Santa Maria di Cerrate. RELAZIONE DELL’ATTIVITÀ SVOLTA NELL’AMBITO DEL PROGETTO BYHERINET
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Progetto BYHERINET – Relazione settembre 2007 Arch. Francesco Gabellone
IBAM - CONSIGLIO NAZIONALE DELLE RICERCHE - VIA MONTERONI C/O CAMPUS UNIVERSITARIO – 73100 LECCE TEL. ++39.0832.422212 FAX ++39.0832.422225
CONSIGLIO NAZIONALE DELLE RICERCHE ISTITUTO PER I BENI ARCHEOLOGICI E MONUMENTALI
LABORATORIO DI INFORMATA APPLICATA AI BENI CULTURALI RESPONSABILE SCIENTIFICO ARCH. FRANCESCO GABELLONE
RELAZIONE DELL’ATTIVITÀ SVOLTA NELL’AMBITO DEL PROGETTO BYHERINET
1. Metodologie utilizzate
Il laboratorio di informatica applicata ai Beni Culturali dell’IBAM di Lecce (IbamITLab) si
rivolge ai settori della conoscenza, valorizzazione e fruizione del Cultural Heritage, attraverso
l’uso delle tecnologie informatiche, seguendo prioritarie linee di attività che possono così
riassumersi:
1. Sviluppo di piattaforme on-line e off-line per la fruizione a distanza dei Beni Culturali (Vir-
tual Archaeology, Augmented Reality);
2. Modellazione tridimensionale e implementazione dei nuovi algoritmi di resa per lo studio
ricostruttivo di monumenti antichi;
3. Rilievo e rappresentazione del costruito attraverso i metodi diretti ed indiretti
4. Authoring di CD-ROM e DVD Video.
Le esperienze maturate nell’ambito di queste attività hanno permesso lo sviluppo di piattafor-
me per la fruizione a distanza dei Beni Culturali, la definizione di metodologie Low-Cost per
il rilievo e la documentazione dei beni mobili ed immobili, nonché la messa a punto di una
pipeline produttiva per applicazioni divulgative in cui si prioritario l’uso della Realtà Virtuale
come strumento di rara potenza per lo studio e la rappresentazione dei contesti antichi e mo-
derni.
Obiettivo prioritario dell’attività svolta dall’IbamITLab nell’ambito del progetto
ByHeriNet è lo sviluppo di metodologie integrate per la realizzazione di modelli tridimensio-
nali eseguiti con tecniche di laser scanner, fotogrammetria e fotomodellazione 3D, applicati a
contesti di età bizantina della provincia di Lecce e della Basilicata, con particolare riferimento
a quei monumenti che denotano elementi di particolare interesse e/o particolarmente rappre-
sentativi del periodo oggetto di studio. I modelli tridimensionali definiti attraverso le metodo-
logie intergrate di seguito descritte, costituiscono una base informativa privilegiata in grado di
rappresentare con estrema accuratezza sia la morfologia architettonica alle diverse scale,
comprendendo sia gli elementi di dettaglio che l’articolazione monumentale nel suo comples-
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so, nonché le caratteristiche tessiturali delle superfici interne ed esterne. I risultati di questo
lavoro sono stati conseguiti ricorrendo in gran parte alle tecnologie image-based seguendo un
approccio induttivo che dal particolare volge al generale, dall’oggetto al territorio, nel tentati-
vo di rispondere ad uno degli scopi principali dell’archeologia moderna: ricostruire sempre
più ampi scenari delle antiche civiltà, nel tentativo di capire ed interpretare il passato. Ogni
monumento è stato rappresentato in rapporto al contesto ambientale in cui è collocato, rimar-
cando i sistemi di relazione che lo caratterizzano e che spesso costituiscono l’elemento prima-
rio necessario per fornire risposte alle soluzioni architettoniche adottate. La finalità principale
di questa ricerca rimane però nella possibilità di rendere fruibili attraverso il web o attraverso
prodotti stand-alone i risultati conseguiti, consentendo agli utenti di visitare i monumenti sia
attraverso sistemi di visita 3D RealTime che attraverso panorami 3D sferici ed interattivi. O-
gni modello tridimensionale viene quindi integrato nel sistema di authoring multimediale, in
cui tutti i media disponibili sul bene in oggetto (audio, video, VRML, QTVR, VR Object,
immagini, tabelle, ecc.) possono integrarsi in un ambiente di fruizione unico, che aggrega le
descrizioni di carattere storico-critiche (inquadramento storico, rapporti con i contesti antichi,
analisi esegetica, ecc.) alle metodologie tecnico-scientifiche di analisi e diagnosi (analisi dei
materiali costituenti, stato di conservazione, studio delle caratteristiche architettoniche, ecc.).
