S. Daris, Un noto sconosciuto nella storia dell’Egittologia: Giuseppe Nizzoli, «Archeografo...

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350 PAOLORADIVO BIBLIOGRAFIA FONTIMANOSCRITTEDELL'ACCORDODIPACE: Archivio di Stato di Venezia (ASVe), Secreta, Commemoriali, X, carte 145 recto - 148 recto; ASVe, Secreta, Commemoriali copia, X-2, c. 350v-358r. PERUNATRASCRIZIONEOTTOCENTESCA A STAMPA: Monumento spectantia historiam slavorum meridionalium, volumen duodecimum, Academia scientiarum et artiurn slavorum meridionalium, Zagrabiae 1882 / LJUBlé, SIME, Listine o odnosajih izmedjujuinoga slavenstva i Mletaéke republi- ke, knjiga VII, Jugoslavenska akadernija znanosti i urnjetnosti, u Zagrebu 1882. PERUN REGESTO: PREDELLI,RICCARDO,/ libri commemoriali de//a Repubblica di Venezia. Regesti, tomo 111,voI. X, n. 171, Venezia 1883. SULLASTORIADI SEBENICOINEPOCATARDO-MEDIEVALE: PEDERIN,IVAN, Sibenik (Sebenico) ne/ basso Medioevofino a/ /440, in "Archivio sto- rico italiano", CXLlX, n. 4, Firenze 1991. PERUNA STORIADI SEBENICO: ALBERI, DARIO, "Sibenik-Sebenico", in Dalmazia. Storia, arie, cultura, Lint, Trieste 2008, pp. 711-722. RIZZI, ALBERTO,"Profilo storico", in Guida de//a Dalmazia. Arie, storia, porto/ano - I: Quarnero e Da/mazia Settentrionale, Istituto Regionale per la cultura Istriano- fiurnano-dalmata, Edizioni Italo Svevo, Trieste 2007, pp. 496-499. PERUNASTORIAGENERALEDELLADALMAZIA: PRAGA,GIUSEPPE, Storia di Dalmazia, dall 'Oglio, Varese 1981. SERGlO DARIS UN NOTO SCONOSCIUTO NELLA STORIA DELL'EGITTOLOGIA: GIUSEPPE NIZZOLI* Molti segnali lasciavano prevedere che, a inizio d'anno 1828, la cerimo- nia di riapertura del Consolato generale austriaco di Alessandria d'Egitto ben difficilmente avrebbe riproposto la festosità consueta dell'occasione. Correvano tempi calamitosi per l'intero paese; appena al di fuori del palazzo, la città, bloccata nel suo porto, viveva la sofferenza del disastro del- la propria flotta a Navarino (20 ottobre 1827); all'interno dell'ufficio, gli equilibri, sempre più del icati, della politica estera dell' Austria nello scacchie- re del Levante si riflettevano nella richiesta a tutti i suoi componenti di un impegno faticoso. Negli ultimi mesi l'atmosfera, nei quadri più alti dell'istituzione, si era fatta pesante; di recente erano comparsi personaggi nuovi che avevano mo- strato di godere di speciale entratura presso il Console generale; soprattutto, a pochi giorni appena, risaliva l'evento più clamoroso nella vita interna dell'ufficio, ovvero la rimozione dalle proprie funzioni del Cancelliere, pri- mo collaboratore del Console e, sino a quel momento, figura chiave nella gestione dell 'istituzione stessa. L'ordine di convocazione non era stato disatteso dagli impiegati e dagli addetti; anzi costoro vi erano accorsi di buon grado nell'auspicio che la ceri- monia rappresentasse una pausa di serenità in un ambiente di lavoro ingrigito e messo a dura prova dagli avvenimenti di quei giorni. E mai perciò i presen- ti avrebbero immaginato di essere coinvolti in una situazione tanto inattesa. Le avvisaglie erano state inquietanti. Le modalità stesse della comparsa del Console Generale non avevano lasciato dubbi circa il suo proposito di mantenere l'intervento in termini rigorosamente ufficiali, ben poco incline a cedere a qualsiasi atteggiamento di cordialità che la circostanza suggeriva, anzi in clamoroso contrasto con questa. n Conferenza tenuta alla Società di Minerva il 3 marzo 2009 nella Sala del Civico Museo Sartorio.

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350 PAOLORADIVO

BIBLIOGRAFIA

FONTIMANOSCRITTEDELL'ACCORDODI PACE:

Archivio di Stato di Venezia (ASVe), Secreta, Commemoriali, X, carte 145 recto - 148

recto;

ASVe, Secreta, Commemoriali copia, X-2, c. 350v-358r.

PERUNATRASCRIZIONEOTTOCENTESCAA STAMPA:

Monumento spectantia historiam slavorum meridionalium, volumen duodecimum,Academia scientiarum et artiurn slavorum meridionalium, Zagrabiae 1882 /LJUBlé, SIME,Listine o odnosajih izmedjujuinoga slavenstva i Mletaéke republi-ke, knjiga VII, Jugoslavenska akadernija znanosti i urnjetnosti, u Zagrebu 1882.

PERUN REGESTO:

PREDELLI,RICCARDO,/ libri commemoriali de//a Repubblica di Venezia. Regesti, tomo111,voI. X, n. 171, Venezia 1883.

SULLA STORIADI SEBENICOIN EPOCATARDO-MEDIEVALE:

PEDERIN,IVAN,Sibenik (Sebenico) ne/ basso Medioevofino a/ /440, in "Archivio sto-rico italiano", CXLlX, n. 4, Firenze 1991.

PERUNASTORIADI SEBENICO:

ALBERI, DARIO, "Sibenik-Sebenico", in Dalmazia. Storia, arie, cultura, Lint, Trieste2008, pp. 711-722.

RIZZI, ALBERTO,"Profilo storico", in Guida de//a Dalmazia. Arie, storia, porto/ano - I:Quarnero e Da/mazia Settentrionale, Istituto Regionale per la cultura Istriano-fiurnano-dalmata, Edizioni Italo Svevo, Trieste 2007, pp. 496-499.

PERUNASTORIAGENERALEDELLADALMAZIA:

PRAGA,GIUSEPPE,Storia di Dalmazia, dall 'Oglio, Varese 1981.

SERGlO DARIS

UN NOTO SCONOSCIUTO NELLA STORIADELL'EGITTOLOGIA: GIUSEPPE NIZZOLI*

Molti segnali lasciavano prevedere che, a inizio d'anno 1828, la cerimo-

nia di riapertura del Consolato generale austriaco di Alessandria d'Egitto ben

difficilmente avrebbe riproposto la festosità consueta dell'occasione.

Correvano tempi calamitosi per l'intero paese; appena al di fuori del

palazzo, la città, bloccata nel suo porto, viveva la sofferenza del disastro del-

la propria flotta a Navarino (20 ottobre 1827); all'interno dell'ufficio, gli

equilibri, sempre più del icati, della politica estera dell' Austria nello scacchie-

re del Levante si riflettevano nella richiesta a tutti i suoi componenti di un

impegno faticoso.

Negli ultimi mesi l'atmosfera, nei quadri più alti dell'istituzione, si era

fatta pesante; di recente erano comparsi personaggi nuovi che avevano mo-

strato di godere di speciale entratura presso il Console generale; soprattutto,

a pochi giorni appena, risaliva l'evento più clamoroso nella vita interna

dell'ufficio, ovvero la rimozione dalle proprie funzioni del Cancelliere, pri-

mo collaboratore del Console e, sino a quel momento, figura chiave nella

gestione dell 'istituzione stessa.

L'ordine di convocazione non era stato disatteso dagli impiegati e dagli

addetti; anzi costoro vi erano accorsi di buon grado nell'auspicio che la ceri-

monia rappresentasse una pausa di serenità in un ambiente di lavoro ingrigito

e messo a dura prova dagli avvenimenti di quei giorni. E mai perciò i presen-

ti avrebbero immaginato di essere coinvolti in una situazione tanto inattesa.

Le avvisaglie erano state inquietanti. Le modalità stesse della comparsa

del Console Generale non avevano lasciato dubbi circa il suo proposito di

mantenere l'intervento in termini rigorosamente ufficiali, ben poco incline a

cedere a qualsiasi atteggiamento di cordialità che la circostanza suggeriva,

anzi in clamoroso contrasto con questa.

n Conferenza tenuta alla Società di Minerva il 3 marzo 2009 nella Sala delCivico Museo Sartorio.

