LA MEDIAZIONE DI CRISTO NEL LIBRO IV DI "DE TRINITATE" DI SANT'AGOSTINO
PLURALITA` DI GIUDICATI ED OPPOSIZIONE ALL’ESECUZIONE DELLE SENTENZE STRANIERE, in Rivista di...
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ISSN 0035-6182
TARIFFA R.O.C.: POSTE ITALIANE S.P.A. - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27/02/2004 N. 46)
ART. 1, COMMA 1, DCB MILANO - PUB. BIMESTRALE
Anno LXIII (Seconda Serie) - N. 5 Settembre-Ottobre 2008
R I V I S T A
DI
FONDATA NEL 1924 DA
G. CHIOVENDA, F. CARNELUTTI e P. CALAMANDREI
GIA DIRETTA DA
E. T. LIEBMAN e G. TARZIA
DIRETTORI
C. PUNZI e E.F. RICCI
COMITATO DI DIREZIONE
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B. SASSANI - N. TROCKER - R. VACCARELLA
A 31,00
Est ra t to
PLURALITA DI GIUDICATI ED OPPOSIZIONEALL’ESECUZIONE DELLE SENTENZE STRANIERE (*)
Sommario: 1. Osservazioni introduttive. – 2. L’exceptio rei iudicatae nellefonti nazionali e internazionali. – 3. L’exceptio rei iudicatae nel dirittoprocessuale civile internazionale comunitario. Ipotesi di operativita dellastessa. – 4. (Segue) L’exceptio rei iudicatae nelle controversie in mate-ria familiare. – 5. (Segue) L’exceptio rei iudicatae nelle controversie inmateria civile e commerciale. Il modello ispirato dall’abolizione dell’e-xequatur. – 6. (Segue) Il modello del Regolamento Bruxelles I. – 7. Li-miti procedurali al funzionamento dell’exceptio rei iudicatae nell’ambi-to dei modelli considerati. – 8. Osservazioni conclusive.
1. – L’esecuzione di decisioni dal contenuto contraddittorio e general-
mente considerata come una situazione da evitare.
Al fine di assicurare una armoniosa circolazione delle decisioni, si pre-
vede infatti spesso, nelle norme nazionali, internazionali e comunitarie, la pos-
sibilita di eccepire il contrasto tra la sentenza che deve essere riconosciuta o
eseguita con altre decisioni pronunciate nello Stato in cui si deve effettuare il
riconoscimento o l’esecuzione, o con sentenze rese in Stati terzi ma suscetti-
bili di riconoscimento in quest’ultimo paese, nel quadro del contemperamento
tra l’affermazione del diritto d’azione e di difesa delle parti processuali e l’ac-
certamento del diritto oggetto di controversia. Contrasterebbe infatti con tali
obiettivi il riconoscimento e l’esecuzione di decisioni aventi contenuto con-
traddittorio. La previsione dell’exceptio rei iudicatae, quale strumento di
coordinamento delle azioni civili nello spazio, si ricollega, da un lato, all’au-
tomatica riconoscibilita delle sentenze e dunque alla possibilita, come ad es.
nel sistema comunitario, che una decisione sia utilizzata come fondamento
dell’eccezione di giudicato in senso positivo e negativo in qualsiasi giudizio
in corso (1), e dall’altro alla nozione funzionale di litispendenza, ormai gene-
(*) Intervento al Convegno interinale SIDI «Verso un ordine comunitario del proces-
so civile», Como, 23 novembre 2007.
(1) Sull’ampia nozione di decisione accolta dalla giurisprudenza comunitaria, si ve-
da: C. Giust. CE, 16 giugno 1981, C-166/80, Klomps, in Raccolta 1981, p. 1593 ss.; C.
Giust. CE, 13 luglio 1995, C-474/93, Hengst, in Raccolta 1995, I, p. 2113 ss.
ralmente accolta in ambito internazionale e comunitario (2), in cui si tende a
dare rilevanza piu che agli elementi formali di identificazione delle azioni alla
necessita di prevenire i conflitti pratici fra giudicati. D’altra parte, anche nel
caso in cui una parte ha ottenuto in uno Stato una decisione favorevole, su-
scettibile di essere dichiarata esecutiva in un altro Stato, sara molto difficile
che chieda a un giudice di quest’ultimo paese di pronunciare nei confronti del-
la controparte una sentenza identica a quella emessa nel primo Stato (3).
Quanto agli obiettivi perseguiti dall’eccezione rivolta ad escludere il ri-
conoscimento o l’esecuzione di una decisione straniera per contrasto con
un’altra sentenza, si puo rilevare che la difformita esistente tra la disciplina
per la stessa prevista dalle norme nazionali, e la regolamentazione di fonte
convenzionale e comunitaria, va sempre piu attenuandosi, parallalelamente
all’attuazione del principio del reciproco riconoscimento delle decisioni in
rivista di diritto processuale1278
(2) Per la definizione di tale nozione nella giurisprudenza comunitaria, si veda: C.
Giust. CE, 8 dicembre 1987 in causa 144/86, Gubisch, in Raccolta 1987, p. 4876 ss.; C.
Giust. CE, 6 dicembre 1994, in causa C-406/92, Tatry, in Raccolta 1994, I, p. 5477 ss.;
C. Giust. CE, 19 maggio 1998, in causa C-351/96, Drouot Assurances, in Raccolta
1998, I, p. 3097 ss.; C. Giust. CE, 9 dicembre 2003, in causa C-116/02, Gasser, in Rac-
colta 2003, I, p. 14693 e ss.; C. Giust. CE, 14 ottobre 2004, in causa C-39/02, Mærsk Olie,
in Raccolta 2004, I, p. 9657 ss. Si veda in generale sul punto Consolo, Profili della liti-
spendenza internazionale, in Riv. dir. int. 1997, p. 5 ss. Piu in particolare, per l’influenza
dell’ampia nozione comunitaria di litispendenza sulla definizione del contrasto di giudicati,
Lenenbach, Die Behandlung von Unvereinbarkeiten zwischen rechtskraftigen Zivilurteilen
nach deutschem und europaischem Zivil prozeßrecht, Berlin 1997, p. 151 ss.; Baumer, Die
auslandische Rechtshangigkeit und ihre Auswirkungen auf das internazionale Zivilverfah-
rensrecht, Koln 1999, p. 138 ss.; Lupoi, Conflitti transnazionali di giurisdizioni, II, Paral-
lel Proceedings, Milano 2002, p. 763 ss.; Consolo, Merlin, Conflitto fra provvedimenti
sommari-cautelari e diniego di riconoscimento: la Italian Leather segna una forzatura,
in Int’l Lis 2002, p. 110 ss.; Schlosser, EU-Zivilprozessrecht, Munchen 2003, p. 244 ss.;
D’Alessandro, Il riconoscimento delle sentenze straniere, Torino 2007, p. 283 ss.
(3) Tale eventualita e stata esclusa nel sistema comunitario in quanto incompatibile
con la Convenzione di Bruxelles da C. Giust. CE, 30 novembre 1976, in causa 42/76, de
Wolf, in Raccolta 1976, p. 1759 ss. Il rischio che il secondo giudice giunga a risultati con-
trastanti con quelli raggiunti dal collega straniero determinerebbe comunque analoghe con-
clusioni anche con riguardo alla disciplina prevista dal Regolamento (CE), n. 44/2001, del
Consiglio del 22 dicembre 2000, concernente la competenza giurisdizionale e il riconosci-
mento e l’esecuzione delle decisioni in materia civile e commerciale, in G.U.C.E., n. L 12
del 16 gennaio 2001, in vigore dal 1º marzo 2002. Tale Regolamento e stato modificato dal
Regolamento (CE) n. 1496/2002 della Commissione del 21 agosto 2002, in G.U.C.E. n L
225 del 22 agosto 2002 e dal Regolamento (CE) della Commissione del 27 dicembre 2004,
in G.U.U.E., n L 381 del 28 dicembre 2004, ed e stato esteso alla Danimarca per effetto
dell’accordo tra la Comunita europea e questo Stato, rivolto ad estendere ad esso il Rego-
lamento Bruxelles I e il Regolamento 1348/2000 (in G.U.U.E., 16 novembre 2005 L 299 e
17 novembre 2005 L 300).
materia civile e commerciale, non essendo piu essenziale ai fini del rispetto
delle qualificazioni dello Stato del riconoscimento, in ragione dell’ormai ten-
denziale uniformita raggiunta in materia negli Stati europei, grazie all’opera
interpretativa svolta dalla Corte di giustizia delle Comunita europee, paralle-
lamente alla politica di unificazione del diritto processuale civile internazio-
nale da tempo intrapresa dalle istituzioni comunitarie. Cio, anche alla luce
dell’orientamento che considera la necessita di evitare il riconoscimento di
un giudicato contrastante con un altro, reso nel medesimo Stato o in esso ef-
ficace, come portato del principio della certezza delle relazioni giuridiche in-
tersoggettive, o del principio di priorita, quali presupposti dell’istituto del
giudicato nella generalita degli ordinamenti giuridici, e riconducibili dunque
alle regole di ordine pubblico processuale (4).
Per questo motivo, pare interessante osservare la recente evoluzione
normativa che ha subito la disciplina dell’exceptio rei iudicatae nel diritto
processuale civile comunitario, ove la politica da tempo intrapresa dalle isti-
tuzioni comunitarie, al fine di sopprimere piu o meno gradualmente le proce-
dure d’esecuzione, e di abolire il piu possibile i controlli sulle decisioni rese
negli Stati comunitari, sulla base del principio di reciproca fiducia tra autorita
giudiziarie, ha determinato risultati talvolta contraddittori in merito all’appli-
cazione dell’eccezione rivolta a far valere il contrasto di giudicati.
2. – Tra le norme nazionali in cui si prevede l’eccezione di cosa giu-
dicata va innanzitutto ricordato l’art. 64 della legge italiana di diritto inter-
nazionale privato (l. 218/95) che include tra le condizioni per il riconosci-
mento delle sentenze straniere, la «non contrarieta ad altra sentenza pronun-
ziata da un giudice italiano passata in giudicato» (lett. e) (5). D’altra parte,
la coerenza con i valori fondamentali del foro e analogamente tutelata dalla
considerazione, tra le altre condizioni per il riconoscimento delle decisioni
straniere, della circostanza che non penda «un processo davanti a un giudi-
ce italiano per il medesimo oggetto e fra le stesse parti che abbia avuto ini-
zio prima del processo straniero» (lett. f), assicurando cosı una garanzia di
reciprocita alla litispendenza, come prevista dall’art. 7 l. 218/95, ed evitan-
pluralita di giudicati ed opposizione ... 1279
(4) Si veda in generale sul punto Merlin, Il conflitto internazionale di giudicati. Pro-
fili sistematici, Milano 2004, p. 50 ss.
