La valutazione del merito creditizio per le reti di impresa

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RIVISTA BANCARIA MINERVA BANCARIA ISTITUTO DI CULTURA BANCARIA «FRANCESCO PARRILLO» Settembre-Dicembre 2014 Tariffa Regime Libero:-Poste Italiane S.p.a.-Spedizione in abbonamento Postale-70%-DCB Roma 5-6 www.rivistabancaria.it

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ISTITUTO DI CULTURA BANCARIA «FRANCESCO PARRILLO»

Settembre-Dicembre 2014Tariffa Regime Libero:-Poste Italiane S.p.a.-Spedizione in abbonamento Postale-70%-DCB Roma5-6

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COMITATO SCIENTIFICO (Editorial board)

PRESIDENTE (Editor):GIORGIO DI GIORGIO, Università LUISS - Guido Carli, Roma

MEMBRI DEL COMITATO (Associate Editors):

ADALBERTO ALBERICI, Università di Milano

PIETRO ALESSANDRINI, Università Politecnica delle Marche

PAOLO ANGELINI, Banca d’Italia

PIERFRANCESCO ASSO, Università di Palermo

CONCETTA BRESCIA MORRA, Università del Sannio

FRANCESCO CANNATA, Banca d’Italia

ALESSANDRO CARRETTA, Università di Roma, Tor Vergata

NICOLA CETORELLI, Federal Reserve Bank of New York

FABIANO COLOMBINI, Università di Pisa

MARIO COMANA, Università LUISS – Guido Carli Roma

RITA D’ECCLESIA, Università di Roma, Sapienza

GIAMPAOLO DELL’ARICCIA, International Monetary Fund

GIANNI DE NICOLÒ, International Monetary Fund

CARMINE DI NOIA, Assonime

LUCA ENRIQUES, Università LUISS - Guido Carli, Roma

GIOVANNI FERRI, LUMSA

LUCA FIORITO, Università di Palermo

FABIO FORTUNA, Università N. Cusano

MICHELE FRATIANNI, Indiana University

EUGENIO GAIOTTI, Banca d’Italia

GUR HUBERMANN, Columbia University

RAFFAELE LENER, Università di Roma, Tor Vergata

DONATO MASCIANDARO, Università Bocconi, Milano

FABRIZIO MATTESINI, Università di Roma, Tor Vergata

PINA MURÈ, Università di Roma, Sapienza

FABIO PANETTA, Banca d’Italia

ALBERTO FRANCO POZZOLO, Università del Molise

ZENO ROTONDI, Unicredit Group

ANDREA SIRONI, Università Bocconi, Milano

MARIO STELLA RICHTER, Università di Roma, Tor Vergata

MARTI SUBRAHMANYAM, New York University

ALBERTO ZAZZARO, Università Politecnica delle Marche

Comitato Accettazione Saggi e Contributi: GIORGIO DI GIORGIO (editor in chief) - Alberto Pozzolo (co-editor)

Mario Stella Richter (co-editor) - Domenico Curcio (assistant editor)

ISTITUTO DI CULTURA BANCARIA«FRANCESCO PARRILLO»

PRESIDENTE CLAUDIO CHIACCHIERINI

VICE PRESIDENTIMARIO CATALDO - GIOVANNI PARRILLO

CONSIGLIOTANCREDI BIANCHI, GIAN GIACOMO FAVERIO, ANTONIO FAZIO,

GIUSEPPE GUARINO, PAOLA LEONE, ANTONIO MARZANO, FRANCESCO MINOTTI, PINA MURÈ, FULVIO MILANO, ERCOLE P. PELLICANO’,

CARLO SALVATORI, MARIO SARCINELLI, FRANCO VARETTO

In copertina: “Un banchiere e sua moglie” (1514) di Quentin Metsys (Lovanio, 1466 - Anversa, 1530), Museo del Louvre - Parigi.

Editoriale

G. DI GIORGIO L’attrazione (e la difficoltà) della cooperazione .................. 3

Saggi

R. DE BONIS, Household Wealth in the MainD. FANO, T. SBANO OECD Countries ................................................................. 7S. NERI The Impact of the Sovereign Debt Crisis on Bank Lending Rates in the Euro Area ......................... 41E. D’APOLITO, Disclosure e gestione dei reclami S. SYLOS LABINI in un campione di banche italiane ...................................... 73

Contributi

B. QUATTROCIOCCHI,P. MURÈ, La valutazione del merito creditizioL. PASQUALINO per le reti d’impresa .......................................................... 103

Interventi

M. DRAGHI La politica economica di Federico Caffè ai nostri giorni ................................................................... 129

Rubriche

In Italia sono quasi 8.000 le imprese che potrebbero emettere un mini-bond(F. Grande) .................................................................................................................. 133Bankpedia: Mini-Bond, cambiali finanziarie e obbligazioni partecipative: nuovi strumenti di finanziamento per le pmi (G. Aversa) ......................... 139 Finanza derivata ed Enti locali italiani. (C. Oldani) ....... 146

Recensioni

T. Piketty IL CAPITALE nel XXI secolo (L. Paliotta) ............................................. 149Elenco dei referees ....................................................................................................... 157Indice dell’annata 2014 ................................................................................................ 159

RIVISTA BANCARIAMINERVA BANCARIA

ANNO LXX (NUOVA SERIE) SETTEMBRE-DICEMBRE 2014 N. 5-6

Presidente del Comitato Scientifico: Giorgio Di GiorgioDirettore Responsabile: Giovanni ParrilloComitato di Redazione: Eloisa Campioni, Mario Cataldo, Giovanni Nicola De Vito, Vincenzo Formisano, Stefano Marzioni, Biancamaria Raganelli, Giovanni Scanagatta, Giuseppe Zitoe.mail: [email protected] - [email protected]: presso P&B Gestioni Srl, Viale di Villa Massimo, 29 - 00161 – Roma - tel. +39 06 45437321- fax +39 06 45437325Spedizione in abbonamento postale - Pubblicazione bimestrale - 70% - RomaISSN: 1594-7556 La Rivista è accreditata AIDEA e SIE Econ.Lit

SOMMARIO

RIVISTA BANCARIA - MINERVA BANCARIA N. 5-6 / 2014 103

LA VALUTAZIONE DEL MERITO CREDITIZIO PER LE RETI D’IMPRESA†

BERNARDINO QUATTROCIOCCHI*

PINA MURÈ** LUCA PASQUALINO***

Sintesi

Il lavoro si pone l’obiettivo di definire se e come una rete (ex L. 33/2009) può essere oggetto di analisi e valutazione del merito creditizio, da parte del sistema bancario, e se la rete è un soggetto virtuoso rispetto alle singole impre-se che la compongono, generando così il “premio di rete”. Il lavoro affronta alcuni aspetti del rapporto banca-rete, focalizzandosi in particolar modo sul processo di assegnazione del rating alla rete, nel caso di “rete-oggetto e “re-te-soggetto”.

† Il presente lavoro riprende alcuni spunti di riflessione dal contributo “Il rating tra impresa, banca e territorio” (a cura di) Michele Modina, e Vincenzo Formisano, in Sinergie n.36, 2012.

