A. BARTOLACELLI, “Novissime" modifiche alla disciplina della s.r.l.s.: saggio minimo di diritto...

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NORMATIVA, GIURISPRUDENZA, DOTTRINA E PRASSI IL NUOVO DIRITTO DELLE SOCIETÀ D IRETTA DA O RESTE C AGNASSO E M AURIZIO I RRERA C OORDINATA DA G ILBERTO G ELOSA IN QUESTO NUMERO: SRL SEMPLIFICATA DIRITTO FALLIMENTARE INTERNAZIONALE SEGNALAZIONI ALLA CENTRALE DEI RISCHI ItaliaOggi Anno 11 – Numero 16 31 luglio 2013

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NORMATIVA, GIURISPRUDENZA, DOTTRINA E PRASSI

IL NUOVO DIRITTO DELLE SOCIETÀ

DIRETTA DA ORESTE CAGNASSO E MAURIZIO IRRERA

COORDINATA DA GILBERTO GELOSA

IN QUESTO NUMERO:

• SRL SEMPLIFICATA • DIRITTO FALLIMENTARE INTERNAZIONALE • SEGNALAZIONI ALLA CENTRALE DEI RISCHI

ItaliaOggi

Anno 11 – Numero 16

31 luglio 2013

STUDI E OPINIONI

IL NUOVO DIRITTO DELLE SOCIETÀ – N. 16/2013

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“NOVISSIME” MODIFICHE ALLA DISCIPLINA DELLA S.R.L.S.: SAGGIO

MINIMO DI DIRITTO TRANSITORIO (*)

L’Autore esamina le modifiche normative recentemente intervenute alla disciplina delle s.r.l.s.

di ALESSIO BARTOLACELLI

1. Le ragioni di un titolo Usciva nel 1915 sulla Rivista del diritto commerciale, a firma di Antonio

Scialoja, un saggio icasticamente intitolato “La lunga storia di una breve legge”1. L’argomento di tale fatica del grande giurista romano riguardava temi del tutto differenti da quelli che qui saranno, ancorché telegraficamente, trattati, e la penna che verga queste righe neppure può essere paragonata a quella del Maestro. Il titolo appena riportato, tuttavia, si attaglia benissimo alla situazione che si è venuta creando, nell’ultimo anno e mezzo, allorché ci si intenda accostare al tema delle società a ridottissima capitalizzazione nel diritto italiano.

La breve legge di cui oggi si discorre è la nuova formulazione dell’art. 2463-bis del codice civile, introdotto dall’art. 3 del d.l. 24 gennaio 2012, n. 1, e successivamente modificato, in maniera radicale, dapprima dalla legge di conversione 24 marzo 2012, n. 27 e, ora, dal d.l. 28 giugno 2013, n. 76, in attesa di conversione. È ormai ben noto, tuttavia, che l’esperienza delle società italiane a minima capitalizzazione, lungi dal limitarsi alla sola s.r.l.s., la cui costituzione era allora riservata a persone fisiche di età inferiore ai trentacinque anni, ha presto trovato un corrispondente aperto a tutti, ovvero la s.r.l. a capitale ridotto, introdotta nell’ordinamento italiano dall’art. 44 del d.l. 22 giugno 2012, n. 83, convertito dalla l. 7 agosto 2012, n. 134. Anche su di essa incide il già citato d.l. 76/2013, e lo fa con scure implacabile - ancorché auspicata - di fatto

(*) Il presente articolo - parte di una più ampia indagine sulle società a ridotta capitalizzazione in funzione della loro partecipazione a gruppi europei di interesse economico - costituisce frutto delle ricerche condotte nell'ambito del progetto “GEIE/GECT�TN”, co�finanziato da Provincia autonoma di Trento ed Unione Europea – 7° programma quadro della ricerca – Marie Curie Action – COFUND – progetto TRENTINO. 1 SCIALOJA, La lunga storia di una breve legge, in Riv. dir. comm., 1915, I, 302 ss.

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espungendo la s.r.l.c.r. dal novero dei modelli societari adottabili per l’intrapresa societaria con limitazione di responsabilità ed esborso trascurabile di fondi destinati a capitale sociale2.

Già solo queste note preliminari dovrebbero avere fornito sufficiente ragione del titolo scelto per questo contributo. È pure vero che il diritto è un fenomeno eminentemente transitorio, al punto che lo stesso legislatore pone la successione delle norme giuridiche nel tempo quale tema già nelle disposizioni sulla legge in generale e che, conseguentemente, il tema è tra i primi proposti all’attenzione degli studenti di materie giuridiche al principio del loro percorso universitario; ed ancora, il celebre motto di Julius von Kirchmann, per cui sono sufficienti tre parole del legislatore a mandare al macero intere biblioteche3, resta monito a chiunque si occupi di diritto positivo. Bisogna tuttavia notare che vi è una transitorietà giuridica per così dire “fisiologica”, ed una che non solo rasenta, ma sconfina abbondantemente nel patologico, in una sorta di schizofrenia normativa. Il tema di cui in queste righe ci si occupa non può che essere annoverato già ora in questo secondo filone; se poi si considera che la legge di conversione del d.l. 76/2013 ancora potrebbe mutare

2 Riguardo i modelli della s.r.l.s. “prima maniera” e della fu s.r.l.c.r. si v., in dottrina, REVIGLIONO, La società semplificata a responsabilità limitata: un “buco nero” nel sistema delle società di capitali, in Nuovo dir. soc., 4/2012, 11 ss.; ID., La società semplificata a responsabilità limitata, in Bione - Guidotti - Pederzini (a cura di), La nuova società a responsabilità limitata, in Trattato di diritto commerciale e di diritto pubblico dell’economia, diretto da Galgano, Padova, 2012, 637 ss.; BAUDINO, La nuova società a responsabilità limitata semplificata. Prime riflessioni e spunti operativi, in Nuovo dir. soc., 12/2012, 21 ss.; ATTANASIO, S.r.l. semplificata: verso il superamento della nozione di capitale sociale?, in Società, 2012, 894 ss.; SALAFIA, La società a responsabilità limitata ed il Tribunale delle Imprese, in Le società, 2, 2012, 154 ss.; GUIDOTTI - PEDERZINI, La società a responsabilità limitata a capitale ridotto, in IlCaso.it, 308/2012, 6, ora anche in Bione - Guidotti - Pederzini (a cura di), La nuova società a responsabilità limitata, cit . in questa nota, 659 ss.; SPIOTTA, S.r.l. unilaterale «semplificata» o a «capitale ridotto»: problemi e prospettive, in Nuovo dir. soc., 18/2012, 54 ss.; M. CIAN, S.r.l., s.r.l. semplificata, s.r.l. a capitale ridotto. Una nuova geometria del sistema o un sistema disarticolato?, in Riv. soc., 2012, 1101 ss.; BUSANI - BUSI, La s.r.l. semplificata (s.r.l.s.) e a capitale ridotto (s.r.l.c.r.), in Società, 2012, 1305 ss.; M. RESCIGNO, La società a responsabilità limitata a capitale ridotto e semplificata, in Le nuove leggi civ. comm., 2013, 65 ss.; PACCOIA, Novità in materia societaria e di impresa, Torino, 2013, 51 ss.; NOTARI, Intervento del 24 settembre 2012 presso il Consiglio notarile di Milano, disponibile all’URL: http://player.vimeo.com/video/51593880; IBBA, Liberalizzazioni, efficienza del sistema economico e qualità della produzione legislativa, in corso di pubblicazione su Giur. comm., e consultato grazie alla cortesia dell’A. 3(…) drei berichtigende Worte des Gesetzgebers und ganze Bibliotheken werden zu Makulatur“: VON KIRCHMANN, Die Werthlosigkeit der Jurisprudenz als Wissenschaft (1848), nella ristampa curata da Klenner, Freiburg/Berlin, 1990, 23.

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significativamente - e forse auspicabilmente, se si aderisce alla ricostruzione che qui si propone - la materia di cui si discorre, così come già ha fatto la legge di conversione del d.l. 1/2012 che istituiva s.r.l.s.4, non resta che augurarsi che perlomeno questa ulteriore opera di novella possa portare ad una configurazione auspicabile, oltre che stabile, per il campo delle società a ridotta capitalizzazione.

Appena un cenno, poi, per dare conto della definizione delle modificazioni offerte dal d.l. 76/2013 come “novissime”. L’aggettivo vorrebbe avere non solo una valenza temporale ad indicare i cambiamenti (cronologicamente) ultimi apportati dal legislatore alla disciplina in discorso, ma richiamare escatologicamente i “novissimi” di tradizione catechetica cattolica, oggi assai profanamente applicabili al campo d’elezione di questo scritto: i due prius necessari: morte (della s.r.l.c.r.) e giudizio (sulla configurazione complessiva della materia post intervento riformatore); ed i due posterius alternativi: inferno (nel senso di insuccesso dell’istituto) o paradiso (ovvero l’auspicabile situazione in cui un quadro finalmente sedimentato della materia possa essere la premessa per un successo anche “commerciale” delle s.r.l. semplificate).

Fermo restando, dunque, il rilievo che il quadro di riferimento potrà subire ulteriori modificazioni in sede di conversione del d.l. 76/2013, è opportuno iniziare la trattazione proprio con le alterazioni che quest’ultimo provvedimento ha comportato nel diritto applicabile alle s.r.l. a ridotta dotazione capitalistica, per poi proseguire con un quadro organico di descrizione della disciplina come risulta dopo il riferito intervento del legislatore, enucleando infine le criticità che pare auspicabile vengano ad essere eliminate per via legislativa in sede di conversione del decreto.

