storia e teologia delle devozioni al Prez.mo Sangue, al SS. Nome, a Cristo Re e all'Eucarestia

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IN SANGUINE AGNI Elementi di teologia della devozione al Preziosissimo Sangue di Gesù Vito Sibilio "Ci hai redenti, o Signore, nel Tuo Sangue e hai fatto di noi un Regno per il nostro Dio" (Apocalisse) Nella Sacra Scrittura leggiamo che la vita della carne è nel sangue e che senza spargimento di sangue non vi è perdono. Da ciò il divieto per gli Ebrei di mangiare carne che non sia dissanguata e la molteplicità dei sacrifici di animali prescritti dal Levitico. Il senso di queste proibizioni era profetico. Il sangue antropologicamente è la vita; versarlo significa dare la propria vita in modo doloroso. Non nel sangue risiede la vita però, ma nell'anima; non col sangue di capri si espia la colpa, ma col Sangue di una Vittima pura e immacolata. Il Redentore Gesù Cristo si fece carne, ossia uomo. Essendo Uomo, fu immacolato e puro; essendo Dio, diede ad ogni Sua azione un valore infinito. Immolandosi, si caricò delle colpe di tutti e a tutti comunicò i Suoi meriti, capovolgendo l'azione di Adamo, che ribellandosi dilapidò i meriti e trasmise a tutti la colpa. Gesù dunque è il vero Agnello di Dio, il Servo – in ebraico le parole agnello e servo sono la stessa – Che soffre per tutti. A Lui alludono in profezia i sacrifici antichi. Lui è prefigurato nei doni del giusto Abele e lo stesso Abele immolato lo rappresenta; Lui è adombrato nei sacrifici di Noè al termine del Diluvio; Lui è significato nelle immolazioni di Abramo, Isacco e Giacobbe; è al Suo Sangue che si allude nella circoncisione di ogni maschio, votato a Dio sin dalla nascita. E' sempre Cristo immolato che si adombra in Giuseppe venduto dai fratelli, il cui sacrificio prepara la salvezza degli stessi traditori. E' a Cristo che alludeva il rito dell'Agnello pasquale, maschio, senza difetti, nato nel tempo, mangiato senza che nulla si sprechi, senza spezzarGli alcun osso, con le erbe amare della virtù provata e gli azzimi dell'Eucarestia. E' in Gesù che i sacrifici mosaici trovano

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IN SANGUINE AGNIElementi di teologia della devozione al Preziosissimo Sangue

di Gesù

Vito Sibilio

"Ci hai redenti, o Signore, nel Tuo Sangue e hai fatto di noi un Regno per il nostro Dio"

(Apocalisse)

Nella Sacra Scrittura leggiamo che la vita della carne è nelsangue e che senza spargimento di sangue non vi è perdono. Daciò il divieto per gli Ebrei di mangiare carne che non siadissanguata e la molteplicità dei sacrifici di animaliprescritti dal Levitico. Il senso di queste proibizioni eraprofetico. Il sangue antropologicamente è la vita; versarlosignifica dare la propria vita in modo doloroso. Non nelsangue risiede la vita però, ma nell'anima; non col sangue dicapri si espia la colpa, ma col Sangue di una Vittima pura eimmacolata. Il Redentore Gesù Cristo si fece carne, ossiauomo. Essendo Uomo, fu immacolato e puro; essendo Dio, diedead ogni Sua azione un valore infinito. Immolandosi, si caricòdelle colpe di tutti e a tutti comunicò i Suoi meriti,capovolgendo l'azione di Adamo, che ribellandosi dilapidò imeriti e trasmise a tutti la colpa. Gesù dunque è il veroAgnello di Dio, il Servo – in ebraico le parole agnello eservo sono la stessa – Che soffre per tutti. A Lui alludonoin profezia i sacrifici antichi. Lui è prefigurato nei donidel giusto Abele e lo stesso Abele immolato lo rappresenta;Lui è adombrato nei sacrifici di Noè al termine del Diluvio;Lui è significato nelle immolazioni di Abramo, Isacco eGiacobbe; è al Suo Sangue che si allude nella circoncisionedi ogni maschio, votato a Dio sin dalla nascita. E' sempreCristo immolato che si adombra in Giuseppe venduto daifratelli, il cui sacrificio prepara la salvezza degli stessitraditori. E' a Cristo che alludeva il rito dell'Agnellopasquale, maschio, senza difetti, nato nel tempo, mangiatosenza che nulla si sprechi, senza spezzarGli alcun osso, conle erbe amare della virtù provata e gli azzimidell'Eucarestia. E' in Gesù che i sacrifici mosaici trovano

senso: l'olocausto, in cui la vittima era tutta consumata; ilsacrificio per il peccato, che rimette la colpa; quello diriparazione, che rimette la pena; quello di comunione, cheriappacifica con Dio; l'oblazione, che significa la Suaofferta cruenta e incruenta; la libagione, che rimanda allospargimento del Sangue. E' in Cristo che si ricapitolano imolteplici riti d'immolazione: i sacrifici templari dimattina e sera; quelli speciali delle feste; quelli votivi;il rito del gran giorno dell'espiazione; le offerte per leconsacrazioni particolari. E' nella Passione che ognidettaglio dei rituali arriva a compimento, fino al piùsignificativo: le sette aspersioni di sangue della vittimaper il peccato che il Sommo Sacerdote faceva innanzi al velodel Santo dei Santi quando immolava per il perdono deipeccati propri e del popolo. Sette infatti sono le Effusioni del Sangue diGesù: nella Circoncisione, nella Agonia, nella Flagellazione, nella Coronazione diSpine, nel Viaggio al Calvario, nella Crocifissione e Morte, nella Lanciata alCostato. Sempre nel Sangue di Gesù trovano compimento leprofezie del dolore del Messia Re e Sacerdote, Figlio di Dio,secondo quanto scritto da Davide nei Salmi, come il XXII, oda Isaia nei Canti del Servo del Signore o da Geremia nelleLamentazioni. Ovunque nella Scrittura si fa cenno al Sangue eal dolore che redimono, lì in figura vi è Cristo. E nel NuovoTestamento Gesù si presenta come il Redentore, Che versa ilSangue per la remissione dei peccati; Che lo tramuta inbevanda che dà la vita assieme al Suo Corpo immolato chediviene cibo; Che si offre quale Sacerdote senza macchia equale Re, secondo un Sacerdozio superiore all'aronitico,quello di Melchisedec, che dura in eterno. Nelle Letteredegli Apostoli questo è ampiamente esemplificato ecommentato. Lunghi inni sono sciolti in onore di quel Sanguein cui Ebrei e Pagani sono riuniti, Cielo e Terrariconciliati, mentre la Lettera agli Ebrei più di ogni altrotesto mostra la funzione liturgica del Sacrificio di Gesù eil Suo Sacerdozio. Infine nell'Apocalisse Giovanni contemplasul trono l'Agnello coperto di Sangue circondato dagliEletti.Appare quindi chiaro che il sangue che gli Ebrei non devonoversare era il segno di quel Sangue che solo sarebbe statoversato, a dispetto della proibizione, dai peccatori, che daesso avrebbero riavuto la vera vita, la Grazia, che

richiamava l'anima all'esistenza sovrannaturale. Se dunque ilsangue è la vita e l'immolazione ne è lo spargimento, ladevozione al Sangue di Gesù è rivolta, nel suo oggetto formale, alla Sua Vita dataper noi interamente e tra i tormenti, da sempre e per sempre. L'oggettomateriale, ossia il Sangue propriamente detto, divienesimbolo e compendio di questo dono, ed è adorabile di per se'in quanto unito all'Umanità di Cristo, a sua volta vincolataalla Sua Divinità nell'Unica Ipostasi del Verbo, Che appuntovolle morire per noi. Tale Sangue, da cui viene la nostrasalute, è dunque Preziosissimo, perchè senza Esso non vi èperdono nè nulla di buono. Vediamone dunque i fondamentidella devozione, parafrasando gli scritti dell'apostolo delPreziosissimo Sangue, San Gaspare del Bufalo (1786-1837).

NATURA DELLA DEVOZIONE

La devozione al Preziosissimo Sangue è fondamentale perchèabbraccia tutte le altre, essendo la base e il sostegno, senon l'essenza, della pietà cattolica. Il Sangue versato dalRedentore è infatti il prezzo della nostra Salvezza e laragione della nostra fiducia di poterci salvare. Esso soloapre le porte della Misericordia, Esso solo è stabilito perla conciliazione. Infatti è scritto: Giustificati nel Suo Sanguesaremo per Esso salvi dall'ira. La devozione al Prezioso Sangue èdunque strettamente legata alla soteriologia e all'eserciziodelle virtù teologali; è anche la motivazione del Sacerdozio,che deve applicare continuamente i meriti di questo Sangue aifedeli. Infatti in tutto il mondo Esso deve purificare ipeccati; perciò chi ne è devoto istantemente lo offre per sèe per gli altri. In tale offerta si compie ed è lapossibilità stessa della vittoria contro il nemico, comeafferma l'Apocalisse: ipsi vicerunt draconem propter Sanguinem Agni.Perciò tale devozione è legata sia allo sforzo morale che aquello ascetico. L'offerta del Sangue è oggi ancora piùnecessaria, in quanto, se in passato determinate devozionisconfiggevano specifici mali che muovevano guerre ad unaspetto della Fede in particolare, ai tempi odierni è lastessa Religione, di per sè, ad essere combattuta; è ilCrocifisso che è contestato in quanto Re e Salvatore; per cuiè la Sua Gloria che va riproposta. Ciò può avvenire se si

insegna alle genti a quale prezzo esse sono state riscattate.Tra quali tormenti. Del resto, se le varie devozioni hannosempre avuto un principio, questa esiste dall'inizio deitempi, in quanto solo nel Sangue Adamo fu giustificato, e persempre durerà perchè solo in Esso tutti saranno salvati.Perciò diciamo che Gesù e' l'Agnello immolato sin dalla fondazione delmondo. La devozione al Sangue è dunque una vera apologeticadell'opera di Dio. E' altrettanto importante mostrare cometale prezzo sia riofferto, ogni giorno, sull'altare. Così dafar risultare la profonda connessione tra la devozione alPrezioso Sangue e l'Eucarestia, anzi con tutti i Sacramenti,perchè solo Esso si applica nei Sacramenti. Nel BattesimoEsso purga le anime; nella Confessione le monda; nell'EstremaUnzione le conforta, nell'Eucarestia le nutre. Ed Esso solo èl'attestato dell'amore di Dio per noi uomini. Immenso èinfatti il desiderio di Gesù non solo di spargere il SuoSangue, ma di applicarne i meriti a noi tutti mediante isegni della salute, ed è ingratitudine immensa nonapprofittare di tanto vantaggio spirituale, oltre chegigantesca stoltezza. Anzi, il culto del Sangue è lascaturigine e il forziere della Sapienza e della Santità, delconforto e della pace, della giustizia stessa, così che iredenti siano il Regno di Dio, il luogo in cui risiedeCristo, le Sue membra, unite a Lui che è il vero Santuariodove l'Altissimo abita, per cui, tramite Lui, Egli è in noi.Da ciò risalta il senso ecclesiologico e cristologico delladevozione al Sangue di Gesù. Nella Sacra Scrittura l'importanza del Sangue come sigillo disalvezza è figurata nella prescrizione data da Dio a Mosè,per cui gli Ebrei dovevano segnare gli stipiti e l'architravedelle porte la sera in cui l'Angelo sterminatore avrebbecolpito tutti i primogeniti d'Egitto: vedendolo infatti eglisarebbe passato oltre. Così è costretta la morte eterna asfuggire innanzi alle anime di coloro che sono statiriscattati da Cristo, battezzati, confermati e nutriti nel econ il Sangue Suo. Perciò insegna San Bernardo diChiaravalle: il Sangue di Cristo grida come una tromba; mentre SanTommaso d'Aquino spiega: il Sangue di Cristo è la chiave del Paradiso. Ciòesplica l'insegnamento di San Paolo: Pacificò col Sangue della SuaCroce sia ciò che è sulla Terra che ciò che è in Cielo. Perciò particolarmentedoloroso per Gesù è vedere che i peccatori abusano del Suo

Sangue, così che Egli, nel Suo trasporto d'amore, s'interrogaamaramente: Quale utilità nel Mio Sangue? Conseguenzialmente, chi hapremura di tale dono, ne deve procurare il solenne culto diadorazione e di compenso, ne deve predicare le glorie, nedeve mostrare l'intima connessione coll'essenza della Fede.Essa si adombra infatti nei sacrifici dell'antica alleanza,nell'aspersione di sangue ai piedi del Sinai come suggellodel patto divino e nella frase biblica che insegna: Senzaeffusione di Sangue non vi è perdono. In questo modo, se alcuniabusano del Sangue, altri cercano di riparare i torti cheEsso subisce. E' sempre nel Prezioso Sangue che si trova la pace dellaChiesa, come intuì Santa Caterina da Siena, e se i popolitornano nelle braccia della Misericordia e si mondano nelmistico lavacro tutti i mali del mondo si risolvono. Ancheper questo motivo è dunque necessario che i Sacerdoti offranoil Calice della Salvezza nella Santa Messa. Inoltre, è nelSangue che si coltiva e si innaffia la terra inaridita delleanime, così ridotta dalle colpe, si appresta al peccatore lastrada per uscire dal mondo corrotto, si dà stimolo edeccitamento al penitente e alle anime ardenti di amore alnaufragio nel mare dell'amor divino, così che esso cosìtrionfi. Ciò è adombrato nel passaggio del Mar Rosso da partedegli Ebrei che fuggivano dalla schiavitù egiziana. Perciò èbene praticare la devozione al Sangue, nelle sue formeprivate e pubbliche, liturgiche e devozionali, onde ilpassaggio Rubri Maris, che sempre si ripete nella vita diognuno, possa avvenire continuamente e con profitto. Questoprofitto è l'emendazione dalle colpe, che non può avveniresenza sforzo, il quale sarà vittorioso solo se intinto inquel Sangue. Si comincia innanzitutto col patire con coraggionella tentazione, si prosegue a farlo con gioia d'amore, sigiunge infine a trovare gloria nei patimenti per ladevozione, così che anche noi, come Cristo, resistiamo finoallo spargimento del nostro sangue, sia pure in modo misticoe non solo e sempre materiale. Chi nutre una devozione autentica per il Sangue di Gesù deveavere un rapporto personale con Colui Che l'ha versato, devevedere in quel Sangue la Vita personale spesa e immolata perla sua redenzione. Non può non muoversi a tenerezza ecommozione innanzi agli strazi della Passione; non può non

addolorarsi con Gesù dell'inutilità di tanti Suoi sacrifici;non può non avere fiducia in Lui, Mediatore tra noi e ilPadre. Metterà il Santissimo Sacramento al centro dellapropria vita, del proprio cuore; vi troverà la mistica cellavinaria ove Gesù rapisce e chiama a Sè i nostri affetti; viscorgerà le delizie del Paradiso. Egli leggerà come in unlibro contemplando il Crocifisso. Umiltà, pazienza, caritàsono le virtù che vi troverà, tra le altre. Starà alla Suaombra, di mistico albero di salute e di vita, raccogliendovii frutti di vita eterna. La Croce infatti è il vero Alberodella Vita, il vero Albero della Scienza del Bene e del Male,misticamente adombrati nei legni dell'Eden. Contemplando ilCrocifisso, il devoto del Sangue non vorrà più peccare. Tale devozione si addice infatti ad ogni stato in cuiun'anima può trovarsi. Se è in peccato, l'anima trova in essala ragione della speranza nella Misericordia, perchè Gesù èAvvocato, Intercessore, Pastore che cerca la pecora smarrita.Perchè Gesù ci fa conoscere l'efficacia del Suo Sangue nellaScrittura. Perchè se satana cerca di abbattere l'anima, Gesùla conforta, mostrando il Sangue versato che non lascia dubbiche Lui sia sempre pronto a perdonare. Se l'anima è ingrazia, Gesù la conduce alle Sue Piaghe, perchè siaperseverante, onde non Gliele riapra più. Applica i meritidel Sangue nei Sacramenti. Conduce l'anima a capire che Egliavrebbe potuto redimere con una sola goccia di Sangue mavolle versarlo tutto. Per cui ella è istradata nel portare lacroce con amore; resiste all'urto satanico; inizia la viailluminativa; spregia le vanità innanzi al Crocifisso. Unavolta poi che l'anima entra nella via illuminativa, considerache tutti sono salvati nella Fede, o in Cristo venuto o inCristo venturo; contempla le glorie della Fede nellapropagazione del Vangelo; capisce che ha le sue ricchezzesolo in Cristo; vede che può ringraziarLo solo per il SuoSangue, che può impetrare solo in Esso; medita sullabruttezza delle sue colpe, se ne duole e Gesù la conforta. Se l'anima è in stato di perfezione cerca di unirsi semprepiù allo Sposo inchiodato sulla Croce, che le dice: Amorelangueo. Ella ama la perfezione, perchè solo Dio è felicità.Medita la Passione, considera il Sangue sparso sinoall'ultima goccia, langue d'amore e benedice il Redentore, sache nulla ci separerà dall'Amore di Gesù. L'anima perfetta

studia la perfezione, medita su Gesù mansueto e caritatevolecome Agnello immolato. Pratica la preghiera e si dà alladelicatezza di coscienza; purifica l'intenzione di operare, èesatta nella pazienza; sa che questi meriti le vengonodall'applicazione dei meriti di Gesù; capisce che è lavatadal Sangue nella Confessione; sale il monte della perfezionecome Gesù salì al Calvario; volentieri percorre tale stradanè si stanca nè abbandona la croce; ama l'orazione; piangeper chi non piange, prega per chi non prega; cerca Diocontinuamente; sa che le anime costano sangue a Gesù e a leicon Gesù; non più atterrisce innanzi al patire ma lo fa consoavità e gaudio, perchè sa che il dolore è la scala delCielo; non si abbatte per le persecuzioni e leincomprensioni, le avversità e le prove; considera come Gesùguarisse e sanasse e per tutta risposta fu inchiodato sullaCroce. Aspetta il conforto ultimo: stare alla destra delRedentore, con la veste bianca, la palma nella mano, cantandola lode dell'Agnello, nel giorno ultimo, quando verranno glieletti, ossia coloro che passarono la grande tribolazione elavarono le vesti nel Sangue di Gesù.Da questo Sangue viene dunque in noi la perfezione di carità.Per Esso amiamo Dio sopra tutto e i fratelli per amor Suo,fino a come Egli li amò; anzi li perdoniamo e chiediamo loroperdono. Perchè ai piedi della Croce s'impara ad amare. Nascein noi per Esso una sincera devozione alla Vergine Che, aipiedi della Croce, misticamente accolse nel Suo Cuoreaddoloraro il Sangue versato dal Figlio, divenendo la Reginadel Preziosissimo Sangue. Per tale amore compatiamo il doloredella Madre, per esso non vogliamo più ferirLa uccidendoLe ilFiglio sotto gli occhi. Ed è dalla perfezione della caritàche siamo uniti ai fratelli, ai Santi, ai Defunti nellaComunione dei Santi. Per i nostri morti possiamo offrire ilSangue del Sacrificio, continuando in dolce catena d'amore. Ecosì, crescendo nella via d'amore, sempre più i meriticrescono, applicandoci il Divin Sangue; in proporzione a ciòcresce la gloria nostra in Cielo. Perciò, più si propagaquesta devozione più si avvicinano le maggiori benedizioni.