* Professore Associato di Economia e Gestione delle Imprese - Sapienza Università degli Studi di Roma e-mail: [email protected]** Professore Associato di Economia degli intermediari Finanziari - Sapienza Università degli Studi di Roma e-mail: [email protected]; [email protected]*** Dottorando di Ricerca in Economia e Management nel Governo d’Impresa - Sapienza Università di Roma e-mail: [email protected]

BERNARDINO QUATTROCIOCCHI, PINA MURÈ, LUCA PASQUALINO

CONTRIBUTI104

Corporate network evaluation rating - Abstract

The aim of the research is to define whether and how a corporate network can be subject to analysis and credit- worthiness evaluation by the banking system and whether the network can be considered a virtuous entity compared to the indivi-dual constituent enterprises, thereby generating a so-called “premium network”. The paper deals with several aspects of the bank-network relationship, with par-ticular focus on the assignment of ratings to the network in the case of either a “network object” or a “network entity”.

JEL Classification: G21, G24, G28.

Parole chiave: reti di impresa, merito creditizio, rating, banca, finanziamenti.

Keywords: enterprise network, rating, bank, loans.

LA VALUTAZIONE DEL MERITO CREDITIZIO PER LE RETI D’IMPRESA

105RIVISTA BANCARIA - MINERVA BANCARIA N. 5-6 / 2014

Introduzione

L’importanza delle relazioni inter-organizzative è riconosciuta da tempo ed è evidente che la capacità di instaurare relazioni stabili e cooperative con l’e-sterno influenza la sopravvivenza delle organizzazioni. Una tassonomia delle relazioni è ben presente in letteratura tra tutti Becattini e Sengenrber, 1990; Butera, 1991; Albertini, 1991; Lorenzoni, 1992 e 1997; Varaldo, 1995; Schil-laci, 2003; Cafaggi, 2009; Quattrociocchi, 2004 e 2012a; Ricciardi, 2013; in questa sede ci concentreremo su quelle relazioni stabili che si traducono in rete e segnatamente in quelle reti stabili fondate su rapporti giuridici, ovvero le reti derivanti dalla legge 33/2009 e s.m. istitutiva dei contratti di rete.

La letteratura italiana sulle reti d’impresa è particolarmente significativa, sia per il tessuto imprenditoriale italiano caratterizzato da piccole se non mi-cro imprese, sia per l’affermarsi di un modello aggregativo conosciuto più in generale con il nome di distretti (Becattini 1991, 1999, 2009; Onida F., Viesti G., Falzoni A.M. 1992; Rullani, 2002; Ricciardi A. 2008, 2012).

Le considerazioni generali sulle reti e le aggregazioni di imprese, in questo lavoro sono associate alla valutazione del merito creditizio secondo i principi di Basilea, tanto nella formulazione attuale che nella terza revisione1. L’ado-zione delle metodologie per il calcolo dei rating ha imposto alle imprese di ridefinire le strategie e rafforzare le condizioni di equilibrio finanziario/eco-nomico/patrimoniale anche alla luce dello scenario economico congiunturale attuale (Murè 2008; Zarbo, 2010). In particolare, l’introduzione dei principi di Basilea 2 ha reso necessario riconsiderare i modelli di analisi e gestione del rischio di credito. In alcuni casi il peggioramento dei giudizi di affida-bilità riconosciuti alle imprese, soprattutto quelle più piccole, è giustificato dal ricorso a dati di bilancio e a procedure automatizzate di analisi, ovvero all’ancoraggio della valutazione del merito creditizio a variabili hard (Cowan e Cowan, 2006) rispetto a quelle di tipo soft (Brunner et al., 2000; Grunert et al., 2005; Cattaneo, Cristiana et al., 2012) ha scatenato una reazione a cate-na, fatta - a volte - di restrizioni del credito, inasprimento delle condizioni e accentuazione delle condizioni di difficoltà delle imprese.

In alcuni casi si è verificato un cortocircuito del rapporto banca – impresa, che ha comportato connotazioni spersonalizzate che hanno posto in secondo piano la capacità di valutare fattori immateriali legati alla figura dell’impren-

1 Negli anni successivi all’applicazione delle norme di vigilanza prudenziale introdotte con il Nuovo Accordo sul Capitale del 2004 sono emerse alcune criticità legate all’utilizzo di tale previsione. Infatti, i modelli di analisi, misurazione e quantificazione contabile dei rischi d’impresa, imposti da Basilea 2 e dagli IAS/IFRS hanno spesso rappresentato una leva per accentuare l’effetto restrittivo che i parametri patrimoniali dettati dalla vigilanza prudenziale esercitano sull’erogazione del credito. Per un ulteriore approfondimento sul tema si rimanda alla lettura di: De Laurentis G, Caselli S. 2006; De Laurentis G, Maino R., 2010; Quattrociocchi, 2012b.

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ditore, alla storia dell’impresa e all’ambiente competitivo (Pavarani, 2006). In altri termini, i nuovi modelli di analisi dei crediti delle PMI hanno evidenzia-to rischi crescente per banche che potrebbero anche compromettere la solvibi-lità. In tal senso, per porre rimedio a tale situazione, sono state proposte delle modifiche ai requisiti patrimoniali delle banche. Nel corso del 2011 il Comi-tato di Basilea ha reso definitivo un nuovo framework, finalizzato a rivedere e rafforzare le regole sull’adeguatezza patrimoniale delle banche. In particolare, negli ultimi anni il sistema economico-finanziario è stato interessato da un intenso processo evolutivo, che ha comportato un sostanziale cambiamento della fisionomia del sistema, del numero e delle tipologie di operatori presen-ti. Tale fenomeno ha conosciuto la sua maggiore intensità più recentemente, a causa di alcuni fattori che hanno contribuito a modificare in maniera radicale il quadro regolamentare e competitivo.

Tra questi, un particolare rilievo deve essere attribuito alle modifiche che hanno interessato il sistema di vigilanza prudenziale degli intermediari banca-ri, i quali si sono trovati ad operare sempre più in un’ottica di efficace gestione del rischio e contenimento degli assorbimenti patrimoniali derivanti dall’at-tività di impiego: soprattutto, in questo frangente gli operatori finanziari ita-liani hanno cercato di coniugare la capacità di sviluppo commerciale, con l’o-biettivo di contenimento del rischio e innalzamento della qualità del credito.

Nonostante i notevoli sforzi finora profusi, nel corso dei prossimi anni, ulteriori interventi dovranno essere intrapresi dagli operatori al fine di fare fronte con efficacia alle nuove sfide competitive che interesseranno il compar-to finanziario anche a causa delle ulteriori novità normative che, attraverso il recepimento della disciplina di vigilanza prudenziale di Basilea 3, sono de-stinate ad incidere, in misura ancora rilevante, sulla capacità di operare delle istituzioni finanziarie dei principali paesi industrializzati.

In tale contesto è indispensabile considerare come il nuovo regime di di-sciplina di vigilanza prudenziale sia destinato ad incidere non soltanto sulla dotazione di capitale di qualità primaria da parte degli operatori italiani, ma possa influire sulla capacità degli stessi di erogare credito soprattutto verso le categorie di prenditori di fondi che sono caratterizzati da una maggiore fragi-lità creditizia e più elevati profili di opacità informativa.

