A proposito dell’immigrazione giovanile a Milano

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f N , Srtv"rrore- ?\t-tDlA C"d ) SoctAt-trA' e iNS€2-tv.eNfrc f>€dl' tMM\6/LrT-( ^ MtLANp. MtLA+-l , €Z*NC.o *N6€l-t, Lrco : lo-1-il6, A proposito dell'immigrazione giovanile a Milano dr Salvatore Palidda e Giulia Sinatti Premessa Uno degli aspetti meno analizzatidagli studi sull'immi- grazione straniera in Italia riguarda la specificitd e I'im- pofianzadell'irnmigrazione giovanile. Infatti, i giovani hanno da subitorappresentato la componente maggiorita- ria dei flussi migratori rivolti versoI'Italia e continuano a rimanere maggioritari soprattutto tra gli originari dei paesi piir vicini (Balcani, Africa,ma anche paesi dell'Est, Suda- merica e Asia). Comeabbiamo gid dettoaltrove, in realtd, I'intero contesto migratorio, tantole societh di origineche quelle di arrivo, d profondamente cambiato, soprattutto per quel che riguarda le influenze dirette sull'immaginario dei giovanie sui loro comportamenti. Nel vecchiomodellomigratorio un giovane emigrava es- senzialmente per raggiungere o per essere raggiunto dal padre, oppureper massimizzare i guadagni al fine di so- stenere economicamente la famigliarimasta al paese, rien- trando per sposarsi con una compaesana e prevedendo di emigrare di nuovo con la moglie. Se oggi b ancora possi- bile trovare situazioni simili, il modello generale dellemi- grazioni giovanili apparetuttavia decisamente diverso. Occorre innanzi tutto tenere presenti le profonde trasfor- mazioni intervenute nelle societh d'origine, i processi di destrutturazione pii o menointensi che hanno mandato in crisi le regole di comportamento tradizionali e i diversili- velli di condizionamento familiare. Oggi, i giovanidi que- ste societd intercettano messaggi univoci,diffusi ovunque da mediasempre piir "globali": videoclips, film, spotpub- blicitari, billboards presenti in ogni citti del pianeta. Per- sino nello sperduto douar africano esiste almeno un'anten- na parabolica che diffonde immagini,suonie messaggi di questotipo, veicolando mode e stili di vita alternativi a quelli tradizionali. Lo stesso turismodi massa occidentale ha alimentato il "bisogno"di viaggiare, per conoscere il mondoe fare esperienze di vita "altre" dalla propria fami- glia e societd di origine.Le aspirazioni di molti giovani delle societiL menosviluppate si modellano su questi mes- saggi, riflettendo i bisogni, presunti o reali,dei propricoe- taneinelle societi ricche:viaggi,grandiguadagni, loisirs, vestitialla moda, gadgets. Se, ancoraoggi, la maggiorparte dei giovani immigrati afferma di migrare "per lavoraree mandare i soldi a ca- sa", questa giustificazione risponde soprattutto alla neces- sid di aderire alle esigenze della "moraliti pubblica con- divisa", riproducendo un senso comuneper certi versi tranquillizzante. In realtd, I'aspirazione profonda b quella veicolata da messaggi mediaticidiffusi da anni su scala planetaria. A questa socializzazione "via etere"a modelli giovanili "occidentali" diffusi universalmente, si affianca- no poi una seriedi fattori ulteriori. Di fatto, quasi tutti i giovani provenienti dalle cittd o dai piccoli villaggi dei paesi meno sviluppati, hanno vissuto, gii prima di partire, contesticontraddittori in cui elementicaratteristici della modernitd e della post-modernitir si sovrappongono ad al- tri tradizionali. Se, ad esempio, ci si limita a prendere in considerazione le semplici dimensioni di alcune metropoli africane, si scopre, che Casablanca ha circa 5 milioni di abitanti, Marakech pii di un milionee mezzo, Cairo 11 milioni, Lagospiir di 9. Insomma, molti giovaniimmigrati hanno avuto esperienze di vita, dirette o transitorie, in contestimetropolitani decisamente piir grandi di tutte le realtd urbane italiane e di molte capitali europee: esperien- ze che li rendonodecisamente pti attrezzati dei loro coe- taneiitaliani,soprattutto se provenienti da zonesemi-rura- li o da piccole citti. L emigrazione dei giovanidai paesi dell'immediata perife- ria europea - Africa del Nord, sub-Sahara, Medio-Oriente, Balcani, Europa dell'Est - sembra quindi configurarsi pii come uno spostamento da "quartieri periferici" piir o me- no lontani verso un "centro" percepito come luogo della "ticchezza" e del divertimento, che comeprogetto migra- torio vero e proprio, con tuttele continuith e le rotture che lo caratterizzano. Alla basedi questa particolare esperien- za di "nomadismo", che accomuna tanti giovani migranti stranieri ad altrettanti giovanieuropei, sembrano agireuna serie di fattori moheplici: il malessere rispetto alla vita nella societir d'origine,la ricerca di un "qualcos'altro" an- coraindefinito, la difficolthnel trovare soddisfacenti occa- sioni di stabilizzazione, la fuga rispettoa reazioni ostili al- le esigenze dei giovani, la continua spinta a cercare nuove esperienze e nuoveconoscenze, I'illusionedi neutralizzare il malessere dell'instabiliti attraverso una reiterazione del- la mobilitd. Insomma, per riprendere il lessico di Hirsch- mann,si trattanella maggior partedei casi di exit, ciod di fughe o defezione volontaria: scelteagite come risposte contingenti piuttosto che riproduzione di necessitd econo- miche, per cosi dire "strutturali".Occorre quindi sottoli-

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tMM\6/LrT-( ̂ MtLANp. MtLA+-l , €Z*NC.o *N6€l-t, Lrco : lo-1-i l6,

