Lo scavo dell'Università degli Studi di Milano a Jazzo Fornasiello (2009-2013)

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bari 2014 un abitato peuceta Scavi a Jazzo Fornasiello (Gravina in puglia - bari) prime indagini a cura di Marina castoldi Scavi e ricerche 22 e s t r a t t o

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bari 2014

un abitato peucetaScavi a Jazzo Fornasiello (Gravina in puglia - bari)

prime indagini

a cura di

Marina castoldi

Scavi e ricerche

22

e s t r a t t o

un abitato peuceta. Scavi a Jazzo Fornasiello (Gravina in puglia - bari). prime indagini - iSbn 978-88-7228-736-1 - © 2014 edipuglia s.r.l. - www.edipuglia.it

MArINA CAStolDI, SteFANIA De FrANCeSCo, ClAuDIA lAMbruGo, AleSSANDro PACe

lo SCAVo Dell’uNIVerSItÀ DeGlI StuDI DI MIlANo A JAZZo ForNASIello (2009-2013)

Jazzo Fornasiello è il nome di un’antica masseria con strutture di ricovero per legreggi, edificata nel XVIII secolo ai piedi delle Murge, a circa m 512 s.l.m., tra i ter-ritori di Gravina in Puglia e di Poggiorsini (Provincia di bari), all’interno del ParcoNazionale dell’Alta Murgia (fig. 1). Il sito archeologico, raggiungibile percorrendola strada provinciale SP 230 (ex SS 97) in direzione di Poggiorsini, insiste su un dolcedeclivio ai piedi del cosiddetto costone murgiano, la scarpata di pendenza netta e ri-pida con la quale l’altopiano delle Murge scende improvvisamente in direzione dellagrande depressione geologica della Fossa bradanica (fig. 7) 1.

Il paesaggio è dunque quello carsico e petroso della Murgia calcarea, – con cre-ste rocciose, doline, inghiottitoi e grotte –, incisa trasversalmente da profondi solchierosivi prodotti dalle acque meteoriche, le lame, che dall’antichità ad oggi hanno ga-rantito l’attraversamento delle Murge in direzione Ne-SW. Diverso è invece il pae-saggio della Fossa bradanica, dove scorrono il bradano e i suoi affluenti (tra i piùimportanti il basentello e il Pentecchia), dominata da dolci colline argillose, da rilieviisolati con pendici erte e, sullo sfondo, le vette dell’Appennino lucano (fig. 8). È dasegnalare che il torrente Gravina, che dà il nome all’omonima cittadina a pochi chi-lometri di distanza, ha una delle sue sorgenti a non grande distanza da Jazzo Forna-siello, dove tra lo Jazzo Madama a Sud-est le lame di Poggiorsini e di lamatorta aNord-ovest, la carta geologica indica alcuni dei maggiori coni di deiezione allosbocco dei corsi d’acqua nella pianura 2.

le potenzialità archeologiche dell’area, già segnalate dalle ricognizioni della bri-tish School at rome tra il 1968 e il 1970, con l’individuazione di un sito importante,di prolungata frequentazione dall’età del bronzo all’età ellenistica 3, sono state in anni

1 Carta IGM F188, I NW.2 Per i dati geologici e idrografici vd. Dorrell 1992; Schinco 2010, pp. 5-9; vd. anche Carta Geolo-

gica d’Italia, F°188. Cfr. infine infra, contributo Amicone.3 Vinson 1972, p. 75, sito n. 75.

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Fig. 7. - Jazzo Fornasiello, carta IGM F188, I NW.

Fig. 8. - Jazzo Fornasiello, panoramica dal costone murgiano in direzione della Fossa bradanica; in se-condo piano lo jazzo settecentesco.

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recenti confermate da uno studio di fotointerpretazione che ha rivelato la presenza diun abitato, racchiuso da un ampio circuito murario, per un’estensione complessiva dicirca 10 ettari. tra il 2004 e il 2008 la Soprintendenza per i beni Archeologici dellaPuglia, creata nell’area una maglia di quadrati con lati di m 100 (ulteriormente sud-divisi in quadrati più piccoli di m 5), ha aperto una serie di saggi esplorativi 4, ai qualidal 2009 sono seguite annuali campagne di scavo estensivo a cura dell’universitàdegli Studi di Milano (fig. 9) 5.

l’intervento condotto dall’Ateneo milanese nel 2009 aveva lo scopo di dare conti-nuità alle indagini avviate nel sito dalla Soprintendenza. Si decise dunque di riaprire unaparte del saggio effettuato nel 2008 nell’area nord-occidentale dell’abitato, non lonta-no dalla cinta muraria; in particolare l’interesse si concentrò sulla grande Casa dei Do-

lii, così denominata, fin dalle prime campagne di scavo, per l’alta concentrazione su tut-ta l’area di frammenti di grossi dolii per derrate alimentari 6; del complesso, già individuato

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4 Vd. supra, contributo Canosa.5 Annuali comunicazioni sulle indagini condotte sono comparse, a cura di M. Castoldi, S. De Fran-

cesco, A. Pace, in Fasti on line (2010-2013); vd. anche Castoldi et alii 2010; Cinquantaquattro 2012, pp.1251-1252; è on line anche il sito dello scavo: http://users.unimi.it/JazzoFornasiello/index.html.

6 Sui contenitori per derrate, vd. infra, contributo leone.

Fig. 9. - Jazzo Fornasiello, fotografia aerea (AIMA 1997), con il posizionamento dei saggi uniMi.

