I denari della zecca di Lucca-1. I denari di Lucca nel periodo ottoniano

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Figura 1 - L'imperatore Ottone I presenta la cattedrale di Magdeburgo, 962-968 d.C., (Metropolitan Museum of Art – New York) I. I DENARI DI LUCCA NEL PERIODO OTTONIANO le emissioni nella seconda metà del X secolo Negli anni 960, sotto l’egida dell’Imperatore Ottone I, il sistema monetario italiano venne riorganizzato, riformando la situazione ereditata dall’età carolingia 1 . Il peso del denaro nelle cinque zecche principali Pavia, Milano, Verona, Venezia e Lucca venne standardizzato ad un valore reale di circa 1,4 g, con un contenuto di fino di dieci once (circa 830/1000) 2 . Questi nuovi denari, in seguito chiamati anche ottolini, contribuirono allo sviluppo socio-economico del nord Italia e della Toscana. La zecca di Lucca nel periodo ottoniano non si sottrasse a quella che era la tendenza anche delle altre officine monetali operanti in Italia al momento, ovvero cominciò a manifestare un certo svilimento del denaro. La domanda di circolante, congiunta a nuove e pressanti motivazioni fiscali (necessità di sostenere le spese di guerra, ad esempio) provocò l’inizio di una lenta, ma inesorabile svalutazione monetaria già dopo le prime emissioni. Le tecniche di produzione già in questa fase erano semplici, ma razionali. I punzoni utilizzati per incidere i conii erano solamente un triangolo, una semiluna, un circoletto e un rettangolo per le linee 3 . I ritocchi a bulino realizzavano il resto. Questo finì per ottimizzare la realizzazione del circolante necessario alle richieste dei nuovi orizzonti economici, che si cominciarono a profilare soprattutto sullo scorcio del X secolo, anche se siamo ancora ben lontani dai volumi di produzione dei secoli successivi. Gli ottolini lucchesi, insieme ai coevi e ben più diffusi pavesi, sostennero per ciò le esigenze di una società “in movimento” tra diverse istanze di natura politica ed economica. Gli studi numismatici che hanno riguardato la monetazione di Lucca, in particolare per il periodo a cui ci riferiamo, si limitano ad uno studio di Cordero di San Quintino 4 del 1860 e ad una monografia di Domenico Massagli 5 del 1870, che per decenni hanno costituito il riferimento per la 1 Cipolla 1975. 2 Matzke 1993. 3 Cavicchi 1994. 4 Cordereo di San Quintino 1860. 5 Massagli 1860.

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Figura 1 - L'imperatore Ottone I presenta la cattedrale di Magdeburgo, 962-968 d.C., (Metropolitan Museum of Art – New York)

I. I DENARI DI LUCCA NEL PERIODO OTTONIANO le emissioni nella seconda metà del X secolo

Negli anni 960, sotto l’egida dell’Imperatore Ottone I, il sistema monetario italiano venne riorganizzato, riformando la situazione ereditata dall’età carolingia1. Il peso del denaro nelle cinque zecche principali Pavia, Milano, Verona, Venezia e Lucca venne standardizzato ad un valore reale di circa 1,4 g, con un contenuto di fino di dieci once (circa 830/1000)2. Questi nuovi denari, in seguito chiamati anche ottolini, contribuirono allo sviluppo socio-economico del nord Italia e della

Toscana. La zecca di Lucca nel periodo ottoniano non si sottrasse a quella che era la tendenza anche delle altre officine monetali operanti in Italia al momento, ovvero cominciò a manifestare un certo svilimento del denaro. La domanda di circolante, congiunta a nuove e pressanti motivazioni fiscali (necessità di sostenere le spese di guerra, ad esempio) provocò l’inizio di una lenta, ma inesorabile svalutazione monetaria già dopo le prime emissioni.

Le tecniche di produzione già in questa fase erano semplici, ma razionali. I punzoni utilizzati per incidere i conii erano solamente un triangolo, una semiluna, un circoletto e un rettangolo per le linee3. I ritocchi a bulino realizzavano il resto. Questo finì per ottimizzare la realizzazione del circolante necessario alle richieste dei nuovi orizzonti economici, che si cominciarono a profilare soprattutto sullo scorcio del X secolo, anche se siamo ancora ben lontani dai volumi di produzione dei secoli successivi. Gli ottolini lucchesi, insieme ai coevi e ben più diffusi pavesi, sostennero per ciò le esigenze di una società “in movimento” tra diverse istanze di natura politica ed economica.

