G. R. Bellini- G. Murro- S. L.Trigona- N. Leone, Ager di Aquinum:ricerca e tutela 2012, in Lazio e...

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185 Ager di Aquinum: ricerca e tutela nel 2012 Giovanna Rita Bellini – Simon Luca Trigona – Giovanni Murro – Ninetta Leone 1. L’ager di Aquinum: una forma di valorizzazione in- tegrata Nel 2012 si è concluso, con il raggiungimento degli obiettivi di valorizzazione e comunicazione, il pro- getto “Ager di Aquinum – conoscere per tutelare”. Il convegno istituzionale della Soprintendenza “Lazio e Sabina” ha permesso, anno dopo anno, dal 2004 1 , di presentare le attività di ricerca e tutela nel territorio della colonia condotte in funzione soprat- tutto delle svariate opere pubbliche o di pubblica utilità che hanno attraversato il territorio. Studi topografici e scavi archeologici hanno por- tato all’acquisizione d’ingenti dati in un ampio pa- norama diacronico dal VII sec. a.C. al VII sec. d. C. Conoscenza e tutela non sono tuttavia di per sé esaustive di un processo che trova il suo naturale completamento nelle attività, da una parte, di valo- rizzazione e comunicazione del ricco patrimonio ar- cheologico acquisito, dall’altra, di sistematizzazione della gestione dei dati raccolti, per una pianificazione urbanistica volta a preservare e valorizzare la ricchez- za archeologica che costituisce, insieme al paesaggio, il carattere identitario di quest’ambito territoriale, imprescindibile per l’individuazione e lo sviluppo delle attività correlate e conseguenti. Nasce così il nuovo progetto “L’Ager di Aquinum una forma di valorizzazione integrata2 nell’ambito del quale la musealizzazione ha seguito linee innova- tive sia nella location, sia nel target: non più un mu- seo, statale o civico, con costi di gestione e utenza specifica (e per questo in determinati contesti territo- riali scarsa), ma un’esposizione permanente in luoghi di comune frequentazione, rivolta quindi non ai visi- tatori consapevoli di un museo, ma al più eterogeneo pubblico delle strutture utilizzate: in particolare la struttura commerciale mall all’interno dell’Area di Servizio Casilina Est dell’Autostrada A1, nella tratta Roma – Napoli, e la Sede comunale di Castrocielo (fig. 1). All’interno dell’Area di Servizio è stato riservato alla Soprintendenza per i Beni Archeologici del La- zio uno spazio commerciale, trasformato in corner ar- cheologico denominato Archeomall, ove sono esposti alcuni dei più significativi contesti provenienti dallo scavo archeologico nell’Area di Servizio: la ricostru- zione parziale del tetto del santuario di Cerere 3 , al- cuni oggetti di culto dal riempimento della fornace e delle cave e i corredi di alcune tombe della civitas foederata. I costi di gestione sono a carico di Auto- strade e il controllo è assicurato da telecamere colle- gate con il vicino Tronco di Cassino, ove ha sede la Polizia Stradale. L’allestimento è stato curato dalla Soprintendenza con fondi Autostrade, nell’ambito di specifica con- venzione. L’interesse dell’utenza è monitorato da un que- stionario disponibile nello stesso Archeomall. Sul terrazzo un pannello con lo skyline del territorio percepibile da quest’angolazione indica i monumenti emergenti della città romana. Dall’Area di Servizio si può accedere al territorio mediante la contigua uscita Pontecorvo-Castrocielo o mediante i tornelli che aprono sulla S.P. Latina nei pressi della Porta Romana. Nella Casa comunale di Castrocielo la sinergia tra Amministrazione Comunale, Soprintendenza, Con- sorzio di Bonifica Valle del Liri, Società Autostrade e uno sponsor privato ha consentito l’esposizione dei contesti più antichi di V e IV sec. a. C. 4 , relativi alle origini dell’Aquinum preromana, dell’ara funeraria dalla chiesa di S. Tommaso 5 sulla via Latina e della tabella defixionis 6 dal nucleo di età imperiale della necropoli occidentale. Uno dei punti di forza è relativo, oltre che a una continua visibilità, anche ai costi di gestione e di si- 1 Bellini 2004; Bellini 2008; da ultimo Bellini 2012a e Bellini 2013. 2 Bellini 2012b. 3 Bellini 2005; Bellini – Lauria 2012. 4 Per le tombe più antiche v. Trigona 2012 ; per le tombe sidici- ne v. Bellini – Trigona 2011a. 5 Bellini – Trigona 2011b. 6 Bellini – Coppola – Zagarola 2012.

