Ceramica attica, in M. BONGHI JOVINO, G. BAGNASCO GIANNI (a cura di), Tarquinia. Il santuario...

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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI MILANO TARCHNA IV TARQUINIA IL SANTUARIO DELL’ARA DELLA REGINA I TEMPLI ARCAICI a cura di MARIA BONGHI JOVINO - GIOVANNA BAGNASCO GIANNI Testi di GIOVANNA BAGNASCO GIANNI, PAOLA BERNARDI LOCATELLI, MARIA BONGHI JOVINO MONICA BOZZI, SILVIA BRUNI, FEDERICA CHIESA, CHIARA CIONFOLI, MAURO CUCARZI, VERONICA DURANTI DINO GABRIELLI, MURIEL GEROLI, ROBERTA GULIERI, LUCIO G. PEREGO, SALVATORE PIRO SIMONE PORTA, CRISTINA RIDI, CARLO ROSA, MATTEO ROVEDA MALGORZATA SLASKA, NICOLA VERONELLI, VERA ZANONI BARBARA BINDA - ELENA INVERNIZZI - NEFELI POLETTI - LUCA ZIGRINO (architetti) ESTRATTO «L’ERMA» di BRETSCHNEIDER

Transcript of Ceramica attica, in M. BONGHI JOVINO, G. BAGNASCO GIANNI (a cura di), Tarquinia. Il santuario...

UNIVERSITà DEGLI STUDI DI MILANO

TARCHNA IV

TARQUINIAIL SANTUARIO DELL’ARA DELLA REGINA

I TEMPLI ARCAICI

a cura di

Maria Bonghi Jovino - giovanna Bagnasco gianni

Testi di

giovanna Bagnasco gianni, Paola Bernardi locatelli, Maria Bonghi Jovino

Monica Bozzi, silvia Bruni, Federica chiesa, chiara cionFoli, Mauro cucarzi, veronica duranti dino gaBrielli, Muriel geroli, roBerta gulieri, lucio g. Perego, salvatore Piro

siMone Porta, cristina ridi, carlo rosa, Matteo roveda

Malgorzata slaska, nicola veronelli, vera zanoni

BarBara Binda - elena invernizzi - neFeli Poletti - luca zigrino (architetti)

estratto

«L’ERMA» di BRETSCHNEIDER

INDICE

IX PreMessa Maria Bonghi Jovino

PARTE PRIMA. I TEMPLI ARCAICI

3 introduzione Maria Bonghi Jovino Storia sintetica della scoperta; le precedenti letture del monumento; il diario di Leonida Mar-

chese; la lettura Torelli 1975; la lettura Colonna 1985-1986; la lettura Pianu 1986; un commen-to; il piano generale delle ricerche; breve cronaca dei lavori; il plastico; il materiale impiegato; l’indicazione dei settori e dei saggi; la numerazione delle strutture murarie; il posizionamento delle riprese; osservazioni sulla procedura di ricostruzione

19 dati PreliMinari Maria Bonghi Jovino Datieanticipazioni:lasituazioneprecedente;leprospezionigeofisiche;icapisaldistratigrafici

ecronologiciperladefinizionedellefasiarcaiche;larestituzionegrafica

21 teMPio i Maria Bonghi Jovino Ladefinizione:lacronologia;l’orientamento;lacentralità Le caratteristiche strutturali: il basamento; gli strumenti tecnici; i piani di calpestio del cantiere;

l’impiantodeimuridifondazionedelTempioIedellealae del Tempio II, correlazioni e rap-portistratigrafici;latecnicadicostruzionedellefondazioni

L’edificio:laplanimetria;ledimensioni;l’ipotesidiricostruzione La piazza: l’organizzazione generale: il muro γ (24); la cassa 43, l’altare α (30) e la struttura β (31)

33 teMPio ii Maria Bonghi Jovino Ladefinizione:lacronologia Lecaratteristichestrutturali:l’apparatodisostegno,basamentoefondazioni L’edificio:laplanimetriaeleipotesidell’alzato;ilpodio;l’ipotesidiricostruzione La piazza: l’organizzazione generale e l’accesso al tempio; l’accesso dalla piazza al basamento;

l’accesso al tempio; l’altare 27; il muro γ (24); la cassa 43

41 i teMPli arcaici e asPetti dell’architettura sacra a tarquinia Maria Bonghi Jovino Lefasidiunprocessocomplesso;lametrologia;laplanimetria;iprincipigeometrici;conside-

razionisulbasamento;edificareincorporando I modi e i tempi del Tempio I: la planimetria degli oikoi e le lontane origini; i principi geome-

trici;lospessoredellefondazioni;ledimensionidellesuperfici;ilpodio I modi e i tempi del Tempio II: la planimetria; i principi geometrici; le dimensioni delle super-

fici;ilTempioIIequalcheesperienzaarchitettonicadellasecondametàdelVIsecolotradiffe-renzeeaffinità;lecaratteristicheeirapportigeometricirispettoalmodellovitruviano

VI Indice

Nota di aggiornamento relativa ai templi I e II (a cura di Barbara Binda)

55 aPPunti sui teMPli arcaici Maria Bonghi Jovino Vederedall’esterno,vederedall’interno;costruireedecorare;l’attivitàdellebottegheartigiana-

li;l’orientamento;ladimensionereligiosa;aspettidevozionalievitaquotidiananelsantuario;la dimensione mitistorica; templi e contesto storico

69 gli interventi sulla terrazza del teMPio dei cavalli alati e nell’area antistante Giovanna Bagnasco Gianni I caratteri generali: la costruzione del muro γ (24); la costruzione della “terrazza”; la posa della

corniceinnenfro;lacostruzionedelbasolato L’areaantistanteaitempliarcaici,alcuneconsiderazionisullepiazze:formediconservazione

dellamemoria;effettidellaconservazionedimemorienellestrutturedelTempiodeiCavalliAlati; muro γ (24)

Parte seconda. lo scavo

81 i saggi nel PeriMetro del BasaMento Maria Bonghi Jovino Settori F, G: saggio 2; saggio 3; saggio 4

88 i settori nell’area antistante Giovanna Bagnasco Gianni I settori, introduzione

89 lo scavo sulla terrazza del teMPio dei cavalli alati Federica Chiesa Settore H: saggio 5 Settore B: lo scavo dell’altare α (30) e della struttura β (31); l’area orientale contigua all’alta-

reα(30);lacassa43;l’areaoccidentalecontiguaall’altare α (30) e alla struttura β (31); l’area occidentale contigua alla struttura β (31); conclusioni relative al saggio 5; conclusioni relative all’altare α (30) e al Tempio III o dei Cavalli Alati

94 lo scavo all’esterno della terrazza del teMPio dei cavalli alati Cristina Ridi SettoreA:areafralaterrazzaeilbasolatoromano;areafralaterrazzaeilmuro γ (24); conclu-

sioni relative al muro γ(24)eallefasidellaterrazzadeiTempliIIIeIV99 Giovanna Bagnasco Gianni SettoreC1:areafralaterrazza,l’allineamentodiblocchiUSSC59eilmuro45;areafralater-

razzaeilmuro25;areafrailmuro25eilmuro45105 Muriel Geroli SettoreC2:areafrailbasolato29,ilmuro45eilimitisettentrionaleeorientaledelsettore;lo

scavo dell’acciottolato 46, del muro 25 e della canaletta USS C114; lo scavo dell’altare 27

PARTE TERZA. ANALISI CRITICA E AGGIORNAMENTO DELLE CLASSI E DELLE SOTTOCLASSI DEI MATERIALI MOBILI

111 Produzioni in iMPasto. ceraMica, utensili e oggetti d’uso dall’orizzonte Protovillanoviano all’orientalizzante Medio Finale

Roberta Gulieri

Indice VII

131 Produzioni in iMPasto di ePoca arcaica ed ellenistica. vasellaMe e oggetti d’uso Lucio G. Perego

165 Produzioni in iMPasto. Pesi da telaio Lucio G. Perego

169 Bucchero Veronica Duranti

217 ceraMica etrusco-geoMetrica Simone Porta

229 ceraMica etrusca dePurata acroMa, a Bande e a vernice nera arcaica Nicola Veronelli

275 ceraMica etrusco-corinzia Figurata Paola Bernardi Locatelli

285 ceraMica etrusca Figurata Chiara Cionfoli

307 ceraMica a vernice nera ellenistica Monica Bozzi

329 ceraMica attica Cristina Ridi

367 Produzioni in iMPasto. grandi contenitori. dolii, Pithoi, Bacini, Bracieri, sostegni Matteo Roveda

379 terrecotte architettoniche Federica Chiesa (con contributo di Fabio L. Cocomazzi)

401 anFore Malgorzata Slaska

405 oggetti d’uso Vera Zanoni

Parte quarta. interventi geoFisici e analisi di laBoratorio

413 gli interventi della Fondazione lerici all’ara della regina. lettura Parziale del territorio circostante Mediante MagnetoMetria e carotaggi

Mauro Cucarzi - Dino Gabrielli - Carlo Rosa 415 indagini georadar ad alta risoluzione nell’area di tarquinia antica: ara della regina Salvatore Piro 421 le analisi chiMiche nello studio dei Materiali ceraMici Silvia Bruni 423 taBelle dei corPi ceraMici Red.

VIII Indice

431 aBBreviazioni BiBliograFiche Cristina Ridi 465 riFeriMenti Per le illustrazioni

Redazione: M. Bonghi Jovino – G. Bagnasco Gianni – C. Ridi

tavole Fuori testo

Tav. I. Planimetria del monumentoTav. II. Sezioni del monumentoTav. III. Sezioni del monumentoTav. IV. Sezioni del monumentoTav. V. Tempio I, piantaTav. VI. Tempio I, sezione II-II’Tav. VII. Tempio I, sezione I-II’Tav. VIII. Tempio II, pianta con indicazioni metricheTav. IX. Tempio II, piantaTav. X. Tempio II, sezione II-II’Tav. XI. Tempio II, sezione III-III’Tav. XI. Tempio II, sezione I-I’Tav. XII. Tempio II, sezione III-III’Tav. XIII. Tempio I e II, sezione I-I’Tav. XIV. Prospezioni e rilievi

cd-roM

Cataloghi 1. Produzioni in impasto (X-VII sec. a.C.), R. Gulieri2. Produzioni in impasto (VI-II sec. a.C.), L.G. Perego3. Bucchero, V. Duranti4. Ceramica etrusco-geometrica, S. Porta5. Ceramica etrusca depurata acroma e a bande, N. Veronelli6. Ceramica etrusca depurata a vernice nera arcaica, N. Veronelli7. Ceramica a vernice nera ellenistica, M. Bozzi8. Produzioni in impasto. Grandi contenitori, M. Roveda9. Terrecotte architettoniche (tegole), F.L. Cocomazzi10. Oggetti d’uso, V. Zanoni11. Tabella dei materiali, Red.

Il quadro dei rinvenimenti in ceramica attica dalle campagne di scavo di cui il presente volu-me dà conto è caratterizzato da un quantitativo di materiali che, seppur considerando la ridotta estensione della superficie indagata, risulta co-munque piuttosto limitato.

Sono stati inventariati poco meno di 200 fram-menti: il materiale presenta le usuali problemati-che connesse con il cattivo stato di conservazione, come la scarsità degli elementi morfologicamen-te caratterizzanti e l’esiguo numero di esempla-ri per i quali sia possibile dedurre aspetti signi-ficativi della decorazione e delle scene narrative, anche a causa del deterioramento della superficie pittorica.

Nonostante l’appartenenza di tali materiali a terreni di riempimento e non a depositi intenzio-nali, ciò non di meno la pubblicazione di questi prodotti di importazione risulta in special modo proficua, in rapporto ai diversi contesti di sca-vo e nell’ottica del più ampio orizzonte relativo alla valutazione complessiva delle fasi di vita e di ristrutturazione del santuario, così come sono state delineate attraverso le indagini degli ultimi vent’anni.

In questa prospettiva, il confronto con la docu-mentazione dalle altre aree sacre di Tarquinia, il ‘complesso monumentale’ e il santuario di Gravi-sca, offre svariati elementi di discussione.

L’analisi che tenga conto degli elementi stra-tigrafici e strutturali del monumento e dei dati crono-tipologici offerti dai materiali potrà dun-que aggiungere alcuni indizi per una lettura, sia pur in filigrana, delle tendenze proprie di questa area santuariale nelle diverse fasi del suo svilup-po, nell’ottica dell’impiego dei materiali impor-tati e delle associazioni fra prodotti importati o fabbricati localmente.

Il catalogo è stato suddiviso, secondo il mo-dello già impiegato nella pubblicazione delle ce-ramiche attiche dal ‘complesso monumentale’1, per ambiti cronologici, all’interno dei quali ulte-riori sezioni si riferiscono alla tecnica impiegata (figure nere, figure rosse o vernice nera). Mol-ti dei reperti, per i quali l’esiguità delle dimen-sioni rende impossibile stabilirne l’appartenenza alla produzione a figure rosse o a quella a verni-ce nera, sono stati inseriti in un unico raggrup-pamento, mentre per un certo numero di fram-menti, la mancanza di elementi caratterizzanti ha reso impossibile far riferimento a un ambito cronologico preciso: essi sono stati dunque sola-mente quantificati.

Considerazioni tipo-CronologiChe

Le ceramiche attiche rinvenute all’Ara del-la Regina coprono un arco cronologico dal ter-zo quarto del VI secolo all’inizio del IV. Come evidenziato dai grafici, il VI secolo appare an-cora caratterizzato da scarsa documentazione, sebbene con una certa differenziazione sul pia-no morfologico. Il venticinquennio intorno alla metà del V secolo si attesta come la fase di mag-gior frequenza per questa classe di materiali (v. Grafico 1).

I materiali del terzo quarto del VI secolo (Grafico 4, Tav. 97)

Il periodo anteriore all’ultimo quarto del VI se-colo è caratterizzato da un’estrema rarità di rinve-nimenti, limitati a scarsi frustuli pertinenti a cop-pe e a un frammento di olpe od oinochoe.

Fra le coppe, una probabilmente è del tipo Lit-tle Masters Cups2 (Ac 58/3), altre due sono del

CeraMICa aTTICa

1 huber 2001. 2 J.d. beazley, Little-Master Cups, in JHS LII, 1932, pp. 167-204; ABV, p. 159 e ss.; Para, p. 67 e ss.

330 C. Ridi

tipo Droop3 (Ac 58/5) o del tipo a4 (Ac 60/13). In mancanza del piede, nel caso della parete Ac 60/13 non è possibile specificare se esso sia ri-feribile al tipo Droop o A, in quanto il registro decorativo a raggi alternati conservato sul nostro frammento è presente su entrambi.

Lo spessore della parete tuttavia, indiziando dimensioni piuttosto ragguardevoli per l’esem-plare, come pure i confronti farebbero propende-re per la seconda ipotesi.

Va rimarcata, sul frammento di piede apparte-nente a una coppa Droop Ac 58/5, la presenza di due piccoli fori da restauro antico. La pratica di impiegare materiali restaurati, già ampiamen-te attestata per gli oggetti di provenienza fune-raria, risulterebbe dunque rilevabile, sebbene in maniera più sporadica, anche nelle aree santua-riali, come mostrano gli esemplari del ‘comples-so monumentale’ e di Gravisca5.

Un unico esemplare di forma chiusa, probabil-mente ascrivibile a un’olpe (Aa 3/197) è collo-cabile in questa fase. Di tipo convenzionale, ri-feribile a un duello alla presenza di spettatori, è la rappresentazione conservata sul frammento, attribuibile al Dot-Ivy Group6, con un volto ma-schile e parte del braccio sollevato di un guerrie-ro con lophos.

In generale, per quanto riguarda questa prima fase di attestazioni, considerando i quadri evi-denziati contemporaneamente dal ‘complesso monumentale’ e dal santuario di Gravisca, oltre che dalle altre città dell’etruria Meridionale, col-pisce altresì la quasi totale assenza di frammenti di Little Masters Cups7.

I materiali dell’ultimo quarto del VI secolo (Grafico 4; Tav. 97)

L’ultimo quarto del VI secolo appare caratte-rizzato da un quantitativo di materiali sensibil-mente più ampio, comprendente frammenti nelle due tecniche a figure nere e a figure rosse, oltre che esemplari totalmente verniciati per i qua-li come di consueto non è possibile stabilire con certezza l’appartenenza alla produzione a figure rosse o a vernice nera.

Le forme aperte a figure nere comprendono due frammenti di coppe del tipo A8. Le dimensio-ni dei frammenti sono tali per cui nulla, o quasi, è conservato delle scene decorative, come nel caso di Ac 49/32, riferibile probabilmente a una coppa ad occhioni, sulla quale è leggibile una porzione di peplo decorato a puntini paonazzi.

Fra i materiali a figure nere di questa fase si segnalano specialmente un frammento di cratere e frammenti di vasi chiusi, riferibili presumibil-mente ad anfore. In particolare, interessante è la presenza del frustulo di cratere a volute Ac 4/5. Come già osservato a proposito dei materiali del ‘complesso monumentale’, Tarquinia rappresen-ta uno dei pochissimi siti nei quali questa forma a figure nere appare documentata in epoca arcai-ca9. La rarità delle attestazioni di questa forma rende il frammento dell’Ara della Regina assai rilevante, confermandone per Tarquinia la preco-ce ricezione.

La provenienza da uno strato superficiale di ri-empimento10 e le dimensioni infime del pezzo, che non pare collegabile ad altri reperti dai saggi, non permettono ulteriori osservazioni.

I frammenti di vasi chiusi non sono riconduci-bili con sicurezza a una forma precisa, date le ri-dotte dimensioni. Tuttavia fra questi, due frustuli appaiono presumibilmente ascrivibili ad anfore, una delle quali (Ac 10/46), recava probabilmen-te la raffigurazione di atena stante con lo scudo, mentre la seconda (Aa 6/133) conserva parte del-le zampe di un cavallo in movimento verso sini-stra.

Riguardo al primo frammento, esso può in via indicativa essere avvicinato al Pittore di Rycroft11, uno dei pittori di grandi vasi a figure nere nell’or-bita del Pittore di Antimenes, al quale sono attri-buiti una cinquantina di vasi nelle ultime tre de-cadi del VI secolo. Si dovrà inoltre sottolineare come si tratti dell’unico caso riconoscibile di raf-figurazione a carattere mitologico fra i reperti in ceramica attica dall’Ara della Regina.

In merito al secondo frammento di anfora, si dovrà osservare come da un lato la posizione del-le zampe mostra che il cavallo non faceva par-te di una quadriga, tipico elemento, questo, del

3 ure 1932; pierro 1984; CVA München 10, pp. 60-66; CVA Amsterdam 2, pp. 104-106.

4 bloesCh 1940, pp. 1-39.5 V., rispettivamente: huber 2001, p. 406, su coppa; hu-

ber 1999, p. 147, n. 284, su skyphos.6 ABV, pp. 446-448; 483-485; Para, 193-195.

7 Per le Band e Lip-cups, v., huber 2001, p. 402 e ss. 8 bloesCh 1940, pp. 1-39; J.a. Jordan, Attic Black-fig-

ured Eye-Cups, ann arbor 1988.9 huber 2001, p. 403. 10 us C55.11 ABV, pp. 335-338.

Ceramica attica 331

repertorio standardizzato delle figure nere del tardo VI secolo; dall’altro, cavalli in movimen-to verso sinistra sono piuttosto rari nella ceramo-grafia attica12.

La documentazione a figure rosse dell’ultimo quarto del VI secolo, per quanto riguarda il reper-torio vascolare, annovera unicamente frammenti di coppe, per molte delle quali, mancando ele-menti caratterizzanti, non è possibile risalire al tipo. Un esemplare è sicuramente riconducibile a una coppa di tipo A: si tratta di un piede (A 42/1) perfettamente corrispondente al profilo della cop-pa London e3, firmata da Hischylos vasaio e da epiktetos pittore13.

Dal punto di vista stratigrafico, purtroppo il re-perto non appare rilevante, provenendo esso dal-la US 4 del Saggio 5, pertinente alla fase di più recente frequentazione.

Alla produzione dei primi pittori di coppe a figure rosse sono poi riferibili alcuni frammen-ti, per i quali non è possibile tuttavia risalire con certezza alla mano pittorica: ancora, presumibil-mente a una coppa A è riportabile il frustulo Ac 58/6, raffigurante una palmetta dalle peculiari, ri-dotte dimensioni, simile ad alcuni altri esemplari dipinti da Skythes.

Altri due frammenti più consistenti, ma dai quali è possibile tuttavia riconoscere solo par-ti minime della decorazione, sono riferibili alla stessa temperie. Si tratta di due esempi di coppe di grandi dimensioni, come si evince dallo spes-sore dei frammenti e dalle proporzioni stesse dei personaggi raffigurati.

Il frammento Aa 3/194 + Aa 10/9 reca la par-te inferiore di una figura maschile inginocchia-ta in chitone corto. Quest’ultima, per quanto non sia stato possibile rinvenire un confronto speci-fico, può essere avvicinata stilisticamente, sulla base della resa del panneggio e della posizione del corpo, ad alcune figure di epiktetos.

Il secondo frammento (Aa 11/73) raffigura un contesto atletico, del quale restano solo parte del torso e delle gambe di un giovane nudo seduto su un blocco, dietro al quale è il piccone impiega-to per preparare il terreno al salto. Anche in que-sto caso l’immagine non trova confronti strin-genti ma può essere avvicinata alla produzione di Oltos o del Coarser Wing. Entrambi i frammenti provenivano da strati ellenistici di riempimento.

Sono infine conservati alcuni piedi di coppe di tipo C, verniciati di nero, riferibili sia alla produ-zione a figure rosse che a quella a vernice nera, nonché frammenti di skyphoi, coppe-skyphoi e forme aperte anch’esse di categoria incerta.

Le coppe sono l’unica forma che, fra i mate-riali dell’Ara della Regina, documenti la prima produzione nella nuova tecnica (Grafico 2). Man-cano completamente le attestazioni per le forme chiuse.