Si tratta di problematiche non nuove, che però sono destinate ad assumere ancora maggiore rilevanza nel prossimo futuro, a causa della profonda crisi economica che sta attualmente interessando i paesi maggiormente industria-lizzati, con delle ricadute che sono destinate a verificarsi sulla competitività e sullo sviluppo del sistema Italia. D’altra parte, se come è già intuibile da una sommaria valutazione dello scenario che si viene a delineare, le conseguenze sul comportamento di banche e imprese saranno notevoli, tuttavia, in questo

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107RIVISTA BANCARIA - MINERVA BANCARIA N. 5-6 / 2014

contesto appare quanto meno opportuno effettuare una indagine più accurata sulla relazione banca-impresa, al fine di definire gli effetti che queste nuove norme potranno produrre all’interno del contesto competitivo italiano.

Per effettuare tale valutazione, tuttavia, non soltanto occorre fare riferi-mento alle novità che da qui a breve verranno introdotte dalle citate nor-mative, ma, soprattutto, si deve tener conto del contesto competitivo in cui banche e imprese si trovano attualmente ad operare. Infatti nell’arco del re-cente passato, la relazione banca-impresa è stata profondamente modifica-ta, anche a seguito di una serie di fattori di contesto che hanno contribuito all’inasprirsi del regime concorrenziale Alla luce delle considerazioni finora effettuate, si rende evidente come le citate innovazioni istituzionali e compe-titive, che da qui a breve si verranno ad evidenziare all’interno del contesto italiano, non faranno altro che accentuare le virtù oppure le criticità che già tempo esistono nella relazione banca-impresa. In particolare, laddove questi interlocutori hanno instaurato un proficuo dialogo fondato sulla conoscenza e sulla trasparenza, come elementi determinanti della valutazione del rischio, il nuovo scenario competitivo comporterà soltanto benefici e ciò consentirà di realizzare un più moderno sistema di finanziamento dell’impresa; vicever-sa, laddove questo rapporto non ha ancora trovato una forma adeguata, si dovranno necessariamente porre in essere tutti gli sforzi necessari per superare gli ostacoli culturali, informativi, istituzionali, che finora hanno impedito il positivo affermarsi di questa relazione banca-impresa.

In particolare, in questo momento, piuttosto sentiti appaiono soprattutto i timori e le inquietudini suscitate nel mondo delle PMI dall’imminente intro-duzione dei nuovi requisiti patrimoniali di Basilea 3, soprattutto per quanto riguarda un possibile aggravio degli oneri di accesso al credito bancario con-seguentemente all’attuazione delle regole imposte dal nuovo impianto rego-lamentare. Soprattutto, alcuni elementi pongono seriamente in discussione l’attuale configurazione della relazione banca-impresa. Ci si riferisce in par-ticolare, alla circostanza per cui le banche, in linea al nuovo impianto nor-mativo, saranno chiamate a detenere sempre maggiore capitale a fronte dei rischi assunti, a misurare con maggiore accuratezza la rischiosità dei propri impieghi, con delle possibili conseguenze per le posizioni più rischiose che, richiedendo un capitale aggiuntivo, potranno avere un pricing più elevato.

Quindi, alla luce di queste sintetiche considerazioni, non risulta infondato il timore di un possibile un peggioramento delle condizioni di accesso al cre-dito da parte delle imprese maggiormente rischiose. Tuttavia, non è corretto associare necessariamente la nozione di PMI a quella di impresa maggiormente rischiosa, a meno che non esistano delle provate ragioni che inducano a farlo. Ne deriva che diviene fondamentale il contributo da parte di entrambi i sog-

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getti, banca e impresa, in termini di miglioramento della relazione reciproca e di ottimizzazione della prassi operativa con lo sviluppo di adeguati sistemi di pianificazione e controllo, una maggiore sensibilità per la cultura del rischio e una accurata gestione prospettica dei fatti aziendali.

In questo filone di studi e ricerche, dai forti connotati pragmatici, si inse-risce il presente contributo nel tentativo di fornire indicazioni funzionali al miglioramento delle modalità di analisi del merito creditizio e di assegnazione del rating per quelle imprese, con particolare riferimento alle PMI articolate in reti, che operano in ambienti socioeconomici e territoriali compositi.

Il finanziamento delle reti di imprese

Al fine di delineare un efficace processo di assegnazione del rating ad una rete di imprese, occorre definire quando questa può essere destinataria di fi-nanziamenti e, quindi, oggetto di analisi e valutazioni da parte del sistema bancario, finalizzate all’apprezzamento del suo merito creditizio.

L’individuazione delle procedure e delle metodologie che dovrebbero de-lineare il processo di assegnazione e di quantificazione di un rating di rete, dipende dal soggetto destinatario del finanziamento. Infatti, dal punto di vista delle banche, finanziare una rete potrebbe significare tanto erogare prestiti alle imprese che la compongono, quanto erogarli ad un nuovo operatore econo-mico, la rete appunto, distinto dalle singole aziende che ne fanno parte.

Nel primo caso la rete è considerata solo indirettamente destinataria del finanziamento; infatti il giudizio di rating sarà necessariamente assegnato alle singole imprese; nel secondo caso, quello del finanziamento diretto della rete, si possono avere due casi specifici:

• quando si realizzano aggregazioni che, pur non essendo dotate di auto-nomia giuridica e patrimoniale, possono risultare finanziabili secondo le logiche dello specialized lending2 ovvero le “reti-oggetto”;

• quando si costituiscono aggregazioni dotate di soggettività giuridica e patrimoniale, le “reti-soggetto”.

Per affrontare i problemi legati al finanziamento diretto si ricorre ad una distinzione delle reti in due macro-categorie (De Laurentis, 2011a, p.17): da

2 La logica dello specilized lending, consente di finanziare “oggetti” e non necessariamente soggetti giuridici autonomi. Tale fattispecie è anche richiamata dalla normativa di vigilanza bancaria nota come Basilea 2. Nell’approccio Internal Rating Based (IRB), le operazioni di project financing, sono classificate in uno specifico portfolio, denominato specialized lending, all’interno del quale entrano, oltre alle operazioni di project finance, i finanziamenti di attività reali a destinazione specifica (object finance), i finanziamenti su merci (commodities finance) e i finanziamenti di immobili da investimento (income producing real estate).

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una parte il finanziamento delle singole imprese in rete e dall’altra il finanzia-mento della rete in quanto tale.

Fig.1 Classificazione delle reti per finanziabilità

Fonte: Ns. elaborazioni da De Laurentis G., 2011a.

La categoria delle reti “oggetto” comprende quelle aggregazioni per le quali non tutti gli elementi valutativi, di base o distintivi, sono presenti o chiara-mente individuabili.

Nella categoria delle reti “soggetto” sono ricomprese tutte quelle aggre-gazioni per le quali il finanziatore possa individuare chiaramente, per la va-lutazione della solvibilità, sia i requisiti di base che gli altri elementi caratte-rizzanti: soggettività giuridica ed economica; stabilità strutturale; dotazione patrimoniale; contabilizzazione delle attività e rendicontazione dei risultati.

Rientrano nella categoria delle reti-soggetto, le reti che assumono tipica-mente le forme contrattuali (De Laurentis, 2010a), che sono costituite sulla base di un contratto associativo plurilaterale, finalizzato a disciplinare la re-ciproca integrazione delle attività imprenditoriale degli associati, rectius, i “contratti di rete” con una personificazione giuridica.

