Il lusso nella vita privata come espressione di una aristocrazia al potere, in E. La Rocca, C....
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AVGVSTOProgetto di
Eugenio La Rocca
a cura di
Eugenio La Rocca, Claudio Parisi Presicce, Annalisa Lo Monaco,
Cécile Giroire, Daniel Roger
Electa
In sovraccoperta
Augusto di Prima Porta, particolare del ritratto in bianco e nero di Takashi Okamura
© 2013 by Mondadori Electa S.p.A., MilanoTutti i diritti riservati
www.electaweb.com
Roma, Scuderie del Quirinale18 ottobre 2013 – 9 febbraio 2014
Parigi, Galeries nationales du Grand Palais19 marzo – 13 luglio 2014
La mostra è posta sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica ItalianaGiorgio Napolitano
Enti promotori
Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo - Soprintendenza speciale per i Beni Archeologici di Roma
Roma Capitale - Assessorato alla Cultura, Creatività e Promozione Artistica
Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali
Ministère de la Culture et de la Communication
La mostra è organizzata da
Azienda Speciale Palaexpo
Musei Capitolini
in collaborazione con
Réunion des musées nationaux – Grand Palais
Musée du Louvre
con la partecipazione di
Electa
Ministro
Massimo Bray
Segretario Generale
Antonia Pasqua Recchia
Direttore Generale per le Antichità
Luigi Malnati
Direttore del Servizio III - Gestione e circolazione
internazionale del patrimonio archeologico
Jeannette Papadopoulos
Soprintendenza speciale per i Beni Archeologici di Roma
Soprintendente per i Beni Archeologici di Roma
Direttore del Foro Romano e del Palatino
Mariarosaria Barbera
Direttore del Museo Nazionale Romano,
Terme di Diocleziano
Rosanna Friggeri
Direttore del Museo Nazionale Romano,
Palazzo Massimo alle Terme
Rita Paris
Sindaco
Ignazio R. Marino
Assessore alla Cultura, Creatività
e Promozione Artistica
Flavia Barca
Sovrintendente Capitolino
ai Beni Culturali
Claudio Parisi Presicce
Direttore
Claudio Parisi Presicce
Responsabile Servizio Gestione
dei servizi museali e degli eventi
Antonella Magagnini
Responsabile Servizio Valorizzazione
del patrimonio
Lucrezia Ungaro
Angela Carbonaro (Archivio fotografico)Clotilde D’Amato (Museo della Civiltà Romana)Carla Martini (Musei Capitolini, Antiquarium Comunale)Marina Milella (Museo dei Fori Imperiali)Maria Cristina Molinari (Musei Capitolini, Medagliere)Micaela Perrone (Ufficio mostre)Daniela Tabò (Ufficio prestiti)Emilia Talamo (Musei Capitolini, Centrale Montemartini)
Presidente f.f.
Daniela Memmo d’Amelio
Direttore generale
Mario De Simoni
Consiglio d’Amministrazione
Maurizio BaravelliMichele GeracePaola SantarelliMarino Sinibaldi
Collegio dei revisori dei conti
Presidente
Sergio BasileRevisori
Clementina ChieffoAnnamaria Carpineta
Commissione scientifica delle Scuderie
del Quirinale
Antonio Paolucci, PresidenteFlavia BarcaRoberto CecchiMario De SimoniLouis GodartDaniela Memmo d’AmelioClaudio Parisi PresicceDaniela PorroFranco Sapio
Segretario della commissione scientifica
delle Scuderie del Quirinale
e responsabile attività scientifiche e culturali
Matteo Lafranconi
AVGVSTO
Project teamDirettore operativo
Daniela Picconi
Responsabile ufficio
organizzazione mostre
Alexandra Andresen
Registrar per la mostra
Chiara Eminente
Responsabile ufficio tecnico
e progettazione
Francesca Elvira Ercole
Catalogo della mostra
Sabina Tommasi Ferroni
Direttore area amministrazione
e controllo di gestione
Fabio Merosi
Direttore area affari legali
Andrea Landolina
Responsabile comunicazione
e immagine
Luisa Ammaniti
Responsabile promozione
e customer service
Chiara Guerraggio
Ufficio stampa
Piergiorgio Paris
Responsabile cataloghi
e archivio iconografico
Flaminia Nardone
Responsabile servizi educativi,
formazione e didattica
Paola Vassalli
Responsabile programmazione
cinema e auditorium
Marco Berti
Responsabile ICT
Davide Dino Novara
Responsabile segreteria e attività
di staff della direzione generale
Barbara Guerrini
Responsabile servizi di accoglienza
Stefano Natali
Responsabile affari generali
Rossella Longobardi
Responsabile servizi aggiuntivi
Marcello Pezza
Grafica dell’Azienda Speciale Palaexpo
Alfredo Favi – Arkè
Visite guidate CoopCulture società cooperativa
Progetto espositivo e direzione lavori allestimento
Fabio Fornasari con Lucilla Boschi
Realizzazione allestimento
Tagi 2000