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nella fotografia aerea, era stato nel frattempo messo in luce un lembo in occasione delsopraindicato saggio di Soprintendenza. lo scavo dell’edificio, tutt’ora in corso, ha perora riportato alla luce una serie di ambienti quadrangolari giustapposti (denominati conlettere alfabetiche da A a G), per un’estensione massima provvisoria di circa m 24 in di-rezione NW-Se, m 10 in direzione opposta, con alzati murari variamente conservati finoad una altezza massima di circa cm 80/90 (fig. 10); i vani paiono affacciarsi su una cor-te, la cui ampiezza finora indagata arriva a mq 80. Nel 2011 l’indagine archeologica siè estesa anche al circuito murario con interessanti ritrovamenti.

Gli scavi finora condotti e le ricognizioni di superficie estese a tutto l’abitato for-tificato hanno evidenziato una fitta frequentazione dell’area tra VI e IV secolo a.C.,documentata da numerose ceramiche di tipo matt-painted, bicrome e monocrome,ceramiche a fasce e di stile misto, insieme a prodotti coloniali, quali coppe di tipo io-nico, vernici nere di produzione metapontina e tarantina, alcuni vasi figurati italioti;abbondanti sono anche gli impasti grossolani, le ceramiche da mensa acrome, le ce-ramiche da fuoco; numerosissimi i pithoi.

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Fig. 10. - Jazzo Fornasiello, Casa dei Dolii, pianta generale.

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La frequentazione dell’età del Ferro è tuttavia preceduta da una fase generica-mente ascrivibile all’età del Bronzo (fase I 7), già segnalata dalle ricognizioni dellaBritish School at Rome con la scoperta di un frammento di labbro di coppa inbronzo 8, ma ora ribadita da tazze in impasto fine con ansa sopraelevata (fig. 11, a-b),provenienti purtroppo da strati superficiali di arativo. Delle successive fasi, relativerispettivamente a un nucleo di capanne e tombe di VI secolo a.C. (fase II) e alla ci-tata Casa dei Dolii eretta con muri in pietra dal secondo quarto del V secolo a.C.(fase III e IV con relative sottofasi), si dà conto di seguito.

L’area della Casa dei Dolii: fasi di occupazione

Appartengono probabilmente alla fase II (Tav. II) alcuni lembi di acciottolato, al-cuni tagli e lacerti di muretti relativi a strutture capannicole di VI secolo a.C., indivi-duate dalla Soprintendenza nel corso dei lavori 2008 a NW del vano A della successivaCasa dei Dolii 9 (fig. 10); data inoltre a partire dalla metà del VI secolo a.C. la co-struzione del lungo muro USM 43, in blocchi calcarei di grandi dimensioni 10, erettosopra uno strato di livellamento (US 144) con ceramiche corinzie del Corinzio TardoI e II, contro un taglio del banco roccioso a mò di muro di contenimento del pendio.

Particolarmente fitta e ordinata è una sequenza di tagli di forma subcircolare o qua-drangolare, di ampiezza variabile tra m 1 e 2 e profondità di circa cm 20-40, rinvenutaall’interno dell’ambiente A (fig. 12); si tratta di buche scavate direttamente nel bancoroccioso (US 126), atte verosimilmente ad alloggiare contenitori per derrate alimentari

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7 La suddivisione in fasi, seguita da qui in poi, è una proposta dell’équipe milanese per l’interpreta-zione delle evidenze archeologiche emerse finora.

8 Vinson 1972, p. 75, sito n. 75, fig. 16 G.9 Sulla fase II più specificamente, vd. infra, contributo Castoldi. La fase II di Jazzo corrisponde al Pe-

riod Gravina III-IV di Botromagno/Silbíon in Small 1992, pp. 7-8.10 Per questa e tutte le strutture murarie citate di seguito vd. anche infra, contributo Bentivegna.

Fig. 11 a-b. - Ceramiche dell’età del Bronzo.

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o altro genere di recipienti;tutti i tagli sono quindiriempiti con lo scopo di li-vellare la superficie al mo-mento della costruzionedell’edificio in pietra.

Si riferiscono all’abitatocapannicolo anche le tombecontrassegnate con i nume-ri romani da III a VIII (fig.10) 11, tutte inumazioni ran-nicchiate monosome, con lasola eccezione della tombaVI bisoma e della tombaVII, un enchytrismòs 12. Fu-rono scavate nel banco roc-cioso a una profondità va-riabile di m 2/2,50, nelleimmediate adiacenze dellecapanne, perchè verosimil-mente preposte ad acco-glierne i defunti; in seguitovennero parzialmente obli-terate dai vani dell’edificio inpietra o inglobate nel suoampio cortile all’aperto.Sono state rinvenute tutteprofanate, con i materialiceramici e ossei sparpaglia-ti e variamente distribuiti

tra i resti degli originari riempimenti e le terre ributtate dai clandestini; nondimeno sul-la base dei materiali residui è stato possibile datarle tra la prima metà del VI secolo a.C.e i primi decenni del secolo successivo13. la tipologia funeraria è quella della fossa sca-vata direttamente nel banco di roccia, con controfossa a sezione vagamente trapezoidaleper accogliere il defunto in posizione rannicchiata e lastrone litico di copertura, spessoappoggiato su pietre più piccole, immorsate nella risega della controfossa (fig. 13 a-b).

