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I RAPPORTI TRA ROMA E MADRID NEI SECOLI XVI E XVII: ARTE DIPLOMAZIA E POLITICA a cura di Alessandra Anselmi PDF Autore Panayotis K. Ioannou

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I RAPPORTI TRA ROMA E MADRIDNEI SECOLI XVI E XVII:

ARTE DIPLOMAZIA E POLITICA

a cura diAlessandra Anselmi

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Alessandra Anselmi

I rapporti tra Roma e Madridnei secoli XVI e XVII:

arte diplomazia e politica

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INDICE

ALESSANDRA ANSELMII rapporti tra Roma e Madrid e la Storia dell’Arte: spunti per una riflessione critica XI

ANTONIO CABEZA

Facción y mecenazgo en la Roma de Felipe II: una red castellana en la corte pontificia 1

MANUEL VAQUERO PIÑEIRO

La chiesa di San Giacomo degli Spagnoli e la fiscalità pontificia nel XVI secolo 25

GAETANO SABATINI-RENATA SABENE

Il finanziamento della costruzione di San Pietro e la Crociata di Spagna: interessi economici e relazioni diplomatiche tra Monarchia Cattolica e Chiesa di Roma 40

FERNANDO MARÍAS

Pintura, diplomacia y censura en la Cappella Paolina: desde Toledo y Madrid hasta Roma 58

SILVIA DANESI SQUARZINA

Becerra e il michelangiolismo in Spagna 87

FLAVIO RURALE

L’élite regolare: morale e politica dei chierici di corte tra Cinque e Seicento 105

ALESSIA LIROSI

L’influenza della spiritualità spagnola sull’arte monastica romana:il caso di San Giuseppe a Capo le Case 119

PAOLA PICARDI

Il monastero di San Giuseppe a Capo le Case a Roma: committenti spagnoli, filospagnoli e artisti italiani 143

ANNA D’AMELIO

Committenti spagnoli e artisti fiamminghi a Roma fra XVI e XVII secolo 160

LAURA GORI

Una famiglia filospagnola tra Cinquecento e Seicento: i Caetani di Sermoneta. Dinamiche politiche e aspetti culturali 176

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SABINA DE CAVI

L’invio da Roma di un corredo per il battesimo di Anna d’Austria (1601): Pantoja de la Cruz, Bartolomé González e il ritratto degli infanti di Spagna all’epoca di Filippo III 193

DONATELLA GAGLIARDI

Para una semblanza de la Monarquía española en las sátiras póstumas de Traiano Boccalini 231

ADOLFO CARRASCO

El conde duque de Olivares, un nuevo Séneca. Estoicismo romano y cultura política barroca 245

LAURA FACCHIN

Il cardinale Cesare Monti curiale romano e nunzio in Spagna: strategie artistiche e collezionismo 265

ÁNGEL RIVAS ALBALADEJO

Viaje, casa, secretaría, celebraciones y algunos aspectos culturales de la embajada del VI conde de Monterrey en Roma (1628-1631) 310

DAVID GARCÍA CUETO

La acción cultural y el mecenazgo de los cardenales-embajadores de Felipe IV en Roma: Borja y Albornoz 340

FRANCESCA CURTI

La collezione d’arte di Juan de Córdoba, agente spagnolo a Roma al servizio di Diego Velázquez 362

PANAYOTIS K. IOANNOU

«Con la solita curiosità di questi tali»: artisti e copisti nei servizi segreti spagnoli tra Roma e Madrid 393

ALESSANDRA ANSELMI

Antiveduto Grammatica, Cassiano dal Pozzo e Vittorio Amedeo di Savoia: un dono per Margarita de la Cruz e un problematico, inedito, Sant’Agostinonelle Descalzas Reales di Madrid. Tra politica e devozione, l’espressione degli affetti 407

ANDREA SPIRITI

Committenza e strategie artistiche e architettoniche dei cardinali lombardi nella Roma del Seicento 460

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PIERO VENTURA

Il patriziato napoletano tra curia pontificia e corte spagnola: carriere ecclesiastiche e incarichi diplomatici nel Seicento 488

MASSIMO MORETTI

Influssi spagnoli nell’arte e nella spiritualità caracciolina del Seicento: Madrid, Roma e il ducato di Urbino 508

MARIO PANARELLO

Il culto di San Domenico in Soriano tra Roma e Madrid 537

ALESSANDRO AGRESTI

La canonizzazione come impulso alla produzione artistica nella Spagna del XVII secolo 557

LAURA OLIVÁN SANTALIESTRA

Nithard en Roma (1672-1677): orgullo y ambiciones 586

MONIA BIGUCCI

Il bozzetto di Francesco Rosa per l’altare maggiore di Santa Maria di Monserrato a Roma 606

LETICIA DE FRUTOS

Verdad, Mentira, Prudencia y Envidia: cuatro alegorías para el marqués del Carpio en las colecciones reales 637

JORGE FERNÁNDEZ-SANTOS ORTIZ-IRIBAS

Da Roma a Madrid, passando per Napoli: aggiunte su Philipp Schor, architetto e scenografo al servizio della monarchia spagnola 656

JOSÉ MARÍA DOMÍNGUEZ

Los primeros españoles en la Arcadia y los primeros árcades en España 680

DAVID MARTÍN MARCOS

Ceremonial, representación y diplomacia en Roma antes la cuestión sucesoria de la monarquía de España 695

TAVOLE 713

INDICE DEI NOMI 729

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PANAYOTIS K. IOANNOU

«Con la solita curiosità di questi tali»: artisti e copisti nei servizi segreti spagnoli tra Roma e Madrid

«Mi fu dato notitia di un venetiano pittore, alievo del Palma, il quale, nell’an-dar’ à Loreto, fù fatto prigione in Rimini mentre prendeva in disegno la rocca, òtorre di quella città». Con queste parole, Francesco Contarini, ambasciatore ve-neziano a Roma, comunica al Senato della Serenissima, il 3 maggio del 1608, l’e-pisodio avvenuto ad un allievo di Palma il Giovane, di cui si ignora il nome1.Contarini racconta in seguito che ha tentato di liberare immediatamente il sudditoveneziano2, cercando di convincere i rappresentanti papali ad assolvere il pittoreda ogni sospetto, giustificando il suo atto, cioè di prendere in disegno il monu-mento, come un gesto consueto ai pittori, «con la solita curiosità di questi tali[pittori] per imparar solamente, senza alcuna malitia però»3.

