UNS AUTRES ROLLANZ... (PSEUDO TURPINO, CAP. Xl)

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,....- L l - . -.... ... UNS AUTRES ROLLANZ. .. (PSEUDO TURPINO, CAP. Xl): UNA NUOVA PROPOSTA E LE 'POSSIBILI' RAGIONI DI UN SILENZIO ANNUNCIATO. Marco Piccat Alcuni degli studiosi che si sono messi a pubblicare, in questi ultimi decenni, la versione latina dello Pseudo Turpino 1 , o i suoi diversi volga- rizzamenti2, si sono trovati a commentare, tra i molti passi dubbi di una tradizione testuale su cui sarà necessario confrontarsi ancora\ alcuni rife- rimenti dall'apparente quanto sfuggente significato 4 Alla presentazione e al commento di uno tra i più curiosi di essi è ap- punto dedicato questo breve intervento. Al Capitolum XI del testo latino, relativo a "De Mili(ti)bus exerci- tuum Karoli"S, è infatti dato leggere, nella serie degli eroi partecipi, con l'imperatore Carlomagno, all'impresa della guerra contro Aigolandus, celebrato principe di una 'gens' araba, i nomi e le cariche dei più illustri 1 Cfr. per la situazione dei mss. latini dello Pseudo Turpi no A HAMEL, Los manuscritos latinos del Falso Turpino, in Estudios dedicados a D. Ramon Menéndez Pidal, IV, Madrid, 1953, pp. 67- 85; per quelli delle lingue romanze e non cfr. A DE MANDACH, La Geste de Charlemagne et de Ro- lund, in Naissance et développement de la Chanson de Geste en Europe, Publications Romanes et Françaises LXIX, Genève, 1961, pp. 366-414. 1 In generale, sulla questione dei vo1garizzamenti, ancora utile il rinvio a G. TYL-LABORY, Chronique du Pseudo-Turpin, in Dictionnaire des Lettres Françaises, Le Moyen Age, Paris, 1964, pp. 292-295; per alcune delle problematiche testuali e non ancora aperte, necessario invece il ris- contro con R. N. WALPOLE, Sur la chronique du Pseudo-Turpin, <<Travaux de Linguistique et de Littérature publiés par le Centre de Philologie et de Littératures romanes de I'Université de Stras- bourg>>, m. 2,1965, pp. 7 e sgg. 3 Per l'analisi di alcune varianti del testo cfr. J. HORRENT, Notes de critique textuelle sur le Pseudo Turpin du Codex Calixtinus et du ms. BN nouv. fonds lat 13774, <<Le Moyen Àge>>, 81, 1985. pp. 37-62; e La famiglia C, in La versione occitana dello Pseudo Turpino, Ms. Londra B.M. Additional/7920, a c. di M. PICCAT, Beihefte zur Zeitschrift fiir Romanische Philologie, Band 308, Tiibingen 2001, pp.l3 e sgg. 4 La difficoltà interpretati va non è legata infatti, in questo caso, ad un problema di comprensione del significato letterale ma piuttosto al suo eventuale riferimento concreto. 5 Cfr. per le citazioni del testo, A. HAMEL, Der Pseudo-Turpin von Composte/a, <<Bayerische Akademie der Wissenschaften, Phil.-Hist. Klasse>>, Heft l, Miinchen, 1965, pp. 52-55.

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-.... ... UNS AUTRES ROLLANZ. .. (PSEUDO TURPINO, CAP. Xl): UNA NUOVA PROPOSTA E LE 'POSSIBILI' RAGIONI DI

UN SILENZIO ANNUNCIATO.

Marco Piccat

Alcuni degli studiosi che si sono messi a pubblicare, in questi ultimi decenni, la versione latina dello Pseudo Turpino 1, o i suoi diversi volga­rizzamenti2, si sono trovati a commentare, tra i molti passi dubbi di una tradizione testuale su cui sarà necessario confrontarsi ancora\ alcuni rife­rimenti dall'apparente quanto sfuggente significato4 •

Alla presentazione e al commento di uno tra i più curiosi di essi è ap­punto dedicato questo breve intervento.

Al Capitolum XI del testo latino, relativo a "De Mili(ti)bus exerci­tuum Karoli"S, è infatti dato leggere, nella serie degli eroi partecipi, con l'imperatore Carlomagno, all'impresa della guerra contro Aigolandus, celebrato principe di una 'gens' araba, i nomi e le cariche dei più illustri

1 Cfr. per la situazione dei mss. latini dello Pseudo Turpi no A HAMEL, Los manuscritos latinos

del Falso Turpino, in Estudios dedicados a D. Ramon Menéndez Pidal, IV, Madrid, 1953, pp. 67-85; per quelli delle lingue romanze e non cfr. A DE MANDACH, La Geste de Charlemagne et de Ro­lund, in Naissance et développement de la Chanson de Geste en Europe, Publications Romanes et Françaises LXIX, Genève, 1961, pp. 366-414.

1 In generale, sulla questione dei vo1garizzamenti, ancora utile il rinvio a G. TYL-LABORY,

Chronique du Pseudo-Turpin, in Dictionnaire des Lettres Françaises, Le Moyen Age, Paris, 1964, pp. 292-295; per alcune delle problematiche testuali e non ancora aperte, necessario invece il ris­contro con R. N. WALPOLE, Sur la chronique du Pseudo-Turpin, <<Travaux de Linguistique et de Littérature publiés par le Centre de Philologie et de Littératures romanes de I'Université de Stras­bourg>>, m. 2,1965, pp. 7 e sgg.

3 Per l'analisi di alcune varianti del testo cfr. J. HORRENT, Notes de critique textuelle sur le

Pseudo Turpin du Codex Calixtinus et du ms. BN nouv. fonds lat 13774, <<Le Moyen Àge>>, 81, 1985. pp. 37-62; e La famiglia C, in La versione occitana dello Pseudo Turpino, Ms. Londra B.M. Additional/7920, a c. di M. PICCAT, Beihefte zur Zeitschrift fiir Romanische Philologie, Band 308, Tiibingen 2001, pp.l3 e sgg.

4 La difficoltà interpretati va non è legata infatti, in questo caso, ad un problema di comprensione

del significato letterale ma piuttosto al suo eventuale riferimento concreto. 5

Cfr. per le citazioni del testo, A. HAMEL, Der Pseudo-Turpin von Composte/a, <<Bayerische Akademie der Wissenschaften, Phil.-Hist. Klasse>>, Heft l, Miinchen, 1965, pp. 52-55.

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tra i prodi6, ad iniziare proprio dal supposto autore, l'arcivescovo Tur­pino di Reims: "Ego Turpinus archiepiscopus remensis, qui dignis moni­tis Christi fidelem populum ad debellandum fortem et animatum, et a peccatis absolutum reddebam et Sarracenos propriis armis saepe expu­gnabam ... "7.

A questi è fatto seguito con l'indicazione dell'eroe-principe, nonché probabile nipote di Carlo stesso, vale a dire Rolando di Blaye: "Rotho­landus dux exercituum, comes cenomannensis et Blavii dominus, nepos Karoli, filius ducis Milonis de Angleris, natus Bertae sororis Karoli cum III milibus virorum bellatorum".