In fase di definizione del contratto di rete, la legge lascia ampia discreziona-lità agli associanti. Il legislatore, infatti, accanto ad elementi imprescindibili a tutti i “contratti di rete”, ha previsto anche elementi “volitivi”, ovvero caratteri accessori che le parti possono disciplinare. Tra i primi (imprescindibili) rien-trano lo statuto o il programma di rete, gli obiettivi strategici, l’atto pubblico o la scrittura privata autenticata, le forme di pubblicità e le clausole di recesso. Tra i secondi (volitivi) rientrano gli organi di gestione e di rappresentanza e la dotazione patrimoniale autonoma della rete, che può essere costituita sia come fondo patrimoniale sia attraverso patrimoni destinati.

In assenza di questi elementi caratterizzanti, le reti contrattuali risultano prive di soggettività economica, giuridica e patrimoniale e, quindi, non finan-

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ziabili nelle forme e con le procedure tradizionali del prestito alle PMI. Invece, quando il contratto costitutivo della rete prevede che questa si doti di organi di governo e di rappresentanza comuni, di un fondo patrimoniale autonomo e di un sistema di contabilizzazione e rendicontazione delle attività svolte, la rete si evolve in soggetto attivo nelle relazioni con il sistema finanziario.

Come dimostrato da recenti studi (Intesa Sanpaolo, 2014) i contratti di rete stanno assumendo sempre più rilevanza nell’economia italiana, anche in virtù del numero di reti costituite dal 2009 ad oggi3. Tale diffusione pone sicuramente una maggiore attenzione dei soggetti finanziatori nel trovare una metodologia che consenta di poter esprimere un giudizio sul merito creditizio per le reti di imprese.

Definizione e significato del premio di rete

La valutazione delle singole imprese in rete pone il problema dell’apprez-zamento del cosiddetto “premio di rete”, che riflette l’incremento di standing creditizio di cui la singola unità beneficia per effetto dell’appartenenza aduna certa aggregazione aziendale.

Il concetto di premio di rete, discende dalla considerazione che come i beni in un’impresa hanno un valore superiore rispetto al loro valore individuale (av-viamento), così le imprese organizzate in rete hanno un valore superiore a quello delle singole imprese (De Laurentis, 2011a, p.18-19).

Da ciò se ne deriva che il premio di rete sussista se e solo se la rete rispetta i seguenti requisiti tra le imprese che la compongono:• complementarietà tecnica, economica e delle conoscenze;• strategicità condivisa del progetto di rete ;• risparmio dei costi e/o maggiori ricavi.

Il principio su cui poggia il premio di rete è quello di una cooperazione strategica tra più imprese che hanno uno scopo comune, ovvero accrescere il proprio vantaggio competitivo.

3 Secondo l’ultimo censimento fatto dall’Osservatorio Intesa Sanpaolo-Mediocredito Italiano sulle reti d’impresa (Intesa Sanpaolo, Marzo 2014) le reti di imprese a Dicembre 2013 che risultano essere iscritte presso le Camere di Commercio, ammontano a 1.344 contratti di rete in cui sono coinvolte 6.435 imprese.

LA VALUTAZIONE DEL MERITO CREDITIZIO PER LE RETI D’IMPRESA

111RIVISTA BANCARIA - MINERVA BANCARIA N. 5-6 / 2014

Tale premio, che la banca dovrebbe interpretare come minor rischiosità del finanziamento concesso, potrebbe significare per l’azienda finanziata mi-gliori condizioni contrattuali e maggiore disponibilità di credito (ad es. fidi addizionali).

L’idea di “premio di rete” perde invece di significato nel caso della rete-sog-getto, ancorché realizzata in forma societaria, in quanto oggetto unico ed unitario di analisi. La valutazione della rete-soggetto, infatti, è assimilabile a quella di una singola impresa, con la fondamentale differenza che la vitalità, lo sviluppo e la solvibilità della società affidata sono legati tanto alla validità eco-nomica e finanziaria del progetto comune, quanto alla solidità patrimoniale delle imprese partecipanti. Infine, l’analisi della rete-oggetto pone problema-tiche valutative analoghe a quelle da ultimo ricordate, con l’ulteriore compli-cazione derivante dal fatto che non vi è un soggetto con personalità giuridica da finanziare. In tal caso, sulla valutazione del merito creditizio della rete pe-seranno tutti quegli aspetti strutturali della rete che potrebbero rappresentare profili di rischio per la sua coesione, la sua stabilità e la sua durata (governance non definita, dotazione patrimoniale non adeguata, rendicontazione assente).

In linea generale, la dimensione degli effetti positivi che giustificano il “premio di rete” dipendono: dalla struttura e dalle performance della rete, le-gate alle risorse soft e hard di cui le singole partecipate dispongono (Brunner et al., 2000; Cosma S., 2002; Cuneo S. e Maino R., 2010) e dal ruolo che quest’ultime giocano nell’ambito delle strategie e dell’operatività della rete. Pertanto, affinché la singola impresa possa beneficiare dell’appartenenza ad un’aggregazione aziendale è necessario: in primo luogo, che quest’ultima sia capace di creare valore avendo stabilità interna, strategie efficaci ed equilibrio economico-finanziario; in secondo luogo, che il valore complessivamente cre-ato sia trasferito, almeno in parte alle imprese partecipanti, in ragione del loro contributo alla rete in termini di responsabilità strategico-operative e di risorse apportate.

Appare opportuno sottolineare che l’aspetto determinante per la valutazio-ne della rete di imprese, “reti oggetto” o “reti soggetto”, si sostanzia nella ca-pacità di pianificare, in modo efficace ed efficiente, la governance della rete. In particolare, l’istituto di credito erogante nelle fasi di valutazione della bontà degli investimenti che una rete intende porre in essere, considera fondamen-tale una corretta predisposizione del contratto di rete il quale deve esplicitare, nella sua formulazione, sia in che modo la rete è governata e sia gli obiettivi che intende perseguire. A tal proposito un requisito importante è il business plan della rete, talvolta inserito anche nel contratto, e fondamentale proprio perché evidenzia, in particolare, gli obiettivi di crescita del business che la rete si attende e le azioni che intende porre in essere.

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Rischio d’insolvenza ed equilibrio finanziario nelle reti

Con specifico riferimento alle reti di imprese, si pone il problema di come valutare il loro merito creditizio, e quindi il loro rischio di insolvenza, analiz-zandone gli equilibri finanziari attuali e prospettici. Nel caso di finanziamento dell’impresa in rete, occorrerà considerare in che misura l’appartenenza alla rete può modificare il suo equilibrio intersistemico, alterandone le potenziali-tà di sviluppo e il grado si solvibilità. Nel caso di finanziamento della rete-sog-getto, le problematiche valutative sono analoghe a quelle che si incontrano nell’analisi di un’impresa stand alone, nell’ambito della quale tuttavia l’esame dell’assetto di governance assume una particolare rilevanza.

E’ questo, infatti, a determinare stabilità, autonomia e durata della società nella quale si sostanzia la rete. Se si passa a considerare la rete-oggetto, l’ap-prezzamento del grado di solvibilità si complica alquanto. Richiede, infatti, tanto l’analisi degli equilibri economico-finanziari dei soggetti partecipanti, quanto l’attenta valutazione di come tali equilibri “parziali” possono influen-zare il livello di economicità e di correntezza finanziaria della rete. Tali ca-ratteri dipendono, oltre che dalla mission e dalle strategie della rete, anche dall’assetto di governace e dalla struttura che la caratterizzano, nonché dalla sua autonomia patrimoniale.