Gli studi numismatici che hanno riguardato la monetazione di Lucca, in particolare per il periodo a cui ci riferiamo, si limitano ad uno studio di Cordero di San Quintino4 del 1860 e ad una monografia di Domenico Massagli5 del 1870, che per decenni hanno costituito il riferimento per la

1 Cipolla 1975. 2 Matzke 1993. 3 Cavicchi 1994. 4 Cordereo di San Quintino 1860. 5 Massagli 1860.

Figura 2 - Tavola tratta dall'opera di Domenico Massagli, Introduzione alla storia della zecca e delle monete lucchesi, Lucca, 1870

monetazione lucchese, fino a che non sono state seguite ed arricchite dal Corpus Nummorum Italicorum6 per la zecche “minori” della Toscana, pubblicato nel 1929.

Molto più recenti sono uno studio di Michael Matzke7 edito nel 1993 ed un altro di Andrea Saccocci8 apparso nel 2002, dei quali analizzeremo le diverse cronologie proposte, al fine di definire le caratteristiche tipologiche ed il conseguente sistema di classificazione di questi denari. Rimangono da segnalare anche il volume catalogico di Alba Macripò9 sulla Collezione dell’Accademia Lucchese di Scienze, Lettere e Arti edito nel 1992, una

delle più importanti raccolte pubbliche dedicate a questa zecca, e l’ampia opera di Lorenzo Bellesia10 del 2007, che analizza queste produzioni nell’ambito di una monografia che ripercorre tutto il tragitto della zecca lucchese. In base a quanto pubblicato fino a questo momento, le principali proposte di classificazione sono le seguenti: a) Michael Matzke nello studio del 1993 ha ordinato le monete della fase storica ottoniana nel seguente modo11:

Ottone I Imp. (962-972) OTTO/CIVITATE

Ugo Marchese di Toscana (969-990 c.) MARCHIO/CIVITATE

Ottone II/Ottone III Imperatori (973-983/1002?) OTTO PIVS REX

Ugo Duca di Toscana e Giuditta Duchessa (c.990-1004) DVX TUSCIAE/DVX IVDITA

6 CNI 1919. 7 Matzke 1993a 8 Saccocci 2002. 9 Macripò 1992. 10 Bellesia 2007. 11 Matzke 1993.

Figura 3 - Diploma dell'imperatore Ottone II del 973 (commons.wikimedia.org/wiki/ File:Urkunde_Ottos_II._an_Heinrich)

b) Andrea Saccocci nel 2002 ha proposto invece una differente cronologia12:

Ottone I Imp. e Ottone II Re (962-967 ed oltre fino al 983?) OTTO PIVS REX

Minorità Ottone III Imp. (983-986) OTTO/CIVITATE

Ugo Marchese di Toscana (986-990 ca.) MARCHIO/CIVITATE

Ugo Duca di Toscana e Giuditta Duchessa (ca. 990-1001) DVX TUSCIE/DVX IUDITA

ELEMENTI TIPOLOGICI E CRONOLOGICI DELLA MONETAZIONE OTTONIANA DI LUCCA: RECENTI ACQUISIZIONI E PROBLEMI APERTI I denari coniati dalla zecca di Lucca in questo periodo mostrano già un’incipiente immobilizzazione dei tipi principali, che quando in riferimento all’Imperatore riportano sempre al centro del campo le

il monogramma OTTO (in analogia all’uso anche sui documenti coevi) e la scritta LV // CA , disposta su due righe. Mancando gli attributi numerali a fianco del nome del sovrano, ed essendo stati prodotti in un arco cronologico non molto ampio, non è facile stabilirne la successione e darne una certa classificazione.

