Tesi Sistema educativo italiano e colombiano a confronto
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INTRODUZIONE
La volontà di scrivere sull’argomento del sistema educativo Italiano e quello
Colombiano, nasce dal fatto che l'educazione rappresenta da sempre una parte
fondamentale per lo sviluppo dell'uomo non solo dal punto di vista individuale ma
anche in quanto parte di una società e una cultura, inoltre è un elemento
importante per l'economia e lo sviluppo di un paese.
Istruzione e educazione sono due aspetti del processo di formazione con cui la
società trasferisce agli individui che ne fanno parte i valori condivisi che sono alla
base dell’ordine sociale e che vengono trasmessi prima attraverso la famiglia
(socializzazione primaria) e poi attraverso la scuola (socializzazione secondaria).
In senso più specifico, istruire significa insegnare e apprendere nozioni relative a
una materia, un arte oppure un'azione, mentre educare significa trasmettere e
ricevere regole di comportamento e norme condivise che permettono ai membri di
una società di integrarsi nella cultura di riferimento.
Studiando l'organizzazione del sistema educativo di un paese quindi si studia
contemporaneamente la qualità delle risorse umane che esso prepara e il grado di
sviluppo e le problematiche della società stessa. Da questo punto di vista
l’educazione comprende l’istruzione, quindi nel corso dell’elaborato di tesi i due
concetti saranno usati nel senso sopradetto.
In questo lavoro di tesi si analizza l'importanza dell'educazione in due società e
realtà diverse, come sono quella italiana e colombiana, evidenziando
l'organizzazione del sistema educativo e la sua l'influenza sulla società. Pur
essendo due paesi molto differenti in quanto a società, sviluppo, e perfino
continente, il fatto che il sistema educativo sia un obiettivo fondamentale della
società, ci permette di fare uno studio parallelo.
La scelta di orientarmi su questo argomento è la convinzione che attualmente una
società, intesa come un gruppo sociale, senza una educazione adeguata e
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opportuna non potrà affrontare il mondo globalizzato in cui viviamo. A questo si
sovrappone anche un interesse personale, poiché sono cresciuta in mezzo alle
problematiche educative in quanto i miei genitori che fanno gli insegnanti in
Colombia.
Nel primo capitolo del lavoro è commentata l'importanza dell'educazione in una
società moderna attraverso l’analisi del rapporto fra educazione e società,
l’esposizione dei principali presupposti teorici della sociologia dell’educazione e
di alcuni progetti internazionali per la diffusione dell’educazione nel mondo.
Il capitolo secondo è un’analisi dell’evoluzione dell'organizzazione educativa in
Italia a partire dalla Riforma Gentile, nel 1923, fino ai nostri giorni e in Colombia,
di cui è stata analizzata la (lenta) evoluzione in tutto il secolo XX fino ad oggi.
L'ultimo capitolo è dedicato all'analisi specifica di una scuola italiana e di una
scuola colombiana.
Ho ritenuto opportuno studiare i due sistemi a confronto prima di tutto per vedere
i punti forti e deboli di ognuno, utilizzando la comparazione come strumento di
studio per poter analizzare somiglianze, differenze e specificità, ad esempio
rispetto all'organizzazione, alla struttura di ogni scuola, alle componenti degli
studenti e degli insegnanti ed anche delle risorse su cui la scuola può contare. In
secondo luogo, attraverso la comparazione tenterò di mettere in evidenza se e
come l’attuale organizzazione del sistema educativo è adatto alla società italiana e
colombiana.
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Capitolo primo
L'IMPORTANZA DELL'EDUCAZIONE NELLA SOCIETÀ
SOMMARIO: 1.1 Il rapporto fra educazione e società; 1.2 Gli approcci teorici;
1.3 L’educazione come investimento per gli Stati e gli Organismi internazionali
1.1 Il rapporto tra educazione e società
L'educazione rappresenta da sempre un ambito importante di riflessione per
l'essere umano. Potremo dire che il rapporto educazione – società rappresenta una
parte centrale di qualsiasi riflessione sulla questione educativa.
Prima di affrontare il rapporto tra educazione e società, tuttavia chiariremo
brevemente il concetto di educazione. La parola educazione viene dal latino e-
ducere che vuol dire portare fuori, liberare, far venir alla luce qualcosa. Può essere
dunque considerato il risultato di un'azione dove un individuo riceve e impara
delle regole di comportamento che condivide nel gruppo familiare oppure in un
contesto sociale. Questo è l’ambito di analisi del lavoro, che è incentrato
sull’aspetto istituzionale, e non familiare, dell’educazione, in particolare
l’organizzazione scolastica, il luogo cioè dove gli individui vengono istruiti ed
educati. Per Durkheim l'educazione si definisce come segue:
“ […] quell’azione esercitata dalle generazioni adulte su quelle che non
sono ancora mature per la vita sociale. Essa ha per fine di suscitare e
sviluppare nel bambino un certo numero di stati fisici, intellettuali e morali,
che reclamano da lui sia la società politica nel suo insieme, sia l'ambiente
particolare al quale è destinato.” (Durkheim,1971, p. 40).
L'educazione è dunque una delle basi su cui si costruisce una società. Questo
punto è stato da sempre centrale per la sociologia, come dimostrano gli studi di
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autori classici come il già citato Durkheim o Weber, i cui lavori in merito
riflettono l'importanza dell'educazione nella costruzione delle moderne società
industriali. Se infatti è l’illuminismo che cambia il modo di concepire
l’educazione dei membri di una società, è solo con la rivoluzione industriale che
realmente si presentano nuovi problemi riguardo alla convivenza sociale, nuovi
processi di urbanizzazione, nuove relazione di lavoro, cambiamenti nelle strutture
familiari, trasformazioni sociali, economiche, politiche e culturali che impongono
un cambiamento del ruolo che la società assegna all'educazione. L'educazione
diventa pietra centrale per la costruzione di un nuovo soggetto sociale in grado di
corrispondere ai compiti della società moderna. Emile Durkheim mette in rilievo
questa nuova visione dell'educazione quando scrive:
“La società non può vivere se non esiste fra i suoi membri un'omogeneità
sufficiente; l'educazione perpetua e rinforza tale omogeneità, fissando a
priori nell'anima del fanciullo le similitudini essenziali che impone la vita
collettiva. Ma da altro canto, senza una certa diversità, qualsiasi
cooperazione sarebbe impossibile. L'educazione assicura la persistenza di
questa diversità necessaria, diversificandosi essa stessa e
specializzandosi.” (Durkheim, in Baracani, 1973, pp. 9-10)
Nelle società moderne, anche se diverse fra di loro, con caratteristiche e segni
propri, e anzi nonostante le differenze, l'educazione ha dunque la funzione di unire
omogeneità e diversità, di offrire le basi al cittadino per comportarsi e interagire al
suo interno.
Le riflessioni sociologiche non si limitano allo studio dell'educazione, ma si
estendono al rapporto che si stabilisce tra ideali, pratiche educative e società
oggetto di studio. Proprio a proposito del rapporto educazione – società, Besozzi
(2008), evidenzia alcuni principi generali che si possono trovare in maniera
vincolante in ogni società:
• ogni società ha bisogno di educare le nuove generazioni;
• in ogni società si sviluppano ideali educativi, scopi e modi
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dell'educazione;
• un obiettivo dell'educazione è lo sviluppo di soggetti in grado di realizzare
pienamente la propria esistenza all'interno della società di riferimento;
• il risultato positivo dell'azione educativa si evidenzia nell'integrazione dei
soggetti tra loro e con la realtà sociale in cui sono collocati.
Secondo questa impostazione, ogni società ha dunque delle caratteristiche che
impongono e modellano l’organizzazione dell'educazione, ciò significa che
modelli, sistemi e obiettivi educativi si differenziano da società a società sia nello
spazio che nel tempo. Questo perché il ruolo del sistema educativo in una società
è quello di offrire la possibilità ai soggetti di svilupparsi a tutti i livelli di vita,
fornendo loro gli strumenti essenziali per l'integrazione e le basi per saper reagire
o per potersi adattare ad una società oggi in costante cambiamento.
Se si accetta che il rapporto educazione – società è legato strettamente agli scenari
socioculturali e alle problematiche sociali emergenti, allora nelle società (o nelle
fasi sociali) che attraversano trasformazioni o cambiamenti profondi una delle
prime strutture che da essi sono influenzate è il sistema educativo che, a sua volta,
influisce sulla costruzione dell'essere sociale. Da questo punto di vista non c’è
dubbio che, in generale, la società moderna sia una “società problematica”, in
quanto la sua struttura e le sue relazioni sociali sono caratterizzate da processi di
instabilità dovuti a trasformazioni profonde e veloci, tipiche di un mondo
globalizzato e favorite dalle comunicazioni che lo attraversano.
Dal momento che la società si presenta come portatrice di instabilità e
problematicità, anche l'educazione si presenta come una dimensione problematica
(cfr. Besozzi, 2008), ed è qui, nel momento stesso in cui la descrizione e
l'interpretazione del rapporto educazione – società deve considerare
l'individuazione delle problematiche della società moderna, che si deve studiare
l'individuo, la società, e la cultura di riferimento. Considerando queste
componenti come un insieme, Besozzi (cfr. 2008, pp. 24-25) evidenzia come gli
autori classici hanno analizzato il loro sviluppo, la loro interazione e l’influenza
reciproca. Più precisamente sono due le direttrici su cui le teorie si muovono:
un assunto, in generale esplicitato in forma di proposizione, su ciò che si intende
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per società e su come si interpreta il legame dell’individuo con la società;
un’interpretazione dello scenario sociale e culturale di riferimento alla luce
dell'assunzione di un punto di vista paradigmatico.
Dal punto di vista del legame tra individuo e società (a sua volta base del rapporto
tra educazione e società), si deve inoltre far notare che l'individuo è visto come un
soggetto attivo, capace d'attuare, interpretare e rispondere ai cambiamenti sociali.
1.2 Gli approcci teorici
Se si considerano (cfr. Besozzi, 2002) i macroapprocci teorici in cui le
scienze sociali collocano le proprie riflessioni, l’integrativo-funzionalista, il
conflittualista e il comunicativo-relazionale, possiamo osservare, semplificando,
che ciascuno di essi è riferibile e si afferma in un diverso momento storico, anche
se nel percorso di costruzione della Sociologia dell’educazione sono intrecciati.
Così l’approccio integrativo-funzionalista domina fino alla metà degli anni
sessanta del novecento, quello conflittualista è il riferimento dagli anni settanta
alla metà degli anni novanta, e il comunicativo-relazionale è l’approccio che
tutt’ora è dominante.
I due modelli integrazionista-funzionalista e conflittualista hanno in comune
l’orientamento macrostrutturale dell’analisi e una visione “forte” sia della società
che del legame tra educazione e sistema sociale, mentre il comunicativo-
relazionale è il meno compatto e più disaggregato al suo interno.
Nell’approccio funzionalista, i cui principali esponenti sono Durkheim e Parsons,
viene sviluppata una visione olistica della società, che mette in evidenza la
preminenza della società sull'individuo. In particolare, secondo Talcott Parsons,
l'educazione è concepita come l'azione esercitata sugli individui al fine di renderli
conformi, “adatti” alla società in cui devono vivere. Questo vuol dire che
l'educazione serve ad indirizzare l'individuo a comportarsi in accordo con la
società in cui vive; infatti l'individuo dovrebbe essere in grado di interagire e
rispondere tanto alle motivazioni personali che alle aspettative sociali.
Sinteticamente, in questo modello di socializzazione Besozzi (2002) fa rilevare
che il rapporto educazione-società è caratterizzato da dipendenza, continuità e
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linearità e le sue categorie fondanti sono l’ordine, il consenso e la conformità. Dal
punto di vista del modello è caratterizzato da una enfasi sulle norme e i ruoli
sociali, l’integrazione è vista come una risposta alle aspettative sociali, l’identità
sociale è stabile e la diversità è utile se è funzionale, altrimenti è assimilata o
negata.
Quindi l’educazione è di importanza centrale per mantenere l’ordine sociale.
Alla fine degli anni sessanta emerge una critica forte sia all’insufficienza
interpretativa del funzionalismo di fronte al cambiamento della società, sia alla
sua ideologia conservatrice.
Sulla base di queste critiche si diffonde il filone delle “teorie del conflitto” che
hanno un approccio ancora macrostrutturale e una origine sia marxista che
weberiana. Infatti, fa notare Besozzi (2002), la relazione educazione-società è
vista in termini di legame tra struttura economica e sovrastruttura (Marx) o tra
idealtipo educativo e idealtipo di struttura di potere (Weber).
Nell’approccio conflittualista, dunque, alla base del rapporto individuo-società si
pone il conflitto tra gruppi o tra individui. In questo caso le azioni di gruppi di
individui contrapposti ad altri gruppi sono la parte centrale per l'approccio
conflittualista e l’azione educativa è interpretata in funzione dell'affermazione e
della contrapposizione, cioè il dominio o il potere di un gruppo sull'altro. Si
potrebbe parlare anche di una discontinuità nel rapporto educazione – società, che
si origina dal conflitto di interessi, dalla lotta per l'acceso alle risorse sociali e per
il potere. Gli elementi caratterizzanti sono dunque il pluralismo conflittuale, il
dominio e la coercizione, il conflitto di classe o tra gruppi di potere, la diversità
vista come disuguaglianza e fonte di oppressione.
