Pozzallo e Malta: padroni di barche e patrioti nel Risorgimento Italiano (1848-1859)

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Scaffale del nuovo millennio 120

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Scaffale del nuovo millennio

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pozzallo città di mareStoria di uomini, velieri e potere

volume i

a cura diGiuseppe barone

bonanno editore

volume pubblicato dal comune di Pozzallocon il patrocinio e il contributo della regione Siciliana

e della facoltà di Scienze Politiche dell’università di catania

iSbn 978-88-7796-467-0

Proprietà artistiche e letterarie riservatecopyright © 2011 - Gruppo editoriale s.r.l.

acireale - roma

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indice

intervento del Sindaco

dott. Giuseppe Sulsenti pag. 7

intervento dell’aSSeSSore alla cultura

prof. Attilio Sigona ,, 11

dai borboni a muSSolini.Profilo Storico di una città marinara

di Giuseppe Barone ,, 15

da caricatore a comune (Secoli Xiv-XiX)di Domenico Ligresti ,, 97

Pozzallo e malta: Padroni di barche e Patrioti

nel riSorGimento italiano

di Alessia Facineroso e Chiara Maria Pulvirenti ,, 151

clero e laicato in una comunità in formazione

di Concetta Sirena ,, 199

le reti della Solidarietà:mutualiSmo ed emiGrazione

di Grazia Dormiente ,, 253

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Pozzallo e malta: Padroni di barchee Patrioti nel riSorGimento italiano

di Alessia Facineroso e Chiara Maria Pulvirenti

1. le rotte commerciali e la coSPirazione (1848-1859)*

Poggiata sul cuore del mediterraneo, malta vive un’intimità strettae continua con la Sicilia; quello con Pozzallo, poi, è un rapporto percosì dire “dovuto”, grazie soprattutto alla velocità del collegamentovia mare. i legami tra la città e l’isola, inizialmente, hanno l’esclusivafisionomia di rapporti commerciali: i traffici da Pozzallo trovano inmalta uno sbocco privilegiato, in un costante import-export di prodottialimentari, tessuti, legname e diverse altre qualità di manufatti arti-gianali.

nella prima metà dell’800 da tutta la Sicilia si diramano infatticollegamenti costanti con i principali porti del mediterraneo, equello con malta è un legame particolarmente intenso, che tra-sforma il protettorato britannico in un importante «centro di rac-colta e smistamento sia dei prodotti siciliani che dei manufattiinglesi»1. la mancanza di risorse della colonia inglese rende neces-sario un traffico continuo con le sponde della Sicilia: si importa so-prattutto il grano, «in ragione di oltre i tre quarti del fabbisognocomplessivo»2, poi tutti gli altri generi di prima necessità. fra le merciesportate – rese competitive dall’assenza di dazi in uscita – figuranoinvece manufatti di cotone, sigari, filigrane d’oro e d’argento, pietrada costruzione, mobili in legno.

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* alessia facineroso, università degli Studi di catania.1 r. battaglia, Attività commerciali nei porti della Sicilia tra Settecento e Ottocento,

in G. Simoncini (a cura di), Sopra i porti di mare, iii, Sicilia e Malta, firenze 1997,p. 149.

2 l. bartolini Salimbeni, Il porto di Malta, in G. Simoncini (a cura di), Opcit., p. 276.

commerci così intensi e diversificati restituiscono un’immaginecosmopolita degli scali siciliani nell’ottocento. Scrive battaglia:

nel XiX secolo […] si conferma in diverso modo il carattere varia-mente internazionale di ciascun porto dell’isola. anche la frequentelinea per malta rientra di fatto in quel carattere, perché la sua anima-zione ricade per intero nel rapporto del commercio estero dalla Sicilia.Porti come mazara, Scoglitti, Pozzallo […] allorché registrano partenzesolo per malta, confermano l’esistenza di una linea direttamente in-terconnessa con il commercio inglese che preferiva quel punto inter-medio di commercializzazione3.

è una comunità di navigatori, quella pozzallese, che basa la pro-pria sussistenza quasi esclusivamente sul mercato via mare, un marefatto per il lavoro e – vedremo – per l’avventura, vissuto pienamentecome esperienza di vita maturata nella navigazione. Si tratta di uo-mini che

con la conoscenza, il lavoro, il consumo, entrano in contatto con ilmare, regolando i confini dei propri insediamenti di interfaccia e sfrut-tandone le risorse4.

alla popolazione del luogo si è aggiunto anche un nutritogruppo di commercianti provenienti dalla parte continentale delregno delle due Sicilie, che hanno fatto di Pozzallo la loro nuovadimora: sono i Pandolfi, gli avitabile, gli armenia.

anche i loro nomi – e quelli delle loro navi – sono tra quelli checosì sovente ricorrono nei rapporti settimanali sulle imbarcazioni inentrata e in uscita dal comune di Pozzallo5. da questi resoconti èpossibile provare a ricostruire il costante movimento di legni cheanima la vita della cittadina, scandendone ritmi e tempi: i capitanipercorrono la rotta Pozzallo-malta fino a tre volte in una settimana,

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3 r. battaglia, Op. cit., p. 150.4 P. frascani (a cura di), A vela e a vapore. Economie, culture e istituzioni del mare

nell’Italia dell’Ottocento, roma 2001, p. Xiii.5 v. archivio di Stato di Siracusa (aSSr), intendenza borbonica, buste

3700-3707.

e pare che ognuno di loro riesca a crearsi una o più tipologie discambi in cui “specializzarsi”; vediamo così la famiglia Scala, con ilsuo paranzello Veloce, impegnata a trasportare ricotta, legname eferro; vincenzo armenia, sulla Santa Maria di Positano, coinvolgerele due isole in fitti scambi di zucchero, grani, vino, seta e cotone;Giuseppe Sigona, a bordo del S.Giuseppe, condurre carichi di pen-tole, mattoni, sedie e mobili. e poi, ancora, carlo emilio con il Ro-berto; ignazio Sigona con la Gesù, Maria, Giuseppe; orazio colombosul Nettuno; Giovanni ruggiero e la sua Rosina: un’estesa rete discambi avvolge il tratto di mare che divide malta dalla Sicilia, e sem-bra congiungere le due isole attraverso una catena fatta di oggetti, dicommerci, di arrivi e partenze sempre più ravvicinati.

c’è un momento, tuttavia, in cui i rapporti tra le due sponde mu-tano di segno, trasformando le rotte commerciali in qualcosa dimolto più complesso e rischioso. Quel momento ha una causa, la ri-voluzione; e, naturalmente, una data: il 1848.

Uno sguardo da lontano

lo scoppio della rivoluzione siciliana, a malta, non è una sorpresaper nessuno: da mesi i giornali dell’isola seguono con interesse ilfermento che serpeggia fra la popolazione, il travagliato diffondersidi lettere e giornali clandestini, i continui spostamenti della flottabritannica nei porti siciliani. malta ospita già – fin dal fallimentodelle insurrezioni dei primi anni venti – un consistente numero dirifugiati politici, sfuggiti alle condanne borboniche e ansiosi di se-guire da spettatori partecipi gli avvenimenti della patria. il soggiornonell’isola ha intrecciato le loro vite a quelle di altri esuli, provenientida quasi tutte le regioni di quell’italia ancora solo sperata, e tuttaviagià infinitamente reale nei loro pensieri; la libertà di stampa, chel’isola si è conquistata nel 1837 – dopo una strenua lotta con le au-torità britanniche – ha dato loro la possibilità di dare libero sfogo aquei pensieri audaci, e di riconsegnarli per iscritto alla patria lontana.

così, all’alba del 1848, le testate si mostrano felici di propagareil boato rivoluzionario:

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le notizie che ci provengono dalla Sicilia sono consolanti per la causaitaliana […]. era il 12 del corrente, ed il rumore del cannone dovevaannunziare al troppo sofferente il giorno della nascita del suo re.tuona l’artiglieria, ed in risposta tutte le campane suonano a stormo.Questa chiamata (tanto desiderata dagli oppressi) chiama i cittadini ditutte le classi in armi; essi si riuniscono in più luoghi, e sfidano la truppaa sloggiarli. i militari ricevono ordini di attaccare quella massa disor-dinata, e quasi priva di armi offensive – attaccano e sono respinti congrave perdita6.

le parole appartengono al Mediterraneo, il vero rifugio letterariodegli esuli approdati a malta. il giornale è stato ideato da due di loro,carlo cicognani e tommaso zauli Sajani7, e raccoglie con la pas-sione di chi li vive in prima persona i sogni, le lotte, le idee dei patriotiitaliani. moltissimi altri torchi dell’isola, comunque, dedicano le pro-prie pagine ai fatti di Sicilia: a salutare il 12 gennaio come una datadi liberazione c’è pure la stampa filo-britannica – il Malta Times, so-prattutto – portavoce delle ambizioni inglesi di dominio sulla Sicilia,e persuasa che la sollevazione del ’48 possa rivelarsi un’occasionestraordinaria per la madrepatria di ricoprire un ruolo da protagonistanei destini futuri dell’isola. in aprile, poi, vede la luce una nuova te-stata redatta da esuli, molti dei quali siciliani: il Bulletino Maltese. l’esor-dio del primo numero è un saluto al ’48:

Questo anno segna il cominciamento di una grande epoca – l’epocain cui dal sentiero dell’espiazione e delle prove c’iniziamo ad una vitadi eguaglianza, di libertà, di fratellanza […]. i lamenti dell’infelice Po-lonia e dell’italia; […] la ferocia dei governi […] erano motori suffi-cienti per chiamare l’europa ad un comune riscatto, cominciamentodi una comune felicità8.

le notizie continuano così a rincorrersi per mesi, facendo dimalta la sede preferenziale per una comunicazione politica libera, e

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6 national library of malta (nlm), «il mediterraneo», n. 496, 26 gennaio1848.

7 cfr. b. fiorentini, Il giornalismo a Malta durante il Risorgimento italiano, inaa.vv., Echi del Risorgimento a Malta, milano 1982, pp. 34-35.

8 nlm, «bullettino maltese», n. 1, 1 aprile 1848.

su larga scala: i giornali stampati sull’isola approdano clandestina-mente nei porti d’italia, il più delle volte traghettati dalle navi mer-cantili, e poi diffusi attraverso i canali della lotta politica. Quei foglisono in grado di contenere e amplificare la speranza di chi combatte,di chi resiste, di chi – da un rifugio più o meno lontano – non puòfar altro che scrivere.

a partire dai primi mesi del 1849, tuttavia – e soprattutto dopola caduta di messina – quella speranza comincia ad apparire una do-lorosa illusione. il 10 aprile il Portafoglio Maltese dà la notizia dellapresa di catania:

un’altra città della eroica Sicilia vien di toccare la sorte dell’infelice mes-sina. catania è oggi anch’essa caduta in mano dei soldati borbonici9.

Gli ultimi sussulti d’orgoglio della Sicilia avvincono malta: lastampa dell’esilio percepisce chiaramente quali trame sotterraneestiano uccidendo la rivoluzione, così spara a zero sulle ambiguità deimoderati e sugli abusi della Guardia nazionale, sulle rapaci media-zioni della francia, sui torbidi maneggi della sua «comare inglese»10.

Sul finire di aprile, una lettera giunta da Palermo dà l’annunciodella fine, a sole 30 miglia:

26 aprile[…] il blocco è attivato: – tre fregate napolitane incrociano nel Golfodi Palermo. le truppe napolitane si aspettano a momenti, e v’è chidice che son distanti 30 miglia11.

l’indomani, ruggero Settimo sale sul Bulldog, un vapore inglesemesso a disposizione dal governo di londra. Quando il giornalevede la luce, è già approdato a malta. da quel momento, gli arrivi sisusseguono, incessanti: il 28 aprile sbarcano Stefano interdonato ePietro marano, il 30 luigi Pellegrino; in maggio – dopo essere statirifiutati a marsiglia – arrivano sul Bosphore Scarperia, Parlato e

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9 nlm, «il Portafoglio maltese», ii supplemento al n. 570, 10 aprile 1849.10 nlm, «il mediterraneo», n. 561, 25 aprile 1849.11 ibidem, n. 562, 2 maggio 1849.

romeo. Poi, michele amari e Giorgio tamajo, Pasquale calvi e Ga-briele carnazza; infine ignazio calona e vincenzo de marco, lafarina, raeli e la masa, biscari, e d’ondes reggio.

e assieme a loro, centinaia di altri: gli uomini del governo e lagente comune, egualmente in fuga da speranze deluse.

Solo il mare, s’è visto, separa le due isole, ed è ancora una voltaquella distesa d’acqua a divenire terreno d’incontro tra le due sponde.il «sentimento del mare» si carica adesso di nuove valenze, legatealla possibilità di assumerlo a presupposto indispensabile della patriache si vuole provare a costruire dall’altrove. Quel mare, quel luogo/non-luogo, che rifiuta l’univoca appartenenza ad un limite certo, lo stessomare che abbraccia le due isole diventa adesso il contesto concretodelle comunicazioni politiche, viene declinato in funzione nazionale12.