Nel complesso della documentazione per que-sta fase cronologica, si dovrà registrare, oltre a un incremento numerico, la variazione nel re-pertorio morfologico a figure nere. Il frammen-to di cratere e gli esemplari riferibili alle forme chiuse diffuse per la fase della fine del VI secolo offrono in scala minore un quadro coerente con quello del ‘complesso monumentale’ nello stes-so periodo.

Solamente le coppe, fra le quali alcuni esem-pi attribuibili ai primi pittori di coppe nella nuo-va tecnica, rappresentano per questo ultimo quar-to del secolo la produzione a figure rosse. Infatti sono assenti i vasi chiusi relativi alla prima gene-razione a figure rosse.

I materiali del primo quarto del V secolo (Grafico 4; Tav. 97)

Il quantitativo di materiale riferibile al primo quarto del V secolo mostra una sostanziale conti-nuità rispetto al venticinquennio precedente, pur facendo registrare una diminuzione dei frammen-ti a figure rosse, comunque relativi solo a coppe, e un incremento della vernice nera, che potreb-be ovviamente indiziare la presenza di ulteriori esemplari a figure rosse.

Nel novero del materiale a figure nere è pre-sente un gruppo di frammenti particolarmente consistente riconducibile a coppe tarde, di tipo A o sub A14. Tale produzione, piuttosto corrente, è caratterizzata nella morfologia da una vasca più bassa e larga rispetto agli esemplari più antichi; il piede, a stelo, può essere o meno dotato di colla-rino a marcare il collegamento con la vasca.

La scomparsa di detto collarino in favore di una linea continua dello stelo è propria de-gli esemplari sub A, nei quali inoltre la deco-razione è limitata sovente al tondo centrale. La

12 V., M.b. Moore, Horses on black-figured Greek vases of the Archaic period: circa 620-480 B.C., ann arbor 1979, p. 402 e ss., in part. p. 406 e ss.

13 bloesCh 1940, p. 31 e ss., tf. 8, 4a-b.

14 bloesCh 1940, pp. 1-39; Development, p. 67; ABV, p. 629; pierro 1984, p. 177; Athenian Agora XXIII, pp. 66-67; iaCobazzi 2004, p. 307.

332 C. Ridi

decorazione esterna di queste coppe tarde è di frequente caratterizzata da tematiche di tipo dio-nisiaco, mentre all’interno ricorrono tondi, spes-so bordati da una o più linee a vernice nera, la-sciati a risparmio o decorati con una sola figura, di satiro o di comasta.

Nei frammenti in oggetto, per la maggior par-te, non è possibile individuare la tipologia preci-sa, mancando gli elementi morfologici del pie-de. Anche a proposito della decorazione, i reperti dall’Ara della Regina non conservano elementi caratteristici. Solo due frammenti sono attribui-bili e rientrano nel Leafless Group15, caratterizza-to da una produzione seriale di coppe, skyphoi e mastoidi dove al repertorio dionisiaco si accom-pagnano i tipici tralci senza foglie.

Nell’ambito di questo gruppo, il frammen-to Ac 23/18 è riferibile al Pittore di Caylus16. Il frammento reca nel tondo la consueta figura di giovane comasta in movimento, dipinta in stile corrente. In questo caso inoltre, sebbene molto meno pronunciato, il collarino è ancora presen-te e consente di ascrivere l’esemplare al Tipo A. Una piccola parte della decorazione, costituita da tralcio vegetale e minuscola porzione di figu-ra ferina, è conservata anche per il frammento A 58/1, riferibile presumibilmente al repertorio di tipo dionisiaco.

È interessante notare come due frammenti pro-vengano da strati recenti del Saggio 5 accosto al basamento, mentre la maggior parte dei fram-menti di coppe di tipo A o sub-A provenga da strati di epoca ellenistica del Saggio C nell’area antistante al tempio.

Poco si può dire in merito alla documentazio-ne a figure rosse, che consta di scarsi frustuli. Fra essi, degno di nota è il frammento di coppa Ac 60/15, recante la raffigurazione di una stof-fa decorata a tremolo e a stelle, che trova al-cuni confronti nella produzione del Pittore di Brygos17.

A vernice nera, è invece attestata una presenza più cospicua di frammenti riconducibili a skyphoi e a stemmed dishes. Quest’ultima forma, diffusa fra la fine del VI e l’inizio del V secolo, presen-ta nelle redazioni più antiche un’incisione a ri-sparmio a marcare esternamente il bordo18: a tale

ambito cronologico sono da ricondurre gli esem-plari tarquiniesi, presenti in egual misura nei set-tori A, B e C.

L’assenza di attestazioni per la produzione dei pittori di coppe del tardo arcaismo, fatta ec-cezione per il frammento Ac 60/15 sopra citato, appare perspicua, ma, fatte le debite proporzio-ni, coerente con quanto emerso al ‘complesso monumentale’, dove il periodo appare caratte-rizzato da una marcata riduzione nella docu-mentazione19.

Sul piano delle forme vascolari, si dovrà anco-ra ribadire l’assoluta prevalenza delle coppe, che non appaiono qui affiancate, neppure in minima misura, da altre morfologie vascolari.

I materiali del secondo quarto del V secolo (Grafico 6; Tavv. 98-99)

Il secondo quarto del V secolo è, nel comples-so della documentazione all’oggetto, il periodo che restituisce il maggior quantitativo di reperti per quanto riguarda la produzione a figure ros-se (Grafici 1, 5), definendo un orizzonte sostan-zialmente differente rispetto a quello attestato al ‘complesso monumentale’, dove i materiali in questa fase fanno registrare una notevole flessio-ne20, così come rispetto al panorama offerto dalle importazioni di Gravisca, dove il ventennio fra il 480 e il 460 appare sostanzialmente caratterizza-to da una interruzione dei flussi21.

Le US di pertinenza di tali materiali sono ri-feribili per la maggior parte ai grandi strati di ri-empimento relativi alle ristrutturazioni di epoca ellenistica. a tal proposito non sembra superfluo ribadire che lo stato frammentario dei reperti ne implica una rottura precedente all’inclusione ne-gli strati senza che per questo sia possibile inferi-re la natura del terreno di detti riempimenti, ossia se esso fosse pertinente o meno a scarichi san-tuariali.

La documentazione del periodo è caratterizza-ta dalla presenza di frammenti di crateri e for-me chiuse di grandi dimensioni. Purtroppo, come sempre, si tratta di reperti assai ridotti, per i quali non è possibile evincere molti elementi della sce-na figurata.

15 ABV, pp. 632, 711, 716; Para, p. 310; CaMpus 1981, p. 62; pierro 1984, pp. 184-186; WóJCik 1989, p. 325.

16 ABV, p. 649; Para, p. 313. Sul Pittore e le tematiche del Gruppo, v., CaMpus 1981, p. 63; pierro 1984, pp. 184-186; WóJCik 1989, p. 326; iaCobazzi 2004, p. 307 e ss.

17 ARV 2, pp. 3, 68 e ss.; Para, pp. 365-368.18 Athenian Agora XII, p. 138 e ss.; v. anche govi 1999,

p. 108.19 huber 2001, p. 407.20 huber 2001, p. 408.21 v., ultra, p. 339 e ss.

Ceramica attica 333

A crateri a campana sono probabilmente da ri-ferire tre frammenti, dei quali solo uno reca una piccola porzione della scena figurata, costitui-ta dai piedi di un personaggio stante, probabil-mente nell’atto di compiere una libagione, come sembrerebbe suggerito dalla presenza di una sud-dipintura bianca filiforme (Aa 3/198). a questo esemplare sono forse da collegare altri due fram-menti non contigui, riportabili a una forma aperta di grandi dimensioni (Aa 11/87 + Aa 11/88), sui quali resta la zampa di un bovino in movimento, forse riferibile a una scena di sacrificio.

A crateri a campana sono poi attribuibili il frammento Aa 6/132, con fascia a meandro e il frammento A 30/1, nel quale non resta alcu-na traccia della metopa figurata. Sulla base del-la curvatura, esso è tuttavia presumibilmente da-tabile entro la metà del V secolo e rappresenta uno dei rari esemplari in ceramica attica incluso in uno strato anteriore al IV-III secolo: esso con-ferma la cronologia al V secolo allo strato US 7 del Saggio 222, pertinente ad una fase di età clas-sica del Tempio II.

Due frammenti sono poi riportabili al tipo a colonnette: di questi, l’esemplare Aa 6/137 + Aa 6/140, recante la testa di un personaggio femmi-nile in sakkos, è attribuibile a uno dei Primi Ma-nieristi23. Questo gruppo, contemporaneo con il Pittore di Pan, è specializzato in crateri a colon-nette, idrie e pelikai. Quanto resta della decora-zione di questo esemplare non consente di fare ipotesi circa la scena raffigurata.

L’altro frammento (Aa 11/79) è un collo, de-corato dalla consueta fascia a boccioli stilizzati.

Il tipo a calice è attestato da un’ansa (Ac 32/1), proveniente da uno dei piani pavimentali della fase della “terrazza” nel settore C.

Al novero delle forme chiuse si possono ag-giungere altri frammenti non ascrivibili a una for-ma precisa, fra i quali un esemplare (Aa 12/85), databile alla metà del secolo, che probabilmente recava una raffigurazione riferibile a un contesto di tipo femminile, come attestano lo specchio e la benda; esso trova confronti nei pittori di grandi vasi di età classica.

Alla fase del secondo quarto del V secolo è ri-feribile anche l’unico frammento di lekythos (Aa 4/49) rinvenuto per ora all’ara della regina.

La produzione dei pittori di coppe del primo classicismo annovera due esemplari del Pittore

di Euaion24, pertinenti a coppe (Aa 3/204 + Aa 6/130 + Aa 6/131; Ac 18/108). Questo pittore rappresenta il più prolifico fra i seguaci di Dou-ris ed è caratterizzato da tematiche quali perso-naggi in conversazione, atleti, scene di komos o banchetto. Tipica in questa produzione è la linea di base a meandro sul lato esterno, nonché la pre-senza, nel tondo, di un ampio esergo, la cui li-nea appare nel frammento Ac 18/108 decorata da baccellature.

I frammenti dall’Ara della Regina recano le consuete figure in conversazione maschili e fem-minili. Oltre a questi, un altro frammento può es-sere riferito alla produzione dei pittori di coppe che continuano la tradizione degli artisti tardo ar-caici: si tratta di un frammento del Pittore del-la Coppa di Yale25 (Aa 3/219), seguace del pitto-re di Brygos, caratterizzato da scene ripetitive di giovani ammantati vicino ad altari. Nel caso del frammento allo studio, resta uno scudo decorato a puntini, che trova confronti in altri esemplari del Pittore.

La produzione più ampia per questa fase cro-nologica è rappresentata dai Pentesileati26, che annoverano svarianti frammenti, tutti pertinen-ti a coppe. L’officina, che prende il posto del-la produzione in serie delle tarde figure nere, è del resto, accanto a quella di Douris e dei suoi seguaci, la più prolifica del periodo in ogget-to. Essa è caratterizzata da una notevole varietà qualitativa sotto il profilo pittorico, come mo-stra la coesistenza di esemplari di alto livello accanto a una produzione seriale spesso corsi-va, nella quale tipici temi sono le figure di gio-vani ammantati, donne, uomini in conversazio-ne, atleti.

Fra gli esemplari prelevati uno, forse attribui-bile al Pittore stesso (Aa 1/24), conserva la testa di un giovane atleta. Altri esemplari sono perti-nenti a vari artisti dell’officina: sono attestati in particolare i Pittori di Veii (Aa 10/7), di Bologna 417 (Aa 3/227, Ac 10/44) di Brussels r 330 (Aa 10/8), di Curtius (Aa 3/201), di Orvieto 191 a (Aa 3/195+Aa1/23).

Le scene raffigurate, per quanto è dato desume-re dalle ristrette dimensioni dei frammenti, sono riportabili al tipico repertorio del Gruppo e com-prendono figure di ammantati, stanti o seduti, con le consuete decorazioni a fiori di loto e palmette e girali sotto le anse. Tutti i frammenti riferibili

22 V., supra, pp. 81-83.23 ARV 2, pp. 562-588; Para, pp. 389 e ss.; Addenda I, pp.

290 e ss.

24 ARV 2, pp. 789-800; Para, 418-419; Addenda I, 289-291.

25 ARV 2, p. 395 e ss.

334 C. Ridi

all’Officina del Pittore di Pentesilea, tranne uno proveniente da uno strato ellenistico del settore C, sono stati prelevati negli strati di riempimen-to di età ellenistica del settore A, sul lato sud del basamento27.

Fra le altre officine di pittori di coppe e piccoli vasi del periodo, è rappresentata quella del Pitto-re di Sotades28 con un frammento di coppa stem-less della quale resta solo parte della decorazione accessoria (Aa 3/196).

Attestate in maniera relativamente ampia, per il periodo del secondo quarto-metà del V secolo, sono anche le forme aperte a vernice nera, fra le quali coppe stemless di vario tipo e diversi esemplari di skyphos, soprattutto di tipo attico, che trovano confronti con il mate-riale dell’Agora.

Come di consueto, per molti frammenti di skyphoi e coppe stemless, a causa della mancan-za di parti figurate, non è tuttavia possibile stabi-lire se essi appartenessero alla classe della cera-mica a figure rosse oppure a vernice nera.

I materiali del terzo quarto del V secolo (Grafico 7; Tav. 99)

La fase è caratterizzata da una netta flessio-ne della documentazione, che comprende scarsi frustuli a figure rosse, fra i quali due frammenti riportabili al Gruppo di Marlay29 (Aa 3/218, Ac 60/6 +Ac 60/192). Il primo esemplare conserva solo parte di un piede caprino in movimento, il secondo, formato da due frammenti non contigui, sembra riferirsi a una scena di tipo convenziona-le, con figure femminili recanti in mano torce, in movimento o fuga.

Il Gruppo di Marlay, riunito intorno al Pitto-re omonimo, rappresenta una produzione seriale, abbastanza corsiva, caratterizzata da un repertorio iconografico che annovera soprattutto scene con-venzionali di banchetto o dionisiache. Tali prodot-ti appaiono variamente attestati a Tarquinia anche nei materiali dalla necropoli, oltre che a Gravisca.

A vernice nera sono poi documentate cop-pe-stemless, coppette e un piatto. Anche questi esemplari, come quelli del periodo precedente, trovano confronti puntuali nell’ambito del mate-riale a vernice nera dell’Agora.

I materiali dell’ultimo quarto del V secolo (Grafico 8; Tavv. 99-101)

L’ultimo quarto del V secolo fa registrare un quantitativo piuttosto ampio di materiali, qua-si tutti provenienti dai riempimenti ellenistici dell’area esterna alla terrazza. Nel novero dei re-perti relativi a questa fase sono soprattutto da se-gnalare svariati frammenti ascrivibili a una coppa del Gruppo delle Coppe sub midiache30 (Aa 2/5 + Aa 6/1 + Aa6/2 + Aa 6/3 + Ac 60/58).

Tali frammenti risultano pertinenti per la mag-gior parte al settore A, tuttavia uno di essi è stato prelevato dal settore C, a conferma dell’uniformità degli interventi che caratterizzarono l’area esterna alla terrazza nella fase del Tempio IV. La coppa, a labbro distinto e alto piede, all’esterno recava pre-sumibilmente tre personaggi per lato, relativi alle consuete scene di congedo di un giovane, alla pre-senza di personaggi femminili intenti a reggere co-fanetti e plemochoai; all’interno erano raffigurate due menadi, delle quali restano la testa e il busto.

La coppa può, con alcune riserve, essere avvi-cinata al Pittore di Londra E 10631. Si deve notare infatti come il nostro esemplare appaia in gene-re più raffinato nel tratto disegnativo. Tipica del periodo in questione del resto è l’estrema varietà nella qualità pittorica, come attesta la coesistenza nei medesimi atelier di esemplari di pregiata fat-tura e di prodotti corsivi e seriali.

Fra i temi principali del Gruppo sono le sce-ne atletiche o di gineceo. A questa coppa, seppure in via del tutto ipotetica, potrebbero essere anche riferiti, sulla base di aspetti tecnici come corpo ceramico, vernice e profilo del labbro, numerosi frammenti di orlo decorati con un tralcio di foglie d’edera e corimbi suddipinti in bianco (Aa 6/145 + Aa 12/82 + Aa 12/66 + Aa 12/87 + Ac 60/46 + Ac 60/47 + Ac 60/48) recuperati nei Settori a e C, sempre all’interno degli strati di riempimento di epoca ellenistica. Per il tipo di coppa a orlo distin-to con decorazione fitomorfa all’interno del lab-bro, non sono tuttavia presenti nel Gruppo delle Coppe sub-midiache confronti puntuali, essendo questo genere di decorazione maggiormente dif-fuso sulle coppe stemless dell’officina del Pittore di Jena, una produzione piuttosto corsiva con una resa assai più modesta del fregio vegetale.

26 ARV 2, pp. 877-971; Para, 428-435; Addenda I, 300-309; boardMan 1989, pp. 38-39; robertson 1992, p. 160 e ss.; osborne 2004.

27 V., supra, p. 94 e ss.28 ARV 2, pp. 763-773; Para, p. 415; Addenda I, p. 286-287.

29 ARV 2, pp. 1276-1282; Para, pp. 472-473; Addenda I, pp. 357-358.

30 ARV 2, pp. 1391-1396; in generale, robertson 1992, pp. 240, 269-270.

31 ARV 2, p. 1391 e ss.; Para, p. 487.

Ceramica attica 335

Il Gruppo delle Coppe sub-midiache rappre-senta la principale officina attiva nello scorcio del V secolo e probabilmente per alcuni anni del secolo successivo operò contemporanea-mente a quella del Pittore di Jena, con il quale alcune analogie stilistiche indiziano una possi-bile interconnessione dei due gruppi32.

Questo esemplare ad alto piede, dunque, for-se caratterizzato da un raffinato fregio vegetale sul labbro distinto, potrebbe essere attribuito ad una mano pittorica vicina al Gruppo delle Coppe sub midiache e in particolare al Pittore di Londra e 106, ma che riflette per alcuni versi un legame con il Pittore di Jena.

Nell’ambito dei materiali di questa fase, altri due frammenti appaiono pertinenti a due coppe distinte, entrambe attribuibili al Pittore di Lon-dra E 106. Si tratta dei frammenti Aa 3/240 e Ac 60/17, sempre provenienti dagli strati ellenisti-ci rispettivamente dei Settori A e C, ed entram-bi recanti le gambe di due personaggi amman-tati stanti.

Numerosi sono poi i frammenti di ridotte di-mensioni recanti resti della decorazione floreale presso le anse, o dei tondi a meandro.

L’unica forma non pertinente a coppe per que-sta fase è rappresentata da un piatto a tesa (Ac 18/35) decorato da foglie di alloro. Si tratta di un prodotto di buona qualità, che rientra nel novero delle produzioni del tardo V secolo.

Al tardo V secolo sono poi riferibili numero-si frammenti a vernice nera, relativi soprattutto a coppe, coppette, coppe stemless e bolsal e a un altro piatto a tesa. Si segnalano alcuni frammenti con decorazione a stampiglia (Aa 4/47). La cro-nologia per questi prodotti è derivante dai con-fronti con gli analoghi esemplari dall’Agora. La ristrettezza dei frammenti lascia come di consue-to il dubbio se tali esemplari siano da riferire alla produzione a figure rosse.

Il catalogo comprende, infine, alcuni fram-menti a figure rosse e a vernice nera, di diffici-le inquadramento nel corso del V secolo: si trat-ta di una quindicina di frammenti a figure rosse e di circa 25 frammenti a vernice nera, pertinenti questi per la maggior parte a forme aperte (cop-pe, coppe stemless e ciotole) (Grafico 9).

Considerazioni sulle forMe vasColari

La documentazione in ceramica attica dall’Ara della Regina fa registrare, sul piano del reperto-rio morfologico, un’assoluta prevalenza di forme aperte, in particolare coppe ad alto e basso piede, indipendentemente dalle diverse fasi cronologiche (Grafici 2, 3). Sebbene tale fenomeno sia simile per certi versi a quello apprezzabile al ‘complesso monumentale’, il materiale allo studio risulta ca-ratterizzato da una minor differenziazione.

Per le fasi più antiche, fra gli scarsi materiali si annoverano coppe a figure nere di tipo a e Droop e un frustulo di coppa dei Piccoli Maestri. Sem-bra interessante far riferimento in questa sede an-che alla presenza di due orli attribuibili a coppe di tipo ionico, la cui officina di produzione non appare individuabile, in mancanza di analisi spe-cifiche (frammenti Ab 9/8; Ac 43/133).

La fortuna di cui questi prodotti sembrano go-dere nella prima metà del VI secolo è perspicua in area tarquiniese soprattutto presso il santuario di Gravisca, dove i rinvenimenti di coppe ioni-che risultano assai consistenti e numericamen-te schiaccianti rispetto alla documentazione dal-la necropoli e dal ‘complesso monumentale’34. I due frammenti dall’Ara della Regina appaiono dunque coerenti col quadro dei rinvenimenti dal-la città, riflettendo, come sembra, un uso mino-re di tali prodotti rispetto a quanto evidenziato a Gravisca, ma tuttavia documentandone la presen-za nell’area del santuario cittadino.

Nella seconda metà e alla fine del VI secolo si consolida la tendenza già evidenziata nei decen-ni precedenti, con il prevalere numerico della for-ma della coppa (di tipo a e C) e di altri vasi aperti. Accanto a questo dato si dovranno tuttavia rile-vare alcuni elementi, relativi a frammenti di vasi per contenere e mescolare e, di contro, riguardanti l’assenza di altre forme documentate invece pres-so altre aree santuariali dell’Etruria meridionale.

Se il frammento di cratere a volute a figure nere costituisce per la sua rarità in questa fase un dato tanto più significativo in quanto corrisponde alla ricezione precoce di tale forma già evidenziata al ‘complesso monumentale’35, gli scarsi frustuli di vasi chiusi (anfore od olpette) a figure nere co-stituiscono invece una percentuale assai misera

32 Sul tema, robertson 1992, pp. 268-270. Per il Pittore di Jena, v., ARV 2, pp. 1510-1521; Para, pp. 499-500; Ad-denda I, pp. 383-384.

