Post on 08-Feb-2023
Le politiche di Nestor e Cristina Kirchner: il kirchnerismo
«Rappresentiamo l'antimodello di un mondo in cui il capitale
finanziario si è trasformato in padrone e signore, e vuole
castigarci», (28 nov. 2012).
Introduzione
La schiacciante vittoria conseguita il 23 Ottobre 2011 da Cristina
Fernandez de Kirchner, la terza consecutiva di un Kirchner (la prima,
nel 2003, ha visto prevalere il marito Nestor Kirchner), ha
dimostrato che la vita politica argentina dopo la crisi del 2001 è
dominata da una nuova forma di politica economica e da un nuovo
movimento peronista: il kirchnerismo.
Ho ritenuto estremamente opportuno ed interessante analizzare le
politiche dei coniugi Kirchner, sopratutto per il periodo di crisi
di rappresentanza ed economico-finanziaria in cui si trova oggi
l'Occidente e potrebbe, dunque, essere utile comprendere nel
dettaglio le misure adottate in Argentina dopo il default del 2001,
situazione, appunto, molto simile a quella attuale. L'obiettivo del
paper �quello di capire se, come valutano gli analisti argentini, il
kirchnerismo si sia effettivamente affermato, con il tempo, come un
vero e proprio modello politico-economico di gestione dello stato (杜
odello K�, al pari del bolivarismo, del peronismo e del chavismo. Si
tratta di uno stile di governo, che riprende alcune carattistiche del
populismo peronista (come il sistema dei punteros o le misure di
lott�contro la povert�, mentre in economia cerca di adattare
politiche di stampo keynesiano, sviluppista e progressita al contesto
neoliberista sia internazionale sia nazionale, visto che l'Argentina
�stata impregnata di politiche economiche di tal genere per tutti
gli anni '90 fino alla crisi di inizi secolo.
Ho condotto il mio studio basandomi sopratutto su fonti primarie,
come i quotidiani La Nacion e Clarin e numerosi blog argentini e non. Ho
consultato alcune fonti secondarie, che citer�nell'elenco
bibliografico finale, le quali non sono molto cospicue, sopratutto
per quello che concerne i due mandati della Presidenta Cristina, in
quanto si tratt�di un tema 杜 ivente�
Concludendo, ho articolato il mio lavoro in cinque capitoli: nel
primo ho effettuato un breve excursus storico sulle tre presidenze
Kirchner, nel secondo ho cercato di carpire quali sono state le
dinamiche che hanno consentito le plurime vittorie kirchneriste, il
terzo capitolo �dedicato all'analisi dettagliata delle principali
misure adottate dal 2003 ad oggi, nel quarto ho cercato di
comprendere se si pu�parlare del kirchnerismo come di una corrente
neopopulista ed, infine, nel capitolo conclusivo l'ho definito, sulla
base delle informazioni raccolte, una 杜 overnance neo-liberale�
termine che spiegher�nei dettagli e che sostengo possa ben
identificare il movimento kirchnerista, divenuto, ormai, egemonico in
Argentina, ma che pare cominci a trovarsi in una situazione di crisi.
1. Excursus storico delle presidenze KirchnerLa prima vittoria fu ottenuta alle elezioni presidenziali del 2003,
convocate dall'allora presidente Eduardo Duhalde dopo essere riuscito
a stabilizzare la situazione economica in seguito al default del
2001. Il quadro politico appariva molto confuso, con differenti
personalità del peronista Partido Justicialista (PJ) che ambivano alla
candidatura: l'ex presidente Carlos Menem (promotore delle politiche
liberiste degli anni '90), i governatori delle province di Cordoba
(José Manuel de la Sota), Salta (Juan Carlos Romero) e San Luis
(Adolfo Rodriguez Saà, che fu presidente ad interim nel dicembre del
2001 e dichiarò la cessazione del pagamento del debito esterno) e
Nestor Kirchner.
Il presidente uscente Duhalde, personalità importante non solo per la
carica ricoperta ma anche per il controllo, nella pratica egemonico,
che esercitava sul partito, in particolare nella zona della capitale,
appoggiava De la Sota; ma, non essendo riuscito a siglare con lui un
accordo, nel gennaio del 2003 cominciò a sostenere il candidato
“nuovo”, il poco conosciuto Nestor Kirchner, che beneficiò di
quest'appoggio.
Kirchner, dopo aver studiato legge, si iscrisse al Partido
Justicialista e nel 1991 venne eletto Governatore di Santa Cruz.
Durante i suoi mandati si dimostrò un abile amministratore, riuscendo
a risanare il deficit della provincia e a riportarne le finanze in
attivo.
Comunque la situazione del PJ nel 2003 continuava ad essere molto
confusa e l'appoggio di Duhalde a Nestor non poteva garantirgli il
successo elettorale. Il 24 gennaio gli aspiranti candidati
presentarono i loro diversi programmi al congresso del partito, che
giunse alla decisione di permettere a ognuno di loro di candidarsi
alle elezioni presidenziali come se appartenessero a partiti
differenti. Kirchner in questa lotta si trovava in una situazione
sfavorevole: i sondaggi lo collocavano dietro a tutti gli altri
candidati personisti ed anche a Ricardo Lopez Murphy, lo sfidante di
centrodestra. Chiaramente la campagna elettorale di quell'anno fu
condizionata dagli effetti del default del 2001, che aveva portato il
54% della popolazione al di sotto della soglia di povertà e Kirchner
propose un programma socialdemocratico, concentrandosi sui temi della
produzione, dell'occupazione, della giustizia sociale e dell'equità e
ponendosi in rottura con le riforme liberiste degli anni '90 di Menem
e De la Rua. Il primo turno elettorale portò Kirchner a scontrarsi
con Menem. Questa volta i sondaggi davano per favorito il primo
con percentuali tra il 60% e il 70% che indussero Menem a ritirarsi
dalla competizione elettorale facendo di Nestor il nuovo presidente
argentino.
Grazie alle sue politiche economiche, che saranno analizzate più
avanti, la situazione economico-finanziaria migliorò, cominciò a
registrarsi una crescita forte e rapida, mentre diminuirono i tassi
di povertà e disoccupazione. Ebbe rapporti molto difficili con il
Fondo Monetario Internazionale, a cui Kirchner decise di pagare
immediatamente il debito di 9.8 miliardi di dollari, per svilcolarsi
dalla subordinazione all'organismo internazionale.
Parallelamente, Kirchner intraprese una politica di difesa dei
diritti umani e di ricostruzione della memoria storica argentina.
A livello internazionale, fu molto vicino ai Paesi governati da
partiti di centro-sinistra, cioè il Brasile di Lula, il Cile di
Bachelet, l'Uruguay di Vàzquez, la Bolivia di Morales, l'Ecuador di
Correa e il Venezuela di Hugo Chavez (sebbene questi ultimi tre siano
sempre stati più radicali). Con essi voleva formare una coalizione di
stati che implementassero delle politiche economiche indipendenti
dalle potenze egemoniche. Anche se, in realtà, tutti, con l'eccezione
dei tre governi più radicali, mantennero relazioni, seppur spesso
fredde, con gli Stati Uniti, compresa l'Argentina.
Il 2 giugno 2007 Kirchner annunciò che non si sarebbe ricandidato
alle elezioni presidenziali di quell'anno, lasciando spazio alla
moglie Crisitna, che si presentò in qualità di presidente del Frente
para la Victoria (FPV).
La carriera politica di Cristina iniziò nel 1989, quando divenne
deputata provinciale di Santa Cruz e fu, poi, riconfermata nel 1995.
