Sul "De officiis" tra le pagine del "Quaderno di Buenos Aires", «I Quaderni dell'Ingegnere» n.s....

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STUDI

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ELISA ROMANO

Sul «De officiis» tra le pagine del «Quaderno di Buenos Aires»

Il Quaderno di Buenos Aires, edito nel 2011, sui Quaderni del-l’ingegnere, n. 2 della nuova serie,1 comprende, fra materiali etero-genei, un allettante nucleo di appunti dedicato al De officiis, sinoraignoto agli studiosi e che si affronta qui per la prima volta, anchenel ricordo dell’amico Emanuele Narducci. Questo lavoro si colle-ga alle sue eccellenti ricerche sul rapporto fra Gadda e Cicerone, ene costituisce il naturale seguito.

Il Quaderno di Buenos Aires accoglie quarantasei pagine (pp.127-72) di appunti sul trattato ciceroniano. Più precisamente, gliappunti relativi al libro I sono contenuti alle pp. 127-52, quelli ri-guardanti il libro II alle pp. 153-72,2 cui si aggiungono, pp. 197-99,note brevi e disordinate, frammiste a materiali vari, riferibili al Rac-conto italiano di ignoto del novecento, all’Argentina, alla Germaniadi Tacito.3 Le pagine presentano una scrittura per lo più nitida, conpochi interventi correttori, poche integrazioni interlineari, raro usodi abbreviazioni, poche cassature, prevalentemente negli appuntirelativi al libro II (le più consistenti alle pp. 160, 167 e 169) e nelledue bozze di traduzione, di de off. II, 4,13-15 e di II, 19,67.

La disposizione grafica delle due sezioni di appunti, corrispon-denti rispettivamente al libro I e al libro II del trattato ciceroniano,mostra qualche differenza. Per una descrizione dettagliata: la se-zione relativa al libro I si apre con alcune note di traduzione, laprima delle quali, a p. 127, si riferisce a de off. I, 2,6 («Explosa = ri-pudiata»), cui segue uno schema che sintetizza graficamente ilcontenuto dell’opera:

1. CARLO EMILIO GADDA, Il quaderno di Buenos Aires, a cura di Dante Isella eClelia Martignoni, QI, n.s. 2, 2011, pp. 5-84.

2. Per la descrizione archivistica cfr. CLELIA MARTIGNONI, Nota al testo, in C.E.GADDA, Il quaderno di Buenos Aires, cit, pp. 63-84, in particolare p. 65. E cfr. anchePAOLA ITALIA, Il Fondo «C. E. Gadda» dell’Archivio Garzanti (3), QI, 3, 2004, pp.215-33, in particolare pp. 224-27.

3. Cfr. p. 198 del Quaderno: «l’inesausta pubertà dei Germani», traduzione del-l’espressione tacitiana inexhausta pubertas nel cap. 20 della Germania. Il riferimen-to, apparentemente strano e privo di pertinenza rispetto al contenuto del quaderno,può forse essere spiegato come una suggestione derivata dalla lettura dei Discorsialla nazione tedesca di Fichte, che in parte traggono esplicitamente spunto dallamonografia di Tacito (cfr. infra, p. 175).

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Schema della trattazione– Doveri sommi (fines bonorum et malorum)4

– Doveri sommi ma di cui pure “traduntur praecepta” e che quin-di sono materia di argomentazioneAltra divisione: doveri assoluti

doveri comuniTrattazione secondo Cicerone: (5 punti)1. Che cosa è il dovere | 1a Di 2 doveri quale deve passare in prima

linea2. Che cosa è l’utile | 2a Di 2 utilità quale deve passare in prima linea3. Casistica dei conflitti fra utile e dovere

A partire dal cap. 5 gli appunti appaiono ordinati entro una strut-tura che segue la suddivisione in capitoli del testo delle edizioni ci-ceroniane. Più precisamente, ogni blocco di appunti relativo ad uncapitolo, quasi sempre separato con una riga di stacco da quello ri-guardante il precedente capitolo e da quello riferito al successivo,si presenta articolato in due sezioni, la prima delle quali corrispon-de a una sintesi del tema trattato da Cicerone in quel capitolo,mentre la seconda raccoglie note lessicali. A partire dalle note alcap. 8, tale articolazione risponde a un ordine preciso, con l’indi-cazione del numero di capitolo, il tema del capitolo, quasi sempresottolineato e spesso preceduto dalla denominazione «Argomen-to»;5 seguono le annotazioni, spesso precedute dalla denominazio-ne «Lessico» (a volte «Lessico»), e raggruppate, sia pur in manieramolto discontinua e con parecchie omissioni, secondo l’ulterioresuddivisione in paragrafi del testo delle edizioni ciceroniane, con inumeri dei paragrafi segnati a sinistra, più o meno in corrispon-denza del numero del capitolo, ma in corpo minore rispetto a que-st’ultimo: per cui il testo, sia dell’argomento sia delle note lessicali,presenta quasi sempre un rientro a sinistra. A partire dalle note ade off. I, 11,35, cioè dall’inizio di p. 132, ciascuna annotazione è se-gnalata da un trattino a sinistra, e così da questo momento in poiper tutto il testo, fino alla fine del libro II. Ecco un esempio trattoda p. 133 del quaderno:

4. In realtà, la distinzione è fra honestum, sulla base del quale si definiscono idoveri, e utile, non fra doveri (come scrive Gadda, saltando un passaggio) e utile.

5. A partire dal cap. 29 e fino alla fine del libro I il contenuto di ciascun capito-lo appare riassunto, ma viene meno l’uso della denominazione «Argomento», cosìcome le sottolineature.

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13.] Argomento. Promesse ai nemici.Lessico

– temporibus adducti = spinti dalle circostanze– censuit = non diede voto favorevole– mercenarii = giornalieri (mitiga rispetto ai servi)14.] Argomento Della liberalità o beneficenza (beneficentia). 3 Re-

strizioni (1 non nuocere col benefizio ai beneficati; 2 non supe-rare le proprie possibilità economiche; 3 organizzare la liberali-tà secondo i meriti dei benef<icati>)Lessico:

– Deinceps = dipoi, passando da un arg<omento> all’altro– accommodatius = più acconcio

cautio = limitazione, cautela

Le note, il cui numero varia da capitolo a capitolo, corrispondonoquasi totalmente alla successione dei capitoli ciceroniani, con alcu-ne eccezioni (sono privi di annotazioni il capitolo proemiale, I, 1, el’ultimo, I, 45, di cui è segnato soltanto l’argomento), la più rile-vante delle quali è costituita dall’assenza di note relativamente aicapp. 18-20, segnalata dallo stesso Gadda e così spiegata a p. 138del quaderno: «18] / 19] / 20] Senza annotazioni perché tradottioralmente e in fretta».6

Gli appunti relativi al libro II presentano un aspetto differente.Gli argomenti dei capitoli non sono registrati; risultano segnati sol-tanto i numeri dei capitoli, in modo difforme,7 e sono molto pochii casi in cui è segnato il numero di paragrafo. Inoltre non sempre viè corrispondenza fra la voce lessicale latina e il paragrafo cui è at-tribuita (nei non numerosi casi in cui è segnato, il numero di para-grafo risulta spesso annotato accanto a un lemma, ma già i lemmiprecedenti appartenevano a quel paragrafo). Soltanto in un caso, ap. 153, le note, riguardanti de off. II, 1,2, sono rubricate come«Lessico», e a parte quest’unico caso mai. Altre differenze consi-stono nella quantità di note, minore in percentuale rispetto allapur non fittissima densità di quelle relative al libro I,8 e nella già ri-

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6. Cfr. infra, p. 163.7. Abitualmente il numero è segnato a inizio di riga a sinistra, in corpo maggiore

e seguito, anche se non sempre, da parentesi quadra. Ciò vale sempre per i capitolidel libro I, non per quelli del libro II, dove a volte appare seguito da parentesi ton-da o da barra obliqua o con esponente di ordinale (Cap. 1°.–; 10); 12./; Cap. 16°), ea volte al centro della pagina. Il cap. II, 20 porta il segno di paragrafo §. Non sonosegnati i capp. II, 8; 13; 14, mentre il cap. II, 10 è erroneamente segnato come 11, alcentro della pagina.

