(2013) Mappe interculturali della letteratura italiana nel Risorgimento

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Mappe interculturali della letteratura italiana nel Risorgimento Ugo Foscolo, Vincenzo Cuoco, Giuseppe Mazzini, Cristina Trivulzio di Belgiojoso, Giuseppe Gioachino Belli Angelo Pagliardini Mappe interculturali della letteratura italiana nel Risorgimento Angelo Pagliardini Angelo Pagliardini Mappe interculturali della letteratura italiana nel Risorgimento IIl volume rilegge il rapporto fra identità italiana e letteratura del Risorgimento, analizzando scrittori di fasi cronologiche e tipologie testuali differenziate. Per abbat- tere l’idea che il Risorgimento italiano sia una costruzione chiusa e autoreferenziale, tutti gli autori sono stati sottoposti a una griglia di domande che costituiscono i parametri della ricerca. Come si definisce l’identità italiana? Come contribuisce la letteratura alla realizzazione nazionale concreta? Che rapporto c’è fra unità e culture locali? Come si colloca l’identità italiana all’interno di una rete europea? Il procedimento ha consentito di tracciare una serie di mappe letterarie interculturali del Risorgimento, che mostrano come gli stereotipi eroici dell’italianità siano in realtà posticci e artificiali. L 'Autore Angelo Pagliardini (Letteratura italiana all’Università di Innsbruck) si è occupato di questioni di storia letteraria italiana interculturale e di letteratura nell’epoca delle migrazioni. Ha compiuto ricerche sulla poesia dialettale e sull’apporto della letteratura italiana alla letteratura europea. ISBN 978-3-631-64174-3 264174_Pagliardini_GR_A5HC PLE edition new.indd 1 30.08.13 12:17

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Mappe interculturalidella letteratura italiana nel RisorgimentoUgo Foscolo, Vincenzo Cuoco, Giuseppe Mazzini, Cristina Trivulzio di Belgiojoso, Giuseppe Gioachino Belli

Angelo Pagliardini

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IIl volume rilegge il rapporto fra identità italiana e letteratura del Risorgimento, analizzando scrittori di fasi cronologiche e tipologie testuali differenziate. Per abbat-tere l’idea che il Risorgimento italiano sia una costruzione chiusa e autoreferenziale, tutti gli autori sono stati sottoposti a una griglia di domande che costituiscono i parametri della ricerca. Come si definisce l’identità italiana? Come contribuisce la letteratura alla realizzazione nazionale concreta? Che rapporto c’è fra unità e culture locali? Come si colloca l’identità italiana all’interno di una rete europea? Il procedimento ha consentito di tracciare

una serie di mappe letterarie interculturali del Risorgimento, che mostrano come gli stereotipi eroici dell’italianità siano in realtà posticci e artificiali.

L 'AutoreAngelo Pagliardini (Letteratura italiana all’Università di Innsbruck) si è occupato di questioni di storia letteraria italiana interculturale e di letteratura nell’epoca delle migrazioni. Ha compiuto ricerche sulla poesia dialettale e sull’apporto della letteratura italiana alla letteratura europea.

ISBN 978-3-631-64174-3

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Mappe interculturali della letteratura italiana nel Risorgimento

Angelo Pagliardini Institut für Romanistik, Universität Innsbruck

Mappe interculturali della letteratura italiana

nel Risorgimento

Ugo Foscolo, Vincenzo Cuoco, Giuseppe Mazzini, Cristina Trivulzio di Belgiojoso, Giuseppe Gioachino Belli

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ISBN 978-3-631-64174-3 (Print) E-ISBN 978-3-653-03348-9 (E-Book)

DOI 10.3726/978-3-653-03348-9

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Dieses Buch erscheint in der Peter Lang Edition

und wurde vor Erscheinen peer reviewed.

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Ringraziamenti Devo porgere un ringraziamento particolare alla Prof. Sabine Schrader per lo

stimolante confronto metodologico e per i preziosi e impagabili suggerimenti. Sono grato per l’approfondimento del tema nel dibattito seguito al mio intervento

al Circolo Filologico Linguistico Padovano, nella seduta del 18 aprile 2012; quindi ringrazio sentitamente il Prof. Furio Brugnolo e il Prof. Gianfelice Peron per avermi invitato.

Indice

1.1. RISORGIMENTO E LETTERATURA ITALIANA: COORDINATE STORICHE ............ 11

1.1. Premessa .................................................................................................................................... 11 1.2. Scelta del corpus ........................................................................................................................ 11 1.3. Le tappe storiche e letterarie ................................................................................................... 12 1.3.1. Italia napoleonica: il ruolo di Foscolo e Cuoco ....................................................................... 13 1.3.2. La Restaurazione: l’esilio europeo di Foscolo, Mazzini e Trivulzio ....................................... 16 1.3.3. Le rivoluzioni del 1848 ........................................................................................................... 18 1.3.4. La nascita del Regno d’Italia ................................................................................................... 20 1.3.5. Le ultime tappe dell’unificazione italiana ............................................................................... 21 1.4. Scrittori e identità italiana ....................................................................................................... 22

2. COORDINATE PER LE MAPPE DELLA LETTERATURA NEL RISORGIMENTO ........ 25

2.1. Premessa .................................................................................................................................... 25 2.2. Storia letteraria nazionale ....................................................................................................... 26 2.3. Dalla storia alla geografia letteraria ....................................................................................... 29 2.4. Una griglia di coordinate per le mappe letterarie del Risorgimento ................................... 31 2.4.1. La definizione di identità ......................................................................................................... 31 2.4.2. Il ruolo della letteratura ........................................................................................................... 32 2.4.3. Il rapporto con le identità locali............................................................................................... 35 2.4.4. Letteratura e identità europea .................................................................................................. 37

3. UGO FOSCOLO, ESULE PERENNE, E LA COSTRUZIONE DELL’IDEA DI «ITALIA» NELLA DIMENSIONE EUROPEA, IN RAPPORTO DIALETTICO CON L’EPOPEA NAPOLEONICA ................................................................................................................................. 45

3.1.Premessa ..................................................................................................................................... 45 3.2. Coordinate biografiche ............................................................................................................ 47 3.3. Ugo Foscolo definisce l’identità italiana fra il ricordo della classicità greca e le utopie di una rivoluzione napoleonica ........................................................................................................... 50 3.3.1. Identità nazionale e confine ..................................................................................................... 50 3.3.2. Il giacobinismo di Foscolo: identità nazionale e ideali di libertà ............................................ 52 3.3.3. Il mito dell’identità nazionale .................................................................................................. 54 3.3.4. Il ruolo identitario della lingua ................................................................................................ 55 3.4. Letteratura e definizione identitaria: il «canone nazionale» secondo Foscolo .................... 60 3.4.1. Classicismo e letteratura italiana ............................................................................................. 61 3.4.2. Impegno civile e canone letterario italiano ............................................................................. 68 3.4.3. Il ruolo di poeta nazionale ....................................................................................................... 73 3.5. Sintesi unitaria delle differenze locali: il colpo d’occhio dell’esule ...................................... 75 3.6. Identità italiana e appartenenza europea secondo Foscolo................................................... 78

8 Indice

3.6.1. Cultura dell’esilio e identità europea ....................................................................................... 80 3.6.2. La matrice culturale classica e l’identità europea .................................................................... 86 3.6.3. Verso un canone europeo della letteratura .............................................................................. 87

4. VINCENZO CUOCO, DA NAPOLI A MILANO ALLA RICERCA DELL’IDENTITÀ ITALIANA ........................................................................................................................................... 91

4.1.Premessa ..................................................................................................................................... 91 4.2. Coordinate biografiche ............................................................................................................ 92 4.3. «Italia» e «italiani» negli scritti di Vincenzo Cuoco .............................................................. 94 4.3.1. Esilio e ricerca dell’identità italiana ........................................................................................ 94 4.3.2. Italia pre-romana come modello identitario per l’Italia napoleonica ...................................... 97 4.3.2. Identità linguistica italiana ...................................................................................................... 99 4.4. Il ruolo della letteratura e del giornalismo come fattori d’identità nazionale .................. 101 4.4.1. Alla ricerca di un canone nazionale ....................................................................................... 101 4.4.2. Letteratura, identità e valori etici........................................................................................... 103 4.4.3. Letteratura e identità italiana: l’eredità classica. ................................................................... 106 4.4.4. Pedagogia dell’identità nazionale .......................................................................................... 108 4.5. Vincenzo Cuoco e la costruzione unitaria a partire dalle identità locali ........................... 110 4.5.1. La resistenza all’omologazione ............................................................................................. 111 4.5.2. La ricchezza delle identità locali ........................................................................................... 113 4.5.3. La varietà dialettale ............................................................................................................... 115 4.6. Identità italiana nel contesto dell’Europa napoleonica ....................................................... 115 4.6.1. Europa e cultura illuministica napoletana ............................................................................. 116 4.6.2. Rivoluzione francese e identità europea ................................................................................ 117 4.6.3. Italia ed Europa nella Repubblica napoletana del 1799 ........................................................ 120 4.6.4. Europa e antichità classica .................................................................................................... 121

5. LETTERATURA ITALIANA E IDENTITÀ EUROPEA NEL «SISTEMA» DI GIUSEPPE MAZZINI ........................................................................................................................................... 129

5.1.Premessa ................................................................................................................................... 129 5.2. Coordinate biografiche .......................................................................................................... 129 5.3. Mazzini e la letteratura .......................................................................................................... 130 5.4. La definizione dell’identità nazionale secondo Mazzini ...................................................... 131 5.4.1. Religione e identità nazionale ............................................................................................... 131 5.4.2. Libertà e repubblica ............................................................................................................... 136 5.4.3. La dimensione storico-geografica dell’identità nazionale ..................................................... 137 5.5. Il ruolo civico e identitario della letteratura italiana .......................................................... 140 5.5.1. Dante poeta nazionale ........................................................................................................... 141 5.5.2. Canone letterario e valori civici ............................................................................................ 144 5.5.3. Identità italiana: letteratura ed esilio ..................................................................................... 148 5.6. Elementi identitari locali e regionali nella costruzione nazionale unitaria secondo Mazzini ......................................................................................................................................................... 151 5.6.1. Identità nazionale e Stati italiani pre-unitari ......................................................................... 153 5.6.2. Il rapporto fra le culture locali e l’identità nazionale ............................................................ 155

Indice 9

5.7. Mazzini fra identità nazionale ed Europa. ........................................................................... 156 5.7.1. Identità europea e religione ................................................................................................... 158 5.7.2. La costruzione di una mappa dell’identità europea ............................................................... 159 5.7.3. Letteratura ed Europa ............................................................................................................ 161

6. DEFINIZIONE INTERCULTURALE DELL’IDENTITÀ ITALIANA NELL’OPERA DI CRISTINA TRIVULZIO DI BELGIOJOSO E CANCELLAZIONE DEL RISORGIMENTO AL FEMMINILE .............................................................................................................................. 169