Come riferimento per la crono-tipologia della monetazione ottoniana di Lucca abbiamo per ciò riportato in tabella la classificazione adottata da Michael Matzke e il riferimento con la proposta presentata più recentemente da Andrea Saccocci, oltre ai cataloghi del CNI e di Bellesia. Matzke, che ha completato il suo studio nel 1993, usando metodologie comunque aggiornate, ed ha valutato in particolare gli aspetti intrinseci (il contenuto di fino) e stilistici delle monete, oltre alle fonti scritte, ed avendo a quella data pochi dati a disposizione dai rinvenimenti, si è basato essenzialmente su considerazioni deduttive nello stilare la sua proposta. Saccocci, che già si era cimentato con la cronologia ottoniana pavese, ha cercato anche per quella lucchese di basarsi sul confronto con tutti i ripostigli di cui si avevano notizie, anche se la presenza dei denari della zecca toscana al loro interno era di numero inferiore rispetto ai coevi pavesi. Per questo motivo il suo studio è stato senz’altro più complesso e attende di trovare conferma dai futuri ritrovamenti, anche se è senz’altro interessante il confronto serrato e lo studio parallelo con la similare monetazione ottoniana pavese. Ne è risultata alla fine una proposta cronologica con alcune ipotesi interpretative, che sotto l’aspetto pondometrico non risulta in contrasto con le ultime analisi in questo campo13. 12 Saccocci 2001-2002. 13 Saccocci 2005.

Tabella sinottica: cronotipologia dei denari lucchesi, seconda metà X secolo - A

Tipologia

Immagine e legenda Caratteristiche monogramma Caratteristiche tipologiche, tecnologiche e altri elementi di riconoscimento

Dati metrologici (medi)

Datazione Rarità

Ottone I Imperatore CNI XI, 1-2, p. 63 Matzke 2, p. 187 Saccocci I Bellesia 1 p. 44

D/ OTTO ; + IMPERATOR R/ LVCA; + CIVITATE

- Monogramma in c. perlinato - LV // CA scritto su due righe con un punto centrale - varianti al R/: +CIVITATE•

17 mm 0,93 g (13 es.)

962-972

R2

Ugo Marchese di Toscana CNI XI, 1-6, p. 62 Matzke 7, p. 187 Saccocci III Bellesia 1/A p. 45

D/ VGO; + MARCHIO R/ LVCA; + CIVITATE

- Monogramma in c. perlinato

grossolano - M del D\ formata da quattro I - varianti al R\: +CIVITATI,

+CIVITATE•, e scritta retrograda

17 mm 1,12 g (10 es.)

969-990 c.

R3

Ottone II e III Imper. – var. A CNI XI, 1/12, pp. 63-64 Matzke 12, p. 188 Saccocci II Bellesia 1/B p. 47

Museo Nazionale Villa Guinigi,

Lucca

D/ OTTO ; + IHPERATOR R/ LVCA; + OTTOPIVSRE

- Monogramma in c. perlinato - O del monogramma al D/ unite da

trattino verticale e con tratto più spesso

- LV // CA scritto su due righe - S dell’iscrizione al R/ obliqua

17 mm 1,39 g

973-983/1002?

R5

Tabella sinottica: cronotipologia dei denari lucchesi, seconda metà X secolo - B

Tipologia

Immagine e legenda Caratteristiche monogramma Caratteristiche tipologiche, tecnologiche e altri elementi di riconoscimento

Dati metrologici (medi)

Datazione Rarità

Ottone II e III Imper. – var. B1-2 CNI XI, 1-12, pp. 63-64 Matzke 13, p. 188 Saccocci II Bellesia 1/A, 1/C pp. 47-48

D/ OTTO ; + IHPERATOR R/ LVCA; + OTTOPIVSRE

- Monogramma in c. perlinato - M del D\ è una H - LV // CA scritto su due righe - varianti al R/: piccolo punto al centro

del campo o altri punti decorativi nel campo

- S dell’iscrizione al R/ talvolta coricata

B1 17 mm 1,38 g (5 es.) B2 17 mm 1,09 g (10 es.)

973-983/1002?

R3 C

Ottone II e III Imper. – var. C CNI XI, 10 p. 64 Pezzini 27, p. 16 Cavicchi 56, p. 59 Bellesia 1/D (?)

D/ OTTO ; + (.)IHPERATOR R/ LVCA; + OTTOPIVSRE

- Monogramma in c. perlinato - O del monogramma con tratto più

spesso - cuneo tra le due T - LV // CA scritto su due righe con

punto centrale; in un es. altri punti decorativi nel campo

- S dell’iscrizione al R/ obliqua

17 mm 0,97 g (6 es.)

973-983/1002?

R4

Ugo Duca di Toscana e Giuditta Duchessa CNI XI, 1/5 pp. 65-66 Matzke 10, p. 187 Saccocci IV Bellesia 1/A p. 50

D/ VGO; + .DVX TVSCII.(E) R/ LVCA; + .DVX IVDITA.

