"Il dibattito tra Burke e Paine"

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IL DIBATTITO TRA THOMAS PAINE E EDMUND BURKE ANALISI DELL’OPERA “RIGHTS OF MAN” By Thomas Paine Materia: Storia del pensiero politico dei diritti umani” Docente: Prof.ssa Federica Falchi Studente: Francesca Sonedda

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IL DIBATTITO TRA THOMAS PAINE E EDMUND BURKE

ANALISI DELL’OPERA

“RIGHTS OF MAN”By Thomas Paine

Materia: “Storia del pensiero politico dei diritti umani”

Docente: Prof.ssa Federica FalchiStudente: Francesca Sonedda

IL DIBATTITO TRA THOMAS PAINE E EDMUND BURKE

INDICE

INTRODUZIONE

1. CAPITOLO: IL PENSIERO DI BURKE

1.1 L’opera: “Reflections on the Revolution in France”

2. CAPITOLO: IL PENSIERO DI PAINE

2.1 L’opera: “Rights of Man”

3. Conclusioni

4. Riferimenti bibliografici/sitografici

IL DIBATTITO TRA THOMAS PAINE E EDMUND BURKE

INTRODUZIONE

Questo elaborato, frutto della lettura e di un’attenta analisidell’opera Rights of man del filosofo inglese Thomas Paine (1737 –1809), mette in luce la polemica tra quest’ultimo e ilconservatore Edmund Burke (1729 – 1797) relativa a un tema che,tra la fine del Settecento e l’inizio dell’Ottocento,rappresentava il principale oggetto di dibattito culturale epolitico europeo: le Rivoluzioni.Nel suo scritto polemico, pubblicato nel 1790, Reflections of Revolutionin France, Burke prende posizione contro la Rivoluzione Francese,affermando di voler preservare la Gran Bretagna dalla cattivainfluenza francese. Tale evento appare ai suoi occhi come il piùstupefacente della storia, in quanto, spezzando l'autorità regia,la Francia ha infranto le sue migliori tradizioni, dando la sturaagli elementi più bassi, degenerati e dissolutori del popolo. Eglicontesta, in particolare il diritto del popolo a scegliere ipropri governanti, a destituirli per cattiva condotta e a darforma ad un governo; in buona sostanza nega la legittimità dellaRivoluzione francese e, più in generale, di ogni rivoluzione.Per Burke nel corso lento della storia ogni società produce leistituzioni adatte ai propri bisogni.Rispondendo all’ “opuscolo” di Burke, Paine scrive Rights of man, nelquale esprime un sistema di principi opposto al suo.Paine contesta soprattutto la concezione ereditaria del potere edei diritti sostenuta da Burke, che funge da giustificazione aigoverni monarchici. Difende i “diritti dei vivi” contro “i testidell’arbitrio e dell’usurpazione dei morti”.Adottando una prospettiva lockiana, Paine afferma che l’uomo èentrato in società

“non per avere meno diritti di quanti ne avesse prima,

IL DIBATTITO TRA THOMAS PAINE E EDMUND BURKEma perché essi fossero meglio protetti”.

I governi sorgono dal popolo, come quello sorto dalla Rivoluzionefrancese (attraverso un patto sociale) o al di sopra del popolo,come quello inglese, e cioè sono imposti con la superstizione e laforza.Per Paine, la Rivoluzione francese è avvenuta contro i principidispotici che la monarchia incarnava e perpetuava. Inoltre, tuttele religioni sono in origine benigne e non spingono allapersecuzione degli altri, ma è proprio dall’unione con il poterepolitico che nascono le peggiori ingiustizie.Paine aveva partecipato direttamente sia alla Rivoluzioneamericana, sia a quella francese e pose subito una questione sullaquale ancora oggi si dibatte: quella dei rapporti tra le dueRivoluzioni e le due Dichiarazioni e dell’influenza delleDichiarazioni americane su quella francese.Mentre per i coloni americani le Dichiarazioni dei diritti hannola funzione principale di sancire l’indipendenza e porre ifondamenti di nuovi Stati, per i rivoluzionari francesi quella disancire la demolizione di un ordine precedente per uno NUOVO!Questa relazione è suddivisa in due capitoli:

- Nel primo viene analizzata la polemica storico -conservatrice di Burke attraverso il suo scritto Reflections ofRevolution in France;

- Nel secondo, invece, viene descritto il progetto di Paine diun governo di “democrazia rappresentativa” che, come vedremo,sfocerà in un fallimento.

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1.CAPITOLO: IL PENSIERO DI BURKE

Edmund Burke, Riflessioni sullaRivoluzione Francese, [1790]

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La semplice idea della formazionedi un nuovo governo è sufficientead ispirarci il disgusto el’orrore; noi ci auguravamo,all’epoca della rivoluzione, e ciauguriamo anche oggi, di doveretutto ciò che possediamo soltantoall’eredità dei nostri antenati.Noi abbiamo avuto grande cura dinon innestare su questo corpo esu questo ceppo di eredità,nessun innesto che non fossedella natura della piantaoriginaria […].La politica permanente di questoregno è di considerare le nostrefranchigie e i nostri diritti piùsacri come un’eredità […].

