Tesi Sistema educativo italiano e colombiano a confronto

56
INTRODUZIONE La volontà di scrivere sull’argomento del sistema educativo Italiano e quello Colombiano, nasce dal fatto che l'educazione rappresenta da sempre una parte fondamentale per lo sviluppo dell'uomo non solo dal punto di vista individuale ma anche in quanto parte di una società e una cultura, inoltre è un elemento importante per l'economia e lo sviluppo di un paese. Istruzione e educazione sono due aspetti del processo di formazione con cui la società trasferisce agli individui che ne fanno parte i valori condivisi che sono alla base dell’ordine sociale e che vengono trasmessi prima attraverso la famiglia (socializzazione primaria) e poi attraverso la scuola (socializzazione secondaria). In senso più specifico, istruire significa insegnare e apprendere nozioni relative a una materia, un arte oppure un'azione, mentre educare significa trasmettere e ricevere regole di comportamento e norme condivise che permettono ai membri di una società di integrarsi nella cultura di riferimento. Studiando l'organizzazione del sistema educativo di un paese quindi si studia contemporaneamente la qualità delle risorse umane che esso prepara e il grado di sviluppo e le problematiche della società stessa. Da questo punto di vista l’educazione comprende l’istruzione, quindi nel corso dell’elaborato di tesi i due concetti saranno usati nel senso sopradetto. In questo lavoro di tesi si analizza l'importanza dell'educazione in due società e realtà diverse, come sono quella italiana e colombiana, evidenziando l'organizzazione del sistema educativo e la sua l'influenza sulla società. Pur essendo due paesi molto differenti in quanto a società, sviluppo, e perfino continente, il fatto che il sistema educativo sia un obiettivo fondamentale della società, ci permette di fare uno studio parallelo. La scelta di orientarmi su questo argomento è la convinzione che attualmente una società, intesa come un gruppo sociale, senza una educazione adeguata e 1

Transcript of Tesi Sistema educativo italiano e colombiano a confronto

INTRODUZIONE

La volontà di scrivere sull’argomento del sistema educativo Italiano e quello

Colombiano, nasce dal fatto che l'educazione rappresenta da sempre una parte

fondamentale per lo sviluppo dell'uomo non solo dal punto di vista individuale ma

anche in quanto parte di una società e una cultura, inoltre è un elemento

importante per l'economia e lo sviluppo di un paese.

Istruzione e educazione sono due aspetti del processo di formazione con cui la

società trasferisce agli individui che ne fanno parte i valori condivisi che sono alla

base dell’ordine sociale e che vengono trasmessi prima attraverso la famiglia

(socializzazione primaria) e poi attraverso la scuola (socializzazione secondaria).

In senso più specifico, istruire significa insegnare e apprendere nozioni relative a

una materia, un arte oppure un'azione, mentre educare significa trasmettere e

ricevere regole di comportamento e norme condivise che permettono ai membri di

una società di integrarsi nella cultura di riferimento.

Studiando l'organizzazione del sistema educativo di un paese quindi si studia

contemporaneamente la qualità delle risorse umane che esso prepara e il grado di

sviluppo e le problematiche della società stessa. Da questo punto di vista

l’educazione comprende l’istruzione, quindi nel corso dell’elaborato di tesi i due

concetti saranno usati nel senso sopradetto.

In questo lavoro di tesi si analizza l'importanza dell'educazione in due società e

realtà diverse, come sono quella italiana e colombiana, evidenziando

l'organizzazione del sistema educativo e la sua l'influenza sulla società. Pur

essendo due paesi molto differenti in quanto a società, sviluppo, e perfino

continente, il fatto che il sistema educativo sia un obiettivo fondamentale della

società, ci permette di fare uno studio parallelo.

La scelta di orientarmi su questo argomento è la convinzione che attualmente una

società, intesa come un gruppo sociale, senza una educazione adeguata e

1

opportuna non potrà affrontare il mondo globalizzato in cui viviamo. A questo si

sovrappone anche un interesse personale, poiché sono cresciuta in mezzo alle

problematiche educative in quanto i miei genitori che fanno gli insegnanti in

Colombia.

Nel primo capitolo del lavoro è commentata l'importanza dell'educazione in una

società moderna attraverso l’analisi del rapporto fra educazione e società,

l’esposizione dei principali presupposti teorici della sociologia dell’educazione e

di alcuni progetti internazionali per la diffusione dell’educazione nel mondo.

Il capitolo secondo è un’analisi dell’evoluzione dell'organizzazione educativa in

Italia a partire dalla Riforma Gentile, nel 1923, fino ai nostri giorni e in Colombia,

di cui è stata analizzata la (lenta) evoluzione in tutto il secolo XX fino ad oggi.

L'ultimo capitolo è dedicato all'analisi specifica di una scuola italiana e di una

scuola colombiana.

Ho ritenuto opportuno studiare i due sistemi a confronto prima di tutto per vedere

i punti forti e deboli di ognuno, utilizzando la comparazione come strumento di

studio per poter analizzare somiglianze, differenze e specificità, ad esempio

rispetto all'organizzazione, alla struttura di ogni scuola, alle componenti degli

studenti e degli insegnanti ed anche delle risorse su cui la scuola può contare. In

secondo luogo, attraverso la comparazione tenterò di mettere in evidenza se e

come l’attuale organizzazione del sistema educativo è adatto alla società italiana e

colombiana.

2

Capitolo primo

L'IMPORTANZA DELL'EDUCAZIONE NELLA SOCIETÀ

SOMMARIO: 1.1 Il rapporto fra educazione e società; 1.2 Gli approcci teorici;

1.3 L’educazione come investimento per gli Stati e gli Organismi internazionali

1.1 Il rapporto tra educazione e società

L'educazione rappresenta da sempre un ambito importante di riflessione per

l'essere umano. Potremo dire che il rapporto educazione – società rappresenta una

parte centrale di qualsiasi riflessione sulla questione educativa.

Prima di affrontare il rapporto tra educazione e società, tuttavia chiariremo

brevemente il concetto di educazione. La parola educazione viene dal latino e-

ducere che vuol dire portare fuori, liberare, far venir alla luce qualcosa. Può essere

dunque considerato il risultato di un'azione dove un individuo riceve e impara

delle regole di comportamento che condivide nel gruppo familiare oppure in un

contesto sociale. Questo è l’ambito di analisi del lavoro, che è incentrato

sull’aspetto istituzionale, e non familiare, dell’educazione, in particolare

l’organizzazione scolastica, il luogo cioè dove gli individui vengono istruiti ed

educati. Per Durkheim l'educazione si definisce come segue:

“ […] quell’azione esercitata dalle generazioni adulte su quelle che non

sono ancora mature per la vita sociale. Essa ha per fine di suscitare e

sviluppare nel bambino un certo numero di stati fisici, intellettuali e morali,

che reclamano da lui sia la società politica nel suo insieme, sia l'ambiente

particolare al quale è destinato.” (Durkheim,1971, p. 40).

L'educazione è dunque una delle basi su cui si costruisce una società. Questo

punto è stato da sempre centrale per la sociologia, come dimostrano gli studi di

3

autori classici come il già citato Durkheim o Weber, i cui lavori in merito

riflettono l'importanza dell'educazione nella costruzione delle moderne società

industriali. Se infatti è l’illuminismo che cambia il modo di concepire

l’educazione dei membri di una società, è solo con la rivoluzione industriale che

realmente si presentano nuovi problemi riguardo alla convivenza sociale, nuovi

processi di urbanizzazione, nuove relazione di lavoro, cambiamenti nelle strutture

familiari, trasformazioni sociali, economiche, politiche e culturali che impongono

un cambiamento del ruolo che la società assegna all'educazione. L'educazione

diventa pietra centrale per la costruzione di un nuovo soggetto sociale in grado di

corrispondere ai compiti della società moderna. Emile Durkheim mette in rilievo

questa nuova visione dell'educazione quando scrive:

“La società non può vivere se non esiste fra i suoi membri un'omogeneità

sufficiente; l'educazione perpetua e rinforza tale omogeneità, fissando a

priori nell'anima del fanciullo le similitudini essenziali che impone la vita

collettiva. Ma da altro canto, senza una certa diversità, qualsiasi

cooperazione sarebbe impossibile. L'educazione assicura la persistenza di

questa diversità necessaria, diversificandosi essa stessa e

specializzandosi.” (Durkheim, in Baracani, 1973, pp. 9-10)

Nelle società moderne, anche se diverse fra di loro, con caratteristiche e segni

propri, e anzi nonostante le differenze, l'educazione ha dunque la funzione di unire

omogeneità e diversità, di offrire le basi al cittadino per comportarsi e interagire al

suo interno.

Le riflessioni sociologiche non si limitano allo studio dell'educazione, ma si

estendono al rapporto che si stabilisce tra ideali, pratiche educative e società

oggetto di studio. Proprio a proposito del rapporto educazione – società, Besozzi

(2008), evidenzia alcuni principi generali che si possono trovare in maniera

vincolante in ogni società:

• ogni società ha bisogno di educare le nuove generazioni;

• in ogni società si sviluppano ideali educativi, scopi e modi

4

dell'educazione;

• un obiettivo dell'educazione è lo sviluppo di soggetti in grado di realizzare

pienamente la propria esistenza all'interno della società di riferimento;

• il risultato positivo dell'azione educativa si evidenzia nell'integrazione dei

soggetti tra loro e con la realtà sociale in cui sono collocati.

Secondo questa impostazione, ogni società ha dunque delle caratteristiche che

impongono e modellano l’organizzazione dell'educazione, ciò significa che

modelli, sistemi e obiettivi educativi si differenziano da società a società sia nello

spazio che nel tempo. Questo perché il ruolo del sistema educativo in una società

è quello di offrire la possibilità ai soggetti di svilupparsi a tutti i livelli di vita,

fornendo loro gli strumenti essenziali per l'integrazione e le basi per saper reagire

o per potersi adattare ad una società oggi in costante cambiamento.

Se si accetta che il rapporto educazione – società è legato strettamente agli scenari

socioculturali e alle problematiche sociali emergenti, allora nelle società (o nelle

fasi sociali) che attraversano trasformazioni o cambiamenti profondi una delle

prime strutture che da essi sono influenzate è il sistema educativo che, a sua volta,

influisce sulla costruzione dell'essere sociale. Da questo punto di vista non c’è

dubbio che, in generale, la società moderna sia una “società problematica”, in

quanto la sua struttura e le sue relazioni sociali sono caratterizzate da processi di

instabilità dovuti a trasformazioni profonde e veloci, tipiche di un mondo

globalizzato e favorite dalle comunicazioni che lo attraversano.

Dal momento che la società si presenta come portatrice di instabilità e

problematicità, anche l'educazione si presenta come una dimensione problematica

(cfr. Besozzi, 2008), ed è qui, nel momento stesso in cui la descrizione e

l'interpretazione del rapporto educazione – società deve considerare

l'individuazione delle problematiche della società moderna, che si deve studiare

l'individuo, la società, e la cultura di riferimento. Considerando queste

componenti come un insieme, Besozzi (cfr. 2008, pp. 24-25) evidenzia come gli

autori classici hanno analizzato il loro sviluppo, la loro interazione e l’influenza

reciproca. Più precisamente sono due le direttrici su cui le teorie si muovono:

un assunto, in generale esplicitato in forma di proposizione, su ciò che si intende

5

per società e su come si interpreta il legame dell’individuo con la società;

un’interpretazione dello scenario sociale e culturale di riferimento alla luce

dell'assunzione di un punto di vista paradigmatico.

Dal punto di vista del legame tra individuo e società (a sua volta base del rapporto

tra educazione e società), si deve inoltre far notare che l'individuo è visto come un

soggetto attivo, capace d'attuare, interpretare e rispondere ai cambiamenti sociali.

1.2 Gli approcci teorici

Se si considerano (cfr. Besozzi, 2002) i macroapprocci teorici in cui le

scienze sociali collocano le proprie riflessioni, l’integrativo-funzionalista, il

conflittualista e il comunicativo-relazionale, possiamo osservare, semplificando,

che ciascuno di essi è riferibile e si afferma in un diverso momento storico, anche

se nel percorso di costruzione della Sociologia dell’educazione sono intrecciati.

Così l’approccio integrativo-funzionalista domina fino alla metà degli anni

sessanta del novecento, quello conflittualista è il riferimento dagli anni settanta

alla metà degli anni novanta, e il comunicativo-relazionale è l’approccio che

tutt’ora è dominante.

I due modelli integrazionista-funzionalista e conflittualista hanno in comune

l’orientamento macrostrutturale dell’analisi e una visione “forte” sia della società

che del legame tra educazione e sistema sociale, mentre il comunicativo-

relazionale è il meno compatto e più disaggregato al suo interno.

Nell’approccio funzionalista, i cui principali esponenti sono Durkheim e Parsons,

viene sviluppata una visione olistica della società, che mette in evidenza la

preminenza della società sull'individuo. In particolare, secondo Talcott Parsons,

l'educazione è concepita come l'azione esercitata sugli individui al fine di renderli

conformi, “adatti” alla società in cui devono vivere. Questo vuol dire che

l'educazione serve ad indirizzare l'individuo a comportarsi in accordo con la

società in cui vive; infatti l'individuo dovrebbe essere in grado di interagire e

rispondere tanto alle motivazioni personali che alle aspettative sociali.

Sinteticamente, in questo modello di socializzazione Besozzi (2002) fa rilevare

che il rapporto educazione-società è caratterizzato da dipendenza, continuità e

6

linearità e le sue categorie fondanti sono l’ordine, il consenso e la conformità. Dal

punto di vista del modello è caratterizzato da una enfasi sulle norme e i ruoli

sociali, l’integrazione è vista come una risposta alle aspettative sociali, l’identità

sociale è stabile e la diversità è utile se è funzionale, altrimenti è assimilata o

negata.