È tuttavia con la segnalazione del personaggio seguente nella serie, secondo la versione fornita dal Codice Calixtino e daì manoscritti che a questo si rifanno8, che il problema dell' identificazione è risultato proble­matico. Il testo recita infatti : "Alius tamen Rotholandus fuit, de quo no­bis nunc silendum est", per proseguire poi con l'indicazione di nuovi protagonisti della prossima azione militare in terra di Spagna, vale a dire Oliverus, Estultus, Arastagnus, Engelerus, Gayferus ed altri ancora9

6 L'idea di offrire questo studio alla Miscellanea in onore del pro f. Gianni Mombello è nata dal ricordo dell'interesse del professore per il mito dei prodi e delle eroine di Francia, di cui è stato esi­

mio divulgatore. 7 Cfr. A. HAMEL, Der Pseudo-Turpin von Compostela ... , <<Bayerische Akademie der Wissenschaften>>,

cit., p. 53. 8 Il particolare risulta assente in molti altri codici latini dello Pseudo Turpino quale, ad esempio

il ms. Fonds Latin 17656 della Bibliothèque Nationale di Parigi, per cui cfr. The Pseudo-Turpin, edited from Bibliothèque Nationale, Fonds Latin, Ms. 17656, with Annotated Synopsis, by H. M. SMYSER, Cambridge (Mass.), 1937, p. 67. La medesima segnalazione compare invece anche nel te­sto del ms. Aachener HA 5 edito in Die Cronik von Karl dem Grossen und Roland, der lateinische Pseudo-Turpin in den Handschriften aus Aachen und Andernach, von H. W. KLEIN, Mlinchen.

1986, p. 56. 9 Cfr. ibidem, "Oliverus, dux exercituum, miles acerrimus, bello doctissimus, brachio et muc­

rone potentissimus, comes scilicet gebennensis, filius Raineri comitis, cum tribus milibus virorum bellatorum. Estultus, comes lingonensis, filius comitis Odonis, cum tribus milibus virorum. Arasta­gnus, rex Britannorum, cum septem milibus virorum bellatorum ... Engelerus, dux Aquitaniae, cum quattuor milibus virorum bellatorum ... Gayferus, rex burdegalensis, cum .iii. milibus virirum bellato­rum cum Karolo Yspaniam profectus est. Gelerus, Gelinus, Salomon, socius Estulti, Balduinus, fra­ter Roto landi, Gandelbodus, rex Frisiae, cum VII milibus eroum. Oellus, comes urbis quae vulgo di­citur Nantas, cum duobus milibus heroum, Amalfus de Bellanda cum II milibus heroum, Naaman, dux Baioariae, cum decem milibus heroum, Otgerius, rex Daciae, cum decem milibus he­roum ... Lambertus, princeps bituricensis, cum duobus milibus virorum. Samson, dux Burgundionum, cum decem milibus heroum. Constantibus, praefectuis romanus, cum viginti milibus heroum, Rai­naldus de Albo Spino, Galterius de Termis, Guielmus, Garinus, Lotharinguae dux, cum IIII milibus virorum, Bego, Albericus Burgundionus, Berardus de Nublis, Guinardus, Esturmitus, Tedricus, Yvo­rius, Berengarius, Ato, Ganalonus, qui postea traditor extitit. Et erat exercitus propriae telluris Karoli

XL milibus militum, sed et peditum numerus non erat".

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Il particolare è recuperato, senza alcuna modifica o precisazione, nelle più antiche traduzioni romanze del testo che a questi ultimi sono ovvia­mente collegate :

dalla più antica versione anglonormanna di William de Briane (1214-1216),

Jo, Turpyn archeweke de Rayns, que touz les amonestoye de ben fere en ba­tayles e les assoilleye de lour mesfeez, e me combatoye ou mes propres mayns contre les Sarazyns ; Rollanz ly dux dé oosz, quens de Mans, sire de Bleyve, ne­wou Charles, neez de Berte sa soror, chivaler de graunt corage e de haute posté ; il vint ou quatre myle hommes armés. Il i out un autre Rollant dount nus ne awom ke fere. Olivers ly dux des oosz ... 10,

alla francese conosciuta come Turpin I, dell'inizio del xm secolo,

Je, Torpins, arcevesque de Rains, i alé, qui chascun jor enseignoie les biens a fere et !es assoloie de lor pechiez, et qui ocis de mes mains maint Sarrazin. Et s'i ala Rollanz, li niés Charlemaine, qui estoit cuens deu Mans et sire de Blaives, filz Milon d' Angles, nez de Bertain la seror Charlemaine; si amena .iiij. m. homes a armes. Si ot un autre Rollant de qoi ge ne vuel plus parler. Et s'i ala Oliviers qui molt estoit bons .... , (ms.: C dont je ne vueil pas maintenant parler, ms.: E dont il n'est ore pas tens de parler) 11 ,

alla 'burgundian' , o version françoise VI, contenuta nel ms. fonds fr. 25438 della Bibliothèque Nationale di Parigi,

Je, Turpins arcevesque de Rains, qui lor doneve cuer de combatre et !es absoil­loie de lor pechiez et se me combatoie mainte foiz contree les mescreanz, Roolanz de Blois li niés Charle, fiz a due Milon d' Angelier et de Berte la seror Charle, a tot

10 Cfr. The Anglo-Norman Pseudo-Turpin Chronicle of William de Briane, Anglo-Norman Text Society, XXXV, 1967, Oxford, 1973; la citazione è alla p. 42.

11 Cfr. R. N. W ALPOLE, Le Turpinfrançais, dit le Turpin l, in Toronto medieval texts and translations,

Toronto- Buffalo-London, 1985; la citazione è alla p. 14; per le varianti dei mss. E e C cfr. ibidem, p. 94. In dipendenza dalla complessa tramissione del testo all'interno della famiglia latina, il particolare dell' 'alius ... Rotholandus' può ovviamente risultare assente anche in alcuni volgarizzamenti francesi della cronaca di Turpino, quale, ad esempio, quello contenuto nel ms. fr. 782 della Bibliothèque Sainte Geneviève di Pa­rigi, per cui cfr. La Chronique de TUlpin et !es Grandes Chroniques de France, in I..es Textes de la Chanson de Roland, édités par R. MORTIER, Paris, 1941, p. 25.

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.iiii. homes combatanz. Et fu un autres Roolanz de cui nos ne façons or pas ci men­tion. Oliviers cuens de Gennes, li fiz Rainié le conte, avec lui .iii. m .... 12

,

alla francese contenuta nel ms. Regina 624 della Biblioteca Vaticana,

Ge, Turpis, arcevesque de Reins qui chascun jor l or anseigna le bien a faire et les assouloie de lor pechiés, et qui ocis a ma lance et a m'espee maint felon Sar­rezin. Et si i ala Rolanz, li cuens dou Mans, qui sires estoit de Blaves, li niés Charlon, chevaliers tiex c'onques miaudres ne fu ne miauz antoichiéz ne plus sefus an bataille, filz le due Milon, de Bertauz, amena .iiii.c homes a armes. Un autre Rolant i ot de que je ne vul ore pas parler. Et si i ala Olivier. .. 13

,

per finire alla versione provenzale contenuta nel ms. Add. 17920 del British Museum di Londra,

