Tesina di america latina

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Le politiche di Nestor e Cristina Kirchner: il kirchnerismo «Rappresentiamo l'antimodello di un mondo in cui il capitale finanziario si è trasformato in padrone e signore, e vuole castigarci», (28 nov. 2012). Introduzione La schiacciante vittoria conseguita il 23 Ottobre 2011 da Cristina Fernandez de Kirchner, la terza consecutiva di un Kirchner (la prima, nel 2003, ha visto prevalere il marito Nestor Kirchner), ha dimostrato che la vita politica argentina dopo la crisi del 2001 è dominata da una nuova forma di politica economica e da un nuovo movimento peronista: il kirchnerismo. Ho ritenuto estremamente opportuno ed interessante analizzare le politiche dei coniugi Kirchner, sopratutto per il periodo di crisi di rappresentanza ed economico-finanziaria in cui si trova oggi l'Occidente e potrebbe, dunque, essere utile comprendere nel dettaglio le misure adottate in Argentina dopo il default del 2001, situazione, appunto, molto simile a quella attuale. L'obiettivo del paper �quello di capire se, come valutano gli analisti argentini, il kirchnerismo si sia effettivamente affermato, con il tempo, come un vero e proprio modello politico-economico di gestione dello stato (杜 odello K�, al pari del bolivarismo, del peronismo e del chavismo. Si tratta di uno stile di governo, che riprende alcune carattistiche del populismo peronista (come il sistema dei punteros o le misure di

Transcript of Tesina di america latina

Le politiche di Nestor e Cristina Kirchner: il kirchnerismo

«Rappresentiamo l'antimodello di un mondo in cui il capitale

finanziario si è trasformato in padrone e signore, e vuole

castigarci», (28 nov. 2012).

Introduzione

La schiacciante vittoria conseguita il 23 Ottobre 2011 da Cristina

Fernandez de Kirchner, la terza consecutiva di un Kirchner (la prima,

nel 2003, ha visto prevalere il marito Nestor Kirchner), ha

dimostrato che la vita politica argentina dopo la crisi del 2001 è

dominata da una nuova forma di politica economica e da un nuovo

movimento peronista: il kirchnerismo.

Ho ritenuto estremamente opportuno ed interessante analizzare le

politiche dei coniugi Kirchner,    sopratutto per il periodo di crisi

di rappresentanza ed economico-finanziaria in cui si trova oggi

l'Occidente e potrebbe, dunque, essere utile comprendere nel

dettaglio le misure adottate in Argentina dopo il default del 2001,

situazione, appunto, molto simile a quella attuale. L'obiettivo del

paper �quello di capire se, come valutano gli analisti argentini, il

kirchnerismo si sia effettivamente affermato, con il tempo, come un

vero e proprio modello politico-economico di gestione dello stato (杜

odello K�, al pari del bolivarismo, del peronismo e del chavismo. Si

tratta di uno stile di governo, che riprende alcune carattistiche del

populismo peronista (come il sistema dei punteros o le misure di

lott�contro la povert�, mentre in economia cerca di adattare

politiche di stampo keynesiano, sviluppista e progressita al contesto

neoliberista sia internazionale sia nazionale, visto che l'Argentina

�stata impregnata di politiche economiche di tal genere per tutti

gli anni '90 fino alla crisi di inizi secolo.

Ho condotto il mio studio basandomi sopratutto su fonti primarie,

come i quotidiani La Nacion e Clarin e numerosi blog argentini e non. Ho

consultato alcune fonti secondarie, che citer�nell'elenco

bibliografico finale, le quali non sono molto cospicue, sopratutto

per quello che concerne i due mandati della Presidenta Cristina, in

quanto si tratt�di un tema 杜 ivente�

Concludendo, ho articolato il mio lavoro in cinque capitoli: nel

primo ho effettuato un breve excursus storico sulle tre presidenze

Kirchner, nel secondo ho cercato di carpire quali sono state le

dinamiche che hanno consentito le plurime vittorie kirchneriste, il

terzo capitolo �dedicato all'analisi dettagliata delle principali

misure adottate dal 2003 ad oggi, nel quarto ho cercato di

comprendere se si pu�parlare del kirchnerismo come di una corrente

neopopulista ed, infine, nel capitolo conclusivo l'ho definito, sulla

base delle informazioni raccolte, una 杜 overnance neo-liberale�

termine che spiegher�nei dettagli e che sostengo possa ben

identificare il movimento kirchnerista, divenuto, ormai, egemonico in

Argentina, ma che pare cominci a trovarsi in una situazione di crisi.

1. Excursus storico delle presidenze KirchnerLa prima vittoria fu ottenuta alle elezioni presidenziali del 2003,

convocate dall'allora presidente Eduardo Duhalde dopo essere riuscito

a stabilizzare la situazione economica in seguito al default del

2001. Il quadro politico appariva molto confuso, con differenti

personalità del peronista Partido Justicialista (PJ) che ambivano alla

candidatura: l'ex presidente Carlos Menem (promotore delle politiche

liberiste degli anni '90), i governatori delle province di Cordoba

(José Manuel de la Sota), Salta (Juan Carlos Romero) e San Luis

(Adolfo Rodriguez Saà, che fu presidente ad interim nel dicembre del

2001 e dichiarò la cessazione del pagamento del debito esterno) e

Nestor Kirchner.

Il presidente uscente Duhalde, personalità importante non solo per la

carica ricoperta ma anche per il controllo, nella pratica egemonico,

che esercitava sul partito, in particolare nella zona della capitale,

appoggiava De la Sota; ma, non essendo riuscito a siglare con lui un

accordo, nel gennaio del 2003 cominciò a sostenere il candidato

“nuovo”, il poco conosciuto Nestor Kirchner, che beneficiò di

quest'appoggio.

Kirchner, dopo aver studiato legge, si iscrisse al Partido

Justicialista e nel 1991 venne eletto Governatore di Santa Cruz.

Durante i suoi mandati si dimostrò un abile amministratore, riuscendo

a risanare il deficit della provincia e a riportarne le finanze in

attivo.

Comunque la situazione del PJ nel 2003 continuava ad essere molto

confusa e l'appoggio di Duhalde a Nestor non poteva garantirgli il

successo elettorale. Il 24 gennaio gli aspiranti candidati

presentarono i loro diversi programmi al congresso del partito, che

giunse alla decisione di permettere a ognuno di loro di candidarsi

alle elezioni presidenziali come se appartenessero a partiti

differenti. Kirchner in questa lotta si trovava in una situazione

sfavorevole: i sondaggi lo collocavano dietro a tutti gli altri

candidati personisti ed anche a Ricardo Lopez Murphy, lo sfidante di

centrodestra. Chiaramente la campagna elettorale di quell'anno fu

condizionata dagli effetti del default del 2001, che aveva portato il

54% della popolazione al di sotto della soglia di povertà e Kirchner

propose un programma socialdemocratico, concentrandosi sui temi della

produzione, dell'occupazione, della giustizia sociale e dell'equità e

ponendosi in rottura con le riforme liberiste degli anni '90 di Menem

e De la Rua. Il primo turno elettorale portò Kirchner a scontrarsi

con Menem. Questa volta i sondaggi davano per    favorito il primo

con percentuali tra il 60% e il 70% che indussero Menem a ritirarsi

dalla competizione elettorale facendo di Nestor il nuovo presidente

argentino.