Si pongono le basi, in questo modo, per la creazione di una verae propria «coscienza politica del mediterraneo», la consapevolezzadell’intrinseca importanza di quello spazio condiviso in funzione dicollegamento, di dimensione dell’agire, di banco di prova per un ini-ziale processo di nation-building fatto di tentativi, di progetti, di qual-che vittoria e molti fallimenti:

una parte significativa dell’azione insurrezionale democratica si svi-luppa e fallisce proprio sullo scenario dell’interfaccia terra-mare. in-nanzitutto la geografia del paese: gli abbandonati e spesso inaccessibililitorali sono teatro dell’azione e in certo modo ne condizionano il de-stino. l’italia da unificare è priva di un sistema di comunicazioni in-terne e, quindi, si ricompone e si ritrova […] attraverso le vie del marepercorse dalla navigazione di cabotaggio. di qui il carattere forzata-mente incursivo ed esterno dei tentativi insurrezionali che costellanol’intera vicenda risorgimentale13.

episodi, questi, assai frequenti, colorati di ingenui entusiasmi,troppo spesso segnati sul nascere dall’impreparazione, dalla fretta,

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12 il mediterraneo, del resto, è da diverso tempo al centro delle riflessionidegli esuli anche come presupposto identitario della nazione italiana; v. in pro-posito f. barbieri e d. visconti, Il problema del Mediterraneo nel Risorgimento, mi-lano 1948.

13 P. frascani, Il mare, bologna 2008, pp. 29-30.

dai contesti ostili in cui vengono concepiti. Si tratta il più delle voltedi veri naufragi politici, curiosamente e metaforicamente affini a quelliche si consumano sulle rotte marittime:

la dinamica del loro svolgimento ripercorre uno schema consolidatoe destinato ad assumere un elevato contenuto simbolico nell’immagi-nario politico nazionale. i liberatori vengono dal mare, uno spazio resolibero e agibile al commercio. il territorio costiero a cui guardano co-stituisce l’oggetto vagheggiato da conquistare e redimere politica-mente: il patrio suolo oppresso dalla tirannide14.

Protagonisti di punta di simili avvenimenti non possono che es-sere gli esuli, ma questi episodi giungono solo alla fine di un lungo– e travagliato – processo di rielaborazione del fallimento della ri-voluzione.

vivere l’esilio, del resto, è una prova difficile. Presto, questi uo-mini si trovano a sperimentare l’intima condizione di alterità che ca-ratterizza il dispatrio:

la soglia della doppia appartenenza. ma anche di una possibile doppiaassenza: essere qui e là contemporaneamente, e non essere mai davveroin nessun luogo (inteso come luogo mentale), restare sospesi tra ilpaese di origine e quello di arrivo15.

Sono sequestrati da un’incessante nostalgia, da una vera passionedell’assenza: della famiglia, della Patria, dell’ideale, di quanto c’è di caro,e irrimediabilmente lontano, nelle loro vite. Se la rivoluzione era statal’innamoramento del presente, il rapporto con il tempo subisce adessouna brusca inversione: è il rimpianto del passato la cifra del dispatrio;un rimpianto che porta a ricordare, a rievocare ossessivamente.

ancora nel novembre del 1849, Giuseppe ramirez, il consolenapoletano a malta, avverte l’esigenza di rassicurare il Principe diSatriano sull’inerte disfattismo degli emigrati:

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14 ivi, p. 30.15 J. ockayová, Dispatrio e scrittura, in f. Sinopoli-S. tatti (a cura di), I confini

della scrittura. Il dispatrio nei testi letterari, ibernai 2005, p. 25.

i titolati e que’ di rango fan vita alla campagna, ne’ casali ed in città ri-tirati […]. la maggior parte di essi, a quattro e sei riuniti passeggia lamaggior parte del giorno in questa piazza di Giorgio, o nell’altra dellavittoria chiacchierando, discutendo di notizie e pascendosi d’aria16.

Presto, però, nutrirsi d’aria inizia a non bastare più. dopo il primoperiodo di smarrimento, dopo i rimpianti e la rievocazione del pas-sato, sono in molti ad avvertire l’esigenza di dare al proprio soggiornouna connotazione più attiva, di imprimere una svolta decisa all’es-senza stessa dell’espatrio. lentamente, le dimore dell’esilio smettonodi essere percepite come sedi di passaggio, in cui il tempo resta so-speso. Si inizia a prendere confidenza con i luoghi, la gente, i co-stumi. Gli esuli diventano protagonisti di un nuovo modo di vivere,«facilitano l’introduzione di innovazioni, fra l’altro nel campo dellastampa e delle pubblicazioni giornalistiche, promuovono attività im-prenditoriali e commerciali, creano occasioni e stabili forme di con-tatto con la cultura d’origine»17.

con i pochi risparmi che ancora posseggono, poi, provano a riac-cendere la scintilla della rivoluzione. le rotte commerciali sembranoloro la via più veloce e sicura per allacciare di nuovo i contatti con laSicilia: da quel momento, le navi che salpano da malta vengono as-soldate per la cospirazione. Si comincia con le lettere e i manifesti,nella certezza che lo spirito pubblico abbia bisogno di essere stimo-lato. ben presto, però, le spedizioni non si limitano più alle sole parole.

nell’aprile del 1850, è un allarmato direttore di Polizia napole-tano quello che scrive in Sicilia al duca di taormina:

eccellenza,[…] continue spedizioni di armi, specialmente corte, si fanno da maltaper la Sicilia, nascondendole nelle botti di zuccaro; […] per ovviarsiad un tale inconveniente, sarebbe utile eseguirsi accurate e diligenti vi-site, praticate da abili agenti doganali all’indicato genere18.

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16 aSP, ministero luogotenenziale di Polizia, 1850, b. 652 bis. comunicatodel 21 novembre 1849.

17 S. bono, Un altro Mediterraneo. Una storia comune fra scontri e integrazioni,roma 2008, p. 115.

18 archivio di Stato di Palermo (aSP), ministero luogotenenziale di Polizia,

anche i rapporti del console ramirez, si fanno più concitati:l’«attivissima demagogia italo-siciliana» degli esuli inizia ad esserepercepita adesso come una minaccia reale. Sul finire del 1850, egliscrive più volte al governatore della Sicilia:

eccellenza!col mio rapporto riservato del 31 ottobre […] ebbi l’onore di esporlei motivi pei quali le frequenti relazioni che esistono tra questa isola dimalta e la prossima Sicilia sono estremamente nocive per la quiete delregno. Peraltro […] non era peranco mia cognizione che esistesseroin malta leggi abbastanza rigorose da impedire gli eccessivi scandalidel torchio19.

il console caldeggia, così, un’immediata presa di posizione daparte della corte napoletana:

non v’ha dubbio che, qualora il governo di S. m., ad oggetto di farcessare in gran parte i sistematici attacchi che la stampa maltese gli di-rige contro, opinasse avvalersi di tali ordinanze fin qui neglette […]non v’ha dubbio, ripeto, che il Paese, collo svolger del tempo, mute-rebbe sensibilmente fisionomia, e che man mano verrebbe a pulsarmen violenta l’acuta febbre rivoluzionaria che agita una frazione delpopolo20.

in chiusura, ramirez non manca di ribadire la sua amara “dia-gnosi”:

il traffico sussistente tra la Sicilia e questa colonia britannica è in granparte bugiardo e illegittimo […] in quanto che, sotto il manto di tran-sazioni commerciali, sono invece maneggi politici che si combinano edefiniscono, interessi rivoluzionari che si bilanciano e trattano, e infinearmi che si acquistano e che si esportano nei reali dominj21.

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1850, b. 652 bis, lettera del direttore di Polizia al duca di taormina – napoli,8 aprile 1850.

19 aSP, ministero luogotenenziale di Polizia, 1850, b. 652 bis, lettera del13 novembre 1850.

20 ibidem.21 ibidem.

Questo traffico bugiardo e illegittimo non può che guardare a Pozzallocome a uno dei suoi protagonisti principali, soprattutto grazie al-l’esperienza dei tanti «uomini del traffico e della bottega»22, quei ca-pitani-commercianti che già così bene conoscono la via per malta.

diventate anche contenitori di idee, le relazioni commerciali trala città e l’isola iniziano così a destare i sospetti delle autorità.

nell’estate del 1850 l’intendente di noto chiede – e ottiene – dalluogotenente Generale di Sicilia che una pattuglia speciale di sor-veglianza, munita di armi, venga destinata alla rada di Pozzallo perimpedire gli sbarchi clandestini e l’arrivo di stampa sediziosa dal-l’estero. così il segretario del luogotenente di Sicilia né dà notiziaal direttore di Polizia:

Signore,l’intendente di noto ha fatto conoscere al real Governo che […] hanoleggiato in Pozzallo un ontro addetto alla sorveglianza di quellalinea, destinato avendolo nel litorale da Pozzallo alla marza, facendostazione nelle acque di S. maria di focallo […]. il suddetto ontro […] è stato anche munito di fucili, sciabole, cartucci, giusto il permessoottenutone dal Generale comandante le armi in Siracusa23.

è interessante leggere i nomi dell’equipaggio dell’ontro destinatoa presidiare la costa:

Giuseppe Schiazzano – Giuseppe armenia – antonio Sigona – ora-zio colombo – Giovanni ruggiero – michele ruggiero – orazio can-narella24.

non è difficile notare come quegli uomini siano gli stessi checosì spesso svolgono in prima persona i traffici che si intende sor-vegliare. Pare, insomma, che le maglie del controllo non siano suf-ficientemente strette da riuscire a bloccare l’attività clandestina viamare, obbligate come sono a servirsi di un personale che appare già

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22 r. zezzos, I commercianti nel Risorgimento, roma 1961, p. 5.23 aSP, ministero luogotenenziale di Polizia, 1850, b. 649, lettera del 3

agosto 1850.24 ibidem.

profondamente “avvezzo” alla pratica del contrabbando e del tra-sporto clandestino.

Gli avvenimenti degli anni successivi confermano una simile ipo-tesi: quella di Pozzallo è a tutti gli effetti una rada “pericolosa”.

a giugno del 1851 tutta la città è preda di fermenti, per un ritro-vamento eccezionale. l’intendente di noto ne dà subito comuni-cazione al luogotenente:

il Sottointendente del distretto di modica mi ha riferito che il capourbano di Pozzallo nel giorno 3 di questo mese vide in fondo al mare,e precisamente a poca distanza della scogliera della balata un cannon-cino di ferro, che fece trarre e condurre nel posto di buon ordine, doveattualmente trovasi conservato25.

il luogotenente dispone che l’arma venga immediatamente con-dotta a Siracusa, e intanto dà il via alle indagini: è quasi certo che ilpiccolo cannone fosse a bordo di una delle barche che solcano ilmare per arrivare fino a malta; potrebbe essere stato abbandonatoper timore di un controllo, o forse è semplicemente caduto in acquaa causa di una tempesta. l’individuazione della barca che lo traspor-tava è a quel punto una priorità assoluta: la punizione esemplare delcolpevole – con l’arresto e l’immediato sequestro della licenza dimarinaio, ovvero l’impossibilità di svolgere il proprio lavoro per deimesi – pare l’unico modo efficace per bloccare il sinistro connubiodi cospirazione e commercio che sta “contaminando” Pozzallo.

tuttavia, dopo giorni di controlli e interrogatori, è impossibilescovare il responsabile del reato, o anche un semplice sospettato: lacittà si è rifugiata in una coltre di silenzio. il caso viene dunque ar-chiviato, ma l’ansia delle autorità è tutt’altro che sedata.

La fuga

dopo appena qualche mese, un episodio eclatante torna a rinfoco-

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25 aSP, ministero luogotenenziale di Polizia, 1851, b. 660, lettera del 10giugno 1851.

lare quei timori mai sopiti: durante una perquisizione, nel paranzellodi raffaele Scala – tra i marinai più in vista a Pozzallo – vengonorinvenute alcune lettere di esuli maltesi, pronte per essere recapitatein Sicilia. la barca è stata immediatamente sequestrata, assieme alsuo scottante contenuto, ma il capitano è riuscito a scappare, rincorsoda un mandato di arresto immediatamente emesso a suo carico.tutto il distretto è adesso impegnato nella ricerca del fuggiasco, e ilfermento si sposta di città in città.

alla fine di ottobre, il Sottointendente di modica scrive a noto:

Signor intendente,mi è grato riferire […] che lo spirito pubblico di questo comune è giàrientrato nello stato normale […]. Solo debbo sommetterle che nondesisto dal far perseguitare il noto raffaele Scala. Prego però lei a volerdisporre che il medesimo non possa imbarcarsi su d’altro legno, ed inaltri punti marittimi. Precisamente dovrà degnarsi far sorvegliare lamarina di Pachino26.

appena due giorni dopo, è il capitano d’armi del distretto ascrivere all’intendente in merito all’avventura di Scala. trovare il lati-tante si sta rivelando un’impresa assai ardua, e pare indispensabilela cooperazione di tutte le forze a disposizione:

Signore,al giungermi grato foglio […] col quale riservatissimamente ordina-vami l’arresto di raffaele Scala, una brigata di 5 soldati di mia pienafiducia partirono da qui per darvi la debita esecuzione.credeva che un tale arresto agevolmente si fosse fatto, attesa la circo-spezione adoprata […] ma non so come malgrado ciò vennero in fallole rigide e severissime perquisizioni che si fecero in casa dello stesso,del di lui padre, di un amico […]. appunto perché tornato vano questotentativo, ho raddoppiato or le valenze ed il mio impegno; ma affin-ché non venisser delusi gli sforzi della compagnia […] crederei som-mamente proficuo avvertire ella, colla sua influentissima autorità,gli impiegati marittimi che sorvegliassero strettamente le ripe di lorogiurisdizione27.

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26 aSSr, intendenza borbonica, b. 3784, lettera del 31 ottobre 1851.27 ivi, lettera del 2 novembre 1851.

Presto, l’eco della vicenda giunge sino a Palermo. il direttore diPolizia, maniscalco, si mette immediatamente in contatto con l’in-tendente di noto:

la prego a disporre che sia ritirata la patente di padron di barca al no-minato raffaele Scala da Pozzallo, di cui ordinerà anche l’arresto, es-sendo riconosciuto che per lo addietro si è costui fatto organo dellacriminosa corrispondenza fra gli emigrati e gli interni demagoghi28.