(5) Il contrasto di giudicati non e invece previsto tra gli ostacoli al riconoscimento
dagli artt. 65 e 66 l. 218/95. Pare pertanto che in queste ipotesi sara il diritto processuale
comune a disciplinare tale contrasto, a meno di non ritenere applicabile il limite dell’ordine
pubblico, in ragione della riconducibilita ad esso del divieto di contrasto dei giudicati. Si
veda in generale sul punto Merlin, Il conflitto di decisioni nello spazio giudiziario europeo,
in Studi di diritto processuale civile in onore di G. Tarzia, Milano 2005, vol. I, p. 488 ss.;
Id., Il conflitto internazionale di giudicati, cit., p. 41; D’Alessandro, Il riconoscimento, cit.,
p. 311.
do, al contempo, l’uso fraudolento della stessa, quale potrebbe darsi nell’i-
potesi in cui potesse opporsi al riconoscimento della sentenza straniera la
circostanza che sia stato radicato nel foro un processo anteriormente al pas-
saggio in giudicato della sentenza straniera (come era nella previsione del-
l’art. 797, n. 6 c.p.c.) (6).
In maniera analoga, l’art. 27 par. 1 della legge federale svizzera di diritto
internazionale privato prevede che la decisione straniera non e riconosciuta
qualora una parte provi che una causa tra le stesse parti e sullo stesso oggetto
e gia stata introdotta o decisa in Svizzera ovvero precedentemente decisa in
uno Stato terzo, sempreche per tale decisione siano adempiuti i presupposti
del riconoscimento (7). Anche l’art. 25, comma 1, del codice belga di diritto
internazionale privato del 2004, dispone la non riconoscibilita ed eseguibilita
di una decisione straniera se e contraria ad una decisione resa in Belgio o se e
contraria ad una decisione resa all’estero anteriormente e suscettibile di esse-
re riconosciuta in Belgio (n.5) o se all’estero e stata proposta un’azione dopo
la proposizione della domanda in Belgio, che sia ancora pendente, tra le stes-
se parti e sullo stesso oggetto (8).
Tali ipotesi consentono di evitare teoricamente il contrasto di giudicati,
gia in sede di accertamento dei requisiti per il riconoscimento (9). In partico-
rivista di diritto processuale1280
(6) Si veda su tale aspetto Consolo, Nuovi problemi di diritto processuale civile in-
ternazionale, Milano 2002, p. 178. Il contrasto di giudicati rileva come motivo di non ri-
conoscimento quando nell’ordinamento d’origine non si attribuisce rilievo alla litispenden-
za, o quanto quest’ultima non e stata rilevata o eccepita, oppure quando la litispendenza e
stata eccepita ma il giudice ha rigettato l’eccezione perche ha previsto l’irriconoscibilita
della sentenza italiana nello Stato di origine della sentenza straniera. Sulla disciplina del
contrasto di giudicati nell’art. 797, n. 6 c.p.c., si veda in generale per tutti Morelli, Diritto
processuale civile internazionale, Padova 1954, p. 329.
(7) Legge federale del 18 dicembre 1987, in Revue critique 1988, p. 409 ss.
(8) Loi du 16 juillet 2004 portant Code de droit international prive, in Revue criti-
que, 2005, p. 154 ss. Su di essa, si veda Carlier, Le Code belge de droit international prive,
ivi, p. 11 ss.; Watte, Barbe, Le nouveau droit international prive belge, in Clunet 2005, p.
851 ss. Il contrasto di giudicati e previsto poi, quale ostacolo al riconoscimento, dal § 328,
n. 3, ZPO, su cui si veda Schack, Internationales Zivilverfahrensrecht, Munchen 2003, p.
367, e dalla giurisprudenza francese relativa al riconoscimento delle decisioni in materia di
status, a partire dalla sentenza del noto caso Patino, Cass. 15 maggio 1963, in Revue cri-
tique 1964, p. 532 con nota Lagarde, ove si nego la riconoscibilita di una sentenza di di-
vorzio messicana tra due coniugi di nazionalita boliviana, per contrasto con una sentenza in
cui si era gia stabilito che tale matrimonio non poteva essere dissolto, in ragione del rinvio
operato dalla legge boliviana alla legge spagnola, individuata in base al luogo di celebra-
zione del matrimonio (che non prevedeva appunto il divorzio). Nello stesso senso, si veda
Cass. 27 aprile 2004, e Cass. 24 settembre 2002, in Revue critique 2004, p. 610 ss.
(9) Per un’interessante applicazione dell’art. 64 lett. e), si veda il decreto di App. Bo-
logna, 1º giugno 2005, in Riv. dir. int. proc. 2007, p. 142 ss., secondo il quale non puo
lare, per quanto riguarda l’ordinamento italiano, e evidente che la norma del-
l’art. 64, lett. e), della l. 218/95 puo acquisire un rilievo piu o meno cruciale
nella soluzione dell’ampio dibattito sulla successione dei giudicati difformi, a
seconda che le si riconosca applicabilita anche con riguardo a sentenze italia-
ne successive a quelle straniere, nel silenzio della norma ora considerata (10),
oppure solo relativamente a sentenze italiane anteriori a quelle straniere da
riconoscere (11), come suggerisce la giurisprudenza (12).
Tra le fonti internazionali convenzionali in cui si prevede l’operativita
dell’exceptio rei iudicatae, va innanzitutto ricordata la disciplina della Con-
venzione di Bruxelles del 1968 sulla competenza giurisdizionale e l’esecu-
zione delle decisioni in materia civile e commerciale (13), e della parallela
Convenzione di Lugano del 16 settembre 1988 (14), che regolano in maniera
uniforme, nei rispettivi ambiti di applicazione, la procedura semplificata che
deve essere seguita in ogni Stato contraente dal privato interessato ad ottene-
re la dichiarazione di esecutivita e il riconoscimento delle sentenze straniere
in caso di contestazione. Relativamente al contrasto di giudicati, la Conven-
pluralita di giudicati ed opposizione ... 1281
essere dichiarata efficace in Italia, ai sensi dell’art. 64, lett. e), una sentenza del Tribunale
rabbinico di Gerusalemme che riconosce la validita del matrimonio religioso ebraico cele-
brato in Italia da due cittadini israeliani, poiche e gia stata pronunciata in Italia un’altra sen-
tenza che ha rigettato la richiesta di efficacia. Cio, anche se si riconosce che, nel caso, il
reclamo contro il rigetto da parte dell’ufficiale dello stato civile di una domanda di trascri-
zione di una sentenza straniera che dichiara la validita di un matrimonio religioso ebraico
deve essere proposto, in prima istanza, al tribunale del circondario in cui si trova l’ufficio
di stato civile, ai sensi degli artt. 95 e 96 del d.p.r. 3 novembre 2000 n. 396.
(10) Attardi, La nuova disciplina in tema di giurisdizione e di riconoscimento delle
sentenze straniere, in Riv. dir. civ. 1995, I, p. 769 ss.; Id., Diritto processuale civile. I.-
Parte generale, Padova 1999, p. 526 e ss.
(11) Consolo, Nuovi problemi, cit., p. 47 s., secondo il quale la sentenza italiana suc-
cessiva a quella straniera risulterebbe pronunciata in violazione all’art. 2909 c.c. e prima
del passaggio in giudicato potrebbe essere impugnata ai sensi dell’art. 395 n. 5 c.p.c.
(12) Si veda ad es. Cass. 26 febbraio 1998, n. 2082, in Foro it. 1999, I, c. 2348. Piu
ampiamente, sulle altre lacune interpretative determinate dalla disciplina del contrasto di
giudicati nell’art. 64 l. 218/95, quale ad es. il contrasto tra giudicato straniero e lodo, si
veda D’Alessandro, Il riconoscimento, cit., p. 314 ss.
(13) In G.U.C.E., n. C 27 del 26 gennaio 1998.
(14) Convenzione di Lugano concernente la competenza giurisdizionale e l’esecu-
zione delle decisioni in materia civile e commerciale, conclusa il 16 settembre 1988, tra
gli Stati membri della Comunita europea e gli Stati membri dell’Associazione europea
di libero scambio, oggi in vigore tra gli Stati comunitari e Islanda, Norvegia e Svizzera.
Come noto, e da tempo iniziato un procedimento di revisione della Convenzione di Luga-
no, al fine di allineare le disposizioni della Convenzione al Regolamento CE 44/2001. Per
l’affermazione della competenza esclusiva della Comunita a concludere la nuova Conven-
zione di Lugano, si veda il parere della Corte di giustizia delle Comunita europee del 7
febbraio 2006, n. 1/03, in Riv. dir. int. proc. 2006, p. 514 ss.
zione di Bruxelles e la Convenzione di Lugano stabiliscono che le sentenze
emesse in uno Stato membro sono automaticamente riconosciute in tutti gli
altri Stati senza che sia necessario il ricorso ad alcun procedimento, necessa-
rio invece in caso di contestazione o di esecuzione forzata (artt. 26 e 31).
Inoltre esse prevedono, tra le condizioni per il riconoscimento delle decisioni,
la non contrarieta delle stesse a una decisione resa tra le medesime parti nello
Stato richiesto (art. 27 n. 3) (15). Analoga disciplina e poi prevista dalla Con-
venzione dell’Aja del 2 ottobre 1973 sul riconoscimento e l’esecuzione delle
decisioni relative alle obbligazioni alimentari (16), che, da un lato, sancisce il
principio che devono essere riconosciute o dichiarate esecutive negli altri Sta-
ti contraenti le decisioni definitive rese dal giudice di uno Stato contraente
competente in base ai criteri che la Convenzione stessa determina (art. 7),
dall’altro, include tra i motivi di rifiuto del riconoscimento e dell’esecuzione
delle sentenze «l’incompatibilita con una decisione resa tra le stesse parti e
sullo stesso oggetto nello Stato richiesto» (art. 5. n. 4).
Il contrasto di giudicati e previsto inoltre come ostacolo al riconoscimen-
to delle decisioni dall’art. 23, par. 2, lett. e), della Convenzione dell’Aja del 19
ottobre 1996 sulla competenza, la legge applicabile, il riconoscimento, l’ese-
cuzione e la cooperazione in materia di responsabilita genitoriale e di misure
di protezione dei fanciulli (17). Tale norma dispone infatti che il riconosci-
mento delle misure di protezione adottate in uno Stato contraente puo essere
rifiutato se la misura e incompatibile con una misura successiva presa nello
Stato non contraente di residenza abituale del minore quando la stessa soddisfi
le condizioni necessarie al suo riconoscimento nello Stato contraente.