- Monogramma in c. perlinato - LV // CA scritto su due righe con 3 o

4 punti centrali - 4 punti tra il nome della città e della

legenda - varianti al D/: punto al centro del

monogramma

17 mm 1,22 g (13 es.)

990 c. -1004 c.

R3

Per quanto riguarda gli aspetti particolari che derogano parzialmente dalle tipologie note, e che potrebbero gettare ulteriori lumi su queste proposte crono-tipologiche, come emerso anche nel corso della discussione sull’argomento nel forum LaMoneta.it14, va segnalata l’attestazione di un raro e particolare denaro lucchese delle serie a legenda OTTO PIVS REX. Si presentano in questa sede le immagini di questo denaro (al momento noto soltanto in sei esemplari15), che mostra la peculiarità di un cuneo nel dritto tra le T del monogramma. (Figura 4).

Figura 4 - Denaro di Lucca a legenda OTTO PIVS REX con cuneo al dritto (collezione privata)

Se vogliamo tentare di dare una ragionevole interpretazione alla simbologia del cuneo, possiamo riallacciarci alla serie ottoniana pavese, simile nella tipologia tranne che nel trattino che unisce le due T per quella lucchese. Nella monetazione pavese sono frequenti i cosiddetti segni identificativo-giuridici, immessi dai funzionari della zecca per distinguere le monete in serie, senza per questo implicare necessariamente una omogeneità cronologica16. Non si può escludere, visti i legami e le similitudini tra le due monetazioni e lo stesso periodo storico, che qualcosa di simile possa essere accaduto anche a Lucca, forse un tentativo o una tipologia monetale limitata e identificata con questo genere di soluzione. D’altronde ricordiamo che anche il successivo denaro di Enrico II, di cui parleremo nella prossima puntata, anche se rarissimo, includerà due cunei sopra e sotto il monogramma del dritto. Questo aspetto e la presenza del punto centrale nel campo del rovescio potrebbero forse confermarne una cronologia bassa. Una particolarità importante dell’istituzione monetaria nella seconda metà del X secolo a Lucca è la definizione delle Autorità emittenti. Ugo, potente Duca di Spoleto e Marchese della Tuscia, coniò moneta con il suo nome e senza riferimento imperiale. Queste emissioni autonome non devono essere considerate un abuso nei confronti dell’Imperatore, ma probabilmente un privilegio personale

14 “Denari di Lucca”, http://www.lamoneta.it/topic/50962-denari-di-lucca/. 15 Si tratta di un esemplare postato da un utente del forum Lamoneta.it (ovidiocatullo), di un altro pezzo presente in una raccolta privata (Pezzini 2007, n. 27) e di un terzo denaro pubblicato tra quelli del ripostiglio di S. Cristina di Gubbio da Cavicchi (Cavicchi 1996, n. 56). Attualmente, infine, ne sono emersi altri tre in corso di studio da parte di chi scrive in collaborazione con M. Baldassarri, uno dei quali attraverso la discussione dedicata sul forum (dabbene), un altro in collezione privata ed un altro da un ritrovamento fortuito nell’area di Capannoli (Pisa). 16 Saccocci 2005.

concesso dall’Autorità regia al Duca ritenuto il più fedele vassallo degli Ottoni in Italia17. Ugo arriverà a coniare moneta anche con il nome della moglie Giuditta, primo caso di menzione di donna vivente su una moneta medievale italiana.