8. Complessivamente, 25 paragrafi su 90 del libro II non sono oggetto di note.Per quanto riguarda il libro I, non sono oggetto di commento 5 capitoli, per un to-

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cordata presenza di due traduzioni, una delle quali di un intero ca-pitolo, II, 4. Assieme a qualche visibile irregolarità nel ductus, ledifformità rispetto al primo blocco di appunti, la discontinuità e lenumerose imprecisioni nella disposizione delle note rispetto al te-sto latino sono segni evidenti di una stesura meno accurata, proba-bilmente più affrettata.

Il lavoro compiuto qui sui primi due libri del De officiis consistedunque da un lato in una schematica ripartizione degli argomenti(almeno, per il libro I), dall’altro in una raccolta di note per lo piùlessicali. A parte alcune note di contenuto storico, riguardanti so-prattutto passi del libro II, e se si eccettua qualche rara manifesta-zione di interesse personale, che prenderò successivamente in esa-me, gli appunti sono in larghissima prevalenza costituiti da singoleparole o locuzioni latine e dalle equivalenti parole o locuzioni italia-ne: ciò rivela inequivocabilmente il loro carattere scolastico, funzio-nale alla preparazione di un esame universitario. Di tale caratterescolastico sono rivelatori altri elementi: uso di segni di evidenziazio-ne come sottolineature e doppie sottolineature; punti interrogativiche segnalano dubbio; numeri sovrascritti alle parole latine per in-dicare la costruzione della frase; registrazione di paradigmi di verbi;apposizione talora del segno di quantità lunga e breve sull’infinitodi verbi della seconda e della terza coniugazione, oltre alla presenzadi sviste e di errori, di alcuni dei quali non è chiara la genesi.9

Nei suoi appunti, dunque, Gadda ha messo insieme un «Lessi-co», un piccolo dizionario ciceroniano, molto essenziale, compo-sto da pochi vocaboli: non sempre termini rari, ma a volte anche diuso comune, congiunzioni, avverbi, particelle (ut, nam, vel, autem,quidem, omnino), utili forse per fissare dei puntelli per una miglio-re memorizzazione o, più probabilmente, dei punti di riferimentocome sussidio in un lavoro di traduzione. A formulare l’ipotesi cheegli andasse preparando una traduzione scritta induce innanzituttola presenza già ricordata di due traduzioni, inserite nel blocco diappunti relativo al libro II, più disordinato e affrettato rispetto al

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tale di 20 paragrafi, esclusi i quali, sui rimanenti 141 paragrafi, sono 24 quelli prividi note.

9. È il caso delle note, a p. 151, a de off. I, 42,150: «portiti = esattori», «faenera-ti = usurai», dove le forme nominative della seconda declinazione sono erronea-mente ricavate dai genitivi portitorum e faeneratorum nel testo ciceroniano; comespiegare il mancato ricorso ad un dizionario? Fra le sviste: a p. 151 «perspicio an-che deponente» (ricavato erroneamente da perspecta est); a p. 159 «honesta res“tradurre con una endiadi = non disonesta”».

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precedente, mentre per il resto della traduzione veniva forse ado-perato un altro quaderno. Soprattutto, l’annotazione sopra ripor-tata sui tre capitoli del libro I tradotti “oralmente” e “in fretta” ri-sulterebbe altrimenti inspiegabile. In funzione di questa traduzio-ne, verosimilmente da preparare in forma scritta, Gadda avevapredisposto la griglia lessicale che costituisce il grosso delle note alDe officiis. Le sequenze lemmatiche di questo glossario riproduco-no singoli termini o porzioni più ampie del testo ciceroniano,10 siapur con precisione non assoluta: in molti casi l’ordine delle paroleè diverso rispetto al testo latino, numerosi sono i casi di inversionedelle parole (dies status per status dies, industria vigeat per vigeatindustria, etc.); non mancano alcuni errori di trascrizione.11

Il carattere così marcatamente scolastico degli appunti, eviden-temente funzionali alla preparazione di un esame, fornisce un ele-mento per la datazione di questa sezione del Quaderno di BuenosAires, permette di precisarne la cronologia all’interno dell’arco ditempo, 1923-24, cui si riporta la stesura del quaderno.12 Una lettu-ra attenta non fa che confermare, escludendo qualsiasi altra possi-bile occasione per la loro stesura, che le annotazioni furono messeinsieme nel periodo in cui Gadda preparava l’esame di Latino,13

fra un gruppo di esami sostenuti tutti nella sessione autunnale del1924, i primi dopo l’iscrizione all’Accademia Scientifico-letterariadi Milano per il conseguimento della laurea in Filosofia. L’esamefu sostenuto il 14 novembre 1924.14 Il programma del corso di La-

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10. A volte il lemma riproduce la forma usata da Cicerone, a volte si trova il cor-rispondente nominativo o infinito; per es., a p. 142, offendere (nel testo offendat).

11. Cfr. per esempio a p. 132 (de off. I, 11,36) descripta anziché perscripta; a p.137 (I, 17,53) illa societatis propinquorum per colligatio est societatis propinquorum;a p. 138 (I, 21,70) ad claritatem magnitudinem per ad claritatem amplitudinemque. Èaccertato che non si tratta di varianti di tradizione manoscritta.

12. Il quaderno reca a p. 3 una doppia intestazione, cronologica («1923-1924»)e geografica («Buenos Aires-Milano»). Sui dati cronologici interni cfr. C. MARTI-GNONI, Nota al testo, cit., p. 71 e sgg.

13. Cfr. GUIDO LUCCHINI, Gli studi filosofici di Carlo Emilio Gadda (1924-1929),in «Strumenti critici», 75, n.s. IX, n. 2, maggio 1994, Atti del Convegno di Studi, Pa-via 22-23 novembre 1993, pp. 223-45, cfr. p. 242 n. 52; EMANUELE NARDUCCI, Lagallina Cicerone. Carlo Emilio Gadda e gli scrittori antichi, Firenze, Olschki, 2003,p. 30. L’esame di «Latino – annuale» fa parte di un elenco di esami in un appuntoche porta il titolo Preparazione agli esami di ottobre per la Accademia Scientifico-let-teraria, contenuto nel quaderno Note Varie del Fondo Garzanti, fra una serie di ap-punti relativi ai programmi e agli esami universitari del 1924 (NV, pp. 112bis, 119-33), pubblicato da GUIDO LUCCHINI, Per Gadda studente dell’Accademia Scientifico-letteraria (Baudelaire e altro), QI, 3, 2004, pp. 287-321, cfr. p. 305.

14. Ciò risulta da un documento ufficiale della Segreteria della Facoltà di Lette-re e filosofia dell’Università di Milano, nata nel 1924 dalla trasformazione dell’Ac-

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tino, tenuto da Remigio Sabbadini, comprendeva il De officiis,15 ealla fine degli appunti sul programma Gadda annotava in un qua-derno: «N.B. Per i due scritti di c) solo traduzione, lettura.–». Con“due scritti” egli intendeva forse i “due libri” dell’opera su cui sisarebbe svolto l’esame, dei quali, dunque, erano richieste la letturae la traduzione: traduzione per la quale egli si sarà probabilmentepreparato traducendo per iscritto il testo, tutto o in buona parte.Da questa traduzione derivano due “frammenti superstiti”, un in-teressante documento del modo di tradurre dello scrittore. Si trat-ta di due traduzioni personali in cui appare lo sforzo di trovare laresa più soddisfacente, come testimoniano i ripensamenti, le paro-le esplicative fra parentesi, volte a chiarire meglio il significato deltesto che una “traduzione letterale”, come viene definita a p. 154quella a de off. II, 4, non sempre è in grado di rendere, le variantialternative giustapposte fra parentesi a una prima scelta di tradu-zione che non risulta eliminata. Riporto il testo ultimo (pp. 154-156), con una nota dell’autore a piè di pagina:

