La Terrasanta del Monte Ābū tra passato mitico e realtà presente [The Holy Land of Mount Ābū...

28

Transcript of La Terrasanta del Monte Ābū tra passato mitico e realtà presente [The Holy Land of Mount Ābū...

Sommario

Articoli e Studi a cura de! Comitato di esperti:

Elettra Casarin

Isabella Doniselli Eramo

Paolo Magnone

Giuliana Malpezzi

Riccardo Rosati

Giovanni Battista Sanguineti

Margherita Sporle/Ii

Marco Taddei

Cinema:

Eurasia Zuccolo Fanelli

Danza:

Stefania Volpi

Even ti:

Un capolavoro di "pittura ad ago" .. 5

La Cina dei Qing .............. . 37

La Terrasanta del Monte AbU tra passato mitico e realta presente . . . . 41

Pramoedya Ananta Toer ........ .

Codice Giappone, ripercorrendo "L 'impero dei segni" di Roland Barthes ..................... .

11 sistema bancario mongolo: dalla nascita agli anni '80 (prima parte) ..

11 boom della Cina e la riforma del

67

99

111

suo sistema politico . . . . . . . . . . . . . 127

Haruk.i Muratami: annotazioni .... 143

Far East Film Festival .......... . 151

I passi dell'anima .............. . 159

Isabella Doniselli Tang: arte e cultura in Cina prima dell'anno mille................ 163

Anna Maria Martelli 11 cerchio in una coppa-ceramiche persiane dal IX al XIV secolo. . . . . 167

Recensioni: Libri. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 171

paolo magnone la terrasanta del monte abu tra passato mitico e realta presente

Paolo Magnone

LA TERRASANTA DEL MONTE

ABU TRA PASSATO MITICO E REALTA PRESENTE

"S e la montagna non va a Maometto ... " recita l' adagio, esprimendo legittirni dubbi sull'acquiescenza della montagna al volere

del profeta. In terra indiana, dove il prodigio e la norma e il grande diventa facilmente sesquipedale, tali dubbi non hanno ragione di sussistere: certarnente, la montagna non puo esimersi dall' andare al r~i, il veggente, l' onnipotente omologo indiano del profeta vicino-orientale. 11 veggente in questione e il divino r~i Vasi~tha, progenie di Brahma, cappellano del re Dasaratha della stirpe solare di Ayodhya e precettore di Rama, l' eroe del Ramaya1:ia. 11 suo rornitaggio si trovava nell'odiemo Rajasthan meridionale, presso il confine con il Gujarat: ma la zona, allora, era pianeggiante. Un giomo la sua diletta vacca NandinI, uscita a pascolare come di consueto nei paraggi dell'eremo, non fece ritomo sull'ora del tramonto. Irnpensierito, il r~i ando alla sua ricerca finche non gli giunse I' eco dei suoi muggiti provenienti dal fondo di una voragine. Invoco allora mentalmente la fiumana SarasvatI che

quademi asiatici 74

si materializzo all' istante e colrno la fossa con le sue acque, cosicche NandinI venuta a galla pote uscirne sana e salva a nuoto.

La vacca NandinI con il vitellino nell' asrama

di Vasi~~a

Per scongiurare il ripetersi della disavventura, Vasi~!ha

intimo a Himalaya di mandare un suo suddito a riempire la cavita. Himalaya era in imbarazzo circa il modo di trasferire una montagna, dacche Indra aveva reciso le ali di cui tutte erano anticarnente fornite (un tempo le montagne potevano svolazzare qua e Ia, ma facevano uno sconquasso intollerabile quando atterravano ). V asi~!ha suggerl la soluzione: Himalaya aveva un figlio, il monte Nandivardhana, di cui era arnico carissimo il divino serpente (niiga) Arbuda, dotato della facolta di volare; questi l' avrebbe trasportato facilmente ovunque fosse necessario. Nandivardhana recalcitrava, spaventato dalla selvatichezza della regione e dei suoi abitanti, ma V asi~!ha lo convinse promettendo di stabilire la

42

paolo magnone la terrasanta del monte abO tra passato mitico e realta presente

propria residenza sulla sua vetta, fatta ricca di luoghi santi e templi, di fiumi e di fauna e flora lussureggiante, dimora eletta di Siva. A sua volta, ii serpe volante concesse i suoi servigi a condizione di poter legare ii proprio nome all' impresa. Ed e cosi che oggi la piana desertica del Rajasthan meridionale presso il confine con il Gujarat si eleva improvvisamente a formare un monte ammantato di verzura che culmina all' altezza di 1722 m al suo picco piu alto, e reca il nome di Abu, corruzione di Arbuda, il servizievole amico di Nandivardhana.

Con questo mito di fondazione si apre l'Arbuda Mii.hiitmya

("Magnificazione dell' Arbuda") dello Skanda Purii.IJa

sanscrito•, per poi proseguire con una dettagliata descrizione dei numerosi tfrtha che ripullulano dalla matrice sacra della terrasanta. Il termine tfrtha, connesso alla radice tf

'traversare', denota anzitutto un guado, un luogo di passaggio all'altra sponda di un fiume; e in seconda istanza, in senso traslato, un tramite di passaggio verso l'altra sponda del sariisiira, la corrente dell' esistenza - donde ii "profeta" jaina e detto tfrtha1J1.kiira o 'facitore di guado', concetto analogo a quello nostro di pontifex. Un tfrtha e un tale luogo di trascendimento oltremondano, che comporta sempre la presenza di una ierofania - spesso, in forza dell'etimologia, uno specchio d' acqua; talvolta un monte, una caverna, un

I Skanda Puriir;ia 7, 3, l-3. Per un'analisi completa dell'Arbuda Miihiitmya v. P. Magnone, "L' Arbudakhar}<Ja dello Skanda Purih,la", in Memorie dell'lstituto

Lombardo - Accademia di Scienze e Lettere (Cl. di Lett. - Sc. Mor. e St.), vol. xxxix, fasc. 2, Milano 1989, p. 49-92.