I RITROVAMENTI DEI DENARI DI LUCCA DEL PERIODO OTTONIANO: PRIMO CENSIMENTO

Dal punto di vista dei ritrovamenti di denari lucchesi di questo arco cronologico, sia in ripostiglio che singoli (da scavo o sporadici), al momento non abbiamo a disposizione molti dati per la penisola italica, ma riteniamo che anche questo aspetto sia interessante da valutare, con le sue evidenze e con le sue eventuali assenze (Figura 5). Con questo quadro è necessario mettere a confronto i rinvenimenti di denari di Lucca al di fuori del nostro territorio, come già indicato nello precedente studio di Saccocci, al quale sostanzialmente si fa riferimento per le attestazioni nel centro e nord Europa (Figura 6). - Ripostigli in Italia 1. Venezia, tomba di S. Marco, dep. epoca incerta Insieme a numerose altre monete, trovato 1 denaro di Ottone I e II (cat. Saccocci) o Ottone II/III (cat. Matzke). Matzke 1993. 2. Area Galli Tassi, Lucca, dep. 925-983 Ripostiglio recuperato in una ex area monastica-cimiteriale, probabilmente abbandonato in modo volontario in occasione di un’ondata di pestilenza. Composto da 32 monete in lega d’argento, e così suddiviso: 17 denari di Pavia, di cui 14 di Ottone I e II 4 denari di Lucca, di Ottone I e II (cat. Saccocci) o Ottone II/III (cat. Matzke) 4 denari dello Stato della Chiesa, Roma 2 denari di Venezia di Ugo di Arles 3 denari Anglo-Sassoni di Edgar Re (954-973) 1 denaro di Magonza di Ottone I 1 denaro incerto Saccocci 2001-2002. 3. Ripostiglio “Toscana 1766”, Lucca, dep. 964 Ripostiglio d’età ottoniana, con indicazioni provenienti da atti del 1766 - Guardaroba Mediceo e successivi. Composto da 119 monete, così ripartite: 11 denari di Lucca di Ottone I e II (cat. Saccocci) o Ottone II/III (cat. Matzke) 86 denari pavesi, di cui 68 di Ugo e / o Lotario II, 4 di Berengario II e Adalberto, 14 di Ottone I e II 22 denari veneziani di Berengario I Saccocci 2001-2002, p. 175; Ciampoltrini, Abela, Bianchini 2004. 4. S. Martino a Caliano (Arezzo), dep. fine X-inizi XI secolo Il gruzzolo di monete fu ritrovato durante i lavori di ristrutturazione e conversione funzionale dell’area cimiteriale della chiesetta locale; i denari si trovavano presso la testa di un individuo ivi inumato. Era composto da: 30 denari di Lucca, con OTTO/LVCA intorno a punto, fine X-XI secolo Gamurrini 1984, p. 311; Baldassarri 2010a, p. 417.

17 Matzke 1993.

Figura 5 - Carta dei ritrovamenti in Italia di denari di Lucca del periodo ottoniano

5. Pistoia, Piazza del Duomo, dep. X secolo Ritrovate monete lucchesi del X secolo in scavi del XVIII secolo (?). Capecchi 1979, pp. 73-82. 6. Poggio Cavolo (Grosseto), dep. IX-X secolo Ritrovati 3 denari di Pavia e 1 denaro di Lucca di Ottone. Vaccaro, Salvadori 2006, pp. 480-484. 7. S. Cristina, Gubbio (Perugia), dep. metà-terzo quarto XII secolo Ripostiglio rinvenuto in circostanze poco note nel giugno 1948; delle 990 monete in mistura ne sono state recuperate 934, di cui quelle leggibili tutte della zecca di Lucca, così ripartite: 1 denaro per Ottone I e II (cat. Saccocci) o Ottone II e III (cat. Matzke) 5 denari per Corrado II