6.1. Premessa .................................................................................................................................. 169 6.2. Coordinate biografiche .......................................................................................................... 170 6.3. Ricezione e stato attuale della critica .................................................................................... 171 6.4. Identità nazionale e storia italiana al femminile .................................................................. 173 6.4.1. Unità territoriale e geografica ................................................................................................ 173 6.4.2. Base democratica dell’identità italiana .................................................................................. 176 6.4.3. Metafora «patria come famiglia» .......................................................................................... 182 6.4.4. Religiosità e identità nazionale .............................................................................................. 185 6.5. Giornalismo, letteratura e azione politica nel Risorgimento .............................................. 194 6.5.1. Giornalismo come pedagogia nazionale ................................................................................ 194 6.5.2. Letteratura e identità nazionale ............................................................................................. 197 6.5.3. La messa in scena del proprio personaggio ........................................................................... 209 6.6. Differenze locali e identità nazionale ................................................................................... 211 6.7. La dimensione europea: l’identità nazionale fra Parigi e Istanbul .................................... 214 6.7.1. L’esilio come dimensione identitaria europea ....................................................................... 214 6.7.2. Una cultura per l’identità europea ......................................................................................... 215 6.7.3. Parigi centro della cultura europea ........................................................................................ 216 6.7.4. Verso la frontiera dell’Europa, alle origini della cultura comune ......................................... 217 6.7.5. L’Europa vista da Oriente ..................................................................................................... 222 6.7.6. Europa e identità migrante .................................................................................................... 225

7. GIUSEPPE GIOACHINO BELLI: LA «PLEBE» DI ROMA DI FRONTE ALL’ITALIA E ALL’EUROPA .................................................................................................................................. 229

7.1.Premessa ................................................................................................................................... 229 7.2. Coordinate della vita e dell’opera di Belli ............................................................................ 229 7.3. Belli e la dimensione culturale e politica del Risorgimento ................................................ 233 7.3.1. La delegittimazione del potere papale ................................................................................... 233 7.3.2. La legittimazione delle riforme di Pio IX e del Risorgimento .............................................. 245 7.3.3. La rappresentazione dello spazio identitario ......................................................................... 246 7.4. Rappresentazione (dialettale) dell’italianità: lingua, cultura, letteratura......................... 247 7.4.1. Belli e la tradizione letteraria italiana .................................................................................... 247 7.4.2. Belli scrittore italiano e il «libro» dei Sonetti romaneschi. ................................................... 249 7.5. Le identità linguistiche, culturali e sociali locali .................................................................. 255 7.5.1. Giochi, superstizioni e tradizioni popolari. ........................................................................... 257 7.5.2. Archeologia e urbanistica romanesca. ................................................................................... 264 7.5.3. Roma e la storia sacra. ........................................................................................................... 269

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7.6. Belli e la cultura europea ....................................................................................................... 275

8. CONCLUSIONI ............................................................................................................................ 287

BIBLIOGRAFIA ............................................................................................................................... 291

Bibliografia primaria .................................................................................................................... 291 Bibliografia secondaria ................................................................................................................. 298 Fonti Internet ................................................................................................................................. 311

2. Coordinate per le mappe della letteratura nel Risorgimento

2.1. Premessa Niccolò Machiavelli (1469-1527), in un momento in cui si vedeva escluso dalla vita pubblica, e non aveva speranze migliori per il futuro dell’Italia, nell’ultimo capitolo del Principe, il più teso e politicamente intenso, auspica una «redenzione» dell’Italia, sotto la guida dei Medici, con l’adozione di una metafora religiosa molto vicina a quella che sarà adottata in seguito, il Risorgimento (Machiavelli, Principe 95), guarda alla tradizione letteraria e a Petrarca per trovare una legittimazione culturale al suo disegno politico italiano e chiude il capitolo con i versi dalla canzone Italia, mia, rivolta ai signori e principi italiani, invitati da Petrarca a cessare le guerre intestine e a liberarsi delle truppe straniere presenti in Italia: «Virtù contro a furor / Prenderà l’arme; e fia ’l combatter corto: / Ché l’antico valore / Negli italici cor non è ancor morto» (Machiavelli, Principe, 98).

Con un’analoga operazione filologico-politica, nella fase incerta del Risorgimento che segue le fallite insurrezioni costituzionali del 1830-31, Mazzini, in esilio a Londra, cerca il conforto culturale della tradizione letteraria. Per questo pubblica l’edizione commentata della Commedia, ancora inedita, realizzata da Foscolo, a sua volta esule sul Tamigi dopo la fine dell’Italia napoleonica (Alighieri-Foscolo, Commedia)1.

Su questa linea si colloca De Sanctis, che con la sua Storia della letteratura italiana (De Sanctis 1871-72), elabora per lo Stato italiano la prima storia letteraria nazionale, in cui pone al centro dello sviluppo storico della letteratura Dante e Petrarca. De Sanctis era stato rivoluzionario, prigioniero politico dei Borboni, quindi esule, ma aveva poi partecipato da protagonista alla creazione del nuovo Stato italiano, diventando Ministro della Pubblica Istruzione: anche per lui l’identità nazionale realizzata politicamente deve basarsi sul patrimonio della tradizione formato dalla storia letteraria2. Per questo motivo costruisce un modello esemplare di canone letterario nazionale.

In questo capitolo inquadreremo il nostro studio nell’ambito delle riflessioni più rilevanti sul canone letterario nazionale, sviluppate a partire dall’Ottocento fino al dibattito contemporaneo, in cui si registra la necessità di considerare in modo più aperto e pluralistico la storia letteraria italiana. Definiremo inoltre i rapporti fra i concetti di cosmopolitismo e nazione, che vengono elaborati in Italia e in Europa a

1 Thies Schulze osserva: «Der Grund, weshalb Mazzini den Italienern die Göttliche Komödie ans Herz legte, lag in der geschlossenen Zielsetzung, die er dem Werk Dantes unterstellte. Das Vorhaben, Italien zur Nation und zum Ausgangspunkt eines neuen europäischen Zivilisationsprozesses zu formen, habe allen Werken des Dichters zugrunde gelegen» (Schulze 2005, 42).

2 Per la ricostruzione di questa preistoria dell’Italia è molto ricco e suggestivo il volume collettivo curato da Claudio Gigante ed Emilio Russo, frutto del convegno del Centro Pio Rajna tenutosi a Roma nel 2011 (Gigante; Russo 2012).

26 2. Coordinate per le mappe della letteratura nel Risorgimento

partire dal periodo napoleonico, destinati a giocare un ruolo specifico nella costruzione dell’identità nazionale italiana. In funzione di ciò elaboreremo la griglia di parametri che guiderà, nei capitoli successivi, l’analisi dei singoli autori del nostro corpus.

2.2. Storia letteraria nazionale Ci sono due caratteristiche nella costruzione delle nazioni nel corso dell’Ottocento che si ritrovano accentuate nell’ambito del Risorgimento italiano3: la lunga durata cronologica della tradizione letteraria italiana, preesistente alla costituzione di uno Stato italiano unitario, e non legata necessariamente a essa; il forte contributo della letteratura alla creazione identitaria nazionale4. Se l’espressione nazione italiana si trova già nel Cinquecento, tuttavia il processo di codifica dell’identità nazionale e il legame di questa con la lingua e con la letteratura s’inserisce in pieno nell’insieme dei «risorgimenti» ottocenteschi, da quello greco a quello tedesco (Putzu 2012, 15-19). In seguito all’enfatizzazione del concetto di «popolo», non in senso sociale, quanto piuttosto culturale e identitario, proprio del Romanticismo, si fa strada il principio di identità nazionale. Tale presa di coscienza era stata fra le cause del fallimento dell’Europa napoleonica, ma la Restaurazione non ne terrà conto e per questo entrerà in crisi l’equilibrio europeo sancito nel Congresso di Vienna e, alla fine dell’Ottocento, vacilleranno anche i grandi imperi transnazionali.

La novità e la peculiarità della storia letteraria di De Sanctis rispetto a quelle precedenti, come quella pubblicata pochi anni prima, nel 1865, da Cesare Cantù (1804-1895), è la narrazione per via letteraria del processo di formazione nazionale. Pur collocandosi nell’alveo del Romanticismo e affermando l’esistenza di una letteratura e cultura italiana (Cantù 1865, X), Cantù dichiara esplicitamente la continuità di questa storia letteraria con la sua precedente Storia della letteratura

3 «The process moved forward relatively slowly in the economically leading countries of England and France, precisely because these countries had already robust self-images. Gustave Lanson’s first great French literary history was published only in 1895, in the aftermath of France’s defeat by Prussia in 1870-71. In Germany, Italy, some Scandinavian, and most East-Central European cultures the institutionalization progressed faster because these societies wanted to further their national identity: constructing a national literature was in these countries a major contribution to the struggle for a national language, culture and political independence» (Cornis-Pope; Neubauer 2004, 8).

4 Recentemente si è riproposto in studi e convegni il tema dell’identità nazionale italiana e in particolare dell’apporto della letteratura alla creazione e alla definizione di tale identità. Per quanto riguarda i volumi miscellanei, mi limiterò qui a citare Ascenzi; Melosi 2008; Tatti 1999; Alfonzetti; Cantù et al. 2011; Fedi; Capecchi 2010. Fra le monografie da segnalare Bruni 2010 e Banti 2011a; si pone in termini forti la questione del rapporto fra letteratura e identità nazionale nel volume in cui Mariasilvia Tatti va alla ricerca delle coordinate letterarie del Risorgimento (Tatti 2011a). Secondo Fabio Danelon, l’idea letteraria di «Italia», consolidatasi nell’opera dei tre classici Foscolo, Leopardi, Manzoni, ha fortemente influenzato la costruizione del Regno d’Italia sotto la dinastia sabauda: «La stessa idea di patria in Foscolo resta in fondo retorico-poetica, su fondamenta pariniano-alfieriane, come denuncia l’Ortis stesso. È costantemente collegata a immagini di una storia classica mitizzata, come nel Leopardi dei primi canti o nel Manzoni giacobino, del Trionfo della libertà in particolare» (Danelon 2012, 183).

2. Coordinate per le mappe della letteratura nel Risorgimento 27

latina. La sua storia letteraria inizia con un capitolo dedicato alle origini della lingua italiana: «Anche nel maggior fondo del medioevo le scienze e le lettere non perirono in Italia; anzi qui può dirsi conservato quanto sopravviveva della antica coltura» (Cantù 1865, 1). Tuttavia già Cantù va alla ricerca di una cesura che possa distinguere la storia letteraria nazionale e afferma, riferendosi alla letteratura latina medievale «vi mancava l’impronta caratteristica che deriva da uno sviluppo spontaneo, e che discerne i lavori d’una nazione da quelli d’un’altra» (Cantù 1865, 2). A differenza di Cantù, De Sanctis compone un quadro unitario dalle analisi critiche e dalle singole informazioni storico-letterarie, con un disegno narrativo in cui gli elementi filologici e letterari sono ricondotti alla formazione etica e morale di una comunità nazionale. È un processo che De Sanctis fa partire dalla letteratura in volgare siciliano del Duecento, per arrivare alla letteratura romantica contemporanea:

Il dialetto siciliano era già sopra agli altri, come confessa Dante. E in Sicilia troviamo appunto un volgare cantato e scritto, che non è più dialetto siciliano, e non è ancora lingua italiana, ma è già, malgrado gli elementi locali, un parlare comune a tutt’i rimatori italiani, e che tende più e più a scostarsi dal particolare del dialetto, e diventare il linguaggio delle persone civili.

