Ricordo di Bruno Gentili, «A&R», n.s. 8, 2014, pp. 94-102

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ATENE E ROMA Rassegna dell’Associazione Italiana di Cultura Classica LE MONNIER FIRENZE Anno 2014 Nuova Serie Seconda, VIII – Fasc. 1-2

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Atene e RomA Rassegnadel l ’Associazione Ital ianadi CulturaClassica

LeMonnIeRFIreNze

Anno 2014Nuova Serie Seconda, VIII – Fasc. 1-2

Atene e RomA

Rassegnadell’AssociazioneItalianadiCulturaClassica

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Atene e RomA

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SALVATOre CerASuOLO

Comitato Scientifico: Luciano Canfora, Mario Capasso, Massimo Fusillo, Louis Godart, Angelo russi, Gianfranco Maddoli, Giancarlo Mazzoli,

Mauro Tulli, Markus Asper, Monserrat Jufresa, Francisco García Jurado, Laurent Pernot, ulrich Schmitzer

Redazione: renato uglione, Serena Cannavale, Maria Luisa Chirico, Giovanni Benedetto

Nuova Serie Seconda, Anno VIII - Fascicolo 1-2, Gennaio-Giugno 2014

S O M M A r I O

l. lehnus, Wilamowitz e il ‘il miglior grecista’ . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .m. barbanera, Favole antiche e mitologie moderne. Le competizioni

artistiche nella storia dell’arte greca . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .m. buonoCore, Theodor Mommsen, i Monumenta Germaniae Historica

e gli italiani . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .e. renna, Le «Meleagridi» di Ignazio Cazzaniga . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .l. lehnus, La dedica di Ignazio Cazzaniga. Ricordo . . . . . . . . . . . . . . . . .J. GarCía-huidobro – s. Contreras – d. Crespo, Justo legal y justo

natural en Aristóteles. Una mirada desde la iusfilosofía contemporánea .

note e disCussioni

l. miCozzi, Studi sul Libro IV di Lucano (con note marginali) . . . . . . . . .

riCordi

G. tedesChi, Ricordo di Bruno Gentili . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

reCensioni

m. Capasso – s. ammirati – m.C. Cavalieri – p. davoli – d. internullo – p. musardo – G. alvar minaya – n. pellé – e. pisanello, Venti Anni di Papirologia a Lecce – Il Centro di Studi Papirologici dal 1992 al 2012 (L. Gaetani); G. bastianini – a. Casanova, I papiri omerici. Atti del Convegno Internazionale di Studi (N. Pellé); e. Flores, Il testo anglo-tedesco di Manilio e Lucrezio (r. Luzzi); m.s. FunGhi – G. messeri – C.e. römer (a cura di), Ostraca greci e bilingui del Petrie Museum of Egyptian Archaeology (O.Petr.Mus.) (M.G. Assante); m. Fassino, La tradizione manoscritta dell’«Encomio di Elena» e del «Plataico» di Isocrate (M. Pinto); m. napolitano, I Kolakes di Eupoli (L. Bruzzese); epicuro, Sulla natura, libro II, edizione, traduzione e commento a cura di G. Leone (A. Parisi); Forme della memoria e dinamiche identitarie nell’antichità greco-romana, a cura di e. Franchi e G. Proietti (e. Aimone); C. Ferone, Opuscula, a cura di A. russi (G. Celato) . . . . . . . .

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2. I titoli delle opere (volumi e articoli) e le parole latine vanno in corsivo; i nomi degli autori moderni vanno in maiuscoletto; i nomi degli autori antichi vanno in tondo minu-scolo. I titoli dei periodici (abbreviati o indicati, di preferenza, con le sigle in uso nella Année philologique) vanno chiusi tra virgolette.

