La Diaspora Cinese nel Sud Est Asiatico

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INDICE Introduzione..................................................................................................................3 ____________________________________________________________________ CAPITOLO 1: UNA MAPPATURA DELLA DIASPORA CINESE NEL SUD-EST ASIATICO 1.1 Storia della Diaspora Cinese ed evoluzione del personaggio del Migrante cinese.................................................................................................................7 1.2 La Diaspora Cinese nel Sud-Est Asiatico: cronologia e posizionamento geografico dei flussi........................................................................................ 10 1.3 La dimensione demografica: entità dei flussi e dati statistici........................ 12 1.4 Le comunità Huaqiao in Thailandia, Malaysia, Filippine, Vietnam e Singapore.........................................................................................................16 1.4.1 Thailandia.................................................................................................. 16 1.4.2 Malaysia..................................................................................................... 18 1.4.3 Filippine..................................................................................................... 19 1.4.4 Vietnam...................................................................................................... 20 1.4.5 Singapore................................................................................................... 23 ______________________________________________________________________ CAPITOLO 2: RUOLO DELLE COMUNITÀ CINESI NEL SUD-EST ASIATICO 2.1 Processi di regionalizzazione, Organizzazioni transnazionali (SEATO, ASEAN) nel territorio del Sud-Est Asiatico....................................................25 2.1.1 Processi di regionalizzazione nel Sud-Est asiatico......................................... 25 2.1.1.1 La SEATO........................................................................................... 30 2.1.1.2 L' ASEAN........................................................................................... 31 2.2 Ruolo Economico dei cinesi d'oltremare e il Capitalismo cinese...................33 2.2.1 Il Capitalismo Cinese................................................................................. 36 2.3 Rapporto economico-politico fra Huaqiao, Madrepatria e Stato d'approdo (Influenze economiche, politiche e cenni alle leggi che regolano la migrazione in Cina)............................................................................................................ 39 1

Transcript of La Diaspora Cinese nel Sud Est Asiatico

INDICE

Introduzione..................................................................................................................3

____________________________________________________________________

CAPITOLO 1: UNA MAPPATURA DELLA DIASPORA CINESE

NEL SUD-EST ASIATICO

1.1 Storia della Diaspora Cinese ed evoluzione del personaggio del Migrante

cinese.................................................................................................................7

1.2 La Diaspora Cinese nel Sud-Est Asiatico: cronologia e posizionamento

geografico dei flussi........................................................................................10

1.3 La dimensione demografica: entità dei flussi e dati statistici........................12

1.4 Le comunità Huaqiao in Thailandia, Malaysia, Filippine, Vietnam e

Singapore.........................................................................................................16

1.4.1 Thailandia..................................................................................................16

1.4.2 Malaysia.....................................................................................................18

1.4.3 Filippine.....................................................................................................19

1.4.4 Vietnam......................................................................................................20

1.4.5 Singapore...................................................................................................23

______________________________________________________________________

CAPITOLO 2: RUOLO DELLE COMUNITÀ CINESI NEL SUD-EST

ASIATICO

2.1 Processi di regionalizzazione, Organizzazioni transnazionali (SEATO,

ASEAN) nel territorio del Sud-Est Asiatico....................................................25

2.1.1 Processi di regionalizzazione nel Sud-Est asiatico.........................................25

2.1.1.1 La SEATO...........................................................................................30

2.1.1.2 L' ASEAN...........................................................................................31

2.2 Ruolo Economico dei cinesi d'oltremare e il Capitalismo cinese...................33

2.2.1 Il Capitalismo Cinese.................................................................................36

2.3 Rapporto economico-politico fra Huaqiao, Madrepatria e Stato d'approdo

(Influenze economiche, politiche e cenni alle leggi che regolano la migrazione

in Cina)............................................................................................................39

1

______________________________________________________________________

CAPITOLO 3 : IDENTITÀ, CULTURA E LETTERATURA DEI

CINESI D'OLTREMARE

3.1 Processi di assimilazione e la mancata assimilazione delle comunità cinesi in

Malaysia, Thailandia e Filippine.....................................................................44

3.1.1. Le comunità Huaqiao in Malaysia.................................................................44

3.1.2. Le comunità Huaqiao in Thailandia...............................................................46

3.1.3 Le comunità Huaqiao nelle Filippine.............................................................47

3.2 Rapporto fra Huaqiao e Madrepatria: Identità e Nazionalismo......................49

3.2.1 Testimonianze: Voci della Diaspora............................................................53

3.3 Il problema della Lingua.................................................................................55

3.4. Cenni di letteratura scritta da Huaqiao...........................................................57

Conclusioni.................................................................................................................60

Bibliografia.................................................................................................................65

2

Introduzione

Con il termine Diaspora si intende letteralmente “spostamento di popolazioni

dal paese d'origine ad un altro” (Johnston, 2000) o “abbandono della terra natale da

parte di un popolo che si disperde in varie parti del mondo” (Mitchell, 1997).

Diaspora deriva dal greco διασπορά, “dispersione” e dalla parola “disseminare” che

inizialmente veniva utilizzata per indicare “chi vive tra gente di religione diversa

dalla sua” (Cortelazzo, Zolli, 1985, s.v. Diaspora)1.

Nell'Atlante della Migrazione a Bergamo: La Diaspora Cinese, Emanuela Casti

scrive:

L'idea di diaspora evoca un territorio d'origine, focolare di una cultura a partire dalla quale, e per effetto di una dispersione, si è determinata la costruzione di un insieme di comunità distanti l'una dall'altra.

Inizialmente questo termine designava l'esperienza ebraica a seguito della conquista

della Palestina da parte dell'Impero Romano e la distruzione di Gerusalemme nel 70

d. C (Keller, 1971).

La parola Diaspora oggi viene utilizzata in modo più ampio per descrivere fenomeni

lontani da quello degli ebrei di Palestina, come, ad esempio, la “Black Diaspora”

che fu conseguenza della tratta degli schiavi dall'Africa o la “Diaspora Cinese” che

approfondirò in questo elaborato.

Sono state analizzate diverse forme del fenomeno migratorio diasporico: esso può

interessare rifugiati, lavoratori e commercianti; i flussi possono avere carattere

imperialista o culturale (Cohen, 1997).

Sono molti gli elementi teorici che condizionano l'analisi del flusso migratorio e

molte sono anche le conseguenze socio-culturali di tali flussi.

Per comprendere il fenomeno della Diaspora bisogna in primo luogo definire

i concetti di Migrazione e Immigrazione.1 Da Casti E., Bernini G. “Atlante dell'immigrazione a Bergamo: la Diaspora Cinese”

3

Con il primo termine intendiamo il cambiamento di residenza, che può essere

permanente o semi-permanente, di un individuo o gruppo di individui (Johnston,

2000). La Migrazione ha influenzato enormemente la cultura e la società dei Paesi

interessati da questo fenomeno ed è stata spesso fondamento di esperienze personali

profondamente epifaniche e fonte di materia letteraria. Lo studio delle migrazioni,

perpetrato soprattutto da geografi, è un elemento chiave per la comprensione del

senso dello Spazio, della Comunità e dell'Identità, in particolare per quanto riguarda

lo studio delle diaspore. Con Immigrazione intendiamo ovviamente una “forma di

migrazione in cui gli individui si spostano da uno Stato ad un altro” (Johnston,

2000). L'immigrazione permanente viene divisa dalla concezione dell'immigrato

“Sejourner”, che torna dopo breve tempo nel Paese d'origine e si sposta spesso per

motivi economici o lavorativi. Sovente l'immigrazione è forzata, come nel caso dei

rifugiati politici o delle vittime di guerre e persecuzioni, che sono costretti a lasciare

le loro case e a muoversi verso luoghi più pacifici.

La Diaspora è anch'essa una forma di migrazione, ma invece che interessare

individui o piccoli gruppi di persone, coinvolge interi popoli.

La questione della definizione di Diaspora sembra di difficile risoluzione a

causa della pluralità delle esperienze storiche, identitarie e migratorie che hanno

interessato un grande numero di comunità, immaginate (Anderson, 2009) o meno,

nel corso della storia dell'uomo.

Una delle prime possibili definizioni cerca di basarsi sulle idee di trauma, esilio e

nostalgia (Safran, 1991), ma la conseguenza è quella di costruire un'idea di Diaspora

basata sulle memorie delle comunità “diasporiche” (come quella degli Ebrei),

formulando un paradigma che può essere considerato fuorviante e riduttivo della

vera realtà del fenomeno.

Il nuovo approccio al tema Diaspora è preminentemente di tipo etnologico, con la

centralità delle condizioni e delle conseguenze socio-economiche che vanno a

formare i movimenti transnazionali. Ad esempio, gli studi sulla Diaspora Cinese

4

possono essere ritenuti paralleli ai Discorsi sul Transnazionalismo2 e sui processi di

Assimilazione3 socio-culturale che hanno contribuito in tempi recenti

all'elaborazione teorica e alla comprensione “pratica” del fenomeno della Diaspora

Cinese e delle comunità che essa ha creato, producendo un sviluppo di qualità nelle

ricerche sui Chinese Overseas, generando un campo di studi maturo e indipendente.

Con Chinese Overseas o Cinesi d'Oltremare (in cinese Huaqiao) intendiamo

individui di nascita o discendenza (totale o parziale) cinese che vivono

permanentemente fuori dalla Cina.

In senso stretto, Cinesi d'Oltremare è un termine che si riferisce ai cinesi di etnia

Han, mentre in senso più ampio si può ricondurre a tutti i 56 gruppi etnici

riconosciuti in Cina, i Zhonghua Minzu (cittadini di nazionalità cinese).

Gli Huaqiao sono, secondo le ultime stime, circa 40 Milioni di persone stanziate fra

il Sud-Est Asiatico, l'Australia, l'America del Nord e l'Europa.

Per la loro grande presenza nel mondo e per la loro importanza sociale, politica,

economica e culturale, gli studi sulla Diaspora Cinese e sul ruolo delle sue comunità

di Chinese Overseas si sono moltiplicati negli ultimi anni, anche grazie all'ascesa

della Cina sulla scena mondiale.

Il fatto che studi sulla Diaspora Cinese siano “materia da geografi” porta

all'elaborazione di nuove prospettive e nuove informazioni in un'area generalmente

dominata da storici, sociologi e critici letterari. Dal punto di vista geografico

fenomeni come la Diaspora Cinese vengono analizzati in rapporto alla globalità del

territorio, dal Sud-Est Asiatico, all'Oceania, all'America, all'Europa e gli ultimi studi

in merito si focalizzano sull'attualità, cioè sugli anni successivi al 1960.

Questo parallelismo rende la Diaspora Cinese uno dei temi principali dell'area dei

“Global Studies”, cioè quel campo di studi che interessa le relazioni politiche,

economiche, sociali e culturali fra Paesi nel mondo (processi politici e culturali, 2 Transnazionalismo: continuo movimento transnazionale nel quale gli immigranti sviluppano e

mantengono connessioni economiche, politiche, sociali e culturali in più di una nazione; Cit. R.J.Johnston “Dictionary of Human Geography,” 2000.

3 Assimilazione: processo tramite il quale nazioni o comunità e sub-nazioni e minoranze si mischiano e diventano simili; Cit. R.J.Johnston “Dictionary of Human Geography,” 2000.

5

impatti della globalizzazione). In “Space, Place and Transnationalism in the

Chinese Diaspora”, Laurence Ma scrive che “l'odierna concezione della migrazione

internazionale è semplicemente incapace di catturare la natura instabile e in rapido

cambiamento della migrazione globale”, e che le nuove teorie su di essa devono

approfondire la portata culturale delle emergenti società plurali, delle organizzazioni

sociali e dei Network famigliari (che non sono più basati su un unico luogo).

Gli immigranti cinesi spesso sviluppano un bagaglio culturale che sorvola i confini

nazionali. Ma enfatizza le dinamiche della popolazione dei Chinese Overseas come

un network globale fluido e flessibile e che la loro genesi deve essere posta in un

contesto storico più ampio al di là dei confini territoriali.

In questo elaborato voglio dunque approfondire l'analisi della Diaspora

Cinese nel Sud-Est Asiatico, basandomi sulla centralità economica delle comunità di

Cinesi d'Oltremare insediatesi nei Paesi dell'Asia Oceanica, sull' importanza

culturale dell' assimilazione e sulle tappe storiche che hanno portato alla

concentrazione dei cinesi in questa parte del globo. Fondamentali in questo studio

saranno l'indagine dei processi territoriali transnazionali messi in atto nel corso degli

ultimi settant'anni (come l'istituzione della SEATO e dell'ASEAN) e dei rapporti

socio-politici tra comunità di Huaqiao e Paesi ospitanti.

Nell'ultima parte ho deciso di soffermarmi sulla questione identitaria legata al

fenomeno diasporico, quindi sui processi di assimilazione o mancata assimilazione

delle comunità cinesi in Thailandia, Malaysia, Filippine, Vietnam e Singapore, sul

rapporto sociale fra comunità diverse e sulla letteratura cinese della diaspora.

6

CAPITOLO 1: UNA MAPPATURA DELLA DIASPORA CINESE

NEL SUD-EST ASIATICO

1.1 Storia della Diaspora Cinese ed evoluzione del personaggio del

Migrante cinese

La storia della Diaspora Cinese interessa, ovviamente oltre alla Cina,

molteplici paesi e culture. L'origine del flusso migratorio può essere trovata nei

primi secoli d. C, anche se è difficile stabilirne la data esatta, dato che il territorio

dell'Asia orientale è sempre stato caratterizzato da una "vivacità" migratoria

peculiare.

La figura del Migrante Cinese (Chinese Overseas o Huaqiao) e la sua

evoluzione in relazione alla storia della diaspora è stata teorizzata da Wang Gungwu,

considerato uno dei più importati studiosi della Diaspora Cinese e vice rettore

dell'Università di Hong Kong fra il 1986 e il 1995.

Sebbene ci siano state migrazioni verso l'Asia meridionale da parte della comunità

cinese anche prima, è il periodo della dinastia Ming (1368-1644) che vede la

formazione di un vasto flusso verso le Filippine, Malacca e verso le isole

dell'Indonesia. Si tratta prevalentemente di "Huashang" (Wang, 1991) o "Mercanti

Cinesi", cioè mercanti che commerciavano al di fuori della Madrepatria, creando un

flusso di merci da e verso la Cina. Con il passare del tempo molti di questi migranti

si assestarono in questi paesi, che dal punto di vista commerciale fruttarono enormi

ricchezze. La cultura che crearono era spesso un ibrido di tradizione cinese e cultura

locale, come la "Peranakan" che si sviluppò in Malaysia e Indonesia. Nonostante

questo, la "Cinesità", cioè l'identità etnica cinese, rimase forte e preponderante nei

mercanti "Huashang", così come rimase forte il loro legame con la Madrepatria.

Questa tipologia migratoria è caratteristica dei flussi a partire dal terzo secolo d. C,

7

sviluppatasi in particolar modo in Asia prima dell'arrivo degli europei. Infatti,

quando nel sedicesimo secolo d. C gli europei raggiunsero il Sud-Est Asiatico, le

comunità cinesi si erano già stabilite nella regione.

La caduta della dinastia Ming e l'ascesa della Dinastia mancese (e quindi

"non cinese") dei Qing nel 1644 provocò un'onda migratoria verso Taiwan e in Sud-

Est. In questo periodo la maggior parte delle migrazioni era illegale e ai cinesi, una

volta lasciato il paese, non veniva più permesso di rientrare in patria. Solo nella

seconda metà del 1800, a seguito delle Guerre dell'Oppio (1839-42; 1850-56) la

migrazione di massa venne considerata legale.

Il potere coloniale desiderava ottenere l'aiuto dei lavoratori cinesi nelle piantagioni

del Sud-Est Asiatico e in America. La seconda tipologia di migrante cinese, il

"Huagong" (Wang, 1991), ovvero Coolies cinesi , si sviluppò tra il 1840 e il 1920.

Gli "Huagong" formarono la prima forma significativa di migrazione dall'Asia verso

il Nord America e l'Australia, dove lavorarono nelle miniere d'oro e nella

costruzione delle ferrovie. La maggior parte degli "Huagong" erano contadini di

umili origini. Oltre ai braccianti, il flusso migratorio era composto da mercanti e

artigiani, ma solo in piccola percentuale.

Con la caduta della dinastia Qing (1911) e per tutta la prima metà del

Ventesimo secolo, si palesò una nuova forma di "Huaqiao", che Wang definisce

"Chinese Sejourner". Questa concezione supera l'idea di Coolie, in quanto i migranti

erano spesso professionisti guidati da un forte sentimento nazionalista e miravano a

promuovere la cultura cinese fra le comunità di Overseas, sopratutto del Sud-Est

Asiatico. Essi erano spesso associati a università in Europa e divennero i leader

politici della Cina repubblicana e successivamente comunista. Ciò che avevano in

comune con gli "Huagong" era l'intenzione di tornare in patria dopo il periodo

trascorso all'estero, ma questo fattore venne meno a seguito dei problemi economici

e politici che segnarono l'ascesa della Cina comunista all'inizio degli anni '50 del

Novecento.