2. Le modifiche alla disciplina della s.r.l.s. apportate dal d.l. 76/2013 All’interno del d.l. 76/2013 la disciplina delle società “chiuse” a ridotta

capitalizzazione è riportata all’art. 9, recante rubrica “ulteriori disposizioni in materia di occupazione”; il decreto in parola, peraltro, è volto proprio a fornire provvedimenti urgenti in materia lavoristica, al punto che nel gergo giornalistico è noto come “decreto lavoro”. All’interno di tale cornice, dunque, ai commi da 13 a 15 sono prese in considerazione le discipline relative a s.r.l. semplificata e a capitale ridotto. Lo scopo dell’intervento è con tutta evidenza quello di unificare le due fattispecie di società a ridotta capitalizzazione - s.r.l.s. e s.r.l.c.r. - sotto le insegne della sola s.r.l. semplificata. In questo senso il comma 15 prevede che le s.r.l. a capitale ridotto che siano già state 4 Le differenze tra il testo del d.l. 2012 e quello, fortemente emendato, previsto nella legge di conversione 27/2012 possono essere agevolmente recuperate mediante il servizio online www.normattiva.it . Per quanto qui interessa, basterà appena accennare come il testo originario dell’art . 3, d.l. 1/2012 prevedeva, tra le altre, norme relative al superamento del trentacinquesimo anno di età da parte dei soci, di esclusione dalla società, di cause specifiche di scioglimento, nonché la possibilità di costituzione della società mediante semplice scrittura privata; tutti questi profili sono stati abbandonati dal legislatore convertente.

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iscritte nel Registro delle Imprese al 28 giugno 2013 sono “qualificate società a responsabilità limitata semplificata”.

Oltre a prevedere tale regime per le società già iscritte, il legislatore prende naturalmente posizione anche per il futuro; in tale senso i commi da 1 a 4 del d.l. 83/2012, che appunto recavano la disciplina relativa alla s.r.l.c.r., sono stati abrogati dal comma 14, art. 9, d.l. 76/2013. Della rimanente disciplina relativa alle s.r.l. a capitale ridotto resta dunque vigente il solo comma 4-bis, peraltro introdotto nel testo del d.l. 83/2012 dalla legge di conversione 134/2012, con la precisazione che l’agevolazione ivi prevista è da intendersi concessa ai soci infratrentacinquenni non già di una - ora inesistente - s.r.l.c.r., bensì di s.r.l. semplificata.

In relazione alla s.r.l. semplificata, il legislatore ha inteso rimuovere innanzitutto il vincolo alla costituzione a favore dei soli soggetti infratrentacinquenni, riprendendo così l’intendimento già manifestato dal Consiglio dei Ministri del 15 giugno 2012 che tuttavia si era tradotto, nel testo del d.l. 83/2012, non già nella da più parti auspicata rimozione del vincolo in parola, bensì nella nascita del modello s.r.l.c.r. che viene ora ad essere soppresso5.

Coerentemente con la caduta della limitazione alla costituzione a favore delle sole persone fisiche infratrentacinquenni, lo stesso comma 13 dell’art. 9, d.l. 76/2013 prevede l’abrogazione del quarto comma dell’art. 2463-bis del codice civile, il quale disponeva che gli atti di trasferimento tra vivi di quote di s.r.l.s. a favore di soggetti che avessero già compiuto i trentacinque anni di età erano sanzionati con la nullità; evidentemente, non essendo più richiesto il requisito anagrafico per la partecipazione (rectius: la costituzione) di una semplificata, a maggior ragione resta in via di principio liberalizzata la circolazione delle quote.

Infine, il comma tredicesimo, art. 9, d.l. 76/2013 sopprime la necessità che l’amministrazione della società a responsabilità limitata semplificata sia affidata

5 In data 15 giugno 2012, infatti, una settimana prima dell’approvazione del d.l. 83/2012, il Consiglio dei Ministri aveva lasciato trapelare una bozza di decreto dalla quale si desumeva che l’iter seguito per l’ampliamento dei legittimati sarebbe stato proprio l’espunzione del limite di età fissato a trentacinque anni alla data di costituzione. Indicazioni in tale senso sono riportate nella sezione “segnalazioni di dirit to commerciale”, in Nuovo dir. soc., 13/2012, 92 (“Il Consiglio dei Ministri, in data 15 giugno 2012, ha approvato il Decreto sviluppo … con il quale, tra l’altro, è stata modificata la disciplina della s.r.l. semplificata, prevedendo la possibilità che essa sia costituita anche da coloro che abbiano superato i 35 anni di età”), in M. IORI (a cura di), La nuova s.r.l. semplificata. Modelli societari e agevolazioni per giovani e professionisti, Milano, 2012, 5 ss., nonché dalla stampa quotidiana specializzata (La Srl semplificata aperta a tutti, in Il sole 24 ore del 16 giugno 2012, 20). La versione riportata nella bozza non è disponibile in alcun sito governativo ufficiale, ma se ne trova ancora traccia, al momento in cui si scrive, ad esempio all’URL http://it .scribd.com/doc/97205187/bozza-20120615, e si v., in particolare, l’art . 23 (p. 34), rubricato “S.R.L. semplificata”.

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solamente a suoi soci (comma 2, punto 6) dell’art. 2463-bis, c.c.); la formulazione della norma, tuttavia, lascia talune perplessità che verranno dianzi illustrate.

È evidente come la linea d’azione del legislatore del 2013 in relazione alla s.r.l.s. sia stata nel senso di modellare la disciplina risultante in un senso di piena compatibilità con quanto sinora previsto per le s.r.l.c.r.: sia il requisito anagrafico limitato a trentacinque anni, sia il divieto di alienazione delle quote a soggetti non infratrentacinquenni, sia la limitazione degli amministratori ai soli soggetti soci non erano infatti presenti nella disciplina delle s.r.l. a capitale ridotto, ed evidentemente la riqualifiazione legale di queste ultime come s.r.l. semplificate imponeva che il quadro normativo di queste ultime fosse compatibile con gli atti costitutivi delle s.r.l.c.r. già costituite6.

3. La disciplina oggi vigente in materia di s.r.l.s. Il quadro che si profila con il venir meno della s.r.l.c.r. e la descritta

“risistemazione” della s.r.l.s. è dunque il seguente. Non essendo stato toccato dal d.l. 76/2013 l’art. 3 del d.l. 1/2012, si deve ritenere che indipendentemente dall’età delle parti non siano dovuti da chi costituisce una s.r.l. semplificata gli onorari notarili relativi alla redazione dell’atto costitutivo, i diritti di segreteria e l’imposta di bollo per la registrazione dell’atto.

La s.r.l. semplificata potrà, dunque, essere costituita solamente da persone fisiche, indipendentemente dalla loro età, sia come società pluripersonale che come atto unilaterale.

A norma del secondo comma, art. 2463-bis, l’atto costitutivo dovrà comunque essere conforme al modello tipizzato elaborato dal ministero della Giustizia, di concerto con i dicasteri dell’Economia e delle Finanze e dello Sviluppo Economico che, in assenza di nuove indicazioni sul punto, resta quello previsto dal d.m. Giustizia n. 138 del 23 giugno 2012, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 189 del 14 agosto 2012. Tale modello presenta tuttavia diverse criticità, su cui si avrà modo di tornare nel corso del seguente paragrafo.

Restano valide le indicazioni offerte dall’art. 2463-bis riguardo gli elementi che nell’atto costitutivo devono essere riportati, e dunque:

a) le generalità (nome, cognome, data e luogo di nascita), il domicilio e la cittadinanza di ciascun socio;

b) la denominazione sociale comprensiva della precisazione che si tratta di una s.r.l. semplificata, nonché le indicazioni relative al comune ove la società ha posto la propria sede principale e le eventuali sedi secondarie;

6 E ciò, si badi, senza pregiudizio per le s.r.l.s. già costituite per cui la disciplina previgente era più rigida rispetto a quella delle s.r.l.c.r.

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c) l’ammontare del capitale sociale, con un minimo di un euro ed un massimo di 9.999,99, interamente sottoscritto e versato alla data della costituzione. I conferimenti non potranno essere che in denaro e dovranno essere versati nelle mani degli amministratori;

d) gli amministratori della società, non necessariamente soci della stessa ed i soggetti eventualmente incaricati del controllo contabile;

e) l’indicazione dell’attività che costituisce l’oggetto sociale; f) la quota di partecipazione di ciascun socio; g) le norme relative al funzionamento della società, in particolare quelle su

amministrazione e rappresentanza. Il terzo comma dell’art. 2463-bis resta invariato, per cui atti, corrispondenza e

sito internet della società devono riportare la denominazione della stessa - comprensiva dell’indicazione che si tratta di una s.r.l. semplificata -, l’ammontare del capitale sociale sottoscritto e versato, la sede della società ed l’indicazione del Registro delle Imprese ove questa risulta iscritta.

A norma del quinto comma dell’art. 2463-bis, poi, permane l’applicabilità alle s.r.l. semplificate delle norme dettate in materia di s.r.l. contenute nel Capo VII, Titolo V, Libro V, c.c., “in quanto compatibili”.

A queste disposizioni, dettate dall’art. 2463-bis, si deve poi aggiungere l’unico comma superstite dell’art. 44, d.l. 83/2012, il 4-bis; come già ricordato, esso prevede ora che agli infratrentacinquenni che costituiscano una s.r.l.s. spetteranno agevolazioni nelle condizioni di accesso al credito bancario secondo quanto sarà previsto da un accordo con l’Associazione Bancaria Italiana promosso dal Ministro dell’Economia e delle Finanze.