In sostanza, l’educazione è vista come manipolazione.
L’approccio conflittualista ha come limite il fatto di essere basato sulle variabili
economica e della stratificazione sociale, inoltre non riconosce nessuna possibilità
di autonomia né alle istituzioni educative né ai soggetti che vi operano.
Alla fine degli anni novanta del novecento, la trasformazione dei modelli
economici da nazionali a internazionali e l’avvento della post-modernità fanno
emergere in ambito educativo l’approccio comunicativo-relazionale. In questo
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modello l’analisi, anche se non abbandona il livello macro, si sposta verso quello
micro, unito alla indagine multidimensionale dei processi e delle istituzioni
educative che sono viste come fondate sulla relazione tra interazione e struttura e
tra le relazioni che si stabiliscono fra soggetti e vincoli strutturali (cfr. Besozzi,
2002). Gli autori di riferimento non sono sociologi dell’educazione ma, più in
generale, Simmel e Mead. L’attenzione è sui processi culturali che derivano dalla
globalizzazione e gli elementi caratterizzanti sono l’interdipendenza nel mondo
globalizzato, i flussi culturali che attraversano i confini, l’aumento delle
differenze e la loro visibilità.
Secondo questo modello, la socializzazione è un processo continuo di costruzione
e rielaborazione dell’identità, delle conoscenze e delle immagini del mondo:
“Il modello comunicativo assume come categoria di riferimento la
intersoggettività e quindi la comunicazione. In questo modo si genera il
“farsi della realtà sociale” attraverso le inter-azioni dei soggetti, le loro
interpretazioni della realtà, la produzione-attribuzione di significati alle
situazioni e alle azioni reciproche.” (Besozzi, 2002, p. 34).
Gli indicatori di questo modello sono, sinteticamente, il pluralismo culturale, la
fondazione cognitiva della socializzazione scolastica, l’importanza della
comunicazione come strumento privilegiato della socializzazione, la centralità
del soggetto, l’identità aperta e flessibile che ha come componente la diversità
vista come molteplicità e risorsa.
“L’identità si costruisce pertanto in modo dinamico all’interno di processi
comunicativi, dove la prevedibilità dei comportamenti può anche essere
infranta, in quanto il soggetto può prendere le distanze e quindi può
rifiutare significati generalmente condivisi. Nell’identità si ravvisa
pertanto una possibilità di trasformazione e rielaborazione dei modelli e
delle regole dell’interazione” (Besozzi, 2002, p.101).
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Il rapporto educazione-società è dunque multidimensionale, interdipendente e
circolare.
La prospettiva interazionista sembra offrire migliori strumenti sia per interpretare
i fenomeni che per progettare percorsi di socializzazione aperti e flessibili. La
visione della identità è tuttavia "debole" e questo solleva numerosi problemi,
critiche e riflessioni sui rischi legati a questi processi.
L’esame dei principali approcci teorici che la sociologia ha elaborato in merito al
rapporto educazione-individuo-società, ci porta a questo punto a concentrarci sul
ruolo e sulla visone dell'educazione nella società attuale.
1.3 L’educazione come investimento per gli Stati e gli Organismi
internazionali
Come si è accennato prima, l'educazione è parte fondamentale per lo
sviluppo di una società, questa affermazione è vera nella misura in cui istruzione e
educazione cercano di portare il soggetto, quindi il cittadino, a partecipare in
modo completo della vita civile e politica della società di appartenenza.
Nella società moderna è comune pensare all'educazione come una forma
d'investimento per il progresso economico, politico e sociale di un paese perché la
società in questo modo ha può contare su cittadini qualificati sia a livello di
lavoro, sia a livello di servizio, sia a livello umano, mentre per il soggetto
l'educazione e l'istruzione possono rappresentare uno strumento di mobilità
sociale, di cambiamento di status, passando da una posizione sociale a una
posizione più elevata. È per questo che, da circa venti anni, l’attenzione al
rapporto educazione-società si è spostata a livello di organismi nazionali e
internazionali.
Nel 1990 a Jomtien, in Tailandia, 92 rappresentati di tutto il mondo si sono riuniti
per affrontare il problema dell'educazione. In quel momento hanno adottato la
risoluzione nominata :“World Declaration on education for all: Meeting Basic
Learning Needs” che voleva essere un sforzo per avvicinarsi a uno dei punti della
Carta Universale dei Diritti Umani: tutti hanno diritto all'educazione.(in
www.portal.unesco.org) strategie per l’aumento del livello di conoscenza
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attraverso l’educazione.
Il Piano d'Azione per le Americhe, adottato a seguito della riunione mondiale di
Dakar, di cui abbiamo già parlato, è stato messo a punto a Santo Domingo nel
febbraio 2000, ed ha come obiettivo fondamentale di far accedere all’istruzione e
all’educazione tutti i cittadini del continente, in modo particolare i bambini.
Sfortunatamente la regione dell’America latina e i Caraibi, secondo l'ONU, è la
zona con le maggiori disuguaglianze economiche e sociali al mondo e la
differenza tra coloro che ricchi (o meglio ricchissimi) e poveri invece di diminuire
aumenta sempre di più e tocca tutti gli aspetti della vita, incluso quello
dell'educazione. Per questo nel 2002 a La Habana, i Ministri dell'educazione
dell’America latina, hanno adottato il “Proyecto Regional de educaciòn para
America Latina y el Caribe, PRELAC, 2002-2017.” 1
Questo progetto regionale prevede di aumentare la copertura dei sistemi educativi,
ridurre l'analfabetismo e introdurre riforme innovative per migliorare la qualità
del sistema. La caratteristica più importante di questo progetto è che attraverso
l’implementazione delle politiche educative si vuole far diventare prioritario il
diritto all'educazione e la parità di opportunità eliminando tutti gli ostacoli che
non permettono la partecipazioni e l'istruzione completa di tutti i soggetti,
riconoscendo in questo modo che uno dei bisogni principali della regione latino
americana e caraibica è fare dell'educazione uno strumento di qualità e allo stesso
tempo far sì che nessuno ne rimanga escluso.2 Il PRELAC vorrebbe diventare
anche uno strumento di scambio di conoscenze tra i governi e gli attori principali
dei sistemi educativi, sempre a lavorando a favore dell'educazione.
Un'altra zona dove la diffusione dell’educazione ancora è quasi nulla e gli sforzi
per aumentarla precari, è l’Africa. Parlare in modo approfondito del continente
africano e della sua situazione educativa significherebbe andare avanti per molte
pagine, quindi ci limiteremo qui soltanto ad accennare alla specificità del modello
1 Reperibile al sito: http://www.grupoacobo.com/admin/docs/5763.pdf
2 Reperibile al sito: http://portal.unesco.org/geography/es/ev.phpURL_ID=7705&URL_DO=DO_TOPIC&URL_SECTION=201.html
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africano sull’educazione rispetto a quello europeo e latino americano.
Da un punto di vista generale, l'Africa fa parte di “Education for all” e, a livello di
continente, l'Unesco è una delle organizzazioni-guida che lavorano per far
diventare l'educazione uno strumento di sviluppo. L’Africa però non si è ancora
data né un progetto globale di intervento né degli strumenti operativi in materia.
Nel continente, caratterizzato da squilibri profondi e da diversità etniche, culturali
e linguistiche oltre che politiche, operano invece moltissime associazioni,
organizzazioni e fondazioni private che si sono organizzate per diffondere
istruzione ed educazione. Il problema è che queste organizzazioni raramente
operano in rete e quindi ognuna mette in atto modelli propri, inoltre moltissime
sono di tipo religioso e uniscono il proselitismo all’alfabetizzazione e
all’insediamento di scuole professionali.
Come si vede da questa breve rassegna, anche se ha lasciato fuori la terza grande
area di povertà e analfabetismo del mondo, cioè l’Asia, emerge che ogni
regione,ogni zona ha delle caratteristiche proprie che sono generate e
contemporaneamente possono diventare bisogni, quindi le caratteristiche dei
diversi progetti educativi, dipendendo dalle regione, riflettono i bisogni e ne
riproducono le diversità.
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Capitolo secondo
LE ORGANIZZAZIONI E L’ORGANIZZAZIONE DEL SISTEMA EDUCATIVO IN ITALIA E IN COLOMBIA
SOMMARIO: 2.1 L’evoluzione del concetto di organizzazione; 2.2 Il contesto politico e istituzionale in Italia; 2.3 Il sistema educativo italiano dalla Riforma Gentile ad oggi; 2.4 Il contesto politico e istituzionale in Colombia; 2.5 Il sistema educativo colombiano dal 1923 ad oggi
2.1 L’evoluzione del concetto di organizzazione
In questo capitolo si esaminerà l’evoluzione della struttura
dell’organizzazione educativa in Italia e in Colombia. Prima di tutto, però,
cercheremo di capire cosa è una organizzazione, seguendo lo schema che Bonazzi
(2006) adotta nel testo Come studiare le organizzazioni.
La definizione più semplice è che una organizzazione è costituita da un gruppo di
persone che insieme vogliono raggiungere uno o più obiettivi in comune. Con
questa definizione si fa diretto riferimento alle teorie di Weber e di Taylor che, a
cavallo di ottocento e novecento, consideravano le organizzazioni come strumenti
razionali per raggiungere scopi specifici. La razionalità si vede riflessa soprattutto
nella struttura gerarchica dell’organizzazione, rigida e formalizzata, e nella
ripartizione dei ruoli secondo le competenze (cfr. Bonazzi, 2006, cap. I). Intorno
agli inizi degli anni trenta del secolo scorso, Barnard introduce il concetto di
cooperazione e pone l’accento sul fatto che per raggiungere gli scopi
dell’organizzazione si devono comprendere le motivazioni che inducono gli
individui che ne fanno parte a cooperare. Barnard quindi esalta il ruolo del
soggetto nel suo rapporto con l’organizzazione, ruolo che verrà sviluppato
soprattutto all’interno della scuola delle Relazioni umane (cfr. Bonazzi, 2006, cap.
II). Il salto teorico successivo ha una data ed è il 1948, quando negli Stati Uniti
Selznick pubblica Le radici dell’erba, una ricerca sul funzionamento dell’attività
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della Tennessee Valley Authority, Ente del governo degli Usa che, nel quadro del
New Deal, aveva gestito gli aiuti alle zone più depresse del Sud. Con questo libro
Selznick evidenzia come le istituzioni storiche di una cultura (chiesa, stato,
sistema legislativo ecc.) condizionano materialmente e simbolicamente sia la vita
delle organizzazioni sia gli orientamenti e i comportamenti umani.
L’istituzionalismo di Selznick concepisce le istituzioni in modo funzionalista, cioè
come sistemi sociali che per sopravvivere devono soddisfare alcuni bisogni
fondamentali, individua un forte sistema di influenze che esse esercitano sulle
organizzazioni e vede, pessimisticamente, le organizzazioni cambiare solo in
quanto accettano compromessi esterni che le allontanano dal loro scopo originario
(cfr. Bonazzi, 2006, cap. III).
Intorno alla metà degli anni settanta Meyer e Rowan, e poi Powell e DiMaggio,
riprendono l’analisi istituzionale delle organizzazioni con il neo-istituzionalismo,
che si differenzia da quello di Selznick perché:
“[…] scompare il funzionalismo, cade la centralità di un potere
intenzionale e specifico volto a dominare le organizzazioni esistenti e
soprattutto quelle nuove; scompare il pessimismo di principio che portava
a vedere le organizzazioni come condannate a tradire sempre gli scopi
originari; emerge una visione più articolata del rapporti tra le
organizzazioni sottoposte a una diffusa rete di influenza reciproche che
non sono sempre negative; viene dato più spazio ai processi cognitivi degli
attori, vale a dire viene riconosciuta l'importanza delle mappe mentali
nella costruzione sociale della realtà.” (Bonazzi, 2006, pp.110-111).
L'approccio neo-istituzionalista si sviluppa proprio a partire da una ricerca sulle
istituzioni scolastiche condotta da Meyer e Rowan alla Stanford University nella
prima metà degli anni settanta (cfr. Fisher, 2003, cap. VII). Secondo Meyer e
Rowan, le istituzione educative sono state spesso giudicate organizzazione
inefficienti perché incapaci di gestire razionalmente, quindi da un punto di vista
tecnico-razionale, le proprie attività e i propri processi, e operano invece in base a
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un insieme di criteri, categorie e regole istituzionali, cioè socialmente costruite,
legittimate e standardizzate. Quindi si deve parlare di organizzazioni
istituzionalizzate e non tecniche, cioè di:
“[…] quelle organizzazioni che, non disponendo di criteri tecnici con cui
gestire, controllare e valutare le proprie attività e risultati, tendono a
incorporare nelle propria struttura miti, ideologie elaborate e regole.