A proposito dell'immigrazione giovanile a Milano

dr Salvatore Palidda e Giulia Sinatti

Premessa

Uno degli aspetti meno analizzati dagli studi sull'immi-grazione straniera in Italia riguarda la specificitd e I'im-pofianza dell'irnmigrazione giovanile. Infatti, i giovanihanno da subito rappresentato la componente maggiorita-ria dei flussi migratori rivolti verso I'Italia e continuano arimanere maggioritari soprattutto tra gli originari dei paesipiir vicini (Balcani, Africa, ma anche paesi dell'Est, Suda-merica e Asia). Come abbiamo gid detto altrove, in realtd,I'intero contesto migratorio, tanto le societh di origine chequelle di arrivo, d profondamente cambiato, soprattuttoper quel che riguarda le influenze dirette sull'immaginariodei giovani e sui loro comportamenti.Nel vecchio modello migratorio un giovane emigrava es-senzialmente per raggiungere o per essere raggiunto dalpadre, oppure per massimizzare i guadagni al fine di so-stenere economicamente la famiglia rimasta al paese, rien-trando per sposarsi con una compaesana e prevedendo diemigrare di nuovo con la moglie. Se oggi b ancora possi-bile trovare situazioni simili, il modello generale delle mi-grazioni giovanili appare tuttavia decisamente diverso.Occorre innanzi tutto tenere presenti le profonde trasfor-mazioni intervenute nelle societh d'origine, i processi didestrutturazione pii o meno intensi che hanno mandato incrisi le regole di comportamento tradizionali e i diversi li-velli di condizionamento familiare. Oggi, i giovani di que-ste societd intercettano messaggi univoci, diffusi ovunqueda media sempre piir "globali": videoclips, film, spot pub-blicitari, billboards presenti in ogni citti del pianeta. Per-sino nello sperduto douar africano esiste almeno un'anten-na parabolica che diffonde immagini, suoni e messaggi diquesto tipo, veicolando mode e stili di vita alternativi aquelli tradizionali. Lo stesso turismo di massa occidentaleha alimentato il "bisogno" di viaggiare, per conoscere ilmondo e fare esperienze di vita "altre" dalla propria fami-glia e societd di origine. Le aspirazioni di molti giovanidelle societiL meno sviluppate si modellano su questi mes-saggi, riflettendo i bisogni, presunti o reali, dei propri coe-tanei nelle societi ricche: viaggi, grandi guadagni, loisirs,vestiti alla moda, gadgets.Se, ancora oggi, la maggior parte dei giovani immigratiafferma di migrare "per lavorare e mandare i soldi a ca-sa", questa giustificazione risponde soprattutto alla neces-

sid di aderire alle esigenze della "moraliti pubblica con-divisa", riproducendo un senso comune per certi versitranquillizzante. In realtd, I'aspirazione profonda b quellaveicolata da messaggi mediatici diffusi da anni su scalaplanetaria. A questa socializzazione "via etere" a modelligiovanili "occidentali" diffusi universalmente, si affianca-no poi una serie di fattori ulteriori. Di fatto, quasi tutti igiovani provenienti dalle cittd o dai piccoli villaggi deipaesi meno sviluppati, hanno vissuto, gii prima di partire,contesti contraddittori in cui elementi caratteristici dellamodernitd e della post-modernitir si sovrappongono ad al-tri tradizionali. Se, ad esempio, ci si limita a prendere inconsiderazione le semplici dimensioni di alcune metropoliafricane, si scopre, che Casablanca ha circa 5 milioni diabitanti, Marakech pii di un milione e mezzo, Cairo 11milioni, Lagos piir di 9. Insomma, molti giovani immigratihanno avuto esperienze di vita, dirette o transitorie, incontesti metropolitani decisamente piir grandi di tutte lerealtd urbane italiane e di molte capitali europee: esperien-ze che li rendono decisamente pti attrezzati dei loro coe-tanei italiani, soprattutto se provenienti da zone semi-rura-li o da piccole citti.L emigrazione dei giovani dai paesi dell'immediata perife-ria europea - Africa del Nord, sub-Sahara, Medio-Oriente,Balcani, Europa dell'Est - sembra quindi configurarsi piicome uno spostamento da "quartieri periferici" piir o me-no lontani verso un "centro" percepito come luogo della"ticchezza" e del divertimento, che come progetto migra-torio vero e proprio, con tutte le continuith e le rotture chelo caratterizzano. Alla base di questa particolare esperien-za di "nomadismo", che accomuna tanti giovani migrantistranieri ad altrettanti giovani europei, sembrano agire unaserie di fattori moheplici: il malessere rispetto alla vitanella societir d'origine, la ricerca di un "qualcos'altro" an-cora indefinito, la difficolth nel trovare soddisfacenti occa-sioni di stabilizzazione, la fuga rispetto a reazioni ostili al-le esigenze dei giovani, la continua spinta a cercare nuoveesperienze e nuove conoscenze, I'illusione di neutralizzareil malessere dell'instabiliti attraverso una reiterazione del-la mobilitd. Insomma, per riprendere il lessico di Hirsch-mann, si tratta nella maggior parte dei casi di exit, ciod difughe o defezione volontaria: scelte agite come rispostecontingenti piuttosto che riproduzione di necessitd econo-miche, per cosi dire "strutturali". Occorre quindi sottoli-

neare la differenza sostanziale tra tali forme di nomadi-smo e quelle delia "noria" e delle migrazioni alternate estagionali, che da sempre hanno contraddistinto una quotasignificativa dei flussi tradizionali. In effetti, una parreconsistente dei migranti tradizionali "va e viene" tra la so-cietd d'origine e il luogo d'immigrazione, senza perd mo-dificare quasi mai percorso, modalith e comportamenti;assume ciod quasi sempre una "bilateralith delle referen-ze" lasciando cosi aperta una sostanziaie "reversibilitddelle scelte"t.Il nomadismo2 dei giovani migranti invece, trasformaprofondamente I'esperienza e il significato stesso delle"fluttuazioni" con la societd d'origine, alla quale non si ri-torna per lavorare, aiutando nei lavori agricoli, per la tran-sumanza o per il rinnovo dell'allevamento, n6 per costrui-re casa. Si rientra piuttosto per riprendere contatto, quasiper prendere atto di quanto non valga la pena restarci, opii semplicemente per verificare le referenze originarieconstatando spesso I'allontanamento siderale da esse. Ilnomadismo non conduce solo nella societir d'origine, mapud coinvolgere anche altri paesi in cui risiedono familiario amici e nei quali non si esclude la possibilitd di passareperiodi di tempo pii o meno lunghi - alcuni giovani rac-contano di viaggi per incontrare parenti e amici in varipaesi europei e persino in America del Nord. A questo no-madismo transnazionale - con una frequenza di sposta-menti a volte assai alta e per periodi non brevi - ne cori-sponde spesso uno altrettanto intenso, che pud essere cir-coscritto al territorio milanese come estendersi e coinvol-gere altre citti italiane.Alla base di tale esperienza "locale" di nomadismo gioca-no essenzialmente tre ragioni specifiche, che si sommanoa quelle piD generali esposte sinora: la difficoltd di allog-gio, l ' inaccessibiliD dei luoghi di socialitd e i lavori pre-cari.Le difficoltd nel trovare soluzioni abitative stabili diventa-no infatti particolarmente acute per gli immigrati giovani,e, tra questi, soprattutto per i nordafricani. A questo pro-posito, d necessario sottolineare quanto l'esperienza dram-matica dei centri di prima accoglienza abbia di fatto ali-mentato la spinta al nomadismo; laddove, nei paesi di"vecchia immigrazione", politiche di accoglienza di segnoopposto, come nel caso dei cosiddetti/oyers per immigra-ti, dimostrano invece le possibilitd concrete e i vantaggiimmediati di opzioni orientate a garantire maggiore stabi-litd, in particolare ai giovani soli - I'esempio piil signifi-cativo d costituito dai foyer "Sanacotra" in Francia, ma sene potrebbero citare diversi, in altri paesi europei.Occorre poi ricordare come I'immagine negativa dei gio-vani immigrati, in parlicolare dei maghrebini e degli alba-nesi, si sviluppi in una congiuntura complessivamente as-sai sfavorevole dal punto di vista delle politiche sociali

