L'insediamento rustico di Isola del Piano (PU): tra tarda Antichità e alto Medioevo

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1 GIULIA BARTOLUCCI GENNY GRAZIANI L’INSEDIAMENTO RUSTICO DI ISOLA DEL PIANO: TRA TARDA ANTICHITÀ E ALTO MEDIOEVO. L’insediamento di Isola del Piano sorge nel complesso collinare delle Cesane tra le vallate dei fiumi Metauro e Foglia all’interno un territorio geomorfologicamente molto vario. Le colline disposte lungo le dorsali del fiume Metauro conservano numerose tracce di insediamenti rurali, legati, oltre che alle ovvie condizioni che rendono le vallate fluviali favorevoli ad installazioni stabili, alla presenza della via consolare Flaminia. Tra la fine del IV e il VI secolo, le mutate condizioni socio- economiche iniziano ad essere percepite direttamente dalla popolazione locale, sancendo la scomparsa della maggior parte delle città di fondovalle dell'Umbria Adriatica come Pitinum Pisaurense, Sestinum, Pitinum Mergens, Tifernum Metaurense, Suasa, Sentinum, Ostra 1 . Il paesaggio dominato da campi coltivati e regolati dalla centuriazione alternati ad un incolto marginale, viene sostituito da uno scenario dove aree coltivate ed incolto si intrecciano mentre il bosco La stessa viabilità subisce profonde trasformazioni con il 1 ALFIERI 1981, p.233 Fig. 1 Pianta genarale del sito di Isola del Piano - Loc. Pian 'de Paoli

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GIULIA BARTOLUCCI – GENNY GRAZIANI

L’INSEDIAMENTO RUSTICO DI ISOLA DEL PIANO:

TRA TARDA ANTICHITÀ E ALTO MEDIOEVO.

L’insediamento di Isola del Piano sorge nel complesso collinare delle Cesane – tra le

vallate dei fiumi Metauro e Foglia – all’interno un territorio geomorfologicamente molto

vario. Le colline disposte lungo le dorsali del fiume Metauro conservano numerose tracce di

insediamenti rurali, legati, oltre che alle ovvie condizioni che rendono le vallate fluviali

favorevoli ad installazioni

stabili, alla presenza della

via consolare Flaminia. Tra

la fine del IV e il VI secolo,

le mutate condizioni socio-

economiche iniziano ad

essere percepite

direttamente dalla

popolazione locale,

sancendo la scomparsa della

maggior parte delle città di

fondovalle dell'Umbria

Adriatica come Pitinum

Pisaurense, Sestinum,

Pitinum Mergens, Tifernum

Metaurense, Suasa,

Sentinum, Ostra 1. Il

paesaggio dominato da

campi coltivati e regolati

dalla centuriazione alternati

ad un incolto marginale, viene sostituito da uno scenario dove aree coltivate ed incolto si

intrecciano mentre il bosco La stessa viabilità subisce profonde trasformazioni con il

1 ALFIERI 1981, p.233

Fig. 1 Pianta genarale del sito di Isola del Piano - Loc. Pian 'de Paoli

2

Fig. 2 Focolare all'angolo NW dell'ambiente A

moltiplicarsi di diverticoli intervallivi alternativi alla via consolare percorsa dagli eserciti

visigoti. All’ arco cronologico compreso tra IV e VI sec. d.C. può essere attribuito

l’impianto rustico di Isola del Piano, oggetto di indagini archeologiche2 nell’estate del 2012.