4. Profili problematici L’appena tracciata istantanea sulla disciplina applicabile alle s.r.l.s., tuttavia, non

è esente da aspetti problematici, sotto vari profili. 4.1. La “conformità” all’atto costitutivo tipizzato In primo luogo, non risulta di cristallina chiarezza il ruolo dello statuto tipizzato.

Il dibattito sul punto era, per la verità, tutt’altro che sopito ancora prima di quest’ultimo intervento normativo, ma ora acquista una valenza ed una centralità ancor più peculiare.

Il tutto nasce dalla già citata formulazione presente al secondo comma dell’art. 2463-bis, sulla base della quale “[l]’atto costitutivo deve essere redatto per atto pubblico in conformità al modello standard” elaborato dal ministero della Giustizia di concerto con quelli dello Sviluppo Economico e dell’Economia e delle Finanze. La disposizione aveva certamente un senso allorché si accompagnava alla previsione della gratuità della prestazione del notaio, disposta dall’art. 3, d.l. 1/2012; la questione, si è accennato, ha

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suscitato opinioni anche molto discordanti sia in dottrina7 che tra le competenti amministrazioni dello Stato8. Il punto fondamentale da valorizzarsi era, ad avviso di chi scrive, la possibilità di fruire di un modello di organizzazione societaria dalle caratteristiche tendenzialmente analoghe a quelle presenti nella s.r.l.s., ma senza l’obbligo di utilizzo del modello standard (e, coerentemente, senza potere fruire del

7 A favore della tesi dell’inderogabilità si poneva M. CIAN, S.r.l., s.r.l. semplificata, s.r.l. a capitale ridotto, cit ., 1113 ss., sulla scorta del corretto ragionamento per cui una s.r.l.s. a statuto modificato in sostanza “equivarrebbe invero ad una s.r.l. a capitale ridotto” (1115); BUSANI - BUSI, La s.r.l., cit, 1308 s., che ritenevano che eventuali clausole in difformità dal modello standard siano da considerarsi nulle per contrarietà a norma imperativa, pur lasciando un’apertura a clausole volte a disciplinare solo temporaneamente e non definitivamente la vita della società, quali ad esempio quelle in tema di data di chiusura del primo esercizio sociale e la durata in carica dell’organo amministrativo (1313); contra M. RESCIGNO, La società a responsabilità limitata, cit ., 66, nt. 5, ipotizzando “uno statuto che non si esaurisca nel modello, ma senza giovarsi, in tal caso, del risparmio dei costi notarili” e 76 s., ove prefigurava la possibilità di integrazioni e modifiche non in contrasto con le norme imperative, e fornendo quali esemplificazioni possibili clausole in materia di durata, circolazione delle quote, recesso ed esclusione; nello stesso senso, auspicando tuttavia un ruolo centrale per l’autoregolamentazione degli organi societari, RESCIO, La costituzione delle nuove s.r.l., intervento alla giornata di studio Le nuove società a responsabilità limitata, Macerata, 12 aprile 2013. Una posizione articolata e di mediazione è offerta da NOTARI, Intervento, cit., il quale riteneva essenzialmente possibile una deroga all’atto costitutivo standard ove sia lo stesso dettato normativo richiamato in via generale - ovvero la disciplina della s.r.l. “ordinaria” - ad introdurre i termini di scelta, mentre si sarebbe esulato dall’applicazione della disciplina della s.r.l.s. ove le clausole fossero state espressione di una customization senza i propri termini di fondamento nel dettato codicistico; in questo senso sarebbe stato ad esempio possibile introdurre un termine finale della società, mentre eventuali modificazioni non conformi avrebbero condotto ad una riqualificazione automatica della società come s.r.l.c.r.; inoltre era plausibile secondo l’A. l’inserimento, in atto costitutivo, o in dichiarazione a latere da depositare presso il Registro delle imprese, l’indicazione di elementi quali l’indirizzo reale della società e la data di termine del primo esercizio, in assenza del quale esso sarebbe cessato in corrispondenza dell’anniversario dell’iscrizione presso il Registro delle imprese. 8 Il Ministero dello Sviluppo Economico, Dipartimento per l’impresa e l’internazionalizzazione, si è espresso sull’aspetto oggetto di trattazione con due note, la 170741 del 31 luglio 2012 e la 182223 del 30 agosto successivo. In entrambe le occasioni l’intendimento emerso era di ritenere lo statuto standard per la s.r.l.s. immodificabile, attesa la possibilità, per chi fosse stato interessato ad una sua alterazione od integrazione, di accedere al modello s.r.l. a capitale ridotto. Il Ministero della Giustizia, d’altro canto, con nota prot. 43644 del 10 dicembre 2012, la cui diffusione è peraltro stata curata dallo stesso Ministero dello Sviluppo Economico mediante circolare, ha fornito un parere in senso diametralmente opposto, fondato essenzialmente sul presupposto (corretto in astratto, ma che non appariva condivisibile in concreto) della fondamentale importanza dell’autonomia negoziale nel t ipo s.r.l.

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beneficio della gratuità della prestazione notarile), ovvero la s.r.l.c.r., per cui pareva ragionevole ritenere che il modello standard fosse necessitato allorché si costituisse una s.r.l.s., mentre l’autonomia delle parti trovasse piena libertà nella “versione” s.r.l.c.r. Naturalmente l’abrogazione della s.r.l. a capitale ridotto, ed ancor più la sua sussunzione al modello s.r.l.s., rendono ora impraticabile una simile interpretazione.

Si versa, in altri termini, in una situazione per cui all’interno di un medesimo modello - la “nuova” s.r.l.s. - vi saranno società che hanno adottato un atto costitutivo in conformità al modello predisposto dal ministero della Giustizia - le s.r.l.s. ante d.l. 76/2013 - ed altre che, in deroga alla previsione di cui al secondo comma art. 2463-bis, avranno un atto costitutivo a formulazione tendenzialmente libera - le s.r.l.c.r. “riqualificate”.

Sin qui, naturalmente, per l’esistente; per il futuro la formulazione offerta del secondo comma dell’art. 2463-bis parrebbe ictu oculi sufficientemente inequivoca da consentire di ritenere che, rebus sic stantibus, le s.r.l. di nuova costituzione debbano avere un documento genetico conforme al modello di elaborazione ministeriale. Il ché, tuttavia, da un lato stride con la medesima tipizzazione che il legislatore ha inteso voler fornire al modello s.r.l.s. (permane comunque la compresenza di s.r.l.s. con atti costitutivi tipizzati e s.r.l.c.r. - “qualificate” s.r.l.s. - con atti costitutivi liberamente modellati); e, dall’altro, lascia intatto l’interrogativo di fondo riguardante cosa debba intendersi per “conformità” al modello standard: è conforme il solo modello che si attiene alla lettera alle indicazioni fornite dal ministero? O rispetta la conformità anche l’atto costitutivo che sia stato integrato fornendo indicazioni non previste dal formulario ministeriale (prima fra tutte l’apposizione di una durata determinata alla società)? O, ancora, è da valutarsi come conforme l’atto costitutivo che, sia pure rispettando i dettami forniti dall’art. 2463-bis secondo comma, modifica specifiche clausole dell’atto costitutivo standard9? E, infine, qual è la sanzione per quelle società che si costituiscano mediante un documento genetico che sia da valutarsi come difforme rispetto alla Tabella A del d.m.Giustizia 138/2012?

È opinione di chi scrive che sia inaccettabile che la presenza (a titolo di appartenenza formale e di “riqualificazione”) all’interno di un medesimo modello, la s.r.l.s., di situazioni anche sostanzialmente difformi debba essere osservata con le sole lenti del passato, non concedendo per il futuro a chi intenda costituire una s.r.l.s. la medesima libertà di modulazione dell’iniziativa imprenditoriale che era invece sino al 27 giugno 2013 garantita a chi avesse fondato una s.r.l.c.r. Ciò, naturalmente, si scontra con la ricostruzione del modello organizzativo “rigido” quale “prezzo della gratuità notarile”, salvo che si adotti la soluzione che sarà tra breve proposta. In altre parole,

9 Ad esempio prevedendo un regime di amministrazione congiuntiva o disgiuntiva in luogo del sistema collegiale che pare imposto dalla lettura congiunta delle clausole 5 e 6 e dall’art . 2475, terzo comma, c.c.

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l’atto costitutivo di s.r.l.s. sarà da considerarsi di libera formulazione, nel rispetto degli elementi previsti dall’art. 2463-bis, secondo comma. La violazione di quest’ultima prescrizione dovrà poi essere oggetto di autonoma valutazione, che potrà comportare, nei casi più gravi, l’applicazione dell’art. 2332 c.c.

4.2. Incoerenze dell’atto costitutivo tipizzato rispetto al nuovo quadro

normativo Non poche perplessità sono poi destate dagli stessi contenuti dell’atto costitutivo

standard elaborato dal dicastero della Giustizia, attese le modificazioni apportate dal d.l. 76/2013.

Non essendovi, infatti, all’interno di quest’ultimo intervento normativo, alcun riferimento quanto alla necessità di “attualizzazione” o di revisione del modello ministeriale, si deve ritenere ad oggi ancora pienamente applicabile quanto previsto dalla già citata Tabella A; ciò tuttavia comporta un supplemento d’indagine.

All’interno del modello previsto dal d.m.Giustizia 138/2012, infatti, vi sono elementi che, necessitati alla previgente formulazione dell’art. 2463-bis, non hanno invece oggi alcuna giustificazione desumibile dalla normativa primaria.

È questo il caso, probabilmente trascurabile nella pratica, ma sintomatico del fenomeno, del dovere in capo al notaio rogante, certificato dall’intestazione dell’atto, dell’accertamento relativo all’“età anagrafica” delle parti: evidentemente, non essendo più richiesto il requisito anagrafico per la valida costituzione della società, tale elemento non ha più ragion d’essere.