33 V., supra, p. 102.34 Sui rapporti fra questi siti in merito all’incidenza

delle coppe ioniche: bagnasCo gianni 2001 d; bagnasCo gianni 2007, pp. 97-99. Per i dati inerenti a necropoli e santuario di Gravisca: pierro 1984, p. 9 e ss.; Masseria 2009, pp. 330-331.

35 huber 2001, p. 443.

336 C. Ridi

rispetto alle forme aperte, ancora una volta coe-rentemente con quanto evidenziato al ‘comples-so monumentale’36. Il confronto con i quadri de-rivanti dall’analisi del materiale dalle necropoli tarquiniesi mostrano infatti per le figure nere pro-porzioni completamente rovesciate fra forme aperte e forme chiuse, con una netta prevalenza dell’anfora sulla coppa37.

restando nell’ambito della produzione a figure nere, il confronto con altre aree santuariali, in spe-cial modo con Gravisca, offre inoltre alcuni dati “in negativo” da puntualizzare, come l’assenza della forma del mastoide, attestato in grandi quan-tità nel materiale di Gravisca di epoca tardo-arcai-ca, in particolare dal nuovo deposito votivo38 e la scarsa fortuna della lekythos. Non sono presenti infatti frammenti di lekythoi attiche fra i materia-li dell’Ara della Regina in questa fase cronologi-ca. La forma, documentata da un solo frustulo di epoca più tarda, non parrebbe dunque essere con-siderata dotata di uno specifico significato in que-sto contesto santuariale, dato del resto rilevabile anche al ‘complesso monumentale’, dove ne sono stati prelevati finora solo due esemplari39. Non così nei santuari costieri dell’Etruria meridionale, Pyr-gi e (in minor misura) Gravisca, dove la ricorrenza della lekythos sembra riportare, sul piano simbo-lico e delle pratiche cerimoniali, ad uno specifico profilo culturale dei frequentatori del santuario, in base alle assonanze con i repertori morfologici e il regime delle offerte dei grandi santuari ellenici40.

La scarsità di attestazioni nelle due aree sacre della città (l’Ara della Regina e il ‘complesso mo-numentale’) per questa forma, peraltro documen-tata, sebbene in maniera non massiccia, nei cor-redi funerari di Tarquinia41, potrebbe sottendere dunque una modalità diversa di impiego da parte dei fruitori locali di tali prodotti importati, rispet-to a quella dei frequentatori dei santuari costieri.

Sempre per la fase della fine del VI secolo, la prima produzione a figure rosse non offre forme diverse dalla coppa, al contrario di quanto verifi-cato al ‘complesso monumentale’42 dove ricorro-no anche frammenti di crateri e skyphoi.

Nel periodo fra il 530 e il 470 anche il materia-le a figure rosse dalle necropoli mostra un’inver-sione di tendenza rispetto al quadro morfologi-co delle figure nere, con l’affermarsi delle forme aperte sulle anfore43.

La maggior incidenza delle coppe rispetto ai vasi per contenere e mescolare resta comunque più netta ed evidente al ‘complesso monumen-tale’ in confronto alle necropoli44 e tale spropor-zione diviene dunque ancor più perspicua per i materiali dell’Ara della Regina, dove appunto le coppe costituiscono l’unica forma attestata per la fase a cavallo del V secolo.

Anche per quanto attiene ai rinvenimenti nel santuario di Gravisca, la realtà appare molto più variegata rispetto alle due aree tarquiniesi inda-gate, rivelando un repertorio morfologico di gran lunga più ampio45.

Con il passaggio al V secolo, i materiali dell’Ara della Regina non fanno registrare si-gnificativi cambiamenti sul piano morfologico, con la diffusione prevalente della coppa, nelle diverse redazioni a figure rosse e a vernice nera: in particolare coppe su stelo a figure rosse e cop-pe a basso piede a vernice nera. Non mancano anche esemplari di piatto e svariati frammenti di stemmed dishes, coerentemente con l’ambi-to cronologico del secondo quarto-metà del V secolo, al quale la maggior parte dei materiali è riferibile.

Fra le altre forme, si possono annoverare al-cuni frammenti riferibili a crateri o a skyphoi di grandi dimensioni. Tuttavia, è da ribadire come l’unica fase caratterizzata da una certa differen-ziazione morfologica sia anche quella eviden-ziata come il periodo della massima incidenza di materiali attici nel complesso della documenta-zione attinta (v. Grafico 9), ossia quello del venti-cinquennio 475-450.

Come già anticipato, un unico esemplare do-cumenta la forma della lekythos in questa fase.

A conclusione di questa breve disamina, si possono effettuare alcune osservazioni di carat-tere generale.

36 huber 2001, p. 446.37 hannestad 1999, p. 307: una percentuale del 41,5%

di anfore contro il 24,5% delle coppe. V., anche Masseria 2009.

38 fortunelli 2006; iaCobazzi 2004; fiorini - fortunelli 2009.

39 huber 2001, p. 443.40 In particolare, le associazioni della lekythos con

piatto e oinochoe configurata, documentate nel santua-rio dell’area sud di Pyrgi: baglione 2000, p. 362 e ss.;

baglione 2004, p. 96 e ss.; baglione 2009, p. 217. Per Gravisca, iaCobazzi 2004, p. 478; fiorini 2006, p. 69.

41 M. torelli, in CaMpus 1981; tronChetti 1983, p. 12; hannestad 1999, p. 307.

42 huber 2001, p. 403.43 hannestad 1999, p. 308 e ss.44 I recipienti per mescolare rappresentano al ‘complesso

moumentale’ il 3,5 % dei vasi contro il 7% attestato nei ma-teriali dalle necropoli: huber 2001, p. 446.

45 huber 1999, p. 128 e ss.

Ceramica attica 337

L’incidenza predominante dei vasi aperti ed in particolare delle coppe, alla quale fa riscon-tro la medesima tendenza in molte delle classi di produzione locale, come in particolare il buc-chero46, ma anche la ceramica etrusco-corinzia, la ceramica dipinta a figure nere, la depurata e la vernice nera arcaica47, è fenomeno diffuso in generale nelle aree santuariali, in relazione con le pratiche rituali legate alla sfera della libagio-ne e del simposio, dei quali i suddetti prodotti vascolari costituiscono un riferimento simboli-co e probabilmente anche un significativo ele-mento sul piano dell’utilizzo pratico in ambito cultuale 48.

Indubbiamente tuttavia, vari fattori invitano alla cautela nell’individuare eventuali connessioni fra forme e associazioni vascolari nel regime delle of-ferte o negli aspetti cultuali, come già più volte ri-badito: in particolare lo stato frammentario della documentazione e l’impossibilità di risalire, allo stato attuale, a deposizioni intenzionali o a veri e propri donari si associano all’inclusione di questi materiali negli strati di riempimento, fatto che ren-de impossibile inferire informazioni sul ricorrere di determinate morfologie in zone specifiche del santuario. A ciò, e probabilmente a conseguenza di ciò, si aggiunga la scarsissima differenziazione del materiale sotto il profilo morfologico.

A tal proposito è quasi inevitabile osserva-re come, rispetto ai santuari costieri dell’Etru-ria meridionale, Gravisca e Pyrgi49, ma anche rispetto allo stesso santuario ceretano in locali-tà Sant’Antonio, dove il repertorio morfologico, seppure nel quadro di una documentazione nu-mericamente ridotta, risulta più variegato50, sia evidente qui la mancanza di frammenti di vasi a specifica destinazione rituale.

Dunque, sebbene un richiamo al contesto del simposio paia confermato dall’accoglimento in epoca piuttosto alta, anche all’Ara della Regina, di frammenti di cratere, al di là di un riferimento generico a tali cerimonie connesse con il consu-mo rituale del vino in ambito santuariale, non sia-mo per ora in possesso di elementi che consenta-no una valutazione più specifica dell’impiego di questi prodotti importati all’Ara della Regina, e i dati derivanti dal confronto con i grandi santuari costieri appaiono dunque interessanti ma da con-siderare con molte riserve.

distribuzione stratigrafiCa

Per quanto attiene al quadro distributivo attin-to fino ad oggi, i rinvenimenti in ceramica attica provengono da strati di riempimento o piani di la-vorazione relativi agli interventi più o meno mas-sicci di ristrutturazione subiti dall’edificio e dalle aree circostanti nel corso della vita del santuario: la dimensione e il cattivo stato di conservazione, associati alla scarsità di frammenti ricomponibi-li anche parzialmente, o, al contempo, il rinveni-mento di alcuni frammenti contigui in strati di-versi implicano che i reperti si trovassero già in condizione assai frammentaria nel momento del-la loro inclusione negli strati.

Dal punto di vista della distribuzione cronolo-gica dei frammenti, in un orizzonte nel quale la tecnica a figure nere appare scarsamente rappre-sentata, i materiali si attestano in un arco dal ter-zo quarto del VI secolo fino agli inizi del IV, con una prevalenza di reperti riportabili alla fase del-la prima metà del V secolo (Grafico 1).

La distribuzione stratigrafica delle ceramiche attiche nelle diverse aree di intervento non risul-ta altresì omogenea, ma è caratterizzata, sul pia-no quantitativo, da una incidenza molto maggio-re nelle aree esterne alla terrazza (settori A e C, Tav. f.t. 2, Tav. 24). Tale sproporzione documen-tale fra aree interne ed esterne al tempio, perspi-cua a una valutazione complessiva del materiale, appare tuttavia assai meno significativa qualora si prendano in esame le unità stratigrafiche perti-nenti, nei singoli settori, alle diverse fasi di vita e di ristrutturazione del tempio. I maggiori quan-titativi di frammenti in ceramica attica sono sta-ti infatti prelevati nei massicci terreni di riem-pimento riconducibili alle ristrutturazioni di età ellenistica attinti appunto nei due settori C e A, rispettivamente antistante e laterale alla terrazza.

Scarse testimonianze in ceramica attica acco-munano altresì gli strati di IV-V secolo in tutti i settori di scavo. Praticamente inesistenti sono in-fine le testimonianze per questa classe negli strati di VI secolo, ossia negli strati relativi al Tempio I e al Tempio II.

Appare inoltre piuttosto rilevante la differenza cronologica registrata fra i materiali provenien-ti dall’interno dell’edificio, prevalentemente a fi-gure nere con una cronologia dalla seconda metà

46 Per cui v., supra, p. 209 e ss.47 V., supra, rispettivamente pp. 283; 304; 246.48 huber 1999, p. 18; baglione 2000, pp. 348; 353 e

ss.; fiorini 2006, p. 69; Masseria 2009, p. 330.

49 V., rispettivamente baglione 2000; baglione 2006; fortunelli 2006.

50 rizzo 2009 b, p. 375-376.

338 C. Ridi

del VI secolo-inizi V e quelli prelevati all’ester-no, a figure rosse o a vernice nera, riportabili per la maggior parte alla metà del V secolo.

Analizzando più nel dettaglio i singoli settori d’intervento, scarsissima è la documentazione in ceramica attica dai saggi condotti all’inter-no dell’edificio (Saggi 2-4; Tav. f.t. 2): qui, gli strati di riempimento relativi alle fasi di V-IV secolo hanno restituito pochi frustuli a figure nere, per la maggior parte riconducibili a coppe di tipo A o sub-A, con l’eccezione di un fram-mento di cratere a campana a figure rosse dal Saggio 2, la cui cronologia entro la metà del V secolo fornisce il terminus post quem per lo strato 7 del Saggio 251. Dal settore H, Saggio 5 (Tav. 24), accosto al basamento, proviene poi un frustulo di coppa probabilmente ad occhio-ni (A 58/1).

Un quantitativo, ancora, piuttosto limitato di materiali proviene dall’area del cosiddetto altare α (30) (settore B; Tav. 24), dove sono stati prele-vati alcuni frustuli a figure nere dagli strati arcai-ci (US B21; US B73), fra i quali in particolare, si segnala un frammento di coppa ionica dallo strato US B21 (Ab 9/8). Inoltre, un certo nume-ro di forme aperte a vernice nera ascrivibili alla seconda metà del V secolo sono state reperite ne-gli strati di età ellenistica, in particolare coppe e stemmed dishes.

Sebbene le due aree indagate all’esterno del basamento (area antistante la terrazza e angolo sud-est della medesima, rispettivamente settori C e a) abbiano offerto la più ingente messe di materiali, appare perspicua la diversa distribu-zione cronologica dei frammenti recuperati nelle due zone: nell’area antistante il basamento (set-tore C-C1; Tav. 24) è stata registrata una maggior incidenza per la ceramica a figure nere, mentre una netta prevalenza di frammenti dalla cronolo-gia più tarda proviene dalla zona presso l’angolo sud-est (settore a).

Come già osservato, frammenti in ceramica at-tica prelevati nei Settori A e C erano inclusi per la quasi totalità negli strati relativi alla massiccia ristrutturazione che ebbe luogo in età ellenisti-ca, la stessa che presumibilmente portò all’asset-to attuale dell’area in questione52. Lo stato fram-mentario di tali attestazioni implica una rottura di molto precedente alla loro inclusione negli strati.

Non è possibile stabilire se detti materiali fa-cessero parte di scarichi santuariali, il cui terre-no venne forse successivamente impiegato per la realizzazione degli interri e della preparazio-ne di piani pavimentali nella fase di III-II seco-lo. È inoltre interessante notare la presenza di al-cuni frammenti contigui prelevati nei due settori, come il caso degli esemplari Aa 12/66, contiguo ad ac 60/46 e del frammento ac 60/46 probabil-mente da attribuire ai resti di una coppa Sub Mi-diaca rinvenuti nel settore A53. Tali attestazioni confermano il riferimento alla medesima fase co-struttiva degli interventi di livellamento registra-ti nel settore C e dei massicci interri funzionali al piano pavimentale di età ellenistica evidenziati nel settore A.

Il settore C54 ha restituito la maggior parte dei frammenti di cronologia più antica nel quadro complessivo dei rinvenimenti in ceramica attica: essi sono in particolare provenienti dagli interri del pavimento in macco USS C15 di epoca el-lenistica (coppe Droop, frammento di coppa dei Piccoli Maestri, frammento attribuibile a Sky-thes). Il resto dei reperti, ascrivibile per la mag-gior parte alla metà/fine V secolo, proviene in grande misura dagli strati ellenistici di livella-mento che obliterarono la canaletta C114 e dagli strati di interro della stessa fase.

Il confronto con il quadro fornito dagli stra-ti relativi alle precedenti fasi di vita di quest’a-rea del santuario rende ancora più evidente il dato. Scarse, quasi del tutto assenti sono infatti le attestazioni per quanto riguarda le unità stra-tigrafiche riportabili ad epoca arcaica e classi-ca: fra queste tuttavia si segnala il frammento di coppa ionica proveniente dall’interro del piano pavimentale C135 (ac 43/1), databile alla pri-ma metà del VI secolo a.C. e un’ansa di cratere a calice da uno strato pertinente alla fase della terrazza.

Nel settore A55, gli strati argillosi riconducibili alla preparazione del basolato in blocchi di pie-tra attualmente visibile presso l’angolo sud-est del basamento (47, v. Tav. f. t. 2), così come altri strati (a24, a25, a42) funzionali alla realizzazio-ne di strutture relative alla medesima fase hanno fatto registrare la più alta concentrazione di re-perti in ceramica attica. Come nel caso del setto-re C, il quadro distributivo dei frammenti mostra altresì, per quanto riguarda le US pertinenti alle

51 V., supra, p. 82.52 A tal proposito, v., supra, p. 71 e ss.53 V., Tavv. 100-101.

54 V., supra, p. 334-335.55 V., supra, p. 94.

Ceramica attica 339

fasi costruttive di epoca precedente, la quasi tota-le assenza di rinvenimenti: pochi frammenti pro-vengono da un piano di lavorazione ascrivibile al IV secolo (a 23), mentre la ceramica attica è del tutto assente nell’interro ad esso sottostante.

Infine, solo due frammenti sono stati prelevati dal pavimento a 35, datato al tardo V secolo, e da uno dei suoi strati di preparazione.

La cronologia complessiva di questi materia-li si attesta dalla metà del V secolo agli inizi del IV: solo due frammenti sono pertinenti alla pro-duzione a figure nere e assai scarsi i materiali con datazione fra la fine del VI e la prima metà del V secolo.

iMportazioni attiChe nel quadro dello sviluppo del santuario

Come già più volte ribadito, la provenienza dei frammenti è per la maggior parte concentrata in strati di riempimento relativi alle ristrutturazioni di età ellenistica e non in contesti deposizionali o di altra specificità56. Tranne le rarissime eccezio-ni segnalate sopra, essi non costituiscono dunque elementi datanti nella lettura stratigrafica delle prime fasi di vita del santuario.

Tuttavia, non pare inutile una breve analisi della documentazione in ceramica attica nei ter-mini della ricezione e diffusione di tali prodot-ti nell’area del principale santuario tarquiniese, sotto il profilo diacronico, ossia in rapporto alle sue fasi di vita e con attenzione ai dati sulle im-portazioni emersi al ‘complesso monumentale’,

nell’ambito funerario e presso il santuario em-porico di Gravisca.

Tali osservazioni sono da considerarsi prelimi-nari e integrabili con nuovi dati da future, auspi-cabili ricerche nell’area del santuario. Esse fanno riferimento da un lato ai dati sui flussi di importa-zioni attiche in Etruria, elaborati nelle analisi de-gli ultimi 30-40 anni57 e dall’altro agli orizzonti evidenziati in anni più recenti nelle aree santua-riali dell’Etruria meridionale58.

A tal proposito, si dovrà notare come, nell’ambito delle analisi sulla ricezione, distri-buzione e impiego della ceramica attica in Etru-ria, lo sviluppo di indagini aventi come oggetto non più la sola documentazione funeraria, ma anche il complesso dei materiali dalle aree di abitato o santuariali abbia modificato i quadri distributivi di tipo statistico sostanzialmente basati sulle liste del Beazley, peraltro già og-getto di ampio dibattito59, delineando un pano-rama più articolato del flusso delle importazioni in Occidente60.

L’arco cronologico dal 570 al 530 circa, corri-spondente alla prima fase attestata del santuario (Tempio I)61, pare attualmente offrire evidenze molto scarse in ceramica attica: sono stati rin-venuti pochi frustuli appartenenti a coppe e un frammento di olpetta. Sono presenti coppe di tipo a, Droop e Little Masters Cup. Mancano attesta-zioni per le coppe dei Comasti, così come per quelle di Siana. Le forme chiuse sono invece to-talmente assenti.

56 Non soltanto per la documentazione derivante dalle ricerche effettuate dall’Università di Milano, ma anche per quanto riguarda il materiale prelevato nel corso delle cam-pagne precedenti, in particolare durante gli scavi Romanelli, tuttora inedito.

57 V., a partire dagli anni ’70 del secolo scorso: C. tron-Chetti, Contributo al problema delle rotte commerciali arcai-che, in DialA 7, 1, 1973, pp. 5-16; boardMan 1979; M. Mar-telli, prime considerazioni sulla statistica delle importazioni greche in Etruria nel periodo arcaico, in StEtr XLVII, 1979, pp. 37-52; J. Chr. Meyer, roman History in light of the import of Attic Vases to Rome and Etruria in the 6th century B.C., in AnalRom IX, 1980, pp. 47-68; l. hannestad, Athenian Pot-tery in etruria c. 550-470 BC, in ActaArch 59, 1988, pp. 113-277; Martelli 1989; r. rosati (a cura di), La ceramica attica nel Mediterraneo: analisi computerizzata della diffusione, le fasi iniziali (630-560 a.C.), Bologna 1989; C. tronChetti, Le importazioni di ceramica attica a figure nere in etruria, in Atti Firenze 1989, pp. 1083-1093; F. giudiCe, Gela e il commercio attico verso l’Etruria nel primo quarto del V secolo a.C., in StEtr LIII (1985), 1987, pp. 115-139; sCheffer 1988; hanne-stad 1999; giudiCe - barresi 2003; osborne 2004.

58 V., in part. huber 1999; huber 2001; reusser 2002; Griechische Keramik 2003; Attische Vasen 2004; Atti Pe-rugia 2009.

59 V., Martelli 1989, pp. 783-784; sCheffer 1988, pp. 536-537; v. anche i vari contributi di L. Hannestad: L. hannestad, The athenian Potter and the Home Market, in Atti Copenhagen 1988, pp. 222-230; l. hannestad, Athe-nian Pottery in Italy c 550-470: Beazley and Quantitative Studies, in I vasi attici ed altre ceramiche coeve in Sicilia, Atti del Convegno Internazionale (Catania-Camarina-Ge-la-Vittoria, 28 marzo-1 aprile 1990), (CronA 29-30, 1990-1991), I-III, Catania 1997, pp. 211-216, p. 212; hannestad 1999, pp. 306-307; M. bentz, Objet d’Usage ou Objet du Prestige? Les Vases dans l’Habitat, in P. rouillard-a. verbanCk-piérard (eds.), Le vase grec et ses destins, Mu-nich 2003, pp. 45-48.

60 V., supra, nota 40. Per quanto attiene a Tarquinia, v. in part. hannestad 1999, pp. 307-309; huber 2001, p. 442 e pp. 44; giudiCe - barresi 2003, p. 282, abb. 60, dove tutta-via il trend evidenziato dai vasi Beazley appare sostanzial-mente confermato dalle nuove acquisizioni.

61 V., supra, p. 21 e ss.

340 C. Ridi

La scarsità di attestazioni non sorprende, in considerazione dei dati generali sulle importa-zioni attiche a Tarquinia, ancora piuttosto limi-tate per la prima metà del secolo62, rapportate al già di per sé ridotto volume totale di ceramica at-tica reperita all’Ara della Regina. Tuttavia questi pochi elementi fanno rimarcare alcune differenze rispetto al repertorio offerto dalle necropoli e dal ‘complesso monumentale’, oltre che dal santua-rio di Gravisca.

Vi sono alcune analogie con quanto attesta-to al ‘complesso monumentale’, come l’assen-za, comune alle due aree, di coppe dei Coma-sti e la presenza di scarsi frammenti di coppe tipo Droop63. Di contro, si rileva la presenza al ‘complesso monumentale’ di alcuni frammen-ti di coppe di tipo Siana64 e soprattutto di un quantitativo assai più rilevante di Little Masters Cups65, queste ultime documentate all’Ara del-la Regina solo da un frustulo di ridottissime di-mensioni.