1. Su questi aspetti si veda Catani, Palidda, 1987 c Miranda, 1998.2. In questo caso I'esperienza "nomade" assume una particolare dimen-sione soggettiva. Un significato traslato rispetto a quello immediata-mente spaziale, piil dilatato ed esistenziale, relativo ciob agli effettiidentitari della particolare liminaliti e non appartenenza proprie dellacondizione migratoria giovanile, che si avvicina all'idea di un io-senza-dimora, suggerita da P. Berger e B. Kellner per indicare la condizionefluida delle identitd nella tarda moderniti e al .floating self di Z.Bau-man. Si veda a questo proposito p. Bergeq B. Kellner, in Sciolla L., agltu q, Identith e percorsi di analisi sociologicu, Rosenberg & Sel_liers, Torino, 1983, e Z. Bauman, 1994.

nei confronti dei giovani in generale, e come questo ste-reotipo venga continuamente riprodotto e alimentato da unmeccanismo coatto - perch6 imposto essenzialmente dal-I'assenza di politiche attive e quindi dalla scarsa accessi-bilitd e visibilith sociale - che favorisce il progressivo in-serimento in attivitd illegali di giovani immigrati, e in par-ticolare il reclutamento come spacciatori di strada oer for-nitori italiani.

1. Le forme di aggregazione

E perd soprattutto il rapporto tra i giovani immigrati e "imondi" giovanili locali a costituire la principale causa didifficolti di inserimento. Difflcoltd che si riproduce a piil ivelli e coinvolge I'aspetto lavorativo, quello abitativo e,ovviamente, quello sociale. Infatti, I 'accesso a luoghi, mo-menti e occasioni di socialiti propri dei giovani milanesi bil piir delle volte assai difficile, conflittuale, se non del tutto negato. Caratteristica costante, che trasversalmentecoinvolge, sia pure su gradi differenti, ogni forma e mo-mento di aggregazione giovanile cittadina: dagli assem-bramenti spontanei nei parchi o spazi pubblici sopratturronei periodi meno freddi, alla discoteca, al concerto, allefeste, ai tornei sportivi, fino ai centri sociali autogestiti.Cid ovviamente non esclude, come avremo modo di veri-ficare piD avanti, il fatto che numerosi giovani stranieririescano ad inserirsi bene nel tessuto cittadino complessi-vo e nel contesto giovanile in particolare.Piuttosto negativa d invece, e significativamente, I'espe-rienza di luoghi e spazi di aggregazione esclusivamenteper giovani immigrati. Fenomeno che di rado risponde auna scelta strategica, configurandosi invece il piil dellevolte come effetto dell'impossibilita di accesso a luoghi disociahzzazione con gli autoctoni, lo sviluppo di una socia-lith "endogena" da parte dei giovani immigrati conducespesso a situazioni anomiche o conflittuali. L esempio piirsignificativo di questo tipo di dinamiche si pub rintraccia-re nel conflitto esploso a Milano nel luglio '98 tra alcuniabitanti della zona di via Meda e i frequentatori del barSkjrrat.Uinesistenza di luoghi adeguati per sviluppare momentidi socialitd, e la scarsitir o la totale chiusura di canali diinterazione con gli autoctoni, hanno sortito inevitabilmen-te I'effetto di una concentrazione eccessiva nei pochissimipunti di riferimento a disposizione degli immigrati o crearidagli immigrati stessi. Il bar Skjnat era diventato negli ul-timi anni uno dei luoghi pitr frequentari da marocchini aMilano. L esiguitd dello spazio interno provocava un pro-gressivo affollamento sulla strada dei frequentatori, cheper lo piD occupavano il marciapiede. Alcuni comporta-menti subito stigmatizzati dai residenti, come I'orinare enplain air - comportamento per la verith comune a moltiavventori autoctoni dei vicini localini dei navigli - a cui sisono aggiunte le intemperanze di alcuni giovani immigratiche mal sopportano I'alcol e qualche eventuale caso direale comportamento deviante, sono stati gli "ingredienti"necessari per far esplodere la "rivolta degli abitanti" cheha portato alla chiusura del bar.In realtd, pitr che di una "rivolta" della cittadinanza, si dtrattato di una piccola protesta, enfatizzata dai media estrumentalizzata da alcuni imprenditori politici locali, nei

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Festa con giovani dei centri sociali al centro di accoglienza di via Argelati (foto di M.Totaro).

Giovani immigrati al l 'extrafesta che organizza ogni anno Radiopopolare (foto di P. Bensi).

Serata del le giovani peruviane in discoteca (foto di M.Totaro).