Di ben maggiore rilievo, ma frutto della medesima circostanza, è invece la clausola 5 dell’atto standard, sulla base della quale “[l]’amministrazione della società è affidata ad uno o più soci scelti con decisione dei soci”. Come si è visto, il divieto ad affidare l’amministrazione ad un soggetto esterno rispetto alla compagine sociale è caduto con il d.l. 76/2013, ragione per cui la più restrittiva disposizione prevista dalla clausola in esame ancora una volta non trova giustificazione nel dettato normativo primario.

Ed il climax del problema raggiunge il proprio culmine allorché si esamini la clausola 4, che riproduceva il contenuto dell’ora abrogato comma quarto, art. 2463-bis, stabilendo non solo il divieto di cessione delle partecipazioni sociali per atto tra vivi a soggetti di età superiore a 35 anni, ma addirittura che l’eventuale atto compiuto in violazione di tale prescrizione è da considerarsi nullo.

Ora, l’impostazione che si è data al problema della conformità dell’atto costitutivo al modello standard consente di risolvere con relativo agio perlomeno le prime due questioni, mentre rispetto alla terza è necessario un minimo di ulteriore riflessione.

Per quanto concerne l’accertamento dell’età, esso pare depennabile da parte del notaio rogante senza che si ponga alcun tipo di problema. Ove tale cancellazione non

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avvenga, l’accertamento dell’età potrà restare all’interno del documento come una semplice eccentricità.

Riguardo l’amministrazione, similarmente, pare di potersi sostenere che la clausola possa essere liberamente modificata dalla volontà delle parti, ad esempio espungendo la parola “soci” a favore di “soggetti”, ove non intendano mantenere a favore dei soli soci l’amministrazione della società; naturalmente sarà pure possibile che la clausola permanga nell’atto costitutivo esattamente nei termini in cui è presente nel modello ministeriale, ove in tale senso si atteggi la volontà dei soci.

Riguardo il divieto di trasferimento delle partecipazione a soggetti ultratrentacinquenni, invece, il discorso deve essere, come si è anticipato, più articolato.

Di per sé la prima parte della clausola - sino alla parola “cessione” - non presenta particolari problematiche, e deve essere trattata esattamente alla stregua della pattuizione relativa all’amministrazione appena presa in considerazione: essa potrà essere mantenuta, ove questa sia la volontà delle parti, ovvero depennata. La criticità sorge, invece, rispetto alla seconda parte della formulazione: “… e l’eventuale atto è conseguentemente nullo”. Ora, la sanzione della nullità discende direttamente dalla violazione di una norma imperativa di legge, e non può essere invece comminata da un atto di autonomia statutaria - sia pure, in questo caso, in certo qual modo “necessitata” - come è l’atto costitutivo di una società10; ciò poteva essere sino all’approvazione del d.l. 76/2013, ma la soppressione del quarto comma dell’art. 2463-bis rende la seconda parte della clausola 4 dell’atto costitutivo standard quantomeno inadeguata. Quale conseguenza di questa ricostruzione, essa, anche ove sia improvvidamente mantenuta all’interno del concreto atto costitutivo della società, non esplicherà la propria efficacia, essendo da ritenersi che la violazione del divieto di trasferimento tutt’al più comporti l’inefficacia dell’atto nei confronti della società.

Ciò detto riguardo le s.r.l.s. di futura costituzione, quid iuris per quelle già costituite con atto costitutivo conforme al modello tipizzato? Le due clausole di cui s’è testé discorso mantengono la propria efficacia o sono da ritenersi caducate ex lege? Rispetto a questo punto, in coerenza con quanto appena sostenuto si deve ritenere che, eccezione fatta per la sanzione della nullità per l’atto di trasferimento che violi la prescrizione della clausola 4, la quale sarà ricondotta alla mera inefficacia, le restanti pattuizioni restino valide ed operative. Ciò non va a detrimento dei soci i quali, nel momento in cui hanno accettato di costituire la s.r.l.s. con le regole allora imperative, hanno accettato tale situazione; e, peraltro, è da ritenersi che sia loro oggi consentito il modificare l’atto costitutivo nel senso che ritengano più opportuno. Il punto che resta da

10 Questa la posizione della dottrina in merito alla sanzione della nullità impropriamente contemplata da statuti societari in caso di violazione di clausole di prelazione nella s.p.a.: si v. MELI, La clausola di prelazione negli statuti delle società per azioni, Napoli, 1991, 160, ove maggiori riferimenti.

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dirimere è se per fare ciò debbano o meno corrispondere gli onorari notarili al professionista rogante, ma la risposta a tale quesito non può che essere affermativa, trattandosi pur sempre di una modificazione dell’atto costitutivo, ancorché resa possibile dal solo succedersi nel tempo di testi normativi.

4.3. Le agevolazioni per la costituzione di una s.r.l.s. Il d.l. 76/2013 non solo non ha minimamente inciso sull’atto costitutivo

tipizzato, come si è visto, ma neppure sul comma terzo dell’art. 3, d.l. 1/2012, dal quale si desumono le agevolazioni accordate a chi intenda costituire una s.r.l.s. Ricapitolandole brevemente, esse consistono nella esenzione dal pagamento degli oneri notarili per la redazione dell’atto costitutivo11 e dalla corresponsione delle imposte di bollo e dei diritti di segreteria relativi all’iscrizione della società. È piuttosto evidente come il punto fondamentale non risieda in queste ultime due franchigie, che complessivamente comportano un risparmio nell’ordine di 150 euro12, bensì nel

11 Ma non per ogni ulteriore servizio richiesto al notaio eccedente la fase costitutiva della società, come peraltro si è appena avuto modo di asserire nel testo. 12 E ciò è ben chiaro anche al legislatore del d.l. 76/2013, nella cui Relazione tecnica - disponibile negli Atti parlamentari del Senato della Repubblica, XVII Legislatura, Disegno di legge n. 890, rinvenibile anche online all’URL http://www.senato.it /japp/bgt/showdoc/17/DDLPRES/705069/index.html, p. 23 ss., il punto che si sottolinea a p. 32 - si legge che: “(…) con riguardo all’eliminazione del limite di età di 35 anni per la costituzione di SRL semplificate nei cui confronti si determinerebbe l’estensione dell’agevolazione fiscale prevista dall’art . 3, comma 3, d.l. 1/2012 (esenzione dal diritto di bollo dell’atto costitutivo e dell’iscrizione nel registro delle imprese) si precisa che la stessa non incide in maniera significativa sul numero delle nuove SRL semplificate che si potranno costituire e iscrivere nel registro delle imprese considerata la scarsissima numerosità di tale tipologia societaria sul totale delle SRL di nuova costituzione”. Ora, pure essendo comprensibile che si intenda minimizzare l’impatto del provvedimento sulle finanze pubbliche, pare tuttavia perlomeno controvertibile il pensiero espresso nella relazione, da un punto di vista concettuale prima ancora che giuridico: nella sostanza si amplia il novero dei soggetti legittimati alla costituzione di s.r.l. semplificate ma si riconosce che l’impatto del fenomeno sull’intero ambito delle s.r.l. sarà limitato in ragione della “scarsissima numerosità” delle s.r.l.s. di nuova costituzione; perché allora darsi tanta pena nella redazione di modifiche al testo normativo, verrebbe da chiedersi. Pare invece a chi scrive che questo provvedimento consentirà un’esplosione nell’utilizzo di questo modello di organizzazione societaria, per cui, probabilmente, anche l’aspetto del minor gettito derivante dalle mancate entrate dell’imposta di bollo e dei diritt i di segreteria meriterebbe una considerazione ad hoc, ancorché, magari, a posteriori. Quanto tuttavia resta evidente dalla Relazione è che il legislatore, benché non ne faccia menzione - e d’altra parte ciò non incide in via diretta su di un maggiore o minore gettito a favore delle casse dello Stato - è del tutto consapevole delle agevolazioni da riconoscersi a chi

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vantaggio indubitabile derivante dalla non necessità di corresponsione degli onorari al notaio rogante l’atto costitutivo. Attesa l’espunzione della limitazione di età a 35 anni, tale benefit è da ritenersi riconosciuto in capo ad ogni soggetto che intenda costituire una s.r.l. semplificata, indipendentemente da età anagrafica od altre caratteristiche personali, e sino a che il legislatore non provveda diversamente.

Questa situazione, certamente di vantaggio per la costituzione di nuove s.r.l. semplificate, non pare tuttavia pienamente equa sotto un profilo sostanziale; si potrebbe anzi sostenere che la iniquità risieda in due diversi aspetti. Da un lato si devono considerare gli over 35 che abbiano costituito una s.r.l.c.r. fino al giorno prima dell’entrata in vigore del d.l. 76/2013: essi hanno dovuto corrispondere, come già si è puntualizzato, gli onorari notarili a fronte di un atto costitutivo a formulazione “libera”, e dunque piena espressione della loro autonomia contrattuale; ciò non accadrà invece a seguito dell’entrata in vigore del d.l. 76/2013, determinandosi dunque una disparità di trattamento a favore dei soggetti ultratrentacinquenni che si trovino ora a costituire una s.r.l.s. Dall’altro lato, invece, si staglia la figura del notaio cui, atteso quanto si è supra sostenuto riguardo il significato di un atto costitutivo “conforme” al modello tipizzato, potrà essere ora richiesto di elaborare clausole da inserire nell’atto costitutivo, anche di notevole complessità, senza che in via di principio nulla gli debba essere riconosciuto a titolo di onorario.