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Indossava l'abito di gran gala, di quel pregiato tessuto blu di Prussia cheegli si era procurato di persona con tanta cura, sul punto di salpare per l'Egit-to; per impreziosirne gli ornamenti, non aveva esitato ricorrere all'opera delricamatore della corte imperiale di Vienna. Il suo sguardo intensamente acutoindagava le reazioni dei dipendenti convocati attorno a sé, in piedi ad ascol-tarlo; il tono solenne faceva capire il peso che egli intendeva attribuire alleparole di un discorso che suonava come un proclama della propria conduzio-ne consolare.

Per il Console era giunto il momento di presentare al personale il nuovocancelliere; le asciutte frasi di circostanza e la generica esortazione al dovered'ufficio, cedono ben presto il passo al richiamo sulle misure di inusitata se-verità che egli si era visto costretto ad adottare, suo malgrado, nei confrontidel cancelliere precedente, colpevole - a suo dire - di gravi mancanze ammi-nistrative. Queste si configuravano come veri e propri reati, tanto più merite-voli della massima censura per il discredito nel quale avevano trascinato lastessa istituzione consolare.

Con questo episodio, un vero e proprio colpo di teatro, preparato conscrupolosa regia, - sostanzialmente sconosciuto sino a qualche tempo fa,come molti altri eventi dei qual i avverrà di parlare -, nel quale le parole delConsole generale, Giuseppe Acerbi, assegnavano all'ex-cancelliere il ruolodi protagonista negativo, si concludeva - o meglio si consumava - nel menoonorevole e nel più imprevedibile dei modi, la carriera in terra d'Egitto diGiuseppe Nizzoli; egli vedeva interrompersi bruscamente una fase della suavita, lunga dieci anni, che, probabi Imente, resterà per lui la più esaltante ecertamente quella alla quale egli è debitore della propria notorietà nella storiadell 'Egittologia.

Va detto subito che la figura di Giuseppe Nizzoli si colloca, a pieno tito-lo anche se non con altrettanta fama, nella galleria di quei personaggi chehanno determinato le fortune degli studi egittologici ed hanno spalancato de-finitivamente la strada agli interessi per l'antico Egitto da parte della culturaeuropea. I dieci anni del suo soggiorno egiziano (1818-1828) coincidono in-fatti, quasi interamente, con quella che l'Egittologia moderna, definisce con-venzionalmente «l'età dei consoli» (1815-1830) identificata con il momentodecisivo per la nascita della disciplina, a seguito di una spinta, a dir poco ir-refrenabile, al recupero di materiale antico - quello che oggi costituisce ilfondamento primario delle collezioni più note - da parte di personaggi, comeDrovetti, Belzoni, Salt sostenuti e protetti, il più delle volte, dall'autorevolez-za dei consolati europei.

A fianco di personalità come Bernardo Drovetti (a giudizio di AcerbiConsole generale di Francia. Splendido per ambizione, ma avaro in segreto ...

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stretto collaboratore d'Ibrahim e quindi temuto e rispettato da tutti igrandidel Regno. VuoI signoreggiare sopra tuffi i consoli), di Henry Salt (Consolegenerale inglese. Di mediocri talenti, dedicato agli scavi di antichità per spe-culazione; ligio perciò al Governo locale, e sommesso per politica a Drovet-ti), di Giovanni D'Anastasi (Vice console svedese fatto nominare dal Pascià.Religione greca. Onestissimo, di grande capacità e molti mezzi), talora incollaborazione ma più spesso in concorrenza, si trovò ad agire, con le mede-sime finalità culturali e commerciali insieme, il giovane Giuseppe Nizzoli.

Dobbiamo ritenere che a guidare il suddito austriaco, poco più che ven-ticinquenne, sin dal suo primo approdo ad Alessandria nel giugno 1818, siastato un intuito singolare ed una duttilità di intelligenza non comune, se nelgiro di un paio d'anni gli riesce di collezionare la serie di antichità egizie,ceduta al Kunsthistorisches Museum di Vienna (1821, acquisto Ernst AugustBurghart).

Nel biennio immediatamente successivo, son ben 1400 i pezzi con i qua-li, a seguito di acquisti o di scavi condotti direttamente in prima persona,costituisce una seconda raccolta, attualmente conservata nel Museo Archeo-logico di Firenze, della quale prepara personalmente l'inventario. Il permessodi un anno concessogli per ragioni di salute, gli offre l'opportunità di trasfe-rire in Italia il materiale, in vista della vendita, ma difficoltà di diversa naturasembrarono compromettere la realizzazione del progetto. Non c'erano al mo-mento nel porto di Alessandria, imbarcazioni disponibili al carico per Livor-no delle 26 casse, alcune delle quali contenevano alcune mummie che i mari-nai ritenevano di malaugurio per il viaggio; sola ad accettarle fu una navesvedese, vecchia di cinquant'anni, che, uscita a malapena dal porto, incontròuna serie di burrasche tali da prolungarne la traversata per ben 42 giorni;l'equipaggio, convinto dell 'influenza nefasta del carico, fu trattenuto a granfatica dal proposito di liberarsene, gettandolo in mare. Altrettanto faticosa fula trattativa per la vendita, conclusa soltanto nel 1824, poco prima del ritornodei Nizzoli in Egitto. l contatti per concludere l'affare procedettero con alter-ne speranze per Nizzoli, che giuocava contemporaneamente sul tavolo dellacorte del Granducato di Toscana e su quello dell' Arciduca Vicerè del Lom-bardo- Veneto; costui lascia cadere la proposta, nonostante le sollecitazioni daparte dei responsabili del Regio Gabinetto Numismatico di Brera. A Firenzeil Granduca Ferdinando III aveva apprezzato l'alta qualità del materiale manon al punto di maturare la decisione dell 'acquisto, alla quale invece perven-ne il figlio Leopoldo Il, succeduto, un anno dopo al padre. La raccolta venneimmediatamente valorizzata dalle autorità toscane con l'esposizione in am-bienti costruiti allo scopo nella Galleria delle statue della città ed incontrò lospeciale interessamento di Champollion.

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Gli oggetti - non meno di un migliaio di pezzi - raccolti da Nizzoli negliultimi anni della sua permanenza in Egitto e, ancora una volta, da lui detta-gliatamente catalogati, costituiscono la terza collezione messa in vendita sulmercato antiquario, dopo l'abbandono definitivo dell 'Egitto e ceduta - inmomenti di gravissime difficoltà per la Famiglia Nizzoli - al pittore PelagioPalagi che ne fece dono alla sua città, Bologna, che oggi può vantarne laconservazione nel Museo Civico Archeologico.

L'interesse per la figura di Nizzoli da parte della manualistica più atten-dibile ed aggiornata in argomento, è circoscritto - com'è naturale che sia-alle sostanza delle informazioni appena riportate, cioè a quelle che ne ricolle-gano il nome alla storia ed alle fortune della disciplina.

In realtà, sul personaggio qualche notizia in più, che alla letteraturascientifica non preme di registrare, ci era disponibile da sempre. E non solonell'ambito della sua biografia.

Così ad esempio, assai raramente ricorre, anche nelle sedi più accredita-te, menzione dell'ultimo contributo di Nizzoli di tematica egizia Le piramidid'Egitto. Osservazioni di Giuseppe Nizzoli J.R. Console austriaco in Zante.pubblicate in sei puntate dell' Osservatore Triestino tra l'agosto e il settembredel 1845, contemporaneamente raccolte in un opuscolo (poco più di cinquan-ta pagine) autonomo.

La pubblicazione confuta la tesi del francese De Persigny circa la fun-zione delle piramidi erette quale sbarramento ali 'invasione delle sabbie nellavalle del Nilo; Nizzoli ribadisce invece la destinazione sepolcrale di questimonumenti, soprattutto sul fondamento delle proprie esperienze personali,maturate - anche con scavi sul campo - nella sua decennale permanenza inEgitto.