In quegli anni Cristina iniziò la lotta politica con il marito contro
il liberismo di Menem, nonostante egli facesse parte del loro stesso
partito. Infatti, Cristina abbandonò il PJ nel 1997, dopo essere
stata ripetutamente accusata di insubordinazione, e solo nel 2003
fondò il FPV per sostenere la candidatura di suo marito alle
presidenziali di quello stesso anno. Crisitina è sempre stata nota
per la sua enorme abilità oratoria e la sua capacità di spiegare il
messaggio politico del marito: infatti, durante i viaggi e gli
incontri diplomatici ufficiali, nessuno ha potuto parlare con Nestor
Kirchner in assenza della moglie. Inoltre Cristina si contraddistinse
per l'aggressività dei suoi discorsi e dei suoi programmi, più
radicali di quelli del marito. Venne eletta prima presidente donna
dell'Argentina il 28 ottobre 2007. Questa elezione è stata molto
differente dalla precedente, che si svolse nel contesto del default
finanziario. Nel 2007, dopo quattro anni di crescita rapida e forte,
la vittoria dei kirchneristi era abbastanza scontata; l'unica
sorpresa venne dalla non ricandidatura di Nestor. Sua moglie Cristina
vinse con il 45% dei voti, battendo facilmente la candidata di
centro-sinistra, Elisa Carrió, e l'ex ministro dell'economia durante
il governo di suo marito, Roberto Lavagna, dell'Union Civica Radical. Alla
Camera dei Deputati le forze kirchneriste ottennero 160 dei 257
segggi e al Senato 47 dei 74 seggi totali. Così il kirchnerismo
emerse come forza politica dominante in argentina, mentre
l'opposizione rimaneva profondamente divisa in tre blocchi, l'Union
Civica Radical, la Coaliciòn Civica e la Propuesta Republicana di centro-destra.
Le prime misure adottate consistettero nel mettere sotto controllo la
Banca Centrale argentina e nella nazionalizzazione della società
petrolifera spagnola, Repsol. Si è scagliata più volte contro il FMI,
che la accusa, oggi, di truccare i conti nazionali, e contro il
sistema della finanza internazionale, dimostrando ancora una volta la
sua forza ed aggressività.
Cristina è stata rieletta nel 2011 con il 54.11% dei suffragi.
Nell'autunno di quest'anno si terranno le nuove elezioni legislative
e i sondaggi, però, mostrano un netto calo dei consensi nei confronti
della Kirchner, legato sopratutto ad un forte aumento
dell'inflazione, che fa temere agli analisti economici internazionali
una nuova crisi.
2. Le ragioni della vittoria: il contesto socio-
economico e il sistema partitico.Nestor Kirchner era un leader politico molto pragmatico, che ambiva
al successo e, per questo, è stato sempre disponibile a dialogare sia
con il centro-sinistra che con il centro-destra e non ha mai del
tutto abbandonato le politiche neo-liberiste, ma nel frattempo ha
continuato a proclamarsi un convinto socialdemocratico progressista.
Dall'altra parte, invece, l'opposizione ha infuso la sua retorica di
ideologia e basato la sua azione politica su determinate personalità,
come Elisa Carriò e Roberto Lavagna, piuttosto che su programmi
precisi e concreti.
È stata la combinazione di ideologia di sinistra e del ricorso ad
alcune pratiche neo-liberiste (non a quelle più ortodosse) che ha
permesso a Kirchner di arrivare al potere. Nestor è riuscito a
presentarsi come un uomo "nuovo", un outsider del sistema partitico
argentino, peronista, ma oppositore di molti leader peronisti
(identificati dalla popolazione come "old politics") ed è stato così
capace di rispondere alle esigenze del movimento di protesta post-
2001, Que se vayan todos!.
L'arrivo al potere di Cristina nel 2007 ha rappresentato un premio
all'operato del marito, che, nonostante le critiche, ha visto
riconosciuti i propri meriti; mentre, parallelamente, l'opposizione
rimaneva molto debole e non riusciva a dare concretezza e
affidabilità ai suoi programmi. Infatti, dopo che dal 1975
l'Argentina ha dovuto assistere ad una feroce dittatura militare, una
guerra persa contro l'Inghilterra per le Falkland-Malvinas,
l'iperinflazione, la svalutazione del peso e la recessione economica,
la popolazione ha preferito votare pragmaticamente per quella
corrente politica che aveva dimostrato efficienza ed efficacia al
governo.
Oltre che dal contesto socio-economico, le vittorie dei Kirchner e
del kirchnerismo sono state determinate anche dal quadro partitico,
caratterizzato dalla frammentazione del Partido Justicialista e dalla
debolezza dell'opposizione. Per quanto riguarda il PJ, il problema
della sua segmentazione interna in tre liste di peronisti rivali è
stato risolto con lo strumento delle listas colectoras: un candidato ad un
ufficio, in tal caso la Presidenza, è associato a diversi candidati
per altre posizioni (sindaco, governatore di una provincia,
senatore, deputato) per riuscire a comparire in più liste e a sommare
i voti che provengono da ognuno di quei candidati. La pratica, che
non era nuova nemmeno nel 2003, ha lo scopo di intercettare gli
elettori meno informati e attenti, che, quando vanno a votare per un
candidato, votano per l'intera lista, senza considerarne tutti i
membri. Così i Kirchner, sopratutto Crisitna, che ha fatto ricorso a
tale pratica molto più del marito, hanno usufruito di un effetto
"carrozzone", per cui il voto per un candidato a cariche minori si
traduceva di fatto in un voto al kirchnerismo per la Presidenza. In
questo modo è stato per essi possibile intercettare suffragi
provenienti dai settori della società più disparati e riunire i voti
anche dei rivali peronisti. È, comunque, importante notare che tale
pratica non è assolutamente vietata dalla legge argentina.
In generale, comunque, le reiterate vittorie dei Kirchner sono dovute
sopratutto all'estrema debolezza dell'opposizione. L'Union Civica Radical,
il primo partito argentino, di centro-sinistra, ispirato al
radicalismo, al liberalismo e alla socialdemocrazia, che ha la sua
base nella classe media, dopo il disastroso biennio di presidenza con
De la Rua (1999-2001), cominciò a spaccarsi al suo interno,
indebolendosi a tal punto da attestarsi come sesta forza politica
alle elezioni del 2003, mantendo consensi sopratutto nei centri
urbani. In pratica, il PJ non aveva concorrenza. Certo la continua
debolezza dell'opposizione, sia peronista che non, inquina la qualità
della democrazia argentina, provocando un parziale collasso del
sistema partitico. L'UCR ha cessato di essere una forza nazionale,
arrivando a conquistare nel 2007 addirittura soltanto 30 seggi al
Congresso. Con questo non si vuole sostenere che l'UCR sia un partito
morto, perchè conserva un'infrastruttura burocratico-amministrativa
di livello nazionale oltre che una rete di leader e attivisti locali,
che renderebbero possibile il ritorno al successo in futuro. È da
notare, inoltre, che una tale debolezza di uno dei partiti maggiori
del Paese non è stata accompagnata dalla nascita di nuovi pariti, il
chè rende, appunto, il kirchnerismo una forza politica senza rivali.
Inoltre, la crisi economica e politica del 2001 aveva fatto crollare
gli indici della fiducia nell'élite politica, provocando una crisi di
rappresentanza, ben visibile alle elezioni del 2001 quando il 22%
degli elettori annullò i suoi voti o presentò scheda bianca. Questa
crisi politica del ¡Que se vayan todos! era in gran parte legata alla
percezione popolare circa il fatto che i governi si erano dimostrati
totalmente indifferenti alle domande degli elettori fino a quel
momento. Prima Nestor e successivamente Cristina (che ha potuto
beneficiare dei risultati ottenuti dal marito durante i suoi quattro
anni di presidenza) hanno approfittato di questa situazione
economica, politica e partitica, ponendosi come leader pragmatici,
efficienti e concreti. E il popolo argentino ha percepito nelle
elezioni sucessive al 2003 che il suo governo stava soddisfacendo le
sue esigenze. Nestor Kirchner per primo ha ridato speranza nel futuro
all'Argentina e, infatti, i consensi del kirchnerismo sono aumentati
costantemente fino al 2012.