È evidente come rispetto ad entrambe le situazioni ora delineate sia opportuna, se non altro, una presa di coscienza. Riguardo al primo punto, evidentemente, la liberalizzazione radicale della possibilità di costituire una s.r.l.s., accompagnata alla gratuità della prestazione notarile rappresenta un sinora inedito connubio anche a livello comparatistico13, il che potrebbe eventualmente determinare un vantaggio competitivo della s.r.l.s. italiana - riguardo perlomeno gli oneri relativi alla costituzione - rispetto ad

costituisca una s.r.l.s., e dunque, oltre a quelle citate, alla esenzione dal pagamento degli onorari notarili per la redazione dell’atto costitutivo. 13 La possibilità di redigere l’atto costitutivo secondo modelli standard predisposti dalle amministrazioni dello Stato è presente in Europa, tra gli altri, negli ordinamenti francese, spagnolo e tedesco, oltre che nel “prototipo normativo” delle società a ridotta capitalizzazione, la Private Limited inglese, e nell’ultima versione del progetto di Regolamento comunitario in materia di SPE. In nessuno di questi casi, tuttavia, - salvo che in quello inglese, ove però il ricorso al notaio è escluso in nuce - il legislatore nazionale ha inteso prevedere direttamente un azzeramento dei costi relativi alla prestazione notarile, limitandosi la dottrina a rilevare come il ricorso a modelli standardizzati comporti semplicemente una congrua riduzione dell’entità del compenso da corrispondersi al professionista:così, ad esempio, per l’esperienza tedesca BEURSKENS - NOACK, The Reform of German Private Limited Company: Is the GmbH Ready for the 21st Century?, in German Law Journal, 2009, 9, 1069 ss., 1073. Per notizie più dettagliate a tale riguardo si consenta il rinvio a BARTOLACELLI, Società a base chiusa e capitale sociale minimo: tendenze europee, in corso di pubblicazione su Giur. comm.

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altre modalità di esercizio dell’attività d’impresa in forma societaria riscontrabili nel panorama europeo. Se effettivamente questo è l’intendimento del legislatore, si tratta naturalmente di una legittima scelta di politica legislativa, che tuttavia scarica quasi per intero il prezzo dell’accresciuta competitività sul notariato, il quale è chiamato, in sostanza, a prestare gratuitamente la propria opera intellettuale. E ci si ricollega qui dunque alla seconda criticità: senza naturalmente volere offrire una non richiesta “difesa d’ufficio” del notariato, pare tuttavia contrario ai più basilari principi di diritto il richiedere che la prestazione professionale debba essere offerta gratuitamente, a maggiore ragione ove questa assuma particolari connotati di difficoltà. E ad ulteriore testimonianza di ciò si ricordi come il legislatore ante d.l. 76/2013 consentisse la gratuità notarile solamente per la s.r.l.s., ovvero in presenza di un atto costitutivo redatto secondo il formulario ministeriale, mentre così non avveniva per la s.r.l.c.r.

A ben vedere, proprio a partire da quest’ultima considerazione, una soluzione alla situazione appena descritta si potrebbe rinvenire - posto che il rinvenirla sia in effetti il concreto desiderio del legislatore - proprio mantenendo una correlazione tra l’uso dell’atto costitutivo tipizzato e la gratuità della prestazione professionale del notaio. In altri termini: ove le parti acconsentano ad utilizzare il modello di predisposizione ministeriale14, potranno godere della gratuità della prestazione del notaio; ove sia, al contrario, richiesta una integrazione, o una modifica dell’atto costitutivo tipizzato, saranno da corrispondersi gli onorari professionali in misura proporzionale all’attività svolta dal professionista15.

È evidente che una simile soluzione, che necessita di un’apposita modificazione legislativa, in assenza della quale la situazione permarrà nei termini di iniquità di cui si è appena detto, sarà applicabile indipendentemente dalla età anagrafica dei soci della s.r.l.s.; il beneficio del risparmio sui costi notarili sarebbe dunque legato al mero utilizzo del modello tipizzato, senza alcuna valutazione “giovanilistica” o pseudotale potenzialmente suscettibile di sindacato di legittimità costituzionale16.

14 Ovvero, nel caso il modello non subisca le modificazioni che qui si auspicano, si richieda al professionista la mera espunzione di una o di entrambe le clausole (4 e 5) di cui si è supra detto essere non pienamente conformi al dettato imperativo dell’art . 2463-bis, secondo comma. 15 Così già nel vigore delle norme appena modificate il citato M. RESCIGNO, La società a responsabilità limitata, cit ., 66, nt. 5. 16 Ed inoltre si porrebbe in piena conformità con soluzioni adottate in casi simili da altri ordinamenti europei, in particolare per l’ipotesi della spagnola SLNE si v. il preambolo dell’Orden Jus/1445/2003 del 4 giugno, riportato nel BOE 134 del 5 giugno 2003, 21819 ss., recante gli statuti t ipo utilizzabili ed il commento di VIERA GONZÁLEZ, Anotaciones a los estatutos orientativos de la sociedad limitada nueva empresa y posibilidades de configuraciiones diversas, in Revista de derecho de sociedades, 2003, 207 ss.

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4.4. Tra caduta dei requisiti anagrafici e amministrazione della società Il legislatore del d.l. 76/2013, lo si è ormai detto più volte, ha mantenuto

l’intendimento di “aprire” la fruibilità del modello anche ai non infratrentacinquenni; e ciò ha consentito di conglobare senza particolari problematiche le s.r.l.c.r. nell’alveo delle s.r.l.s.

Il vincolo che tuttavia permane riguardo i legittimati alla costituzione di una s.r.l.s. è costituito dalla necessità che si tratti di persone fisiche. Sia il legislatore della s.r.l.s. “vecchia maniera” che quello della s.r.l.c.r. di fatto avevano mantenuto la limitazione alle sole persone fisiche sulla base di un assunto, condivisibile in linea di principio, che è presumibile che soggetti diversi da persone fisiche riscontrino difficoltà minori rispetto a queste ultime nel reperire una somma di denaro relativamente bassa, diecimila euro, che potrebbe consentire loro la costituzione di una s.r.l. “ordinaria”. Quale corollario a tale pensiero, poi, sia la s.r.l.s. che la s.r.l.c.r. prevedevano che l’amministrazione fosse affidata a persone fisiche, e nella s.r.l.s., già si è visto, che queste ultime fossero socie della società; la ratio sottostante a tale disposizione è in verità più chiara per la s.r.l.s. che non per la s.r.l.c.r. Nella semplificata, infatti, evidentemente si voleva evitare che la costituzione della società fosse di fatto effettuata da parte di meri prestanome infratrentacinquenni di quelli che, invece, sarebbero poi emersi come domini, over 35, della società in qualità di amministratori; secondo questa ricostruzione, tali ultimi soggetti avrebbero beneficiato della riduzione dei costi iniziali della società, assumendone pur tuttavia la direzione, e tutto ciò senza averne legittimamente diritto. Meno evidente, ma pur sempre spiegabile, pare la previsione che gli amministratori fossero necessariamente persone fisiche, presente nella disciplina della s.r.l.c.r.; la ragione di una simile disposizione dovrebbe riposare nell’ossequio alla restrizione della legittimazione attiva alla costituzione della società alle sole persone fisiche, per cui il sistema si sarebbe configurato nel senso di ritenere che, ove solo persone fisiche possano costituire la società, solo persone fisiche (ancorché - parzialmente o totalmente - diverse dalle prime) la potranno amministrare.

Questo sistema pare tuttavia venire meno a seguito del d.l. 76/2013. Non è dato sapere se con piena consapevolezza (la Relazione è sul punto silente), ma la soppressione, prevista dal comma 13 dell’art. 9 delle sole parole “i quali devono essere scelti dai soci” dal punto 6, comma secondo, art. 2463-bis determina semplicemente che l’atto costitutivo deve indicare gli amministratori, senza fornire sul punto alcuna indicazione in merito al fatto che essi debbano essere persone fisiche17. Ora, due

17 La limitazione alle persone fisiche quali amministratori della società potrebbe in verità essere inferita dal richiamo, ad opera dell’art . 2463-bis, comma secondo, n. 4, al punto n. 8 del secondo comma dell’art. 2463, il quale prescrive che l’atto costitutivo deve contenere indicazioni riguardanti “ le persone cui è affidata l’amministrazione della società”. Ciò, tuttavia, anche alla luce dei più recenti contributi dottrinali (G. PESCATORE, L’amministratore persona

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considerazioni di diverso segno si impongono. Da un lato si deve rilevare come la scelta del legislatore potrebbe essere stata assunta in piena coscienza, ed in quanto tale potrebbe avere quale ragione di fondo la consapevolezza che non necessariamente l’esclusione formale dalla carica di amministratore di una non-persona fisica, come accadeva nella s.r.l.c.r., non era ostativa a che, di fatto, il soggetto esterno chiamato a ricoprire la carica di amministratore lo potesse fare se non in nome, perlomeno per conto di chi non era legittimato alla costituzione della s.r.l.c.r. In questo senso, consentire che possa essere amministratore chi non ha le caratteristiche soggettive richieste per la legittimazione alla costituzione della società potrebbe essere null’altro che una presa d’atto del problema ed una rinunzia a porvi un rimedio, evidentemente non riconoscendo un particolare disvalore da un punto di vista giuridico all’intera vicenda.