LA DEVOZIONE AL PREZIOSO SANGUE NEL SUO SVILUPPO STORICO

La devozione al Preziossimo Sangue è antica quanto la Chiesa.

Al Sangue di Cristo si mescolò quello dei martiri di ognitempo, da Santo Stefano (†33) in poi. In Esso si è compiutaogni santificazione. San Pietro (2/4-67) mette in evidenzache il Sangue di Cristo è Sangue divino, più prezioso diqualunque altra cosa, e che la Sua offerta è la più perfettadi tutte. San Paolo (5/10-64/67) è il vero dottore delSangue, perchè insegna che Dio ha prestabilito Cristo comestrumento di espiazione nel Suo Sangue, che il caliceeucaristico è calice del Sangue di Gesù, che la suaprofanazione è profanazione del Sangue di Gesù, che senzaspargimento di sangue non vi è perdono, che entriamo nelsantuario celeste per mezzo del Sangue di Gesù, sacerdotesenza macchia, che ci siamo accostati al Sangue delMediatore, più eloquente di quello di Abele, che in virtù ditale Sangue possiamo essere perfetti in ogni bene.San Longino (†71), guarito miracolosamente da una malattiaagli occhi dal Sangue effuso dal Costato di Cristo da Luiaperto con la lancia, sfuggendo alle prime persecuzioni,portò con sè a Mantova una zolla di terra su cui si erasparso quel Sangue divino, più una spugna che aveva dissetatoil Redentore.San Cipriano (210-258) addita nel Sangue di Cristo lamedicina più salutare per la putrida piaga della lussuria.San Tarcisio (†257) legò la sua drammatica fine di martirealla custodia delle Sacre Specie.Dopo l'Editto di Milano Sant'Elena (†329) e San Macario (300ca.-390) rinvennero la Vera Croce che è custodita ancora ogginella Basilica del Santo Sepolcro edificata da Costantino Iil Grande (277-377). San Giovanni Crisostomo (344/354-407) haparole di grande eloquenza sulla bellezza che il Sangue diGesù forma in noi. Sant'Agostino (354-430) sottolinea che ilmatrimonio di Cristo con la Chiesa avviene dopo che Lui hadato per essa tutto il Suo Sangue, in quanto, Risorto, launisce a Se'. Nelle sue meditazioni, l'Ipponense contempla ilSangue e le Piaghe del Redentore onde trarne beneficispirituali.San Giovanni Gualberto (995-1073), grazie al perdono concessonel Crocifisso all'assassino del fratello Ugo, s'innalzò allasantità e fondo' i Vallombrosiani. Sant'Alberto Magno (1193-1280) fu uno dei massimi dottoridella devozione al Sangue di Gesù, del quale fu un innamorato

e in cui onore compose ardenti preghiere e profondemeditazioni. I mistici medievali devoti dell'Umanità diCristo lo furono anche del Suo Sangue (San Bernardo [1090-1153], San Bonaventura [1217/1221-1274], Santa Gertrude laGrande [1256-1302]). Molto contribuirono alla devozione alSangue i miracoli eucaristici, come quello dell'Ostiaspezzata che grondò Sangue il 25 aprile 1356 nella Chiesa diSanta Caterina di Macerata, o quello ancora più anticodell'Ostia che lo sprizzò sulle pareti della chiesa di SantaMaria in Vado in Ferrara del 1171. Santa Caterina da Siena(1347-1380) fu la gran mistica, la dottoressa, la serafinadel Sangue di Gesù, in cui scorgeva la magnificenza dei donidivini, la loro larghezza e liberalità; in cui rinvenivamisericordia, clemenza, fuoco, pietà e giustizia. Ella vollecurare le malattie del mondo – riconducibili alla mancanza diamore – con l'applicazione di questo Sangue. Nei Suoi lunghicolloqui con Gesù, nelle sue meditazioni, nelle sue lettereil tema del Sangue fu sempre presente. Ella stessa morìinvocando: "Sangue, Sangue, Sangue!"San Francesco Saverio (1506-1552) fu missionario diinfaticabile azione traendo forza dalla devozione al Sanguedi Gesù. Santa Maria Maddalena de'Pazzi (1566-1607) fissò losguardo contemplativo sul Crocifisso Redentore e sul Suoamore insanguinato. Lo amò ardentemente. Nel suo Diario visono accorati appelli ai peccatori, intense preghiere,profonde meditazioni per, al e sul Sangue effuso dalle Piaghedel Redentore. Il venerabile Bartolomeo da Saluzzo (1588-1617) compose la Novena del Sangue Sparso, per intercessionedella Vergine, ed insegnò che ogni grazia era ottenibile serichiesta per il Sangue di Gesù.Il servo di Dio Francesco Albertini (1770-1819) fondò laConfraternita del Preziosissimo Sangue e compose la Coroncinain Suo onore. Fu confessore delle Paolotte, tra cui lavenerabile Agnese del Verbo Incarnato (1757-1810) zelava diamore per il Sangue di Gesù e confermò l'Albertini nelproposito di diffondere la Coroncina. San Gaspare del Bufalo fu il maggior devoto del Sangue diGesù nella storia. Visse e operò tra profonde difficoltà esofferenze, subendo accuse e venendo ingiustamente sospettatoper la devozione che propagava. La sua missione era stataprofetizzata dalla venerabile Agnese del Verbo Incarnato. San

Gaspare fondò la Congregazione dei Missionari delPreziosissimo Sangue. Fu predicatore eloquente, missionarioinfaticabile, penitente pubblico, potente taumaturgo,rinnovatore sociale e morale, confessore della Fede sotto lepersecuzioni napoleoniche. Contemplò la gloria del Sangue inuna celebre visione dopo la Consacrazione e la catena d'oroche dal cielo cingeva lui passando per il Calice. Guadagnò laprotezione di papa Pio VII (1800-1823). Morì consumato dallozelo apostolico. Molti suoi figli spirituali furono come luiapostoli del Sangue. Ricordiamo San Vincenzo Strambi (1745-1824), la Beata Maria de Mattias (1805-1886), Giovanni MariaMastai Ferretti poi Pio IX (1846-1878), il venerabileGiovanni Merlini (1795-1873), successore di San Gaspare allaguida dei Missionari, i servi di Dio Biagio Valentini,Vincenzo Tani, Enrico Rizzoli. In particolare la Beata Mariafondò le Suore Adoratrici del Preziossimo Sangue e passò lavita a diffondere questo culto. In questo periodo le formeclassiche della devozione al Preziosissimo Sangue si erano già definite: la festa, laCoroncina citata, la pia pratica del mese – prima di giugno e poi, fino ad oggi, diluglio- l'ultimo venerdì mensile consacrato a tale culto, più le funzioni pubblichecome quella tradizionale delle Sette Effusioni, oltre alle Litanie.Il Beato Pio IX istituì la festa del Preziossimo Sangue pertutta la Chiesa (1849), su suggerimento del ven. GiovanniMerlini che gli profetizzò che la Repubblica Romana sarebbecaduta se lo avesse fatto e il conseguente rientro a Roma.La data fu spostata dalla prima domenica di luglio al primogiorno di quel mese da San Pio X (1903-1914). Pio XI (1922-1939) la elevò a rito doppio di prima classe nel XIXcentenario della Redenzione, nel 1934. Il venerabile Paolo VI(1963-1878) l'ha unita alla solennità del Corpus Domini inquella nuova del Corpo e Sangue di Cristo1. Il Servo di Dio Guglielmo Massaia (1809-1889) fu missionarioinfaticabile sotto la spinta della devozione al Sangue diGesù. La venerabile Maria Rosa Carafa della Spina (1832-1890)ricevette da Gesù l'insegnamento di offrire il Suo Sangue perle anime purganti. Santa Gemma Galgani (1878-1903) fu unamistica innamorata del Sangue di Gesù, Che le impresse le

1Tuttavia sarebbe bene restituire alla memoria del Primo Luglio, che rimane pergli Istituti consacrati al Divin Sangue, lo statuto liturgico a suo tempoconferitogli da Pio X, preparandosi a tale festa con la novena del SangueSparso.

stigmate in segno di conformità a Lui. Santa Teresa diLisieux (1873-1897) offrì più volte il Sangue di Gesù per ipeccatori. Santa Teresa Benedetta della Croce (1891-1942) additò nelSangue di Cristo la soluzione dei mali che affligevanol'umanità devastata dal nazismo. Ella stessa versò il suosangue per Cristo due volte, perchè internata ad Auschwitz inquanto carmelitana e in quanto ebrea. Oggi è venerata patronad'Europa insieme alle altre due serafine della Passione,Santa Brigida di Svezia e Santa Caterina da Siena. Il venerabile Pio XII (1939-1958) scongiurò i popoli allafraternità per il Sangue del Redentore che ci ha resifratelli, echeggiando il magistero di Benedetto XV (1914-1922).Il Beato Giovanni XXIII (1958-1963) fu il Papa delPreziosissimo Sangue profetizzato da San Gaspare. Esortò ifedeli alla devozione in oggetto; rivelò di recitare inluglio quotidianamente le Litanie del Preziosissimo Sangue,si riservò la protettoria della Congregazione dei Missionaridel Preziosissimo Sangue, additò in San Gaspare, allachiusura del Sinodo Romano (1960) il più grande apostolo nelmondo di tale devozione. Il 24 gennaio 1960 approvò per laChiesa Universale le Litanie citate. Il 12 ottobre dellostesso anno aggiunse alla Preghiera in riparazione dellebestemmie l'invocazione "Benedetto il Suo PreziosissimoSangue". Il 30 giugno 1960 aveva promulgato la letteraapostolica Inde a Primis, con cui approvava, esaltava e inculcavail culto del Sangue di Gesù, additando in esso la fonte ditutti i beni e il rimedio di tutti i mali dell'umanità,unitamente a quelli per il Sacro Cuore – di cui pure il Papafu un campione – e per il Santo Nome di Gesù. L'insegnamentodi Giovanni XXIII è stato ripreso in varie circostanze daisuccessori Paolo VI, il beato Giovanni Paolo II (1978-2005) eil regnante Benedetto XVI.San Pio da Pietrelcina (1887-1968) fu talmente devoto delSangue di Gesù e inserito nel mistero della Redenzione graziealle Stimmate da poter essere considerato un serafino delCrocifisso.Una menzione particolare meritano i martiri cristiani dellamodernità, il cui sangue si mescolò a quello di Gesù perl'odio rivolto verso di Lui: le vittime del Terrore

giacobino; i perseguitati dalla massoneria nell'Ottocento; imartiri dei settant'anni del comunismo sovietico; quellidella Guerra di Spagna, come il Crocifisso di Barbastro,martirizzato come Gesù a diciotto anni pregando per i suoicarnefici, reo solo di essere seminarista; quelli dellepersecuzioni messicane, come Fiorentino Alvarez, quelliinternati nei lager nazisti; quelli morti nei Paesi comunistidell'Est Europa; quelli seviziati nella Cina popolare, nellaCuba castrista, nella Corea del Nord, in Vietnam; quelliimmolati dal fanatismo islamico e indù, ancora oggi; quellisacrificati dagli oppressori dei poveri nell'America Latina;le vittime delle discriminazioni nell'Occidentescristianizzato, vituperati per la Fede in Cristo e per ilrispetto della legge morale e naturale. Essi hanno lavato leloro stole nel Sangue di Gesù.

IL MISTERO DEL SANGUE DI CRISTO NELLE LITANIE AD ESSO DEDICATE

Al Cristo Che dà la Vita per noi la Chiesa si rivolge nelleLitanie che è bene recitare nei giorni dedicati al culto delSangue. Anzitutto si dice che Esso è dell'Unigenito dell'EternoPadre, perchè proprio appartenendo alla Persona divina delFiglio può essere salvifico ed è prezioso. Poi lo si salutacome del Verbo di Dio incarnato, ricordando che solo per averassunto l'Umanità Gesù Cristo ha potuto versarlo per noirestaurando l'ordine cosmico turbato dal peccato. In ragionedi ciò si dice che Esso è della Nuova ed Eterna Alleanza, perchèsuggella un patto che non può essere sciolto nè può esseremigliorato. Ne descrive poi le dolorose Effusioni, dicendoche è scorrente a terra nell'Agonia, profuso nella Flagellazione, stillante nellaCoronazione di Spine, effuso sulla Croce; lo si può contemplare comesparso nella Circoncisione e versato dal Costato, anche se mancanoinvocazioni in tema. Le litanie passano poi a considerarnel'alta dignità e la nobile funzione per noi, chiamandoloprezzo della nostra salvezza: Esso infatti dà compimento alle tariffevotive del Levitico e mostra a quale dignità l'uomo, cosìricomprato, è innalzato da Dio dopo essersi volontariamenteabbassato. Lo invocano, ricordando con timore e gratitudineche senza di Esso non vi è perdono. Lo magnificano, mostrando comeEsso sia bevanda e lavacro delle anime nell'Eucarestia, e additandolo

quale fiume di misericordia, ben grande se versato per i carnefici.In effetti la misericordia ben si mostra, per cui il Sanguepotrebbe anche essere salutato come ciò che giustifica nel Battesimo,che attira lo Spirito nella Cresima col Suo soave odore, che perdona nellaConfessione, che purifica nell'Estrema Unzione, che rimette le pene nelleIndulgenze. Lo esaltano, nei suoi benefici effetti: vincitore deidemoni, che tengono schiavi gli uomini con la paura del doloree che sono schiacciati dall'obbedienza dell'Uomo Dio Che salesulla Croce; fortezza dei martiri, che muoiono per emularlo graziealla grazia concessa loro per i suoi meriti; vigore dei confessori,che sopportano per la Fede i tormenti in virtù dei medesimimotivi; che fa germogliare i vergini, perchè dà senso a e rendepossibile la castità per il Regno dei Cieli, sposando leanime a Cristo e liberando dalla tirannia dellaconcupiscenza; sostegno dei vacillanti, perchè mantiene in mezzoalle tentazioni su impulso di Colui Che non indietreggiòsulla via del Calvario e che rimase sul legno finchè tuttonon fu compiuto; sollievo dei sofferenti, perchè attutisce il doloredi chi si unisce a Colui Che tutto lo sopportò a nostrovantaggio, caricandosi delle nostre stesse sofferenze, ondene fossimo sollevati; consolazione nel pianto, perchè da' un sensoalla sopportazione delle asprezze, sia attraverso il premiopromesso che mediante la possibilità di offrirle per sè e glialtri nella carità, onde nulla nella vita va sprecato; speranzadei morenti, che in Esso trovano la ragione dell'estremaconfidenza; pace e dolcezza dei cuori, perchè riconcilia il nostroamore con quello di Dio e ci comunica le delizie diquest'Ultimo; pegno della vita eterna, perchè ci assicura chearriveremo ad essa per la grandezza del suo dono; che libera leAnime del Purgatorio, perchè esse, mondate nel Sangue alla colpa,nella Sua ulteriore applicazione sono liberate anche dallepene. Alla luce di ciò la Chiesa conclude esclamando edinvocando di quel Sangue che Esso è degnissimo di ogni gloria eonore.