L'opuscolo, nel corso della polemica, non sviluppa argomentazioni ori-ginali, ma rivela uno spessore umano non trascurabile. Il ritorno improvvisoa quel mondo, dal quale le vicende lo avevano ormai inesorabilmente allon-tanato da quasi vent'anni, testimonia in Nizzoli il peso del ricordo e l'ecce-zionalità dell 'esperienza che lo aveva segnato.

Non solo. Sul piano del privato, non è possibile non intravedere nell 'ope-retta anche un omaggio alla consorte, sua straordinaria compagna di vita epreziosa collaboratrice negli anni egiziani.

Amalia Sola Nizzoli, qualche anno prima, nel 1841, aveva dato allestampe a Milano dall'isola di Zante, dove la Famiglia Nizzoli allora si trova-va, Le memorie sull 'Egitto e specialmente sui costumi delle donne orientali egli harem scritte durante il suo soggiorno in quel paese (/8/9-/828), che siattesta come una presenza di non poco rilievo nella letteratura di viaggio alfemminile del primo '800.

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Il libro, attuale per i modi d'approccio alla singolare realtà egiziana del-la quale offre una vivace descrizione, si sofferrna a lungo, con felici appro-fondimenti, sulla tematica della ricerca archeologica in atto in quegli anni, alei concessi dalla personale competenza maturata sul campo. Basterà ricorda-re - ed è evento che li riassume tutti - che la donna, neppure ventenne, - esiamo nel 1825 - nella piana di Saqqara, aveva avuto la ventura ma soprattut-to l'energia di dirigere, in luogo del marito, occupato dai doveri d'ufficio, gliscavi di alcune tombe faraoniche e di farsi protagonista di estenuanti trattati-ve con operai indigeni e con mercanti europei. Non stupisce perciò che fre-quenti siano le citazioni desunte dalle pagine di Arnalia, la Signora Nizzoù,come sempre la definisce il marito, a conforto delle proprie Osservazioni oper ricordarne le scoperte.

Ma che Nizzoli abbia affidato a questo contributo - ultimo ed isolato inargomento - il ricordo e l'omaggio per la consorte, sembra suggerito da unaconsiderazione. Non potremmo infatti interpretare altrimenti il progetto dellaristampa, ben tredici anni dopo, a Parigi, di questo opuscolo, non eccezionaleper novità di contenuti e dalla fievole risonanza nella bibliografia accademi-ca. Correva l'anno 1858, Arnalia era morta da tempo (forse da una decinad'anni), Nizzoli, ormai console a Salonicco, aveva probabilmente program-mato la ristampa parigina al fine di rinnovarne la memoria, durante il viaggioeuropeo di qualche tempo prima. Non abbiamo neppure certezza assoluta cheegli ne abbia avuto tra le mani le copie, colto dalla morte, nel novembre delmedesimo 1858.

Dalle Memorie di Amalia Nizzoli sono desumibili le poche informazionicerte - non quelle di pura fantasia o di invenzione che pur figurano in testiautorevoli, rimbalzate meccanicamente dall 'uno ali 'altro - sulla biografia delmarito. Sono presenti in misura molto più contenuta di quanto sarebbe logicoimmaginare, perchè il libro denso delle esperienze personalmente vissute inEgitto, appare invece discreto e riservatissimo nelle relazioni del privato. Ameno che queste rappresentino un passaggio ineliminabile dalla trama dellavita.

Veniamo così a conoscere che nel settembre del 1819, il giovane Nizzoli(era nato a Modena tra il 1792 ed il 1794) dallafìguJ'G piuttosto pallida e deli-cata e dai modi cortesi (sono parole di Arnalia), non era rimasto insensibilealle grazie della ragazzina tredicenne, appena sbarcata (si può dire, per caso)nel porto di Alessandria con i genitori e la sorella, al punto che, senza più in-contraria, un anno dopo avanzava formalmente la domanda di matrimonio. Aquattordici anni, Amalia, che non ricordava nemmeno le fattezze del promessosposo, non più visto dall 'anno prima, ed, al momento ancora ad Alessandria,contraeva al Cairo matrimonio per procura, sul finire del gennaio 1820.

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Del rito, qualche anno addietro, mia moglie ed io abbiamo avuto la ven-tura di ritrovare l'atto originale nel Liber matrimoniorum 11 della chiesa cat-tolica della Beata Maria Vergine, presso il Convento del Muski, sede storicadei Francescani custodi di Terrasanta. La nostra avventura si concludeva consuccesso, dopoché non era stato neppure agevole individuare, in un quartierequasi centrale del Cairo, la parrocchiale cattolica di allora, oggi sommersadall'intrico di stradine animate da centinaia di negozi di articoli matrimoniali,festosissimi e luminosissimi come si conviene a tale mercanzia; sulla sogliadella chiesa, mendicanti senza età smerciano, come allora, in concorrenza,poveri oggetti in terracotta per il fumo.

Non è questa la sede per ripercorrere gli episodi di vita familiare neiquali si innestano le memorie di Amalia; l'avvenimento cruciale nella biogra-fia di Nizzoli, al momento della pubblicazione dell'opera, è registrato nellerighe finali del libro con una data, quella del 13 agosto 1835, giorno dell'ar-rivo dei Nizzoli all'isola di Zante, per la presa di servizio nella nuova sedeconsolare E con la promessa da parte di Amalia ai suoi lettori di un nuovoracconto sulla nuova esperienza isolana, promessa rimasta per noi senza se-guito: dal tempo della diffusione del suo libro svaniscono definitivamente letracce di Amalia, la minuta figura femminile, vivacissima nella sua parlatatoscana - come la ricorda un suo autorevole critico - che si congeda conquella grazia che in lei, poco più che bambina, aveva incantato il giovanediplomatico.

A questo punto, esaurita la breve rassegna delle notizie utili per la bio-grafia di Nizzoli, già di nostra conoscenza, è tempo di ritornare all'episodiodal quale siamo partiti, ovvero dalla rigorosa arringa-manifesto con la quale,a inizio d'anno 1828, il Console generale comunicava ai propri dipendenti, invia ufficiale, il licenziamento di Nizzoli, il Cancelliere precedente, e procla-mava i principi di assoluta correttezza morale che lo avevano obbligato dicontraggenio, a provvedimenti tanto severi, quanto penosi per se stesso.

A nessun lettore, anche di finissimo intuito, sarebbe stato facile intuire oimmaginare una situazione di insanabile gravità e giunta ormai al culminedella rottura nelle parole con le quali Amalia ricorda la circostanza dell'ab-bandono dell' Egitto. «Mio marito si trovò nella circostanza di chiedere la suadimissione per motivi di salute, sperando di ottenere in seguito un trasloca-mento in un paese di clima più temperato.» Parole che non alterano la sostan-ziale verità dei fatti - come vedremo - ed in armonia con la motivazione uf-ficiale che le parti interessate intendevano presentare.

La rievocazione della vicenda, culminata nell'episodio descritto all'ini-zio, nonché il recupero di una considerevole copia di informazioni del tuttonuove per la biografia di Giuseppe Nizzoli, sono testimoniati da materiale

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documentario inedito attualmente conservato nell' ASTs _ Trieste sede com-petente per i consolati austriaci del Levante e del Ponente. Queste carte costi-tuiscono soltanto la parte attualmente superstite di un complesso ben più ab-bondante che riguarda direttamente il nostro personaggio ma scomparso nelcorso del secolo passato.

AI suo interno figurano due nuclei ben distinti quanto a colltenuti, aconsistenza quantitativa ed a cronologia; l'uno, che comprende un gran nu-mero di documenti ciascuno dei quali prodigo di notizie, è costiteito, nellasua totalità, dal carteggio, accumulatosi negli anni 1828-1830, relativo alcontenzioso seguito al licenziamento del Cancelliere. 11secondo gruppo rac-coglie materiale eterogeneo, a partire dall 'anno 1835, quello della ripresadell'attività consolare di Nizzoli prima a Zante, poi a Sira, nelle Cicladi set-tentrionali, ed infine a Salonicco. Sono specificatamente relazioni sulla atti-vità consolare corrente trasmesse al Governo centrale di Trieste e che, moltospesso interessano altri organismi come la Borsa della città; non mancano,perlopiù, istanze personali di Nizzoli finalizzate ad un qualche miglioramen-to delle proprie condizioni economiche.

