STORIA DEL DIRITTO ROMANO

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STORIA DEL DIRITTO ROMANO INTRODUZIONE Ogni società si pone un proprio ordinamento per organizzarsi. Il diritto romano rappresentava la più alta espressione dell’ Impero romano. Il diritto romano si è sviluppato, dalle prime organizzazioni di genti e villaggi all’ organizzazione e alle vicende di un vasto impero. I limiti temporali della storia del diritto romano vanno dalle origini di Roma sino a Giustiniano (perché l’ opera di Giustiniano rappresenta una sintesi, una conclusione, e insieme il fondamento di tutta un’ altra fase della vita del diritto romano). In questo sviluppo si possono segnare diverse fasi. Vi sono due crisi che rappresentano delle svolte nello sviluppo della società romana : una che può collegarsi alla vittoria di Roma su Cartagine (II sec. a.C.), l’ altra nel III sec. d.C., alla morte di Alessandro Severo (a. 325). La prima è una crisi di sviluppo nel passaggio da un popolo di agricoltori soldati alla dominazione del Mediterraneo con l’ organizzazione di un vasto impero; crisi di sviluppo che investe tutti gli aspetti del diritto. Vi sono infatti forti scosse nell’ apparato delle istituzioni politiche che risultano inadeguate alle nuove funzioni sociali. La crisi delle istituzioni investono e portano al tramonto della costituzione c.d. repubblicana attraverso tentativi di trasformazione o restaurazione; il diritto privato invece in questo periodo riceve un impulso e si sviluppa. Il carattere e il valore delle fonti di cognizione della storia di Roma varia secondo i periodi. Abbiamo tutti elementi che rendono difficile e malsicura la ricostruzione storica. Bisogna distinguere nelle fonti di cognizione, e cioè tra fonti tecnicamente giuridiche e fonti extragiuridiche; le prime, sia che siano documentazioni dirette di atti o norme giuridiche, sia che siano espressioni di giuristi, richiedono tutto un lavoro critico di accertamento della loro entità; le fonti extragiuridiche invece debbono anche essere vagliate nella loro attendibilità sostanziale, alla stregua della conoscenza che il loro autore possiede del diritto. CAPITOLO I – I PROBLEMI DI ORIGINE

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STORIA DEL DIRITTO ROMANOINTRODUZIONEOgni società si pone un proprio ordinamento per organizzarsi. Il dirittoromano rappresentava lapiù alta espressione dell’ Impero romano. Il diritto romano si èsviluppato, dalle primeorganizzazioni di genti e villaggi all’ organizzazione e alle vicende diun vasto impero. I limititemporali della storia del diritto romano vanno dalle origini di Romasino a Giustiniano (perché l’opera di Giustiniano rappresenta una sintesi, una conclusione, e insiemeil fondamento di tutta un’altra fase della vita del diritto romano). In questo sviluppo si possonosegnare diverse fasi.Vi sono due crisi che rappresentano delle svolte nello sviluppo dellasocietà romana : una che puòcollegarsi alla vittoria di Roma su Cartagine (II sec. a.C.), l’ altranel III sec. d.C., alla morte diAlessandro Severo (a. 325).La prima è una crisi di sviluppo nel passaggio da un popolo diagricoltori soldati alla dominazionedel Mediterraneo con l’ organizzazione di un vasto impero; crisi disviluppo che investe tutti gliaspetti del diritto. Vi sono infatti forti scosse nell’ apparato delleistituzioni politiche che risultanoinadeguate alle nuove funzioni sociali. La crisi delle istituzioniinvestono e portano al tramonto dellacostituzione c.d. repubblicana attraverso tentativi di trasformazione orestaurazione; il diritto privatoinvece in questo periodo riceve un impulso e si sviluppa.Il carattere e il valore delle fonti di cognizione della storia di Romavaria secondo i periodi.Abbiamo tutti elementi che rendono difficile e malsicura la ricostruzionestorica. Bisognadistinguere nelle fonti di cognizione, e cioè tra fonti tecnicamentegiuridiche e fonti extragiuridiche;le prime, sia che siano documentazioni dirette di atti o normegiuridiche, sia che siano espressionidi giuristi, richiedono tutto un lavoro critico di accertamento dellaloro entità; le fonti extragiuridicheinvece debbono anche essere vagliate nella loro attendibilitàsostanziale, alla stregua dellaconoscenza che il loro autore possiede del diritto.

CAPITOLO I – I PROBLEMI DI ORIGINE

Roma si presenta nella storia come una città-stato, o civitas, come un’organizzazione di uominiliberi e partecipi alla vita e alla difesa della città, contrapposta allegrandi monarchie e ai Regnadove tutti erano livellati come sudditi.La leggenda ci racconta di Romolo, latino, di stirpe reale albana, che daalla città, nel VIII sec.a.C., la sua fondamentale organizzazione : la distribuzione in tre tribù(i Ramnes, i Tities, iLuceres), i comizi curiati (30 curie, 10 per tribù), il senato compostoda 100 membri (in seguito da300), la distinzione tra patrizi e plebei.Ma cosa preesisteva a questa città-stato, alla civitas sopra descritta?Senz’ altro gruppi minori rispetto alla civitas, e cioè familiae egentes.La famiglia romana ha delle proprie caratteristiche tipiche. Essacostituiva un vero e proprioorganismo politico, per cui :a) la famiglia romana era soggetta ad uncapo, il pater familias; l’ appartenenza allafamiglia era determinata oltre che dalla nascita nei confronti del padre,da modi particolaridi assunzioni di essa (l’ adrogatio con cui un pater diventa filiusfamilias in un’ altra familia);b) il potere del pater è vitalizio in quanto giunge al ius vitae et necis(diritto di vita e di morte);c) il potere del pater consiste in una serie di potestà e di diritti neiriguardi delle persone edelle cose (potestas per i figli, manus per la moglie e mancipium per ifigli servi);d) l’ uscita da una famiglia si qualificava come capitis deminutio(minima);e) carattere che assumono i sacra familiari nella concezione religiosadell’ antichità.Al di sopra della familia troviamo un gruppo più vasto, la gens. Si èaffermata una teoria gentiliziache fa della gens, come della familia, un organismo anteriore allacivitas, teoria che presentaanche la gens, come un organismo politico, cioè come un organismorispondente ai fini dell’organizzazione politica.Quali sono i rapporti tra gens e familia, quale la struttura originariadella gens, quali i rapporti digens e familia con la civitas?Partiamo da alcune considerazioni :a) la familia, alla morte del pater, si scinde in tante famiglie quantisono i filiifamilias che

diventano sui iuris; in epoca avanzata però i filii solevano restareuniti in un consortium incui ciascuno dei partecipi possedeva pieno il potere di disposizione suibeni comuni;b) accanto alla familia proprio iure, composta dal pater e dalle personesoggette alla suapotestà, si parla a Roma di familia communi iure, ossia di coloro chesarebbero uniti sottola potestà dello stesso pater se questo non fosse morto, che restanouniti dal vincolo dell’agnazione;c) al di là degli agnati e della familia communi iure, sta la gens, cioèi gentili, che secondo ledisposizioni successorie raccolgono il patrimonio del defunto quandomanchino ereditestamentari o non vi sia l’ adgnatus proximus. Anche nella gens abbiamoun capostipitecomune, un eroe. La gens può essere considerata come un aggregatoterritoriale difamiliae.La familia era quindi l’ unità più elementare, le familiae dovevanosentire fra loro un’ unità e unaffratellamento che poteva collegarsi a vincoli di una comune origine.La civitas è quindi preceduta dalla fase gentilizia. Alla fase gentiliziava ricollegato anche l’ istitutodella clientela, e del patronato sui clienti. Accanto ai gentiles, aisignori, vi erano i vassalli, detticlientes, che si trovavano sotto la protezione del patrono, affidati allafides di lui, solevano riceverein concessione delle terre, e avevano verso il patrono particolari doveridi obsequium, di officium,di pietas e di prestazione di operae; ne ricevevano protezione eassistenza. I clienti sono partecipidelle guerre e dei sacra delle gens, più tardi si riuniranno nelle curiecoi membri delle gens.La clientela traeva origine o dalla deditio (sottomissione di un gruppoal potere della gens) o dallaapplicatio (affidamento di un estraneo alla protezione del gruppo) ; menoantica è la manumissio(liberazione) di schiavi.Secondo la teoria gentilizia, così come la familia, anche la gens è rettada un pater gentis; gliavversari di questa teoria invece sostengono che la gens non aveva capi.Si parla poi di princepsgentis per indicare non un organico capo, ma un fondatore della gens.La gens è quindi un raggruppamento di famiglie e per questo può essereintesa come un insieme

di organismi politici, volti a ordinare la coesistenza e la convivenza,l’ espansione e la difesa ditutte queste famiglie. La gens scompare con lo sviluppo della civitas.Oltre a familiae e gentes abbiamo anche delle forme federative. Si trattadi federazioni o ancheorganizzazioni più vaste di stirpi non organizzate a città (ad es. iSanniti).Tutte le notizie sulle origini di Roma ci riportano ai Latini. Anche peri Latini abbiamo notizia di unaconfederazione, di una lega latina, di un’ antica unità religiosa.Versola fine del VI sec. troviamo i Latini alleati contro Roma. Dopo labattaglia abbiamo Roma e iLatini con parità di diritti. Circa l’ organizzazione dei Latini si parladi assemblee federali, di uncomando unico dell’ esercito, di un dictator Latinus e di due magistratidetti praetores.La tradizione riporta la Roma primitiva alla città del Palatino, checonservava il nome di Romaquadrata. Una tradizione antichissima ci rivela l’ esistenza di una legasacra tra villaggi, che deveessere anteriore alla città del Palatino. Le ragioni che hanno indotto ivillaggi del Palatino achiudersi in città sono state essenzialmente di difesa. Con questadelimitazione della città delPalatino si è iniziato il processo della formazione della città da quelcomplesso di piccole comunitàche erano disseminate sui colli.La città-stato rispetto alle varie forme federative descritte prima,presenta un più saldo valore diunità, caratterizzato dalla sua delimitazione, dalla sua organizzazionepolitica e dal potere delcapo. Possiamo dunque scorgere la configurazione di quella società chenoi chiamiamo Stato. Lafunzione originaria della civitas era la difesa e l’ offesa all’ esterno,e, all’ interno, la salvaguardiadella civitas stessa (difesa della pace pubblica).La gens scompare in favore della civitas anche se i caratteri dellafamilia persistono.Vi è un ordinamento giuridico familiare riconosciuto dal ius civile, e viè anche un ordinamentointerfamiliare a cui si da il nome di ius, che riguarda i rapporti che sicreno nella vita dei gruppi, neiloro incontri, tra le familiae.

CAPITOLO II – LA MONARCHIA LATINA ED ETRUSCARoma ha attraversato un periodo monarchico. La tradizione presenta settere e la distinzione tra

due fasi, una prima fase latina e una seconda fase di dominazioneetrusca. Qualcuno sostiene chela città sia stata fondata solo con la dominazione degli Etruschi cheavrebbero sottomesso glisparsi villaggi preesistenti; le popolazioni latine sottomesse avrebberocostituito la plebe, e lavittoria di questa nella lotta per laparificazione dei due ordini avrebbe rappresentato la rivincitadell’ elemento latino.L’ imperium del magistrato latino deriva dagli Etruschi, così come lefortificazioni della città, mentrei primi ordinamenti politici sono di origine latina, cioè dellepopolazioni italiche indoeuropee.Lo scopo della città era quello di creare un’ unità di una pluralità divillaggi attraverso ladelimitazione e la fortificazione (difesa). L’ unità della città dovevatrarre origine dal potere di un rexstabile. Potere del re e organizzazione gentilizia costituiscono così icaratteri fondamentali di unacomunità cittadina. Segue quindi lo sviluppo, sia territoriali che degliordinamenti politico-militaridella Roma monarchica in un succedersi di diverse fasi, fino a quelladella prevalenza etrusca.Abbiamo una città all’ interno della quale emerge una figura centrale, ilrex, che agisce sulla basedi un potere personale.Vi sono diverse fasi, una delle quali riguarda la contrapposizione tramonarchia e repubblica in cuilo stato si incarna nel popolus organizzato.Il re era unico e vitalizio. Alcune fonti parlano di periodi transitoridi regno a due, che potrebberoricollegarsi a periodi di estensione della città, ma potrebbero esserepuramente un’ invenzione.Il re aveva potere militare e potere religioso, poteri volti a manteneree conservare l’ unità cittadina.Quanto alla nomina del re si parla sia di principio elettivo che diprincipio ereditario; nella fasemonarchica vi era una designazione da parte del predecessore. Il rericeveva poi l’ atto disottomissione delle curie, seguiva l’ approvazione e investitura divinaattraverso l’ inauguratio(augurio di buon regno).La tradizione ci parla anche di ausiliari del re, si parla di : duoviri perduellonis e quaestores paricidii: che cooperano nellagiurisdizionecriminale; praefectus urbi : che esercita i poteri del re in assenza di questo; tribunus militum : con compiti militari.

I cardini della costituzione romana sono : la magistratura, il senato eil popolo. Il re ha preceduto lamagistratura. Il senato formava il consiglio del re. Era scelto dal re,fino a che la nomina fu deferitaai censori. I senatori erano detti patres, con la distinzione tra patresmaiorum e minorum gentium.Nell’ interregnum (vacanza del re) l’ auspicium ritornava ai patres cheesercitavano ciascuno ilpotere per cinque giorni.Il senato aveva funzione consultiva nei riguardi del magistrato(senatoconsulti). Vennero poiammessi anche i plebei, ma alcune funzioni (ad es. l’ interregnum),rimasero riservate ai solisenatori patrizi.La più antica forma di assemblea popolare è quella dei comitia curiata.La tradizione attribuisce aRomolo la distribuzione del popolo in curie (dieci per ciascuna delle tretribù, Tities, Ramnes,Luceres). I Roman facevano derivare il nome dei Tities da Tito Tazio, deiRamnes da Romolo e deiLuceres da Lucumone. La divisione nelle tre tribù è abbastanza antica.Nell’ ordinamentocenturiato, fra le centurie dei cavalieri ve ne erano sei, dette le seicenturie, ed erano formate dapatrizi. Nelle città quindi le curie si presentano distribuite nelle tretribù; le curie si inseriscono nell’organizzazione cittadina nello sviluppo e nell’ assestamento di unesercito.Parliamo ora della lex curiata (de imperio), essa sopravvive in epocastorica, ma segue all’elezione dei magistrati da parte dei comizi centuriati. Poiché comeabbiamo già detto lasuccessione del re doveva avvenire attraverso la designazione dell’interrex, l’ atto delle curie sisvolgeva nei confronti del re così designato; era l’ atto disottomissione al nuovo re, fatto attraversole curie, che si presentava come assunzione del comando da parte del re.La tradizione fa risalire ai re una serie di leges, le leges regiae.Dionigi di Alicarnasso ci dice cheera l’ assemblea che aveva il compito di eleggere il re, di approvare leleggi e di decidere la guerra.Si parla di una raccolta di queste leggi, compiuta da Papirio, da qui ilnome di ius Papirianum. Ilcontenuto di queste leggi è chiaramente di carattere e fondamentoreligioso, si tratta di principiconservati nella tradizione pontificale che possono risalire all’ etàmonarchica dove il rex era anche

capo religioso. Davanti alle curiae si compivano anche gli attifondamentali nelle vicende delle familiae: si facevain epoca primitiva il testamentum (sostituito poi dal testamento difronte all’ esercito); si faceva poila detestatio sacro rum, cioè la rinuncia ai culti familiari; si faceval’ adrogatio, cioè la sottomissionedi un paterfamilias ad un altro paterfamilias.L’ organizzazione delle curie serviva anche di base al primitivoordinamento militare; durante l’ etàregia la forza militare di Roma era composta da una legione di trentamilafanti, divisi in trentacenturie, e di trecento cavalieri, di cui mille fanti e cento cavalieriper ciascuna delle tre tribù.All’ antica fase latina risalgono i due più importanti collegisacerdotali romani, quello dei pontefici equello degli auguri.Il nome pontefici deriva da pontem facere (fare, gettare un ponte), daqui l’ analogia con il ponte,considerato elemento vitale e prezioso. Nella fase più antica essi sipresentavano come esperti delcomplesso sacro, col compito di suggerire alla collettività, ai capi e aiprivati, il modo di soddisfaregli obblighi religiosi e di conservare quindi la pax deorum. Essicontrollavano così il culto pubblico eprivato, e attraverso questo la vita pubblica, inoltre erano i depositaridella sapienza giuridica, piùparticolarmente di quei formulari del ius che riguardano le controversietra privati. Essi dunquerappresentavano un limite al potere del re sacerdote, che dovevainchinarsi alla loro sapienza. Ilpontefice massimo era il quinto dopo il rex sacrorum e i tre Flaminimaggiori, Dialis, Martialis eQuirinalis. Il pontifex maximus come presidente e rappresentante delcollegio, ha usurpato ognipotere del rex sacrorum avendo la cura dei culti dello stato e lavigilanza degli atti connessi allavita religiosa. Per la nomina dei pontefici rimase la cooptatio fino ache una legge Domitia del 104a.C. vi sostituì l’ elezione popolare; fino al 300 a.C. i ponteficifurono cinque.Sono antiche anche le origini degli auguri (veggenti dello stato) cheacquistarono anch’ essigrande autorità. La loro competenza consisteva soprattutto nell’interpretazione degli auspici. Per iRomani gli auspici erano molto importanti e quando vi erano dei dubbisulla loro interpretazione, siricorreva agli auguri.

Antico è pure il collegio dei Feziali, che si occupavano delle tradizionicirca il modo di fare i trattati,le dichiarazioni di guerra ecc., una sorta di diritto internazionale.Come veri e propri sacerdoti ufficiali, nominati dal re, si presentavanoi Flamines, i Salii e leVestali; i Flamines erano quindici, sono noti i nomi dei tre maggiori, ildiale, il marziale e il quirinale.Questi sono tutti gli istituti essenziali che si riportano alla primafase della monarchia, quellaformata da genti latine. Il complesso di fatti che portano all’organizzazione di Roma sembrano piùche frutto di un’ organizzazione spontanea, frutto di disposizioni cheprovengono dall’ alto. La cittàsi afferma tramite l’ affermazione del potere di un capo.Per ciò che riguarda la fase etrusca, la loro influenza è certa visto cheessi nel sec. VI dominaronoil Lazio. La tradizione con i due Tarquinii, ci raffigura un seguito divicende, che alterna larappresentazione dell’ imposizione di un potere, avente il centro efondamento di carattere militare,e la visione di una profonda opera di riorganizzazione che è raffiguratain primo piano nelle riformeattribuite a Servio Tullio. I Romani derivarono dagli Etruschi i segniesteriori dell’ imperium delmagistrato; l’ origine etrusca dei littori viene affermata dallatradizione romana. Etruschi erano isegni di regalità, come il trono d’ avorio e la toga purpurea; etruscaera anche l’ usanza checollegava al trionfo il sacrificio dei prigionieri. La dominazioneetrusca accentua quindi il potereregio, il potere militare, l’ imperium dei magistrati, un rafforzamentodell’ organizzazione dellacivitas. La dominazione etrusca inoltre ha lasciato numerose improntenelle costruzioni, nellefortificazioni e nella difesa, nella costruzione del tempio, nelladisciplina degli auspici, nellosviluppo e nell’ organizzazione militare.L’ elemento etrusco in Roma è legato a quei re etruschi che dominarono lacittà e vi regnarono; inquesta fase etrusca Roma acquista una posizione dominatrice, esi pongonodei terminifondamentali, essenziali per un ulteriore sviluppo costituzionale,elementi che persistono anchecon l’ abbattimento della dominazione etrusca.