La «Rocca ò Torre», a cui si riferisce l’ambasciatore veneto dobbiamo identifi-carla, con ogni probabilità, con la Rocca Malatestiana, opera di carattere difensivo,all’epoca nel territorio dello Stato pontificio. Per quanto riguarda il pittore vene-ziano, lo stesso dispaccio ci informa che, dopo l’intervento di Contarini, venneliberato. Il rappresentante del papa, che aveva promesso al Contarini di scrivereal governatore di Rimini «che liberi [il pittore] poiché non vi era più sospetto»,non aveva mancato però di aggiungere infine al diplomatico veneziano in un tono,apparentemente, amichevole: «voglio che facciamo lega contro quelli che ci ve-ranno molestare»4.

Dall’episodio narrato e dalle parole dei due ufficiali, almeno come queste sonostate trasmesse al Senato, ciò che emerge, a mio avviso, è il fatto che, se fosse «solita»la «curiosità» dei pittori di disegnare all’aperto monumenti di architettura, altret-tanto comune era la pratica secondo cui certi artisti venivano mandati dai loro si-gnori, soprattutto durante periodi di tensione diplomatica o di guerra, per prenderenota degli edifici militari e di vari territori del nemico. Tra i molti esempi, ci limi-tiamo qui a segnalare soltanto il caso, di pochi decenni precedente, dell’architettofiorentino Giovanni Battista Belluzzi, in servizio del Granduca di Toscana CosimoI, che eseguiva disegni dei territori senesi durante l’assedio di Siena5.

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Tal pratica costituiva un segreto comune. Tant’ è vero che il pittore venezianosopraccitato, sospetto di spionaggio militare, venne arrestato e fu messo subito inprigione. È significativo, d’altronde, che l’epoca in cui successe l’avvenimentocoincide con gli anni della grave crisi diplomatica tra il potere papale – e, sottin-teso, spagnolo –, e quello veneziano, cioè appena due anni dopo l’Interdetto diPaolo V, e proprio nel tempo dei progetti di Filippo III contro Venezia, tensioneche culminerà nella cosiddetta ‘Congiura di Bedmar’; come è stato notato, inquegli anni lo spionaggio spagnolo costitutiva appunto «un vero e proprio incuboper la Repubblica»6. Venezia, del resto, aveva similmente costruito un’altrettantoforte rete di spionaggio e controspionaggio7.

Per tutto questo è abbastanza difficile credere che l’anonimo allievo di Palmail Giovane disegnava la Rocca Malatestiana soltanto seguendo la sua professionale«curiosità» o semplicemente «per imparare», come per esempio facevano, tra moltialtri, Taddeo Zuccaro (stando alla nota testimonianza ‘visiva’ del suo fratello, Fe-derico)8 o Maarten van Heemskerk e tanti altri pittori, che, provenienti dai PaesiBassi, lavoravano nella penisola italiana (Paul Bril, Pieter I Brueghel, PieterCoecke, Michiel Gast ecc.)9. Del resto, che cosa di così interessante «per imparare»offriva in realtà ad un pittore la Rocca Malatestiana?

L’episodio narrato dall’ambasciatore veneziano non costituisce, dunque, affattoun caso isolato. Al contrario, può essere inserito in tutta una fitta serie di simili av-venimenti che riguardano l’attività di alcuni artisti, operanti anche come spie mili-tari, altre volte come agenti, confidenti e/o informatori; con la loro intenzione ecuriosità (falsa o reale che sia) per imparare o per migliorare la loro professione, po-tevano in ogni caso muoversi con una certa abilità tra vari ambienti. Come facevanoalcuni letterati, preti e monaci o gli uomini d’affari, allo stesso modo gli artisti, so-prattutto i pittori, gli architetti e gli ingegneri, ma anche i copisti ed i commerciantidi manoscritti, avendo in vari luoghi accesso libero, potevano servire come tramitedi informazioni di vario tipo. Gli artisti si presentavano quindi come strumentoideale per tal lavoro, ovvero per una diplomazia «bassa», nel senso più umile, certoillegale e fuori le solite convenzioni, ma non per questo di minore importanza10.

Solo per avere un’idea, menzioniamo in questa occasione, e sempre stando allaprima età moderna, il caso del pittore forlivese Livio Modigliani, quello del danesePieter Isaacsz, e quelli più famosi (ma che vanno affrontati con cautela) di HansHolbein il giovane, Simon Vouet e Roger de Piles11. È da notare che allo stessocontesto è stato anche messo in relazione perfino il nome di Caravaggio, il quale,come è stato sostenuto, sarebbe coinvolto nei servizi secreti francesi contro gli Spa-gnoli (!)12 In questa occasione esaminiamo alcuni esempi, con una certa coerenzatra loro, specialmente concernenti le relazioni tra Roma e Madrid tra il Cinque eil Seicento. Principale fonte, ma non solo, è costituita dalla corrispondenza, di so-lito cifrata, degli ambasciatori veneti alle corti di Roma, di Madrid e di Napoli.

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Lasciamo qui da parte la nota ipotesi, mai provata ma forse ancora aperta, diun coinvolgimento del giovane Velázquez nei servizi di informazione, durante ilsua primo viaggio in Italia, in compagnia del Marchese Ambrogio Spinola, proprionegli anni della «Guerra di successione di Mantova»13. Intanto, sia dalla letteradell’ambasciatore di Parma a Madrid che da quella del rappresentante di Veneziadesumiamo, ancora una volta, quanto i diplomatici fossero al corrente di una similepratica di spionaggio da parte degli artisti: ecco perché il primo assicurava che l’ob-biettivo del viaggio di Velázquez era di spiare (e non «per migliorare la sua profes-sione di Pittore», come veniva dichiarato ufficialmente)14, mentre il diplomaticoveneziano, Alvise Mocenigo, meno sospettoso, pensò a un falso allarme, racco-mandando però in ogni caso i movimenti di Velázquez alla «prudenza» del Senato15.