Queste organizzazioni cercano di acquisire e mantenere la legittimità
sociale che permette loro di essere riconosciute come un certo tipo di
organizzazioni, che operano in certo settore, con certi criteri e finalità.”
(Fisher, 2003, p. 234).
Tenendo conto dei diversi concetti di organizzazione esposti e applicandoli tanto
al sistema educativo nel complesso quanto alle singole organizzazioni, come
scuole primarie e secondarie e anche università, e alla loro evoluzione nel tempo,
possiamo notare che esse hanno sicuramente come caratteristica di essere
organizzazioni razionali burocratiche ma, soprattutto a livello di sistema
educativo, si possono pensare come delle organizzazioni istituzionalizzate, che
appartengono alla sfera culturale, ed hanno caratteristiche, significati e valori ben
precisi. Come sintetizzano Meyer e Rowan (1978, in Fisher, 2003, pp.222-223):
“Alcune condizioni come l'economia di mercato, la crescente diffusione
delle professioni, l'ideale educativo volto alla formazione di specialisti, lo
sviluppo della democrazia di massa hanno fatto sì che la forma
organizzativa dominante delle istituzioni scolastiche fosse quella delle
grande burocrazia gestita dal sistema politico.”
Nei paragrafi che seguono esamineremo l’organizzazione dei sistemi scolastici in
Italia e Colombia inquadrandole nel contesto politico e istituzionale del paese,
perché è ormai chiaro che non possono essere separate da esso.
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2.2 Il contesto politico e istituzionale in Italia
L'Italia è una Repubblica parlamentare, il Capo dello Stato è il Presidente
della Repubblica. Il Parlamento è formato dalla Camera dei Deputati e dal Senato,
che esercitano il potere legislativo, mentre il potere esecutivo è affidato al
Governo, tuttavia in via eccezionale, su delega del Parlamento o per necessità o
urgenza, anche il Governo può esercitare il potere legislativo.
Dal punto di vista amministrativo in Italia si distinguono tre diversi livelli: venti
aree territoriali autonome, denominate Regioni e dotata ciascuna di proprie
competenze legislative, amministrative e finanziare, al loro interno le Regioni si
dividono in Province, che riuniscono un certo numero di Comuni, che fanno capo
a un centro urbano o capoluogo. Le Regioni possono legiferare su alcune materie
specifiche indicate dalla Costituzione, mentre le amministrazione locali sono
organi deliberanti per tutti i provvedimenti relativi all'organizzazione dei servizi di
competenza.
L'italiano è la lingua ufficiale. Tuttavia in Italia esistono un gran numero di lingue
e dialetti che si sono sviluppati parallelamente alla lingua italiana. In alcune zone
come Valle d'Aosta, Trentino–Alto Adige e Friuli–Venezia Giulia è ufficialmente
autorizzato l'uso di lingue locali anche per la redazione di documenti e per
l'insegnamento.
In Italia vige il principio della laicità dello Stato e per questo non c'è una religione
di stato, anche se la religione cattolica romana è quella più largamente diffusa,
come è naturale essendo lo stato del Vaticano, sede mondiale del papato, incluso
in quello italiano.
Secondo il Bilancio Demografico dell’ Istat, ad aprile 2010, l'Italia conta con una
popolazione di 60.418.711 abitanti e una superficie di 301.336 chilometri quadr3
Gli artt. 33 e 34 della Costituzione della Repubblica Italiana, entrata in vigore il 1
gennaio 1948, sanciscono i principi di base in materia di istruzione:
Art 33 : “L'arte e la scienza sono libere e libero ne è l'insegnamento. La
Repubblica detta le norme generali sull'istruzione ed istituisce scuole
3 Cfr. dati Istat, 2010.
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statali per tutti gli ordini e gradi. Enti e privati hanno il diritto di istituire
scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato.
La legge, nel fissare i diritti e gli obblighi delle scuole non statali che
chiedono la parità, deve assicurare ad esse piena libertà e ai loro alunni
un trattamento scolastico equipollente a quello degli alunni di scuole
statali. È prescritto un esame di Stato per l'ammissione ai vari ordini e
gradi di scuole o per la conclusione di essi e per l'abilitazione all'esercizio
professionale. Le istituzioni di alta cultura, università ed accademie, hanno
il diritto di darsi ordinamenti autonomi nei limiti stabiliti dalle leggi dello
Stato.”
Mentre l'art 34 parla del dovere dello Stato di garantire ai cittadini la frequenza
della rete di scuole di ogni ordine e grado:
“La scuola è aperta a tutti. L'istruzione inferiore, impartita per almeno
otto anni, è obbligatoria e gratuita. I capaci e meritevoli, anche se privi di
mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi. La
Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle
famiglie ed altre provvidenze, che devono essere attribuite per concorso.”
L'applicazione dei principi fondamentali della Costituzione ha ispirato tutte le
legislazione successive con particolare attenzione alla scuola dell’obbligo, alla
formazione degli insegnanti, alla valutazione degli alunni, all'inserimento dei
disabili, all'istruzione professionale a all'autonomia dell'istituzione scolastica.
2.3 Il sistema educativo italiano dalla Riforma Gentile ad oggi
Dall’inizio del novecento l'educazione è in Italia al centro del dibattito
sociale e politico. Per capire meglio l’attuale organizzazione del sistema
educativo italiano, analizzeremo le varie Riforme che si sono succedute nel
tempo a partire dalla Riforma Gentile del 1923, la prima, e forse l’unica, riforma
organica attuata e che toccava l’intero sistema. Infatti, in quasi tutti gli altri casi
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che esamineremo forse si potrebbe parlare solo di tentativi di riforma, o perché si
riferivano solo ad alcuni aspetti o perché attuati solo parzialmente.
➢ La Riforma Gentile
Con l'inizio del novecento, appena pochi decenni dopo l’unità d’Italia, si iniziano
a vedere i progressi, anche se pochi, nell’ambito del sistema educativo.
L'analfabetismo inizia a scendere lentamente e il Parlamento comincia ad
avvertire la preoccupazione di far arrivare l'educazione anche ai più poveri. Nel
1905 viene istituita una Commissione Reale per la riforma delle scuole e per la
riorganizzazione amministrativa dell'istruzione. (cfr. Pazzaglia, ???, pp. 192-202)
Si deve però aspettare l’avvento del fascismo perché si inizi una grande
riorganizzazione dell'istruzione tramite le riforme intraprese dal ministro Giovanni
Gentile. Filosofo e docente universitario Giovanni Gentile fu chiamato dal primo
governo Mussolini (1922 – 1924) alla carica di Ministro della Pubblica istruzione
e rimase in carica dal 31 ottobre 1922 al 1 Luglio 1924. In questo periodo di venti
mesi trasformò, con una serie di Regi Decreti, tutta la scuola italiana, attuando
quella che Mussolini definì come “la più fascista delle riforme”.
Fra i diversi Regi Decreti il n. 1054 del 6 maggio del 1923 fu senz'altro
l'intervento legislativo più rilevante:
“[…] era orientato sia a riconoscere alla scuola classica una posizione
preminente nel panorama dell'educazione degli Italiani, sia a selezionare
gli alunni dei diversi ceti, al fine di orientarli verso percorsi adeguati alle
stratificazione sociali esistenti” (Pruneri, 2007, in www.lefweb.uniss.it ).4
La riforma era molto selettiva e con basi elitarie, ma per la prima volta prevedeva
cinque anni di scuola elementare obbligatoria e uguale per tutti, per frequentarla
bastava essere cittadini italiani e aver compiuto i sei anni. Prima dell’elementare
era prevista la scuola materna che aveva una durata di tre anni, dopo c'era la
4 L’indirizzo esatto: http://www.lefweb.uniss.it/download/105/atti_istruzione_professionale01.pd f
17
scuola media inferiore, teoricamente obbligatoria per via di una convenzione
internazionale alla quale aveva aderito Italia, quindi l'obbligo scolastico era,
almeno sulla carta, esteso fino al quattordicesimo anno di età.
Le scuole medie inferiori avevano un sistema di “doppio canale”, vale a dire che il
giovane che voleva proseguire gli studi per conseguire un più alto titolo di studio
finiva le medie con un esame di cultura generale, chi invece non proseguiva era
immesso direttamente nel mondo del lavoro.
La scuola media inferiore era caratterizzata da:
• la cosiddetta “Scuola complementare” triennale, pensata da Gentile quale
soluzione di massa per assolvere gli impegni internazionali sull’obbligo,
era più di tipo post-elementare che secondario e infatti le classi erano
chiamate sesta, settima e ottava, e affidata alla gestione delle Direzioni
didattiche;
• il “Ginnasio inferiore”, triennale;
• l’Istituto Tecnico inferiore, quadriennale;
• l’Istituto Magistrale inferiore, quadriennale.
La scuola secondaria superiore, o di secondo grado, comprendeva:
• il “Ginnasio superiore”, biennale cui ci si poteva iscrivere soltanto dal
ginnasio inferiore e il Liceo Classico triennale, cui si accedeva, soltanto
sostenendo un esame, dal ginnasio inferiore e che dava accesso a tutte le
facoltà universitarie5;
• il Liceo Scientifico, al quale si poteva accedere da qualunque scuola media
inferiore, e che consentiva l’accesso soltanto alle facoltà universitarie di
Scienze e Medicina;
• il Liceo Femminile, che in realtà non fu mai istituito, che non aveva
ulteriori sbocchi e che fu soppresso pochi anni dopo;
• l’Istituto Magistrale superiore, triennale, cui si accedeva dal ginnasio e dal
magistrale inferiore, che preparava in modo specifico i maestri elementari
e che consentiva l’accesso unicamente all’Istituto di Magistero, una scuola
5 Ancora oggi i primi due anni del Liceo classico si chiamano IV° e V° Ginnasio.
18
superiore parauniversitaria in cui ci si laureava soltanto in Materie
Letterarie, titolo che consentiva di insegnare lettere solo alle scuole medie
inferiori;
• l’Istituto Tecnico superiore, quadriennale, che prevedeva anche
l’insegnamento del latino, limitato a due soli indirizzi, il primo
commerciale, poi divenuto per ragionieri e geometri che, ma questo solo
dalla fine degli anni trenta, consentiva l’accesso alle facoltà di Statistica ed
Economia e il secondo agrimensura, da cui ci si poteva iscrivere alla
facoltà di Agraria, mentre le qualificazioni industriali erano lasciate al
Ministero dell’Economia Nazionale.
Altri aspetti da ricordare della Riforma Gentile sono l'istituzione di scuole per
handicappati sensoriali (vista e udito), l'introduzione di un esame di stato al
completamento delle scuole elementari e di maturità al termine delle superiori.
(cfr. www.uil.it/uilscuola )6.
In tutti i venti anni del periodo fascista e, da un punto di vista tecnico, fino alla
riforma della scuola media unificata che vedremo più avanti l’organizzazione
scolastica si mantiene aderente ai principi intellettualistici della Riforma Gentile,
conservando una concezione aristocratica della cultura e dell'educazione, per cui il
meccanismo selettivo faceva sì che la scuola superiore fosse riservata a pochi, per
censo e per classe sociale, mentre alle classi più modeste e meno abbienti era
riservata l'educazione al lavoro, ritenuto uno degli obiettivi primari del processo
educativo.
➢ I ritocchi alla riforma e la fascistizzazione della scuola
Giuseppe Belluzzo continua il progetto politico di accentramento e maggiore
controllo del partito sull’istruzione e, avendo una precisa conoscenza del mondo
produttivo perché ingegnere e progettista, nella sua qualità di ministro modificò la
riforma Gentile occupandosi dell’aspetto professionale dell’istruzione scolastica.
6 Tutti i dati riportati sono contenuti in un documento a cura dell’Ufficio studi e documentazioni scuola della Uil, reperibile all’indirizzo: http://www.uil.it/uilscuola/web/convegno_scuola_media/ documenti/40°%20documenti%20conveg no%20Uil%20Scuola.pdf
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Così nel 1928, a livello di medie inferiori, accanto alla Scuola integrativa fu
istituito un altro canale che inseriva direttamente nel mondo del lavoro, la Scuola
di avviamento professionale, che però, a differenza della scuola integrativa, dava
la possibilità di proseguire per ulteriori due anni in una Scuola tecnica ottenendo
una qualifica professionale superiore. Con la L. 889 del 15 giugno 1931, poi, tutti
gli Istituti tecnici furono riportati sotto il controllo del Ministero della Pubblica
Istruzione. (Pruneri, 2007, in www.lefweb.uniss.it). 7
Queste scelte erano in linea non solo con i programmi del partito fascista, che ad
una immagine di cultura e raffinatezza ne privilegiava una forte ed inoltre era già
impegnato nelle guerre coloniali, ma rispondevano anche alla debolezza della
preparazione tecnica e scientifica del paese, che stava incamminandosi sulla
strada
dell’industrializzazione e affiancava al mondo contadino precise spinte verso la
modernizzazione. Così nel rapporto tra scuola e società si andò prospettando una
più netta distinzione tra l'istituzione tecnica, intesa come percorso privilegiato per
la formazione di personale qualificato per la direzione aziendale, e l'istruzione
professionale, destinata a formare maestranze lavorative specializzate.