Il quadro offerto da Gravisca per la prima fase del santuario fa emergere altresì altre peculiarità rispetto alle aree del ‘complesso monumentale’ e dell’Ara della Regina: accanto ad alcuni quanti-tativi, ancorché modesti, di coppe dei Comasti e di Siana66 le coppe tipo Droop sono documenta-te anche qui in misura non particolarmente am-pia67; ma sono soprattutto le coppe dei Piccoli Maestri ad essere rappresentate con attestazioni di diversi pittori68, in maniera tanto predominan-te, nell’ambito delle importazioni del ventennio fra il 560-540, da indurre a ritenere probabile per Gravisca un ruolo di centro di smistamento di tali prodotti69.

Ciò rende ancor più perspicua la lacuna nella documentazione presso il santuario dell’Ara del-la Regina, per quanto, non sarà inutile ribadirlo ancora, il repertorio a nostra disposizione possa essere falsato dalle caratteristiche stesse dei con-testi di rinvenimento.

Un’altra lacuna fra i materiali dall’Ara della Regina conferma invece un dato già registrato

in genere per Tarquinia, ossia la scarsa fortuna di cui sembrano godere le anfore tirreniche, una classe ampiamente documentata in altri centri dell’Etruria costiera, come Vulci e Cerveteri, tan-to da essere considerata una produzione destinata all’Etruria. La mancanza di attestazioni al ‘com-plesso monumentale’, come pure nel santuario, corrisponde all’estrema rarità delle attestazioni nella necropoli (solo due esemplari) e a Gravisca (sei esemplari)70.

Quanto alle forme chiuse, una sola è attestata in questa fase all’Ara della Regina, laddove una pur minima quantità di questi prodotti è stata rin-venuta al ‘complesso monumentale’.

Per quanto scarni (e nonostante l’assenza di tipi diffusi nelle altre aree tarquiniesi, come le coppe dei piccoli Maestri), i dati offerti dall’a-ra della Regina, sembrano comunque indica-re in questa fase una predilezione per la for-ma della coppa, coerente con quanto attestato al ‘complesso monumentale’ e al santuario di Gravisca, laddove la documentazione dalle ne-cropoli mostra una maggior incidenza di forme chiuse, anfore a profilo continuo e a collo e, di contro, scarsissime coppe dei piccoli Maestri e di tipo ionico.

La prevalenza della coppa rispetto alle forme chiuse attestate per l’ambito funerario costitui-sce dunque, con le riserve già espresse, un in-dice da registrare, in relazione ad un differente impiego delle forme vascolari nel regime delle offerte e delle norme cerimoniali praticate nelle aree di cui sopra71.

La scarsità delle attestazioni in ceramica attica per questa prima fase del santuario, quella corri-spondente all’edificazione e alla vita del Tempio I, potrebbe comunque indicare un uso ancora as-sai limitato di questi prodotti di importazione nel principale santuario tarquiniese, in un periodo, come visto sopra, in cui nel santuario di Gravi-sca gli anathemata e gli oggetti in ceramica attica impiegati nel cerimoniale cominciano ad attestar-si in maniera sistematica, indicando la presenza

62 giudiCe-barresi 2003, p. 282, abb. 60. Per il ‘com-plesso monumentale’, v., huber 2001; per Gravisca, huber 1999, in part. p. 11ss.; iaCobazzi 2004, in part. p. 471 e ss.; fiorini 2006. Per la documentazione dalle necropoli, v., CaMpus 1981; TronChetti 1983; pierro 1984. Per un con-fronto fra la documentazione della necropoli e dell’empo-rion di Gravisca, v., Masseria 2009, in part. Appendice, p. 335.

63 huber 2001, p. 402.64 V., huber 2001, p. 399 e ss.65 V., huber 2001, pp. 401-402.

66 iaCobazzi 2004, ripettivamente pp. 25 e ss; 32 e ss; p. 474.67 iaCobazzi 2004, p. 164 e ss.68 iaCobazzi 2004, p. 475.69 Masseria 2009, p. 329. 70 Sul tema, huber 2001, p. 401; Masseria 2009, p. 330;

per i frammenti da Gravisca, iaCobazzi 2004, pp. 39 e ss., 473.

71 Per il rimando all’ambito simposiaco, per quanto ri-guarda i vasi potori, quelli per miscelare e versare, preva-lenti nell’area del santuario di Gravisca: huber 1999, p. 18; fiorini 2006, p. 69; Masseria 2009, p. 330.

Ceramica attica 341

di direttrici commerciali precise, dalla Grecia all’Etruria72.

Tutto il periodo compreso fra la costruzione del Tempio II (intorno al 530) e la grande ristrut-turazione relativa al Tempio III o dei Cavalli Ala-ti (all’inizio del IV secolo), corrisponde all’incir-ca al range temporale in cui si colloca la quasi totalità dei frammenti reperiti.

Si tratta di un arco cronologico molto am-pio, entro il quale il santuario visse varie fasi, oggi leggibili solo in filigrana73, corrisponden-ti a momenti diversi della storia della città di Tarquinia, nei quali si manifestarono variazio-ni nel volume e nell’articolazione dei prodotti importati.

La fase iniziale del Tempio II, al 530 circa, fa registrare un piccolo incremento sia nel numero che nel repertorio morfologico (Grafici 1, 2). alle coppe di tipo A si aggiungono quelle di tipo C, ol-tre alle forme chiuse a figure nere tipiche del re-pertorio dell’epoca, le anfore e un frammento di cratere a volute. Compaiono le coppe della prima generazione a figure rosse, mentre manca total-mente la documentazione per i grandi vasi, che appaiono invece attestati al ‘complesso monu-mentale’ in questo stesso periodo74. Dal punto di vista stratigrafico, nessuno di questi frammenti è stato rinvenuto negli strati pertinenti alla costru-zione del Tempio II.

Sia al ‘complesso monumentale’ che a Gravisca l’ultimo venticinquennio del VI secolo corrispon-de ad un aumento delle importazioni in ceramica attica. A Gravisca, questo è anzi il periodo caratte-rizzato dal picco più alto delle importazioni75, con-trariamente a quanto rappresentato molti anni fa nei grafici basati sulle liste Beazley e in parte an-cora oggi confermato dalle ultime statistiche gene-rali elaborate per l’Etruria Tirrenica sulla base del-le nuove acquisizioni76.

La documentazione dell’Ara della Regina ri-sulta, al confronto delle due aree sopra menzio-nate, ancora assai scarsa in questa fase, tuttavia appare molto significativa la presenza del cratere a volute, rilevante per la rarità delle attestazioni

di questa forma nel periodo arcaico e per la cor-rispondenza con quanto attestato al ‘complesso monumentale’, dove parimenti ne è stato rinve-nuto un frammento77.

Inoltre, questo venticinquennio è quello ca-ratterizzato dalla maggior differenziazione mor-fologica, insieme alla fase del 475-450: accanto alle coppe compaiono altre forme aperte ed alcu-ne forme chiuse (Grafico 2). Una varietà simile, fatte le debite proporzioni nei termini del quanti-tativo globale di materiali recuperati, si osserva a Gravisca78.

Lo scorcio del VI secolo e l’inizio del V se-gnano una sostanziale continuità con la fase precedente (Grafici 1, 4-5), con una diminuzio-ne dei frammenti a figure rosse. al ‘complesso monumentale’79, così come fra i materiali attici del santuario di Gravisca80, si avverte ora una prima flessione del volume delle importazioni, dunque in contraddizione con i vecchi quadri a suo tempo forniti da Boardman per Tarquinia, che individuavano, proprio per il venticinquen-nio in oggetto, l’acme delle importazioni attiche in Etruria81.

In comune con l’area del santuario di Gravi-sca, oltre alla flessione nelle attestazioni di cop-pe a figure rosse, vi è la diffusione delle cop-pe a figure nere di tipo a e sub-a, qui presenti in diversi esemplari, di cui gli unici frammen-ti attribuibili appartengono al Leafless Group. Le attestazioni per questo tipo di coppa appaio-no discrete anche al ‘complesso monumentale’, sebbene esse siano inferiori di numero alle cop-pe dei Piccoli Maestri. La situazione documen-tata a Gravisca mostra invece per queste coppe una prevalenza sul resto delle ceramiche a fi-gure nere: esse costituiscono da sole un terzo delle importazioni attiche a figure nere del san-tuario82.

È necessario inoltre rimarcare che all’Ara del-la Regina le coppe A e sub-A costituiscono anche l’unica documentazione a figure nere per que-sta fase, mancando attestazioni relative al resto della produzione in serie a figure nere di questo

72 fiorini 2006, pp. 66-68, con bibliografia sulle rotte commerciali a nt. 21.

73 bonghi Jovino 2009 b.74 huber 2001, p. 403.75 fiorini 2006, p. 66.76 boardMan 1979, p. 36, che indica nel venticinquennio

500-475 l’apice delle importazioni attiche in etruria; v., an-che giudiCe-barresi 2003, p. 282, abb. 60.

77 huber 2001, p. 403.

78 fiorini 2006, p. 69, Fig. 1b.79 huber 2001 p. 407. 80 huber 1999, p. 12; fiorini 2006, p. 66.81 boardMan 1979, p. 36. Come già detto, il dato è in dis-

sonanza con i ritrovamenti più recenti: sia a Gravisca (fio-rini 2006, p. 66) che al ‘complesso monumentale’ (huber 2001, p. 407), la fase di maggiore volume delle importazioni è infatti quella dell’ultimo quarto del VI sec.

82 IaCobazzi 2004, p. 478.

342 C. Ridi

periodo, come in particolare le anfore e le forme chiuse.

Ancora, appaiono dunque predominanti le for-me aperte.

Il secondo venticinquennio del V secolo è caratterizzato da un forte incremento nella do-cumentazione. Questo “picco” risulta in con-trasto con quanto evidenziato al ‘complesso monumentale’, dove il periodo non offre una documentazione rilevante, così come al san-tuario di Gravisca dove per questo range cro-nologico si registra una netta flessione delle importazioni83, messa in relazione, oltre che con la crisi politica e sociale seguita alla batta-glia di Cuma del 474 a.C., con il cambiamento nelle politiche commerciali della polis tarqui-niese, che stravolsero il modello emporico, ri-pristinando la centralità di Tarquinia nella ge-stione dello scambio84. Il decremento nella fase del 475-450 sembra in generale essere confer-mato del resto anche dalle acquisizioni più re-centi per l’Etruria tirrenica85.

L’apparente maggior consistenza dei prodotti attici rinvenuti all’Ara della Regina per questa fase, se confermata in futuro, potrebbe far pen-sare che il grande santuario cittadino e in parte la necropoli (che nonostante la flessione conti-nua a restituire un quantitativo apprezzabile di vasi attici86), non avessero sofferto di questa si-tuazione di crisi.

Il repertorio delle forme è in questa fase carat-terizzato da una certa varietà: accanto alle for-me per bere, coppe principalmente ma anche skyphoi, sono presenti numerosi frammenti di cratere. Fra di essi, un frammento attribuibile a un Primo Manierista pare significativo soprattut-to per le scarse testimonianze di questo gruppo a Gravisca e nella necropoli87.

Sul piano delle attestazioni di specifiche of-ficine o pittori, si nota tuttavia una certa coe-renza con quanto attestato a Gravisca e in parte nelle necropoli per quanto riguarda l’inciden-za di prodotti dell’officina dei Pentesileati, nel decennio a cavallo del 45088, assente invece

nella documentazione dal ‘complesso monu-mentale’89.

La flessione del venticinquennio successivo è netta: per la fase del pieno classicismo sono sta-ti restituiti solo pochi esemplari di coppe a figu-re rosse e a vernice nera, i quali trovano tuttavia puntuali riscontri nel materiale del ‘complesso monumentale’. Qui, se i materiali attici non paio-no riflettere in questa fase una particolare abbon-danza, il repertorio morfologico appare tuttavia assai più vario90.

All’ultima fase relativa alla documentazio-ne attica dall’Ara della Regina, contemporanea all’incirca alla ristrutturazione che, all’inizio del IV secolo, portò alla costruzione del Tempio III o dei Cavalli Alati, sono riferibili alcuni resti, fra i quali tuttavia vanno segnalati i numerosi fram-menti di una coppa sub-midiaca, recuperati nel settore A e in parte nel settore C91, oltre a nume-rosi frammenti di forme aperte di piccole e me-die dimensioni (coppe, coppette, bolsal) a verni-ce nera.

Il confronto con la situazione osservata al ‘complesso monumentale’ riporta una certa co-erenza nella documentazione, che in questa fase comprende anch’essa soprattutto frammenti di vasi aperti a vernice nera, spesso di difficile in-quadramento cronologico92.

I materiali da Gravisca documentano, ac-canto a una notevole flessione quantitativa delle importazioni, un alto livello qualitativo degli esemplari93. Se le officine rappresentate a Gravisca sono più numerose, si dovrà notare tuttavia la coesistenza di prodotti analoghi nei due santuari, come mostra la presenza di due esemplari di coppe sub-midiache94. Mentre al ‘complesso monumentale’ dunque la produ-zione figurata subiva un calo, soppiantata da quella a vernice nera, più seriale e di modesta qualità, all’Ara della Regina, come a Gravi-sca, continuano ad essere evidentemente im-piegati prodotti di pregio, soprattutto coppe, che potrebbero indiziare una tendenza comune fra le due aree.

83 huber 1999, p. 13; fiorini 2006, pp. 66-67, fig. 1a; 84 fiorini 2006, p. 67; Masseria 2009, p. 332.85 fiorini 2006, p. 66; giudiCe-barresi 2003, p. 282.86 V., per le necropoli, le tabelle in Masseria 2009, pp.

357-362 per il periodo in questione.87 Solo due esemplari noti per questo gruppo: v., Masse-

ria 2009, tabella a p. 359.

88 Masseria 2009, tabella a pp. 360-362; osborne 2004.89 huber 2001.90 huber 2001, p. 409.91 V., supra, pp. 334-335.92 huber 2001, pp. 409-410.93 huber 1999, p. 21.94 huber 1999, p. 111 e ss.

Ceramica attica 343

ND V sec.

ND VI sec,

425-400 a.C.

450-425 a.C.

475-450 a.C.

500-475 a.C.

550-500 a.C.

550-525 a.C.

0 10 20 30 40

Vernice nera/cat. incerta

Figure Rosse

Figure nere

550-525 a.C.

550-500 a.C.

500-475 a.C.

475-450 a.C.

450-425 a.C.

425-400 a.C.

0 20 40 60 80 100

Coppe

Forme aperte

Crateri

Anfore

Oinochoai/Olpai

Lekythoi

Forme chiuse

CoppeCoppe/Skyphoi

SkyohoiPiatti

Stemmed dishesBolsal

CoppetteCiotole

Forme aperteCrateriAnfore

Oinochoai/OlpaiLekythoi

Forme chiuseCoperchi

0 20 40 60

Vernice nera/cat. incerta

Figure Rosse

Figure nere

Grafico 1. Ceramica attica. Distribuzione cronologica

Grafico 2. Ceramica attica. Distribuzione cronologica delle forme in percentuale.

Grafico 3. Ceramica attica. Forme vascolari.

344 C. Ridi

CoppeCoppe/Skyphoi

SkyohoiPiatti

Stemmed dishesBolsal

CoppetteCiotole

Forme aperteCrateriAnfore

Oinochoai/OlpaiLekythoi

Forme chiuseCoperchi

0 1 2 3 4 5

Vernice nera/cat. incerta

Figure Rosse

Figure nere

CoppeCoppe/Skyphoi

SkyohoiPiatti

Stemmed dishesBolsal

CoppetteCiotole

Forme aperteCrateriAnfore

Oinochoai/OlpaiLekythoi

Forme chiuseCoperchi

0 1 2 3 4 5 6 7

Vernice nera/cat. incerta

Figure Rosse

Figure nere

CoppeCoppe/Skyphoi

SkyohoiPiatti

Stemmed dishesBolsal

CoppetteCiotole

Forme aperteCrateriAnfore

Oinochoai/OlpaiLekythoi

Forme chiuseCoperchi

0 5 10 15 20

Vernice nera/cat. incerta

Figure rosse

Grafico 4. Ceramica attica. Seconda metà del VI sec.

Grafico 5. Ceramica attica. Primo quarto del V sec.

Grafico 6. Ceramica attica. Secondo quarto del V sec.

Ceramica attica 345

CoppeCoppe/Skyphoi

SkyohoiPiatti

Stemmed dishesBolsal

CoppetteCiotole

Forme aperteCrateriAnfore

Oinochoai/OlpaiLekythoi

Forme chiuseCoperchi

0 1 2 3 4 5

Vernice nera/cat. incerta

Figure rosse

CoppeCoppe/Skyphoi

SkyohoiPiatti

Stemmed dishesBolsal

CoppetteCiotole

Forme aperteCrateriAnfore

Oinochoai/OlpaiLekythoi

Forme chiuseCoperchi

0 2 4 6 8 10 12

Vernice nera/cat. incerta

Figure rosse

CoppeCoppe/Skyphoi

SkyohoiPiatti

Stemmed dishesBolsal

CoppetteCiotole

Forme aperteCrateriAnfore

Oinochoai/OlpaiLekythoi

Forme chiuseCoperchi

0 5 10 15 20 25

Vernice nera/cat. incerta

Figure rosse

Grafico 7. Ceramica attica. Terzo quarto del V sec.

Grafico 8. Ceramica attica. Ultimo quarto del V sec.

Grafico 9. Ceramica attica. V sec.

346 C. Ridi

CATALOGO95

I. VASI ATTICI DEL TERzO QUARTO DEL VI SECOLO A.C.

CoppeAc 58/3 (Tav. 97) Largh. 2,9; alt. 1,7; sp. 0,2;

diam. non ric.Frammento di vasca di coppa dei Piccoli Mae-

stri. C.c. arancio brillante; v. nera brillante e ben aderente.

A risparmio, la banda all’altezza delle anse e una fascia presso il fondo della vasca.

Est.: resta solo una porzione dell’attacco dell’ansa dipinta in nero.

Terzo quarto VI secolo.

Ac 58/5 (Tavv. 97, 102) Largh. 3,0; alt. 1,9; sp. 0,6; diam. 8.

Frammento di piede di coppa di tipo Droop. C.c. arancio brillante; v.bruna, opaca.

Due piccoli fori da restauro antico sulla superfi-cie superiore. Profilo esterno del piede arrotondato.

a risparmio la superficie di appoggio. Terzo quarto del VI secolo.CVA München 10, pp. 60-66; CVA Amsterdam

2, pp. 104-106.

Ac 60/13 (Tav. 97) Largh. 4,0; alt. 2,3; sp. 0,5.Frammento di vasca di coppa di tipo Droop o di

tipo a. C.c. arancio scuro; v. nera brillante e aderen-te. Linea a rilievo per la resa dei contorni dei raggi.

Est.: decorazione a più registri sovrapposti. In-feriormente, raggi alternativamente a risparmio e in nero, sormontati da un registro a quattro linee parallele a tratto marcato, sopra il quale, dopo una linea a risparmio, si intravede una piccola porzione di fascia a vernice nera.

Int.: il frammento è dipinto di nero, non con-servando alcuna traccia di un eventuale tondo; a causa della posizione e delle ridotte dimensioni non si può tuttavia escludere che esso esistesse.

Terzo quarto del VI secolo a.C. La decorazione del fondo esterno della vasca

a raggi a risparmio e verniciati alternati, sormon-tati da registri a linee parallele e fasce a vernice nera, si ritrova sia nelle di coppe di tipo Droop che in quelle di tipo A. In particolare, cfr. la cop-pa di tipo Droop Ginevra, Musée d’art et d’Hi-stoire I 802 (BA rec. n. 5681; CVA Genève 2, p.

32, Pl. 64,5-6). Fra gli esemplari di tipo a, par-ticolarmente simile, anche per la resa del dise-gno dei raggi, la coppa Malibu, The J. Paul Get-ty Museum 86.ae.169 (BA rec. n. 14600; CVA Malibu 2, pp. 58-60); v. anche British Museum B 428 (Para, 164.96; BA rec. n. 302378; CVA British Museum 2, Pl. 20, 1a-b); Paris, Musée du Louvre F133 (ABV, 208.2; BA rec. n. 302655; CVA Louvre 10, Pl. 108, 4).

Forme chiuseAa 3/197 (Tav. 97) Largh. 3,6; alt. 3,2; sp. 0,4 Parete pertinente presumibilmente al collo di

olpetta. C.c. arancio; v. nero-grigiastra.a risparmio la metopa figurata. Uso della li-

nea incisa per delineare il contorno e i dettagli del volto, il collo e il profilo della veste. Suddipinture paonazze per la resa della capigliatura e dell’abi-to. Uso di una linea a vernice nera diluita per de-limitare la metopa.

Restano la testa e le spalle di personaggio ma-schile imberbe, stante di profilo e rivolto verso de-stra. Dietro la testa si intravedono parte del braccio sollevato di un guerriero e la porzione terminale di un lophos, o del bastone del personaggio.

540-520.Dot-Ivy Group.Cfr. anfora a profilo continuo di piccole di-

mensioni Malibu, 86.ae.67 (BA rec. n. 32065; CVA Malibu 1, pp.11-12, Pl. 11, 16).

II. VaSI aTTICI DeLL’ULTIMO QUarTO DEL VI SECOLO A.C.

iia. vasi attiCi a figure nere

Coppe A 35/4 Largh. 1,6, alt. 1,3Frammento di parete con ansa di coppa presu-

mibilmente di tipo a. C.c. arancio chiaro; v. nera con qualche distacco.

Interno verniciato. Est.: resta una piccola por-zione del fiore di loto posto sotto le anse.

530-510.

Ac 49/32 (Tav. 97) Largh. 2,1; alt. 2,0; sp. 0,3.Frustulo presumibilmente di coppa ad occhio-

ni. C.c. arancio scuro; v. nera sottile e poco ade-rente. Suddipinture paonazze. Particolari interni incisi.