Infine, anche la Convenzione dell’Aja del 30 giugno 2005 sugli accordi
di elezione del foro (18) dispone, tra le cause di non riconoscibilita del prov-
vedimento emesso dal giudice di uno Stato contraente al quale le parti pro-
cessuali abbiano conferito giurisdizione in via esclusiva, «l’incompatibilita
con una sentenza resa nello Stato richiesto in una controversia tra le stesse
parti» (art. 9, lett. f). La non contrarieta ai giudicati interni o stranieri puo
inoltre rilevare secondo quanto prevedono le disposizioni nazionali in mate-
ria, poiche la Convenzione del 2005 prevede (art. 14) che quando essa non
rivista di diritto processuale1282
(15) Per un caso in cui l’interpretazione della nozione di inconciliabilita di cui al-
l’art. 27 n. 3 della Convenzione di Bruxelles ad opera della Corte di giustizia delle Comu-
nita europee viene estesa anche all’art. 27 n. 3 della Convenzione di Lugano, si veda Cass.
fr., 28 febbraio 2006, in Revue critique 2006, p. 848 ss.
(16) Convenzione resa esecutiva in Italia con l. 24 ottobre 1980 n. 745.
(17) Convenzione in vigore dal 1º gennaio 2002 per: Albania, Australia, Bulgaria,
Repubblica Ceca, Ecuador, Estonia, Ungheria, Lettonia, Lituania, Monaco, Marocco, Slo-
vacchia, Slovenia, ma non per l’Italia che l’ha solo sottoscritta il 1º aprile 2003.
(18) Convenzione non ancora internazionalmente in vigore, essendo stata ratificata
solo dal Messico.
dispone diversamente la procedura da seguire per ottenere il riconoscimento
o l’esecuzione e regolata dal diritto dello Stato richiesto.
3. – Nel sistema comunitario si rinvengono numerose disposizioni rela-
tive alla necessita di evitare il contrasto di giudicati. Cio, nonostante siano
previste le eccezioni di litispendenza e connessione, sia con riguardo alle
controversie inerenti alla materia civile e commerciale (art. 27 Regolamento
44/2001) (19), sia in ordine allo scioglimento del matrimonio e alla respon-
sabilita genitoriale (art. 19 del Regolamento 2201/2003) (20). Pare pertanto
limitata la rilevanza dei casi in cui l’eccezione di cosa giudicata si puo pro-
porre nel quadro dell’opposizione all’esecuzione o della contestazione del ri-
conoscimento delle decisioni straniere, essendo necessariamente circoscritta
alle ipotesi in cui sia stato impossibile impedire preventivamente il contrasto
tra giudicati (21). Cio, anche alla luce dell’orientamento secondo il quale le
condizioni per il riconoscimento delle decisioni straniere sono oggetto di
un’interpretazione restrittiva della Corte di giustizia delle Comunita europee,
secondo la quale «l’art. 27 costituisce un ostacolo alla realizzazione di uno
pluralita di giudicati ed opposizione ... 1283
(19) Piu specificamente, se il contrasto di giudicati e determinato da due pronunce
estere provenienti da diversi Stati membri, e probabile che non abbia funzionato l’istituto
della litispendenza comunitaria di cui all’art. 27 Regolamento 44/2001; se invece il contra-
sto riguarda una decisione proveniente da uno Stato membro ed una proveniente da uno
Stato terzo, e ipotizzabile o l’irrilevanza della litispendenza internazionale nel sistema pro-
cessuale civile nazionale considerato o il non funzionamento dell’eccezione in esame. L’i-
potesi in cui vi sia invece un contrasto tra due sentenze rese nel medesimo Stato deve es-
sere risolta secondo il diritto processuale civile del medesimo paese.
(20) Il Regolamento (CE) 2201/2003 del 27 novembre 2003 (in G.U.U.E. del 23 di-
cembre 2003 L. 338, pp. 1-29 e in vigore dal 1º marzo 2005) e noto come «Regolamento
Bruxelles II –bis» perche sostituisce il «Regolamento Bruxelles II» ovvero il regolamento
n. 1347/2000 del 29 maggio 2000 relativo alla competenza, al riconoscimento e all’esecu-
zione delle decisioni in materia matrimoniale e in materia di potesta dei genitori sui figli di
entrambi i coniugi (in G.U.C.E. 30 giugno 2000 L 160, pp. 19-29, in vigore dal 1º marzo
2001), cosı denominato in quanto rivolto a riformulare il contenuto della Convenzione, re-
lativa alle stesse materie (c.d. Bruxelles II, in G.U.C.E. 26 gennaio 1998 C 27, pp. 1-19,
quale ideale continuazione della Convenzione di Bruxelles del 27 settembre 1968 sulla
competenza giurisdizionale e l’esecuzione delle decisioni in materia civile e commerciale),
che il Consiglio aveva adottato il 28 maggio 1998, raccomandandone agli Stati membri
l’approvazione secondo le proprie norme costituzionali, e mai entrata in vigore. Sul punto
si veda in generale De Cesari, Diritto internazionale privato e processuale comunitario:
atti in vigore e in formazione nello spazio di liberta, sicurezza e giustizia, Torino 2005,
p. 41 ss.; Carbone, Frigo, Fumagalli, Diritto processuale civile e commerciale comunitario,
Milano 2004.
(21) C. Giust. CE, 19 maggio 1998, in causa C-351/96, Drouot Assurances, in Rac-
colta 1998, I, p. 3075 ss., n. 17.
degli obiettivi fondamentali della Convenzione, che mira a facilitare, per
quanto possibile, la libera circolazione delle sentenze prevedendo un proce-
dimento di exequatur semplice e rapido. Tale disposizione derogatoria deve
essere pertanto interpretata restrittivamente» (22).
Tuttavia, nelle situazioni in cui le eccezioni di litispendenza e di connes-
sione non siano state sollevate o non siano state accolte (23), e evidente che
l’eccezione di cosa giudicata puo evitare l’esecuzione di una decisione con-
traria ad un’altra gia pronunciata (24). Inoltre l’eccezione di cosa giudicata
puo valere ad escludere il contrasto con i giudicati emanati in Stati terzi alla
Comunita.
La differente regolamentazione dell’operativita di tale eccezione nel-
l’ambito delle diverse fonti del diritto processuale civile internazionale comu-
nitario non esclude tuttavia la necessita di considerare in primo luogo i pre-
supposti della medesima, ovvero l’identita di parti e l’inconciliabilita delle
decisioni (25).
Quest’ultimo aspetto e quello che ha destato i maggiori problemi inter-
pretativi, indirettamente risolti dalla Relazione Jenard alla Convenzione di
Bruxelles (26), con riguardo alla circostanza secondo la quale «l’ordine so-
rivista di diritto processuale1284
(22) C. Giust. CE, 2 giugno 1994, in causa C-414/92, Solo Kleinmotoren, in Raccol-
ta 1994, I, p. 2137 ss., n. 20. Per gli effetti di tale orientamento sulla disciplina attualmente
prevista dal Regolamento (CE) 44/2001, si veda Campiglio, L’esecuzione delle sentenze
nello spazio giudiziario europeo, in De Cesari, Frigessi Di Rattalma (a cura di), La tutela
transnazionale del credito, Torino 2007, p. 57 ss., p. 64.
(23) Sulla necessita di delimitare temporalmente l’operativita della litispendenza con
riferimento alla lex fori e dunque con possibili differenze, tendenzialmente superabili con
riguardo al momento in cui si verifica la conclusione del giudizio, ovvero al momento in
cui la pronuncia acquista stabilita di effetti, quale ad es., per l’ordinamento italiano, la for-
mazione del giudicato formale, si veda D’Alessandro, Intorno ai confini tra l’ambito di
applicazione della litispendenza comunitaria e l’eccezione di precedente decisione estera,
in Int’l Lis 2006, p. 33 ss.
(24) Cio, nonostante l’effetto di cosa giudicata che il sistema di Bruxelles riconosce
in senso sia positivo che negativo a una decisione resa in uno Stato contraente.
(25) Nell’analisi di tali presupposti non possono tuttavia venire in rilievo i criteri ela-
borati nel diritto processuale civile italiano per definire il contrasto di giudicati, in quanto
rivolti a considerare due cause interne in cui l’oggetto della domanda e successivamente
della res iudicata e generalmente ritenuto il diritto fatto valere dall’attore o dal convenuto
(con la domanda riconvenzionale). Si veda sul punto Menchini, I limiti oggettivi del giu-
dicato civile, Milano 1987, p. 198 ss.; Id., Il giudicato civile, Torino 2002, p. 147 ss.; per la
teoria che considera oggetto del processo interno l’azione e non il diritto, si veda Chioven-
da, Istituzioni di diritto processuale civile, Napoli 1940, I, p. 323, e, piu recentemente, con
soluzioni differenti Consolo, Il cumulo condizionale di domande. I.-Struttura e funzione,
Padova 1985, p. 202 e ss.
(26) Relazione sulla Convenzione concernente la competenza giurisdizionale e l’e-
ciale di uno Stato sarebbe turbato se si potessero far valere due sentenze con-
traddittorie» (27), e successivamente solo in parte chiariti dalla Corte di giu-
stizia delle Comunita europee nella nota sentenza del 4 febbraio 1988 (28),
che, nel caso Hoffmann, afferma «al fine di stabilire se vi e inconciliabilita
ai sensi dell’art. 27. par. 3 della Convenzione di Bruxelles e opportuno ricer-
care se le decisioni oggetto della controversia comportano delle conseguenze
giuridiche che si escludono reciprocamente» (29). Non e dunque necessario
che i giudicati in contrasto abbiano lo stesso oggetto; e sufficiente che essi
producano conseguenze contraddittorie perche uno possa escludere l’esecu-
zione dell’altro.
L’ampiezza con cui si e definita la nozione di giudicati contrastanti nella
sentenza Hoffmann e stata in seguito confermata nella sentenza del 6 giugno
2002, nel caso Italian Leather (30), al fine di ritenere applicabile l’art. 27, n. 3
della Convenzione di Bruxelles del 1968 anche all’ipotesi in cui le decisioni
in contrasto siano provvedimenti provvisori o cautelari. D’altra parte, questi
ultimi, pur essendo stati sottoposti ad un regime speciale di giurisdizione,
collegato alla loro particolare natura e funzione, sono comunque suscettibili
di «divenire oggetto di riconoscimento e di autorizzazione all’esecuzione alle
condizioni stabilite dagli articoli 25-49 della Convenzione» (31). In questo
modo, la Corte di giustizia delle Comunita europee ha consentito l’uniforme
interpretazione ed applicazione dell’art. 27, n. 3 della Convenzione di Bru-
pluralita di giudicati ed opposizione ... 1285
secuzione delle decisioni in materia civile e commerciale (firmata a Bruxelles il 27 settem-
bre 1968), elaborata da Jenard, in G.U.C.E. C 59 del 5 marzo 1979, p. 1 ss., p. 45. Si in-
dica, quale esempio di contrasto di giudicati, il giudicato belga di condanna al pagamento
di debito di denaro rispetto a un precedente giudicato francese di annullamento del contrat-
to da cui sorgeva quell’obbligazione pecuniaria.
