Li nuptiali di Marco Antonio Altieri pubblicati da Enrico Narducci

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LI NUPTIALI

DI

MARCO ANTONIO ALTIERI

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LI NUPTIALI

DI

MARCO ALTIERI

PUBBLICATI

DA ENRICO NARDUCCI

ROMATIPOGRAFIA ROMANA DI C. BARTOLI

Pimi Pulì, Nub. 8 a 13

1873

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I

NOTIZIE

INTORNO ALLA VITA ED AGLI SCRITTI

DI

MARCIO ANTONIO ALTRIERI

• r. IrtMiu'ran* Irur |iU4i»w^e

« K: lu lrsw> il« ]«ur> •

(f.'i V 'rttjMfW),

L'opera «lei Nuptiali, come dal titolo manifestamente si pare, versa

prim'ipalmentc sui coshimi e le cerimonie riguardanti le nozze. Essa inoltre

ac(|uista .sjiis'ialc importanza per contenere molte notizie sulla storia civile

ed intima di Homa al declinare del secolo deeimtxpiinto e al sorgere del

seguente, ed è un «loeumento autorevole della coltura classica e «Iella lette-

ratura di «|uei tempi. Il principale merito della publilieazione se ne «leve

airecemo signor I). Lorenzo de'prineipi Altieri, il «|uale con amorevole sol-

lecitudine e non lieve spesa ne sostenne la stampa. Io non feci che inter-

pretare il testo, rivederne le bozze sull’ originale, e raccogliere intorno iilla

vita ed agli scritti di Marco Antonio .Utieri i doeiimenfi e le notizie che

<|ui appresso riporto.

Nacque Marco Antonio .Vltieri in Roma l’ anno 1 450, di Girolamo di

Lorenzo Altieri del rione Pigna e di Xicolaa Capodiferro (I), c fu levato al

fonte batte.simale da Man» Antonio Morg,sini veneziano, ambasciatore al

re Ferdinando d'Aragona (2). Il 4 gennaio 1472 fu fidanzato a Gregoria,

figliuola di Angelo l’aluzzo di Pier Matteo degli .Mbertoni (3), e menolla in

(1) Vetii pià oltre, jioz- ?t.

(2) Vedi pii oltre, poi». 44.

(.1) Arehmo Capitolino, zVgoatmo De Martinii not. — RfjMrtorii Ji yamipUt «li Domtnieo Jneovaeti

eovalitré deltabUto di Caìatratt. tento T, UtUrt A. B. Codice Ottobonìano pag. 4^i4,

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VI

moglie nel medesimo ttiino (1). Ai 13 di settembre dell’anno stesso trovasi

egli menzionato come testimonio nel testamento di Battista Frangipani (2).

Oieci anni dopo, ai B di luglio del 1482, fu egli eletto Castellano della Bocca

di Viterbo (3), ove compose Hi luglio 1484 varie differenze insorte fra

t*ospicui cittadini (4). Kicevuto l’anno 1486 nella Confraternita del Vende

Ospedale del SS.mo Salvatore di Saneta Sanctonim (5)» e confermatovi il 31

marzo 1498 (6), ne fu eletto guardiano il 3 settembre 1502 (7) erm Paolo

de Fianca, insieme al quale prese ]>ossesso di tal carica prestando giuramento

il 4 aprile dello stesso anno (8). Il 2 marzo 1490, insieme a Lorenzo suo

fratello, fu tutore e curatore di Giovanni Latino del q. Giuliano Altieri (9).

Nel 1493 funse insieme a Mariano Stefano de C^rescenzi l’uficio di maestro

delle Strade (10), ed il 5 novembre 1495 comperò da Paolina vedova di

Saba de Clarellis e da Vanuozza sua figlia una parte del Casale della Solfata-

rella (11). Perdè nei 1501 il suo figliuolo (’andido, sejxdto alla Minerva (12).

Si ha nell’Archivio Altieri un suo testamento deU’ll luglio 1511 (13). Ai 28

dello stesso mese di luglio del 1511 interverme ed ebbe anzi parte principale,

come deputato del Rione Pigna, airaduuaiiza tenutasi in Campidoglio nella

sala de’ Conser^'atori, per comporre ogni dissenso tra i baroni romani, e

specialmente tra i Colonna e gli Orsini (14), Nel 1514, fidanzò Giulio, altro

suo figliuolo, con Giulia di Michele do'(.'asali (15). IJ 20 dicembre 1519 ap-

parisco testimone, con Battista Paolino Oc Salinis avvocato concistoriale ed

(I) UaUetti, i-'atniglit. Codice Vaticano 7060, c*r. ó'J rttiù.

(Z) Ardiivio Capitolino, Agostino de Martinisnol.— Jcieeram lèejKrUtriì rii Famiglie, ccc. tomo /,

eoe.. Cod. Vat. CHtob. ‘J&48, pag. 434. — Jiotizie di rane Famìiflie Italiatu e Oliramemùm*. caua/e da ki-

«toriV, fcritture pu/Miche e private met. de lajùdi, epitaffi t da aìire del fìat'. Cttart ilagaìetti, Srol. io fol. Voi. 5. Cod. Chigiano U. V. 143, pag. S0:i

(3) ArchiTto Altieri. Amn. A, Mozzo XX.(4) Jì hiaggiaUre, ec. to. II, pag. 14>3. — CrC/ù e famìglie nobili e eeUiri dello Stato Ponti^io. Vizio-

aario storico del Commendatore Pirtro Errale Vieeonii, tomo III (s. d.) Titolo X, <Stor/a di lioma, FamigUenoiili, pag. S3l}-537. •

(5) Archivio di detto Ospedale. — Jncoracci, Heperioriì di Famiglie eoe. tomo I, ece, Cod. Vatir.

UttoK 2.M8, pag.

(0) Archivio medesimo. — Jaeovacci, 1. c. pag. 4-'tó.

(7) Galletti, Famiglie, Cod. Vat. ear. 47 recto.

(8) Archivio di SS, Sauciamm. » Jacovacri, 1. c. pag. 435i.

(9) Magalotti, Sotizie di varie Famiglie haliant, eoe. voi. 6.* Codice Cliigiano G. V. 143, pag. H03.

(10) Libtr mffNtiii/orwm Camere Apottalicae Unpore Ponfi/?catws Itimi. Vm.nri. Aìtrandri dir.prov.

pape VI, Car. 113 recto. Debbo questa notizia al Oh. Sig. Costantino Corrìsicri.

(II) Andrea Csrusio, noL Capitolino. Jaoovacd, 1. e. Cod. Vnt. Ottob. JMH, pag. 436 — Ma-galotti, 1. c. Cod. Cbigiano G. V, 14^1, pag. ^03.

(12) Galletti, AVraii^lie, Cod. Vat 7SX^, car. 62 recto.

(13) Archivio Altieri. Ann. A, Mazzo XX. n. 41*2. Autografo.

(14) Intorno a questo importante avvenimento la cui memoria pass<) ai posteri col nome di PAXROMANA, oltre quanto io narrerà qui appreiuo

,gioverl un dotto articolo stampato appunto con questo

tìtolo nel giornale L'Album (anno XIV, voi. XIV, pag. 2tj4-«llS, 273«176, ni. 33-:M, 9 e 16 oU^rt lB47)e

Mritto daH'orudito 8i>t. Girolamo Amati.

(lò) Archivio Capitolino, Cristoforo d'Antonio di Paolo noi.— Jaeovacci, ÌUpertarUdi Famiglie,

tomo J, ee. Cod. Vat. Ottob. 2Ó4H, p. 4:tS. Magalotti, Notizie, ec. voi. 5.* Codice Chigiano G. V. 143, pag. 803.

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VII

Antonio Santacroce, ai capitoli inatrinioniali che il card, .\ndrca Della ^’alle

fece, in nome di Si^isinonda .sua sorella raoRlie di Francesco Rustici e madre

di Luigia Rustici, con Vincenzo di Pietro Antonio Mattai (1). Il 22 feh-

braio 1520 venne eletto dai Conservatori di Roma, insieme con Paolo Planca,

Tarquinio Santacroce e Francesco Uralici, per sopraintendere alla ei-ezione

della statua a Leone X proposta dal conservatore Prospero dWcquaaparta (2).

11 22 dicembre 1524 perdi- rainati.ssima sua consorte Gregoria degli Al-

bi-rtoiii, seimila in Santa Maria della Scala (3). Nel 1525 era guardiano di

Saneta Sanctorum avendo a collega Giordano de’Scrlupi (4). .Ai fi di maggio

del 1527, giorno memorabile pel sacco di Roma, fu mandato dai romani

come ambasciadore al Conestabile Carlo di Borbone, insieme al marchese

di Brandeburgo e Giacomo Frangipane, fallita essendo la prima amba.sciata,

com|)osta dello stesso Giacomo, (l'Angelo Cesio e di Pietro .Astalli, ai quali

Renzo di Cere vietò l’uscita dalla città. Ala sventura volle, che quando

Marco Antonio coi due suoi colleghi |)crvenne in Trastevere, il nemico era

entrato già dentro; anzi è fama che Giacomo vi rimanesse ucciso (5). At-

testa inoltre il canonico F. Ce.sare Magalotti, che sebbene affezionato alla

fazione Colonna, venne Marco Antonio maltrattato dai soldati che saccheggia-

rono Roma (6). Conforta l’asserzione del Magalotti, oltre (pianto ci lasciò scritto

in projmsito Marcello .Alberini (7), l’altra memoria serbataci dallo Jacovacci,

(1) Pietro Pftoio Amndei not. pub. — Archirio Kuipoli Arm> T. Prot. n. 145

(3) /)*IU fUatut di Oio. Andrea Borbani prete Smette e d<Mar teeìego. In Rama tieOd etaminria dì

laeùìHo Fei dAnd. M.DC.LXI, 342. Non esiete In alciioft Biblioteca puM>lit'a dì Ronu. — Viscooti.

CtM<i e famiglif naìnU, ec. /imo III, «c. pò?. r>(8s

(.1) Archirio porroccliiate di S. M. «Iella Scala. — (ialletti; AVcro/o^«e, Cod. Vatìc. TS71. car. 130

Tteio, 1ÌQ. ±2*Lfi: « Joredi a di 32 . de dicembre l.'tii-l ad bore 2 de notte morì la bo tnc. de Madonna Oro*

c Korìa do Albortoni moglicra de M. Marco Antonio de .\ltorì qne reqaìotioaf in paco. >

(4) Vedi più oltre. — I! Bieoi riforUce [Sotìtie della famìglia Botrapadali patrizia ramano ordi-

nate e disUte da Morto l'baìda Bieei. In J?ofiMr , MUCCLXÌI . ttamp. di AppolUt, pag, 1ÌT)-717k

«d il \ iacooti riconta (l. f. pa?. M»Wt47) un memoriale preientato a l^one X dalla tana itobiUta» nrhit,

doA dalla più roeehia nobiltà di Roma, ani mo«lo di prorredere alla eiexìone dei ma?iatrati e a togliere

dalla città rari inconrenienti. Ivi Mar«*o Antonio Altieri Agora tra i nMU» teniorea in regione Pineae.

(5) Lettere di <tiiter»t niuetriaeimì Signori, et ItepMieìie eeritte all' lUuatriiaimo t7 Signor

Fitetlo Vìtrlli: In Fior-nxa, apreito Boreazo Torrentino MBLf, p. 143-144 fx*ttera del Buflalìni a Vitello

Vitelli in data itegli 1 1 dì Maggio 1537, riprodotta anrh>> da me nel Buonarroti, agnato ISTI, pag. 2rKS-2on.

(i'»| Mugalotti Xatizie di varie Famiglie, co, tomo I.* (,'odiee Chigiano G. V. pag. 8|.

(I) a R tacendo gli altri fra gli Colonneai che per il mal animo toro harervbbero meritato poggio

a ne pctfiaoiio far fede Marco Ant. .MtJcri. al quale dopo mìo Patire a rnl doro il aceondo mìo ee-

« aore. baveodo haruto per benefitio mio il aootegno della mia vita, di che non potendo rendere ne

< à lui nè à BDoi altro gnidertlonc, * pano mio debito confoeMrlo almeno in parte in queste carte con la

* memoria. Questo diniqiic nobile «lì aanguc, d’eli grave, <li costumi venerabili, et in quel tempo nella

< nostra Città un altro Catone, e Cola Jacobaroi, i quali come affettìonati della fazione Colonna riceverono

« queà soldati «dro la Fortuna guidò io casa loro con un animo lieto, e con una fronte allegra, o furono

< trattati in modo, e nello robl>p, o nella IVraona con li tormenti cho à oìun altro Orsino fù fatto peggio »

(Godìi» R. tl. 7. dell’Angelica car. 98 v. Oli r. fìtiaiione del Sarto di Roma deteriUa da Maretìla Alberino

Romano. In 13.* del see. XVII) Nel Saggio bibìiograjieo angli tcriHori del Sacro di Roma, ebe il eh. c com-

pianto mio amico Carlo Milanesi premise all’ edizione da lui procurata nel IH67 pei tipi <’el Barbèra col

tìtolo II Sacco di Roma del MDXXì'IJ narrazione de’ eontemporaneì, cc. (p. LIII-LIV), egli cita questo

codice ed un altro della Casaiuttcnse, cho non ho potuto ritrovare, ed aggiunge rindicaziono di «lue altri,

uno cioè Capponiano (ora nella Vaticana) o l'altro della Maruoelliana «lì Firenze, segnato C. 40.

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vili —secondo la quale Giulio Altieri, il 12 di maggio del 1528, promette di pagare

ad Ercole t'antacuzeno 300 ducati d’oro per la liberazione di Marco An-

tonio suo padre (1). Ond'è da credere che tra per la grave età e pei mali

trattamenti sofferti, e sì ancora pel dolore vivissimo in vedere lo strazio

della sua Roma, la cui gramlezza egli avea sempre vagheggiato, poco più

sopravvivesse a tante sciagure. Troviamo in fatti memoria che il 9 di no-

vembre del 1532 fu sepolto nella chiesa di s. Mann sopra Minerva, siccome

aveva disposto nel suo testamento, ordinando che sul sepolcro di lui si scri-

vesse l'epigrafe seguente;

D 0 • M S

.MARCO ANTONIO ALTKKIO PVBldCIS OMNIBVS SACBAE VRBIS MVXEIUBVSIIONESTE FVNCTO VIXIT DONICUM (sic) ET VT FATA VOLVEREGRIMORIA AEBERTONIA MARITO VNANIMI PaSVIT ET Siili (2)

'

Ma la moglie essendo premorta, ò da credere che questa epigrafe det-

tata già nel 1513 non venisse poscia posta sulla tomba di lui. Nè maggior

lume potei ricavare dai registri dc’morti deU’Archivio parrocchiale della

Minerva, essendo questi tutti posteriori all’epoca della morte di Marco jVn-

tonio Altieri, la cui data è anche taciuta dal Galletti nel suo Necrologio.

Ebbe Marco Antonio, secondo ch'egli stesso asserisce (3), a mae.stro

Pomponio Leto e ad amico Bartolomeo Platina. Onde non è da maravi-

gliare se sotto la scorta di si illustri letterati crescesse egli non pure nel-

amore delle lettere, ma in un culto speciale per la sua Roma e per le glo-

riose memorie di essa, com'è manifesto dagli scritti che di lui ci rimangono.

(1) FelW de TilU Not Cspit. — Jaccivaccì. Jì^ertùTÌi ài Fttmigìit, ec. f<mo f, ee. ('od. Valic. Oi*

2T>4^ pag. 43.^>.

(2) Jacovani, 1. e. Cod. Vatic. Ottob. 2.'48, pa(^. 4ti5. Questa iscrìtionc è anche riportata da FVaa-

cenco Gualdi da Bimini, deUa prima mcti del Secolo XVU (Lopvìc* »tf»tlchraUt «( Fami\ia« ìtomomt.

Codice Vaticano 6‘252> car 50 vtr$o) come eaislila gii nella Cappella di tutti i Santi « del Smo Sarmentonella chio«a delia Minerva. Il Gualdi la fa precederò dalle parole aegnenti « Tre altre lapidi o memorie

c aepolrr. hahbiamo ritrovate in un manoecritlo delle quali per eeaer curiose, ne hahHsmo volato far nota

« poich<> non rìtrovamloai li looghi tn'c atìanos non si doverehbono porre in istainpa». La acconda delle tre

iscriuoni qui menzionate dai Gualdi i la Barriferita, soatitaendorì la parola all' altra Douieum.

La prima e la terza sono le se;?noatì.

D. 0. M. S.

Etemum ìv^Ks fidn, ac JfomaTte pudiciiie specimen Alteria

XXXV agetu oìinum hic sita est, M. Anionim Alterim, (#re-

gorùi Alficrtonùt socio damnain luctu parenlcs. li. M. PP.

f). 0. M.

Uieronymo AUerio et Kieoiae Capo/hreae ntaiontm nata

IUms fi pixiprm virtute cktris. Hic (sic) duo de qtuulragtnla

iNe eircitcr septuoginfa annas virit Marcus Antonius

Aiterius ej^fremum pietaiis o/^ciunt parentUnis

urna hac exhibud

he medesime tre lapidi sono ripetala a car. f^lidel detto Codice Vaticano 8252. Il eh. 8tg. Vincenzo

Forcella riportandole (Iserisiùni delle ehttte « d'altri edi/ìcù di homo dal steolo XI fino ai giorni noafri

Foluma I, Ilema tip. delle se. mai. t fis. 1869 pag. n. itìS7, 1688, 1689} oaserisce tromni ceso anche nel

eodiee E. III. 13 della Biblioteca Caaanatense nel quale sono ripetute varie iseriztooi riportate dal Gualdi.

(3) Vedi più oltre pag. 30.

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IX

Prospero Jlamiosio Io chiama uomo di alti spiriti, a tutte cose adattissimo,

«1 ornato di grandi doti dalla natura. Fa notare ch'egli rifulse per dottrina,

per ingegno, e piT una singolare destrezza negli affari, onde .si rese ap-

presso tutti chiaro ed accetto. Sempre infiammato dnU’amore delle virtil, di^

opera ad egregi fatti e degni del nome romano; e mentre ebbe parte a pa-

recchie ardue faccende così pubbliche come private, si mantenne sempre

fedele alle patrie autorità, magnanimo, prudente ed irreprensibile (1). Mon

minore elogio ne la il eh. Sig. Barone Comm. Pietro Ercole Visconti, delle

romane antichità conoscitore espertissimo (2).

11 fatto che torna a maggior gloria di Marco Antonio Altieri à di avere

composto le discordie dei baroni romani, e fatte cessare in Roma con so-

lenne e pubblico atto le odiose fazioni e pei-fino i nomi di Guelfi e di Ghi-

bellini. L'illustro storico Paolo Giovio, nella vita del Card. Pompeo Colonna

lungamente si diffonrle sullo .stato di Roma, allorché nella estate del 1511

ai sparse la voce della imminente morte di Giulio II (,S). E siccome le parole

(1) BifjìioOitfa Remauo, $tu J{(Mmotorum Scriptorum Centurint Aw4«r4t Prt$pero Xemdoeio hoIhU

m<zn«, te. Romof, ae tumjttihus Fraueìtet dt Lazarit, fiìii ftjnatii p«g. 1G2. Ceniuria FUI n. 19.

(2) Cini e famiyìit tkohiìi detto Stata i'onti^eio or. tomo III, cc, p*:*. S3(>5G0. Aì parecchi scriUorì

di Cua Altieri rìconlatì dal Maodoeio nella BiìUoOueo Romana e dal Mazzncchellì oej(lÌ StriUori d’Italia,

piacerai agjs^iojDi’cmo uno non ricordato da eni nè di'io ftappia da altri. Kgli è Marzio Altieri, quarto fìllio

di Giulio figlio di Marco Antonio, e morto arata prole il S4 gennaio l.VUl (Viaconti, L e. pag. 559). Di lai

fi hanno tre opuscoli aatrologici dedicati a Paolo III nei codici Vaticani 3690, 3091, jnemliranacci in

4» piccolo. Contiene il primo « HORATII FAKXESII|CA.STRl DVCIS

|GBNITVUA > dd IMS. di 14

orto. Il «ooondo pure del o dì 16 carte, contiene altro opi»colo astroìogico priro di tìtolo. Nel terzo,

che è di 36 carte, trovaai < GEXITVRA ALEXAN]DRI FAKNESIl

(OCTAVII DVas

[MAIOHIS

|

» NATV FI!Lll EX 1

MARO}IMP

|UAES, CA-

1ROLI. V AV-

1GVSTI FI

|LII », precedalo da

un'elegia e da on epigramma di Giulio Altieri a paedn III.

(3) Intorno alla malattia di Giulio li riferirò tre corioai documenti che deltboalla oorteaia del eh.

Signor Andrea Teaeier. Kmì sono tratti dal tomo XII deiresemplare che ai conaerra io Venezia dei Diarii

di Marino Sanato: il primo alla car. 231 ritto, Ì1 secondo nel rovescio della medesima carta, od il terzo

alla car. 249 recto.

I.

i)U7nario di tre lettere acute di Roma dii proihonolario lipomatu a tuo fredelo m.* hier.““ la p.* tH 24

acotto 1611 poi dt 26 ricevute a di (zie) ditto.

Come il car.' san Zorzi havia quesU matina comuaicliato il papa di sua mano, el qual poi & man-

giato UBO oro, volse caule e carne aalaM, et el canjiaal san zorzi mangiò con eoa santiU; il pa]>a dice

voi morire; ai dice à dato al dacha di Urbin dnc.' 2H.*, a m.* felice saa fiola due.' 12.* a doo nicoUo eoo

nepote due.' dOUO, et abeolto il.dacha predito di haver amazato il car.’ Pavia; et Roma e Boto sopra, et è

sta' morto ano davanti caxa dove l'habita da S.; cl car.' argentino è morto con bona fama; so dice sarà

papa c) car.' 8. Zorzi o Filiseo, et venendo li abscnti forasi ai fari altri fi re di Pranza rìcomanda el

Cardinal Delfinal. Del dito dì cl papa ac dico esser migliorata, licei m.’ archangelo medico mete la cura

quasi disperata: non voi manicar oisi olive, aardelc et hev'ere. Tutti li medici li aono venuti in fastidio,

et li dico vilanic. maxime al rabt, e chcl voi raan-giar et hever a aao modo, e che se] roorìri sari vergo-

gna de lui rabì, M.* Sdpio beri li losalò roanTÌaro uno porsìcfao; parvo stesac meglio; e l'altro giorno con

ano ebe erra solo 11, Ìl papa disse: io son contento mangiar una aopa techo; U modici furono contenti;

fatta ona grande sopa, disse: lasamo guatar lo vino, et lo bevette tatto, e disse : hor miuigia tu lo parw.

Qui beri intrò Fabricio Colona; sono ctiom molti Orsini; luti d’acorJo dicono di haver un car.' per Ihoro,

xoó do, etiam lo episcopo di Conti, che ha nna bolti^ quale la foce ps(io alex. de* car." in plcnitadino po-

testàtis. Questi Coionest et Unini dicono etiam volere loro custodire Roma, e non fanti forestieri, et lo

hanno fatto intender al car.' 8. Zorzi. Mai Roma fo più in arme io morte alicuias pontificia, di quello è

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del Giovio gittaiin molta luce sopra un fatto cui altri appena acrennarono,

gioveià (jui rifiTirle seconilo la traduzione <li Lodovieo Domeniclii (1).

Dune: io ina{>ior peri<‘olo Dio oe aiuti. Li car.‘* Sorento et Borfia sodo a Fondi, et aspoetnno fl papa mora:

ma ec Dio fizi dtel TÌTa. credo che omnino t^ueeto aeptembre farà car." et noa aapeterà a natale, e rul-

timo coriciatorio fu dicto rhol volerà far, et el Filiaco rnaodà a dire al Medici che] non andarebe a palazo

et cfacl non andoaae etìnm Ini: lì riepone che) volerà andare, et chcl non credeva cl papa faceaae conci-

atorio; per questo do lego non credo possa seguir consa niuna buona con iSpagna. YideMmoa. item è morto

Stefano lenos et fallito lo banche. Item in una polixa acrive: 8on italo dal car.' Medici; dice chel papa i

migliorato asaì. c sci vorà gnardarai el guarirà, ma fa nsai desordini. e questa matina ha Koruto due cha-

rafe di aqua et mangiato sorholo. S>'l guartse credo farà molto cose che le persone non lo pensano. Si

dice aranti el ai amaliuae à soto scrìto ali cap.'' del re di Franaa, tamen lui dice non esser el vero.

Il

Humario di una frtrero di fìùo nu* di corieri. di /iotna 27 avorfe a m. /unn fìadoer, datftr, ete.

Lo ponteflce a di fu dito morto a horc lf>; e questo fu pcrchò m. Bori de la Rovere meeec in

Castello la moglie, e doli maschi c femmine: cossi lo hAricclo e tutta la terra ai messe in arme-, et è

venuto nsat Cnlonosi. Tarneo fin qui non i stato novità alcuna, se non qualchnno havea briga. Ozi il papa

sta bene, et si spera di convaleseentta; bavendo lui liona volontà, Dìo lo conservi, e faca quello aia meio

per rill ** S.'‘‘ Francesi, fiorentini, milinesi, ferareai hanno scrito et fato grande trinofo. Pone vivendo

sua santità oc farà demostratione.

TU

Smnartn di Mitre del profhonotario lippomano a m, ìtir." suo fradetlo, di 29 omsfo 1611 (*n 2 sej4*

Rky> a efi A/ aept* per do poste di cesrieri.

Item di svosto, come il papa à varìto, e se dice andarà sabado vesilia di nostra dona; poi pransA

a 8.* M.' del populn, e che Romani haveano fato do consegli in eapitoUo, dove erano stati questi baroni

Orsini. Savellì, Conti o il 8.' Fabricio CoUfma. et hanno terminato dir molte cose al videlioefc: fati

6 car. ' romani. 4 baroni, e do citadin:, a) che presto si tien il papa farà cardinali. Item el gevemador di

Roma e il barisello è minatati molto da qn<‘sti Romani et hanno paura; cl papa a fato dir a essi baroni

ai («rtino di Roma, e non ai porti arme soto gran pene; ma tuta Roma è in arme, tante ne sono. 8i tien

il papa punirà quelli hanno manata il governator e barisello, et à manata lì sei modici o palafcmieri di

chasiigtrti, perehà diceano il papa erra m>irto. E il ducha di UrbÌo> suo nepotc, che li dici‘a sì vardane

di mantar come contrarie, chcl morirà, il papa lì rispoac: al tuo dispcto roio morir. Tamen bora sta meio

e ai fa cantar in camera. Item la piìl parte di mrdinali è restati come morti, per la valitudine del t>apa

credevano el morisse, perchè harebeno voluto far papa novo. Di Hga nulla sarà, e il papa si scorderà con

Franta. E scrive: è sta’ msl aver mandà F. Ant. Zust* ora in Alemagnit, perchè Franta fa il tute non

ai acordi, e di tSpagna non è da fidarsi. Conelnle; dice il car.' de’ Medici erra in proposito de la 8'* il

papa morìsae. perchè uria sta' papa uno non a le voglie di Franta, qual haria cercato a quietar Italia

Item il papa è varito, ma è debile e rMso nela fata; parla di andar a Viterbo, e di fabriche voi far

Item lo govemador e barisello va con fanti in guardia por Roma, e hs posto da parte del papa, pena la

forcha non si porti arme per Roma. Item in Caatelo c Banchi è sta* fata letizia per il star ben del pspa.

et do la sua couvaliviecntia.

Del dito di no chomo l’oralor nostro è stato amalato per la nna senrition di vescicha, è pur andato

dal pa[>n, rt con eoa aantità parlato; p®i è (orna* amalato. Il papa non sa de la morte del car.' Arzontino

Item li Corsaì sono posti di ipia, à posto a aacho a la Malgiana. o fato danni;pur è sta’ presi alcuni,

qnali saranno apichati. ctc.

De dito di 2 sep.", come il papa stava melgio: pur è ritorna’ la febre. Manza persege, olive, e

abevaza: voi far apichar chi li dà contro, e fs Mai desordioì. Item è morto Torator di Portolano, homoda bene, qual havia avuto la cogitoria di ano episcopato; mando a donar, avanti el morisse, al car.' Medici

uno gaio fazibelo, et lo a lavato commiss., et li ha rcnoncia' tati li benefici, e che eoa S.”' li dagl a chi

li |wr, ctc. Item li Conservatori che ai roduseno in consiglio in Capitolio vanno viaitando IÌ car", scusan-

dosi, ctc. Item lì in Roma e tMa’ atnalnti dì febre. Il papa non .sa ancora dela morte del car.' .\rzentino,

ma li vico dito la sua egritudine è incurabile; il pupa dice ali medici: governatelo, e mel pensava stesso

mal. perchè ’l saria venuto a vedermi. Item il car.' Aragona è ritornato nel suo palazo, et >1 cnr.' Corner

in quello del car.' Aiesiandrioo; scrive che per la infermità del papa l’orator non poi tratar la liga; et

come il secret.' de l'orator li ha dito che l'orator Yspano vten a questa liga dì bone gambe. Il papa Ita

pur U febre, a manzà a pranzo fi je e a cena fongi, sì che fa dìsordeni. Itom il car.’ Fiisco c il car.’ d’Io*

galterra sono amalnti di febre.

(1) Le «n/c di Leon dreimo fi tfAdrùmo sesia sommi ponirfiei, et del Cardinal Pompeo Cototuiu, icrt'tte

per mou. Paolo Orooio, tee. fradotie da n. Lodovico Demeniehi. fn Vinegia, apprtiso Oiovanni De Rossi

if. D. LVJl io 12, car. 147 e 148.

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— XI —• Kssondo dunque diTiil^aU per Roma la nuova, fhe Papa Giulio fra {mrlie bore era

per morire, si raunavano in Campidoglio ì cittadini Romani» et anrho i Baroni dell' una e

l’altra fattioue con mirabile eoiisentiinento discorrendo sopra lo stato della republica. Fra

questi erano capi Pompbo Colonna, Rol>erto Orsino dgiiiiolo di Paolo, il quale era stato amaz-

zato da Cesare Borgia, Giorgio Cesarino, et Anthimo Savello» i quali tiravano lo nobili, et

ricche famiglie della seconda squadra, il popolo ut la plebe bassa, desiderosa di cose nuove»

a tentare qualche rinovatione di stato. La somma de'auoi disegni era: di voler rarqiiisUre

con Parnu Pantica libertà, quasi cho fosse stata loro tolta da' fallacissimi ingegni do' preti»

di non lasciarsi per lo avenire vilu|>erosamonte ingannare da vano giiiramonto d'im nuovo

Pupa. n«> da promesse di Cardinali pieno di tradimento, d'essero circondati, legati da' lacci

d'indegua scn’itil, penuocebò et Roma, et le entrate, et gli uffici per ragione d'antichissima

possessione erano deX-ittadini Roxini. et la cura delle cose spirituali era di ragiona du pro-

lati et l*api, et era ben lioncsto che alia venerabile digiiitìk loro si portasso degna rivt^renza

et che in fatto il governo della Kcpnblica Christiana si seguitasse rautoritù U>r>. Ma era

bone indegno della gloria antica del nome Rumano» che dulia insolente avarizia et ingordi*

zia d'alcimi pochi prelati fossero occupate tutk riitiiiià del popolo, perciocché di quelli erano

veramente fatti gli avanzi <li tiiUe le cose» et ad e>si qna.si per conforto della servitù, che

a poco a poco gli era stata messa» gli erano solamente restato le imagini «logli Imnori an-

tichi. coDCÌ««sia che lo scetro del senatore vestiU» di broccato d'oro, e i tre conservatori di

Roma, i fasci verdi iusegoe dilottcvoli di vedere, fra le pompe i giuoclii d'agone, rappre-

sentiivano certa vana et ridicola auttorità, et se pure alcune coso vi sono che per la vergo-

gna de'Pontofici passati non sieuo «'ancellate; elle nondimeno circondate dal supremo et aspris-

simo Imperio del governatore di Uoiua sono tenute, et riDciiiiisu dentro alcuni strettissimi

termini di rendere ragione. .Rt veramente la deliberatione di tutti i Papi era questa, come

poteva ben vedere ogniuno, il quale non fosse pazzo, cioè di concedere tutta Roma in preda

a huomini forastiori et mezzo barbari: diradicando l'antica stirpe del sangue Romano, et le-

vandone i baroni. Per questo medustmo rispetto ancora le famiglie principali di Roma, per

ostinata invidia do'Fapi erano private doH'usato honoro del Cardinalato, del quale già buon

te[U|K> erano spogliate, et la virtù non poU‘va entrare in Concistoro, il (jualo per lo contrario

havevano riempiuto d'Iiuomiiii scolorati, acciocché i generosi ingegni Romani non havessero

mai luogo di potersi alzare il Papato: quasi che la città di Roma, la quale tante volte et

tanto Dobilmcinte si era peniti illustrato» s’hovesse a vergognare, o la CliristiaDÌtà da pen-

tirsi. che Colostioo Conte, Hooorio Savcllo. Nicolò Orsino, et Martino Colonna fossero mai

stati Pupi, i quali chiarissimameiite per pietà, innocentia et virtù d'animo hanno epurato

molti per lor successori. In questi ragionamenti, secondo che ciascuno acerbis-simamente ra-

gionò de' malvagi costumi et delia tirannia de' preti, quello cosbintissimamentc et p'ù che

tutti gli altri per riputatione della libertà Romana parve che ragionasse, onde publicamente

fu celebrato. Fra questi con maggiore elofjuenza fu più bonorato Pompeo, havendu lihera-

mente coucbìuso die nella sedia vacante si dovesse in ogni modo et con forza et con inano

cavare. la maschera a tutti i Cardinali. Perciocché egli liaveva molto per male, ch'tósendo

poco dianzi morto un Orsino, un Savello, un Colonna, e un Cosarino. non oe fosse fatto al-

cuno di sangue Romano, et maggiormente che Alessandro et Giulio havevano creato alcuni

Cardinali hir>mini nuovi, pieni d ogni vitio. Fu dclilmrato adunque che innati circondassero

il Conclave in (>aiazzo, et costringendo tutti i CordinaU con giuramento a un per uno gli

facessero rimettere i dazii, et massimamente la gabella del sale, et che llnalinete gli fc^soro

restituite res.sentioni doiraltro cose, lerate et cancellate per forza; et ch’il nuovo Papa pri-

ma die egli uscis.se di Conciavo, et fosse portato all'altaro di Han Pietro, restituisse a tre

conservatori gli antichi termini di far ragione al popolo, raiitorità di creare i magistrati» et

gli uffici della edilità, et subito dovesse eleggere quattro Cardinali di. sangue Romano, fa-

cendo una legge die i benefici dì Ruma si conferissero a gli antichi Romani, o a quelli

che fossero creati cittadini, prima che i Cardinali. Furono di quelli anconu che più st’rona-

tamente parlarono. Et fra «juesti Marco Altheri et Giulio Stefauucào (costui era alliora con-

servatore) dissero che si doveva racquistare Castel Santo Angelo, et mettervi la guardia de’

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— MI —Komani. Ma meolre che i Romani quasi a tutte l'hore si stavano consultando in Campido-

fUo: Scipione Lancillotto Medico, con una pesca cho gli diede felicemente ritornò il Papa a

certa sjierausa di vita, il quale era abatuto per difetto dello stomaco et non Tolcva magiar

millu. A questa nuova subito sì risolsero i consigli del popolo, et se ne fugìronc le fanterìe,

le quali s'orano sia ridotte allo insegne. Ma nou fu detto nulla al Papa di queste raunanse,

eh' erano in quel tumulto popolare dalla insolenxa de' cittadini et nobili Iloniani fatte in

Campidoglio, per non muovere la colera con la morte sua nel Papa, it quale difRcilmente

guariva et era liuomo molto sdegnoso. *

Mnlameute per altro attribuisce il Giovio a Marco Antonio Altieri pro-

ponimenti di ribelliojie. Quali fossero i suoi intendimenti, chiaro si manife-

sta dalla esposizione che ne fa egli stesso nel seguente documento che trassi da

un codice Barbcriniano, del quale darò più oltre la descrizione (1).

Avviso Hello Solo Hello Città Hi Ramo nell’ in/irmità Hi Giulio 2* doto per

M. Ant.* Mt.'* nU’IU.mo siffnor Raizo Ha Cere (2).

Per lettore di V. S. III.ma che da Trerisi mi furono alli X. d’ottobre sssignato por

Àndroiroo suo familiarissimo si comprendo baver nccossivo desiderio di esser certificata

da me nòli' inflrmità di Nostro Signore, o di tutto quello che per generalo frà Cittadini si

stima de casi suoi. Il ch’io ìnTestimmdo i>er sodisfarla di copioso avviso e certo, mi sopra-

giunse Ablmscantio con altre nnovo lettore, da Vicenza, quasi di simile tenore, aggiungendovi

inoltre un inimonso desiderio di sapere, se in questa grave e luner*» infirmità per li signori

Baroni si facesse alcuna dimostrazione, donde apprender si potesse rintontione. et dbsiderìo

di lor Signorie.

Replico colla presente che essendo sna Beatitudine già carica d'anni . et aggravata di

lunga e molesta infirmità . e trovandosi molto inquieta por li disturbi di Stato, nè atta nè

disposta a tolerarli. o sebeno la faina secondo il voler di chi ragiona, sia diverga, e che di

certo difficilmente si possi dire, mmdimaoco se ne fa tristo giudicio: et è che se al presente

per avontura non morisse, resti per le ragioni prodotto tanto conquassato e lasso . che ma-

lamente possi inoltre molto tirare avanti qnesta sna vita.

Circa rintoligonva degli animi dei Baroui, ancora che con difficultà si pigli di alcuno

di loro fermo concetto, pure per quanto avessino potuto malignare, V. S. Ill.ina intenderà

da me li fatti, e quello similmente in questo tempii si sospetta fra toro sia successo.

editasi la infirmità del Pontefice, e publicatasi per la Città esser pericolosissiina. tutti

li signori Baroni eh* iu questo tempo si trovavan qui cimvicini a Roma, t-irnarono. c secondo

la qmiliU di lor foncé con molta gente armata. (Questo inteso da'gentiluoiiiini romani, anco-

ra cho non russerò veduti disordinare, se ne mostracu gran malinconia, dnhitandoai di qiioUo.

che potesse facilmente succedere.

Laonde da nurionamento io ragionamento alla fine |ier li miei molto eminenti Amici

Mario Salomone, et Ser Giacomo Frojapani prestantissimi cittadini, o di sentimento golosi

molto del bene della Patria, fui chiamato, mostrniidoroi grandemontc dolente della negligenza

e viltà universa, eh* in tanto gravissimo pericolo, noi cui la Città si trovava tutta, non ci

fusa' uomo che mostrasse di conoscerlo, nè che stimasse il male che potesse seguitarne, et

havor sopra ciò lunga et accurata considcratione carichi di sospetti e di |>aara. h) con gran

(1) Codice Bart>erìniftOo LIV, 75, car. 173-170. 11 brano di qucirto Avvito, dalle pardo < Odìtuì U» infermiU del ponteSce » alle parole * auffidcnteniento operalo bene », fo dato in lare con parecchio

varianti dal Sig. Qirolamo Amati ('//Al&um Anne Xlt^^ n. 31, 0 ottobre 1847, pag. 267-208) togliendolo daun mM. di Casa Altieri che non ho potato ritrovare.

{3) Rodio da Cero (fiorento Oreini). Francesco Glantiu (i^rrwhm attrehgim, tomu$ prior. Ln^du^ni LWl, pag. 4SI) pone la sua nativiU al 31 tnsrxo del 1475 < ho. I. mi. 4. nocte soqnentl »; o narra comemorisfto ru tebbraio del 1536, di una rodata da cavallo 11 Oiuntini lo dice intrepido, crudele e sospettoeo.

Ma ee il Oiuntini, fiorentino, osava lo stile del tuo paese fob tnearnatìone) qoest'altima data dovrebbe ri-

ferirei allo eteeeo giorno del seguente anno 1537.

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xm —sospiri ragi >nando delle miserie uostre, naoiiiiiisimo alli slgtiori Conserratori, colli quali ri>

ferimmo tanti ombrosi preparamenti . coti mostrare quanto si doveva sommamente e temere

e sospettare, giudicando il male, che per un semplice disordine in tale occoiTenxa cagionato

fusse, con facilità diventar gravissimo, e non si provedendo con pronti rimedj poter mettere

la misera città in mille pericoli.

Per modo che con queste et altre ragioni infinite, s'inanimammo assai che si per l'honor^

delle Signorie loro, e sì per la publica salute, si dovesse come che d'importante e perni-

tiosa cosa risentire non poco. Questo compresosi esser la verità, e fattesi ne’ ragionamenti

capaci li Conservatori di ciò che bisogna in tal caso , volendosi provedere di subito o pre-

sontanoo rimedio, nou volendo che la nòtte s'accostasse, m* ordinavo che ci disponessimo

airiinpresa, -inanimandosi che senza rispetto alcuno dovessimo eseguirla, con andarli a tro-

vare in casa, et con 1‘ autorità delle Signorie loro notificargli in quanta paura |)er la gente

loro armata ne restasse tutta quanta la Città : et insieme persuadeteli tutto quello che si

considerasse in questa occorrena e per la salute loro e per la pubblica securtà bisognava.

Gialla fine, desiderando non ostante la notte sopragiunta ciò eseguire, che {>er lor Signorie

ri era commesso, ne parlammo nelle case la medesima sera, quasi a tutti indìffcrenteiuonte

dimostrando che por Tanni loro, e tanta gente estranea venuta occultamente, ne restavamo

stupeffatti e malcontenti , con pregarli ci roìessino liberare da questo affanno, e poi confor-

tandoli a non si volere intitulare di tanta infamia che gli snccoderia, vedendosi che da loro

si cagionasse ruUima roviua della Città, con danno, vituperio, e morte di ipialche cittadino;

esortandoli ancora che da grmi Baroni e veri Oentiliiomini. volessero per modo adoperarsi,

che succedendo la morte del Pontefice, con grand’honoro o ripntatione dello Signorie loro

sì mantenesse questa patria con tranquillità e pace; e che si riconoscesse essere e preser-

vata e custodita colla singular prudenza loro da ogni surte e qualità d’ ingiuria, acciò che

ne as{>ettas8Ìno da Dio merito gratissimo, e dallo futuro Pontotico gratie infinite, con obligo

sempiterno di tatti cittadini. .Vilogandosi appresso per ciascun di noi molte altre urgentis-

sime ragioni, con le quali si astringevano per utile et honor di lor signorie doverlo fare,

ricordandosi T aspre o sanguinose opere dei tempi passali, causate già e por le dissentioni

et discordie loro. Donde e per essersi e con evidentissime ragioni alla fine convinti et inte-

neriti, remossi da ogni passione, eh' in loro per la poca unione si manteneva, mostraro ba-

vere per le parole nostre sentimenti molto ben redatti e tranquillati, e per ricrearci nelle

nostre afflitioni. conforlaronci con larghissimo promessioni, che non dovessimo sospettare in

veruna maniera, et offerendosi, con tutti quelli armati loro di quali dubitavamo, e volerli

mantenere in ordine per quanto havessimo noi di bisogno, e sostentarli a nostro beneficio

per custodia della Città, e beneficio e comodo del Magnific.o S. P. Q. K. et à favore de'Oit-

tadini: o per cagione che commemorandosi ìiarer haviiti gli animi c^ontaminati d'inveterato

e molto crudele odio. continuato per lungo spazio di tempo nelle partialità loro, si dubitava

che per ogni mìnimo disoriine si risvegliasse tra le Signorie loro, partorisse grandissimo

incendio, o conseguentemente seandolo crudelissimo fra tutti Cittadini.

Per sicura tranquillità e pace univfrsalo della Città, pigliossi dunque per partito si

confederassero insieme con santìssimo giuramento, costringendoli a quel tanto, che paresse

al giudizio dì questi popoli giovevole di collegare.

Por, questa ragiono alli Magnifici signori Conservatori parvo spediente.a nome del pre-

fato popolo, et insieme coU'autorità del Maestrato, che le lor Signorie fossero tutte in un

medemo giorno, et a questo atto invitate, et addunatc al Campidoglio nello solito {lala/zo.

e nella presenza d' infinito numero di gentiluomini e Cittadini Romani, si desse con qual-

che comodo persuasione per quiete universale un giuramento come certo e securo pegno di

rinomata benevolenza. Gt essendomi per li signori Conservatori quel giorno et a quellàtto

imposto peso di confortarli, et inanimirli, che per utile et honore delle Signorie loro, o per

sodisfattione di tutta la Città si dov^sero con amore e l>enc¥olenza , a questa santa e dè-

sidemta concordia fenuare, e stabilirla: io, desideroso di obedirli, mi sottomisi à si grave et

iinportauto peso, non già da me, ma conveniente a lingua più destra, più feconda e più li-

mata. Nondimanco. persuadendomi di bene oprare, da acceso, lieto e confidato cuore molti

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— XIV —speramio, io ne pigliai Pimpresa : la quale alfine asseguitAsi da me per gratia deU'Onnipos*

sente Dio. secondo per altri mi si riferisce, n'ho a tutti non poco sodisfatto, e tanto ma-

giormente fra di me stesso ogni bora più me no contento, per haver Toduto, che secondo

per ciascuno si desiderara, habbia in tanto bisogno sufficientemente operato bene.

Vedendoli, finito ch’ebbi lo mio parlare, volonterosi di pigliare il profato giuramento,

ancora che atroce , rigoroso e orrendo fusso, inconUnonto fu preso, lacrimandosi in compa-

gnia r eccessivo malo, cho per l' invecchiate discordie era successo, molto condolendusi del-

r iniqua fortuna loro, et sommamente querelandosi di sò medesimi, come ohe cecati in ilanno

loro e vergogna, privi di Unto bene, di tanto amore, di tanta carità, cho por la salute e

boneticio di lor &miglre proprio havevano tra di loro potuto mostrarsi. E secondo intravviene

tra benevele persone, che per lungo tempo non si russerò vedute . successo in quell’ istante

di abbracciarsi, offerirsi l'uno o t'altro lo stato, i figli con la propria vita, con molte la-

crime da tutti li circostanti per tenerezza et allegria di si aniorevoio, e frateruale diniostrat-

tione; sperandosi per questa lor l>enerola, e desiderata unione giiailagnaro hoooro. csalUtione

e beneficio per qualunque Komano si chiamasse.

Et bora ])er sodisfare a quello ch’à Y. S. 1. anc: ra ne perviene: vedendomi questa comodità,

ebo per esser io vostro fideie e diligente nuntio mi s'appresenta di poterne dar notitia. benché

mi confidi ch'egli a pienq le no possi ragionare; nondimauco per molta mia maggior sodisfattione,

e del discorso, et ancora del giuramento, no mando la copia, acciò che V. S. I. appresso della in-

teiligenza delle cose di qua, sappia ancora Ella trovassi obligata. et io por quanto pos.<m di

presento la conforto e prego, che vi si voglia similmeoto disponere, et in cosa di magni-

fico et hoQorcvele profitto di buon cuore, e fenuamento babbia non solo da perseverare, mapor securU e como«lo de tutti li Baroni, et in boneitcio universal della patria, c conseguen-

temente di tutti Cittadini, che di continovo da Lei sono siiti honorati e difesi, operarsi

quanto a Lei possibile sia, che questa concordia s* babbia da osservare e mantenere.

Intesa V. S. I. Tinfirmità del Pontefice, e quello, che da’ Baroni s’ è operato, sola-

mente mi resta di ralegrarmi del prospero, e felice successo del nostro Marcello Astallo

nell' impresa di Goritia, per la quale acquistatone lui houorato tìtolo, con essersi l' esercito

molto beneficato, n’ho pigliato e piglio sìngularissimo piacere. Dio mi doni di potere dello

suo strenuo et honorevule operare continuvamente et allegrarmi et esaltarmi, e lui per

modo favorisca, che dì per dì gli presenti gloriosa occasione da mostrarsi per gentiluomo,

e veramente Romano . formato et instituto da tenera creanza sotto i precetti e gloriosi

esempi di V. S. !.. alla quale ancor esso Dio conceda del suo servitore di restarne, secondo

che desidero, ben contento o sodisfatto, et insieme presenti a me occasione (come sempre

desidero) di potermi mostrare in servizio e comando suo, che pur Esso Dio ci preservi sano

per esaltatioue e gloria del nume rumano. — Quarto Katondas Novembris.

Di V. S. Ili.ma,

M. Axt.* Altbuius.

«

Visto adunque il lagrimevole stato in che i soprusi e le ambizioni ave-

vano posto Roma, TAltieri con magnanimo proponimento tanto si adoperò, che

gli riuscì di radunare in Campidoglio i principali baroni romani, e tenne

loro questo discorso (1).

Copia del Sennone fatto per M. Anl.^ Altieri quando si concUiaro ti Duroni

Romani al Campidofflio.

Trovandomi hoggi in quest' ornatissimo luogo, quello m' accado, come eh' k scoglio in

procelloso mare, che rebuttato conlinuaineiite da venti contrarii; da un de’ lati m'avveggo

essere per la snave e grata presenza di V. S. innanimato a consultare della miseria no-

ti) Codice Barlieriniauo LIV, Tó, car. 17C-1S5.

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XV

stra, et almajico di roUaerimarla ron Voi. corno partecipo del malo. L>air altro mi sbigot-

tisce la diffieultà di poter trovare nova materia da soccorrere al desiderio di questo in-

clito consesso, dove per tanti magnifici Signori et egregi! Dottori si sia con tanto orrato

parlare, con tanta copia, con tanti esempli al presento sodisfatto, imperò essendo mio de-

bito di obedire alle SS. VY. e che non me no posso ritrarre in modo alcuno, per obedirle,

dico, imiterò T ansio e timoroso nocchiero, il quale sformato per la tempesta, redattosi a

luoghi perieoI(»issimi. disperato di poter indietro voUaro , costretto a seguitar ph't oltre,

ricorre per suo refugio ultimo a quello che tiene per restrema, e securissima anchora di

tutti Naviganti, cioè al soccorso et al favore dell' Onnipossente Dio, pregandolo, che gli

piaccia di condurlo al porto dì salute.

Il iiiedesiino farò io di presente, che poiché mi ritrovo in questo luogo, e conquassato

da fortuna aspra, nè il partire mi sia honosto, nè il tacere mi si convenga, con le mani

giunto, e con gli occhi bagnati e mosti voltato al Cielo, pregolo ch‘ almanco per la sua in-

nata clenienxa non mi ubandoni.anzt {>er sua grazia sìngularc mi conceda, che il parer mio

e quello che desidero contingere voi possa di sorta, e con parole e con esempli dimostrare,

che non sia fi^tidioso alle VV. SS. d'odirlo, nè tampoco a me seguiti incarico d’havemeragionato.

Dalli miei tenneri anni, Magnifici signori, inteso ho che ogni cosa rationabile con poco

la si possi a.ssoIutamente tonninare, riservata la ciementia, misericordia o giustitia divina; th>anu m u ni-

di che mai con lingua huraana se ne potria raccontare, che con ragionamenti si potessero**''*

sofficientemente trattare, come di cosa immensa, ineffabile, senza principio e sen/a fino.

Panni a questa età che mi trovo poter arditamente publicare il medesimo intravvenire circa

le afflitioni e miserie di questa Città, delle quali, quando con maggior copiasi mostrasse

di ragiuname, Unto più ne resta da palesarne. Questo lo comprendo per le parole dì questi

miei gentiluoiiLini Magnifici, li quali, per henehò sforzati si sieno {ver lungo, destro et esem-

plar discorso, nondimaneo tutti addimati insieme avvenga siano da ciascun d' essi mostrate

abondautemente non saranno la millesima parte di quelle che ragionevolmente dubbiamo

temere. K pure reputo essere in noi un male di molto maggiore di qualunque altro, che in

tanta perdita, in si grave miseria, **10 si vilissima conditionc di vita, noi nati Homanì, no-

triti sotto questo Cielo, habitatori di quesU tal {vatrìa, calcata et habiUta de quelle gene-

rose, et Unto felici anime, madre d' infiniti gloriosi, con U quali fino ad hoggi il mondo

tutto piglia esempio di ogni verità: siamo d‘animo si conquassato, sì prostrato, si poveri di

ingegno, che conoscendo le nostre infirmitadi, e confessandosi per giudizio universale esser

gravissime, s' alcun rimedio fusse per liberarci, overo almanco in parte a ricrearci.* non pru-

curamo con ogni sollecitudine e cura di ritrovarlo, e poi trovato per nostro benefìcio et in

pubblica salute adoperarlo. Donde che per questo cagioni tutto, li ragionamenti per le SS. VV.

usati fìii qui ancora che siiti siano, nondimaneo assai più li giudico convenienti per sfocar

soiamente e svaporare gli animi nostri afflitti da si varie e digerenti aflUttioni, che per dar

soccorso con qualche salutar cauibiatueuto. Il che essendo, a me non {vareria alieno dal bi-

sogno nostro, anzi lo terria per molto spetlieute e necessario di sviu^ in tutte queste solite

querelo, e procurare, se possibil fusse, da questa nostra iiifìrmità sì grave, sì miserabile, si

longa,nota e giudicata da ogni considerato homo

,potorseno liberare in tutto, overo corre-

gorla per modo, che quella a noi et alla nostra {vostorilà fusse men grave, e tolerandola alla

flne manco pericolosa. E perchè mi {versuado ohe per la quieta attentiono, ciruniversalmente

c«imi)rendo nelle VV. SS., pensare poterne udire da me et apprezzare te ragioni da ciò espe-

dienti, condite con qualche bon parere e consiglio, eh'oc^corresse al bon proposito del bene

universale, mi dispongo di seguitare, secondo ho già incominciato. E se lungo, inetto, over

per qualunque modo per redurmi al fìtto molesto fussi e tedioso, soltanto s'imputi alle

SS. VV. che a questo mi hanno invitato, e con la modesta tolleranza conosco inoanimirmi

a seguitare.

Solita osservatione e degna di eccellente modico, per conseguire honore nelle gravi o

periglioso infirmità. è poter sodisfar a chi di lui confidare si mostra, e di sforzarsi con pru-

denza e destrezza di eanoscerla, per poi donde proceda, et ultimamente investigare donde ne

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— XVJ —Ma ragionata. Per questo tali ]«rli similuiento con la nostra intentione discorreremo, pensando

trovar opportuno e salutar riinodio per liberare questo infelice {mpolo e dis^tiato di tanta

miseria, et ancora riereario di si^eramta, e di conforto. L* infirmiti si conclude esser (^avUs.ma,

esser pericolosissima, esser pernitiosissima, e senssaltro per tale si giudica per clasrunu evidente*

mente, se V Onnipossente Dìo per la sua innata clemenza non ci soccorre con qualche favore

presentaueo, ovvero non trasforma T animo di alcuni, dell' arbitrio e beneplacito dei quali

dipende la vita, lu robba e Tuniversal honore. Voi vedete, come per lo popolo si narra, et

ancora per me non senza gran doloro si conferma, esser perciò miserabile questo nostro stato,

calamitoso e lacrimevole, couservato solamente per l'obbrobrio e velipendio del nome ro-

mano. iSicchò quulia iiibrmità qual sia, da ogni uomo bene assai ò vista e conosciuta, et an-

cora donde procede seguendo l'ordine preso dalla medicina facilmente sarà di giudicarla. Et10 ad alta voce pur quanto possa con libero , e lato et intrepido animo io publicarò; e così

ingenuamente conf«»so e dico tener per certo procedere dal Capo, cioè dal Principe Signore

nostro, e Patre santissimo della Cristianità . e come Vicario di Dio in terra giusto e com-

passiouovole, jiei’suaso che gli animi nostri sono depravati e coinquioati. e noi homiui d'im-

proba e disordinata vita, inhumaiii , asperi e d' intrattabile natura, et infra di noi medesimi

implicati et irritati di dannata volontà, e poco atti, anzi indisposti a reggere et governare

le nostre sustantie. È quindi sforzata Sua Santità, per mantenere in terra reterna giustitia

qual deve, non ri fidare, non ri admcttcre, non ri credere beneficij, dignità, nò administra-

tione veruno, giudicandoci difettosi neU'amministratione delle me, sempre vedendole cb’overo

per iguoranxaL, overo per negligenza, over conoscendoci congionti. et oppressi dalle iminode-

rato et inique (passioni, dì por dì corrono alla maggior loro rovina. Dubita quindi il circo-

spetto c prudento Pontefice cbe'l medesimo non succedesse alle araiuioi-strationi e cure di

qualunque sorta ci fossero commesse con gravissimo carico di conscienza. e con {mriculare

r honore della Sua Beatitudine. Donde che per questa sola cagione fermamente giudico ci

dispregi et invilisca, come che si vergognasse non dico già tenerci per figli, ma d'iiaverri

per suoi sudditi e soggetti, concludendo, clm siccome babbiamo le cose pubbliche e private

vilmente e con molta inavvertenza dispregiate, habbìa a dubitare, che qualunque cosa ci si

confidasse . ne fussimo ignari , incomposti et inconsiderati amministratori. Con gravis.sima

ragione però Sua Beatitudine retirossi addietro per non ostinarci nè Imueficarri, ma non mi-

noro ragione è per sodisfare alla compassionevole e benigna sua natura, giudicando che qua-

lunque tempoiule, overo spirituale amministratione a noi roneossa fiisso per lo nostro inetto

e po.ssimo governo, si riducesse a scandaloso ,inbonesto e calamitoso fine, liaonde per le

causo raccontate della perdita, e calamità e miseria nostra, ci potiamo luincntaro, e non

d'altro; ma solamente imputarla all aspera, cruda e bestiale natura ragionevolmente giudi-

cata in noi.

Longo, 0 miserabile e mesto ragiouamonto ò quello che ci rimane, per trovare la ori-

gino delia sorte lacrimevole, da cui derivano tutt'i nostri difetti, e donde si causi e proceda

11 velipendio o la calamità di questo infelice e iiiiseruidò stato. E per avventura da teme*

rario ardisca dirvi bavorU già trovata: ma si con esempi] e con vivissime dimostrazioni,

quella non sen/.a dolore, seuza sospiri, uè manco senza lacrime univeritali sula faccia e ve-

dere e toc>'are. Ognuno sì sforzi a toleraria. c p.?r quanto più potrà sì stringa, e si moderi,

per cagion > eh' ognuno a' intravviene per intorosse suo: tant > il ricco quanto il {mvero . lauto

il nobile quanto l' ignobile, et alfine tanto Dironi quanto privati Cittadini , da simile sentenza,

e sotto la medema afìlitione si trovano tormontati. Et io per me, prima che commetta tal

peccato dalle VV, MM.SS. no vidimando perdono por cagione che non dubito buggi in que-

stu ornatissimo luozo per grinhiiniani ragionamenti intenderete da me esserne intitnlato

crudelissimo, indiscreto o poco consid>*rato. Imperò, seguitando la verità debbo, come io spero,

mostrarvi il modo a poterla conseguire: o reputeromiui essere abondantemente o ben ricom-

pensati, liavend» sodisfatto a) vostro desiderio, et ancora a quello che tanto ri bisogna por

rons4;guire V utile e l'honor comune con bona gratin del nostro santissimo Pontefice, e pace,

e quiete e tranquillità universale.

Da longo tempo conobbi, male o bene, con solerte attentione investigando. Magnifici li miei

Signori, donde le nostre sì varie, e sì gravi e longbe afllittioni polesboro procedere: tengo per

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— xvu

fermo nun peterle imputare a Dio*, nè molto manrx) si potiamo dolere della fortuna, veden-

doci condannati ad una perpetua miseria;perché se Dio fusso per la sua innata clcinentia

,

essendo da noi e da' nostri progenitori forse offeso, sarìa già tempo, per la nostra sì lunga,

6 grave afdittione, esserne meglio cho sofficientomente sodisfatto. 11 medesimo tenere dob-

biamo della fortuna, non già perchè noi lo meritassimo, ma per conservarsi nella sua propria

natura d’ esser vaga, essere mutabile, esser incerta, saria impossibile cho solo per tormen-

tarci ne fusse por tanto longo tempo in un medeino stato. Ben però mi persuado, anzi lo

tengo per certo, che di tutte nostro calamità è origine e fonte lo disordino civile; et ardi-

sco con aperta fronte replicarlo, che per ciò ne sia occorso la grave e vile contumacias e

siamoci redotti da grandi a piccioli od intanto miserabile conditìone. Crudelissima, efferata

et abomÌQOToIe sì ritiene! Qiadithino le SS. VY. Magnificlib, se sia come inbumano, aspcro

e crudele,donde questa si cujsi e proceda, e ss questo è il cuor guelfo c l' aniinr» ghibel-

lina: nomi barbari et asperi di pronuntia,. et assai più barbari et efferati d'inrelonato so>

getto. E Voi li miei signori Baroni sete il fomento di queste intossicate passioni. Orsini

sono per parlarne più aperta'tiente. e uon maucu Colonnesi, e tutti lor seguaci et adlierenti.

Voi sioto gh asperi Voi ì crudeli, Voi siete che avvelenate la patria nostra, alla quale

mostrate tanta ingratitudine. Questa v’ ha data, e vi mantiene in stima , e roputatinne e

fama per lo mondo; e Voi, tempo per tempo, dì per dì con Io vostre discordie vi ado-

Idrato per annicìiiiarla; per lo vostre dlssenlioni già s'è perso il titolo dello imiK:ro; per

la medeme sono disfatti et iimlitì i Cittadini , e por maggiore et alta miseria è tolta in

tanto fior Voi la libertà, e redatto non solamente in servitio d* uno, che forse per la dignità

10 merita, ma sottoposta a qualunque piaccia. Oh Roma infelice, oh patria disgraziata! >Sfor- roim.

zaronsi con pericolosissimo impeto Afri e Pirati, Asiatici o Macedoni, Cimici e Germani,

Goti e Vandali, popolosissimi, potentissimi c ferventissimi popoli, per superarti, e superato

poi disfarti, e desolarti con l' unione, o concordia do' tuoi Oìtladini non solo ti difendesti,

ma ancora li superasti, li propulsa.sti, e propulsati con le tue unite file li debellasti e sog-

giogasti; et bora per le discordie do* tuoi Bsironi e dissentioni di Gentilhuomini ,et efferato

partialità degli habitatorl iie sei rovinata, conquassata dcpopulata, e data in preda a tutto

11 Mondo. Nè popolo, nalione, provincia, nè pur homo di sì abietta ronditione e vile si ri-

trova, che per le nostre discordie uon ardisca partociparo de* tuoi stratii, con velipendio, gial-

tura e vituperio al nome romano.

Querelasi adunque con gravissima ragione Roma di Voi. signori Baroni per cagione, che le

dato cause, non mutando vita, d'haverseno gravemente a dolere eontìnovamente. Non con minore

quercia si voltano a Voi li templi, e luoghi sacri, fondati, dotati custoditi già per Gentilhuomini

Romani, vedendosi al presente per le vostre discordie rovinati in parte . alcuni redutti ad aspera

solitudine, et il resto administratì e retti a dispregio della Divina Maestà, da una colluvione

d' buoniini di tal qualità, che render non ponno di se ben conto, per costume e per natura.

Et alfine si duole dì Voi il popolo tutto, trovandosi non per altro che per le discordie vo-

stre disfatto di sustantie, e for di speranza d'aver mai pace e bene. E quell» che noi ha-

vemo per i>eggio è di veder la Città invilita con li suoi templi sacri rovinati, gentilhuomini

abassati o spregiati, il popolo conquassato, con molto poco utile e molto manco honore delie

VV. SS. le quali se per avventura fussero per le discordie loro almanco magnificati et es-

saltati, n asseguiremmo qualche rocreatk ne, quando nelle miserie et aftlitiooi nostre, con la

repuUtione e magnificenza ro.stra, ne potessimo sostentare e confortare. Ma secondo ciò che

non senza grave. affanno si vede ogni bora, e le SS. VV. non ponno già nefj^re con buona

coscienza, per li moderni andamenti sono Elle redotte in lauto peggiore staio e siano poscia

sottoposte a Unto maggior rovina, come facilmouto se la ponno pronosticare, osservando con

diligenza quello che io dal tempo innanti al presente ripeterò, che per quanto mi servirà la

memoria di secolo in secolo mi disponga di rammentare, a fine che sappiano a quale termine

SI ritrovano, e se bene si cimvieno di mutar vita. Ma se io vi tormento, so v'addoloro, se

refrigando le piaghe vecchie col grave affanno, o pure vi stupisca, o vi chiuda il cuore, le

conforto at haverci pationtia. essendo che le amorevoli, et amichevoli persuasioni si fanno si-

mile al mete, che per ben che sia dolce di natura, nelle piaghe è aspero, corrode, addolora,

et all* ultimo adduce a sincera sanità. Così prego 1* Oonipossente Dio che hahbiano da ope-

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xvni

Siigli

Curnipi 4l Urm-|M> di I'mIo.

CmCiu di ìloflte*

rana.

Della ToDa.LupiiUara.

Cau ConUisca.

Nel PiMitlf.* di

l'i)alif.*d’ljiMC-

»iij.

Tempo d’Ales*

Casa Coioana.

Aawdiona di Ce-ra

Caaa CaaUaa.

rare in Voi le mie parole. Che ae però ne sentirete dolore, purgati al fino no guadagnerete

per sempre salute.

K perchè dal Pontifiokto dì Pio integraiueute mi servo la memoria, mi par couveuiente

da questo tempo dar principio di qual mercede per lo dissentioui e discordie vostre siate

sodisfatti.

Vi si mette innanai primamente il Sabeilesco da cui dimandando la elione per-

chè perdessero lo Castella confiscate fussero la possessioni, saccheggiate le sustaotie, e no-

tati poi di perpetua ribellione, c siisseguentemente depredato il territorio di Konia. disfatti

infiniti Cittadini eoo molto sangue di geutilhuomini s])arso con poco honore della Città per

gelosia di chi molto temeva: rispouderobbo incontanente, per dirvi la pura verità, tanto

malo esser solamente successo per le discordie dei Baroni.

Paolo successe poi di questo alluminato di clemenTia, per lì tenebrosi tempi che erano

già passati, et ancora per li susseguenti. Imperò trovò nel suo Pontificato molti lamentarsi,

e potete bene accortamente specchiarrici, e notare dove cumlotla sia Casa de Gallesi. Da poi

questa in qual profondo sommersa sia la Ca.su di Mouterano. Casa della Tulfa, Casa di Lan-

guitlura, perchè lo trovarote distrutte iuterameute o di inumerà indebolite, che qualunque

di loro sia rimase gli sarà tedioso vivere )>er la vergogna; occultandovi per rivereii/A Fin-

fàme nota, che si stipulò in Casa Contesca.

Intendere io desiderarei dalle SS. VV. se con che scuseranno i tempi et opere di Sisto,

notate di crudeiismo, e sanguinario sigillo: poscia li rubbamenti dentro e di fuori della Città

guneralmcnte fatti, non solamonte con perseguitare li Baroni o gentilhuomini romani, falsa-

mente roiiiplici chiamati, ma con largo spargimento di sangue in dispregio della dignità ec-

clesiastica, e del nome baronale.

Assunto che fu nel Pontificato Innocentio come puro, humano e piacevolo Agnello, Ma-

gnifici Baroni , le discordie vostre subito lo trasformarono in orso , Bone , over lupa ra{iace.

prestandogli causa di appotere cose inopinate e grandi. Nè trattar voglio di quel Kegoo.

come potrei, ma succintamente, e voglio dire di quell' afflitioue che dì per di vi stringe con

danno e vergogna vostra a tolerare. liovinato fu e depopulato per costui il territorio di

Roma, c la Città disfatta dulie sustantie di vita c dell' honore, oìegendo in quel suo d^so^

dinaro il Vignola per nostro Governatore homo sopra ogni altro scelleratissimo. Indi furono

da questo crudeiissimo tanti huomiui fin' alla morte perseguitati che solamente da quel nu-

mero ripiena saria ogni gran Cittade: et appresso volle invilirvi Uittì. e sottoporvi a molto

m^giure, e piò certo iin^irìo, che quello che por gli aottchi poeti di Sisifo sì finge.

Successe Alessimdro a questo, che dilettandosi per qualche suo proposito delle vostre

discordie, vi si accese multo, e molto v' irritò l'uno contro F altro, per potervi redurre a

morte, ovcro ad una estrema calamità prestando denari all' uno. et all'altro accomodando le

Artiglierie; et alla fine vi ricordarote, Signori miei, di qual moneta, discordandovi insieme e

F una e F altra parte fusse pagata, e sodisfatta ! Se per sorto non Favest^e a memoria, quivi

mi trovo io per farvelo ricordare dando però luogo al tempo per non ingiuriarvi. Cioè

dove prima si principiasse da quello incominciare. SI ch'io vi dimando: Casa Colonna!

Rispondimi, ebo mi dirai? festivi tu acconcia, come che vulgarmcnte si dico, per le

foste, et insieme con tutti tuoi complici inaltraiuta , nè possessione alcuna tà rimase.

Nò vi aveste nel vicinato, nò anco in terra ferma luogo alcuno di ricetto, nè vi valse

dignità, ne baronia, nè Cappello coscio in testa; disfatti, rovinati e perseguitati tutti

quanti, et intitulati rebelli e traditori. La quale si aspora et iniqua persociitione vi man-

cò col finire dol sno empio , e crudele Pontificato. Inscio jiensare alle SS. VV. nell' asse-

diano di Cere e ricordandovi a qual pericolo, ne fu che ad ogni bora e di per di fin’ al

presente no trema. E qual mai homo di si aspera et inlmniana natura conoscere si potria.

che sentendo F abominata et efferata crudeltà usatasi por lo inedomo S. Padre nella Casa

Caetana non s’intenerisse il cuore, e da vera compassione sformato fiissc a dovere la sorte

sua piangere o lacrimare. Non ci adoperò essercito. nò artiglierie, nemmanco possente aiuto

d'al^, ma solo quelle vostre discordie II. SS. miei F assicurarono spogliarsi delFbabito pon

t’fì alo, 6 vestirsi centra di Voi da empio, e nefando patricida. Ma sarò ben contento ram-

mentandovi la calamitosa, e miserabile sentenza di Colonnesi, e seguaci, e ricordandovi ezian

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XIX

dio U vergi>gDa col sangnc innooontc di Gasa Gaetana. L’Ursinn aspettando secondo l'or-

dine di sentire appresso la sua. non sarà molto contento 8b4ittendo^li li denti e per paura o

per gran dolore. K poi ebo per li crudeli andamenti dì questo Pontefice estinti rimasero al-

cuni chiarì di magniflcen»i, liberalità et ogni altra vertù in Italia, con la morto di Verginio

Ursino; ditemi miei signori Ursini in qual macello di popolosissima Città in un giorno ve-

desi mai tanto carnaggio quanto per ordine del nominato 8. Padre non si fece? Molti ne

furono morti e presi, et istrangolati sbalzar insieme por terra, come che sbalzassino Capponi

decapitati. Vero ò che con maggior mcnlestia tmttossi il ?ostro Cardinale pure prigione, et

in Castello di molto atroce fine la sua vita si terminò. FI poscia quanti altri gentiihuomini

romani stettero in i»oricolo di maggior estcrminio?

K che altro cre«iercste per lo Tostre discordie Msignifici Signori miei baTeme dal mede-

simo Pontefìcc asseguito, se trattenuto non fosso stato da molto maggioro pensiero, e con-

quassato da grarifwimi travagli f Per voi già non è manrato d' irritarvelo à dosso, o trarlo a

seguitare la medema impresa. Non prudenza, non desterità, nè manco la vostra opem v' ha

sin' hoggi difesi o custoditi, nè mancamento d’animo di sua Santità. Rìngratiatene solamente

Dio. che dubitando S. Beatitudine dell' Italia , vodondola tiultuaro molestata dal Francese

,

dallo SpagQtiolo, dallo Svizaro e Oermano. con gravissimo carìco dello Stato ecclesia.stieo,

per ripararsi da molto maggior rovina, è costretto a scordarsi di noi. Ma vi certifico © vi

persuado, che Egli so l’ha rodotto al cuore, e so lo tiene riservato fermamente alla me-

moria aspettando ]>orò l’ occasiono di farvi assentire de’ vostri disordini. E se C"Sì come io

vi narro fusse perchè non regalarvi? perchè non corregervi? perchè non persuadervi cho vi

si conviene lasciare le partialità, abandonare questi vostri carnefici e sanguinari odii, scor-

darvi delle dannose nemicitie, et attendere con unita concordia, et amorevole voluntà non so-

lamente a eonsenrarvi da perìculo, ma con buona gratin del Pontifico, con beneficenza dello

Stato OMlesiastico, recuperare quello cho spetta aU’houore et alia gloria vostra, con asse-

guimo pacifica, tranquilla, e più sccura vita?

Yi ho raccontato, lU. Magnifici Signori miei, e non senza gravissimo affanno o d’animo

e di monto li crudeli essempii di tempi addietro; poscia mostrato vi ho la vostra perieulosa,

miserabile e vii condizione; et ancora vi ho rappresentato quello, a che per le discordie e

dissentioni vostro la Città, suoi Cittadini, e luoghi sacri sieno addutti, e quello che move li

Pontefici signori nostri a poco amarvi

» Panni cosa conveniente, et ancora che desiderandosi trovar il rimedio salutare alle in-

fermità 6 miserie nostre, non ci dobbiamo disviare dall* ordine che ci dà la Medicina, che

vuole cho conosciuto d'onde la infirmità proceda, che si debba curare cou cose contrarie.

Adunque se le discordie, so le guerre hanno recato tanti gravissimi danni, sia la conciliazione

ehe ripari.