8

La maggior parte dei cinesi migrati provenivano dalle province meridionali del

Guangdong e del Fujian. Il flusso migratorio dalla Cina del sud alla fine del

Diciannovesimo secolo è responsabile della creazione delle Chinatowns tutt'oggi

presenti nel mondo. La cultura tradizionale di questi individui ha plasmato la forma

e la struttura del rapporto tra gli Overseas Chinese e la Madrepatria nel corso del

Ventesimo secolo.

Una nuova ondata migratoria è iniziata dopo la messa in atto delle politiche

delle "porte aperte" in Cina nel 1970 che hanno portato alla migrazione di cinesi non

solo dal sud, ma da tutto lo stato per ragioni economiche verso gli USA, Canada e

Australia (possono essere considerati come una forma moderna di "Huashang" e

probabilmente anche "Huagong"). Prevalente nella migrazione cinese

contemporanea è il modello migratorio del "Huayi" (Wang, 1991), cioè

"Discendente cinese" che riguarda cinesi che risiedono fuori dalla Cina e che si

spostano in altri luoghi. Possono essere considerati "Huayi" i rifugiati cinesi dal

Vietnam alla fine degli anni settanta che migrarono in Nord America e Australia.

La natura economica della Diaspora Cinese ha causato conflitti fra gli

studiosi, in particolare riguardo al fatto che si debba chiamare "Diaspora", in quanto

essa non può essere paragonata, ad esempio, alla Diaspora degli Ebrei in quanto non

c'è la mancanza di Madrepatria e non c'è stata persecuzione. Inoltre esiste una

grande differenza fra la popolazione dei Cinesi d'Oltremare in termini di diversa

generazione (il flusso si è protratto per secoli), diverse origini (Fujian, Guangdong,

Hong Kong, Taiwan, Vietnam e altri), diverse destinazioni (Hong Kong, Taiwan,

Sud-Est Asiatico, USA, Australia, Europa), diverse classi sociali (dalle élite ai

gangster di strada) e diverse forme di rapporto con la Cina e con il paese d'approdo.

In “The Chinese Diaspora or the Migration of Chinese Peoples”, il geografo Ronald

Skeldon sostiene che il termine “Diaspora” nel suo significato storico non

rappresenti al meglio l'esperienza cinese, in quanto a suo parere spesso si dovrebbe

parlare di Immigrazione e non di diaspora. Molti studiosi sostengono che ciò che

9

vediamo oggi come comunità di Overseas Chinese è il risultato di tante, piccole

"Diaspore geografiche" (Chan, 1992), ognuna con una peculiare struttura causale.

L'unico aspetto che le unisce potrebbe essere la "Cinesità", che consiste

nell'immedesimarsi in una categoria razziale e che trasporta un forte significato

culturale.

1.2 La Diaspora Cinese nel Sud-Est Asiatico: cronologia e

posizionamento geografico dei flussi

Figura 1 : Il Sud-Est Asiatico

Fonte: www.33ff.com

Le tappe storiche dello sviluppo del movimento migratorio verso il Sud-Est

Asiatico sono le stesse della cronologia della Diaspora Cinese nel resto del mondo.

La centralità del flusso dei Cinesi d'Oltremare nell'estremo punto dell'Asia oceanica

è data sopratutto dalla significatività del ruolo economico e culturale

dell'insediamento che si è andato a creare nel corso dei secoli. Le prime popolazioni

d'oltremare arrivarono nel Sud-Est attraverso spedizioni navali nel Nanyang (Mari

del Sud) già nel Tredicesimo secolo, in quello che viene definito dallo studioso

Anthony Reid come “primo impulso mongolo4” che insieme alla prima ondata 4 “Cinesi d'Oltremare: l'insediamento nel Sud-Est Asiatico”, a cura di Anthony Reid, Ed. Fondazione,

10

migratoria dell'epoca Ming costituiscono i più celebri viaggi cinesi nella regione.

Dopo questa prima fase molti cinesi (Huashang) si stabilirono nella zona fino a

costituire una percentuale consistente nella popolazione totale in numerosi Paesi. Il

numero assoluto di migranti cinesi nel Sud-Est crebbe enormemente durante il

periodo coloniale. Gli Huaqiao, tra il Sedicesimo e il Diciottesimo secolo,

provenivano perlopiù dalle province marittime di Guangdong e di Fujian, seguite da

quella di Hainan (vi sono prove, però, di alcuni gruppi di immigrati cinesi insediatisi

a Malacca prima delle grandi onde migratorie del Sedicesimo secolo).

Nel Diciottesimo e Diciannovesimo secolo molti Hokkien (un gruppo etnico

-linguistico legato all'idioma del Dialetto Cinese Min Nan parlato da molti Cinesi

d'Oltremare nel Sud-Est Asiatico) e Cantonesi scelsero di lavorare in Asia sud-

orientale, dove avevano legami precedenti che risalivano all'era Ming. La città di

Taishan nella provincia del Guangdong fu il punto di origine di molti di questi

Huagong spinti da motivi lavorativi che si stabilirono in Siam, Vietnam meridionale,

Cambogia, Filippine. In Malaysia e Singapore si costituirono comunità cinesi

meticce. La maggior parte degli immigrati che raggiunsero l'area di interesse

nell'Ottocento non avevano intenzione di fermarvisi: essi possono dunque essere

definiti come emigranti temporanei che avevano l'intenzione di lavorare fino alla

creazione di capitale di risparmio. Nel Siam, ad esempio, una percentuale altissima

di Coolies cinesi (60-80 per cento) tornava in patria dopo pochi anni di manovalanza

e quelli che rimanevano o erano troppo poveri per ripartire, o avevano fatto fortuna.

Dalla metà del Diciannovesimo secolo in poi, l'emigrazione di Huaqiao si è diretta

primariamente verso i paesi occidentali come gli Stati Uniti, il Canada, l'Australia, la

Nuova Zelanda, il Brasile, e le nazioni dell'Europa Occidentale, principalmente per

motivi di studio o lavoro. Nel Sud-Est Asiatico, nel frattempo, si erano già create

comunità cinesi a Hong Kong, Singapore, Malaysia, Filippine, soprattutto a seguito

dell'apertura dei porti commerciali alle potenze coloniali europee (anche a seguito

del Trattato di Nanchino, 1842). Peculiare fu l'esperienza degli Overseas in Vietnam Giovanni Agnelli, 2002

11

a partire dal Diciottesimo secolo, e in questo paese gli immigrati di etnia cinese

presero il nome di “Hoa” (Reid, 2002). Intorno al 1975, le comunità Hoa del nord e

del sud contavano circa 1,3 milioni di individui, quasi tutti residenti nell'area

metropolitana di Saigon, specialmente nella China Town di Cholon. L'etnia Hoa si è

stabilizzata anche ad Hong Kong nel corso del 1900.

Fino agli anni Venti del Ventesimo secolo le donne cinesi emigrate nel Sud-

Est Asiatico erano molto poche, di conseguenza i nuovi arrivati prendevano spesso

in moglie o come concubina una donna del luogo. Giunsero poi gli anni dei

mutamenti profondi, determinati dalla caduta dell'ingerenza coloniale nell'area. Il

Nazionalismo, sia cinese che indigeno, cominciò ad affermarsi: scuole, giornali,

riviste e circoli letterari cinesi contribuirono all'affermazione delle idee anticoloniali

del Guomindang che portarono alla crescita del senso di solidarietà tra cinesi a

favore di un processo di “Risinificazione5”, soprattutto fra i Peranakan in Indonesia

e Malaysia. A testimonianza dello stretto rapporto tra Huaqiao il governo di Sun-

Yat Sen vi fu un flusso di finanziamenti inviati dal Sud-Est Asiatico verso la Cina

per sostenere l'industrializzazione in patria e la guerra sino-giapponese dopo gli

anni Trenta. Con la vittoria di Mao Zedong nel 1949 e il consolidamento degli stati

indipendenti in Asia, fu chiesto ai cinesi di prendere la cittadinanza nei paesi dove

risedevano e di assumere l'identità nazionale. Negli anni Settanta la componente

politica del Nazionalismo cinese fece spazio al Nazionalismo etnico e culturale, teso

a sviluppare e mantenere l'identità cinese nelle società multirazziali del Sud-Est

Asiatico (Reid, 2002).

1.3 La dimensione demografica: entità dei flussi e dati statistici

I Cinesi d'Oltremare sono oggi circa 40 milioni e si sono stabiliti

prevalentemente nel Sud-Est Asiatico (circa 30 milioni e 100 mila individui)6. Per il

periodo precedente alla seconda metà dell’Ottocento non si hanno dati certi, ma solo

5 “Cinesi d'Oltremare: l'insediamento nel Sud-Est Asiatico”, a cura di Anthony Reid, Ed. Fondazione Giovanni Agnelli, 2002

6 “The Ranking of Ethnic Chinese Population Overseas - Compatriot Affairs Commission, R.O.C.”, 2010

12

stime approssimative del numero totale di Huaqiao residenti nel territorio in

questione. Anche i censimenti effettuati nell’ultima parte del periodo coloniale non

sono affidabili, con le eccezioni di Singapore e Malaysia. Nella seguente tabella

(Tab.1) espongo i dati relativi alla popolazione Huaqiao residente rispettivamente in

Thailandia, Malaysia, Singapore, Indonesia, Filippine e Vietnam tra i primi anni del

1800 e il 1922.

Tabella 1: Stima dei Cinesi residenti nel Sud-Est Asiatico 1800-1992

Thailandia Malaysia Singapore Indonesia Filippine Vietnam Cambogia

1800 203.000 14.000 /7 185.000 120000 Mestizo8

7000

Cinesi

/ /

1860 337.000 <100.000 50.000 222.000 290.000 Mestizo

23.000

Cinesi

/ /

1900 608.000 535.000 165.000 537.000 41.000 80.000 40.000

1930 648.000 1.700.000 422.000 1.233.000 110.000 200.000 100.000

1960 2.670.000 2.674.000 1.091.000 2.690.000 / 800.000 250.000

1980 6.000.000 4.200.000 1.800.000 4.100.000 / / /

1992 5.800.000 5.200.000 2.000.000 7.200.000 800.000 800.000 /

Fonte: V. Purcell, The Chinese in South-east Asia, 1951, pag. 3-43, 169,175; Dati 1992: The Economist,

18 Luglio 1992, pag. 21; “Cinesi d'Oltremare: l'insediamento nel Sud-Est Asiatico”, a cura di Anthony

Reid, Ed. Fondazione Giovanni Agnelli, 2002

7 Dati non pervenuti8 Mestizo: si riferisce a persone di etnia mista o discendenti da famiglie miste, termine utilizzato per

indicare l’etnia mista Cinese e Filippina

13

Negli ultimi dieci secoli sono state individuate cinque fasi di crescita demografica

cinese nel Sud-Est Asiatico (Wang, 1991):

• Nella prima fase, tra il Decimo e il Sedicesimo secolo, i mercanti cinesi o

Huashang giunsero nei porti dell’Asia Sudorientale rimanendovi

temporaneamente o a lungo termine, ma crearono raramente comunità Cinesi

permanenti;

• Nella seconda fase, tra il 1567 e il 1800 circa, i quartieri commerciali cinesi

si ampliarono, soprattutto nelle grandi città come Bangkok, Manila e Batavia.

Sorsero comunità minerarie e agricole in Vietnam, Cambogia, Malaysia. Si

svilupparono in questo periodo le popolazioni creole a Giava e nelle

Filippine (la percentuale di Mestizo e meticci toccò il suo apice nel 1800).

Comunque, anche in questa seconda fase migratoria, la popolazione di etnia

cinese in Asia rimase scarsa (percentuali sulla popolazione nativa tra il 2 e il

5 per Cento).

• La terza parte comprende il periodo che va dal 1800 al 1860, in cui le mete

della migrazione cinese furono Bangkok e Singapore. In questa fase si

sviluppa l’idea nazionalista della “Cinesità”.

• Nel quarto periodo (1860-1930) si verificò una crescita esponenziale dei

residenti cinesi (Huagong).

• Nel quinto ed ultimo periodo, tra il 1931 e il 1981, il tasso medio annuo di

incremento della popolazione cinese in Thailandia, Singapore e Indonesia

risulta superiore rispetto a quello dei settant’anni precedenti.

Oggi, la più grande comunità di Overseas in seno a questo territorio è quella di

Singapore, dove costituiscono l'etnia maggioritaria, e in minor misura (ma altrettanto

significativa) si sono stabiliti in Thailandia, Malaysia, Indonesia, Filippine e

Vietnam, come si evince dalla tabella 1.

14

Tabella 2: Dati popolazione di Huaqiao nei principali paesi del Sud-Est

Asiatico

Continente / paese Popolazione di Huaqiao Anno dei dati

Asia 30,100,000+

Thailandia 7.053.240 2005

Malaysia 6.390.900 2010

Singapore 2.794.000 2010

Indonesia 7.000.000 2008

Filippine 1.100.000 2005

Vietnam 1.200.000 2005

Cambogia 1.180.000 2008

Myanmar 1.100.000 2005

Corea del Sud 696.8612 2010

Giappone 655.3771 2008

Fonti: Population Distribution and Basic Demographic Characteristic Report 2010 (Updated:

05/08/2011 – Corrigendum); Table 3 Ethnic Composition of the Resident Population, in Singapore

Department of Statistics, Social Statistics Section, 2011

Le aree urbane9 con le più significative comunità cinesi nel Sud-Est Asiatico

sono Bangkok con 2.900.000 Huaqiao (secondo il censimento del 2009, riguardante

quindi i soli residenti registrati), Singapore con 2.800.000 abitanti provenienti dalla

Cina (censimento 2010), Kuala Lumpur con 612,277 individui (censimento 2000,

solo la città), Penang con 650.000 (2005), Giacarta con 528.300 (censimento 2010).

Proiettando questi dati nel futuro, Anthony Reid, nella sua Introduzione al volume

da lui curato “Cinesi d'Oltremare: l'insediamento nel Sud-est Asiatico”, sostiene che

sicuramente la popolazione cinese nel Sud-Est Asiatico continuerà a crescere,

raggiungendo i 35 Milioni di individui entro i prossimi vent’anni, a meno che il 9 Si prendono qui in considerazione le aree urbane del Sud-Est Asiatico più significative dal punto

di vista demografico rispetto alla popolazione di etnia cinese. Le aree metropolitane più importanti in Occidente sono: 1. New York con 665.714 Huaqiao 2. Area statistica combinata San Jose - San Francisco- Oakland con 562.355 ab. (2009) 3. Grande area di Toronto con 486.300 ab. (censimento 2006, area metropolitana).

15

tasso di crescita della popolazione Huaqiao diminuisca in modo drastico e

improvviso (rispetto a quella indigena).

1.4 Le comunità Huaqiao in Thailandia, Malaysia, Filippine, Vietnam e

Singapore

La Diaspora Cinese, le sue origini, il suo sviluppo e i suoi effetti economico-

culturali assumono diverse caratteristiche in base al paese che interessano. Nei

prossimi paragrafi prenderò in considerazione le peculiarità del flusso migratorio in

alcuni dei paesi del Sud-Est Asiatico che presentano una percentuale significativa di

residenti di etnia cinese, tanto da portare alla creazione di nuovi processi culturali,

economici e politici (Wang, 1991).

1.4.1 Thailandia

La Thailandia ospita una delle più grandi comunità di Huaqiao nel Sud-Est

Asiatico, con processi di integrazione e assimilazione culturale molto profondi.

Il flusso migratorio verso questo Paese ha interessato, negli ultimi decenni, circa 7

Milioni di persone (14 per Cento della popolazione).

La maggioranza dei Cinesi in Thailandia vive in città come Bangkok, Phuket, Hat

Yai e Nakhon Sawan. La maggioranza di questi Overseas appartiene al gruppo

etnico-linguistico di ceppo Han (etnia più diffusa in Cina) caratterizzato dal dialetto

Teochew. Molti di loro vivono nella parte settentrionale della Thailandia, che può

essere definita “confinante” con la provincia cinese dello Yunnan.

Il caso della Thailandia è peculiare dal punto di vista politico: infatti, l'attuale

monarchia nel Paese è retta dalla dinastia Chakti, discendente dal re Rama I, che era

un meticcio cinese. Anche il suo predecessore, re Taksin della dinastia Thonburi, era

figlio di immigranti cinesi provenienti dalla provincia di Guangdong e nacque con

16

un nome cinese. Altro dato che ci permette di capire quanto sia importante e

profonda l'influenza a livello dell'Amministrazione, del governo e dell'economia è

che la maggioranza dei Primi Ministri e Ministri in Thailandia sono di discendenza

cinese (Reid, 2002). Poiché essa è l'unica nazione nel Sud-Est Asiatico che non ha

mai sperimentato dominio coloniale europeo, il governo thailandese ha sempre

gestito da solo la questione della migrazione cinese sul suo territorio.