fatti organizzata da uno sparuto gruppo di commercianti,da qualche deviante autoctono della zona - notoriamentemarcata da questa presenza3 - e da alcuni abitanti per 1opir) non contigui al bar Skjnat. Occorre inoltre tenere pre-sente che questa zona di via Meda non d una zona di de-grado: le case popolari, di ringhiera, presenti nel quartieresono state quasi tutte restaurate e sono appetite anche dafamiglie del ceto medio-alto; il costo degli affitti si b asse-stato sui livelli di altre zone, pit esclusive, della cittd; d incorso di realizzazione un progetto per anziani e residenticon finanziamenti dell'Unione europea; la zona sta per es-sere assorbita dall'area dei locali dei navigli.In effetti, il vero motivo scatenante della rivolta non b sta-to tanto una presenza giudicata fastidiosa, e neppure icomportamenti "inurbani" o delittuosi attribuiti ai "maroc-chini" - comportamenti peraltro diffusi pure tra alcuni au-toctoni del quartiere e tra il popolo della notte che fre-quenta i locali -, quanto piuttosto una presenza nonconforme al nuovo assetto cui aspirano gli attori emergen-ti, al rinnovato status della zona: una presenza "dannosa"soprattutto perch6 ipoteticamente in grado di sminuire ilvalore immobiliare dei locali commerciali e delle case pri-vate. In altri termini, b stata la ridefinizione dell'ordinesociale del quartiere a rappresentare un ostacolo insor-montabile per lo sviluppo di ogni forma di inserimentodegli immigratia. Lo stesso processo, del resto, ha caratte-rizzato nel corso dei mesi estivi le reazioni nei confrontidi concentrazioni "eccessive" di giovani autoctoni.Piil in generale, il bisogno di spazi e occasioni di socializ-zazione, spesso rivendicato in prima persona da diversicontesti giovanili, rappresenta ancora oggi uno dei proble-mi pii forti e urgenti di molte realth metropolitane. Situa-zione che di volta in volta "esplode" in diverse manifesta-zioni locali, non solo e non tanto a Milano - si vedano ifatti ancora pii gravi di Torino, sia nei confronti dei gio-vani immigrati, che nei confronti di alcune esperienze lo-cali - e, ovviamente, non solo in Italia - come nel casodegli zonards in Francia e di altre situazioni simili cumu-lativamente riferite agli squatters in varie cittl d'Europa -e che una risposta pubblica spesso incongruente, o, peggioancora, preventivamente criminalizzante, contribuisce arendere ancora nii critica.E all'interno di questo conflitto latente, che con una certaopacitd confluisce genericamente nel contenitore dei "pro-blemi giovanili", che si situa la specificitd dell'immigra-zione giovanile. Per lo pii rimossi dallo spazio dell'anali-si e soprattutto da quello delle politiche attive, i giovaniimmigrati rappresentano invece la componente spesso pre-valente di varie correnti migratorie e, non a caso, una trale piir negativamente connotate, sommando all'ostilitd cheuna quota dell'opinione pubblica riserva all'immigrazio-ne, il giudizio altrettanto prevenuto che il senso comuneattribuisce ad alcuni fenomeni giovanili.Accanto a tali dinamiche, esistono tuttavia numeroseesperienze positive. Situazioni e storie di inserimento che,come si accennava in precedenza, permettono di restituire

3. A questo proposito, materiale interessante si trova nel video prodottodella Provincia di Milano, malamilano a cura di p. Moroni, 1996.4. Su questi aspetti, si veda il n. 129/1999 della rivista <Acres de la Re-cherche en Sciences Sociales>, gli atti del convegno <I Giovani nellacrisi del lavoro. Globalizzazione, post-fordismo, culture giovanili>, Ge-nova, giugno, 1999 (sulla nvista XX Secolo\.

un quadro complessivo decisamente piD sfumato e menocategorico. In questo contesto Milano emerge come unarealtd contraddittoria: se infatti b segnata da numerosi, espesso gravi, aspetti negativi, determinati soprattutto dauna scarsa capacith a strutturare percorsi reali di inseri-mento, offrendo spazi e occasioni concrete di socializza-zione, Milano b allo stesso tempo la cittd in cui i giovaniimmigrati sembrano poter sperimentare occasioni positivedecisamente superiori a quelle offerte da altre cittd italia-ne. Oltre al caso delle discoteche e delle sempre piir fre-quenti feste, uno spazio che sembra conoscere un conti-nuo, rapido e forte sviluppo d quello dello sport. Cosi co-me d avvenuto per le "vecshie" migrazioni in vari paesi lapratica, il tifo e l'aggregazione in relazione a manifesta-zioni sportive a volte anche improvvisate sembrano diven-tare una delle pit importanti occasioni di socialiti tra im-migrati anche di varie nazionaliti e di interazione tra essie i milanesis.

2. Il caso delle discoteche

Osservare cid che accade all'interno delle discoteche mi-lanesi rappresenta uno degli approcci pii fecondi per co-gliere le interazioni tra giovani immigrati e mondi giova-nili autoctoni.Storicamente I'ingresso massiccio degli immigrati nellediscoteche di Milano E coinciso con la diffusione dellamusica latino-americana - salsa e merengue - e del res-gae giamaicano.I primi segnali dell ' ingresso di giovani immigrati nelmondo dei locali e delle discoteche a Milano, risalgonotuttavia a qualche anno prima. Pii precisamente a cavallotra gli anni'7O e'80, quando I'arrivo dei primi - nonch6rari - immigrati ha coinciso con la nascita di nuove formedi aggregazione, diffuse soprattutto tra gli ambienti mila-nesi, giovanili e non, tra cui in particolare i Centri SocialiAutogestiti e alcuni immobili occupati. E in questo perio-do infani che nascono i primi locali e si costituiscono iprimi centri sociali. L'esempio piir significativo B rappre-sentato dallo Zimba di Milano, locale alternativo, ma digrande prestigio per chi aveva maturato esperienze diretteo solo una certa sensibilitd politiche negli anni '70. In altriambiti, invece, si praticava ancora il jazz o il blues.Pii in generale, la musica ha rappresentato un grande vei-colo di interazione e di scambio culturale, principale occa-sione per avviare iniziative concrete sul terreno dell'inte-grazione, della solidarietd e della lotta al razzismo (si ve-da per esempio la foto di una festa di immigrati e giovanidei centri sociali al centro di accoglienza di via Argelatiall'inizio degli anni '90).

In seguito, con i primi flussi provenienti dal Maghreb, ilfenomeno si d ripetuto, sia pure in modo meno immediato.Ancora d stata la musica il principale canale di dialogo einterazione. La forte diffusione del Rav6. ha contribuito a

5. Appare allora veramente meschina I'azione di chi cerca di opporsianche a queste occasioni che peraltro spesso animano zone della citthprive di vita sociale e a forte anomia.6. Forma musicale sincretica delle nuove generazioni maghrebine chesomma elementi tradizionali a basi rap e hip-hop e assume particolarisignificati politici caricandosi di una dimensione immediata di denun-cia sociale e di lotta contro ogni forma di regime e di integralismo.