95 I reperti, all’interno delle singole sezioni, ove attribuiti, sono stati ordinati secondo le liste del Beazley.

Ceramica attica 347

Interno verniciato. Est.: piccola parte della scena figurata, probabilmente del peplo di figura femminile. Resta una porzione di tessuto, decora-to con puntini suddipinti in paonazzo, forse per-tinente all’apoptygma, del quale resta parte del panneggio sulla spalla in paonazzo.

Seconda metà del VI secolo.

Cratere a volute Ac 4/5 (Tav. 97) Largh. 2,2; alt. 2; sp. 1,1.Frustulo pertinente al labbro. C.c. arancio bril-

lante; v. nera brillante e ben aderente.Suddipinture paonazze per la resa del cuore

delle palmette e del centro dei fiori di loto. Uso della linea incisa per il cuore delle palmette e la catenella.

Interno verniciato. Est.: doppio fregio di pal-mette, dritte e capovolte, legate da una catenella, alternate a fiori di loto. Le palmette hanno sei pe-tali claviformi e cuore reso con una doppia linea incisa, sottolineata da una fascia paonazza.

Fine del VI secolo.Per il doppio fregio a palmette sul collo, cfr.

per esempio i crateri Copenhagen, National Mu-seum, 13110 (BA rec. n. 10636; CVA Copenha-gue 8, Pl. 322,1); 3835 (BA rec. n. 2532; CVA Co-penhague 3, Pl. 124,2); Athenian Agora XXIII, p. 163, 491, Pl. 46.

Forme chiuseAa 6/133 (Tav. 97) Largh. 6,3; alt. 5,5; sp. 0,5.Frammento di parete presumibilmente di anfo-

ra. C.c. arancio brillante; v. bruna.Uso delle linee incise per la resa della rotula e

della parte superiore dello zoccolo.Porzione inferiore delle due zampe anteriori

di un cavallo, una delle due sollevata nell’atto di muoversi verso sinistra. A sinistra, resta una pic-cola porzione di altro elemento della scena, non identificabile.

520-500.Nonostante la ristrettezza del frammento, la

posizione delle zampe mostra che il cavallo non faceva parte di una quadriga96. La resa del ginoc-chio con due brevi linee curve e il profilo dello zoccolo ricordano lo stile del Pittore dell’Alta-lena: cfr. anfora Würzburg, Universität, Martin von Wagner Mus. L259 (ABV, 306.35, BA rec. n. 301515); Museo Gregoriano etrusco G37 (ABV, 305.13, BA rec. n. 301493). La direzione del ca-vallo e lo stile delle zampe si confrontano anche

con l’anfora Tarquinia RC 5652 (BA rec. n. 5760; CVA Tarquinia 2, p. 12, Tav . 41, 1-2); per la po-sizione della zampa sollevata, cfr. anfora del Pit-tore di Rycroft Copenhagen 2655 (ABV, 336.17; BA rec. n. 301841); frammento della maniera del Pittore di antimenes Heidelberg, ruprecht-Karls-Universität 239 (ABV, 278.39; BA rec. n. 320200; CVA Heidelberg Universität 1, p. 62, Taf. 37.11).

Ac 10/46 (Tav. 97) Largh. 2,2; alt. 1,9; sp. 0,5.Frammento di parete presumibilmente di anfo-

ra. C.c. arancio scuro; v. nera lucida.Suddipintura paonazza per il bordo dello scu-

do; suddipintura bianca per il volto, ora com-pletamente deteriorata. ad incisione il profilo dell’elmo e dello scudo.

Athena o amazzone stante, volta a sinistra. Re-sta la porzione superiore dello scudo rotondo, dalla quale spunta parte di un elmo attico con pa-ragnatidi e lophos, di cui rimane solo il margine inferiore.

520-510. Stilisticamente, la resa dell’elmo ricorda

da vicino alcune raffigurazioni del Pittore di rycroft: cfr. l’anfora Madrid, Museo arqueolo-gico Nacional 10914 (ABV, 336.18; BA rec. n. 301842; CVA Madrid 1, Pl. 17, 1). Dello stesso pittore, cfr., per la resa dell’elmo anche il cratere Toledo Museum of art 63.26 (Para 149.23bis; BA rec. n. 351102; CVA Toledo 1, Pl. 17.1); an-fora Tarquinia, M. Naz. rC 5165 (ABV, 336.8; BA rec. n. 301832; CVA Tarquinia 1, Tav. 3.1-2). Un elmo simile, indossato da un’amazzone, anche nell’anfora Tarquinia, Museo Nazionale 676 (BA rec. n. 13851; CVA Tarquinia 1, p. 4, Tav. 4.1).

iib. vasi attiCi a figure rosse

Coppe di tipo AA 42/1 (Tav. 102) Largh. 4,7, alt. 3,0, sp. 0,6,

diam. 13Frammento di piede. C.c. arancio brillante; v.

nera liscia, aderente e metallica.A risparmio il bordo esterno.520-500.Il profilo del piede è perfettamente corrispon-

dente alla kylix London e3, firmata da Hischylos vasaio e da epiktetos pittore (bloesCh 1940, p. 31ss., tf. 8, 4a-b: Schalen A2).

96 V., supra, p. 331.

348 C. Ridi

Ac 58/6 (Tav. 97) Largh. 4,0; alt. 2,0; sp. 0,4; diam. non ric.

Frammento. C.c. arancio brillante; v. nera luci-da. Uso della linea a rilievo per le linee di separa-zione dei petali della palmetta.

Est.: porzione laterale e centrale di piccola pal-metta a petali uniti.

520-510.La palmetta in esame, a petali uniti e di ridot-

te dimensioni, può essere confrontata quella pre-sente sulla coppa di Skythes Villa Giulia (ARV 2, 82, 1; BA rec. n. 200663); cfr. anche la palmet-ta dipinta sotto l’orlo sul frammento Gravisca 75/1777 (huber 1999, p. 33, n. 30), attribuita a Skythes.

Altre coppeAa 3/194 + Aa 10/9 (Tav. 97) Largh. 4,7; alt.

3,0; sp. 0,4-0,5 Parete di coppa, ricomposta da due frammen-

ti. C.c. arancio chiaro; v. nera sottile, lucida e ben aderente.

Uso della linea a rilievo per il contorno del-la figura e alcuni particolari del chitone. Vernice rossastra diluita per le pieghe del chitone, la resa della giuntura del ginocchio e della muscolatura del polpaccio.

Interno verniciato. Est.: resta una piccola por-zione delle gambe di un personaggio in chitone corto, accucciato verso sinistra, con la gamba si-nistra flessa all’indietro e il peso sul piede de-stro, del quale è visibile una piccolissima parte al di sotto del ginocchio sinistro. Il chitone, fi-nemente pieghettato, ha il bordo reso a doppia linea a rilievo.

520-500.Per la posizione, cfr. la coppa di epiktetos

London, British Museum e24 (ARV 2 75.57; BA rec. n. 200501). Per il panneggio, cfr. coppa Pa-ris, Musée du Louvre CP10473: CVA Louvre 10, Pl. 12.1 (ARV 2 76.79; BA rec. n. 200606).

Aa 11/73 (Tav. 97) Largh. 8,9; alt. 3,7; sp. 0,7. Parete. C.c. arancio scuro; v. nera lucida,

spessa, con qualche incrostazione. Uso della li-nea a rilievo sottile. Tracce del disegno prepa-ratorio.

Int.: resta la linea che delimitava il tondo.Est.: probabile contesto atletico. Giovane nudo

seduto su alto blocco squadrato: restano l’avam-braccio e la mano sinistra, appoggiata sul piano di seduta posteriormente al tronco, la parte infe-riore dello stesso e una piccolissima porzione del

piede. Dietro il blocco, il piccone impiegato per preparare il terreno al salto.

520-500.Sebbene non mi sia stato possibile reperi-

re confronti precisi per la posizione del perso-naggio seduto, con le gambe allungate innanzi al blocco e la mano appoggiata alla seduta poste-riormente al tronco, in via indicativa essa può es-sere comparata al frammento di coppa ad occhio-ni vicina a Oltos Firenze 3B10 (ARV 2, 46.137; BA rec. n. 200345; CVA Firenze 1, Tav. 3.10.24). V. anche la coppa Monaco, antikensammlun-gen 2607, attribuita all’ambito delle coppe con-tenenti elementi dei pittori di Epeleios e di Euer-gides (ARV 2, 104.4; BA rec. n. 200906; coppa Bryn Mawr College P96 (ARV 2, 147.18; BA rec. n. 201306; CVA Bryn Mawr, pp. 5-7, Pl. 3.1-3, 4.1-2). Per blocchi simili, v. frammenti di cop-pa di Paseas Firenze 12B26. (ARV 2, 163.10; BA rec. n. 201528). Il tipo di blocco alto e a pareti lineari viene altresì rappresentato più frequente-mente nella fase tardo arcaica: cfr. per esempio idria del Pittore di Syriskos London, British Mu-seum E168 (ARV 2, 263.43; BA rec. n. 202725; CVA British Museum 5, Pls. 73.3,74.2a-C); anfora del Pittore di Syleus Paris, Musée du Louvre G228 (ARV 2, 250.14; BA rec. n. 202517; CVA Louvre 6, Pl. 45.3); frammenti del Pittore di ashby Firenze 12B95 et aa. (ARV 2, 454.3; B.A. rec. n. 217557; CVA Firenze 1, Tav. 7, 93).

iiC. vasi attiCi a verniCe nera o di Categoria inCerta

Coppe di Tipo CA 2/127 (Tav. 102) Largh. 3,6, alt. 1,5, sp. 1,0.Frammento del disco del piede. C.c. arancio

chiaro; v. nera opaca e diluita. a risparmio la superficie di appoggio e parte

del lato. Vernice nera nella parte interna del piede e sulla superficie superiore.

Ultimo quarto del VI secolo.Cfr. bloesCh 1940, p. 115, tf. 32,2 (kleine scha-

len c, konservative richtung, karlsruher schalen), kylix Karsruhe 197.

A 21/1 (Tav. 102) Largh. 6,0, alt. 3,0, sp. 1,1, diam. piede 8,0

Frammento del piede. C.c. arancio brillante; v. nera coprente, aderente e metallica.

a risparmio la superficie d’appoggio e il bordo esterno. Vernice nera nella parte interna del piede e sulla superficie superiore. Collarino suddipinto in paonazzo.

Ceramica attica 349

Ultimo quarto del VI secolo.Cfr. bloesCh 1940, p. 115, tf. 32,3 (kleine scha-

len c, konservative richtung, karlsruher schalen), kylix Berlin F 2044.

III. VASI ATTICI DEL VI SECOLO DI CRONOLOGIA INCERTA

iiia. vasi attiCi a verniCe nera o di Categoria inCerta

Coppe Aa 3/241 Largh. 2; alt. 2,2; sp. 0,2.Frammento. C.c. arancio brillante; v. nera luci-

da, metallica, sottile, ben aderente. Suddipintura arancio sulla parte a risparmio.

Est.: a risparmio. Non resta nulla dell’eventua-le decorazione.

Ac 28/9 Largh. 1,9; alt. 1,1; sp. 0,2; diam. non ric.Orlo. Orlo a profilo continuo. C.c. arancio scu-

ro; v. nera opaca. Interno verniciato, tranne un filetto sotto l’orlo. est.: labbro risparmiato e filetto nero sotto l’orlo.

Ac 58/4 Largh. 5,8; alt. 2,2; sp. 0,8.Frammento di ansa.C.c. arancio brillante; v. bruna opaca.A risparmio la parte interna delle anse e il pa-

nello fra le stesse.Seconda metà del VI secolo.

Coppe-skyphoi A 1/1 (Tav. 97) Largh. 5,6, alt. 6,5, sp. 0,5;

diam. ricostruibile del piede 12 ca.Frammento del fondo. C.c. arancio brillante; v.

nera ben aderente, lucida.Interno verniciato.Est.: fondo a risparmio decorato con punto centra-

le e tre cerchi concentrici distanziati in vernice nera.Ultimo quarto del VI-inizio V secolo.Per la decorazione del fondo, cfr. Athenian

Agora XX, p. 109, Pl. 25, 578.

Forme aperteAa 1/25 (Tav. 102) Largh.1,6; alt. 3,7; sp. 1,2-

1,6; diam. 10.Frammento di piede probabilmente pertinente a

coppa apoda. Profilo continuo, bordo arrotondato. C.c. arancio rosato; v. brunastra lucida.

A risparmio il bordo esterno e il punto d’ap-poggio.

Ultimo quarto del VI secolo.

Il frammento è molto ridotto e manca di elemen-ti morfologici caratterizzanti il punto di collega-mento con la vasca, ma cfr., in via indicativa, coppa Gravisca II 12822 (iaCobazzi 2004, 582, Tav. XI).

Ab 25/12 Largh. 3,1; alt. 1,6; sp. 0,4.Parete. C.c. arancio brillante; v. rossa per difet-

to di cottura.Est.: resta una fascia a vernice nera.

Forme chiuseAc 31/34 Largh. 2,3; alt. 2,5; sp. 0,5.Frammento di forma chiusa, forse anfora. C.c.

arancio scuro; v. nera opaca.Est.: restano due bande parallele a vernice bruna.Seconda metà del VI secolo ?

IV. VaSI aTTICI DeL PrIMO QUarTO DEL V SECOLO A.C.

iva. vasi attiCi a figure nere

Coppe di tipo A o sub-AA 40/1 (Tav. 102) Largh. 4,0, alt. 1,0, sp. 0,8,

diam. 7,0Frammento di piede. C.c. grigio per difetto

di cottura; v. brunastra diluita. Profilo continuo, bordo arrotondato.

a risparmio la superficie di appoggio e il bor-do esterno.

Int.: sul fondo della coppa si conserva parte del tondo risparmiato, al centro del quale un cerchio dipinto in vernice nera diluita.

500-480.Per il profilo, cfr. coppa Gravisca 73/8468,

73/8471 (iaCobazzi 2004, 1084, Tav. XXII).

A 58/1 (Tavv. 97-102) Largh. 2,2, alt. 1,3, sp. 0,3, diam. 13

Frustulo di orlo. C.c. arancio chiaro; v. nera aderente e lucida.

Interno verniciato, tranne un filetto sotto l’orlo.est.: filetto verniciato presso l’orlo. Della de-

corazione figurata resta una piccola porzione di tralcio vegetale realizzato a punti, al di sotto del quale si distingue forse parte di un orecchio di una figura ferina.

Probabilmente Leafless Group. Primo quarto del V secolo.

Aa 3/217 (Tav. 97) Largh. 3,6; alt. 2,6; sp. 0,3.Parete. C.c. arancio brillante; v. nera ben ade-

rente.

350 C. Ridi

A risparmio, esternamente la fascia decorata, sotto la quale sono fasce a vernice bruna alterna-te a bande a risparmio. Uso della vernice nera di-luita per il motivo decorativo.

Interno verniciato. Est.: resta parte di una vo-luta.

500-480.Cfr. frammento Gravisca 76/16449 (iaCobazzi

2004, p. 337, n. 1025).

Ac 10/47 (Tav. 97) Largh. 3,0; alt.1,7; sp. 0,4; diam. non ric.

Frammento del fondo. C.c. arancio brillante; v. nera lucida, liscia e aderente.

Int.: resta una piccolissima porzione del ton-do a risparmio, delimitato da due cerchi a verni-ce bruna.

500-480.

Ac 15/44 (Tav. 97) Largh. 3,5; alt. 2,7; sp. 1,9.Frammento del fondo. C.c. arancio scuro; v.

nera opaca e deteriorata.Int.: resta una piccola porzione del tondo a ri-

sparmio, delimitato da due linee a vernice bruna.500-480.

Ac 22/6 (Tav. 97) Largh. 3,5; alt. 3,3; sp. 0,5.Frammento del fondo. C.c. arancio scuro; v.

nera opaca, aderente.Int.: resta una piccola porzione del tondo a ri-

sparmio, delimitato da tre linee a vernice diluita.500-480.

Ac 23/18 (Tavv. 97, 102) Largh. 3,1; alt. 4,5; sp. parete 0,6; sp. stelo 3,0; diam. non ric.

Frammenti di fondo e stelo di coppa di tipo A. Due frammenti contigui. Piede cavo con collari-no poco pronunciato. C.c. arancio chiaro; v. nera diluita.

A risparmio il collarino fra vasca e stelo e il cavo del piede. Fascia a vernice nera all’interno del piede, nella porzione inferiore.

Particolari interni graffiti.Int.: giovane comasta in movimento verso de-

stra. Resta la parte inferiore del corpo: il giova-ne, con himation panneggiato sulla spalla e sul braccio sinistri, solleva la gamba destra e tiene il braccio destro appoggiato sul fianco.

500-490.Leafless Group, Pittore di Caylus. Cfr. coppa Orvieto, Museo Claudio Faina

2595 (BA rec. n. 8572; WóJCik 1989, p. 326-327, 164); per il soggetto, v. anche frammen-to Gravisca 74/12301 (iaCobazzi 2004, pp.

308-309, 813); coppa London, British Museum 1814.7-4.1285 (ABV, 634.23, 650; Addenda II, 145 BA rec. n. 331792; CVA British Museum 2, Pl. 22.7a-b); Fratte 405 (Fratte 1990, p. 226, Figg. 378-379); Paris, Cabinet des Medailles 329a (ABV 640.112: BA rec. n. 331880; CVA Bibliothèque Nationale 2, p. 41, Pl. 55, 12); Laon, Musée archéologique Municipal 37.984 (Para 314; BA rec. n. 352342; CVA Laon, p. 19, Pl. 23,3).

ivb. vasi attiCi a figure rosse

CoppeAa 3/236 (Tav. 97) Largh. 1,4; alt. 2,4; sp. 0,4.Frustulo. C.c. arancio; v. nera lucida, densa,

iridescente, ben aderente.Uso della linea a rilievo. Uso della linea a ver-

nice rossa per i dettagli anatomici. Tracce del di-segno preparatorio.

Int.: resto di fascia a meandro interrotto.est.: gambe di personaggi (lottatori o comasti)

intrecciate.Primo quarto del V secolo.

Aa 3/237 (Tav. 97) Largh. 1,5; alt. 1,6; sp. 0,2.Frustulo. C.c. arancio chiaro; v. nera brillan-

te, iridescente, ben aderente. Uso della linea a rilievo per alcuni dettagli interni. Uso della li-nea a vernice rossa per la resa dei particolari muscolari.

Est.: piccola porzione del torso di un personag-gio.

Primo quarto del V secolo.

Ac 60/15 (Tav. 97) Largh. 4,1; alt. 1,9; sp. 0,4; diam. non ric.

Parete di coppa. C.c. arancio scuro; v. nera lu-cida, sottile e ben aderente. Uso della linea a ri-lievo. Tracce del disegno preparatorio.

est.: parte del mantello di probabile figura di comasta o di guerriero, panneggiato sulla spalla e sul braccio teso, decorato con stelle e linea a tre-molo e con bordo a meandro interrotto, racchiuso da una doppia linea sottile.

490-470.Stoffe simili in Malibu, The J. Paul Getty

Museum 86.ae.286 (Para 367.1 bis; BA rec. n. 275946; CVA Malibu 8, n. 49, p. 33 e ss., Pl. 418,1, 419,1) del pittore di Brygos; Cambridge-Ma 1927.155 (ARV 2, 803.58; BA rec. n. 209939; CVA Fogg And Gallatin, p. 35, Pl. 18.1a, 18.1B) di un seguace di Douris; agora P 14514 (Athe-nian Agora XXX, Pl. 14, 71).

Ceramica attica 351

ivC. vasi attiCi a verniCe nera o di Categoria inCerta

SkyphoiAa 11/2 (Tav. 102) Largh. 3; alt. 3; sp. 0,5-1,1;

diam.10.Piede. C.c. arancio con difetti di cottura; v.

nera brillante, con riflessi metallici, ben ade-rente.

a risparmio la base d’appoggio e la superficie inferiore. Banda a vernice nera presso la parte in-terna del piede.

Tipo Attico.Prima metà del V secolo.

Ac 59/8 (Tav. 102) Largh. 3,0; alt. 1,5; sp. 0,3; diam. 9,0.

Piede e fondo. Pieduccio ad anello, esterna-mente sagomato. C.c. arancio scuro; v. nera lu-cida, aderente.

A risparmio il punto d’appoggio.

Ac 60/16 (Tav. 97) Largh. 5,3; alt. 5,0; sp. 0,4; diam. 10 alla base.

Parete. C.c. arancio scuro; v. nero grigiastra lu-cida, con difetti di cottura.

Est.: alla base della vasca, decorazione a rag-giera formata da linee sottili a vernice nera.

Tipo Corinzio. Primo quarto del V secolo.Cfr. skyphos Zurigo 2524 (CVA Zürich, Pl.

28,12); Limoges 81.26 (CVA Limoges-Vannes, Pl. 15, 6-8); Oxford 1927.4063 (BA rec. n. 23928; CVA Oxford 2, p. 118, 24, Pl. LXV.

Ac 66/38 Largh. 3,6; alt. 2,7; sp. 0,7.Fondo. C.c. arancio brillante; v. nera lucida

aderente.Ingobbio rosso sulle parti risparmiate; vernice

bruna diluita per i cerchi sotto il piede.Superficie inferiore risparmiata, tranne due

cerchi di vernice nera concentrici.Primo quarto del V secolo.

Stemmed dishes Aa 3/213 (Tav. 102) Largh. 1,7; alt. 3,3; sp. 0,3.Orlo. Orlo esternamente ingrossato; parete a

profilo emisferico. C.c. arancio bruciato; v. nera lucida con alcuni grumi.

Est.: sotto il labbro, linea incisa a risparmio.500-480.Cfr. govi 1999, p. 108, Tav. XIII, 90; huber

2001, p. 433, tav. 129, 3/51; Athenian Agora XII, P24607, Pl. 35, 960.

Aa 4/50 (Tav. 102) Largh. 3,4; alt. 2; sp. 0,3; diam. non ric.

Orlo. Orlo arrotondato, esternamente a fascia; vasca a profilo continuo. C.c. arancio scuro; v. bruno-verdastra, opaca e aderente.