Recuperate, Magnifici Signori miei, reconciliuidovi la fama, la reputatione, lo stato, la

gloria della Città, © Taffottionede Cittadini. Conservatovi li vostri ampli © magnifici patri

monii, con tranquillità e pace delle vostro famiglie in perpetua securem. Allegratovi di

potere non solatuent© frj.ro la conversazione, la benevolenza, Tamore degli Amici vostri, masi di tutto il resto delli Cittadini e Qcntilhuomini. vedendovi astretti da fidele. certa e re-

ciproca carità, et acquistaretene alla fine magnifico, honori^vole et immortai titolo nel vostro

ben adofierar© ,lasciando ragionevolmente che il nome di YY. SS. Ili-, dopo la vostra morte

desiderato, e venerato sia, che la posterità si giudichi meritamente astretta in ogni occor-

rente et opportuna necessità, giurai a Dio per li corpi e per le anime vostre, come se rus-

serò corpi et anime beneficute e consacrate; et io asseguitone quello che Tesperienza, la ra-

gione, la boQOStà ut' inuanima a dover desiderare, mi confido dagli amatori della concordia,

dai benevoli della patria, da tutti, di restarne amato, beneficato et laudato ;spcrando ancora

asseguime dopo la morte dall' Onnipossente Dio giocondità nel desiderato luogo dei beati

per merito sempiterno.

Trovato, III. Signori miei, lo perfetto, vero e saliitaro medicamento pcìr la salute uni-

versale. non sarà alieno dal bramato proposito, volendolo osservare, di olferiru un primo vin-

colo di secura e sincera carità,.un amabile legame di benevolenza perpetua, un fidel pegno

agli animi vostri di perjjetua securtà e vi persuado, vi conforto, v' iDnanimo a farlo in or-

namento del presente secolo, et in beneficio siogulare della nostra posterità.

Rswapi Sogli

liiii.

Esfcanpi dd aoi.

pOBt.*

E|>t}ogo.

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XX

Vien poscia nel suddetto codice Barberiniano T altro documento che

segue (1):

Forma del Giurameìito presosi per li signori Baroni Romani^ riconciliandosi

a tempo di Giulio 2.** P. M*

A laudo sia deirOnnipossente Dio, e gloria KempiterDa del Ill.mo Figlio Oesd Cristo e della

Gloriosa Madre V. Maria, e de' Principi dogli Apostoli S- Pietro e S. Paolo, universali Pro*

tettori di questo incUio Popolo , et ad honore , ossaltatione e gloria del nostro S. Padre e

Signore Giulio ij. Pontefice Massimo, e della Sede Apostolica, a ronservatiune dello stato ee-

ciesiastico col quieto, pacifico e tranquillo vìvere dell* Alma CitUde di Roma nostra.

Noi Fabritio Colonna, e per grill. Signori Prospero Colonna assento, o per tutti gli

altri di Casa Colonna qui presenti, e por gli altri assenti, e por tutti sognaci di detta fa-

miglia, et adlieronti per li quali prometto di rdto.

E similmente noi Giulio tJrsino per V Illustre S. Giovanni Giordano del Magnifico Signor

Conte di Petigliano, e per tutto il resto della Casa Ursina. assenti e presenti, e tutti lor

seguaci, et adherenti, i quali similmente di rato promettono.

E Noi Antimo Savello, per noi e tutta la Casa Savella.

E noi Giovan Conte, per noi e tutto la Casa dei Conti.

£ noi Fabio da liangiiillara prometto, ecc.

Et io Paolo Fianca in nome dell* Ecccll. Sig. Gio. Giorgio Cesarìno del S. P. Q. R. Gon-

faloniere dignissimo e per tutti li suoi adheronti, come por maggior fermezza, perpetua sta-

bilità delia sacrosanta roconciliazione, honesta landabile unione, amorevole e fraternal con-

cordia- fatta, et infra di noi fermata boggi nel Palazzo dei Magnifici Signori Conservatori, et

iu lor presenza 1* universo S. P. Q. R. spettanti e stipulanti di spontanoa, o concorde vo-

luntà contratta, e con lo bascio della bocca, fede prestata , fermata e stabelita, promettemo,

giuramo, e votamo alia SS. et Individua Trinità, Gloriosissima Matre V. M. e beatissimi

Apostoli nostri Protettori, et ali’ Eccelso vS. P. Q. R. qui presente, et intelligente, et a que-

sto solenne atto Congregato, quella in perpetuo, inviolabilmente di eontinovo osservare: ri-

mettendo fra di noi ogni odio, raucoro, malevola vuluntà, o con hunor. essalUtione, o gloria, del

prefato S. Padre, e Signor nostro Giulio ij. Pontefice Ma.ssimo, e della Sede Apost. e promct-

temo, votamo, ecc., giustificatamente defendere, augumentaro. e mantone la Itepublica Romana,l'honore e reputatioue di tutti Geiitilhuomini Cittadini, et liabitatori d’essa Città, rejecti et abo-

liti li pemitiosi nomi di Guelfi o Ohibcllini, e le ragioni, giiirìsditionì, e privilegi], immunità, e

statuti per la Santità Sua e suoi Predece^ori più volte ad es,<m Repubblica concessi, e confir-

mati. con vigilante studio con esattezza, diligenza inantenore e defensarc e favorire; e dcll una

c dalPaltra parto dulli lor seguaci et aderenti, con modi, honor. et emolumenti come cose pro-

prie, di perfetto; sincero e benevolo animo, e senza alcuna eccettione, et ogni fraudo remota fi-

delmento con solo animo o conformo volontà, di nuovo promettemo difensare o favorire. Et in

ca.so di violenza, ingiuria, oppressione over tirannia, persecutìone publica a qualunque d’esse

partì, over d'essi Cittadini di qualsivoglia stato, qualità o conditione fussi, volemo sotto il

presente ginraiuento easero astretti, et ancora por solenne voto maggiormente obligati, tali op-

pressi, ingiuriati, tiranneggiati, centra di qualunque persona publica over privata, loco over

uoivorsità, s«ìccoiTerlì, aiutarli , e da ogni iniqua, et arbitraria violentia con stato , ingegno

et arme defensarli; obbligando nostro stato, robbe, figli, e per la conservatiooe dell’ honesto.

laudabile e tranquillo vivere d'esso alma Città (l* honore. stato, e gloria del nostro Signore,

(]) Codice DarbcrimaQo LIV, 7&, car. Anemie questo di>mmcato fu pabhiicato con Tarlanti

dal Sig. Amati (I. c., a. 34, IS ottobre 1847. pag. 27S) traacrìveBdolo da]!'origioaÌe che ai ronaerra in dop-

pio eacmplarc presao ìi notare Sìg. Bacchetti a Piazaa di Spaila tra gli atti di Sireoono Antooio

Piroto. Era «tato gii pnbblìeato in dao lezioni dirorae, fra altri documenti riferibili allo ateaao aoggette daBenedetto FioraraDti(Antf^ Aonwinorum PoitUfieum dtMrii a B*ntdieio XI. ad Paulum Ut, tee. Roma4,

tx t\fp. Btrnedìò 1738, pag. ITi-170 o 178-182) dallo ateaao rolame del Piroto. TI prelodato Sig. Vieoonti

promiae di riatamparc queetì documenti corretti. (L. c. pag. 546).

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— XXI —e della S. Sede Apostolica sempre sairn c coasorrato); e qualunque di noi, oxer de nostri

consorti, aderenti e seguaci al predetto giuramento, fede prestata, bascio e roto solenneper SA OTor per altri in palese, over occulto, in detti o fatti, dircele o indirecte per qualunque modosi contrarenisse, invocamo, imploramo, et esoramo l' implacabile ira doU'Onnipessente Dio aperpetua pernilie, ultimo esterminio, estrema desolatione di nostre persone, proprii figli,

honore stato, roba, et ipso jure siamo dichiarali infami , spergiuri, ribelli della Divina Mae-stà, opprobrio del Mondo, o come di publici nemici, proditori, e fratricidi della propria pa-

tria, lo stato e tutta facuitt di tali mancator di fede e delinquenti siano tolti, e dati agodere a quelli, corno stato over robbe ragionovolmonte acquistati, e guadagnati: e nella

perpetua loro e memoranda damnationo e sempiterna infamia, volerne sia lecite l’ imaginedi quelli tali Contravenenti pingersi al modo di perfidi, crudeli e scelerati traditori, nella

Principal faccia del Campidoglio, et in altri luoghi publici, dove per la frequentia del popolodi continoTO si veggono in perpetua commemoratione, e dmunata memoria della perfida loro

reproba, e scelerata vita.

Da ultimo rivolse l'Altieri in nome del Senato pubblici ringraziamenti

ai baroni convenuti a Campidoglio, come apparisce da quest'altro documento,

pure cavato dal mi'desimo codice Barberiniano (1):

Bratie riferite per M. Ant. Altieri aUi SSj' Baroni à nome de'SS’' Conserv.’^ e

del S. P. Q. R.

Li Magnifici Signori Conservatori, à nome del Senato P. Q, K. ri rendono. III."* o mag.

miei Signori gratie. havendogli dato oggi non poca speranza di mcgliorare conditione. Pre-

gano l'onnipotente Dio per la vostra salute, et appresso h questo che vi mantenga stabiliti

e fenni in questa santa perfetta e laudabile unione; e, ch'in perpetuo s'accompagni con des."

e favocuvole fortuna, acciò che di continuo dobbiate bene operare, e per vosùo benemerito,

vendicar vi potiate nomo perpetuo de generosi e magnanimi Komani. E so por avventura

le SS. W. si gravassero di me, sentendosi di legame stretto avvolti, le prego, le persuado,

le conforto à tolerarlo, ]>erchè m’è paruto in tanta necessiti essemplarmi da curatore di

membra Ic.so; le qnali desiderando io di redurro o solidare, s'hanno da avvoltare, da costren-

gere, che non manco il patiente se n'afflige, che per la lesion si defila. Tolerandosi pei da

ponto in ponto ai modera e lenisco, o ritrovansi le membra infine selidate. e ferme et agili,

sensi dolore alli proprii usi. secondo che da natura erano disposti. Il medesimo io mi cer-

tifico intravverrù allo SS. W. III. tollerando con patientia et osservando per quanto so no

facciano un simplice habito, ritrovandosi poi senza affanno, e liberate à tutte da queste mor-

bide e pestifere passioni, con salute, essaltatione e gloria di quest'alma città , e resteranno

runa parto e l'altra come solido membra, ossequiose e disposte di ricreare, defensare e ma-

gnificare lo proprio loro e naturale capo.

Presentato et accettate nel palazzo de’Consorvatori. hoggi.

Ab diuturna ira tandem in concordiam redactis ordinibns S. P. Q. R. ergo Fidei so-

lemnò piò magisquo magniflce instituit opiilnmque ex voto ut potuit publice dedit.

Altro istromento latino, rogato ila Domenico Tullio notaio della Curia

Capitolina, e relativo a questa mirabile concordia, dovuta principalmente a

Mareo Antonio Altieri, fu messo in luce da Benedetto Fioravanti a cui Io

comunicò Francesco Valesio (2).

( 1) Codice Borberìniuio LIV, Ih, ear. 186*187

( ?) L. e. pa?. Ifì2-I70.

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XXII

A mostrare che la predetta concordia, com’essa fu di singolare impor-

tanza, per la storia civile di Roma, cosi lungi dall’avere carattere sedizioso,

piacque anzi grandemente al pontefice, sta il fatto che Giulio II nello stesso

anno 1511 ordinò ne fosse tramandata ai posteri la ricordanza, in una mo-

neta d’argento da due giulii, che ha nel dritto il suo ritratto col piviale, j

ed intorno le parole: “ IVLIVS • II • PONTIFEX • MAXIM\S „ e nel ro-

vescio lo stemma papale, ed intorno le parole: “PAX ROMANA Questa

moneta, ricordata da Saverio Scilla (1) e da Uodolfino Venuti (2), e descritta

c riprodotta da Remsletto Fioravanti (3) e dal sig. Girolamo Amati (4), fu

incisa dal celebre Caradosso (5). Anco gli Orsini roniarono in tale occasione

una moneta (6), che per altro l’Amati, per quante diligenze usasse, non potè

rinvenire in alcuna raccolta (7). 11 Venuti poi riferisce alla medi-sima con-

cordia un’altra moneta di Giulio li (Sy, pubblicata già e descritta dal P. Fi-

lippo Ronanni (9), e rappresentante nel dritto l’effigie di Giulio II con pi-

viale e la scritta “ IVLIVS • IMGVR • PAPA * SECVN1)\S„, e nel rove-

scio due figure, cioè la Pace con un ramoscello di lauro nella sinistra, e che

porge la destra alla Giustizia colla bilancia e la cornucopia, e sotto il motto:

“ OSeVLATAE SVNTAssolve anco l’Altieri da qualsiasi sospetto ch’ei fosse mosso da desi-

derio di novità, la testimoniiuiza di Piero Venier, il quale in una lettera

dei 9 di settembre del 1511, riportata in compendio da Marin Sanuto ne’suoi

Dìarii (10), espressamente dice : “ Questi romani signori i qual quando fo

„ dita la morte di papa, tutti Ihoro primarij rimesero ogni posata inzuria

„ tra essi, c fezeno paze in publico, per benefizio de la sania sede e libertà

, de italia, e signanter di Roma „

.

Discepolo di Pomponio I/Cto ed amico del Platina (3), non jiotcvano a

Marco Antonio, come uomo di non comune ingegno c di sensi nobilissimi,

(I) Brtvé nolitia dttU mantta pontificia mticha a medama, aec. In Rotmt par yrancaaco Qonjoga, 1715,

IMM?- 2H

(’i) ytimiimata Homanorum Ponti^eum praatUmiion a Martino K ad Banadietuta XIV, Homat 1744

aa tgp. Jo. Bapt. Bavmdi!}, et Jo$. Lauatim, pag. .V).

<;i) L. e. pag. 61 e Tèa. 1 ad JuL II, n.» Ili.

(4) L. c. pag. 276.

(5) Venuti, 1. c. pog. 53.

(H) Venuti, ivi.

(7) L, r, |»g 270.

(8) la. c. pag. 5-3.

(9) Smniataata Pontifiaum Homanorwn tpaot a ttmpora Martini V. utgue ad asMn»» M, DC. XCIX, aec.

prodiera, lomut primma, Bomae, ejr tpp. Uom. Ani. UereHÌii liìlKt, pag. 143, n. IV.

(10) Tomo XII, carta verso.

(II) « I)a l’omponio Leto et «la Platina, lo uno preoeptore, et l'altro perfettÌMinio mio <>t iiingulare

« amico ». Vedi più oltre pag. 30. Intorno a queati duo illttutri letterati sembrami op{K>rtuno il riferire il

giudizio che ne dù un contemporaneo deirAUierì, Raffaele Maffci da Voltorra, detto per dd il VoUrterrano,

Dc! lib. XXI do tuoi CojNinrNXtirii Urbani (Ediz. principe diRoma 1506,car. CUXClX vano) dedicati a (Jiir-

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— xxin —far difetto le lettere ed in iapecie gli studi claasici e Tamoi-e viviaaimo per

le antiche glorie di Roma, onde si mostrano informati tutti i suoi lavori.

E come avviene ai nobili spiriti fin dal cominciare dei grandi periofli storici

della propria patria, cui un vago presentimento di conforto o di sfiducia ne

fa in alcun modo intravedere il risorgimento o la decadenza, cosi quest'ul-

timo sentimento vivo si manifesta, come il lettore potrà facilmente persua-

dersene, ad ogni passo de’auoi scritti. Spento in fatti, per la morte di Lo-

rentio de' Medici,quell' abbagliante splendore che sopravviveva alla perdita

della libertà in Italia, questa, come saviamente oaserva il Sisraondi (1),

tuttoché non coraandas.se più agli altri popoli, non ne aveva tuttavia su-

bito il giogo, né alle menti italiane balenava ancora la sinistra idea del

servaggio straniero. Ma nel 1404, prosegue il Sismondi,

tutti i popoli

limitrofi deiritalia o avidi delle sue S|)Oglic incominciarono al tempo stesso

l' invasione di questa ricca contrada. Eserciti devastatori sbucarono dalla

Francia, dalla Svizzera, dalla Spagna e dalla (ìcrmania, nè per lo spazio

di circa mezzo secolo lasciarono alcim riposo agli sventurati italiani; porta-

rono essi il ferro («1 il fuoco fin sulle più remote cime deH'Aponnino e sidle

rive dei due mari; la peste e la fame procedettero di conserva con essi; la

Ho II: c l'omiKmius. oAtione Cala>>or. grapcorum igoaru. Intitoli «ntiqwirìym sc«o factiUverat, ae aiqna

> Bomtna ezolata ac portentou inrenent» schclùi ob«t«nUhat. luvoatuteni romanun emdiit: labore alio-

» qnin altaiduo, nootibiis totU TÌgiUbat. lihroa ipscmH ccriptitAndo , dima! et diacof«t. et profltebat llz

> islsrio et dincipaiortim mercctlihiM {nrVum avellani et •InmtinrnlaTn in Quirinali albi pamverat, ubi ao-

> dalitstem litentoram, ut ipae afpellabat, iaatiUtii: in qua urì/ie natalein ac Komulum colui!: initium

» abolcndnc fldei ». li di Bartolomeo Platina aegtùto dicendo: c Bartholomei» Platina (Rartoloroco Sacdiì

» da Piadeoa) Romam rum F. Gooiaga card. Mantuano Tenit, deìndo (lignatna a Xrato Pont. contuberusUa

> «iwol et opiiiua anHoa. aedea in Quirinali aiM pararit; ubi et deceaait flcxagcnarìua.edita Pontidnim

> hiatoria volilo iam nota. Yir fuit alioqui gnria et procol a memlario. coque pracaertim admirariono di*

» gaicr, quoti iam provecta aetate. ac tirodnio poaito quoti totom militiae priua iradìderat, litoraa didieit ».

Della famoaa Accademia Romana fondata da Pompoaio I^cto c delle aaprc vioeude cui diede erigine, parla

diatvaamcatc, porla diatcaacneDtc, |icr tacer dei più antichi, corno il Platina atc«an nella rita di Paolo II,

il Tiraboachi (». della leU. ital To. VI. liK I. f XXm-XXVI. Edi*. di Mil. 18?4, To. Yin. pag.

Scopo deirAceademia fu principalmente lo etodio deiraotichìtà e il luatro degli studi elamici, <mde i tuoi

membri amumcrano, loaciando il proprio, uo nome accademico, come Pomponio Loto, il cui vero oorar

vuoili fosso Giulio. L'AItieri (vedi più oltre pag. 148*149) parlando di Porcallio Pamlone lo chiama < pa-

> drc et protectore della Acca«lemia Romana, et dìgntSBimo inatitutore de al glorioiio et admirabile me-moria ». Ma Paolo IT la rimirù come una pericolosa adunanza di uomini torbidi e sedisiosi, nemici

della roligiooe, « macchinatori di congiure: e quanti ne potè avere tra mani, fero chìwlere io prigione,

e soggottù a’ tormenti (Tirabaiehi I. e.f, tanto che il giovnne Agoetino Campano ne perdù miseramente

la vita (Giugnenù . Si. della ìett. ikiì. To, lì'. Ji/il, 1824,pag. 240). K ciò avvenne ne) 1468 . non gii

nel 1470, come afferma il Muratori negli .Innnli tCItaìia a qneato anno, Fatto ita die malgrado i vituperi

•cagliati contro rArcademìa da icrittori, d'altra )«rte benemeriti della storia, come Michele Caneiuìo

nella vita di Paolo 11 (presto il Muratori, Uer. /(al. S^rift. voi. Ili, jur. Il, pag. Oli c segg. e pubblicata

da Angelo Maria Querìni, Romae 1740. pag. 78). il Querini «tesso nelle rtWte«'a< a qneata vita (i\'i, pag. Xe seg.) etl il Novacs (hTem. della St. dei PoMte/ìei, to. ì\ Jioma |82I, pag. 2:10 e 211); il Tiraboaebi sopnl-

legato (1. c.. pag. 265) inclina a credere che gli Accadcroicì fcMscm innocenti non solo della congiura, maancor del delitto di empietà e d'irreligiooo loro im|mtato. Xella quale opinione lo conforta il rìdettcre.

che se Paolo II realmente li arcMC tromti rei, non li avrebbe da ultimo lasciati liberi e senza gastiq;o

alcnno. Anzi vediamo rUorgero rAccademìa, che nel 1482 celebrò rannivcraario del platina e nel seguente

anno prop» Potnponii domum (Muratori, Rer. Ital. iScr^., voL XXIIl. pag. 185) ai 21 d'aprile il natale dì

Roma.

(I) IR$(. di$ Bèpahlitfttei ilalienne$ du mo^en foje, to. XII Paris ISIS. pag. 8, eap. XCI.

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— XXIV

migcria e il dolore penetrarono così nei più sontuosi palazzi come nei più

isolati tuguri. Giammai tante soiierenze non avevano oppressa rumanità, nè

sì gran parte della popolazione avea distrutto la guerra. Diversi motivi met-

tevano le armi nelle mani de’combattenti, ma sortivano le loro lotte sempre

eguali risultamenti. Ogui nuova invasione rovinava le fortificazioni d'Italia,

distruggeva le sue ricchezze e ne faceva sparire la popolazione. I suoi vari

governi erano divisi fra le alleanze coi potentati stranieri, e pigliavano in-

teressamento ai loro litigi obliando i destini propri: ignoravano tuttavia che

si trattasse della loro stessa esistenza, e furono assegnati in premio al vin-

citore, pria di comprendere che l’Italia potesse essere ridotta in servitù.

Delle condizioni di Koma a quel tempo non terrò parola, si perchè ab-

bastanza note pei fatti esterni, sì perchè al vivo dipinte da Marco Antonio

Altieri nel suo Sermone riportato di sopra.

U primo e più importante lavoro di Marco Antonio Altieri è quello

che pubblico nel presente volume, che ha per titolo Li Nujj/iali. Lo

trassi dall’autografo che si conserva in un bel codice ora posseduto dal-

l’Ecc.ma famiglia jVltieri. È questo codice in foglio, composto di 180 carte,

numerato nei margini superiori dei recto con lapis coi numeri 1— 180, le

quali carte son tutte cartacee,

ad eccezione del)a prima e dell’ ultima che

sono in membrane. Formano Io carte 4*— 173" diciassette quinterni, ciascuno

dei quali è segnato nel margine inferiore del recto della prima e del rove-

scio dell’ultima carta colle lettere A, B, C, D, E, F, G, 11, I, K, L, M, X, 0,

P, Q, B, e le 174*— 179* formano un terno segnato S nella medesima guisa.

Hanno le dette carte impressa nel mezzo un’ancora dentro a un circolo e

sopra una stella. Le tre prime carte sono interamente bianche. Contiene la

quarta il Proemio che più oltre si riporta, cui fa .seguito l'opera, che è in

forma di dialogo e divisa in tre libri. Del primo, che va da car. 5 recto a

car. 52 recto, sono interlocutori Gabriele Cesarmi, Marco Antonio Altieri,

Pierleone de'Pierleoni, Marco ilezzocavallo, Giovan Battista Miccincllo, Tem-

maso Capoccia. Xel .secondo, che incomincia nella detta carta 52 recto e fini-

sce nella carta 8G recto, interloquiscono Io ste.sse persone. Si aggiungono nel

terzo Nicola Barzellone, Carlo Muto, Lorenzo Astallo, Tommaso Palosci,

Pietro Cirrone. E quest’ulrimo libro ha jirincipio alla predetta carta 8G recto

e finisce nel rovescio della carta 148, con la seguente nota; Finiecuno li

Nuijtiali de Marco Antonio Altieri. Et aescynatili in custodia detta sua Bea-

titudine. Seguono bianche le carte 149, 1.5(1 e 151 e tutto il recto della 152.

Nel rovescio della quale, fino a rutta la 153, sono <lue epistole latine a

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XXV

Marco Antonio Altieri, l’una di Battista Casali, l’altra d’Iacopo Bovio Bo-

lognese. Le carte 154 e seguenti, a tutto il recto della 171, sono occupate

dal testamento latino del medesimo Marco Antonio, ohe ha la data dei 22 di

ottobre {XI Kl novembris) del 1513. Dividesi questo testamento, scritto con

grave ed ornato sermone, in 46 paragrafi (non già 44 come dice il Mando-

sio). Riportasi in esso al §. XII (car. 157 verso del manoscritto) Tepitaffio

che di sopra accennai aver disposto l’autore che fosse scolpito sulla sua tom-

ba. Il rovescio della carta 171 ed il recto della 172 contengono una com-

mendazione del medesimo Marco Antonio ai magnifici signori Conserva-

toli. Segue a tergo della stessa carta, e finisce nel recto della 174, un suo

scritto in morte di Altiera (.Viteria) sua figlia. Vien finalmente, nel rove-

scio della detta carta 174, e compicsi nel redo della 175, un suo scritto

in morte di àlarcello Astalli. E tutte queste scritture sono aneli’ esse in

idioma latino. In<li in poi nulla trovasi di scritto sino alla fine del codice.

Il carattere delle carte scritte è tutto uniforme, assai stretto e di bella forma,

del principio del secolo XVI, lasciando ampi margini laterali, dove con in-

chiostro rosso sono scritte del medesimo carattere assai postille che richia-

mano le materie trattate jx-r entro all’opera c i nomi delle persone delle

quali in essa si paria. lai legatura di questo codice è originale, in tavole

coperte internamente di pergamena ed esternamente di cuoio .scuro, con molti

fregi impressivi a secco, o vestigio di quatti'o fermagli di metallo ai lati.

La costola è divisa da tre doppi cordoni interni in quattro .scompartimenti,

lungo i primi tre dei quali si legge apjwna, scritto con inchiostro; “ Nuptial....

M. Antonio Altieri o nel quarto, sopra un cartellino bianco incollatovi,

è scritto: “ V. ||I}. ||1II. „ Altra segnatura “ VI. d. I „ lcgge.si nell’ in-

terno della prima coperta del volume.

Seguendo il generoso impulso del oh. I). Lorenzo de’principi Altieri, mi

accinsi volenteroso alla stampa dei Nuptiali

,

stimando di far cosa cara ed

utile a Roma e più particolarmente alla illustre famiglia Altieri; tanto più

che ciò facendo, la famiglia stessa e.saudisce un voto ardentissimo del suo be-

nemerito e dotto antenato Marco Antonio. Il quale nel suo testamento chiama

la detta sua opera, e l’altra pure dei Bacaiiiaìì, della quale più oltre terrò

parola, a lui più care delle sue viscere

,e le raccomanda ai suoi posteri

,

di primogenito in primogenito, scongiurandoli a serbarla con .somma cura,

non soltanto per proprio decoro, ma per carità altresì della sua memoria.

Xè l’espressione di tali sentimenti rimansi inedita e sconosciuta per entro

il detto manoscritto, ma è divulgala altresì per la stampa, come riferisce

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XXVI

il Mandosio (1) e ripete il Mazzuchclli (2). L'importanza poi dei Nuptiali

consiste principalmente nel dare una minuta ed esatta relazione dei costumi

del jKipolo romano,e specialmente dei riti e delle cerimonie nuziali

;dove

per incidenza vengono in luce copiosi aneddoti interessanti relativi a fami-

glie romane, alcune delle quali ora estinte,

ed altre tuttavia esistenti. Si

hanno pure nell'opera ate.ssa indicazioni delle dignità Bo.stenutc da parecchi

personaggi romani, e vi è fatta memoria di altri degni di ricordanza per

le loro virtù 0 per la dottrina di che andavano ornati. È scritta poi la detta

opera, non dirò in dialetto romanesco, ma in un volgare che tiene, secondo

che l’epoca comporta, il giusto mezzo tra il rozzo stile della Vita di Cola

da Rienzo (3), e il moderno parlar famigliare dei Romani di mezzana con-

dizione. Onde acquista importanza anche per la storia della lingua, special-

mente ora che le mutate sorti di Roma dànno urgente e novello impulso ad

illustrarne le civili memorie (4). Oltre a ciò rendono l'opera pregevolissima

una certa gravità tutta romana, cui mirabilmente si presta la forma di dialo-

go, e le molta sentenze di autori greci e latini qua e là sparse a confor-

tare le opinioni dello scrittore. Onde stimai utile il serbare all'opera il suo

carattere originale, non mutando se non iiuelle cose che la sana critica e

resperienza paleografica suggerirono. Credei anche opportuno di far prece-

dere al tosto quelle osservazioni che più mi ]>arvero convenienti, senza ca-

ricare il lavoro di note, e distogliere il lettore dall’argomento, facendolo con-

tinuamente oscillare tra il secolo XVI e il XIX. L’interesse poi dell’opera

essendo in particolar modo gentilizio e di erudizione classica, rimandai alla

fine del volume un indico generale dei nomi.

Altro esemplare dei Nuptiali, e che sembra della fine del secolo XVII,

trovasi, nel codice della Biblioteca del Museo Britannico contrassegnato Ad-

diiimml Manuscripts n." 8793 (6), composto di 176 carte, numerate nei recto

(salvo le prime 3 e le ultime 2) coi numeri 1—164, 1—7. H recto della

seconda carta contiene il titolo in 16 linee di grossa scrittura, e nelle carte

(1) Bi^ioihtea Hetmana. rotuinen «rtiac/iim. Romar pa|;. 102. Ctniuria Vili. n. 19.

(2) Oli terittori (Tllaìia. Foì. I. Parte /. Sreecin 1753, pag.

(3) Intorno a Cola di Uienio ed alla «un vita, malamente attribuita al Fortìfiocra, m(o preparando

una apeeiale memoria. 1t eh. prof. Detti {Intorno alla ronzone tiet Ptiretrea la quale eomineitr. Spirto gen-

til, occ. ed. 2.* Roma, tip. delle Belle Arti Id.'i5, pag. ll)scrive airill. prof. Ferdinando RaDall^di poaeo-

derc un esemplare deiredit. di Bracciano della inedeaima %‘ita, e che Monaìg. Caetano Marini vi arriue

di propria mano nulla carta cho procede il frontispiaìo: L' autor» di quetta vite è LitUo Pttrom» àHadino

romano. Sta nel («imo ^ PolUic. tUlVAreh. Vatie. e nel Cod. Ottobon. 2655.

(4) li eh. Barone Comm. Pietro Krcole Viaconti (I. e. pag. 537) chiama li yuptiali libro « degnia-

» aimo di e«ser inandato in luce come è di grande documento alla piò intima atoria della nostra città»,

e nc riferiace (ivi, pag. r>:t8>53!)) un breve aaggio.

(5) Questo esemplare nella Lift cf addition» mode to th» rolUtlion» in Ae Brilùh in Aeìftar liÙCCVXXXl (London 1633, pag. 23, lin. 9) è indicato coai:

« Dtscoiieo aopra gli Nucaiali di Marco Antonio Altieri, etc. Folio, »

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XX\1I

numerate da 1 a 158 trovauai ì Niipfiaii. Le carte 159— 164 contengono

un “ Discorso Istorico-politico, si credo del medesimo Autore „ . Le 7 carte

della seconda numerazione sono occupate da un Indice. Il codice è in mezza

legatura, coperto esternamente di carta venie colorita a manno, con costola

e punte di pergamena. Sulla medesima costola sono incollati tre taaselli di

pelle rosso-scura a lettere dorate. Si legge nel primo; “ DISCORSO DI |

„ M. A. ALTD-IRI.||SOPRA LE i| CEREMONIE

||NUZZIALI ,, nel se-

condo “ MUS. BRIT.^I .IURE 3

EMPTIONIS e nel terzo “ 8793 J

„ PLUT.ICXXII. H „. Un cartellino incollato più in basso porta il nu-

mero 15. Avendo io richiesto al sig. E. W. Ashbec a Londra notizie intorno

alla provenienza di questo codice, egli, con lettera dei 18 marzo 1873, cor-

tesemente mi comunicò che il codice, stesso pervenne al Museo Britannico nel

dicembre del 1830, acquistato alla vendita Guilford. Esaminato per altro

il catalogo di questa vendita (1), non mi fu dato di trovarvi citata alcuna

opera di M. .Antonio Altieri.

Un terzo esemplare mimoscritto dei già appartenuto alla libreria

del Card. Renato Imperiali, fu venduto in Londra dai librari sigg. S. Leigh

Sotheby e Giovanni Wilkinson il 30 ajirilc del 1857, e nel catalogo della

medesima vendita trovasi descritto cosi (2) :

> 12. Altissi Li Nuptiali di .Marco Antonio Altieri, wrìtters in three

» boots in thè forme of a dmlogiie

» MS. iipon Paper, /rotn Cardiiial JtnperìaU’a Library folio ».

Il eh. sig. principe D. Baldassarre Boncompagni si compiaczjue di comu-

nicarmi una lettera scrittagli dal prehxlato sig. Ashbee, in data di Londra,

4 febbraio 1873, dalla quale si conosce che il codice così descritto fu ven-

duto a certo sig. Waller per uno scellino!

Un esemplare dei Nupliali dice Gaspare Alveri di aver veduto in casa

Oottifredi a Pasquino (3).

(1) Ccdalogve e/ thè extrnordinars and eclUrtion ef ef thè late Bari o/ UttUford

<«r. fr&icAifilI fa $eld iy aurfiOA Ay ilr. Evant, occ. Oeeiatber 8, ere. in B.*, di pag.

(2) CatalaijHt of <m impartant coUteiion of caliifiA^e swmiKrri/iU in t-arioHi UmgtMge», u/xm

«•«nnnt, ece. rAiVA W/l 6« tofd Ay auetio», Ay }4«$*re. S. Leùjh Sothehy and John Wiìiintoi», ecr. at tiuir

houee, WelìiagiOH etreet. Strand. (hi Thurfiag, 30 <A. 1/ Afiril, and Fridaif, Ist cf .Vety, ]857. ere. pag. 2,

lii). i<Me.

(3) Dtlla lioina in ogni uMa. Parte tteoada. In Roma nella di Fabio di Paleo MìA4, p»g. 85.

ool. 2. Altra cairn d«i Gottifredi era in qoei tempi al tìcoIo AUatmpe, or» dtl Soldato, (.^ariofo «arebbn il

rintracciare per mesao degli amichi documenti le primitive denominosioni di alcune contrade di Roma.

Per «Kcmpio, attencniloroi al wHiscttn di che porlo, rìcorderA (M)tne Lodovico Moiuildeachi, oU'anDD 13:12

de'eiioi Annali, oarrando il e gioco «lei Toro al Coliaeo », riferieco che < Giac»imo Altiorì. era vestito di

> ^ollo con le stelle celesti; il motto diceva: tanto alto tpumlo ei jmolt\ il motto lo fece tm Zìo littcr»to,

> dove comincià le grandeaso «li questa Cosata, che Mpirava allo stelle , c comprò lo coMst n Son Mnr>

» cello de'Stolli, e si chiaotavo plana di Altieri > (np. Muratori, Uer. Itaì, to. XII, col.

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— xxvm

Nei Codici Vatìcani nj 4909, 4910, 4911 trovasi un’opera in tre vo-

lumi in foglio, di Alfonso Ceccarelli, intitolata nella settima pagina del pri-

mo di tali codici: “ LA|1SERENISSIMA

|JNOBILTÀ DELL’ALMA

1|

„ CIITÀ DI ROMAIdi Alfonso Ceccarelli da Beuagna , . Sotto questo ti-

tolo nella pagina stessa è scritto :“ Libro apocrifo di Alfonso Ceccarelli e

„ Felice Contelori R secondo di questi tre codici, contrassegnato “4910„,

(pag. 59—93) contiene alcuni estratti che nel codice stesso (pag. 59, lin. 1—2)

hanno il titolo seguente: “ Dal libro delli Nuttiali del Sig.||Marcantonio

„ delli Altieri „ ;leggendosi subito dopo (pag. 59, lin. 3—5): “ Questo li-

„ bro delli Nuttiali del Sig. Marcantonio degl’Altieri| si e hauuto dal S.'

, Fnlvio Archangeli, al quale gli è stato|]

imprestato dal Sig. Piero Te-

„ dellino Nel medesimo codice (1) trovansi riportati 16 brani dei Nup-

tiali (2). C’onehiude colla seguente nota che si trova a pag. 93, lin. 19— 21:

* Tutto questo si è cavato dalli libri delli Nuttiali di Marcantonio Altieri,

„ il qual libro si ritrova ancora manascritto pre.sso al 8.' Geronimo delli

„ Altieri (3) „ . H manoscritto cui qui si allude è evidentemente l’autografo

che tuttavia si conserva in Casa Altieri.

L’opera dei Nuptiali scrivevasi certamente tra il 1506 e il 1509. In-

fatti l’autore menziona come viventi Iacopo Nini d’Amelia, vescovo di Po-

ti) P>g. m, Un. laig; pn; S7, Un. 14-19; [«;. SS. Un. 9-11 0 23; pt;. 69, Un. 1-2 « 22-24; png. 71,

Un. 5-8; pa7. 72, Un. 20-21; p«g. 73, Un. 20-24; pag. 74, lin. 1-2 o 19-21; pag. 80, Un. 22-24; pag. 81 lin. 19-22;

pag. 84, lin. 5-7; pag. 85, lin. 19-24: pag. 88, Un. 5-8.

(2) Questi brani si leggono piti oltre nel presento Tolumo (pag. 13, lin. 3—8; pag. 15, lin. 2—6,

18—30 e 31—33; pag. 16, lin. 8—10, pag. 21, Un. 18—20; pag. 22, lin. 1&—16; pag. 23, lin. 2—10; pag. 25,

Un. 32—3:1; pag. 30, Un. 40-^2; pag. 64, lin. 11—13; pag. 98, Un. 11-12; pag. 112, Un. 14—43; pag 113,

lin. 1—37; pag. 129, lin. 38-41.

(3) U detto codice Vaticano ò composto di 374 pagine, delle quali le 1-6, 321-322, 32.5-342, 367-374

non sono nnmerato, « le rimanenti sono' namerate 1-314, :117-:128, 333-SGO. legato in carta coperta eeter-

namento di pelle verde, ed ha la costola in pergamena bianca, sulla quale, in un taasello di pelle roasa

è impreaeo in oro c VAT. 4910 », e più sotto sono impresa! in oro gU stemmi dì Pio IX e del Card.

LambruiwhiDi. Sulla prima faccia eetema della legatura è impreeao in oro lo stemma di Paolo V. I pre-

citati tre Oodid Vaticani ni.4909, 4910, 4911 troranaì cosi descrìtti nell’altro manoscritto Vaticano intito-

lato c Inrentarinm|Manuscrìptonun

|l^tinonim

[Uibliothecae Vaticanae

|Tomos aoxtas > (pag. 8, Un.

23-25; pag. 9, Un. I-ó).

« 49X) ALPHotrst Ceeearelli de nobilitate Almae Ur-

,» bis Romae ad Senatnm Populumq. Romanum Ita-

» lieo Sermone. Tomos Primus.

» Ex Papyro e. s. n.* 152. Mod. in foUo. Tutti i dotti — l

» 4910 Eii’Sdbm. Tomos Secondus.

» Ex Papjro c. a. n.<* 155. Mod. in folio. Questa HiatorU — ]

» 4911 EiraitXK. Tomua Tertìua

» Ex Papyro c. a. n.* {iie) Moil. in folio. Nell’ Ilistoria del aud.* — 1

Leone Allacci (/« /ì(ruie«rutn fraynunta ah In^hiramio edUa aniina/h’trtiontt. Addìhtr

tÌHidtm animadverBio in Lihros Alphon$i CìecartlU ei auctortB so eonfirlM. Bomat, ap. ^ateardum 1642,

in VL\ pag. 2IK!) menziona questi tre codiei cosi :

« La iS:«pmi«twio iVo5t7tò deirAIma

» Città di Rima. Tomi tr*. Conaer-

> vantar in lUbliotlieea Vaticana.

» nnm. 4909, ^10. 4911.

Il Codioe Vaticano 4910 ò anche rìtato da Marco Uhaldo Biccì (Notizia (fella famìglia Boecapaduìi.

In Roma, I7G2, pag, 77, note h e <f).

:b', Coogk

XXIX

tenza (1), assunto a questa dignità il 12 di agosto del 1506 (2), ed An-

gelo Ijeonini, vescovo di Tivoli (3) fino al 3 di agasto del 1509 (4). Se

non che il trovarsi fatta menzione nell' opera stessa (5) della cittadinanza

romana ‘conc^essa a Giuliano de’Medici, fratello di I^one X, il che avvenne

nel mese di settembre del 1513 (6)» fa conoscere che quest’opera non fii

compiuta prima di quel giorno.

L’altra principale opera di Marco Antonio Altieri sono i Baccanali^ rac*

colta di scritturi' interessantissime, riguardanti per la maggior parte la storia

de’suoi tempi, e particolarmente il pontificato di Giulio II. Attesta il Man-

dosio (7), che a’suoi tempi conservavasi questo libisi nella Bibliotieea Altieri,

scritto del medesimo carattere dei Nuptiali^cioò autografo. Ora per altro

ignorasi la sorte di questo volume. Per buona ventura il Mandosio .stesso (8),

dopo aver narrato come i Bairanali andassero dedicati dalPAltieri “ Al suo

coniuncti) „ c molto amato affine Pauolo Fianca (9) riporta i tìtoli degli

scritti che vi si contenevano. Onde, guidato da tale scorta, mi venne fatto di

ritrovare la maggior parte di tali .scritti nel codice della Barberina “ LLV.75

(antico numero 3074) della fine del secolo XYt, o del quale perciò do

qui appresso la descrizione.

Questo codice, in 4.* piccolo, legato modernamente in mezza legatura,

con ape dorata sulla costola, si compone di 152 carte, numerate I, 155 — 305.

Nel rovescio della carta numerata 155 si legge il titolo “ Marcantonio Al-

tieri,||delle cose, in uarij tempi occorse J all’età sua Segue un indice

delle cose contenute nel codile sU*sso, a tutta la carta 156. Trovansi poscia

le scritture delle quali qui appresso si riportano i titoli :

1. Ver lo combattimento hebb© di Giuliano 51.'* Frane* et uno spagnuolo. All’ II).

S. Renzo dì Core, M. Ant.® Altieri Ccar, 757—172J.2. Auuì!>«> nello stato della Città di Roma, ueirinfirmità di Giulio 2.® dato per M.®

ant.® Alt'*. all’Ul. S' Renzo da Coro fear.l73—17GJ.

(1) Vedi piìk oltre 185.

(2) Uahelli, Italia tacra, to. VII. Ven. 17St. col. 141-U2

(3) Vedi più oltre, pag. 185.

(4) UgheUi, op. cit, f«. I. Vtn 1717. eoi. 1311-1312

(3) Vedi più oltre, pag. 118.

(6) Vita « pontificale di Leone X Gvglifìme Rotree, tee, iradotta, tee. <iiJ conU eav. Lnitfi Boeei

Tomo IV. Milano 1816 pag. 70—7l.

(7) Bibìiotheea Romana, voi. etetmdum. Roma* 1693, pog. 162.

(8) L. 0., pag. Ì6:M64.

(9) Qumto Paolo PUnca. creato da Inoocento VITI nel 1485 avvocato concistoriale, era Canonico

della BmìIìc» Liberiana nel 1489. QioUo H nello sue costiluaioni promulgato nel 1512 lo chiama notin

Càneistorii et ipeorum Comtniatorum advoeatve, e ni tempi di Adriano Vi, nel è chiamato Advoe^o

Consietoriano et Camerae tirfcù arfvo«rti. Un lungo articolo intorno a Paolo Fianca trovaHÌ neirArfworatoni»

Mori (ToRtiMorit tj/lMut di Carlo Cartari (Aomoc. 1656. pag. LXIIT-LXV)

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XXX

3. Copia ilol sermone fatto per M. Ant.* Altieri quando si conciliaro )i Baroni fio*

mani al Campidoglio ^cor. 17C—181J.4. Forma del giur.*® presosi per li SS'* Baroni Rom> riconciliandosi a tempo di Gin-

lio 2-*-> P. M.* few. 181—mj.

6.

Grafie riferite per M. Ant® Altieri alli SS/‘ Baroni à nome de'SS.^ Conseru.'* e

del S. P. Q. H. rcar. m—187j.6. Rispoosiua di Blarcant* AUieri, ainil. S. Fabritio Colonna (car. 187—188J.7. Difensioue fatta per Marcaot* Altieri à fauore de Spagnuoli persegnitati nel pon-

tif.'® di Giul. 2. P. M. rcar. 18S—203J.8. Lettere (rfne) di M. Ani* Altieri, ainil. S. Lorcnr.o da Cere> vacante la sede,

per morte di Giul. 2.® P. M. r'can 203—208J.9. Beplorat** delle miserie, de Rom> fatta per Marcant.® AlUeri nella sacristia di

S. P.® presente 23 Car.“ off."' Baroni, e Gent."* Hora."* vacante per la morte di

Giulio 2,’*® pont. M.® la sede ap.** (car. 208—225j.

10. Auuiso al S. lor.® di Cere. Marc.® Altieri, della risp.* del Coll.® de Car."' fatta alli

SS.” conseru.” p.‘ ch'and.® in conciane lor S. R'“* (^car. 225—229^.11. DelToccorrcnzo di Ro. Al S. Renzo di Cere, Man antonio Altieri

12. Aiiuiso di Marcant.® Altieri dato aU'Il]. S.** Renzo di Cere Intorno alla Ciuilità

donata io persona del M.® Giul®* et alla Casa de Medici Ccar. 234—244J (1).

13. Risp.® di M. Ant.® Altieri fatta à ni. Frane.® Magiordomo dell' III. S.*" Fabritio

Colonna (^car. 244—248J.14. liettere di M. Ant® Altieri, scritte alMU. S/ Renzo di Cere; seco rallegrandosi

deU’hoD.^® rie."® in Yen.® Ccar. 248—250^.

15. Auuiso di M. ant.® Altieri, dato airill. S.'' Fabritio Colonna fear, 250—252J.16. Replica fatta per Marcant* Altieri . nel conseglio alla pro|>osta del R.*"® m. Gio.

degli Albici Comis.”® e in. Frane.® degli .Armellini , Chierico di Cam.*'* fear.

250—252).17. lacobo Bovio Bouoniensi, senatori dignissimo, M. .Ant.®* Alleriiis, amico salutem

(car. 265).

18. M. Antonij Alterij Testamenlum (car. 265—282j. (2).

19. M. ant" Alterius, conservatoribus salutem (car. 283J.20. Miser gonitor, mortem Filiao Alteriae deflet (car. 284—285) (3).

21. De morte Marcelli Astallì (car. 286).

22. Frammento che sembra far parte di una Mveiln (car. 287—302) (4).‘

(I) RiicrbaTulonii di dare io l»e« qQcaU ìoUireManta relazione, frioveri qoi il prender nota d'vn

rarissimo opuscolo riguardante io stesso argomento, e posseduto dalla Biblioteca Angelica di Roma. Esso

si eotnpone di ^ carte, in 4.* piccolo, non numerale. Sol recto della prima carta i un elegante fregio rot*

tangolare inciao io legno, con gU atoromi di Leone X e del Comune di Roma, e nel mezzo il seguente

titolo: « THKATRV.M|CAPITOLIXVM MAUNIFI

I00 IVLIANO INSTITV

|TVM PKR AVRELTV,

> SKRENV,IMONOPO-

I LITA- INV- I

MI

RI' DE KLKPHANTK CARMEN|EIV8DEM. a Nel

recto della car. 2A* (lin. 3-6) si legge la seguente data; < Romao in ACdllvas Mazochianis imperante|diuo

» Leone X. Pont. Maximo pon]tificatus sai anno secondo, an

|no dui M.D.XIIII. » Il poemetto è in tre

libri in esametri latini. La dedieotorìa a Leone X fu riatampats da Guglielmo Roseoe (FtVa t ptmtijìeato

di Leone X, ecc. trod. dal Conto Div. Lui^ Bo»ii,oc.e. tomo V. Mi7/rao 1817, pag. Documento LXXXIV).Anche RodolGno Venuti, nelle note illustrativo alPopoarolo d’anonimo da Ini pubblicato col (itolo Orctio

toUm fero Hoinnttam Ilùtoriam compUciene, ecc. liomae 1735. (pag. Ì4(VI44), del quale darò piò estesa no-

tizia piò oltre, dìe' in Ideo, trasndola da tra manoscritto, una curiosa scrittnra intitolata et MODO 8ER-» VATO I

hi creare\ PATUIZJ ROMANI

ILì Magnifici

|GIULIANO, E U)RENZO

|DK MEDICI »,

ore minutamente ai descrive il ItaoobeUo tenuto in quella ooeaaioQo in Campidoglio.

(S) Incomincia s Qund honum, fauatum, felixque sit », c flaÌBCe c damnatomS fore impreeor », ed 4

dÌTÌBo in 44 capi. Vi paria di Gregorìa Aibertoni soa sposa come vivente, e della figlia Altiers. vedova

di Gio. Battista Gottifredi, (hutode della Cancelleria .apostolica.

(3) Con gli ppitafi dì Altiera, Oirrdamo Altieri, c Nioolaa Capodiferro.

(4) Dalla carta 287 redo alla 3'i2 redo è scrittura di Marco Antonio .\l(iert. Nel margine inferiore

del redo della car. 287 si legge, di carattere del rimanente del eodice: < nome futae la fascila di qiu'sie

» COBO rapiate dalle scrìit.* di M. a.* de gli Altieri, «yone molte parole, ben che anr.* si potrà ncderc

» dalla seguente scrittura, di’4 proprio ileìli med-*' suoi Uh. »

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XXXI

23. Altro frammento in lingua italiana, firmato « Marcus Antouius AUerius *.

24. Noua flsoceUaJ allo III. S. Remo o letre mandate per Marco antonìo altieri Quale

se intitula La Amorosa (cor. 2S7-”302j.

25. Memoria o genealog:ia del mio parcntato paterno e materno per essere io, lultima

rimasta in vita Caterina Oispi che scrissi fcar. 302—304J.

L’ultima carta, numerata 305, è bianca. H riferito titolo del 25.® scritto

ci apprende che quella parte di esso la quale non è di carattere di Marco

Antonio Altieri, è di mano di Caterina Oispi. ii^riveva essa nel 1582 o

in quel tomo, leggendosi nel margine laterale interno del rerto della carta

numerata 230: “ og.‘ anno però fin’hoggi. 1582. i lettori, e scolari a S. Giac."

B de Sp.*' facendo Tcssequie per questa Beat."® ci si recita un’ oratione in

„ laude di leon X.’"” P. M. „

Da quanto riferisce Prospero Mandosio nella ricordata sua Bibliotheca

Ì?omana (1) apprendiamo come la massima parte delle sculture contenute nel

detto Cx>dice Barberiniano .si trovas.sero pure nei Baccanah\ che contenevano

anche, al dire del Mandosio, le alti*e scritture seguenti, le quali soltanto sa-

rebbero andate perdute:

1. Noiiella intitulaU I«a UeligiDSs. AI suo coniuncto e molto amato afine inisser

Pauolo Placca.

2. Aduiso dato allo egregio Dottoro e Caualiere Misscr lacouo Boue della morte di

Misser Pietro Margano.

3. Consolatoria faota allo III. Sig. Gran Contestabile Signor Fabritio Colonna della

morte dello III. Signor Federico Colonna sua figliuolo.

4. Replieo dato per Marco Antonio Altieri al suo de ainoro e do affinità assai con-

ioDcto Misser Antonio Ooltifredi. per la elezione de noni Cardinali rreati da

Leone X, etc.

jVltro lavoro di Marco Antonio Altieri è da considerare ciò che trovasi

in un volume dell’Archivio di Sancla Smictorum, segnato col n." 15. È que-

sto volume in formato di foglio, ricoperto esternamente di cuoio scuro con

impressioni a secco, ed avente sulla faccia esterna imbullettata una minia-

tura in pergamena, nella quale ai due stemmi delle case Altieri e Serlupi

sovrasta l’effigie del SS.mo Salvatore, circondata da teste d’angeli. Di due car-

tellini incollati sul dorso d’esso volume l’uno ha la scritta “ 1525||Cata-

sto||

delle (’appell."*®lilus Patrona‘”B, e l’altro porta il numero 15. Fra la

prima coperta e la prima carta del volume stesso h un quaderno intitolato

“ Rubricella <lel Catasto si*gnato||1525 „ ,

di carattere del secolo X\III,

composto di 12 carte non numerate. Seguono 193 carte, numerate nei recto

I, 1— 6, G— 191, nella prima delle quali si legge il seguente titolo in roaso,

salvo le {K)8tille marginali che sono in inchiostro nero: »

(1) Voi. crun<lum. po';. Hn-|S4.

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I

— xxxn —1526

Oommeniario de prÌTitegy|de gratie

|et indulti

)cnncesei da piu

PontificiIet de duni de molli R. Cardinali " et do alguoi altri prelati •'*

|facto

allo nostro Huspiiale|et liquido catasto de tutto soe possessione

|colla

memoria de molti benemeriti di questa grata et reneranda

Compagnia|facto per me Marco Antonio Altieri

|con recordo et

guida del nobile homo lordano de Serlupi * Guardiani della prefala • ^ ^

Compagnia pregando et [ esso eterno Dio che con bona gratia sua|et con booore

del nome romano|nelli possamo magnificare et conscruare

Tralascierò di far menzione di ciò che si contiene nella maggior parte del

libro, siccome spettante a cose di amministrazione del detto Ospitale. Farò

soltanto menzione di molte interessanti notizie che per entro vi si trovano,

rigpiardanti personaggi e famiglie dimoranti in Roma in quel tempo. Tali

notizie occupano le cartel — 11, 16— 26, 85, 86, 105— 116, 137— 141

164— 175 del predetto volume, e sono precedute da un proemio nel quale

è fatta menzione del „ Sacello di Sancto Siluestro insignito delle doi aase-

n die porfiree „ . Le notizie che seguono, tuttoché di molto interesse per la

storia e topografia di Roma al finire della età d\ mezzo, mi limiterò a in-

dicarle coi titoli che hanno le singole rubriche del volume, di che tengo

parola. Queste rubriche sono le seguenti:

Della clausura dclli apostoli ol delle relìquie

Do Sancii quaranta

Dello Uospitale de Sancto lacomo.

Del Culisseu

De S. Maria della Pallara

l>e S. Sergio et Bacco

De S. Maria in Campo Carico

De $. Maria Maiure

De S. Jjorenzo Lucina

De S. Lucia do Gonuerlit©

Ite il. Loronzo Innamaso

De S, OlsoDe S. Salimtore in CampoIte S. Maria Vallicelia

De S. Barbara

De S. Agijelo in Pescarìa

De S. Agnelo

Do S. Stati

De S. Stefano del Cacce

De S. Pantaleo

De S. Marco

De caso onero recepto de poucre

De Pritiilegii concessi alla nostra Compagnia et p.* da Bandarese

Ite ?P. Ianni XXIIDe PP- Bonifacio

De PP. Martino

De PP. Eugenio

Do PP. Pauolo.

' el «fiatU

fratiUock n>

4iiti •! ^fCMk

I

I

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— XXX fi!

De PP. Sixto

De PP. Alexamiut

Detìla immuDitù dello hospitalo

Della III. Regina do Dosnia M. Caterina

Della III. Regina de Cypri M. Caruli

Del Cardinale Molline

Del Cani inalo Ascanio

Del Cardinale de Na|>oli

Del Conte Auerso

De III Antonio liattiaU Caualiere delli Albertoni

Del Tescovo de Zamorra

Conflrmationo de' priuilegij de PP. Ianni

Memoria del Cardinal» de Capranica

Del Cardinale Kardino

Del Cardinale di Munroalo

Del Cardinale do Olisbona

Del Cardinale Aluxaudrino

De M. Icronima delli Arcioni

Do M- Agnese delli Rosei

l>e M. Hadriana Sanguigna

Do M. Vaanom delìi Pontiani

Do M. Bernardino de Anguìllara

Do M. Vannom do C^i^a (Tatanea (ripeiuio a ear. 1118 verso)

De Jd. Saturno Uurona

De Orsino delli Orsini

Della Casa Sauella

Do M. Luere/.ia Contessa de Montaga

De M. Vietoria*M. lidia figliole del Conte .\ucrsoot M. llclonasua sorella

De M. Lurretia do Alieni

De Nicolò Vngaro

De M. Nicolò de Parma

De M. Antonio Caccialupi

Do Cardinali Orsini

De Cardinali Colouucsì

Dello ili. S. Dura de Sesse dig.* Amboscbitore della Cesarea Maiesta

De Madonna Rita delli Calui moglie del mag.^* M. Lorenzo delli Altieri

Del lido Patre Krato Constantio Priore de Sancto Antonio Coiumandatore de S.

Spirito

De Misser Cencio de Kustiri Socretario

Del strenuo Caualieri M. Antonio Baptista della famiglia delli Àlbertoni

De M. Luisci Panafnla Datario de PP. Alexandre

De M. Antrea Vines .Medico de Iiilio et do Leone P. MaximiDe Missor Didaco de Valdes vescovo de Zamorrn et mastro do casa de PP. Àlexaodro

Del R.do Messer Falcono do SinibalH

Del Oencroso Caualiero Misscr Agnolo del Bufalo

Della Maguilìcu .Madona Lucrotia de Alagni dal Serenirsimo Re Allooso molto

ainaU

Dello S. Magnifico et III. S. Orsino delli Orsini

Della Casa Sauella

Della III.* donna Madonna Lucreiia rx>ntesaa de Montaga

Del nobile homo Baptista Tomarozzo

Della Mag.^* 8. Modomia Ilelisabotta della Casa lAuguillara

De Misser Nicolo Vngaro

— JtXXiV

Delift X&g^nifìca MftdonDa Vannozzft delli Ponciani

Della H. Hadonna Helenft Coatescft

De MadoDDft leronimft delli Altieri

Delift uobile donna Madonna Àgneee delli Kusci

Della Nobile Matrona Madonna Victoria

Della Madonna lulia figliole del Conte Aiterso et de Madonna Helena sna sorella

Della Nobile Matrona Madonna Hadriana De Sanguigni

Dei Tonorando mio Misscr Saturnino Qcrona

Del molto honorato Misser Nicolo da Panna Procuratore Fiscale

Grata memoria dei piacere roceputo dalli BL B. della Colonna. M. B. Cesarìso

Dello 111. S. Duca de Sesse Ambasciatore della Cosaroa Maiesta

Dello egregio etsingular lurisconsulto misser Burgundo Aduocato Concistoriale di'

gnissimo

Do M. Lorenzo delli Altieri

Per M. Ambroscina Rusticella

M. Panolo Instino de Castello

Do luuan Battista Luti

ijasi quale recaecanoallo twstro Hosp itale

Della Casa del vescoro Zamorra

La Casa fu de M. Àgnelo de Napoli

La Ca<ta de misser Burgundo *

Della Casa de Marozao de Languillara

La Casa de M.* Maria donna de Tiorenzo de Tiiccio. t

La Casa de Madonna Stefania

Della Casa de M. Sarra de Picchi

Della Casa de Madonna Berardins

De M. Brigida de BmcÌ *

Do M. Halchiono Baldassino

De Agnelotto dalli Calai

De Miss. Lorenzo Sìgnoretto

Memoriale delli incerti peruenuti ai noatro Guardianato

p.* del Vacilo

De M. lulia de Lodouico de Ficchij

De M. Ludouica de Lei della Zecca

Dti M. Liicretia doili Crescenzi

De M. Martia do Coppoli

De M. leronima do Astalli

De M. Cecilia de Nobili

Do Domenico de Gualdo

De M. luuana de Caualieri

De M. Domenico do Comitibus

Della Magnifica Do. M. Gregorìa deili Alliertoni mea vnanime et boniaola consorte

De M. Melchiorre Baldassino

Do M. Simone Mezz'^uallo

De M. P.* Pauolo mezzo cauallo

Do M. Caterina Cesarina

Per luuan Battista Oicchini

Per Statio Castellano

Per Alex.® Peregrino

De M." leronimo do Augiibio

De Francesco Orsino

De Casa Colonna

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XXXV

De Casa Contesea

De Casa Orsina

De Pontifici et Cardinal i in S. Pietro

De Moliadusse

De fra CostaoKO Cx)iumandatore

Della famiglia Sauellesca

Del Dispoto (Thomaseo de Paleologi)

Del S. Ruberto malatoRta

M. Hugo lo englese

De frate p* Cardinale de San Sixto

De Miss, luisci Panafìela datario

Del S. luiian paulo conto de Manieri

Del 8. luuanbattista de Stabia

De Madonna Felicita delli Arcioni

Del Cardinal de Romana Camerlengo

Del Cardinal Houartdia

De Madonna Helena Contesea

De M. Liuia Quatraccia

De PP. Alexandro

Della liberalità della Camera Apostolica

Delia confermatione de priuilegij

Del Cardinale de Capranica

Del Cardinal Nardini

Del Cardinale de Monrcgale

Del Cardinale de Olisbona

Del Cardinale Alexandrìoó

Del Cardinale Ascanio

De Misser Antonio Baptista Caualieri delli Albertooi

De Madonna Hadriana Sagiiigna

De Madonna Vannox/a Catanoa

Del $. Bernardino de languillara

Del Vescovo de Zamorra

De Misser Nicolo Vngaro

De Misser Saturno

De Misser Nicolo da Parma et M. lu. Battista caccialupi

Del Cardinale de Napoli

Del Conto Auerso

De Madonna Lucretia do Alagni

De Madonna Vtunom Poniiana

De PP. Pauoio

Delti Cardinali Baroni

D«dlo Amliasciatori della Cm^rea Maiesta

IM Valeriauo Freiapano jierpetuo caualieri

De M. Mattia Muto

Delle Nobile famiglie de Foschi et delli Arcioni

De M.* M.' Hulena della Casa Languillara

Del Rd.'* Misser Leonardo (irifi Secreiario de Sixto

Della Nobile famìglia I>e Nouelli **

Dello III. Dispoto .8. liCopoldo de Casa de Tocco Dispoto de Larta

Del Mag.^* M. Pietro della Casa Venturini

Della gcnen^ et nobile famiglia de Hannitialli et del M." S. Riccardo

Memoria de quel nobile homo de Agnolo Pietro luliano de Ciminotti

Del Noldle homo Ibitiobi lacomello de ttaga de Fabìj

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XXXVI —Del Nubilo homo Hascio dello C&ualieri

De M. Franresi o Cafarollo

De M. BarUiolomeo MamtosUDe Missor Pietro Lodi

Lo medesimi* notizie riescono di massimo interesse per gli aneddoti sto-

rici che contcngonsi in esse, relative non solamente alle persone cui si ri-

feriscono, ma eziandio alla storia, alla topografìa ed agli usi di quel tempo.

Oltre di che, per amore di brevità e per non uscire dallo scopo prefissomi,

tralascio d'indicare tante e tante altre notizie interessantissime per la topo-

grafìa romana e del suburbio, registrate nei capi che riguardano le possi-

denze del precitato Ospitale. Cliiudcsi il volume di che ijui tengo parola con

un quaderno d’altro carattere, formante li* carte 17G— 191 del volume stesso,

ed avente per titolo * Preuilcgij del nostro SpidaJe facti Copiare io Mario

, del Capriolo alle mie spese Lamio 1526. „

Ma non voglio chiudere la descrizione del niamiscritto ilei quale ho te-

sté tenuto discorao, senza recarne un saggio, dal quale si pam\ l’indole delle

notizie biografiche in esso contenute; e per curiosità storica non meno che per

importanza sceglierò tre brani che riguardano tre illustri donne.

La prima è Caterina,regina di Bosnia ,i che spogliata del Regno e

de’ suoi beni riparó seguita da 40 do’ suoi cavalieri in Roma, dove fu ac-

colta con magnificenza da Sisto IV, ed ivi morì in età di 54 anni, il 25 di

ottobre del 1478 (1), e fu sepolta nella chiesa d’Araeoeli (2), Iacopo Volater-

(1) Itieoìai Angtli Ct^frrii, Sgnthema 9eiu$Mi*. tivt fnret Ai'atorMrHiu, eoe. Eomat, nr ìjtp. lae. Dr*-

gttuilli 1S70, pag. 117, c(^. 1.

(2) Riporterò U una iscriziooo arcoodo 1» eorreUn lesiono c*he no dò Ìl Sig. Forrells (/«eririMu

dtUt fiÒiVaa c fTaUri tdifieii di Roma dal secolo XI Jino ni giorni noafri, voi. I, Aowur. tip. dtìlf se. mot «

Ji9. 1SS9, pttg UT) «ggiungendov^i 1» pmzevoli notìzie di rhe oifli U eoired» :i

.'rfi.

D. O. M. ». 1478

CATIIARINMC EEOI^^A^ ROSMENSl8TEPIIAN1 DYCI8 SANl.’T! HXhM. SORORIET GENERE IIKLBNE. ET DOMO l'KINlTPIS «

8TBPHANI NATvE THOM^l REGI» BOSN^VXOKI QVANTVM VIXIT ANNORVM UHIET OBDORMIVIT ANNO DOMINIMCCCCLXXVm, DIE XXV. OTEOBRI8 loie}

MONVMKNTVM IPSIVS SCUIPTIS KI.SITV.

InesstratA nell» parete dell» n»Te*croee, e preeiaametite sopra il pulpito ainistrn gaardando l'altar

maggiore. L’i«erisiooe è segnata ai piedi della figura delta defunta reatita in ahiti regali con corona in

teata, e due stemmi del regno di Hosna, e deirarciducato di 8. Saba, il tutto in l«sao-rilieva II Casimiro

<p. 147} Galletti ihscr. VeneU el.V, n.* 19, p. DXIX), ha all'uno maneaiise. corno eziandio sono a notarsi

nel disegno del Gualdi (Cod. Vat. S9.'>4, par. Il, t. 275). Gioranni Battista Palatino da cui il Casiniiro (p. 148}

nel suo f.ihrontl tpuil s'insr^rno à scriiitre ogni lorU Ut/frir, aHtifha et moderna eie, (M.I).XXXXV pagine

non numerate) oltre alla latina la riferisco nntdie in caratteri Illirici mnìiiscoli e corsÌTÌ, come segue;

Cattrim Chraglisi fìosanachai stipema eXersega Surfoga Save leiine i

CliU ehie Jorn siipnnn ro/«iù Thntnata ('hrnglia basanschngn xeni,

ChoHm «l'ut f/ndini l.fifl. i* primhm u /limi tialila gnspndina

M. CCCC LXXVIII. A'o. XXV. thi Ocfnbra, N>wimncAgne, pismrm postauuglìen.

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— XXXVII —rano nel suo Diarium romanum de Xisti JVpontifiratu (1) narra che il figliuolo

di Caterina, rinnegata la fede, militava coi Turchi contro i Cristiani, e che

morendo Caterina dopo circa dodici anni di soggiorno in Roma, soccorea coi

danari nostri, lasciò erede del perduto regno il romano Pontefice, a condi-

zione che ove il figliuolo di lei fosse ritornato alla fede, venisse reintegrato

ne’suoi diritti. Accettò il Pontefice l’offerta, ricevendo <lal vice cancelliere ese-

cutore testamentario laspada e i calzari in segno di possesso, e comandò ohe

tali oggetti insieme al testamento fossero riposti negli Archivi Apostolici. Ecco

pertanto il precitato brano del suddetto volume N.“ ,15 dell’Archivio di Sancla

Sanctornm, che si riferisce a codesta illustre cìonna (2):

Della IH. Deij^na de Bosnia M. Caferena

VolcialoTO oxequirc ri inodesmo ordine offorto. de far memoria de ttualnnea Io hospital

nostro trorassise do utile et de honor magniUrat:). vcdonio astrecto inlla sacrosanrta compa-

gnia pnntiflri narrati, farro anche mentiono do quella infriire et molto mal fatata Cate-

rina, già do Bosnia serenissima Regina, fìglinla do quel Siotano duco illustrissimo de Sare,

et de Helcna desrosa. della excelsa gente Flavia, sì corno cl magno Constantino; et maritata

a quello soronìssimo Thomeo Ro do Bosnia. Qual vistase depopuìato lo suo Regno, minate

le Castrila, infinito numero de morti et presonati. el marito anche poi decapitato, da despe-

rata. per assecurarseoe la vita, con centomilia periculi alfin salvose in Roma: doue reputata

et cognosciuta da degnissima et serena, collo favore universale de' Cardinali, col caritativo

et amorevile sostegno de Pauoio in primo, et poi de Papa Sixto, non obstante ri suo mi-

serabile infortunio, per alguni anni da generosa et magnifica regina siistentose. Et standose

del corpo et della monto conquassata, sopra^untace la febre. con gran doglia de testa, do-

spcrataso de medicamenti salutari (scordatase do ogne altra }>er8ona), in modo recognuhe in

quel ultimo fino la nostra compagnia, che irrititice de perpetuo obligo et lionorato cori-

monie. astrecti simo anno per anno in Araceli far mentione do sua regia memoria, come de

serena et iltiistrissìma regina, et pregarvo ancora Dio per li disturbi dell'animo et del corpo

tollerati, de gaudio eterno m ne) suo selio coleste so degnassi compensarla.

Vien poi Carola, o Carlotta, di Lu.signano, morta in Roma il 16 di lu-

glio del 1487 (3), in etò di 50 anni (4). Erti figlia legittima dì Giovanni

ITI. di Lusignano, morto nei 1458. onde ereditò il regno di Cipro. Sposa-

ta.si prima a Giovanni infante di Portogallo, passò a seconde nozze col pro-

prio cugino Luigi, conte di Ginevra, secondogenito del Dura di Savoia e

di Anna di Cipro. Essa fu solennemente incorata a Leikosia (volgarmente

detta Nicosia) nel 1460, ma dopo fu cacciata dal suo fratello naturale Giaco-

fi) Muratori, Jttr. lutl. Serìpt. to. XXIll, col. 07.

Car. 20*. numerata R, reeio.

(3) « Die lAnae, 16 jalH, bora XIIII ,rei rìr«a, Romae io Borgo 8. Petri io domo auae aolitae

> reaWentiae. ca paraliiì. oWit II). D. Carola Cipri Regina, cojaa corpo* eadem die circa boram XXII.

» aaaociatum fu» per praclatos el famìUa* .SS. D. N. et RR. DD. Cardinalium. e* domo praedicta oaque

» ad l>a4Uicam 8. Patri, in qua non longc a cappella Sanctonnn Andrcae et Cregoriì in V'atieano acpul-

» lume traditum. Reqoieacat in pace anima ejoa. * ^Ihorium Johannii Burthardi, ad an. 1487, ap. Genna-

ralll, Oli $erittori « i monumenti aforia rtolr<nwi. Fir. 18.'S4. pag. 94).

< 4 ) Caferrì, 1. c., pag. 209, col. 2.

' c

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— xxxvjn —mo, aiutato dai Mamalucchi d’Egitto (1). Onde a lei, siccome a Caterina ricor-

data di sopra, ben può applicarsi il motto: On n*est traki qtie par les siens.

Ecco il brano che la riguarda (2):

Drila IH. Hegina de Cyprt M. Caruìa

Qu&l mai fecunda Icngua, qual tenace memoria, onero qual resoluto et ben suegliato igne-

gno non suiarrissi, roderso abstrecto, come bora me retrouo, pigliar sì alta impresa. Tolcrue de

si sereno et lacrimerole soggetto rascionare? et ancor che, come ad homo defectivo, el tacer

me aceonvenissi. tanto desidero spoliare U nostra Yonembile confratria de quello exoso et

detesUiudo titolo de ingrato, che io piglio ardirò di questo exemplare et miserabile arguuiento,

non volerre da imprudente et mal considerato abandonarmc. Si che non obstanto qu‘*^’"'‘'a

timoroso suspicare, narrar presumo de quella Serenissima memoria de Carula, della Casa

Lusignaua. Hegina già de Cypri, producta al nmndo da sì sereni et altissimi auctori, luranni

Lusignano. ancora esso re do Cypri, el Helena deTaleologhi, figliola oror nepote dello Im-

peratore de Constantinopoli, fra cristiani de quei tempo catt'^lico et potente: et maritata a

quel suo consobrino S. Luisri della celebre famiglia de Sabaudia. Kt mortoso lo patre, re-

statase regina per aafri pensamenti de vna oxcotsa tyrannia de quel Qlachos suo spurio fratello,

collo aiuto de infedeli, Nevose de quel regno paterno spollaia: et sforaaudoso con porograrre el

mundo per assai dirersi modi et con Tari] favori posserscl reacquistare, vedutasede tutti suoi

pensieri restar delusa. desporaUso couBm^uir fra cristiani prcsentaueo soccurso, determinose

terminare sua vita infelice sotto custodia et governo del sacro sancto et venerando manto

pastorale; et reddiittase colla sua magniSca famiglia con proposito fina! restarse in Roma,

per quanto sopra visse Sixto, et poi de lui Innoeentio. molto lionoratameiite non solo da di*

gaissimi prelati et cortiscioni assai extimala, ma da tutto el Collegio de' Cardinali et papa,

troTose da smnptuoso et magnifica soccurso subveniita; et al lino venendo a morto, non tanto

Tolte dalla nostra vencrabil Compagnia esser bonorata. ma de vestimenta et de soe coso regale

con qualche prezioso dimativo in modo recognubo lo nostro hospitalc. che per quanto quel

sacrato tempio do san Pietro in piede rcstarasc, per satisfare allo immenso obligo nostro mai

mancarase con eerimonie, messe, et devote altro oratioiie, pregarve iiiiel summo rodemptore,

che considerato el suo malvascio et sì longo infortunio, ot por tanto tempo in sì stranii acci-

denti con animo somm^so conquassata, piaeessoli por ricompensa do sì infiniti et miserabili

disturbi locar la anima sua non solo infra de martori beati, ma farla degna deirassidiio coii-

spccto della individua et tanto veneranda Trinità, acrib anch' essa de grata et eognoscente

intercedere meglio pi^sa lo siistcgno del nostro sì griito et sì pietoso Xenodocliio. tanto per

lo universo mundo^ celebrato.

È la terza Vannozza Catanca, di famiglia non ignobile ricettata in Roma,

ed ivi morta il 26 di novembre del 1518 (3), che die per illecito connubio

(1) iS'torM delta RepìMAÌca Venezima ttriUa da Andrea ìfat^^tra, jMtrizia veneto, do;;a(o di Fran-

Cffseo Fo»cari (*p. Muratori, Ré». Rat. Sfripl., to. XXfJI, col. 1118-1119).