La Sicilia avea avuto già due grandi epoche di coltura, l’araba e la normanna. Il mondo fantastico e voluttuoso orientale vi era penetrato con gli arabi, e il mondo cavalleresco germanico vi era penetrato co’ Normanni, che ebbero parte così splendida nelle crociate. (De Sanctis 1871-72, I, 6)

Con la sua opera De Sanctis definisce il processo di costruzione dell’identità nazionale italiana per via letteraria. L’idea storico-letteraria dello sviluppo unitario della letteratura nazionale, nel caso dell’Italia, è stata sovrapposta a una storia plurisecolare di divisioni interne, di conflitti e di forti identità locali. È questo il nucleo centrale del discorso narrativo che trova espressione nella Storia della letteratura italiana di De Sanctis, che Quondam giudica «il più grande ʿromanzo storicoʾ di quella stagione, perché attraverso la letteratura sa narrare splendidamente l’epopea di tutto un popolo alla conquista della propria identità: proiettata nel futuro» (Quondam 2005, IX).

La concezione di un’identità nazionale italiana spiccata e unitaria attraversa, come vedremo, tutto il Risorgimento, e affonda le sue radici nella filosofia di Giambattista Vico (1668-1744), e in particolare nei suoi Principi di una Scienza Nuova intorno alla natura delle nazioni, la cui ultima versione risale al 1744, un testo che ricorre come lettura di riferimento negli scrittori che analizzeremo:

Però qui si dànno gli schiariti princìpi come delle lingue così delle lettere, dintorno alle quali ha finora la filologia disperato [...]. L’infelice cagione di tal effetto si osserverà ch’i filologi han creduto nelle nazioni esser nate prima le lingue, dappoi le lettere; quando (com’abbiamo qui leggiermente accennato e pienamente si pruoverà in questi libri) nacquero esse gemelle e camminarono del pari [...], le lettere come le lingue. (Vico, Scienza Nuova 270)

I principi di Vico avranno una fortuna particolare nell’Ottocento e verranno considerati dai protagonisti del Risorgimento italiano il fondamento della cultura nazionale5; essi sono in consonanza con l’idea europea di nazione, basata

5 A proposito dell’acquisizione di Vico nel pantheon dell’identità storico-culturale italiana, vorremmo qui citare De Sanctis che ne parla in questi termini nella sua Storia della letteratura italiana:

28 2. Coordinate per le mappe della letteratura nel Risorgimento

sull’identificazione dei popoli come singoli soggetti, individuati da lingua e cultura, che trova riscontro nei filosofi del Romanticismo tedesco, da Fichte a Hegel a von Humboldt (Putzu 2012, 17).

Nel dibattito seguito all’unificazione nazionale una concezione idealistica di storia letteraria nazionale viene promossa da Carducci e ripresa organicamente da Benedetto Croce (1866-1952). Secondo il filosofo italiano, l’arte e la letteratura come somma di momenti lirici, in cui entra in campo il principio dell’intuizione, sfuggono a una codifica che ne analizzi lo sviluppo diacronico, fino alla separazione di «poesia» e «letteratura», comprendendo nella prima la manifestazione estetica pura, scissa dalle vicende storiche e sociali, e nella seconda le tecniche espressive e l’aspetto istituzionale della letteratura e dell’arte6. Premessa filologica del sistema crociano era stato il metodo carducciano, che alla storia letteraria aveva sostituito l’analisi monografica del singolo autore o del singolo testo. A proposito della storia letteraria italiana, Carducci nei discorsi Dello svolgimento della letteratura nazionale ci offre una serie di immagini forti e suggestive, con cui mette a fuoco in quadri successivi le varie epoche letterarie, dal Medioevo fino alla fine del Rinascimento, che dal suo punto di vista rappresenta la fine della grande letteratura italiana e il passaggio del testimone dall’Italia agli altri paesi europei per quanto riguarda la guida culturale dell’Occidente:

Spettacolo che altri potrà dir vergognoso e che a me apparisce pieno di sacra pietà, cotesto di un popolo di filosofi di poeti di artisti, che in mezzo ai soldati stranieri d’ogni parte irrompenti séguita accorato e sincero l’opera sua di civiltà. Crosciano sotto le artiglierie di tutte le genti le mura che pur videro tante fughe di barbari: guizza la fiamma intorno ai monumenti dell’antichità, e son messe a ruba le case paterne: la solitudine delle guaste campagne è piena di cadaveri: e pure le tele e le pareti non risero mai di più allegri colori, non mai lo scalpello disascose dal marmo più terribili fantasie e forme più pure, non mai piú allegre selve di colonne sorsero a proteggere ozii e sollazzi e pensamenti che oramai venivano meno; e il canto de’ poeti supera il triste squillo delle trombe straniere, e i torchi di Venezia di Firenze di Roma stridono all’opera d’illuminare il mondo. (Carducci, Letteratura nazionale 160-161)

«Era la resistenza della coltura italiana, che non si lasciava assorbire, e stava chiusa nel suo passato, ma resistenza del genio, che cercando nel passato trovava il mondo moderno. Era il retrivo che guardando indietro e andando per la sua via, si trova da ultimo in prima fila, innanzi a tutti quelli che lo precedevano. Questa era la resistenza di Vico. Era un moderno, e si sentiva e si credeva antico, e resistendo allo spirito nuovo, riceveva quello entro di sè.» (De Sanctis 1871, II, 68)

6 La distinzione viene codificata nel volume di Croce sulla «poesia», risalente al 1936, non a caso dedicato alla memoria di De Sanctis e Carducci, che inizia con le parole: «Nella coscienza estetica odierna si è venuta incidendo sempre più profonda la differenza tra ‛poesia’ e ‛letteratura’» (Croce 1966, 5). La distinzione fra «poesia» e «letteratura» era stata applicata nel libro dedicato alla letteratura barocca (Croce 1929), in seguito in parte superata con la formula «poesia letteraria» in una nota del 1950 pubblicata nei Quaderni della critica: «La distinzione di una poesia maggiore e di un’altra minore, di una superiore e di un’altra inferiore, urta nel dilemma: - O è poesia o non è; la misura non si presta a misure ed è pari solo a se stessa: - [...]. Quest’altra cosa, che superficialmente guardando viene confusa e scambiata con lei, è stata variamente denominata, ora ʿpoesia piacevoleʾ, ora ʿdilettantescaʾ, ora ʿumanisticaʾ, ora ʿpoesia sulla poesiaʾ [...]. Meglio adatto è dunque dirla ʿpoesia letterariaʾ, perché nella letteratura essa veramente rientra [...]» (Croce 1950, 91).

2. Coordinate per le mappe della letteratura nel Risorgimento 29

Lo storicismo desanctisiano e l’idealismo carducciano hanno generato lo stereotipo di una letteratura italiana storicamente lineare e fortemente unitaria e compatta, una successione di autori e di opere ricondotte in uno sviluppo coerente, fatto di tappe consecutive, quello che Carducci definisce «fluire maestoso di questo fiume divino» (Carducci, Letteratura nazionale 57).

2.3. Dalla storia alla geografia letteraria Tutto ciò ha fatto perdere di vista gli aspetti plurali dell’identità letteraria italiana, legati alla geografia culturale della Penisola, alla storia di una rete policentrica, con forti peculiarità locali e parzialmente non comunicanti. Recentemente il dibattito su questo tema del pluralismo identitario italiano è stato ravvivato dall’attenzione agli aspetti peculiari dell’identità nazionale italiana, alla ricerca di ciò che consente di guardare alle differenze regionali e socio-culturali con un colpo d’occhio unitario, ma senza annullarle7. La messa a fuoco della presenza di elementi centrifughi che rendono problematica una visione coerente e unitaria dell’identità italiana porta la riflessione a esiti molto fecondi. Lo storico Walter Barberis, in un suo recente saggio, individua il «Bisogno di patria» degli italiani, percepito come deficit identitario dagli osservatori stranieri come dagli italiani stessi nel corso della storia, fino all’epoca contemporanea. Ebbene, secondo Barberis, questo vulnus, se considerato consapevolmente come carattere peculiare può aprire una prospettiva di arricchimento culturale, controbattendo l’analisi sconfortata della situazione italiana degli anni Venti dell’Ottocento, così afferma lo studioso:

Che l’Italia non avesse Stato e spirito pubblico, che vivesse di superstizione e di individualismo, era un dato inconfutabile; che quello la distinguesse da altre situazioni e la penalizzasse, che la caduta da momenti alti di civiltà la facesse oggetto di sguardi curiosi come una società primitiva era nel senso comune. E ardua sarebbe stata negli anni a venire la risalita; forse a tutt’oggi incompiuta. Tuttavia, una delle risorse della società italiana era stata e sarebbe rimasta proprio nell’altra faccia di quella stessa medaglia: nella composita associazione di culture regionali, nello scambio e nell’integrazione fra centri e periferie molteplici e differenti, nel contagio proficuo fra un mezzogiorno orientaleggiante e africano e un settentrione variamente proteso verso il centro e il nord dell’Europa. (Barberis 2004, 125)

Questa dialettica fra continuità e discontinuità e il rapporto con l’eredità classica sono stati variamente interpretati dagli studiosi intervenuti nel dibattito. Amedeo Quondam mette in evidenza l’«anomalia» della ricerca di un’originaria identità italiana nella romanità classica, in quanto non si hanno origini italiche con peculiarità preromane o antiromane, né la classicità latina può essere considerata prerogativa italiana, anche se in tal senso si sono mossi i vari nazionalismi nostrani, e in qualche misura anche il Risorgimento stesso (Quondam 2008, 6). A conclusioni diverse arriva Francesco Bruni, che ricerca la genesi dell’idea di «Italia» partendo dalla costruzione culturale legata al principato di Augusto (Bruni 2010). In un precedente contributo, Quondam individuava all’interno del concetto di identità italiana il gioco dialettico di una serie di

7 Potremmo citare i volumi collettivi Tatti 1999 e Carpentieri; Pagliardini; Tasser; Zybatow 2010.

30 2. Coordinate per le mappe della letteratura nel Risorgimento

miti e di anti-miti, da quello di un’alterità originaria perduta, appunto quella romana, alla «primavera italica dell’età delle libertà comunali» (Quondam 2005, VIII), cui si contrappongono i secoli della decadenza, della soggezione agli spagnoli, e le tenebre della Controriforma e dell’influsso negativo derivante dalla presenza del Papato. Su questa prospettiva di decostruzione della linea narrativa, diacronica e unitaria, della letteratura italiana, si pone Remo Ceserani, che individua nel testo di De Sanctis i nodi irrisolti e la rimozione di tutte quelle pluralità e aperture presenti nella storia letteraria e culturale italiana:

Vediamo anzitutto la storia culturale e letteraria italiana sotto l’aspetto della geografia. Da questo punto di vista, quello che ci consegnano i tradizionali manuali di storia letteraria è un tentativo continuo e disperato di ridurre a unità una molteplicità che è spesso, addirittura, particolarismo, frammentarietà, separatezza fra realtà geopolitiche e culturali fortemente differenziate. […] Quel che si perde, in questi casi, è il grande numero di situazioni particolari e locali che caratterizza la realtà sociale e culturale italiana, la quantità di frontiere interne. (Ceserani 1990, 65)

Si tratta di una lettura al plurale della storia letteraria italiana che trae origine dal saggio fondamentale di Carlo Dionisotti, che nel 1967 aveva introdotto il concetto di «geografia e storia della letteratura italiana» (Dionisotti 1967), per indicare come sia stato riduttivo leggere l’identità italiana in termini troppo unitari. Lo studioso separa esplicitamente quella che era stata una costruzione concettuale, nata per conferire una convalida storico-letteraria alla realizzazione dello Stato nazionale italiano, dall’analisi dei fenomeni letterari e culturali italiani, prodotto in un sistema policentrico fin dall’inizio della storia letteraria italiana8. L’impostazione di Dionisotti è stata ripresa negli anni Ottanta del secolo scorso con la Letteratura italiana diretta da Alberto Asor Rosa9.