Prumeiramen l'arcivesque Turpi, arcivesque de Rems, que per amonestamens redia lo pobol coratjois e fort ha batalhar, e aquest arcivesque de sas proprias mas amb son arnes batalhava contra lo pobol des serrasis alqunas vetz. E Rotlan dux de la ost, conte Cinnomanensis e senhor de Blavi, e nebot de Karle, fillh de Milo, due de Angleris, que era natz de Berta seror de Karle Magne, lo qual era mot bos batalhans e de gran prodomia ples, e avia amb se .iiij.m. cavalhers. Em­pero autre Rotlan fo, del qual nos calarem quon es de presen. En aprop era amb el Oliver, dux atressi de la ost, que era mot malessios e ben essenhatz en batalha e fortz en bratz, que era comte de Genova e filh de Rainer comte, e avia amb se

.iij. m. cavalhers 1\

e in quella catalana del secolo XV, conservata unicamente nel ms. 487 della Biblioteca de Catalunya a Barcellona,

Turpi, arcevesque de Rems, qui anave com a legat del Papa, ab d'altres ave­sques e prelats, per combatre la gent infael e descreent, foren: primerament Rol­lan, duch e guiador, comte de Samsonya e senyor de Blaya, nabot de Carles, fill del duch Mill6 de Angellers, nat de Berta, germana de Carles; ab .iiii. nn1ia bons combatents; Altre Rollan fo; d'aquell callaré assi. Enaprés Oliver, duch e mena-

12 Cfr. R. N. WALPOLE, The Burgundian Translation of the Pseudo Turpin Chronicle in Bi­bliothèque Nationale, (French Ms. 25438), part l, <<Romance Philology>>, n, 1948-1949, pp. 177-215; part n, ibidem, m, 1949-1950, pp. 83-116; la citazione è estratta dalle pp. 187-188.

13 Cfr. C. BURIDANT, La Traduction du Pseudo-Turpin du manuscrit Vatican Regina 624, édi­

tion avec introduction, notes et glossaire, Genève, 1976, p. 96. 14 Cfr. La versione occitana dello Pseudo Turpino, Ms. Londra B.M. Additional 17920 ... , cit., p. 78.

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dor de compa(n)yas, cavalier molt fort e savi en batalias e molt poder6s e comte d' Anj ou, e fili de com te Ra yner. .. 15 •

Conseguentemente, nei diversi apparati d'indice dei nomi propri dei per­sonaggi, allegati alle edizioni dei testi appena citate16, è possibile trovare regi­strati i rinvii testuali e le occorrenze di 'Rotholandus', l'eroe nipote di Car­lomagno, e parimenti le segnalazioni dell' 'alius ... Rotholandus' , però del tutto prive, queste ultime, di suggerimenti o proposte utili alla sua identifica­zione. Nell'assoluta mancanza di commenti tesi ad una discussione circa le possibilità di indagine su questa figura, sinora sono stati unicamente Jules Horrent17 e Ronald N. Walpole18 ad avanzare due particolari e precise propo­ste. Il primo, interpretando la frase " ... alius tamen Rotholandus fuit..." non nel senso di un ' ... another Roland .. .' , ma piuttosto in quello di ' ... another si de of the same Roland .. .', ha ipotizzato come il riferimento del testo potrebbe suo­nare allusione coperta ma decifrabile, inerente la tradizione dell'incestuosa nascita dell' eroe19•

Quest'ipotesi, ritenuta subito poco credibile, venne in seguito respinta e modificata dal Walpole, a favore di un seconda, grazie ad un riferi­mento esplicito ad un breve passaggio della Chronica di Guillaume de Nangis. Questa, riprendendo il testo base dello Pseudo Turpino e vo­lendo commentarlo, lo veniva a integrare con un'inedita aggiunta: "Ro­tholandus, comes Cenornanensis, dorninus Blavii, qui nepos erat Karoli ex Bertha sorore et filius Milonis de Angleris; alter namque Rotholandus fuit, quem dicunt aliqui Karolum ex quadam sorore sua genuisse, et hic, ut opiniantur nonnulli, comes Wadtinensis fuit et dedit Beato Dyonisio Belnam in Wastineto" (ms. Fonds Latin 4918 Bibliothèque Nationale, Paris). Secondo quest'interpretazione, dunque, "Guillaume de Nangis rapporte qu'il y a deux personnages du nom de Roland: le fameux, qui était comte du Mans, et un autre, qui passait pour avoir été comte du Gà-

15 Cfr. Història de Carles Maynes e de Rottlà, traducci6 catalana del segle XV, introducci6,

text i notes per Martf DE RIQUER, Barcelona 1960, p. 57. 16

Per le altre versioni in volgare cfr. la rassegna e i necessari rinvii bibliografici contenuti in La diffusione romanza dello Pseudo Turpino, in La versione occitana dello Pseudo Turpino, M s. Lon­dra B. M Additiona/17920 ... , cit., pp. 6 e sgg.

17 Cfr. J. HORRENT, Roncesvalles, Étude sur le fragment de cantar de gesta conservé à

l'Archivo de Navarra (Pampelune). Paris, 1951, p.l50, n. l. 18

Cfr. R.N. WALPOLE, The Old French Johannes Translation ofthe Pseudo-Turpin Chronicle: A criticai edition and supplement, Berkeley, 1976, pp. 197-198.

19 J. HORRENT, Roncesvalles ... , cit., p. l 50.

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tinais et qui avait donné à l'abbaye de Saint-Denis le domaine de Beaune en Gatinais"20 •

La proposta in esame non è stata in seguito ulteriormente approfon­dita, e lo stesso Walpole, pur ripe tendone, in più occasioni, il rinvio21

,

non è intervenuto a segnalarla, come abbiamo anticipato, neppure negli apparati annessi ad alcuno dei volgarizzamenti francesi dello Pseudo Turpino da lui pubblicati, ne vi è, ulteriormente o comunque, ritornato sopra.

La lettura del Capitolo XI del testo dello Pseudo Turpino, in rapporto al contesto di riferimento e in particolare ad alcune altre situazioni simi­lari, unitamente alla piena convinzione che l'aggiunta segnalata nella Chronica di Guillaume de Nangis non sia che un banale tentativo di spiegazione seriore e banale della nota originale, situazione evidenziata peraltro dal richiamo alla leggenda della nascita "ex quadam sorore" dell'imperatore, mi ha convinto invece a cercare altrove ed altrimenti la spiegazione del controverso passaggio e, conseguentemente, della neces­sità di procedere ad una nuova proposta di lettura per il 'prode' qui pas­sato sotto silenzio.

Intanto, appare evidente come nel corso del brano di cui la citazione fa parte, il modulo di presentazione di ogni singolo personaggio presen­tato sia, ad evidenza, fisso e ripetitivo: al nome del nobile partecipante alla spedizione spagnola dell'imperatore, fa seguito l'indicazione della 'gens' o della località di signoria, completata dal numero di soldati sog­getti naturalmente al suo particolare comando. L'annotazione per l' 'alius ... Rotholandus' si sottrae invece del tutto e fortemente a questo in­quadramento.

In realtà, quella in esame non è l'unica occasione in cui lo Pseudo Turpino presenta formule di 'silenzi annunciati', richiamando figure di cui non intende (o può) parlare: anzi nello stesso capitolo in esame ritro­viamo il caso della dichiarata, e parimenti mancata, nomina di un re di Britanni a, contemporaneo al prode 'Arastagnus, re x Britannorum' e dal nome dichiaratamente passato sotto silenzio: "Alius tamen rex tempore istius in Britannia erat, de quo mencio nunc ad plenum non fit..."; altra simile occorrenza è quella per il duca di Aquitania, contemporaneo di

2° Cfr. R. N. WALPOLE, The Old French Johannes Translation of the Pseudo-Turpin Chroni­cle ... , cit .• pp. 197-198. Per il testo citato cfr. L. DELISLE, Les ouvrages de Guillaume de Nangis, <<Mémoires de l' Académie des lnscriptionS>>, XXII, 2, p. 302.