CAPITOLO III – IL PASSAGGIO DALLA MONARCHIA ALLA REPUBBLICA

La leggenda narra che l’ ultimo Tarquinio (il Superbo), sarebbe cadutointorno al 510 a.C e sisarebbe poi instaurato un nuovo ordine, un ordine repubblicano. Si parladi una caduta violentadella monarchia e di un’ instaurazione rivoluzionaria del nuovo ordinerepubblicano con le sueistituzioni compreso il consolato. Si forgia un nuovo concetto dimagistratura, con la creazionedella magistratura suprema, che ha i caratteri dell’ unicità, duratavitalizia, illimitatezza di potere. Idue magistrati supremi (eletti dai comizi centuriati), furono chiamatiprima pretores (da praetor, cheva in testa all’ esercito) più tardi iudices, e poi consules. Il sistemaha funzionato fino al 452, con lavariante che in caso di guerra si attribuiva un potere illimitato (con unlimite di durata massima disei mesi), ad un magistrato unico, il dictator, assistito da unmagistrato inferiore, il magisterequitum. Nel 451 e nel 450 si sospende la magistratura e viene conferitoil potere supremo a duecollegi di decemviri, a cui sarebbe dovuta la legge delle XII Tavole. Iltentativo di Appio Claudio,capo dei decemviri, di instaurare la tirannide, provocò una nuovarivolta, con la restaurazione delconsolato.La lotta fra patrizi e plebei turbò però il regolare funzionamento diquest’ ordine; dal 444 al 368 sirinunciò alla nomina dei consoli, dando la piena potestà consolare aitribuni militum (comandantidei diversi battaglioni della legione). Nel 367 si raggiunse l’ accordoper cui uno dei consoli dovevaessere plebeo e il consolato fu definitivamente ristabilito; si sarebbepoi creato un terzo praetor,collega minor, dei due consoli, che aveva la funzione di restare in cittàad esercitare lagiurisdizione, magistrato a cui poi rimase il nome di praetor, mentre idue colleghi maggiori furonodetti consoli.Il tentativo della leggenda di attribuire alla rivoluzione latrasformazione istituzionale, da monarchiaa repubblica, non merita credito. Si parla invece di un processo storicopiù graduale, in cui tra l’altro, anche dopo l’ instaurazione della repubblica si conservò il nomepuro e semplice di rex.La dominazione etrusca subì dei colpi che la indebolirono, così che i relatini e più in generale le

genti latine approfittarono di questa debolezza per cercare di rimettereal potere le anticheistituzioni che erano state soffocate dalla dominazione etrusca.L’ abbattimento della tirannide etrusca non significò l’ espulsione ditutti gli etruschi, infatti nonmancano tracce, sia pure scarse, della permanenza degli Etruschi. Daricordare che in alcunicampi i Romani avevano tratto dagli Etruschi elementi positivi diciviltà, che riguardavano la stessastruttura cittadina.Possiamo analizzare le tappe di questa trasformazione costituzionale :a) un ponte è costituito dalla dittatura : la dittatura risalirebbe aiprimi tempi dellarepubblica; il dittatore è magistrato unico e con potere illimitato; ildittatore è nominatoda uno dei consoli;b) i tribuni militum consulari potestate ossia i tribuni militariinvestiti del potere consolare;c) altro elemento, che può collegarsi alla magistratura a due, è quellodel passaggio dall’esercito di un’ unica legione all’ esercito su due legioni;d) vi è poi la restaurazione del 367 accompagnata dalla creazione di unterzo praetor,collega minor, dei due consoli, cioè dei due praetoris.Possiamo delineare delle tappe generali : lo svuotamento del poteremilitare e civile del rex èavvenuta ad opera di comandanti militari, probabilmente prima a luisubordinati; la distribuzione delcomando fra i tribuni militum; il conflitto tra patrizi e plebei; nel 367la stabilizzazione definitiva delconsolato come magistratura collegiale suprema, cui si pone affianco ilterzo praetor (collegaminor). Abbiamo poi visto come la cacciata degli Etruschi contribuito adeterminare questoprocesso di svuotamento del potere regio.Elemento fondamentale della costituzione repubblicana è l’ organizzazionemilitare e politica delpopolo. I cardini di questa costituzione sono la distribuzione per tribùterritoriali e l’ ordinamentocenturiato : la tradizione attribuisce il tutto a Servio Tullio.Vediamo le tribù territoriali. Le vecchie tribù dei Tities, dei Ramnes edei Luceres non soddisfavanopiù le esigenze di un esercito adatto agli sviluppi e alle guerre diRoma. Il territorio dello Statovenne così distribuito in tribù territoriali; esse ricavavano il proprionome da quelli di antiche gentes

stanziate nella zona. Nel riordinamento, che avveniva per scopi militarie tributari, venivanodeterminati con precisione i limiti dellecircoscrizioni, e venivano iscritti nelle tribù tutti i proprietarifondiari fino alle più piccole misure. Il numero delle tribù andòcrescendo con l’ estensione delterritorio romano, ed arrivò al numero definitivo di 35 nel 241 a.C. .Si affermò una distinzione fra le quattro tribù che furono dette urbane(la Palatina, la Collina, laEsquilina e la Suburana) e le altre tribù dette rustiche.Parliamo invece ora dell’ organizzazione militare. Abbiamo già detto chel’ esercito cittadino eraformato da tremila fanti, in tre corpi da mille uomini, di cui ciascunoformato di dieci centurie, fornitedi dieci curie. I criteri che stanno alla base dell’ ordinamentocenturiato consistono nellavalutazione del patrimonio (in base alla quale si determinano le classi)e dell’ età : il primo sicollegava con la possibilità di procurarsi l’ armamento, il secondo conl’ efficienza militare. Sidistinguevano 5 classi, di cui la prima forniva alla fanteria 40 centuriedi iuniores e 40 di seniores,la seconda, la terza e la quarta, 10 di iuniores e 10 di seniores, mentrela quinta 15 di iuniores e 15di seniores (mentre le 18 centurie di cavalieri stanno fuori). L’esercito da campagna era formatodalle centurie di iuniores; solo i contingenti delle prime tre classipossedevano l’ armamento dioplita (completo di scudo e corazza). Con le prime tre classi siraggiungono 60 centurie, per cuiseimila uomini.Nell’ ordinamento centuriato spiccava una distinzione della prima classe,i cui appartenenti sichiamavano classici, mentre quelli delle altre classi erano infraclassem; venivano reclutati prima ipossidenti più ricchi in modo che potessero armarsi a proprie spese.

CAPITOLO IV – LA PLEBE E IL CONFLITTO FRA I DUE ORDINILo sviluppo della storia costituzionale, politica e sociale di Roma inquesto periodo, è caratterizzatodal conflitto fra patrizi e plebei, conflitto che viene superato con lavittoria dei plebei e con ilraggiungimento e l’ assestamento della costituzione repubblicana.Quali erano le differenze tra patrizi e plebei?Una prima differenza riguardava la nazionalità, in rapporto alle diversestratificazioni diconquistatori, ossia i Latini, i Sabini e gli Etruschi. Alcuni ritengonoplebei i Latini etruschizzati e

patrizi i Sabini, altri plebei i Latini e patrizi gli Etruschi, altriancora plebei i Sabini e patrizi i Latini…questa varietà di tesi mostra la debolezza di una differenza fondatasull’ etnia.La plebe sembra apparire come una comunità a se, con un proprioordinamento, le proprie divinità,il proprio culto, le proprie sedi, e con il divieto di connubio trapatrizi e plebei. Si è congetturato cheil nucleo originario della plebe fosse costituito da un comune autonomosull’ Aventino. La plebe siidentifica con un elemento latino, con un santuario sull’ Aventino, luogoche ricorda la plebe. Nellaplebe confluiscono tutto un complesso di immigrati per varie ragioni;immigrati che si mettevanosotto la protezione del rex, ricevendo in concessione dei piccoli lottidi terreno, così da formare unceto agricolo; artigiani, commercianti, una sorta di proletariato urbano.È discusso se i plebei partecipassero ai comizi curiati. La teorianegativa viene oggi largamenteavversata. I plebei partecipavano senz’ altro ai comizi curiati, inquanto partecipavano all’organizzazione popolare e più nello specifico all’ organizzazionemilitare.I plebei erano quindi un’ organizzazione distinta dai patrizi. Lacoesistenza dei due ordini eraregolata da rapporti di convivenza che si presentavano spontanei, anchese si innestarono deiconflitti per l’ equiparazione dei due ordini. L’ arma estrema dellaplebe era la secessione; la primasecessione, avvenuta nel 494 a.C. porta alla nascita del tribunato dellaplebe; attraverso le legessacratae la plebe assicurava con il proprio giuramento, l’ inviolabilitàdei tribuni.Il riconoscimento nella civitas dei plebei, sarebbe secondo latradizione, avvenuto mediante unfoedus, per cui si parla anche del concorso dei Feziali.La plebe ha quindi dato origine al tribunato, e attraverso il giuramentodifende l’ inviolabilità deipropri tribuni; la plebe si impegna e si preoccupa di difendere laregolarità delle proprie assemblee(cioè i concilia tributa) contro chi li turba.I tribuni della plebe non potevano essere meno di dieci. Sul numerooriginario vi è moltaincertezza, si parla in origine di due, poi quattro, poi cinque, per poiarrivare a dieci; ma questi datinon sono sicuri.

I tribuni venivano eletti nei concili tributi della plebe. Quanto alpoter dei tribuni, essi avevano ilcompito di difendere la plebe, difesa di ogni singolo plebeo contro l’imperium dei magistrati patrizi;i tribuni potevano fermare qualsiasi atto dei pubblici poteri (salvoalcuni) e così arrestare lamacchina dello Stato. Il tribunato costituiscela costituzionalizzazione di uno strumento di lottasociale. L’ intercessio (diritto di veto) rappresenta la caratteristicafondamentale del poter deitribuni, poter che viene esercitato anche successivamente al superamentodel conflitto tra patrizi eplebei. I tribuini in virtù delle loro funzioni, avevano il potere dimultare, arrestare ecc.Accanto ai tribuni troviamo gli edili della plebe, anch’ essi dichiaratiinviolabili; essi erano i piùantichi rettori-sacerdoti della plebe; avevano una posizione inferiorerispetto ai tribuni, fungevanoda archivisti e da tesorieri della plebe, potevano essere delegati daitribuni a qualche funzione(nettezza urbana, pompe funebri, sicurezza del transito, polizia deimercati, celebrazione dei giochisacri).Accanto ai tribuni e agli edili abbiamo anche i iudices decemviri, ossiadei magistrati che avevanocompetenza nelle cause di libertà.La lotta fra i due ordini si svolge quindi in campo economico, in camposociale e in campo politico.Vi era lotta per la distribuzione e l’ assegnazione delle terre.

CAPITOLO V – LE TAPPE DEL PAREGGIAMENTO DEI DUE ORDINIDopo la restaurazione, riprende la lotta fra patrizi e plebei, che fissai suoi obiettivi nell’ abolizionedel divieto di connubio fra patrizi e plebei, e nell’ accesso allamagistratura suprema.Il primo obiettivo raggiunto dalla plebe è stato quello del divieto diconnubio tra patrizi e plebei. L’abolizione è avvenuta nel 445 a.C. per effetto di una rogazione deltribuno Canuleio.Livio racconta che mentre Canuleio agitava la sua rogazione, gli altritribuni cercavano di varare lariforma nel senso che i consoli potessero essere scelti dal patriziato edalla plebe. Non si arrivò atanto. In ogni modo, in seguito, attraverso il tribunato militare, allaplebe si è aperto l’ accesso allamagistratura suprema. Il numero dei tribuni militum varia nel tempo,prima erano tre, poi quattro esuccessivamente sei (in alcuni casi anche otto o nove).

Di un anno posteriore al tribunato militare con potestà consolare è lacensura, che sorge nel 443.Era evidente l’ esigenza di un censimento che da molti anni non venivapiù fatto. Attraverso ilcensus venivano redatte delle liste deicittadini. Vi furono delle incertezze nelle notizie circa lacensura.Nel 421 secondo la tradizione si sarebbero ammessi i plebei alla questura(nel 409 si ha unquestore plebeo). Dal 400 troviamo dei plebei al tribunato militare conpotestà consolare.Dopo un periodo di lotte e anarchia, nel 367 a.C. furono approvate lerogazioni Licinie Sestie,presentate dai tribuni Licinius Stolo e Sextius Lateranus; l’intercessione dei due tribuni provocòuna vera paralisi, e per cinque anni, impedì addirittura l’ elezione deimagistrati, finchè nel 367, glistessi tribuni, costantemente rieletti, trionfarono.Si parla di più rogazioni : de aere alieno : ossia che le usure pagate si computassero adiminuzione delcapitale e che i debitori potessero soddisfare i propri creditori in trerate annue uguali; de modo agrorum : cioè che fosse vietato posseder più di 500 iugeri diager pubblicus e difar pascolare sui terreni pubblici più di 100 capi di bestiame grosso e500 di minuto; de consule plebeio : cioè che ristabilito definitivamente il consolato,uno dei due consolidoveva essere plebeo.Secondo il racconto di Livio, passate queste rogazioni, ed eletto ilprimo console plebeo nellapersona di L.Sestio, i patres avrebbero dichiarato di negare l’auctoritas alle deliberazioni comiziali.Ma per scongiurare il riscatenarsi di un grave conflitto, il dittatoresarebbe riuscito ad ottenere unasoluzione con la creazione di u pretore, magistrato, munito anch’ esso diimperium, avente ilcompito delle iurisdictio in città. Così con l’ ammissione dei plebei alconsolato si aveva lacreazione di una nuova magistratura riservata ai patrizi.Lo stabilizzarsi della costituzione avviene sulla base della magistraturadi due consoli sullo stessopiano, di cui uno plebeo, cui si aggiunge un terzo praetor, collegaminore dei due consoli; a questoterzo praetor spettava il compito della iurisdictio.Il 367 segna una data fondamentale nella storia della costituzioneromana. In quest’ anno fu

creata, secondo la tradizione, un’ altra magistratura, l’ edilità curule(parallelo dell’ edilità plebea).All’ edilità curule furono poi ammessi anche i plebei; segue l’ammissione dei plebei alla censura,alla dittatura, alla pretura.Nel 300 a.C. una lex Ogulnia portò il numero dei pontefici e degli augurida quattro rispettivamentea otto e nove, e stabilì che i nuovi posti spettavano ai plebei; piùtardi anche i pontefici furononove.Nel 172 a.C. si ebbero due consoli plebei, e nel 131 due censori plebei.Significativa per l’ affermazione dei plebei è l’ equiparazione deiplebisciti alle leggi. I plebisciti daleggi di organizzazione plebea divengono legge per tutto il popolo.Con la conclusione del conflitto il rapporto fra patrizi e plebei sembracapovolgersi, il patriziato siriduce a un piccolo numero di gentes, mentre i plebei rappresentavano unorganismo vivo dellostato sotto la direzione dei tribuni. Con il riconoscimento deiplebisciti il tribunato si completò dell’iniziativa legislativa.

CAPITOLO VI – LA COSTITUZIONE REPUBBLICANA : A) MAGISTRATUREAttraverso la lotta fra patrizi e plebei la civitas ha raggiunto unassestamento, un equilibrio politicoeconomico e sociale, che sfocia nell’ elaborazione di un ordinamento.Il quadro sistematico della Costituzione è composto dalla magistratura,dal senato e dal popolo.Per ciò che riguarda la magistratura si possono fare diverseclassificazioni. Si possono individuaremagistrature plebee, riservate ai plebei, e magistrature patrizie,riservate ai patrizi.Ma una distinzione importante per ciò che riguarda le magistrature romaneè quella framagistrature ordinarie e magistrature straordinarie.Si chiamano ordinarie quelle magistrature che si susseguono nella vitanormale della civitas; alcuniaggiungono come requisito il carattere della permanenza, cioè che sirinnovino e seguanocontinuamente.Sono invece straordinarie le magistrature che vengono create percircostanze eccezionali, come ladittatura, i decemviri legislativi, i tribuni militum consularipotestate.Una distinzione importante è quella che tra magistratus maiores emagistratus minores; sono

magistrature maggiori il consolato, la pretura, la censura fra leordinarie; il dittatore, i decemvirilegislativi, i tribuni militum consulari potestate, fra le straordinarie;sono minores l’ edilità curule e laquestura.Rientrava nei poteri e nelle funzioni dei magistrati della civitas ildiritto degli auspicia, laconsultazione della volontà divina per ricercarne il favore o meno agliatti della vita pubblica; gliauspicia dei dittatori, dei consoli, dei pretori, dei censori e di tuttii magistrati muniti di potestàconsolare o pretoria, sono detti maxima, o maiora, mentre quelli deiquestori e degli edili sono dettiminora.Una distinzione caratteristica fondamentale riguarda l’ imperium, chetecnicamente è riconosciutosolo ad alcuni magistrati.L’ imperium è un potere che i supremi magistrati repubblicani hannoereditato dal re, eprecisamente dalla monarchie etrusca, di cui esso conserva i segniesteriori : potere sovrano,originario, unitario, che, nel significato fondamentale di comando che laparola reca in se, ha il suofulcro nell’ imperio militare, ma fonde in questo i poteri propri dellefunzioni di governo. Esso non èun potere delegato, spetta al magistrato in quanto tale, per la suaposizione rispetto alla civitas.Esso ha la sua immediata espressione nel potere dei pretores consules; sipresenta come unpotere generale ed assorbente, comprimibile ed elastico ma nonscindibile, cioè tale che non vienelimitato ad una sfera di competenza. Quando fu creato il terzo praetor,come collega minor deiconsoli, egli in concreto serviva per l’ esercizio della funzionegiurisdizionale in città, e tale era lasua normale esplicazione, ma teoricamente egli, era investito dellapienezza dell’ imperium.L’ imperium veniva inquadrato e delimitato dallo sviluppo dell’ordinamento costituzionalerepubblicano; in particolare la provocatio ad popolum ha profondamentedelimitato l’ esplicazionedell’ imperium nel supremo potere punitivo, così che si distingueva unimperium domi, che siesercitava entro il pomerio della città, e un imperio militiae fuori diquello.L’ imperium storicamente spettava ai consoli, detti in antico pretores,ed al praetor (collega minor

dei due pretores originari), e quindi ai successivi pretores che vi siaggiunsero.Individuato l’ imperium per alcune magistrature, per tutte le altre sifaceva capo al concetto dipotestas : termine più generico ed elastico che talvolta designa, oalmeno abbraccia, lo stessoimperium, più spesso vi viene giustapposto o contrapposto.Il dittatore hamaior potestas rispetto al console, il console rispetto al pretore;mentre il censoreresta al di fuori di questa valutazione; le magistrature maggiori munitedi imperium hanno maiorpotestas rispetto alle magistrature minori, dei questori e degli edili.Caratteristiche fondamentali delle magistrature repubblicane sono latemporaneità, la collegialità,la responsabilità finita la carica e la gratuità.La temporaneità, la collegialità, la responsabilità finita la carica,sono i caratteri checontrappongono la magistratura suprema repubblicana, il consolato allamonarchia.Il re era vitalizio, i consoli duravano in carica un anno.Il re era unico, i consoli erano due, entrambi investiti della pienezzadell’ imperium, e come colleghiaventi par potestas. Ciascuno poteva quindi esplicare il pieno eserciziodel governo, salva lafacoltà del collega di fermarlo, mediante il veto, cioè l’ intercessio.Il consolato esprimeva quindi ilcarattere della collegialità, che importava l’ investitura piena delpotere in ognuno dei colleghi, conil limite del veto, che derivava dal concorso.Conseguenza della temporaneità era la responsabilità; i consoli eranoinviolabili durante la carica;ma allo scadere di questa il magistrato ridiventava privato cittadino erispondeva del modo in cuiaveva gerito la magistratura e degli atti lesivi di diritti privati odello Stato che avesse compiuto.Questi caratteri contrappongono la suprema magistratura repubblicana alrex.Esse di regola duravano un anno, salvo i censori che si nominavano ogniquinquennio e duravanoin carica i primi 18 mesi del quinquennio, e il dittatore che potevadurare un massimo di sei mesi.Alla collegialità delle magistrature repubblicane facevano eccezione ildittatore e il magisterequitum.Posizione particolare ha poi la pretura che, individuata comemagistratura, si presenta come unmagistrato unico.