Comunque, al di là di tali considerazioni politiche, è chiaro che i
consensi del kirchnerismo sono stati la risposta del popolo argentino
alle politiche dei due presidenti considerati, che analizzerò più in
dettaglio.
3. Le politiche di Nèstor e Cristina.3.1 Le politiche di Nestor Kirchner
3.1.1 La ripresa economica
Durante il mandato di Nestor Kirchner, l’economia argentina è
cresciuta del 9% all’anno, favorendo, così, il netto miglioramento
degli standard di vita della popolazione. Parallelamente il consumo
interno è aumentato del 52%, la disoccupazione è scesa dal 20% al 9%
nel 2007, mentre il tasso di povertà si è dimezzato, passando dal 50%
al 27% al termine del mandato.
A livello internazionale, Kirchner si è dimostrato un
“isolazionista”, poiché ha subito cercato di pagare la maggior parte
del debito che l’Argentina aveva con i creditori del Club di Parigi
(un gruppo informale dei 19 Paesi più ricchi, che si occupa proprio
della rinegoziazione del debito estero bilaterale che gli Stati del
“Sud” con difficoltà nei pagamenti hanno nei loro confronti) e al
Fondo Monetario Internazionale per sganciarsi il prima possibile dai
legami con la finanza internazionale. Inoltre ha boicottato, insieme
alle “Repubbliche Bolivariane” (Venezuela, Ecuador e Bolivia) il
progetto, promosso dagli Stati Uniti, dell’ALCA (Area de Libre Comercio de
las Americas), promuovendo, invece, un accordo per l’ampliamento e la
trasformazione del MERCOSUR, il mercato comune tra gli Stati
socialdemocratici e socialisti della zona (attualmente Argentina,
Brasile, Paraguay, Uruguay, Bolivia e Venezuela), che condividono
valori quali lo sviluppo economico sostenibile, la lotta alla povertà
e l’equità sociale.
Comunque Nestor Kirchner, come detto, è stato, fin da subito, molto
duro e pragmatico, avviando con i creditori internazionali la
rinegoziazione del debito estero, che ha subìto, sotto la sua
presidenza, un taglio storico di oltre il 30%, il chè ha fatto
aumentare i consensi del kirchnerismo e ha permesso l’avvio della
ripresa. Nel quarto di secolo precedente al default del 2001,
l’economia argentina si era fondata su disavanzi fiscali e su un
fortissimo indebitamento esterno, culminati in una serie di crisi
negli anni ’70, negli anni ’90 e, infine, nel fallimento del 2001.
Nel 2002 il debito estero rappresentava il 166% del Prodotto Interno
Lordo ed è sceso, alla fine del primo mandato kirchnerista, al 74%
del PIL argentino, arrivando oggi a costituirne solo il 49%. E
bisogna anche sottolineare che risulta espresso prevalentemente in
pesos piuttosto che in dollari.
Ciò che è valsa l’accusa di isolazionismo a Nestor è stato lo scarso
utilizzo degli Investimenti Diretti Esteri (riscontrabile anche
durante i due mandati della Presidenta Cristina), a fronte del ricorso
a risorse interne. Così facendo l’Argentina è uscita dal Consenso di
Washington (il modello economico proposto da FMI e Banca Mondiale per
portare “più mercato” nei Paesi del Sud del mondo) ed ha cominciato a
sostenere una politica economica indipendente dai poteri
internazionali, accusati di deprimere lo sviluppo economico
dell’America Latina. Inoltre il Presidente ha abolito la Ley de
Convertibilidad, approvata da Menem nel 1991, che imponeva un tasso di
cambio fisso tra peso e dollaro e ha avviato la politica dello SCRER
(Tasso di Cambio Reale Stabile e Competitivo), un tasso di cambio
peso-dollaro relativamente libero di fluttuare che ha permesso di
contenere gli effetti negativi della svalutazione (aumento
dell’inflazione) sulla domanda interna di consumi.
Dunque, a livello nazionale la ripresa si è fondata sulla generazione
di surplus economico tramite l’aumento dei consumi. La formula alla
base delle politiche di Nestor Kirchner prevedeva l’aumento delle
esportazione dei principali prodotti del settore primario, soia,
carne e petrolio, la riduzione del costo del lavoro, la svalutazione
del peso rispetto al dollaro e l’avvio di programmi statali di
riduzione della povertà e della disoccupazione. Ciò fu possibile
anche grazie al favorevole scenario internazionale: i prezzi delle
materie prime (di cui l’Argentina è diventata esportatrice netta)
aumentarono notevolmente così come la domanda estera, soprattutto
cinese, di beni primari.
Per quanto riguarda il fronte della lotta alla disoccupazione, tra il
2003 e il 2007 Nestor non solo è riuscito a creare moltissimi nuovi
posti di lavoro (circa un milione), ma ha nettamente ridotto il
fenomeno del precariato. Inoltre Kirchner ha varato una serie di
provvedimenti volti a redistribuire il reddito alle famiglie più in
difficoltà, attraverso il Plan Familias, i Planes Trabajar e il Plan Jefes y
Jefes, che prevedevano assegnazioni in denaro alle categorie più
vulnerabili della popolazione.
Inizialmente ha promosso una politica di riduzione dei salari per
favorire l’aumento dell’occupazione, mentre imponeva una modifica del
sistema di contrattazione collettiva tra Stato, imprese e lavoratori.
Questo modello è stato definito “neocorporativismo segmentato”
(ETCHEMENDY J. E COLLIER R. 2007: 365): è “corporativista” per la
natura tripartita della negoziazione, che coinvolge i sindacati, il
governo e le associazioni di imprese; “neo”, perché distinto sia da
quello peronista che da quello menemista; e “segmentato”, perché gli
accordi raggiunti si applicano solo a determinati segmenti della
forza lavoro (gli occupati regolari e il lavoro organizzato). Questa
contrattazione collettiva è, tuttora, caratterizzata da una certa
autonomia del governo rispetto alle altre due componenti della
relazione, come dimostrano i diversi scioperi indetti dai sindacati
per far pressione sulle imprese e ottenere salari più elevati
(precedentemente, invece, esistevano legami più formali e solidi tra
il governo e i sindacati). Inoltre il kirchnerismo ha fatto ricorso
sistematicamente a tale modello per riuscire a raggiungere i suoi
obiettivi macroeconomici, perché esso ha permesso di raggiungere
accordi sia sui salari minimi dei lavoratori (2005, 2006, 2007) sia
sul controllo dei prezzi e dell’inflazione (2006, 2007), con il
sostegno dei sindacati e delle imprese. Questo nuovo modello, insieme
alla riduzione del lavoro precario e al surplus della bilancia
commerciale, ha permesso un aumento dei salari reali (dati dal
rapporto tra il salario orario e l’indice dei prezzi) del 70% al
termine della sua presidenza.
Inoltre, il presidente Kirchner è stato, soprattutto nei primi due
anni del suo mandato, molto attivo nella lotta all’evasione fiscale,
diventata un reato penale, così da poter aumentare le risorse interne
a fini redistributivi. Ciò dimostra un cambiamento nella concezione
del ruolo dello Stato in economia rispetto al precedente decennio
liberista.
Lo Stato ha promosso politiche attive di crescita, aumento
dell’occupazione, redistribuzione del reddito nazionale insieme a
provvedimenti per la protezione dei settori più vulnerabili e per la
tutela dei diritti economici e sociali. Ciò perché, secondo la
concezione kirchnerista, «il mercato organizza l’economia, ma non la
società», di cui deve, invece, occuparsi lo Stato.