Traduzione letterale4.] E i ricoveri [degli umani] mediante i quali venisse respinta la acu-tezza del freddo e venissero mitigate le molestie dei calori, donde sisarebbero o potuti fornire inizialmente (initio) alla stirpe umana o inprosecuzione di tempo (postea) esserle dati in soccorso (1), qualorafossero crollate o per violenza di tempeste o per terremoto o per vec-chiezza, se una vita comune (socialmente costituita) non avesse ap-preso a chiedere il soccorso di queste cose dagli uomini stessi? (dal-l’opera degli uomini). E aggiungi a ciò la condotta delle acque, le de-rivazioni dei fiumi, le irrigazioni dei campi, i moli opposti ai flutti(marini), i porti manufatti (cioè non naturali), le quali cose tutte co-

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cademia Scientifico-letteraria: una lettera del novembre 1951 in risposta alla richie-sta da parte dello scrittore di un certificato attestante la frequenza dei corsi e gliesami sostenuti. La risposta della segreteria fu negativa, a causa dello smarrimentodi molta documentazione relativa agli anni in cui Gadda era stato studente pressol’Accademia; tuttavia in essa si riferiva che a p. 1479 del registro delle carriere sco-lastiche risultavano sia l’iscrizione di Gadda direttamente al terzo anno del Corso dilaurea in Filosofia sia alcuni esami sostenuti: cfr. GUIDO LUCCHINI, Gli studi filoso-fici di C.E. Gadda in due lettere “ufficiali”, in «Strumenti critici», 74, n.s. VIII, n. 2,maggio 1993, pp. 239-42. Che avesse cominciato a sostenere gli esami nel 1924 è lostesso Gadda a ricordarlo, in un promemoria indirizzato alla Segreteria alcune setti-mane dopo la lettera sopra citata, formalmente indirizzata al Preside di Facoltà.

15. Il programma si trova nello stesso quaderno citato nella n. 13: cfr. G. LUC-CHINI, Per Gadda studente dell’Accademia..., cit., p. 306.

(1) distinzione stupida fra le costruzioni iniziali così pensa lui e quelle fattequando già un nucleo c’era

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me potremmo possedere senza il lavoro dell’uomo? Dai quali (esem-pî) e da altri molti è chiaro che i frutti e la utilità | che si ricavano daquelle cose che sono inanimate, quelle (frutti e utilità) noi in nessunmodo potremmo prendere senza la mano e l’opera dell’uomo. E, in-fine, quali frutti o quale utilità potremmo ricavare dalle stesse bestie(a noi asservite) se gli uomini non aiutassero alla bisogna? Difatti e iprimi che escogitarono qual uso potessimo fare di ciascun animalefurono uomini; e, al tempo d’oggi, senza l’opera degli uomini, nonpotremmo pasturarli o domarli o curarli o cavarne a debito tempo ilfrutto. E dagli uomini stessi vengono uccise le bestie che nuoccionoe vengono prese quelle che possono essere d’uso. E (ancora) perchédovrei enumerare tutto l’elenco (moltitudine) delle arti (attività) sen-za le quali non vi sarebbe alcuna vita affatto? (Qui = quomodo) Inqual modo infatti si sovverrebbe agli infermi, quale gioia vi sarebbeper i sani, e qual vitto o vestiario, se tante arti non ce li somministras-sero? Ed è appunto perché arricchita (coltivata) di tutte queste coseche la vita degli uomini tanto differisce da quella delle bestie.–

E le città senza la pluralità degli uomini non potrebbero, nonchévenir popolate, nemmeno esser costruite. E da questa pluralità na-scono e son costituite le leggi e gli usi, e ne viene un’equa distribu-zione di diritti (del diritto) e ne viene instaurata una disciplina di vitafondata su basi certe (= su chiari rapporti giuridici e morali). Questeistituzioni le ha conseguite sia la mitezza dell’animo umano (in con-fronto all’animo della bestia) sia il naturale pudore, e così poi avven-ne che | la vita fosse più salvaguardata e che col dare e con il ricevere,col prendere in prestito e col dare in prestito, di nulla venissimo amancare.–

Probabilmente in funzione di una traduzione sistematica, di cuii due saggi conservati nel quaderno sono testimonianza, Gaddapredisponeva le liste lessicali; ma nello stesso tempo questo eserci-zio poteva risultare utile anche per la sezione b) del programmad’esame: «Un po’ di lessico, esercizî».16 Possiamo chiederci allorase sia possibile identificare la fonte di provenienza di queste notelessicali. Si tratta di voci di dizionario? Lo scrittore possedevaun’edizione del dizionario di Georges-Calonghi, oggi conservatanel Fondo Gadda presso la Biblioteca del Burcardo,17 che compa-re fra i «libri nella Cassetta da portare in campagna» in vista della

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16. Cfr. n. 15.17. K.E. Georges - F. Calonghi, Dizionario italiano-latino latino-italiano, Torino,

Rosenberg & Sellier, 1895, 2 voll.; cfr. PAOLA ITALIA, I dizionari e i vocabolari del-l’ingegnere, in La biblioteca di Don Gonzalo. Il Fondo Gadda alla Biblioteca del Bur-cardo, a cura di A. Cortellessa e G. Patrizi, Roma, Bulzoni, 2001, II. Saggi, pp. 25-39, cfr. p. 33.

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18. L’elenco si trova nello stesso quaderno citato nella n. 13: cfr. G. LUCCHINI,Per Gadda studente dell’Accademia, cit., p. 310.

19. CICERO, De Officiis ad Marcum filium Liber Primus, a cura di E. Battisti e C.Vianelli, Verona, Tedeschi, 1896 («Raccolta di autori latini con note italiane», 36);cfr. La biblioteca di Don Gonzalo, cit., I. Catalogo, p. 77.

20. CICERONE, Gli ufficj: Libri tre, traduzione di A.M. Bandiera, Napoli, Chiu-razzi, 19123, pp. 228; cfr. La biblioteca di Don Gonzalo, cit., I. Catalogo, p. 79.

21. Risultano aperte le pp. 3-32 (contenenti i capitoli 1-15 del libro I) e le pp.158-169, contenenti l’intero libro II e i primi quattro capitoli del libro III.

22. Cfr. p. 136, traduzione di Bandiera di de off. II, 16,57: «pertanto, e di cogno-me ricco e di facoltà, compie all’edilizio spettacolo con apparato grandissimo».Gadda cassa la parola «spettacolo» e scrive un’altra traduzione, forse personale:«compie la carica edilizia con grande larghezza», aggiungendo una nota lessicale:«(munus= dono, offerta generosa)». Né la traduzione né la nota trovano corrispon-denza negli appunti del nostro quaderno.

preparazione dell’esame di Latino.18 Ma sono pochi i casi di evi-dente derivazione delle sue annotazioni dal vocabolario. Al contra-rio, dai sondaggi effettuati risulta più volte una discordanza fra latraduzione annotata e le scelte di traduzione proposte dal Georgesper il lemma corrispondente. Prima di ricorrere al dizionario,Gadda avrà attinto ad altri testi. Quale? quali? Per trovare una ri-sposta è opportuno procedere ad un confronto con le traduzioniitaliane e con le edizioni commentate del De officiis di cui egli po-teva disporre: innanzitutto, quelle che figurano nel catalogo dellabiblioteca di Gadda.

L’edizione a cura di Battisti e Vianelli19 contiene il testo latinodel solo libro I del De officiis, con un commento ricco di note dicarattere storico e antiquario, ma anche di rinvii a manuali di sin-tassi e di stilistica latina. Il confronto mostra che non c’è nessunacoincidenza con gli appunti del quaderno; anzi, i lemmi sono perla quasi totalità diversi rispetto a quelli delle annotazioni gaddiane.

