Urban Reverse Engineering - 2011 ( Atti Congresso Internazionale - Il progetto di architettura fra...

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PRIMO CONGRESSO INTERNAZIONALE DI RETEVITRUVIO Rete Interuniversitaria Italiana di Architettura SSD ICAR 14 | 15 | 16. FIRST INTERNATIONAL CONGRESS OF RETEVITRUVIO Italian Interuniversity Network of Architectural Design SSD ICAR 14 | 15 | 16. PER GLI ANNI ACCADEMICI 2010-2012 Direttore: Claudio D'Amato Presidente Consiglio Scientifico: Franco Purini Comitato scientifico: Gianni Accasto, Università di Roma La Sapienza Cesare Ajroldi, Università di Palermo Roberta Amirante, Università di Napoli Federico II Marcella Aprile, Università di Palermo Lucio Barbera, Università di Roma La Sapienza Luca Basso Peressut, Politecnico di Milano Enrico Bordogna, Politecnico di Milano Gianni Braghieri, Università di Bologna Francesco Cellini, Università Roma Tre Claudio D’Amato, Politecnico di Bari Cherubino Gambardella, Seconda Università di Napoli Franco Mariniello, Università di Napoli Federico II Ludovico Micara, Università di Chieti-Pescara Costantino Patestos, Politecnico di Torino Attilio Petruccioli, Politecnico di Bari Franco Purini, Università di Roma La Sapienza Luigi Ramazzotti, Università di Roma, Tor Vergata Angelo Torricelli, Politecnico di Milano Paolo Zermani, Università di Firenze 2–6 MAGGIO 2011 Politecnico di Bari, Facoltà di Architettura

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PRIMO CONGRESSO INTERNAZIONALEDI RETEVITRUVIORete Interuniversitaria Italiana di ArchitetturaSSD ICAR 14 | 15 | 16.

FIRST INTERNATIONAL CONGRESSOF RETEVITRUVIOItalian Interuniversity Network of Architectural DesignSSD ICAR 14 | 15 | 16.

PER GLI ANNI ACCADEMICI 2010-2012

Direttore: Claudio D'AmatoPresidente Consiglio Scientifico: Franco Purini

Comitato scientifico:Gianni Accasto, Università di Roma La SapienzaCesare Ajroldi, Università di PalermoRoberta Amirante, Università di Napoli Federico IIMarcella Aprile, Università di PalermoLucio Barbera, Università di Roma La SapienzaLuca Basso Peressut, Politecnico di MilanoEnrico Bordogna, Politecnico di MilanoGianni Braghieri, Università di BolognaFrancesco Cellini, Università Roma TreClaudio D’Amato, Politecnico di BariCherubino Gambardella, Seconda Università di NapoliFranco Mariniello, Università di Napoli Federico IILudovico Micara, Università di Chieti-PescaraCostantino Patestos, Politecnico di TorinoAttilio Petruccioli, Politecnico di BariFranco Purini, Università di Roma La SapienzaLuigi Ramazzotti, Università di Roma, Tor VergataAngelo Torricelli, Politecnico di MilanoPaolo Zermani, Università di Firenze

2–6 MAGGIO 2011Politecnico di Bari, Facoltà di Architettura

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2LA RICERCA IN ARCHITETTURA

THE RESEARCH IN ARCHITECTURE

Teoria | Critica | Storia

Theory | Criticism | History

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Urban Reverse Engineering STEFANO PANUNZI,Università del Molise, Facoltà di Ingegneria

Grazie all’ascensore, il ventesimo secolo ha visto l’edificio tra-sformarsi in un moltiplicatore di suolo artificiale per il tessuto urbano verticale. Il ventunesimo secolo vedrà restituire al sole delle coperture il suolo naturale coperto dagli edifici. Per con-quistare questa frontiera interna ora abbiamo i mezzi per smon-tare e rimontare concettualmente le nostre città così come sono (Urban Reverse Engineering). L’inizio di questo processo rige-nerativo partirà dalle periferie di singole città attraverso piat-taforme collaborative immateriali che metteranno in rete tutti gli attori in gioco (Web Aided Design) e piattaforme rinatura-lizzatrici autoportanti che coinvolgeranno in una rete fisica di infrastrutture architettoniche e urbane tutte le coper ture degli edifici. Aumenterà enormemente la resilienza dei sistemi urbani e la loro capacità autopoietica fino ad assumere le sembianze di una vera e propria glocalopoli planetaria. L’irresistibile imma-gine del pianeta Terra, ipertestuale, ipervisibile, interscalare, sta generando una nuova cultura basata sulla lettura/scrittura geo-referenziale. L’immagine Mondo - Territorio - Città prodotta, consumata e condivisa a scala globale si è imposta come inter-faccia universale per indicizzare l’informazione globale. L’anello di retroazione del sistema cittadini-amministrazione è sempre più mediato da una rappresentazione dinamica del territorio. L’osservazione, reciproca e indiretta, per il monitoraggio delle trasformazioni architettoniche e urbane, può utilizzare un’in-terfaccia non immediatamente conflittuale, che al contrario è capace di mappare in tempo reale la geografia delle tensioni per poter intervenire prima dell’accumulo e della distorsione dei normali fenomeni di adattamento e di salvaguardia.