Lasciando da parte le ipotesi, passiamo alla ben documentata partecipazione neiservizi segreti spagnoli del pittore Belisario Corenzio (fig. 1), conosciuto come artistanapoletano, ma la cui formazione, nonché una parte della sua attività si svolse aRoma16. Come il suo contemporaneo Pieter Isaacsz, Corenzio costituisce un casointeressante nell’ambito artistico tra Cinque e Seicento: parallelamente alla praticadella sua professione di pittore, ha esercitato quella di agente nei servizi segreti spa-gnoli. Belisario, sempre nelle vesti di pittore, ed avendo, per gran parte, come sediall’inizio l’Urbe e poi Napoli, ha effettuato viaggi, ovvero missioni segrete, in variecittà italiane e nel Mediterraneo, da Cipro a Madrid, raccogliendo informazioni ecollaborando alla realizzazione dei progetti del Cattolicissimo nell’Est Mediterraneo17.

Il pittore, come viene provato sia da documenti d’archivio che da vari disegni(fig. 2), già da molto giovane si era inserito nella cerchia di Don Juan, appena dopo

Fig. 1. Belisario Corenzio, Incontro di San Francesco di Paola con Ferrante d’Aragona(particolare), affresco, 1622-1629, Napoli, Palazzo Reale, Sala degli Ambasciatori.

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la Battaglia di Lepanto18; negli anni successivi mantenne stretti rapporti con gliSpagnoli di Napoli, viaggiando pure nella penisola iberica19 e, secondo fonti oramaidistrutte, avrebbe eseguito affreschi anche nell’Escorial20. Indicativo della sua atti-vità secreta è quello che il viceré di Napoli conte de Lemos scrisse a Filippo III, il16 agosto 1601, assicurandolo dei servizi offerti dal pittore: «Velisario es personade quien se puede hechar mano en las ocasiones, sin que tenga sueldo ninguno, loqual visto Vuestra Magestad mandara proverlo en lo que más fuere servido»21.

Dalle varie missioni svolte dal Belisario Corenzio, una viene rilevata dai dispacciche il residente veneziano a Napoli, Agostino Dolce, mandava al Senato l’apriledel 160822. Secondo il contenuto di queste lettere cifrate, in quell’epoca il pittorepartecipava, assieme ad altre persone arrivate da Madrid, nelle imprese degli spa-gnoli nel Levante, con la collaborazione del papa Paolo V, nella corte del qualetutte le persone coinvolte si dovevano riunire. L’ambasciatore veneziano Dolce de-scrive dettagliatamente il progetto e, riferendosi al Corenzio («molto famoso nel-l’essercitio suo», come lo definisce), informa il Senato ancora delle cosidetteprevisioni ricevute da lui da parte del Re Cattolico («dal Cattolico per li affari delLevante provisionato con dieci scudi al mese») e della sua attività romana («ancoin Roma essercitato»). Sottolinea ripetutamente a proposito che «dai suoi vienerifferito» che era andato a Roma «per dipingere certa cappella» e, ancora, che «cosìdai suoi viene rifferito, et dicono che questa sia la causa della sua absenza»23.

Tra i molti casi simili, che possiamo inserire nel contesto delle iniziative e colla-borazioni romano-spagnole agli albori del Seicento, e che si possono rintracciare neivari archivi, vediamo ancora un caso, che riguarda questa volta un copista. Si trattadi Giulio Cesare Santamaura, cugino di Corenzio e copista della Biblioteca Apostolica

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Fig. 2. Belisario Corenzio, Scena dalla vita di Don Juan d’Austria, disegno, 27 x 40 cm,Londra, Courtauld Institute of Art.

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Vaticana24. Costui sotto le spoglie della sua professione ufficiale, e come suo padre,molto più noto, Giovanni – similmente copista e «scriptor grecus» in Vaticano e col-laboratore degli spagnoli25 –, aveva partecipato in varie imprese nei servizi segreti diFilippo III, in collaborazione con il papa Paolo V. Tralasciando le varie altre sue im-prese ed avventure, vediamo solo l’ultima, ed alquanto significativa, sua missione.

Nel 1612, Santamaura fu mandato da Paolo V a Madrid per lavori relativi ai ma-noscritti del fondo Reale, perlomeno come venne ufficialmente riferito26. Quandoperò il suo soggiorno madrileno si prolungò, senza una plausibile spiegazione, il pon-tefice chiese il suo ritorno in Vaticano: invano. Da una lettera cifrata dell’ambasciatoreveneziano a Madrid, Francesco Morosini, datata 20 dicembre del 1614, apprendiamoche «è stato anco fatto morire secretamente un Giulio Cesare [da] Santa Maura, cheserviva di doppia spia in casa dell’Ambasciator d’Inghilterra»27.

Come si desume sia dalle lettere dell’ambasciatore di Venezia nonché da altrifonti, Santamaura, essendo già nella corte di Filippo III, era passato dai servizispagnoli a quelli inglesi. Con ogni probabilità Santamaura, nella sua facoltà dicopista, e su suggerimento dell’ambasciatore inglese, John Digby, si era avvicinatoal noto scrittore cattolico tedesco Gaspard Schopp che, trovandosi dal marzo 1611alla corte spagnola, riceveva provvisioni per scrivere un libro sulla grandiosità dellamonarchia spagnola e (ancora) un libello contro il Re d’Inghilterra Giacomo I28.Dietro richiesta dell’ambasciatore di Inghilterra, Digby, Santamaura riuscì a le-vargli il manoscritto. In seguito, fu facile per il diplomatico inglese, avendo nellemani il libello, e quindi con buona ragione, protestare vivacemente contro i mi-nistri spagnoli, che mantenevano Schopp nella corte. Gli stessi ministri avrebberoordinato subito l’esecuzione del copista Santamaura.