Anche il confronto con la traduzione di Bandiera20 prova cheGadda non ha utilizzato questa traduzione né nei due passi tradot-ti né nelle note di traduzione che accompagnano la griglia lessicalenei suoi appunti. La copia conservata presso la Biblioteca del Bur-cardo mostra però i segni di una lettura parziale della traduzionedi parte del libro I, di tutto il II e dell’inizio del III (per il resto, ilvolume è intonso),21 più una postilla con una proposta alternativadi traduzione.22

Non vi è nessun contatto nemmeno fra le note di traduzione degliappunti e una versione italiana che Gadda conosceva bene, anche senon figura nel catalogo della sua biblioteca. Si tratta di quella tradu-zione di Rigutini che comparirà, travestita da volgare traduttore, inSan Giorgio in casa Brocchi e da cui Gadda citerà ampi estratti:

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Cominciò straccamente a rovistare nella catasta de’ malandati libri,per estrarne il bigino del «De Officiis», chissà dove diavolo s’era fic-cato! in fondo, evidentemente, perché guai se glielo avesse pescatofuori Frugoni: ah! eccolo, Dei Doveri - Libri Tre - Traduzione diGiuseppe Rigutini - Milano - Trevisini, 1885.23

Di seguito Gadda riporterà la traduzione di de off. I, 35, il passo ci-ceroniano sul pudore, destinato a suscitare i turbamenti del giova-ne Gigi. La scelta di Rigutini si spiega alla luce dell’intento satiricodella novella, che prende di mira il perbenismo non solo di Cicero-ne, ma anche di certi suoi traduttori. Tuttavia Gadda non avevautilizzato questa traduzione, con testo latino a fondo pagina, quan-do qualche anno prima aveva studiato il De officiis. Non c’è alcunrapporto fra le note di traduzione degli appunti e la versione di Ri-gutini né fra gli argomenti dei capitoli come sono enunciati negliappunti gaddiani e la loro formulazione nel Sommario dell’operacontenuto nell’introduzione.

Quanto al motivo per cui questa traduzione di successo e di lar-ga diffusione sia presentata nel San Giorgio come un “bigino”, èpossibile che l’edizione milanese citata contenesse la sola traduzio-ne italiana.24 Non escluderei però che nella novella Gadda abbiaoperato una sorta di “scambio di ruoli”, attribuendo ironicamenteal bersaglio della propria satira, quel Rigutini preso di mira per ilsuo purismo linguistico associato ad un rigido moralismo,25 le ca-ratteristiche di un’altra traduzione, che egli conosceva e che avevainvece utilizzato: una traduzione interlineare del solo libro I del Deofficiis, priva di indicazione di autore, presente nella bibliotecadell’autore.26 Il fatto che nel catalogo di tale biblioteca figuri la ter-za edizione, che porta come data il 1923, sembra una prova certadel fatto che Gadda se la procurò in vista dell’esame. Il confrontodimostra che un numero notevole delle note di traduzione negliappunti del quaderno corrisponde alle scelte di traduzione che po-

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23. San Giorgio in casa Brocchi, in AG, Opere II, p. 683 e sg.; la traduzione di Ri-gutini fu più volte riedita e ristampata. La copia da me consultata è pubblicata a Fi-renze (Sansoni), 1876. Non sono riuscita a reperire quella citata da Gadda.

24. È l’ipotesi di E. NARDUCCI, La gallina Cicerone, cit., p. 21 n. 55.25. Si vedano, nello stesso San Giorgio in casa Brocchi, cit., p. 680, gli strali con-

tro il Vocabolario della lingua parlata di Rigutini-Fanfani; sull’atteggiamento pole-mico di Gadda verso Rigutini cfr. P. ITALIA, I dizionari e i vocabolari dell’ingegnere,cit., p. 28 e sgg.

26. CICERONE, Il trattato intorno ai doveri: Libro primo, Milano-Roma-Napoli,Dante Alighieri, 19233 («Raccolta di autori latini»); cfr. La biblioteca di Don Gonza-lo, cit., I. Catalogo, p. 79.

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teva leggere nella cosiddetta “versione letterale”. In alcuni casi, in-tere sezioni di note al libro I riproducono le parole di tale tradu-zione: per esempio, la sequenza relativa a de off. I, 7,24-8,27; I,12,37-13,39. Gadda avrà adoperato per comodità uno strumentoche gli consentiva di procedere più rapidamente nello studio deltesto latino ai fini dell’esame, mostrando comunque indipendenzanei confronti di quella che doveva considerare niente più cheun’utile base: in più di un caso infatti interviene, variando con leg-geri ritocchi la traduzione proposta.

È ancora ai fini della preparazione dell’esame di Latino che quasicertamente Gadda dovette procurarsi la copia dell’edizione com-mentata curata dal titolare dell’insegnamento, Remigio Sabbadini,copia che porta infatti la data del 1923: si trattava dunque della piùrecente edizione di questo commento, da anni pubblicato e più vol-te ristampato.27 La copia conservata presso la Biblioteca del Burcar-do contiene alcune annotazioni, consistenti in segni verticali di ma-tita lungo pochi gruppi di righe sui margini esterni della pagina, ve-rosimilmente aggiunte in un momento successivo e presumibilmen-te collegate al lavoro preparatorio per il San Giorgio.28

Il commento di Sabbadini ai tre libri del De officiis è denso estratificato: all’interno della classica struttura del commento scola-stico, esso presenta note esplicative di carattere enciclopedico, supersonaggi, avvenimenti storici, istituti, leggi e altri dati storici oantiquari; note su particolarità grammaticali, morfologiche e sin-tattiche, sempre finalizzate a guidare la traduzione o comunque lacomprensione da parte di un lettore che si confronti per la primavolta con il testo ciceroniano; osservazioni su fenomeni stilistici;infine, numerose vere e proprie proposte di traduzione. Soltantodi quest’ultimo livello della ricca articolazione che il commento,pur nella sua finalità scolastica, presenta, si ritrova traccia negli ap-punti molto sintetici di Gadda, che a volte, sia pur in percentualeminima, riproducono le note di Sabbadini. Tuttavia, anche sequantitativamente esigue, queste coincidenze appaiono spesso si-gnificative e non prive di interesse. A rendere certa la dipendenzadi alcune note di traduzione negli appunti gaddiani dalle indica-

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27. CICERONE, I tre libri De Officiis, a cura di R. Sabbadini, Torino, Chiantore,19232 («Collezione di classici greci e latini»); cfr. La biblioteca di Don Gonzalo, cit.,I. Catalogo, p. 79. Gadda possedeva una copia pubblicata dall’editore Chiantore,ma l’opera era già stata edita, e sarebbe stata più volte riedita e ristampata, anchepresso Loescher.

28. Cfr. infra, p. 178.

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zioni di Sabbadini sono alcuni casi di concordanza su scelte di tra-duzioni non ovvie e scontate: per esempio, a p. 136 per illa com-munia (de off. I, 16,52) Gadda annota la traduzione «quelle massi-me»; nella nota di Sabbadini al lemma communia si legge: «adope-ra la parola “massime”».29 Valore particolarmente “congiuntivo”ha la nota gaddiana a de off. I, 27,96, a p. 144, relativa all’espressio-ne ciceroniana cum specie quadam liberali: «= con una certa gran-diosità (pompa) da nobile (signorile) = con una certa qual graziageniale». La proposta di traduzione assolutamente inusuale, alter-nativa a una più letterale «pompa signorile», è da attribuirsi a Sab-badini ad l.: «specie liberali, propriamente “pompa signorile”; puoispiegare “grazia geniale”».