Ciò, tuttavia, e si perdoni la continua prevenzione nei confronti del legislatore, non pare essere, donde la seconda, contrapposta, considerazione; se, infatti, si fosse pensato in maniera, per così dire, “organica” alla problematica in oggetto, l’intervento di maggiore coerenza sarebbe potuto essere nel senso di consentire non già la sola amministrazione, bensì pure la legittimazione alla costituzione di una s.r.l.s. a soggetti “non persona fisica”. Ciò sulla base del quasi ovvio rilievo che, essendo i profili patrimoniali potenzialmente quasi irrilevanti nel modello societario in discorso, l’aspetto di maggiore peculiarità resta quello dell’amministrazione; se questa è consentita a soggetti “non persona fisica” non si intende perché debba essere loro precluso il diritto ad essere socio fondatore della s.r.l.s., non comportando ciò alcun pregiudizio in capo a terzi soggetti18.

giuridica, Milano, 2012, 44 ss.) sul punto non pare dirimente riguardo la limitazione alle persone fisiche della capacità di essere amministratore di s.r.l. Si può poi notare pure come, atteso il richiamo appena rilevato al punto n. 8, secondo comma, art. 2463, il d.l. 76/2013 avrebbe ottenuto il medesimo risultato semplicemente sopprimendo interamente il punto 6 del secondo comma, art . 2463-bis, che è ora invece semplicemente ridondante rispetto al richiamo all’articolo immediatamente precedente, non fissando alcuna regola ulteriore. 18 Ed anche da un punto di vista comparativo si può rilevare come, a fronte di modelli in cui, similarmente all’italiano, l’accesso è consentito a sole persone fisiche (SLNE spagnola, SPRL-S belga), la maggior parte delle esperienze europee si attesta verso il riconoscimento della possibilità di costituzione di società “chiuse” a ridotta capitalizzazione anche a soggetti diversi dalle persone fisiche. In questo senso le legislazioni francese per la SARL, portoghese per la SQ, olandese per la BV e, per quanto riguarda i “modelli speciali”, soprattutto la tedesca per la UG; per maggiori riferimenti sul punto sia consentito nuovamente il rinvio a BARTOLACELLI, Società a base chiusa, cit ., passim .

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4.5. La “non persona fisica” socio L’ultima considerazione offerta in tema di amministrazione della società

consente poi di prendere in esame un ulteriore aspetto legato ai requisiti soggettivi dei soci. L’enunciato legislativo, infatti, chiaramente prescrive che i soci, all’atto della costituzione, siano persone fisiche. Significa ciò che durante societate lo status socii potrà essere legittimamente rivestito pure da soggetti che non rispettino tale requisito? Per una ragione di buon senso, prima ancora che di regola giuridica, la risposta non potrà che essere negativa; se fosse altrimenti, il divieto di costituzione in capo a soggetti non persone fisiche sarebbe agevolmente aggirabile provvedendo, un minuto dopo la costituzione, ad un trasferimento di quota da una persona fisica compiacente al soggetto che non detenga il requisito19.

Se dunque, atteso il vigente quadro normativo, questa è la situazione, quale sarà la sanzione per il trasferimento della quota ad un soggetto “non persona fisica”? Altri, ben più autorevolmente di chi scrive, hanno prospettato soluzioni allora del tutto condivisibili sul punto20; per quanto qui interessa, tuttavia, il problema pare porsi

19 E si deve peraltro rilevare come il medesimo d.l. 76/2013 abbia modificato, ancora al suo art. 9, comma 16, la disciplina delle c.d. start-up innovative, previste dal d.l. 18 ottobre 2012, n. 179, convertito con modificazioni dalla legge 17 dicembre 2012, n. 221, sopprimendo come requisito essenziale per le società afferenti a tale modello costituite in forma di s.r.l. (o s.p.a.) il fatto che la maggioranza delle quote di capitale e dei dirit t i di voto fosse detenuto, per i ventiquattro mesi successivi alla costituzione della società, da sole persone fisiche (art . 25, comma secondo, lettera a)); la soppressione in parola determina, dunque, un’apertura al socio “non persona fisica” che, per quanto già presente nella disciplina ante modifica della start-up innovativa, assume ora contorni di ancor maggiore rilevanza. Rilevanza invece estranea, per quanto concerne il diritto positivo, alla s.r.l.s. nella conformazione che è ora andata assumendo. 20 M. RESCIGNO, La società a responsabilità limitata, cit ., 74 s.: ove sin dalla costituzione della sociètà si sia in presenza di soci non persone fisiche, avverrà una automatica riconduzione della società al t ipo generale s.r.l., con conseguente necessità da parte degli amministratori di accertare la causa di scioglimento della società determinata dall’essere il capitale sociale inferiore al minimo legale previsto per quest’ultima (ed in assenza, evidentemente, di decisioni dei soci riguardo la ricapitalizzazione della stessa al di sopra della soglia dei 10.000 euro); ove, al contrario, la partecipazione di un socio non persona fisica avvenga una volta che la società sia già stata costituita, il negozio di trasferimento avrebbe dovuto essere qualificato come nullo, applicandosi per analogia la norma relativa al trasferimento della partecipazione a persone fisiche over 35. Dal che sarebbe conseguita l’impossibilità di iscrizione del trasferimento nel registro delle imprese e, ove questa sia già stato erroneamente portata a termine, il diritto in capo ad ogni interessato a richiedere la cancellazione della stessa; inoltre, indipendentemente dall’avvenuta cancellazione, gli amministratori avrebbero comunque potuto negare l’esercizio dei diritt i sociali al soggetto non persona fisica. Nello stesso senso M. CIAN, S.r.l., s.r.l. semplificata, s.r.l. a capitale ridotto, cit., 1117, nt. 35; contra, ancorché in termini meramente probabilistici, NOTARI, Intervento, cit . Evidentemente, come peraltro verrà tra breve esposto nel

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solamente in quanto, venendo meno il comma quarto dell’art. 2463-bis, non sarà più ipotizzabile neppure astrattamente come soluzione un’applicazione analogica di tale norma, con conseguente nullità dell’atto di trasferimento inter vivos a favore di soggetti non legittimati alla costituzione. E ciò, naturalmente, senza volere qui prendere posizione rispetto alla possibilità che un non legittimato possa acquisire la posizione di socio in virtù di un trasferimento mortis causa.

4.6. La “riqualificazione” delle s.r.l.c.r. Il d.l. 76/2013 offre, poi, un’inedita categoria giuridica per il nuovo corso delle

“vecchie” s.r.l.c.r.; stabilisce infatti il comma 15 dell’art. 9 che tali società “sono qualificate società a responsabilità limitata semplificata”. È dunque da valutarsi significato e portata di tale intervento riqualificatorio, non senza avere preliminarmente sottolineato come un ulteriore problema di diritto transitorio pare porsi.

La formulazione della norma, infatti, prevede espressamente che oggetto della riqualificazione saranno quelle s.r.l.c.r. che risultino “iscritte al registro delle imprese ai sensi dell’art. 44 del decreto-legge 22 giugno 2012, n. 83, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n. 134, alla data di entrata in vigore del presente decreto”, e dunque le società iscritte al 28 giugno 2013. Naturalmente nessun particolare problema si pone per le società che a tale data avessero appena intrapreso il loro iter formativo: evidentemente sarà onere del notaio esplicare alle parti la mutata situazione di diritto ed apportare, con il loro consenso, le eventuali modificazioni che si richiedessero all’atto costitutivo, prima tra tutte la sostituzione nella denominazione sociale della dicitura s.r.l.c.r. a favore di s.r.l.s.21; a ben vedere, questa situazione non è più possibile ove il notaio abbia già provveduto al deposito dell’atto costitutivo, ma questo non fosse ancora stato, al 28 giugno 2013, iscritto nel - e non “al”, come impropriamente disposto dal d.l. 76/2013 - registro delle imprese. Le costituende s.r.l.c.r. che versino in tale situazione, si deve ritenere, giacciono in un limbo la cui uscita sarà possibile, applicandosi il secondo periodo del terzo comma, art. 2330, c.c., solamente ritenendo che la denominazione s.r.l.c.r. in luogo di s.r.l.s. integri fattispecie di irregolarità formale, per cui l’Ufficio del registro dovrebbe a rigore di logica rifiutare l’iscrizione, rinviando l’atto al notaio, il quale provvederà, con il consenso delle parti, alla modificazione formale quantomeno della denominazione, come richiesto dalla legge22.

testo, il secondo rimedio non è oggi più azionabile, atteso il mutato quadro normativo di riferimento. 21 Ma è anche ipotizzabile, atteso quanto si è sostenuto in tema di amministrazione, la rimozione di clausole che, riproducendo il previgente dettato normativo, limitino alle persone fisiche l’amministrazione della società. 22 Non sfugge a chi scrive come il sistema proposto sia particolarmente farraginoso, ma sia in ragione del numero ragionevolmente scarso delle società cui esso sarebbe da applicarsi, sia di

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Più interessante è forse individuare il significato e la portata della “qualificazione” delle s.r.l.c.r. come s.r.l.s. Il legislatore, evidentemente, aveva la necessità di preservare le società già costituite e, pertanto, non poteva limitarsi alla mera abrogazione delle disposizioni dettate in tema di s.r.l.c.r.; di fatto l’intera opera di maquillage della s.r.l.s. è giustificata proprio dalla necessità di ricomprendervi pure le s.r.l. a capitale ridotto. Si può quindi dire con ragionevole approssimazione che il rapporto intercorrente tra la “vecchia” e la “nuova” s.r.l.s. è di identità meramente nominale, essendovi invece identità sostanziale tra la s.r.l.c.r. e la semplificata come è uscita modificata dal d.l. 76/2013. Ciò detto è di tutta evidenza come la “qualificazione” delle s.r.l.c.r. come s.r.l.s. sia la più naturale conseguenza dell’intera operazione. Occorre tuttavia soffermarsi brevemente su cosa s i debba intendere per “qualificazione”.