“Gli ascensori non debbono rincantucciarsi come vermi solitari nei vani delle scale ... ma inerpicarsi come serpenti di ferro e di vetro, lungo le facciate “ Sant’Elia A. 1914, Manifesto dell’architettura futurista

“ ... in America, il corridoio orizzontale, che si usa in Europa, è stato trasfor-mato in un condotto verticale dotato di ascensori “Lissitzky E. 1926, Una serie di grattacieli per Mosca, su Asnova

“L’ascensore è la chiave di volta di tutta l’organizzazione moderna, sia che si tratti di quartieri proletari o quartieri di lusso. Ora ponendo la questione dell’ascensore obbligatorio, si pone quella della riorganizzazione completa della spartizione dei lotti, del tracciato delle strade, del loro numero ...Uno

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studio preciso mi permette di proporre un raggruppamento di 2400 persone su un solo reticolo verticale di 4 ascensori “Le Corbusier 1929, La parcellizzazione del suolo urbano, CIAM

“Le coperture stanno diventando, con i trasporti aerei, il lato più importante visualmente, dei solidi componenti il contesto urbano” Quaroni L. 1977, Progettare un edificio

“La casa in linea è un ... tessuto di case messo in verticale, con il proprio per-corso d’accesso costituito dalle comunicazioni verticali (scala, ascensore) che si comportano più come strada esterna a ciascun alloggio che come disimpe-gno interno” Caniggia G, Maffei G.L. 1979, Composizione architettonica e tipologia edilizia

“Griglia urbana che rappresenta una lottizzazione urbana incompleta ... che riporta il ritmo di due alloggi affiancati come dimensione implicita del lotto urbano verticale ... Così per vie apparentemente misteriose, ma solo perchè non sufficientemente indagate, la casa in linea ... consiste spazialmente ... in un blocco verticale di letti (case urbane) separati e uniti da soggiorni (piazze)” Purini F. 1980, L’architettura didattica

“Colonizzare i tetti diviene così una parola d’ordine ... nuove aree da abitare secondo modalità più complesse e innovative ... un nuovo territorio aereo da esplorare e urbanizzare ... assumendo per il progetto il nuovo paradigma orientativo dell’attacco al cielo, anche il suolo finisce con il modificare il suo statuto concettuale ... progetti che trasformano le coperture degli isolati in aree verdi da connettere in sistemi continui, giardini pensili dall’innegabile fascino” Purini F. 2003, Uno sguardo che cambia, in Roma vista dai tetti, Concorso del Ministero dei Beni Culturali - DARC

Sorvolate una periferia urbana, la più densa e priva di alberatu-re, rendete per un attimo trasparenti tutti gli alloggi del tessuto residenziale lasciando visibili solo i loro blocchi scala-ascensore collegati alla rete di strade dai loro angusti atrii con altrettanti portoni. Se da una parte l’ascensore ci svela impietosamente l’essenza dell’edificio, semplice moltiplicatore di suolo, dall’al-tra ci porta proprio sulla soglia di una frontiera interna alle nostre città che potrebbe rivoluzionare quei luoghi ormai tal-mente compromessi da essere rimossi dall’inconscio collettivo. Immaginiamo di sfondare questi vicoli ciechi meccanizzati oltre l’ultimo piano, fateli sbarcare su quel suolo artificiale, ancora bagnato dalla pioggia e baciato dal sole, come lo era un giorno la sua proiezione a terra di suolo naturale, codificata dal linguaggio normativo come superficie coperta dall’edificio. Im-maginate di sospendere degli orti su queste superfici, di rendere