Squadre di soldati e pattuglie di Polizia urbana presidiano le zoneintorno a Pozzallo, perquisiscono le case disseminate per la campa-gna, interrogano familiari e amici. di raffaele ancora nessuna trac-cia. il capitano d’armi, tuttavia, non si rassegna, anche se inizia afarsi strada in lui il sospetto che l’uomo possa prima o poi prenderela via del mare per espatriare. così scrive all’intendente:

Spero che, col persistere del medesimo impegno, ove egli non abbiastraregnato finoggi o non straregnerà in avvenire, potrò in avvenireragguagliarla dello adempimento di tale incarico29.

l’allerta è generale. tutti i porti dell’isola sono ormai sorvegliati,e a rosolini – che una segnalazione anonima ha indicato comenuovo rifugio del latitante – una pattuglia scandaglia minuziosa-mente valli e anfratti. tutto quello che si riesce ad ottenere, dopomesi di ricerche a vuoto, è l’arrivo di una supplica dello Scala, che sidichiara completamente innocente, e vittima delle calunnie dei suoiconcorrenti, invidiosi della sua fiorente attività mercantile.

il suo gesto, a ogni modo, non serve ad ammorbidire le autorità.dopo aver ricevuto la lettera, maniscalco invia dettagliate disposi-zioni all’intendente di noto:

raffaele Scala […] coll’avvolta supplica intenderebbe sostenere che lamisura contro di lui vigente è parto di livore, e d’invidia di altri com-mercianti che l’han calunniato, e dichiarandosi innocente, chiede chemercè preventive accurate indagini a praticare, e che crede risultar alui favorevoli, sia rivocata la misura di arresto contro di lui.

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28 ivi, lettera del 4 novembre 1851.29 ivi, lettera del 9 novembre 1851.

or io nel mandare a lei la supplica in discorso la prego di far sapereai congiunti dello Scala che il facciano prima presentare, indi a che tro-vatolo obbediente alla voce dell’autorità sarà esaudita la di lui reclama-zione col mettere in più chiaro esame la tenuta condotta circa allaimputazione che gli vien gravata30.

i controlli, intanto, si intensificano ulteriormente, mentre alcunedelazioni anonime danno per certo l’avvistamento di Scala nella casain campagna del padre, a circa tre miglia dal centro abitato. Si orga-nizza un blitz notturno, con soldati giunti per l’occasione da modica,rosolini, Pachino e Siracusa. Qualcuno, tuttavia, deve aver avvertitoil latitante: sul tavolo ci sono ancora i resti di una cena recente, malui ha ripreso la sua fuga.

lo ritroviamo, qualche mese più tardi, su di una piccola barca cheveleggia verso malta, in compagnia del nipote michele Gugliotta. èil Sottointendente di modica a diffondere la comunicazione:

Signor intendente,ella sa quant’io abbia operato per aver nelle mani il noto raffaele Scala[…]. or ora mi han riferito che nella notte dal 4 al 5 di questo mese Scalapostosi sopra un battello siasi diretto per malta, coadiuvato da certomichele Gugliotta pozzallese, proprietario dello stesso battello. Scala[…] teneva in Pozzallo attivissima spia per indagare gli andamenti dellaforza, e colpì il momento che questa perlustrava sulla sinistra spiaggiaper evadere dalla destra31.

la vicenda assume portata internazionale, con il coinvolgimentodiretto del consolato Generale di malta, che dà immediata comu-nicazione dello sbarco di Scala e Gugliotta:

avvisa il r. console Generale in malta che […], approdati là clan-destinamente sur una barcella due individui provenienti dalla Sicilia epresa ragione di questo approdo, seppe esser costoro il noto ricercatoraffaele Scala da Pozzallo, l’uno, e il di lui nipote michele Gugliottal’altro.

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30 ivi, lettera del 28 febbraio 1852.31 ivi, lettera del 12 giugno 1852.

interpellato il primo, analogamente dichiarava: aver fuggito da Siciliadietro più mesi di penosa latitanza per ricerche che la giustizia facea dilui, esser propria la barcella su cui si era avventurato, e quella stessaaddetta al legno che altra volta si comandava; aver menato seco il ni-pote per avere un conforto, e per soccorrerlo nell’ardua navigazione32.

in Sicilia, intanto, a nessuno sfugge che l’attivissima spia che haagevolato la fuga dei due uomini possa essere proprio uno di queimarinai delegati alla sorveglianza della rada pozzallese; non sfuggenemmeno la singolare condotta del sindaco, mariano avitabile, che apartire dal 1849 ricopre anche la carica di viceconsole sardo a Poz-zallo33, e che appartiene ad una nota famiglia di proprietari di barche.avitabile ha rimandato il sequestro della licenza di navigazione diraffaele Scala fino a quando un’ingiunzione ufficiale dell’intendentenon lo ha costretto a compiere il suo dovere. inoltre, ha garantitopersonalmente sulla buona condotta di tutti i familiari di Scala, mala fuga del giovane Gugliotta dimostra che le sue dichiarazioni eranodel tutto fuorvianti. da Palermo, maniscalco pretende adesso chel’intendente di noto individui tutti i legami di complicità che hannoreso possibile la fuga:

la prego a prender contezza e riferire del modo onde avveniva questafuga, che non lascia di rivelare quanta e come sia rallentata la tantoraccomandata vigilanza e come sia possibile ogni clandestina migra-zione per l’estero, e quel ch’è più ogni approdo furtivo fra noi […].Questa fuga fa sentire il bisogno di doversi adottar delle misure di ri-gore contro coloro che coadiuvarono l’imbarco del profugo Scala; edio mi attendo da sua parte disposizioni tali da impedire in appresso si-mili clandestini imbarchi34.

la città è sottoposta a un fuoco di interrogatori e controlli. la

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32 ivi, lettera del 19 giugno 185233 avitabile viene designato agente consolare sardo nel 1849, in sostitu-

zione di Giuseppe ragusa. l’anno successivo riceve anche l’incarico di agenteconsolare d’austria a Pozzallo, che mantiene sino al 1855, anno in cui la caricaviene ceduta a suo figlio eugenio. v. aSP. ministero luogotenenziale di Po-lizia, 1849, b. 553 e aSSr, intendenza borbonica, b. 2692.

34 aSSr, intendenza borbonica, b. 3784, lettera del 29 Giugno 1852.

pattuglia di sorveglianza doganale viene immediatamente sciolta esollevata da ogni incarico35, e intanto ai familiari dei due latitanti ètemporaneamente revocata la licenza di navigazione. a francescoSigona, fedele amico di Scala e anche lui marinaio, viene vietato direcarsi all’estero, per timore che egli possa sostituire il compagnod’avventura nel trasporto della corrispondenza incriminata.

all’inizio di Settembre Giuseppe Gugliotta, il padre di michele,indirizza una supplica accorata all’intendente, invocando clemenzaper il figlio:

Giuseppe Gugliotta […] con tutto con tutto rispetto le sommette chenella qua cadente età ed attaccato di Gotta avea per unico sostegno ildi lui figlio michele Gugliotta.Questi sedotto dai pravi consigli del noto raffaele Scala che le fececonoscere di farle campiare fortuna e fece vedere un felice avvenire,inesperto del mondo e senza considerazione si lasciò guidare in maltada costui, avendo rischiato la vita su di un fragile battello, e fugitosenedi notte tempo all’insaputa dei genitori.che il figlio dell’esponente abbia aggito per inconsideratezza e perseduzione, e non mai per cattivi principi, ella Signor intendente potràprendere cognizione da chi meglio la grada […].or il giovane Gugliotta avendo conosciuto l’inganno tessuto dal su-detto di Scala ed appreso che costui lo sedusse per averlo compagno,della sua sventura, se pentito di trovarsi lontano dai suoi genitori, altronon brama che di ritornare in questa, dopocché le sarà permesso dalGoverno36.

Prende avvio, così, un insistente tentativo di redenzione di Scala eGugliotta, che si avvale anche della mediazione delle autorità maltesi.Gli aggiornamenti rimbalzano incessantemente da valletta a Pa-lermo, e da qui a noto:

Signor intendente,[…] ragionando intorno alla fuga in malta del noto raffaele Scala coa-diuvata dal di lui nipote michele Gugliotta […] le diceva di aver scritto

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35 verrà ricostituita qualche settimana più avanti, sotto il controllo del ma-rinaio carmelo terranova.

36 aSSr, intendenza borbonica, b. 3784, lettera del 9 settembre 1852.

al regio console in quell’isola, che dalla presentazione a lui dello Scalaavevami favellato di aver consigliato costui a venirsi a mettere nelle manidel magistrato, confidando nella generosità del r. Governo. ora quelr. console […] è venuto di risposta, manifestandomi che lo Scala nons’è voluto arrendere al consiglio perché dice di avere costì un potentenemico a combattere, il quale cogli intrighi lo avverserebbe…37.

diversa, invece, la reazione di Gugliotta:

il nipote però ha chiesto esser pronto a presentarsi in Pozzallo. a vista di questo omaggio che il Gugliotta vuol rendere alla infrantalegge ho riscritto al r. console rilasciandogli passaporto pel suddettocomune, colla condizione di presentarsi in arrivando all’autorità edora prevengo lei pel dippiù che possa riguardare questo giovane cheviene spontaneamente a costituirsi prigione, onde render conto di suacolpa. ella quindi darà le sue disposizioni in conseguenza38.

dopo qualche giorno, il giovane viene imbarcato su un vaporee riportato in Sicilia. trascorre quasi un mese in un carcere di Pa-lermo, dove la polizia tenta di estorcergli qualche informazione sulleattività maltesi dello zio. alla fine di dicembre viene infine restituitoalla sua città ed alla sua vita.

raffaele Scala, invece, rimane a malta fino alla vigilia dell’unifi-cazione italiana, pur senza rinunciare a qualche furtiva e rapida in-cursione in patria. Sull’isola intesse stretti contatti con l’emigrazionedi matrice democratica, preparando il suo rientro da protagonistain seno alla comunità pozzallese39.

Commerciare e cospirare

in quel concitato 1852, la fuga di Scala non è l’unico episodio cheimpensierisce le autorità. così recita una circolare del principe di Sa-triano all’intendente di noto:

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37 aSSr, intendenza borbonica, b. 3784, lettera del 11 novembre 1852.38 ibidem.39 v. infra.

Signore,da rapporti ufficiali sono stato informato che in londra si agita no-vellamente e con più calore di prima per perturbare la Penisola italiana,maturando rivolgimenti là ove crede trovarvi più materia a rivoluzione.la Sicilia dipinta dai fuoriusciti come fremente e vicina ad irrompere,si presenta agli occhi del mazzini come il punto più propizio per farleva in italia, e quindi ha divisato inviarvi degli emissari per riannodarele relazioni settarie, preordinare i moti insurrezionali e determinare imodi, i mezzi ed il tempo.la demagogia s’illude sulle condizioni morali delle nostre popolazioni,non sa lo spirito di docilità delle masse e di riverenza verso l’autorità, ecrede che il maltalento ed il carattere sedizioso di una minoranza scel-lerata che aspira alla rivoluzione fosse il desiderio di tutto un popolo. non pertanto a prevenire qualche conato, che i suggerimenti del co-mitato di londra potrebbero produrre, è mestiere provvedere per neu-tralizzare le mene degli agitatori.[…] ella deve apportare quindi la vigilanza su i viaggiatori […]. Pe’dubbi e pe’ sospetti potrà interpellare i consoli stranieri, richiedendoliin bel modo se siano persone sicure […].inculcherà quindi a’ funzionari di Polizia d’essere solerti nello adem-pimento di questo importante e geloso servizio, e farà loro compren-dere tutta l’importanza di queste disposizioni40.

l’intendente si mette immediatamente all’opera per diramare ilcomunicato a tutti i distretti della valle. il riscontro più solerte èquello del Sottointendente di modica, vivamente impensierito dallasituazione di Pozzallo:

ricevei jeri sera […] il di lei riveritissimo foglio […] e stamane hoistruito i funzionarj di Polizia di questo distretto di quant’esso contiene,soggiungendo a’ medesimi le mie più forti raccomandazioni; mo-strando loro come e quanto potrebbero trovarsi compromessi in ognievento, e come e quanto potrebbero guadagnare usando zelo, accor-gimento e premura pel servizio del re […].insisto però Signor intendente affinché subito si mandi in Pozzallo unfunzionario di Polizia, e se fosse un provetto ispettore sarebbe cosa uti-lissima, molto più che l’attuale Sindaco, esercente funzioni di tal gelosouomo di servizio, che trovasi investito dell’ufficio di agente consolareSardo-austriaco, ed è un proprietario che trae profitto dal marittimo

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40 aSSr, intendenza borbonica, b. 3784, lettera del 21 agosto 1852.

commercio – Pozzallo è uno scalo da non doversi mettere in non cale;e adesso è divenuto più pericoloso assai di quello di Scoglitti41.

il primo cittadino in questione, come abbiamo visto, altri non èche mariano avitabile, esponente di punta dell’attività mercantile,in stretti rapporti – secondo quanto riportato dai rapporti della Po-lizia urbana – con altri marinai già da tempo ritenuti responsabili dicommerci di contrabbando e del trasporto della corrispondenzaclandestina da malta: fra gli altri vincenzo Pagano, Giuseppe Sigona,vincenzo armenia.