Se non si è in errore, la “qualificazione” che il legislatore cita dovrebbe essere riconducibile, essenzialmente, alla applicazione alle s.r.l.c.r. delle regole imperative dettate per le s.r.l.s.; ora, atteso quanto si è appena osservato in materia di successione nel tempo delle nome relative alla s.r.l. semplificata, ciò significa, essenzialmente, che alle s.r.l.c.r. continueranno ad applicarsi le norme dettate in origine per le s.r.l.c.r., ma ora trasposte nella normativa in tema di s.r.l.s. Ciò vale per tutte le disposizioni ora contenute nell’art. 2463-bis, eccezione fatta per due: da un lato la denominazione sociale; dall’altro l’amministrazione della società.

Per quanto concerne l’amministrazione, si è visto come l’unica modifica rispetto alla previgente disciplina in materia di società a capitale ridotto sia costituita dalla possibilità che il ruolo amministrativo sia ricoperto da un soggetto “non persona fisica”. Ciò significa, naturalmente, che ogni clausola contenuta in atti costitutivi di s.r.l.c.r. che limitasse la possibilità di amministrare la società a sole persone fisiche rimarrà naturalmente valida. Il suo contenuto, prima necessitato, nella sua estensione massima, dall’ultimo periodo del secondo comma, art. 44, d.l. 83/2012, oggi mantiene la propria validità come legittima estrinsecazione dell’autonomia negoziale delle parti. Così come legittimo sarà ogni successivo intervento di modificazione dell’atto costitutivo volto a rimuovere la limitazione di cui si sta discorrendo.

In tema di denominazione sociale, d’altronde, è necessario interrogarsi essenzialmente sul punto se le s.r.l.c.r. già iscritte nel registro delle imprese al 28 giugno 2013 vedano un mutamento ope legis della propria denominazione sociale, con conseguente modificazione automatica dell’atto costitutivo. Ciò, francamente, non pare essere. L’essenza stessa, anche semantica, di quello che è stato denominato “qualificazione” non comporta un cambiamento statutario (in quanto tale “interno”), ma una diversa classificazione sistematica (e perciò “esterna”) del fenomeno. Questo

un rispetto dovuto al dato normativo, inusualmente preciso sul punto, esso pare costituire l’unica possibile soluzione.

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significa, in concreto, non solo che non vi sarà alcuna automatica mutazione della denominazione della società ope legis, ma anche che nessun formale atto di modifica del documento costitutivo della società sarà richiesto ai soci, i quali potranno continuare ad operare mantenendo la denominazione sociale di società a responsabilità limitata a capitale ridotto. L’unico limite riguardo la s.r.l.c.r. è, naturalmente, il fatto che a partire dal 28 giugno 2013 tale modello societario non potrà essere liberalmente scelto dalle parti per l’organizzazione dell’attività d’impresa.

In realtà, se si è seguito il discorso sin qui condotto, non moltissimo è destinato a mutare sotto il punto di vista sostanziale. L’operazione condotta dal legislatore del d.l. 76/2013 è infatti connotata da una forte componente di inclusività; essa ha consentito una non particolarmente problematica transumanza dal modello “capitale ridotto” al “semplificato”, da un lato; e, dall’altro, unitamente al mantenimento dell’identità di nomen iuris, ha permesso che non sorgessero problematiche insormontabili per la sussunzione nel modello anche delle società semplificate “vecchio stile”.

5. Qualche parola sussurrata al legislatore Entro il 27 agosto 2013 il d.l. 76 dovrà essere convertito in legge. Esso, si è

visto, va ad operare tra l’altro sull’art. 2463-bis del codice civile; ciò potrebbe costituire una situazione propizia per una reale revisione della s.r.l.s., al di là della mera contingenza determinata dalla necessità di conversione in termini del d.l. e in un’ottica di più stabile sedimentazione della materia. Le riflessioni che sono state sin qui offerte possono dunque costituire il fondamento per una riflessione che, inusualmente, è più connotata da una prospettiva de iure condendo rispetto al diritto già positivizzato.

In primo luogo sarebbe opportuno che il legislatore chiarisse i soggetti rispetto ai quali intende fornire agevolazioni alla costituzione della s.r.l.s.: chiunque? Solo chi utilizzi il modello di elaborazione ministeriale per l’atto costitutivo? Solo quando tutti i soci siano persone fisiche infratrentacinquenni? Come si ricorderà già ci si è espressi, anche in forza dell’esperienza comparatistica sul punto, a favore della seconda soluzione.

Proprio per questo, sarebbe ben più che auspicabile che, in apertura del secondo comma dell’art. 2463-bis, si chiarisse meglio il concetto di atto costitutivo redatto “in conformità” al modello standard; ovvero, come pare preferibile, che si specifichi che l’utilizzo del modello standard implica le agevolazioni di cui all’art. 3, comma 3 del d.l. 1/2012, che non saranno invece riconosciute ove, legittimamente, le parti propendano per un atto costitutivo a redazione “libera”.

Ancora riguardo l’atto costitutivo: anche se, come si è tentato di dimostrare, le difformità in esso presenti rispetto alla nuova formulazione della norma sono probabilmente sanabili anche in assenza di una presa di posizione “nero su bianco” del legislatore secondario, anche in ragione del significato più stringente che, nella ricostruzione qui proposta, la “conformità” assumerebbe, pare molto auspicabile che nel

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testo della legge di conversione sia presa in considerazione la revisione del modello standard. Essa, oltre a rimuovere le clausole 4 e 5 e ad espungere il riferimento all’accertamento dell’età anagrafica dall’intestazione, potrebbe premurarsi di inserire, tra l’altro, la durata della società, un regime alternativo (opt-in/opt-out) al consiglio di amministrazione in caso di amministrazione pluripersonale23 ed una regolamentazione più puntuale in tema di rappresentanza della società24; l’atto costitutivo, anche se tipizzato, sarebbe così maggiormente rispondente alle esigenze di una società di dimensioni ridotte ed il vantaggio che si darebbe a chi desideri costituire la società senza dovere corrispondere l’onorario al notaio rogante avrebbe un senso anche nell’organizzazione della società, lasciando a pagamento, invece, le costituzioni che richiedano architetture più complesse della struttura societaria-

La norma che, oggi, consentirebbe l’amministrazione anche a soggetti non persone fisiche pare francamente un refuso e, come si è osservato, sembra essere in contrasto con la limitazione alla costituzione della società da parte di sole persone fisiche. Il legislatore convertente potrebbe prendere facilmente posizione sul punto introducendo, al punto 6, comma secondo, art. 2463-bis, le parole “che potranno essere una o più persone fisiche”; ovvero, in alternativa e con atto ben più radicale, ancorché non inedito nel panorama comparato25, agire sulla legittimazione attiva alla costituzione della società, liberalizzando di fatto la costituzione anche da parte di soggetti non persone fisiche. L’attuale disciplina sul punto pare un connubio non in grado di soddisfare alcun interesse, ed una soluzione che, invece di essere di compromesso, pare semplicemente maldestra26.

Ove si ritenga di mantenere la costituzione della s.r.l.s. limitata a sole persone fisiche, opportuno sarebbe prevedere esplicitamente da un lato la sanzione per l’eventuale trasferimento della partecipazione per atto tra vivi a favore di soggetti non legittimati; dall’altro disciplinare cosa accada ove il trasferimento si perfezioni mortis causa (automatica liquidazione della quota?).

23 Si consideri a riguardo che nella SLNE spagnola il modello gestorio basato su di un consiglio di amministrazione è espressamente vietato: art. 447, RDL 1/2010. 24 La formulazione attuale dell’atto costitutivo tipizzato, di fatto, si limita a prevedere, alla clausola 7, che “all’organo di amministrazione spetta la rappresentanza generale della società”: ciò, in caso di amministrazione pluripersonale, non consente immediatamente di comprendere se la rappresentanza sia di t ipo congiuntivo, disgiuntivo o addirittura collegiale. 25 Si v. supra, nt. 18. 26 È tuttavia necessario rilevare, onde evitare di aggiungere errore ad errore, che nel caso legislatore intendesse ripristinare la situazione di origine per cui l’amministrazione sarebbe consentita alle sole persone fisiche, potrebbero porsi problemi da regolare con norma transitoria per quelle società che, nel lasso di tempo intercorrente tra l’entrata in vigore del d.l. 76/2013 e la relativa legge di conversione che modifichi il punto, abbiano già legittimamente provveduto alla nomina di amministratori non persone fisiche.

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Pur essendo del tutto evidente dal sistema (e pure dalla Relazione tecnica, nel passo già citato) che la s.r.l.s. è da intendersi quale variante o sottotipo della s.r.l., giacché si pone mano all’art. 2463-bis potrebbe non essere inutile esplicitare tale relazione (che dunque non comporterebbe un procedimento di trasformazione il passaggio da s.r.l.s. a s.r.l. “ordinaria”) e, soprattutto, se il modello s.r.l.s. sia da intendersi fruibile solo per società di nuova costituzione, o pure come risultato di operazioni di trasformazione (o conversione regressiva da s.r.l. “ordinaria”), fusione (ad esempio tra altre s.r.l.s.) o scissione.