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autoportanti quelle superfici, di mettere le auto nello spessore strutturale di quelle superfici, di gettare ponti tra un edificio e l’altro, di sorvolare questo nuovo suolo con funivie urbane. Un esoscheletro autoportante abitabile, un involucro capace di avvolgere facciate e coperture di edifici in linea e isolati a corte. Strutturalmente somigliante ai telai reticolari delle opere provvisionali dei cantieri che, assolto il loro compito di ospitare macchine, materiali e operai per la trasformazione, rimangono come infrastrutture permanenti per un nuovo suolo sospeso al servizio dell’edificio, ospitando nuovi impianti, orti e parcheggi pensili. L’Urban Reverse Engineering è la declinazione, nell’am-bito della progettazione urbana, del reverse engineering che nasce come sistema dell’ingegneria per lo spionaggio bellico e industriale. La metodologia consiste nel riprogettare dispositivi dei quali non si possiedono indicazioni tecniche, ma dei quali bisogna riuscire a prototipare le componenti per simularne il funzionamento. La finalità ultima è quella di realizzare un secondo dispositivo, funzionante in modo diverso e capace di interfacciarsi con il primo per migliorarne le prestazioni. Que-sta operazione è assimilabile con la pratica del “retrofitting”, aggiornamento di un sistema con l’aggiunta o la sostituzione di un modulo. Edifici, infrastrutture, veicoli, sono tutte soluzioni tecnologiche singolarmente risolutive ed efficienti rispetto ai loro scopi ma la loro compresenza crescente nell’ambiente ur-bano, in particolare nella dimensione metropolitana, le ha rese non solo sempre più inefficienti, ma addirittura controindicate e dannose. E’ come se molti brevetti e soluzioni tecnologiche si fossero semplicemente sommati senza garanzie né certifica-zioni sulle loro prestazioni aggregate. In questo quadro va visto il contributo che può venire dall’Urban Reverse Engineering. E’ necessario sospendere le interpretazioni più consolidate che si sono avvicendate nell’ultimo secolo a supporto concettuale del progetto architettonico e urbano. La definizione della città come sistema vivente complesso è solo una metafora necessa-ria per comprendere la delicatezza e la complessità delle sue apparenze sistemiche che nascondono in realtà una stratifica-zione di sistemi interferenti, sempre più a rischio di collasso. Questa sospensione è quanto mai necessaria per scoprire i più nascosti spazi di manovra sull’esistente nel suo complesso, per scoprire le frontiere interne, per vedere l’invedibile, per parlare dell’indicibile: un patrimonio immobiliare tanto emarginato quanto inefficiente, chiamato periferia, quasi tutto costruito in cemento armato tra gli anni ‘50 e gli anni ‘80. Un patrimonio che da tempo dovrebbe essere messo in sicurezza. Il caso Italia è caratterizzato da 196 comuni dislocati lungo le coste che rap-presentano da soli quasi un terzo di tutti territori urbanizzati presenti sul Mediterraneo (6.000 su 20.000, rapporto UNEP

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2006). Il profilo costiero delle coste italiane equivale a quelle dell’India (circa 8000 km). I tessuti urbani italiani sono carat-terizzati dall’alta densità ed hanno un indice di impermeabiliz-zazione che può raggiungere il 95% del suolo disponibile, 1/3 del quale generalmente è costituito dalle coperture degli edifici. In questo quadro si inseriscono primati unici al mondo per la mobilità urbana orizzontale e verticale (36 milioni di auto e quasi un milione di ascensori), per la proprietà delle abitazioni (quasi 90% delle famiglie) e per la comunicazione fra individui (cellulari). Con quasi un milione di ascensori siamo il paese al mondo che ha più ascensori installati, sia in cifra assoluta che in relazione agli abitanti, più degli Stati Uniti (700.000 per 280 milioni di ab.) e ancora per poco più della Cina (610.000 per 1.210 milioni di ab.).Da questi dati prendono le prime mosse i 2 casi di studio pre-sentati, che si pongono l’obiettivo di trasformare gradualmente gli edifici esistenti senza far uscire dagli appartamenti i loro abitanti, trasformandoli in nuovi produttori urbani di cibo ed energia, ma sopratutto con un meccanismo di convenienza economica per tutti gli attori in gioco. I nuovi materiali dell’in-gegneria edilizia e dell’architettura eco-sostenibile permettono già oggi soluzioni che rivoluzioneranno il futuro delle metro-poli. Le periferie possono essere trasformate in isole produttive di agricoltura urbana ed energia sostenibile. Le coperture pos-sono collegarsi tra loro con ponti pedonali e carrabili, ed essere sorvolate da funivie urbane che le collegano agli altri trasporti pubblici esistenti. Gli appartamenti esistenti possono ampliarsi in facciata con serre abitabili e ricombinare le loro stanze con nuovi accessi, stanze dotate anche di pareti per la telepresenza. Non è utopia ma un progetto in preparazione per l’Expò 2015 in collaborazione con tutti i partner tecnologici che stanno rendendo tecnicamente possibile tutto ciò, rendendolo econo-micamente conveniente per smuovere l’interesse di milioni di famiglie che tutte insieme sono proprietarie del maggior capita-le immobiliare urbano esistente.