I criteri generali sono qui esemplificati:Citazioni di opere di autori antichi: Aesch. Prom. 38-46. Verg. Aen. IV 27 s., VI 281 ss.Monografie: L. CanFora, Giulio Cesare. Il dittatore democratico, roma-Bari 1999.Articoli da periodici: S. Timpanaro, Ancora su Ennio e le lacrime di Omero, «rFIC» 119 (1991), pp. 5-43.Articoli da miscellanee: A. La penna, Lo scrittore «stravagante», in Per Giorgio Pasqua-li. Studi e testimonianze, a cura di L. Caretti, Pisa 1972, pp. 71-89.Citazioni brevi in latino o in lingue straniere vanno riportate in corsivo.Citazioni ampie vanno riportate tra virgolette e in tondo: « ».Abbreviazioni: vol. = volume; voll. = volumi; p. = pagina; pp. = pagine; s. = seguente (p. 34 s.); ss. = seguenti (p. 108 ss.); n. = nota (p. 23, n. 17); nr. = numero; vd. = vedi; cf. = confronta; art. cit. = articolo citato; op. cit. = opera citata; s.v. = sub voce; ibid.; a.C., d.C. = avanti Cristo, dopo Cristo; ca. = circa; etc. = eccetera; a cura di (scritto per esteso, non abbreviato).Per il greco va utilizzato un font che adotti lo standard uNICODe.

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reg. Trib. di Firenze n. 1644 del 30-10-1964

tmb GraFiChe s.r.l., GorGonzola (milano) aprile 2015

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ricordo di bruno gentili

bruno gentili nacque a Valmontone in provincia di roma il 20 novembre 1915. dopo aver frequentato a Sulmona il ginnasio liceo «ovidio», si iscrisse alla Facoltà di lettere dell’università di roma, poi «la Sapienza», laureandosi in Filologia bizantina con Silvio giu-seppe Mercati, diventando successivamente assistente e collaboratore del grecista gennaro Perrotta, uno studioso con salde basi filologiche e storiche, che aveva fatto proprie le teorie critico-estetiche dell’impe-rante crocianesimo.

gentili pubblicò uno dei suoi primi studi influenzato dal clima cul-turale del tempo, però si rese ben presto conto di quanto fosse impro-duttivo anteporre la problematica del metodo alla piena intelligenza dei testi antichi: di qui la necessità di acquisire una rigorosa competenza fi-lologica sulla quale basare la lettura e la comprensione delle opere anti-che e rispondere alle domande che ne sarebbero scaturite.

la sua straordinaria perizia filologica si avverte già in Polinnia, un’antologia dei poeti lirici greci pubblicata nel 1948 in collaborazio-ne con Perrotta, destinata principalmente agli studenti del liceo classico ma diffusa largamente anche a livello universitario. del fortunato vo-lume gentili curò nel 1965 una seconda edizione che, tuttavia, conser-vava ancora i tratti di un estetismo di maniera datigli dai contributi di Perrotta. A distanza di molti anni, precisamente nel 2007, ha pubblica-to in collaborazione con carmine catenacci una terza edizione profon-damente innovata, corredata da traduzioni dei frammenti e finalmente arricchita da una Prefazione dedicata alla poesia greca.

i criteri e il metodo seguiti sono i medesimi che avevano informato le precedenti edizioni: la cura per l’analisi metrica, il rigore scientifico nella presentazione dei frammenti, la loro interpretazione critica. Sono pregevoli altresì le traduzioni, per le quali gentili ha costantemente di-

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mostrato una felice predisposizione, sapendo coniugare la precisione fi-lologica con l’eleganza dello stile e la cadenza ritmica dei versi.

e la meticolosa cura per le traduzioni, premiate dal Ministero dei beni culturali e ambientali nel 1996 in occasione della pubblicazione delle Pitiche pindariche, ha caratterizzato molti suoi contributi a parti-re dall’edizione critica di Anacreonte del 1958. in effetti per gentili la traduzione non è stata soltanto un’espressione di cultura contempora-nea; essa è stata uno strumento filologico-esegetico vero e proprio, se-condo l’insegnamento di Friedrich Schlegel.

notevoli sono anche le traduzioni delle odi pindariche, le citate Pi-tiche e le Olimpiche, inserite nelle due edizioni critiche edite rispetti-vamente nel 1994 e nel settembre 2013, pochi mesi prima della morte, nella collana della Fondazione lorenzo Valla, di cui è stato Presidente del comitato scientifico.

nell’Introduzione alla Lirica corale greca pubblicata nel 1965, un co-raggioso libretto sui poeti lirici corali dedicato a Francesco della corte, gentili spiegava di averli preferiti ai poeti monodici, troppo consunti dalla tradizione ermeneutica e alterati da un certo estetismo decadenti-sta, perché tale scelta, tanto lontana dal gusto moderno, gli consentiva di offrire un panorama delle opposte tendenze ideologiche e artistiche che vivificarono la produzione poetica in età tardo arcaica, quando pro-prio la poesia era strumento del reale e guida orientativa «nell’evoluzio-ne della società greca, nelle forme del linguaggio e dell’arte del poetare, e nel pensiero sociologico e politico».