(27) Nel caso considerato la definizione della nozione di contrasto di giudicati avvie-
ne, come si e detto, in maniera indiretta in quanto ci si riferisce ai criteri di diritto proces-
suale civile dello Stato richiesto (Francia), nel quale gli oggetti delle due decisioni si pos-
sono considerare oggetto di un rapporto di continenza, ed inoltre gli ordinamenti in con-
trasto sono accomunati dal considerare oggetto della domanda giudiziale, e di
conseguenza oggetto del processo, la situazione giuridica soggettiva.
(28) C. Giust. CE, 4 febbraio 1988, in causa 145/86, Hoffmann, in Raccolta 1988, n.
22.
(29) Nel caso erano state riconosciute inconciliabili la decisione tedesca che condan-
nava il marito a versare gli alimenti e quella olandese di divorzio, non rilevando cosı nem-
meno la circostanza che una delle due decisioni non rientrasse nell’ambito d’applicazione
della Convenzione di Bruxelles (quella di divorzio).
(30) C. Giust. CE, 6 giugno 2002, in causa C-80/00, Italian Leather s.p.a., in Rac-
colta 2002, I, p. 4995 ss. Su di essa si veda criticamente Consolo, Merlin, Conflitto fra
provvedimenti, cit., p. 110 ss.
(31) C. Giust. CE, 21 maggio 1980, in causa 125/79, Denilauler, in Raccolta 1980,
p. 1553 ss., n. 17.
xelles del 1968, non realizzabile qualora il contrasto di giudicati venisse de-
finito tramite i criteri propri del diritto processuale civile dei singoli Stati
membri (32).
Quanto all’operativita dell’exceptio rei iudicatae, occorre rilevare che la
regolamentazione della medesima ha subito un’ambivalente evoluzione, am-
pliandosi da un lato i casi in cui il contrasto di giudicati potrebbe rilevare
quale ostacolo al riconoscimento e all’esecuzione delle decisioni straniere,
ma affievolendosi, dall’altro lato, la funzione della stessa quale garanzia della
coerenza dell’ordinamento del foro, a seguito delle variazioni che ha subito la
procedura di contestazione del riconoscimento e dell’esecuzione delle senten-
ze straniere.
In particolare, per definire l’ambito d’applicazione dell’exceptio rei iu-
dicatae nel diritto processuale civile internazionale comunitario, e opportuno
notare che attualmente essa e prevista sia nel Regolamento 44/2001 (art. 34,
par. 3 e par. 4), sia nel Regolamento 2201/2003 (art. 22 per le decisioni di
divorzio, separazione personale o annullamento del matrimonio, e art. 23
per le decisioni relative alla responsabilita genitoriale), sia nel Regolamento
805/2004 sul titolo esecutivo europeo (art. 21) (33), sia nel Reg. 1896/2006
che istituisce il procedimento di ingiunzione europeo (art. 22) (34), sia nel
Reg. 861/2007 dell’11 luglio 2007, che istituisce un procedimento europeo
per le controversie di modesta entita (art. 22) (35), sia infine nella proposta
di Regolamento del 15 dicembre 2005, relativo alla competenza, alla legge
applicabile, al riconoscimento e all’esecuzione delle decisioni e alla coopera-
zione in materia di obbligazioni alimentari (36).
Si delineano tuttavia tre diversi modelli secondo cui far valere l’exceptio
rei iudicatae nell’ambito della disciplina di fonte comunitaria, con diversa ef-
ficacia ed implicazioni teoriche e pratiche.
rivista di diritto processuale1286
(32) Per i criteri dell’ordinamento italiano, si veda supra la nt. n. 25.
(33) Regolamento (CE), n. 805/2004 del Parlamento europeo e del Consiglio del 21
aprile 2004 che istituisce il titolo esecutivo europeo per i crediti non contestati, in G.U.U.E.
n. L 143 del 30 aprile 2004. Su di esso si veda in generale Boschiero, The Forthcoming
European Enforcement Order Towards an European Law-Enforcement Area, in Riv.
dir. int. 2003, p. 394 ss.
(34) Regolamento (CE) n. 1896/2006 del Parlamento europeo e del Consiglio del 12
dicembre 2006 che istituisce un procedimento europeo di ingiunzione di pagamento, in
G.U.U.E. n. L. 399 del 30 dicembre 2006.
(35) Regolamento (CE) n. 861/2007 del Parlamento europeo e del Consiglio dell’11
luglio 2007 che istituisce un procedimento europeo per le controversie di modesta entita, in
G.U.U.E. n. L 199 del 31 luglio 2007.
(36) Proposta di Regolamento relativo alla competenza, alla legge applicabile, al ri-
conoscimento e all’esecuzione delle decisioni e alla cooperazione in materia di obbligazio-
ni alimentari, COM (2005) 649 def. Consultabile all’indirizzo: http://www.europa.eu.int
4. – Il primo modello secondo cui far valere, in maniera abbastanza ef-
ficace, il contrasto di giudicati come motivo di opposizione al riconoscimento
e all’esecuzione delle decisioni e delineato dal Regolamento 2201/2003. Tale
atto prevede una complessa regolamentazione del contrasto di giudicati, da
un lato, come motivo di non riconoscimento delle decisioni di separazione
e scioglimento del matrimonio (art. 22) e, dall’altro lato, come ostacolo al ri-
conoscimento delle decisioni relative alla responsabilita genitoriale (art. 23).
Per le decisioni di divorzio, separazione personale e annullamento del
matrimonio, il contrasto tra giudicati puo valere come motivo di non ricono-
scimento nelle seguenti ipotesi: contrasto tra la decisione che deve essere ri-
conosciuta e proviene da uno Stato membro e la decisione resa nello Stato
richiesto tra le stesse parti (art. 22 lett. c); contrasto tra la decisione che deve
essere riconosciuta e proviene da uno Stato membro e una decisione prece-
dentemente emessa tra le stesse parti in uno Stato terzo e riconoscibile nello
Stato richiesto (art. 22 lett. d); contrasto tra la decisione che deve essere ri-
conosciuta e proviene da uno Stato membro e una decisione emessa tra le
stesse parti in un altro Stato membro e riconoscibile nello Stato richiesto
(art. 22, lett. d).
Si tratta di ipotesi non prive di alcune incertezze applicative, dal momento
che l’art. 22 del Regolamento Bruxelles II bis prevede che il provvedimento
che ostacola il riconoscimento deve essere stato emanato solo «tra le medesime
parti» e pertanto potrebbe avere diversita di oggetto e di titolo. Non e dunque
chiaro quali siano i provvedimenti suscettibili di essere ricompresi nell’ambito
d’applicazione della norma in esame. A tal fine, viene tuttavia in rilievo l’in-
dicazione giurisprudenziale relativa alla circostanza che si tratti di decisioni
che producono effetti giuridici che si escludono reciprocamente (37).
Pare pertanto possibile affermare che un provvedimento di divorzio puo
essere riconosciuto nello Stato in cui e gia stata pronunciata la separazione
personale (perche non vi e inconciliabilita), mentre un provvedimento di se-
parazione non potrebbe essere riconosciuto nello Stato in cui si e pronunciato
il divorzio. In maniera analoga non potrebbe riconoscersi un provvedimento
di divorzio nello Stato in cui sia stata resa la pronuncia di annullamento del
matrimonio (38).
Con riguardo poi ad una sentenza che eventualmente rigetti una domanda
di separazione o divorzio, pare possibile rilevare che, dal tenore letterale della
norma dell’art. 22 lett. c), si potrebbe ritenere che una sentenza di rigetto
pluralita di giudicati ed opposizione ... 1287
(37) C. Giust. CE, 4 febbraio 1988, in causa 145/86, Hoffmann, cit.; C. Giust. CE, 6
giugno 2002, in causa C-80/00, Italian Leather s.p.a., cit.
(38) Si veda in tal senso Baratta, Il regolamento comunitario sul diritto internazio-
nale privato della famiglia, in Picone (a cura di), Diritto internazionale privato e diritto
comunitario, Padova 2004, p. 94 ss., p. 122.
emessa nello Stato richiesto o in un altro Stato membro o in uno Stato terzo
possa essere di ostacolo al riconoscimento di una sentenza di separazione o
divorzio (39). Tuttavia, in considerazione del favor divortii cui e ispirato il
Reg. Bruxelles II bis, pare possibile affermare che un mutamento delle circo-
stanze possa consentire l’accoglimento della domanda inizialmente respinta
nello Stato richiesto. Tale interpretazione appare inoltre coerente con la circo-
stanza che, nell’ordinamento italiano, le sentenze di rigetto in materia di con-
troversie matrimoniali rappresentano atti di accertamento definitivo della non
ricorrenza, in quel momento, delle condizioni di legge per la pronuncia della
separazione o del divorzio, suscettibili di revoca o modifica a seguito del mu-
tare delle circostanze e dell’instaurazione di un nuovo procedimento giurisdi-
zionale. Rimangono tuttavia da risolvere i problemi legati alle situazioni clau-
dicanti originate dal riconoscimento di una sentenza di divorzio in un ordina-
mento in cui la medesima domanda era stata respinta precedentemente.
Per le decisioni relative alla responsabilita genitoriale, si prevedono tre
casi analoghi di contrasto di giudicati rilevante ai fini del non riconoscimen-
to: contrasto tra la decisione che deve essere riconosciuta e proviene da uno
Stato membro e la decisione resa successivamente nello Stato richiesto tra le
stesse parti (art. 23, lett. e); contrasto tra la decisione che deve essere ricono-
sciuta e proviene da uno Stato membro e una decisione successivamente
emessa in uno Stato terzo in cui il minore risieda e riconoscibile nello Stato
richiesto (art. 23, lett. f); contrasto tra la decisione che deve essere ricono-
sciuta e proviene da uno Stato membro e una decisione emessa successiva-
mente tra le stesse parti in un altro Stato membro e riconoscibile nello Stato
richiesto (art. 22, lett. d).
E comune alle ipotesi sottese all’exceptio rei iudicatae ora in esame la
circostanza secondo la quale il contrasto di giudicati rilevante si determina
solo con una decisione successiva, in considerazione della modificabilita
nel tempo delle statuizioni sulla responsabilita dei genitori, che ha d’altra par-
te anche ispirato norme come l’art. 66 della legge italiana di diritto interna-
zionale privato, secondo il quale non rileva il contrasto di giudicati come li-
mite alla riconoscibilita dei provvedimenti di volontaria giurisdizione (40).