Quest’idea ha avuto il suo riflesso nel piano di investimenti in
opere pubbliche promosso dal Presidente Kirchner, tramite la
creazione di un ministero ad hoc, il Ministero della Pianificazione
Federale e degli Investimenti Pubblici, e della Banca Nazionale dello
Sviluppo. Tale piano ha permesso, tra l’altro, una forte riduzione
della disoccupazione e un cambiamento nel modello economico
argentino, che negli anni ’90 si era fondato perlopiù su investimenti
privati e non pubblici. Nel 2007 la spesa statale in opere pubbliche
è aumentata di oltre cinque volte rispetto all’inizio del suo
mandato, il chè ha prodotto una grande espansione del settore
immobiliare e delle infrastrutture.
Comunque, più in generale, la spesa pubblica dal 2003 al 2007 è
aumentata del 30%, con consistenti finanziamenti ai settori
dell’istruzione pubblica, della ricerca scientifica e della salute.
Dunque, facendo un bilancio del primo mandato presidenziale di un
Kirchner, Nestor ha basato la ripresa economica sull’aumento degli
investimenti, soprattutto statali, e sulla crescita delle
esportazioni, il chè ha richiesto un aumento del surplus utilizzabile
a livello nazionale, ottenuto attraverso la netta riduzione del
debito con l’estero. In questo modo Kirchner ha inaugurato un circolo
virtuoso di crescita della domanda aggregata (cioè la somma della
domanda di consumi interna ed estera), della produzione,
dell’occupazione e dei salari. Tale positivo processo è stato
possibile solo grazie all’inversione del rapporto tra politica ed
economia che aveva caratterizzato l’Argentina fino al 2001, con la
prima che domina, con i Kirchner, la seconda. Questo è stato uno dei
meriti maggiori di Nestor, riconosciuto dalla popolazione e dagli
osservatori internazionali.
Gli analisti internazionali hanno inquadrato tali politiche nel
quadro dei paradigmi sviluppista1
e gradualista; mentre Kirchner ha definito le sue politiche
economiche come un «Consenso di Washington senza Convertibilità» o
«capitalismo serio», proprio perché ha promosso politiche di stampo
keynesiano, senza abbandonare totalmente quelle neoliberiste, come
dimostra lo sforzo per l’approfondimento dell’integrazione regionale,
ad esempio.
Queste politiche e la ripresa economica da esse prodotta hanno fatto
crescere molto la fiducia politica degli argentini, che hanno
percepito come esaudite le loro domande di una maggiore giustizia
sociale. E ciò è visibile anche nelle politiche sociali e dei diritti
umani avviate da Kirchner e che mi appresto ad analizzare.
3.1.2 Le politiche dei diritti umani e istituzionali
In materia di diritti umani, Nestor, e successivamente anche sua
moglie Cristina, hanno permesso all’Argentina di recuperare la
1 Teoria economica secondo cui il Terzo Mondo può svilupparsi creando un mercato interno forte e diversificato e imponendo dazi sui beni importati.
speranza nella giustizia dopo 30 anni di impunità e ai loro governi
di accattivarsi le simpatie di grosse fette di popolazione,
soprattutto della classe media.
Nestor ha abrogato le leggi che limitavano i processi per le
violazioni dei diritti umani commesse nel periodo delle Juntas Militares
tra il 1976 e il 1983, anno in cui è stata re-instaurata la
democrazia: la Ley de Punto Final del 1986, che stabiliva la prescrizione
di tutte le azioni penali contro coloro che erano stati accusati di
aver commesso durante la dittatura militare il crimine di “sparizione
forzata di persona”, che comprende la detenzione illegale, la tortura
e l’omicidio aggravato e non, e che non erano stati chiamati a
testimoniare entro 60 giorni dall’inizio del processo; la Ley de
Obediencia Debida del 1987, la quale proteggeva gli ufficiali delle
Forze Armate argentine dal processo, dando loro una vera e propria
impunità, tramite l’istituto della presunzione di innocenza assoluta
(cioè che non ammette prove contrarie, ma può essere invalidata solo
per errori di procedura commessi nel processo), in virtù della
obedencia debida, un concetto militare secondo cui i soldati devono
necessariamente obbedire agli ordini emanati dai loro superiori, il
chè rappresentava una sorta di alibi; e gli indulti del 1989 e del
1990 dei reati ascritti ai politici e ai generali dei ranghi più
alti, responsabili della Guerra Sucia, il programma di repressione
violenta dei dissidenti, attuato durante la dittatura militare. Così
nel 2006 più di 500 ex ufficiali, soldati e poliziotti furono
accusati e sottoposti a processo, restaurando la fiducia popolare
nelle istituzioni politiche e giudiziarie.
La tutela dei diritti umani è stata visibile anche nel modo in cui
Nestor Kirchner ha affrontato il nodo della sicurezza pubblica., nato
a causa della crisi economico-fiscale del 2001, che aveva fatto
nettamente aumentare il numero dei crimini violenti in Argentina. Il
Presidente ha avviato una riforma delle forze di polizia che dava
loro maggiori poteri per contrastare la criminalità, ma, vista la sua
alleanza con gruppi politici progressisti e con le associazioni di
tutela dei diritti umani e la sua ideologia socialdemocratica, ha
fatto in modo che questi più ampi poteri non si traducessero in
restrizioni eccessive delle libertà civili individuali. Infatti si è
rifiutato di autorizzare l’uso della forza contro proteste, barricate
e altre forme di disobbedienza civile e ha nominato nuovi giudici
della Corte Suprema argentina, noti per il loro impegno a favore dei
diritti degli imputati, per le loro grandi competenze e la loro
integrità morale, visto che i precedenti designati da Menem erano
stati per la maggior parte accusati di essere politicizzati e
corrotti.
Mantenere questo bilanciamento tra la domanda pubblica di sicurezza e
la tutela dei diritti umani e civili è e sarà una sfida molto
importante anche per Cristina Kirchner, soprattutto nei periodi più
recenti, in cui sta crescendo il malcontento popolare in Argentina.
3.2 La presidenza di Cristina Kirchner
Il prossimo 27 Ottobre si terranno in Argentina le elezioni
legislative per il rinnovo di metà dei seggi della Camera e di un
terzo di quelli del Senato e l’esito del voto sarà fondamentale per
capire quale futuro avrà il kirchnerismo alla ricerca di nuove
strategie per superare il malcontento popolare, espresso con il
cacerolazo, la protesta pacifica delle “pentole”.
Cristina Kirchner è stata, durante i suoi mandati, ben più radicale,
dura e ostinata di Nestor e sta cercando di alzare la posta in gioco
in vista delle elezioni, dall’esito molto incerto.
Ha iniziato una guerra alle multinazionali occidentali, soprattutto
americane, e agli investitori stranieri e, secondo il Fondo Monetario
Internazionale, ha bluffato sui conti pubblici del suo Paese pur di
continuare a perseguire le sue politiche radicali. La menzogna più
grande del governo argentino sarebbe relativa ai dati
sull’inflazione, che secondo la Kirchner si attesta intorno al 10,8%,
mentre le stime del FMI la indicano tra il 20% e il 30%, l’inflazione
più alta del continente latinoamericano. Anche la crescita del PIL è
rallentata negli ultimi anni e nel 2012 si è attestata ad un +2%,
quindi una percentuale decisamente inferiore rispetto al periodo
immediatamente successivo al default del 2001, nonostante la continua
stampa di moneta da parte della Banca Centrale argentina e i forti
investimenti statali. Proprio su questo terreno è iniziato da ormai
un anno lo scontro tra Cristina Kirchner e Christine Lagarde,
presidente del FMI, che ha ammonito la prima per aver truccato i
conti statali, intimandole di correggerli entro il 29 settembre 2013,
altrimenti l’Argentina sarà espulsa dall’organismo internazionale. La
Kirchner sta, ciononostante, continuando a percorrere la sua strada
e, per le elezioni legislative di quest’anno, sta promettendo una
crescita di almeno il 4,6% del PIL, grazie ad un piano di
investimenti pubblici molto corposo, che renderebbe l’Argentina la
terza economia del MERCOSUR, dopo Venezuela e Brasile.