Successivamente, nel 1939, Giuseppe Bottai, come ministro dell'Educazione
Nazionale, fece approvare dal Consiglio Nazionale del Fascismo “La Carta della
Scuola” che mirava a essere “la riforma della riforma” di Gentile, e intendeva
“fascistizzare” la scuola. Anche questa “riforma della riforma” rispondeva ad una
esigenza della società e rispecchiava la necessità di avere una scuola di massa,
distinta e gerarchizzata al suo interno, per le esigenze dell'economia e del regime.
Anche se, demagogicamente, venne cambiato il nome agli istituti professionali
che diventarono “Scuola del lavoro”, i programmi in tutte le scuole restarono in
sostanza quelli gentiliani, integrati da elementi ideologici legati al regime e alla
razza.
La scuola media inferiore veniva ridotta a tre filoni:
• la Scuola artigiana, triennale e senza ulteriori sbocchi, sostanzialmente
7 L’indirizzo esatto: http://www.lefweb.uniss.it/download/105/atti_istruzione_professionale01.pdf
20
post-elementare ed affidata ancora alle direzioni didattiche, con il compito
di “preparare alle tradizioni di lavoro delle famiglie italiane” in ambiente
rurale e periferico;
• la Scuola professionale, triennale, che consentiva l’accesso alla scuola
tecnica biennale e preparava specificatamente “per gli impieghi minori e
per il lavoro specializzato secondo le esigenze proprie dei grandi centri”;
• la Scuola media, che unificava i corsi inferiori previsti da Gentile
(ginnasiali, magistrali e tecnici) cui si accedeva con un “esame di
ammissione” da sostenere dopo quello delle elementari, ed un esame finale
e che dava accesso all’istruzione secondaria superiore.
La scuola media superiore era divisa in:
• Liceo Classico e Liceo Scientifico, quinquennali, che rimanevano identici
a quelli della Riforma Gentile, anche nell’accesso alle facoltà
universitarie;
• Istituto Magistrale e Istituto Tecnico Commerciale, quinquennali, anche
questi uguali alla riforma Gentile, con uguali accessi all’Università;
• Istituti Professionali, quadriennali, che potevano consentire l’accesso ad
alcune facoltà universitarie, previo esame di ammissione.
A questo periodo risale anche la creazione del “Liceo artistico”, dove si studiava
musica e pittura.
Bottai, sempre nel 1939, emanò il Decreto n. 2038 che, tra l’altro, istituiva tre
“Scuole d’istruzione tecnica con finalità speciali ed ordinamenti non conformi alla
legge generale” e che, a partire dagli anni cinquanta, fu utilizzato come base
giuridica per la nascita e la diffusione degli Istituti Professionali di Stato.
Lo scoppio della II° Guerra Mondiale ne impedì la piena attuazione, quindi la
Carta della scuola rimane soprattutto un documento storico. (cfr.
www.uil.it/uilscuola )8
8 Tutti i dati riportati sono contenuti in un documento a cura dell’Ufficio studi e documentazioni scuola della Uil, reperibile all’indirizzo: http://www.uil.it/uilscuola/web/convegno_scuola_media/ documenti/40°%20documenti%20conveg no%20Uil%20Scuola.pdf
21
➢ La scuola nel periodo bellico
Negli anni tra il 1943 e il 1945 non esiste sul territorio italiano una sola autorità
per il sistema scolastico: al Centro Sud abbiamo il Regno con il proprio Ministro
dell’Istruzione ma anche con la Commissione Alleata di Controllo di Washburne;
al Nord c’è la Repubblica Sociale Italiana, con il proprio ministro dell’Educazione
Nazionale e le varie Repubbliche Partigiane che governarono la scuola nei loro
territori.
In questi anni, con una serie di provvedimenti non sempre “trasparenti” in quanto
non si capiva bene cosa era sopravvissuto della legislazione gentiliana e cosa di
quella di Bottai, si venne a delineare un’architettura scolastica ibrida:
• la scuola elementare tornava ad essere strutturata secondo il modello di
Gentile ma con programmi dettati dalla Commissione Alleata di
Washburne, che rimasero in vigore dal 1945 al 1955. I programmi del
1955, senza nessuna base giuridica, si occuparono anche di scuole post-
elementari;
• la scuola secondaria inferiore rimase sostanzialmente quella delineata dalla
riforma Bottai, con una scuola d’avviamento triennale senza sbocchi,
l’istituzione di una scuola d’arte ugualmente triennale e senza sbocchi, la
scuola media, con un esame di ammissione, che dava accesso alla
secondaria superiore;
• la secondaria superiore rimase sostanzialmente quella di Bottai, con gli
Istituti Tecnici portati però tutti a cinque anni, l’Istituto Magistrale di
nuovo retrocesso a quadriennale e la creazione di Scuole tecniche biennali,
i nuovi Istituti Professionali.
Per gli accessi all’università vennero aboliti gli esami di ammissione, ma resa più
stringente la canalizzazione: solo il Liceo Classico consentiva l’accesso a tutte le
facoltà, seguito dal Liceo scientifico al quale era preclusa ora la sola facoltà di
Lettere e filosofia; gli Istituti tecnici davano accessi coerenti con il corso di studi
seguito: il commerciale ad Economia e commercio, l’agrario ad Agraria.
22
➢ La scuola nella Costituzione Repubblicana
Aldo Moro commentava nel modo seguente il diritto all’istruzione e
all’educazione sancito dalla Costituzione:
“Ogni individuo ha pieno e uguale diritto all’educazione e all’istruzione,
un diritto indispensabile al graduale sviluppo della personalità. Se questo
diritto non fosse concesso al fanciullo, sarebbe compromessa quella
formazione dell’uomo che sta alla base di una Costituzione democratica”.
(Bertonelli, Rodano, 2003, p.69)
La Costituzione della Repubblica Italiana del 1948 stabilisce che l’istruzione
pubblica deve essere gratuità e obbligatoria per almeno otto anni e l’accesso a tutti
i gradi di istruzione per i meritevoli anche se privi di mezzi. Un altro esito della
Costituzione è la libertà di istituire “scuole private senza oneri per lo stato”.
Negli anni cinquanta la durezza e la priorità della ricostruzione e le rigide
contrapposizioni tra cattolici e laici fanno fallire tutte le proposte sule politiche
scolastiche e impediscono di dare effettiva attuazione ai principi innovatori della
Carta costituzionale. Fino all’inizio degli anni sessanta, quindi, l’organizzazione
della scuola rimane sostanzialmente quella gentiliana riformata solo in minima
parte da Bottai. Con il boom economico e la crescita dei consumi Italia si ritrova
con una scuola invecchiata e incapace di entrare in reale sintonia con un Paese che
sta cambiando.
➢ Gli anni sessanta e le riforme parziali
Nel 1962 viene istituita la Scuola media unica. Il principio costituzionale
dell'obbligatorietà e gratuità dell'istruzione impartita per almeno otto anni, trova
attuazione nella L. 1859 del 31/12/1962, che dispone l'istruzione obbligatoria
successiva a quella elementare impartita gratuitamente nella scuola media, che ha
la durata di tre anni.9
9 Doc, Storia dell'ordinamento scolastico, Simone Scuola
23
La nuova scuola media unica abolisce le preesistenti scuole secondarie inferiori e
cioè i primi tre anni del ginnasio, le scuole di avviamento professionale, i corsi
inferiori delle scuole d’arte e dei conservatori di musica.
Nel 1968 la L. 444 del 18/3 istituisce la scuola materna statale che:
"Accoglie bambini nell’età prescolastica dai tre ai sei anni e si propone
fini di educazione e di sviluppo della personalità infantile, di assistenza e
di preparazione alla scuola dell’obbligo, integrando l’opera della
famiglia."
Il carattere statale della scuola materna ne sottolinea la gratuità laddove fino ad
allora l’istruzione prescolastica era stata affidata ad enti locali, ecclesiastici e non,
a privati ed era spesso a pagamento.
Nel 1969 vengono liberalizzati gli accessi all’Università: con il DPR n. 910 del 11
dicembre, tutti coloro che sono in possesso di un diploma superiore quinquennale
possono iscriversi a qualsiasi facoltà universitaria.
➢ Gi anni settanta e i Decreti Delegati
Gli anni settanta per la scuola cominciano con la L. 477 del 30 luglio 1973, che
delega il Governo ad emanare norme sul riordinamento dell’organizzazione della
scuola e sullo stato giuridico del personale direttivo, ispettivo, docente e non
docente della scuola statale, con un termine di nove mesi dall’entrata in vigore
della legge stessa.
I Decreti Delegati del 1974 costituiscono la risposta legislativa alle contestazioni
studentesche e ai nuovi atteggiamenti degli intellettuali democratici e progressisti
che vedevano i cambiamenti sociali, culturali ed economici come fondamentali
per il cambiamento e la riorganizzazione di una scuola diversa. Con i Decreti si
imposta una nuova professionalità dei docenti, viene più definito il loro ruolo e si
creano nuovi organismi di gestione a livello nazionale.
La scuola diviene una struttura non più verticistica ma orizzontale, in cui
l’organizzazione e il funzionamento, sul piano amministrativo e sul piano
24
didattico ed educativo, sono affidati ad organi a carattere collegiale democratico
che, nel rispetto delle competenze di ciascuno, assicurano la partecipazione di
tutta la comunità scolastica alla vita della scuola.10
➢ Gli anni novanta e la riforma Berlinguer
Le innovazioni più importanti degli anni novanta riguardano il miglioramento dei
livelli di prestazione del servizio, che si concretizza con la Carta dei Servizi
Scolastici che s'impegna a garantire un servizio più orientato allo studente. Con
Luigi Berlinguer Ministro della Pubblica Istruzione dal 1996 al 2000, viene
affrontata per la prima volta dopo Gentile una Riforma dell’organizzazione
scolastica nel suo complesso. La premessa è l’approvazione, il 15 marzo del 1997,
della L. 59 che:
“[…] sancisce l'introduzione nel sistema italiano del principio della
differenziazione e di quello parallelo dell'affidabilità, per cui ogni scuola è
responsabile verso i suoi utenti e verso lo Stato della qualità del Servizio
che offre. La scuola deve abbandonare i presupposti in base a cui ha cosi
ha lungo operato, accettando tre condizioni che non possono essere
considerate separatamente: autonomia, scelta e qualità. ( Ribolzi, 1997,
p.121).
Il governo presenta nello stesso anno la “Legge Quadro in materia di Riordino dei
Cicli dell'Istruzione”, con la quale si voleva cambiare il sistema scolastico
italiano. Procedendo dal primo livello verso l’alto, la riforma Berlinguer istituisce
gli Istituti comprensivi, in cui vengono compresi i cinque anni delle elementari e i
tre della media inferiore (a volte anche le scuole materne); l’obiettivo è la reale
verticalizzazione dei primi otto anni di studio, senza esami intermedi e con
possibilità di integrazione degli anni. Inoltre Berlinguer ha proposto
l’innalzamento dell’obbligo scolastico dagli otto anni previsti dalla Costituzione a
10 Doc, Storia dell'ordinamento scolastico, Simone Scuola
25
dieci anni, rendendo obbligatori i primi due anni delle superiori. L’innalzamento
dell’obbligo era da tempo considerato un obiettivo prioritario della politica
scolastica, sia in risposta all’esigenza di uniformare l’ordinamento a quello
vigente negli altri Paesi europei, sia per far fronte all’esigenza di fornire agli
studenti una base culturale più adeguata:
“La L. 20-1-1999, n. 9 dispone che, a decorrere dall’anno scolastico 1999-
2000 l’obbligo di istruzione è elevato da otto a dieci anni, iniziative
formative sui principali temi della cultura contemporanea nell'ultimo anno
dell'obbligo, il potenziamento delle azioni di orientamento in vista del
proseguimento degli studi e/o dell’inserimento nella formazione
professionale e l’introduzione dell’obbligo formativo a 18 anni. Questa
legge è stata abrogata dalla legge delega n.53 del 28 marzo 2003”
(Bertonelli, Rodano, 2003, p. 136).
Il ministro Berlinguer con la L. 425 del 10 dicembre 1997 riforma poi l'esame di
Maturità che diventa esame di Stato. L'esame si basa quindi non più
sull’accertamento della maturità del candidato, ma sulla verifica e la certificazione
di conoscenze, competenze e capacità. Il diploma e la certificazione delle
competenze si uniformano anche alle norme europee perché sono tradotti in
quattro lingue straniere: francese, inglese, spagnolo, tedesco. La legge introduce
anche la novità del punteggio per il credito scolastico, il credito formativo, e la
votazione espressa in centesimi(cfr www.governo.it/GovernoInforma/Dossier).11
Infine, a livello di istruzione universitaria, si deve a Berlinguer la proposta di
cambiare l’assetto dei Corsi di Laurea dal ciclo unico (di quattro, cinque o sei
anni) ai due cicli (il tre + due) tranne che per Medicina, Veterinaria e Farmacia.
