Un ecclesiastico nella sua comunità. Il conte abate Francesco Saverio Riva di Lugano (1702-1783)...

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Estratto dal <<Bollettino Storico della Svizzera Italiana>>Serie nona - Volume CVII, Fascicolo I - 2004

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Manco ScHNYDER

Un nobile ecclesiastico nella sua comunità.il conte abate Francesco Saverio Rivadi Lugano (1702-1783)

La scelta di concentrarsi su un personaggio - il conte abate Francesco Save-rio Rivar - che ha caratterizzato la vita dei baliaggi di Lugano e Mendrisiodurante il Settecento, pemette di riproporre la biografia come approccio sto-riografico - genere a lungo negletto, ma negli ultimi decenni tornato in auge2

- ed è anche occasione per evidenziare alcuni aspetti interessanti della societàdell'epoca.

La società di antico regime è spesso presentata come socialmente statica e

gerarchica, e ciò risponde a verità solo in parte perché presenta anche aspettidi "fluidità»: I'individuo conserva pur sempre un margine di libertà e nellapratica i confini tra le diverse sfere sociali tendono a diventare piuttosto sfu-mati. L'appartenenza alla famiglia, a un gruppo sociale, alla comunità di unborgo o di un villaggio è però spesso un fattore fondamentale nei processi didecisione e nell'agire quotidiano. L'individuo può muoversi con una certalibertà, ma lo fa sapendo di appartenere e cosciente che le sue scelte avrannoconseguenze, anche dirette, su altri individui o gruppi3.

Occuparsi di Francesco Saverio Riva significa studiare un personaggio diprimo piano dell'élite dominante di Lugano. Uno degli scopi principali di que-

sto lavoro è quello di proporre alcune chiavi di lettura per un'analisi di un'éli-te trbanae d'origine borghese, che tende però ad avvicinarsi progressivamen-te a pratiche proprie alla nobiltà terriera.

' Molti dei temi affrontati nel presente articolo sono contenuti in M. ScHNvosp., Pouvoir etrcsponsabilité. Les conttes Riva de Lugano (fin XVIIe-XVIile siècles), tesi di laurea all'Universitàdi Ginevra, facoltà di Lettere, a.a.2O0l-2002 (rel.: prof. F. Walter); v. anche Storia della famigliaRila, a cura del Fidecommesso Riva, Lugano 1971, vol. ll,pp. 127-156.

2 Si veda a questo proposito, per esempio, Biographie schreiben, a cura di H.E. BÒDEKER, Gdt-tingen 2003.

3 Cfr. J. M. lMrzcoz Bruuzn, De la communauté à la nation: élites locales, carrières et réseauxdans I'Espagne moderne (WIIe-XIXe siècles), in Pays Pyrénéens et pouvoirs centraux, XVf -XX"s., a cura di M. Bnurver, S. BnuNBr, C. Pnllses (eds.), Actes du colloque intemational (Foix, l-3.10.1993), organisé par le Groupe d'Histoire des §rénées et les Archives départementales del'Ariège), Toulouse 1995; cfr. anche S. Guzzt, La gloire de la dynastie valaisanne des de Rivaz(1650-1830). Génie et talents individuels ou, "une alfaire de famille"?, it Les Romands et la gloi-rc, Actes du colloque du l7 novembre 2001, a cura di J.-D. Monenoo (éd.), Lausanne 2004.

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1. Tra esemplarità e eccezionalità

Ai primi dell'Ottocento Gian Alfonso Oldelli così scriveva di FrancescoSaverio Riva:

«[...] nato I'anno 1701. altro fratello dei tre sopranominati [Giovanni Rodolfo, Giovanni Batti-sta e Gian Pietrol, bravo legale, e profondo Filosofo, buon Poeta Petrarchesco, e Pastor Arcadecol nome di Siredo, ed elegante scrittore di lettere famigliari. Fu molto utile alla patria, che lostimava assaissimo, nel disimpegnare e comporre massirrre tra parenti, e amici le liti co' saggisuoi consiglii, e colla sua destrezza e sagacità; epperciò alla morte avvenuta l'anno 1782. diquesto benemerito suo Patrizio disse Lugano dolendosi della di lui perdita, che sarebbe statodifficile il riempire il voto, che lasciava il degnissimo Conte Abbate Riva»a.

Francesco Saverio Riva nasce, ultimo di 17 figli. il 30 settembre 1702 aLugano, dal conte Giovanni Battista e da Lucrezia Morosini. Viene battezzatoil 15 ottobre e i suoi padrini sono il Capitano reggente di Lugano, il basileseGiovanni Brenner (il quale manda in sua vece il tenente Paol'Antonio Cane-vale) e Regina Parenchino a nome di Cecilia Fresteyn vedova Zurgilgen emoglie in seconde nozze del Cavaliere Rodolfo Tuler di Lucernas. La volontàdi creare legami con l'élite dei cantoni è particolarmente visibile nella sceltadei padrini. La «politica svizzera>> nella parentela spirituale è una praticariscontrabile molto spesso nella famiglia Riva e, più in generale, in seno all'l-lite luganese.

I Riva fanno parte del vicinato del borgo di Lugano e a cavallo tra Sei e Set-tecento sono protagonisti di un'ascesa sociale che ne fa una delle famiglie piùpotenti della regione. La costituzione di un ingente patrimonio immobiliare(proprietà fondiarie e case), l'acquisizione di titoli nobiliari e la presenza sem-pre più massiccia dei membri della famiglia in seno alle istituzioni sono i segnipiù evidenti di questa promozione sociale. Nel 1691 Giovanni Battista èammesso nel patriziato della città di Lucema, sette anni più tardi ottiene il tito-lo di conte dal duca Francesco Farnese di Parma, Piacenzae Castro. Nel 1721acquista la signoria di Mauensee sulle rive del lago di Sursee, nella campagnalucemese.

In gioventù Francesco Saverio frequenta il collegio S. Antonio dei PadriSomaschi a Lugano. Prosegue i suoi studi al Collegio Ducale di Modena e

a G. A. Orosrlt, Dizionario storico - rogionato degli uomini illusti del Canton Ticino, Lugano1807-1811, p. 156. Diversamente da quanto affermato da G.A. Oldelli Francesco Saverio Rivanasce nel 1702 e muore nel 1783. A Francesco Saverio Riva sono dedicate voci anche nella vec-chia edizione del Dictionnaire Historique et Biographique de la Suisse fcfr. Dictionnaire Histori-que et Biographique de la Suisse, Neuchàtel 1930, tome Y p. 5081 e nella nuova edizione delDizionario storico della Svizzera [cfr. sito internet del Dizionario storico della Svizzeral.

s Archivio storico diocesano di Lugano [d'ora in poi ASDL], Archivio parrocchiale di Lugano[d'ora in poiAPar Lugano), <<Registro n.7 dall'anno 1689 al l7O7 Battesimi>>. Per comodità inominativi sono riportati nella versione "italianizzata" utilizzata nelle fonti.

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Un nobile ecclesiastico nella sua comunità. Il conte abate Francesco Saverio Riva di Lugano

Il conte abate Francesco Saverio Riva, 1702-1783 (ritratto di proprietà della famiglia Riva, Luga-no; fotografia di Thomas Banfi, Taveme; I'autore e la Redazione ringraziano la famiglia Riva perla disponibilità dimostrata in questa occasione)

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all'università di Pavia dove, nel 1723, consegue la laurea in diritto canonico ecivile6. Non è del tutto chiaro cosa egli abbia fatto tra la fine dei suoi studi el'inizio degli anni '30 quando comincia ad amministrare direttamente la por-zione di patrimonio ereditata. In un compendio della vita di s. Giuseppe del-l'ordine dei minori cappuccini di S. Francesco, pubblicato nel 1747 presso lastamperia Agnelli e dedicato a Francesco Saverio, ad un certo punto si legge:<<A favore della divina Prowidenza ascrivere deve questa Patria, che la deli-catezzadel vostro temperamento non abbia potuto reggere alle incessanti fati-che, che la brama di sapere vi faceva intraprendere in Roma [...]»2. Sembraquindi che, terminato il soggiorno pavese, il giovane nobile luganese si fossetrasferito a Roma per proseguire gli studi, ma che per ragioni di salute8 sia sta-to costretto in seguito a rientrare in patria.