(3) Archivio predeUo, Cod. n.* 15, car. 39*, nam<>ratA 6, v«r«o.

(3) 11 sig. Forcella (/«ericimi deìU chine ed «Uri edipei di Roma, un voi. 18D9, pa^. 815) ri-

porta la lapide mortuaria di Vanuozza, da luì tratta io luce da un codice anonimo, tra le lapidi di S. Ma-ria del Popolo. Bessa A la aegueote.

D. O. MVANOTIAE OATIIANAK CAKSARB VALENTIAB IOAKE GÀBUElAFRElH) 8UYLATI1 KT LVCBKTJAE FERJtARlAE BUCIB'FILIIS NOlULPROHITATE INSIGNI RELIGIONE EXIMIA PARI ET AETATE ETPKUI>KNT1A OTTIME DE XENODOCHIO LATKRANKN MEKITABHIERONYMVS PICV8 FlDBlCOMMItìS PROCVR. EX TESTO PUS.VIX. AN. LXXVl M. IIII. 1). XIIL OBIIT ANNO. M. D. XYIII. XXVI. NO.

Girolamo Pieìu, di coepima famiglia del rione Gampitclli, trovasi menzionato in una polita nuziale dei

13 febbraio 1503, esistente neirArckivìo Raapoli (Ami. T, prot. 658, n.” 119) che a tìtolo di curioaiU pia-

eemi di <]ni riferire, come relativa aU'ai4;omento sul quale versa il presente volume:

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XXXIX —Rodrigo Borgia (poi Alessandro VI) pareoclii figliuoli, fra i quali la cele-

bre Lucrezia^ c Cesare di non mono triste celebrità^ e<ì assassino <lel pro-

prio fmtello, T>uca di Candia. Dimorava la Vannozza in Roma Tanno 1483

(quando Lucrezia era in età di 3 anni) in una casa in piazza di Branca. Ebbe

a primo marito Giorgio o Jorno del nobile Gabriele della Croce dì Milano,

che fin dal 1480 avea ricevuto da Rodrigo, allora Cardinale, T ufficio di

scrittore delle lettere Apostoliche. Mortole que.sto,

ai sposò in seconde

nozze a Carlo Canale, nobile di Mantova, che fm il 1400 c il 1493 fu scrit-

tore della Sacra Penitenzieria, e nel 1498 Soldano della Curia o Carcere di

Tor di Nona (1). E di casa Iwisti, riportando il brano che a lei sì riferisce (2):

De M. Vannozza de Cuna Catanea

Nè meno dovemo siucntieare della amorerilc demostratioae ne fece a quella sacratissima

imagine del nostro Saluatoru sancta sanctorum la mafnifica et molto honorata donna Ma-

donna Vannozza do Casa Catanea, matre felice deilì iUiistrissimì S. Signor Duca de Candia.

Signor Duca Valentino, del Sig. Principe de Squillace, et de Madonna bucrctia Ihichcssa de

Ferrara. Volendola ornare de cose temporale, lassoce assai direrse gioie et non poco precinse,

aggiungendoce poi tal subTonimonto, rhella ompagnia procurando liberarse de tale obligo

aigniù anni da poi per mezanita et opera delli nobili homini misscr Mariano Castellano, et

del mio si caro misser Kafalle Casale, poco innanti Guardiani, so ò conTonuta con quello

excelieuto et celebre argentiero nominato Caradosso, darle doi milia ducati, acciò che collo

oxcellente suo artiAcio se satisfeeessì al desiderio de quella magniAca et honorata donna. Et

appresso allo ornato recercassi et poi el modo similmente de oxequirlo. lassoce tal posses-

sione de havemo ducati Quattrocento de aiiniiarìa et continua pesonc. per sustegno et nutri-

mento de quel numero meschino de poveri et infermi. Sì che considerandose el pientissimo

et devoto animo suo col sì benigno et amorevile soccurso de tanti ahisognosi, per usameli

> Al nome de Dìo it di 1.3 de fehrsro l.’iOR. Sie nota et manifesto ad quale peraona uedera onero

> legera la presento polisa eeme in qnesto di dicto ad boaoro et Uadc del nostro Stgoiore Jeaneristo et

» della gloriosa ve^ne Maria s erìató novo parentato intra lo Nobile Homo Jirom'me <it Piàti tt loderteo

» nntlteo. Cioè rhe lo diete lotlovìco matheo da per moglie JuJìa saa ocpote figlia che fo della bona me-

» moria de Domenico tnaikto ad lo descreto jotiino Lodonico figlio del dieto Jeropimo con dote et nome

> de dote Mille Hvfrtii dt ear" tlìttt ptr Wuntfe, et miKj jforini tui loUi. xìv\j. p»r fiorilo </t aee(*meia et lo

> Batilt *t h h«<haU d* ardente eonie so usa fra li gentili housinì in Roma Bt che U Btyniora che harera

» la dieta Jnlift siano de epsa Julia et desponere ad sua rolonti. La dieta dote se deh» pagare, et lo

» bacile et lo hochale sc^radicti ad lo tempo della mbarrolionf, la quale se dchia fare ad rolonU de l'una

> parte et deiraltm. Et le robe che porterà nella Cosso la dieta Julia non aelli debia mectere ad conto

> de acconcio. Et nanai che se faccia la suharratione lo dicto lodorieo babia ad fare de bavero la désp«n$a

» de ore .S. per U sopradicti. Ad caateia delle cose sopradicte io ptVtrMitteaio motàco per eommandamento

» de lodorieo mio pstre hagto «cripta et sottoscripta la presente de mia propria mano, et aottoscripta de

» mano del diete Jer<mimo de pichi et de lodovieo matheo la dieta scripta la hahia ad tenero Jitttmio

> Cyroiine amico commune et metano del «lieto parentato. Io m^riàce us. lo ìodovtce maBtf*

» accetto quanto de sopra se eonteoe et per questo me so softoscripto de mia propria mano anno mese

> st di sopradicti. Io JeroHtme dt fichi saetto quanto da sopra se contane et per questo me so sottosrripto

> de mia propria mano anno, meso et di sopradicti. »

(1) òaggió di oQxro ^cntaloyieo « di mrmorU «w Ut famiglia Borgia, ecc. di Luigi yapoltoue es*.

CùtadtlUt Torino, 1872, peg. Kwlfi. Su questo pregevole lavoro del Car. Cittadella ò da leggero un dotte

ed imparziale articolo inserito a pag. 718-732 «Iella Civtf/à (Serie nil, voi. IX- qnad. M6) dei

15 marzo 187.3, or'Ì correttamente riportata riscritione fnnehre della Vannozza. riprodotta anche dal Rea-

Bont {OttchìchU der Stadi Ram. voi. Ili, par. TT, pag. 838). 11 eh. Signor Rarone di Remnont ha anche

reso conto di questo lavoro ncirArrAivio storico italiano (to. XVII, 1873, pag. 310-333. 5094>J 1), ove prima

ne aveva nnclie parlato, benché piò brevemente, il eh. Sig Cesare Cantù (té. XVI, 1872, pag. 48(M81).

(2) Archivio suddetto, cod. n.* 1.5, car. 8 vcrio. e ripetuta a ear. 1!M verso.

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— XL —qiwlc'.lie gmUtudine, despusese la nostra vonerabìle compagnia per parere rnii-ersale de nonsolo honorarne quello esequie do sumptuosa et honorata pom|ta, ma el cadavere anche insi-

gnirlo do superbo et magnifico sepulchro, et poi decretarvo per piiblico consenso in quel me-desmo iorno tassi sopellita, farce al popolo, dove sotterrose, lo anniversario de messe de

cerimonie, de confiuentia de hoinini, con molto torce et candele assai devotamente relebrato;

sì per comeudarce a Dio la salute dell’ anima sua, et anche desiderando mostrare al inundo

por noi fugirso quel si exoso et detestando titolo fio ingrato.

H eh. Sig. Barone Pietro Ercole Visconti, parlando di Marco Antonio

Altieri, riferisce un brano del suo testamento (1), nel quale questi esprime il

desiderio, che solennemente sia celebrato ogni anno in rampidoglio il natale

di Roma e che ivi da un consesso di letterati fosse seelto alcuno più degno

per età, dottrina, costumi o lodevoli azioni, il quale pubblicamente recitasse

alcune orazione, che in succinto contenesse l' ustoria di Roma fin dalla

sua fondazione. E il ritiovare appunto che una tale orazione nelle medesime

circostanze fu recitata il 21 di aprile del 1521 (2), lo rende inchinevole a cre-

dere che l'anonimo autore di essa potesse ritenersi Marco Antonio Altieri.

So non che e.ontro tale opinione stanno le parole colle quali l’oratore ram-

menta, come dodici anni innanzi egli fosse tuttavia adolescente (3). Ura ciò

non può riferirsi certamente all’ Altieri il quale, come vedemmo di sopra, nacque

nel 1450.

Nell’offerirc ai cultori delle patrie memorie questo tenue shniio intorno

ad un personaggio finora non abbastanza conosciuto, c che pure ebbe tanta

parte in un glorioso avvenimento della storia mediocvale di Roma, fu mio

intendimento di mostrare quanto ancora sia da mietere nel vasto e difficile

campo delia Storia patria. Onde porto ferma fiducia, che (|uesta possa gran-

demente giovarsi di parziali lavori, intesi ad illustrare un riairctto periodo

storico, facendo servire i documenti alla illustrazione d’una famiglia, d’un

personaggio o d’im monumento. Dai lavori di questo genere molti si ritrag-

gono, sia perchè atterriti dal còmpito faticoso, aia perchè manca loro la lena

e la fiducia nelle proprie forze morali. Certamente non tutti potranno riu.se,ire

(1) L c. pag. 54J.5B,

(2) Kciu fu <3ftta in luce oel 1735 da Kodolftno Venati, che Is trasse da un maoMcritto, in un lì*

bratto assai raro io di 32 pag. non ntunerate e'lOU numerate. Debbo alla cortesia del prelotlsto sig.

Barone la eomonicazione di qaeeto libretto, il cui titolo ò il segfuenteie ORATIO|Totam fere Komanam

> Historiam «mplectcns|H<Aita Somae m ^dibut CapilvUnU XI hil. Maii il D XXL

[AB AXOKYMO

> ACCTOKKIINo, qua dedicata foit Marmorea

)LEONIS X- Pont. Max.

|Statua.

|/fvnc primum in ìuerm

ae A’olis t7fw<rjf«1 A j

RODULPJIINO VENUTI|CORTONBNSI

|A PCffif

|AMPLISSIMO

» aUlDINALIIALEXzVNDRO

1ALBANI

1DICA TA.

|RoMzE, Typis Ilieronymi Mainardi 1735

|Supe-

» riontm Penatsiv». La oracione va da pag. 1 a 168. Le pagine 17^190 contengono un coraponimento in

caanietri latini intitolato < C. SILVANI GERMANICI(In StatNom

|LEONIS DECIMI

|PONT. OPT.

» .VAXISYLVA », o stampato gii nel 1524 in Roma in ««fibus Lvdoviei Vietniini <( Lantitii Pertutint,

insieme al Panegirico di Clemente VII, ma di rariti somma.

(3) « zVKNTS ab hinc duodecitn, Quìritee, Natali urbis me ladia Palilibns ad Christianum morem> revocatis, memini me adolescentem dìcere », ecc. ( Ortìtia ioum fcrt R«manam IlUtùriam cwnplecttn* eoe.

W- !)•

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— xu —eccellenti e rendere segnalati servigi; ma se più che alla grandezza della

propri)? riputazione letteraria vorrà ciascuno avere riguardo all' onore degli

studi storici ed inspirarsi airamore della patria, quali che siano i risulta-

menti de'suoi studi, avrà sempre diritto alla riconoscenza de’suoi concittadini,

per le sostenute fatiche e per la nobiltà dello scopo. Finche non si accresca

la schiera di quei valorosi, che a<l esempio del Cancellieri, del Fea e d’al-

tri molti, pazientemente autlarono rovistando gli archivi e le biblioteche; a

togliere o almeno diradare il velo che ricuoprc gran parte dei fatti onde-

s’infonna la storia civile di Roma; tinche ad esempio delle altre principali

città d’Italia anche qui non sin istituita con mezzi ed autorità convenienti

una società di Storia patria; finclià i pregiuilizi e le ire di parte na.Hcondano

ai dotti gl’immensi tc.sori deH’archivio Vaticano, non sarà possibile a forza

ed ingegno d'uomo di raimoilare siffattamente le sparse fila della storia di

Roma, da tcsscrni) un quadro generale, che non offra in molte c rilevanti

parti deplorevoli lacune.

Da Pio II a Clemente Vili, pel corso di circa un secolo e mezzo, più

spiccatamente che in altre ejmche del pontificato, si compenilia nella storia

di Roma quella del monilo. Singolare ventura di questa insigne metropoli,

che le sue sorti, prospere o avverse, commuovano tutti i popoli della terra!

Qui Rivolsero ognora le menti c fecero capo i propugnatori delle idee le più

disparate, come a supremo scopo di finale trionfo; nù crederono compiuta

l’ai'dtia missione, finché Roma non divenne teatro delle imprese loro. Delle

quali tanto furono durevoli gli effetti, quanto buoni gl’intendimenti. L’antica

repubblica colle virtù e col valore stordisce il mondo, lo com|uista e ])erdiira

ben cinque secoli, finché i Cesari, con accorgimento più volte imitato dap-

poi, ne afferrano e pei'souificano il prestigio e il potere. Ma umile sorge loro

di fronte,e gitta presto potenti radici il cristiane.simo

,che per la santità

de’suoi principi rigenera i popoli, e coadiuvalo dalle irruzioni barbariche,

di cui non é complice, sfascia in Roma il colosso imperiale, già esautorato

dalla corruzione e dal dispotismo. Seguitano le tenebre della barbarie;e il

cristianesimo, fidente nella santa sua causa, sfida i tiranni, gli atterrisce, e ne

sfronda i sanguinosi allori. Quella fede pura c potente prepara già l’aurora

del rinascimento, e le genti si sammettono volenterose a chi dà loro pegno

di giustizia e di pace. Ma nei fieri petti umani s’ingenera l’ambizione del

potere, si dirada il novero dei .santi nella cronologia de’ pontefici,e questi

involti negli avvenimenti mondani, ne .subiscono le non sempre liete vicende,

a scapito, dell’autorità e del prestigio loro, e della religione che rappresentano.

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XLII —Propugatiuii riiitvllrttualc coltura, ribolle nei petti italiani il sciitiincnto ilei

clatMÌcismo, e in seno alla stessa curia romana,immemore della semplicità

e rigidezza dei precetti di Cristo, si sparge la profana, quantunque magni-

fica, rilasciatczza dei costumi. Onde la reazione, che salutare da principio,

non conobbe più freno sicura appena del fatto suo. Lunga e dura lezione

pei popoli, che da ultimo .scotendo l’antiquato giogo, vogliono riunirsi a na-

zioni e reggersi a libertà, c rovesciano dal soglio chi non crede al progresso,

come respingono col disprezzo gl’inani sforzi di chi pretende imporsi alle mol-

titudini, segnando le proprie geste con rapine ed incendi. Quivi il popolo è felice

dove impera la legge, ed è perfetta innanzi ad essa l’ eguaglianza dei cit-

tadini. Quivi sarà duratura la sua lilrertà, dove ne affermi il conseguimento

con aagrificl di sangue e splendore di virtù. Chi non abbia impresse nel-

l’animo c nella mento queste verità generali, rinunci airutticio di storico; chè

in più umile agone ben, potrà anch’egli recar giovamento alla patria.

A corredo della presente pubblicazione parmi opportuno il riferire in ap-

pcnilice alle presenti notizie, traendola daH’cdizione fatta circa l’anno 1471

degli Statuti di Roma (1), quella parte di easi statuti che riguarda gli or-

dinamenti per le nozze e pei funerali.

ENRICO NARDUCCI

(I) Un Mcmplnrc di querti stntutt èpo«s«luto dalla Otuanat^nao e controM^aato H. Ili- 15

RÌport«rÒ qoi apprrMO la deacritione di qomto eRAinplorc fecondo che U di il P. Iacopo M»sno d<>llt>rd. dai

Prédieaiorì, profetto delta Bìhìiotecn uloana dal 17IM al 184*>. Egli con rara diligenza compili on Catalogo

in tro groBfri rotami in foglio rimasti inediti, dello edizioni del oceolo KV{poMcdut« da quoota Biblìotoon.

A rar. 47 r«rlo del primo di tali volumi si logge:

» M(’t?CCLXX!< —> (Urbis Statuta). Infoi. H- 111- 16.

c Tjpis Udalrici Ilan. sme anni noto.

•t S'int hnec antiqua almoo Urbis statata, ju»«u Pauli II. in inolius rofomat», st nororam accesaions

» locupletata, ut in exordio ipaius praemisso, legitur: Caret hoc volamen omnÌ suhacrìptionc; sed nullnm

> est dubiam. qain Romoe ox officina Uldalrioi Ifan prodierìt; est enim eo>!em omnioo Romano fharactore

» ex quo est Livins sb codem typognpho improMos, et ouperiori anno rclatus. Hoc satem anno, ve} proe-

» cedenti in lucem cmJssum foit; s«d tamen hoc anno vcrosimilias existimat Aodiffredus in Cat. Edit.

s Rom. >Saec. XV. pog. 45.

» Pnecedit index folioram septem, qui oxhibet rubrìcoo. sìuc titulos libri primi, tertiì. et quarti

» (eoi tamen irvBcrìptio; Incipit ìAer <pàart*a, haud praeponitur) Rubricoe vero seeuniii libri habentur io

» principio ejosdem: oieut et rubrìcso tertiì libri in ejue principio repetontur, sed numero majeres. Omnes» titulì sant eodem minori charoctcrc, quo est ipsum opus. Sola haec rorba; Omnta ttas ti anmi, quac pii-

> mam lincara Exordii constituont, eharactere majusculo cxcusa snnt Ad caleem poginac post B'illam

> Pauli II. eontra <um«nto« vindìctam. datam anno 14tìd. X- Kalen. Oct<ri>rU, qnoc ocrorrit eira flnem vo-

» voluminis, legiUcr. >

< sù Haecnntiir ordìnationcs nuptiarum dotium funeralium et aliorum in eie eontcntorura.

» Deinde habetur pagina vacami, et sequenti folio recto innpiunt bae ordinationee Italica liagiu

» oxaratae, quoe septem ocoa{tont folio, altimo verso oxcepto quiboa volomen completar »

Il P. GIo. Battista Audiffredi {Catalogua kì$torieo-*ritie%s RomnnarHm fdUionum $aeeuU XV Ro-fmu 178S, pog. 70). ne cita dne altri oacmplari, uno dei quoti cotne esistente neU'Archtvio .Capitolino e

l’altro preMo Monaig. Onorato Cootoni. »

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APPENDICE

(o)llDINATIONI Statuti et Re/ormationi facti sopra le dote locali onero ac^

conci ì^occe Rechiese et exequii^ facle per li infrascripti Tredeei Citadini deputati

per lo consiglio generale adfare tutte le infrascripte ordinatione conaitere poi el

consento della sanctita, J). A*. &

Baptista de An-hlonìbiLs do Ko^ioue Montiniit

Alto de Ni^is de Regione Triiiii

Siephano de lannetlo do Regione Columne

Ludovico de' cechini do Regiuuc Campimartis

Ronco pano de Regione Pontìs

Miiier Ioanne de Bocoabelll de Regione Parionis

Dominico concio de Ragiono Arenuie

Miser Marcello de Rustici de Regione Santi Eustachy

Luca delli Rosei de Regione Pinee

Angelo potro inatbeo do Albertoni de Regione Campitelli

Mastro Tomasso delli uoteri do Regione santi Àngoli.

Luca perleone de Regione Ri|^

Euangdista de boudìi de Regione Transtìberim

(l)N primo Statuimo et ordinamo che Xìuna persona tanto Maschio quanto femina dequa-

lunqua stato|grado

|Oonditione

|o

|preheminentia sia Romani

|o

|forostiri in Roma habi-

tanti Ardiseba no presuma Ooostituire prometorc o aero pagare tanto in denari contanti quanto

in argento oro|o ) gioye et possessioni alcuna dote per sua figliola. Sorella. Nepotc Cia Maire

I0

Ialtra donna che passi et oxceda lo numero de fiorini Octocento enrrenti ad Ragiono de

soldi quarantasopte prouisini del Senato per fiorino Alla pena do ducati diiccnto doro ad chi

eontrafacessi. da tollere et applicare La torca parte al Senatore|o

|altro officiale che ne

fara la execuciono et lo resto alla cammera de Roma et lo accnsatore sìa tenuto secreto Nefare alcuno palaferno alla dieta pena da applicare corno

|e. dicio do sopra.

Et similmente per locali et aconcio de esse donno et ornamenti non si possa dare piu

che la eutuma de fiorini simili Secento da oxpendere lì dicti fiorini soconto in dosso alla

dieta donna secondo se narrara de sotto alla pena sopradicta da tollore ot applicare corno

1 eIdicio de sopra.

Item che Niuno ardisca ne presuma donare ne fare donare allo sposo oe socero. ne sucera

ne ad altra coniimcta persona, altempo et acto della subarratione nante ce poi alcuno naso

de argento cioè Boccale. Barile. Coppe|o

|altro dono Unto da argento quanto doro, denari,

gioye. uelluti. panni ne niunaltracosa Alla pena deducati Cinquanta da tollero et applicare

corno(e

Idiete de sopra.

— XLIV —Siiuiiuìentd niuno Patro. Matro

|o | altro parente ardisca ne presuma douarc ne fare

donare alla sposa alcuno anello Cintura Corega. Cinto|o

\altro dono. Excepto. lì anelli che

li duna lo marito alla pena deducati dieci da tollero et applicare conio| e

|dicto de sopra.

SUtuimu et ordinamo che allo dicto spose sia lìcito portare la Corona secundo se cu*

stumato fine admo Cioè dallo di che sera subarrata per tucto lo tempo che sera consumato

la (iiicj matrimonio et durante le gracio. La quale corona non possa ualero piu che ducati

quaranta. Alla pena deducati Yinticinque da tollero et applicare corno, dicto de sopra.

Anchora non sia licito ad ninna persona sposa| o |

altra 'donna| o

|maritata

|o

|non

maritata portare alcuno gioyello. Collana. Araramatura. Ccrcelii. o nero qualunqualtra ^uo-ratura fossi de perle

)oro

|o

|uem argento proto precioso

|o

]gemme

|o

|nero qualunqualtra

generationo de ornamenti oltra ad quelle perle che seportaranno in <;apo et in pecto per

fresatura secondo se narrara desotto Alla pena de'Cinqnanta ducati da applicare come dicto

de sopra.

Niuna donua prima che uada ad Marito ne da poi che sera andata admarito Ardisca ne

presuma portare piu ch^siVtre anelli. Cioè uno Sigillo collaquale so debia errare de peso de

ducati sei et non piu in lo quale non sia gemma ne perla alcuna. lialtre doi siano halascio

caphiro | o |altra gemma secundo aloro piacere et che tucte tre non uagliano piu che ducati

Cento alla pena deducati Cinquanta da tollera et applicare conio dicto de sopra et lo ("sicj suh-

arraiione se faccia collo Sigillo secundo so pratica. Ma per cottidiano uso li sia licito portare

uno ancllecto da doi|o

|tre ducati al piu. et uolendo portare uno anello

|o |

uoro dot|o

|

aero tre in tucto quello che porta in doto non uaglia piìLcho ducati Cento

Sia licito portare in capo et in poeto Cioè { tra lo Macagnano et fre.satura«et appenaglia

tanto perle che uagliano in tucto ducati Contoquìnquaginta aucti per S. d. n. si dos fuerìt

Xoningentorum et localia Settingentorum et qno ad iam dotatas licct habuissent Mille in

dotem Cinquanta etvnon piu. Alla pena de ducati Cento doro da tollero et applicare corno

Ic I dicto de sopra.

.\nchora sia licito allo spose dal di che sonno arrate portare se uogliono la Rote inpor-

lata et la pennaglia cioè per quello die della subarrationc et quello die che «tanno ad marito

et quando uanno in gracie et non piu alla dieta i>ena.

Statuimo et ordinamo che nulla donna possa hauere per suo uso piu che una uoste de

Velluto CioòGioppa.|o

|mantiilina

|o

(gemma o

|uero daltra seta et ad questa resti con-

tenta. liS quale ueste^rV^sia senca alcnnaltro omaniento excopto che nel pecto la fresatura.

La quale uestc de Velluto alla piana|o

|nero figurato do qnalunrba colore si noie, non

uaglia ne costi piu che ducati Lxxx. sensa la fresatura, alla pena predicta da tollero et ap-

plicare corno} e

Idicto do sopra.

Sia licito Inciasche (sic) uesto portare anpocho do fetuccia doro in lo collaro et in le ma-

niche secondo se costumato per lopassato.

Sia licito allo diete Citello de poi la suhmratione ^lortare una mantellina de panno do

grana adato et leale della mantellina possano essere foderato do cannato Tafera{o

|dama-

schino non cremoBÌno sensa alcunaltro ornamento excepto lo portilo 'de orminio(o

jdaltra

pelle excepto geboilino incorno et Io collare colla fetneia doro et non uaglia ne costi piu

che ducati Trenta con la federa contrafodera ot altro spese.

Statuimo et ordinamo che ninna donna naute no da poi la subarrationo et de poi che

andata ad marito Ardisca no presuma portare aste in broceate arrachamatura ne iu dos.so ne

in capoi0 altro drappo in broccato doro

)o

|uero dargenlo Alla pena de ducati Cinquanta da

tollero et apjdìcare come dicto de sopra|Ne niuna uesto imbroccata doro

|o

|dargento ne

quandose arrano ne quando admarito uanno|Alla pena predicla da applicare come dicto

de sopra.

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XLV —Sia licito patere porUn; Aete

|o

|Maniche de Velluto

|o

|lioro daltra seta cioè dama'

echino et eentani secca alcunaltro ornameot-j de perle|o

tgemme procione Ma solamente

collo magliette piccole|o boloncini dargontu indorato et la fetuccia doro Alla pena predìcta.

Statuimo et ordinamo che non sia licito ne possa donna alcuna usare no portare perla

in cento ne altra petra preciosa et ne alcuno scaialo do piu peso che de doi libre et mesa.

C 3mpula|o lo cento lo<{ual cento non possa ualere piu che ducati tre alla pena deducati

Cinquanta da tollero et applica come dicto de sopra| o

|uero la coregia al piu ducati

Vinti con lo Cento, et lo Cento uon passi più che ducati Sei usque ad. x. alla penapredirla.

Et por lo uso quotidiano possa portare lina coriocra de ualuta coliocento de ducati qiiat-

.

tro alia pena de ducati dicci da applicare ut supra.

Che nen sia licito de poascrc portare coralli grossi che passi la ualuta deissi ducati

Vinti in una corda, cioè li coralli grossi li più belli et laltra corda comuna la quale nonuagiia più che ducati Cinque doro fin in sccte nella quale sia licito portare li crocotti dar-

geuto indorati|o

|uero conochelle do ualorc do ducati doi. alla pena de ducati Cinquanta

da tollero et applicare come dicto de sopra.

Statuirao et ordinamo che ninna Citella nante che sia maritata et subarrata non possane

debia portare ne in orechie ue in alcun altro loco perle petre preciose no gioye ne araca-

matum alcuna alla pena do ducati Vinticinque da tollero et applicare come dicto do sopra.

Et similmente Citelli Maschi non possano portare alcuna quantità de perle et prete

preciose alla pena predicta da applicare come dicto de sopra et similmente arracamature

cum perle et gioye.

Et ninna citella nante che sia maritata non possa portare alcona goncratione de ueUluto

i 0 Ise ne imbrocato doro ne argento ne in capo ne in altro loco excepto uno paro de

maniche de uelluto | o )de seta sempre scora altro ornamento si non de fetuccia doro et

magiiecte alla pena predicta Excepto una capparellade seta cioè uelluto Damaschino Setani

et panno senca alcuno ornamento de perle Aracamaturo|o

|giee (sic) cum uno profilo de

pelle I 0 Iuero de fetuccia doro alla pena predicta.

Et auchora statuimo. che iierunu Notarn artifici|o

|Rifici mesani Sensali arracamatori

et imperlatrice et altri eonlractanti ardischa no presuma fare altramente che ordinato de

sopra all'* simile pene da applicare ut supra.

Itom statuimo ed ordinamo ancora che alla estimatiuue delio diete robho et gioye siano

estimatori li nobili bomioi Iiiliano delli Cesarini et Seìpio de Macedoiiii1o

|altri che per li

tempi saranno ordinati Eligendi per dominus conseruatores qui iudicent medio iuraihento cum

dìscretìoDO ut panius excessms non fraudiilentus non iuduceret penam.

Item statuiìno et ordinamo che nulla femina meretrice pubblica o priuata certa nata in

RomaI 0 |

forastiera|o j in Roma habilante possa ne debia usare portamenti Romani cioè

lensoli. panni listati, machagnani et ueslo al modo Romano. Ma siano tenuto et debiano i>or-

tare loro robbe iiestimenti. Mantelli et portamenti, alla ]>ena de perditione de diciì lensoli

panni listati et ornamenti al mmio Rumano. Alla pena de ducati, xxv. da applicare corno

de supra.

Similmente non sia licito ad ninna persona tanto maritata quanto non maritata parlando

habito loncolo et panni listati alla Romana andare ad tauerna con dicti habiti et portanienti.

alla pena de perditione de dicti iencoli et attriuestimenti et ornamenti che portasse et altra

de ducati x. da applicare ut supra Kxceptìs indulgenciis distantibus longc ab habitatione urbis.

C

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—• XLVI

Visuni est S. D. N. ut siqua mulier esset sola in boreditato ut possit dare in dotem

quod sibi placet ex suo proprio patrimonio alias in ornamentis non excedendo.

Et similiter si forcosis uollet dare ciui Romano quamcumque dotoin possit similiter sor-*

nando statata in omaiuentis.

Sopra le nocce et spese superflue

Et aciocho le speso se moderino et resechinse per utilità de!U citadini Romani de li-

beramo con descrctiono assettarli donde per questo,

Statuimo et ordìnamo che da bora in nanti non sia licito adniuna persona tanto homo

qoanto femina do qualunqna stato, grado, o|nero conditione sia che faccia nocce tanto dalla

parte dello sposo quanto da parte do la sposa. Ardischa ne presuma donare no faro donare

Mosthacioli ne sciambello alli citelli{o |

citile CsieJ alla pena de ducati x. da tollero et

applicare come dicto de sopra Et similmente non si possano dare mostbaciuli ad mammoli

che portano segni usati mandare nel sabbato o lunedi. •

Anchora statuimo che lo patro. matre. Ciò|o

|altro parente cioè fratelli sorelle

|o

|

altro coniuncte persone de la sposa non possa ne debia uolendo fare pranso allo sposo da

po la subarratione inuitare no dare ad magnare da pranso|o |

cena non lo sposo cum uno

eonpagno|o

|parente et non piu et similmente dal canto suo alla pena predicta da appli-

care corno dicto de sopra.

Volerne anchora che niuna persona come dicto de sopra ardischa ne presuma andare ad

magnare col sposo|o

|sposa

|o

Iloro parenti eommo sonno patri fratelli et persone coniuncte

tanto ad pranso quanto ad cena che possa portare parte che uaglia piu che bolognini Vinti

alla pena predicta da tollere et applicare come dicto de sopra.

Similmente ordinarne che in le recbiese tanto da la parte da la s]>osa quanto da la parte

del sposo non possano ne debiano luna parte et Ultra possere menare oltre lo numero de

homini quaranta prò parte et altro tante donne alla pena de ducati Vinticinque da tollere

et applicare come dicto de sopra Et lo lunedi octo fra homini et fomene Et non se possano

mandare ad case loro scattole do pignolati|o

1altre confectiono ne al tempo de la subarra*

tione ne altri tempi Alla pena predicta.

Anchora Volcmo et Statuimo che coloro cho faranno nocce|o I

nero grado, in Io pranso

che faranno non possano no debano fare se non alesso|o

|uero arosto solo de pulii por

piatello et non piu et siano quattro homini por piatello ne niunaltro intramesso che sotto-

sto soloI0 1

ucro Marcapane|o

|solo in loco de sottesto altra confectione Ma solamente

allo alesso|o

|uero arrosto stiano contenti alla pena predicta da tollero et applicare come

dicto de sopra.

Et anchora ordìnamo et statuimo che in le prime grado che sohanno a fare alla sposa

et sposo non sia licito allo patre della s[>o$a. matre fratelli di | o |altri parenti et parente

possere per le prime gracie imiitaro altro che lo sposo con quattro compagni et parenti et

altre tanti da la parte della sposa et non piu alla pena predicta da tollere et applicare

corno dicto de sopra, et la sposa debia andare ad pede con octo compagni allo piu alla pena

predicta.

Niuna persona come dicto de sopra Ardischa ne presuma do mandare Capoconcio ^io1 e

|

pulii ne altri ucelli ne carne cotta|o

|cruda ne uerunaltra cosa ad casa del patre matre

fratelliI 0

Ialtri parenti alla pena deducati X. da applicare ut sopra.

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— XLVII —Et por che so fanno anchora lo transgressioni in le miistacioli che nanne alla chiesia et

alcima unita nc uengano Beandoli per obniare issi. Statnimo et decliiaramo che ninna persona

come dicto do sopra ardischa ne pre.snma fare piu mustacioli. .Ma solamcnto doi panni grandi

biancìii indorato uno et laltro argentato che noie|o

|simplici che non eccedano el bacilo de

lauare mano simplici et non piA seusa spoeta et sucharo alla pena predicta da tollero et ap>

plicare come dicto de sopra.

Et acioche in li confocti non si faccia desordeno et speso supcrchie piu ebe quello che

fa bisogno. Ordinamu et Statuirne che niuna persona de qualuuqua stato et conditione come

hauemo dicb> de sopra Ardischa nc presuma facendo subarratione iioi^ et gracie ebo debiano

ne possano dare et donare tanto in lo prauso quanto in ie eoilatioue et richiese che se fanno

pignolati pesino et siano magioro che dieci per libra et uno pignolato persona et non piu

alia pena de ducati X. da tuilere et applicare come dicto de sopra

Similmente ninno speciale|o 1

altra persona possa ne debta fare lauorare| o |

far lauo-

rare dicti pignolati per t^lc uso do maior spesa che da x. per libra alla ]>CDa prodicta da

tollore et applicare come dicto de sopra.

Che in tutto lo noqce. Gracie Collatione. Kechiesie pransi et cene che se faranno non

se pos.sano ne debiano altre confectiono cho pignolati ordinati sccundo|o

|dicto do sopra

et similmente coliandri ciò c pitartime anisi et comuni confocti al modo usato et non altra

ragione de confocti. alla pena predicta da applicare come dicto do sopra. Ma li sia licito

possor dare con diete cbnfoctioni ogne rasiune de fructi.

Et per cho in li segni che se mandano per li parenti et amici excedono in troppo grande

spesa. Statuirne et Ordinarne cho ninna persona Unto {carente coniuncto quanto lontano amico

meino 0 no pos.sano ne debiano nìandnro per segno alio sposo quanto alla sposa piu cho du-

cati quattro doro | o{uero laualuta dessi et non piu | o |

in oro|o |

argento|o

|uelluto

|o

|

panno et anchora quattro scattole de confati alla pena de ducati xx. da tollore et applicare

corno dicto do sopra.

Staluimo et Ordinamo che niuna persona patre fratello sio|o

|uoro altra coniuncia per>

sona tanto homo quanto donna quando la sposa se infanta tanto in la prima horede quanto

in la secunda et similmente discurroDdo in sino al ultima non li ]K)$sa mandare per segno

alcuno dono de oro gioya. perle anelli, gioyello. denari, uestito. do seta|o

|do panno no

altri doni ne alennaltra cosa cho passi la uainta de ducati quattro al piu|o

|uero cosa da

magnare che non exceda la ualuta de dieti quattro durati alla pena de durati, xxt. doro da tol-

ìere et applicare corno dicto do sopra.

Anebom Ordinamo cho quando io sposo iianno ad marito, ne lo secundo. torqojo

(quarto

di ne per nullo tempo ])08sa ne debia fare alcuno dono ad ninno parente del marito ma-

schioI 0 I

femmina che passi la summa de doi ducati excepto al socero gocera|o

|nero cognati

et altri coniuncti che non passi lo nnmoro do doi persone al piu alia itcna predicta da tollore

al marito et applicaro come dicto de sopra.

Similmente statuimo che lo marito socero socera|o |

altra coniuncta persona non possa

donare ne far donare ad alcuna persona alcuno paro do pianelli calce|o

|altri cal^mcnti

excepto alla sposa le calco et lo pianelle al modo usato et uno iiaro de pianelleIo

|uero

suncrato| c |

calcari alla balia de la sposa1o

|nero camorienga Alla pena de ducati x. da

tollere et applicare come dicto de supra.

Yolemo anchora che niuna donna ardischa ne presuma portare ne far portare alcuno ue-

stimento tanto de seta quanto de panno, tanto mantellina quanto gonna che sia piu longa

che la sua persona con le pianelle et po.ssi strasinare al piu uno sommesso. Alla pena de du-

cati X. da applicare ut sopra.

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— xLvin

Kt ad simile pone uolemo stiano et siano obbligati ii sarti saririce et altri mastri et

mastro che tagliassero ot cusissero tali uestimenti da tollere et applicare come dieto de sopra.

Delle Ecceqitie et Funerali de motti

Oonciosia necessario per le spese superflue che continuamente se fanno in danno et do-

struxione de pupilli et uiduc reformaro li cxoquii per utilità de lacitade de Roma et ciUdini

de essa Statuiino et Ordinamo che ogne citadino Romano de qiialunqua conditione sia tanto

homo quanto donna in Roma habiUntc dehia et stia subiecto alla infrascripta lego ciò. e.

Che qualunque citadino1o

|donna tanto nobile quanto popuIaU antiqua non possa ne

debia de po la sua morto li suoi figlioli|o altri parenti UnU> bomini qnanto donne coniun-

ctiI0

Ihcredi che remaiiessero dessi iiestiro piu che un figliolo

|o

)nepote

|o

{altra persona

piu propinque|o

|figliolo

|o | altri et uno famegllu Alla pena de ducati Cento doro da ap-

plicare per Io torco alla camora de Roma lo ter^o allo accusatore et lo ter^o al Senatore{o

\

ad altro officiale die ne facesse executione.

Item similmente non possa reuestire se non una donna cioè la moglie1o

|uero sorella

se non hauosse moglie|o j

figliola|o

|altra cooiuncta persona de lomo et de la donuacioe

duna gonna sopraiecti et pillitìone secando lusan^a de Roma et non mantello con una fan-

tescha o|seniicialc Alla ]>ena predirla da tollere et applicare come diete de sopra/

Non possano li dirti corrociosi aflacciarso allecto de lo morto alla pena de ducati xxv.

da tollero et applicare come dicto de sopra.

Anchora che le diete donne non possano ne debiano r.ndare alla chiesia doue Io morto

I 0 I morta se sepoUisce por tucto quello di che se fa lo exequio Scapigliate Alia pena prò*

dieta da tollere et applicare come dicto de sopra.

Et che quelli li quali non sonno gcntilomini ne anchora eitadini non possano ne debiano

reuestire se non uno homo cioè lo fìgììolo|o

\altra persona più propinqua che li fosse alla

pena de ducati xxt. da tollere et applicare come dicto de sopra.

Similmente non possa reuestire se non una donna solamente, cioè moglie fo |figliola

fe

Isorella

| o|altra propinqua persona et non piu Alla pena predicta.

.4ch>jra Statuimo ot Ordinamo che ninno citadino gintiloino{o

|antiquo populato non

possa fare ne far fare per lo exequio de homo o|

de donna morta|o

|figlioli

|o

|fratelli

|o

|

altre persone ad chi apertenesse torcie piu che dit^t allo piu: le quale torcie non exceda Io

peso de libra quattro luna et non piu alla pena do ducati Cinquanta da tollere et applicare

come dicto de sopra.

Laitri mediocri cittadini non p^jssano fare piu che torcie sei de simile peso et li inferiori

torcie quattro de peso simile alla pena predieU da tollere et applicare corno dicto de sopra.

Anebura Volomo so morisse alcuno garsone de anni XlllI ingiù et similmente QÌtella che

non sia maritata io sino ad anni VII. non si li possa fare piu che quatto torcie se| e

|dolli

principali ot gintilomo|o

|populato et so

Ic

|de piu bassa conditione non piu che doi colla

conueniente Alla pena do ducati xxt. Da tollero et applicare come dicto de sopra.

Et si fussi de eia do anni tu. in giu non possa far piu che doi torcie da tre libra limo

essendo gintilomo|o

|antiquo popularo

|et se fossi de inferiori uon piu che doi fstooìutte de

doi libra alla pena predicta.

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— XLIX

Non possano ne debiano dicti gentiìomini|o

)antichi populari

|o

)donne posser fare

oitra le diete torcie piu che libra de cera xxx. non computandonsence la cera de la compa-

gnia et non piu Alla pena predicU da tollera et applicare come dicto de sopra.

Kt sa fossino altri citadini da piu bassa conditione non possa ne debia fare olirà le torcie

piu do librade cera xx. non computàndoce la compagnia in la quale lui stesso in uita|o

|uero

se mettesse in morte alla prcdicta pena de tollero et applicare come ditto do sopra.

Item uisum est uxortati in mulieres in exequiis aut debere ire cum mantclUs aut habitu

lugubri et utsum est exortati ut que possiint mantolliim adsumant quo non ut in habitu et

pannis lugubris et non nupctalibus accedant ad funus et prò caruro et ciuitatis modestia.

Statuimo et ordinamu che alti dicti exequli non pos.sano interuenire ne comparere altro

che una compagnia de Spidale|o

|confraternita de laici et non piu colli facoloni Alla {K^na

de ducati xxt per qualunqua compagnia ce andasse et altre tanto de colui che la inuitassc

I0 I uero la facesse ueuire da tollero et applicare ut supra.

Volemo sia pena simile alli Speciali|o

|altre persone che liaucssero

t o iiendessero le

diete torcie che pesassiro pin do quattro libre luna et similiuento ad chi le facesse fare per

exeqiiii 1j6 quale pene pene se debiano tollero et applicare come dicto de sopra.

Et 2u;ioche questa reformation^ habia fermocca et executione Statuimo et Ordinamo che

tucte quelle persone che centra faranno inciirreranno le {wne soi'-radicto et siano tenuti ad ]ia-

gare la dieta pena. Patro Maire. Marito et altre persone in le caso delii qtiali li dicti cen-

tra facente staranno et piglianinno la goucrna da tollero et applicare come se contrafara.

Et per executione deile diete cose. Statuimo et Ordinamo che lo Senatore che sera per

li tempi debia elegere doi delli officiali idonei et approbati dalli magnifici Senatore conser*

Datori. Li quali ^iano sen^a nogligencia inquirore et cercare contra chi transformassi li dicti

statuti et andare ad oudere ad noc^e et exequii. Ita tamen ut nulla adhesio fìat dominahus

sed solutu ad notare et adhibere secreto siqium uoluerlt testes modeste ad »»xtimandiim nisi

portaret notoria prohihita ut giogellum et similiaquo casn liccat cuilitet officiali piiblico iUa

aufforre et in camera urbis ad.siguare.

Et niente de meno per obiiiare alle malicie de ehi voles.se excederc diete constitutioni

per satisfare a suoi desoncsti appetiti non prccando pagare una fiata la pena Statuimo et

ordinamo che ciascuna delle pene apposte nelli suprascripti capitoli et statuti se debia tol-

leri* ad qualunche contrafm'lento ad qual se sia des.si capitoli tante uulto quanto uolte s:ra

contrafacto.

Premissa statuta tam nupeiamm qiiam exequiarum ligent Uin eiues quam districtuaìes

urbis circa habentes actii uasallos remittiiiir arbitrio. S. D. N.

Relatis premissis ordinationilms S. I). N: por c^onsoruatores priorem capitum regionum

urbis et alios prelatos et doctores deputatos mi reforroationem statutonim plaroìt suo Saucli-

tati in dotibus maioribus addore ut liccat usquo ad noDÌngontos dote constitnero sino pena

et sic iocalia usque ad settingentos ita ut dicti Centum additi in iocalibus augeantiir in perlis

deferendis uoluit tamen quod si de comuni consensu partium conuenirent contmentt;s ut dos

esset usque ad mille fìorenos et iocalia ad Sexcentos quod hoc facore possint sino pena.

Item ad oestes uisum est promittere unam camrram seu settanam do serico non exeo-

dentem iialorem xxx ducatomm.

Item ad prohibttionem astarum de imbrocc.<ito aut argentalo quia non indicanit esse nia-

gnaiD impensam inter primiores ciuos et diiiiies et cedere ad magnum ornameuium ciuitatis

uolt sactissimus dominus noster ut por illaram usum pena non iocidatur.

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Item a<l perlas si dos esset noningentorum sactìssimiis dominus nostor auget in locali*

bus posse sino pena septiogentos qui Centum ultra Sexceiitos constitutos uult orogari posse

in prolis defcrondis sino pena in locis supra pormissis et non probibitis et hoc quo ad pre-

terita iicot habuissct Millo in dotcm.

Quo ad pi'ocium uestis de uelluto positum usque ad Octuaginta uult quod ai ascenderei

usque ad Centum sii sino pena.

Quod ad mantellinam uult quod si ost capparolla do serico non oxcodons precium serici

ITI. ducatonim fiat sine pena.

Omnia promissa alia approbauit et C4)nfirmauit et iussit inuiolabllitor obseaah sub penis

in eis contentis ad satisfactionem ciultatis hoc petentis.

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ùr. 4.

PROEMIO

DEILI NUl'TIALl DI MARCO ANTONIO ALTIERI

AL SUO IIILIO ALTIERI

SE^’undo mrt reduco alla memoria, Tulio mio, parme cho in nel mngifstrato

dclli honorati et nobili bomini , misser Achille Matteo, misser Nicola la-

cobaccio, et misser l^ietro de Fabij di{?nissirai Conser\’ntori,dunandose

la civìlit^ non poco desiata al magnifico fratello del Cartlinale Aginense;

misser B-artliolomeo della Ruverc, infra de molti rasrionamenti hautise de varij

suggetti (si come nelli conviti se costuma), el magnifico signor Cancellieri misser

Mario Meliino referiee da misser Pietro suo patre, et anche dal Cardinal Mellino

haveme assai fiate audito , chelli gentilhomìni romani, da cento in docento anni

passati, sopra de ogni altro amorevil segno so comprendessi infra de loro, se demo-

strassiro non sol del parentato officiosi, con pegnere in nello proprie habitationo le

antique insegne delle lor famiglie, ma per memoria delle amicitie asseqiiite, ce

notassiro anche quelle de qualunca se tenessiro da iwsai selecti et comprobati

amici; acciò che quando mancassiro li auctori del ai celeste nutrimento, li posteri

jier lo obligo hereditario, fra tutti donif*stiei et lor familiari, con reciproca ìjeni-

volcntia li havessiro da celebrare et mantenere. Et tanto prestoscf'c, <liì«H‘lissimo

mio, da tutti cireunstanti maiur fede, intendendosi in quel subito instante repli-

carvi li egregij mei et singiilar lurieonsulti misser Baptista Paulino, misser Mario

Salamene,et misser Tarquinio Sanctaeroce , sequitati dallo honorato et nobile

homo misser Lelio Suhbaitaro; inferendoce ciascun d’c5«i da Carlo Muto, Baptista

Aivicione, Alto del Negro, Alexo Boccaccio et Branca Tetellino, nobili, curiosi et

exeniplar eitadini, nssortivamenlt^ el spesso el medesimo haverne andito; el che di-

scurso, et assai l>en considerato, notando poi el soggetto da ogne uno molto lau-

dasse; et appn'sso coneurrcndoce la bona opinione se habbia de quelli, quali de

tal relato, senno intilubussiro nuetori,vidimo Jtstreeto non tinto approbnrlo, ma

desidcraree anche su<‘eeso da possermili emulare. Sì ohe dispostome bora celebrar

li niiptiali del mio tinto oliservato signor Gabrielle Cesarino, intempestivo non

me paro nò dosd^wnte, per satisfar al sì concupito et carititevile eoncepto (re-

servata in piò conunoilo tempo la pictura), con verisimile et benivolo eontexto

de amicitie, parentati, et ancor del eonvicinio, lassaìrne a’ successori dulcissimo

argumento de posserne con amore et gran deleeto raseionare. Holi exequiti in

forma do Dialogo et in vernai raseionaniento; nò già pretendo eguagliarrae a

quelli da Cicerone (come te consti) tanto celebrati, Tito Fannio et Rabirio, quali

ancor fussiro privi et de arte et de doctrina, se vindieorono in nella patria gran

1

OpTìU Fintilo.

Do Rakirio.

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D( Attico.

— 2 —nome, demostrandose in qualunca actionc li succedessi, resolversc con doxtro, ar-

guto et ignenioso argumcnttirc; nò guidarome dalli originali del C^nsorìno;

nò anche dire arderla emularne lo Attico: quale, sì come Cornelio Nepoto ne fa

fede, pigliando cura de rascionar de’ magistrati, de molte et nobili famiglie, per

loro eterna fama, con grande amore et copia scrivessi. ^La pur assai satisfarromo

m questa sommc.ssa et si huntile fortuna, se una con esso recreandome colli no-stri affini et honorati gentilhoraeni Pcrleone de* Perleoni, Marco Mozzocavallo

,

Thomao Capoccia et luvanbattista Miccinello, fruir anche ve possa per raca con-

solutionc, la grata memoria di molti altri conioncti et benivoli concivi. Arrogan-dome non già disciplinato per Egeria, ma per lo mio titolo senile, in nelli dubij

quesiti mo farrando (sì come meglio opinarome) con verisimil coniectura pos-

st‘rli replicare. Per ben che readvedendome poi la materia estser tale, che da ogni

lato assai bene li acconvenissi, con studio Httcral magnificarla; perhò desiderarla

per mio dilecto, et tuo non poco honore, figlio rarissimo, te disponessi col so-

lito discurso, et accurata intentione ben lucubrarla, acciò redduttfi fussi in modo,che c«tentando(‘e alla posterità da grati et cognoscenti, quelli se retrovassiro in essa

Doiuiuati per lo vigore del tuo facundo et olimato eloquio, ne assequissiro

similiuento tìtolo eUn-no do honorati et dt^sidorandì citodìni; et de te celli of-

ferissi tale opinione, che con honore de’ tuoi mietori et della casa, in qualunca

fussisc accidente, la patria anche ben se coiffidassi possersene non poco prevalere.

— — CSC

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LIBRO PRIMO

DELU MITIALI DI MARCO ANTONIO ALTIERI

Lo signor Gabriello Gesarìno

PEr recreare la mia senile etii de qualche humano et dolectevole tran-

stullo» desposto sono domenica che viene, luvangiorgio mio se meni

sua consorte; et ac<*cdendoco la gratin del summo creatore, suecurrer

possa casa Cesarina de algun mellito et amabile figliolo;

pregove

per lo amor ce demostrate, degnatevo(secando lo abisogno

)consigliarce; et in

quel no succedessi appresso al buon consiglio vogliatoce ajutare, acciò che a tutti

convitati et a qualunca per caso ce intervenga, possamo (si come ordinarete)

dunarceli et commodo et amorovile recepto.

Marco Antonio

Certissimo è che per vostra reoreatione la opera non solo vesso adiudica

oportuna, ma assai molto al proposito et non poco iaudanda; et debbiase quella

non meno comprobare per demostrarsece grato alla natiiRi, prorogarce anche el

nomo suo farailiai^; magnificandoce el parentato, con beneficio singulare della

propria patria;Si che aspirandovence Dio, ve confortemo et exortemo proseqiiirla;

et noi, per quanto lo ignegno et forze nostre sei comporti, desposti sìmo della

fedo ne jwrtete mai defraudarve.

Perleone

Et io, appresso che de core me ve offerisca, alle cause enarrate(per

quanti» coniecturo) ancor questo del mio ve sopraiungo. facciate quel so acconviene

al prudenhA et buon patre famiglia, exequir con tanto ordine et modo la cura

sua fainiiiaro, sì come con beneficio honorcvile della patria, della casa, et de

tutto el parentato, con numeroso acquisto de amicitie per li vostri domestici

auotori, vedase de continuo observato.

Marco Mezzocavallo

Se da ciascuno de noi qui presenti desiderassivo, conforme alla vostra

humanitò, dolce resposti, serrìa al parer mio consumar tempo in far ricerca di

_ 4 —

SMtealU ifB«>

ùoòo cim la fra-liUdiiie

òePa»*to tniliO cii^

(a li omriU.

Lo cafHraalMmourailo

^Sealratia del

CenaurlM circa

da' coAfili et della

uQia.

Dd cantilo

DH SimpoiiOL

Seelenlia deMister Kalcone de*

&Bibatdi.

belle et mellifluo parole; ma bi^fcirave per noi altri, sì come per essi in fine

a qui ne haveto già audito, che per quei tanto ne vagliiuiio, lassato fedelmente

et con amore in ogni vostro (‘ommodo opcrarce.

S. Gabriello

Rentiove bora per reneontro, con semplice pjirole grafie infinite; ma se

esso Dio eoi tempo prestarame occasiono, sequir demoslrarove quel che licsiodo

in nel i\*nder gratitudine teneva aconvenirse; de compensarve l>enefieij assequiti

con assai inaiure et più gnissa mensuni. Infra de questo, cognowendomi haverve

de ft*tiel jk'gno oblig*ati, aprerove qual siase la niea intentione, aeeiù possarao

come cosa fra noi meglio trutinata, con vostro honore et mea satisfatione coro-

modamenie et al voto terminarla. Dispostome far nozze, et s’ oeenrre n^eorrlarrae

del eireiinspeeto senso de Pavolo Emilio: dal quale per la qualità dello auctore

astrecti simo restar sopita de noi , et con accurata attentione ponderarlo. Teneva

do non con minor cura tractar deverse el modo de* conviti,che se feeessi cl

reddui*e in ordinansa quel tutto se aceonvenga alla battaglia; j>er easeion che

come questi se dispongano al propulsare, over farce proflicto de’ inimici, quelli

non sol jh»r mantenere ,ma se adoprino anche de novo farce aiHjuisto de’ cari

et confidati amici. Desiderarla dunca con sì exemplare et magnifico indorizzo

,

excquirmelc per modo, che almeno de’ pai*enti et Iwni amici, per li mei et da

me anche acquistiti,non jwssessi dubitarne

; ma procurai’e che hunorando et

blandiendo, provarine similmente de farne novo acquisto.]

Mezzocavallo

Secando el senzo del nome de’ conviti, la causa per k quale el memo-

rato Pavolo sì se movessi et con tanta attentione rascionare, comprendi^ as-

sai lucidamente , esser la mcdcsina quale cl Cardinal mio Mezzooavallo dal

vecchio et sjivio Catone constantemente et spesso referivace aff-rmarse; dù*en-

do la menza esser jirocreatrice et conservatrice de ainicitie, et quelle nisciim’

ultra cosa siano, se non conforme volimt;i con singular dilectinne consiirvak in

cose honeste, et in longo prosequite; el che cel significa el suggetto del nome|

c»r e.

de’ convivi, intitulandose de uniti concorde, over medesma viti, con molto di-

versiirsi dal Simposio; fermandose quello in coramessare et compotare, el nostro

niantenei'se col negin iare et contractaie con grande amore et finle de tutte cose

publice et private. Sì che ad ogne circunspccto, con efl5c;icissima rasrione se de-

mostra acconveninw'li haverne sollecita et curiosa gelosia.

M. Antonio

Et se per fermo et sccur vostro governo,

exeinplar t^nul delli nostri

molto antiqui referile, desiderando in nell'uno et l’altro nffecto, da resoluto pos.serne

satisfare, sforzaromece ancora io; ma rolli exempi de’moilcmi quel tanto almeno

demostrarve, che me eognosca in questo caso sumrnamente ve abisogni. El no-

stro misser Falgone do’ Sinikildi, ancor che nome della patria non poco selli

opponga, non restose imperbò, che in nel secolo moderno meritamente intitulato

non se veda sblendore et specchio delle dclitio Immane. Narnu*c,che quanto

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perle forte delli primi et più potenti Re et gran signori dc’rristiani feeessi.se

relrarto, trovassi in nelli eonviti intervenirce tre importantissimi et neeessarij

suggetti: del primo reeivarsene li oeehi de speciosa prospectiva, lo orecchie poi

de competente et dilectevile armonia , et dell’ ultimo pa.scernc con grato con-

dimento la bocca de qualunca convitato; donde, volendo (secando predichefe) sa-

tisfarve, parrae debbiate reguiarve, sì come con efficacissima rasciono lo auctor

prenominato da prudente et circunspccto vel demostra.

Io. B. Miccinello

E1 ragionar qoal de* (conviti al presente ve facete, pjirme che al soggetto del

tèma presentato, in parte algiuia poc^o unsi niente se adberis<‘a; p<T c:is<’iun che

siKundo el senzo de Marco Vamme, al convito nmiiero determinato selli as<TÌve,

cioè minor esser non debbia chel temo delle gratìe, nè anche vesse exceda

lo nono delle muso; per ben ohe appresso de quelli molto antiqui, el numero,

(in certa sorte de eonviti) non molto se observassi;intervenendooe solo bomini

et donne conioncti in parentela; dove intendendose la causa de qualche lor desturÌK)

dunassGsili affecto, et con amore et carità se astrignevano reunii’se da concordi

et benivoli conioncti : et qm^to, si come dalli instituti nostri antiqui fo reti-acto,

intitulavasG Eucaristia, sìgnificando<^e Gratificatione, qual fra di loro araorevil-

mente consequir se concerneva. Ma el celebrar di nozze, de che se rascìona, el

tengo assai diverso; per coscion che con suoni, canti et varie cose, sence recrea

non solo cl parentato, ma le umicitie et ogne altro cognoscente ; et in quell’ ora

se tengono exaitate, quando de inaiar numero et più qualifiixiti, con ornato sum-

plo et copia se vedano exequitc. Sì che in questo (secando me) ve exorto

debbiate consuitiirvc; desiderandoce, si come demosirote, liavemo bonore,

Tho. Capoccia

Non me desvio dallo parer do Miccinello; ma per mea satisfictione dir-

rove, secondo io me recordo, in Oellio molti anni arroto haverce denobito,

chelli suoni, cjinti, et facete altre inventione inlli conviti de numero moderati

,

per li nostri nnti<pii solessiro dainnarse; asserendo oonfi'ssaree la ignorantìa et

dapocagino de quiilunca convitato: quale dcfectandose de lenguu, de ignegno et

de memoria, soplissise con quello in transtuilarsece el convito, et ognuno che

in quella mensa se trovas.si. Ma le feste nuptiali so prosequissiro in forma de

solemni natiilitij, oven) opali publici, et quanto siano raagiure delli conviti nomi-

nati, tanto più selli acconviene con suoni, canti, et dolce altre inventione, con

quella aiegra et sciscituta intercapedine, rccrearce spesso quei gracioso et honorevil

ceto de tutti convitati. Si che per questo me redduco iniinimarve baverne copia;

acciò che per qualunca causa la festa se interlassi , siacc in quel tempo stilo

da interteiier la casa elli invitati con qual<he suave et dilectevile armonici.

Mezzo Cavallo

Da chi meglio porrestivo de conviti nuptiali pigìiame exempio, che da

quelli ne siano per simil conto con gloriosa et amorevtl fama, infra delli altri

citadini non poco celebrati? Imperhò, las.sandono inderietro (come cose molto an-

imili Ire i»t-|fUi de* contiti.

SmicntU deUucu VamMietirea II concicg.

Senlentù deCento de dananrinlli conviti «ioni

et centi.

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— 6 —Doll« Noe» de

LeMeo iti lor-

data Cataro

Le noue delUrteUu ddio B«*tato.

Le Miaie deTbooiau l'otite

Le Moe do S*>ve Porcero.

Le iwee de

Pietro Patoto de'

Creteenu.

tique) lo nozze del vostro caro affine Savo Astallo, inlle quale intervenendoce

lo Prencipe Colonna con largo dunativo de calse et de giornee|

di quel

tempo a sua divisa,

per molti iomi (sì come se narra) durassiro in fe-

sta et aJegria universalo. E1 medesmo tacerome de quelle fecessi il tem-

po de Calisto lonlano Cafaro; quale, secando per lo mìo laeovo Astallo et

miaser Luca delli Rosei, più volte allo lor segio et me presente referise, fus-

siro exequite con molto ornato et excessiva pompa, intervenendoce misser Borgio,

nepote del Pontiflce et Capitinio della Chiesa, sequitato da infiniti Signori, Ba-

roni et Ambasciatori erano in corte; et vedersice tutti con gran magnìficentia

molto honorati et assai ben receputì. Nè meno extcnderome in quelle de Mar-

cello dello Bufalo, eopersece bi pi:ui:za di Colonna, receptandoce quanti baroni erano

in Roma. Et per semplice audita dalli mcilesmi anche compresi de lulìano Seis

rulx‘iio, et alla sua emulatione se sforzassi con ogni atto suraptuoso superarle.

Sequitarono poi de queste, quelle fe(*e Thomao Portio, inonandose Stallesca delli

Ashilli tua conioncta ; exequitesi (sì come le vedemmo) con molta pompa et fausto

,

colla auctorità del Vescovo de Cervia suo tio; et per ben che de parato, de copia,

de sumpio, de numero et qualità de citadini, con alegrìa universale, fra suoni,

canti et balli, fusser celebrate, demostroronse sopra de ogni altra cosa memorande

,

per la gi-an copia del vetro cristallino, nanti a quel tempo in Roma non molto

usitafo. Ma per più vicino et piu tenero exompio, discurrereteve quelle de Savo

Porcaro, eopersece la piazza de sancto Lxnin della Pigna, factoce Signore Ma-

riano Ijcno mio cognato (come possete recordarve), con un concurso meraviglioso

de lURgnifìci gentilhomini; et per vctlerse anche quel Theatro poi rcpieno de sì

floriila et numerosa ioventù, inanimose visitare le nozze qual Favolo do’ Massimi

in quel raedesmo die, per missor Francesco suo figliuolo, con publica alcgrezza

celebrava;dove con tanto ornato

,et con tfU numero senec vide intervenire, che

afiatiga uno assai sblcndido Re, per visitare un grande Imperatore, fussine com-

parso con maiure, più nobile et meglio ornata compagnia. Et suhsequentemcnte

porrestìvo anche exeniplnrvo de quelle fece*»»! Pietropavolo Creseenso, menandosi

Eugenia figliola de misser Pietro Leno: inlle quale Mariano Roscio, suo fratello

et mio cognato, con gran honore de Stefano lor patre, demostroseoe bavere ani-

mo, ignegno, eoi parere di honorato et cognoscente gentilhomo; coprendoci la

pùizza da costa a Sancto Shiti con grandissimo ornato de ricca et copierà fapez-

zaria, stupenda argentarla, con balchi intorno de molti gradili, per commodo

recepto de qiialunca gentilhomo li piacessi intervenìrve, con suoni, canti et pro-

fusi! hilarità; et eon tanti copia et tal diversità de condimenti, quanto so ac-

convenissì per roceptirce un glorioso et a.ssai potente Re. SI che appetendo de-

sviano da quello che por consuetudine veilemo hogie da tutti praticarse (per

ben che secundo me mai vello consiglio), pur pijicèndove porrete pigliarveco da

essi bono indirizzo et più lustro parere.

Cv. 7.

M. Antonio

Desiderando possare in questo honorevole accidente al vostro voto , si

come ne appetete, satisfanne, mccce soecurre se feeessi mentione anche del

loro; acciò che a qualunca convitato c’ intervenga, con qualche dilectevil pas-

sat'mpo commodamente se possessi dar reoepto; existimandome per doi effica-

cissime rascioni debbia essere numm'o infinito; et |>er questo suspectarne, che

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— 7 —nò sala nè logia, nè meno anche tinello, capace esser mai possa in receptarlo.

La prima per lo vigor del pan'ntato, ineatenatosc per modo, che pochi qualificati

citadini bora ve sonno, chella parentela nolli astrenga inten'enirce, 1/ altra dbeur-

rendo(‘i vostri familiari et domestici andamenti; vcdcndoco observare in punto

el gravissimo precepto dello attico Ilecatone, qual surridendose de" peculi ama- Pm«pijiJeHe:

torij, et de ogne altro retracto (in simile uso) ihilla doctrina incantatoria;

per p«uii «mSSÌij.'

unico et perfectissimo remedio alfine se demostrava, che so disponessi molto

amare qualtmca se appetissi da altri summamente et de buon core essere amato.

Sì che vedendovecce proclivi, et c'oo honorevile et J^ssai grato suggetto fnolti

amare, me astrengo persuaderme da infiniti altri stmza qmdli no opinete, per

gratitudine dello amore li dcmostivb^ similmente in questo bilare accidente sence

debbiano trovare.

S. Gabriello

te. 6.

Non me abisogna del loco rcplicjirc, ctìnfidandonie havcrlo sì commodo et

disposto, che al parer mio ognuno che per sua gratin degnarnsi comparerve, com-

modamente serravo rcceputo; nè men travaglìaromo rcf*ercar quello, che in nelle

nozze dalli antiqui, pc*rIo lor fausto et pompa se obscrvassi, delibenitomi exe-

quirle sì come fra nostri pari vederne|bora honeshimente costumarse; ma Iwn

me aforzarò non desviarrae da quel che da pratico et ben considerato cortiscìano

messcr Falcono narrete referirsc; per ben che se io col gran persuaderme non

©rrassi, |)armo per la sala, tinello, disi)enza, candava et cucina, inlli doi ultimi af-

fecti, con sumptuoso et dclectevile parato et copia anche de extimnti et diversi

condimenti, haveme infine a qui non poco satisfacto;et se pur de qualche cosa

per error mecce mancassi,compreso incontinente lo haverrete, serrave tempo

assai de provederci; ma a quel tocco delle orecchie, ancor menno readveda es-

serve conveniente et necessario, et senza di esso mal se possa stare; niente de meno

si me dispiace ei bkndtr de adulatori, et tanto li assentatori me fando nausa,

eh "io me spavento farve olgun desegno, dubitando de qualche liccntioso et in-

prudente, che in qualunca modo procurassi magnificare le nozze, li sposati, elio

convito, non tracurressi presente me in sojwrchio lamlar delli moderni nostri, et

delli antiqui, con farmecc^ arroscìar et vergognare.

Se d««io!<tn

oiliv II aduUiofi.

Miccinello

Et airuno et anche ^lU’altro fiw'ilcmcnto potriase provedcrc; chello con-

vito da ocioso por tal dcfecto non se marcisca, nè men so contrestassi ; et qua-

lunca siniilinenie in versi o nova rima procurassi delectarlo de senzi arguti, de

sali et de lepore, si come in simile iiccidcntc se acconvìeno, sence mostrassi co-

pioso et liberale; et in tutte lo altre parte, sapendo la vostra intentione, da mo-

desto et circunspecto se dispone! contenersc.

S. Gabriello

Poi che perlaalegrìa delle nozze, s4?cundo me narrete, la armonìa delle

orecchie tanto ce abisogni, alfine io me redduco, ma centra la mea voglia, las-

sarme governare; chiarendove imperhò, che qujU una entrassi in siruil cantilena,

le

— 8 —

MAmtlJv

SocnU ili Kfl>n>

«I de 'Pievitonipo.

SereKso u ljtr

Sr «lefpiMio rt

a|»{nvtia la a<iu<

lare.

SeaiMiia >kl

CffiwHTao circa

a meau

Od Simfolata.

[te M. Ucranlt-

Rn Mia ^a 1le

pF M. Harlo de'

Slatini.

Ile M Tanta-

uloiletjapaaitA.

De U Tattik»

Mli AtlNTlani.

Ur M. Emilia

Baccabella.

Df Iovìbì ro-

mani deiUii alle

Unse.

darrìame causa de farme senza freno bacillare; j>er questo hairìa a piacere.

Marco Antonio mio, pigliassivo con Cosmico et Marnilo el pensier de rascio-

narne; et astregnerli, come me certifico fan'cte, che con qualche iocunda et grata

inventionc, seposto lo adulare et lo blandire, pasccssiro le orecchie non sol de*

convitati, ma de qualunca circunstante desideroso de più oltra sapere.

M. Antonio

Con finle et diligentia sforzarome satisfarN'e; et per ben che de essi quello

me socciirra imaginarne, che Socrate de Eforo et Tlicopompo astipulassi; lo uno

de freno, et laltro do speroni haver bisogno;spero et ronfidome ciascun de loro,

per vostro amore et mea non poca cura disponerase, et assai modestimenh» com-

piacerve; et acciò le donne (in quel che non pensate, de qualche delecteviìe tran-

stullo similmente se trova.ssiro cibate, ppovarorae anche condurve el Serafino.

Ma vedome bora astret to de quanto in questo ca.so me soccurra, da bono amicò

farvene advertente; cioè sello adulare demostrete haver molesto, che molto pegio

et assai maiure errore siase el tacere; j>er cascion che ailulundo se incita lo

animo a qualunca se resenta essere adulato, et piwiira rt'adverse et operar poi

cosa, per la quale con efficacissima rascione, meritassine anche molto css<t laudato;

ma biccndo el predicare di chi rascionevolmente et colla pura veritù se possa

delli suoi strenui facti rascionare, non se colpa de invidia, nè*men de ingrati-

tudine accompagnata de Tinvido et venenoso latrocinio; tollemlo non sol lo ho-

norè a qualunca virilmente et da prudente se fussi adoperato, ma le forze, lo

ignegno collo ardire a qual se voglia curioso in faro acquisto de landabil fama.

Si che opera ticnse non poca meritoria laudandosi quelli, qual se vedano, per

publico cons4*nso, con effecto meritarlo; a che molto ce inanima et astregno la

gravissima sententia retraeta dalli opigitmli del Censorìno rascionato, chella mensa

non solo generassi et fomentassi le arnicitin , ma con diversi suoni et canti scnce

recitassiro faeinori cxemplari, cxcfiuitiso da strenui et generosi citadini; aeciò che

de quella gratitudine se inanimassi ognuno, pro<‘iirar farne el me<lesmo, jxu* es-

ser similmente et con gran favon* da tutti laudato.|

c» i

M. Mezzocavallo

Tn nella enarrata opinione, folcita del savio parer del Censorino , a piedi

pari, come se canta vulgarmentc, io eo eonomro; persundendorae anche per ni-

seìun modo so dovessi interlassare; et volendola exequire, non curo desviarve da

proposito; ma quando questi vostri eI(H*ti et nominati, jk?r qualunca lor faccenda

fussiro impediti, col vostro grato assenso et eon honor molto maiure della eìtu

darremone la cura al Serofolato, sello mal suo non (v*llo interfenga, overo a

misser Beranlino della Valle, misser Carlo de* Maximi, misser Pantigato de Cra-

panica, misser Favolo delli Alhertoni, Emilio Boceabella, Alexio Marinello. Et

quando de’ nominati ognun ve aUandonassi, non manraniro messer Bnptista Ca-

sale: quale sì se demostra dedito alle Muse, che a sua rcK-hiesta, de Parnaso, de

Elicona et de Castalide, onde possa in qual volessivo gran tèma, molto agil-

mente et in pronto satisfiarve. Et vience bora alla memoria esserve anche el

Blosio, Pinipìnello, Phedra et Casanova, si come iovenittì interlassati;quale sonno

de natura si disposti al compiacere, che non tanto le Muse lor familiare, ma lo

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— 9 —corpo a qualunche^o grave ìncommotlo exporrando prontamente per scn'irvc.

Et de rincontro al Sarafino serrave el Rustico Perleone ; et quando esso ve man-

cassi, ce haverrete el mio Riimundo delli All>ertotii, quasi tutti coetanei et de

una consimile creanza, et tutti gentUhomini ix>mani, et ciascun de essi disposti

similmente al compiacere: quali, sì come fm de* litterati è divulgato, se retrova-

no in si lx>na opinione, che per le lor compente cose et puìdicate, alli enarrati

non se tengono in acto alguno littenile inferiore. Ma ben comprendo travagliarce

in quello che poco al mio parer ne abisognassi; per cascion che de questa si ìo-

cundu et graia impresa, da sò a sè pigliar ne porria cura Marco Antonio; el

quale, quando per sorte la ac^ceptassi, scrrìali facile posservene con fede et anche

a vostra voglia satisfare.

M. Antonio

Per sustegno et nutrimento de amicitìe, oltra la nienza da voi non molto

tempo innantì memorata, narrato dalli antiqui se demostra, infra delli altri sìn-

gulari et precipui suggetti, abisognarve consuetudine officiosa et frequentata; et

dove questa non ve sia, quelle se poi«sono mal principiare, elle assequite poi con

gran difficuitìi so ve<Ion mantenere. Do che con exprcs.so iuranicnto vende rendo

bora fedele et certo pegno, che havendo colle Muse contrachi, gij\ come te consta,

tale lunicitia, che da quelle cognosc*‘stiuie, non dieove honorato, ma amato, de

tanto Ijeneticio nelli ho demostrata (con mio danno et dishonore) non poca in-

gratitudine; per haverle, non solo da molto tempo innanti interlassnte, ma in

nhxlo melli veda al>andonate,'che me despero in raea recliiesta possermene va-

lere. Pur me confido, per la benigna et facile natura delli primi, et non meno

delli secundi nominati, alli quali anche (non giù per sopplimento) ee luldurria

Anton Lelio,Camillo I^ortio

,et Evagnelìsta Magdaleno Capodeferro mio ne-

pote; ma per proximi alti primi, per quanto in questo honorevile succeso abi-

sogmissi, ptT compiaoerve mai denegarase. Et qmindo al fine el medesmo che

in nelli balli rofutati per ventina succedessi, havete in casa, magnifico Signore,

el vostro dedito, et mio sì caro et tanto amato Arnitemino;quale, seoundo per

algune opero soe ne ha divulgato, maxiinamente in nelli funerali de leronymo

mio patre, et de Candido Altiero mio figliolo, si bene et prontamente demostrose,

che per li suoi gravi, excinplari et eonsolatorij disnirsi, molto da fiualiinca cir-

eunsbintc fu visto approbarse; et senza questo, gran tempo poi in nello Epita-

lamio de Alteria mea, et voi presente, infra de infiniti altri gentilhomini, con soe

salse, facete, et ioeunde alegorìc in modo satisfece, che ognun se astrenso a piena

bocca et laudarlo et exaltarlo. Agiugnendove anche, sì come per lo mio rude

et debile parer me roniecturo, non meno in qualunca siast^ accidente, del suo igne-

gno et stilo sperasse satisfanne, che in tanta altezza lo Africano do Ennio over

quel Bruto de Accio, per le lor ftumnde Muse et dextro eloquio , demostras.sìro

apertamente deleetarse. Si che quanto a questo io ve resolvo confidarme non pos-

.si\té de quel che in ciò ve abisognassi dubitarne.