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Abbiamo una corona ereditaria,un’aristocrazia ereditaria nonchéuna Camera dei Comuni e un popoloche ereditano dei privilegi,franchigie e libertà da una lineadi antenati. […]

Con una politica costituzionaleoperante sul modello dellanatura, riceviamo, teniamo etrasmettiamo il governo e iprivilegi nello stesso modo incui godiamo e trasmettiamo lenostre proprietà e le nostre vite[…]

Agendo sempre come alla presenzadi progenitori venerabili, lospirito della libertà, di per sé

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votato al disordine e aglieccessi, viene temperato daun’austerità carica disoggezione. […] In questo modo lanostra libertà diviene nobileindipendenza. […]

Nei vostri antichi statipossedevate una varietà di formecorrispondente ai diversielementi di cui si componevafelicemente la vostra comunità;avevate tutta quella combinazionee tutta quella opposizione diinteressi, quell’azione equell’antagonismo che, nel mondonaturale, e in quello politica,traggono l’armonia dell’universodalla reciproca lotta tra poteri

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discordanti. […] Attraverso talemolteplicità di componenti e diinteressi, la libertà generalegodeva di tante garanzie quanteerano le diverse opinioni deivari ordini, mentre la pressioneesercitata sull’insieme dal pesodi una monarchia genuina impedivaalle singole parti di deformarsie di deviare dal posto loroassegnato.

1 Società = contratto. Ma piùsacro di altri contrattiprivati.

Bisogna guardare allo Stato conben altra riverenza, perché nonsi tratta di una lega riguardante

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cose pertinenti solo alla rozzavita animale di una naturaeffimera e corruttibile. Sitratta della condivisione di ogniscienza, di ogni arte, di ognivirtù e di ogni perfezione. Datoche i suoi scopi non sonoperseguibili se non nel corso dimolte generazioni, divieneun’unione non solo tra i viventi,ma fra questi, quanti sonodefunti e quanti debbono ancoranascere.

http://www.parodos.it/books/pensiero%20filosofico/burke.htmNelle “riflessioni sulla rivoluzione francese” Burke manifesta il timore che il nuovo governo francese avrebbe svolto una politica in contrasto con gli interessi inglesi e questo avrebbefinito per provocare un conflitto. Parla dell’ingenua affermazione di chi ritiene che la rivoluzione francese sia la ripetizione dopo un secolo della gloriosa rivoluzione inglese del 1689. Per Burke sono due avvenimenti diversi: la rivoluzione inglese voleva difendere l’antico sistema costituzionale assicurando il trono d’Inghilterra alla discendenza protestante. Il parlamento

IL DIBATTITO TRA THOMAS PAINE E EDMUND BURKEinglese si sentiva inserito in una tradizione e vincolato a una serie di norme non scritte che delimitavano e regolavano il potere sovrano. Essi non intesero ricostituire ex novo la costituzione inglese ma solo conservarla e migliorarla. La rivoluzione francese è ispirata ad un principio opposto: la società deve essere ricostituita ex novo mediante la ragione: la tradizione in quanto fondata sul timore, sull’errore, deve essere cancellata. La rivoluzione accoglie il presupposto che sussista una equivalenza tra realtà e ragione e che la politica si realizza sul piano della ragione. Si pensava che l’ordine politico fondato sulla ragione corrispondesse alle vere esigenzedell’uomo. La rivoluzione è la conclusione dell’affermazione illuministica dell’assoluto primato della ragione quale unica misura cui debbono essere riportate istituzioni, leggi, costumi, tradizioni. Burke dice che la politica non può fondarsi su questo tipo di ragione. La politica è una scienza sperimentale e come tale non si può insegnare a priori. La politica deve riferirsi a un tipo di ragione che si sia plasmata sull’esperienza che si genera dalla stessa esperienza. La realtà politica è complessa e non può essere compresa con i criteri dell’intelletto analitico. L’esperienza della vita di un solo individuo non basta. Occorre l’esperienza di più individui e più generazioni quale si acquisisce tramite le istituzioni, le leggi, i costumi, le tradizioni, che contengono in sé la vera ragione politica.La ragione su cui si basa la politica si identifica con la storia.La ragione deve sì considerare gli stati, le istituzioni, le leggi, i costumi nella prospettiva storica quali risultati di una attività ininterrotta, ciascuno avente la sua fisionomia e caratteristica.

2.IL PENSIERO DI PAINE

IL DIBATTITO TRA THOMAS PAINE E EDMUND BURKELo “spazio atlantico” è centrale nella vita di Paine. È questa unadelle caratteristiche che ne fanno una sorta di ponte fra il “vecchio” e il “nuovo” mondo, e non è un caso se questa parola ricorre spesso nel libro, a partire dal titolo.

