Forme della riscrittura nel ‘Pasquino in estasi’ (2014)

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Pasquin, Lord of Satire, and his Disciples in 16th-Century Struggles for Religious and Political Reform / Pasquino, signore della satira, e la lotta dei suoi discepoli per la Riforma religiosa e politica nel Cinquecento, edited by / a cura di Chrysa Damianaki – Angelo Romano, London – Roma, The Warburg Institute – Edizioni di Storia e Letteratura, 2014 ISBN (stampa) 978-88-6372-647-3 (e-book) 978-88-6372-648-0 – www.storiaeletteratura.it DAVIDE DALMAS FORME DELLA RISCRITTURA NEL PASQUINO IN ESTASI Ogygius: Fas, si deieres te taciturum. Menedemus: Oh lapidi dixeris. O: Iam sunt et lapides hoc nomine infames, quod nihil celent. M: Muto igitur dico, si lapidi parum fidis. 1 Il più famoso viaggio in cielo della letteratura italiana del Cinquecento, quello di Astolfo sulla luna nel XXXIV canto dell’ Orlando furioso, avviene grazie al carro del profeta Elia, tirato da destrieri rossi «più che fiamma» e condotto dall’evangelista Giovanni: (…). Ma poi che ’l sol s’ebbe nel mar rinchiuso, e sopra lor levò la luna il corno, un carro apparecchiossi, ch’era ad uso d’andar scorrendo per quei cieli intorno: quel già ne le montagne di Giudea da’ mortali occhi Elia levato avea. Quattro destrier via più che fiamma rossi al giogo il santo evangelista aggiunse; e poi che con Astolfo rassettossi, e prese il freno, inverso il ciel li punse. Ruotando il carro, per l’aria levossi, e tosto in mezzo il fuoco eterno giunse; che ’l vecchio fe’ miracolosamente, 1 «Ogigio. Puoi, ma se giuri di tacere. Menedemo. Oh, sarò muto come un sasso. O. Ci sono sassi che si sono rovinati la reputazione proprio perché non sono capaci di tenersi niente. M. Allora fa conto che sia muto, se dei sassi non ti fidi», da Erasmo da Rotterdam, Peregrinatio religionis ergo, in Id., Colloquia, progetto editoriale e introduzione di Adriano Prosperi, edizione con testo a fronte a cura di Cecilia Asso, Torino, Einaudi, 2002, pp. 754- 755.

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Pasquin, Lord of Satire, and his Disciples in 16th-Century Struggles for Religious and Political Reform / Pasquino, signore della satira, e la lotta dei suoi discepoli per la Riforma religiosa e politica nel Cinquecento, edited by / a cura di Chrysa Damianaki – Angelo Romano, London – Roma, The Warburg Institute – Edizioni di Storia e Letteratura, 2014ISBN (stampa) 978-88-6372-647-3 (e-book) 978-88-6372-648-0 – www.storiaeletteratura.it

davide daLmas

forme deLLa riscrittura neL PASQUINO IN ESTASI

ogygius: fas, si deieres te taciturum.menedemus: oh lapidi dixeris.o: iam sunt et lapides hoc nomine infames, quod nihil celent.m: muto igitur dico, si lapidi parum fidis.1

il più famoso viaggio in cielo della letteratura italiana del cinquecento, quello di astolfo sulla luna nel XXXiV canto dell’Orlando furioso, avviene grazie al carro del profeta elia, tirato da destrieri rossi «più che fiamma» e condotto dall’evangelista giovanni:

(…). ma poi che ’l sol s’ebbe nel mar rinchiuso,e sopra lor levò la luna il corno,un carro apparecchiossi, ch’era ad usod’andar scorrendo per quei cieli intorno:quel già ne le montagne di giudeada’ mortali occhi elia levato avea.

quattro destrier via più che fiamma rossial giogo il santo evangelista aggiunse;e poi che con astolfo rassettossi,e prese il freno, inverso il ciel li punse. ruotando il carro, per l’aria levossi,e tosto in mezzo il fuoco eterno giunse;che ’l vecchio fe’ miracolosamente,

1 «ogigio. Puoi, ma se giuri di tacere. menedemo. oh, sarò muto come un sasso. o. ci sono sassi che si sono rovinati la reputazione proprio perché non sono capaci di tenersi niente. m. allora fa conto che sia muto, se dei sassi non ti fidi», da erasmo da rotterdam, Peregrinatio religionis ergo, in id., Colloquia, progetto editoriale e introduzione di adriano Prosperi, edizione con testo a fronte a cura di cecilia asso, torino, einaudi, 2002, pp. 754-755.

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che, mentre lo passar, non era ardente.(ottave 68-69)

circa dieci anni dopo l’edizione definitiva del poema di ariosto (1532), lo stesso carro di origine biblica (ii re 2: 11) sarà utilizzato per condurre in cielo Pasquino, «sottile investigator delle cose», che si sente investito del compito di «ridur gli huomini dal mal fare al ben fare, e massimamente i Principi»2, e che intende salirvi dopo aver dubitato «della provvidenza e giustizia di dio, vedendo gli uomini da bene sempre tribolati e mal trattati e i ribaldi pieni di prosperità», per darsi una ragione della differenza tra i santi venerati al presente rispetto alla loro vita, a cominciare da quella maria «che sta su per gli altari», adorna di oro, argento, collane e monili, che pare opposta a quella «che fu madre del signore», descritta dalla scrittura come umilissima e senza desiderio di guadagno.

si apre così il lungo dialogo con marforio del Pasquino in estasi di celio secondo curione, un testo che «ebbe un enorme successo, sia in italia, sia all’estero», con una diffusione tale da far parlare di «una sorta di “bestseller clandestino”, un libro che si ritrova in quasi tutti i processi che gli eterodossi italiani subiranno in questi decenni, dagli anni quaranta agli anni ottanta, e che circolava in ambienti intellettuali raffinati come quelli del carnesecchi, o tra gli artigiani e i soldati delle città»3. forse proprio un successo di questo tipo, clandestino e religioso, e la conseguente repressione, hanno contribuito alla durevole espulsione dell’opera dalla storia letteraria italiana notata già da albano biondi nella prima importante interpretazione moderna del testo4.

2 a proposito dell’insistenza sull’alta missione morale assegnata alla statua romana, e specificamente nei confronti di chi sta in alto, cfr. d. dalmas, Presentazione, in [celio secondo curione], Pasquillorum tomi duo, tomus primus, a cura di d. mevoli, manziana, Vecchiarelli, 2013, pp. 11-24.

3 s. Peyronel rambaldi, Celio Secondo Curione, in Fratelli d’Italia. Riformatori italiani nel Cinquecento, a cura di m. biagioni– m. duni – L. felici, torino, claudiana, 2011, pp. 35-44, a p. 38. L’unica monografia complessiva su curione è ancora quella di m. kutter, Celio Secondo Curione. Sein Leben und sein Werk (1503-1569), basel-stuttgart, helbing & Lichtenhahn, 1955.

4 a. biondi, Il ‘Pasquillus extaticus’ di Celio Secondo Curione nella vita religiosa della prima metà del Cinquecento, «bollettino della società di studi valdesi», Xci (1970), 128, pp. 29-38, ora in id., Umanisti, eretici, streghe. Saggi di storia moderna, a cura di m. donattini, modena, archivio storico, 2008, pp. 5-14, a p. 6. sugli studi curioniani a partire dalle ricerche di biondi, cfr. L. biasiori, Prima e dopo Biondi. Bilancio e prospettive della ricerca su Celio Secondo Curione (1503-1569), in Tra Rinascimento e Controriforma. Continuità di una ricerca. Atti della giornata di studi per Albano Biondi, Modena 23 settembre 2009, a cura di m. donattini, Verona, quiedit, 2012, pp. 139-162.