Casi di studio Ricerche in corso ideate e coordinate da Stefano Panunzi, prof. associato in Progettazione Architettonica e Urbana - Facoltà di Ingegneria - Università degli Studi del Molise

AMOROMA 02020 : I love Rome ZERO emission 2020http://www.facebook.com/amoroma02020#!/note.php?note id=124425060907158

Urban Social Game inserito in INDEX URBIS 1° Festa dell’Architettura di

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Roma - Casa dell’Architettura - Acquario Romano, 13 Giugno 2010

Con la tecnica dell’Urban Reverse Engineering e del Web Ai-ded Design lo spazio ed il tempo di Roma sono stati rovesciati: l’impronta ecologica si trasforma così in produzione di spazi, servizi ed energia. Per far convergere l’interesse su questo pro-getto di rigenerazione si è sperimentata la formula del gioco con il pubblico, con esperti in sala ed in collegamento remoto. Le piattaforme utilizzate per interagire con gli abitanti, con ospiti ed inviati speciali esterni, sono state Google Earth (geo-grafica) - FaceBook (social network) - YouTube (video)- Skype (videoconferenza) - U Stream (webTV). Allo scopo è stato coinvolto il network su FaceBook di Roma Sparita (nato da 4 persone nell’autunno 2009, nel giorno dell’evento contava 40.000 iscritti attivi ed ha superato i 100.000 dopo un anno) per sperimentate forme di collaborazione progettuale estempo-ranee con gli abitanti di quartieri presi in esame e segnalati on-line in tempo reale. Incrociare domanda e offerta tra cittadini, associazioni, imprese, esperti, amministratori, imprenditori, banche, è una sfida che necessita nuovi ordini di grandezza. Per intercettare e far dialogare le risorse umane già attive nei social network, per dare accesso pubblico al moni toraggio ambientale, per comporre le punte più avanzate della ricerca specialistica con la capacità attrattiva di un progetto condiviso dai cittadini, sono stati sperimentati allestimenti multimediali e tecnologie interattive per rovesciare nella convi vialità i rituali colli di bot-tiglia che normalmente impoveriscono sia la comunicazione fra le persone che l’emozione dello scambio. Il progetto presentato aveva un nome proprio di città: PalindRoma, dietro al quale si nasconde la possibilità di una narrazione rovesciata di Roma per un progetto urbano ecosostenibile basato su un rivoluzio-nario adeguamento impiantistico e strutturale. Le coperture degli isolati intensivi della periferia storica (‘50-’80), dotati di adeguate sovrastrutture di sostegno e di collega-mento, si trasformano in una rete di isole produttive di alimen-ti e di energia che, collegate tramite funivia alla cintura dei forti militari dismessi, rigenerano progressivamente l’intera città. Il suolo pubblico si libera dalle auto in sosta, le coperture degli edifici esistenti si collegano con passerelle pedonali e ciclabili, ospitando una rete di parcheggi, orti urbani e micro centrali eoliche e serre fotovoltaiche. Nasce così un nuovo suolo arti-ficiale coltivabile, baciato dal sole e collegato agli ascensori di casa. Intere parti urbane dei quartieri della fascia intermedia, tra le Mura ed il Raccordo Anulare, vengono messe in rete con la Circolare Aerea dei Forti, rappresentando questi ultimi l’in-terfaccia per gli scambi con il resto della città.

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Fig 1.