L'esistenza di un carteggio - e per di più nutrito - generato da una vicen-da sinora del tutto ignorata, apre per noi un capitolo nuovo nella vita di Niz-zoli.

È un periodo che si prolunga per quasi sette anni, devastante per lui,anche sul piano concreto della realtà quotidiana oltre che su quello professio-nale, dominato interamente dal conflitto legale tra il Console generale ed ilCancelliere, dai risvolti di un 'asprezza senza cedimenti, soprattutto da partedel primo. Per noi oggi nel fiume di documenti prodotti dalle due parti nelcorso della durata del contenzioso, sarebbe oggettivamente difficile non rico-noscere da parte dell'accusa la volontà di mantenere alto il livello dello scon-tro; appare netto il proposito di ridurre alla resa l'avversario, con un accani-mento che, in qualche misura, non lascia indifferente un osservatore estraneosoprattutto in considerazione della speciale qualità delle relazioni intercorse,in precedenza, tra il Console e il Cancelliere. AI quale, costretto sulla difen-siva, non restava che l'arma delle proprie controdeduzioni per contrastareuna decisione assunta dal Console nella sua piena discrezionalità e giustifica-ta, in linea di diritto, dalle imputazioni addotte.

N izzol i, era sbarcato ad Alessandria d'Egitto nel giugno del 1818, comesi è già visto; poco sappiamo sugli anni della sua prima giovinezza, trascorsialcuni nello studio del diritto presso lo studio di un celebre avvocato di Mila-no, dove si era trasferito dalla natia Modena; tanto meno, abbiamo notiziesulle circostanze e sulle occasioni che lo avevano portato alla sceltu del tra-sferimento in terra d'Africa. Ci sono molte ragioni per credere che deterrni-

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nanti siano stati i suoi contatti - pare di vecchia data sin dal 1814 - con gliambienti del commercio e della finanza triestina, all'interno dei quali mostradi aver operato e, secondo quanto egli stesso dichiara, di essersi dato allamercatura. Le strette relazioni tra Trieste e l'Egitto non si spiegano soltantonel quadro di un mercato sempre più aperto ai traffici commerciali ma anchecon le competenze riservate dal governo centrale di Vienna al Governo delLitorale nella gestione dei consolati austriaci. Basti pensare che al tempo delsuo arrivo in Egitto, con in tasca una lettera commendatizia di un amico trie-stino, triestini sono il Console generale austriaco in Egitto, Carlo Rossetti, disede al Cairo, ed il vice-console di Alessandria, Francesco Champion, ovverole massime autorità della diplomazia imperiale del paese. Quanto alle moti-vazioni della scelta, si debbono far risalire tutte alla determinata ricerca delsuccesso, naturale in un giovane all 'inizio di carriera.

Che a un simile traguardo potesse legittimamente aspirare, un personag-gio, inserito in tempi brevissimi in una realtà tanto nuova, in virtù di doti in-tellettuali, dinamismo operativo, acutezza nelle relazioni interpersonali, stan-no a provarlo alcuni fatti oggettivi; tra questi di decisiva importanza - comesi vedrà - è la sua nomina, in tempi brevissimi, da cancelliere provvisorio adeffettivo, ovvero ad impiegato dello Stato con il godimento dei diritti, in par-ticolare quelli economici, riconosciuti alla categoria.

Un'altra constatazione dà la misura dell'intraprendente personalità delgiovane Nizzoli, catapultato in Egitto. Sono trascorsi a malapena tre anni cheegli - come si è già visto - è già in grado di vendere al Museo di Vienna unacollezione di antichità egizie pregevolissima, appena costituita nel corso delbiennio a ridosso del suo arrivo. Operazione tanto più significativa quando sipensi che ci troviamo in presenza di un autodidatta assolutamente sprovvistodi una qualche preparazione in materia. Non stupisce allora, se nell'arco di unbrevissimo periodo, già dal 1821, lo troveremo impegnato nelle ricerche ar-cheologiche di propria iniziativa, a costituire altre raccolte e trovare posto,fianco a fianco di colleghi famosi, quale segretario della Società antiquariad'Egitto, presieduta dall'inglese Salt.

Per Nizzoli l'evento più gravido di conseguenze del periodo trascorso inItalia, tra il 1822 ed il 1824, coincide con l'incontro a Milano (novembre1823), con Giuseppe Acerbi (1773-1846).

Era costui allora personaggio brillante della cultura europea, portato allaribalta, sin dalla giovinezza, dalla notorietà, anche molto discussa, di viaggia-tore curioso in siti remoti, ma soprattutto dalla fama di letterato, che gli avevaassicurato la responsabilità della direzione della Biblioteca Italiana. Nonsolo: i contatti personali con ambienti della politica europea, lo avevano por-tato ad esperienze dirette in prima persona nell 'ambito della diplomazia (Ad-

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detto alla Legazione di Francia presso la Repubblica Italiana, 1803) e godevail privilegio di una speciale frequentazione della corte viennese.

In altre parole, al giovane cancelliere di Alessandria Acerbi apparivapersonaggio troppo prezioso per non ricercarne un qualche fattivo interessa-mento alla propria carriera. Ma il caso voleva che, proprio a quel tempo,Acerbi stesso si trovasse impegnato a giocare tutte le proprie carte - e nonerano poche - nelle sedi opportune e presso protettori di gran peso per conse-guire la nomina a Console generale d'Austria in Egitto.

Di qui la reciproca attrazione fatale. Naturalmente tutt'altro che disinte-ressata. Entrambi percepiscono subito che vantaggi di non poco conto posso-no derivare a ciascuno da questo nuovo sodalizio.

La certezza di successi futuri trasforma, in tempi brevissimi, il primoapproccio, contenuto a una cortesia salotti era, in una relazione di caldissimaaffettuosità, particolarmente evidente nell'atteggiamento di Acerbi. Gli svi-luppi di questo rapporto sono rievocati nelle memorie di Amalia con brevis-simi accenni - come sempre quando si tratta di questioni familiari - sufficien-ti però a fissarne la sostanza.

Acerbi diventa una figura familiare di casa Nizzoli, che frequenta quasiogni giorno; dichiara tutto il proprio interessamento alle fortuna professiona-le del giovane diplomatico del quale si fa consigliere ascoltato. La personaleesperienza della corte viennese suggerisce ad Acerbi le mosse più favorevolial suo protetto, non esclusi gli incontri opportuni con personaggi influenti -compreso Metternich e l'eventualità di un'udienza con l'Imperatore in perso-na. Nizzoli non disattende la fitta serie di suggerimenti, e, indotto da questi,compie un viaggio nella capitale dell'impero per sostenere personalmente ilproprio caso.

Tutto questo però esige un contraccambio.Acerbi, sempre più determinato a concretizzare la propria aspirazione al

consolato in Egitto, richiede ed ottiene da Nizzoli una massa straordinaria diinformazioni aggiornate su ogni aspetto della gestione consolare, che nessunaaltra fonte sarebbe stata in grado di garantirgli quanto a fondatezza ed a com-pletezza. La disponibilità di questi dati e la loro elaborazione mette in condi-

ione Acerbi di sottoporre al Governo centrale un programma per la futuragestione consolare, che diventa agli occhi delle autorità una credenziale infal-libile, nel momento delicato della scelta definitiva del nuovo console. L'in-tenso scambio di chiari menti ed informazioni tra i due personaggi, dopo gliincontri personali in Italia, continua fittissimo e senza tregua per via epistola-re al rientro in Egitto dei Nizzoli.

Ciò che non dicono e neppure fanno intuire - nel segno della abitualediscrezione - le poche parole dedicate da Amalia a questi avvenimenti, è il

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linguaggio, eccessivo nei toni, usato, da Acerbi per esternare la profonditàdella loro amicizia. Né lo sono da meno i contenuti. Aspetti questi invece oraben documentati dalle carte triestine.