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11 Per le tombe scoperte nel corso degli scavi uniMi si è scelta la numerazione in sequenza romana,per meglio distinguere le sepolture da quelle, con sequenza numerica araba, scoperte dalla Soprinten-denza per i beni Archeologici della Puglia.

12 I reperti ossei sono in corso di studio a cura del lAbANoF, laboratorio di Antropologia e odon-tologia Forense dell’università degli Studi di Milano.

13 Sulle tombe vd. infra, contributo Castoldi.

Fig. 12. - Casa dei Dolii, l’ambiente A a fine scavo; si notino lefosse pertinenti alla Fase II.

Fig. 13, a-b. - Jazzo Fornasiello, Fase II, le tombe III e IV.

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Sono di questa fase le numerose ceramiche subgeometriche bicrome e mono-crome, le coppe ioniche e di tipo ionico (fig. 14), taluni, per ora non frequenti, esem-plari di vasi greci sia di produzione coloniale, sia di importazione, tra i quali sisegnalano frammenti di ceramiche corinzie.

Della fase successiva, denominata III, è la costruzione del grande edificio in pie-tra (Casa dei Dolii), verosimilmente con tetto pesante in tegole e coppi 14. la strut-tura, di cui – come detto sopra – sono stati scavati finora i vani da A a G, si estendelungo il pendio digradante del rilievo, in direzione NW-Se per circa m 24, mentre èampia circa m 10 in direzione opposta. l’edificio conosce diverse fasi di utilizzo, de-nominate rispettivamente IIIa, IIIb, IIIc.

Nella fase IIIa (tav. III) la Casa dei Dolii è una struttura composta da un vano qua-drangolare (ambiente A), dell’estensione di circa mq 15 (fig. 12), il cui muro di fondo(uSM 58) si allunga a formare un porticato con tramezzi in muratura e tetto a spio-vente unico, sorretto sulla fronte da una serie di almeno quattro pali lignei, con taglidi alloggiamento dell’ampiezza media di cm 70 e profondità variabile da cm 70 a m1 (tav. XIII); il piano d’uso di questa fase insiste direttamente sul banco roccioso(uS 126), in questa parte del pendio evidentemente livellato artificialmente per adat-tarlo agli scopi insediativi. Alle spalle dell’edificio così concepito sussiste ancora ilgrosso muro uSM 43 che continua a fungere da contenimento del pendio. la fase sidata con buon margine di approssimazione dal secondo quarto del V secolo a.C.; lodimostrano i materiali ceramici rinvenuti nei riempimenti delle fosse della fase II,evidentemente colmate in previsione della costruzione dell’ambiente A, i cui muriinfatti si impostano in parte sopra i riempimenti stessi (fig. 12).

Nella fase IIIb (tav. IV) il crollo della porzione centrale del grande muro di con-tenimento, uSM 43, danneggiando verosimilmente anche l’antistante muro uSM 58,dovette spingere alla ristrutturazione dell’intero edificio. Il grande muro 43, tampo-nato con una struttura muraria di tipologia differente 15, uSM 154, fu chiuso a mon-

14 la fase III di Jazzo corrisponde al Period Gravina V di botromagno/Silbíon in Small 1992, pp. 8-9.15 Vd. anche infra, contributo bentivegna.

Fig. 14. - Jazzo Fornasiello, Fase II, coppe ioniche.

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te da un muretto vagamente cur-

vilineo, a costituire così un nuo-

vo ambiente di insolita forma al-

lungata, il vano C; contempora-

neamente il tratto sud-orientale di

USM 58 venne asportato, mentre

la messa in opera di USM 106

consentiva la creazione dell’am-

biente e della superficie di circa

mq 19. in aggiunta venne realiz-

zato il vano F, i cui muri sono solo

parzialmente conservati a causa

del limitato interro e dei maggiori

danni provocati dalle arature; il

vano F è separato da e dallo

stretto passaggio denominato g

(tav. XiV).

appartengono a questa fase,

ben sigillata dalla successiva e dai

potenti crolli murari, diversi in-

teressanti apprestamenti. nel vano

b, rimasto come nella fase iiia un

vano solo parzialmente coperto,

viene allestita una banchina (US 156) come piano di lavoro o sostegno di mobile, co-

stituita da una serie di lastre litiche poste di piatto a formare un piano, appoggiate su

quattro filari paralleli di pietra (fig. 59); l’area era evidentemente adibita a luogo di

attività, come paiono anche suggerire i rinvenimenti nei superiori strati di crollo di un

grosso frammento di mortaio, di pesi da telaio, macinelli e pestelli in pietra arenaria

dalla Fossa bradanica.

nello stretto ambitus (denominato convenzionalmente D) venutosi a creare tra i

vani b, C e e viene realizzata, seguendo il pendio naturale del terreno, una canaletta

(US 176) per consentire il deflusso e lo smaltimento delle acque meteoriche in un

punto critico dell’edificio, evidentemente rimasto qui scoperto, ma molto vicino alle

falde pendenti di più tetti (fig. 15); la canaletta, conservatasi per una lunghezza di m

2,80, è apprestata praticando un taglio (US 177) nel banco roccioso, taglio che è

quindi rivestito di laterizi e lastre litiche. non sappiamo dove originariamente termi-

nasse il canale di scolo il quale, correndo sopra la tomba iV (fig. 10), fu intercettato

e parzialmente distrutto dagli scassi dei clandestini, ma ci pare ipotesi suggestiva che

scolasse le acque piovane nel profondo taglio US 190 (diametro m 0,87 x 0,93; pro-

fondità m 1,02, tav. iV), rinvenuto infatti foderato di piccole pietre e ciottoli, una

delle buche di palo della fase iiia, dismessa nella fase in oggetto e verosimilmente riu-

lizzata come collettore (tav. XiV, b-c).