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Ager di Aquinum: ricerca e tutela nel 2012

Giovanna Rita Bellini – Simon Luca Trigona – Giovanni Murro – Ninetta Leone

1. L’ager di Aquinum: una forma di valorizzazione in-tegrata

Nel 2012 si è concluso, con il raggiungimento degli obiettivi di valorizzazione e comunicazione, il pro-getto “Ager di Aquinum – conoscere per tutelare”.

Il convegno istituzionale della Soprintendenza “Lazio e Sabina” ha permesso, anno dopo anno, dal 20041, di presentare le attività di ricerca e tutela nel territorio della colonia condotte in funzione soprat-tutto delle svariate opere pubbliche o di pubblica utilità che hanno attraversato il territorio.

Studi topografici e scavi archeologici hanno por-tato all’acquisizione d’ingenti dati in un ampio pa-norama diacronico dal VII sec. a.C. al VII sec. d. C.

Conoscenza e tutela non sono tuttavia di per sé esaustive di un processo che trova il suo naturale completamento nelle attività, da una parte, di valo-rizzazione e comunicazione del ricco patrimonio ar-cheologico acquisito, dall’altra, di sistematizzazione della gestione dei dati raccolti, per una pianificazione urbanistica volta a preservare e valorizzare la ricchez-za archeologica che costituisce, insieme al paesaggio, il carattere identitario di quest’ambito territoriale, imprescindibile per l’individuazione e lo sviluppo delle attività correlate e conseguenti.

Nasce così il nuovo progetto “L’Ager di Aquinum – una forma di valorizzazione integrata”2 nell’ambito del quale la musealizzazione ha seguito linee innova-tive sia nella location, sia nel target: non più un mu-seo, statale o civico, con costi di gestione e utenza specifica (e per questo in determinati contesti territo-riali scarsa), ma un’esposizione permanente in luoghi di comune frequentazione, rivolta quindi non ai visi-tatori consapevoli di un museo, ma al più eterogeneo pubblico delle strutture utilizzate: in particolare la struttura commerciale mall all’interno dell’Area di Servizio Casilina Est dell’Autostrada A1, nella tratta

Roma – Napoli, e la Sede comunale di Castrocielo (fig. 1).

All’interno dell’Area di Servizio è stato riservato alla Soprintendenza per i Beni Archeologici del La-zio uno spazio commerciale, trasformato in corner ar-cheologico denominato Archeomall, ove sono esposti alcuni dei più significativi contesti provenienti dallo scavo archeologico nell’Area di Servizio: la ricostru-zione parziale del tetto del santuario di Cerere3, al-cuni oggetti di culto dal riempimento della fornace e delle cave e i corredi di alcune tombe della civitas foederata. I costi di gestione sono a carico di Auto-strade e il controllo è assicurato da telecamere colle-gate con il vicino Tronco di Cassino, ove ha sede la Polizia Stradale.

L’allestimento è stato curato dalla Soprintendenza con fondi Autostrade, nell’ambito di specifica con-venzione.

L’interesse dell’utenza è monitorato da un que-stionario disponibile nello stesso Archeomall. Sul terrazzo un pannello con lo skyline del territorio percepibile da quest’angolazione indica i monumenti emergenti della città romana.

Dall’Area di Servizio si può accedere al territorio mediante la contigua uscita Pontecorvo-Castrocielo o mediante i tornelli che aprono sulla S.P. Latina nei pressi della Porta Romana.

Nella Casa comunale di Castrocielo la sinergia tra Amministrazione Comunale, Soprintendenza, Con-sorzio di Bonifica Valle del Liri, Società Autostrade e uno sponsor privato ha consentito l’esposizione dei contesti più antichi di V e IV sec. a. C.4, relativi alle origini dell’Aquinum preromana, dell’ara funeraria dalla chiesa di S. Tommaso5 sulla via Latina e della tabella defixionis6 dal nucleo di età imperiale della necropoli occidentale.

