Conati Barbaro C. 2010 - L'insediamento dell'età del Bronzo di Colle della Mola (Rocca Priora)

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Il Lazio dai Colli Albani ai Monti Lepini tra preistoria ed età moderna a cura di Luciana Drago Troccoli Edizioni Quasar ESTRATTO

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Il Lazio dai Colli Albani ai Monti Lepini tra preistoria ed età moderna

a cura di Luciana Drago Troccoli

Edizioni Quasar

estratto

ISBN 978-88-7140-430-1

© Roma 2009, Edizioni Quasar di Severino Tognon s.r.l.via Ajaccio 41-43, 00198 Romatel. 0685358444, fax 0685833591email: [email protected]

L’abitato di Colle della Mola si trova su un’altura caratterizzata da pareti scoscese, ad un’altitudine di 640 m sul livello del mare (fig. 1). Il sito fu rinvenuto nel 1972 in seguito alla posa in opera di un acquedotto e fu successivamente indagato in maniera sistematica nel corso di due campagne di scavo (1973 e 1979) condotte dall’Università di Roma “La Sapienza” e dal Museo Civico di Albano. Numerose sono le testimonianze del popolamento di questo territorio nell’età del Bronzo: materiali di superficie indicano, ad esempio, la presenza di insediamenti a Colle dell’Asino, Valle Marciana, Tuscolo, Paluzzi, Cappuccini, mentre interventi di scavo hanno interessato, anche in tempi recenti, il sito sommerso di Le Macine e il castelliere di Monte dei Ferrari.

L’area dei Colli Albani, caratterizzata da ampie aree boschive, estesi pianori e numerose fonti d’acqua, doveva rappresentare una regione particolarmente favorevole per gruppi dediti in prevalenza ad un’economia basata sull’alleva-mento, integrata dall’agricoltura e verosimilmente dalla caccia. Nell’area dei Pratoni del Vivaro, ad esempio, proprio ai piedi del Colle della Mola, vi era un piccolo specchio d’acqua, bonificato definitivamente nel secolo scorso.

Colle della Mola è stata oggetto in passato di diversi lavori, che hanno presentato le ricerche preliminari effettua-te sul sito1. In questo breve articolo si intende sintetizzare quanto sinora noto alla luce delle attuali conoscenze, illustran-do con una scelta di materiali inediti la fase di primo impianto delle strutture abitative rinvenute.

Nel 1973 Giuseppe Chiarucci diede notizia dei primi ritrovamenti avvenuti a seguito dello sbancamento, pubbli-cando i materiali più significativi ai fini di un primo inquadramento cronologico2. Nel settembre dello stesso anno venne condotta la prima campagna di scavo su una superficie di 20x20 m con l’obiettivo di verificare l’esistenza di una successio-ne stratigrafica di fasi di insediamento e di individuare eventuali strutture di abitato. Non tutta l’area esplorata presentava buone condizioni di conservazione del deposito: in alcuni settori, infatti, risultava maggiore l’azione di disturbo del mez-zo meccanico, che aveva sconvolto la sequenza stratigrafica altrimenti ben individuabile in altre aree dello scavo.

Nel 1978 furono editi, sempre a cura di Chiarucci, alcuni materiali provenienti dalla superficie e dalla ripuli-tura dell’area interessata dalle indagini condotte nel 1973. I risultati preliminari della prima campagna di scavo furono oggetto di un intervento di S.M. Cassano, G. Chiarucci e A. Manfredini al IX Congresso dell’Unione Internazionale di Scienze Preistoriche e Protostoriche a Nizza (1976)3 e al secondo incontro di studi “archeologia Laziale”, tenutosi nel 1979: in quest’ultima sede era presentata una scelta di manufatti tipologicamente significativi in rapporto alla sequenza stratigrafica individuata nel corso dello scavo4. Nello stesso anno vennero riprese le ricerche sul campo con l’avvio di una nuova campagna di scavo che aveva l’obiettivo di verificare l’esistenza di ulteriori strutture d’abitato, parzialmente individuate, nel quadrato C5, alla fine della campagna 1973. Il proseguimento delle ricerche portò, quindi, alla scoperta di un’altra struttura infossata, caratterizzata da materiali che la facevano ritenere appartenente a un momento più avan-zato dell’età del Bronzo.