La Riforma è quindi concepita come globale e tocca tutte le scuole di ogni ordine
e grado, proprio per questo suscita grandi polemiche contemporaneamente in ogni
punto del sistema. La sperimentazione del cambiamento ovviamente non dà subito
11 Il documento L'esame di maturità del sistema scolastico Italiano, è reperibile all’esatto indirizzo: http://www.governo.it/GovernoInforma/Dossier/esami_stato_2009/storiamaturita.pdf
26
i risultati sperati e Berlinguer viene sostituito dal suo stesso partito di riferimento
(il PDS) per paura di una protesta più radicale nei confronti del Governo. I punti
essenziali della riforma Berlinguer, lasciati cadere dal successore del suo stesso
partito, saranno ripresi in seguito dai ministri di segno politico opposto.
➢ La Riforma Moratti e il ministro Fioroni
Le elezione politiche del 2001 vengono vinte dalla coalizione di centro-destra,
guidata da Silvio Berlusconi e come Ministra per la pubblica istruzione viene
nominata Letizia Moratti, che riprende la riforma di Berlinguer e introduce altri
elementi di cambiamento radicale.
Una novità è la Scuola dell'infanzia che ha una durata di tre anni, con l’obiettivo
di “contribuire all'educazione e allo sviluppo affettivo e sociale del bambino”. Gli
Istituti comprensivi trovano con Moratti piena attuazione, ma non sono ancora
propriamente un ciclo unico e hanno delle innovazioni: ci si può iscrivere alla
prima elementare a cinque anni e fin dal primo anno viene introdotto lo studio di
una lingua straniera e un approccio all’uso del computer. Al termine del ciclo di
cinque anni della primaria c’è un esame e lo studente può fare una prima opzione
per le superiori fra liceo o formazione professionale. Al termine dei secondi tre
anni di scuola media un esame di stato separa il primo dal secondo ciclo.
Il ciclo delle superiori è composto da cinque anni per i Licei e quattro per gli
Istituti professionali. I Licei sono divisi in indirizzi: classico, scientifico, scienze
umane, economico, linguistico, musicale, tecnologico. Al termine del secondo
ciclo c’è l'esame di Stato che dà accesso all'università.
Con la L. 448 del 28 dicembre 2001, Finanziaria del 2002, si dispone che le
Commissioni degli esami di stato al termine delle superiori siano costituite da soli
membri interni e da un Presidente esterno che presiede non più la singola
Commissione ma la sede di esame.
L’area della formazione professionale prevedeva due livelli: uno nazionale con
dieci indirizzi in totale, fra cui agricolo, ambiente, meccanico, chimico ecc.,
mentre a livello locale dovevano esserci dei percorsi legati a esigenze economiche
e produttive del territorio. Durante la formazione, secondo il disegno di legge, e a
27
partire dai 15 anni era possibile svolgere periodo di stage in collaborazione con
imprese, associazioni del settore e Camere di commercio.
A livello dell’Università è con Moratti che viene attuata la riforma dei due cicli
consecutivi; il tre + due, che prevede una laurea di primo livello dopo i tre anni e,
in prosecuzione, una laurea specialistica dopo i due anni.
Nel 2006, con le elezioni vinte dal centro-sinistra e Romano Prodi primo ministro
rientra come Ministro dell'Istruzione Giuseppe Fioroni.
Fioroni introduce il tempo pieno nelle scuole primarie, l'esame di giudizio in terza
media e reintroduce l'esame di riparazione al posto dei debiti formativi. In quanto
all’obbligo di istruzione ribadisce che deve essere innalzato a dieci anni, cioè fino
ai 16 anni.
Il Ministro Fioroni proponeva una fase transitoria e interventi di carattere
sperimentali, puntando sull'autonomia delle scuole. Per quanto riguarda i saperi e
le competenze le sue proposte erano di implementare quattro assi culturali di
fondo: linguaggio, matematica, scientifico-tecnologico, storico-sociale, che le
scuole dovevano implementare per assicurarne la padronanza.
➢ La Riforma Gelmini
Il Ministro dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca è attualmente
Mariastella Gelmini, nel 2008 è stata nominata a questo incarico dal Governo
presieduto da Silvio Berlusconi, che ha riorganizzato in un unico Ministero i due
preesistenti Ministero dell'Istruzione e Ministero dell'Università.
Il suo primo provvedimento è stato il decreto-legge 137/2008 e intitolato
“Disposizioni urgenti in materia di istruzione e università”, convertito dal Senato
il 29 ottobre 2008 nella L.169, che ha come obbiettivo principale di riformare il
sistema scolastico italiano. Questa riforma è entrata in vigore il 1 settembre 2009
per la scuola primaria e secondaria di primo grado, mentre per la scuola
secondaria di secondo grado il 1 settembre 2010.
Alcune delle riforme fondamentali all'interno della struttura del sistema sono:
• introduzione di temi educativi come ambiente, educazione alla legalità, ai
valori del volontariato ed educazione stradale, e reintroduzione
28
dell’educazione civica;
• introduzione del Maestro Unico, nella scuola primaria a partire dalle classe
prime, coinvolgendo gradualmente tutte le altre classi;
• introduzione del voto in condotta, che diventa requisito per accedere
all'esame di Stato per la scuola secondaria di I e II grado;
• riduzione del numero degli indirizzi dei Licei, che sono stati riorganizzati
in sei: classico, scientifico, linguistico, delle scienze umane, artistico e,
come novità, il liceo musicale e coreutico;
• nuovi Istituti tecnici divisi in due settori, Economico e Tecnologico, e loro
riduzione a undici indirizzi, mentre gli Istituti professionali si articolano in
due macro-settori Servizi e Industria e Artigianato;
• razionalizzazione dei corsi di laurea universitari, nuove regole per il
reclutamento dei professori universitari e nuovi criteri di finanziamento.
I caratteri di questa riforma(www.istruzione.it )12 sono qualità e modernizzazione:,
si tratta, secondo il Ministero, di un riordino indispensabile e improrogabile di
tutti i percorsi di studio. Intanto per la riforma dei licei, pone fine alle moltissime
sperimentazioni realizzate a partire degli anni '90 e che hanno dato luogo a un
enorme frammentazione degli indirizzi.( www.archivio.pubblica.istruzione.it).13
La riforma non è ad oggi (novembre 2010) totalmente approvata dal Parlamento e
si è fermata soprattutto sul riordino dell’Università, che ha generato un grande
numero di manifestazione di protesta e scioperi da parte di docenti e studenti.
Oggi, comunque, il sistema italiano è organizzato come segue:
• Un Ministero unico dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca
(MIUR) che ha competenza anche sul livello prescolare e, oltre a quelle
politiche, ha competenze amministrative generali a livello nazionale,
programma e orienta le politiche educative che poi vengono attuate e
gestite localmente dagli Uffici regionali e dalle singole istituzioni
scolastiche. Per quanto riguarda l'istruzione scolastica, il Ministero svolge
12 L’indirizzo esatto è: http://www.istruzione.it/web/hub/riforma
13 Il documento è La nuova secondaria superiore, reperibile all’indirizzo esatto: http://archivio.pubblica.istruzione.it/riforma_superiori/nuovesuperiori/index.html 2010
29
le proprie funzioni nelle aree che riguardano l'organizzazione generale
dell'istruzione scolastica, gli ordinamenti e programmi, lo stato giuridico
del personale, le risorse finanziarie, la valutazione del sistema
scolastico,ecc. per quanto riguarda l’Università e la ricerca, il Ministero
indirizza e coordina gli interventi sul sistema universitario e sugli enti di
ricerca, gestisce la distribuzione del fondo di finanziamento ordinario
annuale, e finanzia la ricerca pubblica, cura l'armonizzazione europea e
l'integrazione internazionale del sistema universitario. Comunque c’è da
aggiungere che tutti gli Istituti scolastici e anche l’Università hanno
dall'anno scolastico 2000-2001, ampia autonomia didattica, organizzativa,
di ricerca, di sperimentazione e di sviluppo, le Università sono enti
autonomi anche dal punto di vista amministrativo e finanziario, della
didattica e la ricerca scientifica.
Per quello che riguarda l’organizzazione scolastica in senso stretto:
• scuola dell'infanzia, per i bambini da da 3 a 6 anni d'età, non obbligatoria,
che prevede una durata di tre anni;
• primo ciclo d'istruzione, della durata complessiva di otto anni, articolato in
due segmenti: scuola primaria per i bambini da 6 a 11 anni, con una durata
di cinque anni; scuola secondaria di primo grado, per alunni di 11 a 14
anni con una durata di tre anni;
• secondo ciclo di Istruzione, costituito da due percorsi: scuola secondaria di
secondo grado di competenza statale, della durata di cinque anni, rivolta
agli studenti dai 14 ai 19 anni. A questo percorso appartengono i Licei, gli
Istituti tecnici, gli Istituti professionali. La formazione professionale
iniziale è di competenza regionale, dura tre anni ed è rivolta ai giovani che
hanno concluso il primo ciclo di istruzione;
• Istruzione superiore, costituita da istruzione superiore universitaria e non-
universitaria. Si accede a questi corsi dopo il superamento dell'esame di
Stato al termine dell'istruzione secondaria superiore;
• l'obbligo di istruzione ha la durata di 10 anni, da 6 a 16 anni di età. Dai 14
ai 16 anni l'obbligo di istruzione si può assolvere nel biennio della scuola
30
secondaria superiore o nel biennio dei percorsi triennali di istruzione e
formazione professionale. Inoltre, tutti hanno il diritto-dovere di formarsi
per almeno 12 anni nel sistema di istruzione o, comunque, fino al
conseguimento di una qualifica professionale triennale entro i 18 anni di
età. (cfr. Eurybase Italia 2009, Eurydice Italia);
• per quanto riguarda i finanziamenti, la legge n. 59 del 15 marzo 1997,
attribuisce alle scuole l'autonomia didattica, organizzativa, di ricerca,
sperimentazione e sviluppo, ma non concede la piena autonomia
finanziaria. La dotazione finanziaria essenziale è costituita
dall'assegnazione da parte dello Stato di fondi per il funzionamento
amministrativo e didattico, mentre le regioni provvedono alla fornitura di
servizi e assistenza in favore degli alunni come la mensa, il trasposto, i
libri di testo nella scuola primaria, sussidi ai meno abbienti e assistenza
sociosanitaria. Province e Comuni possono fornire assistenza e servizi su
delega delle Regioni. Le Università sono finanziate centralmente con il
Fondo di Finanziamento Ordinario e la ricerca è finanziata a parte;
• l'iscrizione e la frequenza dell'istruzione obbligatoria sono gratuite, solo
per il livello secondario superiore sono richiesti tasse di iscrizione, tasse di
esame e contributi per il funzionamento dei laboratori, che comunque sono
molto basse;
• il sistema di istruzione a livello nazionale viene valutato dall'INVALSI,
Istituto Nazionale per la Valutazione del Sistema dell'istruzione, attraverso
il Servizio nazionale di valutazione del sistema educativo di istruzione e
formazione.
2.4 Il contesto politico e istituzionale in Colombia
La Colombia fa parte dei paesi dell'America latina, situato nella zona
nord-occidentale dell’America del Sud, è organizzato costituzionalmente come
una Repubblica unitaria decentralizzata.
Secondo la Costituzione vigente del 1991, la Colombia è uno Stato Sociale di
Diritto, organizzato in forma di Repubblica unitaria politica e decentralizzazione
31
amministrativa. Il potere pubblico si trova nelle mani di tre aree: una legislativa,
esecutiva, giudiziale e altri organi come “Fiscalía General de la Nación, la
Procuraduría”, ecc.
Il Presidente della Repubblica esercita il potere di Capo di Stato e di Governo, che
detiene il potere esecutivo, mentre il potere legislativo è esercitato dal Congresso,
composto da Camera e Senato.
Dal punto di vista amministrativo la Colombia si divide in trentadue
“Departamentos” e un'unico Distretto Capitale, Bogota, questa organizzazione
risale sempre alla Costituzione del 5 luglio 1991. Ogni Dipartimento ha potere
amministrativo e finanziario.
Lo spagnolo (o castigliano) è la lingua ufficiali, comunque ci sono anche delle
tribù indigene che non lo parlano. La Colombia ha una elevatissima diversità
etnica: bianchi, indigeni, mulatti, mettici, neri, e questo arricchisce il paese ma lo
rende anche complesso. Per esempio per quanto riguarda la lingua, ci sono circa
settanta lingue indigene, e anche un dialetto inglese utilizzato nell'isola di San
Andres y Providencia: ogni lingua è ufficiale all'interno del proprio territorio.
La Costituzione colombiana del 1991 garantisce la libertà di culto e la parità di
tutte e fedi davanti alla legge e non ha alcuna religione ufficiale, prima di questa
la religione ufficiale era il cristianesimo cattolico, che è anche oggi la religione
più diffusa, riconoscendosi la popolazione nella fede cattolica di rito latino.
Secondo gli ultimi dati raccolti dal Censimento generala, realizzato nel 2005 per
il “DANE”, Departamento Administrativo Nacional de Estadistica, la Colombia
aveva una popolazione di 42.888.592 abitanti in una superficie di 1.141.748
chilometri quadri. Gli abitanti sono distribuiti tra Zone Municipali, Distrettuali e
Rurali. Il DANE aveva stimato per il 2009 una popolazione di più o meno 45
milioni di abitanti.