Una disposizione in cui il contrasto tra giudicati rileva in maniera del
rivista di diritto processuale1288
(39) Si veda in tal senso Biagioni, Il nuovo regolamento comunitario sulla giurisdi-
zione e sull’efficacia delle decisioni in materia matrimoniale e di responsabilita dei geni-
tori, in Riv. dir. int. 2004, p. 991 ss., p. 1029.
(40) Pare infatti che la qualificazione italiana dei provvedimenti di volontaria giuri-
sdizione come provvedimenti per loro natura suscettibili di modifica e di revoca giustifichi
una disciplina nazionale difforme da quella di diritto comunitario relativamente alla quale
esistono invece obblighi di stabilita diversamente garantiti. Si veda sul punto Salerno, La
giurisdizione volontaria nella legge di riforma di diritto internazionale privato, in Riv. dir.
int. 2005, p. 620 ss.
tutto originale, nell’ambito del Regolamento Bruxelles II bis, e l’art. 11, par.
8, secondo il quale la decisione relativa al ritorno di un minore, adottata da un
giudice competente in base al Regolamento, puo comunque prevalere su una
decisione contraria resa, secondo quanto prevede l’art. 13 della Convenzione
dell’Aja del 1980, nello Stato in cui il minore e stato illecitamente trasferito o
trattenuto. Ad esempio anche se e gia stata emessa una decisione che non pre-
vede il ritorno del minore nello Stato della precedente residenza abituale, il
provvedimento emesso in quest’ultimo deve comunque essere riconosciuto
ed eseguito negli altri Stati membri, qualora tale provvedimento sia certifica-
to conformemente alla procedura di cui all’art. 42 par. 2 del Regolamento n.
2201/2003, che prevede sia in ogni caso considerata la motivazione del giu-
dice che ha emesso il provvedimento ai sensi dell’art. 13 della Convenzione
dell’Aja del 1980 (41).
5. – Nell’ambito dell’analisi dell’exceptio rei iudicatae nella disciplina
di fonte comunitaria, appare poi opportuno distinguere il modello appena
considerato da quello secondo cui l’eccezione ora in esame puo essere pro-
posta nelle controversie in materia civile e commerciale, differenziando ulte-
riormente, nel quadro di queste ultime, l’ipotesi in cui la rilevanza dell’excep-
tio rei iudicatae risulta inevitabilmente ridotta in ragione dei principi generali
sottesi all’abolizione dell’exequatur, nei Regolamenti 805/2004, 1896/2006,
861/2007, da quelli in cui il ruolo della stessa appare maggiormente incerto e
la sua attuazione problematica, alla luce dei requisiti necessariamente richie-
sti nel procedimento di exequatur regolato dal Regolamento 44/2001.
Nel Regolamento 805/2004 sul titolo esecutivo europeo per i crediti non
contestati (ovvero riconosciuti dal debitore secondo quanto prevede l’art. 3,
lett. a), in vigore dal 21 gennaio 2005 (42), relativamente alle stesse materie
pluralita di giudicati ed opposizione ... 1289
(41) Convenzione dell’Aja del 25 ottobre 1980 sugli aspetti civili della sottrazione
internazionale dei minori, resa esecutiva in Italia con l. 15 gennaio 1994, n. 64, in G.U.
29 gennaio 1994, n. 23, s.o. Su di essa si veda in generale Carella, La Convenzione dell’Aja
del 1980 sugli aspetti civili della sottrazione internazionale di minori, in Riv. dir. int. proc.
1994, p. 777 ss.
(42) Sul Regolamento (CE) 805/2004, si veda in generale: De Cristofaro, La crisi
del monopolio statale dell’imperium all’esordio del titolo esecutivo europeo, in Int’l Lis
2004, p. 141 ss.; Farina, Il titolo esecutivo europeo per i crediti non contestati (Regolamen-
to CE n. 805/2004), in Nuove leggi civili 2005, p. 3 ss.; Peroz, Le reglement n. 805/2004 du
21 avril 2004 portant creation d’un titre executoire europeen pour les creances inconte-
stees, in Clunet 2005, p. 637 ss.; Fumagalli, Il titolo esecutivo europeo per i crediti non
contestati nel regolamento comunitario n. 805/2004, in Riv. dir. int. proc. 2006, p. 23
ss.; Seatzu, Titolo esecutivo europeo (Diritto internazionale privato e processuale), in
Enc. Giur. 2007; Id., Le garanzie del diritto alla difesa del debitore nel Regolamento
805/2004 istitutivo del titolo esecutivo europeo per i crediti non contestati, in Verso un
soggette al Regolamento Bruxelles I (43), si prevede (art. 21) la possibilita
che una decisione anteriore possa valere come motivo di opposizione all’ese-
cuzione della decisione certificata nel paese di origine come titolo esecutivo
europeo, nel rispetto delle condizioni di cui all’art. 6 (tra cui non ricorre il
divieto del contrasto di giudicati), se: si tratta di decisione anteriore pronun-
ciata nello Stato membro dell’esecuzione o in un altro Stato (membro o terzo)
ma sia riconoscibile nello Stato dell’esecuzione; si tratta di una decisione tra
le stesse parti e in una causa con lo stesso oggetto; il debitore non ha fatto
valere e non ha avuto la possibilita di far valere l’incompatibilita nel proce-
dimento svoltosi nello Stato membro d’origine. Evidente dunque l’ecceziona-
lita dei casi in cui rileva il contrasto di giudicati in sede di opposizione all’e-
secuzione di una decisione in materia civile e commerciale. A conferma del-
l’affievolimento del controllo sul contrasto di giudicati, si prevede che il giu-
dice dello Stato ove si richiede l’esecuzione del titolo europeo si rifiuti di dar
luogo al procedimento senza rimettere in discussione il titolo esecutivo euro-
peo, ma controllando piuttosto la decisione resa anteriormente a quella rico-
nosciuta come titolo esecutivo europeo (che non puo essere oggetto di riesa-
me nel merito secondo quanto prevede l’art. 21 par. 2) (44). Anche se il Re-
golamento 805/2004 esclude la possibilita della contestazione del riconosci-
mento (art. 5), e quindi la possibilita di far valere il contrasto di giudicati in
sede di opposizione al riconoscimento, la previsione del rilievo dell’exceptio
rei iudicatae in sede di opposizione all’esecuzione, non risolve tutte le incer-
tezze collegate all’eventuale attuazione di decisioni contrastanti, e gia eviden-
ti all’atto del riconoscimento dell’efficacia sostanziale di decisioni in cui non
ricorre tuttavia identita di parti e di oggetto e titolo. Si puo pertanto ipotizzare
una diversa lettura della norma, al fine di estendere il controllo dell’inconci-
liabilita dei giudicati anche nei casi in cui non vi sia identita di oggetto o di
causa, ma sarebbe comunque difficile ottenere l’attuazione di una decisione
contrastante ad un’altra collegata alla medesima fattispecie (come ad es. nel
caso di una decisione avente ad oggetto l’adempimento contrattuale contra-
stante con una sentenza di annullamento del contratto) (45).
rivista di diritto processuale1290
ordine comunitario del processo civile, Como, 22 novembre, 2007, in corso di pubblica-
zione.
(43) L’art. 27 del Regolamento 805/2004 stabilisce infatti che «Il presente regola-
mento non pregiudica la possibilita di chiedere il riconoscimento e l’esecuzione conforme-
mente al regolamento (CE) n. 44/2001 di una decisione giudiziaria, di una transazione giu-
diziaria o di un atto pubblico relativo a un credito non contestato». Sulle difficolta di coor-
dinamento tra i due Regolamenti appena considerati, si veda Peroz, Le reglement n. 805/
2004, cit., p. 637 ss.
(44) Analoga disciplina e peraltro prevista per le transazioni giudiziarie e gli atti au-
tentici dagli art. 24 par. 3 e 25, par. e del Regolamento 805/2004.
(45) Si veda in tal senso Peroz, op.ult.loc.cit.
Nel Regolamento 1896/2006 (art. 22), che istituisce norme processuali
uniformi sul procedimento europeo di ingiunzione di pagamento alternativi a
quelli nazionali a far data dal 12 dicembre 2008 (46), si prevede che su istan-
za di parte (47) l’esecuzione e rifiutata dal giudice competente dello Stato
membro di esecuzione se l’ingiunzione di pagamento europea e incompatibi-
le con una decisione o ingiunzione emessa anteriormente in uno Stato mem-
bro o in un paese terzo, quando: a) la decisione o ingiunzione anteriore ri-
guarda una causa avente lo stesso oggetto e le stesse parti, e b) la decisione
o ingiunzione anteriore soddisfa le condizioni necessarie per il suo riconosci-
mento nello Stato membro di esecuzione, e c) il convenuto non avrebbe avu-
to la possibilita di far valere l’incompatibilita nel procedimento nello Stato
membro d’origine (48). Tali circostanze valgono come motivo di opposizione
all’esecuzione sia nell’ipotesi in cui l’esecuzione avvenga nello Stato in cui
l’ingiunzione e resa sia nel caso in cui l’esecuzione si realizzi in un altro Sta-
to, alla luce dell’ampia nozione di «Stato di esecuzione» accolta dalla norma
dell’art. 5 par. 2 del Regolamento.
Infine nel Regolamento n. 861/2007, che istituisce un procedimento eu-
ropeo per le controversie di modesta entita (non superiori a 2000 euro al mo-
mento della domanda) a far data dal 1º gennaio 2009, si prevede che l’ese-
cuzione di una sentenza emessa in uno Stato membro nell’ambito del proce-
dimento europeo per le controversie di modesta entita sia rifiutata se incom-
patibile con una sentenza anteriore pronunciata in uno Stato membro o in uno
Stato terzo, a condizione che: a) la sentenza anteriore riguardi una causa
avente lo stesso oggetto e le stesse parti, b) la sentenza anteriore sia stata pro-
nunciata nello Stato membro di esecuzione o soddisfi le condizioni necessa-
rie per il riconoscimento in tale Stato membro; c) la persona contro cui viene
chiesta l’esecuzione non abbia fatto valere e non abbia avuto la possibilita di
far valere l’incompatibilita nel procedimento svoltosi dinanzi all’organo giu-
risdizionale dello Stato membro in cui e stata emessa la sentenza nell’ambito
del procedimento europeo per le controversie di modesta entita. C’e da chie-
dersi se l’art. 22 possa valere anche nel caso di esecuzione della sentenza nel-
lo stesso Stato in cui e stata emessa, dal momento che l’art. 15, par. 2 del
Regolamento dispone che l’art. 23 si applichi anche in caso di esecuzione
della sentenza nello stesso Stato, ma nulla dice riguardo agli artt. 21 e 22.