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almeno fino a tempi recenti la cancellazione è avvenuta anche dagli studi su un settore non centrale del canone letterario come è quello degli scritti pasquineschi.

oltre ai dati più evidenti – opera di propaganda protestante, scritta da un umanista piemontese esule a Losanna e basilea che scrisse soprattutto in latino – anche la poco chiara situazione testuale può aver contribuito a que-sto silenzio degli storici della letteratura. se Pasquino, osservando con un primo colpo d’occhio dall’alto il cielo dei papi, ritiene che abbia la forma di un «labirinto», un vero e proprio labirinto risulta anche l’insieme di questi colloqui sull’aldilà, che costituiscono un sistema complesso e multilingue. non facilmente delineabile appare il rapporto tra le diverse redazioni e edizioni in latino e in italiano che possono essere ricondotte a curione (ma il suo nome non compare mai nelle edizioni in italiano), e bisogna dare un giusto peso alle traduzioni, alle rielaborazioni, ai continui aggiustamenti alle situazioni storico-religiose in mutamento5, e quindi al possibile intervento di altri operatori oltre a curione, come francesco maria strozzi6 e i traduttori francesi, inglesi, tedeschi e olandesi; e possiamo immaginare qualche spazio d’azione anche per i tipografi coinvolti.7

5 cfr. c. Lastraioli, La traduzione francese del ‘Pasquino in estasi’ di Celio Secondo Curione, in Dynamic Translations in the European Renaissance. La traduzione del moderno nel Cinquecento europeo. Atti del convegno internazionale, Università di Groningen 21-22 ottobre 2010, a cura di P. bossier – h. hendrix – P. Procaccioli, manziana, Vecchiarelli, 2011, pp. 271-299; L. Panizza, Pasquino and his Pasquinades Turned Protestant. Celio Secondo Curione’s ‘Pasquinus ecstaticus’ of 1544, in Renaissance Letters and Learning. In memoriam Giovanni Aquilecchia, edited by d. knox – n. ordine, London – torino, the warburg institute-aragno, 2012, pp. 181-196. rimando anche alle pagine di silvana seidel menchi nel classico Erasmo in Italia sulla suggestiva figura di pre Valerio alias aurelio cicuta, al quale fu requi-sita in corsica una parziale traduzione dal latino del Pasquillus ecstaticus (s. seidel menchi, Erasmo in Italia. 1520-1580, torino, bollati boringhieri, 1987, pp. 240-269).

6 «nella primavera del 1546 a Venezia prese invece a circolare il Pasquino in estasi nuovo et molto più pieno ch’el primo, “libro di pessima conditione et pestifero”, come lo definì il nunzio della casa, che in primo tempo credette d’averne individuato l’autore in francesco maria strozzi, frate fiorentino apostata. ben presto fu accertato che lo strozzi era soltanto il traduttore e la questione venne messa a tacere, anche per l’intervento di cosimo de’ medici a favore del suo suddito» (silvano cavazza, Libri in volgare e propaganda eterodossa: Venezia 1543-1547, in Libri, idee e sentimenti religiosi nel Cinquecento italiano. Atti del convegno dell’Istituto di studi Rinascimentali di Ferrara, 3-5 aprile 1985, presentazione di a. Prosperi e a. biondi, modena, Panini, 1987, pp. 9-28, a p. 15).

7 il punto di riferimento per la bibliografia di e su curione è curato da chiara Lastraioli e disponibile in rete: http://www.nuovorinascimento.org/cinquecento/curione.pdf; ma si veda ora [celio secondo curione], Pasquillorum tomi duo, pp. 41-48.

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questo corpus di testi pasquineschi estatici rientra quindi pienamente, anche per questa via, nella dialettica tra anonimato, pseudonimia, paternità autoriale singola e collettiva propria di tutta la produzione letteraria lega-ta a Pasquino. di certo, però, si situa in un punto particolare della storia della statua parlante, che da una ventina d’anni aveva iniziato a spingersi fuori di roma, e ad entrare direttamente negli scontri politici e confessio-nali europei8; e si colloca in un periodo preciso della traiettoria di celio secondo curione: tra l’ultima fase italiana (che emerge in modo vistoso dal dialogo, a partire dal momento dell’estasi che avviene presso il colosseo, ma soprattutto grazie alla presenza, importante a molti livelli, di Venezia) e la prima attività nella nuova realtà delle città svizzere. L’attività pasquine-sca di curione si sviluppa infatti soprattutto nel periodo di Losanna, dove arriva dopo la fuga, nel 1542, e prima dell’approdo definitivo a basilea nel 1546. L’apice di questo lavorio è raggiunto probabilmente proprio nell’anno mediano di questa permanenza, nel 1544, con diverse edizioni del proprio contributo personale alla scrittura in nome di Pasquino e con la raccolta dei Pasquillorum tomi duo. tra l’altro, proprio in quegli anni a Losanna, le possibilità propagandistiche e didattiche del genere dialogico su argomenti oltremondani erano esplorate anche dal riformatore della città Pierre Viret, che nel 1544 pubblicava i tre volumi delle Disputations chrétiennes (intro-dotte da una lettera di calvino) e poco dopo i Dialogues du désordre qui est à présent au monde (1545).9

all’interno di questo sistema complesso, intendo qui concentrarmi sul rap-porto tra le due redazioni italiane: il breve Pasquino in estasi. Ragionamento di Marforio e di Pasquino10, e l’assai più ampio Pasquino in estasi nuovo e molto

8 cfr. c. Lastraioli, Pasquillus exul: note sulla diffusione di testi e temi pasquineschi al di là delle Alpi, in Ex marmore. Pasquini, pasquinisti, pasquinate nell’Europa moderna. Atti del Colloquio internazionale Lecce-Otranto, 17-19 novembre 2005, a cura di c. damianaki – P. Procaccioli – a. romano, manziana, Vecchiarelli, 2006, pp. 461-475.

9 non pochi sono i tratti comuni tra le Disputations e il Pasquino, a partire dall’obiettivo polemico principale, ossia la teologia papistica dell’aldilà. anche l’epistola introduttiva di calvino, che loda la capacità di insegnare divertendo potrebbe essere adatta sia ai dialoghi di Viret sia a quelli di curione. Per diversi motivi il corpus pasquinesco di curione segna anche la sua maggiore vicinanza alle istanze di calvino, prima delle notevoli divergenze che li allontane-ranno: cfr. d. dalmas, Calvino e Curione, in Calvin insolite. Actes du colloque de Florence (12-14 mars 2009), études réunies par f. giacone, Paris, classiques garnier, 2013, pp. 359-371.

10 cito dall’esemplare della british Library, segn.: 1080.h.22.(1.), rilegato in miscellanea che reca il titolo generico di Tracts, interessante per avere un’idea dell’accoglienza del testo: nel volume, il Pasquino è seguito infatti da Diporto de’ viandanti nel quale si leggono Facetie, Motti e Burle raccolte da diversi e gravi autori, e accresciuto di molt’altre da Christoforo Zabata, in trivigi, appresso fabrizio zanetti, mdc; Le Lunatique a M. Guillaume, mdcV; Aggiun-

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più pieno che ’l primo, insieme col viaggio de l’inferno. Aggiunte le propositio-ni del medesimo da disputare nel Concilio di Trento. della prima redazione, che si presenta come stampata a roma, senza indicazioni di autore né di editore, si avevano da tempo notizie ma si credeva perduta. qualche anno fa ebbi la fortuna di individuarne un esemplare alla british Library; sono in seguito stati individuati altri esemplari e manoscritti, e se ne annuncia ora un’edizione critica11. il saggio preliminare di cordibella e Prandi a questa edizione inizia a portare maggior luce all’interno dell’intero labirinto testuale del corpus pasquiniano di curione. in questa sede importa innanzitutto l’at-tribuzione a Venezia non solo dell’immediata diffusione del primo Pasquino italiano ma anche della stampa, grazie tra l’altro all’«analisi della filigrana, che permette di individuare in salò il luogo di fabbricazione della carta e il ’43 come anno: il che restringerebbe, (…) a gennaio il momento dell’uscita dai torchi»12. curione era già a Losanna e quindi il primo Pasquino italiano sarebbe stato stampato a Venezia, senza il controllo diretto dall’autore, a par-tire da un testo latino, che viene identificato nel Pasquilli extatici, seu nuper e coelo reversi, de rebus partim superis, partim inter homines in Christiana religione passim hodie controversis, cum Marphorio colloquium, la cui stesura, se non la stampa, viene retrodatata al 1542.13

a questo punto dei lavori, l’accostamento dei soli testi italiani a partire da singoli esemplari è sicuramente parziale; ma permette immediatamente un confronto tra i due strati estremi del complesso sistema nelle versioni che potevano avere la più ampia diffusione sociale e culturale nella penisola ita-liana. il primo Pasquino in estasi si colloca infatti all’inizio delle operazioni di riscrittura e rifacimento, e presenta il dialogo nella sua forma più breve, mentre il Pasquino in estasi nuovo e molto più pieno che ’l primo accoglie diverso altro materiale, comprese le proposte di Pasquino da discutere nel concilio di trento e la narrazione di un altro viaggio eccezionale, all’in-ferno, che completa anche per Pasquino il dittico lucianesco composto da Icaromenippo e Menippo o la negromanzia.