Al culmine del flusso migratorio cinese, alla fine dell' Ottocento, gli Huaqiao si

resero conto che l'unico modo per accrescere il loro status sociale era quello di

diventare un membro del governo Thai a livello amministrativo o militare. Questa

caratteristica sociale, come spiega G. William Skinner, ha creato una situazione in

cui "l'ascesa politica dei discendenti di immigrati cinesi, e il fatto che tutti

aspiravano a questo, ha fomentato un movimento sociale peculiare nella società

thailandese"10

Il governo thailandese, durante il regno di Mongkut tra il 1851 e il 1868,

aveva definito una chiara distinzione tra i cittadini cinesi e thailandesi. L'idea di

creare un netto contrasto tra le identità culturali di Huaqiao e nativi potrebbe trovare

la causa nella volontà di separare i due gruppi e portare la popolazione cinese ad

aggrapparsi alle pratiche culturali originarie, mancando il processo di assimilazione.

Prima del 1855, per esempio, i cinesi non avevano il diritto di viaggiare liberamente

all'interno del Paese, soprattutto al di fuori della città di Bangkok. Successivamente

il governo Mongkut rimase colpito dall'etica del lavoro cinese, e decise di mettere in

atto politiche per incoraggiare i cinesi ad emigrare in Thailandia. Si svilupparono in

questo periodo sentimenti positivi verso la minoranza di Overseas e nel 1909 la

monarchia thailandese dichiarò che i cinesi "non sono stranieri, ma un gruppo etnico

che deve essere ritenuto parte del nostro regno". Discorsi come questo non solo sono

stati accolti con favore da parte dei cinesi, ma li hanno spronati a far parte della

società Thailandese11.10 Da “The Journal of Asian Studies” :Chinese Assimilation and Thai Politics, February 1957 16: pag.

237-25011 Ibidem

17

1.4.2 Malaysia

La storia registra la presenza di cinesi in Malaysia già dalla fine del 1400, a

partire dalla creazione del Sultanato di Malacca controllato e protetto dalla Dinastia

imperiale Ming, per cui la presenza di Huaqiao in Malaysia fu sempre significativa.

Gli immigrati cinesi si mischiarono da subito con la popolazione nativa, attraverso

matrimoni con donne del posto, ma mantennero sempre una spiccata coscienza

identitaria, che si può inserire nei discorsi sulla “Cinesità” e sulla volontà dei Cinesi

d'Oltremare di tenersi in collegamento costante con la Madrepatria (Reid. 2002). La

maggior parte di loro proveniva dalla provincia cinese del Fujian ed avevano

rapporti di discendenza con l'aristocrazia malese. Essi sono conosciuti come i

Peranakan.

Tra il 1700 e il 1800, nel periodo del colonialismo inglese, vi fu una seconda

ondata migratoria proveniente dalla Cina, soprattutto dal Guangdong e dal Fujian. Si

trattava di Huashang, mercanti che trattavano con gli Straits Settlement ed avevano

le loro basi in Malaysia. Grazie al loro senso del Business, alla loro etica lavorativa e

alla portata delle opportunità economiche, sia il governo inglese che quello malese si

interessarono molto alla minoranza cinese, che ottenne il controllo commerciale di

molte miniere d'oro e la possibilità di lavorare nelle nuove piantagioni del Sud-Est

Asiatico. Successivamente molti cinesi si diressero verso le grandi città della

Malaysia dove istituirono banche di risparmio e credito, oltre a molte piccole e

medie imprese.

Oggi gli Huaqiao hanno un ruolo fondamentale nell'economia malese,

vivono in piccole cittadine dell'Hinterland, soprattutto nell'est e nell'ovest del Paese.

I cinesi malesi parlano un'ampia varietà di dialetti, oltre al cinese mandarino che

viene usato soprattutto nelle grandi città metropolitane come Penang e Malacca per

le transizioni commerciali (ovviamente oltre al malese e all'inglese). La comunità

18

cinese in Malaysia è, insieme a quella Thailandese, la più importante per quanto

riguarda il numero di residenti (6 Milioni di persone) e per la percentuale di

Huaqiao rispetto alla popolazione nativa (circa il 20 per Cento)12.

1.4.3 Filippine

Le stime sulla presenza dei Cinesi d'Oltremare o Tsinoy (gruppo di etnia

cinese) nelle Filippine variano da 600.000 a 900.000 residenti, dei quali meno di

150.000 nati all'estero (Reid, 2002).

Gli Huashang arrivarono e vissero a Manila prima dello sbarco spagnolo sulle sue

sponde. I mercanti cinesi provenivano dalla provincia del Fujian, facevano parte di

una più grande economia marittima che crebbe di importanza nel Sud-Est Asiatico

durante la Dinastia Song (1127-1276). Questo facilitò la creazione di un sistema

economico di esportazione dalla Cina e facilitò l'importazione di merci dal mercato

della Madrepatria, formando un gruppo di Cinesi d'Oltremare specializzati nel

commercio.

Dopo l'indipendenza delle Filippine nel 1946, vennero introdotte misure per

limitare le opportunità economiche dei Cinesi. Nel 1961 venne introdotta la

“Filippino First”, che favoriva gli interessi dei nativi rispetto a tutte le altre etnie e ai

Filippini naturalizzati, cioè quegli immigrati che erano stati assimilati nella società

del luogo, le industrie vennero nazionalizzate e le possibilità lavorative vennero

riservate ai Filippini. Nel 1974, sotto il governo del primo ministro Ferdinand

Marcos (1917-1989), vi fu un enorme cambiamento rispetto alle politiche statali

riguardo le procedure per l'ottenimento della cittadinanza filippina per gli

Overseas, che furono agevolate e i Cinesi entrarono a far parte dello Stato.

12 Population Distribution and Basic Demographic Characteristic Report 2010 (Updated: 05/08/2011 –

Corrigendum)

19

Oggi, la comunità cinese deve affrontare un problema di pregiudizio, dato che molti

di loro sono visti come ricchi uomini d'affari che, sostenuti da cartelli della

Madrepatria, hanno eliminato la concorrenza di altri gruppi aziendali, come quelli

istituiti dai nativi. Nonostante questo è da segnalare la presenza di una numerosa

classe operaia cinese nelle Filippine, e questo crea un forte divario tra Cinesi ricchi e

poveri. Nel complesso, malgrado il persistere di idee legate al passato e alla

cosiddetta mancanza di etica nel mercato, la comunità cinese è oggi ben integrata nel

paese, soprattutto la popolazione giovanile che spesso non conosce nemmeno il

cinese mandarino, ma solo l'inglese e il tagalog13.

1.4.4 Vietnam

L'esperienza cinese in Vietnam è caratterizzata da una storia complessa. Nel

periodo tra la dinastia Qin (221 a. C.- 206 a. C) e quello delle 5 Dinastie e Dieci

Regni (907 d. C – 979 d. C) la parte settentrionale dello Stato vietnamita fece parte

dell'impero cinese (Reid, 2002). Questa situazione venne rovesciata dal perdurare di

momenti di disintegrazione politica nel Paese del Centro14 che, insieme

all'incremento della Resistenza locale, fece cadere il Vietnam in modo discontinuo

sotto la sua influenza. I cinesi che giunsero in Vietnam come Huaqiao erano

soprattutto amministratori, soldati e mercanti. Essi portarono con sé la cultura tipica

della regione di provenienza e divennero i principali “missionari” dell'identità cinese

nella società vietnamita. Nello stesso periodo vennero contratti molti matrimoni tra

Cinesi d'Oltremare e nativi, che andarono a formare un'élite Sino-Vietnamita.

Le leggi sull'immigrazione e le politiche sull'accoglienza dei protagonisti

della Diaspora Cinese hanno seguito un corso altalenante, sono variate da periodo a

periodo e di intensità. In molte città i Cinesi erano costretti a vestire alla maniera

13 Wickberg, Edgar. (March 1964) The Chinese Mestizo in Philippine History. The Journal Southeast Asian History, 5(1), 62-100. Lawrence, Kansas: The University of Kansas, CEAS

14 Dal cinese 中国 Zhōngguó “Paese del centro”dalla concezione cinese della Cina al centro del mondo.

20

locale o a vivere in determinati quartieri. In periodi caratterizzati da maggiore

liberismo, essi potevano commerciare e risiedere in qualsiasi area, senza particolari

restrizioni. A seguito della caduta della Dinastia Ming (1368 d. C – 1644 d. C), molti

rifugiati cinesi si spostarono in Vietnam e vi si stabilirono. Molti Huashang presero

parte a queste comunità data l'instabilità politica che contraddistingueva la

Madrepatria alla fine del 1600. Essi erano chiamati Ming-Xiang o Minh Huong in

Vietnamita. Successivamente il loro nome venne reinterpretato dal governo del

luogo, e vennero definiti Ming-Xiang15, omofono della precedente denominazione

ma con significato diverso. Con questo nome vennero indicati anche i figli dei

Cinesi d'Oltremare a partire dal Diciottesimo secolo. Nel 1700 gli Huashang

avevano come sede commerciale la Chinatown di Cholon, nel Sud del Vietnam,

dove nel 1782 vi fu un massacro perpetrato dalle Forze dei Tây So'n16 nei confronti

della comunità cinese di Bien Hoa che si era rifugiata proprio a Cholon, provocando

la morte di circa diecimila Cinesi.

Il Vietnam perse la sua autonomia politica nel 1887 con l'arrivo dei Francesi

e la creazione dell'Indocina Francese (Vietnam centrale con capitale Annam, parte

settentrionale del paese con la città di Tonkin e il Sud con Cochin). In questo

periodo gli Huaqiao vi giunsero via mare e trovarono lavoro come commercianti,

artigiani e Coolies. Vennero create le comunità cinesi di Haiphong, Hanoi, Da Nang,

Saigon e Cholon e vennero istituite associazioni, costruiti scuole e templi per poter

soddisfare i bisogni dei gruppi di Chinese Overseas e preservare l'identità culturale

cinese.

Allo scoppio della guerra sino-giapponese, una delegazione di Cinesi del Vietnam

partecipò al Meeting a Singapore il 10 Ottobre 1938. Questo gruppo contribuì alla

15 Ming-Xiang 明乡: il primo carattere 明 indica uno strumento rituale che veniva utilizzato nelle cerimonie legate al lignaggio famigliare o politico, mentre il secondo 乡 carattere significa “villaggio”

16 Il nome Tây So'n indica un periodo di rivolte paesane fra la Dinastia del Naten Ye e la Dinastia Nguyen (1770-1802)

21

fondazione della Nanyang Federation of China Relief Fund17, un'associazione dedita

all'invio di finanziamenti a scopo supportivo dal Vietnam alla Cina. Durante la

Seconda Guerra Mondiale i giapponesi invasero il paese ed utilizzarono Hanoi come

base aerea per attaccare la Strada di Birmania o Burma Road18, una strada che

collegava la Cina alla Birmania. Dopo la guerra, i Francesi cercarono di reclamare

l'autorità coloniale sui territori vietnamiti senza ottenere grandi risultati. Infatti il

Paese fu diviso in due aree distinte nel 1954: Il Vietnam del Nord cadde sotto

l'influenza di Ho Chi Minh e dei Vietmin, mentre il Sud prese il nome di Repubblica

del Vietnam del Sud, con un governo filo-francese e capitale presso Saigon.

A seguito della Guerra del Vietnam (1960-1975), che vide contrapporsi Nord e Sud

del paese (ideologicamente Comunismo contro Capitalismo, rappresentato

dall'ingerenza degli Stati Uniti nel conflitto), Saigon cadde e i due territori vennero

riunificati politicamente sotto la dirigenza comunista di Hanoi.

I Cinesi d'Oltremare subirono la pressione anticapitalista durante la guerra

nel Vietnam del Nord, e furono soggetti a diverse campagne razziste nel Sud del

Paese. La conseguenza principale di questi fenomeni fu un'onda migratoria

massiccia verso la Cambogia e la Cina alla fine degli anni '70, di circa 250,000 Hoa,

l'etnia cinese più diffusa in Vietnam. Quasi tutti intraprendevano il viaggio dal nord

del Vietnam verso le regioni a sud della Cina (soprattutto Guangxi) su grandi barche;

per questo fu loro dato il nome di "popolo delle barche". Dal 1980 il Vietnam vide

una crescita economica importante e l'introduzione di riforme che hanno portato il

Paese ad emergere a livello mondiale.

Negli anni '90 il censimento ha rivelato che gli Huaqiao rappresentano l'1,1 per

Cento della popolazione totale, il sesto gruppo minoritario in Vietnam. Oggi i nativi

e i discendenti degli immigrati cinesi vivono a stretto contatto, le comunità di 17 La China Relief Fund o Nanyang Federation of China Relief Fund fu fondata nel 1938 da 170 Cinesi

d'Oltremare originari della regione del Nanyang, i Mari del Sud. Il loro obiettivo era quello di coordinare il supporto nei confronti della Madrepatria nella guerra Sino-giapponese.

18 La Strada di Birmania fu costruita dai britannici e dagli americani nel corso della II guerra mondiale, e serviva a garantire rifornimenti tra la Birmania e la Cina.

22

Chinese Overseas hanno costruito templi e istituito associazioni culturali che sono

simbolo di un'integrazione e assimilazione profonda nel territorio (Wang, 1991).

1.4.5 Singapore

A Singapore, la popolazione è in maggioranza di etnia cinese (76,8 per

Cento) e il Putonghua19 è riconosciuto come una delle lingue ufficiali, insieme ai

caratteri cinesi semplificati, in contrasto con altre comunità di Cinesi d'Oltremare

che hanno usato quasi esclusivamente i caratteri cinesi tradizionali fino al 1990,

quando cittadini della Repubblica Popolare Cinese cominciarono ad emigrare in

grande quantità e portarono con sé l'uso dei caratteri cinesi semplificati (Khánh,

Trâǹ, 1993)20. Sebbene gli Huaqiao residenti a Singapore siano prevalentemente di

discendenza Hokkien, il governo di Singapore scoraggia l'uso di lingue cinesi non-

mandarine attraverso la "Campagna parla mandarino" (Speak Mandarin

Campaign), un'iniziativa in vigore dal 1979 e volta ad incentivare la diffusione del

Putonghua. Il governo di Singapore promuove attivamente l'inglese come la lingua

comune di quella società multiculturale e i giovani singaporiani cinesi sono per la

maggior parte bilingui (parlano mandarino e inglese).

Quando gli Huaqiao giunsero a Singapore tra il Diciannovesimo e il

Ventesimo secolo si stabilirono in comunità etniche riconducibili per caratteristiche

e struttura alle Chinatowns, unite dalla prossimità linguistica e culturale. Essi

crearono 5 gruppi principali a base linguistica, chiamati Banggun (Khánh, Trân,

1993) :

•Hokkien Bang;

•Teochew Bang;

19 O Cinese Mandarino, Pǔtōnghuà 普 通 话 significa, letteralmente, “lingua comunemente/ universalmente utilizzata” in Cina. Venne introdotta nelle scuole nel 1956 per livellare il divario linguistico tra dialetti in Cina, ed è basata sul Dialetto cinese del Nord.

20 The Ethnic Chinese and Economic Development in Vietnam. Institute of Southeast Asian Studies.

23

•Cantonese Bang;

•Hakka Bang;

•Hainan Bang.

Nel 1900, il governo coloniale britannico adottò un approccio politico basato sul

concetto “I Cinesi per governare i Cinesi” e appoggiarono i leader Huaqiao, che

crearono organizzazioni in grado di rappresentare i cinesi già residenti a Singapore,

oltre a creare una rete di supporto per gli immigrati. Queste associazioni presero il

nome di Chinese Temples o Chinese Clan Associations.

I Cinesi di Singapore acquisirono nel tempo grande importanza a livello

economico: nel 1906 venne istituita la Camera di Commercio e per l'Industria

Cinese, che rappresentò la più alta forma di organizzazione commerciale tra Chinese

Overseas nel Paese. I componenti di questa Associazione combatterono per i diritti

degli immigrati cinesi a Singapore e durante la Seconda Guerra Mondiale spedirono

aiuti finanziari alla Madrepatria. Dopo aver ottenuto l'indipendenza nel 1960, il

governo di Singapore mise in atto misure per favorire l'armonia fra gruppi razziali

diversi e vennero istituiti gruppi preposti alla diffusione della cultura cinese come la

Confucian Association, il Singapore Chinese Opera Institute, insieme a molte

organizzazioni religiose (Khánh, Trân, 1993) .

24

CAPITOLO 2: RUOLO DELLE COMUNITÀ CINESI NEL SUD-EST

ASIATICO

2.1 Processi di regionalizzazione, Organizzazioni transnazionali

(SEATO, ASEAN) nel territorio del Sud-Est Asiatico.

La regione del Sud-Est Asiatico è stata ed è tutt'oggi interessata da profondi

processi si regionalizzazione che influenzano i rapporti fra i Paesi che appartengono

a questa zona del globo e gli Stati limitrofi.

In primo luogo, è importante definire il significato di “Processo di

regionalizzazione” per poi analizzare la situazione nell'area economico-geografica di

interesse.