Quindi l’educazione è di importanza centrale per mantenere l’ordine sociale.

Alla fine degli anni sessanta emerge una critica forte sia all’insufficienza

interpretativa del funzionalismo di fronte al cambiamento della società, sia alla

sua ideologia conservatrice.

Sulla base di queste critiche si diffonde il filone delle “teorie del conflitto” che

hanno un approccio ancora macrostrutturale e una origine sia marxista che

weberiana. Infatti, fa notare Besozzi (2002), la relazione educazione-società è

vista in termini di legame tra struttura economica e sovrastruttura (Marx) o tra

idealtipo educativo e idealtipo di struttura di potere (Weber).

Nell’approccio conflittualista, dunque, alla base del rapporto individuo-società si

pone il conflitto tra gruppi o tra individui. In questo caso le azioni di gruppi di

individui contrapposti ad altri gruppi sono la parte centrale per l'approccio

conflittualista e l’azione educativa è interpretata in funzione dell'affermazione e

della contrapposizione, cioè il dominio o il potere di un gruppo sull'altro. Si

potrebbe parlare anche di una discontinuità nel rapporto educazione – società, che

si origina dal conflitto di interessi, dalla lotta per l'acceso alle risorse sociali e per

il potere. Gli elementi caratterizzanti sono dunque il pluralismo conflittuale, il

dominio e la coercizione, il conflitto di classe o tra gruppi di potere, la diversità

vista come disuguaglianza e fonte di oppressione.

In sostanza, l’educazione è vista come manipolazione.

L’approccio conflittualista ha come limite il fatto di essere basato sulle variabili

economica e della stratificazione sociale, inoltre non riconosce nessuna possibilità

di autonomia né alle istituzioni educative né ai soggetti che vi operano.

Alla fine degli anni novanta del novecento, la trasformazione dei modelli

economici da nazionali a internazionali e l’avvento della post-modernità fanno

emergere in ambito educativo l’approccio comunicativo-relazionale. In questo

7

modello l’analisi, anche se non abbandona il livello macro, si sposta verso quello

micro, unito alla indagine multidimensionale dei processi e delle istituzioni

educative che sono viste come fondate sulla relazione tra interazione e struttura e

tra le relazioni che si stabiliscono fra soggetti e vincoli strutturali (cfr. Besozzi,

2002). Gli autori di riferimento non sono sociologi dell’educazione ma, più in

generale, Simmel e Mead. L’attenzione è sui processi culturali che derivano dalla

globalizzazione e gli elementi caratterizzanti sono l’interdipendenza nel mondo

globalizzato, i flussi culturali che attraversano i confini, l’aumento delle

differenze e la loro visibilità.

Secondo questo modello, la socializzazione è un processo continuo di costruzione

e rielaborazione dell’identità, delle conoscenze e delle immagini del mondo:

“Il modello comunicativo assume come categoria di riferimento la

intersoggettività e quindi la comunicazione. In questo modo si genera il

“farsi della realtà sociale” attraverso le inter-azioni dei soggetti, le loro

interpretazioni della realtà, la produzione-attribuzione di significati alle

situazioni e alle azioni reciproche.” (Besozzi, 2002, p. 34).

Gli indicatori di questo modello sono, sinteticamente, il pluralismo culturale, la

fondazione cognitiva della socializzazione scolastica, l’importanza della

comunicazione come strumento privilegiato della socializzazione, la centralità

del soggetto, l’identità aperta e flessibile che ha come componente la diversità

vista come molteplicità e risorsa.

“L’identità si costruisce pertanto in modo dinamico all’interno di processi

comunicativi, dove la prevedibilità dei comportamenti può anche essere

infranta, in quanto il soggetto può prendere le distanze e quindi può

rifiutare significati generalmente condivisi. Nell’identità si ravvisa

pertanto una possibilità di trasformazione e rielaborazione dei modelli e

delle regole dell’interazione” (Besozzi, 2002, p.101).

8

Il rapporto educazione-società è dunque multidimensionale, interdipendente e

circolare.

La prospettiva interazionista sembra offrire migliori strumenti sia per interpretare

i fenomeni che per progettare percorsi di socializzazione aperti e flessibili. La

visione della identità è tuttavia "debole" e questo solleva numerosi problemi,

critiche e riflessioni sui rischi legati a questi processi.

L’esame dei principali approcci teorici che la sociologia ha elaborato in merito al

rapporto educazione-individuo-società, ci porta a questo punto a concentrarci sul

ruolo e sulla visone dell'educazione nella società attuale.

1.3 L’educazione come investimento per gli Stati e gli Organismi

internazionali

Come si è accennato prima, l'educazione è parte fondamentale per lo

sviluppo di una società, questa affermazione è vera nella misura in cui istruzione e

educazione cercano di portare il soggetto, quindi il cittadino, a partecipare in

modo completo della vita civile e politica della società di appartenenza.

Nella società moderna è comune pensare all'educazione come una forma

d'investimento per il progresso economico, politico e sociale di un paese perché la

società in questo modo ha può contare su cittadini qualificati sia a livello di

lavoro, sia a livello di servizio, sia a livello umano, mentre per il soggetto

l'educazione e l'istruzione possono rappresentare uno strumento di mobilità

sociale, di cambiamento di status, passando da una posizione sociale a una

posizione più elevata. È per questo che, da circa venti anni, l’attenzione al

rapporto educazione-società si è spostata a livello di organismi nazionali e

internazionali.

Nel 1990 a Jomtien, in Tailandia, 92 rappresentati di tutto il mondo si sono riuniti

per affrontare il problema dell'educazione. In quel momento hanno adottato la

risoluzione nominata :“World Declaration on education for all: Meeting Basic

Learning Needs” che voleva essere un sforzo per avvicinarsi a uno dei punti della

Carta Universale dei Diritti Umani: tutti hanno diritto all'educazione.(in

www.portal.unesco.org) strategie per l’aumento del livello di conoscenza

9

attraverso l’educazione.

Il Piano d'Azione per le Americhe, adottato a seguito della riunione mondiale di

Dakar, di cui abbiamo già parlato, è stato messo a punto a Santo Domingo nel

febbraio 2000, ed ha come obiettivo fondamentale di far accedere all’istruzione e

all’educazione tutti i cittadini del continente, in modo particolare i bambini.

Sfortunatamente la regione dell’America latina e i Caraibi, secondo l'ONU, è la

zona con le maggiori disuguaglianze economiche e sociali al mondo e la

differenza tra coloro che ricchi (o meglio ricchissimi) e poveri invece di diminuire

aumenta sempre di più e tocca tutti gli aspetti della vita, incluso quello

dell'educazione. Per questo nel 2002 a La Habana, i Ministri dell'educazione

dell’America latina, hanno adottato il “Proyecto Regional de educaciòn para

America Latina y el Caribe, PRELAC, 2002-2017.” 1

Questo progetto regionale prevede di aumentare la copertura dei sistemi educativi,

ridurre l'analfabetismo e introdurre riforme innovative per migliorare la qualità

del sistema. La caratteristica più importante di questo progetto è che attraverso

l’implementazione delle politiche educative si vuole far diventare prioritario il

diritto all'educazione e la parità di opportunità eliminando tutti gli ostacoli che

non permettono la partecipazioni e l'istruzione completa di tutti i soggetti,

riconoscendo in questo modo che uno dei bisogni principali della regione latino

americana e caraibica è fare dell'educazione uno strumento di qualità e allo stesso

tempo far sì che nessuno ne rimanga escluso.2 Il PRELAC vorrebbe diventare

anche uno strumento di scambio di conoscenze tra i governi e gli attori principali

dei sistemi educativi, sempre a lavorando a favore dell'educazione.

Un'altra zona dove la diffusione dell’educazione ancora è quasi nulla e gli sforzi

per aumentarla precari, è l’Africa. Parlare in modo approfondito del continente

africano e della sua situazione educativa significherebbe andare avanti per molte

pagine, quindi ci limiteremo qui soltanto ad accennare alla specificità del modello

1 Reperibile al sito: http://www.grupoacobo.com/admin/docs/5763.pdf

2 Reperibile al sito: http://portal.unesco.org/geography/es/ev.phpURL_ID=7705&URL_DO=DO_TOPIC&URL_SECTION=201.html

10

africano sull’educazione rispetto a quello europeo e latino americano.

Da un punto di vista generale, l'Africa fa parte di “Education for all” e, a livello di

continente, l'Unesco è una delle organizzazioni-guida che lavorano per far

diventare l'educazione uno strumento di sviluppo. L’Africa però non si è ancora

data né un progetto globale di intervento né degli strumenti operativi in materia.

Nel continente, caratterizzato da squilibri profondi e da diversità etniche, culturali

e linguistiche oltre che politiche, operano invece moltissime associazioni,

organizzazioni e fondazioni private che si sono organizzate per diffondere

istruzione ed educazione. Il problema è che queste organizzazioni raramente

operano in rete e quindi ognuna mette in atto modelli propri, inoltre moltissime

sono di tipo religioso e uniscono il proselitismo all’alfabetizzazione e

all’insediamento di scuole professionali.

Come si vede da questa breve rassegna, anche se ha lasciato fuori la terza grande

area di povertà e analfabetismo del mondo, cioè l’Asia, emerge che ogni

regione,ogni zona ha delle caratteristiche proprie che sono generate e

contemporaneamente possono diventare bisogni, quindi le caratteristiche dei

diversi progetti educativi, dipendendo dalle regione, riflettono i bisogni e ne

riproducono le diversità.

11

Capitolo secondo

LE ORGANIZZAZIONI E L’ORGANIZZAZIONE DEL SISTEMA EDUCATIVO IN ITALIA E IN COLOMBIA

SOMMARIO: 2.1 L’evoluzione del concetto di organizzazione; 2.2 Il contesto politico e istituzionale in Italia; 2.3 Il sistema educativo italiano dalla Riforma Gentile ad oggi; 2.4 Il contesto politico e istituzionale in Colombia; 2.5 Il sistema educativo colombiano dal 1923 ad oggi

2.1 L’evoluzione del concetto di organizzazione

In questo capitolo si esaminerà l’evoluzione della struttura

dell’organizzazione educativa in Italia e in Colombia. Prima di tutto, però,

cercheremo di capire cosa è una organizzazione, seguendo lo schema che Bonazzi

(2006) adotta nel testo Come studiare le organizzazioni.

La definizione più semplice è che una organizzazione è costituita da un gruppo di

persone che insieme vogliono raggiungere uno o più obiettivi in comune. Con

questa definizione si fa diretto riferimento alle teorie di Weber e di Taylor che, a

cavallo di ottocento e novecento, consideravano le organizzazioni come strumenti

razionali per raggiungere scopi specifici. La razionalità si vede riflessa soprattutto

nella struttura gerarchica dell’organizzazione, rigida e formalizzata, e nella

ripartizione dei ruoli secondo le competenze (cfr. Bonazzi, 2006, cap. I). Intorno

agli inizi degli anni trenta del secolo scorso, Barnard introduce il concetto di

cooperazione e pone l’accento sul fatto che per raggiungere gli scopi

dell’organizzazione si devono comprendere le motivazioni che inducono gli

individui che ne fanno parte a cooperare. Barnard quindi esalta il ruolo del

soggetto nel suo rapporto con l’organizzazione, ruolo che verrà sviluppato

soprattutto all’interno della scuola delle Relazioni umane (cfr. Bonazzi, 2006, cap.

II). Il salto teorico successivo ha una data ed è il 1948, quando negli Stati Uniti

Selznick pubblica Le radici dell’erba, una ricerca sul funzionamento dell’attività

12

della Tennessee Valley Authority, Ente del governo degli Usa che, nel quadro del

New Deal, aveva gestito gli aiuti alle zone più depresse del Sud. Con questo libro

Selznick evidenzia come le istituzioni storiche di una cultura (chiesa, stato,

sistema legislativo ecc.) condizionano materialmente e simbolicamente sia la vita

delle organizzazioni sia gli orientamenti e i comportamenti umani.

L’istituzionalismo di Selznick concepisce le istituzioni in modo funzionalista, cioè

come sistemi sociali che per sopravvivere devono soddisfare alcuni bisogni

fondamentali, individua un forte sistema di influenze che esse esercitano sulle

organizzazioni e vede, pessimisticamente, le organizzazioni cambiare solo in

quanto accettano compromessi esterni che le allontanano dal loro scopo originario

(cfr. Bonazzi, 2006, cap. III).

Intorno alla metà degli anni settanta Meyer e Rowan, e poi Powell e DiMaggio,

riprendono l’analisi istituzionale delle organizzazioni con il neo-istituzionalismo,

che si differenzia da quello di Selznick perché:

“[…] scompare il funzionalismo, cade la centralità di un potere

intenzionale e specifico volto a dominare le organizzazioni esistenti e

soprattutto quelle nuove; scompare il pessimismo di principio che portava

a vedere le organizzazioni come condannate a tradire sempre gli scopi

originari; emerge una visione più articolata del rapporti tra le

organizzazioni sottoposte a una diffusa rete di influenza reciproche che

non sono sempre negative; viene dato più spazio ai processi cognitivi degli

attori, vale a dire viene riconosciuta l'importanza delle mappe mentali

nella costruzione sociale della realtà.” (Bonazzi, 2006, pp.110-111).