21 Cfr. ad esempio, R. N. W ALPOLE, Table des noms propres, in Le Turpin français, dit le Tur-

pin l..., cit., p. 247.

-., ...

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'Engelerus, dux Aquitaniae', per il quale, allo stesso modo, il riferimento avanzato viene d'immediato spento: "Tempore istius Engeleri erat alius comes in Aquitania, ... de quo non est modo loquendum ... "22•

La differenza nella citazione tra quelle appena precedenti e la prima, relativa all' 'alius ... Rotholandus', è tuttavia evidentissima: in primo luo­go infatti appare evidente che è il motivo della comunanza del nome 'Rotholandus', a rendere possibile, in questo particolarissimo e unico ca­so, il paragone; nelle successive si tratta invece di un confronto basato essenzialmente sull'affinità del grado di potere: "rex", "dux-comes"; se­condariamente, il silenzio sulla vicenda compare, sempre solo nella pri­ma occorrenza, più direttamente in rapporto con il presunto autore del te­sto, elemento o dato quasi caratterizzante e specifico di un rapporto comunque intercorso o rintracciabile tra il personaggio 'misterioso' (o le sue Gesta) e lo scrittore: " ... nobis ... silendum est...".

Tenendo in conto queste due indicazioni, si è impostata una ricerca tesa a verificare da un lato la possibilità di ritrovare tracce di un 'alius ... Rotholandus' nel complesso panorama delle Gesta epiche della terra di Francia23

, probabilmente di minore importanza e spicco rispetto all'omonimo ma comunque legato ad un'avventura particolare, e al tem­po stesso, con una vicenda personale in qualche modo riconducibile ai tempi, o meglio alla stagione politica e culturale di composizione dello Pseudo Turpino.

Tra le possibili e diverse indicazioni od ipotesi che una simile indagine può toccare2

\ quella che mi pare come la più attendibile è l'identificazione dell' 'alius' col Rotholandus, omonimo e appartenente al clero regolare, che fu eletto, intorno all'850, come XXXIX arcivescovo di Arles25 , in se­guito dichiarato, per tradizione popolare, 'sanctum', e la cui venerazione

22 Tutte le citazione della versione latina che compaiono a testo sono tratte da A. HAMEL, Der

Pseudo-Turpin von Composte/a ... , cit., in questo caso alla p. 53. 23

Cfr. tra le altre, J. HORRENT, Chanson de Roland et Geste de Charlemagne, in Les Epopées Romanes, Grundriss der Romanischen Literaturen des Mittelalters, I, f. 2, Heidelberg, 1981 ; idem, A. DE MANDACH, Chanson de Roland, in Naissance et développement de la chanson de geste en Europe, VI, Publications Romanes et Françaises, CCill, Genève 1993;

24 L'impianto generale del lavoro da compiere era già stato segnalato, nel 1976, dallo stesso R.

N. Walpole, "A search for this other Roland among the mediaeval saints, archbishops, military he­roes and !esser figures who bore the name might take us to Broceliande- and back again", in The Old French Johannes Translation ofthe Pseudo-Turpin Chronicle, ... cit., p. 197.

25 Cfr. S. Rodland, in Memoires pour servirà l'Histoire de l'Église d'Arles et des Prélats qui

l'ont gouvernée, par L. Bonnemant ecclésiatique de la méme ville, ms. datato die 25 aprilis 1761, t.

II, in consultazione presso la Médiathèque V an Gogh d'Arles. Ancora da consultare J. M. TRICHAUD, Hystoire de la Sainte Église d'Arles, II, Paris, 1857, pp. 203-210.

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permase a lungo, viva e profondamente attestata nella regione provenzale, come documentano ancora le Ephémerides des Saints de Provence d'inizio del XX secolo, in riferimento specifico alla festa liturgica del 19 settem­bre26.

Dell'arcivescovo Rolando sappiamo con certezza che fu presente al III Concilio di Valence, apertosi 1'8 gennaio 855. Gli atti relativi infor­mano che quell'assemblea risultava composta, oltreché dal nostro, anche dagli arcivescovi " ... métropolitains Remi de Lyon, Agilmare de Vienne. et onze éveques des trois provinces ... " . Dopo alcune questioni di carat­tere particolare, sempre dai documenti rimastici, risulta che il tema toc­cato dal Concilio nella prima seduta fu relativo all'adozione di precise regole disciplinari per l'elezione dei vescovi, la scomunica ai detentori di beni ecclesiastici. la dotazione delle chiese ... , mentre la seconda venne esaurita con la discussione circa i doveri precipui della dignità vesco­vile27.

Risulta poi attestato che l'imperatore Lotario, colpito dal non comune zelo dimostrato dal nostro arcivescovo, già gli aveva fatto dono, ne11'845, del monastero di Cruas, sul Rodano, nella contea di Vivers, affidandone ufficialmente la custodia per oltre centocinquant'anni agli arcivescovi d' Arles.

In seguito, nell'863, di fronte al secondo matrimonio di re Lotario di Lorena, figlio dello stesso e omonimo imperatore, dietro alle forti rimo­stranze manifestate dal papa Nicola I che considerava illegittima l'unione, ed alla successiva scomunica lanciata contro il sovrano, ancora il nostro arcivescovo Rolando fu il solo ad alzare la voce contro il com­portamento del re, difendendo a spada tratta l'operato del pontefice. Di questo atteggiamento lo stesso papa rese pubblico atto e ringraziamento in una lettera, datata 8 maggio 864, indirizzata ai vescovi di Francia, in cui Nicola I veniva a celebrare le virtù esemplari dell'arcivescovo di Ar­les, facendo anche balenare la possibilità del ristabilimento, a suo favore, del vicariato della Santa Sede in città28

Il motivo per cui l'arcivescovo Rolando raggiunse popolarità tale da essere presto e concordemente innalzato a 'santo' è però legato alle cir-

26 Cfr. F. TROUCHE, Éphémérides des Saints de Provence, Aix, 1925 (ora Raphèle Lès Arles

1992), pp. 91-91. 27 Cfr. ancora J. M. TRICHAUD, Hystoire de la Sainte Église ... , cit., p. 203. 28 Cfr. ibidem, pp. 204-205, "On leur recommande de rétab1ir !es éco1es, de precher ou de faire

precher, et de ne pas visiter trop souvent leur diocèse".

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costanze della morte, per molti suoi contemporanei equivalenti a quelle di un martirio di un 'principe' cristiano in terra saracena.

Infatti, secondo la Chronica del monaco Aimoino, De Gestis Franco­rum29, di fronte al rinnovarsi del pericolo saraceno, Rotholandus, arcive­scovo di Arles, a seguito di una petizione degli abitanti della Camargue, aveva dato ordine di costruire, vicino alle bocche del Rodano, una forti­ficazione attorniata da fossati e terrazze o piuttosto secondo altri, un si­stema murario di difesa, "castellum ... opere de sola terra aedificans"30 •

Recatosi sul luogo degli interventi, dove già erano stati ingaggiati per l'impresa circa 500 uomini, l'arcivescovo Rolando si trovò coinvolto in un'atroce battaglia, finendo tragicamente prigioniero, "amplius quam tre­centis suorum interfectis, ab eisdem est captus".