Uno dei punti di forza è relativo, oltre che a una continua visibilità, anche ai costi di gestione e di si-

1 Bellini 2004; Bellini 2008; da ultimo Bellini 2012a e Bellini 2013.2 Bellini 2012b.3 Bellini 2005; Bellini – Lauria 2012.

4 Per le tombe più antiche v. Trigona 2012 ; per le tombe sidici-ne v. Bellini – Trigona 2011a.5 Bellini – Trigona 2011b.6 Bellini – Coppola – Zagarola 2012.

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nell’Area di Servizio Casilina Est, con il link “info” che indirizza ai musei raggiungibili dal casello Pon-tecorvo-Castrocielo (Museo civico di Aquino), dal casello di Cassino (Museo Archeologico Nazionale di Casinum, Comprensorio Archeologico di Mintur-nae, Museo Archeologico Nazionale di Formia) e dal casello di Ceprano (area archeologica di Fregellae); sulla destra quello dedicato a un filmato metodologi-co sull’Archeologia Preventiva e sui risultati relativi alle ricerche nell’ager di Aquinum.

2. La gestione del dato archeologico: il GIS

L’ingente numero di dati, provenienti da flussi infor-mativi diversi, è stato ricondotto e organizzato in un Sistema Informativo Territoriale7, redatto in occasio-ne del Piano Regolatore Territoriale dei 35 comuni ricadenti nel bacino del Consorzio di Sviluppo Indu-striale del Lazio Meridionale.

Nel GIS sono confluite carte tematiche e vari li-velli d’interrogazione (fig. 2) e sono stati schedati e inseriti nello specifico database 1527 elementi d’inte-resse archeologico, cui si aggiunge un database auto-nomo per i 64 vincoli ministeriali.

curezza, inglobati in quelli della Casa comunale. L’u-tenza è prevalentemente costituita dai cittadini che si recano negli uffici e che, passando inevitabilmente davanti all’esposizione, hanno la possibilità di acqui-sire la consapevolezza delle origini del loro popolo.

La comunicazione nella Casa comunale ha privile-giato dunque la ricostruzione delle tombe dell’Aqui-num preromana e il racconto diacronico della città romana attraverso pannelli-espositori tematici, ove pochi ma significativi oggetti emergono dal testo, che racconta, attraverso le testimonianze restituite dai contesti funerari, chi erano e come vivevano gli abitanti di Aquinum: “La civitas foederata – una fa-miglia attraverso i secoli”; “La colonia triumvirale – l’identità italica”; “La città imperiale – culti misterici e magia nera”.

Nell’Area di Servizio la comunicazione parte dal pavimento dell’Archeomall, dove è riprodotta una schematica veduta a volo d’uccello di Aquinum, con la raffigurazione dei monumenti emergenti.

Sui lati sono collocati tre schermi: sul lato di fondo quello destinato a filmati archeologici (“La necropoli occidentale di Aquinum” e “Diario di una scoperta”); sulla sinistra quello destinato a un multimediale in-terattivo sulla città romana attraverso i dati di scavo

7 Bellini – Reggiani 1997; Calandra – Fiore c.s.

Fig. 1. Progetto “Ager di Aquinum”: gli interventi di valorizzazione.

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campi generici “Preesistenze archeologiche areali” e “Preesistenze archeologiche puntuali”. In particolare, per quanto riguarda quest’ultimo, si è operata un’ul-teriore suddivisione grafica, in modo tale da porre in immediato risalto i siti caratterizzati da beni “immo-bili”, quali strutture o aree di dispersione di fittili, che indicano con buon margine di sicurezza una pre-senza archeologica originaria in loco, e gli elementi sporadici (iscrizioni, scultorei, architettonici, etc.), che solo in associazione ad altre definizioni possono indicare la corrispondenza tra luogo di rinvenimento e luogo di conservazione.

Per il campo Datazione si è preferito proporre cronologie più ampie rispetto ad ambiti più circo-stanziati: Età preistorica – Età protostorica – Età arcaica – Età repubblicana – Età imperiale – Età ro-mana – Età medievale.

L’ultimo campo Vincoli permette l’immediata cor-relazione tra elemento archeologico ed eventuali vin-coli cui è soggetto; il GIS, infatti, prevede la sovrap-posizione cartografica delle tavole PTPR regionali e uno specifico livello riservato ai vincoli ministeriali, correlato a un database parallelo.