L'approccio neo-istituzionalista si sviluppa proprio a partire da una ricerca sulle

istituzioni scolastiche condotta da Meyer e Rowan alla Stanford University nella

prima metà degli anni settanta (cfr. Fisher, 2003, cap. VII). Secondo Meyer e

Rowan, le istituzione educative sono state spesso giudicate organizzazione

inefficienti perché incapaci di gestire razionalmente, quindi da un punto di vista

tecnico-razionale, le proprie attività e i propri processi, e operano invece in base a

13

un insieme di criteri, categorie e regole istituzionali, cioè socialmente costruite,

legittimate e standardizzate. Quindi si deve parlare di organizzazioni

istituzionalizzate e non tecniche, cioè di:

“[…] quelle organizzazioni che, non disponendo di criteri tecnici con cui

gestire, controllare e valutare le proprie attività e risultati, tendono a

incorporare nelle propria struttura miti, ideologie elaborate e regole.

Queste organizzazioni cercano di acquisire e mantenere la legittimità

sociale che permette loro di essere riconosciute come un certo tipo di

organizzazioni, che operano in certo settore, con certi criteri e finalità.”

(Fisher, 2003, p. 234).

Tenendo conto dei diversi concetti di organizzazione esposti e applicandoli tanto

al sistema educativo nel complesso quanto alle singole organizzazioni, come

scuole primarie e secondarie e anche università, e alla loro evoluzione nel tempo,

possiamo notare che esse hanno sicuramente come caratteristica di essere

organizzazioni razionali burocratiche ma, soprattutto a livello di sistema

educativo, si possono pensare come delle organizzazioni istituzionalizzate, che

appartengono alla sfera culturale, ed hanno caratteristiche, significati e valori ben

precisi. Come sintetizzano Meyer e Rowan (1978, in Fisher, 2003, pp.222-223):

“Alcune condizioni come l'economia di mercato, la crescente diffusione

delle professioni, l'ideale educativo volto alla formazione di specialisti, lo

sviluppo della democrazia di massa hanno fatto sì che la forma

organizzativa dominante delle istituzioni scolastiche fosse quella delle

grande burocrazia gestita dal sistema politico.”

Nei paragrafi che seguono esamineremo l’organizzazione dei sistemi scolastici in

Italia e Colombia inquadrandole nel contesto politico e istituzionale del paese,

perché è ormai chiaro che non possono essere separate da esso.

14

2.2 Il contesto politico e istituzionale in Italia

L'Italia è una Repubblica parlamentare, il Capo dello Stato è il Presidente

della Repubblica. Il Parlamento è formato dalla Camera dei Deputati e dal Senato,

che esercitano il potere legislativo, mentre il potere esecutivo è affidato al

Governo, tuttavia in via eccezionale, su delega del Parlamento o per necessità o

urgenza, anche il Governo può esercitare il potere legislativo.

Dal punto di vista amministrativo in Italia si distinguono tre diversi livelli: venti

aree territoriali autonome, denominate Regioni e dotata ciascuna di proprie

competenze legislative, amministrative e finanziare, al loro interno le Regioni si

dividono in Province, che riuniscono un certo numero di Comuni, che fanno capo

a un centro urbano o capoluogo. Le Regioni possono legiferare su alcune materie

specifiche indicate dalla Costituzione, mentre le amministrazione locali sono

organi deliberanti per tutti i provvedimenti relativi all'organizzazione dei servizi di

competenza.

L'italiano è la lingua ufficiale. Tuttavia in Italia esistono un gran numero di lingue

e dialetti che si sono sviluppati parallelamente alla lingua italiana. In alcune zone

come Valle d'Aosta, Trentino–Alto Adige e Friuli–Venezia Giulia è ufficialmente

autorizzato l'uso di lingue locali anche per la redazione di documenti e per

l'insegnamento.

In Italia vige il principio della laicità dello Stato e per questo non c'è una religione

di stato, anche se la religione cattolica romana è quella più largamente diffusa,

come è naturale essendo lo stato del Vaticano, sede mondiale del papato, incluso

in quello italiano.

Secondo il Bilancio Demografico dell’ Istat, ad aprile 2010, l'Italia conta con una

popolazione di 60.418.711 abitanti e una superficie di 301.336 chilometri quadr3

Gli artt. 33 e 34 della Costituzione della Repubblica Italiana, entrata in vigore il 1

gennaio 1948, sanciscono i principi di base in materia di istruzione:

Art 33 : “L'arte e la scienza sono libere e libero ne è l'insegnamento. La

Repubblica detta le norme generali sull'istruzione ed istituisce scuole

3 Cfr. dati Istat, 2010.

15

statali per tutti gli ordini e gradi. Enti e privati hanno il diritto di istituire

scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato.

La legge, nel fissare i diritti e gli obblighi delle scuole non statali che

chiedono la parità, deve assicurare ad esse piena libertà e ai loro alunni

un trattamento scolastico equipollente a quello degli alunni di scuole

statali. È prescritto un esame di Stato per l'ammissione ai vari ordini e

gradi di scuole o per la conclusione di essi e per l'abilitazione all'esercizio

professionale. Le istituzioni di alta cultura, università ed accademie, hanno

il diritto di darsi ordinamenti autonomi nei limiti stabiliti dalle leggi dello

Stato.”

Mentre l'art 34 parla del dovere dello Stato di garantire ai cittadini la frequenza

della rete di scuole di ogni ordine e grado:

“La scuola è aperta a tutti. L'istruzione inferiore, impartita per almeno

otto anni, è obbligatoria e gratuita. I capaci e meritevoli, anche se privi di

mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi. La

Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle

famiglie ed altre provvidenze, che devono essere attribuite per concorso.”

L'applicazione dei principi fondamentali della Costituzione ha ispirato tutte le

legislazione successive con particolare attenzione alla scuola dell’obbligo, alla

formazione degli insegnanti, alla valutazione degli alunni, all'inserimento dei

disabili, all'istruzione professionale a all'autonomia dell'istituzione scolastica.

2.3 Il sistema educativo italiano dalla Riforma Gentile ad oggi

Dall’inizio del novecento l'educazione è in Italia al centro del dibattito

sociale e politico. Per capire meglio l’attuale organizzazione del sistema

educativo italiano, analizzeremo le varie Riforme che si sono succedute nel

tempo a partire dalla Riforma Gentile del 1923, la prima, e forse l’unica, riforma

organica attuata e che toccava l’intero sistema. Infatti, in quasi tutti gli altri casi

16

che esamineremo forse si potrebbe parlare solo di tentativi di riforma, o perché si

riferivano solo ad alcuni aspetti o perché attuati solo parzialmente.

➢ La Riforma Gentile

Con l'inizio del novecento, appena pochi decenni dopo l’unità d’Italia, si iniziano

a vedere i progressi, anche se pochi, nell’ambito del sistema educativo.

L'analfabetismo inizia a scendere lentamente e il Parlamento comincia ad

avvertire la preoccupazione di far arrivare l'educazione anche ai più poveri. Nel

1905 viene istituita una Commissione Reale per la riforma delle scuole e per la

riorganizzazione amministrativa dell'istruzione. (cfr. Pazzaglia, ???, pp. 192-202)

Si deve però aspettare l’avvento del fascismo perché si inizi una grande

riorganizzazione dell'istruzione tramite le riforme intraprese dal ministro Giovanni

Gentile. Filosofo e docente universitario Giovanni Gentile fu chiamato dal primo

governo Mussolini (1922 – 1924) alla carica di Ministro della Pubblica istruzione

e rimase in carica dal 31 ottobre 1922 al 1 Luglio 1924. In questo periodo di venti

mesi trasformò, con una serie di Regi Decreti, tutta la scuola italiana, attuando

quella che Mussolini definì come “la più fascista delle riforme”.

Fra i diversi Regi Decreti il n. 1054 del 6 maggio del 1923 fu senz'altro

l'intervento legislativo più rilevante:

“[…] era orientato sia a riconoscere alla scuola classica una posizione

preminente nel panorama dell'educazione degli Italiani, sia a selezionare

gli alunni dei diversi ceti, al fine di orientarli verso percorsi adeguati alle

stratificazione sociali esistenti” (Pruneri, 2007, in www.lefweb.uniss.it ).4

La riforma era molto selettiva e con basi elitarie, ma per la prima volta prevedeva

cinque anni di scuola elementare obbligatoria e uguale per tutti, per frequentarla

bastava essere cittadini italiani e aver compiuto i sei anni. Prima dell’elementare

era prevista la scuola materna che aveva una durata di tre anni, dopo c'era la

4 L’indirizzo esatto: http://www.lefweb.uniss.it/download/105/atti_istruzione_professionale01.pd f

17

scuola media inferiore, teoricamente obbligatoria per via di una convenzione

internazionale alla quale aveva aderito Italia, quindi l'obbligo scolastico era,

almeno sulla carta, esteso fino al quattordicesimo anno di età.

Le scuole medie inferiori avevano un sistema di “doppio canale”, vale a dire che il

giovane che voleva proseguire gli studi per conseguire un più alto titolo di studio

finiva le medie con un esame di cultura generale, chi invece non proseguiva era

immesso direttamente nel mondo del lavoro.

La scuola media inferiore era caratterizzata da:

• la cosiddetta “Scuola complementare” triennale, pensata da Gentile quale

soluzione di massa per assolvere gli impegni internazionali sull’obbligo,

era più di tipo post-elementare che secondario e infatti le classi erano

chiamate sesta, settima e ottava, e affidata alla gestione delle Direzioni

didattiche;

• il “Ginnasio inferiore”, triennale;

• l’Istituto Tecnico inferiore, quadriennale;

• l’Istituto Magistrale inferiore, quadriennale.

La scuola secondaria superiore, o di secondo grado, comprendeva:

• il “Ginnasio superiore”, biennale cui ci si poteva iscrivere soltanto dal

ginnasio inferiore e il Liceo Classico triennale, cui si accedeva, soltanto

sostenendo un esame, dal ginnasio inferiore e che dava accesso a tutte le

facoltà universitarie5;

• il Liceo Scientifico, al quale si poteva accedere da qualunque scuola media

inferiore, e che consentiva l’accesso soltanto alle facoltà universitarie di

Scienze e Medicina;

• il Liceo Femminile, che in realtà non fu mai istituito, che non aveva

ulteriori sbocchi e che fu soppresso pochi anni dopo;

• l’Istituto Magistrale superiore, triennale, cui si accedeva dal ginnasio e dal

magistrale inferiore, che preparava in modo specifico i maestri elementari

e che consentiva l’accesso unicamente all’Istituto di Magistero, una scuola

5 Ancora oggi i primi due anni del Liceo classico si chiamano IV° e V° Ginnasio.

18

superiore parauniversitaria in cui ci si laureava soltanto in Materie

Letterarie, titolo che consentiva di insegnare lettere solo alle scuole medie

inferiori;

• l’Istituto Tecnico superiore, quadriennale, che prevedeva anche

l’insegnamento del latino, limitato a due soli indirizzi, il primo

commerciale, poi divenuto per ragionieri e geometri che, ma questo solo

dalla fine degli anni trenta, consentiva l’accesso alle facoltà di Statistica ed

Economia e il secondo agrimensura, da cui ci si poteva iscrivere alla

facoltà di Agraria, mentre le qualificazioni industriali erano lasciate al

Ministero dell’Economia Nazionale.

Altri aspetti da ricordare della Riforma Gentile sono l'istituzione di scuole per

handicappati sensoriali (vista e udito), l'introduzione di un esame di stato al

completamento delle scuole elementari e di maturità al termine delle superiori.

(cfr. www.uil.it/uilscuola )6.

In tutti i venti anni del periodo fascista e, da un punto di vista tecnico, fino alla

riforma della scuola media unificata che vedremo più avanti l’organizzazione

scolastica si mantiene aderente ai principi intellettualistici della Riforma Gentile,

conservando una concezione aristocratica della cultura e dell'educazione, per cui il

meccanismo selettivo faceva sì che la scuola superiore fosse riservata a pochi, per

censo e per classe sociale, mentre alle classi più modeste e meno abbienti era

riservata l'educazione al lavoro, ritenuto uno degli obiettivi primari del processo

educativo.

➢ I ritocchi alla riforma e la fascistizzazione della scuola

Giuseppe Belluzzo continua il progetto politico di accentramento e maggiore

controllo del partito sull’istruzione e, avendo una precisa conoscenza del mondo

produttivo perché ingegnere e progettista, nella sua qualità di ministro modificò la

riforma Gentile occupandosi dell’aspetto professionale dell’istruzione scolastica.

6 Tutti i dati riportati sono contenuti in un documento a cura dell’Ufficio studi e documentazioni scuola della Uil, reperibile all’indirizzo: http://www.uil.it/uilscuola/web/convegno_scuola_media/ documenti/40°%20documenti%20conveg no%20Uil%20Scuola.pdf

19

Così nel 1928, a livello di medie inferiori, accanto alla Scuola integrativa fu

istituito un altro canale che inseriva direttamente nel mondo del lavoro, la Scuola

di avviamento professionale, che però, a differenza della scuola integrativa, dava

la possibilità di proseguire per ulteriori due anni in una Scuola tecnica ottenendo

una qualifica professionale superiore. Con la L. 889 del 15 giugno 1931, poi, tutti

gli Istituti tecnici furono riportati sotto il controllo del Ministero della Pubblica

Istruzione. (Pruneri, 2007, in www.lefweb.uniss.it). 7

Queste scelte erano in linea non solo con i programmi del partito fascista, che ad

una immagine di cultura e raffinatezza ne privilegiava una forte ed inoltre era già

impegnato nelle guerre coloniali, ma rispondevano anche alla debolezza della

preparazione tecnica e scientifica del paese, che stava incamminandosi sulla

strada

dell’industrializzazione e affiancava al mondo contadino precise spinte verso la

modernizzazione. Così nel rapporto tra scuola e società si andò prospettando una

più netta distinzione tra l'istituzione tecnica, intesa come percorso privilegiato per

la formazione di personale qualificato per la direzione aziendale, e l'istruzione

professionale, destinata a formare maestranze lavorative specializzate.