Un’ultima sintesi delle ricerche fu presentata nel volume enea nel Lazio, catalogo dell’omonima mostra, che ebbe luogo a Roma nel 1981, nell’ambito della quale furono anche esposti materiali scelti provenienti dal sito di Colle della Mola5.

1 Chiarucci 1973; Chiarucci 1978; Cassano et alii 1979; Cas-sano et alii 1981.2 Chiarucci 1973.

3 Gli atti del Congresso non sono stati pubblicati.4 Cassano et alii 1979.5 Cassano et alii 1981.

Cecilia Conati Barbaro

L’INSEdIAMENTo dELL’ETà dEL BRoNzo dEL CoLLE dELLA MoLA (RoCCA PRIora)

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Lo scavo

L’area interessata dalle ricerche si estende su una superficie di 20x20 m, suddivisa in quadrati di 4x4 m, interval-lati da diaframmi di 1 m (fig. 2).

Alcuni settori in direzione So, posti sul fronte della scarpata (d2, 3, 4, C2), erano in gran parte sconvolti dai lavori di sbancamento, mentre quelli verso N e NE (C3-4, B2-3) risultavano ben conservati e sono stati esplorati in profondità. Nella seconda campagna di scavo l’indagine ha interessato la zona più occidentale, costituita dai settori C5, 6, 7 e B5, in posizione leggermente sopraelevata rispetto alla zona già esplorata nel 1973: in totale l’area indagata copre una superficie di 160 mq.

La stratigrafia individuata in tutti i settori consiste in tre strati, distinti dalla diversa consistenza e colore del sedi-mento: mentre il primo strato risultava in parte alterato dalla vegetazione, nel terzo sono stati rinvenuti piani di battuto e le strutture abitative.

Fig. 1 – Colle della Mola (Rocca Priora): ubicazione del sito.

Fig. 2 – L’area interessata dalle ricerche con la posizione delle due capanne.

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Le strutture

I resti relativi alle strutture d’abitato sono stati tut-ti individuati in corrispondenza del terzo strato e consi-stono in tracce di battuto in argilla, presente nei settori B2 e C5, in un breve allineamento di grosse pietre (in B3) e nelle “capanne” A e B, entrambe conservate parzialmente, nei settori C3-4, C5-6. Tutte e due le strutture sono di for-ma ovale, ma presentano tra loro differenze nella tecnica di costruzione: nella capanna A il perimetro interno era rinforzato da piccoli sassi disposti irregolarmente, men-tre un limite esterno, più ampio, era costituito da un bre-ve gradino scavato nel terreno (fig. 3, a). Lungo il bordo esterno sono stati rintracciati due buchi di palo del dia-metro di circa 10 cm.

La capanna B è invece evidenziata da una fila di grandi pietre con andamento semicircolare; all’esterno, in direzione est, vi erano tracce di battuto e un’area di fuoco (fig. 3, b).

I materiali e il contesto culturale

Nonostante le indagini sul campo siano state limitate nel tempo e nello spazio, la documentazione relativa alla cultura materiale risulta ricca e variata, mentre non altrettanto si può dire dei resti faunistici e botanici, la cui totale as-senza è da imputare alle condizioni di giacitura in ambiente sfavorevole alla conservazione.

In questa sede saranno presentati alcuni materiali inediti provenienti dal riempimento delle due strutture rinve-nute, poiché si ritiene più utile e corretto associare i manufatti a precisi contesti funzionalmente definibili e limitati nel tempo. Si rimanda pertanto alle pubblicazioni precedenti per la documentazione relativa al sito in generale.