928 enriciani per Enrico III, IV, V, del XI-XII secolo, di cui solo 23 (gruppo M) ascrivibili ai tipi coniati intorno alla metà XII secolo; assenti tipi con anelletto. Cavicchi 1994. 8. Roma, S. Paolo fuori le Mura, dep. XI secolo A seguito di un ritrovamento in circostanze ignote, venne alla luce un tesoretto di più di 1.000 monete di 62 zecche di Italia, Francia, Inghilterra, Germania, Borgogna, Olanda, Fiandre, Ungheria; per Lucca ritrovati denari di Ottone I e II del tipo OTTOPIVSREX, di Ottone III del tipo CIVITATE e di Ugo e Giuditta (cat. Saccocci) o del tipo Ottone II/III, di Ottone I e di Ugo e Giuditta (cat. Matzke). Metcalf 1995; Saccocci 2001-2002, p. 173. 9. Roma, Vaticano, Confessione S. Pietro, dep. epoca incerta Trovate 1.900 monete depositate, tra cui 3 denari di Ottone I e II (cat. Saccocci) o Ottone II/III (cat. Matzke). di Lucca. Metcalf 1995; Arslan 2005. 10. Sassari, dep. inizi del XI secolo Ripostiglio rinvenuto casualmente nel 1879; composizione del ripostiglio: erano accumulati circa 200 denari della zecca di Lucca per Ottone, Perantoni Satta 1957, p. 133. - Rinvenimenti isolati, fortuiti o da scavo in Italia a. Luni (La Spezia), varie zone della città antica, sterro archeolgico Da scavi effettuati nel 1868 innumerevoli monete tra cui 1 denaro di Ottone I e II (cat. Saccocci) o Ottone II/III (cat. Matzke) di Lucca, e 1 denaro di Lucca di Ugo e Giuditta di Toscana (970-1002) Remedi 1860; Bertino 1970-71. b. Gronda di Luscignano (MS), tomba (terreno), scavo stratigrafico Rinvenuto 1 denaro per Ottone I e II (cat. Saccocci) o Ottone II/III (cat. Matzke) di Lucca o Pavia. Saccocci 2001-2002, p. 175. c. Colle La Formicola, Valle del Serchio (Lucca), ritrovamento sporadico A pochi Km a nord di Pieve Fosciana ritrovato 1 denaro di Lucca del X secolo. Rossi 1998, p. 372; Giovannetti 2000, pp.168-169; De Gasperi 2003, p. 560. d. Territorio di Pisa, ritrovamento fortuito Ritrovato 1 denaro di Lucca per Ugo Marchese di Toscana Cordero di San Quintino 1860, p. 103; Saccocci 2201-2002, p. 175. e. Dintorni di Capannoli, Valdera (PI), ritrovamento sporadico Rinvenuto un denaro di Lucca per Ottone II e III, del tipo con il cuneo centrale nel monogramma del D/. Inedito ed in corso di studio, segnalazione di M. Baldassarri. f. Castello di Scarlino (Grosseto), castello, scavo stratigrafico Ritrovamento a seguito di scavi in zona di 90 monete, che si possono ripartire in 3 gruppi distinti per consistenza e cronologia; da monete romane a monete del XX secolo, solo 3 denari lucchesi, di cui 1 denaro di Ottone I e II (cat. Saccocci) o Ottone II/ III (cat. Matzke) Rovelli 1996. g. Padule, Cascia (Perugia) Ritrovamento di 1 denaro di Ottone I e II (cat. Saccocci) o Ottone II/III (cat. Matzke) di Lucca (con riconoscimento però incerto). Ranucci 2002, pp. 251-252.

- Ritrovamenti al di fuori dell’Italia

1. Torring (Danimarca), dep. 1060 Denari di Ugo Marchese di Toscana. Saccocci 2001-2002.

5. Jarocin (Polonia), dep. 1004 Denari di Ugo Duca di Toscana. Saccocci 2001-2002.

2. Alexanderhof (Germania), dep. 991 Denari di Ottone I e II . Saccocci, 2001-2002.

6. Starydworek (Polonia), dep. 1025 Denari di Ottone I e II. Saccocci 2001-2002.

3. Farve (Germania), dep. 1038 Denari di Ottone I e II. Saccocci 2001-2002.

7. Rawicz (Polonia), dep. 1037 Denari di Ottone I e II. Saccocci 2001-2002.

4. Vossberg (Germania), dep. 1084 Denari di Ottone I e II. Saccocci 2001-2002.

8. Kohtla – Kava (Estonia), terminus post quem 1106 Denari di Ottone I e II. Saccocci 2001-2002.

Figura 6 - Carta dei ritrovamenti in Italia di denari di Lucca del periodo ottoniano

Come si evince da questo elenco, la moneta lucchese di epoca ottoniana è poco rappresentata nell’insieme. I ritrovamenti per quanto riguarda la nostra penisola sono concentrati in area toscana e umbra, e in alcuni casi sono esemplari sporadici oppure ritrovamenti in contesti sepolcrali. A confronto con i periodi successivi colpisce l’assenza quasi totale nelle isole dell’alto Tirreno, dove pure in quel periodo già arrivano materiali che attestano una certa ripresa dei contatti marittimi con varie località della Tuscia (odierna Toscana e Alto Lazio) e della Campania18. Mancano anche altre attestazioni che ne denotino una vera e propria circolazione sopra-regionale. All’estero si trovano soprattutto in tesori deposti in Germania e in Polonia. Probabilmente le monete di parte italiana trovate in questi contesti potrebbero essere servite a finanziare ed a pagare le truppe per le campagne militari di Ottone in Italia, negli anni 966-967. Ma bisogna considerare anche la possibilità di un afflusso di denaro maggiore nel nord Europa, dove l’economia a quest’epoca era senz’altro maggiormente monetizzata rispetto a quella della penisola centro-settentrionale.