Realizzazione grafica di mostra
Sp Systema srl
Trasporto e movimentazione
Apice srl
Trasporto e movimentazione
dell’Augusto di Prima Porta
Montenovi srl
Assicurazione
Willis Italia S.p.A.Specialty Fine Art - Jewellery & Specie
Revisione conservativa delle opere in mostra
Matilde Signorini, Tiziana Sorgoni
Président-directeur
Jean-Luc Martinez
Administrateur général
Hervé Barbaret
Administrateur général adjoint
Charlotte Lemoine
Département des antiquités grecques,
étrusques et romaines
Françoise Gaultier (directeur par interim)Cécile Giroire (conservateur du patrimoine)Daniel Roger (conservateur en chef du patrimoine)
Réunion des musées nationaux – Grand Palais
Président
Jean-Paul Cluzel
Directrice générale déléguée
Valérie Vesque-Jeancard
Directeur scientifique
Laurent Salomé (conservateur en chef du patrimoine)
Conseiller du président
Jérôme Neutres
Chef du département des expositions
Marion Mangon
Chef de projet
Marion Tenbusch
Electa
Direttore Generale
Arte Mostre e Musei
Rosanna Cappelli
Ufficio Mostre
Anna GrandiMarta Chiara Guerrieri
Editoria e merchandising
Carlotta BranzantiNunzio GiustozziValérie BéliardSilvia Cassani
Ufficio stampa
e comunicazione
Monica BrognoliGabriella Gatto
Mostra e catalogo a cura diEugenio La Rocca, Claudio Parisi Presicce, Annalisa Lo Monaco, Cécile Giroire, Daniel Roger
Autori del catalogo
Nadia AgnoliMichel AmandryVéronique ArveillerAlessandra AvaglianoJean-Charles BaltyNunzia BarboneClaudio BorgognoniLaura BuccinoMatteo Cadario Elena CastilloFrançois ChaussonMaddalena CimaCinzia CorradettiAlberto DantiSilvia FortunatiElena GhiselliniAndrea GiardinaCécile GiroirePierre GrosAnnamaria LareseEugenio La RoccaLudovic LaugierElsa LaurenziAnnalisa Lo MonacoNéguine MathieuxMassimiliano PapiniClaudio Parisi PresicceJohn PolliniAnna Maria RiccominiDaniel RogerGilles SauronThomas SchäferAlessandro SchiesaroDominique Simon-HiernardFlorence SpecqueGiandomenico SpinolaVolker Michael StrockaArnaud SuspèneMartin SzewczykFrancesca TaccaliteAurora TaiutiEmilia TalamoStefano TortorellaLucrezia UngaroClaudia ValeriAlessandro ViscogliosiAndrew Wallace-HadrillPaul Zanker
Testi di sala a cura di
Annalisa Lo Monaco
Traduzioni dei testi di sala
David Smith
Enti e musei prestatori
Adria, Museo Archeologico NazionaleAncona, Museo Archeologico Nazionale delle MarcheArles, Musée Départemental Arles AntiqueArezzo, Museo Archeologico Nazionale Gaio Cilnio MecenateAtene, Museo Archeologico NazionaleBesançon, Musée des Beaux-Arts et d’ArchéologieBudapest, Szépmüvészeti MúzeumCapena, Museo Nazionale di Lucus
Feroniae
Città del Vaticano, Musei VaticaniCopenaghen, Ny Carlsberg GlyptotekCopenaghen, Nationalmuseet DenmarkCórdoba, Collezione privata Duquesa de CardonaCorinto, Museo Archeologico di Corinto AnticaErcolano, Scavi archeologiciFirenze, Museo Archeologico NazionaleLondra, The British MuseumMadrid, Museo Arqueológico NacionalMérida, Museo Nacional de Arte RomanoNapoli, Museo Archeologico NazionaleNew York, The Metropolitan Museum of ArtPalestrina, Museo Archeologico NazionaleParigi, Bibliothèque nationale de France - Département des Monnaies, médailles et antiquesParigi, Musée du Louvre - Département des Antiquités grecques, étrusques et romainesParigi, Petit Palais, Musée des Beaux-Arts de la Ville de ParisPompei, Depositi degli ScaviRoma, Antiquarium ForenseRoma, Fondazione Dino ed Ernesta SantarelliRoma, Fondazione Sorgente GroupRoma, Musei CapitoliniRoma, Musei Capitolini, AntiquariumRoma, Musei Capitolini, Centrale MontemartiniRoma, Musei Capitolini, MedagliereRoma, Museo dei Fori Imperiali ai Mercati di TraianoRoma, Museo della Civiltà RomanaRoma, Museo Nazionale Romano alle Terme di DioclezianoRoma, Museo Nazionale Romano di Palazzo Massimo alle TermeRoma, Museo PalatinoSiviglia, Fundación Casa Ducal de MedinaceliSperlonga, Museo Archeologico NazionaleSpoleto, Museo Archeologico NazionaleTolosa, Musée Saint-Raymond, Musée des Antiques de ToulouseTorino, Museo di AntichitàVenezia, Museo Archeologico NazionaleVienna, Kunsthistorisches Museum
Ringraziamenti
Le Scuderie del Quirinale desiderano
esprimere il massimo riconoscimento
e la più viva gratitudine a tutti
coloro che, a qualsiasi titolo,
hanno cooperato alla realizzazione
della mostra, scusandosi per
ogni eventuale e assolutamente
involontaria omissione.