La ceramica presente nel riempimento delle “capanne” è prodotta in diversi tipi di impasto: grossolano, di colore rossiccio o bruno, associato a vasi di medie e grandi dimensioni; fine, di colore scuro, usato soprattutto per la produzione di recipienti di dimensioni medie piccole, soprattutto tazze e ciotole.

Le superfici sono ben conservate e sono frequentemente ben levigate, spesso lucide negli impasti più fini, solo lisciate in quelli più grossolani.

Le forme predominanti sono rappresentate da elementi carenati, talora con spigolo vivo: numerose sono le cio-tole carenate con diametro massimo all’orlo (fig. 4, 3) e quelle con diametro massimo alla carena. Sono presenti anche le tazze, tra le quali vi è un esemplare di grandi dimensioni ad alta carena (fig. 4, 2) e uno, più piccolo, con ansa a nastro im-postata sulla carena (fig. 4, 7). Quest’ultima trova confronto con analoghi esemplari provenienti da Luni sul Mignone6. Alcune ciotole presentano una piccola bugnetta di forma triangolare sull’orlo (fig. 4, 8, 9): questo particolare elemento ricorre anche in altri contesti abitativi, quali Scarceta7, Luni Tre Erici8, Cisterna di Tolentino9 e Cavallo Morto10. Molto frequenti sono anche i profili arrotondati, a volte con carena appena accennata.

Nelle forme aperte, meno presenti sono le scodelle, sempre con profilo leggermente convesso: tra queste, una ha una presa trapezoidale con depressione centrale impostata sotto l’orlo (fig. 5, 2).

Tra le forme chiuse, ben rappresentate sono le olle, in maggior parte cilindriche, frequentemente decorate con cordoni digitati o lisci impostati sotto l’orlo (fig. 5, 4). Più rare sono le olle di piccole dimensioni, testimoniate da pochi elementi in impasto fine, a profilo globulare (fig. 5, 11). Vi è inoltre una situla con ansa a maniglia verticale impostata sull’orlo, decorata con due cordoni a tacche che partono dall’attacco dell’ansa11 (fig. 5, 10).

6 Fugazzola delpino 1976, fig. 42, 8 - trincea 14, strato 5 e fig. 43, 1 - trincea 14, strato 3.7 Poggiani Keller 2004, fig. 3, 8.8 Fugazzola delpino 1976, fig. 47, 7, trincea 1, strato 6.

9 Percossi et alii 2005, fig. 3, 5.10 Angle et alii 2004b, fig. 3, t. 11, 2.11 Il frammento trova confronto con un esemplare simile a Grotta a Male (Pannuti 1969, fig. 45, 4).

Fig. 3 – Colle della Mola (Rocca Priora): planimetria della capanna A (a) e della capanna B (b).

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Numerosi sono anche i vasi a listello interno: tra questi, uno presenta un cordone applicato sul punto di massima concavità del collo (fig. 4, 11), un altro una fila di bugnette delimitate da un sottile cordone liscio (fig. 4, 13); a questo vaso potrebbero appartenere due frammenti decorati con la medesima tecnica, ma con diversa disposizione del disegno (fig. 4, 12).

Tra i fondi, sono presenti esemplari ombelicati, mentre frequenti sono tipi piatti a spigolo vivo, relativi a reci-pienti di medie dimensioni.

Le anse costituiscono, senza dubbio, gli elementi con maggior peso diagnostico: ben rappresentate sono le anse sopraelevate con protome ornitomorfa, talora completata da un anello posto inferiormente che la rende bifora. Questi elementi da presa sono presenti in forma completa12 o frammentaria, con alcuni esemplari di apofisi trasversale orizzon-tale della parte inferiore. Vi sono inoltre anse con sopraelevazione a capocchia bilaterale (fig. 4, 1, 5, 6), anse a maniglia verticale e orizzontale, in un caso decorata con cordone digitato (fig. 5, 12) e anse a nastro verticale.