E quest’ultimo rilievo ci porta infine a toccare il grande assente tra i temi fondamentali legati alla s.r.l.s. in questa sede in qualche modo sfiorati: il capitale sociale ed il suo ruolo. È del tutto evidente come proprio la disciplina del capitale costituisca il punto focale della necessità stessa della creazione della s.r.l.s., che si pone in piena continuità con una serie di esperienze straniere in tale senso27. Proprio l’esperienza comparata, tuttavia, consiglierebbe una riflessione supplementare sul punto. Se è vero che in ormai quasi tutti gli ordinamenti europei di maggiore rilevanza c’è la possibilità di costituire società con limitazione della responsabilità dei membri a costi, in termini di capitale sociale, praticamente azzerati, è pure vero che in tali eventualità la minore garanzia costituita da un capitale sociale estremamente basso ha consigliato i legislatori nazionali rispetto a fornire garanzie, reali od obbligatorie, che potessero in certa misura colmare il gap. Così in Germania e in Belgio si è previsto che un quarto degli utili netti annuali fossero da appostarsi a riserva specifica sino alla concorrenza del patrimonio netto con la soglia di capitale prevista, rispettivamente, per la GmbH (25.000 euro) e per la SPRL (18.550 euro). D’altro canto altrove, segnatamente nei Paesi Bassi, al sostanziale azzeramento del capitale sociale minimo richiesto per la BV è tuttavia corrisposta la previsione di un doppio test (di bilancio e di distribuzione-solvibilità) che gli amministratori sono tenuti a compiere prima di autorizzare qualunque distribuzione di asset societari ai soci, a pena di propria responsabilità.

Sin dai primi mesi seguenti la creazione della s.r.l.s., il legislatore italiano aveva mostrato di avere conoscenza perlomeno della prima di tali “alternative alla capitalizzazione”28, ma non ha poi inteso fare proprio l’intendimento di un intervento sul punto. Riguardo la possibilità di prevedere un distribution-solvency test che gli 27 Non è questo il luogo opportuno per rievocarle tutte, ma sia nuovamente consentito sul punto il rinvio a BARTOLACELLI, Società a base chiusa, cit . 28 Era infatti previsto nella prima versione (non ufficiale)del d.l. 87/2012, a seguito del Consiglio dei Ministri del 15 giugno 2012, che al testo dell’art . 2463-bis, c.c. doveva essere apportata una modifica nel senso di sostituire il quarto comma come segue: “una quota pari al 25% degli utili netti risultanti dal bilancio approvato annualmente è imputata a riserva indisponibile sino a che questa unitamente al capitale raggiunge l’ammontare di 10.000 euro”. Come è noto, tale linea non è poi sopravissuta ed il testo del d.l. 87/2012 ha preferito alla modifica della s.r.l.s. la creazione del nuovo modello s.r.l.c.r.

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amministratori debbano condurre prima che sia autorizzata la distribuzione di asset ai soci, essa si scontra in particolare con due ostacoli, uno di ordine giuridico, il secondo pratico.

Sotto il primo aspetto, si deve notare come non sia nella tradizione italiana l’idea di un intervento degli amministratori successivamente all’approvazione del bilancio; ciò significa che, una volta approvato il bilancio, i soci sono sovrani nel decidere la destinazione degli utili. La previsione di un solvency test - per quanto esso possa apparire a chi scrive del tutto auspicabile - dovrebbe, dunque, essere prevista all’interno della disciplina del bilancio, e dunque implicherebbe, in linea di principio perlomeno, un ambito applicativo che trascenderebbe la sola s.r.l.s. E a questo punto si innesta la considerazione di ordine pratico, per cui la previsione di un simile test a carico di società di dimensioni così ridotte altro non porterebbe che ad un incremento dei costi di gestione, dovendo gli amministratori, ove non in possesso direttamente della professionalità richiesta dalla redazione di un simile documento, affidarsi ad esperti e consulenti esterni il cui costo sarebbe destinato a gravare sulle casse sociali. Ciò potrebbe essere addirittura esiziale per società caratterizzate da patrimoni di dimensioni potenzialmente così minimali. Per queste ragioni, per quanto preferibile possa apparire da un punto di vista teorico, la previsione di un solvency test non pare essere la migliore possibile soluzione al problema pratico.

In verità, sostenere che il creditore di una s.r.l.s. sarebbe, nell’ordinamento italiano, sprovvisto di ogni tutela non risponde a verità. Una sorta di balance sheet test è infatti implicito dalla lettura dell’art. 2433, secondo, terzo e quarto comma. E, specificamente per la s.r.l., la previsione di cui all’art. 2467 c.c., che è stato giustamente scritto resta applicabile senza dubbio pure alle semplificate29, fornisce una tutela diretta dei creditori nei confronti dei soci che, pur essendo “ragionevole” avessero proceduto a nuovi conferimenti, abbiano optato per finanziare altrimenti la società. Si è, tuttavia, nel giusto ove si asserisca che una specifica forma di tutela per così dire “ritagliata” sul modello s.r.l.s. non è al momento presente nel nostro ordinamento.

Naturalmente, come già supra affermato in relazione a diversa fattispecie, ove una simile “non-scelta” del legislatore sia consapevole e motivata dal desiderio di creare un modello competitivo anche nei confronti delle alternative che all’estero potrebbero venire rispetto alla s.r.l.s., essa è ovviamente del tutto legittima: la carenza di regolamentazione bene può assumere le vesti di fattore di competizione, come prima tra tutte insegna l’esperienza della Private Limited inglese. A quel punto, però, anche sulla scorta della regolamentazione offerta sul tema dal legislatore della SPRL-S belga30,

29 In particolare M. RESCIGNO, La società a responsabilità limitata, cit ., 79. 30 Non è infatti applicabile alle SPRL-S l’art. 319 del Code des sociétés belga, il quale prevede appunto l’appostazione del 5% degli utili annuali a riserva legale, sino a che questa non attinga il 10% del capitale sociale.

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parrebbe sensato escludere l’applicabilità dell’art. 2430 per le s.r.l.s.: la soglia del quinto del capitale sociale come limite della riserva legale, nel caso di specie, rischia di essere ben più che ridicola.

Ove, invece, l’opt-out legale sia motivato da mera dimenticanza da parte del redattore della norma, perché non ripristinare anche nell’ordinamento italiano la previsione di appostazione di un quarto degli utili netti annuali a riserva “targata”? Essa avrebbe una serie di vantaggi, non ultimi l’inclusività - ovvero il fatto che, per implementare una simile innovazione non occorrerebbe stravolgere le s.r.l.s. già esistenti, e semplicemente imporre loro un nuovo onere di origine legale con decorrenza dalla eventuale modifica normativa - ed il fatto che la sua applicazione sarebbe a carico delle sole società che abbiano prodotto utili, e dunque di quelle che, perlomeno in teoria, possono permettersi tale onere31.

Infine, sull’applicazione delle residue norme in tema di capitale sociale, pare opportuno interrogarsi rispetto alla applicabilità alle s.r.l.s. delle norme dettate in tema di riduzione del capitale per perdite (artt. 2482-bis e 2482-ter c.c.); in assenza di specifiche disposizioni normative sul punto, la dottrina maggioritaria è oggi orientata nel senso di ritenere tali norme applicabili anche alle società a ridotta capitalizzazione. Il problema che evidentemente sorge è che, ove il capitale della società è costituito da un euro o poco più, già le sole spese iniziali necessarie alla fase di “lancio” dell’attività potrebbero portare, contabilmente, alla situazione contemplata dall’art. 2482-ter, e dunque all’apertura della procedura di riduzione obbligatoria del capitale sociale e contestuale aumento dello stesso, ovvero trasformazione della società.

Rinvenire una soluzione accettabile a tale problema non è affatto semplice, ed è necessario contemperare adeguatamente i diversi interessi in gioco. Da un lato, come si è detto, l’applicazione immediata ed integrale dettata per le s.r.l. “ordinarie” può avere effetti esiziali per la neo-costituita s.r.l.s.

D’altro canto, la mera disapplicazione, per disposizione di legge, della disciplina qui in esame a favore della sola s.r.l.s. urta evidentemente contro basilari principi di giustizia sostanziale (l’immunità che si creerebbe da un lato offrirebbe un vantaggio competitivo fortissimo per la s.r.l.s. nei confronti della s.r.l. “ordinaria”; la quale, d’altro lato, potrebbe avere un capitale sociale di appena un centesimo superiore rispetto a quello di una s.r.l.s., senza che così si possa giustificare la differenza di trattamento normativo).

La soluzione di maggiore senno è probabilmente, allora, quella mediana individuata dal legislatore delle start-up innovative, d.l. 18 ottobre 2012, n. 179, convertito con l. 17 dicembre 2012, n. 221, art. 2, primo comma, sulla base del quale il termine dell’art. 2482-bis è posticipato al secondo esercizio successivo, mentre

31 Ma sui problemi cui si può assistere si v., nella dottrina tedesca, MÜLLER, Die gesetzliche Rücklage bei der Unternehmergesellschaft, in ZGR, 2012, 81 ss.

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l’assemblea, nel caso previsto dall’art. 2482-ter ha l’ulteriore possibilità, oltre alla deliberazione immediata della trasformazione della società o della riduzione e contestuale aumento del capitale, di “rinviare tali decisioni alla chiusura dell’esercizio successivo”. Un’alternativa di minore impatto, peraltro, potrebbe essere quella di prevedere una deroga anche solo all’art. 2482-ter sulla base della quale la deliberazione relativa a ricapitalizzazione/trasformazione possa essere non immediata, bensì rinviata alla fine dell’esercizio durante il quale la perdita si è manifestata.

Evidentemente le due soluzioni proposte (la prima in misura assai maggiore della seconda) se osservate sotto la sola prospettiva formale costituirebbero due immunità fondamentali alla disciplina propria della s.r.l. ; in considerazione della ridotta quantità di capitale presente nelle semplificate, invece, il vulnus al sistema non pare affatto di dimensioni epocali.

Il tutto è da tradursi, naturalmente, nella sola valutazione, propria del legislatore, rispetto al favor che si intende riconoscere all’istituto della s.r.l. semplificata in competizione interna con la s.r.l. “ordinaria”, ed in un’ottica di competizione tra ordinamenti che oggi certamente non può non costituire un fondamentale parametro di valutazione.