Successivamente, nel 1939, Giuseppe Bottai, come ministro dell'Educazione

Nazionale, fece approvare dal Consiglio Nazionale del Fascismo “La Carta della

Scuola” che mirava a essere “la riforma della riforma” di Gentile, e intendeva

“fascistizzare” la scuola. Anche questa “riforma della riforma” rispondeva ad una

esigenza della società e rispecchiava la necessità di avere una scuola di massa,

distinta e gerarchizzata al suo interno, per le esigenze dell'economia e del regime.

Anche se, demagogicamente, venne cambiato il nome agli istituti professionali

che diventarono “Scuola del lavoro”, i programmi in tutte le scuole restarono in

sostanza quelli gentiliani, integrati da elementi ideologici legati al regime e alla

razza.

La scuola media inferiore veniva ridotta a tre filoni:

• la Scuola artigiana, triennale e senza ulteriori sbocchi, sostanzialmente

7 L’indirizzo esatto: http://www.lefweb.uniss.it/download/105/atti_istruzione_professionale01.pdf

20

post-elementare ed affidata ancora alle direzioni didattiche, con il compito

di “preparare alle tradizioni di lavoro delle famiglie italiane” in ambiente

rurale e periferico;

• la Scuola professionale, triennale, che consentiva l’accesso alla scuola

tecnica biennale e preparava specificatamente “per gli impieghi minori e

per il lavoro specializzato secondo le esigenze proprie dei grandi centri”;

• la Scuola media, che unificava i corsi inferiori previsti da Gentile

(ginnasiali, magistrali e tecnici) cui si accedeva con un “esame di

ammissione” da sostenere dopo quello delle elementari, ed un esame finale

e che dava accesso all’istruzione secondaria superiore.

La scuola media superiore era divisa in:

• Liceo Classico e Liceo Scientifico, quinquennali, che rimanevano identici

a quelli della Riforma Gentile, anche nell’accesso alle facoltà

universitarie;

• Istituto Magistrale e Istituto Tecnico Commerciale, quinquennali, anche

questi uguali alla riforma Gentile, con uguali accessi all’Università;

• Istituti Professionali, quadriennali, che potevano consentire l’accesso ad

alcune facoltà universitarie, previo esame di ammissione.

A questo periodo risale anche la creazione del “Liceo artistico”, dove si studiava

musica e pittura.

Bottai, sempre nel 1939, emanò il Decreto n. 2038 che, tra l’altro, istituiva tre

“Scuole d’istruzione tecnica con finalità speciali ed ordinamenti non conformi alla

legge generale” e che, a partire dagli anni cinquanta, fu utilizzato come base

giuridica per la nascita e la diffusione degli Istituti Professionali di Stato.

Lo scoppio della II° Guerra Mondiale ne impedì la piena attuazione, quindi la

Carta della scuola rimane soprattutto un documento storico. (cfr.

www.uil.it/uilscuola )8

8 Tutti i dati riportati sono contenuti in un documento a cura dell’Ufficio studi e documentazioni scuola della Uil, reperibile all’indirizzo: http://www.uil.it/uilscuola/web/convegno_scuola_media/ documenti/40°%20documenti%20conveg no%20Uil%20Scuola.pdf

21

➢ La scuola nel periodo bellico

Negli anni tra il 1943 e il 1945 non esiste sul territorio italiano una sola autorità

per il sistema scolastico: al Centro Sud abbiamo il Regno con il proprio Ministro

dell’Istruzione ma anche con la Commissione Alleata di Controllo di Washburne;

al Nord c’è la Repubblica Sociale Italiana, con il proprio ministro dell’Educazione

Nazionale e le varie Repubbliche Partigiane che governarono la scuola nei loro

territori.

In questi anni, con una serie di provvedimenti non sempre “trasparenti” in quanto

non si capiva bene cosa era sopravvissuto della legislazione gentiliana e cosa di

quella di Bottai, si venne a delineare un’architettura scolastica ibrida:

• la scuola elementare tornava ad essere strutturata secondo il modello di

Gentile ma con programmi dettati dalla Commissione Alleata di

Washburne, che rimasero in vigore dal 1945 al 1955. I programmi del

1955, senza nessuna base giuridica, si occuparono anche di scuole post-

elementari;

• la scuola secondaria inferiore rimase sostanzialmente quella delineata dalla

riforma Bottai, con una scuola d’avviamento triennale senza sbocchi,

l’istituzione di una scuola d’arte ugualmente triennale e senza sbocchi, la

scuola media, con un esame di ammissione, che dava accesso alla

secondaria superiore;

• la secondaria superiore rimase sostanzialmente quella di Bottai, con gli

Istituti Tecnici portati però tutti a cinque anni, l’Istituto Magistrale di

nuovo retrocesso a quadriennale e la creazione di Scuole tecniche biennali,

i nuovi Istituti Professionali.

Per gli accessi all’università vennero aboliti gli esami di ammissione, ma resa più

stringente la canalizzazione: solo il Liceo Classico consentiva l’accesso a tutte le

facoltà, seguito dal Liceo scientifico al quale era preclusa ora la sola facoltà di

Lettere e filosofia; gli Istituti tecnici davano accessi coerenti con il corso di studi

seguito: il commerciale ad Economia e commercio, l’agrario ad Agraria.

22

➢ La scuola nella Costituzione Repubblicana

Aldo Moro commentava nel modo seguente il diritto all’istruzione e

all’educazione sancito dalla Costituzione:

“Ogni individuo ha pieno e uguale diritto all’educazione e all’istruzione,

un diritto indispensabile al graduale sviluppo della personalità. Se questo

diritto non fosse concesso al fanciullo, sarebbe compromessa quella

formazione dell’uomo che sta alla base di una Costituzione democratica”.

(Bertonelli, Rodano, 2003, p.69)

La Costituzione della Repubblica Italiana del 1948 stabilisce che l’istruzione

pubblica deve essere gratuità e obbligatoria per almeno otto anni e l’accesso a tutti

i gradi di istruzione per i meritevoli anche se privi di mezzi. Un altro esito della

Costituzione è la libertà di istituire “scuole private senza oneri per lo stato”.

Negli anni cinquanta la durezza e la priorità della ricostruzione e le rigide

contrapposizioni tra cattolici e laici fanno fallire tutte le proposte sule politiche

scolastiche e impediscono di dare effettiva attuazione ai principi innovatori della

Carta costituzionale. Fino all’inizio degli anni sessanta, quindi, l’organizzazione

della scuola rimane sostanzialmente quella gentiliana riformata solo in minima

parte da Bottai. Con il boom economico e la crescita dei consumi Italia si ritrova

con una scuola invecchiata e incapace di entrare in reale sintonia con un Paese che

sta cambiando.

➢ Gli anni sessanta e le riforme parziali

Nel 1962 viene istituita la Scuola media unica. Il principio costituzionale

dell'obbligatorietà e gratuità dell'istruzione impartita per almeno otto anni, trova

attuazione nella L. 1859 del 31/12/1962, che dispone l'istruzione obbligatoria

successiva a quella elementare impartita gratuitamente nella scuola media, che ha

la durata di tre anni.9

9 Doc, Storia dell'ordinamento scolastico, Simone Scuola

23

La nuova scuola media unica abolisce le preesistenti scuole secondarie inferiori e

cioè i primi tre anni del ginnasio, le scuole di avviamento professionale, i corsi

inferiori delle scuole d’arte e dei conservatori di musica.

Nel 1968 la L. 444 del 18/3 istituisce la scuola materna statale che:

"Accoglie bambini nell’età prescolastica dai tre ai sei anni e si propone

fini di educazione e di sviluppo della personalità infantile, di assistenza e

di preparazione alla scuola dell’obbligo, integrando l’opera della

famiglia."

Il carattere statale della scuola materna ne sottolinea la gratuità laddove fino ad

allora l’istruzione prescolastica era stata affidata ad enti locali, ecclesiastici e non,

a privati ed era spesso a pagamento.

Nel 1969 vengono liberalizzati gli accessi all’Università: con il DPR n. 910 del 11

dicembre, tutti coloro che sono in possesso di un diploma superiore quinquennale

possono iscriversi a qualsiasi facoltà universitaria.

➢ Gi anni settanta e i Decreti Delegati

Gli anni settanta per la scuola cominciano con la L. 477 del 30 luglio 1973, che

delega il Governo ad emanare norme sul riordinamento dell’organizzazione della

scuola e sullo stato giuridico del personale direttivo, ispettivo, docente e non

docente della scuola statale, con un termine di nove mesi dall’entrata in vigore

della legge stessa.

I Decreti Delegati del 1974 costituiscono la risposta legislativa alle contestazioni

studentesche e ai nuovi atteggiamenti degli intellettuali democratici e progressisti

che vedevano i cambiamenti sociali, culturali ed economici come fondamentali

per il cambiamento e la riorganizzazione di una scuola diversa. Con i Decreti si

imposta una nuova professionalità dei docenti, viene più definito il loro ruolo e si

creano nuovi organismi di gestione a livello nazionale.

La scuola diviene una struttura non più verticistica ma orizzontale, in cui

l’organizzazione e il funzionamento, sul piano amministrativo e sul piano

24

didattico ed educativo, sono affidati ad organi a carattere collegiale democratico

che, nel rispetto delle competenze di ciascuno, assicurano la partecipazione di

tutta la comunità scolastica alla vita della scuola.10

➢ Gli anni novanta e la riforma Berlinguer

Le innovazioni più importanti degli anni novanta riguardano il miglioramento dei

livelli di prestazione del servizio, che si concretizza con la Carta dei Servizi

Scolastici che s'impegna a garantire un servizio più orientato allo studente. Con

Luigi Berlinguer Ministro della Pubblica Istruzione dal 1996 al 2000, viene

affrontata per la prima volta dopo Gentile una Riforma dell’organizzazione

scolastica nel suo complesso. La premessa è l’approvazione, il 15 marzo del 1997,

della L. 59 che:

“[…] sancisce l'introduzione nel sistema italiano del principio della

differenziazione e di quello parallelo dell'affidabilità, per cui ogni scuola è

responsabile verso i suoi utenti e verso lo Stato della qualità del Servizio

che offre. La scuola deve abbandonare i presupposti in base a cui ha cosi

ha lungo operato, accettando tre condizioni che non possono essere

considerate separatamente: autonomia, scelta e qualità. ( Ribolzi, 1997,

p.121).

Il governo presenta nello stesso anno la “Legge Quadro in materia di Riordino dei

Cicli dell'Istruzione”, con la quale si voleva cambiare il sistema scolastico

italiano. Procedendo dal primo livello verso l’alto, la riforma Berlinguer istituisce

gli Istituti comprensivi, in cui vengono compresi i cinque anni delle elementari e i

tre della media inferiore (a volte anche le scuole materne); l’obiettivo è la reale

verticalizzazione dei primi otto anni di studio, senza esami intermedi e con

possibilità di integrazione degli anni. Inoltre Berlinguer ha proposto

l’innalzamento dell’obbligo scolastico dagli otto anni previsti dalla Costituzione a

10 Doc, Storia dell'ordinamento scolastico, Simone Scuola

25

dieci anni, rendendo obbligatori i primi due anni delle superiori. L’innalzamento

dell’obbligo era da tempo considerato un obiettivo prioritario della politica

scolastica, sia in risposta all’esigenza di uniformare l’ordinamento a quello

vigente negli altri Paesi europei, sia per far fronte all’esigenza di fornire agli

studenti una base culturale più adeguata:

“La L. 20-1-1999, n. 9 dispone che, a decorrere dall’anno scolastico 1999-

2000 l’obbligo di istruzione è elevato da otto a dieci anni, iniziative

formative sui principali temi della cultura contemporanea nell'ultimo anno

dell'obbligo, il potenziamento delle azioni di orientamento in vista del

proseguimento degli studi e/o dell’inserimento nella formazione

professionale e l’introduzione dell’obbligo formativo a 18 anni. Questa

legge è stata abrogata dalla legge delega n.53 del 28 marzo 2003”

(Bertonelli, Rodano, 2003, p. 136).

Il ministro Berlinguer con la L. 425 del 10 dicembre 1997 riforma poi l'esame di

Maturità che diventa esame di Stato. L'esame si basa quindi non più

sull’accertamento della maturità del candidato, ma sulla verifica e la certificazione

di conoscenze, competenze e capacità. Il diploma e la certificazione delle

competenze si uniformano anche alle norme europee perché sono tradotti in

quattro lingue straniere: francese, inglese, spagnolo, tedesco. La legge introduce

anche la novità del punteggio per il credito scolastico, il credito formativo, e la

votazione espressa in centesimi(cfr www.governo.it/GovernoInforma/Dossier).11

Infine, a livello di istruzione universitaria, si deve a Berlinguer la proposta di

cambiare l’assetto dei Corsi di Laurea dal ciclo unico (di quattro, cinque o sei

anni) ai due cicli (il tre + due) tranne che per Medicina, Veterinaria e Farmacia.

La Riforma è quindi concepita come globale e tocca tutte le scuole di ogni ordine

e grado, proprio per questo suscita grandi polemiche contemporaneamente in ogni

punto del sistema. La sperimentazione del cambiamento ovviamente non dà subito

11 Il documento L'esame di maturità del sistema scolastico Italiano, è reperibile all’esatto indirizzo: http://www.governo.it/GovernoInforma/Dossier/esami_stato_2009/storiamaturita.pdf

26

i risultati sperati e Berlinguer viene sostituito dal suo stesso partito di riferimento

(il PDS) per paura di una protesta più radicale nei confronti del Governo. I punti

essenziali della riforma Berlinguer, lasciati cadere dal successore del suo stesso

partito, saranno ripresi in seguito dai ministri di segno politico opposto.