Il denaro lucchese con la sua scarsa produzione, almeno inizialmente, non viene tesaurizzato19 ed i suoi occultamenti risultano essere di scarsa rilevanza. Tradizionalmente questo dato viene spiegato con le esigenze di una società prevalentemente rurale, dove ancora il baratto o altri metodi di pagamento erano i sistemi di scambio a livello di vita quotidiana, l’attività della zecca era modesta e la massa di moneta circolante relativamente esigua. In questa fase la moneta fungeva maggiormente come unità di computo ed era utilizzata per i pagamenti dei funzionari e per le tassazioni. Inoltre il denaro pavese era ancora il nominale e la valuta di riferimento nelle aree centro-settentrionali italiane; infatti, in questo periodo, nei ripostigli è di gran lunga la moneta più presente.

Interessante a questo proposito è quanto dice Saccocci riguardo il Ripostiglio Galli Tassi20 di Lucca, riferendosi alla scoperta di questo insediamento formato da un agglomerato immobiliare composto da una struttura monastica e da altri palazzi, che si ritiene fossero dimore imperiali. In pratica si reputa che i componenti della stessa corte imperiale dimorassero qui nei loro tragitti dal nord verso Roma per presenziare alle incoronazioni degli Imperatori, o alle investiture papali. Il gruzzolo lasciato si ipotizza fosse di un componente di questa corte, quindi di una persona facoltosa, che colpita dalla peste del 964 sarebbe stata lì assistita, depositando la somma di denaro che poi non era stato più in grado di recuperare.

Si ricorda che tra le 32 monete si trovavano: 17 denari di Pavia, 4 denari di Lucca, 4 denari dello Stato della Chiesa (Zecca semi-imperiale di Roma), 3 denari Anglosassoni, 10 denari di Magonza, 1 di area germanica, 2 denari di Venezia. Possiamo così rilevare che in questo contesto del 964 la diffusione e la prevalenza del denaro pavese sulle altre monetazioni era considerevole (Figura 7).

18 Si veda a questo proposito una sintesi in Baldassarri 2010b. 19 Quali sono i motivi per cui si accumulavano monete in ripostigli? Le cause possono essere diverse in base alle circostanze: risparmi messi insieme nel corso del tempo e volutamente occultati in un momento di pericolo per poi essere recuperati in seguito, oppure una consuetudine ricorrente finalizzata a tesaurizzare beni preziosi da usare o rifondere in periodi successivi (la moneta scadente allontana la buona dalla circolazione). Ancora diverso il caso eventuale dei ripostigli rituali (funzione di viatico e/o di offerta) che non sarebbero mai stati recuperati. Per analizzarli quindi è fondamentale riconoscere la volontarietà o involontarietà (possibilità del peculio nella borsa smarrita) dell’accadimento e le cause del mancato recupero. È comprensibile che i ripostigli siano di basilare importanza per lo studio della numismatica e questo per la grande quantità di informazioni che la loro analisi ci fornisce: fisionomia della circolazione, accadimenti econonomico-sociali, momenti di emissione etc. 20 Saccocci 2001-2002.

Figura 7 - Alcuni esemplari provenienti dal Ripostiglio Galli Tassi di Lucca (da Abela, Bianchini 2002, p. 25)

CIRCOLAZIONE DEL DENARO OTTONIANO DI LUCCA E RELAZIONI CON IL COEVO PAVESE

Con la riorganizzazione delle zecche e del sistema monetario di Ottone I, nel Regnum Italicum sono attive, oltre a Lucca, le zecche di Pavia, Milano,Verona e Venezia. Ciascuna di queste sedi aveva una propria area di competenza: Pavia, capitale del Regno, era la zecca più importante e serviva l’intero territorio peninsulare, in particolare il nord, Roma, il sud della penisola e il nord Europa; era quindi la moneta di riferimento nel periodo. Milano operava a fianco di Pavia e serviva la Lombardia, il Piemonte e l’Emilia, seppur con un ruolo ancora secondario rispetto alla zecca della capitale. Verona serviva essenzialmente la fascia della Marca Veronensis e zone limitrofe (Veneto, Friuli, Sud Tirolo, Carinzia e Romagna). Venezia, che almeno in teoria faceva parte dell’Impero Bizantino, operava essenzialmente dall’esterno del Regnum, mentre Lucca riforniva l’area centrale italiana e in particolare la zona a cavallo degli Appennini, dominio dei Conti di

Canossa (tra cui le città di Mantova, Modena, Ferrara, Perugia e approssimativamente il territorio dell’attuale Toscana).