una delle tematiche preferite è stata la metrica, a cui gentili ha dedi-cato tre volumi e numerosi articoli. il primo contributo del 1949 (La me-trica greca arcaica) segnò una svolta negli studi sull’argomento con la ri-scoperta della colometria antica. la breve, ma critica, esposizione storica inserita nella Premessa fa giustizia di antichi e nuovi preconcetti, e in pari tempo evidenzia il debito dell’Autore nei confronti del filologo e metricista gottfried Hermann, autore degli Elementa doctrinae rei metricae (1816).

A breve distanza temporale seguì l’altro fondamentale saggio inti-tolato La metrica dei Greci (1951). Ma gentili non si è mai affezionato alle teorie e nel prosieguo degli anni ha avvertito l’urgenza di modificare alcune sue convinzioni, accostandosi ai problemi ancora aperti con ap-proccio più consono, ma altrettanto rigoroso, all’argomento.

nella Premessa al terzo manuale (Metrica e ritmica. Storia delle for-me poetiche nella Grecia antica, 2003), pubblicato in collaborazione con la sua più giovane allieva liana lomiento, ha ribadito l’urgenza di scri-vere una storia delle forme metrico-ritmiche al fine di riesaminare non soltanto i fondamenti teorici dell’estetica dei ritmi e dei generi poetici,

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ma anche quelli pragmatici, in rapporto al sistema culturale, cioè in re-lazione agli elementi specifici della comunicazione che gli antichi greci impiegavano per diffondere oralmente la cultura nella collettività.

negli anni in cui Perrotta, per ragioni di salute, non riusciva più ad esercitare pienamente il suo lavoro, gentili resse di fatto l’insegnamento del greco avendo una profonda influenza sugli allora giovani filologi clas-sici capitolini. in mezzo a loro c’era luigi enrico rossi, il futuro insigne metricista e caposcuola a sua volta di una schiera di validissimi studiosi, tra i quali compariva Massimo Vetta, entrambi prematuramente scomparsi.

A urbino fu chiamato da carlo bo, allora rettore della locale libe-ra università nel 1956. in quella sede rimase per tutta la sua carriera ac-cademica, insegnando letteratura greca, Filologia classica, Filologia bi-zantina, Metrica e ritmica greca e latina. inoltre collaborò attivamente con bo alla fondazione della Facoltà di lettere, nel cui àmbito diede vita all’istituto di Filologia classica. di entrambe le istituzioni assunse la di-rigenza diventando rispettivamente Preside e direttore dal 1968 al 1991.

nel 1966 fondò la rivista Quaderni Urbinati di Cultura Classica, di cui è stato direttore responsabile e sulla quale sono stati pubblicati si-gnificativi risultati delle indagini sul mondo classico che si svolgevano nelle varie sedi internazionali.

nell’istituto di Filologia classica gentili accompagnò la sua fervida attività di ricerca con iniziative culturali, che resero urbino un punto di riferimento privilegiato per gli antichisti.

creò infatti un apprezzato centro studi per la lirica greca, istituì un corso di specializzazione di letteratura greca per giovani laureati, pro-gettò seminari, cicli di conferenze e congressi, ai quali parteciparono va-lenti studiosi italiani e stranieri.

rimangono ragguardevoli per i risultati raggiunti i convegni inter-nazionali su Il mito greco (urbino, 7-12 maggio 1973), che mise a con-fronto gli strutturalisti francesi con i rappresentanti più autorevoli della scuola romana di storia delle religioni, e su Oralità: cultura, letteratura, discorso (urbino, 21-25 luglio 1980), organizzati entrambi con lo studio-so di semiotica giuseppe Paioni, i cui Atti sono stati successivamente pubblicati rispettivamente nel 1977 e nel 1985.

non meno significativi sono stati i congressi dedicati a Edipo: il tea-tro greco e la cultura europea (urbino, 15-19 novembre 1982) e a La musica greca antica (urbino, 18-20 ottobre 1985), i cui Atti sono coediti con ro-berto Pretagostini rispettivamente nel 1986 e nel 1988; nonché i Seminari tenuti nel centro internazionale di Studi sulla cultura greca antica in col-laborazione con Franca Perusino e con la partecipazione di archeologi, fi-lologi, storici italiani e stranieri su La colometria antica nei testi poetici greci