Filo unitario fra le diverse magistrature è l’ intercessio; intercessioche si estrinseca in primo pianocome azione contro tutti gli atti di governo, e quindi contro tutti imagistrati, è uno strumento diopposizione costituzionale.L’ intercessio doveva essere opposta all’ atto a cui voleva togliereeffetto, e quindi esservi legataanche da una connessione temporale.Al di fuori della vera e propria intercessio, incontriamo spesso divietiopposti da magistrati aventipotestà maggiori (potere di polizia dei magistrati).I magistrati potevano addirittura essere sospesi dall’ esercizio dellamagistratura. Misura più graveera il istitium, cioè la sospensione generale dell’ attività ordinariedelle altre magistrature, in primopiano, ma non esclusivamente, dell’ attività giurisdizionale. Era unamisura straordinaria a cui siricorreva solo per gravi circostanze (pericolo militare, festa, lutto),su editto del magistrato piùelevato, munito di imperium, sentito il senato; ma esso poteva ancheessere proclamato daltribuno, in virtù dei suoi poteri.Il magistrato con potestà maggiore poteva inoltre avocare a se ilcomitiatus, la contio, impedendola convocazione ad opera del magistrato inferiore.Abbiamo detto che l’ imperium era l’ espressione della potestà sovranadello Stato, e che essospettava ai magistrati che ne erano investiti come potere originario eunitario, derivato dall’ imperiodel re etrusco. L’ ordinamento repubblicano lo ha inquadrato edelimitato.Abbiamo detto anche della distinzione tra imperium domi (entro il pomeriodella città) e imperiummilitiae (fuori dal pomerio della città), ( il limite è territoriale, nondipende dallo stato di pace o diguerra).Entro il pomerio della città, l’ ordinamento ha opposto all’ imperium uncomplesso di limiti, primo trai quali quello della provocatio ad popolum, che toglieva ai magistratimuniti di imperium leesplicazioni più gravi della coercitio e del potere punitivo, il dirittodi infliggere la pena di morte. Aldi là del pomerio (cioè oltre mille passi al di là del pomerio) venendomeno il limite, l’ imperiumriprendeva la sua pienezza.L’ imperium militiae inoltre portò un’ eccezione al limite della duratadella carica; la scadenza era

intesa con una certa elasticità, il comandante rimaneva tale finchè nongiungeva il successore asostituirlo. Su questo fondamento si affermò poi l’ istituto dellaprorogatio imperii (prolungamentodel comando supremo).Limite fondamentale dell’ imperium era abbiamo dettola provocatio ad popolum, considerata daiRomani come suprema garanzia costituzionale della libertà del cittadino.L’ istituto risale alle originidella repubblica. La provocatio fu introdotta nei confronti dell’ordinaria esecuzione con la scure. Laprovocatio spettava solo al cittadino romano di pieno diritto, in quantomembro dei comizi, e quindinon si estendeva agli schiavi, agli stranieri, e in origine, neppure alledonne. Essa era ammessasoltanto in Roma e nei mille passi fuori dal pomerio (quindi entro l’imperium domi, cui sicontrappone l’ imperium militiae). In origine era esclusa la provocatiocontro il dittatore, al quale fuestesa in seguito, il che però coincise con la decadenza della dittatura.Il limite della provocatio ad popolum fu esteso dalle tre leges Porciae;queste pur contemplandouccisione e verberatio (fustigazione), praticamente abolirono laverberatio per il cittadino romano;inoltre esse (oltreché sancire un obbligo del magistrato di permettere lafuga del reo onde evitarela condanna a morte), superarono il limite dei mille passi dal pomerio,ammettendo la provocatiodei cittadini anche nelle province, ed anzi anche dei soldati neiconfronti del generale. Le legesPorciae inoltre introdussero una sanzione per i magistrati che avesseroviolato il divieto.Nella pienezza dell’ imperium rientrava anche la iurisdictio, cioè l’intervento del magistrato nellecontroversie dei privati, nel senso di impostare e indirizzare lacontroversia alla risoluzione.Quanto al rapporto far imperium e iurisdictio, la iuriscìdictio è senz’altro un’ esplicazione dell’imperium.Tra le esplicazioni dell’ imperium abbiamo anche la coercitio, cioè lafacoltà di usare misurecoercitive e sanzioni dirette sulle persona e sul patrimonio; si va dallacondanna a morte, all’arresto e imprigionamento, alla verberatio o altre afflizioni corporali,all’ irrogazione di multe,confische di beni, presa di pegni. Qust’ istituto ha caratteredisciplinare ma è utile anche per la

vera è propria repressione di gravi violazioni o lesioni della civitas.La coercitio spettava aimagistrati muniti di imperium. In larga misura se la attribuirono anche itribuni della plebe. Inveceagli altri magistrati non muniti di imperium fu riconosciuta solo unalimitata coercitio incidente sulpatrimonio, tipica la multa.Le magistrature presentavano tutta una serie di segni esteriori che inparte derivavano dallamonarchia.La magistratura era essenzialmente gratuita. I magistrati avevano alleloro dipendenze unpersonale retribuito.I magistrati venivano eletti attraverso elezione popolare. Questoprincipio riguarda anche imagistrati ausiliari e delegati, militari e cariche sacerdotali. Leelezioni dei magistrati venivano fattequalche tempo prima dell’ inizio dell’ anno di carica, di solito verso lametà dell’ anno precedente. Iconsoli eletti, fino all’ assunzione del potere, si chiamavano designati,e potevano compiere attipreparatori della futura gestione. Nel caso di morte o di cessazione diun magistrato durante l’anno di carica, si facevano elezioni suppletive (il console sostituito aquello cessato era dettoconsul suffectus).Qualora venissero a mancare entrambi i consoli senza che siano statinominati i successori, allorasi faceva luogo l’ interregnum.Vediamo ora le singole magistrature :a) consolato : magistratura ordinaria suprema; due consoli, dettipretores, chiamati ancheiudices, magistrati investiti della pienezza dell’ imperium; magistraturacollegiale;b) dittatura : magistratura straordinaria suprema; antico magisterpopuli, detto più tardidictator; il dittatore veniva nominato in casi eccezionali, di pericolo,per le esigenze diguerra; nella dittatura veniva meno la collegialità, veniva meno ladistinzione tra imperiumdomi e imperium militiae, veniva meno nei riguardi del dittatore l’intercessio tribunizia; ildittatore era nominato da uno dei consoli; il dittatore era invitato adimettersi al compimentodell’ impresa per cui era stato nominato;c) pretore : egli era munito di imperium, considerato collega minor deiconsoli; esercitava le

sue funzioni nella città, e verso i cittadini, era di sua competenza laiurisdictio; assenti iconsoli egli esercitava anche le altre funzioni di governo cittadino; alpraetor urbanus sicontrappose poi il praetor peregrinus (giurisdizione sugli stranieri); d)censura : creata nel 443 a.C., la sua competenza consistevaesclusivamente nel census,cioè nel redigere la lista dei cittadini e dei loro averi; i censorierano due; essi venivanoeletti in occasione del census, cioè ogni cinque anni; restavano incarica, non per tutti icinque anni, ma solo fino a che non avessero terminato l’ operazione delcenso; la duratamassima della carica era di 18 mesi; essi avevano inoltre competenza inmateriafinanziaria;e) edilità curule : si è posta accanto all’ edilità plebea; la lorocompetenza riguardava la poliziaurbana, la disciplina dei mercati e la sorveglianza dei giochi, che sitrasformò poi nell’allestimento dei giochi stessi;f) questore : ha funzioni limitate; era nominati dai magistrati supremi;avevano funzioniinquisitorie per la determinazione del dolo nell’ omicidio; a loro fuaffidata l’ amministrazionedella cassa pubblica;g) vi è poi una serie di collegi inferiori, che da ausiliari scelti dalmagistrato, diventaronomagistrature elettive, come ad es. i vigintisexviri, più tardivigintiviri : tali sono i tresvirescapitales (vigilanza delle prigioni e dell’ esecuzione delle penecapitali, sicurezza pubblica,giurisdizione criminale connessa al poter di polizia), i quattuorviripraefecti Capuam Cumas,delegati dal pretore per l’ esercizio della iurisdictio nella Campania; idecmviri litibusiudicandis; i quattuorviris che curavano la nettezza delle stradecittadine, e i duoviri per isobborghi; i tresviri aere argento auro flando feriundo, chesovraintendevano allamonetazione;h) magistrature plebee : cioè limitate ai plebei, erano l’ edilità plebeae il tribunato della plebe.Con un plebiscito del 342 fu vietato, da un lato di gerirecontemporaneamente due magistrature,dall’ altro di ricoprire la stessa magistratura se non dopo dieci anni.

Si stabilirono quindi delle regole riguardo le magistrature : il divietodi cumulo, il limite all’ iterazionee l’ ordine fra le magistrature.Con la lex Villia annalis o annaria del 180 a.C., si stabilì che non sipoteva ricoprire la preturasenza aver ricoperto la questura, e non si poteva accedere al consolatosenza aver ricoperto lapretura; per accedere ad una magistratura occorreva aver fatto dieci annidi servizio nell’ esercito,con un minimo di 27 anni per brigare la questura. Solo più tardi con lalex Cornelia nel 81 a.C.,furono direttamente fissati dei minimi di età per le diversemagistrature, portando a 37 anni ilminimo per la questura. Così fu operata una graduazione delle diversemagistrature.Abbiamo quindi visto come le magistrature repubblicane si sono affermatee rese indipendenti,relegando l’ antico rex nel campo religioso, come rex sacro rum.

CAPITOLO VII – LA COSTITUZIONE REPUBBLICANA : B) SENATOL’ antico senato dei patres, espressione della gentes, aveva ripreso unaposizione notevole dopola caduta della monarchia etrusca, come istituzione tipicamente patrizia.Successivamente entrarono a far parte del senato anche i plebei. Latradizione fa risalire l’ entratadei plebei in senato agli albori della repubblica, ma si ritiene chequesta sia avvenuta durante l’ascesa della plebe, per cui si parla dell’ epoca del primo accesso deiplebei alla magistratura, ecioè con l’ assunzione al tribunato militare con potestà consolare.Va precisato che il senato patrizio (i patres) ha conservato una certaindividualità rispetto al senatopatrizio-plebeo.La nomina dei senatori prima spettava ai magistrati supremi, masuccessivamente, fu trasferito aicensori da un plebiscito Ovinio.I censori avevano la facoltà di esclusione degli indegni.L’ optimum quemque trovava espressione concreta nell’ aver gerito lemagistrature. La sceltaavveniva principalmente anzitutto fra coloro che avevano gerito lemagistrature curuli; se questinon bastavano a ricoprire il numero, si ricorreva pure a quelli cheavevano gerito magistrature noncuruli. Gli ex magistrati venivano ammessi ad intervenire alle sedute ead esprimere il loro parere,in attesa della nomina.

Con l’ accrescersi del numero dei magistrati, e quindi con l’ accrescersidegli aventi diritto, fra cuiesisteva una vera e propria graduatoria, la potestà di nomina del censoresi andava riducendo,anzi essa finì con l’ essere ridotta all’ esclusione degli indegni(definiti tali dai censori).In virtù delle magistrature ricoperte prima di entrare in senato, fra isenatori si stabiliva unagraduatoria, che si rispecchiava nell’ ordine del voto : princeps senatusera il senatore censorio(cioè ex censore) patrizio più anziano; seguivano gli altri censorii, iconsulares, i praetorii, gliaedilicii, i tribunicii e i quaestorii.La procedura di votazione si svolgeva per discessionem, cioè separando dauna parte e dall’ altra,favorevoli e contrari.I senatori pedarii erano coloro che non avevando ricoperto carichecuruli, potevano esprimere illoro parere solo dopo tutti gli altri, per cui molto spesso si arrivavaalla chiusura della discussione,prima che essi avessero potuto esprimere il loro parere.Il numero normale dei senatori nel periodo repubblicano fu di trecento,fino a Silla che lo portò aseicento.Quanto alle competenze del senato, ve ne sono alcune che restarono diesclusiva competenza deipatres, mentre altre che divennero proprie del senato patrizio-plebeo.Solo ai patres spettava l’ interregnum, per cui se i consoli venivanoentrambi a mancare, senzache fosse nominato il successore, gli auspicia tornavano ai patres, chesi susseguivano comeinterreges, finchè non vi fosse provveduto all’ elezione.Competenza esclusiva del senato patrizio (dei patres), era poi l’auctoritas patrum, ossia la ratificadelle deliberazioni comiziali.Al senato patrizio restavano legate tutte le funzioni che andavanoisterilendosi, mentre con l’ascesa dei plebei, si elevò ampiamente la posizione e la competenza delsenato patrizio-plebeo.Il senato aveva senza dubbio una funzione consiliare, costituendo esso laspina dorsale della vitapolitica romana; non vi era magistrato che al di là dell’ ordinariaamministrazione, prendesse unadecisione importante senza prima aver consultato il senato.Si ha quindi un espandersi della funzione viva del senato patrizio-plebeoe il cristallizzarsi dellecompetenze rimaste ai patres.

Le richieste della plebe, sotto forma di plebisciti, potevano essereaccolte dal senato. Da questapartecipazione concreta all’ attività legislativa il senato usurpò piùtardi la potestà di decidere circala costituzionalità delle leggi, di dispensare dall’ osservanza delleleggi medesime, e persino didichiarare preventivamente nulla una legge non ancora votata.Il senato si affermò sempre più come il fulcro della vita politicaromana. Il senato si occupava anche di politica estera. Tutti i rapporticon l’ estero, le relazioni diplomatiche,facevano capo al senato; esso riceveva le ambascerie e inviava lecommissioni.Le dichiarazioni di guerra erano di competenza dei comizi centuriati , maprima venivanosottoposte al parere del senato; al senato competevano i trattati di pacee di alleanza, che poivenivano sottoposti ad un voto di approvazione popolare.Dichiarata la guerra, era il senato che vigilava sulla condotta dellaguerra stessa; finita la guerraesso ricompensava e puniva comandanti e soldati.Il senato fissava gli ordinamenti dei paesi conquistati e vigilava sullaloro amministrazione.Altro campo di competenza del senato è quello della finanza.Particolare competenza ebbe anche in materia di culto.Ci si chiede se il senato abbia avuto una competenza propria nel campodella giurisdizionecriminale. La risposta è negativa.Il senato era convocato e presieduto da un magistrato che aveva ildiritto di convocare i senatori, ecioè il console o il pretore; solo più tardi anche dai tribuni.Il senato si convocava in luogo chiuso inaugurato, generalmente neitempli.I senatori avevano l’ obbligo di partecipare alla seduta, salvoimpedimenti legittimi; contro gliassenti il magistrato poteva usare la coercitio.La seduta del senato poteva svolgersi solo dal levare al tramonto delsole, si iniziava di solito allospuntare del giorno.La seduta si apriva con la relatio del magistrato, che normalmente siconcludeva con una proposta,per cui veniva chiesto il parere del senato. Seguiva la successivainterrogazione, per ordine, deisenatori, che esprimevano ognuno la propria opinione. Dopo unasufficiente discussione sipassava alla votazione della proposta o delle proposte emerse, votazioneche aveniva perdiscessionem, cioè con l’ andare o da una parte o dall’ altra.

Quando la relatio finiva con una proposta, se nessuno si opponeva, sipoteva formulare unaproposta e passare al voto.I senatori esprimono liberamente il loro parere e facevano le loroproposte.Le decisioni del senato avevano il nome di senatus consulta.

CAPITOLO VIII – LA COSTITUZIONE REPUBBLICANA : C) COMIZIIl terzo elemento della costituzione è costituito dai comizi.Il più antico tipo di comitia, i comitia curiata, sopravvive privato peròdi ogni forza vitale. L’ atto disottomissione al magistrato eletto si fa ancora mediante la lex curiata.I comitia curiata sonoconvocati per l’ inauguratio del rex sacrorum e dei flamini maggiori, perla sacro rum detestatio, l’adrogatio, il testamento. Ma l’ inauguratio curiata non si estende ainuovi sacerdozi di originerepubblicana, la potestas al censore è riconosciuta non con una lexcuriata, ma con una lexcenturiata de potestate censoria, il testamento si evolve in sensopatrimoniale.L’ assemblea fondamentale, il comitiatus maximus, nella costituzionerepubblicana è costituita daicomizi centuriati. Questa assemblea politica del popolo distribuito percenturie, era nella suagenesi collegata all’ organizzazione militare.In corrispondenza con l’ armamento della fanteria, si avevano cinqueclassi (in cui venivanodistribuiti i cittadini secondo il censo), precedute dalle centurie deicavalieri e accompagnate oseguite da cinque centurie di inermi.Il numero complessivo delle centurie in cui era distribuito il popoloromano nell’ ordinamentoserviano era di 193.Livio e Dionigi concordano per quanto riguarda le centurie dei cavalierie delle cinque classi :precedevano le diciotto centurie dei cavalieri; seguivano ottantacenturie della prima classe(quaranta di iuniores e quaranta di seniores) per ciascuna delle treclassi successive; trentacenturie (quindici di iuniores e quindici di seniores) per la quintaclasse.La distinzione tra iuniores e seniores era fissata al compimento del 45°-46° anno.Le centurie dei cavalieri erano formate dai primores civitatis, inparticolare nelle prime sei era

raccolto il patriziato; questi equites erano scelti, prima dal console,quindi dal censore, nellefamiglie patrizie e poi anche nelle più ricche e notevoli famiglieplebee.L’ appartenenza alle classi era determinata dalla ricchezza (che oramaiveniva computata indenaro e non più attraverso la proprietà fondiaria). Le centurie degliinermi, erano formate dacittadini al di sotto del censo minimo della quinta classe. Duecorrispondevano al servizio del genioe dovevano avere origine dall’ artigianato corrispondente; duecorrispondevano alla fanfara,tubicines e cornicines, e dovevano derivare da una formazione in rapportoalle esigenze relative.Rimaneva tutto il resto del complesso di cittadini al di sotto del censodella quinta classe, cheDionigi qualifica come sesta classe.Sarebbe stata aggregata alla quinta classe, oltre le due centurie dicornicines e tubicines, ancheuna centuria di accensi (soldati di riserva, non avevano armi, siarmavano con le armi dei caduti).I voti si computavano per centurie, si votava partendo dai cavalieri epoi secondo l’ ordine delleclassi, per cui la prevalenza era data dalla ricchezza e dall’anzianità : bastava che votasseroconcordi i cavalieri e la prima classe perché fosse raggiunta lamaggioranza, così che non siprocedeva neppure più nel voto; gli anziani sebbene meno numerosi,avevano un numero dicenturie uguale ai iuniores.Abbiamo già detto che il testamento, che si faceva davanti ai comizicuriati, poteva avvenire anchedavanti all’ esercito schierato. Questo, è segno del fatto che, sistavano sviluppando lecompetenze dell’ assemblea militare (e quindi di quella popolare che nederivava).L’ ordinamento centuriato rispondeva quindi alle esigenze dellapopolazione.Il terzo tipo di comitia era rappresentato dai comitiatributa, in cui i cittadini erano convocati pertribù, e si votava per tribù.La prima forma di organizzazione tributa era quella che si era data laplebe, con i suoi conciliatributa, che sorti come assemblea di parte, hanno poi, attraverso iplebisciti, assunto una portatacittadina.Ad imitazione dei concilia della plebe, si formarono e si affermaronopoi, le assemblee di tutto il

popolo per tribù, ossia i comitia tributa.Va detto che i comitia tributa e i concilia tributa plebis sidistinguevano nettamente sia per il iusagendi, sia per il ius suffragii, che per i primi spettava a tutti icittadini, per i secondi ai soli plebei.Le funzioni dei comizi centuriati e tributi e dei concilia tributa plebiserano di triplice natura :elettorale, legislativa, giudiziaria.Per ciò che riguarda la competenza elettorale, tra i magistrati ordinarierano eletti dai comizicenturiati i magistrati maggiori (consoli, pretori, censori); dai comizitributi i magistrati minori (edilicuruli e questori); dai concilia tributa plebis i magistrati plebei(tribuni della plebe ed edili).Il designato era quindi sottoposto all’ approvazione popolare.Per ciò che riguarda invece il potere legislativo dei comizi, esso siinnesta nel quadro dellaformazione e dello sviluppo storico della civitas. Prima con la societàintergentilizia,successivamente nel conflitto fra patrizi e plebei e nel superamento diquesto.La base per la formazione della comunità unitaria patrizio-plebea è datadall’ organizzazione delpopolo nei comizi centuriati, che viene a costituire l’ elemento centraledella lex, che viene adinvestire i problemi della vita associata nella civitas, e quindi nellastruttura e nella vita nello Stato,e solo secondariamente va a toccare i rapporti tra i privati.Anche per la lex, l’ iniziativa spettava al magistrato, il qualeinterrogava il popolo (sponsio) cherispondeva approvando o respingendo.Formalmente la lex si distingue dalle deliberazioni elettorali egiudiziarie, in quanto solo essa èdesignata con il nome del magistrato rogante, e si potrà definire lexogni deliberazione comizialeche non sia designazione di un candidato o pronuncia su un processocriminale.Competenza esclusiva dei comizi centuriati erano la lex centuriata debello indicendo e la lexcenturiata de potestate censoria.Fatto altamente significativo è quello dell’ exaequatio dei plebiscitaalle leges; si parla di un’equiparazione piena e assoluta.Abbiamo già detto come accanto alle leges rogatae, cioè votate dai comizisu proposta delmagistrato, vi fossero leggi che provenivano in modo unilaterale dalmagistrato, le leges datae. La

lex data aveva una posizione preminente sulla lex rogata.Vediamo ora il potere giudiziario dei comizi. La pena capitale era dicompetenza dei comizicenturiati. Per le multe, fu stabilito per i magistrati un limitemassimo, valutato prima in 30 buoi e 2pecore e poi in 3020 assi. Al di sopra di questi limiti la competenza eradei comizi tributi o deiconcilia tributa plebis.Al centro della giurisdizione criminale troviamo il processo comizialenel quale il magistrato iniziavail processo ingiungendo all’ accusato di comparire davanti al popolo inun giorno fissato, passandopoi alla fase istruttoria con l’ anquisitio; per tre adunanzeconsecutive, cui presenziava il popolo, ilmagistrato annunciava l’ accusa, adduceva le prove; il reo presentava ledifesa e le arringhedefensionali, e infine il magistrato formulava l’ accusa; in seguito, conla quarta riunione, con laformale incriminazione, si iniziava il vero e proprio giudizio popolare eil comizio condannava allapena proposta dal magistrato o assolveva.Prima che fosse pronunciato l’ ultimo voto decisivo per la condanna , l’accusato, poteva sfuggirealla pena con l’ esilio. Constatato l’ esilio, veniva pronunciata l’interdictio aqua et igni, per cui l’esule era escluso da ogni comunanza da vita cittadina.I comizi e i concilia erano convocati e presieduti da un magistratoavente il diritto di convocare ilpopolo (ius agendi cum populo) o la plebe (ius agendi cum plebe).Il ius agendi cum populo,spettava al console, il pretore, il dittatore etutti quei magistrati investiti dalpotere consolare.Quanto ai tribuni della plebe, il tribuno doveva chiedere al pretore lafissazione del giorno per laconvocazione dei comizi.Per le multe si convocano i comizi tributi, e liconvocava il magistrato che aveva irrogato la multa(ad es. l’ edile curule).Il ius agendi cum plebe invece, spettava ai tribuni ed agli edili dellaplebe. La convocazione deicomizi si faceva madiante editto. Fra la convocazione e il giorno dellariunione doveva intercorrereuno spazio di tempo che si stabilì nel trinundinum (tre mercati che sitenevano a sistanza di ottogiorni). Nei casi urgenti questo limite non veniva rispettato.Con la convocazione si rendeva noto l’ oggetto proposto alladeliberazione comiziale. Questa