Gli abitanti di Arles, - continua la Chronica- atterriti alla notizia, de­cisero prontamente di correre ai ripari richiedendo subito la restituzione del prigioniero: gli arabi accettarono la proposta grazie allo scambio, tra l'altro, con 150 libbre d'argento, 150 casacche, 150 spade e altrettanti schiavi, "150 libris argenti, et 150 mantellis, et 150 spathis, et 150 man­cipiis, praeter ea quae in placito data sunt". Al giorno fissato per la resti­tuzione, si videro sei arabi scendere dalla nave a terra e collocare sulla sabbia la cattedra con l'arcivescovo assiso, "miserunt eundem episcopum sedentem in cattedra, indutum vestimentis sacerdotalibus quibuscum captus fuerat...". Putroppo tutti si accorsero quasi subito che ad essere stato restituito era stato solamente un cadavere: l'arcivescovo doveva es­sere morto, per le ferite e gli oltraggi ricevuti, quando ancora si trovava in prigionia sulla nave nemica. La gente della Provenza, e gli abitanti di Arles in particolare, iniziarono allora a considerare questa morte alla stregua di quella di un martirio vero e proprio, attribuendo a Rolando pressoché da subito il titolo e il rango di 'santo' protettore. Con grande partecipazione popolare l'arcivescovo venne sepolto nella cripta della cappella di Notre Dame de Gràce agli Alyscamps, "scilicet in campis eli­zaeis", il 22 settembre 869: la sua tomba risultò da allora, sempre se­condo la leggenda, riempita di un'acqua chiara in grado di guarire dalle febbri e le malattie degli occhi. La devozione popolare insistette per il

29 Cfr. AIMOIN, Gesta Francorum, lib.5, cap.23, ad annum 869, Parisiis 1567, p. 645. ll brano in questione, pur andando sotto il titolo citato, è oggi riferito ad un continuatore del monaco Aimoin, attivo intorno agli anni 1165-1170.

3° Cfr. S. Rodland, in Memoires pour servirà l'Histoire de l'Église d'Arles et des Prélats qui l'ont gouvernée ... , cit. t. m, s.v.

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radicamento del culto a coprire tutta l'area provenzale31• In effetti,

all'inizio del XIII secolo (1202-1217) l'arcivescovo di Arles Michel de Mourèze, impegnato in un fondamentale progetto di restauro del sito de­gli Alyscamps, chiesa, cappelle e cimitero, ritrovava e citava le spoglie di questi tra le reliquie di maggior venerazione popolare, nella chiesa di Saint Honorat, collocata proprio nel centro del complesso monumentale. Le spoglie del 'sanctum Rotholandum' erano collocate, con iscrizione esplicativa, secondo quanto dichiarato dallo stesso Michel de Mourèze in una lettera destinata alla cristianità e tesa ad ottenere aiuti finanziari per il completamento delle opere di ripristino della necropoli, in uno dei sette loculi previsti nel terreno a fianco dell'altare centrale della chiesa, per essere offerte e concesse alla venerazione dei pellegrini tra quelle dei santi più importanti per Arles e per il suo entroterra32

L'incomprensibile silenzio fatto scendere, subito dopo averlo chia­mato in causa, dallo Pseudo Turpino su e per uno dei possibili corpi santi ufficialmente custoditi nel cimitero di Arles che benissimo si sarebbe potuto inserire tra gli altri citati dallo stesso testo33

, necessita a questo punto di un breve commento.

Nella sua breve ma intensa vita, l'arcivescovo Rolando s'era imbat­tuto, in effetti, in una vicenda che poco si addiceva alla propaganda poli­tico-culturale di cui lo stesso testo dello Pseudo Turpino si era fatto abile portavoce: quella che, al di fuori del territorio arlesiano e all'interno di alcune congregazioni religiose monastiche, era stata vista come una gra­ve ed indebita appropriazione dei beni del monastero benedettino fondato da san Cesario, vescovo tra il 502 e il 542. Quest'ultimo si ergeva in cit­tà, nel "quartier que l'on appelle encore aujourd'hui l' Auture, dans l'angle Sud-Est du Castrum", sito conosciuto da sempre come "religieux, puisque deux temples romains s'y dressaient et c'est là que saint Césaire établira au vr siècle son célèbre monastère. La communauté de monia­les, fondée en 507 aux Alyscamps, dut se réfugier, l'année suivante, à l'intérieur des remparts pour fuir l'invasion burgonde et Césaire utilisa

31 "Rotland figure panni !es Bienheureux inscrits sur !es dyptiques d' Arles publiés par Mabil~ lon", in F. TROUCHE, Éphémérides des Saints de Provence ... , cit., p. 92.

32 Tra i santi citati ritroviamo saint Honorat, saint Hilaire, saint Aurélien, saint Concorde, saint Eone, saint Virgle, saint Genès, sainte Dorothée ... , in J. M. TRICHAUD, Hystoire de la Sainte

Église ... , cit., t. m, pp. 111-136. 33 Cfr. Capitulum Vlll, "De corporibus sanctorum que in ytinere sancti Jacobi requiescunt; que

peregrinis eius sunt visitanda", in Liber Sancti Jacobi, Codex Calistinus, Liber Quintus, ed. a c. di K. HERBERS-M. SANTOS NOIA, Santiago de Composte1a, 1999, pp. 241 e sgg.

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... UNS AUTRES ROLLANZ ... (PSEUDO TURPINO. CAP. Xl) .. 265

alors l'ancienne ecclesia publica pour l'habiter; selon les terrnes mèmes de son biographe, il a établi 'l'arche du monastère auprès de l'ecclesia. Cette église fut unie à l'abbaye en mème temps que 'le vieux baptistère' qui lui était voisin, et elle fut consacrée le 6 juin 624"34

L'imperatore Luigi II restituì, dopo lunga contesa e dopo sua partico­lare richiesta, al nostro arcivescovo i diritti ricavabili dalle vaste pro­prietà possedute dalla celeberrima abbazia, attaccata dai saraceni intorno al 740 e in seguito piombata in grave rovina. L'abbazia, per volere testa­mentario del fondatore, avrebbe visto tutti i suoi beni tornare alla chiesa madre, solo e qualora la congregazione benedettina che la manteneva in vita fosse stata per qualche motivo dispersa o finita. Secondo l'opinione di molti commentatori non arlesiani, per lo più appartenenti a ordini mo­nastici, l'intervento dell'arcivescovo avrebbe invece violato in pieno gli antichi diritti di esenzione dall'autorità ecclesiastica di Arles da Cesario stesso volutamente concessi al cenobio35 • Per questo la sua cattura, so­pravvenuta secondo alcune fonti durante una visita del presule ad alcuni appezzamenti di proprietà dell'abbazia stessa, sarebbe stata una sorta di 'vendetta' celeste per l'avvenuto e intollerabile sopruso36

Il progetto dell'arei vescovo Rolando teso a riappropriarsi dei beni già della comunità di san Cesario non poteva certamente essere visto di buon occhio dall'autore del Turpino, culturalmente partecipe (se non già ap­partenente direttamente) all'entourage benedettino di Cluny, che si era ben premunito di indicare, ai pellegrini in marcia verso Santiago lungo la via di Saint-Gilles, quale corpo santo da visitare presso Arles, subito do­po quello del beato Trofimo, il confessore, "primitus namque his qui per