Sono gli economisti liberisti a temere maggiormente per le sorti del
Paese, sostenendo che, spendendo eccessivamente in politiche
anticapitaliste, la Kirchner potrebbe riportarlo sul lastrico; ma è
anche vero che è nettamente aumentato il malcontento tra la
popolazione, a causa del rallentamento della crescita economica e che
tale situazione ha favorito anche la proliferazione della piccola
criminalità. In ogni caso rimane ancora molto grande la parte della
popolazione argentina che percepisce Cristina Kirchner come la
pasionaria peronista e socialista, amica di Fidel Castro, Chavez,
Morales e Correa, che ha investito in educazione, ricerca, cultura e
politiche ambientaliste, favorendo la popolazione più vulnerabile e
portando il tasso di disoccupazione al 6,9% nel 2011. Ma è
sicuramente aumentata la porzione degli argentini che giudica il suo
operato con maggiore scetticismo o che la considera pronta a tutto
pur di farsi rieleggere al termine del suo secondo mandato nel 2015,
anche a costo di modificare la costituzione, come dimostra la
convocazione del primo sciopero generale dell’era kirchner il 20
novembre 2012.
La situazione economica argentina è peggiorata da circa un anno a
causa dell’aumento incontrollato dell’inflazione, che rende poco
redditizia la politica dello SCRER, iniziata dal marito Nestor, la
quale necessita di politiche fiscali parzialmente restrittive per
poter esplicare i suoi effetti benefici e la Kirchner non si è
impegnata oltremodo per contenere l’aumento dell’indice dei prezzi.
Infatti, nell’ultimo anno la spesa pubblica è cresciuta notevolmente,
soprattutto a causa della misura del maggio del 2012, volta a
completare la nazionalizzazione della società petrolifera Yacimientos
Petrolíferos Fiscales (YPF) attraverso l’espropriazione del restante
51% del capitale in mano spagnola.
A livello internazionale il secondo problema che si è trovata ad
affrontare la Presidenta nasce dalla necessità di far fronte al
pagamento dei titoli in possesso degli hedge funds. Si tratta di fondi
di investimento non convenzionali, ma speculativi, specializzati
nell’acquistare debito nazionale ad alto rischio a prezzi stracciati,
approfittando dei momenti di difficoltà di un Paese, per poi
guadagnarci nel lungo termine attraverso gli interessi posti sui
titoli di debito acquistati, spesso intentando cause legali per
ottenere tali pagamenti. Il 22 Novembre 2012, infatti, un giudice
distrettuale di New York ha statuito che il governo argentino deve
ripagare alcuni di questi fondi per un valore pari a 1,33 miliardi di
dollari.
Quando nel dicembre del 2001 fu dichiarato il default, gli
investitori stranieri abbandonarono l’Argentina e il governo si trovò
costretto a ristrutturare il debito, che fu cancellato con
l’emissione di nuove obbligazioni nel 2005 e nel 2010 con un valore
più basso e una scadenza per il pagamento molto più lunga. Ma alcuni
hedge funds, come NML, Aurelius Capital e Gramcery, non hanno
accettato lo scambio e hanno intentato una causa legale all’Argentina
presso il suddetto tribunale statunitense, vincendo la loro battaglia
anche in appello. Questa sentenza, che il governo argentino ha
considerato una tutela del «colonialismo legalizzato» rappresentato
dall’attività degli hedge funds, potrebbe, tra l’altro, diventare un
precedente per casi simili, come quelli che stanno interessando,
oggi, l’Europa. La Kirchner ha risposto alle accuse verbali e legali
in maniera molto forte, affermando che la finanza internazionale «ci
ha castigato per la nostra autonomia nel decidere la politica
economica» e facendo appello dinanzi alla Corte Suprema Statunitense,
che dovrebbe pronunciarsi entro la fine di quest’anno sul caso, ma
sembra avviata, fortunatamente per l’economia argentina, verso la
decisione di considerare i beni economico-finanziarsi di un governo
come coperti da immunità e quindi non sottoponibili né a processo né
tantomeno a sequestro da parte di un tribunale straniero.
Analizzando sempre le politiche internazionali della Presidenta,
Cristina ha proposto alle Nazioni Unite un rinnovamento delle
organizzazioni internazionali economiche e finanziarie, affinchè
cambino i loro metodi di valutazione delle politiche economiche degli
Stati, considerando il successo o il fallimento nella lotta alla
povertà e nel mantenimento di bassi livelli di disoccupazione, nel
quadro di politiche di piena occupazione.
Inoltre nel gennaio del 2013, ha comprato spazi sui maggiori
quotidiani inglesi per accusare il Regno Unito di colonialismo per
quanto riguarda la questione delle Falkland-Malvinas, di cui ha
chiesto la restituzione, nonostante il risultato, anche abbastanza
scontato, del recentissimo referendum. Le pressioni continue della
Kirchner sulla questione suddetta sono legate al fatto che nel 2014
scadrà l’Accordo di Madrid sul divieto di sfruttare le risorse
naturali dell’Antartide. Per poterle estrarre e sfruttare sarà
necessario possedere territori abbastanza vicini alle coste del Polo
sud, come, ad esempio, le isole Flakland-Malvinas.
Ha fatto discutere molto anche l’accordo bilaterale tra Argentina ed
Iran sull’istituzione di una commissione indipendente dagli Stati
occidentali per investigare sulle bombe che scoppiarono nel 1944 a
Buenos Aires.
Si tratta di un comportamenti aggressivi di orientamento chiaramente
anti-occidentale e anti-imperialista, che servono alla Kirchner per
recuperare parte dei consensi persi tra i settori socialisti della
popolazione.
Le proteste dell’opposizione e delle classi più elevate stanno
montando, negli ultimi giorni, anche contro la riforma della
giustizia, approvata lo scorso 8 Maggio dal Parlamento e proposta da
Cristina Kirchner per democratizzare il settore. L’opposizione ha
considerato la riforma come l’ennesimo tentativo di accentrare il
potere nelle mani proprie e dell’Esecutivo. Tre sono le proposte di
legge su cui vi è convergenza quasi unanime: una è volta
all’eliminazione del sistema dei vantaggi e privilegi di cui gode la
casta giudiziaria, di natura corporativa e prevede che l’ingresso
alla carriera per qualsiasi livello dovrà realizzarsi tramite un
concorso di merito ed un sorteggio pubblico, mentre fino ad ora in
Argentina l’accesso alle cariche giurisdizionali è avvenuto
prevalentemente grazie al sistema delle raccomandazioni. Altri due
progetti riguardano la pubblicazione delle dichiarazioni dei redditi
e del patrimonio dei funzionari della Giustizia e la possibilità per
tutti i cittadini di accedere alle banche dati dei procedimenti
giudiziari per poter verificare ogni iter processuale.
Le proposte controverse sono quella che punta a ridurre l’estensione
dei provvedimenti cautelari contro lo Stato, che, secondo
l’opposizione, mira a salvare il governo kirchnerista nella causa
contro il gruppo mediatico Clarìn, in possesso del giornale più
diffuso in Argentina, di un canale radio e di due canali televisivi,
che violerebbe la legge anti-trust, emanata da Cristina Kirchner per
impedire la formazione di monopoli nel settore dei media. Le critiche
più forti sono arrivare dal CELS (Centro di Studi Legali e Sociali),
presieduto dal giornalista Horacio Verbitsky, uomo molto vicino ai
Kirchner. Gli esperti del CELS sostengono che il progetto di legge
potrebbe compromettere una tutela giurisdizionale effettiva e
propongono una sua modifica, in modo che la limitazione delle misure
cautelari adottate dai giudici contro lo Stato possano riguardare
solo i casi economici (come quello “Clarìn”).