➢ La Riforma Moratti e il ministro Fioroni

Le elezione politiche del 2001 vengono vinte dalla coalizione di centro-destra,

guidata da Silvio Berlusconi e come Ministra per la pubblica istruzione viene

nominata Letizia Moratti, che riprende la riforma di Berlinguer e introduce altri

elementi di cambiamento radicale.

Una novità è la Scuola dell'infanzia che ha una durata di tre anni, con l’obiettivo

di “contribuire all'educazione e allo sviluppo affettivo e sociale del bambino”. Gli

Istituti comprensivi trovano con Moratti piena attuazione, ma non sono ancora

propriamente un ciclo unico e hanno delle innovazioni: ci si può iscrivere alla

prima elementare a cinque anni e fin dal primo anno viene introdotto lo studio di

una lingua straniera e un approccio all’uso del computer. Al termine del ciclo di

cinque anni della primaria c’è un esame e lo studente può fare una prima opzione

per le superiori fra liceo o formazione professionale. Al termine dei secondi tre

anni di scuola media un esame di stato separa il primo dal secondo ciclo.

Il ciclo delle superiori è composto da cinque anni per i Licei e quattro per gli

Istituti professionali. I Licei sono divisi in indirizzi: classico, scientifico, scienze

umane, economico, linguistico, musicale, tecnologico. Al termine del secondo

ciclo c’è l'esame di Stato che dà accesso all'università.

Con la L. 448 del 28 dicembre 2001, Finanziaria del 2002, si dispone che le

Commissioni degli esami di stato al termine delle superiori siano costituite da soli

membri interni e da un Presidente esterno che presiede non più la singola

Commissione ma la sede di esame.

L’area della formazione professionale prevedeva due livelli: uno nazionale con

dieci indirizzi in totale, fra cui agricolo, ambiente, meccanico, chimico ecc.,

mentre a livello locale dovevano esserci dei percorsi legati a esigenze economiche

e produttive del territorio. Durante la formazione, secondo il disegno di legge, e a

27

partire dai 15 anni era possibile svolgere periodo di stage in collaborazione con

imprese, associazioni del settore e Camere di commercio.

A livello dell’Università è con Moratti che viene attuata la riforma dei due cicli

consecutivi; il tre + due, che prevede una laurea di primo livello dopo i tre anni e,

in prosecuzione, una laurea specialistica dopo i due anni.

Nel 2006, con le elezioni vinte dal centro-sinistra e Romano Prodi primo ministro

rientra come Ministro dell'Istruzione Giuseppe Fioroni.

Fioroni introduce il tempo pieno nelle scuole primarie, l'esame di giudizio in terza

media e reintroduce l'esame di riparazione al posto dei debiti formativi. In quanto

all’obbligo di istruzione ribadisce che deve essere innalzato a dieci anni, cioè fino

ai 16 anni.

Il Ministro Fioroni proponeva una fase transitoria e interventi di carattere

sperimentali, puntando sull'autonomia delle scuole. Per quanto riguarda i saperi e

le competenze le sue proposte erano di implementare quattro assi culturali di

fondo: linguaggio, matematica, scientifico-tecnologico, storico-sociale, che le

scuole dovevano implementare per assicurarne la padronanza.

➢ La Riforma Gelmini

Il Ministro dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca è attualmente

Mariastella Gelmini, nel 2008 è stata nominata a questo incarico dal Governo

presieduto da Silvio Berlusconi, che ha riorganizzato in un unico Ministero i due

preesistenti Ministero dell'Istruzione e Ministero dell'Università.

Il suo primo provvedimento è stato il decreto-legge 137/2008 e intitolato

“Disposizioni urgenti in materia di istruzione e università”, convertito dal Senato

il 29 ottobre 2008 nella L.169, che ha come obbiettivo principale di riformare il

sistema scolastico italiano. Questa riforma è entrata in vigore il 1 settembre 2009

per la scuola primaria e secondaria di primo grado, mentre per la scuola

secondaria di secondo grado il 1 settembre 2010.

Alcune delle riforme fondamentali all'interno della struttura del sistema sono:

• introduzione di temi educativi come ambiente, educazione alla legalità, ai

valori del volontariato ed educazione stradale, e reintroduzione

28

dell’educazione civica;

• introduzione del Maestro Unico, nella scuola primaria a partire dalle classe

prime, coinvolgendo gradualmente tutte le altre classi;

• introduzione del voto in condotta, che diventa requisito per accedere

all'esame di Stato per la scuola secondaria di I e II grado;

• riduzione del numero degli indirizzi dei Licei, che sono stati riorganizzati

in sei: classico, scientifico, linguistico, delle scienze umane, artistico e,

come novità, il liceo musicale e coreutico;

• nuovi Istituti tecnici divisi in due settori, Economico e Tecnologico, e loro

riduzione a undici indirizzi, mentre gli Istituti professionali si articolano in

due macro-settori Servizi e Industria e Artigianato;

• razionalizzazione dei corsi di laurea universitari, nuove regole per il

reclutamento dei professori universitari e nuovi criteri di finanziamento.

I caratteri di questa riforma(www.istruzione.it )12 sono qualità e modernizzazione:,

si tratta, secondo il Ministero, di un riordino indispensabile e improrogabile di

tutti i percorsi di studio. Intanto per la riforma dei licei, pone fine alle moltissime

sperimentazioni realizzate a partire degli anni '90 e che hanno dato luogo a un

enorme frammentazione degli indirizzi.( www.archivio.pubblica.istruzione.it).13

La riforma non è ad oggi (novembre 2010) totalmente approvata dal Parlamento e

si è fermata soprattutto sul riordino dell’Università, che ha generato un grande

numero di manifestazione di protesta e scioperi da parte di docenti e studenti.

Oggi, comunque, il sistema italiano è organizzato come segue:

• Un Ministero unico dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca

(MIUR) che ha competenza anche sul livello prescolare e, oltre a quelle

politiche, ha competenze amministrative generali a livello nazionale,

programma e orienta le politiche educative che poi vengono attuate e

gestite localmente dagli Uffici regionali e dalle singole istituzioni

scolastiche. Per quanto riguarda l'istruzione scolastica, il Ministero svolge

12 L’indirizzo esatto è: http://www.istruzione.it/web/hub/riforma

13 Il documento è La nuova secondaria superiore, reperibile all’indirizzo esatto: http://archivio.pubblica.istruzione.it/riforma_superiori/nuovesuperiori/index.html 2010

29

le proprie funzioni nelle aree che riguardano l'organizzazione generale

dell'istruzione scolastica, gli ordinamenti e programmi, lo stato giuridico

del personale, le risorse finanziarie, la valutazione del sistema

scolastico,ecc. per quanto riguarda l’Università e la ricerca, il Ministero

indirizza e coordina gli interventi sul sistema universitario e sugli enti di

ricerca, gestisce la distribuzione del fondo di finanziamento ordinario

annuale, e finanzia la ricerca pubblica, cura l'armonizzazione europea e

l'integrazione internazionale del sistema universitario. Comunque c’è da

aggiungere che tutti gli Istituti scolastici e anche l’Università hanno

dall'anno scolastico 2000-2001, ampia autonomia didattica, organizzativa,

di ricerca, di sperimentazione e di sviluppo, le Università sono enti

autonomi anche dal punto di vista amministrativo e finanziario, della

didattica e la ricerca scientifica.

Per quello che riguarda l’organizzazione scolastica in senso stretto:

• scuola dell'infanzia, per i bambini da da 3 a 6 anni d'età, non obbligatoria,

che prevede una durata di tre anni;

• primo ciclo d'istruzione, della durata complessiva di otto anni, articolato in

due segmenti: scuola primaria per i bambini da 6 a 11 anni, con una durata

di cinque anni; scuola secondaria di primo grado, per alunni di 11 a 14

anni con una durata di tre anni;

• secondo ciclo di Istruzione, costituito da due percorsi: scuola secondaria di

secondo grado di competenza statale, della durata di cinque anni, rivolta

agli studenti dai 14 ai 19 anni. A questo percorso appartengono i Licei, gli

Istituti tecnici, gli Istituti professionali. La formazione professionale

iniziale è di competenza regionale, dura tre anni ed è rivolta ai giovani che

hanno concluso il primo ciclo di istruzione;

• Istruzione superiore, costituita da istruzione superiore universitaria e non-

universitaria. Si accede a questi corsi dopo il superamento dell'esame di

Stato al termine dell'istruzione secondaria superiore;

• l'obbligo di istruzione ha la durata di 10 anni, da 6 a 16 anni di età. Dai 14

ai 16 anni l'obbligo di istruzione si può assolvere nel biennio della scuola

30

secondaria superiore o nel biennio dei percorsi triennali di istruzione e

formazione professionale. Inoltre, tutti hanno il diritto-dovere di formarsi

per almeno 12 anni nel sistema di istruzione o, comunque, fino al

conseguimento di una qualifica professionale triennale entro i 18 anni di

età. (cfr. Eurybase Italia 2009, Eurydice Italia);

• per quanto riguarda i finanziamenti, la legge n. 59 del 15 marzo 1997,

attribuisce alle scuole l'autonomia didattica, organizzativa, di ricerca,

sperimentazione e sviluppo, ma non concede la piena autonomia

finanziaria. La dotazione finanziaria essenziale è costituita

dall'assegnazione da parte dello Stato di fondi per il funzionamento

amministrativo e didattico, mentre le regioni provvedono alla fornitura di

servizi e assistenza in favore degli alunni come la mensa, il trasposto, i

libri di testo nella scuola primaria, sussidi ai meno abbienti e assistenza

sociosanitaria. Province e Comuni possono fornire assistenza e servizi su

delega delle Regioni. Le Università sono finanziate centralmente con il

Fondo di Finanziamento Ordinario e la ricerca è finanziata a parte;

• l'iscrizione e la frequenza dell'istruzione obbligatoria sono gratuite, solo

per il livello secondario superiore sono richiesti tasse di iscrizione, tasse di

esame e contributi per il funzionamento dei laboratori, che comunque sono

molto basse;

• il sistema di istruzione a livello nazionale viene valutato dall'INVALSI,

Istituto Nazionale per la Valutazione del Sistema dell'istruzione, attraverso

il Servizio nazionale di valutazione del sistema educativo di istruzione e

formazione.

2.4 Il contesto politico e istituzionale in Colombia

La Colombia fa parte dei paesi dell'America latina, situato nella zona

nord-occidentale dell’America del Sud, è organizzato costituzionalmente come

una Repubblica unitaria decentralizzata.

Secondo la Costituzione vigente del 1991, la Colombia è uno Stato Sociale di

Diritto, organizzato in forma di Repubblica unitaria politica e decentralizzazione

31

amministrativa. Il potere pubblico si trova nelle mani di tre aree: una legislativa,

esecutiva, giudiziale e altri organi come “Fiscalía General de la Nación, la

Procuraduría”, ecc.

Il Presidente della Repubblica esercita il potere di Capo di Stato e di Governo, che

detiene il potere esecutivo, mentre il potere legislativo è esercitato dal Congresso,

composto da Camera e Senato.

Dal punto di vista amministrativo la Colombia si divide in trentadue

“Departamentos” e un'unico Distretto Capitale, Bogota, questa organizzazione

risale sempre alla Costituzione del 5 luglio 1991. Ogni Dipartimento ha potere

amministrativo e finanziario.

Lo spagnolo (o castigliano) è la lingua ufficiali, comunque ci sono anche delle

tribù indigene che non lo parlano. La Colombia ha una elevatissima diversità

etnica: bianchi, indigeni, mulatti, mettici, neri, e questo arricchisce il paese ma lo

rende anche complesso. Per esempio per quanto riguarda la lingua, ci sono circa

settanta lingue indigene, e anche un dialetto inglese utilizzato nell'isola di San

Andres y Providencia: ogni lingua è ufficiale all'interno del proprio territorio.

La Costituzione colombiana del 1991 garantisce la libertà di culto e la parità di

tutte e fedi davanti alla legge e non ha alcuna religione ufficiale, prima di questa

la religione ufficiale era il cristianesimo cattolico, che è anche oggi la religione

più diffusa, riconoscendosi la popolazione nella fede cattolica di rito latino.

Secondo gli ultimi dati raccolti dal Censimento generala, realizzato nel 2005 per

il “DANE”, Departamento Administrativo Nacional de Estadistica, la Colombia

aveva una popolazione di 42.888.592 abitanti in una superficie di 1.141.748

chilometri quadri. Gli abitanti sono distribuiti tra Zone Municipali, Distrettuali e

Rurali. Il DANE aveva stimato per il 2009 una popolazione di più o meno 45

milioni di abitanti.

Nella Costituzione Colombiana del 1991 l'educazione non rientra nei diritti

fondamentali, ma compare nel capitolo dei diritti sociali, economici e culturali,

dove viene considerata un diritto fondamentale per i bambini e le bambine (Lerma

Careno, 2009, pp.14-16) :

32

Art.44 “Son derechos fundamentales de los niños: la vida, la integridad

física, la salud y la seguridad social, la alimentación equilibrada, su

nombre y nacionalidad, tener una familia y no ser separados de ella, el

cuidado y amor, la educación y la cultura, la recreación y la libre expresión

de su opinión. Serán protegidos contra toda forma de abandono, violencia

física o moral, secuestro, venta, abuso sexual, explotación laboral o

económica y trabajos riesgosos. Gozarán también de los demás derechos

consagrados en la Constitución, en las leyes y en los tratados

internacionales ratificados por Colombia.”