Con questa espressione possiamo indicare il processo di creazione di rapporti

pacifici e collaborativi fra Paesi, uniti da fattori economici, culturali, identitari,

politici, atto alla stipulazione di accordi (economici, commerciali, politici,

giuridici...) e alla creazione di Organizzazioni Transnazionali come l' ASEAN, la

SEATO, l' OPEC e molti altri (Johnston, 2000).

2.1.1 Processi di regionalizzazione nel Sud-Est Asiatico

I vari processi di regionalizzazione in Asia e nel Sud-Est Asiatico sono

definiti attualmente come processi di tipo spontaneo.

Con Processo di regionalizzazione spontanea si intende lo sviluppo di relazioni

politico-economiche nate senza l'influenza di strutture transnazionali o Stati

prevalenti. La caratteristica principale di questo fenomeno è la pacifica coesistenza e

il rapporto di potere paritetico fra gli stati interessati (Di Nolfo, 1994).

La “spontaneità” dei processi di regionalizzazione nell'Asia Orientale e Sud-

Orientale è dovuta alla coesione culturale, religiosa, identitaria data dalla base

ideologica del Confucianesimo: Cina, Giappone e India rappresentano infatti il

25

Tridente Confuciano e la cultura predominante si è andata diffondendo nel corso dei

Secoli in tutti i territori della zona circostante queste grandi regioni (Di Nolfo,

1994).

I Processi di regionalizzazione in quest'area del globo non sono però stati sempre di

tipo Spontaneo: le esperienze coloniali hanno prodotto Processi di regionalizzazione

dall' Alto21 imposti dalle potenze imperialiste europee e nordamericane (Di Nolfo,

1994).

Per spiegare come si sia giunti alla situazione odierna è importante ricostruire

le tappe storiche che hanno portato alla formazione, a partire dagli anni cinquanta

del Novecento, delle Organizzazioni Transnazionali come la l'ASEAN o la SEATO.

Una fase importante fu quella dell'avanzare delle potenze coloniali in Asia nel

Diciannovesimo secolo quando molti Paesi, che costituiscono oggi gli Stati della

regione del Sud-Est Asiatico, divennero parte degli imperi coloniali francese e

britannico. Fra il Sedicesimo e Diciassettesimo secolo questo destino coloniale

aveva interessato l'Indonesia, le Filippine, Macao e Timor, rispettivamente

possedimenti coloniali di Olanda, Spagna e Portogallo (De Bernardi; Guerracino,

1987). Nel corso dell'Ottocento alcuni paesi persero la loro autonomia o vennero

forzati ad intrattenere rapporti economico-politici con gli Occidentali, come nel caso

del Giappone che dovette instaurare contatti commerciali con l'Olanda già nel

Diciassettesimo secolo22. Le grandi potenze europee si spartirono il mondo in

possedimenti coloniali: i motivi di questa corsa “imperialista23” furono l'eccedenza 21 Con “Processo di regionalizzazione dall'Alto” si intende, come per quello “Spontaneo”,

l'affermarsi si rapporti transnazionali in aree continue o lontane le une dalle altre, con la differenza che un paese predomina dal punto di vista politico e di potere sugli altri. Spesso lo Stato in questione è “esterno” alla realtà che domina, oppure è sempre stato più influente rispetto agli altri dal punto di vista storico. I Processi di regionalizzazione dall'Alto si sono sviluppati soprattutto durante il periodo coloniale, in Asia Orientale e in Medio Oriente (Di Nolfo, 1994).

22 Nel 1602 fu fondata la Compagnia Olandese delle Indie Orientali, la prima compagnia commerciale multinazionale mai creata. Questa compagnia ottenne il monopolio olandese sul commercio asiatico e lo mantenne per due secoli. A partire dal 1640, la Compagnia Olandese delle Indie Orientali deteneva il monopolio del commercio con il Giappone, con il suo porto commerciale sull'isola di Dejima (vicino a Nagasaki). Fino al 1854, gli olandesi furono l'unica finestra del Giappone sul mondo occidentale.

23 La dottrina imperialista si basa sul principio della superiorità di determinate razze e nazioni nei confronti di altre (Johnston,2000). Le “razze superiori” avevano nei confronti di questi popoli

26

di capitali da investire nei paesi asiatici e la necessità da parte degli apparati

industriali dei paesi europei, a fronte della recente industrializzazione, di

accaparrarsi materie prime e sbocchi di mercato (fino al Sedicesimo secolo la

Bilancia commerciale era stata a favore dei paesi asiatici per la presenza di merci

lussuose e spezie ricercate in Occidente, mentre è proprio per questi motivi che si

capovolse) (Collotti Pischel,2004). Assicurandosi il dominio politico diretto, sia in

Africa che in Asia, le potenze europee riuscirono a tutelare gli investimenti e il

successo delle attività economiche, cercarono di impadronirsi di territori strategici

dal punto di vista politico ed economico e ne cambiarono molto spesso le

configurazioni governative e sociali (Di Nolfo, 1994).

La spartizione dell'Asia orientale in colonie e zone di influenza provocò

contrasti e tensioni che si concentrarono sulla questione della Cina, un impero in

decadenza di cui Gran Bretagna, Francia, Russia e Germania erano intenzionati a

dividersi i territori. A queste potenze europee si aggiunse il Giappone, che nel corso

del Diciannovesimo secolo era stato interessato da un' intensa modernizzazione24,

facendo dello Stato una potenza industriale.

Un altro importante attore in questa fase coloniale furono gli Stati Uniti che,

utilizzando strategie economiche e commerciali antiprotezionistiche, cercavano di

conquistare un' egemonia politica imperialista (Collotti Pischel, 2004).

Nel corso del Diciannovesimo secolo la Cina subì ciò che viene definito

lo“Scramble of China”25 (Bickers, 2012): il controllo territoriale della dinastia

incapaci di amministrare, usare e gestire le proprie risorse, la responsabilità di “Civilizzarle”, impadronendosi di queste zone. É questa la ragione della “missione civilizzatrice” delle potenze europee che lo scrittore Rudyard Kipling, in relazione alla Gran Bretagna e agli Stati Uniti d America, definisce “fardello dell uomo bianco” (Collotti Pischel, 2004).‟ ‟

24 Restaurazione Meiji (1866-1869).25 Disgregamento del territorio cinese in concessioni alle grandi potenze coloniali. Inoltre tra il 1840 e il

1845 la Cina entrò in conflitto con la Francia e nacque l'Indocina (alla Cambogia e al Vietnam meridionale (1863), si aggiunge il Vietnam settentrionale, sottratto al controllo della Cina a cui nel 1893 si aggiunse il Laos). Anche la Gran Bretagna portò a compimento l' invasione della Birmania (oggi Myanmar) nel 1886 e si spinse poi alla conquista della Malesia e di Hong Kong. Tra il 1894 e il 1895 il Giappone aggredì la Cina. Con il trattato di Shimonoseki il Giappone ottenne possedimenti territoriali in Cina (l' isola di Formosa, oggi Taiwan), da cui ebbe inizio un penetrazione che mutò profondamente il suo ruolo geopolitico in questa area.

27

Menchù26 si fece sempre più debole, minato dalla presenza britannica che

contrabbandava grandi quantità di oppio. Le Guerre dell' Oppio (1839-42; 1850-56)

garantirono alle potenze coloniali l'abbattimento delle politiche protezionistiche e

imposero al governo cinese la politica delle Porte Aperte (De Bernardi; Guerracino,

1987).

Figura 2: Scramble of China (1894-1900)

Fonte: www. blogs.swa-jkt.com: the-scramble-for-china-1894-1900

Alla fine del secolo la Cina consisteva in un complesso di “concessioni”

(Scramble of China), situazione che determinò la rivolta antimperialista nota come

Rivolta dei Boxers27. Un' ulteriore conseguenza fu lo scontro tra Russia e Giappone

entrambi interessati alla Manciuria e alla Corea, conclusasi con la vittoria28 del

Giappone nel 1905 (De Bernardi; Guerracino, 1987).

La fine della Prima Guerra Mondiale e le sue conseguenze determinarono l'ascesa

del Giappone come potenza regionale in Asia Orientale che divenne una soggettività

26 Ultima dinastia regnante in China (1644-1912).27 Rivolta operata dalla società segreta denominata “Ordine letterario e patriottico dei pugni chiusi e

armoniosi” avvenuta nel 1900. A questa seguì una spedizione punitiva internazionale, condotta da Gran Bretagna, Francia, Germania (che ottenne lo Shandong), Russia, USA e Italia (che ottenne la concessione del Tien Tsin).

28 Il Giappone ottenne il protettorato sulla Corea, il controllo della penisola cinese di Liadong, l' annessione di metà dell' isola di Sakhalin e il controllo sulla Manciuria.

28

politica locale fondamentale. La Cina divenne così il terreno su cui costruire il

nuovo assetto politico e strategico regionale, data la sua posizione così prossima al

Paese del Sole. Il Giappone, forte dell'alleanza con l'Intesa, avvantaggiato dalle lotte

interne al Guomindang e dal clima instabile causato dai Comunisti, mise in atto una

costante penetrazione nel territorio cinese. Nel 1927 i due schieramenti della scena

politica cinese decisero di allearsi per contrastare l'avanzata giapponese ma con

scarso successo29. I comunisti rilegati nella regione dello Jiangxi si insediarono

successivamente nella regione dello Yunnan, dove il partito risiedette dal 1935 al

1943 e venne alla luce la figura di Mao Zedong alla guida del Partito Comunista

Cinese.

Per la sopravvivenza di una Cina autonoma gli Stati Uniti e il Giappone si

scontrarono più volte: gli USA, infatti, difendevano la Cina con il fine di mantenere

la Politica delle Porte Aperte. La presenza giapponese nella produzione industriale e

nel commercio divenne molto forte in Cina e aumentò nel corso degli anni Trenta30

soprattutto grazie al controllo della Manciuria che divenne uno Stato indipendente

chiamato Manchukuo (legato al Giappone da una alleanza e definito spesso come

Stato Fantoccio31) con a capo l'ex imperatore cinese Pu Yi (De Bernardi, Guerracino,

1987). Il primo Ottobre del 1949 il Partito Comunista Cinese salì al potere. Il

Guomindang si rifugiò sull' isola di Formosa (Taiwan)32, che divenne un alleato

anticomunista degli Stati Uniti. La Repubblica Popolare Cinese, nel 1950, firmò un

patto difensivo con l'URSS, atto alla creazione di una sfera di influenza che rese

possibile la trasformazione del Sud-Est Asiatico in una regione nevralgica dal punto

di vista geo-politico, tanto da essere paragonata per importanza strategica all'Europa 29 Il partito comunista è costretto a ritirarsi nelle aree più periferiche del Jiangxi. Da questi luoghi il

partito comincia la lunga marcia per il potere.30 I Giapponesi godevano del controllo della Manciuria attraverso le ferrovie, godevano di diritti

di sfruttamento minerario, attività agricole, industriali e commerciali.31 Cit. “Storia dell'Asia Orientale 1850-1949” E. Collotti Pischel, 2004, pg. 67. Nel 1941 il Giappone si

apprestava a concretizzare il progetto egemonico in Asia e Sud Est Asiatico definito come la ricerca della “Sfera di comune prosperità” (nel piano rientravano i territori indocinesi, malaysiani e indonesiani) anche attraverso l'aiuto strategico della Germania di Hitler.

32 Dal 1945 al 1971 Taiwan ha occupato un seggio permanente al Consiglio di Sicurezza dell'ONU, in quanto la Repubblica Popolare cinese non venne riconosciuta dalla Comunità Internazionale fino a quell'anno.

29

dell'Est33 (Reid, 2002). Oltre alla Cina rientrarono nella sfera di influenza sovietica

molti paesi dell'Asia Sud-Orientale: Corea del Nord, Vietnam del Nord, Laos e

Cambogia. Nella sfera di influenza USA furono inseriti il Giappone, la Thailandia,

le Filippine, la Corea del Sud34.

Nacque quindi un Nuovo Ordine Coloniale che vide come protagonisti i paesi

antagonisti della Guerra Fredda: URSS e USA. La Russia Comunista, attraverso il

Patto di Varsavia (alleanza difensiva) legò a sé i paesi dell' Europa dell'est. Gli Stati

Uniti sfruttarono una logica regionale e promossero nel 1954 la creazione della

SEATO (South East Asia Treatry Organization) sul modello della NATO.

2.1.1.1 La SEATO

La SEATO fu ed è tutt'oggi un'organizzazione di difesa e collaborazione che

comprendeva, nel 1954, le Filippine, il Pakistan, la Thailandia, il Laos, la Cambogia,

il Vietnam del Sud, a cui si aggiungevano altri paesi in qualità di osservatori, come

l' Australia, la Nuova Zelanda, oltre a USA, Gran Bretagna e Francia. Essa aveva

l'obiettivo di creare uno spazio politico sotto l'egida statunitense, alla base del quale

sottostava la Teoria del Domino elaborata da Eisenhower, in base alla quale

occorreva prevenire il passaggio nell'area di influenza sovietica di alcuni paesi,

specie il Vietnam, al fine di non far innescare l'effetto domino, ovvero il passaggio

tempestivo e automatico dei paesi vicini sotto la stessa influenza (Di Nolfo, 1994).

La stipulazione della SEATO causò una forte reazione del fronte comunista: i

partigiani comunisti del Vietnam del Nord, i Vietcong, penetrarono nel Vietnam del

Sud, poi in Cambogia e nel Laos.

33 Mi riferisco al bipolarismo ideologico, economico e culturale causa dalla Guerra Fredda fra URSS e Stati Uniti fra il 1947 e il 1989. L'Europa dell'Est e il Sud-Est asiatico sono stati definiti come “Stati-Cuscinetto” per la loro prossimità geografica con i paesi comunisti ed hanno avuto una funzione strategica molto importante.

34 In questi elenchi non vengono citati alcuni paesi che in questo periodo storico (1946-1954) ottengono l'indipendenza: nel 1946 l'Indonesia si libera del controllo Olandese; seguono la Birmania, Myanmar, Malaysia; gli accordi di Ginevra del 1954 sanciscono la fine dell' Indocina francese (Collotti Pischel, 2004).

30

L'escalation di eventi diede inizio alla guerra tra Vietnam e USA risoltasi

solo nel 1975 con l'unificazione del paese e il passaggio dei paesi occupati sotto il

controllo vietnamita e, pertanto, sovietico. Nonostante la guerra in Vietnam, i

rapporti fra Usa e Repubblica Popolare Cinese si distesero soprattutto grazie

all'azione del segretario di Stato USA Henry Kissinger35. Nel 1971 alla Cina di Mao

venne riconosciuto il diritto a sedere nel Consiglio di Sicurezza dell'ONU in

sostituzione della Cina nazionalista di Taiwan. Gli Stati Uniti riconobbero nella RPC

una potenza regionale, interlocutore fondamentale per tutte le questioni relative al

quadrante dell'Asia orientale36.

2.1.1.2 L' ASEAN

Per quanto riguarda le successive politiche di “regionalizzazione” politica-

economica è importante analizzare l'Organizzazione Intergovernativa chiamata

Association of South East Asia Nations o ASEAN, nata del 1967 a Bangkok. Gli

Stati fondatori furono l'Indonesia, la Malaysia, le Filippine, Singapore e la

Thailandia a cui si unirono successivamente Brunei, Vietnam, Laos, Myanmar e

Cambogia. L' ASEAN è dotato di un organo decisionale composto dai capi di Stato

e di governo, prevede incontri annuali tra i ministri degli Stati contraenti e possiede

una delegazione diplomatica nelle principali città del pianeta per sostenere le

relazioni esterne.

Gli obiettivi dell'Organizzazione sono: accelerare la crescita economica e lo

sviluppo culturale dei paesi della regione, promuovere la pace, la stabilità politica, la

sicurezza sociale nei paesi contraenti, sviluppando le relazioni tra loro attraverso la

collaborazione. Gli stati dell' ASEAN coprono oggi un territorio di circa 4,5 milioni

di kmq sul quale vivono quasi 600 milioni di persone37. A partire dal 2000 è stato

35 La Repubblica Popolare Cinese non intervenne mai a difesa dei comunisti vietnamiti Vietcong.36 Nacque così un Nuovo ordine coloniale mondiale in cui la Repubblica Popolare Cinese veniva

riconosciuta come grande potenza, accanto a USA, URSS e Europa.37 Dati Rapporto Asean Awaewness, 2012, Fondazione Economia Tor Vergata.

31

realizzato un imponente processo di crescita, attraverso il quale un’area

essenzialmente agricola ha conosciuto un processo di industrializzazione che,

seppure ancora non omogeneo, ne ha trasformato i caratteri. L’istituzione, a partire

dal 1992, di un’area di libero scambio, l’AFTA (Asia Free Trade Area), è stata

indubbiamente uno dei principali motori del cambiamento38. La liberalizzazione

dello scambio di beni e servizi e del flusso degli investimenti e, dal 2007, l’adozione

dell’obiettivo di realizzare un mercato unico e una base produttiva comune entro il

2015, hanno portato ad una crescente integrazione delle economie dei 10 paesi

aderenti all’Associazione. Non mancano, tuttavia, controversie che possono incidere

sullo sviluppo, come la disputa in materia di confini tra Thailandia e Cambogia39.