Pare tuttavia che la maggiore uniformita giuridica cui tende l’attuazione del-
l’exceptio rei iudicatae, soprattutto in vista della coerenza dei valori del foro,
pluralita di giudicati ed opposizione ... 1291
(46) Sul regolamento 1896/2006, si veda in generale Seatzu, Il procedimento euro-
peo d’ingiunzione di pagamento nel regolamento comunitario n. 1896/2006, in Studi Sta-
race, in corso di pubblicazione.
(47) Nell’ordinamento italiano, secondo le forme dell’opposizione al precetto o al-
l’esecuzione ex art. 615 c.p.c.
(48) La sospensione dell’esecuzione e invece regolata dall’art. 23 del Regolamento.
dovrebbe orientare un’interpretazione estensiva dell’art. 15, par. 2 del Rego-
lamento 861/2007.
6. – Nel Regolamento 44/2001, si prevedono tre ipotesi nelle quali il
contrasto tra giudicati, come definito dalla giurisprudenza della Corte di giu-
stizia precedentemente considerata (49), puo valere come motivo di opposi-
zione all’esecuzione (50).
Innanzitutto viene in rilievo il contrasto tra la decisione che deve essere
eseguita e proviene da uno Stato membro e la decisione resa nello Stato ri-
chiesto tra le stesse parti (art. 34 par. 3). Si tratta dell’ipotesi piu ovvia in
cui il contrasto di giudicati puo valere come motivo di opposizione all’ese-
cuzione perche e chiaro che se nello Stato richiesto vi e una sentenza contra-
ria a quello proveniente da un altro Stato membro, essa puo essere fatta va-
lere al fine di evitare soluzioni inconciliabili entro il medesimo ordinamento.
Si tratta di una fattispecie in cui appare evidente il collegamento tra la previ-
sione dell’exceptio rei iudicatae e la salvaguardia dell’armonia interna del fo-
ro. Per tale motivo, pare possibile affermare che la sentenza suscettibile di
valere come motivo di opposizione all’esecuzione o al riconoscimento puo
essere sia anteriore sia posteriore a quella di cui si chiede l’esecuzione o il
riconoscimento (51). Solo in questo modo si evita inoltre la difforme applica-
zione della disciplina comunitaria, che si avrebbe nell’ipotesi in cui si attri-
buisse alle norme processuali nazionali il compito di definire la prevalenza
del secondo giudicato su quello formatosi anteriormente (52). D’altra parte,
nei casi in cui la disciplina di fonte comunitaria ha inteso limitare l’operati-
rivista di diritto processuale1292
(49) Si veda sul punto supra il par. 3.
(50) Non viene invece in rilievo il contrasto tra la sentenza straniera e il lodo interno,
o tra la sentenza straniera e il lodo estero precedentemente riconosciuto, in ragione della
disposizione dell’art. 1, par. 2, lett. d) del Regolamento 44/2001, che esclude l’arbitrato
dall’ambito d’applicazione del Regolamento. Di conseguenza, il rapporto tra il lodo reso
o efficace nello Stato in cui si chiede il riconoscimento della sentenza straniera viene rimes-
so alla disciplina di diritto interno o convenzionale ivi in vigore. Sul punto si veda Audit,
Arbitration and the Brussel Convention, in Arbitration International 1993, p. 12 ss. Si ve-
da tuttavia contra D’Alessandro, Il riconoscimento, cit., p. 243 e la dottrina ivi considerata.
(51) Si veda in tal senso: Droz, Competence judiciaire et effets des jugements dans
le Marche commun, Paris 1972, p. 325 ss.; Coscia, Conflitti e contrasti di giudicati nella
Convenzione di Bruxelles del 27 settembre 1968, in Riv. dir. int. proc. 1995, p. 281; Kaye,
Civil Jurisdiction and Enforcement of Foreign Judgments, London 1987, p. 1487; Merlin,
Il conflitto internazionale di giudicati, cit., p. 71 ss.; D’Alessandro, Il riconoscimento delle
sentenze straniere, cit., p. 245; Kropholler, Europaisches Zivilprozeßrecht, Frankfurt am
Main 2005, p. 430.
(52) Per la difformita di soluzioni che si verificherebbe ad es. nell’ordinamento ita-
liano e in quello tedesco, si veda Merlin, Il conflitto internazionale di giudicati, cit., p. 494
e ss.
vita del contrasto di giudicati all’ipotesi della decisione interna anteriore lo ha
previsto espressamente, come nell’art. 21, par. 1, del Regolamento 805/2004
e nell’art. 22 del Regolamento 1896/2006, in considerazione, tra l’altro, del
diverso modello di circolazione delle sentenze da tali fonti accolto (53). E in-
vece incerto se la sentenza da far valere in sede di opposizione all’esecuzione
o al riconoscimento debba avere o meno autorita di cosa giudicata, dal mo-
mento che gia in relazione all’exceptio rei iudicatae prevista dall’art. 27, n. 3,
della Convenzione di Bruxelles, si precisava che tale questione era rimessa
alla valutazione del giudice adito caso per caso (54). Pare pero condivisibile
l’orientamento che, soffermandosi soprattutto sul tenore letterale della norma
in esame, afferma che per impedire il riconoscimento di una decisione stra-
niera contrastante sia sufficiente una sentenza interna anche se di primo grado
e priva di efficacia di accertamento extraprocessuale (55). Tale interpretazio-
ne appare peraltro conforme al principio secondo il quale, nello spazio euro-
peo, le decisioni esplicano i loro effetti nello Stato in cui se ne chiede il ri-
conoscimento anche se non sono passate in giudicato nello Stato d’origine,
purche siano ivi produttive di effetti (56).
Si considera poi il contrasto tra la decisione che deve essere eseguita e
proviene da uno Stato membro e una decisione precedentemente emessa tra
le stesse parti in una controversia avente il medesimo oggetto e titolo in uno
Stato terzo e riconoscibile nello Stato richiesto (art. 34, par. 4). In questo ca-
so, gia previsto dalla Convenzione di Bruxelles, a seguito delle modifiche al-
la stessa apportate dalla Convenzione di adesione del 1978, si tratta di far va-
lere il contrasto tra due decisioni estranee allo Stato in cui esse produrranno i
loro effetti. Alla luce dell’esigenza di tutela dell’armonia interna del foro cui
tale condizione corrisponde, pare pertanto incerta l’applicabilita del limite ri-
chiesto dall’art. 34 par. 4, ovvero l’identita di titolo e di oggetto, non richiesta
pluralita di giudicati ed opposizione ... 1293
(53) Sul quale si veda supra il par. 5.
(54) Relazione Jenard, cit., p. 25.
(55) Si veda sul punto Coscia, Conflitti e contrasti, cit., p. 270; Kaye, Civil Jurisdic-
tion, cit., p. 1487; Gaudemet, Tallon, Competence et execution des jugements en Europe,
reglement n. 44/2001, Paris 2002, p. 344 ss. Per un’applicazione di questo orientamento
anche al di la dei casi in cui le decisioni oggetto del contrasto di giudicati siano emesse
all’esito di un giudizio a cognizione piena si veda Cass. fr., 20 giugno 2006, n. 1024, in
Int’l Lis 2006, p. 134, con nota D’Alessandro; in questo caso infatti si e affermato che
un’ordonnance de refere, provvedimento sommario anticipatorio attributivo di un bene
della vita in via provvisoria, sia idonea ad ostacolare il riconoscimento di una sentenza gre-
ca contrastante con tale provvedimento.
(56) Per altre differenti interpretazioni dell’art. 34 n. 3 del Regolamento 44/2001, si
veda Schlosser, EU-Zivilprozessrecht, cit., p. 245 ss.; Kropholler, Europaisches Zivilpro-
zeßrecht, cit., p. 429; Merlin, Il conflitto di decisioni, cit., p. 487 ss.; D’Alessandro, Il ri-
conoscimento delle sentenze straniere, cit., p. 252 ss.
per l’ipotesi di cui all’art. 34 par. 3, e quindi suscettibile di essere derogata in
via interpretativa, anche grazie all’ampia elaborazione della Corte di giustizia
delle Comunita europee in tema di litispendenza (57). Un altro aspetto pro-
blematico riguarda la rilevanza temporale della sentenza che si fa valere in
sede di opposizione all’esecuzione. A seconda del fatto che la si ricolleghi
alla data di pronuncia o a quella in cui ha acquisito efficacia nello Stato ri-
chiesto e evidente che si facilitera o il riconoscimento delle decisioni dei pae-
si terzi (58) o quello delle decisioni dei paesi membri (59). Se si segue la pri-
ma soluzione, e quindi si ricollega l’anteriorita della sentenza proveniente da
uno Stato terzo alla data della sua pronuncia, come suggeriscono la lettera
dell’art. 34 e la Relazione Schlosser alla Convenzione di Bruxelles (60), si
evita tuttavia che tali decisioni siano sottoposte alle procedure nazionali di
riconoscimento, circostanza quest’ultima che pare contraria ai recenti orien-
tamenti concernenti l’affermazione e la tutela dei diritti fondamentali degli
individui nell’ambito del processo civile. Pare pertanto opportuno ricollegare
la determinazione temporale della sentenza proveniente da un paese terzo al-
l’efficacia che alla stessa viene attribuita nello Stato richiesto (61). D’altra
parte, anche nel caso in cui la sentenza resa in un altro Stato membro e
gia riconosciuta nello Stato richiesto, sara il diritto dello Stato richiesto a re-
golare la possibilita di opporre la sentenza dello Stato terzo come ostacolo
all’esecuzione (62). Nell’ordinamento italiano, cio comporta che il riconosci-
mento della sentenza proveniente da uno Stato terzo avverra secondo quanto
prevede l’art. 64 della l. 218/95 e dunque solo con riguardo a una decisione
rivista di diritto processuale1294
(57) C. Giust. CE, 8 dicembre 1987, in causa 144/86, Gubisch, in Raccolta 1987, p.
4876, par. 16; C. Giust. CE, 6 dicembre 1994, in causa C-406/92, Tatry, in Raccolta 1994,
I, p. 5477 ss., par. 47; C. Giust. CE, 19 maggio 1998, in causa C-351/96, Drouot Assuran-
ces, in Raccolta 1998, I, p. 3097 ss., par. 19-25.
(58) Si veda in tal senso Gaudemet, Tallon, Competence et execution des jugements,
cit., p. 280.
(59) Si veda in tal senso ad es. Droz, Competence judiciaire, cit., p. 282 e ss.