Grazie alle sue politiche economiche, che saranno analizzate più

avanti, la situazione economico-finanziaria migliorò, cominciò a

registrarsi una crescita forte e rapida, mentre diminuirono i tassi

di povertà e disoccupazione. Ebbe rapporti molto difficili con il

Fondo Monetario Internazionale, a cui Kirchner decise di pagare

immediatamente il debito di 9.8 miliardi di dollari, per svilcolarsi

dalla subordinazione all'organismo internazionale.

Parallelamente, Kirchner intraprese una politica di difesa dei

diritti umani e di ricostruzione della memoria storica argentina.

A livello internazionale, fu molto vicino ai Paesi governati da

partiti di centro-sinistra, cioè il Brasile di Lula, il Cile di

Bachelet, l'Uruguay di Vàzquez, la Bolivia di Morales, l'Ecuador di

Correa e il Venezuela di Hugo Chavez (sebbene questi ultimi tre siano

sempre stati più radicali). Con essi voleva formare una coalizione di

stati che implementassero delle politiche economiche indipendenti

dalle potenze egemoniche. Anche se, in realtà, tutti, con l'eccezione

dei tre governi più radicali, mantennero relazioni, seppur spesso

fredde, con gli Stati Uniti, compresa l'Argentina.

Il 2 giugno 2007 Kirchner annunciò che non si sarebbe ricandidato

alle elezioni presidenziali di quell'anno, lasciando spazio alla

moglie Crisitna, che si presentò in qualità di presidente del Frente

para la Victoria (FPV).

La carriera politica di Cristina iniziò nel 1989, quando divenne

deputata provinciale di Santa Cruz e fu, poi, riconfermata nel 1995.

In quegli anni Cristina iniziò la lotta politica con il marito contro

il liberismo di Menem, nonostante egli facesse parte del loro stesso

partito. Infatti, Cristina abbandonò il PJ nel 1997, dopo essere

stata ripetutamente accusata di insubordinazione, e solo nel 2003

fondò il FPV per sostenere la candidatura di suo marito alle

presidenziali di quello stesso anno. Crisitina è sempre stata nota

per la sua enorme abilità oratoria e la sua capacità di spiegare il

messaggio politico del marito: infatti, durante i viaggi e gli

incontri diplomatici ufficiali, nessuno ha potuto parlare con Nestor

Kirchner in assenza della moglie. Inoltre Cristina si contraddistinse

per l'aggressività dei suoi discorsi e dei suoi programmi, più

radicali di quelli del marito. Venne eletta prima presidente donna

dell'Argentina il 28 ottobre 2007. Questa elezione è stata molto

differente dalla precedente, che si svolse nel contesto del default

finanziario. Nel 2007, dopo quattro anni di crescita rapida e forte,

la vittoria dei kirchneristi era abbastanza scontata; l'unica

sorpresa venne dalla non ricandidatura di Nestor. Sua moglie Cristina

vinse con il 45% dei voti, battendo facilmente la candidata di

centro-sinistra, Elisa Carrió, e l'ex ministro dell'economia durante

il governo di suo marito, Roberto Lavagna, dell'Union Civica Radical. Alla

Camera dei Deputati le forze kirchneriste ottennero 160 dei 257

segggi e al Senato 47 dei 74 seggi totali. Così il kirchnerismo

emerse come forza politica dominante in argentina, mentre

l'opposizione rimaneva profondamente divisa in tre blocchi, l'Union

Civica Radical, la Coaliciòn Civica e la Propuesta Republicana di centro-destra.

Le prime misure adottate consistettero nel mettere sotto controllo la

Banca Centrale argentina e nella nazionalizzazione della società

petrolifera spagnola, Repsol. Si è scagliata più volte contro il FMI,

che la accusa, oggi, di truccare i conti nazionali, e contro il

sistema della finanza internazionale, dimostrando ancora una volta la

sua forza ed aggressività.

Cristina è stata rieletta nel 2011 con il 54.11% dei suffragi.

Nell'autunno di quest'anno si terranno le nuove elezioni legislative

e i sondaggi, però, mostrano un netto calo dei consensi nei confronti

della Kirchner, legato sopratutto ad un forte aumento

dell'inflazione, che fa temere agli analisti economici internazionali

una nuova crisi.

2.      Le ragioni della vittoria: il contesto socio-

economico e il sistema partitico.Nestor Kirchner era un leader politico molto pragmatico, che ambiva

al successo e, per questo, è stato sempre disponibile a dialogare sia

con il centro-sinistra che con il centro-destra e non ha mai del

tutto abbandonato le politiche neo-liberiste, ma nel frattempo ha

continuato a proclamarsi un convinto socialdemocratico progressista.

Dall'altra parte, invece, l'opposizione ha infuso la sua retorica di

ideologia e basato la sua azione politica su determinate personalità,

come Elisa Carriò e Roberto Lavagna,    piuttosto che su programmi

precisi e concreti.

È stata la combinazione di ideologia di sinistra e del ricorso ad

alcune pratiche neo-liberiste (non a quelle più ortodosse) che ha

permesso a Kirchner di arrivare al potere. Nestor è riuscito a

presentarsi come un uomo "nuovo", un outsider del sistema partitico

argentino, peronista, ma oppositore di molti leader peronisti

(identificati dalla popolazione come "old politics") ed è stato così

capace di rispondere alle esigenze del movimento di protesta post-

2001, Que se vayan todos!.

L'arrivo al potere di Cristina nel 2007 ha rappresentato un premio

all'operato del marito, che, nonostante le critiche, ha visto

riconosciuti i propri meriti; mentre, parallelamente, l'opposizione

rimaneva molto debole e non riusciva a dare concretezza e

affidabilità ai suoi programmi. Infatti, dopo che dal 1975

l'Argentina ha dovuto assistere ad una feroce dittatura militare, una

guerra persa contro l'Inghilterra per le Falkland-Malvinas,

l'iperinflazione, la svalutazione del peso e la recessione economica,

la popolazione ha preferito votare pragmaticamente per quella

corrente politica che aveva dimostrato efficienza ed efficacia al

governo.

Oltre che dal contesto socio-economico, le vittorie dei Kirchner e

del kirchnerismo sono state determinate anche dal quadro partitico,

caratterizzato dalla frammentazione del Partido Justicialista e dalla

debolezza dell'opposizione. Per quanto riguarda il PJ, il problema

della sua segmentazione interna in tre liste di peronisti rivali è

stato risolto con lo strumento delle listas colectoras: un candidato ad un

ufficio, in tal caso la Presidenza, è associato a diversi candidati

per altre posizioni (sindaco,    governatore di una provincia,

senatore, deputato) per riuscire a comparire in più liste e a sommare

i voti che provengono da ognuno di quei candidati. La pratica, che

non era nuova nemmeno nel 2003, ha lo scopo di intercettare gli

elettori meno informati e attenti, che, quando vanno a votare per un

candidato, votano per l'intera lista, senza considerarne tutti i

membri. Così i Kirchner, sopratutto Crisitna, che ha fatto ricorso a

tale pratica molto più del marito, hanno usufruito di un effetto

"carrozzone", per cui il voto per un candidato a cariche minori si

traduceva di fatto in un voto al kirchnerismo per la Presidenza. In

questo modo è stato per essi possibile intercettare suffragi

provenienti dai settori della società più disparati e riunire i voti

anche dei rivali peronisti. È, comunque, importante notare che tale

pratica non è assolutamente vietata dalla legge argentina.