Questi ed altri simili casi, come si è detto, si potrebbero moltiplicare, in unvariabile contesto ma dello stesso senso. E sarebbe veramente da chiedersi se nelmondo romano-spagnolo, potrebbe entrare anche il caso, tutto particolare, diDomenicos Theotokopoulos. Com’è noto, la frequentazione da parte del Grecodegli ambienti spagnoli di Roma avrebbero portato il pittore ad abbandonare lacittà papale per la penisola iberica, nel 157629. Di questo avvicinamento alla cer-chia spagnola, un indizio in più potrebbe essere offerto da una xilografia rappre-sentante la battaglia di Lepanto, datata 1572. Codesta opera porta la firmadell’allievo (o meglio collaboratore?) del Greco a Roma, Lattanzio Bonastri comeinventore della composizione30. Stando all’iscrizione esistente, l’immagine, chesenz’altro meriterebbe uno studio più approfondito, era dedicata da Annibale Ser-rando a Don Luis de Requesens, tra i più stretti collaboratori di Don Juan nellabattaglia di Lepanto e, poco dopo, Governatore dello Stato di Milano31.

Sarebbe certo troppo arduo ipotizzare la partecipazione del pittore in affari se-greti. Pensiamo, però, alle avventure, come sono finora note, del fratello del pittore,Manussos, persona che aveva recitato un ruolo significativo sulla vita e l’evoluzione

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professionale del Greco. In effetti, Manussos Theotokopoulos, da fedele suddito econfidente dei veneziani, addirittura per un certo, breve, periodo anche pirata perconto della Serenissima, era andato, dopo le sue sventure finanziarie (ma eranosolo queste?) a trovare suo fratello a Toledo nel 1590-1591, senza più tornare né aCreta né a Venezia32. Simili cambiamenti di campo, come sappiamo, non venivanoguardati con occhio buono dai veneziani; anzi, a volte venivano considerati comeun vero e proprio tradimento, con gravi, se non capitali, conseguenze33.

Per sostenere tale ipotesi, possiamo constatare che alcuni dei greci che soggior-navano a Toledo, assieme a Domenico e Manussos Theotokopoulos, si possonoadesso identificare con persone che nello stesso tempo lavoravano nei servizi se-greti spagnoli tra Roma, Napoli e Madrid: come per esempio il monaco Niceforo,del monastero della Carità, nel territorio di Lepanto34.

Vogliamo adesso fare su queste “microstorie”, che spesso vengono trascuratedalla Storia dell’arte, come periferiche se non proprio estranee, alcune osserva-zioni di carattere più generale: veramente queste storie ci potrebbero interessaree in quale modo? O, forse, si corre il rischio di rafforzare tentativi, troppo dimoda ultimamente, di comporre racconti con un forte senso di conspiracy theorymescolata con la letteratura new age, cercando di trovare soluzioni a falsi enigmie decifrare inesistenti codici occulti, a scapito della interpretazione storica?

Tutt’al contrario. Tali episodi vanno inserirti nel campo degli studi sull’orga-nizzazione delle corti assolutistiche e sulle relazioni tra produzione artistica e mec-canismi di committenza, politica e diplomazia35. In altre parole, questi episodivanno inseriti nella trama della storia e, contemporaneamente, nella situazionein cui si trovavano gli artisti all’interno dell’organizzazione sociale. Se conside-riamo per esempio una gran parte degli artisti attivi tra Cinque e Seicento, ab-biamo a che fare con una mentalità e un comportamento che segue il modellovasariano di artista-cortigiano aulico, nel più stretto, e molte volte abbastanzaumile, senso. Questi artefici avendo assimilato la cultura figurativa della primaControriforma ed essendo spesso imprenditori delle botteghe di ampia scala,erano anche pronti a procurarsi i favori dei loro padroni, con un senso di servili-smo, ad ogni costo36. Artisti obbedienti nella loro produzione, pienamenteconforme ai dettami della Controriforma, e contemporaneamente servitori fedelidel principe, trovano così un ruolo, marginale o da protagonista, scoperto o se-greto, nell’ambito dell’assolutismo controriformistico.

Questa piena adesione agli obbiettivi del principe e della Corte sarà poi com-pensata, come per esempio ci dimostra il caso del pittore Belisario Corenzio. A lui,dopo la sua stabilizzazione da Roma a Napoli, erano offerte tutte le commissionidi provenienza spagnola nel campo di affreschi (palazzo Reale, dimore di nobili,chiese e monasteri di tutti quasi gli ordini religiosi, opere effimere, fino alla deco-razione delle galere spagnole) ed ancora, uffici amministrativi e titoli d’onore. Da

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parte sua, Belisario, come anche quasi tutti i pittori della stessa mentalità, pittori-cavalieri, soddisfaceva pienamente le richieste dei suoi committenti, mettendo inopera le varie esperienze artistiche fatte durante i suoi viaggi e le sue missioni, di-mostrando, come ha osservato Roberto Longhi, una cultura da «spiritoso»37.

NOTE

ABBREVIAZIONI: ASV = Archivio di Stato di Venezia.

1 ASV, Senato, Secreta, Dispacci da Roma, filza 59, f. 168 r.2 «ricercai la sua liberatione, et de ciò non si fusse notato à errore così grave che dovesse esser trattenuto

maggiormente priggione» (Ibidem). 3 Ibidem.4 Ibidem.5 N. ADAMS-D. LAMBERINI-S. PEPPER, Un disegno di spionaggio cinquecentesco: Giovanni Battista Belluzzi

e il rilievo delle difese di Siena ai tempi dell’assedio, in «Mitteilungen des Kunsthistorischen Institutes in Flo-renz», XXXII, 1988, 3, pp. 559-579; D. LAMBERINI, Sanmarino: Giovan Battista Belluzzi, Architetto Militaree Trattatista del Cinquecento, 2 voll., Firenze, Leo S. Olschki, 2007, I, pp. 23-32, 99-124, specialmente 112-119. Vasari racconta, nella seconda edizione delle Vite: «[Belluzzi] andò segretamente a Siena, levò la piantadi quella città e della fortificazione di terra che i Sanesi avevano fatto a porta Camolia; la qual pianta di for-tificazione mostrando egli poi al signor duca ed al marchese di Marignano, fece lor toccar con mano che ellanon era difficile a pigliarsi né a serrarla poi dalla banda di verso Siena», G. VASARI, Le vite de’ più eccellentipittori, scultori, e architettori, Firenze, Giunti, 1568, annotazioni e commenti di G. MILANESI, 9 voll., Firenze,Sansoni, 1906, VI, p. 333.