Nell'articolo 67 si parla dell'importanza dell'educazione per la formazione del

cittadino, la responsabilità dello Stato, la famiglia come agenzia educativa:

Art. 67 “ La educación es un derecho de la persona y un servicio público

que tiene una función social; con ella se busca el acceso al conocimiento,

a la ciencia, a la técnica, y a los demás bienes y valores de la cultura.

La educación formará al colombiano en el respeto a los derechos

humanos, a la paz y a la democracia; y en la práctica del trabajo y la

recreación, para el mejoramiento cultural, científico, tecnológico y para la

protección del ambiente.

El Estado, la sociedad y la familia son responsables de la educación, que

será obligatoria entre los cinco y los quince años de edad y que

comprenderá como mínimo, un año de preescolar y nueve de educación

básica.

La educación será gratuita en las instituciones del Estado, sin perjuicio del

cobro de derechos académicos a quienes puedan sufragarlos..., etc”

Ci sono ancora alcune zone dove la percentuale di analfabetismo è alta, altre in

cui è scarsa la copertura delle strutture educative.

33

2.5 Organizzazione educativa in Colombia dal 1923 ad oggi

Per parlare dell'educazione in Colombia si deve far riferimento agli inizi

del '900, quando, con la fine della Guerra dei mille giorni, si introducono politiche

di ricostruzione economiche. In questa fase si emettono leggi per riorganizzare

l'amministrazione pubblica del paese, tra di queste si trova la Legge n.39 1903,

che si riferiva all'educazione.

➢ La prima legge sull’istruzione del 1903

Questa legge divideva l'istruzione in primaria, secondaria, industriale,

professionale e artistica. Inoltre la legge stabiliva che l'educazione pubblica

doveva essere basata secondo i canoni della religione cattolica, l'educazione

primaria doveva essere gratuita ma non obbligatoria.

Per l'educazione primaria si instaurava una decentralizzazione amministrativa del

sistema, dove i dipartimenti si occupavano del finanziamento, come il pagamento

dei maestri,ecc, mentre la Stato supervisionava e distribuiva proporzionalmente i

libri a tutte le scuole primarie del paese.

A livello di organizzazione, la scuola prevedeva:

• la scuola primaria che si divideva in urbana, rurale e notturna, per esempio

la scuola urbana durava 6 anni, divisa in due anni d'istruzione elementare,

media e superiore, dall'altra parte l'educazione rurale solo durava 3 anni;

• l'educazione secondaria era a carico della Nazione, e si divideva in classica

e tecnico. Uno degli obbiettivi del Governo era portare i giovani verso

l'istruzione tecnica.

Sempre in questo periodo si inizia a promuovere la creazione di scuole per la

formazione di docenti, chiamata “ Escuelas Normales”.

Durante i primi trenta anni del secolo XX, la Legge n.39 è stata quella che a

messo le basi per il sistema educativo del paese, questo si può vedere dallo

sviluppo dell'educazione, la divisone del sistema e la distribuzione delle

responsabilità. Quanto alla distribuzione finanziaria essa si presentava come

fortemente disorganizzata, divisa fra Nazione, Dipartimenti e Municipi (cfr.

Ramirez y Tellez, pp 15-27).

34

La storia dell'educazione colombiana ha la caratteristica peculiare di essere stata

influenzata dalla chiesa cattolica, la quale aveva il controllo del contenuto

dell'educazione, degli insegnanti e di tutti i lavoratori del settore dell'educazione.

Questi primi anni del novecento sono stati un passo avanti, ma lasciano la

situazione educativa del paese a livello basso, in quanto la qualità

dell'insegnamento, la quantità di alunni e maestri e la differenza tra educazione

rurale e urbana era enorme.

➢ L’educazione tra il 1930 e 1950

Nel 1930 inizia una nuova presidenza sotto la guida di Enrique Olaya Herrera,un

presidente liberale, il suo governo non ha portato grandi cambiamenti in quanto

alle politiche di educazione, ma ha iniziato il processo di centralizzazione del

sistema educativo.

I cambiamenti arrivano con il presidente Alfonso Lopez Pumarejo, 1934-1938, il

quale fa dell'educazione il problema centrale del suo governo. Di prende atto che

la decentralizzazione è la causa della povertà dell’educazione esistente in

Colombia.

“En los treinta la burguesía liberal proclama la necesidad de una

educación popular y se preocupa por acabara con el analfabetismo.”

La riforma del 1936 parlava di argomenti come l'aumento della

democratizzazione, una maggiore partecipazioni dello Stato, in quanto

all'educazione garantiva la libertà d'insegnamento e l'educazione primaria

pubblica doveva essere gratuita e obbligatoria.

Un’altra novità di questa riforma era la proibizione della discriminazione degli

alunni per motivi religiosi, di razza o classe sociale. Il presidente Lopez Pumarejo

aveva incrementato le risorse per l'educazione primaria, aveva introdotto le

riforme, però i risultati non erano stati buoni, c'era un tasso alto di analfabetismo e

le scuole e gli insegnati erano pochi.

Si potrebbe dire che durante questo periodo non si presentarono cambiamenti

35

profondi nel sistema educativo, salvo nel 1942 quando si introduce l'esame di

Stato nell'ultimo anno di secondaria, “bachillerato”, per misurare la qualità

dell'educazione dei ragazzi.(Ramirez y Tellez, p. 32).

➢ Periodo dal 1951-1976

Fino al 1957 il paese è stato attraversato da un periodo di violenze politiche e

grandi recessioni economiche, ma tutte queste problematiche non hanno fatto

fermare la crescita dell’educazione e anzi i governanti hanno visto violenze e

recessioni come un elemento in più per dare importanza all'educazione.

Alberto Lleras Camargo, presidente per due volte della repubblica colombiana,

scrittore e giornalista, nel 1954, ha spiegato perché la mancanza di educazione è

motivo della violenza del paese:

“La insurgencia de presiones brutales, la crueldad que caracterizó a esta

época recientísima de nuestra historia, no habría prendido tan

fragosamente sobre una nación educada, sobre un país civilizado. La

insensibilidad que se apoderó de buena parte de las antiguas clases

dirigentes ante la tremenda gravedad de la violencia es también otro

síntoma de la defectuosa educación, aún en las mas altas jerarquías de la

inteligencia. Fallaron los sistemas educativos complementarios, fallaron el

hogar y la educación moral y religiosa de Colombia. Ese es un hecho

histórico.”

In questo periodo due degli obiettivi erano l'eliminazione dell'alta percentuale di

analfabetismo e l'acceso all'educazione primaria per tutti i bambini e solo intorno

agli anni settanta si inizia a lavorare per migliorare la qualità e l'efficienza

nell'educazione primaria.

Nel 1960, con la Legge 111, si nazionalizzano le spese dell'educazione primaria

che vengono messe sotto il controllo della Nazione, nel 1975 i finanziamenti sono

tutti nazionalizzati. Nel 1976, sotto la presidenza di Alfonso Lopez Michelsen,

viene emanato il Decreto 088, il quale ristrutturava il sistema educativo

36

colombiano cosi:

• “Educación Formal” composta dai livelli prescolare, primaria di base e

secondaria, educazione media e intermedia e educazione superiore.

Tutti programmi devono essere autorizzati dal Governo. Nel dettaglio:

• Educación Pre-escolar, bambini fino a sei anni d'età;

• Educación Basica, con una durata di cinque anni per l'educazione primaria

e quattro anni per la secondaria. Sono ammessi i bambino dopo sei anni

d'età. I cinque anni d'educazione primaria sono gratis e obbligatori in tutte

le scuole statali;

• Educación Media e Intermedia, ci sono due percorsi “educación media

vocacional” che porta ad avere il grado di “bachiller” con una durata di

quattro semestri e l'atro percorso “educación intermedia profesional”, che

si fa dopo il “bachiller” e portarà all'alunno ad avere un titolo di tecnico

professionale, con una durata di quattro semestri aggiuntivi;

• Lo Stato garantisce ai gruppi indigeni i benefici dello sviluppo economico

e sociale del paese. ( cfr. Ramirez y Tellez, p.p. 43-56).

Questa è stata l'unica grande riforma dopo gli anni '30.

➢ Periodo dal 1977 al 1986

Gli anni ottanta sono stati caratterizzati dall’obbiettivo di avere un Sistema

Nazionale di Educazione che arrivasse alle zone più lontane e a quelle senza

copertura territoriale di educazione.

Il piano di sviluppo tra il 1982 e 1986 affrontava aspetti come:modernizzazione,

decentralizzazione, partecipazione della comunità, sviluppo scientifico e

tecnologico, sviluppo culturale e sportivo, efficienza nell'uso dei mezzi finanziari.

Nel 1982 si ristruttura il sistema delle scuole nelle zone rurali, per poter far

arrivare anche lì un'educazione completa attraverso il programma di “Escuelas

Nuevas” che offrivano al bambino l'opportunità di finire la scuola e continuare

con i lavori della campagna. Questo programma, finanziato dalla Banca Mondiale

con uno dei primi prestiti e giudicato nel 1988 come uno dei progetti migliori

attuati in America Latina, è stato un successo, aumentando la percentuale dei

37

bambini che finivano la scuola e migliorando la qualità dell'educazione e la

quantità tanto di scuole come di insegnati preparati.

➢ Dalla Costituzione della Repubblica Colombiana 1991 fino al 2000

In questo periodo, che inizia nel 1986 e si arricchisce con la nuova Costituzione

del 1991, si vedono grandi cambiamenti nell'ambito dell'educazione. Inizia qui il

vero processo di decentralizzazione dell'amministrazione pubblica, dove veniva

dato più potere politico e amministrativo agli Enti territoriali. I municipi avevano

il compito di mantenere l'infrastruttura dell'educazione.

Nel 1989 con la Legge n. 24, si ristruttura il Ministerio de Educación, il quale

doveva garantire e controllare i municipi. Tutte queste iniziative si concretizzano

con la Costituzione politica del 1991.

La Costituzione consacra l'educazione come un diritto della persona e un servizio

pubblico con una funzione sociale. Attraverso un mandato l'educazione diventa

obbligatoria tra 5 e 15 anni d'età, compreso anche un anno di Pre-escolar e nove

di educazione di base.

Nel 1994 dopo una lunga trattativa, si emana la Legge 115, “Ley General de

Educación”. Questa legge stabilisce i principi per la direzione, amministrazione e

per il finanziamento del sistema educativo, crea piani per la valutazione della

qualità dell'educazione e riorganizza il sistema educativo.

L'educazione formale alla quale si riferisce la legge 115, si organizza in tre livelli :

• Preescolar per bambini fino a sei anni d'età, e prevede come minimo un

anno obbligatorio;

• Educación Basica con una durata di nove anni, divisa in due cicli:

l'educazione di base primaria con una durata di cinque anni e l'educazione

di base secondaria con una durata di quattro anni: dal 1° al 9° grado;

• Educación Media, che ha una durata di due anni, 10° e 11° grado, e si

divide in accademica e tecnica. Lo studente ottiene alla fine il titolo di

Bachiller che dà la possibilità di continuare gli studi superiori;

• Educación Superior, la quale si compone di Instituciones técnicas

profesionales, Instituciones universitarias o escuelas tecnológicas e

38

Universidades (in www.rieoei.org)14 ;

• Le materie obbligatorie che compongono l’ottanta per cento

dell'insegnamento dell'educazione di base sono: matematica, scienze

sociali, naturali, informatica, etica e valori umani, sport, lingua spagnola e

straniera, religione;

• L'educazione religiosa si impartisce in tutte le scuole dello Stato ma non si

obbliga nessuno a riceverla.

Sempre in questo periodo, nel 1996 si presenta anche il “Plan Decenal para el

desarrollo educativo 1996-2005, La educación un compromiso de todos”, un

piano di sviluppo educativo, per migliorare la qualità, e aumentare la copertura

educativa in tutto il paese, con programmi per incentivare i bambini a frequentare

le scuole, ecc.15

➢ Situazione educativa dal 2000 fino ad oggi

Il secolo XXI inizia ancora con delle insufficienze a livello educativo, anche se ci

sono alcune innovazione portate dall’applicazione del primo ciclo del piano

d'educazione 1996-2005, come per esempio l'implementazione degli esami per

tutte le scuole d'educazione di base nel 5° e 9° grado “ Saber” che iniziava con

uno slogan: quello che gli alunni fanno con quello che sanno.

Contemporaneamente si iniziava a implementare un esame per gli universitari di

ultimo anno “ECAES”, tutte queste innovazione vengono utilizzate per misurare la

qualità dell'educazione (in www.ibe.unesco.org).16

Le problematiche che emergono diventano gli obbiettivi principali da raggiungere:

• arrivare all'universalizzazione dell'educazione primaria, secondaria e

superiore soprattutto per la popolazione più disagiata;

• aumentare i fondi di finanziamento per l'educazione;

• migliorare la qualità dell'educazione;

14 L’indirizzo esatto del sito OEI è: http://www.rieoei.org/oeivirt/rie04a06.htm

15 Reperibile al sito : http://www.plandecenal.edu.co/html/1726/w3-propertyname-2514.html

16 Il documento si chiama World Data on Education 2007, in http://www.ibe.unesco.org/

39

• incorporare nuove tecnologie d'informatica e comunicazione;

• migliorare la condizione degli insegnanti;

• migliorare l'efficienza del settore in tutto il territorio.

Nel 2006 si continua con il piano di sviluppo educativo, “Pacto Social para la

educacion, Plan Decenal 2006-2015”, un insieme di obbiettivi, proposte, azioni

che insieme fanno vedere la volontà del paese per l'educazione, e allo stesso

tempo affrontare i cambiamenti nei prossimi dieci anni. Fare dell'educazione un

obbiettivo nazionale e che riguardi a tutti.