34 Cfr. L. LEVILLAIN, S. Trophime confesseur et métropolitain d'Arles et la mission des septs en Caule, <<Revue d'histoire de l'église en France>>, 13 (1927), pp. 145-189; M. ROUQUETTE, Saint­Trophime d'Arles, in Provence Romane, la Provence Rhodanienne, La nuit des temps 40, Sainte Marie de la Pierre qui vire (Yonne), 1974, pp. 265 e sgg.; inoltre si vedano L. H. LABANDE, L' église Saint-Trophime d'Arles, in Petites monographies des grand.\· édifices de France, Paris, 1930; F. BENOIT, Le premier baptystère d'Arles et l'abbaye Saint-Césaire, Nouvelles recherches sur la topo­graphie paléochrétienne d'Arles du IV' au VI' siècle, <<Cahiers archéo1ogiques>>, V (1951), pp. 31-59; M. ROUQUETTE, Ancienne cathédrale Saint-Trophime, in Dictionnaire des églises de France, Paris, 1966, t. II, pp. 17-19.

35 Cfr. D. SAMMARTHANUS, Gallia Christiana, coli. 2, 5 sq.; inoltre cfr. 1. H. ALBA.'IÈS - U. CHEV AUER, Gallia Christiana novissima, Arles, 1900, coli. 310-312.

36 Contrario a quest'opinione, tra gli altri J. M. TRICHAUD, Hystoire de la Sainte Eglise .. , cit., p. 210 "C'est une autre injure atroce et calomnieuse que l'auteur du nouveau Gallia Christiana fait à ce saint martyr, d'avancer qu'il fut ainsi puni pour avoir réclamé !es biens de l'abbaye de Saint­Césaire ... Ici le bénédictin irrité nous rappelle encore qu'il en voulait à notre saint, parce qu'il avait

réformé un couvent de son ordre tombé dans l'indiscipline ... ".

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viam Egidianam ad Sanctum Iacobum tendunt, beati Trophimi con­fessoris corpus aput Arelatem visitandum est...", quello proprio di san Cesario, vescovo e martire, di cui ricorreva la festa il primo di novembre: "item visitandum est corpus beati Cesarii episcopi et martiris, qui in ea­dem urbe regulam monacharum instituit, cuius festivitas colitur Kalendis Novembris"37 •

In secondo luogo, il sito della sepoltura scelta per l'arcivescovo, les Alyscamps, con la probabile iscrizione identificatoria dei poveri resti, dovette essere la causa della segnalazione annullata, nel testo dello Pseu­do Turpino, del personaggio. In effetti la stessa guida del pellegrino di san Giacomo di cui lo Pseudo Turpino corrisponde, come noto, al V Li­ber, segnalava tra l'altro nello stesso luogo, con ricchezza di indicazioni, la presenza di "multa enim sanctorum martyrum et confessorum corpora ibi requiescunt, quorum anime in paradisiaca sede congaudent. Eorum namque commemoracio post octabas Pasce, II feria more celebretur ... "38

,

per cui il viandante era caldamente invitato a recarvisi e a soffermarvisi in preghiera: "Inde visitandum est, juxta Arelatem urbem, cimiterium de­functorum, loco qui dicitur Ailiscampis ... " per "precibus scilicet, psalmis et eleemosynis, ut mos est pro defunctis exorare ... tot ac tanta vasa mar­morea, super terram sita, in nullo cimiterio nusquam possint inveniri excepto in illo. Sunt etiam diversis operibus et litteris latinis insculta et dictatu inintelligibili, antiqua; quanto magis longe perspexeris, tanto ma­gis longe sarcophagos videbis. In eo cimiterio septem ecclesiae habentur, in qualibet quarum, si quis presbyter eucaristiam pro defunctis fecerit, vellaicus alicui sacerdoti celebrare devote fecerit, vel psalterium clericus

37 Cfr. Capitulum vm, "De corporibus sanctorum que in ytinere sancti Jacobi requiescunt; que peregrinis eius sunt visitanda", in Liber Sancti Jacobi.,, cit., p. 241.

38 Cfr. J. BÉDIER, Les Légendes épiques, recherches sur laformation des Chansons de Geste, I, Le Cycle de Guillaume d'Orange, Paris, 1926, pp. 394 e sgg.: "La nécropole gallo-romaine des Alis­camps d' Arles n'est plus, comme au temps de Dante, bosselée de sépulcres. Les sarcophages qui n'ont pas été anciennement détruits ont été dispersés dans !es musées de Marseille, de Lyon, d'Arles, de Paris, et sur la plaine trop nivelée on ne voit plus aujourd'hui que quelques restes de l'abbaye de Saint-Césaire, la chapelle des Porcellets (XIV e siècle), celle de la Genouillade, et la vénérable abbaye de Saint-Honorat...". Per la formazione del Codex Calixtinus cfr. M.C. DIAZ I DIAZ, El Codice Cali­xtino de la Catedral de Santiago. Estudio codicologico y de contenido, Santiago de Compostela, 1988; IDEM, Il Liber Sancti Jacobi, in AA.VV., Santiago, L'Europa del pellegrinaggio, Milano, 1993, pp. 39 e sgg.; A. MOISAN, Le livre de Saint Jacques ou Codex Calixtinus de Compostelle, É­tude critique et littéraire, Paris, 1992.

... UNS AUTRES ROLLANZ ... (PSEUDO TURPINO, CAP. Xl) ... 267

legerit, veraciter pios illos defunctos qui ibi iacent, sue salvacionis adiu­tores in novissimma resurrectione coram Deo habebit ... "39

La presentazione dei luoghi propri dei defunti, al massimo esemplari a quel tempo, comprendeva secondo l'autore, la necropoli di Arles e quella di Blaye, presso Bordeaux. n Capitolo XX:Vill, che ha in effetti come titolo proprio "De Cimiteriis sacrosanctis, unum apud Arelatem et alterum apud Blavium", accomunava, con l'antica leggenda della consacrazione divina dei due cimiteri ad opera di ben sette santi, idealmente i due luoghi: "Et erant tunc temporis bina cimiteria, praecipua sacrosancta, alterum aput Arelatem in Ailis Campis, alterum apud Burdegalem, quae Dominus per manus sancto­rum Vll antistitum, scilicet Maximini Aquensis, Trophimi Arelatensis, Pauli Narbonensis, Satumini Tolosanensis, Frontonis Petragoricensis, Marcialis Lemovicensis, Eutropii Sanctonensis, consecravit, in quibus maxima pars il­lorum sepelitur. Et illi qui in acie montis Garzini gladiis intacti obierunt, in his cimiteriis aromatibus peruncti sepeliuntur"40

Agli Alyscamps, nella chiesa di Saint-Honorat, lo stesso Cristo era di­rettamente intervenuto durante lo svolgimento dei riti religiosi lasciando sulla pietra una traccia precisa del proprio passaggio41

n Capitolo successivo, il XXIX, inizia focalizzando nella sepoltura di Rolando a Blaye il primo e più importante di una serie di richiami che colle­gavano in Aquitania i percorsi dei pellegrini alle tombe degli eroi carolingi: "De sepoltura Rotolandi et ceterorum qui apud Blavium et in diversis locis sepulti sunt".