(60) Relazione sulla convenzione di adesione del Regno di Danimarca, dell’Irlanda e
del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord alla convenzione concernente la com-
petenza giurisdizionale e l’esecuzione delle decisioni in materia civile e commerciale (fir-
mata a Lussemburgo il 9 ottobre 1978), elaborata da Schlosser, in G.U.C.E. n. C 59 del 5
marzo 1979.
(61) Le sentenze rese in Stati terzi successivamente alle sentenze da riconoscere e
provenienti da Stati membri non valgono invece come motivo di opposizione al riconosci-
mento.
(62) Per l’opportunita di risolvere tale questione, entro gli ordinamenti nazionali, in
senso negativo, ovvero evitando che la stessa pronuncia emessa in uno Stato membro, a
seguito dell’emanazione di una successiva decisione contraria in uno Stato terzo, sia effi-
cace in alcuni ordinamenti e inefficace in altri, si veda Merlin, Il conflitto di decisioni, cit.,
p. 531.
passata in giudicato, evitando cosı che si ponga il problema di stabilire se la
decisione di uno Stato terzo non ancora passata in giudicato sia idonea a con-
trastare l’ingresso di un giudicato proveniente da un paese europeo.
Rileva infine il contrasto tra la decisione che deve essere eseguita e pro-
viene da uno Stato membro e una decisione emessa tra le stesse parti in un
altro Stato membro nell’ambito di una controversia avente il medesimo og-
getto e titolo e riconoscibile nello Stato richiesto (art. 34, par. 4). Si tratta
di un’ipotesi, introdotta dal Regolamento 44/2001, e di rilevanza residuale,
in ragione, da un lato, delle previsioni concernenti litispendenza e connessio-
ne, e, dall’altro, della possibilita di utilizzare l’efficacia processuale della pri-
ma sentenza nel giudizio ancora pendente, secondo l’interpretazione restritti-
va dell’art. 34, par. 3 di parte della dottrina (63). Occorre tuttavia considerare
la sua utilita al fine di evitare il contrasto di giudicati (64), non solo nei casi in
cui non si dia applicazione agli artt. 27 – 28, e 34, par. 3, ma soprattutto nelle
ipotesi di cause connesse, per le quali l’art. 28 del Regolamento 44/2001 non
sembra poter prevenire l’insorgere di conflitti, come gia peraltro l’art. 22 del-
la Convenzione di Bruxelles, alla luce dei requisiti cui la giurisprudenza ap-
plicativa di quest’ultima subordinava la sospensione e l’eventuale declinato-
ria per connessione (65).
7. – Il contrasto di giudicati ha subito, come si e detto, un’ambivalente
evoluzione, quanto alla definizione dello stesso come limite al riconoscimen-
to e all’esecuzione delle decisioni straniere. Da un lato, si e esteso il suo am-
bito di applicazione relativamente all’individuazione dei giudicati idonei ad
essere invocati a fondamento dell’exceptio rei iudicatae; dall’altro lato, pero,
si e ridotta la funzione dallo stesso esplicata (analogamente a quella di altre
pluralita di giudicati ed opposizione ... 1295
(63) Sulla quale si veda D’Alessandro, Il riconoscimento, cit., p. 255.
(64) Si vedano in tal senso le indicazioni di C. Giust. CE, 19 maggio 1998, in causa
C-351/96, Drouot Assurances S.A., in Raccolta 1998, I, p. 3075 ss.
(65) Si veda in generale sul punto C. Giust. CE, 6 dicembre 1994, in causa C-406/
92, Tatry, cit., p. 49 ss.; OLG Koln, 20 dicembre 1996, in IPRspr. 1996, p. 410 s., in cui si
e affermata la ncessita, ai fini dell’operativita dell’art. 22 della Convenzione, che ricorra il
rischio di pervenire a giudicati contrastanti nell’ipotesi in cui le cause siano decise separa-
tamente; LG Dusseldorf, 27 gennaio 1998, in IPRax 1999, p. 461 ss., ove, ai fini della so-
spensione per connessione, e stata ritenuta sufficiente l’identita della fattispecie oggetto
delle domande; OLG Frankfurt a. M, ord. 19 giugno 2000, ivi, 2001, p. 227 s., con nota
Geimer, Enstcheidungsharmonie in Europa per Entscheidungsstop, ivi, p. 191 ss., in cui
si e ritenuta necessaria, tra gli elementi sulla cui base valutare l’opportunita di una sospen-
sione per connessione, una valutazione prognostico in ordine alla riconoscibilita della de-
cisione che verra emanata sulla causa connessa. Si veda inoltre Cass., sez. un., 26 novem-
bre 1990, n. 11363, in Riv. dir. int. proc. 1992, p. 107 ss., Trib. Firenze, 20 maggio 2003,
ivi 2005, p. 737 e ss.
eccezioni, quale ad es. quella di ordine pubblico) nel procedimento di conte-
stazione del riconoscimento e di opposizione all’esecuzione delle decisioni
straniere (66).
Il divieto del contrasto di giudicati e infatti efficacemente assicurato solo
nell’ambito del Regolamento Bruxelles II bis, ove gia nella prima fase del
procedimento per la dichiarazione di esecutivita l’autorita giurisdizionale adi-
ta puo respingere d’ufficio l’istanza per uno dei motivi di cui agli artt. 22, 23
e 24 (art. 31), dato che in questa fase ne la parte contro la quale l’esecuzione
viene chiesta ne il minore possono presentare osservazioni. Appare, d’altra
parte, evidente la necessita di evitare in maniera sicura e precisa il contrasto
di decisioni nelle materie dei rapporti di famiglia e di status.
Nel Regolamento Bruxelles I, invece, l’attuazione dell’exceptio rei iudi-
catae avviene secondo un modello fortemente problematico. Infatti il giudice
cui viene richiesta l’esecutivita o la riconoscibilita (in caso di contestazione)
di una sentenza straniera provvede inaudita altera parte e verifica l’espleta-
mento delle formalita di cui all’art. 53, senza alcun esame ai sensi degli artt.
34 e 35 (art. 41). Di conseguenza, il giudice compie una verifica meramente
formale, accertando che sia stata prodotta «una copia della decisione che pre-
senti tutte le condizioni di autenticita», ma non si pronuncia sui motivi del
diniego del riconoscimento previsti dall’art. 34. Il controllo di questi ultimi
puo avvenire solo successivamente ed in seguito ad un’iniziativa di parte, ov-
vero quando chi ha interesse impugni la decisione che dichiara la riconosci-
bilita o l’esecutivita della sentenza straniera e faccia valere gli impedimenti in
presenza dei quali l’art. 34 del Regolamento Bruxelles I stabilisce che le de-
cisioni non sono riconosciute (art. 43). Il rischio che si comprometta la coe-
renza dei valori del foro, a differenza da quanto rilevato in tema di ordine
pubblico ove non si predispone alcuna altra garanzia (67), e solo in parte li-
mitato dall’ampia previsione delle eccezioni di litispendenza e connessione ai
casi in cui tali eccezioni non siano state proposte.
In maniera analoga, anche nei Regolamenti n. 805/2004, n. 1896/2006,
n. 861/2007, il controllo relativo al divieto di contrasto di giudicati vede no-
tevolmente ridotta la propria rilevanza, secondo un modello tuttavia meno
problematico in quanto coerente con l’abolizione dell’exequatur da tali atti
ormai realizzata.
Il regolamento n. 805/2004 prevede infatti che una decisione sia certifi-
cata come titolo esecutivo europeo nello stesso Stato nel quale e emessa e il
rivista di diritto processuale1296
(66) Su questo punto, si veda in generale Boschiero, L’ordine pubblico processuale
comunitario ed «europeo», in De Cesari, Frigessi Di Rattalma (a cura di), La tutela tran-
snazionale del credito, cit., p. 163 ss.
(67) Si veda sul punto Mosconi, La difesa dell’armonia interna dell’ordinamento
del foro tra legge italiana, convenzioni internazionali e regolamenti comunitari, in Riv.
dir. int. proc. 2007, p. 5 ss.; Boschiero, L’ordine pubblico, cit., p. 193 ss.
giudice di un diverso Stato membro puo rifiutarsi di dar luogo all’esecuzione
solo se il debitore fa valere il contrasto con una decisione pronunciata nel fo-
ro tra le medesime parti e sul medesimo oggetto, e il debitore non aveva po-
tuto far valere tale contrasto nel procedimento straniero, con la conseguenza
peraltro problematica che verra chiesto al giudice che ha pronunciato la de-
cisione certificata come titolo esecutivo europeo di emettere un nuovo certi-
ficato (art. 6 par. 2), di non esecutivita, in cui si attesta che l’esecutivita e so-
spesa o limitata, a seguito di un intervento del giudice dello Stato di esecu-
zione (68).
Anche nel Regolamento 1896/2006 (art. 22) si prevede che l’esecuzione
e rifiutata, su istanza di parte, dal giudice competente dello Stato membro di
esecuzione in caso di incompatibilita dell’ingiunzione di pagamento europea
con una decisione o ingiunzione emessa anteriormente in uno Stato membro
o in un paese terzo in una causa avente lo stesso oggetto e le stesse parti, se la
decisione o ingiunzione anteriore soddisfa le condizioni necessarie per il suo
riconoscimento nello Stato membro di esecuzione, e se il convenuto non
avrebbe avuto la possibilita di far valere l’incompatibilita nel procedimento
nello Stato membro d’origine.
Nel Regolamento 861/2007 (art. 22) si dispone che l’esecuzione e rifiu-
tata, su istanza di parte, dal giudice competente dello Stato membro di ese-
cuzione in caso di incompatibilita della decisione emessa nell’ambito del pro-
cedimento europeo per le controversie di modesta entita con una decisione
emessa anteriormente in uno Stato membro o in un paese terzo in una causa
avente lo stesso oggetto e le stesse parti, se la decisione soddisfa le condizio-
ni necessarie per il suo riconoscimento nello Stato membro di esecuzione, e
se la persona contro cui si chiede l’esecuzione non avrebbe avuto la possibi-
lita di far valere l’incompatibilita nel procedimento nello Stato membro d’o-
rigine.
Infine anche nella proposta di Regolamento relativo alla competenza, al-
la legge applicabile, al riconoscimento e all’esecuzione delle decisioni in ma-
teria di obbligazioni alimentari si stabilisce che «il diniego o la sospensione,
totale o parziale, dell’esecuzione della decisione dell’autorita giurisdizionale
d’origine» vengano decisi su richiesta del debitore di alimenti in una serie
limitata di ipotesi che comprende anche il caso del contrasto di sentenze
(art. 33, lett. e).