LE STRUTTURE

L’area in questione, situata in località Pian ‘de Paoli, fu oggetto di indagini preliminari3 che

portarono all’individuazione di due aree distanti tra loro poche decine di metri, l’AREA A,

in seguito scavata in maniere estensiva,

e l’AREA B che, nonostante abbia

restituito anomalie di maggior intensità,

non rientrava nell’interesse della

committenza. Gli scavi archeologici

condotti nell’AREA A hanno

evidenziato la presenza di un

complesso insediativo rustico composto

da dieci ambienti orientati in direzione

N-S lungo tre assi parallele (Fig.1). Le strutture murarie si

presentano generalmente come resti di fondazioni, mentre in

alcuni casi si conserva la sola traccia negativa della trincea di

fondazione. Il corpo centrale vede un edificio a pianta

quadrangolare di circa 20 mt di lato al quale si accede

presumibilmente da S-E (area L) per mezzo di una apertura di

cui si conserva la soglia e dove sono state individuate tracce

di incannucciato che inducono a presupporre la presenza di

una qualche struttura in materiale deperibile, forse a

protezione dell’ingresso principale. Nell’area N-NE sono

2 Alle indagini archeologiche si è proceduto secondo quanto stabilito dal progetto di scavo redatto dalla

Cooperativa Aion, approvato dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici delle Marche sotto la direzione

tecnico-scientifica della Dott.ssa M. G. Cerquetti. 3 Nell’Estate 2008 fu eseguito il survey su tutto il terreno compreso nel Piano di Lottizzazione, seguite da

geoprospezioni realizzate sulle due aree di interesse archeologico individuate guidate dalla dalla Cooperativa

Aion in accordo con la Soprintendenza per i Beni Archeologici delle Marche sotto la direzione tecnico-

scientifica del Dott. G. Baldelli.

Fig. 3 Olletta proveniente dal

focolare all'ambiente A

3

Fig. 4 Particolare della pavimentazione all'angolo SE dell'ambiente G

state rinvenute vasche per la

raccolta e la torchiatura di

uva o olive – delimitate a N e

ad W da porzioni murarie in

fondazione parzialmente

conservate che delimitavano

un’area presumibilmente

cortilizia recintata. Le

strutture murarie sono

realizzate in scaglia bianca

locale proveniente dai Monti delle Cesane, messa in opera a secco per mezzo della tecnica

“disordinata”4.

Purtroppo il cattivo stato di conservazione degli ambienti non ha generalmente permesso la

loro definizione funzionale; tuttavia le caratteristiche strutturali fanno ipotizzare allestimenti

semplici con pavimentazioni in battuti a volte interessati da strati di malta per

l’alloggiamento di assi in legno che vanno a denotare un modesto livello abitativo dove non

si avverte una distinzione netta tra gli ambienti abitativi e quelli destinati alla produzione.

L’unico ambiente ad uso sicuramente domestico è costituito dal vano A (Fig. 2) dotato di

focolare a terra (conservato in fondazione) delimitato da tegole in frammenti disposti con

andamento semicircolare intorno ad una buca, al cui interno è stata rinvenuta un’olletta in

rozza terracotta (Fig. 3) un coperchio con presa a bottone. Il carattere domestico viene

ulteriormente avvalorato anche dal rinvenimento di una fuseruola da telaio al centro

dell’ambiente. Funzioni legate allo stoccaggio sono invece riconducibili al vano G (Fig. 4),

che presenta una struttura rettangolare in fondazione all’angolo SE costituita da un

perimetro in pietre disposte di taglio che delimita un piano in tegole di grandi dimensioni

perlopiù frammentate, coperto da uno strato omogeneo di argilla concotta e residui di

cocciopesto allo scopo di isolare il pavimento rendendo il deposito adatto alla

conservazione di granaglie. Alcuni confronti a riguardo provengono dal sito di Monte Torto

di Osimo (AN)5 o dalla Villa di Settefinestre (GR)

6. Il rinvenimento all’interno del vano C

4 Vale a dire realizzata con elementi che vanno ad interessare l’intero spessore del muro contraddistinto da

frammenti di pietre con la stessa curvatura. MANNONI et alii 1991, pp. 151-161 e CAGNANA 1994, pp. 41-45. 5 PIGNOCCHI, HÄGGLUND 2001, p. 29, fig. 13.