Nel testamentoe paterno il conte abate, pur essendo I'ultimo nato, è definitoterzogenito: infatti è l'unico, oltre ai suoi due fratelli sposati Antonio e Gio-vanni Rodolfo, a beneficiare dell'eredità. Il padre Giovanni Battista stabilisceche non ci siano divisioni fino al compimento dei 30 anni di Francesco save-rio, in coincidenza probabilmente con l'inizio della gestione e dell'usufruttodel patrimonio da parte del più giovane dei fratelli.

Francesco saverio porta il titolo di conte ereditato dal padre e quello di aba-te. E verosimilmente un chierico senza cura animarumto. Nel testamento delpadre Giovanni Battista si legge:

6 In quell'occasione l'amico G. Thgliazucchi gli dedica una raccolta di rime, ecco il testo delfrontespizio: <<Rime nel dottorato delle leggi del Signor conte abate Francesco Saverio Riva de'Signori di Mausee, patrizio lucemese, seguito nella Regia Università di Pavia l'anno 1723. Sottogli gloriosi Auspici dell'Illustrissimo ed Eccellentissimo Monsignor Stefano Conti Pronotario apo-stolico, nipote di Nostro Signor Papa Innocenzo XIII, raccolte e dedicate al laureato dal DottoreGirolamo Tagliazucchi modanese» [B. Brrra, F. C,crENAzzr, Vicende e figure letterarie del Sette-cento nella Svizzera italiana (Tra epistolari e raccolte poetiche), in «Scuola ticinese>>, serie III,anno XVII (1989), fascicolo no 155, p. 3].

7 Storia dellafamiglia Riva, vol. II, pp. 130-131.8 Nel testamento patemo si accenna alla salute cagionevole di Francesco Saverio: «[...] eguale-

mente sia in arbitrio del suddetto Conte Francesco Xaverio di godere la Camera con l'Alcova, dovepresentemente io dormo, e questo per sua maggior comodità, e sostegno attesa la sua debolezza disalute» [Archivio storico di Lugano, d'ora in poi ASIL, Fondo Riva, d'ora in poi F.R., I. / 3.1, p. 8].

e AStL, F.R., I. / 3.1, p. 8.r0 D. Baratti evidenzia «[...] la crescita notevole del clero non direttamente investito dalla cura

delle anime. Alla fine del Cinquecento almeno due terzi del clero secolare sono impiegati nellacura animarum [. ..] ma verso la metà del Settecento la proporzione è decisamente infeiore (42Vonelle pievi comasche, 57Vo nelle Tre Valli): gli altri sono cappellani, beneficiati o mercenari, e"preti liberi" [D. Beneru, Clerc secolarc e società nei secoli WII e WIil, in Storia della Svizze-ra italiana dal cinquecento al settecento, a cura di R. cEscHr, Bellinzona 2000, pp. 445-4461.

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Un nobile ecclesiastico nella sua conlunità. Il conte abate Francesco Saverio Riva di Lugano

ll palazzo Riva di Via Pretorio a Lugano tancora oggi di proprietà della famiglia Riva, Lugano;fotografia di Thomas Banfi. Tavemet

«[...] alla riserva di Francesco Xaverio pure mio Figlio ed Erede disposto all'Ecclesiastico obenefiziato giunto che sarà al Sacerdozio jtLtta dispositionem Statucntis e sciolta che sii lacomunione e fatta la divisione de'beni abbi di lui cessare l'usufrutto di deno fidecommisso equesto passi, e si restringa solo negli due fratelli Antonio e Giovanni Rodolfo [...]»rr.

Dalle fonti tuttavia non risulta di una sua ordinazione sacerdotale o, più ingenerale, di attività di tipo ecclesiastico. Il titolo di abate però non sembraammettere dubbi sulla sua condizione di chierico. Il celibato e la sua assenzadalla vita «politica» ufficiale costituiscono ulteriori elementi in questo senso.Inoltre, le esigenze della politica di gestione patrimoniale, in una famiglia cosìnumerosa, hanno sicuramente avuto un peso notevole. Da una parte il celiba-to del conte abate ha limitato la frammentazione del patrimonio, dall'altra lasua perrnanenza all'intemo della famiglia come amministratore di una partedei beni, ha permesso di avere nel casato una persona tendenzialmente al disopra delle parti pronta a soccorrere i parenti in difficoltà (sia tramite aiutimateriali, che per mezzo di arbitrati e mediazioni).

I I AStL, F.R.,l. I 3. I , pp. 37-38.

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Il caso del conte abate è al tempo stesso esemplare e eccezionale. Esempla-re perché interviene in <<settori>> della società nei quali le famiglie più impor-tanti sono solite investire: mercato fondiario, acquisto e affitto di case e attivi-tà finanziarie in modo particolare. Eccezionale per la sua statura umana, la suaversatilità e la sua presenza a 360 gradi nella società (con la sola eccezionedella carriera <<politica> preclusa dalla sua condizione di ecclesiastico). Fran-cesco Saverio gestisce parte dell'ingente patrimonio familiare, ma partecipaanche attivamente al mondo della cultura dell'epoca e si impone come unadelle personalità più in vista della regione svolgendo la funzione di protettoredi istituzioni pubbliche (soprattutto di confratemite e conventi) e mediatorenei frequenti conflitti.

Luigi Lorenzettit2ha evidenziato diversi gruppi nell'élite dei baliaggi ita-liani. Uno di questi è composto dalle famiglie patrizie più importanti dei duebaliaggi meridionali, le quali sono maggiormente rivolte verso i modelli nobi-liari dei patriziati delle vicine città lombarde. Il patrimonio di queste famiglieè formato perlopiù dalle rendite assicurate dalle proprietà fondiarie e dalle atti-vità creditizie. La famiglia Riva di Lugano, in modo particolare per quantoconceme il ramo dei conti, si inserisce in questo <<modello>> familiare, soprat-tutto a partire dagli ultimi decenni del Seicento.

2. Proprietario e creditore

Dei l7 figli di Giovanni Battista Riva e Lucrezia Morosini solo cinque si

sposano. Il consistente patrimonio familiare viene diviso tra i due fratelli spo-sati, Antonio e Giovanni Rodolfo, e l'ultimogenito Francesco Saverio, il qua-le, diversamente dagli altri fratelli ecclesiasticir3, non appartiene a un ordinereligioso. Le figlie sposate sono escluse dall'eredità, ma beneficiano della doteassicurata dai fedecommessira istituiti dal nonno Antonio nel 1675 e dal padre

Giovanni Battista nel 1694. I beni dei fedecommessi sono amministrati daFrancesco Saverio e dai suoi due fratelli Antonio e Giovanni Rodolfo. Oltre anumerosi terreni, localizzati perlopiù nei dintomi di Lugano, nel Malcantonee nella valle del Vedeggio, il conte abate eredita una casa di campagna situata

f 2 L. LoneNzrrn , Comportamenti patt'imoniali, strategie familiari e riproduzione sociale in areaticinese (secoli WilI-XN| in <<Societa e storia», 92 (2001), pp. 257-279.

13 Giovanni Battista (1687-1772) e Gian Pietro (1696-1785) appartengono alla Congregazionedei Chierici regolari Somaschi nella quale rivestono cariche di rilievo, sia in patria che in diversecittà italiane. Altre congregazioni e ordini, tra cui agostiniani, benedettini e serviti, accolgono glialtri fratelli e sorelle non sposati di Francesco Saverio lcfr. Storia della famiglia Riva, vol. I e IIl.

ra Istituzioni create con lo scopo di «bloccare» le rendite di una parte del patrimonio per destinar-le al finanziamento degli studi e delle doti dei discendenti.