pubblicazione del progetto di legge prende il nome di promulgatio eaveniva nella forma consuetadegli editti.Nell’ intervallo tra la promulgatio del progetto di legge e il giornofissato per il comizio, solevanotenersi delle contiones, convocate dal magistrato proponente, o anche daaltri, in cui sidiscutevano gli argomenti pro e contro.I comizi centuriati potevano essere convocati solo extra pomerium; illuogo normale era il CampoMarzio.I comizi tributi potevano riunirsi sia fuori dalla città, sia in essa;luogo normale era il foro, talora siriunivano in Campidoglio, più tardi anche questi nel Campo Marzio.I concilia tributa plebis potevano riunirsi solo entro i limititerritoriali del potere dei tribuni, e cioè nonoltre il primo miglio da Roma.I comizi non potevano essere tenuti ne nei giorni riservati alle pratichereligiose, ne nei giorniriservati all’ amministrazione della giustizia, ne nei giorni di festa,cosi che nell’ anno i diescomitiales erano 191.Nella notte precedente il giorno fissato il magistrato che dovevapresiedere i comizi assumevanogli auspici. Se gli auspici erano favorevoli, il magistrato facevaconvocare il popolo dall’ araldo, edopo una preghiera e un sacrificio, si discuteva la proposta.Chiusa la discussione, il magistrato presiedente leggeva la proposta einterrogava il popolo. Siiniziava quindi la votazione.Nei comizi centuriati più antichi votavano prima le centurie deicavalieri, quindi la prima classe, cuisi univano le due centurie del genio; e poi le classi inferiori, finchési aveva la maggioranza. Inseguito alla riforma fu tolto il privilegio ai cavalieri di votare perprimi, iniziando la votazione da unacenturia estratta a sorte fra quelle della prima classe. Le tribù invecevotavano simultaneamente.In origine il voto era orale; i punti venivano segnati su una tabella.Successivamente fu introdotto il voto segreto, scritto su una tavolettache veniva deposta in unacista.Il voto si dava indicando il nome dei candidati prescelti. Fatto lospoglio con la renuntiatio siproclamava il risultato.Avvenuta la renuntiatio la legge votata dai comizi entrava immediatamentein vigore. Le leggi con

una certa importanza venivano affisse pubblicamente su tavole di legno,in seguito su tavole dibronzo; talvolta tale pubblicazione era disposta dalla legge stessa,spesso era disposta dalmagistrato.La legge veniva inoltre depositata all’ erario, essa era indicata con l’aggettivo del nomen delmagistrato o dei magistrati proponenti ed una breve designazione delcontenuto.In testa alla legge stava la praescriptio, che indicava per intero ilnome e la carica del magistratoproponente, il comizio votante, il tempo ed il luogo della votazione, ilnome dell’ unità comiziale chevotò per prima, e del cittadino che in essa fu il primo a votare.Seguiva la rogatio, cioè il testo della legge vera e propria, quale erastata rogata dal magistrato eaveva formato oggetto della promulgatio.Discusso è il significato della sanctio, ultima parte della legge, cheaveva generalmente lo scopo digarantire l’ efficacia della legge (sanzione).Il modo in cui le leggi venivano votate in blocco senza possibilità diemendamenti, avrebbe potutopermettere al magistrato di raccogliere insieme in un’ unica rogatiodisposizioni eterogenee(rogatio per saturam) in modo da far passare anche quelle che stata piùsgradita con l’allettamento di un’ altra più accetta. Ma la rogatio per saturam fuvietata.

CAPITOLO IX – LA COSTITUZIONE REPUBBLICANA : CONCLUSIONILa costituzione repubblicana si presenta in conclusione, come unequilibrio di elementi e di organicostituzionali che si sono posti ed assestati come termini concreti dell’assestamento dello Statopatrizio-plebeo che ha coronato la fine della lotta fra i due ordini.Il concetto dell’ imperium esprimeva una continuità della magistratura edell’ investitura di unasovranità di magistrati supremi, continuità che risaliva dalla monarchiaetrusca.La delimitazione dell’ imperium trovava giustificazione nell’ importanzache andava assumendo ilpopolo, che possedeva il comando militare e ne costituiva l’ essenzaprima.Attraverso l’ elezione popolare venivano nominati i magistrati.Dal punto di vista sociale, ogni cittadino che avesse i requisiti, potevaaspirare alle magistrature,

cosa che comunque si restringeva ad alcune famiglie. Queste famiglieandarono a costituire unanuova aristocrazia, la nobilitas; si trattava di famiglie con particolaredignità e influenza, famigliericche in quanto la magistratura non solo era gratuita, ma eraaddirittura costosa.Erano pochi gli homines novi che entravano in magistratura grazie alledoti dimostrate, ma essidimostravano il fatto che la magistratura era davvero aperta a tutti icittadini.Gli antichi ci parlano della res publica, come ordinamento sovrano, cheattraverso i cittadini, ilpopulus Romanus, si incarnava nella comunità organizzata, la civitas;uomini liberi organizzati invita collettiva.La struttura popolare si presenta con una prevalenza del ceto agricolorispetto al ceto urbano.Il senato era formato attraverso la serie di magistrati usciti di caricae su di esso si poggiava ladirezione della politica.Si può parlare quindi di un processo di democratizzazione dello Statoromano, attraverso l’apertura del governo, alla partecipazione di qualsiasi cittadino,attraverso l’ estensione dell’elettività delle cariche, attraverso l’ allargamento della base deicomizi, sia nella riforma dei comizicenturiati, sia nell’ affermarsi dei comizi tributi.Da un lato abbiamo quindi una costituzione democratica per lapartecipazione organica del popoloalle esplicazioni della sovranità e per l’ apertura a tutti i cittadini,dall’ altro lato ha il suo centro inuna classe dirigente, che forma un’ aristocrazia.Questa era la civitas, la res publica, e i Romani provavano ormai odioper ciò che suonavaregnum, così che l’ accusa di affectare regnum, rivolta contro chiminacciasse questo equilibrio,era un’ arma politica che aveva la forza di scuotere gli animi.Lo sviluppo costituzionale fu accompagnato e seguito da un’ ampiaespansione della dominazioneromana. Questo grandioso equilibrio politico-costituzionale raggiunto daRoma, non durerà alungo. L’ espansione dell’ impero, le sue vicende e gli aspetti economicie sociali a essa connessi,diedero ben presto vita a una profonda crisi di sviluppo che scoppiò conviolenza ed arrivòattraverso urti e sconvolgimenti alla trasformazione costituzionale nelprincipato.

CAPITOLO X - L’ ORGANIZZAZIONE DELL’ ITALIA E DELLE PROVINCERoma si trovò impegnata in guerre che la portarono ad unificare l’ Italiasotto la sua egemonia. Puòdesumersi che l’ espansione di Roma nella Penisola seguiva due sistemifondamentali, quellofederativo e quello dell’ estensione territoriale attraverso l’annessione.Abbiamo già detto che alla caduta della supremazia etrusca si formò unanuova lega latina controRoma, e dopo la guerra culminata nella battaglia del lago Regillo siconcluse, nel 493 a.C., untrattato, il foedus Cassianum, il cui testo si conservava inciso su unacolonna di bronzo nel foro.Esso stabiliva il divieto di guerra e di aiuto al nemico, obbligava all’aiuto reciproco, fissava nellametà la divisione del bottino e della preda per le guerre comuni, eimpegnava a risolvere in diecigiorni le controversie relative a negozi tra membri delle comunitàalleate.In questo trattato Roma appare già come contraente isolato di fronte allalega latina; alla cadutadella supremazia etrusca le città latine si coalizzarono contro di essa;la conclusione era proprio untrattato fra Roma e questa lega latina, che doveva almeno implicitamentericonoscere l’ importanzae l’ estensione che la città aveva raggiunto.La divisione della preda di guerra a metà si spiegava con il fatto che leforze messe in campo daRoma e dalla lega, nel V secolo dovevano bilanciarsi, mentre alla metàdel IV secolo la potenza diRoma era di molto superiore.L’ alleanza fra Romani e Latini attraversò un lungo periodo in cuinecessariamente subì icontraccolpi delle complesse vicende belliche, periodo in cui si affermòe rafforzò la supremaziaromana; finché dopo la guerra latina, combattuta dal 340 al 338, finitacon la vittoria dei Romani,Roma sciolse la lega latina.Mentre il territorio di alcune città veniva senz’ altro incorporato daRoma, altre, sciolta la lega,venivano ad avere tanti foedera distinti.Anche se il foedus continuava formalmente ad essere un foedus aequum,praticamente nederivava che queste città erano private del ius belli et pacis, che nonpoteva esercitare nei

confronti di altre città federate con Roma, mentre esse dovevanopartecipare alle guerre di Roma;quello che cioè costituisce il nucleo sostanziale del foedus iniquum. Edinoltre le diverse città nonpotevano stringere alleanze fra di loro, e fu anche tolto il commercium eil connubium nei rapportifra di loro.Nei loro ordinamenti queste città conservavano la loro sovranità; avevanoi propri organi,giurisdizione, leve, censo, e anche monetazione; ma la loro politica eraquella di Roma.I Latini continuarono ad avere una posizione privilegiata nei confrontidegli altri socii. Il ius Latiirappresentava una posizione intermedia fra cittadini e peregrini; essendoquesta una posizionegiuridica, essa non rimase limitata ai vecchiabitanti del Lazio ad ai loro coloni, ma il numero deiLatini andò ancora accrescendosi, sia in quanto Roma fondava colonielatine, sia in quanto talvoltasi concedeva in latinità, come posizione privilegiata rispetto aiperegrini; e talvolta la latinità vennecome conseguenza di certi atti giuridici, per es. di forme dimanumissione. Allora si vennero adistinguere diverse categorie : i Latini prisci (colonie della lega eforse alcune colonie latine diRoma), i Latini colonia rii (membri di colonie latine dedotte da Roma),in seguito i Latini Iuniani(cioè da manumissione) che costituivano una categoria perticolare.I Latini avevano il ius commercii con i Romani, ed i Latini prisciavevano anche il ius connubii. Sigiunse a concedere anche un limitato ius suffragii, in quanto i Latinipresenti a Roma potevanovotare entro una tribù estratta a sorte; inoltre veniva riconosciuto,dapprima ai Latini prisci, poianche agli altri, il diritto di acquistare la cittadinanza con iltrasporto del proprio domicilio a Roma(ius migrandi), o in seguito ad avere rivestito magistrature nellapropria città.Roma estese il sistema federativo dai rapporti con i Latini a quelli conaltre popolazioni; quandoavvenivano defezioni, allora Roma, come aveva fatto per i Latini,procedeva allo scioglimento delleleghe, concludendo singoli trattati con le singole comunità, e talvoltavietando il commercium e ilconnubium tra le singole città per impedire il ricostruirsi di legami.Qualche città, in omaggio al suo atteggiamento, ebbe un foedus aequum :tale fu quello di Napoli.

Per lo più si trattava di foedera iniqua, in cui cioè l’ alleatorinunziava al diritto proprio di guerra e dipace, per obbligarsi ad aiutare Roma nelle sue guerre fornendocontingenti militari e navali di cui ilfoedus fissava il maximum, e rendersi in politica estera vassallo diRoma.Così attraverso questa rete di vincoli che legavano le varie città aRoma, si venne a formare unastabile organizzazione che comprendeva questi socii Italici.Nel loro governo le singole città conservavano la loro sovranità; avevanopropri magistrati, propriegiurisdizioni, proprie amministrazioni, propria moneta; vivevano secondoil proprio diritto e leproprie leggi. I socii Italici non godevano della posizione dei Latiniriguardo al ius commercii e alconnubium con i Romani; rispetto ai Romani erano peregrini.Essi non avevano il ius migrandi rispetto a Roma; avevano il iusexulandi, cioè la facoltà diaccogliere gli esuli della comunità alleata.Potevano esistere fra le varie comunità italiche e latine rapporti cheimportavano il commercium, ilconnubium e il ius migrandi.Accanto al sistema federativo, Roma usò anche l’ espansione diretta, l’estensione del territorioattraverso annessioni.Talvolta si trattava di un’ incorporazione di un’ altra comunità nelloStato romano, questa potevaavvenire con la concessione della cittadinanza optimo iure oppure con lariduzione in uno stato disemicittadinanza; talora invece ci si limitava a sottrarre una parte delterritorio alla città che restavaindipendente.L’ estensione del territorio che avvenne mediante successive annessioni,portò al moltiplicarsi delletribù territoriali che, nel 241 a.C., raggiunsero il numero massimo di35; arrestatosi il movimentodel numero delle tribù, le incorporazioni successive si facevano con l’attribuzione a tribù esistenti.Questa estensione del numero delle tribù importava un’ estensione dell’organizzazione cittadina;la semplice organizzazione cittadina unitaria, non era più sufficientealle esigenze dell’amministrazione e della giurisdizione, di fronte all’ estensione assuntadal territorio; d’ altra partegli ordinamenti preesistenti non potevano essere distrutti per il fattodell’ incorporazione nella

cittadinanza, ecco il perché del conservarsi di centri aventi una certaautonomia. Così si sviluppò ilsistema municipale.Con l’ incorporazione nello Stato romano e con l’ attribuzione dellacittadinanza, una comunitàcessava di formare una civitas a se, i cittadini cessavano di esserecittadini di un’ altra città; però aifini amministrativi, nel territorio romano, quelle comunità di cittadinicontinuavano a formareorganizzazioni autonome, sia pure coordinate con l’ esplicazione degliordini fondamentali dellacivitas che abbracciava tutto il territorio.A queste comunità fu dato il nome di municipia ed ai loro membri quellodi municipes (da munus, omunia capere). Bisogna in proposito fare delle distinzioni a seconda chesi tratti di municipesoptimo iure o di cives sine suffragio. I municipes optimo iure eranocittadini romani nel vero senso della parola, e quindi godevano ditutti i diritti dei cittadini, non solo nel campo del diritto privato, maanche in quello del dirittopubblico; queste comunità godevano di una larga autonomia avendoconservato i loro magistrati, illoro senato, le loro assemblee, la loro amministrazione, una certaamministrazione, una certagiurisdizione ed anche le loro leggi e istituzioni giuridiche.I municipes in stato di semicittadinanza (cives sine suffragio), nonavevano l’ elettorato attivo epassivo, quindi del cittadino avevano soprattutto gli oneri; la loroposizione rispetto al ius connubiie al ius commercii con i Romani era variamente determinata. Quanto all’autonomia, esisteva unagrande varietà. Vi erano alcuni municipi sine suffragio che conservavanola propriaamministrazione, con alcuni limiti una giurisdizione, oltreché proprieleggi e un loro diritto. Altrecomunità invece venivano poste in una condizione inferiore, per cui eranoquasi interamenteprivate della loro autonomia e soggette all’ amministrazione romana, cosìche mal si addiceva loroil nome stesso di municipia.La giurisdizione, in quanto espressione dell’ imperium sovrano, e cioèteoricamente el pretore.Alcuni municipia però, dotati di più larga autonomia, conservavano neiloro magistrati unagiurisdizione entro certi limiti, per cui si delineava una giurisdizionespettante al pretore e unabassa giurisdizione spettatnte ai magistrati municipali.

Con l’ espansione del territorio nelle comunità vicine, cui fu concessala cittadinanza optimo iure, ilpretore esercitava la sua iurisdictio attraverso delegati, i praefectiiuri dicundo, in origine scelti dalpretore e in seguito eletti dai comizi. Nelle circoscrizioni deipraefecti, dette praefecturae, potevanoessere comprese più comunità municipali.Tutto questo processo storico dovette compiersi prima della guerrasociale. La concessione dellacittadinanza a tutti gli Italici, in seguito alla guerra sociale portòpoi alla generale applicazione delsistema municipale.Il sistema che si creò dopo la guerra sociale poggia sullo schema deiquattuorviri (due iure dicundoe due aediles). Accanto ai magistrati si aveva il consiglio della città,qualcosa di analogo al senatoper cui divenne usuale il nome di ordum decurionum; e infine il popolodistinto in curiae.Nella popolazione del municipium si distinguevano i cives , determinatidall’ origo, egli incolae chevi avevano il domicilio.Altri agglomerati di cittadini romani erano i conciliabula, i fora, ivici, i castella.I conciliabula erano distretti di campagna, il centro era luogo diriunione per i mercati, per le leve,per l’ amministrazione della giustizia, per le solennità religiose; noncostituivano un’ unitàcomunale. Avevano i loro decemviri che curavano la loro amministrazione,ma dipendevano dagliorgani municipali o dal praefectus.I fora costituivano analoghe agglomerazioni stabilite lungo le grandi vieromane.I vici e i castella erano organizzazioni minori che non superavano ilcarattere del villaggio.Altra istituzione che rientra nelle forme organizzative dell’ espansionee della penetrazione diRoma, è la deduzione di colonie, istituzione che Roma assimilò dagliantichi popoli italici, inparticolare dai Latini. Nel territorio sottratto al nemico si deduceva esi organizzava una comunitàdi cittadini (o di Latini), il cui primo scopo immediato fu quello diassicurare la difesa e controllarepopoli malfidi mediante comunità fedeli : propugnacula imperii.Le prime colonie di cittadini romani furono dedotte sulle coste (coloniemarittimae); era loroconcessa l’ esenzione dal servizio militare. Dopo la guerra annibalica sicrearono anche colonie

nell’ interno.A partire dai Gracchi le colonie ebbero un nuovo scopo e cioè il finesociale di provvedere alproletariato urbano e restaurare il piccolo e medio ceto agricolo. Piùtardi a partire da Mario siaggiunse lo scopo di compensare i soldati e i veterani (coloniaemilitares).Il numero di coloni per una colonia romana passo da trecento a duemila,tremila coloni.Accanto a colonie di cittadini Roma continuò a fondare colonie latine. Aqueste colonie potevanounirsi dei Romani che però perdevano la cittadinanza e diventavanolatini. È così che attraversocolonie latine e romane si latinizzava, l’ Italia.La fondazione di colonie latine in Italia si andò esaurendo. Lafondazione di colonie romane al di làdei mari iniziata da C.Gracco incontrava resistenze nell’ oligarchiasenatoria, e trovò sviluppo apartire da Cesare.La condizione giuridica dei due tipi di colonierifletteva il diverso sistema di organizzazione dell’espansione dell’ egemonia romana, quello della municipalizzazione equello della federazione.Le colonie romane erano comunità di cittadini, comunità la cuiorganizzazione era autonoma dalpunto amministrativo e giurisdizionale; si modellavano sul modello dellacittà madre, con proprieassemblee, proprio senato (i decurioni), propri magistrati (pretores, poiduumviri).Le colonie latine invece venivano a formare città autonome, legate aRoma.La deduzione di una colonia veniva stabilita da una lex, di solito unplebiscito, preceduto da unsenatoconsulto, e veniva eseguita da una commissione di magistrati a ciòdestinati. A partire dall’epoca graccana, il popolo pretendeva stabilire la deduzione di coloniesenza l’ intervento delsenato; nello svolgimento dell’ ultima fase della repubblica gli stessicapi che fondavano le coloniemilitari, si ritenevano a ciò autorizzati, senza bisogno di leggespeciale; fondavano le colonie o essistessi o mediante loro legati.I magistrati nominati per la deduzione della colonia, comandavano laspedizione dei coloni,presiedevano all’ organizzazione del territorio, e davano, mediante unalex, la costituzione allacolonia.