Da quanto detto emerge che, sia nel caso delle reti-soggetto che delle re-ti-oggetto, la presenza di un organo di governo capace di “sfruttare” adegua-tamente le risorse tecniche, umane e finanziarie di cui la rete dispone per il perseguimento della propria mission, è certamente garanzia per l’equilibrio economico e la solvibilità della rete stessa. Pertanto, le variabili esplicative del grado di successo della rete (governance, mission, competenze e struttura patrimoniale) divengono gli oggetti imprescindibili delle analisi svolte dal fi-nanziatore. Soltanto così quest’ultimo sarà in grado di verificare le possibilità che la rete consegua risultati reddituali e finanziari soddisfacenti (nel caso di rete-soggetto) o che si generino vantaggi competitivi per gli associati (nel caso di rete-oggetto).

L’analisi svolta dalla banca per verificare il pericolo di insolvenza della rete dovrebbe focalizzarsi sui diversi livelli della “catena di relazioni” che si attiva-no tra la rete e il contesto, ma anche tra le imprese associate.

Il rischio d’insolvenza si lega strettamente alla possibilità che la dinamica evolutiva di un sistema imprenditoriale non rispecchi quella pianificata a cau-sa del verificarsi di criticità o “rotture” nei rapporti con l’ambiente, eventi che impediscono la realizzazione delle potenzialità della struttura. Dunque, l’in-dividuazione delle ragioni che possono condurre la rete al non raggiungimen-to degli obiettivi prefissati e a conseguenti problemi di equilibrio finanziario

LA VALUTAZIONE DEL MERITO CREDITIZIO PER LE RETI D’IMPRESA

113RIVISTA BANCARIA - MINERVA BANCARIA N. 5-6 / 2014

richiederebbe, quindi, una analisi approfondita delle eventuali criticità relati-ve alla catena di relazioni. Ciò tuttavia potrebbe rappresentare un serio limite per la finanziabilità di alcune tipologie di reti. Infatti, la prassi bancaria tende a concentrare, soprattutto nel caso di PMI, l’analisi del rischio d’insolvenza all’esame delle manifestazioni di tali criticità relazionali, attraverso il monito-raggio di grandezze finanziarie quali gli indicatori di bilancio o gli utilizzi dei fidi già accordati (Pavarani, 2006). Nel caso delle reti, tale approccio può es-sere ritenuto ancora valido soltanto se attuato nell’ambito di un processo più articolato di analisi. Se questa necessità di integrazione dell’analisi si evidenzia già nel caso di imprese in rete o di reti-società, diviene imprescindibile nel caso di reti-oggetto, le quali potrebbero non avere né dotazione patrimoniale propria, né obblighi di contabilizzazione e rendicontazione delle attività.

In conclusione, quanto sinora esposto conduce ad una profonda riflessione sulla strutturazione delle procedure per la misurazione del rischio creditizio adottate dagli intermediari finanziari nel caso delle aggregazioni aziendali e, più in generale (Cantino, 2002) sul grado di rischio di una rete, non può che risultare da processi di valutazione che diano un peso rilevante ai fattori qua-litativi e al giudizio personale dell’operatore.

Il rating per le reti di imprese

Le banche, di fronte alla crescente tendenza delle imprese ad organizzarsi in rete, devono definire tecniche di analisi e strumenti di finanziamento che rispondano alle esigenze e alle peculiarità di tali aggregazioni. Il mancato ade-guamento potrebbe significare: per gli istituti di credito la perdita di un’im-portante opportunità di sviluppo del portafoglio crediti; per il sistema econo-mico il venir meno di un indispensabile sostegno alla crescita del tessuto im-prenditoriale. In generale, il rating rappresenta un giudizio qualitativo globale sul merito creditizio di un soggetto, giudizio cui il prestatore di capitali per-viene attraverso un procedimento alquanto articolato di analisi, di calcolo e di valutazione. Con specifico riferimento alle reti, ci si chiede se e in che modo possa continuare a rappresentare un parametro sintetico indicativo del grado di rischio d’insolvenza cui si espongono i soggetti che le finanziano. Come già accennato, non è possibile per le banche predisporsi a rispondere alle richieste di credito da parte delle reti senza considerare i vincoli e gli obblighi operativi posti dalle Direttive europee e dalle norme nazionali di attuazione degli “Ac-cordi sul Capitale” emanati dal Basel Commitee on Banking Supervision. E’ bene, quindi, richiamare gli aspetti rilevanti ai fini della trattazione che qui si intende svolgere. Gli Accordi siglati nel 2011, noti come “Basilea 3” non mo-

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dificano l’impostazione precedente (Basilea 2) per gli aspetti che riguardano le metodologie per la misurazione dei rischi di credito. Si preoccupano, infatti, di rafforzare le nuove tecniche di valutazione dell’adeguatezza patrimoniale delle banche, concentrandosi in particolare sulle misure anticicliche (Kodres e Narain, 2010; Tutino, Birindelli e Ferretti, 2011; Molinari, 2011). Invece, per quanto riguarda la misurazione del rischio di credito e le indicazioni di credit risk management, rimangono invariati due elementi fondamentali:

• la definizione di “default”, che già nell’Accordo del 2004 è stato de-finito in modo tale da non risultare assimilabile a nessuno dei con-cetti tradizionalmente utilizzati nella dottrina aziendale (insolvenza o inadempimento), né a quelli utilizzati nella prassi bancaria (incaglio o sofferenza).

• le componenti fondamentali del rischio di credito: la probabilità di in-solvenza (PD) e la dimensione della perdita attesa (LGD)4.

Occorre verificare se le accezioni di default e le procedure che le banche normalmente adottano per definire tali parametri, e quindi per implementare un efficace processo di risk pricing, siano efficaci anche nel caso di reti di im-prese. La corretta stima della PD e della LGD è di fondamentale importanza per l’economicità della gestione bancaria in quanto sono a fondamento del pricing dei prestiti (De Laurentis e Caselli, 2006). Per la corretta determina-zione di queste variabili, il Comitato di Basilea ha imposto alle banche una revisione dei loro processi di affidamento affinché fossero incentrati su un parametro, il rating, capace di rendere il più possibile oggettiva la valutazione del merito creditizio. Le banche dovranno quindi approntare sistemi di analisi e valutazione del merito creditizio delle reti d’imprese che siano in grado di condurre ad un rating significativo. Per raggiungere tale obiettivo, le banche hanno la possibilità di implementare idonei internal rating-based approach nella forma based o advanced.

Guardando la prassi bancaria, il percorso di analisi che porta alla quantifi-cazione del rating di rete può essere molto o poco strutturato, a seconda che preveda o meno una sequenza standardizzata di indicatori e di aree di indagi-ne da esaminare, e specifiche modalità per pesare le varie evidenze ottenute. In ogni caso, il processo di analisi, indipendentemente dal grado di struttura-zione, dovrebbe sempre assicurare la ricerca di un punto di equilibrio tra gli automatismi delle tecniche quantitative e gli approfondimenti delle analisi

4 Pertanto, la misurazione del rischio di credito richiede, a livello operativo, la quantificazione de: la perdita attesa, o expected loss (EL), che se espressa in valore assoluto, è data dal prodotto della probabilità d’insolvenza (PD), dell’esposizione al momento dell’insolvenza (EAD), del valore atteso della quota del credito non recuperabile in caso di insolvenza (LGD); la perdita inattesa, o unespected loss (UL), che indica la perdita non in valore ma in termini di variabilità

LA VALUTAZIONE DEL MERITO CREDITIZIO PER LE RETI D’IMPRESA

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qualitative (Berger e Udell, 2002; Stein, 2002; Petersen,2004; Godbillon-Ca-mus, Godlewski, 2005; Pavarani, 2006; Bongini et. Al., 2009).