ta a’ Ragguagli di Parnaso di traiano boccalini Intitolata Parte terza di girolamo briani, dedica a don Luigi d’este, Venezia, guerigli, 1618.[a1r]: PasqVino | in estasi.a2r: ragionamento di | marforio, e di Pasqvino.c. 47v: stamPata in roma | a instantia di mio | PasqVino.8°; 47 cc. numerate.

11 g. cordibella-s. Prandi, Preliminari per l’edizione critica del ‘Pasquino in estasi’ di Celio Secondo Curione (prima redazione), «Lettere italiane», LXiV (2012), 3, pp. 345-371.

12 Ibidem, p. 351.13 Ibidem, p. 354.

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si propongono qui alcuni esempi in grado di evidenziare i tipi di differen-ze più significativi tra queste due redazioni italiane; differenze che implicano sia questioni di ordine storico-politico e religioso sia di ordine letterario e sti-listico. Le due redazioni sono infatti strettamente legate, ma la seconda non si limita a riprendere in blocco la prima con correzioni e aggiunte di nuovo materiale. si tratta invece di una revisione più complessa, che fornisce anche qualche spunto per un’interpretazione più generale del corpus.

inoltre, come già albano biondi aveva indicato, del Pasquino nuovo esi-stono due edizioni, che indicherò con le lettere a e b, molto simili, con la seconda che riproduce la prima «eliminandone gli errori, con una partico-lare attenzione alla stabilità ortografica»14. dal confronto di due esemplari delle due edizioni risulta confermata la tendenza all’intervento ortografico (e ad un’ampia revisione dell’interpunzione), ma la contabilità degli errori e delle correzioni non sembra così univoca. ho creduto dunque opportuno, nelle trascrizioni, seguire criteri altamente conservativi15 e offrire un saggio delle differenze tra le due edizioni16.

come visto in apertura, Pasquino arriva al cielo viaggiando sul carro di elia; la sua guida non è però l’evangelista giovanni, come per astolfo, ma un angelo chiamato hieruscatanael, evocato grazie ad un rito rintracciato in un monastero di certosini, che viene descritto come ricco non di silenzio e preghiera ma di rumore e discordia. anche questo particolare può ricordare l’Orlando Furioso, in particolare il canto XiV dove l’angelo michele cerca il silenzio nei monasteri ma non lo trova; e vi trova invece la discordia, che pensava di dover andare a cercare nell’inferno.

ampia ed efficace, con puntuali reminiscenze erasmiane17, è la narrazione che Pasquino fa al suo interlocutore marforio del rituale per ottenere l’estasi, che avviene a roma vicino al colosseo18, e successivamente dell’apparizione

14 biondi, Il ‘Pasquillus extaticus’ di Celio Secondo Curione nella vita religiosa della prima metà del Cinquecento, p. 14.

15 È stata distinta u da v; il grafema β è stato reso con ss; ad e congiunzione è stato tolto l’accento; e sono state sciolte le abbreviazioni.

16 tutte le citazioni si attengono al testo di a, mentre le varianti di b, anche minime, sono registrate in apparato. una descrizione sommaria dei due esemplari che ho consultato è in appendice di questo saggio.

17 Per i rapporti con erasmo (e non solo) sono fondamentali gli studi di Luca d’ascia, in particolare Poetica del riso e grottesco escatologico in Erasmo e Curione, e Celio Secondo Curio-ne, erasmista o antierasmista?, ora entrambi in L. d’ascia, Frontiere. Erasmo da Rotterdam, Celio Secondo Curione, Giordano Bruno, bologna, Pendragon, 2003, pp. 121-144 e 145-170.

18 «tra le mani di molti lettori, nell’italia di quegli anni quaranta, circolava una visione del popolarissimo Pasquino. era una visione organizzata con ingredienti magici e filtri clas-

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dell’angelo e dell’inizio del doppio viaggio celeste. La prima scoperta di Pasquino asceso, infatti, è che non esiste un solo cielo, ma due, e che il cielo dei Papi si trova agli antipodi rispetto al cielo del signore.

qui appresso al coliseo è una grotta ne le rovine: che non credo, che altri la sap-pia: bella, lavorata a stucco, et19 con meravigliose dipinture, che ancora ci restano20. quivi io mi riduco, et21 porto meco la mia stuora, il cappuccio, l’oglio santo, la stola, la creta, il buol erminio22, il profumo di storace belzonio23, et lodando. et24 accon-cie tutte le cose, et25 letta la scongiuratione26. mi distendo per dormire, et27 subito in un profondissimo sonno mi sommergo, simile a quello de i letargici28. quivi mi cominciò a parere29 ch’el30 cielo e la terra andassero sotto sopra, et31 che ogni cosa tornasse ne l’antico caos32. perdei la memoria di modo, che non sapevo piu33 d’esser Pasquino34. pareva che io havesi35 bevuto opio, & mentre36 che cosi mi giva il cer-vello atorno37: vedo di lontano venir volando un gran fuoco, molto fiameggiando, et38 scintillando39. egli era de la forma de le molte imprension40 di fuoco: di che

sicheggianti, nello scenario di una struttura antica (forse la “domus aurea” di nerone).» (a. Prosperi, L’ eresia del Libro Grande. Storia di Giorgio Siculo e della sua setta, milano, feltrinelli, 2000, p. 105).

19 et ] b &20 restano.] b restano:21 riduco, et] b riduco &22 buol erminio] b buolerminio. si tratta del bolarmenico (o bolo d’armenia). L’uso

del minerale rossiccio, nel contesto di una burla ai danni di un presunto esorcista, nella quale compare anche «il ricorso al Vangelo di giovanni come strumento magico (…), tema comune alla fictio erasmiana e a quella di curione» (d’ascia, Frontiere, p. 133), è presente nell’Exorcismus sive spectrum dei Colloquia di erasmo.

23 belzonio] b belzovino24 et lodando. et] b & lodanavo, &25 et letta] b & letta26 scongiuratione.] b scongiuratione,27 et subito] b & subito28 letargici.] b letargici;29 parere] b parere,30 ch’el cielo] b che’l cielo,31 et che] b & che32 caos.] b caos,33 piu] b più34 Pasquino. pareva] b Pasquino: pareva,35 havesi] b havessi36 mentre] b mentre,37 atorno] b a torno38 fiammeggiando, et] b fiamegiando, &39 scintillando.] b scintillando,40 imprension] b impresioni

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parla aristotele41 ne la meteora42. ma il suo movimento era come de le rocchette et de raggi et43 de le girandole del castello, quando si rammemora l’infelice di44, de la creation del Papa. poi ch’egli45 mi si fu appressato, ei mi spanse d’intorno, sten-dendo i raggi suoi, nel modo46 che si dipinge il sole47. nel mezzo haveva un’huomo in una veste candida: il qual mi domandò quello, che io volevo. quivi48 io riscosso da la novità de la cosa, et49 da la paura tornando alquanto in me50, cosi con fatica risposi, chi sei tu51 signore. esso disse che era hieruscatanael, sopra le vere et52 le sacre visioni: & se io volevo cosa alcuna, che domandassi53. all’hora io il meglio54 che posso, gli narro la cagione di questo mio esser venuto a lui: domandandoli perdono de la mia presontione55: havendo io mortale havuto ardire, di comandare a uno immortale, affermando56 esser per giovare a tutto’l mondo, se Pasquino sottile investigator de le cose, entrasse a vedere il cielo57, gli piacque il mio parlare58. et io da questo presi un poco d’animo, tanto piu ch’ei59 mi si mostrò subito con un volto tutto allegro60. esso mi domanda, in qual cielo voglio andare, affermandomi esserne due61. in uno de quali è asceso christo, partendosi dal mondo, dal quale discenderà accompagnato da gli angeli, a giudicare il mondo62. l’altro è stato dipoi63 fabricato per man de Papi, e d’huomini, che havevano poca architettura64. io udendo questo presi gran piacere, vedendomi dinanzi il modo, di65 potermi chiarir de la verità.