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(1997), su Medea nella letteratura e nell’arte (1998) e su Le orse di Brauron. Un rituale di iniziazione femminile nel santuario di Artemide (2000).

gentili partecipò con relazioni a numerosi congressi di studi classi-ci nazionali e internazionali, fra i quali primeggiano i Convegni della Fe-dération International des Études Classiques di bonn (1969), budapest (1979) e Pisa (1989).

nel 1967 intervenne all’incontro internazionale organizzato dalla Fon-dation Hardt a Vandœuvres sull’epigramma, dove presentò un incisivo contributo sulla problematica relazione tra Epigramma ed Elegia, sconfes-sando l’origine trenodica del genere elegiaco e la sua pretesa origine ionica.

gentili è stato anche uno straordinario promotore della cultura clas-sica. nel 1958, nello stesso anno in cui pubblicava il volume su Bacchilide, diede vita alla prima di molteplici collane di saggistica e di filologia, quella dedicata ai poeti greci, Lyricorum Graecorum quae extant, con l’edizione dei frammenti di Anacreonte, corredata da una documentata introduzio-ne, da una traduzione «complemento necessario all’edizione», nonché una preziosa appendice nella quale erano presi in considerazione e analizza-ti i frammenti papiracei dal punto di vista linguistico, stilistico e storico. la magistrale edizione gli valse la cattedra di letteratura greca nel 1963.

Anche nel campo dell’ecdotica gentili ha dato innovativi contributi; oltre alle già citate pubblicazioni degli epinici pindarici la sua attività di editore si allargò ai frammenti degli elegiaci greci: con la collaborazione di carlo Prato curò per la prestigiosa collezione teubneriana i Poetae Elegia-ci: Testimonia et Fragmenta in due volumi (19791; 19882 e 19851; 20022).

nel corso degli anni ’60, quando la critica estetica di stampo cro-ciano stava cedendo la supremazia, gli studiosi italiani scoprivano altri indirizzi critici, che invece nel resto d’europa si erano sviluppati e suc-ceduti in epoche diverse.

gentili, senza mai rinnegare i principî che informavano le sue ricer-che, cioè la filologia e la storia, li rafforzò contaminandoli felicemente con le nuove tendenze critiche, come si evince da molti contributi spe-cifici, gravidi di effetti di ordine generale e metodologico.

in effetti tra gli anni ’60 e ’70 gentili fece una serie di incontri e di esperienze intellettuali, aprendosi all’apporto fornito dall’antropologia culturale, dalla semiologia, dalla teoria fenomenologica, dalla sociologia dei fatti letterari, dalla psicologia storica, dalla semiotica, dalle scienze della comunicazione, dalle teorie della letteratura, in particolare quelle di Michail Michailovi bachtin, dalle scienze linguistiche più innovatrici come l’etnolinguistica, lo strutturalismo letterario, proiettando verso la dimensione dell’interdisciplinarità le ricerche che si effettuavano nella sua «scuola di urbino».

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Si interessò pure alle teorie dell’oralità di Milman Parry e di eric Havelock, che allora erano già in declino. beninteso, gentili non ha mai fatto proprî gli eccessi del «primitivismo» che rischiano di non ren-dere adeguatamente conto della sopravvivenza, grazie alla circolazio-ne libraria, della letteratura greca prima dell’età alessandrina. egli ha sempre dato poco credito all’ipotesi di una fase, non documentabile, essenzialmente orale della composizione, però ha avuto stabilmente la convinzione che le opere poetiche in grecia fossero diffuse attraverso la comunicazione orale, in un rapporto diretto tra poeta-esecutore e udi-torio-pubblico.

espose le proprie idee sul modo di studiare la poesia greca arcai-ca in due memorabili contributi: Aspetti del rapporto poeta, commit-tente, uditorio nella lirica corale greca («Studi urbinati» n.s. 39, 1965, pp. 70-88) e L’interpretazione dei lirici greci arcaici nella dimensione del nostro tempo. Sincronia e diacronia nello studio della cultura orale («Qucc» 8, 1969, pp. 7-21), una sorta di manifesto programmatico dell’indirizzo pragmatico da lui seguito nelle ricerche sulla produzio-ne poetica arcaica.