far nascere un senso di solidarieth anche con i nordafricani,rispetto ai quali non sono mancati i pregiudizi (come pergli albanesi, diffusi tra i milanesi ben al di li delle sensibi-litd politiche). La diffusione di questa nuova danza ha fattocrollare diverse frontiere, favorendo i primi contatti, le pri-me esperienze condivise ed anche le prime coppie miste.Ad accelerare e intensificare queste prime occasioni di so-cializzazione tra giovani immigrati e locali, momenti di inte-razione e di scambio culturale mediati sempre ed essenzial-mente dalla musica, ha contribuito in modo sensibile I'e-splosione della salsa. In particolare, Radio Popolare prima, eil Sabor Intino poi, hanno perrnesso di estendere la diffusio-ne di questo tipo di musica al di fuori degli ambiti originari.Soprattutto per i ritmi latini, il fenomeno si d caratterizza-to dapprirna come moda essenzialmente estivaT. Nel girodi pochi anni tuttavia, la salsa ha iniziato a raccogliere unsuccesso sempre maggiore e la domanda si d intensificata,estendendosi ai mesi invernali. Cosl, Ie discoteche latino-americane sono state i primi locali milanesi a proporremusica diversa da quella occidentale.Per i gestori italiani di questi locali, la presenza di immi-grati b apparsa immediatamente un investimento strategi-co: assumere personale straniero significava avere la pos-sibilitd di creare atmosfere pii realiste riproducendo unsurrogato piir credibile del "clima" caraibico e latino-ame-ricano. La diffusione di una moda musicale ha cosi apertoun particolare mercato del lavoro agli immigrati, soprat-tutto giovani: barman, ballerini, animatori, ecc. L'accessoalle discoteche milanesi, per molti immigrati ha quindi as-sunto le forme dell'inserimento lavorativo prima che dimomento di loisir e di socializzazione.Oltre alla salsa, anche il reggae, genere musicale in cuiqualunque africano si riconosce, ha contribuito ad avvici-nare gli interessi musicali di italiani ed immigrati. Essen-do per definizione un inno alla pace e alla fratellanza at-traverso I'annullamento di ogni presunta differenza di"razza", il reggae si d caricato di una particolare dimen-sione "politica", favorendo lo scambio e la condivisionedi particolari valori simbolici.Questo genere di locali notturni, tuttavia, b stato frequen-tato per lungo tempo essenzialmente da un pubblico com-posto da soli italiani. La diffusione di queste "mode musi-cali" ha comunque avuto il merito di accendere la curio-siti dei giovani autoctoni verso ritmi e danze stranieri. Aldi fuori del mondo delle discoteche, ad esempio, le scuoledi danza hanno cominciato a propoffe corsi a caratteresempre pii marcatamente "etnico", dalla danza africanaalladanza del ventre.Questa diffusione di stili e forme culturali "locali", insie-me al pit generale e "globale" fenomeno di riscoperta del-\a "vvorld music", ha contribuito ad aprire progressiva-mente i locali notturni a consumi musicali "altri" rispettoalla musica occidentale e agli stessi salsa e reggae. Il pas-saggio dalla musica mainstream latino-americana8 e ja-maicanae a forme meno diffuse sul mercato, come quella

7. Si pensi al successo delle lambade durante gli anni '80.

8. I ritmi della salsa e del merenpue trovano le loro radici nei ritmiafricani. E straordinaria la somiglianza con le musiche Antillesi e delloZaire (oggi Repubblica Democratica del Congo).9. Dopo la diffusione internazionale data a questo genere musicale daBob Marley, molti sono i gruppi africani di reggae che godono di gran-de popolarith.

africana, infatti, d decisamente breve e ha permesso a que-st'ultima di guadagnarsi progressivamente un proprio spa-zio nell'universo dei locali notturni di Milano. Il pii dellevolte, tuttavia, si tratta di locali con una vita breve, spessolimitata a una sola stagione. Complessivamente perb, te-nendo conto del turn-over, a Milano si possono contareuna quindicina di locali che propongono regolarmentemusica africana o caraibica.I primi immigrati a frequentare le discoteche della cittdnon hanno orientato la loro scelta esclusivamente su alcu-ni precisi locali. Si trattava per lo pii di una fase esplora-tiva del mondo della vita notturna milanese, mossa piildalla curiositd verso gli stili di vita locali che da opzionimusicali consolidate. Cid ha determinato una particolarefluiditi nelle frequentazioni: se, da un lato, erano pochi gliimmigrati ad uscire di sera, dall'altro era possibile incon-trarli in quasi tutti i locali della cittd.Queste prime sporadiche apparizioni, tuttavia, sono rapi-damente cresciute, per frequenza e quantitd. Nel giro dipochi anni alcune discoteche di Milano hanno iniziato acaratterizzarsi per una presenza massiccia di immigrati.Attualmente i giovani immigrati, ormai numerosi nellenotti metropolitane, hanno iniziato ad operare una precisaselezione, eleggendo alcuni locali a luoghi di divertimentoprivilegiati.Se la presenza degli immigrati nelle discoteche d oggi unarealtir oggettiva, immediatamente riscontrabile, esistonotuttavia al suo interno due precise tipologie, da cui deriva-no modalitir relazionali ed esperienze di socializzazionemolto lontane fra loro, se non del tutto opposte. Da un la-to infatti troviamo, le discoteche a frequentazione "etni-ca", dall'altro i locali misti.

I locali "etnici"

Si tratta di discoteche frequentate esclusivamente da im-migrati della stessa nazionalith in singole serate. Gliesempi pii significativi riguardano i latino-americani e glieritrei.La prassi piir diffusa d di prendere in affitto le discotecheper una serata - spesso anche con una regolaritir settima-nale. In queste occasioni il locale diventa luogo di ritrovotra connazionali. Ed b frequente la presenza di personenon pii giovanissime. Contrariamente alla destinazione eall'uso convenzionale di questo tipo di spazi, in queste oc-casioni prevale una dimensione di particolare momento diritrovo per reticoli e gruppi della stessa nazionalitd. Il luo-go diventa ciob piit occasione di incontro che non momen-to di loisir e, anche quando I'elemento musicale permane,appare piD come una "discoteca per la famiglia". Non so-no poche, ad esempio, le discoteche che aprono in orari"insoliti", quali la domenica pomeriggio, per ospitare festelatino-americane. Ma, elemento pii importante, la parteci-pazione a queste iniziative d limitata a cerchie di personeche gih si conoscono tra loro e quindi non comporta un'e-stensione del raggio di socializzazione.La prassi di affittare i locali per serate riservate ai propriconnazionali, estese a bambini, giovani e anziani, b condi-visa anche da cinesi e filippini.Tra gli eritrei, invece, sono soprattutto i giovani ad uscirela sera per muoversi al ritmo di musiche occidentali; sem-

pre comunque in locali a presenza esclusiva - o quasi - dieritrei. Solo in occasione di serate con concerti tradiziona-Ii I'etd media dei partecipanti aumenta.