Nel 1994 l'ASEAN ha istituito l'ARF, l'Asia Regional Forum per promuovere

la costruzione di buone relazioni, un sistema di diplomazia preventiva e approcci per

la risoluzione dei conflitti. Nel 1997 l'ARF ha definito la piattaforma programmatica

dell'ASEAN Vision 2020 per promuovere l'apertura verso i paesi terzi e i paesi

associati, la prosperità e il rispetto dell' integrità territoriale e della sovranità di

ciascuno Stato.

Nel 2003 la Dichiarazione del II Concordato ASEAN di Bali, ha stabilito lo

costituzione dell' ASEAN secondo tre pilastri fondamentali: l'ASEAN Security

Community (risoluzione pacifica dei conflitti tra gli Stati membri), la Economic

Community (realizzazione di una comunità economica per il 2020, lotta contro la

povertà e le disparità economiche, abbattimento delle barriere tariffarie) e la Socio-

Cultural Community (potenziamento delle infrastrutture, per incrementare i flussi

turistici ma anche gli scambi intellettuali, miglioramento delle reti di

comunicazione).

Il punto di forza dell’ASEAN è la crescente integrazione delle economie dell’area,

nonché di queste ultime con Cina, Giappone e Corea, attraverso specifici accordi

bilaterali (FTA - Free Trade Agreement)40. 38 Cit. Rapporto Asean Awareness, 2012, Fondazione Economica Tor Vergata, pag. 539 Ibidem40 Ciò ha consentito di creare un rilevante network internazionale per la produzione di parti e

32

2.2 Ruolo Economico dei Cinesi d'Oltremare e il Capitalismo cinese

Il rapido sviluppo economico di Filippine, Malaysia, Vietnam, Taiwan, Hong

Kong e dei paesi dell'ASEAN negli ultimi decenni ha richiamato l'attenzione sul

ruolo di primo piano svolto in tale processo dai milioni di Cinesi d'Oltremare che

popolano il Sud-Est Asiatico. Questo importante gruppo di "risparmiatori

prodigiosi e investitori" (Reid, 2002) costituisce oggi la minoranza più numerosa e

economicamente affermata, che ha avuto una rilevanza decisiva nella crescita del

capitalismo in questa regione dell'Asia.

Per comprendere le ragioni di tale successo e, più in generale, il ruolo

economico delle popolazioni Huaqiao in Asia, è importante essere a conoscenza

delle radici storiche del percorso di emigrazione e insediamento che si è articolato

nel corso dei secoli e che ho descritto nel precedente capitolo. La complessità della

storia della Diaspora Cinese in Asia sudorientale ha portato alla creazione di realtà

culturali e economiche molto diverse tra loro, che vanno dall'integrazione completa

nella società ospite, alla coesistenza e competizione di lungo periodo con essa, a

svariate realtà intermedie, configurando così un insieme di fenomeni di

acculturazione, adattamento e assimilazione che hanno influenzato il ruolo

economico di queste comunità (Reid, 2002). La figura del migrante cinese è stata

definita e analizzata da un gran numero di studiosi in base allo sviluppo del ruolo

che essa ha svolto nel corso della storia: all'inizio dell'ondata migratoria dalla Cina

verso il resto del mondo gli Huaqiao erano negozianti, mercanti, Coolies e poi, negli

anni ottanta, divennero facoltosi magnati degli affari che controllavano (e

controllano) le grandi Multinazionali (soprattutto nei settori della fabbricazione di

macchinari e tessile41). Ciò costituisce oggi una caratteristica saliente della vita

economica del Sud-Est Asiatico e i loro ruoli economici in questa regione sono stati

vari e variabili nel corso del Ventesimo secolo, cambiando secondo modalità

componenti soprattutto, anche se non solo, per il settore dei macchinari e dell’elettronica (Rapporto Asean Awareness, 2012).

41 Rapporto “ASEAN Awareness”, Università di Tor Vergata, Roma, 2012

33

genericamente simili in tutte le zone della regione a mano a mano che essi si

adattavano al graduale mutamento della realtà di ciascuna economia (Mackie; Reid,

2002). In ogni paese del Sud-Est Asiatico si sono affermati modelli lievemente

diversi, a ulteriore conferma che le circostanze locali sono cruciali per determinare il

successo o l’insuccesso tanto quanto le predisposizioni comuni a tutti i cinesi42

(Mackie, 2002).

Nei secoli, gli Huaqiao si sono imposti in alcuni settori commerciali (come le

miniere di stagno e la coltivazione della gomma in Malesia e Thailandia), mentre

non hanno avuto successo in altri (i minatori delle cave di stagno di Bangka o i

produttori di pepe del Kalimantan occidentale) (Somers Heidhues, 2003).

Un caso particolare fu quello dell'industria della pilatura del riso in Thailandia e del

suo successivo commercio, che si rivelò un trampolino verso attività più lucrose per

alcune imprese familiari come i Wanglee e i Lamsam in Thailandia (Mackie, 2002).

Nella seconda metà dell’Ottocento gli esattori delle imposte e i Re dell’oppio cinesi

erano i personaggi più ricchi e influenti nelle diverse comunità cinesi e

controllavano estese reti di distributori, spesso in associazione con le società segrete.

La situazione cambiò con gli attacchi agli appalti dell’oppio tra il 1890 e il 1910

(Reid, 2002). Dopo il 1900 le principali vie per accedere alla ricchezza furono le

miniere di stagno, la pilatura e il commercio del riso, il commercio al dettaglio e

all’ingrosso, le spedizioni marittime e, in misura minore, la coltivazione o il

commercio della gomma (nel caso eccezionale della ditta Oei Tiong Ham di

Semarang anche la produzione di zucchero) e successivamente la piccola

manifattura e l’industria alimentare43.

Tuttavia, il grosso degli immigranti cinesi che affluivano nel Sud-Est Asiatico

in questo periodo erano poveri che lavoravano in miniera, nelle costruzioni e più

42 Predisposizione al commercio dovuta alla secolare tradizione cinese in quest'ambito economico (Mackie, 2002)

43 M. F. Somers Heidhues, Bangka Tin and Mentok Pepper: Chinese Settlement on an Indonesian Island, Singapore, ISEAS, 1992, pag. 12-15

34

raramente come braccianti nelle piantagioni che tornavano in patria alla scadenza

del contratto. Alcuni di loro però riuscirono ad avere successo come artigiani e

piccoli negozianti nelle zone rurali delle Indie Olandesi, nel Borneo e in

Thailandia44.

Tra il 1930 e il 1960 (il periodo dell’occupazione giapponese, della

decolonizzazione e dell’instabilità politica45) – i cinesi, soprattutto quelli nati in Cina

e non legati alla struttura coloniale, assunsero ruoli economici svolti in precedenza

dai dominatori coloniali spesso scalzando anche i concorrenti indigeni e destando

perciò sentimenti nazionalisti ostili. Citando Wang Gungwu, avevano una

«ricchezza senza potere» (Wang, 1991), essendo politicamente impotenti e

vulnerabili a varie forme di violenza o discriminazione nazionalista. A partire dagli

anni sessanta i loro ruoli economici e la loro posizione socio-economica sono

notevolmente cambiati sotto l’impatto della crescita economica di tutti i paesi

dell’ASEAN ad eccezione delle Filippine.

I grandi uomini d’affari cinesi hanno occupato i vertici di tutte le economie della

regione lasciati liberi dagli europei, mentre ai livelli inferiori la gran parte dei cinesi

più poveri è stata in grado di abbandonare le occupazioni manuali, seppure in misura

minore nelle attività agricole e nella pesca all’interno delle vecchie enclavi rurali

(Reid, 2002). Il ruolo di punta svolto dagli uomini d’affari cinesi nelle

trasformazioni economiche che si sono verificate nella regione ha convinto i governi

locali a condannare gli episodi discriminatori nei confronti della minoranza e ha

fatto capire che i provvedimenti contro i cinesi potrebbero causare lo smembramento

dei canali commerciali, la riduzione dell’efficienza economica46 e del livello di

reddito47.

Concludendo, possiamo affermare che dagli anni ottanta del Novecento in poi

i cinesi del Sud-Est Asiatico hanno potuto affermarsi in tutti gli stati dell’ASEAN, 44 J. A. C. Mackie, «The Geographical Dispersal and Occupations of the Indonesian Chinese, 1900-

1930» in Asian Culture, 14, 1990, pag. 5-22.45 Prodromi all' instaurazione della Repubblica Popolare cinese il 1 Ottobre 1949.46 L'economia è efficiente quando quando utilizza in maniera economica le risorse a propria

disposizione (Cit. A. Scaletti, Efficienza, Capacità ed Economia).47 R. McVey “ Southeast Asian Capitalists”, Cornell University Southeast Asia Program Press,

2006, pag.20

35

anche se in minor misura in Malaysia dove la situazione sociale è in continua

tensione a causa della discriminazione razziale e nazionalista. Va inoltre sottolineato

che esiste un'enorme differenza fra l'organizzazione aziendale occidentale e quella

cinese. Il ruolo predominante delle interconnessioni o Bamboo Networks (in cinese

Guānxì关系 ) fra imprenditori rende le aziende cinesi potenti e ben organizzate.

Inoltre, questo tipo di approccio commerciale rende più fluidi i rapporti fra aziende,

il commercio e la diffusione capillare di beni e servizi.

2.2.1 Il Capitalismo Cinese

Nel 1979 Deng Xiaoping, che in quell'anno era alla guida del Partito

Comunista Cinese, diede avvio all'apertura dell'Economia della Repubblica

Democratica verso l'esterno. Le sue riforme portarono al cosiddetto “Socialismo con

caratteristiche cinesi” (Deng Xiaoping, 1979). La finalità delle riforme di Deng

Xiaoping era riassunta nel programma delle Quattro Modernizzazioni: agricoltura,

industria, scienza e tecnologia, apparato militare. La strategia da usare per

conseguire l'obiettivo di una nazione moderna e industrializzata era l' Economia

socialista di mercato (Gittings, 2005).

Deng Xiaoping pensava che la Cina si trovasse nello stadio base del socialismo

e che il dovere del partito era di perfezionarlo facendolo diventare un “socialismo

con caratteristiche cinesi”, una nuova interpretazione del Marxismo che ridusse il

ruolo e il peso della teoria delle decisioni economiche48 e diffuse l'idea che

socialismo non significa povertà condivisa.

48 Oggetto di studio della teoria delle decisioni è il processo decisionale. Attraverso l’analisi del comportamento degli attori (individui o gruppi) coinvolti nel processo si procede, cioè, all’esame di come i decisori prendono o dovrebbero prendere delle decisioni. Allo sviluppo della teoria delle decisioni hanno contribuito cultori di discipline diverse: filosofi e logici, matematici e statistici, psicologi e sociologi, economisti, ecc (cit. B. Chiandotto “Statistica per le decisioni” pag. 1).

36

La giustificazione teorica della decisione di entrare attivamente nel mercato

capitalistico fu:

Pianificazione e forze di mercato non rappresentano l'essenziale differenza che sussiste tra socialismo e capitalismo. Economia pianificata non è la definizione di socialismo, perché c'è una pianificazione anche nel capitalismo; l'economia di mercato si attua anche nel socialismo. Pianificazione e forze di mercato sono entrambe strumenti di controllo dell'attività economica49 (Deng Xiaoping, 1980)

Deng Xiaoping credeva che nessuna linea di condotta dovesse essere respinta

semplicemente per il fatto di non essere aderente a quella tenuta da Mao, e

diversamente dai leader più conservatori come Chen Yun50, egli non presentava

obiezioni a determinate politiche economiche per la sola ragione che esse erano

simili a quelle attuate nelle nazioni capitaliste (Meisner, 1996). Di fatto, il processo

delle riforme ebbe inizio con lo smantellamento delle Comuni contadine (1980-

1985) per poi continuare con la privatizzazione delle industrie.

La nuova politica economica della Repubblica Popolare Cinese, dal 1979 in

poi, cercherà di realizzare la convivenza tra comunismo (in politica) e capitalismo

(in economia) all'insegna dello slogan “un paese due sistemi”. Ciò comporterà

diversi cambiamenti: il primo effetto delle riforme si esprime attraverso una

riorganizzazione territoriale nel corso degli anni Ottanta con la nascita le ZES,

ovvero le Zone Economiche Speciali.

49 John Gittings, The Changing Face of China, Oxford University Press, Oxford, 2005 50 Politico cinese, viene considerato uno degli “Otto anziani del Partito comunista Cinese” (1905-

1955)

37

Figura 3: Le Zone Economiche Speciali in Cina

Fonte: www.lacrescitafelice.blogspot.it: investimenti stranieri e interesse, le ZES

Esse sono territori collocati lungo la costa della Cina in cui si praticano forme

economiche capitalistiche, dove sono possibili investimenti dall' estero e l'attività

imprenditoriale privata. Le prime ZES sono i territori costieri del Sud-Est del Fujian

e la regione dello Zhejiang; il processo ha poi coinvolto aree più vaste nel corso

degli anni Novanta come mostra la Figura 3.

Il successo delle Zone Economiche Speciali in Cina è collegato al fenomeno

delle Tigri Asiatiche (Singapore, Taiwan, Hong Kong e Corea del Sud): con questa

denominazione vengono indicati quei paesi che, a partire dagli anni Sessanta, hanno

intrapreso un percorso di industrializzazione e modernizzazione significativo ed

hanno svolto un ruolo determinante nel processo di regionalizzazione del Sud-Est

Asiatico, impegnandosi in un imponente processo di investimenti diretti nelle

economie poco dinamiche e avanzate dell' area. Negli anni Settanta questo processo

si è esteso a Malaysia, Thailandia, Filippine, Indonesia e alle ZES (in particolare al

Guandong e al Fujian). A questi si sono aggiunti negli anni Novanta il Vietnam e le

regioni cinesi dello Jiangsu e dello Zhejiang.

38

Dal 1990, il ritmo della restaurazione capitalistica aumentò, unitamente alla

necessaria repressione di tutte le ribellioni operaie e popolari. Negli anni novanta, in

quel contesto di reazione ideologica e regresso sociale, il cammino capitalista della

Cina non poteva che accelerare (Lopez, 2006) .

Gatto nero o gatto bianco , l’importante era che il gatto prendesse il topo

(Deng Xiaoping, 1979)51

2.3 Rapporto economico-politico fra Huaqiao, Madrepatria e Stato

d'approdo (Influenze economiche, politiche e cenni alle leggi che

regolano la migrazione in Cina)

Nei precedenti paragrafi è stata analizzata l'importanza della presenza cinese

nel territorio del Sud-Est Asiatico dal punto di vista economico e politico. Il ruolo

predominante delle comunità Huaqiao ha influenzato la nascita del fenomeno delle

Tigri Asiatiche e dei processi di regionalizzazione che hanno portato alla creazione

di un mercato orientato al Pacifico (“Look at East and at Pacific”) (Gittings, 2005).

Sia la Repubblica Popolare Cinese che la Repubblica di Cina (stabilitasi a Taiwan)

mantengono relazioni, seppur complesse, con le comunità di Cinesi d'Oltremare

residenti nel Sud-Est Asiatico. Infatti, entrambe hanno ministri che si occupano

degli affari degli Huaqiao. Tanto la RPC che la RDC52, inoltre, prevedono forme di

rappresentanza legislativa per i Cinesi all'estero (Hooker, 2002). È importante

sottolineare che spesso i Cinesi della diaspora hanno giocato un ruolo importante

nella politica cinese, infatti la maggior parte dei fondi per la rivoluzione

repubblicana del 1911, che vide la fine della dinastia Qing, venne dalle comunità 51 Cit. da un discorso di Deng Xiaoping del 1979 sulla nuova politica economica.52 Nel caso della RPC, alcuni seggi nell'Assemblea nazionale del popolo sono riservati ai Cinesi

d'oltremare tornati in patria. Nello Yuan legislativo della RDC, vi erano un tempo otto seggi destinati ai Cinesi d'oltremare, che venivano distribuiti tra i partiti politici in base al totale dei loro voti a Taiwan. La maggior parte di questi membri eletti nello Yuan legislativo possiedono la doppia cittadinanza, ma devono rinunciare a quella straniera prima di assumere la carica con il giuramento.

39

degli espatriati. Tra il 1950 e il 1960, la Repubblica Democratica Cinese cercò il

sostegno della comunità dei Cinesi d'Oltremare, riprendendo la strategia, resa nota

da Sun Yat-Sen, dell'“utilizzare” le comunità degli espatriati per raccogliere fondi

(come citato nel paragrafo precedente, il Guomindang fu finanziato dai cinesi

espatriati per la sua rivoluzione). Durante questo periodo, la Repubblica Popolare

Cinese tendeva a guardare con sospetto gli Huaqiao come possibili infiltrati

capitalisti, ritenendo più importante sviluppare le relazioni con le nazioni del Sud-

Est Asiatico piuttosto che ottenere il sostegno delle comunità all'estero, e nella

Dichiarazione di Bandung affermò espressamente che i Cinesi d'Oltremare

dovevano la loro lealtà primaria alla nazione in cui risiedevano (Hooker, 2002).