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Mediterranean Waterfront - Eco Cluster Cooperation Networking RoofTop Farm for Autopoietic and Resilient Glocalopolishttp://it-it.facebook.com/note.php?note_id=170920012941982

XX Settimana della Cultura Scientifica e Tecnologica, 22 ottobre 2010, TermoliUniversities meet in Architecture -12° Biennale di Architettura 20 Novembre 2010, Venezia

Mediterranean Waterfront è una ricerca che l’Università del Molise ha lanciato e sta coordinando a livello internazionale, basata sull’uso della Rete nella comunicazione scientifica e nella progettazione architettonica e urbana. Un progetto internazio-nale di agricoltura urbana per l’autorigenerazione delle periferie urbane del Mediterraneo, basato sul consolidamento dell’edili-zia intensiva in cemento armato degli anni ‘50-’80 finalizzato all’installazione di serre fotovoltaiche per orti sui tetti e funivie urbane. L’obiettivo principale è declinare una via Mediterranea all’eco-sostenibilità, fin’ora troppo marcata da una cultura nord europea difficilmente esportabile. La cultura edilizia e urbana del Mediterraneo ha almeno due costanti preziose: le coperture piane degli edifici e la compattezza della città densa. La chiave innovativa del progetto è tutta nelle strategie di comunicazione gratuita e nelle reti di condivisione con tutti gli attori dei pro-getti di rigenerazione urbana : non solo tra abitanti, centri di ricerca, imprese, banche, amministrazioni, professionisti, ma anche tra le stesse aree in fase di rigenerazione. I partners vengono scelti tramite la Rete, dopo averne analizza-to e verificato il profilo, per poi farli partecipare a veri e propri Laboratori Aperti in eventi pubblici di rilievo con collegamenti via Skype. Il progetto cresce, un incontro dopo l’altro, condivi-dendo con il pubblico i traguardi delle varie tappe. Strumenti strategici di condivisione, oltre a tutti gli stru menti istituziona-li, sono le webTV e le comunità FaceBook. Il tour esplorativo del Mediterraneo (maggio-luglio 2011) grazie a Mediterraid (speciale unità mobile, partner di Mediter-ranean Waterfront) è sicuramente l’aspetto operativo più esal-tante per comprendere la filosofia e la novità di questa ricerca. Il fuoristrada di Mediterraid sarà attrezzato con un apparato di videoconferenza per entrare in comunicazione diretta con la gente nelle piazze e nelle strade, preventivamente selezionate per le loro caratteristiche adatte al progetto di rigenerazione. L’aspetto più importante dell’iniziativa sarà proprio l’attivazio-ne di una rete di luoghi e di persone che continuerà a vivere durante e dopo il tour diventando il riferimento centrale del progetto.

Fig 1. Urban social gameAMOROMA 02020I love Rome ZERO emission 2020giocato a INDEX URBIS1° Festa dell’Architettura di Roma presso la Casa dell’ArchitetturaAcquario Romano, 13 Giugno 2010cocept e vision di Stefano Panunzi, con Axel Ciccarella, Fabrizio Latini, Elisabettta Baldi, Daniele Di Vin-cenzi, Flavio De Carolis, Massimo Campari, Franco Mangione, Nadia Casciotti, Costantino Carluccio, Cosimo Fusaro, Augusto Garzia, Maurizio Nicolella.

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Fig 2.

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Note

1 Urban Reverse Engineering e Web Aided Design sono le definizioni più recenti date ad un ininterrotto percorso di ricerca iniziato con il dottorato di ricerca in Composizione Architettonica e Urbana (Università degli Studi di Roma, 1986-1990), da allora proseguito con una borsa di ricerca Post-Dottorato, con la didattica dei Corsi, le relazioni alle Tesi di Laurea presso le Facoltà di Architettura di Valle Giulia e Ludovico Quaroni dell’Università

“La Sapienza” di Roma, la partecipazione a ricerche universitarie nazionali ed europee. Attualmente prosegue nella didattica e nella ricerca presso la Facoltà di Ingegneria dell’Università del Molise e con il coordinamento di ricerche di dottorato interuniversitarie e reti internazionali di ricerca