3. Indizi di un rito: indicatori archeologici ai confini dell’ager di Aquinum

Nel 2012 la prosecuzione delle attività di tutela ha portato, nel piazzale del Centro Commerciale “Le Grange” a Piedimonte San Germano, a un signifi-

Cartografia e numerazione dei siti sono struttu-rate su una scheda di sintesi che organizza le infor-mazioni archeologiche in 10 campi: Forma, Numero, Tipo, Comune, Comparto, Descrizione, Località, Datazione, Provenienza dati, Vincoli.

Ai fini della gestione delle informazioni la ter-minologia impiegata in ogni singolo campo è stata uniformata e limitata al fine di rendere immediata la consultazione della banca dati, rimandando a una fu-tura opera di schedatura approfondita l’inserimento all’interno del GIS dell’intera mole informativa sot-tesa a ogni singolo record.

La Forma individua la graficizzazione di ogni sin-goli record, che in ambiente GIS costituisce un insie-me unitario che può essere gestito autonomamente. Le forme impiegate sono rappresentate da elementi lineari, elementi areali ed elementi puntuali.

Il Tipo rappresenta una prima suddivisione delle forme, corrispondente a una differenziazione grafi-ca in cartografia tra: elementi lineari, come tracciati viari, acquedotti, schemi centuriali o di suddivisione agraria, fortificazioni; elementi areali, come centri fortificati preromani, centri urbani antichi, castelli medievali, aree di frammenti fittili; elementi puntua-li, come preesistenze archeologiche, scafe e sorgenti.

La Descrizione ha comportato l’uniformazione della terminologia utilizzata per la descrizione dei singoli oggetti in modo tale da ottenere definizioni univoche che potessero essere inserite singolarmente o sommate per riassumere la complessità del singolo record. La “descrizione” è riservata esclusivamente ai

Fig. 2. Il GIS del Lazio meridionale.

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gato alla presenza di risorgive, fonti vere e proprie, o più in generale alla presenza di acqua.

Troviamo menzione, sulla cartografia borbonica (fig. 4), della “Croce del Tommolone”, riferibile evi-dentemente a un appezzamento di una certa esten-sione11, e della “selva di Cigneritto”, che testimonia l’esistenza di un’area boschiva. Più distante, verso est, il toponimo “Le pile” evoca il carattere produttivo/manifatturiero che caratterizzava in antico la zona.

Nonostante le massicce modificazioni avvenute, il settore lungo la via Casilina conserva numerosi in-dicatori d’interesse archeologico, all’interno di un quadro insediamentale ben strutturato già in anti-co12. I rinvenimenti noti evidenziano un’occupazio-ne del territorio già manifesta in età preromana (su tutti il sito di Santa Scolastica13), con un incremento delle attestazioni in età repubblicana, periodo in cui appaiono anche realtà architettonicamente rilevanti (emblematiche le strutture santuariali di S. Angelo in Fortunula14). Tali evidenze dimostrano l’esistenza di un’organizzazione territoriale ben definita già pri-ma del passaggio della via Latina in questa zona, con siti strutturati lungo il tracciato della via pedemonta-na, all’interno di un quadro viario prevalentemente orientato in senso ortogonale rispetto al sistema col-linare, con funzione di raccordo verso la pianura e i

cativo rinvenimento, ulteriore elemento nel sistema diacronico di conoscenza del territorio di Aquinum ai confini con l’ager di Casinum.

L’area indagata è oggi massicciamente interferita da costruzioni moderne, risultato di una conversione in senso residenziale, commerciale e industriale che in pochi anni ha radicalmente trasformato l’aspetto del territorio, un tempo a vocazione spiccatamente agricola.

Le foto RAF del 19438 (fig. 3) mostrano una zona prevalentemente libera da edifici, con ampie parti-celle coltivate a sud della via Casilina, predominanti vigneti a nord e pochi uliveti afferenti a fattorie. Un successivo fotogramma RAF del 19449, post bom-bardamenti, evidenzia la semi-coventrizzazione delle campagne intorno al fronte di Cassino prima della grande battaglia conclusasi nel mese di maggio dello stesso anno10. Le profonde lacerazioni degli eventi bellici segnano un primo sostanziale cambiamento del territorio. Anche l’area in oggetto fu bersagliata, come s’intuisce dai crateri visibili sul terreno.