6 P. PRETO, Le «paure» della società veneziana: le calamità, le sconfitte, i nemici esterni ed interni, in Storiadi Venezia, VI, Dal Rinascimento al Barocco, a cura di G. COZZI-P. PRODI, Roma, Istituto della EnciclopediaItaliana, 1994, pp. 215-238: 229, cfr. anche l’osservazione di Henry Kamen: «The image of Spain as a makerof conspiracy perhaps took on its clearest lineaments in the notorious ‘plot’ […] denounced by the republicof Venice in 1610» (H. KAMEN, Conspiracy: A Marginal Disorder in the Spain of Philip II?, in Complots etconjurations dans l’Europe moderne, a cura di Y. M. BERCE-E. FASANO GUARINI, Atti del colloquio interna-zionale, Roma, École française de Rome, 1996, pp. 425-437: 427). Sul contesto storico dell’Interdetto e sulperiodo appena successivo cfr. G. COZZI, Venezia dal Rinascimento all'Età barocca, in Storia di Venezia cit.,pp. 3-125: 82-90. Sullo spionaggio spagnolo nella stessa epoca cfr. E. SOLA-J. F. DE LA PEÑA, Cervantes y laBerbería (Cervantes, mundo turco-berberisco y servicios secretos en la época de Felipe II), Madrid, Fondo de Cul-tura Económica, 1995; A. HUGON, Au service du Roi Catholique, “honorables ambassadeurs” et “divins espions”:répresentation diplomatique et service secret dans les relations hispano-françaises de 1598 à 1635, Madrid, Casade Velázquez, 2004; C. CARNICER-J. MARCOS, Espías de Felipe II. Los servicios secretos del imperio español,Madrid, La Esfera de los Libros, 2005.

7 Cfr. P. PRETO, I servizi secreti di Venezia, Milano, Il Saggiatore, 1994. 8 Cfr. S. ROSSI, Virtù e fatica. La vita esemplare di Taddeo nel ricordo ‘tendenzioso’ di Federico Zuccari, in

Federico Zuccari. Le idee, gli scritti, a cura di B. CLERI, atti del convegno, Sant’Angelo in Vado, 28-30 ottobre1994, Milano, Electa, 1997, pp. 53-69: 62.

9 Fiamminghi a Roma, 1508-1608. Artisti dei Paesi Bassi e del Principato di Liegi a Roma durante il Rinasci-mento, a cura di N. DACOS-B. W. MEIJER, catalogo della mostra, Bruxelles, Palais des Beaux-Arts, 24 febbraio-21 maggio 1995 – Roma, Palazzo delle Esposizioni, 16 giugno-10 settembre 1995, Milano, Skira, 1995, pp. 98,103, 134, 163. si veda anche nello stesso volume il saggio di N. DACOS, Per vedere, per imparare, pp. 17-34.

10 In generale sull’argomento si veda Double Agents: Cultural and Political Brokerage in Early Modern Eu-

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rope, a cura di M. KEBLUCH-B. V. NOLDUS, Leida-Boston, Brill, 2011. Che questa pratica non fosse deltutto estranea, anche nel mondo orientale-ortodosso, è dimostrato dal fatto che già nel 1419, il pittore Ni-colaos Filantropinos dalla Creta veneziana si recò a Costantinopoli con il pretesto di comperare colori edaltre cose utili al suo mestiere («iuit pro emendis coloribus et folis argenti et alia sibi necessaria pro arte pic-torie»), ma in effetti per partecipare ad un’iniziativa in favore del patriarcato ortodosso. Il pittore fu messoin prigione: cfr. M. I. MANOUSSACAS, Μέτρα της Βενετίας έναντι της εν Κρήτη επιρροής του Πα-τριαρχείου Κωνσταντινουπόλεως. Κατ’ ανέκδοτα βενετικά έγγραφα (1418-1419) [Misure di Ve-nezia contro l’influsso del Patriarcato di Costantinopoli su Creta. Documenti veneti (1418-1419)], in «EpetirisEtaireias Bizantinon Spoudon», XXX, 1960-1961, pp. 94-101, 128-144.

11 Su Livio Modigliani si veda A. ZACCARIA, Un caso di presunto spionaggio militare e nuovi elementi perla biografia del pittore forlivese Livio Modigliani, in «Studi romagnoli», LVIII, 2008, pp. 523-541; su PieterIsaacsz: B. NOLDUS, Loyalty and Bertrayal. Artist-Agents Michel le Blon and Pieter Isaacsz, and Chancellor AxelOxestierna, in Your Humble Servant. Agents in Early Modern Europe, a cura di H. COOLS-M. KEBLUSEK-B.NOLDUS, Hilversum, Uitgeverij Verloren, 2006, pp. 51-64. EADEM, Pieter Isaacsz’s Other Life – Legal and Il-legal, in Pieter Isaacsz (1568-1625): court painter, art dealer and spy, a cura di B. NOLDUS-J. RODING, Turn-hout, Brepols, 2007, pp. 151-163. Su Holbein: D. WILSON, Hans Holbein: Portrait of an Unknown Man,Londra, Weidenfeld & Nicolson, 1996, cfr. anche la recensione di J. ROWLANDS, in «Apollo», CXLIV, 1996,416, p. 70. Su Vouet: Vouet, catalogo della mostra, a cura di J. THUILLIER-B. BREJON DE LAVERGNEE-D.LAVALLE, Parigi, Galeries Nationales du Grand Palais, 6 novembre 1990-11 febbraio 1991, Parigi, Editionsde la Réunion des musées nationaux, 1990, pp. 90-92. Su Roger de Piles: L. BÉLY, Espions et ambassadeursau temps de Louis XIV, Parigi, Fayard, 1990, pp. 333-334. A. COLANTUONO, The Mute Diplomat: Theorizingthe Role of Images in Seventeenth-century Political Negotiations, in The Diplomacy of Art: Artistic Creation andPolitics in Seicento Italy, a cura di E. CROPPER, Bologna, Nuova Alfa Editoriale, 2000, pp. 51-76: 73.

