PIAZZA ARMERINA Studi recenti sulla Villa del Casale: gli interventi della Sapienza - Università di...

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Estratto dai RENDICONTI della Pontificia Accademia Romana di Archeologia, volume LXXXIII 2010-20 Il ---------- (fuori commercio) ---------- PIAZZA ARMERINA Studi recenti sulla Villa del Casale: gli interventi della Sapienza - Università di Roma V. Nuovi contesti ceramici di età medievale dalla Villa del Casale DI E. GALLOCCHIO, E. GASPARlNI Tipografia Vaticana

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Estratto dai RENDICONTI della Pontificia Accademia Romana di Archeologia, volume LXXXIII 2010-20 Il ----------(fuori commercio) ----------

PIAZZA ARMERINA

Studi recenti sulla Villa del Casale: gli interventi della Sapienza - Università di Roma

V. Nuovi contesti ceramici di età medievale dalla Villa del Casale

DI

E. GALLOCCHIO, E. GASPARlNI

Tipografia Vaticana

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Fig. l. Villa del Casale, Pianta generale con indicazione dei 38 pozzi e fosse rinvenuti con le campagne di scavo 2007-2009 (dis. E. Gallocchio)

DEI.L'" PONT. ACCAD. :11. - LXXXIII

tuìre utilizzo di un per altro scopo, bensì

l'obiettivo primario per il quale il taglio sarebbe stato praticato.

Prima di adden trarci nell 'analisi dei materiali rinvenuti, appare neces­

saria una precisazione sulla tipologia del contesto di indagine: va infatti sot­

tolineato come owiamente non si sia potuto operare Sll riempimenti

intatti, dal momento che di essi mancava la porzione superiore, owero l'in­

terro, rimosso durante i grandi scavi degli anni '50, che dal piano di vita

sino a quello tardoan

permisero il riconoscimen

u~ando definizione di Gentili, come

cosicché le ultime indagini

in lisi in modo capillare

i ed i tempi dei lavon

'sacche medievali'.

riempimenti di

ricostruire un panorama

abi tativo, rivestivano

mario: in seguito al sistema degli acquedoui

antichi, nuovi abitanti dell'area colsero infatti appieno il valore della

falda, individuata anche grazie alle recenti analisi idro-geologiche," che ali­

menta le numerose sorgive captate dai tagli, e misero in atto un ramificato

sistema di raccolta dell'acqua, specialmente su tutta l'area incentrata

attorno alla corte quadrangolare del Peristilio, lungo una linea est-ovest,

che segue i margini del pendio naturale.

le

e

appare stabilire il momento

l'azione attraverso la

e furono tolti dalla

utilizzati come disc1

forse anche in coincidel

loca la formazione

gli oggetti persero

da un'altra i pozzi veri

concomitanza del loro

evento storico di notevole

rilevanza. Il fatto che i riempimenti possano essere connessi con un qualche

episodio violento è parso possibile alla luce di due rinvenimenti particolari:

nel primo caso si tratta di uno scheletro integro di equino, posto in un pozzo,

nel settore a nord delle Terme, a circa 1 m di profondità dal piano a cui si

interrompeva lo scavo Gentili (figg. 2a-2b). Lo scheletro si collocava in posi­

zione rannicchiata, chiaramente derivante dalla deposizione di un animale

che macellazione.

nlo.

tava

proveniente questa

in uno scheletro

su periore del cranio

sia dato conoscere

alle spalle del Tricli­

adulto che presen­

lrauma da corpo cont1l11-

nei livelli superiori

dei riempimenti implica un limite nelle possibilità di definire i termini ero-

" GRAZIANO-SCAI.ONE 2007, p. 89.

E. GAS PARI N I, E. GALLOCCHIO - V. NUOVI CONTESTI CERAMICr DI ETA MEDIEVALE.. 267

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piano

Fig. 2. a. Scheletro integTo di equino rinvenuto in un pozzo nel settore a nord

delle Terme; b. Sezione dello stesso pOLlO

b

268 RENO. DCLLA PONT ACCAO. ROM. O'ARCI~. - VOL LXXXflI

Fig. 3. Scheletro umano di individuo adllito

con trauma da corpo COnllIrldente sul cranio

nologici di tali evidenze. Qualche dato sui materiali presenti alle quote supe­

riori si può tuttavia intuire dal resoconto del Gentili circa lo scavo della Sala

dei Massaggi: nel complesso termale, dove era stato creato un pozzo

bucando il pavimento mosaicato: a 3 m dal piano di campagna egli registra

la presenza di un "complesso di materiale medievale ", che potrebbe facil­

mente identificarsi con la parte superiore del riempimento dello stesso pozzo

rinvenuto, 2 m più in basso, al di sotto del pavimento, nell'angolo nord-ovest

della stanza. Tra i materiali presenti in quello che si ricostruisce essere il set­