Inoltre le note grammaticali, pur rarissime, come abbiamo vi-sto, negli appunti di Gadda, trovano riscontro nel commento diSabbadini: per esempio, quelle sulla comparatio compendiaria inde off. I, 22,76, a p. 140, e sulla rarità in Cicerone della costruzio-ne di un ablativo assoluto seguito da una proposizione a proposi-to di de off. II, 12,42, a p. 161; l’osservazione sul cambiamento disoggetto in de off. II, 16,56, col passaggio dalla terza persona allaprima, a p. 164. Interessante, a p. 150, la nota apposta da Gaddaal cap. 40 del libro I, dopo la sintesi dell’argomento del capitolo:«Fare ogni cosa a tempo e luogo: (Discriminazione un po’ pedan-tesca)». L’osservazione, priva di ulteriori riferimenti, sembra pre-supporre i rilievi critici contenuti nella nota di Sabbadini ad l.,che parla di un «paragrafo sconnesso e arruffato», aggiungendoche «Cicerone vuol dimostrare, e lo fa molto infelicemente, che leidee di ordo e di oportunitas si fondono in una sola». Sabbadiniosservava cioè che ordo rerum e oportunitas temporum, ordine del-le azioni e tempo opportuno per compierle, sono un unico con-cetto, per cui la distinzione sarebbe cavillosa, «pedantesca», comeannota Gadda, che non si lascia sfuggire l’occasione di esprimersicon un commento poco benevolo nei confronti di Cicerone, sullascia del poco lusinghiero giudizio espresso da Sabbadini, rispetto

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29. Gadda dipende da Sabbadini anche a proposito di de off. I, 23,80 (p. 141):nell’appunto il lemma è tumultuantem de gradu deici, alla parola gradu è sovrascrit-ta la traduzione «posizione», segue la nota « = dei gladiatori», una annotazione chein forma abbreviata riproduce quella di Sabbadini ad l.: «letteralmente “nella con-fusione essere cacciato dal proprio posto, dalla propria posizione”, metafora toltadalle lotte dei gladiatori»; totale coincidenza con Sabbadini, limitandoci a una scel-ta ridotta fra gli esempi di traduzioni non ovvie, anche riguardo a de off. I, 32,115(p. 147): «nobilitates = i varî gradi nobiltà»; I, 37,133 (p. 149): «putidus = sguaia-to». Cfr. inoltre, a p. 145, la nota a I, 28,99: «Est autem, quod differat = vi è diffe-renza –» (che presuppone Sabbadini ad l.: «traduci col sostantivo»).

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al quale tutti i commenti più recenti assumono una posizione piùequilibrata.30

A parte queste coincidenze sicure e precise, l’impressione che siriporta da una collazione fra gli appunti gaddiani e l’apparato dinote di Sabbadini, oltre che del già sottolineato modesto numerodi contatti sicuri, è quella di un rapporto piuttosto elastico. Dallalettura degli appunti si deduce che Gadda aveva senz’altro presen-te il commento di Sabbadini, ma rielabora le note, peraltro nonnumerose, che utilizza. A volte egli riduce a una rapida annotazio-ne quella che nel commento è una nota ampia, sia che si tratti dinote lessicali31 sia che si tratti di note storiche. Per esempio, a p.169, a proposito del riferimento alla guerra sociale contenuto in deoff. II, 21,75 (tantum Italicum bellum propter iudiciorum metum ex-citatum, «quella terribile guerra italica accesasi per timore dei giu-dizi»), Gadda annota come lemma judiciorum metu e glossa:«= per timore delle azioni giudiziarie contro i giurati, che si lascias-sero corrompere. Cicerone assegna alla guerra sociale (bellum Ita-licum) la seguente causa, che non è la vera: Livio Druso, tribunusplebis, porta in senato la legge de judiciis per cui i giudici giuraticorrotti si dovessero sottoporre a processo. Di qui avversione delsenato, uccisione di Druso, guerra sociale». Si tratta di un evidenteriassunto dell’estesa nota di Sabbadini ad l.

Si registra tuttavia, al contrario, qualche caso di ampliamentonelle note gaddiane rispetto al commento di Sabbadini. Si veda peresempio, a p. 168, la nota, più ampia rispetto alla scarna nota diSabbadini ad l., sulla lex de pecuniis repetundis menzionata in de off.II, 21,75: «lex de pecuniis repetundis: legge Calpurnia, portata inSenato da Calpurnio Pisone plebis tribunus nel 149, e implicante larestituzione del denaro carpito mediante concussioni (repetere = ri-sarcire; repetere pecuniam = restituire il denaro mal tolto)». Proba-bilmente Gadda aveva cercato altre informazioni integrative, e lacosa non stupisce alla luce del suo interesse per la storia romana.

Che Gadda abbia utilizzato il commento di Sabbadini è confer-mato da due casi di rinvio a note: si veda l’appunto su de off. II,

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30. Cfr. per tutti il commento al De officiis di A.R. DYCK, Ann Arbor, The Uni-versity of Michigan Press, 1996, p. 320, che sottolinea le oggettive difficoltà postedalla terminologia greca anziché la disorganicità dell’esposizione ciceroniana.

31. Per esempio, a p. 142 (de off. I, 25,86) Gadda annota: «invidia = impopola-rità, pubblico disprezzo»; cfr. Sabbadini ad l.: «invidiam, questo nome di significatooriginariamente soggettivo acquista significazioni oggettive diverse, specialmentenei rapporti politici; perciò esso corrisponde ai nostri “odio, disprezzo pubblico,odiosità, discredito pubblico, impopolarità” e simili».

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15,53, a p. 163: «ministrum et praebitorem = dispensiere e fornito-re. V. nota» e quello su de off. II, 20,71, a p. 167: «modo ne adiu-vent= vedi nota». In ambedue i casi il commento di Sabbadini pre-senta una nota. In senso opposto, invece, colpisce la mancata con-cordanza fra un rinvio nella nota gaddiana a de off. I, 21,71, a p.139, e il commento di Sabbadini: «offensionum = “delle gaffes, de-gli incagli, delle brutte figure” (Sabb.)». Nella nota ad l. nel com-mento si trova un rinvio interno alla nota al lemma offendat di deoff. I, 25,86: qui si leggono osservazioni sull’evoluzione semanticadel verbo offendere dal primo significato a quelli traslati, e fra que-sti vari significati è compreso «incagliarsi», ma non si trovano glialtri riferimenti. Come spiegare che la traduzione piuttosto liberasia attribuita fra parentesi a «Sabb.», cioè a Sabbadini? Potrebbetrattarsi di una banale svista, ma potrebbe anche trattarsi di unsuggerimento di traduzione che Gadda non trovava nel commen-to, ma che poteva forse aver ascoltato dalla voce di Sabbadini, du-rante le sue lezioni. L’ipotesi è difficile da dimostrare, anche per-ché, se sappiamo con sicurezza, come abbiamo visto, che il De offi-ciis faceva parte del programma per l’esame, non abbiamo la cer-tezza che il trattato ciceroniano fosse oggetto delle lezioni di Sab-badini per il corso di Latino. Anche se non può essere confermatadalla documentazione ufficiale, lacunosa per gli anni dell’iscrizio-ne di Gadda all’Accademia Scientifico-letteraria,32 l’ipotesi parecomunque non infondata né del tutto improbabile. È verosimileche l’illustre latinista avesse scelto per il suo corso un testo a luimolto familiare, e che nelle sue lezioni ripetesse inevitabilmente icontenuti del suo commento, ma in modo più sintetico su alcunipunti, più approfondito su altri. Si spiegherebbe così, oltre alla tra-duzione ‘colloquiale’ di offensiones come «gaffes, brutte figure»,che si adatterebbe bene a un contesto discorsivo, anche la presen-za negli appunti di Gadda sia di ampliamenti sia di riduzioni ri-spetto alle note del commento, che non è da escludere derivino dalmaggiore o minore sviluppo che Sabbadini stesso poteva aver datoa certi aspetti durante le lezioni rispetto alla versione pubblicata.

Possiamo a questo punto trarre una prima serie di conclusioni.Nel 1921 Gadda si iscrive al terzo anno di corso dell’Accademia

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32. È infatti andata perduta gran parte della documentazione relativa all’Acca-demia Scientifico-letteraria, confluita nell’Università di Milano nel 1924: mancanogli annuari dal 1915 al 1924 con i relativi programmi dei corsi tenuti; cfr. G. LUC-CHINI, Per Gadda studente dell’Accademia, cit., p. 300, n. 66.