6 CARANDINI 1985, pp. 197-198, fig. 293.

4

di un elemento circolare in piombo con

Fig. 5 Fondazione parzialmente conservata della Vasca 1

foro centrale a sezione quadrata – probabile ingranaggio in cui andava ad inserirsi il perno

di rotazione della parte superiore della mola (catillus)7 - lascia presumere che parte dei

cereali stoccati venissero macinati in loco

poiché abbiamo indizi a sostegno della

presenza di macine per la molitura delle

granaglie anche se non disponiamo di

evidenze sufficienti per attribuire

all’ambiente C o a quelli adiacenti funzioni

di laboratori per la trasformazione del

grano o

simili. Con

certezza è invece

possibile determinare le funzioni svolte nell’area N, spazio

aperto probabilmente recintato posto lungo il limite N-NE,

dove sono state individuate tre strutture funzionali alla

torchiatura di uva o olive e allo stoccaggio delle derrate. La

prima struttura (Fig. 5), conservata parzialmente in

fondazione, è costituita da due vaschette delimitate da una

canaletta in tegole e malta, rivestite internamente da uno strato

di calce mista a ghiaia molto compatto, utilizzate per la decantazione dei liquidi (Vasca 1).

Della Vasca 2 (Fig.6) si conserva tutto il perimetro e la parte interrata (da 40 cm a 50 cm)

7 ADAM 1988, pp. 347-349.

Fig. 6 Struttura relativa alla produzione di vino o olio

Fig. 7 Particolare della Vasca 2

5

costituita da blocchi lapidei di media grandezza e frammenti di laterizi, intonacata nella

parte inferiore e nel fondo da uno strato compatto di cocciopesto (calcatorium);

quest’ultimo presenta una buca per l’alloggio di un contenitore fittile destinato alla raccolta

del liquido che, data la pendenza, convogliava verso di esso (Fig.7). Infine due gradini in

pietra posti a S-O della vasca facilitavano la discesa nella vasca per ripulirla da eventuali

residui. In genere questo tipo di frantoio sembra essere funzionale alla produzione del vino8

anche se non mancano confronti con vaschetta similari destinate alla raccolta dell’olio a

Monte Torto di Osimo9 o a Cesano di Senigallia

10.

L’Area N ha inoltre restituito un’altra struttura interrata, profonda circa 2 mt con muri in

pietra e pavimentazione in

cocciopesto parzialmente conservata

che risale per circa cm 10 sulle

pareti. (Fig. 8) Tale ambiente è stato

identificato come cella vinaria, luogo

dove avveniva la fermentazione del

mosto. Al suo interno sono stati

rinvenuti numerosi frammenti

ceramici, dolia e anfore, che

proverebbero il suo interro prima

dell’abbandono del sito. Tali indicazioni sono possibili anche sulla base di confronti con i

già citati siti di Monte Torto di Osimo, Cesano di Senigallia, ed ancora con il sito di

Colombara di Acqualagna11

, la Villa di Settefinestre12

, la Villa di Plinio il Giovane a San

Giustino13

.

I DATI MATERIALI

La classificazione e lo studio preliminare dei reperti ceramici provenienti da Isola del Piano

risentono indubbiamente dell’assenza di sequenze stratigrafiche affidabili dal momento in

cui ci troviamo di fronte a contesti prevalentemente aperti, alterati dallo sfruttamento

8 BELLINI, REA 1985, p. 119.

9 HÄGGLUND 2001, p. 48, fig. 38.

10 SALVINI 2003, p. 78, fig. 4.

11 LUNI, UTTOVEGGIO 2002, p. 34 fig. 6

12 CARANDINI 1985.

13 BRACONI 1999, pp. 21-42.

Fig. 8 Cella per lo stoccaggio dei prodotti agricoli

6

Fig. 9 Frammento di piatto in sigillata tarda

dell'Italia centro-settentrionale

agricolo dell’area nel corso dei secoli. In assenza di riferimenti stratigrafici risultano

indispensabili i confronti provenienti da siti romani che presentano fasi di frequentazione

tarde, situati sia in territorio marchigiano che nelle regioni limitrofe.