I locali "misti"

Sono le discoteche frequentate da italiani e immigrati.Nettamente predominante d la presenza di immigrati afri-cani - arabi, ma soprattutto sub-saharianil0.

Questa tipologia d suscettibile di un'ulteriore differenzia-zione interna, a cui corrispondono situazioni relazionali elogiche di consumo differenti:

- i locali "italiani" frequentati anche da immigrati;- i locali "stranieri" frequentati anche da italiani.

Quest'ultimo tipo di locali costituisce un fenomeno in ra-pida espansione nella realt2r milanese. Si tratta per Io piidi locali "africani" - dell'Africa sub-sahariana, nati per ri-spondere alla crescente domanda di musica africana daparte di italiani. Gli immigrati dell'Africa sub-saharianahanno mostrato a loro volta una forte unitir riconoscendo,a prescindere dal paese di provenienza, la comune identi-ficazione in una cultura musicale omogenea.Oggi si pub notare una crescente diffusione di locali diimpronta africana - spesso anche a gestione africana -

frequentati anche da numerosi italiani. Come gid accenna-to, tuttavia, questi locali subiscono un ricambio molto fre-quente. Come rileva la testimonianza di un immigrato cheda circa quattordici anni lavora in discoteche a gestioneafricana:

Falliscono velocemente. Gli immigrati durano solo nel comlner-cio. Nei locali, soprattutto se gli irnmigrati sono soci tra di loro,si mangiano I'un I'altro. Pensa al caso dello Zimba, che avevaun gran successo, ma d fallito... Fanno passi pii grandi dei loropoteri, perch6 vogliono guadagnare tanto e da subito.

Non si registra, invece, la presenza di locali maghrebini.Secondo il gestore senegalese di una discoteca:

Forse per problemi di religione nessuno di loro vuole aprire unadiscoteca o un locale. Loro si buttano di pii nella ristorazione.Perch6 anche noi in Senegal siamo musulmani, ma da noi c'dmolto la cultura della musica, del ballare e del divertirsi, mentreforse per gli arabi d visto pii come "peccato". E comunquespesso loro nei locali non sono graditi nemmeno come clienti.

La diffusione dei locali "stranieri" non d stata tuttavia ef-fetto di un processo immediato. Al contrario b maturatasu tempi lunghi, ed d dipesa, in primo luogo, dalla nascitadi un preciso interesse in tale direzione e quindi di unaspecifica domanda da parte del pubblico italiano. Le di-scoteche, come del resto ogni altro tipo di attiviti di in-trattenimento serale, comportano infatti dei costi che dif-ficilmente un immigrato - maggiormente orientato al ri-sparmio e all'accumulazione rispetto ad un italiano - d ingrado di sostenere. L'immigrato, ad esempio, tende ad ef-

10. Tra questi ultimi sono in netta prevalenza i senegalesi (semplice-mente perch6 essi occupano il primo posto per numero di presenze dal-I'Africa "nera"). Non mancano, tuttavia, anche immigrati di altre na-zionalitd africane.

fettuare meno consumazioni al bar, oppure preferisceconsumare bevande meno care, con un conseguente mi-nore guadagno da parte dei gestori del localerr. Uingres-so degli italiani in tali locali ha quindi contribuito ad in-nalzare sensibilmente i margini di guadagno e, di conse-gtrenza, ha permesso maggiori investimenti: il trasferi-mento in discoteche piD grandi e pii attrezzate, ma anchela possibilitd di proporre piccoli spettacoli di danza oconcerti durante la seratal2.I locali misti rappresentano, ovviamente, 1o scenario piirinteressante per quanto riguarda I'interazione tra giovaniimmigrati e italiani.A volte I'interazione b mediata dal ricorso a luoghi comu-ni, utilizzati da entrambi per rompere ilframe, piir o menoconsistente, che li separa. Cosi, mentre balla, un africanopud sentirsi dire di "avere la musica nel sangue", e una ra-gazza italiana essere apptezzata perch6 "balla proprio co-me un'africana".Ma, al di la di simili "strategie di avvicinamento" e di"costruzione di scena", nella dinamica dell'interazione, lamusica e la danza rappresentano sempre elementi forti, fa-vorendola direttamente attraverso lo scambio con forme emodalitd relativamente facilitate. I gusti musicali dei gio-vani immigrati non sono cosi distanti da quelli dei giovaniitaliani e questa prossimitd sui consumi e sugli stili, contutti i rimandi simbolici che comporta, rappresenta la pitsolida base per I' interazione.Ad un'osservazione pit in profondith, tuttavia, non pudsfuggire un diverso approccio alla danza che caratterizzaitaliani e africani. Intervengono qui tutta una serie di fat-tori culturali specifici, che, a costo di qualche eccessivovizio deterministico, rimandano ad una piir generale diver-sa codicizzazione dell'uso del corpol3. Senza eccedere inun excursus sulla storia delle civll\zzazione in Occidente,b sufficiente riflettere su quanto per secoli, codici e dispo-sitivi "culturali" abbiano trasmesso e regolamentato i mo-vimenti controllati di danze classiche come il walzer, e le"figure" imposte in molte forme di danza anche popolare,per comprendere il maggiore controllo, la continua verifi-ca e la difficoltd a farsi trascinare che caratterizza l'ap-proccio occidentale al ballo.Fedele ai suoi retaggi, I'italiano oggi b sempre "conscio"di come si "muove" e costantemente preoccupato di "farebella figura". Un giovane africano, invece, pud anche es-sere consapevole della presunta maggiore "fisicith" che glisi attribuisce, ma sembra pii disposto a giocarla in positi-vo, esercitando in definitiva, neppur troppo paradossal-mente, un maggiore distacco dal ruolola, che gli consentedi lasciarsi andare in misura maggiore, ricamando e gio-cando sul ritmo con tutto il corpo. Differenza che in ulti-ma istanza dipende dalla diversa dimensione sociale della

I L Questo fatto non E sempre legato ad un desiderio di economizzare.Si pensi, ad csempio, a quegli immigrati che per motivi di religionenon consumano alcolici.12. Si noti che questo genere di iniziative sono orientate proprio versogli italiani. Il pubblico immigrato, infatti, raramente dimostra un genui-no interesse per queste rappresentazioni.13. Si veda un classico della lefteratura etno-antropologica: il saggio diMauss Marcel, L'uso del corpo,in Id., 1986, Teoria generale della ma-gia e altri saggi, Einar.rdi, Torino.14. Sui rituali di interazione e sul gioco di ruoli che li presiedono, il ri-mando d a Goffman 8., 1969, ln vita quotidiana come rappresentazio-ne, I l Mulino, Bologna.