Nella Costituzione Colombiana del 1991 l'educazione non rientra nei diritti
fondamentali, ma compare nel capitolo dei diritti sociali, economici e culturali,
dove viene considerata un diritto fondamentale per i bambini e le bambine (Lerma
Careno, 2009, pp.14-16) :
32
Art.44 “Son derechos fundamentales de los niños: la vida, la integridad
física, la salud y la seguridad social, la alimentación equilibrada, su
nombre y nacionalidad, tener una familia y no ser separados de ella, el
cuidado y amor, la educación y la cultura, la recreación y la libre expresión
de su opinión. Serán protegidos contra toda forma de abandono, violencia
física o moral, secuestro, venta, abuso sexual, explotación laboral o
económica y trabajos riesgosos. Gozarán también de los demás derechos
consagrados en la Constitución, en las leyes y en los tratados
internacionales ratificados por Colombia.”
Nell'articolo 67 si parla dell'importanza dell'educazione per la formazione del
cittadino, la responsabilità dello Stato, la famiglia come agenzia educativa:
Art. 67 “ La educación es un derecho de la persona y un servicio público
que tiene una función social; con ella se busca el acceso al conocimiento,
a la ciencia, a la técnica, y a los demás bienes y valores de la cultura.
La educación formará al colombiano en el respeto a los derechos
humanos, a la paz y a la democracia; y en la práctica del trabajo y la
recreación, para el mejoramiento cultural, científico, tecnológico y para la
protección del ambiente.
El Estado, la sociedad y la familia son responsables de la educación, que
será obligatoria entre los cinco y los quince años de edad y que
comprenderá como mínimo, un año de preescolar y nueve de educación
básica.
La educación será gratuita en las instituciones del Estado, sin perjuicio del
cobro de derechos académicos a quienes puedan sufragarlos..., etc”
Ci sono ancora alcune zone dove la percentuale di analfabetismo è alta, altre in
cui è scarsa la copertura delle strutture educative.
33
2.5 Organizzazione educativa in Colombia dal 1923 ad oggi
Per parlare dell'educazione in Colombia si deve far riferimento agli inizi
del '900, quando, con la fine della Guerra dei mille giorni, si introducono politiche
di ricostruzione economiche. In questa fase si emettono leggi per riorganizzare
l'amministrazione pubblica del paese, tra di queste si trova la Legge n.39 1903,
che si riferiva all'educazione.
➢ La prima legge sull’istruzione del 1903
Questa legge divideva l'istruzione in primaria, secondaria, industriale,
professionale e artistica. Inoltre la legge stabiliva che l'educazione pubblica
doveva essere basata secondo i canoni della religione cattolica, l'educazione
primaria doveva essere gratuita ma non obbligatoria.
Per l'educazione primaria si instaurava una decentralizzazione amministrativa del
sistema, dove i dipartimenti si occupavano del finanziamento, come il pagamento
dei maestri,ecc, mentre la Stato supervisionava e distribuiva proporzionalmente i
libri a tutte le scuole primarie del paese.
A livello di organizzazione, la scuola prevedeva:
• la scuola primaria che si divideva in urbana, rurale e notturna, per esempio
la scuola urbana durava 6 anni, divisa in due anni d'istruzione elementare,
media e superiore, dall'altra parte l'educazione rurale solo durava 3 anni;
• l'educazione secondaria era a carico della Nazione, e si divideva in classica
e tecnico. Uno degli obbiettivi del Governo era portare i giovani verso
l'istruzione tecnica.
Sempre in questo periodo si inizia a promuovere la creazione di scuole per la
formazione di docenti, chiamata “ Escuelas Normales”.
Durante i primi trenta anni del secolo XX, la Legge n.39 è stata quella che a
messo le basi per il sistema educativo del paese, questo si può vedere dallo
sviluppo dell'educazione, la divisone del sistema e la distribuzione delle
responsabilità. Quanto alla distribuzione finanziaria essa si presentava come
fortemente disorganizzata, divisa fra Nazione, Dipartimenti e Municipi (cfr.
Ramirez y Tellez, pp 15-27).
34
La storia dell'educazione colombiana ha la caratteristica peculiare di essere stata
influenzata dalla chiesa cattolica, la quale aveva il controllo del contenuto
dell'educazione, degli insegnanti e di tutti i lavoratori del settore dell'educazione.
Questi primi anni del novecento sono stati un passo avanti, ma lasciano la
situazione educativa del paese a livello basso, in quanto la qualità
dell'insegnamento, la quantità di alunni e maestri e la differenza tra educazione
rurale e urbana era enorme.
➢ L’educazione tra il 1930 e 1950
Nel 1930 inizia una nuova presidenza sotto la guida di Enrique Olaya Herrera,un
presidente liberale, il suo governo non ha portato grandi cambiamenti in quanto
alle politiche di educazione, ma ha iniziato il processo di centralizzazione del
sistema educativo.
I cambiamenti arrivano con il presidente Alfonso Lopez Pumarejo, 1934-1938, il
quale fa dell'educazione il problema centrale del suo governo. Di prende atto che
la decentralizzazione è la causa della povertà dell’educazione esistente in
Colombia.
“En los treinta la burguesía liberal proclama la necesidad de una
educación popular y se preocupa por acabara con el analfabetismo.”
La riforma del 1936 parlava di argomenti come l'aumento della
democratizzazione, una maggiore partecipazioni dello Stato, in quanto
all'educazione garantiva la libertà d'insegnamento e l'educazione primaria
pubblica doveva essere gratuita e obbligatoria.
Un’altra novità di questa riforma era la proibizione della discriminazione degli
alunni per motivi religiosi, di razza o classe sociale. Il presidente Lopez Pumarejo
aveva incrementato le risorse per l'educazione primaria, aveva introdotto le
riforme, però i risultati non erano stati buoni, c'era un tasso alto di analfabetismo e
le scuole e gli insegnati erano pochi.
Si potrebbe dire che durante questo periodo non si presentarono cambiamenti
35
profondi nel sistema educativo, salvo nel 1942 quando si introduce l'esame di
Stato nell'ultimo anno di secondaria, “bachillerato”, per misurare la qualità
dell'educazione dei ragazzi.(Ramirez y Tellez, p. 32).
➢ Periodo dal 1951-1976
Fino al 1957 il paese è stato attraversato da un periodo di violenze politiche e
grandi recessioni economiche, ma tutte queste problematiche non hanno fatto
fermare la crescita dell’educazione e anzi i governanti hanno visto violenze e
recessioni come un elemento in più per dare importanza all'educazione.
Alberto Lleras Camargo, presidente per due volte della repubblica colombiana,
scrittore e giornalista, nel 1954, ha spiegato perché la mancanza di educazione è
motivo della violenza del paese:
“La insurgencia de presiones brutales, la crueldad que caracterizó a esta
época recientísima de nuestra historia, no habría prendido tan
fragosamente sobre una nación educada, sobre un país civilizado. La
insensibilidad que se apoderó de buena parte de las antiguas clases
dirigentes ante la tremenda gravedad de la violencia es también otro
síntoma de la defectuosa educación, aún en las mas altas jerarquías de la
inteligencia. Fallaron los sistemas educativos complementarios, fallaron el
hogar y la educación moral y religiosa de Colombia. Ese es un hecho
histórico.”
In questo periodo due degli obiettivi erano l'eliminazione dell'alta percentuale di
analfabetismo e l'acceso all'educazione primaria per tutti i bambini e solo intorno
agli anni settanta si inizia a lavorare per migliorare la qualità e l'efficienza
nell'educazione primaria.
Nel 1960, con la Legge 111, si nazionalizzano le spese dell'educazione primaria
che vengono messe sotto il controllo della Nazione, nel 1975 i finanziamenti sono
tutti nazionalizzati. Nel 1976, sotto la presidenza di Alfonso Lopez Michelsen,
viene emanato il Decreto 088, il quale ristrutturava il sistema educativo
36
colombiano cosi:
• “Educación Formal” composta dai livelli prescolare, primaria di base e
secondaria, educazione media e intermedia e educazione superiore.
Tutti programmi devono essere autorizzati dal Governo. Nel dettaglio:
• Educación Pre-escolar, bambini fino a sei anni d'età;
• Educación Basica, con una durata di cinque anni per l'educazione primaria
e quattro anni per la secondaria. Sono ammessi i bambino dopo sei anni
d'età. I cinque anni d'educazione primaria sono gratis e obbligatori in tutte
le scuole statali;
• Educación Media e Intermedia, ci sono due percorsi “educación media
vocacional” che porta ad avere il grado di “bachiller” con una durata di
quattro semestri e l'atro percorso “educación intermedia profesional”, che
si fa dopo il “bachiller” e portarà all'alunno ad avere un titolo di tecnico
professionale, con una durata di quattro semestri aggiuntivi;
• Lo Stato garantisce ai gruppi indigeni i benefici dello sviluppo economico
e sociale del paese. ( cfr. Ramirez y Tellez, p.p. 43-56).
Questa è stata l'unica grande riforma dopo gli anni '30.
➢ Periodo dal 1977 al 1986
Gli anni ottanta sono stati caratterizzati dall’obbiettivo di avere un Sistema
Nazionale di Educazione che arrivasse alle zone più lontane e a quelle senza
copertura territoriale di educazione.
Il piano di sviluppo tra il 1982 e 1986 affrontava aspetti come:modernizzazione,
decentralizzazione, partecipazione della comunità, sviluppo scientifico e
tecnologico, sviluppo culturale e sportivo, efficienza nell'uso dei mezzi finanziari.
Nel 1982 si ristruttura il sistema delle scuole nelle zone rurali, per poter far
arrivare anche lì un'educazione completa attraverso il programma di “Escuelas
Nuevas” che offrivano al bambino l'opportunità di finire la scuola e continuare
con i lavori della campagna. Questo programma, finanziato dalla Banca Mondiale
con uno dei primi prestiti e giudicato nel 1988 come uno dei progetti migliori
attuati in America Latina, è stato un successo, aumentando la percentuale dei
37
bambini che finivano la scuola e migliorando la qualità dell'educazione e la
quantità tanto di scuole come di insegnati preparati.
➢ Dalla Costituzione della Repubblica Colombiana 1991 fino al 2000
In questo periodo, che inizia nel 1986 e si arricchisce con la nuova Costituzione
del 1991, si vedono grandi cambiamenti nell'ambito dell'educazione. Inizia qui il
vero processo di decentralizzazione dell'amministrazione pubblica, dove veniva
dato più potere politico e amministrativo agli Enti territoriali. I municipi avevano
il compito di mantenere l'infrastruttura dell'educazione.
Nel 1989 con la Legge n. 24, si ristruttura il Ministerio de Educación, il quale
doveva garantire e controllare i municipi. Tutte queste iniziative si concretizzano
con la Costituzione politica del 1991.
La Costituzione consacra l'educazione come un diritto della persona e un servizio
pubblico con una funzione sociale. Attraverso un mandato l'educazione diventa
obbligatoria tra 5 e 15 anni d'età, compreso anche un anno di Pre-escolar e nove
di educazione di base.
Nel 1994 dopo una lunga trattativa, si emana la Legge 115, “Ley General de
Educación”. Questa legge stabilisce i principi per la direzione, amministrazione e
per il finanziamento del sistema educativo, crea piani per la valutazione della
qualità dell'educazione e riorganizza il sistema educativo.
L'educazione formale alla quale si riferisce la legge 115, si organizza in tre livelli :
• Preescolar per bambini fino a sei anni d'età, e prevede come minimo un
anno obbligatorio;
• Educación Basica con una durata di nove anni, divisa in due cicli:
l'educazione di base primaria con una durata di cinque anni e l'educazione
di base secondaria con una durata di quattro anni: dal 1° al 9° grado;
• Educación Media, che ha una durata di due anni, 10° e 11° grado, e si
divide in accademica e tecnica. Lo studente ottiene alla fine il titolo di
Bachiller che dà la possibilità di continuare gli studi superiori;
• Educación Superior, la quale si compone di Instituciones técnicas
profesionales, Instituciones universitarias o escuelas tecnológicas e
38
Universidades (in www.rieoei.org)14 ;
• Le materie obbligatorie che compongono l’ottanta per cento
dell'insegnamento dell'educazione di base sono: matematica, scienze
sociali, naturali, informatica, etica e valori umani, sport, lingua spagnola e
straniera, religione;
• L'educazione religiosa si impartisce in tutte le scuole dello Stato ma non si
obbliga nessuno a riceverla.
Sempre in questo periodo, nel 1996 si presenta anche il “Plan Decenal para el
desarrollo educativo 1996-2005, La educación un compromiso de todos”, un
piano di sviluppo educativo, per migliorare la qualità, e aumentare la copertura
educativa in tutto il paese, con programmi per incentivare i bambini a frequentare
le scuole, ecc.15
➢ Situazione educativa dal 2000 fino ad oggi
Il secolo XXI inizia ancora con delle insufficienze a livello educativo, anche se ci
sono alcune innovazione portate dall’applicazione del primo ciclo del piano
d'educazione 1996-2005, come per esempio l'implementazione degli esami per
tutte le scuole d'educazione di base nel 5° e 9° grado “ Saber” che iniziava con
uno slogan: quello che gli alunni fanno con quello che sanno.