12 Ipotesi sostenuta da Stefano Sieni, secondo cui il pittore sarebbe stato poi ammazzato su mandato delpapa o di spagnoli (cfr. E. CARETTO, Caravaggio, ‘una spia al soldo della Francia’, in Corriere della Sera, 19marzo 1999, p. 33). Sulla morte di Caravaggio, il quale, in ogni caso, a Roma lavorava per committenti chesi possono definire filofrancesi, si vedano le osservazioni di V. PACELLI, L’ultimo Caravaggio, 1606-1610. Ilgiallo della morte: omicidio di Stato, Todi, Ediart, 2002, pp. 210-234. Ad una possibile partecipazione del Ca-ravaggio a movimenti antiturchi accenna, valorizzando antiche fonti, in un suo recente articolo M. CALVESI,1607: Pomarancio a Loreto e Caravaggio tra Malta e Corfù, in «Storia dell’arte», 127, 2010, pp. 36-40: 40.

13 Sul primo viaggio di Velázquez in Italia cfr. S. SALORT PONS, Velázquez a Roma, in Velázquez a Roma,Velázquez e Roma, a cura di A. COLIVA, catalogo della mostra, Roma, Galleria Borghese, 17 dicembre 1999- 30 gennaio 2000, Ginevra, Skira, 1999, pp. 43-50; IDEM, Velázquez e l’Italia, in Velázquez, catalogo dellamostra, a cura di F. V. GARÍN LLOMBART-S. SALORT PONS, Roma, Fondazione Memmo, 2001, Milano,Electa, 2001, pp. 53-62.

14 Com’è noto, il 26 luglio 1629, l’ambasciatore di Parma a Madrid, Flavio Atti, scrisse alla duchessa diParma sulla partenza di Velázquez da Madrid per l’Italia, esprimendosi così: «che se ne viene a Italia (diceegli) per migliorare nella sua professione di Pintore, porta lettere del Nuntio per Roma et di tutti gli altriAmbasciatori [cifrato: Dico io, che viene per spiare, come pure Carlo Pughin, ch’ è pur creato del Rè, e sene va à Milano, la professione di questo è veramente di spiare] et partono col Marchese Spinola Domenicaprossima». Per rafforzare la sua considerazione, l’ambasciatore parmigiano sottolineava la bassa riputazioneottenuta dal pittore presso la corte di Filippo III («uscero di Camera vuol dire un poco più di portiere, etmeno di agiutante di camera […] va avanti la coppa del Re quando vuol magnare o cenare et Sua Maestàmolte volte stà vedendolo pintare»), cfr. C. JUSTI, Diego Velázquez und sein Jahrhundert, 2 voll., Bonn, VerlagFriedrich Cohen, 1923, I, p. 405, ripubblicato, con modifiche, in Varia velazqueña: homenaje a Velázquezen el III centenario de su muerte, 1660-1960, 2 voll., a cura di A. GALLEGO Y BURÍN, Madrid, Ministerio deEducación Nacional, Dirección General de Bellas Artes, Madrid, 1960, II, pp. 231-232.

15 Scrisse, tra l’altro, il Mocenigo: «Questo pittore è giovane, e per quello che à me pare, non può esserdi sospetto questo suo passaggio costi; solo mi persuado, che per acquistare maggior peritia nella sua profes-sione habbi procurato questa licenza dal Re di vedere le citta principali d’Italia, et le cose notabili dell’artePD

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sua: Con tutto ciò, perché questo è per fermarsi, come mi ha detto, in Venetia: ho giudicato espedientedarne questo raguaglio all’Eccellenze Vostre, le quali con la loro prudenza potranno fare osservare ciò che leparerà espediente intorno à questa persona, che doverà capitare con l’indirizzo delle predette lettere costi, etnello stato» (C. JUSTI, Diego Velázquez cit., p. 406, ripubblicato in Varia velazqueña cit., p. 232). Sul contestodel viaggio di Spinola in Italia si vedano anche le lettere di Mocenigo in ASV, Senato, Secreta, Dispacci daSpagna, filza 81, sotto le date 7 e 28 luglio, e 22 agosto 1629.

16 Sulla vita e le opere del pittore greco-napoletano si veda ora lo studio monografico di chi scrive: P. K.IOANNOU, Belisario Corenzio, Venezia, Istituto Ellenico di Studi Bizantini e Postbizantini – Iraklio, CreteUniversity Press, 2011.

17 Sulla politica spagnola nell’Est Mediterraneo si vedano I. K. HASSIOTIS, Spanish Policy Towards theGreek Insurrectionary Movements of the Early Seventeeth Century, in Actes du IIe Congrès International desEtudes du Sud-Est Européen, 3 voll., Atene 1978, III, pp. 313-329; J. M. FLORISTÁN IMÍZCOZ, Fuentes parala politica oriental de los Austrias: la documentación griega del Archivo de Simancas (1571-1621), León, Uni-versidad de León, 1988; IDEM, Felipe II y la empresa de Grecia tras Lepanto (1571-1578), in «Erytheia», 15,1994, pp. 155-190. P. BÁDENAS, Η διστακτική πολιτική τής ισπανικής μοναρχίας στην Ανατολή.Διπλωματία και κατασκοπεία στο ΙΣΤ΄ και ΙΖ΄ αι. [La politica esitante della monarchia spagnola nel-l’Oriente. Diplomazia e spionaggio nei secoli XVI e XVII], in Βαλκάνια και Ανατολική Μεσόγειος (12 -17ος αιώνες). Πρακτικά Διεθνούς Συμποσίου στη Μνήμη Δ. Α. Ζακυθηνού [I Balcani e l’EstMediterraneo (XII-XVII secc.), Atti del simposio internazionale in memoria di D. A. Zakythinos], Atene, Fon-dazione Nazionale delle Ricerche, 1998, pp. 11-28.