Quello del contrabbando è un problema che diventa sempre piùspinoso. molto spesso le imbarcazioni vengono sorprese a trasportaremerci “clandestine”, prive dei necessari fogli di autorizzazione rilasciatidalle autorità dei paesi di provenienza: si tratta, sotto molti aspetti, diun estremo tentativo di opposizione alla normativa doganale vigente,che pure è stata concepita in funzione di incentivo ai commerci.

dopo la riforma del 1824, la legislazione borbonica in materiadi navigazione abolisce infatti il dazio sulle merci estere in entrata(ove necessarie alle manifatture nazionali), mentre prevede per lealtre una tassa del 3 % se grezze, e del 30 % se lavorate. Per quantoriguarda le merci in uscita, le categorie sottoposte a dazio di espor-tazione passano invece da 528 a 49. Si tratta, nelle intenzioni dei le-gislatori, di una tariffa inserita in un più generale progetto di riformaeconomica, mirata ad eliminare gli ostacoli che in precedenza sierano frapposti al risveglio del commercio estero nel Paese:

il progetto politico tentato dai borboni in quegli anni, si muoveva sudue diverse linee: da un lato, una equa distribuzione dei pesi fiscali, lariduzione di alcuni dazi indiretti, la ripresa dello scioglimento delle pro-miscuità e delle soggiogazioni, al fine di ricreare un legame con il po-polo migliorandone la condizione; dall’altro i progetti di rettifica delcatasto, la creazione di un Gran libro del debito pubblico, di una cassadi ammortizzazione e di un banco di Sconto, tesi a creare i presuppostiper attirare il consenso delle èlites periferiche sulla corona42.

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41 aSSr, intendenza borbonica, b. 3784, lettera dell’8 settembre 1852.42 S. a. Granata, Le Reali Società Economiche siciliane. Un tentativo di moderniz-

zazione borbonica (1831-1861), acireale-roma 2008, p. 15.

Siamo ancora in presenza, tuttavia, di una legislazione farraginosaed imperfetta: soprattutto in materia doganale, le norme colpisconopesantemente l’esportazione di beni quali l’olio ed il legname e l’im-portazione dei manufatti, ovvero le tipologie merceologiche che piùdi tutte caratterizzano il commercio con malta43. l’effetto prodottoè dunque la drastica riduzione dell’utile dei capitani, i quali moltospesso preferiscono non dichiarare l’entità del carico che traspor-tano, e la sua reale provenienza o destinazione, sperando di sottrarreuna parte del guadagno alla tassazione44.

il contrabbando, dunque, sembra a questi uomini l’unica via discampo ad un sistema fiscale ritenuto ingiusto e vessatorio, e causadi un latente risentimento nei confronti del governo di napoli. Pro-prio quel risentimento avvicina infine i capitani di barca alla causadell’emigrazione, innanzitutto in funzione dei guadagni che è pos-sibile ottenere col trasporto clandestino di lettere ed armi: l’adesionealle idee politiche dell’esilio è un esito successivo, e non scontato.

ci troviamo in presenza, insomma, di un singolare intreccio dicommercio e cospirazione, che trasforma le rotte navali in un mondocon regole autonome, in cui l’autorità della legge viene spesso per-cepita come un arbitrio, e proprio per questo elusa, o apertamentenegata, con la connivenza più o meno tacita dell’èlite dirigente poz-zallese, che è tutt’uno – del resto – con il ceto mercantile.

le vicende che animano la vita della città sono la prova che ilSottointendente di modica ha visto giusto: la città è il fulcro di una“fiorente” attività di traffici illeciti e clandestini.

appena qualche mese dopo la stesura del suo rapporto, nel giu-gno del 1853, vincenzo armenia viene sorpreso mentre si dirige amalta sul paranzello Giacinto, nonostante le carte di navigazione loautorizzino ad una traversata alla volta di castellammare di Stabia.l’episodio insospettisce i funzionari doganali, che sequestrano labarca di armenia in attesa di maggiori chiarimenti.

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43 v.m. di Gianfrancesco, La rivoluzione dei trasporti in Italia nell’età risorgimen-tale. L’unificazione del mercato e la crisi del Mezzogiorno, l’aquila 1979, pp. 151-169.

44 v. aSP, ministero luogotenenziale di Polizia, 1853, b. 911, contravven-zioni doganali in Pozzallo.

Subito, l’ispettore Generale della direzione Provinciale dei daziindiretti si mette in comunicazione con l’intendente di noto:

Sono rimasto inteso di quanto si è servito manifestarmi intorno allapartenza per malta di P. vincenzo armenia ch’erasi spedito intantocon la di lui barca per castellammare di Stabia, e farò di tutto perchési giunga a conoscere il fin della simulata destinazione. non credo inopportuno però farle conoscere che i Padroni di legnispesso si spediscono per cabotaggio, anzicché per l’estero, per doveveramente poi ridigiungono al solo oggetto di non essere obbligati,giusta la nota posta infine della tariffa d’importazione […], al paga-mento dei dazi sui generi indigeni che hanno caricato, qualora fosseroobbligati […] di ritornare in Sicilia45.

mentre si cerca di appurare i veri moventi di armenia, questiprova a imbastire di suo pugno una difesa, così redige una supplicaall’intendente:

Pad.n vincenzo armenia da Pozzallo rassegna: che come comandanteil paranzello Giacinto il giorno 10 caduto giugno caricava una parte delsuo pieno di carrubbe per castellammare, dovendo completare alla ba-lata di noto […]. nel momento di sua partenza venne a conoscere chein malta i grani non erano in aumento, ma invece richiesti in messina.volendo fare una speculazione risolve andare in malta, senza idea diprender pratica: informarsi solo se realmente conveniva fare acquistodi grani, e nel caso contrario venire alla balata di noto per le altre car-rubbe. nella incertezza dei resultati in malta non fece cambiar le cartedando un altro indirizzo, giacché se ivi non trovava convenienza all’ac-quisto de’ grani, egli non poteva più venire alla balata di noto senzapagare il carico per genere estero a norma delle leggi doganali46.

armenia è abile a giocare con i concetti dell’inconsapevolezza,della mancata comprensione della complessa normativa doganale,dell’attaccamento all’autorità, con un tono quasi di condiscendenza,che a tratti sembra farsi irridente:

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45 aSSr, intendenza borbonica, b. 3775, lettera del 27 giugno 1853.46 aSSr, intendenza borbonica, b. 3775, Supplica del 12 luglio 1853.

egli ignorava che per legge di Polizia spedirsi le carte per un puntodel regno, e andare allo straniero, viene vietato giacché le complicateleggi sanitarie e doganali non ne fanno parola. egli poi analfabeta,di buona fede, e di vero attaccamento al r. Governo, merita che sigiudichi la sua condotta nella ignoranza e nella innocenza del fatto, incui non vi ha dolo alcuno – e finalmente i suoi costumi, e la sua normapolitica e morale, devono garentirlo e proteggerlo47.

l’intendente di noto si mostra però molto poco convinto dellabuona fede dell’uomo, anche a causa delle sue amicizie poco racco-mandabili48: dalle segnalazioni della Polizia di Pozzallo pare che ilcapitano frequenti assiduamente Giuseppe Pandolfo e vincenzoPagano, che da mesi sono tenuti sotto stretta sorveglianza, soprat-tutto per via dell’assiduità con cui compiono la traversata per malta.da modica, il capitano d’armi è pressoché certo che dietro l’im-provviso cambiamento di rotta di armenia debba celarsi l’influenzadei due uomini, e forse qualche torbido maneggio cospirativo49.

a ogni modo, si tratta di semplici sospetti, cui non si affiancanessun riscontro, e ad ottobre il caso dev’essere archiviato, con larestituzione del Giacinto al suo legittimo proprietario.

il controllo sui tre amici, comunque, non si allenta, e la perseveranzaviene infine ricompensata. a marzo dell’anno successivo, Salvatoremartingano, il nuovo sindaco di Pozzallo, scrive all’intendente di noto:

Signore,questa mane approdò in questo scalo il legno di bandiera reale denomi-nato S. Pancrazio, del Padron Salvatore cacopardo, provvenuto da maltavuoto con dieci persone di equipaggio in tutto, e senza passeggieri.ammesso a libera pratica, si processe alla consueta visita di sanità dagliimpiegati doganali, e nel corpo della barca veruno oggetto si è rinvenutodi sospetto, ma il marinaio carmelo terranova, nel visitare le personedell’equipaggio per incarico della Polizia, trovò nel berretto del marinaiovincenzo Pagano due pagine in istampa. il contenuto è sovversivo50.

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47 ibidem.48 aSSr, intendenza borbonica, b. 3775, lettera del 3 agosto 1853.49 ivi, b. 3775, lettera del 17 agosto 1853.50 ivi, b. 3778, lettera dell’11 marzo 1854.

Si tratta di una canzone in versi sciolti, che sbeffeggia il re bombae tutto il governo di napoli, incitando il popolo alla rivoluzione.

è quanto basta a suscitare la frenesia delle autorità siciliane, chesono già in stato di agitazione per un altro approdo clandestino:proprio in quei giorni, infatti, le Memorie Storiche e Critiche della Rivo-luzione Siciliana del 1848, scritte a malta da Pasquale calvi, hanno toc-cato la Sicilia e sono sbarcate a marsala, dove ad accoglierle hannotrovato fin troppa attenzione. il Principe di Satriano si è affrettatoa darne notizia al ministro per gli affari di Sicilia Giovanni cassisi:

la persona secura e confidente dei novatori della provincia di trapani[…] riferivasi di essersi introdotte in marsala alquanti esemplari dellaStoria della rivoluzione di Sicilia del 1848 scritta dall’avvocato calvi.versatesi le indagini su questa clandestina immissione si apprendeva[…] che dieci esemplari della Storia erano entrati in marsala diretti alsacerdote francesco Gambino […]. cinque esemplari dell’opera sonodi già pervenuti nelle mie mani e sto in via di ricuperare i rimanenti51.

agli informatori di stanza a malta è giunta poi la notizia che altrecopie dell’opera sono già in viaggio per la Sicilia, e questa volta sembrache il luogo di approdo debba trovarsi proprio nella costa sud-orien-tale dell’isola, visto che tutta la riva trapanese è ormai costantementepresidiata da pattuglie straordinarie52. la scoperta dei fogli trasportatida Pagano assume dunque un rilievo ancora maggiore.

il marinaio, intanto, prova a discolparsi:

richiesto al medesimo ove e chi le avea date esse carte, e a che oggettole teneva conservate, ha riferito che pria di partire da malta, andiede acomprare in una di quelle botteghe due grani di agli, i quali glieli invol-tarono nelle carte di cui è parola, e siccome non sa né leggere né scri-vere, ignorandone il contenuto li conservava per accendersi la pipa53.

Quella versione, naturalmente, non convince nessuno: il capitanoviene immediatamente arrestato, e condannato a sei mesi di reclusione.

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51 aSP, ministero per gli affari di Sicilia, Polizia, b. 1198, lettera del 3 feb-braio 1854.

52 aSSr, intendenza borbonica, b. 3778, lettera dell’11 marzo 1854.53 ibidem.

Traffici d’uomini

la vicenda di Pagano non è priva di conseguenze: serve ad amplificarei sospetti delle autorità, ed intimorisce al contempo l’intera comunitàpozzallese. Sotto un controllo sempre più pressante e pervasivo, perqualche tempo i trasporti clandestini subiscono una battuta d’arresto.

Si tratta, tuttavia, di una calma solo apparente, che prelude ad unasvolta significativa: negli anni tra il 1857 ed il ’59 il clima politico eu-ropeo si fa incandescente, e agli esuli non bastano più le parole, maservono i fatti. è un periodo di attività politica fervente, e malta diventail centro di una fitta rete cospirativa che si estende a tutta l’europa.

Pozzallo si trova ancora una volta in prima linea nei collegamenticon la Sicilia, ma questa volta ad essere trasportati sono gli uomini;e, con loro, le armi.

nel maggio del 1858 Giovanni adamo, ispettore di Polizia aScoglitti invia un rapporto al Sottointendente di modica, per darglinotizia di un’intricata vicenda che ha per protagonisti alcuni cittadinidi Pozzallo:

ier sera la moglie di carmelo licata di Pozzallo, da poco dimorantequi, venne ad espormi che Giovanni murabito stava appiattato ondemaltrattare il di lei marito. frattanto, entrarono il detto murabito efrancesco terranova54.