danza: se per I'italiano la danza d soprattutto individuale,per l'africano d in primo luogo un gioco di gruppo.A questo proposito, soprattutto nei locali a maggiore den-sitd di pubblico immigrato si pub notare il diffondersi an-che tra gli italiani di questa abitudine: danzare in cerchioe, a turno, lanciarsi nel centro per proporre le proprie pro-dezze non d pir), ormai, una caratteristica esclusiva deidanzatori africani.In questi locali misti si riscontra una netta prevalenza diuomini tra gli immigrati - dovuta essenzialmente alla pre-ponderanza della componente maschile degli africani - edi donne tra gli italiani. La "novith" rappresentata dallapresenza degli immigrati nelle discoteche ha inizialmenteportato alla stigmatizzazione di chi frequentava questo ge-nere di locali. Nello specifico, la distribuzione di sesso enazionalith ha indotto per molto tempo a pensare che sitrattasse di "terreno di caccia" per gli uni e per le altre.Diffidenza che si b manifestata da entrambe le parti. Daun lato infatti, si tendeva a considerare i propri connazio-nali come desiderosi solo di sfruttare le donne italiane"conquistate"; dall'altro, la disapprovazione veniva ali-mentata dal luogo comune che le donne italiane fosseroalla ricerca di avventure con uomini immigrati - soprattut-to di colore.Aldila delle diverse, e legittime, motivazioni di incontroche caratterizzano 17 fenomeno discoteca, oggi riteniamoche queste non assumano dimensioni particolari rispetto aquanto non avvenga ovunque, in discoteche e locali fre-quentate da italiani come da immigrati. Probabilmente si dtrattato pii di una questione di abitudine: oggi - in certiambienti - b frequente incontrare coppie miste senza cheil fatto in s6 provochi alcuna sorpresa. La presenza didonne immigrate, inoltre, d in rapido aumento in questiambienti.Gli aspetti pii problematici dell'interazione tra italiani eimmigrati riproducono gli standard tradizionali del com-portamento in discoteca - come pure una certa retoricacontraria a priori a questo tipo di loisir notturno - e sonolegati all'abuso di alcol e di sostanze stupefacenti.Tra le testimonianze raccolte, infatti, molte attribuisconouna presunta particolare litigiositd in particolare ai magh-rebini, imputandola per lo pii all'abuso di alcolici, ele-mento indubbiamente reale, sia pure giustificato ricorren-do per lo pi i a Iuoghi comuni:

Appena bevono due birre, rompono... Litigano spesso tra loro,poi la cosa si allarga: danno fastidio alle donne, eccetera. Senon bevono, perd, sono tranquilli. E che non sanno limitarsi nelbere.

A volte si scatenano risse per motivi futili, alimentatidall'ubriachezza, come il rifiuto di pagare .la propriaconsumazione o una "guerra" per la conquista di una ra-gazza.Oltre all'alcol, anche altre droghe contribuiscono a pro-durre comportamenti devianti nelle discoteche di Milano.La maggior parte degli immigrati dichiara un'opinionemolto negativa al riguardo, soprattutto se la droga d legataai locali che loro stessi frequentano:

... alimenta I'opinione "immigrati = spacciatori". Perd quelliche le droghe le usano se ne fregano. Quei pochi che 1o fanno 1ofanno per divertirsi di pii, come per l'a1col.

Non b solo il rapporto tra italiani ed immigrati a monopo-lizzare le dinamiche socializzanti nei locali notturni di Mi-lano. Non di rado la discoteca ha portato a legami di ami-cizia anche tra immigrati di diversa nazionaliti. Soprattut-to gli arabi hanno iniziato a solidarizzare col immigrati dialtri paesi accomunati dal fattore religioso. I senegalesi,ad esempio, per la stragrande maggioranza di religioneislamica, appartengono a delle "scuole di pensiero" diver-se dall'Islam ortodosso, e, per gli arabi rappresentano unapiacevole "sorpresa": scoprire che anche un africano chenon parla correntemente la lingua araba b in grado di capi-re e recitare i versetti del Corano. Pii in generale, la co-munanza di riferimenti religiosi sembra essere I'elementodi maggiore socralizzazione tra immigrati di diversa na-zionaliti.La presenza degli immigrati nelle discoteche, tuttavia, nonsi ferma ai soli ruoli di gestori e utenti: frequente d la pre-senza di Pakistani, che svolgono vendita ambulante, so-prattutto di rose.Piir difficile da identificare, ma comunque esistente, d sta-ta, sinora, la presenza di immigrati provenienti dai paesidell'Est europeo. Meno visibili rispetto ad altri immigrati,finiscono spesso col non essere percepiti come "novitd".Dalle testimonianze raccolte, tuttavia, traspare una presen-za significativa, soprattutto di donne, spesso accompagna-te da uomini italiani. I gestori delle discoteche dichiaranodi fare attenzione, di tentare di selezionare direttamenteall'entrata dei locali:

Si vede subito chi non E tranquillo, e quelli non li facciamonemmeno entrare, soprattutto gli albanesi. Poi ci sono anche al-banesi e rumeni "per bene", che sono anche degli ottimi clienti,ma non ce ne sono molti che vanno nei locali.

In aumento negli ultimi anni d anche la presenza di immi-grati asiatici. Si tratta spesso di donne e spesso sono incompagnia di amici italiani.

3. Altre occasioni di inter^zione

Non vanno dimenticate, inoltre, le iniziative piD marcata-mente "etniche", come le feste "tradizionali", organizzatepresso locali caratteristici o, sempre pit spesso, in spaziparrocchiali, in corrispondenza con alcune feste nazionalio religiose.Oggi, sebbene, come ovvio, in decisa minoranza, gli italia-ni sono costantemente presenti a queste iniziative. A partiredalle coppie miste, per arrivare a quelli che hanno svilup-pato un amore particolare per la musica,la danza o la cuci-na di quel paese in seguito ad un viaggio, ad un legame diamicizia, o ad una semplice curiositD., la cerchia di italianipresenti in queste serate va progressivamente allargandosi.Uinterazione tra italiani e immigrati nella vita notturna diMilano, tuttavia, non si esaurisce solo alle feste e alle di-scoteche. I centri sociali autogestiti, ad esempio, rappre-sentano un'ulteriore possibiliti di incontro. Tuttavia, gliimmigrati che li frequentano sono decisamente in mino-ranza rispetto a quelli che prediligono la discoteca.

