Signorie, comunità e città. Le autonomie nella Toscana medievale (XIII-XV secolo)

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COMUNE DJ CENTO - ASSESSORATO ALLA CULTURA DEPUTAZIONE PROVINCIALE FERRARESE DI STORIA PATRIA DIPARTIMENTO DI DISCIPLINE STORICHE DELL'UNIVERSITA DI BOLOGNA DIPARTIMENTO DI STORIA DELL'UNIVERSITA DI FIRENZE LA LIBERTA DI DECIDERE realtae parvenze di aufonomia nella nonnativa locale del medioevo ATTI DEL CONVEGNO NAZIONALE DI STUDI C ENTO 6/7 MAGGIO 1993 a cura di Rolando Dondarini Cento 1995

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COMUNE DJ CENTO - ASSESSORATO ALLA CULTURADEPUTAZIONE PROVINCIALE FERRARESE DI STORIA PATRIADIPARTIMENTO DI DISCIPLINE STORICHE DELL'UNIVERSITA DI BOLOGNA

DIPARTIMENTO DI STORIA DELL'UNIVERSITA DI FIRENZE

LA LIBERTA DI DECIDERErealtae parvenze di aufonomianella nonnativa locale del medioevo

ATTI DEL CONVEGNO NAZIONALE DI STUDI

C ENTO 6/7 MAGGIO 1993

a cura di

Rolando Dondarini

Cento 1995

Duccio Balestracci

Signorie, cemunita e cltta,Le autonomie nella Toscana medievale (XIII-XV secolo)

A New York c'e un edificio, The Cloisters, costruito portando inAmerica frammenti di edifici medievali raccolti un po' dappertutto inEuropa. Capitelli, ogive, architravi, colonne ... tutti rigorosamente autentici,a formare iI pin fantasioso falso medioevo che sia mai stato possibileconcepire.

II rischio che si corre, con iI tema e I'escursione cronologica e chepretende di avere la mia relazione, e proprio quello di piluccare qua e laesempi e infomiazioni; accorparli; perche no? compararli; scorrazzare traIe tante Toscane che, nello spazio e nel tempo, hanno costituito la Toscanamedievale. E poi pretendere di trarre deduzioni di sintesi.

E costruire cos} The Cloisters.E logico, dunque, dopo questa premessa, che Ie considerazioni che

seguiranno saranno tutt'altro che una compiuta sintesi, rna solo una serle disuggerimenti di possibili itinerari per un approccio con una tantocomplessa e sfaccettata tematica ricca di molti esempi possibili1.

1. Talmente tanti che ho deliberatamente scelto la strada di selezionarli sulla base dellaloro rappresentativita per non appesantire questo mio contributo con una casisticaeccessiva e fatta, in molti casi, di situazioni analoghe 0 ripetitive I'una dell'altra . IInumero di esempi che riporto, dunque, sara da considerarsi inversamenteproporzionale rispetto a quelIi che sono stati presi in considerazione per costruire iIterreno di base di questa analisi. Preciso, inoltre, che in queste note non mioccupero - volutamente - dei casi tutti particolari di "citta" 0 grosse "terre" chevengono sottoposte ad altre citta e che, pertanto, sviluppano un rapporto tuttoparticolare con I'autonomia. Tali sono, ad esempio, i casi della sottomissione diMassa Marittima e Grosseto a Siena, 0 di Pescia, San Gimignano, Montepulcianoe infine Pisa e Arezzo a Firenze. In questi casi si aprono problemi di IivelIi diautonomia delle istituzioni rispetto alia dominante, di gestione dell'ex territorio, digovemo dell'economia talmente particolari che non potrebbero, nemmeno perscherzo, venire trattati con gli stessi parametri con i quali si decodificano i Iivel1i diautonomia di un centro minore 0 di una sperduta comunita della montagna.

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Ritengo giusto prendere Ie mosse dalle prime acquisizioni diautonomia da parte delle comunita; da quei primi movimenti - 0 tentativi ­tesi a mettere una serie di limitazioni ai tanti signori che - forti del loropotere economico locale e della loro capacita ad organizzare militarmentela difesa del territorio - finiscono per esercitare una forma di reale poteresull'organizzazione degli uomini che in tale territorio si muovono .

Alia prima meta del Duecento risalgono, ad esempio, quelle carte diconcordia che disciplinano i rapporti fra la signori a dell'abbazia di Sesto(nella Lucchesia) e Ie cornunita ad essa soggette, e che pongono limiti benprecisi al potere dell'abate sui suoi uomini2. Ma una definizione di rapportimolto chiara si riscontra, soprattutto, nelle carte di liberta che, in unaToscana in fase di sviluppo della sua economia agricola e di crescita dellasua curva demografica, si impongono come soluzione di accettabilecompromesso fra il dinamismo delle cornunita e signori intenzionati adisciplinare anche a proprio vantaggio questa nuova stagione nella storiadella societa delle campagne e delle sue istituzioni.

La carta del 1207 concessa dai signori agli uomini di Tintinnano etroppo nota per essere riproposta e analizzata in questa sede. Basteraricordare che essa - con gli spazi di autonomia che concede alia comunitae che qui non esamino perche, da Zdekauer e Salvemini in poi, benconosciuti - restera il documento "quadro" per ogni successivadefinizione dello status giuridico degli abitanti di questo castello dellaValdorcia. Quando Siena, nel 1250, acquista una parte del castello, i suoiuomini trincerano i loro spazi di autonomia proprio dietro il documento diquarant'anni prima, imposto alla citta come "punto zero" per ognidichiarazione di fedelta della comunitat.

La carta di Tintinnano se e - non si sa se la prima - di certo la piufamosa e organica del genere, tuttavia, non e la sola a ridefinire i rapporti dipotere fra signori e cornunita nella Toscana meridionale. La concessione,nel 1233, da parte del signore di Torniella ai suoi uomini della «licentiamet potestatem componendi et ordinandi et faciendi, ad vostrum libitum,omnia utilia et melioramenti dicte Torniale sine mea obstaculo etcontradicirnento», 0 il riconoscimento di libere istituzioni comunali e Ieconcessioni in materia di gestione finanziaria e di amministrazione dellagiustizia penale che i signori di Trequanda fanno alia comunita nel 12544

sono casi estremamente rappresentativi. L'accordo fra signori e rustici

2. A. M. ONORI, L'abbazia di San Salvatore a Sesto e il Lago di Bientina. Unasignoria ecclesiastica. J250-J300. Firenze 1984, p. 95.

3. O. REDON, Uomini e comunita del contado senese del Duecento, Siena 1982, p.148.

4. Ibidem. pp. 162,132.

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ad una serie di autonomie locali in materia di gestione dei pascoli , delleacque, dei campi. degli spazi dentro Ie rnura, delle stesse strutture militaridel castrum», che sono autonomie reali dato che Ie carte di accordo cifanno intravedere chiaramente signori che si ritraggono da questi aspettidella gestione dei beni comunitari (in cambio di una monetizzazione dialcuni dei servizi bannali e della trasformazione in affitto di quelli legatialia coltivazione delle terre) e che si ritraggono, altrettanto, da ogni residualimitazione alia liberta personale dei singoli (si vedano i casi di AbbadiaSan Salvatore e di Trequanda, localita nelle quali, a meta '200, i signorihanno rinunciato, fra altri, al diritto di viduaticum, la concessione del placetsignorile per Ie vedove che vogliono risposarsie).