I Cinesi d'Oltremare, però, vivevano nell' insicurezza anche nelle nazioni di

residenza in quanto erano spesso perseguitati per legami presunti con la "Cina

comunista". Questa accusa fu usata ad esempio come pretesto per giustificare i

massacri dei Cinesi in Indonesia e in altri paesi dell'Asia sud-orientale53 (Wang,

2001).

Dopo le riforme di Deng Xiaoping, l'atteggiamento della RPC verso i Cinesi

d'Oltremare cambiò drasticamente. Anziché essere visti con sospetto, cominciarono

a essere considerati come persone che potevano aiutare lo sviluppo della Cina

attraverso le loro capacità e i loro capitali. Durante gli anni Ottanta del Novecento,

la Repubblica Popolare tentò attivamente di "corteggiare" l'appoggio dei Cinesi

d'Oltremare, ad esempio restituendo loro le proprietà che erano state confiscate dopo

la rivoluzione del 194954(Wang, 2001). Oggi gli Huaqiao stanno investendo in

Madrepatria fornendo risorse finanziarie, reti di contatti sociali e culturali55.

53 In Indonesia, ad esempio, dopo un fallito golpe comunista nel 1965 (il Gerakan September Tiga Puluh o l'Affare Gestapu), furono messi in atto massacri di comunisti e di persone di etnia cinese (Hooker, 2002).

54 Nel 1949 vennero confiscate le proprietà degli Huaqiao, insieme a quelle di tutti i proprietari terrieri cinesi, in onore della nuova legge sulla Proprietà privata.

55 Rimangono comunque molte differenze tra Cinesi emigrati all' estero e quelli residenti in Madrepatria, per la forte influenza della cultura confuciana, che vede l' abbandono del proprio paese come un atto negativo (Wang. 2001).

40

Nonostante la situazione legale degli Huaqiao sia migliorata nel corso dei secoli,

rimane traccia delle differenze fra i cinesi residenti all'estero e quelli che vivono

nella Cina continentale. Infatti, secondo l'articolo 5 della Legge sulla cittadinanza

della Repubblica Popolare Cinese:

Qualsiasi persona nata all'estero i cui genitori siano cittadini cinesi o uno dei cui genitori sia cittadino cinese deve avere la cittadinanza cinese. Ma una persona i cui genitori siano entrambi cittadini cinesi e si siano entrambi stabiliti all'estero, o uno dei cui genitori sia cittadino cinese e si sia stabilito all'estero e abbia acquisito la cittadinanza straniera alla nascita, non deve avere la cittadinanza cinese.

Al contrario, la Legge sulla cittadinanza della Repubblica Democratica Cinese,

consente la doppia cittadinanza e considera gli Huaqiao come cittadini della RDC.

41

CAPITOLO 3 : IDENTITÀ, CULTURA E LETTERATURA DEI

CINESI D'OLTREMARE

La situazione dei Cinesi d'Oltremare residenti nel mondo e in particolar

modo nel Sud-Est Asiatico si diversifica ampiamente per quanto riguarda il grado di

assimilazione o diassimilazione nelle comunità locali, per le interazioni socio-

economiche con esse e per le loro relazioni con la Cina. La migrazione storica dei

cinesi nel Sud-Est Asiatico ha determinato una gran quantità di fenomeni di

adattamento e acculturazione. Citando G. William Skinner56,

Quando lo si analizza57 dosando sapientemente scienza sociale e metodi storici, il Nanyang diventa un laboratorio virtuale per lo studio della

dialettica dell’etnicità.

Nella seconda metà del Quindicesimo secolo e nella prima metà del Sedicesimo,

quando i contatti diretti tra Sud-Est Asiatico e Cina si erano sensibilmente ridotti,

toccò il culmine la tendenza ad assimilare i cinesi tra le popolazioni già fortemente

multietniche dei porti principali del Sud-Est Asiatico. In Siam “i cinesi dapprima

conservano il proprio cognome, ma dopo qualche generazione vi rinunciano”

(Skinner, 2002), adottando perciò l'identità locale.

L’assimilazione era particolarmente accentuata nelle isole, che ridussero al minimo i

contatti diretti con la Cina: gran parte del commercio passava per Malacca o altri

porti e le popolazioni sino-asiatiche residenti nel Sud-Est non erano più considerate

in alcun modo cinesi58.

56 Cit. G.William Skinner, Le società creolizzate nel Sud-Est Asiatico, 2002, pg. 8157 Il Sud-Est Asiatico cit. G.William Skinner, Le società creolizzate nel Sud-est asiatico, 200258 Le classi mercantili della costa settentrionale di Giava e della regione di Manila erano considerate

null’altro che, rispettivamente, «giavanesi» e «luzonesi» dagli osservatori portoghesi, i quali non facevano menzione dei cinesi come gruppo separato (Skinner, 2002).

42

Negli ultimi ottant’anni non c’è stato un progresso costante verso l’assimilazione

degli individui di origine cinese: come già detto, il grado di acculturazione e

inserimento degli Huaqiao nelle comunità indigene varia a seconda della situazione

locale, ma in parte anche in base allo sviluppo della stessa Cina. Esistono infatti

realtà in cui l'atteggiamento verso i cinesi etnici è ed è stato, a fasi alterne,

esattamente opposto.

G. William Skinner59 pone l'accento su un genere particolare di etnogenesi

ossia la creazione, mediante “fusione”, di nuovi sistemi socio-culturali che possono

acquisire una propria autonomia e stabilità nonostante i contatti costanti con

entrambe le società da cui sono nati.

Per quanto riguarda il Sud-Est Asiatico, nelle Filippine, a Giava e negli insediamenti

in Malaysia nacquero sistemi sociali intermedi di questo tipo grazie alla mescolanza

tra elementi indigeni e cinesi. Già nella metà del Ventesimo secolo i Mestizo cinesi

delle Filippine, i Peranakan cinesi di Giava e i Baba cinesi di Malacca, Penang e

Singapore costituivano una comunità separata accanto alla società cinese e a quella

indigena, ma chiaramente distinguibile da esse.

In ciascuno di questi casi la mescolanza culturale di elementi cinesi e indigeni si era

stabilizzata in una «tradizione» propria e la lingua usata nella comunità, seppure

chiaramente influenzata dal cinese a livello sia grammaticale sia lessicale, era un

creolo basato sulla lingua indigena.

Il primo passo nella formazione storica di sistemi sociali intermedi sono stati i

matrimoni misti tra immigrati cinesi e donne indigene, fenomeno usuale nel Sud-Est

Asiatico. Prima della fine del Ventesimo secolo, infatti, alle donne era proibito

lasciare la Cina, e gli uomini che emigravano dovevano necessariamente rivolgersi

alle donne indigene: questo non solo nelle Filippine, a Giava e in Malaysia ma in

tutte le regioni del Sud-Est Asiatico. A mano a mano che le comunità intermedie

prendevano forma, i discendenti delle ondate successive di immigrati servivano a

alimentarle.

59 G.William Skinner, Le società creolizzate nel Sud-Est Asiatico, 2002

43

3.1 Processi di assimilazione o mancata assimilazione delle comunità

cinesi in Malaysia, Thailandia e Filippine

In questi paragrafi analizzerò il grado si assimilazione o diassimilazione dei

Cinesi d'Oltremare in Malaysia, Thailandia e Filippine. Questi tre Paesi hanno

rappresentato l' area d' approdo di milioni di immigrati Zhonghua Minzu nel corso

della storia, tanto che oggi accolgono le loro comunità più numerose.

3.1.1. Le comunità Huaqiao in Malaysia

I cinesi in Malaysia rappresentano circa il 20 per Cento della popolazione

totale, anche se, in un articolo pubblicato nel 1955 su "The Nation", venne diffusa

l'idea che:

In Malaysia the Chinese form nearly 59 percent of the entire population. Officially the percentage is smaller, but the Chinese probably control over 95 percent of all private business, excluding the activities of a small number of Western firms60.

A differenza della Thailandia, in Malaysia il divario fra Huaqiao e popolazione

autoctona ha portato diverse situazioni di tensione e violenza, fra cui la più nota del

Maggio 1969 in cui si manifertarono intense azioni di guerriglia razzista nei

confronti degli immigrati cinesi, compromettendone l' assimilazione degli nella

società malese. A proposito di questa escalation di eventi violenti nei confronti dei

Cinesi d'Oltremare, un cinese etnico residente in Malaysia testimonia che:

Malaysia gained full Independence in 1963, but Singapore seceded in 1965. At present Chinese are less than 30 percent of the total population. In the years leading for Independence, the Chinese leaders failed to gain equal rights for the Chinese. The terms of Independence ensured not only Malay sovereignty but that the Malays would have special rights over

60 Da "The Chinese Diaspora in Southeast Asia: Political Culture of Chinese in Thailand and Malaysia", 2008, pag. 3

44

people with Chinese and Indian ancestry. The years immediately following Independence saw the Chinese gaining political power. The ethnic tensions intensified and come to a boil in 1969. Beginning of May 13 th that year, rioting, looting and burning of Chinese properties, and killing of Chinese, went on for several days (…)61.

Tan Chong Koon (Malaysia)

Questa situazione è il risultato del lungo periodo di colonizzazione in cui la

Malaysia venne sottoposta al controllo delle potenza britannica. In questo periodo,

infatti, la popolazione autoctona si vide togliere la sovranità sul territorio e ciò

comportò la volontà del paese di mantenere intatta l'identità malese nel momento in

cui la riebbe, nel 1963 (Skinner, 2002). Per questo motivo il governo e la

popolazione in Malaysia guardavano con sospetto la comunità cinese e gli immigrati

stranieri, in quanto essi potevano rappresentare un problema nel mantenimento della

purezza della cultura locale. Per questo, subito dopo l'ottenimento dell'

indipendenza, il nuovo governo decise di legittimare la priorità dell'identità malese

nella costituzione (emettendo, ad esempio, leggi a favore dei cittadini di etnia

malese in campo economico e sociale) (Skinner, 2002).

La Costituzione definì con il termine “malese” solo gli individui musulmani, di

lingua autoctona e aderenti ai valori della cultura del luogo. Nel 1969, in seguito alla

perdita di potere del partito che aveva ottenuto la vittoria nell'anno

dell'indipendenza, i cinesi vennero utilizzati come capri espiatori e si verificarono

atti di violenza e discriminazione nei loro confronti. La percezione che i cinesi

delegittimassimo l'autorità del potere locale62 è diminuita del corso degli anni ma

sicuramente non è del tutto scomparsa.

61 Cit. da Wei Djao, Being Chinese: Voices from the Diaspora, 2003, pg. 4962 Ad esempio, anche le alte cariche dello Stato dimostrarono un particolare sentimento anti- cinese. Il

Primo Ministro Mahathir Mohamad, al potere dal 1981, nel 1969 scrisse il libro "The Malay Dilemma", nel quale dichiarava che le comunità cinese e indiana nascondevano la volontà di sovvertire il potere locale (Skinner, 2002)

45

3.1.2. Le comunità Huaqiao in Thailandia

La Thailandia ospita la più grande comunità di Huaqiao ed è anche il caso più

riuscito di assimilazione completa, in quanto molti Sino-Thailandesi si sono sposati

con donne e uomini locali. La comunità cinese in Thailandia, che rappresenta il 14

per Cento della popolazione63, dopo aver superato la furia anti-cinese esplosa negli

anni trenta del Novecento, è oggi integrata e partecipa alla vita politica ed

economica del Paese (lo stesso ex Primo Ministro Thaksin Shinawatra è sino-

thailandese) (Andornino, 2007). La Thailandia è l'unico paese nell'area di

riferimento che non abbia sperimentato il colonialismo europeo e il governo

Thailandese ha sempre affrontato da solo il problema della migrazione di cittadini

cinesi nel suo territorio. Alla fine del Diciannovesimo secolo l'ondata migratoria si

sviluppò ulteriormente, portando la comunità cinese a mischiarsi in modo sempre

più profondo con la realtà locale64. Nello stesso periodo molti Huaqiao riuscirono a

diventare membri della politica thailandese, anche perché questo era uno dei modi

per immergersi completamente, per essere assimilati nella nella comunità locale

anche se ciò avrebbe potuto comportare l'abbandono della vecchia identità culturale.

Nonostante ciò il governo Thai, tra il 1851 e il 186865, definì una rigida

distinzione fra cittadini cinesi e thailandesi, con lo scopo di creare un contrasto tra

diverse identità culturali. Citando G. William Skinner:

Intuitivamente sembrava si volessero separare i due gruppi dal punto di vista fisico, così da riportare i cinesi verso le loro originarie pratiche

culturali66

Ridisegnando le caratteristiche che separavano la “Cinesità” dalla “Thailandesità” il

governo evitò la costituzione di una comunità mista Sino-thai. La legge obbligò i 63 Da “The Journal of Asian Studies:Chinese Assimilation and Thai Politics”, 1957 : pag. 237-25064 Da "The Chinese Diaspora in Southeast Asia: Political Culture of Chinese in Thailand and Malaysia",

2008, pag. 165 Epoca del regno di Mongkut (Skinner, 2002)66 Cit. G.William Skinner, Le società creolizzate nel Sud-est asiatico, 2002, pg. 83

46

Chinese Overseas a scegliere tra la prospettiva di continuare ad essere loro stessi,

rimanendo esclusi dalla vita sociale, oppure adottare la cultura locale. Per gli

individui nati in Thailandia, ma di discendenza cinese, questa distinzione imposta

dal governo precluse la possibilità di trovare un equilibrio tra le due società, in

quanto essa forzava a scegliere tra quella d'origine e quella d'approdo67. Dalla fine

del 1800, però, i cinesi vennero incoraggiati a diventare membri attivi della società

thailandese attraverso politiche che garantirono privilegi specifici ai mercanti. Dal

1855 gli Huaqiao ottennero il diritto di muoversi liberamente nel paese al di fuori di

Bangkok. Inoltre il sovrano thailandese Mongkut, che era in parte cinese, lavorò per

creare politiche che rendessero più fluido il movimento degli Overseas dalla Cina

alla Thailandia. Mentre nel corso del Ventesimo secolo le politiche di assimilazione

culturale del governo Thai portarono gli Huaqiao ad integrarsi nella realtà locale, il

continuo altalenare di leggi pro e contro i cinesi e la continua presenza di

micrositemi economici e educativi separati68, dimostra che l'assimilazione nella

realtà locale non è perfetta nè completa. Paragonando la situazione thailandese

con quella malaysiana, però, essa rappresenta la comunità mista e assimilata più

significativa.

3.1.3 Le comunità Huaqiao nelle Filippine

Il caso delle Filippine può essere considerato un' “intermedio” fra la situazione

delle comunità Huaqiao in Malaysia e Thailandia. La comunità cinese raggiunge i

900.000 componenti, è ben integrata nella società locale anche se persistono alcuni

pregiudizi nei confronti degli immigrati legati ad avvenimenti del passato, quando

67 Per esempio, i Cinesi che decidevano di mantenere la loro cultura d'origine continuarono a portare i capelli legati in una coda (come era in uso nel periodo della Dinastia Qing), mentre quelli che adottavano lo stile Thai avevano il capo rasato o i capelli molto corti (Skinner, 2002).68 Molti cinesi etnici residenti in Thailandia ancor oggi mandano i propri figli alle scuole private cinesi nel territorio con la sicurezza che esse possano prepararli meglio ad affrontare il futuro, soprattutto dal punto di vista economico. La rete economica Huaqiao si basa sulle relazioni fra cinesi etnici nel mondo ed è spesso separata dall' economia locale (Reid, 2002)

47

gli Huashang erano soliti esportare prodotti dalle Filippine alla Cina favorendo la

Madrepatria. Prima dell'elezione a Presidente delle Filippine di Ferdinand Marcos

nel 1974, la comunità cinesi Tsinoy69 e Mestizo70 erano separate da quella locale.

In molte zone del Sud-Est Asiatico i cinesi Mestizo non sono stati formalmente e

legalmente riconosciuti come gruppo etnico separato dal resto della popolazione

autoctona e coloro che fanno parte di questo gruppo etnico sono stati definiti tali in

base a considerazioni genealogiche piuttosto che in base al luogo di nascita; il fatto

che i Mestizo siano in possesso di una combinazione unica di caratteristiche culturali

li rende ampiamente distinguibili dal resto della comunità di approdo.

L' ascesa al potere di Marcos portò numerosi cambiamenti nella realtà cinese

residente nello Stato: gli Huaqiao ottennero gli stessi diritti dei cittadini locali,

iniziarono ad essere considerati a tutti gli effetti “filippini”, al di là della cultura e

della lingua diverse. Un ulteriore cambiamento avvenne nel campo dell' educazione

dei Chinese Overseas. Infatti le scuole cinesi, che prima venivano controllate dalla

RPC, vennero sottoposte alla giurisdizione del governo filippino. Questo fatto

comportò lo studio obbligatorio da parte degli immigrati della lingua e della cultura

filippina, oltre a quella cinese. I provvedimenti di Marcos, dunque, portarono la

comunità cinese ad integrarsi sempre più in quella d' approdo (Wickberg, 1964).