Nizzoli ormai è diventato per Acerbi Nizzoli carissimo - e non si dimen-tichi il differente livello sociale tra i due; una visita di quest'ultimo nella te-nuta di Castelgoffredo, per Acerbi sarà un vero regalo e l'occasione per unaeterna chiacchierata. Alla luce degli avvenimenti successivi, si mostranotroppo impegnative affermazioni esplicite come Contate tutti sul mio attac-camento e se i nostri destini ci vorranno vicini un giorno, mi troverete d'ani-mo e di sentimento sempre eguale. Ed ancora Tanto è il desiderio mio dicompiacerla che Acerbi si dichiara pronto a rinunciare alla nomina pur disoccorrere e di compiacere all'amico.

Dal momento della nomina a console, nel giugno 1825, lo scambio epi-stolare tra i due diventa frenetico e Nizzoli non conosce tregua alle domandesempre più incalzanti di specifiche informazioni circa la sede consolare cheAcerbi è in procinto di occupare.

Ora però, sebbene non se avverta il cambiamento, subentra la realtà delnuovo rapporto gerarchico e Nizzoli, cancelliere, quale sottoposto, non puòsottrarsi alle istanze del Console proprio superiore. Queste non sono poche népoco impegnative, - talora a livello di pretesa -, come quella della presenzadel cancelliere ad Alessandria, per allestire i preparativi dello sbarco-eventodel nuovo console. In questa fase, per la prima volta, ricorre finalmentel'esplicito impegno di Acerbi di nominarlo cancelliere nella sede di Alessan-dria, provvedimento ufficializzato nella rada di Alessandria, sulla corvettaMontecuccoli, al momento dell'arrivo solenne, il 19 agosto 1826.

La nomina, tanto attesa, avveniva però quando altre - ed assai più grati-ficanti - aspettative prospettategli da Acerbi, erano già andate deluse e che,sul piano economico, si palesava priva di vantaggi concreti; per di più, iltrasferimento della famiglia ad Alessandria, imposto da Acerbi, aveva com-portato la svendita dei mobili della casa cairota, l'esborso di denari per ilviaggio, per il trasporto ma soprattutto per la nuova dimora alessandrina.

Eventi inattesi - non si sa quanto effettivamente imprevedibili per NiL,-zoli - all'improvviso si scatenano, lo incalzano con un ritmo che non ammet-te respiro, e si aprono a stupefacenti ed amare sorprese per lui.

/I giorno 12 novembre 1827, Nizzoli - senza preavviso alcuno - ricevedalle mani del suo superiore un decreto per effetto del quale egli si vede sol-levato da ogni responsabilità contabile e sostituito, all'istante, da uno degliimpiegati del consolato di livello inferiore in qualità di cassiere temporaneo.Le motivazioni del provvedimento sono di ordine tecnico ed i rilievi di segnonegativo mettono in luce gravi negligenze ed incompletezza nella tenuta dei

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libri, incompleta e poco affidabile nel suo complesso. Le imputazioni - ribat-te Nizzoli nella propria difesa - sono, nella sostanza, inconsistenti; egli giu-stifica gli errori di calcolo - ritenuti assolutamente banali - con le condizioninelle quali egli, al tempo, si trovava ad operare; impegni di lavoro faticosi chene stroncano il fisico, resi ancor più gravosi da preoccupazioni familiari. Pro-prio allora la secondogenita, una bimba di quaranta giorni, aveva perduto unocchio a seguito di una affezione per contagio dalla balia araba.

A questo punto, nei giorni immediatamente seguenti, a Nizzoli non restache la sola strada di por rimedio agli errori eventualmente da lui commessi edalle deficenze denunciate.

Che in realtà l'ingiunzione del decreto altro non fosse che la prima mos-sa di un giuoco accuratamente progettato e che a ben poco potesse approdareogni proposito riparatore, diventa certezza a seguito di una seconda convoca-zione ufficiale, una decina di giorni più tardi. Le stesse modalità nella qualequesta avviene sono piene di significato.

Questa volta l'incontro tra Console e cancelliere, non è da solo a solo.Lo assistono - ed è una presenza inquietante - il nuovo cassiere ed il proto-collista del consolato, due personaggi in subordine al Cancelliere ma, a que-sto punto, assai più addentro di lui nei propositi del Console.

L'avvertimento di quest'ultimo suona oltremodo minaccioso: Nizzolisarebbe stato rimosso definitivamente dalle funzioni di cancelliere, se entro ilmese non avesse espletato alcune pratiche giudiziarie. 11cancelliere capisceche è tempo di correre ai ripari. Chiede aiuto e sostegno ad un vecchio amico,il Console generale di Sardegna in Egitto, che interviene direttamente pressoAcerbi ma il colloquio tra i due diplomatici rivela la decisione, già presa co-munque da quest'ultimo di destituire Nizzoli, entro un termine brevissimo,all'inizio di dicembre.

Sulle condizioni dell'allontanamento si apre il balletto degli equivoci,non certo casuali. E così Pedemonte, il Console sardo chiamato a mediare,ritiene di aver ottenuto un punto a favore del proprio assistito, in una partitaormai compromessa: il decreto sarebbe stato ritirato nel caso il Cancelliereavesse presentato domanda di dimissioni di propria iniziativa, procedura chenon avrebbe compromesso né i diritti di carriera acquisiti né la prospettiva diuna sistemazione in un diverso consolato. Gli abboccamenti continuano e lavicenda prende una piega diversa; Nizzoli dà le proprie dimissioni per motividi salute, Acerbi le accoglie ciononostante procede alla notifica del decretoper effetto del quale il cancelliere è sospeso dalla propria carica e da ogniemolumento; la decisione definitiva del caso è demandata al Governo delLitorale di Trieste, nella figura del Conte Alfonso Principe di Porcia, infor-mato con immediatezza dal rapporto consolare del 2 dicembre.

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Da questo momento prende avvio formalmente il lungo contenzioso am-ministrativo che si sviluppa su livelli diversi e documentato da centinaia dipagine.

I capi di accusa, una decina, con i quali Acerbi giustifica il proprio prov-vedimento, investono la gestione finanziaria messa in atto dal cancelliere concomportamenti che - a dire del Console - erano sconfinati nella frode e nellaestorsione. La reputazione del consolato stesso pativa del discredito diffusopresso i sudditi austriaci. Sin qui la formulazione accusatoria trasmessa alGoverno dal Console che, da parte sua, si impegna in un supplemento diistruttoria. Dopo una serie di contrasti procedurali - Nizzoli vede riconosciu-ta dal Console la richiesta di nullità delle proprie dimissioni, in quanto estor-te, ammissione che non sospende l'operatività del decreto - prende avvio (28dicembre 1827) il fittissimo intreccio dei ricorsi di Nizzoli e delle controde-duzioni di Acerbi.

La tesi difensiva di Nizzoli ricalca le argomentazioni avanzate in prece-denza. Le accuse di irregolarità contabili vanno ridimensionate in quanto vec-chie e stiracchiate, ma soprattutto ben lontane da qualsiasi forma di malver-sazione o deficit di cassa. La propria sospensione dall'ufficio è la risultantedi una congiura, messa in atto alle sue spalle, fondata su accuse false e provecostruite ad arte. Lo dimostrerebbero i tentativi di Acerbi - andati a vuoto, maper Nizzoli dalle conseguenze catastrofiche - di negarne l'appartenenza allacategoria degli impiegati statali austriaci e di cancellarlo dalla lista, con laconseguente privazione di ogni beneficio.

L'attesa per le decisioni del Governo non si prospettava molto rassicu-rante per Nizzoli, ben consapevole dell'autorevolezza dell'avversario (a lui,come si è espresso con qualcuno, sarà più creduta in ogni caso una sola bu-gia, che a me mille verità). Acerbi, impegnato nella acquisizione di nuoveprove per corroborare il quadro accusatori o, lo ripropone ed aggiorna con lenuove scoperte in un rapporto di tredici pagine al Principe di Porcia (3 marzo1928). È un durissimo atto di accusa che bolla la sistematica pirateria delcancelliere a fronte della quale Acerbi sottolinea la moderazione delle scelteadottate nella conduzione del caso. Inattesa, in quanto assai lontana dalle ra-gioni del diritto, è la conclusione del documento, con la quale Acerbi avanzauna personale soluzione del caso: lasciamo lo con Dio, perchè provveda allasua famiglia come meglio potrà. Egli non è poi nelle strettezze che esagera,efra le altre cose ha una raccolta di antichità, per la quale domanda 3 milatalleri.