Un’altra proposta prevede la creazione di tre nuovi Tribunali di
Cassazione da aggiungere all’unico oggi presente, per ridurre i
compiti e gli oneri della Corte Suprema, mentre, secondo
l’opposizione, il provvedimento provocherà un’ulteriore diluizione
dei tempi della giustizia a discapito dei gruppi vulnerabili, senza,
però, ben precisare le argomentazioni a sostegno di tale tesi.
Infine, la riforma che ha irritato maggiormente l’opposizione è
quella che riguarda il Consiglio della Magistratura: la Presidenta
vuole aumentarne il numero dei componenti (da 13 a 19), includendo
accademici e personalità di spicco provenienti da settori differenti
da quello della giurisprudenza; sostituire la maggioranza qualificata
(dei due terzi) con quella semplice (metà più uno dei membri) nella
nomina e nella destituzione dei giudici; introdurre il voto popolare
per l’elezione dei componenti del CdM. Cristina sostiene fortemente
questa riforma, che mira a «dare maggiore partecipazione alla
cittadinanza», superando il carattere fin troppo corporativo del
Consiglio e riuscendo a snellirne e velocizzarne il funzionamento. È
chiaro, però, che in questo modo il Consiglio della Magistratura sarà
facilmente dominato dall’occasionale maggioranza politica e i
magistrati ad essa non graditi potrebbero essere più facilmente
destituiti tramite la sola maggioranza semplice.
Infine, il malcontento popolare è cresciuto anche a causa del timore
che Cristina possa voler modificare la Costituzione argentina per
essere rieletta per un terzo mandato nel 2015, innescando una
situazione simile a quella venezuelana di «autoritarismo scelto
democraticamente»2
. Per una tale modifica è necessario ottenere una maggioranza
qualificata in Parlamento, la cui composizione muterà nell’autunno
del 2013 in seguito alle elezioni legislative. Quindi si tratta di
un’ipotesi non verificabile prima del prossimo ottobre.
Cristina Kirchner si trova davanti alla sfida di dover recuperare i
consensi persi negli ultimi mesi e per farlo deve, innanzitutto,
ricomporre la frattura con i sindacati e ricompattare il blocco
socialdemocratico e progressista.
Comunque, nonostante tutte le difficoltà e le sfide che Cristina
Kirchner dovrà affrontare fino al 2015, nel corso di dodici anni, dal
default del 2001 fino ad oggi, l’Argentina dei Kirchner è riuscita a
riprendersi, grazie soprattutto a politiche redistributive, che hanno
ridotto di un terzo la forbice tra il 10% più ricco e il 10% più
povero della popolazione, attraverso un aumento della spesa pubblica,
in primis nei settori dell’istruzione e della salute, ed ha, così,
garantito una maggiore equità sociale rispetto al passato. È su
questa base che il kirchnerismo ha costruito i suoi consensi ed è
tornando alle sue radici che probabilmente riuscirà a recuperarli.2 PACIOLLA Mario, 2013, Quale futuro per il kirchnerismo?, “Caffè
Geopolitico”, http://www.ilcaffegeopolitico.net/3454/quale-futuro-per-il-kirchnerismo.
4. Lo stile di governo dei Kirchner: populismo?L'Argentina dei Kirchner, secondo la maggior parte dei politologi,
presenta caratteristiche tipiche sia delle democrazie sia dei
regimi populisti e clientelisti, come risulta evidente dalle
politiche e dallo stile di governo kirchnerista.
Le principali componenti del cosidetto moodello K, lo stile di
governo kirchnerista, sono: la missione di salvare la nazione
argentina, una concezione belligerante della politica,
interpretazione cospirativa del comportamento dell'opposizione,
utilizzo di procedimenti elettorali ai limiti della regolarità e il
clientelismo.
4.1 La missione salvifica
Sfruttando la capacità di porsi e farsi percepire come i salvatori di
una nazione in piena crisi dopo il 2001, i coniugi Kirchner sono
riusciti a giustificare diversi processi di accentramento del potere
nelle mani dell'esecutivo e del Presidente in particolare.
Nestor Kirchner, nei suoi quattro anni di presidenza, ha prmolugato
ben 232 decreti di ncessità e urgenza, con una media di 4,4 al mese,
ha conservato i poteri di emergenza delegati dal Congresso al Governo
nel 2001 e ha reso l'esecutivo più autonomo dai governi delle
Province rispetto a quanto accadeva in passato. Altro sintomo di
questa centralizzazione del potere è rintracciabile nella riforma
della Corte Suprema e dei principali organi giudiziari del Paese, che
sicuramente presenta numerosissimi elementi positivi e migliorativi,
ma è stata contestata nella parte che ha accresciuto il controllo
dell'esecutivo sul Consiglio della Magistratura, organo responsabile
della nomina e della rimozione dei giudici federali.
Il problema principale di questa progressiva concentrazione di potere
sta nel fatto che è avvenuta parallelamente al crescente dominio
elettorale del kirchnerismo, il chè ha fatto temere una deriva
autoritaristica-populistica per l'Argentina. Ma in realtà, le
istituzioni democratiche sono ancora ben solide nel Paese con
elezioni corrette e regolari, libertà civili ampiamente tutelate,
anche grazie alla presenza di organizzazioni della società civile
molto forti che le proteggono, e Forze Armate, autrici di ben sei
colpi di stato fino dal 1930 al 1976, ormai ritirate dalla politica
ed “innocue”. È da notare, tra l'altro, che ci sono state molte
iniziative durante i tre mandati kirchneristi volte a rafforzare la
qualità della democrazia argentina, come la nomina di giudici della
Corte Suprema esperti, qualificati e moralmente retti o la creazione
delle udienze pubbliche per assicurare una maggiore trasparenza delle
istituzioni giudiziarie e legislative.
Quindi, la capacità dei Kirchner di centralizzare il potere nelle
proprie mani è stata limitata dalla presenza di istituzioni
democratiche sufficientemente forti, da una società civile ben
articolata ed organizzata e dalla natura pluralistica del loro stesso
partito peronista.
4.2 Concezione belligerante della politica
Questa è una delle caratteristiche che avvicinano il kirchnerismo ad
un movimento populista, perchè quest'ultimo ha, per definizione,
bisogno di individuare un nemico, in opposizione al quale costruire
la propria leadership, secondo la classica contrapposizione “noi vs.
loro”. Dopo il default del 2001, questo nemico è stato individuato
dai Kirchner nei cc.dd. “old politics”, la classe politica che era
stata al governo fino a quel momento e aveva implementato politiche
neoliberiste. Così i Kirchner si sono posti, dinanzi al loro popolo,
come gli unici portatori di verità.
4.3 Interpretazione cospirativa del comportamento dell'opposizione
Questa concezione ha permesso al kirchnerismo di attribuire le
difficoltà di implementare determinate politiche alle cospirazioni di
quella parte della società civile che gli si opponeva. Di volta in
volta furono considerati colpevoli gli imprenditori del settore
agricolo, la finanza e i creditori internazionali, le politiche
neoliberiste dei governi degli anni '90 e i media monopolistici, in
primis il gruppo Clarìn.3
4.4 Strumenti elettorali semi-legali
Fin dalle prime elezioni di medio termine del 2005, i Kirchner hanno
utilizzato la pratica delle candidaturas testimoniales, che non erano nuove
nella scena politica argentina. Esse contistevano nel porre
personalità molto celebri, spesso membri del governo federale o di
quelli provinciali, tra i primi posti nelle liste elettorali per il
rinnovo del Parlamento, con la consapevolezza che essi non avrebbero
accettato l'incarico, qualora fossero stati eletti. Si tratta di uno
strumentoutile per assicurarsi i voti necessari a vincere le
elezioni, non esplicitamente vietato dalla legge, ma che non è stato
mai impugnato giuridicamente dall'opposizione (che anche in questo
caso si è sempre dimostrata molto debole).3 Vedi pag. 14 per la controversia tra lo Stato argentino ed il gruppo
suddetto.