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Fig. 15. - Casa dei Dolii, ambitus D, la canaletta US 176.

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Sono degni di nota anche alcuni elementi dell’ambiente e (fig. 16): nell’angolo me-ridionale del vano, tra le strutture uuSSMM 231 e 180, è infatti un muretto con anda-mento ad arco di cerchio (uSM 229), creato probabilmente per l’alloggiamento dicontenitori ceramici, rinvenuti in frammenti nei superiori strati di collasso murario; dipiù difficile lettura è invece la profonda depressione circolare (uS 220; diametro m 1;profondità m 0,50), circondata da buche di palo, per la quale possiamo – d’accordo conbentivegna 16 – proporre l’interpretazione come piccolo silos interno o vano di allog-gio di un grosso contenitore, con struttura di copertura o protezione.

Nella fase IIIc (tav. V, a) il piano d’uso non è più quello del banco roccioso, èbensì costituito da uno strato limoso di colore giallo-grigiastro di spessore variabileda cm 10 a 30, denominato uS 103 nei vani A e b, uS 136 nel vano C, uS 201 nelvano e, infine uS 224 nel vano F. Sono i frammenti ceramici rinvenuti in questi strati,con ancora qualche residuale presenza di ceramiche subgeometriche bicrome, ma so-prattutto vasi a vernice nera e decoro a fasce, a consentire una datazione delle due suc-cessive fasi IIIb e IIIc entro lo stesso V secolo a.C. (fig. 17).

Si riferiscono a questa fase alcune modifiche funzionali nelle strutture della Casa

dei Dolii: nell’ambiente b la banchina in pietra viene obliterata dalla stesura del ci-tato piano d’uso uS 103, sul quale è ora alloggiata, nel passaggio tra i vani A e b, ri-spettivamente dal chiuso all’aperto del porticato, una soglia in lastre litiche

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16 Vd. anche infra, contributo bentivegna, nota 16.

Fig. 16. - Casa dei Dolii, l’ambiente e a fine scavo.

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dell’ampiezza di circa m 1,20, di cui si conservava il taglio per l’alloggiamento del car-dine della porta. Il rinvenimento nell’angolo settentrionale dell’ambiente b di un ad-densamento di frammenti di pithoi (uS 108), riconducibili ad almeno due contenitori(tav. I, b), ha fatto pensare che qui fossero appunto collocati due orci, destinati più pro-babilmente a una conserva d’acqua che alla tesaurizzazione di derrate alimentari, im-prudente forse in un vano aperto con semplice tettoia 17. Contemporaneamente lacanaletta nell’ambitus D viene defunzionalizzata e a sua volta coperta da uS 103, conuna soglia in lastrine litiche per il passaggio dal vano C all’ambiente aperto del cortileantistante. Nel vano e si rinvengono, posati su uS 201, alcuni frammenti di griglia inconcotto, forse un piano di cottura o fornello, vicino al quale grossi frammenti di sco-rie metalliche rimandano ad attività artigianali. È in questo momento che nel cortile an-tistante il portichetto del vano b vengono alloggiati in uS 103 due enchytrismòi,denominati tombe I e II, uno dei quali contenente fino a cinque individui neonatali 18.

Poco dopo l’edificio dei dolii è abbandonato (fase IV di abbandono e crollo), forseintenzionalmente, se è vero che il tetto in tegole e coppi fu smontato sistematica-mente (pochi sono infatti i rinvenimenti di laterizi nei poderosi strati di crollo) 19; lastruttura doveva certamente essere in stato di abbandono e i muri in condizioni pre-carie, quando un tasso, animale notturno, riuscì a penetrare all’interno del vano C ea morirvi (fig. 18) 20.

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17 Vd. infra, contributo leone.18 Vd. infra, contributo lambrugo.19 Vd. anche infra, contributo bentivegna.20 Vd. infra, contributo Montenegro, Salari.

Fig. 17. - Jazzo Fornasiello, Fase III, skyphoi attici a vernice nera.

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Se la stratigrafia e i re-lativi materiali non con-sentono di affermare che laCasa dei Dolii fosse an-cora in uso nel IV secoloa.C, è pur vero che l’abi-tato di Jazzo Fornasiello èaltrove frequentato fino atale data; lo dimostrano irecenti rinvenimenti nel-l’area del saggio sullemura, nonchè gli sparsi ri-trovamenti di ceramichefigurate italiote, sovrad-dipinte e nello stile di Gna-thia dagli strati superfi-ciali di arativo e di crollo nell’area stessa della Casa dei Dolii.

Il circuito murario

uno degli elementi del sito che si evidenzia con maggiore chiarezza sulla foto-grafia aerea (fig. 3, tav. I, a) è il circuito murario di fortificazione segnalato da duevistose anomalie lineari che definiscono un ampio spazio di forma subrettangolareirregolare: si distingue un’anomalia di colore chiaro, pertinente verosimilmente auna struttura in positivo, e una parallela esterna immediatamente adiacente di co-lore scuro, relativa a una struttura in negativo (tav. VI, a). I due elementi sono statifin dall’inizio ricondotti alla presenza di un sistema di fortificazione caratterizzatodall’associazione di un muro di cinta con antistante fossato 21. l’esistenza di talestruttura sepolta è inoltre percepibile grazie alla presenza sul sito di un microri-lievo superficiale a sviluppo lineare ben riconoscibile su quasi tutta l’area e che so-stanzialmente ricalca il profilo segnalato dalla fotografia aerea (fig. 19).