Nelle banche, la ricerca di tale equilibrio deve tener conto non solo delle indicazioni fornite dal Comitato di Basilea, ma soprattutto dei relativi costi in rapporto ai margini di ricavo ritraibili dai diversi segmenti di clientela e dalle diverse tipologie di operazioni creditizie.

Possibili percorsi di assegnazione del rating alle reti d’imprese

La trattazione del tema del finanziamento delle reti aziendali porta ad af-frontare problema relativo al procedimento da adottare per pervenire all’as-segnazione di un rating alle imprese che ne fanno parte. La questione, per quanto affermato sinora, deve essere affrontata in maniera articolata poiché richiede, ancora una volta, di distinguere le reti direttamente finanziabili (re-ti-oggetto e reti-soggetto) da quelle finanziabili per il tramite delle singole imprese aderenti (imprese in rete).

Nel caso di finanziamento delle sole imprese in rete, può essere opportuno esprimere una valutazione autonoma, in termini di “rating parziale”5, della rete in quanto tale; questo giudizio sintetico potrà essere utilizzato come indi-catore per valutare le imprese che partecipano alla rete, attraverso opportuni criteri.

Nella seguente figura, è riportata la tassonomia delle diverse tipologie di rating applicabili alle reti d’impresa.Fig.2 I rating di rete

Fonte: De Lautentis G., (2011b), pg. 181.

5 I rating parziali considerano solo una parte delle informazioni o dei fenomeni gestionali di un impresa e sono presenti in numerosi processi di rating, come ad esempio le banche che producono rating parziali in termini di rating di settore o di rating di gruppo che vengono poi ribaltati sul rating finale.

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Nel caso di crediti erogati alle imprese in rete, dall’analisi della letteratura emerge che sono ipotizzabili due approcci alternativi al problema in discorso:

• un primo approccio prevede la determinazione di un rating specifico della rete, la quale verrebbe intesa come entità economica distinta dal singolo prenditore, che concorre ad influenzarne gli equilibri economi-co-finanziari;

• un secondo approccio prescinde dalla valutazione del merito creditizio della rete in sé, prevedendo invece una integrazione dei criteri di analisi della singola partecipante per tener conto direttamente dei condiziona-menti economico-finanziari derivanti dall’appartenenza ad un’aggrega-zione aziendale.

La scelta tra i due approcci valutativi, dovrebbe basarsi su un’attenta analisi dei legami presenti all’interno della rete e della loro rilevanza per la determi-nazione del rischio dei singoli membri (Monferrà e Rigodanza, 2006). Per le reti ad alta coesione strategica e integrazione operativa, potrebbe risultare più coerente impostare un processo di valutazione che definisca un giudizio indi-pendente sulla qualità della rete nel suo complesso, ribaltandolo poi sui rating di ciascun emittente/emissione come componente addizionale o correttiva. Per le reti a bassa integrazione, invece, si potrebbe prescindere da un giudizio sulla rete, correggendo direttamente i criteri di misurazione del rating del singolo partecipante in funzione delle interessenze con gli altri partecipanti alla rete.

Nel caso di finanziamenti erogati direttamente alle reti, occorre trattare separatamente le reti-soggetto da quelle oggetto. Per le prime, che si confi-gurano come entità economiche con personalità giuridica e autonomia patri-moniale, è corretto definire un percorso valutativo in un certo senso inverso rispetto a quello ora indicato per le imprese in rete. Il processo di assegnazione mira, in questo caso, a definire un rating della rete (si veda fig.2), sul quale potrebbero incidere, come elementi correttivi, i rating stand alone delle singole società partecipanti. Pertanto, il set informativo a disposizione della banca erogatrice deve essere integrato con dati utili a verificare il grado di solidità e di solvibilità delle imprese partecipanti, consentendo di verificare la possibi-lità (anche in ragione dei vincoli contrattuali) che queste possano sostenere finanziariamente il network nei momenti di necessità.

Infine, per le reti-oggetto il percorso di attribuzione del rating è legato alla definizione delle seguenti fasi:

• identificazione della corretta accezione con cui deve essere delineato il concetto di default, in considerazione del fatto che ci si trova a valutare la solvibilità di una rete che potrebbe non essere dotata di autonomia patrimoniale;

LA VALUTAZIONE DEL MERITO CREDITIZIO PER LE RETI D’IMPRESA

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• individuazione degli indicatori che esprimono il grado di equilibrio fi-nanziario della rete, non solo in funzione della definizione di default adottata, ma anche del sistema di contabilizzazione e rendicontazione disponibile;

• raccolta di tutte le informazioni qualitative e quantitative necessarie, da un lato, per definire i fattori di rischio che possono incidere negativa-mente su tali indicatori, dall’altro, per individuare e monitorare i segni premonitori del default in relazione ad un definito orizzonte temporale (solitamente un anno);

• definizione delle tecniche di elaborazione e di analisi delle informazioni raccolte e di assegnazione della classe di rating.

Per gli istituti di credito la tecnica prevalentemente utilizzata è la valutazio-ne del “progetto di rete” ed il finanziamento dei singoli associati, migliorando il merito creditizio dei singoli aderenti in funzione della redditività prevista dal progetto di rete. Assume quindi grande rilevanza l’obiettivo perseguito dal contratto di rete, la sua bontà economica, la sua sostenibilità nel tempo ed il reale contributo che riesce a trasferire ai propri aderenti. Al fine di valutare correttamente la bontà del progetto, i criteri fondamentali utilizzati sono:

• gli effettivi vantaggi economici che le imprese possono ricevere dal con-tratti di rete;

• la fattibilità e sostenibilità del business plan della rete;• la solidità del contratto di rete.Dunque l’analisi del merito creditizio di una rete e delle aziende che lo

compongono è certamente un processo alquanto complesso perché richiede di porre a sistema situazioni, anche assai differenti, di equilibrio economi-co-finanziario delle partecipanti e dell’insieme.