18 P. K. IOANNOU, ‘Dopo la sua varia fortuna’. Aggiunte e proposte sul primo periodo del pittore BelisarioCorenzio, in «Ricerche sul ’600 napoletano», 2000, pp. 36-51. Sulla serie di 11 disegni, che illustrano variepisodi della vita di Don Juan d’Austria e sono stati messi in asta nel 1936, come opera di Corenzio («BEL-LISARIO CORENZIO, Scenes from the life of Don John of Austria, and Relating to the Battle of Lepanto, 1571»,cfr. Catalogue of Paintings & Drawings, Londra, Sotheby’s & Co., 1 luglio 1936, p. 16, n. 95) e sul problemadella loro paternità si veda M. DI GIAMPAOLO, Balducci o Corenzio? Un ipotesi, in Kunst des Cinquecento inder Toskana, a cura di M. GÄMMERER, Firenze, Kunsthistorisches Institut in Florenz, 1992, pp. 329-334.Testimonianza del rapporto del pittore con il principe spagnolo è fornita anche da Padre Resta, in una suanota su un disegno di Corenzio, cfr. P. K. IOANNOU, ‘Dopo la sua varia fortuna’ cit., p. 37.

19 Durante un suo viaggio alla corte madrilena, nel 1603, Corenzio sottomise un memoriale riguardantela sua attività nei servizi secreti spagnoli (I. K. HASSIOTIS, Ο έλληνας ζωγράφος της Νεάπολης Βελισ-σάριος Κορένσιος (1558-μετά το 1646) και η οικογένειά του [Il pittore greco-napoletano Belisario Co-renzio (1558-dopo 1646) e la sua famiglia], in Ενθύμησις Νικολάου Μ. Παναγιωτάκη [Memoria diNicolaos M. Panayotakis], a cura di S. KAKLAMANIS-A. MARKOPOULOS-G. MAVROMATIS, Iraklio, Crete Uni-versity Press – Vikelaia Municipal Library, 2000, pp. 747-775: 760-761).

20 M. P. GUILLAUME, Description du Mont Cassin, Montecassino, imprimerie du Mont–Cassin, 1872, p. 134. 21 I. K. HASSIOTIS, Ο έλληνας ζωγράφος cit., p. 770.22 Nelle lettere cifrate del Dolce, datate 8 e 29 aprile 1608, che si trovano in ASV, Senato, Secreta, Dispacci

da Napoli, filza 25, cfr. P. K. IOANNOU, ‘Dopo la sua varia fortuna’ cit.; IDEM, Belisario Corenzio cit., pp. 95-99. 23 ASV, Senato, Secreta, Dispacci da Napoli, filza 25, lettera del 29 aprile 1608.24 A proposito del caso di Giulio Cesare Santamaura, è da notare che non raramente copisti, come anche

commercianti di manoscritti, assumevano questa doppia missione, cioè di fornire al Re spagnolo da una partecodici greci e dall’altra informazioni soprattutto sui movimenti di Turchi e di Veneziani, come per esempio facevail copista e commerciante di manoscritti e di libri Manuele Glytzunis per conto di Filippo II, cfr. G. K. HASSIOTIS,Venezia e i domini veneziani tramite di informazioni sui Turchi per gli Spagnoli nel sec. XVI, in Venezia centro dimediazione tra oriente e occidente (secoli XV-XVI). Aspetti e problemi, a cura di H. G. BECK-M. MANOUSSACAS-A.PERTUSI, Firenze, Leo S. Olschki, 1977, pp. 117-136 e 126. P. PRETO, I servizi secreti cit., p. 122.

25 Giovanni Santamaura prima di andare, nel 1583 a Roma, aveva progettato delle iniziative per un’eventuale liberazione di Cipro, sommettendo un relativo memoriale al Viceré di Napoli. Su questo lato dellasua attività cfr. I. K. HASSIOTIS, Ισπανικά έγγραφα της κυπριακής ιστορίας (ΙΣΤ΄-ΙΖ΄ αι.) [DocumentiPD

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spagnoli sulla storia cipriota (XVI-XVII secoli)], Nicosia, Κέντρον Επιστημονικών Ερευνών, 1972, pp.6-11. Dalla vasta bibliografia sul copista vedi C. PASINI, Giovanni Santamaura e la Biblioteca Ambrosiana, in«Rivista di studi bizantini e neoellenici», XLII, 2005, pp. 223-281; M. D’AGOSTINO, Fonti documentarieper l’attività del copista greco Giovanni Santamaura a Roma, in Virtute et labore. Studi offerti a Giuseppe Ava-rucci per i suoi settant’anni, a cura di R. M. BORRACCINI-G. BORRI, Spoleto, Centro italiano di studi sull’altomedioevo, 2008, pp. 315-362.

26 Sul viaggio di Santamaura a Madrid si vedano in sintesi G. K. HASSIOTIS, Ο έλληνας ζωγράφοςcit., p. 762 e C. PASINI, Giovanni Santamaura, cit., p. 262 (con la bibliografia citata nella nota 122).

27 ASV, Senato Secreta, Dispacci da Spagna, filza 46, c. 58, pubblicato anche, in traduzione inglese, inCalendar of State Papers and Manuscripts Relating to English Affairs Existing in the Archives and Collections ofVenice, XIII: 1613-1615, a cura di A. B. HINDS, Londra, Stationery Office, 1907, p. 281.

28 Scrive a proposito l’ambasciatore veneto: «Ha promesso anchora di scrivere della grandezza della mo-narchia di Spagna, et a questo effetto gli hanno dato di più altri 400 scudi» (ASV, Senato Secreta, Dispaccida Spagna, filza 46, c. 58).

29 F. MARÍAS, El Greco. Biografía de un pintor extravagante, Madrid, Nerea, 1997, pp. 117-123.30 P. K. IOANNOU, En torno al taller del Greco en Roma, in El Greco y su taller, a cura di N. HADJINICO-

LAOU, catalogo della mostra, Atene, Cycladic Museum, 2007-2008, Atene, SEACEX, 2007, pp. 69-95: 76-77.

31 Su Luis de Requesens si vedano J. M. MARCH, La Batalla de Lepanto y Don Luis de Requeséns, Lugar-teniente General de la Mar, Madrid, Ministerio de Asuntos Exteriores, 1944; V. RICCI, La Monarchia Cattolicanel governo degli Stati Italiani. Il ruolo dei fratelli Luis de Requesens e Juan de Zúñiga, cavalieri di Santiago,Cassino, Francesco Ciolfi Editore, 2011 ed il saggio di Anna D’Amelio in questo volume.