Il circuito murario così evidenziato presenta una forma subrettangolare abbastan-za regolare nella parte meridionale, quella rivolta verso il pianoro, mentre a Nord, aridosso dell’altopiano murgiano, il profilo si modifica compiendo un’ampia curva nel-la porzione nord-occidentale per riprendere un andamento rettilineo a Ne, chiaramentericalcando la morfologia del pendio cui si addossa; si evidenzia così lo stretto lega-me tra l’abitato e il contesto geografico in cui si inserisce. le esigenze difensive del-l’insediamento trovano infatti una corrispondenza nella scelta strategica del contesto,

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21 In analogia con quanto attestato in altri centri apuli, in particolare in territorio messapico (Caval-lino e Manduria, Pancrazzi 1979; tréziny 1986, p. 195); la presenza di un fossato è stata ipotizzata ancheper il sistema difensivo documentato nella vicina botromagno-Silbíon (Gravina 1992, p. 71).

Fig. 18. - Casa dei Dolii, ambiente C, lo scheletro del tasso.

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ubicato in posizione estre-mamente protetta, riparatadall’altopiano murgiano edai due avamposti costitui-ti dal Monte Fornasiello (m603 s.l.m.) e dal rilievo chedomina sullo Jazzo Madama(m 585,9 s.l.m.) 22.

la georeferenziazionedella fotografia aerea e del-le anomalie individuate haconsentito di posizionarecon un elevato grado di pre-cisione l’ipotizzato traccia-to murario23; questo risultaessere stato intercettato inanni recenti dallo scasso ef-fettuato per la realizzazionedi un capannone agricolo 24.

la pulizia della sezioneaperta da questo intervento(fig. 20; tav. VI, b) ha per-messo di documentare lapresenza di un poderosomuro (largh. m 1,60), dicui si conserva in questopunto un solo filare, costi-tuito da blocchi di calcare didimensioni variabili da me-

dio grandi a grandi (es. cm 80x50x40), solo grossolanamente sbozzati e spianati sul-la faccia-vista, accostati a secco, gli interstizi inzeppati con elementi lapidei di di-mensioni medio-piccole e limo. Alle spalle di questa struttura muraria, verso le Murge,si evidenzia la presenza del fossato (larghezza m 3,80x 1,70/1,80 di profondità) rin-forzato lungo il lato settentrionale da un muro di contenimento in blocchi di calca-re. Il taglio a profilo concavo del fosso si presenta riempito con diversi livelli di limi,sabbie e ghiaie, pertinenti evidentemente al disuso di tale elemento e sigillati nella

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22 riguardo alle caratteristiche favorevoli all’insediamento che hanno certamente favorito la sceltadi tale contesto, si veda in questo stesso contributo il paragrafo successivo.

23 la georeferenziazione della fotografia aerea è stata possibile con un buon grado di precisione gra-zie alla presenza di alcuni elementi antropici, in particolare dello Jazzo Fornasiello e della relativa stradadi accesso, che hanno fornito numerosi punti di riferimento utili.

24 Vd. supra, contributo Canosa.

Fig. 19. - Jazzo Fornasiello, panoramica con l’indicazione del mi-crorilievo superficiale che ricalca il circuito murario.

Fig. 20. - Sezione dello sbancamento agricolo con il muro e il fos-sato (scavo 2011).

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parte superiore da uno strato di crollo dovuto al collassamento delle strutture mu-rarie adiacenti all’interno del fossato e successivamente rimaneggiato dalle attivitàagricole.

le indagini dell’università degli Studi di Milano sul sistema di fortificazione,iniziate nel 2011 con un saggio a ridosso della sezione creata dal taglio per il ca-pannone, successivamente ampliato fino a una superficie di ca. mq 170, hanno con-sentito di verificare i dati topografici desunti dalla lettura della fotografia aerea edella morfologia superficiale, documentando in estensione muro di fortificazione efossato (fig. 21). lo scavo, che ha evidenziato una successione stratigrafica artico-lata con strutture posteriori che si addossano alle mura, è però ancora in corso, cosìcome in fase iniziale è l’analisi dei materiali. le osservazioni che dunque si pre-sentano sono del tutto preliminari.

Accertata è dunque la presenza del fossato che sul lato Sud si addossa al muro difortificazione (tav. VI, b), mentre su quello Nord risulta contenuto da una spalletta(uS 1002), costituita da un muro con andamento NW-Se parallelo alle mura (uS 1011).È costituito da blocchi di calcare di dimensioni medie e piccole, grossolanamente sboz-zati e sommariamente spianati sui letti di posa, legati con poco limo, disposti in mododa formare due paramenti, con riempimento di pietrisco e limo (largh. m 0,60; h mas-sima conservata m 1,10, messo in luce per una lunghezza di m 2,40). la presenza del-la spalletta testimonia come tale elemento non costituisse solo l’esito dell’attività diprelievo del materiale per la costruzione delle mura, ma che era stato strutturato per

Fig. 21. - Saggio-mura, scavo 2011: muro di fortificazione e fossato.