La cartografia storica e la toponomastica hanno un ruolo rivelatore per la ricostruzione del paesag-gio: significativo è il toponimo “Fontanelli” che, atte-stato almeno dal XVII secolo, ancor oggi sopravvive, dando nome all’omonimo rio (fosso Fontanella), le-

8 Fotogramma: NA/723 682 P.R. Sqdn.; sept.29th. 1943; 1100; F/36’’ 26,000. 9 Fotogramma: 5CM:479:FBT:3PG: 24-MAR-44: 1000:24’’: 25,000 (class. Secret).10 Gli eventi noti come “battaglia di Cassino” vedono la presa dell’abbazia il 18 maggio e si concludono il 25 maggio con la presa del castello di Piedimonte San Germano e lo sfondamento della Linea Von Senger (ex Linea Hitler); v. Wankowicz 1947; Anders 1950, 229 ss.

11 Sul toponimo v. Conti 1984, 267. 12 Le alture sono oggetto di fenomeni insediativi già a partire dal Bronzo Medio, in un comparto territoriale, specialmente tra Piedimonte e Villa Santa Lucia, denso di attestazioni protostori-che rispondenti a singoli insediamenti autonomi, di dimensioni non secondarie. Per approfondimenti v. Belardelli – Di Gennaro – Angle – Trucco 2007, siti nn.112-118.13 Giannetti 1974.14 Betori 2007, con bibliografia.

Fig. 3. Piedimonte S. Germano: foto aeree della Royal Air Force (1943-1944).

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stradali maggiori, ancora legata a percorsi viari pre-romani.

Le indagini hanno evidenziato sin dai livelli più superficiali un numero cospicuo di frammenti fittili, frammisti a pietrame calcareo e ciottoli fluviali di me-dio-grandi dimensioni (fig. 5). Al di sotto del primo strato emergono molti carboni, abbondano i mate-riali fittili (tutti frammentari, ma spesso ricostruibili), che aumentano di densità in alcuni punti specifici.

Di particolare interesse è un nucleo di materia-li nel settore nord-est del saggio, significativamente caratterizzato da tre fondi in ceramica a vernice nera

corsi d’acqua principali.Per tutta l’età preromana, e anche per buona

parte dell’età repubblicana, vige una situazione d’insediamento sparso, rispondente a una struttura sostanzialmente a carattere vicano, non priva d’inte-ressanti evidenze santuariali15, situazione che conti-nua parzialmente a persistere ancora nel III sec. a.C., nonostante la destrutturazione di tale sistema inizi un secolo prima16. Si tratterebbe di un conservatori-smo legato probabilmente alla posizione topografica, periferica e intermedia tra Aquinum e Casinum, re-lativamente distante dai centri urbani e dalle arterie

15 Oltre al ben noto sito di S. Scolastica, v. anche il recente rin-venimento in loc. Ponte a Cavallo in Betori – Tondo – Sacco 2012.

16 Sul processo, legato alla penetrazione romana e conseguente alle deduzioni coloniali, breve sintesi in Coarelli 2007.

Fig. 4. L’area d’indagine nella cartografia bor-bonica (1834-1860) (elab. G. Murro).

Fig. 5. Piedimonte S. Germano, cen-tro commerciale Le Grange: parti-colari dell’indagi-ne di scavo (foto G. Murro).

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rovesciati e tra loro accostati. Da rilevare è la rottu-ra, intenzionale, di due piedi delle suddette forme, con scheggiature sequenziali sui bordi del piede ad anello.

Oltre alle forme vascolari, predominanti, lo scavo ha restituito anche un triente della serie della prua di nave, il cui peso (intorno ai gr 9) suggerisce un inqua-dramento post 217 a.C. (riduzione onciale dell’asse), e un peso in piombo quadrangolare di circa cm 4,5 di lato e pesante poco meno di gr 150 (fig. 6), entrambi rinvenuti in corrispondenza di due distinti nuclei di materiali fittili.

Altrettanto significativa è la presenza di due pesi da telaio, ritrovati nella parte centrale del saggio di scavo, al di sotto di un gruppo di ciottoli fluviali. Tut-ta l’area di scavo è caratterizzata da uno spargimento superficiale di carboni di piccolissime dimensioni, che si addensano soprattutto nelle vicinanze dei nu-clei di vasellame da fuoco. Presenti anche resti ossei animali, che per esiguità e dimensioni ridotte non permettono di affrontare discorsi specifici.