Sicuramente lo strumento elettorale più efficace è stato utilizzato
da Nestor Kirchner alla fine del suo mandato ed è consistito nel
farsi da parte e candidare alla Presidenza la moglie Cristina, per
poter, poi, ricandidarsi per un secondo mandato ed eventualmente un
terzo.4
Chiaramente non c'era nulla di illegale in questa pratica, che,
però, appariva una manipolazione istituzionale.
4.5 Clientelismo
La relazione clientelista con i settori marginali, come disoccupati,
piqueteros, settori poveri, è stata sempre presente nei tre mandati
kirchneristi e si è realizzata per mezzo dei cosiddetti punteros K,
leader e militanti locali del Frente para la Victoria, che gesticono i
rapporti con la popolazione in particolare nei quartieri più poveri
dell'Argentina. Usufruendo del loro accesso privilegiato alle risorse
statali, in quanto membri del partito di governo, i punteros si
pongono come risolutori dei problemi dei settori più vulnerabili del
popolo e permettono il perpetuo funzionamento della macchina
partitica, politica ed elettorale. Per far ciò, essi creano legami
molto forti con la popolazione locale, tramite mezzi clientelistici e
il supporto degli amministratori provinciali e nazionali. Così i
punteros distribuiscono beni, servizi ed informazioni dai loro
“padroni politici” ai “clienti”. Una ricerca del 2004 di tre
sociologici, Valeria Brusco, Marcelo Nazareno e Susan Stokes, ha
dimostrato che la crisi del 2001 ha trasformato moltissimi elettori
4 In Argentina, la Costituzione non permette al Presidente di essere rieletto per pi�di due mandati consecutivi.
in clienti. Secondo tale ricerca, i partiti peronisti sono stati
quelli che hanno profuso più sforzi nella compravendita di voti, con
una probabilità del 58% che i loro simpatizzanti abbiano ricevuto un
“sussidio”.
Chiaramente i rapporti clientelistici sono più facilmente istituibili
nelle aeree povere, piuttosto che tra le classi medio-alte, le quali
tendono a punire i leader politici che fanno uso di tali pratiche.
Alcune delle caratteristiche dello stile di governo kirchnerista
hanno portato gli analisti nazionali e internazionali a definirlo
come populista o neo-populsta. Il populismo può essere definito come
un modo di far politica caratterizzato dalla presenza di leader molto
carismatici e persuasivi, che cercano di mobilitare il supporto di
gruppi sociali non organizzati per scopi puramente elettorali, il chè
comporta, nella maggior parte dei casi, l'implementazione di
politiche molto popolari, che producono benefici effetti a breve
termine, ma non nel lungo periodo. Il problema è che oggi c'è la
tendenza tra i politologi ad associare il populismo con politiche
sataliste, redistributive, anti-povertà e anti-liberiste.
Sicuramente in situazioni, come quella argentina post-2001,
caratterizzate da diffusa povertà, diseguaglianze socioeconomiche,
forte disoccupazione e instabilità politica, i leader politici hanno
molte possibilità di concentrare il potere nelle loro mani per
riorganizzare la società su basi politiche, economiche e sociali
nuove, ponendosi come salvatori della nazione dalla crisi. Superando
anche i più ottimistici pronostici, Nestor Kirchner è riuscito in
pochissimo tempo a restaurare la legittimità del sistema politico e
partitico argentino, messo in subbuglio dalla crisi del 2001, ma la
sua politica è sempre stata caratterizzata da un dualismo. Da un
lato, dalla retorica anti-liberista, socialdemocratica e
progressista; dall'altro lato, dal ricorso, seppur parziale, ad
alcuni provvedimenti simili a quelli adottati da Menem negli anni
'90.
È, dunque, troppo riduttivo considerare il kirchnerismo come una
nuova forma di populismo, per il solo fatto di porsi in netta
contrapposizione agli organismi internazionali liberisti, di
ispirarsi all'ideologia socialdemocratica, progressista e, in parte,
anti-capitalista e per aver implementato politiche di lotta alla
povertà e alle diseguaglianze sociali, seppur esso presenti alcuni
elementi tipici dei movimenti populisti latinoamericani.
5. Il kirchnerismo come governance post-neoliberale?I continui successi dei Kirchner mostrano come la situazione
argentina, praticamente per tutti gli anni 2000, sia stata dominata,
con la sola parentesi dei due anni del governo di Duhalde, dal
kirchnerismo. Ciononostante, esso ha sempre considerato il 2001 non
come una sorta di anno zero, bensì come momento più buio della notte
neoliberista iniziata con le giunte militari degli anni '70 e
proseguita negli anni '90 con Menem. La capacità maggiore dei
Kirchner, ma di Nestor in primis, è stata quella di recuperare la
memoria storica delle tragedie vissute dall'Argentina e di dar voce
alle sue vittime. Tutto ciò perchè l'eredità principale del 2001
riguardava la crisi della rappresentanza politica e il primo “governo
K” ha dovuto fare i conti con questa moltitudine in protesta e
ricomporre le fratture create nella societ�civile dai diversi
catastrofici eventi argentini, rendendosi in un certo senso
incompiuto, per non dover mai scegliere un target di elettori a cui
far riferimento e diventare un movimento di tutti e per tutti gli
argentini.
La situazione �nettamente cambiata con il primo successo elettorale
di Cristina Kirchner, che, come abbiamo visto, �stato un vero
trionfo ed �stato, da molti, percepito come l'egemonizzazione del
campo politico, a cui �seguita la radicalizzazione del modello K,
diventato molto pi�simile allo stile di governo di Chavez e Morales,
sopratutto con riferimento ai provvedimenti progressisti attorno a
cui Cristina ha costruito per gran parte i suoi consensi (Legge
contro i monopoli mediatici, la Legge di assegnazione universale per
figlio, Legge sulle pensioni per le casalinghe, avvicinamento al 杜
locco contro-egemonico-�di Venezuela, Brasile, Bolivia, Cina, India,
opposto agli USA).
Dunque sembra che, ormai, con Cristina, il kirchnerismo abbia trovato
una sua forma compiuta, che potrebbe essere definita 杜 overnance
post-neoliberale5
, dove il post indica la convivenza tra provvedimenti progressisti e
passatisti, cio�di stampo neoliberista. Questa definizione sembra
particolarmente consona, come dimostra l'articolazione del
kirchnerismo in tre poli: il polo estrattivista, fondato sullo
sfruttamento delle risorse naturali argentine, che sono state fonti
di grandi surplus economici; il polo sviluppista, basato
5 HUBERT Pablo, 2011, El Estado Postnacional: Mas all�de kirchnerismo y antikirchnerismo, Otras Ediciones.
sull'avanzamento tecnologico-industriale; e il polo fondato
sull'inclusione sociale e la tutela dei diritti economici, sociali ed
umani.
La combinazione di questi tre poli �stata la vera forza del modello
K, che ha ben compreso che le politiche di austerity e di repressione
non erano pi�sostenibili e rendevano, di fatto, ingovernabile il
Paese, e ha optato per una decisa inversione di tendenza, con la
riapertura dei processi ai membri delle giunte militari e la
promozione delle associazione dei diritti umani, l'uscita dal
Consenso di Washington, l'aumento della spesa pubblica nei settori-
chiave dell'istruzione, della salute e dell'ambiente e la concessione
di sussidi per rispondere alle domande di vari movimenti sociali.