In generale, comunque, le reiterate vittorie dei Kirchner sono dovute

sopratutto all'estrema debolezza dell'opposizione. L'Union Civica Radical,

il primo partito argentino, di centro-sinistra, ispirato al

radicalismo, al liberalismo e alla socialdemocrazia, che ha la sua

base nella classe media, dopo il disastroso biennio di presidenza con

De la Rua (1999-2001), cominciò a spaccarsi al suo interno,

indebolendosi a tal punto da attestarsi come sesta forza politica

alle elezioni del 2003, mantendo consensi sopratutto nei centri

urbani. In pratica, il PJ non aveva concorrenza. Certo la continua

debolezza dell'opposizione, sia peronista che non, inquina la qualità

della democrazia argentina, provocando un parziale collasso del

sistema partitico. L'UCR ha cessato di essere una forza nazionale,

arrivando a conquistare nel 2007 addirittura soltanto 30 seggi al

Congresso. Con questo non si vuole sostenere che l'UCR sia un partito

morto, perchè conserva un'infrastruttura burocratico-amministrativa

di livello nazionale oltre che una rete di leader e attivisti locali,

che renderebbero possibile il ritorno al successo in futuro. È da

notare, inoltre, che una tale debolezza di uno dei partiti maggiori

del Paese non è stata accompagnata dalla nascita di nuovi pariti, il

chè rende, appunto, il kirchnerismo una forza politica senza rivali.

Inoltre, la crisi economica e politica del 2001 aveva fatto crollare

gli indici della fiducia nell'élite politica, provocando una crisi di

rappresentanza, ben visibile alle elezioni del 2001 quando il 22%

degli elettori annullò i suoi voti o presentò scheda bianca. Questa

crisi politica del ¡Que se vayan todos! era in gran parte legata alla

percezione popolare circa il fatto che i governi si erano dimostrati

totalmente indifferenti alle domande degli elettori fino a quel

momento. Prima Nestor e successivamente Cristina (che ha potuto

beneficiare dei risultati ottenuti dal marito durante i suoi quattro

anni di presidenza) hanno approfittato di questa situazione

economica, politica e partitica, ponendosi come leader pragmatici,

efficienti e concreti. E il popolo argentino ha percepito nelle

elezioni sucessive al 2003 che il suo governo stava soddisfacendo le

sue esigenze. Nestor Kirchner per primo ha ridato speranza nel futuro

all'Argentina e, infatti, i consensi del kirchnerismo sono aumentati

costantemente fino al 2012.

Comunque, al di là di tali considerazioni politiche, è chiaro che i

consensi del kirchnerismo sono stati la risposta del popolo argentino

alle politiche dei due presidenti considerati, che analizzerò più in

dettaglio.

3.      Le politiche di Nèstor e Cristina.3.1    Le politiche di Nestor Kirchner

3.1.1    La ripresa economica

Durante il mandato di Nestor Kirchner, l’economia argentina è

cresciuta del 9% all’anno, favorendo, così, il netto miglioramento

degli standard di vita della popolazione. Parallelamente il consumo

interno è aumentato del 52%, la disoccupazione è scesa dal 20% al 9%

nel 2007, mentre il tasso di povertà si è dimezzato, passando dal 50%

al 27% al termine del mandato.

A livello internazionale, Kirchner si è dimostrato un

“isolazionista”, poiché ha subito cercato di pagare la maggior parte

del debito che l’Argentina aveva con i creditori del Club di Parigi

(un gruppo informale dei 19 Paesi più ricchi, che si occupa proprio

della rinegoziazione del debito estero bilaterale che gli Stati del

“Sud” con difficoltà nei pagamenti hanno nei loro confronti)    e al

Fondo Monetario Internazionale per sganciarsi il prima possibile dai

legami con la finanza internazionale. Inoltre ha boicottato, insieme

alle “Repubbliche Bolivariane” (Venezuela, Ecuador e Bolivia) il

progetto, promosso dagli Stati Uniti, dell’ALCA (Area de Libre Comercio de

las Americas), promuovendo, invece, un accordo per l’ampliamento e la

trasformazione del MERCOSUR, il mercato comune tra gli Stati

socialdemocratici e socialisti della zona (attualmente Argentina,

Brasile, Paraguay, Uruguay, Bolivia e Venezuela), che condividono

valori quali lo sviluppo economico sostenibile, la lotta alla povertà

e l’equità sociale.

Comunque Nestor Kirchner, come detto, è stato, fin da subito, molto

duro e pragmatico, avviando con i creditori internazionali la

rinegoziazione del debito estero, che ha subìto, sotto la sua

presidenza, un taglio storico di oltre il 30%, il chè ha fatto

aumentare i consensi del kirchnerismo e ha permesso l’avvio della

ripresa. Nel quarto di secolo precedente al default del 2001,

l’economia argentina si era fondata su disavanzi fiscali e su un

fortissimo indebitamento esterno, culminati in una serie di crisi

negli anni ’70, negli anni ’90 e, infine, nel fallimento del 2001.

Nel 2002 il debito estero rappresentava il 166% del Prodotto Interno

Lordo ed è sceso, alla fine del primo mandato kirchnerista, al 74%

del PIL argentino, arrivando oggi a costituirne solo il 49%. E

bisogna anche sottolineare che risulta espresso prevalentemente in

pesos piuttosto che in dollari.

Ciò che è valsa l’accusa di isolazionismo a Nestor è stato lo scarso

utilizzo degli Investimenti Diretti Esteri (riscontrabile anche

durante i due mandati della Presidenta Cristina), a fronte del ricorso

a risorse interne. Così facendo l’Argentina è uscita dal Consenso di

Washington (il modello economico proposto da FMI e Banca Mondiale per

portare “più mercato” nei Paesi del Sud del mondo) ed ha cominciato a

sostenere una politica economica indipendente dai poteri

internazionali, accusati di deprimere lo sviluppo economico

dell’America Latina. Inoltre il Presidente ha abolito la Ley de

Convertibilidad, approvata da Menem nel 1991, che imponeva un tasso di

cambio fisso tra peso e dollaro e ha avviato la politica dello SCRER

(Tasso di Cambio Reale Stabile e Competitivo), un tasso di cambio

peso-dollaro relativamente libero di fluttuare che ha permesso di

contenere gli effetti negativi della svalutazione (aumento

dell’inflazione) sulla domanda interna di consumi.

Dunque, a livello nazionale la ripresa si è fondata sulla generazione

di surplus economico tramite l’aumento dei consumi. La formula alla

base delle politiche di Nestor Kirchner prevedeva l’aumento delle

esportazione dei    principali prodotti del settore primario, soia,

carne e petrolio, la riduzione del costo del lavoro, la svalutazione

del peso rispetto al dollaro e l’avvio di programmi statali di

riduzione della povertà e della disoccupazione. Ciò fu possibile

anche grazie al favorevole scenario internazionale: i prezzi delle

materie prime (di cui l’Argentina è diventata esportatrice netta)

aumentarono notevolmente così come la domanda estera, soprattutto

cinese, di beni primari.

Per quanto riguarda il fronte della lotta alla disoccupazione, tra il

2003 e il 2007 Nestor non solo è riuscito a creare moltissimi nuovi

posti di lavoro (circa un milione), ma ha nettamente ridotto il

fenomeno del precariato. Inoltre Kirchner ha varato una serie di

provvedimenti volti a redistribuire il reddito alle famiglie più in

difficoltà, attraverso il Plan Familias, i Planes Trabajar e il Plan Jefes y

Jefes, che prevedevano assegnazioni in denaro alle categorie più

vulnerabili della popolazione.