Nell’ambiente interattivo è possibile interagire con le strutture dei siti studiati ed interrogare i
DataBase collegati per consultare planimetrie, dati topografici, ortofoto e documenti storici.
La visita virtuale è inoltre integrata da ricostruzioni in CG (Computer Graphics) che consenti-
ranno all’utente di effettuare una lettura diacronica del monumento e di comprendere meglio
le trasformazioni che lo hanno interessato.
Potremmo sintetizzare il WorkFlow di ogni singolo monumento studiato nel modo seguente:
1. Raccolta della documentazione storica disponibile;
2. Rilievo architettonico delle strutture architettoniche, eseguito con metodi appro-
priati alle caratteristiche peculiari di ogni monumento;
3. Restituzione tridimensionale ed ottimizzazione dei modelli in funzione degli
output previsti;
4. Estrazione degli elaborati bidimensionali e dei contributi video da integrare nei si-
stemi di computer vision o nei prodotti divulgativi stand-alone (DVD Video, mo-
delli VRML, ecc.)
5. Realizzazione di panorama virtuali sferici (QTVR);
6. Implementazione dei modelli 3D e dei contributi QTVR in piattaforme di cono-
scenza nel VR basate su motore RealTime.
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2. SANTA MARIA DI CERRATE
2.1 Cenni storici
L’abbazia di Santa Maria di Cerrate, situata in aperta campagna, nel territorio di Squinzano,
pochi chilometri a Nord di Lecce, venne fondata agli inizi del XII secolo dai conti normanni
ed ebbe una storia comune a molte altre abbazie salentine italo-greche. Ciò che resta oggi di
quello che fu un importante monastero basiliano, tra l’altro sede di un celebre scriptorium, è
un edificio molto rimaneggiato nelle epoche successive, con un’ala porticata addossata al cor-
po originale, un sontuoso pozzo cinquecentesco ed altre pertinenze tarde. Tipica della zona
salentina è la decorazione esterna della chiesa a lesene sottili e ad archetti, mentre di gusto
francese è il ricco portale duecentesco; all’interno la basilica fu rivestita di affreschi tra il XIII
e il XVI secolo, secondo una lunga e continua attività di abbellimento di quello che almeno
fino al Cinquecento fu un importantissimo centro di vita religiosa e culturale. Successivamen-
te il complesso venne trasformato in masseria, tornando solo di recente ad essere un punto di
riferimento culturale per la zona; il restauro della chiesa e degli ambienti circostanti ha per-
messo infatti l’allestimento e la sistemazione di un interessante Museo delle Arti e delle Tra-
dizioni popolari del Salento, dipendente dal museo provinciale.
L’interno della chiesa si presenta come una basilica a tre navate, delle quali la minore sinistra
raccordata al portico duecentesco. La facciata è ritmata da archetti pensili che ne scandiscono
la tripartizione, inquadrando due finestre monofore in corrispondenza delle navatelle e sepa-
rando, in corrispondenza della navata centrale, il piccolo rosoncino dal ricco portale istoriato.
Fig. 1. S. Maria di Cerrate, esterno
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2.2 Il rilievo
Il rilievo architettonico dell’abbazia di Santa Maria di Cerrate è finalizzato alla documenta-
zione dello stato attuale e alla costruzione dei modelli tridimensionali necessari allo sviluppo
delle piattaforme di conoscenza descritte in precedenza. In conseguenza di questo, le opera-
zioni di rilievo hanno riguardato non solo le singole facciate della chiesa, ma anche l’insieme
degli edifici che, ad oggi, cingono l’edificio centrale in un ‘recinto’ fortificato, costituendo
con esso un complesso monumentale inscindibile. Partendo da queste premesse, il lavoro si è
indirizzato, nelle prime fasi, sull’acquisizione della documentazione fotografica di base e sulla
ricerca delle tecniche appropriate per realizzare una restituzione del complesso monumentale
ad alto livello di dettaglio e buona precisione.