M. Mezzocavallo

Se per la causa memorata ve diffidete delle Muse posserve come primo

revalere, almeno havendo infra de'vostri Baccanali (secundo per chiaro anche ne

n* AlctO Mar-milla.

De M. Baptiata

Cabale.

De Bkiiìo.

De Pimpinetlo.

De PbwjkDe CasaMTE.D« Ru»lk» IVr*

leotie.

De Riniindo

delti Alliertem.

DdauUefaodeanneiUe.

Anton tdio.

Cantilln Portìo.

Eva|oel»4a Ca*

D. Anloaio Abì-ternino.

De Eim» ama*lo da ScipMiee.

De Accio amaloda Drulu.

Li lueunali

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!TET

— 10 —consta)

1lo materie disposte et ben digesto; potrostivo le donne colli lor dolci ar-

gumenti, non sol de sghigno ma de riso assai profuso delectarce. Qual tèma sì

ridicala et iocunda porrlase in questo acto presentare, che mai si reaguagliassi

55SJ*’ alla tua Religiosa? Et per non infastidirli, darriali poi per un altro die, col

Amorosa.arguto et mellifluo lepore, la Doridea, et in ultimo per grato et deleo-

tevilo sigillo della festa ce agiugneria (finito el pastigiare) la tua Amorosa; che

iuro a Deo (secando me) se persone co siano apte in presentarle, non credo che

all’ occhi, alle orecchie, allo intellecto de qualunca circunstantc, dunar mai se po-

trìa, non che inaiare ma nè pare dclectamento.

H. Antonio

Per Iwn che dallo amor (juaì me portete, porrestìvo con gran facilità (in-

dicando cose mcc) restar deluso; con tutto ciò tengatevo per indubitato et certo,

che adductorao assai volte et per necessitato rusticarc, infra molti de* miei Ti-

tiri, Menalchi et Melibci, insiemi con quel rude et vecchio Archimantrita, in nelle

lor mappalì, oveV casule rurale, esaerme pur spesso succeso, che narrandole, per

aspectarve piò facilmente l’hora del dormire, ne pigUassiro tanto dele<’to et si

piaeevil gusto, che lassataso la fistula, la citara, ella lor rustica rima, se des-

siro al plauso iucomposto, accomi»agnato da riso inepto, et scancarato iubilare;

nè men vederee satii la nocte tutta 04lirle recontare. Ma in si celebri et liono-

rati lochi, con tal magnifico et nobile concurso, remossane ogne scusa, perdonime

cl Signore, vel dico apertimene in nesoiun modo volercel publicare; dubitindo

non stomaearve qualche naso delicato, con presentarceli materia, ch*è, per quanto

al mimdo soprastessi imputarmelo con mordace surriso, da ignavo, rude, inepto

et poi impudente.

S. Gabriello

Desiderando operarte in quello, che al mio parere non meno me impor-

tassi, de questo peso (senza altra vostra scasa) dal primo me disposi volei*tene

sgravare; et hoi*a tanto de molto miglior voglia mecoc mlduco, quanto anche

me reativeda farvene piacere; ma ben ve astrengo, poi che dallo toc opinione,

in quel che piò fugiva inviluppato, remettendo la clectione in vostro arbitrio,

vogliate in mio piacere, delli doi partiti senne debbia per gli clccti pigliarse uno:

overo taccìase in tutto, et nè de moderni nè meno do antiqui sence faccia mcn-

tione; over ditemo primo qual siasc lo argurjjcnto, de quej^ rascionarasti ; acciò

non me dea causa nè suspecto in questa tale impresa devermene arrosciare.

M. Antonio

Pongamo caso che per reverin'e et compiacerme, nisciiin de* vostri electi

co mancassi, et volcndoce exequire lo stilo dalli antiqui in simili accidenti de-

mostrato, ad imo de essi pju*landovc per primo de NLircello, piacendove, dar-

rìali la cura, celebrassico qualche piacevile et festivo Epitalamio;et Cosmico in

parto sua co subvenissi de climato et copioso Panagirico, quello dosposto allo

atto nuptiale. Et questo in laudarsc la casa Cesarina de quel che evidentemente,

et quasi constossisc od ogne homo, con efficacissime raseioni posserse laudare ; et

— 11 —lassando el canto delli rostri molto antiqui, principiando da vicino, qual fussro

la virtù de luliano Cesarino; et come fluctuando in proceìl(»o mjirc la naviculn

apostolica, col suo ingimioso et jwudente juloperare, da poi tanti disturbi, se red-

ducessi Oli un seouro et assai tranquillo porto. Sugiugnendoce, che per merito

condegno de si imense et meritorie fatighc, fussine col titol de Sancto.Vgnelo poi

facto Cardinale. Nò meno in questo restose satisfacto; ma piiblicandose con lior-

renda et ferma faina, la cristianità essere dallo armo impetuose de’ perfidi ini-

mici, da molti lochi cpudeimente bicorala, per universo et publico constmso cic-

ciose legato a tanta ìmpi*esa, per la salute dell’ordine ecclesiastico, et susw'quen-

temontc in defensìono de tutti cristiani,con tanto ardire et core vesse addusse

,

come se voluntariamente se exponessi per farne acquisto de martirio accepto

assai et molto desiato. £1 che considcrosc, ci Canlinale et già agravato de anni,

armato sempre et con potentissimo exen ito, accompsignato da Vlodislao Rede’ Poloni

,infra iladrionopoli passato hebbo el Danubio ; poi de diverei et

sanguinarij conflidi, alfine roceputane (per la mala sorte nostra) colla morte

de quel re immensu et molto crudel strage,|trovondoso infra de infinito nu-

mero de occisi, primo se elesse honorevilmentc da generoso et magnanimo ro-

mano péixlerve la vita,che sopravviver per Io mundo con infame nota de es-

serse fugito. De questa si gloriosa et magnifica creanza senne testifica per mis-

ser Oiorgio Cesarino, I^othonotario apostolico, con quanta cxpectatione et gratin

de quelli si potenti, selli concedesse lo Archidiaconato de Leodia. Et anche com-

prenderasene el mede.smo per mi^^ser luvanni Cesarino: el quale essendo de lit-

teratura et de costumi si ornato, per amorevile et concorde accessione del Sa-

crosaneto Concistorio, el Pontefice assognoli lo Auditorato della Camera, con altre

assiii ofierte de fiircilo maiure. D<dla prudentia, integrit^et fucundia de I.'wovo Ccsari-

no, affaliga trovaria.se loco wlebre in Italia, che diffiisamentt^ et con grsindo honor de

Roma, non possa ra-scionarne. Orso, guùlatose et res.so da sì venerandi et lauda-

bili instituti, demostroceio qual fossi, desponendose al secolo p^T volersc coniu-

gare; inviiandoce li euric^i et solleciti coloni: qual delndandose do speciosi et

rari friicii, procurano non sol da’ convicini, ma da contrade assai longinque tro-

varne le palmette, per inserirle, da magnificarne le lor pMsessionc. El sembiante

principiose in esso, et per voi anche demostraao usurpato, si come pc.*r primo col

vostro Pietro Pavolo , et bora con luvangiorgio honorevilmente vedese excquito.

Per ben che in Roma per imparentarce non ce mancassero honoraU* et dignissiine

iamiglie, jmrve alli primi {>er magnificentia della patria, in.sitarse colla sì celebre

famiglia do’ Breucaleoni, pigiandone nuuionna Semiden vostra matre; donna in

nella quale el nome bene auspicato non menticc, trovandosi de veneranda san-

ctimonia, et de qmdunca altra virtù mostrata al mundo per unica cxcmplare.

Collo medesmo et simile ordino recitar se potè ancor sequissise per voi,piglian-

doso dal signor luvanni Antrea Colonna madonna Godina sua unica figliola, per

tua honorabi et magnifica consorte; et Pietro Pavolo unit(x;i per voi colla ma-

donna Berardo, figliola del magnifico signor Bruno de casa Contesca. Et se Dio

ve duna gratia vederne già Alexandro lor figliolo,de età che a’ magistrati se

acconvenga, sceundo da’ genitori et de sua indole preclara fasenc concepto, spe-

rase per publieo preconio cenno succeda un lume eterno del nome romano. Et

bora data havete al vostro luvangiorgio madonna Martia Sforzesca, figliola del

magnifico signor Guido Sforzesco, signor de Sanctafiora: della quale, secundo la

fama delli suoi venerandi et laudabili c(»tumi renderne certo, per lo honor del

re U. IbIub»Coprino Cinlioa*

le de SiDctfl A-fsclo.

De M. GwrfioCasarifto.

D« U. laves

Ceteniio.

De leoovo Ce*sariiio.

De Orto Cese*riao.

El* (Itila curade* coloni.

M. Sefflidet

Brt»cale»nL

De M. Godio»Columie.

De Al Beiiirda

CMietcì.pud Itilo le

opini de Aiaiao*dro Cetehao.

De Al Uartit

Slbneica.

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De M. luluMIL Oardinti Cc*

urùiu-

Do M. .\^aCeuriaa <k'llàr-

gani.

D* Si

C*»ariAa ddii Le-

nì.

Do Calarenare-

uriiu dcHi \lbor-

toni.

De Lucia Ceu*fina de'Capoauc-chL

DeAnioeljuC»-

Mrìna Jettt Mu(L

De SeraHao.

KideCameade.Et. de HannoDe

CaitatinesOL

Sentonliade Eu-

ripide circa el ben

pvlate.

SmicnUa de

Ptatonr-

Quanle potsa la

et^cnlia.

SenleflILa doPyrro.

parenfcito et ornamento del nome romano, con magnifico, facondo, et dextro stilo

potracc le soe dclccte Muse, et con vostro grato tissenzo exeroitiire. De che me-

desmamento recitato, per non mancare a quello che del suo ignegno tanto senne

opina, serrìa constrecto con brevissimo discurso,principinn'c poi un novo canto

del vostro Cardinale. Qual notandose dalli venerandi et magnifici instituti delli

domestici auctori alluminato, per modo ne cxtimcino, che so Dio nello suo

Cardinalato celli prestiti occasione, da nis^iun lato demostmrìasc de core,

de ignegno et de sapere doverse rcacquietarc in questo tìtol preso de lu-

liano secando. Et per dar composto fino al tòma preparato, volendo (si come

in sirail nozze se acconvicne) magnificarce parentali, delle doe vostre sorelle po-

traseno tacere? La prima, madonna Agnebi, niaritnta a Stcfiino Margano; madonna

Favola, et questii è la secunda, quale olguni anni da poi pigliosela el tuo Fran-

cesco Leno. Et so volessi delle lor divine dote fraudarle, come potrìa con suo ho-

nor tacere del sangue, de ricliczzo et de costumi ile sì magnifici et hononiti gen-

tilhojiiini ? Del raedesmo tòovarase essere astrccto al non tacere do vostre figliole;

ma renderne in carta delle lor raro virtù copioso et excellcntc testimonio. Et

principiar da Ciiiercna, maritata in Antonio Albcrtono mio cognato ; et de Lucia,

niaritoso poi in Pietro Lodovico Capozucca; et in ultimo Antonina, a.sst>gnatala

qua al vostro Carlo Muto, famiglio in Roma et in qm«to secul nostro por ogni

quaii'u non poco extimate, et essi generosi et honorati citadini. Et alfine de-

mostratone con amputato et brevissimo dLsoiirso quel che t'on aperta et chiara

fronte honorevilmente senne possa et debbia predicare,

porrete,

al parer mio

,

de Tuno et Taltro canto, con evidentissima rascione tranquillarve; nè altra oflferta

fare bora ve posso del tuo sì caro et mio tanto deleefo Sarafino ,se non che

se ])osceDdo et delei tmdo suoi auditori de suave et locanda inventiono, con

quella arguti et pronti lyra, demostrose mai haver ignegno et spirito divino,

rendome, certo in questi magnifica et celebrata occasione, debbia sforzarce la me-

moria, la lingua et lo intellecto, posser con suo supprerao honore ben satisfarve.|

cu. \i

Gabriello

Dclibci‘0 non più niaraviglìarmc del grave inenreo per li antiqui reeitito,

de quello Attico Cameade, ovcro dello Hannone Cartaginese: al primo dissuadendo

et lx*n persuadendo, per tetrico consiglio de Catone, wlli intòrdiecssi lo Senato;

et l’altro poi, per lo suo ingenio.so et dilectòvile blamlirc, exulatò retrovose della

(Kitria. Et medesmamentì adlieriscome bora (vt voi in la suina opinione messe

narra de Euripide; qual recitava, assai più fra de’ mortili adojierarse colle soa-

ve et melliflue parole, che non farrlasi con qual vogliasi instrumcnto militire;

accoigendome anche, col si composto et dextro nuvionare, re|>osto esserme in

vero el grave senzo d(d divino auctore, qual teneva in nella oratione osservo la

pn*cipua (>arte de l’arte ioc'antitoria, havendome «iella mea ferma et constintò opi-

nione, col vostro argumentire si fiicilment* remosso el desviato. Et tòngome

bora liavessisc per c»?rto quel che Pynt) Ile de Epyro del suo Cinica nairassi;

puldimndo colla lengua de colui liavcn‘e superate più citò, che con qualunca

sorte de instrumento militòre. Imperhò, per ben che ancor ve accoda, et reati (>a-

tieute, in quel qual me cognosco con grande amore lo habbiate persuaso, non

vorria la (lenna loro fusai si licentiosa, che de cose molto antique et quasi ob-

scure ardìsser senza freno reiitarne; ma solo bastarali reddiirce alla memoria,

— 13 —quel rhe de vicino colla pura verìth se possa et assai lucidamente demostrare.

Per ben che ancor con questo non poco ne siispecto haveme causa da dever-

inece de novo contristare, vedendone privi de tal commemorandi; maxiraamente

fra de tutti li altri, odendono lo nome de inisser Giorgio, et quello anche de

messer lovanni Cesarini, quali con tanto amore et sì cordUilmente, in nella età

mea puerile, demostrorono educarme, che morti loro, per usameli qualche gra-

titudine, me dispusi de Timo et l’altro, in el nome de luvangiorgio fame infra li

presenti et successori grata et continua memoria, per pwwerli nominare. Hau-

tane dunea qual siase sopra del tema reeitfindo la mia intentione, pregove per

quanto mai pregar ve possa, chclli amici se abbiano in modo tal da regalare,

che non me dessiro nova oce^isione de più olirà al mio malgrado con dolerme.

Mìccinello

Colli exempi recitati, de quanto per la facunda et dextra lengua in ogni

sedilo fra de’ mortali se op«'rassi , me ponete in vero el grave senzo de Fabio

Mjixiino: qual teneva la eloquenti;!, operata in el persuadere et ben dissiuulere,

fussi magnifico et honorevile ornamento de qualiinca senno veda studioso; donde

ancora io inanimato vecce agiungo, che se de vano et debilissimo .soggetto, col-

la facunda et igneniosa lyra de’lor pjiri se sia assai fiate demostrato , far-

sene retracto alli et|uali de* grandi Ileroi, over se fussir Semidei; già da bora

asspcurato, io me fruisco cl suave et singiilar delectaraento pigliarase jier cia-

scuno, discurrendose li magnifici et gloriosi exempi, succedi infine ad hogic in

nella vostra genealogia: de’ quali rascionandosenne colla mera et chiara verità,

nLscionevolmente venne devete al ìudicio de qual se voglia circumspecto, col pa-

rentato tutto et vostri altri cari amici assai l>en congratularo.

M. Mezzocavallo

Et io per demostran^ haverve aiidit), el resentirme in quello, che per vo-

stro grande honore con tinti attentione se rasciona, non sol concurro in nella

medesma opinione, ma ve inanimo et conforto, j)or mjignificarnc le gratic del

summo crwitore, con excessivo obligo vostro de publicarlo, debbiatelo iissen-

tìre; acciò dio in questa vostra sì pingue el sì rara fortuna, lì dunassivo cau-

sa arlherirsece in tuo favore ogne bora, el havcrlo di per die propitiore; a che

con lustra et evidentissima rascione inanimato, da amorevile fervore vence eostren-

go, re<lucendome m;iximamente alla memoria le cause pf*r le quale (nò rascionar

me curo già de molti), per cascion clic senno notano ;issai pochi, se intitulassiro fe-

lici, excludendone de quelli ancor Svila Felice; ma come de’Fabij, Mctclli et

Curionì, p<»r auctor degni de fide se descrive, parme, sì come con brevissimo

discorso Marco Antonio ha narrato, nel gnulo vostro possalo in ogne parte gene-

rosa eqiu(K*rarli; notandoce nobilitò, litteratum, amati in nella pallia, honorati in

prelature, insigniti de si facto dignità ; et voi infra delli|receputi magistrati es-

ser del S. P. Q. R. Confallonìer perpetuo; et per sostegno de sì magnifico et

glorioso peso, repieno de ogne lato de cxuberante et assai pingue piitriinonìo; et

poi anche de questo de età viride, robusta, lionorato de’ figlioli , et imparenta-

toee per modo, che co verifichete quel tanto che del gran Pelope se narra: qual

trovandose et de stato et de ricchezze assai potente, maritando numeroso conto

Del nome ile [u-

ranfiorgw.

Senteslude Fa-iiki Mliimo circa

la eloqiMoUi.

(VIU fettriti decau Cenarlu.

Delli iotilnUli

felici.

Et-ode Pclopt

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— M —(le figliole, postposti li intìtulatise signori come lui era, coIlo<m!iele tutte infra

de nobili, ricchi et privati citadini; dicendo acconvenirso alli suoi pari, quello

se denoti in nelle arbore pro(ere et spatiose, del continuo operarle essa natura;

destinandole preservmae assai longeve et diuturne, le disponga in lochi, dove per

varij et assai diversi modi, con moltiplicate et prolixe radici vo possano lor gran-

dezze con quelle, si come con sc(mro et certo legamento, fcrmarse et stabilirse.

Sì che retornome bora al medesmo tèma, confortandove non vogliate da ingrato

consentire se occultino li receputi beneflcij dalla sua maieatà. Et noi per vostro

amore pregarcmolo ve intcrtenga in questa hil prosperiti» et in si felice opi-

nione; et sopra del tutto concedave jKii gratia posserlicla in perpetuo fruire, et

godervela non solo colli vostri honorati et magnifici figlioli, ma con copioso nu-

mero de nepoti et pronepoti, jicr gloria eterna del nome Cesarino, et anche per

beneficio et ornato della patria : la quale in vero non sol de’ vostri pari, ma im-

cor do’ mediocri et assai inferiori se demostra (seeundo con eflecto acconverria)

haverne grandissimo abisoguo.

8. Gabriello

Quanto piti pastico el vostro recordo, tanto migliore et più suave gusto

ne 3ssaj)Oro; trovandoce che da perfecti et cari amici, et colla pura verità ne

demostrete li immensi beneflcij receputise per noi in fine ad hogie, dallo eterno

et suramo creatore: per li qn-ali vcdajne astrecto de jierpetuo obligo (si come

me azzendete) non tanto publiearli, ma con elemosine et larghe oratione cssei^

neh, per quanto al mundo sopraviva, et grato et cognoseente. Supplicandoli an-

che se degni alluminai-me, che colla sua benigna gratia possa per lo advenire et

dame soccurso alli altri abisognosi, acciù facciame degno, per longo tempo et

collo animo tranquillo, fra de’ figlioli, nepoti et benivoli couionctì devermeli

godere.

M. Antonio

Se opera meritoria se iudiea donar subvenimento et aiutara abisognosi

,

noi so quale altra a quosbi mai porriaae reguagliare,do soecurrere la patria in

tal nM^essib't: vedendola da ugue binda, non sol de numero, ma quasi anche de>

nudabi de qualitìi de citiulini, procurando poi generarceli figlioli per mantenerla

et sustentarJa.

S. Oabriello

Per ben che de quel hmto de essa ne narrete siase la pura verità, im-

perhò non pt\re ad ogne homo con efiecto (come voi tenete sia), vedendola de

primo incontro de gran diversità repiena et frequentata;ma se pur volete ben

considerarla, fatect* el discorso per tutti suoi rioni; et vetlete poi in nelli ho-

norati lor quatrivij, qual compagnia de gentili hoinini, sì come solito era, sence

vetlano al presente confabulando resedere.

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— 15 —

Cv. U.

M. Mezzocavallo

Certo me pare ee narrete el vero, et aia eonaiderarlo pur immenaa af-

flictìonc; ehe lloma, gih Regina et dea universale, dove che per lo popolo qual

ve era consumassiso quel tutto che per lo universo raundo se arassi et cultivas-

sì, vedasc al presento tanto nihìlato, che per romani naturali terrìase olweuris-

siina et solitaria latebra. Prineipirindo dalli Monti, et per Cavallo, per lo Treio

et per li Conti, maneatice Cerroni, Novelli, Paparoni, Petrucci; poi Salvetti, Nisci,

Cagnoni, LupolU, Pirroni et Vennettini; Dammari, F(»ehi, Pini, Masci, Capogalli,

Mentaci, Carvoni, Paloechi, Acorarij, Pedacchia et Valentini; Falcili, Arcioni, Mi-

gni, Caporaaiestri, Sublkattari, Negri; et poi Mancini, li Scutti, li Infcsuri, Dio-

teaiuti, Boccainazzi, Cenci, Ttisca, Portij; poi li Calvi, Lalli, Buonsignori, Grifonetti,

FVeiapani et Mareellini; tutti de facoltà, de numero, do antiquità gloriose et ma-

gnifice famiglie, sterpate in tutto bora le vedemo, overo più do mezze annichi-

late; et poi discorrendo»' el resto della misera cità, quanti segi fondati per la

recr^tione de’ gentilhomini, al presente non che eitadini, ma con grandissima

fatìgn senee riconosco vestìgio do logia in reeeptarli.|

Io. B. Miccinello

Oimè dolente me, secundo hora ve penso, lassarne stare el ra.seionar de

seggi,et «)nstrengamoce pensare in nelle semplice contrade ; donde con gravis-

sima mea angoscia, et sì come atterrito ne resto stupefaeto, vedendole general-

mente della inaiurc et più florida parte, de homeni gravi et honorati, et anche

poi do lor famiglio quasi in tutto destìtute! Qual trovariaso si impìo, sì cru-

dele et inhiimano , che non se contrestassi ,vedere et contemplan? la gloriosa

piazza de Colonna, frequentata già da patre, figlioli et nepoti Bufalini, wnzA li

Cancellieri, Treiofeni poi et Tetcllini, Normandi, Sbonìa, Valermii, Vari, Garosi,

Soricì, Ceretani, Botìcaeei, et luvaneolinì, Palosci, lacolmcei, Capoeeìni et Signorili

,

et de infinite altre honoreviìe famiglie cireimstante et convincine ; et hora de

quelle in tutto over pur qujisi orbata, nisciim altro vesse trovi in loco loro, se

non uno flebile convento de abiecte et vilissime persone?

S. Gabriello «

De questo no dito la mera verità; et lo raedesmo in punto proveraono

ancor noi in questa nostra de Pelliccinrìa, et in nciraltra contigua et conioncta

de Preta delli Pesci; ohe qualunca ve ponzassi in qual stato se fussi, et sì come

allo presente la una et poi l’altra se trova, per compassione della cità, delle fami-

glie et medesmamente del palese, do gran dolore senno affli gerìa. Rccercandose da

voi de sci qualificati gentilhomini della casa de’ Rosei, sette patrefaraiglia a.«sai

honomti de casa delli Astalli, cinque de casa de* Cafari, casa delli Bordi, et voi

altri delli Altieri, casa de Freiapani,casa Magdaleni, casa vostra Capoccina,

quella de’Tanelli, li Pepe et Rotolanti, li Vari, li Pacca, li Amadei, li Pcrazzi

elli Amistati, li Vannetti. li Smerigli, Benoaccaduti; li Vecchia, Finagrani et Sa-

razani, li Mcntabona, lì Boccabella, li Peti, li Rustici, li Staglia, li Zuccari, li Cascia,

Ramoraccia, Barzolloni, Porcari, Cavalieri, Victorij, poi li Quatracria dii .Uberini;

MU ioittodiac

de HufM.

DHIa piana deCoJoBu.

Mia conUalado Prilieeiarla.

Odia Prete ddli

PncL

— 16 —tonti figlioli, tanti generi in nel palese per amore et parcntato scnce vcdevan

conversare, che sol da loro harrlano de rìahezza, nobilito, numero et qualità

de citadini, non tanto doi simil capocroci, ma honorato suinuiamente ogne grossa,

popolosa et magnifica citò; et bora le vederne algune in tutto extincte, et algune

in modo diininute, ohe eli'una et anche l’altra se demostri si come lochi già de>

serti et abandonati.

M. Antonio

Poi che rocitm* curete della miserabile iactura del nostro convìcinio, dove

lassetc li Ricci, dove li Coppari, li Ciurli et Caprioli, lì Pupi, li Cotica, li Infanti

et Riccardini, li Cessa, Benedecti et Pontiani? Dove sonno li Capogalli, Bellihornini,

Palosci, Ricciutoli, Nelli, Sai agoni, ellì Iuvanlonghi,Buoniuvanni, li Rugieri,li Belli,

li Malaitri et poi li Marteluzzi; et anche, infra li tanti altri, li quattro valorosi

et strenui guerrieri della cjisa de Ciambetta? Che’l numero do honiini de queste

bil famiglie se dcrnostrava comparendo, sì come denza, folto et spaciosa selva,

della quale senno vede hogie et con gran compassiono, restarne tre over quatro

infelici et debili virgulti, E1 niedosmo trovara.se descurrcndo la Piscina, et sc-

quitando poi Piazzaiudea, principiando poi da’Mattci, Baili, Bot'camazzi, Veterani

et Thcbaldeschi, Stefanucci, Tari, Malaieri, Cena, Purìtatì, li Antonazzì et lu-

venali, Manotti, Mazzahufali, Scappucci, Colarosci, li Rosa; et poi de essi Rar-

barini, Yaschi, Oabrielli, Sanctìgrande et Rusticelli, li Manti, li Stinchi, Capi,

li Marani, Mattuzzi, li Specchi, li Scaccia, Capodeferro, Paloni, Bovi et Paulini;

li Branca poi con tanti Sanctacroci, tonti li Cenci in nello lor magnifico et ce-

lebrato seggio; sequitandoce poi li Fabij, lì Sanza, li Vari et poi Botx'apaduli;

advicinandoselli li Buomiij, Vallati, Arlotti et Bastordelli, Stefiinelli, Pontiani;

aceostondoce poi Petrini, poi li vostoi Pierleoni. Et che dirriase anche de’Vicentìj,

do’ Felici, Serlupi, Graiiani et Capozuix^hi; li Albertoni, li Hanniballi, li Cosciori,

con tonti de’ Margoni, Marroni, Ficoccia et Beccaluna ; li Chiarelli, li Bovi,|

li c». ik

Cerroni, li Sk'oncelli, Salujnoni over tossirò Alberteschi, Tartari, Boccabella,

Sonli, Corsi, Pbilippucci et Tiguosini; li Acorarij, Lentuli, Sinibaldi et Cerrotini

in Campitello ? Nè curome al presento del resto do Roma farveno più copioso et

liquido discui'so; chè serrìa ingeneraree nausa, et agravarce de angc^cioso et la-

chrimabile merore: considerando quanti ne manchino in si breve paieso, defe-

ctandoce de ignegiio, et de potere retrovarve modo alcuno per repararce.

Pierleone

Di quanto per lo mio proprio interesse, et per lo defedo poi delle centrate

(secondo demostrete) dovessi contristorme, facendose de quello accuratissimo di-

scurso, ancorché da non poco addolorato me resenta ; niente de meno con effi-

cacissima rascione vederne astrecto con nostra maiur doglia, da magnifica .sj>e-

iicr*iKj*!Sc£ ronza posscme per lo bene universale insuperbirrac; per tener Roma da poco tempo

in qua, centra el vostro recitato per gratia de Dio si magnificato, che vedendosi

die per dio felice et pingue accesso allo honorevile acquistato, sperar deverve,

che in molto breve tempo, se non a quel grado sublime et glorioso se retrovì,

almeno advincinaraseli per modo, che non sei dcsdicessi representorsene infm

de tutte le altre, col titolo regai qual si teneva. A che mecce inanima et accende,

Sepfilincflto dal-

li del*

la P^na.

[Mia htcìna. «t

poi PUauiudM.

.'iTO liy Gucy^Ic

— 17 —vedendola non sol repiena de hònorati et cireunspectì habitatori , ma anche in?-

novata da ogno banda et illustrata de numero infinito de superbi^ sunipiuosi et

gran palmi, accompagnati de niagnifice et honorate habitatione. Et poi de questo

comprcndov(* mniur civilità della usilata, con numerosa et bella ioventb, prin-

cipiando da tenera etA presenbirse, non sol con fler barrette et pantofle, poi con

scarpe vellutate lor premura, ma de habìto, de presentia, et tedioso passigiare,

con molti et diversi servitori; et appresso in supplimento de sì stomacoso et

intollerabile apparato, ve<lerve anche le donne, non tanto de dote et suoi iocaìi,

ma dello quotidiano loro ornato, et similmente for de casa, con suoni, balli, et

revoltate in nelli odori, per modo insuperbirse, come se ognuna de esse confi-

dasse in breve tempo deventai*sece Regina. Sì che imaginarvo mal ve posso,

con qual rascione vogliate bora de Roma lamentirN’e,per eas<’ion che negar

non me aitlirete, che con tutto lo defecto rocimto, quella per questi tali osten-

tamenti non ci conìjìarga più magnifica, che da mille anni passali mai de essa

se narrassi.

M. Antonio

Se’l senzo della dolphica doctrina da voi se fussi ben considerato, eogno-

scendoce de quel se acconvenissi al vero et bon Romano in tutto haver deferto;

demostrariamo (sforzali da assai maiiir potentia) colli guai nostri alla gola, con

animo suhmìsso et piidibundo, al fine tollerarlo. Ma me dubito in noi non se

verifichi quel diete, per lo universo divulgato, che quando lo onmi|)otente Dio

di»pong}is<* qualcuno rulnare, tollali colla prima ojK*ra sua lo intcllecto; che’ 1 me-

df^mo in questo instanti* ne succeda haverci* perso in tutto el sentimento, de non

considerare che’ 1 siimptuoso et excessivo fabricare, et lo ornato «niversal de’cita-

dini, acceder solo allo honorc et gloria de* prcncìpi, et de qiialunca altro ce com-

parga soprastante; n)a noi altri mal fatati temer devemo causarsene la nona de

quelle povere famìglie, qual mal eognoscono el gran periculo della lor conditione.

Persuadendome posser non jkko dubitarne, ce habbia da succedere quello, qual

collo assenzo del quieto et tacito Meandro, per la relaiionc de molti fide digni, sì

chiaramente de’ lactei suol C^'gni se rjUM’ìona: che allhor l*en se eognosca appro-

ximarseli la morte, quando Si^ sforzano del consueto assai meglio cantare. Overo,

per più fiunìlìaro et chiaro exempio, non re inti*rv'cnga quel ee demostra <la

punto in punto et spesso la lucerna; quale allhora ben se reprova presentar

sblendido lume, quando per mancamento del suggictto, senta selli adviidni el

transmortarse. El medesmo in punto de qnaliinea siase romano io me suspecto:

che inancatece le sustantie, lo credito elio ardire, facciase quel sforzo siimptuoso

de fabrica, de pompa, et altro ornato, per a^lvicinarsece a tutti la nostra infame

c».- J8, et ultima mina.|

S. Gabriello

Crederùise mai si grave et detestando male sol eaiisassise per deferto

humano; overo, senza incolparve Dio, pur procedesse dalla gran maligniti del

secolo moderno?

M iUiMltiotp

vivcrt <k Rnni.

VeriAuta opnniiMie.

Lo ornalo delUpttHa èoetde alla

gtorii de'prioei{K.

Zi* ](«>«> dal-

li Cjfif

Kl* della Id*

«ma.

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— 18 —

lìilpa d('iMuiL

donde «e ca«M«1 Uniar de eoa*

io|ane.

llti«raDi|4 OMI-

dUkiae.

Dt M •

re 8cantrì)(ia-

Laluturia «Ma-lica persilMtMi al-

la refraUica n>-

aana.

H. Hezzocavallo

Riìsentendome perJa hyronia, sccundo coniecturo, del dir de Perleone, et

poi per quel che Mari o Antonio ine astregne non poco suspcctare, perdonime ITio-

mao et Miccìnello, non senza affando de subito et sprovisto, respunderove» signor

miO) opinarmelo da’seculi; {ht (-asiion che me persuado quelli adoprino in ne)

procreare et mantenere delli animali, medt*smamente si come prepotenti, se de-

mostrano de’frueti; de’ quali cenno presentano algun anno copia grande et de

singular pcTrei tionc, et alguni (-enne pro<)u(*ono pcK-lii et mal qualificati;

che’l

»^mbiantc in que^sti tem|K>rali ne succeda: ciofc loci'art'e ile homini haveme ca-

restia; et de quelli piK hi ne trovemo, iudii iindoli jK‘r quanto dello cxtrinseco se

odori, non giii da generosi et veri Koinanif nè in imprime gloriose, nè meno in

cose publii'o, nè mu lte in lor commodo sustegno, possemo de essi (*00 ferma fede

et animo s<m< ero assiii sperarne.

M. Antonio

Se colpor ne volete el seculo, farrede da prudente, liberandove de odio,

over de livido et iiiareido rancore ; ma per dir la veribi, de haverne pochi et

mal conditionati, scol|)andoue lo celo ella natura (impiitratane da ognuno lama

venia), ti*ovarctc wn effecto causars^i pin* doi detestandi, et gravissimi defei-ti:

de* quali el primo si è, chella maiur parte de iovini de hogie, si come in qua-

lunca modo «dio habbia Perleone bora narrato,per restar su io amoroso et

forvi! el Giorgio, fra specilli, odori, et bjudie |ierfumate, con numerosa turba

da scopi!tti*, |)ettinicchi, et jx^r slmngapse, aspixtando con magnifice et pn^ciose

dob? non sol del l'onsumato i\!staur.irse, ma al fino ancor spigrir farsene ricchi,

da inerti et oi'iosi si devorano el patrimonio; et vedendosi* de sustancie deiocti,

pi;rdonve anche con questo la maiure et miglior parti* della loro inronsidemta

ioveiìtù. Quasi el meJesrao p*»r viva forza ne sunvde mube alli* disgratiate et

mìsere donzelle: quale non posscndosi* siitisfan* Ìii sì priciiKia siimimi se ri*ccna,

nè men valerli de esser nobile , nè mitriti! de exemplari et venenibili costumi

,

cresot‘ndo«* in nelli anni con gran melaneimui, se pi'nlono mcdesinaineiite la

miglior juirte de quanto possessi*r demostrane esser fis unde. Si < he |K*rsuadoinc

per questo, in haverne pic(*oI numero, proceda solo per lo bunpo vesw* piarla in

generarli.

Io. B. Miccinello

Uedduci-ndome quello alla lut'inoria chi!*! Si'antrìglià, mio venerando et

hoiioraU) prt!ceptor»*, disiMplinamliu'e con alguni lioni exempi spesso demosfrava;

vedonu! aatrecto non tanto confessar!? el vostro n:*cÌtato esser! la pura verità,

ma da molto timoroso, anche me adduco duhitaiv de pegio. Dìcevare, per

constanti! opinione do quelli gloriosi et excellenti semidei, t<*uerse jx*r le luxurio

asiatico rk! exequis.se la eorruphda delli lor si strenui et generosi citadini; donde

causassise non solo la mina dello impiTÌo, ma della iiu libi et veneramla lor re-

publica. Si che ora considenindo qui*l che si apertamente ne inc olpi*U*, {Lssai menne

contristo; suspoctandome, non sìa più chè verij«ima et certa prifezia; per ca.scion

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— 19 —che occultar mai se potria, non travedere per Iato, da costa et per traverso,

repiena la citò de molto più de mille Otoni, et tanti similmente se non più Lucij

Plotij, che conridcariano ni stomacoso et fetido nidore della vostra preciosa Sul-

ferata, E1 che essendo, tanto inaiurmente devemo dubitarne, quanto cognoscamocc

do for/c, de animo, et de ignegno defectivi; et al fine poi redducti in vile, ahto-

cto et assai debile sUito.

M. Antonio

Si come curioso peregrino, per expedirse al viagio destinato, exonerar se

addextrsi de fastidij et de peso; volendo alìegerirve dello affando, p»^r lo vostro

br ir rcplii'are ne|ho conceputo, farrò el inedesmo; et con breve extravagante sfor-

zarome evaporarlo; acciò che incontinente evacuato, in quel poi ne succurressi,

con molto maiur corninodo et assai più facilmente al fine possa satisfalle. Por

ben che in sì molesto et turbido accidente, per exequir lo officio secando abiao-

gnossi, me appetcria la medesma gnitia, qual narrase al Pericle la natura in

nella lengua conce<lcs8Ì; che parlando dcraostrava corruscare, tonitrarc et fulgu-

rare, centra de qualunca da desdegnato se opponessi; awiò che alla meawvoglia,

et in questa hom possessi Roma inea, con teco et do te, da irato et aciNunente

qucrvlarme. Nò per questo giù restaroine, per quanto sappia et vaglia, de* tuoi

errori con mio non poco affando et tua vergogna fartene rejwmtire ; dicendole :

0 Roma infelice, o patria inconsiderata, o fronte liccntiosa et impudente, quando

de danni et de vergogna demostri apertòm»*Dte dele<*tarte! Sfdla luxuria asia-

tica, come per lo certo piiblicose, se operassi spoliarte dello imperio et reddurte

in stato assai calamitoso; a che più sequitarla, peivhò non readvederto, perché

non corregerto? perchè non abandonarc li libri petulanti de Aristide, et rctor-

nite alli tuoi rigidi, severi, et tetrici instituti? Non giù con luxo. nè con crapule,

nè mcn con ociosc et delicate piume, senno hiii reminiseentia; ma colle arme

insanguinate, tlesprezzandoj-e poriculi, inedia et affandi, del iniindo te juvrivestì

domina et Regina, agitignondoce el titolo de pia, lienigna, et matre universale.

Nò mai trovosece homo de ignegno, opera, over de lengua celebrato, che infra

le braccia, et con amore da cordini figliolo non tello astregnessi, dunandoli an-

che la tua citadinanza; et bora che doveresti vergognarle, de sì come «>080114

dalle Salmacide onde, abnndonar quella creanza, qual dal tuo progenitore, per

farlo grande, in farti primo et con parole poi, sì bene te fu mostrata; et po-

stergatine ogne altra virtù, rcpieno te hai el seno, el fianco, e ’l j>ecto, de lascivo,

effeminato et molle magisterio. Et ohe pegio assai me pare, non solo interlassata

hai la militia, ma si po<'0 lo instrurnento militòrc te deleeta, ehe se ve abiso-

gnasse resareiree lo sehiniero o la eelatò, appena vesso trovassi non che pon-

tiea, ma pure extraordinario malestro, quale ardissi manigiarla. Donde ine accerto,

se te non corregi et muti de costumi, non sol causarsene lo riefeclo piodiioto;

ma me sospccto, come de perUulosa recidiva, privati de consiglio et de defesa,

con grave infamia de’ tuoi hahititori, possi aspectame calamitoso et execrabil fine »

.

M. Mezzocavallo

Ancor che più aspera et miserabile iactura non se provi che deteriorar

conditione, pur se lo eterno et summo Dio stessìse intento exequir quello che

tleUa DMlliliede

Ol«neile Lvùo H»*

ei».

C* 84n<iiKi>u>

«ttrivaK^nle

DdU fKundia

4P |•«nele

QiurelAip ile

Roma.

Li libri de .\rv

tilde.

Delle aeijueSal*

*naci4p

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SmUoUl <kEi*po òdio op«>rtr de lote.

El* do Demo*irwK

Sealcalio deUesctuic.

De Aoti|!ou in-

Ululalo D<^.

Detedeada ti^luti

Seatenlia d»Aleundm cMirado CalUlCM.

— 20 —per Esopo da ChiloDo requisito so respuse, exaitando lì humilì, olii oxcelsi gra-

vemente humiliare; et vicino a questo in nella nostra diutina contuiuacia, manciù*

ce comprendamo Uerculc, Atlante, over pur ce fussì Olympo, dalli quali (per

defenzarce) el ciel so sustentassi. Despeniti de ivmedij,lassandone assai molti

de gloria et de fama celebrandi, exemplaremoce in Demetrio, intitulato strenuo

et borrendo expugnatore. Vedendose del regno sj)oliato, et redduttose in extreraa

oalainitti, usoso per suo medicamento la grave et savia sententia de Es^hile;

fra de sè dicendo: Fortuna, de degno stato et de glorioso nome me exalta.sti;

et bora per saiisfitre alla tua incoustante et lubrica natura, me hai tanto depresso,

che dcsp<*rato de resterò, tollerando sforzaróme superarte. Et questo sol me pare

debbia bastarce, per remedio salutare, de quanto male, por lo vostro extravagante

ce hai mostrato. Ilor non piti oltra, retomandomc imporbò allo oniinato roscio-

nare; chè io non vorrìa tanto cl replicar te intcrtcncssi, elicila promossa tua sì

larga tesse oscissi de memoria; per ca»*ion che devcresti m'ordarte dclli offerti

doi deferti; et havendonc el primo assai Inm dilucidato, vedendocc stiire anxij

et attenti a quel tutto rt‘citi?te, sepostoci ogni altro rascionare, b»*n ve starrìa libe-

raree de tale obligo, con explaname similemente anche el secando.

M. Antonio

Dulùiando non me applicassivo quel Doso per agnomc, si come Antigono,

per prometter molto et poco satisfare se intitulassi; dirrovdo, che essendo sot-

toposti alia sì enorme et execssiva cupiditji de possedere, el pjitrc «Iella donna,

per Rustegno del resto dclbi casa, non poss<mdo over pur non vob’ndo in tanta

somma satisfarli (come a desgratiato et impotente), li succede «?sser da tempo in

un altro tempo poi n«*cessitato intertenerse;et quelli flnalm«»ntc, jienb'ndo ogne

speranza possei*»me alle lop voglio rcstorarc, demosir:mo. Nè già cr»*d«‘s.sivo per

honesto amore, nò meno per arxiuistarne parenbito, nò per molto dcsùlerare haver

figlioli, curar de coniiigarse; ma privi d«^ qual se voglia bon r«‘spt*cto de quello

venei*ando sacramento (‘oniugalc, con po«a stima dello bonor del iniimlo, pnstposto|

ogne pensiep por lo advenire, occecuti «lalla infame et dctcstiibile avaritia, sol

per assequirne gran copia de oro , so ìulheriscono al fin»? a fjuijiglit» de molto

abic’cto et sordido lìnagio: quale insuperbitese delle oliscuro et fedide ricchezze,

pro<'uran«l«i migliorar «‘onditionc, p«T concoprirc lor putiide et ìnr urnbil piaghe,

come se trovano con gran facilitìi Imverne facto a<*(|uisto, medcsiuaiuente gonne

fando libt^rale. Et por lo fnicto nc succede, sonne testifica, come ila ma«vbia b«‘ro

ditaria, la liccntiosa et inhonesta lor creanza: |>er la qiuile non solo Tuno el l'altro

pai'ontatu dello sposo senne urrosi ìa: ma qualunca circunspocto citsidiiio senno

vergogna, se invilisce et se contrista.

Io. B. Hiccinello

Et voi Perìeonc et Thomao Capoi^àa mio, selene despiìsti de sempre ta-

cere? A.ssai me serria caro sentirne de qual se voglia senzo, imnlesmamentc quel

che ve |Kiressi; et quando noi recessivo, starenJovo sì attenti et si quieti allo

ascoltare, me stregnerete usjirvei'e parole; sì come quel gr.inde Alexamlro a Ca-

listeno se narra reciUissi, demostrandoce haver in odio querhomo, qual tallendo

denota.ssiso in conviti assai poco sa|)ere. Dicatcce ancor voi qualche ruscione, de

quel che in questo caso da veri et ìmoni romani ne opinete; acciò che come

cosa de iudicij divelli, et spesso rontractahi con maiur facilitò, fra. de tutte le

altre, senno discema quel tutto se demostri esser migliore.

Et io per liberane do tale opinione, et erodete del vastro recitato non

|>oco me rcsenta; maximamenie de questo, qual fino al core fra me mcilesmo

molto me contrista,lassando le finctione elle hyronie ,

sforKironic a fogli aperti

et de assai perfccto inchiostro satisfanne. Protcstandome imperhò, clic so in nel

replico mostrassiiiic prollxo, et pigliate patientia; pr cascion che in mdle grave

afldiotiono, da un lungo et lachrimubil querelare senno assc<iuÌ8cc gran refrigerio

et non poco conforto. Vcrisimil conicctura tengo sia questa recitete, per demo-

strarce la causa, per la quale la cittì de numero et do qualiUi do citadini si

forte se defifcti; ma secundo io ne comprendo, delil>erative scolpjirnc quel donde

se proceda, ve insinuetc dal dericto et più certo cammino. Argunieotantlone :

sella gran malanconìa disturba sì come w? nana, erudeliucnh? corpi umani; con-

siderando in nel sUto ce irovemo, assai me meraviglio trovar vosse possa homo,

che {X.T lo affando miserabil se sopjiorta, d(‘stituio dalli senzi naturali ol fiato

noiìi iminchi, et crepili lo core. Trovandoce non contumaci già , ma benemeriti

del cristianismo;nati et poi nutriti in lloina, non sol Uegina sopra de ogni al-

tra citi, ma sacratissimo hospitio ded celestial vicariato, et uberrimo ogliardino

de tutti benefieij concesise da esso eterno et sumino Opificc. Et quelli conferir-

scce con largji et gratiosa mano, senza n^specto de habito, de vita, et de quali-

tà so sia; come so cose fusseix) vilissimi; et abiec te; u'I mundo tutto indlfieren-

tcmcntc et a pieno ventre senno piglia nutrimento. Nò romano vesso trova, non

solo che de’ proventi sperar possa haverne gusto, ma in qualunca siaso ticci-

dentc, da indegno privato da semplicissimo favore se cognosca. Io {>er me di-

scurrendo casa nostra dclli Perlconi , senza el testimonio, quale in più doversi

scritti cl tuo Platina ne poi^e, ptT li indici de marmo, per le autenti<‘c si ritture,

et per quella fama simne recita (lassandone inderetro la coniunctione de rasa de

Austriii), tiense fra tutti fu.sscro gloriosi et cxccllenti citaxlini. Non so come bora

lo omnipotente et surnnio Creatore sei possa tollerare, vederce addutti in tal ca-

lamità, che irovandoc'c p(^r Io nome della ('Osa confi/itì de speranza, sequitando

Oirdinali et Pupa alle mee spese pi;r tr<>nta anni da amico et benivolo alla cac-

cia, siame addm to per la loro ingratitudine, da mendico cacciatore, intitularmo

in tale età dove me trovo, da abiocto et miserabil ennattieri. Et quando|mai

altro ve fossi, che’l recepto se fecessi per li mei del Secundo Papa Urbano; et

non sol tenutolo doi anni contra la voluntà et forze de’nimici, ma assegnar-

celi poi anche la cità quieta et tranquillata; acconverriase almeno, se io non

me gabassi, per inanimarce altrui al bene adoperare per qualunca appartenessi,

in qualche minima cosctta deme^tnu^no alla casa et grati et cognoscenti. Nè

per questo già da Dio, nè da homo qual se comprenda esserli accepto in cosa

alguna, in fine ad hogie renne trovomo subvenuti. Si che dcsmenticatisenne tutti

de maritagio et de figlioli, et io con essi, me iudico poi in grado sì mal quali-

ficato, che morir non menno posso; et suspectando non pordcrve questa anima

dolente, non curo da desperato advencnarrae. Persuadendome almeno quel glo-

rioso et omnipotente Opifice, devessi in qualche parte et in buon modo provo-

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— 22

derce. llom io noi so, Thomao Capoccia mio, se removendoce da simulate et si

belle dUpute, te parerà questa essere la precipua cascione do tutto el male, quale

da assai desgratiati tollererao.

Tbo. Capoccia

DiiturM de luA>«uCa|occiie(<lel>

U CapoccioL

DeCr«corlo pp.

De lateto Ce»>eie Senatore ro.

De M NkeidDe M. ritiro

Canlinab Oapuc*

coi

Della Cappella

delli CapocciBL

Dello Huspilal

ito Suicto Anio-

Sancii Per-sela.

De Sanclo Eo-scDie

Le itoi Sanie*-

tie to 1‘enMiea.

Monatlerio

to Mi>Q(«(uareirt«.

Dubitandonie interrompen^ el si accorto et doxtro rascionare, over temendo

non addurlo in qualche stomacoso et malivolo suggetto; disposto me era con at-

tenta audientia tacere, et imiUirvc el senso, qual Gellio de Iloschilo ce demostra:

tacer quando ablsogna; ma. poi che al nome mecce havete provocato, removc-

raiome dalli occhi el velo de’ respecti, reputandome el oporluno et al proposito,

quel tanto ne succeda in questo c;iso roplicarve; temendo et conft'ssando tl vostro

accorto rascionare ess<*re la mera vcritii; provandolo per maiur vostra chiarezza. Sì

come in me medesino mostrarove, che per magnificare lo mdesiastico, me reailvedo

dalli mei si mal tractato, che affiitiga et con afTando pur possa della vita snsten-

tarme, lacovo Capoccia, infra delli infiniti altri Capoccini, aecundo per scripture

me retrovo, homo exiimoso magnìfico et potente; et quanto dcmostrassisc amar

lo e<'closiastico, videse remettendo in lloma Gregorio octnvo Pontifico Maximo;

et receputolo anche con sumptuoso et magnifico parato, centra lo ardire et forze

de lacovo Cencio, trovavase in quel tempo suo grande inimico, et Scnator ro-

mano, molto amato et reputato; b^tificandosi} el suo nome in quel specioso ta-

bemaculo se vedo in Miulonna niaiure. Et li da costa ancor sence demostra la

memoria do quelli, qual mal per me venissiro allo mundo, missiT Nicolò et mis-

scr Pietro Caniinali Capoccini, quali fondorono la medesma Capp<*lla dove foron

8(>pclliti, intilulata in fino ad horu delli Capoccini; et dotarola per lo servitio de

sei suoi Cappellani, do annuario provento do octanta ducati per ciaschcimo de

loro. Et poi anche de questo, narrase che in favore della sedia apostolica, non

solo per uno de essi se prsequita&si «'olle arine valewso et da romano Fodcrico

Imp<5r5itor(s ma da scismatico et hei*»?tico <d fece con gran severità p<*r lo rmmdo

publicare. Come credete de essi possa (ontimtirme, compnmdendo (per autentice

scripture) de* bien paterni haveme spoHuti rasa Capoccinu, et non tanto fabri-

earve in lloma lo Hospital do sancto Antonio, dotar sanoUi Persela et sancto

Eusebio; ma sopra agiiinsc a questo haveree fabricate le doi sapientie, Ve<‘ehia

et Nova, in fine ad hogie se vedano in Peroseia; con diinarvece de agiiinti el

Monast'rio de Monteguarcino ; et io bora me veda, per la lx>na gmtia de’ mei

superiori, quasi adducto, secundo la mea eonditione, andar lemosimindo ? Cimò

dolenti me, et de quanti altri desgratiati porriamo rascionare, che non possiedo

tollerar questa miseria, se siano addurti col despregio della vita et de’ figlioli,

intitularsecG de fine assai calamitoso! Si che per le rascionc commemorate, v«>do-

rae astrccto odherirmo allo parere de IVrlcone; et io, discurrondocc spesso et

quasi a tutte lo hore p^*r sirail jieiisamenti, non solo de reccrcjir de ignenorare,

ma assai piò me memviglio et me .stupisco de esser vivo; et cognoscendome|in

tal termine addurlo, qual pensier porria haver mai che buon fossi, per procurar

de prender moglie, et molto meno curarme haver figlioli?

c«. u

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— 23 —

M. Antonio

Se ('olii aflìmdi altrui spesHO se veda placarle lo aniino de qualunca pa-

tiente, volendo per vostra recreatione sequir questa nibrif*a, tengateve per certo,

non mancarnie col simile auggetto (urgentissima rascìone) do oondolerme; et tanto

roe<*ee debbio niaiurmente eontristare, quanto chelle opero de’meì, quasi possa

de veduti reeitirle. Misst>r Lorenzo delli Altieri, sappiate fu mìo avo ; et per ben

che quanto la Rotonna eon quel plumbeo indumento illeso se preservi, del ma-

gnifiro suo nome, in quello distunpato, la casa et miei eonioncfì potrandose exal-

tare; oonfessove wTvirme anche la memoria in nelli teneri mei anni haverlo

visto, ma per defwto della temerà otó, non bene eogncwruto. Questo trovose

singiilare et unito instrunitmto recuperar la Marca, «dia teneva lo Conte

Fnineeseo, et eon grandissimo perieolo retimela iil stato ecclesiastico; et quanto

poi alli Marchiseiani fossi aeeepto, assai menno confermo, Tecordandomo de Ma-

cerati, Fabriano, Ancona, Permani, et de quelli de R^x’anati, esserne con duni,

et molto 8|X‘sso visiuito; et in fine della sua ultima vecchiezza, da car lor patre

et venerando prot*ctore recognoseiuto. Et poi da questo, si come addextrassi

in n*ddutt* et tranquillare el Pafriinonio, et asseeurassiw? sotto la devotione

do questi sedia, se t‘stifica per le insegne mee familiare, se vetlano non solo

in nel palazzo de' Signori, ma per molti Iwhi publici, et in magnìfico contra-

de de VìUtIjo; eon dunar*eli per memoria della opera pairata, non senza grande

offcHc, la lor eitidinanza. Et altro de lui non meno glorioso potria recitarne,

exc<|UÌtose in honore et beneficio del stito ecclesiastico. Et io desgratiato, desti-

tuto de honorevile ret'apilo, so voglio vivattare, vedome astreeto per ultimo re-

medio eonsumarme alle acque, al vento, al sole, alla serena; et per mio maiur

tormento, negoeiar sempre (centra mea voglia giù) in coso rustiee, eon molto

abiecte et vilissime pi^rsone. Niente de meno in si supremo et intdlerabile lan-

gore, lo oninijKitcnte Dio o la natura in pronto ine soecuire, et con salutare

accorgimento me demostrano deverme tranquillare. Di«urrendoee maximnm(mte

per lo secalo moilerno, Imvcrec vista casa de Aragonia, casa Sforze.sea, la emi

Malatesti, easii delli Ordellaffi, casa Feltresca, et in brevissimo momento non

solo lor primati, ma quasi tutti o morti over dispersi, et reddutti in lachrimabil

gnulo, mendicando»» la vita per lo mando in miseranda et vii calamità. Et si

come essi in tanhi lor grandezza, non senee son possuti reparare, io, come assai

minor ile loro, astrengi^me collo simile ai^umento im»ilcsmaincnh? pigliarne pa-

tìentia. Di« iplinandome anche col «fnzo divulgato de quel Pyndaro; qu^il vole,

seeiindo demostrava, la violentia del fato et de fortuna essere sì arbitraria et

potente, che non eonsiglio, overo opera humana, nè meno ardente foco, nè mura

de aspero et duro ferro fabrieati», bashiriano in modo alguno propulsarlo. El elio

ess(*ndo, da noi a noi ne pigliaremo |vitientia; st»quitandoso el senzo da’ prudenti

divulgato, eonfortiindoei» sopra tutto, dovessimo a quel Uunpo ne cuitcssì ac«>

modarce.

M. MezzocavaUo

Et io guidato da consimile suggetto, vedome astreeto incolparne anche la

mala sorte nostra; per cfiscion che pigliando exempio del nostro miserando et

Oc M Lomi»licei AUieri

Li Marti rec»-

wriu dal CottePriatMce.

TVuquilUUi c)

l’ilriiMaio.

Lt dnlUi ik

Vilertw.

Elo dcUa catade Ariguea cona%une eiii^iticbe

wiiflie.

Scflt«ilL>a

tNndaro

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El« 4elUT«r-n ma! oiHivat».

F.t.0 dal Piu*Unaro.

EJ coAùglio deTra«tM« dato a

Ptriasiln

Ei.« de Asilo

euuMSdgce .\1«

ciliiade.

— 2-1 —viUsslnio cxerritio, vodoso la liTra luwai fiate, per ben che fertil fuwe, p**r de-

feeto de coKiira stiTÌlesk-a;nè de sua germinosa et solita fetura ce presenta,

non senza grave danno et infamia exeessiva del colono; die ’l inedasmo in

punto se comprende ne siiconla, vedendoce indifTer<>ntemente destituti et privi de

rerapito. Et chi|de noi dovessimo non poco pregiarse, piacciali pur assai tenerce

in abiocto et vilissimo contempto; donde da desperati ne adducemo abhandonarce,

con curar poco de noi, nè meno oxistimare de haver figlioli; desprezzandoce in

tutto la posterità, come se havessimo in o<lio la propria vita. Et de qua meconiecturo, si come tini «ecul se operassi, siase causato cl dcfcctnrse de numero

et qualità de citadini.

Miccinello

. Per stahilirve in nella enarrata opinione, qual tengome per certo dal sccul

derivai’se, dispongome ancora io non desviarmc dalli exempli rusticani. Vetlemo

farse diverso seminario, dal quale secando cl tempo senne pigliano le piante,

acciò che postele in loco do letamo, de acqua et de coltura fomentato, prestaa-

siselli causa de crescert», et venirne ron maiur facilità a migliore perfcctione;

ma ^est^ndose da desmensticate in noi nativo piantinaro, non ce è sp<*ranza re-

trame altro proflcto. E1 raMosmo ne succede a noi desgratìati: che per non

bavero, nè meno posser sperare da loi-o algimo salutar subvcnimcnto, da noi a

noi (si come cosi ru.sfice et inculte) per viva forza simone astrecti de invilirle

et dcsiccarce. Exequendose per lo nostro ultimo infortunio, non tanto el consiglio

de Trasibolo', demostroto per assai diverso mo<lo a Periandro, da sbattere col

dcbil bastomcllo le spiche se ve<Icssiro clalle altre prominente , acciò 1Ì grandi

fussiro prostati; ma noi in hìnto pior grado ce troveino, che rari grandi et pochi

me<Uocri, se siano con tal governo fine ad hogìe preservati.

S. Gabriello

Vwlendove li animi, .secundo bora comprendo, de speranza et de paura

conquassati, soccurrcmc, et non for de proposito, narrarvece per vostro refrigerio

quel che Plutarco de Anito Atheniese nan*n succedessi. Questo volendo satisfare

allo oxvise<‘r!\to iimor |»ortassi ad .Alcibiade, per reeri'arseee tie qmUclie eonforto,

recliieselo al convito: qual sforzose inngnifiearlo, non solo de sumptiioso et sblcn*

di<lo parato, ma de molti et diversi eondimenti, eoi recepto de algiini. altri suo’

magnifici concivi; prepamndoce anche la credenza de varij argenti, de artificio

et de copia clecti et preciosi. Et in questo eomparendoce Alcibiade assai desi-

derato, demostrosoce de subito adirarse; et da molto corrocciato voltatose verso

la cre<lenza, et pigliatone bona pjirte dello argento li piaeessi, tomosene colli

suoi donde poco innanti già era venuto. Li convitati restandone per lo acto poco

honesto stup<*fiicti, suspectando del dewlegno et donde anche procedesse, alfine

l)ia.smandolo, con gravissima censura lo intitulorono rapace, indescreto et inso-

lente, sopra tutto jvt lo argento, quale con si poco rcspecto dalla avaritia co-

mosso se notassi haver levato; nè vci^ognarse sol pensandoce volerselo p)r-

tare. El che odendose per Anito, si come acceso da prepotente ardore, da fer-

vente innamorato, r<^puseli maravigliandose de loro, non cognoscere nè consi-

derare la liberalità et gran descretione de Alcibiaile: quale per la auctorità

by

Ur. U.

— 25 —m havossi in nolla facilitò et hicni suoi, possepne spolinrc tutta la oredenza, et

per lo amore li portassi, lassato nelli l(av<»s»i quel resto da possersene in qiuilunca

suo abisogno prevaler»*. In nel inedesino ohligo in punto panne bora co trovemo,

vestir nostri inaiuri de gratinsa et gran deseretione; havendoee lassato (ancor

molto non sia) qiudlo che allo lor semplice arbitrio cel possevano levare. Im-

perilo recercando <lii pos.m*rmene p<*r vostro n*frig»*rio incolpare, se <la fortuna,

over prooeilaw* tla seculi, overo causato pur se fiisse per deferto humano, non meconfido posserlo indicare; eonsitleramio sp«»cialmente, in generai nostri accidenti,

valerne assai fiate dalla bona opinione, con gran speranza et molto confiilnrso,

qujisi ognuno rctrovan^me tleliiso. SI che per lo exempio recitato, io non sospecto

possaino ila inconsiderati piti pn*sto vergognarne, non havendoee piti evidente

et piti certa defewi, se non quella consegnata alli imprudenti de non mollo credeva.

Tbo. Capoccia

Ctf u.

In ne! medesmo, over quasi consimile ac<*idente, nè gtò molto alieno dal

vostro pr<>pn8Ìto, parme allo exempio Athenie*se memorato, aggiugnerve anche

quello che in|nel tempo più felice delli nostri semidei, in impresa generosa, et

assai più memoranda, ve succese. Superato da Lucio Scipione .Vnthioco potentis-

simo He de Ponto, poi «lelli infinite et molto criidel strage, atterritose del stato

et della vita, desidenindo da’ Romani s»*cura et pacifica quiete ; alle gran persua-

sione dunoli lo Afriacano supcriore, spoliatose <Ie arcolaio de una parto maiure

de’ suoi reami,scrivendone al Senato ; poi le infinite gratio, deraostrosene re-

.stameli anche astiavto do perpetuo obligo: trovamlose per opera loro, libero

et exempte de tutte le angustie et gnivissime travagle, qual por governo et

per sustegno ile si popolosi et nmgnifì'à suoi regni, bora per bora li abisognassi

tollerarne. Si che dateve bone gratio alli auctori de tònio beneficio, come ce

narrate,

assai bene ine parerla, che lassatòse la cura dello celo a chi fusene

auctore, non consumassimo altro tempo in refricar de novo le piaghe tolleremo;

ma che auditase la opinione de Marco .Vntonio. prociinissiino, quanto più presto

.se possii, reduivi al fine de quel s»* sia principiato.

AalM*dito r» Je Porno.

Ì4 gralio <le

Anlliioe» Al

.Senato.

M. Antonio

Per ben che le enan*ate opinioni forniate siano in verisimil coniectura, et

fiicilmente se possano sustentare; io pr'r me spoliandome de ogne pnrticulare

et proprio interesse. las.sandone inderetro qual se voglia extravagante,

per

non consumar tempo senza proficto alguno et in cose desperate; v»*<lome al

fine quasi constrecto adherirnie a quello che p*r Mezzo cavallo dal priniùpio

ne odimmo so opinas.si; cioè che’l soculo molto adopri in nelle cose luimane;

donde se causi variar.se spes.so gusti, iudieij, voluntò et pareri;de che ogne bora

et di per die sence demostra. Exemplandocc non solo in si diverse et inusitate

forgic mutato sinse el calzare elio vestire universale; ma quanto amdie hogìe

se comparga differente dalli nostri momentanei appetiti, intenti allhora. insiemi

colli studij litterali, alla caccia , alle pesche , allo ocellare. De che renderamene

beno conto Caspiim, Tamira et Capello, et anche lo arguto mio Iiiliano Cecio :

quali interlas.sando le lor facunde et assai placide Muse, frequentòvano spesso

TinrirA

JuHuii) GmmIli eserciiii lc>

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IMIi «uruUi»inlL

Ile la l$racuria

licJla io»(ra fc-

t« d CoBle Jc*

Ite luliasu Ga-pOdt'ÉPCTO.

Ii« Gh rua> Sa-

rjfono.

— 2G —miri» rivi, in'lvo, luimi, olla rrnupiigna; nisciiino trovamsi; allo piVKonto non dico

de oxihnar molto li libri, ma procurando rc(Tem*se, porbir per piacere suo ocello

in pugno. Alguni altri p<»r exerciùirse in nelli principij virili, sera per sera se

addiKV^vano in Nagoni, demustrandostuice pronti et pivpaniti con qiudunca lu«

etsindo, saltando, over jx'r tnirvc cl pido vob*ssi reprovai'se?; ma sopra li altri

innumerabili Gregorio l^alone, Burtholoinw del Cavalieri, Carlo Astallo, lorio Mat-

tuzzo, Baptista Krciapane, Pietropavolo Marrone, lacovo del Bufido, Francesco

della Valle, Antonio de Va.si o, Oisimmdo Siiragmm, Stefano delli Albertoui, Tuc-

rio Mazziitosta, leronyjiio Palosci, gentilhomini tutti come sapete, contra de’ Fran-

ciosi, Spiignuli, Todi'sclìi, et do ogni altra natione ; et quasi de continuo riportan-

done lo iionore: s|v;cialmente Nù'olò di I>:>tti et luliano Palosci, al quale ho fai'to

(sts'undo bora ve jHmzo) non jiiccolo oltiagio, intutulandose esso Bracai, et no-

minubise da lui quella nobil iiiventCì la liraccaria; mronveniva.se come dello

lor titolo auctore, pi r princi|>;ile overo per proximo allo primo, fame iiientìone.

Et indico bora la opera a lutei cibulini delivtassi, notandoce alguni gcntilho-

niini et de vita et de costumi laudati con<lur><*ssi* a vedere; specialmente Oa-

.sparro del Cavalieri, Antonino delli .Vlbertoni, et li nostri convicini Pietro Men-

tabomi, Lorenzo de .VmiMiati, Domenico Vannetta, Mariano Vari et Cola Sara-

guna: quali ancor fussiru de ebi quasi simile, nuii mancavano intervenirvo, et de

continuo come propri) figlioii li inaniuia.ssiro alla impresa. Et infiniti amdie ve

forono in quel tempo, per ben elio non fussiro dia militia disposti, coinpiireviino

studiosi d iravalcare, ivprovandose spe*sso et demnstrandose portar sua hmeia da

vcb'rano et stnmuo guerriero. El che b«*n se comprese in nella iostni factase in

N<igoui dd Conte leronyino, menuiulose con gran pompsi et molUi fesbi madonna

Caterina Sforzcsia, figliola del Duca Gd<*azzo sua muglierà, in nella prosentia

delli primi jVmlKiseiatori de’CrUtiaui, infeiiiti .signori et valorosi Conductieri, al

iudioio delli magnifici homini signor Stefano Colonna, signor 0<*biviano Feltre-

seo, el signor ('ani'idlieri CVistofano del Bufalo, elio molto bonorato homo liap-

tisia .Vnnone, depiibiti iudieì et snpriusbiuti della ioslra,|

Iiiliiino Magdaleno

Capodiderro, mio cunsobriiio, us.si'qiiirsi'ne lo bonore, come gisi ve cosbi, et ba-

verne el primo pregio, con intonarne el eìelo de alegrczza; et tanto più magnifi-

cato, che mai per gucrni se demostiiis.si portare anni. In nella quale anche Chi-

riiico Si»ragona. con atteiTirvo ogne homo, deinostros<»ce da generoso et strenuo

guerriero, perdiuido sua visiera; dispostosi’ primo perieularsi» della vita ebe volersi

sequestrare dalla iostra. Nìcolao CapoJeferii), (’eneio dc’Ilustici, Stefano Paloni,

luvanni Muto, .Menico de Vietorio Ldio et lacovo CiambeUa, (ituUili3 Popcaro,

Alexandro Arlxrrino. Lucio de rnisser Pomdlo, tutti da veri et nobili romani,

iinimosameiiti* iiifiu delli infiniti altri veterani et strenui guerrieri roncursero

dio bonore. Imperbò fulli pivmio singularis.siino et tanto piu exivellente, trovan-

dose con stupori’ univei*sale esserne tutti ad una voce et da ogni homo indif-

ferenteinente laudati. Ma bora ivservata la creanza, vedese nella militia de’ nostri

magnifiei Baroni, della quale la Itdìa tutti eolio lor non poco lionor* et bona

fama ne rasciona, non seii< <3 .sente pur homo in questa inisiaa cita die do nobile

pl^^slmm, che pur de rascioimmc se delccti. Et in quel meili'stno tempo molto

alleile se premeva sullo lionon\ reputamlosi^ idu gran inagnifieciitia assequirlo,

muritaiuio et uxoramlo in nella fiorida età, et con famiglie tic sangue, de fama,

et do parenti reputate; c*l minore et ultimo et piwo exstimato rascioiiaro senee

bavps^i al fine da eontractare, era jkt lo conto delle doti*, demostranilosc abhor-

Cu. »

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— 27 —

Cff. es.

rire quel rho tanto hagie so stima; negodaro d^'llo lor sangue, miserrima et per-

nitiosa mermntia, ma eon amore et carità desiderar molto imparentarcer. dorule

prevedeva assequirsersene amorevile et gmtioso parentattv. el che e«d demostrava

la facilitò de’ frequentati matrimonij, quali por qual se voglia cantone della cità

et fu! ogni bora se fac<‘Viino. Et qiu'stò tale agevìlezza indinosi cswto immensa

non molto tempo innanti in nelli vostri Astalli . maritando numero excessivo

de donzelle, non w)lo fra de’ gentilhomini lor pari, ma anche per la generosità

della casa, et per li venerandi et extiinati lor costumi forono appetite, come ri-

pete, da magnifìci Ihironi. Et se in quelli tempi fuw?iro recerche per aver gran

dote, overo podio do ess»* no serriano maritate, ovoro som'ano stòti astrecti spo-

liar.se lor maiuri de ogne patrimonio, ancor fiissim ri<^*hissimi et potenti, per pos-

serh? maritfire. El medesimo sorrlane succoso ad Evagnelista MagdalenoCapodeforro,

del quale con molta confìdentia nusciono, per ess^'p statò mia niatre soa sorella;

imiritò cinque figliole: la prima, come sapete, pigliosela laeovo Alberino, l’altm

liorenz»! Martino delli I^eni, la terza la hablie luvanbattistò Astòllo, la quarta fu

data a Domenico de'Maximi, et la ultima fu quella de Sb-fano Carvone, gcntil-

bominì tutti de honorate et antiquissimo famiglie, et da ogne qiuitra non poco

extimate. leronymo Altieri, mio patre venerando, pigliose madonna Nieolea mea

inatiT. et come de sopra ho recitato sua sorella; et poi esso imparentantose colli

Freinpani. colli (’apoziKchi, colli Astalli, colli Cavalieri et ail me {latòme Vcr-

goria. mea delecta, della famiglia «lo Alliertoni ; et osso morto, uxorosc niisser

Lorenzo «lelli Altieri, mio fratello, colla figliola de Prospero Sanctòcroce; che con-

sìderandose le dotò già piicatò et reccpntò, eomparandose a quelle sì come hogie

ognuno ardisce ailemnndare. «limose per quiilunca non ce cognoscessi, questi <^ser

discesi (la gi*an prencipi et signori, et quelli figli«»li de molto abit'cti et vilissimi

furfanti. Et che diiTÌJUse de* I^*ni tuoi parenti, in qual fragnentò serrianse trovati

con sì numeroso pojìolo de tlonne, r^scr costrccti adherirs«‘. ad tale abuso? Pursonse visto per la tòmiguìtò do’tempi, «xm le loro venerande <*t mlmirabil dote,

et bene tutte et honoratamentò maritate: messa la piuma in nclli Capozuechi,

r altra in li lacohini, la terza in nelli Areioni, et l’iiltni poi in nella casa dei

Crescienzi, la ultima in nella famiglia cjdebmfa delli Astalli. Dello desc«»se de

qiu'lla v«*noranda «'t molto ex«*mplai* momoria de madonna Pavola, vostra hono-

ratò et l>enivola s«»rella, el .suo Fnineesfo I,eno niLsene «loi in nella casa Dufalina,

l’altni in nella cawi Sanguigna, la ultima locosela in nella «usa «Ic’Fabij. hornini

ix»putati non solo p*r honorane una cità. ma ogne mngnitì«‘a et sblemlida provimàa.