41 aristotele] b aristotile42 meteora.] b meteora;43 et de raggi et] b, & de raggi, &44 di] b dì45 Papa. poi ch’egli] b Papa: poich’è gli46 nel modo] b nel modo,47 sole.] b sole;48 che io volevo. quivi] b che io volevo quivi,49 et da] b & da50 me] b mè51 tu signore. esso disse che] b tù signore? esso disse, che52 vere et] b vere, &53 domandassi.] b domandassi;54 meglio] b meglio,55 presontione:] b presontione,56 affermando] b affermando,57 cielo,] b cielo;58 parlare. et io da questo] b parlare: & io da questo,59 piu ch’ei] b più, che ei60 allegro.] b allegro;61 due.] b due;62 mondo.] b mondo;63 dipoi] b di poi64 architettura. io] b architettura: io65 il modo, di] b il modo di

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et66 pregai l’angelo, che se possibil fusse, me li facesse vedere ambedue, et67 ei me le68 promisse: all’hora quella fiamma ch’el69 circondava, si converti70 in forma d’un carro, simile a quello, che portò via helia: sopra’l quale sedè l’angelo71: & poi me gli fece sedere allato72. ascesi che fummo, il carro ci portò per l’aria infino al globo de l’elemento del fuoco, quivi mutando carro, seguimmo il nostro viaggio, et gia73 appressandoci al globo de la luna, l’angelo74 dice, non voler passar piu in su, et volge le briglie verso settentrione75, scostandoci molto dal sole. io76 gli dico, dove andiam noi signore?77 esso mi rispose: al cielo de Papi78: che è in questa parte. perciò79 che il cielo del signore è a l’oriente meridionale80, che è la piu81 alta parte del cielo: si come questa è la piu bassa82. & questa stà dirimpetto a quella83: si come gli antipodi stanno a la vostra terra, di maniera che sono dirittamente opposti, & cosi parlando, io veggo di lontano una città tanto grande, che pareva che Venetia, constantinopoli84, roma, il cairo, & Parigi, fussero unite insieme85. la forma sua era86 come di labirinto87. ella ascendendo, come lumaca, faceva nuovi cori, nuove piazze, & nuove contrade: & ne la cima haveva una grandissima roccha: & stando di fuori della città, ella si vedeva tutta, & si sarebbon potute numerare tutte le sue contrade88: ma non si poteva89 veder persona90. & questo perché tutte le contrade,

66 verità. et] b verità; &67 et ei] b & ei68 le promisse:] b lo promisse;69 ch’el] b che’l70 converti] b convertì71 angelo] b angelo72 allato] b al lato73 et gia] b & già74 de la luna, l’angelo] b della Luna l’angelo75 piu in su, et volge le briglie verso settentrione] b più in sù, & volgendo le briglie verso

settentrione76 sole. io] b sole; io77 signore] b signore78 de Papi:] b de’ Papi;79 parte. perciò] b parte, perciò,80 meridionale] b meridionale81 piu] b più82 bassa.] b bassa:83 quella:] b quella;84 constantinopoli] b costantinopoli85 insieme.] b insieme,86 era] b era,87 labirinto.] b laberinto,88 contrade:] b contrade;89 non si poteva] b non poteva90 persona.] b persona,

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& tutte le piazze erano circondate da muri altissimi91 che vietavano il vedere92. ma le mura de la città erano molto piene di torri, & ciascuna torre haveva la sua porta, fatta con una si meravigliosa arte, che non c’è labirinto93 alcuno, che a lor si possa agguagliare. vidi entrare94 & uscire per queste porte molti spiriti, i quai sanno l’intrico di esse.95

ad una rapida osservazione con domanda di marforio:

tu mi dipingi una colombara, piu96 tosto che un cielo Pasquino97. ma che faccende sono quelle di quei spiriti?

Pasquino risponde:

quando andavano dentro, ne andavan carichi di suppliche, di rosari, di corone, di cera, d’oglio98, d’incenso99, d’oro, d’argento, di collane, di pietre preciose. quan-do100 uscivan fuori, ne venivan carichi di pace, di guerra, di piove, di grandine, di venti, & d’altre101 simil cose, domandate di havere, o102 di non havere da la pazzia humana.103

insomma, Pasquino, trovato il metodo di andare in estasi in un conven-to pieno di discordia (come michele nel canto XiV dell’Orlando furioso), asceso oltre la sfera del fuoco sopra il carro di elia (come astolfo nel canto XXXiV), si trova di fronte allo spettacolo di tutte le cose che la «pazzia umana» desidera possedere o sfuggire, mentre astolfo trovava lassù tutto ciò che qui si perde. non mancano insomma notevoli vicinanze, eppure il discorso appare assai diverso. nel dispiegarsi dei dialoghi tra Pasquino e marforio, infatti, si depotenzia la straordinaria ambiguità del discorso luna-re di ariosto (e di testi come i Colloqui o l’Elogio della follia di erasmo), che viene messa a dura prova dalle esigenze di un testo da combattimento, di un «pamphlet di battagliera propaganda»104. il cielo papistico visto da Pasquino

91 altissimi] b altissimi,92 vedere.] b vedere;93 labirinto] b laberinto94 entrare] b entrare,95 a, cc. [16]r-[17]v; b, pp. 33-37.96 piu tosto] b più tosto,97 Pasquino.] b Pasquino,98 d’oglio] b di oglio99 d’incenso] b d’iucenso100 quando] b quando101 d’altre] b di altre102 o di non] b ò di non103 a, cc. [17]v-[18]r; b, p. 37.104 biondi, Il ‘Pasquillus extaticus’, p. 14.

forme deLLa riscrittura neL PASQUINO IN ESTASI 71

appare inizialmente come il negativo del mondo lunare di astolfo: non la trasformazione in immagini corporee delle mancanze, dei fallimenti e dei sogni vani degli uomini, ma una reduplicazione amplificata degli inganni di alcuni uomini, precisamente individuati. nel brano appena citato si dice che il cielo ‘falso’ è stato «fabricato per man de’ Papi e d’huomini che haveva-no poca architettura», portando alle estreme conseguenze spunti polemici erasmiani. criticando i formalismi minuziosi delle regole monastiche e l’orgoglio per i nomi degli ordini (con un elenco prontamente moltiplicato e anche bassamente satireggiato nel Pasquino in estasi), erasmo arrivava a dare la parola a cristo che interrompeva le vane vanterie: «costoro che vogliono sembrare più santi perfino di me possono (…) farsi costruire un nuovo cielo da chi ha introdotto le meschine tradizioni da loro anteposte ai miei precetti.»105 questo auspicio umoristico è ormai realtà pienamente e detta-gliatamente realizzata nel «cielo papistico» del Pasquino in estasi (e la «poca architettura» denunciata da Pasquino assume un tono più pungente se si pensa che nel Simia di andrea guarna il costruttore del «nuovo Paradiso» era donato bramante)106.

ampliando suggestioni della tradizione spudogheloion, in particolare derivati dalla ormai lunga ripresa europea di Luciano107, da Pontano e alberti fino a erasmo e ariosto, curione era in grado di costuire ancora una volta, grazie a Pasquino, un mondo letterario capace di rovesciare quello ter-reno e di evidenziare la relatività dei punti di vista umani; allo stesso tempo, però, precisando e semplificando il bersaglio satirico, intendeva portare un attacco più univoco contro una precisa realtà. L’univocità del bersaglio pole-mico, il contatto spesso diretto con la storia contemporanea (nel Pasquino in estasi appaiono anche molti nomi propri non satiricamente deformati o travestiti classicamente), l’assenza di cautele e di forme di ritrattazione (come in erasmo ed ariosto, per non citare i virtuosismi palinodistici di ortensio Lando) non spingono però il Pasquino in estasi del tutto fuori dall’ambito

105 erasmo da rotterdam, Elogio della follia, traduzione e note di L. d’ascia, milano, rizzoli, 1989, p. 201.