43

quaderni asiatici 7 4

albero, una pietra o qualche altro ricettacolo del numinoso. I tfrtha dell' Arbuda sono polle, eremi, boschi o anfratti santificati dalla presenza dominante di Siva, perloppiu manifesto in forma aniconica in un li1iga2; ma talvolta anche dell'una o dell'altra ipostasi divina dei culti devozionali: Vi~r;tu, la dea multiforme, Brahma, Gane8a; oppure del vedico Agni, o ancora di fiumane come la Sarasvafi e la Ganga. Insieme assommano una sacerta tale da preservare I' Arbuda incorrotto dal funesto influsso del kali yuga, I' eta ultima tristemente inaugurata dal trapasso di Kr~1_1a cinque millenni or sono; talche tutti i 35 milioni di tfrtha dell'India (il mito indiano non lesina mai in iperboli) hanno aperto qui delle filiali per sottrarsi in questa terra pura alla contaminazione dei barbari mleccha3 che ormai imperversano ovunque. Racconta infatti il Pura1Ja4 che a un congresso divino cui erano presenti anche i tfrtha in persona Brahma rammento agli astanti la dottrina della spirale degenerescente delle quattro eta del mondo (krta, tretii,

dviipara e kali), che contano rispettivamente 1.728.000, 1.296.000, 864.000 e 432.000 anni, soffermandosi infine sui mali dell'eta ultima: la malvagita e ogni sorta di vizi vi hanno libero corso, la vita e breve e il cibo scarseggia; i brahmani

2 II liliga e ii caratteristico emblema non-figurativo di Siva a forma di cilindro con la sommita arrotondata, simbolo fallico della potenza creativa de! dio ma anche evocazione de! pilastro cosmico (axis mundi).

3 Mleccha sono gli "stranieri" che non parlano lingue indoarie e non partecipano delle tradizioni brahmaniche. II termine includeva oltre agli indigeni anari dunque gli invasori estemi di varia provenienza e si estende di diritto ai vari colonizzatori europei. 4 Skanda Pura~a 7, 3, 10.

44

paolo magnone la terrasanta del monte abO tra passato mitico e realta presente

non hanno virtU, gli uomini sono fraudolenti, proni ai piaceri del palato e del sesso, bugiardi e malfattori; a 16 anni incanutiscono, mentre le donne si ingravidano a 12 anni; le caste si mescolano, gli stadi della vita si confondono, i sacrifici e i costumi aviti periscono; i tfrtha contaminati dai barbari mleccha perdono ogni efficacia. I tfrtha erano comprensibilmente atterriti da questa sciagurata prospettiva, ma Brahma li rassicuro consigliando loro di rifugiarsi sull' Arbuda, che unico si sarebbe serbato al riparo dei maleffci di kali.

Oggi si puo nutrire qualche dubbio sulla piena realizzazione della promessa di immunita fatta da Brahma. Fu uno mleccha, il colonnello Todd, a riscoprire nel 1822 la frescura e I' aria salubre del monte Abu, vera oasi di ristoro nell' arsura del deserto del Thar; i britannici vi stabilirono dapprima un sanatorio e poi la capitale estiva del Rajputana, prendendo ii monte in affitto perpetuo dal 1917 fino. a poco prima dell' lndipendenza. La nuova importanza amministrativa fece si che la cittadina di Mount Abu si grerni di residenze delle famiglie reali dei Rajput e del loro entourage. Dopo l'lndipendenza, molte di queste dimore storiche furono convertite in alberghi di prestigio, e cio contribui allo sviluppo della vocazione turistica della localita, che oggi e una meta favorita soprattutto dalle coppie indiane in luna di miele. Un'altra importante quota di presenze turistiche che male si accorda con la promessa inviolabilita dell' Abu e costituita dalle frotte di vacanzieri che sciamano ogni fine settimana dal vicino Gujarat, uno stato "astemio"

45

quaderni asiatici 74

dove la vendita di alcolici e sottoposta a restrizioni, per indulgere alla crapula approfittando dei numerosi chioschi di birre e acqueviti locali e a1J1grezf §arab, whisky e affini.

L' Abii mantiene bensi un'importanza religiosa, ma non esattamente nei termini preconizzati da Brahma. Da molti secoli in questa regione ha preso il sopravvento il Jainismo, una religione eterodossa antica quanta il Buddhismo che malgrado le sue radici genuinamente indiane non trova accoglienza nell'ampio seno dell'Hinduismo perche non accetta l' autorita del Veda. La presenza di Siva oggi non e piu cosi cospicua sul monte Abii: la localita e soprattutto meta di devoti jaina che vengono ad ammirare le sfolgoranti trine di marmo dei celebrati templi di Delvaras. Oltre a questi vetusti monumenti di fama artistica oltreche religiosa, nuovi templi faraonici spuntano in tutta la regione grazie alla munificenza di pii nababbi jaina d' oltremare, come il

PavapurI Y--rrth Dham e il Bheriitarak Y--rrth Dham, che sorgono entrambi a pochi chilometri di distanza l'uno dall' altro ai piedi del massiccio, nel distretto di SirohI. Per edificare il complesso del secondo, che comprende oltre al tempio propriamente detto anche giardini e dharamsala per l'accoglienza dei pellegrini, e stata disboscata un'area vastissima, in cui si progetta la costruzione di una nuova citta.

