Ceramiche quali indicatori di traffici commerciali far Abruzzo, Molise e regioni limitrofe fra XV e...

21
225 Archeologia Postmedievale 5, 2001, pp. 225-245 Ceramiche quali indicatori di traffici commerciali fra Abruzzo, Molise e regioni limitrofe tra XV e XVII secolo Diego Troiano – Van Verrocchio Abstract: The subject of the article is pottery as evidence of trade relations between the Abruzzi and Molise regions in central Italy and the other regions from the 15 th to the beginning of the 17 th century. The authors present an interim report on some of the types of pottery found during archaeological excavations conducted in the Convent of Santa Maria delle Monache in Isernia and from Termoli Castle in Molise; in particular, they note the discovery in Isernia of many fragments of “compendiario” style maiolica from Castelli (second half of the 16 th -beginning of the 17 th century) and monochrome and painted slipware (imitating maiolica) from Anversa degli Abruzzi (L’Aquila), dating from the end of the 15 th century to the beginning of the 17 th century, and a few rare fragments of slip ware typologies from Anversa and the deep blue “turchina” maiolica from Castelli. In Isernia there also appears to have existed a local production of incised slipware and Renaissance maiolica with a heraldic eagle (a reference to Joan of Aragon) that can be dated 1476-1496. In some sites in Abruzzo a local production of incised slipware has been recorded and two main groups have been identified, dating from the second half of the 15 th to the 16 th century. The authors propose a preliminary distribution map for the incised slipware of Group II, dated to the 16 th century, which includes the regions of Abruzzo, Molise, and Campania. The authors also discuss further evidence for pottery produced in Abruzzo (Castelli and Anversa) but found outside the area, in other Italian regions, and in Croatia (Zara and Split). Key Words: Abruzzo, Molise, ceramica postmedievale, traffici ceramici. Abruzzo, Molise, post-medieval ceramics, pottery trade. 1. Premessa Gli studi in corso oramai da alcuni anni sulla ceramica postmedievale in Abruzzo (TROIANO- VERROCCHIO c.s.), e nello specifico su alcuni nuclei di materiali rinvenuti in seguito ad in- terventi di archeologia urbana in Sulmona (AQ) 1 , unitamente alla possibilità avuta recen- temente di individuare notevoli contesti di materiali provenienti dagli scavi nel convento di S. Maria delle Monache di Isernia 2 , e dal castello Svevo di Termoli 3 , portano a presenta- re in questa sede alcune note preliminari riguar- danti alcune classi ceramiche quali indicatori di traffici commerciali fra l‘Abruzzo e le regio- ni limitrofe tra XV e XVII secolo. L’interesse del contesto iserniese è parso, sin dall’inizio, duplice: da un lato per la presenza di un abbondante quantità di ceramica abruz- zese, databile fra XVI e inizi XVII secolo; dal- l’altro per la possibilità di individuare alcune produzioni locali di ceramica graffita che, come vedremo, risultano circolanti anche in territo- rio abruzzese, nonché di maiolica rinascimen- tale con un insospettata produzione di matto- nelle pavimentali. Si intende quindi rendere nota, in attesa di più approfonditi studi sull’ar- gomento, una prima panoramica relativa alle evidenze al momento emergenti, in particolar modo privilegiando l’area molisana per lo sta- to esiguo degli studi sulla ceramica postmedie- vale, al fine di fornire elementi utili alla rico- struzione di un primo quadro inerente i traffi- ci ceramici fra Abruzzo e Molise nell’arco cro- nologico sopra indicato. I materiali da Isernia provengono da scavi con- dotti dalla Soprintendenza Archeologica del Molise in occasione del restauro del convento di S. Maria delle Monache nel centro storico. Si tratta di due distinti contesti: il primo situa- to all’esterno del convento, fra lo stesso e la cerchia muraria urbana; il secondo nel chio- stro interno. Il nucleo più consistente di mate- riali proviene dai diversi quadrati di scavo al- l’esterno, mentre più ridotto è quello prove- 1 Studio in corso da parte di chi scrive in collabora- zione con la Soprintendenza Archeologica dell’Abruzzo. Ringraziamo in proposito la dott. Rosanna Tuteri che ha diretto tutti gli interventi di scavo in area urbana (SS. Annunziata 1991-93; S. Gaetano 1994; vico delle mace- rie 1996 ed altri contesti) e che ci ha gentilmente auto- rizzati allo studio di tali materiali. 2 Si desidera in proposito ringraziare la Soprinten- denza Archeologica e per i BAAAS del Molise ed in par- ticolare la Soprintendente Arch. M. Dander e la dott. C. Terzani che ci hanno gentilmente autorizzati alla visione di tali materiali conservati presso i magazzini del Museo Archeologico nel Convento di S. Maria delle Monache ad Isernia. Per alcune fonti sul convento vedi PIETRANTONIO 1988, pp. 418-420; VITI 1980. 3 Materiali conservati nel deposito della Soprinten- denza Archeologica del Molise presso l’anfiteatro di Larino. Si ringrazia vivamente la dott. Di Niro per aver permesso la visione di tali materiali.

Transcript of Ceramiche quali indicatori di traffici commerciali far Abruzzo, Molise e regioni limitrofe fra XV e...

225

Ceramiche quali indicatori di traffici commerciali fra Abruzzo, Molise e regioni limitrofe

Archeologia Postmedievale5, 2001, pp. 225-245

Ceramiche quali indicatori di traffici commerciali fra Abruzzo, Molisee regioni limitrofe tra XV e XVII secolo

Diego Troiano – Van Verrocchio

Abstract: The subject of the article is pottery as evidence of trade relations between the Abruzzi and Molise regions in central Italyand the other regions from the 15th to the beginning of the 17th century. The authors present an interim report on some of thetypes of pottery found during archaeological excavations conducted in the Convent of Santa Maria delle Monache in Isernia andfrom Termoli Castle in Molise; in particular, they note the discovery in Isernia of many fragments of “compendiario” stylemaiolica from Castelli (second half of the 16th-beginning of the 17th century) and monochrome and painted slipware (imitatingmaiolica) from Anversa degli Abruzzi (L’Aquila), dating from the end of the 15th century to the beginning of the 17th century, anda few rare fragments of slip ware typologies from Anversa and the deep blue “turchina” maiolica from Castelli. In Isernia therealso appears to have existed a local production of incised slipware and Renaissance maiolica with a heraldic eagle (a reference toJoan of Aragon) that can be dated 1476-1496. In some sites in Abruzzo a local production of incised slipware has been recordedand two main groups have been identified, dating from the second half of the 15th to the 16th century. The authors propose apreliminary distribution map for the incised slipware of Group II, dated to the 16th century, which includes the regions of Abruzzo,Molise, and Campania. The authors also discuss further evidence for pottery produced in Abruzzo (Castelli and Anversa) butfound outside the area, in other Italian regions, and in Croatia (Zara and Split).

Key Words: Abruzzo, Molise, ceramica postmedievale, traffici ceramici.Abruzzo, Molise, post-medieval ceramics, pottery trade.

1. Premessa

Gli studi in corso oramai da alcuni anni sullaceramica postmedievale in Abruzzo (TROIANO-VERROCCHIO c.s.), e nello specifico su alcuninuclei di materiali rinvenuti in seguito ad in-terventi di archeologia urbana in Sulmona(AQ) 1, unitamente alla possibilità avuta recen-temente di individuare notevoli contesti dimateriali provenienti dagli scavi nel conventodi S. Maria delle Monache di Isernia 2, e dalcastello Svevo di Termoli 3, portano a presenta-re in questa sede alcune note preliminari riguar-danti alcune classi ceramiche quali indicatori

di traffici commerciali fra l‘Abruzzo e le regio-ni limitrofe tra XV e XVII secolo.L’interesse del contesto iserniese è parso, sindall’inizio, duplice: da un lato per la presenzadi un abbondante quantità di ceramica abruz-zese, databile fra XVI e inizi XVII secolo; dal-l’altro per la possibilità di individuare alcuneproduzioni locali di ceramica graffita che, comevedremo, risultano circolanti anche in territo-rio abruzzese, nonché di maiolica rinascimen-tale con un insospettata produzione di matto-nelle pavimentali. Si intende quindi renderenota, in attesa di più approfonditi studi sull’ar-gomento, una prima panoramica relativa alleevidenze al momento emergenti, in particolarmodo privilegiando l’area molisana per lo sta-to esiguo degli studi sulla ceramica postmedie-vale, al fine di fornire elementi utili alla rico-struzione di un primo quadro inerente i traffi-ci ceramici fra Abruzzo e Molise nell’arco cro-nologico sopra indicato.I materiali da Isernia provengono da scavi con-dotti dalla Soprintendenza Archeologica delMolise in occasione del restauro del conventodi S. Maria delle Monache nel centro storico.Si tratta di due distinti contesti: il primo situa-to all’esterno del convento, fra lo stesso e lacerchia muraria urbana; il secondo nel chio-stro interno. Il nucleo più consistente di mate-riali proviene dai diversi quadrati di scavo al-l’esterno, mentre più ridotto è quello prove-

1 Studio in corso da parte di chi scrive in collabora-zione con la Soprintendenza Archeologica dell’Abruzzo.Ringraziamo in proposito la dott. Rosanna Tuteri che hadiretto tutti gli interventi di scavo in area urbana (SS.Annunziata 1991-93; S. Gaetano 1994; vico delle mace-rie 1996 ed altri contesti) e che ci ha gentilmente auto-rizzati allo studio di tali materiali.

2 Si desidera in proposito ringraziare la Soprinten-denza Archeologica e per i BAAAS del Molise ed in par-ticolare la Soprintendente Arch. M. Dander e la dott. C.Terzani che ci hanno gentilmente autorizzati alla visionedi tali materiali conservati presso i magazzini del MuseoArcheologico nel Convento di S. Maria delle Monachead Isernia. Per alcune fonti sul convento vedi PIETRANTONIO1988, pp. 418-420; VITI 1980.

3 Materiali conservati nel deposito della Soprinten-denza Archeologica del Molise presso l’anfiteatro diLarino. Si ringrazia vivamente la dott. Di Niro per averpermesso la visione di tali materiali.