la pubblicazione di un lungo frammento papiraceo lirico sulla vi-cenda dei labdacidi, il cosiddetto Stesicoro di lille (Stesich. fr. 222b davies), diede a gentili l’occasione di presentare una interpretazione assolutamente inedita della preistoria dell’esametro e, di conseguenza, dell’epica pre-omerica («Qucc» 26, 1977, pp. 7-37). l’articolo ha fatto giustizia di un consolidato, quanto errato, pregiudizio di matrice otto-centesca, il cosiddetto panomerismo, secondo il quale i metri dei generi poetici lirici deriverebbero dall’esametro omerico. Al contrario genti-li ha dimostrato che i metri lirici e i diversi generi poetici furono coe-sistenti e coevi, pur nelle diverse funzioni contestuali e nelle differenze tecniche delle esecuzioni.

A proposito di luoghi comuni da rigettare si deve ricordare l’ade-sione di gentili alla soluzione offerta dalle scoperte archeologiche ed epigrafiche che smentiscono l’altra vulgata teoria ottocentesca dell’in-scindibile connessione tra generi poetici e dialetti greci, nonché le con-seguenze tratte circa il fenomeno del travestimento dialettale dei com-ponimenti. Allo stato attuale delle conoscenze derivate dalle iscrizioni metriche epicoriche risulta evidente che la lingua poetica greca non fu esclusivamente letteraria e autonoma rispetto ai linguaggi locali, bensì esistevano rapporti più complessi e un’interazione diversificata e varia-bile tra le lingue poetiche e i dialetti.

nel convegno internazionale tenutosi a napoli alla fine di otto-bre 1979, organizzato da enrico Flores (La critica testuale greco-latina

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oggi. Metodi e problemi), gentili disquisì magistralmente sulle varian-ti adiafore o equipollenti (L’arte della filologia). Analizzando un fram-mento di Anacreonte di tradizione indiretta (fr. 81 gent.) dimostrò come fosse possibile escludere una lezione a favore dell’altra sulla base di una serrata disamina storica della tradizione testuale, avvalendosi non soltanto dell’analisi metrica e paleografica, ma pure delle infor-mazioni ricavabili dalla fortuna dei carmi di Anacreonte nell’antichità e dai dati in nostro possesso sulla prassi conviviale nell’Atene classica, dove i partecipanti erano soliti ricantare i suoi carmi adattandoli alla situazione del momento.

ne La veneranda Saffo («Qucc» 2, 1966, pp. 37-62) ha sottratto la poesia della poetessa da un lato alla diffusa e astorica interpretazione neoidealistica, dall’altro a un’improbabile lettura femminista, promossa dai Gender Studies, grazie a una corretta esegesi validata da una rigoro-sa analisi storico-lessicale, inserita nel contesto culturale del suo tempo, senza eludere il tema dell’omoerotismo femminile.

gentili è ritornato sull’argomento altre volte: con le pagine de-dicate al Partenio di Alcmane («Qucc» 22, 1976, pp. 59-67) e con Saffo «politicamente corretta» («Qucc» 87, 2007, pp. 79-87), per re-spingere l’immagine forzatamente anacronistica della poetessa, inde-bitamente proiettata dai Cultural Studies nel dibattito contemporaneo sulla sessualità e sulla condizione femminile, in ossequio ai movimen-ti di liberazione post-femministi, che l’hanno eletta a profetessa delle pari opportunità.

nel 1984, anno in cui fu nominato Accademico dei lincei, pubblicò il libro più conosciuto, Poesia e pubblico nella Grecia antica, con il quale vinse il Premio Viareggio per la saggistica, poi tradotto in inglese (19881; 19902) e in spagnolo (1996). ripubblicato in edizione aggiornata nel 2006, il volume raccoglie alcune specifiche indagini, rielaborate e oppor-tunamente ampliate, già apparse in riviste specializzate. grazie alla lunga consuetudine con i testi illustrati, gentili ha offerto al lettore una visione organica e chiara della produzione poetica greca fino al V sec. a.c.

in quel volume gentili si occupa della poesia arcaica che, avendo una funzione didattica e paideutica, si espresse in circostanze determi-nate e in occasioni precise, in quanto fu strettamente correlata con la realtà socio-politica e con il concreto agire dei singoli nella collettività.

il metodo rigoroso seguito nella disamina ha permesso a gentili il raggiungimento di proficui risultati, che evidenziano i presupposti teo-rici, i procedimenti formali, simbolici e pragmatici del fare poetico eu-ristico-imitativo, mettendo in mostra il ruolo primario della memoria e dell’impiego del linguaggio formulare tradizionale.