Inizialmente ha promosso una politica di riduzione dei salari per

favorire l’aumento dell’occupazione, mentre imponeva una modifica del

sistema di contrattazione collettiva tra Stato, imprese e lavoratori.

Questo modello è stato definito “neocorporativismo segmentato”

(ETCHEMENDY J. E COLLIER R. 2007: 365): è “corporativista” per la

natura tripartita della negoziazione, che coinvolge i sindacati, il

governo e le associazioni di imprese; “neo”, perché distinto sia da

quello peronista che da quello menemista; e “segmentato”, perché gli

accordi raggiunti si applicano solo a determinati segmenti della

forza lavoro (gli occupati regolari e il lavoro organizzato). Questa

contrattazione collettiva è, tuttora, caratterizzata da una certa

autonomia del governo rispetto alle altre due componenti della

relazione, come dimostrano i diversi scioperi indetti dai sindacati

per far pressione sulle imprese e ottenere salari più elevati

(precedentemente, invece, esistevano legami più formali e solidi tra

il governo e i sindacati). Inoltre il kirchnerismo ha fatto ricorso

sistematicamente a tale modello per riuscire a raggiungere i suoi

obiettivi macroeconomici, perché esso ha permesso di raggiungere

accordi sia sui salari minimi dei lavoratori (2005, 2006, 2007) sia

sul controllo dei prezzi e dell’inflazione (2006, 2007), con il

sostegno dei sindacati e delle imprese. Questo nuovo modello, insieme

alla riduzione del lavoro precario e al surplus della bilancia

commerciale, ha permesso un aumento dei salari reali (dati dal

rapporto tra il salario orario e l’indice dei prezzi) del 70% al

termine della sua presidenza.

Inoltre, il presidente Kirchner è stato, soprattutto nei primi due

anni del suo mandato, molto attivo nella lotta all’evasione fiscale,

diventata un reato penale, così da poter aumentare le risorse interne

a fini redistributivi. Ciò dimostra un cambiamento nella concezione

del ruolo dello Stato in economia rispetto al precedente decennio

liberista.

Lo Stato ha promosso politiche attive di crescita, aumento

dell’occupazione, redistribuzione del reddito nazionale insieme a

provvedimenti per la protezione dei settori più vulnerabili e per la

tutela dei diritti economici e sociali. Ciò perché, secondo la

concezione kirchnerista, «il mercato organizza l’economia, ma non la

società», di cui deve, invece, occuparsi lo Stato.

Quest’idea ha avuto il suo riflesso nel piano di investimenti in

opere pubbliche promosso dal Presidente Kirchner, tramite la

creazione di un ministero ad hoc, il Ministero della Pianificazione

Federale e degli Investimenti Pubblici, e della Banca Nazionale dello

Sviluppo. Tale piano ha permesso, tra l’altro, una forte riduzione

della disoccupazione e un cambiamento nel modello economico

argentino, che negli anni ’90 si era fondato perlopiù su investimenti

privati e non pubblici. Nel 2007 la spesa statale in opere pubbliche

è aumentata di oltre cinque volte rispetto all’inizio del suo

mandato, il chè ha prodotto una grande espansione del settore

immobiliare e delle infrastrutture.

Comunque, più in generale, la spesa pubblica dal 2003 al 2007 è

aumentata del 30%, con consistenti finanziamenti ai settori

dell’istruzione pubblica, della ricerca scientifica e della salute.

Dunque, facendo un bilancio del primo mandato presidenziale di un

Kirchner, Nestor ha basato la ripresa economica sull’aumento degli

investimenti, soprattutto statali, e sulla crescita delle

esportazioni, il chè ha richiesto un aumento del surplus utilizzabile

a livello nazionale, ottenuto attraverso la netta riduzione del

debito con l’estero. In questo modo Kirchner ha inaugurato un circolo

virtuoso di crescita della domanda aggregata (cioè la somma della

domanda di consumi interna ed estera), della produzione,

dell’occupazione e dei salari. Tale positivo processo è stato

possibile solo grazie all’inversione del rapporto tra politica ed

economia che aveva caratterizzato l’Argentina fino al 2001, con la

prima che domina, con i Kirchner, la seconda. Questo è stato uno dei

meriti maggiori di Nestor, riconosciuto dalla popolazione e dagli

osservatori internazionali.

Gli analisti internazionali hanno inquadrato tali politiche nel

quadro dei paradigmi sviluppista1

e gradualista; mentre Kirchner ha definito le sue politiche

economiche come un «Consenso di Washington senza Convertibilità» o

«capitalismo serio», proprio perché ha promosso politiche di stampo

keynesiano, senza abbandonare totalmente quelle neoliberiste, come

dimostra lo sforzo per l’approfondimento dell’integrazione regionale,

ad esempio.

Queste politiche e la ripresa economica da esse prodotta hanno fatto

crescere molto la fiducia politica degli argentini, che hanno

percepito come esaudite le loro domande di una maggiore giustizia

sociale. E ciò è visibile anche nelle politiche sociali e dei diritti

umani avviate da Kirchner e che mi appresto ad analizzare.

3.1.2    Le politiche dei diritti umani e istituzionali

In materia di diritti umani, Nestor, e successivamente anche sua

moglie Cristina, hanno permesso all’Argentina di recuperare la

1 Teoria economica secondo cui il Terzo Mondo può svilupparsi creando un mercato interno forte e diversificato e imponendo dazi sui beni importati.

speranza nella giustizia dopo 30 anni di impunità e ai loro governi

di accattivarsi le simpatie di grosse fette di popolazione,

soprattutto della classe media.

Nestor ha abrogato le leggi che limitavano i processi per le

violazioni dei diritti umani commesse nel periodo delle Juntas Militares

tra il 1976 e il 1983, anno in cui è stata re-instaurata la

democrazia: la Ley de Punto Final del 1986, che stabiliva la prescrizione

di tutte le azioni penali contro coloro che erano stati accusati di

aver commesso durante la dittatura militare il crimine di “sparizione

forzata di persona”, che comprende la detenzione illegale, la tortura

e l’omicidio aggravato e non, e che non erano stati chiamati a

testimoniare entro 60 giorni dall’inizio del processo; la Ley de

Obediencia Debida del 1987, la quale proteggeva gli ufficiali delle

Forze Armate argentine dal processo, dando loro una vera e propria

impunità, tramite l’istituto della presunzione di innocenza assoluta

(cioè che non ammette prove contrarie, ma può essere invalidata solo

per errori di procedura commessi nel processo), in virtù della

obedencia debida, un concetto militare secondo cui i soldati devono

necessariamente obbedire agli ordini emanati dai loro superiori, il

chè rappresentava una sorta di alibi; e gli indulti del 1989 e del

1990 dei reati ascritti ai politici e ai generali dei ranghi più

alti, responsabili della Guerra Sucia, il programma di repressione

violenta dei dissidenti, attuato durante la dittatura militare. Così

nel 2006 più di 500 ex ufficiali, soldati e poliziotti furono

accusati e sottoposti a processo, restaurando la fiducia popolare

nelle istituzioni politiche e giudiziarie.