226

DIEGO TROIANO – VAN VERROCCHIO

niente dai saggi effettuati all’interno del chio-stro. Data la natura dello scavo 4 ed il caratterepreliminare di questo contributo possiamo almomento segnalare che trattasi nel primo casodi materiali provenienti da livelli di discarica,esterni al convento, che obliterarono le preesi-stenze medievali. La ceramica documentata intali livelli proviene quindi, quali scarti d’uso,dell’adiacente convento, nonché, data la pre-senza di molti scarti di produzione ceramica(ingobbiata e graffita, mattonelle da pavimen-tazione maiolicate, ceramica invetriata) dai buttirelativi ad una fornace per ceramica la cui ubi-cazione doveva collocarsi probabilmente nelleimmediate vicinanze dell’area indagata. L’areafu comunque definitivamente sistemata vero-similmente entro i primi decenni del XVII se-colo e rimase così come appariva anteriormen-te allo scavo in quanto la presenza di materialisuccessivi a questa data, nei livelli più superfi-ciali, è rarissima e pertanto da considerarsi dinatura casuale. I materiali da Termoli proven-gono da diversi saggi stratigrafici effettuati frail 1993 e il 1994 dalla stessa Soprintendenzamolisana all’interno del castello Svevo che han-no restituito principalmente fasi medievali erinascimentali, cui si aggiungono alcuni depo-siti ottocenteschi.

D.T., V.V.

2. I materiali

Produzioni molisane e loro diffusione extra-regionale

2.1 Maiolica rinascimentale

Fra gli scarti di produzione rinvenuti presso S.Maria delle Monache, di notevole interesseappaiono tre mattonelle esagonali da pavimen-tazione. Si tratta di due frammenti con decora-zione non individuabile ed un esemplare quasiintegro dipinto. I due frammenti si presentanocome sicuri scarti in quanto appaiono con unostrato di smalto non cotto e tracce di colore nonfissate con la seconda cottura, in parte consuntie ancora polverosi al tatto. L’esemplare quasi

integro (dim. cm 9,5×19,5×2,3 circa) appareleggermente deformato nella seconda cottura,con evidenti difetti sulla superficie decorata,quali grumi di argilla rossastra, dovuti al con-tatto con altro materiale avvenuto in fornacedurante la cottura e variazioni nello smalto chesi presenta opaco e leggermente ruvido. La de-corazione è costituita da un’aquila araldica, di-sposta frontalmente ad ali spiegate coronata evolta a destra e inserita in un paesaggio in cuisi intravedono elementi vegetali nei colori gial-lo, blu e verde. Lo specifico riferimento araldi-co potrebbe a nostro avviso essere messo in re-lazione al dominio feudale di Giovanna d’Ara-gona di Sicilia, regina e moglie di Ferrante Id’Aragona, esercitato sulla città di Isernia nelventennio 1476-1496 5. Difatti gli Aragonesi,e nello specifico il ramo d’Aragona-Siciliausavano quale emblema la sola aquila esatta-mente come appare nell’iconografia dellamattonella in esame e come testimoniato daaltre note ceramiche riferibili a fabbriche na-poletane della seconda metà del ’400 (DONA-TONE 1994, tav. 160). La datazione della mat-tonella dovrebbe pertanto essere ben inqua-drabile al ventennio sopra indicato. L’impor-tanza del rinvenimento per i suoi specifici le-gami alla casa d’Aragona conduce in manieradiretta alla capitale Napoli e lega in manieraspecifica gli artefici di Isernia al clima cultu-rale innovativo della produzione in maiolicarinascimentale napoletana. L’individuazionedi questa produzione molisana costituisce in-dubbiamente solo un primo contributo chenecessiterà di ulteriori approfondimenti, cheapre insospettati campi di ricerca sia nell’am-bito delle produzioni regionali sia in rapportoai legami culturali con Napoli, non potendo inquest’ultimo caso escludersi la presenza adIsernia di maestranze provenienti dalla capita-le.

D.T., V.V.

5 Giovanna d’Aragona, figlia di Giovanni II d’Arago-na fratello e successore di Alfonso I nel Regno d’Arago-na e in quello di Sicilia, sposa nel 1476 il cugino re Fer-rante I (figlio di Alfonso); in tale occasione Isernia fuinfeudata alla stessa Giovanna. Successivamente la cittàpassò nel 1496 alla figlia Giovanna II che la tenne fino al1518. Appare quindi evidente che lo specifico riferimen-to allo stemma degli Aragonesi di Sicilia è ben riconduci-bile alla sola Giovanna I e dunque circoscrivibile al ven-tennio 1476-1496.

4 Lo scavo è stato effettuato per tagli successivi all’in-terno dei singoli quadrati e sarà necessario l’esame com-pleto di tutto il materiale rinvenuto per l’individuazionedi stratigrafie coerenti.

227

Ceramiche quali indicatori di traffici commerciali fra Abruzzo, Molise e regioni limitrofe

2.2 Ingobbiata e graffita

Uno dei dati più significativi emergenti dall’ana-lisi preliminare dei materiali da S. Maria delleMonache consiste nella possibilità di individua-re produzioni locali di ingobbiata e graffita te-stimoniate da numerosi scarti di prima cotturarinvenuti in quasi tutti i settori di scavo. Il ma-teriale in questione si presenta abbondante evario nelle sue caratteristiche e sarà pertantonecessario attendere lo studio approfondito perdefinirne le caratteristiche peculiari e forniredati più precisi su tipologie, cronologie e rap-porti quantitativi. In questa sede si ritiene utilefornire alcune note preliminari su almeno duegruppi che appaiono ben identificabili.

2.2.1 PRODUZIONE DI ISERNIA (gruppo 1)Si caratterizza principalmente per la presenzadi repertori di natura geometrico-floreale graf-fiti a punta fine distribuiti nelle forme apertesu tese, cavetti e fondi mentre presenti, ma rari,risultano i motivi a figure umane, zoomorfi od’ispirazione fantastica. Si segnala in partico-lare la presenza del motivo vegetale con carat-teristica foglia bipartita disposta ad esempio insequenza sulla tesa di scodelle emisferiche. Sonoanche presenti sequenze di elementi ad S, na-stri spezzati, trecce, graticci spesso quali riem-pitivi, tralci vegetali con fogliami stilizzati. Nelrepertorio morfologico sono presenti le scodellee gli scodelloni troncoconici, per lo più a tesabreve, ma una caratteristica peculiare è datadalla presenza di forme chiuse con una decora-zione a fusi sulle pareti. La produzione è carat-terizzata da argille di colore camoscio, ben de-purate, sulle quali è disteso l’ingobbio bianca-stro, in taluni casi grigio in quanto bruciato incottura. Numerosissimi gli scarti di prima cot-tura provenienti da quasi tutti i quadrati di sca-vo all’esterno del convento (q.aa1, a1, b1 etc.)che, come detto, lasciano supporre l’esistenzadi una manifattura ubicata nei pressi del con-vento. I prodotti finiti permettono di segnala-re l’uso dei colori per lo più in bicromia verde-giallo, o con un colore ocra tendente arancioche caratterizza questa produzione. Le vetrinesono trasparenti o di tonalità gialline che nonrivestono la superficie esterna delle forme aper-te. Si segnala anche l’esistenza di una parallelaproduzione monocroma, testimoniata in que-sto caso solo da prodotti finiti, con vetrina tra-sparente e decorazioni geometriche.

Il complesso dei repertori decorativi rimandain maniera significativa a tipologie già note inarea campana a loro volta rientranti nel piùampio contesto delle produzioni graffite diffu-se in Italia meridionale nell’ambito del qualesvariati dovettero essere i centri di produzionefra XV e XVI secolo, anche se si nota una certaomogeneità che forse riflette tendenze e gusticomuni dell’epoca 6. Per tali motivi, anche nelcaso in cui i confronti decorativi sembranomolto calzanti, ma in assenza di dati analitici sulleargille, una certa cautela si impone nell’attribu-zione del centro di produzione. La possibilità diubicare con certezza uno di tali centri pressoIsernia, apre comunque ora nuovi spiragli sul-la comprensione dei contatti culturali e com-merciali fra il Molise e le regioni limitrofe.A proposito dei contatti con l’Abruzzo, alla lucedei dati di Isernia si possono ora attribuire allaproduzione molisana diversi frammenti rinve-nuti nello scavo presso la SS. Annunziata a Sul-mona (Fig. 1). Si tratta di scodelle emisferichecon il motivo della caratteristica foglia biparti-ta sulla tesa larga (nn. 1-3), sulla tesa legger-mente ricurva con orlo rilevato (n. 5: cfr. DE

CRESCENZO 1992, tav. 17, n. 222) o sul fondocon piede ad anello disposte a quadrilatero (n.4) che trovano precisi riscontri con gli scarti diIsernia e con i materiali salernitani (DE

CRESCENZO 1992, tav. 13, n. 3; tav. 17, nn. 21,225), oppure con campiture a forma di foglio-line quali elementi secondari: sulla tesa di unascodella, con graticcio (n. 6), o infine a delimi-tare un elemento quadrilatero sul fondo di unascodella con sequenza di pesci stilizzati nel ca-vetto (n. 7). Un altro frammento di scodellinapresenta decoro piuttosto corsivo ed informa-le sulla tesa breve (n. 8). In un unico caso sisegnala l’anomala presenza della produzionemonocroma, con vetrina trasparente e sempli-

6 Precisi riscontri si possono ad esempio citare in Cam-pania con i materiali da Napoli (D’ONOFRIO-D’AGOSTINO1987, fig. 55, C328, 331-333), Cerreto Sannita (DI CO-SMO 1986, fig. 10), Torella dei Lombardi ed area irpina(Rocca S. Felice, Montella: ROTILI 1997, figg. 50, 60, nn.15-20) e con alcune tipologie da Salerno (DE CRESCENZO1992, p. 24; tav. 13, n. 3, tav. 17, nn. 21, 126, 222, 225;tav. 18, n. 27) e da Capaccio (DE CRESCENZO 1992, p.21). In questi casi, forse ad eccezione di Salerno, appareoggi molto probabile l’ipotesi di una produzione iserniese.Punti di contatto sono comunque individuabili anche nellacomplessa realtà pugliese con tipologie con precedentimedievali, quali in cosiddetto “tipo Castrignano”(PATITUCCI UGGERI 1986) ed altre più tarde produzionidel Salento (MATTEO 1997, pp. 20-24; tavv. 6-7).

228

DIEGO TROIANO – VAN VERROCCHIO

Fig. 1 – Sulmona, scavi 1991-93 della SS. Annunziata. Ceramica ingobbiata e graffita di produzione iserniese (gruppo1) proveniente da contesti databili al XV secolo (dis. V. Verrocchio).