Fig.2 Il pozzo ed alcuni degli edifici intorno alla basilica
Come gia detto, considerando le finalità del prodotto di comunicazione ed i problemi specifici
di rilievo, tali requisiti di base sono stati facilmente individuati nelle tecniche di restituzione
basate sulla fotogrammetria digitale ed in particolare nella fotomodellazione. Le motivazioni
alla base di tale scelta vanno sicuramente ricercate nella maggiore flessibilità e facilità d’uso
rispetto alle normali tecniche fotogrammetriche, ma soprattutto nella possibilità di ottenere,
ad un costo estremamente contenuto, modelli tridimensionali di grande precisione (rif. Low
cost met, CIPA). Nel caso specifico, è utile sottolineare che le difficoltà di rilievo dovute
all’altezza complessiva degli edifici unitamente ai problemi di accessibilità su alcuni elementi
architettonici (rosone, tetti, finestre ai piani superiori, ecc.), avrebbero sicuramente richiesto
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notevoli sforzi (e costi aggiuntivi) per la predisposizione delle attrezzature necessarie ad un
rilievo fotogrammetrico tradizionale. È d’altro canto da escludersi a priori, date le premesse,
l’adozione di un sistema basato sulla scansione laser in quanto questo avrebbe richiesto tempi
di rielaborazione maggiori e dati ridondanti sulle superfici piane.
Fig.3 Il pozzo ed il portico duecentesco
Nel rilievo architettonico ‘finalizzato’ ci sembra invece alquanto determinante l’intervento
critico del rilevatore, il quale dovrà individuare, attraverso un’attenta analisi degli elementi
architettonici, i soli punti notevoli necessari alla restituzione. Questa operazione critica del ri-
conoscimento dei punti corrispondenti su riprese fotografiche diverse è anche l’operazione
fondamentale di un rilievo in fotomodellazione. Operativamente è sufficiente individuare i
vertici di ogni elemento architettonico, oppure inserire sulla facciata alcuni target nelle zone
scarsamente caratterizzate, per ottenere modelli tridimensionali completi delle textures map-
pate in proiezione UVW. L’utilizzo di software commerciale e di una semplice fotocamera
digitale per la produzione dell’unico media di base (la fotografia digitale), necessario alla rea-
lizzazione dei vari contributi (modelli 3D, QTVR), può sicuramente rappresentare una meto-
dologia di riferimento anche i realtà operative medio-piccole, con bassi budget a disposizione.
Al di là delle facilità d’uso e dei notevoli risultati che qualsiasi operatore mediamente esperto
potrà trovare nel rilievo basato sulla fotomodellazione, tale tecnica consente, com’è già stato
detto, di ottenere dei modelli tridimensionali a basso numero di poligoni completi di texture.
Questa caratteristica è di non poco conto, se si considera l’utilizzo di questi modelli come ba-
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se operativa per lo sviluppo di prodotti di comunicazione basati su metafore 3D. Ogni solu-
zione ‘desktop’, ma ancora di più ogni utilizzo sul web, richiederebbe modelli ottimizzati per
una gestione ottimale su macchine con dotazione hardware nella media.
Fig.4 Particolari costruttivi. Il rosone con i pilastrini mancanti ed un capitello pertinente al portico
Fig.5 Particolare dell’interno della basilica
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2.3 Le ricostruzioni tridimensionali
Il lavoro ricostruttivo ha interessato contemporaneamente gli esterni del complesso e gli in-
terni della chiesa, prestando particolare attenzione al problema del Restauro Virtuale degli af-
freschi oggi visibili sulle pareti delle navatelle. Questi affreschi mostrano evidenti i segni del-
le picchettature operate per far aderire lo strato di intonaco oggi rimosso, il quale era
anch’esso ricoperto da un altro ciclo di affreschi, oggi conservati e visitabili nelle sale
dell’adiacente museo. Attraverso i metodi dell’archeologia virtuale, o meglio del Restauro
Virtuale, queste pitture sono state ricollocate nella loro posizione originaria, al di sopra degli
affreschi più antichi; l’utente potrà così visualizzare in un unico prodotto la cronologia delle
fasi storiche documentate e conoscere in pochi minuti un’evoluzione storica durata secoli.
