniformità della ‘morte scritta’,Antiquité Tardive, 9, 2001, 97-102.

47 Di parere opposto è Rebillard (L’Église de Rome cit., 755-756), che ritiene indimostrabile ilpossesso della catacomba da parte della comunità novazianista nel III secolo alla luce del fatto chea quell’epoca, a suo parere, non esistevano neanche cimiteri gestiti dalla Chiesa ‘ufficiale’.