La tutela dei diritti umani è stata visibile anche nel modo in cui

Nestor Kirchner ha affrontato il nodo della sicurezza pubblica., nato

a causa della crisi economico-fiscale del 2001, che aveva fatto

nettamente aumentare il numero dei crimini violenti in Argentina. Il

Presidente ha avviato una riforma delle forze di polizia che dava

loro maggiori poteri per contrastare la criminalità, ma, vista la sua

alleanza con gruppi politici progressisti e con le associazioni di

tutela dei diritti umani e la sua ideologia socialdemocratica, ha

fatto in modo che questi più ampi poteri non si traducessero in

restrizioni eccessive delle libertà civili individuali. Infatti si è

rifiutato di autorizzare l’uso della forza contro proteste, barricate

e altre forme di disobbedienza civile e ha nominato nuovi giudici

della Corte Suprema argentina, noti per il loro impegno a favore dei

diritti degli imputati, per le loro grandi competenze e la loro

integrità morale, visto che i precedenti designati da Menem erano

stati per la maggior parte accusati di essere politicizzati e

corrotti.

Mantenere questo bilanciamento tra la domanda pubblica di sicurezza e

la tutela dei diritti umani e civili è e sarà una sfida molto

importante anche per Cristina Kirchner, soprattutto nei periodi più

recenti, in cui sta crescendo il malcontento popolare in Argentina.

3.2    La presidenza di Cristina Kirchner

Il prossimo 27 Ottobre si terranno in Argentina le elezioni

legislative per il rinnovo di metà dei seggi della Camera e di un

terzo di quelli del Senato e l’esito del voto sarà fondamentale per

capire quale futuro avrà il kirchnerismo alla ricerca di nuove

strategie per superare il malcontento popolare, espresso con il

cacerolazo, la protesta pacifica delle “pentole”.

Cristina Kirchner è stata, durante i suoi mandati, ben più radicale,

dura e ostinata di Nestor e sta cercando di alzare la posta in gioco

in vista delle elezioni, dall’esito molto incerto.

Ha iniziato una guerra alle multinazionali occidentali, soprattutto

americane, e agli investitori stranieri e, secondo il Fondo Monetario

Internazionale, ha bluffato sui conti pubblici del suo Paese pur di

continuare a perseguire le sue politiche radicali. La menzogna più

grande del governo argentino sarebbe relativa ai dati

sull’inflazione, che secondo la Kirchner si attesta intorno al 10,8%,

mentre le stime del FMI la indicano tra il 20% e il 30%, l’inflazione

più alta del continente latinoamericano. Anche la crescita del PIL è

rallentata negli ultimi anni e nel 2012 si è attestata ad un +2%,

quindi una percentuale decisamente inferiore rispetto al periodo

immediatamente successivo al default del 2001, nonostante la continua

stampa di moneta da parte della Banca Centrale argentina e i forti

investimenti statali. Proprio su questo terreno è iniziato da ormai

un anno lo scontro tra Cristina Kirchner e Christine Lagarde,

presidente del FMI, che ha ammonito la prima per aver truccato i

conti statali, intimandole di correggerli entro il 29 settembre 2013,

altrimenti l’Argentina sarà espulsa dall’organismo internazionale. La

Kirchner sta, ciononostante, continuando a percorrere la sua strada

e, per le elezioni legislative di quest’anno, sta promettendo una

crescita di almeno il 4,6% del PIL, grazie ad un piano di

investimenti pubblici molto corposo, che renderebbe l’Argentina la

terza economia del MERCOSUR, dopo Venezuela e Brasile.

Sono gli economisti liberisti a temere maggiormente per le sorti del

Paese, sostenendo che, spendendo eccessivamente in politiche

anticapitaliste, la Kirchner potrebbe riportarlo sul lastrico; ma è

anche vero che è nettamente aumentato il malcontento tra la

popolazione, a causa del rallentamento della crescita economica e che

tale situazione ha favorito anche la proliferazione della piccola

criminalità. In ogni caso rimane ancora molto grande la parte della

popolazione argentina che percepisce Cristina Kirchner come la

pasionaria peronista e socialista, amica di Fidel Castro, Chavez,

Morales e Correa, che ha investito in educazione, ricerca, cultura e

politiche ambientaliste, favorendo la popolazione più vulnerabile e

portando il tasso di disoccupazione al 6,9% nel 2011. Ma è

sicuramente aumentata la porzione degli argentini che giudica il suo

operato con maggiore scetticismo o che la considera pronta a tutto

pur di farsi rieleggere al termine del suo secondo mandato nel 2015,

anche a costo di modificare la costituzione, come dimostra la

convocazione del primo sciopero generale dell’era kirchner il 20

novembre 2012.

La situazione economica argentina è peggiorata da circa un anno a

causa dell’aumento incontrollato dell’inflazione, che rende poco

redditizia la politica dello SCRER, iniziata dal marito Nestor, la

quale necessita di politiche fiscali parzialmente restrittive per

poter esplicare i suoi effetti benefici e la Kirchner non si è

impegnata oltremodo per contenere l’aumento dell’indice dei prezzi.

Infatti, nell’ultimo anno la spesa pubblica è cresciuta notevolmente,

soprattutto a causa della misura del maggio del 2012, volta a

completare la nazionalizzazione della società petrolifera Yacimientos

Petrolíferos Fiscales (YPF) attraverso l’espropriazione del restante

51% del capitale in mano spagnola.

A livello internazionale il secondo problema che si è trovata ad

affrontare la Presidenta nasce dalla necessità di far fronte al

pagamento dei titoli in possesso degli hedge funds. Si tratta di fondi

di investimento non convenzionali, ma speculativi, specializzati

nell’acquistare debito nazionale ad alto rischio a prezzi stracciati,

approfittando dei momenti di difficoltà di un Paese, per poi

guadagnarci nel lungo termine attraverso gli interessi posti sui

titoli di debito acquistati, spesso intentando cause legali per

ottenere tali pagamenti. Il 22 Novembre 2012, infatti, un giudice

distrettuale di New York ha statuito che il governo argentino deve

ripagare alcuni di questi fondi per un valore pari a 1,33 miliardi di

dollari.

Quando nel dicembre del 2001 fu dichiarato il default, gli

investitori stranieri abbandonarono l’Argentina e il governo si trovò

costretto a ristrutturare il debito, che fu cancellato con

l’emissione di nuove obbligazioni nel 2005 e nel 2010 con un valore

più basso e una scadenza per il pagamento molto più lunga. Ma alcuni

hedge funds, come NML, Aurelius Capital e Gramcery, non hanno

accettato lo scambio e hanno intentato una causa legale all’Argentina

presso il suddetto tribunale statunitense, vincendo la loro battaglia

anche in appello. Questa sentenza, che il governo argentino ha

considerato una tutela del «colonialismo legalizzato» rappresentato

dall’attività degli hedge funds, potrebbe, tra l’altro, diventare un

precedente per casi simili, come quelli che stanno interessando,

oggi, l’Europa. La Kirchner ha risposto alle accuse verbali e legali

in maniera molto forte, affermando che la finanza internazionale «ci

ha castigato per la nostra autonomia nel decidere la politica

economica» e facendo appello dinanzi alla Corte Suprema Statunitense,

che dovrebbe pronunciarsi entro la fine di quest’anno sul caso, ma

sembra avviata, fortunatamente per l’economia argentina, verso la

decisione di considerare i beni economico-finanziarsi di un governo

come coperti da immunità e quindi non sottoponibili né a processo né

tantomeno a sequestro da parte di un tribunale straniero.

Analizzando sempre le politiche internazionali della Presidenta,

Cristina ha proposto alle Nazioni Unite un rinnovamento delle

organizzazioni internazionali economiche e finanziarie, affinchè

cambino i loro metodi di valutazione delle politiche economiche degli

Stati, considerando il successo o il fallimento nella lotta alla

povertà e nel mantenimento di bassi livelli di disoccupazione, nel

quadro di politiche di piena occupazione.