Fig.6 Restituzione in fotomodellazione della chiesa
Sono state sviluppate due tecniche distinte di restauro digitale: la prima è stata impiegata per
la ricomposizione di un affresco del XIII secolo posto lungo la parete sud dell’aula della chie-
sa il quale, a seguito di diverse attività edilizie che hanno comportato lo smontaggio e il suc-
cessivo rimontaggio di una parete dell’edificio sulla quale era dipinto, si presenta attualmente
privo di coerenza iconografica caratterizzato da un riassemblaggio che conferisce a questo af-
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fresco un effetto di puzzle. Nella problematica specifica del restauro dei cicli pittorici il re-
stauro digitale è intimamente legato a tutte quelle operazioni preliminari alla stesura di un
progetto di conservazione, secondo l’approccio del cosiddetto “restauro guidato” che consen-
te, in primo luogo una pre-visualizzazione di ipotetici interventi, ma soprattutto di ripristinare
la leggibilità e l’unità formale dell’opera d’arte nella sua figuratività, nel rispetto dei principi
acquisiti del moderno restauro: distinguibilità, reversibilità, minimo intervento e compatibili-
tà. Per la restituzione dell’affresco si è in primo luogo proceduto alla ripresa fotografica attra-
verso una base d’appoggio con target delle singole parti dell’affresco impiegando tecniche di
fotogrammetria. Successivamente si è provveduto a ricollocare in digitale, tutte le parti su
un’unica base fotografica ad alta definizione. Il risultato ottenuto ha consentito, da una parte,
la parziale restituzione dell’affresco e, dall’atra parte, la creazione di una texture successiva-
mente applicata al modello 3d della chiesa nella fase duecentesca.
Altri casi di restauro digitale di cicli pittorici hanno interessato la ricollocazione di due affre-
schi tardo-medievali staccati durante i lavori di restauro della chiesa del 1970 e oggi conser-
vati nell’adiacente museo. Anche in questo caso sono state eseguite prese fotogrammetriche
ad alta risoluzione delle pitture e in seguito, attraverso l’utilizzo di fonti d’archivio quali vec-
chie fotografie e incisioni a stampa sono stati ricollocati nella loro posizione originaria
all’interno di nuovo modello 3d, relativo alla fase ‘800. La realizzazione di modelli 3d relativi
alle singole fasi storiche della chiesa conduce ad una definizione di ‘restauro digitale 3d’, in-
teso non come modalità di ricostruzione ideale di un manufatto architettonico, ma come me-
todologia per la verifica e la sintesi dei dati analitici, finalizzati allo studio della logica fun-
zionale e strutturale di un edificio attraverso innovativi metodi di visualizzazione.
Tecniche di simulazione della luce attraverso radiance map o HDRI, displacement sub-
poligonale per la resa delle murature, generazione di filamenti per le distese di erba e subdivi-
sion surfaces a controllo manuale per la modellazione delle superfici complesse (capitelli, e-
lementi scultorei, ecc.), sono solo alcune tra le tante features applicate nello studio ricostrutti-
vo di S. M. di Cerrate. Lo studio ricostruttivo di un monumento può oggi utilizzare produtti-
vamente le tecnologie 3d ed i sistemi avanzati per la visualizzazione raggiungendo risultati
solo pochi anni fa inimmaginabili. Studiare un monumento in ogni dettaglio visualizzandone
forma e colore nelle tre dimensioni è ormai un’insostituibile aiuto per i ricercatori, ma il com-
puter e le tecnologie avanzate sono solo strumenti ed in nessun caso possono diventare il fine
della ricerca. Il caso di studio proposto in questa sede permette, grazie all’uso delle tecnolo-
gie, di aprire una finestra sul nostro passato, ma il vero obbiettivo è, e rimane ancora una vol-
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ta, la ricerca storico-archeologica, che grazie alla Realtà Virtuale può essere raccontata e rap-
presentata come mai prima d’ora.
Fig.7 Restituzione parziale ed estrazione delle ortofoto necessarie al texturing
Fig.8 Post processing nel sw di modellazione 3D
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90 95 100 105 110 m
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PLANIMETRIA
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Modellazione 3D, rilievo e rendering a cura dell’ITLab di Lecce.
Francesco Gabellone (responsabile scientifico)
Marcello Corrado
Ivan Ferrari
Francesco Giuri
Massimo Limoncelli
Ogni riproduzione deve essere preventivamente autorizzata.
© IBAM ITLAB 2007-2008