Il territorio della colonia veniva misurato e diviso da agrimensori, iquali tracciavano al centro unalinea da Est a Ovest, il decumanus maximus, e un’ altra da Nord a Sud, ilcardo maximus; poi altrelinee parallele, decumani e cardines, o genericamente limites, così chetutto il territorio venivadiviso in centurie quadrate, e l’ operazione si chiamava centuriatio; lecenturie venivano poi divisein sortes, che dovevano essere appunto essere assegnate ai coloni.La fondazione avveniva con il vecchio rito di fondazione della città, concerimonie augurali,tracciando prima il sulcus che delimitava la città. Il terreno assegnatoalle colonie romane in Italiadiveniva di proprietà dei coloni.Con l’ occupazione della Sicilia e della Sardegna, che ebbero nel 227 illoro assetto definitivo, iRomani si trovarono di fronte a nuovi problemi di organizzazione. Anchequi Roma seguì il duplicemetodo dell’ annessione e della federazione. Gli abitanti della zonaannessa non venivano diregola assorbiti nella cittadinanza ma restavano peregrini in condizionedi sudditi, in potestà delpopolo romano.Quanto al suolo, i Romani avevano proceduto in Italia sulla base delconcetto che man mano cheun territorio veniva incorporato vi si estendeva l’ ager Romanus, epoteva anche estendervisi ildominium ex iure Quiritium, o per l’ assorbimento di cittadini con illoro pieno diritto o perassegnazione ai cittadini. Al di là dell’ Italia questa estensione nonprocedette. E allora in quanto iterritori e i loro abitanti venivano ed essere in potestà del popoloromano si affermò il principio che,nel suolo provinciale i privati, anche se cittadini romani, non potavanoavere il dominium ex iureQuiritium, ma solo una possessio vel usus fructus, in quanto tale suolosi considerava dominio delpopolo romano (il tributo imposto sul fondo rappresentava ilriconoscimento di tale dominio).I primi esperimenti di governo provinciale furono attuati da Roma inSicilia e in Sardegna.Il termine provincia in origine indicava la sfera di competenza riservatain concretoad un magistrato(un console, un pretore). Così dalle designazione del settore destinatoal magistrato si è passatialla designazione tecnica del territorio dominato, da qui il nomeprovinciae dato a singoli territori

dominati da Roma.È così che si pose la distinzione fondamentale fra l’ Italia e leprovince. Il nome Italia, attraverso l’espansione di Roma che investì questo territorio, si era esteso a tuttigli alleati nella penisola.Nelle zone ridotte alla condizione di provincia esistevano delleorganizzazioni cittadine e di fronte aqueste Roma tenne un atteggiamento diverso.Vi erano delle civile cui Roma riconobbe e rispettò la qualifica di statosovrano, escludendolequindi dalle province e legandole a se mediante un foedus.Queste civitates foederatae avevano propri ordinamenti e propriagiurisdizione; il suolo era privato;erano immunes, non erano sottoposti quindi a tributi anche senaturalmente il foedus imponevaloro certi obblighi verso Roma (contingenti di truppe, navi, forniture digrano).Altre civitates furono conservate liberae, non in base ad un foedus ma inbase ad una lex, chequindi dipendeva da Roma conservare o abrogare. Anche queste civitatesavevano il loroordinamento, le loro magistrature, le loro assemble; potevano essereimmunes ma potevanoanche essere sottoposte ad ordinarie contribuzioni.Le città private dellasovranità, distrutte costituzionalmente e molte volte anchematerialmente,venivano comprese nella provincia.Nel territorio provinciale vennero costituite anche città conorganizzazione romana, municipia ecoloniae romane o latine.La condizione della latinità fu estesa anche attraverso un altroistituto, la concessione del ius Latii,per cui una comunità veniva posta nella condizione delle colonie latine.Questa concessione fattadalla lex Pompeia dell’ 89 a.C. fu largamente applicata.Il governo delle province veniva affidato a magistrati cum imperio. Conl’ assestamento delle dueprime province, la Sicilia e la Sardegna, nel 227 a.C., si provvidemediante la creazione di duenuovi pretore. Ciò avrebbe però portato ad aumentare eccessivamente ilnumero dei pretori, eallora si ricorse all’ uso di prorogare per un anno, su deliberazione delsenato, l’ imperium deiconsoli e dei pretori, destinandoli nelle province in qualità diproconsoli o di propretori.Il sistema fu in seguito regolato da una legge di Silla, per cui ipretori dovevano esercitare per un

anno la loro giurisdizione in Roma, e i consoli non potevano recarsi inprovincia nell’ anno dicarica; dopodiché ai consoli e ai pretori veniva prorogato per un anno l’imperium per il governodelle province, come proconsoli o propretori.Spettava al Senato determinare le province consolari e quelle pretorie;la lex Sempronia deprovinciis del 123 a.C. stabilì che la designazione delle provinceconsolari fosse fatta dal Senatoprima dei comizi consolari. La continuità fra le funzioni urbane e quelleprovinciali fu rotta da unsenato-consulto del 53, che stabilì un intervallo quinquennale fra lamagistratura urbana e la promagistratura provinciale, norma abrogata da Cesare ma ripresa da Augusto.Il governatore della provincia era accompagnato da un questore cheriproduceva la funzioneausiliaria del questore cittadino per l’ amministrazione finanziaria, edaveva anche unagiurisdizione analoga a quella che in città avevano gli edili curuli.Inoltre il governatore eraaccompagnato da assistenti che lo aiutavano nella giurisdizione e nell’amministrazione.Al governatore spettava la pienezza dell’ imperium nelle sue varieesplicazioni. Questo trovò unlimite (che si rifletteva sulla giurisdizione criminale) per i cittadiniromani, con l’ estensione dellaprovocatio operata dalla Lex Porcia; per i provinciali, la dove sicrearono speciali tribuni locali. Lagiurisdizione civile aveva un’ amplissima esplicazione fra cittadiniromani, fra cittadini e provinciali,fra provinciali, con la limitazione però, che ove si trattasse dicittadini della stessa città, lacompetenza era dei magistrati locali, mentre se si trattava di cittadinidi diverse città e con iRomani era generale la giurisdizione del governatore, che potevaesercitarla mediante delegato.Per ciò che riguarda la condizione del suolo, come abbiamo già detto,salvo alcune eccezioni, talesuolo non poteva per diritto romano essere oggetto di proprietà privatavera e propria, in quanto ildominium spettava al popolo romano, e durante il principato al principe,e di questo principio eraconsiderato espressione il pagamento di un tributo. I privati ne potevanoavere soltanto ungodimento (possessio vel usus fructus).Il tipo originario di tributo (stipendium), doveva consistere in un’indennità di guerra, o prezzo della

tregua, che i Romani imponevano a città che restavano libere.Le civitates stipendiariae venivano a trovarsi in una condizione difavore nei confonti di quelle vicaptae; il terreno non veniva redditus ma lasciato ai possessori.Vi era poi l’ ager publicus populi Romani (ciò che già prima costituivala proprietà dei sovrani degliantichi regni, o ciò che già formava dominio pubblico di una potenzadominatrice); quindi l’ agerrestituito o lasciato o venduto o assegnato a privati, si contrapponeva aquesto.Nella prima fondazione di una colonia romana al di là dei mari, IunoniaCarthago fondata daC.Gracco nel 123 a.C. si dovette procedere a una vera e propriaassegnazione, per cui il suolodiventava dominium ex iure Quiritium.

CAPITOLO XI – LA CRISI DELLA COSTITUZIONE REPUBBLICANALe devastazioni compiute da Annibale, avevano pesato sui piccoliproprietari, cioè sul piccolomedio ceto agricolo che costituiva il nerbo della società romana, e liaveva costretti all’ abbandonodelle terre. La concorrenza della produzione di grano delle provinceimpediva una facile ripresa; losviluppo di colture intensive (olivo, vite…), avrebbe richiesto un largoimpiego di capitali e lapiccola proprietà non poteva affrontarne l’ onere.La nobiltà cercava di estendere i propri investimenti in proprietàfondiarie, e tendeva ad assorbirela terra dei piccoli in stato di abbandono, mentre insieme valorizzava isuoi ampi possedimenti diager publicus. L’ intenso mercato schiavistico rendeva preferibile nellefattorie dei grandiproprietari, il lavoro servile a quello libero.Così la piccola proprietà andava riducendosi; gli antichi contadiniproprietari si avventuravano nelleprovince o andavano in città a vivere in gran parte di ozio e di favoridei potenti.Le cariche dello Stato si andarono cristallizzando in un certo numero difamiglie che formavano lanobilitas, classe dirigente che trovava il suo fulcro nel senato; la loroeconomia era basata sullaproprietà e sul possesso fondiario.Nei contrasti fra questa classe e le aspirazioni della massa popolare, sicontrapponevano i duepartiti degli optimates e dei populares.Abbiamo poi l’ ordo equester (i cavalieri), la cui origine si ricollegavaad uno scopo militare. I

censori infatti, formavano delle liste di cittadini il cui alto censoavrebbe loro permesso di servirenella cavalleria procurandosi il cavallo a proprie spese (equites equoprivato).Si formò così un vero e proprio ceto, un ordine, l’ ordo equester, cherappresentava l’ aristocraziadella finanza e degli affari, che monopolizzava il commercio, gli appaltidi lavori pubblici e diimposte, formando la grande società di publicani.Era naturale che fra i due ordini vi fossero attriti e rivalità. Se anchei senatori dovevano spessodipendere da cavalieri per anticipi di denaro o per partecipareindirettamente ad affari che a loroerano vietati, nelle province i cavalieri incontravano, nella loro operadi sfruttamento e vessazione,la concorrenza dei governatori, appartenenti al ceto senatorio, eviceversa.I cavalieri spesso si alleavano con le masse dei meno abbienti, nellalotta contro la nobilitas. Sivenne così a creare un urto di classi e di partiti.Un altro punto di crisi toccava la struttura della società, fondata sullaschiavitù. Era un istitutoantico anche se gli schiavi non potevano essere individuati come unaclasse sociale. Le durecondizioni di lavoro e di sfruttamento determinarono rivolte di schiavi,che dovettero essererepresse militarmente.Altro problema riguardava la questione Italica. Finché Roma avevamantenuto la sua espansionenella Penisola, l’ incorporazione nel territorio romano doveva appariresoprattutto come unapunizione, il mantenimento della sovranità con la qualifica di socius eraun ambito riconoscimento.Di fronte alla posizione di Roma e del cittadino romano, era naturale l’aspirazione degli Italici all’acquisto della cittadinanza romana, aspirazione che si traduceva da primain un moto di singoliche cercavano vari espedienti (ad es. riduzione in schiavitù verso uncittadino romano emanomissione da parte di questo). Ma questo movimento migratorio mettevale stesse città italichein difficoltà per lo spopolamento, e obbligava iRomani (che ne risentivano per ciò che riguarda leleve italiche e i tributi) a correre ai ripari e stabilire misurerestrittive.Ad una generale estensione della cittadinanza, ostavano poi ragioniinerenti alla stessa

concezione e struttura dello Stato romano, che si era sviluppato secondoil tipo dello Stato-città. Ledimensioni raggiunte nelle successive estensioni portavano ad uncontrasto tra l’ estensione delloStato e la struttura cittadina. Non era dunque possibile estendere lacittadinanza a tutta laPenisola.Vediamo altri fattori di crisi : il governo delle province annullava quei limiti che garantivano lacostituzionerepubblicana, a partire da quello della collegialità; la riforma dell’ esercito, che costituirà lo sbocco fatale del decaderedi quel ceto medioagricolo che aveva costituito il nerbo dell’ esercito cittadino,mobilitato per le campagne diguerra, a cui si sostituirà all’ epoca di Mario un esercito permanente diarruolati; l’ influenza che sui costumi aveva il concentrarsi della ricchezza e l’apporto delleconquiste, per cui penetrava in Roma tutto un complesso di elementi diciviltà e di culturache scuotevano la rigida disciplina civica e morale di quel primitivopopolo di agricoltoripartito alla conquista.È tutto un concorrere di fattori economici, sociali, politici, culturali,è tutto un processo successivoche porta allo sconquasso del regime repubblicano ed al superamento diesso nel principato.Vediamo le tappe di questa crisi. All’ esplosione della crisi si può dareuna data, l’ anno deltribunato di Tiberio Sempronio Gracco, il 133 a.C.Questo tribuno della plebe, già questore in Spagna, mise a fuoco ilproblema sociale, con unprogramma che mirava alla ricostituzione di quel ceto di piccoliproprietari agricoli che era stato labase della società romana. Con una proposta di legge agraria egli proposeche nessuno potessepossedere come ager occupatorius più di 500 iugeri di ager pubblicus,aggiungendovi 250 iugeriper ogni figlio, fino al limite di 1000 iugeri complessivi; erano vietatele occupazioni di ager publicusper l’ avvenire , e il terreno recuperato con le riduzioni sarebbe statodistribuito in lotti inalienabili di30 iugeri l’ uno con il corrispettivo di un vectigal.Costituzionalmente Tiberio Gracco avrebbe dovuto inchinarsi alla potenzadell’ arma tribunizia. Ma

egli non volle cedere a quanto gli appariva un sopruso, e allora compì ungesto rivoluzionario;dopo aver tentato inutilmente di ottenere una discussione in Senato, egligiustificandosi con lamotivazione che il tribuno che tradiva gli interessi del popolo sispogliava esso stesso dalla dignitàdi tribuno, che gli veniva dal popolo, fece deporre Ottavio dal tribunatoad opera dei concilia plebis,e quindi fece approvare la sua lex agraria.L’ atto di Tiberio Gracco non poteva avere un fondamento costituzionale;era un atto rivoluzionariocontro la costituzione. Esso passò; Tiberio proseguì la sua opera, epresentò altre proposteradicali, come quella circa la distribuzione fra cittadini dell’ ereditàlasciata da Attalo, re diPergamo, allo Stato romano.Quando egli ripropose la sua candidatura per l’ anno successivo (violandoanche in ciò una normacostituzionale), P.Scipione Nasica propose un senatus consultum ultimum,invitando i consoli aprovvedere con ogni mezzo di fronte allo stato di pericolo; la novitàdella proposta stava nel fattoche, anziché di fronte al pericolo di un nemico esterno, si facevaricorso a questo mezzo inrapporto ad un movimento interno qualificato come rivoluzionario.Il console P.Mucio Scevola, non se ne volle avvalere, e allora ScipioneNasica si mise alla testadella repressione e Tiberio Gracco fu ucciso; i suoi seguaci furonoprocessati mediante untribunale straordinario senza provocatio.La legge agraria rimase in vigore e continuarono le distribuzioni, finchénel 131 a.C., avendoneM.Fulvio Flacco e Papirio Carbone esteso l’ applicazione anche alle terreoccupate dagli alleatiitalici, questi trovarono un forte sostenitore in Scipione Emiliano, che,avversario della leggeagraria, riuscì nel 129 a far togliere ai tresviri la giurisdizione circale terre da assegnarsi, che fudevoluta al console.La situazione portava quindi gli stessi fautori dellariforma graccana, onde superare le complessedifficoltà venute proprio dagli Italici, ad affrontare la questione dellaconcessione della cittadinanzaa questi. Come reazione al malcontento suscitato da un plebiscito Giuniodel 126, che espellevada Roma i non cittadini, Fulvio Flacco, amico di Tiberio Gracco e membrodella commissione dei

tresviri, console nel 125, propose una rogatio per l’ estensione dellacittadinanza ai socii. Ma vifurono rigorose resistenze, Fulvio Flacco dovette lasciare Roma per laguerra contro i Liguri e laproposta cadde.Nel 123 fu eletto tribuno il fratello di Tiberio, Caio Sempronio Gracco,e questi proseguì l’ operalasciata interrota dal fratello, portando innanzi una serie di riformevolte a ridurre il potere dell’oligarchia senatoria a favore del popolo guidato dai tribuni.Per poter svolgere il suo piano Caio Gracco doveva tenere legata a se lamassa popolare, e inoltreattrarre e farsi alleato i cavalieri, speculando sulla rivalità fraquesti e la nobilitas. Il suo progettopoteva essere realizzato nel corso di diversi anni, ed egli riuscì afarsi rieleggere tribuno per l’ annosuccessivo.Fra gli atti compiuti al solo scopo di accattivarsi la massa , possiamocollocare la lex frumentaria,che diede impulso alle distribuzioni di frumento gratuite o sottocosto,accordandosi così ilconsenso di quella massa oziosa che viveva nel convincimento di averdiritto a vivere a spesedello Stato.La lex Sempronia de provincia Asia a censoribus locanda invece, era voltaad accaparrarsi l’appoggio dei cavalieri, per così poi diminuire l’ influenza del senato.Questa legge prevvedeva chel’ appalto della provincia dell’ Asia, e soprattutto la legge chestabiliva che gli albi dei giudici per iprocessi si compilassero sciegliendo fra i cavalieri, anziché fra isenatori.Sempre fra le leggi che miravano a deprimere i poteri del senato, varicordata una legge de capitecivis, che vietava ogni legittimazione alla pena capitale senza l’ ordinedel popolo, per inficiare cosìil senatus consultum ultimum e colpire l’ istituzione di tribunalistraordinari fatta nel 132 percondannare i partigiani di Tiberio Gracco.Come già detto al centro del programma di C.Gracco stava lo sviluppodella politica avviata dalfratello. Egli fece votare una nuova lex Sempronia, in cui le norme diquella di Tiberio venivanoriaffermate con nuove disposizioni, tra cui l’ estensione ai Latini delbeneficio dell’ assegnazione.Nello stesso spirito rientra la geniale politica colonizzatrice di CaioGracco, che si estende in Italia

e che culmina nel progetto di colonie al di là dei mari, in concretonella fondazione di una coloniadove era sorta Cartagine. La fondazione di colonie aveva in quest’ epoca,lo scopo sociale diprovvedere al proletariato urbano e ricostruire il ceto medio agricolo.Infine Caio Gracco affrontò il problema degli Italici con una rogatio decivitate sociis danda, chepare desse la piena cittadinanza ai Latini e la latinità (con diritto divoto in una tribù) a tutti gli Italici.Nel mentre la classe senatoria riuscì a guadagnare un altro tribuno, M.Livio Druso, che oppose l’intercessio e lanciò una serie di proposte più spinte di quelle di Graccoin materia di assegnazionedi ager publicus, di frumentationes, e di deduzione di colonie, nontrascurando di allettare anche iLatini. Caio Gracco perdette la sua popolarità e non riottenne l’elezione al tribunato per l’ annosuccessivo. Nel 121 egli aveva tentato invano di difendere la legge sullacolonia di Cartagine (neera stata proposta l’ abrogazione), Minucio Rufo chiese l’ abrogazione ditalune norme delle leggiSemproniae, scoppiarono dei tumulti, si fece ricorso al senatus consultumultimum e Caio Graccofu ucciso.Caio Gracco aveva messo a fuoco e affrontato problemi fondamentali dellacrisi romana. La suaazione politica, come quella del fratello, aveva assunto per base iltribunato della plebe, si ergevacontro l’ ostilità del senato.Vediamo ora le vicende politiche costituzionali che seguirono alla mortedi Gracco. Nel camposociale i due problemi intorno ai quali ha ruotato l’ azione di Graccohanno seguito dopo la suamorte diversa vicenda.La legge agraria continuò ad essere applicata, ma ben presto la nobiltàriuscì a sopraffarla; infattisi sarebbero seguite tre leggi : una di poco posteriore alla morte diC.Gracco abolì il divieto dialienazione e infine una lex Thoria agraria del 118 a.C., e una leggeagraria del 111, completavanol’ opera, la prima vietando ulteriori assegnazioni per l’ avvenire econfermando i possessori nel loropossesso con l’ imposizione di unvectigal da distribuirsi fra i proletari, la seconda sopprimendoanche il vectigal e convertendo i possessori in proprietari.Lo spaventoso accrescersi del proletariato e la decadenza del ceto medioagricolo, cui aveva

cercato di rimediare Gracco, si ripercuoteva sull’ esercito cittadino chetrovava il suo nerbo proprioin quel ceto agricolo. Questo fenomeno, insieme alle sempre più complesseesigenze delle guerre,resero fatale la riforma dell’ esercito, operata da Mario che nel 107sostituì all’ antico sistema dellaleva, quello dell’ arruolamento, accogliendo tutti i cittadini, ancheproletari che si presentavano,così mentre l’ antico esercito cittadino di leva (formato in gran parteda contadini soldati), era l’espressione dello stesso ordine della civitas, la fedeltà all’ esercitosignificava fedeltà alla propriaterra, ben diversa era la posizione dei soldati di mestiere, legati alloro comandante, fedeli a chimeglio li allettava con i compensi, e per compensare i quali furonoriprese assegnazioni di terreintese come compenso ai veterani.Mario fu rieletto console per ben 5 anni, dal 104 al 100 a.C.; nel 100a.C. arretrò di fronte aglieccessi e alle violenze dei suoi partigiani, accettò l’ ordine che glivenne dal senato, attraverso ilsenatus consultum ultimum, ed attuò una spietata repressione,allontanandosi successivamentedalla scena politica.L’ ordine della civitas aveva ancora la forza di imporsi, ma ormai lacorsa verso le guerre civilipoteva dirsi avviata.Per ciò che riguarda invece l’ altro problema, messo a fuoco da C.Gracco,(la questione italica),furono respinte le successive proposte in favore dei Latini e degliItalici, e si arrivò anche a misurepiù gravi : di fronte al gran numero di coloro che si trasportavano aRoma, comportandosi comecittadini, una legge Licinia Mucia del 95 a.C., ribadì le delimitazioni eistituì una quaestio contro chisi comportasse come cittadino senza esserlo. Nel 91 il problema furipresentato dal tribuno M.LivioDruso, figlio di Livio Druso di cui si erano serviti i nobili contro CaioGracco; Livio Druso presentòun complesso di leggi, una nummaria, una frumentaria, una agraria e unaiudiciaria (con lo scopodi conciliare cavalieri e senatori sul problema dei giudici, stabilivache i giudici si scegliessero daun complesso di 300 senatori e 300 cavalieri); di fronte ad alcuneresistenze riuscì a far votaretutte e tre le leggi insieme, violando il divieto della rogatio persaturam e passando sopra alla

dichiarazione di nullità fatta dal senato. Egli intendeva far passare conlo stesso sistema la leggesulla deduzione di colonie ed una de civitate sociis danda, ma fu uccisoda un sicario.La morte di Druso fu il segnale della rivolta. Scoppiò una guerraodiosa , da cui Roma uscìpraticamente sconfitta, in quanto dovette cedere nonostante le vittoriemilitari. Già nel 90 a.C., ilconsole L.Giulio Cesare, presentò la lex Iulia de civitate Latinis (etsociis) danda, con cui siconcedeva la cittadinanza romana ai latini e a quelle città alleaterimaste fedeli che avesserodichiarato di accettarla (accettando il diritto romano); nell’ 89 la lexPlautia Papiria de civitate sociisdanda accordava la cittadinanza a tutti i soci italici che fosserodomiciliati in Italia, fino all’ Arno eall’ Esino, che entro 60 giorni avessero fatto domanda al pretore urbano.Una lex Pompeia dellostesso 89 attribuì la latinità alle comunità della Gallia transpadana.Queste concessioni erano però menomate da restrizioni, soprattutto quelladi costringere i nuovicittadini in poche tribù, mentre le città, soggiogate con la forza, nonsolo erano escluse, mavenivano ridotte nella peggiore condizione di città dediticiae.Il malcontento degli Italici si venne a mescolare con la lotta dipartito.L’ 88 vedeva console L.Cornelio Silla, giunto cinquantenne al consolatocon un onorevole passatomilitare, ma senza una risonanza politica. Era tribuno nello stesso annoPublio Sulpicio Rufo(erede dell’ idea di Livio Druso), che pose con vasta apertura ilproblema della sistemazione deinuovi cittadini. Egli fece una serie di proposte a favore degli esuliseguaci di Druso, e una leggeche vietava ai senatori di avere debiti superiori a duemila dramme.Queste proposte passaronosolo mediante violenze contro l’ opposizione del senato e dei consoliL.Cornelio Silla e Q.PompeoRufo (che aveva ordinato con un editto feriae imperativae onde impedirela votazione) ; Pompeodovette fuggire e Silla revocare il decreto di feriae imperativae.La risposta di Silla fu pronta : egli marciò su Roma con le sue legioni econquistò la cittàsbaragliando gli avversari mediante una cruenta battaglia per lestrade.L’ ambizione di un uomo come Mario, che, privato, chiede alconsole la consegna di un esercito, la