Bibliografia

Principali pubblicazioni (1986 - 2011) sui temi della ricerca Urban Reverse Engineering & Web Aided DesignPANUNZI, S.; SANSONI, C., 1986: “Trasformations of the Shamberg House - analysis of a plan and planning experimentations, using the instru-ments of multicriterial analysis as means of research.”. The Fourth European Conference on Teaching and Research experience with C.A.A.D. Roma, pgg. 97-110.PANUNZI, S.; COPPOLA PIGNATELLI, P., 1992: “Notes on design me-thods for improving habitability of home and housing.”, Home Environment Physical Space and Psycological Processes. Roma: CNR-ICITE, pgg. 157-172.PANUNZI, S., 1994: Suoli Recinti Soglie Coperture - Categorie concettuali per l’interpretazione del progetto residenziale. Roma: Gangemi.PANUNZI, S., 1994: “L’immagine elettronica per comunicare l’architettura”. Rivista di Arte e Critica, n. 2. Roma, pgg. 14-15. PANUNZI, S.; BIANCHI, R.; CAVALLI, R. M.; FIUMI, L.; MARINO, C.M.; PIGNATTI, S., 1996: “Airborne Remote Sensing in Urban Areas: examples and considerations on the applicability of hyperspectral surveys over industrial, residential and historical environments”. Proceedings of second International Airborne Remote Sensing, vol. I, pgg. 439-444. San Francisco: Environmental Research Institute of Michigan (ERIM), pgg.14-15.PANUNZI, S., 1998: “La multimedialità per la didattica in architettura”. Ri-cerca e Progetto. BOLLETTINO DPAU, nn. 11-12. Roma .PANUNZI, S., 1999: “Il telerilevamento digitale per la classificazione dei materiali del tessuto urbano”. II meeting of Association Geographic Information Laboratories Europe. Roma: CNR.PANUNZI, S.; SANTAMARIA FERRARO A.; ADAMI G., 2002: “Meno Possibile”. Beyond Media – Oltre i Media. Bologna: Editrice Compositori.PANUNZI, S.,2002: “Progettare spazi interattivi per la comunicazione”. Por-te della percezione & Spazi sensibili.PANUNZI, S., 2003: “A strategy for civil value of military and security ima-ges of urban areas in mobile internet services.” Airborne Remote Sensing for

Fig 2. Eco Cluster CooperationMediterranean Waterfront Networking RoofTop Farm for Au-topoietic and Resilient GlocalopolisXX Settimana della Cultura Scientifica e Tecnologica MIUR, 22 ottobre 2010, TermoliUniversities meet in Architecture 12° Biennale di Architettura 20 Novembre 2010, Veneziaconcept e vision di Stefano Panunzi, con Axel Ciccarella, Fabrizio Latini, Elisabettta Baldi, Daniele Di Vin-cenzi, Flavio De Carolis, Massimo Campari, Franco Mangione, Nadia Casciotti, Costantino Carluccio, Cosimo Fusaro, Augusto Garzia, Maurizio Nicolella.

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Geophysical and Environmental Applications, pg. 102. Roma: CNR.PANUNZI, S., 2003: “Next housing”. Quaderno di Ricerca e Progetto - Rifles-sioni sull’abitazione contemporanea, pgg. 88-95. Roma: Gangemi.PANUNZI, S., 2003: “Prove per una città imminente - una nuova professio-nalità per gli architetti: la trasformazione degli spazi architettonici e urbani in ambienti interattivi sensibili all’utente”. AR, n. 47. Roma: Prospettive Edizio-ni, Ordine degli Architetti di Roma, pgg. 40-42.PANUNZI, S.; CECAMORE, C.; UNGARO, L., 2006: “Il virtuale nel reale: il caso del Foro di Augusto”. Imaging Ancient Rome. Journal of Roman Archaeology, n. 61. Dexter: Thomson-Shore, pgg. 185-187.PANUNZI, S., 2005: “Palindroma: la città degli angeli”. Metamorfosi, n. 55. Roma: Mancuso Editore, pgg. 54-57. PANUNZI, S.; MANDOLESI, D.; BELIBANI, R., 2006: Le frontiere dell’Architettura, vol. I. Roma: Gangemi, pgg. 129-174. PANUNZI, S., 2007: Telecontiguity: natural interface for natural networks and on-line collaboration. Roma: OPAALS - Ecodigital System. PANUNZI, S., 2007: “La telecontiguità.” Network Humanitatis. RomaPANUNZI, S., 2008” “Non chiudete quella porta”. Agir pour les villes et le territoire, vol. I, pgg. 88-91. Roma.PANUNZI, S., 2009: “Ipotesi di studio per una funivia urbana”, in AA.VV.: Corviale Accomplished, vol. I. Roma: Università La Sapienza - Casa Editrice, pgg. 548-551.PANUNZI, S., 2009: “Progettazione dei sistemi di telecontiguità per la formazione a distanza”. La formazione a distanza dell’architetto, vol. I. Roma: Casa Editrice Università La Sapienza, pgg. 177-207.PANUNZI, S., 2011: “Design of telecontiguity systems for distance lear-ning”. E-learning for Architecture, pgg.135-157. Roma: Gangemi.