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Un nobile ecclesiastico nella sua comunità. Il conte abate Francesco Saverio Riva di Lugano

sulla collina di Montarina sovrastante il golfo di Lugano. L'ecclesiastico luga-nese gestisce oculatamente il patrimonio ereditato trovando laforzaeconomi-ca necessaria per estenderlo a più riprese nel corso degli anni: acquista terrenilimitrofi alle proprietà esistenti, come a Bioggio, ma crea anche nuove pro-prietà. in particolare nel territorio di Besazio.

E possibile evidenziare alcune linee generali di condotta nelle operazioninel mercato immobiliare. Innanzitutto, come detto, Francesco Saverio acqui-sta terreni adiacenti a vecchie proprietà con lo scopo, tra gli altri, di renderlemag-eiormente omogenee nella disposizione sul territorio. In secondo luogo sipuò osservare come gli acquisti siano orientati sempre più verso il Mendri-siotto. La tendenza ad acquistare terre e masserie nell'area più meridionale deibaliaggi italiani è un fenomeno spesso riscontrabile nella «politica fondiaria»delle famiglie luganesi più facoltose e intraprendentirs. La maggior parte deibeni del fedecommesso di Giovanni Battista del 1694, per esempio, sonosituati nel territorio dei comuni di Genestrerio e Rancate. Numerose operazio-ni nel mercato immobiliare si concentrano nel territorio del comune di Besa-zio. I terreni acquistati sono di estensione e di caratteristiche diverse; ciò è inparte dovuto alle differenti occasioni e forme di acquisto.

È aifficite dire se Francesco Saverio sia un proprietario interessato al pro-gresso delle tecniche agricole e all'aumento della produzione o se invece siada annoverare tra i proprietari cosiddetti «assenteisti>>, che si accontentanocioè di ricevere il dovuto dai contadini senza impegnarsi in alcun modo pertn'ottimizzazione dell'attività agricola. Nei contratti d'investiturar6 dei mas-sari e dei fittavoli del conte abate si trovano riferimenti a sussidi e a spese divario genere a carico del padrone, ma ciò non è evidentemente sufficiente peraffermare che egli non sia un proprietario assenteista.

Un altro aspetto che andrebbe approfondito concerne l'utilizzazione deiprodotti agricoli. È evidente che le rendite agricole, assicurate al conte abatedalle sue proprietà fondiarie sparse nel Sottoceneri, risultano abbondantemen-te superiori al suo fabbisogno e a quello della famiglia. Dai documenti non siricava a chi e in che modo il surplus venga venduto e smerciato. Nei registridelle proprietà fondiarie del nobile ecclesiastico si fa riferimento esclusiva-mente alla vendita di vino ad alcuni osti di Lugano e LocarnorT. Con tutta pro-babilità ad occuparsi direttamente di queste attività sono degli intermediari.

fs Cfr. S. Gvzzr, Agricoltura e società nel Mendrisiotto del Settecento, Lugano-Bellinzona 1990eS.BtaNcHI,l/paesaggioruraledipianuraedicollina,inStoriadellaSvizzeraitaliana,pp.104-130.

16 ASIL, F.n., m. / B. 1. c) e III. / B. l. b).

'7 ASIL, F.À., m. / B. I b), pp. 33-38 et p. 176.

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La casa di campagna di Biog-eio (attualmente proprietà Foglia: fotografia dell'autore)

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Un nobile ecclesiastico nella sua comunità. Il conte abate Francesco Saverio Riva di Lugano

Non è solo il mercato fondiario ad interessare il nobile luganese: anche l'ac-quisto, la costruzione e I'affitto di case sono infatti da annoverare tra i suoiprincipali interessi. Fa costruire il suo palazzo d'abitazione a Lugano nellacontrada di Verla. I lavori si protraggono per 20 anni, tra il1732 e il 1752. Nel-la sua proprietà di Besazio egli acquista una casa da nobile dove risiede inalcuni periodi dell'anno, in particolare durante il mese di ottobre, in concomi-tanza con la vendemmia e I'annuale fiera del bestiame di Lugano. InoltreFrancesco Saverio gode, in comune con gli altri fratelli, della casa patemasituata nella contrada di Cioccarors, della casa di campagna di Bioggio e dellaproprietà di Mauensee.

L'affitto di case (o anche solo di singoli locali) è un mezzo molto usato dalconte abate per far fruttare il patrimonio immobiliare evitando spese e rischieccessivi. Nei registri delle attività creditiziere sono frequenti i contratti d'af-fitto di case o locali, sia nei villaggi che nel borgo. Egli affitta addirittura alcu-ni locali nel suo palazzo di abitazione a Lugano. L affitto è una pratica diffu-sissima nella società di antico regime nella quale la stragrande maggioranzadella popolazione vive in case di proprietà altrui2o.

Che Francesco Saverio non sia un amministratore fiacco e passivo lo dimo-strano anche le intense attività creditizie praticate. Il denaro circola costante-mente in una intricata rete di rapporti di credito e debito. Le attività finanzia-rie costituiscono un mezzo molto utilizzato per sfruttare le ricchezzeaccumulate. La gamma dei destinatari dei prestiti è molto variegata: membridel vicinato di Lugano o di altri villaggi e borghi (anche lombardi), contadini,artigiani, mercanti, parenti, organismi pubblici ecclesiastici e civili (come iconsigli dei borghi, i consigli delle pievi,le confraternite, i conventi e le comu-nità rurali)2r. Questo anche per evitare rischi di perdite finanziarie troppoingenti22. Occorre però osservare come il far fruttare le ricchezze non debba

r8 Nel testamento del primo conte Giovanni Battista Riva si legge: «In secundo luogo abbi pure laprelazione per la sua quarta parte di detta casa il suddetto Conte Francesco Saverio terzogenito,come obbediente Figlio che sempre fu a'suoi Maggiori [...]» [ASIL, ER., I. / 3.1, p. 8].

'e ASIL, F.R, III. / B. 1. a) e III. / B. 1 c).20 Si vedano a questo proposito i saggi contenuti del numero di «Quaderni storici» intitolato Pro-

prietari e inquilini dedicato al problema dell'affitto [cfr. «Quademi storici», a. XXXVII, 113(2003), 2, pp. 299 - 43 61.2r Nel registro della Taglia del Borgo di Lugano del 1776 tra i creditori vi è il conte abate per un

fitto di una polizza dilire l35O al 37o maturato il 24 settembre 1775 [Archivio di Stato del CantonTicino, d'ora in poi ASTi, Fondo Diversi, scat. 16961. Nel 1783 la comunità di Bombinasco deveal conte abate un capitale di 1000 lire con un fitto annuo del 37o, per istromento ricevuto dal notaioFrancesco Costa il 16 marzo 1771 [ASIL, F.R., III. / B. I c)]. Nel 1768 il conte abate presta alcomune di Besazio 24OO lire con un interesse annuo del 3Vo: nel 1782 i fitti annuali e i residui dialtri capitali hanno fatto lievitare il debito complessivo a 3000 lire [AStL, F.R., III. / B. I c)].

22 I membri degli strati sociali meno abbienti tendono a loro volta a diversificare la gamma deiloro creditori per evitare una dipendenza troppo forte nei confronti di un solo creditore.

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essere inteso in senso strettamente economico. Nelle società pre-rivoluziona-rie infatti, il credito si rivela spesso più utile in un'ottica «socio-politica». Itempi di restituzione del denaro molto dilatati e I'alto grado di tolleranza deiprestatori portano infatti a considerare il credito anche come investimento«politico». Diventano così più comprensibili l'endemico ritardo nella restitu-zione dei prestiti e la variegata provenienza sociale dei debitori constatati neiregistri contabili del conte abate23. L'insolvenza2a crea nei debitori un legamedi «dipendenza morale>> molto forte nei confronti del creditore: un debitoreinsolvente sarà più portato ad essere leale e fedele al proprio padrone e credi-tore. A sua volta un proprietario non può rifiutare un aiuto finanziario a genteche lavora nelle sue terre2s, spesso a lui legata anche da parentele spirituali.Concedere prestiti può dunque anche essere sentito come un «dovere moraler.come risposta a un costante bisogno di liquidità di gran parte della popolazio-ne. Il profitto strettamente economico non è dunque il solo interesse del pre-stito, I'acquisizione di potere <<sociale>>, espresso bene da termini quali onore,prestigio e reputazione, è infatti un'altra dimensione del credito.