Associati ai materiali della capanna A vi sono anche quattro piccoli frammenti di ceramica decorata con motivi di tipo appennnico: si tratta di cerchielli, meandri e fasce a tratteggio incise e riempite di pasta bianca13.

Tra gli altri elementi fittili vi sono un frammento di piastra di cottura a sezione trapezoidale (fig. 5, 5), un fornello (fig. 5, 9) e due fuseruole discoidali cilindriche (fig. 5, 8).

12 Cassano et alii 1979, tav. XXXVI, 3. 13 Cassano et alii 1981, tav. XXXVI, 5.

Fig. 4 – Colle della Mola (Rocca Priora): materiali ceramici.

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Vi è, infine, una perlina anulare in pasta vitrea, di colore azzurro, frammentata, proveniente sempre dal terzo strato, ma da un settore contiguo alla capanna A (B3) (fig. 5, 7). Ad un primo esame autoptico14 la perlina sembra appartenere a un gruppo tecnologico caratteristico del Bronzo finale italiano ed europeo. L’indagine archeometrica at-tualmente in corso15 permetterà di definire con maggiore dettaglio le tecniche di lavorazione e i materiali impiegati e di precisare conseguentemente la posizione cronologica della perlina: nel caso venisse confermata l’attribuzione al Bronzo finale, potremmo pensare ad un episodio intrusivo del manufatto nel deposito del Bronzo recente dai livelli superiori. Negli strati 1 e 2, infatti, sono sporadicamente testimoniati elementi attribuibili alla fase finale dell’età del Bronzo, quali una perla d’ambra baltica, un frammento decorato a falsa cordicella e alcune scodelle a orlo rientrante, tanto che si era ipotizzata una continuità di frequentazione del sito anche in ambito protovillanoviano16.

Gli oggetti in ambra e pasta vitrea sono particolarmente diffusi in Italia centrale durante il Bronzo finale, ma sono tuttavia presenti anche in contesti datati al Bronzo recente17. Materiali vetrosi sono, ad esempio, testimoniati a Moscosi di Cingoli18, Cisterna di Tolentino19 e San Giovenale20; particolarmente interessante è il recente rinvenimento di una perla in vetro dal villaggio delle Macine, datata al Bronzo medio 1, che, allo stato attuale, rappresenta l’attestazione più antica di questo materiale in Italia centrale21. Ambra e pasta vitrea, elementi legati all’abbigliamento e all’ornamento della persona, sono considerati indicatori di status sociale, associati, in contesti funerari, a sepolture di alto rango, più frequentemente femminili22.

Per quanto riguarda la presenza di ceramica con decorazione di tipo appenninico, è da valutare il rapporto quan-titativo nei confronti della ceramica inornata: infatti, i frammenti decorati nello strato 3 sono molto scarsi e di piccole

14 Comunicazione personale di P. Bellintani.15 A cura di P. Bellintani, Soprintendenza per i Beni Archeologici della Provincia Autonoma di Trento e dell’Università di Milano, diparti-mento di Scienze della Terra.16 Cassano et alii 1981.17 Bellintani, Biavati 1997; Bellintani et alii 2000.

18 Tre perle dalla fase 4, riferibile a un momento avanzato del BR (Sabbatini, Silvestrini 2005).19 Percossi et alii 2005, fig. 3, 10.20 San Giovenale: area A, str. 15 (Gierow 1984, fig. 7, 9).21 Bellintani et alii 2007.22 Bergonzi 1997.

Fig. 5 – Colle della Mola (Rocca Priora): materiali ceramici e perlina in pasta vitrea.