tore più recente del riempimento, il Gentili cita" sei monete in bronzo nor­

manne del tipo con testa di leone e palmizio ", identificabili come follari di

Guglielmo II: questo unico elemento potrebbe attestare il perdurare dell'u­

tilizzo dei pozzi come discariche, a quote più alte, anche durante il XII

secolo,

Analizzando la ceramica proveniente dai contesti indagati è stato possi­

bile rimarcare una differenza qualitativa rispetto al materiale coevo rinve­

nuto nel quartiere scavato a sud della Villa: oltre che alle modalità di giaci­

tura, il fenomeno potrebbe attribuirsi ad una diversa connotazione sociale

dei due settori dell'abitato, Si delineerebbe sempre più dunque l'immagine

di un quartiere occupato dalla popolazione più abbiente, sorto in corrispon-

I GFNTII.I 1999, I, pp, 236-237,

OCCHIO

270 RENO. DEI.LA PONT. ACCAD. ROM. D·Al~CH. - VOL LXXXJIl

Piazza Armerina -Villa del Casale pozzo n. 20 classi ceramiche (tot 118 esemplari min.)

5

Piazza Armerina -Villa del Casale pozzo n. 20 ceramica comune

• ceramica comune

• ceramica Invetrlata

• anfore

• contenitori da derrate

• bottiglie

• scodelle

brocche

tazze 3L-______________________________ ~

fig. 4. Il taglio rinvenuto ilei conile

tra il Peristilio e lo XySlus, che risulta

riempito da materiali riferihili alhl

fìn e dell'XI - prirn;r metà del XII

secolo. È anche presente Ulla frazione

di follaro in rame con tondello otta­

gonal e di Rug'gero Il, databile al

li 27-1 142

Piazza Armerina -Villa del Casale pozzo n. 20 ceramica invetriata

• scodelle

• tazze

• brocche

bottiglie L-______________________________ ~2

Piazza Armerina -Villa del Casale pozzo 20 ceramica da fuoco

. olle

• pentole

. tegaml

L-______________________________ --' 4

fig. é>. Dati quantit;}tivi sul riempimento del pozzo rinvenuto nel Peristilio della Villa (pozzo 22)

L GASPARlNI, E GALLOCCI-1I0 - V NUOVI CONTCSTI CERAMICI Dl ETA MEDIEVALE.. 271

Fig. 6. Manufatti di forma aperta e chiusa in ceramica comune acroma o schiarita in superficie

(fig. 6). Queste ultime, caratteristiche di produzioni di matrice africana, ma

molto comuni anche in ambito siciliano, sono contenitori per liquidi, la

brocca dotata e l'anforetta priva di beccuccio. Esse presentano, tra l'alto

collo troncoconico ed il corpo globulare, un setto traforato formato da

numerosi fori ed incisioni che, oltre ad avere valore funzionale, riveste anche

un ruolo decorativo. Le scodelle ed i bacini, soprattutto carenati ma anche a

parete emisferica, si distinguono in più tipi, con orli che presentano dimen­

sioni variabili da un minimo di 15 cm a un massimo di 30 cm di diametro:

come è stato evidenziato nella storia degli studi, gli esemplari più grandi

erano destinati ad un utilizzo al centro della tavola, come piatti da mensa

comuni per i commensali che da esso attingevano, mostrando, anche da un

punto di vista morfologico, una discendenza dalle forme aperte prodotte nel

Nord Africa in sigillata D sino al \111 sec. d.C. 6

Il contenitore da derrate monoansato, manufatto numericamente più

rappresentato (34 esemplari) nel pozzo rinvenuto nel peristilio, prevede

larga imboccatura, corpo globulare con cordonature e fondo umbonato: la

forma era destinata a contenere prodotti solidi o semisolidi e la si riscontra

"ARDIZWNE 2004, pp. 191-203.