Et guai a te, per quanto la vita te diinissi. misser Mareo mio, se tale qual à el ma-gnifico .signor Cancellieri mai«^stro Sìmono vostro patre astroefo fiissi stato sottojtorse

a tfile abuso, si coìiie v«sloiiio costiimaiw. considerando el numero excessivo de figlio-

le, rendome ci^rto non sol Torre Pier Saxose ave5?si alienato, nè meno s«‘rrìave restato

SanctoHon«*sto,con«larc«*li an«‘he a giunta quel tutto possedete d«*Pabizzo iiiaiiire.Et a

gran fatiga S(»rrìa«*«» bastato, maximamente piglìandose per generi, sello amore non|

me galiba, sei dignissimi paragoni della nobilitò romana: de* quali el primo, so

ì>ene ine serve la memoria, è stòto Francesco AUiorino. Taltro. sì come bora mereammenmpo, fu el vostro convicino Mariano Leno, el ferzo el mio tanto dilecto

Mariano Crescen/o, el quarto Pietmpavolo iie*l'*abij, el quinto Favolo Coiaìanni,

e’isoxto misvser laeovo Gallo: tutti magnifici et bonorati gentilhomini, iinitis«ì

insiemi, non già per jLss«xjuirno lucrosa mercimonia, ma per amoiwile, sjw'cioso

et reverendo parentuto. Comprendo chc*l medesmo se excquissi con aninro et ca-

IteiU rtcìhii <lr’

Ddli ^'Xa\i

r.4|><>lpre.''ra.

Or lcro«;W9Allieiu

Osili Lr»i

Ile M Sttngne

MsuautiJb.

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Ik-M. (.Hioifel*

i« Valle.

IM iraioUicode l'a«i)lo Uaua-tuiU.

Kt » da'rtiaiu*

rakiri du'lVilIrUi

l.e |>rr le

ifuale <« ai)>ecle-

tK>.

— 28 —ritù per inissm* Lelio della Valle, asse^mando la prima sua figliola al molto no-

bile homo lliiptisUt Matteo, la se moda sella prese el mio si cai'o Prospero Srin-

ctacroce, la ter/4i la habbe Franeest o de Fabbij, la quarta 5u««‘gnoso a Nicolao

Magdalono Capodi^ferro, la quinbi piglioscla Agnolo Toscanella, olla ultima, se

per defecto de memoria non erro, Miswer Marco mio, fu la tua Madonna I^ura;

che se havessiro iinpiìrcniato per denari, setrìane retmeta sì proeiosa et excessiva

suumia, da compjirarne un pingue, populoso et degno regno. Porriave anche

ivmpir le cai'te della cosa de Alberini, et sussequentemente de' Rustici, do’ Ca-

valieri, Poirari et Cafsmdli convicini, qual se whIoii colligati collo prime fami-

glie della citii, tic sangue, de costumi, et ile r'nc\icz//ì reputati*; ma non pare

ne abisogni, esstuulo chiari haver quelli questo sum to et venerabile instituto {*on

sumrna diligontia oljservato. Dal quale ne sequita non solo integro amoir et

}M*rfecta carità con tutto il paivnhvto: ma ani’he scnco unisce, constr(*gm* et rol-

ligast*nrc |)0 Ì tuthi la cita de vincolo amon'vile, pc»rpHuo et securo, praticando

et conversjindu da (latre a figlioli, come so nati fussiro de medesmo genitore,

over nutriti del medt'siuo bu-te. Ma bora veiletono succedei’e pc?r lo opposito el

contrario, despn'/zande^se <*oniuncti(me et pratica amonivile do* pan*iiti; nè meno

vesso riceira qualità nò parto algmia, qual molto moriuissi esser stiiunt:i, se non

donde se j)0s.sessi far qualche rctracto di^ pingue et lorda suiimiu do tornesi.

De che havendo giù in moa custodia la liocca de Viterlio, come posscte rc<*or-

darve, j>er quel prudente et ciiruus|>ecto gentilhomo l’avolo Maiszatosta piu volte

me fu pronosticato, condolendose meco d(d dis.sordine teneva che in Roma suc-

(rdessi*, d<? quel che im|>arentando con poco <;\timar paivintì, et nè meno curar

de honore so pmtìcava. Dit'endume, che volcndose com|«irar polletri, simne iwer-

cassi primo di* qual razza, et del spillone, et dei qual cavalla so fiissi figliolo;

et jK)i de questo extimar molto el pelame, et miche le ogiie, et de qual banda

se vinlevauo segnalati; et usatace simil diligentin, al fine si'iine vengono allo

prezzo. Oimè dolente mef sì sollaita et curiosji diligentia farse |»er un w'injilice

|)olletro, qual se possa ado|kniire p«;r s«*Ì, s«*tt4s ovcro al più octo, an»-lic nove

anni; et non ri'st'cndoli al piH>posito veiud se t<’iiga, et so non al fine destinar-

selo al vilissimo baratto; et noi, pi'oc-unuido liavcr figlioli, desiderando jvn'iH'tiiar-

eenc la ca.sa, el nome ella famiglia, si come far si* devo, postpitsto ogno geloso

et laudabil |K*nsamcnto, nè do putro uè de matro re<s‘rcheino, nè costumi m'* na-

tui-a de* parenti, con stimar jks o invilii*se, nè l'umr meno cosa nigiina elio vor^

gogna et deshoiioi'G li roporUissi; sol se Jemostrino intonti et curiosi, rotramo da

quel sacrosiuicto iimtrimonio qual<dio fot<*nto et lorda liorodibi, ovi*r pur doto

proi'iosa et grande! Uomo è certamonto de grande et i»i‘rfo<*to naturilo et do

singulurìssiiiio dcs4‘iu*so: et piacessi al summo Crt*ntoro che in questo enso pos-

si'ssimo da ignavo et |k«‘o oir« uus|v.'cto r*prenilerlo ot liiasmarlo; ma p'*r la ini-

qua sèrto nostri, quanto più m<^ diseuiro le pritielio inodoi ne, Uinto nm nostro

vitujKnio el indico bavere ol ver pronosticato; p(,*r rtscion che p<*r li pm*nhiti,

quali bugie da avaro ot sordido mer anb* s<*nza rosp»*cto nlgiino exequir li com-

prondemo, non solo senno lordano le caso, ma jn»!* nostro maiur mah* ogno bora

oc subiugumo ad assai molesta et exeiu'abil servitù. Questi son caUK.*i dis- ordarce

insàuni; questi per la con»ientia de haver non Urne n(?go<iato ce inviliscono,

questi Ite astrengono s|K)liar*o de ogne liumanib'i. El pironUito <*oneluso sia et

exequiU) jm)Ì (salvo alterMndo) in quaUinca altro accidente, mai più se rwogno-

sce, a nozze raro, al morto inai; delle infermitii senno rescntono si poco, come

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— 29 —se in Tencdo, Sabmina overo in Mitelcno gran tempo innanli stati fussir rele-

gati; nè meno in rosa importante et grave suocodessi; in modo si ehc per demo-

strarce de noi medesimi abbandonati, demo a qimlunca se disponga dospiurere,

ardire et core da posseroe non tanto molestare, ma in qual se voglia orrasione,

sen^A respecto alguno serundo se appetisca laecraree.

Perleone

Dubitar non ne possemo, ehe’l contmrio in punto da’nostri progenitori con

fitf. t?. amorevil|cura et assai constantemente se observassi; quali in quahinca oocurrentia

fra de’ parenti, over pur fni de altri eibtdinì suceedtiSKÌ, deinosimssiro da cor-

diali et benivoli conioncti unir»* con sollecita et perfceta carit^; et in quel su-

bito instante, con singulare et buon reconlo intervenirce; nè sbigottivanse ile com-

pagnia replicare arditamente et con gran i-ore al Senatore, defensarse anche abi-

sognando dallo impeto de qual vogliase arbitrario et severo Governatore; et se

per sorte con questo incontro niente se operassi, poco cxfiniavano convenire al

Camerlengo, con lravagliai*ce Cardinali, overo qualche Ambasciatore, col resto

della corte; kLsiandoli jun*he lo animo, quando abisognassi et non »'nza gran-

dissimo profiefo, affrontarne medesmamenfe et più flato el Papju Per modo che

smarritone ognuno, con quella loro concabmata et aniorevilc unione, proci*devase

in quel ne soccurressi con gran respecto et assai inmlcstamentc, diibibindo non

far cosa, qual facta a* citadini despiacessi.

M. Mezzocavallo

Secondo per lo vostro ra»*ionare io conìccturo, tener devemo fecessir da

prudenti e circunspecti citulini. Nè curo bora dunar eli jtltro replico, i»ersuaden-

dome non <*e esser conveniente, nè oportuno; per cascion che volcnilo scqiiitar que-

sta rubrà-a, succedcrlame materia da ogne banda molesbi et teiliosa; nè meno el

tempo supplir Ix'ìi ce jwitria, acciè ne possessimo da molto resoluti rascionare.

Sigilliso donna in mio piacer* ttitfi dcf<M-ti nostri cnusai'se. sinundo la enarrota

opinione, da molto maiur potentia, et incolpalo ne sia el secolo <*he curro; et non

]>osseDdo con ignegno et forzo hiimanc, s snmdo nostro voglie reparanv, senvmo

necessitati, per quanto al siiinmo Crcatoiv de’ nostri affondi pigliarasenc piacere,

con animo constante, et paticnte, el meglio potcrasc tollerarlo.

MLccincUo

Per ben che in nel vostro rascionare da n’wluto in tutto me adherisca

,

non me par for de proposito, publioarveiv anche lo ex<*ci*abile et detestando ad-

ditainento allo infausto preiiostiro de Pavolo Mazzatosta memorato, ilunose alguni

anni da poi i>er lacovo Freiai»ane. Pri'si*nte ma et infra do molti altri ciiadini

in Campitoglio, fa<v*ndosiì querela de questo infame, cjUamiloso et detestando

abuso, da vero et l)en considerato gcntillinmo, d(*mostiwc con eviiicntìssima ni-

scione molto contrbtìrse; dicendoso per quello sopra de ogne altro procelloso et

grave aflìindo, cjiusarsene anclie el privarce in tutto della lmmanit>, et habituarce

de animo assai più de truculento ot efferato. Sì che spoliati dello amor paterno,

habiamone in odio lo proprio sangue, cioè de quelle havemo ingenerate; veden-

Anutmile uiitii'

n« tn atadiiL

Ki.o Uuttti

Preiipinr.

Molrilt

ntnli.

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— 30 ~

Ki.'* deUp M'-

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lioodu (Vcoro

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Udu.IK> llibn»

dole piisaigiare per la ciufli, privati de qual vogliafie coneepto da posserle <K|ua-

bilmente collooare, toimentati se votlono da [wrpetuo infortunio; per caseion olia

pensando Hirle al fine religiose» nc affligemo, et intei'ienerle si sospese, siano in-

cepte ftssai perieulose, nfe volerle con tal sumina maritare, al proposito serrla

oonstreeti per viva mn-essitii ass^arle ad inequale et dispare linagio; overo i>er

urm de esse ruinarce el n^sto della anxia famiglia, <x)ii reddurla in perj>etua ea-

lainità, et consutnandose la vita fra de’ sospiri et lachrimabil pensamenti, come

in cosa despemta, li patri sventurati desiderano la morte alle figliole; et esse

per de incontro sjxTando posserse alle lor voglie maritare, per minor nude, infra

de molti altri, bramano con supplicjime a Dio jwr quella de* fratelli. In modo si

che per lo humorc raalanconico aggravate, pc^semo suspectame in si detestando

et excx'mbil stato, non procurino emulai*ve le Milesie donzelle, in hTininar la

\itii loro de sì miserando et de si stupÌ4lo fine. Acerbi, iniqui, et Inchrimabil

cogitati, n?* esserve ignegno o modo da jiosserv»* r«*parare; et per maiur nostra

molestia, lo oinnipotcnte et suninio Creatore collo suo hicito assenzo staselo a

voliere.

Tho. Capoccia

Del Hiu‘ calamitoso de Milcsii* ilonzcllo, et dello remedio anche trovose

in si abominando et infausto aceidenu-, per Dio ve prego desmenticamone j»r-

larnc; per ca.s(don che sol col pcnziini-, si come Gellio ne narra, wTrìa inhu-

imiuo qualuncn «on grjivissimo nieiwr' non senne attristassi. Piacerìame dunca

non |>crturl)assiino questa nostra occasiono in far rascionanienfi sì atroci et effe-

rati, maxiinaincnti» vedtmdoco|

privi de ignegno et de natura, con prescntaneo c«. »

socenrso da noi a noi, si'nza maiur potcntia posser\’e reparare; ma serrìa liene

de parere che Man’o Anhmio ivpigliassi.s»* el suo t^^na opinativo, per dernostraroo

donde tal ciiiisa possa d<‘rivarsi.‘.

M. Antonio

Kxcinplamlome in nello admiraliile sn^ eso de Stesì(X)ro, qual re<'antando

narrmsi' de subito recuperassi^' la lu<'«‘. me inanimo in qiii'sto con tanta attcn-

tione sine ad hor.i it)ntractato, imcrpoiKrn c am ora io la Palinodia; et pt*r l>cn (‘he

gran vergogna sia. de quello cl vecchii» (‘ontradirsc, qual poco tempo innanti

da veridii-o mictoic se promulca.sse; niente de meno, sias(' (?on Dio, hastiine per

imp(‘tmmc venia, confcssarcc cl mio semplice (’irore, .spi*r.ando in questo obscuro

et tenebroso argumcntare, aìluininarc<* de efficace et più sana opinione, et pos-

scrve per vciiturn jk>ì con quidla assiii meglio seemido lo ahisogno satisfare.

Novo et più V4*nsiinile suggetto, niscionaiulo im- soirumn (piai molto me dcfrica

da tutti senzi j’eeitati, et aljsolvemc me addiieo lo seculo incolpato; per cascion

che per li 4*\empi demostrati porriasi* suspieaiv ('aiisjirso sua diversità per la

dispositione dclli elementi giù alterali, variandosc in qualità et qiiantitii, overo

por lo più sollecito et più tardo adofu iare. Ma rcducendome alla memoria quel

elle da Pomponio Li>to et da IMaiiiia, h» un prcccptore, et l’altro )n‘rf(‘ctissimo

mio et singuinre amico, spesse fiate eontalmlando insieme de’ matrimonij ne ho

inteso nusoionare, vedome jtstnxHo variarme d(ì proposito. Dicono a])ci’tissimamenUt

haverne da giiivissimi auotori già retno to, elndìa cura th» l'ssi tcn4*rscla Dio

accosti alli i‘egni in suo arliitrio si'i vata; el eln* ess(*ndo, suspecfoine non no

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— \i

Cv. 2».

jiiu ruiitra ilo noi «j^itel 8unimo Creaioi'e assai sdegnato, per vederli lululterati, nè

rou animo, nè con opera, nè con scnocra fede, dciiiostrarseli quel venerando et

saciv) intento, secundo a «ì importante et supprejno sacnunento se a<lvp.rrla. Et

soprsi de tutto comprendendoce desviati da quelle curiose et siu rosancte ceri-

monie, quiile per fine alli primi tempi nostri, con tanto Online et modo, con umici,

conioncti et altri cognoscenti se v<*devjmo dì per die, con festa et plauso amo-

rcvilmcnto celebrare. A ch(‘ me wldiiee f:u*mclo cnnlibile, fat'endo algun discurso

delle historie romane, retrovandoce ass<ii fiate molto imfo Dio, p#-r essciso ne-

glccti, over malo obwTvaUi quella lor religione. Nò |kt volervcnc exemplare

curome penlerve gran tempo in lungo recibir\e, non tanto del negando, ma d<‘l

contempto demastros#’ per Appio Pulclux), auspit'andosc in Sicilia con biittan' da

dcsdcgnalo li suoi pulii in mare acciò b»nessiro, poi non volevano magnare; nò

meno farve memoria con qual iat tura no fussc gastigalo. Nò mirrar voglio quanto

Marco Vamme in nella sua edilità la tiefectassi. Nò dir pi-m uro tie Publio Pie-

minio, sì come eon po<-o existimarla in quel sjicmto temjiio dt^ Proserpina IjO-

crinn, da molto avaix) adopcrose, nò meno de qual vt*inleeta fussiro <*t Timo et

l’altro da quel celeste wlegno fnigellati. Nò dirrove anche de molti altri infiniti,

quali collo loro aspro gastigo co hanno svegliato el senso, et poi faetiec adver-

tenti che’l summo Dio in qui»sto cose hurnane, nò mro haverne nò piceol jM’n-

zamento. Ma sol de doi farrove inciUionc, donde possamo por lo nostro gnive

errore as«ii disciplinai’ce. Sirrà de questi cl primo Appio Ceco, quale in eonbmipto

dello ordinato «-ulto, insignorihise molto per la sua Censura dalli Maxiiui 80001--

dotij ad Ih*reulo dtxlù*ati, remosscnc Potitij et Pinarij, nobilissime famiglie, ?is-

M-gnandoli nrhitrariamente ad un certo numei-o compito de plebei. I/altro dt'ino-

strose essere el Censiìr»; Fulvio Flac<*o, del quah- eri-ore el St-nato timoroso re-

scntisc, et con cirvuns|KK-(a pieth dispusese de subito alle sO(* sjiese iMiiendarlo

del primo arbitminento, w^quitane la morto universale tlelli cbvtì, et esso se com-

prese 4*sser gnivato de eterna cecUò. Per lo avaro et ( upitlo appdito del .stx-iindo,

st^quitane la morto de «loi gloriosi et str«?mii figlioli, videsi* insensjito, et al fine

da insano et mentecapto rnist*rabilmenfe sua viti produsse. Verifieandose el gnive

w;nzo ile Favolo Emilio, quale, si come jicr Pìutairo se demostra, diceva mal

spierai* della eitìi, dove b- divine cerimonie se vctlossiro negleete over »'jK>st>.

Oimò dolente me! do quanto et quale afiando me trovo exagituto, pensando in

qut-ìlo che rasiionar potrìa de’ nostri tempi! ma per inea inm tanti angoscia et

minor doglia, con qualche altro rcspis-to me deliliero lassarlo: et laistiee sol

stu ho recitalo, tenemlolo per indiihitiro et certo, che |k‘i- aver neglecto ovci-o|

ailiilterato ronlim* c‘l modo del venerando et siM-rnsaiict» mairinionin, appresso

al ilcfecto del numero de’ figlioli, trovemoce anche insigniti de Ionia, infame, et

detestando ewitò. vivendone al numdo sì conit* smemorati et mentei-apti.

He' nrt'lecli toa-

ti'inuBÌj.

DclU n«i;1e<:u

reltponc, cl jrfB» per Appio rul-

cr«i.

Kt * dr iUivfl

VorroBc.

V.x- ile Culli»)

lICmitiNi.

Kv* «le Arpii»

Cccn.

Kv*» de Fulvi »

Sciili.nlj.i deFùhIIi...

Thomao

Pareriame non eonsumassimo alti-o tcm|>o in quello investigare, ohe jkiì

trovab), serriamo jM'r wiituni molto male apti, et ilssjiì jk*ìo dis|M>stÌ possi-i-ci-

proviilerc: ma lien itulicarìa j»er la memoria de* venerandi et magnifn-ì instituti

de’ Romani molto tic-convenirse. nò meno esseive alieno (l,il proiMisib». de enarrare ,p*’*'*I I iimli al iiialniiK)*

quale Online et modo da priueipìo. me/.o et fine, |v*r questo atto niiptiale da lor

80 ecKsturnassi;et mnlesmaniciib' de algmie altre nrinionie interjioste, donde et

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— :32 —pftn hè so sinno causato, de qual forze por la longa ot graUi convoraationo tenete

con Tuno et Taltro de questi sì excellenti litteratì, ne havessivo qualche vorisi-

mile over pur certa intelligenlia.

M. Antonio

Assiti dt'sideroso ne serrìa in quel me reccndiote posservene sc<*undo lo

ahUogno siitìsfim*; ma vedondomo da doi efficacissime rascioni assai interpreso,

la lingua, lo ignegno et lu memoria coiranimo se j)cr(le. I^a prima si che io

non vorrìa col mio dubìu parer»? se detr;icssi alla lor sì grande et fedel littera-

tura. L’altra, che ablsogmindome per longo et vario distiirso de cose romane

recitarvece fcil senzo;che per volervcnc chiarire, forze potrìa senza aìgun vo-

stro proficto, »on inea non piccola vergogna ostentarmece dcfectivo de «liscureo

et de memoria; over so altro mai ne suei-fnlessi, tedlahdove de longo rascionare,

me dubito secumlo segni dati causarne ìnip(vlimento allo Signore, et da voi altri

intitulannenc, non che importuno, ma ;issai fastidioso.

M. Mezzocavallo

Principiate pur la bistorta donde più ve deleetassi; el tempo e’I loco Jissaì

bene sello comporta, e’ 1 Signore anche s<K*undo se comprende meno de casa per

questo conto damme la repulsa; et se fastidio por audirte ne haverremo, la

colpa et lo peccato s(‘rrasc lo nostro; ma non bisogna haveme tal suspecto,

per cascion che la intcDigentia de quello so desidera sapere, por qualunca via et

modo m*. demostri, Irovnso al fino non poco delectcvile et iocunda.

S. Gabriello

Già me resento da diversi pentimenti in sì locando et piacevile accidente

non poco travagliato. Se io me S(;p»'i‘o da voi, privar m»? vedo de singularissimo

deleeto, et dubito ancìie non ess»T <ausa da inb*rroini>er»? sì ignenioso et impli-

cato arguinentare ; et so al fino deliberassi d»? restarme, excquir non possa quello

che de novo mt? socrurre; et per lo conto delle nozze ne coniccturo non poco

importanne. Desiderarla diin»'a parbmdome non ne pigliassivo disturbo, ansi ve

prego 8«'qiiitate quanto v»» piaccia »•! ras»‘mnare;ot io, oxpedito quel che ora

|)»;r n<M’t‘ssario conc<*pto me sperona, c»m fe»Ieln ot certo pi*gno promett»)v<‘ de

subito tornares

M. Mezzocavallo

N»?i simo tutti qui per c»?mpìac»*rve ; ot quando venne succedessi imp»?di-

mcnto, del vostro ’Ìn<'omodo ne rcstarìamo, vicino a voi, da molto ma! con-

tenti. Accomodateve duin a come meglio parcrave, et infra de questo, acinò ( hello

aspectar non ee molesti,gabWcmoce Tun Taltro adomandando humanamentc et

replicamlo, |>er fin che lil)crato da faccende tornarete. Et voi, Marcoantonio mio,

spogliato de resi)ccti, seqiiitat(?ce la liistoriu sì come meglio opinarete ne dclc<*tì.

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— 33 —

M. Antonio

Cv. SO.

Essendonie dunra dol dubio, inepto et importano mio parlnre afwtamentii

non poco|exeusato, rolla vostra Iwnn gmtia despongome non tanto de prin*

eipij de’qmili allo pn^jente raseionemo satisfarve; ma de’ mezi, anche del fine

qual vederne temn n'plieo da quelli derivapse, p«»r quanto lo intelleeto sopple-

rame ella rneniorùi, siie< inetamenU‘ farvene enpac*»*. Uetrovaremo allhora ,che

infm delli altri Vi'nerandi et magnifici inishu'ij, etdeìjrati con «olerb* et ac-

eumhi intcntione, et exequirse con pompa et grand»' ornato da’ Honiani. csserN'e,

si come coniecturo, per principali questi tre donominandi. E1 primo si c* el Ma-

trimonio cioò lo ordine miptiale; lo altro le alegrie se facevano publicando lor

natoli; lo ultimo fussi el mesto et laelirinmbile acto dolli nostri funerali. Et

eome in qual vogliase aetione quelli se siano ilemostrati a tutte le altre natione

più excellenti, cosi in qu<*ste, exequitole per niodo che al mundo tutto, secimdo

la qiinlih'i delli siu'cesi dessiro exeinpio de gi'ato, pio et c»*riinonioso ostenta-

mento. Et per poss<‘r con maiur comwlib'i mscionar do qut'llo qual rcposto me l’ ho

|MT principale, havi'iulovel promesso,

discurrerò con gr?m velfK Ìtù,per ex-

|SMllrme, le doi ultime notate, quale ce vengono acfV'ssorie. Figliandone peu*

pnmeipio el tenore de'funerali, vedendosi exequirse se<*undo la qualità de’ nostri

tempi con diligente et ofiicioso ol»servamento; ol che assai et ben comprenderase,

considerandoee, tcrminatase la vita del misero defimeto, le oratione, li lavamenti

e‘l cliiurlere de quelli infelici o<vhi, le herbe odorifere, con qualche assecto ancor

dato alle mano; poi de questo per ordin circundato da tutte principale soe con-

ioncte, (Xin abito lugubre et scapillate; quale finite siano con copiosa luminaria

le cerimonie de cassi el molte sancte oratione, ritornano allo loro immane et mi-

serabile appetito.de laeerarso criulelmente lah'sta, el viso, e'I pe< to, definandos*'

<la quel che de Helena in nella morte do sua maire <lul gran Poeta se recite

facessi; perdonar5»e in simili acti luctosi per non denigrarve le tanto reputate

soe bellezze, ansi bu'crandose et battendose per modo, che ogne crudo et reagiac-

ciato core reddurriase per la gran compassione al lachrimame, maximamente

olendone le cordial piirole delle afilicte, laiidandoce la vita, el sangue, olii co-

stumi del defuncto;magnificando<^e la causa per la quale astrecte siano con efl5-

cacissime mscioni deverwme attristare. Invocandoce ad alta voce tutte circun-

stunte et per lo amore della patria, per lo parentato, per lo proprio inten»s»?.

con sospiri, singulti et profuso lachrimare, demostrassiro ancora esse da meste

et molto afilicte, baverno exc(*8sivo et flebile langore. Veilcrlo poi da gentilho-

niini electi per li ofliciuli de ('onfratrìe, et colla lor guida desecso, posarse deco-

rato de liabito sul fcretn), con palio de ricco panno de oro, infra de honorati

«andelieri con molto torce alluminate, et numero ìnfenito de religiosi et sacer-

doti, con lume acceso per ciascun de essi in mano; et da* inedesmi condurse poi

olla chiesa deputata, .si'quitato da figlioli, fratelli, over nepoti col precedente fa-

mulato, advolti tutti medesinamente ad liabito lugubre et inconsuto, et aceosti

alloro sequiteso por Online secimdo il grado dello parentato, contrestandosi insieme

(con quel gran cappuccio in testa) del dolore Timo dell’sdtro proservandos»*

iinjs'rhò in nella continentia virile; accompagnati da infinito numero de altri

magnifì<’i conviti , l'oinpartite per refrigerio et consolamento delli afflicti, hone-

standoce quel pietoso amorevili' et grate funerale;bene celebrate le costumato

IWlii Ire «I-

«loerrali

dk' HtWUll-

De' InnereU

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— a4 —c-orìmonie et terminatele 1*00 ornata et ben composta oratione, f*onveniente allo

arto et alla qualitìi dello defuncto, reddutteae in rasa infra delli offìcijili delle

rochieste confratrìe, et seijuitati similmente dalle rnedesme compagnie sotto om-

bra de rendercene gratie de quella bile opera officiosi et pia; satisfarsece con

brevissime et comode parole, in laudare et consolare la mesta et bichriraabile

famiglia del defuncto ,et ronsequentemente de tutto el resto del medesmo

parentato.

Miccinello

qiirnln ,ieUa

oi4l»t><ieflinenÌp.

Ilei Innm ser<>rta<vj |i> lubiU>

Inpiihrp.

Primo che entrassimo in diverso rascionare (si come comprendo serre-

mone constroeti), vorria de’ funerali restarne secando ne appetisca resoluto; per

cascìon cho persuadendome esser arto conveniente et da non poco extimarse,

jigiugncndocti quello da’ nostri antiqui con rum assai exacta ad ogne bora fre-

quentato, me inanimo assoquimo certa Intelligentia; et sì <*omo desideroso de im-

parare ancor ne sia ignorante, facil serrave posserrnene chiarire; et per non con-

sumar tempo in prolixo replicare, sapere appiteria con qual suggetto,|et perchè

et quando poi donarne funesta oratione se incomensassì; et se indifferentemente

si come liogie se costuma, senno vedt^ssiro honorare, et poi anche de questo cer-

tificar me appotcria qiumtt^ quello habito lugubre per Romani se portassi.

Cv S>

M. Antonio

I Itila iiCa ri

Jclla nmrtr.

liivrr^lJ tle'te*

('•Icbri.

Uelta orat*A«‘

fiiiurair.

lit! Arowdii»

ile AnMogDì-tunr

Per ben che da natura lo principio ella fine ef|iiahilmente ce sia deb?r-

minato; non restase imperhò che quello secondo la conditione et qualità delli

auctori assai ne astrenga V uno dnll’altro farce differente; et questo se supprirna.

se moderi et exalti medesraamente, secando li succesi et pieno et più qualificati:

donde causassise poi diversar lor funerali, humati in terra, in sepulchri, in rogi

igniti, overo col presen'arse in aromatici liquori; laiidandoce el nome, la qualità

eiresscre della faluiglia et del defimcto; et siase questo acto non sol trovato per

coDsobire li afflicti con parole lachrimabiìe, et qualche opc^ra pia; ma pur presto

per inanimar qualunca ciivunstante ad fabricarse da generoso et strenuo eoragio,

l>or contractare et posser poi oxequirt* cose da sè magnanimo et virile; acciò

speri ancor esso in simili accidenti da faconda et dextra lengua esserne jk?r

quello la patria , li parenti , et anche el nome suo , da eterna fama al inumlo

celebrati. Ma si come da auctori degni de fede in molti lochi consta denotarse

,

compiY*ndcse tal stilo essere antiquo et exequitose in Athene, per homo dal pu-

hli<-o consiglio a (lud’acto deputato, et obwrvarse sopra tutto in quelli, quali per sa-

lute della patria et Ijenc de’ suoi concivi, costantemente tollenissiro la morte. In

che me astrengo recordarve quello operassiro per la memoria de Armodio et

de Aristognitono gloriosi lor concivi, decretando per la morte dessiro ad Hyparco

crudelissimo Tyranno, non tanto con funebre oratione farli eterni, ma anche

fu.ssi pena capitale a qualunca <le lor nome glorioso dediti et votiti, j)or recu-

jM^rar la tanto oppressa liberUi, presumessi intitularnc corpo servile overo vilis-

simji jXTsona. El medesmo laudare da’ Lacedemonij in lor tempo più felice colla

guida do Lygurgo se obscrvava; celobrandoso con cauto decreto de prohi^ire

che nome olguno in el sepulcbro se imponessi, reservato do qual se voglia, per

Ijcn che donna fussi, che in guerra, overo in qualunca acto generoso virilmente

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35 —se operassi. Et anclie per oontiniiuta et stabile memoria eomprender se demostra

per lo meilesmo effeoto esserse da’ Romani fre<|uent8to. Imperhò ftusene auctore

et primo cominciassi, trionfato hebe con quel carro quatringo de Hetrusci, lo Pu-

blicola, quale infra delli infiniti honori demoatratise con pompa exceasiva et di-

lenissimo parato, in nelli funerali de Bruta, et locatase per pulilico decreto la sua

ènea imapine, irnsignita con quel felicissimo mucrone in t ampitoglio, et in raezo

delle statue regale, recitoccle anche per maiur gloria sua conveniente et ben

composta horatione : per la quale coniinemorandosc tutto parole et opere preclare

ilei defuncto, exequitese con desdegno del violato honore, in actiuiatare et custo-

dire la dolcezza della degustata lilierta; in modo restasene per lo universo s.a-

tisfiictó, che inflamatise da quello immenzo amore, oniinorono per publico consi-

glio, che qiialunca virilmente per la pitria pugnassi, et in quel conflicto, over

fu.ssLsse poi che a morte pervenissi, per sua eterna fama da qualche magnifico

concive publirainente dovessi laudarsc. Et essendo simile actione esemplare et

laudamlii. desiderava col numero et qualita de tali exempi per un pezzo nicifando

delectarve; ma considerando qnel che per M.airo Antonio in nelle esequie de’

Cesari, con gesti et eon parole, piagncndocc anche in iai'tura universale se ado-

perassi, per minor vostro langorc et mio non tanto affando somme deliberato

de occultarlo. La.s.siindono anche airictro et de Fabio, et de quel Celere Metello,

et de esso Cesare quanto per lulia sua amita, et do Cornelia consorte in simile

acto da facimdo demostrose; et de infiniti altri gloriosi. Et inteniieretene

in nel tempo sussequente el niedesmo se cseqnissi per Bruto lunioro

,

honestandocc li acerbi funerali de Cassio caro suo affine et conscio collega;

quale oppresso da tanto infortunio, esser ve parve della sua sorte t)en re-

compensato, quando ohe por la opera patrata havessine assequito in qmUunea

altro succoso nome sempiterno; ma assai più stabile et fermamento più seeuro

de sua fama et dello honoro tien.se li fussi,constando al raundo dallo unico

|

sblendor della natura intitiiLassise suppremo generoso fra de tutti altri Romani.

Nè men par conveniente, essendome qui adducto, eontieerme della gratitudine

iLsassise per lo inclita Senato a quello generose et magnifico matrone, quali vo-

luntariamento se priva-ssiro in tutto dello loro aureo ornato,per sopplire alla

Cratliera in Delpho destinata,acciè satisfaccssise al voto de Camillo ;

deeretan-

dose che in memoria del grato et pietosa .animo loro, eon pompa magnifica et

ornata orationc, equale ad ogne honorato et glorioso citodino, tutte grandevc et

nobile matrone se possessir funerarc. Et demostrandoee anche lo immenzo amore

porfassiro alla patria , trovosc che per magnificare li funerali de quelli generosi,

quiJi per defenzarla perdessiro la vita, non solo honestarli de statue et de ho-

nori sempiterni , ma deeretorono che niseiun servo in simili raistcrij ardissi cosa

alguna contraetarve. Al fine ben se comprendo siano aeti incitativi per desviarec

ilal lucto et dal merorc del morire; et inanimarce tener lo animo et la monte

del continuo disposta in exequir faeinori esemplari et generosi ; certifleiindocc

eon gravissimi argumenti et eommode parole, quelli esser beati, quali virilmente

commossi collo lor pio et magnifico suggetto tenuinassiro la vita. Si che eon

si varij exerapi, eompresase la «uisa per la quale prineipiosC. facilissimo serrare

colia medesma guida tener per certo ne sia fine ad bogie seqnitata. Et liora

volendove, sì come instantemente el reoerehete, del tempo se portassi quello hahito

lugubre far capace, se me sen'e la memoria, piirme Plutarco ne faccia Nuiua

Pompilio auctore : quale ordinassi, se transaeto non havessi lo terso unno, el de-

De Valeri') I'u>

hlicol.i

Maipiilico «le»

crctu per inani-

aure* a «nwicrandir

Per Unitu

booestoroBo li fu-

nerali ile

r.ralie Cade al-

le tlMine culla

imlittiie Kuqc-aiarfe funerali.

l^ssinH) drciT-lo pi-r quelli no-risero per la pa-tria.

Ile) iMip» ìe

poMaiu lo IuIiImUi

Inttiluloile Nu-ma Pompiliu.

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— 36 —functo in nisciun modo m devesKÌ lachrimare ; et poi in qualunoi età sopra el

decennio tal caso succedessi, fussi prohibito olirà el decimo mese, nè in habito, nè

in ges6 nè in parole, li orbati per quel lucto contristarse.

Mezzocavallo

0<kmIo Juo4«|irvc«(U lo Im«iMl««IUrK Sa lo*

>>U C'iB ((wilo

biK> Cile

«tonile ladaau va*Iridale

Per ben che de’ funerali facto ne sia copioso et liquido discurso, niente de

meno si me «uspecto da inconsiderato et negligente po^me esser represo, che

da ogne mìnima scintilla, da ignorante me constrengo dubitarne. Per questo ha-

vendo rascionato de quello habito lugubre li più conioncti coprirsece la testa

,

et poco coUachrimnssiro defuncti, et por rincontro le flonnc in simili accidenti

col capo aperto et scapillate, con lacorarsenco lo viso publicamonte, non tanto

in casa ma per la strada et per la chiesa mi alta voce demostrino dolerse; vorria

de sì diverso et contrario subiecto , et anche donde se proceda, chiarirmene per

modo, che in qmilunca loco ne fussi adomandato, se non del vero, almeno col

verisimìle possessi satisfarce.

M. Antonio

(ìetoalii p«r li

l'niWMiii éi Sin-

ta/co-

Col upu coper-

to t

Ih».

I.o h«bbtlo fu*

ebre iB etifU-i>*oe de'itofuacit

Del vostro si geloso dubitir piglio dolwto;per cascion che procurando

de ivplieo oportiino compiacerve, redducorae a memoria cose infinite, de quale

(astrecfo dalla mea pessima fortuna al rusticare) menne era già in tutto smen-

lioato. Remlvedendome in nelli Problemi colla guiila de Vairone per Plutarco

reci tarse, col simile habito et acto recognos<Y?rce li corpi de’ defuncti, come se

fussiro infra delli proprij lor dèi collocati connumcmti : alli quali so costumassi

col capo si operto et obvoliito, con grand*? Immilìtà sacrifiearse. Et s) anche come atto

air homo molto «b'sdecente, ahtcnersice del molle et profuso lachriram*e;

quale

per publico parere se indica alle donne, come cosa naturale, mwai più acconve-

nirse. Ovcro fa< cssisc per meglio exaltarce la memoria dcMefuncti, recognoscen-

doli con quello lialiito et con gesti veneragli, sì come fussiro m«?desmamente dèi

sanctiflcati ; et jm)Ì col lacrimar demostrarsece non poco <’ondolerse por la per-

diti de un tilf?,qual col publico con^nso por la sua approbati vita constassi me-

ntirlo. Per l>en che l.i opera tenessise per mesta et lachiimanda, el iusto et ra-

siionevile suggetto li astregneva (corno anche sine ad hogie se costuma) con

sì deverso modo prosequirla; vedendone et morti et vivi equabilmente de pijs-

^jlno et magnifico n storo compensati.

Perleone

Ccrtanienb? per sì numcnwe et vario actione ce havete fine a qui donanti

allocclii readdunaie.|vedendole tutte intente ad uno medesmo fine, tener se deve,

che sceundo la conditionc et qualità de’citadini, quelle devessiro et più et men

qualificate coraparere. Quando che in questa età, dove bora extenuati de sustan-

tie el de ardir ce ret*ovemo, demostrino esser tale da convenirse a più felice, et

assai migliore et più extimati vita.

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Goq<

— 37 —

Miccinello

Molto ilunoa devemo al nostro genio et molto similmente iil sólo et allo

aiere romano : considerando si come per gran tempo sence advorsi la fortuna, et

redducti ce habbia in si supprema et vii calamità , che de certe imagine, n^

meno de speetaculi nè de sumpto specioso , nè de quello habito lugubre possa-

moli emulare. Nò già per questo resti chello Jinimo, lo ignegno, et vero cor ro-

mano, mai per vilitii se siippediti et sommetta; ansi in qual vogliase importante

et tiirbido accidente, dove altri se reaggiacci over stupisca, sempre vederandose

Romani de fede mai et de cor raro mancarse.

Tbomao

Da r.iscionamento in rascionainento me dubito entrarase in sì profondo pelago,

da non possercene a nostm vogliji, nè meno facilmente ix'scattare; per cascion che vo-

lendo del miserabil nostro stinto far des’urso, tanto serria quanto nKÌfeire la

potentia del simimo Creatore, qiial per essere inelflibile et infinita, mai tanto ra-

fW’ionar senne potrìa, che bastassi accortamente terminarla. E1 sembiante in punto

me persuado succedessi, procurandose exprimero qual se fiissiro le nostre atfli-

otionc, quale affatiga sarìono pur principiate, quando eredessise qualcuno haverle

già finite ; el medesmo ine terrìa della ignenita virtà. Et quanto naturai ce sia

in fede, core et gratitudine, sujy’rarce ogne altra natione, lassarasenc iudicare

ad altri, quali per relato, over se sia per v<*<liita, ne havessiro notitia. Ben meparcrìa non desviassimo Marco Antonio da ext'quir quanto più volte ce habbia

offerto, da sì come opinarase, Lirgamente mscionarae: et se pur finito fussi quel

se teneva dir de* funerali, sequissise secundo Tordino suo delli Natali.

M. Antonio

Stindome attento od ir li vostri arguti et gran rascionamenti, me è so<v

carso alla memoria el pensamento de dei magnifico et honorevile actìone, so-

lite in nelli nu*desmi funerali da’ nostri antiqui et patri frequentarse: delle quali

in vero confessove menno era già desmentiento. Serrà per prima la immensa

csiriti seiK'e demostri da* benevoli parenti, mandando provisione tillì mesti et lu-

ctuosi da eibarsc : opera certamente non sol se acconvenisca, ma pia, grata et

molto officiosa; per cascion che essendo la casa del defuncto sì addolorata , che

del vivere pt»r loro se smenticassi,provedevjìse da quelli non solo per donarli

nutrimento, ma qualcuno ce interviene per desvmrle dal profuso lachrimare, rwTean-

doli con qualche accomodato et amorevilc rocordo. L’altro dello Octave: questo

era un termino octenario per intertenerse li corocciosi quelli octo iorni in casa

soquestraii, terminandoce lo lor insto lachrimare; sì come contro de Cthesifonte

per Eschine til fussi stilo antiquo se demostra. Poi revestitiso de novo liubit)

lugubre, convocatico parenti amici et bcnivoli vicini, con infinito numero de di-

gnissime matrone, se conduoevano dove el defuncto se fussi sepellìto; et in quel

medesmo loco vedevase una forma sumptuosa de deposito, coperto do honorato

panno de oro et circundato de molte torce accese, con infiniti religiosi et sacer-

doti, indifferentemente colli lor lumi in mano, restavano per quanto durassiro|

Laiul«!« l« «òl»

•Ik) atwe nwian»

(Mia tahMiUd«' IWiurì

La prutiM(inc

4e dbarèr corro^ciou.

rwUr Oclatc

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l*riivÌ!>MM per

•:ik»rn# H paren-tat».

IM IrkliOKIBM

ili^ 4>4 Ih«.

KeUtai de Ma-trobin iW wnu)eriale

44ue«<lo iM Vi*

•celare ri l'afcri-

tair.

Ilei VÌKeraiT.

Kt." ite Numa

lidia <I<M l.ibi-

lina.

lv>l l'arenlarv.

I>d Manducale.

— 38 —!e messi colli circuii et algune altre cerimonie et devote oratione, solite farse

in memoria de’ defuncti et delle mìselle anime loro ; et pensome se intitulassiro

le Inferi© per comendarle a quelle inferi lor dij. Et anche opera ve era non men

consideranda, che in nel termine niurato se procurassi per lì herodi non solo

li parenti, ma tutto anche el convicinio, presentare secundo la qualità delle per-

sone mistìce tutte et assai perfecte carne, con exoellente pane, vino et bona sorte

de olerame, da cibarsene con molta carità, meiicRmamente per la anima del de-

functo, in sopplimento de vigilie, messe et infinite altro oratione celebraleso per

lui. Adherendoso a quel che per Gellio in nel tertio volume se descrive : che

j>er qualunca modo in nelli arti funerali se fusai defectato, la porca ce occidessì

por piaccio conveniente a quel tal purgamento. Opere sonno «ertamente molto

officiose et assai più caritetive, da aspechime senza dubio dal summo Creatore

merito exceasivo, et dalli hoinini del mundo singular Ixmivolentia, et per lo con-

sequente amorevil gratitudine. Et tanto maiurmente mecce n.strengo laudarla

,

reducendome alla memoria el referito de Macrobio, facendone Varrone suo auctore,

quel iorno nominarse feriale, per conferirse lo epulo ordinario in quelli medesmi

arti funcmli. Si che ossendose hil stilo da quelli semidei già ordinato, con assai

bona rascione deverrìano reildurlo et (‘onsei’varlo.

lo. B. Miccinello

Le opere officiose et sì caritfitive, qual confesscto per mal recordo haver

quase relicte, me astrengono, et non for de proposito, de quello instantemente

recercarve, che da molto tempo innanti, come homo mal disciplinato, desiderassi

non poco saperlo. Per haver (•orapreso dal testimonio de gravissimi auctori, in

nella expiatione de' funerali intervenirne el Visceraree'l Parentare. Vorrìa bora

chìarirme se, come se diveltino del nome, succedessile in tutto overo in parte

sulli effecti variarse, et anche se adherentia ve fussi con quel tanto ne narrete

per avi et patri nostri in simili accidenti se operassi. Et in ultimo resolverme

ne aspccto del nome li sia imposto, et donde poi et perchè se causassi, acciò gui-

dato dalla vostra instruotionc, possessi da resoluto in questo caso tranquillarme.

M. Antonio

Sì come le cerimonie moderne, con tnusmuhirli nome, loco et tempo, al

fine l)en se comprenda dalle antique derivate; per verisimil eoniunctura inanter-

rase che'l mediM^mo del vostro requisito in punto ne succeda: cioè che dallo az-

zendato Viscerali siasc retiwrto quel durativo fase, sì come ve ho narrato, in fu-

nerali, per expiarne loro anime sospese. Seaindo per lo re Nunm Pompilio, per

satisfare alia lor dea Libitina, inspectrice de simili misterij, consta se ordinassi ;

acciò purgati della fragil labe humana, fussiro quello a Dio et più grate et ac-

cepte. Similmente oomprendasc intervenga al Parentare; quale altro non era, se

non anno per anno con epuli liberali et copiosi expiarne le anime de tutti lor

defuncti, .sì come vederne fine ad hogie donanti Omnia Sancii costuniarse, ciban-

doce , al meno i>er iomi quattro feriali secundo la qualità dello auctore, un nu-

jnnro miserabile de egeni, iniitulandose quello acto el Manducare. Et del sug-

getto dell’uno et l'altro nome sforzarorae con diverse opinione, non desviarme

dal senzo naturale ; et primo serrii del Viseernre: quale, ancor che ce demostri

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— 39 —

. »

per le anime de defuncti cibarsene li enteriori de quella bestia expiata, pur tutta-

via derivar se coniectura overo da quel vesci, si come se dicessi dal magnare,

overo pigliandose dal vesco, quale secando el aenzo de varij auctori tanto serrìa

quanto carne al cibarse deaposta et preparata ; conformandose molto in nel du-

nativo già per me commcmonito. El parentare tiens<< per alguni intitularse de

nome conveniente al Sacrificio exequissiro in memoria delli lor progenitori. Per

alguni altri poi con verisimile et proximo sugetto se publica et mantiene, che

essendo el summo Dio elenio p:itn> delle anime nostre, et alla sua imagine per

grande amore haverle ingenerate», selli porriga quello epulo, acciò purgate come

bene selli acconvenga, tornino in bona gratia dello lor primo parente; et intitu-

lassir poi quell* acto, si come se scrive cl parentare. Et per roaiur stabilimento

del suggetto recitato, ce agiugnereto ol t<«timonio do Cornelio Nepoto: qual re*

ferisce, Cornelia de’ tlracchi, trovandose infermata mandar|

alli suoi heredi, che

poi la morte sua li devessir i>art*ntare, per propitìarc-eli el Dio eterno et patre

universale. Ma per segnarve de autentico sigillo le recitate opinioni, in nel se-

ptimo volume della sua prima deca trovareteco Livio norrarve del viscerarc fo-

oessi Marco Flavio in modo copioso, che non sol sfitisfecessi alli funerali della

maire, ma anche vindicassisenne tale et tanta gratia, che postergati suoi com-

pititori. fussi dal popular favore preposto al tribunato. Et i>er haver del paren-

tare certissimo inttdlecto , da Pluttreo in nella vita de Aristide trovarete per lo

libare delli Platensi easerve instiiuto annuario sollemne, propinandoce in me-

moria eterna de lor strenui concivi, qimli per la libertìi et defensione della patria

da generosi et molto virilmente cc exponcssiro In vita. SI che essendo l’uno et

l’altro auctore de fama et de gran fede per lo univeiiso fv»lebrati, eolia lor guida

porrete de’ dubi preposti da resoìuti secondo appetercte rascionarne.

l4 lieilMlKHM*

del pan^aure.

Et* de Come-tio de'Graecht. re-

ferito per Cono-li» Nepete.

Del «itcerar «lo

Flavio

Sen(enti4 dePlutarco.

Mezzocavallo

Sì come per li interregni conieeturo ne ha molto el vostro reeordarse de-

leotato, rendomo per certo che aceedendoee la qualità de quelle strenue persone,

lo operato respond»?sKÌ da assai magnifico et non poco stupendo, ostentandose ho-

Dorevile in questo nostro sì vile et miserahil stato. Ma per lo arguto et dextro

additamento dal replicar d<t Miccinello già causato, (tonfessovc da amico restirne

con gratia, copia et fede satlsfacto; in modo si che del rascionar de’ funerali

et cose meste, fine ail bora dello enarrato pareriame non poco ne bastasse. Et

quantlo a Marcantonio paressi non più oltra replicaree, appeteria de’ Natali, siv

eundo sencc offerse, principiassi farcene discorso; acciò che assecuratice de qual

se voglia impedimento, possessimo poi con iiiaiur comoiiìtà de’ Sponzalitij et de

ogne altro atto numptiale. per lo suo accomodato et desciplinabile indirizzo, nvstame in lK>na forma et resoluti et satisfacti.

M. Antonio

Disposiome con brevissimo preambulo resolverv'o de quello che con tanta

anxiet’i ne rcc’erchet?, ve certifico che in nella morte del mio molto reverendo

et honorato tio mis-sero Agnelo Altieri, vescovo Sutrino et Nepesino,

Platina

et Pomponio memorati, conaolandooe araorevilraento, come per la perdita de tanto

homo ben se aeconveniva, retlussese in rascionainento per Pomponio, quanto

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Insiiitttode'Ro-

mani (iiverurw•talli Traci.

OuaM*« iW'Ka*tali

Dr natati de

De' natali «le

Harrrt AiUhms

— 40 —lo instituto se publica de* Traci se diversassi in tutto dallo nostro. Questi co-

sturaavano, secando ce asseriva, li funerali de sì factì homini celebrarli con su-

prema hilaritA et excessiva contentezza;

iudicando con efficacissima rascione

possersene alefn*aro, essendose deraostrati de continuo et in qualunca occasione

da grandi et generosi, et al fino con bona gratia de Dio vederli liberati dalle

forze violente della invida et arbitraria fortuna. Et in nclli lor Natali ostentar-

sece et mesti et luctuosi, dubibmdo de quello elio in nel progresso della vita,

con vergogna et grave danno de’parenti, con disshonore universal<‘ della fmiìglia

et de ogne altro suo concive possessi intervenirli. In punto jier contrario exe-

quirse da* Romani; cioè della morte demostnìrne intensissimo langore, vedendose

privi de un tale qual so n*piiti el defuncto, con danno generale del parentato,

della casa et della patria. Elli Natali crdehnissiro col concorso de’conioncti, amiei

et convicini , con ludi, conviti, grande alegrezza et molti donativi. Alla quale

opinione, romc più humana et non meno naturale. Platina mio assai s<mee adhe-

riva, assercndoeo in quel tempo mcritamenti» d«»vessÌro de quelli realegrarse et

farne festa: eonfidandose comi* ìxme instìuiii della prudentia doniestiea, et anche

exemplati dalle honoratn cose puhlice, liberandose de pudibonda et inquinatsi

vita, col strenuo et glorioso adoperare, fussiro pc'r finv eterni el nomo de* pji-

renti, della casa, con beneficio excessivo della patria et securo stabilimento della

lor republica; et privi poi per la morte de ogni simile »peranz<i, da contristati

et mesti, con efficacissima rasci me demostra.ssiro dolerse. Et io redducendome

bora alla memoria el nervo dello loro argiimcnhire por un semplice discurso, wn-curro in nella meilesma opinione, che per li nostri antiqui causa senno havf‘fisi

efficacissima, possersene sopra de ogne altro afferto htimano. con urgentissima

l’ascione realegraiv et farne|si gran demustratione. come se acconvenissi a pru- m

denti molto et ben ^nansiderati citadini, per Io imporUntissiino intei\‘sse della

publica lelitia.

M. Mezzocavallo

Vogliove dunca. per posscr meglio del restanb» satisfarnie, in sìmile ac-

cidente un dubio inferire : se tanto et si immenso aia el beneficio che per li

natali se assequisca, per qual ra.scione quello hilai*e et magnifico instituto de

celebrarli con publica letitia et non con piccol plauso, sia.se come acto almmi-

nando et quasi exoso, generalmenh* da tutti citadini gih antiquato; el che f*om-

prendeiuse, lassandone anictro de quelli scmidi'i un numero infinito. Nè anche

de Agusto et de molti altri piv*pol('nti. curome bora in quest) ca.«o trame exem-

pio per arriderli si forte la fortuna; ma trovase de Cassio, quasi in nel medesimo

iomo donde principiassise la strage de lor parte, *cl ancor la vita sua da molto

mal consulto terminassi; non obstante ei travaglio de sì profondi et dubij con-

cepfi. disponessise, sì come per Messala minciose, volerli w*cundo costumava, con

duni,pompai et iubllo oxcquii'o. Et anche por consimile sugeito do Marco An-

tonio, Plutarco bone allungo no descrivo; cho men ce obstassi lo iminente et

proximo infortunio al magnifico parato et stupendo donativo, qual Cleopatra per

honorar li suoi natali con canti,ioco et festa profondessi. Ma quasi indifferen-

temente el mcdesnio de qualunca intitulose generoso, con larghi duni et sblen-

•lidissimi conviti, in quel tempo più felice alegramente demostrose: et bora con

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— 41 —fatigft rctrovar vesse possa liomo, por ben che grande fiissi, che pur senne Ra-

senta, reservato in quel Lustrico misterio sJ fredo, et sì deiiino, de initiarse

(^ristiano.

M. Antonio

Comprendo, ancor ve re<-ordate, de quel che per delectevile vostro odolo abbiate qualche volta studiato, venondove in bocca et si in pronto et de im-

proviso <*l I^ustrico mistorio; et por b<'n che el suggetlo persuadome el ritengatc

alla memoria, non vorrla che appresso de questi altri, come neglecto restassise

occultato. Secondo per Macrobio se narra, questo U\\ dio da’ nostri antiqui chia-

iiiassise Lustrico, per cascion che el feto Immano in nel medesmo ìomo me par

ves.se lustrassi et impom'ssiselli el nome, si come deliberassiso chiamarlo; el che

focevjise in nel die nono se masciilo fussi stato, et reoscendose femella el niede-

f»mo se exequiva in nello ochivo, invocandoce anche Nundina per la lor diva,

in simili accidenti favorevile et propitia.

Miccinello

In quanto per lo nome col .siiggctto poi del Lustrico narrose. non poco

«enne trovemo ssitisfacti. Irnperhò de tutto el resto, che non meno co importa,

legitima casriono par ne habbiaino stame sospesi et non ben resoluti; cogno-

scendo ogne affocto hiimano guidarse infra de noi, secando lo ordine ce sia per

la lor prudente norma demostrato; et in questo quale per legitinio susU'gno, et

bene della natura, ogne bora tanto ce importa, per ncgligentia over se fussi per

la nostra poca cura sence defecti, come de cerimonia per spatio de tempo in-

terlassata.

M. Antonio

Se non <t)n tanto ornato almeno con diligente attentione, replicandone

<‘on Platina de questo quale hor ne recerchete, parveli, per qmuito in quello

insUnte ce o<*currcssi, darmene, resolutissiina resposta. Narrandome molto aperta-

mente le miserie romane; et si come per quello non tanto li Natali, ma el vivere

dovessimo retrame molesto et tedioso; do die vcilondornene stupido et smarrito,

con qualche dìsciirso poi volse chiarirlo. Argumentatome che per quanto man-

<*a.s.siso la causa, per tanto si diminuiscano li oflRH ti. .Assewndosc desiderarsi) haver

fìglioli per beneficio della patria, la quale sì come ce impone la natura, sopra

de ogne altra cosa, exceptu|ato Dio, devemo amarla, et consequentemento con

ignegno, ardire et coro defenairla; et de qua causarsene lo immcMo desiderio de

liaverne, per e^iscion che con quelli siOli iimgnifica.<isi et mantenessi In amata

liliert^i, soquitandonn certo et securo subvenìniento de conioncte et benivole per-

sone, collo acquisto de necessario et amorevile uso de amicitie, per farve ancora

eterno el nome della propria famiglia et de* parenti. Honi trovandoso 14 patria

in arbitrio de altri, et per questo mancatoee in tutto el suiive et inellìfiuo uso-

fructo de quella desianda lilierth, nb meno esserve speranza per noi mai piii

recuperarse; tutti instrumenti sence operavano per mantenerla et posserscla fruire;

vedendocelli inutili et senza algun proficto. li contemnc’mo, et vcngonce in do-

spretio et tedio de haverli.

IVr Murubw*ne scrite <lni !.«•

sirìTA mi'JpriB.

Hit* NlM|iltB4.

Dei

ilp'aaUli.

Li (4UM •tfl

devidmr Hflrali.

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— 42 —

M. Hezzocavallo

Crudo et assai tetriro iudicio, più presto conveniente alla iiatum sì severa

de Pomponio, che non sia al come et gratioso suo lepore; volermi persuadere,

che satisfacendose a questo immenso desiderio imi»stose per instincto universale

dalla natura do procurar liavor figlioli, succeder mai ve possa c(»a, qual no astre-

gnessi in tutto alienarce de tal voglie, over pur no ad(lu<*es.si haver lor pi’oprij

natali in evidentissimo despregio.

H. Antonio

Uell4 dotoniud^na libali

ne'Lacnicu'Jiiij

Ue' Tbebaoi.|)p' Allwnjpsi.

Ue IlaJUlrato.

Ue riiie pru-dmli^simo

Ueìla rr|MiUk4luKoani.

bi* ile

Cippi».

Uaima iw« Ai-

|ii<l cilA, ma'| pr«4o lenef

pmm atnhia*ile serri

Anse trovandome inteixlieto per le rascioni qual da Platina me odivn.

sugiunsevc Pomponio, dicendo quello u me parerme forte, per non sentir gusto,

nè meno st nzo alguno, della felice et gloriosa usura se fruisce in qualunca parte

del mando lo homo libero. De che volendo per coniectura haverne aliqual co-

gnitione, constrccto fusai farinene discurso per quelle glorio.se et magnitì<*e citii,

do^ve se fossi in tempi ii»r felici cognosciuta et extiniam; narrandoce primo de’

Lacodemonij, Thebani, et ancor poi de Atheniesi, quali non sol defatigassiro hi

loro età con assidui pericoli per posserla conservare; ma come Themistocle et

Codro, offertiso alia volontaria morte per nulla violare. Sugìugnendoce anche al

recihito de Calistrato, dispostole assai de miglior voglia ioUerarse el tedioso et

grave exilio, che veder la patria, pcT la sua tornata, de SJingue, de ruìna et de

rapine eontristarsc. Nò dirme retardose de quello intitolato prudentii^imo, quale

anche similmente preponesse alla sua innnorUiliUi, lo amor |>0iia8si ad Itaca,

aspera, iiiculia et devia sua patria. Nè |>cr questo già se intcrtende al rec*ihih>

patiente; ma da po<‘o satisfacto, transcursece anche la republiea romana ; repi^-

tendome infinito numero' de quelli gloriosi, exagitati de continuo dal fervente

desiderio de magnificarla et conservarla; quali poco de’lor figlioli, nè meno assai

de sè metlcsDii deiiiostrassiro eurarse. Infra de’ quali per precipui et illustri no-

ininomfKe Manlij, Posturaij et Torquati, s|K)lùitise in tutto dello amor pjiterno,

et piglitissiro Ixichrimabile habito, con nohi extHranda de severissimo et sangui-

nario parine; nò hkssomece li Orati], Curtij, De<'ij et Bruti, con infiniti altri

publicatisc prodigi della propria vita; pLT doiiiostrarine con effecto esstT cosi,

chella dolcezza della <’elebmta libertà I.a preponessiro a tutti li jiltri d(‘siati et

iinporUinti afiln'ti Immani. Nè meno snienticose della immensa gelosia demostrassim*

tìenutio Cippo, prf'tore et nobile romano: essendoli j>er lo stupendo et prodigioso

ostentamento la dignità regai pronosticata, primo volse dannarse al voluntarìo

exilio, che per sua grandezza veder la patria d:il regio arbitrato subiuguta. Nè

anche in questo da satisfacto tranquUlose, ma per meglio rcfricare le piaghe

nostre, soggiunst'iiie lioma non esser più Cita, ansi per assai più piviprio et con-

venientó titolo tener se possa vcris.siino semimuio de servi over schiavolti, oul-

tivato come a Dio piaiv, in benefirio et comodo de quelli, a chi per la lor Ik-

nigna sorte iocc^issi dominarla. Colla qual rasciune concluder deinostniva, de non

mcruvigliarse selle alegrezze se focessir de’ Natali fussiro per Romani preter-

messe; tenendose per certo, che da abiectati et inviliti, come de c*osa tediosa, infa-

stidirse della vita, et a quelli nasces.siro per venirne in st'culo de questa qim-

tratura. havernelì l>en gnm eompassione.

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— 43 —

Thomao

In lo BÌ gnive et importante jwmzo deH’uno et Taltro de questi vostri ve-

Of » mirandi|

et rari araìei» et in quel iiidido quale facto bando de noi, seeuramente

lonfermar celli possemo, per tenerli litterati, et de integerrimo discurso, et ap-

jiresRo a questo assai dcilitì et benivoli non solo della citò, ma de qtialunca j>er

lomano se appclhissi. Et io tanto più fariiemente ce concurro, redducendome alla

memoria la tetrica resposta del nobile homo Lelio Freiapane: essendo da Fran-

<‘caco Astallo da generoso amorevilmente et con parole assai modeste castigato,

4*he con poco honope de* figlioli, della casa et della patria si mal se precijtssi;

niaximamente con portar tal vestinienta, n^ haverce servitore poi de sè, secando

j)er la sua condilione se recercassi; questo da nmlto desdegnato replicoli, in<*oI-

(«nrlone gravemente Dio ella pessima fortuna de* Romani ; chù esso assai meglio

coropareva, che al stato loro non si acconvenisse. Et aecesose al fine de molto

adusta et più fervente colera, celli soggiunse: a ohe fine et perchè li abiso-

gnasvse in veste et servitori demostrarse tanto ornato. Io lo accepto, Fran«*sco

mio, che per si inciiìto et sonlido vestire, apprt^w) de qualunca ohe poco ne co-

gnosca, molto me invilisce; ma negare mai se ardcrìru non luagnassinio lo caso

nella trappola, et col consiglio me dunete, posserce con gran facilitò periculare.

SI che per lo assai meglio della mia famiglia, conservomo in questa si abiecta

et vilissima lordura, pregandoce osso Dio mecce duni patientia, overo per non

esserne ingrato, pratico lume reaequestapne quello, qual ben sei sa, si corno per

soverchio confidarne cenne trovemo spoliati,

Miccinello

P«?scmo dunca dar fede a quel tutto che del primo Bruto, per li curiosi

et autentici auctori, recitose; qual dubitandose del rnedesmo che al fratello, non

molto tempo innanti era succeso, per modo demostrossise de inepta et fatua na-

tura, che sunne vindicassi quel titolo efferato de homo bruto. Considerarlo bora

el memorato I..clio, temendo et «usj>ectòndo del suo l>eggio, da prudente simil-

mente se abìect4LSRÌ.

M. Mezzocavallo

Tmvandoce privi de quel supprenio et excessivo Ixmo della desideianda

libertò ; et vivendo senwi amore de* figlioli, con non sol desprezzarce, ma odiarce

la propria vita, exeinplandoce in nelle cose naturale, se doler nelli possrmo da

convicti et superati da assai mainr potentia ; non nelli devemo già memvigliare :

|)er cascion che. per extinctn de natura, ogni animale demostra.se amar molto et

hnver cari figlioli, et da grado in grado seoundo le lor specie, per quel che in

nutrimento li abisogni, per quanto el sentimento li conceda, se sforzali custo-

dirli et nutricarli; exceptuato in tempo quale de* pascili li sia penurioso, over

se veda per qualunca modo delle herbe defectìvo; et allhora in quel mcde’smo

instante li abandonano, come coso impertinente et deaprezzato. Ma noi guidati

da maiur descretione, vedendoce privi do si magnifico et condecente nutrimento,

et per nostro assai più grave affamio, reddiictice anche in abiecto et vilissimo'

Df l.elio rma*pane.

,

Df FnncM«Ailailo.

AUurcaUfinr ••ii

|Nxo cn|prtr)i.

Ori asme ih*

Bruto drinrlr lU-

riviii«i.

Uvaiula el iter-

rhé li aninuh rfi>

serenimi SrNoIÌ.

La <au*4 ne a-

slmili (le

porti llgriintt.

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— M —

SvuieuUade Mt"•udrò ircHaKA* Oltio.

Ite Mucu Ad*tbnin MorovìM.

tteUi uiKiliaCi4l> MomiriBi.

Ud yoverw de

desprezzo, se poco ce diremo de* Natali, con evidentissimo contempto delle pio-

pric persone, solo procede du pietoio et miserabile suspecto ;trovandoce niendì<!i

et contumaci do assai maiur potentia, per gran compassione ce addiiceino con ef-

ficacissima rasciono da poco cxtimarli; et havendoH per la inala sorte loro, simo

costrecti viverne mesti et in continuo langore. Desciplinandoce dal grave senzo

qual Gellio in Menandi*o recitato ce demostra; asserendo non cognoscerso essere

infelice et do miserabile fortuna, qimlunca de sustantie mendico, procurassi fars<>

acquisto de* figlioli ; colla qua! ras(*ione del neglccto de* Natali, et donde se pro-

ceda da si poco extiraarli, senza aspectamo altra doctrina, jiossemo secondo mecon questo unico exempio tranquillarce.

M. Antonio

Per stiibilirve in nella enarrala opinione, me sowurre re<’itarvo quel che

da inisscrt' RLino Antonio Moroscino, Venitiano et gentilhoino, me recordo ha-

venie uudito. Destinato Ambas< iatort5 al Serenisainio He Fernando de Arngonia.

recognoscendocc come de novo parentato, contracto infra de noi, per la bona

memoria de misscr Pietro Moroscino suo tiano, quale ]>er la amicitia sulla me-

desima nave in Constiiniinopoli|fermata collo mio Avo misser Lorenzo dclH Al-

tieri memorato, el lubilleo del Cinquanta in tempo de Nicola, venuto in Romaso restessi colli suoi in casa nostra; et iillhora nas<'endoce io foresi compare a Ic-

ronyino Altieri mio venerando genitore, et per ordine de quello corapatraio, fuice

nominato a sua contemplatione dello medesmo nomo de questo suo nepote. Col

quale discurrendoce pt^r deversi rascionamentì, varie nature de* potentati cristiani,

dove in nome de quella signoria ee fossi altre fiate destinato Ambasciatore, me-

desmaniente con grande ordine et modo rascionoine del magnifico corpo deWnetia, et poi donde dependessise el govemo et anche el r«*gimento della lor n-publica. Et suswHiuentemente raeece agiunse narniUva, che cxelusonc ogne altro

populare, solo per lo interesse universale rcgcssisc sccundo lo arbitrio della lor

nobilità;dcmo8trandome non solo abhorrirve lo plebeo, ancor che per la soa ignenita

virtù dovessi meritarlo, ma succedendove per caso fortunale, che qualche genfilhomo

da mendica povertii neci^ssihito con loro imprirentassi, sempn* prcgassiscne Dio che

sua figliola fussi sterile, overo pur procreando, qu(*l feto rinwcissine femello; per ca-

s(‘ion che quando inast alo nascessi, per tanto sci stimassi, quanto se fussi st^

uundo lorv un zaco, overo al nostro modo abiecto et vilissimo bastace; chè pt‘i-

tale in punto da’ nobili siano recognosciuti et reputati. Si che con questo exem-

pio si charo et si vicino , deverao haver per certo quel che per li nostri cireun-

Hj»ecti de sì poco curarli causarsc se teneva; non tanto i»er vederseli al mandoabuH'ti et desprezzjiti, ma anot>r stimise pegio che \yer quanto Dio in si crudo

iudicio se i*csti, sperar mono st' possa migliorar conditionc.

Perleone

Al replico del vostro curioso argiimentare, parerne non poco ce (*oncurrji

el medesmo ohe da quelli vectdii et nobili homini Antonio Hai'zelione, Philippe

Porcaro. Mariano Vari, Clemente Toscanella, Antonio Lancellotti, Siivo IhiratLa,

Ludovico Cecchino, Stefano Durgatnino et Domenico l’clliiii apricando alla Ro-tonda, si come farse fra de cquali aggravati de vecchiezza el proverbio divul-

DigitizGd by Goo^j

— 45 —gH , me ricordo col mio Evagnulisia de Crescenzo» Stefano Alfatelli» Rosino de’

Rosini, Francesco delli Gracchi, lacovo Manti, et Mattuzzo della Riccia, quasi

coetanei, per accidente casuiile haverne audito, che inisser Antonio Riptista ma-

gnifico Cavalieri delli Albertoni, nascendoli Marco suo figliolo, a quelli selli con-

gratulnssiro, li respondessi si come dal suo patre in simile acto de sè teneva

esser resjKteto; che pers;i la libertà, non posseva de cosa alguna realcgrarse;

trovandose in stato non tanto de extimar poco figlioli, ma de odiarse la propria

vita. Et se con effecto demostrassi haverla tediosa, cel testifica el veder de «noi

Falazzi in Piazza de Sc'iarra; et anche quello haveva infra delli altri gentilho-

mini Albertoni; quali per la memoria de’suoi strenui et generosi pensamenti, an-

cor ne restano non po<’0 conquassati. Et noi da iovinotti replicandoli, iudicarlo

da inhumano et dctoshibilo pai-en?, dissero del raedesmo dispregio esserne intitu-

lato assai fiate Riccardo Sanguigno Poncelleto, luvan Baroncello et Pietro Matteo

delli Albertoni; et ognuno de essi extiinati, strenui et intrepidi, et de coragio

conveniente a qualunca desideri demostrarse t»sser Romano, asserendo de con-

tinuo che de* nattili do* figlioli realegrar senne possovano li superiori, per accre-

scerselli copia do schiavi; ma ad essi et per privata et per publica cascione non

tanto d(‘sprczzarli , ma desperati migliorar conditione, ancor la vita li fussi non

poco molesta; et secundo lo tcnoa» de lor parole porrlasi iutlicare, se mantenes-

siro in nel roedesmo senzo, relracto già da quello de Aristide, si come se narra

respondessi olii Legati de Mandone: dicendoli che quanto quel sole se manterrla

in lo ordinario suo curso, per tanto diimrìasi rontra de*Pcrsi lo odio et gran

rancar de Atheniesi; vedendos<ì lor confini et lochi sacri da essi crudelmente

demoliti et violati. El medesmo succedevali, essendoli tolto quello che tanto per

essi se extimnsse; demostrando non sol contra li auctori do tal iaetnra tenerne

el core coUo animo turbjìlo, ina desperatise posser trovarve forma salutare, cau-

sarseli, si come de* figlioli, de sò anche raedesmi haveme tedioso et perpetuo di-

spregio. Confemiise dunca, colla auctoritìi de questi nominati, el senzo della sve-

gliata opinione delli prudenti et circunspecii v<%tri amici.|

dr MI)»

««r AstiMiM

ii»U Cavalieri

tWIi VlhiH'Ioiii

Ik iber^ni»

SangMifiiia.

He PflKelletUi

De iuvae Ka*nmctlln

lk> Pietro Uai-tniilrlli ^IhiH-toni

lU* A*i-i!ilid(i alli ledali

<li> Uanilnw*

Miccinello

Et se in vilissimo despregio, .si come demostrete, ee tenerne, nè de’ fi-

glioli {)cr le causo enarrate ne facciamo una gran Stima; a che dunca ext^uir

vesso reccpca, con si exacta et diligente cura, con {tompa, sumplo, et fausto que-

sto atto nuptiale?

M. Antonio

Tienso chclla libidine excessiva della t^opula carnale, se ingeneri et nu-

tris<uri coir homo da che nasce; ma essendo<e debilità de forze et de inteJlecto,

per tempo competente, tanto in esso vesso ©«'culti, che *1 sangue col iovenile ar-

dore la exciti pur al fine, ansi in lutto la resvegli, et col si intento irritamento

la trastulla, che raro, over pur quasi mai, Ui\ freno sence trova da posserla ac-

coi*taracnte regolare . Parveli dunca al seculo, che questo acto genitale, volendo

dcsviarcc dalli hniti, «elebrarli in mode», che non tanto col nome coniugale se

honestassi, ma con molte cerimonie interposte, sacrificarne al summo Creatore,

et come mistorio pertinente solo a Dio farne demostratione de publica letitia.

Diqitizecl. bv Google

— 40 —

Se <Juoi»u bpruni uulHM'iij«Ir Romnbi.

In defca^Miae

iM raptn 4e Sa»

Mnr

Itr iNaiin

IV TeniiV

M. Hezzocavallo

Considerando lo ordine, et anche el modo delli nostri Sponzoliiii, et con-

sequenteinente le raagniflce et venerande cerimonie, colli innumerabili misterii se

frequentino nelU consequenti Nuptiali, in fin che se consumi el matrimonio;

senza algun dubio al iudicio do ognuno meritamente estimar se debiano opere

sacrosante et venerando. Imperhò concoprir mal se comporta, nè men porrasc

con verità negarlo, ehella prima genitura de* Romani, exequitaso por ordino et

consiglio de quel figliolo de Marte, fussi non tanto violenta ot inhonesta, ma per

saUsfarse alli suoi libidinosi et temerarij concepti, in oontcnipto della divina et

humana religione, ce violassiro anche la fede della sacrosanta hospitalitii.

M. Antonio

Per defenzarce lo operato del novo fondatore,non |>arnie necessario per-

dervo tempo in longo argumentare.;per cas^rion che, chi ben monsura tutti suoi

andamenti, per provederse do legitimi et indubitati succe&sorì ve satisfoco, si come

alla sua eonditione bene assai se acconveniva. Et primo da prudente et molto

circumspecto, amorevìlraente et con grande Immanità, recercove el convìcinio, non

sol per sè, ma anche per coniugarve ognuno do’ suoi seqmaci; et vedendose al

fine, sì corno che deluso et vilipeso, la necessità lo astrense operaire poi el fa-

vore originale, et colle armo vaierose assoqiiirsene quello, che con soe Immane

ot commodc parole selli flussi già più volte denegato; niente do meno, conside-

rando in quanto amore quel poi se convertissi, non altro ^ovarase che hono-

rato, sancto, et venerando matrimonio; el che notandose per le conioncte et pro-

xime persone, per ben che de recente et molto gravemente fussir lese, operose

infra de loro ne exequissc saneta unione et amorcvil paw.