Successivamente però, soprattutto sotto il governo di Cory Aquino (1986-1992),

Fidel Ramos (1992-1998) e Tony Estrada (1998-2000), le situazione divenne più

tesa in quanto si svilupparono sentimenti anti-cinesi fra la popolazione locale che

causarono numerosi atti di violenza e boicottaggio. In questi anni venne fondata la

prima organizzazione Sino-filippina chiamata Kaisa Para Sa Kaunlaran Inc. (Unity

for Progress) fondata da Teresita Ang-See che lottò per far cessare le incomprensioni

fra le due comunità per la ricerca di un dialogo pacifico e costruttivo.

69 Gruppo di etnia cinese residente nelle Filippine (E. Wickberg, The Chinese Mestizos in Philippine History, 1964)

70 Termine che sta ad indicare una persona di discendenza mista Cinese-Filippina (E. Wickberg, The Chinese Mestizos in Philippine History, 1964)

48

Anche il Presidente Aquino, di origini cinesi, lavorò alacremente per migliorare le

condizioni di vita degli Huaqiao.

Fonte: www.mblog.lib.umich.edu

Nonostante ciò persistono tutt'oggi alcuni problemi riguardanti l'integrazione degli

stranieri nelle Filippine anche se in generale la comunità cinese è ben integrata nella

realtà in cui risiede (Wickberg, 1964).

3.2 Rapporto fra Huaqiao e Madrepatria: Identità e Nazionalismo

Nel Sud-Est Asiatico, le diversità che si riscontrano tra i Chinese Overseas si

basano sulla diversa applicazione della cultura, nella maggior parte dei casi

confuciana, di provenienza, in quanto per molti aspetti il nucleo ideologico che sta

alla base della cultura cinese influenza ed ha influenzato profondamente

l' integrazione e la mancata integrazione nelle comunità di approdo. Nonostante ciò,

molti Huaqiao ormai emigrati da generazioni, hanno adottato quasi completamente

49

Illustrazione 1: Una famiglia di etnia cinese Mestizo a Manila,1920.

le abitudini e gli usi di altri Paesi. In un saggio sui cinesi del Sud-Est Asiatico e sul

loro ruolo nella storia e nella società della regione, M. Freedman ha osservato che

(..) essi appartengono a nazionalità diverse, parlano numerose lingue, seguono religioni differenti e adottano svariati stili di vita. Inoltre, come hanno dolorosamente scoperto alcuni di loro ritornando in una delle due Cine, molti hanno un modo d’essere tanto poco cinese da risultare per molti versi degli stranieri nella terra dei loro antenati71.

Tutti gli emigranti conoscono in una certa misura problemi di identità quando

scelgono se mantenere la loro nazionalità d'origine o adottarne una nuova e si

scontrano con tutti i dilemmi conseguenti ai sentimenti di lealtà e del senso di

appartenenza, che rappresentano nel caso degli Huaqiao due dei pilastri

fondamentali della cultura tradizionale confuciana. L’assimilazione nella società e

nella cultura del paese di residenza è sempre un processo lungo e spesso impossibile,

come nel caso della Malaysia, per cui anche nelle società multirazziali del Sud-Est

Asiatico si è verificato un fenomeno di integrazione piuttosto che uno di

assimilazione (Reid, 2002).

My family contains quite a bit of the history of Chinese settlements in the Malay peninsula. One of my great-great-grandmothers was a Nyonya72.(...)Her Father come from Fujian Province around 1830 when the British gained control of the Straits Settlements of Penang, Malacca and Singapore. He was a small trader. This Nyonya ancestress of mine was born in Malacca around 1850. My father still remembers what his grandfather said about her. At that time Baba and Nyonya children were brought up to regard themselves as Chinese, apart and different from the Malay. But in their daily life they actually incorporated quite a bit of Malay culture.(...) My great-great-grandmother always wore the Malay dress, (...)cooked a lot of Malay food and spoke Chinese with Malay words. However, she was not a Muslim but followed the Chinese customs, witch combined rites of veneration of ancestors with Buddhist and Daoist practices73

Tan Chong Koon (Malaysia)71 M. Freedman, «The Chinese in Southeast Asia: A Longer View» in M. Freedman e G. W. Skinner (a

cura di), The Study of Chinese Society cit., pagg. 20-2172 Con il termine Nyonya si indicano le figlie di padre cinese e madre malese, i figli maschi vengono

chiamati Baba ( da Wei Djao, Being Chinese: Voices from the Diaspora, 2003).73 Cit. da Wei Djao, Being Chinese: Voices from the Diaspora, 2003, pg. 47

50

Nel corso del Ventesimo secolo non sono mancate aspre polemiche su tali

problemi all’interno delle varie comunità cinesi della regione, in particolare sulla

perdita dell’identità cinese e sulle spinte alla risinificazione, in quanto le circostanze

storiche hanno reso più complesse del solito le scelte che si trovarono a dover fare,

sia durante il periodo coloniale sia dopo. Nell’era coloniale i Cinesi d’Oltremare

potevano scegliere riguardo la cittadinanza, giacché lo Jus Sanguinis che la Cina

propugnava incoraggiava la doppia nazionalità, ma negli anni cinquanta diventò

difficile mantenere quell’ambivalenza perché l’indipendenza delle nazioni del Sud-

Est Asiatico e l’affermazione di una nuova Cina nel 1949 rendevano fortemente

sospetti tali atteggiamenti agli occhi dei nazionalisti locali.

I cinesi del Sud-Est Asiatico erano chiamati a dimostrare la loro lealtà ai

paesi di residenza rinunciando a identificarsi con la Cina, implicitamente o

esplicitamente. Spesso queste richieste andavano oltre le questioni legali dei diritti di

cittadinanza: pressioni per adottare nomi locali (come è accaduto in Indonesia e in

Thailandia), per rinunciare a esibire pubblicamente i caratteri cinesi, per chiudere

scuole e associazioni di lingua cinese, per scoraggiare manifestazioni pubbliche

come i cortei funebri e le cerimonie nuziali (Reid, 2002). Ma si sono sempre avute

pressioni anche nella direzione opposta. È il caso della convinzione perdurante che

occorresse preservare la solidarietà nella comunità cinese come ultima risorsa contro

le discriminazioni o le persecuzioni razziali, particolarmente diffusa in Malaysia e in

Indonesia, dove le prospettive di un’integrazione reale o dell’assimilazione erano

molto più remote che in Thailandia o nelle Filippine (Wei, 2003).

Dopo la seconda guerra mondiale, e soprattutto a seguito della Rivoluzione

Culturale74 propugnata da Mao tra il 1966 e il 1969, molti cinesi del Sud-Est

Asiatico hanno preso le distanze dalla Cina per diventare sempre più «asiatici del 74 La Rivoluzione Culturale fu lanciata nel 1966 da Mao per ripristinare l 'applicazione dell' ortodossia

marxista-leninista. La Rivoluzione culturale era fondata sulla mobilitazione dei giovani, universitari e non contro le strutture dello stesso PCC. Basi teoriche erano il pensiero di Mao sulle "contraddizioni in seno al popolo e al Partito" e il “Libretto rosso”. Fu un periodo di caos che si interruppe solo nel 1969 (Pischel, 2004).

51

Sud-Est», con una nuova identità socio-politica (sino-thai, sino-indonesiani, cinesi

malesi, ecc.). L’interesse destato dai risultati socio-economici del regime di Mao nei

primi anni di vita, infatti, è andato presto scemando quando si sono fatti evidenti gli

sconvolgimenti politici e il caos economico prodottosi successivamente. Al

contempo, la rapida crescita dei paesi dell’ASEAN in quel periodo (cioè a partire

dagli anni sessanta) ha cominciato a diffondere una prosperità senza precedenti tra

molti cinesi del Sud-Est Asiatico, rendendo ancor meno allettante la prospettiva di

un ritorno in Cina. Negli anni Novanta, però, la tendenza a dissociarsi dalla Cina a

favore dei paesi di residenza si indebolirono, in quanto con Deng Xiaoping la Cina

stava attraversando un processo di modernizzazione sempre più capitalistico e

dinamico (Reid, 2002). Inoltre si assiste ad una rinascita d’interesse per la lingua

cinese e per il retaggio culturale che essa esprime, sia in quanto risulta utile nel

commercio sia grazie alla diffusa convinzione che i valori neo-confuciani siano in

qualche modo una delle ragioni del successo economico dell’Estremo Oriente negli

ultimi decenni. Se, dunque, è eccessivo parlare di un nuovo processo di

«risinificazione» tra i cinesi del Sud-Est Asiatico, certo è che dall’inizio degli anni

novanta si colgono i segni di un’oscillazione delle comunità di Chinese Overseas in

questa direzione.

Il sentimento di appartenenza alla comunità Overseas è collegato al

Nazionalismo cinese delle suddette realtà. L’ascesa del Nazionalismo fornì le

motivazioni per difendere l’identità e parte degli strumenti per mantenere tale

cultura in un ambiente straniero, ossia scuole e giornali. Inoltre, la nascita di una

stampa cinese e l’introduzione nelle scuole di una «lingua nazionale» consentirono

ai cinesi di gruppi linguistici disparati di comunicare tra loro. Il Nazionalismo cinese

mirava a riaffermare un' identità etnica e nazionale e appoggiava il movimento che

era a favore di un rafforzamento nazionale in Cina (Reid, 2002).

Il culmine del Nazionalismo cinese fu toccato tra il 1937 e il 1941, con la creazione

del Movimento per la salvezza nazionale, che organizzò il boicottaggio dei prodotti

giapponesi anche nel Sud-Est Asiatico e la raccolta di fondi a sostegno dello sforzo

bellico cinese. Anche l’occupazione giapponese dell’Asia sudorientale durante la

52

seconda guerra mondiale, che provocò terribili avversità ai cinesi, e le susseguenti

lotte anticoloniali per l’indipendenza nazionale stimolarono i sentimenti nazionalisti.

A partire dagli anni Settanta la componente politica del Nazionalismo cinese lasciò il

posto a un più diffuso Nazionalismo etnico o culturale, teso a preservare l'identità

cinese all’interno delle società multirazziali del Sud-Est Asiatico. Negli ultimi venti

anni, però, il vincolo sentimentale tra i cinesi della regione e la loro Madrepatria si è

affievolito anche a causa dell' integrazione delle comunità Huaqiao nelle realtà

locali (Reid. 2002)

3.2.1 Testimonianze: Voci della Diaspora

Come descritto nei precedenti paragrafi, le comunità di Huaqiao nel mondo e

nel Sud-Est Asiatico hanno storie diverse e un rapporto con la Madrepatria, l'identità

e la propria cultura d'origine che varia non solo in base al livello di integrazione

nella società d'approdo ma anche alle esperienze di vita personali.

Riguardo al tema dell'identità, dell'assimilazione o dell'integrazione dei Cinesi

d'Oltremare nelle società del Sud-Est Asiatico vorrei proporre alcuni stralci di

interviste svolte dal Professor Wei Djao dell'Università dell' Arizona, il quale le ha

poi raccolte nel volume Being Chinese: Voices from the Diaspora (Arizona

University Press,2003).

Yeoh Ean Tin è figlia di cinesi etnici trasferitisi a Singapore nel primo Novecento. In

questa testimonianza spiega la storia della sua famiglia, gli anni dell' invasione

giapponese e il suo legame con la cultura confuciana:

(...)My father was born in Chaozhou in 1913. He came with his parents in the 1920s, while he was in his early teens. He died in 1995. When the family first came, they have a tough time. There were few houses in Singapore then, and not very many people. (…)(…)I was only 5 or 6 when Japanese occupied Singapore. I remember those days, I remember the air raids just before the invasion.

53

(...)Singapore is a very good and prosperous society now. You can eat all you want and buy whatever you wish.(...)The most important things in life is Xiao. You remember your parents and ancestors for giving you life and for bringing you up. I still wish that my parents were alive so that I could look after them(...)75.

Deanna Li, invece, è figlia di una coppia cinese emigrata nelle Filippine:

I was born in Manila. My mother was a pure Chinese. Her family had to change their Chinese surname to a Filipino one when they became naturalized Filipinos. My father travelled from his native province, Fujian, to the Philippines (...)my dad wasn't rich. He started down at the lowest level, he would peddle fruits from wholesalers to the market in search of buyers.(...)

Riguardo alla questione della lingua e del sistema scolastico, Deanna Li spiega:

We speak Chinese at home. Fujian dialect was my mother tongue and Tagalog my second language. I learned English at school. My mum can read and write Chinese very well. She grew up in Cebu, in central Philippines. At that time (...) there were some excellent Chinese schools that taught everything in Chinese(...). About five years before I started school, the amount of Chinese taught in Chinese schools was decreased(...) so I went to a catholic private school for girls. (…) At that time, almost 99 percent of the students were Chinese(…)76.

Tan Chong Koon, ormai integrato nella comunità malese, testimonia la sua

esperienza da cinese etnico, spiegando come si possa essere contemporaneamente

malese e cinese:

I see Malaysia as my country of origin even though the Chinese in Malaysia are treated unfairly. The Chinese do try to fight for their rights (…) I am proud of being Chinese. The Chinese in Malaysia are essentially like the Chinese in China, the same idea about history and tradition, and the same feelings towards parents and family. In fact, I think, we the Chinese in Malaysia may have kept more of the old customs than the people in China (…)77.

75 Cit. da Wei Djao, Being Chinese: Voices from the Diaspora, 2003, pg. 156, 157, 15876 Cit. da Wei Djao, Being Chinese: Voices from the Diaspora, 2003, pg. 116,11777 Cit. da Wei Djao, Being Chinese: Voices from the Diaspora, 2003, pg. 53

54

3.3 Il problema della Lingua

L'utilizzo della lingua cinese da parte dei Cinesi d'Oltremare è stato

influenzato da un gran numero di fattori: l'origine degli Huaqiao, l'uso che i loro

antenati facevano della lingua, il grado di assimilazione nel Paese d'approdo, i

cambiamenti generazionali e le politiche ufficiali degli Stati ospitanti si sono

ripercossi sui metodi di comunicazione nelle comunità Overseas. Tutti questi

elementi hanno giocato un ruolo fondamentale nel corso dei secoli ed oggi la

tendenza generale vede un aumento dei cinesi che parlano la lingua mandarina

(Pǔtōnghuà 普 通 话 ovvero “lingua comune” ), soprattutto nelle Chinatown in

Occidente. Nel Sud-Est Asiatico, invece, la lingua d'origine si è spesso mischiata a

quella locale, portando alla formazione di numerose lingue Pidgin78, lingue miste

(Reid, 2002).

A Singapore, come già sottolineato nel primo capitolo, il Mandarino è

storicamente riconosciuto come una delle lingue ufficiali79, insieme ai caratteri

cinesi semplificati, in contrasto con altre comunità Cinesi d'Oltremare che usavano

quasi esclusivamente i caratteri cinesi tradizionali fino al 1990, quando molti

cittadini della RPC cominciarono ad emigrare e portarono con sé l'uso dei caratteri

cinesi semplificati. La politica ufficiale di Singapore ha anche un impatto sul vicino

Johor, nella Malaysia Peninsulare, dove il Mandarino è parlato prevalentemente tra

le comunità cinesi del luogo (Reid, 2002).

In Malaysia, però, si parlano anche diverse varietà dialettali: a Penang e

Malacca si concentrano soprattutto i parlanti Hokkien80, i gruppi residenti a Kuala

Lampur e Kuantan parlano cantonese Hakka81, nella Malaysia orientale (Borneo) le 78 Pidgin è un idioma derivante dalla mescolanza di lingue di popolazioni differenti, venute a contatto a

seguito di migrazioni, colonizzazioni, relazioni commerciali. Il "Chinglish" (chinese-english), parlato un tempo nel Sud-Est Asiatico, era una commistione di cinese e inglese.

79 Il governo di Singapore scoraggia l'uso di lingue cinesi non mandarine attraverso la "Campagna parla mandarino" (Speak Mandarin Campaign), un'iniziativa annuale in vigore dal 1979 e volta appunto a incentivare la diffusione del mandarino.

80 E le sue varie versioni (Skinner, 2002).81 La lingua Hakka (客家語, Kèjiā yǔ) è forse uno dei più antichi dialetti parlati in Cina e fa parte della

famiglia linguistica sino-tibetana. Essa è parlata dalla popolazione Hakka, originaria del gruppo cinese degli Han e stanziata nelle province del Guangdong, del Fujian e dello Jiangxi.

55

lingue principali sono l'Hakka e il Mandarino. Fino a qualche decennio fa la

diversità linguistica fra Huaqiao era molto più marcata. Oggi, indipendentemente

dalla località di residenza, le generazioni più giovani tendono generalmente a parlare

il Mandarino, che viene anche insegnato nelle scuole82. Dunque, la maggior parte

dei cinesi che vivono in Malaysia sanno parlare il malese (la lingua ufficiale dello

Stato), il Mandarino e l'inglese, che è usato ampiamente negli affari.