Chiaramente il progetto kirchnerista ha avuto l'opportunit�di
sfruttare una congiuntura economica internazionale favorevole (legata
sopratutto al boom dell'agrobusiness e dei prezzi delle materie
prime) ed ha trosformato l'Argentina da bersaglio della speculazione
finanziaria a Stato improntato all'esportazione delle sue materie
prime, riprendendo, in parte, le politiche del primo Peron (1946-
1955), convertendo, cio� il surplus fiscale in spesa sociale. La
seconda fondamentale scelta �stata quella di sfruttare il capitale
sociale argentino, mettendolo al servizio della societ�e ripagandolo
con sussidi, incarichi statali e municipali, ecc...
Dunque, appare chiaro che il merito principale del kirchnerismo sia
stato, fin'ora, quello di riattivare memorie e passioni, legate alle
lotte di emancipazione del popolo argentino, che non avevano fino
agli anni 2000 trovato espressione nella politica, quelle dei
desaparecidos, degli indigeni, dei morti degli anni '70.
I Kirchner, sicuramente, non hanno fatto la rivoluzione economica
desiderata dalla sinistra, ma hanno dato voce ai settori del
popolo argentino pi�deboli e pi�bersagliati fino a quel momento.
Nonostante questi meriti il kirchnerismo ha mostrato, nel tempo,
anche i suoi limiti e la politica dei diritti umani non si �tradotta
in una compiuta inclusione sociale: ci sono ancora alcuni casi di
repressione delle proteste, sopratutto nei barrios, contadini ed
indigeni si vedono espropriare le proprie terre, anche con mezzi
violenti, precariet�e flessibilit�riguardano una buona fetta di
popolazione e, inoltre, il governo non ha mai completamente risolto
il problema della sovranit�energetica e sta cominciando a
sperimentare difficolt�nei settori alimentari, a causa
dell'espansione della soia come monocoltura.
In conclusione, il modello K non ha raso al suolo lo stato
neoliberale e neoliberista degli anni '90 e non ha portato alla
restaurazione del vecchio Stato-nazione moderno, di stampo keynesiano
e welfarista, ma ha creato un sistema ibrido tra i due, che da molti
studiosi viene, appunto, definito governance post-neoliberale, perchè
fondato su un sistema di redistribuzione della ricchezza economica e
sociale e sull'estensione dei diritti. L'appello all'immaginario
popolare delle rivoluzioni latinoamericane è servito per mostrare di
collocarsi dalla parte delle vittime, dei morti e dei vinti. Dunque,
nonostante tutti i suoi limiti, il kirchnerismo ha rappresentato, in
questo senso, un forte mutamento di segno nella politica argentina,
nonostante rimanga intriso di capitalismo, basandosi su un modello
economico estrattivista.
Nonostante questi suoi grandissimi pregi, che hanno permesso al
modello K di acquisire costantemente consensi, oggi il governo di
Cristina appare molto fragile, anche a causa dell'odierna congiuntura
economica, che non permette all'Argentina di generare il surplus del
passato e ne riduce, quindi, i margini di manovra. Stiamo assistendo
a moltissime proteste, sopratutto da parte degli indigeni, che non
tollerano più il modello estrattivista, e dell'opposizione. Il
rapporto del kirchnerismo con i sindacati, sopratutto con la
Confederacion General de Trabajo, si sta deteriorando così come quello con la
moltitudine degli anni '70 e del post-2001, che sta costringendo
Cristina a fare continue concessione ai movimenti filo-governativi.
Sta alla Presidenta, adesso, ricomporre le fratture con la società
civile, in parte rimodernando il suo kirchnerismo e in parte tornando
alle sue radici.
Ciononostante il kirchnernismo, inquadrabile, ormai, come un vero e
proprio movimento politico, è stato ed è, per ora, una forte
discontinuità nella storia argentina, un evento senza precedenti dai
tempi di Peron, un fenomeno ed un processo culturale e politico
fondamentale per l'Argentina.
BibliografiaBRUSCO V., MARCELO N. e STOKES S., Vote Buying in Argentina, “Latin
American Research Review”, vol. 39, n. 2 (2004), pp. 66-88;
CASTORINA E., 2009, Center-left (neo)populism: the case of Kirchner,
IPSA;
CIOLLI B., 2013, Argentina, l'economia truccata e l'ombra di un'altra
crisi, in Lettera43: Quotidiano Online Indipendente,
http://www.lettera43.it/economia/macro/argentina-l-economia-truccata-
e-l-ombra-di-un-altra-crisi_4367582507.htm;
CYEPIC, 2010, Un balance del Gobierno de Néstor Kirchner: Descolgando
de la pared deudas históricas, Entrelíneas de la Política Económica
Nº 27 - Año 4;
DUCATENZEILER G. e ITZCOVITZ V., 2010, Las izquierdas en America
Latina: como caracterizar el caso argentino, “Confluenze: rivista di
studi libero americani”, vol. 2, n.2, pp. 25-41;
FLORES- MACIAS G., 2012, After neoliberalism: the left and economic
reforms in Latin America, Oxford University Press;
FRENKEL R. e RAPETTI M., 2008, Five years of Competitive and Stable
Real Exchange Rate in Argentina, 2002-2007, "Internationa Review of
Applied Economics", vol. 22, n. 2, pp. 215-226;
http://www.cnnexpansion.com/economia/2010/10/27/kirchner-argentina-
muerte-cristina-cnn;
http://www.lettera43.it/economia/macro/argentina-kirchner-pagheremo-
i-debiti_4367574356.htm;
http://www.lettera43.it/economia/macro/argentina-rating-tagliato-
probabile-default_4367574194.htm;
http://www.todo-argentina.net/historia/democracia/kirchner/;
HUBERT P., 2011, El Estado Postnacional: Mas allá de kirchnerismo y
antikirchnerismo, Otras Ediciones.
LEVITSKY S. e MURILLO M. V., 2008, Argentina: from Kirchner to
Kirchner, Columbia University;
MELLINO M., 2011, Il kirchnerismo come governance postneoliberista:
alcune considerazioni, in UniNOMADE,
http://www.uninomade.org/kirchnerismo-come-governance-
postneoliberista/ ;
MORALES SOLA J., 2007, Argentina, el sistema de los Kirchner: Adios a
los viejos partidos, Politica Exterior, vol. 21, n. 120, pp. 31-34,
37;
PACIOLLA M., 2013, Quale futuro per il kirchnerismo?, in Caffè
Geopolitico, http://www.ilcaffegeopolitico.net/3454/quale-futuro-per-
il-kirchnerismo;
RAPELLA V., 2004, La Teoria Keynesiana y sus aplicaciones en la
actualidad : Kirchnesianismo, Universidad Nacional de Cordoba, in
Econlink: Sito de economia,
http://www.econlink.com.ar/economia/keynes/argentina/keynes.shtml;
SARLO B., 2011, La audacia y el calculo, Sudamericana;
WEISBROT M., 2010, Nestor Kirchner: eroe dell'indipendenza argentina,
The Guardian Unlimited;
WYLDE C., 2011, State, Society and Markets in Argentina: The
Political Economy of Neodesarrollismo under Netor Kirchner, 2003-
2007, “Bulletin of Latin American Research”, vol. 30, n. 4, pages
436-52;
WYLDE C., 2010, Argentina, Kirchner, and Neodesarrollismo: The
Impact of the 2001 Financial Crisis on Argentine Development 2003-
2007, Documento de Trabajo No. 46, Area de Relaciones
Internacionales, FLACSO/Argentina;