Per quanto riguarda la parentela spirituale vale la pena osservare che nellasola parrocchia di S. Lorenzo, Francesco Saverio figura quale padrino decinedi volte2o: non solo dei rampolli dei casati più importanti del borgo, ma anchedi figli di famiglie più umili. Il conte abate è per esempio padrino di figli dialcuni massari e fittavoli della sua proprietà di Montarina. Nella società diantico regime il bisogno di protezione è molto vivo e la gente risponde a que-st'esigenza legandosi, stabilendo rapporti in più direzioni e a diversi livelli chesi configurano in un vasto sistema di appartenenze.

23 Nell'inventario post ntortem di Francesco Saverio Riva, redatto nel 1784, è menzionata unasomma di 1200 f, prestata nel 1697 . Paolo Bertino, le sue sorelle e suo figlio Giacomo di Novag-gio, devono agli eredi del conte abate questa somma più altri capitali prestati nel 17 19, nel 1723 enel1729 [ASIL,F.R., I. 12.5.2 l)eIII./8. 1.c)«ca. 1756-lT84Debitoridelfuconteabate[...]»1.I debiti si trasmettono spesso di generazione in generazione: gli eredi di Michele Pianca di Cade-mario sono, ad esempio, per decenni indebitati con Francesco Saverio Riva [ASIL, F.R.,l. | 1.32e)1.

2a L'insolvenza non riguarda solo il denaro: i massari e i fittavoli del conte abate infatti moltospesso non riescono a consegnare al padrone tutti i prodotti agricoli dovuti [cfr. ASIL, F.R., III. / B.I bl.x Cfr. L. FoNmrNe, Des personnes aux institutions: réseaux et culturc du crédit du XVI" au XX"

sièc/e, Louvain-la-Neuve 1997 , p. 213.26 ASDL, APar Lugano, «Registro Battesimi L73O-1747>> e «Registro Battesimi 1747-1769>>.

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Un nobile ecclesiastico nella sua comunità. Il conte abate Francesco Saverio Riva di Lugano

3. L'uomo di fiducia

La presenza pubblica di Francesco Saverio Riva nella regione non è veico-lata solo dall'aaività di proprietario terriero e creditore, ma anche dall'eserci-zio della funzione di mediatore e protettore. Gli ambiti toccati da queste atti-vità sono molteplici: controversie tra membri della stessa famiglia Riva,conflini ffa confraternite, amministrazione dei beni di enti ecclesiastici e viadicendo. Il conte abate partecipa anche a reti di rapporti clientelari, canali dimobilità sociale molto diffusi all'epoca.

L'accumulazione di numerose funzioni sociali in un solo individuo è dovu-ta innanzitutto al ruolo che l'élite dominante svolge nella società di anticoregime: i membri delle famiglie più importanti sono chiamati a responsabilitàmaggiori e si trovano quindi facilmente coinvolti in attività di mediazione e

protezione. La società <<esige>> questo impegno da parte dell'élite dominante equest'ultima è in generale cosciente del compito che le spetta. L'accumulazio-ne delle funzioni e degli ambiti d'interesse è anche una conseguenza della stra-tegia di diversificazione delle attività e delle fonti di guadagno, spesso messain pratica dalle famiglie più potenti per assicurarsi rendite costanti e un certomargine di potere in tutti i <.settori>> della società. Alla diversificazione delleattività mira anche la forte prolificità riscontrabile nell'élite indigena: unadiscendenza numerosa perrnette infatti di occupare diverse cariche e rendepossibile la presenza in più ambiti contemporaneamente.

Tra le attivitàdell'élite dominante va menzionata in particolare la vocazioneper la cosa pubblica. Intraprendere la carriera «politica» significa investire inun'ottica di ricerca di prestigio e riconoscimento sociale, ma anche incassaretutta una serie di emolumenti (più o meno ingenti a seconda della carica eserci-tata) e questo senza dimenticare il fatto che comunque la partecipazione allavita pubblica ufficiale costituisce uno sbocco naturale e quasi obbligato per imembri delle principali famiglie del vicinato, una sorta di cursus honorum.

I rapporti che nascono da tutte queste attività si sviluppano in complessereti comprendenti diversi ambiti e strati sociali. Spesso queste reti si sovrap-pongono e s'intersecano: i massari e gli affittuari che vivono e lavorano nelleproprietà del conte abate possono, per esempio, essere coinvolti anche nellesue attività creditizie e in relazioni clientelari. I registri contabili di FrancescoSaverio Riva testimoniano della pluralità delle forme di rapporto messe in pra-tica e della varietà della provenienza sociale degli individui coinvolti. Lauren-ce Fontaine27 parla, a questo proposito, di géometrie variable delle reti che si

27 FoNtetNE, Des personnes,p.208.

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sviluppano anche verticalmente mettendo in relazione diversi strati sociali eindividui, diverse località e istituzioni. Non è sempre facile individuare unpreciso <<ordine gerarchico» all'interno delle reti, in effetti spesso il debitore èa sua volta creditore e non sempre i rapporti di dipendenza si sviluppano ver-ticalmente.

Abbiamo già accennato alla funzione di protettore dei conventi esercitatoda Francesco Saverio: si tratta di un ruolo molto interessante e poco studiato.Il conte abate instaura e mantiene rapporti privilegiati con l'ordine dei Cap-puccini e in particolare con i conventi luganesi della S.S. Trinità (maschile) e

di S. Giuseppe (femminile)zs. 1, conte abate si occupa di gestire i beni dei con-venti svolgendo, per così dire, il ruolo di un istituto bancario: concede presti-ti, è intermediario tra creditori e debitori, si occupa di condurre in porto ope-razioni di compravendita e offre la sua consulenza. Francesco Saverio si trova,per esempio, a lungo impegnato nel seguire e finanziare i lavori dei cantieridel convento della S.S. Trinità e della chiesa del convento di S. Giuseppe. Ilconte abate è però anche un benefattore. Il 18 gennaio 1751 dona al conventodel Bigorio in Capriasca un terreno e il totale usufrutto dei beni prodotti2e. Lasua attività di protettore non si limita ai conventi dei Cappuccini, egli infattipresta i suoi servizi anche alle religiose agostiniane del convento di S. Mar-gherita. Nel 1758 si occupa della vendita di un terreno sito nella proprietà diNoranco al signor Don Antonio Bottani di Montagnola. Procede all'esame delterreno, mette d'accordo le parti e fissa il prezzo3o. Un anno più tardi ordinache vengano fatte delle misurazioni su un terreno del convento, situato aPaz-zallo3t. Nel 1773 visita per conto delle religiose di S. Margherita una loro pro-prietà a Ligornetto, stilando un rapporto dettagliato della condizione del terre-no32.

Verso la metà del secolo troviamo il conte abate impegnato a dirimere unalite tra la neonata confratemita del Sacro Cuore e I'antica e potente confrater-nita del S.S. Sacramento. La societas del Sacro Cuore, fondata nel1747,ftndalle origini ha sede nella chiesa della Madonna dello Stradone (oggi Madon-netta), appena fuori dal borgo di Lugano. Quest'ultima si trova da subito in

28 Il convento è eretto nel 1747 dal vescovo di Como Agostino Maria Neuroni [cfr. M. PIceNt, M.BnalragIlle DI CIvrsIo, V. Bnarr4sIl-Le Dt Ctwsto, La soppressione dei conventi nel Cantone Tici-no, Locamo 1995, p. 2241.