229

Ceramiche quali indicatori di traffici commerciali fra Abruzzo, Molise e regioni limitrofe

ce decoro geometrico sulla tesa di una scodellaemisferica (n. 9), tipologia del tutto estraneaalle produzioni regionali abruzzesi sinora note 7.Per quanto riguarda la cronologia di tale pro-duzione i dati a disposizione suggeriscono unarco ben inquadrabile nella seconda metà delXV secolo. In primo luogo nei contesti diIsernia si può segnalare l’associazione con unframmento di maiolica a lustro spagnola bendatabile appunto in quest’arco cronologico 8.In secondo luogo elemento decisivo per la da-tazione appare l’associazione dallo scavo di que-sta graffita con le mattonelle da pavimentazio-ne recanti lo stemma d’Aragona-Sicilia, ricon-ducibile, come visto, alla feudalità di Giovan-na d’Aragona su Isernia (1476-1496) e verosi-milmente prodotte dalla stessa bottega 9. Le stra-tigrafie della SS. Annunziata di Sulmona con-fermano tale datazione, anche in questo casograzie all’associazione con la produzione a lu-stro valenzana (vd. nota 7), mentre altri conte-sti sulmonesi sembrano indicare una totale as-senza di produzioni graffite – sia abruzzesi cheimportate – nel secolo successivo, soppiantatedalle diffusissime produzioni ingobbiate anver-sane che dominano incontrastate il mercatolocale (vd. infra) 10. Questo dato confermereb-be indirettamente una datazione di questa pro-duzione iserniese che non oltrepassa i primi del

XVI secolo. Appare quindi evidente come i rap-porti Isernia-Sulmona, testimoniati dalle cera-miche che le fonti archeologiche permettonoora di individuare, non risultino affatto casua-li, se visti alla luce del ruolo svolto dalla domi-nazione di Giovanna d’Aragona che accomunòle due città nell’ambito di una precisa politicadi controllo del territorio e di sviluppo com-merciale e produttivo (COLAPIETRA 1989, p. 15).

2.2.2 PRODUZIONE “TIPO ISERNIA” (gruppo 2)Il secondo gruppo si caratterizza per repertorimolto differenti da quelli del primo. Per quan-to riguarda gli ornati si caratterizzano princi-palmente nell’esecuzione per l’uso di uno stru-mento probabilmente simile ad una piccola for-chetta a due, o raramente a tre denti, che inci-de segni piuttosto larghi e fra loro paralleli. Contale strumento vengono realizzati cerchi con-centrici sulla tesa delle scodelle e nel fondo,che inquadrano la decorazione principale, perlo più costituita da sequenze di trattini alterna-ti in verticale ed orizzontale sulle tese, archet-ti, elementi triangolari o floreali a più petali.L’uso dei colori in questo caso rispetto alla pro-duzione precedente, è ampliato con l’introdu-zione dell’azzurro, piuttosto diluito, usato in-sieme al verde e al giallo, spesso in tricromia,distesi a larghe fasce concentriche nelle formeaperte che risultano del tutto autonome rispet-to al tratto graffito. Si segnala una certa omo-geneità morfologica con la presenza di scodel-le e scodelloni emisferici a tesa breve, spessocon angolo rilevato all’interno in corrisponden-za dello stacco del cavetto e a volte con orlomodulato ad imitazione di manufatti metallici.Anche in questo caso sono documentate formechiuse con decorazioni a fusi all’esterno che lega-no questa tipologia al gruppo 1. Le argille sonodure e compatte, ben depurate, di colore rosaintenso o per lo più rossastro; le vetrine sono tra-sparenti, distese sulla superficie interna delle for-me aperte e all’esterno si spingono a volte sinoa comprendere tutta o parte della parete.A differenza del gruppo 1 l’incertezza sulla ef-fettiva presenza di scarti di produzione dai con-testi di S. Maria delle Monache (un solo fram-mento, scarto di seconda cottura è stato sinoraindividuato) non permette un’attribuzione ine-quivocabile della produzione ad Isernia. Tutta-via proprio l’abbondanza delle attestazioni, lapresenza della sicura produzione locale delgruppo 1 negli anni immediatamente preceden-

7 Contesti di provenienza: nn. 1 (inv. 91240), 2, 4 e 5(inv. 91234) dalla us 2=102 (residui); n. 3 dalla us 181riferibile al periodo IV e databile alla seconda metà delXV secolo, in associazione ad un frammento di maiolicaa lustro riferibile alla produzione valenzana matura conmotivo decorativo cosiddetto a las notas musicales; nn.6-7: dalla us 102, residui (n. 7, inv. 91233); n. 8: dalla us149 riferibile al periodo IV e databile alla prima metàdel XV secolo (forse trattasi di un‘intrusione: inv. 91241);n. 9: dalla us 181 (inv. 91316).

8 Si tratta di un frammento di scodella della nota ti-pologia con palmette stilizzate (palmas abiertas).

9 L’ipotesi più che verosimile di una provenienza dauna medesima manifattura si evince dall’associazione stra-tigrafica di scarti di graffita e di mattonelle pavimentali,nonché di biscotti di ceramica comune da fuoco. Si trat-ta quindi di una manifattura caratterizzata evidentemen-te da produzione ceramica piuttosto diversificata.

10 Ad esempio nessun frammento di graffita è presen-te fra i materiali dagli scavi 1996 in vico delle maceriedatabili fra la seconda metà del XVI ed i primi del XVIIsecolo (us 205 e 207) né fra i meno numerosi materialida un contesto di pieno Seicento dalla circonvallazioneovest. A proposito della produzione anversana i dati at-tualmente a disposizione non permettono di ipotizzareuna locale produzione di ceramica graffita che risultapraticamente assente in tutti i contesti di scarichi d’usodomestico e di fornaci sinora individuati.

230

DIEGO TROIANO – VAN VERROCCHIO

ti, e non ultima la collocazione centrale diIsernia all’interno del quadro di distribuzioneche attualmente è proponibile per questa tipo-logia di manufatti (vedi infra; Fig. 7) rendonopiù che verosimile una produzione locale, inattesa di più approfonditi studi a partire daglistessi contesti iserniesi. Si propone quindi diindividuare tale gruppo di manufatti con il ter-mine di graffita “tipo Isernia” da inquadrarsi inquel più ampio gruppo di graffite postmedievalidiffuse in Italia centro-meridionale che gli studivanno man mano evidenziando 11. I confrontipuntualissimi fra i materiali molisani ed altriprovenienti da Abruzzo e Campania, ci permet-tono di tracciare un primo quadro distributivodi tale produzione (Fig. 7). In Campania si pos-sono segnalare le attestazioni presso Napoli 12 enell’area del Sannio Alifano 13. Altri rinvenimen-ti molisani forniscono delle prime indicazionisulle attestazioni regionali e sulle tipologie piùdiffuse. Si possono difatti segnalare alcuni fram-menti sporadici provenienti da Trivento (Fig.6, nn. 4-5) 14 e soprattutto un cospicuo nucleo

proveniente dagli scavi del Castello Svevo diTermoli (Figg. 2-3). In quest’ultimo caso si trat-ta di frammenti riferibili per lo più a scodelle atesa breve con la tipica decorazione a sequenzedi trattini fra cerchi concentrici sulla tesa (Fig.2, nn. 1-4), o con elementi triangolari o sequen-ze di trattini a delimitare archetti nei cavetti(nn. 6-7) ed aventi come motivi centrali ele-menti floreali stilizzati, foglie accartocciate (Fig.3, n. 1) e più comunemente fiori a più petali(nn. 2-4) e motivi a girandola (Fig. 2, n. 5) 15.Meno comuni altre tipologie decorative, fra lequali sono degne di nota lo stemma pseudo-araldico in azzurro al cui interno vi sono stellestilizzate (Fig. 3, n. 5) e le forme chiuse, nellequali ricompaiono le tipiche fasce verticali al-ternate in giallo-verde separate da linea graffi-ta (n. 6) 16. L’uso dei colori è costantemente ri-volto alla tricromia verde-giallo-azzurro, que-st’ultimo a volte molto diluito con tipiche to-nalità grigiastre.Recenti ricerche in Abruzzo permettono di in-dividuare, alla luce delle nuove acquisizioni, lapresenza di graffite “tipo Isernia” in diversicentri regionali, con particolare attestazionenella provincia di Chieti. Frammenti riferibilia tale produzione si possono difatti segnalareda Castel Frentano 17 (Fig. 4), Celenza sulTrigno 18 (Fig. 5), Ortona 19 (Fig. 6, n. 1), Schia-vi d’Abruzzo 20 (Fig. 6, nn. 2-3) e Lanciano 21. In

11 Restano tutte da indagare le relazioni con altre pro-duzioni graffite postmedievali dell’Italia meridionale chesembrano trovare diversi punti di contatto, sia sul pianodecorativo che su quello morfologico, con la tipologiaqui presa in esame. Ad esempio si vedano le produzionidell’area salentina ed il cd. “tipo Manduria” per il qualeviene confermata la cronologia postmedievale con attar-damenti anche significativi. In questa produzione, carat-terizzata da una maggiore esuberanza decorativa, si notala riproposizione di elementi decorativi già documentatinel nostro gruppo 1, quali ad esempio la caratteristicafoglia bipartita disposta in sequenza su tese e cavetti, maanche altri elementi decorativi attestati nel gruppo 2, nonillustrati in questa sede (DELL’AQUILA A. e C. 1986, inpart. figg. 3-4; DELL’AQUILA A. e C. 1989, pp. 211-212;tav. XX, nn. 94-95; CAROFIGLIO, CIMINALE, DELL’AQUILA1994, p. 228, figg. 5-6). Per altri materiali salentini:MATTEO 1997, pp. 20-24; tavv. 6, 7, 16, a-b-c.

12 ARBACE, in D’ONOFRIO, D’AGOSTINO 1987, pp. 110-11; p. 195; fig. 55, C317, 326, 327; tav. I, C319, 321,322. L. Arbace nell’indicare genericamente l’area meri-dionale quale area di provenienza, e la datazione allaprima metà del XVI secolo, sottolineava la difficoltà diattribuzione a manifatture napoletane delle graffite pro-venienti da largo S. Aniello. Nel gruppo in esame veni-vano inseriti sia i frammenti sopra citati, attribuibili oraal nostro “tipo Isernia” (gruppo 2), sia altri frammentiche ora pare più appropriato riferire al nostro gruppo 1.

13 DI COSMO 1986, p. 13, fig. 12; DI COSMO 1992, in cuisi ipotizzava una produzione campana senza tuttavia poterindividuare il centro o i diversi centri di produzione.