La quantificazione del rating della rete

Il processo di valutazione del rischio di credito di un’impresa richiede, come noto, un sistema di informazioni sufficienti perché la banca possa svol-gere sia l’analisi fondamentale che quella andamentale. Mentre la prima è volta a valutare la posizione competitiva, la solidità patrimoniale e le perfor-mance prospettiche dell’impresa, la seconda consente di esaminare lo status e la dinamica delle relazioni creditizie dell’impresa. Sebbene l’analisi anda-mentale consenta per sua natura valutazioni just in time, tuttavia essa presen-ta un angolo visuale sull’azienda molto ristretto in quanto non permette di

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esprimere giudizi sulle caratteristiche generali dell’attività aziendale. Infatti, le informazioni per l’analisi fondamentale presentano un alto livello di rappre-sentatività dei fenomeni aziendali ed un basso livello di prossimità temporale, a differenza delle informazioni per l’analisi andamentale, che sono più vicine all’impresa in termini temporali (Caselli e Gatti, 2006). Autorevoli studiosi (De Laurentis, 2010b) hanno già posto in evidenza l’inadeguatezza dei mo-delli statistici nella determinazione del credit scoring nel caso delle reti azien-dali, così come si è già sottolineata, in generale, la debolezza metodologica dei sistemi di griglie-esperte. Ciò conduce a considerare l’approccio judgemental come il più valido ed opportuno per la stima del merito creditizio della rete e delle sue partecipanti. In questi casi, infatti, l’analisi dei bilanci e degli anda-mentali non può determinare direttamente l’attribuzione del rating prescin-dendo dall’analisi qualitativa. Si pensi al fatto che gli stessi valori dei quozienti di bilancio possono essere associati a soglie diverse di adeguatezza in funzione della configurazione della reti e del ruolo assegnato a ciascun impresa aderen-te. E’ opportuno che, nell’ambito della valutazione del merito creditizio di imprese che fanno parte di aggregazioni aziendali il peso dei fattori qualitativi e dei giudizi degli operatori sia non secondario. Data questa impostazione valutativa generale, l’assegnazione del rating, in presenza, di reti è resa par-ticolarmente problematica dalla complessità dei rapporti che si instaurano tra il sistema bancario e la rete. Complessità dovuta sia alla mutevolezza dei confini della rete, sia all’esistenza di relazioni economiche e finanziarie tra le stesse imprese partecipanti. Alla luce di ciò, occorre realizzare sistemi di scoring quantitativo in grado di contemplare analisi e indicatori che conside-rino sia gli equilibri “parziali” (d’impresa) che quelli “complessivi” (di rete). Il problema sorge nel momento in cui oggetto di valutazione siano reti-oggetto, ovvero reti d’imprese nate sulla base di un contratto che non prevede un fon-do patrimoniale e una rendicontazione autonoma rispetto alla contabilità dei partecipanti. In tali casi, il set informativo a base dell’analisi è senza dubbio carente ai fini dell’applicazione dei tradizionali modelli di scoring.

La valutazione del merito creditizio delle reti-oggetto porta dunque a ri-flette su due ordini di problemi. Il primo è relativo alle tecniche e ai modelli di analisi effettivamente applicabili. Con riferimento all’analisi degli equilibri finanziari attuali e prospettici della singola azienda, la letteratura aziendale e quella finanziaria offrono diversi modelli e strumenti per la previsione delle insolvenze. Questi possono essere raggruppati in quattro categorie (Roggi, 2008): modelli di scoring, basati sull’analisi discriminante; modelli logit e pro-bit, volti a stimare una probabilità di default; modelli neurali, basati sull’ap-proccio black box; modelli capital market oriented. Mentre i primi tre prevedo-no un trattamento statistico, seppur differente, di indicatori finanziari traibili

LA VALUTAZIONE DEL MERITO CREDITIZIO PER LE RETI D’IMPRESA

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dai bilanci aziendali (Ohlson, 1980; Muscettola, 2010), i modelli del quarto tipo prevedono l’adozione di un approccio “strutturale” o “credit spread” per il trattamento di prezzi azionari e obbligazionari (Cherubini e Della Lunga, 2001). Per quanto sopra esposto, i modelli richiamati risultano difficilmente applicabile alle reti-oggetto. Queste possono essere giudicate esclusivamente applicando le logiche e le tecniche dello specialized lending, e più in particola-re dell’object financing, che premiano gli obiettivi e il programma comune, le regole per l’assunzione delle decisioni e le responsabilità previste dal contratto (De Laurentis, 2010a). Il secondo ordine di problemi riguarda l’approccio che l’analista deve seguire nella valutazione della rete-oggetto. In generale, le politiche aziendali, che rappresentano la traduzione degli indirizzi di gover-no strategico in criteri e logiche di gestione relativi a particolari aree e mo-menti dell’organizzazione, devono essere valutate per la loro funzionalità ri-spetto all’obiettivo del mantenimento dell’equilibrio impresa-contesto (nella prospettiva sistemica) e del correlato equilibrio finanziario (nella prospettiva aziendale).

Nella fase di rating assignment per le reti di impresa, appurati i vincoli d’u-so dei modelli statistici e delle griglie esperte (Albareto et al., 2008), l’unico approccio che si prospetta è quello judgmental adeguatamente strutturato, al fine di giungere ad una valutazione che sia il più possibile aderente alle potenzialità della rete. Al fine utilizzare tale modello però, si rende necessario il diretto coinvolgimento del personale a cui saranno delegate le funzioni di valutazione della rete e quindi di un suo apprezzamento in termini di rating, il quale dovrà avere una formazione specifica sul tema.

Per realizzare un approccio di tipo judgmental che sia fondato su elementi certi, si ritiene opportuno realizzare un questionario che permetta di indagare tutti quegli aspetti qualitativi della rete e che consenta di addivenire ad un giudizio complessivo. All’interno del questionario dovranno essere ricomprese quattro aree di indagine: la tipologia di governance, le fonti necessarie, il tipo di gestione e gli obiettivi in termini di risultati economici6. Per ciascuna area dovrà essere assegnato un punteggio in base al grado di completezza delle informazioni ottenute. Una volta ottenuta una scala di valori per ogni singola area di indagine, saranno utilizzate per la quantificazione del rating finale della rete.

In linea teorica, quindi, la misurazione del rischio di credito non può non avere un certo grado di soggettività, particolarmente nel caso di valutazione delle reti. Esso infatti sarà funzione del grado di fiducia che viene riposta nelle capacità dell’organo di governo sia di adeguare continuamente la struttura

6 La rilevazione di tali informazioni si rende necessaria al fine di definire un giudizio sul grado di stabilità della rete.

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della rete alla mutevolezza ambientale, che di mantenere un elevato livello di risonanza nei rapporto tra le aziende aderenti.Fig. 2 Il rating di rete

Fonte: Nostro adattamento da De Laurentis G., 2011 b.

Pertanto, il processo di assegnazione del rating deve necessariamente esse-re integrato da un modulo qualitativo capace di rappresentare la solidità e le prospettive della rete, nonché la forza e la rischiosità dei legami impresa-rete. Per quanto riguarda il modulo andamentale, questo non crea difficoltà in ter-mini di reperimento delle informazioni nel caso di imprese in rete o reti-sog-getto, ma richiede un’interpretazione delle dinamiche osservabili alla luce dei legami con la rete. Si sottolinea, infine, l’estrema rilevanza del modulo qualitativo, senza il quale non si riuscirebbe ad analizzare quali ambiti speci-fici della valutazione ai fini del merito creditizio risultano essere influenzati dall’appartenenza ad una rete.

Dall’analisi delle problematiche rappresentate risultano evidenti sia speci-fiche esigenze valutative, sia vincoli metodologici non facilmente superabili. Alla luce di ciò, le banche dovrebbero delineare un peculiare approccio al ra-ting delle reti, che non può essere, se non in casi particolari e aspetti specifici, analogo a quello normalmente adottato per le PMI (De Laurentis, 2010b).