2e AStL, F.R.,l. 15.43).10 AST|, Fondo Conventi Soppressi [in seguito abbreviato in FCS], cart. 56 [S. Margherita 17l0-

18401: sul retro del documento compare la scritta <<Scrittura di cessione di zerbo della Possessionedi Noranco al Signor Don Antonio Bottani di Montagnola».3' ASTi, FCS, cart. 56 [S. Margherita l7l0-1840].32 ASTi, FC§, cart. 55 [S. Margherita 1614-1710]: sul retro del documento compare la scritta

<<Nota Fatta del [sic] Illustrissimo Signor Conte Abate Riva della revista Fatta alla PossessioneLiggorento [sic]».

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Un nobile ecclesiastico nella sua comunità. Il conte abate Francesco Saverio Riva di Lugano

contrasto con gli altri sodalizi che, facendo valere privilegi secolari, rifiutanodi concederle un certo numero di diritti nell'ambito della partecipazione allefunzioni religiose del borgo. In queste istituzioni religiose il criterio d'anzia-nità è decisivo per I'ottenimento dei privilegi e la neonata confraternita delSacro Cuore si trova in evidente posizione di sfavore. Essa ha però il merito diannoverare fra i suoi protettori Francesco Saverio Riva. Il conte abate, conl'ausilio del vescovo di Como, trova una soluzione di compromesso accettatada ambedue la parti. Per la solenne festa del Corpus Domini di ogni anno ilsodalizio del S. Cuore avrebbe dovuto a quello del S.S. Sacramento due tor-ce33, in cambio quest'ultimo accogliere le richieste della giovane confraterni-ta circa la sua partecipazione alle funzioni religiose del borgo. FrancescoSaverio risolve anche il problema della processione del Corpus Domini: vieneinfatti stabilito che ad un certo punto del percorso la confraternita del S.S.Rosario ceda il baldacchino a quella del Sacro Cuore. Il conte abate non silimita a offrire la sua competenzae la sua reputazione per portare a termine lamediazione. non disdegnando infatti di prendersi carico delle spese per le tor-ce, sgravando da questo peso la confraternita del Sacro Cuore. Egli non è dun-que solo mediatore e protettore. ma. come già osservato nel caso dei conven-ti, è anche benefattore. Ciò contribuisce ad aumentare il senso di <<dipendenza

morale>> e di obbligo sociale nei suoi confronti da parte di quanti chiedono e

ottengono il suo prezioso aiuto.Ritroviamo il conte abate in una situazione simile nell'interminabile ver-

tenza, protrattasi per ben sette anni (dal 1775 al 1782), concemente il cantieredella nuova chiesa parrocchiale di Besazio. Già prima dell'inizio dei lavori,soddisfacendo le reiterate richieste di aiuto formulate dal parroco di Besazio,il conte abate promette di pagare 1000lire3a. In seguito ai continui contrasti trail capomastro Innocente Regazzoni di Balema e la comunità del villaggio,Francesco Saverio viene chiamato ad intervenire direttamente più volte e, con-statate le difficoltà, provvede di tasca propria al pagamento di un quarto dellespese per la costruzione del tetto della chiesa35. Non solo la mediazione non è

x ASIL,ER.,l.l3.629)e32):letorcecontinuanoadesserepagatedaidiscendentidelconteaba-te.

3a ASDL, Arcàivio parrocchiale di Besazio [d'ora in poi APar Besazio] fscat. Besazio Il, «Libroove sono registrate varie cose che servono di regola ai novi parroci», p. 4: ecco un passo del reso-conto dal paffoco di Besazio Carlo Ambrogio Croce sulla controversia relativa al cantiere dellanuova chiesa: <<Ma come chè non bastava al bisogno l'aggradimento più volte mi sono portato aLugano in persona, e per altri sottomessi ho implorato il di lui soccorso e ajuto, che finalmente hacortesemente esebito [sic] col darmi un Pagarò [sic] di lire mille».

35 ASDL, APar Besazio lscat. Besazio Il, p. 3l : in seguito a una riunione tra le parti svoltasi tra il29 e il 30 maggio 1778 nella dimora di Besazio di Francesco Saverio, si giunge a un compromes-so «[...] anche colla promessa di qualche sborso di proprio» da parte del nobile ecclesiastico.

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Manco ScHNvpen

finanziariamente proficua, ma è addirittura fonte di spese per il mediatorestesso. Certo, in termini di reputazione e prestigio, si tratta senza dubbio di unbuon investimento.

Francesco Saverio non si occupa solo di fare da arbitro, di gestire il patri-monio degli enti ecclesiastici e di rappresentarli di fronte alle autorità, ma par-tecipa anche a reti di rapporti clientelari, spesso in qualità di intermediario. Lasua amicizia con il conte bergamasco Francesco Brembati36, conosciuto moltoprobabilmente durante gli studi a Modena, gli offre l'occasione di far da tra-mite per richieste di vario genere. Alla Biblioteca Angelo Mai di Bergamosono conservate una quarantina di lettere scritte, trail1732 e il 1768, dall'ec-clesiastico di Lugano al nobile bergamasco. Francesco Saverio approfitta del-la posizione altolocata dell'amico per raccomandargli parenti e conoscenti perle più svariate cariche. Nella società di antico regime la relazione con l'autori-tà è perlopiù incamata in rapporti interpersonali ben definiti e ciò è particolar-mente evidente nelle diffuse pratiche clientelari presenti ad ogni livello e neipiù diversi ambiti.

Francesco Saverio raccomanda membri della sua famiglia, ma anche cono-scenti e persone a lui legate perché affittuari di terre o case di sua proprietà. Leraccomandazioni riguardano diversi ambiti: ospedali, conventi e fabbriche dichiese per citare alcuni esempi. Nel 1743 Francesco Saverio scrive:

<<Paolo Antonio Bianchi, Luganese Giovinetto di corta fortuna. ma d'altrettanto maggiore spi-rito e talento lasciato dal Padre senza appoggio con più Fratelli minori al fianco voglioso d'at-tendere alla chirurgia vorebbe [sic] qualche piazza in codesto Ospitale per impararla e praticar-la; e per ottenere questa son io pregato a interpormi presso di Vostra Signoria sapendosi pertuttola Servitù che io le sento, e d'altro canto di ella può sortire agevolissimamente: l'intento ades-so massime, che s'intende presiedere al Luogo pio un Cognato di Lei [...] e voglio che ella sap-pia non essere questa una delle Comuni, ed ordinarie raccomandazioni, che si praticano. LaCarità, che si farà quindi a questo Figlio sarà eminente appresso Dio, s'egli viene abile nelmestiere ne avrà profitto questo Paese, che oggidì è scarsissimo di buoni chirurgi, e d'altra ilGiovinetto è di Gente mia famigliarissimo>37.

36 Nato a Bergamo nel 1705 in una delle famiglie più illustri della città, è ricordato soprattutto perle sue attività nel mondo della cultura e per le sue posizioni filogianseniste e antigesuitiche. Muo-re nella sua cifta natale nel 1768 [G. PrcNerellI, Brembati, Francesco, in Dizionario biograficodegli italiani, XIV, Roma 1972,p. 1211. F. Catenazzi e B. Beffa lo definiscono « straordinaria figu-ra di manager delle lettere a cui finivano per rivolgersi un po'tutti gli intellettuali del tempo, dalMuratori ad A. Zeno» [B. Brrm, e F. Carwazzt, «Pur sempre dolce ed onorata sia Di voi larimembranza (M. Martinengo). Per Francesco Saverior, in «L'Almanacco. Cronache di vita tici-nese>>,8 (1989), pp. 53-591.