106 L. d’ascia – s. simoncini, Il ‘Simia’ di Andrea Guarna e lo ‘Julius exclusus’ di Erasmo: elementi per un confronto, in Il Rinascimento italiano di fronte alla Riforma: letteratura e arte. Atti del Colloquio internazionale di Londra, 30-31 gennaio 2004, a cura di c. damianaki – P. Procaccioli – a. romano, manziana, Vecchiarelli editore, 2005, pp. 35-36.

107 tra gli studi più recenti, si segnalano Lucian vivus et redivivus, a cura di c. Ligota – L. Panizza, London – torino, the warburg institute-nino aragno editore, 2007; L. geri, A colloquio con Luciano di Samosata. Leon Battista Alberti, Giovanni Pontano ed Erasmo da Rotterdam, roma, bulzoni, 2011.

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serio-ludico fino a fargli abbracciare definitivamente quello della prosa mili-tante e catechetica.

una parola già citata può servire come emblema di questa dialettica instabile tra generi serio-comici e militanza polemico-catechetica. il «labi-rinto» del Pasquino in estasi nuovo era in precedenza una «babilonia». in questo punto, il nuovo Pasquino propone quindi un colpo d’occhio iniziale di minore evidenza polemica immediata: il cielo dei papi ha la forma di un labirinto e non della babilonia apocalittica, chiaro riferimento alla chiesa di roma nella polemica protestante.108

questa minima trasformazione può essere citata come esempio della prima tra le quattro principali tipologie di riscrittura. accostando le due redazioni si notano infatti:1) interi passi della prima redazione che sono (a volte lungamente) ripresi

nella seconda, ma con puntuali cambiamenti – a volte anche significativi – di singole parole;

2) aggiunte pure e semplici;3) spostamenti di intere porzioni di testo, che naturalmente trascinano con

sé una serie di trasformazioni puntuali per armonizzarli al nuovo conte-sto (è a causa di questi spostamenti che la complessiva struttura del cielo papistico risulta diversa nelle due redazioni);

ed infine i casi forse più interessanti:4) le riscritture complete, che in parte riprendono, in parte correggono e

in parte aggiungono, creando una secondo testo originato dal primo ma anche largamente indipendente.

il primo e il secondo tipo di intervento sul testo si possono notare, ad esempio, quando il dialogo si sofferma sulla figura dell’anticristo, che è legata alla seconda redazione e non alla prima. della prima tipologia possiamo in questo caso notare due applicazioni diverse: si tratta infatti di un’ampia sezione sostanzialmente ripresa dalla prima redazione, ma con due interventi puntuali: prima la riscrittura di una frase con implicazioni soltanto stilistiche, poi una rapida aggiunta che amplia e precisa il fronte d’azione della riforma.

108 Per un esempio curioniano: pubblicando Le otto dife(n)sioni del Vergerio vescovo di Capodistria [basilea, giacomo Parco, 1550], curione vi premette una lettera dedicatoria «ai fratelli d’italia» (datata 1 gennaio 1550) che inizia così: «havendo la potente mano di dio liberato il Vergerio dalle fortissime catene, le quali un tempo di lungo lo haveano tenuto legato dentro delle abhominationi di babilonia, egli è bramosamente corso ad unirsi con le chiese nostre, dalle quali con grande allegrezza è stato raccolto.»

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marforio, che ancora crede nei santi in virtù di supposti miracoli, chie-de a Pasquino come è possibile capire se l’anticristo è presente. Pasquino risponde:

P. Per i segni, che ci ha insegnati christo e per quel detto de l’evangelio. «quando vederete l’abominatione star nel tempio di dio.»109

m. che vuol perciò dir questo?

P. Vuol dire; che quando vederemo nel loco, ove dio solo si debbe adorare, essere adorati altri dei: quello è il tempo de l’antichristo, è l’abominatione. Perciò che qual cosa può esser più contra christo che scacciar christo del suo tempio, e mettervi altri in luogo suo, a i quali sia attribuito il far miracoli, e tante altre belle prodezze? perché ti muovon tanto questi miracoli? non sai tu; che dove sono più spessi, è segno di minor fede? & ordinariamente questi sono segni di destruttion di republiche, e rovine di città, & altre cose. impero che questi dei, vedendo l’al-tissimo dio adirato, per la guasta religione, e voler del tutto rovinar la republica mondana; essi, accio che’l mondo non si risenta, lo tengon legato con questi mira-coli a i quali esso corre per ultimo rifugio ne le sue tribolationi. così fu di baal nel vecchio testamento che quanto più il signore per quella adoratione si adirava per i Profeti; tanto più i miracoli moltiplicavano. e si vede, che hebber più forza allhora i miracoli di baal, che le parole del signore dette per i Profeti. di maniera che perfino a la cattività di babilonia, i giudei per il timore, e religione de i miracoli; non si sapevano spiccare da la adoration di baal: anzi, qualche volta dicevano, le lor miserie causarsi, perché havevano lasciato di adorarlo. come si vede nel primo di esra, ove dice. «Poi che noi lasciammo di adorare la regina del cielo; tutti questi mali ci son venuti adosso.»110 e perché tu sappi; non nuocono questi dei se non a chi lor crede, che se potessero nuocere a chi gli sprezza; haverebbon già rovinato tutta l’alamagna; dove parte ne hanno abbrusciati, parte gittati ne le androne.111

così nella prima versione. La seconda redazione è all’inizio sostanzial-mente uguale, poi comincia a differenziarsi a proposito dell’inganno dei miracoli che tengono legate (o «incapestrate») le genti, come pecore:

(…) imperò che questi dei112, vedendo l’altissimo dio adirato, per la guasta religio-ne, et113 voler del tutto rovinar la mondana republica114, a ciò che le genti non si

109 matteo 24:15 e marco 13-14, che rinviano a daniele 11:31 (cfr. anche 9:27).110 geremia 44:18. La regina del cielo è astarte (‘istar per i babilonesi), dea della fecon-

dità, particolarmente importante presso i cananei. nelle due versioni ‘più piene’, infatti, al posto di esdra è citato appunto geremia: a, c. 8v; b, p. 17.

111 Pasquino in estasi, cc. 6v-7r. oltre ai criteri citati alla n. 15, nelle citazioni dal primo Pasquino ho aggiunto l’accento su è, più, perché, città, cattività.

112 dei] b dei113 religione, et] b relig. &114 republica] b rep.