Beninteso: tale acquisizione di autonomia non e sempre indolore nemarcia sempre sulle ali di un accordo come nei casi che si sono visti. Nellastessa area geografica e nella identica epoca che abbiamo appena esaminatosf collocano infatti la sorda resistenza dei signori dei castelli di Sarteano edi Chianciano7, e quella non meno tenace della signoria ecclesiastica di SanSalvatore del Monte Amiata, riottosa a concedere il sia pur minimo spaziodi autonornia; decisa a riaffermare il suo di ritto di controllo sui lascititestamentari e sulle alienazioni di beni degli uomini della cornunita;determinata a non cedere di un millimetro nel braccio di ferro che la vedecontrapposta a quest'ultima quando - e siamo ormai nel 1299 - il comunerivendica, con un atto di forza, il suo diritto di giudicare anche in quei casiche sarebbero consuetudinariamente di competenza dell'abate. E nonsempre la comunita riesce a spuntarla. Quando gli uomini di Abbadiacercano di darsi una normativa statutaria autonoma senza richiedere ilplacet dell'abate sono precipitosamente costretti a far marcia indietro per lagrintosa reazione della signorias . E d'altra parte sara solo nella secondameta del Duecento che gli uomini delle comunita della montagnasottoposte all'abbazia potranno liberamente disporre delle lora proprietaimmobiliari senza dover chiedere il permesso all'abate per alienarle. Edanche in questo caso, beninteso, non si va al di la della possibilita a disporredei beni dei singoli, perche su quelli collettivi - come ad esempio i mulini ­il controllo dell'abate-signore non si allenta assolutamente'', come. d'altraparte. analogamente e nello stesso scorcio di XIII secolo (nonostante Ie

5. Ibidem. pp. 109-112

6. Ibidem, pp. 107-108

7. Chianciano /287. Uno statuto per La storia della comunita e del suo territorio, acura di M. Ascheri, Roma 1987, passim.

8. Ibidem, pp. 131, 189.

9. O. REDON, Uomini e comunita.... cit., pp. 116-117.

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carte di concordia) non si allenta il controllo dell'abate di San Salvatore aSesto sulle risorse che la cornunita di Orentano ritrae dal lago di Bientinatv,

In linea generale, contra Ie signorie ecclesiastiche la lotta perl'autonomia pare piu difficile, rna non per questa gli esiti sono dasottovalutare. Lamporecchio e Orbignano, certo, all'inizio del '200 siribellano al vescovo pistoiese e, per metterne in scacco il potere sullacornunita, non riescono ad andare al di III della scelta del signore a cuidarsi, e preferiscono dichiararsi soggette al coinune di Pistoiat ' , Ma noncost , invece, per alcune comunita dell'abbazia lucchese di San Salvatore aSesto, Gli uomini di Orentano, ad esempio, a meta Duecento devastano ilpatrimonio dell'abbazia; rifiutano di accettare la giurisdizione diquest'ultima suI lora territorio e si rifiutano di accettarne il patronato sullachiesa parrocchiale. Quello di Orentano e uno, rna non il solo, dei contrastiche oppongono Ie cornunita al loro abate. E tuttavia non e di pocosignificato che alIa fine di laboriose e talvolta ruvide contrattazioni, Iecomunita finiscano per godere di una serie di reali autonomie chedimostrano uno sbilanciamento dei rapporti di forza decisamente in favoredelle comunita, impensabile, invece, ad esempio per gli uomini sottopostiall'abbazia amiatina. Gli uomini di Orentano, infatti, ottengono di sceglierelora il parroco che ha precisi compiti di referente fra la collettivita e l'abate,e ottengono che sia destrutturato il nucleo delle terre dominicali chepregiudicano 10 sviluppo agricolo del territorio orentanese; gli uomini diMontecalvoli, per parte loro, si assicurano la gestione dei pedaggi - deiquali trattengono meta degli introiti - e si impegnano alIa difesa ed alIamanutenzione delle strade; un rappresentante di ciascuna comunita ha ildiritto di approvare 0 me no i rettori che l'abate stesso sceglie per Ie chiesepertinenti all'abbazia. In certi casi, addirittura, il popolo delle cornu nitadispone di un potere paritario rispetto a quello dell'abbazia nella nomina diqueste figure . Naturalmente, tutto cio non significa affatto che si sia scioltoil controllo della signoria su queste cornu nita. Solo in virtu del giuramentodi fedelta all'abate, infatti, gli uomini possono avere il diritto a possederebeni allodiali nel territorio della signoria; e se e vera che Ie cornu nita hannopiena facolta di scegliersi i lora ufficiali e le lora magistrature, e altrettanto

10. A. M. GNORI. L'Abbazia di San Salvatore.... cit., pp. 56, 98-99.

11. S. FERRALl, Le temporalita del Vescovado nei rapporti col Comune a Pistoianei secoli XIl e XIll, in Vescovi e diocesi in Italia nel Medioevo (sec. IX-XIlI).Alii del II Convegno di Storia della Chiesa in Italia, (Roma, 5-9 settembre 1961),Padova 1964, pp. 365-408; N. RAUTY, Linee di ricerca per l'origine dei comunirurali in Valdinievole, in Atti del convegno su i comuni rurali nella loroevoluzione storica con particolare riguardo alia Valdinievole, BuggianoCastello, giugno 1982, Buggiano 1983, p. 19.

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vero che l'abate partecipa aile elezioni dei magistrati e ne controlla l'operatofino ad annullame, se occorre, il mandatot -,

Reali appaiono anche certi livelli di autonomia delle comunita diSambuca e Pavana - dipendenti dalla Chiesa pistoiese - che, tra la fine del'200 e la prima meta del '300 costringono chierici 0 conversi della citta aprestare giuramento di fedelta agli ufficiali comunitari, quale requisito dibase per poter abitare nelle terre del comune. Nelle mani di quest'ultimo,del resto, si coneentra una serie notevole di deleghe, fra le pill importantidelle quali - per una comunita appenninica - quelle sulla gestione dellerisorse comuni, sulla regolamentazione del prelievo dal boseo e suleontrnllo e la protezione della selvagginat-. E infine, nel primo Trecento,gli uomini dell'abbazia del Trivio mostrano una certa capacita di eontrattarecon l'abate loro signore gli spazi del potere giurisdizionale di quest'ultimo ei margini della loro autonomia su decisioni che li coinvolgonodirettamentet-,

Infine, e appena il caso di ricordare il caso - notissimo perche illustratodal Volpe - della comunita di Sarzana che, retta all'aprirsi del Duecento daconsoli scelti dal vescovo, progressivamente nel corso di quel secolo siemancipa dalla tutela del presule ed esprime cariche istituzionali che sonodiret!a espressione della comunirat>.

E forse vero che, come si e detto, non di rado I'appartenenza aliagiurisdizione di una signoria ecclesiastica costringe a bracci di ferro pilldefatiganti di quanto non avvenga con alcune signorie laiche (non tanto,magari, perche ci sia da parte laica una capacita pill aecentuata e, dall'altraparte, una riottosita maggiore, a capire cio che sta maturando nell'economiae nella societa: e piuttosto vero ehe, non di rado, la eompattezza di unasignoria ecclesiastica e moho maggiore rispetto a quella di una famiglialaiea che frammenta, talvolta, i suoi poteri fra i vari rami. Situazione dellaquale si approfittano pill facilmente certe comunita per far passare Ieproprie rivendicazioni: si pensi aquanto aeeade nel Senese con il castello diMensano, sottoposto ana frammentatissima famiglia Tolomei, che dribblacompletamente la signoria e si sottomette a Siena senza aver minimamente

12. A. M. GNaRl, L'Abbazia di San Salvatore..., cit., pp. 81-lOl.

13. Statuti dell'Appennino tosco-modenese Seeoli XI/I-XIV, (Sambuea pistoiese,Frignano), a cura di Q. Santoli, A. Sorbelli, F. Jacoli, Roma 1913, pp. 23, 57,59,61.

14. G. CHERUBINI, Una comunita dell'Appennino dal XI/I al XV seeolo.Monteeoronaro dalla signoria dell'abbazia del Trivio al dominio di Firenze,Firenze 1972, p. 98.

