Morire in Magna Grecia, semata funerari sulle ceramiche magno greche del museo archeologico di...

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quaderni del

e del

di milano

ESTRATTI

MORIRE IN MAGNA GRECIA. SEMATA FUNERARI SULLE CERAMICHE MAGNOGRECHEDEL MUSEO ARCHEOLOGICO DI MILANO (-)

(rAVV. LrV-LV)

La tomba greca insiste molto sull'elemento comumca-tivo esterno .I semata, segnacoli posti sulle sepolture osu gruppi di sepolture, hanao innanzitutto la funzionepratica di evitare sovrapposizioni e di individuare ilsepolcro, ma ben presto assumono altrevalenze simbo-liche. Il sema diventa il punto di riferimento per comu-nicare con i defunti: su di esso si piangono i propri carie si compiono riti per ricordarli. Più del corredo cheaccompagna la deposizione, essi sono indicatori socialidel ruolo e del prestigio della famiglia del defunto; per-mettono di prolungare nel tempo il ricordo dell'indivi-duo e il suo rapporto con la società.Nel mondo magnogrcco la maggiorparte dei semata dietà arcaica è andata distrutta dallo sviluppo urbano dellecittà di V secolo a.C.; così dei segnacoli più antichi nonè rimasta memoria, a parte fortuiti ritrovamenti come ilfamoso kouros di Megara Hyblaea che, intorno al 550a.C., coronava la tomba del medico Sombrotidas.Dopo un periodo (V secolo a.C.) nel quale le necropolimagnogreche si vanno omologando e impoverendo, Ieevidenze archeologiche mostrano per il IV secolo a.C.una grande varietà di segnacoli. Osservatorio privile-giato per lo studio della loro tipologia è la colonia diTaranto; nella città di origine laconica sono documentatiinfatti vari tipi di segnacoli: a colonna, a pilastro, a stele.A1la base di quest'ultima tipologia è il modello ateniese;la grande somiglianza tra la produzione tarantina e lestele ateniesi ha infatti lasciato supporre che tra il 340 eil 310 a.C. potesse essere attiva a Taranto un'officina distretta dipendenza attica, forse connessa all'attività diun artigiano trasferitosi in quel periodo in Italia meri-dionale. Le stele attiche sono degli alti rilievi, raffigu-ranti solitamente il defunto come fosse ancora in vita,incorniciato da colonnine o pilastrini e da un piccolotimpano, come è ben visibile nella stele funeraria diHegeso (Fig.l): la stele, rinvenuta nel Ceramico diAtene, è inquadrata sui due lati da pilastrini che sorreg-gono un frontone con acroteri a palmetta; alf interno diquesta cornice si svolge la scena funeraria che rappre-senta Hegeso, seduta st un klismos, con lo sguardoperso a osservare una collanina (originariamentedipinta) presa da un cofanetto che le porge l'ancella.Nell'ultimo trentennio del IV secolo a.C. dalla stele adalto rilievo ha origine il monumento fi.rnerario anaiskos.Il naiskos infatti non è altro che la crescita monumentaledella semplice stele, dove ogni componente architetto-nica viene enfatizzata per divenire una strutfura vera e

propria; così la cornice si trasforma in una sorta di tem-pietto che contiene statue a tutto tondo. Nella Tarantoellenistica il naiskos è documentato più che altrove,anche se i ritrovamenti sono sempre in giacitura secon-daria, sparsi presso le tombe o gettati all'interno dipozzi