5 Specialmente ii Vimal Vasahi, eretto nel 1031 dal primo ministro del re Bhimdev della dinastia Solailkr, e il Liii;t Vasahi, edificato nel 1230 da Vastupa.J. e Tejpa.J., ministri del re V"""rrdhvan della dinastia Vaghelii, e dedicati rispettivamente a Adinath e Neminath, il primo e il ventiduesimo tfrtharµkiira jaina.

46

paolo magnone la terrasanta del monte abO tra passato mitico e realta presente

Ma oltre ai pellegrinijaina, l' Abu richiama anche gli stuoli biancovestiti dei discepoli della Prajapita Brahmakuman Isvariya Visvavidyalaya (o World Spiritual University, come suona la denominazione inglese destinata agli "Yadava" occidentali) fondata nel 1937 da Prajapita ('padre delle creature') Brahma, considerato incarnazione terrena del Paramapita ('padre supremo') Siva, e manifestazione della persona divina del creatore e maestro Brahma, che egli appunto sostituisce in effigie nella versione appositamente adattata dell'iconografia della trimurti6. 11 quartier generale della confraternita, diffusa in tutto il mondo con filiali in oltre 80 paesi, e stato trasferito nel 1951 sull' Abu, dove conta numerose sedi sparse su un vasto territorio, a partire dall'Om Shanti Bhavan, che vanta un auditorium da 4,000 posti, il quinto per dimensioni in tutta l' Asia. La stazione ferroviaria di Abu Road, la cittadina alle falde dell' Abu da cui s 'inerpica la strada serpeggiante che conduce in tre quarti d' ora alla localita montana, e stata ampliata, ammodemata e dotata di un apposito sportello di accoglienza per far fronte agli imponenti flussi cosmopoliti di adepti che convengono ai raduni. Benche gli scritti dottrinali in lingue indiane della confraternita conservino al dio supremo il nome di Siva, gli

6 11 concetto hindu della trimiirti o 'triade delle forme" non ha nulla a che spartire con il concetto cristiano della Trinira, cui viene talora superficialmente accostato.

Le tre persone della Trinita costituiscono infatti tre aspetti essenziali dell'unica sostanza divina, diversamente dalle tre persone della trimiirti, che non ineriscono essenzialmente al sommo Signore in se stesso, ma ne rappresentano soltanto le tre funzioni di creatore (Brahma), conservatore (Vi~I).u) e distruttore (Siva) in rapporto al mondo.

47

quaderni asiatici 74

opuscoli in lingua inglese professano un generico credo monoteistico che riconosce un divino Padre/Madre chiamato con diversi nmni nelle diverse confessioni, che si sarebbe incarnato nel fondatore della setta allo scopo di ammaestrare l'umanita e promuoverne la divinizzazione per mezzo del

rajayoga in attesa della divina eta aurea ventura, che si instaurera dopo la consumazione finale della demoniaca eta attuale. Per inciso, come specifica un opuscolo in hind"f7, la consumazione del kali yuga sara compiuta dalla persona divina di Sailk:ara (distinto dal supremo Siva) fomentando gli impulsi distruttivi dei perversi popoli d' America ed Europa (viparftabuddhi amerikan logo tatha yaropvasiyo) con le loro

armi di distruzione di massa ... Malgrado il richiamo a Siva e ad altre dottrine tradizionali come quella della trimurti e dei quattro yuga, questi pochi dettagli sono sufficienti a escludere il movimento dei Brahmakuman dall' ambito dell'Hinduismo "classico", situandolo nell'alveo di quel complesso fenomeno religioso revivalistico e sincretistico di cui Vivekananda fu il promotore phi insigne, che va sotto il nome di Neo-hinduismo.

Che ne e dunque della perenne presenza di Siva promessa da Vasistha che doveva fare dell' Arbuda l'inconcusso baluardo del sanatana dharmas hindu pur in mezzo alle

7 Jniin-yog-pavitratii-siinti-path-pradarsanf, p. 12. 8 Saniitana dharma o "religione perenne" (benche il termine 'religione' non sia interamente appropriato a tradurre l'ampio spettro dei significati di dharma) e il termine comprensivo con cui gli hindu si riferiscono a cio che noi chiamiamo Hinduismo in generale.

48

paolo magnone la terrasanta del monte abQ trl passato mitico e realta presentt

depravazioni della trista eta finale, secondo l'annuncio di Brahma? Della gran parte degli oltre 50 tfrtha menzionati nell'Arbuda Mahatmya si e quasi persa la memoria tra gli abitanti odierni della ridente cittadina di Mount Abu. I loro nomi sanscriti risultano perloppiu sconosciuti; presumibilmente in molti casi nuovi nomi nel dialetto locale sono subentrati, e solo qualche vecchio sii.dhu ('sant'uomo') custodisce un malcerto ricordo della loro identita originaria. Altri tfrtha sono sepolti nella giungla, frequentati solo dalle tribu di aborigeni (adivasi) che spaventavano Nandhivardhana, e la loro ubicazione e nota a pochi, spesso in maniera vaga e controversa. Ma anche i pochi ancora identificabili con sicurezza serbano solo esili legami con la tradizione testuale, misconosciuta perfino dai pujii.rf addetti al loro culto. Un paio di esempi varranno a illustrare la situazione.

