Piacere, Raffaele Pettazzoni. Un incontro con lo storico delle religioni persicetano

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PIACERE, RAFFAELE PETTAZZONIUN INCONTRO CON LO STORICO DELLE RELIGIONI

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Non ho mai incontrato RaffaelePettazzoni. A pensarci bene,la maggior parte della mia li-

breria è popolata da persone chenon ho mai incontrato; prima di Inter-net e di Wikipedia nonsapevo neppure chefaccia avesseromolte di esse. Ep-pure alcune di questepersone mi sono es-tremamente

fami-liari. Ho trascorso inloro compagnialunghe ore, mi hannoraccontato il loromondo e i mondi altriche hanno conosci-uto, studiato o inven-tato, e così facendohanno saputo rac-contare, e a volteanche interpretare, ilmio, di mondo.

Non ho mai incon-trato Raffaele Pettaz-zoni. Certo, per moltipersicetani è unnome familiare. C'è,o almeno c'era, unacoscienza persicetana collettiva chemi diceva che era un persicetanofamoso nell'accezione pre-televisivadel termine, cioè illustre. Il suo nomeera circondato da un'aureola dirispetto e considerazione, ma la suafigura rimaneva sostanzialmentesconosciuta. Come per una personaviva, a volte c'è bisogno di un'occa-sione, di una scusa, di qualcuno checi metta in contatto e ci presenti.

La prima conoscenza con Pettazzonil'ho fatta all'università. Senzasaperlo, quasi un secolo dopo di lui,avevo intrapreso un percorso di stu-dio e specializzazione simile al suo.Fu il mio professore di Iranistica, An-tonio Panaino, a parlarmi di Pettaz-zoni a lezione. Ci spiegava quel

giorno un particolare sviluppo storicodello zoroastrismo, la religione iran-ica che si vuole fondata da Zarathus-tra (Zoroastro per i greci). Forse piùdi 2000 anni fa, alcuni intellettuali o

sacerdoti di questa religione, insod-disfatti dal dualismo originario tra glidei Ormazd e Ahriman, pensaronobene di porre alla genesi del mondoun solo grande dio. Il dio si chiamavaZurvan e, secondo l'apologeta cri-stiano Eznik d'Armenia (V sec. d.C.),esisteva "quando non esisteva asso-lutamente nulla, né il cielo né la terrané qualsiasi altra creatura che è incielo o sulla terra". Per mille anniaveva compiuto sacrifici affinché glifosse dato un figlio che potessecreare il cielo e la terra; allo scaderedel millesimo anno, al grande dioZurvan sorse un dubbio, anzi,nacque un dubbio, sull'efficacia deisuoi sacrifici: quel dubbio, nato informa umana, sarà il malvagio Ahri-man, scuro e dal cattivo odore. Nello

mazd, cioè Ahura Mazda, luminosoe fragrante, il figlio a lungo deside-rato. Ancora oggi, secondo glizoroastriani, viviamo nell'era del

gumezishn, il "rimescolamento", incui tra questi due princìpi divini è inatto una lotta furibonda, a cui cias-cun essere umano è chiamato apartecipare schierandosi con l'uno ocon l'altro. È questo il suggestivomodo con cui una setta zoroastrianadà ragione della presenza del malenel mondo e della sua coesistenza afianco del bene.

Tra gli studiosi che si erano occupatidi Zurvan, il mio professore men-zionò Raffaele Pettazzoni, "che forsequalcuno di voi conoscerà, essendonato a San Giovanni in Persiceto,qui vicino". Da quella memorabilelezione bolognese scoprii che il per-sicetano Pettazzoni era "davvero"famoso, studiato in Italia e all'estero

4 giugno 1955: Pettazzoni tiene una conferenza al Circolo di Cultura di Bologna; a sinistra il Prof.Dario Arfelli, amico fin dai primi anni universitari bolognesi.

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Le tre fotografie in copertina appartengono al Fondo Pettazzonidella Biblioteca Comunale "G.C. Croce" di Persiceto:

Foto in basso a destra20 marzo 1891: il fotografo viaggiante Paolo Saccani di Bologna visita lascuola elementare di Persiceto nell'ex convento dei frati di San Francesco. Ilmaestro Ferdinando Biondi è immortalato con trentun alunni della Scuolamaschile urbana di terza classe. In prima fila (in basso), subito a destra delmaestro, sorprendiamo un giovanissimo Raffaele Pettazzoni; dall'altro lato, asinistra del maestro, il futuro don Manete Tomesani.

