Tempi brevi e lunghi di un regno al femminile. Maria Sofia di Baviera regina del Regno delle Due...

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Rubbettino TRA RES E IMAGO Tomo II Rubbettino Studiosi di differenti discipline e sensibilità storiografiche hanno voluto rendere omaggio alla memoria di Augusto Placanica con contributi che ripropongono temi e suggestioni affini al suo percorso culturale. La miscellanea, articolata in cinque sezioni (Note biografiche e spunti storiografici, Ambiente e società, Storia della cultura e delle idee, Immagini memorie rappresentazioni, Istituzioni e protagonisti), corredata da un’essenziale biografia e da un’aggiornata bibliografia, testimonia la vastità di relazioni, umane e scientifiche, che si sono intrecciate intorno a Placanica in tutta la sua inquieta avventura intellettuale. Ne emerge il significativo ruolo ricoperto dal raffinato storico calabrese nel rinnovamento degli studi storici e umanistici. Contributi di F. Assante, V. Aversano, C. Azzara, F. Barra, M. Benaiteau, P. Borzomati, V. Buonocore, G. Cacciatore, O. Cancila, V. Cappelli, M.V. Carbonara, G. Caridi, P. Cavallo, E. Chiosi, R. Colapietra, G. Da Molin, G. D’Angelo,V. D’Arienzo, E. D’Auria, A. De Francesco, E. Delle Donne Robertazzi, R. De Lorenzo, A. De Spirito, A. Di Leo, E. Di Lorenzo,V. Dini, E. Di Rienzo, M. Fatica, G. Foscari, I. Gallo, C. Garruti, F. Gaudioso, G. Giarrizzo, F. Giordano, A. Granese, P. Iaccio, D. Ivone, R. Librandi, M. Mafrici, G. Marramao, S. Martelli, G. Mastroianni, G. Motta, A. Musi, G. Muto, L. Napoli, E. Nuzzo, G. Pagano de Devitiis, F. Palladino, G. Panico, A. Papa, R. Parrella, M.R. Pelizzari, G. Platania, G. Poli, I. Principe, P. Prodi, A.M. Rao, L. Reina, L. Rossi, R. Rusconi, D. Scafoglio, A. Scirocco, M. Sirago, F. Sofia, A. Spagnoletti, F. Tessitore, M.Themelly, A.Trimarco, R.Villari, G.M. Viscardi, F. Volpe. Mirella Mafrici, docente di Storia Moderna all’Università di Salerno, si interessa di storia dell’Europa mediterranea, con particolare riferimento alla guerra di corsa e alla pirateria, alla storia urbana e militare, alla storia dinastica. A questi temi ha dedicato numerose pubblicazioni. Recentemente ha curato, tra l’altro, Rapporti diplomatici e scambi commerciali nel Mediterraneo moderno (2005); i Saggi di A. Placanica, con S. Martelli (2005); Un illuminista ritrovato G.M. Galanti, con M.R. Pelizzari (2006). All’opera storiografica di Placanica ha dedicato “Percorso storiografico di un intellettuale meridionale”, in «Annali di storia moderna e contemporanea dell’Università Cattolica del Sacro Cuore», 10, 2004. Maria Rosaria Pelizzari, docente di Storia Contemporanea all’Università di Salerno, si interessa di storia sociale e della mentalità, con particolare riferimento alla storia urbana, alla storiografia dei rapporti di genere e alla storia sociale del gioco d’azzardo in Europa tra ’700 e primo ’900. A questi temi ha dedicato numerose pubblicazioni. Recentemente ha curato, tra l’altro, con M. Mafrici, Un illuminista ritrovato G.M. Galanti (2006) e, con G. Corrivetti, il Saggio filosofico e critico sulli giuochi d’azzardo di F.B. Cicala (2006). Sull’opera storiografica di Placanica ha scritto “Il senso del passato e l’amore per la vita in A. Placanica”, in «Giornale di storia contemporanea», 2, 2003. Studi storici 2 Collana Scientifica TRA RES E IMAGO In memoria di Augusto Placanica a cura di Mirella Mafrici e Maria Rosaria Pelizzari Tomo II 60,00 (due tomi indivisibili) Rubbettino

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Studiosi di differenti discipline e sensibilitàstoriografiche hanno voluto rendere omaggioalla memoria di Augusto Placanica concontributi che ripropongono temi esuggestioni affini al suo percorso culturale. Lamiscellanea, articolata in cinque sezioni (Notebiografiche e spunti storiografici, Ambiente esocietà, Storia della cultura e delle idee, Immaginimemorie rappresentazioni, Istituzioni eprotagonisti), corredata da un’essenzialebiografia e da un’aggiornata bibliografia,testimonia la vastità di relazioni, umane escientifiche, che si sono intrecciate intorno aPlacanica in tutta la sua inquieta avventuraintellettuale. Ne emerge il significativo ruoloricoperto dal raffinato storico calabrese nelrinnovamento degli studi storici e umanistici.

Contributi di F. Assante, V. Aversano,C. Azzara, F. Barra, M. Benaiteau, P. Borzomati,V. Buonocore, G. Cacciatore, O. Cancila,V. Cappelli, M.V. Carbonara, G. Caridi, P. Cavallo,E. Chiosi, R. Colapietra, G. Da Molin,G. D’Angelo, V. D’Arienzo, E. D’Auria,A. De Francesco, E. Delle Donne Robertazzi, R. De Lorenzo, A. De Spirito, A. Di Leo,E. Di Lorenzo, V. Dini, E. Di Rienzo, M. Fatica,G. Foscari, I. Gallo, C. Garruti, F. Gaudioso,G. Giarrizzo, F. Giordano, A. Granese, P. Iaccio,D. Ivone, R. Librandi, M. Mafrici, G. Marramao,S. Martelli, G. Mastroianni, G. Motta, A. Musi,G. Muto, L. Napoli, E. Nuzzo,G. Pagano de Devitiis, F. Palladino, G. Panico, A. Papa, R. Parrella, M.R. Pelizzari, G. Platania,G. Poli, I. Principe, P. Prodi, A.M. Rao, L. Reina,L. Rossi, R. Rusconi, D. Scafoglio, A. Scirocco, M. Sirago, F. Sofia, A. Spagnoletti, F. Tessitore,M. Themelly, A. Trimarco, R. Villari,G.M. Viscardi, F. Volpe.

Mirella Mafrici, docente di Storia Modernaall’Università di Salerno, si interessa di storiadell’Europa mediterranea, con particolareriferimento alla guerra di corsa e alla pirateria,alla storia urbana e militare, alla storia dinastica.A questi temi ha dedicato numerosepubblicazioni. Recentemente ha curato, tral’altro, Rapporti diplomatici e scambi commercialinel Mediterraneo moderno (2005); i Saggi di A.Placanica, con S. Martelli (2005); Un illuministaritrovato G.M. Galanti, con M.R. Pelizzari (2006).All’opera storiografica di Placanica ha dedicato“Percorso storiografico di un intellettualemeridionale”, in «Annali di storia moderna econtemporanea dell’Università Cattolica delSacro Cuore», 10, 2004.

Maria Rosaria Pelizzari, docente di StoriaContemporanea all’Università di Salerno, siinteressa di storia sociale e della mentalità, conparticolare riferimento alla storia urbana, allastoriografia dei rapporti di genere e alla storiasociale del gioco d’azzardo in Europa tra ’700 e primo ’900. A questi temi ha dedicatonumerose pubblicazioni. Recentemente hacurato, tra l’altro, con M. Mafrici, Un illuministaritrovato G.M. Galanti (2006) e, con G. Corrivetti,il Saggio filosofico e critico sulli giuochi d’azzardo diF.B. Cicala (2006). Sull’opera storiografica diPlacanica ha scritto “Il senso del passato el’amore per la vita in A. Placanica”, in «Giornaledi storia contemporanea», 2, 2003.