Tutti i prestatori sono qui ringraziati
per la disponibilità a concedere opere
la cui assenza, indubbiamente,
sguarnisce i musei o le dimore dove
vengono conservate.
Uno speciale ringraziamento per
l’eccezionalità del contributo è rivolto a:
Antonio PaolucciDirettore dei Musei Vaticani
Teresa Elena CinquantaquattroSoprintendente per i Beni Archeologici di Napoli e Pompei
Valeria SampaoloDirettore del Museo Archeologico Nazionale di Napoli
nonché a:
Ex.ma S.ra Duquesa de CardonaEx.mo S.r Duque de Segorbe
José Maria Álvarez MartínezLázlo BaánDolores Baena AlcántaraAnne BénéteauThomas P. CampbellGiuseppina Carlotta CianferoniAndrés Carretero PérezRoberto EgidiFlemming FriborgGiovanna GambacurtaSandra GattiGianfranco GazzettiLouis GodartMaria Paola GuidobaldiEmmanuel GuigonSabine HaagChristophe LeribaultNikolaos KaltsasKonstantinos KissasNeil MacGregorKristian MadsenValter MainettiLaura MancaJean-Luc Martinez Gabriella PantòRita ParisBruno RacineMariarosaria SalvatorePaola SantarelliMichela SediariClaude Sintes Grete StefaniÉvelyne Ugaglia
Uguale riconoscenza è rivolta anche
a tutte le strutture del MiBACT che,
come prestatrici o ad altro titolo,
hanno con grande generosità reso
possibile la realizzazione di questa
mostra:
Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della CampaniaDirettore R.: Gregorio Angelini
Direzione Regionale per i Beni Paesaggistici del LazioDirettore R.: Federica Galloni
Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici dell’UmbriaDirettore R.: Francesco Scoppola
Soprintendenza speciale per i Beni Archeologici di RomaSoprintendente: Mariarosaria Barbera
Soprintendenza per i Beni Archeologici del LazioSoprintendente: Elena Calandra
Soprintendenza per i Beni Archeologici delle MarcheSoprintendente: Mario Pagano
Soprintendenza per i Beni Archeologici della ToscanaSoprintendente: Andrea Pessina
Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Etruria MeridionaleSoprintendente: Alfonsina Russo
Soprintendenza per i Beni Archeologici del VenetoSoprintendente: Vincenzo Tiné
Si ringraziano inoltre l’Istituto
Centrale per il Restauro di Roma,
nella persona della dott.ssa
Elisabetta Giani e il SENSES Lab
dell’Università degli studi di Roma
“La Sapienza”, nelle persone
della prof.ssa Chiara Petrioli
e del dott. Ugo Colesanti
e del dott. Michele Martinelli
della Facoltà di Ingegneria
dell’Informazione, Informatica
e Statistica dell’Università
“La Sapienza” di Roma nell’ambito
del progetto di ricerca “Sviluppo
di sistemi di monitoraggio di opere
d’arte in fase di trasporto” finanziato
dal MiBACT.
Curatori e organizzatori esprimono
la più sincera riconoscenza a:
Carolina AgostiniAndrew BurnettAndrea CarignaniTiziana CeccariniLeslie FittonMariangela IeloPilar LeónLuis SerranoNikos StampolidisSilvia Vilucchi
Un ringraziamento affettuoso
viene infine rivolto dalle
Scuderie del Quirinale e dai curatori
a Caterina Cardona.