La situazione è diversa per i Cinesi d'Oltremare in Indonesia e in Thailandia:

essi sono stati spesso oggetto di politiche di assimilazione forzata, per cui molti di

loro non riconoscono più il Mandarino come madrelingua (in particolare i cinesi

etnici di Giava). Per quanto la Thailandia sia patria della più grande e integrata

comunità di Cinesi d'Oltremare, esistono molti dialetti che si differenziano su base

geografica. Ad esempio, un grande numero di Huaqiao appartiene al gruppo del

dialetto Teochew dei cinesi Han. Un piccolo numero di cinesi, appartenenti

principalmente al gruppo del dialetto Yunnanese, vive nella parte settentrionale della

Thailandia, anche perché si trova al confine con la loro regione di provenienza, ossia

la provincia cinese dello Yunnan (Skinner, 2002).

La situazione linguistica in Vietnam è legata al gruppo più numeroso di cinesi

etnici residenti nel Paese che fa parte di una minoranza chiamata Hoa. Circa

600.000 Chinese Overseas vivono oggi a Saigon e la maggior di loro parla

Cantonese, sebbene vi sia anche un vasto gruppo che parla Teochew83, facendo

risalire la loro patria ancestrale alla provincia di Guangdong in Cina, da dove i loro

antenati giunsero intorno a XVIII secolo.

Nelle Filippine la maggior parte dei cinesi e in particolar modo i più

giovani, parlano sia l'inglese che il tagalog (una delle lingue ufficiali delle

Filippine, parlata da un quarto della popolazione) (Skinner, 2002).

82 Un numero significativo di Cinesi vengono educati nelle scuole private, dove si impara e parla principalmente in lingua inglese (Skinner, 2002).

83 Il Teochew è, come il dialetto Hakka, una lingua sinitica. È parlato nella regione orientale della provincia di Guangdong al sud della Cina.

56

3.4. Cenni di letteratura scritta da Huaqiao

In questo paragrafo presenterò brevemente due dei più importanti autori di

origine cinese residenti nel Sud-Est Asiatico. È importante sottolineare che

l' influenza della tradizione cinese nella letteratura nel quadrante di riferimento è ed

è stata molto forte, soprattutto per quanto riguarda la diffusione di romanzi cinesi

nell'area. La grande e duratura popolarità delle versioni thailandesi del cinese

Il romanzo dei tre regni (Sānguó Yǎnyì 三国演义) esemplifica la capacità dei cinesi

di ogni classe sociale di ritagliarsi uno spazio nelle società del Sud-Est Asiatico.

A partire dalla fine del Diciannovesimo secolo il romanzo venne considerato

appartenente all’alta cultura letteraria thailandese, nel Novecento è entrato a far

parte della cultura popolare sotto forma di commedie, fumetti, telenovelas e trattati

di tattica militare. Nella sua infinita varietà di forme esso è emblematico della

vitalità della cultura sino-asiatica del Sud-Est e “costituisce una fonte finora

trascurata per comprenderla” (Mackie, 2002).

Il romanzo narra la storia degli ultimi anni della seconda dinastia Han e i

vent’anni e più di disordine dinastico, fino alla riunificazione parziale sotto lo stato

Qin (265 d. C.) ed è noto come veicolo di sinificazione nell’Asia pre-moderna. La

sua lunga storia, che si colloca nell’ambito della narrativa popolare cinese, ebbe

inizio nel Nono secolo. Il romanzo venne poi messo per iscritto all’inizio del

Quattordicesimo secolo, mentre la prima versione coerente ad opera di Luo

Guanzhong uscì a metà di quel secolo. Diventò uno dei quattro “capolavori”84 dell'

epoca Ming (Reynolds, 2002). Ancora oggi, in Cina e nei paesi della regione del

Sud-Est Asiatico sensibili alla civiltà cinese, Il romanzo dei tre regni continua a

essere riscritto e «applicato» ai problemi della vita quotidiana.

84 Quattro Romanzi: Sanguo Yanyi, Shuihu zhuan, Jin Ping Mei, Xiyouji

57

Graig J. Reynolds nel suo saggio “Il romanzo dei tre regni e il Sam Kok thai”

afferma che:

il Sanguo Yanyi nelle sue molteplici versioni è il fondamento di un’etica degli affari e della politica e anche l’espressione di una cultura della

strategia della vita pubblica85.

Oltre alla diffusione del Romanzo dei Tre Regni ed altre opere, anche molti scrittori

di origine cinese si sono affermati nel Sud-Est Asiatico e nel resto del mondo.

Kho Ping Hoo86 (1926-1994) fu un importante autore indonesiano di origini cinesi.

Divenne famoso grazie ai suoi romanzi ispirati al tradizionale metodo di

combattimento cinese delle arti marziali, oltre che ai film Kung-fu di Hong Kong e

Taiwan. Nei trent'anni della sua carriera ha scritto più di 400 storie influenzate dalla

cultura cinese di provenienza, ha introdotto l'uso di molti termini del dialetto

Hokkien nella lingua indonesiana. Questo autore rappresenta pienamente la

comunità Huaqiao residente in Indonesia: durante il regime di Suharto

l' insegnamento della lingua, della storia e della cultura cinese erano vietati e Kho

Ping Hoo divenne il simbolo del mantenimento dell'identità d'origine al di là del

proibizionismo dilagante negli anni della sua carriera. Il fatto che non abbia mai

imparato perfettamente il Mandarino, però, ha impedito ai suoi romanzi di avere

seguito in Cina. Il lavoro di Kho Ping Hoo ha dato un contributo significativo alla

letteratura colloquiale Indonesiana ed è tutt'oggi uno degli scrittori più amati nel

Sud-Est Asiatico.

Wen Ruian87 (1954 - ) è uno scrittore e poeta di origine cinese nato in

Malaysia. Wen Ruian scrive sopratutto novelle del genere Wǔxiá88. Uno dei suoi

scritti più famosi, Sì dàmíng bǔ (“I quattro grandi ufficiali”“四大名捕” ), è stato

adattato alle serie televisive “The Four” e “Face to Fate”, e al film “The Four”.

85 Cit. da “Il romanzo dei tre regni e il Sam Kok thai” , Craig J. Reynolds, 2002, pg. 155-15686 Nome cinese Xǔ Pínghé 許平和.87 Nome cinese Wēn Liángyù 溫涼玉.88 Con il termine Wǔxiá si intende un genere letterario tradizionale cinese che concerne le arti marziali

(Cin. Wǔ 武 marziale, militare e Xiá 侠 eroe, virtuoso).

58

Egli nacque a Bidor in Malaysia nel 1954 in una famiglia Hakka con antenati di

etnia cinese provenienti da Meixian, nel Guangdong. Negli anni Sessanta scrisse la

sua prima storia ispirata ai classici cinesi trovati nella biblioteca di casa. Negli anni

Settanta studiò psicoanalisi e estetica, iniziò a scrivere su diverse riviste taiwanesi e

pubblicò la sua prima novella Wǔxiá sul giornale di Hong Kong “Wǔxiá chūnqiū”

( 武俠春秋 ). Nel 1976 Wen e Fang E'Zhen, un altro scrittore di origine cinese,

fondarono la Compagnia di poesia “Società di poesia di Shenzhou” a Taiwan, ma

subito dopo venne chiusa perché accusata di sostenere il comunismo dal

Guomindang. Furono obbligati a tornare in Malaysia ma anche li subirono diverse

accuse di fomentare il movimento anti-governativo e furono esiliati a Hong Kong.

Da allora Wen Ruian vive a Hong Kong e scrive ancora novelle del genere Wǔxiá (S.

André, 2006).

59

Conclusioni

La Diaspora Cinese nel Sud-Est Asiatico è uno dei fenomeni migratori più

importanti a livello mondiale in quanto essa produce processi di regionalizzazione,

creazione di nuove comunità e lingue miste, problematiche molto profonde dal

punto di vista della cultura e dell'identità non solo per gli immigrati ma anche per le

popolazioni locali, cambiamenti economici e sociali. Proprio per le conseguenze che

questo fenomeno ha sulla vita di milioni di persone, gli studi sulla Diaspora sono

oggi molto più diffusi, anche perché in passato le ricerche su questo tema erano

spesso basate su dati scarsi e poco attendibili, soprattutto in merito alla dimensione

demografica delle comunità di cinesi Overseas nel Sud-Est Asiatico (Reid,2002).

Ho deciso di approfondire il tema della Diaspora Cinese in riferimento al

quadrante del Sud-Est Asiatico in quanto in questa particolare zona del globo

l'influenza della comunità Huaqiao è stata, nel corso della sua storia, molto

importante e decisiva in particolare dal punto di vista economico e politico.

L'influsso della Diaspora sulla componente culturale del fenomeno cinese nel Sud-

Est Asiatico è stata ed è oggi di grande importanza ed ho quindi deciso di analizzare

più profondamente questo tema non solo per interesse personale, ma anche perché è

proprio il bagaglio identitario dei Cinesi d'Oltremare che ha reso possibile

l'inserimento nel sistema economico dei paesi del Sud-Est Asiatico di nuovi settori

industriali, come quello tessile, quello dei macchinari o dell' elettronica89.

Le comunità cinesi residenti all'estero sono caratterizzate da una storia secolare e

ricca di problematiche riferite non solo al rapporto con i Paesi ospitanti (come nel

“caso-simbolo” della Malaysia sul quale territorio si sono verificati svariati atti di

violenza anti-cinese), ma anche con la Madrepatria che a ritmi alterni ha favorito gli

Huaqiao attraverso politiche economiche e condannato aspramente la scelta di molti

connazionali di abbandonare la Cina90. Infatti tutt'oggi i cinesi che risiedono 89 Rapporto Asean Awareness, 201290 Scelta ritenuta fortemente negativa sulla base della cultura confuciana che reputa l'abbandono dei

genitori e dei nonni come un atto di mancato rispetto e lealtà verso la famiglia e il paese.

60

all' estero non hanno diritto alla doppia nazionalità se uno dei genitori non ha la

cittadinanza cinese91.

Dal punto di vista storico, approfondito nel primo capitolo, la migrazione dei

cinesi verso il Sud-Est ha origine incerta, anche se gli studiosi ritengono che essa

iniziò nei primi secoli dopo Cristo e continuò incrementando la portata demografica

del fenomeno fino ai giorni nostri, in cui la situazione vede una presenza massiccia

(circa 30 Milioni di persone) degli Huaqiao in tutti gli Stati della regione.

La maggior parte dei migranti proviene dalle province cinesi del Guangdong (i cui

migranti si spostarono storicamente alla ricerca di lavoro manuale), dallo Zhejiang,

dal Guangxi e dal Fujian e si spostarono verso sud, come rappresentato nella Figura

4.

Figura 4: Flusso della Diaspora Cinese dal Guangdong e dal Fujian

Fonte: en.wikipedia.org

Nel corso dei secoli la popolazione di cinesi etnici è andata via via

aumentando e la folta popolazione Huaqiao ha creato la situazione ideale per

l'insediamento nel territorio ed ha influenzato la situazione economica dei paesi del

91 A differenza la RDC ammette la doppia nazionalità.

61

Sud-Est. Così come si sono creati nel corso dei secoli, la Cina sta rafforzando oggi

ancora di più i legami con gli Stati costieri del Sud-Est Asiatico attraverso accordi

commerciali e di cooperazione navale.

Emergono così i legami tra la macroeconomia nazionale e regionale cinese (legami

che trovano un esempio nell'applicazione, da parte dei Cinesi D'Oltremare, del

Capitalismo cinese a seguito delle riforme di Deng Xiaoping) e le vicine economie

nazionali e regionali sulla base dei quali si stanno sviluppando reti

economiche transnazionali che trascendono confini e sovranità e che definiscono

veramente che cosa siano oggi le catene valoriali globali, o per lo meno quelle

asiatiche (Sideri, 2009).

Come già esplicato nel secondo capitolo, dal punto di vista economico le

comunità Huaqiao hanno avuto un ruolo fondamentale nello sviluppo delle aree in

cui hanno deciso di risiedere e sono stati promotori della nascita di un sistema

economico, quello del Pacifico, che negli ultimi decenni ha visto un progresso

inarrestabile ed, insieme a Giappone, Corea del Sud e ovviamente alla Cina,

rappresenta un concorrente molto potente dell’Occidente in piena decadenza a causa

della crisi mondiale. La fondazione della SEATO e dell'ASEAN hanno reso un

territorio storicamente instabile a causa della colonizzazione europea e dei processi

nazionalistici e indipendentistici, un territorio i cui Stati si sono “auto-imposti” la

convivenza pacifica e rapporti economico-politici paritetici in processi di

regionalizzazione spontanei, a differenza di altre zone del mondo nelle quali, in

seguito alla decolonizzazione, le potenze europee hanno continuato ad imperare92.

La globalizzazione ha amplificato la forza della Diaspora Cinese nel mondo ed in

particolare nel Sud-Est Asiatico in ascesa economica, per cui i quaranta milioni di

cinesi nel mondo avanzano impercettibilmente, non conoscono confini soprattutto

grazie ai legami organici (chiamati Bamboo Networks) che stanno riconfigurando i

confini geopolitici.

92 Come nel caso del Medio Oriente.

62

In questo ambiente di pacifica cooperazione fra Paesi diversi, le comunità

Huaqiao hanno avuto esperienze diverse, più o meno positive, di integrazione e

assimilazione rispetto alle società locali. Secondo le testimonianze di alcuni cinesi

etnici, però, il tempo passato nei paesi del Sud-Est Asiatico ha fatto si che gli

Huaqiao di seconda, terza, quarta generazione ecc... si sentano orgogliosamente

parte della comunità di approdo, seppur mantenendo identità e tradizioni cinesi.

È proprio questo l' aspetto della migrazione dei cinesi sul quale ho voluto riflettere:

la Diaspora Cinese ha creato un senso del luogo comune93 nel Sud-Est Asiatico,

ha reso le comunità Huaqiao una “presenza simbolica” rappresentativa della

cultura millenaria di appartenenza. Ciò è avvenuto attraverso la diffusione della

cultura letteraria, linguistica, politica ed economica.

Nel corso dei secoli si sono create comunità miste e di conseguenza, lingue

miste. Esse sono state influenzate dall'origine degli Huaqiao, dal grado di

assimilazione nel Paese d'approdo, dai cambiamenti generazionali, dalle politiche

ufficiali degli Stati ospitanti e da molti altri fattori culturali. La peculiarità della

situazione linguistica nel Sud-Est è data dal fatto che ci sia stata la fusione fra la

lingua di provenienza e la lingua d'approdo, fenomeno che ha creato Pidgin e dialetti

(ad esempio, l'Hakka o il dialetto Hokkien).

Inoltre, la cultura cinese ha influito sulla letteratura scritta dagli immigrati nati in

Madrepatria ma anche sugli scrittori di seconda e terza generazione che, come

Wen Ruian e Kho Ping Hoo, si sono ispirati alle arti marziali, la leggendaria arte

di combattimento cinese ed hanno avuto un grande successo nel Sud-Est Asiatico

come rappresentanti di una tradizione secolare mai abbandonata. Nel terzo

capitolo, inoltre, ho voluto sottolineare come Il Romanzo dei Tre Regni sia stato

utilizzato come mezzo di sinificazione nella regione e sia considerato parte della 93 Il concetto di “luogo” ha mutato il suo significato nella disciplina geografica con lo sviluppo della

prospettiva umanistica: il legame emotivo che sussiste tra esseri umani e luoghi fa sì che questi ultimi non appaiano o siano percepiti così come sono, quindi esclusivamente nella loro “fisicità”, ma "come simbolo di ciò che rappresentano". È questo il caso delle comunità cinesi sorte nei paesi del Sud-Est asiatico in quanto rappresentano delle “colonie” cinesi in terra straniera e mantengono un' identità forte, seppur integrata alla realtà locale.

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letteratura nazionale in Thailandia.

Dunque, non solo i processi storici ed economici, ma anche gli scrittori di etnia

cinese e la questione della lingua hanno concorso alla creazione di uno spazio

territoriale regionale nel Sud-Est Asiatico.

Analizzando il ruolo dei Cinesi d'Oltremare nel quadrante di riferimento

ho compreso l'importanza dell' identità e della tradizione cinesi in quanto ogni

azione portata avanti dalle comunità, siano state composte da Huashang, Huayi o

Huagong nel corso della storia della Diaspora in questi luoghi, hanno

influenzato, modificato il comportamento degli immigrati e la loro integrazione,

incarnando la cultura cinese.

Studiare oggi la Diaspora Cinese nel Sud-Est Asiatico, le sue componenti

culturali, politiche, economiche e le sue probabili conseguenze nel futuro della

regione del Pacifico è ancora molto complicato data la portata di questo fenomeno

migratorio a livello mondiale, anche se ritengo sia importante sottolineare che negli

ultimi anni si è compresa l'importanza di questa regione e della presenza cinese

residente nei suoi territori quali fautori di comunità integrate a livello economico e,

seppur con qualche eccezione, culturale.

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