15. G. VOLPE, Toscana medievale . Massa Marittima, Volterra, Sarzana, Firenze1964, p. 43J .

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contrattato tale passo con i suoi domini loci); dicevo: e forse vero cheI'appartenenza ad una signoria ecclesiastica rende la vita piu dura a chicerca di affermare un suo livello di autonomia, rna mi chiedo anche se nonsia altrettanto vero che in, quaiche caso almeno, la difesa del patrimonio edella giurisdizione immunitaria degli enti ecclesiastici 16 contribuisce apreservare Ie autonomie acquisite dalle cornu nita al riparo delle pretesedella citta, almeno per quaiche tempo. In quaiche caso, beninteso, e nonnella generalita. Se restiamo nel solo ambito della Lucchesia, infatti, citroviamo di fronte ad esempi contrastanti: a quello delle cornunitasottoposte al vescovato e alla canonica eli San Martino che godono diirnmunita extraterritoriale ininterrottamente fino al XVIII secolo, e a quellodelle cornunita dell'Abbazia di San Salvatore a Sesto sulle quali, invece,I'ingerenza della citra, fin dal XIII secolo, e propiziata dallo stesso abate inmateria di ammintstrazione della giustizia! '. E, per opposto, ancora tra lafine del Duecento e I'inizio del Trecento, iI consiglio della comunita diVivinaria elegge i suoi consoli e funzionari mentre, nella stesso tempo, lasceIta delle cariche istituzionali di Collodi e diretta prerogativa del signoredel luogo!s , Tutti esempi, insomma, che ci costringono a spostare I'ottica: aentrare dentro la citta e Ie sue istituzioni e ad esaminare I'articolazione - daquest'uItimo punto di vista - fra i singoli enti ecclesiastici e iI comuneurbauo .

Del resto niente di piu falso che pensare alla citra come ad un alleatofisiologico delle cornunita. TalvoIta i comuni urbani, al contrario,rappresentano - dopo quello delle signoric locali - un secondo scoglio dasuperare. Nel contrasto fra Ie cornunita amiatine e i signori, ad esempio,Siena si tiene accuratamente fuori 19; in quello fra Ie cornu nita e aItrisignori, al contrario, la citta interviene a sbilanciare pesantemente i rapportiin favore dei domini loci. A meta del '200, infatti, Siena interviene neiconfronti delle cornunita dell'Ardenghesca che resistono ai loro signoripoiche questi ultimi hanno scippato il diritto di elezione dei consoli dellecornunita stesse. L'intervento del comune cittadino, in questo caso, serve acristallizzare iI colpo di mana signori Ie e a lasciare agli uomini dei castelli

16. G. TABACCO. 1/ cosmo del mediaeva come processo aperto di strutture instabili,in «Societa e storia» , III (1980), n. 7, p. II .

17. A. M. ONORI. Comuni rurali e signorie nel Basso Valdarno del Duecento:/'esempio di Montecalvoli, in Castelli e Borghi della Toscana tardomediaevale. Ani del Convegno di studi, Montecarlo (Lu), 28-29 maggio 1983,Pescia 1988, pp. 110-116.

18. R . PESCAGLINI MONTI, Le vicende del castello di Collodi dalle origini al Xliisecolo , in Castelli e borghi..., cit ., p. 53.

19. O. REDON, Uomini e comunita..., cit., p. 193.

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la sola possibilita di eleggere gli ufficiali di rango inferiorezv. E quandonon rafforza i signori, questa citta, nei confronti delle comunita, erodequanta piu autonomia possibile lasciandone margini strettissimi, talvolta ­vedi il caso della Scialenga - poco piu che simboliciu, talaltra poco menDche beffardi (si veda il caso delle cornunita aile quali Siena lascia la solapossibilita di eleggere il lora rettore purche questi sia un cittadino diSiena22) .

Del resto le cornu nita del Senese dovranno anche in seguito fare i conticon istituzioni signorili che - con il placet della citta - non solo nonallentano rna anzi addirittura ricostituiscono ex novo situazioni didominatus sugli uomini del territorio. La stessa rocca di Tintinnano, che inbase alIa sua antica liberta acquisita a inizio Duecento ha contrattato a metasecolo, come si e detto, Ie forme della sua soggezione a Siena, la stessaTintinnano, dicevo, e costretta a subordinare alIa volonta signorile la suaautonomia quando, a fine secolo, diventa un feudo della neo-signoria deiSalirnbenizs. Eben vero che, in questo caso, sarebbe difficile dimostrarequanto la citta abbia la reale possibilita di contrastare questa famiglia che ­come si e detto con una certa esagerazione rna con un fondo di verita ­costruisce nel sud della Toscana un vera e proprio piccolo stato nella statosenese.

Detto questo, pero, sarebbe anche sbagliato non riuscire a coglierel'importanza dei piccoli spazi di autonomia che, anche in situazioni, comequeste, di subordinazione raddoppiata (ai signori e alIa citta) Ie cornunitariescono ugualmente a ritagliarsi. II castello di Chiarentana nonostante unpeso schiacciante della famiglia dei Salimbeni, si barcarnena su modesti rnareali margini di autonomia, non tanto rappresentati dalla Iacoltadeliberativa (sottoposta al controllo del signore) 0 elettiva dellemagistrature (sottoposte all'approvazione signoriIe) quanto, piuttosto, paredi capire, rappresentati da una qualche forma di amministrazione dellagiustizia da parte della corte locale24.

Ma in questa storia di rapporti fra citra ed autonomie locali esiste unospartiacque fondamentale che deve essere irnrnediatamente messo in campoe del quale occorrera tenere conto per tutto quanto mi accingo ad esporreda questa momenta in poi. E 10 spartiacque e costituito dalla

20. O. REDON, Uomini e comunita .... cit., pp. 182-183.

2 I. Ibidem. pp. 181- 182.

22. Ibidem, p. 184.

23. Ibidem, p. 100.

24. M. S. ELSHEIKH, La statuto signorile di Chiarentana, pres. di M. Ascheri, notastorica di A. Cortonesi, Siena 1990.

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trasformazione degli assetti di potere nella regione fra il Duecento e ilTrecento. Quella che, in altra occasione, mi e capitato di definire una vera epropria "selezione darwiniana" (e che ancora non saprei definirealtrimenti) fra i comuni toscani; quel concentrarsi di potere su alcunicomuni urbani piu economicamente attrezzati e militarmente agguerriti;quel movimento che trasforma una terra di cento comuni in una dovealcune citta dominano il territorio delle comunita che assoggettano: tuttoquesto produce trasformazioni ovvie, rna non per questo rneno vistose, nellageografia delle autonomie.