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Scientifico-letteraria. Probabilmente segue almeno alcune lezionidi Sabbadini sul De officiis; come abbiamo visto infatti il rapportofra gli appunti e il commento di quest’ultimo al trattato ciceronia-no sembrerebbe accordarsi meglio con l’ipotesi di un ascolto piut-tosto che di uno studio condotto sul testo. Dopo il ritorno da Bue-nos Aires nel 1923, comincia a dedicarsi alla preparazione di variesami, fra cui Latino. Si procura l’edizione del testo del De officiiscon il commento di Sabbadini nella ristampa del 1923, del qualecomunque i nostri appunti mostrano una utilizzazione molto ri-dotta. Con l’aiuto anche di una traduzione interlineare, in una co-pia del 1923 procurata anch’essa in funzione dell’esame, approntauna versione italiana scritta, non sappiamo se integrale, dei primidue libri; di certo, soltanto tre capitoli del libro I (18-20) risultanotradotti «oralmente e in fretta», come sottolinea Gadda a p. 138del quaderno. Nello stesso tempo, parallelamente e in funzione siadi tale traduzione sia dell’altro compito richiesto per l’esame, «unpo’ di lessico»,33 sistema i suoi appunti, per il libro I in forma piùordinata (forse ricopiava una prima bozza?), per il II in modo piùdisordinato, basandosi per il libro I sia su possibili appunti presi alezione (e/o sul testo dell’edizione commentata di Sabbadini), ri-dotti all’essenziale allo scopo principale di avere una traccia per latraduzione, sia sulla comoda traduzione interlineare che gli con-sentiva un risparmio di tempo prezioso, dato l’impegno che com-portava la preparazione contemporanea di non pochi altri esamiper la sessione autunnale.

Gli appunti relativi al libro I sono quasi interamente di caratterelessicale, con qualche rarissima nota grammaticale; soltanto via viache ci si avvicina alla parte finale del libro si registra qualche mani-festazione di interesse, segnalata attraverso la semplice annotazio-ne dell’aggettivo «interessante», che accompagna il titolo-argo-mento del capitolo, a volte precedendolo a volte seguendolo. Si ve-da per esempio, a p. 146, a proposito di de off, I, 31,110-114: «31].Interessante! La personalità. Conservazione e cura delle qualitàpersonali, purché buone: (non contra decus). È meglio fare unacosa modesta ma consona alla nostra natura, che una cosa grandeper la quale non abbiamo attitudini.–». Evidentemente, nonostan-te la scarsa simpatia per Cicerone, non era sfuggito a Gadda ilgrande interesse della teoria delle quattro personae e dei ruoli iden-titari, trattata in una sezione cui appartengono de off. I, 32,115-118

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33. Cfr. supra, p. 165.

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(«Interessante!» annota Gadda a p. 147) e I, 33,119-21 («Abba-stanza interessante», si legge a p. 148), entrambi sulla scelta di vita.Il cap. 35, sul decorum negli atti e nelle parole, viene definito, a p.148, «interessante per la storia del costume»; il cap. 37, sul discor-so familiare contrapposto a quello oratorio, a p. 149, «abbastanzainteressante»; il cap. 39, sulla casa in rapporto al prestigio di chi laabita, a p. 150, «interessante storicamente». Viene segnalato un in-teresse, alle pp. 151-52, anche per i capitoli sulle relazioni sociali,su mestieri e professioni e sul rapporto fra scienza e azione (de off.I, 41,146-42,151).

Il blocco di appunti sul libro II mostra da un lato, come si è vi-sto, un aspetto meno accurato e qualche elemento di disordine;dall’altro, esso è caratterizzato dalla presenza, accanto a note es-senziali, prevalentemente lessicali, analoghe a quelle relative al li-bro I, di note esplicative di maggiore ampiezza, soprattutto, comeabbiamo osservato, in riferimento a fatti storici, quali la lex de re-petundis del 149 a.C. o la guerra sociale degli anni 91-89 a.C. Unapossibilità è che tali appunti siano stati trascritti senza la presumi-bile selezione che riguardo al libro I aveva avuto esito nella sche-maticità di annotazioni minime; certo, in relazione al libro IIcompare materiale più abbondante e più vario, si direbbe non se-lezionato.

È soprattutto l’ultima sezione del libro II, dedicata alle categoriedi beneficentia e liberalitas e alle loro varie forme, ad avere suscita-to l’interesse di Gadda, a giudicare dalle relative note, che, purnon particolarmente fitte né ampie, sono tuttavie meno scarne delsolito: per lo più sintetizzano il contenuto dei passi annotati, qual-cosa di più dunque delle secche annotazioni lessicali che costitui-scono il grosso di questi appunti. In almeno un caso però questeosservazioni rivelano un atteggiamento più critico. Mi riferisco ade off. I, 17,60, in cui Cicerone presenta le elargizioni di denaro alpopolo come una pratica di per sé negativa e da condannare, manecessaria in determinate circostanze (tota igitur ratio talium largi-tionum genere vitiosa est, temporibus necessaria). Ecco, a p. 166,l’appunto di Gadda:

genere vitiosa, temporibus necessaria = «secondo un concetto etico ecivile generale è da riprovarsi» poi tempera l’affermazione assolutacon una limitazione «però in alcune circostanze (temporibus) è ne-cessaria» (per ottenere il favore della ratamaglia: affiora il concettodel destreggiamento politico caratteristico degli ambienti in dissolvi-mento).

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L’interesse di questa osservazione è dato soprattutto dal fatto chel’affermazione ciceroniana si trova a conclusione di una rapida ras-segna di spese sostenute dagli edili durante l’anno di carica, in cuil’autore fa riferimento all’edilità di personaggi contemporanei, ri-cordando in particolare come esemplare l’anno della propria edili-tà. Bersaglio implicito del commento di Gadda è dunque Ciceronestesso.

Continuando nella nostra ipotesi di ricostruzione del lavoro sulDe officiis, alla fine del quaderno, come abbiamo già visto, Gaddascrive in forma disordinata alcune annotazioni, qualcuna dellequali riferibile a passi del trattato ciceroniano: passi che probabil-mente avevano attirato la sua attenzione e suscitato in lui qualcheriflessione durante una rilettura degli appunti, e che ha fissato ra-pidamente per fermare idee suscettibili di possibili sviluppi. Nontutti i riferimenti sono chiari, per esempio quello a de off. II, 13,44che si legge a p. 197: «Cic. II°. 19. Di un uomo noto che è osserva-to dalla moltitudine tamquam in clarissima luce versetur (Mio sen-so delle intensificazioni del campo morale, dei nuclei di divergenzapositiva (o negativa))».

A p. 198, all’interno di una breve lista di «parole latine da usarsianche italice o classiche italiane» si trova «liberale = nel senso di si-gnorile» e, a capo, il seguente appunto: «(Nel caso volessi svilup-pare la mia teoria dell’usura delle parole, ecc. questo è un buon Es.Cic. De off. 27 – in fondo)». Il riferimento preciso è al fondo dellapagina 144, il passo, indicato solo con il numero del capitolo, 27, ède off. I, 27, 96, e la nota è quella, precedentemente riportata, sullatraduzione del nesso cum specie quadam liberali. In realtà, la libera-litas è una virtù fondamentale nel De officiis, dunque un concetto-chiave, e le occorrenze del sostantivo liberalitas e dell’aggettivo li-beralis nel trattato sono più di trenta, ma il passo in questione erarimasto impresso in Gadda probabilmente a causa della inconsue-ta traduzione di Sabbadini, «geniale».34

L’ultima nota riferibile al De officiis si trova a p. 199:

Sviluppo dell’idea ciceroniana:De off. I 32-117 pag. 69Cum est maxima imbecillitas consiliiLa natura, la prassi anzi che la ragione; così ci si trova già imbrogliati.–

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34. Cfr. supra, p. 169.