32 Sulle avventure di Manoussos Theotokopoulos, cfr. N. PANAYOTAKIS, Manoussos, the Pirate: 1571-1572, in El Greco in Italy and Italian Art, a cura di N. HADJINICOLAOU, atti del simposio internazionale,Rethymno, Creta, 22-24 settembre 1995, Rethymno, University of Crete, 1999, pp. 17-21. Da notare, inquesto contesto, che Lionello Puppi ha ipotizzato che il pittore cretese sarebbe arrivato a Roma in compa-gnia dell’ambasciatore veneziano Giovanni Soranzo e che sarebbe stato ospitato a palazzo Venezia (L. PUPPI,El Greco in Italia e l’arte italiana, in El Greco. Identità e trasformazione, a cura di J. ÁLVAREZ LOPERA, catalogodella mostra, Madrid, Fundación Colección Thyssen-Bornemisza-Roma, Palazzo delle Esposizioni-Atene,Pinacoteca Nazionale, Ginevra, Skira, 1999, pp. 95-113: 107-110). Come apprendiamo dai dispacci dellostesso Soranzo, l’ambasciatore veneziano arrivò a Roma il 20 settembre 1570 (ASV, Senato, Secreta, Dispaccida Roma, filza 6, c. 35). Nessun riferimento al pittore cretese si riscontra nelle lettere di Soranzo al Senato.

33 Si vedano, per esempio, le contemporanee avventure del capitano corfiota Pietro Lanza, il quale, dafedele collaboratore dei veneziani, passò ai servizi spagnoli: P. K. IOANNOU, Από τη Γαληνοτάτη στονΚαθολικότατο: Οι φουρτούνες του καπετάν-Πέτρου Λάντζα [Dalla Serenissima Repubblica al Cat-tolicissimo Re: le fortune di capitano Pietro Lanza], in «Thesaurismata», XXX, 2000, pp. 277-299.

34 Lo incontriamo a Napoli, nel 1606, a collaborare con Belisario Corenzio (Archivio di Stato di Napoli,Fondo Notarile, Notai del Seicento, Scheda 55, Pietro Paolo Fiscale, protocollo 1, ff. 56 r – 57 r). Per la suapresenza a Toledo, cfr. F. DE B. SAN ROMÁN, De la vida del Greco (Nueva serie de documentos ineditos), in«Archivo español de arte y arqueología», III, 1927, estratto, p. 7.

35 Si vedano a tal proposito le segnalazioni di E. CROPPER, Introduction, in The diplomacy of Art: ArtisticCreation and Politics in Seicento Italy, a cura di E. CROPPER, atti del convegno, Firenze, Villa Spelman, 1998,Bologna, Nuova Alfa Editoriale, 2000, pp. 9-20: 15.

36 Si vedano le osservazioni di A. CONTI, L’evoluzione dell’artista in Storia dell’arte italiana. Questioni emetodi, a cura di G. PREVITALI, parte prima Materiali e problemi, Torino, Einaudi, II, 1979, pp. 115-263.

37 R. LONGHI, Una traccia per Filippo Napoletano, in «Paragone», 95, 1957, pp. 33-62, ripubblicato inStudi e ricerche sul Sei e Settecento 1929-1970, Firenze, Sansoni, 1991, pp. 47-50: 47.

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FONTI ARCHIVISTICHE

Archivio di Stato di Napoli, Fondo Notarile,Notai del Seicento, Scheda 55, Pietro PaoloFiscale, protocollo 1.

ASV, Senato, Secreta, Dispacci da Napoli, filza25.

ASV, Senato, Secreta, Dispacci da Roma, filza 6.ASV, Senato, Secreta, Dispacci da Roma, filza 59.ASV, Senato Secreta, Dispacci da Spagna, filza

46.ASV, Senato, Secreta, Dispacci da Spagna, filza

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Autor

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Il tema dei rapporti artistici tra Roma e Madrid è stato affrontatoinizialmente soprattutto in termini stilistici, concentrandol’attenzione, in particolare per quanto concerne il Seicento, suirapporti tra Caravaggio e Velázquez. Negli ultimi decenni si èsviluppato un filone di studi che, senza trascurare il problema dellinguaggio artistico, ha dedicato attenzione a molti altri pittori, maanche a scultori e architetti e a problematiche come quelle dellacommittenza, del collezionismo e dei rapporti tra arte, politica ediplomazia. Questo volume, che vede la partecipazione non solo distorici dell’arte, raccoglie i frutti più maturi di questo percorso.L’approccio interdisciplinare, che caratterizza i saggi qui pubblicati,mette in luce la complessità e ricchezza dei rapporti tra i due paesi.Nell’ambito delle sfaccettate relazioni tra l’Italia e la Spagna in epocamoderna, Roma e Madrid furono certamente i luoghi privilegiatidegli incontri e degli scambi. Il volume, ricco di novità, getta nuovaluce su un mondo affascinante, con originali scoperte, chearricchiscono la nostra conoscenza dei rapporti tra le due corti.

Alessandra Anselmi è specializzata nello studio dei rapporti storico-artistici tral’Italia e la Spagna in epoca moderna e insegna Storia dell’Arte Moderna pressol’Università della Calabria. Oltre a numerosi saggi su riviste italiane e straniere,tra le sue principali pubblicazioni Il Palazzo dell’Ambasciata di Spagna presso laSanta Sede, Roma, De Luca Editore, 2001; Il diario del viaggio in Spagna delcardinale Francesco Barberini scritto da Cassiano dal Pozzo, Madrid, Doce Calles,2004; Le chiese spagnole nella Roma del Seicento e del Settecento, Roma, Gangemi,2012; la cura dei volumi L’Immacolata nei rapporti tra l’Italia e la Spagna, Roma,De Luca Editori d’Arte, 2008; La Calabria del viceregno spagnolo storia artearchitettura e urbanistica, Roma, Gangemi, 2009; Collezionismo e politica culturalenella Calabria vicereale borbonica e postunitaria, Roma, Gangemi, 2012.

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