Volendo sintetizzare quello fin qui detto, e illustrare l’’attuale organizzazione del

sistema colombiano, si deve far notare che:

• dal 1923 fino ad oggi l'ente che regola e amministra l'educazione

colombiana è il Ministerio de Educación Nacional, il quale ha come

compiti di preparare e proporre i piani di sviluppo del settore, formulare le

politiche nazionali d'educazione, coordinare i lavori che riguardano

l'educazione nei municipi e nei dipartimenti, coordinare e finanziare

programmi nazionali educativi di miglioramento, valutare

permanentemente il servizio educativo, promuovere la cooperazione

internazionale in tutti gli aspetti dell'educazione;

• ogni Dipartimento e Regione ha la sua Secretaria de Educación, che

insieme al ministero assicura la qualità e la copertura dell'educazione nel

territorio, stabilisce le politiche, i piani e programmi adatti alla zona, offre

assistenza tecnica e valuta il servizio educativo;

• attualmente la Colombia conta con vari tipi di progetti e programmi in pro

dell'educazione, sia a livello d'educazione formale, come non formale.

Tutti questi programmi apportano allo sviluppo e miglioramento

educativo, alcuni di questi sono: Programa Nacional de Alfabetización,

Programa de educación continuada CAFAM, Hogares Comunitarios de

Bienestar, Colombia aprende, Computadores para educar;

Per quello che riguarda il finanziamento dell'educazione, ci sono diverse fonti di

finanziamento:

• il principale finanziamento proviene dalle Risorse dei fondi Nazionali,

40

come la tassa sulle vendite (IVA), il ministero è quello che si occupa di

gestire questi fondi.

• un'altra risorsa è quella dei crediti esterni come quelli che si hanno con il

BID o la Banca Mondiale, che finanziano progetti o programmi

riguardanti l'educazione di base e rurale. L'educazione si finanzia anche

attraverso le risorse proprie dei dipartimenti e municipi;

• nonostante l'aumento della spesa pubblica, le famiglie colombiane

contribuiscono in maniera significativa al finanziamento dell'educazione,

siccome le fonti pubbliche sono insufficienti per garantire

l'universalizzazione dell'educazione di base. Le famiglie contribuiscono

alle spese scolastiche in ragione e dipendenza del loro livello socio-

economico;

• solo a partire dal 2008 il Governo inizia a girare i fondi per coprire

l'educazione gratuita dei ragazzi appartenenti ai livelli sociali più bassi,

che sono classificati come livello 1 e livello 2. Questo livello socio-

economico si ottiene attraverso il SISBEN, Sistema de Selección de

Beneficiarios para Programas Sociales, il risultato di questo aiuta a

indirizzare le spese sociali alla popolazione più povera e bisognosa.

Il Governo lavora attualmente attraverso il CONPES Consejo Nacional de

Política Económica y Social, l'organismo di coordinamento delle politiche socio-

economiche. Questo programma è attuato nelle principale città e in alcune zone

rurali del paese. Attualmente si sta ampliando a tutte le città, comprese le zone

periferiche, e a tutte le zone rurali mancanti.

41

Capitolo terzo

DUE ISTITUZIONI EDUCATIVE A CONFRONTO

SOMMARIO: 3.1 Istituto Marconi di Terni e la sua organizzazione; 3.2

Institución Educativa Algodonal e la sua organizzazione.

3.1 Istituto comprensivo G. Marconi di Terni e la sua organizzazione

Il suo nome completo è Istituto Comprensivo Guglielmo Marconi, ed

essendo un istituto comprensivo è un insieme di scuole frequentate da bambini e

ragazzi dai 3 ai 14 anni di età. Nel suo insieme l'istituto è costituito dall’unione di

tre diverse scuole che preesistevano; Scuola dell'Infanzia e Primaria le Grazie,

Scuola dell'Infanzia e Primaria Giacomo Matteotti e Scuola Secondaria di I° grado

Guglielmo Marconi. Ogni scuola (il nome tecnico è “plesso”) è situata in strutture

differenti e distanti tra di loro, perché interessano un territorio che si estende in

quattro località nell’immediata periferia di Terni: Cesure, Le Grazie, villaggio

Matteotti, Campomicciolo.

Tutte queste zone, che ai primi del novecento erano fondamentalmente rurali, si

sono sviluppate con il processo di industrializzazione tra la prima metà del secolo

scorso e gli anni sessanta.

Non costituiscono dunque un nucleo residenziale urbano omogeneo, ma si

potrebbe parlare di una somma di nuclei residenziali diversi. Anche per quanto

riguarda gli abitanti c’è una diversità sociale: per la maggioranza delle famiglie le

condizioni socioeconomiche sono mediamente buone, la popolazione è costituita

prevalentemente da operai e impiegati dell'industria e nei servizi, ma si segnalano

anche situazione di disoccupazione e indigenza (cfr. POF dell’Istituto Marconi

2009-2010).17

17 Il POF è il Piano dell’Offerta Formativa, di cui parleremo più avanti. È reperibile all’indirizzo: http://www.istitutocomprensivomarconi.it/index.html

42

In questo paragrafo analizzeremo in particolare la Scuola secondaria di I° grado

G.. Marconi che si trova nel quartiere Cesure. Questa sezione dell’Istituto

rappresenta l’ultimo segmento, il secondo, del primo ciclo di istruzione (cfr.

Schema 3.1a ), dove c’è il diritto-dovere all’istruzione, e i ragazzi che la

frequentano hanno dagli 11 ai 14 anni di età.

43

Laboratorio d'arte

Biblioteca Istituto Marconi

Aula Informatica

3.1a Schema del sistema educativo italiano attuale

L’istituto comprensivo è stato istituito negli anni novanta del XX secolo,

44

Scuola dell'infanzia Età da 2,5 anni Durata 3 anni

Primo Ciclo Durata 8 anni

Scuola PrimariaEtà 6 a 11 anniDuarata 5 anni

Scuola Secondaria di 1° GradoEtà 11 a 14 anni Durata 3 anni

Esame di Stato Prova Invalsi

Secondo Ciclo di istruzione

Durata 5 anni Licei 6 indirizzi-Liceo Artistico-Liceo delle scienze umane-Liceo classico-Liceo musical o coreutico-Liceo scientificoLiceo linguistico

Durata 5 anni, ad eccezione L. Artistico 4 + 1 anno integrativo

Istituti Tecnici 2 Settori-Economico con 2 indirizzi-Tecnologico con 11 indirizzi

Durata 5 anni, 2+2+1 anni

Istituti Professionali 2 macrosistemi-ServiziIndustria e Artigianato

Duarata 5 anni, 2+2+1

Esame di Stato

-Istituzioni Universitarie-Alta Formazione Artistica e Musicale-Istruzione e formazione professionale

Istruzione Superiore

attualmente conta complessivamente circa 450 alunni, di cui circa 180 nel plesso

Marconi, e 140 insegnanti e, in termini di offerta formativa, si qualifica

soprattutto per l’indirizzo musicale. La sede dell'Istituto Marconi può contare su

diversi laboratori e aule con destinazioni specialistiche: artistica, musicale,

informatica, scienze, c’è poi l’Auditorium, la Biblioteca, la palestra, la mensa e

ampi giardini e spazi verdi.

La Mission dell'Istituto, come si legge nel Pof, è:

“Migliorare gli esiti del processo di insegnamento - apprendimento, con

l'uso di metodologie didattiche che favoriscono la crescita degli

alunni...Con l'autonomia scolastica ci è consentito di sviluppare

gradualmente capacità organizzative per favorire la continuità,

l'orientamento, accrescere il livello di scolarità e il tasso di successo

scolastico, sviluppare l'insegnamento delle lingue comunitarie, l'amore e

la conoscenza della musica, dell'arte, la conoscenza e l'uso delle nuove

tecnologie e creare iniziative di formazione rivolte a tutte le componenti

della scuola... come obiettivo prioritario la continuità educativa e didattica

tra i vari ordini di scuola in un'ottica tesa al pieno sviluppo della persona

umana.”

Tutta la parte amministrativa e di gestione viene svolta dal Consiglio di Istituto e

dal Dirigente scolastico. Il Consiglio di Istituto è responsabile delle questioni di

bilancio, dell'organizzazione e della pianificazione delle attività scolastiche; ne

fanno parte il Dirigente scolastico, otto rappresentanti del corpo docente, due

rappresentanti della componente amministrativo e otto rappresentanti dei genitori

degli alunni.

La scuola, come tutte le altre, ha il suo Piano dell'Offerta Formativa (POF), un

documento obbligatorio che viene costruito e rinnovato a scadenze regolari (in

genere ogni due anni) i cui sono esposti i programmi e i progetti che nel periodo

considerato si avvieranno, ma è anche un documento fondamentale costitutivo

dell'identità culturale e progettuale di ogni specifica scuola.

45

L’Istituto dispone di fondi concessi dal Ministero e destinati al suo “normale

funzionamento”, che comprende l'acquisto di tutto il materiale necessario come

quello di pulizia, cancelleria, sussidi didattici ecc. e il pagamento della tassa di

rimozione rifiuti. A questi fondi si aggiungono i contributi del Comune, della

Circoscrizione e i contributi volontari delle famiglie.

Le sezioni sono otto, dalla A alla H, per un totale di ventiquattro classi, ognuna

delle quali ha un numero minimo di diciassette alunni e un massimo di ventinove.

Gli indirizzi sono cinque, organizzati nel rispetto dell’offerta formativa e in modo

tale da soddisfare le aspettative degli alunni, l’orario delle lezioni è organizzato a

seconda dell’indirizzo. Gli indirizzi di base sono inglese-francese, inglese-

spagnolo e l’indirizzo musicale, questi si compongono di 33 unità disciplinari in

30 ore, mentre gli altri due indirizzi, logico-matematico e linguistico, di 40 unità

disciplinari in 36 ore.

Il pomeriggio la scuola è aperta per gli alunni che hanno scelto libere attività

extracurricolari, attività di recupero, progetti di varia natura come teatro,

laboratorio di manipolazione, cineforum, scacchi, attività organizzate dalla

biblioteca scolastica, attività sportive.

La scuola è molto impegnata nell’elaborazione e nell’attuazione di progetti che si

riferiscono e coinvolgono sia gli alunni che il territorio:

• prevenzione del disagio socio-affettivo, educazione alla salute ed

educazione alla legalità. Questi progetti vogliono prevenire il disagio

socio-affettivo, aiutare gli alunni a prendere consapevolezza

dell'importanza dell'altro per conoscere e diventare se stessi, favorire la

partecipazione attiva alla vita della scuola, ecc.;

• educazione ambientale è un progetto diviso in vari temi come per

esempio: il gap dei cambiamenti climatici, Flick the switch, risparmio

energetico. Questi progetti hanno come obbiettivo di educare gli alunni

alla conoscenza e al rispetto dell’ambiente in cui vivono in modo da

assumere atteggiamenti consapevoli e responsabili verso l'ambiente e farsi

parte attiva nella sua difesa senza rinunciare ai vantaggi del progresso;

• laboratorio di manipolazione, per conoscere nuove tecniche artistiche per

46

la realizzazione di manufatti.

La scuola interagisce con la comunità adulta presente sul territorio e i genitori

attraverso attività come:

• un corso chiamato Informatica Donna volto all'alfabetizzazione

informatica delle donne adulte;

• la Biblioteca aperta che ha un spazio dedicata agli adulti;

• un corso di difesa personale, realizzato con l’appoggio delle ACLI.

La scuola G. Marconi si promuove e si presenta dunque come un centro culturale

e sociale dove interagiscono gli abitanti del territorio e di fatto è un ambiente

educativo dove interagiscono ragazzi, genitori e insegnanti, e

contemporaneamente rappresenta un’opportunità importante per agire in modo più

efficace e coordinato.

3.1 Institución Educativa Algodonal e la sua organizzazione

Questo istituto ha il nome della località dove si trova, Algodonal, che è una

località del municipio di Santa Lucia ubicata nel dipartimento dell’Atlantico, nella

costa nord colombiana.

È classificato come istituto rurale perché la zona è composta maggiormente di

contadini o commercianti. L'economia si basa sopratutto sull’allevamento del

bestiame e sull’agricoltura, cosa che rende la condizione della popolazione molto

instabile. Si può infatti parlare di un livello socioeconomico basso, che tocca punti

anche di povertà.

La scuola ha al suo interno tutti i livelli d'educazione previsti attualmente

dall’ordinamento colombiano, ad eccezione naturalmente della Educación

Superior, che corrisponde all’Università e a quella Tecnica e Tecnologica di livello

superiore (cfr. Schema 3.2a). Abbiamo così: Pre-escolar, Basica Primaria y

Secundaria e Educación Media. Ci sono quindi bambini e ragazzi da 3 a 17 anni.

L'orientamento dell'istituto è Académico, vuol dire che i ragazzi approfondiranno

le conoscenze in scienze, arte e umanistica preparandosi cosi all'educazione

Superiore.

L'anno d'istituzione della scuola è stato il 1974, ma era molto diversa da come è

47

adesso, infatti a quel momento contava solo una grande sala, che fungeva da aula,

e due insegnanti. Solo nel 1999 è stata riorganizzata e ristrutturata così come si

presenta oggi.

Attualmente la scuola ha un proprio Dirigente di istituto e una Segreteria

amministrativa, ci sono 16 insegnanti ed è frequentata da 385 alunni e studenti: 42

bambini fra i 3 e i 5 anni d'età frequentano il grado di Pre-escolar, 194 bambini e

ragazzi sono alunni della Primaria e 149 studenti frequentano l'educazione Media.

La sua struttura è composta da dodici aule, una delle quali è attrezzata come sala

informatica, non c’è purtroppo una zona verde adeguata per la ricreazione dei

ragazzi.