APPROFONDIMENTO: LA DEVOZIONE ALLA PASSIONE E MORTE DI GESU' E I SUOIFRUTTI

Innumerevoli sono le forme devozionali legate alla Passione eMorte di Gesù, che ne isolano alcuni aspetti, attraverso la

celebrazione liturgica e la pietà popolare, spesso connessa aimmagini e statue sacre, in luoghi particolari, che sianoquelli originali o quelli nati per imitazione. Nonc'interessa farne qui un censimento ma solo ricordare ibenefici effetti che vengono alle anime che in questedevozioni meditano la Passione di Gesù. Questi benefici sonostati enumerati da Gesù stesso a un Servo di Dio, che così litrasmise al Venerabile Giovanni Tauler (1300-1361), nelnumero di nove:

1) L'anima viene purgata da tutti i suoi peccati e in virtùdei meriti della Passione riceve tutto quanto perse persua negligenza;

2) acquista una tale forza contro i suoi nemici che nonpossono riportare su di lei alcuna vittoria;

3) prende lena e vigore per fare tutte le opere ed eccitarsiin diverse virtù;

4) per poco che si fermi col pensiero nella considerazionedella Passione, viene sempre rinnovata nella Grazia;

5) volentieri Gesù dimora con quelli che fanno devotamemoria della Sua Passione;

6) le vengono rivelati da Gesù i segreti che il Padre EternoGli ha manifestato;

7) viene condotta alla perfezione prima della morte e dopodi essa ammessa nel numero degli eletti;

8) non le viene rifiutato nulla da Gesù, di quanto domandiseriamente e ragionevolmente;

9) sarà assistita da Gesù nell'ora della morte per esseredifesa da tutti i suoi nemici e sarà assicurata della suaeterna salute.

APPROFONDIMENTO: IL MISTERO DI GESU' SACERDOTE E VITTIMA

Nella devozione alla Passione e Morte, come in quella alPreziossimo Sangue, rifulge il mistero d'amore di Cristo chesi offre ed è offerto da Se' stesso. Le meravigliose Litaniedi Gesù Sacerdote e Vittima, recitate nella Chiesa diCracovia alla vigilia delle ordinazioni sacerdotali, sono uncompendio di quanto si può contemplare di questo mistero edaspettarsi da esso come frutto spirituale. Se è vero che essoè formativo per i sacerdoti, che offrono e si offrono comealtri Cristi, è altrettanto vero che ben serve al compimentodella vocazione di ogni cristiano. Perciò lo appelliamo

Sacerdote e Vittima, Sacerdote in eterno secondo l’ordine di Melchisedech,Sacerdote mandato da Dio per annunziare ai poveri la buona novella, Sacerdoteche nell’ultima cena hai istituito il Sacrificio perenne, Sacerdote sempre vivo perintercedere in nostro favore, Pontefice unto dal Padre in Spirito Santo e virtù,Pontefice scelto fra gli uomini, Pontefice costituito per gli uomini, Pontefice dellanostra fede, Pontefice di maggior gloria davanti a Mosè, Pontefice del veroTabernacolo, Pontefice dei beni futuri, Pontefice santo, innocente e senza macchia,Pontefice fedele e misericordioso, Pontefice acceso dallo zelo per Dio e per leanime, Pontefice perfetto in eterno, Pontefice che hai penetrato il cielo con il tuosangue, Pontefice che ci hai aperto una nuova via, Pontefice che ci hai amato edhai lavato i nostri peccati nel tuo sangue, Pontefice che hai consegnato te stesso aDio come offerta e vittima, Vittima per Dio e per gli uomini, Vittima santa edimmacolata, Vittima benigna, Vittima pacifica, Vittima di propiziazione e di lode,Vittima di riconciliazione e di pace, Vittima nella quale abbiamo certezza edaccesso a Dio, Vittima vivente nei secoli dei secoli.Gli chiediamo poi di essere propizio, di perdonarci e di esaudirci,concedendoci di essere liberati dall’ingresso temerario nel clero, dal peccato disacrilegio, dallo spirito d’incontinenza, dal profitto disonesto, da ogni peccato disimonia, dall’amministrazione infedele dei beni ecclesiastici, dall’amore del mondoe delle sue vanità, dalla celebrazione indegna dei Tuoi santi Misteri. Lo scongiuriamo per il Suo sacerdozio Eterno, per la Santa Unzione con laquale fu costituito Sacerdote dal Padre, per il Suo Spirito Sacerdotale, per quelsanto Ministero per il quale glorificò il Padre Suo sulla terra, per la Sua cruentaimmolazione fatta una volta per tutte sulla croce, Per quel medesimo Sacrificio chequotidianamente si rinnova sugli altari, Per quella Divina Potestà che esercitainvisibilmente nei Suoi sacerdoti. Gli chiediamo infine di conservare tutto l’ordine sacerdotale nella santareligione, di provvedere il Suo Popolo di pastori secondo il Suo Cuore, di riempirlidel Suo Spirito Sacerdotale, perché le labbra dei sacerdoti custodiscano la scienza,di mandare operai fedeli nella Sua messe, di moltiplicare i fedeli dispensatori deiSuoi Misteri, di donare loro un perseverante servizio nella Sua volontà, di concediloro la docilità nel ministero, la solerzia nell’azione e la costanza nella preghiera, dipromuovere per loro mezzo in ogni luogo il culto del Santissimo Sacramento, diaccogliere nella Sua gioia coloro che Lo hanno servito fedelmente.

SACRATISSIMUM NOMENElementi di teologia della devozione al Santissimo Nome di

Gesù

Vito Sibilio

"Nel Nome di Gesù ogni ginocchio

si pieghi in cielo sulla terra e sottoterra."

(San Paolo)

La devozione al Nome di Gesù è, tra quelle classiche – cheandiamo descrivendo – la più antica. La ragione della suaesistenza sta nel significato che il nome hanell'antropologia e nella teologia biblica. Imporre il nome aqualcosa o a qualcuno significa esercitare la signoria su diesso o su di lui. Ora, il Nome di Gesù è imposto da Maria eGiuseppe per ordine e indicazione dello stesso da parte diDio mediante una rivelazione angelica. Conoscere il nome diqualcuno e pronunziarlo significa coglierne l'essenzapersonale, così come rivelarlo significa condividerne ilsegreto. Ebbene, il Nome di Gesù ci è rivelato perchè noisiamo consorti della Divina Natura innestati nel Suo MisticoCorpo, lo conosciamo perchè conosciamo Colui Che lo porta, lopronunziamo perchè siamo in comunione con Lui. Il significatodi un nome esprime, come ho detto, la realtà essenziale, ilsenso della persona e della sua vita. Il Nome di Gesù,dall'ebraico Yehoshua, significa "Dio salva". Ossia esprimepienamente la Sua missione di Redentore. A questo Nome èstato aggiunto il termine Cristo, dal greco Christòs,traduzione dell'ebraico Mashia, che vuol dire unto,consacrato, e che di solito si rende con il tecnicismoMessia. Perciò l'amabile Nome di Gesù Cristo esprime ad untempo la Sua Umanità – chè altrimenti non sarebbe imposto – ela Sua Divinità, la conseguente unione delle due Naturenell'Ipostasi personale, la Sua missione salvifica eredentrice. Non a caso San Pietro, a Gesù che lo interrogasulla Sua identità, risponde dicendo: Tu sei il Cristo, ilFiglio di Dio, aggiungendo un altro Nome, quello che

distingue la Seconda Persona dalle Altre Due, in seno allaTrinità. Questo Nome tuttavia non ci sarebbe stato rivelatose la Seconda Ipostasi divina non si fosse incarnata e quindinon avesse assunto il Nome di Gesù. Essere dunque devoti del Nome di Gesù significa essere devotialla Persona stessa del Redentore, considerata nel suodinamismo salvifico nei nostri confronti. Tale devozione èstrettamente legata alla valenza teologica del Nome divinonella Bibbia. Infatti nell'AT il Nome di Dio, che ne esprimela Natura infinita, è conseguenzialmente ineffabile eimpronunciabile: הההה ההה הההה’ Ehjeh ‘Asher ‘Ehjeh, Ε̉γώ ειμί ̉ο ̃Ων; Egosum Qui sum; Io Sono Colui Che Sono . Tale Nome, nella scritturameramente consonantica dell'ebraico, era indicato con soloquattro lettere, il Sacro Tetragramma, che sono ’ הההה , incaratteri greci YHWH. Esso non veniva mai pronunziato, masostituito con Adonai, Kyrios, Dominus, Signore, che infatti entranelle versioni greca, aramaica, latina e in altre lingue delVT. Sotto il Tetragramma erano segnate le vocali di Adonai,per ricordare quale era la parola con cui sostituire il NomeSacro. Risultava di fatto una abbreviazione del Nome Sacro,sia quello autentico, le cui vocali non erano segnate, sia diquello surrogato, di cui invece erano segnate le sole vocali.Con il NT, Dio si rivela come Redentore e,conseguenzialmente, come multipersonale. In ragione di ciò, iNomi che indicano le relazioni tra le Persone divine sonopronunziabili: Padre, Figlio e Spirito Santo; il Nome che ilFiglio assume personalmente per incarnarsi e redimere èpronunziabile anch'Esso: Gesù, detto il Cristo. La sacralitàdi questi Nomi è tuttavia analoga a quella del Nome del VT,per cui anche graficamente si impose un sistema diabbreviazioni che ricordasse il loro statuto. Non essendociin greco la possibilità di omettere le vocali, invalse unaltro uso. Ludwig Traube (1861-1907) coniò il termine nominasacra per indicare i termini divini abbreviati nel NT, neindividuò quattro (Dio, Gesù, Cristo, Signore e Figlio) daabbreviare con la prima e l’ultima lettera, e dieci (Spirito,Croce, Salvatore, Padre, David e Uomo in dipendenza da“Figlio di”, Madre da cui dipenda “di Gesù” almeno in modoimplicito, Cieli in dipendenza da “Regno dei”, Israele eGerusalemme) da abbreviare con le prime due più l’ultimalettera, o con la prima più le ultime due. I primi quattro,

universalmente abbreviati alla stessa maniera, furono deiveri e propri Nomina Divina, come scrisse Schuyler Brown.Perciò anche nella devozione successiva, pur essendosi persala prassi dell'abbreviazione, specialmente nella lingualatina e in quelle volgari, è stato possibile conservare gliusi monogrammatici, specie per il Nome di Gesù. Per esempionelle icone si è soliti indicare Gesù Cristo con IS CHS, ΙΣ ΧΣ.Per cui la forma tipica del monogramma della devozione alNome di Gesù è, in caratteri latini, IHS.

NATURA E STORIA DELLA DEVOZIONE

Il Nome di Gesù dà aiuto nelle prove spirituali e in quellecorporali (cfr. Mc 16,17-18), protegge da satana, ottienetutto dal Padre (cfr. Gv 16,23); è per esso che gli Apostolicompiono miracoli, predicano, compiono il loro ministeroliturgico, sacramentale, magisteriale e giurisdizionale. LaSua eccellenza soteriologica come anche il misterocristologico che sottende è espresso in Fil 2, 10, laddovel'umiliazione del Figlio Che, incarnandosi, si sottopone akenosis e quindi redime sulla Croce, viene compensata con uninnalzamento della Sua Natura Umana per cui il Suo Nome èsuperiore a qualsiasi altro, e in Esso ogni ginocchio sipiega in cielo, in terra e negli inferi.L'eccellenza di questo Nome è da sempre attestata ericonosciuta. Costantino il Grande (277-377) vinse Massenzioa Ponte Milvio (312) usando il Monogramma di Cristo, XP,intrecciando le due lettere greche, per suggerimento celeste.Per esempio l'imperatore Giustiniano I (527-565) legifera inNome di Gesù nel suo Corpus Iuris. La Chiesa prega sempre ilPadre per il Nostro Signore Gesù Cristo Suo Figlio, Che è Dioe vive e regna con Lui nell'unità dello Spirito Santo pertutti i secoli dei secoli. Tale formula è definitivamenteadottata dopo la controversia ariana e con la definizione deldogma trinitario. San Bernardo di Chiaravalle (1090-1153),predica e medita sul mistero del Nome di Gesù. SanFrancesco d'Assisi (1182-1226) lo ebbe in onore. Si riferiscedi Indulgenze di Giovanni XXII (1316-1334) e del BeatoUrbano V (1362-1370) a chi aggiune "Gesù" nell'Ave Maria dopole parole "Benedetto il frutto del Tuo seno", non essendoancora invalso universalmente tale uso e non essendosi ancora

composta la preghiera in modo definitivo. Il SS. Nome di Gesùnel XIV secolo cominciò ad avere anche culto liturgico. Taledevozione era praticata in tutto il Senese, pochi decenniprima dai Gesuati, congregazione religiosa fondata nel 1360dal senese beato Giovanni Colombini (1304-1367), deditaall’assistenza degli infermi e così detti per il loro ripeterefrequente del nome di Gesù. Il grande apostolo della devozione al SS. Nome di Gesù fu SanBernardino da Siena (1380-1444), aiutato dal suo discepoloSan Giovanni da Capistrano (1386-1456). Egli usò il TrigrammaIHS, portandolo addirittura in processione, inculcando l'usodi esporlo nelle chiese e nelle case, scrivendolo con un soleraggiante intorno. I dubbi sollevati da questa devozionecausarono il processo a Bernardino sotto Martino V (1417-1431) che si concluse con la sua assoluzione, grazieall'impegno apologetico di San Giovanni da Capistrano. Nonsolo Martino V, ma anche Eugenio IV (1431-1447) sostenne lapredicazione di Bernardino e la sua fede in una devozione chepoteva essere il rimedio ai mali della Chiesa in quel tempo.Il Trigramma- la cui processione indica la venerabilità deisegni grafici che rimandano al Nome che esprime la Persona diCristo, esattamente come avviene per le processioni con iVangeli nelle funzioni liturgiche, ostesi in quanto Parola diDio non fatta libro ma ascoltata- può essere sciolto in tremodi: Iesus Hominum Salvator, Iesum habemus socium, In hoc salus. La primaversione è quella corretta, le altre sono accomodatizie.Leggendo poi il Trigramma in modo barbarico, ossiamescolando lettere greche e latine, abbiamo le prime trelettere del Nome di Gesù in greco, con la traslitterazionedella terza da sigma in esse. beati Alberto da Sarteano(1385-1450) e Bernardino da Feltre (1439-1494) continuaronol'apostolato di San Bernardino da Siena.

Ad ogni elemento del simbolo, Bernardino applicò un significato. Il solecentrale è Cristo che dà la vita e irradia la Carità. I dodici raggiserpeggianti sono i dodici Apostoli; gli otto raggi diretti rappresentano leBeatitudini; la fascia che circonda il sole rappresenta la felicità dei Beatiche non ha termine, il celeste dello sfondo è la fede, l'oro rappesenta l’amore.Bernardino allungò anche l’asta sinistra dell’H, tagliandola in alto per farneuna croce, in alcuni casi la croce è poggiata sulla linea mediana dell’H. Ilsignificato mistico dei raggi serpeggianti era: rifugio dei penitenti; vessillodei combattenti; rimedio degli infermi; conforto dei sofferenti; onore deicredenti; gioia dei predicanti; merito degli operanti; aiuto dei deficienti;

sospiro dei meditanti;suffragio degli oranti; gusto dei contemplanti; gloria deitrionfanti.Tutto il simbolo è circondato da una cerchia esterna con le parole in latinotratte dalla Lettera ai Filippesi di san Paolo: “Nel Nome di Gesù ogni ginocchiosi pieghi ecc.

Il Trigramma bernardiniano ebbe un gran successo,diffondendosi in tutta Europa, e anche s. Giovanna d’Arco(1412-1431) volle ricamarlo sul suo stendardo. Lei stessamorì invocando il Santo Nome a gran voce tra le fiamme.Nel 1530, papa Clemente VII (1523-1534) autorizzò l’OrdineFrancescano a recitare l’Ufficio del Santissimo Nome di Gesù.Sant'Ignazio di Loyola (1491-1556) riprese il Monogramma comesimbolo della sua Compagnia di Gesù, sormontando l'H con unacroce e circondandolo di tre chiodi. Il suo Ordine si assunsel'onere di diffonderne la devozione. Sisto V (1585-1590)indulgenziò il saluto "sia lodato Gesù Cristo"; il Servo diDio Benedetto XIII (1724-1730) concesse l'indulgenza a chinomina Gesù con riverenza e in punto di morte addirittura laplenaria, confermata da Clemente XIII (1758-1769). San Pio X (1903-1914) prescrisse la sola pronunzia mentalecome bastevole.La celebrazione ormai presente in varie località, fu estesa atutta la Chiesa da Innocenzo XIII (1721-1724) nel 1721; ilgiorno di celebrazione variò tra le prime domeniche digennaio, per attestarsi al 2 gennaio fino agli anni Settantadel Novecento, quando fu soppressa. Il Beato Giovanni PaoloII (1978-2005) ha ripristinato al 3 gennaio la memoriafacoltativa nel Calendario Romano, in attesa di una solennitàche, a mio avviso, andrebbe unita a quella della Madre diDio, nell'Ottava di Natale, quando Gesù fu circonciso e Glifu imposto il Nome. E' buona prassi dedicare al Nome di Gesùil mese di gennaio, anche se non è universale. Tra i moderniun gran devoto del Nome di Gesù fu San Pio da Pietrelcina(1887-1968) che morì invocandolo.