Dopo aver trascorso i primi trentasette anni di vita nella natia Inghilterra, Paine decide di spostarsi in America del Nord (1774).Nelle colonie inglesi, il suo talento di scrittore emerge e lo rende famoso con Common Sense (1776), un pamphlet che diventa immediatamente un successo editoriale. Secondo Paine, le colonie americane non hanno più alcun interesse a essere governate dall’Inghilterra e quindi devono cercare di ottenere al più prestol’indipendenza. Dopo il massacro di Lexington (1775) nessuna riconciliazione con Londra appare possibile. Paine usa la sua penna per influenzare direttamente gli eventi ai quali prende parte. Per questo motivo, e per la sua decisione di partecipare inprima persona alla guerra d’indipendenza, infatti era definito come un intellettuale militante, «a strettissimo contatto con il popolo» (p. 38).

Negli anni successivi Paine assume un ruolo importante nel dibattito su come organizzare la nascente struttura istituzionale degli Stati Uniti, ottenendo anche un incarico all’interno dell’amministrazione. Egli sostiene che il potere legislativo deveemergere come elemento cardine del nuovo ordinamento. Solo qui, a suo modo di vedere, il popolo è veramente rappresentato nella sua interezza. Questa posizione lo porta allo scontro con chi, come i federalisti Adams e Madison, afferma invece che il potere legislativo deve essere ridimensionato. Il punto dirimente è la natura umana: alla visione ottimistica di Paine si contrappone un’idea dell’uomo come essere corruttibile anche dopo aver ottenuto i suoi diritti. Secondo i federalisti, è assai rischioso prevedere un sistema in cui il popolo è «troppo» libero di fare ciò che vuole. Ciò li porta a proporre una struttura costituzionale in cui i poteri si bilanciano a vicenda, riprendendo in parte l’impostazione del «governo misto» che, al contrario, Paine tanto criticava (pp. 110-117).

IL DIBATTITO TRA THOMAS PAINE E EDMUND BURKENel 1787 Paine torna a Londra e di qui si sposta in una Francia che sta vivendo la sua fase rivoluzionaria. A questo, proposito Casadei sostiene che l’impatto con i contesti europei aiuta Paine a capire che in presenza di forti disuguaglianze sociali non si può pensare a uno «Stato minimo». Una soluzione di questo tipo eraforse possibile solo negli Stati Uniti, dove le disuguaglianze nonerano ancora profonde e dove si riscontrava un’accentuata mobilitàsociale (pp. 181-182). Questo nuovo viaggio atlantico contribuiscecosì a fondare le concezioni che troviamo in Rights of Man (1791-1792), una delle opere più celebri dell’autore inglese.

Casadei sottolinea come l’impostazione stessa del pensiero di Paine sia un grimaldello capace di scardinare l’ordine monarchico.Ad avviso dello scrittore inglese, affermare che tutti gli uomini hanno uguali diritti serve a distruggere la “vecchia casa”, ma è allo stesso tempo la base sulla quale edificarne una nuova (pp. 81-82).

Paine si scaglia in maniera vigorosa e ricorrente, quasi “ossessiva”, contro il principio del potere ereditario. Osservandola monarchia da un punto di vista razionale, egli dichiara che nonè possibile trovare motivi per continuare a sostenerla. Il re è una persona come le altre: in un certo senso, Paine gli toglie la corona, la frantuma e la distribuisce al popolo (p. 121).

Non deve quindi sorprenderci se una parte consistente del lavoro di Casadei si sofferma sull’importanza rivestita dalle Carte costituzionali nel pensiero dell’autore inglese.

Secondo la prospettiva painiana, il popolo non rinuncia mai ai suoi diritti. Al contrario, l’obiettivo dell’accordo che esso conclude volontariamente è proprio ampliare i diritti naturali di cui ogni individuo già dispone. L’accordo, inoltre, non è definitivo: può essere sempre modificato. In questo modo, il popolo riesce a essere, al contempo, fonte del potere e soggetto preposto al suo controllo (pp. 101-109).

La Carta costituzionale diventa quindi l’architrave di questo mododi pensare. Essa è la garanzia del rispetto dei diritti dell’uomo da parte del governo e Casadei ne sottolinea il ruolo di freno e

IL DIBATTITO TRA THOMAS PAINE E EDMUND BURKEdi indirizzo dell’azione governativa. In un certo senso, l’azione del governo è già contenuta nella Costituzione. Inoltre, nella prospettiva di Paine diritti e doveri sono «due facce della stessamedaglia» (p. 58). Questa reciprocità porta a concepire la solidarietà fra gli elementi base della convivenza: quindi Paine, da questo punto di vista, non può di certo essere considerato un liberale che si occupa solo dell’interesse dell’individuo (pp. 132-133). In Rights of Man, compaiono così le prime proposte di carattere «sociale» di Paine. Se la prima parte dell’opera è dedicata interamente alla sua nota polemica con Edmund Burke (ampiamente indagata alle pp. 62-83), la seconda si sofferma sul caratteri dei diritti dell’uomo e sulla loro piena realizzazione.