Contemporaneamente si iniziava a implementare un esame per gli universitari di
ultimo anno “ECAES”, tutte queste innovazione vengono utilizzate per misurare la
qualità dell'educazione (in www.ibe.unesco.org).16
Le problematiche che emergono diventano gli obbiettivi principali da raggiungere:
• arrivare all'universalizzazione dell'educazione primaria, secondaria e
superiore soprattutto per la popolazione più disagiata;
• aumentare i fondi di finanziamento per l'educazione;
• migliorare la qualità dell'educazione;
14 L’indirizzo esatto del sito OEI è: http://www.rieoei.org/oeivirt/rie04a06.htm
15 Reperibile al sito : http://www.plandecenal.edu.co/html/1726/w3-propertyname-2514.html
16 Il documento si chiama World Data on Education 2007, in http://www.ibe.unesco.org/
39
• incorporare nuove tecnologie d'informatica e comunicazione;
• migliorare la condizione degli insegnanti;
• migliorare l'efficienza del settore in tutto il territorio.
Nel 2006 si continua con il piano di sviluppo educativo, “Pacto Social para la
educacion, Plan Decenal 2006-2015”, un insieme di obbiettivi, proposte, azioni
che insieme fanno vedere la volontà del paese per l'educazione, e allo stesso
tempo affrontare i cambiamenti nei prossimi dieci anni. Fare dell'educazione un
obbiettivo nazionale e che riguardi a tutti.
Volendo sintetizzare quello fin qui detto, e illustrare l’’attuale organizzazione del
sistema colombiano, si deve far notare che:
• dal 1923 fino ad oggi l'ente che regola e amministra l'educazione
colombiana è il Ministerio de Educación Nacional, il quale ha come
compiti di preparare e proporre i piani di sviluppo del settore, formulare le
politiche nazionali d'educazione, coordinare i lavori che riguardano
l'educazione nei municipi e nei dipartimenti, coordinare e finanziare
programmi nazionali educativi di miglioramento, valutare
permanentemente il servizio educativo, promuovere la cooperazione
internazionale in tutti gli aspetti dell'educazione;
• ogni Dipartimento e Regione ha la sua Secretaria de Educación, che
insieme al ministero assicura la qualità e la copertura dell'educazione nel
territorio, stabilisce le politiche, i piani e programmi adatti alla zona, offre
assistenza tecnica e valuta il servizio educativo;
• attualmente la Colombia conta con vari tipi di progetti e programmi in pro
dell'educazione, sia a livello d'educazione formale, come non formale.
Tutti questi programmi apportano allo sviluppo e miglioramento
educativo, alcuni di questi sono: Programa Nacional de Alfabetización,
Programa de educación continuada CAFAM, Hogares Comunitarios de
Bienestar, Colombia aprende, Computadores para educar;
Per quello che riguarda il finanziamento dell'educazione, ci sono diverse fonti di
finanziamento:
• il principale finanziamento proviene dalle Risorse dei fondi Nazionali,
40
come la tassa sulle vendite (IVA), il ministero è quello che si occupa di
gestire questi fondi.
• un'altra risorsa è quella dei crediti esterni come quelli che si hanno con il
BID o la Banca Mondiale, che finanziano progetti o programmi
riguardanti l'educazione di base e rurale. L'educazione si finanzia anche
attraverso le risorse proprie dei dipartimenti e municipi;
• nonostante l'aumento della spesa pubblica, le famiglie colombiane
contribuiscono in maniera significativa al finanziamento dell'educazione,
siccome le fonti pubbliche sono insufficienti per garantire
l'universalizzazione dell'educazione di base. Le famiglie contribuiscono
alle spese scolastiche in ragione e dipendenza del loro livello socio-
economico;
• solo a partire dal 2008 il Governo inizia a girare i fondi per coprire
l'educazione gratuita dei ragazzi appartenenti ai livelli sociali più bassi,
che sono classificati come livello 1 e livello 2. Questo livello socio-
economico si ottiene attraverso il SISBEN, Sistema de Selección de
Beneficiarios para Programas Sociales, il risultato di questo aiuta a
indirizzare le spese sociali alla popolazione più povera e bisognosa.
Il Governo lavora attualmente attraverso il CONPES Consejo Nacional de
Política Económica y Social, l'organismo di coordinamento delle politiche socio-
economiche. Questo programma è attuato nelle principale città e in alcune zone
rurali del paese. Attualmente si sta ampliando a tutte le città, comprese le zone
periferiche, e a tutte le zone rurali mancanti.
41
Capitolo terzo
DUE ISTITUZIONI EDUCATIVE A CONFRONTO
SOMMARIO: 3.1 Istituto Marconi di Terni e la sua organizzazione; 3.2
Institución Educativa Algodonal e la sua organizzazione.
3.1 Istituto comprensivo G. Marconi di Terni e la sua organizzazione
Il suo nome completo è Istituto Comprensivo Guglielmo Marconi, ed
essendo un istituto comprensivo è un insieme di scuole frequentate da bambini e
ragazzi dai 3 ai 14 anni di età. Nel suo insieme l'istituto è costituito dall’unione di
tre diverse scuole che preesistevano; Scuola dell'Infanzia e Primaria le Grazie,
Scuola dell'Infanzia e Primaria Giacomo Matteotti e Scuola Secondaria di I° grado
Guglielmo Marconi. Ogni scuola (il nome tecnico è “plesso”) è situata in strutture
differenti e distanti tra di loro, perché interessano un territorio che si estende in
quattro località nell’immediata periferia di Terni: Cesure, Le Grazie, villaggio
Matteotti, Campomicciolo.
Tutte queste zone, che ai primi del novecento erano fondamentalmente rurali, si
sono sviluppate con il processo di industrializzazione tra la prima metà del secolo
scorso e gli anni sessanta.
Non costituiscono dunque un nucleo residenziale urbano omogeneo, ma si
potrebbe parlare di una somma di nuclei residenziali diversi. Anche per quanto
riguarda gli abitanti c’è una diversità sociale: per la maggioranza delle famiglie le
condizioni socioeconomiche sono mediamente buone, la popolazione è costituita
prevalentemente da operai e impiegati dell'industria e nei servizi, ma si segnalano
anche situazione di disoccupazione e indigenza (cfr. POF dell’Istituto Marconi
2009-2010).17
17 Il POF è il Piano dell’Offerta Formativa, di cui parleremo più avanti. È reperibile all’indirizzo: http://www.istitutocomprensivomarconi.it/index.html
42
In questo paragrafo analizzeremo in particolare la Scuola secondaria di I° grado
G.. Marconi che si trova nel quartiere Cesure. Questa sezione dell’Istituto
rappresenta l’ultimo segmento, il secondo, del primo ciclo di istruzione (cfr.
Schema 3.1a ), dove c’è il diritto-dovere all’istruzione, e i ragazzi che la
frequentano hanno dagli 11 ai 14 anni di età.
43
Laboratorio d'arte
Biblioteca Istituto Marconi
Aula Informatica
3.1a Schema del sistema educativo italiano attuale
L’istituto comprensivo è stato istituito negli anni novanta del XX secolo,
44
Scuola dell'infanzia Età da 2,5 anni Durata 3 anni
Primo Ciclo Durata 8 anni
Scuola PrimariaEtà 6 a 11 anniDuarata 5 anni
Scuola Secondaria di 1° GradoEtà 11 a 14 anni Durata 3 anni
Esame di Stato Prova Invalsi
Secondo Ciclo di istruzione
Durata 5 anni Licei 6 indirizzi-Liceo Artistico-Liceo delle scienze umane-Liceo classico-Liceo musical o coreutico-Liceo scientificoLiceo linguistico
Durata 5 anni, ad eccezione L. Artistico 4 + 1 anno integrativo
Istituti Tecnici 2 Settori-Economico con 2 indirizzi-Tecnologico con 11 indirizzi
Durata 5 anni, 2+2+1 anni
Istituti Professionali 2 macrosistemi-ServiziIndustria e Artigianato
Duarata 5 anni, 2+2+1
Esame di Stato
-Istituzioni Universitarie-Alta Formazione Artistica e Musicale-Istruzione e formazione professionale
Istruzione Superiore
attualmente conta complessivamente circa 450 alunni, di cui circa 180 nel plesso
Marconi, e 140 insegnanti e, in termini di offerta formativa, si qualifica
soprattutto per l’indirizzo musicale. La sede dell'Istituto Marconi può contare su
diversi laboratori e aule con destinazioni specialistiche: artistica, musicale,
informatica, scienze, c’è poi l’Auditorium, la Biblioteca, la palestra, la mensa e
ampi giardini e spazi verdi.
La Mission dell'Istituto, come si legge nel Pof, è:
“Migliorare gli esiti del processo di insegnamento - apprendimento, con
l'uso di metodologie didattiche che favoriscono la crescita degli
alunni...Con l'autonomia scolastica ci è consentito di sviluppare
gradualmente capacità organizzative per favorire la continuità,
l'orientamento, accrescere il livello di scolarità e il tasso di successo
scolastico, sviluppare l'insegnamento delle lingue comunitarie, l'amore e
la conoscenza della musica, dell'arte, la conoscenza e l'uso delle nuove
tecnologie e creare iniziative di formazione rivolte a tutte le componenti
della scuola... come obiettivo prioritario la continuità educativa e didattica
tra i vari ordini di scuola in un'ottica tesa al pieno sviluppo della persona
umana.”
Tutta la parte amministrativa e di gestione viene svolta dal Consiglio di Istituto e
dal Dirigente scolastico. Il Consiglio di Istituto è responsabile delle questioni di
bilancio, dell'organizzazione e della pianificazione delle attività scolastiche; ne
fanno parte il Dirigente scolastico, otto rappresentanti del corpo docente, due
rappresentanti della componente amministrativo e otto rappresentanti dei genitori
degli alunni.
La scuola, come tutte le altre, ha il suo Piano dell'Offerta Formativa (POF), un
documento obbligatorio che viene costruito e rinnovato a scadenze regolari (in
genere ogni due anni) i cui sono esposti i programmi e i progetti che nel periodo
considerato si avvieranno, ma è anche un documento fondamentale costitutivo
dell'identità culturale e progettuale di ogni specifica scuola.
45
L’Istituto dispone di fondi concessi dal Ministero e destinati al suo “normale
funzionamento”, che comprende l'acquisto di tutto il materiale necessario come
quello di pulizia, cancelleria, sussidi didattici ecc. e il pagamento della tassa di
rimozione rifiuti. A questi fondi si aggiungono i contributi del Comune, della
Circoscrizione e i contributi volontari delle famiglie.
Le sezioni sono otto, dalla A alla H, per un totale di ventiquattro classi, ognuna
delle quali ha un numero minimo di diciassette alunni e un massimo di ventinove.
Gli indirizzi sono cinque, organizzati nel rispetto dell’offerta formativa e in modo
tale da soddisfare le aspettative degli alunni, l’orario delle lezioni è organizzato a
seconda dell’indirizzo. Gli indirizzi di base sono inglese-francese, inglese-
spagnolo e l’indirizzo musicale, questi si compongono di 33 unità disciplinari in
30 ore, mentre gli altri due indirizzi, logico-matematico e linguistico, di 40 unità
disciplinari in 36 ore.
Il pomeriggio la scuola è aperta per gli alunni che hanno scelto libere attività
extracurricolari, attività di recupero, progetti di varia natura come teatro,
laboratorio di manipolazione, cineforum, scacchi, attività organizzate dalla
biblioteca scolastica, attività sportive.
La scuola è molto impegnata nell’elaborazione e nell’attuazione di progetti che si
riferiscono e coinvolgono sia gli alunni che il territorio:
• prevenzione del disagio socio-affettivo, educazione alla salute ed
educazione alla legalità. Questi progetti vogliono prevenire il disagio
socio-affettivo, aiutare gli alunni a prendere consapevolezza
dell'importanza dell'altro per conoscere e diventare se stessi, favorire la
partecipazione attiva alla vita della scuola, ecc.;
• educazione ambientale è un progetto diviso in vari temi come per
esempio: il gap dei cambiamenti climatici, Flick the switch, risparmio
energetico. Questi progetti hanno come obbiettivo di educare gli alunni
alla conoscenza e al rispetto dell’ambiente in cui vivono in modo da
assumere atteggiamenti consapevoli e responsabili verso l'ambiente e farsi
parte attiva nella sua difesa senza rinunciare ai vantaggi del progresso;
• laboratorio di manipolazione, per conoscere nuove tecniche artistiche per
46
la realizzazione di manufatti.
La scuola interagisce con la comunità adulta presente sul territorio e i genitori
attraverso attività come:
• un corso chiamato Informatica Donna volto all'alfabetizzazione
informatica delle donne adulte;
• la Biblioteca aperta che ha un spazio dedicata agli adulti;
• un corso di difesa personale, realizzato con l’appoggio delle ACLI.