Main sponsor
Media Partner
Sponsor tecnici
Vettura ufficiale
Broker Assicurativo
Sponsor
164 II.2 I parenti e gli eredi di Augusto John Pollini
179 II.3 La simbologia del principato nella monetazione augustea
Arnaud Suspène
184 III. La costruzione di una nuova classicità Eugenio La Rocca
208 IV. Le forme di celebrazione del principe Matteo Cadario
219 V. Gli dei protettori di Augusto Massimiliano Papini
230 VI. L’avvento di una nuova età dell’Oro Claudio Parisi Presicce
252 VII. Il lusso nella vita privata come espressione di una aristocrazia al potere
Stefano Tortorella
VIII. L’eco di Roma nel mondo provinciale
289 VIII.1 Augusto e le province Cécile Giroire
292 VIII.2 La Gallia Pierre Gros
298 VIII.3 La diffusione dei ritratti della domus Augusta nelle province dell’impero
Jean-Charles Balty
310 IX. Morte e apoteosi: Augusto ascende all’Olimpo Annalisa Lo Monaco
325 Bibliografia
53 Introduzione Eugenio La Rocca, Claudio Parisi Presicce, Annalisa Lo Monaco,
Cécile Giroire, Daniel Roger
57 Augusto tra due bimillenari Andrea Giardina
73 La famiglia di Augusto: uno sguardo d’insieme François Chausson
80 Augusto e i poeti, Augusto poeta Alessandro Schiesaro
85 Mito e potere: la mistificazione augustea Gilles Sauron
89 Augusto e i suoi astri Nunzia Barbone
92 La Roma di mattoni diventa di marmo Eugenio La Rocca
106 L’architettura augustea Alessandro Viscogliosi
118 Arte, imprese e propaganda. L’Augusto di Prima Porta 150 anni dopo la scoperta
Claudio Parisi Presicce
130 Cronologia a cura di Annalisa Lo Monaco
134 I. Ottaviano e il tramonto della repubblica romana Andrew Wallace-Hadrill
141 II. Ottaviano conquista il potere assoluto Daniel Roger
153 II.1 La costruzione dell’immagine di Augusto Paul Zanker
Sommario
252 253
VII. Il lusso nella vita privata come espressione di una aristocrazia al potere
Stefano Tortorella
La feroce lotta politica dell’ultimo secolo della repubblica comportò, com’è noto, vivaci anta-gonismi e contrasti per l’affermazione personale, favorendo forme di esibizionismo sfrenato cui l’arte tardo-ellenistica offriva un adeguato linguaggio. Tanto nelle fonti quanto nella documentazione archeologica abbiamo testimonianza del fatto che le grandi dimore gen-tilizie e le ville d’ozio, simbolo di prestigio e di ricchezza, sono divenute lo spazio teatrale in cui si intrecciano affari pubblici e vicende private. Funzioni, dimensioni e distribuzione dei vari ambienti, decorazioni, arredi sono lo specchio del rilievo sociale dei proprietari. La casa di età augustea sembra non presentare caratteristiche di originalità rispetto alle domus tardo-repubblicane, almeno per quanto concerne la tipologia dell’edificio e la funzione degli ambienti, anche se l’atrio viene in qualche modo reinterpretato, per la perdita sia della sua rappresentatività, sia della funzione di convogliare l’acqua per la possibilità di allacciamento agli acquedotti pubblici; è sempre vigente il fenomeno, documentato a Roma come nell’area vesuviana, dell’accorpamento di più case limitrofe e della proliferazione di giardini e peristili.Nel VII libro (5, 3) de L’architettura Vitruvio biasima come immorale lo sviluppo in senso antinaturalistico e contro ogni tradizione delle decorazioni pittoriche del II stile, che aveva fondato il suo successo sulle rappresentazioni architettoniche più sfarzose e sull’illusione prospettica, e nel contempo l’affermazione di un’arte decorativa del tutto slegata da ogni legame funzionale con le architetture reali. Vitruvio ha completato la stesura del suo trattato non oltre il 25 a.C. Una revisione cronologica della Casa di Ottaviano/Augusto sul Palatino (figg. 1-3), le cui pitture dovrebbero ormai essere datate non oltre il 36 a.C., quando presero avvio i lavori di costruzione del tempio di Apollo Palatino, hanno permesso di anticipare di non poco le fasi finali del II e del III stile pompeiano. È pertanto verosimile che Vitruvio, nella sua invettiva, si rivolga contro quel sistema decorativo di cui la villa della Farnesina a Roma offre uno degli esempi più alti e illuminanti (figg. 4-8). Ciò comporta che già tra gli anni trenta e gli anni venti del I secolo a.C., in consonanza con lo sforzo di Augusto di imporre la sua svolta morale, prendessero piede un nuovo gusto e una nuova sensibilità che hanno trovato espres-sione nel sistema decorativo del cd. III stile. Negli spazi dedicati alla vita privata le architetture hanno perduto la loro consistenza e si sono ridotte a forme larvate delle architetture reali, le colonne si trasformano in esili ed eleganti fusti ornamentali, in steli vegetali o in snelli candelabri allungati. Le