In particolare, Paine concentra la sua attenzione sui soggetti piùvulnerabili, poveri e anziani, proponendo modalità concrete per far studiare i primi e per non abbandonare a se stessi i secondi. L’obiettivo è includere tutte le persone all’interno della società, indipendentemente dalla loro condizione sociale di partenza. Seguendo questa intenzione, Paine avanza precise proposte per usare lo strumento fiscale in modo da trovare le risorse necessarie per attuare le sue idee senza però provocare unaumento eccessivo delle tasse. Ciò induce Casadei a vedere in alcune concezioni painiane una vera e propria filosofia della tassazione che persegue «l’espansione dell’eguaglianza»

http://www.storiadellafilosofia.net/moderna/thomas-paine/

“The duty of a true patriot is toprotect

his country from its government”Thomas Paine

IL DIBATTITO TRA THOMAS PAINE E EDMUND BURKERights of Man non rappresenta l’unica risposta a Burke. Lo sprezzanterifiuto della Rivoluzione francese delle Reflections suscita undiffuso malumore nell’ambiente dissidente, storicamente favorevolealla riforma. L’opuscolo di Paine si colloca quindi all’interno diuna costellazione di testi nella quale risultano particolarmentesignificativi le Vindiciae Gallicae di James Makintosh, che definiscele Reflections “manifesto of counter-revolution”, e la Vindication of Rightsof Men di Mary Wollstoncraft, la quale sottolinea che “EnglishLiberty” significa solamente “security of property” a discapito deipoveri che vedono il frutto del loro lavoro sottratto dalle tasse.La risposta di Paine non tiene però semplicemente conto deldibattito suscitato dalle Reflections, piuttosto lo innovaradicalmente tentando di riprodurre in Inghilterra l’esperienzaamericana: gli inglesi non hanno una vera costituzione, per questoè necessario fare ‘come’ in America e convocare la convenzione. Ilpamphlet ha inoltre un effetto infinitamente maggiore delle altrerisposte nella formazione del movimento delle società dicorrispondenza. La decisione di Paine di stampare un’edizioneeconomica di Rights of Man ne consente infatti una diffusione talmenteampia da aprire il dibattito sulla rivoluzione a interi stratidella popolazione prima esclusi.PRIMA PARTE:Nella prima parte di Rights of Man, Paine concentra l’attenzione sulprincipio di conservazione attorno al quale Burke delinea la suaconcezione di costituzione. Paine ribadisce che le generazionidevono poter agire liberamente, senza alcun riguardo per le normestabilite dalle consuetudini e dal passato. Il patrimoniocostituzionale e politico inglese, che Burke considera fondamentodella libertà, costituisce in realtà un vero e proprio “monopoly ofwisdom”, precluso alla maggior parte della popolazione.Il termine wisdom (saggezza o prudenza) è dunque il concettochiave per comprendere la critica all’antica costituzioneteorizzata da Burke. Per Paine, wisdom non è qualcosa di esclusivoe legato alla trasmissione ereditaria della proprietà e del saperepolitico ma costituisce una qualità propria di tutti gli individuiche viene loro sottratta dal governo fondato sulla dottrina delprecedente, secondo la quale un precedente vale come legge quando

IL DIBATTITO TRA THOMAS PAINE E EDMUND BURKEla mancanza di conoscenza e esperienza impedisce agli individui dicriticare il patrimonio di consuetudini accumulato nel tempo. Perquesto, l’autorità dell’antichità va considerata del tuttosuperata dal veloce cambiamento imposto dalla circolazione dellarivoluzione da una sponda all’altra dell’Atlantico. Coloro cheragionano attraverso il precedente vanno indietro nel tempo fino aqualche determinata vicenda storica (come la Gloriosa) dalla qualeintendono elaborare una regola valida per il presente, mentrel’esperienza della rivoluzione permette di correre talmenteindietro nel tempo da immaginare una condizione originaria che nonè nella memoria, né può essere sperimentata, perché rappresentaun’astrazione che annulla quella situazione di ignoranza impostadal governo.il linguaggio dei diritti rappresenta così il modo attraverso ilquale l’esperienza della rivoluzione viene comunicata e condivisada una sponda all’altra dell’Atlantico, dovrebbe quindi permetteredi uscire dalla condizione di ignoranza traducendo a parole quellapretesa di uguaglianza per troppo tempo rimasta soffocata: nelcontesto inglese, contro il tentativo di Burke di coniugareconservazione e cambiamento nel costituzionalismo fondatosull’autorità dell’antichità, il linguaggio dei diritti non intendetanto descrivere e progettare un nuovo ordine civile e politico,quanto colpire quell’assetto sociale e costituzionale del potereche Burke vuole trasmettere di generazione in generazione. Quandole aspettative delle generazioni non coincidono con l’ordine dato,questo deve essere cambiato in modo da rendere i diritti civiliperfettamente coerenti con i diritti naturali rivendicati. Ilcambiamento che Paine ha in mente non è assimilabile alle riformedel passato: come sottolinea Burke, quelle riforme hanno cambiatoe migliorato l’assetto costituzionale senza metterlo radicalmentein discussione perché sono state attuate come patto tra governantie governati. La Rivoluzione americana insegna invece a costruireun meccanismo rappresentativo che permetta a tutti gli individuidi stipulare un patto l’uno con l’altro convocando unaconvenzione.Paine riesce così a distinguere tra riforma e rivoluzione. Se lacostituzione non è qualcosa continuamente emendabile dal governo o