Inoltre nel gennaio del 2013, ha comprato spazi sui maggiori

quotidiani inglesi per accusare il Regno Unito di colonialismo per

quanto riguarda la questione delle Falkland-Malvinas, di cui ha

chiesto la restituzione, nonostante il risultato, anche abbastanza

scontato, del recentissimo referendum. Le pressioni continue della

Kirchner sulla questione suddetta sono legate al fatto che nel 2014

scadrà l’Accordo di Madrid sul divieto di sfruttare le risorse

naturali dell’Antartide. Per poterle estrarre e sfruttare sarà

necessario possedere territori abbastanza vicini alle coste del Polo

sud, come, ad esempio, le isole Flakland-Malvinas.

Ha fatto discutere molto anche l’accordo bilaterale tra Argentina ed

Iran sull’istituzione di una commissione indipendente dagli Stati

occidentali per investigare sulle bombe che scoppiarono nel 1944 a

Buenos Aires.

Si tratta di un comportamenti aggressivi di orientamento chiaramente

anti-occidentale e anti-imperialista, che servono alla Kirchner per

recuperare parte dei consensi persi tra i settori socialisti della

popolazione.

Le proteste dell’opposizione e delle classi più elevate stanno

montando, negli ultimi giorni, anche contro la riforma della

giustizia, approvata lo scorso 8 Maggio dal Parlamento e proposta da

Cristina Kirchner per democratizzare il settore. L’opposizione ha

considerato la riforma come l’ennesimo tentativo di accentrare il

potere nelle mani proprie e dell’Esecutivo. Tre sono le proposte di

legge su cui vi è convergenza quasi unanime: una è volta

all’eliminazione del sistema dei vantaggi e privilegi di cui gode la

casta giudiziaria, di natura corporativa e prevede che l’ingresso

alla carriera per qualsiasi livello dovrà realizzarsi tramite un

concorso di merito ed un sorteggio pubblico, mentre fino ad ora in

Argentina l’accesso alle cariche giurisdizionali è avvenuto

prevalentemente grazie al sistema delle raccomandazioni. Altri due

progetti riguardano la pubblicazione delle dichiarazioni dei redditi

e del patrimonio dei funzionari della Giustizia e la possibilità per

tutti i cittadini di accedere alle banche dati dei procedimenti

giudiziari per poter verificare ogni iter processuale.

Le proposte controverse sono quella che punta a ridurre l’estensione

dei provvedimenti cautelari contro lo Stato, che, secondo

l’opposizione, mira a salvare il governo kirchnerista nella causa

contro il gruppo mediatico Clarìn, in possesso del giornale più

diffuso in Argentina, di un canale radio e di due canali televisivi,

che violerebbe la legge anti-trust, emanata da Cristina Kirchner per

impedire la formazione di monopoli nel settore dei media. Le critiche

più forti sono arrivare dal CELS (Centro di Studi Legali e Sociali),

presieduto dal giornalista Horacio Verbitsky, uomo molto vicino ai

Kirchner. Gli esperti del CELS sostengono che il progetto di legge

potrebbe compromettere una tutela giurisdizionale effettiva e

propongono una sua modifica, in modo che la limitazione delle misure

cautelari adottate dai giudici contro lo Stato possano riguardare

solo i casi economici (come quello “Clarìn”).

Un’altra proposta prevede la creazione di tre nuovi Tribunali di

Cassazione da aggiungere all’unico oggi presente, per ridurre i

compiti e gli oneri della Corte Suprema, mentre, secondo

l’opposizione, il provvedimento provocherà un’ulteriore diluizione

dei tempi della giustizia a discapito dei gruppi vulnerabili, senza,

però, ben precisare le argomentazioni a sostegno di tale tesi.

Infine, la riforma che ha irritato maggiormente l’opposizione è

quella che riguarda il Consiglio della Magistratura: la Presidenta

vuole aumentarne il numero dei componenti (da 13 a 19), includendo

accademici e personalità di spicco provenienti da settori differenti

da quello della giurisprudenza; sostituire la maggioranza qualificata

(dei due terzi) con quella semplice (metà più uno dei membri) nella

nomina e nella destituzione dei giudici; introdurre il voto popolare

per l’elezione dei componenti del CdM. Cristina sostiene fortemente

questa riforma, che mira a «dare maggiore partecipazione alla

cittadinanza», superando il carattere fin troppo corporativo del

Consiglio e riuscendo a snellirne e velocizzarne il funzionamento. È

chiaro, però, che in questo modo il Consiglio della Magistratura sarà

facilmente dominato dall’occasionale maggioranza politica e i

magistrati ad essa non graditi potrebbero essere più facilmente

destituiti tramite la sola maggioranza semplice.

Infine, il malcontento popolare è cresciuto anche a causa del timore

che Cristina possa voler modificare la Costituzione argentina per

essere rieletta per un terzo mandato nel 2015, innescando una

situazione simile a quella venezuelana di «autoritarismo scelto

democraticamente»2

. Per una tale modifica è necessario ottenere una maggioranza

qualificata in Parlamento, la cui composizione muterà nell’autunno

del 2013 in seguito alle elezioni legislative. Quindi si tratta di

un’ipotesi non verificabile prima del prossimo ottobre.

Cristina Kirchner si trova davanti alla sfida di dover recuperare i

consensi persi negli ultimi mesi e per farlo deve, innanzitutto,

ricomporre la frattura con i sindacati e ricompattare il blocco

socialdemocratico e progressista.

Comunque, nonostante tutte le difficoltà e le sfide che Cristina

Kirchner dovrà affrontare fino al 2015, nel corso di dodici anni, dal

default del 2001 fino ad oggi, l’Argentina dei Kirchner è riuscita a

riprendersi, grazie soprattutto a politiche redistributive, che hanno

ridotto di un terzo la forbice tra il 10% più ricco e il 10% più

povero della popolazione, attraverso un aumento della spesa pubblica,

in primis nei settori dell’istruzione e della salute, ed ha, così,

garantito una maggiore equità sociale rispetto al passato. È su

questa base che il kirchnerismo ha costruito i suoi consensi ed è

tornando alle sue radici che probabilmente riuscirà a recuperarli.2 PACIOLLA Mario, 2013, Quale futuro per il kirchnerismo?, “Caffè

Geopolitico”, http://www.ilcaffegeopolitico.net/3454/quale-futuro-per-il-kirchnerismo.

4.      Lo stile di governo dei Kirchner: populismo?L'Argentina dei Kirchner, secondo la maggior parte dei politologi,

presenta caratteristiche tipiche sia    delle democrazie sia dei

regimi populisti e clientelisti, come risulta evidente dalle

politiche e dallo stile di governo kirchnerista.

Le principali componenti del cosidetto moodello K, lo stile di

governo kirchnerista, sono: la missione di salvare la nazione

argentina, una concezione belligerante della politica,

interpretazione cospirativa del comportamento dell'opposizione,

utilizzo di procedimenti elettorali ai limiti della regolarità e il

clientelismo.

4.1    La missione salvifica

Sfruttando la capacità di porsi e farsi percepire come i salvatori di

una nazione in piena crisi dopo il 2001, i coniugi Kirchner sono

riusciti a giustificare diversi processi di accentramento del potere

nelle mani dell'esecutivo e del Presidente in particolare.