L’indagine estensiva del contesto non è stata pos-sibile a causa dei sottoservizi già presenti e dei limiti di proprietà. Ad ogni modo, la posizione dei mate-riali, all’interno di un’attività antropica unitaria, che vede la successione stratigrafica da forme legate al

contenere/preparare a forme del contenere/consu-mare, lascia ipotizzare che possa trattarsi di un con-testo sacro-rituale, indiziato da diversi elementi: po-sizione dei reperti, concentrati all’interno di un’area ristretta; presenza di nuclei ben definiti di materiali, in alcuni casi “protetti” da tegole o frammenti di do-lia, associati a carboni e frustuli ossei; frammenti di ceramica miniaturistica a vernice nera e forme cera-miche proprie di contesti rituali, il tutto coperto da uno strato a matrice argillosa ricco di carboni.

I materiali rinvenuti, piuttosto coerenti dal punto di vista cronologico, confortano questa lettura.

Lo studio comparato del materiale a vernice nera con il vasellame comune rimanda a un ambito crono-logico tra III/II-inizi I sec. a.C.

Il vasellame di uso comune è rappresentato so-prattutto da forme da fuoco. Piuttosto varia risulta la presenza di olle utilizzate per la cottura dei cibi, quali un’olla con orlo verticale a fascia (275/175-150 a.C.) 17, un’olla con orlo estroflesso, corpo ovoidale e fondo piatto (metà II sec. a.C.)18, un’olla cilindri-ca con orlo estroflesso e labbro arrotondato a fondo piatto (II/I sec. a.C.-I sec. d.C.)19. Seguono una cas-seruola con orlo estroflesso arrotondato e smussato (275/175-150 a.C.)20, una pentola a fondo piatto e bocca larga, orlo sub-triangolare estroflesso (metà II sec. a.C.)21, alcuni tegami a tesa con fondo piatto e bocca larga, orlo scanalato all’interno (fine IV-III sec. a.C.)22, piatti/coperchio (metà III-inizi II sec. a.C.)23 e clibani con orlo estroflesso e ingrossato a forma di mezza mandorla (metà III-metà II sec. a.C.)24 (fig. 7).

Coppe e patere in vernice nera25 si accompagnano a brocche, come una con orlo estroflesso distinto da un dente, collo largo e corto, corpo globulare, ansata (I sec. a.C.-I sec. d.C.)26, a olle, come una a labbro

17 Tav. I.1: Dyson 1976, 27, fig. 3.CF37, tav. 54.1479.18 Tav. I.2: Dyson 1976, 57, fig. 14.16 IV40.19 Tav. I.3-4: Bats 1988, 192; Olcese 1993, 193, fig. 32.20. Per il tipo nella Valle del Liri v. Hay et al. 2013, 514-516, fig. 6.1.20 Tav. I.5: Dyson 1976, 28, fig. 3.CF40.21 Tav. I.6: pentola tipo 1 Dyson 1976, 54, fig. 12.16 IV 10.

22 Tav. I.7: v. Olcese 2003, 85-86, tav. XIV.1-6.23 Tav. I.8: v. Stanco 2001, 119, fig. 10.251.24 Tav. I.9: v. Stanco 2001, 115, fig. 8.57.25 Tav. II.1-7: Morel 1981. 26 Tav. II.9: Chiaramonte Treré 1984, 171, tav. 106.9 variante 1d.

Fig. 6. Piedimonte S. Germano, centro commerciale Le Grange: triente repubblicano e peso in piombo.

Fig. 7. Piedimonte S. Germano, centro commerciale Le Grange: materiali – Tav. I: ceramica comune e da fuoco (disegni N. Leone; elab. G. Murro).

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svasato, concavo all’interno per ricevere il coperchio, parte dell’ansa a nastro (seconda metà II sec. a.C.-età tiberiana)27, a boccalini di produzione locale (fig. 8).

A una produzione locale/regionale rimandano anche alcuni dolia, come uno con orlo piano arro-tondato esternamente di età traianea-tarda età anto-nina, forma già attestata a Interamna Lirenas28, olle da dispensa29 e contenitori per usi vari (bacini/mor-taria)30 (fig. 9). Ulteriore, seppur parziale, sostegno cronologico è la presenza in strato del già citato dato numismatico.