IL DIBATTITO TRA THOMAS PAINE E EDMUND BURKEdal Parlamento perché deriva dall’esercizio del potere costituentedel popolo, quella che viene chiamata riforma è semplicemente unatto con il quale governanti e rappresentanti aggiustano l’assettocostituzionale per conservare l’ordine. Diversamente, l’elezionedella convezione per scrivere la costituzione dovrebbe permettererealmente al “popolo” di esercitare il diritto di formare un nuovogoverno: superando quelle modalità di riforma del passato cheassumono l’antica costituzione come ideale per restaurare gliantichi diritti degli inglesi, la proposta painita della convenzionenon può non avere, come dimostrano le risposte alla prima parte diRights of Man, un effetto rivoluzionario.Pur non condividendo il giudizio burkeano sulla Rivoluzionefrancese, i numerosi pamphlet pubblicati contro Paine consideranoRights of Man un tentativo sedizioso di produrre una “complete anduniversal revolution”, seducendo la parta illetterata e poveradella società. Paine é descritto come un usurpatore che tenta didistruggere il linguaggio costituzionale. Jeremy Bentham èassolutamente contrario a giustificare le rivoluzioni in atto e lepossibili future riforme con quel linguaggio, perché, come Burke,ritiene possibile attribuire qualsiasi significato ai dirittinaturali: il rischio è che la riforma non riproduca l’ordine, madegeneri in un attacco potenzialmente distruttivo dell’interoassetto sociale e costituzionale del potere. Le risposte a Rights ofMan tendono a sottolineare come il linguaggio dei diritti siainevitabilmente destinato a suscitare entusiasmo nella parte bassedella società, tuttavia si tratta di aspettative sbagliate, perchéqualora poveri e lavoratori decidessero di impegnare il propriotempo nella mobilitazione per cambiare il governo non sarebberopiù in grado di far fronte alla loro sussistenza. Il progettopolitico proposto da Paine rischia quindi di sostituire il poteredell’aristocrazia con una “mobocracy”, ovvero un continuo esregolato movimento capace di distruggere quelle gerarchie chetengono insieme la società.Con la prima parte di Rights of Man Paine riesce quindi aintrodurre in Inghilterra la trasmissione atlantica dellarivoluzione come questione all’ordine del giorno: come scrivenella lettera a George Washington del 21 luglio 1791, Paine è

IL DIBATTITO TRA THOMAS PAINE E EDMUND BURKEconvinto che Rights of Man possa rinnovare “the ardor of Seventy-six”.SECONDA PARTE:Con la seconda parte di Rights of Man Paine esplicita ciò chenella Rivoluzione americana ha preferito mantenere implicito, purraccogliendo la sfida della democrazia lanciata dai friends ofCommon Sense: il salto in avanti che la trasmissione atlanticadella rivoluzione deve determinare nel progresso dell’umanità èquello di realizzare la repubblica come vera e propria democraziafondata sulla rappresentanza. L’intento che muove Paine è quellodi rompere quel profondo consenso costituzionale comuneall’establishment whig come all’opposizione parlamentare. Pertutto il Settecento, la letteratura repubblicana d’opposizione,che recupera la tradizione repubblicana, contribuisce infatti allaformazione del consenso costituzionale, perché lega la riformaalla conservazione dell’assetto istituzionale esistente. Sotto laspinta della rivoluzione il dibattito politico è invece destinatoa cambiare: l’impiego dell’aggettivo “republican” per rafforzarel’elemento popolare dei Commons senza mettere in discussionel’istituto monarchico diviene del tutto inopportuno perché l’eliteculturale e politica associa il termine repubblica allademocrazia, mentre i leader delle società di corrispondenza fannopropria la sfida lanciata da Paine, ponendo all’ordine del giornola convocazione della convenzione per ottenere il suffragiouniversale.Pertanto, la seconda parte mira esattamente a smentire coloro checonsiderano la rivendicazione di diritti incompatibile con lacondizione sociale e civile dell’umanità. Per questo, il pamphletinizia chiarendo cosa significano società e civilizzazione, cosacaratterizza la condizione civile degli individui e cosaaccadrebbe se la convocazione della convenzione dissolvesse ilgoverno. Secondo Paine, la società precede l’istituzione delgoverno perché, cooperando per soddisfare i bisogni, gli individuiformano naturalmente la società. Il continuo aumento e ladiversificazione dei bisogni intensificano la collaborazione,producendo un insieme di affetti indispensabili per la felicità.