Subito, l’ispettore minaccia d’arresto i due uomini, ma questi, asorpresa, dichiarano di essere a loro volta vittime di pesanti minacce,in seguito ad un episodio di cui sono stati loro malgrado testimoni:

mi rapportavano che essi piuttosto sono insidiati da’ Pozzallesi e chie-sero di volermi parlare a solo […]. entrati in altra stanza dell’officinami raccontavano che nel mese di aprile scorso avevano veduto nell’exfeudo randello un individuo catanese […] che i campieri dissero es-sere il segretario della Signora marchesa arezzi. il giorno 24 detto mese si presentarono a cavallo innanzi l’abitazionedel murabito il detto catanese con uno de’ campieri, e il primo glichiese dov’era la speronara di Padron ignazio Sigona, e gli fu risposto

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54 aSSr, intendenza borbonica, b. 3861, rapporto del 12 maggio 1858.

ch’era a mare, onde far vela per Pozzallo […]. allora il catanese mor-dendosi le dita con un motto maldicente ritornò sollecitamente colcampiere per randello. murabito e terranova, intanto, avendo in fittoil lago del detto ex-feudo, mi raccontarono che nel momento partironoper andare ivi, e che nel punto così detto de’ canalotti […] vidderoche dalla speronara scese un marinaio Pozzallese […] ed internandosinel bosco andò a trovare detto catanese e caricandolo sopra le spallelo portò a bordo della speronara55.

murabito e terranova si acquattano allora dietro un cespuglio, eda lì ascoltano i due dare vita ad una concitata contrattazione sulprezzo della traversata fino a malta; ritenendo che la somma richiestasia troppo alta, il catanese non esita ad imbracciare un’arma:

se aveva commesso un omicidio in catania pubblicamente perché unuomo gli avea fatto una spia di contrabbando […] non temeva perciòdi uccidere anche un marinaio Pozzallese56.

dopo questa minaccia – secondo il racconto dei due uomini –il catanese è stato infine caricato a bordo e condotto a malta.

nonostante qualche perplessità circa la reale attendibilità del rac-conto, l’ispettore ha dato il via alle indagini, dalle quali è emerso chetutti i paesi del distretto sono già a conoscenza di quell’imbarco clan-destino. circa la misteriosa identità del catanese, poi, pare che sitratti di Giuseppe crimi, evaso dal carcere di agosta e già coinvoltoin numerosi episodi di violenza popolare avvenuti a catania durantela rivoluzione del 1848.

dopo aver cercato invano di rintracciare i due campieri del feudorandello, adamo ha convocato nel suo ufficio il capitano Sigonaed i suoi marinai, appena rientrati da malta.

adesso, reduce da un’estenuante raffica di interrogatori, l’ispet-tore comunica alla Sottointendenza che tutti gli uomini sono tratte-nuti in stato di fermo, nonostante si siano dichiarati all’unanimitàestranei ai fatti e vittime di calunnie; la barca di Sigona è sotto se-questro, e al capitano è stata revocata la licenza di navigazione.

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55 ibidem.56 ibidem.

come di consueto, l’eco dei fatti si propaga in fretta per tutta laSicilia, ma il circuito informativo funziona anche in direzione con-traria: da malta, infatti, le spie borboniche informano il luogote-nente Generale di Sicilia dell’approdo clandestino del Catanese; ecastelcicala scrive all’intendente di noto:

Signore,[…]sotto il 17 aprile veniva avviso a questo real Governo da malta,che il 15 dello stesso mese metteva piede clandestinamente colà dinotte tempo un regio suddito imbarcatosi in codesta Provincia, e pro-priamente nella spiaggia di marzamemi sul Paranzello il nettuno direal bandiera, proprio di P.n biaggio Scala da Pozzallo […], coman-dato però da un altro capitano, e si aggiungeva che il suddetto Paran-zello è l’organo della corrispondenza criminosa tra quegli emigrati egli agitatori di codesta Provincia57.

da modica giungono ancora altri sviluppi di una vicenda cheappare sempre più ingarbugliata, affollata com’è di personaggi:

Signor intendente,[…] le fo conoscere la dichiarazione di Padron Pasquale lo bianco,col quale il fuggitivo catanese voleva concertare ond’essere recatoclandestinamente in malta, e detto lo bianco deve pure manifestareche nel concerto vi erano presenti il fattore e i campieri di randellocome coloro che asilavano il malfattore e lo coadiuvavano per l’im-barco, tanto vero che il campiere d. Giuseppe cascone ebbe l’audaciadi venire ad accompagnare il ripetuto fuggitivo sino a questo scaloonde chiedere se era partita la speronara di Padron ignazio Sigona, esentendone la risposta affermativa ritornavano entrambi velocementeper raggiungerla nel littorale […]. Son venuto pure a conoscenza che Giuseppe Scala fu portato in mar-zamemi, per eseguire d’accordo al suo padrone lo bianco il cennatoclandestino imbarco58.

il Sottointendente reclama una punizione esemplare per tutti iprotagonisti dell’avventura: per i capitani lo bianco e Sigona; per

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57 aSSr, intendenza borbonica, b. 3861, lettera del 5 giugno 1858.58 ivi, lettera del 12 giugno 1858.

Giuseppe Scala; e infine per i due campieri, ai quali rivolge un duroatto d’accusa:

i campieri del randello scelti a capriccio dei proprietari fra la classedei malvaggi […] fidando della garenzia dei padroni commettonoabusi tirannie ed estorsioni a danno della povera gente […] e si pre-stano poi a ricoverare e proteggere agl’incogniti facinorosi e carichi dimisfatti perché nemici dell’umanità e dell’ordine pubblico […].ed in questa linea marittima tal classe di campieri è più pericolosa stan-teché trovandosi assai distante dalle abitazioni comunali e in una con-tinuazione di grandissimi mucchi di arena e di folta boscaglia limitrofeal littorale possono proteggere e coadiuvare tutti i delinquenti simili alloro carico, facendoli sin’anco imbarcare per malta, isola vicinissimaalla nostra, eludendo le perquisizioni dei compagni d’arme e la vigi-lanza dei buoni impiegati e della forza doganale incaricata alla perlu-strazione del littorale59.

Proprio mentre il funzionario redige il suo resoconto, un altrorapporto di castelcicala diffonde le ultime novità:

il Paranzello di r. bandiera di biagio Scala da Pozzallo giunse qui damarzamemi […] sotto il comando di Padron Pasquale bianco che inquel viaggio lo comandava. il bianco ripartì da qui per riposto ed ilgiorno 27 fece qui ritorno il detto legno da Pozzallo sotto il comandonon più di Pasquale bianco, ma del Padron Salvatore Scala, ch’io fecia me venire per cercare di poter sapere qualche cosa in proposito, edopo dimande fatte con buone maniere e poi con minacce […] disseche al Padron Pasquale bianco si presentò un individuo a lui scono-sciuto, e lo pregò di portarlo in malta, mediante una retribuzione, mail Padron si negò risolutamente60.

Quello che segue è l’ultimo atto di un vero e proprio match di ac-cuse reciproche:

disse di sapere che il detto individuo sconosciuto […] venne effetti-vamente qui colla speronara di r.b. Gesù, maria, Giuseppe del Pa-

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59 ibidem.60 aSP, ministero per gli affari di Sicilia, Polizia, b. 1212, circolare del 12

giugno 1858.

dron ignazio Sigona […] e che detta speronara giunse qui nove giornidopo il Paranzello comandato dal Padron bianco, ed in fine che lasperonara partendo da qui per Pozzallo ebbe ad imbarcare un quintaledi polvere da sparo che dovea consegnare al barone treffiletti abi-tante in Palazzolo.disse inoltre essere a sua cognizione che il detto individuo di sbarcatoclandestinamente qui dalla Speronara suddetta partì prestamente peralessandria di egitto con passaporto turco61.

in quel fuoco incrociato di calunnie, è sempre più difficile distin-guere la verità, anche perché – secondo il luogotenente – tutti hannoqualcosa da nascondere:

io trovo che Padron ignazio Sigona accolse effettivamente nella suasperonara […] un individuo che trabalzò in malta […]. Questo furtivoimbarco […] non toglie il gravame che viene apposto a Padron Pa-squale bianco. l’arrivo in malta di lui […] è circostanza che fa inferirneche un altro inquisito emigrava clandestinamente […], il che dà a di-vedere che i padroni di barche che dalla spiaggia di codesta Provinciamuovono a trafficare per malta […] accoppiando con franchezza im-pudente alla utilità del commercio legittimo delle speculazioni fraudo-lente, che mentre offron loro disonesti ed ampi guadagni nuoccionograndemente agli interessi della Giustizia, e dell’ordine e della sicurezzapubblica di ques’isola62.

alla fine, i due capitani vengono arrestati insieme al loro equi-paggio, le loro patenti ritirate e le barche poste sotto sequestro. inconseguenza della vicenda, a partire dal mese di settembre di quellostesso anno le barche di crociera doganale che fanno base a Poz-zallo vengono incaricate di recarsi giornalmente al largo per effet-tuare perquisizioni a sorpresa sui legni che percorrono la rotta permalta63.

la comunità cittadina, da parte sua, sembra reagire alla recrude-

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61 ibidem.62 ibidem.63 aSSr, intendenza borbonica, b. 3861, fascicolo 263, Per le visite a sorpresa

alle barche sospette.

scenza dei controlli intensificando le relazioni con l’isola, e la propriavocazione politica: i moventi economici sono stati ormai ampiamentesoppiantati da un vivo e consapevole interesse per la causa italiana.

durante tutto il 1859, il sindaco – il marchese Giorgio Polara,già in constante contatto con gli esponenti di punta dell’emigrazionedemocratica a malta – viene ripetutamente interrogato dall’inten-dente di noto circa la condotta politica di alcuni suoi concittadini64,in particolare eugenio avitabile – il figlio dell’ex sindaco mariano,che ricopre la carica di vice-console sardo in città – e il capitano raf-faele Pandolfi, sospettati di essere a capo di una rete cospirativa anti-borbonica che coinvolge i paesi della costa sud-orientale siciliana e,naturalmente, l’isola di malta.

Polara garantisce circa l’inappuntabile contegno dei due uomini,anzi prova a ribaltare la situazione, denunciando all’intendente levessazioni e le persecuzioni di cui Pandolfi sarebbe stato vittima,per anni, ad opera della magistratura locale:

credo opportuno intanto portare alla di lei superiore conoscenza gliabusi e gli atti di denegata giustizia che si commettono dal giudice sup-plente in parole e ciò per l’animosità e le vertenze radicali nate avversoquesto don raffaele Pandolfi, a segno che se dal supplente suddettosi presenta una persona qualunque, dipendente e che appartiene al dettoPandolfi, questi riceverà gli atti di più immani, deneganda giustizia65.

neppure l’invio di spie del governo e le numerose indagini dellaPolizia riescono a svelare le complesse trame politiche che si intrec-ciano in città: la popolazione ha scelto di rifugiarsi in una fitta retedi solidarietà interna.

il 1860, e una nuova rivoluzione, si avvicinano, e anche stavoltaPozzallo si prepara a far da sfondo a importantissimi avvenimenti.

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64 archivio di Stato di ragusa – Sezione di modica (aSm), fondo deleva, b. 5/3, fasc. 1 e 3.

65 aSm, fondo de leva, b. 5/1.

2. Pozzallo 1860: una Storia mediterranea*

Il destino di un’isola

il 6 maggio 1860 il principe di castelcicala, luogotenente Generalenei reali domini al di là del faro, riempiva di severe raccomandazioniuna lettera diretta al cavaliere ramirez, console Generale del regnodelle due Sicilie a malta. non lasciava adito a dubbi l’angosciata mis-siva e già dall’oggetto, Avventurieri italiani, evocava inquietanti scenarisovversivi, dure prove per la sicurezza e l’ordine pubblico dello Statoborbonico:

rapporti recentissimi venuti da secura fonte assicurano che dugentouomini armati di carabine e di revolver sieno partiti da livorno direttiper malta ove tutti gli avventurieri si raccoglieranno per tentare unosbarco in Sicilia […]. è mestieri quindi sapersi quello che si faccia costàdagli emigrati se ne sieno arrivati da altrove e quanti, quali preparativid’armi e di munizioni stiano facendo, di quali mezzi di trasporto di-spongano chi li comanda ove pensano dirigersi e quando probabil-mente muoveranno […]. ella non deve limitare le sue investigazionialla sola malta ma spingerle pure nella vicina isoletta di Gozzo. con-tinuando le sue investigazioni giornalmente e più volte al giorno mitrasmetterà de’ telegrammi in cifra per informarmi di quanto può in-teressare la sicurezza di questa parte degli Stati di Sua maestà66.

è destino di un’isola che sia il mare a legarla alle grandi ondedella storia, attraverso le navi dei mercanti, le partenze degli esplo-ratori, le invasioni di popoli stranieri o gli approdi di impavidi esuli,ritornati per cambiare il futuro della propria terra. lo sapeva benel’occhiuta amministrazione borbonica e la convinzione che dal maree dalla vicina colonia inglese sarebbe giunta la fine del regno eraben più che una premonizione. così le autorità di polizia erano co-strette a serrare le fila intorno alle città siciliane che, per la loro po-sizione costiera e la vocazione marina, facilmente si sarebbero rese

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* chiara maria Pulvirenti, università degli Studi di catania66 archivio di Stato di Palermo (aSP), ministero affari di Sicilia, b. 1238,

doc. 280, Il Luogotenente Generale nei Reali Domini al di là del Faro al Console Generaledi Sua Maestà in Malta, Palermo, 6 maggio 1860.

complici della volontà rivoluzionaria degli avventurieri italiani. fuquesto il caso di Pozzallo: nel giro di un mese da quell’inquieta letteradel principe di castelcicala, divenne uno dei comuni protagonistidel 1860 siciliano, prestando il proprio specchio di mare ai progettidi nomi illustri della cospirazione italiana, eroi del lungo risorgi-mento e animatori del dibattito politico nei decenni dell’esilio mal-tese, come Pasquale calvi, Salvatore castiglia o nicola fabrizi.

Questo è il racconto del rocambolesco viaggio dalla colonia in-glese alla Sicilia di alcuni di loro, della calorosa accoglienza pozzallesee dell’intreccio inestricabile tra la storia di una città e quella della co-struzione di uno Stato, il nuovo regno d’italia. una storia di mare edi porti di cui Pozzallo non è semplice teatro, ma vera protagonista.