pareti sono scandite in riquadri perfettamente equilibrati colorati con tinte vivaci, ove grande rilievo è assegnato alle scene centrali, decorate da temi mitologici, quasi deprivati di contenuto narrativo, e da vedute di paesaggio idillico-sacrale. Quando sono presenti, i prospetti architettonici sono confinati nella parte superiore della parete, riducen-dosi ad esili e delicate tracce di costruzioni irreali. Proprietà di Augusto e della sua famiglia offrono testimonianza di raffinate decorazioni pittoriche, tanto che uno dei più antichi e sug-gestivi esempi di questo sistema decorativo è costituito dalla villa di Boscotrecase cosiddetta di Agrippa Postumo (fig. 9), finora datata verso la fine del principato di Augusto, ma la cui
1. La “stanza delle Maschere”, parete meridionale. Roma, Palatino
254 255
3. Cubicolo superiore, parete meridionale, Roma, Palatino, Casa di Augusto
2. Volta del cubicolo superiore, Roma, Palatino, Casa di Augusto
256 257
5-8. Villa della Farnesina, stucchi dal corridoio F-G, Roma, Museo Nazionale Romano, Palazzo Massimo alle Terme
4. Villa della Farnesina, affreschi dal cubicolo C, Roma, Museo Nazionale Romano, Palazzo Massimo alle Terme
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decorazione pittorica va probabilmente rialzata di almeno un paio di decenni. L’alto livello artistico che le caratterizza, la rapida diffusione di questo nuovo sistema suggeriscono una precoce committenza legata alla cerchia del princeps, ma esso fu recepito ben presto in ampi strati sociali, com’è evidente dalla documentazione delle abitazioni in primo luogo di Pompei ed Ercolano, ma anche di Roma e delle province. La semplicità rassicurante delle pareti dipinte, la rigorosa coerenza dell’insieme conferiscono un carattere distintivo al nuovo “stile” che esprime la tensione verso il nuovo sistema di valori e l’aspirazione alla pace, al recupe-ro della pietas e dei mores maiorum perseguiti dall’azione politica del principato augusteo. Dacché le decorazioni parietali avevano lasciato lo spazio alla pittura illusionistica, lo stucco era divenuto principalmente un tipo di decorazione per i soffitti, oltre che per scene figurate all’interno di lunette. I complessi schemi decorativi della Casa di Ottaviano/Augusto sul Pa-latino, della Villa della Farnesina mostrano la potenzialità dello stucco bianco (figg. 5-8), che talora si combina con motivi pittorici dando vita ad un’ampia gamma di soggetti (scene di carattere dionisiaco, paesaggi idillico-sacrali, arabeschi ecc.); in sintonia con il III stile della pittura, sono documentati motivi ornamentali e rilievi miniaturistici. In qualche modo associate agli altri generi di decorazione, le terrecotte Campana di coronamento erano utilizzate come chiusura superiore di pareti interne rivestite da pittura o stucco, in cui le lastre erano inserite tramite il listello d’incastro inferiore che le caratterizza (fig. 10).La decorazione pittorica (e quella in stucco) si diffonde anche nei monumenti funerari, in particolare nel tipo architettonico del colombario, edificio per sepoltura collettiva a incine-razione, di carattere collegiale o imprenditoriale. La pittura si estende alle fasce orizzonta-li lasciate libere dalle file delle nicchie e presenta il consueto repertorio decorativo delle case o delle ville contemporanee: raffigurazioni mitologiche, nature morte, scene nilotiche, paesaggi sacrali, scene di genere etc. L’avvenuto mutamento della società romana e della condizione dell’individuo al suo interno fa sì che le sontuose tombe individuali, caratteristi-che dell’epoca tardo-repubblicana, diventino più sobrie nel loro aspetto complessivo, e una tipologia sepolcrale, il sepolcro ad uso familiare, si dilata nelle dimensioni, assumendo la nuova forma architettonica del colombario e assicurando il rigore all’esterno e l’uniformità, l’equilibrio e la sobrietà all’interno, in linea con i progetti edilizi augustei e con la privatizza-zione del culto dei morti. Negli ultimi decenni del I secolo a.C. ha inizio l’uso combinato di pareti laterizie e rivestimenti marmorei nei monumenti funerari. Elementi architettonici, quali pilastrini, lesene, stipiti di porte etc., sono decorati con il motivo del candelabro vege-tale ispirato al grande fregio a girali dell’ara Pacis e sono confrontabili con quelli riprodotti nelle pitture di III stile, mentre di particolare pregio sono i rivestimenti parietali marmorei in riquadri sovrapposti che associano all’ambito dionisiaco i motivi della vite, dell’edera e dell’acanto. Anche alla produzione urbana di urne cinerarie in marmo e di altari funerari, che si diffondono per la combinazione dell’influsso di prototipi greco ellenistici e della rior-ganizzazione augustea del culto dei Lares Compitales del 7 a.C., si deve un’ampia gamma di decorazioni a ghirlande, ramoscelli, tralci – che riprendono elementi vegetali già presen-ti nell’arte ellenistica – come anche bucrani, fiaccole, rami d’alloro, strumenti sacrificali, centauri ed eroti ecc. Tutti questi motivi, se messi a confronto con i temi e simboli dell’arte ufficiale augustea, ne testimoniano la ricezione nel privato. L’urna ottagonale di P. Lucilius