fedeltà delle legioni al generale e l’ espugnazione militare della cittàentro il pomerio da parte diSilla : si apre la fase della guerra civile, la fase tragica della crisidella repubblica.Silla una volta ottenuta la ratifica di ciò che aveva compiuto perristabilire la sua autorità, medianteun senatus consultum ultimum che attribuiva ai consoli i pieni poteri,fatti dichiarare hostes reipublicae Mario, che fuggì, Sulpicio che fu ucciso, ottenuta dal Senato ladichiarazione di nullitàdelle leggi Sulpicie come imposte con la forza, insieme con il collegaPompeo Rufo, convocò icomizi e fece approvare alcune leggi fondamentali (una sui debiti e unasulla deduzione dicolonie); con una lectio senatus veniva aumentato di 300 il numero deisenatori scegliendo i nuovida famiglie di sentimenti aristocratici.Silla partì per la guerra mitridatica. Le elezioni portavano al consolatoper l’ anno successivo unpartigiano di Mario, Cinna, mentre il console Pompeo Rufo venivaassassinato. Secondo Plutarco,Silla avrebbe ottenuto da Cinna il giuramento che nulla sarebbe statomutato delle leggi dell’ 88fino al suo ritorno; quindi egli partì per l’ Oriente per la guerracontro Mitriade.Ma appena partito Silla, i popolari ripresero la loro azione; proposte,veti, lotte cruente, guerracivile per cui Roma veniva di nuovo presa con le armi, questa volta daMario, Cinna, Sertorio eCarbone con il concorso degli Italici, in particolare di Sanniti. Ilpartito Mariano si assicurò così ildominio della città. Mario assunto il settimo consolato con Cinna, morivanell’ 86; le spedizionitentate in Oriente per togliere il comando a Silla fallirono, mentreSilla passava di successo insuccesso; lo stesso console Cinna nell’ 84 fu ucciso dai suoi soldatiall’ atto dell’ imbarco verso laGrecia. Carbone organizzava allora la resistenza in Italia, quando Silla,vincitore in Oriente, sbarcòa Brindisi nell’ 83 e riuscì con dure battaglie, alternate a trattative,a sconfiggere gli avversari econquistare la città conla vittoria alla porta Collina del 25 agosto 82.Le rappresaglie furono feroci; le tabulae proscriptionis, che contenevanogli elenchi di coloro cheerano votati alla morte ed i cui beni erano confiscati, servirono per losfogo di tutte le vendettepersonali dei sillani.

Silla però ci teneva a giustificare il suo potere; allontanatosi dallacittà, fece far luogo all’interregnum, e l’ interrex L.Valerio Flacco, per consiglio di lui, feceproclamare Silla dictator legibusscribundis et rei publicae constituendae. Silla riprese così l’ opera direstaurazione dello Stato cheaveva già iniziato con le leggi proposte come console nell’ 88.Pare che Silla volesse compiere un’ opera di restaurazione mirando all’antica res publica fondatasull’ aristocrazia, ma l’ ironia della storia ha voluto che proprio lui,il restauratore, per compiere lasua opera, violasse uno dei più sacri principi di quell’ anticarepubblica, penetrando con i suoiarmati e le sue stragi nella città.Silla dotato di un potere senza precedenti, ha mirato, come abbiamo giàdetto ad unarestaurazione della repubblica sulla base dell’ oligarchia senatoria. Giànell’ 88 Silla aveva fattovotare una legge che prevedeva un ritorno dei comizi centuriati all’ordinamento cosiddettoserviano, e un’ altra che limitava i poteri dei tribuni, subordinando iprogetti di legge da essiproposti all’ autorizzazione del senato.Nominato dittatore nell’ 82, Silla rinnovò una legge de tribuniziapotestate; in questa, oltre allasubordinazione della proposte legislative tribunizie al consenso delsenato, si stabiliva che solo isenatori potessero essere eletti tribuni, che gli ex tribuni nonpotessero aspirare alle cariche curuli,che l’ intercessio fosse ridotta al caso di auxilii latio, cioè di aiutoal singolo cittadino minacciato daun provvedimento di governo; con ciò il tribunato era ridotto ad un’imago sine re.Appartiene al periodo della dittatura di Silla, soprattutto agli annidell’ 82 e 81, una lex de magistratibus ribadiva l’ intervallo decennale per l’ iterazione della magistraturae precisava il cursushonorum stabilendo il limite minimo d’ età per la questura; una lexiudiciaria restituiva l’ ufficio digiudice nelle quaestiones ai senatori e regolava il procedimento nellescelte dei giudici; una leggesui sacerdozi ristabiliva la cooptatio per la nomina dei pontefici edegli auguri; altre leggi portaronoa otto il numero dei pretori e venti il numero dei questori.Con una legge sulle province si normalizzava e regolava il sistema dellaprorogatio imperii

stabilendo che i pretori nell’ anno di carica esercitassero lagiurisdizione in città, e i consoliesercitassero il governo civile rimanendo a Roma e in Italia, privi dicomando militare, che nonpoteva essere esercitato in Italia. Così si stabiliva una nettadistinzione tra l’ imperium in Italia e nelle provincie; sottraendo l’Italia all’imperium militiae, si estendeva all’ Italia come regime normale il regimelegale che valeva entro ilpomerio di Roma.Con la generale concessione della cittadinanza, l’ Italia, dallo strettodi Messina alla Magra e alRubicone, costituiva un grande stato cittadino con un’ organizzazionemunicipale.Silla, da un lato colpiva i suoi nemici con liste di proscrizione,stabiliva la confisca e la vendita deibeni dei proscritti, ne colpiva anche i figli e i nipoti con la perditadel ius honorum, dall’ altro latoconfiscava territori per fondare le colonie dei suoi veterani, colpiva epuniva città ribelli, comeVolterra e Arezzo, spogliate delle terre e private della cittadinanza.Rientra nell’ opera di Silla l’ abolizione delle frumentationes. Il finedi Silla era una restaurazionearistocratica.Nell’ anno 80 a.C. Silla, senza deporre la dittatura, fu eletto console,e in ciò già violava la sualegge de magistratibus, non essendo decorsi dieci anni dal primoconsolato. Però egli rifiutava poidi essere rieletto console per il 79, e dopo che furono eletti i consoli,depose anche la dittatura,ritirandosi a vita privata, per morire nel 78.La costruzione sillana, non avendo un’ intrinseca vitalità, cadde con lascomparsa della personalitàche l’ aveva imposta al duro prezzo della guerra civile, del poteredittatoriale, della strage e dellavendetta. Il castello costruito da Silla andò così rapidamentesgretolandosi.Il periodo che segue è dominato dalla presenza di due personalità, GneoPompeo e C.GiulioCesare, e culmina nel loro conflitto.Pompeo ebbe un inizio di carriera veramente brillante; giovanissimo,salutato imperator da Sillanell’ 83 a.C., autorizzato nell’ 81 a celebrare il trionfo reduce dall’Africa, onorato da Silla con ilsopranome di Magnus, egli acquistò un prestigio militare e quindi unaserie di comandi e di poteri;

nel 77 gli fu affidato come privatus cum imperio il compito di debellarel’ insurrezione di Lepido eBruto; fu inviato quindi con potere proconsolare in Ispagna a combattereSertorio e controPerperna, in una guerra che durò alcuni anni, e dal quale nel 71 Pompeouscì vincitore; ritornòquindi in Italia, contribuì all’ annientamento delle bande di schiaviribelli, battuti da Licinio Crasso insei mesi di dura guerra, e si presentò insieme a Crasso alle porte diRoma, entrambi con esercitivittoriosi, aspirando d’ accordo al consolato.Il consolato per il 70 fu il prezzo di un accordo fra Pompeo e Crasso e icapi del partito popolare, erecò l’ ultimo colpo alla costituzione sillana.Nel 67 le necessità della guerra contro i pirati (che costituivano ungrave pericolo per la vita suimari e per i rifornimenti e l’ esistenza stessa delle città),determinarono la lex Gabinia de unoimperatore contra praedones constituendo, con l’ istituzione di uncomando con potereproconsolare su utti i mari e sulle regioni litoranee, per la durata ditre anni, con la facoltà diallestire la flotta fino ad un massimo di 20 legioni e 500 navi, dieleggersi 15 legati, e con un creditoaperto fino a 6000 talenti. La legge passò nonostante l’ opposizionedegli optimates, e l’ imperiumfu conferito a Pompeo che acquistava così un altissimo potere.In tre mesi annientò i pirati e apparve quindi come un salvatore. Nel 66una lex Manilia gli affidavaanche la guerra contro Mitriade, con il diritto di dichiarare guerra econcludere trattati con ilgoverno delle province di Asia, Bitinia e Cilicia.Egli ebbe in Oriente notevoli successi; ma intanto il suo rivale Crasso,favorito da Cesare,manovrava in Roma, appoggiandosi sui populares, per costruirsi unapropria base. In questoperiodo cade il consolato di Cicerone del 63, e la repressione dellacongiura di Catilina, mentreCesare che nel 62 ricoprì la pretura, partì per la sua provincia, laSpagna.Pompeo tornava in Italia alla fine del 62, congedava il suo esercito aBrindisi, e nel gennaio del 61giungeva dinanzi a Roma, dove gli fu accordato il trionfo. La suaposizione politica però erascossa; il partito senatorio diffidava di lui, i suoi ordinamenti dati inOriente non furono confermati,

e non furono assegnate terre ai suoi veterani. Ciò lo ributtò nellebraccia di Cesare, che, tornatodalla Spagna, voleva porre la candidatura al consolato per il 59, e offrìquindi il suo appoggio aPompeo, riconciliandolo con Crasso; si ebbe così un’ alleanza segreta frai tre uomini, perreciproco appoggio. Cesare fu console nel 59, gli ordinamenti dati daPompeo furono approvati con una lex Iulia, e unalex Vatinia de provincia Caesaris conferiva per 5 anni a Cesare, laGallia Cisalpina e l’ Illirico contre legioni.Nel 56 con la ripresa del partito senatorio in Roma, l’ accordo fra i treuomini, nonostante gelosie escrezi, fu ripreso; nel luglio del 56 si incontrarono con pienapubblicità in Lucca, e così si rivelò ilprimo triumvirato, accordo dei tre uomini che consideravano la situazionedello Stato come unaffare controverso fra loro. Fu stabilito che Pompeo e Crasso avrebberoricoperto il consolato perl’ anno 55 e quindi Pompeo avrebbe avuto il governo della Spagna, Crassodella Siria (dove morìnel 53), mentre a Cesare sarebbe stato prorogato per cinque anni ilgoverno il governo della Galliae dell’ Illirico.Pompeo finito il consolato non si recò in Spagna ma restò nei pressi diRoma a sorvegliare lasituazione; avuto dal senato, nel 53 e nel 52, l’ incarico di ristabilirel’ ordine, nel 52 riuscì a farsinominare consul sine collega (con la facoltà di cooptare dopo due mesi uncollega) cumulando ilconsolato con il proconsolato.Cesare da parte sua ambiva potersi presentare al consolato, scaduto ildecennio del consolato,senza lasciare la provincia, in modo da non porre intervalli fra ilproconsolato e il consolato e nonpoter così essere accusato e processato in quell’ intervallo di privatocittadino; un plebiscito del 52gli accordò la facoltà di presentare tale sua candidatura restandoassente, il che doveva farritenere presupposta la proroga del suo proconsolato fino a tutto il 49.Ma Pompeo facevaapprovare due leggi, una de iure magistratuum che rinnovava ladisposizione per cui i candidatidovevano essere presenti a Roma per fare la loro dichiarazione; l’ altrade provinciis in cui sistabiliva un intervallo quinquennale fra la magistratura urbana e lapromagistratura provinciale.

Tutto ciò sarebbe ridondato a danno di Cesare, mentre Pompeo manteneva econsolidava lapropria posizione con l’ appoggio del senato.Alle proteste di Cesare, Pompeo, per quanto riguarda la prima legge,addusse una dimenticanza,ed anzi fece correggere , introducendo l’ eccezione a favore di Cesare,la lex iure demagistratuum, iam incisa et in aerarmi condita.Di qui il fondamento giuridico del conflitto fra Cesare e il Senato, ilprimo forte del plebiscito votatoa suo favore nel 52, il secondo richiamandosi alla lex Pompeia che eravenuta dopo. L’irrigidimento del Senato non permise di venire ad un accordo; scaduto nel50 il termine entro ilquale non si poteva provvedere alla provincia della Gallia, dopo alcunimesi di proroga e dopo cheil tribuno Curione efficacemente con l’ intercessio ostacolava ogniprocedimento, e Cesarecontinuava il suo proconsolato volendo arrivare a presentare lacandidatura per il 48 e adducendoche con ciò egli rispettava il termine decennale, il 1° dicembre del 50le cose precipitarono. Dopoun voto del senato, l’ intercessio del tribuno, un nuovo voto del senato,provocato dal tribuno, cheinvolgeva tanto Cesare che Pompeo, diffusasi a Roma la voce che Cesarevarcate le Alpimarciasse contro Roma, il console Marcello propose il 4 dicembre unsenatus consultum ultimum;di fronte all’ intercessio del tribuno il console scioglieva la riunione,dichiarando che avrebbeprovveduto egli stesso e troncando gli indugi affidava il comando aPompeo. Dal tempo deiGracchi gli atti incostituzionali si erano moltiplicati in numero eproporzioni.Il conflitto era fra i due uomini, ed il Senato non poteva checontrapporre l’ uno all’ altro; fra i dueuomini vinse il più audace. Dopo alcuni giorni di discussioni, proposte enuove discussioni, ilsenato il 7 gennaio del 49, deliberò che Cesare dovesse congedare l’esercito e sgombrare laprovincia, in cui gli fu dato il successore, e votò un consultum senatusultimum paralizzando l’azione dei tribuni; il 10 gennaio del 49 Cesare passava il Rubicone,Pompeo portava magistrati evari senatori al suo campo di Tessalonica, creando così per breve tempoun doppio governo; la

battaglia di Farsaglia del 48 decideva la sorte dei due rivali, consuccessive vittorie Cesareabbatteva le superstiti forze pompeiane.Dal 49, dopo le successive vittorie, si accumulano nella persona diCesare una serie di cariche edonori che accentrano in lui un potere monarchico. Nominato dittatore nel49, rinominato a tempoindeterminato nel 48, rinominato per dieci anni nel 46, e quindi a vita;console nel 48, ebbeconcessa la facoltà di assumere il consolato per 5 anni successivi, e loassunse, accoppiandoloalla dittatura nel 46, e fu consul sine collega nel 45 e più tardi gli fuconferito il consolatodecennale; fu investito dalla tribunizia potestas a vita nel 48, e nel 45gli fu conferita l’ inviolabilitàtribunizia senza limiti di spazio; fuinvestito nel 46 della praefectura morum che importava lapotestà dei censori; fu pontefice massimo. Oltre all’ investitura dellemagistrature si ebbe tutto unconferimento successivo di poteri ed onori : il diritto di procedere asuo arbitrio contro i Pompeiani,quello di decidere della guerra e della pace, quello di distribuire leprovincie pretorie, quello didesignare i candidati per le varie magistrature, il supremo comando deglieserciti; e tutta una seriedi poteri, prerogative, titoli, cerimonie, insegne esteriori edespressioni tangibili di esaltazione edivinizzazione, che ormai qualificavano una vera e propria instaurazionemonarchica che si andavaaffermando e consolidando, in un crescendo che culmina nella fase cheseguì alla vittoria diMunda nel 45.Cesare svolse un’ intensa opera di costruzione ed organizzazione operandonel campo legislativoe amministrativo.In base ad una sua legge agraria del 59, fece ampie distribuzioni diterre ai suoi veterani, e diedeimpulso alla colonizzazione delle provincie. Estese la cittadinanzaromana alla Gallia Cisalpinapreparando così l’ estensione dell’ Italia fino alla Alpi; regolò lefrumentetiones; con una lexiudiciaria riformò la composizione dell’ album iudicum togliendone itribuni aerarii; intervenne inmateria penale con leggi de pecuniis repetundis, de vi e de maiestate,legiferò in materia didogane, di credito, di pigioni; con una legge de provinciis limitò ladurata del governo provinciale;

con una lex municipalis diede definitivo assetto all’ ordinamentomunicipale. Codificò il diritto civilee disegnò un grandioso programma di opere pubbliche.L’ opera di Cesare fu interrotta dal pugnale dei congiurati alle idi dimarzo del 44.Il conflitto da Cesare e Pompeo sembrava incarnarsi in due opposteconcezioni per la soluzionedella crisi romana. Pompeo uomo ambiguo ed infido, guidato soprattuttodalla sua ambizione, haspesso oscillato nelle sue posizioni rispetto ai partiti, determinandodiffidenze negli uni e negli altri;ma, nonostante le diffidenze, egli fu l’ uomo preferito dagli ottimati;Cicerone vedeva incarnato inlui il suo disegno di princeps. Cesare aveva invece una personalità piùcompleta.La contrapposizione del disegno di Cesare al principato, quale furealizzato poi da Augusto, puòessere presentata anche attraverso indirizzi concreti; basta ad es.ricordare la politica di Cesareverso il senato, di cui egli svilì l’ autorità e il prestigio. Masoprattutto è innegabile la tendenzamonarchica di Cesare, nel senso della monarchia assoluta. Egli aspiravaal titolo di rex. Vasottolineata anche la tendenza di Cesare, al livellamento fra l’ Italia ele provincie, tendenza che siesplicò nella larga concessione della cittadinanza romana, come nellaconcessione della latinità,come per altro verso nell’ ampia colonizzazione dell’ impero.Nel fatale confluire verso l’ affermazione e l’ inquadramentocostituzionale di un potere personale,la forma del principato era quella che più si confaceva alla tradizioneromana. Solo dopo un lungosviluppo, a partire dal III secolo d.C. si affermerà quella monarchiaassoluta.L’ uccisione di Cesare faceva precipitare lo Stato romano in ulterioriconvulsioni, nelle quali siaffermò la personalità del giovane Ottavio, pronipote di Cesare, daquesto adottato nel testamento,e che diventò quindi C.Iulius Caesar Octavianus. Attraverso varievicende, nel 43 si giungeva allaformazione di un triumvirato formato da Ottaviano, Antonio e Lepido (chefece larghe e spietateproscrizioni con le connesse spoliazioni) ; questo triumvirato trovavaconsacrazione nella lex Titiade III viris reipublicae constituendae, che convalidava questamagistratura straordinaria, con poteriillimitati per 5 anni; esso veniva riconfermato nel 37.

Ma la rivalità fra Ottaviano e Antonio (Lepido scomparve dalla scena),dopo essere stata più voltecontenuta e superata, esplose e si concluse con la deposizione di Antonioda triumviro nel 32, laguerra civile e la vittoria di Ottaviano ad Azio nel 31.Con questo evento si può registrare l’ atto di nascita del principato.