Il lucensis è legato al papiensis in modo indissolubile per storia, circolazione e anche tipologia monetale. Entrambe furono monete di successo e di riferimento in epoca altomedievale: il denaro pavese sarà il primo ad affermarsi; successivamente, con il suo lento declino, il denaro lucchese riuscirà a prevalere. Sotto gli Ottoni le monete pavesi e lucchesi assumono tratti tipologici molto simili. Esse presentano un tondello piano, col monogramma ottoniano OTTO sul dritto racchiuso in un cerchio perlinato; si differenziano solo per il trattino di unione tra le due T, qui assente, a differenza di quelle di Lucca; nel campo del rovescio in entrambe si legge il nome della città.

Figura 8 - Denaro di Pavia del periodo ottoniano (collezione privata)

È in pratica una tipologia monetale che rimarrà immobilizzata nel tempo, quasi un “sigillo” imperiale, che evidentemente voleva garantire la bontà e l’autenticità della moneta e che per ragioni di opportunità politica rimase invariato nel tempo. La zecca di Milano e quelle venete si differenzieranno da questa linea comune e adotteranno tondelli scodellati, associati ad una tipologia differenziata nel campo ed anche nelle legende.

Andrea Saccocci ha affrontato anche il tema della la funzione che ebbe il denaro in quel periodo: un ruolo essenzialmente fiscale, per riscuotere i tributi e le rendite rivolte all’Amministrazione dell’Impero. In tal caso le zecche lavoravano principalmente il metallo fornito dall’Amministrazione e in minor misura quello portato dai privati per le loro transazioni commerciali21. In età ottoniana, inoltre, la forza politica e militare dell’Impero fu tale da imporre in Italia una moneta stabile, ed i denari ottolini coniati a Pavia, Lucca, Milano, Verona servirono anche a procurare denaro di buon intrinseco agli Imperatori per finanziare le loro numerose spedizioni militari e regolare importanti questioni politiche in Italia 22.

21Saccocci 2005. 22 Saccocci 2005.

Figura 9. Ottone II, Registrum Gregorii 983 (Chantilly, Musée Condé)

L’equilibrio tra le zecche italiche cominciò a sfaldarsi già alla fine del secolo X. Il potere imperiale diventò meno saldo e iniziarono ad emergere forti spinte autonomistiche da parte dei vari potentati aristocratici locali, insieme a nuove esigenze economiche e sociali, tanto nelle campagne che nelle città.

Il controllo imperiale sulle officine monetarie della penisola senz’altro in seguito fu meno stretto che sotto gli ottoni. Contemporaneamente il livello quantitativo delle emissioni prese lentamente ad aumentare in conseguenza ad una crescente “fame di moneta” legata agli sviluppo dell’economia23. Come effetto si ebbe per ciò un progressivo fenomeno di diminuzione del peso e dell’intrinseco nei denari delle zecche principali. Tuttavia questo fenomeno non è da intendere come segno della sola debolezza del regnante o del disinteresse della parte imperiale per la produzione monetaria a sud delle Alpi, ma al contrario va considerato come un segno di crescente vivacità socio-economica, che con la nascita dei Comuni si svilupperà soprattutto grazie al rifiorire e all’intensificarsi dei commerci.

Adolfo Sissia, Mario Limido, Alessandro Giarante

* Gli autori desiderano ringraziare tutti i partecipanti alla discussione "Denari di Lucca" sul forum Lamoneta.it (http://www.lamoneta.it/topic/50962-denari-di-lucca/), oltre alla direzione del Giornale della Numismatica che ha consentito la pubblicazione di una prima versione di questo articolo anche a stampa. Un ringraziamento speciale va a Monica Baldassarri, per la competenza e la disponibilità con cui ha seguito e animato tale discussione, e per il costante stimolo e le puntuali osservazioni che hanno consentito a questo primo contributo della serie dedicata ai denari lucchesi di vedere la luce. ** Le immagini delle monete, salvo diversa indicazione, sono state tratte dalla discussione sui denari di Lucca e da altri thread o sezioni del forum Lamoneta.it. Bibliografia

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