14 Si tratta di due frammenti rinvenuti nelle discari-che dell’abitato: un frammento di fondo di piatto o sco-della in verde e ferraccia (n. 4) con decorazione ad ar-chetti, ed uno di forma chiusa (n. 5) con le tipiche fasceverticali in verde e giallo separate da linea graffita.

15 Puntuali confronti con i materiali da largo S. Anielloa Napoli: D’ONOFRIO, D’AGOSTINO 1987, fig. 55, C317.

16 Confronti puntuali con i materiali napoletani:D’ONOFRIO, D’AGOSTINO 1987, fig. 56, C337.

17 Dallo scavo 1994 in piazza Caporali (us 2) proven-gono almeno tre frammenti di scodelle o scodelloni rife-ribili a tale tipologia: per il contesto in questione, data-bile complessivamente fra la seconda metà del ’500 e tuttoil ’700, si rimanda a TROIANO-VERROCCHIO c.s.

18 Materiali provenienti dalle discariche d’uso dell’abi-tato (TROIANO, VERROCCHIO c.s., Appendice 2, Celenza sulTrigno). È interessante sottolineare come, fra i 24 fram-menti di ceramica graffita recuperati, ben 22 apparten-gono a tale tipologia.

19 Dagli scarichi d’uso dell’abitato sul versante Est(TROIANO, VERROCCHIO c.s., Appendice 2, Ortona, 1).

20 Dalle discariche dell’abitato sul versante Sud-Est(TROIANO, VERROCCHIO c.s., Appendice 2, Schiavi d’Abruz-zo).

21 Un frammento di scodella, molto probabilmenteresidua, proviene dallo scavo presso piazza Plebiscito(STAFFA, PANNUZI 1999, fig. 23). Un altro frammento pro-viene da un recupero presso il palazzo vescovile in uncontesto databile entro la prima metà del ’600, ma conqualche residuo cinquecentesco (TROIANO, VERROCCHIOc.s., Appendice 2, Lanciano, palazzo vescovile).

231

Ceramiche quali indicatori di traffici commerciali fra Abruzzo, Molise e regioni limitrofe

Fig. 2 – Termoli, scavi 1994 del Castello Svevo. Frammenti di scodelle in ceramica ingobbiata e graffita riferibili al“Tipo Isernia” (gruppo 2).

Fig. 3 – Termoli, scavi 1994 del Castello Svevo. Frammenti di scodelle (nn. 1-5) e forma chiusa (n. 6) in ceramicaingobbiata e graffita riferibili al “Tipo Isernia” (gruppo 2).

232

DIEGO TROIANO – VAN VERROCCHIO

Fig. 4 – Castel Frentano, scavi 1994 in piazza Caporali. Frammenti di scodelloni in ceramica ingobbiata e graffita“Tipo Isernia” (gruppo 2).

Fig. 5 – Celenza sul Trigno. Frammenti di ceramica ingobbiata e graffita “Tipo Isernia” (gruppo 2) dagli scarichi d‘usodell‘abitato.

233

Ceramiche quali indicatori di traffici commerciali fra Abruzzo, Molise e regioni limitrofe

particolare i frammenti da Celenza (Fig. 5) sonoriconducibili a scodelle a tesa breve o brevissi-ma, con orlo modulato ad imitazione di manu-fatti metallici (nn. 1-2), con le caratteristichesequenze di trattini fra gruppi di cerchi con-centrici sulla tesa o nel cavetto (nn. 3, 7-10),oppure con linee ondulate (nn. 1, 5) o ancoracon soli cerchi concentrici (nn. 2, 4, 6). I cam-pi centrali dovevano anche in questo caso esse-re costituiti da fiori a più petali o stelle stilizza-te (nn. 8-9, 12) con uso della bicromia verde-giallo ocra o con l’azzurro molto diluito contonalità grigiastre. Sono documentati anche dueframmenti di forme chiuse (nn. 13-14).A proposito della cronologia di questa produ-zione il contesto napoletano di largo S. Aniellofornisce un’indicazione relativa ai primi decennidel ’500 ma, in attesa di dati più precisi, sem-bra verosimile poter estendere l’arco cronolo-gico a tutto il XVI secolo. Utili elementi ai finidella precisazione cronologica provengono an-zitutto dai contesti di Isernia, nei quali è deci-siva l’associazione con la maiolica in compen-diario castellano e con l’ingobbiata dipinta an-versana (seconda metà XVI-inizi XVII secolo)(vd. infra) e dai contesti del Castello Svevo diTermoli, in associazione con importazioni dal-

l’area emiliano-romagnola (graffita monocro-ma, maculate, maiolica) 22. Anche la decorazio-ne con stemma pseudo-araldico ben si colloca,analogamente ad altre realtà regionali, in que-sto ambito cronologico. Per quanto riguarda imateriali abruzzesi, in un solo caso la datazio-ne è quanto meno riferibile alla seconda metàdel XVI secolo (Castel Frentano), mentre glialtri casi, trattandosi per lo più di frammentida ricognizioni di superficie, o di residui, nonsono purtroppo utili ai fini di una più precisadatazione della tipologia in esame.Alcune ultime considerazioni riguardano la dif-fusione al momento rilevabile della graffita“tipo Isernia”. Dal primo quadro ricostruibile(Fig. 7) si evidenziano le possibili diverse vie dicommercializzazione seguite a partire dal pro-babile centro di produzione. Verso Nord, se-guendo per un tratto la “via degli Abruzzi” epoi lungo la direttrice della Val di Sangro, il

22 In un contesto in apparenza piuttosto omogeneo(saggio VIII, us 320) segnalo la presenza, quali elementidatanti, di frammenti di graffita a punta monocroma ingiallo ferraccia, di ingobbiata maculata in blu e maiolicarinascimentale con il noto decoro “a geometrizzazioni”in tutti i casi riferibili a produzioni romagnole che si spin-gono nella seconda metà del XVI secolo.

Fig. 6 – Ceramica ingobbiata e graffita “Tipo Isernia” (gruppo 2). Frammenti provenienti dagli scarichi d’uso degliabitati di Ortona (n. 1), Schiavi d’Abruzzo (nn. 2-3) e Trivento (nn. 4-5).

234

DIEGO TROIANO – VAN VERROCCHIO

Fig. 7 – Ceramica ingobbiata e graffita “Tipo Isernia”, gruppo 2 (XVI secolo). Primo quadro delle attestazioni fraAbruzzo, Molise e Campania. 1) Ortona; 2) Lanciano; 3) Castel Frentano; 4) Celenza sul Trigno; 5) Schiavi d’Abruzzo;6) Isernia; 7) Trivento; 8) Termoli; 9) S. Salvatore Telesino; 10) Pietraroja; 11) Cerreto Sannita; 12) S. Angelo d’Alife;13) Napoli (dis.V. Verrocchio).

punto di riferimento obbligato va individuatoin Lanciano, la cui importanza, come sede difiere, è ancora rilevante nel XVI secolo 23, e chedovette fungere probabilmente da centro di ri-distribuzione nel territorio circostante. Le pre-senze sui versanti abruzzese e molisano dellavalle del Trigno lasciano chiaramente individua-

23 Sull’argomento oggetto di ampia bibliografia vediad esempio BULGARELLI LUKACS 1995; ID. 1998.

re un altro importante sbocco sulla costa comequello di Termoli, anche in questo caso conprobabili funzioni di ridistribuzione, forse an-che via mare. Verso Sud si individua un areapiuttosto significativa nella fascia pedemonta-na del Matese, lungo la direttrice della Val Vol-turno e, mediante la “via degli Abruzzi” versoil maggior polo di attrazione rappresentato dalmercato napoletano. Le attestazioni vannoquindi inquadrate nei diversi circuiti commer-ciali che interessavano la ceramica, così come

235

Ceramiche quali indicatori di traffici commerciali fra Abruzzo, Molise e regioni limitrofe

altre merci, nelle loro diverse scale e raggi d‘in-fluenza: dalla vendita itinerante ai mercati cit-tadini, lungo le principali vie di comunicazio-ne, agli scambi operati nelle fiere sulla base dipiù articolate ed ampie reti di relazioni inter-regionali. Non disponendo per ora di dati quan-titativi non è dato sapere quale ruolo svolserotali produzioni all’interno dei mercati localiinteressati. In Abruzzo si può comunque segna-lare una presenza geograficamente limitata al-l’area chietina costiera e meridionale e quanti-tativamente poco rilevante nel lancianese, doveforte doveva essere la concorrenza delle pro-duzioni ingobbiate locali che monopolizzava-no il mercato, mentre più significativa sembre-rebbe nell’area gravitante sul Trigno, dove pro-babilmente meno diffuse dovevano risultare leproduzioni regionali tanto da lasciare maggio-ri margini di mercato per le ceramiche molisa-ne. Non si esclude comunque l’ipotesi di unadiffusione più ampia di quella sin ora traccia-ta, supportata, come accennato, dall’ampio girodelle fiere che interessano l’Italia meridionalenella prima Età Moderna e che potrebbero averveicolato i prodotti oltre il raggio al momentointuibile. Significativa appare l’assenza nel-l’Abruzzo interno, e nello specifico nel sulmo-nese, segno evidente di un quadro politico edeconomico oramai profondamente mutato ri-spetto alla situazione quattrocentesca durantela quale, come visto, si rileva una congiunturafavorevole alle esportazioni iserniesi.

V.V.