CAPITOLO XII – IL PRINCIPATOLa definizione del principato augusteo rappresenta uno dei più tormentatiproblemi per gli storiciodierni. Al problema storico si aggiunge tutta la difficoltà di unaricerca giuridica, cioè dideterminazione di un valore e di un fondamento giuridico degli atti e deipoteri.Con Augusto abbiamo realmente un riassetto stabile dello Statoromano, con un regime che ormaiviene inteso come continuativo, ed occorre quindi delineare le lineegiuridiche essenziali di questoregime costituzionale nel processo storico.Ottaviano era uno dei triumviri; ed il triumvirato stabilito per cinqueanni con la lex Titia e rinnovatoper altri cinque anni, si ridusse alla fine a lui solo per il ritirio diLepido nel 36 e per la destituzionedi Antonio, avvenuta nello stesso 32. Eppure nel 32, dopo la rottura conAntonio, Ottavianoricevete un giuramento di fedeltà dell’ Italia e delle provincieoccidentali e, conseguentemente un’investitura per la guerra che egli condusse contro Antonio; il valore diquesto giuramento èdiscusso; esso si pone sulla scia della continuità di rapporti sociali epolitici di clientela, erispettivamente di patronato ed assume un particolare valore per laqualifica della posizionepersonale del principe; il triumvirato sarebbe scaduto, e nelle resgestae Ottaviano dice che tenneil potere di triumviro per dieci anni; secondo altre testimonianzesembrerebbe invece che egli nefosse investito ancora anche dopo il 32.Ottaviano conservò il potere straordinario di cui era investito anchedopo la vittoria, quando evitònuove magistrature straordinarie e mostrò di rientrare nella normalitàcostituzionale accedendo alconsolato, che dal 31 gli venne rinnovato annualmente. Di tale potereegli si considerava ancorainvestito nel 28 a.C. benché i romani rivedessero lo stato governato dauna coppia di consoli(Ottaviano e Agrippa); inoltre bisogna ricordare che nel 36, gli erastata conferita la tribunicia

potestas, riconfermata nel 30 e rinnovata pienamente nel 23; nel 28 glifu attribuita la qualifica diprinceps senatus. Più volte poi egli era stato acclamato imperator delletruppe; egli assunse questotitolo come praenomen stabile e gli fu confermato dal Senato nel 29.Secondo Dione Cassio nel 30 a.C. gli fu riconosciuto un diritto digiudicare in appello e inoltre, adata incerta, il diritto di commendatio per certi sacerdozi.Nelle sue res gestae Augusto sintetizzava la sua posizione all’ albadell’ anno 27 a.C. dicendo cheegli era per consensum universo rum potitus rerum omnium ed aveva la respublica in suapotestate.Fu nella seduta del Senato del 13 gennaio del 27 che fu segnato l’ attoiniziale nel processo diformazione del nuovo regime. Ottaviano depose il potere straordinario erestituì i poteri dello Statoal senato ed al popolo.Oggetto della rinuncia di Ottaviano era quel potere straordinario cheponeva la res publica nellesue mani e che ora ritrasferiva alla sovranità dei suoi organicostituzionali.L’ atto di Ottaviano si presenta dunque come una restaurazione dellacostituzione repubblicana;base giuridica costituzionale del suo potere, dopo la rinuncia al poterestraordinario, restava ilconsolato, che egli ricoprì negli anni successivi mutando talvolta ilcollega. Egli affermava che nonaveva alcuna potestas più dei suoi colleghi nella magistratura, ma cheauctoritate praestitit.Il grande gesto fu ricambiato con una serie di onori, fra cui il nome diAugustus. Augustoriconosciuto princeps per antonomasia, non solo princeps senatus, maprinceps civitatis, princepsuniversorum, accetava taluni poteri che gli davano una posizionepreminente; tra questi è certo ilconferimento, con il termine di dieci anni, del governo delle provincienon ancora pacificate o cherichiedessero una difesa, il che significava praticamente conservare ilcomando dell’ esercito eimportava il conferimento dell’ imperium proconsolare. Augusto diauctoritate omnibus praestare equesta era già la qualifica di una posizione costituzionale del principe.Auctoritas non aveva il significato di un semplice prestigio morale, maaveva per i romani il valoredi un termine giuridico. Si ricordi l’ auctoritas nella mancipatio e l’auctoritas tutoris nel diritto

privato, l’ auctoritas patrum nel diritto pubblico.L’ auctoritas principis invece, come già faceva risalire Augusto nellesue res gestae del 27, siesplicava in quella cura e tutela rei publicae universa di cui parlaDione Cassio. Però questaauctoritas principis non si esauriva in singole espressioni giuridiche;essa aveva un valore e unaportata generale e affondava le sue radici nella posizione personale delprincipe, in quei rapporti diclientela e di universale patronato, in quella posizione che qualcheteorico definisce come poterecarismatico; esso costituiva la forza viva, punto di partenza e terminedi chiusura della dinamicadel processo di costituzionalizzazione nell’ innesto del principe sullacostituzione repubblicana.La fase dal 27 al 23 rappresenta ancora un periodo di assestamento; nelgiugno del 23 a.C. si feceun passo avanti che portò alla determinazione del nuovo regime. Augustorinunziò al consolato egli fu attribuita la tribunicia potestas a vita,il diritto di intervenire in senato e di trattare in qualsiasimomento con l’ assemblea senatoria, un imperium proconsolare maius, cioèsuperiore a quello deigovernatori delle provincie, e infinitum, cioè non limitato dal pomerium,e tale quindi cheabbracciava Roma e l’ Italia le provincie, concesso una volta per sempre.Con la rinunzia e con il rifiuto del consolato, veniva ad operarsi ildistacco del principe dallemagistrature della costituzione repubblicana; la sua posizione, veniva apoggiare giuridicamentesul conferimento di poteri che, si erano desunti dagli schemirepubblicani, ma erano però separatidalle magistrature, e convergevano su una persona, caratterizzando laformazione di un nuovoorgano posto al vertice.Augusto aveva la tribunicia potestas senza essere tribuno e aveva l’imperium proconsolare senzaessere proconsole. Questa separazione non aveva più in carattereeccezionale, anzi, su taleseparazione si stabiliva una normalizzazione.Intorno alla figura del principe si accumularono tutta una serie dipoteri a lui conferiti, quali il dirittodi dichiarare guerra e concludere la pace, fare i trattati, il diritto dicommendare dei candidati allamagistrature con efficacia vincolante, il diritto di convocare il Senatoquando lo ritenevaconveniente e di esercitarvi ogni iniziativa, il diritto di estendere illimite del pomerio… egli nelle

sue res gestae ricorda di aver rifiutato la dittatura, e così ilconsolato sia annuo che perpetuo, ecosì pure tre volte la carica di curator legum et morum; è discusso serifiutato il consolato, egliassumesse nel 19 l’ imperium consulare, e comunque della cura legum etmorum egli stessodichiarava di non averne rifiutato la sostanza della funzione, cheafferma di essersi valso per agirein proposito della tribunicia potestas; accettò la cura annonae, rifiutòla censura, ma compì l’operazione del censo. Nel 12 a.C. Augusto ebbe pure la somma dignitàsacerdotale con il titolo dipontifex maximus.Si andava così delineando e sempre meglio, la figura del principe comenuovo organo, cui facevacapo tutta un’ organizzazione che si sovrapponeva alla costituzionerepubblicana, formalmenteconservata.Alla morte di Augusto nessuno poté seriamente pensare ad una abolizionedel principato, e, se vifurono esitazioni, esse esistevano forse solo nelle preoccupazioni diTiberio. Il principato si eraormai posto come una stabile istituzione.L’ instaurazione del nuovo regime è avvenuta attraverso unasovrapposizione. Il Mommsen havoluto definire il risultato come una diarchia, cioè un governo a due,del principe e del Senato. Madi una diarchia non si può parlare perché questa presupporrebbe unavisione unitaria che porrebbeentrambi i poteri sullo stesso piano, in una divisione o in un concorsodi competenze e di poteri.Invece qui si parla di una vera e propria sovrapposizione di un potereall’ altro. Abbiamo cose chefanno capo al principe e cose che fanno capo al Senato. Si sarebbe quasitentati di far capo aduna dualità di ordinamenti giuridici; ma il dualismo non si traduce nellaseparazione di dueordinamenti in quanto si ha più un innesto del principe e dell’organizzazione che vi fa capo, sulvecchio Stato Romano. E quindi noi non ci sentiremo di aderire allageniale l’ Arangio-Ruiz ci dauna raffigurazione del rapporto fra il principe e la costituzionerepubblicana come un protettorato,analogo a quello stabilito da Roma sulle civitates che entravano nellasua sfera egemonica,protettorato in cui lo stato protetto sarebbe la res publica Romanorumformalmente intatta, Stato

protettore sarebbe una monarchia vera e propria in cui “ l’ Etat c’ estle prince “. Noi crediamo chenon risponda alla reale essenza del principato una costruzione che facciacapo ad unaseparazione giuridica, ma piuttosto una che, pur rilevando una suturastorica, faccia leva sullasovrapposizione e sull’ innesto di un nuovo organo e di una nuovaorganizzazione che rappresentala parte viva e vitale e caratterizza un nuovo regime.Mirando al risultato di quest’ innesto dobbiamo parlare di regimesostanzialmente monarchico, o direpubblica riformata nel senso di una democrazia autoritaria ?Alla fin fine è un problema di formula, e può trattarsi di una questionedi gusti; l’ essenziale ècogliere la creazione di un nuovo organo e di un’ organizzazione che vifa capo, innestata sullacostituzione repubblicana formalmente conservata. È innegabile che questonuovo organo, e l’organizzazione che vi faceva capo, rappresentava in sostanza un principiomonarchico.Comunque ciò che caratterizza il principato è il modo in cuiil nuovo regime si pone, questasovrapposizione del principe alla costituzione formalmente restaurata,rientra nello spirito dellosviluppo romano e rappresenta una realtà viva al di fuori degli schemirigidi e semplici.Punto delicato, per il modo in cui il principato si era posto è quellodella successione.L’ introduzione di un sistema dinastico sarebbe stato contrario allospirito romano. L’ anticoprincipio romano che il magistrato crea il magistrato si era perdutonello sviluppo democratico dell’elezione alla cariche, e ad Augusto i poteri erano stati conferiti dalSenato e dal popolo.Nella costituzione repubblicana poteva dirsi che dal punto di vistasociale e politico l’ aspirazionealle cariche si tramandasse nelle famiglie nobili, col trasmettersi dipadre in figlio della situazionepolitico-sociale, della potenza e del prestigio familiare, delleclientele politiche; dal punto di vistasociale e politico, il successore del princeps secondo il diritto privatoera anche designato adereditarne la clientela e l’ influenza politica, e quindi aveva unafondata aspettativa a succederglinella posizione di princeps. Questa constatazione trova riscontro nell’affermazione di fatto didinastie, quale quella Giulio-Claudia, quella degli Antonini, quella deiSeveri.

Una forma più determinata e più giuridicamente rilevante era quella checonsisteva nel farpartecipare il designato al potere con il fargli conferire, vivente ilprincipe, uno o entrambi i poterifondamentali su cui poggiava il principato, la tribunicia potestas e l’imperium proconsulare; maanche questo poteva creare solo un’ aspettativa che doveva poi trovareconsacrazione nel voto delsenato e del popolo, in quella lex de imperio con la quale il principeaveva l’ investitura.Accanto a questa investitura, attraverso il conferimento dei poteri,stava la posizione e la forzadegli eserciti, e il fatto che il titolo di imperator derivava dall’acclamazione che le truppe facevanoal generale vittorioso, e Ottaviano era stato appunto acclamato più voltedalle truppe. Di qui l’interferenza degli eserciti che finivano con il forzare il riconoscimentodel Senato, il che sboccò nelcaos in cui l’ impero precipitò dopo la morte di Alessandro Severo.Ai successori di Augusto, come già detto, i poteri venivano conferiti conla lex de imperio, cheveniva preparata dal senato e approvata per acclamazione dal popolo.Con lo sviluppo storico il principato andò sempre più affermandosi nelsuo aspetto monarchico,mentre andavano isterilendosi gli organi della sopravvissuta costituzionerepubblicana. Questoaspetto monarchico veniva sentito di più nelle province che nell’ Italia,in cui operava il vivo sensodella tradizione.Augusto mantenne viva la distinzione fra l’ Italia e le provincie e laposizione di preminenza edominazione della prima, che egli definì nei suoi confini, ormai segnatidalle Alpi, ed ai fini delcenso divisi in undici regiones (esclusa la città di Roma); gli Italicierano tutti cives romani, il suoloitalico era immune e oggetto di dominium ex iure Quiritium, le varieorganizzazioni cittadine, aventiun regime quasi uniforme, godevano di larga autonomia amministrativa.L’ Italia, che attraverso l’ estensione della cittadinanza era divenutaterritorio di uno stato construttura costituzionale cittadina, nella costituzione restaurata daAugusto conservava questaposizione , in quello che rappresentava dunque ancora formalmente loStato dominatore; e laconservazione delle provincie senatorie era l’ espressione formale diquesto principio.

Ma era naturale che le province amassero sentire più direttamente ilpotere monarchico delprincipe, il rafforzarsi di questo potere portava ad un livellamento, daun lato con l’ estendere leconcessioni della cittadinanza e le colonizzazioni, dall’ altro lato conil sottoporre sempre di più l’Italia e Roma all’ amministrazione imperiale, fino alla conclusione nellapolitica livellatrice deiSeveri, che trovò espressione nell’ editto di Caracalla del 212 con cuifu concessa la cittadinanzaromana a tutti i sudditi dell’ impero.Vediamo ora la posizione dei diversi organi della costituzionerepubblicana nel principato.Cominciamo dalle magistrature.Delle magistrature repubblicane, quella che più risentì dell’instaurazione del principe, perdendo lamaggior parte del suo contenuto, fu il consolato; il potere assorbentedel principe svuotava infatti lasuprema magistratura. A confermare questa decadenza intervenne lariduzione della durata (dasemestrale a quadrimestrale, con lo scopo di avere il maggior numero diex consoli); si distinguevafra consoli ordinari che entravano in carica il 1° gennaio ed eranoeponimi, e gli altri che erano detticonsules suffecti. Ai consoli furono demandate nuove funzionigiurisdizionali nello sviluppo dellacognitio extra ordinem. Il consolatoconservava la sua posizione in rapporto al proconsolato, all’entrata in senato, e forniva i consulares per l’ ammissione agli altiuffici della nuova gerarchia.La pretura conservò invece la sua funzione fondamentale nellagiurisdizione civile e penale, anchese in quella penale la sua funzione andò decadendo con il decadere dellequaestiones perpetuae;il numero dei pretori aumento a 16 sotto Cesare, oscillò fra 8 e 16 sottoAugusto e i successori, esalì a 18 sotto Claudio; ai pretori furono affidate anche funzioniinerenti alla cognitio extra ordinem.La censura era già in decadenza alla fine della repubblica; alcune suefunzioni furono usurpate dalprincipe che talvolta ne assunse anche il titolo; Domiziano assunse lacensura a vita e così questamagistratura fu assorbita dal principato.I tribuni conservarono il diritto di convocare e presiedere il Senato, l’intercessio e il diritto di multa,ma sostanzialmente perdettero molta influenza.Gli edili conservarono la loro limitata giurisdizione e il ius multaedicendae, ma perdettero le loro

funzioni amministrative assorbite da funzionari imperiali.I questori per la loro modesta posizione conservarono la loro ragion d’essere; furono ridotti a venti.I comizi conservarono sotto Augusto una parvenza di vitalità. Se lafunzione giudiziaria si era ormaiesaurita con lo sviluppo delle quaestiones, l’ attività legislativa ebbeancora tutta una fioritura; masotto Tiberio, Caligola e Claudio, le leggi si andarono rarificando; dopoClaudio, salvo una breve ediscussa ripresa sotto Nerva, di leggi non se ne votarono più.Sotto Tiberio l’ elezione dei magistrati passò sostanzialmente al senato,anche se questaconclusione non è certa visto che si trova menzione dei comizi elettoralisostanzialmentefunzionanti anche per il periodo successivo a Tiberio; si cercava alloradi superare l’ ostacolo oriducendo l’ intervento dei comizi ad una acclamazione , o determinandoil potere del senato nelsenso che gli spettasse di fare una scelta fra i candidati, per i postiin cui non vi fossecommendatio vincolante del principe, e che i candidati scelti dal senatodovessero esseresottoposti all’ approvazione dei comizi.Oggi però siamo più informati per ciò che riguarda la riforma avvenuta inquesto periodo relativaalla scelta dei magistrati, grazie ad una tavola di bronzo (scopertapresso Magliano, Grosseto), checontiene una rogatio, risalente all’ anno in cui morì Germanico (19d.C.), nella quale si stabiliscequella di 5 nuove centurie, chiamate di Germanico Cesare, da aggiungersialle dieci dedicate aGaio e Lucio Cesare, per un’ assemblea mista di senatori e cavalieri chedoveva procedere alladestinatio dei magistrati. Più precisamente la destinatio dei candidatial consolato e alla pretura erastata attribuita, nel 5 d.C., ad un’ assemblea mista di senatori e dicavalieri. All’ assembleavenivano chiamati i senatori e i cavalieri appartenenti a tutte ledecurie costituite per iudiciapublica; essi venivano ripartiti fra le quindici centurie secondo letribù cui appartenevano,raggruppate per sorteggio. Man mano che le tribù venivano estratte, eranochiamati a votare primai senatori e poi i cavalieri. La tabula Hebana stabilisce tutti iparticolari della procedura fino allaproclamazione dei risultati, cioè dei destinati.

Pare che alla morte di Druso, furono aggiunte alle 15, altre 5 centuriein suo onore.Compiuta la destinatio, la creatio dei magistrati spettava ai comizi.Anche per il conferimento dei poteri al principe mediante la lex deimperio l’ intervento del popolo siridusse ad una acclamazione dopo l’ approvazione del Senato.Naturalmente anche la destinatio dei magistrati, di cui abbiamo parlato,era limitata allacommendatio del principe che era vincolante. Praticamente il principeinfluiva su ogni scelta. Lafunzione dei comizi andò quindi esaurendosi ben presto.Il Senato è l’ organo costituzionale che conservò nel principato unaposizione eminente, tanto cheil Mommsen definisce il principato come una diarchia. Ma anche l’attività del Senato erasostanzialmente ispirata e diretta dal principe.Augusto rivalutò il prestigio del Senato riducendo il numero dei senatoridi nuovo a 600, con unalectio furono esclusi i libertini e le persone indegne.In seguito il Senato si alimentò secondo le regole degli ex magistrati;per l’ ammissione in Senatofu posto il requisito di un patrimonio di un milione di sesterzi.Oltreché l’ influenza nella scelta dei senatori, va sottolineata lalibera iniziativa del principe neiriguardi della convocazione del Senato e della presentazione delleproposte, quindi anche l’ attivitàdel Senato era sostanzialmente ispirata e diretta dal principe.Con ilprincipato, il Senato perdette la direzione della politica estera,dichiarare la guerra e la pace,il diritto di fare i trattati (attività assorbite dal principe). Rimasel’ amministrazione finanziaria inrapporto all’ aerarium.Se il Senato però perdeva gran parte delle sue funzioni assorbite dalprincipe, esso ne acquistavaaltre a scapito dei comizi, di cui il Senato usurpò le funzionilegislative e giurisdizionali (anche seanche in questo campo si sentiva l’ influenza del principe).Il principe aveva tutta un’ organizzazione che gli faceva capo. Il ceppodi questa organizzazioneera unico in quanto essa faceva centro nel complesso potere del principe.Il principe necessitava diquesta organizzazione per sbrigare una serie molteplice e varia dicompiti e pratiche inerenti l’attività e i poteri imperiali, e per esigenze di rappresentanza delprincipe stesso in campopubblicistico.

Quei compiti e quelle funzioni che dapprima erano intesi come servizioprivato del principe, sitrasformarono in veri e propri uffici di funzionari statali.I caratteri fondamentali che distinguevano questi funzionari imperialidai magistrati erano : ladurata a tempo indeterminato, la retribuzione, il fondamento dellacompetenza (che era delegata inrappresentanza del principe anziché originaria come nelle magistraturerepubblicane).Si andò formando così un certo ordine di avanzamento dei funzionariimperiali, una sorta dicarriera delle persone di rango equestre. Alla carriera equestre si eraammessi dopo averraggiunto un certo grado di ufficiali nelle regioni; solo più tardi siebbe uno sganciamento eseparazione della gerarchia degli uffici civili da quella militare.Al più alto grado dei prefetti vi erano i praefecti praetorio, la cuifunzione originaria era militare.Augusto nominò una guardia del corpo dell’ Imperatore, allo scopo diprottegerlo, costituita primadi nove, poi di dieci coorti di mille uomini l’ una.L’ alto comando del corpo spettava al principe e veniva esercitato in suavece dai praefectipraetorio, da lui nominati, (erano solitamente scelti fra i cavalieri).Essi avevano anche competenzagiurisdizionale criminale in Italia, dove cessava la competenza delpraefectus urbi e larappresentanza dell’ imperatore come giudice d’ appello. Tutto ciòaccrebbe la dignità e laposizione della carica, chiamati nel terzo secolo illustri giuristi.Altri prefetti furono creati con funzioni che investivano l’amministrazione di Roma, si pensi alpraefectus urbi, a cui il re, prima della creazione della pretura,affidava in sua assenza la cura dellacittà; al praefectus urbi spettava il potere di polizia nella città, ilcomando di tre e poi quattrocohortes urbanae di mille uomini l’ una, aveva giurisdizione criminale ecivile. Inizialmente la suagiurisdizione si estendeva a tutta l’ Italia, successivamente solo a Romae ad un raggio di centomiglia da Roma, al di la del quale la competenza era del praefectuspraetorio.Abbiamo poi la creazione di un praefectus annonae di rango equestre; unpraefectus vigilum,anche lui di rango equestre, per la difesa contro gli incendi e la tuteladella sicurezza notturna, con

giurisdizione civile e penale. Ad un praefectus venne sottoposto l’Egitto che per la sua posizioneparticolare non costituiva una provincia.L’ amministrazione dell’ impero richiedeva tutta una serie di uffici cheformavano la cancelleriaimperiale. Questi diversi uffici di coadiutori del principe eranoindicati con la preposizione ab, ederano i seguenti : ab epistulis : che preparava gli atti del principe in forma diepistulae, e che si divise poi indue sezioni, ab epistulis latinis ed ab epistulis greci; a libellis : che preparava le risposte dell’ imperatore alle domande alui rivolte dai privati; a cognitionibus : istruttore delle cognitiones del principes e suoconsigliere; a memoria : che si occupava della redazione per iscritto dei discorsi edegli atti imperiali; a rationibus : che era l’ ufficio finanziario; al di sotto di questi uffici vi erano poi una serie di subordinati,auditores, tabularii, proximi…I titolari di questi uffici erano diversi dai procuratores che sioccupavano dell’ amministrazione dellefinanze, inoltre i procuratores operavano in luogo dell’ imperatore,mentre gli altri erano coadiutorinella preparazione ed emanazione degli atti del principe.Posizioneincerta avevano i curatores, scelti dal principe con intesa del senato, efra i senatori, chesembravano più integrare l’ amministrazione repubblicana, che esplicarefunzioni in nome delprincipe. Abbiamo i curatores viarum, aquarum, medium sacrum et operumlocorumquepublicorum… e poi i curatores frumenti, assorbiti dalla creazione dellapaefectura annonae.Abbiamo poi un consilium principis che era un organo permanente diconsulenza giuridica dell’imperatore, sia nell’ attività giudiziaria, sia in quella legislativa eamministrativa. Furono chiamati afarne parte accanto a funzionari dell’ ordine equestre e senatorio, anchedei giureconsulti; sidelineò così la figura dei consiliarii, esperti di diritto, assunti comestabili e stipendiati.Oltreché poteri di amministrazione, gli organi locali avevano anche unagiurisdizione in materiacriminale e in materia civile entro determinati limiti di materia evalore, al di la del quale stava ilpotere giurisdizionale del praetoer, urbanus o peregrinus.