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Il riferimento è alla considerazione, che si legge in de off. I, 32,117,sull’adolescenza come età in cui il buon senso è particolarmentedebole e ognuno segue il genere di vita che più gli piace, trovando-si coinvolto prima di poter giudicare quale sia il genere di vita mi-gliore (ante implicatur aliquo certo genere cursuque vivendi, quampotuit, quod optimum esset, iudicare); «ci si trova imbrogliati» è tra-duzione-interpretazione del ciceroniano implicatur.Quest’ultima nota ciceroniana è preceduta, sempre a p. 199, da unbreve appunto che richiede una spiegazione: «Fichte: § 31 del Deoff.–». Alla fine del quaderno, completata verosimilmente la rilet-tura dei suoi appunti ciceroniani, Gadda fissa rapidamente un’ideache aveva maturato durante la stesura. Il suo rinvio è infatti a deoff. I, 31,111, oggetto a p. 147 di una nota lessicale («inculcare =inserire nel discorso»), sotto la quale si legge, nella riga successiva,l’annotazione «(vedi Fichte)», da riferirsi a tutto il contesto e nonalla singola parola. Cicerone sta parlando della necessità di conser-vare la coerenza, cosa che non è possibile se per imitare la naturaaltrui si trascura la propria, se non c’è accordo fra le azioni e la vi-ta, allo stesso modo in cui si deve usare la lingua materna e nonrendersi ridicoli intercalando parole greche. La lettura di questopasso doveva aver fatto scattare un collegamento con i Discorsi allanazione tedesca, che nello stesso periodo in cui studiava il De offi-ciis Gadda stava preparando per l’esame di Pedagogia.35 In parti-colare, il confronto che egli ha in mente è con il Quarto discorso,dal titolo La diversità capitale tra i tedeschi e gli altri popoli di pro-venienza germanica.36

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35. L’esame di Pedagogia con Morselli fu sostenuto il 15 novembre 1924, il gior-no dopo quello di Latino, come risulta dal documento citato nella n. 14: cfr. G.LUCCHINI, Gli studi filosofici di C.E. Gadda in due lettere “ufficiali”, cit.; il program-ma per l’esame di Pedagogia si trova nello stesso appunto citato nella n. 13: cfr. G.LUCCHINI, Per Gadda studente all’Accademia, cit., p. 308; sulla presenza dei Discor-si alla nazione tedesca fra i «Libri nella Cassetta da portare in Campagna», ivi, p.309; sulla copia dei Discorsi posseduta da Gadda, fittamente chiosata e conservatapresso la Biblioteca del Burcardo, cfr. GUIDO LUCCHINI, Appunti sul «Quaderno diBuenos Aires»: tra le pagine di cronaca e di ideologia, QI, n.s. 2, 2011, pp. 165-90,cfr. p. 165 n. 1.

36. Cfr. J.G. FICHTE, Discorsi alla nazione tedesca, a cura di G. Rametta, Roma-Bari, Laterza, 2003, p. 49 e seg.: «La differenza tra il destino dei tedeschi e quellodegli altri ceppi provenienti dalla stessa radice [...] è che i primi sono rimasti nellesedi originarie del popolo di provenienza, mentre gli altri sono migrati in altri luo-ghi; i primi hanno conservato e formato ulteriormente la lingua originaria del popo-lo di provenienza, i secondi hanno accolto una lingua straniera e l’hanno trasforma-ta gradualmente a modo loro. [...] Più significativo [...] è il secondo cambiamento,quello della lingua; e qui non si tratta [...] né della costituzione particolare della lin-gua che è stata conservata da questo ceppo, né di quella dell’altra lingua che è stataassunta dall’altro ceppo, bensì esclusivamente del fatto che lì è stato conservato

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In conclusione, gli appunti sui primi due libri del De officiis ap-paiono a prima vista poco interessanti e di scarso valore, con un in-tento esclusivamente scolastico, stesi in funzione della preparazio-ne di un esame. A uno sguardo più ravvicinato tuttavia essi rivela-no più di un motivo di interesse, sia per le informazioni che ci for-niscono sul metodo di lavoro di Gadda nei suoi studi universitarisia perché fanno emergere alcuni tratti dell’immagine che lo scrit-tore aveva di Cicerone. Se è vero infatti che nell’insieme gli appun-ti non lasciano cogliere partecipazione intellettuale né emotiva,qualche annotazione svela l’atteggiamento di Gadda nei confrontidell’autore latino. Traspare soprattutto la scarsa simpatia delloscrittore per quello che altrove definirà «il re dei benpensanti», ilrappresentante del «legittimismo microcefalo». Ecco per esempiocome a p. 139 viene riassunto il cap. 22 del libro I: Argomento:Maggiore è la gloria civile e il suo effetto nell’interesse pubblico èeterno (così dice lui). Esempî. Si loda da sé stesso. Il riassunto è fe-dele al contenuto del capitolo, nel quale Cicerone fa riferimentoall’anno del proprio consolato, ma la formulazione di Gadda e l’in-ciso non nascondono un certo fastidio per la tendenza ciceronianaad autoincensarsi. Altri commenti negativi accusano nemmenotroppo implicitamente Cicerone di pedanteria e di stupidità. A p.154, nella traduzione di de off. II, 4, dove il testo ciceroniano di-stingue fra un primo momento, in cui i ripari vengono dati agli uo-mini, e un secondo momento, in cui sarebbero risultati per loro diaiuto, cosa che non sarebbe stata possibile senza la vita di comuni-tà, Gadda commenta in una nota a piè di pagina: «distinzione stu-pida fra le costruzioni iniziali così pensa lui e quelle fatte quandogià un nucleo c’era».37 Fra le righe degli appunti, a prima vista sco-lastici e impersonali, è possibile dunque cogliere gli elementi diun’immagine negativa di Cicerone che rispondeva a un ritrattopiuttosto diffuso, che è quello che lo scrittore mostra di avere rece-pito e che è all’origine della rappresentazione di Cicerone nel SanGiorgio in casa Brocchi: la pedanteria, la presunzione e il narcisi-smo, il moralismo ipocrita, l’incoerenza etica.38 Così a p. 160 Gad-

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qualcosa di proprio, qui è stato assunto qualcosa di estraneo; né si tratta della pro-venienza anteriore di coloro che continuano a parlare una lingua originaria, bensìsolo del fatto che si continui senza interruzione a parlare questa lingua, poiché gliuomini vengono formati dalla lingua molto più di quanto la lingua venga formatadagli uomini».

37. Per l’accusa di pedanteria cfr. anche supra, p. 169.38. Sulla rappresentazione in termini negativi di Cicerone, ampiamente diffusa

nella storiografia su Roma antica dopo Mommsen, e sull’influsso che essa ebbe su

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da annota, a proposito del passo in cui Cicerone (de off. II, 11,40)afferma che l’importanza della iustitia nella gestione degli affarieconomici è tale che, seppur in misura ridotta, non possono nonapplicarla anche i malfattori come ladri, banditi, pirati: «in questocapitolo39 ammette la necessità del credito, della fede (lui la chia-ma giustizia) anche per i trafficanti e i ladroni», dove una punta discettico sarcasmo si indovina nella familiarità dispregiativa delpronome ‘lui’, con cui abbiamo visto che anche altrove Gadda siriferisce all’autore.40 Una sola volta Gadda concede a Cicerone unapprezzamento positivo, a p. 161, a proposito dell’affermazione dicarattere gnomico sulla vera gloria, che mette radici e si propaga,mentre le finzioni sono caduche e hanno la breve vita dei fiori (deoff. II, 12,43: Vera gloria radices agit atque etiam propagatur, fictaomnia celeriter tamquam flosculi decidunt). Questa l’annotazione:«vera gloria, ecc. bella proposizione e vera».

L’interesse di Gadda si è focalizzato su alcuni contenuti del Deofficiis, la sua attenzione si è concentrata su alcuni passi, che do-vettero restare impressi nella sua memoria e che sarebbero ritorna-ti nella sua scrittura, innanzitutto nel San Giorgio in casa Brocchi,dove il De officiis ha una parte di primo piano, mentre il suo auto-re è il protagonista dell’excursus dedicato all’epoca di composizio-ne del trattato. Negli appunti si individuano, sia pur allo stato ger-minale, alcuni nuclei di interesse che troveranno uno svolgimentonarrativo nella novella.41

Passiamo brevemente in rassegna le citazioni esplicite e le allusionia passi dell’opera ciceroniana:

…e nel bel mezzo dell’onesto e dell’utile, della Giustizia e della Tem-peranza, della Prudenza e della Fortezza, salta fuori tutt’a un trattouna rabbia pazza, da padron di casa con la museruola, contro i de-creti-legge del 707, che rimettevano agli inquilini…non i loro pecca-ti, ma i fitti arretrati. Con repentini morsi di vipera il risentimento

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Gadda e sulla sua raffigurazione satirica di Cicerone cfr. E. NARDUCCI, La gallinaCicerone, cit., p. 31 e sgg.; sull’immagine negativa di Cicerone in Gadda cfr. ancheGIULIANO CENATI, Carlo Emilio Gadda e i «cattivi maestri» latini, in Uso, riuso eabuso dei testi classici, a cura di M. Gioseffi, Milano, LED, 2010, pp. 387-405.