Il ruolo delle banche nel finanziamento alle reti: il caso Unicredit

Come riportato anche in precedenza, le banche al fine di valutare la possi-bilità di assegnare un rating alla rete e quindi anche ai propri associati, valuta

LA VALUTAZIONE DEL MERITO CREDITIZIO PER LE RETI D’IMPRESA

121RIVISTA BANCARIA - MINERVA BANCARIA N. 5-6 / 2014

attentamente il programma di rete contenuto nel contratto (Sestini, 2011). Per delineare l’effettiva bontà del contratto di rete vengono esaminati alcuni elementi critici, quali:

• la qualità dei legami tra le imprese della rete (personali, professionali e culturali);

• la propensione all’innovazione degli aderenti alla rete;• la propensione all’internazionalizzazione degli aderenti alla rete;• le competenze manageriali presenti all’interno della rete;• la presenza di potenziali economie di scala perseguibili;• la durata del contratto;• la presenza di un fondo comune di rete;• la regolamentazione del business da parte degli associati;• la regolamentazione della governance della rete;• la presenza di una contabilità della rete.Tali fattori consentono di effettuare il processo di assegnazione del rating

di rete, successivamente verrà espresso un rating per ogni singola azienda, cor-retto con il coefficiente di miglioramento della rete che può variare da 0,5 a 2 punti di rating Il rating così ottenuto viene applicato a tutte le linee di credito in essere dal partecipante alla rete autorizzate dall’istituto di credito. Ciascun istituto applica un proprio approccio per la valutazione delle reti d’impresa, ma tutti sono riconducibili all’impostazione sopra riportata.

Con il crescente ricorso all’istituto del contratto di rete (Intesa Sanpaolo, 2014), alcuni istituti di credito si sono dotati di nuovi strumenti per “retare” le imprese. Tra tutti gli istituti di credito7 che si sono occupati del tema della valutazione del merito creditizio delle reti, si riporta il caso di Unicredit, in quanto ad oggi risulta essere l’istituto con un approccio più completo e strut-turato.

L’istituto Unicredit8 fornisce alle imprese che presentano il loro program-ma di rete, una valutazione del progetto con una diretta collaborazione tra banca e richiedenti, con l’istituzione di tavoli di confronto. Più nel dettaglio l’istituto propone:

• un modello con un unico gestore ed un unico deliberante creditizio;• consulenza strategica per l’utilizzo di prodotti dedicati, con particolare

7 Tra gli istituti di credito che hanno affrontato il tema della finanziabilità delle reti di imprese si annoverano: Barclays Italia, Unicredit, Banca Europea per gli investimenti (BEI), BNL Gruppo BNP Paribas, Intesa San Paolo, Deutsche Bank, Banco Popolare, Gruppo Carige, Cariparma e Banca Antonveneta – Gruppo Monte dei Paschi di Siena.

8 Per ulteriori approfondimenti si rinvia alla consultazione del sito: www.unicredit.it

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CONTRIBUTI122

riferimento all’internazionalizzazione;• l’apertura di un tavolo di ascolto permanente per tutte le parti interes-

sate.

Tale approccio, che fornisce oltre al finanziamento anche dei servizi acces-sori, è stato utilizzato anche da altri istituti di credito.

Per quanto attiene alla valutazione di fattibilità del progetto di rete, l’istitu-to prevede la verifica della solidità legale del contratto, valutando:

• il dettaglio del progetto e lo scopo;• la durata del progetto;• la presenza e l’entità del fondo comune;• la validità delle norme di conduzione del business comune;• la qualità delle disposizioni sulla protezione del patrimonio;• il modello di governance che si intende utilizzare;• la presenza di una contabilità di rete;• il tipo e l’estensione dei controlli interni ed esterni.Dopo la fase di valutazione del contratto di rete, vi è una fase successiva in

cui avviene la valutazione del business plan e del contesto economico della rete d’impresa che porta ad una valutazione quantitativa dei ritorni per la rete e per i singoli partecipanti, oltre ad una valutazione qualitativa dei:

• legami tra le imprese della rete;• solidità della governance;• aspetti tecnico-contrattuali;• competenze manageriali di rete d’impresa;• esistenza di economie di scala;• propensione all’innovazione ed internazionalizzazione dei partecipanti;• qualità delle relazioni tra rete ed istituto di credito.

Al termine della seconda fase ed in funzione dei risultati che derivano dall’analisi del progetto, il gestore unico dei rapporti con la rete ed il delibe-rante attivano un processo di ovverride del rating dei singoli partecipanti alla rete, con un miglioramento, in caso di esito positivo, stimato tra 0,5 e 2 punti di rating su scala 1/9.

LA VALUTAZIONE DEL MERITO CREDITIZIO PER LE RETI D’IMPRESA

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Conclusioni

Se da un lato la nuova regolamentazione dettata da Basilea 2 e Basilea 3 spinge le banche a realizzare nuovi strumenti per la lettura dei comportamen-ti imprenditoriali, per valutare lo stato di salute delle imprese, dall’altro le imprese di piccole dimensioni presentano dei ritardi notevoli nella gestione finanziaria, dovendo intraprendere un percorso complesso di adeguamento al nuovo contesto che passa da un adeguato presidio della funzione finanziaria, all’elaborazione e diffusione di flussi informativi alle controparti interessate.

In un quadro regolamentare complesso come quello in cui si trovano ad operare le banche italiane, si capisce quanto sia importante comprendere in che misura le relazioni impresa – contesto, e in particolare l’appartenenza ad una rete, possano influenzare i diversi momenti della gestione finanziaria dell’impresa (liquidità, tesoreria e leverage) e definirne gli impatti in termini di rating. Quest’ultimi diventano infatti i driver che guidano le relazioni banca – rete, definendone le possibilità e le condizioni di finanziamento.

Una valutazione positiva sarà attribuita a quelle reti che presenteranno un contratto ed un programma minuziosamente redatti che non lasceranno spa-zio a dubbi da parte del soggetto finanziatore sulle modalità di conseguimen-to degli obiettivi nonché sull’organizzazione e la governance dell’aggregazione stessa.

Infatti, se da un lato, -nella prassi - si è osservato un tendenziale miglior rating attribuito alle imprese che fanno rete rispetto a quelle che non lo fanno, dall’altro non c’è concordanza e univocità nelle modalità di riconoscimento e valutazione delle sinergie effettive che si creano tra le realtà coinvolte in un contratto di rete.

È del tutto naturale che con il persistere della fase di congiuntura negativa delle economie avanzate, le banche debbano affinare i loro procedimenti di analisi e valutazione per catturare quelle componenti che alimentano, e quin-di influenzano con diverso peso, il processo di definizione dei rating interni assegnati alle reti.

Tale necessità si combina perfettamente con l’esigenza, fortemente avver-tita da accademici e operatori, di assegnare un maggior peso dei giudizi qua-litativi elaborati dal rater nel calcolo del rating, affinché questo rifletta le reali potenzialità dell’impresa nel medio lungo periodo, e non si limiti a cogliere esclusivamente un determinato momento di vita di questa (Zarbo, 2010). Ciò consentirebbe alle banche che utilizzano il rating interno nei processi di concessione e monitoraggio del credito, non solo di gestire meglio il portafo-glio crediti in fasi recessive, ma anche di valutare meglio operatori economici complessi quali le reti di imprese.

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CONTRIBUTI124

La finalità del presente contributo è quello di creare i presupposti per inda-gare un campione di reti di imprese che si sono rivolte agli istituti di credito e misurarne le performance realizzate attraverso una puntuale rilevazione dei principali indicatori economico-finanziari in un arco temporale significativo.

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