Lo sbarco

il 13 maggio 1860 era una domenica assolata e la bonaccia stendevaal sole il velo di mare abbracciato dal Porto di malta. la speronaraSuperba era ormeggiata a Gozo già da qualche giorno, e quella mat-tina si svegliava col ventre pesante di fucili. un gruppo di esuli ita-liani, guidati da nicola fabrizi, esule modenese che per primo avevaipotizzato che l’unificazione italiana potesse partire dall’iniziativa ri-voluzionaria siciliana, aveva passato il pomeriggio precedente a co-prire di orzo quel carico clandestino, in attesa di un segnale di richiamoda catania o da messina, per prendere il largo: la rivoluzione erascoppiata in Sicilia ormai da più di un mese e per sostenerla Gari-baldi era già approdato a marsala con i suoi uomini proclamandosidittatore dell’isola.

fabrizi pensava di mandare in mare aperto la nave carica d’armie di raggiungerla il mercoledì successivo a bordo di un cutter, maper le lungaggini burocratiche, il lunedì la Superba non era ancorasalpata e il vento era già cambiato.

le onde sbattevano ora sullo scafo, la chiglia pestava la schiumae il vapore si dondolava nell’attesa di liberarsi dagli ormeggi: era giàmartedì.

il mare cominciava a calmarsi, la partenza sembrava questionedi poche ore, gli animi dell’equipaggio non erano agitati che dal pen-

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siero della missione che li attendeva e, già dimentichi di malta, suquell’isola avevano abbassato la guardia. così non si erano accortidi un ispettore doganale che osservava con diffidenza la loro pesanteimbarcazione, un funzionario diligente, che aveva deciso di rivelarei propri sospetti su quel gruppo di facinorosi italiani, rivolgendosidirettamente al consolato di napoli, dopo che i suoi stessi superiorinon lo avevano ascoltato!

il console ramirez, messo in allarme da quella insolita denunciarichiese delle immediate misure di sicurezza da parte del Governodi malta, che non si fecero attendere. era mercoledì e la barca erasul punto di allontanarsi da Gozo: già strisciava sull’acqua solo ap-pena increspata, trascinata da un piccolo rimorchiatore, noleggiatoal porto. la bloccarono le autorità maltesi, la sequestrarono e la ri-condussero sull’isola. a napoli intanto così riferiva e commentavaquell’ennesima tentata prodezza italiana l’incaricato del portafoglidegli affari esteri carafa:

bisogna che in Sicilia siano strettamente sorvegliate tutte le barche ap-partenenti alla marina del Pozzallo, allorquando arrivano in malta. daultimo mi si fa noto che il 17 stante fu catturata al Gozo e condotta inmalta la speronara maltese Superba, del padrone Pisani, avendo abordo casse con sciabole, sacchi di palle e 33 fasci di fucili. Questolegno era stato spedito con orzo per cagliari, ed era andato al Gozo,per ricevere a bordo tre persone ignote per approdare probabilmentein qualche punto della Sicilia. Questo fatto dimostra che il Governodell’isola veglia perché non escano armi ed infatti sono stati dati aquella polizia marittima ordini pressanti onde non parta nessun legnomercantile senza una preventiva e stretta visita, fin nelle botti e in altrirecipienti vuoti67.

fabrizi dal suo canto incassava il fallimento e, prendendo carta epenna, riferiva circa il grave imprevisto a chi lo attendeva in Sicilia:

oggi le cose stanno, che dovrà subirsi dal Padrone (apparente carica-tore) un Giudizio correzionale per la condanna a una multa e alla per-

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67 aSP, ministero affari di Sicilia, b. 1238, L’incaricato del portafogli degli affariesteri al Consiglio dei Ministri, napoli 22 maggio 1860.

dita delle munizioni. – liberate le armi, dovrà ricomporsi la spedizioneper Porto neutro; per dover poi di là ricondurre il carico a un puntodi Sicilia. dal Governo si esigerà in malta garanzia d’un suddito inglesecon deposito, pel discarico sincero dei materiali al Porto indicato dallespedizioni. la dilazione del Giudizio, e tutta questa trafila di combi-nazioni, oltre accrescere una somma e pericolosa evidenza, assorbirànon poco tempo. – fatalità inevitabile!68.

francesco crispi si sarebbe dimostrato molto comprensivo nelrispondere all’amico esule, consolandolo e minimizzando la gravitàdi quel primo fastidioso fallimento:

tutti concepivamo perfettamente il tuo rammarico per l’accaduto, manello stesso tempo è eccellente la tua manovra e augurandoti di riuscirenell’affare tutti dicevano ha torto di minimamente affliggersi per ciòche riguarda lui. attendiamo con ansia il vapore69.

mentre crispi firmava quest’ultimo messaggio fabrizi organiz-zava la sua seconda spedizione. il 26 maggio aveva dato il via ad unanuova serie di operazioni per mettere fine a quel suo sterile esilio eaccorrere in soccorso alla spedizione garibaldina con armi e muni-zioni. ma prima di partire si metteva a completa disposizione di Ga-ribaldi e scriveva:

Quali fatalità mi abbiano tenuto finora fuor d’azione, l’ottimo crispiconosce, e mi conforto, Generale, nella speranza che la delusione allemie aspirazioni sarà giudicata avversità di fortuna, non mia tiepidezzadi sforzi. […] oggetto di questa mia, Generale, è di avvisarla che iomi troverò a momenti appena mosso il materiale, dalla Provincia dinoto a quella di catania, con obbiettivo a quella di messina, ove sonoavvisati per intelligenza a costituirsi sul luogo. […] non occorre cheio le dica, Generale, che nel desiderio di servire il mio Paese, non in-tendo peraltro di imporvi la mia mala fortuna. ella, Generale potrà li-beramente disporre della mia obbedienza, sieno i di lei ordini di

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68 museo centrale del risorgimento di roma (mcrr), b. 1098, f. 21, ni-cola fabrizi, Episodio della guerra liberatrice meridionale del 1860, p. 42.

69 archivio centrale dello Stato (acS), carte fabrizi, scatola 2, f. 10, s. f.2, doc. 6 Francesco Crispi a Nicola Fabrizi, 31 maggio 1860.

esercizio della mia attività, ovvero di rassegnazione a scelta migliore,od a passività. considererò le di lei disposizioni dittati70.

così come nella prima tentata spedizione, quando il proprietariodell’imbarcazione si era addossato tutte le conseguenze del procedi-mento giudiziario, anche in questa seconda missione, spiegava nellastessa lettera al Generale, avrebbe goduto dell’appoggio di alcuni per-sonaggi maltesi. ora sarebbe stato Giuseppe azzopardi a capitanareuno dei mezzi coinvolti nella nuova operazione. avrebbe guidato loScooner inglese Il Superbo fino a mehdia in tunisia, trasportando learmi e le munizioni, per essere poi raggiunto il giorno successivo dalvapore inglese Bulldog, guidato da francesco Savona e con a bordosolo quattro uomini di equipaggio. ed era ancora un maltese, il com-merciante Giuseppe balbi, a garantire, attraverso una consistentecauzione presso il governo di malta, che il carico sarebbe stato de-positato nel porto tunisino. fabrizi e gli altri uomini della spedizionesarebbero partiti da malta il 1 giugno a bordo di altre due imbarca-zioni, lasciando sull’isola i fedelissimi Giorgio tamajo, cesare na-politano ed emilio Sciberras, che rimanevano a malincuore, garantivafabrizi a crispi, ma era necessario che qualcuno, trattenendosi, fa-cesse da cardine, da legame con quella preziosa terra d’esilio. avreb-bero infatti continuato a occuparsi dell’arruolamento di volontari,dell’invio di armi a Pozzallo, avrebbero intrattenuto la corrispondenzacon i diversi focolai della rivoluzione, con uno sguardo da lontanoche sarebbe stato particolarmente utile alla causa.

il 26 e il 27 maggio il Superbo e il Buldog salparono: oscillaronovertiginosamente per due notti su un’esplosione di onde, ma nono-stante le tempeste, il 29 maggio riuscirono a toccare la costa africana.in fretta l’equipaggio si diede da fare per simulare il discarico dellemerci e poter ripartire al più presto, sperando, pregando, di non es-sere intercettati lungo il tragitto, gravidi del loro carico clandestino,e di ricongiungersi a fabrizi e agli altri volontari.

intanto un’altra nave, carica di esuli siciliani, portava a termine

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70 acS, carte crispi, archivio di Stato di Palermo, scatola 4, f. 46, s. f. vii,Lettera di Nicola Fabrizi a Giuseppe Garibaldi, malta, 29 maggio 1860.

la propria missione quello stesso 29 maggio 1860. una lettera entu-siasta del Presidente del comitato insurrezionale di Pozzallo, Gior-gio Polara, annunciava l’approdo di un’imbarcazione di esuli sicilianial presidente del comitato di modica, francesco Giardina:

è approdata in questa la barca del Padrone Giuseppe Sigona, avendoportato e disbarcato in salvo i nostri fratelli emigrati cioè Padre ara-gona da Palermo, don Giuseppe Palermo, don Stefano interdonato,avendo portato fucili e munizioni da guerra71.

Pozzallo era stato eletto dagli esuli a malta come punto di raccoltaprediletto per le forze che avrebbero contribuito alla liberazione dellaSicilia dal regime borbonico, e così dopo gli esuli palermitani guidatidal capitano pozzallese Giuseppe Sigona fu la volta di Salvatore ca-stiglia, sbarcato il 3 giugno e di Pasquale calvi, che il 4 giugno ap-prodò nel porto del comune siciliano. a tardare era nicola fabrizi.lo aspettavano già il 2 giugno: un messaggio dal vicepresidente delcomitato di noto, antonino Sofia, ne aveva annunciato l’arrivo ingiornata al comandante della Guardia nazionale a Pozzallo:

Poiché si attendono quest’oggi gli onorevoli cittadini Sig. castiglia efabrizi rappresentanti del dittatore Garibaldi, così vi prego disporreil convenevole officio di riceversi dalla Guardia nazionale con la bandamusicale in bella mostra e colla maggior pompa possibile72.

ma dovette passare ancora qualche giorno prima che la bandapozzallese potesse dare fiato agli strumenti in onore di nicola fa-brizi: il 2 giugno il modenese era ancora a malta. aveva avuto seriedifficoltà a raggiungere con i suoi uomini il Superbo e il Buldog che

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71 archivio di Stato di ragusa (aSr), Sezione di modica, fondo de leva,b. 5/4, f. 5, 1860 Comitato Generale. Guerra (armamenti-squadre), Lettera di GiorgioPolara a Francesco Giardina, Pozzallo, 29 maggio 1860.

72 archivio di Stato di Siracusa (aSS), Sottointendenza borbonica, b. 68,f. 18, Arrivo in Pozzallo di taluni italiani, lombardi, emigrati siciliani, nonché in altripunti della Provincia, doc. 1036, Il vicepresidente del Comitato di Noto al Comandantedella Guardia Nazionale, noto, 2 giugno 1860.

attendevano al largo di tunisi. aveva scelto ancora una volta unasperonara e un cutter, la Madonna del Carmine e il Director, per tra-sportare in due gruppi i volontari chiamati a raccolta a malta.

il 1° giugno sembrava tutto pronto per il viaggio, ma l’ennesimoimprevisto aveva messo a dura prova la pazienza degli esuli: senzaalcun preavviso, alle dieci del mattino il capitano del cutter, forseperché corrotto dal consolato di napoli o per vigliaccheria, avevadato forfait. la Madonna del Carmine era salpata comunque, ma fabrizie il resto dell’equipaggio dovettero aspettare di trovare un nuovocapitano per il Director. lo scovarono il giorno successivo e alle duedi un caldo pomeriggio di quasi estate mollarono gli ormeggi.

il mare era rimasto immobile e le barche erano scivolate con ir-reale lentezza su quel lembo di mediterraneo per due giorni, quandofinalmente poco prima del tramonto del 4 giugno i passeggeri delcutter intravidero i profili minacciosi dei vapori napoletani: eranoormai giunti in Sicilia. in piena notte sbarcarono a Pozzallo e dalSuperbo scaricarono 1098 fucili, 180 barili di polvere, 220000 “capsulefulminanti”, 20 casse di “cartocci confezionati”, 6000 “palle d’oncia”e 20 quintali di piombo in pani. Scesero a terra 24 uomini: ventierano esuli politici provenienti dal veneto, dal centro italia e da na-poli e in maggioranza, quindici, dalla Sicilia73.

fabrizi senza esitare un istante scrisse al Presidente del comitatodi modica per impartire le prime disposizioni:

Prendo la libertà di pregarla acciocché voglia degnarsi di telegrafare innoto che se mai si cercasse da taluno la mia persona ve l’avvisasserosubito perché ella con la stessa prestezza me ne tenga informato men-trecché ho dato a quel punto per convegno ad interessanti mie rela-zioni74.

Pozzallo era ormai un vero e proprio punto di riferimento per irivoluzionari italiani e per i comitati insurrezionali degli altri comuni,

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73 mcrr, b. 1098, f. 21, nicola fabrizi, Episodio della guerra liberatrice meri-dionale del 1860, p. 52.