E suI ruolo che le citta giocano in questa partita, comunque, eassolutamente impossibile, per la Toscana, tracciare qualsiasi paradigmaunificante. Non solo perche edel tutto dissimile cio che, poniamo, fa Sienarispetto a Firenze 0 quest'ultima rispetto a Lucca; rna, inoltre, perche e deltutto dissimile cio che, suI proprio territorio, fa Siena in una situazionerispetto ad un'altra , 0 Firenze in un momento rispetto ad un altro . Se certecomunita del Senese, fra '200 e '300, infatti , subiscono la soggezionepesante alIa dominante e vedono ridursi i margini di autonomia a spaziirrisori , altre cornunita, al contrario, contrattano con la dominante Ie loroautonomie al momenta di darlesi in soggezione: Chianciano, ad esempio,non cede ad Orvieto - sotto la quale si pone dal 1287 - nessun poterelimitativo della sua autonomia, e quando a meta del Trecento ribalta le suealleanze e si da a Siena 10 fa senza entrare minimamente a far parte delcontado di quest'ultima, non obbligandosi ad alcuna prestazione pecuniariae mantenendo il merum et mixtum imperium che, com'e noto, e indice aprima vista di un forte , realissimo, livello di autonomiaz >. E per inciso:questa situazione restera inalterata nei secoli, tale da resistere ancora nelprimo Cinquecento, essendo uscita integra da ogni tentativo senese dirimangiarsi , con qualche pretesto piu 0 meno plausibile, gli accordi stipulatial momenta dell'ingresso nello stato cittadino e di ridurre la cornunita alIivello di qualsiasi altra terra soggetta (come avviene, invece, ad esempio,con Massa di Maremma) . E come Chianciano faranno altre terre che solonel pienissimo Quattrocento Siena riuscira a "mettere a contado", oppureche arriveranno alla meta del Cinquecento senza che la citta abbia potutoesercitare su di esse niente altro che un teorico "protettorato",

Per altri aspetti, invece, il rafforzamento del potere cittadino siaccompagna alla progressiva erosione delle autonomie di queste terre: vediquanto accade in Garfagnana, ad esempio, alIa fine del Duecento26 dove lapresenza della dominante si avverte chiaramente, dall'inizio del Trecento, ad

25. Chianciano..., cit., pp. 39-44.

26. C. DE STEFANI. Storia dei Comuni della Garfagnana, Modena 1925, pp. 116­117.

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ogni livello, compreso quello del divieto di stipulare qualsiasi forma diaccordo non autorizzato non solo fra Ie comunita rna addirittura fra questee i privati?", e compreso quello della amministrazione della giustizia che siconcentra tutta nelle mani della dominante lasciando aile Vicarie solo lagestione della giustizia minore28. Un pugno di ferro che si addolcisce, pero.nuovamente nei confronti di quelle cornu nita che, tra la fine del Tre eI'inizio del Quattrocento, progettano la defezione dallo state lucchese perdarsi ai marchesi d'Este. Nei loro confronti, immediatamente, la magliadelle autonomie si allarga di nuovo, e la citta concede sgravi fiscali ,franchigie sui pedaggi, diritto di mercato, possibilita di amministrazionedella giustizia, gestione dei pascoli comuni e dei mulini comuni, Iiberaelezione delle cariche istituzionalis".

L'altro paradigma che , a tale proposito, ci risulta altrettanto chiaro equello fiorentino: nelle zone che, per essere di confine con altri contadi, sisono garantite da sempre un largo margine di autonomia - vedi laValdinievole e iI Valdarno lucchese - Firenze, dalla meta del Trecento, devesudare Ie c1assiche sette camicie per affermare iI suo dominio, e deve farlocomunque con grande delicatezzaw. Tuttavia, man mana che si modificanoe si allargano gli spazi del nascente stato territoriale, anche i margini diautonomia di queste cornu nita si assottigliano, magari perche, come faFirenze quando crea la nuova podesteria di Verghereto sull'Appennino aiprimissimi del Quattrocento, accentrare sulla dominante tutti i piuimportanti poteri e lasciare aile cornunita locali solo deleghe di importanzaaffatto minore e un sistema per colpire iI precedente ordinamento feudalesulla base del quale si erano modellati i rapporti fra gli uomini e laaignoriat ' , II caso di Buggiano, in Valdinievole, fra Ie due meta delTrecento (verificabile agevolmente attraverso Ie sue disposizioni statutarie)pub forse esemplificare tutti gli altri casi del genere. Qui, all'inizio deglianni Quaranta del secolo, la cornu nita ha delega sulla giustizia minore,sull'organizzazione della difesa, su tutt'intera I'organizzazione fiscale, sullagestione delle fortificazioni , sui controllo dei pesi e delle misure e sulle

27. Statuto di Lucca del/'anno MCCCVIII, a cura di L. Del Prete e S. Bongi inMemorie e documenti per servire al/'istoria di Lucca, t. III, p. III, Lucca 1867,pp. 162-167.

28. Ibidem. pp. 140-141.

29. F. BONATTI, La Lunigiana nel secolo XV attraverso i protocolli del notaioBaldassarre Nobili, Pisa 1977, pp. 25-28, 35-37, 39.

30. G. CHITTOLINI, La formazione dello stato regionale e Ie istituzioni del contado.Secoli XIVe XV. Torino 1979, pp. 293, 318-319.

31. G. CHERUBINI, Una comunita dell'Appennino.... cit., pp. 162-168.

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gestione di strade, ponti e acque. II vicario fiorentino ha un poterelimitatissimo, e quando i locali ricorrono contro di lui a Firenze, possonostar sicuri che quasi di regola Firenze da torto al vicario e ragione aibuggianesi, fino al punto di annullare perfino Ie sentenze capitali da quelloernesseV . Quando, a meta degli anni Sessanta, Buggiano non e piu unavamposto verso terre ostili, Firenze abbandona ogni tipo di fair playistituzionale; la revisione statutaria parla chiaro: si restringe il nurnero deimembri delle magistrature, diventate esse stesse una specie di clonazionedelle magistrature fiorentine ; la partecipazione alIa pubblicaamministrazione si chiude intorno ad un gruppo oligarchico che siautoriproduce in continuazione; la comunita perde ogni controllo sullefunzioni militari».

Ma appena detto questa e necessario porre un altro paletto di invito allacautela. Non ci sarebbe infatti nulla di piu sbagliato che vedere sempre ecomunque la presenza della citra come fisiologicamente indirizzata ver sol'erosione delle autonomie della periferia. Se e vero, come si e detto, chemutando Ie situazioni politiche e i rapporti fra comuni cittadini mutanoanche i rapporti di forza fra Ie cornunita e la dominante, e altrettanto veroche in certi casi la citra e vista come vera e propria garante delle autonomie .Le leghe del contado di Firenze, con la ·loro relativa autonornia (conI'elezione delle cariche gestita dalla cornunita - si veda 10 statuto della legadel Chiantis" - con l'esenzione dalla partecipazione al mantenimentodell'esercito - si veda il caso dei pivieri fiorentini sul confine col Senese35

-) costituiscono, come e noto, un corpo attivo, positivamente interagentecon le istituzioni del nascente stato territorialese,

Le cornunita del Senese, a loro volta, si appellano alla citta quandosentono lese certe loro autonomie: come fa Travale nel 1415 quando inviauna petizione alla dominante perche sostenga la cornu nita nel - sacrosanto,peraltro - rifiuto a pagare certi affitti indebitarnente pretesi dai signoriPannocchieschi (e la citta da ragione ai travalesijs", 0 come fa Istiad'Ombrone nel 1462, quando con una analoga petizione chiede che

32. E. COTURRI , C. VESCO, La revisione dello Statuto di Buggiano del 1366. allaquale prese parte anche if Salutati , in Castelli e borghi .... cit., pp. 133-135.

33. Ibidem. pp. 133-135.

34. Statuti della Valde/sa dei secoli Xlll-XIV. I. Leghe di Gambassi, Chianti e S.Piero ill Mercato, a cum di A. Latini, Milano 1914, pp. 128 e sgg.

35. Statuti della lega di Sail Donato in Poggiu . 1406. a cum di O. Muzzi, s.l.n.d. (rnaSan Donato in Poggio 199I) , pp. 15-16.

36 .. G. CHITTOLlNI, La forma zione dello statu regionale.... cit., p. 308.

37. Archivio di Stato di Siena (d'ora in poi ASS), Concistoro. 2126, c. 157.

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l'elezione del podesta della comunita tomi ad essere competenza della cittadi Siena anziche del suo vescovo, come - si dice nella petizione - si einvece preso a fare da qualche tempo con una procedura che ha messo atacere di fatto Ie garanzie statutarie locali38.

Per capire i livelli reali di autonomia delle cornunita, certo, la solalettura delle redazioni statutarie non basta.

Prima di tutto: chi redige gli statuti della comunita e che cosa significail sottoporli alla approvazione della dominante?