IL MISTERO DEL NOME DI GESU' NELLE LITANIE AD ESSO DEDICATE

La Chiesa, invocando Gesù, quale Seconda Persona dellaTrinità e quale Dio Che salva, lo saluta innanzitutto Figlio delDio vivo, ossia attribuendogli il Nome che ha per le altre duePersone divine, confessando la Sua Eterna Generazione dal

Padre, in virtù della quale è a Lui consostanziale e quindipartecipe di quella Natura divina che è la pienezzadell'Essere, la Vita stessa. Conformemente alla Scrittura,che nella Lettera agli Ebrei attesta che il Figlio èirradiazione della Luce del Padre e impronta della SuaSostanza, la Chiesa invoca il Nome di Gesù come il Nome diColui Che è lo Splendore del Padre, visibile a Lui nellaGenerazione Eterna e allo Spirito Santo che da Essi procede,e a noi mediante l'Incarnazione, mediante cui nella NaturaUmana avviene l'epifania stabile del Figlio e della stessaNatura divina, come lo stesso Gesù insegna a Tommaso: Chi havisto Me ha visto il Padre. Memore della Trasfigurazione, in cui lostato reale della Natura Umana del Verbo Incarnato si mostròagli Apostoli, stato glorioso, in cui il Volto di Gesù brillòcome il sole e le vesti divennero candide come la luce, laChiesa Lo invoca come Candore dell'Eterna Luce, quell'eterna luceinaccessibile in cui Egli abita con il Padre e con loSpirito, il cielo intellettuale che Dio creò all'inizio deitempi e che è il luogo della Beatitudine, conforme allastessa Natura divina, che si può contemplare col Lume dellaGloria. Riecheggiando il Salmo che invita le porte antiche,quelle del Cielo, ad aprirsi per fare entrare il Re dellaGloria, Che è il Signore degli Eserciti, la Chiesa, che Loconfessa Incarnato, saluta Gesù quale Re della Gloria, ossia Reimmortale ed invincibile, Che ha riaperto le vie dellasalvezza avendole per primo percorso, e Che tornerà alla finedei tempi per giudicare vivi e morti, sedendosi, come Eglistesso dice, sul trono della Sua Gloria. Tale Gloria è lostesso Cocchio divino contemplato da Ezechiele, la SacraQuadriga, i cui destrieri sono le figure simboliche deglistessi Evangelisti. E' la medesima Corte celeste vista daGiovanni nell'Apocalisse. Secondo la testimonianza di SanZaccaria nel Benedictus, la Chiesa saluta Gesù quale Sole diGiustizia, perchè Egli è il Sole che, pur sorgendo dal basso –ossia nascendo e crescendo come Uomo – viene a visitarcidall'alto – perchè Dio- allo scopo di rischiarare chi è nelletenebre del peccato insegnando la verità e dirigere i passidi tutti sulla via della pace con Dio nella virtù; perchèEgli è il Sole Che rischiara con la Giustizia non solo perchèla insegna ma perchè la restituisce con la Redenzione. Gesù èinoltre chiamato Figlio della Vergine Maria, perchè realmente e di

Spirito Santo, senza concorso d'uomo, Egli nacque da Leisecondo la Natura Umana. E' confessato amabile, perchè la SuaNatura perfettissima di Dio è amabile di per Sè e perchèamabile è la Sua Umanità santissima, come lo è la SuaPersona, Che si porge a noi con un'amore infinito ed eterno,creatore e provvidente, redentivo e salvifico, giustificatoree riconciliatore, che suscita la nostra devota rispostad'amore. E' chiamato ammirabile, per le Sue virtù in quantoUomo e per le Sue perfezioni in quanto Dio, per le Sue azionipersonali quali la Creazione, la Redenzione, laSantificazione. Lo contempliamo quale Dio forte, perchè Egli hatrionfato e trionferà di tutti i Suoi nemici, affrontando concoraggio la battaglia della Croce, tornando vivo dalla mortee preparandosi a mettere i Suoi nemici quale sgabello deiSuoi piedi. Lo invochiamo Padre del secolo futuro, ossia arteficedella nuova era, in cui non vi sarà nè lutto nè lamento. LaChiesa lo chiama e lo invoca quale Angelo del Gran Consiglio,perchè Egli è il Messaggero Che porta all'uomo il messaggiodi salvezza che guida tutti i nostri passi. Lo salutapotentissimo, perchè tutto si compie in Suo Nome, purchèfedelmente invocato, secondo il beneplacito del Padre e delFiglio stesso nell'Unità dello Spirito. Lo acclamapazientissimo, perchè sopportò le pene per noi senza ribellarsie aspetta la nostra conversione. Lo invoca umile e mite di cuoreperchè Egli così si presentò in terra quando invitò adimitarlo, avvolto nella kenosi della Natura Umana e votato alsacrificio quale Agnello muto e silente. Lo appella amantedella castità, perchè il Cristo fu assolutamente immune daconcupiscenze nella Sua Natura Umana perfetta e fu Sposo solodella Chiesa, lasciandoci un esempio di purezza da seguire.Lo reclama nostro amico, così come Egli fece intendere quandonell'Ultima Cena disse: Non vi chiamo più servi, perchè unservo non sa cosa fa il suo padrone, ma vi ho chiamati amici,indicando così di quale intimità deve sostanziarsi il nostrorapporto con Lui. Ancora lo invoca Dio della pace, perchè in Luisono riappacificate tutte le cose, quelle del Cielo e quelledella Terra, e perchè Egli ci dà la pace, la Sua, non come ladà il mondo, fugace, ma stabile e indistruttibile nei cuori.E noi, sempre con la Chiesa, lo preghiamo quale autore della vita,perchè Egli, Verbo del Padre, ha in Se' la vita, che comunicacon la Creazione e la Redenzione. Lo riconosciamo modello di ogni

virtù, perchè in Lui vi è ogni perfezione, attesa di essereimitata da noi grazie all'efficacia della Sua azione nellanostra anima. Lo acclamiamo pieno di zelo per le anime, considerandotutto quello che ha fatto e fa per la nostra salvezza. Lochiamiamo, quale Egli realmente è, nostro Dio. Lo invochiamonostro rifugio, perchè a Lui mite e umile siamo chiamati perristorarci, e a Lui si rivolgeva il salmista chiamandolo ruperoccia e baluardo, in cui confido. Ancora lo appelliamo padredei poveri, perchè Egli è provvido verso tutti, indigentinell'anima e nel corpo, a tutti provvede il necessario e atutti concede il Suo soccorso, ai poveri di spirito, che soloin Lui confidano, Egli dà il Suo Regno, che poi è Lui stesso,Povero tra i poveri. Lo riconosciamo tesoro dei fedeli, perchè inLui vi è ogni ricchezza e da Lui attingiamo senza timore diesaurire la fonte dell'oro. Egli è per noi il buon pastore, chedà la vita per le pecore, che si carica sulle spalle lapecora smarrita, che ci guida ai pascoli eterni. Egli è lavera luce, perchè il Verbo ha in Se' la Vita e la Vita è la Lucedegli uomini; essa splende anche nelle tenebre, sebbene essenon l'abbiano accolta. Egli è l'Eterna Sapienza, perchè è ilVerbo mediante Cui il Padre ha fatto ogni cosa, è il Concettoche Egli ha di Se' nella Sua intelligenza divina,consostanziale a Lui e coeterna alla Sua Persona, Sapienzache ha abitato tra noi e si è manifestata nel Tempio tra idottori. Egli è la Bontà infinita, che ha creato, che conserva,che ha redento, che giustifica, che santifica, che reggeprovvido e che corona gli eletti nell'eternità per amore,dando Se' stesso a prezzo del Sangue, e in Lui la Paternitàdi Dio, il Suo Spirito, il Suo Corpo mistico e sacramentale,la Sua Madre, la Sua Parola e ogni cosa che chiediamo nel SuoNome. Egli è la nostra via e la nostra vita, perchè disse di Se': Iosono la Via, la Verità e la Vita, nessuno viene al Padre se non per mezzo di Me. E'la gioia degli Angeli, perchè, innalzato su tutti i Nove Cori, èdivenuto Mediatore di Gloria anche per essi, che quando Eglientrò nel mondo lo adorarono tutti. E' il Re dei Patriarchi,perchè a Lui essi obbedivano e Lui aspettavano in profezia,in quanto Egli di Se' disse: Prima che Abramo fosse, Io sono. E' ilMaestro degli Apostoli, che così Lo chiamarono e in Suo Nomefondarono la Chiesa di cui sono le colonne mentre Egli ne èla testata d'angolo. E' il Dottore degli Evangelisti, perchè ad essiEgli insegnò cosa dovevano scrivere del Lieto Annunzio che è

Lui stesso. E' la fortezza dei Martiri, che solo in Lui trovano lagrazia di affrontare il supplizio nella loro inermità. E' laluce dei Confessori, che a Lui guardano per attraversare la valleoscura della prova. E' la purità dei Vergini, perchè Lui solo donala purità di cuore, indispensabile per piacere a Dio. Infine,è la Corona di tutti i Santi, perchè è il loro premio eterno e ilMediatore della Gloria che essi ricevono nella visionebeatifica. Questo Gesù noi imploriamo di esserci propizio, perchè non ètenuto a farlo, perdonandoci, esaudendoci e liberandoci dalmale, dal Suo sdegno, dagli inganni del demonio, dallospirito impuro, dalla morte eterna e dal trascurare le Sueispirazioni. Lo scongiuriamo per i misteri della Suaesistenza personale: l'Incarnazione,. Nascita e Infanzia, laSua Santissima Vita, le Sue fatiche, i Suoi dolori, le Suegioie, l'istituzione dell'Eucarestia, la Sua Agonia,Passione, Croce e Abbandono, Morte e Sepoltura, la SuaResurrezione e Ascensione, la Sua Gloria.

CHRISTUS REX Elementi di teologia della devozione a Cristo Re

Vito Sibilio

"Tu lo dici. Io Sono Re."

(Nostro Signore Gesù Cristo a Ponzio Pilato)

Cristo è Re, lo attesta la Sacra Scrittura. Egli è il Messia,Figlio di David, erede del Regno. Per cui i passiveterotestamentari di messianismo regale si riferiscono aLui, sia nei testi sapienziali che in quelli profetici, comeanche le figure tipiche dei Libri Storici. Nel NuovoTestamento l'Arcangelo San Gabriele dice di Lui: Il Signore Dio Glidarà il trono di David Suo padre e regnerà per sempre sulla Casa di Giacobbe e ilSuo Regno non avrà fine. Santa Elisabetta lo chiama Mio Signore,

titolo regale, che è ripreso dagli Apostoli e dagliEvangelisti, usato quando Gesù è ancora in questo mondo. ALui si prostrano i Magi con un rituale regale. Della Suaregalità davidica è geloso Erode I che cerca di ucciderlo.Spesso è chiamato Figlio di Davide. Gli Apostoli, riconoscendoloMessia, lo confessano Re (Natanaele dice: Tu sei il Cristo, tu sei il Red'Israele). Il popolo lo saluta Re all'ingresso di Gerusalemme.L'accusa politica del Sinedrio a Gesù è di essersi fatto Re –anche se Gesù rifiutò sempre l'incoronazione. A Pilato chegli chiede: Tu sei il Re dei Giudei?, Gesù risponde: Tu lo dici. Io Sono Re.E gli ha già descritto la natura del Suo Regno: Il Mio Regno nonè di questo mondo. Se il Mio regno fosse di questo mondo i Miei servitori avrebberocombattuto perchè Io non fossi consegnato ai Giudei. Ma il Mio Regno non è diquaggiù. Voleva dunque esprimere il concetto per cui, sebbeneil Suo dominio sia anche quaggiù, non segue le logichemondane. E sulla Croce il Titulum è chiaro: Questi è Gesù, il Re deiGiudei. La devozione a questo Re, Che a Sua volta è anche Regnodel Padre, perchè in Lui si compie perfettamente il divinovolere e abita tutta la pienezza della Divinità, è un'altragemma del tesoro della preghiera della Chiesa.

NATURA E STORIA DELLA DEVOZIONE

Cristo è stato sempre riconosciuto Re. Egli lo è per treragioni. Anzitutto per diritto di Creazione, perchè essendoDio ci chiamò dal nulla all'esistenza e con onnipotenzad'amore impresse nelle nostre anime la Sua immagine esomiglianza divina. A tale Regalità è dovuto l'omaggiodell'amore che osserva il Duplice precetto della Carità comebasamento della perfezione cristiana. Poi è Re per diritto diRedenzione, perchè Uomo Dio con infinità di dolore diededegna soddisfazione alla giustizia del Padre Suo a nostronome, affrancandoci dalla tirannia satanica. A questaRegalità si deve l'omaggio della riconoscenza e dellariparazione che sa soffrire abbracciando la croce conrassegnazione cristiana. Infine è Re per diritto di Dominiouniversale, perchè siede alla Destra del Padre quale Sovranoe Giudice di tutte le genti. A questa Regalità spettal'omaggio di amore e sudditanza, per cui lavoriamo perl'avvento del Suo Regno in terra così da conseguire l'eternabeatitudine. Infatti, sin da ora tutto ciò che avviene nel

cosmo o è voluto o è permesso da Cristo. Alla fine dei tempi,entrando nell'eternità, tutto ciò che accadrà sarà solovoluto da Lui. Perciò Egli ora regna in mezzo ai nemici, dicui si serve; allora regnerà avendoli schiacciati finoall'ultimo, compresa la morte. Allora gli Eletti saranno conLui il Cristo Totale e in Lui sarà il Regno del Padre. Questa Regalità non è mai stata messa in discussione. Quandol'Impero Romano era pagano, per confessarla i martiri davanola vita, riconoscendo Cristo quale unico vero Sovrano. Quandosi convertì, gli Imperatori cominciarono a regnare in SuoNome, quali Suoi rappresentanti. Così fecero tutti i Recristiani. Così fece il Papa in quanto detentore dei duepoteri, lo spirituale e il temporale; perciò la Chiesaconsacra i monarchi. Gli emblemi della sovranità, come loscettro e la corona e il globo, ma anche la tiara pontificia,sono sormontati dalla Croce. Nella liturgia, dal I Conciliodi Nicea (325), proprio per affermare la Sua Regalità divina,ogni preghiera rivolta a Gesù si conclude con la formula: TuChe vivi e regni nei secoli dei secoli; mentre se è rivolta al Padretermina con l'espressione: Per il N.S.Gesù Cristo Tuo Figlio Che è Dio e vivee regna con Te nell'unità dello Spirito Santo per tutti i secoli dei secoli, oppure:Egli (Gesù) vive e regna nei secoli dei secoli. Nell'iconografia laraffigurazione del Cristo Re avviene attraverso la formasolenne del Pantokrator, ossia di Colui Che domina tutte lecose. La sovranità di Cristo è stata messa in discussione con lateoria dell'origine contrattualista dello Stato sostenuta dapensatori atei. Dalla Rivoluzione Francese in poi il laicismo èla grande piaga della società moderna. Esso non solo constatache non vi sono più solo cristiani nella società, maaddirittura teorizza che possa avere cittadinanza in essa enello Stato solo ciò che esplicitamente capovolge e nega iprincipi della Fede. I suoi seguaci sono coloro che gridano aPilato: Non vogliamo che Costui regni sopra di noi. Massoni, giacobini,liberali, radicali, socialisti, comunisti, fascisti, nazisti,nazionalisti non cristiani, agnostici, atei, omosessualisti,fondamentalisti religiosi non cristiani, militaristi che avario titolo sono scesi o scendono in politica osteggiano,contrastano, perseguitano la Chiesa e scristianizzanosistematicamente la società. Nel bel mezzo della diabolicaoffensiva che colpiva la Chiesa in Europa e in Messico, si

collocò il pontificato di Pio XI (1922-1939) il quale, conl'enciclica Quas Primas (1925) diede l'impulso al movimentomoderno per la Regalità di Cristo. Il Papa sottolineò, inquesta magna charta della devozione, la natura spirituale delRegno di Gesù. Egli infatti è superiore alle contingenzepolitiche, sociali, economiche e culturali; Egli regna sulleanime che sono in coscienza tenute a seguirLo, per il beneproprio e del mondo, sia terreno che ultraterreno. Neevidenziò anche l'aspetto universale, in quanto sono sudditidi Gesù anche quelli che non lo conoscono, i quali perciòsono tenuti a seguire quantomeno la legge di naturarettamente intesa per compiere il Suo volere, in attesa diconoscerLo. Bisogna dunque che i cristiani s'impegnino pertestimoniare il Cristo Re sia nelle loro società che dinanzia chi non lo conosce ancora. In tale militanza per il Regnodi Cristo su tutte le genti si fonda la devozione concretaverso di Lui Re, che avvenga con la preghiera, con l'azione ocol sacrificio. Nell'enciclica Pio XI istituì nell'ultimadomenica di ottobre la solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Redell'Universo, che con la riforma liturgica del ven. Paolo VI(1963-1978) chiude l'Anno liturgico nell'ultima domenica delTempo ordinario. Bene sarebbe prepararsi a tale solennità conuna pubblica Novena. La testimonianza per Cristo Re è divenuta spesso martirio.Nel Messico oppresso dalla congiura infame delle sinistremigliaia di fedeli, i Cristeros, furono massacrati in odio aGesù. Fiorentino Alvarez (1883-1927) morì tra le bracciadella madre, percosso a sangue con lei, gridando "Viva GesùCristo Re" in faccia ai suoi carnefici che volevano chegridasse "abbasso". Cose analoghe avvennero nella Spagnadella Guerra Civile (1936-1938), nella Russia bolscevica(1917-1991), nei suoi disgraziati satelliti, nella Germaniadi Hitler (1933-1945) e nell'Europa oppressa dal nazismo edal fascismo. Don Giovanni Minzoni (1885-1923), morto permano dei fascisti, rappresenta la libertà dei cristianioppressi dalla statolatria, così come gli esuli Don LuigiSturzo (1871-1959) e il Servo di Dio Alcide de Gasperi (1881-1954). Il Servo di Dio Gino Pistoni (1924-1944) scrisse conil suo sangue sul suo zaino: Offro la vita mia per l'Azione Cattolica. WCristo Re!. Era un partigiano che spirò durante uno scontro conle SS italiane nel 1944 a Ponte Herrera. I membri della Rosa