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costituire parte integrante delsistema difensivo. un saggioeffettuato all’interno del riem-pimento ha consentito di di-stinguere diversi livelli alter-nati di ghiaie più o menogrossolane e sabbie, distinti dasedimenti argillosi e limosimolto compatti, evidente-mente depositatisi in momentisuccessivi all’interno del fos-sato 25.

Il muro di cinta, messofinora in luce per una lun-ghezza di m 11,50 e per unalarghezza massima m di 2,20,risulta essere del tipo a doppioparamento con riempimentointerno (fig. 22); presenta in-fatti una cortina esterna co-stituita da blocchi di calcare didimensioni medio grandi diforme e dimensioni irregola-ri, in alcuni casi con una o piùfacce lisciate, con rincalzi dipietre di medie e piccole di-mensioni non lavorate e un

riempimento interno, del quale per ora sono state individuate solo alcune porzioni, dipietrame non lavorato di medie e piccole dimensioni, fittamente disposte e compat-tate con terra. rispetto a quanto ipotizzato dalla prima lettura della sezione dello sban-camento 26, non è stato ancora individuato il paramento interno, probabilmente ancheperché disturbato in quest’area dalle strutture posteriori; sulla base di confronti construtture analoghe 27, possiamo forse immaginarlo costituito da un filare di blocchi dicalcare di forme irregolari e di dimensioni inferiori rispetto al paramento esterno, inconfronto al quale risulterebbe quindi strutturalmente meno consistente e, conse-guentemente, più fragile.

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25 tra i materiali, che saranno oggetto della prossima pubblicazione, si segnala la presenza di cera-mica geometrica monocroma e bicroma, a fasce, di stile misto, acroma, d’impasto grossolano, a vernicenera e di pithoi.

26 Vedi supra, contributo Canosa.27 rinaldi 2009-2010 (Altamura); lamboley 1998, pp. 182-185 (Vaste, prima fase della prima cinta,

figg. 4 e 8); Pancrazzi 1979, p. 67 (Cavallino).

Fig. 22. - Saggio-mura, scavo 2013: il muro di cinta, con il pa-ramento esterno e il riempimento interno (emplekton); si noti insecondo piano un angolo dell’Edificio Alfa.

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Nella porzione indagata, aSud delle mura, è stato mes-so in luce, tra 2012 e 2013, unedificio (Edificio Alfa) costi-tuito da una serie di ambien-ti quadrangolari e trapezoida-li con copertura di tegole 28,organizzati intorno a uno spa-zio scoperto parzialmente la-stricato. tale struttura si in-cunea nel tessuto murariodella cinta addossandosi alparamento esterno (figg. 22-23; tav. VII, a), non è ancorachiaro se defunzionalizzan-dola. Il completamento delleindagini in tale edificio forniràun terminus ante quem per ladatazione del complesso di-fensivo; tra i materiali rinve-nuti si segnalano in particolarealcuni frammenti di ceramicaa figure rosse italiota e di ce-ramica di Gnathia che indi-cano almeno una fase di fre-quentazione più bassa rispettoa quanto documentato per laCasa dei Dolii.

Non pare prudente, allostato attuale delle ricerche,proporre alcuna ipotesi sulla datazione del circuito murario; considerata infatti la fra-gilità delle cronologie delle strutture fondate solo su analisi tipologiche, si rimandaper tale questione al completamento delle indagini stratigrafiche.

Fondamentale è in questa sede illustrare un ulteriore dato emerso dall’analisidella foto aerea: a Nord della strada sterrata moderna si evidenzia un’area di formasubellittica con orientamento grossomodo Nord-Sud che si distingue per il colorepiù chiaro (tav. VII, b). Quest’area, che potrebbe forse riferirsi a una specificafase di frequentazione o individuare una zona topograficamente e funzionalmentedistinta all’interno dell’abitato, sembrerebbe, almeno in alcuni punti essere a sua

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28 Di tali coperture sono stati individuati consistenti crolli.

Fig. 23. - Saggio-mura, scavo 2013: particolare dell’angolo Nedell’Edificio Alfa che si appoggia a uno dei blocchi del parame-tro esterno delle mura.

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volta delimitata da una struttura muraria segnalata da un’anomalia lineare chiara,che potrebbe far pensare a un sistema, se non di difesa, almeno di recinzione in-terno. Per posizione, profilo e caratteristiche funzionali è possibile che tale strut-tura sia identificabile con uSM 43 (tavv. II; V), il muro di contenimento delpendio individuato alle spalle della Casa dei Dolii di cui si è parlato nel paragrafoprecedente.

Un ricco borgo agricolo-pastorale

lo scavo dell’università degli Studi di Milano a Jazzo Fornasiello sta lentamenteriportando alla luce lembi di un abitato fortificato frequentato, probabilmente senzagrandi soluzioni di continuità, tra VI e IV secolo a.C. (tav. XVI, a). Il sito, collocatotra la ex SS 97 e gli ultimi declivi del costone murgiano, presenta infatti numerose ca-ratteristiche favorevoli all’insediamento umano: è naturalmente protetto a Nord-estdall’altopiano delle Murge, ma contemporaneamente collocato in posizione domi-nante rispetto alla sottostante Fossa bradanica, un corridoio naturale di facile scorri-mento attraverso gli Appennini in direzione della costa ionica; occupa inoltre undeclivio posto a circa metà strada tra due profonde lame, che avranno già in anticoconsentito il non facile transito di merci e persone attraverso le Murge; infine la suaposizione insiste su un conoide ben riparato, a NW dal Monte Fornasiello, a Se dalrilievo che domina lo Jazzo Madama.