Castelfiorentino, ad esempio, sotto la signoria del vescovo di Firenze,dispone nel primo Duecento della potestas statuendi, rna le norme che lacornunita si da in autonomia trovano un limite invalicabile nell'obbligo diconservare integro I'honor (con tutto il significato niente affatto latamentemorale e psicologico rna, al contrario, giuridicamente ben concreto che,come e noto, tale termine porta con se) del vescovo stessow, Ugualmente,alIa fine del Duecento la cornunita di Abbadia soggetta alIa signoria di SanSalvatore del Monte Amiata esprime, si, gli ufficiali incaricati di emendaregli statuti di concerto con l'abate. Ma , a ben guardare, l'autonomia dellascelta della comunita risulta ampiamente pilotata dalla signoria la quale,infatti, nomina lei un uomo della comunita che a sua volta nominera novealtre persone da affiancare all'abate nelle operazioni di revisionestatutariaw, Come dire, insomma, che l'autonoma scelta della comunita ealquanto indirizzata e controllata dal monastero-t.

II problema presenta una casistica capillare e complessa man rnano chesi vanno formando gli stati territoriali cittadini: nel corso del Trecento enell 'epoca successiva ci troviamo di fronte ad una articolazione estrema (eimpossibile ad esaminarsi in dettaglio in questa sede) di statuti redatti conampia autonomia dalle comunita: redatti dalle comunita rna soggetti ad

38. ASS, Concistoro, 2132, c. 41r.

39. M. CIONI, Castelfiorentino giura fedelta al vescovo di Firen ze (1236), in«Miscellanea storica della Valdelsa», XIX (l91l), pp. 33-34 .

40. Testimonianze medioevali per la storia dei comuni del Monte Amiata, a cura diN. Barbieri e O. Redon, Roma 1989, p. 97.

41. Solo per fare un raffronto, yarra la pena ricordare che alia fine del Trecento 10statuto della cornunita casentinese di Moggiona (terra della signoria del monasterodi Camaldoli sulla quale ora Firenze stende il suo controllo) e redatto dal camerariodel monastero delegato a questa incarico dal priore, e da due membri dellacornunita. Lo statuto viene approvato, infine, dal consiglio locale rna, per entrarein vigore, necessita della definitiva approvazione di Firenze (G. CHERUBINI, Vilacomunita rurale della montagna casentinese ed if suo stat lito: Moggiona 1382,in Fra Tevere, Arno e Appennino. Valli, comunita, signori, Firenze 1992, p.145).

196 La liberta di decidere

approvazione da parte della dominante; redatti interamente dalla dominanteper quei casi di rapporti particolarmente problematici fra citta e comunita ,

Ma che cosa succede davvero quando certe comunita-? si reggono sullabase di una doppia regolamentazione statutaria: locale e cittadina (dovesarebbe necessario caso per caso scoprire se la doppia regola davverorestringe - raddoppiando i controlli - I'autonomia 0, al contrario,temperando la norrnativa cittadina con quella locale , finisce per aumentarnegli spazi), e chi si giova di piu della normativa incrociata? Anche in questocaso Ie risposte non sono univoche, ne sempre chiare come pub inveceapparire, ad esempio, in situazioni come quell a di Vernio nella prima metadel Trecento dove, senza troppi dubbi, si pub dedurre che della doppianorrnativa si avvantaggiano particolarmente i cittadini di Firenze piuttostoche i locali-s.

Inoltre: quale autonomia hanno Ie cornunita nella scelta delle personeda destinare aIle cariche istituzionali dopo che, magari , si sono conquistate,come si e visto, tale facolta nel corso del Duecento? E chi ha il diritto disindacato sull'operato dei governanti? la comunita stessa 0 la dominante?Anche in questo caso Ie variazioni coprono uno spettro ass ai ampio enascono non solo dalla ovvia differenza di periodo preso in esaine 0 di areageografica rna, altrettanto, di posizione istituzionale delle diverse cornunitasotto la stessa dominante.

Magistrati delle cornunita e magistrati cittadini si muovono ovunque-ssui filo di una delicata coesistenza fra sovranita collettiva locale e poteredella citra,

La presenza di Lucca, ad esempio, si fa sentire in maniera pesanteall'inizio del Trecento sulle cariche istituzionali delle cornunita, sottoposteal controllo diretto e rigido della dominante (podesta di cornunita comequella di Fucecchio, ad esempio, ubbidiscono a Lucca e possono essererimossi per unilaterale decisione della citta45) . Ma, altrettanto, fra questacitta e Ie terre da essa dominate il rapporto non e sempre costesplicitamente sbilanciato a favore della prima. A Montecalvoli, nel '200,I'elezione del podesta avviene sulla base di un complicato gioco di scatolecinesi ciascuna delle quali esprime elettori di elettori. Qui il podesta deve

42. Vedi il caso di San Donato, per fare un esempio (Statuto della lega di Sail Donatoin Poggio..., cit., p. 48).

43. F. BARD! , Vernio. Vita e morte di un feudo (unito a P. EDLMANN, Signoria deiConti Alberti su Vernio e l'Appennino) , Firenze 1886, pp. 210-211.

44. A. M. ONORI. Comuni rurali... , cit., p. 109; A. M. ONORI" L'Abbazia di SailSalvatore..., cit., p. Ill.

45. Lo statuto del Comune di Fucecchio (1307-1308), a cura di G. Carmignani,Firenze 1982, p. 3.

Duccio Balestracci . 197

essere lucchese, e tutta la procedura avviene sotto la supervisione dell'abatedi San Salvatore a Sesto, rna la presenza di ben due figure di controllo nondeve trarre in inganno: il consiglio uscente designa il filius populi cheelegge due elettori; costoro eleggono, a loro volta altri cinque elettori. Etutti insieme questi personaggi scelgono il nuovo podesta probabilmenteaffiancandoglisi , poi, quale nuovo consiglio-s.

Altrettanto, per Ie cornunita del Fiorentino il quadro risultaestremamente articolato. Qui le autonomie degli ufficiali locali sono minorinei terri tori che costituiscono il vecchio contado rispetto a quelli cheentreranno sotto la citra a partire dal mezzo Trecento, perche in questisecondi casi il controllo da parte della citta e limitato alia presenza di unpodesta 0, nei centri pin piccoli, di un solo notaio del podesta.

Alcuni podesta sono eletti e sindacati da Firenze (ad esempio quello diCascina nel primo Quattrocento-"): altri sono eletti da Firenze rna convincoli sostanziali sui lora operato da parte della cornunita stessa (adesempio a Borgo San Lorenzo negli anni Settanta del Trecento-s) ; ancoraaltri organismi di governo risultano praticamente autonomi rispetto aliadominante (ad esempio quelli di Incisa Val d'Arno, neg Ii stessi annidell'esempio precedente, che addirittura designano - lora - lacomposizione dell'esecutivo di governo che si avvicendera alia scadenza delloro mandate-s): altri, infine sono eletti dalla dominante rna sindacati dallacornunita, come nel caso della lega della Valdigreve nel primoQuattrocentow. Anche in questa caso, come si vede, il peso degli ufficialilocali si modella sulle situazioni politic he contingenti e sui rapporti di forzache, fra la dominante e Ie comunita, via via si determinano. Territori direcente acquisizione 0 di consoli data tradizione di autogoverno necessitanodi un trattamento molto piu soft di quello che, invece, si pub riservare aterre che presentano minori problemi.

46 . A. M. ONORI , Comuni rurali..., cit., pp. 113-114.

47 . G. GUIDI, II govemo della citta-repubblica di Firenze del primo Quattrocento ,III, II contado e il distretto, Firenze 1981, p. 89.