Nestor Kirchner, nei suoi quattro anni di presidenza, ha prmolugato

ben 232 decreti di ncessità e urgenza, con una media di 4,4 al mese,

ha conservato i poteri di emergenza delegati dal Congresso al Governo

nel 2001 e ha reso l'esecutivo più autonomo dai governi delle

Province rispetto a quanto accadeva in passato. Altro sintomo di

questa centralizzazione del potere è rintracciabile nella riforma

della Corte Suprema e dei principali organi giudiziari del Paese, che

sicuramente presenta numerosissimi elementi positivi e migliorativi,

ma è stata contestata nella parte che ha accresciuto il controllo

dell'esecutivo sul Consiglio della Magistratura, organo responsabile

della nomina e della rimozione dei giudici federali.

Il problema principale di questa progressiva concentrazione di potere

sta nel fatto che è avvenuta parallelamente al crescente dominio

elettorale del kirchnerismo, il chè ha fatto temere una deriva

autoritaristica-populistica per l'Argentina. Ma in realtà, le

istituzioni democratiche sono ancora ben solide nel Paese con

elezioni corrette e regolari, libertà civili ampiamente tutelate,

anche grazie alla presenza di organizzazioni della società civile

molto forti che le proteggono, e Forze Armate, autrici di ben sei

colpi di stato fino dal 1930 al 1976, ormai ritirate dalla politica

ed “innocue”. È da notare, tra l'altro, che ci sono state molte

iniziative durante i tre mandati kirchneristi volte a rafforzare la

qualità della democrazia argentina, come la nomina di giudici della

Corte Suprema esperti, qualificati e moralmente retti o la creazione

delle udienze pubbliche per assicurare una maggiore trasparenza delle

istituzioni giudiziarie e legislative.

Quindi, la capacità dei Kirchner di centralizzare il potere nelle

proprie mani è stata limitata dalla presenza di istituzioni

democratiche sufficientemente forti, da una società civile ben

articolata ed organizzata e dalla natura pluralistica del loro stesso

partito peronista.

4.2    Concezione belligerante della politica

Questa è una delle caratteristiche che avvicinano il kirchnerismo ad

un movimento populista, perchè quest'ultimo ha, per definizione,

bisogno di individuare un nemico, in opposizione al quale costruire

la propria leadership, secondo la classica contrapposizione “noi vs.

loro”. Dopo il default del 2001, questo nemico è stato individuato

dai Kirchner nei cc.dd. “old politics”, la classe politica che era

stata al governo fino a quel momento e aveva implementato politiche

neoliberiste. Così i Kirchner si sono posti, dinanzi al loro popolo,

come gli unici portatori di verità.

4.3    Interpretazione cospirativa del comportamento dell'opposizione

Questa concezione ha permesso al kirchnerismo di attribuire le

difficoltà di implementare determinate politiche alle cospirazioni di

quella parte della società civile che gli si opponeva. Di volta in

volta furono considerati colpevoli gli imprenditori del settore

agricolo,    la finanza e i creditori internazionali, le politiche

neoliberiste dei governi degli anni '90 e i media monopolistici, in

primis il gruppo Clarìn.3

4.4    Strumenti elettorali semi-legali

Fin dalle prime elezioni di medio termine del 2005, i Kirchner hanno

utilizzato la pratica delle candidaturas testimoniales, che non erano nuove

nella scena politica argentina. Esse contistevano nel porre

personalità molto celebri, spesso membri del governo federale o di

quelli provinciali, tra i primi posti nelle liste elettorali per il

rinnovo del Parlamento, con la consapevolezza che essi non avrebbero

accettato l'incarico, qualora fossero stati eletti. Si tratta di uno

strumentoutile per assicurarsi i voti necessari a vincere le

elezioni, non esplicitamente vietato dalla legge, ma che non è stato

mai impugnato giuridicamente dall'opposizione (che anche in questo

caso si è sempre dimostrata molto debole).3 Vedi pag. 14 per la controversia tra lo Stato argentino ed il gruppo

suddetto.

Sicuramente lo strumento elettorale più efficace è stato utilizzato

da Nestor Kirchner alla fine del suo mandato ed è consistito nel

farsi da parte e candidare alla Presidenza la moglie Cristina, per

poter, poi, ricandidarsi per un secondo mandato ed eventualmente un

terzo.4

Chiaramente non c'era nulla di illegale in questa pratica, che,

però, appariva una manipolazione istituzionale.

4.5    Clientelismo

La relazione clientelista con i settori marginali, come disoccupati,

piqueteros, settori poveri, è stata sempre presente nei tre mandati

kirchneristi e si è realizzata per mezzo dei cosiddetti punteros K,

leader e militanti locali del Frente para la Victoria, che gesticono i

rapporti con la popolazione in particolare nei quartieri più poveri

dell'Argentina. Usufruendo del loro accesso privilegiato alle risorse

statali, in quanto membri del partito di governo, i punteros si

pongono come risolutori dei problemi dei settori più vulnerabili del

popolo e permettono il perpetuo funzionamento della macchina

partitica, politica ed elettorale. Per far ciò, essi creano legami

molto forti con la popolazione locale, tramite mezzi clientelistici e

il supporto degli amministratori provinciali e nazionali. Così i

punteros distribuiscono beni, servizi ed informazioni dai loro

“padroni politici” ai “clienti”. Una ricerca del 2004 di tre

sociologici, Valeria Brusco, Marcelo Nazareno e Susan Stokes, ha

dimostrato che la crisi del 2001 ha trasformato moltissimi elettori

4 In Argentina, la Costituzione non permette al Presidente di essere rieletto per pi�di due mandati consecutivi.

in clienti. Secondo tale ricerca, i partiti peronisti sono stati

quelli che hanno profuso più sforzi nella compravendita di voti, con

una probabilità del 58% che i loro simpatizzanti abbiano ricevuto un

“sussidio”.

Chiaramente i rapporti clientelistici sono più facilmente istituibili

nelle aeree povere, piuttosto che tra le classi medio-alte, le quali

tendono a punire i leader politici che fanno uso di tali pratiche.

Alcune delle caratteristiche dello stile di governo kirchnerista

hanno portato gli analisti nazionali e internazionali a definirlo

come populista o neo-populsta. Il populismo può essere definito come

un modo di far politica caratterizzato dalla presenza di leader molto

carismatici e persuasivi, che cercano di mobilitare il supporto di

gruppi sociali non organizzati per scopi puramente elettorali, il chè

comporta, nella maggior parte dei casi, l'implementazione di

politiche molto popolari, che producono benefici effetti a breve

termine, ma non nel lungo periodo. Il problema è che oggi c'è la

tendenza tra i politologi ad associare il populismo con politiche

sataliste, redistributive, anti-povertà e anti-liberiste.

Sicuramente in situazioni, come quella argentina post-2001,

caratterizzate da diffusa povertà, diseguaglianze socioeconomiche,

forte disoccupazione e instabilità politica, i leader politici hanno

molte possibilità di concentrare il potere nelle loro mani per

riorganizzare la società su basi politiche, economiche e sociali

nuove, ponendosi come salvatori della nazione dalla crisi. Superando

anche i più ottimistici pronostici, Nestor Kirchner è riuscito in

pochissimo tempo a restaurare la legittimità del sistema politico e

partitico argentino, messo in subbuglio dalla crisi del 2001, ma la

sua politica è sempre stata caratterizzata da un dualismo. Da un

lato, dalla retorica anti-liberista, socialdemocratica e

progressista; dall'altro lato, dal ricorso, seppur parziale, ad

alcuni provvedimenti simili a quelli adottati da Menem negli anni

'90.