Felix con il fregio ad altorilievo di eroti raffiguranti un thiasos di satiri e menadi risale a modelli ellenistici e costituisce d’altro canto un’anticipazione dei sarcofagi ad eroti della media età imperiale. La grande stagione delle domus, degli horti urbani e delle ville della tarda repubblica e della prima età augustea ci permette di conoscere l’ornamentazione di quelle dimore, connotate da una certa uniformità dei programmi figurativi che comporta l’adeguamento a manifestazioni di corte dalla valenza politica nel senso più ampio. I con-
9. Paesaggio idillico-sacrale, affresco da Boscotrecase, villa di Agrippa Postumo, ambiente 16, parete orientale. Napoli, Museo Archeologico Nazionale
260 261
tatti con l’Oriente seguiti alla guerre di conquista del II e del I secolo a.C. hanno permesso ai romani di conoscere il sontuoso mobilio ellenistico. Diversi tipi di arredi marmorei, quali candelabri monumentali, crateri e puteali decorati a rilievo vengono realizzati per una com-mittenza romana nelle botteghe greche, in particolare ad Atene e a Delo, già a partire dalla seconda metà del II secolo a.C.; rievocano la cultura e il modo di vivere dei Greci e più direttamente il lusso dei basileia e la sacralità dei santuari ellenistici. Gli arredi più di lusso sono riservati alla decorazione delle ville e degli horti, come si evince dall’epistolario di Cicerone. Varie sono le categorie di oggetti, sia di genere funzionale, mobili veri e propri, ad esempio i tavoli con gambe configurate a chimere, sfingi, leoni, leogrifi o i sostegni de-corati, o elementi di arredo fisso come gli altari, i puteali, i bacini di fontana, sia di caratte-re decorativo, quali oscilla e pinakes, pilastrini, vasi marmorei, finti lampadari. Del resto il proliferare degli ambienti offre una notevole varietà di soluzioni nel decorare e nell’arreda-re gli spazi secondo le esigenze e i gusti della committenza. L’età augustea vede un signi-ficativo aumento della produzione e, all’interno delle scelte decorative, l’assunzione dei temi tipici dell’arte augustea, come le raffigurazioni di cerimonie sacre, i grifi apollinei, la sfinge, i girali vegetali, accanto alle raffigurazioni divine e mitologiche, spesso legate all’ambito dionisiaco. Con i loro arredi raffinati (crateri, rhyta, basi di candelabro, puteali, grandi tazze marmoree ecc.), la villa di Livia a Prima Porta, gli horti di Mecenate, quelli Tau-
riani e Lamiani a Roma, le ville di Capri, di Posillipo e di altri siti, offrono una testimonianza della qualità e della ricchezza della decorazione scultorea “minore” e delle scelte iconogra-fiche delle raffigurazioni; non si tratta solo di residenze imperiali, ma anche di residenze private di rango elevato, come la casa del Fauno il cui peristilio maggiore ha restituito il tavolo con il magnifico trapezoforo configurato a sfinge (cat. VII.2.2), o la casa romana ipoteticamente attribuita a Publio Numicio Pica menzionato nelle iscrizioni poste su due trapezofori con decorazioni a girali vegetali confrontabili con il fregio dell’ara Pacis. Nume-rosi oggetti in bronzo frutto di bottino sono esibiti nei trionfi e non di rado finiscono nelle collezioni dei vincitori. Plinio il Vecchio (Storia naturale, 34, 8, 14) ricorda che letti tricliniari in bronzo, abachi e tavoli monopodi furono per la prima volta introdotti a Roma nel trionfo dopo la vittoria asiatica di Gneo Manlio Vulsone (187 a.C.). I letti in avorio, in osso e con appliques fittili provengono soprattutto dalle necropoli, che hanno restituito anche sfarzosi letti funerari in bronzo decorati, come quello da Amiternum (fig 12), da raffinate scene ve-getali e figurate realizzate in agemina d’argento e rame. La destinazione privilegiata dei letti bronzei a gambe tornite era tuttavia l’ambito domestico, cioè le ricche sale tricliniari: famosa l’eccellente produzione di Delo richiamata da Plinio (Storia naturale, 33, 144; 34, 9). In età augustea il bronzo viene usato per la realizzazione di mobili eleganti e raffinati: tavo-li di diversa tipologia (cat. VII.2.1), sgabelli