Riprendendo il filo della narrazione dell'Arbuda Mahatmya

dove l' avevamo lasciato, al trasloco del monte himalayano nel sito attuale grazie ai buoni servigi del naga Arbuda, ritroviamo9 Vasi~!ha intento a rigidissime penitenze allo scopo di onorare la sua promessa, inducendo Siva a prender dimora sull' Abu. Dopo una vertiginosa progressione di millenni, in cui il muni emacia il proprio corpo riducendo via via l'alimento, dalla sola frutta alle foglie macerate all'acqua e infine alla sola aria, ed esacerba le intemperie del clima esponendosi ai "cinque fuochi" ( quattro focolari ai quattro

9. Skanda Puriif}a 1, 3, 4.

49

quademi asiatici 74

punti cardinali phi la vampa solare allo zenit) d'estate, all'acqua gelida d'invemo e al turbine nella stagione delle piogge, finalmente Siva e soddisfatto: un litiga erompe all'improvviso dalla montagna, e una voce incorporea promette la presenza perpetua del dio in quel luogo. Poiche aveva squarciato la montagna (acala) e non l'avrebbe mai abbandonata (na cali~yati) il linga ebbe nome Acalesvara, e ii tfrtha omonimo e dunque ii primo e l' originale su cui si fonda la sacerta dell' Arbuda.

Il sanctum dell'Acalesvara con l'incavo in luogo del liflga

L' Acalesvara in effetti esiste ancor oggi (nella localita di Acal Garh, a circa 11 km da Mount Abu) e la fama della sua pristina importanza non si e spenta. L'ingresso, fiancheggiato da una coppia di statue dipinte di elefanti, si affaccia senza

50

paolo magnone la terrasanta del monte abu tra passato mitico e realb\ presente

troppe pretese tra le botteghe del bazar. Entro la cinta templare, lungo la quale si allineano numerose edicole dedicate a divinita secondarie, un padiglione centrale ombreggiato da un albero maestoso ospita un grande simulacro bronzeo del toro Nandin, il veicolo di Siva, accanto a cui sta ritta una minuscola ParvatI, la consorte del dio. Gli sguardi dei grandi occhi devotamente attoniti delle due divinita conducono verso il tempio principale antistante, molto semplice, adomo di sculture solo nel piccolo portico d'ingresso. Leggiamo ora cio che ne dice la guida pubblicata dall'ufficio turistico locale nelle due versioni: quella in lingua hind110 e quella redatta in un ingleset 1 approssimativo, che tuttavia curiosamente non e una traduzione dell' altra, rispetto alla quale presenta notevoli discrepanze. Sebbene l' Acalesvara non si possa annoverare tra le s,ue attrazioni principali, la guida lo descrive come il phi antico tempio dell' Abu, costruito nell'813 a.C. Pero in luogo della storia della comparsa del linga narrata nell'Arbuda Mahatmya, che i compilatori evidentemente ignorano, la guida rileva che nel tempio non c'e alcun linga, ma c'e invece al suo posto un'impronta dell'alluce di Siva. Riguardo alla sua genesi, le due versioni divergono; quella hindI, pin succinta, riferisce una "diceria" (kil'!lvadanti) secondo cui Kasi' Visvanatha, ovvero Siva nella sua veste di Signore di Kasi'(= Var~asI), un giomo distese una gamba fino a imprimere l' alluce in quel punto, producendo una fenditura che penetra fino agli infemi;

10 Navfnatam Miiunf Abu Gait}, p. 31. 11 Illustrated Mount Abu Guide, p. 30-31.

51

quaderni asiatici 74

la versione inglese, dal canto suo, precisa che Siva avrebbe conficcato qui il suo alluce per immobilizzare la montagna turbolenta, e aggiunge la storia dell'empio re Dharavar~a del clan Paramara, che per sei mesi verso invano acqua nella buca dubitando che veramente giungesse fino alle regioni infere del patala, e fu punito della sua miscredenza con la rovina della sua schiatta. La fenditura prende il nome di brahmakha<;f<;fa, specificano entrambi i testi senza dare spiegazioni.

La storia di re Dharavar~a e palesemente di origine recenziore, connessa com'e alle leggende intorno alla genesi dei clan Rajput, che salirono alla ribalta della storia per la loro strenua opposizione agli invasori musulmani. Gli altri particolari, invece, benche senza riscontro nell'Arbuda Mahatmya, parrebbero conservare l' eco sbiadita e deformata di motivi narrativi in esso contenuti. Cosi ad esempio il Mahatmya non menziona impronte dell'alluce di Siva, mentre narrat2 come Brahma, impietosito dalle strenue penitenze intraprese dai pellegrini all' Acalesvara, volendo largire loro un mezzo piu rapido di purificazione, imprimesse la propria orma sulla montagna. La reminescenza di questo motivo spiegherebbe come mai l'impronta, trasferita a Siva in circostanze alterate, conservi tuttavia ii nome di brahmakha<;f<;fa ('fossa di Brahma'). Nell'Arbuda Mahatmya si narra inoltre questo prodigio, che l' orma avrebbe mutato colore e contratto progressivamente le proprie dimensioni nel corso delle eta: bianca e immensurabile nell' eta krta, rossa e

12 Skanda Purtirza 1, 3, 53.

52

paolo magnone la terrasanta del monte abO tra passato mitico e realta presente

assai vasta nell'eta treta, fulva e mediocre nella dvapara, e infine nera e minuscola nel kali yuga. L'impronta attribuita a Siva e, in effetti, impressa nella pietra nera; e forse si e talmente ridotta da poter essere scambiata per quella di un alluce ...