IL DIBATTITO TRA THOMAS PAINE E EDMUND BURKEAnche coloro che sembrano essere portatori di interessi divergentisono così legati da una dipendenza reciproca.Paine delinea quindi una visione della società perfettamentecoerente con le teorie sviluppate dagli autori scozzesi, inparticolare da Adam Smith in The Wealth of Nation: il progresso delcommercio e la divisione del lavoro permettono di rappresentare lasocietà come fosse popolata da individui capaci di agireall’unisono per soddisfare bisogni secondo regole checostituiscono un vero e proprio ordine naturale. Il problema indiscussione non sembra però rispondere alla questione “liberale”di riconoscere l’autonomia della società separandola dal governo.Paine non vuole tanto limitare il governo in nome della società,quanto in nome della democrazia. Diversamente da Smith, eglitraduce infatti la visione della società e la civilizzazione delcommercio in un discorso prettamente politico che mira non allaconservazione del governo, né alla restrizione del suo potere, maalla sua dissoluzione. La trasmissione atlantica della rivoluzionenon produce quindi disordine: tumuli e riot sono causati dalgoverno che priva la società della sua naturale coesione, perchél’eccessiva disuguaglianza delle tasse getta “a great mass” in unacondizione di povertà e scontento dalla quale è pienamentelegittimo emanciparsi.Proprio per evitare che tumulti e disordini continuino, è urgentesecondo Paine fare appello al potere costituente del popolo cosìda formare un nuovo governo, che non potrà non essere democratico.Coloro che, come Burke, continuano a teorizzare il governo misto(monarchia, aristocrazia e democrazia) non fanno altro che piegareil governo all’interesse di una parte o di un’altra così darafforzare la corruzione: poiché “there is but one species of man,there can be but one element of human power”. Le antiche disputesulle forme di governo vanno quindi superate affermando lademocrazia attraverso la rappresentanza: il meccanismo dellarappresentanza prende la società commerciale come propriofondamento e riesce a coinvolgere tutti gli individui, anchequelli impegnati nelle occupazioni più umili e basse. Essoassembla un insieme di conoscenze, decisamente maggiore di quellodell’aristocrazia, indispensabile a coniugare i diversi interessi

IL DIBATTITO TRA THOMAS PAINE E EDMUND BURKEin gioco, evitando così tensioni e contrapposizioni tra parti efazioni. Ciò rende possibile parlare di democrazia non come partedel governo misto, né come forma semplice di governo possibileesclusivamente in un piccolo territorio. Se l’aumento dellapopolazione ha reso impraticabile la democrazia degli antichi,l’esperienza americana, nonostante le limitazioni presenti inmolti stati al diritto di voto, dimostra che è possibile fondarela democrazia sul sistema rappresentativo. Quando parla di governodispotico, Paine non fa quindi riferimento al potere esecutivo, maa quella complessa organizzazione del potere politico in grado perpiù di un secolo di selezionare una ruling class, che hadeterminato forti disuguaglianze e violente divisioni.Contrapponendo al governo dispotico il governo rappresentativo,egli non intende quindi semplicemente introdurre una diversamodalità di selezione dei governanti. Piuttosto, vuole fondare ilpotere politico sulla rappresentanza dell’intera società, nondegli interessi e delle parti che la costituiscono, bensì di tuttigli individui indipendentemente dal lavoro che svolgono o dalleproprietà che possiedono. La società commerciale non gli appareaffatto come un ostacolo al cambiamento, piuttosto viene da luiconsiderata come il fondamento naturale della democrazia. Perquesto, gli inglesi non devono riporre la propria fiducia inquelle ipotesi di riforma che intendono esclusivamente rafforzarela parte ‘democratica’ del governo misto, nè devono lasciare lariforma della rappresentanza a governanti e membri del Parlamento;devono invece convocare la convenzione per scrivere lacostituzione e affermare così la democrazia. Paine rende cosìinutilizzabile quella letteratura d’opposizione che recupera latradizione repubblicana per promuovere la riforma, caricando laparola “representation” di un forte ideale democratico che entrainevitabilmente in contraddizione con quel principiorappresentativo del governo misto inglese, che risulta elitario earistocratico.L’assoluta fiducia nella civilizzazione del commercio nonimpedisce a Paine di denunciare il tessuto di sfruttamento,violenza e povertà che segna la realtà sociale inglese. SecondoPaine, non avendo prestato sufficiente attenzione alla condizione