Bianca (1943-1944) si opposero a Hitler fino al martirio:erano Hans e Sophie Scholl, Christoph Probst, AlexanderSchmorell, Willi Graf, Kurt Huber. Poco più che ventennitranne Huber, furono ghigliottinati nel 1943. Karol Wojtyła(1920-2005), da sacerdote e vescovo, fu l'anima di unmovimento clandestino non violento di resistenza religiosa eculturale all'atesimo bolscevico, operante in Polonia,Cecoslovacchia, Ungheria, DDR e URSS. Da esso sfociò ilsindacato di Solidarnosc che avviò l'emancipazione politicadella Polonia quando Wojtyła divenne Papa Giovanni Paolo II(1978). Avvengono ancora oggi nei Paesi islamici, nell'Indiafondamentalista, nella Cina popolare, nei Paesi dove lalegislazione è laicista e opprime gli obiettori di coscienzaall'aborto, all'eutanasia, al matrimonio omosessuale – comein Canada – e addirittura vieta la libertà di educazione allefamiglie e di predicazione alla Chiesa stessa su questi temi,indottrinando i giovani sin nelle scuole. A questa colluvie va opposta la resistenza dello spirito.Essa dipende soprattutto dall'Opera della Regalità di Cristo, fondatadal Servo di Dio padre Agostino Gemelli (1878-1959), alla cuibenemerita opera si deve anche la ripresa della filosofiascolastica dall'Università Cattolica del Sacro Cuore.

SPONSUS ANIMARUMElementi di teologia eucaristica devozionale

Vito Sibilio

"Adoro Te devote, Latens Deitas"

Il Cristo presente realmente nell'Eucarestia è l'oggetto piùnobile e più santo della nostra devozione. Quanto seguepuntualizza come va intesa questa Presenza e in quali formeliturgiche si può e si deve ossequiarLa.

NATURA E STORIA DELLA TEOLOGIA EUCARISTICAL’Eucarestia è il Sacramento che, sotto le apparenze del Panee del Vino, contiene realmente il Corpo, il Sangue, l’Anima ela Divinità di Nostro Signore Gesù Cristo, per il nutrimentodelle Anime. Quando Nostro Signore si avvicinava al Suodoloroso Sacrificio, da Lui preordinato, in quanto Dio, eaccettato, in quanto Uomo, per la Salvezza dell’umanità,decise di istituire un segno salvifico che permettesse aquanto stava per accadere di essere comunicato a tutti i suoiseguaci per tutti i secoli futuri, fino al Suo ritorno.Perciò, nella notte dell’Ultima Cena, dopo aver celebrato ilrito dell’Antica Alleanza, a cui Egli stesso dopo qualche oraavrebbe dato compimento con la Sua immolazione – essendo Egliil solo Agnello immolato dalla fondazione del mondo- Gesù

Cristo prese il Pane, rese grazie, lo spezzò, lo diede aiSuoi discepoli e a Sua Madre e disse: Prendete e mangiatene tutti,questo è il Mio Corpo, offerto in Sacrificio per voi. Allo stesso modo, dopola Cena, prese il Calice e rese grazie, lo diede agli astantie disse: Prendete e bevetene tutti; questo è il Calice del Mio Sangue, dellaNuova ed Eterna Alleanza, versato per voi e per tutti in remissione dei Peccati. Fatequesto in memoria di Me. Queste parole, che ancora oggi sono laforma del Sacramento, compirono un grandissimo miracolo,secondo solo alla Resurrezione, agendo sul pane e sul vino,che sono la materia del Sacramento stesso. Il lorosignificato è chiaro e inconfondibile: Gesù trasformò il Panenel Suo Corpo e il Vino nel Suo Sangue. Il Corpo qui èsemiticamente la stessa persona umana, in quantonell’antropologia scritturistica l’uomo non ha un corpo ma èil suo corpo. Perciò quando Cristo dice: Questo è il Mio Corpo,intende dire: Questo è la Mia Persona, offerta in Sacrificio per voi. Ma,siccome la Persona di Cristo è ad un tempo umana e divina, el’offerta del Sacrificio è possibile nella Natura Umana maacquista valore per quella Divina, ecco che nel Pane vi è lastessa Persona del Cristo con entrambe le Nature perfette.Non dice: Questo significa o simboleggia o rappresenta il Mio Corpo – ossia laMia Persona- ma è il Mio Corpo. Non è un semplice pane che in ungioco di ruolo assume una nuova valenza per convenzione, ma èil Corpo di Cristo che si cela in esso. In effetti, ilSacrificio di Cristo è il Cristo stesso sacrificato, per cuila comunicazione a tale Sacrificio non può avvenire per isemplici effetti, quasi fossero avulsi da chi li compiecausalmente, ma solo attraverso l’unione con il Sacrificato.Perché Cristo stesso è la Giustizia di Dio, il Principioattivo di Salvezza per tutti, ovunque e sempre. Un analogodiscorso si fa per il vino. Gesù dice: Questo è il calice del MioSangue. Il sangue nell’antropologia biblica è la vita stessadella Persona. Infatti Gesù dice che esso è per la Nuova edEterna Alleanza, versato per tutti in remissione dei peccati.Per cui nel vino ora c’è la stessa Vita di Cristo, che è adun tempo umana e divina, la quale, offerta nell’Umanità, havalore espiativo e redentivo per la sua Divinità. Il DivinoRedentore è come se dicesse dunque: Questa è la Mia Vita, datadolorosamente per voi e per tutti in remissione dei peccati, per l’Alleanza Eterna eNuova, tra Dio e l’umanità. In questa offerta trovano infattisignificato e vengono sostituiti tutti i sacrifici antichi in

cui la vita delle vittime era data per lavare le colpe di chile offriva. Esse erano appunto figura della Vita di Cristo,in quanto solo Lui è la Vittima Perfetta. In questoSacramento dunque è presente Cristo stesso, come Uomo e Dio,nelle Due Nature e nell’Unica Persona, non solo nellastaticità della Sua struttura, ma nella dinamicità storicadel Suo Sacrificarsi, e quindi di tutta la Sua esistenzastorica e metastorica, che si compie e si dispiega dalSacrificio stesso. E’, nell’Eucarestia, innanzitutto presenteil Cristo agonizzante, tradito, abbandonato, processato,rinnegato, oltraggiato, flagellato, coronato di spine,condannato a morte, caricato della Croce, crocifisso,agonizzante e morto sulla Croce, squarciato dalla lancia,deposto nel Sepolcro, disceso agli inferi, risorto e ascesoal Cielo. Ma, in vista di ciò, siccome tutta la Vita diCristo è immolazione, è anche presente il Cristo incarnato,nato e vissuto, sia nella Sua esistenza nascosta che inquella pubblica. E infine è anche lo stesso Cristo che, invirtù della Sua obbedienza perfetta, è assiso alla Destra delPadre, da lì regge il Cosmo quale Mediatore e Pantocratore eche di là verrà a giudicare i vivi e i morti, per poi esserela delizia eterna dei Salvati. Conseguenzialmente è anche ilCristo Capo della Chiesa, che è il Suo Corpo o PersonaMistica; ed è, a maggior titolo, lo stesso Cristo Verbo eFiglio del Padre, eternamente generato dallo stesso Padre edal Quale, come dal Padre medesimo, procede lo Spirito.Chiamiamo questa presenza unica, eccelsa, meravigliosa,inebriante del Cristo nell’Eucarestia, in cui Egli èpienamente operativo e si relaziona ad ognuno e a tutti inmodo unico e irripetibile, Presenza Reale, cioè autentica,piena. Essa avviene per cambiamento di sostanza del pane edel vino. Infatti in ogni ente distinguiamo, metafisicamente,la sostanza e gli accidenti, ossia il modo di essere proprioe quindi immutabile, per cui esso è e rimane sempre lamedesima cosa, e i modi accessori e mutevoli che si predicanodell’altro. La sostanza, che è appunto ciò che “sta-sotto”,la substantia latina o hypostasis greca – detta anche ousìa- vienemodificata e sostituita da un’altra. Essa è la stessa Personadi Cristo. Tale processo è chiamato Transustanziazione. Ilcambiamento di sostanza e la conseguente presenza vera delCristo così come Egli è e così come ha operato per noi fa sì

che l’Eucarestia sia l’attualizzazione, in un certo senso lareplica applicata, dell’unico Sacrificio del Calvario:l’Eucarestia è dunque il memoriale della Salvezza operata daGesù per noi.Vanno fatte alcune puntualizzazioni sugli argomenti toccati. SoloCristo ha istituito l’Eucarestia, perché solo Lui ha imposto dicelebrarla in Sua memoria. Anche i Riformatori del XVI loammisero, pur negando la Presenza Reale e la Transustanziazione.Furono i Protestanti liberali a dare la stura al movimentomodernistico e neomodernistico, di stampo critico- razionalista,che invece afferma, sotto diverse posizioni e sfumature, che ciònon è vero. Secondo tale interpretazione, Gesù avrebbe solo volutosimboleggiare la Sua imminente fine in modo parabolico ai SuoiApostoli, spezzando il pane e versando il vino. In seguito, talesimbologia sarebbe stata unita ai pasti sacri di matrice ebraica opagana. Paolo avrebbe ordinato la celebrazione ai fedeli (1 Cor11, 23-25) e Luca l’avrebbe recepita nel suo Vangelo. Matteoavrebbe esplicato la ragione di tale celebrazione, legandola allaremissione dei peccati. Giovanni avrebbe aggiunto la promessadell’Eucaristia nei discorsi del cap. VI. Poi i Padri più rusticiavrebbero interpretato alla lettera tale capitolo (Ignazio,Ireneo, Giustino), affermando che l’Eucarestia conterrebbe ilCorpo di Cristo, mentre altri Padri più dotti (come gliAlessandrini) l’avrebbero intesa come tipo, figura e simbolo delCorpo stesso del Redentore. Tutti avrebbero evidenziato chel’effetto starebbe più nell’atto di mangiare che in ciò che èmangiato. Indi gli scolastici avrebbero applicato la dottrinaaristotelica delle quattro cause al Sacramento, così da vedervi uneffetto indipendente dall’atto del mangiare, ossia una presenzastabile di Cristo in esso. Per influsso del Papato, il Sacramentosarebbe stato avvicinato ai sacrifici veterotestamentari, per cuiesso sarebbe diventato quello che è considerato adesso solo dopola definizione del Concilio di Trento, che appunto ne fa unmemoriale, secondo uno schema teologico sviluppato dai teologicontroriformisti della Compagnia di Gesù. In realtà, così come ilConcilio di Trento ha definito, il Sacramento dell’Eucarestia èstato istituito ed imposto da Gesù. Tale insegnamento- ribadito das. Pio X nella condanna del modernismo e, insieme a tutta ladottrina eucaristica cattolica, dal Concilio Vaticano II, nonchédal ven. papa Paolo VI con l’enc. Mysterium Fidei, dal b. papaGiovanni Paolo II con la lett. ap. Dominicae Cenae e l’enc. Ecclesia deEucharestia (2003) e dal Sinodo dei Vescovi del 2007 con laconseguente Esortazione apostolica post-sinodale Sacramentum

Charitatis di Benedetto XVI - è anche facilmente sostenibile controle obiezioni del razionalismo critico. Innanzitutto abbiamo lanarrazione dell’istituzione nei Vangeli di Matteo (26, 20-30),Marco (14, 17-26), Luca (22, 14-21), nonché in Paolo (1 Cor 11,23-25); nel Vangelo di Giovanni abbiamo invece i Discorsi con cuiGesù preannunziò l’istituzione del Sacramento (6, 22-71). Talitesti sono databili rispettivamente al 40, al 50, al 60, al 57 edopo il 70. Ciò già ribalta la cronologia razionalista: lamotivazione sacrificale dell’Eucarestia è anteriore di vent’annialla Prima Lettera ai Corinzi ed già presente nel Vangelo piùantico. Inoltre tutte le testimonianze hanno la medesima formulaessenziale. Inoltre in essi Cristo non simboleggia solo la SuaMorte, ma anche la partecipazione ad essa da parte dei discepoli,ordinando loro di mangiare pane e vino. Tale gesto non avrebbesenso, se non fosse stato compiuto in vista di tale evento, né gliApostoli avrebbero potuto compierlo consapevolmente, senza laspiegazione da parte di Gesù. Per cui appare logico che Egliaggiungesse di ripetere tale gesto in Sua memoria. Ciò inquadrapienamente la celebrazione della Cena nel contesto dellatradizione sacrificale ebraica e nel suo filone incruento,presente anche a Qumran, della quale l’Eucarestia è l’originale edautentica versione cristiana.In tale ottica, pane e vino non furono simboli sulla mensa diCristo, ma realmente il Suo Corpo e il Suo Sangue, perché questovolle trasmettere il Redentore. Lo attestano i toni realisticidella Sua consacrazione, che fanno riferimento alla effusione delSangue e al Sacrificio per i discepoli. Quando Paolo descrissel’Eucarestia nella Prima Lettera ai Corinzi, non pose dunque unnuovo obbligo, ma lo trovò già presente nella dottrina cattolica,limitandosi a ricordarlo ai destinatari, che ben lo conoscevano malo praticavano male (1 Cor 11, 20-21. 23). Altrettanto infondatal’idea che Marco non abbia conservato l’ordine di Cristo dimangiare il pane e bere il vino, ossia che l’Eucarestia dovesseessere replicata: il fatto stesso che i discepoli ne mangiassero ene bevessero attesta che essa fu data loro come cibo e bevanda. Laparticolare struttura del Vangelo di Giovanni infine giustificache esso non parli dell’istituzione dell’Eucarestia, essendol’autore interessato a completare i sinottici, come dimostral’ampia sezione di quei Discorsi detti appunto eucaristici chehanno valore proprio in vista dell’Eucarestia, e che gli altri treVangeli non avevano tramandato. Tali discorsi, stenografati forsedallo stesso Giovanni, rivelano lo stile tipico di Gesù nelleoccasioni più solenni e sono quindi una vera catechesi del Maestrosull’Eucarestia. Non è inoltre accettabile l’idea che l’Eucarestia

abbia un’origine negli ambienti cristiani primitivi, non solo allaluce di tali dati, ma anche in considerazione del fatto che essacompare immediatamente nella liturgia primitiva della Chiesa, sindal 50 dalle fonti paoline; peraltro, appare incomprensibile chela prima generazione cristiana alterasse la dottrina di Gesùmentre gli Apostoli erano finanche in vita! Analogamente vascartata l’idea che l’Eucarestia sia il frutto dell’influsso dellecerimonie giudaiche o dei riti pagani. Una cosa è lacontestualizzazione culturale in seno al Giudaismodell’Eucarestia, un’altra immaginare che essa si sia sviluppatadai riti mosaici automaticamente, a dispetto della volontà diCristo, e peraltro con il significato unico di un rito che rendepresenti il Corpo e il Sangue del Redentore. Tale dottrina èirriducibile a qualsiasi teologia giudaica, sia templare cheessenica. In modo simile si può argomentare per l’influsso pagano,che anzi non è neanche utile per la contestualizzazione culturalein quanto non è mai accaduto. Infatti i misteri eleusini o ilculto di Mitra, per citare i più gettonati in questa comparazionereligiosa, non hanno alcuna presenza reale dei propri dei al lorointerno, né commemorano alcuna Passione di un Redentore, né hannoalcunchè di storico – come invece ha l’Eucarestia che si rifà allaPassione sotto Ponzio Pilato – né di redentivo dai peccati. Ancormeno accomuna l’Eucarestia alle Cene pagane, essendo questebanchetti profani prive di qualunque carattere precettivo.Cristo è realmente presente nell’Eucarestia. Tale verità è statadefinita dal Concilio Romano del 1076 sotto san Gregorio VII, dalIV Concilio Lateranense (1214), dal Concilio di Costanza (1415-1418), dal Concilio di Firenze, dal Concilio di Trento, e ribaditadal Concilio Vaticano II. Infatti sino al IX sec. nessuno negòtale presenza in modo diretto, pur mancando nel primo millennio ilculto delle Specie eucaristiche fuori della Messa e limitandosialla loro conservazione onorata. Fu Scoto Eriugena (†876) adubitarne per primo, venendo condannato dai Concili di Vercelli,Parigi e Roma (1050) e da quello romano del 1059, tutti sotto papasan Leone IX (1049-1054). Altri eretici che negarono la Presenzafurono Pietro di Bruis (1126), John Wycliff (1312) e Jan Hus(1417), condannati a Costanza; Lutero affermò che la PresenzaReale dura solo per il tempo della celebrazione liturgica;Carlostadio e Zuingli ritennero che la presenza fosse simbolica;Calvino affermò invece che la presenza era reale ma nonsostanziale, ossia che veri erano gli effetti ma le causesimboliche; gli Anglicani seguono tale posizione. Ma la dottrinacattolica è provata dalla Scrittura. Cristo promise l’Eucarestia,sia in modo simbolico coi miracoli delle moltiplicazioni dei pani