Est.: linea incisa a risparmio sotto l’orlo.500-480.Cfr. Aa 3/213; Ac 66/15.

Ab 3/57 (Tav. 102) Largh. 3,2; alt. 2,7; sp. 0,3; diam. non ric.

Orlo. Orlo arrotondato, esternamente a fascia; vasca a profilo continuo.

C.c. arancio-beige; v. verde oliva, lucida.Est.: linea a risparmio sotto l’orlo.500-480.Cfr. esemplari precedenti.

Ab 3/58 + Ab 18/2 (Tav. 102)ab 3/58 Largh. 5,3; alt. 2,4; sp. 0,3; diam. 18,0.Ab 18/2 Largh. 4,0; alt. 3,3; sp. 0,3; diam. 18,0.Orlo e parete. Due frammenti contigui. Orlo

esternamente sagomato a fascia; vasca profonda a profilo continuo. C.c. arancio scuro; v. nera lu-cida, ben aderente.

Est.: linea incisa a risparmio sotto l’orlo.500-480.Cfr. Athenian Agora XII, P24607, Pl. 35, 960.

Ac 66/15 (Tav. 102) Largh. 3,6; alt. 1,9; sp. 0,3; diam. 16.

Orlo. Orlo arrotondato, esternamente a fascia; vasca a profilo continuo. C.c. arancio scuro; v. bruno-verdastra, lucida e aderente.

Est.: due linee leggermente incise a risparmio sotto l’orlo.

500-480.Cfr. Aa 3/213; Aa 4/50.

V. VASI ATTICI DEL SECONDO QUARTO DEL V SECOLO A.C.

va. vasi attiCi a figure rosse

Coppe Aa 3/219 (Tav. 98) Largh. 3,8; alt. 4,2; sp. 0,4.Parete. C.c. arancio chiaro; v. nera lucida, ben

aderente.Int.: elemento semicircolare (scudo?) ornato da

punti, accosto a un’asta biforcuta. Resta parte della cornice del tondo, a meandro interrotto destrorso.

470 circa.Prob. Pittore della coppa di Yale.

352 C. Ridi

Cfr. coppa Mosca, Puskin II16459 (CVA Mo-scow, Pushin 4, pp. 59-60, Pl. 50,2; BA rec. n. 30232); v. anche coppa Taranto Museo Naziona-le 143473 (BA rec. n. 23632; CVA Taranto 4, p. 17, Tav. 23.1-4).

Aa 3/204+Aa 6/130+Aa 6/131 (Tavv. 98; 102)Due frammenti contigui e un frammento non

contiguo di orlo con parete di coppa. Orlo ri-entrante; vasca a profilo continuo. C.c. arancio chiaro; v. verde oliva lucida. a risparmio, inter-namente una linea sotto l’orlo. Uso della linea a rilievo per i particolari interni della veste e per la palmetta. In alcuni punti della veste della figura femminile, la linea a rilievo è scomparsa e resta una sottile incisione.

3/204+6/130 alt. 6,0; largh. 2,7; sp.0,4; diam. 21Est.: porzione posteriore di personaggio fem-

minile stante verso destra, con chitone, hima-tion e sakkos a decorazione puntiforme. Dietro le spalle, palmetta a nove petali.

aa 6/131 alt. 3,2; largh. 2,6; sp.0,4; diam. 21.Est.: spalle e piccola porzione posteriore del

capo di giovane ammantato, stante verso sinistra. Dietro le spalle, due petali di una palmetta.

460 ca.Seguace di Douris, probabilmente Pittore di

euaion: cfr. per es. la coppa Basel, antikenmu-seum und Sammlung Ludwig BS490 (ARV 2, 795.102; BA rec. n. 209810; CVA Basel 2, pp. 46-47, in part. Taf. 27, Fig. 2); Berlino, antiquarium 31426 (ARV 2, 795.100; BA rec. n. 209808; CVA Berlin, Antiquarium 2, p. 40, Taf. 98). Per il pan-neggio della figura sul framm. aa 6/131, cfr. cop-pa Bologna Pell 415 (ARV 2, 794.96; BA rec. n. 209804; CVA Bologna 1, p. 11, in part. Tav. 114, 2). Per la palmetta non iscritta, cfr. il frammento Oxford, ashmolean 1927.4076e (ARV 2, 801.26; BA rec. n. 209906).

Ac 18/108 (Tav. 98) Largh. 4,8; alt. 6,5; sp. 0,5; diam. non ric.

Parete. C.c. arancio brillante; v. nera iridescen-te, ben coprente su entrambi i lati.

Int.: tondo figurato, delimitato da fascia a me-andro interrotto destrorso, intervallato da campi a croce. restano i piedi di figura stante verso destra. Linea di base costituita da fascia a baccellature.

Est.: linea di base a meandro interrotto destror-so, intervallato da campi a croce. Restano i piedi di figura stante verso destra e, davanti, l’estremi-tà di una sottile asta.

460 ca.Pittore di Euaion.

Per l’esterno, cfr. framm. Gravisca II15380: hu-ber 1999, p. 77, 299. Per la posizione dei piedi, cfr. anche i frammenti Oxford, ashmolean Museum, 1914.38.1 (ARV 2, 793.67, BA rec. n. 209775; CVA Oxford 1, 14, Pl. XIV, in part. n. 45); coppa Bo-logna PU 274 (ARV 2, 793.78, BA rec. n. 209786; CVA Bologna 1, Tavv. 16-18). Per la linea di base a baccellature del tondo, cfr. la coppa Oxford, ashmolean Museum, 1927.71 (ARV 2, 790.16; BA rec. n. 209776; CVA Oxford 2, 107, Pls. LVII, 12); Bologna Pell 415 (ARV 2, 794.96, BA rec. n. 209804; CVA Bologna 5, Tavv. 113-114).

Aa 1/24 (Tavv. 98; 102) Largh. 5,9; alt. 2,1; sp. 0,2; diam. 21.

Orlo di coppa a profilo continuo, ricomposto da due frammenti. C.c. arancio scuro; v. nerastra, lucida e ben aderente. Tracce del disegno prepa-ratorio. Uso di sottile linea a rilievo. Suddipintu-ra bianca per la taenia del giovane.

Interno verniciato. Est.: rimane la testa di un giovane volto verso destra, con capigliatura a ca-lotta e taenia, sotto la quale scendono sulla fronte e a lato dell’orecchio corti riccioli. Resta una pic-colissima porzione del panneggio dietro il collo, e la parte superiore di un’asta, presumibilmente impugnata dal giovane.

450 ca.Lo stile del volto, la resa della capigliatura e

dell’orecchio richiamano il Pittore di Pentesi-lea. Per la resa della testa, cfr. in particolare la coppa Paris, Cabinet des Medailles 814 (ARV 2, 881.32; BA rec. n. 211596); London, British Museum e72 (ARV 2, 885.93, 1703; BA rec. n. 211658); Boston, Museum of Fine arts: 28.48 (ARV 2, 882.36; BA rec. n.211600); frammento di skyphos Basel, H. Cahn: HC17 (ARV 2, 889.163; BA rec. n. 211726).

Aa 12/83 (Tav. 98) Largh. 3,5; alt. 3,3; sp. va-sca 0,3: sp. stelo 1,5.

Frammento pertinente al fondo di una coppa a stelo. C.c. arancio brillante; v. nero-grigiastra, in alcuni punti diluita. Uso della sottile linea a rilie-vo per i dettagli anatomici.

Int.: parte del torso e delle gambe di perso-naggio maschile nudo flesso in avanti, volto ver-so destra. Le braccia sono probabilmente alza-te; la gamba destra è leggermente flessa verso l’alto.

470-450.Probabile officina del Pittore di Pentesilea. Cfr.

coppa Ferrara, Schifanoia 266 (ARV 2, 883.59; BA rec. n.211624).

Ceramica attica 353

Aa 10/7 (Tav. 98) Largh. 3,0; alt. 3,2; sp. 0,3.Parete. C.c. arancio brillante; v. nera lucida,

ben aderente; tracce di rosso aggiunto.Est.: parte del panneggio che avvolge un per-

sonaggio seduto.450-440.Il tipo e le linee del panneggio sono confrontabi-

li con alcune figure del Pittore di Veii: cfr. in parti-colare la coppa Königsberg, Università 64 (ARV 2, 902.34; BA rec. n. 211959); Greifswald, ernst-Moritz-arndt Universitat 328 (ARV 2, 905.92; BA rec. n. 212016).

Aa 3/227 (Tavv. 98; 102) Largh. 4,9; alt. 3,2; sp. 0,3.

Orlo con vasca. Orlo arrotondato; vasca a pro-filo emisferico. C.c. arancio brillante; v. nera poco lucida, in alcuni punti diluita. Uso della vernice bruna per la resa dei particolari interni della foglia.

Int.: a risparmio una linea sotto l’orlo.est.: resta un fiore di loto, parte della decora-

zione della zona sopra l’ansa destra.450 ca.P. di Bologna 417. Il fiore si confronta in par-

ticolare con la coppa Tarquinia, Museo Naz. 694 (ARV 2, 908.19; BA rec. n. 212073); v. anche la coppa Tübingen, eberhard-Karls-Univ e83 (ARV 2, 909.27; BA rec. n. 212082; CVA Tübingen 5, pp. 37-39, fig.18, Taff. 14.1-2, 15.1-8); coppa Atene, Agora P10206 (Athenian Agora XXX, pp. 323-324, 1442, Figs. 52-53, Pl. 135); coppa Ber-lino, perduta, F2526 (ARV 2, 909.32; BA rec. n. 212188; CVA Berlin, Pergamonmuseum 1, 87, Figs.15-17).

Ac 10/44 (Tav. 98) Largh.2,1; alt. 1,3; sp. 0,5. Parete. C.c. arancio scuro; v. nera brillante.Est: parte di personaggio panneggiato.450 ca.Probabilmente Pittore di Bologna 417. Cfr.

coppa Montauban, Musee Ingres 17 (ARV 2, 909.25; BA rec. n. 212080); cfr. anche il panneg-gio sulla pisside Monaco, antikensammlungen 2721 (ARV 2, 917. 199; BA rec. n. 211136; CVA München 2, p. 28, Pls. 97.1.3.4, 99.4).

Aa 10/8 (Tav. 98). Largh 2,4; alt. 1,9; sp. 0,4. Parete. C.c. arancio chiaro; v. nera lucida, spes-

sa, poco aderente.Est.: resta una piccola porzione delle gambe di

personaggio panneggiato, stante verso sinistra, con il ginocchio destro flesso.

450 ca.

Probabilmente Pittore di Brussels r 330. Cfr. coppa Santa Barbara (Ca), Museum of art C19WL55 (ARV 2, 925.5; BA rec. n. 211258); New York, Metropolitan Museum 19.192.67 (ARV 2, 925.5; BA rec. n. 211273); Vienna, Universitat 53C12 (ARV 2, 925.24; BA rec. n. 211265; CVA Wien 1, Pls. 20.7-13, 22.10).

Aa 3/201 (Tav. 98) Largh 5; alt 3,2; sp. 0,4.Parete, ricomposta da quattro frammenti. C.c.

arancio brillante; v. nera lucida, ben aderente e liscia.

Uso della linea a rilievo per i particolari in-terni.

Int.: fascia a meandro destrorso interrotto, in-tervallato da campi dei quali resta parte della de-corazione con quattro punti angolari.

Est.: porzione inferiore di personaggio stante verso sinistra, con gamba sinistra flessa. a destra, parte della decorazione sottostante le anse, con foglie di vite e girali.

450-440.Vicino al Pittore di Curtius. Cfr. coppa Firen-

ze 75804 (ARV 2, 932.20; BA rec. n. 212534; CVA Firenze 3, Tav. 115.1-3); frammento Gravisca 72/8145 (huber 2001, p. 87, 361); Oxford, ash-molean Museum 1925.74 (ARV 2 934.62; BA rec. n. 212576; CVA Oxford 1, Pls. 3.3; 10.1-2).

Aa 3/195+Aa 1/23 (Tavv. 98; 102)aa 3/195 Largh. 2,9; alt. 3,1; sp.0,3.Ricomposto da due frammenti contigui.aa 1/23 Largh. 1,6; alt.1,5; sp. 0,3. Orlo con parete di coppa a profilo continuo, ri-

composto. C.c. arancio chiaro; v. nera lucida, ben aderente.

a risparmio un filetto sotto il labbro, interna-mente. Uso della linea a rilievo per il contorno del personaggio. Vernice nera diluita per il contorno e alcuni dettagli interni del panneggio. Tracce del disegno preparatorio.

Interno verniciato. Est.: restano la parte poste-riore della testa e il dorso di personaggio maschi-le ammantato piegato verso sinistra, appoggiato con la spalla sinistra su un bastone e con la mano destra sul fianco. Il mantello ricade in ampie pie-ghe sulla spalla sinistra.

450 ca.Pittore di Orvieto 191 a. Cfr. coppa eponima,

Orvieto 191 a (ARV 2, 937.1; BA rec. n. 212610; CVA Umbria 1, 14.1-3); coppa Philadelphia (Pa), University of Pennsylvania 3434 (ARV 2, 937.5; BA rec. n. 212615); frammento Barcellona s.n. (ARV 2, 938.6; BA record 212636); v. anche coppa

354 C. Ridi

London, mercato antiquario (ARV 2, 937,10; Para, 932; BA rec. n. 212620).

Aa 1/21 (Tav. 98) Largh. 4,2; alt. 2,5; sp. 0,4.Parete di coppa. C.c. arancio chiaro; v. nera lu-

cida e aderente. Uso di vernice nera diluita per i particolari interni della decorazione.

Int.: meandro interrotto destrorso racchiuso fra due linee a vernice nera.

Est.: parte dell’ornamento sotto l’ansa (palmet-ta con intreccio di girali).

450 ca.Officina dei Pentesileati. Ornamenti simili si

ritrovano nelle coppe Gravisca II 17842 (huber 1999, p. 87, 370); Laon, Musée archeologique Municipal 93 (ARV 2, 935; BA rec. n. 212598; CVA Laon, p. 33, Pl. 48.2-5,6-8) del Pittore di Curtius; coppa Londra e107 (ARV 2, 939.1; BA rec. n. 212649) del pittore di Londra e 777.

Aa 3/210 Largh. 5,0; alt.1,8; sp. 0,5.Parete. C.c. arancio; v. nera iridescente, liscia

e ben aderente.Int.: resta parte di un bordo a meandro interrot-

to sinistrorso.Metà del V secolo.

Aa 3/226 (Tav. 98) Largh. 2,7; alt. 2,5; sp. 0,2.Frammento. C.c. ceramico arancio brillante; v.

nera poco lucida, ben aderente.Uso della linea diluita per alcuni particolari interni.Est.: parte terminale di sybene (?) in pelle feri-

na maculata.480-460.

Aa 3/229 (Tav. 98) Largh. 2; alt. 2; sp.0,3.Frammento.C.c. arancio chiaro; v. nera opaca.Est.: piccola porzione di personaggio panneg-

giato, stante con mano sul fianco sinistro.450-440.

Aa 10/10 (Tav. 98) Largh. 4; alt. 2,5; sp. max 0,4. Parete. C.c. arancio chiaro; v. nera lucida, con

riflessi grigio-verdastri, spessa e poco aderente.Est.: resta l’attacco dell’ansa e una piccola

porzione di palmetta inscritta da una voluta.Metà del V secolo.

Aa 11/80 (Tav. 98) Largh. 2; alt. 1,5; sp. 0,3. Frammento. C.c. arancio scuro; v. nera lucida

e coprente. Uso della linea a rilievo sottile per i dettagli anatomici.

Est.: piccola porzione di panneggio.Secondo quarto del V secolo.

Aa 11/83 (Tav. 98) Largh. 2,3; alt. 2,4; sp. 0,5. Parete. C.c. arancio scuro; v. nera brillante ma

deteriorata.Tracce del disegno preparatorio.Int.: resta una porzione della cornice a meandro.Est.: si distinguono parte del polpaccio e del

piede di figura in ampio movimento verso sini-stra, su linea di base a risparmio.

Metà del V secolo.

Aa 11/85 Largh. 2,2; alt. 3,1; sp. 0,5. Parete. C.c. arancio brillante; v. nera, sottile,

coprente e aderente.Int.: restano una piccola porzione di fascia a

meandro interrotto sinistrorso e parte di elemento rettilineo non identificabile.

480-460.

Coppa stemlessAa 3/196 (Tavv. 99; 102) Largh. 4,2; alt. 4,0; sp.

0,6-0,5.Orlo con parete. C.c. arancio chiaro con difetti

di cottura; v. nera densa, lucida e coprente.Est.: resta un’ampia voluta e una piccola por-

zione di una palmetta.Metà del V secolo.Cerchia del Pittore di Sotades.Cfr. coppa Napoli 81323 (ARV 2, 764.5, BA rec.

n. 209462); Giessen, Justus-Liebig-Universitat 46 (ARV 2, 768.35, BA rec. n. 209515; CVA Gies-sen 1, pp. 55-56, Pl. 38.4-6, 39.1-2). Per la forma, cfr. Athenian Agora XII, pp. 101-102, Fig. 5, 471 (P 19407), Tipo Large Stemless-Inset Lip.

Skyphos di tipo AAa 11/86 Largh. 2,2; alt. 1,5; sp. 0,5. Orlo leggermente esoverso, internamente ar-

rotondato, labbro dritto. C.c. arancio brillante; v. nera lucida, deteriorata.

Est.: si distingue piccola porzione di un ele-mento della decorazione fitomorfa (voluta).

Metà del V secolo circa.

CrateriA 30/1 Largh. 6,5, alt. 5,5, sp. 0,7-1,0.Parete di cratere probabilmente del tipo a cam-

pana. C.c. arancio; v. nera lucida, con riflessi me-tallici, sul lato esterno a tratti cangiante per difet-ti di cottura.

Sul margine superiore del frammento, resta un piccolo tratto risparmiato, resto della zona figurata.

La scarsa curvatura del frammento, apparte-nente alla parte inferiore del vaso, suggerisce una cronologia non più tarda della metà del V secolo.

Ceramica attica 355

Aa 3/198 (Tav. 99) Largh. 4,8; alt 3,4; sp. 0,6; diam. non ric.

Parete di cratere probabilmente del tipo a campana. C.c. arancio brillante; v. nera iride-scente, ben coprente su entrambi i lati.

A risparmio una banda che marca inferior-mente la scena figurata e, al di sotto, una fa-scia forse decorata a meandro, della quale non resta quasi nulla. Linea a rilievo. Tracce del disegno preparatorio. Suddipintura bianca per l’elemento filiforme anteriormente al perso-naggio.

Est. parte anteriore dei piedi di personag-gio stante verso destra; innanzi ai piedi, un ele-mento filiforme, che ricade formando una cur-va, forse olio o altro liquido versato a terra.

Forse collegabile ai frammenti aa 11/87 + aa 11/88.

470-460.Piedi molto simili per esempio nel frammento

agora P8776 (ARV 2, 298.5, BA rec. n. 203090; Athenian Agora XXX, n. 293, Pl. 40) del Pitto-re dell’Hephaisteion, dove è presente anche il li-quido versato, suddipinto però in rosso. V. an-che il frammento di coppa Bryn Mawr College P989 (BA rec. n. 1628; CVA Bryn Mawr, p. 32, Pl. 21.6-7).

Aa 6/132 (Tav. 99) Largh.7,3; alt. 5,1; sp. 0,6. Parete, ricomposta da due frammenti, di crate-

re probabilmente del tipo a campana. C.c. aran-cio chiaro; v. rosso-bruna per difetto di cottura su entrambi i lati.

Est.: fascia a meandro continuo sinistrorso.Prima metà del V secolo.

Aa 6/137+ Aa 6/140 (Tav. 99)aa 6/137 Largh. 3,7; alt. 3,2; sp. 0,5. Parete di forma chiusa a spalla distinta, proba-

bilmente cratere a colonnette. C.c. arancio scuro; v. nera brillante e coprente.

Est.: piccola porzione della testa di personag-gio femminile con sakkos e capelli che fuoriesco-no sulla tempia. In alto, resto di baccellatura.

aa 6/140 alt. 2; largh. 1,3; sp.0,5. Frammento. C.c. arancio scuro; v. nera brillan-

te e coprente.Est.: porzione di baccellatura.460-450.Primo Manierista.Cfr. per il viso e le linee dell sakkos anfo-

ra London British Museum 95.10-31.1 (ARV 2, 583.1, BA rec. n. 206725; CVA British Museum 3, Pl. 12, 4b).

Aa 11/79 (Tav. 99) Largh. 4,3; alt. 4,7; sp.0,6. Frammento del collo di cratere a colonnette.

C.c. arancio scuro; v. nera metallica, coprente.Est.: fascia decorata con catena di boccioli sti-

lizzati, inframmezzati da punti.460-450 ca.

Aa 11/87 + Aa 11/88 (Tav. 99)Due frammenti non contigui.aa 11/87 Largh. 3,2; alt. 3,7; sp. 0,6.In base alla curvatura e al resto di decorazio-

ne alla base della scena figurata, frammento per-tinente a una forma chiusa di grandi dimensioni. C.c. arancio brillante; v. nera iridescente ma de-teriorata, dai toni verdi.

A risparmio una banda che marca inferiormente la scena figurata e, al di sotto, una fascia forse de-corata a meandro o a baccellature, della quale non resta nulla. Uso della linea a rilievo per marcare la base d’appoggio. Tracce del disegno preparatorio.

Est.: piccola porzione di zampa anteriore pro-babilmente bovina, in movimento verso destra.

Aa 11/88 Largh. 2,2; alt. 2,5; sp. 0,6. Frustulo. C.c. arancio brillante; v. nera lucida e

aderente. Particolari interni a vernice nera.Est.: parte della zampa di un bovino.Secondo quarto del V secolo.Forse collegabile al frammento aa 3/198.

Ac 32/1 Largh. 7,9; alt. 2,4; sp. 1,8.Ansa di cratere del tipo a calice. C.c. arancio

brillante; v. nera metallica, liscia, ben aderente e omogenea. A risparmio la parte interna delle anse; ingobbio rosso sulle parti risparmiate.

480-450.