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Collana Scientifica

TRA RES E IMAGOIn memoria di Augusto Placanica

a cura di Mirella Mafrici e Maria Rosaria Pelizzari

Tomo II

€ 60,00 (due tomi indivisibili)

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Tra res e imagoIn memoria di Augusto Placanica

a cura di Mirella Mafrici e Maria Rosaria Pelizzari

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RENATA DE LORENZO

Tempi brevi e lunghi di un regno al femminile: Maria Sofia di Baviera regina del Regno delle Due Sicilie

Il 5 settembre 1860 i re del Regno delle Due Sicilie, Francesco II diBorbone e Maria Sofia Amalia di Baviera, in procinto di lasciare Napoli,escono in carrozza scoperta per l’ultimo saluto alla città.

Fu questo il loro ultimo contatto col popolo, il quale si mostrò tranquillo erispettoso. Non si udirono grida o esclamazioni di sorta. I passanti salutava-no i reali togliendosi il cappello, Francesco rispondeva con un cenno di ca-po e Maria Sofia col solito grazioso sorriso. Apparivano entrambi sereni. Aun certo punto la carrozza dovette fermarsi per un ingombro di vetture da-vanti alla Reale farmacia Ignone. Una scala appoggiata al muro impediva iltransito. Il re si alzò e vide due operai che stavano staccando dall’insegna igigli borbonici che fino allora l’avevano adornata. Sorridendo amaramente,Francesco indicò a Maria Sofia la prudente operazione messa in atto dal far-macista Ignone che si era sempre dichiarato uno dei sudditi più devoti. An-che la regina sorrise, poi fermò un gentiluomo del seguito che, impugnata laspada, intendeva dare una lezione al traditore [...] La carrozza si rimise inmovimento1.

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1 A. Petacco, La regina del Sud: amori e guerre segrete di Maria Sofia di Borbone,Mondadori, Milano 1995, pp. 114-115. Cfr. anche C. Tschudi, Regina Maria Sofia diNapoli, un’eroina dimenticata, Lapi, Città di Castello 1914; G. Tosti, Maria Sofia ulti-ma regina di Napoli, Garzanti, Milano 1947; G. Paladino, Maria Sofia di Wittelsbach,regina delle Due Sicilie, in Istituto dell’Enciclopedia italiana, Enciclopedia italiana diScienze, lettere e arti, XXIII, Roma 1951; B. Caloro, La regina Maria Sofia, in «Rasse-gna italiana di politica e di cultura», XXXIV, 1957, 390-391, pp. 211-222; M. Elia, La re-gina ribelle: Maria Sofia, ultima regina di Napoli, Canesi, Roma 1968; M. Liguoro,Donna regina. Grandi donne di Napoli dalla sirena Partenope a Maria Sofia, Pagano,Napoli 1991, pp. 85-94; A. Mangone, Maria Sofia. L’eroina di Gaeta, l’ultima reginadi Napoli, Grimaldi, Napoli 1992; F.P. Castiglione, Una regina contro il Risorgimento:Maria Sofia delle Due Sicilie, Pietro Lacaita, Manduria 1996; D. Galdi, Maria Sofia diBorbone, Pironti, Napoli 1994. V. anche H. Acton, Gli ultimi Borboni di Napoli (1825-1861), Giunti-Martello, Firenze 1997.

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In questo clima la giovane regina lasciava Napoli con l’intenzione diritornarci, ma in realtà definitivamente; contemporaneamente aveva finel’autonomia di un regno che poco più di un secolo prima, nel 1734, ave-va riacquistato la sua indipendenza. Si creavano anche in tal modo i pre-supposti perché Maria Sofia entrasse nella leggenda.

Quali elementi quindi trasformano, da vive, le regine in eroine diopere letterarie e teatrali?2 Quali elementi trasformano in personaggio unmembro, seppur eminente, di una corte? Come una regina diventa leg-genda presso un popolo che l’ha adottata, per una terra ove non è natama che ha subito sentito sua?

Il feeling che poteva legare al Mezzogiorno dell’Italia una personamediamente colta, proveniente dal mondo tedesco, quale era Sofia Wit-telsbach di Possenhofen, derivava da vari elementi: il fascino delle anti-che civiltà oggetto del grand tour da parte degli europei dei paesi delNord, l’amore per una natura selvaggia ma solare, gradita a chi amaval’attività sportiva all’aria aperta. Il famoso “paradiso abitato da diavoli”sembrò luogo ideale per verificare il proprio destino regale alla diciasset-tenne fanciulla che sbarcò a Bari il 3 febbraio 1859, provenendo da unmondo diversissimo, ma da una famiglia estrosa e caratterialmente moltopoco “tedesca”.

Nata il 5 ottobre del 1841 a Possenhofen (Monaco), figlia quintogeni-ta del duca di Baviera Massimo e della duchessa Ludovica di Wittel-sbach, sorella di Elisabetta (Sissi), futura imperatrice d’Austria3, aveva incomune col padre, uomo mondano, stravagante e donnaiolo, amantedelle arti4, l’amore per la natura, per la caccia, per cavalli, cani e pappa-galli; vissuta a Monaco in inverno e d’estate nel castello di Possenhofen,sulle rive del lago Sterbnerg, non aveva rispetto per l’etichetta della cortema amava i rapporti umani, anche con le persone umili, sì che apparivaesuberante, indipendente, anticonformista. Cavalcava, fumava tabacco,era entusiasta della fotografia.

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2 A. Daudet, La regina d’Illiria e Les rois en exile, quest’ultimo parodia, sotto altrinomi, dell’esilio parigino dopo il 1870; G. D’Annunzio, La canzone di Garibaldi e LeVergini delle rocce. Marcel Proust conobbe Maria Sofia a Parigi e la ricordò in un capi-tolo della Recherche, dal titolo La prisonnière. Fra i ritratti si segnala quello di Augu-sto Riedel, Conservato presso il Museo di San Martino, Napoli.

3 Altri fratelli furono Luigi, Elena, Carlo Teodoro, prima di Elisabetta e Sofia, Ma-tilde Ludovica, Sofia Carlotta, Augusta e Massimiliano Emanuele dopo di lei. A. Man-gone, Maria Sofia, cit., p. 17. Cfr. anche C. Tschudi, Regina Maria Sofia di Napoli, cit.

4 Separato dalla moglie, viveva a Witzbourg fra amici e dissipazioni La madre Lu-dovica era zia del re di Baviera e sorella dell’arciduchessa Sofia, madre dell’imperato-re Francesco Giuseppe. R. De Cesare, La fine di un regno, introduzione di R. Moscati,I, Newton Compton, Roma 1975, p. 341.

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La scelta come sposa per il figlio da parte di Ferdinando II e l’accet -tazione da parte del duca di Baviera, con l’assenso anche dell’imperatored’Austria, indicavano il ruolo politico coperto dalla monarchia borbonicanel panorama delle potenze reazionarie europee. Il Regno delle Due Si-cilie non appariva evidentemente in discussione nel panorama interna-zionale né minoritario rispetto alle altre monarchie italiane. Il matrimo-nio nell’ottica di Ferdinando II avrebbe anzi rafforzato i legami di fami-glia con l’impero austriaco.