48

Salón de clases del Prescolar y Básica Primaria

Institución Algodonal

3.2a - Schema sistema educativo colombiano attuale

La Mission dell'Istituto, contenuta nel documento Misión y Visión Escuela

49

Pre-escolar Da 3 a 5 anni d'età durata 3 anni

Educación Básica PrimariaDa 6 a 10/11 anni d'età durata 5 anni 1° a 5° Grado

Educación Basica Durata 9 anni

Educación Básica Secundaria

Da 11 a 14/15 anni durata 4 anni 6° a 9° Grado

Esame di Stato SABERIn 5° grado

Esame di Stato SABERIn 9° grado

Educación Media Duarta 2 anni

Academica 10° e 11° grado

Tecnico 10° e 11° grado

Esame di Stato ICFES

Educación Superior -Universitaria-Tecnica-Tecnologica

Algodonal 2009, che corrisponde al POF italiano, è:

“La institución Educativa Algodonal es de carácter público, mixto, al

servicio de la niñez y la adolescencia, con un currículo que dirige sus

acciones hacia la formación integral del estudiante, autónomo,

democrático, participativo y gestor de cambios.

De tal forma que impulsamos el desarrollo de competencias laborales

generales y promovemos la conciencia ecológica, el uso racional de los

recursos y las herramientas tecnológicas, contribuyendo a la

sostenibilidad del medio ambiente de manera que le permita a nuestros

estudiantes la inclusión en la vida social y laboral teniendo en cuenta las

exigencias del contexto local, regional y nacional.”

La parte amministrativa della scuola è responsabilità della Segretaria

amministrativa e del Dirigente scolastico. Da questo anno (2010) si stanno

implementando e organizzando Gruppi di gestione, per coinvolgere anche agli

insegnanti. Fondamentale per la riorganizzazione della scuola è stato l’arrivo, nel

2009, del nuovo Dirigente scolastico, che ha ereditato una gestione

amministrativa “scarsa e fraudolenta” e si è dato subito da fare per riorganizzare

completamente l’istituto.

La scuola dispone di fondi concessi dal Ministero e dal programma del Governo

CONPES, questi fondi sono destinati al funzionamento dell'Istituto che

comprende l'acquisto di tutto il materiale didattico necessario, compresi i sussidi,

e il mantenimento della Mensa, che, con questi fondi riesce ad offre gratuitamente

solo la prima colazione a tutti i bambini e i ragazzi. Un altro contributo

importante viene dai privati, che hanno permesso di acquistare materiali di

cancelleria, sedie e tavolini.

L'orario dell'istituto viene organizzato in modo diverso a seconda dei differenti

gradi di istruzione e copre l’intero arco della giornata. Le lezioni iniziano la

mattina alle 7,00 e finiscono alle 12,30, in quest'orario lavorano i bambini di 4° e

5° grado di Basica Primaria e i ragazzi dal 6° all’ 11° grado di Basica Secondaria e

50

Media. Invece il pomeriggio dalle 13,00 fino alle 17,00 lavorano il Pre-escolar e i

bambini di 1°, 2° e 3° grado di Basica Primaria.

Nel pomeriggio è disponibile la sala informatica per tutti i bambini e ragazzi che

desiderano fare consultazioni.

In molti settori e argomenti l'Istituto è ancora indietro, non ci sono per esempio

progetti che coinvolgano la comunità, ma si sta iniziando a implementare alcuni

progetti per i ragazzi come per esempio :

• prevenzione e disastri, questo è un progetto che offre ai ragazzi

l'opportunità di conoscere come comportarsi in occasione di disastri come

un incendio, come reagire in caso di terremoto, di cui si spiegano l'origine

e le cause, e, se è possibile, le prevenzioni che si possono applicare;

• educazione ambientale, per sensibilizzare ai ragazzi sull'importanza

dell’ecosistema e cercare di migliorare le condizioni ambientali della zona;

• educazione sessuale, il progetto ha l'obbiettivo di insegnare ai ragazzi il

funzionamento degli gli organi riproduttivi e di informare i ragazzi sui

problemi legati alla sessualità, soprattutto in materia di anticoncezionali e

di pianificazione familiare ecc.. .

Questi progetti vengono attuati con il sostegno di una Università privata della città

di Barranquilla, che lavora con gli insegnati della scuola attraverso un progetto

chiamato Pisoton. Il progetto si pone come primo obbiettivo di istruire gli

insegnati su argomenti come educazione civica, sessuale ed ambientale, ma anche

come trattare allievi che soffrono di problematiche particolari (disturbi della

nutrizione, handicap ecc..) e a quelli che hanno disturbi legati a disagi sociali.

L'istituto Algodonal si presenta come l'unico organo di appoggio all'educazione

nel territorio di Santa Lucia e per questo vuole crescere in quantità e qualità per

poter offrire servizio efficiente, efficace e di qualità. L’obiettivo a breve termine è

di avere una struttura completa e adeguata dove si possano continuare a svolgere

tutte le attività dell'istituto e se ne possano attivare altre perché l’obiettivo finale è

di diventare uno spazio d'interazione tra ragazzi e genitori e di promuoversi come

centro di ricomposizione sociale e culturale del territorio.

51

CONCLUSIONI

Come detto all’inizio di questo lavoro, l’educazione è una componente

fondamentale per lo sviluppo di una società, in quanto lo sviluppo economico,

sociale e culturale di una società si fonda sulla preparazione dei suoi cittadini.

Dunque ogni società dovrebbe sviluppare il suo sistema educativo secondo i suoi

propri bisogni ed esigenze.

La comparazione di due sistemi educativi ci fa vedere più da vicino le

somiglianze, le differenze e le caratteristiche proprie del sistema in rapporto al

diverso contesto politico e istituzionale e all’evoluzione del sistema educativo in

senso stretto. Per questa ragione ho preso come esempio il sistema educativo

italiano e quello colombiano, ma anche perché in quest’ultimo ho fatto tutta la mia

educazione basica e nel primo l'istruzione superiore, cosa che mi ha facilitato

l'indagine.

Durante l'analisi è emerso in modo chiaro che ogni società ha il suo proprio

sistema educativo a seconda delle sue esigenze, tanto il sistema italiano come

quello colombiano hanno infatti cercato e cercano di adattare il sistema ai bisogni

dei cittadini, purtroppo non sempre raggiungendo questo obiettivo.

I due sistemi hanno caratteristiche diverse, ma anche somiglianze e differenze.

Dal punto di vista strutturale le somiglianze sono molte:

l'obbligo scolastico in tutti i due paesi è della durata di 10 anni;

• la Scuola dell'infanzia italiana e la corrispondente Pre-escolar colombiana,

hanno entrambe una durata di 3 anni;

• la Scuola primaria italiana e la corrispondente Educación basica primaria

colombiana hanno una durata di 5 anni;

• l’esame di stato alla fine della Scuola secondaria di 1° grado italiana

corrisponde all’esame di stato Saber alla fine dell'Educazione basica

secundaria colombiana;

• l’esame di stato italiano alla fine del Secondo ciclo d'istruzione

52

corrisponde all'esame finale dell'Educazione media colombiana.

Le differenze, che riflettono l’unicità del sistema educativo di ciascun paese, sono

collegate alla diversa storia politica italiana e colombiana, a sua volta riflesso e

causa della situazione socioeconomica dei due paesi. Le differenze che ho trovato

più rilevanti sono:

• nel sistema italiano dal 1923, un anno dopo l’avvento del fascismo, ad

oggi ci sono state sei riforme concrete del sistema educativo, che prendono

il nome dal Ministro d'educazione dei diversi governi del periodo e una

serie di piccole modifiche. Nel sistema colombiano ci sono state solo tre

vere riforme del sistema dall’inizio del novecento fino ad oggi;

• nel sistema italiano l'educazione obbligatoria è gratuita dal 1962; il

Governo provvede all’assistenza e alla fornitura di servizi agli alunni come

mense, trasporti, libri per la scuola primaria e sussidi alle famiglie meno

abbienti. In Colombia solo da tre anni il Governo sta lavorando per offrire

una vera educazione gratuita alla comunità;

• nel secondo ciclo di istruzione il sistema in Italia è più articolato, offrendo

cosi una scelta più ampia e variata ai ragazzi, allo stesso tempo con questa

organizzazione del sistema, il Governo cerca di offrire una formazione

adeguata alle necessità della zona. In Colombia ci sono solo due percorsi

nel secondo ciclo di istruzione, quello Academico e quello Tecnico, cosa

che ricorda la differenziazione che c’era nel sistema italiano al tempo della

Riforma Gentile.

I due sistemi possono essere comparati anche in termini di punti forti e punti

deboli. Per quanto riguarda il sistema italiano:

• il principale punto forte è che l'organizzazione educativa italiana è un

sistema completo e offre diverse scelte tanto ai genitori come ai ragazzi

per raggiungere il livello più alto di formazione;

• il secondo punto forte è la gratuità dell'istruzione obbligatoria e le

agevolazioni e gli aiuti da parte del Governo italiano, nonché le basse

tasse che si pagano sia per l’istruzione superiore che per l’Università, che

giocano un ruolo fondamentale per lo sviluppo del paese, offrendo allo

53

stesso tempo ai cittadini il diritto ad una formazione educativa;

• il più grosso punto debole si colloca a monte del sistema ed è legato alle

continue riforme che, soprattutto negli ultimi dodici anni, sono state

presentate ad ogni cambio di Governo; sembrano quindi legate al

cambiamento politico della guida del paese più che a reali esigenze del

sistema educativo. Questi costanti cambiamenti penso che non favoriscano

la stabilità dell'organizzazione educativa italiana, e il più delle volte

generano un grande scontento tra i cittadini, alunni, studenti ed insegnanti.

Per quanto riguarda il sistema colombiano:

• il vero punto forte è il fatto che dalla L. n. 115 del 1994, Ley General de

Educación, emanata dopo una lunga trattativa fra maggioranza e

opposizione, non ci sono state riforme strutturali e questo significa che si è

andati ad una stabilizzazione del sistema educativo;

• il principale punto debole è legato al fatto che solo da poco il Governo ha

attivato un programma per fare in modo che la popolazione più disagiata

acceda all'educazione, ricordando anche che la Colombia è uno dei paesi

in America Latina dove le famiglie contribuiscono al finanziamento del

sistema educativo. Per questa ragione penso che il Governo debba

investire ancora di più nell'educazione, renderla gratuita per tutti e

ampliare la copertura educativa a tutto il territorio nazionale.

In generale la comparazione storica della storia del sistema educativo fra i due

paesi mostra che l’azione del Governo è fondamentale per lo sviluppo di un paese,

quindi, al di là dei risultati già raggiunti, si dovrebbe pensare di più ai cittadini,

investire più nella formazione educativa, controllare i fondi, controllare e

garantire la qualità, non dimenticando mai che una società senza educazione non

può né conseguire né mantenere uno sviluppo economico, sociale e culturale

adeguato.

54

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

Baracani N., (1973), Educazione come socializzazione, Firenze, La Nuova Italia

Bertonelli E., Rodano G., (2003), Le Riforme della scuola italiana dal 1859 al 2003. Schede, in www.chersi.it

Besozzi E., (2008), Educazione e Società, Roma, Carocci

Bonazzi G., (2006), Come studiare le organizzazioni, Bologna, Il Mulino

Durkheim E., (1971), La sociologia e l'educazione, Roma, Newton Italiana

Fischer L., (2003), Sociologia della scuola, Bologna, Il Mulino

Lerma Carreno C.A., (2009), El derecho a la educación en Colombia, Buenos Aires, Collecciòn Libros FLAPE 6

Pazzaglia L., ( 2001), (a cura di), Scuola e società nell'Italia unità, Brescia,ed.La Scuola

Pruneri F., (2007), L’istruzione professionale in Italia, in www.lefweb.uniss.it

Ramirez, M.T. y Tellez, J., (2006), Historia de la educación en Colombia siglo XX, en Banco de la Repùblica, Bogotà, Barradores de Economìa, n.379

Ribolzi L., (1997), Il sistema ingessato, Brescia, ed. La Scuola

Documenti

Eurybase Italia (2009), Organizzazione del sistema educativo Italiano. 2008-2009, ed. S.E.I. EACEA, Commissione europea

Eurydice Italia, (2009), Strutture di sistemi di istruzione e formazione in Europa-Italia 2009/2010, ed. in rete Eurydice

La nuova secondaria superiore, reperibile in: http://archivio.pubblica.istruzione.it/riformasuperiori/nuovesuperiori/index.html 2010

L'esame di maturità nel sistema scolastico Italiano, reperibile in: http://www.governo.it/GovernoInforma/Dossier/esamistato2009/storiamaturita.pd

55

f

Mision y Vision 2009, Escuela Algodonal di Santa Lucia

POF 2009-2010, Istituto comprensivo Guglielmo Marconi di Terni

Storia dell'ordinamento scolastico, edizioni in rete Simone per la Scuola

Ufficio studi e documentazione Segreteria nazionale UIL Scuola, Dati e diagrammi un paese che nasce, in:

http://www.uil.it/uilscuola/web/convegno_scuola_media/documenti/40°- %20documenti%20convegno%20Uil%20Scuola.pdf

World Data on Education 2007, in: http://www.ibe.unesco.org

Sitografia

www.governo.it

www.grupoacobo.com

www.ibe.unesco.org

www.indire.it

www.istitutocomprensivomarconi.it

http://www.istruzione.it www.lefweb.uniss.it

www.plandecenal.edu.com

www.portal.unesco.org

www.rieoei.org

www.strategiadilisbonalazio.it

www.uil.it/uilscuola/web

56