Perleone

Poi che per caso in nel nostro raseìonare addueta ce vedamo la memo-

ria de Romulo, el dover vorria non ne dovessimo s) fredamente sotto silentio

passarla; per cascion che, come auctor ne è stato del titolo Romano, el inede-

smo deraostroso col favore et grato assenze do esso eterno Dio, diligiate et cu-

rioso de* nostri venerandi et laudabili instituti. Pareriame dunca nelli implora.ssi-

nio favore; acciocché col suo indirizzo et benevolo soccurso, con maiur fixcilitò

in nello vostre grate oficrte possate secundo abisognassi satisfarne.

Io. B. Miccinello

Por confermarve in nella proposta opinione, soccunvine narraroe quel che

in certi|fogli do’mci memoriali, par recoi-darme de Diana, et poi anche de The-

inide, assai accertamento haver notato;quella da Themistoclo appelh\sisc Aristo-

biila , cioè optima consulatrice in qimlunca imporhmte et dubio succiso; et que-

sta tenerstì da quelli molto antiqui esser Diva, et amar molto miseri mortali.

Et per farli facile et gratioso lo accesso de quel celeste imperio, dispongali, vo-

lendone de ciò pregarne Dio, honestar loro .appetiti; deniostrandoce non bastarli

— 47 —odori, hiimUe prece et devote oratione; ma desiderando cl concepto concupito

consequirne, corregessiro con tal freno le lor voglie, ohe mai se desviassiro da

quello doscemessiso esser lecito et honesto. Si che appetendo nostri concepti al

voto terminare, con optimo consiglio et l>ona guùla, de l’una et Taltra dea, pa-

trocinandoce anche el nostro fundatore,tengono certissima sp<‘ranza havenui quel

niuuine divino benevolo et propitio.

M. Antonio

In qualunca ponderoso et dubio accidente haverce uniorevile et benivolo

so<*cur8o, con miiiur facilita redJuceso ognuno al fino desiderato, con assecurarse

do pericolo non pt*rderve la opterà elio honore. Et io, difildandomu bora de ine,

vetìome astrocto haveme g<*losia, et d<\“pongomG col vostro buon rocordo non

desviarme da quello che et Tuna et l'altra dea co inanima et accende, humile-

niente volerne! rect»rcare; pregandolo non voglia da abiectato rusticano aban-

donarme, ma col suo pah-rno et benivolo favore gratiflcarco in modo a quel im-

mine suppi*cmo, che roscionando de* suoi venerandi et laudabili instituti, della

causa movessise in qm^to arto infm li altri puhlicarli, nmntengamc do ignegno,

do memoria et de lengua sì svegliato, elio con bene interpretarli ne r»*stassivo al

vostro voto et chiari et rcsoluti. Et irapetratose, secundo bora me credo, el fa-

vor desiderato, parmc non fitssi già for da proposito rasrionandose de nozze, ap-

plicarne el suo principio a (juel figliolo de Venere et de Bacco, nominato <UUi

antiqui dio llymeneo; qual preposto tiensc dalli primi Atheniesi in nelli atti

Duptiali: in nelli quali, fra de* canti, ohori et feste, con plauso excessivo el nomesuo se odiva mi alta voce et d<? continuo invocarse. Nft già per questo abando-

nar devemo in nel mcslesmo et siinil concurrcnto, non celobrarce la memoria de

Talassio, intitalatosa da’primotici Romani, recurso et dio in nelli oeeurrenti ma-trimonij. Fu questo, sì come dalli pifi vecchi auctori so commemora, un do* se-

guaci et dilecto jussjii da Uomulo; et per esser probo, formoso et strenuo guer-

rieri, amato et reverito era da tutti ; et in quel rapto de Sabino narrosc da*

suoi commilitoni selli menasse una invine elegante, et asssii piti delle altre ve-

nusta et speciosa; et dubitindo noHi fussi da algun altri retolta, pubblicaasiro ad

alta voce quella esser de Talfussio, et solo a sua instintia memirla: e! che oden-

dose ne restette ognuno patiente. Et p«^r esserne poi oxequito infra de loro con-

nubio assai prospero et Alice, come che operatore de cosa ìiene et sanctaracnte

auspicata, seiire commemora el suo beato nome, sperandose asseijuime con quel

favore, Jw’oundo et fortunato matrimonio. Vedese poi per alguni haversene di-

versa opinione, tenendo Talassio essere cl medesmo, sì come se dicesse el Lani-

ficio, et p<‘r cascion che in nella concordia do* Sabini, de f<*de se ohligarono Ro-

mani, non op<»rar le donne prese, resc^rvato et sol nel lanificio;

per memoria

dunca de quella tal conventione, donde causassise per seeiira et benivola attìnen-

tia. senno recita in nelli atti nuptiidi el titolo, sì come de cosa molto fausti et

non poco felice. El qual slil senct» demostra per Marco Varrone esserse oxequito

da Caia Cecilia, matro gloriosii de Tarf|UÌnio, trovandose la lana collo fu») ad-

ioncto al colo, col titol suo in nel Tempio de Anco M?irtio; namimlocc anche

do dnnztOle maritati! sequitassiro a costa a sà, andandosc al marito, el colo, el

fuso, <*01 stame de lana, per memoria della prefata pactione. El medesmo anche

se denota observato in nel tempo de quel Bruto luniore, replicando alla sua

Del bmmIo m>

muriv 1 M».

So a•alarcrwiAK*RArmiki

(Mi Unoravu){ltdo de Vem'f-<>( de R.vc».

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M. V»rro«e He i:

reoilia.

l'er Umili li.'-

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— 18 —MotJrwHT «lU.maIVirtia U curaWk' >k>nn*

IMIaTaiMMn.

S#nl«nl>a ótiltimHiti Tarilo

Portia pigliassise la cura del calato, del stame et della lana; et poi se recor-

dasse dello officio de donne, cioè do ordinar la casa, moncndo et cominandando

allo soe anoìile. Nè giè per questo me adherisoo in nelle|enarrate opinione, indi-

candole assai frode et poco prevalente, che operassiro do fare uno homo Dio ;

ma considerando la bellezza, la prudentia, et esserec anche strenuo guerriero,

ludico questi afR*cti tali oonioncti insiemi nei c'ssarij siano in assequire, custodire,

et poi abisognamlo medesmamente defensar le matrimonij. Nè rostase iraperhò,

che fino ad hogic de lui non senno faccia mentione : volendose con hyronia no-

minare qualunca se reputi più dello honeslo formoso et elegante, dicesc vul-

garmento essere un bel Talassio, quanto si privo fossi de tuth^ quelle laiulabii

parte, do quale Talassio roputa&sise dotato. Ma dispostome sequirve quel docu-

mento, qu.ale in nella sua Germania Tacito descrive, asserendoce le volontà et

opere divine da sancto et venerando assai più so assequisea crederlo, che pro-

curar con grande instantia saperlo. Per questa dunca cascionc , non curarome

dello Hymeneo, nò meno de Talassio più oltra enuclearve; niaximamente re-

advedendoco et ressi et governati da assai più chiara et più certa speranza;in

modo sì che volendoce operare in cose coniugale, temendo de non perderne la

pace, el tempo, et poi anche lo honore, da principio mezzo et fine recurrt?mone

con molte prece et devote oratione ad esso eterno et smmno Creatoro, se adhu-

niilij insperaree in nel nostro contractare; acciò che colla sua divina gratia as-

sequir se possa quello, che rascionovile mente debiasc a tutte le boro desideranifi.

Et poi con questo sì iusto et laudabile concopto, da quelli qual procurano le lor

figliole maritare, dal primo pensiimcnto senne ha recuroo a Dio, cclebrandoce la

messa del Sprito Sancto; el che cxeqiiitose per intercessione et perfectissimo in-

strumento,

ce adoprano qualche venerando sacerdote, over shise buon religioso,

da posserso cautamente et da prudente la impresa tutta prosequiro, overo qual-

che benivolo de sangue et de bono amore conioncto, quale per li anni primo,

et agiunticc laudabili costumi, non tanto meritassi esserne creso, ma in qual fus-

.sise actìone venerato et reverito.

M. Mezzocavallo

Quiinto al rito de’ nostri imlri antiqui io me acquirsco, tanto ile andar più«.unirà quefli . . ,

* '*

,figlio- oltr.i assai me meraviglio, oWrvai’se m Roma consuetudine sì reprolia et ob-

Ir (W marilarip.. • *

, , ,

scena; che I palre, homo prudente et circunispecto, procuri niaritarse la figliola,

parendome opero et infame et dishoncsta solo constregnerse pensarne de offiTirla,

con darceli anche dote in paramento, awiò de miglior voglia la habbia in suo

servitio acceptare. Io per me el repubìria più honorevile, el anch<‘ si come con-

iecturo assai meglio acconvenirse, simile rechitela faeessise dallo lato de collui,

qual per suo delecto et commodo lucroso procuri conìiigarse.

M. Antonio.

Se erudito io me trovassi in nelle cause de alguni excellentissimi auclori,

resolver ve potria de quel tanto che per voi se dubitassi; niente de meno, se

pur non ve porgi'ssi la mera verità, sforzaromc per quanto el naturai ine submi-

nistri, con qualche similitudine de vero darve replico , Ciccndove a quel ne ail-

demandete credibile risposta. Per demostrarve necessitato essere el patre recer^

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— 49 —car de dar marito alla figliola, <abìa>gname advertirve tencrse in Roma le don-

zelle con tal custodia, et si sequestrate et chiuse, che con gran difHciiìtà fra

do coniunctissimi panmti saperìjise fiissiro in qnalunca casa , de età conveniente

et apta al maritarse o da marito; ma questo non interviene, infra li ioveni,

quali vedonse de continuo vorsarso innanti aH’occhi, per lo habbito, per la età, et

per alguno altre circunstantie per assai cliiar se eognosce., se sia quel tal di-

sposto al coniiigarse. Donde per questo terrandose Romani da urgentissima ra-

scione esseree astroeti fame offerta, acciò se intenda haver figliola et volerla

maritare. Tenendomc per indubitato et certo,che tal necessità succedere non

possa in altri lochi, dove quella veneranda pudicitia vesso preservi piò secura,

over più forte, siave a.^i meno existimnta ; cognoscondosc da tenera età quello

donzelle per lo strato, per le chb'sie, allo loie, et spesse volto alla verdurn, fra

balli, suoni, canti publicamonte , con satìsfarve a qnalunca per ventura bramassi

vaghigiarla, per modo che in niarìtarse poi poco abisognì al patre operarseco

tnezani.|

Io. 6. Micdnello

Primo venissimo al rascionar del generalo, havria grande desiderio ne

feeessi resoluti, per qual cascione lo imparentare dal terzo in quarto grado sinse

prohibito, nò quello in modo alguno pnsser legitìmarse senza la auctorità pon-

tificale.

M. Antonio.

Dospiaccriame crodessivo in questa mia si rude et rustica natura, voles-

simo arrogare in vostri ambigui over dubij quesiti, emularve quel Gorgia Leon-

tino, quale in qualunca fassese sugetto, de subito et de improviso ognuno resol-

vessi; ansi oonfessove, defechmdome de ignegno et de doctrina, con gran rascione

restarmene interdicto et timoroso; et secundo anche me suspecto, con poco sa-

tisfarve, me addurrete forse in pa.sso dubio et «assai pcriculoso, constragnendome

darve replico in qiu'sìti quasi incerti et tenebrosi, Irnperhò excusandome per

non mancare a quanto ve ho promes.so , ancor che da ignorante over da impru-

dente dal vero delirassi, dirrovene quel tutto quale bora me persuada de sen-

tirne. Tre pr(?cipue cascione coniecturo rctrovarco,

et ognuna de esstì de malo

odore et quasi vitiosa: la prima terrìase causarse da avaritia, sperandone qual-

che pingue heredità, et con questo velamonto procurassisc assequirla, acciò non .se

converta in beneficio do extranea famiglia; la secunda poi per honestarseoe

qualum’n altro defecto, quale por praticarse da* conioncti, per la mala sorte loro

fussive succeso occultarlo et concoprirlo con quella sopravesta coniugale ; overo

per concordarve algun discorde et malivolo accidente,come spesso fra de* con-

ioncti ce interviene ; et per qualunca causa siiccedessiro tal voglie , el Pontefice

collo soccurso de soe tetrice dcspcnse, participandoce do qualche ordinario regale,

benigno sencc deniostra et gratioso.

La euuuii[Mi«do’patri (STeriica*

•0 niri-UBde.

Quciiio ddloiaipareoUre 4el

terzo in qvarto

Dei Corata Leoa-tÌBO.

!.« caa>« o>-

strcAfonn rein^

pareacare connmii.

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— 50 —

Mezzo Cavallo

Quetilo dello

rtimparfDlarc Ancor che \\er le cause enarrate, over fussìro vere, overo dal vcrisimile

corresse, da quasi resoluto assai in nello arguito ine adherisea; con tutto questo

|)arme ve mancate reassi^gnarce, donde se causi non solo da terzo in quarto, ma

da grado più longinquo mal costumarse infra de noi far purcntaio.

M. Antonio.

iMta tniKOi^'

eeaiìa de’ paita»(li

Rl* de Come*Ilo Tacilo.

El* de QiBdtoet Acripfioa.

Por lo arguto et ignenioso reccrcarmc bora facete, quello dirrove che al

parer mìo replicar vesse acconvenga, Presuppi«ito imperilo, come jter certo fon-

damento, quello magnificarse per la qualità delle persone contractante , et anche

secando el numeroso parentato ne assequisce,per la qual rnscione ognuna delle

case ne perviene im\gnifirata; queshi hil magnificentia da lato nullo se augmenta,

per cascion che iinparcntandoso colli mede^rni suoi conioncti, el parentato ne re-

sta similemente si come era da parente; et 8uspectandose de quello che fra de

moglie elio murito per la lor pessima fortuna suc'ceder ve possi'ssi,dubitase non

perderve anche quel medesmo parentato, qual da primo et senza moglie, con

amore et caritù so frequentava;

nù altni più efficace et verisimil coniectura al

presento rao soccurro. Ma tengatene per certo infra dclli antiqui, si come Ta-

cito ce narra, con severissimo rigore el medesmo se observarssi, dcmostrandoce

in nel contractar del matrimonio infra de Claudio Imperatore et Agrippina, es-

sendoli de sangue assai conioncta, abisognarve la auctoritù del publico senato,

acciò quello acto copulare con essa se honesta-ssi ; aggiungendoce anche, che per

simile decreto incontinente se ordinasse, elio non obstanie qualunca impedimento,

le nuptio infra de hd proximi ci conioncti fussir poi quelle legitimc et honcste.

Io. B. Miccinello.

Bt esso et me de’ nostri dubij quesiti con evidentissime rascione et assai

ai'gutAmcDte in fine a qui ne havete rosoluti;

pjirerìarae dunca, non volendose

dire altro, ve rcdducessivo al primo rascionare, et noi con ferma attentione ce

ofFerimo de nscoltarvc.|

M. Antonio

Acceptote come io debbio vostre offerte, desiderando poi, per quel tanto mecognosca corapiac:er\e, me inanimo tornare dove già poco ilenanti me ix>cordo

haver lassate, aadò li piitri de donzello maritande,per oj)cra do religioso over

buon sacerdote, o pur da qualunca altro de fumi et de costumi venerando, pos-

Ti pareJàii. sessin) lor voglio consequire quel tutto abbisognassi in simil contractare ;se fa

intendere a chi lo animo dello auctore disposto tossi de applicm^^, et recepen-

done l'esposta con qualche ferinamcnto, presentoselli im foglio de quel tanto che

in robbe over denari so offerisca, et acc^ptandose jx^r la parte del rechiosto

,

sottoscriptose ])er lui se roconfcrma;

<d (*he exequito,come in nelle mano de

comune et benivola persona , roticnzola el mezano contractante ; et poi fra de

poclie altre iomato le parti se confrontano con doi, 11*0 over quattro {mrcnti in

-Gougte

— 51 —qualche chiesia allo lor comodo vicina ; dove ratificatale la conditione in nello fo-

glio denotata, col nome del summo Creatore, dunandose lo Iwiao della Iwcca col too-

carsccc la mano, ferina et stabilisca el parentato; noininandosc questo tal pre-

motico acto infra de noi io Abboccamento. Et trovandose provisto da posser

pacare la dote infra li octo ovcro al più quindici iomi , sequivaso poi quello

altro sccundo, nominato le Fidanze, dove ce convengono molti altri gentilliomini,

con tutto el parentato, dalKuna et l’nltm parte convitate, et in nella lor presen-

tia per le mano del notare aence stipulassi lo instrumento delli futuri sponza-

litij; notandosc la dote, elli iocali,segnerà, bacile, colla dunatione nuptiale et

cassa bianca; et dove quella in caso de restitutione se obligassi. El che exequi-

tose per compimento de quel nome de Fidanze, sence prestano lì in puhiieo la

fede, aoeompagnata col baso de bocca. Et in nel corpo della ehiesa satisfnrendose

allo sposo de' denari, ovcro selli assegnassi possessione <‘quivalente per quel p/»gno

dotale,proinettevfise anche infra li otto iomi farsene la armglia, iraperhò eon

poteste de prorognrse al beneplacito et comodo delli contractanti. Et venuto poi

el die de accordo deputato, con tutti parenti, amici et convicini per l’una et l’altra

parto ricercati, so retrovavano alla casa della sposa; dove molto honorevilmente

receputi, el sposo alla man dextra della sptjsa posatole a sedere , coraparevace

incontinente el medesmo notaro; et pigliandoso dalla casa della donna una ben

guarnita spati per quello meilesmo acto preparata,pestala in mano dello più

degno dallo lato dalla sposa, intertonendoso cavata sopra la testa delli maritati,

per quanto lo notiro cxequisca lo solito officio ; moncndoli primo se facciano lo

segno della Croce, et poi convocandoce gentilhomini presenti volessiro essere de

quel tutto contesti,preponendoco el nome del nostro Rederaptorc; et reitera tra

fiate lo simile parole : Tale, vài per legitiraa tua sposa la tale, et tenerla et hono-

rarla si come ce comraanda la sancta maire chiesia? Et tu, madonna tale, mede-

smamente vói per legetimo marito el tale? Et respondende^ volerlo, pigliatasc

la sposa per la mano, adoprase che in nel penultimo deto della man sinistra

el marito mettali lo anello,

insignito col sigillo over armo della soa propria fa-

miglia, suggiugnendo<*e qnos Dcm conùoìrit homo non separet. Et restandose

a sedere , el sposo pigliase per la mano la sua- sposa , et dunnli doi alfre

anello, secundo el portato de lor facilità, estimate pn'ciose, cioó el zaffiro e’I ba-

lascio, scquitindolo poi tutto el parentato delli più proximi et eoniuncti del ma-

rito, in dunarceli anche qualche anelletto, overo alguna altra cosetto per memoria

dello amorevile et novo* parentato. Et finito fussise el dunare, comparevace una

magnifica et triunphal collatione, ropiena non tanto de diverse cose confectate,

ma secundo la stascione de. grandissima copia de fructì molto excellenti et ex-

timati. El che finito , diinavase allo sposo per la maire overo altra con-

ionota della sposa, un sumptuoso et liel vocile, col suo boccal de argento in-

signito delle loro arme conioncte; et consequentemente tutti coloro quali haves-

siro dunato recognosciuti sonno de honorati et amorevili monnscoli; cioè panni-

celli, panni listati, et alguni do qualche consimile cianciotia de cortina assai ben

lavorata: in modo che per 1* una et 1* altra parte fasencc domostratione, sì come

se acconviene al parentato sottoposto ad religiosissimo et venerando sacramento.

Relevatose poi el spojio da sedere, toccase la mano, nè giù credase con luxo, nè|

meno da petulante et da lascivo, ma con humanissima modestia alla s|K>sa, fa-

cendooc el meilesmo al resto delli homini et donne del novo parentato; et satis-

factose in tutto come de cosa bene auspicata et lien conducto, senno retorna

Dello Abbocca'nMmto

Lo oinfane iMI»

Arraiiia.

DuA« dH i»arì'

lo alia «fwu.

Dnnaw al aia*

riio ol anebr alli

parenij.

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iiit<r$a 010^0de Arrart.

[iet Cesta

(jue'iio ddia8{itU.tH|nl1(S2al‘

vt) el Brucio.

Uiverw opto»»*

nr «Mia Spala.

Dei Sigilla

— 52 —colla medesma compagnia; et con infinite bone gratie licentiatise tutti, pregan-

dose Dio j)er la lor concordia, con longa et iocunda sanità et acquisto nume-

roso do melliti et amabili figlioli. Ma appresso anche de molti la Arraglia me-

desmamente se exequisce col cognere la sposa, in memoria del cesto cioè vinrulo

se duna^i per Valgano alla sua Venere; del qual senno hebbe si meravigliosa

opinione, che quando vesse defectì presentarlo, jmì tenga essere incesto, et non

legitimo et vero matrimonio.

M. Mezzocavallo

V ordine enarrato se confessa esser magnifico, et sì accostarse al nome de

Dio, che posscmo con evidentissima rascione assai meravigliarne non havercelo

propitio et secundo; imperhò da qualunca fussimo de'suoi suggetti addomandatì,

10 per me, sella confessione in qualciie parte me suffraga, da mo’ confessome

seme ignomnte. Serriame dunca molto accepto et caro, rascionandone come già

ne havete offerto et ancor principiato, ve affitigaasivo de quel che per ventura

dubitemo farcene si chiari, che posse&simo metlesmamento ad altri male mslructi

come noi, con copia et liiiarezza satisfarne. In questa venemnda et religiosa

narrativa restemone sopra tutto in tre suggetti non poco duhij et confusi: ol

primo della Spata,qual parere instnmiento , se non da inimico , almeno poco

conveniente adoperarse in pratiche amorevile et iocunde; T altro si tenemo del

Sigillo, et non meno del deto exeelto infra li altri da locarlo; lo ultimo scr-

rase saper quello so importa le doi snella intitolate preciose, zaflSro et balascio:

pregamono vogliate por nostra satisfiu'tionc , do quel tutto no opinete, accorta-

mente come siate costumato farcene capace.

M. Antonio

Li suggetti de quel tutto quale con tanta attentione recerchete, se trovano

da inarcida et inerte negligentia occultati,ma sonno con cffecto de curiosa et

importante intelligentia ; et desiderandone bavero bora el vero senzo , nbìsogno

me scrrìa de profonda et curiosa indagationc; pur quel tutto me soccuire da di-

ligenti Mterati in altri tempi havemo audito ,amorevilmentc et quanto più

breve me possa iidextrarome incontinente referirlo. Et primo della Spata, qiijil

tiensc per aìguni siiisc imitationc de quelli molto antiqui, qual dicevano de un

certo ferro Imstato discriminarsece capelli, por domostrarce che soltanto col ferro

11 matrimouij se potcssir seperarc. iVlguni tcncssiro per ostentarse alle luogliere

essere et strenui et molto bellicosi, et da posserscla colle sue valorose arme defen-

sare. Molti per demostrare la auctoritii dello marito, et quanto se possa sopra la

mogliern, et chello arbitrio selli extenda, secundo li succesi, in fine a trucidarla. Et

algUDÌ tengono questo ostentirse pi^r la memoria eterna delli primi matrimonij, exe-

quitise per Uomulo colle arme in mano, per lo rapto de Sabine. Et io non me desvio

da quelli tengono farse per fermo et shibile recordo dello adviso dessise da Proculo

al Senato, si come in somno over se fussi visione, da llomulo sentissise monito

colla sua sì larga offerta, dovossiro le arme sequitarc. Del Sigillo niscionetc,

tengo non essere altro, se non certo legame si constreedo, che vinti insiemi et

de doi, aspirandoco Dio, incontinente factisc uno, demustrise dunandoli le inse-

gne della casa, e quel fedel legame de certo et confidato ^mcllo do oro

;per

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— 53 —ben che appresso ile quelli molto antiqui uno circulo de ferro et senza gemmain simile acto consta so dunassi, denotandoee la fermezza de quello eterno et

iri'csolubilc legame. Et de metterello in nel deto designato, panne haveme au-

dito, che solo da quel deto, o nervo o vena, overo algun altro ligaculo, se mo-

stra qual se collcghi et incorpori col core. Delle doi altre preciosi*, alguni ten-

gono dunarse in niagnifieeutia et ornato della donna; io per me a quelli me

adherisco, qual dicono non essere in nell’ homo più pretiosfi cosa che se sia la

anima primo, et poi, per lo recepto duni a quella, siiise lo corpo; che’l medcaino

in questo caso se demostri: cioè che per dunarli lo ziì5ìro del color celeste, co

denoti la anima nostni, qual da quello se deriva; e’I balascio poi, come de ignea

materia, denoti lo corpo, receptaculo del core, infocato da amorevil damma, et

per questo domosb*ase dunarli la anima elio core.|

Cir. 41 Miccìnello

Non descedate did prefato articulo; acciò che dove da poco et male accorto

overo da ignorante pender me cognosca, per lo vostro ignenioso et dextro re-

plicare restar ne pos.sa secundo me apjietisca resoluto. Diteme per qual raseionc

se nomini la Arraglia ; et j)oi donde prweda, faota che sia qualche fiahi uno

anno over più oltra, assai sencc reiardi lo andarsene al marito.

M. Antonio

Questo acto ìntitulatosc la Arraglia, |)ci*suadome procella che in nelJi spon-

salitij, concurrcndoce per le dote quanlitù et c'erto numero do denari, receputi

siano, ne sequiti per questo quella demostratione, come se per la fennezza de

tale acto sonce dunassi la Arra. In nella quale opinione non poco me intortieno

quel che nel decimoseptimo volume dolio Anrabone GcUìo descrivo; signifìean-

doce per le parole de Catone quelli sec'ento obsidi tencssiro in Lucania Sam-

niti, esserli securìssimo arral^one, cioè certissimo lor pegno; el qual vorabulo

per esser quasi obscuro, eel fece assai aperto, demostrandoce ehiamassise i)t)i la

Arra. Donde eredibil se demostra che quel pacar de dote, colli amorc*vil l)asi

et gran toccar de mano aceoinpiignato, fii.ssise fedele et secur pegno del futuro

matrimonio. La dilatione se faccia poi del tempo rcccrehcte , tengo dunursoli

da prudenti et circunspccti patri, acciò chè per lunga conversatione demostran-

dose insiemi et cognoseendose l’un Taltro, et anche lor nature, con maiur fa-

cilità 80 possessiro uniti con umore et carità jis.sai meglio tollerare. ^Vlguni per

mantener la maiestà del matrimonio, acciò non presumessiro tàmerariamente

da ignoti, sì come fondo bniti, copularse. Io per me el faccio da molti capi assai

cxpcdicntè: primo perchè el marito pigli tempo de quanto ablsognassi per quel-

l’acto provederse ; et appresso |wi ne sequihis.si reputatione del sacramento ;

et pniticandosc anche insiemi, scili eommunichi li seei'eti «Iella oa.sa; acciò che

advisatà et bene inslructà, con bona gratia de tutti, possa et bene et allo propo-

sito operarse; et ancorché awesise iasiemi dal desiderio carnale, infra «le loro

se concrei tanto et tale amore, che come così» l)en fondata, de continuo dunin-

doli la vita, vesso debbia con reciproca benivolcntia in eterno mantenere.

nd aau>

Uiv-

ràflia.

Della Arraglia

«jfilio liofili Ar-

raUiiMC.

Della iltlaljiine

Mia co|u(la car-nale-

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— 54 —

La \irtà circa

itilSclle-

Qaal sia lo |H-in*

ofiio (Mie Dbzae-

Kl modo «le coo<

vilare.

Thomao

Questa ultima rasrione molto parine se opponga al sustegno della predi-

cata pudicitia; per cascìon che la comoditi! del praticare la fa periculcwa; nè

men pei’suaderme ben me posso,quelle fervente et foribunde voglie , infra de

loro con tanto amore accese,

aeccdendoce loco et oportunità de tempo, se pos-

sano in modo alguno Um rofrenare.

M. Antonio

Demostnise colla vostra vcrisimil gelosìa vorifit’arse el suggetto del pro-

verbio vulgare, che per lo loco et per lo U'mpo ne succeda comodità de in-

titulame riiomo latro, et spesso farvesc la donna adulterata. Impcrhò anche sa-

pete, che circa quello se reputi difficile, ivsca de continuo et conversi la virtù;

per cascìon che havendo quel praticare insiemi da molto frequentarse, non se du-

bita chcllo amore infm de loro già principiato, tanto con assai maiur fervore

debbia sciildarse; ma readvedendose poi da hil conioncie et amorevile matrone,

si come se costuma, cireundato, el ancor con tanta cura observato et custodito,

sueced»*ne die non tonto do facto, ma nè de gesto nè meno do parole haver

pur pensamento posser Io ardente core dishonestarsc. Non è dunca altro, se non

chcllo prohibito fervore, con sguardi, sghigni, con delectevile et comode parole,

sempre se augmenti et molto più se accenda; ma vedendose si diligentemente

custodito, ne seguito modesta continentia, accompagnato de sancto, venerando et

honorevile pudore.

Miccinello

Per ben che dello enarrato in fine a qui non poco me travagli, conside-

randoee poi|la copia de* misterij, et come hahbiano eTceqiiirse, simileracnte fra de c». 4?

me medesnio molto me confondo. Entratecc con tua eommodità et si come me-

glio parerave incominciarli;eonfortondove anche molto de buon core prosequìrle,

et succedendo per chiarirce, da noi in qualche modo no fussivo interropti, ve

proghemo summamente ve duspongate tollerarlo.

M. Antonio

Desviatice da quel rigore per lo quale dalli antiqui el Febraro et anche

Maio de questo atto nuptiaJe so privassi,non me par neci'ssario perdcrve tempo

in volerne nuw ionare; ma per tractorne sì come Logie se costuma, tooVarete che

disponcndose de acconlo vol(»r le nozze celebrare, per tre over pur quattro ve-

nerabile matrone et conioncte dello sposo, so detenuÌDa et conclude in cosa della

sposa, do qual Domenica et senza impedimento ecclesiastico so possessiro exe-

quire. £1 che determinato et stabilito, per dieci over quindici dij donante al de-

putato, per iovinì de adulta etò se iimndava convitando, progandoce parenti, gcn-

tilhomini, ornici et convieini scnoe voK'ssiro trovare. El sembiante se feceva et

assai instantemente per le donne, convitondole dal iovedì iunanii a quello per

la festa deputato. El medesmo con molto amore et cura exequivaso per lo lato

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— 55 —

Cv. 48

della sposa, invitandole parenti et honoi*ati citadini, ce intervenissero a cavallo

et as&ai l)cn matutini, per posserla accompjignare; elle donne ancora, infra de

tatte le invìtnnde, facevanove cxcelUi de trenta over quaranta damiscelle et ma-

ritate, con farsccc promettere ce intervenissim alla messa, et poi lo ìorno alla

rechiesa: el che fecevaso per tanto tempo innanti, acciò che por qunlunca se ap-

petisse hoDcstiirse de vestiti, tn>vando»i lo modo, al suo coniodo et piacere pos-

sessi satisfarsc. Et per l>en che la nlcgria fra de’parcnfi, vicini et lx*nivole per-

sone, principiassìsc algtini dij innanti do quello per tal conto depuhito, preci-

pua et molto intima cura demostravaso pc*r le conioncte et Itenivolc matrone, in

quei fare de sciompelle, biscottidli, roffioli et infiniti mostaccioli;pure el iovcdl

proximo alla festa, infra do molti nobili invitati, standose in menm finito do ce-

nare, solito era farsece excelta de uno infra li altri molto reputato et b(?n vo-

luto, et preponendoex) algiine amore‘vile parole, intìtulassise el Signore; quale ac-

ceptato incontinente hav<wsi el peso del conferito <lominato, con diverse et in-

finite acclamatione, demostrandos<*nne immensa hilaritii et plauso excessivo, pre-

poneva scciindo la qualità delli cxcrcitij,

officiali disp)sti da saperli et posserli

ministrare. Et infra delli altri faecvasence el Bariscello, ronsiglierì, ^tastro de casa,

sequitaii da quella onlinata et nobii ioventù, per subvenire de quel tutto che alle

nozz<^ et al commmlo doH’uno eiraltro sexo, per lì piatti, pc^r tagliare, per vi-

vande et per picchieri ve abisognassi; et li maìcstri anche del ballo, et poi de

e««i li deputati similmente alla dispensa, credenza, candava et cucina. Et accep-

tatostì lo peso li era imposto, con incomprensibile alegrìa se locavano al Indiare,

et {U fine superati dallo somno, con molte grida al celo, viva el Signore, tran-

quillatjisc la fosbi senno andavano a dormire. El venardì sequente ehiamatise

tutti per sua commissione al deccnnre, la maiur parte delli recercati, per ohe-

dirli et compiacerne anche allo sposo, con grande amore et molti carità ce in-

terveniva. Et infra delli altri cibi et vivande ben condite havessip da magnarce,

ce comparevano de molti maccaroni, de che ne lìicovano anche honorata et bona

parte alla miulonna la sposata; sequitimlose el resto dello iorno in ornar la casa

con panni de verdura et figurati, provedendo poi con amore et cariti alla or-

dinanza delle tavole, m*denze, et a quanto altro per comniodo et ornato delle

nozze abisogniLssi. Et in questo die medesnio mandava»* el dicente; quale per

nome dello sposo disciirrendoco tutta la cità, invitavaso con tìtolo de nmorcvil

recortianza, chella Domenica matino inenLtssìse la moglie, et accavallo li piacessi

accompagnarlo; o’I medcsino anche se faceva ad instantia dello patre, overo do

altro conioocto della spc^. El sabato con un ooncurso meraviglioso de gentil-

bomini et benevoli conioncti, con infinito numero de donne et de donzelle, cele-

bravase el magnare, ballare, et non privo del candire, per fine in tanto che fa-

tigati et lassi, con.sumatose lo ìorno con liona parte della no<’te, »*nne nndassiro

a dormire. Et in questo die medesmo sence oliservavano tre atti lussai caritativi,

et repieni da ogne lito do aperta et gran benivolcntia. El primo de essi si ò

che niLindassise lo segno al sposo, da parenti, amici et benivoli della casa, do*

quali over tutti, overo pur la maiur parte (non tro|vandose de qual se voglia lucto,

overo altro impedimento intertemito) accomiiagnato avessiro la sposa, per hone-

stan'eli el convito, restavano la Domenica matino al decenaro. L’altro, che so-

lito era mandarsece per memoria amorevile la jiarte della cernì, cioè qualche

bel pescie, overo qualche pezzata de grosso storione : el quale aeto parendo ad

alguDo stomacoso, subrustico et inurbano, dolilicraUso non volerle più acceptarc,

Lu £UT4 lie cwn-Hiflcle.

Del lo^odL

Del Sigvnre «l

*Mii Altri oflkiali.

Ue Vriianfi, et

ilrHa ublc^aio^aiovetilil

hel Salulii.

Ue (r« atti ca-

riuiiii ilri Sal^balli, et jiriBO tiri

Sepw'.

nella {iarl«.

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iiellc giurni*

nenU.

rwia Oiarai*

2«na.

IK* diiCTM Hvani <{umUì.

Dflk Duswfii*

che inlenikk,

— 50 —dcmostmntto desprezzarle et usarne del magnifico et superbo, bando si bene ado-

perato, che hogie nò per grande nè per qualificato oitadino sence coraparga più

p<‘r nozze. In nella ine<lesnia sera partivase lo sposo con una florida et degna

com]Vignia de iovenì tutti et gentilhornini roniani, con varij suoni et gran nu-

mero do torce, per accompagnare le guarnìmenta se mandavano alla sposa. Que-

sto era un canostrono, portato in testa da donna igneniosa, molto audace et as-

sai dextra de lingua: dove erano le veste, collana, corona, et tutto el i^sto

dello ornato che piace.ssi vestirsene el matino poi seguite, recognosccndoce an-

che tutte le donne et servotrice della cjisa, dunandocelli scarpette de quel tempo,

over pianelle; et riK'eputese con balli, suoni, canti et iocundis.sima letitia, pre-

senhivascncc a tutti collationo copiala et non pot*o honorata; licentlatise al fine

con gran to<’co de mano, accompagnato da gratiosi et intxlcsti abbracciamenti

et dolci basi, se tornavano alla casa; dove trovavano che U signore se man-

teneva per recrcatione universale, con balli, suoni et delectcvil plauso, fin che

se fu.ssiro tornati. Et poi incontinente principiavtwo per ultimo, molto lK*nigno et

amorevile arto, cioè la Oiaranzana, colla quale mantenerase la casa tutta in sup-

prema liilarità; per fine in binto che da fatigati et lassi, de accordo se vedessi

rosolata; et finito era lo ballo, coinparevace una magnifica et sumptuoaa colla-

tionc, do molte et assai deverse cose confectate, con excessiva luminaria de torce,

colle quale terminataso la festa, gridandoso molto et spesso ad alta voce, viva cl

signori^ sence accompagnavano homini et donne per tornarsene a posare.

M. Mezzocavallo

Per l>en che con prolixa narrativa et diligentissimo discurso, de quanto

donanti a quello dio sollemno et per lo nozze doputato se fecessi, assai piacevil-

mentc et con modestissima dextrezza cello habbiate demostrato; non restose im-

perilo che per la ignava over rude mea natura, in qualche sua actione deside-

randone assequirn over siase certo over verisimile intellecto, non vedame astretto

demostrannoce tedioso et importuno. Serra dimca lo primo, qual curo molto sa-

pere, donde se causi per quello acto nuptiaìe esaerce algiine Domeniche tlalla

sancta matre cbiesia interdicte;et appresso per qual caacione se faceiano più pre-

sto de Domenica che de nisciuno altro iorno fra stimana. L’altra poi, a che farce

el Signore,essendove el patrone delle nozze ; et a questo sus.sequente , donde

procednso quel mandar de segni, e’I medt'smo della parte; et poi quello signifi-

chi el mandar de guamimenta.

M. Antonio

So de quel bmto che in replicarte io me defi*cti, per la tua humanitù vo-

lessice incolpare et farte ivo, re.shiromene in securo da non poswtrve j>er naso

stomacoso esser represo; nò con questo inh*rterromc non opcrarcc tutti sentimenti,

acciò se non col vero, olimmo con eredihil conìectura, de quel tanto recerchete

in parte ovoro in tutto possa secundo opinarorne satisfarve. Incoraenciandovc dalle

Domeniche inierdicte, dalle quale acconvicnso abbreviarne una gran parte dello

lor discurso; per cascion che dalli Gentili non se teneva die algun domenicale,

et essendo la onlinationc occlèsiastica, nìsciuna altra rascione o vera o verisiraile

ne liavemo, so non chelle domeniche dello Advento, ella Septuagesima, et dsdla

Guo^le

— 57 —Pasca poi fine allo Asccnzo ne fussiro prohibito, per esser iomi alli deiunij,

orationì et venerande lotanio dalla sancta matte chiesia assegnati. Et cheile

nozs50 se fecessiro de Domenica, essendo el matrimonio verwrando et summo sa-

cramento, et in tanta stima a Dio, che accosta a sello habbia in quiete et

alegrezzf* reservato, par cosa conveniente, che per raagnificcntia de quel sacra-

tissimo misterio, exequiscase la Domenica, come in dìe molto solleinne et a cose

grate a quel summo Creatore consegnato: la qual nuscionc demostrase css4're non

poco efficace, et io per me meno la descredo. Nè posso imperhò da quello de-

sviarme che altri facilmente et spesso ne rasciona; dicendoce le actione humane

ti. magnificarse per lo|concurso et confluentia delli homini so conducono ad vederle;

el che essendo, per la exaltatione del matrimonio, come dìgnissimo et venerando

sacramento, non sol ce adoprino suoni, canti et immensa hilarità, ma ordìnas-

sise anche do Domenii'a, acciò fussice el concurso universale de tutti hahitatori.

Et se questo sia la mera vcritò, se d<mota et cognosce per lo atto suo contrario;

cioè, che per lo honcsiimento delli iterati niatrimonìj, fandose quelli fra stiniana,

et menate anche da molte altre matrone, acciò siano da minor popolo viste, et

infi’a «le tante in eompagnia assai men cognosoiute. Ma desiderando farne cn-

rioso et liquMo diseiirso, non voglio da negligente quel tanto inferlassar^'C, che

infra le soe sacrate lege per Platone se demostra : chelli dei havendo de tanti

affandi humani gran compassione , ordinassiro per recrearce li corpi affatigati

,

che fUgnni iorni se tcncssiro festivi, et in quelli dalle Muse, poi da Apolline et

da Bacco anche amaiestmti, cclebras.siro in loro honore chori, tripudij , rìdmi

con suavissìma armonìa. Et per questo considemmiose el matrimonio si suppremo

sacramento, et essere anche, si come se canti, tanto accosta a Dio, tengono al-

guni guidati da verisimil coniectura, molto aeconvenissise exequirli in simil iomi,

de canti, chori et riilinì frequentiti; et da qu«‘lU ludi sì factise in casa, emendo

la opera domestica, nominasslse tal die domenicale. Ma per esser acto exterao

et latebroso, non molto me assecuro d.irvel per norma indubitata et certa, maxi-

mamente redducendome alla memoria novi argumenti de a.ssai più solida et più

secura opinione, retracti in primo dal relato delli astronomi: quali, si come li

altri «lij della stimana intitulati siano dalli lor proprij auctori, el medesmo ce

referiseono |iep certo le Domeniche al Sole tenerse dedicate. Et guidandome poi

si come in nelli Saturnali suoi Macrobio et in più varij lochi del Sole reci-

tando cel demadra, travolo tenerse mi ogne altra potesti suppremo et prepotente;

et anche poi de questo intitiilarsecc genitore universale de essa natura; in modo

si che per lo suo incomprcnsihile «loniinato, possibil fussi da esso nominjWvsisc

quel die domenicale. Et psirme medesmaniente mollo acconvcnirsc, che eswndo

el matrimonio legitimo instrumento della luimana genitura, per farce quel mi-

nimo divino propitio et benigno con iochi, feste et pubi ira letitia, in nelli me-

desmi iorni, sì come costiimemo celebrarli. El Signor farse per cascion che, exo-

neratone lo patre dello sposo, possessise con officiali et soprastanti deputiti per

modo ppovi»dere, chelli convitati fussiro conimodamente et in tempo competente

subvenuti. Et si come in nelli medesrai Saturnali anche se lego, per coniectura

el tengo stilo antiquo; per cascion che, commemorandose alguni se trovassir con-

vitati, exceptu.issise del numero el Re dello convito. Et per fìrraarve in tale

opinione, el me<lesmo se comprende in nel terti(xle<’imo volume scrisse Tacito

,

che in nelli Saturnali de quel tempo costumassisa sortirne per consenso univer-

sale un citulino, quale intitulassise ol Signore de qualunca intervenissi in tal

U aciinne hiwrnim M nagsHHC4WI per I* coit*

Rueflua iMIi bo-

mini.

Delta atoniaKmli ma-

triMflij.

Delti cooh-

IMMiooetoii della

oatiin bnniBB.

Della Dooieaica.

ReUU) ilelli A-atrononl.

RHalo de Ma*(tobin circa la po-lenta del Sok.

Del Sifooni del-

le noue.

flclaio de Taci-lo del He de’

iHmali.

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Ue AuMflia 'a

nH CeoloiUL

De' <iani.

Dd Segso.

Deila Parl^

Delle Guanti-

ilienti.

Que»U> lidia

Giaranuiu.

Del Boine «MiadaranaiM.

helarto cd de-

nontra, d btlkide

Tbowe nooiiotr-

so Geranio.

YrrUlail co-

flieclura lieUaCia-

ranzana.

— 58 —sollenme. Per quel che da Ausonio in nel Centone nuptiale se descrive, el re-

cognoscer dello sposo et della sjx)sa de varij monuscoli, vedese esser stilo an-

tiquo, et exequivase per mammoli celebnmdose lo nozze, come hogie se costuma.

El medesrao se demostra da molto tempo innanti por la corona dunose ad Ha-

rianna coniugandose con Bacco; et similmente comprender se porrìa per quel

trypode fabricose da Vulgano, dunato poi a Pelope quando menose la niogliera.

Ma si come del Segno bora no opino, persuadomc sia un prestito amorevile, per

subvonirse con maiur facilità alle spese nuptiali, quali da grati et cognosceati

in simile occurrentio se debiano con fede et buono amor restituire. El sembiante

tener me persuado della Parte, che descretione et carìtii se demostrassi in pre-

sentarla, non meno se respondeva de amore assai perfecto de acceptarla. Le

Guarnìmenta sonno le veste colle altre ««e preciose per lo ornato della spos<i, do

quale el marito pigliase la cura, acciò se satisfaccia dello habbito et ornato, so-

cundo se Jesponga volersela menare; et nominarsc Ouamimenta, per la corru-

ptela del vocabulo, si come significassi le ornamenta.

Tbomao

Per la confidentia cxcessiva del mio Mezzocavallo, adiunofa colla vostra|

incredibile et descretii tollcrantia, me inanimo ancora io più oltra un poco sopra c». m

el vostro rascionato rccercarvc; specialmente donde procedale questo tal nome

della vostra Geranzana; et ancora poi la causa, sì come assai fiate parmo haver^

ne audito, solo fecessise lo sabbato da sera, et lo lunedi sequento a quella rae-

desma bora.

M. Antonio

Desiderando del nome primo della nostra Gìaranzjina, et del suggetto poi

medesmamente volervone chiarire , assai ben se acconvcrria havemo in questo

instiiuto Mezzociivallo addomandato; qual molto delectandosc guidarla, porria per

sorte da resoluto, come de opera spesso frequentata, assai compitomcnte rasoio-

narne. Ma poi che da me solleciteve saperlo, dicove tcnersc per alguni dilìgenti

et curic^i indagatori de verità, quello fecessise in memoria, over per dir^'e me-

glio, alla siniUitudino della chorca, ancor fussise ballo, qual Theseo ordinassi in

memoria della victoria assequita dello efferato et immane Minotavoro, havendo

al fine trovata via et modo da extricarse de quello sì implicato et porplexo la-

bcrinto; alla quale opinione la forma dello ballo cen verisirail coniectura celli

allumina et adduce; vedendolo sì numeroso do homini et de donne ; alternato

et poi connexo de varij, diversi et differenti giri; si che non senza maestria del

ductore se resolva; et in quella anche molto se mantenga la conformità del nome

qual Theseo, sì come alla sua vita per Plutmco se descrive, li imj)oncs8Ì, appel-

liindolo Geranio, et opcrandoso dal tempo questo corruptola, nominassimo lo no-

stro Giaranzana, Non piore opinione serriase , tenendo causiirse per una amore-

vile et grato domostrationc colli amici, et consequeniemento a tutto el parontoto

per la aìegrczza del celebrato matrimonio , notandosence el modo secando se

principia, et si come exequendose poi se denoti finire. Li mastri deputati dello

ballo mettevano in ordine uno homo et una donna continuatamente, da gi'ado

in grado, delli più propinqui et benivoli conioncti, et rocognosciutise tutti con

grato, amorevile et venerando reverire, principiavate la continentia del ballo

,

observandola per quanto quello ordine in tutto se extricassi; et poi exequendose,

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— 59 —

.

fiftoundo cl consueto, con modesti, gratiosi et honorovil gesti, per tanto tricassise

lo hallo, che con infiniti et numerosi giri, tutti honiini et donne con singular

Romissione inclinandose, V un V altro se toccavano la mano, et per venirne al

fine, acciò tutti hallando sella possessiro toccare, durava almcn che fussi per

assai più che’l spatio de una bora; et cosi poi <*on amore et bona gratin affati-

gatisenco tutti, dcmoatRindoce humillima et sottomessa reverentia, significandose

alcgrcrjai de tutto cl parentato, venivfise al finire; et se principìnndose le nozze

per lo novo matrimonio, congratulandosence insiemi se toccassiro la mano, parrne

rcoscissi non for do proposito ma assai conveniente, che*l mod«?mo se obscrvassi,

vedendolo honorevilmente con fcsbi et alegrezza al voto poi exequito et consumato.

Io. B. Miccinello

Per ben che la bora tanla me spaventi, et per veclen’e dal rascionare af-

fatigato devossi reaggiaceiarmo , cl desiderio exccasivo de più oltra sapere meinanima et accende

,non olisfantc qualuncn impedimento renovarvece quesito

,

perrbò se causassi cl Febraro et anche cl Maio, si come da primo ne azzen-

dastc, delle àiegrezze nuptialc venissiro per publico consenso spoliati.

M. Antonio.

Alto suggetto et de profonda intelligentìa, nè arderla sì de facile da memedesmo et de improviso replicarvc; ma inanimato da quel tanto me. recordo

infra delli Problemi recitati da’ teneri mei anni haver notato, aivHsco colla guida

de un tale auctore, et con qualche altro discorso, se ^on in tutto almeno in bona

CiT. M. partoIsatisfarvft. Principiandolo dal mese de Febraro, quale per esserli assegnato

dalli antiqui expiarve et expurgarve funerali, et in memoria de* miseri defun-

cti, de continuo in quelli iomi ferijili parontarve, sì come anche bogio de tal

100.50 per piiblieo consenso in Grecia li sabbati se recita observarse; et similmente

per la Purifìcatìone dello ordinato Candeloro,con venerando et assai diverso

modo da noi altri, la medesma intcntlone per verisimil coniectura se percipc et

comprende. Parerne dunca con cfRcacìs.sima rascione, in simili misterij et mesti

et luctuosi, desdìeesaise interporce balli, choroe, et letitia de nozze; ansi, come

de noto ominoso et male auspicato, da j>rudenti et circunspecti meritamente cu-

rassiro evitarlo. Con aì«ai diverse et varie rascione el mwlesmo ne recita de

Maio; asserendoce Aprile, si <*omo Aphrodite intitulassise da Venere, singularc

operatrice in qual voglia.5t> misterio de eont^actar^'e el generare. Et lugno poi

esserse alla diva lunionc a.stipulato: et sccundo anche Pompeio se fa fede, dalli

antiqui se appellassi lunione,

quale offcriscese molto cusiosa de quel vincolo

iugale, et da faucfrice et lx)na guida del s.acrosancto matrimonio vendicarsene,

sccundo el divulgalo, singular titolo della pmnnba limone. Si che qualunca se

disponessi voler de Maio soe nozze celebrare, demoHtra.ssi da inconsiderato et

poco continente, havcrce et Tuna et l’altra dea in vilissimo contemplo , et in qual

voglùise accidente, appartenessi a quel v(»ncrando sacramento, aspecUivele con

grandissimo disdegno malivoie et irate. Nova altra opinione in questo caso ne

succiirre, et parrne senza incarco del seculo moderno mal possorvela expHcare;

tenendosc per ferma et constante opinione, esser tal mese alla Maia doidicato;

quale intitulandose pellice de love, se acconvenìssi a quelli curiosi et b*neri de

honorc fiigir la sua memoria, come cosa infausta et non poco ominosa; maxi-

mamento notandose in nelle soe hilare kalcnde, presentarsi-cc fiori, fronde et co-

Qnenki «lotiAe

H casini d^Tr-braro et de M.ik>

wia far nvor.

Et» de'rroUtstu de ristarca.

Dd mese deìiriro privH «le

noBc.

Del nei* deMak».

Dd BoiDe deAprile dìcate «Venere

Del nev de In»

pio lUcaki a lu<

Rime.

De HaU facta

di«a.

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lijUa diversiti

dp'leyuau «U(u-Urw te nriQil

tW ìlKtiuio ce*

Icte-ato <M iM»e«le Maio.

DuBasc la ava*htia t&odeiaa.

— co-pia diversa de legumi, quale per alguni fine ad hogie se nominano virtuti, ir-

ritamenti do spiriti virili, con resvigliarli inlli venerei appetiti, per meglio sa-

tisfare alla impudica et petulante sua natura. Et per sopplirve de quel tanto mecognosca abisognarce, in nellì idi del mese medesmo Mercurio anche suo fi-

gliolo, de sacrificij et cerimonie aflermasc venirvo celebrato: quale infra le infinite

dote conceseli quel summo genitore, cel fece industrio et sollecito allo acquisto

del denaro. Donde panno non mcn per questo da ben considerati, per deinostrarce

et l’uno et l’altro affecto detestando et ominoso, devessiro con evidentissima ra-

scionc scanzame quella pudica et veneranda castimonia: della quale so si come

essi cenno trovassimo gelosi, la magnificentia de’ piux^ntati restarìase in nel nu-

mero et qualità delli parenti per quello sacratissimo misterio ossequiti ; infra de*

quali, con vergogna universale, vedeinoce hogie nè coniunctione nè affecto al-

guno honorevilc stimarsc; ma spoliato de respecti, con vilipcnderce cerimonie, nii-

stcrij, nò ( unir molto de Dio, so demosfrano Ib^ntiosi contractarli, pur ce inter-

venga in ([ualunca moilo pingue peculio, over copia exccssiva, ancor fussi ben

lorda, de’ denari,

si come poco innanti in nel suo proprio tèma assai diffusamente

io ve narr;ii. Nè per questo l’estarase, se in qualche parte del nostro rascionato

ve paressi dubitarne, fa« toiitì quesito, de non sforzarme con vcrisimil coniectura

per quanto opinaromo siitisfar\ e.

^Perleone

Parome corno de cosa desperata, non perder tempo in predicar più oltra

nostri errori, ma debbiamo almeno readvederce questa esser la terza candela,

qual protrahendo in longo el nostro rascionare cella habbiamo poco men che

consumati. Et se io me rcadvctlcssi in terminarlo ne fussimo vicini, dissera ognun

se spacci vengamone alla fine; ma audito gui lo primo giillicinio, et voi a gran

latiga toccati haverne pur la terza parte, per el meglio mel terria el reservas-

simo in qualche tempo più wmodo et non meno oportuno, et per bora el re-

citato ce bastassi; et poi chello signore, si come ce advedemo poco curase tor-

nare, concordi cenno tmdassimo a dormire.

M. Mezzocavallo

Non suspectassi del nostro dclectevile dìscurso vedcrsoco ancora altri non

poco incommodati, nè candele extimaria nè galliciniu, et per ben clicnno per-

dessimo la nocte, modo se trovarla da restaurarco ; ma dubituido ne pigliassimo

nota do insolenti et indiscreti, factane dove se lassi la memoria locale, possemo

per questa no<'te|abandouarla; et retomise Domenica matino ad sì facta bora,

chò l^n possamo odirve et replicarve, et rastice .anche tempo da provedere et

regularc sì come trovaremo per la festa abisognarve.

M. Antonio.

Uor siase con Dio, per ogno buon i*(*8pecto concurrendo in quel ne iudi-

chete , meglio non se posseva determinare. Sforzju*ome dunca venir ben ma-

tutini, acciò che in nel tèma giù preposto, et in ogne altro accidente che in

questo acto per sorte allo signore abisognassi, comodamente possamo a nostra

voglia satisfarve.

Cir. tt.

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LIBRO SECONDO

DELLI NlTTUli 1)1 MAllCO ANTONIO ALTIERI.

S. Gabriello

E L’altra, nocte secundo riferiti», restastivo col nostit) Marco Antonio

retrovarve hogie et in questo loco alla levata dello sole. Assai memeraviglio valerlo già elevato a mezza terza, et nò esso, nè vedorc

homo suo per exciilparse, da curioso sence demostri romparive; sì

che della sua si longa mora ne resto timoroso, suspectandoce non poco per

la mala sorte nostra, non selli caitsi da qualche inopinato et strano accidente.

M. Mezzocavallo

Io per me del tardar suo non ne spavento nò mcn me meraviglio, et

per l»en chelìo cognosca officioso, nel tenga de freda et deside natura; imporhò

tanto li piace el posser confabulare, che incontrandose con qual se voglia cogno-

scente, quale amichevilraente dessile talio, non sol de cose altruie, ma li succeda

da sé medesmo et spesso smenticarse. Questo con mea saputa non solo col suo

collega Mucciarello,ma con misser l’ietropavolo Cardello assai fiate ,

ras< ionan-

doce de metaglie, cambei et de qualche altra figura, consumarce per piacere el giorno

tutto, col smenticarse del tornar de casa. El medesmo et molto più se vede in-

tervenirli, quando col Caradosso se incontra.ssi, per haver de gemme, intagli et

de cambei, dove et da ohi mai siano extimatì, perfectissima et resoluta intelli-

gentia. Nè curo rascionar de luvandomenico, excellente observatore dello antiquo

et del moderno, quimto con suoi vivacissimi traiecti, incontran<iose collui sello

intertenga. Ma chi el vedessi con raesser Favolo lustini da Cjistello consumarce

rascionando la iomata, cresenà smenticassìro cl parco, cl regente et ogne norma

de Cancellaria: sì pertinaci se domostrano superar l’un Taltro de intagli, teste,

medaglie, overo anche de qualche vaso antiquo. Et con luvanni Ciampolino baio

già per onlinario, de quante volte lì succeda, de qualche magnifica raetaglia,

overo de qualunca altra cosa antiqua fai*ne raentìone, solo la nocte interrompe

loro amorevile et dolce replicare ; et alla fine pur siase con qualunca existimato

de qualche opinione, qual se desponga con nove grande, over de cose antique

far resegna, quel die tutto se perde per sequitarcc el suo afiectato rascionare.

De M Aoliifli»

MacriarWIii.

Ile M hclrnPaTvIu (^nWIn.

De Ow'ailivu*!.

Ile lu^andiwic*

nieo.

Ile M. l’atoSi

Imtini «te rLi%icU».

He luvaa l'Aasi.

polinu.

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— G2 —

PierleoDe.

Pregamene pur Dio, se non da questi per Mczzocavallo nominati Marco

Antonio ce sia infine ad liora intertenuto; che incontrato non so fuasì per la

pSrm nostra pigior sorte con quello Antrca Pctrino, si egregio et unico rec'epto, non

sol de perle et altre gioie speciose et de gran stima, ma de qualunca cosa an-

tiqua, de pn'zzo, de artificio et de titolo insignita; per cascion che, secando per le

infinite volte con assai meravigliarme lo ho ohser>*ato , comprendo del rascio-

narne infra de loro, et spesso anche contractame, pigliarsene si grato et dele-

ctevile conforto, che poslponendo ogne altra cura, solo de quello se trovino sì

accesi et bene attenti in replicare, che ’l giorno integro nolli supplisca senza

el soccurso della nocte, in possersene l’uno et l’altro satisfare.|

8. Gabriello

Ilor piaccia a Dio cansarìo da pericolo, acciò possamo per qualche tempo

piò oìtra fruirlo. Ma sella vista secando el (ronsueto bora me serve, me oxistimo

eh* el venga et già ne sia vicino; i)cr cascion che parme vedere, se ben lo reaf-

fegupo,quel suo cagnolo over bracco rubinetto, qual inai lo lenta, et da baggio

confidato in qualsevoglia loco blandiendo sei festigia.'

M. Mezzocavallo

Non se po dubitare che esso non sia, venendoli per prenuntio el car .suo

Rubbìnctto; ma pur de gratia ve prego state attenti, et vedute de qual scusa

in acquietarce guarnerase;

pt?r ben che da mo’mel coniecturo, demostrarace con

efficacissimi argumenti che noi siamo al parer suo li incolpati, et constrectì

anche con vivacissima rasoione doverseli rifare.

lo. B. Miccinello

UelU ,ie-

catti.

Ur tiiri|inlt la*

ceralo da'caei.

Ile Con«igDe iv>

gina laroraU ilil

caRp ile Sir<iiMdr.

Mirabil cosa, por la moa fò, del suo cagnol comprendo, qual sempre et

in ogne loco sello vedo convicino;per modo sì che non solo me testifica lo amor

fedele se predica de’ cani,ma se in questo conem la natura lì havessi altra per-

.sona, me comprendo che in amore et gagliardìa quelli de’Cymbri over de* Co-

lophoni, overo quelli lacerassiro el tragico Euripide molto superassi. Ma sì pu-

sillo come lo ve<let‘, setto accostassi per toccare come te vogli lo patrone, pop-

roce in vero essere Consigne dal cane de Nicomedo suo consorte così come se

narra lacerata, nò meno in consimile succeso al cane celebrato de Xantippo

cederia.

Thomao

Considerando in si crudele et mis«*rabilc accidente, che quel da vita et

questo del pc'rpctuo suo bene in sì semplice ponto se privassi, parerìame, come

de cosa infausta et molto in questo caso alioininonda, nò do* cani nò meno de lor

felle predicato .se fecessi inentione; maximamento se se accorgessi che del suo

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— es-cane per voi 8Ì caldamcnto se rasdoni, venne advortisco, che smentìcatose de

ogne altro parlamento, non hastarali ol tempo per demostrar\'e da quanti lati

con efllcacissime rascioni vedase astmito doverlo tanto amare.

Perleone

Ancor che in gesti et in parole se comprenda molto amarlo, in quanto a

me cel tengo sì dedito et proclive, che se Dio li assegnassi qualche opulenta

et magnifica fortuna, non tanto quel cjTiotaphìo over dir se piacessi el tumolo

canino de Xantippo in Siilamina fabricato i>er molto amarlo superassi, ma La

Parcha do Alexandre, rendomo certo se non più oltra almcn la aguagliarìa.

Approbo dunca per ogne lato el vostro savio parere, et anche per canzarcc da

pericolo, nè men far cosa li ingeneri disturbo, che in carezzarlo nè meno in ex-

cacciarlo demostrassimo do quello rcscntirne, ma solhinto se insbita reddurlo

el più presto se possa in nel nostro intcrlassato rascionare.

M. Antonio

Dio ve dia vita et conservi in alegrezze; credome giù, et senza me, in

quanto per le nozze et inllo convito ve abisogni, habbiatecc fine ad bora assai

bene proveduto; secundo ve retrovo tener li manti addosso, et anche in tale or-

dine assìsi, come so fussìvo tutti extrani, et do novo per lo nozze convitati.

S. Gabriello

El medesrao Deo ce contenti; et se voi col vostro Riibbinetto el benve-

nuto , noi altri|similmente come dico ne simno li mollo ben trovati ; havetece

col butUir lo mano innunti el proverbio vulgar verificato; per lo qual senne

demostra, chellc parole della sera lo vento selle mena; parve questo essere el

tempo deputato; buvemo perso giù più de doe bore, sempre aspeciando deves-

sivo venire;per modo che vedendove al fine tanto demorare, suspecbwamo non

poco succeso non ve fussi per la mala sorte nostra qualche reumatico et te-

dioso impedimento.

M. Antonio

Cognosco lo aspectaro haver seco in compagnia la .«tpcranza; nè già per

questo resta non esser duro et assai laborioso;ma se puro el tardar mio stato

ve fussi non poco molesto, pigliatelo per una certa recompenza del dolce pianto

qual fine a mezzanocte lo iomo innanti iispectandovc nc desti. Imperhò le pro-

messe so tengono per consenzo univcreale, scnz^i moide overo novo altro impe-

dimento. Habbiatclo per explorato et certo esserne succesa tale occasione, che

per posscrmela al mio commoda fruire, non sol de voi che in vero assai ve ho-

noro,nè men per quello ne havemo sì caldamente per lo nozze a rastàonare

;ma

del cibarne per pigliarne el necessario et naturai mio nutrimento, menne serria

in tutto smentìcato.

D(t1 CTDOUpllMfece far &aaljppo.

DKia ParUa ile

^eiandro.

<IC

Seiwca.

De rras(«ro

SaMUcnKC.

La reiua ile e»*

sere Urdalo.

De Slebno iMDafaltf.

De M Cola Ad-

tOQ» (<oUifr«k

De M. SmwVeccia.

M leronyni<«

Ca»M|M«CM.CM Spagne.

— 64 —»

S. Gabriello

Per rocompcnza della tediala aspectatlva, me persuado non ve fussi des-

decenic communiearce de qual natura siaso cl vostro si acccpto et deleetevile

succoso, acciò che da veri et boni amici possamene de quello ancor noi parteci-

pare; concurrendooe cl gi’ave et savio ìudicio de Seneca: qual tiene non pos^serse

bavere, nò molto meno fruire algun perfecto bene, senza amabile, aceepta et

grata compagnia.

M. Antonio

Acciò non credessivo de voi in questo caso diffidnrme, in punto nami-

rovc donde cl tardar mio siase causato. Ueoscendorae de casa per venire, si co-

me infra de noi se era ordinato, romparsevc cl mio molto honorato Prospero

Sanctiacroce, del quale por la qualità, per lo piirentato et per cognoscorme es-

serne summaiuentc amato,

piglinimenc in quel . subito instante singularissimo

piacere; ma questa si ò la mera verità, che hauditc nc hebbi le doe primo pa-

role, ancor procedes.siro da gratiosa et melliflua natura, parveme per lo soggetto

do es»? restitrne incontinente advencnato; narnindoine per la negligentia dello

signor luvan lonlano et dello signor Pavolo Ursino, cl Cardinale Orsino minac-

ciassi volerce faro scommunicarc. In nel qual rascionamenfo in punto ce sog-

giunse Stefano del Bufalo, dubiUmdonc ancora esso, per la causa assegnata, es-

serne con quel medesmo inchic^tro publicato; maximamente essendone advertito

si come co narrava, ptn’ Io mio ihissor Cola .iVntonio Gottifredi, et por misser

Scmio Veccia, quali, acciò se provetlesse ad un simile incarco, da circun-specti

et benivoli concivi, del tutto ce focevano advisali. Per la qual cosa rctractico in

tinello, con intcntione de consultarcc, posticc in quel subito a sedere, li parla-

menti infra de noi forono de tonta et tal dolcezza, ohe dcMebiti nò de promesse,

nè de Cardinale desdegnato mai nc fiH eramo pur semplice parola. Nò meno era

per scortiisse el die fìno olla sera, se non fussir retrovati da misser leronymo

Cannavacio et dallo Spagna, quali {wr ordine dello Arcivescovo de Fiorenza da

curiosi demostravan roccrcarli;per modo si chenne bavevute assai bon as<4o do

as|>ectorne ; cbò per hogio io venne accerto, che ordine non vo era da posserceno

stricarc. Hora venuto per compcnsar\'c de quanto ve habbia incomodato, ve opto

vita felice et per|>etua salute.

M. Mezzocavallo

Laudato siane Dio; che pur ve dissi el vero, che de esso per nisciuna

altra cascione se possessi suspectarne, se non de quello quale hora aptu'tomente

per scolparse ha confessato.|

S. Gabriello

.\duDca con eficcto esser trovemo la mera verità quel tutto qual de te

per alguni altri in questo conto ho presentito; che el rascionar de’ vostri amici

si io existimetc et in modo ve delecto, che despi'ezzandoce lo tempo vesse perde.

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— 65 —do te medesimo et anche spesso tenne scordi

;et similmente del resto do fac-

cende, et assiti fiato del reddurte in casa.

M. Antonio

Si come per li nostri asporti oompn>ndcso ogno hora la natura variarce,

el inedesmo se desceme farce 1' uno da 1* altro, in quel tanto se appetisca, assai

dWersi et molto differenti; ma in quel che più proclivo ognuno se delecta, per

quanto possa, do continuo procura con ignegno, forze et arte satisfarse. Si che

con questa lege imiversale, de quanto hora mo opponete con gran facilità ver-

rarone ahsoluto; per cascion che do nisriuno altro piacere sentomo in vita tanto

recreato, quanto del nutrimento piglio de* gesti, senzì, et parole do horaini ho-

norati et gravi, con amore et coraità represcntate. Donde per questo, se io merencontro col mio Mariano Roscio

,certo è che ad altri pare che ce consumi

et p(‘rda la iomata ;ma el suo mellito et ignenioso argumentare non sol per

recrearme me delechi, ma recreato ineontinente me dispone habile et apto ad

ogne importante et gravissima faccenda. K1 medesmo me soccurre con lacovo

Alberino; nè de soc qualità farrovene hora più copioso et liquido disciirso, quando

sì come a me, medesmamento a voi anche se consti de ignegno, animo, memoria

et do lengua domostrarse dalla natura sì dotato , che da paswme honiioi

con exemplare et delectevil documento, con fatiga trovarìase al mio parere un altro

che per discurso universale selli eguagliassi. Quale homo vederìamo de sì cruda

et aspera natura, che odendo li arguti senzi de Francesco Arbcrino, overo gu-

stando li stranij accidenti de Stefimo del Bufalo, overo le nove et facete inven*

tione del dolce compar. mio lacovo Musciano, ancor se retrovassi da turhidi ac-

cidenti exagitato, non so rehavessi incontinente et rocreassi ? Et se con Chiriaco

Renzoluca Philippiicci, over Baptista de’ Bocchini inllo lor seggio per sorte io

me incontrassi, ancor che Conservatori et S<‘natore volessiro parlarme, sì dolce

intentione de lor piacevilezze no asscquisco, che per possermelc al mìo commodo

fruire, postpongo ogne privati et publica faccenda. Del mio Prospero Sanctacroce

nominato per doi ra.scìoni constrengomo tacerne : la prima per esserme conioncto

et io amarlo molto; Taltra, che al parer mìo ornato se deraostra de sì gratiosc

et laudnbil parte , che grande impresa serriase la mea volerle hora et a voi

chello sapete recitare;qm^sto solo per defenzarme bastarane, non haver homo

che tanto me delecti. Et al fine se ’l viver nostro altro non sìa, se non do

baverse cura et studiar de compiacerse, questo mo è dato per instincto natu-

sale, nutricarme de iocundi et grati aapecti, da Dio dotati de bcnivolo, compo-

sto et urbano argumentare.

Kimtivi il«

quel tinto w de>

lecti.

De Mariino «l«‘

CresccntL

Dft I»eo»io Al-

borìM.

Do Friiic«)Cu

Alberili 0-

De Stefino dal.

bufalo. fDo Ikoio Mu*

ttillK).

De Gbirùco Phi*

linoiKCi.

M DaptiiU Boc-chini

DePro«f*roS«-cUcroce.

S. Gabriello

lo non vorria che’l vostro accorto et delectevil rascionare,qual confos-

scte in mollo rccrcarvc, che delle .altre toe faccende ve scordate, similcmcnte,

come de infermità contagiosa, in me el medesmo in questo caso adoperassi; che

per trovarmece si dedito et attento alla cucina, dispensa et al resto del convito,

da inconsiderato et imprudente io vo manca-ssi; ma per sopplirve de momenta-

neo Eoccurso , vedome astrccto con mìo gran despiaccre interla-ssarvc ; nò per

questo so impedisca do exequirse, si come meglio parerave, el vostro argiimen-

-Bigiti/.'ed hy4àoogIe

— 66 —tare; et se si de subito secondo appeterete a voi non retornassi, ve prego menno

habbiate por excusato; per cascion che in accidenti tali et si pericolosi, qua-

lanca sensitivo et tenero de honore,

postposti li commodi et piaceri , astrecto

aia actoalmente et in pronto provederce.

Io. B. Miccinello

La causa vo asirenga per lo honor vostro in simile accidente tanto so-

spectare, la tenemo assai honesta et tolleranda; et quando altramente fossi, con

quesU tal conditione velia admettemo, che vogliate haver per certo siamo tutti

qui per coinpiacerve. Sì che poasete securamonte et secando appeterete satisfarve;

et noi, acciò chello asjiectar non ce molesti, sequiremo lo nostro conferire, si

come se acconvìen©,a quaìunca desiderassi

|più oltra sapere. Principiando da »

questi nobili, si cablamento ci con hinta athmtiono da Marco Antonio narrati,

per li quali assai lucidamente se comprende la creanza generosa del Signor Hi-

naldo Ursino Arcivescovo prefato, repres^mtandoce in qual skiso accidente li co-

stumi honorati, parole exempbire, elli ornamenti sì modesti et circunspecti do

sua signorìa; testificamiocc la qualitji del preceptorc, et essi esserne da molto accorti

et assai ben disciplinati; Chiriaco Renzoluca et Battista de’Lentuli over vogU

de* Bocchini, collo loro arguto et piacevUo difterie cc reprcsentano la humana

et delectevile natuca, non solo del signor luvan Conte, et del signor misser

leronymo Vescovo de Massa suo figliolo, ma anche el còme, urbano et gratioso

conversare do tutto el resto do Casa Contesca. Impcrhò assai me pareria de

quello qual per ognuno senza farvice altro replico se palpita et cognosce, non

ce consumassimo altro tempo in predicarne, ma assai più presto con questa oc-

casione do reirovarce insiemi et in atti nuptiMi, rctorDAssiino alla memoria lo-

cale della Giarunzana, et procurassimo chiarirce do quel cho in nelli misterij

de nozze ce restitósi, secondo l’altro die sì diligentemente et con tenta atten-

tionc, de una gran parte facemmono dis(*ur80.

M. Mezzooavallo

El parer vt^tro molto satisfarne, el vengonce, come è solito dirse, colle

mano et colli pedi in farne a.m*nzo ; et quanto più presto damiseli principio

,

tento (io lui ne restareino meglio assecurati: dìflìdandomo non poco dalla evi-

dente et spiisso presentate sua natura; jkt cascion che so do alguno altro sug-

gotto li succedessi novo parlamento, me dubito con gran Uiflicultà nel posses-

simo rctrare.

M. Antonio

Et io dispostomo liberarne de sospcìcto, cominciarone, se ben menne re-

cordo, da quel se sequitassi dove alhora per lo nozze inicrlassamnio. La Dome-

nica matino la sposa se era messa in ordine secundo quello oraato reccpese per

le guarnimenia del marito,

colla sua corona in testa,

ella collana de prociose

et molto belle perno et suoi cercelli; et locatase infra de gran numero de ma-

gnifict; et honorate donne , se aspecteva la brigata del marito andassice a le-

varla : qual comparsa colla ordinaria chinea,parate de honorati fornimenti et

Ufi! S. HaiuldoOrtiM Arciveteo*

vo de Fiurcuo.