Le narrazioni del matrimonio celebrato per procura, della conoscenzadello sposo attraverso una miniatura ovale datale dal conte Guglielmo Lu-dolf, ministro napoletano inviato ad hoc a Monaco per la richiesta, dellaprima positiva impressione non suffragata da quella dell’incontro diretto5,sono stati tutti oggetto di voci, di aneddoti, che numerosissimi circolaronointorno alla bella futura regina; voci che coinvolsero anche la tardiva con-sumazione del matrimonio per presunti o meno problemi fisico-sessualidello sposo (una fimosi) o per una considerazione peccaminosa dei rap-porti sessuali, derivatagli dalla madre Maria Cristina, la “regina santa”.

La giovane sconvolgeva col suo anticonformismo la bigotta corte diNapoli, dominata dall’invadenza di Maria Teresa, un’altra tedesca, secon-da moglie di Ferdinando II. Dalla prima comparsa pubblica al teatro Pic-cinni di Bari agli altri incontri col suo popolo veniva sempre confermatoche ella godeva di simpatia, affetto, devozione, in tutti gli strati della po-polazione.

I giornali avevano decantata la bellezza della sposa che tutti deside-ravano vedere, si legava a lei l’idea di una ventata di gioventù e rinnova-mento nella vecchia corte napoletana. Per accoglierla Ferdinando II ma-lato si recò a Bari6, aggravando ulteriormente le condizioni di salute, chelo porteranno non molto tempo dopo alla morte. Intorno al suo arrivo simobilitò la città7.

Assistita durante il viaggio dalla fida cameriera Nina Rizzo, il 3 feb-braio sbarcò. Così De Cesare racconta il primo incontro con Francesco ecol Regno:

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5 B. Quaranta, Del viaggio di Sua Maestà il Re N.S. per le Puglie in occasione dellefaustissime nozze di S.A.R. il duca di Calabria con S.A.R. Maria Sofia Amalia duchessain Baviera, in «Annali civili del Regno delle Due Sicilie», CXXX, 1859, XLIX, pp. III-XLIX.

6 Sulle difficoltà del viaggio e sugli effetti del passaggio del re fra le popolazioni,soprattutto pugliesi, v. ivi, pp. VII sgg.; F.P. Castiglione, Una regina contro il Risorgi-mento, cit., pp. 27 sgg. Sul tema dei viaggi reali cfr. A. Spagnoletti, Storia del Regnodelle Due Sicilie, il Mulino, Bologna 1997, pp. 85-88.

7 Sui grandi preparativi per le feste, con cortei, bande e passaggi nelle varie cittàpugliesi fino a Bari, v. Programma delle funzioni che avranno luogo in occasione del-

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A lei, e al maestro di casa Leopoldo Raucci, Maria Sofia aveva più volte do-mandato, con infantile curiosità, durante il viaggio, se il duca di Calabria fos-se veramente brutto, come n’era corsa voce a Monaco; e donna Nina e ilRaucci l’avevano assicurata che non era punto brutto ed erra poi tanto buo-no, ma quando lo vide nella lancia reale, nel bel costume di colonnello degliussari, ne riportò una grata impressione, e andandogli incontro sulla scaletta,con molta disinvoltura gli porse la mano e lo saluto con queste parole: “Bonjour, François”. Ed egli afferrandole tutte e due le mani, la baciò in fronte, di-cendole, non senza qualche imbarazzo: “Bon jour, Marie”, e rimasero soli aparlare in un angolo del bastimento, sino a che non fu tutto pronto per losbarco...La sposa vestiva un ricco abito da viaggio, con magnifiche pellicce, e fu na-turalmente la più festeggiata. I suoi occhi neri, i copiosi capelli castagni, biz-zarramente acconciati, l’alta ed elegante persona, l’espressione dolce e in-fantile del volto, l’aspetto di grande dama, le conquistarono ad un tratto lesimpatie di tutti, che a coro la proclamarono bellissima, felicitandone Fran-cesco. Le grida salivano al cielo, e gli applausi continuarono insistenti sino alpalazzo, al cui balcone gli sposi, chiamati dalle grida festive della moltitudi-ne si dovettero ripetutamente mostrare8.

Clima entusiasta che coinvolse anche la celebrazione del matrimo-nio9, nonostante che lo sposo Francesco apparisse timidissimo, inesper-

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l’arrivo in Manfredonia o in altro sito dove pel tempo fortunale potrà approdare ilReal Vapore che condurrà S.A.R. la principessa D. Maria Sofia Amalia duchessa diBaviera augusta sposa di S.A.R. il duca di Calabria D. Francesco Maria Leopoldoprincipe ereditario non che delle funzioni che si eseguiranno in Foggia in Caserta e inNapoli, Dalla Reale Tipografia, Napoli 1859; B. Quaranta, Del viaggio di Sua Maestà ilRe N.S. per le Puglie, cit.

8 R. De Cesare, La fine, cit., I, p. 391. V. anche Programma delle funzioni, cit. Perl’occasione si ebbero anche iniziative di altro tipo come i monti: Inaugurazione delmonte civico pecuniario duca di Calabria instituito dalla città di Caserta ad onoran-za e memoria delle lietissime nozze di S.A.R. il principe ereditario con l’augusta prin-cipessa Maria Sofia di Baviera, Gaetano Nobile, Napoli 1859.

9 Tra i numerosi omaggi che furono tributati agli sposi v. Per gli augusti sponsalidi S.A.R. Don Francesco Maria Leopoldo principe ereditario del Regno delle due Siciliee S.A.R. donna Maria Sofia Amalia Duchessa di Baviera omaggio sebezio, Padoa, s.l.[1859?], che contiene molte composizioni poetiche, tra cui quella dell’ufficiale di cari-co del ministero della Guerra F. Ferrari, Per le faustissime nozze degli augusti France-sco Maria di Borbone principe ereditario delle Due Sicilie e Maria Sofia Amalia princi-pessa in Baviera, ode, Real Tipografia Militare, Napoli, 8 gennaio 1859; C. Padiglione,Il Blasone della real casa di Barriera, letto in occasione delle nozze di S.A.R. donFrancesco Maria Leopoldo duca di Calabria con Maria Sofia Amalia duchessa di Bar-riera, s.n., Napoli 1859. Cfr. inoltre P. Altavilla, Alle loro reali maestà Francesco Secon-do e Maria Sofia Amalia, Stab. Tip., Napoli 1859; Per le auspicatissime nozze di S.M.Francesco Maria duca di Calabria principe ereditario di Napoli con S. A. Reale l’arci -

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to. Abbondarono invece in onore degli sposi feste e occasioni mondane,che continuarono anche dopo il ritorno a Napoli, nella reggia di Caser-ta10. Francesco, molto preso dalla bellezza della moglie, la assecondava,