48. Statuti della lega del Borgo a San Lorenzo di Mugello (1374), a cura di F.Bellandi, F. Berti, M. Mantovani, Firenze 1984, pp. 3-39.

49. Statuto di San Vito all'Incisa (1379), a cura di F. Sinatti d'Amico, Firenze 1970,pp. 101-103.

50. Statuti della Lega della Val di Greve (1415), a cura di C. Baldini, Firenze 1978,pp. 85,92.

198 La liberta di decidere

A riprova, gli ufficiali delle cornunita di Massa di Lunigiana alia finedel Trecento>t , e non solo quelli cittadini rna anche quelli locali, sono Iefigure di intermediazione attraverso Ie quali la citta evita di intromettersidirettamente nell'amministrazione della periferia, lasciandole una blandaautonomia in tutte quelle iniziative che possono sollevare questa terra dallasua endemica poverta, Anche se , pero, a ben vedere da quanto scrive laLeverotti, controllo blando non e da scambiare con autonomia, poiche gliufficiali, di fatto, sono poco piu che esecutori delle direttive delladominante per Ie questioni di reale peso.

Ma d'altra parte - e questo, credo, e un indicatore significativo - inqualche caso, quando la citra decide di immettere suoi funzionari al postodi quelli tradizionalmente espressi dalla comunita, la decisione si ritorcecome lin boomerang in dan no della citra stessa: come avviene a Sienaquando net 1463':'per garantire i proprietari cittadini dalle frequentiassoluzioni - pronunciate da ufficiali della cornunita nei confronti deimezzadri insolventi per danni dat i - si inventa la carica dei Calli pa iforestieri che applicano, si, can maggiore rigore Ie leggi, rna che proprioper questa costringono numerosi mezzadri alia fuga dai poderi. Tanto checinque anni dopa - come ci dice la Piccinni - la citra si rimangia ilprovvedimento e la nuova magistraturau.

Redazioni statutarie e peso degli ufficiali rappresentano la primacartina di tornasole, rna non la sola. Grohmann, qualche tempo fa,richiamava con forza - e giustamente - alia necessita di capire quale fosseil grado di autonomia economica delle cornunita, e a valutare in questachiave la presenza e il ruolo degli ufficiali di citta53. Si apre, insomma, tuttoun campo di ricerca - del quale sappiamo assai poco, ancora - rna che puodarci anch'esso un quadro non teorico rna reate del grado di autonomiadelle varie cornunita.

51. F. LEVEROTTI, Ricerche sull'amministrazione della vicaria di Massa alia finedel XIV secolo, in «Annali della biblioteca civica di Massa», 1980 (Pisa 1981 l,pp.99-174.

52 . II contratto di mezzadria nella Toscana medievale, III, COil/ado di Siena. 1349­1518. Appendice: la norma/iva. 1256-1510, a cum di G. Piccinni, Firenze 1992, p.78.

53. A. GROHMANN, La storiografia economica relativa all'eta medievale in ltalia(1966-1989), in Due storiografie economiche a confronto: ltalia e Spagna. Daglianni '60 agli anni '80, a cura di A. Grohmann, Atti della tavola rotonda di Torino,17-18 novembre 1989, Milano 1991, p. 116.

Duccio Balestracci 199

Ad esempio, quali pesi e misure venivano adottati dai mercati locali>-?Quali tipi di bannalita vengono imposti dalle dominanti su mulini e altrestrutture simili55? Come si esercita il controllo su strade, corsi d'acqua e sustrutture a energia idraulica'v? E ancora: quanto rimane aIle comunita dei

54. Per il territorio fiorentino, ad esempio, sappiamo che la dominante cerca, dallafine del Duecento, di unificare pesi e misure in uso sui mercati localirapportandoli a quelli della citta, soprattutto al fine di evitare Ie frodi e gliinevitabili problemi che nascono dalla coesistenza di misure differenti su unterritorio politicamente cornpatto. Cost, Prato e costretlo ad abbandonare Ie suemisure nel memento in cui viene sottornesso da Firenze, e Bibbiena pub, sl, ameta del Trecento continuare ad usare Ie sue, rna sotto l'attenta sorveglianza degliufficiali fiorentini (Ch. M . DE LA RONCIERE, Florence. Centre economiqueregional au XIVe siecle, Aix-en-Provence 1976, III , p. 960) . Ma e altr ellanto veroche la volonta politica si scontra con Ie resistenze locali. Alcune localita piliisolate, infatti, dove ancora si fanno sentire la presenza e il peso delle signorie cheIe hanno fino a poco prima dominate (come sull'Appennino 0 nel Mugello),continuano ad usare ancora a meta 'del Trecento Ie loro misure (Ivi, I, p. 27, 22) .de La Ronciere, ad esempio, riscontra ancora a meta del Trecento, in un'area nonpili ampia di 50 Km 2, la coesistenza di almeno sei-otto differenti misure dicapacita per cereali (lvi, III, p. 967-968). Ma se il criterio dell'isolamento di certecomunita pub essere una facile chiave di spiegazione per questo fenomeno, benpili complesse paiono Ie spiegazioni da ricercare per tali sopravvivenze in localitadel tutto centrali e di alta rilevanza economica, come nel caso di alcune borgatedella Val d'Elsa (lvi, I, p. 22; III, p. 1003) . In questa caso, dunque, Ie ragioni dellasopravvivenza a lungo di misure locali saranno da ricercare, volta per volta esituazione per situazione, nelle differenti pattuizioni che queste cornunitastipulano al momenta di entrare a Jar parte dello stato fiorentino . Lo stessosembra potersi dire per il territorio della Lucchesia. Qui, all'inizio del Trecento, lacitta impone I'uso delle sue misure (vedi Lo statuto del comune di Fucecchio....cit ., p. 6), rna il solo fatto di imporre statutariamente una misura significa ancheche essa, automaticamente, veniva applicata?

5. Si veda, per fare un esempio, il caso della ricostituita bannalita intomo al mulinodi Monteroni (di proprieta dell'ospedale senese di Santa Maria della Scala che e,pero a sua volta, un corpo a latere del comune di Siena) alia meta del Trecento,quando per la difesa e la manutenzione della struttura l'ente senese impone unaserie di servizi aile popolazioni della zona (S. R. EpSTEIN, Alle origini dellafattoria toscana . L'Ospedale della Scala di Siena e le sue terre (meta '200-meta'400), Firenze 1986, pp . 85,260). Firenze, nel primo Quattrocento, ricrea talvoltaa favore delle comunita quelle bannalita che sui mulini si erano concentrate inmana signorile (vedi il caso di San Godenzo in G. CHERUBINI, San Godenzo neisuoi statuti quattrocenteschi, in Fra Tevere, Amo e Appennino..., cit. p. 162).

l. In quanti casi si possono riscontrare analogie con quanta accade nel primoCinquecento, ad esempio, con il mulino della cornu nita di Buonconvento nelSenese? In questa caso, infatti, gli uomini di questa localita si fanno carico in

200 La liberia di decidere

diritti di gestione dei beni comuni? Una prima serie di assaggi potrebbefarci propendere per sostenere che - per 10 me no fino a tutto ilQuattrocento-? - Ie comunita continuano a far sentire la loro voce in meritoa queste risorse sia nei confronti delle signorie, sia nei confronti delle citradominanti-s . .

Inoltre: quali magistrature - cittadine 0 locali - so no competenti aindicare Ie direzioni di sviluppo dell'economia agricola? e quali indicazioniesse danno? A Siena, fra Tre e Quattrocento, ad esernpio, ci dice la Piccinni.Ie magistrature cittadine costituiscono un "governo tecnico dell'economia"59e non mi addentro nelle analisi del caso fiorentino per ripetereconsiderazioni gia note sui peso degli indirizzi cittadini in materia diagricoltura.