Altri dettagli sembrano aver subito un' analoga dislocazione e corruzione: la fessura profonda fino al patala che si vuole prodotta dall'impatto dell'alluce di Siva richiama la fossa (poi colmata dalla montagna) in cui cadde NandinI, scavata originariamente dal r~i UttailkaB con l'aiuto della folgore di Indra per discendere fino agli inferi sulle tracce di certi orecchini rubati. Oppure l'altra voragine pure menzionata nel testoi4, prodotta dai niiga per salire alla montagna dagli inferi allo scopo di propiziare la dea e cosf salvarsi da un olocausto incombente. Ancora, il monte Nandivardhana/Arbuda, stabilitosi di buon grado nel suo sito attuale grazie alle assicurazioni di Vasi~tha, non necessitava di esser tenuto fermo dall' alluce di Siva; pero I' Arbuda Mahatmya conosce altre orme che adempiono a una simile funzione, quelle della divina sakti Srimata. Narra la storiaIS che un tempo il demone Ba~kali aveva usurpato il regno dei tre mondi, e i celesti detronizzati vennero a segreto convegno sull' Arbuda per evocare in · aiuto la sakti, la divina energia. Allo spirare di mille anni di penitenze la iakti si manifesto come una terribile forma di fumo che poi si muto in fiamma e infine in

13 Skanda Pura!la 7, 3, 2. 14 Skanda Purii!la 7, 3, 37. 15 Skanda Pura!IU 7, 3, 22.

53

quademi asiatici 74

una fanciulla biancovestita. Srimata (questo il suo nome) invio un messaggero a Ba~kali, intimandogli di restituire il regno a Indra, ma il demone rispose con arroganza; tuttavia, invaghito della bellissima dea, le proponeva la scelta tra le nozze e l' annientamento. B~kali era ormai sopraggiunto con

Il tempio rupestre di Kali nei pressi dell' Acalesvara

un poderoso esercito, e le truppe divine erano allo sbando; gia accorreva smanioso di abbrancare la dea, quando questa dischiuse la bocca in una lenta risata, e ne uscirono torme di guerrieri che sterminarono le schiere demoniache; poi, sapendo che il demone non poteva morire per effetto di una grazia concessagli da Siva, lo seppelll vivo sotto una rupe, sulla quale monto ella stessa, promettendo a Indra di restare la a perpetua custodia. Poiche pero a causa della presenza visibile di Srimata sull' Arbuda tutti gli uomini ottenevano la liberazione istantanea, cosicche i riti divenuti superflui languivano e gli inferni si svuotavano, per evitare questi eccessi (nella visione hindu il bene non deve trionfare, ma

54

paolo magnone la terrasanta del monte abu tra passato mitico e realta presente

solo bilanciare ii male - entrambi sono necessari alla perpetuita del divenire) la dea si risolse ad abbandonare I' Arbuda, lasciando pero le proprie onne (pii.duka) a tener fenna la montagna che tuttora imprigiona ii demone.

Cade qui di rimarcare che l' Arbuda Mahiitmya, accanto a una maggioranza di tfrtha dedicati a Siva, contempla anche diversi luoghi consacrati alla dea dai molti nomi-e-fonne. II culto della dea e diffuso ancor oggi sull' Abii, ma non e facile rintracciare nell'attuale la persistenza dell'antico. Secondo un slidhu che vive in un eremo rupestre sovrastante ii modemo tempio di Ga.I).esa in riva al Iago NakkhI, ii tfrtha di Snmata di cui abbiamo teste raccontato la storia corrisponde all' odiemo tempio di Sadka MatajI, incastonato nelle pendici selvagge del massiccio montuoso, accessibile dall' alto con ore di cammino per piste mal tracciate nella boscaglia e dal basso per una lunghissima scalinata che si diparte da un tratturo frequentato dai pastori di capre e bufali dei villaggi tribali. II sanctum merita veramente ii nome di garbhagrha ('casa dell'embrione') che gli spetta in sanscrito: affondato nelle viscere della roccia, senza finestre e immerso nella totale oscurita, un marchingegno azionato a manovella vi produce un frastuono orgiastico di campane e gong che soggioga e obnubila la mente del devoto con una vivida fantasmagoria della terribilita del Sacro. L'improbabile denominazione del tempio e le incertezze della grafia sottolineano quanto la tradizione sanscrita sia onnai remota. II santuario va comunemente sotto ii nome di Sad(a)ka MatajI, e cosi sta scritto anche sul portale al piede della

55

quaderni asiatici 74

scalinata; tuttavia sul portale immediatamente prospiciente il tempio la grafia e invece Sn Sarh(a)ka BhavammatajI. Gli indigeni non sono in grado di spiegare il significato di sadaka

o sarhaka, che non compaiono in lessici hindI o sanscriti; ma la variante e significativa, specialmente in congiunzione col rilievo che la dea e particolarmente venerata in quanto esaudisce i desideri: cio induce a congetturare un originario sadhaka, che significa in sanscrito "colei che realizza", ed e registrato in questa format6 come nome della dea Durga.