39. In realtà, si tratta del par. 40 del cap. 11.40. Cfr. supra, p. 176.41. In una nota del suo studio dedicato a Cicerone in Gadda, Emanuele Nar-

ducci, immaginando che negli appunti ricavati dal De officiis si potesse trovarequalche prima traccia della gestazione del San Giorgio, si rammaricava di non averpotuto consultare il Quaderno di Buenos Aires, a causa della chiusura per lavori di

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del moralista-padron di casa azzanna da morto colui, «qui omnia ju-ra divina et humana pervertit».42

La citazione è tratta da de off. I, 8,26, che contiene un riferimentoalla sfrontatezza di Cesare, il quale avrebbe sconvolto le regole di-vine e quelle umane in nome del suo protagonismo. Negli appuntiil passo è oggetto semplicemente di note lessicali, ma esso è segna-to a matita nella copia di Sabbadini posseduta da Gadda. Le quat-tro virtù cardinali costituiscono l’argomento di de off. I, 5, il primocapitolo annotato nel quaderno. Il riferimento ai fitti trova rispon-denza nell’interesse che gli appunti rivelano per la sezione del libroII dedicata da Cicerone ai tentativi di riforma agraria e a forme in-debite di elargizione a scapito dei possidenti. Da questo stessocontesto, che era stato oggetto di note meno scarne del solito du-rante la stesura degli appunti, anch’esso segnalato con un tratto dimatita nella copia personale del commento di Sabbadini, deriva ilriferimento immediatamente successivo, che culmina in una cita-zione da de off. II, 24,84:

La stizza dell’aver dovuto condonare quei fitti, mescolata con quelladel prestito forzoso imposto dal dittatore a tutta la gente per bene,gli fa esclamare che quegli non fu un uomo, ma un mostro, un sadicofolle, assetato di voluttà malvagia: «Tanta in eo peccandi libido fuit,ut hoc ipsum eum delectaret, peccare, etiamsi causa non esset».43

Si tratta del passo in cui Cicerone, attaccando Cesare per aver at-tuato un programma di cancellazione dei debiti, gli attribuisce unacosì grande cupidigia del male da compiacersi del solo fatto di faredel male, anche senza motivo. Un altro riferimento è, immediata-mente dopo, a «l’infamia de’ macellai e pescivendoli», riferimentoche Gadda stesso rende esplicito in una nota d’autore a piè di pa-gina, in cui riporta il testo del passo ciceroniano da cui trae la cita-zione:

De Officiis 1-42: «…Sordidi etiam putandi, qui mercantur a merca-toribus, quod statim vendant…», cioè i rivenditori al minuto, gliesercenti. E così tutto il paragrafo: «Cetarii, lanii, coqui, fartores, pi-scatores»: friggitori, salumai, pescivendoli.44

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restauro della Biblioteca Trivulziana di Milano: cfr. E. NARDUCCI, La gallina Cicero-ne, cit., p. 7 e n. 13.

42. San Giorgio in casa Brocchi, cit., p. 673.43. Ibidem.44. Ibidem.

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Si tratta di de off. I, 42,150, in cui Cicerone procede ad una classi-ficazione dei mestieri in onorevoli e disonorevoli, degni di un uo-mo libero e spregevoli: fra questi ultimi colloca il commercio al mi-nuto, mentre i mestieri del tutto ignobili, come quelli di pesciven-doli, macellai, cuochi, salsicciai e pescatori, sono menzionati attra-verso una citazione da Terenzio (Eunuchus, v. 257), che Gadda citaa sua volta. Negli appunti, all’annotazione dell’argomento del cap.42 «(Arti, commercio, agricoltura,ecc.–)» segue una nota di inte-resse fra parentesi: «(Interessante/Pregiudizî).–».Altra citazione esplicita è quella di de off. I, 35, il passo sul pudore,di cui Gadda riporta ampi stralci nella traduzione di Rigutini.45

Nel quaderno il capitolo è segnalato come «Interessante per la sto-ria del costume».

Gli appunti contengono dunque qualche germe che troverà svi-luppi futuri, anche al di là del San Giorgio in casa Brocchi. Come èstato dimostrato da Emanuele Narducci, il ricordo del De officiis,l’opera di Cicerone che meglio aveva conosciuto grazie ai suoi stu-di universitari, continua ad affiorare persistentemente nella scrittu-ra di Gadda, «con ben altro spicco rispetto alle sporadiche presen-ze» di altre opere ciceroniane, quali il Cato maior e alcune orazio-ni.46 È significativo che tutte le presenze dell’ultimo trattato cice-roniano individuate da Narducci47 possano essere ricondotte a nu-clei di interesse che gli appunti mostrano essersi costituiti all’epocadello studio per l’esame di Latino. Così il passo di de off. I, 27,96,cui Gadda ricorre nella Meditazione milanese per spiegare le «di-vergenze delle specie dai generi»,48 riceveva negli appunti, a p.144, la seguente annotazione: «huiuc subiectum = in esso compre-so, come la specie nel genere». Una citazione nascosta dello stessopasso di de off. II, 24,84, citato nel San Giorgio (tanta in eo peccan-di libido fuit, ut hoc ipsum eum delectaret peccare, etiamsi causa nonesset), riconoscibile nello scritto Le belle lettere e i contributiespressivi delle tecniche,49 deriva da uno dei passi che, come si è vi-sto, avevano più colpito Gadda durante la stesura degli appunti. Ipescivendoli, i macellai e i pizzicagnoli di de off. I, 42,150, apparte-nenti a un capitolo che negli appunti è segnalato come «Interes-sante» e di cui si sottolineano i «pregiudizî», oggetto di citazione

SUL «DE OFFICIIS»... 179

45. San Giorgio in casa Brocchi, cit., p. 684; un fine commento su questa tradu-zione si legge in E. NARDUCCI, La gallina Cicerone, cit., p. 21 e seg., n. 56.

46. Ivi, p. 54.47. Ivi, p. 54 e sgg.48. MM, p. 884.49. VM, p. 483.

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già nel San Giorgio, ritornano in un racconto dell’Adalgisa50e poi,nel 1961, in un intervento sulla lingua italiana.51

Il De officiis viene a trovarsi al centro di una trama di fili che sidipanano a partire dalla lettura compiuta negli anni dell’Accade-mia, e che a volte si riannodano. È forse un filo che si riannodaquello per cui nel 1928, in quella Meditazione milanese in cui rice-ve il medesimo epiteto di ‘gallina’ che gli verrà attribuito nel SanGiorgio dal pittore Penella, nella nota dell’autore al passo che con-tiene questa definizione Cicerone viene chiamato «Re dell’anaco-luto».52 La definizione è a prima vista sorprendente, poiché l’ana-coluto non è tradizionalmente considerato un tratto caratterizzan-te della sintassi ciceroniana. Ma una particolare attenzione, quasiuna meticolosa preoccupazione per la presenza di questo costruttosintattico nella prosa ciceroniana si trova proprio nelle note delcommento di Sabbadini, il quale per i soli primi due libri del Deofficiis segnala più di venti anacoluti. Nella memoria dello scrittoresembra riaffiorare, assieme a un giudizio formulato dal latinistacon cui aveva sostenuto l’esame, il testo studiato e annotato quat-tro anni prima.

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50. Quando il Girolamo ha smesso..., in L’A, Opere I, p. 325: «la bisunta borghe-sia bottegaia, lanii, fartores...».

51. SD, p. 1191: «Cicerone che si riteneva e forse era una persona seria, sconsi-gliava ai giovani “scelti” di frequentare pescivendoli, macellai, pizzicagnoli...».

52. MM, p. 713.

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