Foto in alto a destra5 settembre 1958: Pettazzoni con il principe Mikasa, fratello minore dell'im-peratore Hirohito, al Grande Santuario shintoista di ise in Giappone. Pochigiorni prima, il 28 agosto, Pettazzoni aveva aperto il IX Congresso Inter-nazionale di Storia delle Religioni a Tokyo.

Foto a sinistraPettazzoni in una delle ultime foto: è nel suo studio romano ed ha in manola traduzione inglese (London, 1956) di una delle sue opere più importanti,L'onniscienza di Dio (Torino, 1955).

Ringraziamo la Biblioteca per la gentile concessione. Un ringraziamento spe-ciale al professore Mario Gandini per la preziosa collaborazione.

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per i suoi contributi alla conoscenzadelle religioni primitive, orientali eclassiche. Allora sobbalzai campani-listicamente sulla sedia, ora so che

nel 1920 Pettazzoni pubblicò unsaggio intitolato La religione diZarathustra (il primo della collanaStoria delle religioni) dove ricolle-gava Zurvan akarama, il tempo in-creato, con il dio greco Crono e conquello latino Saturno.

Questa è la storia delle religioni, in-trodotta in Italia proprio da Pettaz-zoni: lo studio delle religioni da unpunto di vista storico, come sononate, come si sono sviluppate e dif-fuse, secondo un punto di vista nonesclusivo, ovvero non solo il Cri-stianesimo o l'Islam, ma l'uno e l'al-tro e tutte le religioni in quantorisposte diverse a bisogni simili del-l'uomo. Così la storia delle religionidiventa anche uno studio compara-tistico: ciò che è in una religione sipuò ritrovare anche in altre, come lafunzione di dio del tempo condivisada Zurvan, Crono e Saturno, o la ne-cessità di spiegare l'origine del malenel mondo attraverso il dubbio diZurvan o la tentazione del serpentenel paradiso terrestre.

Ormai avevo iniziato a conoscere il

Pettazzoni studioso, ma ciò, comepure la cittadinanza condivisa, nonera stato sufficiente a farmiconoscere l'uomo. Per questo ci

volle un altro incontro e un'altra pre-sentazione: questa volta fu attra-verso il professor Mario Gandini. Laprima volta che lo incontrai da laure-ando in Iranistica, ovvero in un certosenso da iniziato alle opere di Pet-tazzoni, mi diede una copia di Reli-gione e società (Bologna, 1966) e ilnumero 43 di Strada Maestra(1997). II volume Religione e societàraccoglie vari scritti di Pettazzoni edè diviso in due parti: nella prima sitrovano saggi dai titoli eruditi quali"La verità del mito" e "L'esseresupremo e l'attributo dell'onni-scienza nel quadro storico-culturaledelle civiltà primitive"; nei titoli dellaseconda parte compaiono inveceparole come "libertà religiosa", "re-sistenza", "socialismo", "cultura" e"vita religiosa". Inaspettatamente, fula seconda parte ad attirare la miaattenzione. Scoprii dunque l'im-pegno civile e sociale di Pettazzoni:la sua distinzione tra "religione dellostato" e "religione dell'uomo" ("IoStato riacquisti coscienza del suoproprio carattere religioso, ... non in-compatibile con la religione del-l'Uomo, di cui è portatrice la Chiesa

...; una religione per la quale lasalvezza dello Stato è fine a sestessa, mentre per la Chiesa è, semai, un mezzo ordinato al fine supe-

riore della salvezza dell'Uomo"[p. 151]), i discorsi per la lib -ertà religiosa in Italia ("Se èvero che il segno culminantedella civiltà occidentale cris-tiana sta nel rispetto dellapersona umana, non si vedecome questo rispetto debbain certi casi fermarsi propriosulla soglia di quel che l'uomoha di più suo: la religione" [p.211]), la necessità di un dial-ogo tra fede e cultura ("Tal-volta avviene che la religionesia avvilita e sfruttata e falsifi-cata e mascherata a nascon-dere interessi profani. Ègiusto che la cultura insorgaper riscattare la religione daquesta servitù, per restaurarlanel suo vero spirito" [p. 171])

e di parlare di religione ancheal di fuori della Chiesa ("Nonfuggire, ma accostarsi alla reli-gione per intenderla, per

capirla, questo è atteggiamento nonpur lecito ai laici, ma doveroso. Nontacere, ma parlare di religione: par-larne in termini di pensiero, di cul-tura, di storia, questo è discorsodegno di uomini liberi") e il supera-mento della falsa contrapposizioneOriente-Occidente ("E vogliamorimpicciolirlo ancora questo nostromondo!? Vogliamo tracciare un solconel mezzo e dire: «Qui siamo noi!Qui è la civiltà, qui la Religione, quila Storia»!?" [p. 220]).