o di sepolture depredate. Il pessimo stato di conserva-zione rende difficile la ricostruzione di questi monu-menti, in compenso la coeva ceramografia offre unimportante aiuto.Già all'inizio del Novecento si è riconosciuto che la sta-tuaria e i monumenti funerari presentavano uno strettocollegamento con la ceramografia, perché su molti vasi,soprattutto di produzione magnogreca, sono dipinti isemata funerari che caratterizzavano le necropoli in quelperiodo; di qui la possibilità di un confronto diretto trai monumenti riportati alla luce dagli scavi e i vasimagnogreci, soprattutto nella ricca produzione apula. Aquesto proposito si è messo in evidenza come l'arte ita-liota sia molto più realistica di quella attica; il confrontotra le lelqtthoi attiche a fondo bianco e i crateri apuli afigure rosse esplica bene questa differenza: nelle lelry-thoi a fondo bianco, come quelle bellissime del Pittoredel Canneto, il defunto è presentato inmezzo ai viventiin un'atmosfera decisamente surreale, mentre nei crateriapuli l'elemento centrale è sempre dato dalla tomba (astele o a naiskos) cui si accostano figure che portanodoni.Le prime rappresentazioni di monumenti funerari suvasi italioti risalgono alla fine del V secolo a.C.; inquesto primo periodo il sepolcro è rappresentato comeuna stele, in concomitanza con 1e rappresentazioni dimonumenti funerari della ceramografia attica, soprat-tutto sulle lekythoi a fondo bianco. Ben presto però ipittori apuli codificano un insieme di segni che fannosì che si possa raffigurare in modo nuovo sia la tomba,sia i vasi in essa contenuti: a seconda della campiturainterna (nera o a risparmio) capiamo infatti se il pittorevoleva rappresentare i vasi di corredo che si trovavanoall'interno della sepoltura o quelli deposti all'esterno;difatti se questi sono campiti in nero e sono disegnati incorrispondenza del basamento indicano che essi si tro-vavano all'interno della sepoltura.Su alcuni vasi delle Civiche Raccolte Archeologichemilanesi sono dipinte scene funerarie.Esemplare è un'anfora panatenaica a figure rosse dellaCollezione Lagioia §. inv. A997.01.280) (Figg. 2-3)ascrivibile alla produzione apula media e appartenenteal Dechter Group (metà IV secolo a.C.). Su di un lato,al centro della scena, è un monumento funebre dipintodi bianco a forma di colonnina ionica che si innalza suun basamento di due gradini, ai piedi del quale sonodisposte delle offerte, forse uova. Ai lati del monumentosi trovano una giovane donna, che porta con una manoun cesto con offerte e nell'altra regge un alabastron, eun giovane in nudità eroica.Su un cratere apulo a figure rosse del Pittore della Patera

§. inv. A0.9.225) (Fig. 4), appartenente agliarni340-

(.) Tesi dilalirrea Morire in Magna Grecia, attraverso i materiali delle Civiche Raccolte Archeologiche di Milano, discussa presso l'Università degli Studidi Milano, relatore professoressa M. Castoldi, a.a.2005-2006.

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320 a.C., sono invece accostati i due tipi più frequentidi monumento funerario, il naiskos e la stele. Sul latoA, all'interno di un naiskos, seduta su uno sgabello, èla defunta riconoscibile dall'incarnato bianco che con-trasta con quello rosso delle offerenti; ella regge inmano una cista e una ghirlanda, mentre ai due lati dellastruttura alcune fanciulle recano varie offerte, delleciste,waphiale euno specchio; questa serie di oggettitende a sottolineare lo status della donna e a conno-tarla come sposata. Sul lato opposto troviamo dipintauna scena funeraria simile, nella quale tuttavia alnaiskos si è sostituita la stele cinta da bende nere ebianche. Nella ceramica italiota la presenza accostatadi due monumenti funerari tende a mostrare differentiaspetti del tema della morte: il semplice e più realesepolcro a stele e sul lato opposto una forma "idealiz-zata" della morte, con l'epifania del defunto inmezzoai viventi.A partire dal 380 a.C. la sommità della stele vienespesso sormontata da vasi, soprattutto crateri e hydriai.