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duchessa Maria Sofia Amalia di Baviera, N. CAPPONI decano dell’augusta Basilica lo-retana e cappellano regio e D. AGNELLO VENEROSI de’ min. conv. Penitenziere in dettaBasilica e Cappellan dei Farnesi, s. l. n. t.; P. Caruso, Serto poetico per le nozze del du-ca di Calabria Francesco M. Leopoldo principe ereditario del regno delle Due Sicilie edella principessa Maria Sofia Amalia di Baviera, pubblicato per cura del canonico P.C., dalla stamperia del Vaglio, Napoli 1859; G. Danieli, Nella fausta ricorrenza dellosposalizio di S.A.R. il duca di Calabria con la duchessa Maria Sofia Amalia di Bavieranel gennaio 1859, ode saffica, s. l. [1859?]; G. Favia, Pel faustissimo giorno delle nozzedella principessa di Baviera Maria Sofia Amalia con sua altezza reale Francesco Bor-bone duca di Calabria principe ereditario delle Due Sicilie, canzone, s.l.t., circa 1859;A sua eccellenza Pietro Antonio Sanseverino principe di Bisignano [...] questo poveroomaggio di costante devozione e riconoscenza alla maestà del re Ferdinando secondonella fausta occasione delle auspicatissime reali nozze di Francesco Maria Leopoldocon Maria Sofia Amalia [...] ANTONIO GIUSEPPE FIORATTO [...] osa umilmente offerire, [car-me], Napoli, febbraio 1859, s.n.t.; G. Giustini, Pel fausto imeneo di S.A.R. il Duca diCalabria principe ereditario del regno delle Due Sicilie colla principessa Maria SofiaAmalia, inno per musica, s.l.t.., 1859; G. canonico Moscatelli, Pel faustissimo giornodelle nozze della principessa di Baviera Maria Sofia Amalia con sua altezza serenissi-ma Francesco Borbone duca di Calabria principe ereditario delle Due Sicilie, sonetti,s. l. n. t, circa 1859; a Livio Parladore, vescovo di S. Marco e Bisignano, in Calabria Ci-teriore) si deve Pel solenne connubio delle LL. AA. RR. il duca di Calabria FrancescoMaria Leopoldo e Maria Sofia Amalia duchessa di Baviera, inno di monsignor L.P.,Stab. Tip. F. Vitale, Napoli 1859; Discorso per la solenne benedizione delle faustissimenozze della principessa di Baviera Maria Sofia Amalia con sua altezza reale France-sco Borbone duca di Calabria, principe ereditario delle due Sicilie recitato da monsi-gnor FRANCESCO PEDICINI, Tipografia di Domenico e Nicola Cannone, Bari 1859; G. Pe-troni, All’altezza reale del duca di Calabria principe ereditario del regno delle Due Si-cilie per le fauste nozze con la reale principessa Maria Sofia Amalia di Baviera, s.l.t.,circa 1859; Per le faustissime nozze di sua altezza reale il duca di Calabria FrancescoMaria Leopoldo principe ereditario del regno delle due Sicilie con sua altezza realeMaria Sofia Amalia duchessa in Baviera, canzone del commendatore BERNARDO QUA-RANTA, dalla Reale Stamperia, Napoli 1859; Per le faustissime nozze di S.A.R. il Duca diCalabria D. Francesco Borbone principe ereditario del Regno delle Due Sicilie conS.A.R. la principessa Maria Sofia Amalia duchessa in Baviera, G. Limongi, Napoli1859; Per l’avvento al trono del regno delle Due Sicilie di S.M.R. Francesco II e per leauguste sue nozze con S.M.R. Maria Sofia Amalia di Baviera [La danza augurale,cantata di NICCOLA SOLE, musica del cav. SAVERIO MERCADANTE], Tip. G. Nobile, Napoli1859; Per le fauste nozze delle A.A. R.R. il Duca di Calabria e l’Arciduchessa Maria So-fia Di Baviera. Omaggio del tipografo FRANCESCO LAO, Stab. Tip. Francesco Lao, Paler-mo 1859.

10 Per le feste celebrate nella città di Napoli i giorni XXIV XXV XXVI di luglioMDCCCLIX quando le loro maestà il re e la regina del Regno delle due Sicilie France-sco II e Maria Sofia Amalia recaronsi in forma pubblica al duomo tennero gran ba-ciamano e onorarono la prima volta il real teatro di S. Carlo, Epigrafi del commenda-

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lasciava che si circondasse di cani e uccelli, ma appariva troppo succubedella matrigna11. Ferdinando malato si preparava a gestire la situazioneinternazionale che avrebbe portato al crollo del Regno.

La fine del Regno

Ma quale era la condizione del Regno in cui Maria Sofia sembravaessere giunta solo per partecipare ad una vita festosa coi cognati? La rea-zione successiva al fallimento della rivoluzione del 1848 aveva allontana-to da Napoli molti esponenti delle borghesie e della nobiltà, tra i più im-pegnati, negli anni del regno di Ferdinando II, a scuotere il paese dalprovincialismo e a spingerlo su standard europei.

La politica degli Stati italiani nel decenni 1849-59 era stata diversa-mente orientata e certamente il Regno sardo appariva quello che più siera aperto ad una visione liberale disponibile a colloquiare con la Fran-cia e l’Inghilterra: aveva mantenuto in vigore lo Statuto albertino e quin-di un parlamento, aveva svolto un ruolo attivo nelle controversie inter-nazionali, si era fatto portatore di un riformismo capace di dare dinami-smo alla realtà economica e sociale del paese.

Gli eventi del 1860 ne furono la conferma. L’alleanza tra Cavour e Na-poleone III, l’ultimatum lanciato il 16 aprile dal governo di Vienna di di -sarmo al Piemonte per mantenere la pace, la mobilitazione da parte del-l’imperatore francese, la posizione egemonica dello Stato sabaudo nellarivoluzione italiana contro l’Austria, la fuga di Leopoldo di Toscana da Fi-renze in seguito al moto insurrezionale, furono le avvisaglie della secon-da guerra d’indipendenza, iniziata il 29 aprile del 1859 con le truppe fran-co-piemontesi che varcarono i confini del Lombardo-Veneto. Dimostra-zioni si ebbero in tutta Italia ed anche a Napoli a favore del Piemonte.

In questo frangente Ferdinando II morì il 22 maggio 1859, due giornidopo la sconfitta degli Austriaci a Montebello e tredici giorni prima della

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tore Bernardo QUARANTA, Barone di Fusaro e Sanseverino, 27 luglio 1859, s. l. n.; Perle faustissime nozze di S.A.R. il duca di Calabria D. Francesco M.a Leopoldo principeereditario del regno delle Due Sicilie con S.A.R. Maria Sofia Amalia di Baviera festeg-giate nel Real Teatro S. Carlo, Stab. Tip. Gaetano Nobile, Napoli 1859 (furono rap-presentati L’Olimpo e il Walhalla o La danza augurale, cantata del poeta e musicistalucano Niccola Sole, musica del pugliese Saverio Mercadante, artista di fama interna-zionale; Pel 4 ottobre 1859 onomastico di S.M. il Re delle Due Sicilie Francesco Secon-do e natalizio di S.M. la Regina sua augusta consorte Maria Sofia Amalia. Ode, s.l.[1859?].

11 Francesco II di Borbone, Da Gaeta ad Arco, diario di Francesco II di Borbone.I° gennaio 1862-24 dicembre 1894, a cura di A. Gentile, Arte Tipografica, Napoli 1988.

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decisiva battaglia di Magenta, a 49 anni, lasciando il regno nelle mani diun re incapace di governare.

Maria Sofia si ritrovava regina a diciotto anni, situazione non facilené nella vita di corte, ove doveva subire l’invadenza della suocera MariaTeresa, verso la quale Francesco era sempre umile e servizievole e allaquale era ossequiente la maggior parte della corte stessa, né nella situa-zione politica che si profilava.

A corte cercava di reagire spendendo in abiti, acconciature, fumandodavanti ai familiari, andando a cavallo, tirando di scherma, riuscendo afar accettare la presenza di cuccioli in sala da pranzo, facendosi fotogra-fare in varie pose e frequentando lo studio del fotografo francese Grilleta palazzo Berio, facendo bagni di mare nelle acque del porto militare,abitudini che la collocavano in vista sui giornali mondani europei, tipo il«Journal des dames», a gara con la sorella Elisabetta, imperatrice d’Austriae con l’imperatrice Eugenia, moglie di Napoleone III. La sua personalitàla rendeva protagonista tuttavia anche in episodi pubblici e politici: pe-rorò l’abolizione della schedatura degli attendibili, cioè dei cittadini so-spettati di essere liberali; in occasione della rivolta dei mercenari svizzeri(il governo svizzero aveva ordinato di togliere dalle loro insegne i sim-boli cantonali), il 7 luglio, fu lei, rispetto al marito confuso e spaventato,a trattare coi rivoltosi.