I Centri Sociali non sono amati da tutti gli immigrati, perchd c'Esempre la politica inmezzo. Tanti vogliono andare a divertirsi ebasta. Poi gli immigrati non sono bene informati sui Centri So-

ciali, tante volte non sanno cosa sono e cosa si fa. In pii moltidi loro vogliono sentire la loro musica.

Negli anni scorsi e anche oggi non sono mancati poi alcu-ni giovani immigrati che, per vari motivi, danno un giudi-zio assai negativo dei centri sociali:

Fanno politica e ci vogliono usare solo per farsi belli quandopossiamo servire a qualcosa, ma quando si tratta veramente diaiutare i disgraziati allora ci trattano come i razzistril Io ricordoche tanti ragazzi sono stati cacciati e malmenanti da gente deicentri sociali con la scusa che erano sospettati di spacciare dro-ga o perch6 disturbavano \e ragazze...

In realtd, i rapporti tra giovani immigrati e giovani deicentri sociali sono stati a volte assai poco facili e nonsempre sono evoluti verso quella solidarieti tanto auspica-ta. E evidente che varie ragioni, in particolare in alcuniperiodi, hanno fatto si che per tanti giovani immigrati icentri sociali autogestiti sono stati luoghi di esclusionepiuttosto che di integrazione. E solo in questi ultimi anniche la solidarietd con gli immigrati sembra prevalere sen-za perd cancellare le diffidenze e a volte i pregiudizi reci-proci tra giovani immigrati e centri sociali. Va peraltro no-tato che I'effettiva diffusione dell'attivitd di spaccio didroghe tra i giovani immigrati ha fatto sviluppare una for-te ostilitd con venature pii o meno razziste dei giovaniitaliani tossicodipendenti verso gli stranierits.Da parte loro, i centri sociali sono sempre stati particolar-mente impegnati nella lotta antiproibizionista contro lospaccio e le droghe in genere, sostenendo la legalizzazio-ne e la llberahzzazione del fumo. Ma, le difficolti di co-municazione tra italiani e stranieri riguardano innanzi tut-to la chiara sensazione di tanti giovani immigrati di esserei soli effettivamente esclusi dal diritto stesso di vivere nel-lo spazio metropolitano.Ben diversa E la concezione che gli immigrati hanno dellediscoteche:

Le discoteche, soprattutto quelle dove si pud sentire un po' dellapropria musica, sono un luogo per ritrovarsi e ricordarsi di giD.Poi bisogna dire che quelli che vanno nei locali qui ci andavanoanche gii. Oppure giD non ci andavano solo perch6 non se lopotevano perrnettere, ma qui invece lo fanno. Gli immigrati, in-somma, si vogliono divertire e penso che anche gli italiani civanno per gli stessi motivi.

Un ruolo importante nell'interazione tra immigrati e italia-ni giovani b svolto inoltre da manifestazioni "multietni-che", quali quella estiva alla cascina Monlu6 o le feste alPalavobis (si pensi all'Extrafesta di Radio Popolare). Ilvalore intrinseco di questo genere di iniziative va tuttaviarelalivizzato. Secondo alcuni immigrati, infatti, queste oc-casioni presentano spesso un'immagine falsa delle proprieculture di prorrenienza. E vengono percepite piD come"villaggi turistici" del divertimento culturale, vetrine per

15. Cfr. Palidda. S., 1999, Immigrati e tossicodipendenzd. rapporto perI'Ufficio Tossicodipendeze-Settore Servizi Sociali, Comune di Milano.

esibire canti e danze appositamente confezionati per appa-rire il pii possibile "etnici".

Sono manifestazioni false, fatte solo per business senza coinvol-gere gli immigrati. Spesso gli immigrati non conoscono neanchei connazionali che si esibiscono. Dovrebbero impegnarsi a farconoscere la vera cultura di questi paesi.

All'opposto per tanti altri immigrati queste iniziative sonobenvenute perch6 sono occasioni di promozione di buonirappbrti con gli italiani. Va infatti notato che questo gene-re di iniziative favorisce I'integrazione diretta tra italianied immigrati. Gli spettacoli e le esibizioni proposti, infat-ti, esercitano una forte attrazione sugli italiani giocandoessenzialmente sull' imme diatezza della musica, della dan-za, del teatro o del cinema - che da sempre hanno contri-buito ad abbattere baniere. D'altra parte, ogni tipo di inte-razione e, a maggior ragione, di integrazione esige una re-ciproca curiositi iniziale. Queste manifestazioni, in altreparole, hanno il ruolo di favorire I'apertura, stimolando lacuriosith degli italiani verso le popolazioni immigrate resi-denti a Milano. Se infatti ci si limita alle possibilitd discambio culturale offerte dalle discoteche, il potenziale diinterazione b decisamente nit scarso.

Ascoltare la musica e stare in un ambiente diverso dal tuo b unsegno di disponibiliti e voglia di imparare la cultura degli altri.In discoteca, perd, non ci si parla di cultura: si balla e si "cuc-ca". La conversazione, ad esempio, non b molto ricca: <Come tichiami? Da dove vieni? Balli bene...o. Invece le grandi festeche organizzano al Palavobis sono degli scambi di cultura.Spesso, anche se non offrono cose culturalmente moderne, li cisi pub parlare e confrontare di pii.

Di fatto, la maggior presenza a questo tipo di iniziative d ap-pannaggio della quota di immigrati maggiormente integratanella societh milanese; non di rado si tratta di "intellettuali".individui che interpretano la loro presenza anche come occa-sione per un continuo scambio e confronto culturale.Concludendo, si pud dire che molti aspetti dell'immigra-zione di giovani stranieri avvenuta in questi ultimi due de-cenni a Milano ricordano I'immigrazione dei giovani deglianni '50 e '60. Allora come ora alcuni finiscono per sci-volare nei ranghi della marginalitb, della devianza, dellacriminalizzazione e dell' autocri m inalizzazione (si vedanole biografie pubblicate da Montaldi), ma la grande mag-gioranza dd uno straordinario apporto alla vita sociale.Cosi come negli anni del secondo dopoguerra le balere, leparrocchie, le associazioni o le manifestazioni sportive diogni sorta furono sempre pii frequentate e vivacizzate dagiovani inurbati (provenienti dalle zone rurali del nord epoi del sud), oggi sono i giovani stranieri a volte originarida cittd ben piil grandi di Milano a dinamizzare la vita so-ciale e ricreativa, le discoteche, ma anche improvvisati enuovi luoghi di divertimento tra cui i parchi, spazi verdi einiziative sportive di ogni sorta... sin quando questa pos-sibilid non viene loro nesata.