CERAMICA DA MENSA - Già ad un primo approccio ai reperti ceramici i dati riguardanti

il vasellame da mensa inducono a supporre che tale funzione venisse principalmente svolta

da vasellame comune, perlopiù privo di rivestimento. I frammenti presi in esame in questa

sede rientrano all’interno di quella minoranza di reperti ceramici che presentano un qualche

tipo di trattamento delle superfici e di rivestimento.

Lo scavo ha restituito un solo frammento di sigillata tarda che presenta le caratteristiche

suddipinture brune della cosiddetta sigillata medio adriatica (Fig.9): si tratta di un

frammento di piatto, rivestito da una vernice rosso-arancio con un motivo dipinto in bruno a

cerchi concentrici, proveniente dallo scavo della

Vasca 3; nonostante l’unicità del reperto, esso

costituisce tuttavia un elemento datante di non

poco conto. Tale frammento è stato rinvenuto in

associazione alle classi ceramiche da mensa in

uso tra tarda antichità e alto medioevo nella parte

settentrionale delle Marche e in Romagna, tutte

attestate da poche decine di frammenti:

sigillata tarda di produzione locale che, pur

non presentando motivi suddipinti, può

essere avvicinati dal punto di vista dell’impasto e del rivestimento al frammento in

“sigillata medio adriatica”. Diversa risulta invece la forma, avvicinabile alle

produzioni africane. (7 frr.) (Fig.10)

ceramica comune verniciata, gruppo numeroso di frammenti (72 frr.) che presentano

caratteristiche diverse, soprattutto per quel che riguarda l’impasto, caratterizzate

tuttavia da un rivestimento rosso polveroso e poco tenace; all’interno di questo

macrogruppo emerge una serie di frammenti (17 frr.) che presentano un impasto

rosso-arancio, simile dal punto di vista macroscopico a quello della ceramica comune

e un rivestimento rosso steso in maniera volutamente disomogenea a formare cerchi

concentrici lungo tutto il corpo del vaso;

7

In assenza di indagini archeometriche,

è possibile constatare notevoli

vicinanze tra la ceramica da mensa

proveniente da Isola del Piano e alcuni

contesti limitrofi come il complesso di

Colombarone, 14

in parte la stessa

Forum Sempronii. 15

ma soprattutto la

domus dei mosaici a Tifernum

Mataurense 16

, sito che, a partire dalla

tarda antichità, rimane ai margini dei grandi commerci legati alla via Flaminia: qui la richiesta

di vasellame da mensa veniva soddisfatta principalmente all’interno di un’ottica basata

sull’autoconsumo, che subiva tuttavia il fascino e l’influenza delle merci d’importazione,

prima tra tutte la cosiddetta ceramica medio adriatica. Tra IV e V sec. sono stati infatti datati i

forni rinvenuti in loco assieme ad

alcuni frammenti di scarto, relativi all'

impianto di un'officina che produceva

ceramiche da mensa con rivestimento

rossastro poco tenace e scadenti

imitazioni di medio adriatica.17

Durante l'ultima fase di occupazione si

assiste ad una riduzione delle

attestazioni di sigillata “medio

adriatica”, comunque attestata in

forme tarde, datate tra IV e V sec. d.C.,

e ad un aumento dei rinvenimenti di

ceramica a vernice rossa.

CERAMICA DA FUOCO - La classe ceramica più rappresentata tra i reperti provenienti da

Isola del Piano è costituita dalla ceramica grezza da cucina, produzione ben caratterizzata per

14

Per approfondimenti sulle ricerche condotte a Colombarone vedi: DALL’AGLIO, VERGARI 2001 15

GORI, LUNI 1982, p.129 16

Per approfondimenti sull'area archeologica di Tifernum Mataurense e sui rinvenimenti materiali vedi:

TORNATORE 2006 17

Ivi, p.105.