Nel nostro lavoro prenderemo in considerazioni queste letture pluralistiche della storia letteraria italiana per individuare il ruolo specifico della letteratura nella costruzione dell’identità italiana nell’Ottocento. Lo storico della cultura Alberto Maria Banti, studiando i paradigmi concettuali alla base del Risorgimento, ha codificato alcuni «simboli figurali» o «persistenze di lungo periodo» associati al concetto di «nazione italiana», che permangono fino al fascismo e oltre: «famiglia», «comunità

8 Il saggio di Dionisotti parte dalla storia letteraria di De Sanctis e ne misura sul campo il valore ripercorrendo, con attenzione alla geografia letteraria, le vicende e gli autori principali, per arrivare all’affermazione: «A questo punto può essere provvisoriamente conclusa una sommaria revisione del processo unitario che di una letteratura toscana ha fatto una letteratura linguisticamente e geograficamente italiana. La durata e la complessità del processo testimoniano per sé della sua importanza storica. Si può discutere se quel che in una letteratura piú importa, l’offerta che essa reca di umana poesia, soffra o no distinzioni e definizioni di spazio e di tempo. Ma discutibile non sembra il principio che, ove a tali distinzioni e definizioni per qualunque motivo si ricorra, esse debbano farsi avendo riguardo alla geografia e alla storia, alle condizioni che nello spazio e nel tempo stringono ed esaltano la vita degli uomini» (Dionisotti 1967, 45).

9 Lo studioso, che ha concepito la Letteratura italiana da lui diretta in termini anti-narrativi, illustra questa impostazione in uno dei saggi iniziali (Asor Rosa 1986, 90-102).

2. Coordinate per le mappe della letteratura nel Risorgimento 31

sessuata», «martirio-sacrificio religioso»10. I concetti elaborati da Banti per descrivere la mitogenesi del Risorgimento italiano si orientano verso una direzione monoculturale di identità nazionale, in quanto essi costituiscono i macro-riferimenti culturali che hanno orientato le direttrici principali della storia politica e sociale dell’Italia unita, pur con momenti di discontinuità, fino all’epoca contemporanea. Nel nostro lavoro ci proponiamo di ritagliare e approfondire il ruolo della letteratura nella genesi di tali miti identitari, mostrando che, se andiamo alle origini della costruzione identitaria italiana operata dal Risorgimento, possiamo reperire le tracce di una diversa costruzione d’identità, orientata al plurale, che non presenta i caratteri monoculturali ed esclusivi che Banti ha acutamente individuato e descritto negli sviluppi successivi.

2.4. Una griglia di coordinate per le mappe letterarie del Risorgimento La domanda di fondo che ci poniamo è in che misura la costruzione identitaria che è stata alla base del Risorgimento ha potuto conciliarsi con la presenza di componenti di multiculturalità. La questione presenta risposte molteplici e particolarmente proficue nel dibattito contemporaneo, in quanto il multiculturalismo è diventato una chiave di lettura indispensabile del contesto identitario attuale11. La verifica dell’applicabilità di questo tipo di categoria alla formazione culturale che ha accompagnato la realizzazione del Risorgimento ci pare fondamentale per la comprensione del ruolo della letteratura nella costruzione unitaria dell’identità italiana, all’interno dell’Europa ottocentesca. Al fine di verificare questo schema interpretativo, applicheremo alla figura e all’opera di ogni autore una griglia di analisi formata da quattro assi: anatomia della definizione d’identità italiana, funzione della letteratura nella costruzione identitaria, rapporto fra identità unitaria e articolazioni culturali locali, apertura delle frontiere identitarie verso il contesto europeo.

2.4.1. La definizione di identità Il primo parametro della nostra analisi consiste nella definizione dell’identità italiana secondo gli autori presi in esame. Il nostro corpus comprende l’opera di Foscolo e Cuoco, due scrittori e intellettuali che hanno preso parte attivamente, pur con posizioni differenti, alla costruzione «italiana» sostenuta e protetta dalle armi napoleoniche.

10 Si fa riferimento a Banti 2004, ma anche a certi aspetti particolari già presentati in Banti 2000. Infine in Banti 2011b si offre una sintesi dello schema concettuale elaborato nei saggi precedenti.

11 Nel saggio introduttivo a un volume dedicato nel 1994 al «multiculturalismo» così scrive David Theo Goldberg: «Multiculturalism and commitments to cultural diversity emerged out of this conflictual history of resistance, accommodation, integration, and transformation. Accordingly, no sooner had multicultural demands and aspirations begun to be articulated than they were imparted multiple and conflicting interpretations, meanings, and implication. Broadly conceived, multiculturalism is critical of and resistant to the necessarily reductive imperatives of monocultural assimilation» (Goldberg 1994a, 7).

32 2. Coordinate per le mappe della letteratura nel Risorgimento

Intendiamo così risalire alle origini della creazione e definizione dei miti risorgimentali, agli anni degli esperimenti «italiani» nell’ambito dell’Europa napoleonica12. Per la prima volta, gli intellettuali si sono trovati a dover conferire un significato culturale e letterario a soggetti istituzionali e politici concreti che si definivano, almeno in parte, come «italiani». Con la realizzazione di una Repubblica e poi di un Regno d’Italia, pur non comprendente tutta la Penisola, alle proiezioni ed elaborazioni concettuali degli intellettuali corrispondeva un soggetto politico e istituzionale, alla cui realizzazione gli intellettuali erano chiamati a collaborare. Dopo aver analizzato che contenuto aveva l’idea di «Italia» per questi due autori passeremo in rassegna l’opera di uno scrittore e una scrittrice attivi nel periodo che va dalla Restaurazione alle varie tappe dell’unificazione politica italiana: Mazzini e Trivulzio. Il primo è stato soprattutto studiato come ispiratore politico e ideologico del Risorgimento e come organizzatore di cospirazioni e moti rivoluzionari, ma accanto a ciò è centrale l’interesse da lui manifestato per la letteratura e in particolare per il rapporto fra letteratura, costruzione nazionale ed Europa. Trivulzio, su posizioni ideologiche differenti e più moderate, ha avuto un ruolo rilevante di sostenitrice e animatrice del Risorgimento, e al tempo stesso è stata attiva su più fronti della scrittura, come scrittrice e giornalista, oltre che direttrice e finanziatrice di giornali. Tuttavia la sua opera e la sua attività sono state oggetto di studi specifici oppure orientati nel campo della letteratura e della storia femminile. Sarebbe invece importante a nostro avviso analizzarla all’interno del dibattito letterario a lei contemporaneo e valutarne a pieno il rilievo letterario e culturale.

Nei loro scritti potremo seguire l’evoluzione della concezione di identità italiana nel corso delle varie fasi del Risorgimento, prima fra fasi alterne di successi e insuccessi, quindi con la realizzazione dell’unificazione italiana. Analizzando l’opera di Belli, si cercherà la conferma o la smentita dello stesso paradigma, e cioè in che misura anche il poeta romanesco, in italiano ma soprattutto in dialetto, elabori una qualche forma d’identità italiana.

2.4.2. Il ruolo della letteratura Il secondo parametro della nostra griglia di analisi s’incentra sul ruolo attribuito alla letteratura come catalizzatore nella costruzione di un’identità nazionale. Il binomio «letteratura» e «identità nazionale» è stato oggetto alla fine degli anni Novanta di un ciclo di lezioni di Ezio Raimondi, poi raccolte in volume (Raimondi 1998), in cui la riflessione sulla costruzione del canone letterario nazionale parte significativamente da De Sanctis e si chiude (meglio sarebbe dire si apre) nel capitolo finale con la raccolta di saggi Letteratura e vita nazionale di Antonio Gramsci, passando per Benedetto Croce. L’idea di fondo è che sia stata costruita una letteratura nazionale, rivelatasi non

12 Mauro Pala osserva: «Anche l’idea di democrazia fece la sua comparsa nel mondo occidentale in una forma nazionale, ma, nonostante l’iniziale corrispondenza fra l’idea di nazione e quella di assetto democratico – proclamata nell’apologia dell’egalité –, allorché un altro dei fondamenti della nazione, la sovranità, venne riaffermata per enfatizzare il potere di un popolo, ovvero di un’etnia, l’originale equivalenza fra democrazia e nazione si dissolse» (Pala 2012, 59).

2. Coordinate per le mappe della letteratura nel Risorgimento 33

aderente al referente sociale e culturale cui fa riferimento il canone letterario. L’Ottocento è stato il secolo della canonizzazione della letteratura nazionale: nel nostro lavoro vedremo come si pongono gli autori esaminati di fronte alla configurazione di un canone nazionale, a che criteri rispondono le scelte relative al canone, che funzione nazionale hanno dato alla letteratura da essi prodotta13. L’operazione di costruzione di un canone nazionale ufficiale ha avuto come reazione, nell’ultimo ventennio dell’Ottocento, la nascita di un movimento che contro quel canone si poneva e si proponeva la costruzione di un «anti-canone»: la Scapigliatura. Questo elemento di assoluta novità del movimento milanese di fine Ottocento è stato evidenziato per la prima volta da Sabine Schrader, che mostra come gli scapigliati non si pongono contro i classici dell’Ottocento per questioni inerenti alle caratteristiche letterarie interne dei testi, bensì il loro obiettivo è proprio denunciare l’artificiosità di un canone letterario ufficiale costruito come unitario e forzatamente coerente, e sostenere che tale canone deve essere al contrario modernizzato ed europeizzato14.