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il carattere pragmatico e la comunicazione orale non furono esclu-sivi dell’epica o della lirica citarodica, ma contrassegnarono tutta la pro-duzione lirica corale e monodica, elegia e giambo compresi. gentili, tuttavia, è stato molto attento nel determinare i generi, a non seguire la classificazione libresca degli Alessandrini. egli ha sistematicamente ri-badito che i generi della lirica arcaica si differenziano tra loro in quan-to i diversi canti erano operanti in distinte circostanze della vita comu-nitaria ed erano eseguiti obbedendo alle norme esecutive dettate dalle specifiche occasioni. in particolare la lirica con la sua variegata temati-ca, legata alla realtà contemporanea e alle esperienze esistenziali, era più adatta per àmbiti selezionati socialmente e culturalmente, quali il ko-mos, il simposio, il tiaso femminile, l’eteria nobiliare.

ulteriore merito di gentili è stato quello di considerare quel pa-trimonio culturale in una prospettiva diacronica, cioè di esplorarlo con gli strumenti dell’indagine storico-linguistica, cogliendo non soltanto gli aspetti comuni di un sistema mentale e le forme in cui era organizzata la cultura, ma soprattutto i mutamenti di significato di termini-chiave all’interno di identiche strutture linguistiche, variazioni che si verifica-rono in seguito a cambiamenti di situazioni politiche e sociali nel tra-scorrere del tempo.

la poliedricità dei problemi affrontati, l’intelligente padronanza dell’arte filologica e la capacità di sintesi, la felicità di scrittura rendono quel saggio ancora oggi attuale, ineludibile lettura per future generazio-ni di studiosi, nonché strumento indispensabile per la conoscenza del-la produzione poetica della grecia dall’arcaismo fino all’età di Platone.

gentili non si è occupato soltanto di poesia: le sue ricerche han-no spaziato includendo anche la storiografia greca e romana. nel 1983 pubblicò in collaborazione con un suo brillante allievo, giovanni cerri, Storia e biografia nel pensiero antico, seconda edizione di una preceden-te monografia del 1975, opportunamente aggiornata e ampliata con un contributo sulla biografia (considerata a tutti gli effetti parte della sto-riografia e non genere a sé stante), poi tradotta in inglese nel 1988.

in particolare gli autori, nel considerare la storiografia ellenistica, ne hanno rintracciato le motivazioni teoriche e stilistiche nella realtà culturale coeva, precisamente nelle tendenze dell’arte figurata e delle nuove forme di spettacolo, pervaso dal mimetismo espressionistico del-la nuova poesia e della nuova musica.

dalla metà degli anni ’70 gentili ha dimostrato uno specifico in-teressamento anche per la storia letteraria di roma, esaminata nella sua dimensione di polis ellenistica: ne testimoniano l’interesse i capitoli sull’età arcaica facenti parte di due storie dedicate alla letteratura latina

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pubblicate per la casa editrice laterza rispettivamente nel 1976 e nel 1987. tuttavia, soltanto a distanza di trenta anni quelle pagine, scritte in collaborazione con giovanni cerri, sono state pubblicate in versione integrale e corredate da apparati filologici con il titolo La letteratura di Roma arcaica e l’Ellenismo, con gli aggiornamenti bibliografici di Salva-tore Monda (torino, nino Aragno editore, 2005).

l’obiettivo espresso nella Premessa è quello di intendere nella loro ricca articolazione i generi, che costituiscono «un vero e proprio sistema comunicativo, nella più ampia struttura della comunicazione letteraria». da qui l’esigenza di abbandonare una storia letteraria costituita da una se-quenza cronologica di brevi monografie bio-bibliografiche. Questa scelta ha portato al recupero concreto della stretta correlazione tra produzione letteraria e realtà sociale, politica e culturale, nonché alla concreta possi-bilità di individuare nel sistema letterario gli elementi costanti (strutture narrative, tecniche dell’esposizione, concetti-chiave) senza perdere di vi-sta lo sviluppo storico, cioè i diversi apporti dei singoli autori.