8. – La previsione relativa all’exceptio rei iudicatae ricorre nelle norme
nazionali, internazionali e comunitarie in materia di riconoscimento ed esecu-
zione delle sentenze straniere. Si tratta infatti di una garanzia, spesso prevista
insieme ad altre (quale ad es. l’ordine pubblico), intesa ad assicurare la coe-
pluralita di giudicati ed opposizione ... 1297
(68) Peroz, Le reglement n. 805/2004, cit., p. 674 ss.
renza interna dell’ordinamento del foro. Tuttavia, l’attuazione concreta di tale
garanzia ha subito un’evoluzione non corrispondente al compito essenziale
alla stessa riconosciuto di tutela dei valori fondamentali dell’ordinamento
del foro.
Da un lato, si e infatti ampliato l’ambito d’applicazione materiale della
medesima. Si pensi, infatti, alla possibilita di far valere, in linea generale,
l’exceptio rei iudicatae relativamente al contrasto con i provvedimenti prov-
visori o cautelari adottati nello Stato in cui si chiede il riconoscimento delle
decisioni straniere, nell’ambito del sistema delineato dal Regolamento Bru-
xelles I, alla luce dell’affermazione della Corte di giustizia delle Comunita
europee, nel caso Italian Leather, secondo cui l’eccezione, come prevista dal-
la Convenzione di Bruxelles, «ha portata generale. Di conseguenza, le deci-
sioni emanate a seguito di procedimenti sommari sono assoggettate alle rego-
le dettate da tale Convenzione in materia di contrasto, allo stesso titolo delle
altre decisioni contemplate dall’art. 25» (69).
Dall’altro lato, si e notevolmente ridotto il ruolo assunto dall’exceptio
rei iudicatae in sede di contestazione del riconoscimento e di opposizione al-
l’esecuzione delle decisioni straniere, sia perche, dal punto di vista pratico, e
logico pensare che il contrasto tra giudicati possa essere rilevato solo dalle
parti, dato che difficilmente il giudice del riconoscimento potrebbe verificare
l’esistenza di altre decisioni incompatibili provenienti da giudici del foro o da
giudici di paesi terzi, sia perche il ridimensionamento subito dal ruolo della
stessa potrebbe spiegarsi con la piu generale tendenza a limitare il funziona-
mento dell’ordine pubblico, espressa tanto a livello giurisprudenziale dalla
Corte di giustizia delle Comunita europee (70), tanto dal progetto di program-
rivista di diritto processuale1298
(69) C. Giust. CE, 6 giugno 2002, Italian Leather s.p.a., cit., n. 41.
(70) C. Giust. CE, 28 marzo 2000, in causa 7/98, Dieter Krombach, in Raccolta
2000, I, pp. 1935-1973; C. Giust. CE, 11 maggio 2000, in causa 38/98, Renault SA, in Rac-
colta 2000, I, pp. 2973-3024; nel caso, l’affermazione che «un ricorso alla clausola dell’or-
dine pubblico contenuta all’art. 27, punto 1), della Convenzione e immaginabile solo nel
caso in cui il riconoscimento o l’esecuzione della decisione pronunciata in un altro Stato
contraente contrastasse in modo inaccettabile con l’ordinamento giuridico dello Stato ri-
chiesto, in quanto leda un principio fondamentale» (§ 30) determina la non contrarieta al-
l’ordine pubblico di una decisione resa da un giudice di uno Stato contraente che riconosca
l’esistenza di un diritto di privativa intellettuale su parti di carrozzeria di autoveicoli e che
conferisca al titolare di tale diritto una protezione che gli consenta di vietare a terzi, ossia
ad operatori economici stabiliti in un altro Stato contraente, la fabbricazione, la vendita, il
transito, l’importazione o l’esportazione in tale Stato contraente delle dette parti di carroz-
zeria. Precedentemente invece la Corte aveva espresso un differente indirizzo; si veda in tal
senso C. Giust. CE, 1 giugno 1999, in causa 126/97, Eco Swiss China Time Ltd, in Rac-
colta 1999, I, pp. 3055-3097; in tale sentenza la Corte riconosce, infatti, la natura di norma
di ordine pubblico all’art. 81 (all’epoca 85) del Trattato CE e pertanto afferma la necessita
che il giudice nazionale accolga un’impugnazione per nullita di un lodo arbitrale per vio-
ma di misure relative all’attuazione del principio del riconoscimento recipro-
co delle decisioni in materia civile e commerciale (71).
Per queste ragioni, occorre chiedersi se tale tendenza possa ragionevol-
mente trovare attuazione nella procedura di exequatur relativa al complesso
delle decisioni in materia civile e commerciale, ove si riduce il controllo sul
contrasto dei giudicati, ma si ammette ormai la possibilita di utilizzare i prov-
vedimenti cautelari, quale strumento per impedire il riconoscimento di sen-
tenze straniere contrastanti, come forse suggerito dalla sentenza della Corte
di giustizia delle Comunita europee nel caso Italian Leather (72).
Pare infatti che, in assenza di una completa uniformita normativa di di-
ritto privato all’interno degli Stati membri dell’Unione europea, la tendenzia-
le riduzione dei controlli esercitati dal giudice dello Stato in cui deve avve-
nire l’esecuzione o il riconoscimento delle decisioni, operata dalle discipline
di fonte comunitaria sino ad ora considerate con scelte spesso contraddittorie,
rischi di incrinare la stessa costruzione processuale comunitaria (73), con ef-
fetti fortemente problematici.
Un esempio in tal senso potrebbe essere rappresentato dall’utilizzazione
dei provvedimenti cautelari quale strumento per impedire il riconoscimento
di sentenze straniere contrastanti.
C’e da chiedersi, infatti, se, al di la delle difficolta teoriche che si pongo-
no all’atto dell’individuazione dell’inconciliabilita tra i provvedimenti caute-
lari, per loro natura provvisori e strumentali, e una decisione di merito defini-
tiva (74), si riuscirebbe in qualche modo ad aggirare la riduzione del ruolo as-
sunto dall’eccezione in esame nell’evoluzione del diritto processuale civile
comunitario, qualora l’orientamento rivolto ad estendere l’applicabilita del-
pluralita di giudicati ed opposizione ... 1299
lazione dell’art. 81 (gia 85) del Trattato CE, dal momento che tale norma costituisce «una
disposizione fondamentale indispensabile per l’adempimento dei compiti affidati alla Co-
munita e, in particolare, per il funzionamento del mercato interno» (§ 36).
(71) Progetto di programma di misure relative all’attuazione del principio del rico-
noscimento reciproco delle decisioni in materia civile e commerciale in G.U.C. E., 15 gen-
naio 2001, C12/1. Si veda inoltre: il c.d. Programma dell’Aja, annesso I alle conclusioni
del Consiglio europeo di Bruxelles del 4-5 novembre 2004, doc. 14292/04, in G.U.U.E. 3
marzo 2005, C 53; il Piano d’azione del Consiglio e della Commissione sull’attuazione del
Programma dell’Aja inteso a rafforzare la liberta, la sicurezza e la giustizia dell’Unione eu-
ropea, in G.U.U.E. 12 agosto 2005, C 198 e la Comunicazione della Commissione «Attua-
zione del programma dell’Aja: prospettive per il futuro», doc COM (2006) 331 def. del 28
giugno 2006.
(72) C. Giust. CE, 6 giugno 2002, in causa C-80/00, Italian Leather s.p.a., cit.
(73) Jeuland, Le titre executoire europeen: un chateau en Espagne?, in Gaz. Pal.
27-28 maggio 2005, p. 16 ss.
(74) Sulle quali, si veda in senso analogamente critico Biagioni, Interferenze tra
provvedimenti provvisori o cautelari e decisione di merito nella Convenzione di Bruxelles,
in Riv. dir. int. 2002, p. 711 ss., p. 715 ss.
l’exceptio rei iudicatae, quanto all’ambito materiale della stessa, potesse tro-
vare seguito anche con riguardo all’art. 34 par. 4 del Regolamento Bruxelles I.
Infatti ammettendo che un provvedimento cautelare possa impedire il ri-
conoscimento o l’esecuzione di una decisione straniera, qualora determini con-
seguenze inconciliabili con quest’ultima (75), e ipotizzabile un ricorso a tali
provvedimenti nelle ipotesi in cui si ritenga preferibile far valere in via caute-
lare l’exceptio rei iudicatae, prima che abbia luogo il procedimento determina-
to dall’iniziativa di parte, ovvero di chi ha interesse a impugnare la decisione
che dichiara la riconoscibilita o l’esecutivita della sentenza straniera, al fine di
far valere gli impedimenti in presenza dei quali l’art. 34 del Regolamento Bru-
xelles I stabilisce che le decisioni non sono riconosciute (art. 43).
Seguendo questa ipotesi, vi e tuttavia il rischio di rendere definitiva la
soluzione prevista dallo stesso provvedimento cautelare, con la possibilita
che la medesima fattispecie sia soggetta a un trattamento giuridico oppo-
sto (76), aggravato, tra l’altro, dall’inapplicabilita ai provvedimenti cautelari
delle regole su litispendenza e connessione (77). Tale rischio appare tuttavia
superabile in ragione della presenza, entro alcuni ordinamenti, di norme co-
me l’art. 669 novies, 3º comma, del codice di procedura civile italiano, se-
condo cui il provvedimento cautelare perde efficacia se e pronunciata una
sentenza straniera (anche non passata in giudicato), che dichiara inesistente
il diritto per il quale il provvedimento era stato concesso.
Sara Tonolo
Professore associato
nell’Universita dell’Insubria
rivista di diritto processuale1300
(75) Si veda in tal senso Cass. fr., 20 giugno 2006, n. 1024, cit. Anche nell’ordina-
mento italiano il rapporto di strumentalita fra il provvedimento cautelare e il giudizio di
merito appare peraltro attenuato dal nuovo procedimento societario introdotto con il d.
lgs. n. 5 del 2003, che ha previsto per la materia dallo stesso regolata la mera facoltativita
dell’instaurazione della causa di merito dopo l’emanazione di un provvedimento cautelare.
(76) O eventualmente oggetto di un diniego di giustizia nelle ipotesi in cui i giudici
dello Stato richiesto siano privi di competenza giurisdizionale. Sul punto si veda in gene-
rale Droz, Competence judiciaire, cit., p. 282 ss.; Gaja, Sui rapporti fra la Convenzione di
Bruxelles e le altre norme concernenti la giurisdizione e il riconoscimento di sentenze stra-
niere, in Riv. dir. int. proc. 1991, p. 253 ss.
(77) Si veda sul punto Hartley, Interim Measures Under the Brussels Jurisdiction
and Judgments Convention, in Eur. Law Rev. 1999, p. 674 ss.; Biagioni, Interferenze
tra provvedimenti, cit., p. 717.