Tutti e cinque gli autori da noi analizzati hanno espresso, teoricamente o direttamente nella propria produzione letteraria, un’idea specifica del binomio «letteratura» e «identità nazionale». Nel corso del Risorgimento, un elemento costante è stato il giudizio negativo sulla letteratura non dotata di una funzione etico-pedagogica, non portatrice di valori civici, in altri termini la letteratura espressa nelle epoche storiche di maggiore asservimento della società italiana alla dominazione straniera o al controllo ecclesiastico, dalla fine del Cinquecento all’inizio del Settecento15. Misureremo il fenomeno della costruzione di un canone letterario

13 Mauro Pala, nello studio appena citato, ricorre al concetto bachtiniano di «cronotopo» per definire i rapporti concettuali fra storia della letteratura e costruzione dell’identità nazionale: «La scelta del cronotopo per designare la relazione variabile al cui interno si manifestano non una, ma idee plurime di nazione è legata alla versatilità dell’ipotesi epistemologica bachtiniana. Senza privilegiare né gli indicatori cronologici, né quelli spaziali, il cronotopo è esclusivamente il sito di un’intersezione: l’assenza di una natura sostanziale è la sua forza, poiché l’accoppiata inscindibile di spazio e tempo condensa così la dimensione empirica del Mitwelt attraverso una serie di immagini emblema di ʿmomenti di vita così essenziali e grandiʾ da rasentare l’ineffabile» (Pala 2012, 54).

14 «Umso überraschender ist die Hartnäckigkeit der Negativkanonisierung der Scapigliati. In der Tat stellen diese bis heute eine negative Folie für die italienische Kanonbildung dar, d. h. sie dienen der Begründung des nationalen Kanons ex negativo. [...] Dank der vielen intertextuellen und intermedialen Bezüge auf die europäische Literatur und Malerei, die ein herausragendes Kennzeichen ihrer Poetik sind, tragen die Scapigliati maßgeblich zur Europäisierung und damit auch zur Modernisierung der italienischen Kultur bei. Besonders ihre produktive Rezeption der französischen Kultur verhält sich dabei diametral entgegengesetzt zum hegemonialen nationalen Kulturbegriff seit der Einigung» (Schrader 2013, 9).

15 Andrea Battistini mette in evidenza come, a partire dal Settecento, si costruisca un canone nazionale italiano che esclude la letteratura considerata accademica e chiusa in sé stessa, mossa solo da una preoccupazione retorica interna, e si legano queste caratteristiche alla situazione storico-politica dell’Italia, parzialmente dipendente da una o più potenze straniere, un pregiudizio sulle manifestazioni più formali della letteratura che sarà radicato fino alla storia letteraria di Francesco De Sanctis (Battistini 2011, 33-34); Mauro Pala nel suo studio sulla strutturazione concettuale del nodo letteratura-identità nazionale osserva: «In questa verifica degli ideali cui la nazione dovrebbe ispirarsi, la letteratura si pone nel solco di una funzione pedagogica che compete precisamente alla nazione: in altre parole, la letteratura illumina l’idea

34 2. Coordinate per le mappe della letteratura nel Risorgimento

«civico» e nazionale negli autori esaminati, osservando anche le eventuali diffrazioni da questo sistema in un poeta come Belli, da noi assunto nel corpus, almeno in parte, come controcanto rispetto alle tendenze più generalizzate nel Risorgimento. Sullo sfondo delle istanze di rinnovamento, non solo letterario, presenti nel Romanticismo, la nostra analisi mostrerà anche l’impossibilità di innalzare una frontiera netta fra classici e romantici, in quanto il riferimento ideale alla classicità latina e greca si ritrova nei nostri autori anche in relazione alle idee politiche e culturali più innovatrici: da questo punto di vista lo scritto più emblematico è il Carme dei Sepolcri di Foscolo. Un oggetto della canonizzazione letteraria e patriottica risorgimentale è costituito dal mito di Dante poeta nazionale italiano. Peter Herde, partendo dalla ricostruzione dello scontro medievale fra Guelfi e Ghibellini, individua nel Neoguelfismo non solo un partito nel dibattito politico Risorgimentale, bensì una sorta di categoria di lunga durata della cultura italiana, fortemente innervata nel dibattito politico fino all’inizio del Novecento (Herde 1997). Diversa la prospettiva del recente studio di Thies Schulze, che ricostruisce come nel Risorgimento si sia costruito, a livello letterario, culturale e infine politico, un vero e proprio mito di Dante patriota italiano, una costruzione in cui Foscolo e Mazzini hanno giocato un ruolo centrale. Schulze mostra come Dante sia stato letto e reinterpretato come profeta dello Stato nazionale italiano: il politico medievale ha sofferto la condanna e l’esilio per gli stessi mali contro cui combattono i protagonisti del Risorgimento, le discordie interne e gli eserciti stranieri presenti in Italia; il poeta ha dato all’Italia il poema epico nazionale e la lingua16. Mazzini, se da un lato investe tanto nell’azione o meglio nell’orientamento politico dell’azione rivoluzionaria, dall’altro si occupa direttamente di critica e teoria letteraria e vede nella letteratura, come anche nella pittura e nella musica, un sussidio imprescindibile per la costruzione della nazione italiana (Mastellone 2000, 133-140).

È necessario a questo punto precisare quali sono i rapporti fra il canone letterario ottocentesco e gli autori del corpus da noi analizzato. Si tratta di autori che, a parte Mazzini e Belli, si sono dedicati sia alla produzione letteraria in senso stretto, in prosa o in versi, sia alla pubblicistica o alla trattatistica. Che le frontiere di genere letterario fra il giornalismo e la letteratura sono estremamente permeabili è stato affermato con dovizia di argomenti da Alberto Asor Rosa (Asor Rosa 1999, 189-90), ma nel nostro lavoro la scelta intende recuperare un valore aggiunto nell’uso di tipologie testuali non strettamente letterarie17. Nella ricerca dello specifico rapporto fra letteratura e

– o le idee – di nazione che possono evidenziarsi soltanto attraverso un complesso, spesso contraddittorio, dispiegarsi cronologico» (Pala 2012, 50).

16 Thies Schulze analizza la progressiva fama di Dante come poeta nazionale italiano a partire dall’epoca napoleonica, fino al compimento dell’unificazione italiana: «An den Kriegen für die italienische Einheit hatten sich viele Schriftsteller beteiligt. Das Hauptwerk Dantes war als ʿBibelʾ der italienischen Nation eine bevorzugte Lektüre der kämpfenden Literaten: So soll Ippolito Nievo, der sich als Autor diverser patriotischer Schriften Garibaldis Zug der Tausend angeschlossen hatte, stets eine kleine Ausgabe der Divina Commedia mit sich geführt haben» (Schulze 2005, 90).

17 A proposito dell’importanza del giornalismo nel dibattito culturale e letterario dopo la metà del Settecento, Giuseppe Ricuperati afferma: «L’aumento di istruzione secondaria e professionale fa supporre un salto di qualità rispetto al secolo precedente. È un pubblico che vive la lettura non solo come una scelta solitaria, ma anche organizzata in una fitta rete di accademie

2. Coordinate per le mappe della letteratura nel Risorgimento 35

costruzione di un patrimonio identitario nazionale, la vicenda biografica stessa e l’attività pubblicistica di autori come Foscolo, Cuoco e Trivulzio hanno giocato un ruolo non trascurabile. Nel caso di Mazzini, la focalizzazione continua del discorso politico sulla tradizione letteraria e culturale, oltre alla produzione saggistica che ha per oggetto la critica letteraria, rendono assai pertinenti alla nostra analisi i suoi testi, siano essi proclami politici, saggi letterari, articoli giornalistici o saggi storico-culturali. Inoltre il misticismo laico presente nella sua comunicazione politica rende molte delle sue pagine vicine al genere letterario classico dell’oratoria. Nel caso di Belli, si è scelto di indagare in primo luogo la produzione poetica inedita in dialetto e quella pubblicata in lingua italiana, con l’uso delle altre prose non destinate alla pubblicazione con valore documentario o per l’approfondimento di temi solo accennati nei testi poetici. Nell’opera di Belli, di cui il libro incompiuto e inedito dei Sonetti romaneschi costituisce l’apice dell’elaborazione poetica e concettuale, porta alla luce certe contraddizioni interne del processo di unificazione nazionale che è importante analizzare per evitare di dare un’immagine troppo idealizzata del Risorgimento come operazione culturale. I testi di Belli ci mostrano quindi ambiguità e contraddizioni nell’appartenenza al canone letterario italiano.

2.4.3. Il rapporto con le identità locali Il terzo parametro del nostro schema di analisi è il rapporto fra identità nazionale e particolarità locali, potremmo dire, in metafora, fra centralismo e federalismo culturale. Già alla fine degli anni Settanta, Alfredo Stussi dedicava un volume miscellaneo al rapporto fra la letteratura e le culture regionali in Italia, con una serie di fotografie della storia letteraria italiana al plurale, dalla Toscana del Duecento al Piemonte dell’Ottocento. Stussi richiama come precedente illustre della propria iniziativa Croce che aveva promosso, fra il 1909 e il 1926, la pubblicazione sulla rivista «La Critica» di saggi dedicati alle culture regionali contemporanee18.

A proposito dell’affermazione dell’idea di patria italiana e delle riflessioni sul rapporto fra unità d’Italia e federalismo, inteso in senso istituzionale e in senso culturale e geografico, sarà interessante ricordare l’elaborazione concettuale in proposito, non solo nelle opere di Vincenzo Cuoco, ma anche in altri protagonisti del Triennio giacobino, come Carlo Botta (1766-1837), Matteo Angelo Galdi (1765-1821), o Melchiorre Gioia (1767-1829). Il dibattito aveva ricevuto un impulso particolare dal concorso indetto, dall’Amministrazione della Repubblica Cisalpina nel

provinciali, in società di ʿcivil conversazioneʾ, con diversa specializzazione cetuale, dal salotto, al club, al caffé, alla bettola; che magari forgia il suo linguaggio politico nelle logge, che gestisce i teatri locali, che si prepara a moltiplicare i gabinetti di lettura, i quali esploderanno nel secolo successivo. Di questo mondo fanno parte anche le donne, alcune delle quali superano la scrittura privata e segreta e si fanno, come Elisabetta Caminer Tura e più tardi Eleonora Fonseca Pimentel, giornaliste consapevoli emancipate e militanti» (Ricuperati 2003, 52-53).

18 Le indicazioni bibliografiche di questi saggi sono in Stussi 1979a, 1-2; gli autori dei contributi vanno dallo stesso Croce, ad Alessandro Casati, a Giovanni Gentile e a Gioachino Brognoligo (tutti gli articoli sono consultabili sul sito Internet http://bibliotecafilosofia.uniroma1.it/b-croce/riv_croce.htm – 29.05.2013).

36 2. Coordinate per le mappe della letteratura nel Risorgimento

1796, per iniziativa dello stesso Napoleone, sul tema: Quale dei governi liberi meglio convenga alla felicità d’Italia. Le proposte inviate al concorso si dividono fra i fautori di uno Stato italiano unitario e i sostenitori di uno Stato federale, costituito da regioni, da repubbliche o da regni: si trattava di una prima prova generale per tastare il polso sul problema di unificare le tante differenze sociali, culturali e geografiche italiane, in quanto il concorso non era limitato a chi faceva parte degli Stati già liberati dai francesi, bensì aperto a tutti gli italiani (cfr. Formica 2011, 220-225).