A Napoli giunse l’inviato di Cavour, il conte di Salmour, inizialmentecon proposte di tipo federativo e di una lega antiaustriaca, programmasommariamente condiviso dal principe Carlo Filangieri di Satriano12, mafallito. Dopo la morte di Ferdinando la giovane regina era divenuta pun-to di riferimento del partito costituzionale e Filangieri, dietro sua pressio-ne, fu nominato capo del governo. A corte i due ebbero l’opposizionedel partito austriacante di Maria Teresa, che intendeva far subentrare sultrono il conte di Trani. Scoperto il complotto, Francesco II giustificò tut-tavia la matrigna. Sempre più era lei comunque presente, mentre il repreferiva alla politica le letture ascetiche.

Come contraltare all’immobilismo politico, in un’esplosione di mon-danità, si vociferava che Maria Sofia, molto corteggiata, avesse variamanti, tra cui l’ambasciatore di Spagna Bermudez de Castro.

Intanto con plebisciti erano annessi al Piemonte Toscana, Emilia eMarche, territori pontifici, si verificavano i moti in Sicilia ad opera di Ro-solino Pilo e Francesco Riso, ferocemente repressi, il regno era travoltodalla spedizione dei Mille.

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12 R. De Lorenzo, Carlo Filangieri, in Dizionario Biografico degli Italiani, Istitutodella Enciclopedia Italiana, Treccani, XLVII, Roma 1996, pp. 568-573.

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Nell’intricata vicenda della spedizione garibaldina e della disfattadell’esercito napoletano si attribuì a lei un generico favore per la conces-sione della Costituzione, pur con qualche perplessità per la difficile si-tuazione generale. Francesco II invece apparve indeciso, vittima dell’ine-sperienza, di consiglieri poco affidabili, di generali vecchi e poco incisi-vi. Garibaldi attraversò lo stretto, risalì dalla Calabria, mentre si precisavaprogressivamente la volontà cavouriana di smorzare l’iniziativa garibaldi-na, inserendola nella strategia piemontese. La sconfitta dell’esercito bor-bonico, i disordini a Napoli, le manifestazioni unitarie, generarono unclima di incertezze, inquietudini, diserzioni, anche per la incapacità ge-stionale del sovrano, che decide di trasferirsi a Gaeta col resto dell’eser-cito e della flotta.

Maria Sofia partì il 6 settembre congedandosi dalle dame di cortecolla promessa di tornare presto. Francesco lasciò molti oggetti di valore,Sofia tutto il suo guardaroba. Imbarcatasi sul “Messaggero” con una ven-tina di persone, sbarcò a Gaeta il 7.

Da questa fase il protagonismo e l’impegno politico della regina fu-rono più evidenti. Sconfitti i garibaldini a Capua, Maria Sofia dava ancheconsigli militari al marito e ai generali, alcuni dei quali, come von Me-chel, furono poco pronti nell’eseguire gli ordini. La battaglia del Volturnodel 1° ottobre, con le truppe affidate al vecchio maresciallo Giosuè Ri-tucci, vide episodi eroici da entrambi le parti. Garibaldi corse il rischio dimorire ed essere fatto prigioniero, Francesco partecipò personalmentealla battaglia. La finale vittoria garibaldina si verificò con una sconfittamolto onorevole per i napoletani.

Il 3 ottobre intanto Vittorio Emanuele mosse attraverso lo Stato dellaChiesa in direzione di Napoli, il 19 ottobre il suo esercito travolse le resi-due truppe napoletane di Francesco, il 21 le popolazioni del regno vota-rono il plebiscito per l’annessione, il 26 Garibaldi incontrava VittorioEmanuele a Taverna Catena e lo definiva re d’Italia. Il 2 novembre cade-va Capua, quindi l’esercito ripiegava su Gaeta.

A Capua erano affluiti tutti i reparti dell’esercito, a Gaeta erano con isovrani il nunzio apostolico e i ministri di vari Stati esteri, nonché il nuo-vo ministero, presieduto da Francesco Casella. Nella capitale provvisoriaella si dedicò col marito a riorganizzare l’esercito, divenne punto di rife-rimento, capace di suscitare entusiasmo nell’armata, nei fedeli che ave-vano seguito i reali a Gaeta, nelle popolazioni dei territori circostanti.Confezionava personalmente medaglie con nastrini colorati, i nastrinidella regina, che quasi tutti i soldati portavano sul petto.

Indossava anche una personale uniforme, un costume calabrese,tailleur nero di taglio maschile, con su il mantello nero dei montanari,

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stivali neri, tacco basso e rozzi speroni, cappello nero a cono e larghefalde, usato dai contadini di Calabria. Caso significativo del simbolismodegli abiti, per avvicinarsi al mondo dei contadini, dei ceti più emargina-ti, un look che divenne simbolo della resistenza borbonica e che rappre-sentava un ideale eroico femminile, tipicamente ottocentesco, capace diconciliare audacia guerriera, bellezza e fascino muliebre13. La regina ap-pariva quasi per vocazione proiettata su forme più consapevoli della co-municazione dinastica e sulla costruzione pubblica della propria imma-gine: usava le medaglie, i nastrini, gli abiti, la fotografia, sempre più fre-quente, in compagnia del marito o di altri personaggi importanti. Attra-verso questi canali si attuava anche un ribaltamento dei ruoli, si verificala sua capacità di tagliarsi uno spazio egemone14.

Se le vicende finali del Regno comportarono una rivalutazione dellafigura di Francesco, fu tuttavia soprattutto evidente il protagonismo dellaregina all’assedio di Gaeta, nonostante le definizioni di Daudet (lei reinede tragédie, lui roi d’opérette): tra i soldati fedeli ella si distinse per co-raggio, decisione, dinamismo, spirito di sacrificio, umanità, apertura ver-so il prossimo, visitando ospedali e feriti, a cavallo, con l’abito scuro allacalabrese, andando sulle batterie, incurante dei bombardamenti, espri-mendo fiducia illimitata nei soldati. Sfiorata dalle schegge di un proiettiledurante i bombardamenti, non esitò ad affrontare il fuoco in prima linea.

In tal modo Maria Sofia divenne punto di riferimento di molti aristo-cratici filo legittimisti che combatterono nella zona, fu protagonista dinumerosi momenti di eroismo. Nonostante il blocco navale per la pre-senza di navi piemontesi dell’ammiraglio Carlo Persano, il tifo, la man-canza di cibo, polvere e munizioni, il bombardamento dell’artiglieria pie-montese, l’assedio durò fino al 13 febbraio 1861, quando fu firmata la ca-pitolazione.

L’Europa cominciò a guardare a lei con ammirazione e simpatia, inFrancia venne paragonata alla intrepida duchessa di Montpensier, eroinadella seconda Fronda.

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13 Cfr. M.R. Pelizzari, Donne virili. Maschile/femminile nell’immaginario eroico,in L. Guidi-A. Lamarra (a cura di), Travestimenti e metamorfosi. Percorsi dell’identitàdi genere tra epoche e culture, Filema, Napoli 2003, p. 27. Nello stesso volume v. L.Guidi, Patriottismo femminile e travestimenti sulla scena risorgimentale, per le consi-derazioni sulla “donna in armi”, riferite alle donne del Risorgimento, in particolare pp.72 sgg.

14 Sulle varie modalità di essere protagoniste delle regine, pur tra eventi e percor-si standardizzati, cfr. G. Motta (a cura di), Regine e sovrane: il potere, la politica, la vitaprivata, Franco Angeli, Milano 2002, in particolare l’introduzione, pp. 7-10.