La sentenza di prima istanza del Governo del Litorale sul caso Nizzoli,affrontato nella seduta del 27 settembre 1828, è resa pubblica con il decretodel 12 ottobre, secondo il quale Il Governo - benchè non trovi indizi suffi-

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cienti per una procedura penale contro Gius. Nizzoli - tuttavia riconosce ladi lui sospensione giustificata.

Il dispositivo della sentenza non si ferma a questo punto; il Governoeccepisce nella conduzione del Console scarso rispetto per le istruzioni daesso impartite, ed il richiamo suona, non tanto velatamente, di rimprovero senon di censura per chi si attendeva una risoluzione di ben altro tenore.

Nizzoli presenta un imponente carteggio per il ricorso formale in appel-lo alla I.R. Aulica Superiorità competente in Vienna per il relativo ulterioregiudizio di seconda istanza; in data 9 aprile 1830; il caso viene riaperto conla richiesta al consolato di Alessandria della restituzione di tutto il materialegià esaminato nel processo di primo grado. Di questo nuovo momento di at-tesa, non va dimenticata la supplica che Nizzoli inoltra al Ministero delleFinanze al fine di vedersi assegnato un contributo economico, in toni che, aldi là dell'enfatizzazione, certamente rispecchiano condizioni economiche digravi difficoltà.

Tre anni di patimenti e viaggi hanno tutto consumato. Il sottoscritto non haassolutamente più di che vivere per i/ domani.Uno de 'fìgli dovette soccombere traversando il mare, vittima della neces-sità, a cui immesse il Sr. Acerbi, il sottoscriuo.Un altrofìglio soccomberebbe alle conseguenze dei viaggi/atti in teneraetà, se mancheranno i mezzi di assister/o.La buona moglie del sottoscritto conta le ore dei soccorsi che il sottoscrit-to le promette, ma che disgraziatamente non può/ornir/e.

Al5 novembre 1830 data la decisione della Presidenza della I.R. Came-ra Aulica Generale che rigetta il ricorso di Nizzoli, conferma la sentenza diprimo grado con la quale egli vede ribadita la propria sospensione; nel con-tempo però, a chiare lettere, gli è riconosciuto il diritto a concorrere all'asse-gnazione di un incarico statale. Nel concreto, i posti sono pochi, ed i pochiriservati, situazione che ne rende il reinserimento assai incerto; sembra che sipossa registrare un suo passaggio nella Commissione di Sanità di Milano.

Di questo periodo a tutto il 1833, si conoscono numerose suppliche ericorsi alle Autorità di vario livello, nelle quali si articola un contenzioso dinatura economica tra il Governo e Nizzoli che intende farsi riconoscere ildiritto ad congruo risarcimento per gli ernolumenti sospesi da tre anni, inconseguenza del riconoscimento del suo status di dipendente statale. Le ri-sposte del Governo sono invariabilmente di segno negativo. Di qui le ripetutedenunce di una condizione di vita, fattasi insostenibile per l'aggressione del-la miseria. La vendita al pittore Pelagio Palagi dell'ultima collezione di anti-chità egizie, rimaste ancora di sua proprietà, sembra esserne una prova, al dilà di ogni retorica strumentale.

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Il caso Acerbi-Nizzoli che le carte triestine permettono di conoscere e diricostruire tanto dettagliatamente nei suoi aspetti processuali potrebbe esserericondotto alla dialettica dei rapporti gerarchici non rara negli ambienti delladiplomazia austriaca anche per l'alta discrezionalità goduta dal Console. Lostesso Acerbi ritornerà protagonista di una vicenda affine nei confronti di undipendente di rango inferiore, durante il suo consolato alessandrino. Ma chelo scontro tra Acerbi e Nizzoli, l'uno, il diplomatico famoso per qualità intel-lettuali e gloria letteraria, l'altro, ritenuto il cancelliere più celebre del Levan-te, non può essere ricondotto, in via esclusiva, alla colpevole gestione d'uffi-cio a quest'ultimo imputata, ci è suggerito dalla caratura dei due personaggie soprattutto da un rapporto personale intensamente vissuto poco prima, comesi è già visto.

Una lettura non superficiale dei documenti ufficiali - quelli nei quali leparti in causa, hanno inteso sostenere le proprie ragioni con le carte ritenutevincenti per sconfiggere l'avversario o per annullarne le mosse - lascia allafine sospettare che forse altre siano state le autentiche motivazioni alla radicedel contrasto.

Dati incontestabilmente oggettivi provano l'avvenuto stravolgimentonel rapporto fra i due. Quali siano stati i reali percorsi che hanno portato adun confronto senza riserve è del tutto oscuro. Acerbi proclama irreprensibilela propria condotta, la sola che ragion di Stato o d'ufficio, che dir si voglia,poteva suggerire. Mal si adatta però ad una giustificazione di questo tipol'accanimento delle indagini, da lui riprese a sospensione già comminata, edalle quali il giudizio definitivo delle Autorità sembra non aver attribuito so-verchio valore.

Nizzoli, controbattute le tesi accusatorie, riconduce l'interpretazione deifatti al piano dei rapporti personali e ad un Acerbi, sempre più insofferentedella presenza ingombrante di un cancelliere che, con la propria lunga espe-rienza dell'ambiente, finiva con il condizionarne la personale iniziativa. Eratempo ormai di liberarsene e ed erano molte - sostiene Nizzoli -le figure mi-nori del suo ufficio interessate ad assecondare il proposito del Console e pron-te ad assistere, con soddisfazione, alle eventuali disgrazie del Cancelliere.

La seconda vita di Giuseope Nizzoli diplomatico, incomincia nel mo-mento, il 1835, e nel luogo, l'isola ionia di Zante, quando e là dove finiscono,come si è visto, le Memorie di Amalia Nizzoli.

L'avevamo lasciato due anni prima, a Milano, con la famiglia, in attesadi una sistemazione nei quadri impiegatizi dello Stato; lo ritroviamo nell'ago-sto del 1835 al momento dello sbarco nella nuova sede diplomatica alla qualeera stato assegnato in qualità di vice-console, dopo alcuni tentativi concor-suali precedenti andati a vuoto (Corfù, Smirne).

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Da questo momento - con una sola ma straordinaria eccezione - fontiesclusive delle nostre informazioni sono i rapporti ufficiali tra il Governo edi consolati di servizio, ai quali va aggiunta qualche notizia desunta dalle cro-nache giornalistiche del tempo.

Sin dal primo arrivo nell'isola, Nizzoli, attraverso una successione ininter-rotta di rapporti consolari, si fa zelante relatore al proprio Governo di tutte leiniziative prese - anche quella più irrilevante del restauramento e nuova Iscri-zione e ricollocamento dello Stemma Imperiale sullafacciata esteriore del! 'abi-tazione, poco più di un tugurio. Interviene, con la consueta vivacità di interessia proposito di argomenti diversi, comunque a suo avviso utili agli interessi delcommercio austriaco. Scrive dettagliatamente - e la Deputazione di Borsa diTrieste ne discute nelle proprie adunanze - le Memorie storiche circa l'uva diCorinto e le notizie sugli olivi e modi di coltivarli, raccorne ilfrutto, preparar-lo ed estrarne l'olio nell'isola stessa; caldeggia nuovi collegamenti via marecon vapore austriaco e ne documenta i vantaggi economici con raffronti diprezzi ed orari delle navi in servizio; informa sulle prospettive dei fabbricantidi tessuti e di cappelli da uomo nonchè sulla lavorazione delle pelli nell'isola.

La parte più consistente della documentazione zantiota, tocca da vicino lasituazione personale del vice-console e prova con quanto disagio sia stato vis-suto da Nizzoli il soggiorno isolano che durerà il corso di un intero decennio.