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ravegghino, le tengono incapestrate con questi miracoli, a i quali, come pecore115, corrono per ultimo rifugio ne le lor tribolationi.116

nel finale, poi, alla germania della prima redazione si aggiungono gli svizzeri; e l’iconoclastia non è più indicata esclusivamente come l’azione necessaria per affermare il culto dovuto a dio soltanto, ma è anche conside-rata, civilmente, come modo per adoperare meglio le ricchezze.

e perche tu sappi, questi dei117 non nuocono, se non a quelli, che a lor credono. ma a chi gli sprezza, non possono far male alcuno118. che se potessero, gia havrebbon119 disfatto tutta l’alemagna, et120 tutte le terre de svizzeri, i quali hanno destrutti questi dei121, & hanno i lor precij in miglior uso mutati.122

a questo punto possiamo notare anche il primo esempio della seconda tipologia: nel Pasquino più pieno sono infatti aggiunte importanti specificazio-ni sull’identificazione dell’anticristo col papa, assenti nella prima redazione:

m. Poi che123 tu di, che adesso regna l’antichristo: mi potrestù124 mostrar chi egli sia? P. io posso ben dirtelo: se tu puoi, et125 se vuoi udirlo. m. io posso, et126 mi muoio di voglia di udirlo. P. antichristo è cosi detto da l’effetto, perché127 egli è contra christo. ma il nome del regno, col quale, come fausto et128 paterno ei cuopre l’infausto nome di antechristo: acciò che piu129 sicuramente ei possa divorare, et130 assassinare le pecore di christo, questo nome è chiamato, numero131 de l’huomo, dal Profeta del nuovo testamento132. m. io adesso t’intendo meno, che prima. P. non hai tu letto ne l’apocalipsi del carattere, & del nome de la bestia, et133 del

115 quali, come pecore,] b quali come pecore116 a, c. [8]r; b, pp. 16-17.117 dei] b dei118 alcuno.] b alcuno,119 gia havrebbon] b già haverebbon120 et tutte] b & tutte121 dei] b dei122 a, c. [8]v; b, p. 17.123 Poi che] b Poiche124 potrestù] b potrestu125 et se vuoi] b & se vuoi126 posso, et] b posso &127 l’effetto, perché] b l’effetto, perche128 fausto et] b fausto, &129 piu] b più130 et assassinare] b & assassinare131 numero] b numero132 apocalisse 13:18.133 et del] b & del

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numero de l’huomo? m. io ho134 qualche volta udito de le persone contrastar sopra quel loco135, et136 sopra quella meretrice vestita di scarlatto137, & ebbra del sangue de santi138: la qual chiamavano grande, et139 dicevano, ch’ella140 haveva in mano un calice d’oro141 pieno di non so142 che abominatione, et143 libidine sua: et144 se ben mi ricorda, la chiamavano ancor babilonia145, madre de le fornicationi de la terra146. ma perché147 io non udi148 il principio de la disputa149: non potei intendere, qual si fusse quella meretrice. P. tutto questo, che tu hai detto150, s’aspetta a l’antichristo, et151 al regno suo152. le quai cose tu intenderai chiaramente153, quando ti havero154 dichiarato il nome, col quale quel scelerato non fa155 altro che vendersi al mondo. ma tu a questo attendi. m. io son qui156 tutto. P. il carattere del suo nome è Pa157. il numero è PPaa. et158 il nome si fa, col metter ciascuna di quelle lettere nel mezzo de le due compagne. imperò che, come dicono i Pitagorici, il numero de l’huomo è binario. il che mostra chiaro, nel nome contenersi due sole lettere, come tu hai veduto nel numero. et se ben ciascuna di quelle lettere è due volte formata, non sono però più di due figure di lettere, et159 due sillabe. la intendi tu ancora, o no?160

134 io ho] b io hò135 sempre apocalisse 13:18, ma cfr. tutto il capitolo 13 sulla bestia che sale dal mare.136 loco, et] b loco, &137 scarlatto,] b scarlato138 santi] b santi139 grande, et] b grande &140 dicevano, ch’ella] b dicevano che ella141 d’oro] b d’oro,142 so] b sò143 abominatione, et] b abominatione &144 et se ben] b & se ben145 babilonia,] b babilonia146 apocalisse 17: 3-6.147 perché] b perche148 udi] b udì149 disputa:] b disputa,150 detto,] b detto151 et al regno] b & al regno152 suo.] b suo,153 chiaramente,] b chiaramente154 havero] b haverò155 fa] b fà156 qui] b quì157 nome è Pa.] b nome, è Pa.158 PPaa. et] b PPaa &159 et due sillabe] b & due sillabe160 no] b nò

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m. L’intendo benissimo. perciò161 che questo nome, et162 questi caratteri spesso mi vengono avanti in iure canonico163. ma guardati, di non cercare164, di saper troppo Pasquino. meglio faresti, a creder semplicemente, come fo165 io, havendomelo inse-gnato un valente frate.166

questo «creder semplicemente», che sarà presto ridicolizzato e condan-nato, può essere citato come un esempio, tra i molti possibili, di una precisa – e radicalizzata – derivazione erasmiana. come la motivazione del viaggio di Pasquino (il contrasto tra i ricchi santi venerati nel mondo e la semplicità e la povertà della loro vita passata) poteva avere un antecedente nell’Apo-theosis Capnionis dei Colloquia167, così questa colpevole ‘semplicità’ deriva probabilmente dalla ben più ambigua equivalenza tra semplicità e ignoranza (e tra cristianesimo e follia) nell’Elogio della follia.

un secondo esempio di pura aggiunta è quella, annunciata prima, di interesse inglese. nella prima redazione non si fa menzione di John fisher, vescovo di rochester (in latino roffa), poi fatto cardinale da Paolo iii e deca-pitato per ordine di enrico Viii nel 1535. nella seconda, invece, è nominato prima tra i dottori del cielo papistico (con altri avversari dei riformatori, come eck e Pigghe), e poi è presentato ampiamente tra i martiri, all’inizio di un’ampia sezione interamente assente nella prima redazione. con fisher

161 benissimo. perciò] b benissimo per ciò162 et questi] b & questi163 canonico.] b canonico;164 guardati, di non cercare,] b guardati di non cercare165 fo] b fò166 a, cc. [8]v-[9]v; b, pp. 17-19. Probabilmente curione continuò a scrivere intorno

all’anticristo, forse in collaborazione col Vergerio, ancora nel 1549, nell’Epistola de morte Pauli tertij (cfr. L. biasiori, L’ «uomo scaltro» e il «vescovo mascherato»: Celio Secondo Curio-ne, Pietro Paolo Vergerio e l’‘Epistola de morte Pauli III’ (1549), «bibliothèque d’humanisme et renaissance», LXXii, 2010, pp. 385-396). di certo lo fece l’anno successivo, approfon-dendo la sua visione dell’anticristo, che continua a coincidere con il Papato, ma inteso in un senso molto più radicale: non si trova solo in italia, ma in ogni luogo, perenne ostacolo e pericolo per la debolezza dell’uomo: «ubicumque sunt homines, quoniam ex eadem argilla et luto facti, et eodem afflati veneno, iisdem cupiditatibus ducuntur, ibi sathanam, ibi anti-christum, ibi Papatum esse dubitari non potest» (Francisci Spierae, qui quod susceptam semel Evangelicae veritatis professionem abnegasset, damnassetque, in horrendam incidit desperatio-nem, historia, basileae, 1550, c. a 2v).

167 nell’Apoteosi di Capnione, erasmo parte proprio dalla differenza tra il santo come è rappresentato in terra e la realtà celeste, però, lungi dal costruirne le conseguenze che immaginerà curione, in seguito assistiamo a una vera e propria assunzione tra i santi di Johannes reuchlin, che diventa una sorta di santo protettore degli umanisti, proposto alla venerazione, con tanto di immagini e di preghiera da imparare e ripetere.

forme deLLa riscrittura neL PASQUINO IN ESTASI 77

(il roffense) sono presentati il patrono dell’inquisizione, il domenicano Pietro da Verona, santificato da innocenzo iV nel 1253, e thomas becket, arcivescovo di canterbury, ucciso nel 1170; altro esempio inglese di scontro con la monarchia.