Produzioni abruzzesi

2.3 Ingobbiate dipinte e monocrome diAnversa degli Abruzzi (AQ)

Di notevole interesse fra i materiali recuperatiad Isernia appaiono i numerosi frammenti diingobbiata sia dipinta ad imitazione della ma-iolica che monocroma di produzione anversa-na 24. Il dato certo è che i frammenti molisanitestimoniano il successo commerciale, oramainon ristretto ad un ambito solo regionale, diquesta ceramica abruzzese, non precedentemen-te noto e che va man mano emergendo con l’ap-profondimento degli studi. Da S. Maria delle

Monache provengono numerosi frammenti tut-ti ascrivibili cronologicamente alla fase maturadi questa produzione, quella della seconda metàdel ’500, fino al primo trentennio del ’600. Laproduzione dipinta è presente quasi principal-mente con forme aperte, piatti e scodelle, conl’ingobbio e la vetrina data a risparmio solo sullasuperficie interna. Fra le forme chiuse si segna-lano boccali con ingobbio e vetrina su ambe-due le superfici. Fra i colori utilizzati oltre algiallo, blu, è presente il rosso soprattutto e ilnero che caratterizzano gli esemplari anversa-ni. La produzione monocroma presenta quasiesclusivamente forme aperte, principalmentepiatti e scodelle e si caratterizza per l’ingobbioe la vetrina data su ambedue le superfici. Laproduzione dipinta presenta sulla tesa di piattimotivi a girali (TROIANO-VERROCCHIO 2000, nn.6-8), vegetali (TROIANO-VERROCCHIO 2000, nn.10-11), e soprattutto il tipico motivo a retico-lo a squame verticali campite da tratti decre-scenti (TROIANO-VERROCCHIO 2000, nn. 16-17),graticci (TROIANO-VERROCCHIO 2000, nn. 12-14).Il successo commerciale di tale tipologia è benevidente nel quadro distributivo che qui si pro-pone (Fig. 8). Frammenti anversani sono statirecuperati in Abruzzo 25 nella valpescara adAlanno, Nocciano, Loreto Aprutino, S. Clemen-te a Casauria, Città S. Angelo, Tocco Casauria,Pescara, S. Valentino, Roccamorice. Nel chieti-no a Miglianico, Ripa Teatina, Giuliano Teati-no, Bucchianico, Chieti 26, Ortona, CastelFrentano, Lama dei Peligni, fino a Celenza sulTrigno. Ed infine nell’aquilano sia nei paesi vi-cini al centro di produzione quali Sulmona,Cocullo, Scanno, Venere dei Marsi 27, Rovere,sia lungo la “via degli Abruzzi” per l’Aquilacome a Capestrano, Peltuinum l’attuale Pratad’Ansidonia, Rocca Calascio 28.

24 Per un inquadramento della classe vedi TROIANO-VERROCCHIO 2000, oltre a TROIANO c.s. 1.

25 Per i contesti di provenienza vedi TROIANO, VER-ROCCHIO c.s., appendice 2, e per la bibliografia relativa aquelli editi vedi TROIANO c.s.1.

26 Frammenti di produzione anversana recuperati davari contesti teatini sono esposti presso il Museo dellaCivitella a Chieti.

27 Comunicazione di E. DI VENANZIO, M. PANTALEO,Ceramica medievale e rinascimentale da Venere dei Marsi,in I Giornata di Studi sulla Maiolica Abruzzese, (Pescara,29 marzo 2000).

28 Comunicazione di F. REDI, L. TOGNOCCHI, Novitàdagli scavi di Rocca Calascio e di S. Maria del Monte diPaganica, in I Giornata di Studi sulla Maiolica Abruzze-se, (Pescara, 29 marzo 2000).

236

DIEGO TROIANO – VAN VERROCCHIO

Tale successo è dovuto all’ubicazione di Anversadegli Abruzzi nelle immediate vicinanze di Sul-mona cioè all’incrocio di importanti vie di co-municazione quali la “via degli Abruzzi”, di-rettrice nord-sud che collegava la Toscana e l’Um-bria a Napoli e la via Tiburtina direttrice est-ovestche congiungeva Anversa da una parte a Roma edall’altra al porto di Pescara. In questa chiave van-no letti i frammenti presenti lungo la Valpescarae molto probabilmente proprio dal porto diPescara questi prodotti raggiungevano via marela fiera di Lanciano. Altra importante via di

smercio sono senza dubbio le fiere, fra cui quel-la geograficamente più vicina dell’Assunta diSulmona da cui l’altissima percentuale di pro-dotti anversani dai contesti archeologici 29. Inol-tre si segnalano le fiere di Chieti 30 il cui ruolo

Fig. 8 – Ceramica ingobbiata dipinta ad imitazione della maiolica di produzione anversana (XVI-inizi XVII secolo).Quadro distributivo regionale ed extraregionale. In evidenza anche Collarmele, Tivoli e Palma Campania dove sonoubicati pavimenti e rivestimenti in maiolica di produzione anversana (dis. D. Troiano).

29 Per i materiali da Sulmona vedi TROIANO-VERROCCHIO2000.

30 Si ricorda che Chieti disponeva di traffici commer-ciali abbastanza estesi: qui, infatti, venivano acquistatinel 1569 per Castelli alcune materie prime quali piom-bo, stagno, terra bianca e gesso (BATTISTELLA 1986, p. 55,

237

Ceramiche quali indicatori di traffici commerciali fra Abruzzo, Molise e regioni limitrofe

come centro di smistamento ci viene testimo-niato dalle presenza di questi prodotti in con-testi gravitanti sul capoluogo teatino qualiNocciano, Miglianico, Giuliano teatino, RipaTeatina, mentre sono poco attestati in contestigravitanti su altre aree produttive quali Penne edAtri. Tramite il porto di Pescara le ingobbiateanversane raggiungevano via mare anche la fa-mosa fiera di Lanciano 31. La conferma che essiseguissero tali vie commerciali ci viene documen-tato dal fatto che le materie prime per lavorarlevenivano acquistate proprio nel giro delle fieree nello specifico in quella di Lanciano dove vie-ne documentata negli anni ’30 del ’500 da par-te di anversani l’acquisto di piombo, terra bian-ca, terre cupti, zaffaro 32.La presenza ad Isernia di ceramica anversana èsenza dubbio da mettere, anche in questo caso,in relazione ai traffici commerciali legati nellospecifico ad un mercato locale. Sicuramente iprodotti abruzzesi trovarono tramite la “via degliAbruzzi” e nello specifico il tratto del Piano delleCinquemiglia un mezzo conveniente per facili-tare l’esportazione verso Sud. Bassi costi e fa-cilità di trasporto, quindi, cui si aggiungono ibassi costi di fabbricazione: l’ingobbiata ad imi-tazione della maiolica ha lo stesso effetto di que-st’ultima, ma con costi decisamente più bassi,caratteristica che ha sicuramente contribuitoall’ampia diffusione. Non da ultimo, mi premericordare la mancanza di concorrenza sul mer-cato iserniese per questa particolare produzio-ne ingobbiata: proprio ad Isernia infatti, puressendo presente una produzione ceramica ri-nascimentale probabilmente locale (vd. supra),

l’ingobbiata dipinta non risulta attestata. Ver-so Napoli inoltre, si documenta l’attività di im-portanti maestri ceramisti anversani quali Pie-tro di Anversa che negli anni centrali del ’500firma lo splendido pavimento maiolicato di al-cuni ambienti della villa dei Della Tolfa 33 a Pal-ma Campania (DONATONE 1994, pp. 83-85,tavv. 52-55, 56d). Il dato più sorprendente in-vece viene dai contatti verso il Lazio e in parti-colare Roma. Seguendo la Tiburtina da Anversaper Roma si incontrano dei veri e propri capo-lavori in maiolica. Dapprima la facciata dellachiesa di Collarmele opera attribuita al maestroBernardino de’ Gentili con gli stemmi delle im-portanti famiglie quali Piccolomini, Colonna edOrsini (DONATONE 1994, p. 75, tav. 117), prose-guendo fino a Tivoli dove sempre lo stesso mae-stro lavora presso villa d’Este 34 e il cortile di Pa-lazzo Mancini ora Giannozzi (DONATONE 1994,tav. 180).I legami tra Roma e Anversa sono ulteriormen-te confermati dalla presenza nella capitale dimaestranze anversane. Nel 1559 infatti è pre-sente a Roma e ben inserito nell’ambito dellaproduzione ceramica locale, maestro Vincen-zo di Giovanni di Mastrocola di Aversa(Anversa) (DONATONE 1994, p. 74), che colla-bora alla stesura dei nuovi Statuti dell’ “artisvassellariorum de urbe”. Lo stesso Vincenzo diMastrocola viene successivamente documentatoad Anversa fra il 1598 ed il 1600 35. La presen-za a Roma di maestranze anversane potrebbeessere messa in relazione con la figura dell’eccle-siastico Scipione Belprato 36 fratello del contedi Anversa Gian Berardino II. Personaggio si-curamente ben inserito nella corte pontificiavisto che spesso lo troviamo residente proprio

nota 11). Vedi anche BULGARELLI LUKACS 1995, p. 23, p.31, note 72 e 75.

31 Vedi i frammenti da Castel Frentano in TROIANO,c.s.1, produzione 1.

32 Il 30 marzo 1535 Angelo di Cecco Rosa di Aversadi valva promette di dare in Lanciano a Ottaviano diTommaso Capuani alcuni beni ricevendo in cambio leseguenti cose: pani 3 e mezzo di piombo a carlini 18 perogni centinaia, casse 3 di terra bianca carlini 6 per ognicentinaio, e una sacchetta di terre cupti a carlini 18 ilcentinaio (Regesti Marciani, vol. 7/I notaio A.Macciocchino p. 71). Inoltre il 4 aprile 1535 Vincenzodi Bernardo di Aversa di Valva promette di dare e conse-gnare in Lanciano allo stesso Ottavio di TommasoCapuani alcuni beni ottenendo sempre in cambio per ilterzo del valore le seguenti merci: magliette da donna agrana 12 la maglietta, scavesani e garofali a carlini 9 iltomolo, litargizio a carlini 18 il centinaio, piombo arso acarlini 12 il centinaio, zaffaro a d.i 9 il centinaio (RegestiMarciani, vol. 7/I notaio A. Macciocchino).

33 Si ricorda che la famiglia della Tolfa era in questoperiodo imparentata con i conti di Anversa. Costanzadella Tolfa fu moglie di Giovanni Vincenzo II Belpratoconte di Anversa come si ricava da una lapide in originesituata sul monumento sepolcrale di questi ultimi, collo-cato dietro l’altare del Sacramento nella chiesa di S. Mariadelle Grazie di Anversa, e oggi non più esistente: DI GIU-STO-AGOSTINONE 1905, p. 404.

34 Decorando alcune fontane della villa del cardinaleIppolito D’Este negli anni 1568-1572 (DONATONE 1994p. 91 nota n. 26) quali la fontana dell’Ovato (DONATONE1994, tav. 181), il pavimento della grotta di Diana datato1572 (DONATONE 1994, p. 74 tavv. 57-58, e tavv. 178-79).

35 Sezione Archivio di Stato di Sulmona, Fondo Nota-rile, b.10, notaio G.A. Ricchi di Anversa, 8 settembre1598, e 23 aprile 1600.

36 Per Scipione Belprato vedi CELIDONIO 1993, pp. 222,225-229.

238

DIEGO TROIANO – VAN VERROCCHIO

Figg. 9-13 – Capena (Roma), scarichi dell’abitato. 9-11. Piatto di produzione anversana; 12. Frammenti di piatto,ciotola e bacile di produzione anversana; 13. Ciotola di produzione anversana.