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L’esilio: come gestire la leggenda

In contrasto con una corte dominata da pregiudizi e dalla regina Ma-ria Teresa, Maria Sofia appare alternativa anche rispetto al marito, timido,condizionato da un’educazione religiosa bigotta e chiusa, chiamato Lasa(da lasagna) dal padre: privo di personalità dominatrice e di carattere,nei momenti critici Francesco appare marginale, vive di luce riflessa. Èlei l’“eroina di Gaeta”, l’“eroina dimenticata”, come amarono chiamarla ibiografi, è ancora per Marcel Proust ne La prisonnière, “femme héroïque,...reine-soldat”, pronta a combattere e ad alleviare le sofferenze dei de-boli, è lei la donna “bella e degna del suo trono”, capace di potenziare ledoti degli uomini, descritta da D’Annunzio ne Le vergini delle rocce. Glistorici che l’hanno elogiata ed eroicizzata sono stati ovviamente per lopiù filoborbonici o nostalgici, sì che le sue biografie risentono di un pro-cesso costruttivo ad aedificandum molto evidente; in questo processo,condividibile o meno, ciò che conta tuttavia è il modo di gestire il poterefamiliare e dinastico di una famiglia spodestata, la capacità di mantenerein vita una identità agendo con proprie strategie, politiche e culturali,che tengano anche conto del cambiamento degli attori sociali tra Otto-cento e Novecento15.

In esilio a 19 anni, a Roma, dove è accolta dal papa e dalla nobiltàromana16, in un ambiente dominato dall’entourage reazionario di MariaTeresa, rimpiange Napoli, il clima del golfo. Trascorre il tempo con la so-rella minore, Matilde, che nel giugno 1861 avrebbe sposato il conte diTrani, fratellastro del re. Si dedica al tiro alla carabina, all’equitazione, di-lungandosi in escursioni, nei dintorni di Roma, coll’ambasciatore spa-gnolo Bermudez de Castro.

La giovane donna inizia una politica di organizzazione per la ricon-quista del Regno, fomentando il brigantaggio, aggregando intorno a sénuove forme di patriottismo, cariche di revanchismo dinastico e territo-riale. Ormai rappresenta il simbolo della lotta indipendentista del regno,ruolo che si è conquistato a Gaeta, è famosa in Europa, riempie i rotocal-chi dell’epoca, data la bellezza e il tipo di vita che conduce, ha un vastopubblico di ammiratori e ammiratrici, soprattutto nobili, che le inviano indono oggetti preziosi per dimostrarle la loro solidarietà. Lavora moltoper la riconquista del regno e non trascura una autonoma vita sentimen-

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15 Cfr. L. Guidi, introduzione a L. Guidi (a cura di), Scritture femminili e storia,Clio Press, Napoli 2004, p. 37.

16 P. Calà Ulloa, Un re in esilio. La corte di Francesco II a Roma dal 1861 al 1870,Memorie e diario inediti pubblicati con introduzione e note di Gino Doria, Laterza,Bari 1928.

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tale; tra i presunti amanti è l’ufficiale belga Armand De Lawayss, da cuisarebbero nati due gemelli17.

In questa campagna scandalistica, ad opera probabilmente di gruppifilopiemontesi, rientra anche quello che è stato considerato il primo fa-moso fotomontaggio della storia: nel 1862 sono fatte pervenire al papa, aFrancesco II, a Napoleone III, alle corti d’Austria e Baviera e ai più emi-nenti personaggi della diplomazia foto di una donna nuda in pose auda-ci, col volto di Maria Sofia. Falso che è poi confessato dagli autori, i co-niugi Antonio e Costanza Diotallevi18, che avevano agito per iniziativa dialcuni agenti del comitato filopiemontese, autore anche di un tentativodi rapimento di Francesco II. La stessa Maria Sofia subisce un’aggressio-ne durante una passeggiata al Pincio.

Divenuto pesante per vari motivi l’ambiente romano, ella parte perMonaco nel giugno 1862, ufficialmente per motivi di salute, secondo altriper portare a termine la indesiderata gravidanza. Erano trascorsi solo treanni dal suo arrivo a Napoli.

Giunta a Monaco, indi nella nativa Possenhofen a settembre, nei pri-mi di ottobre si ritira nel convento delle Orsoline ad Augsburg. Su solle-citazione del marito e della madre nell’aprile 1863 ritorna a Roma, nellanuova sede di Palazzo Farnese. È l’anno del grande brigantaggio nelMezzogiorno con i vari Crocco, Chiavone, Ninco Nanco, ma in realtà lamaggior parte degli Stati riconosce ormai lo Stato italiano ed i reali bor-bonici vedono allontanarsi molti di quelli che in un primo momento liavevano sostenuti. Maria Sofia ha perso la prorompente gioia di vita deiprimi anni, si riavvicina al marito e agli affetti familiari. Nauseata dagli in-trighi di corte e dagli inganni della politica, accoglie a Roma nel 1863Massimiliano II di Baviera e nel 1864 Massimiliano d’Asburgo, imperato-re del Messico, con la moglie Carlotta.

Nel 1867, dopo le vicende della III guerra d’indipendenza, torna inBaviera con la sorella Matilde, mentre a Roma un’epidemia di colerainduce Francesco a trasferirsi ad Albano i primi di luglio. In agostomuore per tale malattia Maria Teresa, tra atroci dolori, assistita da Fran -cesco.

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17 M.L. Wallersee Wittelsbach Larish, Meine Vergangenheit oder Die Heldin vonGaeta, F. Fontane & Co., Berlin 1913, Leipzig 1936, trad. it., Mia vita con gli Asburgofino alla tragedia di Mayerling, a cura di A. Crimi, Italia Letteraria, Milano 1975. Lacontessa Marie Louise Larish riferì alcuni anni dopo della relazione col De Lawayss.Uno dei gemelli sarebbe stata la stessa Larish.

18 Le rivelazioni impunitarie di Costanza Vaccari-Diotallevi nella causa Venan-zi-Fausti ed altri documenti relativi, pubblicati con considerazioni e note dal Comita-to nazionale romano, Tipografia Nazionale, Roma 1863.

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Maria Sofia partecipa alla battaglia di Mentana contro i garibaldiniche intendevano marciare su Roma, rivivendo le modalità della difesa diGaeta, con atti di incoraggiamento verso i soldati, cura dei malati e, an-cora una volta, l’uso di una “divisa”, un bianco grembiule con grandi ta-sche pieno di sigari e dolciumi per i militari19.

Fallito a Mentana il tentativo garibaldino di conquista di Roma, nelnovembre Maria Sofia torna a Roma per ripartire dopo non molto, a me-tà del 1868, per la Baviera. La mancanza di figli, mentre il fratellastro delre, Alfonso, conte di Caserta, sposa la figlia del conte di Trapani e generaun erede maschio, mentre l’altro fratellastro Gaetano, conte di Girgenti,sposa l’infanta Maria Isabella di Spagna, la resistenza borbonica che sitrasforma sempre più in un brigantaggio comune, sono tutti aspetti chel’allontanano dalla città eterna.

Vi torna dall’Ungheria, ove era stata ospite della sorella Elisabetta,nell’ottobre 1869, in un clima di rinnovata intesa con Francesco (lui 33anni, lei 27). Nel Natale 1869 partorisce infatti la piccola Maria CristinaLuisa Pia, che morirà per affezione bronchiale nel marzo dell’anno suc-cessivo, forse per le stranezze della governante inglese, che sottoponevala bimba a bagni freddi. Non le vengono quindi risparmiati i dolori, dallaperdita del Regno all’allontanamento dei due gemelli avuti dall’amante,alla morte della figlia.