La presenza di carboni e di pochi frammenti os-sei, in associazione con un vaso miniaturistico in ver-nice nera, tre incensieri, due frammenti di un unico

esemplare di thymaterion con fusto decorato con una serie di dischi e un elemento in ferro, pertinente a uno strumento, forse uno spiedo, sono elementi indi-ziari di azioni rituali, purtroppo non puntualizzabili, avvenute in situ31 (fig. 10). Anche i già citati pesi da telaio32, stando a un’interpretazione in senso sacro delle evidenze rinvenute, devono essere qui interpre-tati come doni votivi33, con un valore più simbolico, e comunque intimamente legato alla sfera domestica femminile34, che squisitamente funzionale35.

Nello specifico potremmo leggere il tutto come un deposito36 legato a un voto propiziatorio o di ringra-ziamento, tracce di un rituale di tipo collettivo legato alla probabile presenza di una vicina sorgente, che i materiali inducono a datare in un momento di poco

Fig. 8. Piedimonte S. Germano, centro commerciale Le Grange: materiali – Tav. II: vernice nera e produzioni locali (disegni N. Leone; elab. G. Murro).

Fig. 9. Piedimonte S. Germano, centro commerciale Le Grange: materiali – Tavv. III-IV: dolia (sopra); olle, scodelle, bacini (sotto) (disegni N. Leone; elab. G. Murro).

27 Tav. II.10: Chiaramonte Treré 1984, 164, tav. 100.2.28 Tav. III.1: Celuzza 1985, 59, tav. 11, 2; Hay et al. 2012, 299, fig. 5.8.29 Tav. IV.1: olla Luni II, 513, tav. 267.9 gr. 21b variante I.30 Tav. IV.2-3: scodelle/bacini; Tav. IV.3: scodella/bacino con orlo estroflesso a tesa, ampia vasca a pareti ricurve (età medio-repubblicana), Stanco 2001, 113, fig. 8.24. Fig. IV.4: mortarium. 31 Tav. V.1: Morel 1981; Tav. V.2-4: incensieri. Tav. V.5: stru-mento in ferro; Tav. V. 6: thymaterion, Testa 1989. 32 Sulla funzione dei pesi da telaio v. Di Vita 1956, 40; Dotta 1989, 185.33 L’oggetto rientrerebbe nella tipologia di materiali definiti ex-

voto “par transformation” da Morel 1992, 221 ss., oggetti usati comunemente nella vita quotidiana e che, solo accidentalmente e in determinati contesti, assumono una funzione religiosa e cul-tuale. 34 Russo 1990, 256-257.35 Per un uso cultuale dei pesi da telaio v. Orlandini 1953; per un impiego pratico e conseguentemente religioso Comella 1986, 94.36 Si ringrazia l’amico Dott. G. Basciu, che ha permesso di prendere visione della sua tesi di dottorato “Il Santuario della Guastuglia a Gubbio. Archeologia del sacrificio”, Università di Perugia, relatore Prof. G.L. Grassigli.

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precedente alla piena romanizzazione della zona, nel quale le componenti culturali “indigene” sono anco-ra evidenti su un territorio caratterizzato da direttrici viarie che potremmo definire sostanzialmente ancora “preromane”, che vedono negli areali di Casinum, Aquinum, Interamna Lirenas e nei santuari connessi i principali poli di attrazione all’interno di una distri-buzione insediativa vicatim.

Giovanna Rita Bellini

Soprintendenza per i Beni Archeologici del [email protected]

ninetta leone

[email protected]

Giovanni MuRRo

[email protected]

SiMon luca tRiGona

Soprintendenza per i Beni Archeologici della [email protected]

Fig. 10. Piedimonte S. Germano, centro commerciale Le Grange: materiali – Tav. V: vernice nera, incensieri, thymiaterion (disegni e foto N. Leone; elab. G. Murro).

Abstract

This paper presents the goals of the “Ager di Aquinum – conoscere per tutelare” project, and the new project “Ager di Aquinum – una forma di valorizzazione integrata”, with a focus on the entire cul-tural landscape that was once controlled by the ancient city, whose primary goal is that of increasing and disseminating knowledge of the archaeological heritage of the ancient colony.The article also shows the GIS map of the database of archaeologi-cal fieldwork and research in southern Latium, and the results of excavations carried out at the site of Piedimonte San Germano - loc. Le Grange in 2012.

Bibliografia

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