��

��

��

��

239

Ceramiche quali indicatori di traffici commerciali fra Abruzzo, Molise e regioni limitrofe

a Roma 37. Si possono infine ricordare i rappor-ti soprattutto di Scipione Belprato ma anchedel suddetto fratello, con la cultura letterariadi quel periodo: l’amicizia con Torquato Tassoe i rapporti di parentela con il letterato, amicoe primo biografo di quest’ultimo il marcheseGian Battista Manso di Napoli 38.Sicuramente dietro il successo di questa pro-duzione aulica con commesse delle più impor-tanti famiglie romane si inserisce la nostra piùeconomica produzione ingobbiata e dipinta adimitazione della maiolica. Da Roma si segnala-no alcuni frammenti che potrebbero essere ri-feriti alla produzione di Anversa, oppure amaestranze anversane attive in loco, fra il ma-teriale recuperato nel giardino del Conserva-torio di S. Caterina della Rosa 39. Alla produ-zione anversana inoltre potrebbero essere rife-rite le notizie di importazioni di ceramica daTagliacozzo verso Roma (GULL 1996, p. 45) in-tendendo a mio avviso Tagliacozzo, sede di do-gana, la più importante città abruzzese posta sulconfine come probabile sinonimo di abruzzesi-tà e tramite fra il centro di produzione ed ilmercato romano. Di sicuro questi prodotti arri-vavano fino a Roma, la conferma ci viene davari frammenti di sicura produzione anversanarecuperati a Capena (BOCCONI-MESSINEO 1994,p. 61, fig. 4), a nord di Roma nei pressi delTevere. Sembra quindi che proprio attraversotraffici via fiume (GULL 1996, p. 45), da Romaquesti prodotti siano arrivati fino a Capenacome testimonierebbe la presenza di un portosul Tevere nei pressi della cittadina laziale 40.La visione diretta di tali materiali 41 ha evidenziato

ben 12 orli, per un totale di 16 frammenti relativi a11 manufatti, attribuibili con certezza alla produ-zione anversana perché costituiti da un identicoimpasto caratterizzato da piccoli vacuoli. Si trat-ta di un fondo di boccale42, un orlo di piatto 43, unorlo di scodella decorato con rombi tagliati in crocee squame campite a tratti decrescenti 44 (Fig. 9), unorlo di piatto con decorazione a rombi e cerchi cam-piti da graticcio (Fig. 10)45, il piatto già edito (BOC-CONI-MESSINEO 1994, p. 61, fig. 4), (Fig. 11) 46, unorlo di piatto, con decorazione a reticolo a squameverticali campite da tratti decrescenti (Fig. 12, nn.1-2) 47, un orlo di ciotola decorata con reticolo asquame campito da tratti decrescenti (Fig. 13) 48,un fondo di forma aperta49, un orlo di ciotolinadecorato con un reticolo campito da tratti de-crescenti (Fig. 12, n. 3) 50, un orlo di bacile de-corato con alta fascia in blu (Fig. 12, n. 4) 51, edinfine un orlo di ciotola decorata a reticolo campi-to da tratti decrescenti (Fig. 12, nn. 5-6) 52.

D.T.

2.4 Slip Ware di Anversa degli Abruzzi (AQ)

Sebbene documentata in quantità ridottissimerispetto alle altre classi ceramiche postmedie-vali nei contesti di S. Maria delle Monache diIsernia, si può segnalare anche la presenza dialcuni frammenti riferibili alla produzione SlipWare di Anversa degli Abruzzi di recente indi-viduazione 53. Si tratta nello specifico di soli due

37 Nelle lettere di Torquato Tasso da Roma indirizza-te all’amico Gian Battista Manso si fa spesso riferimentoai contatti del Tasso con Scipione Belprato in quel perio-do presente a Roma (anni 1592-1593) CELIDONIO 1993,pp. 225-227.

38 Il letterato Gian Battista Manso era cognato delconte di Anversa e di sui fratello Scipione avendone spo-sato la sorella Costanza Belprato, CELIDONIO 1993, pp.226-227.

39 TESEI 1989. Si tratta di due frammenti identificaticome maiolica con ingobbio e con il caratteristico usodel colore rosso, ma che probabilmente sono riferibilialla produzione ingobbiata di Anversa.

40 SPERANZA 1997. La presenza del porto ci viene atte-stata da documentazione archivistica inedita gentilmen-te fornitami da S. Speranza che ringrazio per la disponi-bilità nei confronti della mia ricerca.

41 Desidero ringraziare la dott. G. Bocconi autrice delrinvenimento, il dott. G. Messineo, e F. Casertani che avario titolo hanno agevolato la mia ricerca.

42 Decorazione non determinabile, ingobbiato e inve-triato su ambedue le superfici, colori, blu e verde.

43 Decorazione non determinabile ingobbio e vetrinasolo internamente, colori: blu e giallo.

44 Ingobbiato ed invetriato solo internamente, colori:blu, giallo, rosso.

45 Ingobbiato ed invetriato solo internamente, colori:blu, giallo, rosso.

46 Il piatto è costituito da 2 frammenti, ingobbiato edinvetriato solo internamente, colori: blu, rosso, ocra.

47 Piatto in 3 frammenti, ingobbiato ed invetriato solointernamente, colori: blu, giallo, rosso.

48 Ciotola in 3 frammenti, ingobbiato ed invetriatosolo internamente ed esternamente per un’ampia zonasotto l’orlo, colori: rosso, verde.

49 Decorata a graticcio in monocromia blu, ingobbia-to e invetriato su ambedue le superfici.

50 Colori: blu, giallo, rosso.51 Ingobbiato e invetriato su ambedue le superfici.52 Ingobbiato e invetriato su ambedue le superfici,

colori blu, rosso.53 Sulle produzioni anversane vedi: VERROCCHIO 1999,

pp. 23-27; TROIANO-VERROCCHIO 2000; VERROCCHIO c.s.,nonché la scheda in questo volume che anticipa nuovi

240

DIEGO TROIANO – VAN VERROCCHIO

frammenti riferibili a forme chiuse, probabil-mente brocche, attribuibili alla produzione 1di Anversa, con decoro solo ad ingobbio ed inbicromia con l’uso del nero, la cui datazioneva collocata fra la seconda metà del ’500 ed iprimi decenni del ’600. Dalla consistenza di talirinvenimenti si potrebbe dedurre la casualitàdi queste attestazioni che evidentemente van-no ricondotte alla più massiccia presenza del-le produzioni ingobbiate dipinte e monocro-me anversane. Si può inoltre sottolinearecome, ad eccezione di tali frammenti, la pro-duzione Slip Ware non sia altrimenti documen-tata nei contesti di S. Maria delle Monache,forse ad indicare una più tardiva diffusionedella classe rispetto alle più precoci attesta-zioni abruzzesi, e nello specifico anversane,note già a partire dalla seconda metà del XVI-inizi XVII secolo 54.

V.V.

2.5 Maiolica in compendiario di Castelli (TE)

Proprio con la produzione in compendiarlo,Castelli nella seconda metà del ’500 si affermacome uno dei più importanti centri di produ-zione ceramica dell’Italia centro-meridionale.Il fatto che ad Isernia siano presenti molti fram-menti di tale produzione, riconducibili esclusi-vamente alla prima fase cioè quella databilenella seconda metà del ’500-primi del ’600, èun’ulteriore testimonianza di un precoce suc-cesso commerciale già precedentemente descrit-to (TROIANO c.s. 2). Il ruolo primario di inter-mediazione fra il centro di produzione e Iserniaed anche altre città campane fino alla stessaNapoli deve averlo svolto la famosa fiera diLanciano 55. Inoltre le vie di comunicazione age-

voli devono senza dubbio aver facilitato i con-tatti: a Lanciano il compendiarlo castellano ar-rivava via mare, si può dire abbastanza copio-samente e dalla città frentana, attraverso la viadi comunicazione preferita ossia la Val diSangro, le merci raggiungevano Castel diSangro e “la via degli Abruzzi” e da qui prose-guivano verso il mercato di Isernia ed ancoraverso la capitale Napoli. Il fatto che ad Iserniain questo periodo non siano presenti frammentiin maiolica compendiaria di altri centri di pro-duzione, e l’alta percentuale di quella castella-na attestata, ci induce a pensare ad un certo mo-nopolio di quest’ultima sul mercato locale.Per quanto riguarda la diffusione regionale inAbruzzo, si è già osservato (TROIANO c.s. 2) comeil compendiario castellano ha in tale periodo unruolo decisamente predominante rispetto ad al-tre produzioni al momento note 56. La carta Fig.14 ben evidenzia la distribuzione in provincia diPescara ad Alanno 57, Bussi sul Tirino, Città S.Angelo, Loreto Aprutino, Manoppello, Moscu-fo, Nocciano, Penne, Pescara, Rosciano, SantoSpirito a Maiella (Roccamorice), San Valentino,Spoltore, Tocco Casauria. In provincia di Chietia Miglianico, Ortona, Tollo, Lanciano. In pro-vincia di Teramo ad Atri, Campli, Colonnella,Corropoli, Teramo. In provincia dell’Aquila adAnversa degli Abruzzi, Navelli, Peltuinum (Pratad’Ansidonia), Rovere, e Sulmona.Gli ultimi studi sull’argomento sia di caratte-re archeologico che archivistico, stanno evi-denziando una insospettata e significativa for-tuna commerciale anche per traffici a più am-pio raggio (Fig. 14). Dall’Abruzzo verso nordlungo la costa si segnalano presenze castella-ne ad Ascoli Piceno 58, Senigallia, Rimini finoa Chioggia. Tramite la Pianura Padana fino aTorino. Dai porti abruzzesi oppure verosimil-mente da quello di Ancona compendiari ca-stellani raggiunsero i paesi della costa dalma-ta, a Zara e Spalato59. Verso sud assistiamo ad

dati desumibili dallo spoglio delle fonti archivistiche incorso da parte di chi scrive.

54 Il quadro relativo alle produzioni Slip Ware in areamolisana resta al momento tutto da definire dato chequelle di Isernia sono le prime attestazioni al momentonote in regione. Si segnala l’assenza nei contesti del XVI-XVII secolo dal Castello di Termoli dove è invece pre-sente in contesti pienamente ottocenteschi, con produ-zioni da fuoco, a decori molto semplificati e repertoriche ad una prima analisi sembrano discostarsi da quelliabruzzesi, e con produzioni non da fuoco che trovanoinvece precisi riscontri in alcune già note in Abruzzo(VERROCCHIO c.s., produzioni 13-14).