De Cau Coll'

levcA.

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de ricco panno de oro, centoli lo patre la corregia, datali la sua benedictione

,

descesase allo inchiostro con una tremula et soinessa reverentia, scgnatase de

croce, in quella sullachrimando se montava, precedendoli doi mammoli ingenui

a cavallo bene ndobati ; et cosi ornata con quel fausto et pompa,

infra de sci

overo otto staffieri, deputatise dal sposo et de habito conforme,per li più ce-

lebri et honorati lochi della eitù,

precedendocc biffaci,

tromliettc et altri

suoni, scanzandose sempre dalle strate fornicate, la menavano alla chiesa depu-

tata; et dalli suoi più intimi conìoncti, descesa incontinente da cavallo, infra de

varij et assai diversi suoni ,accompagnato de nna florida et bella compagnia

,

comparevaca in nel medesrao instante lo marito; et prcsasella per la mano, con

incomprcnsibil plauso entmtoso in chiesa, mcnavala ad sederse in conspecto

delio altare per la messa nuptiale preparato.

Io. B. Miccinello

Hora, piacendove imperhù, p.arerìame devessivo fermarve; per cascion che

el numero ella qualità de alguni affecti recitati, et de quelli anche comprendo

ne harrete da marraro , moltiplicandocc por modo , che appetendo volerne esser

chiariti, per defecto de memoria con algimo extravagante me dubito in qualche

modo non li interlassamo. Desiderarìamo dunca do una gran parto della trans-

cursa narrativa haveme fundaraentale infclligcntia, acciò che non senza vostro

honore, colle rasciono ne odiremo, poasamone ancor noi ad ogne altro lo appe-

tessi de sapere, con quelle similmente satisfare. Et per non perderve altro tempo,

principiarù dalla Corona, delli Cercelli poi et del cegner de corregia, et in ul-

timo do quel cavallo bianco bene ornato; et se non procedessero da Inxo, pompa

et exccssiva voliiptJi, almeno intendessimo la oljservatione

|de tal misterij, con

qual suggetto et donde derivassi; aggingnendoce anche per qual cascione con-

ducendose la sposa, li archi over strate fornicate fussiro per publico consenso

si evitate.

M. Antonio

Se come a Diomede succedessi , col favore de Diana da quella obscura

nube libcrarse, per la quale li era .sua luce intellectiva aasai impedita, similmente

a me et in questo caso quella medesma Dea mioperassi, me persuado, non ob-

stantc la caligine dove la mea rude natura trovase occupata, porria de fede avsai constante et certa do quanto hora recerchete satisfarve. Et ancor questo

non sia,per farve cosa grata , de mie docele offerta socundo opinarome vel

prometto mai mancarve;excolpandove sempre ogne altro auctore

,et la colpa

sol propria st^rra-se la mea, quando migliore et più vera rascione da qual se vo-

glia mai vesso as.segnasai. Insigne victorioso et triomphale saper devete tenerse

la Corona, o’I medesmo possersecc applicare della Chinea, et con.sequentemente

del si sumptuoso et sblcndido parato; inferendocc la sposa si cinta et iactabnnda

triomphassi al suon do trombe puhlicamenfe della sua virginità; con diversa op-

pinionc applicariase in transformarla al simulachro de casa virginità; sì ornata,

per essere quella in s6 speciosissima; sumptuos.a, per vederso sopra do ogne al-

tra cosa al mundo più extimata; in cavallo bianco, tcstiflcandose col suo can-

dore essere immaculata et senza labe; et si come simulacro della virginità, no-

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IleBa Coralli.

ScfitCRtia doriiaio cifta da'

fanelli.

DdU uaioDC deUcopatra.

Delta Botta o%«-UoaUe.

(IMIa ijwsa aii>

dandiise al nantonoi ua accnanpa-

KnaU «tal palre.

E1 «fiwr della

spoM.

ryksiai ajoaili.

DeUe tirale bt~Bicate.

— 08 —bile et priva de ogne acluale et imaginario defecfo co comparga

;overo obo

alla sposa se acconvenga quel venerabile candore, non sol del corpo, ma de’ pen-

samenti et de’ costumi decorata. Per la Collana, balteo over vogli el monile

,

Senne testifica portandoscUo al collo ,sì come se vede esser già per quell* acto

superata et vieta ,denotandose sottoposta allo arbitio et volere del marito

,et

da quello debbiase per quanto vìva dominare. Delli CerceUì, questi erano de perle

et gemme precioso accortamente in stilo de oro trapassate; elle donzelle, incon-

tinente erano arrate, per quanto usassiro indumento iuvenile, li portavano in

nelle orecchie traforate; tilgunì el tengono con ferma opinione accctlessiro allo ornato

dello aspccto maritale, sequitandone quel tanto cho Plinio ne scrive; cioè che

allo ornato, gloria et decoro della donna el gestamento de quelle tre over

quattro unione in nelle orecchie, fussìce speciosa et assai grande accessione. Madubitar non ne possemo che’l medesmo costuraassise portare dalle Regine, red-

du(X‘adoce alla memoria quel precioso del quM tanto se pregìa.asi Cleopatra, per

10 quale al siubido iudicio de quel Muoio Planco, Marco Antonio della sua sì

lauta et sumptuosa cena resbLssine non poco snperato. .\lguni vogliono osten-

tarsece per quelli in nella sp(K<a, additamento de bissai più fermo et più si^curo

laccio, guidandose dallo anello circulare, non esser Mtro che un fedele et certo

legamento, quale per diminutione nominassise Cercollo, interpretandolo alla qua-

lità del loco convenirsece sì piccolo legame. Et molti vogliono, dove ancora io

assai più me adherisco, la parte inferiore delle orecchie esser loco dependente

et collegato alla memoria ; el che sonce demostra quando dell! scnee battano li

mammoli alla scola per farli recordare; et vulgarmente anche se dice, toccate

la orecchia, quanto el monis<a devessi recordarse. Sì che havendo spontaneamente

acceptato lo marito, fossili tal laccio per sua rcminisocntia, da mantonerse quella

naturai vii^inità et integra et perfecta, si come se vedeva haver promessa; de-

pendendone le prete pretiose, quanto fossi el recordarse quella tenerse et custo-

dirse si come cosa prcciosa et assai extimata. La Bolla over monile, over come

se nomina el Gioiello,

gestamento se demostra de gloriosi triomjihanti; dove

sence })ortassiro inclusi alguni medicamenti se reputassiro remedij salutari centra

11 invidiosi et mortiferi livori. Et poi de questo soppliscove de quel die non ne

recerchete, che’l patre della sposa perchè non vada colli altri aw-omi>agnarla : la ra-

scione cel domostra, per cascion che parerla non poco essere enorme et molto ohsceno,

testificiirse volontario in quello che per la memoria del nostro fondatore demostrose

da ogne banda violento. Et con quel preccgncre dc’lombi, auspìcan'cli la veneran-

da castimonia, over testificarceli come captiva assegnarsece allo arbitrio del novo

marito; et alfine donandoli la sua benedictione, pregavace Dio che canti osso se

morissi , dessili grafia vederne figlioli ; et poi basatala, lachriniondo la moniva

dovessiIvenerar lo socero ella soccra , amare et revcriro molto el marito , re-

gerve anche la famiglia col governo universale della casa, et in ultimo .sfor-

zassise viverce libera de colpa et de suspecto, con amore et bona gratia de

tutto el parcntato. Et chelle strale fornicate se dobiano evitare, tengono alguni

causursc da quello arco così praticabile , cioè che in nel transito della sposa

,

sotto ombra do alegrezza, buttandoce rose et fiori, over qualche altra cosa, per

la qual significandoso essere atto de letitia,operar sence possesi algimo incan-

tatorio et malefico legame, da prestarce impedimento al succeso quale dal con-

iugio se spera. Per alguni anche teneva.se evitarli sì come lochi al inatri-

Dtgilized by Coogic

— 69 —monio male auspicati

;derivandose dal fornice la fomicatione

,sceleragine al

venerando et sacratissimo coniugio, fine alla morte exosa et detcstanda. Et cho’l

marito mcdcsniaraentc sella aspecti in casa, alguni vogliono dcraostrarscco la auc-

turilà se habbia assai excessiva al respecto della donna, et quella augmentarso

et fiirsece maiure colla reverentia selli presenti dalla sposa, andandolo a trovare.

Ma io da me concurro in nella memoria recitata de Talassio, quale non ando-

sece a pigliarla, ma dalli suoi satelliti li fussi si come se vede con violentia

menata. Hom soccurrendoce altro da posserne dubitare,

rechiesto inenne bar-

rete , sforzarorae con brevissimo transcurso,

per quel tanto opìnarome , con

amore et de buon core satisfarvc.

Miccinello

Di atto in atto, secundo me comprendo, in fine a qui Tesiamone de ac-

cordo assai bene satisfacti; et se de quello restarane per vostra cura, ne asse-

quissiino medesimu.,v'»fee lustra intelligentia, non senza vostro honore, ad altri

male instructi nostri pjiri, arderiamo da ben chiari et resoluti rcplicarve; porrete

dunca donde meglio piac-erave incomenzar», ma per fur\'cne memoria, eausamono

che allo altare preparato eì nostro argumentire so ìnterlassassi.

M. Antonio

Per primo incontro ve demostrete apertamente haver memoria; per ben

che ancora io del medesmo me reconlo, ciob ohe la.ssassÌmo el nostro rascionare,

de chello sposo colla sposa in conspecto dello altare deputato se locassiro al se-

dere. Hor sia col nome del nostro buon Jesus. Qui se trova un gran numero de

donne dell’ una et l’altra parte, de gemme, de collane el vestimenta molto or-

nate, el lo parrocchiano sacerdote vestito de specioso et ricchissimo parato; ella

chiesa tutta da costa, da lato et per ognun delli <*antoni, porfumi in fine al cielo

ne evaporava; et de mortella poi con grandissima copia de fiori, de vario ver-

dure ìxin distìncta et ordinata, maxiinamente et sopra tutto era lo Altare per

quello acto venerando deputato, guarnito de instrmnenti de ogni banda preciosi,

con tre, quattro, cinque over sette luminari. Et appresso, si come del resto delta

chiesa ve ho narrato, sentivase anche de suavit\ do incenso assai repicno; et

factose lo asperges,principiavase la messa con gran devotione. Ancor vesse ad-

ducevano in alguni bacili de argento doi exeessivi et grossi pani, uno de oro,

et l’altro demostrava.se coperto esser de argento, et doe facole bianche teneva-

nosse accese, con grossi over qualche ancontano conficcate; et con sollenme ce-

rimonie selli porgevano li piatti denotati sulle mano, in loco de honorati et

sumptuosi raostaccioli, si come non molto tempo innanti se usìtava. Et poi li

vasi pieni, cioè de acqua lo uno et l’altro era de vino, comparendoce le doe fa-

cole acceso et diUlc altre sepcrato. El che exoquito, con suoni, canti et profusa

hilarità finivasc la messa; pregandosc da tutti instantcmentc el summo Creatore,

proereassiro figlioli molto più utili et assai miglior de loro. Et in ultimo spar-

gendoli el sacerdote l’acqua bencdecta, et datali col segno della Croce la sua be-

nedioiione, interdicevali per tutto cl terzo die la copula carnale.

Lo Online ddlaebie&ia-

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— 70 —

M. Hezzocavallo

Li mistcrij se notano esser molti, persuadondomo anche per raagnifìcarTe

el sacramento nuptiale, una gran parte de quelli no siano dalla sancta matre

ecchiesia ordinati; maxiraamente comprcndcmloco lo ornato del loco, del sacer-

dote, dello altare; quello per pi'csentare, et questo altro dove el venerando sa-

Qo««uJsi!t» orificio, con suoni, canti et gaudio oxcessivo a Dio devotamente seoflerisca; maninoDie onptiiw. r v o

in alguni do essi, qual me exUiuo procedano dalla obscura et latebrosa anùquità,

vedome adducto non poco dubitarne. Donde|confes-so molto restarvene obligato,

luftiiu!''*'" se da te bora in parte ne fusai, overo pure in tutto rcsoluto: et primo della

varietà et numero de’lumi, et poi del pane, l’acqua o’I vino; et .anche do quel

tenerse in mano le facole accese; si che ognun do casi me prestano causa do-

verne infra de me inedesrao non poco baccillare.

M. Antonio.

Del Bunm» lep*

ICM.

Dpi parer Pjit-

Ufono cirta el

numero qtalerno

Sforzarome per quanto bora mo possa alli tuoi quesiti replicando abbre-

viarme, adducendotence quello cho da varij pareri, per meglio satisfarti, fo re-

tracto: et primo me persuado tc recordi per volgare opinione fiaverlo audito,

Dio del numero disjiare molto dcloctarso; et per questo, sacrificandose, vogliono

alguni che '1 numero de* lumi in esso se mtantenga. Et alguni opinano anche ao-

convenirso molto al matrimonio; per cascion che esscndeso per virtù del sommoCreatore uniti sì come fussiro uno, nù vesso possa per algun modo tollerar di-

visione, el medesmo succeder no dernostra in quel numero disparo do essi lu-

minari. Et molti vogliono intervenirveno cinque, con auspicarceli nò cinque de

un parto, nò de minor numero rooscissi sua fntura; essendo lo un pericoloso, et

l’altro competente et bene honesto; et molti lo attribuiscono ad uno immenso

desiderio do comondarce a Dio li cinque nostri senzi corporali, per lo honcsta-

mento et beneficio del venerando et irresolubile coniugio. Rascionase molto donde

se cavisi spesso vederne el numero st'pteno; ma non me euro in questo bora

molto fediarve, con quel tonto ne recita Vairone; nè men de quanto et si dif-

fusiinvonto per Macrobio quel numero in nelli corpi humani, in si diversi et dif-

ferenti modi doininarco se demostri;ma applicar vesso porria, et secundo me

con assai bona rasciono, per placamo et farcelo propitie lo forzo prepotente de

pianeta, por le quale opinase da tutti sfjpra de noi non poco adoperarse. Et

quando fussivo quel numero quatorao, scanzariasc per certo dalla recitato opi-

nione; ma guidati dal iudicio et parer pyttagoreo, poiriamo con audacia narrare

cho in quel se delectassi la eterna mente et volunto divina; exemplandoce pri-

ma in nelli quattro elementi, lo aiere e*l foco, et poi 1* acqua et la terra; e*l me-

desmo se deniostra in nel tempo dell’anno, lo inverno, la state, lo autunno et

primavera. El simil se comprende in quel tutto ce produce la natura esserve el

fredo el caldo, et de rincontro per Io humido el secco; et delectandose in nel

numero enarrato, divisero an(?he el cielo con darceli lo oriento et lo occidente,

el inezo die et poi ei scptentrionc. Alguni vogliono del numero quaterno levarne

una, et quella intitulato fosse Venero, et le tre altre poi restante, per propitiaroe

el matrimonio, se ìntitulassiro lo Gratie: quale come soe dedite et soe pedisse-

que, sempre intervengono per naturai sua compagnia. Ma quando dalle enarrate

Cir. ».

— 71 —opinione con «litri ve piacessi rascionamo, infra de quelle porrete collocarvc an-

che la mea, cioè che in nelli sacrificij sence intorpong?\no molti luminari, per

tenerse a Dio essere el lume cosa a^ai grata, benivola et accepta; el che ben

se comprendo per haverse electo el foco fra tutti altri elementi, et locatosello al

cielo convicino. Et che altro ce demostra la eterna fiamma delle vergine ve-

stale, venerata et custodita con sì sollecita et curiosa intelligentia? Et li primi

Imperatori, et da quelli poi Pontifici moderai,qual ce representano in terra la

maiestà divima, con che potrhano njaiurmonte honorarsc, so non collo elemento

si aceepto et grato a Dio? Et quanto so demostrino extimjirlo poascmo esserne

certi, vedendovello previo in qualunca loco con habito pastonil vesso conduca;

per l)cn che per tilguni se inferisca, lo usino per demostrarse quella suppre?ma lor

potontia: quale, sì come el foco do sua natura disposto sia al creare et consu-

mare, cl medesmo lì suw^a posser, secundo li appetisca, ciascun magnific«are

et subissare. Advonga a Dio trovarsece algnni altri de congruo et rascioncvilo

parere ; asserendoce farse per grata ostentationo de perpetuo obìigo ad esso etor^

no Dìo, havendoce liberati de sì confuso et tenebroso stato, et dunatace la luce

del vero et intogro intellecto, da assequirne el viatico de più felice et assai beata

vita. Alli doi.pani cosi sopravestiti, daseli significatione del vecchio et novo te-

stamento: de' quali el primo se applica alle ilh'cebre mandane, de l'altro poi donde

se causi la humana saluto, tienso applicarse alle cose spipitu.ile; signifteandoco

che se del mando piglùissiro delecto, da questo ne afsequissero salutare et ve-

nerando nutrimento. Alguni tengono sia un recognosccrno lo altare, quale atto

eleraosinario in Roma et in altro miglior tempo assai so costumava; per ben

che me recordi primo portarseee doi magnìfici et grossi mostaccioli;ma per ea-

Oif. «0 . scion che sempre dallo altare|ne erano rubati

,p<T fugirc qual se voglia in-

conveniente, in loco de quelli allo presente celli mettano lo piine; ma ccnside-

rando per la pa.sta lor natura, do mèle con infiniti cennamorai et molte al-

tre specie selecto et cordiale esser compacta, comprendasc de assai c«allido et ve-

nereo concepto, et per qiu.'sto acconvenirse fussiro in quel acto nuptiale sì in-

terposti. £1 vino scili presenta in segno de letitia; al medesmo misterio conciuTcco

anche la ac({U2i;signlfìcandoco si ('omc U potentia del vino da quella so debiliti

et enervi, el sembiante o) abisogni in nel lìbidineo furore, corregerlo et frenarlo

col modesto temperamento della venerantia continentia. Ma io guidato da Pesto

Pompeio, l’acqua mo opino presentarseli alle nupte, over che casto et munda al

marito so addu<N?ssi, altramente in lo colore et nel fetore se denotassi maculata;

over so fussi in quella pur recognoseiuta, come che oporatrico della genitura uni-

versale; et col vino poi significarceli «anche continua alegrìa, auspicandoee lor

vita in perpetua letitia. De toccarce l' acqua e '1 foco, lo instituto tiense infra do

noi molto essere antiquo;denotondose et l' uno et 1* altro elemento per sè non

poco sterile, et copulandosc poi do corap.agnìa, sequirne la genitura univers«ale.

El medesmo ce denoto et instruisce, che lo homo da sè et la femina da sè non

poss«ano in modo alguno ingenerare, ma uniti siano insieme, producano li desiati

et sì cari figlioli. Alguni vogliono darseli a toccare, per eascion che con questi

doi clementi aenne Jissequisca ogno altro purgamento; significandoce et l’uno

et l'altro deverso mantenero de vitij purgati, et viver poi coneoi’di et con oh-

scrvato castimonia. Le doi facole selle posano si ace^ in nello m«ano, cioè che

per lo acquisto della prefata castimonia uno ne representi all’ altro el vero lume

da possersela assequire. Allo qual senzo molto selli applica quel {«lito antiquo:

ì'S foco mdlii

gralo t Dia

Delii doi pani.

ftd «ùiu e det-

r acqiu.

Seaicntu ifo

FeUo Ctirapriv.

Delle doi foeole

accese.

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QuumW ta Ole

sani Cai» ei io

I le Mrnio Caia-

Tana^il nutrede Tar^aìoio Fri'

SCO.

QuesHi tnler*

IumIl

Se iaiiU lo me-dico.

De fiori, odori,

eaati H tenterà

de iDorlcBa.

Della natura de

Venwe.

De* tari] et di*

tCTM SWML

quando tu me serrai Caio et io niedcsmamentc a te serralo Caia; cioè quando

tu seiranne modesto et io serraio meiìesmamento si come Caia deraostrose: qual

predicasc por a^i modesta et continente donna, nominata Tanaquil, matre de

Tarquinio Prisco. Questa, per la castimonia et pudicitia sua, vindicosene tale opi-

nione, che da* Romani de quel tempo venerassise si come anima divina; over pur

cc significa : dove tu serrai el domino , et io pc»r esser tua consorte farraiome

complice del tu* dominato :

Tbomao

Colle mano alla mascella, per maiur comodo mio, quieto me restava

in audirte, pigliandone singularissimo delecto; et sopra tutto per notarce el gran

ordine oWr>'atoso per questi moi concivi in farve lor quesiti, et per Io

idoneo rencontro dello accomodato et verisimil vostro replico; per modo si eh* io

arderla con qualunca bene instructo sopra de ciò se demostrassi, colli medesmi

over consimili argumentì,posservidi anche da non poco resoluto et in pronto

rascionare. Imperhò non me recordo havorco audito della aspersione dell* acqua

sancta, nè meno intesa la casciono della tridua abstinentia ; et per ben cho

quella me creda poco liogic obscrvarse, appetcrla pur molto de saperla, per sa-

tisfarne a qualunca col tempo successivo, si come bora io, el recercjissi.

M. Antonio

In si sequestrati et dubij accidenti vedome astrecto imitarve li prudenti

curatori de ignote inrcrinitù : quali per lo acquisto dello honore et l>ona fama

,

desiderando reprovarsc de sanarle , sforzano adherirse alla similitudine del

vero. Si che non havendo in tanta copia de misterij resoìuta opinione ,vadone

imaginando la maiur parte de es^i procedere dalla eterna memoria del nostro

fondatore; cl che considerato, soccombine el rascionar de fiori, otlori et de ver-

dura do mortella, ohè investigarlo me pare lo habbiate interlassato. Nè meno sen-

tito ho ra-scionare donde procedano diversità de’siioni, con sì iocunda et deleo-

tcvile armonia : li qual diluirsi non me escendo do memoria, in nell’ ultimo

roplicarovc poi secando tuoi quesiti. Lì nostri molto antiqui,privati della luce

salutiire, tenevano in nelle amieitie, benivolentie et concordie sopra tutto con-

iugalo intei^'eniro Venere, colla sua caritatevile et gratiosa compagnia ; et pro-

curondose liavercela propitia, li dunasMÌro recepto de simile ornato, seeundo che

in quel tempo se opinava,

assai più s<^ aci'onvcnissi de fiori,denotandose per

essi la iovonile età, ella gran copia de o<lori fussiro li irritamenti de quel|acto

copulare. Et la myrtea verdura, per e&scr quella naturalmente in nel suo color

continuata et ferma, demostrace perpetuità de essa natura;

alla qual Venero

tiense so applicassi,

sì come diva presidente alla fetura universale. De* tanti

varij et si diversi suoni in nelle nozze presentati, non obstante le opinione in

nel primo mio volume da desperato in consimile suggetto recitate, con gran fa-

cilità resolverase;per cascion cho considerandoso el fnicto per lo matrimonio

succeda, mai tanto porriaso lo homo rcalegrare, che al merito de quello so e-

guagliassi; per recognoscere primo lo oinnipotente Dio, et poi medesmamente la

natura, senoe recognosce ancora la famiglia, sence recognosce el parentale, le

amieitie, la patria, donde per tanti beneficij meritamente devevase per qualunca

Cu. II.

— 73 —modo {lomostrarsenp iiibilo

,plauso et profusa hìIaritA. Nè molto desviarso dal

proposito addiirveee quello che dal venerando mio et honorevil patre ,malestro

Thomasso de’Todeselii piacentino et singularissimo theologo, in nella sua bene

lueubrata Calipsicbia, del celo rasrionando, eoi senzo de gravissimi auetori ee

deinostra, denotandoee in quel cantieo sperale lo eterno et summo opifiec molto

deleetarse; et questa opinione coinprendase da quelli antiqui et eonwquente gran

tlu’ologi non poeo eomproharse, quando che in nelli saerifirij» et in quelli ve-

nerandi et sacrati ludi,pemiettsmo interporre eopia de suoni

,vw'i et cantico

disrurso, per demostrarsei’c a Dio,

sì come anche Platone lo asstTisce,

esserli

assai grati et aecepti. Et de qua, secunilo in li suoi Saturnali Macrobio descrive,

ticnse esser retracto, ehelli morti delati al sepellìrse aceoinpagnati siano de assai

diversi canti, p<'rsuad(*n»losc sequitassiro quella anima in nel celo, donde originose,

colla medesnia melodia musicale, in nella qual tanto lo omnipotente Dio se ro-

affÌTnia deleetarse. Sì che guìilati dalla prima over secunda opinione,|)arme sì

come da vera over pur vcrisimil ronb*<*tura possate in qual più ve satisfaccia

tranquillarve. Al qti<‘sito poi della vostra aspersione, niente dubito non poco nc-

coDvenirse el comparere a Dio con animo pudico, casto et mundo; et essendocc

peccjiti corponili, colla aspersione de qneiraequa l)cne<Iecta, coneurrendos«‘ colli

medosmi molto antiqui, per certo sei bmevano mundarse. R<Nldueendome al pro-

posito quel anche ohe in nelli medesmi Saturnali sì spesso recitati trovarete :

che volendose sacrificar al ceh^ste et summo opifice, innanti tnicto, infra de cur-

rcnte et rigide aeque, lo corpo lutto dovevano lavarse ; ma saerìficandoso allì

dij inferiori, el f(*eevano con una semplice et divina aspersione. Per l»en che

Gcllio in nel prÌn<*ipio del suo tertio volume, colla auctoritìi de lego tabulare,

per ìnstituto molto antiquo nel demostri; niente de meno, oltra de ciò, per lo

inetamorphoseo relato de Deiicaìione et sua consorte, assai lx»ne in questo caso

so comprende : quale arrivato in nel celebro Parnaso, consultatoso con quella

'rhemide lor dea, primo se oxponessiro al veneramlo siiplicare eolie Cefosidc onde

tre fiate cipeiimeirca si» rorassi. Et disciirrendose le loro superstitioso etw^erva-

tiono circji la tridua ahstinontia della copula «irnalc,

retrevarase in nelli idi,

none et kalenrle questa dalli medesmi antiqui ppohìhirse; et donde se intendessi

causarso, per gencrel preconio se publica et demostra, che cssemlo li iorni ft»-

riati, fiissili piarularc negociarcc cosa alguna. Si ehe iH'presentandoso in ogne

opto nuptiale la memoria del quel rapto de Sabino, tenossise illecito, come de

cosa violenta, in quel die fenato eonsumaivt» el matrimonia; et molto meno el

die sequente; per eascion che per li pessimi succesi ne vedevano exequiti, atri

li intitula.ssiro et male auspicati. Et pc*r ben elio Cuculio contra de Tygnìne non

voles.silo ol^sep^’a^e, confidandose colla virtù de’ suo’ commilitoni, quello atre iorno

farlo alli Romani fausto et felice, sì come con eflecto ne succese; nè n^stosone

imperhò non oljservassiro li dij commemorati con gran religione, come ehe pri-

vati de eerimonie, sacrifieij, et de ogne altnì contrnetar de cose publiee. Per ben

che esser potrìa che ’l invedi nauti la festa, come per alguni in nostri tempi ò

castiimato, odendose la messa in casa della sposa, per lo saeerdote selli impo-

nessi albera la tridua al>slinentia: et restandose in nella casa dello patre, quella

con gran facilita possessise observarc. In nella quale opinione molto me julhe-

risco; per eascion che pf*r quanto del vecchio Testamento fo retracto,

trovovo

tutti coloro se dessiro al coniugio con extimarce poco Dio , ansi più presto

consimili alli bruti,

expostilo alla ('optila carnale , se vedessir poi confor-

D«1 veiwraiKii)

M* T^nssn 4e’

Thodrubi et delta

Mia lUlipsirliia.

Seateulia do

riainne circa li

sttoaL

Seatcnlia de Ma-cndiiu circa et

canto iMii fune-

rali.

Della a-|>rr'«iiiie.

SonicitlM «k-li

oiedMUiii Satur-

nali.

Scnicalia de

OrHio

Scflicniia ddMHaittuirhoiieo.

Della Irùlita ab-

aliurolia.

IHIi «li atri.

Kv del lei'clii*

l'eMafliralo.

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Pf Alcundro

Kiwptu ilo A-

FtMiplo ile AH-rHw Anloaini».

Seotentia d« De*nocrilo.

Si-nleota M1*0111)00 lltTaclkle.

SrolOBtia «IH

Oovinno.

La cauxa y; ia*

lohiicrsfi a Mao>)m H

Qocuto «Id Lau>ro.

— 74 —me allo mar tempestuoso

,lie continuo exagitati da turbidi et molesti

|pen-

aamenti ; et ]>er questa mcìone fussili ordinato almeno per tre iorni la pre-

dicata aistimonia con animo pudico contenerse; et vacassiso alle sancte ora-

tione, confidandose con quelle niantenersece in pace, quiete et amorevile concordia.

Le qual finite, per satisfare alio excessivo desiderio de farne quello acquisto de

figlioli, con questo tale intento liavernc a procreare, u$assi(x> poi col timor do

Dio la sua dilecta et desiata sposa; confidandosc con bona gnitia del summoCreatore, de numero, qualità et prospera salute restarne pi?r lo voto consequito

lx*n contento et satisfacto. In nella qual sentcmtia molto me conferma eì recitato

do quel grande Alcxandro, quale per l>cn che colle soc victoriose et strenue

anno fccessise sì magnifico et potente, chenne ardissi |intitularse el ver figlio!

do Ilammone; niente de meno, per quanto colla Roxena sua sposa usassice la

cupola carnale, mai vesse addusse, che con molte prece a Dio non se trov.issi

haver sacrificato. El med«'snio ne intendemo se observassi p«T quel tanto vaie-

roso Argesilao: che se finite non havessi soe devote oratione, et re-citati a Dio

si come costumava, li suoi sacri indi, meno haverrìa la desiata et dolce sua con-

sorte in simile acto da licnivolo marito cognosciuta. Et ess<‘ndo el matrimonio

legitiiuo et sacro font-^ ib lki umana genitura, come de cosa importante et molto

grave, acconviense exemplarlo con homini grandi, over quasi divini. Et per que-

sto alli doi commemorati aggregaremoce Io houor selli ftHx*va et in farti et in

parole da Lucio Aurelio Vero, adoptivo de Hadriano nostro imperatore, quale

usandolo come cosa veneranda et allo eterno Dio dedicata,

ancor dic«'ndo ce

agiugneva el coniugio esser nome de exeossiva dignità et non do voluptà ; coo-

currendo in nella sentcntia divina se lege de Democrito,

qu;d teneva le con-

cubino, over fussiro pellice , soltanto se openissiro per la satisfactione de volu-

ptà, lo ancelle fussiro le ministre disposte alli st*rvi(ij domestici; ma per lo sa-

cratissimo coniugio, appresso alla satisfactione dc'figlioli, nssoquirscne la custodia

del corpo, la honort*vile dignità del parentato, e*l governo poi col sostegno uni-

versa! della famiglia et della cjisa. El malesmo se comprende per la grave

sententia de quel Pontico Ileraclide, volendo che qualunca in nel congrt*sso con-

iugale non ce oìistTvassi el debito «iecoro,

privato fus.si de qualunca jioh'stà

sia concessa sopra de* figlioli;per cascion cho se comprenda infamiarsc de pu-

trkla ignominia quel titolo paterno. Alla quale opinione molto me conferma el

grave senso del veechio Censorino, qual teneva non meno deverse laudare qua-

lunea se observassi con amore et carità la dignità de sua consorte, che non se

intitulato fussi lien degno et honorato citadino. Et quanto universalmente da*

Romani do quel tempo el legitimo coniugio come sacrato et molto accepto

a Dio se venerassi,

comprendasc alfine per la demostratione se fecessi in la

censura del medesino centra de quel Mallio, quale per ben che designato se

sentissi consule futuro, publicaodos«> non già da pudico, ma pià presto con im-

modorata et libera lascivia,presente la adulta sua figliola basisse la mogliera,

fussise ]>er vilipendio interdicto lo Senato.

Perleone

Resolutice de* fiori, odori et de quel rnirtheo parato, misterij haveviuno

colla nostra lenta cura interlassati, ce suggerete dever non poco dubitare, exti-

mandose tanto per la sua j>er|>etua verdura la mortella; et del Lauro non senne

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faccia pur breve zenno nè algiina mentione: quale per essere in nel suo igne-

nito colore aviai fermo et cluracc, et anche con efficacissimo snggetto reservarse

alli magnifici triomphi, meravìgliome che in questo acto nuptiale, repìeno de ao-

clamatione et do letitia, vedemela excliusa si come fuasise ominosa et male auspi-

cata, Colla vostra guida dunca, primo rcntrassirao in altro rjìscionare» molto ap-

peteria restarmene sì lx*n disciplinato, da posscme a qualunca, come bora io

el recercassi, dameli in pronto resoluta et idonea respasto.

M. Antonio

Guidato dal grave senzo del vulgar predicamenfo, farse assai presto quel

tanto che al proposito et bene se exequisce, confidon>e, ancor che*l nostro tèma

raw'ionando se dclunghi, per compcnsiirce la mora tediosa, restarebw almen

de questo et de ogne altro quesito|

si ben satisfacti, che per qualunca notrito

de si crassa Minerva come noi , suspcct4ir non nc potrete esserne in moilo al-

guno mai represi. Per quelli tenebrosi et molto antiqui sforzosc, secundo la na-

tura de suggetti, npplìcarve materia, quale ancor fussi diversa, senco exprimeva

la loro intontione; el che l)cn se comprendeva in atti funerali,

por operarset»

el Cupreaso;denotnntlore alli morti intervenirce sì come a quella arbore per

natura li succede: qiuUe non più che intercisa in qualunca modo se retrovi, mai

se comprende che per arguiglio over pur semplice virgulto revireaca. Et per

essere la Iledera et suoi Corymbi da . aero molto amata,qualunca loco dove

de’ vini con bevitori se contracti , vodese colli suoi viridi rami per insigne

manifesto della propria alegrìa frequentarse. El ohe succeda sì come per Macrobio

se narra: che essendo la hetlera a qualunca stabil cosa qunl pur selli advicini

desposta de vincìrse et obligarse , ostentise in simili accidenti,

acciò nisciuno

se pcriculi in nello ingurgitar de quel lyeo;ansi dal suo uso intemperato vo-

gliamone con gran mo<lernmento refrenare, over vogliase inferire quel che alla

temuìentia interviene,

Sf*nza altro appogio mal posserse snstentare ; et per sua

natura el medesmo della hetlem se vede,qual creata incontinente a qualche

più fermo posamento so adherisce. Nò tengoce alieno dal proposito narrarvene

anche quello ohe per Tortellio, collo assenzo do alguni altri aiictori, della hedera

scrivendo so deraostra ; denotandoce infra diverse lor nature osservene algune

de pallidiili corj’mbi, colle quale sence coronassiro poeti;assimilandoco alla so-

lida verdura la fama eterna do inlitulati de tal nome se assequisca; et con quel

pallore poi significarceli exngitati da curiosi et intenti pensamenti per passera

sene far degni. Et poi anche de questo a qualunca triumphante, per haver re-

cuperato de mano de inimici suoi concivi, do qual ramo possono meglio coro-

nai’sc cho de Corqua, essendo questa allo lor love iovativo per li antiqui con-

secrata, et tenerse anche per indubitato et certo exp<wta da natura per primo

nutrimento al corpo humano? El Lauro anche de che hora rasrioneto, roservase

con efficacissima rascìone a’ triomphanti: el che per primo assai ben sence de-

mostra,asscrcndos© si come el Lauro sia libero et securo dal fulgiire celeste

,

sìmilnumte le opere gloriose, non obstante qualunca tiirbnlento et grave caso

,

con più de mille segni corapargono immortali. Nè meno efficace et racionevile

soggetto SI come bora comprendo in nel secundo notircte, discurrendove la vic-

toria de Daphne : qual trovandose et iovino et formosa victrice,

poi de ogne

pensamento conveniente in sì florida età, et anche oppostasc alli appetiti del si

llfl Citpresw.

mi Halen.

S«nt«nlùi (te M i-

croliia

(«usa p«r ia

quale li n<eli >«

ufonìDo io

lidia Orqiia.

PH Laura.

Della vktoria daDu|>Iir«

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— 70 —immenso numero de’ Proci, quali della sua supprema et aingular l)ellezza erano

con til fervor accesi,

et factiise alfine col suo virgineo rigore dalla conciipi-

scentia de Apolline, qual tinto la appetiva, per gran pezzo rcbclle, nè possen-

dolo defatigata ci lassa più olirà fugire, del presentanco soccurso dunoli Penco

suo patre, per minor male in quella transformosi*; lassandone fanm laureata de

haver ben triomphato non sol de sè medesma, ma de qualun(*a altri in nelle

illeccbrc del mando procurassi stibiugarla. Ini|)erhò diversi intenti son questi, se

ben li pensarete, alli opti nuptiali: ilove trovandoscnce per rincontro unione, be-

nivolentia et amorevile concordia , recurrese solo allo auxilio de Venere; nè già

• con cose aspere, crude et rigoroso, ma con mortella, inimica de ogne violentia,

accain{>ngnata poi de fiori,odori et altri irritamenti

,acciò che da bene auspi-

cata in nella copula futura si iocunda et desiata,

possase impetrarne copioso

acquisto de assai molliti et amabili figlioli. Hom se altro ve soccurressc sopra

del iiiedesmo rccìUito da posserne dubitare , faetone advert«»nte, sforzaiDino dt*-

siderandono la fine, con {monto et subitaneo parere satisfarve.

Thomao

Dove se trovino le cause dalli affecti sì a.scondito et o1j«cur’, che apj>ena

per pronta coniectura, nè anche pur con quella posaersonc in mmlo alguno ar-

gumentare, per non perderve tempo ella fatiga, serriase cl parer mio non do-

vessimo con poco satlsfart'e investigarlo; over tentato lassassise indeciso; acciò

che con maiui'e facilità attendessimo ras<‘ionare dell* online consueto et dello modo

per le nozze costumato [ilmen distìnctamentc publicame.

M. Antonio.

Del tenebroso et al ditlìeile mio assumpto esser no ap{K*teria infine a

qui quasi devino, duhitandome non sol {>osserne ]>oco a;itisfare, ma ptm cl mio as-

sai piore acquisto|fatigandomcno molto restarne me sospeoto da rude et ar-

rogante incarn ato. linpcrhò, se pur cl lungo et inresoluto rascionare ve tediassi,

incoljMita st*nne resti la vostra contaminata elcctione ; io da me {H*r quanto per-

suaderaiome sapere, sequeroveno quel che incontinente {>oi la messa se fussi in-

tcrlassato. Qual finituse, le donne erano did lato della 8jk>su per tenerle com-

piignìa in quel acto convenute, ancorcliè dalle conioncte dello s{>oso fussiro del

rt'starse molto astrecte, la maiur parte de esse, per posserce in temjH) alla re-

chiesa inten'cnire, incontinente senno toniavano inderietro. Et po’de questo, con

gninilissima alegria el sposo pìgliavase la s|)osa ptm la mano, et tx^oscendose de

chiesa, ce conipareva uno oimto panno de oro {wrtato da iovini più degni in

forma de Baldacchino pontificale, sotto del quale de coin{)agnia se adducevano

fine alla casa per le nozze deputata. Et fennatisc in nel cons{>ecto della porta,

ornata de festoni, cornucopie', colli inse*gne sulla cima ebd novo parcntato , com-

parcvaoeì incontinente uno de qualite, de anni et bona fama circunspccto ,

al quale selli assi'gnuva quel vaso over tazza de argento, col mèle dentro

et certo pt'zzo de melo appio minut4ito; et pigliatone tanto col ciiccbìaro da [k>s-

sersene libare, {>er tre fiato comcnsnudo dal marito et alla sposa similmente

selli dava da gustare; buttandose in questo per le proprie fcnesti*e grano, esca

et copia de vurij legumi, con parole licentiose, lascive et mollo {>etulante; ma

C«r. H.

Dk itized bv Goo _!

per la diversivi grande de’ suoni, afclamutione et plauso ve eostunmssi interve-

nirve, non rhe da lunbino, ma meno anche de vicino, erano da' circunstanti chiaro

audite. Dove comiwrevace |k)ì lo patR* dello sposo, et abhraccùuidola con lachri-

mahil tenerezza, tirataaella in casa, la posava infra de numero intlnito de dignis-

8Ìme matrone; et demostrandosonne colla armonìa d(’ molti et varii instrumenti

incomproiisiliile letitia, sedia memmo de primo tratto in sala; et delli remossii

dalle soe più intime et conioncle, sella adducono in qmdcho più coinmodo loco,

per ollegcrirsece de V(?ste, over ile quello ce suì>iuga la natura; et per tanto .spatio

sencti interteneva, che assai comodamente fra de quel mezzo senco preparassi da

magnare.

M. Mezzocavallo

Con quanto niaiorti im^otiiniodo over piu gnive affando juI altri per ven-

tura se coniphws', tanto a chi recijK? el piacer» esser li deve più gmlo et accepto;

per questo confesseino esserne /istiiN-ti de jK*rjK?tuo oUìgo, vtHlendove infine a

qui et sol pc‘P compiaci^r'c molto infiistidito et tediato; nicnt<.*denieno dijwiplimm-

doctì do quel senzo divino de Arpinate, qual teneva acconvenii*sc allo animo

exi ey^mte et generoso obligarse ogne bora più a qualunca sentissis<> restar molto

obligaio; amw chii '1 vostro teilio elio mio oldigo a ciascuno do noi sìast* mo-

lesto, et medesraamente cl peso tolleremo noa poco ce aggravassi, nt? jK'r que-

sto restarome rechiedene de quello, qiuJ con tanta anxietà desidero sajK*rne;et

persuadendoine chelio ricco jiiinno de oro essere a pompa, et festoni et cornu-

copie ad ornato, am*or fussime emv) del vero satìsfarme, non vorrìa già perhò

8Ì travagliarle, elio fastidito da b’diato et laxo, alla tjizza over vaso de mèle ce

defi^ctiissi; per cascion che quanto più in quel niistcrio infra de me stesso discurro,

tanto mecoc retrovo più dubio et non meno confuso.

M. Antonio

Desiderando Urne cxplicar vostri quesiti, per satisfarve si come assai fhitc

ve ho promesso, <'XemplaiKlome poi anclie de quel amzo divulgato, qual rende

fede che infri le mano elle labra spesso intervenir\e inijKsHniento; p<*r hìl su-

8p**cto non curo con mellite et licnivole jwrole intcnenirve , ma sfor/aronic in

tuoi dubij pei\»ro, de quel tanto la natura porgeraine, el più pr’sto me possa dnrvc

replico. Dicendo essere credibile che quello trappo ile oro fiissi a pompa; ma red-

ducendome alla memoria che non solo cl Pontifico et la veneranda KucarLstia,

ma lo Imperatore et Re in le loro venerando cerimonie p(*r essj’n» ondi et ron-

sccmli vederlo adoperan*, me vado im:iginando che'l sembiante sucaediT (h*bliìa

al sjicrosfinto matrimonio, che per esser quello tinto accosta a Dio, con tde

ornato devossisi» honorarc. Alguni vogliono usìii>hì in memoria del velamento

per lo qual so chiamino nupte, significando esser velate, et per quella dependentia

intitularsene le Nuptie; over se proceilessi da quel velo per concoprirso|cl mo-

destissimo pUfjorc,

et por la sua tenuità lo assuiimlassiro idla nul)e. G '1 Festone

col resto dello ornato in nello ioiroilo de casa, significare la incompronsibilc Ic-

titia piglia.ssise da ogno homo por quel novo matrimonio, sp<*randosenno p(*r la

fotura prole et por la prudentia della nova sposa assi>quirDo anche el doiiu?stico

decoro, con copioso et amorcvile profecto de tutta la famiglia. Dicevano alguni

Snitcnlij tir Ci-

crft»n*.

Oui'Mti pati (a

uir»\a,

M Trjft|>« «U*

oro inrrt> làlilac-

ehinn

ilhrr>r iiftiiiiit'

nr tirili- nii|ili.-.

I»cl Kriloiw ri

coniHcnpir.

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IMI lari

Sene» iki 841I

tM cav«li> de ntuta

IhTvrv «pili

ne <1eih> nm.

t)el (0i>in|ie

conwnio.

QihmIì poi

in^ua.

IMi libi rsennini-

— 78 —honcstarscne li I^iri, quali siK^undo la loro opinione se tenevano essere dij do-

mestici; acciò che assai Ixjn gratificati custodissero quel matrimonio, testifìcatose

per le insegne denotate unito in p<»rpetua letitia. Uespondove bora a quel

u- vaso de mèle et melo inutelato prociirete instanteraente de sapere: che per So-

lone comlitor <le legi , alle nove nuphi de quel tempo, se oidimissi el cidonio

«>1 mèle, sì come Plutarco Dannando la sua vita demostra, selli dossi da Ulnare:

el quale ìnstituto donde et perchè se causassi, overo por esserse occultato, overo

per non haverio secondo ahisognassi l)cn recerco, mal me confido nè ardisco ra-

scionarne; ma 5M>cundo ancora hogie el costumemo, per coniectura me confido

interpretarlo: notondo la conditiono ella dolcezza dello mèle, et poi come de va-

rij et difli^renti fiori a tal suaviUi quel se produca, chello st^mbiante per lo arto

nuptialc ila infiniti modi ne pervenga al matrimonio grato,iocuoda et ajuore-

vile dolcezza; et per lo appio vos.se intitulì quel tonto se desideri della qmdità

dcU’homo; et primo j>er raantenerse più sencero et odorifero da capo a piede al-

l’anno, sì ct»me fra le veste se demostra; et poi vedese esser mcn nomo et molto

più suave; et appres.so se fometica sì per lo odore et anello p<Tl colore farlo

fra de’ fnioti si excellente, come siase lo oro infra de tutti altri metalli. Et al-

guni dt\siderando finirne do insanire , alle lor puerile et ridieule fantasme ce

agiungono comprcnderve poi in quel palHdulo colore, che del stato et ogno. altro

<».scr virile debbia dcraostrarse curioso; volendoce in ultimo inferire, che '1 matri-

monio facciasn tèlice mila siinitò, suavito et gratioao odore doirhomo, quale da

prudente et circunspecto,custodire debbiase illesa la cara et preciosa sua dol-

cezza. Narrasence anche un’altra opinione, alla quale quasi ognuno indifleren-

temente se adheri.sce: cioè che *1 matrimonio chiamandose coniugio, et da molti

medesniamento se intìtuli ronsortìo, ce segnifici quello che con bona verità ogne

bora se reprova; che p(*r lo amorevil laccio overo vincolo iugale colligati, se .sot-

tomettano tollerare etjuabilniento el peso de qualunca caso, sorte over stimise

fato succedessi; demostrandoso per lo mèle la incoinprensibile dolcezza ce offJ*risca

el matrimonio; el melo poi per lo male, cioè del fastidio et affando succederne

possici; si die debbiano, come de corpi uniti et copulati, el male et medesma-

inente el Ixme, per quanto la vita li sustonga equabilmente insiemi tollerar»?.*

Perleone.

Ancor comprenda pìgliarce impresa de ridiculo quesito, per ìc parole ob-

scenc accompagnasvsiro el legume, colle altre si viUs.simo cianciotte buttato da'''

fenestre, nundemeno, acciò che cosa alguna non pa.ssassimo intentata, harria a

piacere de esserne chiarito. Et per lien non fussi de profonda intelUgentia, saper an-

che appetorla la caiwa che’l socero movessi errarsene ;unplexata la nora dalia

porto, et reass{‘gnasaila incontinente poi al numero de donne cirrunstontc. Non

meno come cosa smentàato, appeterìa de quelli Lari dij domestici med<‘siiia-

menfo saperne per la vostm Ixma guida ra.scionare.

M. Antonio. «

Non se po dubitare chelle ridieule et olwcene cantilene non fussiro ro-

^ traete dalli libri Fis(‘cnnini, qual se temevano composti de assai lascivo et petu-

lante rascionare ; ìnipcrhò, seemndo el senzo dello parole decantate, considerandoco

Ut M

— 79 —poi d diverso rendimento, quale con mano lar"a per lo finestre se despande,

ticnso volerli inanimare alla numerosa genitura, offerendose da* parenti de vario

et copioso nutrimento sustentarli;et in quel medeamo instante deniostnivase dal

Boeero la memoria de continuo|olwervata delle rapte, fueendoli violentia, me-

nanosella a quella fogia in e;m. Et anche {>oì questo signifioavare immensa ea-

ritìi abbraeeiandc»«ella, come sua assè delecta et desiata, per la sp<‘ran2a de ha-

verne ioeundi et amabili mqtoti, ass^'gnandoln allo donno <’on grandissimo re>

spoeto; et mondo che alguna non ve fussi notati già de iterato matrimonio, qual

ftigevjàso come opera ominosa et male auspir^ata. E1 medesmo observavase de ve-

due,quale per quel tanto duravano le nozze, anror fussi domestica over molto

conioncta, come cosa infausta et assai desgraiiata selli prohibiva in determimito

teiii|H> comparerve. Et in ultimo de’ Ijiri eoi senzo do Plutirro in suoi Proldemi

ne oderete, quelli esser reputiti dij domestici et eustotli, vestiti non solo de pelle

canina, ma an<*he tenerse a costa de continuo lo rane,per denotirli della nie-

desma et consimile natura exaspersirse rolli incogniti over malivoli de rasa, e *1

contrario colli amici, daiendoli sempre piacevilo et benivolo recepto.

M. Mezzocavallo

Altro non me socrurre infine a qui, qual me astrognessi in modo al-

guno più oltra mob’starve ; nè cmlorae a questi altri mei raaiuri, de quanto

siase msrionato lì abisogni reeerrarve più resoluto et intelligibile commento. Si

che per nostro più congruo et desiato expediente , et par el meglio anche el

terria, retrai<?ssìmo la sposa dove per allegorirvesse de veste, overo de qualche

necessario suoeeso, so fussi infine {iJlhora accomodata ; et dell! principiare la

narrativa, sequendo poi quanto per quel die et in simile ucto obscrvar so costumassi.

Io. B. Miccinello.

Et io mcilcHrnamente in nel vostro buon parere anche concurro; per ca-

scion che tanto desidero vederne lo ultimo aoto terminato, che da punto in punto

molto me suspeeto interropti non siamo da qualche importuno et mal conside-

rato, over pur non ne succeda qutileho altro inopinato imjKxlìmento.

M. Antonio

Per liÌK'rarvè de quel tinto demostrate duhitìme, et da me possato se<^undo

vostre voglio far rctracto, repìgliarò da donde non molto tempo tempo innnnti

io ve lassm: ebella sposa rescendoso de camera colle Jiltre soo conioncte, tro-

vassiro per quella nobile et ioounda ioventù la sala de tavole, tovaglie et sua

credenza preparato; et dimatiselli incontinente acqua odorifera allo mano , fe-

ceiase el medesmo al resto delle donne , da grado in grado , sceundo per la

qualità deMor mariti overo de più couioncto parentato erano stimate; et loca-

taso essa in nel loco, non giù de vii pelle lanata preparato, sì come se demo-

stra per quelli molto antiqui se usitassi , ma de copiosi et :us»u riechi panni

de oro; presentondoselli confectione in primo, et poi anche infiniti et diversi

condimenti : infni de* quali ve era un cefalo marino ornato de fiori,

pignotti

,

eennamomi et molte altro dilieanze, dunandosenne la cura a qualche nobile et

l.a iiiewiria itr

ripl«

Le ^eilo^u dirmUI< ile iterakj

lulrinMHiio oiiKfuuim omìoine.

Scnirotia del'Ialaroii r.ucM*aiBiln in »uui l'ru.

Memi iklli Uri.

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— 80 —patre fortunato, scili prc?sentassi per cibarsene secumlo el consueto, in loco del

suo observato innanti pasto;per ben che de quello et similmente del resto do

vivande non solo poco dcgust’issi, ma de’ gesti, moti et de parole demostnivase

hmto esseiv intei’dicti, come se forma fossi de ombrosa et attoniti! persona. Et

così sequivaso el convito con lauto, sumptuoso et ben disposto pastigùire, con

suoni,canti et copia de odori , et con qualche altro intermesso de ridicola et

faceta invcntionc. Infra de questo H homini tutti, tanto romani quanto che amici

curiali,quali da loro over per altri mcritiLssiro honorarse

,con grande orlino

et modo,con sumptuosi et delicati condimenti , se trovavano da quella nobil

S ìoventCì comodamente et al proposito aooiviti. Verificandose quel senzo qualttfisuDin(;>riuiiH>.

pompeio in nel suo ultimo infortunio con Favonio attestassi: ogne vii cosa da

noluli excquita comparer stmiprt' mngnifìca et decora. Sì che finitost^ cl magnare

delli homini, delle donne, et similmcnh* de quella obsequìosii et nobil iuventCì

)uloj)cn»tase in servire, per li deputati soprastanti dello ballo, con festa, loco et

plauso se oniinava da ballare; dove con tal respecto et modo, per lociirce ho-

niini et donne dal parentato, overo |x»r algun’altra qualitii recognascitc, se oKscr-

vava che fra tutte lo altro cure a» tentassir per le nozze, la orlinanza dello Iwillo

erave per ogne conto proxima alla priiiia. Et intcrtanto che liallar se sequitassi,

intervenivace la rechiesa: quale visitata.se la sposii, allcgerìtese de’voli, collo ordine

iiMHlesmo ermo anche esse incontinente|

.al ballo collocate; dove faotace diniostra-

tiono de lienivola Ictìtin, alfine b‘rminava.se con una honorata et copiosa collationo

de fructi primo, sci*undo el tempo, et copia cxcessiva de clivers<^? et gran confoctione,

accompìgnata de infiniti mostaccioli, et con molti altri bacili n*picni de cianciotto

inzuccanitc, con hinta acclamationc et moltitmline «le suoni, che demostras.sise lo celo

por qur'iracto ancor congratularsi*. Et alfine con caritatovili et grafiosi abbracciar

mentì ot assai toccar de mano, sì conte fra donne nostre so costuma, repienc de

pignolati et «le confeeti simno tornavano itila ca.sa. Nò per questo già dal Itallar

so desisteva, ansi sequivase p«T firn* in tanto cho ilei cenar se rascionassi; quale

collo ntedesmo ordine de suoni et de profusissima alcgria, a<l homini et donne

con copia cxcessiva de diversi condimenti, con amor grande ot molta carità se

celebrava. Et ancor chclla sposati poco degustassi, tutte le altre cibatese de pre-

ciosi et delectevili internie.ssi, retomavano cenato fossi incontinente al ball.'ir lor

consueto, per fino intanto venissi l’hora da dormire. La qual venuta, prescnti-

ttvo iiiodesmamcnte magnifica et honorata collationo , con demostrarsi*ci* gran

numero et divei'sità de suoni, canti, acclamationi,et con suppremo plauso

, la

menavano a dormire. Et pi'r lavarseli li piedi, si come so eostuma, compari'vacc

un mammolo nobile pjilrimo ot matrimo, el quale sapendo trovar nelle pianelle

pochi de c.arlini , davaso alla iinpres.a assai !»i*n volentieri. El che exequito ot

colcata.siì la sposji,

tassatili in cammera confeetione con acqua et vino da re-

cn‘arst* . et esse reoscite con numero cxc(*ssivo do gran luminari, solicitivano

tutte retomarscne a dormire. Et in qu«*sto p»?r ordino dato dal Signore,pro-

curavase haver lo sposo infra lo mano a sua balia: ol qual trovato dal Bari-

scello et factose presone, reseativasi^ alfine la persa libertà per una cena du~

nassice al Signore, ofiìidali, et aneho al resto de quella nobil ioventò, della quale

in exequir la pompa nuptiale con fedo et grande amore se era valuto ; et li-

beratoso poi con plauso exeossivo,gridandose al ci*lo per ogne cinninstinte et

con assai diversi tuoni: Viva, viva in alcgrczza la casa dello sposo; olio Signore

dunandoH do spalle una sempUee voltura in paramento pmnto de’ farti et com-

Digitìzed by Gopgle

— 81 —

,

posto lÌG parola, al sgiuizz-ir se oondiiccva colla sì doìoe ot Uvnto desiala sua'

consorte. E1 che exeqiiito, come in festa già so veda torniinahu ognun p<;nsava

tornarsene alla cftsa , funputaiidoso cl medesnio, et quasi fra delli «Itimi el Si-

gnore,accompagnato da tutto el resto de quella brigata , con molte et degno

gratifì del pntre et de tutti altri attinenti dello sposo recepute;

precedendoli

infinito numero de toree alluminate, senno andavano a posare; inanimati el die

«•quento comparerve matutini,

per provedere con maiur ronimoilitii a quel

tanto che per le nozze abisognassi.

Io. B. Miccinello

P<T longo et delectevilo diseurwo del convito, suoni et canti, sequitatoe*.

el Indiare et ogne altra amorevile aetiono quale per le nozzt? .se oniìnassi, p«*r

quanto in nel prewmh* conie< turo, mo par ne hahhiato eon gran dextrezza et

assai eomposùimente raseionato. Impcrhà, piwurando infra de me intendere

donde quelle se fussir causato, abjindonato da profonda intelligimtia, come homospollaio de governo et stmza guida, da ombroso et aggiaeciato mo stupisco ; et

do ohe peio mo aggravo , elio porsuasuadendome le prime cause <»sscrse djille

novo perturbato, in merlo merce trovo involuppato, che iiìc succede farmecr* igno-

rante delle antique, ot suceessive ancor poco saper delle novelle. Ilavett'cr* nar- .leilrìw'

rato, che in loco de si honorato et riero panno de oro, adopera.ssise in nelli

tempi molto antiqui una vii pelle lanata per sedile; et poi dello pesce p«»r lo

primo innantipasto della sposii,

per ben che de quello poco , et niente anche

del resto degustassi;non ivsta dubitarne j>cr esm^re unico cibo

,et quello ns.«ai

divereo dal reshintc del convito, et non meno vedendolo da homo sì qualificato

preaenhirse. Vorrìa anche chiarirme della inedia, del tacere, et de quel poco ro-

sentirse in cosa algiina della sposa ; notandose ol contrario a quello dalli an-

tiqui tanto celebrato; eioò de usare si licentioso arbitnmiento. quando dieessiro:

dove tu serraime Caio et io medesmainentc a te senraio Caia;parole in donna

de fronte elata et de grandissimo coragio, guidato da exeessiva et audace con-

fldentia, diversandose molto dalla natimi molesta et temperata de Homane,|

H. Antonio

Per la A’ana theologia de quelli ignegni tenebrosi, (Omprendese dal mare

exagitato, colli genitali intercisi al suo patre Saturno, concreassisenne quantità de

spuma; la qual conelutinata, in nel moderno tempo ineludessi.se de facto in con-

cula marina; et da quella la Venere lor dea ne venissi procrt'ati. I«i qual tene-

vano de tanta potcntia, che non sol se adopcra.sai in nelle conconlic et amo- •

revile amicitie, ma anche rollo suo arbitraniento sence r»‘ges8Ì et goveniassi la

genitura universale; specialmente quella se provenga (hd sancto matrimonio; si-

gnlficandose proeivlcr dal continuo et frequentato moto, come del mare facile-

mente se comprende, ot de quel rcoseime copi* de spuma, quanto significhi la

sperma genitale, concreta in quella conca, voglia signìficarce el corpo matronale,

dove consista el procrearse quel eoncepto. Et per esser pesce el primo nanti-

piisto, demostrase reddurli alla memoria, che fiicendose el matrimonio solo ni

fine de procreare, voglia per quello pesix» reconlarse la ronca, cioè lo corpo tu-

mefarse per la spuma dependente et causata da quel frequente furioso et moto

riMttiln

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M. ^’maniki

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M. loran Ut-

ImioM. l'bili]i[io

gaoli.

Ilr M. (acute

(jnIcUit.

Ile M. Leliu ila

Ttieraaiii.

Ile M. Aa^woli-

tH» Side anninatfl

H Sevta.

lleU.i imaginede

Vfiwre.

La auctorili «lu

l'Ialonr.

IK-I rcUiit ile

MacrubioMrnta de Venere.

exagitìto. A ohe molto me inanimo et confermo, notando per quel divino in

terra ancora mantenersi', cioè ohe'l fliixo et moto sùuio generatori non sol de

quel tutto ce produco la natura, nm anelie senza quelli per certo poi asserirse,

li corpi humani se rctrovino desidi, molli et enervati; et similmente li senzi da

meditiitione et diseiplina sequestrati, fandosc inhabili et inepti de qual so voglia

honorevile et degna instruetiono; eoneliidendoee alfine per quanto quelle sp<‘re

celeste manh'rrandose in nello lor solito et ordinato moto, per tanto n'stmindose

in nel medesrao essere loro li elementi, suceurrendo do ordinario et perpetuo fomento

essa natura. Ma per eastion che do Venere se sla facta iiientione, con non molto

lontanarme da proposito, voglio narrane ([uel che non gi.\ gran tempo arrietro mesueeese. Ilavendone de inarnio una speciosissima figura, quale per vederseli soe

tett^ iovinili, et poi de incontro haveree genitali, reputavase et quasi da ognun

elicila vetlevu,esw'r la imagine de qualolie hermofrodito. Et ooneurrendoc<‘ liri-

gati, corno che in cose nove se costuma, specialmente precedcndoce la fama de

excellentc magistcrio, comparsece infrsi li altri un giorno cl mio molto dclt^cto et

vcncnindo misser Fcri*anrIo Ponzetto, singularissimo philosopho, colli suoi cari col-

legi misser luvan Hilonto et misser Philippn S<*rganli, clerici principali della Ca-

mera apostolica, s('guittti da misser lacovo Canlello, degnissimo secretario, et misser

Ijtdio da Theramo, mio cordialissimo collega, et da alguni altri littcrati (orti-

S(‘iani suoi adhcrcnti; et per ca.so fortunale ce intenendero li niei tinto hono-

randi et singulari amici, misst'r Angustino Nifio, intitulatos^' infra de tutti studij

della Italia lo Scssa, unico lume in nel scculo iiKnlemo de qmil vogliose doctrina,

et sopra tutto do philusophia; et con esso ancor ve ora cl mio molto lU* Ma-

iestiD Marco, fratre Celestino, singularissimo thcologo et supprenio logicante. Et «3

Sesse sì magnifica cita se gloria haver quello procreato, ptu’ questo lama im-

mortale ne a.«5.sequiscG similmente Benevento. Et sì come dediti alli studij con-

toraplntivi (le natimi et curiosi osservatori delle antiqiiitsi romane, dello artificio

e.xcellimte et della igneniosa inventione tutti concordi la ludicorono non già da

humnno, ma assai più presto de divino magistcrio; (,‘t considcnmdola accortamente

et bene dn ogne lato, ancor che se dcuiiostri senza testa, ne rcstonino smarriti

et stupefacti. Pender selli notano li crini sull»* spidle, ornati de corj'nibi et de mor-

tella; et appresso se vedono palpitar so? tette, le mano de un mollito et f»*stevile

mambino, per le qual se comprendevano fussir de Cupidine; et accosta alli suoi

pedi, .scncfì »tmipr»*nde el cygno rcsederse, quale secando S(* divulga ti»*nse lo ocidlo

mi (?s8ii dcidi(‘iito; et alfìnt* ancor che s»*n(x* vedano per chiar li genitali, et jwr

quelli ne stessimo sì quasi interpr»*si in iudicixrla ; dubitando, come dissivc de

sopra, non fussì Hennofrodito ; questo col suo facondo et efficace eloquio Icvan-

doce de errore, ac’ccdendoce lo assenso do tanti altri liftorati, iudicola esser la

imagine? de Venere, p»*r la qual se demostrava bdlerarsc la una el jioi T altra

natura; inf(*rcndose con qiudlo acto venereo così come la donna, mcd»*smain»‘iite

ancor fussìnc Thomo subìugato. Et per fermarcc in questi tal rascionaincnti. ce

sopragiunse la auctorità de quel divino auctore si spesso da noi comemornto, et

anche tanto lor familiari*, asserendoco in più lochi do* suoi si'ripti assai aperta-

mente el iniHlesmo domostnu’se ; sopra aggiugnendoce da Macrobio pr»'S<*ntarscnG

certissimo intellecto, demostrando in Timo et Taltro sexo quella de contìnuo fer-

imirsc, et da molto pn*potente alla sua voglia sempre dominarve. El che audito,

pr(*sbimlo f<?dc al relato do tanto homo, confermato poi col grave senzo de ho-

mini tanto p(*r lo universo cclohrati,|restamene noi altri in tutto satisfacti et Cu M

Diqìtized by Coo,*^lc

— 83 —rcsoluti. Alfimi anche t<*novano per esser lo pcscio in nel procrear de sua natura

assiiì fecundo, aceonvcnissist* per questo per primo et precipuo intermesso in casa

del niaiito, cibarsene la sposa et pigliarselo per suo eleeto inanti)>asto, acciò

che '1 matrimonio ne fussi assai bene auspicato, per assequime numeroso popolo

de figlioli, in ornato delia patria, beneficio tlella casa, et poiqH'tuarseie el nome

delli lor progenitori. Kt ehe tal pesce porgi'ssiselli poi da homo si qualificato,

cau&ìrse che in quello sì venerando sacramento, desiderandiine,come do cosa

bene auspicata, hav(aa*C! Dio favoiwile et propitio, molto selli acconveni-ssi exe-

quissise per homo de vita, de costumi et de figlioli fortunato. Nè vogliove oc-

cultare quel tinto che al prcsc^nte me soccurre haver del pesce audito; prepo-

nendosencc la auctorità del vecchio Testamento, donde la historia so recita re-

trarse; dicendoce el pesce fussive intenlucto in memoria del salutar medicamento

ppt*senfcuìsìse da quel sarrato nuntio a Thohya, in nello ctdebrate nuptie de SaiTa,

per defenzarse da ogno dialxilica artionc, et anche per rtH Up<*rarsene al vecchio

suo la vi.sta do quel luino obt(!nehrato ; volendose inferire quel pesce darse centra

le malevole et det*stande inrantatione, solite farse per intertmere <ie colligato

im|w*dimcnto quel sacrosancto matrimonio. Et del ix'stituir la visti al vecchio

ten<*broso,quanto sonce denoti&si la verginit\ fussi infra le tenebn* de cose

mandane ; et coasuuiatise poi el matrimonio, li suggerissi la oognitionc del

governo et nutrimento de* figlioli;overo inft?rendose lo patre vecchio r^tituirsclì

la luce, cioè propagar»*!! tanto più lo nome, qminto che '1 numero de* nepoti et

sucivssori p(.*r quello matrimonio se trovi esser inaiare. Et per esserme si come

imidvertento do quella pelle lanata se operassi per sedilo trapassato, n’guagliarola

colla auctorità del Pesto Pompeio, tenendolo exequirse in memoria delle già rapte

Sabini*, per meglio satisfarne allo obligo ne bevevano in nelle lor concoixle pac-

tione, de exereìtar el lanificio in casa del marito. Che ve meravigliate della

inedia, e ’l incdesino del silentio demostrassìce la sposa? Pareva acconvenirse quella

sua verginità accompagnarla da modesto, verocundo, et tàcito pudore, cognoseen-

doce la parsimonia del cibo et do parole essere alle donne spe<*iosissimo orna-

mento, aeoedendoce la auctorità do alguni ehe molto aceortàmonte cl iudù*aro

sopra de ogne altra laudahil dote acconvenissisc allo donne, esserv'o la cura do-

mestica col silentio modesto et venerando prosequita. Sì che del restar cogita-

bunda non selli dewlece, demostrandosonce et tàcita et sospesa; et per l)en che

del matrimonio Senne asiiec'ti singularisKÌmo piacere, imp<‘rhò havendo da trans-

formarse in nella natura del marito, del socero, della sw'ra et del resto della

casa, demostrasc con efficacissima rascione po&sa ostentàrse sospesi molto et

non poco timorosa. Et se *1 tacer moderno vedase dal stilo primitivo assai di-

verso non menno meraviglio, per eascion che demostrassiro «‘tinerse in quel

totrico rigor delle Sabine, del quale (*ol tempo poi , dalbi modesti continontia

et vcreeundia romana in tutto cenne trovemo sjxìliati.

Perleone.

La reservatà pactione delle Sabine, per li patri alli mariti infra delle

amie foribunde sì come ce azzendete astipulatà, ancor che rustica et inurljana se

comprenda, in qualche parte pur vesse retrova da posserla con equabile argu-

mento comprolmre; ma quel che assai più me stupisce, sì come da alguni fide-

degni messe narra, che da* mariti fussiro le ilonne con molto grave edicto an-

Del Pmcc per

|>mtio Innanti

sUi dellA spoM.

I.a uu<apiir)[cr-«c |i« bi>-

IIIO l)IUljflUÌ<l.

Del «cechi» Tr-•l.unnlv.

fk'lln hìMcrU <lr

IUI>(ii.«nf dr Ke*•lo INiinpet» tkiUl«lle lanata.

lidia inedia d «a*

Icidio.

(tonilo ilei la-

aiiic io el lidia cai»>

>a fuMì alle don*

ne jiruibilo !» «»•

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Su lanil.i io la*

nillciu.

Sv*t«iili4 «lo

pCt>l>ÌÌM*

Ii4im> iM \iiMi.

Ttllif» reUmN-fp| <l4HTcUi cAntra

U> <W>nno K'van»

«in».

Rtcìiiplo di'

idlu

(M Ua»ar Ii'Ik!

U»nai‘.

Ktcìajib' A* Va*

trn>> MaMÌain.

IMI»iB<diiiUi«a*

liirale ili>lpdi>noc.

— 81 —che del vino in ciuol iiimlesmo tempo prohìbite, parondoine demostriitiono con-

veniente più presto al miserabile servitio, che non fossi a! sì venerarlo et de-

lectubile misterio. Vorria saper qu<*sto con qualche accomodato vostro replico,

jwsscnnciKi da itssai ben rcsoluto tninquillare.

M. Antonio.

Dcspastoine in qual se voglia dubio quesito secimdo opinarome incon-

tinente satisfarve, da incon-sulto et momentaneo parere, vedomc justrerto in luno

et Taltro afTecto doverne replicai*. Dicendo, che considerandose lo ooio de sua

natura et in qualunca s«*xo trovarse assai |x'ricnloso, in <*osa alcuna |>osserseee

la donna meglio exercitnre|p<*r fiigirlo, che in qiudio bmifieio, conveniente et cv ?o

lUH’Ofisario al goverao univerwile de tutta la famiglia. Et sì come de cosa l>en

conducti desiderando lassiirvenc memoria, decn-torono in nelli sequenti nuptiali

ostentarsecc la vìi j>elle lanata. Al qiml eoasenso molto eonfermose la opinione

divulgata de Augusto, qual parve anche se pregiassi puhlicarlo , che la miglior

parte de soi^ vostimenhi fiissii’o crmtexte et absolute j»er la officiosa cura della

moglie, eoi r<‘sto de’ figlioli , nepoU* et dncillo <b*lla rasa* Et se ’l vino in quel

tempo come dite selli proliil)issì , et anclìc poi simile «bnTclo alwtemie ne

fiissir da* prudenti nominate, oiusos*^ per nu)lh> existimarse la lor saneta et ve-

neranda piidicitia; qual suspectando j>cr quel licore sì dedito et proclive alla lu-

xurìa de non lal>efactapla ,non solo denegoseli td gusto, ma per loro niniur

terrore, w‘condo Aulogcllio tiemostra, decretas.sero,qualunca con ardire licen-

tioso lo ÌH'vessi, alla niorb‘ violenti, sì eome la interpresa in adulterio ,fiissine

incontinent* comlemnata. El che ben demostrosi^ per quel noldle Metello, quale

per simile disordine la sua ver.i consorte alfine trucidasse ; donde ,per la assai

inaiur custHlia della medcsina gelosìa, ordinassise per publico consenso, che la

donna in qualunca suo conioncto per la strati se incontrassi, da quel devessise

pnldicamente et subito Imare. Agiugnendove anche in questo, si come per Va-

lerio in nelli antiqui suoi instituti se demostni, clic tal rigore, non già per sub-

iugarle et invilirle st» ojierassì, ma come teneri de quello affecto venerando, pro-

curassiro da molto diligenti et curiosi custìdirlo ;conceilendoli iniperhò jier re-

compensa de sì modesta et rigida eensiirn, de molti trappi de oro, gemme infi-

nite, con seti de ogne sorte et preciosi altri velanienti, accìù coniparc'ssirò ma-

gnifice et date, per meglio satisfare allo instincto naturale <ldlc donne, intente

sempre in bellezze et ornato predoso vaghiggiai'se.

Thomao

Saiisfui tose. por longo et cliiur discurso de quel tanto Mircinello se ap-

|)ctissi , et simìlinenti' ile quella partiono del lanificio, et jwi anche del vino alle

donne pnihiliito, die dubitarne poco imianti Pm’ltHinc ne demostrava, essendone

per vostro replii'o assai luridamente et Tuno et anello TaUro de essi facto certo,

non parme desde< ente da ognuno de voi jiosserne almeno queste doi gratio ini-

petraiv. Serni la prima el com|»ortariiie , come io patienteniente ve ho infine

ad hora tollerato; Taltm che de qualunca senso de^ rari dubij eonceptl fessive

recliiestii, colla medcsiim tolleruntia volessìvo ailextrarve chiarirmene per modo,

cli’io possa da rcsoluto, per vostra lx>na cura tranqiiillai'me. Intendendo dir da

Digitìzed by Gopgle

— 85 —voi infra lo toilioso impreso siano ilo nozzo, ossorc al Signoro la cura del iKilUare

quasi la prima, vodome baooillar corno osjmt possa, in la si facile ot doloctovilo

artiono suocodopvo sì curioso ot sollecito pi*nsioro ; ot poi narrandocc dello honor

dolUi rochiosa, investigandone la proprietà dello vocabulo, da me a me non molto

ne romungo satisfacto. Et serrìami* anche singularissimo piju*ere chiarirmo quel

so signifielii eì niistorio del mammolo nobile et patrimo pt*r lavar li piedi alla spo-

sata, et aeqiiistamo li simpUci carlini, qiml so trovino a'cundo el consueto fra

le pianelle conservati.