IL DIBATTITO TRA THOMAS PAINE E EDMUND BURKEsociale degli individui la letteratura che descrive la gradualecivilizzazione del commercio non ha imputato al governo e aigovernanti nessuna responsabilità. Nel capitolo quinto della seconda parte di Rights of Man, eglispiega che l’élite politiche che si sono succedute nel tempo,selezionate secondo le norme del governo misto, hanno prodottodisuguaglianza e miseria. Per questo, suggerisce quello chepossiamo definire “risvolto sociale” della democrazia. Se gliinglesi vincessero la sfida della democrazia, la civilizzazionedel commercio trasformerebbe l’Europa nell’America: se unospettatore fosse catapultato in Europa vedrebbe orde di miserabiliincapaci di provvedere a se stessi, se alzasse lo sguardo vedrebbeil governo spogliare di ogni cosa la moltitudine, se invecespostasse lo sguardo oltre Atlantico vedrebbe una repubblica dovei poveri non sono oppressi e i ricchi non godono di privilegi,dove le tasse non sottraggono il frutto del lavoro e non c’èragione per disordini e tumulti.Paine accusa la politica commerciale e finanziaria attuatadall’establishment whig nel corso del Settecento: l’incrementodella tassazione indiretta per pagare il debito accumulato efinanziare le guerre contro la Francia ha impoverito i lavoratoriimpiegati nelle manifatture, mentre le continue esecuzioni dipoveri incriminati per aver violato le proprietà, le “work houses”e le carceri affollate di vagabondi e mendicanti sono il segnodella violenza con la quale il governo favorisce l’accumulazionedi ingenti ricchezze nelle mani di pochi a discapito della“working part” della società. La democrazia è destinata a superarequesta situazione di miseria, perché coloro che sono esclusi dallarappresentanza potranno partecipare al processo decisionale,rendendo così possibile usare in modo diverso le ricchezzeprodotte dal lavoro e raccolte con la tassazione. Da una parte, lasocietà appare come un sistema che non teme derive anarchiche,perché è in grado di svilupparsi in modo spontaneo se non vieneturbata dall’intervento dispotico del governo, dall’altra nonsembra talmente “competente” da riuscire a porre rimedioautonomamente ai mali che l’affliggono. Il nuovo governorappresentativo è chiamato a intervenire in favore di poveri e

IL DIBATTITO TRA THOMAS PAINE E EDMUND BURKElavoratori. Forse al di là del suo stesso pensiero, nella secondaparte di Rights of Man, la democrazia risulta essere qualcosa inpiù della semplice rivoluzione politica perché porta con sél’aspettativa di una maggiore uguaglianza.

- IL FALLIMENTO DEL PROGETTO DEMOCRARICO PAINIANO

Limitatamente all’ultimo decennio del Settecento, prende forma unadiversa dialettica politica, che Paine descrive comecontrapposizione del partito della rivoluzione contro il partitodi governo. Con partito di governo non si deve intendereesclusivamente l’establishment ministeriale, bensì quell’insiemedi posizioni loyalist che contribuiscono alla formazione di uncontesto culturale e sociale sfavorevole all’affermazione dellademocrazia, senza che per questo condividano uno stesso discorsopolitico, dal momento che alcune vogliono rafforzare laprerogativa regia e altre sostengono invece una limitata emoderata riforma della rappresentanza. La decisione di Paine di pubblicarne un’edizione economica spiegail reale intento che muove l’autore: produrre un forte movimentopolitico per la democrazia. Come vedremo, ciò accadeeffettivamente dalla metà del 1792 alla primavera del 1793, quandole società di corrispondenza convocano una prima convenzione aEdimburgo suscitando l’immediata dura reazione del governo. Le società di corrispondenza contribuiscono in modo determinantealla distribuzione di Rights of Man in molte città manifatturieree, sebbene non parlino esplicitamente di rivoluzione, fannoproprio il progetto politico della convenzione ponendo così ilmovimento su un piano strettamente anti-costituzionale che causala dura reazione del governo. Le società di corrispondenza dellecittà manifatturiere fanno quindi propria la sfida dellademocrazia e contestano la costituzione non solo per la corruzionedelle corti ministeriali, l’insufficienza della rappresentanza ela durata settennale del Parlamento, ma anche perché essa vieneindicata come causa della condizione sociale di povertà eignoranza.

IL DIBATTITO TRA THOMAS PAINE E EDMUND BURKEIl movimento delle società costituzionali riesce così a promuovereun forte sostegno popolare che permette di realizzare il progettopainita di convocare una convenzione nazionale. Il primo passo inquesta direzione è la pubblicazione all’inizio del 1793 delpamphlet, A Convention the only means of saving us from Ruin, nelquale Joseph Gerrald fa appello al popolo perché assuma su di séil potere di convocare una convenzione e formare un nuovo governofondato sul suffragio universale. Il 19 novembre 1793 i delegatiriuniti a Edimburgo iniziano i lavori della convenzione conl’intento di unire le società costituzionali attorno alla comunepiattaforma per il suffragio universale così da inviare unapetizione al Parlamento con il più ampio sostegno possibile dellapopolazione: la convenzione dovrebbe riuscire a dimostrare diessere più rappresentativa del Parlamento così da spingerlo aapprovare la petizione. Lo scioglimento della convenzione il 5 e 6dicembre da parte delle autorità scozzesi manda all’aria il pianoe spinge i delegati a costituire un comitato permanente con ilcompito di convocare una nuova convenzione per l’anno successivo.Il meeting del 20 gennaio del 1794 a Londra della LondonCorresponding Society conferma la chiamata della convenzione einvoca una nuova prova di forza contro il Parlamento.Il governo interviene per fermare quella che appare a tutti glieffetti come una minaccia per l’ordine costituito: il 12 maggio idue leader delle società londinesi, Hardy e Tooke, sono tratti inarresto, insieme a diversi altri membri delle società delle cittàmanifatturiere coinvolte, prima che la convenzione abbiaeffettivamente luogo. I documenti del processo, con l’arringadell’accusa e la corrispondenza dei protagonisti, permettono dichiarire il significato che il governo attribuisce allaconvenzione. Nel processo contro Hardy, l’accusa legge una seriedi lettere che inchiodano il leader della LCS all’accusa di avertramato per la rivoluzione.L’ambiguità della riforma viene dunque risolta in favore dellarivoluzione e il governo, almeno nelle corti di giustizia, riescea sconfiggere la sfida della democrazia lanciata da Paine. Il filocomune che attraversa i processi dei diversi leader delle societàdi corrispondenza è infatti l’accusa di aver diffuso Rights of Man