Per molti altri aspetti, peri'>, solo una serie di campionature esernplatesulle petizioni delle cornunita potrebbero allargarci l'orizzonte delleconoscenze. Campionature che potrebbero essere parecchio ricche diacquisizioni, a quanto e dato capire da una casistica che mi e un po' meglio

maniera determinante della gestione delle strullure molitorie (vedi Gli Statuti delComune di Buonconvento dell'anno 1522, a cura di S. Pucci. Siena 1991).Naturalmente, i due esempi riportati sono solo indicativi dell'esistenza delproblema: ogni possibile deduzione in materia (che pretenda di essereminimamente credibile) necessiterebbe di una ricognizione quanto menu sucampionature omogenee per area geografica e per epoca.

57. Tralascio del tutto I'analisi di quanta accade con la privatizzazione dei benicomunitari in mana ai nuovi signori soprattutto a partire dal XVI secolo.

58. La comunita di Abbadia San Salvatore, sui Monte Amiata, riesce ad imporre, nel1299, che il ruspo delle ghiande e delle castagne sia concordato fra la cornunitastessa e la signoria del monastero (Testimonianze medioevali... , cit., pp. 91-98).Con la conquista fiorentina del Casentino la gestione dei pascoli e dei bose hipassa in mana aile comunita , ancora una volta viste come arma per arginare ilprecedente potere della signoria (vedi 1/ castello di Porciano ill Casentino. Storia earcheologia, a cura di G. Vannini, Firenze 1987. p. 10). rna nel casu dellasignoria dei Camaldolesi su Moggiona (sempre Appennino), al contrario, Firenzenon puo ignorare che questa terra vive in bilico fra la sottomissione vera e propriae I'accomandigia che mantiene nelle mani dell'antica signoria una parte del potere .Ai monaci di Camaldoli, pertanto, rimangono ampi margini di autonomosfruttamento delle risorse del bosco (G. CHERUBINI, Vila comunita rurale dellamontagna casentinese... , cit., pp. 143-144). Sempre sotto Firenze, a SanGodenzo, nei primi anni del Quallrocento, la cornunita ha licenza di catturare chitaglia abusivamente gli alberi del bosco cornunale. I proventi delle relativecondanne vengono ripartiti fra la cornu nita, gli ufficiali e gli eventuali privati chehanno contribuito alia cattura del malfallore (G. CHERUBINI, Sail Godenzo nei

.suoi statuti quattrocenteschi, in Fra Tevere , Amo e Appennino..., cit., p. 161).

59. 1/ contratto di mezzadria.... cit., pp. 18-19.

Duccio Balestracci 201

nota : quella della Maremma senese nel '400, Ie cui comunita invianoripetutamente petizioni al Concistoro di Siena in materia di gestione deipascoli comunitari, di franchigie da difendere, di tasse sulla produzione ailequali cercar di sottrarsi.

Proprio it tema dell'autonomia fiscale appare come uno dei piu difficilia sistematizzarsi. La discriminante - e questo sembra un fatto piuttostochiaro, anche se probabilmente altrettanto ovvio - sembra passare attraversoit tipo di composizione sociale delle singole comunita, E questo, altrettantoovviamente, costruisce un quadro it piu variegato possibile. Le comunitadella Lucchesia fra Tre e Quattrocento, ad esempio, sembrano godere diuna autonomia fiscale reale e anche abba stanza estesa (ad esempio gliuomini del vicariato di Valdilima e Val di Riana gestiscono Ie gabelle inappalto collettivo e tramite appaltatori locali60); gli uomini delle comunitadel Senese, nella prima meta del Trecento, partecipano con propriestimatori all'accertamento fiscale per determinare il carico sullacolletti vita61. Le comunita mezzadrili dello stesso territorio, fra questosecolo e il Quattrocento, per parte loro, sono soggette ad unaregolamentazione complessa e che necessita di una lunghissima serie diinterventi prima di trovare la sua sistematizzazione definitiva che mettad'accordo Ie autonomie fiscali locali, con quelle della dominante interessataa sgravare it piu possibile questa manodopera dei proprietari cittadini62. Ma- e it quadro si scompagina di nuovo - comuni e cornunita del Fiorentino,nella stessa epoca, godono di una certa autonomia fiscale che si appoggiaaile magistrature locali sia per l'accertamento dei redditi63 e l'imposizione,sia per l'esazione delle imposte. Ed e noto, peraltro, che il territoriofiorentino e tutt'altro che omogeneo nell'organizzazione del prelievofiscale.

E non parliamo poi di quei casi - e non son pochi - di autonomiafiscale totale, rna pro-tempore, come avviene a certe comunita del Pisano al

60. Ch. MEEK, Finanze comunali e finanze locali nel quattordicesimo secolo:l'esempio di Montecarlo, in Castelli e borghi ..., cit., pp. 149-151.

61. W. M. BOWSKY, Le finanze del comune di Siena. 1287-1355. ed. it. Firenze1975, p. 120.

62. 11 contratto di mezzadria..., cit., pp. 33-55.

63. All'inizio del XV secolo sette consiglieri di San Godenzo procedonoall'accertamento fiscale degli abitanti della comunita (G. Cherubini , SanGodenzo.... cit., p. 158). Al contrario, gli Estimi della comunita di Castelfranco diSopra alla fine del Trecento sembrano piu direttamente controllati dalla dominantee seguono strettamente le vicende degli Estimi di Firenze (Statuti dei comuni diCastelfranco di Sopra (1394) e Castiglione degli Ubertini (1397), a cura di G.Cameran i Marri, Firenze 1963, pp. 140-141).

202 La liberta di decidere

momento della sottomissione a Firenze, lasciate, rna solo per alcuni anni,total mente padrone del proprio fiscoe-, per acclimatarle gradualmente aliasoggezione fiorentina.

Ma in altri settori, invece, la mana della dominante appare molto piliimmediatamente riconoscibile; si fa sentire pili forte e limita con decisioneIe autonomie, 0 Ie concede con il contagocce. Non e nemmeno il caso diparlare di autonomie militari che compaiono solo in rarissimi casi, comequelli precedentemente segnalati, e peraltro molto precoci65 e destinatiquasi di regola ad essere essi stessi riassorbiti, essendo questa funzione, ingenerale, controllata dalla citta66.

Ne, d'altra parte, mi pare che si possa parlare di alcuna autonomia nelcoinvolgimento che Ie dominanti attuano nei confronti delle cornu nita nelprocesso di re-incastellamento comune a pressoche tutta la Toscana apartire dalla seconda meta del Trecento.

Pili articolato, semmai, e il caso delle autonomie in materia diamministrazione della giustizia.

Anche in questo caso, sembra potersi ipot izzare che solo Ie comunitache godono di particolare situazione di confine e/o di particolare situazioneistituzionale possono anche godere di un corrispettivo grado di autonomiagiudiziaria: come accade, ad esempio, per Sambuca e Pavana nel lorarapporto con la signori a ecclesiastica pistoiesee",

64. L. FABBRI, La comunita di Chianni delle colline pisane nel sec . XV, in LaChiesa in campagna. Saggi sulla storia dei patrimoni ecclesiastici nellaToscana settentrionale (Sec. Xlii-XV), a cura di D. Maselli . Pistoia 1988, p. 73.

65. Si pub parIare di autonomia militare nel caso dell'Abbazia a Sesto che organizzaI'autodifesa nell'XI secolo grazie ad un drappello di uomini Iiberi armati, legati dagiuramento all'abate (A. M. ONORI. L'Abbazia di San Salvatore... , cit ., p. 16).Ma, d'altra parte, 10 stesso fatto che Ie Pievanie fiorentine e lucchesi gia dall'XIsecolo, secondo il Santini, dispongano del proprio vexillum e organizzino Ie loroschiere sotto il comando di un capitaneus (G. SANTINI, I comuni di pieve nefMedioevo italiano. Contributo alla storia dei comuni rurali , Milano 1964, p.183) non significa di per se che Ie cornunita dispongano di queste forze militari inautonomia.