e dei pesci e della trasformazione dell’acqua in vino, sia in modoesplicito nel Discorsi sul pane di vita (Gv 6, 26-72). In essoparla di Se’ come pane di vita, pane di Dio che è sceso dal cieloe dà la vita al mondo, cibo che rimane per la vita eterna; diceche tale pane è il Suo Corpo e che il Suo Sangue è vera bevanda,per cui l’uno e l’altro vanno bevuto e mangiato per la vitaeterna. Queste parole vanno intese letteralmente (san Clemente diAlessandria, Origene, san Basilio, san Gregorio di Nissa, sanCirillo di Alessandria, san Cirillo di Gerusalemme, il Concilio diEfeso, Teodoreto, san Giovanni Crisostomo, sant'Epifanio, sanGiovanni Damasceno, san Cipriano, sant'Ilario, sant'Ambrogio, sanGerolamo, sant'Agostino e altri) o almeno in un senso che nonesclude quello letterale (san Clemente Alessandrino, Origene,sant'Agostino ecc.), per cui tale testo è una promessadell’Eucarestia. Esso è indubbiamente autentico in tutte le sueparti. E le sue parole suscitano scandalo nell’uditorio perchéesso le intende per quello che realmente significano: una promessadi antropoteofagia fatta da Uno che dice di essere Dio e Uomo.Peraltro, il senso metaforico di “mangiare la carne e bere ilsangue” di qualcuno nel linguaggio biblico significa “calunniare,denigrare, perseguitare”, per cui Cristo non poteva usare talilocuzioni se non in senso letterale.Gesù inoltre istituì il Sacramento usando parole che appunto sonoda intendersi come significanti la Sua Presenza Reale in esso. Neiquattro brani biblici in cui è descritta l’istituzionedell’Eucarestia già citati (Mt Mc Lc 1 Cor) le divergenze possonofacilmente essere appianate. Mt e Mc omettono il mandato diripetizione (“fate questo in memoria di Me”) perché ovunque noto edeseguito; in quanto poi alle parole “questo è il Mio Corpo”, “questo è il MioSangue”, hanno un senso chiaramente letterale, perché idimostrativi sono chiaramente riferiti al pane e al vino e perchéil verbo essere qui non è simbolico in quanto il contesto non lopermette, perché mai pane e vino furono simboli di corpo e sangue;ragion per cui Cristo, se avesse voluto simboleggiarlisemplicemente, avrebbe dovuto usare un altro verbo. Diversamente,Lui stesso avrebbe consegnato ai discepoli una dottrina ambigua!Del resto, dicendo che l’Eucarestia è per la Nuova ed EternaAlleanza, il Cristo lega per forza di cose il Sangue versato daLui a tale evento, in quanto solo con spargimento di sangue c’èpatto e perdono. Fu così che subito la Chiesa consideròl’Eucarestia come il luogo della Presenza Reale del Redentore.Analogamente la Tradizione patristica fornisce chiare indicazioniin merito. Sebbene manchino trattazioni eucaristiche sistematiche

nei primi secoli, sia per il riserbo sulla disciplina arcani, sia perla mancanza di controversie in merito, sia per la cristologia inprogressivo sviluppo, i Padri, con un linguaggio spesso simbolico,proclamano la Presenza Reale di Cristo nel Sacramento: esso èCorpo e Sangue di Cristo, Carne del Salvatore immolata per noi erisuscitata dal Padre, Corpo di Cristo nato dalla Vergine Maria ecrocifisso, Sangue di Cristo sgorgato dal Suo Costato(sant'Ignazio di Antiochia, san Giovanni Crisostomo,sant'Ambrogio); esso non è pane comune né semplicemente benedetto,ma Corpo e Sangue di Cristo (san Giustino, san Cirillo diGerusalemme, sant'Ambrogio); esso non è figura e segno del Corpodi Cristo, ma lo stesso Corpo di Cristo (san G.Crisostomo, sanGiovanni Damasceno, san Macario); esso è il pane trasformato nelCorpo di Cristo, il vino trasmutato nel Suo Sangue (san Cirillo diGerusalemme, san Cirillo di Alessandria, san Gregorio di Nissa,san Giovanni Crisostomo, sant'Efrem, sant'Ambrogio, san GiovanniDamasceno, l’Anonimo del De Sacramentis); esso è lo stesso Corpo diCristo che siede alla destra del Padre (san Gregorio di Nissa, sanCesario, san Crisostomo, sant'Efrem, san Cirillo di Alessandria,san Giovanni Damasceno, san Leone Magno); esso è il Corpo diCristo che realmente i fedeli assumono in se stessi (san Gregoriodi Nissa, sant'Ilario, san Cirillo di Alessandria, san Cirillo diGerusalemme, san Giovanni Crisostomo, sant'Efrem); esso è unmistero inaccessibile ai sensi, perché contiene Cristo (ClementeAlessandrino, san Cirillo di Gerusalemme, sant'Ambrogio,sant'Agostino, san Giovanni Crisostomo, sant'Efrem); esso è unmiracolo simile alla Creazione e all’Incarnazione (san Giustino,san Macario, san Gregorio di Nissa, san Cirillo di Gerusalemme,sant'Ambrogio, san Giovanni Crisostomo, l’Anonimo del De Sacramentis,sant'Isidoro, san Giovanni Damasceno); esso è il Corpo reale diCristo, difeso dalle eresie dei Docetisti e degli Gnostici dasant'Ignazio e sant'Ireneo, degli Ariani da sant'Ilario, deiNestoriani da san Cirillo di Alessandra e san Xenaia di Mabbug,dei Monofisiti da Anastasio il Sinaita e da Teodoreto di Ciro;esso è il compimento della manna, dei pani della proposizione,dell’Agnello pasquale, dell’offerta di Melchisedek (san Gerolamo,san Crisostomo, san Cirillo Alessandrino, sant'Agostino); essomoltiplica in Sé la presenza dell’Umanità di Cristo (san Gregoriodi Nissa), la mise nelle Sue stesse mani (sant'Efrem), è ciboincorporeo per i corporei uomini (sant'Efrem), rende presentenelle nostre mani e nelle nostre chiese il Dio infinito (sanCrisostomo); esso ci unisce a Cristo realmente (san Crisostomo,san Cirillo Alessandrino), trasforma il nostro corpo in quello diCristo (san Gregorio di Nissa); esso merita l’adorazione

(sant'Ambrogio), va ricevuto con somma riverenza (san CirilloAlessandrino), perché diversamente è sacrilegio riceverlo inpeccato, mentre ha massima efficacia quando è celebrato (sanCrisostomo). Questo florilegio patristico è assai eloquente erende giustizia dei termini con cui l’Eucarestia è indicata:Signum, Symbolum, Figura, Imago Corporis Christi o anche Signum tantum. Essa èla vera immagine del Cristo.Analogamente attestano la Presenza Reale tutte le antichetradizioni liturgiche, in cui si prega Dio di trasformare pane evino nel Corpo e nel Sangue di Cristo. Le antiche raffigurazionipittoriche attestano la fede nella Presenza Reale. Lo stesso fannole iscrizioni antiche come quella di Abercio (II sec.).Cristo si rende presente nell’Eucarestia per Transustanziazione.Il termine fu coniato da Ildeberto (†1134). Esso indica laconversione sostanziale del pane e del vino nel Corpo e Sangue diCristo, rimanendo gli accidenti dei primi. Tutta la sostanza delpane e del vino passa in quella del Cristo. Essa tuttaviapreesiste a quella del pane e del vino che si trasformano. Tuttal’Umanità di Cristo è presente nel Sacramento, perché tutta la SuaPersona lo è. Analogamente, lo è tutta la Divinità. Nell’uno enell’altro caso tuttavia né l’Umanità diventa onnipresente di persé, né la Divinità perde la Sua onnipresenza. La conversionesostanziale non modifica gli accidenti. Per cui essi sono iltermine comune o intermedio tra quello di partenza (pane e vino) aquello di arrivo (Cristo). La conversione sostanziale è tuttaviatotale e non formale (come insegnava Durando di San Porziano e poiCartesio), in quanto sotto gli accidenti del pane e del vino visono la forma e la materia dell’Umanità di Cristo, oltre che laforma della Sua Divinità e la Sua unica Persona. In seguito allaconversione sostanziale, tutta la sostanza precedente scompare,per cui non vi è coabitazione tra Cristo e il pane e il vino, comeinvece insegnano Nestorio, Lutero e Wycliff (consustanziazione),né nascondimento del Primo nei secondi (impanazione), asserito daBerengario, Ruperto e Giovanni di Parigi. La Transustanziazione èstata negata da Calvino e dagli Anglicani. Errori sull’argomentosono stati anche in Bayma e Rosmini, che hanno affermato che dopola consacrazione il pane e il vino esistono come l’accidente nellasostanza, pur mancando di sostanza. Essi furono condannati dalb.Pio IX nel 1875. I molti errori dei contestatori del periodosuccessivo al Concilio Vaticano II, che negarono la Presenza Realee quindi la durata della Transustanziazione dopo la Messa, furonocondannati indirettamente dal Credo del Popolo di Dio di Paolo VI.Così anche le varie imprecisioni terminologiche della nuova

sacramentaria sono state stigmatizzate dal Catechismo della ChiesaCattolica che ha ripreso il lessico tradizionale. La prova dellaTransustanziazione si evince dalla Scrittura, sebbene la parolanon sia biblica. L’espressione “Questo è il Mio Corpo”, comequella “Questo è il Mio Sangue” significa che quel pane e quelvino non sono più tali, e non che convivono con il Cristo in unasola realtà; che non vi sono più colà ne’ la forma ne’ la materiadel pane e del vino. Tuttavia la conservazione dell’aspetto delpane e del vino nella Cena mostra che solo la sostanza è cambiata,non gli accidenti. Il dogma della Transustanziazione fu definitodal Concilio Laterano IV (1214) sotto Innocenzo III e precisatodal Concilio di Trento. I Concili precedenti, di Vercelli e Roma,avevano parlato di una conversione che avveniva sostanzialmente.Scegliendo tale termine, transubstantiatio, papa Innocenzo nonvolle abbracciare alcuna filosofia, chè anzi nessun accidentepotrebbe sussistere senza la sostanza sua propria, ma utilizzò illessico aristotelico piegandolo ad esigenze teologiche. Ineffetti, la sostanza eucaristica è la Sussistenza del Verbo, conle sue due Sostanze unite ipostaticamente. Una simile concezione èinconcepibile per qualunque metafisica, a cominciare da quellaclassico- medievale. E’ una creazione originale del dogmacattolico.La Tradizione patristica preparò questa definizione. I Padridicono che il pane diviene, si trasforma, muta, trasmuta, sitrasforma nel Corpo di Cristo (sant'Efrem, sant'Atanasio, sanGregorio di Nissa, Ambrogio, l’Anonimo del De Sacramentis, sanCirillo di Alessandria, san Giovanni Damasceno, san Serapione);precisarono che il fedele mangia non solo l’Umanità ma anche laDivinità di Cristo (san Cirillo di Alessandria); diedero chiaredefinizioni della conversione sostanziale (san Cirillo, Fausto diRiez). Tali ricchezze passarono nella teologia scolastica (PietroLombardo, Aimone di Halberstadt, Guitmondo di Aversa, Ildeberto diLavardin, Pietro Comestore).Essendo presente così com’è ora, il Cristo nell’Eucarestia ha ilSuo Corpo glorioso, in cui pure sussiste tutta la Sua storicitàterrena. Gli accidenti o specie del pane e del vino rimangono, manon sono predicabili del Cristo in quanto soggetto. Esistonoquindi, a dispetto della metafisica aristotelica, senza essereattribuiti ad alcuna sostanza propria.Il tema della Transustanziazione è ovviamente cruciale nelrapporto tra fede e cultura moderna. Innanzitutto dagli annisessanta del XX sec. esso è stato messo un poco in disparte perfavorire l’idea del Sacramento eucaristico come realtà dinamica,

che si compie essenzialmente nella Messa e non tanto nellasemplice adorazione dell’Ostia. D’altro canto va ricordato ancheche lo stesso concetto di cambiamento di sostanza sembra difficileda comprendersi oggigiorno, né è facile surrogarlo con un concettoliturgico piuttosto che filosofico. La scoperta della fisicasubatomica sembra smentire l’idea che il pane e il vino possanoessere trasformati: diversamente, la loro stessa strutturacorpuscolare dovrebbe subire modifica, il che verosimilmente nonaccade. Anzi, è la stessa idea di sostanza che oggi si comprende afatica: una realtà ultima fissa e basilare, smentitadall’oscillazione tra onda e corpuscolo che è alla base dellastessa fisica essenziale. Da ciò una fatica nell’espressioneterminologica del dogma eucaristico. In realtà l’equivocoscaturisce dall’uso del concetto cartesiano e tardoscolastico disostanza a proposito del dogma e nel sentire comune, mentre ladottrina eucaristica fu definita in età altoscolastica. Se perCartesio la sostanza è l’estensione di una cosa, per cui anche lasostanza aristotelica si identifica con una proprietà fisica,anche se basilare, per san Tommaso d’Aquino essa è oltre la stessaestensione e la localizzazione temporale, che sono tecnicamentedegli accidenti. Ragion per cui tutto quanto in un ente siconfigura in uno spazio o in un tempo, o meglio la sua stessastruttura spazio-temporale, afferisce all’ambito fenomenico eaccidentale, e non a quello sostanziale o – kantianamente –noumenico. In ragione di ciò l’essenziale dell’ente è una realtàmetafisica, che può mutare indipendentemente da qualsiasi elementoesteso o temporale, compresi quelli chimici e fisici. Ed è questache è oggetto di transustanziazione: dal pane e vino al CristoDio.Non meraviglia dunque, alla luce di questa straordinariaPresenza che la inabita, la molteplicità e la mirabilitàdegli effetti dell’Eucarestia: essendo in essa Cristo stesso,ogni bene morale, spirituale, sacramentale della Chiesa èordinato ad essa e scaturisce da essa. A quale meta terrestree ad un tempo celeste potrebbero essere finalizzati gli altriSacramenti dell’iniziazione cristiana? E quale salutemirerebbero a restituire quelli della guarigione, se nonquesta? A quale meta sono ordinati i Sacramenti sociali? Percosa si è ordinati sacerdoti? Da Chi i fedeli, laicireligiosi ed ecclesiastici, traggono nutrimento e forza? Chiispira loro le opere buone? Quel Cristo Che già abbiamo connoi sulla Terra nel Tabernacolo. Si compie la parola delDeuteronomio che dice: Quale popolo ha i suoi dei vicini a sé

come tu, Israele, hai il Signore tuo Dio? E veramente,fissando l’altare, possiamo dire con la Scrittura: Il Signoreè là. Egli, stando là, anticipa la nostra vita futura esostanzia di Sé la nostra gioia. Ciò che è conforme a questoSacramento è regola di fede, mentre esso stesso si conformaad esso.Comprendiamo anche qui la molteplicità dei nomi di questoSacramento. Eucarestia, che vuol dire azione di grazie,perché noi ringraziamo per ciò che ci è donato, offrendolo anostra volta, in quanto incapaci di donare qualcosa dianalogo o anche semplicemente di gradito a Dio. Cena delSignore, perché memoriale della sua Cena con gli Apostoli.Frazione del Pane, perché Cristo lo transustanziò spezzandoloe perché noi, pur essendo tanti, mangiamo un solo pane, inquanto siamo in realtà un solo corpo. Assemblea eucaristica,perché il Sacramento è celebrato sempre nell’assemblea deifedeli, almeno misticamente. Memoriale, perché, come dicemmo,attualizza il ricordo e lo rende operante, mentre anticipa ilritorno e lo prepara – e ci torneremo. Santo Sacrificio,perché ripetizione incruenta del solo Sacrificio, definitoanche di lode, spirituale, puro e santo, nonché della Messa.Santa Messa appunto, perché l’offerta è inviata e accettata.Divina e Santa Liturgia, perché esso è l’azione più alta diculto offerta al Padre da Cristo nello Spirito ed è officiatoin Cielo e in Terra simultaneamente. Santi Misteri, perchéesso è la somma dei misteri del Cristo. SantissimoSacramento, perché in esso vi è Cristo stesso, anche altermine della funzione sacra. Santa Comunione, perché ad essoci uniamo e lo riceviamo in noi. Cose Sante o Comunione deiSanti, perché sante per eccellenza e cementatrici dell’unionedegli eletti in Cristo, anche oltre questa vita. Pane degliAngeli, per la sua origine celeste, anche se agli Angeli nonè concesso cibarsene, godendo essi della visione beatifica.Pane del Cielo, per la stessa ragione. Farmaco diimmortalità, perché dà la vita eterna. Viatico, perchéaccompagna sulla via della vita.