Attraverso la letteratura, da un lato ci si fa carico di queste differenze e si cerca di aprire la strada al superamento, dall’altro si registrano le reazioni e le resistenze delle differenze e peculiarità locali19. Si tratta di uno dei nodi cruciali nella costruzione di una base identitaria comune, come osserva anche Mariasilvia Tatti:

Nella fase delle celebrazioni postunitarie e fino ad anni recenti, gli intrecci tra letteratura e politica sono stati prevalentemente ricostruiti attraverso delle categorie omologanti, legate a schemi interpretativi tradizionali – da De Sanctis a Carducci, a Croce – che erano utili all’intento celebrativo della stagione risorgimentale, ma che vanno contestualizzati e che risultano ora poco funzionali a comprendere pienamente il Risorgimento italiano e a rispondere al tentativo, diffuso soprattutto negli ultimi anni, di negare il valore identitario e nazionale della stagione risorgimentale.» (Tatti 2011a, 1)

Esiste una tensione che attraversa tutta la storia culturale e d’Italia, quella fra «patria» e «nazione» non coincidenti. Il Risorgimento effettua una rilettura «patriottica» per arrivare a una identificazione unitaria del contenuto da dare al concetto di nazione e patria italiane20.

La definizione identitaria si è confrontata con un’operazione di reductio ad unum di specificità locali e regionali, che non era solo frammentazione politica in tanti Stati diversi, ma anche pluralità di tradizioni, di culture, oltre che pluralità linguistica, fatta eccezione per la lingua letteraria comune, appannaggio di una ristretta cerchia

19 Significative a questo proposito le parole che Roberto Antonelli premette alla nuova edizione della Letteratura italiana del Risorgimento, del 2011, dove si interrroga sulla scelta di Contini di costruire un canone incentrato su quattro autori «maggiori», Monti, Foscolo, Leopardi e Manzoni, e sul significato di «letteratura del Risorgimento»: «Una letteratura che se pure prodotta in molteplici Stati regionali, con interessi economico-politici e culturali autonomi e spesso conflittuali, si costituì quale codice scritto sostanzialmente comune, o comunque comprensibile, l’elemento di un minimo immaginario ‛italiano’ condiviso e di una possibile comunicazione e riflessione solidale» (Antonelli 2011, 5). A proposito del rapporto fra culture dialettali e lingua letteraria, Nicola De Blasi offre un punto di vista particolare, mostrando come il patrimonio lessicale della lingua letteraria italiana si sia arricchito con molti termini ereditati dai differenti dialetti italiani (De Blasi 2012).

20 A questo proposito Franca Sinopoli, mettendo in relazione patria ed esilio a proposito della costruzione della nazione italiana, illustra il nesso particolare fra i due concetti di patria e nazione: «La differenza fra ʿpatriaʾ e ʿnazioneʾ è stata individuata nell’essere quest’ultima una comunità politica e allo stesso tempo una proiezione identitaria in senso forte, mentre alla ʿpatriaʾ andrebbe riconosciuta, secondo gli storici, un’antecedenza non solo cronologica ma logica, essendo essa un luogo fisico e un insieme di manufatti culturali (verbali e non) destinati a produrre una sicurezza esistenziale, basata sul carattere dell’affinità tra i membri di una comunità» (Sinopoli 2011, 378-79).

2. Coordinate per le mappe della letteratura nel Risorgimento 37

d’intellettuali21. Per sottolineare questo aspetto abbiamo inserito nel nostro corpus anche un autore come Belli, che da un lato sperimenta una vita letteraria pubblica e ufficiale, in parte anche artificiosa, pubblicando versi in lingua italiana, dall’altra costruisce il suo «monumento» poetico in dialetto, prendendo come oggetto la rappresentazione della comunità sociale e culturale che lui chiama «plebe di Roma», imitandone e riprendendone il linguaggio culturale e il dialetto.

2.4.4. Letteratura e identità europea Il quarto parametro della nostra analisi mira a collocare la costruzione identitaria nazionale in rapporto alla visione di un quadro europeo. Il periodo di origine del mito risorgimentale coincide con l’epoca napoleonica in cui entrano in conflitto il cosmopolitismo illuministico e le idee di nazione. Nel corso dei non lineari processi politico-istituzionali, che si succedono fra la nascita delle repubbliche giacobine filo-napoleoniche, a partire dal 1796, e l’annessione di Roma all’Italia, nel 1870, esistono fattori di condizionamento politico che spingono verso una definizione identitaria netta e univoca, basata sull’esclusione e sulla distinzione. La cultura ufficiale italiana ha conferito alla definizione della storia letteraria italiana un profilo orientato su una chiusura all’interno delle frontiere, con una sorta di autarchia culturale, in nome di una presunta superiorità ed eccellenza autoreferenziale22. Nel nostro lavoro si faranno riemergere, nell’azione e nell’opera degli scrittori italiani analizzati, gli elementi di una visione dell’identità nazionale definita nel quadro di una sovra-ordinata identità europea23. Un punto di riferimento importante è lo storico Friedrich Meinecke, con il suo studio sul rapporto fra cosmopolitismo e stato nazionale, dove individua due categorie di Stati-Nazione24. La prima comprende quei soggetti che devono la propria

21 Claudio Gigante presenta la posizione di Massimo d’Azeglio, che prima dell’unificazione italiana aveva molti dubbi sulla possibile integrazione in uno Stato di tutte le regioni italiane, in particolare di quelle meridionali, e dopo la nascita del Regno d’Italia poneva al centro del dibattito la necessità dell’integrazione, «far l’Italia» (Gigante 2012, 405-406).

22 Risultano ancora attualissime le parole di Carlo Dionisotti: «Fra Otto e Novecento, nella lunga e inquieta pace, il sistema accademico italiano si applicò a difendere e promuovere la tradizione nazionale, unico fondamento storico di un regime minoritario sovrapposto a una larga maggioranza eterogenea» (Dionisotti 1988b, 62).

23 Non manca nel dibattito critico contemporaneo l’esigenza di recuperare questa dimensione interculturale della letteratura italiana, focalizzando la dinamica del rapporto con la cultura europea; nel 2003, per il Convegno Nazionale dell’Associazione degli Italianisti è stato scelto il tema «Letteratura italiana, letterature europee» (Baldassarri; Tamiozzo 2004),

24 Per la ricezione del pensiero storicistico di Meinecke in Italia Fulvio Tessitore si sofferma soprattutto sul rapporto con il nazionalsocialismo, che Meinecke analizza e interpreta mettendolo in relazione con la storia tedesca nel suo insieme; riguardo alle categorie da noi riprese, lo storico italiano scrive: «Problema dello Stato e problema dell’individuo costituiscono, infatti, le dimensioni antropologiche dell’esperienza storica, di quell’esperienza che forma oggetto specifico d’indagine d’una moderna storia delle idee politiche e sociali. In tale direzione il discorso ʿpoliticoʾ sullo stato, inteso come uno dei momenti polari dell’alterità su cui si fonda ʿl’organizzazioneʾ costitutiva della persona, si lega con il discorso metodologico sulle possibilità storicistiche della storia delle idee» (Tessitore 1969, 7-8).

38 2. Coordinate per le mappe della letteratura nel Risorgimento

identità nazionale a un apparato politico-militare strutturato per un lungo arco cronologico su un territorio ben definito («Staatnationen»), la seconda è riferita a quegli Stati la cui identità nazionale si affida a fattori culturali e religiosi («Kulturnationen»)25.

Al fine di applicare alla nostra analisi questa categoria d’indagine, occorre distinguere preliminarmente le idee di «cosmopolitismo» e di «Europa», nel sistema concettuale dei nostri autori. Un concetto da introdurre a questo punto è quello di confine, in quanto la definizione di un’identità nazionale italiana passa senz’altro per quella di frontiera26. Nel momento in cui la letteratura è chiamata ad arricchire ma anche a strutturare culturalmente il patrimonio identitario di una comunità nazionale, assumono un valore assoluto le frontiere, viste come termini di un processo binario di esclusione/inclusione, con la cancellazione di ogni zona grigia. Nella dinamica fra centro e periferia, la storia dell’Italia è stata caratterizzata dalla mancanza di un centro unico, una presunta necessità culturale già indicata da Dante Alighieri nel De vulgari eloquentia, che non ha trovato nessuna realizzazione successiva. In quest’ottica di mancanza di una capitale che potesse anche costituire il centro attorno cui si aggrega la vita culturale nazionale, subentra la logica dell’impero, secondo cui si guarda oltre le frontiere e si cerca un punto di riferimento che sia il centro di un’aggregazione più ampia27.

Fra il Seicento e il Settecento la creazione della cosiddetta repubblica delle lettere, erede dell’Umanesimo, ha costituito una sorta di comunità ideale in cui si sono collocati gli scrittori e gli intellettuali in quanto tali, muovendosi al di fuori della

25 Meinecke 1915, 1-4; come esempi di Kulturnationen Meinecke dà proprio l’Italia e la Germania, mentre Francia e Inghilterra sono da lui considerate come appartenenti a entrambe le categorie.

26 Monika Schmitz-Emans così descrive l’operazione culturale della costruzione di frontiera: «Gehe es nun um kulturelle und soziale oder um symbolische Grenzen: Über Grenzen zu sprechen, bedeutet über Prozesse der Kartierung des Unterscheidens und Subsumierens, der Festlegung von genera proxima und spezifischen Differenzen zu sprechen – und damit nicht zuletzt über die Konstitution von Umwelten, von ʿLebensweltenʾ. Innerhalb von deren Grenzen verortet wird traditionellerweise das Eigene und Vertraute, außerhalb situiert wird demgegenüber das Unvertraute, das als Fremdes wahrgenommen und entsprechend markiert wird» (Schmitz-Emans 2006, 38).

27 Tale problematica ricerca di un centro come riferimento culturale della letteratura italiana persiste nel Novecento, tanto che all’argomento dedica spazio il progetto di Storia letteraria del Novecento diretto da Ezio Raimondi (Raimondi 2004). Nel capitolo dedicato al rapporto fra tradizione letteraria e letteratura fra le due guerre, Roberto Fiorini si sofferma sul ruolo ricoperto da Firenze, Trieste e Roma come centri di rispettivi moti che si proponevano di strutturare un certo orientamento culturale, senza nessun esito esclusivo e decisivo (Fiorini 2004, 202-203); Gian Luigi Beccaria così scrive nell’Introduzione al volume da lui curato su Letteratura e dialetto: «La nostra storia è frazionata in mille storie comunali e provinciali dialetticamente attive e partecipi al dialogo con la cultura della nazione. Per secoli i nostri centri regionali sono stati portatori di una mentalità culturalmente autonoma; se non egemone, certamente avanzata, di avanguardia. [...] Ancora nel secondo Ottocento, a unificazione avvenuta, un piemontese, un lombardo, un siciliano continuano a esperimentare la drammatica scelta tra dialettale e libresco, tra naturale e culto, tra koinè e mediazione dialetto-lingua, tra equilibrio puristico e mistilinguismo provocatorio» (Beccaria 1983, 2).