Ripercorrendo la biografia di Pettaz-zoni attraverso gli scritti di Gandinisu Strada maestra (dal numero 27del 1989 fino ad oggi), ho scopertole vicende di una vita allo stessotempo normale per le premesse estraordinaria per gli esiti: normaleper la nascita in una via Saati ancoraaffacciata sull'aperta campagna, nor-male per la famiglia povera e per lanecessità di un sussidio comunaleper continuare gli studi, normale perla religiosità e l'osservanza dellepratiche cattoliche nell'infanzia (cosìricordate da Pettazzoni stesso pochimesi prima della morte: "perdetti la

4 ottobre 1953: Pettazzoni a San Giovanni in Persiceto inaugura la sala "Giuseppe Calzati"del Circolo di Cultura Popolare (via Farini 9).

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BorgoRotondo

Banchetto all'aperto nei primi anni del Novecento: Pettazzoni è il primo da sinistra.

fede, ma conservail'amore; e lo studio dellereligioni fu il surrogato dellafede perduta"), normaleper la partecipazione allefeste da ballo e alcarnevale persicetano (fupresidente della società"La fratellanza", come ri-cordato da Gandini nel nu-mero di Gennaio/Febbraiodi BorgoRotondo), ancoranormale per l'impegnopolitico e sociale nel Cir-colo socialista (fu ancheconsigliere comunale conOdoardo Lodi); straordi-naria per il brillante di-scorso pubblico tenuto inMunicipio a soli 18 anni(intitolato Riforme educa-tive e pubblicato lo stesso anno, nel1902), per la carriera universitaria egli interessi di studio (studiò greco elatino, ma anche sanscrito, e si lau-reò con una tesi sul culto mistericodei Cabiri, antichi dèi greci), peresser stato titolare della prima catte-dra italiana di Storia delle religioni

(istituita all'Università di Roma nel1923 e inaugurata l'anno seguente),per le capacità organizzative e lospirito di intraprendenza a livello ac-cademico e civile (fu presidentedella Società Italiana di Storia delle

Religioni e dell'Associazione Inter-nazionale per la Storia delle Reli-gioni, nonché socio attivodell'Associazione per la Libertà Re-ligiosa in Italia e di altri sodalizi).

Lontano da Persiceto già dal 1906,Pettazzoni tornava ogni tanto nel

suo paese natale. Qualche volta glifu chiesto di incontrare la cittadi-nanza e tenere pubbliche con-ferenze. Sì, mi sarebbe propriopiaciuto ascoltarlo e incontrarlo inuna di queste occasioni...

Pettazzoni morì a Roma 1'8 dicembre1959. A 50 anni dalla morte, il Comune diSan Giovanni in Persiceto e l'Universitàdi Bologna hanno invitato studiosi difama nazionale e internazionale neigiorni 23, 24 e 25 settembre presso laBiblioteca G.C. Croce, dove è custoditol'archivio con la corrispondenza e gliinediti di Pettazzoni. Il resoconto del-

l'evento è disponibile all'indirizzoI

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e«www. raffa elepettazzoni. it».Allo stesso indirizzo è possibileleggere gli articoli e gli interventipubblici di Pettazzoni da cuisono stati tratti i brani citati.

Nel mese di agosto è uscito ilnumero 65 di Strada Maestra incui è pubblicata la 29esimacronaca biografica redatta daGandini, dedicata agli impegni ealle pubblicazioni di Pettazzoninel 1958 e nell'anno della suamorte. Ai lettori l'invito a pren-dere in mano Strada Maestra,all'autore i complimenti per averportato a termine un lavoro ec-cezionale, che permette di ri-

costruire non solo la vita di Pettazzonima anche le vicende di Persiceto che lovidero protagonista e quelle dei persic-etani che erano come lui attivi nella vitacivile del nostro paese.

7 luglio 1955: Pettazzoni (al centro) all'Istituto per il Medio ed Estremo Oriente (oggi IstitutoItaliano per l'Africa e l'Oriente) per la visita di Jawaharlal Nehru, primo ministro dell'India (adestra).

Le foto di questo articolo sonopubblicate per gentile conces-sione del Fondo Pettazzonidella Biblioteca Comunale "G. C.Croce".