Meglio conosciuto e phi accessibile ai turisti e il tempio usualmente noto come Arbuda DevI o Adhar Dev111, che sovrasta la cittadina di Mount Abii da un colle a circa un chilometro di distanza. Per una scalinata di 450 gradini si raggiunge l'ingresso del tempio ai piedi di una rupe; i penetrali sono anche in questo caso in un antro cui si accede sgusciando accovacciati in un pertugio della roccia. 11 tempio e considerato molto antico, e dedicato alla dea Arbuda patrona dell' Abii; la guida turistica hind11s si spinge fino a dichiarare che Vyasa in persona (il compilatore mitico dei Purarza) ne darebbe una descrizione nello Skanda Purarza. In realta, come abbiamo vista, 1' Arbuda Mahatmya dello Skanda Purarza non conosce alcuna dea Arbuda che sarebbe patrona della montagna: Arbuda e invece come sappiamo il name del naga che trasporto a volo la cima himalayana. La scritta sul portale inferiore pero designa la divinita come Sn

16 In contraddistinzione alla phi normale forma siidhikii.

17 L'irriprobabile spiegazione di questo nome risiede (secondo la guida hindi) nel fatto che la il tempio e stato costruito "senza fondamenta" (binli lidhlir ke).

18 Navfnatam Maun! Abu Gliirj., p. 20.

56

paolo magnone la terrasanta del monte abO tra passato mitico e realta presente

Katya yam Sak.ti ( oltreche Arbuda Devi Sak.ti JI) e questo permetterebbe di identificare il luogo con il tfrtha di KatyayanI, menzionato19 nel Mahatmya. La storia di KatyayanI e simile a quella di Srlmata, benche piu succinta, comportando essa pure la lotta vittoriosa con un demone (di nome Sumbha); anche in questo caso la <lea si preoccupa di non facilitare troppo la redenzione <lei devoti coll' offrirsi liberamente alla loro venerazione; se nel mito precedente Srlmata si era effettivamente sottratta facendosi supplire dalle proprie orme. qui KatyayanI si limita a stabilirsi in un anfratto recondito della montagna, in modo da limitare la probabilita di essere scorta dai devoti. Questo particolare collima con la collocazione della cella sopra rilevata.

Un terzo tirtha della <lea menzionatozo nell'Arbuda Mahatmya e stato con ogni verisimiglianza trasferito a Siva per effetto dell' oblio della tradizione sanscrita: e l'Isamsikhara, la 'vetta della Signora', ovvero il luogo montano in cui la <lea si ritiro in corrucciata solitudine quando gli <lei si immischiarono nella sua vita di coppia. Secondo il mito, subito dopo le nozze Siva e Gaud si erano stabiliti sul monte Kailasa dedicandosi a un amplesso interminabile che suscito una viva ansieta nei celesti: temevano infatti che quando il seme carico di energia accumulata nei lunghissimi preliminari si fosse finalmente effuso nella matrice, l'universo intern sarebbe stato messo a soqquadro dall'impatto; percio si presentarono al Kailasa per

19 Skanda Puriir:ia 7, 3, 24.

20 Skanda Puriir:ia 7, 3, 52.

57

quademi asiatici 74

distogliere Siva dalla sua deleteria occupazione, ma ii toro Nandin che vegliava alla porta rifiuto di introdurli. Solo l'incorporeo Vayu, ii Vento, pote eludere la sua sorveglianza e giungere fino alla coppia, richiamando Siva alle sua responsabilita. 11 dio vergognoso subito si ritrasse, ma la dea, adirata, scaglio una maledizione condannando gli dei a restar privi di prole, poiche avevano impedito ii suo concepimento; in seguito si ritiro come si e detto sull' Arbuda, e vi rimase in solitudine per mille anni, finche non si lascio ammansire dalla promessa di Siva di poter avere un figlio generato da se sola, che fu poi Gal}.esa. Oggi questo luogo, quando non sia totalmente dimenticato, viene perloppiu confuso dagli indigeni con un tempio montano in localita selvaggia intitolato a is an Bhairav, o piu popolarmente BhairiljI, ossia

Siva nella sua forma terrifica - malgrado la parola fsanf

sia femminile in sanscrito e non possa dunque riferirsi al 'Signore' (fsana) Siva.

Parrebbe di poter concludere da queste sparse annotazioni che dopotutto la confusione, sigillo di kali, sia penetrata anche sull' Arbuda, ad onta delle assicurazioni di Brahma; la sovranita di Siva vacilla, assediata dall'eretico zelo jaina che ha incastonato le sue gemme in vetta alla montagna e dilaga sulla piana alle pendici, e si vede costretta ad affidare la sua riscossa alle improbabili schiere brulicanti di mleccha dei Brahmakuman; gli antichi tfrtha vagolano smarriti nella boscaglia, sussistendo di qualche grama offerta dei tribali, mentre i nuovi o rinnovati sono immemori delle loro ascendenze ancestrali. Eppure ii luogo in cui tutto era

58

paolo magnone la terrasanta del monte abu tra passato mitico e realti\ presente

La vasca di Gaumukh presso l'eremo di Vasi~!ha

cominciato, l'eremo di Vasi~µia, se ne sta ancora intatto, come per prodigio, in un recesso solitario del monte, apparentemente indenne dal tumulto e dai guasti del tempo. Per raggiungerlo si prende una carrozzabile che si diparte dalla via maestra in direzione Gaumukh (''Testa di vacca") inerpicandosi su un colle. Superato un impianto di cremazione, si traversa un agglomerato di casupole con un tempio intitolato a Ramananda, presso cui vive un asceta ultracentenario in regime di assoluta purezza, sottraendosi a ogni contatto e cucinando da se il cibo che puo procurarsi con le elemosine. La strada termina in una piazzuola, dove anche i turisti phi pigri, che abbiano noleggiato una camionetta per percorrere i 3 km dal centro di Mount Abu, devono abbandonare i1 mezzo per imboccare il sentiero che 1i condurra per l'ultimo chilometro (e 750 scalini) in mezzo alla