74 aSr, Sezione di modica, b. 5/4, Lettera di Nicola Fabrizi a Francesco Giar-dina, Pozzallo, 5 giugno 1860.

che indirizzavano verso il piccolo centro marino le proprie comu-nicazioni, le più urgenti richieste. a poche onde di mediterraneo damalta, scoglio d’esilio e arsenale della rivoluzione, Pozzallo rappre-sentava il primo nodo in territorio italiano di una rete cospirativache era stata intessuta nel corso degli anni. dell’importanza strate-gica della città, del suo porto e dei suoi intraprendenti capitani eraperfettamente consapevole lo stesso fabrizi, che il giorno successivoal suo arrivo non lesinò espressioni di gratitudine in una lettera, in-dirizzata ancora una volta a francesco Giardina, in cui si auguravauna rapida cacciata delle truppe borboniche:

di mezzo alle sentite dimostrazioni del vostro affetto al mio arrivo ede’ miei compagni, io ho creduto mio primo dovere quello di mani-festarvi la bella impressione che ho ricevuto e la memoria che sapròtenerne. e tuttoché né io né i miei compagni, crediamo di averle per-sonalmente meritati, abbiamo in esse ammirato il maggiore vostro zeloper la causa che ci ha spinti e per quella sospirata attuazione della realeunità del nostro Paese moralmente espressa nel novero de’ Giovaniche mi hanno seguito e che vi ho presentato. non è a dire del doloreche io sento per essere ben tardi in mezzo a voi, ma questa tardanza èlegata a cagioni contro le quali si è inutilmente lottato: tuttavia il nostronemico è ancora fra noi e noi speriamo con l’anima di incontrarlo, chese assai presto com’è il voto di tutti avrà esso sgombrato questo ter-reno, noi vi assicuriamo di unire le nostre forze a quelle gloriose del-l’isola, e seguirle per tutto, rendendo in tal modo ai fratelli del continentela degna mercede di quanto hanno praticato per noi75.

da Pozzallo si partiva per la liberazione dell’isola, per raggiungerei membri della spedizione garibaldina che ormai si avvicinavano allaSicilia orientale e per concludere la propria missione a messina. ni-cola fabrizi sottolineava dunque nella lettera come non fossero cheall’inizio dell’opera alla quale erano stati chiamati e come i comitati ei comuni, che già avevano prestato il proprio appoggio all’avvio dellamissione, avrebbero dovuto continuare a prestare le proprie forzeper meritare una degna considerazione nel neonato Stato italiano.

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75 aSr, Sezione di modica, b. 5/4, Lettera di Nicola Fabrizi a Francesco Giar-dina, Pozzallo, 6 giugno 1860.

fabrizi comprendeva il significato della partecipazione delle città,delle istituzioni, dei comuni come Pozzallo alla prosecuzione dellaguerra e con furbizia approfittò della voglia di protagonismo dellediverse comunità locali. nel momento in cui, grazie agli sbarchi, siiniziò a percepire in modo chiaro e inequivocabile il crollo definitivodel vecchio regno delle due Sicilie, non furono soltanto gli individuii soggetti sovversivi che accorsero in prima linea, per ricollocarsi nelnuovo bilanciamento di forze e poteri che stava per nascere, ma fu-rono interi gruppi urbani e persino le vecchie istituzioni a scenderein campo, le città volontarie, che se non erano state penalizzate daivecchi equilibri amministrativi, non avevano la minima intenzionedi perdere i privilegi acquisiti, facendosi dunque espressioni di un«io dissidente che ha la forza di moltiplicarsi sino a riconoscersi inun nuovo noi; e per effetto dei suoi caratteri inclusivi e tendenzial-mente ecumenici, a trapassare in una nuova sia pur precaria legalità.città di lotta e di governo. Noi d’eccezione»76.

ci si rendeva conto di attraversare un momento chiave per il fu-turo delle varie città: al passaggio delle spedizioni tra le mura citta-dine era come se si gettasse un fascio di luce, indagatore ma fugace,sulla storia del centro urbano, sulle sue potenzialità, sul ruolo cheavrebbe potuto occupare nel futuro amministrativo del paese, sullepersonalità più o meno illustri da coinvolgere e di cui servirsi comereferenti privilegiati per l’avvenire politico della nazione. al passag-gio della rivoluzione e dei rivoluzionari quelle che fino a quel mo-mento erano sembrate periferie si facevano centro.

la risposta doveva essere repentina, l’ospitalità riservata ai rivolu-zionari entusiasta ed eclatante. ecco perché roboante era stata l’acco-glienza che a Pozzallo matteo raeli, presidente del comitato di noto,aveva organizzato per gli uomini di fabrizi, come ricorda il modenese:

Pozzallo, degno avamposto di vigile patriottismo e ospitalità della Pro-vincia, accolse con entusiasmo la prima e seconda frazione del drap-pello Spedizionario. il secondo vi trovò deputazioni di modica, noto,Scicli, e altri punti, composte di cittadini distinti per patriottismo, au-torità politica, o municipale. volontà del comandante [fabrizi] era

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76 cecchinato e., isnenghi m., La nazione volontaria, in Storia d’Italia. cit., p. 703.

stata, che immediatamente il drappello si costituisse nelle consuetudinimilitari per accasermaggio, e viveri; ma un benemerito cittadino volleospitare l’una e l’altra frazione successivamente; e forse avrebbe agitodi uguale larghezza, se si fosse trattato di un battaglione77.

nei giorni dei numerosi sbarchi tutti erano stati in fermento, ave-vano offerto le proprie case, i propri mezzi, le proprie reti di cono-scenze. Pasquale calvi ad esempio era stato ospitato in casa delcavaliere Palermo, che fortemente aveva contribuito allo sbarcodell’esule siciliano e aveva messo a disposizione fucili a sei colpi, ac-quistati per contribuire personalmente alla spedizione. eppure l’at-mosfera non era del tutto pacifica e serena. la diffidenza in unmomento di così forte crisi politica e sociale si faceva palpabile, e lostesso fabrizi se ne rese portavoce scrivendo a francesco crispi:

calvi a modica, con certo Palermo (ladrone conosciuto cav. Palermo)a Pozzallo fanno d’ogni erba fascio. Quelli allo scalo ove arrivano emi-granti, coi quali si trova a contatto, mediante la troppo estesa ospitalitàdel march. Polara, gettano germi di dissoluzione, pescano nel torbido,demoralizzando tutto e tutti78.

il sospetto, la circospezione sono il rovescio della medaglia di ognirivoluzione e quei giorni di gloria per il comune di Pozzallo furonospesso offuscati dall’ombra di possibili tradimenti, dalle delazioni chele élites cittadine, le une contro le altre armate, si riservavano reciproca-mente pur di soddisfare la propria ansia di protagonismo. uomini comeil cavaliere Palermo vennero tenuti attentamente sotto controllo in queiprimi giorni del giugno 1860, come confermò in una lettera a francescoGiardina il presidente del comitato pozzallese Giorgio Polara:

Porgendo sollecito riscontro al di lei riservato foglio […] riguardantela sorveglianza da tenersi sulla persona del cavaliere Palermo le signi-fico sull’oggetto di non mancare da mia parte un sì interessante affare,

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77 mcrr, b. 1098, f. 21, nicola fabrizi, Episodio della guerra liberatrice meri-dionale del 1860, p. 53.

78 acS, carte fabrizi, scatola 2, f. 11, s.f. 2, doc. 25, Nicola Fabrizi a FrancescoCrispi, noto, 12 giugno 1860

ritrovandosi quel ch’è più in mia casa e che fino a questo punto la dilui condotta non ha dato in questa motivi in contrario, prevenendolaaltresì che fra non guari va a partire79.

il dubbio, la diffidenza, la cospirazione continuarono a caratte-rizzare le relazioni tra le élites urbane nei giorni successivi agli sbar-chi. esponenti illustri della classe dirigente pozzallese legarono ipropri nomi a storie di complotti e sospetti. Storie immortalate nellelettere di Giorgio Polara, eugenio avitabile, raffaele Pandolfi, storiedi cospiratori e contrabbandieri che restituiscono complessità al pro-filo di una città.

Cospiratori e contrabbandieri

eugenio avitabile nel 1860 era il delegato consolare di Sardegna aPozzallo. illustre cittadino pozzallese e agente consolare per tradi-zione di famiglia, mariano ed enrico avitabile lo avevano precedutoin quella carica, si dimostrava estremamente consapevole e lungimi-rante, circa le conseguenze e i rischi della rivoluzione, nelle sue co-municazioni al console Generale di Sardegna a Palermo. tastava ilpolso alla comunità cittadina pozzallese e, colto l’incupirsi dello spi-rito pubblico dopo i primi entusiasmi rivoluzionari, il 18 giugno 1860scriveva con una certa preoccupazione:

da ieri havvi un ammutinamento a causa del decreto di Garibaldi cheordina la leva per ogni paese onde mettere in piedi, come di dritto l’ar-mata per la Sicilia, da farsi lo scrutinio oggi stesso e da calcolarsi n. 21persone ogni mille, eccettuati solo i maritati, scrutinio che non si è potutoeffettuare per impedire un forte disordine pubblico. il cambio non èammesso ciò ch’è stato accolto con dispiacere, e straordinario, ed in fattiognuno si sollecita a maritarsi e molti dicono voler espatriare80.

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79 aSr, Sezione di modica, fondo de leva, b. 5/4, f. 5, 1860 Comitato Ge-nerale. Guerra (armamenti-squadre), Lettera di Giorgio Polara a Francesco Giardina,Pozzallo, 8 giugno 1860.

80 aSP, consolato Sardo in Sicilia, b. 94, Il delegato consolare Eugenio Avitabileal Console di Sardegna in Palermo, Pozzallo, 18 giugno 1860

il decreto del governo dittatoriale garibaldino del 14 maggio sta-biliva la leva obbligatoria per tutti gli uomini di età compresa tra i17 e i 50 anni, provocando un certo malcontento nella popolazione,e mettendo a rischio il successo della stessa rivoluzione. avitabilecomprendeva che il problema dell’ordine pubblico a Pozzallo e nel-l’intera Sicilia avrebbe dato del filo da torcere al nuovo Stato italiano.Passarono due settimane quando di nuovo, allarmato, impugnò lapenna per rivolgersi a Palermo:

Qui si attende con ansia il Generale Sig. la masa con mille Piemontesi,mentre i disturbi crescono di giorno in giorno e particolarmente in mo-dica e ragusa, ove i partiti si agitano straordinariamente, ed il freno mo-rale si perde di momento in momento, nonostante che la Guardianazionale facesse il suo servizio attivo. infatti in modica nella scorsanotte fu uccisa una guardia della caduta Polizia, e due altre sono fuggiti,ed a stento si sono salvati. altri simili tentativi sonosi avverati sopra per-sone credute sospette, ma vano è riuscito ogni tentativo, come anche inragusa. in tale stato di cose tutti gli animi sono sospesi, ognuno partìper la campagna ed inscenasi uno scoraggiamento generale81.

Servivano uomini di fiducia, uomini che godessero di una qual-che autorità morale consolidata all’interno dei comuni per occuparsidell’amministrazione civile e del controllo dello spirito pubblico nellecittà. ma la dote dell’esperienza politica di lungo periodo mal si con-ciliava con un’indubitabile lealtà nei confronti del nuovo Stato ita-liano. lo sapeva bene il governatore del distretto di modica, filippode leva, che aveva scelto come suo rappresentante a Pozzallo pro-prio il delegato consolare di Sardegna. il 17 luglio avitabile così co-municava la notizia al console a Palermo:

il Governatore di questo distretto, residente in modica, Sg. illo. fi-lippo de leva, mio intimo amico, perché insieme da più anni strettoda vingolo di convenzione e di vera amicizia, conoscendo molto benei miei principi, avendone pruove non poche, credette onorarmi elig-gendomi per suo delegato in questo Paese. io accettai ed a tutta possa

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81 aSP, consolato Sardo in Sicilia, b. 94, Il delegato consolare Eugenio Avitabileal Console di Sardegna in Palermo, Pozzallo, 3 luglio 1860.

mi posi all’opera per il bene pubblico, dandovi un pronto corso consuccessivi provvedimenti82.

la decisione del governatore de leva aveva però gettato nelloscompiglio le élites pozzallesi che non tardarono a manifestare ilproprio disappunto nei confronti di quella scelta! la rabbia di queigiorni riviveva nelle lettere di avitabile:

intanto il Sig. Giorgio Polara, ex sindaco del caduto Governo, fu elettodal sudetto Governatore a Presidente del municipio; inviso forse perla mia carica, o per altra causa a me ignota, si fa tosto partito di tutt’icomponenti del municipio e del Presidente del civico con qualchemembro di esso, li costringe ad avanzare le rispettive rinunzie per cosìfar nascere un caos, e questi contro qualunque principio di patriottismoe del bene pubblico, il secondarono. ma però l’anzidetto Sig. Polara, ilSig. Gaspare arezzo Presidente del civico, ardirono financo, assiemeal Sig. orazio arezzo consigliere civico, addurre per ragione della lororinunzia, che non potevano accettare giacché uno dei principali postiera affidato a persona sospetta; e siccome fra tutte le rinunzia vi man-cava solo la mia, quindi sulla mia persona cadeva la taccia di sospetto83.

l’ammutinamento dell’amministrazione civile pozzallese, ma lastessa scandalizzata denuncia di eugenio avitabile rendevano palesequale fosse la posta in gioco in quel passaggio dal vecchio al nuovoStato e quali fossero i mezzi, più o meno legali e leali, per accapar-rarla: quella fase di transizione era il momento ideale per assicurarsiuna nuova posizione, una più prestigiosa collocazione nella scalapolitica e sociale del comune, e la delazione diventava un mezzo perguadagnare nuovo timorato rispetto dai propri concittadini e un ot-timo metodo per l’eliminazione di ostacoli ed avversari politici.

la rivoluzione aveva aperto lo “spazio dell’eccezione”, livellandola vecchia piramide delle alleanze politiche. era il momento idealeper la costituzione di nuove fazioni all’interno del notabilato citta-dino, per la riconsiderazione dei rapporti di forza, la ricontrattazione

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82 aSP, consolato Sardo in Sicilia, b. 94, Il delegato consolare Eugenio Avitabileal Console di Sardegna in Palermo, Pozzallo, 17 luglio 1860.