decorati da pannelli lavorati a traforo (cat. VII.4), tripodi per bacili (cat. VII.3), bracieri arricchiti da elementi plastici di sostegno, come i satiri itifallici del magnifico esemplare dalla casa di Iulia Felix di Pompei, un autentico capolavoro nel suo genere (cat. VII.1), satiri lampadofori e non mancano per l’illuminazione lucerne in bronzo (cat. VII.5) che si rifanno a prototipi ellenistici. Gli oggetti più vistosi, oltre che in bronzo, erano in argento. Alcune famiglie possedevano servizi in argento, magari traman-dati di generazione in generazione, in uso presso le ricche tavole, ma esistevano anche vasi in argento da mostra, talora completi di sostegno per l’esposizione, che il proprietario mostrava con orgoglio ai suoi ospiti, come le coppe ad emblema centrale del tesoro di Boscoreale, con il busto dell’Africa (cat. VII.7) e con i busti-ritratto degli antenati (cat. VII.6). Questo tesoro è costituito da ciotole, cucchiai, contenitori per sale o per salse, bicchieri, patere, specchi, supporti, portauova, ma i pezzi più straordinari sono due grandi tazze con scene “storiche” che tradiscono la dipendenza dalla decorazione di un monumento di arte
10. Lastra Campana con Vittoria tra racemi, Parigi, Musée du Louvre [cat. VI.6.2]
11. Lastra Campana con raffigurazione di paesaggio nilotico, Roma, Musei Capitolini, Antiquarium Comunale [cat. II.4.1]
262 263
13. Tripode con braciere decorato con satiri itifallici, particolare. Napoli, Museo Archeologico Nazionale [cat. VII.1]
12. Letto da parata in bronzo da Amiternum, fine del I secolo a.C. - inizi del I secolo d.C., intero e particolari, Roma, Musei Capitolini, Centrale Montemartini
264 265
14-15. Coppe “di Hoby”, Copenaghen, Nationalmuseet [cat. VII.8]
16. Coppa d’Africa, Parigi, Musée du Louvre, Département des Antiquités grecques, étrusques et romaines [cat. VII.7]
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ufficiale, forse un arco onorario o trionfale, dell’ultimo periodo del principato augusteo (cat. IX.6). In numero elevato, le coppe presentano temi legati al mondo della natura, con tralci vegetali di olivo, platano, edera, ma anche nature morte, cortei bacchici e cicogne (cat. VII.6); le brocche sono decorate da Vittorie tauroctone raffigurate ai lati di un Palladio po-sto su un altare, quel Palladio che è insieme garanzia della salvezza e dell’imperium di Roma e allusione all’origine eroico-divina della gens Iulia. Il cratere d’argento augusteo del tesoro di Hildesheim (cat. VI.4.2) è avvolto da una trama di tralci e girali di acanto che an-cora una volta riprende i temi dell’arte ufficiale. Alcuni straordinari manufatti provengono da territori non romani, in quanto deposti in tombe oltre confine come scambi commercia-li, o frutto di bottino, o doni diplomatici; è questo il caso delle due tazze da Hoby (cat. VII.8) con episodi dal ciclo omerico, rinvenute in Danimarca in una ricca tomba di un capo tribù. La pratica di riprodurre opere di toreutica attraverso l’uso di calchi in gesso sembra testi-moniata anche per materiali diversi: si è parlato di calco da una delle tazze di Hoby per la ceramica aretina. È proprio in età augustea che si afferma sui mercati dell’Italia e delle province occidentali un nuovo tipo di ceramica fine da mensa, la terra sigillata italica, ca-ratterizzata dal rivestimento rosso e influenzata, nelle forme e nella decorazione, dalle ce-ramiche ellenistiche dell’area microasiatica ed alessandrina. Fra i diversi centri di produzio-ne dell’Italia, il più importante fu Arezzo, città cui Augusto prestò grande interesse; la dif-fusione della sigillata italica raggiunse dimensioni imponenti, oltre che in Italia, nelle pro-vince occidentali e in particolare nelle aree di frontiera, tanto da far legittimamente pensare ad uno stretto rapporto tra le officine produttrici e il rifornimento legionario con veri e propri “servizi” da mensa. I più dinamici fra i ceramisti italici aprirono succursali o delocalizzarono altrove la loro attività; fra questi Gneo Ateio avvia atelier a Pisa e a Lione, ove vasi sono firmati da suoi liberti come Mahes e Zoilus (v. cat. VII.20 dalla tomba di An-tran). La produzione dei vasi decorati a matrice cominciò ad Arezzo intorno al 30 a.C. nella bottega di Marco Perennio, subito coadiuvato da uno schiavo orientale, Tigrano (v. il crate-re decorato con il trionfo di Onfale cat. VII.9.1); le figurazioni a rilievo sono tra i più fini esempi dell’artigianato artistico di età augustea, un artigianato caratterizzato da un ecletti-smo elegante che si può confrontare con quello di altri monumenti coevi, ufficiali e no.