L'OFFERTA SACRIFICALE DELLA EUCARESTIA E LA MENSA DEL SIGNORE

Obbedendo al precetto del Signore, Fate questo in memoria diMe, la Chiesa celebra il Memoriale della Sua Passione, Mortee Resurrezione, offrendo al Padre il Suo Figlio, resopresente nel pane e nel vino dal Suo Spirito. E’ Questi lostesso Figlio Suo già mandato da Lui a salvarci. La Chiesa Looffre al Padre, e in Lui a tutta la Trinità Santissima. Sinoti dunque il circuito trinitario dell’offerta delMemoriale: il Padre manda il Figlio tramite lo Spirito, siain ordine all’Incarnazione che alla Transustanziazione; ilFiglio è offerto al Padre nello Spirito sia nell’Immolazioneche nel Memoriale; il Padre riceve l’offerta perfettadell’Uomo Cristo Che è anche Dio e comunica la sua valenzasatisfattoria al Figlio Che genera e allo Spirito Che emanada Sé e dal Figlio stesso. In ragione di ciò il Padre èpropizio al mondo, nel Figlio e tramite lo Spirito, per cuisi replica e si prolunga il mistero eucaristico comeMemoriale del Calvario. E’ dunque il Memoriale che rendeReale la Presenza nella Transustanziazione, che a sua voltaè, come vedremo ora, Sacrificio.Infatti perché la Chiesa offre Cristo? Lo offre perché Eglisi è offerto per tutti, ovunque e per sempre; offrendosi hasalvato il mondo ed è stato costituito Signore; in ragione diciò ha ricevuto dal Padre ogni potere, compreso quello dicomunicarsi a noi e di rinnovare con noi e per noi la Suaofferta. Tale potere rende appunto possibile questo Memorialeper cui è sempre presente il Cristo immolato, perché nessunomai e in nessun luogo sia escluso dai benefici della SuaRedenzione. Noi dunque siamo uniti alla Sua offerta nonperché immoliamo nuovamente il Cristo o perché offriamoqualcosa di analogo a Lui – in quanto la Sua offerta è unicae irripetibile nella Sua perfezione - ma perché, mediante laParola da Lui pronunziata, che i nostri Sacerdoti ripetonoper Suo mandato, si rende nuovamente presente ciò che Lui hafatto per noi. E’ la logikè latreia di paolina memoria, un cultodel Logos e nel Logos e con il Logos, il Verbo – ossia laParola – del Padre fatta Carne per immolarsi per noi. La Vita– ossia sempre il Verbo – muore consapevolmente, trasformandola morte in vita anch’essa.Questo può avvenire nella Chiesa – e solo in essa - perchéquesta è la Persona mistica del Cristo, mediante cui Egli

opera. La Parola pronunziara dal Verbo, Che è a Sua voltaproferito dal Padre, diviene così la nostra non per analogia,ma per la nostra sussistenza in relazione con il CristoTotale. Cristo trasmette ai Suoi il potere del Memorialerendendosi presente in essi: nei semplici fedeli per unirsiall’azione – proprio mediante il Battesimo e la Cresima - neiVescovi e nei Presbiteri per officiarla - mediante l’Ordine.Per cui tutta la Chiesa è presente realmente ad ogniEucarestia ed è unita ad essa. E tale opera va dunque avantaggio di tutta la Chiesa in Colui Che la compie, che nemette in circolo il frutto come il sangue nelle membra. Taleopera è appunto la Liturgia, in cui Cristo è celebrante,offerente, offerta e ricevente; Egli è autenticamentepresente sia nel Sacerdote che nell’assemblea, perché e invista del fatto che Egli è realmente presente nei Doni, sianaturali che transustanziati. Il Sacerdote offre in PersonaChristi, al posto della Persona di Cristo; l’assemblea si uniscecum Corpore Christi, col Corpo di Cristo di cui è parte; i Donisono offerti in Christo, cum Christo et per Christum, sia prima che dopola Consacrazione. Non è dunque un rituale ma un’azionepubblica del Cristo stesso, appunto una Liturgia, di portatacosmica, ossia apportatrice di ordine e datrice difondamento, indispensabile e fonte di salvezza e vita. Essariporta ordine nel mondo sconvolto dal Peccato e lo riconducealla piena apocatastasi che accadrà alla Fine dei Tempi,quando Dio tramite Cristo sarà tutto in tutti.In tale Liturgia del Cristo si ricapitolano tutte le cose,come dice l’Apostolo, e noi ne siamo testimoni e fruitori:dall’Incarnazione alla Resurrezione, misticamente edincruentemente il Grande Mistero si rinnova. Più chedispiegarsi esso su di noi, siamo noi implicati in esso: lepieghe dello spazio e del tempo si ricompongono nella lorounità fontale. Nel Gran Mistero trovano compimento anchetutti i misteri dell’Alleanza Antica e i misteri subordinati,con i meriti della Vergine e dei Santi che da essoscaturiscono e che gli sono congruenti (per cui l’Eucarestiadà gloria agli Eletti e ristoro alle Anime del Purgatoriocome suffragio), nonché i nostri stessi meriti, suscitati daquelli di Cristo e uniti ai Suoi in una medesima offerta,doverosa perché compiamo la nostra salvezza ma non

autosufficiente, perché ogni bene è ispirato, sostenuto ecoronato dalla Grazia che viene dalla Redenzione e quindi ècomunicata proprio dall’Eucarestia (Sacrificio della Chiesa).Infine, in esso si anticipano gli eventi futuri, o meglio inessi il futuro escatologico è già presente, nell’attesakairologica che aveva suscitato l’ammirazione anche di MartinHeidegger.L’Eucarestia è quindi un Sacrificio unico e sempre nuovo,sempre rinnovato a vantaggio di chi lo rioffre e per chiviene riofferto, mediante la Parola. Esso è sacrificio diringraziamento, da cui il nome Eucarestia, come dicevamo,secondo il racconto dei Vangeli, in cui leggiamo che Egliprese il pane e rese grazie, come pure il calice del vino. Ilsacrificio di ringraziamento è per essere stati creati, peressere stati redenti, per essere stati giustificati,predestinati, eletti, chiamati, glorificati; per essere statiperdonati e preservati dal male; per essere oggetto diProvvidenza; è anche un ringraziamento che l’intero universo,ricapitolato nell’uomo sia fisicamente che chimicamente ebiologicamente, e che sempre nell’uomo è dotato dirazionalità ed è reso partecipe del potere sacrificale delRedentore, può avere un ruolo nella liturgia cosmica eglorificare attivamente il Suo Creatore. Esso è sacrificiopieno di espiazione e riparazione del Peccato, olocausto incui la Vittima è completamente distrutta in segno di pienaobbedienza, oblazione di Corpo e libazione di Sangue.L’offerta ripetuta secondo il comando di Cristo fa dunque sìche tale sacrificio sia replicato in tutti questisignificati, fondamentalmente interconnessi. Infatti ColuiChe si immolò per tutti col Suo Sangue vuole raggiungereognuno con l’effetto di tale Sacrificio. Tale effettoriservato ai singoli, ai gruppi, ai tempi e ai luoghi sichiama applicazione. Essa avviene sia per le intenzionigenerali della Preghiera di Cristo sia per le intenzioniparticolari che mette il celebrante e che mettono i singoli,a vantaggio di sé e degli assenti, anche non battezzati. IlSacrificio di Cristo dunque, nell’Eucarestia, edifica laChiesa. Infatti, come il cibo arricchisce il corpo, cosìl’Eucarestia accresce la Chiesa. Rende più perfettamenteincorporati ad essi coloro che la ricevono, completando

l’introduzione agli Arcana Mysterii; custodisce il Deposito dellaFede; propizia e impetra per il Papa, i Vescovi, il Clero, ilPopolo; concede le grazie per l’evangelizzazione; suscita levocazioni sacerdotali, religiose, laicali e missionarie,santificandole; rende possibile la santità e la perfezionedel culto liturgico e sacramentale; concede la grazia perl’osservanza dei sacri canoni; costituisce l’unità dellaChiesa e richiama ad essa le Comunità dissidenti; sostiene elibera i fedeli perseguitati; converte i peccatori; santificae conferma i giusti; suscita la virtù e dissipa i vizi;previene i peccati; promuove l’azione divina negli ambitidella vita umana cristianamente orientata; suscita le operedi carità, giustizia, solidarietà e pace; sana i malati;aiuta i bisognosi di ogni genere; libera le Anime delPurgatorio; onora i Santi e gli Angeli; effonde lo Spiritodall’Umanità gloriosa del Cristo presente in Sé; serve perlodare, adorare, ringraziare, propiziare, glorificare ilPadre; implora il compimento del Regno e il Ritorno diCristo, con la Resurrezione dei Corpi e la Vita Eterna,facendo giustizia ai fedeli. In tal modo il Sacerdozio diCristo continua sino alla Fine del Mondo sebbene si offrasempre e solo la stessa Vittima, con un solo e medesimo attosacerdotale. Essa non si immola nuovamente, ma si offrenuovamente e consapevolmente nell’ambito dell’unica suaazione sacrificale, senza nuovo spargimento di Sangue.In quanto Sacrificio, l’Eucarestia è anche Banchetto. Lavittima immolata è sempre stata consumata dall’offerente edal sacerdote a nome di Dio, nell’Antica Alleanza. Anchenella Nuova vi è reale mensa e condivisione tra Dio e l’uomo.Perciò l’Eucarestia è convito, simposio, cena. In essa l’attodel mangiare sacramentalmente indica appunto la recezione delmerito del Sacrificio, dell’azione stessa del sacrificarsi daparte del Redentore, dello stesso Redentore che Si sacrifica.Il Sacerdote mangia per sé e per la Chiesa, ma anche perchéil Sacrificio è gradito a Dio Padre. Il Cristo, Sacerdote, hamangiato per il Suo Padre e Dio, sulla Terra; ora ilSacerdote fa lo stesso in Suo Nome. I fedeli mangiano per sée per coloro per i quali pregano. E’ quella che chiamiamoComunione, di cui ora diremo più approfonditamente. E’ ovvioche l’Eucarestia è primariamente Sacrificio e non Banchetto,

in quanto in essa non si mangia un cibo qualsiasi, ma ilCorpo offerto e il Sangue versato del Verbo Incarnato;tuttavia, fissata questa gerarchia di causa ed effetto,entrambi gli aspetti vanno tenuti per capire il mistero delSacramento, sebbene la parte più ancestrale del Sacrificiodel Cristo, quella che fa di Lui un olocausto al Padre, nondebba essere riservata ad altri se non alla Prima PersonaDivina, in quanto è purissimo atto di offerta, su cui siedifica la valenza espiativa, riparativa e quindi dicomunione del Sacrificio stesso: completa obbedienza esoggezione in contrapposizione al peccato di Adamo e ainostri peccati.LA CELEBRAZIONE EUCARISTICA E LA COMUNIONE SACRAMENTALEDio disse: Ricordati di santificare le Feste. Si riferiva alSabato e alle liturgie dell’Antica Alleanza, figure di quellaLiturgia eterna che è il Sacrificio del Calvario eternatonell’Eucarestia. Instaurata la Nuova Economia, il precettoverte proprio sul nostro Sacramento, atto essenziale efontale del nuovo culto, da celebrarsi nel Settimo giornocristiano, quello della Resurrezione, la Domenica, che hapreso il posto del Sabato. In tale giorno si celebra solo ilculto e ogni lavoro, già interdetto nel Sabato, è vietato perconsacrare il tempo solo a Dio. Di sette giorni in settegiorni, ci si riallaccia così al Giorno della Resurrezione,creando un eterno ciclo ebdomadario che si riunisce così allaSettimana ebraica, in cui l’attuale Domenica era il primogiorno, in cui era iniziata la Creazione. Sia la Creazioneche la Redenzione sono quindi unite in un solo ciclotemporale e il primo giorno è divenuto l’ottavo, in attesadella fine del tempo. Esso è anche il Terzo dopo la Morte,per celebrare non solo la Morte ma anche la Resurrezione, chela rende efficace.L’uomo ha bisogno della Grazia, le cui sorgenti Dio hafissato nel Settimo Giorno. Da qui il precetto positivo,perché l’uomo non tralasci questa sua assoluta necessità. LaChiesa esplicita ulteriormente il precetto stabilendo chebisogna Partecipare alla Messa la Domenica e le altre festecomandate; aggiunge, ai fini della comunione sacramentale,che bisogna Comunicarsi almeno a Pasqua e, in vista di ciò,Confessarsi almeno una volta all’anno. Naturalmente la

liturgia, che copre ogni tempo, si celebra ogni giorno,almeno una volta, in ogni luogo cristiano. Perciò è vivamenteconsigliabile che i fedeli vi partecipino ogni volta chepossono, anche quotidianamente.Meravigliosi sono gli effetti della Santa Messa ben ascoltataper il singolo, alla quale quindi conviene partecipare con ledovute dispozioni di riverenza, umiltà, contrizione,devozione, purità e fede, speranza e carità. Il ricordo delleSante Messe devotamente ascoltata costituirà la maggioreconsolazione sul punto di morte; ognuna di esse perorerà ilnostro perdono presso Dio; anzi in ciascuna diminuisce lapena temporale dovuta a noi per i peccati, in base al nostrofervore. Assistendovi devotamente, rendiamo nella Messaall’Umanità di Cristo il massimo onore e il Signore per essacompatisce le nostre negligenze ed omissioni, perdonandoinoltre i peccati veniali anche mai confessati di cui siamopentiti. Viene diminuito su di noi l’impero diabolico. Diamoil massimo suffragio ai Defunti, che nulla soffrono nelleMesse offerte per loro. Guadagniamo di più, ascoltando unasola Messa, di quanto faremo tramite tante Messe sentite daaltri dopo la nostra morte per noi. Siamo preservati dapericoli e disgrazie. Diminuiamo il nostro Purgatorio futuro.Aumentiamo il grado della nostra gloria in Cielo. Veniamobenedetti nei nostri affari e interessi personali. Talisentenze sono confermate dal parere e dall’insegnamentounanime dei Santi. Ad esempio, secondo San Bernardo,meritiamo più con una Messa ben ascoltata che con ladistribuzione di tutte le nostre sostanze ai poveri e colcontinuo peregrinare per il mondo; per San Leonardo essa valedi più del digiuno di un anno a pane e acqua. A giudizio diSan Girolamo, il Signore ci accorda nella Messa tutto ciò chegli chiediamo e anche ciò che, pur essendoci necessario, nonabbiamo pensato o osato chiedere. La Santa Messa è l’unicache lestamente apre i cancelli del Purgatorio (San Gregorio)ed è più accetta dei meriti di tutti gli Angeli e Santi (SanLorenzo Giustiniani); essa ha tanto pregio, in un certosenso, quanto lo ebbe la Morte di Cristo per le nostre anime(San Giovanni Crisostomo). Essa è medicina che sana,olocausto che riscatta (San Cipriano). Perciò Sant’Agostinodiceva che un Angelo segna tutti i passi che noi facciamo per

recarci in Chiesa per ascoltare la Messa, riservandoci peressi Dio un premio in Cielo.L’azione più santa, più meritoria e più salutare di uncristiano è la Santa Comunione al Corpo del Signore. Persecoli la Comunione, presentata come atto tremendo perchéunisce l’uomo a Dio, è stata ricevuta raramente dai fedeli,spaventati dal timore del sacrilegio e dell’indegnità. Simise perciò in luce il potere sacramentale dell’Eucarestia inragione della semplice partecipazione al Sacrificiocelebrato. Quando però il movimento eucaristico, sorto allafine del XIX sec. e culminato col papato di San Pio X (1903-1914), pose in evidenza le ragioni di una frequenza assiduaai Sacri Misteri, allora, grazie al grande Pontefice, siintrodusse la Comunione frequente e addirittura ai bambini,da nove anni.Nostro Signore, in Gv 6, 53, è lapidario: Se non mangiate laCarne del Figlio dell’Uomo e non bevete il Suo Sangue, nonavrete in voi la Vita. Ragion per cui è indispensabile farela Comunione, mangiare e bere il Corpo e il Sangue di Cristo.La prescrizione ecclesiastica annuale è un minimoindispensabile, ma la calda esortazione del magisteroecclesiastico da Pio XII ad oggi è per la Comunione almenomensile; opportuno è che ad ogni celebrazione di precetto ilfedele si comunichi; auspicabile che lo faccia ad ogni Messaa cui partecipa; desiderabile che si comunicassequotidianamente.Tre sono le condizioni per accostarsi all’Eucarestia:

1.essere in Grazia di Dio;2.essere digiuni da un’ora;3.sapere e pensare Chi si va a ricevere.