2. Coordinate per le mappe della letteratura nel Risorgimento 39

logica della frontiera28. Uno dei maestri di Foscolo è stato il padovano Melchiorre Cesarotti, acceso sostenitore delle tendenze cosmopolitiche dell’Illuminismo e sostenitore fervente del progetto napoleonico. Nel suo Saggio sopra la lingua italiana, pubblicato per la prima volta nel 1785, non troviamo un principio di esclusione che leghi lingua e identità nazionale, ma la più ampia apertura e inclusione culturale:

La scoperta d’un mondo incognito, il commercio e la comunicazione universale da un popolo all’altro, la propagazione dei lumi per mezzo della stampa, le conoscenze enciclopediche diffuse nella massa delle nazioni, che trapelano insensibilmente fino nel popolo, i tanti capi d’opera di cui abbondano tutte le lingue piú celebri, e attraggono da ogni parte gli sguardi, e attraggono da ogni parte gli sguardi, i pregiudizi d’una tolleranza filosofica sostituiti in ogni genere a quelli del patriottismo, non solo hanno prodotta una rivoluzione generale in tutti gli spiriti, ma insieme atterrarono tutte le barriere che separavano anticamente una nazione dall’altra, e confusero in ciascheduna le tracce del loro carattere originario. [...] l’Europa tutta nella sua parte intellettuale è ormai diventata una gran famiglia, i di cui membri distinti hanno un patrimonio comune di ragionamento, e fanno tra loro un commercio d’idee, di cui niuno ha la proprietà, tutti l’uso. (Cesarotti, Saggio 171)

Il rapporto fra nazione e cosmopolitismo comprende alcuni fattori specifici della definizione dell’identità italiana. Il primo è il riferimento ideale alla civiltà romana, identificata come uno degli archetipi della cultura italiana da rivivere per andare a costruire quel «risorgimento» tramite il quale si realizza l’identità nazionale italiana; il mito della classicità presenta delle differenziazioni e in particolare Cuoco e Foscolo guardano piuttosto alla cultura greca come archetipo italiano (Croce 1964, 1-2; 9-14). Una delle caratteristiche della civiltà romana e della realizzazione concreta dell’apparato geo-politico della Repubblica e poi dell’Impero romano, era stato il cosmopolitismo, la capacità d’inglobare culture e lingue diverse e di uniformarne il diritto e i rapporti pubblici (Dal Lago 2006, 52-54). Il riferimento identitario all’eredità romana da parte degli scrittori italiani si spinge fino al Medioevo, con la costruzione concettuale di Dante, incentrata sull’Impero romano (Bruni 2010) e anche con Petrarca, che nella risposta polemica a un denigratore degli italiani e della loro cultura, così si esprime: «sumus enim non greci, non barbari, sed itali et latini» (Petrarca, In difesa dell’Italia 134). Si tratta di un riferimento costante alla civiltà romana, come mito all’origine dell’idea stessa di «Italia», di cui si ritrovano, potremmo dire, le «rovine» nei sonetti romaneschi di Belli29.

Un’altra forma peculiare di universalismo cosmopolitico legato all’identità italiana è il rapporto con la Roma papale e in generale con la Chiesa cattolica. Ricorre nelle opere di Cuoco, Foscolo, Mazzini, Trivulzio il tema della dicotomia medievale fra guelfi e ghibellini come irriducibile ostacolo alla formazione di una comunità

28 Gianfranco Folena ne sintetizza così il valore linguistico-culturale: «Leggendo le lettere del Muratori poco più che ventenne, attraverso l’ultimo decennio del Seicento, si ha l’impressione viva e concreta della ʿRepubblica letterariaʾ nuova: il giovane bibliotecario dell’Ambrosiana domina dalla sua biblioteca un vasto orizzonte europeo. È in breve tempo al centro della cultura più attiva del suo tempo. E anche quella sua lingua che è stata spesso giudicata lenta e scialba, è pure cosa nuova e moderna [...]» (Folena 1983, 15).

29 Gli argomenti di Petrarca nell’epistola citata sono ripresi da Guido Baldassarri e messi in relazione con l’idea del rapporto fra Italia e Roma in Dante e in Cola di Rienzo (Baldassarri 2012).

40 2. Coordinate per le mappe della letteratura nel Risorgimento

nazionale in Italia. Nella sua visione culturale Trivulzio cerca di conciliare la modernità delle idee sociali e politiche con la propria fede e con la convinzione che la religione cattolica costituisca un elemento identitario molto potente per l’Italia, mentre Belli, mettendo in scena nei suoi sonetti la rappresentazione della decadenza estrema del potere politico-religioso del papato, mostra la resistenza della cultura religiosa popolare nei confronti dell’unificazione politica e della possibile caduta del governo papale. Questo stretto legame fra costruzione d’identità nazionale e religione trova applicazione anche nella metafora insita nel termine «Risorgimento», per cui Banti rileva una sorta di «raddoppio semantico» in quanto fra il Settecento e l’Ottocento si carica progressivamente di un significato politico e civile che va a sovrapporsi al significato religioso, come sinonimo di «resurrezione» di Cristo (Banti 2011c, 33).

Gli esiti della Rivoluzione francese e l’Impero napoleonico da un lato, il movimento romantico dall’altro, hanno introdotto nel dibattito politico, culturale e letterario italiano il principio di nazione e il diritto all’indipendenza nazionale. Gli intellettuali italiani interpretano la politica europea di Napoleone alla luce dei principi enunciati da Giambattista Vico, che aveva sostenuto l’esistenza di una profonda identità culturale europea30. Gli scrittori che prendono parte all’esperienza napoleonica vanno alla ricerca di un equilibrio tra questi due assi, quello europeo e quello nazionale31. Per Foscolo sono cadute le speranze cosmopolitiche che la rivoluzione francese e in seguito le imprese napoleoniche avevano acceso e tentato di realizzare (Foscolo, Origine e limiti della giustizia, 26-27). Secondo lui esisterebbero gli stessi principi e le stesse norme giuridiche da attribuire a tutti i popoli e a tutte le nazioni indistintamente, ma tale ideale non è realizzabile, quindi è necessario individuare autorità e leggi nazionali.

Nella dinamica fra nazione e cosmopolitismo, Mazzini si muove in modo originale: da un lato condanna e rifiuta il cosmopolitismo, dall’altro considera inscindibile il nesso fra identità/libertà italiana e identità/libertà europea. Secondo lui solo attraverso la riscoperta, il «risorgimento», delle nazioni, si può costruire

30 Nel suo saggio sulla storia della concezione dell’Europa unitaria, Dante Visconti illustra in questi termini il pensiero europeista di Vico: «Vediamo così riaffermarsi nel pensiero vichiano l’idea del primato europeo, primato civile che è strettamente unito e dipendente dal Cristianesimo perché è opera di quest’ultimo. L’unità europea è però in lui affermata non solo come unità religiosa, ma anche come unità giuridica e civile, cioè come unità spirituale di cui il Cristianesimo è solo una parte: che ha radici più antiche e più profonde del Cristianesimo e di cui affiorano i segni nelle odierne lingue europee che mostrano una comune origine dei primi concetti fattori di civiltà e delle prime scienze da cui essi derivano» (Visconti 1948, 67-68).

31 Per la riedizione del concetto di «impero» in riferimento all’identità europea, così si esprime Pietro Rossi: «Anche l’età moderna ha conosciuto in Europa formazioni imperiali, che hanno tenuto insieme popoli etnicamente diversi e consapevoli della propria diversità [...]. La stessa autorità dell’impero, risorta con l’incoronazione di Carlo Magno e mantenuta in vita dalla translatio dell’autorità imperiale attraverso le successive dinastie di stirpe germanica, si è gradualmente appannata di fronte alla sua crescente impotenza, cui faceva riscontro il potere ben più effettivo dei sovrani nazionali. Essa ha avuto sì delle rinascite, ad esempio con Carlo V o con Napoleone, ma non è sopravvissuta al fallimento dei loro progetti. Più che l’impero nel senso antico, l’Europa ha conosciuto degli imperi d’oltremare, fondati sulla conquista di territori lontani nei quali lo sfruttamento delle risorse locali si è asociato a qualche forma di dominio politico» (Rossi 2007, 126).

2. Coordinate per le mappe della letteratura nel Risorgimento 41

un’identità europea, tanto a livello culturale e letterario, quanto a livello politico-sociale. Per questo negli scritti mazziniani s’identifica chiaramente uno spazio identitario europeo cui si devono estendere gli ideali democratici del Risorgimento italiano, una famiglia di popoli con governi nazionali e repubblicani.

Trivulzio è per formazione un’erede della tradizione illuministica lombarda, ma la sua convinzione della necessità di possedere un’identità nazionale è molto ferma fin dall’inizio della sua attività rivoluzionaria. Come pubblicista e saggista in esilio, promuove in Europa la causa dell’autonomia e dell’indipendenza italiana, che a suo avviso deve diventare una questione europea. Secondo Trivulzio l’opinione pubblica costituisce ormai una scena di ampiezza europea, e quindi denuncia in tutte le sedi la mancanza di libertà di stampa negli stati italiani rispetto al resto dell’Europa32.

Negli scritti di Mazzini e Trivulzio si fa strada un’altra caratteristica dello spazio europeo e cioè l’individuazione di un centro, che nel loro caso si identifica con la città di Parigi33. Mazzini, pur esule a Londra, fa riferimento sostanzialmente agli ambienti parigini come centro di una nuova Europa democratica, per la memoria del passato napoleonico, per la partecipazione attiva e diretta della Francia alla costruzione nazionale italiana, per la presenza a Parigi di esuli italiani e di un vivace dibattito politico democratico, legato alle vicende istituzionali francesi, dalla monarchia orleanista, fino al secondo impero34.

L’identificazione dello spazio europeo si precisa nell’opera di Trivulzio con l’elemento della frontiera. Le culture orientali, in particolare quelle legate all’Impero ottomano, diventano oggetto della sua memorialistica di viaggio e della sua narrativa di materia orientale. In questi testi le coordinate orientali costituiscono un elemento contrastivo di identificazione dello spazio europeo, la cui definizione si presenta unitaria, in opposizione allo spazio extra-europeo, e non più suddivisa in ambiti nazionali. Esule in Francia, Trivulzio individua nella capitale francese tutte le caratteristiche del centro dello spazio europeo, che si rivelano anche nella scelta del francese per dare la massima visibilità ai suoi scritti per la promozione della causa nazionale italiana. Dopo la caduta della Repubblica romana, provocata proprio dal corpo di spedizione francese intervenuto per la restaurazione del trono papale, Trivulzio decide di partire esule in Oriente. Nel diario di quel viaggio, l’itinerario da

32 I suoi interventi avranno grande risonanza, ma la successiva cancellazione di Trivulzio dal canone letterario del Risorgimento è esemplare per mostrare come la scrittura femminile sia stata oggetto di riduzione rispetto alla realtà identitaria plurale in cui si erano formati gli stereotipi su cui si reggeva l’azione concreta del Risorgimento (Rigotti 2006, 30-31).