Nelle dimore romane erano molto apprezzati i vasi in vetro, belli, leggeri, impermeabili e che, a differenza del bronzo, non lasciavano odori nei cibi. L’avvento della tecnica della soffiatura, libera o combinata con l’uso di stampi, rivoluzionò l’industria vetraria e permise lo sviluppo di una produzione di massa straordinaria per quantità e varietà di forme, in pri-mo luogo vascolari. In origine prodotto di élite, il vetro entra nella vita quotidiana di tutti i ceti per le esigenze della mensa e della dispensa, accanto al vasellame ceramico e metal-lico di cui spesso imita le forme. Artigiani specializzati dal Mediterraneo orientale si trasfe-rirono in aree che da tempo intrattenevano rapporti commerciali con la Grecia e il Mediter-raneo orientale e centri di fabbricazione del vetro si svilupparono a Roma, in Campania (Cuma, Pozzuoli) e lungo la costa alto-adriatica (Aquileia). La tecnica della soffiatura si adatta particolarmente alla classe molto diffusa dei balsamari e delle ampolle che funge-vano da contenitori per unguenti e balsami profumati. In Italia si segue il metodo, di tradi-zione ellenistica, della colatura entro stampo e della modellazione tramite stampi; ne deri-vano vetri monocromi in verde e blu (cat. VII.11), o a costolature (cat. VII.11.3), e policromi (a mosaico, a reticello, con lavorazione a canne: v. cat. VII.12-13). I vetri cammeo, a due o più strati sovrapposti di colore generalmente blu e bianco, erano caratterizzati da una com-plessa lavorazione; l’alto livello artistico delle forme (vasi di varia tipologia, o pannelli per mobili pregiati, v. cat. VII.16) e il loro costo elevato li rendeva adatti ad una committenza di ceto elevato che traeva godimento da questi vetri di lusso ispirati al repertorio ellenistico di matrice dionisiaca. Il cristallo di rocca, largamente diffuso nella glittica, vantava un pri-mato indiscutibile sugli altri materiali pregiati: da una tomba di Santa Maria Capua Vetere proviene una raffinata coppa a motivi vegetali insieme con un cratere di alabastro (v. cat. VII.10). Dal I secolo a.C. il lusso e i gioielli si diffondono ampiamente, dopo che materie ed oggetti preziosi sono giunti a Roma in gran copia come bottini di guerra. La passione delle donne romane per i gioielli diventa senza freni nonostante la riprovazione e l’ironia dei poeti satirici: “Non c’è niente che una donna non si permetta, non ha vergogna di niente, quando si può mettere al collo smeraldi verdi e alle orecchie allungate perle giganti” (Gio-venale, Satire, VI, 457-459). Sono le città vesuviane ad offrirci una documentazione ampia dei monili in voga e più amati, che provengono da abitazioni di media ricchezza e raramen-te raggiungono la grande qualità delle oreficerie ellenistiche. Gli orecchini d’oro costitui-scono il gioiello più ambito, specialmente se impreziositi da perle (v. il tipo “a grappolo”, cat. VII.17.4), ma erano apprezzati anche quelli a spicchio di sfera, o a sfera decorati a granula-zione (cat. VII.17.3) o da una puntinatura ottenuta a sbalzo; raro l’esemplare a forma di bulla, finemente decorato in filo e gocce d’oro (cat. VII.18). Le collane presentavano model-li più semplici, in quanto a fattura e materiali, ma anche potevano combinare gli elementi basilari della gioielleria romana del periodo: l’oro, le perle e gli smeraldi (cat. VII.17.5-6). Il motivo del serpente “agatodemone” ben si prestava per i bracciali (o armillae) (cat. VII.17.1-2), che erano indossati anche dagli uomini, mentre meno diffusi appaiono quelli decorati con gemme, come gli splendidi esemplari da Oplontis. Anche i gioielli diventano strumento di diffusione dei nuovi simboli del principato: Il Capricorno, il segno che vede il concepi-mento di Augusto e l’avvento di una nuova età dell’Oro, compare su di un anello, il monile di gran lunga più diffuso. Questa breve e parziale rassegna documenta ancora una volta che il sistema di immagini elaborato da Augusto al fine di comunicare il prestigio e l’inelut-tabilità della sua auctoritas si riverbera dall’ambito pubblico a quello privato; anche la vita privata è dominata dall’onnipresenza e dalla pervasività dei modelli culturali costruiti nei luoghi del potere per chi quel potere incarna, il princeps, la sua cerchia familiare e la clas-se dirigente.
17. Tesoro di Boscoreale, Parigi, Musée du Louvre, Département des Antiquités grecques, étrusques et romaines [cat. VII.6]
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