La scuola G. Marconi si promuove e si presenta dunque come un centro culturale
e sociale dove interagiscono gli abitanti del territorio e di fatto è un ambiente
educativo dove interagiscono ragazzi, genitori e insegnanti, e
contemporaneamente rappresenta un’opportunità importante per agire in modo più
efficace e coordinato.
3.1 Institución Educativa Algodonal e la sua organizzazione
Questo istituto ha il nome della località dove si trova, Algodonal, che è una
località del municipio di Santa Lucia ubicata nel dipartimento dell’Atlantico, nella
costa nord colombiana.
È classificato come istituto rurale perché la zona è composta maggiormente di
contadini o commercianti. L'economia si basa sopratutto sull’allevamento del
bestiame e sull’agricoltura, cosa che rende la condizione della popolazione molto
instabile. Si può infatti parlare di un livello socioeconomico basso, che tocca punti
anche di povertà.
La scuola ha al suo interno tutti i livelli d'educazione previsti attualmente
dall’ordinamento colombiano, ad eccezione naturalmente della Educación
Superior, che corrisponde all’Università e a quella Tecnica e Tecnologica di livello
superiore (cfr. Schema 3.2a). Abbiamo così: Pre-escolar, Basica Primaria y
Secundaria e Educación Media. Ci sono quindi bambini e ragazzi da 3 a 17 anni.
L'orientamento dell'istituto è Académico, vuol dire che i ragazzi approfondiranno
le conoscenze in scienze, arte e umanistica preparandosi cosi all'educazione
Superiore.
L'anno d'istituzione della scuola è stato il 1974, ma era molto diversa da come è
47
adesso, infatti a quel momento contava solo una grande sala, che fungeva da aula,
e due insegnanti. Solo nel 1999 è stata riorganizzata e ristrutturata così come si
presenta oggi.
Attualmente la scuola ha un proprio Dirigente di istituto e una Segreteria
amministrativa, ci sono 16 insegnanti ed è frequentata da 385 alunni e studenti: 42
bambini fra i 3 e i 5 anni d'età frequentano il grado di Pre-escolar, 194 bambini e
ragazzi sono alunni della Primaria e 149 studenti frequentano l'educazione Media.
La sua struttura è composta da dodici aule, una delle quali è attrezzata come sala
informatica, non c’è purtroppo una zona verde adeguata per la ricreazione dei
ragazzi.
48
Salón de clases del Prescolar y Básica Primaria
Institución Algodonal
3.2a - Schema sistema educativo colombiano attuale
La Mission dell'Istituto, contenuta nel documento Misión y Visión Escuela
49
Pre-escolar Da 3 a 5 anni d'età durata 3 anni
Educación Básica PrimariaDa 6 a 10/11 anni d'età durata 5 anni 1° a 5° Grado
Educación Basica Durata 9 anni
Educación Básica Secundaria
Da 11 a 14/15 anni durata 4 anni 6° a 9° Grado
Esame di Stato SABERIn 5° grado
Esame di Stato SABERIn 9° grado
Educación Media Duarta 2 anni
Academica 10° e 11° grado
Tecnico 10° e 11° grado
Esame di Stato ICFES
Educación Superior -Universitaria-Tecnica-Tecnologica
Algodonal 2009, che corrisponde al POF italiano, è:
“La institución Educativa Algodonal es de carácter público, mixto, al
servicio de la niñez y la adolescencia, con un currículo que dirige sus
acciones hacia la formación integral del estudiante, autónomo,
democrático, participativo y gestor de cambios.
De tal forma que impulsamos el desarrollo de competencias laborales
generales y promovemos la conciencia ecológica, el uso racional de los
recursos y las herramientas tecnológicas, contribuyendo a la
sostenibilidad del medio ambiente de manera que le permita a nuestros
estudiantes la inclusión en la vida social y laboral teniendo en cuenta las
exigencias del contexto local, regional y nacional.”
La parte amministrativa della scuola è responsabilità della Segretaria
amministrativa e del Dirigente scolastico. Da questo anno (2010) si stanno
implementando e organizzando Gruppi di gestione, per coinvolgere anche agli
insegnanti. Fondamentale per la riorganizzazione della scuola è stato l’arrivo, nel
2009, del nuovo Dirigente scolastico, che ha ereditato una gestione
amministrativa “scarsa e fraudolenta” e si è dato subito da fare per riorganizzare
completamente l’istituto.
La scuola dispone di fondi concessi dal Ministero e dal programma del Governo
CONPES, questi fondi sono destinati al funzionamento dell'Istituto che
comprende l'acquisto di tutto il materiale didattico necessario, compresi i sussidi,
e il mantenimento della Mensa, che, con questi fondi riesce ad offre gratuitamente
solo la prima colazione a tutti i bambini e i ragazzi. Un altro contributo
importante viene dai privati, che hanno permesso di acquistare materiali di
cancelleria, sedie e tavolini.
L'orario dell'istituto viene organizzato in modo diverso a seconda dei differenti
gradi di istruzione e copre l’intero arco della giornata. Le lezioni iniziano la
mattina alle 7,00 e finiscono alle 12,30, in quest'orario lavorano i bambini di 4° e
5° grado di Basica Primaria e i ragazzi dal 6° all’ 11° grado di Basica Secondaria e
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Media. Invece il pomeriggio dalle 13,00 fino alle 17,00 lavorano il Pre-escolar e i
bambini di 1°, 2° e 3° grado di Basica Primaria.
Nel pomeriggio è disponibile la sala informatica per tutti i bambini e ragazzi che
desiderano fare consultazioni.
In molti settori e argomenti l'Istituto è ancora indietro, non ci sono per esempio
progetti che coinvolgano la comunità, ma si sta iniziando a implementare alcuni
progetti per i ragazzi come per esempio :
• prevenzione e disastri, questo è un progetto che offre ai ragazzi
l'opportunità di conoscere come comportarsi in occasione di disastri come
un incendio, come reagire in caso di terremoto, di cui si spiegano l'origine
e le cause, e, se è possibile, le prevenzioni che si possono applicare;
• educazione ambientale, per sensibilizzare ai ragazzi sull'importanza
dell’ecosistema e cercare di migliorare le condizioni ambientali della zona;
• educazione sessuale, il progetto ha l'obbiettivo di insegnare ai ragazzi il
funzionamento degli gli organi riproduttivi e di informare i ragazzi sui
problemi legati alla sessualità, soprattutto in materia di anticoncezionali e
di pianificazione familiare ecc.. .
Questi progetti vengono attuati con il sostegno di una Università privata della città
di Barranquilla, che lavora con gli insegnati della scuola attraverso un progetto
chiamato Pisoton. Il progetto si pone come primo obbiettivo di istruire gli
insegnati su argomenti come educazione civica, sessuale ed ambientale, ma anche
come trattare allievi che soffrono di problematiche particolari (disturbi della
nutrizione, handicap ecc..) e a quelli che hanno disturbi legati a disagi sociali.
L'istituto Algodonal si presenta come l'unico organo di appoggio all'educazione
nel territorio di Santa Lucia e per questo vuole crescere in quantità e qualità per
poter offrire servizio efficiente, efficace e di qualità. L’obiettivo a breve termine è
di avere una struttura completa e adeguata dove si possano continuare a svolgere
tutte le attività dell'istituto e se ne possano attivare altre perché l’obiettivo finale è
di diventare uno spazio d'interazione tra ragazzi e genitori e di promuoversi come
centro di ricomposizione sociale e culturale del territorio.
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CONCLUSIONI
Come detto all’inizio di questo lavoro, l’educazione è una componente
fondamentale per lo sviluppo di una società, in quanto lo sviluppo economico,
sociale e culturale di una società si fonda sulla preparazione dei suoi cittadini.
Dunque ogni società dovrebbe sviluppare il suo sistema educativo secondo i suoi
propri bisogni ed esigenze.
La comparazione di due sistemi educativi ci fa vedere più da vicino le
somiglianze, le differenze e le caratteristiche proprie del sistema in rapporto al
diverso contesto politico e istituzionale e all’evoluzione del sistema educativo in
senso stretto. Per questa ragione ho preso come esempio il sistema educativo
italiano e quello colombiano, ma anche perché in quest’ultimo ho fatto tutta la mia
educazione basica e nel primo l'istruzione superiore, cosa che mi ha facilitato
l'indagine.
Durante l'analisi è emerso in modo chiaro che ogni società ha il suo proprio
sistema educativo a seconda delle sue esigenze, tanto il sistema italiano come
quello colombiano hanno infatti cercato e cercano di adattare il sistema ai bisogni
dei cittadini, purtroppo non sempre raggiungendo questo obiettivo.
I due sistemi hanno caratteristiche diverse, ma anche somiglianze e differenze.
Dal punto di vista strutturale le somiglianze sono molte:
l'obbligo scolastico in tutti i due paesi è della durata di 10 anni;
• la Scuola dell'infanzia italiana e la corrispondente Pre-escolar colombiana,
hanno entrambe una durata di 3 anni;
• la Scuola primaria italiana e la corrispondente Educación basica primaria
colombiana hanno una durata di 5 anni;
• l’esame di stato alla fine della Scuola secondaria di 1° grado italiana
corrisponde all’esame di stato Saber alla fine dell'Educazione basica
secundaria colombiana;
• l’esame di stato italiano alla fine del Secondo ciclo d'istruzione
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corrisponde all'esame finale dell'Educazione media colombiana.
Le differenze, che riflettono l’unicità del sistema educativo di ciascun paese, sono
collegate alla diversa storia politica italiana e colombiana, a sua volta riflesso e
causa della situazione socioeconomica dei due paesi. Le differenze che ho trovato
più rilevanti sono:
• nel sistema italiano dal 1923, un anno dopo l’avvento del fascismo, ad
oggi ci sono state sei riforme concrete del sistema educativo, che prendono
il nome dal Ministro d'educazione dei diversi governi del periodo e una
serie di piccole modifiche. Nel sistema colombiano ci sono state solo tre
vere riforme del sistema dall’inizio del novecento fino ad oggi;
• nel sistema italiano l'educazione obbligatoria è gratuita dal 1962; il
Governo provvede all’assistenza e alla fornitura di servizi agli alunni come
mense, trasporti, libri per la scuola primaria e sussidi alle famiglie meno
abbienti. In Colombia solo da tre anni il Governo sta lavorando per offrire
una vera educazione gratuita alla comunità;
• nel secondo ciclo di istruzione il sistema in Italia è più articolato, offrendo
cosi una scelta più ampia e variata ai ragazzi, allo stesso tempo con questa
organizzazione del sistema, il Governo cerca di offrire una formazione
adeguata alle necessità della zona. In Colombia ci sono solo due percorsi
nel secondo ciclo di istruzione, quello Academico e quello Tecnico, cosa
che ricorda la differenziazione che c’era nel sistema italiano al tempo della
Riforma Gentile.
I due sistemi possono essere comparati anche in termini di punti forti e punti
deboli. Per quanto riguarda il sistema italiano:
• il principale punto forte è che l'organizzazione educativa italiana è un
sistema completo e offre diverse scelte tanto ai genitori come ai ragazzi
per raggiungere il livello più alto di formazione;
• il secondo punto forte è la gratuità dell'istruzione obbligatoria e le
agevolazioni e gli aiuti da parte del Governo italiano, nonché le basse
tasse che si pagano sia per l’istruzione superiore che per l’Università, che
giocano un ruolo fondamentale per lo sviluppo del paese, offrendo allo
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stesso tempo ai cittadini il diritto ad una formazione educativa;
• il più grosso punto debole si colloca a monte del sistema ed è legato alle
continue riforme che, soprattutto negli ultimi dodici anni, sono state
presentate ad ogni cambio di Governo; sembrano quindi legate al
cambiamento politico della guida del paese più che a reali esigenze del
sistema educativo. Questi costanti cambiamenti penso che non favoriscano
la stabilità dell'organizzazione educativa italiana, e il più delle volte
generano un grande scontento tra i cittadini, alunni, studenti ed insegnanti.
Per quanto riguarda il sistema colombiano:
• il vero punto forte è il fatto che dalla L. n. 115 del 1994, Ley General de
Educación, emanata dopo una lunga trattativa fra maggioranza e
opposizione, non ci sono state riforme strutturali e questo significa che si è
andati ad una stabilizzazione del sistema educativo;
• il principale punto debole è legato al fatto che solo da poco il Governo ha
attivato un programma per fare in modo che la popolazione più disagiata
acceda all'educazione, ricordando anche che la Colombia è uno dei paesi
in America Latina dove le famiglie contribuiscono al finanziamento del
sistema educativo. Per questa ragione penso che il Governo debba
investire ancora di più nell'educazione, renderla gratuita per tutti e
ampliare la copertura educativa a tutto il territorio nazionale.
In generale la comparazione storica della storia del sistema educativo fra i due
paesi mostra che l’azione del Governo è fondamentale per lo sviluppo di un paese,
quindi, al di là dei risultati già raggiunti, si dovrebbe pensare di più ai cittadini,
investire più nella formazione educativa, controllare i fondi, controllare e
garantire la qualità, non dimenticando mai che una società senza educazione non
può né conseguire né mantenere uno sviluppo economico, sociale e culturale
adeguato.
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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
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