Nell’aprile 1870 i reali lasciano definitivamente Roma, prima dellaguerra franco-prussiana e dell’ingresso delle truppe del generale Cador-na nella città il 20 settembre, con la breccia di Porta Pia. In estate viag-giano per la Germania, Vienna, Budapest, il re si reca a Costantinopoli,quindi in Baviera, mentre Napoleone III è sconfitto a Sedan. Dal 1872 isovrani fanno frequenti viaggi a Parigi e nel sud ovest della Francia, nel1872 a Lourdes, nel 1873 sono definitivamente a Parigi, in un villino fra ilFauburg Saint-Antoine e Vincennes20.

Poco più che trentenne, sempre bellissima e affascinante, disponibileper gli umili, amante della natura, conduce una vita ritirata e riservata, an-che perché Francesco, senza essere in disagi economici, aveva pur vistoconfiscati la maggior parte dei suoi beni privati dai piemontesi. Frequenta-no pochi amici, tra i quali il banchiere Rodolfo di Rothschild, i cui puro-sangue Maria Sofia amava cavalcare nel bosco di Vincennes. Alle malattie(verso i 40 anni Francesco soffre di diabete) si aggiungono lutti familiari21.

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19 A. Petacco, La regina, cit., p. 198.20 Secondo Petacco invece Francesco dopo il 1870 si stabilisce nel piccolo castel-

lo sul lago di Starnberg, col nome di conte di Castro, e la coppia vivrà quasi sempreseparata. A. Petacco, La regina, cit., p. 207.

21 Si suicida in un lago bavarese nel 1886 Luigi, conte di Trani, marito di Matilde;

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A metà del 1894 i reali sono di nuovo in Baviera e a fine anno Fran-cesco si reca ad Arco, nel Trentino per “passare le acque”, dove MariaSofia lo raggiunge il 20 dicembre. Qui il 27 dicembre 1894 muorel’ultimo re di Napoli. Maria Sofia ha 53 anni22.

Alle soglie del secolo XX

Accanto ai viaggi Maria Sofia coltiva dal 1860 l’intento di tornarenel Regno, con qualsiasi mezzo. È perciò sospettata dallo Stato italianodi essere ispiratrice dei moti di Milano del 1898, che avevano vistol’eccidio della popolazione da parte del generale Bava Beccaris; si sa-peva infatti dei suoi rapporti con gli anarchici, in particolare con ErricoMalatesta e con Charles Malato, giornalista parigino, e di un suo asse-gno di 120.000 franchi, avallato dal banchiere amico barone Rodolfo diRothschild, versato ad un giovane ingegnere di idee sovversive arresta-to a Como.

Alla morte del marito lascia il villino parigino di Saint-Mandé e si tra-sferisce a Neuilly sur Seine, 94 Boulevard Maillot, vicino Parigi, ove im-pianta un allevamento di equini. Continua la mattina, quasi sessantenne,ad uscire a cavallo nei boschi di Neuilly, legge molti giornali, francesi eitaliani, riceve cittadini del regno perduto, mantiene rapporti epistolaricon sudditi napoletani, invia pensioncine ad ex dipendenti, pur senzadisporre di molto. Proust anzi nella Prissonnière la giudica povera rispet-to al gran mondo parigino23.

Dopo l’assassinio di Monza di Umberto I da parte dell’anarchicoGaetano Bresci, che affermò di voler con tale gesto vendicare gli statid’assedio di Sicilia, Lunigiana, Milano, il 29 luglio 1900 si sospetta un suocoinvolgimento nel fatto (Giolitti ritiene che il regicidio sia legato allacorte di Maria Sofia). D’altra parte molte sono le voci sui suoi rapporticon esponenti socialisti e anarchici e sull’appoggio che avrebbe loro pre-stato: la villa Hamilton di Neuilly vede un frenetico andirivieni di perso-naggi misteriosi, gli anarchici Charles Malato, Errico Malatesta. Desta so-

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nel 1888 muore il duca Massimo, padre di Maria Sofia; nella tragedia di Mayerlingmuoiono Maria Vetsera e Rodolfo d’Asburgo, erede al trono austroungarico e nipotedi Maria Sofia, figlio di Sissi; nel 1890 muore la madre Ludovica.

22 Secondo Petacco Maria Sofia giunge ad Arco per i funerali, perché i due vive-vano da tempo separati. A. Petacco, La regina, cit., p. 211.

23 Muore nel 1897 la sorella minore Sofia nell’incendio del bazar della Charité aParigi. Nel 1898 la sorella Sissi è assassinata a Ginevra dall’anarchico italiano Luigi Lu-cheni.

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spetti la scomparsa dalla circolazione di Angelo Insogna, la primula ros-sa del legittimismo borbonico, consigliere di Maria Sofia24.

L’eroina di Gaeta, amica di briganti e anarchici, all’inizio del secolo sitrova senza alleati, compresi il Vaticano e il governo di Vienna, più viciniallo Stato italiano. Nella villa di Neuilly non circolano più Malatesta e glialtri abituali frequentatori. Maria Sofia si impegna tuttavia su un altrofronte, d’accordo con l’arciduca Francesco Ferdinando, figlio della sorel-la di Francesco II, Maria Annunziata, nipote di Francesco Giuseppe eerede al trono asburgico. Si tratta di spingere lò Stato italiano ad usciredalla Triplice per favorire una successiva reazione degli imperi centralicontro l’ex alleato. Quando nel 1914 l’Italia, dopo l’assassinio dell’arcidu-ca Francesco Ferdinando, rifiuta di entrare in guerra e si dichiara neutra-le, il progetto sembra attuarsi, per il mancato rispetto della Triplice, conconseguente rafforzarsi del partito antitaliano a Vienna. Con l’inizio dellaguerra l’ex regina è costretta a lasciare precipitosamente la sua residen-za, dato il suo favore per gli imperi centrali; si ritira in Baviera, a Mona-co, dove la sua attività, nei dieci mesi che trascorrono dall’inizio del con-flitto all’entrata in guerra dell’Italia a fianco di Francia e Inghilterra, è co-stantemente seguita dai servizi segreti italiani.

Si fa chiamare duchessa di Castro, titolo scelto da Francesco II a Ro-ma, risulta invischiata in casi di corruzione di funzionari di polizia, nellesovvenzioni a giornali neutralisti, in relazione con affaristi e uomini poli-tici romani, che avevano avviato attività di contrabbando in direzionedell’Austria. Dopo l’entrata in guerra dell’Italia è al centro di operazionidi sabotaggio sovvenzionate dai servizi tedeschi. Sono con lei altre damed’avventura, come l’amica contessa Frida Ricci Pozzoli, che è in rapporticolle corti di Vienna e Berlino, poi arrestata con altri suoi amici, per in-telligenza col nemico e implicazioni affaristiche e spionistiche. Suoiagenti sono anche accanto al papa.

A 73 anni, con una situazione economica non particolarmente flori-da, ha ancora un segretario catanese, il fido Barcellona, ma le mancano icontatti epistolari con gli antichi suoi sudditi, l’omaggio annuale di quel-le cassettine di pasta e di conserva di pomodoro che per tanti anni l’ave -vano per un momento riportata alla sua capitale e al regno del sole, coni suoi odori e atmosfere particolari. Legame coll’antico regno che la spin-ge dopo Caporetto a visitare i campi di concentramento dei prigionieriitaliani, per conoscere ed assistere i meridionali.

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24 Era forse in atto un progetto anarchico-borbonico per la liberazione di Brescidall’isola di Santo Stefano e l’accensione di fuochi rivoluzionari nell’ex Regno. A. Pe-tacco, La regina, cit., Gaetano Bresci si “suicidò” in carcere il 22 maggio 1901.