Lo condizionano, in primo luogo, le scarse risorse economiche, inade-guate non solo a mantenere il decoro richiesto dalla carica di rappresentantedi un impero ma persino ad affrontare le spese della vita quotidiana dellapropria famiglia. L'economia dell'isola, che vedeva affidata la propria ric-chezza nelle mani dei coltivatori di uva passa e dei produttori di olio, dipen-deva dall'importazione generalizzata di ogni genere di largo consumo, com-preso il grano, sacrificato a vantaggio dell'uva; di qui i prezzi altissimi ed icosti quasi insostenibili per chi non avesse parte nei commerci e tanto menoper chi vivesse di emolumenti fissi. Nel giro di un paio d'anni dal suo arrivo,Nizzoli denuncia che i prezzi sono raddoppiati o triplicati a fronte della pro-pria remunerazione rimasta ancorata ai 1500 fiorini del tempo della sua no-mina, e ben al di sotto dei 2400 guadagnati in Egitto. Egli non si stanca dipremere sulle autorità per l'adeguamento dello stipendio, con istanze e sup-pliche, puntualmente ed inesorabilmente respinte - sorte comune alle istanzedi altri diplomatici austriaci nel Levante.

La descrizione, sempre puntuale e animata del quadro d'ambiente, tra-sforma queste carte d'ufficio in uno spaccato di vita isolana.

A leggere N izzoli, nulla si sottrae alla tirannia del mercato e gli vien dadire che ha un prezzo persino l'aria che si respira. È un'isola ma il pesce fre-sco si paga a peso d'oro; carne poca, persino quella di pollo; spese fuor di

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portata sono quelle per l'abbigliamento o per la casa; provocano una tragediaper l'economia familiare, le parcelle dei medici e le fomiture degli speziali,che non conoscono tariffe e sono sempre restii a rilasciare ricevuta. In pocheparole, la ristrettezza delle proprie finanze continuò a rappresentare per ilvice-console l'ostacolo insormontabile per superare l'istintiva diffidenza de-gli isolani, diffusa, in particolare, tra la società che conta, alla quale Nizzolisi ritenne sempre estraneo.

Il paesaggio incantevole di Zante, Fior del Levante della tradizione ma-rinara veneta, da sempre ha fatto contrasto con la delicata esposizione del-l'isola ai sommovimenti sismici, dai quali è stata segnata la sua storia; neldecennio di soggiorno dei Nizzoli nell'isola, i fenomeni si manifestarono confrequenza ed intensità, al punto da divenire per il viceconsole argomentopressante per la richiesta di un passaggio di sede in siti meno sofferti.

Il disagio non solo lo tocca personalmente, in ragione di un fisico giàprovato dal clima egiziano, ma compromette persino l'unità del nucleo fami-liare, perchè la moglie e la figlia, si vedono costrette dalla situazione ambien-tale a vivere separate dal marito e padre.

Di ciò abbiamo esplicita notizia nella supplica del 1838 con la quale ledue donne, Amalia ed Elisa Nizzoli, ancora lontane dal congiunto, si appella-no direttamente a Sua Altezza Serenissima il Signor Principe di Metternich-Winneburg per sollecitare il trasferimento del loro familiare in una localitàdiversa. Domanda senza riscontro, a giudicare dal fatto che il cambio di sedeavverrà appena sette anni dopo, nel 1845. Le motivazioni addotte al proposi-to nel documento sono quelle già viste, l'una di ordine economico - «essendoin quell'isola ogni cosa a caro prezzo non può assolutamente una famigliavivere con quella sola paga.» - e l'altra di carattere familiare - «inoltrequell 'isola va soggetta a terribili scosse di terremuoto, che producono dan-nosi effetti alla delicata salute della di lui moglie e dell 'unica figlia giovinet-ta, per modo che furono obbligate soggiornare altrove.» Si noti di passaggio,che nella supplica si parla di terribili scosse di terremuoto, ma che, un paiod'anni dopo (30 ottobre 1840), l'isola patirà uno dei più terrificanti eventisismici della sua storia sino ai nostri giorni.

11terrore provocato dallo spaventoso evento è rievocato, in tono di au-tentica angoscia, in prima persona dalle parole di Amalia Nizzoli, in una del-le due lettere autografe della donna, indirizzate al milanese Francesco Cusa-ni, appena reduce da un viaggio nelle isole Jonie e già ospite a Zante deiNizzoli. Le due lettere, al presente conservate nella Biblioteca di Brera, risco-perte e pubblicate da poco, al pregio della autografia uniscono quello di rap-presentare esse sole, in via eccezionale, il versante privato nel complesso diuna documentazione assolutamente di carattere ufficiale. Per di più esse coin-

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cidono con un momento magico nella storia della famiglia ed, in particolare,della vita di Amalia. Siamo nel febbraio 1841, quando Cusani è impegnato aMilano a curare la stampa, ormai imminente, del manoscritto, portato perso-nalmente da Zante, delle Memorie di Amalia. La donna tradisce l'intensità diun'attesa, che la lontananza dal capoluogo lombardo prolunga a dismisura,ma, dalla successiva lettera dell 'agosto del medesimo anno, sappiamo cheAmalia dispone già del volume appena stampato e può garbatamente gioiredel giudizio favorevole della critica. Nelle lettera figurano notizie sulla pro-pria famiglia, la più importante delle quali (e trasmessa sempre con la graziapropria del personaggio) annuncia il prossimo matrimonio della figlia Elisacon il londinese H.K. Storks, allora maggiore del 38° Reggimento di stanzanell'isola, personaggio destinato ad una straordinaria carriera.

Le due lettere di Amalia ne costituiscono, in assoluto, l'ultima testimo-nianza certa (siamo nel 1841); non capiterà più di incontrarla; è una separa-zione che avviene, si direbbe oggi, a viva voce nei toni di una gentilezza e diuna grazia che accresce il rammarico del distacco; le parole di gratitudine perquanti si sono occupati del suo libro, le annotazioni di tristezza e gioia dellamadre alla vigilia dello sposalizio della figlia, la civetteria con la quale osser-va l'eleganza della propria figura compromessa da qualche chilo di troppo,confermano quella femminilità e quella intelligenza che le sue Memorie cifanno generosamente riconoscere. Dove ed in quali circostanze sia avvenutala sua scomparsa lo ignoriamo del tutto; non sappiamo neppure quando ilmarito, più che cinquantenne, sia passato a nuove nozze con la giovane cor-fiota Maria Coliva (23 anni). Le nostre fonti, non hanno occasione di parlar-ne; la menzionerà solamente, in una sua nota al Ministero degli Esteri austria-co (4 aprile 1860), il nuovo console di Salonicco per segnalare la partenzadella donna da quella città alla volta di Ginevra con l'intenzione di contrarrematrimonio e stabilirsi colà, con il nuovo compagno, un suddito svizzero; daquel momento l'Austria sospenderà il pagamento della pensione.

La sola parentesi - quasi una pausa - nel lavoro consolare al quale Niz-oli, con le proprie numerosissime relazioni, mostra di non essersi mai sot-

tratto, è segnata dal suo contributo già ricordato, sulle piramidi e sulla lororeale funzione, operetta - va ribadito - non tanto meritevole di menzione perl'intrinseco pregio scientifico, quanto per il significato che questa riveste nel-la storia personale del suo autore. Il fascino dell 'Egitto, profondamente radi-cato in Nizzoli, lo induce, a notevole distanza di tempo, a riaprire una paginadella propria vita dai capitoli certamente felici ma dolorosamente conclusa,sulla quale sino ad allora non era mai ritornato.

La carriera di Nizzoli diplomatico segna un progresso di non poco mo-mento quando, nel 1845, poco più che cinquantenne ed, apparentemente al di

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fuori di una partecipazione concorsuale, egli ottenne, con la promozione a con-sole, il sospirato trasferimento da Zante all'isola di Sira, sede prestigiosa, inquanto ancora punto di incontro e di snodo dei traffici marittimi nel Levante.

Dal tempo di Sira (1845-1851) in poi, la documentazione della quale egliè autore o che comunque lo riguarda da vicino, è costituita quasi tutta - comesi è già osservato - dal carteggio connesso con gli affari della rappresentanzaconsolare; tuttavia anche all'interno di questo materiale tecnico, ricorronosegnali dai quali esce confermata la fisionomia del personaggio naturalmentericco d interessi, e duttile alle variabili della situazione, al di là dei compitirichiesti dall 'ufficio.