37 Civica BibliotecaAngelo Mai di Bergamo [d'ora in poi CBMB], manoscritti (MMB 425; tomoII), lettera CV.

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Un nobile ecclesiastico nella sua comunità. Il conte abate Francesco Saverio Riva di Lugano

Il conte abate dice di essere stato pregato di interporsi in favore del giovanePaolo Antonio Bianchi. aspirante chirurgo. Interessante è la considerazione aproposito della richiesta. definita diversa dalle ordinarie raccomandazioni pra-ticate. I rapporti clientelari sono all'ordine del giomo e non si tratta dunque diuna pratica eccezionale; il conte abate ne sottolinea però la particolarità. Lafamiglia di Paolo Antonio Bianchi è definita «famigliarissima>>: è questa, pro-babilmente. la ragione per cui questa raccomandazione è ritenuta eccezionale.

Già abbiamo accennato al ruolo di mediatore esercitato in seno alla fami-

-slia: Francesco Saverio è costantemente impegnato a dirimere liti e controver-sie tra i suoi familiari. Anche in questo caso il conte abate non si limita adintervenire in qualità di mediatore, ma si fa carico dei bisogni materiali dinumerosi membri della famiglia. Paga, per esempio, gli studi di alcuni suoinipoti e pronipoti. Nel mese di aprile del1757 così annota: «Hò posto in Col-legio di S. Antonio Rafaele mio Pronipote, e Figlio del Conte Giambattista; e

qui noterò Le spese che vi fò intorno>>. Due anni più tardi s'impegna a pagar-gli gli studi presso il collegio milanese di S. Simone dei Barnabiti38. I suoi aiu-ti non ri-euardano solo _sli studi: si preoccupa infatti anche di pagare alcuni capid'abbigliamento-'e ai fi_eli del nipote Giovanni Battista. Un altro esempio del-I'impegno da parte di Francesco Saverio in favore del proprio casato è l'istitu-zione, nel 1776, di un fedecommesso fondato sul capitale di Novazzano di15'000lire che, con un interesse del3%. rende annualmente, dal 1789 in avan-ti, 450 lireao.

Le divisioni ereditarie sono spesso causa di violenti dissidi e i Riva, in que-sto senso, non costituiscono un'eccezione. Francesco Saverio è chiamato adintervenire soprattutto nella famiglia del fratello maggiore Antonio, in contra-sto dapprima con il padre Giovanni Battista e poi con i propri figli. Nel 1761,per esempio, Antonio redige un documento di protesta contro il figlio Giovan-ni Battista e contro l'arbitrato del fratello Francesco Saverio circa il possesso dialcuni creditiat. La gestione del patrimonio, in particolare dei fondi fedecom-missari, sarà oggetto di molte controversie che, malgrado numerosi interventidel conte abate, condurranno al dissesto di una parte del patrimonio. Nella divi-sione ereditaria dei beni appartenuti allo stesso conte abate si scateneranno furi-bonde liti che faranno scorrere fiumi d'inchiostro per molti anni.

r8 ASIL, F.R., IU. / B. 1. b), p. 138: «Ho mandato Rafaele col mio servitore a Milano, per porlonel Collegio di S. Simone de'P.P. Bamabiti e gli ho consegnato dico [sic] al servitore lettera per ilP. Rettore con inclusi 12 gigliati, sono di Milano f 180. Ho pure proveduto il figlio di tutto il biso-gnevole e dato ordine di prevedergli il mancante al Sig. Conte Rusca>>.

3e ASIL, ER., III. / B. l. b): «Spese che vò facendo per i Figli del Conte Giambattista mio Nipo-te [...]».s ASIL, F.R.,l. 12.62) el. 13.636).4r ASIL, F.R.,l. I 1.425).

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Menco ScuNyoEn

Cosa dire in conclusione di Francesco Saverio come uomo di fiducia?Come spiegare l'impegno profuso dal nobile ecclesiastico luganese? Fino a

che punto le sue scelte e le sue azioni seguirono strategie ben definite e

coerenti?L'attività di protettore di conventi e confraternite, almeno nel caso specifi-

co del conte abate, sembra in definitiva essere più interessante in un'ottica diricerca di prestigio e di servizio alla Chiesa locale che non un mezzo per arric-chirsi. Più in generale possiamo dire che nelle fonti che testimoniano delleattività di mediazione non appaiono tracce che possano ricondurre a interessipecuniari. Anzi, come osservato in precedenza, in alcun casi, il conte abate èdisposto a provvedere di persona nell'intento di condurre in porto le media-zioni. Suo padre Giovanni Battista esercita a lungo la funzione di procuratoredella comunità di Cademario e per questo servizio è pagato con le cosiddetteonoranzea2. Il conte abate invece, essendo un chierico, non può esercitare lacarica di procuratore e ricevere compensi: questa è forse una delle ragioni percui il suo intervento è così richiesto, oltre che per la notevole reputazione dicui godeva nella regione.

Nel Fondo Riva è conservato l'inventario della biblioteca di Giovanni Bat-tista Riva (primogenito di Antonio, fratello maggiore del conte abate)a3 redat-to verso la metà del secolo in occasione della divisione ereditaria. Si tratta dicirca 400 volumi di ineguale valore e inerenti i più svariati campi del sapere.Tra questi libri si trovano trattati e manuali riguardanti le tecniche agricole, lepratiche testamentarie e di gestione patrimoniale, le attività creditizie e ipote-caie.Lapresenza di questo genere di letteratura potrebbe far pensare all'im-piego di strategie suggerite da modelli di comportamento propri all'aristocra-zia dell'epoca. Francesco Saverio Riva e altri membri della famigliaconservano stretti legami con gli ambienti culturali delle città italiane del tem-po. Ciò induce a supporre la conoscenza di tecniche di gestione patrimonialeusate al di fuori del ristretto contesto dei baliaggi italiani. Evidentemente ilsolo fatto di possedere determinati libri non prova che se ne sia fatta lettura, nétantomeno la messa in pratica delle indicazioni in essi contenute. È lecito tut-tavia supporre che in una famiglia sensibile alla cultura e alla prosperità delcasato si siano considerate con una certa attenzione le indicazioni, contenutenei manuali, riguardanti le attività più importanti della vita di un nobile possi-dente del Settecento.

a2 Il 15 agosto 1679 Giovanni Battista Riva viene pagato da Pietro Fraschina, console di Cade-mario, «[. ..] per l'honoranza come dice di Procuratore messa in Taglia in Agosto, cioè I'honoran-za del'estate [sicl solita à darsi al Signor Procuratore [...]» [Archivio parrocchiale di Cademario,scat.4 I cart.4.ll.a3 Si tratta dell'inventario della biblioteca stilato in occasione della divisione dei libri tra France-

sco, Raffaele e Antonio, i tre figli del conte Giovanni Battista [AStL, ElR., I. / 3.3 8a cart. D].

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Un nobile ecclesiastico nella sua comunità. Il conte abate Francesco Saverio Riva di Lugano

4. L'uomo,l'erudito e il letterato

Nella corrispondenza con Francesco Brembati s'intravedono la persona e lamentalità del conte abate. Salta all'occhio il suo amore per gli studi umanisti-ci e. nel contempo. il fatto che molto spesso le faccende quotidiane non gliperrnettessero di dedicarsi a questa sua passione. Per Francesco Saverio glistudi sono senza dubbio l'attività in assoluto più degna e alta.

L'amore per le lettere e la filosofia sono un vero e proprio ponte verso real-tà esteme ai baliaggi. Illuminanti in questo senso sono i contatti con il mondodell'editoria veneziana: il conte abate è infatti solito farsi spedire libri daVenezia e Francesco Brembati fa da tramite, passando la via più sicura proprioda Bergamoa. Il conte abate e i due fratelli Somaschi Giovanni Battista e GianPietro, stabiliscono e conservano contatti regolari con numerosi eruditi e lette-rati dell'epoca (Girolamo Tagliazucchi e Ludovico Antonio Muratori per limi-tarsi a due nomi). Questi legami sono dovuti soprattutto ai periodi di studio neicollegi e nelle università italiane, e alla carriera ecclesiastica, che, essendo ibalia-s-ei italiani nelle diocesi di Como e Milano, si sviluppa di consueto inarea italiana. Un altro fattore che contribuisce a legare Gian Pietro e France-sco Saverio alla Repubblica delle Lettereas, è I'appartenenza all'Accademiadell'Arcadia, istituzione fondata nel 1690 a Roma. Le accademie sono luoghid'aggregazione e produzione culturale molto diffusi all'epoca. L'appartenen-za aun'accademia permette tra le altre cose di partecipare a vaste rete di con-tatti e scambi in seno agli ambienti intellettuali.