55 A tal proposito si ricorda che proprio a Lanciano vie-ne stipulato un contratto per la fornitura di ceramica ca-stellana da consegnarsi a Napoli: BATTISTELLA 1985, pp. 206-7 e note 8-10, oltre ai documenti nn. 1-3, pp. 216-218.

56 Per le altre produzioni in compendiario regionalivedi per il compendiario di probabile produzione lancia-nese VERROCCHIO c.s. 2, e per quello di probabile produ-zione anversana TROIANO c.s. 2.

57 Per i riferimenti alle tipologie presenti nei singolicomuni, sia inediti che editi, vedi TROIANO c.s. 2.

58 Vedi per la bibliografia relativa ad Ascoli e per glialtri contesti menzionati di seguito TROIANO c.s. 2 e ap-pendice 2 in TROIANO, VERROCCHIO c.s.

59 Dal giornale di mostra relativo all’esposizione inSpalato del 1999 presso il Muzej Grada “Ulomak do

241

Ceramiche quali indicatori di traffici commerciali fra Abruzzo, Molise e regioni limitrofe

un duplice fenomeno, dapprima viene docu-mentata l’esportazione di prodotti abruzzesie solo in un secondo momento, visto il suc-cesso della tipologia compendiaria, si assiste

al trasferimento di maestranze, che avvianouna produzione locale definita “campana-ca-stellana” (DONATONE 1984, pp. 29-34) conprodotti del tutto simili ai modelli d’origine,tanto da far nascere seri dubbi attributivi. Taleproduzione è presente archeologicamente aCerreto Sannita, Torella dei Lombardi e Na-poli, mentre il trasferimento di maestranze vie-ne documentato a Napoli, Vietri e Salerno.

Fig. 14 – Maiolica in compendiario castellano (seconda metà XVI-primi XVII secolo). Quadro distributivo regionaleed extraregionale (cerchio: attestazioni archeologiche; triangolo: attestazioni dalle fonti storiche) (dis. D. Troiano).

ulomka…” a cura di H. Zglav-Martinac si segnala unafoto di un versatoio a mascherone a mio avviso di pro-duzione castellana. Vedi anche il catalogo nello stessogiornale ai nn. 36-37.

242

DIEGO TROIANO – VAN VERROCCHIO

Già dagli anni ’70 del ’500 si documenta unacommercializzazione di prodotti castellani ver-so Napoli (TROIANO c.s. 2, nota 233), verosi-milmente attraverso la “via degli Abruzzi”. Inquesto quadro si collocano i numerosi fram-menti da Isernia. Da S. Maria delle Monache iframmenti di compendiario castellano sonopresenti nei tagli più superficiali ed in tutti iquadrati di scavo. In attesa di uno studio piùapprofondito si segnalano alcuni dati già de-ducibili comunque da una visione preliminare.Anzitutto si segnala l’appartenenza della quasitotalità dei frammenti rinvenuti ad una produ-zione d’uso corrente, sebbene di buona quali-tà, caratteristica questa d’altronde comune allamaggior parte della produzione compendiariacastellana. Sono comunque presenti, anche sein numero decisamente ridotto frammenti re-lativi ad una produzione più ricercata con ca-ratteristiche tecniche peculiari, quali una mag-giore preziosità dello smalto ed una maggiorecura e ricercatezza nella definizione degli or-nati. È questo il caso di ornati a figure umane,animali e tralci più complessi. La produzioned’uso comune presenta principalmente motivia tralci con girali sulle tese di piatti, sono atte-

stati frammenti con tralcio dritto con girali erosette stilizzate (TROIANO c.s. 2, motivo 1-a),tralcio con girali frutto circolare e gruppettodi tre foglie (TROIANO c.s. 2, motivo 1-b), e prin-cipalmente tralcio a ghirlanda con girali e na-stri (TROIANO c.s. 2, motivo 1-c), e motivi cen-trali quali il fiore quadripartito (TROIANO c.s.2, motivo 1-e). Non mancano comunque for-me chiuse decorate ad esempio con motivo asmerlo (TROIANO c.s. 2, motivo 3), stemmi, ver-satoi a mascheroni (TROIANO c.s. 2, motivo 8a),linee ondulate con fiore stilizzato (TROIANO c.s.2, motivo 14a). Non sono presenti motivi dicarattere religioso quali rappresentazione disanti, motivi o scritte o sigle relative a serviziconventuali su commissione, contrariamentealla caratteristica conventuale del butto in que-stione, il dato conferma quanto già in partedetto per l’Abruzzo (TROIANO c.s. 2, tardo com-pendiario motivo n. 12.) sull’utilizzazione diceramica di largo uso civile e laico in contestimonastici, ovvero sulla mancanza di una effet-tiva distinzione fra le due classi di prodotti 60.

Fig. 15 – Termoli, scavi 1994 del Castello Svevo. Frammenti in compendiario castellano (nn. 1-4) ed in tardocompendiario castellano (n. 5).

60 Per la ceramica conventuale vedi GELICHI, LIBRENTI1998.

243

Ceramiche quali indicatori di traffici commerciali fra Abruzzo, Molise e regioni limitrofe

Per quanto riguarda infine il contesto del Ca-stello Svevo di Termoli, si segnalano alcuniframmenti, seppure residui, di compendiariocastellano; segno evidente che tale tipologiaraggiunse anche i porti molisani, sulla fasciacostiera adriatica a sud di Lanciano, costituen-do il punto più meridionale sulla costa al mo-mento noto.Si tratta di un frammento di forma chiusa (Fig.15, n. 1), con motivo a tralcio con fiore circola-re (TROIANO c.s. 2, motivo 1-b); una parete diforma chiusa (Fig. 15, n. 2) con motivo a tralciocon rosetta (TROIANO c.s. 2, motivo 1-a); un orlodi piatto (Fig. 15, n. 3) con motivo a tralcio connastro (TROIANO c.s. 2, motivo 1-c); ed un fon-do di piatto (Fig. 15, n. 4) con motivo a cespu-glio con frutto circolare e girali (TROIANO c.s. 2,motivo1-i); segnalo infine anche la presenza diun frammento riferibile alla produzione tardocompendiaria seicentesca (Fig. 15, n. 5) 61.

D.T.

2.6 Maiolica con smalto turchino di Castelli(TE)

Fra i materiali ceramici rinvenuti ad Isernia sisegnalano numerosi frammenti con smalto dicolore turchino di produzione castellana, condecorazione in compendiario 62. A dire il vero,il rinvenimento presso S. Maria delle Mona-che di un cospicuo numero di tali frammenti,rappresenta, senza dubbio, una rara attestazio-ne extraregionale di tale classe ceramica. Leturchine castellane con decorazione compen-diaria costituiscono, di certo, una produzionepiù pregiata rispetto a quella su smalto biancoessendo legata a servizi di pregio e su commis-sione, quindi destinate ad un’elevata commit-tenza come ad esempio il noto servizio del car-dinale Farnese 63. Gli ultimi studi a riguardo(TROIANO c.s. 2) hanno invece evidenziato una

insospettata produzione turchina di uso deci-samente più comune, anche se con ogni proba-bilità destinata ad una classe sociale elevata. Sitratta di una produzione, come quella rinvenu-ta ad Isernia, caratterizzata da morfologie ab-bastanza semplificate e di piccole dimensioniquali piattini o piccole brocche, versatoi, am-polline per olio e aceto, spesso prive di decora-zioni o con ornati solo in bianco o solo in gial-lo, del tutto assente appare l’uso dell’oro. La pre-senza di questa ceramica anche in centri minoriabruzzesi 64, e seppure in minima quantità incontesti extraregionali quali Firenze 65 e CerretoSannita 66, a cui si aggiunge ora anche Isernia,testimonia una certa commercializzazione chene lascia intuire, come detto, un uso certamen-te di lusso ma decisamente più comune.Non da ultimo si precisa come la datazione ditale tipologia ben circoscrivibile fra gli anni ’70del ’500 e non oltre gli inizi del secolo succes-sivo, quasi come fossile guida permette di me-glio inquadrare, sia altre classi ceramiche menonote in associazione, sia la cronologia del con-testo iserniese di rinvenimento.

D.T.

61 Contesti di provenienza: n. 1, saggio X, us 379; n.2, vano II, us 22; n. 3, saggio VIII, us 234; n. 5, vanoIIIb, us 33.

62 Per la maiolica con smalto turchino di produzionecastellana vedi RAVANELLI GUIDOTTI 1989, RAVANELLIGUIDOTTI 1989a, RICCI 1989, p. 135, DE POMPEIS, RICCI1989, p. 10 e p. 14. Vedi inoltre le percentuali rispettoalle altre classi ceramiche dallo scavo di Castelli: DEPOMPEIS, RICCI 1989.

63 RAVANELLI GUIDOTTI 1989, p. 128, ricorda comecommittenti oltre alla famiglia Farnese anche le celebrifamiglie degli Orsini, Carafa, Peretti, Barbo, di Sangro, eAcquaviva di Atri.

64 Vedi la prima carta di distribuzione regionale inTROIANO c.s. 2. Frammenti di tale produzione si segnala-no da Alanno, Anversa degli Abruzzi, Atri, Città S. Ange-lo, Colonnella, Loreto Aprutino, Manoppello, Noccia-no, Penne, Pescara, Pettorano sul Gizio, Pianella, Rove-re, Sulmona, Tocco da Casauria. A tali attestazioni si puòaggiungere un cospicuo nucleo di frammenti ceramici ediverse esagonette da pavimentazione in smalto turchi-no rinvenute dagli scavi di un butto presso la torre circo-lare della cinta muraria di Cellino Attanasio (TE). Il rin-venimento è di notevole interesse, sia per l’abbondanzaquantitativa, sia per il fatto che si tratta, con tutta proba-bilità, del butto del palazzo degli Acquaviva duchi di Atrie feudatari di Cellino, visti i diversi stemmi provenientidallo stesso contesto, riferibili a questa importante fami-glia documentati su frammenti in compendiario. L’im-piantito è costituito da esagonette in turchina con decora-zioni in bianco e tozzeti in smalto bianco, composti esatta-mente allo stesso modo delle già note pavimentazioni di S.Pietro Apostolo a Loreto A. ed altri per cui vedi AA.VV., Lemaioliche cinquecentesche di Castelli. Una grande sta-gione artistica ritrovata, Pescara, cat.nn. 519-524.