Non si trattava comunque di un insediamento isolato, a giudicare dai numerosisiti già individuati, soprattutto in direzione della valle del bradano, dalle ricognizionidella british School at rome, siti strategicamente gravitanti su un importante assestradale (in seguito ricalcato anche dalla Via Appia) che collegava l’antica Gravina(la Silbíon peuceta) con l’area di Venosa e quella di Spinazzola 29.

Del sito occupato, i Peuceti di Jazzo Fornasiello potevano sfruttare a pieno le po-tenzialità: l’area calcarea e petrosa della Murgia era probabilmente allora, come oggi,destinata quasi esclusivamente a pascolo cespugliato 30 con talune aree, dove cioèfosse presente uno strato più spesso di terreno, adibite a coltivazioni; le depressionie i settori caratterizzati da spessi interri di detriti all’uscita delle lame, potevano in-vece essere utilizzati per la coltivazione dei cereali, estesi ovviamente anche alleampie pianure in direzione del bradano. Si trattava dunque di genti peucete dedite,per quanto è finora possibile osservare, all’agricoltura e alla pastorizia, da sempre leattività tradizionali dell’area murgiana (tav. XVI, b).

la comunità, relativamente prospera a giudicare dai numerosi grandi contenitoriper derrate alimentari e dalla circostanza che gli animali macellati per il consumo di

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29 Vinson 1972; buck 1974; vd. anche supra, contributo Canosa.30 Vd. infra, contributo Montenegro, Salari per il quadro restituito dall’analisi degli ossi animali.

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carni risultano quasi tutti di giovane età 31, adotta per la sepoltura il tradizionale ritodel rannicchiamento, tipico del Materano e dell’area bradano-basento, ma contem-poraneamente mostra di essere in largo contatto con il mondo greco-coloniale, delquale vengono accolte tecniche costruttive e pratiche comportamentali.

Sia nel VI che nel V secolo a.C., infatti, i membri dei clan familiari che vivononella zona adottano un corredo materiale che abbina a recipienti di fattura indigenaset potori di produzione greca o greco-coloniale per un graeco more bibere. le coppeioniche nel VI secolo e gli skyphoi a vernice nera nel corso del V e del IV secolo ri-velano la volontà di adeguarsi alle mode e ai costumi venuti dalla costa. Sono coppeda vino che implicano un modo di gustare e di sorseggiare la bevanda tipico dei gruppisimposiaci, che possiamo supporre sia stato ben gradito ai nostri abitanti, evidente-mente in grado di fruire di tali raffinatezze in modo via via sempre più consapevole 32.Non sarebbe da escludere che il consumo di cibi e di vino potesse essere anche legatoad avvenimenti di particolare rilievo nell’ambito della comunità di villaggio, come lamescita del vino nuovo, o feste per il raccolto e la caccia, o ancora la costruzione diun nuovo ambiente/edificio. Il vino era del resto ben noto in area apula ancora primadell’arrivo dei Greci 33, anche se rimane in discussione, per il mondo indigeno del-l’Apulia, un’adesione precoce al rito del simposio, così come lo intendiamo per ilmondo greco 34. resta comunque ben evidente, su tutto il sito in esame, l’adozione diceramiche da mensa di buon livello e di vasi potori prodotti nelle colonie greche dellacosta, senza con ciò escludere che lo stesso insediamento di Jazzo Fornasiello di-sponesse di proprie fornaci a giudicare da taluni scarti ceramici rinvenuti nelle ricer-che di superficie; è interessante ricordare in merito che le stesse analisiarcheometriche hanno individuato nella vicina Fossa bradanica il bacino di reperi-mento delle argille necessarie alla fabbricazione dei grandi pithoi 35.

Nell’abitato fortificato la serie di ambienti convenzionalmente chiamata Casa dei

Dolii costituisce un’area adibita specialmente all’immagazzinamento delle derratealimentari e allo svolgimento di piccole attività artigianali; non è stato per ora possi-bile individuare focolari o piani di cottura domestici, ma non è ovviamente esclusoche parte delle quotidiane mansioni si svolgesse nell’ampio cortile all’aperto (inbuona parte ancora da indagare) e che negli ambienti, specie in C o e o F, fosse pos-sibile anche riposare e risiedere. Non sono state per ora rinvenute decorazioni archi-tettoniche (antefisse e lastre di rivestimento in terracotta), normalmente caratterizzantinel mondo italico gli edifici di rappresentanza 36; se i dati futuri non muteranno il qua-dro, è anche credibile che i Peuceti di Jazzo Fornasiello fossero ricchi ed agiati pro-

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31 Vd. infra, contributo Montenegro, Salari.32 Vd. infra, contributo Pace per la progressiva adozione del cerimoniale legato al simposio greco.33 Vd. Van Der Mersch 1996, pp. 155-159; Colivicchi 2004; il problema è stato recentemente af-

frontato sotto vari punti di vista in La vigna di Dioniso 2011.34 Vd. Herring et alii 2000; Small 2004b; Id. 2011, p. 517; vd. anche, infra, contributo Pace.35 Vd. infra, contributo Amicone.36 liseno 2007, pp. 82-86.