Un'hydria apula a figure rosse della Collezione Lagioia(N. inv. A997.01.278) (Fig.5) ce ne offre testimo-nianza. Ancora una volta la stele che si erge su un podioa due gradini appare cinta da bende; sulla sommità dellastele è però poggiata una enorme lrylix, il cui piede èstato cancellato da un restauro. Accanto al monumentofunerario sono due personaggi che recano offerte: sulladestra è un giovane che porge una ghirlanda e con l'altramano regge un mantello e un ventaglio; sul lato oppostouna fanciulla riccamente adorna di monili offre un grap-polo d'uva e uno specchio.lhydria appena descritta,databile al340-330 a.C., è riconducibile all'officina deiPittori di Dario e dell'Oltretomba e doveva fare parte diuna produzione seriale; esistono infatti un centinaio diesemplari identici per composizione e per stile, conl'unica variante che è quella degli offerenti; in alcunicasi infatti essi non sono di sesso differente, ma sonodue fanciulle.

MARCELLA LEONE

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BIBLIOGRAFIA SPECIFICA

CASTOLDI M. 2004, 11 defunto come eroe, h Miti Greci, pp. 193 -19 4.

Corpus Vasorum Antiquorum, Italia j l, Civico Museo Archeologico di Milano, a cura di G. BELLONI, Roma 1959

§. inv. A0.9.22s).

DOLCI M.2004, Scheda n.73, in Collezione Lagioia, p. 165 (N. inv. A997.01.278).

LAMBRUGO C.2004, Scheda n. 60, in Collezione Lagioia,pp. 126-127 §. inv. A997.01.280).

PELLEGRIS C. 2004, Scheda n. 37 , rn Miti Greci, p. 72 (N. inv. A 0.9.225).

BIBLIOGRAFIA GENERALE

Collezione Lagioia 2004, La Collezione Lagioia. Una raccolta storica della Magna Grecia al Museo Archeologico diMilano, a cura di G. SENA CHIESA, Milano.

DOLfl :|r/..2004,Ceramicaapulaafigurerosse.Laproduzioneapulatarda,inCollezioneLagioia,pp. 153-164.

FUCHS V/. 1983, Scultura greca, Milano.

LAMBRUGO C.2004, Ceramica apula afigure rosse. La produzione apula antica e media, in Collezione Lagioia,pp.109-116.

LPPOLIS E. 1994, La tipologia dei semata, in Thranto. La necropoli: aspetti e problemi della documentazionearcheologica dal Yil al I sec. a.C., catalogo del Museo Nazionale Archeologico di Taranto, III, 1, a cura di E.LPPOLIS, Taranto, pp. 109-128.

Miti Greci 2004, Miti Greci. Archeologia e pittura dalla Magna Grecia al collezionismo , catalogo della mostra (Milano,2004), a culra di G. SENA CHIESA, E. A. ARSLAN, Milano.

PONTRANDOLFO A., PRISCO G., MUGIONE E., LAFAGE E 1988, Semata e naiskoi nella ceramica italiota, in'AnnAStorAnt", X, pp. 181-202.

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TAV. LIV

Fig. I . Stele funeraria attica di Hegeso, fine del V secolo a.C. Atene, Museo Nazionale

Figg.2-3. Anfora panatenaica a figure rosse, produzione apula media, Dechter Group, metà del IV secolo a.C.

§. inv. A991 .01.280). Scena di offerta presso un monumento funebre.

Milano, Civiche Raccolte Archeologiche (Collezione Lagioia).

TAV. LV

Fig. 4. Cratere apulo a figure rosse, Pittore della Patera, 340-320 a.C. (N. inv. A 0.9.225).

Scena di offerte a una defunta entro naiskos sul lato principale. Milano, Civiche Raccolte Archeologiche.

Fig.5. Hydria apula a figure rosse, officina dei Pittori di Dario e dell'Oltretomba, 340-330 a.C. (N. inv. A997.01.218).

Scena di offerta presso ìrna stele funeraria. Milano, Civiche Raccolte Archeologiche (Collezione Lagioia).

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