Essere in Grazia di Dio corrisponde a 1 Cor 11, 27-29. Chimangia e beve il Corpo e il Sangue di Cristo senzadiscernere, mangia e beve la sua condanna. Perciò chi è inpeccato mortale deve confessarsi per ottenere il perdono diDio. Diversamente compirebbe il più orrendo sacrilegio.Essere digiuni da un’ora è la sopravvivenza del digiunoeucaristico di un giorno introdotto in seguito agli abusi chenell’antichità spinsero a separare la Cena del Signore daibanchetti profani. Ridotto ad un’ora da Paolo VI, il digiuno

non è rotto mai né dall’acqua – anche se minerale preparatacon polveri – né dai medicinali. Sapere e pensare Chi si va aricevere implica una preparazione remota e prossima e unringraziamento al Sacramento. In vista della Prima Comunionei bambini vengono preparati con una apposita catechesi, chedi solito nella Chiesa Occidentale è quella iniziale nellavita del cristiano, essendo l’Eucarestia ricevutaantecedentemente alla Cresima. Si tratta quindi di unapreparazione intellettuale e morale. Ma anche prima di ogniComunione il fedele deve prepararsi a ricevere il SuoSignore, spiritualmente. La Messa stessa è di per sé tuttapreparazione alla Comunione. Ma è bene che ci sia unapreparazione personale, basata sulla preghiera. Essa deveimplicare atti espliciti di adorazione, fede, speranza,carità verso Dio e il prossimo col perdono delle offese,umiltà, contrizione e proponimento di non più peccare e dipenitenza, nonché di desiderio. A tali atti vanno uniteesplicite suppliche al Padre e allo Spirito Santo, nonché larichiesta di intercessione alla Vergine, ai Santi, agliAngeli e ai Defunti. In seguito alla Comunione, tali attisono da ripetersi, anzi ancor più doverosi, almeno nell’arcodel quarto d’ora in cui dura la Presenza Reale in noi. Aquegli atti vanno aggiunti, al posto di quello di desiderio,uno di offerta e uno di domanda. L’antica preghiera AnimaChristi è assai opportuna, con le sue invocazioni litaniche,come anche la Preghiera al Crocifisso, ornata dall’Indulgenzaplenaria per i confessati che pregano per il Papa. Gli attisummenzionati, sia per la preparazione che per ilringraziamento, sono sostituibili con altre preghieretradizionali, tra le quali spicca il Santo Rosario o leCoroncine della Divina Misericordia o delle Sante Piaghe, oaltre preghiere rivolte al Cuore, al Sangue, al Nome, allePiaghe o all’Infanzia di Cristo. La pia credenza legata allaCorona Angelica fa sì che il fedele che la recita perprepararsi possa accostarsi all’altare scortato da novespiriti di ciascuno dei rispettivi Cori. La devozione,espulsa da tempo dall’alveo liturgico, deve ritornarvi perchésolo in esso assume significato e valore.I frutti standard della Comunione, ossia quelli che ilSignore dona a chiunque, sono a dir poco magnifici. Anzitutto

essa accresce la nostra unione a Cristo, reale, ontologica,fisica e metafisica. In tale unione il fervore individualeaccresce la compenetrazione tra Creatore e creatura, traRedentore e redento, tra Signore e fedele, tra Capo e membro,in una misura che non può essere calcolata e che solo Dioconosce. Infatti tra Cristo e chi Lo riceve deve esserci uncolloquio autentico, sincero, spontaneo e una fusioned’amore, senza remore, nutrita di contemplazione, meditazionee preghiera. Inoltre la Comunione ci separa dal peccato,perché la fiamma del Divino Incendio ci infervoramaggiormente, l’acqua del Mare Immenso ci purifica, laPerfezione ci innamora, sedando, diminuendo e sconfiggendo letentazioni del mondo, del nemico e della carne.Conseguenzialmente, donandosi a noi, Cristo con la Suasantità fiammeggiante rimette i peccati veniali, nella colpae nella pena. Infine, essa preserva dalla ricaduta in quellimortali, purchè l’uomo collabori, e in genere fortifica lavirtù, alle medesime condizioni. In particolare accresce emotiva nella carità verso i poveri, che ne deriva comeconseguenza doverosa. Globalmente intesa, la Comunione ciunisce più saldamente alla Chiesa in quanto Corpo di Cristo,disteso tra più dimensioni – celeste, terrestre, purgante – ea coloro per cui preghiamo. In ragione di ciò essa è un mezzonon occasionale ma unico per la realizzazione dell’Unità deiCristiani, che contiene in Sé come un germe. Non a caso, incircostanze particolari, i cattolici possono comunicarsinelle Chiese orientali separate, perché esse, avendoconservato il sacerdozio, hanno la vera Eucarestia – cosainvece scomparsa nelle Chiese protestanti. Addirittura ifedeli non cattolici possono, in gravi circostanze, adire aiSacramenti cristiani, ivi compresa l’Eucarestia, surichiesta. A coronamento di ciò, diciamo che l’Eucarestia èil pegno della gloria del Cielo, comunicata al fedele, che inessa già possiede sostanzialmente il Suo Dio (e tramite Luila Vergine e i Beati – in onore dei quali nulla di più puòfare che comunicarsi) oltre che la Sua Gloria invisibile. Invirtù di ciò che si semina nella corruttibilità del corpo,esso risorgerà glorioso. Perciò nell’Eucarestia si fonda ilcompimento del destino eterno dell’anima e del corpodell’uomo, si prepara la Resurrezione.

Nell’anima del singolo, ovviamente, gli effetti non possonoessere ricondotti ad alcuno schema. Basti dire chel’Eucarestia è la maggiore preghiera che l’uomo può elevare aDio, perché è in Cristo. Perciò l’uomo adora, loda,ringrazia, propizia e chiede in modo perfetto in Lui, con Luie per Lui, al Padre nello Spirito con tutta la Chiesa, CristoTotale. La Comunione è dunque sommamente connessa ad ogniforma di pietà, liturgica e paraliturgica, sia verso ilCristo, sia verso il Padre, sia verso lo Spirito, che versola Vergine e i Santi; condizione indispensabile per riceverele Indulgenze; suffragio sovraeminente; legata alla promessadella Salvezza in forme cultuali particolari come i PrimiNove Venerdì mensili del Sacro Cuore o i Primi Cinque Sabatidella Vergine Maria, autenticate e predicate dalla Chiesa.Essa è il fondamento della vita morale, il centro di quellaspirituale, la condizione di quella ascetica, il vertice diquella mistica, il senso di quella terrena, il motore diquella sociale, il fulcro di quella di famiglia,l’ispiratrice di quella intellettuale. Lo scambio personale,intimo, vero, sincero, tra il Creatore e la creatura, tra ilSalvatore e il salvato, non può essere quantificato edescritto. L’unione è piena, la volontà appagata,l’intelligenza soddisfatta, il sentimento riempito, l’animaelevata, il corpo in pace quando c’è la totalecorrispondenza. Non solo nessuna grazia, ordinaria ostraordinaria, in linea di principio, viene negata, mamoltissime sono concesse spontaneamente. Cristo è nel fedele:tutto può esserGli chiesto, confidato, detto, lamentato; Egliè presente più che come fratello, padre, amico, sposo. E’ ilmomento più intimo, in cui l’amante e l’amato sono nellacella vinaria, nell’amplesso spirituale; in cui il Re è sultrono. Egli effonde nell’anima la pienezza dello Spirito dalSuo Corpo glorioso sacramentalmente presente. Abbandonarsi aquesta intimità confidente è lo scopo della vita sulla terra,il suo traguardo, il suo riposo, la meta e il tormento.Specie nei momenti particolari della vita, come l’infanzia ola vecchiaia, la gioia e il dolore, la malattia e l’agonia.In questo caso la Comunione è chiamata Viatico, perchéaccompagna nell’ultima strada da percorrere.

IL CULTO DEL SANTISSIMO SACRAMENTO

Sin dall’inizio della Chiesa le Sacre Specie furonoconservate per essere distribuite ai malati. Ma solo apartire dal secondo millennio divennero oggetto di cultospecifico, perché contenenti il Cristo. Solo allora siesplicitò il significato liturgico della verità dogmaticadella trasformazione permanente, alla luce del dibattitoteologico per la definizione della modalità di taletrasformazione. In ragione di ciò, conservato neltabernacolo, spesso in una cappella con altare proprio, ilSantissimo Sacramento è oggetto di un culto liturgico diadorazione in forme non dinamiche, ossia non implicantinessuna trasformazione sacramentale, ma contemplative emeditative. Queste forme sono altamente santificatorie,elevano la spiritualità, fortificano l’ascesi e la virtù,introducono nella vita mistica in una forma inferiore soloalla Comunione eucaristica. Anche in queste forme l’uomo puòsortire effetti analoghi a quelli della Comunione, anche secon una minore efficacia (specie per chi possa adire allaComunione stessa), mediante atti interiori analoghi. Tuttidovrebbero praticarle, come singoli e come categorie ogruppi, specie ecclesiali, a cominciare dal clero. Le formedi questo culto sono dunque le seguenti, tutte ricche disignificato e valore, specificamente cattoliche.Anzitutto l’Adorazione Eucaristica, con il Santissimo espostonell’Ostensorio, mediante la recita di preghiere particolari– l’Ufficio ordinario o del Santissimo, il Rosario mariano oeucaristico ecc. – e culminante nella Benedizione tracciata aforma di Croce col Corpo stesso di Cristo; in formeparticolarmente solenni essa è accompagnata da processioni.La più solenne di essa è l’unica prescritta dalla Chiesa,nella giornata del Corpus Domini, ossia il giovedì dopo lasolennità della SS. Trinità. Nel corso di tali adorazioni, infunzioni particolari o luoghi speciali, il Signore spessocompie miracoli di guarigione fisica e morale, nonchéesorcismi. Il Primo Venerdì di ogni mese e l’Ultimol’Adorazione è connessa rispettivamente al culto del SacroCuore e del Preziosissimo Sangue, in funzione riparatrice edespiatrice. L’Adorazione Eucaristica è continuata nelle Sacre

Quarant’Ore che si celebrano nelle chiese parrocchiali nelTempo Ordinario dopo Natale e legate alla celebrazione dellaMessa; in alcune chiese è Perpetua, ossia non si interrompemai. Quando il Sacramento non è esposto, può essere adoratolo stesso nella forma dell’Ora Santa, fatta da singoli o ingruppo; dinanzi al Sacramento si può anche sostare, magari aturno, recitando le preghiere della Guardia d’Onore.L’ossequio più rapido e frequente è la Visita al SantissimoSacramento, proficuamente accompagnato da quella a Maria SS.,Nostra Signora del SS. Sacramento. Tali pratiche possonoessere fatte anche in ispirito, se impossibilitati, o se sivuole ripeterle spesso o ci si vuol rendere presenti inluoghi lontani o non è orario in cui la chiesa è aperta.Analogamente si può ricevere la Comunione spiritualerecitando con fervore le apposite formule. Infine, da dopo laMessa In Coena Domini alla Celebrazione dell’Adorazione dellaCroce, tra Giovedì e Venerdì Santo, si tiene quella formaparticolare di adorazione pubblica libera che sono le Visiteal Santissimo nell’Altare della Reposizione, in memoria dellaPassione e la Morte di Cristo.Una menzione particolare meritano i Miracoli eucaristici. Inessi, debitamente riconosciuti dalla Chiesa, il Pane e ilVino transustanziati lasciano cadere il velo delle apparenzee mostrano parti del Corpo e gocce del Sangue di Cristo. E’come se in essi una parte del dolore storico del Cristo siclonasse. Tali reliquie – le uniche del Cristo che abbiamo,essendo ogni parte di Lui, compreso il Sangue versato,riunitosi al Corpo risorto e presenti in Cielo – sono assaipreziose: la prova provata della Transustanziazione e dellaPresenza Reale. E tuttavia esse non sono reliquie come lealtre, in quanto non sono autenticamente parte del Corpo edel Sangue glorioso di Cristo che sono in Cielo: ne sono comeun calco, un’orma, un’istantanea nel mistero della Passione.Non sono un pezzo dell’Uomo Dio, ma come una sua emanazione,che sussiste ora di per sé, degna di venerazione ma non diadorazione come invece l’Ostia consacrata, che contienesostanzialmente tutta la Persona del Cristo. Alcuni di questimiracoli vertono invece sul movimento autonomo delle SacreSpecie sotto gli occhi dei fedeli.

Nel culto eucaristico il Signore sacramentato ci appare cosìcome è descritto nelle Litanie a Lui dedicate. Egli è l’Ostia diPace, ossia la vittima che ha riconciliato Cielo e Terra; è ilPrigioniero d’Amore, Che è nascosto nel pane e nel vino echiuso nel tabernacolo e poi nel cuore dei fedeli, magariindegni – in cui scende con ripugnanza, così come conripugnanza soffrì per loro nella Passione e nella Morte –solo per la carità che prova per tutti e ognuno di noi; è ilSole della Chiesa, perché la illumina con la Sua Verità e ledà la Vita; è il Centro dei nostri altari, perché scaturigine e finedel culto, ma a maggior ragione il Centro dei nostri cuori, perché èil punto focale del nostro amore di persone verso Dio e ifratelli, nonché verso di noi stessi. Egli è la Delizia delleAnime pure, a cui è concesso di vedere Dio già da questo mondo,gustandone il sapore; è il Ristoro dei tribolati, perché chiama a Sétutti coloro che sono affaticati e oppressi; è la Medicina delleAnime peccatrici, perché ne sana le ferite. Egli è la Fonte dellaVita, perché ne è il Creatore e il Restauratore comeRedentore; essa infatti zampilla sempre da Lui perl’eternità. Egli è il Consolatore dei Cuori, perché ha promessoche lo sarebbe stato con chiunque fosse stato affaticato eoppresso. Egli è il Pane degli Angeli, che nutre questi spiritinon sostanzialmente ma per la gloria con cui li irradia;perché da essi è continuamente adorato nelle nostre Messe enei nostri altari; perché solo ad essi può appartenere quandone consideriamo la provenienza e perché da essi spesso èportato alle anime elette. E’ quindi il Cibo soave delle Anime, dimeraviglioso gusto, sublime effetto, dolcezza inesprimibile,maggiore della manna. E’ il Cibo dei forti, perché chi se ne nutrecombatte e vince la Buona Battaglia. E’ il Sacro Convito, laCena imbandita sul Monte Sacro con cibi succulenti e viniraffinati. Ancora, rincarando la dose, è lo Sposo delle Anime,perché in questo cibarsi sacramentale del Corpo di Cristoavviene anche un’Unione sponsale mistica ma reale, bendescritta nel Cantico dei Cantici. E’ il Nostro Pane quotidiano,quello che nutre per l’eternità, chiesto e ottenuto nel PadreNostro, e di cui possiamo mangiare ogni giorno. QuestoSacramento è il Nostro Aiuto e Fortezza, la roccia e il baluardoinespugnabile, in ogni difficoltà. In esso Cristo è Modello diVirtù, perché tutte sono rappresentate nel Sacramento, dallacarità all’umiltà, dalla sapienza alla pazienza, fino alle

più minute, esercitate nello starci accanto. E’ la Fonte dellaGrazia, perché chi crede in Cristo è giustificato, attraversola fede, che con sublime grandezza ci eleva a riconoscerne lefattezze sotto le Sacre Specie. E’ il Cuore che palpita notte egiorno per noi, ossia l’Amore personale di Cristo verso di noinella sua forma e nella sua azione più piena, che raggiungeognuno sempre e ovunque. E’ il Sacramento dell’Amore, come ilBattesimo è della Fede, perché è prodotto e produce l’amore.Gesù in esso è la Gioia dei Fanciulli, perché se non si è comebambini non si entra nel Regno dei Cieli; è l’Arma dei Giovani,che con Lui combattono le pulsioni che cominciano ad agitarlie le forze che li assediano; è il Sostegno dei Vecchi, che siavviano all’ultimo lido; è il Conforto dei Morenti, che solo in Luitrovano sostegno per attraversare il gran guado; è il Pegnodella Gloria futura. A Lui possono elevare un pieno desiderio solocoloro che hanno un cuore indiviso, perché è il Sospiro deiVergini; è la Difesa dei Calunniati, perché conosce ogni verità ed èGiudice dei Vivi e dei Morti; è la Costanza dei Martiri, che soloin Lui possono trovare la forza per la grande testimonianzache li fa simili al Maestro. Questo Sacramento è il Paradisodella Chiesa, che già in Lui, il Cristo Capo, è glorificata,anzi è deliziata, perché è il Pegno inesauribile di un Amoreinfinito che sarà per l’eternità. E’ il Verbo fatto Carne, ilLogos incarnato, la Massima espressione dell’IntelligenzaDivina che si avvicina a noi, sempre e comunque, superando esconvolgendo ogni modo umano di ragionare. E’ l’Anima di Cristo,che ci santifica; il Corpo, che ci salva; il Sangue, che ciinebria; la Divinità, che ci ha creati. E’ il Cristo, il NostroDio e Signore, che per noi è diventato impotente: infattinemmeno Lui, che tutto può, potrebbe amare di più. Ma amandoinfinitamente, ha mostrato tutta la sua immensa potenza, cheabbatte ogni barriera.