Fig. 11 Frammento di olla in ceramica comune da fuoco con

decorazione incisa

Fig. 10 Frammento di ciotola in sigillata tarda di produzione

locale

8

Fig. 12 Lucerna di produzione locale la cui forma rimanda a

produzioni africane

quel che riguarda l’impasto, le forme e quando presenti, gli elementi decorativi. L’argilla è di

colore nerastro, ricca di inclusi degrassanti anche superficiali che conferiscono alla superficie

un aspetto poroso ed irregolare al tatto. Dal punto di vista formale il repertorio appare

notevolmente semplificato rispetto alle forme in uso nei secoli precedenti, frutto di un sistema

produttivo che fa dell’esigenza pratica il primo criterio da soddisfare. Le forme attestate in

ceramica grezza sono essenzialmente tre: le olle con orlo estroflesso, le ciotole con orlo

rientrante e i coperchi con presa a bottone. Un altro aspetto di uniformità è rappresentato dalla

decorazione, incisa a pettine con andamento rettilineo, rettilineo e ondulato, più raramente

solo ondulato che occupa principalmente l’orlo, sia internamente che esternamente, e la

parete, soprattutto nella sua parte superiore. Il sito che più di altri ha fornito confronti puntuali

e che ha consentito un inquadramento cronologico per quanto riguarda i reperti in ceramica

grezza rinvenuti a Isola del Piano resta l’insediamento rurale di Monte Torto di Osimo

(AN)18

, dove, con la conclusione della guerra greco-gotica, si assiste alla comparsa di

elementi materiali, strutturali e culturali del tutto nuovi tra i quali una produzione di

vasellame da fuoco in ceramica grezza che si caratterizza per l’assoluta omogeneità di

impasto, forme e decorazione, aspetti che trovano pienamente riscontro nella ceramica grezza

proveniente da Isola del Piano.

LUCERNE - Nonostante ci troviamo di fronte ad un campione quantitativamente ridotto (solo

cinque i frammenti di lucerne

rinvenuti) molte sono le

informazioni scaturite ad un primo

approccio al materiale e, con esse,

anche qualche perplessità.

Un rinvenimento piuttosto

significativo è rappresentato da una

lucerna la cui fattura conferma

l’indubbia provenienza locale la

sua forma rimanda a produzioni

africane, in particolare all’Atlante

VII, databile tra V e VI sec. (Fig.12). Alla produzione locale fa riferimento anche la vasca di

18

G. PIGNOCCHI 2001

9

forma allungata rinvenuta pressoché integra, per la quale non sono stati per ora individuati

confronti puntuali, mentre resta difficile definire se il frammento di firmalampen rinvenuto

all’interno della Vasca 3 sia anch’esso da considerare un’imitazione locale o un prodotto

d’importazione per la pessima conservazione del reperto.

CONCLUSIONE

Ad una prima analisi, i reperti ceramici rinvenuti descrivono un arco cronologico che va dal

III-IV secolo, momento di massima fioritura della cosiddetta sigillata medio adriatica, e il VI

secolo. Si tratta in definitiva di un insediamento sorto ex novo in età tardo antica non distante

dalla Via Flaminia e da Forum Sempronii, città abbandonata tra la fine del IV e l’inizio del V

secolo19

, con ogni probabilità, da mettere in relazione con le strutture individuate nell’AREA

B dove, le geoprospezioni, mostrano la presenza di strutture murarie più consistenti con

evidenti crolli. Tra i materiali da ricognizione spicca la presenza di un frammento di anfora,

forse riferibile al tipo Dressel 620

; se così fosse avremmo un insediamento prima età imperiale

e, poco distante, un impianto tardo antico di dimensioni più modeste, sorto probabilmente in

seguito all’abbandono del precedente, cosa che testimonierebbe comunque un certo

dinamismo nel contesto rurale della media vallata del Metauro.

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