P. seguirò168. ma prima ti vo169 dire al alcune cose, che vidi & udi170. ma171. dille adunque. P. io vidi un di costoro, che avertiva glialtri172 che non facessero niente contra gli heretici, se non volevano essi portar le pene, & pigliassero l’esempio da lui173: il quale haveva sentito la vendetta di dio174. perche egli haveva incolpato di heresia quelli175 che esso non conosceva, & quelle cose176 che esso non sapeva177. non sono heretici quelli tutti178, che ne hanno il nome, ma quelli179 che sentono contro la santa scrittura180, & che lasciano i comandamenti181 di dio, & seguono quelli de gli huomini, & li difendono per divini, & ancor lo182 prepongono: questi sono heretici183. & cose divine184 sono solamente quelle, che nel vecchio, & nuovo testamento185 si contengono186. & che se nol crederanno: verra’l di187 del signore, che scoprirà ogni cosa: & li farà pentire: &188 il pentir non gioverà189. m. chi era costui si da bene. 190 Pa191. quel roffense192. d’intorno al quale erano due193 martiri,

168 seguirò.] b seguirò,169 vo] b vò170 vidi & udi] b vidi, & udij171 ma. dille] b m. dille172 glialtri] b gli altri,173 da lui:] b da lui,174 dio.] b dio,175 quelli] b quelli,176 cose] b cose,177 sapeva.] b sapeva;178 quelli tutti] b tutti quelli179 quelli] b quelli,180 scrittura] b scrittura181 comandamenti] b commandamenti182 ancor lo] b ancor li183 heretici.] b heretici;184 divine] b diulne185 testamento] b testamento186 contengono.] b contengono,187 verra’l di] b verrà il dì188 pentire: &] b pentire: et189 su questo punto del peccato che non sarà perdonato, cfr. le pagine di Prosperi, L’ ere-

sia del Libro Grande, cit., che collega con il caso spiera.190 si da bene] b sì da bene?191 Pa. quel ] b P. quel192 roffense.] b roffense193 due] b duo

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Pietro martire de l’ordine de194 pedicatori. m. tu vuoi dir predicatori. Pa. sempre mi fallo195. l’altro era tomaso da canturberi. l’uno &196 l’altro de quali confermava il parlar de’l197 roffense. m. ma haveva roffense il capel rosso? P. egli haveva ben la testa rossa, et le spalle198: ma di sangue, non di capello. ma. ho199 pure inteso, ch’el200 Papa gli mandò il capello. P. si201. ma come il re, d’inghilterra202 l’intese, gli fece203 tagliar la testa, prima ch’ei si impacciasse con la romana meretrice204. onde i Papisti205: parendo loro, ch’ei fusse morto per loro difesa, & perche egli haveva scritto contra Luterani206, il misero nel numero di questi santi martiri. ma. sta bene207. & per questa medesima cagione per quel che si vede208, Pietro martire dominicano209 in italia, & tomaso da conturberi in inghilterra, morirono210. quello perseguitando a la frattesca211 certi semplici villani, come heretici, tra milano212 & como fu ammazzato213. questo contrastando di certe iurisditioni contra il re214 d’inghilterra, fu condannato215, di haver fatto contra lo stato. P. tu di’l vero.216

Per quanto riguarda la terza tipologia (gli spostamenti di intere porzioni di testo) si può citare un punto di passaggio tra due sezioni del cielo papisti-co. nella prima redazione Pasquino passa dalla descrizione della «contrada dei frati» a quella del «coro de’ confessori». nella seconda, invece, la strut-tura della ‘babele’ del cielo papistico è modificata a causa dello spostamen-to, in mezzo a queste due sezioni, della parte sul «coro delle vergini», che

194 de] b de’195 Pa. sempre mi fallo.] b P. sempre mi fallo:196 canturberi. l’uno &] b canturberi l’uno, &197 de’l] b del198 et le spalle:] b & le spalle,199 ma. ho] b m. hò200 ch’el] b che’l201 capello. P. si.] b capello? P. sì,202 re, d’inghilterra] b re d’inghilterra203 fece] b feco204 meretrice.] b meretrice:205 Papisti:] b Papisti,206 Luterani] b luterani207 santi martiri. ma. sta bene.] b santi martiri. m. stà bene,208 cagione per quel che si vede,] b cagione, per quel, che si vede209 dominicano] b demenicano210 Nel testo conturberini. inghilterra, morirono.] b canturberi, in inghilterra

morirono:211 a la frattesca] b alla fratesca212 milano] b milano,213 ammazzato.] b ammazzato;214 re] b rè215 condannato,] b condannato216 a, cc. [57]v-[58]v; b, pp. 123-125.

forme deLLa riscrittura neL PASQUINO IN ESTASI 79

nel primo Pasquino si incontra invece più avanti. La contrada dei confessori, che nel primo Pasquino è la seconda, diventa così la terza. Lo spostamento permette, tra l’altro, immediatamente una serie di facili battute polemiche sulla sessualità dei frati, nel tono popolaresco più evidente nelle redazioni in volgare, con riferimento all’espressione «mettere il diavolo nell’inferno» già proverbiale al tempo di boccaccio (Decameron, iii, 10). nella seconda redazione, dopo i monaci:

P. Vien poi il coro de le vergini217. dove si veggono molte migliaia di feminelle218. m. adunque quivi le donne stanno di sopra de gli huomini219, in loco più degno? P. egli era di bisogno, che fussero poste tra i monachi220, & i confessori221. perche i monachi le amaestrono222, come si metta223 il diavolo ne l’inferno, come si combatta seco, & come si vada in estasi224. & da l’altra parte i confessori225 intendono tutto quello, che elle fanno visu, verbo226 & opere227: & poi posto lor le mani in sul capo, & la bacchetta, come qui228 fanno i penitentiari, le assolvono.229

in conclusione è opportuno almeno accennare all’esempio più eloquente dell’ultima tipologia di cambiamenti, cioè la descrizione del consiglio «di tutte le sorte di santi», indaffarati a trattare dell’assetto politico-religioso dell’europa. nella seconda redazione il passo comprende una parte total-mente nuova sul concilio di trento, e l’intera visione della cristianità euro-pea è completamente riscritta.

in una «gran sala, tutta piena di banchi come quella del gran consiglio di Venetia», questo consiglio di santi affronta molte materie di peso. il primo punto è la necessità di ricondurre la germania «al grembo della chiesa romana». nella prima redazione il cardinale aleandro svolgeva un ruolo notevole, decisamente ridotto nella seconda:

217 vergini.] b Vergini,218 feminelle] b femminelle219 huomini,] b huomini, &220 monachi] b monachi221 confessori.] b confessori,222 amaestrono] b amaestrano223 metta] b mette224 estasi.] b estasi,225 confessori] b confessori226 verbo] b verbo,227 opere:] b opere;228 qui] b quì229 a, cc. [33]v-[34]r; b, pp. 71-72. biondi notava al proposito che «la versione italiana si

caratterizza per un sensibile tentativo di adeguarsi agli standards boccaccevoli-aretineschi del genere Pasquino» (biondi, Il ‘Pasquillus extaticus’ di Celio Secondo Curione, p. 8).

daVide daLmas80

P. (…) e vedendo, che per forza non hanno operato niente; cercavano qualche altra via. e tutti erano in colera con un certo reverendissimo; che per haver usato l’asprezza contra di loro, gli haveva fatti diventar più aspri.

m. e chi fu questa bestia rossa?

P. ei fu un vescovo di brandicio; e credo ch’ei si chiamasse alessandro.

m. o io’l conobbi.

P. io credo, ch’egli era giudeo.

m. Può essere. perché suo padre fu marrano.230

segue la critica ai tentativi di conciliazione che potevano avere come pro-tagonisti sadoleto, melantone e butzer. È un punto già messo in luce dagli studi di albano biondi, che proprio per le prese di posizione contro Pierre caroli e per questi attacchi alle possibili mediazioni tra chiesa romana e chiese protestanti parlava del Pasquillus come «libello dell’ala intransigente della riforma (…) antinicodemitico e antimelantoniano»231.

nella discussione che coinvolge l’intera cristianità è interessante l’ampia modifica relativa a francesco i. nella prima redazione possiamo leggere una tarda eco delle speranze, prima dell’esplosione dell’affaire des plaquards (1534), che il re di francia potesse farsi promotore di una riforma religiosa nel suo regno, magari grazie all’influenza della sorella margherita; speranze testimoniate tra l’altro da diverse dediche alla famiglia reale francese di opere di butzer, di zwingli, di capitone, e anche della traduzione italiana della bibbia di antonio brucioli (1532). qui Pasquino assiste alla predi-sposizione di una strategia che prevede di annegare il re nei piaceri per distoglierlo dalle lettere e dal sapere, considerati assai pericolosi dal punto di vista dei santi papistici. e si nota anche un accenno ad ambasciatori francesi che diventano avversari della chiesa romana che può ricordare uno dei nodi principali della rete evangelica francese, l’attività dei grandi amba-sciatori della famiglia du bellay, ma anche l’ambasciatore francese a Venezia

230 Pasquino in estasi, c. 37r. La fama dell’origine ebraica dell’aleandro era un argomento della propaganda protestante, ripreso ad esempio da ulrich von hutten. questo passo è citato da cordibella e Prandi (Preliminari per l’edizione critica, p. 354) per argomentare l’an-teriorità dell’edizione latina sopra citata rispetto al primo Pasquino italiano, e come termine ante quem di questa versione latina (1 febbraio 1542, morte di girolamo aleandro, di cui si parla al presente nel dialogo latino e al passato in quello italiano).