59

quaderni asiatici 74

foresta frusciante di langiir (specie di scimmie cinerine dalla faccia nera e dalla lunghissima coda). Antistante I' eremo, una testa marmorea di vacca butta acqua sorgiva in una vasca gradinata, ricordando i servigi della Sarasvafi che accorse all' appello mentale del saggio per riscattare NandinI dal baratro in cui era caduta21. Un'iscrizione hindI sul muro celebra affettuosamente la dea-fiume, che e a un tempo l'antica <lea vedica della Parola, l'alma patrona della civilta indiana:

yah kal kal cha! cha! bahtf kyii kahtf sarasvatf dhiirii

21 Per la verita, l' opuscolo distribuito dall' aframa in tre versioni - inglese, hindI e gujarati, di cui quest'ultima (Sri Bhakatvatsalsarru.i Maharaj, Gaumukh Vasi~!h Airam. Itihas ane Arbudacalni utpatti) sembra l'originale - riferisce una storia diversa: SarasvatI sarebbe intervenuta in una disputa dottrinale tra Vasi~!ha e Visviirnitra prendendo le parti di Vasi~!ha, e per questa ragione sarebbe stata maledetta da Visviirnitra a veder mutate le proprie acque cristalline in sangue. Infine, dopo molto vano peregrinare della fiumana in cerca di aiuto, lo stesso Vasi~Jha l'avrebbe liberata dall'anatema chiedendole in cambio di scorrere perennemente presso ii suo eremo. Questo racconto pero ha !'aria di una versione apocrifa del brano de! Mahabharata 9, 52-53, dove la storia prende una piega piu truce: mentre i due saggi erano intenti all'ascesi sulle sponde opposte della Sarasvati, Visviirnitra, geloso come sempre de! rivale, ingiunse alla Sarasvati di ghermirlo con la sua corrente e portarlo a Jui, cosi che potesse ucciderlo; la fiumana, pur non osando opporsi al r~i. fece in modo di salvare Vasi~Jha dalle sue grinfie, trascinandolo di nuovo via con i suoi flutti turbinosi, e per questo fu maledetta come sopra; in seguito fu una comitiva di r# a restaurare la sua purezza primigenia. Questa storia nel contesto mahabharatiano ha lo scopo di spiegare I' origine de! V asi~!hiipaviiha ("ii travolgimento di V asi~Jha"), un tfrtha dalle acque particolarmente impetuose, di cui non c'e traccia in prossimita dell'eremo. Sembra anche che la vicenda sia stata purgata dei tratti meno edificanti (la gelosia e l'intento omicida di Visviirnitra) per non turbare la pietas popolare.

60

paolo magnone la terrasanta del monte abQ tra passato mitico e realta presente

yug yug se bahta aya yah pw:zya pravah hamara

"che dice 1' onda della SarasvatI scorrendo con do lee mormorio? di era in era se ne va per il suo corso, questa sacra fiumana nostra!".

L' eremo, cinto da mura, ospita nel tabernacolo del tempio centrale il simulacro di Vasi~tha tra i due regali discepoli Rama e Lak~maJ).a, con la consorte ArundhatI poco discosto; fuori dalla cella attende la mucca NandinI con il vitellino poppante. La singolare importanza di NandinI nella mitologia dell' Abu non deve sorprendere. La vacca rappresenta molte cose nella cultura indiana: l'acqua, la parola, la madre, la tranquilla "pazienza" (k~ama) brahmanica che sostiene l'universo, in collaborazione con l'impetuoso "ardimento" (tejas) regale, in una sorta di binomio non dissimile da quello nostro medievale delle due auctoritates. Ogni prevaricazione dell'un potere sull'altro e esclusa, come dimostra un celebre mito22 che ha ancora una volta Vasi~!ha e NandinI per protagonisti. Un tempo l'illustre re Visvamitra giunse esausto da una caccia all'eremo di Vasi~tha, che sollecitamente lo intrattenne imbandendo magicamente una mensa per lui e per tutto il suo seguito grazie alle facolta di NandinI, una "vacca dei desideri" (kamadhenu) capace di esaudire qualunque

22 Ramayai;w. l, 52-56; Mahabharata l, 165, 2-144. La versione qui riassunta e quella del Mahabharata. Per un'analisi comparativa v. P. Magnone, "Patterns of Tejas (and K~ama) in the Epics". Paper read at the XII World Sanskrit Conference (Helsinki, 13-18 July 2003) [in corso di pubblicazione].

61

quademi asiatici 74

fantasia. Eccitato nella sua bramosia, Visvamitra voleva averla a tutti i costi, offrendo financo l'intero regno a compenso; e ai dinieghi di Vasi~tha invoco il diritto della prepotenza regale per impossessarsene con la forza. Ma la stessa Nandini, rifiutandosi di abbandonare il saggio, emise dai pori schiere di guerrieri che annientarono le truppe regie,

62

L'Agni Kui:i4a

paolo magnone la terrasanta del monte abO tra passato mitico e realt~ presente

mentre la bacchetta brahmanica levata di Vasi~tha annichiliva l'intera panoplia di cataclismiche armi magiche messe in campo da Visvamitra, il quale dovette infine ammettere malinconicamente l'incapacita della "violenza" regale a prevalere contro l'inconcussa "pazienza" del brahmano. (In

seguito lo stesso Visvamitra, a forza di inenarrabili imprese ascetiche, realizzo l' impossibile: valico gli invalicabili confini della casta e si fece lui stesso brahmano).