Per la giurisdizione civile, Adriano nominò quattro consulares con lafunzione di reddere iura per l’Italia. Essi assumevano, nei limiti territoriali, la competenza che primaaveva il pretore (ossia queiprocessi che superavano i limiti di competenza dei magistrati locali); siaffermava una più direttaingerenza dei funzionari imperiali nell’ amministrazione locale, nellospecifico nell’ amministrazionefinanziaria. Sotto Caracalla compaiono dei correctores preposti in viasaltuaria o straordinaria, conDiocleziano diventarono invece funzionari ordinari.Le province sotto il principato vennero divise in provincie senatorie eimperiali.Le prime erano governate da ex magistrati, detti proconsules, duravano incarica un anno, salvoproroga di un altro anno mediante senatoconsulto.Le province imperiali invece erano amministrate da legati Augusti, cioèluogotenenti del principe,scelti nell’ ordine senatorio e nominati dall’ imperatore a tempoindeterminato, venivano detti propraetore.Al governatore spettava, con il governo della provincia, la giurisdizionecivile e penale; nelleprovincie senatorie egli soleva delegarla ad un legato proconsolare.L’ amministrazione finanziaria fu attribuita ai questori nelle provincesenatorie ed ai procuratorinelle province imperiali. Essi curavano la riscossione dei vari tributi.Nel territorio provinciale continuavano a esistere città di vario tipo;comunità di cittadini, municipia ocoloniae, accanto alle quali si trovavano municipii o colonie latine;comunità di peregrini qualificatecome città federate, di cui talune immunes; esistevano i regna più o menodipendenti da Roma.Con un progressivo processo storico anche gli stati liberi e alleativengono assorbiti nell’ Impero.Alle città libere l’ imperatore poteva inviare commissari straordinariallo scopo di riordinare l’amministrazione o la revisione dei bilanci.Vi erano poi dei territori che avevano una particolare posizione, tra cuiabbiamo già dello l’ Egitto,che apparteneva al principe ed era quindi unito all’ Impero romano peruna specie di unionepersonale (era governato da un praefectus Aegypti, coadiuvato da unidiologos) . Altri territori,considerati stati annessi, venivano governati attraverso un procurator.L’ avvento di Augusto fu esaltato come la riconquista della pace; esso fula conclusione di un

periodo di profonda crisi e di sconvolgimenti; si era giunti ad unaconsolidazione nella strutturasociale, soprattutto con la consolidazione del dominio acquistato daRoma. Lo sviluppo delladominazione romana trovava nel principato il suo assestamento e il suoregime. Il rafforzarsi delpotere del principe operava più direttamente nel mondo provinciale, dovene era più colto ilcarattere monarchico, e dove si tendeva ad un livellamento nell’ ideadell’ impero, dove Roma erail centro di esso. Questo sviluppo troverà il suo coronamento nellapolitica dei Severi e nellaconcessione della cittadinanza romana a tutti i sudditi dell’ imperograzie all’ editto di Caracalla del212.

CAPITOLO XIII – LA CRISI DELL’ IMPERO E LA MONARCHIA ASSOLUTALa formula del Principato, come abbiamo detto, racchiudeva un processostorico e dirafforzamento dell’ organizzazione che faceva capo al Principe, con unaconseguentefossilizzazione e decadenza degli elementi della costituzionerepubblicana , si compie quindi un’affermazione della monarchia assoluta.Questo processo storico, in cui è stata molto importante lariorganizzazione di Adriano, culminanell’ epoca dei Severi, dove l’ accentramento dei poteri nel principe eil livellamento dell’ imperotrovano la loro piena espressione. Si instaura così la monarchiaassoluta.L’ accentramento dei poteri del principe si esplica, da un lato, nelladecisa menomazione dellaposizione e dei poteri del Senato, ad opera di Settimio Severo, e dall’altro trova espressione nellapiena enunciazione del potere legislativo del principe, (quod principiplacuit legis habet vigorem;princeps legibus solutus est).Il livellamento dell’ impero si compiva con la già ricordata costituzionedi Caracalla del 212, checoncedeva la cittadinanza romana a tutti i sudditi dell’ impero.Alla morte di Alessandro Severo, ucciso nel 235 d.C., seguì un periodo incui l’ Impero romano fuin preda all’ anarchia, in balia dei gruppi di legioni e della lorocontrastanti acclamazioni.La crisi succeduta all’ uccisione di Pertinace, nel 193 d.C., fu risoltacon la vittoria di Settimio

Severo, che ristabilì l’ autorità imperiale sviluppando il principioaccentratore.Ma alla morte di Alessandro Severo fu anarchia militare.Questa crisi dell’ autorità dello stato fu al centro di un quadro piùvasto, caratterizzato da unaprofonda crisi economica e sociale (decadenza dell’ agricoltura,abbandono delle terre,svalutazione e falsificazione della moneta, aumento dei prezzi), e da unarivoluzione spirituale,rappresentata dalla diffusione del Cristianesimo che determinava un urtoche trovava espressionenelle sistematiche e sanguinose persecuzioni di questo periodo.Era dunque in atto una profonda trasformazione.Questo mondo romano, era ormai giunto ad un punto di rottura; ciò cherappresentava iltradizionalismo e particolarismo romano, ciò che era espressione dellaposizione dominante deiRomani, o degli Italici, cedeva al livellamento generale.La restaurazione, pacificazione e riorganizzazione dell’ impero, si ebbecon l’ avvento di C.ValerioDiocle, nominato imperatore dalle truppe nel 284, egli assunse il nome diC.Valerio AurelioDiocleziano. A lui si fa risalire la fondazione della monarchia assoluta,opera completata daCostantino, così che si parla di monarchia dioclezianeo costantiniana.Ma lo spirito dell’ opera di Diocleziano e quello dell’ opera diCostantino, erano ben diversi. InfattiDiocleziano guardava ancora indietro alla tradizione romana, egli miravaa restaurare la romanità;le forme di cui si circondava, i poteri che si riconosceva, venivanosentiti soprattutto come mezzi direstaurazione dell’ autorità e del prestigio dell’ impero romano. Con l’affermazione della monarchiasi ebbe una cancellazione del potere del senato. Anche nel dirittoprivato, la cancelleria imperialesi atteneva al diritto romano, e cercava di opporsi all’ irrompere di usie istituti provinciali ad essoestranei.La stessa politica, tenuta nei confronti dei Cristiani, la feroce quantoassurda persecuzione,completa il quadro della contrapposizione tra Diocleziano e Costantino.Con l’ impero di Costantino il nuovo spirito entra pienamente eapertamente; il dispotismo orientalecon il suo fasto esteriore (da Costantino fu introdotto l’ uso deldiadema, a lui si deve l’organizzazione del sacrum cubiculum), l’affermazione del principio dinastico, la tendenza

teocratica, la riorganizzazione dell’ impero, l’ atteggiamento neiconfronti del Cristianesimo, sonotanti tratti caratteristici della realizzazione politica di Costantino.Con questa diversa impostazione, l’ opera di Diocleziano e quella diCostantino rappresentano leprogressive tappe dell’ affermazione della monarchia assoluta.Diocleziano , mirando a restaurare, facendo centro nell’ imperatore, l’autorità dell’ impero, sipreoccupò di assicurare la continuità attraverso la successione. A questofine egli si associò nell’impero un valoroso generale, Massimiano e gli riconobbe nel 286 il titolodi Augustus che spettavaa lui; i due Augusti teoricamente avevano lo stesso poter, ma Dioclezianoaveva una personalitàdominante. Diocleziano lasciò a Massimiano la cura dell’ Occidente (conresidenza a Milano oAquileia), mentre egli fissò la sua sede a Nicomedia. Più tardi, nel 293,i due Augusti siassociarono due principi in posizione subordinata, detti Cesari, i qualisarebbero automaticamentesucceduti agli Augusti con il venir meno di questi. Questo sistematetrarchico avrebbe permessoall’ autorità imperiale di esplicarsi organicamente, ed avrebbeassicurato la continuità, perché aloro volta i due Cesari, divenuti Augusti, avrebbero scelto a loro voltadue Cesari. Ma questosistema era fondato su una perfetta armonia tra i due Augusti. Esso duròsotto Diocleziano perchédominato dalla sua personalità. Ma quando Diocleziano abdicò nel 305, efece abdicare ancheMassimiano, applicando il sistema della successione, la pace durò benpoco, e dopo una lotta fradiversi pretendenti, e dopo un periodo di governo di Costantino eLicinio, chiusosi con la guerra frai due, e l’ eliminazione del secondo, Costantino nel 324 riassumeva tuttol’ impero nelle sua mani.Costantino intendeva instaurare la vera e propria successione dinastica;morendo nel 337 lasciaval’ impero diviso fra i tre figli, che già aveva fatto assurgere alladignità di Caesares.Alcune vicende varie e complesse portarono poi Costanzo a riunire dinuovo l’ impero nelle suemani; ma a partire da Valentiniano, nel 364, divenne regola la divisionedell’ impero nelle partesOrientis ed Occidentis, che si consolidò alla morte di Teodosio il Grandenel 395, senza che si sia

mai rinunciato al concetto dell’ unità dell’ impero. E così divenneregola la successione dinastica.Costantino aveva provveduto a dare una nuova capitale all’ impero, con ilfondare la città diCostantinopoli che doveva diventare una nuova Roma, destinata asostituire l’ antica, e a cui fudato pure un praefectus urbi, un senato, il ius italicum, favorendo chivoleva trasferirvisi. Essadivenne il centro di quel mondo orientale che andava assumendo unaposizione preminente.Divenne poi la sede dell’ imperatore d’ Oriente, mentre l’ abbandono diRoma come sede degliimperatori, segnò esteriormente la rottura dell’ impero.Il nuovo Stato era caratterizzato da tutta una gerarchia di uffici ecircoscrizioni, che attraverso gliuffici centrali, faceva capo all’ imperatore da cui proveniva ognipotere.Caratteristica era la divisione tra gli uffici civili e quelli militari;per altro verso la burocrazia civiledell’ amministrazione dell’ impero veniva tutta inquadrata in unarigorosa gerarchia; anche l’impiego veniva considerato come una militia senza armi (contrapposta aquella in armis); gliimpiegati avevano il distintivo, il cingulum; si formava il peculiumquasi castrense parallelo a quellocastrense.In testa agli uffici centrali stavano gli officia palatina che da carichedi corte si convertirono incariche dello Stato : il magister officiorum, che raccoglieva in se variecompetenze e funzioni, chesi andavano estendendo e che ne rendono difficile una definizioneunitaria (sovraintendenza agliuffici, comando delle milizie di corte, corpo di agenti di polizia eispettori senza compiti specifici,impiegati per la vigilanza…); il quaestor sacri palatii, introdotto daCostantino, specie di ministrodella giustizia; il comes sacrarum largitionum che rappresentava unaspecie di ministro dellefinanze e del tesoro; il comes rerum privato rum preposto all’amministrazione dei beni patrimoniali.Gran ciambellano di Corte era il praepositus sacri cubiculi, carica cheandò crescendo nellavalutazione e nella posizione dello Stato.La cancelleria imperiale continuava ad essere composta dai vari uffici oscrinia; vi era preposto perciascuno un magister.

Agli uffici centrali appartenevano i tribuni et notarii che costituivanouna specie di segreteriagenerale; particolare posizione avevano coloro cui era affidato ilcompito di redigere i verbali delprincipis secretum et consilium, si trattava quindi di un incarico dialta fiducia. Al vertice dei tribuniet notarii stava un primicerium notariorum, cui era affidata anche latenuta dell’ organico degli uffici.Il consilium principis lasciò il postoal consistorium principis, in cui entravano i più alti funzionaridell’ impero; il consistorium interveniva in tutte quelle materie che glierano sottoposte dall’imperatore.La riorganizzazione territoriale dell’ impero avveniva attraverso varigradi di circoscrizioniterritoriali.Diocleziano con la sua tetrarchia, aveva creato quattro prefetti delpretorio. La ripartizioneterritoriale fra le quattro prefetture (Gallia, Italia, Illirico,Oriente) fu attuata da Costantino e si andòstabilizzando. I praefecti praetorio cessavano così di far parte dell’amministrazione centrale perentrare nell’ amministrazione territoriale. Essi però conservavano unaposizione elevata e almenouno dei due risiedeva presso l’ imperatore e faceva parte delconsistorium.Le quattro prefetture si dividevano ciascuna in diocesi, e a capo delladiocesi stava un vicario. Lediocesi comprendevano diverse province.In questa ripartizione rientrava anche l’ Italia, che aveva ormai persola sua posizione preminente;essa faceva parte della praefectura Italiae, ed era divisa in duevicariati, uno a Nord con capitaleMilano, che costituiva l’ Italia annonaria, l’ altro sottoposto alvicarius in urbe; entro i due vicariatierano preposti dei correctores, più tardi detti consulares. Roma però erasottratta alla competenzadel vicarius e sottoposta al praefectus urbi, cui erano subordinati ilpraefectus annonae e ilpraefectus vigilum. Analogo trattamento fu fatto a Costantinopoli.Il livellamento territoriale dell’ Italia nell’ Impero si esplicava anchenell’ estensione all’ Italia deltributo fondiario. La materia tributaria fu ampiamente riformata daDiocleziano, sulla base di un’unità di valore.Che cosa restava in questa trasformazione dello Stato degli antichiorgani repubblicani?

Il consolato conservava l’ eponimia ed aveva quindi ancora un certoprestigio; ogni anno venivanonominati dall’ imperatore, due consoli, uno per l’ Oriente e l’ altro perl’ Occidente.Questura (scomparsa alla fine del IV secolo) e pretura erano ridotte amagistrature cittadine diRoma e di Costantinopoli, e vi era connesso l’ onere di organizzare igiochi.Edilità e tribunato erano già scomparsi dal cursus honorum al tempo daAlessandro Severo.Il Senato (più precisamente due, quello di Roma e quello diCostantinopoli) aveva ancora unadignità esteriore, ma non aveva più una partecipazione attiva alladirezione della vita politica. Siandava in senato attraverso le più alte cariche civili o militari, o perconcessione dell’ imperatore.Per ciò che riguarda l’ amministrazione locale, è dell’ epoca dei Severila generalizzazione dell’organizzazione municipale, con l’ estensione del nome di civitas, con laconservazione di unordinamento autarchico, che aveva i suoi magistrati e la sua curia.La condizione delle popolazioni, in particolare negli strati più bassi,sentiva la ripercussione diquesto stato di cose; si raffigurò dunque l’ istituzione del defensorcivitatis (o plebis), creato agliinizi del IV secolo, i cui compiti erno quelli di difendere la città edifendere gli umili dagli abusi edalle angherie dei magistrati e dei potenti; egli acquistò anche unalimitata giurisdizione civile ecriminale. Dapprima veniva nominato prefetto del pretorio, più tardi fudesignato per elezione da unristretto corpo elettorale, salva sempre conferma del prefetto delpretorio.Si sviluppò poi il movimento che converiva talune corporazioni daassociazioni private incorporazioni al servizio dello Stato, cui corrispondevano obblighi eprivilegi (ricordiamo i naviculariie i pistores).Nelle campagne si affermava un legame alla terra che si esplicava nell’istituto del colonato. Si eraincominciato in taluni luoghi (in particolare in Egitto), a considerarecome reato l’ allontanamentodel contadino dal fondo datogli in affitto dallo Stato. Il pericolo dispopolamento e di abbandonodella terra, induceva lo stato, per ragioni fiscali, a combattere lapiaga degli agri deserti, con un

vincolo perpetuo alla terra. E così i coloni pur essendo giuridicamenteliberi, divenivano una speciedi servi della terra, legati ad un fondo, da cui non potevanoallontanarsi e neppure essereallontanati dal padrone e neppure dal fisco.La qualità di colono si acquistava per nascita, per prescrizione, percontratto, per misura penale, epoteva estinguersi per date cause.Lo sviluppo del colonato si accompagnava all’ accentramento delle grandiproprietà pubbliche eprivate. Emergeva una classe di grandi proprietari fondiari, dettipotentiores, i quli si rafforzavanonei loro possessi, si sottraevano agli oneri della città, si atteggiavanoquasi a signori indipendenti,ostentando di vivere lontano dalle grandicapitali, facendosi giustizia da se, accordando la loroprotezione sia a singoli sia a villaggi, contro lo Stato e contro lecittà. Di qui quei patrocinia contro iquali gli imperatori cercavano di reagire.D’ altra parte gli agricolae si univano in villaggi; anche qui sistabilivano norme vincolative ecoattive, per cui un convicanus poteva possedere un fondo nel villaggio.Maturava così una struttura sociale che tendeva a distribuire lapopolazione in categorie fisse, percondizione, mestiere, professione, ufficio, mediante l’ obbligatorietà el’ eredità.Nelle città si distinguevano i vari strati formati dalle classi, glihonorati, i curiales, i possessores, iplebei.Questo regime vincolistico si estese anche ad altri campi. Tipico ilrazionalismo con cuiDiocleziano cercò di porre rimedio allo spaventoso e continuo accrescersidei prezzi attraveso ildrastico intervento dello Stato : l’ edictum de pretiis rerum venalium,che costituiva un generalecalmiere, in cui erano fissati, con la comminazione di gravi sanzioni peri trasgressori, i prezzi ditutte le merci e dei servizi. L’ editto nonstante l’ applicazione dellesanzioni, non raggiunse ilrisultato che si riprometteva, ma solo quello economicamente conseguentedi far sparire le mercidal mercato, e di porre nuove difficoltà al commercio.Abbiamo già detto che la posizione di Diocleziano e quella di Costantinosi contrapponevano nell’atteggiamento nei confronti del Cristanesimo.Già nel 311, Galerio, da Nicomedia, aveva accordato la tolleranza aiCristiani; era stata una tardivae stentata confessione di fallimento del persecutore.

Nel loro incontro a Milano del 313, Costantino e Licinio affermarono peri Cristiani, la loro fede e illoro culto un regime di universale tolleranza, come espressione di un piùgenerale principio dilibertà religiosa : ogni restrizione era tolta, ed i luoghi di riunioneed i beni delle chiese che eranostati confiscati, venivano restituiti.Questo regime di tolleranza e di libertà si convertì in una politica difavore per il Cristianesimo.Nella stessa proclamazione della tolleranza, era sottolineta l’ ansia direndersi propizio il Divino, equesto omaggio a Dio, al Dio Supremo, al Dio vero, costituisce una notadominante dell’ animareligiosa di Costantino.Alla Chiesa egli fu largo di donativi, e fu largo di privilegi;ricordiamo ad es. l’ esenzione del clerodai munera; il riconoscimento della giurisdizione dei vescovi, anchenelle materie civili.Lo stesso Costantino si preoccupava e si occupava delle dispute e degliscismi fra i Cristiani,sollecitava l’ unità e la pace della Chiesa convocando e assistendo iconcili.L’ unità cattolica si affermava come carattere e fondamento dell’ impero,soprattutto con Teodosio :l’ impero e la legislazione difendeva tale unità e lottava contro leeresie e l’ eliminazione delpaganesimo, che era destinato a scomparire.La religione cristiana, perseguitata prima, tollerata poi, era divenutala religione ufficiale dell’impero. La Chiesa si affermava decisamente nella vita e nell’organizzazione politica e sociale;nella vita locale i Vescovi e il clero erano i naturali difensori dellapopolazione e in particolare degliumili.La Chiesa tra l’ altro ergeva ed affermava la sua autorità anche difronte all’ imperatore e all’impero. Nel 390 dopo i fatti di Tessalonica, Sant’ Ambrogio facevasentire a Teodosio, e quindi alpotere imperiale, tutta la forza e l’ autorità del magistero religioso.La posizione della Chiesa era determinante nell’ evolversi del dirittopubblico e privato.La Chiesa aveva competenza anche in campo civile; alla Chiesa e al cleroerano riconosciuti variprivilegi; la configurazione di una serie di reati di caratterereligioso. Era tutta una materia nuova diregolamento giuridico.