Francesco Brembati è una personalità di rilievo nel mondo della cultura ita-liana del tempo e il conte abate si rivolge a lui per chiedergli giudizi e parerisui suoi scritti e, più in generale, per discorrere di letteratura e di filosofia.Francesco Saverio compone sonetti e canzoni d'occasionea6, pratica molto dif-fusa all'epoca per festeggiare avvenimenti come matrimoni, battesimi, entratein convento e conseguimento di diplomi di studio. Queste poesie vengonospesso pubblicate in raccolte collettive di cui si trovano frequenti riferimentinelle lettere del conte abate. Nel 1749 egli comunica di aver composto dei ver-si «[...] sull'angelica apparizione di Pastori nel nascimento del Signore adistanza di certo Giorgio Fossati, che sta unendo in Venezia una raccolta di rime

14 CBMB, lettera CXI.as La coscienza d'appartenere ad una comune Repubblica delle lrttere travalicante i confini dei

diversi stati è presente anche presso i luganesi Riva: «[...] Siccome io Sono nella repubblica Let-teraria uno degli ammiratori della di lei gloria [...]» (sono parole di Gian Pietro Riva rivolte alcelebre Ludovico Antonio Muratori nel 1725) [Biblioteca Estense di Modena, Archivio Murato-riano (Filza 76, fasc. 47 I doc. l3)1.4 Per esempio in occasione delle nozze di nobili piacentini tra i\ 1744 e il 1745 [CBMB, letteracxl.

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Menco ScuNypen

sopra i misteri della vita del Salvatore»a7. Spesso negli scritti compaionoaccenni al fratello Gian Pietro, a sua volta amico del Brembati. [n una letteradel luglio 1749 Francesco Saverio riferisce dell'idea del fratello di pubblicareuna raccolta di poesie in onore del beato Girolamo Miani, fondatore dellaCongregazione Somascaa8.

Il conte abate sottolinea spesso quanto gli impegni quotidiani lo assorbanoal punto da non lasciargli che pochissimo tempo per i suoi amati studi («[...]assediato da ogni parte [...] dalle continue brighe domestiche [...]»ae). Il 28apile 1733, felicitandosi con I'amico per le imminentinozze, gli promette deiversi per celebrare il «maritaggio>>s0, sempre che le faccende domestiche glie-lo permettano; il che non avviene, in luglio infatti scrive scusandosi per nonessere stato in grado di mantenere l'impegno assunto, adducendo come giusti-ficazione la «[...] turba d'infinite brighe e d'affari domestici, che tutta la State

[sic] m'anno [sic] occupato né mi lasciano tuttavia [...]rt'. Il continuo lamen-tare i troppi impegni e il poco tempo a disposizione per gli studi è una costan-te di tutta la corrispondenza con Francesco Brembati. Questo conferma quan-to detto in precedenza circa l'intensa attività del conte abate nei più svariaticampi e mostra fino a che punto egli desiderasse dedicarsi alla poesia e aglistudi, tra i quali predilige la filosofia, da lui definita dono divino all'uomos2.

Tra le righe si nota anche una certa lrtstezzas3, dovuta forse ai frequentimalanni fisici, all'isolamento «intellettuale» di Lugano - I'ecclesiastico luga-nese desidererebbe avere qualcuno nel borgo con cui confrontarsi sui propristudi, «[...] ch'io sia Filosofo per sofferenza. giacché mai 1o potria per cogni-zione>> osserva con amarezza - o al rimpianto per gli studi romani interrotti ingiovane età. Tutte le lettere sono pervase da sentimenti di affettuosa e riveren-te amicizia. Il22 ottobre 1737 egli scrive: <<S'io non fossi persuaso, che piùdebba studiar l'Uomo di fugir [sic] mali, che acquistar beni, io sarei in gradodi consolarmi meco stesso della mia sofferta tistezzad'animo per quella soa-

vissima Lettera di conforto che per me ha cavato dalla penna [...]rr5o. France-sco Saverio ringraziapiù volte l'amico per il conforto che gli recano le sue let-tere e lo prega «[...] d'essermi largo all'avvenire di suoi caratteri, per cui s'ionon estirperò il male che ha in me radice, facci almeno, che non produca frut-

47 CBMB, lettera CXVII.48 CBMB, lettera CXVI.4e CBMB, lettera XCVI.so lbidem.5r CBMB, lettera XCV[.52 CBMM, lettera CI.53 CBMB, lettera XCIX: <<Di questa Santa rassegnazione per venir a quanto desidera saper di me,

ho io gran bisogno [...] perrochè ella saper dee, ch'io al presente mi sento da gran tristezza ogni dìconsumare [...]».

s4 CBMB, lettera C.

r66

Un nobile ecclesiastico nella sua comunità. Il conte abate Francesco Saverio Riva di Lugano

ti si amari quali m'ha fatto provare [...]rrrt.Gli studi tanto amati diventano rifu-gio e fonte di consolazione: «[...] mi trattengo [...] a quella parte di Filosofia,che conceme le umane passioni, e confidandole, che oltre il piacere grandissi-mo che ne sento, parmi di cavar frutto contro gli acerbi casi di questa miseravita [...]"s0. Francesco Brembati incoraggia l'amico a non abbandonare i libri,ma con il suo solito tono velato di tistezza il conte abate risponde che a causadella sua salute cagionevole le Muse lo respingono e si sente come un miseroamante cui non corrisponde la donna amatas7. Siamo nel 1739, FrancescoSaverio ha solo 37 anni: la malattia lo prova duramente, senza tuttavia indur-lo a rinunciare ad una vita attiva. Con il passare degli anni nelle lettere lerichieste d'aiuto e di raccomandazione diventano più frequenti, ma non ven-gono mai a mancare riferimenti agli studi e alla vita privata. Il primo dicembre1743, rispondendo all'amico che gli chiede degli studi, il conte abate scrive:«Per gli ameni [studi] è passata ormai La stagione, perché VS. deve saperech'io son già oltre i quarant'un anni, e pej gravi studi non ho tant'agio [...]rrtt.L'intensità del rapporto con le Muse diventa quasi la cartina al tornasole dellasalute e degli impegni di Francesco Saverio. Occorre comunque dire che il rei-terato lamentarsi per le troppe faccende da sbrigare e per i malanni fisici sem-bra a volte anche un modo per mettersi in mostra. Talvolta il conte abate pareproprio voler esagerare le proprie difficoltà, cercando consolazione e confortopresso l'amico. Scorrendo queste lettere si riesce ad entrare nelle pieghe dellavita quotidiana cogliendo tratti caratteriali e dettagli interessanti. In una lette-ra del 5 apile 1749 si legge: «[...] perché mi preme, ch'egli sappia che sopraogni altra cosa mi sta fitta nell'animo la sua singolare bontà verso di me, comequella, per cui parmi d'essere qualche cosa di più, ch'io non sono, e per cuipiaccio a me medesimo [...]»sr.

Utili indizi per comprendere meglio la mentalità del nobile ecclesiasticoluganese sono contenuti in una lettera del29 settembre 17 49, nella quale ad uncerto punto scrive: «Dio la benedica, che non si lasci portar dalla corrente delsecolo, come tanti altri Nobili d'ignobil animo, cui non alletta, che il vile ozio,il piacere, e il guadagno>>m. In seguito raccomanda la lettura di un libro appe-na uscito aYenezia tradotto dall'inglese. Si tratta diViaggi d'Enrico Watson:una satira contro i costumi del secolo, in particolare quelli veneziani. France-sco Saverio non dice molto di più, ma queste poche righe sono sufficienti per

5s lbidem.56 lbidem.57 CBMB, lettera CI.s8 CBMM, lettera CVII.se CBMB, lettera CXV.60 CBMB, lenera CXVII.