65 GIACHETTI 1995 che segnalano alcuni frammenti re-lativi ad un’alzata traforata e alcune crespine in smaltoturchino sopradipinto in bianco o giallo. Provenienti dasterri cittadini e attribuiti alla produzione castellana, i fram-menti in oggetto presentano come decoro un graticcio concrocette nei punti di incontro e il motivo a smerlo.

66 Si segnala un frammento di maiolica turchina espo-sto presso il Museo Civico della Ceramica di CerretoSannita. Il frammento proveniente da recuperi presso lacittà vecchia, distrutta da un terremoto nel 1688, è attri-buibile alla produzione castellana oppure a quella dimaestranze castellane trasferitesi in Campania.

244

DIEGO TROIANO – VAN VERROCCHIO

Addenda

Recentissime acquisizioni permettono di integrareil quadro sopra tracciato, grazie all’analisi di nuovicontesti di materiali. In particolare per quanto ri-guarda la produzione graffita definita “tipo Isernia”(gruppo 2) si segnalano le nuove attestazioni da ri-cognizioni presso Colledimezzo (CH) nella Val diSangro, da interventi in occasione di restauri pres-so la Cappella di S. Maria a Macchie d’Isernia (IS)e presso il Castello Pandone di Venafro (IS) (vd.Scheda in questo vol.). Fra tali nuove acquisizioniquella del Castello di Venafro risulta la più impor-

tante per la sua eccezionalità, sia in termini quanti-tativi sia qualitativi, andando così a fornire nuovidati cronotipologici per una puntualizzazione di taleclasse di materiali.A proposito della circolazione delle produzioniingobbiate dipinte e monocrome anversane pos-siamo segnalare i materiali provenienti da recen-tissimi scavi presso il Teatro romano di Chieti (vd.Scheda in questo vol.) ed in Molise quelli prove-nienti dalle stesse Macchia d’Isernia e Venafro.Tali acquisizioni ampliano il quadro distributivodi tali produzioni verso Sud sin quasi all’area cam-pana.

Bibliografia

Albisola = Atti dei Convegni Internazionali della cera-mica in Albisola.

BATTISTELLA F. 1985, Nuovi documenti per la storia dellamaiolica abruzzese, I. Castelli, «Rivista Abruzzese»,XXXVIII, 3-4, pp. 206-232.

BATTISTELLA F. 1986, Nuovi documenti per la storia dellamaiolica abruzzese. II. Palena, «Rivista Abruzzese»,XXXIX, 1, pp. 51-61.

BOCCONI G., MESSINEO G. 1995, Ceramiche dalla Roccadi Leprignano, in Le ceramiche di Roma e del Lazio inEtà Medievale e Moderna, Atti del II Convegno diStudi, (Roma 6-7 maggio) 1994, a cura di E. DeMinicis, Roma 1995, pp. 59-65.

BULGARELLI LUKACS A. 1995, “Alla fiera di Lanciano che duraun anno e tre dì”. Caratteri e dinamica di un emporioadriatico, «Proposte e Ricerche», 35, pp. 116-147.

BULGARELLI LUKACS A. 1998, Mercati e mercanti in Abruz-zo (secc.XV-XVIII), in Abruzzo. Economia e territorioin una prospettiva storica, a cura di M. Costantini eC. Felice, Regione Abruzzo - Assessorato alla Promo-zione Culturale, pp. 227-336.

CAROFIGLIO F., CIMINALE D., DELL’AQUILA C. 1994, La ce-ramica postmedievale degli scavi di Otranto, «Albiso-la», XXVII, 1997, pp. 227-230.

CELIDONIO G. 1993, La Diocesi di Valva e Sulmona, vol.II, (ristampa).

COLAPIETRA R. 1989, Società, economia e territorio inAbruzzo fra il Quattro e Cinquecento, in AA.VV., Lemaioliche cinquecentesche di Castelli. Una grande sta-gione artistica ritrovata, Pescara, pp. 14-17.

DE CRESCENZO A. 1992, La ceramica graffita del castellodi Salerno, Napoli.

DELL’AQUILA A. e C. 1986, Appunti sulla graffita post-me-dievale in Puglia, «Albisola», XIX, 1989, pp. 235-246.

DELL’AQUILA A. e C. 1989, Ceramica pugliese del ’500.Documenti e frammenti da recupero, in Castelli e lamaiolica cinquecentesca italiana, Atti del convegnoin Pescara, (22-25 aprile 1989, Pescara), pp. 207-214e intervento a p. 220.

DE POMPEIS C., RICCI M. 1989, La ceramica graffita diCastelli, una produzione tra gotico e rinascimento,«Quaderni del Museo delle Genti d’Abruzzo», 18,Pescara.

DI COSMO L. 1992, Ceramiche graffite del Sannio Alifano,«Centro Studi per la Storia della ceramica meridiona-le», Quaderno 1992, pp. 35-44.

DI COSMO L. 1986, (a cura di), Ceramica tardo e postmedievale della Valle del Titerno, Piedimonte Matese.

DI GIUSTO G., AGOSTINONI E. 1905, I paesi e le fonti della“Fiaccola sotto il moggio”. Anversa, «Il secolo XX»,IV, 5, maggio 1905, pp. 403-418.

DONATONE G. 1984, Maiolica napoletana del Seicento,Cava dei Tirreni.

DONATONE G. 1994, La maiolica napoletana del Rinasci-mento, Napoli.

D’ONOFRIO A.M., D’AGOSTINO B. 1987, (a cura di), Ri-cerche archeologiche a Napoli. Lo scavo in largo S.Aniello (1982-1983), Napoli.

GELICHI S., LIBRENTI M. 1998, Senza immensa dote. LeClarisse a Finale Emilia tra archeologia e storia, Bi-blioteca di Archeologia Medievale, 15, Firenze.

GIACHETTI M. 1995, Firenze nei secoli XV/XVIII: gli scari-chi dei viali e di via Larga (scarti, istoriati, maiolichedi importazione), «Albisola», XXVIII, pp. 69-78.

GULL P. 1996, Le botteghe di vasai a Roma tra XV e XVIsecolo. L’apporto delle fonti scritte, in Le ceramichedi Roma e del Lazio in Età Medievale e Moderna, Attidel III Convegno di Studi, (Roma 19-20 aprile 1996),a cura di E. De Minicis, Roma 1998, pp. 43-48.

MATTEO S. 1997, Ceramica di Cutrofiano dal Cinque alSettecento, «Quaderni del Museo della Ceramica», 2,Comune di Cutrofiano, Galatina.

PATITUCCI UGGERI S. 1977, La ceramica medievale puglie-se alla luce degli scavi di Mesagne, Mesagne.

PATITUCCI UGGERI S. 1986, Aspetti della ceramica graffitanell’Italia meridionale, «Albisola», XIX, 1989, pp.179-191.

PIETRANTONIO U. 1988, Il monachesimo benedettino nel-l’Abruzzo e nel Molise, Chieti.

RAVANELLI GUIDOTTI C. 1989, Faenza-Castelli: un confron-to da riaprire, in Castelli e la maiolica cinquecentescaitaliana, Atti del Convegno in Pescara, (22-25 Aprile1989, Pescara 1990), pp. 132-145.

RAVANELLI GUIDOTTI C. 1989a, La produzione turchina:la nascita e l’affermarsi del nuovo gusto tra manieri-smo e barocco, in AA.VV., Le maioliche cinquecente-sche di Castelli. Una grande stagione artistica ritrova-ta, Pescara, pp. 126-134.

Regesti Marciani, Regesti Marciani. Fondi del notariato edel decurionato di area frentana (secc. XVI-XIX), a curadi C. Marciani, Deputazione Abruzzese di Storia Pa-

245

Ceramiche quali indicatori di traffici commerciali fra Abruzzo, Molise e regioni limitrofe

tria - Documenti per la storia d’Abruzzo, L’Aquila,Voll. 7/I-V, 1987-1989.

RICCI M. 1989, Le forme della produzione rinascimenta-le e compendiaria castellana. Il compendiario cinque-centesco, in AA.VV., Le maioliche cinquecentesche diCastelli. Una grande stagione artistica ritrovata, Pe-scara, pp. 135-145.

ROTILI M. 1997, Graffita, in Archeologia postclassica aTorella dei Lombardi. Ricerche nel Castello Candriano(1993-97), a cura di M. Rotili, Napoli, pp. 154-160.

SPERANZA S. 1997, La “Concordia” del 1617 tra il mona-stero di S. Paolo e la comunità di Leprignano, Fontiper la storia di Capena, III, Roma, dattiloscritto pres-so l’autore.

STAFFA A.R., PANNUZI S. 1999, Produzioni ceramiche diuso comune in Abruzzo fra XV e XVIII secolo, «Ca-stelli. Semestrale del Museo delle Ceramiche», nn. 10-11, pp. 13-109.

TESEI L. 1989, Ceramica smaltata su ingobbio, in Il giardi-no del Conservatorio di S. Caterina della Rosa. Supple-mento, a cura di A. Gabucci e L. Tesei, Firenze, p. 113.

TROIANO D. c.s. 1, Ingobbiata dipinta, in TROIANO, VER-ROCCHIO c.s.

TROIANO D. c.s. 2, Maiolica in compendiario e tardo com-pendiario, in TROIANO, VERROCCHIO c.s.

TROIANO D., VERROCCHIO V. 2000, Ceramiche ingobbiatedipinte e Slip Ware da contesti urbani in Sulmona(AQ), «Archeologia Uomo Territorio», n. 19, Mila-no.

TROIANO D., VERROCCHIO V. c.s., (a cura di), I materialidallo scavo 1994 in piazza Caporali a Castel Frentano(CH) e la ceramica postmedievale in Abruzzo, Firen-ze, in c.s.

VERROCCHIO V. 1999, La ceramica invetriata dipintaad ingobbio (Slip Ware) in Abruzzo: alcune note suicentri di produzione, «Centro Studi per la Storiadella ceramica meridionale», Quaderno 1999, pp.19-46.

VERROCCHIO V. c.s., Invetriata dipinta ad ingobbio (SlipWare), in TROIANO, VERROCCHIO c.s.

VERROCCHIO V. c.s.2, Compendiario di probabile produ-zione lancianese, in TROIANO, VERROCCHIO c.s.

VITI A. 1980, Problemi storico-documentari sulla fon-dazione di S. Maria di Isernia, «Almanacco del Moli-se 1980», a cura di E. Nocera, Campobasso, pp. 81-133.