un altro elemento distintivo del nuovo modo di affrontare la storia letteraria romana è stato quello di considerarla il prodotto di una delle aree nelle quali si manifestò la cultura letteraria greca in età ellenistica. da quella prospettiva sono emerse alcune proposte interpretative di fat-ti considerati fino ad allora specifici della cultura letteraria romana. Mi limito a segnalare l’interpretazione del saturnio, considerato un verso quantitativo in qualche modo relazionabile con la metrica greca, e la so-luzione proposta al problema della contaminatio nella poesia drammati-ca, fatta derivare dalla prassi ellenistica di privilegiare nella performance selezioni antologiche connesse tra loro da un tema omogeneo e debita-mente adattate al nuovo gusto del teatro espressionistico incentrato sul mimetismo musicale. Alla nuova dimensione e alle diverse forme assun-te dalle produzioni drammatiche in età ellenistica gentili ha dedicato lo specifico saggio Lo spettacolo nel mondo antico. Teatro ellenistico e tea-tro romano (1977), che ha inciso positivamente sugli studi del settore in campo internazionale.

nell’agile volumetto laterziano, tradotto in inglese nel 1979 e rie-dito in una versione aggiornata nel 2006, sono analizzate le relazioni tra le due culture e specificamente il rapporto tra il teatro romano arcaico e il coevo teatro greco; altresì sono segnalati i primi contatti degli attori virtuosi greci con la realtà spettacolare romana; sono individuati i canali attraverso i quali i testi teatrali giunsero a roma e le tecniche adoperate dagli autori romani nella rielaborazione dei modelli greci.

gentili non è stato soltanto uno stimatissimo studioso, che con le sue ricerche ha contribuito a una migliore conoscenza del mondo anti-

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co, è stato anche un intelligente propugnatore della cultura classica e un suo convinto difensore ogni qualvolta essa è stata attaccata e dileggiata. consapevole dell’esigenza di recuperare l’antichità nella dimensione del nostro tempo, di comprendere i modi con i quali la cultura umanistica dovrebbe correlarsi con quella scientifica, grazie all’insostituibile fun-zione che lo studio dei classici ha nella formazione culturale contempo-ranea, è stato sempre persuaso della necessità di promuoverne gli studi nelle scuole superiori. insomma si è mosso costantemente a difesa della cultura tout court perché, facendo proprio un pensiero tratto da Il bosco sacro di thomas Stearns eliot, sosteneva che «abbiamo bisogno di un occhio che possa vedere il passato al suo posto con le sue definite dif-ferenze dal presente e tuttavia in modo così vivo che esso sia tanto pre-sente a noi come il presente».

Per la sua pluridecennale attività scientifica e gli straordinari risul-tati conseguiti è stato insignito di molte onorificenze, le più prestigiose delle quali sono state la nomina a Socio nazionale dell’Accademia dei lincei e nel 1989 la nomina a grande ufficiale al Merito della repub-blica. inoltre gli sono state conferite lauree honoris causa dalle univer-sità straniere di Southampton, losanna, lovanio, Madrid; è stato ac-colto come membro in molte prestigiose istituzioni culturali europee (Accademia di Atene, deutsches Archaölogisches institut di berlino, Society for the Promotion of Hellenic Studies, Société internationale de bibliographie classique, international Society for the History and rhetoric). infine gentili è stato Fondatore e Presidente della «consul-ta universitaria per il greco» fino al 1993 ed è stato nominato Profes-sore emerito dell’università di urbino. Si è spento all’età di 98 anni a roma il 7 gennaio 2014.

uno dei tanti insegnamenti, che ci ha lasciato e che lo pone nella schiera degli intellettuali del nostro tempo, asserisce: «ogni epoca non solo ha letto, ma ha anche prodotto e ri-creato i propri classici nella let-teratura, nell’arte, nell’immaginario collettivo. tuttavia ridurre Saffo e le sue amiche, omero e i suoi eroi o i personaggi di euripide a scialbe e non di rado risibili controfigure del presente, li banalizza e li priva di significato, perché riversa su di essi ciò che noi siamo e già sappiamo o crediamo di essere. la vera forza dei classici è l’inattualità, quell’alterità che consente loro di essere dentro e fuori i contesti in cui agiscono senza un apparente utile immediato».

GennaroTedeschi [email protected] università degli Studi di trieste

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