LekythosAa 4/49 (Tav. 99) Largh. 2,4; alt. 2,5; sp. 0,5.Frammento della spalla. C.c. arancio chiaro; v.

nera lucida, liscia ben aderente. Linea a rispar-mio marca lo spigolo vivo della spalla.

Est.: resto di una voluta e piccola porzione di foglia lanceolata.

460 circa.

Forma chiusaAa 12/85 (Tav. 99) Largh. 4,4; alt. 2,8; sp. 0,5;

diam. spalla 24.Parete di forma chiusa di grandi dimensioni a

spalla distinta.C.c. arancio brillante; v. nera lucida e coprente.Est.: benda o sacca appesa, decorata con linee

a tremolo, alternate a punti e a linee orizzontali. a fianco, specchio.

356 C. Ridi

Secondo quarto-metà V secolo.Cfr. idria New York, mercato antiquario (BA

rec. n. 46561), vicina al Gruppo di Polignoto; v. anche frammento Copenhagen s.n. (ARV 2, 1100.59, BA rec. n. 216127; CVA Copenhague 8, p. 269, Pl. 352,4) del Pittore di Napoli.

vb. vasi attiCi a verniCe nera o di Categoria inCerta

Coppe del tipo StemlessAa 3/2 (Tav. 102) Largh. 4,2; alt. 5,3; sp. 0,6;

diam. 18.Orlo con parete. C.c. arancio, con difetti di cottura;

v. nera brillante, con riflessi metallici, ben aderente.Secondo quarto del V secolo.Tipo Large Stemless-Inset Lip.Cfr. sparkes-talCott 1970, pp. 101-102, Fig.

5, 471 (P 19407).Il tipo è variamente attestato anche presso il

‘complesso monumentale’: cfr. huber 2001, p. 433, 36/23, Tav. 129.

Aa 3/211 Largh. 3,0; alt. 2,5; sp. 0,4-1,7.Parete. Risega nella parte interna della vasca.

C.c. arancio chiaro; v. nera lucida e iridescente.Secondo quarto del V secolo.Tipo Large Stemless Inset Lip.Cfr. l’esemplare precedente.

Aa 11/74 (Tav. 102) Largh. 3,7; alt. 4; sp. 0,3-0,7.Orlo + parete. Orlo a labbro esternamente di-

stinto, con risega interna. C.c. arancio chiaro; v. nera lucida, metallica, coprente. Risparmiato l’interno delle anse e il pannello fra le stesse.

Secondo quarto del V secolo.Tipo Large Stemless Inset Lip. Cfr. l’esemplare precedente.

Ab 6/34 Largh. 4,1; alt. 2,2; sp. 0,3; diam. 18,0.Orlo. Orlo arrotondato; vasca a profilo conti-

nuo. C.c. arancio chiaro; v. nera opaca, aderente e coprente.

Int.: linea a risparmio sotto l’orlo. Prima metà del V secolo.

Ab 3/54 Largh. 3,6; alt. 1,6; sp. 0,5; diam. pie-de 6,0.

Fondo. C.c. arancio brillante; v. nera iridescen-te e coprente.

Prima metà V secolo.

Ac 10/42 (Tav. 102) Largh. 2,7; alt. 2,0; sp. 0,9; diam. 8.

Piede, forse pertinente a una coppa di tipo C. Basso piede esternamente sagomato. C.c. aran-cio scuro; v. nera poco aderente. a risparmio il margine esterno e la superficie d’appoggio. Linea sottile a vernice nera sul margine esterno, presso il punto di appoggio.

475-450.

Ac 32/16 Largh. 3,0; alt. 2,0; sp. 0,8; diam. non ric.

Orlo. C.c. arancio brillante; v. nera lucida e aderente.

Secondo quarto del V secolo.Tipo Large Stemless-Inset Lip.Cfr. Aa 3/2.

SkyphoiAa 3/199 (Tav. 103) Largh. 2,5; alt. 5,4; sp.

0,7; diam. non ric.Orlo + ansa. Orlo verticale; ansa a ferro di ca-

vallo. C.c. arancio scuro; v. nera iridescente, con distacchi.

Tipo Attico.470-450.Cfr. Athenian Agora XII, pp. 84-85, Fig. 4,

342, Pl. 16 (P 5145).

Aa 3/215 (Tav. 103) Largh. 4; alt. 2,4; sp. 0,2-0,5.

Orlo. Orlo ingrossato; parete verticale C.c. arancio scuro; v. nera lucida, ben aderente e li-scia, con difetti di cottura.

A risparmio una fascetta presso l’orlo.Tipo Attico.Metà del V secolo.

Aa 6/138 (Tav. 103) Largh. 3,2; alt. 2,7; sp. 0,4-0,5; diam. 12.

Orlo + parete. Orlo arrotondato; parete rettili-nea. C.c. arancio chiaro; v. nera metallica, com-prente.

Tipo Attico.Secondo quarto del V secolo.

Aa 10/3 Largh. 2,7; alt. 2,1; sp. 0,4.Parete. C.c. arancio scuro; v. nera opaca, ben

aderente. Interamente verniciata di nero.Prima metà del V secolo.

Ac 10/41 (Tav. 103) Largh. 4,5; alt. 1,5; sp. 2,0; diam. 10.

Piede. Margine esterno sagomato. C.c. aran-cio brillante; v. nera, brillante con riflessi metal-lici.

Ceramica attica 357

a risparmio il lato del piede e la superficie di appoggio.

475-460.

VI. VASI ATTICI DEL TERzO QUARTO DEL V SECOLO A.C.

via. vasi attiCi a figure rosse

CoppeAa 3/202 (Tav. 99). Largh. 4,0; alt 2,0; sp. 0,4.Parete. C.c. arancio brillante; v. nera coprente.

Uso della linea a rilievo. Tracce del disegno pre-paratorio.

Est.: restano parte di una palmetta e volute di-pinte in maniera poco accurata.

440-420.Probabilmente da collegare a aa 3/218.

Aa 3/218 (Tav. 99) Largh. 3,2; alt. 3,5; sp. 0,4.Parete ricomposta da due frammenti. C.c. aran-

cio chiaro; v. nera opaca. Tracce del disegno pre-liminare.

Int.: piede caprino in ampio movimento verso destra. Resta parte della cornice a meandro inter-vallato da campo a croce.

Est.: viticci e doppia linea di base.440-420.Probabile pittore di coppe del terzo quarto del

V secolo, vicino al Gruppo di Marlay.

Ac 60/6 +Ac 60/192 (Tavv. 99; 102)Due frammenti non contigui, possono essere

considerati pertinenti probabilmente alla stessa coppa, sulla base del profilo, del corpo ceramico e della vernice.

Orlo arrotondato; vasca a profilo continuo. C.c. arancio brillante; v. nera coprente, non trop-po brillante, non uniforme.

ac 60/192 largh. 3,5; alt. 2,4; sp. 0,4; diam. 22,0.Int.: a risparmio una linea sotto l’orlo.Est.: resta parte della testa e la spalla di una

giovane in movimento verso sinistra, con il volto retrospiciente, intenta a reggere con la mano sini-stra una torcia.

ac 60/6 largh. 2,4; alt. 2,2; sp. 0,3; diam. 22,0.Int.: a risparmio una linea sotto l’orlo.Est.: piccola porzione di palmetta a grossi pe-

tali, circoscritta da una linea interrotta superior-mente.

430-420.Vicino al Gruppo di Marlay. Cfr., per la resa della

torcia, coppa Frankfurt, Liebieghaus 1522 (ARV 2,

1280.65, BA rec. n. 216253: CVA Frankfurt 2, p. 26, Taf. 66.1-4); altenburg, Staatliches Lindenau-Museum 230 (ARV 2, 1283.14, BA rec. n. 216282: CVA Altenburg, pp. 22-23, Taf. 72.1.2.4.7.10); una torcia molto simile è raffigurata sulla pelike Laon 37.1026 del Pittore di Kleophon (ARV 2, 1148.6, BA rec. n. 215216: CVA Laon, p. 24, Pl. 31.3-4.6).

Aa 6/150 (Tav. 99). Largh 2; alt 1,4; sp. 0,4. Orlo. C.c. arancio chiaro; v. nera opaca, ben

aderente. Internamente, filetto a risparmio pres-so l’orlo.

Est.: parte della testa di personaggio maschile volto verso sinistra.

Terzo quarto del V secolo.

Ac 60/19 Largh. 1,3; alt. 1,3; sp. 0,5.Parete. C.c. arancio brillante; v. nera lucida

poco aderente. Linea a rilievo.Int.: resta una piccola porzione di una figura

femminile stante panneggiata, di fianco ad un og-getto non identificabile.

Est. linea risparmio che bordava la fascia a me-andro.

Seconda metà del V secolo.

vib. vasi attiCi a verniCe nera

Coppe Ac 7/85 (Tav. 103) Largh. 2,0; alt. 1,0; sp. 0,5;

diam. 8,0.Piede. Piede ad anello sagomato esteriormente.

C.c. arancio brillante; v. nera lucida, ben aderente: Interamente verniciato.430-420.Forse del tipo Stemless Delicate Class.Cfr. Athenian Agora XII, fig. 5, 495 (P 5482).

Aa 3/205 (Tav. 103) Largh.1,9; alt. 4,7; sp. 0,8; diam.8.

Framm. di piede. Piede a profilo esterno arro-tondato. C.c. arancio brillante; v. nera brillante, con alcuni distacchi. A risparmio il punto d’ap-poggio e l’interno.

450-430.Tipo Large Stemless.

CoppetteAa 11/3 (Tav. 103) Largh. 1,7; alt. 2,6; sp. 0,5. Piede. Piede ad anello esternamente arrotonda-

to. C.c. arancio brillante; v. nera lucida e copren-te. a risparmio la superficie inferiore, con cerchi concentrici a vernice nera.

450-400.

358 C. Ridi

Aa 11/84 (Tav. 99) Largh. 2,5; alt. 2,3; sp. 0,3. Fondo. C.c. arancio scuro; v. nera coprente, poco luci-

da e aderente.a risparmio un tondo al centro della superfi-

cie inferiore, con due bande e un punto centrale a vernice nera. Ingobbio rossastro sulla parte ri-sparmiata.

Metà V secolo.

Ac 10/43 Largh. 2,0; alt. 1,5; sp. 0,6; diam. non ric.

Orlo. C.c. arancio chiaro; v. nera sottile e poco aderente.

Int.: a risparmio una fascia sotto l’orlo. Ester-namente, traccia di una sottile risega al di sotto dell’orlo.

450-430.La fascia a risparmio potrebbe indicare un

esemplare più antico rispetto a quelli dell’Agora (es.: cfr. Athenian Agora XII, fig. 8, 825, P 16543, datata al 430).

PiattoAc 15/43 (Tav. 103) Largh. 2,6; alt. 4,7; sp.

0,4; diam. non ric.Orlo e tesa. Tesa a profilo convesso; passaggio

da orlo a vasca marcato su entrambi i lati da una risega a spigolo vivo. C.c. arancio chiaro; v. nera opaca, poco aderente. A risparmio, una fascia sot-tile internamente sul bordo della tesa.

450-425.Per il profilo, cfr. Athenian Agora XII, fig. 9,

1009, P 2342.

VII. VaSI aTTICI DeLL’ULTIMO QUarTO DEL V SECOLO A.C.

viia. vasi attiCi a figure rosse

Coppe Aa 6/145 + Aa 12/82 + Aa 12/66 + Aa 12/87 +

Ac 60/46 + Ac 60/47 + Ac 60/48 (Tavv. 100; 103)Sette frammenti di orlo di coppa, fra i quali

solo aa 12/66 e ac 60/46 sono contigui. I restan-ti appaiono tuttavia assimilabili in base a profilo, decorazione e elementi tecnici di corpo ceramico e vernice. Orlo svasato, separato dalla vasca me-diante una risega. C.c. arancio scuro; v. nera me-tallica, densa, coprente.

A risparmio, una linea sottile su entrambi i lati presso la risega, le foglie di edera; sudd-dipinture bianche per i tralci; grumi di vernice

bianco-rosata, talvolta con tracce di giallo per i corimbi.

Int.: sul labbro, fregio fitomorfo sinistrorso su doppio registro, costituito da tralci di edera a fo-glie cuoriformi e corimbi a sette punti. Le foglie del registro superiore hanno la punta rivolta ver-so l’alto, quelle della fascia inferiore hanno la punta rivolta verso sinistra.

est.: resta piccola parte di una decorazione fi-gurata, forse riferibile all’imboccatura di un ala-bastron.

aa 6/145 Largh. 2,6; alt. 2; sp. 0,5.Parete. Int.: restano due tralci di edera con re-

sti di foglie cuoriformi, ramo e parte di corimbo.aa 12/82 Largh. 5,8; alt. 2,2; sp. 0,5.Orlo ricomposto da due frammenti. Int.: resta

parte di un tralcio di edera, rami e corimbi.aa 12/66 Largh. 2,9; alt. 2,2; sp. 0,4.Parete con risega. Contigua a ac 60/46. Int.:

resta una foglia cuoriforme di edera e due tralci. est.: sulla vasca, piccola porzione di scena figu-rata, forse il collo di un alabastron.

aa 12/87 Largh. 1; alt. 3; sp. 0,5.Labbro. Int.: resto di una foglia cuoriforme di

edera e di tralcio.ac 60/46 Largh. 5,7; alt. 3,6; sp. 0,5; diam.25. Orlo. Contiguo a Aa 12/66. Int.: restano una

foglia, tralci e un corimbo. ac 60/47 Largh. 4,5; alt. 1,9; sp. 0,5; diam.25.Orlo. Int.: piccola porzione di una foglia e co-

rimbo.ac 60/48 Largh. 5,0; alt. 3,0; sp. 0,5; diam.25.Orlo. Int.: restano una foglia, tralci e un co-

rimbo. Seconda metà del V secolo.Probabilmente coppa di tipo Acrocup della

fase della seconda metà del V secolo caratteriz-zata dal fregio vegetale sul labbro esoverso (bo-ardMan 1989 n. 85): cfr. coppa Boston, Fine arts 00354, con corpo baccellato (BA rec. n. 231041, ARV 2, 1516), vicino al Pittore di Jena.

Il fregio fitomorfo con foglie d’edera e corim-bi è diffuso su varie forme vascolari, dalla metà del V all’inizio del IV secolo: cfr. in particolare frammento Mosca M-86 C8/7 (BA rec. n. 24963, CVA Moscow, Pushkin State Museum Of Fine Arts 4, p. 61, Pl. 51.5) attribuito al circolo del Pit-tore di eretria; Athenian Agora XXX, n. 306, Pl. 41 (su cratere a campana); Wiel - Marin 2005, 895, p. 244 (su skyphos).

Sulla base di diversi elementi stilistici oltre che tecnici, è possibile che questi frammenti sia-no riconducibili ai frammenti di coppa submidia-ca Aa 2/5 + Aa 6/1 + Aa 6/2 + Aa 6/3 + Ac 60/58

Ceramica attica 359

(v. ultra). Si ritiene necessario segnalare questa possibilità, sebbene non sia stato possibile reperi-re confronti precisi per un’attribuzione alla mede-sima matrice dei frammenti all’oggetto. Si deve in ogni caso citare a questo proposito la pisside Tampa, Museum of art 86.97 (ARV 2, 1397.12, BA rec. n. 250105), attribuita al Pittore di Londra e 106, nella quale, al fregio fitomorfo con foglie e corimbi si accompagnano scene di gineceo si-mili a quelle presenti nella coppa submidiaca so-pra citata.

Aa 2/5 + Aa 6/1 + Aa 6/2 + Aa 6/3 + Ac 60/58 (Tav. 101)

Frammenti parzialmente ricomponibili. Pareti. Labbro distinto con leggera risega.

C.c. arancio chiaro; v. nera, lucida, iridescen-te, aderente, con incrostazioni. Uso della linea a rilievo per il contorno delle figure e i particolari interni. Vernice nera diluita per i riccioli delle ca-pigliature; uso di suddipinture bianche diluite per le taeniae nei capelli delle figure femminili e per i particolari del cofanetto; suddipintura bianca a rilievo, con tracce di giallo, per la spessa taenia fra i capelli del giovane. Tracce del disegno pre-paratorio.

Aa 2/5 alt. 2; largh. 3; sp. 0,7.Frammento. Int.: porzione inferiore del capo e

parte delle spalle di menade stante verso sinistra, indossante chitone smanicato, con tirso appog-giato sulla spalla sinistra. I capelli sono raccolti sulla nuca, un ricciolo ricade davanti all’orecchio sinistro.

Est.: restano la porzione inferiore delle gambe, i piedi e un lembo di veste di personaggio stante verso sinistra, a fianco di girale.

Aa 6/1 alt. 9; largh. 8,5; sp. 0,4-0,7.Parete ricomposta da sei frammenti. Tondo delimitato da meandro destrorso inter-

rotto, racchiuso da due linee a vernice diluita, intervallato da campi a scacchiera. Int.: resta il capo e il busto di menade stante, con volto verso destra, la mano destra sul fianco e il tirso appog-giato sulla spalla sinistra. Il personaggio indos-sa un chitone smanicato, annodato in vita; i ca-pelli sono raccolti in riccioli compatti sulla nuca con una doppia fascia suddipinta in bianco, due lunghi riccioli ricadono a fianco dell’orecchio de-stro.

Est: resta la porzione destra e parte del busto di figura femminile con chitone smanicato ripre-so in vita, stante con volto verso sinistra, nell’at-to di sollevare una plemochoe con la mano destra e di stringere un kibotion con il braccio sinistro,

ripiegato. Il kibotion è riccamente decorato con borchie ed elementi cruciformi. A destra, palmet-ta e girali.

Aa 6/2 alt. 2,2; largh. 3; sp. 0,4.Parete. Est.: testa e parte delle spalle di giovane vol-

to verso destra, con doppia asta appoggiata sul-la spalla sinistra. Il giovane, con lunghi riccioli raccolti da una spessa taenia suddipinta in bian-co, indossa una clamide, fermata sulla spalla de-stra con un nodo; dietro le spalle, resta parte di un petasos.

aa 6/3 alt. 3,5; largh. 4,5; sp. 0,4.Parete.Est.: porzione centrale di personaggio fem-

minile stante di prospetto, con la gamba sinistra flessa, e nelle mani un oggetto, di cui resta solo la parte inferiore (probabilmente un kibotion). La figura indossa un chitone ripreso in vita con ampi bordi neri. A sinistra, tratto di una doppia asta, sostenuta da una mano semiaperta, forse pertinente al giovane raffigurato nel frammento Aa 6/2.

ac 60/58 alt. 1,7; largh. 2,3; sp. 0,4.Frammento del labbro, non contiguo, assimi-

labile ai frammenti precedenti in base allo stile e alle caratteristiche tecniche. Orlo svasato.

Int.: resta la parte superiore della testa di una figura femminile volta verso sinistra, con capel-li raccolti sulla nuca e un riccio ricadente sulla guancia.

Fine del V secolo. Gruppo delle Coppe Sub-Midiache, forse Pittore di Londra e 106.

Per un esemplare di coppa ad alto labbro distin-to del Pittore di Londra E 106: cfr. coppa Enséru-ne-Mouret s.n. (ARV 2, 1394.52; BA rec. n. 250052; CVA Collection Mouret, p. 19, Pl. 12. 10,15).

I frammenti sono forse da collegare ai fram-menti Aa 6/145 + Aa 12/82 + Aa 12/66 + Aa 12/87 + Ac 60/46 + Ac 60/47 + Ac 60/48 (v., su-pra).

La scena raffigurata su uno dei lati esterni è presumibilmente riferibile al congedo di un gio-vane: cfr. coppa Villa Giulia 63684 da Vulci (ARV 2, 1392.10; BA rec. n. 250010): Vasi greci da Vulci 2003, p. 13 e ss., n. 18, Figg. 49-53; coppa amsterdam, allard Pierson 231 (ARV 2,1392.18: CVA Amsterdam 1, pp. 113 e ss., Pls. 59-60).

Per lo stile dei volti e la resa del busto delle fi-gure femminili, cfr. il frammento Oxford, ashmo-lean Museum 1956.256 (ARV 2, 1392.19; BA rec. n. 250019), tuttavia molto più impoverito rispet-to al tratto dei nostri frammenti; v. anche coppa Villa Giulia 63684 (ARV 2, 1392.10; BA rec. n.

360 C. Ridi

250010; Vasi greci da Vulci 2003, p. 13ss, n. 18, Figg. 49-53); per la resa del chitone della mena-de su aa 6/1, con entrambi i seni di profilo, v. an-che il frammento amsterdam, allard Pierson Mu-seum 310 (ARV 2, 1398.5; BA rec. n. 250120): CVA Amsterdam 1, pp. 112-113, Fig. 52, Pl. 58.6.

Per la resa del lembo di veste, terminante in una sorta di nappa o nodo in Aa 2/5, cfr. la coppa Orvieto (ARV 2, 1398.4; BA rec. n. 250119), che si confronta anche per la resa del piede e per la de-corazione accessoria.

V. anche, per il kibotion pisside Tampa, Mu-seum of art 86.97 (ARV 2, 1397.12, BA rec. n. 250105).

Aa 3/203 (Tav. 100) Largh. 4,8; alt. 3,0; sp. 0,5.Frammento. C.c. arancio brillante; v. nera iri-

descente, ben aderente e liscia.Int.: resto della cornice a meandro.Est.: porzione inferiore di due personaggi pan-

neggiati stanti, dipinti in maniera piuttosto cor-rente; di quello di sinistra resta l’estremità di un sottile bastone.

425-400.

Aa 3/209 (Tav . 100) Largh. 4,7; alt. 3,2; sp. 0,4. Frammento C.c. arancio chiaro; v. nera lucida,

liscia e ben aderente.Est.: resta una piccola porzione di palmetta di-

pinta poco accuratamente sotto l’attacco dell’ansa.425-400.

Aa 3/230 Largh. 2,3; alt. 2,8; sp. 0,5.Frammento C.c. arancio; v. nera lucida, densa,

iridescente e aderente. Est.: resto della cornice a meandro intervallato

da campo a scacchiera.Dopo il 420.