231 a. biondi, La giustificazione della simulazione nel Cinquecento, in Eresia e Riforma nell’Italia del Cinquecento. Miscellanea I, firenze – de kalb – chicago, sansoni – northern illinois university Press – the newberry Library, 1974, pp. 7-68, ora in id., Umanisti, eretici, streghe, pp. 15-65: 40.

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guillaume Pellissier, simpatizzante della riforma, che curione conobbe e al quale dedicò l’Aranei encomion (Venezia, 1540) e che compare più espli-citamente altrove nel Pasquino:

m. che deliberarono del christianissimo re francesco?

P. che a più potere ei fusse sviato dalle lettere, che cominciava a amar già troppo. Perché lo studiar fa l’huomo eretico, e massimamente l’evangelio. e perciò delibe-rarono ch’ei si desse alla caccia, al sonno, alle dame, e al far grossa ciera piuttosto che a metter in piede academie; e, appresso, ch’ei non mandasse più vescovi amba-sciatori a roma, perché tutti si partono inimici di quella santa corte.

decisamente più pessimista è invece la seconda redazione, che fa forse riferimento ai 14 riformati bruciati a meaux nel 1546; e forse anche alla vio-lenta repressione dei valdesi nel Luberon nel 1545 (il re è comunque vivo, siamo quindi prima del 31 marzo 1547: uno dei molti indicatori interni che suggeriscono di datare il Pasquino più pieno alla seconda metà del 1546).

m. (…) ma che diterminavano232 di francesco Valese re di francia? P. dimandargli233 qualche adulatore, & cortigian magro, il quale d’ogni cosa, ch’el234 re facesse, o dicesse per235 sciocca, & trista236 ch’ella fusse, rispondesse, ho voyla bon237. & di far, ch’ei si ricordasse del titolo di christianissimo, il quale havevano i suoi pas-sati238 ricevuto da i romani pontefici239, & però difendesse a suo potere, il grado de datori240 di cosi bel titolo, & s’ei voleva, che quel nome di christianissimo gli stese241 bene, non mancasse di perseguitar, i christiani veri242 infino a la morte, sotto specie243 di heretici, & Luterani244, & contrarij a chi gli diede cotal titolo245. nel resto ch’egli attendesse di continuo a balli, a feste246, a bacco, a Venere, & a diana, piu247 tosto che a favorir le lettere, come pareva, che volesse fare. m. guardisi pur,

232 diterminavano] b determinavano233 dimandargli] b di mandargli234 ch’el] b che’l235 per] b pe236 trista] b trista,237 ho voyla bon.] b hò voyla bon;238 passati] b passati,239 pontefici] b Pontefici240 datori] b datori,241 stese] b stesse242 perseguitar, i christiani veri] b perseguitar i christiani veri,243 specie] b spetie244 Luterani] b luterani245 titolo.] b titolo;246 feste] b feste247 piu tosto] b più tosto,

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ch’el248 fuoco de Luterani249da lui abbrusciati250 non accenda, & arda tutto il suo regno. esso, et251 gli altri signori, suoi imitatori, dovrebbon pur sapere252, quanti re sono stati, che prima253 che si habbian potuto lavar le mani sanguinate de la morte de martiri de l’eccelso signore254, sono stati da lui acerbamente gastigati255, perciò che le ceneri de Luterani256 morti per christo, gridano vendetta257. ma s’ei vuol pla-car l’ira di dio, & esser degnamente chiamato christianissimo, faccia ch’el258 puro evangelio di christo nel suo regno259 si seguiti liberamente260, mandi per terra i simulacri, restituisca il vero uso de sacramenti261, & adori dio con lo spirito262, & non con le mani, & con l’incenso263. & cosi dico de gli altri signori264, se vogliono esser veramente christiani265, & se non vogliono tosto sentire il flagello di dio266: il quale ha267 lor dato potestà, acciò268 che difendino il suo evangelio, & non acciò269 che perseguitino chi’l difende.270

insomma, credo che anche questi limitati confronti permettano di con-cludere che entrambe le redazioni del Pasquino in estasi sono incomprensi-bili senza una collocazione precisa nella temperie dell’europa degli scontri confessionali, e che sono due testi, parzialmente dotati di identità stilistica diversa, significativi non soltanto nella storia della crisi religiosa ma anche nella storia letteraria del cinquecento.

248 ch’el] b che’l249 de Luterani] b de’ luterani250 abbrusciati] b abbrusciati,251 regno. esso, et] b regno, esso, &252 sapere,] b sapere253 prima] b prima,254 signore] b signore255 gastigati,] b gastigati;256 Luterani] b luterani257 vendetta.] b vendetta;258 christianissimo, faccia ch’el] b christianissimo faccia, che’l259 regno] b regno260 liberamente] b libenamente261 sacramenti] b sacramenti262 spirito,] b spirito.263 incenso.] b incenso,264 signori] b signori265 christiani,] b christiani:266 dio:] b dio;267 ha] b hà268 potestà, acciò] b potestà acciò,269 non acciò che perseguitino] b acciò, che perseguitino,270 a, cc. [82]v-[83]r; b, pp. 178-180.

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Le due edizioni deL pasquino nuovo

a

[a1r]: PasqVi- | no in estasi | nvovo, e moLto Piv Pie- | no, ch’el primo, in sieme | c’ol viaggio de l’in- | ferno. || a2r: nuouo ragiona- | mento di Pasquino, & di marforio, | piu pieno ch’el primo, cerca le cose | del cielo, & del Purgatorio, | & de l’inferno.Aggiunte le propositioni del | medesimo da disputare nel | Concilio di Trento. || Vi dico, che se questi taceranno, | le pietre grideranno. | Luc. 19.r6r: iL fine.r7: [bianca]r8r: Stampato a Roma, nella botega | di Pasquino, a l’instanza | da papa Paulo Far- | nese: con gratia | & priuilegio.r8v: vignetta: uomo barbuto in ginocchio, cristo in cielo, città turrita su monte, sullo sfondo; sotto: «2.reg.7.c. || tu domine deus seruum | tuum nosti.»8°, cc. 144 non numerate.cito dall’esemplare conservato dalla biblioteca reale di torino (collocazione: c23-36; «ex bibliotheca regis Victori emmanuelis»; con questa nota a matita: «autore celio secondo curione. stampato probabilmente [poi cancellato] a basilea dal Pietri»). La copia della british Library di Londra [collocazione: 244.i.15 (1.)] è lega-ta con due operette dell’ochino: esPositione / di messer Bernardino / ochino sopra la epistola di Paulo / à i galati. // imPresso neL m d xLvL e risPosta / di messer Bernardino / ochino alle false calumnie, & impie / biastemmie di frate ambro / sio catharino. // imPresso neL m d xLvi.

b

p. [1] PasqVino | in estasi, | nuouo, e molto più pieno, ch’el | primo, insieme co’l viag- | gio de l’inferno. || aggiunte le Propositioni del mede- | simo da disputare nel con- | cilio di trento. || Vi dico, che se questi taceranno, | le pietre grideranno. | Luca xix:p. 3: [fregio floreale] | nVoVo | ragionamento | di Pasquino, & di marforio, | più pieno ch’el primo, cer- | ca le cose del cielo, & del | Purgatorio, & dell’inferno.p. [294]: stampato a roma, nella bote- | ga di Pasquino, a l’istanza | di Papa Paulo farne- | se con gratia & | priuìlegio.8°, pp. 293 [1] numerate.cito dall’esemplare conservato presso la fondazione firpo di torino (collocazione: firPo 1877).