66. Si veda, per fare un solo esempio rna molto significativo, quello che accade incerti castelli del Pistoiese dopa la conquista di questo territorio da parte di Firenze,I castelli del territorio, in questa caso, sono presidiati da guamigioni fiorentine (E.ALTIERI MAGLIOZZI, lstituzioni comunali, a Pistoia prima e dopo l'inizlo delladominazione fiorentina , in Egemonia fiorentina ed autonomie locali nellaToscana nord-occidentale del 'primo Rinascimento: vita. arte, cultura, Atti delSettimo Convegno Intemazionale, Pistoia 18-25 settembre 1975. Pistoia s.d . (rna1978), p. 20 I) .

67. Statuti dell 'Appennino Tosco-modenese.... cit., p. 20.

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Nel contado di Siena vige la legge della dominante almeno per quellecomunita che non hanno "patteggiato" il loro ingresso nello stato;Firenze, dalla meta del Trecento sottrae non poco potere di giudicare aipodesta locali - come ricorda Pinto - per concentrarlo nelle mani dei vicarifiorentinios: gli ufficiali delle cornunita fiorentine dell'ex Lucchesia nelprimo '400 sono sottoposti nel loro operato al controllo del vicario diFirenze69 e perdono perfino quelle prerogative che avevano con laprecedente dorninantetv; gli ufficiali delle leghe stesse non potrannointervenire sulle condanne pronunciate dal rappresentante delladominantett. E solo con la sottomissione a Firenze nel corso del '400 Iecomunita del Pisano, del Pistoiese e dell'Aretino, com'e noto, si vedrannorestituire autonomia di amministrazione di giustizia. Ma questo e un casuampio territorialmente rna tutto particolare e non omologabile a nessunaltro, poiche siamo di fronte alIa costruzione dello stato territorialefiorentino che non trova alcun riscontro in altre parti dell a regione.

II ben noto lavoro di Chittolini in merito (e non mi esporro al ridicolodi compendiarlo qui) ci mostra .aspetti di forte accentuazione delleautonomie (di ogni genere: economiche, fiscali, giudiziarie, militariperfino) nel momenta in cui comincia a prendere corpo un nuovo quadroistituzionale nella Toscana del nord, e nei casi in cui il progetto politico siincontra con le difficolta congiunturali di alcuni terrltori (vedi il Pistoiese)e della necessita di ripopolarli e ripotenziarli. Chittolini stesso parla di uno"spirito di liberta" che illude Ie cornu nita di ritrovare vecchie autonomie 0

di acquisime di nuove. Ma il vento di autonomia si rivela ben presto - dalversante delle comunita - appunto un sogno e niente altro, nel momenta incui nei loro statuti fioriscono pericolose norme antiurbanetz: in cui - comea San Donato nel 1406 - si cerca di far passare norme che prevedono ildivieto per gli ufficiali fiorentini di condannare gli ufficiali della lega73; enel momenta in cui, infine, la stessa Firenze si rende conto che lasciareeccessiva autonomia significherebbe (vedi ancora una volta il caso del

68. G. PINTO, Alia periferia dello Stato florentino: organizzazione dei primivicariati e resistenze locali (1345-1378). in Toscana medievale. Paesaggi ereaIta sociali, Firenze 1993, pp. 54-55.

69. Statuto del Comune di Montecarlo (1437-1442), a cura di G. Tori, in Castelli eborghi...• cit., p. 268.

70. Vedi il confronto con 10 statuto di Montecarlo del 1388 (Statuto del Comune diMontecarlo (1388). a cura di D. Corsi, Firenze 1964).

71. Statuti della Valdelsa.... cit., p. 145.

72. G. CHITTOLINI, La formazione dello stato regionale.... cit., p. 312.

73. Statuti della lega di San Donato in Poggio..., cit., p. 31.

204 La /iberta di decidere

Pistoiese) destrutturare Ie proprieta fondiarie cittadine e I'organizzazionefiscale della citta74 . E Firenze tira Ie redini . Ma tuttavia, lasciandougualmente taluni margini di autonomia che confrontati con que iii pre­fiorentini risultano piu ampi che in passato.

La difesa delle autonomie, comunque, non sempre e delegata adaccordi, bilanciamenti, suppliche, petizioni. Non di rado e una difesa ruvidache oppone Ie comunita alia dominante boicottandone I'amministrazionedella giustizia (come avviene nel Senese del Duecentot"): cercando dirifiutare gli ufficiali preposti aile cariche (come nel caso del Fiorentino fraTre e Quattrocentote), 0 resistendo aile imposizioni fiscali quando queste ­come nel caso ancora una volta del Fiorentino"? - raddoppiano d'un colpofacendo pentire amaramente del passo fatto quelle comunita che si eranodate alia potente citta per cercare di sfuggire aile esose imposizioni di unadominante piu piccola (vedi iI caso delle cornunita del contado di SanMiniato a meta Trecento?"). In questi casi gli atti giudiziari (studiati per ilFiorentino rna che non sono, mi pare, stati presi in altrettantaconsiderazione con questa finalita per altre parti della Toscana) ci mostranola dimensione locale della scontro fra autonomia e soggezione, pieni comesono di sobillazioni e rancori verso la dominante che spell a fiscalmente eche, in cambio, non spende una lira per il miglioramento della periferiat'' .

Vorrei concludere proprio con la constatazione che difficilmente,almena per ora, si potrebbe trarre una conclusione da quanto esaminato.Siamo di fronte ad un arcipelago disperante di situazioni differenti Ie unedalle altre (complicate, a loro volta, dalla consuetudine: in queste note hotralasciato la grande quantita di «si esempre usato cosb e «si e sempre fattocosl- relativi ad una grande varieta di materie e che si ritrovano con unacerta facilita in suppliche 0 petizioni) dalle quali si pub concludere solo ­rna e un'ovvieta scontata in partenza - che non c'e un percorso unico dallaminore alla maggiore autonomia e nemmeno viceversa. C'e una complessitacontraddittoria, articolata, indotta da differenti forme giurisdizionaliriscontrabili nello spazio e nel tempo, che cambia continuamente dietro iIcambiare di situazioni congiunturali e di fenomeni strutturali, che sfugge

74 . G. CHITTOLINI, La formatione dello stato reglonale ...• cit, pp. 314-315.

75 . O. REDaN, Uomini e comunita.... cit, p. 214.

76. Statuti della /ega di San Donato in Poggio..., cit, p. 35.

77 . G. PINTO, Alla periferia dello Stato fiorentino..., cit

78 . F. SALVESTRINI, VII territorio tra Va/de/sa e Medio Valdarno: if dominio di SanMiniato a/ Tedesco durante i seco/i Xlii-XV, in «Miscellanea Storica della

- Valdelsa», XCVII (1991), pp. 141-181.

79. G. PINTO, Alia periferia dello Stato fiorentino... , cit, pp. 59-61.

Duccio Balestracci 205

da tutte Ie parti, Specchio reale, forse, di quella ambiguita di rapporti chedoveva caratterizzare non solo iI rapporto fra istituzioni rna anche quellofra Ie istituzioni e iI modo in cui esse venivano rappresentate dagli individuidi questi secoli. Magari da quei contadini senesi - paradigmi, forse fra i piuchiari, di quanto detto - che nel terribile invemo del 1555, loro che dalladominante avevano dovuto non di rado strappare con Ie unghie ognibriciolo di autonomia, si fecero impiccare agli alberi sotto Ie mura neltentativo di portare nella citta assediata qualche poco di pane chesostentasse la capitale del "loro" stato nell'ultimo disperato tentativo dimantenere la sua autonomia, la sua indipendenza.