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Vive in Germania il primo dopoguerra, con la proclamazione dellarepubblica di Weimer il 9 novembre 1918. In aprile 1919, durante la re-pubblica dei Consigli degli operai, è testimone di scontri e combattimen-ti nelle strade. Ha ormai 77 anni, mantiene ancora rapporti con qualchefedele napoletano, ma l’inflazione la riduce in ristrettezze finanziarie. Ènel novembre 1923 a Monaco, quando il putsch nazista di Hitler e Lu-dendorff viene stroncato dal governo bavarese e dall’esercito; intervista-ta nel novembre 1924 dal genovese Giovanni Ansaldo, inviato del «Cor-riere della sera», esprime tristezza sui folli eventi che ancora colpivanol’Europa. Tristezza che coinvolge anche le vicende personali e si focaliz-za in un attacco ai Savoia25.

Muore il 18 gennaio 1925 a Monaco, a 83 anni26.

Le motivazioni del mito

Difficile risulta resistere al fascino di questa donna che muore in etàavanzata, ma la cui immagine prevalente è quella della giovane reginabellissima e carismatica. Eppure l’exemplum si costruisce su un percorsodi vita complessivo in quanto rivelatore di una serie di modificazioni delcostume che vanno al di là della vicenda singola. Maria Sofia infattiesprime, in parte per motivi caratteriali, in parte come riflesso dei tempi,nuovi modelli regali, che ricercano il consenso con modalità trasversali,nella dimensione dell’esilio, sviluppando una serie di alleanze politichee di messaggi costruttivi conseguenti.

L’esilio che la storiografia risorgimentista ha collegato di solito allevittime dei moti, alla reazione, alle sette, estende il suo campo di riferi-mento, si democratizza all’inverso, coinvolge le dinastie, come era suc-cesso dopo la rivoluzione francese del 1789 e durante la dominazionenapoleonica. Il fenomeno appare tuttavia sempre più irreversibile, nonsuscettibile di una rinnovata Restaurazione politica e dinastica. Nel casodi Maria Sofia l’aspirazione a tornare, tramite cospirazioni, intese diplo-

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25 Una parte dell’intervista è tagliata perché ritenuta offensiva verso i sovrani ita-liani Il brano censurato è tuttavia pubblicato su «Il Tempo» proprio il giorno in cui larepubblica italiana consente ai Savoia di riappropiarsi di un milione e mezzo di sterli-ne depositate a suo tempo nella banca britannica. A. Petacco, La regina, cit., p. 257.

26 Nel 1938 i Savoia permettono che i resti mortali dei due sovrani tornino in Ita-lia, a Roma, nella chiesa nazionale delle Due Sicilie, quella di S. Spirito dei napoleta-ni, in via Giulia, dietro palazzo Farnese. Solo il 10 aprile 1984 i loro resti, con quellidella piccola Maria Cristina, sono stati traslati in S. Chiara nella cappella di S. Tomma-so Apostolo.

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matiche, manovre a sfondo politico, fa intravedere il desiderio di ricon-quista anche come necessità di completare una missione regale, promet-tente ma incompleta per la breve durata del regno di Francesco II.

Rimane da chiedersi quanto sia stata proprio l’occasione mancata acreare il mito, quanto questo personaggio al femminile abbia contribuitoal processo di costruzione dell’identità dinastica e politica dei Borboni,della “nazione napoletana” dopo la caduta della dinastia, quindi con mo-dalità diverse da quelle pre-1860.

La sua lunga vita, spesso non supportata da finanze particolarmentefloride, introduce inoltre una tipologia di identità dinastica, che esce dalmondo circoscritto delle corti e si misura quotidianamente colla politicainternazionale e colla società in trasformazione. I regnanti sono oggettodi una riconversione della sacralità del potere che piega i suoi riti alleesigenze della lotta di riconquista, colla ricerca di nuovi alleati nel “po-polo”, non più lontana/vicina massa da coinvolgere con le modalità dei“re taumaturghi”, ma conciliando la fame del meraviglioso ed edificantein esso presente con le tradizionali manovre della diplomazia e con lenuove modalità della politica, anche di stampo socialista e anarchico. Ilsuccesso della causa è ormai possibile solo agendo non più come singo-li, ma come soggetto collettivo.

Questo processo può seguire varie strade, dalla beatificazione di Ma-ria Cristina di Savoia27, all’esaltazione ed eroicizzazione dello spirito mo-dano, degli umori giovanili, del coraggio guerresco di Maria Sofia. Co-munque occorre tener conto dei nuovi modelli di santità ed eroicizzazio-ne del secondo Ottocento che, per assurdo, avvicinano Maria Sofia allemolte patriote del Risorgimento, come lei combattenti, militanti, abituatealla lettura di giornali politici, alla scrittura, alla cospirazione, capaci di ri-baltare, in privato e in pubblico, le tradizionali gerarchie fra i sessi28.

Questi modelli prediligono la femminilizzazione e la giovanilizzazio-ne, riscontrabile anche nella trattatistica e nella letteratura religiosa e ci-vile, nella fortuna delle devozioni al femminile, nel successo delle fonda-

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27 Manuel de bibliographie, biographie et iconographie des femmes célèbres, Rouxet Varengo, Turin-Paris 1900. B. Croce, Maria Cristina di Savoia, R. Ricciardi, Napoli1924. Sul modo di intendere questa scelta religiosa v. S. Cabibbo, La santità femmini-le dinastica, in L. Scaraffia, G. Zarri (a cura di), Donne e fede, Laterza, Roma-Bari1994, pp. 409-416; S. Cabibbo, Beata stirps. Culti e santi sabaudi fra primo e secondoOttocento in La monarchia nella storia dell’Italia unita. Problematiche ed esemplifica-zioni, «Cheiron», 25-26, 1996, p. 289.

28 Cfr. G. Zarri, La memoria di lei: storia delle donne, storia di genere, Società Edi-trice Internazionale, Torino 1996, pp. 77-78; L. Guidi (a cura di), Scritture femminili,cit.

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trici di ordini e missionarie. Maria Sofia vi rientra per il carattere appunto“missionario” del suo lavorio post-unitario, supportato inoltre dal mondoecclesiastico, egualmente ostile allo Stato unitario.

A tutto ciò contribuisce la sua età giovanile, o meglio la sua immagi-ne eternamente giovane, anch’essa in linea col progetto di riconquistacristiana della società che doveva soprattutto coinvolgere le nuove gene-razioni, “alle prese con i problemi di mobilità sociale, della scolarizzazio-ne e dell’inserimento nel mondo del lavoro”29. Il filantropismo, la carità,l’assistenza a cui amava dedicarsi la avvicinano a quelle sante laiche chearricchirono il panorama femminile ottocentesco30.

L’aspetto mondano, il comparire sui rotocalchi dell’epoca, l’essere alcentro di pettegolezzi e presunti scandali, la rende simile invece ad unaltro tipo di donna, moderna e disinibita, riscontrabile in diversi ambien-ti, come quelli anarchici con i quali si diceva avesse rapporti.

Il timore che lo Stato italiano ebbe di lei derivava più da queste dotiaggreganti e carismatiche che dalla reale efficacia e portata delle suepre sunte macchinazioni.

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29 B. Croce, Maria Cristina di Savoia, cit.; S. Cabibbo, Beata stirps, cit., p. 289. 30 G. Duby, M. Perrot (a cura di), Storia delle donne. L’Ottocento, Laterza, Roma-

Bari 1991; L. Scaraffia, G. Zarri (a cura di), Donne e fede, cit.; D. Maldini Chiarito,“Sante laiche”: filantropismo, carità e assistenza in A. Gigli Marchetti, N. Torcellan (acura di), Donna lombarda 1860-1945, Franco Angeli, Milano 1992, pp. 485-498.

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