In esso dopo aver citato la sepoltura del "Beatum. .. Rotolandum" all'interno della " beati Romani baselica" e l'esposizione delle sue famose reliquie "mucronemque ipsius ad caput et tubam ebumeam ad pedes, scilicet ad decus Christi et probae militiae eius", in seguito sottratte e trasferite "in beati Severini baselica aput Burdegalem ... ", l'autore passava a elencare gli

39 Cfr. Capitulum VIII, "De corporibus sanctorum que in ytinere sancti Jacobi requiescunt; que peregrinis eius sunt visitanda", in Liber Sancti Jacobi, Codex Calistinus, Liber Quintus ...• op. cit.,

p. 241. 40 A. HAMEL. Der Pseudo-Turpin von Composte/a ... , cit., p. 86; F.GOEBEL, Untersuchungen

iiber die alktprovenzalische Trophimus-Legende, Marbourg, 1896; la leggenda della sacralizzazione del cimitero è ripetuta tra gli altri nella Chronique di Philippe Mousket, Il, 790 e in Le Roman d'Arles, edito da C. CHABANEAU, Paris, 1889, p. 80.

41 Cfr. "Or, le cimetière des Aliscamps a été consacré par sept disciples des apòtres ... avertis par un oracle divin, ils se rendirent à Arles, et ils le bénirent en présence de Notre-Seigneur Jésus-Christ, qui leur apparut sous sa forme corporelle. Là, à l' endroit où s' étaient posés !es pieds de Jésus Christ, il fit un autel de pierre", in J. BÉDIER, Les Légendes épiques, recherches sur laformation des Chan­sons de Ceste ... , l, cit., pp. 398 e sgg. Cfr. anche J. P. CLÉBERT, Arles, in Guide de la Provence,

Bourges, 1986, pp. 65 e sgg, con bibliografia.

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altri importanti corpi che si potevano visitare nella medesima regione, nei pressi immediati di Blaye "Oliverus, et Gandelbodus rex Frisiae, et Otgerius rex Dacie, et Arastagnus rex Britanniae, et Garinus dux Lotharingiae, et alii multi .. ", per cui -concludeva- "Felix villa macilenta Belini, quae tantis he­roibus hospitantur!". Altre salme erano raccolte presso Bordeaux, nella già citata basilica di san Severino, quali quelle di "Engelerus dux Aquitaniae, Lambertus rex bituricensis, Gelerus, Gelinus, Raginaldus de Albo Spino, Galterius de Termis, Guielinus, Bego, ... cum V milibus aliorum", e infine an-cora altre presso Nantes "Oellus comes ... cum aliis multis Britannis .. "42

L'altro cimitero sacrosanto, quello di Arles, doveva contenere invece, sempre secondo la stessa fonte, le spoglie di "Estultus comes lingonensis, et Salomon, et Sanson dux Burgundiorum, et Arnaldus de Bellanda, et Alberi­cus burgundionus, Guinardus et Esturmitus, Ato et Tedricus, Yvorius et Be­rardus de Nublis, et Berengarius, et Naaman dux Baioariae, cum decem milibus aliorum". Ad esso si erano recati lo stesso autore e l'imperatore Carlo "Postea vero ego et Karolus ... " per procedere ai riti delle sepolture "In quo cimiterio tunc per manus nostras sepulturae traduntur ... "43 .

Per la sepoltura del nipote dell'imperatore, del suo compagno Olivier e dell'arcivescovo Turpino, già il testo della Chanson de Roland ne ave­va indicata, con precisione, la localizzazione:

... (l' empereor) passet Girunde a mult granz nefs qu'i sunt, entresque a Blaive ad cunduit sun nevold e Olivier, sun nob(l)e cumpaignun, e l' arcevesque, ki fut sages e proz, en blancs sarcous fait metre les seignurs. a Sent Romain, la gisent li baron. Frans les cumandent a Deu e a ses nuns ... 44

42 Cfr. A. HAMEL, Der Pseudo-Turpin von Composte/a ... , cit., pp. 86-87. È da notare che, men­tre la maggioranza dei codici latini dello Pseudo Turpino presenta solo due capitoli a descrizione dei cimiteri santi, vale a dire il n. XXVID, De cimiteris sacrosantis, unum apud Arelatem et alte rum a­pud Blavium, e il XXIX, De sepultura Rotolandi et ceterorum qui apud Blavium et in diversis locis sepulti sunt, quelli dipendenti dalla famiglia C 8 e quindi i volgarizzamenti a questa collegati, sepa­rano la parte conclusiva del testo del capitolo in esame anteponendovi come titolo De his qui sepulti sunt apud Arelatem in Ailis Camps; la particolare suddivisione è, ad esempio ripresa nel volgarizza­mento provenzale, per cui cfr. La versione occitana dello Pseudo Turpino, M s. Landra B.M. Addi­tiona/17920 ... , cit., pp. 122 e sgg.

43 Cfr. A. HAMEL, Der Pseudo-Turpin von Composte/a ... , cit., p. 88. 44 Cfr. La Chanson de Roland, edizione critica a c. di C. SEGRE, Milano-Napoli, 1971, lassa

CCLXVI, pp. 639-640.

... UNS AUTRES ROLLANZ ... (PSEUDO TURPINO, CAP. Xl) .. 269

Lo stesso testo già accennava parimenti all'astensione dell'olifante a beneficio dei pellegrini di Bordeaux:

Passent Nerbone par force e par vigur; vinta Burdeles, la citét de .... , desur l'alter se in t Sevrin le baron met l'oliphan plein d'or e de manguns, li pelerin le veient ki là vunt... 45 •

Invece, la sepoltura degli eroi della battaglia di Roncisvalle nella re­gione provenzale è motivo che sembra comparire, per la prima volta, nella Karlamagnus saga46: il traduttore scandinavo, che seguiva un mano­scritto dalla versione affine a quello della Chanson de Roland conservato a Oxford, modificò probabilmente la versione di fonte, dopo la veglia fu­nebre per i caduti ed il prodigio degli arbusti spinosi, per offrire una nuo­va immagine della sepoltura comune dei dodici pari: "Et lui et toute son armée se rnirent à la voie en grand apparat, escortant les douze bières, et ils allèrent tant qu'ils parvinrent à la ville qui s'appelle Arsis (Arsers). C'est la capitale du pays qui s'appelle Proventa (Provintia). Là, il y avait beaucoup de pretres, dignes et respectables, qui vinrent en cortège à la rencontre des corps. Alors furent chantées beaucoup de messes dans tous les moutiers de la ville. Charles y fit de riches offrandes. On dit qu'il donna douze cent marcs pesés d'argent avant la mise en terre des corps. Il fit de riches donations aux lieux où reposent les douze pairs et il leur conféra de grandes privilèges, qui, depuis ce temps, y sont toujours atta­chés"47.