33 Il concetto è stato sviluppato dal punto di vista architettonico e di storia del costume da Walter Benjamin in una conferenza del 1939, pubblicata in Benjamin 1982; Novella Bellucci ha ricostruito la rete di rapporti esistenti fra scrittori italiani e francesi durante la Restaurazione, in Bellucci 2004.

34 Il discorso che costruisce lo spazio europeo nell’Ottocento è strettamente legato all’eurocentrismo, nei termini descritti da Robert Stam ed Ella Shohat: «Eurocentrism is the discursive residue or precipitate of colonialism, the process by which the European powers reached positions of economic, military, political and cultural hegemony much of Asia, Africa, and the Americas» (Stam; Shohat 1996, 297). La strutturazione culturale di Parigi come capitale al tempo stesso di uno spazio nazionale e di uno transnazionale si trova in Mathis-Moser 2006, 99-101.

42 2. Coordinate per le mappe della letteratura nel Risorgimento

Malta alla Grecia a Istanbul si caratterizza uno spazio di frontiera, in cui vengono a contatto elementi europei ed extraeuropei (Trivulzio, Ricordi nell'esilio).

L’idea di Europa si affaccia anche nella poesia di Belli, dove alla denuncia spietata della fine dell’universalismo che aveva caratterizzato Roma imperiale e poi Roma papale, si affianca l’esigenza ideale di uno spazio europeo moderno, di cui si delineano, in modo sfumato, frontiere e confini.

Nei testi letterari che hanno accompagnato il processo di unificazione italiana, si trova spesso un’idea di nazione non intesa come rafforzamento delle frontiere, ma come costruzione di una rete letteraria e culturale, a livello europeo. In tale rete non si va alla ricerca di uno spazio esclusivo da ritagliare, quanto piuttosto di un diritto di cittadinanza identitaria all’interno della «famiglia» delle culture europee moderne. In quest’ambito occorrerà distinguere la costruzione o la ricerca di una cultura europea dalla componente del multiculturalismo. Si tratta di una tematica che assume un ruolo centrale nell’interpretazione della società contemporanea e nella gestione dei conflitti identitari che caratterizzano l’attuale società della migrazione. Il paradigma delle «scontro di civiltà» può essere evocato nel momento in cui si considerano problematiche la presenza di stranieri e la varietà centrifuga delle identità locali in Italia. Al superamento di questo paradigma sono dedicate le analisi in chiave di multiculturalismo delle società complesse moderne. Elementi di una lettura di questo tipo potrebbero essere utili per capire come era percepita una possibile identità europea, che, a differenza del cosmopolitismo, prevedeva che nell’ambito della cultura europea fossero fortemente caratterizzate le identità nazionali35.

Tuttavia nel corso del Risorgimento questo tipo di ideologie riduttive ed esclusive, sono state controbilanciate dal forte riferimento alla cultura comune europea, e ad una forma di comunità sovranazionale europea36. Nei suoi scritti giornalistici e saggistici risalenti all’esilio in Francia, Trivulzio risponde spesso alle accuse di rappresentare un’identità nazionale non ancora formatasi o appartenente allo spazio dell’esotico, piuttosto che allo spazio inclusivo europeo37.

35 Andrea Semprini, a proposito delle problematiche della strutturazione di uno spazio pubblico multiculturale afferma: «Uno stereotipo tenace attribuisce alla comunicazione soltanto virtù coesive, ma questa può al contrario anche essere fonte di conflitto, perché può far emergere gli interessi opposti e le prospettive divergenti dei gruppi che entrano in contatto. La comunicazione è realmente produttrice di coesione solo quando gli interlocutori condividono un terreno d’intesa, dei valori di base comuni» (Semprini 2000, 134); su una base di valori comuni, nazionali e democratici, si basa sia la rete europea cui guarda Trivulzio che la costruzione di un’Europa come famiglia di nazioni che progetta Mazzini.

36 Si veda per la «decostruzione» del concetto di «scontro di civiltà» Dal Lago 2006, 49-60; a proposito dell’europeismo dei protagonisti del Risorgimento italiano, lo storico Robert Demoulin osserva: «La ténacité de Cavour dans sa lutte contre les particularismes et les adversaires de l’expansion de la monarchie de Savoie dans l’ensemble de la Péninsule est inspirée aussi par ce souci d’établir une harmonieuse construction non seulement en Italie, mais encore dans le bassin meditérranéen et dans toute l’Europe» (Demoulin 1959, 769).

37 Il tema della dinamica Oriente/Occidente nel confronto culturale fra Italia e Inghilterra, fino all’epoca contemporanea, è stato dibattuto in un recente volume collettivo (Sandrock; Wright 2013).

2. Coordinate per le mappe della letteratura nel Risorgimento 43

A proposito del colpo d’occhio sull’Europa e del superamento delle frontiere nazionali, assume rilievo in Foscolo, in Cuoco, in Mazzini e in Trivulzio, la dimensione biografica e soprattutto culturale dell’esilio, tanto presente nella loro esperienza biografica da diventare categoria culturale e identitaria. Il fatto che molti scrittori del Risorgimento abbiano scritto una parte delle loro opere in esilio ha comportato una diversa visione del significato e del ruolo svolto dalle frontiere, e li ha portati a una maggiore interazione con gli ambiti culturali e letterari con cui sono venuti a contatto nell’esilio. Alla categoria dell’esilio presente non solo nel Risorgimento nella tradizione culturale e letteraria italiana, è stato attribuito anche un valore ontologico più generale in riferimento alla storia letteraria38. Nel volume collettivo diretto da Asor Rosa, dedicato al rapporto fra letteratura italiana ed esilio, il curatore richiama nel saggio introduttivo il rapporto fra l’esilio e l’idea del territorio di appartenenza39. La parola latina (exilium) è ricondotta a una fantasiosa etimologia di Isidoro di Siviglia, dal concetto di «ex solo» (fuori dalla propria terra) e messa in riferimento con la storia letteraria italiana (Asor Rosa 2011b, 9-10).

L’esilio in epoca risorgimentale produce un vero e proprio rovesciamento di stereotipi, in quanto gli intellettuali in esilio formano una comunità che interagisce con gli intellettuali del paese ospitante, e nella quale si elabora una forma nuova di immagine dell’Italia40. La presenza di lunga durata dell’esilio nell’elaborazione della cultura e dell’identità italiana ha generato quella che Salman Rushdie chiama «patria immaginaria» («Imaginary Homeland»), nel senso che essendo per secoli gli scrittori italiani al di fuori di una «Italia» non ancora esistente, possono essere stati indotti a

38 William Thomas Rossiter mette in relazione la poetica dell’esilio che si ritrova nelle canzoni civili di Petrarca e nella sua epistola indirizzata ai posteri, con le tematiche delle opere di Chaucer. Lo studioso ha applicato questo tipo di lettura alla fine dell’Impero romano e della classicità, tanto da poter parlare di un «postcolonialismo» medievale: «In brief, the temporal colonization which characterizes petrarchan historicism is born of a temporal exile which is itself postcolonial» (Rossiter 2010, 34); nel suo saggio su «Foscolo esule», Dionisotti denuncia l’incapacità degli studiosi di letteratura degli ultimi decenni dell’Ottocento di comprendere tale dimensione culturale dell’esilio: «Alla provincialità sedentaria della cultura professorale italiana si aggiungeva il pudore di una classe dirigente incapace di riconoscere apertamente, nonché di curare, la piaga dell’emigrazione. Non erano condizioni favorevoli a uno studio sul Foscolo esule» (Dionisotti 1988b, 62).

39 Lucia Strappini mostra come Vittorio Alfieri, uno dei personaggi diventato mito e icona per il Risorgimento, ha concepito l’esilio come liberazione da ogni legame per conseguire la condizione assoluta di scrittore: «La scelta della letteratura si configura come scelta di vita assoluta, simboleggiata dalla decisione di cedere gran parte del patrimonio alla sorella, potendo così ʿcomprare con essa l’indipendenza della mia opinione, e la scelta del mio soggiorno, e la libertà dello scrivereʾ. Nelle parole di chiusura del Principe e delle lettere la prospettiva staëliana appare completamente rovesciata: la libertà del cittadino potrà scaturire solo dalla piena libertà intellettuale [...]» (Strappini 2011, 191).

40 Questo processo viene analizzato da Donatella Abbate Badin nel suo saggio sulla vicenda di Lady Morgan, che prima descrive le caratteristiche problematiche dell’Italia, nel diario di viaggio Italy, pubblicato nel 1821, quindi ritornata in patria stringe rapporti con gli esuli italiani che sono arrivati dopo il fallimento delle rivolte del 1820-21: «Italy thus was a series of exempla from the past, but also a book based on the present and projected towards the future and its success resulted in a more favourable attitude towards Italy and Italians, usually represented quite negatively in 18th century literature» (Abbate Badin 2010, 95).

44 2. Coordinate per le mappe della letteratura nel Risorgimento

crearsi quello spazio identitario per via immaginaria, come accadeva nel Risorgimento per gli esuli che seguivano da lontano la realizzazione dell’unificazione italiana41. L’idea di estendere agli intellettuali esuli italiani le riflessione di Rushdie è stata applicata nel saggio dedicato da Tobias Döring alle opere di Dante Gabriele Rossetti (1828-1882) esule in Inghilterra42.

Considerando anche questa categoria culturale dell’esilio, nel nostro lavoro offriremo una reinterpretazione del rapporto con l’identità italiana, all’interno della letteratura del Risorgimento, analizzando le opere di Ugo Foscolo, Vincenzo Cuoco, Giuseppe Mazzini, Cristina Trivulzio di Belgiojoso, Giuseppe Gioachino Belli. Per abbattere l’idea di un Risorgimento italiano come definizione dell’italianità in senso chiuso e autosufficiente, sottoporremo i loro testi a una griglia di analisi che comprende le seguenti domande: come si definisce l’identità italiana nel Risorgimento? come contribuisce la letteratura alla costruzione dell’Italia? che rapporto c’è fra unità italiana e culture autonome locali? come si definisce meglio l’identità italiana attraverso una rete identitaria europea? Questo procedimento di analisi ci consentirà di tracciare una serie di mappe letterarie interculturali del Risorgimento che mostrino come gli stereotipi eroici dell’italianità siano in realtà costruzioni posticce e artificiali.

41 Raoul Mordenti mette acutamente in relazione anche la visione d’insieme sulla letteratura italiana di Francesco De Sanctis con la sua condizione di esule in Svizzera: «Influì l’esilio a determinare questa maturazione decisiva? Aiutarono Zurigo e la Svizzera a liberare De Sanctis dalla verniciatura hegeliana e a fare emergere una critica più originalmente sua? La risposta non può che essere affermativa, e per molti aspetti sono proprio gli anni zurighesi che fanno del brillante conferenziere e dell’appassionato professore il grande critico, [...] che, insomma, ci restituiscono dall’esilio il De Sanctis che conosciamo» (Mordenti 2011, 262).

42 Si fa riferimento a Rushdie 1991; Tobias Döring suggerisce: «In this sense I suggest exploring Rossetti’s writing, too, in postcolonial terms, i.e., in a context of contemporary critical approaches where issues of exile and diaspora have long been discussed and worked through» (Döring 2010, 274).

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