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prietari terrieri, economicamente facoltosi, ma evidentemente poco interessati, o nonsollecitati, alla gestione su ampio raggio di ruoli politici 37. I luoghi del potere eranopiù verosimilmente la vicina Silbíon-botromagno, dove sono state ritrovate terrecottearchitettoniche di VI e V secolo a.C. – sime laterali 38 e antefisse gorgoniche di tipotarantino 39 – e Monte Sannace, con il noto complesso acropolare per il quale apparesempre più probabile l’appartenenza ad un unico gruppo elitario, detentore del poterepolitico-religioso e in grado di controllare tutto l’insediamento 40.

È infine interessante che l’edificio dei dolii, eretto in pietra e con tetto pesante integole e coppi, dati a partire dal secondo quarto del V secolo a.C., all’epoca cioè del-l’accesa conflittualità tra tarantini e Indigeni dell’Apulia, ben nota alle fonti 41; il datoconfermerebbe quanto da altri già sostenuto 42, ossia che la ricca Peucezia, per quantorimasta coinvolta in tali guerre, non perse la prosperità che la caratterizzava fin dal-l’età arcaica e anzi rimase a lungo un naturale serbatoio di risorse alimentari, atti-rando presto anche l’attenzione di roma.

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37 liseno 2007, p. 33; una situazione analoga sembrerebbe manifestarsi anche ad Altamura e a bi-tonto, dove a corredi funerari emergenti non corrisponde un’edilizia privilegiata e decorativa; vd. ancheliseno 2010, p. 174.

38 Si tratta di terrecotte sporadiche rinvenute sul pianoro di botromagno, ma prive della struttura cor-rispondente; vd. Andreassi 1979, p. 438, tav. XXVI, 3; Gravina 1992, vol. II, p. 204; Ciancio 1997, p.59, fig. 72; Naso et alii 1998, pp. 255-256, tav. lXCII,2; liseno 2007, pp. 33, 82-85, figg. 154-156.

39 Gravina 1992, vol. II, pp. 204-205, tav. XVII; liseno 2007, pp. 84-85, figg. 160, 161, 163.40 Vd. da ultimo liseno 2010, pp. 172-173.41 erodoto, VII, 170, 3.42 Ciancio 1997, p. 116; De Juliis 1997, pp. 286-287; Small 2004a, p. 26.

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Tavola I

a. Jazzo Fornasiello, foto aerea (aIMa 1997), con la quadrettatura e l’indica-zione dei saggi della Soprintendenza.

b. la Casa dei Dolii, ambienti a-D.

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Tavola II

Jazzo Fornasiello, fase II: planimetria delle strutture relative alla fase nell’area della Casa dei Dolii.

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Tavola III

Jazzo Fornasiello, fase IIIa: planimetria delle strutture relative alla fase nell’area della Casa dei Dolii.

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Tavola Iv

Jazzo Fornasiello, fase IIIb: planimetria delle strutture relative alla fase nell’area della Casa dei Dolii.

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Tavola v

Jazzo Fornasiello, fase IIIc: planimetria delle strutture relative alla fase nell’area della Casa dei Dolii.

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Tavola vI

a. Jazzo Fornasiello, fotografia aerea (aIMa 1997), con l’indicazione del circuito murario; in rosso lemura, in verde il fossato.

b. Il circuito murario, la sezione in corrispondenza dello sbancamento.

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Tavola vII

a. Saggio-mura, planimetria (scavo 2013).

b. Jazzo Fornasiello, foto aerea (aIMa 1997), con l’indicazione delle anomalie in-terno al perimetro delle mura.

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Tavola XIII

Ricostruzione della Casa dei Dolii nella fase IIIa: a. veduta frontale; b. veduta laterale; c. veduta da Sud.

a

b

c

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Tavola XIv

Ricostruzione della Casa dei Dolii nella fase IIIb: a. veduta frontale; b. veduta da Sud; c. vedutafrontale.

a

b

c

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Tavola XvI

a. alcuni dei partecipanti alle campagne di scavo dell’Università degli Studi di Milano.

b. Gregge al pascolo nell’area di Jazzo Fornasiello.

Prefazione di Paolo inghilleri

Introduzionedi marina castoldi

maria GiusePPina canosa

Jazzo Fornasiello nel contesto del corridoio bradanico apulo lucano

marina castoldi, stefania de francesco, claudia lambruGo, alessandro Pace

Lo scavo dell’Università degli Studi di Milano a Jazzo Fornasiello (2009-2013)

marina castoldi

Jazzo Fornasiello: la fase arcaica e la ceramica geometrica

claudia lambruGo

funus acerbum. Sepolture infantili in abitato a Jazzo Fornasiello (Gravina in Puglia)

alessandro Pace

Jazzo Fornasiello e le dinamiche culturali dell’area bradanica. L’indicatore della coppetta monoansata

marcella leone

I grandi contenitori per derrate alimentari

silvia amicone

Uno studio composizionale e tecnologico dei pithoi di Jazzo Fornasiello: risultati preliminari

alfonso bentiveGna

Dallo scavo alla divulgazione: la casa dei dolii, proposta di ricostruzione in 3D

alessandra mazzucchi, michela zana, emanuela sGuazza, cristina cattaneo

Le indagini antropologiche dei soggetti perinatali di Jazzo Fornasiello

vincenza monteneGro, leonardo salari

I resti ossei animali

tavole

abstracts

elenco degli autori

indice del volume

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