272 REND. DlLLA PONT. ACCAD. ROM. D'ARCH. - VaL LXXXl1l

Fig. 7. Tra la ceramica invetriata si rinvengono le stesse fonne prodotte anche in ceraTniOl acroma

in contesti di fine X - inizio XI secolo anche nella Sicilia occidentale. In

alcuni casi si osserva la presenza di una decorazione ad onda su tre registri

che sottolinea collo e spalla,

Quasi tutti i contenitori privi di decorazione, così come avviene anche

per le lucerne sia a vasca chiusa che a vasca aperta, venivano prodotti, con i

medesimi tipi cii argilla, anche nelle più pregia te versioni rivestite da vetrina

piombifera, sotto la guale, prima della seconda cottura, veniva stesa una

dipintura omogenea monocroma o a motivi policromi sia geometrici che

fitomorfi (fig. 7). Possiamo identificare manufatti collocabili tra la fine del X

e gli inizi dell'XI secolo, dunque ancora in età isJamica e con ogni probabi­

lità riferibili al primo periodo dell'insediamento medievale, in guanto sono

abbastanza ben databili le scodelle carenate con all'interno decorazioni

verde ramina e bruno manganese su fondo giallo crema e talvolta con al cen­

tro del cavo animali campiti con il tipico motivo a gridiron, mentre sul bordo

compaiono motivi pseudocufici. Interessante appare anche la notevole atte­

stazione di scodelle con decorazione a tratti verticali e a sfiammature verdi e

brune su fondo giallo (splashed ware) , che non solo compare anche nel

Nord Africa, ma, attestandosi sin dal IX-X secolo, si configura come distintiva

delle più antiche produzioni invetriate policrome. Puntuali confronti pos­

sono infatti stabilirsi tra i nostri materiali e ceramiche da siti dell ' Ifriqyia di

fine X- inizio XI secolo: da Raqgada, Cartagine, Uchi Maius, Chemtou eJama

in Tunisia, da Qal 'a Banu Hammad in Algeria, da Medinet al Sultan, Ajda­

biya e Sidi Khrebish in Libia, solo per citarne alcuni.'

' DAOUIJ\TLI 1995, pp. 68-93; VIHI.U 1981; FERI .·\OUI-ToUHIRI 2003, pp. 87-1 Il; COLVIN

1965; MII.'lNESr-CELlCI-II 1997, pp. 49-94; KENNCT 1994, pp. 275-285; FEHERVARY '·.T ,lw2002.

274 REND. DELLA. PONT. ACCAD. ROM. D'ARCH. - VOL. LXXXIII

Fig, 8.1. AnFora a canne/ures rinvenuta in lino dei Fig. 8.2. Pentola ad impasto rinvenuta in lino

pozzi ~ nord delle Terme dei pozzi a nord delle Terme

gli esemplari rinvenuti a Trani l'; ha permesso di avviare un congiunto pro­

getto di indagine archeometrica che per ora si è tradotto nell'analisi delle

peculiarità tecnologiche dei manufatti di Piazza Armerina, definendone i

caratteri chimici e mineralogico-petrografici (si veda l' AjJpendice). Tale pro­

getto si svilupperà approfondendo il confronto con i manufatti pugliesi, al

fine di inquadrare possibili analogie composizionali e/o tecnologiche.

La vastità di contatti testimoniata dalle ceramiche fini non può non riflet­

tersi sui contenitori da trasporto: le anfore a cannelures attestano rapporti com­

merciali di corto raggio (sia con l'area nord-occidentale che con quella sud­

orientale della Sicilia), di medio raggio (con la Calabria tirrenica e la Campa­

nia) e di ampio raggio (con il Nord Mrica e con l'Adriatico orientale) (fig. 8.1).

Il quadro così delineato si traduce in una vera e propria koinè culturale

del Mediterraneo islamico, che investe persino i manufatti destinati alla pre­

parazione degli alimenti: la tipica pentola ad impasto con orlo indistinto,

fondo piano e prese a linguetta sia orizzontale che verticale ricorre non solo

in Sicilia, ad esempio negli importanti centri di Segesta Ili e Monte Iato 17 ma

anche in Andalusia, dove si attesta sin dalla metà del IX secolo IR (fig, 8,2).

J; Essi sono stati analizzati da un puntO di vista archeometrico dal Dipartimento di Dia­

gnostica per i Beni Culturali della Facoltà di Scienze Matematiche fisiche e Naturali del­

l'Università di Bari (Dott.Ssa Annarosa Mangone). Ili ÌVl o l. U, AR I 1997, pp. 122-124.

"RlBI-Is.l.ER 1988, pp. 61-72.

" GL'TIF.RREZ LLORET J 986, pp. 147-J 68.

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276 REND. DELLA PONT. ACCAD. ROM. l)·ARCH. - VOL. LXXXIII

Fig. 9. Esemplari rn;\I cOlti, delorlll;.\[j, con superlicic corrugala (' percorsa da rraollre t'

fori, insieme CO\1 s(,lllr1ici gl'limi di (-lrgill~1 iperc()(t(l c di \'t'lrin:l

Fig. lO. Barre eia fornace e impronte eli distanziatore slIlIa superficie eli una ciotola

invetriala

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