Così egli, con cognizione di causa, si fa parte attiva in iniziative com-mercialì, di largo respiro, come quella con il governo greco, per l'acquisto diterra di Santorino, materiale pregevole per la costruzione di strade; avverte lapropria amministrazione di un'imminente asta pubblica per una quantità dismeriglio; mette in guardia i fabbricanti di carte da giuoco di Trieste dallapossibile concorrenza dell'impianto in Grecia di uno stabilimento simile, delquale trasmette alcuni campioni. Tra queste relazioni, indicativa della suaconnaturata curiosità è quella Sulle cave antiche e moderne dei marmi diParos, nella quale mette a frutto la personale conoscenza dei luoghi e delletecniche in uso sin dall'antichità e recentemente riprese, anche in vistadell'utilizzazione di questo materiale per la tomba di Napoleone.

Tra l'ufficiale ed il privato, nel periodo di Sira, si collocano le notiziecirca i due viaggi europei di Nizzoli, compiuti nel 1847 (maggio/agosto) e nel1849 (aprile/giugno), nel tempo dei tre mesi di congedo ritualmente concessiai diplomatici in servizio.

Per quanto si conosce, quello del 1847 risulta essere il primo ritorno inpatria dopo quattordici anni di Grecia, che, lungo un itinerario tra il privatoed il pubblico, lo riconduce da Trieste, a Milano, a Parigi, a Vienna e di nuovoa Trieste. È da ritenere che, in occasione di questo passaggio parigino, Nizzo-li abbia ricevuto le insegne della Legion d'Onore (di qui il de Nizzoli), chel'Imperatore d'Austria, subito dopo, gli concederà di portare.

Il secondo viaggio - si noti l'intervallo piuttosto breve da quello prece-dente - potrebbe essere stato suggerito, se non imposto, da motivi d'ordinefamiliare, considerato che venne intrapreso a ridosso della morte, a soli 25anni, della figlia Elisa; non è improbabile che, in quel momento la situazionedella famiglia fosse mutata assai, perchè ci manca ogni certezza dell'esisten-za ancora in vita della moglie Arnalia. Nulla sappiamo di questo viaggio del1849, se non dell'arrivo a Trieste - qualche giorno dopo la sconfitta dei Pie-montesi a Novara e della abdicazione di Carlo Alberto - dove lo ritroviamosolamente ormai sul punto di ripartire alla volta di Sira.

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Non potrebbe essere meglio conosciuto invece l'avvenimento a conclu-sione del servizio consolare di Nizzoli nell'isola, che ci viene illustrato dallecronache dell' Osservatore Triestino del tempo. Questo coincide con la cele-brazione solenne del Te deum, nella cattedrale cattolica di Ermopoli, il 18agosto 1851, in occasione del genetliaco dell' Imperatore. La chiesa è affolla-ta per la presenza delle autorità locali, dei consoli, della colonia dei sudditiaustriaci residenti e soprattutto degli stati maggiori delle due golette austria-che, in quel momento alla fonda nel porto. Protagonista della cerimonia è lui,il console signor cavaliere G. Nizza li, nella cui casa si radunano marinai esudditi per accompagnarlo, facendogli corteggio, al rito religioso; al qualefarà seguito, sempre nell'edificio consolare, un lauto banchetto, allestito sen-za risparmio di fatiche e di spese, a testimonianza del buon patriota che pri-mo in questo paese, ha voluto promuovere quest'alla doveroso di suddito aifetta ... e di riconoscenza verso I 'augusto sovrano eh 'esso ha l'onore di servi-re. La relazione giornalistica, inusitatamente circostanziata, al confrontodelle molte sullo stesso avvenimento celebrato in altre località, e le insistitesottolineature di carattere personale, suggeriscono che non solo la redazionedella cronaca risalga allo stesso Nizzoli - attento promotore della propriaimmagine pubblica e bene addentro nel mondo della stampa triestina - mache siano frutto anche dell'atteggiamento psicologico del momento. Infattipossiamo ritenere per certo che, in quel torno di tempo, era già stato ufficia-lizzato il suo passaggio al consolato di Salonicco.

Gli anni di servizio di Nizzoli in questa sede, città inquieta per frequentidisordini se non proprio di vere sommosse, in un settore delicato dell'imperoottomano, per la situazione politica e militare della guerra di Crimea, sonocontrassegnati da una intensa attività diplomatica sempre più spesso di nonordinaria amministrazione. E non poco gratificanti per il console.

Egli riceve pubblico riconoscimento dall'Internunzio austriaco a Co-stantinopoli per la tutela esercitata nei confronti della comunità russa di Salo-nicco, nell'imminenza dello scontro tra Turchia e Russia; l'intero ceto mer-cantile riconosce decisivo il suo intervento presso le autorità ottomane nonsolo per il superamento del blocco imposto alle esportazione delle granagliema per averne ottenuto speciali facilitazioni. Anche eventi eccezionali, comei rovinosi incendi scoppiati, in breve successione in città, (giugno 1854, lu-glio 1856 e ben due nel marzo 1857), offrono l'occasione a Nizzoli per segna-larsi quanto ad attivismo e a prontezza di iniziative sia nella cura degli inte-ressi dei beni austriaci sia nello slancio umanitario. Comportamenti che egli- a vero dire - non manca di fare ben conoscere al pubblico, sempre attraver-so la stampa triestina, con descrizioni efficacissime dei fatti quasi in presadiretta, considerato che talora egli scrive quando ancora la città sta bruciando

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e le fiamme continuano ad innalzarsi nel cielo. Tant'è che a seguito di una diqueste circostanze (1856) riceve da Sua Maestà I. R. Apostolica la Crocedell 'Ordine di Francesco Giuseppe e addirittura, pochi mesi prima della suamorte (28 novembre 1858), la nomina ad personam a Console generale, cul-mine della carriera diplomatica.

Tra il giugno e l'agosto del 1855, avviene il terzo viaggio di Nizzoli chelo riporta a Trieste, Vienna e Milano; non è improbabile che gli avvenimentidi Crimea ne abbiamo suggerito alle massime autorità di governo austriacheil richiamo del loro rappresentante diplomatico. Fatto si è che di questo pas-saggio in patria non sappiamo quasi nulla, se si esclude la circostanziata no-tizia di stampa sul suo ritorno nella sede di servizio. È un ritorno solenne. Lanave entra nella rada di Salonicco, a bandiera spiegata; a quel segnale ansio-samente spiato, dopo tre mesi di assenza del loro rappresentante, la folla deisudditi e protetti austriaci si raccoglie nel luogo dell'approdo, raggiunto conuna barca dell'i.r. brick Montecuccoli (quel medesimo vascello che avevaportato il nuovo console Acerbi ad Alessandria). E qui, «l'i.t: console, e conquella cortesia che lo distingue, benignamente accolse le felicitazioni deisudditi e protetti austriaci, avviandosi ali 'edifì::.ioconsolare»

Si conclude qui, ancora una volta con un scena ufficiale - dall 'atmosfe-ra ben diversa da quella dalla quale siamo partiti -, il percorso lungo queimomenti di una vita che il filo delle testimonianze ancora accessibili concededi seguire.

Troppo ci manca per recuperare, quanto vorremmo, la fisionomia di unpersonaggio che le notizie a noi note, concordemente, inducono a riconosceredalle qualità innate non ordinarie, a loro volta irrobustite ed affinate dallavarietà delle esperienze nei confronti delle quali egli si è sempre atteggiatocon singolare apertura.

Le occasioni per notarlo non sono mancate. Ma a darne la misura è unodei numerosi rapporti consolari, sottoposti ali 'attenzione della Deputazionedi Borsa di Trieste, ora perduti ma del quale conosciamo l'argomento. Sitratta della Comunicazione concernente le stelle comete, un tema inaspettato,nella congerie delle relazioni dai contenuti rigorosamente tecnici. Quale siastato l'interesse dei Deputati di Borsa per una relazione tanto peregrina fra letematiche commerciali non è dato sapere, ma in questo sguardo di Nizzolirivolto a scrutare, nel cielo stellato di Zante, il passaggio della cometa diHalley, piace riconoscere il segno di una personalità tanto immersa nel quoti-diano quanto capace di dimenticarlo - almeno per un attimo e di sognare.

UN NOTO SCONOSCIUTO NELLA STORIA DELL'EGITTOLOGIA: GIUSEPPE NIZZOLI 371

BIBLlOGRAFIA ESSENZIALE

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