Aa 3/234 Largh. 2,3; alt. 2,3; sp. 0,4.Frammento. C.c. arancio; v. nera opaca, densa

e aderente.Int.: bordo a meandro destrorso, racchiuso da

due linee a vernice diluita, intervallato da campo a scacchiera.

Est.: resti di volute e palmette.Fine V-inizi IV secolo.

Aa 3/235 Largh. 1,2; alt. 2; sp. 0,4.Frammento. C.c. arancio brillante; v. nera lu-

cida.Int.: resti del bordo a meandro interrotto.Est.: resti di girali.430-400.

Aa 3/240 (Tav. 100) Largh. 4,8; alt. 3,8; sp. 0,4.Frammento. C.c. arancio pallido; v. rossastra

per difetto di cottura.Est.: porzione centrale delle gambe di due per-

sonaggi stanti di prospetto. A sinistra, gamba si-nistra e piccola porzione della gamba destra di figura maschile; a destra, gambe di figura femmi-nile indossante chitone.

420-400.Pittore di Londra E 106.Lo stile delle gambe, in particolare il panneg-

gio della figura di destra e il modo in cui il lembo della clamide del personaggio di sinistra disegna una linea incrociata sul polpaccio, si confron-ta con la coppa amsterdam, allard Pierson 231 (ARV 2, 1392.18; CVA Amsterdam 1, pp. 113ss., Pl. 59-60). Cfr. anche coppa Stoccarda, mercato antiquario (ARV 21391.3; BA rec. n. 250003) del Pittore di Londra E 106.

Aa 6/136 (Tav. 100) Largh.3,5; alt. 5,5; sp. 0,4-0,6.

Parete. C.c. arancio pallido; v. nera lucida. Int.: parte inferiore di figura stante con un man-

tello dal bordo nero. Resta parte della cornice a meandro, interrotto da campi a croce. est.: figura ammantata stante su linea di base. Resti della de-corazione fitomorfa.

430-400.

Aa 6/143 Largh. 2,5; alt. 4,2; sp. 0,4.Parete. C.c. arancio scuro; v. nera brillante,

con alcuni distacchi. Uso della vernice diluita.Int.: parte di scena figurata, non ricostruibile. re-

sta una piccola porzione della cornice a meandro.Fine V-inizi IV secolo.

Ac 60/17 (Tav. 100) Largh. 4,2; alt. 2,9; sp. 0,7.Parete. C.c. arancio brillante; v. nera iridescen-

te e aderente. Tracce del disegno preliminare.Int.: parte di meandro destrorso interrotto.est.: parte inferiore di due figure stanti pan-

neggiate.430-400.Probabilmente Pittore di Londra E 106. Cfr. frammenti Firenze 16B32 (ARV 2, 1393.32;

BA rec. n. 250032; CVA Firenze 1, Tav. 16.27.32); Cuxhaven s.n. (ARV 2, 1393.31; BA rec. n. 250031); enserune e507 (BA rec. n. 22642; CVA Ensérune, p. 48, Pl. 17, 8, 11): .

PiattoAc 18/35 (Tavv. 100; 103) Largh. 3,2; alt. 4,7;

sp. 0,5-1,0; diam. 20.

Ceramica attica 361

Orlo e tesa. Tesa a profilo internamente con-vesso, con risega sul fondo. Esternamente, in-cavo sotto l’orlo. C.c. arancio chiaro; v. nera brunastra, diluita ed opaca, con difetti di cot-tura.

Int.: fregio con corona di foglie di alloro.425-400.

viib. vasi attiCi a verniCe nera o di Categoria inCerta

Coppe Aa 3/3+Aa 3/4+Aa 3/8+Aa 3/9+Aa 3/10

(Tav. 103) aa 3/3 Largh. 2,6; alt. 3,1; sp. 0,3.Orlo con parete.aa 3/4 Largh. 3,0; alt. 5,2; sp. 0,3.Orlo con parete.aa 3/8 Largh. 2,0; alt. 4,0; sp. 0,3.Orlo con parete.aa 3/9 Largh. 2,7; alt. 3,6; sp. 0,3.Orlo con parete.aa 3/10 Largh. 2,6; alt. 1,6; sp. 0,3.Orlo con parete di coppa con vasca a profilo

continuo. C.c. arancio chiaro; v. nera sottile, poco aderente e scrostata in più punti.

Interamente verniciata di nero.Fine V-IV secolo.

Aa 3/5 + Aa 3/7 (Tav. 103)aa 3/5 Largh. 3,1; alt. 4,1; sp. 0,3; diam.18. aa 3/7 Largh.2,2; alt.2,7; sp. 0,3; diam. 18. Orlo con parete. C.c. arancio chiaro; v. nera

opaca, poco aderente.Interamente verniciato di nero.Fine V-IV secolo.

Aa 3/11 (Tav. 103) Largh.3,1; alt. 5,0; sp. 0,4; diam. 20.

Orlo con parete, ricomposto da 2 framm. Orlo a profilo continuo; vasca schiacciata. C.c. arancio brillante; v. nera densa e copren-te, con distacchi e difetti di cottura sulla pare-te esterna.

Interamente verniciato di nero.Seconda metà del V secolo.

Aa 3/12 (Tav. 103) Largh.2,3; alt. 4,8; sp. 0,4; diam.17.

Orlo con parete. Orlo rientrante a profilo conti-nuo; vasca schiacciata. C.c. arancio scuro; v. nera densa e coprente.

Interamente verniciato di nero.Seconda metà del V secolo.

Coppe del tipo StemlessAa 6/142 Largh. 5,3; alt. 4,2; sp. 0,7.Fondo. C.c. arancio chiaro; v. nera lucida, co-

prente e ben aderente. Esternamente, sul fondo, due cerchi concentrici a risparmio.

450-400.

Aa 10/1 Largh. 2,5; alt. 2,6; sp. parete 0,3; diam. 10,3.

Piede. C.c. arancio chiaro; v. nera iridescente, coprente. A risparmio la parte interna del piede e una fascetta sul fondo.

450-400.

Aa 11/77 (Tav. 103) Largh. 2,7; alt. 6,1; sp. 0,4; diam. 16.

Orlo con parete. Orlo rientrante a profilo conti-nuo. C.c. arancio scuro; v. nero-grigiastra, lucida, ben aderente.

Forse coppa di tipo Stemless, o di tipo C.Seconda metà del V secolo.

Ab 16/8 (Tav. 103) Largh. 2,7; alt. 3,1; sp. 0,4; diam. non ric.

Orlo. Orlo arrotondato; vasca a profilo conti-nuo. Resta l’attacco delle anse. C.c. arancio chia-ro; v. nera coprente e lucida.

Interamente verniciato.Large Stemless Plain Rim.450-400.

Ab 16/9 Largh. 2,5; alt. 3,7; sp. 0,4; diam. non ric.Parete. Resta l’attacco di un’ansa. C.c. arancio

chiaro; v. nera lucida e coprente.Interamente verniciata.Seconda metà del V secolo.

CiotoleAa 3/220 Largh. 1,8; alt. 3,5; sp. 0,5.Parete. C. c. arancio chiaro; v. nera iridescente,

ben aderente. Esternamente, presso il fondo, linea incisa a risparmio.

425-400.

Aa 4/50 Largh. 1,9; alt. 3; sp. 0,3.Orlo. Orlo ingrossato esternamente. C.c. aran-

cio chiaro; v. grigiastra lucida e coprente.425-400.Tipo Bowl Outturned rim.Cfr. Athenian Agora XII, pp. 128-129, Fig. 8,

779; Pl. 32, 783.

Aa 10/4 Largh. 3,5; alt. 1,3; sp. 0,9; diam. 6.Piede. C.c. arancio brillante; v. nera lucida, li-

scia e aderente. Interamente verniciato.

362 C. Ridi

Forse ciotola di tipo monoansato.425-400 (?).Cfr. Athenian Agora XII, pp. 126-127, per il

profilo, Fig. 8, 755 (P 24277); per un esempio di V secolo totalmente verniciato, cfr. Pl. 31, 751 (P 16482).

Il profilo del piede non appare per queste for-me indicativo ai fini della datazione, come pure la superficie inferiore interamente verniciata, che, sebbene più frequente nel IV secolo, com-pare anche nel V.

Ac 7/84 (Tav. 103) Largh. 2,7; alt. 2,6; sp. 0,4; diam.16.

Orlo. Orlo arrotondato, esternamente a fascia; vasca a profilo continuo. C.c. arancio scuro; v. n. lucida con alcuni distacchi. Interamente ver-niciata.

425-400.Bowl outturned rim.Cfr. agora P 6537, P 10972 (Athenian Agora

XII, pp. 128-129, Fig. 8, 779; Pl. 32, 783).

BolsalAa 3/212 Largh. 3,7; alt. 6; sp. 0,2-0,5.Parete, forse pertinente a un bolsal. Vasca emi-

sferica, con risega nella parte inferiore, a spesso-re più sottile. C.c. arancio brillante; v. nera lucida e aderente. Esternamente, linea incisa a risparmio a marcare la risega sulla vasca.

425-400.

Aa 4/47 (Tav. 100) Largh.3,7; alt. 3,2; sp. 0,3-1; diam. 7.

Fondo, ricomposto da tre frammenti, pertinen-te forse a un bolsal, o a una tazza. C.c. arancio chiaro; v. nera brillante ben aderente. Interno ver-niciato. Cerchi concentrici risparmiati sulla su-perficie inferiore esterna. Palmetta impressa in-ternamente sul fondo

430-420.Per la decorazione impressa, cfr. Athenian

Agora XII, 1970, Pl. 49, 480 (P 9204).

Aa 12/84 Largh. 3,5; alt. 2,2; sp. 0,4.Parete, ricomposta da tre frammenti. C.c. aran-

cio scuro; v. nera opaca.Est.: linea incisa a risparmio presso il fondo

della vasca.425-400.

Ab 3/56 Largh 2,7; alt.1,5; sp. 0,4.Parete. C.c. arancio; v. bruna con riflessi ver-

dastri.

Est.: linea incisa a risparmio presso il fondo. 425-400. Cfr. Aa 3/212; Ac 15/42; Ac 54/14.

Ac 15/42 Largh. 5,7; alt. 6,3; sp. 0,4; diam. non ric.

Parete. C.c. arancio; v. bruna con riflessi verda-stri e fiammate rosse. Linea incisa presso il fondo.

425-400.

Ac 54/14 Largh. 4,9; alt. 5,0; sp. 0,4; diam. non ric.

Parete. ricomposta da due frammenti; risega presso il fondo della vasca. C.c. arancio scuro; v. nera lucida, aderente. Linea a risparmio presso la risega, sul fondo della vasca.

425-400.Cfr. Aa 3/212; Ab 3/56.

CoppetteAa 3/6 (Tav. 103) Largh. 1,7; alt. 3,9; sp. 0,5;

diam. 7.Orlo con parete.C.c. arancio chiaro; v. nera, lucida e densa, co-

prente e poco aderente, con distacchi.Tipo Shallow Wall, convex-concave Profile. Ultimo quarto del V secolo.Cfr. Athenian Agora XII, pp. 130-131, Fig. 8,

818; Pl. 32 (P 18839).

Piatto Ac 66/37 (Tav. 103) Largh. 2,4; alt. 4,7; sp.

0,4; diam. 16.Orlo, ricomposto da due frammenti. Orlo sago-

mato; tesa a profilo superiormente convesso. C.c. arancio chiaro; v. nera opaca e poco aderente. Int.: linea a risparmio presso il margine dell’orlo.

430-400.

VIII. VASI ATTICI DEL V SECOLO A.C. DI CRONOLOGIA INCERTA

VIIIa. vasi attiCi a figure rosse

Coppe Aa 6/144 Largh. 1,8; alt. 2,8; sp. 0,4. Parete. Int.: piccolissima porzione della scena figura-

ta, non ricostruibile.

Aa 6/147 Largh. 3,3; alt. 2,1; sp. 0,4-1.Parete con ansa, pertinente probabilmen-

te a una coppa apoda. C.c. arancio pallido; v.

Ceramica attica 363

nero-grigiastra opaca. A risparmio la parte inter-na e il pannello fra le anse.

Int.: piccola porzione di cornice decorata con motivi a croce.

Aa 11/82 Larg. 2,3; alt. 4; sp. 0,5. Parete. C.c. arancio scuro; v. nera opaca, mal conser-

vata.Int.: resta una linea a risparmio che circondava

il tondo, ma non è conservato il meandro.

Aa 12/88 Largh. 1,7; alt. 2,5; sp. 0,4. Frammento. C.c. arancio scuro; v. nera metal-

lica, coprente.Uso della linea a rilievo per i dettagli interni.est.: resta piccolissima porzione della scena fi-

gurata (fiaccola?).Seconda metà V secolo.

Forma apertaAb 5/10 Largh. 1,4; alt. 0,9; sp. 0,4.Frustulo. C.c. arancio brillante; v. nera lucida.Est.: parte di panneggio.

OinochoeAa 4/51 Largh. 4,7; alt. 3,7; sp. 0,6.Orlo, ricomposto da quattro frammenti. Bocca

trilobata; profilo continuo; rivetti plastici ai lati dell’ansa. C.c. arancio chiaro; v. nero-grigiastra, lucida e coprente.

Est.: resta una piccola porzione della fascia baccellata presso la spalla.

Forma chiusa di grandi dimensioniAa 3/238 Largh. 1,5; alt. 1,7; sp. 0,6.Frustulo. C.c. arancio brillante; v. nera grigia-

stra iridescente.Est: parte di panneggio.Probabilmente da collegare, in base alle carat-

teristiche tecniche della vernice e del corpo cera-mico, ai frammenti aa 11/87 + aa 11/88.

Prima metà del V secolo.

VIIIb. vasi attiCi a verniCe nera o di Categoria inCerta

CoppeA 21/2Orlo con ansa. Non reperito.fine del V-inizio IV secolo?Bibl.: bagnasCo gianni 1986, p. 370, fig. 371,

926.

Aa 3/216 (Tav. 103) Largh.2,6; alt. 2,4; sp. 0,3.Orlo. Orlo assottigliato; vasca schiacciata. C.c.

arancio chiaro; v. nera lucida, ben aderente, con difetti di cottura.

Interamente verniciato.

Aa 3/206 Largh. 6,8; alt. 0,7; sp.1,5ansa. C.c. arancio chiaro; v. nera lucida con

macchie e difetti di cottura.A risparmio la parte interna. Ingobbio rosso

sulle parti risparmiate.

Aa 3/207. Largh. 5; alt. 1,2; sp.1,5ansa. C.c. arancio chiaro; v. nero-grigiastra lu-

cida con macchie e difetti di cottura.A risparmio la parte interna e il pannello fra le

anse.

Aa 3/214 Largh. 2,4; alt. 3,7; sp. 0,3; diam. 15.Orlo. Profilo continuo. C.c. arancio pallido; v.

nera lucida, aderente.Interamente verniciato di nero.

Aa 3/222+ Aa 3/224+ Aa 3/225 Largh.2,2; alt. 4,9; sp. 0,4.

Orlo, ricomposto da tre framm. Vasca schiac-ciata a profilo continuo. C.c. arancio brillante; v. nera grigiastra, con difetti di cottura, ben aderente. Internamente, a risparmio linea sotto l’orlo. Est.: presso il bordo, semicerchi penduli dipinti in ver-nice nera.

Aa 3/223 (Tav. 103) Largh. 2; alt. 1,5; sp. 0,3.Orlo. C.c. arancio chiaro; v. nera lucida, ben

aderente.Internamente, a risparmio una linea sull’orlo.

Aa 4/48 Largh. 2,3; alt. 3,8; sp. 0,3; diam. 15.Orlo. Vasca a profilo obliquo. C.c. beige per

difetto di cottura; v. nera lucida coprente.Interamente verniciato di nero.

Aa 4/52 (Tav. 103) Largh. 2,5; alt. 2,2; sp. 0,2.Orlo con parte di vasca. C.c. arancio brillante;

v. nera poco coprente. Interamente verniciato di nero.

Aa 6/139 Largh. 1,8; alt. 3,6; sp. 0,3; diam. 16. Orlo. C.c. arancio chiaro; v. nero-grigiastra

densa e coprente.Interamente verniciato di nero.V secolo.

Aa 10/2 Largh. 3,5; alt. 2,3; sp. 0,3; diam. 26,6.

364 C. Ridi

Orlo. C.c. arancio scuro; v. nera lucente, spes-sa, ben aderente.

Interamente verniciato di nero.V secolo, forse prima metà.

Aa 10/5 Largh.1,5; alt. 2,5; sp. 0,3.Frammento. C.c. arancio scuro; v. nera lucida,

ben aderente, sottile, liscia.Interamente verniciato di nero.

Aa 10/68 Largh. 4,5; alt. 4,4; sp. 0,3; diam.21.Orlo. C.c. arancio scuro; v. nera opaca, poco

aderente, spessa.Interamente verniciato.V secolo, forse prima metà.

Aa 11/75 Largh. 3; alt. 3,6; sp. 0,3.Parete. C.c. arancio brillante; v. nera lucida e

aderente. Est.: piccolissima porzione del pannel-lo a risparmio.

Aa 11/76 Largh. 8; alt. 1ansa. C.c. arancio chiaro; v. nero-grigiastra,

lucida e coprente.A risparmio la parte interna. Ingobbio rosso

sulla parte risparmiata.Prima metà del V secolo.

Ab 6/33 Largh. 4,1; alt. 2,9; sp. 0,4; diam. 11,0.Fondo. C.c. arancio scuro; v. nera lucida e co-

prente.450-440.

Ac 7/81 Largh. 2,0; alt. 1,6; sp. 0,4; diam. non ric.

Orlo di coppa apoda. Resta l’attacco dell’ansa.C.c. arancio chiaro; v. nera opaca aderente.Cronologia non determinabile.

Piedi di coppe Tipo BAa 3/200 (Tav. 103) Largh. 2,7; alt. 2,0; sp.

0,4; diam. 8.Piede. C.c. arancio chiaro; v. nera lucida, ben

aderente.

Aa 6/134 (Tav. 103) Largh.2,8; alt. 5; sp. 0,3-0,7; diam. 8.

Piede. risega sulla superficie superiore. C.c. arancio scuro; v. nera densa e coprente, poco omogenea. Risparmiata sulla faccia superiore una linea presso la risega e la superficie inferio-re. Presso il punto di appoggio, due linee a ver-nice nera.

Prima metà del V secolo.

Aa 15/23 (Tav. 103) Largh. 1,2; alt. 2,2; sp. 0,6; diam. 6.

Piede. risega sulla superficie superiore. C.c. arancio chiaro; v. nera lucida, aderente. a rispar-mio il lato e la superficie interna, decorata con una banda a vernice nera.

Primo quarto del V secolo.

Aa 18/8 Largh. 2,3; alt. 2,5; sp. 0,4.Piede di coppa di tipo B. risega sulla superficie

superiore. C.c. arancio brillante; v. nera lucida, liscia e aderente. a risparmio il lato e la superficie interna, decorata con due cerchi concentrici a vernice nera.

CiotolaAa 6/141 Largh. 3,2; alt. 2,6; sp.0,8. Parete. C.c. arancio; v. nera coprente, metal-

lica.Interamente verniciata di nero.V secolo.

CoppettaAa 11/78 (Tav. 103) Largh. 1,3; alt. 4,9; sp.

0,3; diam. 7. Piede. Piede ad anello esternamente arrotonda-

to. C.c. arancio chiaro; v. nera lucida, ben aderente.Interamente verniciato.

Forme aperteAb 1/8 Largh. 2,9; alt. 2,0; sp. 0,4; diam.

non ric.Parete. C.c. arancio brillante; v. nera lucida,

aderente e liscia.V secolo.

Ab 3/55 Largh. 2,6; alt. 2,3; sp. 0,4; diam. non ric.

Parete di forma aperta. C.c. arancio chiaro; v. nera lucida.

V secolo.

AnseAa 3/221 Largh. 3,0; alt. 2; sp. 0,3-1,6.ansa. C.c. arancio chiaro; v. nera densa e lucida.Interamente verniciata di nero.

Aa 19/10 Largh. 2,5; sp. 1,2.ansa. C.c. arancio scuro; v. nera, lucida con

parziali distacchi. A risparmio la parte interna.Prima metà del V secolo.

Ab 6/30 Largh. 5,0; sp. 0,9.Ansa. C.c. arancio chiaro, v. nera sottile, iride-

scente, poco coprente.

Ceramica attica 365

Interamente verniciata.Seconda metà del V secolo.

Ac 23/20 Largh. 5,5; alt. 2,6; sp. 1,8; diam. non ric.

Ansa di coppa.C.c. arancio brillante; v.nero grigiastra opaca e

ben aderente.A risparmio la parte interna.

Ac 59/9 Largh. 4,2; sp. 1,3.Ansa di coppaC.c. arancio scuro; v. nera opaca.

Ac 60/14 Largh. 3,0; sp. 0,9.Ansa di coppa.C.c. arancio brillante; v. nera grigiastra lucida,

scabra in alcuni punti.A risparmio la parte interna.Seconda metà del V secolo.

CoperchioAc 49/33 Largh. 2,6; alt. 3,0; sp. parete 0,4; sp.

stelo 2,2; diam. non ric.Frammento di presa di coperchio. Restano

solo parte della tesa e la parte inferiore della presa. Interno grezzo. C.c. arancio scuro; v. nera poco aderente.

Forme chiuseAa 6/135 Largh. 3,3; alt. 2,2; sp. 0,6. ansa a nastro. C.c. arancio chiaro; v. grigia-

stra, densa con numerosi piccoli distacchi.Interamente verniciata.

Ac 7/83 Largh. 2,2; alt. 1,2; sp. 0,6.Orlo di oinochoe trilobata.C.c. arancio brillante; v. nera lucida e aderente.Interamente verniciata.

Cristina ridi

Tav. 97

Ceramica attica.

Tav. 98

Ceramica attica.

Tav. 99

Ceramica attica.

Tav. 100

Ceramica attica.

Tav. 101

Ceramica attica.

Tav. 102

Ceramica attica: sezioni (scala 1:2).

Tav. 103

Ceramica attica: sezioni (scala 1:2).