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Mnnco ScnNyopn

farsi un'idea della sua personalità. un uomo sicuramente molto serio, coltiva-to e con un profondo senso di responsabilità. Un anno più tardi prega Dio checonservi a lungo Francesco Brembati "[...] a conforto degli Amici, ed utilità esplendore della sua Patria>>6r. L'utilità per la propriapatia,oltre che per il pro-prio casato, è sicuramente uno dei motivi che muove il conte abate in moltedelle sue attività.

Conclusione

Il primo aspetto che colpisce accostandosi alla vita del conte abate è l'accu-mulazione di numerose funzioni in una sola persona e I'acquisizione di poterea più livelli che ne consegue. In un solo individuo si concentrano molte fun-zioni, così che i rapporti che s'instaurano risultano spesso multiformi e contri-buiscono a creare complesse reti di rapporti d'interdipendenza.Il breve per-corso attraverso le attività nel mercato immobiliare e creditizio mostra lamolteplicità dei fattori di dipendenza e appartenenzai affitto di locali e case,affitto di terre, credito e debito, parentela spirituale.

osservando Francesco saverio Riva in azione e interrogandosi costante-mente circa lo scopo del suo muoversi è affiorata una sorta di tensione tra duepoli che, sintetizzando e semplificando al massimo, possono essere identifica-ti con la ricerca di potere (nelle sue più diverse forme) da una parte e con ildesiderio di servire originato da un senso di responsabilità, dall'altra. E questatensione riguarda, con intensità e importanza diverse. tutti gli ambiti d'inter-vento del conte abate: non solo la mediazione e la protezione, ma anche, peresempio, l'attività creditizia. Le società pre-rivoluzionarie non possono essererealmente comprese se accostate con parametri di giudizio propri del contestosocio-culturale attuale come evidenziano, tra gli altri, L. Fontaine62 e B. Cla-vero63.

6' CBMB, lettera CXVIII.62 L. Fontaine evidenzia il fatto che per le attività creditizie praticate all'epoca non possono esse-

re usate le nozioni di profitto e d'interesse nel loro significato attuale, ma occorre, al contrario,tenere conto di fattori caratteristici di quella data società. La storica francese riprende la voce cré-dit contenuta nel dizionario Furetière nel quale si danno tre significati: reputazìone, potenza poli-tica e finanziaria, prestito reciproco tra mercanti [For.unnr, Des personnes, pp.206-207].

63 Egli osserva che nei rapporti di credito entrano fattori quali I'amicizia, lalibertà e la gratitudi-ne [cfr. B. Clevrno, La gràce du don. Anthropologie catholique de l'économie modeine, Paris19911.

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Un nobile ecclesiastico nella sua comunità. Il conte abate Francesco Saverio Riva di Lugano

Nel 1765, in una lettera all'amico Francesco Brembati, il conte abate osserva:

<<Ora venendo al punto de'geniali miei studj d'un tempo di cui ella mi chiede conto, io debbodirle, esser parecchi anni, ch'io gli ho posti in abbandono, non per amor d'ozio, nè variaziond'animo. ma tratto da un certo naturale istinto di compiacere altri; onde pochi essendo qui perle condizioni del paese, che possano e potendo vogliano occuparsi gratuitamente degli affarialtrui in risparmio di liti, o di spese, e molti essendo, che abbisognar d'aiuto, e direzione, pocoa poco mi sono ridotto in questo esercizio, e tenor di vita che è proprio un laberinto, ond'io nonho potuto uscire, nè truovo modo di cavarmi fin qui. Ed eccomi da'fiori passato alle spine, lequali quanto mi pungano e mi dolgano, elle può imaginare [sic] non restandomi altro ristoro,che quello di non essere affatto inutile alla società»a.

Francesco Saverio usa espressioni come <<naturale istinto di compiacerealtri»>, <<gratuitamente>> e parla di utilità alla società. Il continuo richiamo a nonesaurire il significato dell'agire in un'ottica esclusivamente economica o diricerca di potere trova qui esplicita giustificazione. In una società dove ognu-no è chiamato a svolgere un ruolo ben preciso i membri dell'élite dominantesono investiti di una certa responsabilità che può declinarsi in modi e tempidiversi secondo gli individui e Ie contingenze. Questo senso di responsabilitàsi può per esempio concretizzare nella volontà di servire la comunità in quali-tà di mediatore e protettore. Abbiamo parlato di «fluidità» della società di anti-co regime: il modo d'agire del conte abate evidenzia l'assenza di confini inva-licabili e netti tra le diverse sfere sociali. L'esercizio del potere è innanzituttorisposta ad un bisogno. L'assenza di un apparato statale modemo rende piùevidente questa dimensione essenziale e originale di una qualsiasi forma digoverno e di potere. Il pericolo che si tratti di un discorso permeato di elementiretorici riconducibili a una sorta di <<senso comune>> dell'élite non è tuttavia apriori da escludere. Inoltre, lo scarto e la tensione tra i due poli è, dal punto divista <<teorico>>, netto, ma nella pratica il limite tra <(atto interessato>> a <<atto

disinteressato>> è spesso difficilmente identificabile.

Tutte le attività del conte abate si sviluppano e prendono forma in una <<con-

figurazione in rete>>: dietro i lunghi elenchi di cifre e nominativi contenuti neiregistri si nascondono vere e proprie ragnatele di rapporti a più livelli che sidilatano nel tempo e nello spazio. È questa configurazione in rete, che a primavista può sfuggire, la struttura portante di tutta la società. I rapporti cosiddetti<<formali>>, originati dall'ordine costituito dalla gerarchia e dal sistema giuridi-co-amministrativo, ed i rapporti clientelari, di mediazione e protezione, ovve-ro i legami cosiddetti <<informali>>, non sono nettamente distinti. Per compren-dere meglio la società dei baliaggi sarà quindi indispensabile studiare irapporti familiari e clientelari integrandoli nell'analisi delle istituzioni e degliaspetti prettamente economici.

« CBMB, lettera CXXXIV.

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Menco SculvoEn

Restringere il campo di studio, occuparsi per esempio di un solo personag-gio, non significa semplificare i termini di una ricerca. Tutt'altro. Studiare unindividuo - entrare in modo estremamente puntuale in un contesto storicoseguendo, come in questo caso, gli interessi di un nobiluomo del Settecento -è proprio ciò che permette di percorrere trasversalmente una società, comesezionandola per individuarne le diverse stratificazioni.

Entrare nelle pieghe più nascoste della vita di una persona conduce poi ine-vitabilmente a confrontarsi con la complessità propria dell'uomo. Se ci fossi-mo limitati a tratteggiare la figura del conte abate nelle sue attività di proprie-tario fondiario e creditore avremmo avuto I'impressione di essere di fronteesclusivamente a un potente <(uomo d'affari>>. Vedendolo in azione in qualitàdi protettore e mediatore si è invece aggiunta un'altra dimensione alla sua per-sona. Percorrere le sue lettere è stato infine il tentativo di «ricostruire» unospessore umano dietro una figura sociale già ben delineata, ma per certi versiancora anonima.

Il conte abate dunque rivela sé stesso <<in azione>>, rispondendo cioè alle sol-lecitazioni dettate dalle contingenze: egli è coinvolto suo malgrado nei più di-sparati ambiti della società fornendo un servizio di cui comunque comprendel'utilità. È ciò che traspare da una lettera inviata a Francesco Brembati nel1768: «[...] io mi trovo involto dalle brighe d'altrui, e miei interessi di mondo,i quali proprio mi vanno logorando. Questo è un tristo passaggio ch'io ho fat-to senza avvedermene. Ma così ha voluto Dio, che fa di noi quel ch'Egli vuo-le, certamente sempre per lo migliore>>65.

65 CBMB, lettera CXXV.

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