83 aSP, consolato Sardo in Sicilia, b. 94, Il delegato consolare Eugenio Avitabileal Console di Sardegna in Palermo, Pozzallo, 17 luglio 1860.

della reciproca fiducia. nel caso di avitabile, se inizialmente l’interaclasse dirigente pozzallese sembrava aver fatto quadrato contro ilrappresentante consolare del regno di Sardegna, in un secondo mo-mento alcuni nomi illustri preferirono apporre la propria firma adun documento di difesa della rispettabilità dell’agente consolare. ilvicepresidente del civico luigi Scala e i consiglieri Salvatore Scala,rosario canonico e Saverio Galazzo dichiararono:

noi qui sottoscritti dichiariamo che a ciascun di noi venne inculcato difirmare le renunzie già scritte per la rispettiva carica conferitaci dal Si-gnor Governatore di questo distretto, adducendo per ragione che unodei principali posti era affidato a persona sospetta; noi a tutta pria rifiu-tammo firmare una carta che invece di rinunzia era una infamante de-nunzia, indi perché chiaramente si apprese che la vile calunnia cadevasulla persona del Sig. eugenio avitabile delegato consolare di S. m. ilre di Sardegna, il quale è stato il solo nel paese che come cittadino dapiù di quattro anni con periglio, ed a tutta possa ha travaglio per la causanazionale insieme ai liberali di modica con cui era in stretta relazione84.

risentito e indignato, nonostante l’esplicita manifestazione di so-lidarietà, avitabile scelse di non reagire al complotto ordito nei suoiconfronti così come le leggi del regno di Sardegna gli avrebbero per-messo e si limitò a presentare per iscritto la rinuncia alla carica chegli era stata assegnata: era già un rappresentante consolare, si giusti-ficava, e non avrebbe potuto accettare altri incarichi.

il Governatore più di me indignato mi facea eco sull’infame calunnia,promettendomi all’uopo presentare le rinunzie originali dei sudetti chesono infami denunzie, quali prove ammissibili solo nel decaduto Go-verno borbonico, e sono certo che il Generale dittatore Sig. Garibaldi,allorché verrà alla conoscenza di un simile fatto ne darà tremendo esem-pio di punizione […].mi rivolgo a lei Signore, onde pregarla acciò cheella in vista si compiacci col dovuto risentimento rivolgersi al Generaledittatore Garibaldi, e così provvederà ad una pronta e meritata soddi-sfazione per la infamosa calunnia fatta ad un rappresentante85.

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84 aSP, consolato Sardo in Sicilia, b. 94, Copia della dichiarazione dei consigliericivici, Pozzallo, 15 luglio 1860.

85 aSP, consolato Sardo in Sicilia, b. 94, Copia del rapporto di Eugenio Avitabileal Console di Sardegna in Messina, Pozzallo 17 luglio 1860.

ma a pacificare gli animi non sarebbe servito sicuramente l’inter-vento di un deus ex machina, fosse pure stato Garibaldi in persona oun qualsiasi rappresentante di vittorio emanuele ii. lo sapeva beneil console sardo a Palermo, che preferì liquidare la questione, rivol-gendo addirittura un rimprovero al povero avitabile: prima di accet-tare, scriveva il console, avrebbe dovuto chiedere il permesso del suosuperiore!

accetto di buon grado la sua osservazione – rispose avitabile – circaal mio obbligo di procurare il permesso del mio superiore immeditatopria di accettare la carica confidatami dal Signor Governatore di mo-dica. ma però mi permetterà farle osservare che nel momento in cuil’entusiasmo popolare era al colmo per la rigenerazione della nazio-nalità libera, non era cosa conveniente rinunziare sulle prime ad un in-carico del novello Governo costituito, mentre avrei fatto nascere millesospetti popolari a mio carico e chi sa quali dicerie che nei momentidi rivoluzione gli effetti sono tristi; parmi non a torto io risolsi, pelmomento di accettare l’incarico, onde così contentare la massa ed indidietro l’avviamento e l’avviso datone al mio superiore sapermi regolarea secondo le circostanze86.

il messaggio della lettera del console a Palermo era chiaro: i pannisporchi andavano lavati in casa e le classi dirigenti, i ranghi dell’am-ministrazione civile dovevano trovare il proprio assestamento in ma-niera autonoma, garantendo un consenso più duraturo al nuovoStato italiano, perché frutto dei giochi di forza e degli equilibri con-solidatesi negli anni. del resto le rivalità e le competizioni di potere,la corsa alla carica pubblica non erano i più gravi problemi che il go-verno della Sicilia dittatoriale doveva affrontare. i pericoli più grandinon venivano dagli intrighi che tenevano occupati certi notabili locali,ma approdavano dal mare, quello stesso mare dal quale era giunta lafortuna della rivoluzione. e ancora una volta, nell’avversità comenella buona sorte, il nome di Pozzallo si legava a doppio filo alle sortidell’intera Sicilia rivoluzionaria e del nuovo Stato nascente.

non era ancora finito quell’epico giugno 1860 quando il governa-

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86 aSP, consolato Sardo in Sicilia, b. 94, Eugenio Avitabile al Console di Sar-degna in Palermo, 7 agosto 1860.

tore della Provincia di noto, Giuseppe di lorenzo borgia, firmò unalettera densa di preoccupazione, indirizzata “al Presidente di modica”:

Sono dolentissimo de’ forti e continui controbandi di ogni sorta di ge-neri che s’immettono nella marina di Pozzallo e spiagge di cotesto suodistretto. la finanza nazionale viene a soffrirne grave interesse perprivato beneficio. da parte mia molte cose si son disposte sia per sor-prendere la immessione in città di tale controbando come già ne hosorpreso sia per iscoprire i contravventori87.

crollato lo Stato borbonico, si continuava a parlare di contrab-bando nelle stanze del potere del nuovo Stato italiano. e tra quellecarte emergevano spesso nomi insospettabili di rispettabili cittadinipozzallesi, forse vittime di quella rincorsa alla carica pubblica e delladelazione facile dei periodi di transizione, o forse realmente coinvoltiin attività commerciali dai risvolti poco leciti, approfittando di unapresumibile assenza di controlli in un periodo di “trono vuoto”.

tra gli altri raffaele Pandolfi fu costretto a difendersi da un’ac-cusa di contrabbando, che lo stesso di lorenzo borgia commentavaincredulo:

[il Signor raffaele Pandolfo] è un onesto negoziante ed ottimo citta-dino. non si è stimato mai contrabbandiere tuttavia per denunzia dicontrabando ebbe a soffrire non a guari una rigorosa visita domiciliare,la quale risultò senza effetto. i funzionari locali ignorano chi abbia fattaquella denunzia, quindi niente altro ho da riferire di risposta88.

al Segretario di Stato della Pubblica Sicurezza scriveva lo stessoPandolfi, indignato:

raffaele Pandolfi da Pozzallo Provincia di noto, è nuovamente co-stretto a lei rivolgersi al fin di ottenere Giustizia per la gravissima offesafattagli nel notarlo e presso il governo e presso il pubblico come un in-

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87 aSr, Sezione di modica, fondo de leva, b. 5/4, f. 5, 1860. Comitato diguerra. Corrispondenza (Raeli), Il governatore della Provincia di Noto al Presidente delDistretto di Modica, noto, 28 giugno 1860.

88 aSP, ministero luogotenenziale, Polizia, b. 1551, Il governatore della Provinciadi Noto al Segretario di Stato per la Sicurezza pubblica, noto, 16 novembre 1860.

frattore delle leggi nazionali sottraendo e rubando i dazi d’immissione.Si dice che la rigorosa visita domiciliare sofferta dal sottoscritto il 24agosto ultimo per ordine del direttore provinciale vi fu per raffrenarei contrabbandi della linea di mezzogiorno, ma tutt’altro poteva conse-guirsi con la visita, che il raffrenamento dei contrabbandi che se è veroche si commettono, proseguiranno al certo a commettersi nonostantequella visita. che anzi in vista di tale misura, contro l’innocenza e la re-putazione dell’uomo onesto, si accresce la baldanza dei tristi, ed accre-scerete la contravvenzione alla legge. fu dunque velenosa calunnia nonaltro che volle offendere sì gravemente il supplicante e però egli reclamain nome della giustizia, che nella pienezza ed integrità che ci ha dato lanostra rigenerazione che fosse smascherato il calunniatore, si che fossestato un vile denunziante si in impiegato, o per colorire la propria inet-tezza, o per farsi sgabello all’alto salire dell’altrui reputazione89.

Quella del contrabbando era una vera e propria “patata bollente”che dalle mani dell’amministrazione borbonica balzava direttamentea quelle del nuovo Stato italiano di cui si ponevano le basi. della pe-ricolosità di quel malcostume era convinto l’intendente filippo deleva, che nel novembre del 1860 scriveva:

lungi di ascrivere come causa del furtivo contrabbando degl’oggetti ri-tirati da malta l’aere malsano che respirasi in quasi tutta la linea del con-trollo di Pozzallo, la si è la mal composizione degl’impiegati della forzadoganale, poiché dessi lungamente avvezzi al guadagno a mezzo dellacomponente co’ principali contrabbandieri ne facilitano lo sbarco dellemerci provenienti dal detto prossimo punto di malta. e poiché tale ille-cito traffico tira origine dal caduto Governo de’ borboni spingendo tuttia procedere inonestamente così nel novello Governo di rigenerazioneGenerale bisogna che per l’uomini che lo servono siano nuovi nei prin-cipi di moralità e civilizzazione affezionandosi ben bene allo interessedella finanza nazionale. Per arrestare quindi il contrabbando opinereicome più d’una volta ho umiliato al dittatoriale Governo di fare unesatto scrutinio di tutti gli impiegati della dogana, scegliendo coloro chehanno il merito a poter prestare un onorato servizio90.

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89 aSP, ministero luogotenenziale, Polizia, b. 1551, Raffaele Pandolfi al Se-gretario di Stato della Pubblica Sicurezza, Pozzallo 18 settembre 1860.

90 aSP, ministero luogotenenziale, Polizia, b. 1551, L’Intendente Filippo DeLeva al Segretario di Stato per la Sicurezza Pubblica, modica, 5 novembre 1860.

Proprio quelle caratteristiche che avevano reso Pozzallo l’idealeavamposto della rivoluzione, la vicinanza a malta, la vocazione ma-rina, lo spirito avventuroso e intraprendente dei suoi cittadini, di-ventavano pericolose minacce alla sicurezza del della stessa italia.

ma non era soltanto il problema del contrabbando a destare pre-occupazioni. Si temeva che, come una nemesi, da Pozzallo rientrassenell’isola il nemico borbonico appena cacciato ed esule a malta. unapreoccupazione che si volle presto fugare attraverso una circolareche, ad un anno esatto dagli sbarchi in Sicilia. raggiunse tutti gli in-tendenti dell’isola:

corrono voci esagerate di sbarchi di borbonici da malta. fatto è cheli 17 giugno pochissimi borbonici venuti da malta, sbarcarono tra Si-racusa e noto, e si recarono a bagni canicattini, cercando di agitarequel paese e Sortino. i militi a cavallo inseguirono gli sbarcati. Si sonomandate alcune compagnie di truppa da catania, da Siracusa, da ter-ranova e se occorresse se ne manderebbero anche da caltanissetta eda mistretta per nicosia. il Governo conosceva le mene borbonichee già aveva mandato il vapore tripoli a Siracusa per recarvi delegatiSicurezza pubblica ed istruzioni. Questo vapore avendo toccato ca-tania e Siracusa può aver fatto spargere voci di vapori che abbianosbarcato borbonici in quelle parti. ora tripoli incrocia lungo la costa.ci sono truppe: non v’ha motivo d’inquietudine91.

del resto nel respingere il nemico, portasse pure una tonaca, nonerano mancati né decisione né spirito di iniziativa, come aveva no-tato uno scandalizzato eugenio avitabile giusto un anno prima:

nel momento che vergo il presente i Padri Gesuiti di modica si sonoimbarcati tutti sopra il Paranzello nominato diana di Padron antonioSalesi e partono per malta a causa che un tale di boscarino, maestrofalegname tirò un colpo di fucile carico a pallini sopra due di cui untale Padre bottalla ed il loro rettore colpendo lievamente il primocon un perticone al braccio ed un altro nel labbro e senz’altro danno.Simile accaduto dispiacque molto a tutti i modicani e nel loro tragitto

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91 archivio di Stato di catania, Questura, elenco di versamento n. 1, b. 1,Circolare ai Governatori ed intendenti di Sicilia, 19 giugno 1861.

per venire furono accompagnati da una forza armata per garantirlilungo il viaggio92.

era ancora un capitano pozzallese a guidare una nave di esuli versoil proprio asilo politico. ancora una nave pozzallese a tracciare la stradatra la Sicilia e malta, a garantire partenze, a vigilare sui ritorni.

Su quest’ultimo viaggio si chiude il cerchio della nostra narra-zione. una speronara, che da malta raggiunge Pozzallo, ci ha intro-dotti a questo nostro racconto, a bordo di navi e di rapidi cutter siè dipanato il filo degli eventi e infine un paranzello ci congeda daipersonaggi che abbiamo imparato a conoscere.

la storia di Pozzallo e del suo rapporto con malta negli anni delrisorgimento è un racconto di navi e di capitani coraggiosi, una nar-razione in cui il viaggio si fa metafora dell’esistenza, della nascitastessa di uno Stato che ancorerà le proprie radici ad una città di marecome Pozzallo e alla sua storia mediterranea.

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92 aSP, consolato Sardo in Sicilia, b. 94, Il delegato consolare Eugenio Avitabileal Console di Sardegna in Palermo, Pozzallo, 18 giugno 1860.