Ma l'eremo di Vasi~tha, accanto agli emblemi dell'autorita sacerdotale, ospita anche le insegne dell' autorita regale, confonnemente alla dottrina tradizionale indiana secondo cui il brahman (il potere "spirituale") e la matrice dello k~atra (il potere "temporale"). Non soltanto, infatti, V asi~tha quale Cappellano della corte di Ayodhya e affiancato dai prfncipi della stirpe "solare"; di fronte al tempio, sul retro di un padiglione dedicato a Indra, il re degli dei, si trova la sorgente dei lignaggi reali del Rajasthan: il focolare (agnikutµja) dove fu versata l'oblazione da cui balzarono

fuori i capostipiti delle quattro dinastie "ignee" di sovrani

Rajput. Sulla parete antistante sono dipinti i loci letterari che sanciscono il suo statute>23:

23 Non senza titubanze; il passo citato nel testo e quello dipinto in rosso che appare al centro in alto nella fotografia, senza menzionare la fonte. Il testo in verde in basso a destra, desunto dal poema hindr duecentesco PrtJtviraj Rasau di Cand Bardill, conferma la medesima storia; ma il testo in azzurro a sinistra, che riproduce a memoria (con errori in parte dovuti a ignoranza del sanscrito) un passo del Bhiivi~a Pura~a non meglio precisato, riferisce un'origine diversa. Il passo, che ho identificato come Pratisarga Parvan, l, 6, 45-47, attribuisce al brahmano Kiinjakubja (anzichC a Vasi~!}la) la celebrazione de! sacrificio; anche i norni dei quattro principi sono diversi: Pramara, Capahlini, Sukla e Pariharaka, e

63

quademi asiatici 74

anal ku!'4 te upje cii.ro rii.jkumiir ehi vidhi vahni vams bha ~atr jati vistii.r

Vi~!lU tej te cauhan bhayii. indra am§ paramii.r

siv te solankf bhayii. aj te bhayii pratihiir

"Dalla conca del fuoco nacquero quattro prfncipi: cosf sorse la stirpe del fuoco per la propagazione della casta ~atriya: dall' energia ardente di Vi~~u sorse il Cauhan, da una particella di Indra il Paramar, da Siva il SolailkI e dall'Ingenerato (=Brahma) il Pratihar".

Molti altri tesori custodisce ancora l 'asrama e la selvaggia regione circostante. Provvisti di guide, in ottemperanza al cartello in hindI che mette in guardia dall'avventurarsi soli nella giungla, si possono snidare dall'oblio i romitori di altri famosi saggi, come Jamadagni, il padre del temibile avatiira

Rama-con-la-scure, o Vyasa, l'autore-deus ex machina del Mahabharata, o infine il piu recondito di tutti: l 'eremo di Gautama, il cui discepolo Utta.Iik:a scavo la voragine in cui un tempo cadde NandinI; oggi deserto, inesplicabilmente appollaiato su un ripiano roccioso a meta costa del monte -costruito come, per quali vie? forse portato a volo per magia, suggerisce la mia guida, dando voce a chissa quali leggende popolari.

potrebbero forse rappresentare gli originali sanscriti di cui i nomi hindi sarebbero la corruzione.

64

paolo magnone la terrasanta del monte abu tra passato mitico e realtc\ presente

L'erede attuale di Nandini

L'abate, Bhakt Vatsalsarlll). Maharaj, benemerito restauratore degli edifici e delle tradizioni dell' asrama, scrive al lettore del suo opuscoletto di aver avuto, per grazia e ispirazione di V asi~tha, la buona sorte di "intessere la ghirlanda del libro" dei fatti storici attinenti al tfrtha, che rischiano di essere pervertiti e stravolti dagli odiemi scrittori, e in ispecie dagli storiografi occidentali, i quali inquinano financo le universita con il loro pregiudizio che considera mera finzione l' origine delle dinastie regali dall' oblazione nel fuoco. Per correggere queste aberrazioni egli ha intrapreso a raccogliere le "fattualita" (tathya) descritte nello Skanda

65

quaderni asiatici 7 4

PuraJJ-a, nel Mahabharata, nel Prthvfraj Rasau, nelle strafe dei bardi, nelle iscrizioni su pietra e perfino nelle dicerie della gente (jan §rutiyo se), a beneficio della corretta istruzione delle generazioni future. Intanto, nel campo adiacente all' asrama, l' erede attuale di N andinI osserva con sguardo immoto sotto le coma lunate un pezzo di India che per fortuna stenta a morire.

L'Autore

Paolo Magnone insegna Lingua e Letteratura Sanscrita all'Universita Cattolica di Milano. I suoi interessi di studio vertono principalmente sui grandi corpora mitologici dell'Epica e dei Pural}a e sullafilosofia delle Upani~ad e del Saf!lkhya-Yoga. II presente articolo e frutto di una ricerca condotta sul doppio versante dell'analisi testuale dell'Arbuda Mahatmya sanscrito e della ricognizione sul campo.

66