IL DIBATTITO TRA THOMAS PAINE E EDMUND BURKEe Letter addressed to the Addressers. Forse anche il suofallimento dimostra che l’esperimento della convenzionerappresenta un evento innovativo, dal momento che essa si presentain modo del tutto diverso dal passato e continua a destarepreoccupazione per tutta la prima metà dell’Ottocento.La sconfitta della democrazia è quindi una sconfitta politica, maanche sociale dovuta non in minore misura al forte e ampioradicamento nella società delle associazioni loyalist cheraccolgono l’appello contro la democrazia lanciato da Burke.

I diritti dell'uomo

In questa sua opera, pubblicata nel 1791 e dedicata a GiorgioWashington, Thomas Paine (1737-1809), nordamericano di origineinglese, ove sostenne la causa delle "colonie" control'Inghilterra, contribuendo largamente, coi suoi scritti, allaguerra per l'indipendenza, confuta le Riflessioni sullarivoluzione francese del Burke, il quale aveva condannato larivoluzione considerandola non come il trionfo, ma come lasconfitta della libertà. Per il Paine, invece, la rivoluzione èl'affermazione di quei "diritti" originari che l'assolutismomonarchico per lungo tempo era riuscito a conculcare. Tali dirittisono "naturali" (appartengono all'uomo in ragione della suaesistenza) e "civili" (appartengono all'uomo in quanto membrodella società e si risolvono nella "sicurezza" e nella"protezione"); inoltre, contrariamente alle idee espresse dalRousseau nel Contratto sociale , il Paine sostiene che l'uomo noncede alla società tutti i suoi diritti naturali, ma soltantoquelli (come la giustizia) il cui esercizio oltrepassa i poteridell'individuo.

Esamina poi le "origini" del governo che sono da ricercarsi: onella superstizione (governo sacerdotale), o ne la forza (governodispotico di conquistatori; monarchia di diritto divino), o nella"ragione" (governo fondato sugli interessi e sui diritti).

IL DIBATTITO TRA THOMAS PAINE E EDMUND BURKEIstituisce infine un confronto fra la "costituzione" francese equella inglese di cui rileva le imperfezioni affermando che laRivoluzione francese non ha soltanto riconosciuto l'uguaglianzadegli uomini, ma li ha "innalzati", sostituendo all'ingiustadignità del titolo quella autentica del "valore" individuale.

Dopo altre osservazioni sulla guerra, sui rapporti fra Stato eChiesa, sulla libertà di coscienza, sull'interdipendenza delconcetto di diritto e di dovere, l'autore fa la storia degliavvenimenti che condussero alla Dichiarazione dei dirittidell'uomo, di cui riporta i diciassette articoli, corredandoli diosservazioni che ancora oggi si leggono con interesse e profitto,L'opera termina con una "conclusione", in cui si constata come ilperpetuo stato di guerra di cui soffre l'Europa sia dovuto allacupidigia dei governi assoluti mentre le repubbliche, in cuil'interesse dei governanti s'identifica con quello della nazione,sono essenzialmente pacifiche: diffondere a "repubblica" significaassicurare al mondo la pace.

CONCLUSIONI

Paine rivendica in tal modo quello che ai suoi occhi è un diritto,non un’elemosina che i ricchi elargiscono per avere la coscienzapiù leggera. Secondo l’interpretazione suggerita nel volume,l’innovazione painiana consiste nel promuovere una visionedell’uomo, della società e dell’economia che permetta ai poveri di«smettere di essere poveri» (p. 185). In questo modo, pur partendoda una posizione vicina a quella di Adam Smith, Paine finisce colproporre un liberalismo «democratico ed egualitario» (p. 180) incui ai diritti civili e politici si affianca per la prima voltaanche un’ulteriore categoria di diritti: i welfare rights, idiritti sociali.Entro tale visione, lo Stato svolge un’attiva funzione diindirizzo della sfera economica, oltre che di riconoscimento,promozione, tutela e garanzia dei diritti (p. 186), tiene insieme

IL DIBATTITO TRA THOMAS PAINE E EDMUND BURKEinteresse individuale e interesse collettivo, ma si apre anche abuone relazioni con gli altri Stati e alla possibilità di una«pace universale» mediante «il governo dei diritti dell’uomo»(cfr. pp. 235-244).Nel suo complesso, il libro di Casadei fa dunque emergere i nodidi un pensiero che si dimostra molto complesso, ma ancora attualee utile per «tessere le trame della cittadinanza della nostraepoca» (p. 260).