È, dunque, troppo riduttivo considerare il kirchnerismo come una

nuova forma di populismo, per il solo fatto di porsi in netta

contrapposizione agli organismi internazionali liberisti, di

ispirarsi all'ideologia socialdemocratica, progressista e, in parte,

anti-capitalista e per aver implementato politiche di lotta alla

povertà e alle diseguaglianze sociali, seppur esso presenti alcuni

elementi tipici dei movimenti populisti latinoamericani.

5.      Il kirchnerismo come governance post-neoliberale?I continui successi dei Kirchner mostrano come la situazione

argentina, praticamente per tutti gli anni 2000, sia stata dominata,

con la sola parentesi dei due anni del governo di Duhalde, dal

kirchnerismo. Ciononostante, esso ha sempre considerato il 2001 non

come una sorta di anno zero, bensì come momento più buio della notte

neoliberista iniziata con le giunte militari degli anni '70 e

proseguita negli anni '90 con Menem. La capacità maggiore dei

Kirchner, ma di Nestor in primis, è stata quella di recuperare la

memoria storica delle tragedie vissute dall'Argentina e di dar voce

alle sue vittime. Tutto ciò perchè l'eredità principale del 2001

riguardava la crisi della rappresentanza politica e il primo “governo

K” ha dovuto fare i conti con questa moltitudine in protesta e

ricomporre le fratture create nella societ�civile dai diversi

catastrofici eventi argentini, rendendosi in un certo senso

incompiuto, per non dover mai scegliere un target di elettori a cui

far riferimento e diventare un movimento di tutti e per tutti gli

argentini.

La situazione �nettamente cambiata con il primo successo elettorale

di Cristina Kirchner, che, come abbiamo visto, �stato un vero

trionfo ed �stato, da molti, percepito come l'egemonizzazione del

campo politico, a cui �seguita la radicalizzazione del modello K,

diventato molto pi�simile allo stile di governo di Chavez e Morales,

sopratutto con riferimento ai provvedimenti progressisti attorno a

cui Cristina ha costruito per gran parte i suoi consensi (Legge

contro i monopoli mediatici, la Legge di assegnazione universale per

figlio, Legge sulle pensioni per le casalinghe, avvicinamento al 杜

locco contro-egemonico-�di Venezuela, Brasile, Bolivia, Cina, India,

opposto agli USA).

Dunque sembra che, ormai, con Cristina, il kirchnerismo abbia trovato

una sua forma compiuta, che potrebbe essere definita 杜 overnance

post-neoliberale5

, dove il post indica la convivenza tra provvedimenti progressisti e

passatisti, cio�di stampo neoliberista. Questa definizione sembra

particolarmente consona, come dimostra l'articolazione del

kirchnerismo in tre poli: il polo estrattivista, fondato sullo

sfruttamento delle risorse naturali argentine, che sono state fonti

di grandi surplus economici; il polo sviluppista, basato

5 HUBERT Pablo, 2011, El Estado Postnacional: Mas all�de kirchnerismo y antikirchnerismo, Otras Ediciones.

sull'avanzamento tecnologico-industriale; e il polo fondato

sull'inclusione sociale e la tutela dei diritti economici, sociali ed

umani.

La combinazione di questi tre poli �stata la vera forza del modello

K, che ha ben compreso che le politiche di austerity e di repressione

non erano pi�sostenibili e rendevano, di fatto, ingovernabile il

Paese, e ha optato per una decisa inversione di tendenza, con la

riapertura dei processi ai membri delle giunte militari e la

promozione delle associazione dei diritti umani, l'uscita dal

Consenso di Washington, l'aumento della spesa pubblica nei settori-

chiave dell'istruzione, della salute e dell'ambiente e la concessione

di sussidi per rispondere alle domande di vari movimenti sociali.

Chiaramente il progetto kirchnerista ha avuto l'opportunit�di

sfruttare una congiuntura economica internazionale favorevole (legata

sopratutto al boom dell'agrobusiness e dei prezzi delle materie

prime) ed ha trosformato l'Argentina da bersaglio della speculazione

finanziaria a Stato improntato all'esportazione delle sue materie

prime, riprendendo, in parte, le politiche del primo Peron (1946-

1955), convertendo, cio� il surplus fiscale in spesa sociale. La

seconda fondamentale scelta �stata quella di sfruttare il capitale

sociale argentino, mettendolo al servizio della societ�e ripagandolo

con sussidi, incarichi statali e municipali, ecc...

Dunque, appare chiaro che il merito principale del kirchnerismo sia

stato, fin'ora, quello di riattivare memorie e passioni, legate alle

lotte di emancipazione del popolo argentino, che non avevano fino

agli anni 2000 trovato espressione nella politica, quelle dei

desaparecidos, degli indigeni, dei morti degli anni '70.

I Kirchner, sicuramente, non hanno fatto la rivoluzione economica

desiderata dalla sinistra, ma hanno dato voce ai settori    del

popolo argentino pi�deboli e pi�bersagliati fino a quel momento.

Nonostante questi meriti il kirchnerismo ha mostrato, nel tempo,

anche i suoi limiti e la politica dei diritti umani non si �tradotta

in una compiuta inclusione sociale: ci sono ancora alcuni casi di

repressione delle proteste, sopratutto nei barrios, contadini ed

indigeni si vedono espropriare le proprie terre, anche con mezzi

violenti, precariet�e flessibilit�riguardano una buona fetta di

popolazione e, inoltre, il governo non ha mai completamente risolto

il problema della sovranit�energetica e sta cominciando a

sperimentare difficolt�nei settori alimentari, a causa

dell'espansione della soia come monocoltura.

In conclusione, il modello K non ha raso al suolo lo stato

neoliberale e neoliberista degli anni '90 e non ha portato alla

restaurazione del vecchio Stato-nazione moderno, di stampo keynesiano

e welfarista, ma ha creato un sistema ibrido tra i due, che da molti

studiosi viene, appunto, definito governance post-neoliberale, perchè

fondato su un sistema di redistribuzione della ricchezza economica e

sociale e sull'estensione dei diritti. L'appello all'immaginario

popolare delle rivoluzioni latinoamericane è servito per mostrare di

collocarsi dalla parte delle vittime, dei morti e dei vinti. Dunque,

nonostante tutti i suoi limiti, il kirchnerismo ha rappresentato, in

questo senso, un forte mutamento di segno nella politica argentina,

nonostante rimanga intriso di capitalismo, basandosi su un modello

economico estrattivista.

Nonostante questi suoi grandissimi pregi, che hanno permesso al

modello K di acquisire costantemente consensi, oggi il governo di

Cristina appare molto fragile, anche a causa dell'odierna congiuntura

economica, che non permette all'Argentina di generare il surplus del

passato e ne riduce, quindi, i margini di manovra. Stiamo assistendo

a moltissime proteste, sopratutto da parte degli indigeni, che non

tollerano più il modello estrattivista, e dell'opposizione. Il

rapporto del kirchnerismo con i sindacati, sopratutto con la

Confederacion General de Trabajo, si sta deteriorando così come quello con la

moltitudine degli anni '70 e del post-2001, che sta costringendo

Cristina a fare continue concessione ai movimenti filo-governativi.

Sta alla Presidenta, adesso, ricomporre le fratture con la società

civile, in parte rimodernando il suo kirchnerismo e in parte tornando

alle sue radici.

Ciononostante il kirchnernismo, inquadrabile, ormai, come un vero e

proprio movimento politico, è stato ed è, per ora, una forte

discontinuità nella storia argentina, un evento senza precedenti dai

tempi di Peron, un fenomeno ed un processo culturale e politico

fondamentale per l'Argentina.

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