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dimensioni, così come nei due strati sovrastanti. La presenza di materiali apparentemente più antichi in contesti del Bronzo recente si registra in numerosi insediamenti, ma non è chiaro, allo stato attuale delle ricerche, se si tratti di “in-quinamenti” dovuti a disturbi stratigrafici, o a reali persistenze nell’ambito della produzione ceramica23. Per doganella si potrebbe ipotizzare una continuità nell’occupazione – forse con leggero sfasamento topografico – di un luogo parti-colarmente favorevole da parte di comunità a base pastorale, cronologicamente differenziate, ma con un simile assetto economico: si tratta, infatti, di un fenomeno che ricorre con una certa frequenza nella documentazione archeologica relativa a siti del BM3-BR24.

L’insieme dei materiali, in particolare la tipologia degli elementi da presa, permettono di inquadrare il primo impianto dell’insediamento di Colle della Mola in un momento avanzato del Bronzo recente25. Il complesso mostra evidenti affinità con i principali siti d’abitato riferibili a questo momento cronologico in Italia centrale tirrenica: Luni26, Narce, San Giovenale, Scarceta27, ai quali si aggiunge la necropoli di Cavallo Morto, nell’entroterra di Lavinio, unico contesto funerario a incinerazione del Bronzo recente dell’Italia centrale finora noto.

La posizione dell’insediamento, sopraelevata rispetto all’altopiano della doganella, sembra essere stata scelta proprio in quanto permetteva una buona visibilità di un’ampia zona pianeggiante e anche perché si trovava in una zona chiave di collegamento tra le Valli dell’Aniene e del Sacco, i Colli Albani e la costa tirrenica. Nei pressi del Colle della Mola, infatti, si trova un valico naturale e la posizione dominante dell’insediamento preistorico, difeso su tre lati da pendii scoscesi, poteva essere legata ad una precisa funzione strategica per il controllo di questa via di comunicazione. Ad un’analoga scelta insediamentale sembra riconducibile l’ubicazione del sito di Monte dei Ferrari, posto sul versante occidentale del Monte Artemisio, anch’esso significativamente collocato in posizione strategica, secondo un preciso disegno di organizzazione territoriale28.

In questa prospettiva, possiamo presumibilmente spiegare la presenza nel sito di Colle della Mola di elementi di prestigio fabbricati in materie prime esogene, quali le perle in ambra baltica e pasta vitrea, che sottolineano l’ampiezza delle reti di contatti e scambi nelle quali era evidentemente coinvolta anche questa comunità. E, forse, in relazione ad un ruolo importante dell’insediamento nel contesto territoriale possiamo diversamente valutare l’abbondanza del materia-le ceramico, nell’ambito del quale si nota l’alta percentuale di ceramica fine e la presenza di manufatti particolari, quale, ad esempio, la tazza con ansa a protome ornitomorfa decorata a cerchielli impressi e riempiti di pasta bianca29 molto simile ad un analogo elemento da presa decorato con borchiette metalliche proveniente dall’insediamento toscano di Scarceta30.

A trent’anni dalla scoperta l’abitato di Colle della Mola fornisce, dunque, interessanti elementi che permettono una sua più puntuale collocazione nel quadro del Bronzo recente dell’Italia centrale e offre importanti spunti di ricerca per approfondimenti, non soltanto relativi alle produzioni artigianali attestate nel sito, ma anche alle strategie insedia-mentali, alle modalità di sfruttamento delle risorse e di organizzazione del territorio.

23 Cazzella 2004.24 di Gennaro 2004.25 damiani 1991.26 oestenberg 1967.27 Poggiani Keller 1999; Poggiani Keller 2004; Lilli 2008, p. 177, con carta archeologica aggiornata.

28 Angle et alii 2002, Angle et alii 2004a.29 Il pezzo proviene dal crollo del testimone che divideva i due qua-drati all’interno dei quali è venuta alla luce la capanna A (Chiarucci 1978, tav. III, 8).30 Poggiani Keller 2004, fig. 3, 7.

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