L'esistenza di una duplice tradizione circa la sepoltura degli eroi di Roncisvalle venne opportunamente- come già suggeriva il Bédier48 - ri­letta e amalgamata nel testo dello Pseudo Turpino che, come abbiamo ri­chiamato, raccolse e tramandò i segni delle diverse vie di peregrinazione,

45 Cfr. ibidem, p. 640. 46 Per la Karlamagnus saga cfr. A. LOTH, Karlamagnus saga, Branches l, m, VII et IX, Copen­

hague, 1981. 47 Cfr. J. BÉDIER, Les Légendes épiques, recherches sur laformation des Chansons de Geste ... ,

cit., m, pp. 359 e sgg. 48 Cfr. ibidem, p. 360 "ll a donc existé deux traductions concurrentes, qui ramenaient Charlema­

gne l'une vers Bordeaux et Blaye, l'autre vers Arles et !es Aliscamps. Vint la Chronique du faux Turpin, vers 1150: elle !es concilia, en partageant équitablement !es restes des preux entre !es églises de l'une et de l' autre route. Don c !es prétentions rivales de ces églises se traduisent dans !es chansons de geste; Jes chansons de geste favorisent tantòt l'une de ces routes, tantòt l'autre, parfois une part à l'une età l'autre".

·' .,.,

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ad evidenza provenzali e bordolesi, aumentando il numero dei corpi 'santi' da visitare e promovendo la venerazione di nuove 'reliquie'. In particolare quest'ultimo, come abbiamo visto, confermava a pieno l'innesto dell'antica tradizione della necropoli di Arles classica sulla materia carolingia, ma nel contempo si manteneva fermo e ben chiaro nel segnalare Blaye come luogo deputato alla sepoltura di Rotando, ricor­dando questo inoltre anche come primitiva e legittima sede di custodia dell' olifante49 •

Con la precisazione sull'esistenza dell' 'alius ... Rotholandus' lo Pseudo Turpino forniva un'indicazione puntuale per i pellegrini non provenzali che, in marcia verso Santiago, avessero individuato agli Alyscamps la tom­ba di un 'sanctum Rotholandum': il sacello della chiesa di Saint-Honorat non era quello del nipote dell'imperatore Carlomagno che attendeva i pro­pri devoti a Blaye, ma di un altro 'omonimo' su cui era opportuno tacere.

L'intento esplicativo promosso dallo Pseudo Turpino a proposito di 'uns autre Rollantz' doveva ritenersi indispensabile ausilio a favore dei pellegrini in cammino lungo la via Tolosana, facilmente indotti a incon­trare, a venerare (e a ricordare) tutte le importanti reliquie conservate agli Alyscamps.

A questo proposito è da notare che ancora nel secolo XVI, nell' Jtinerarium Galliae di Jodocius Sinceri, edito a Ginevra nel 1627, si precisa come, proprio nella chiesa di Saint-Honorat venisse pubblica­mente mostrata proprio la sepoltura dell'eroe Rolando: "In templo osten­ditur inter alia sepultura Rolandi, Caroli Magni nepotis"50

, a segno della confusione tra i due personaggi da tempo intervenuta.

Allo stesso secolo data una successiva e collimante indicazione, quella d' Abraham Gblnitz che, nel suo Ulysses Belgico-gallicus, edito nel 1651, annota: "In i p so tempio (Honorati) ... cavea subterranea propter chorum habet tria marmorea sepulchra: ex iis medium, quod praeter ho­minis ingentem calvariam nihil habet, Rolando scribitur, Caroli Magni ex sorore nepote; qui, cum anno Christi DCCCIIX, dux proceri corporis et magni animi, contra Saracenos in Hispaniam iret militatum, ibidemque Masurium ... sua manu jugulasset, si ti extinctus oiit. Ipse Carolus Magnus, ut erat in latino et patrio sermone promptus, ei hoc epitaphium po­suit...Tu patriam repetis, tristi nos orbe relinquis ... "51

, localizzando il tu-

49 Per un commento ai luoghi della tomba di Rolando, cfr. ibidem, p. 360. 5° Cfr. JODOCI SINCERI, Itinerarium Galliae, Genevae, 1627, p. 180. 51 Cfr. A. GOLNITZ, Ulysses Belgico-gallicus, Genevae, 1627.

... UNS AUTRES ROLLANZ ... (PSEUDO TURPINO, CAP. Xl) .. 271

mulo tra i soli tre rimasti dei sette precedenti di cui era stata fatta men­zione nella lettera del vescovo Michel de Mourèze.

Nello stesso testo la contaminazione avvenuta tra i personaggi di Ro­tholandus nipote di Carlo e Rotholandus arcivescovo di Arles arrivava a coinvolgere anche un altro edificio famoso, quello della cosiddetta 'turris Rolandi', sempre nella pianura vicina alla capitale della Camargue, qui attribuita all'azione dell'eroe carolingio e da ascrivere invece e piuttosto all'insieme delle fortificazioni apportate alla città di Arles da parte di Abd al-Rhaman, al tempo del governo dello sfortunato arcivescovo52:

"Inde (à Arles) turris Rollandi et quinque portae triumphales Romano­rum ... "s3.

Il silenzio annunciato dello Pseudo Turpino aveva dunque probabil­mente più di una ragione e uno scopo: segnalare d'immediato ai lettori che le spoglie del nipote di Carlomagno, dell'eroe che più di ogni altro aveva saputo entrare, grazie al diffondersi della sua leggenda54, nelle tra­dizioni culturali di tanti paesi europei 55, non erano quelle dell'omonimo santo che presto avrebbero incontrato arrivando nel sacro cimitero di Arles56 , e insieme, più sottilmente, la mancata iscrizione di quest'ultimo tra i corpi santi degni di visita. Il ritenuto 'furto' perpetrato nei confronti dell'abbazia di san Cesario, su cui la critica ha recentemente insistito57, aveva del tutto spento ogni favore o simpatia per lo sfortunato arcivesco­vo agli occhi dell'autore dello Pseudo Turpino.

All'interno del tentativo di legare le spoglie dei martiri di Roncisvalle ai cimiteri situati lungo le principali vie di pellegrinaggio, la fama rag­giunta dell'eroe carolingio, e la possibilità di leggere l'iscrizione dell'omonima spoglia nella chiesa di Saint-Honorat agli Alyscamps, unitamente alla diminuita diffusione dello Pseudo Turpino, comporta­rono che, probabilmente, con il passare del tempo, le due tradizioni, ini-

52 Cfr. ibidem, p. 631. 53 Cfr. ibidem, p. 533. 54 Cfr. R. LEJEUNE- J. STIENNON, La Légende de Roland dans l'art du Moyen À.ge, Bruxelles 1966. 55 Cfr. A. DE MANDACH, Chanson de Roland, VI, Transferts de mythe dans le monde occidental

et orientai. in Naissance et développement de la chanson de geste en Europe, Publications Romanes et Françaises. CCIII, Genève 1993.

56 Ho in corso di elaborazione un saggio sulle leggende degli Aliscamps nel quadro delle tradi­zioni culturali nell'Europa del Medioevo.

57 L'affermazione di F. TROUCHE, Éphémérides des Saints de Provence ... , cit., p. 91 "Cette oc­

cupation des domaines de St. Césaire fut fatale à Roland et causa sa perte", sottoposta in anni al va­glio della critica, è stata ultimamente ampiamente contestata.

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272 MARCO PICCA T

zialmente ben distinte, finissero col confluire in una sola, dall'immediata quanto efficace comprensione.

L'indicazione originale comprendeva però, oltre al nome del perso­naggio celato, anche un'altra traccia utile a recuperare il contesto culturale e di vita proprio dell'autore dello Pseudo Turpino, vale a dire il suo forte disappunto per alcune disavventure successe all'ordine benedettino: ma su questo torneremo altrove, con altri esempi, a continuare il discorso.

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