M. Antonio

Vagendo bora quel tutto, qual bmgomo pi*p certo infra de noi non molto

abisognarce, non curo con fucate over mcllillue pandi* de novo involupparme; mabastiirace sol eliiarirte, che de quanto in simile aceidente comprenda compiacerve,

esserne desposto infine all* ultimo noto amorovilmente si come opinaroine sa-

tisfapve. Et per eascion che Iìl cura dello ballo, !W‘cundi) domostrofe, molto ve

sjKiventa, inteso ne liaverrete ronline e’I nimlo, ot donde ne sueeeiln, per ven-

tura cxcusaiide una tale ot tanta gelosia, El ballo, over vob'ssivo eliorca nuptiale,

per bissai constanti* et certo esser se tiene tal stilo molto antiquo, et quello cole-

brai*se con suoni,acclaniatione et plauso excessivo, per ningnifirare quel vene-

rando sacramento coniugale; invoiandoee la divina providentia, per la qual te-

nevano esserne I)one niispieaii; et in quello demostravase non già con doi. tre

cif. 71. over quattro salta in zeppi, come liogìe assai diversa-jmente se costuma, ma con

profusissima letitia et mutua congratulatione, fra de tante conioncte et bimivolo

pei-sone, quale del novo matrimonio dovessero alegrarse. Et principiandose per

recognos/*erce la n>nÌunctione . over piacciave lor gradì, el seeundo se costumi

bene ordinarli, amor {*111*110 arto fussise amorevile et iocundo, pur diibihmdoce

MS.s;d in nello agiiistare de un sì fa to numero de qualificate et proxime persone,

per inadverti'ntia over qnalunca altra eascione <*ol desturbo imìvci*swile non vesae

errassi, ognuno stava.se in execpiirlo sospecto et timoroso: el clic et* pro<*{*ileva

in nel locar delli parenti, quali seeundo el grado ella lor conditione devessiro

lioiuirarse, et in qual «e defeetjissi causavftst» de ogne loro alegrìa periculosissimo

disturbo; per eas(*ion che a qimhinca poi de questo dessise lo ballo , et homo

over donna .se fiissi. alla qual paressi non essi'i* messa al loco, seeundo ]iep la

lor coniunetione se opimissi,

sennt* rcoseiva incontinente et in modo desdegnato,

che con grandissima m(*stitiu de ogni homo abisognasS(* abandonarlo; nè ce era

modo posser remediane , «ilvo et reser\*ato nollo menassi qualche familiare

et intrinse{*o de (‘jì.sìi, over se fiissì pur de* soprastanti del bjillan* ; p<*r (‘uscion

che nìseìuno altro presnmito harria pensar pur de menarlo, (enendosenm* infame

et vilip(*so, quando che *1 ballo rr*futato se aeeeptassi. Del nome poi d(‘Ua ivchie.sa,

demosfrase (*ss<*p numero de donne, de sangue et {le ÌK*nivolentia conioneti*, qmile

dal singulare amore solli{*itati*, nndassiro de compagnia {|a visitar la sposa,^ de-

mo^tr:lndone con habliito et ornato tale nlegrin, sì come per publiea li'titia rnl-

vìene; et (*x{*quih)se lo oflieìo de congratulju*se insiemi, idlegeritcse {Ie’vi*1i la iiiaiur

parte de loro, seeuntlo el grado della parentela, se recognosrevano allo l)allo; et

advicinandose la bora della sera, reeepuhise la lor {*ollatione, {‘oine dal primo

recita’ve, ancor che mollo sforzata algiina ve restiìsse, pur el resto {*ollo abbrae-

ciare, basare et toccar molto de mano,come carichi carahelli de gran confec-

itella ctin «tri

lulVi.

Umb.I'i* M <IÌ-

trfw «k* lui*

lirp

Ih-I ballo rk'ln*

lato.

Ib'lla rPcfHi''4.

Digìtized by Google

— 86 —Mu* i.mr iti' tioni Senne tornavjino alle case. K1 lavar de’ piedi che in ultimo sequiva , de-

mostiavast) in quel acto bene auspicarse;

signiflc'andot^e tessere dal capo et poi

li piedi, mundaUi in tutto et vacua de labe. Del mambolo nobile jtatrituo et ma-

trimo, inferivase quella si magniilca et tanto existimata virginitii, esser pura

umnda, et libera de suspitione et de defecato. Dclli carlini se trovino infra b* pia-

nelle reserbati, memoria senno trova per li antiqui el iiiodesmo ct^tuinarse; mala cascione qual senno rende sì lenta et aggiacciata la comprendo, che sol pen-

sandove menno arroscio rascioname. £t io me persuado ehello acto de* denari

privo ne sia de mishfrio; i^'servato chella sposa havendost^ in iaJ forma da la-

vare, non poss^^i al mammolo secondo el consueto meglio satLsfnrse, che con

quello simil comodo et molto anche amorcvil dunativo.

Perleone

Et se alfine per honcstarve quel venerando nmtrimonio la pompa nup-

tiale con bmto anioro et plauso consti culebrarsc , creder so deve, quando siase

consumato, se qualche poco della festa ve restassi , con amore et alegrla simile-

mente se devessi pi'oscquii'c. Si che dcsidei'ondooe compita inteUigentia, ve ina-

nimo et conforto stiquir con celere discurso la tela da voi infine a qui si l>enc

ordita, acciò possjimo poi de questo terminato, appropiquandose lo tempo, in qua-

lunca altro succeso adoprarcc.

M* Antonio

Per ben che delle cose tanto occulte et dalli proprij nostri occhi molto

sequestrate mal se j>ossa coniecturando rascioname, nè per questo già Yestarase

non pei^uadcrme, ehello uso infra de loro della copula carmile non debbia esser

stato (lulcissimo et suave; maxlmamente testifieandoso cl mutino poi sequente

per la inconiprcnsibile alegria del marito; et similmente per lo modesto et pu-

dibondo sgidgno della sposa , dondo se causa la alcgrezza universiUe del pa-

rentato. Ma relevatoso dal suo thoro geniale, et restandose {Ktaata da costa a

quello, over quasi vicino, formatase con ornato paramento et hussatiLv* da lato

la corona, sì come con gran rascione et ben se costumassi,

aspeetavjise da’ pa-

renti over benivoH della una et V altra parte de essere amorevilmento presen-

tafei. Dove ce intervenivano ancor donne infinite, congratulandosencf? tutto el

paronUtto con profusa hilarità ; et per tenerli ct^mpagnia medesma-|mente con cv. u

amore et carità ce restavano a pranzare, et lomiese a magnare, infra dolli altri

molti et porfccti condimenti, ce comparevano tante frittate, che per la copia de

quelli' no fossi el pranso intitolato de frittate. Et cosi consumavase el resto dello

iomo fra de egloghe, coinedie, overo con qiiMche altro faceto et delectevile in-

termesso ; et satisfaefose poi anche de honorata et copiosa cena , terminavase

la sera con una aiegra et honorata giaranzana: la qual flnibi, da fatigaiì et bissi

ognun bramava de andarsene a dormire. El terzo dio poi vlsitavase la sposa

dalla matre, con algune altre matrone soe conioncte et honorate,

per le quale

selli aprivano le casse,per demostrarve haverceU assignato quel tutto li era

in nel stipular delle fi<hinzc già promesso ; et partitosc , rcccpuia la lor <'olla-

tione, la sposa presentiva infra stimuna tutti attinenti della casa del marito,

duruindoli pannicclU,panni iissai honorati per la testa , camise

,mastaceioli et

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— «7 —altnj assai confeotioni, juyundo la qu:Uiti\ delli» persone: por modo che nullo ee

restjLssi non esser provsentato, exeeptuata la persona dello sposo. La Domenica

scquonte, e! jiatre recoputa la sposjita» col patrc del marito, et con esso insiemi

quattro over cinque altri suoi honorati et benivoli conionctì , dunavacolli iin

magnifico et aumptiioso pranzo: et questo acto chiamavase le gratie; qual finito

con amore et cariti, accompagnati de grafiose et mellifiiie parole, demostravano

non solo haver ben cara la unione fiu ta «le moglie et marito, ma per lo ac-

cept4) et carissimo coniugio ripiitaridosc ess<*rv(.* unito de unanime ,conconle, et

de consiinil cor|>o el panmtato, quasi collachrimando ognuno per alegrezza se

partivano, con infinite piv*ce a Dio, che con figlioli longa vitA et amorevile

concordia piacessi conw'rvjirli.

Io. B. Miccinello

Redduetose, et non senza vostro atfiindo, al tin quasi de quello che per

li patri, avi, et a.ssai più oltra per li lor maiuri in nelle nozze exequirse con

amore et carità se costumassi; confldamlome della tua facile natura, ine inanimo

d(*’«luhij ine suecurrano in questa ultima partita haverno anche da voi sencero

et assai chiaro intellccto. vorria me tcncs.sivo per si semplice et ignavo

,

che dubitassi dello opera «jual sì inodcshunente delli sposi ne opinete : certifi-

cnndoine che infiammati da fervente desiderio, se adheriscano a quel tanto che

per Gallieno Imperatore, sì come me reeordo già molti anni in Trevellio haver

lésso,suoi nepoti con lascivo et p-tulante epitalamio exortassi. Ma serrà de

quelli el primo , a che lassar quel titolo regai della corona;

et poi con qual

auggcfto el presentar delli parenti, seqiiendose lo ri<Heulo intelleeto del magnar

della frittata; nè men despiaceriame della giaranzana haverne amputato et sem-

plice disnirso; et ancor pjireme forte che fra li dunati della sposa, solo el ma-

rito trova-spìsenne exeluso ; et poi in ultimo ehiarirme ne appetiseo,per qual

cascione se chiamino le gratie,

et quello eonvertite in nel prefato manducar

colli parenti.

M. Antonio

Imaginar mai me porria trovarse sì molesta et tiirhida faceenda , che

negociundosc per qualunni siase disposto eorapiac<'pe , nolli «leventi in nel iiie-

desnio inshintc non tanto fiuqibile, ma {u«j« facile et leve; et ancor me dato

azzondo dubitar molto non me esser te«lioso, trovaivte j>er quel tanfo in que-

sto «ISO ve abisogni, nè peso nè fatiga nel dubioso errare, per vostro amore

possa spaventarme. Sì che della regni Corona, de qual primo ragionai, per es-

serne insignita meritamenfc la virginità , solito era farse alle donzelle de diffe-

renti et varlj fioretti, demostnindose quella per assai diversi modi al miindo su-

hlimai’se; et per ca.scion che non sempre la stascione ne presenta, nè presen-

tati se pos.s}ino illesi pre,servare, facta siase de oro, con gigli, fiori et molte gem-

me intorno, signiflcimdoee «-on simile suggetto la virginità quel suo spe<'ioso et

mngnifi<o sblendore ilh*so mantcnersei: la quali», eonsiimato siase ineontinente el

raatrimonio, v«len<lose mancati, (‘on efficacissima ra.seione privjissise de quel ti-

tolo regale. Et eonsiderandosc poi la conditionc de dove la sposa se trovjissi,

senza el pjitre et anche senza matre, et come nova haver poca baldanza in casa

Li <l«

Tra'fllio reciiiii-

do ite Gillicflo in»*

peritorr.

UNesiii iL‘1 la*

MS?!.

llfUa OircHU.

tM SosM».

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IMIj Prillala.

Ilei nurito cvKT ciclv» de'du*

Ri JalU 8io(il«.

I>IU> niwM M-e iiralir.

del marito, acciò non patessi in qimlHic suo abisogno de ccnioncti|

et Ijenivoli

pa!N?nti, dunavastdli quei seinplico et amorevìlc soccurso; tenendose iinpcrhò che

altro non fussi, se non uno k‘niv(do et gratioso prestito, da restituirse pc*r lo

patre in simili sucossi da qualiinca inscripto trovurase haverlo roceputo. Et per

chiarir>e del siiggetto de quel gusto de IViitata, vogliono alguni essiire opera

demostrativa de quella sì concorde et amorevile unione; sìgnifii’andoce che così

come naturalmente lo ova siano generative, cosi lo homo da sò et la femina da

sè mustrise instnimento disposto al generare; et jier quella tal coniinistione .si-

gnifichi la unione de quei suncto matrimonio. Alguni ancor tengono le ova es-

ser cibo assai restaurativo, et a quello acto venereo molto subvenisca;

et pn^

sentandose jUla sposa, acciò che da vergogna non molto se arrosciassi, sìase or-

dinato portarvene tal numero, che ognuno per tenerli compagnia, come de cosa

da tutti meritata, con dolce et lieto sgliigno Senne devessi degustare. Por ampu-

tarne, come dito, el rascionar de Giaranzana, bastarave in questo caso esser chia-

rito; che sì come principiandose le nozze, biillando a quella forma recitata, cia-

scuno de fiarenti toccandose le mano d(d novo parentato, con alegrìa da ogne

banda d.al principio, iiiezo al fine proseguito, demostrassiro do concorde et una-

nimo volere rcalegrar»*; d medosmo act-onvenissise ostentarne consumalo el ma-

trimonio, congratulars<.‘Do insieme, et con amore et carità haverlo con festii, suoni

et canti, et con gratin de Dio honorevilmente ancora terminato. CheU marito fussi

excluso da’dunati, par ben chella rascione cello astienga tollerarlo; et questo

succedere per eascion che de doe jiersoitó per virtù de Dio eopubitise insiemi, et

incontinente factone una, che’i medesrao succeder ne devessi in nelle robbe; el

che essendo, el dunar deiruno all’ altro poco acoonvenissi,

per non demostrare

che inh’a de loro ve fussi qualche cosa disiuncta et seperata. Del nome delle Ora-

tie, vogliono alguni aci'onveni^ise al novo matrimonio et assai bene auspicato,

vedendolo con amore et carità et al voto essc*rse adducto meribimente per lo

patre et prineipjili altri conioncti, devessiro renderne gratio al suinmo Creatore;

et molti vogliono rengratiarsene lo sposo, lo patre et li alU*i suoi paixmti delle

grate et lìonoreviìe accogliense facto con si inagnifiia deniostrationo et sì amo-

rcvilinoute alla sposa, alla rechicsa et a tutto el parentato.

Thomao

^ Sì come Miccinello de’ suoi dubij quesiti siase pi^r fine a qui da voi as-

sa\ l>en resoluto, el medesmo ancora io, primo ne inirassimo in diverso rascio-

nare, del thoro geniale, <‘olla tua guida et collo assimzo de alguno bono auctore,

haveme appoterìa el certo suo significato.

M. Antonio

OH Oraiu I*-

c«wk> rninpcw.

Se»l«nlia ilcAu*fisi».

Per gran soccurso de quello che dtdla iiiea sì debil fede dubitete , red-

ducorac alla memoria colle vigìlie de Pesto Poinpeìo ,del Gtmio over vogU el

Geniale darvene incontinente lustrissimo et certo testimonio. Teneva.se jwr esso,

quello esser Dìo, et deinostrarse olla natum auctore et guida de quanto in vita

se desponessi adoperarve; allegandoce anche quel tutto sentissine metlesmamenùi

Autìstio; facendolo essere el ver figliol de Dio, assegnato per custode universale

de essa natura, et de qua retrarse poi opinarne, ogni homo havessise el suo prò-

— 89 —prio genio; et i>er alguni anche tcnerse non solo li homini, ma men non ve es-

ser loco, qual non siase da quello do continuo ben et custodito. Sugiugnendoce

li Dei Geniali fussiro el foco, lo aiere, l’acqua et poi anche la terra, faeendoce

sementa de quel tutto la natura p<!r lo tempo procreassi. Donde non se desdice

quel lecto per le nozze preparato, per propitiarseco la humana genitura, compo-

nerlo de odori , verdura et sumptuosissimo parato, et intitularcol poi el Thoro

Geniale.

Perleone

L' ordino del Matrimonio et de ogne altro acto nuptiale, comprendo già

lo habhiate terminato; ma discurrendo li miaterii, le cerimonie, le oratione, per

quello facto a Dio, demostraae esser cosa de grandissimo importato ; desiderarla

cenne dessivo per semplice discurso qualche azzendo; et sopra tutto del suggetto

per lo quale se movesairo li antiqui et suci^sori così instantementc haverlo

c, al core.|

M. Antonio

Per nisoiim mai potrias« dubitare, ohe tenendose el matrimonio per ori-

gine et fonte de legitìmarve la natura, non meritassi da ogne homo magniftearse

aummamentiì et venenirso; ma sopra de qtialunea altra natione esserse visto da^

Romani farsene gran stima: quali, per l)en ehe con devotissime et venerande ce-

rimonie, eon profuse oratione; da principio, mezzo et fine, eon iubilo et letitia lo

habhiano offieiosissimamente eelcbrnto; ma aneor per exaltnrlo, persequitnssiro eon

odiosi et asperi doereti qualunea ardissi fugir quel vincolo saerato del iugo ma-

ritale, reputandoli inimici capitali de metlesmi; et poi non meno odiarse la

natura, non liavendo respeeto al beneficio della patria, allo ornato de' parenti, al

Busb'gno della casa, per gagliofTirse in qiudla lor deside, oeiosa et detestamla

liberti'ì; nb men ronsiderarc per qiialunt'a forma o modo se satisfaccia alla ef-

frenata et imp#'tuosa libìdine carnale, involupparse infra de stupri, incesti, atlul-

terij, fornicaiioni, spurrissiino et molto infame abuso. Si che vivendo da ìiomini

cflÌTiiti et bestiali, eon efficacissima rascìone aeconvenissise notarli de infame,

odiosa et wmgiiinaria natura. El ohe l>en demostrose per la sententia de Mareo

Valerio et de lunio Censori eon asperrimo decreto promulcata, eonfiseandosc

tutti' le sustantie de qualunea in etA sojjerchio ailulta, finissi celibe la sua exosa

vita. Alla quale opinione eonformosi'ce la lege promulgata dal Numidieo Metello,

sforzandoli eon assai severo cilìctn, acciò eurassiro volerse coniugare; honestan-

dolo, sì come per Gellio se assegna, essere assjii piti expediente provedere alla

perpetua necessita, che non a quella si breve, lieontiosa et detestanda voluptà.

Nò meno atroce sello demcK^trorono et Camillo et Postumio, ancora essi molto ho-

norafi et curiosissimi Censori: quali non solo de' delinquenti, ma de qualunea per

la lege de publieo consenso promulcata mormorassi, venissiro lor bienì inconti-

nente confiscati. Noiose fussiro della rae<lesma opinione quelli immortali et gran

latori de lege Lygurgo, anche Solone, flemostrandose persequitirli da inimici ea*

pitali de essa natura, prohibendoli el prospecfo de qualunea cerimonia over spee-

taeulo, quale eon pompji, ornato et alcgria per publieo decreto se exequissì. Et

senza dubio tener se deve essere assi»i nefarìo et immane spontaneamente pri-

U Dei GcomU.

Del ThoroaiaSs.

QaMitoM hU-trioKNiio.

E3 DattrhnOBiu

(U' Romani ma-gnifcnUi.

Contro de’ ce-

IM

Do Vitorìi*

De Jsnin

CH'ori-

Srnientia deSlelHI» referiuila GcUio

De CiiniBii

De DvilanhiOnsiirL

De Liiurgo

l>e Sóboeatuh de lo|K).

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— 90 --

varse della perpetuità, della quale allbora ogne uno senno spoglia, negligendo eì

iiDni»n”n‘ri ^ir

coDÌugarse, coD desprezzapce la cura naturai de liaver figlioli: la quale opinione

ivuu»a»ii«o. se verifica per la sententia sì gmve se denota in Ilomero, biasmandoc^ quel gran

Prothosilao, che per vederne ancora esso in quel detestando et sì cxoso celiljato

mantenersc, intituioceli la cosa sua semipcrfecta.

lo. B. Miccinello

Ancor che per le rascìoni et gravi exempi, con tanta copia et al prepo*

sito narrati, del celibato, secando coniecturo Perleon mio, ne resti in tutto, overo

in più de niaiur parte rosolato ; iinperhò desidero ancora io, nanti pigìii^inio novo

altro appontamento, chiarirme donde et perchè anche se causi, veder senza lor

colpa li spurij meschini, come exosi et contumaci alla natura, privi non sol de

heredità, ma facti indegni de^magistrati et de qualunca prelatura.

M. Antonio

Lt per

la quatf li ipurij

Mina nasi

Acuio r»plk«de CkeroBe lacio

ai Ùcièllo.

Lo lulre pula-

livo de'sp^ BoaIm ia essi quella

auclorili. qual >e

ItaMa w'pra lesi-

timi tflwli

Si come per lo ornato de’ figlioli, et per la concorde et amorevile unione

de* parentali, el matrimonio se sia magnificato; el contrario in punto succeder se

demostra pc;r qualunca modo se assequiscano li spurij, (mu.sandosende infamie,

damnì et inimicitie immortale; che exclusi siano de tutte heredità, persuadome

proceda dal presentar li loro originali de dulia et suspecta opinione; restandone

allo ambiguo iudicio dcUa impudica et liccntiosa genitrice, che infra lo nume-

roso popolo de tutti suoi amanti, selli diga per • patre quello donde se sj>eri

comsequirne maiure assai et più pingue peculio;et trovandose infecunda, soccur-

rase speaso da parto anche fictitio et supposto. In nel qual descurso per\emme

alla memoria quel che del nostro Cicerone, altercandose in senato con Metello,

se naira succedessi: che adimandatose da lui con colerica hyronia a chi fussise

figlio , respuseli de subito, che alla sua maire li fussc più difiìcile nominarli quel

che con pura verità li funsi patre: cautissima sentontui per certo denotose, de-

mostrandose quella non esser continente nè pudica. Per farli inhahili alH magi-

strati et prelature, {wrsuiulomo|

sia per magnificar li inatrimonij, et con simili

gostigiii inaniinarce ognuno deversoce disporre; ma non mono me existimo, per

bavere honesta occasione de ostregnerli comparar quella labilità, et per sopplirve

ad dcfecto de’ natali, degnarcelo alle prelature et altri magistrati con predosa

sunima de denari. Suggiugnandove chiarirve del patre punitivo, non possa sopra

li spurij con quella auctorità, qual se abbia ogne tiìtro patre sopra de suoi le-

gitimi figlioli;per cascion che se puhlica de essi haveme facto acquisto, non già

per altro, se non per satìsfiirse in quel suo impudico et libidineo furore; nascen-

doli poi come cosa casuale, restameli alfine assai poco ohligato; maximamentepuUicandoee la matre meretrice, (X)! vituperio de qualunca suo {uirente; et esso

per quanto sopraviva, restarne in ogne loco publicato per infmne et defectivo;

pòsene dunea de lui con efiteacissima msoiono querelare, et restameli, o viva o

mora, cosi come se narra, assai poco ohligato.'

ctf. n.

— Ol-

io. B. Miccìnello

Per t)on che ’l Matrimonio esser se tenga sacratissimo mistcrio , et come

assai ben recitoto, vedase de continuo per lo universo molto venerato; pur el

[ìcrsequitar de quelli sii trovino goderse vita celibe, prociirandose astrcgnerli

contro lor voglia al dovcrse coniugare, io ne stupisco, et confessove trovarmene

ignorante de quello con che honcshirase si crudo, inhumano et tetrico rigore.

*

M. Antonio

Se por instinoto natumle, si come in nella ropublica per Platone so con-

ferma, siamo astrocti estimar molto quel tutto, che acceder se comprenda allo

utile et ornato de qualunca cosa amata; tener deveino ohe amandos»3 la patria

secundo lo ohligo oe impone essa natura, postposta ogne severa et rigida cen-

8Um, slinone astreeti do titoli et lionori magnificarla. El che essendo, quale or-

dine porrliist^ tenere, che con bencfii’io universale hmto se esaltassi, quanto che

impirla da ogno banda de infiniti Imbi latori? Et quelli più de noi arcepti et cari

a Dio, da’ quali con tanto sangue sparso so intitulassi et matre et unica Re-

gina de tutto lo universo; pnwiiran»lo poi con gran studio et cura in sì suppremo

nome mantenerla, niscinno altro migliore, nè più condecente modo co trovorono

do questo, cioè sollicitar li lor concivi con simil sacramento alla copula car-

nale. Alia quale opinione, secundo el senzo de Atheneo, argumentando seco assai

bene demostrosece adherirse; dicendo lo liomo essere de natura procreato animai

sociabile, et de quella società, removendoce da’ bruti, essen*e certissimo alimento

el matrimonio, senai del quale la eità mal potrìase mantenere; nè meno le etwe

et le famiglie serrìano mai per molto conservarse. Alla quale opinione, ancor

che donna fussi, Cornelia de’ Gracchi, Sfìciindo se narra respondessi ad una ve-

neranda et magnifica matrona, 4lemost.n‘i molto lulherirse. Rechiesta voler vedere

le gemme preciose, quab* |w*r lo ornato del suo corpo vencnindo fi*eqiientassi

,

come fra donne si curiosamene; i>er Io onlinario se ol>scrva, presentoli li suoi

melliti et amabili figlioli: dicendoli, de queste si sblcndide et preciose gioie de-

pemlerne ogne suo excellente et glorioso ornato, dal quale per benefìcio della

casii et magniftecntia della psitria confldassisc sperarne ancora el nome sempi-

terno; prf'giandose imperhò de quello, che non molto tempo poi constrerta fussi

in assai pior fortuna farne de sua fortezza lachrimabil paragone, morcndoselli

tutti, infra delH altri Tiberio et Caio Gractdii, oeeisi in piazza, et per un pezzo

restative inscpulti, in nel Tever poi orlirli da putrida carogna proiectati, b'stificò

a qualunca procurassi consolarla, nìai rcpufcirscne infelice, per vederse orb^ita de

tanti et tal figlioli ; recordanlose per lo ornato della patria et del nome lor fa-

miliare haverseli non tanto eivilmente nutricati , ma colla lor faconda et dextra

lengua, de gloriosa et magnifica creanza, se demostrassiro assai prudenti et ben

morigerati: degne parole al magnifico suggetto, et assai convenienb; alla educata

si come lei em, da Tertia Emilia et dal Scipione maiure, suoi gloriosi et vene-

randi genitori ! Nè devomo incrsivigliame, se poi la morte del marito, fussi da

Ptholomeo Re pobmtissimo de Egyph), per la sua excellente fama, de coniugio

assai volte recercata. Si che succedendone si evi<lente et necessario proficto, non

ve meravigliate ce demostrassiro honiìni et donne haverno si immensa et vigo-

Quoùtu Cfv

libalo.

Snloilia liaUa

re i'ufaéica ik ru>luse.

Et« ikikime-lia du' CraccU.

Ik TibPiin oi

Caki Grarcbi.

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— 92

Ml0 tre l^iik* LKcdewoB^.

Cs.« de

sia TyraaM-

Quesiti iiiter*

lanuti

La iaiBuikiti se

eonceile^a per ba<

«er aolLi flettali

rosa cura ; confermandosi in quelle tre ol>servande et «mete lego de* Lacede- t« »

nionij: quali per la prima dannavano acremente li disposti de non coniugarse;

colla secunda poi se corregeva qualunca notassisence tardo et negligente ; temen-

dose el mcdesino che a Dyonisio tjraiino et quasi vecchio se narra sucw’dessi.

Exortato dalla raatre pigliassise certa nobile , et ricca et formosissima donzella

in sua consorte, negonilo, dicendo chello tyranno interrompere posseva la lege

,

si come et quando et quante volte se arbitrassi, della subdita cità, ma quelle

gi^ non po della natura; et quando al fine deliberassisc farlo, iacendoce non senza

sua vergogna ne oderia, quella desgratiata danitscclla Imrria in nel lecto gran-

dissimo ubisogno del marito; donde,per evitarsc tiil disordine, erano in pigliarla

dalle legi sì soUicitati. Et della terza poi monne vt.-rgogno et doglio gravemente

rascionarne; ma fra de noi con grande amore et fede, ancor non pcKH) monne at-

tristi, pur alfine da amico (‘ordiiU vello odcrete: ce dannavano quelli quale non

bene se vwlessir coniugati, cioè che non |)cr affoctarne haver figlioli, nè jmt lo

honore della patria, nò meno per molto extimarse la propria famiglia, ma sol

per satisfivse de qualche avara overo non molto honesta passione se fussiro ai

matriiiionio alligati, llor s«> questa simil Icge in Roma allo presente prevalessi,

quanti ve crtNlcnstìvo dn infumi et (on vilissiidu despreggio ne fussiro col deto

da ogne circunspecto per la terra demostrati !

lo. B. Mìccinello

Gran dcspiiiccrc et non senza fiistidio ne harrla, se rcntrassimo in condo-

lerne del secalo moderno; per cascion che causandosc da noi, per quanto esso

se defccti, non porriamo senza nostra gran vergogna rascionarne. Si che el mi-

gliore appontaincnto, presumome, come de cosa incognita over diramo occulta,

serra de conticerne, et sopratutto notandoce de garlK> si mal qualificati,che ce

fussi necessario sparassimo molto, et molto poi abisognassìce imparare,

primo

pensa.«;simo desporee xU provederne. Et acciò in tutto non habbiate lo mio re-

plico et vacuo et deiuno,din*ove quel clic rascionando come cosa inh'rliissata

me soccurre, cioè deirtioroo quxdificato in dar lo mèle; et ancor li acconvenissi

haver figlioli ; et poi perchè el marito pigliassise la spcjsa della chiesa,et per

hi mano con grandissima alcgria in casa la menassi; et chello patro cntrandose

la porta abbnu’ciandosella primo, et poi a-sscgnassila dove notata non ve fussi

de iterato matrimonio.

M. Antonio

Se *1 biasiuar le opere altruie se fac'cia con grandissimo respecto, non inen

devenio da circunspocti contenerne parlar de cosa, qiisd non senza nostra coljva

infamia grave et vilissimo despregio al fine ne resultassi; specialmente cogno-

scendoce, come el ver ne recitetc, penlerve el tempo con poco proficto; pamro-

mone dunca, per quanto la fortuna sence adversi, con evidente et necessitata pa-

tientia; et infra tanto sforzarome olii quesiti bora proposti el meglio che io mepensi satisfarve. Considerandose per quelli gloriosi et degni semidei el beneficio

percepessise la patria del popolo numeroso de’ suoi habitatori; sol non bastava

colla lege memorata fussiro astrecti deverse coniugare , ma con offerirceli immu-

nibi honorevile et proficua, acciò se solìecitassiro farne acquisto de figlioli , et

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— 93

e«r. 77.

po68crsc}a collo ornato et gloria de quella consequire;

et in ogne altro loco pu-

blico, quello ne havessi maìur numero, volevano infra de tutti tenessise per primo,

et in qual se voglia occasione assai rccognosciuio;et ine<!esinamenie se fussiro

per publico soociirso in qualunca modo morti, de honor molto niaiure ve erano

stimati, che se tutti fussiro si come primo sopravLssi. Sì che fra li più honorati

et primi titoli se dessiro alli homini de anni et de costumi circunspecti, era lo

intitularse numeroi^o de figlioli; et appn'sso succ<*dcvalì a.s»equirne con utile exces-

sivo la conc«?a in quelli tempi , et per tid conto quella si benigna et gratiosa

immunitA; j>er ben che hogie, per la maligniti de" tempi, a qualunca se toccassi

haverne copia pen.sier nullo ve faccia possersela fruire, nè speri men trovarve

interces.sore per assequirbi. Per ejwcion che havemo visto in tempo nostro Eva-

gnelista Magdaleno Capodeferro|trovarse in mensa quindici figlioli , dieci ma-

sculi et cinque femine. E1 mcnlcsmo in punto Pavolo missor Cicncio delli Ru-stici, nè valerli numero, nè tituli domestici, nè meno la singulare opinione so

havessi delle lor proprie persone, nè lege promulgaci in lor favore. La immensa

avaritia retrassc el prencipo, da quello chella honestji collo dovere harria voluto,

annullando et irriCindo ogne favorevilo instituto, a qualunca per lo numero de"

figlioli sperassi con relevamento alguno publico possw.*rsc su.stontan?; pur coden-

dose allo tempo, over dir ne vogliamo alla fortuna, volendose raagnifieare cl mi-

sterio del mèle, de che bora recereheto, operandosence homo de sangue, de co-

stumi et do numero de figlioli qualifieato, panne che in bene auspicarlo et poi

anche bonorario excogìCir non se posses.si migliore electione. Et ancor che del

pigliarse della sposa ne fia non molto tempo innanti rascionato, imperi»'), per non

vo esser tedioso,quanto più breve me possa sforjcarome repctirlo : asserendovc

che per ogne minimo aeto che in nclli sponzalitij se notino observarsc, scncc red-

duea alla memoria el rapto de Sabine; .similemente in tal pigliare demostrase

farle violentia. Et alguni vogliono esser retraclo dalle vergine vestale : quale le-

vandoli el pontifico dalla potesC\ patema, Cinto erano le soe,quanto se pi'«se

fussiro alla gucira; per lo quale acto se intituljLssiro poi raple. Et che questo

siase lo vero, wntificaraso observando quel che hogie in nel coniugio ce occurre;

dicemlose haver pigliata moglie: che pare el medesmo dal vocabulo se mostra,

cioè che in qualche parte selli faccia violentia. Che ‘1 patre dello sposo obser-

vassì non locar la sposa dove donna fossi de iterato matrimonio, procedeva ohe

quello iterar de coniugarse tenessise per cosa assai oniìnosa et male auspicata

,

et per questo procurassise con grande instantia et con ogne diligentia non selli

accostassi.

t)e Eva«{pEl>>U

HtpUlem.Ca^eferm.

Ite i’aviA)

set Oaeio dR'S»*sitei.

De qualificato a

dare « mèle.

Del pi(itu'ie la

spoMiperla siano

DHIa tergine

ve^lalc-

. M. Mezzocavallo

Ancor che assai diffusamente siase delle nozze fino al presente acto et

ben preposto et meglio replicato ; niente de meno comprendevo el medesmo co

intervenga, che da quel Capo Lemeo ad Hcrcule se narra succedessi: quando che

de ogne dubìo explioato, cenne resurgano incontinente sei over pur setto, da

farcene non meno dubitare. Argumontandose per primo: se tanto demostrassironnp^/r'^rcùniir

li antiqui sollecitar la genitura,per qual fasciane lo nuptie secunde li fussir tanto

, exose; possendoso ancor con quelle de numero c'opioso de figlioli farne acquisto;

et so dello iterato matrimonio non bene senne opini, qual grado dunca terrasc al

stato viduile.

fìigiti^ byGoo<^[e

— 91 ~

Delti itenU na>tnowoii.

Urlio muriUrr.

hol decreto de

lltMkUfl.

Et.o ite Tito I>via

Delle Puibcitù

Peiritu.

Kv« de Ct>mi-

lieta.

Et.* ite NrtU.

IM »Uto vi.

•lufte.

M. Antonio.

Succ^ a quelli animi prudenti et circunspecti el medesmo che fra ho-

mini qual stimino lo honore spesso potria et molto facilmente intervenire; bavere

desiderio excessivo de assequir per suo importantissimo ahisogno qualche acqui-

sto; imperhò non possendo honorovilmente consequirlo, non tanto recercarlo, ma

assai più presto in tutto Senne vogliono abstencre. El sembiante in nelli iterati

matrimonij: reputandoli se operassiro per satisfarne a qualche avaro et anxio

pensiero, overo se exequissi per quasi legitimo et rascionevil volamento dello in-

temperato et impudico animo loro; qual maritate poi, non sol da altri poco se

honorassi, ma da sè raedesma, come conscia del perpetrato errore , non mono

8<'nno aiTOw ia. Ei che l>en se demostra in nel modo quale essa maritandose se ar-

ra.S8Ì, divorsandose molto dall’ oro,collana , corona et alegria se comprendessi

per lo nozze: Inastandoli solo in quel acto rcspectoso es»*rse adolmta de uno

semplice mantello pugonazzo, et senza qualificato circunstante, infra de tre over

ui più quattro matrone a gran fatiga col notario prosentdj se astipulassi el

parentato; et poi infra de molte donne andarsene al marito, et de die da lavo-

rare; aaùò da pochi fussì vista, et quasi anche da meno cognosciuta. Et se fussìr

dallo antiquo postergate, scnce domostra per lo decreto de Camillo in nella sua

tetrica censura promulgosc. Questo poi le infinite clade in diversi lochi recepute,

astrense ciuidini con efilcacissinic rascioni, che nìsr-iuno se alistenessi over se de-

8degna.«wi coniugarsece con esse; donde, se comprende fussiro de primo et evitate

et desprezzate. El medesmo denotarse per quel eliociivael fine della sua prima

deca Livio con grande attentione ce descrive; a.ss4‘i*endo in nel Foro|romano c»

esserve el sacello della Fiulicitia Patritia, in nel quale non tanfo della potestà

sacrìficarve, ma anche dello ingi'esso ne fussiro prohihite plebcic, et similmente

notate de iterato matrimonio, non senza lor ru1)lx)rc ne fussiro expulsate. Ei

che nu^se conferma per li resrripti de Arpinate, nobindoce quella nohil Cornifi-

cia più fiate maritata, vedersi dalle altre venerande et magnifiee matrone con

gron despreggio do continuo cvitarse. Vcrificanrlosc cl mt^lesmo per lo accurato

et circunspcc'to replico de Portia, vivente Tabulo suo degno marito, questa oden-

do de una ricca et nobil donna honorcvilmente et da molti rawionarne,

senza

respecto de’<*asi futuri n>plicando ,deinostrose liavcrne gran compassione, che

tante et sì nuignificc virtù , fussiro «lei suo itenito et po<o degno matrimonio

non senza grave incarco maculate. Auspicandose de quel si prolio et laudabile

iudicio infausto ornine del suo miserando et ultimo suceeso; per easeion che

vcd<m<lola Catone in sì tenera età orEita del marito,come amore^ ile et ciivun-

specto patre, et avunculo benivolo et perft‘cto, volse con Bruto suo nepote con-

iugarla;

cl <'lie exequito, [mi qualdie tempo, sentendolo defuncto, vedendose priva

de si extenuato et magnifiro consorte, non fece algim pf*nsiero < on altro matri-

monio spoliurscce de lutto et de merore; ma demostrandosc^ et figliola et as»sai

bene edm aùi in la stiverà et t»*trica natura dt^ Catone , accorgcndosc per modocu.stoilita da non poss<‘rsoIe col ferro st>o voglie gcnci'ose prosequire, recurso oc-

cultamente al foco, et repicnasi’ la Wea de gmn carlmni accesi, con glorioso fine

la vite sua honorate terminose. Stabilì.sconie duncji [ter li exempi recitati con

qualche rascùmevil conitH-lura, che de! stato viduil ben custodito, mai senno po-

tria si honorevilraente rascionaro, che assai più non meritassi essere da ogne ho-

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95 —mo laudato ; reputandolo sacratissimo sacello de eomprobata contincntia

,pudicitia,

castimonia, accompagnata da circunspecto et mod^tissiiuo pudore;sì che meri-

tamente se in vita per si venerande et honorate dote da quelle tanto se exti-

masse, ancora in morte decorala della corona virginale, demostravase condegna-

mente col profuso laehrimar molto exaltarla.

Io. B. Miccinello

Rascionatose liora de Portia et del suo fine si male auspicato, adducomo

alla memoria lo amore exviscerato delle tede coniugale, sì come Artemisia re-

gina con gran stupor del mundo in Caria monstrassi. Imperhò, considerando de

^n condurre al fine quella si immensa et perpetua materia, transtullosoce come

in novo piL«watempo el flebile suo stato viduile; in modo si che sollicitando di

per die la opera e’I magisterio, et deputali ju'chitcctori sperandone anche acqui-

sto de fama sempiterna, con gran moderamento de’ suoi guai se addusse al fine

alla ultima vecchiezza. Ma Portia con assai atroce et più stupido invento,

per

lo amore del marito, si corno racitete, celere et pronta sua vita venenmda cru-

delmente ahbreviose. Et per cascion che assai me persuado non se acconvonga

si alto et inognifif'o arguinento, da m^d considerati , con silcniio aggiiicciato et

senza gusto trapassarlo ; per ben che quanto cl Romano con quello Attico idio-

ma per el mundo vagarase, deH’uno et l’altro' nome me confidi senne harrù

chiara memoria; niente do mono ancor ve appeteria, remossonc qualunca altro

respecto, non ne perdessimo tale occasione farce capace, secondo opinai’ete, qual

de C8s<? in simile accidente meritassi ess<n’ preposta.

Et.o ite Art«*

mina rogioa

Cvia.

he Portia.

fj>uiparatlon«

de l*Driia et 4pArtvmiikia.

M. Antonio

Cv. 79.

Per ben che colla fede ve ho più volte in questo loco impignorata, tro-

vime astrecto in qualunca recercato provare, secundo opinaromc, satisfarve; iin-

perhò harrUUo a piacere, de quel che bora con tìnta anxictà me reccrchete, n^

da voi mai et molto men da altri in questi forma esserne rechiesto;

per ca-

scion che in sì excellent» et magnifica preposta, volerne si subito et do improviso

iudicare, non me adducessi in qmJehc erroneo et reprobo parer». Niente de meno

sfor74irome con exempi et tal rascion oorrobonu’lo, che se alfine da rude over

qua.si idiota pur ve errassi ,colla verisiinil conicctura almen ve possa in mea

excusatione tlefensarbi. Descursome el capitilo descrivo Valerio dello amore

coniugale, trovoce le Minia damostrassiro assiti esserve accese , liberando li ma-

riti dalle carcere, dannati giù alla pena capitale. Et non molto già denanti al

recitato, el medesmo ne recorda lo amor maritalo|de Ilypsicretra, pigliandose

lo habbito virile, acciò che con maiur agiliUi possesse alla sua voglia infra lo

arme sequitirlo;laudandoce anclie similmente Alceste, con incaricarve molto Ad-

meto suo marito, che tollerassi quella pigliarsece la voluntaria morte, et esso

cautelato dallo oraculo, per lo suo acerbo fine la vita ella salute prorogose. Et

in consimile su^^etto medesmamonte reddur vesse porrìa quello Indico instituto,

per lo qual scnce demostfa, che infni la copiosa turba de mogliere se lassassiro

morendose el marito, qualunca iudicassise per verisimile intersegno haverlo delle

altre più amato, con grandissimo suo bonore, constante et lieta in le medesime

fiamme et insiemi col defuncto se abruseiassi. Et per ben che de quelle tutte

Rt.‘ cavali (le

Valerio Maiin*dello a (Dorè con*

tittale.

Ki-o <WI« Mi*

De ii]f(uìcnt4ea.

De Aicelta.

Drll« iDStUulo

ile india.

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— 90 —

DeBMstnU-neile Artemisia per

amtr opOu Mau-HMle.

De l*ortia qtuia-

U) òeti»4nssisc\nure Unito.

ToUinMiiu deUrtila

da voi non ne sia facta mentione, non jwirme dcstìicente ancora de esse fapvene

memoria; acciò che ostcntandosc con tjinto numero si facto paragone,

ognuno

et molto ftu'ilmente potnise della requisita prccedentia et bene et allo pro|x)sito

chiarire. Se quel dunca narrete da Artemisia se voglia in questo tempo regi-

strare, con effeeto trovariise, et con facti et con parole, haverlo in quel suo ul-

timo fine con gran amore et fede demostrato; deolutendose primo con miserabil

lucto ol cineritio liquor delle soe ossa, et exequitace poi ogne altra pompa fu-

nerale, con demostropce quel sumptuoso et regio parato, fabricoceli anche el tu-

mulo de si stupenda et inextimabil mole, chello universo mando da smarrito

sia constrecto fine ad hogie rascioname. Ma ben considerandose lo alto suggetto

dello aff<*eto memorato,sopravisse questa gran tempo ; et per ì)en che alfìn se

stessi vedua, sempre com|>arsM> colla solita sua pompa et in habito regale , con

facil modo, in qual se voglia t'ilioso pensamento, posserso<e per mille lati da

sblcndida et inagnifi< a Regina tranquillare ; et de quello sì admirabile appetito

della fabrica stupenda, ancor se intitulossi per scpulchro glorioso del marito,

non meno cella addusse el ooncepto desiderio de fama eterna de sua propria

memoria. Ilom narrar voglio de Portia, quale desdegnatase in simile accidente

curare ancille, calato, ella lana, si come donna per Hruto ne fussi subridendo

non molto tempo innanti astipulafcx;aecorg(*ndo«e vederlo da molesti pensjuiienti,

et non senza vigilie et sospiri, el di e anche la not te cxngitala , mai prese ar-

dire farneli rechiosta, per fine in tanto che dtdla naturale et propria constantia

non no fecessi col suo tormento vorìsiinil saggio. Sì che da sò a sè con uno

acuto et agile cultello, vulnoratast* crudelmente lo braccio over la eosssi, succe-

dendoli per la copia del s;ingue liorrida febre et gravissimo dolore, al marito

paresece haverlo facto solo per domostrarli de esser tile, non tinto acta et dis-

posta al governo delle ancille et della casa, ma da posserce comunicare staaira-

mcntc suoi importanti et turbidi secreti;

testificandose per Bruto, questo audito,

quella esser vera et naturai figliola de Catone; et per se ooljia de natura defecto

liavessi della prestantia virile, <*olla exiellenlìa dello .animo suo, demòstrarìase

per la piitria essen» equale a qiialiinc.a se reputassi strenuo, generoso et buon

Romano. Et exequitosi* el faeinort* per lo qual Bruti no restissi infitul.ato libe-

ratore della pjiti’ia, et eustisle et defensore de quella serena lilK'rtà, per ben che

dalli ingrati et maligni citailini nelli fussi dato exilio; m.ai maneose essa in nel

inedesmo tempo sì tiirbidu et molesto, deiiiostrarse<’e partieipe dello animo pa-

terno; ox.altindo et ajiproliando publi<-;imente la opera sequita, con tutti altri

pensiunenti del marito; si corno procn\ata et instituta per concurrere et tractire

quel tutto, che cognoscessi con hon*>re et gloria sua ben satisfarli. IKd quale

intesiine la moide, farcndoso indegna senza esso voler la viti tolbrare, con mo-mentaneo soccurso, secondo el r»MÙtito, satisfacessi allo amore cxvisccnito li por-

tava, con clegersc quel fine qual ben li .acconveniva; per deniostrar5?e non sol

complice et adherente, ma dedita in tutto del suo strenuo et magnanimo con-

sorte. Sì che non detrahendo .alla fama per lo niundo con si faeto stupore ce-

lebrata de Artemisia, et molto meno allo honorc delle altro raemor.at? for del

loco, Portia nostra con tanto ardire? et core, et si eonstantemente in ogne opera

sua; et tante volto sollecita et curii>sji de Bruto suo marito demostrose, ehe per

mea opinione parerne che in hoiiore\ gloria et fama tanto meritassi, che non

sol ila seeiilo in secalo lo uno per laltro doverse con magnifico preH'onio exai-

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— 97 —tare ; mn anrhe tener deveino, ehelle ìoro anime beate, eome che a veri et perfecti

exerutori de opere pie et de sanetinionia ripiene, acquistato habbiano el celo,

et collo niedwmo amore unanime et concorde, et con grande honor de Roma,»• sei debbiano in perpetuo fruire.

|

N. Mezzocavallo

Narratnme la mu.«»a per la quale delli iterati matrimonij le donne al cal-

damente, et collo lor grave contemplo ne fussiro represe,

col glorioso addita-

niento dello affecto coniugale de Arbnnisia et de Portia, et de aiguno altre rao-

morab*; per non desc(wtarnie dal nostro m.scionato, saperne anche appeteria,

con qual rasciono possessi mai persuaderme, chelli lioraini per più volte coniu-

garso non ineurressiro per la sembiante nota in la medesma contumacia.

M. Antonio

I)e quel che bora in replicarle me jwtregnete, non tanto come voi memeraviglio, ma restone anche da punto in punto ch'io ve penzi, come atterrito

et quasi stiipefncto; considerando se mai honiini da natuni protTcarse intenti

et inanimati alle virtù, quelli fussiro Romani, et in qusd vogìiasc awidente, de-

mostratise sopra tutto continenti et moderati; et quelli precipui, de* quali renne

è resulta si gloriosa et honorevile memoria, havep jioi exequito senza freno et

senza nlgun tempemnento, velando.se col titol ('oniugale, li loro ambitiosi over

venerei conrepti. El che fra li molti altri cel testifica el vecchio Censorino, patre

de patre coniugato, et esso già quasi dc(‘repito; n^ alla ctù sua hebbo respecto,

nè fpcnolo la qunlitìi del Scriba Salonino, nò meno li Umori anni de quella sua

figliola, qual molto so appetiva. Et poi de questo, che dirrase in nel coniugio

de Sylla, nominandoce Cicilia, Elia et Metclla, et poi anche ve aggiunse Valeria

Messala? Defenzarase alfine haverlo facto per lo arbitrio imperioso li dunò la

dicUdura. Ma con quale altro nrgumento scolparase la modestia divulgata de

Pompeio fra de sì numerosi et cruentati matrimonij, con ^Vntistin, Emilia, Miitia,

lulia et Cornelia, si come se fussir stati vilissimi animali da baratto? overo della

sì leve et subita inconstantia, trovose in nel sblendor de Met^nate, impulsata et

ripigliata assai fiat^ quella medesma et solita consorte? et per ultimo sigillo, re-

plicando al tuo quesito, veder fra questo numero Catone repudiarsi» Altilia, et

pigliatase poi Martin? Et per ben che per le soe sì rare et admirabil dote li

fussi accepUi et cara, lassata la modestia n>mana, guidose dal rigido ordinato de

Lygurgo, comodandone per qualche tempo Hortentio, della qual se confidava fame

acquisto de generosi et strenui figlioli; el che exerpiito, repiglioscla, si eome da

Philippo patre fussili de novo in nel medesnio gnulo reassegnata ;demoatrando

apertamente, per quel tanto conìeeturo, havessiro questo sollenme et venerando

matrimonio in abiecto et vilissimo contemplo. Et bora deliberatome concludere

8«undo opinaroroc, me persuado questa lor baldanza sol proci'dcssi dalla aup-

prema potestà concessa aU’homo naturalmente sopra delle donne; el ehc perGellio

si chiar ne è dimostrato, recitandoce per publico decreto esser concesso, che tro-

vando el mariti la donna sua in adulterio, possessela senza pena trucidaw»; matrovando essa el marito in pellìrato, col doto noi presuma nè mcn se anlisea

IS

Qti«sUo

IWI Onsohna.

He Panpein.

I)r Calow

T<~4inKi»ii* (le

Ocllir> rie quanUiel niirilti jwmmwpn innielH!.

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Mia Utfcanio.

Ud impe HoniiHiM porivIwto.

Et.» cavale il*

rtutaroo. de Aa-toBk> et OcUvÙL

(^CMto allo A*«tuherw-

Della doaiu ca-

tcoU m .\d(dkriok

— 98 —con iniuria toccarlo. Ma hogic ’reddutti poi de quelli in vita de speranti più

elimata, per U canoni apostolici, li intitolati della bigamia, senza favorcvilo de-

spenza, inhabili sonno alle cose ecclesiastice; exemplandoee, cho come cl sacer-

dote de quel tempo patiente se restassi in nello acquisto de una chiesia ,così

quelli devessiro, seoundo la volontà de Dio, de una sposa contenerse. Per ben

che al presente poco sence observi; nè meno, si come se comprende, vedemo co-

stumasse; per cascion che allhom «e reputa de ignegno,de modestia et de per-

fecta conscientia, quando pos«i colle dete et poi a*capituli, in nello piazzo a piena

bocca demostrare el numero de’ Inmeficij piw«edc. Soccurrcme anche volerle far

capace, che per publieo decreto fussi già olle donne probibito, meno de uno anno

poi la morte del marito, non devessi portar lueto. dubitandose per lo recente

matiimonio, quello non se conturbassi che facil fussi posserve int9r^'enire, suc-

cedendoli in quel tempo ingravidarse, chella prole fussi in dubio del suo vero

genitore. Et questo per Plutarco colla memoria de ^Vntonio se afferma: quale ap-

petendo eoniugarse con Octavia, sorella de Augusto, moglicra de Marvllo già

defuncto, per cascion che la lege terminale de* dieci mesi li era impedimento,

col decreto del Senato, sì come ne descrive, se excquissir poi le nozze.

Io. B. Miccinello.

Factame mentione dello adulterio, compivndo per lo licentioso arbitramento

Senne|conceda allo marito, tener se debbia per molto enorme et assai tiirbido cv si.

errore; per questo dunca, primo rentrassimo in altro rascionare, desiderarla bre-

vemente almeno me advertissi, con qual rascione la donna publieata in adulte-

rio, senza oomparatione assai più senno R>sti infannata, che non siase el marito

in nella fomicutione, over pur se trovasse in pellicato.

M. Antonio

Acciò niseiun de voi per la inea loquacità pigli argumento da molto fa-

stidio tediarse,

quanto più breve me possa al vostro alto quesito sforzarome

replicando satisfarve. Prineipiandove daU’homo, qual molto iustamentc reprender

se porria deìli immoderati et incontinenti suoi appetiti, exemplandone figlioli de

ìnhonesta et arbitraria erianza, et anche pi'eslxr de sè ad altri suoi concivi non

Ixxna Opinione. Per ben che passata quella rigida censura, questi error tali se

tengano dtil vulgo remissibili, si come peccati veniali. Ma la donna cascata in

adulterio, da più de mille lati de detestanda et abominabil nota senno intiiula

incolpata, quando per satisfare alla efirenata et insatiahile luxuria, desprezzan-

doce el timore de esso eterno et suniino Creatore, con vilipendio dello interposte

cerimonie, obprobrio immenso do quelle sacratissime tede coniugalo,facciase in-

degna del saerosaneto matrimonio, vituprandoce el marito, col resto della casa

et suoi conioneti, divulgandolo jicr tale, che poco meritassi essere amato et eon-

sequentemente assai men riverito; appresso ooeeeata dal suo si foribundo et bestiale

ardore, de sè anche sconiai*se et de figlioli, infitulandoli per la sua liceotiosa sce-

Icmginc do perpetua ignominia;perturbundore poi la pace, la quieto, la unione

deiruno et Taltro parentato, aspectandone se^indolì, homicidij et perdita exi'^siva

dclli bieni della fortuna; et in ultimo, secundo bora comprendo, panne la lege

Digitìzed by Googk’

— 99

con urgentissima rasciono assai irata selli adversi, defectandosencc quello che del

thoro coniugale ognuno consequime se confida, cioè chello intitiUato patre se

resti per quello sacramento assicurato haveme suoi certi et proprij figlioli; madove si infame et detestando vituperio publicato se comprenda, se perturba , se

confonde, et alfine rendese vana et incerta la infelice sua et iniserabiì genitura.

E1 che compreso, non tanto rascionai^ne me atterrisco, ma imaginandolo, me iustrenjp>

baver recurso a Dio, pregandolo de si detestando et turbido infortunio voglia

p(*r sua compiissione, non tanto noi,, ma tutto el sexo humano liberarne.

M. Mezzocavallo

Aecedendoce alle caus<* enarrate doi sen^i memorandi de exeellentìssirai

et assai degni aiictori, me inanimo et accendo ìudiear la pudieitia deverse custo-

dire, sì come pura et illilmia mantiense la saerosancta Eucaristìa. Ijo uno, se

ben me serve la memoria, eel recita Plutarco in nella vita de Themistocle, infra

delle altre natione esserve Persi, quali, per ben che sequestrati da noi siano de

celo, de terra, metlesmaraente de natura et de costumi, se deraostrassiro in cu-

stodirla si difilcili et agresti, che mai consentissiro moglicre loro, nè pellict*, nè

serve, de etii conveniente albi copula carnale, che da extraneo, nè anche pur

domestico, p(T la casa, overo incontrandose in viagio,

pc^r algnn modo fussiro

vedute. Et appresso al recitato, el Sicul Diodoro infra suoi scriptì largamente

rasiìonove, ess<‘rve Egyptij; quale secundo el sanguinario rigore delle lor lego,

dcmostroronsc si teneri et gelosi, che a qualunca violassi donna ignenua, infra

li infiniti altri fragelli, faressiro execarli incontinente genitali; allegando causar-

sene tre enormi et gravissimi errori,per lì quali la sceleragine commessa si

tanto infra de loro se aggrava&si. El primo ttmevase per la iniuria illata, el se-

cundo per la comiptela, dal terzo causarsene la confusione della sussequente ge-

nitura. Ma a quelli qual voliintariamente et yier accordo cas<*?ìssiro in sì prohi-

bibi et «Icspiacevil colpa, lo homo incurreva es.seme da più de mille lati fusti-

gato; et alla donna, infra delli infiniti altri vituperij, el naso alfine con gran

vergogna sua selli amputava; acciò che '1 volto resfassi.se privo de quello igne-

nito decoro, qual per la sua incontinentia selli trovassi maculato. Si che se questi

tal popoli, quasi alieni dalla nostra humnnitì), de quella gratia divina demostrano

con tanta gelosìa resentirse;quanto maiurmenfe noi altri ronstrecti simo non tanfo

venerarla et custodirla , ma del continuo haver recurso a Dio, pregandolo li

piaccia, corno ìjcne avete dicto, col suo eterno lume guìdurce in defenzarla !

M. Antonio.

Per l)on che disposto in tutto sia, nè da* Persi nè men degnarme dalli

Egyptij narrati, per defenzar la pudieitia volermene exemplarc ; non dialirrase

facendone Valerio auctore, in sì exoso et detestabile accidente, demostrarvece la

supprema gelosìa no havessi quello inclito Senato, per possersela illesa et inviolata

(m.K. custodire; operandose cholli De<^mviri guidati da’|

lor libri Sibillini, oonsecras-

siro el sinuilachro de Venere intitulata Verticordia, et quella govemarso da dieci

nobile matrone, de quel numero centeno exeelte et comprobate; confidandose

che*! favorevile soccorso do quel numine .satrato, non solo delle vergine, ma la

Pnee a Oki.

Mia ptidicHi»

Seiu» calalo da

DelU gloria de*

Peni

de UkHkirr>

Siculo.

Pri rigore de £•

frptij coetra li

adullerl

Rl* cM SenatoiKr delHtMr la

Pttdkilia.

De Vflwre Vtr-tkordia.

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— 100 —

DonJe TcncaDDle (jmtertiie

ihieuli ditertl.

Q Mtow decroliie

,de donde

la «nb«t demiDt hto.

Itel Matnmenio.

De'Spuualiiij.

mente anche matronale dalla luxuria et libidine atterrita, alla veneranda et si

honorata pudieitia se devessir cxinvertire : el che tanto niaìurmente ila noi altri

deve comprobarsi^ notendolo da' successori, infine al tempo do hogie, col titolo

raedesrao coaservarse. Vedendose, procurando defenzarla, instituto quel caritate-

vile et si pio adoperare, in mantencrve donne nominate Convertite ; cioè che 'I

core et la lor mente , desvìatise dalla arbitraria et licentiosa vita, redduccssise in

essere de continentia et ciistimonia approbato. De che posserao renderne bone

gratie a Dio, ce abbia alluminati in exequir quello, non già da exempi externi

regalati, ma per Romani vedase de continuo usiteto con diligente et sollecita lor

cure, da gelosi et teneri do honore, procurar con gran respecto custodirla. Im-

perhò, se<‘undo el mio parere, posscndose del tempo dubihire, appetcrìa de simil

pcnsitmenti liberarcc, et exequir quanto più breve se possa quel che al primo

rascionato più so assccundassi.

Thomao

Et io adherendome alla vostra opinione, discurrendo li inisterij de qua-

lunca acto nuptùib*, vederne astrecto verific-ai'se el grave senzo, quale con soe or-

nate et comodo parole sforzose Mezzocavallo poc») innanti demostrarce, cioè che

da capo in capo ce resurguno argumenti da deverne non poco dubitare. Per questa

ve retorco, poi che dalla laudata vita viduile et dello lor fine honorato con ogne

altro quesito siase da lui in nelle oecurrentie preposto, cenno tenemo assai lx*n

resoluti ; et anche dello omint^o et detestabile adulterio per l’uno et l’altro senzo

Senne possa tranquillare; vogliate, per liberaree de suspecto, similemente decla-

rarce, donde tei nome de vidua derivi; et non meno appeterìa chiarirme, in che modo

se intenda el matrimonio; et se de questo dilecievile consesso non fossimo per

novo inipodimenio, si come molto se .suspecte, perturliaU, con più profonda et

curiosa intelligentia, desiderarìace del repudio azzendose, et poi anche del divortio,

liaverne sì resoluto et chiar significato, che a fronte aperto i>o8s«^simo in qua-

luDca loco desiderassise, saperlo s<icurain(mto et assai ben nisciunjirnc.

M. Antonio

Qualimca rechiesto delle robl» altruie, per ventura demostressis<mne parco

over tenjice, dubitar mai se porrìa dei suo renitente non ne fusai et poco gra-

tino. Sì che per expurgarme quanto possa de tal nota, havendome de dubij

recbiesto, quali secundo el senzo de altri assai sianie facile chiarirli, despongome

de bona volontà et assai subito farlo; imperbò facendone proh«to, che nominan-

dove el patrone, nisciun de furto ardisca al senatore proclamarne. Mturobio testi-

fica quel die intitolato se fossi ido, per cascion che da esso Senne divida lo mese,

asserendoce iduare in lengua etnisca, in latino ncetro significhi dividere; donde

derivise lo appellar de vidua; si come fossi a dire tolde ditisa; et alguni voglìono derivar se tenga a viro divisa. El matrimonio sequisco incontinente lo

atto spoiizalitio, qual se intenda, consumate siase la copula carnale del marito;

si clic quasi per quello acto se nionisca essere in speranza assequime el titolo

de maire fotura. Nè aspectar curo esserne de sponzalitij rechiesto: qual se ten-

gono da algun derivarse dal spontaneo assentire della sposa, respondendo voler

— 101 —quel tale per marito

;et molti aneora vogliono che da spondeo dorivi

;el che

tanto scrrìa dicendo sponsn, quanto se tossi el dir promessa; e'I medesmo sucre-

dessino anche alì’homo, promessoli pigliarsela per moglie, chiaraassìsc lo sponso.

El coniugio, et similmente intenderase del consortio, sonino quasi in un nietlesmo

et consimile soggetto; cioè, poi che per lo vigore del sacrosancto matrimonio

,

do doi conioncti senne siano facti uno,

aiissequentemente vengano astrectì de

vinta et concorde tollerantia sotto el meilesmo iogo comportorse; comunieandfkse

insiemi el dubio et vario siieeeso de 1’ una et T altra sorte. Per lo nome del

repudio se denota quel caiisarse de eo&a in sè infausta et pudenda; et compren-

dose anche el procelloso stoto del venerando matrimonio, considei'andoce sì aspero,

stomacoso et crudel medicamento, prepai*atose dal nostro fondatore, per meglio !•<?-

frenare la natura incorregìbile de donne. Et de qua naso»*, et non for da preposito,

cb. » ancor Taltro quesito:|cioè, che a quelle permesso non se trovi possere ogne hom li

piacessi rcj)udiarsece el marito. El che per doi capi con efficaci.ssima raseione com*

prendese ordinato: el primo, por preservare la nuiicsto deir homo ;V altro, rhella

donna, over da sè per toma, overo per la rclationc de’suoi conioncti, < ognosccssisse

lo iovine qual era, innanti assai che per marito lo acwphwsi; ma quello in Romaall’ homo non siimele, che possa per saggio de occhi, over per certa fama indi-

care qual sùise la donna , donde selli caussissi el privilegio pof?serla poi repu-

diar(\ facendo altra rooscita che alle soo pare se acconvenissi;

quale instituto,

ancor che fra conioncti se odiassi, niisese in pratica cinquecento et assai più anni

fondato tossi Roma, da quel Spurio (’urhilio, cognominato el Ruga, hom^tandose

farlo per la sua sterilito. Sequitose jwi |>er Servdlio Gallo, suspectondo per algune

vestimento, senza el suo scito senno ornassi la mogliera. Et Publio Sempronio,

certidcato (bella sua intervenuto tossi in certi ludi, nè farneli recert-i, demoslroli

(»n simile iiidicio haverne de essa el Ubero arbitrato. Et Pavolo Emilio la

sua Papiria,con stupirs<?ne el Senato

,havendone de lei facto de tal figlioli

acquisto , de qual se attesto lo Emiliano tossisti el primo, et poi de questo se

naiTii tossi el Maximo, doi lumi celebrati per quanto la memoria de Roma fni

le carte denototo legentse; rcaquisUindoce qualunca della oaseionc el receroassi,

con demostrarceli lo ealceo l>enc apto et disposto, ma non «aperse de qual parto

de’suoi piedi li offendessi. Et anche Caio Cesari della sua Poppea narriisc el me-

desmo ne facessi ; desdegnandose che in li ludi della Bona Dea , et in casa sua

trovandole Pontiflce exequitì, se siisumussi rsscrve inton’cnuto, et per suo amore,

elodie vestito in babbito de anoilla; et ancor che p(*r non esser ben provato

venissine absoluto, nè i>er questo so intortonde de non repudiarla; allegandoce

non meno de ombra et de siispecto ohe do colpa li acconvenissi sna esisa IìInv

rare; et per qualunc^a modo tal caso succedessi, creder se deve fra li conioncti

della donna, per lo interesse dello honore, ve restassi malivolcntia et odio eter-

nale. El che già non succcHleva dal divortio, per exequirse de concorde et una-

nime pj\rere; imperhò lo arto in se non era in tutto libero de infamia, reston-

dose in arbitrio de qual se voglia dotroctore,possersene incolpare qualunca li

piarmi. Ma exortosc el lume della eterna beatitudine, per liberarce dal tenebroso

et dubio camino, et darre ìmna pace, perchè altro non cercava, levatoce el re-

pu<lio p(ir incaricarlo scandaloso, et del divortio in nisciun modo prestarsece el

consen5M>, reservato cheli* uno et l’altro abandonando el mundo, colla gratin

apostolica,

ve restassiro de accordo vestirso de qualche raligioso et consecrato

[)e SpoBU.

M eoniiiRio.

DH rfpwtfO.

AU? 4ooBe Bi>n

esser permetun;*{Hidisi' ti Binila

rie Spurio Car*

UeScrrilioGallaDe Ciiblio Sem*

proBio.

OePaink^EinQio.

He (àio Cctan.

noi ditoilki.

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— 102 —

QutI HU« ma»trw*.

SoBtrnlia dal

Colli» iM mairefamlflia.

La apfiflnme tiri

Trimc^iU».

Dot Patrimuaio.

Dd UatrùHoaio.

Dei Pecolio.

DfKi Sacri Ma-IrotalL

Qiae<ilo Ma a-

rkiptioae.

manto. Et hopa per ultimo sigillo del vostro argumcntare, dunttfemoce in van-

tagio el replico de iin dubio quesito facciase per sapere qual aiase matrona, per

cascion che tengono alguni esser quella qual se retrova haver già partorito; et

quando ne havcssi maìur numero creati, norainassise allhora per raatre famiglia. Masi come per soi srripture Gelilo se opina, Matrona propriamente debbiase appellare

coQsnmuto che ci sia el matrimoDÌo, ancor ben se trovassi in qualunca modo priva

do figlioli, ma sb*s8Ìso in speranza possersene per quello col temjio consoquìre; et

Matre famiglia non inkmderse per haver molti figlioli, ma quando per la morte

del marito, overo j)cr qual fiissise accidente da essa se absentassi, astrecta fussi

de pensamento governarli, se vindica el nome de Matre famiglia. Per ben che

spcundo la oppinione se ascrive al Trimegisto, la donna debita de venerandi et

laudabili <*ostuini, acconvicnse intitiilarla da prudente et singuìar maire famiglia.

Et poi do questo havcrrcte da sapere, quello significassi el matrimonio, con de-

mosti'arceli anche piT nica satisfactione quel che sia el patrimonio, lo uno consistere

in nello acquisto ilo’ figlioli, et lultro de sustantic. Del Miitrimonìo, ancor chello

marito Senne inustri studioso da possei^ce assequire el titolo de patre, imperhò

quel sì pietoso et amorevìle concepto resede tutto in nella donna, et essa curarse

do quello haverne copia. El sembiante ne succede tener del patrimonio; per ben

ohe la donna disposta et pronta sia del eonservare. pur jwr farne acquisto et

per onorevile et comodo sustegno de’ figlioli, procurarli augmentarlo, consiste

in nello solecita et studiosa cura dello patre; et per questo lo acercato Peculio

nominato .siase per ognuno el Patrimonio. Advertendoce anclie, nanti venissi in

Roma lo uso de’ denari, li incolpati delinquenti se ponivano de qualche peco

overo altro animale; donde, si come ne recita Plubireo, da questa pecora el pa-

trimonio iniitulassesi peculio. N6 parme. alienarcc [dal proposito, rascionarce in

questo passo deìli Sacri Matronali, quali, secundo lo auctor prenominato tiense

fussiro instituiti per quello acto generoso operose con amore et gran coragio da

Sabine, int'rmettendose colli figlioli in braccio et miserando lachriraare, fra de

patri fratelli et altri lor|

conioncti, exortandoce anche lo ignenito furor dalli cvi si

mariti: quali compostise poi insieme et tranquillati, per grata memoria dello lor

pio et caritatevile operato, n<3 intitulassiro le ordinata cerimonie li Sacri Ma-tronali.

Perleone

Per ben ohe dello arloptare in nel «‘culo moderno poco vesso ponzi, et sia,

si rollio cosa desoliti, quasi in tutto interlassat); niente do meno essendo lo acto

al matrimonio contiguo et atBne, et voi azzendandoce da Favolo Emilio in nel

capitulo vicino cello redducato alla memoria; non panno desdecessi in si nume-

rosa narrativa do misterij et altre cose nuptiale,

farne ancor de essa qualche

mentione ; maximamente notandose esser stilo antiquo, et molto fra generosi et

grandi frequentato. Dirretene dunca per non pi?rderve tempo, quel che sentirne

de improviso ve soccun*a, con offerirvece attmti, modesta et grata audicntia.

M. Antonio

Ancor me creda in questo secundo arto hormai possa Tritone toccarce el

suo classico al rocepto; non rcstirome già non operarce lo ignegno, la lengna

— Digrtized1)y^3TK^e

103 —ella memoria

,por possor primo al ques^ito

,poi anche alla vostra gnita offerta

satisfare. Narrandovo che quanto por Io disciirso naturalo fo rotracto, in quel

me recerchete haveme sol questo compreso, le specie delle adoptione , secundo

in nostri tempi se costuma, farse trine; una propria, elle doi altre appellative;

et tutte prosequitcse sempre da hoinini, de sangue , de honori et de sushintic

infra li primi celebrati. La una de qiu*ste appellative ticnso esser allhora, quan<lo

con boni exempi et accomodatissime pirolc, se rotìrino infedeli a farse cristiani;

dunandossoli il titolo della casa, col nome anconi di qual voglmse auctore fus-

siso addiicto pigliai^ el sacratissimo baptisino. L'altra tiense piena de amore et

gratitudine, quando se conferisce a qualunca benemerito non .solo le insegno lor

familiare, ma anche senco comunica quel nome poremne et naturale della casa.

Ma la propria, per lo discurso fané el Sìracusio Vopisco in nella vita de Aure-

liano . romprendese esser molto più efficace, et quella da generosi sempre fre-

quentata ;retraliendose da qualche nobil parentato homìni oxcelsi , per li quali

sperassiro possorw? provedere alla casa, alle famiglie so vedessiro por defecto do

matrimonij et do fetura (sì come fussiro decrepite) del soccurso naturale despe-

rate: alle quali non solo so conferma el titol de figlioli, ma collo pretorio dc<'reto

se arroga, se asoisce alli sacri, olii niscioni, al nome della famiglia, et al fine sta-

bilitose herede universale de tutte le sustantie. Nù curo prolongarme in darve

exempì; por cascion che non dubito consbirve infra delli infiniti altri, la maiur

parte de quelli generosi nostri antiqui, et rawlcsmamentc poi do Imperatori ha-

verne, per dcfecto de* figliuoli, questa sancta adoptione per loro hereditario soc-

cufso de continuo operata.

M Mezzocavallo

Ilora, secundo vostri azzendi, et io medesmaraente mel readvedo, sìmone al

fin qiuisi redducti delia parte maìure, de quanto primo per le nozze se usitava;

scrrìa de parere, lisaandose inderìetro ogne altro niscionare, stessìvo attenti sei

Signor volessi dar principio de reaguistar parenti, gcntilhomini, over fussivc com-

paio qualche graduato; acciò che ordinati poi, venuto el tempo, comodamente se

possessiro chiamare; et io iudicandomecre inhabilc et male apto, non vorrìa perderve

el tempo con poco satifai^e; maxiinamcntc dubitando molto, che mìsscr Aahille

Maffoi, et con lui anche ralsser luvanbattista Lilij, compagni allo peso ce sia imposto,

per cibar questi signori non poco da me se po&sano aggra\Mre, havendoli in fine

ad bora come cosa sinenticata interlesaati; desiderarla molto per questo non man-

carli; ma per nostro honorc, et comodo de ogni homo, procurar ben se prove<la

a quel che alla despenza, tinello, et in cucina abisognassi; lassandove qui Pietro

Cercone bora comparso in loco mio , dM quale tengatevo per certo huverne et

c». 8*. commoda et lucrosa i*ecompensa.|

Pietro Gerrone

Per ben che sìmil cura ìuxta inea possa, misser Marco mio, sempre habbia

schifata, per compiacerve al fine rcstarovc. Imperhò parme advertirve, che sì come

vederne Angustino Palosci, leronirao Mentabona, Gregorio Saxo et Mariano jVstollo

in bellezze et venustà non tonto superarsece Tliersite over Nyreo,

qual molto

bellt (re rpetie

(ée A(l«ptione

Senieolii de Ve*

pi»cu SiricutM,

lip Aekii*

to MelCei,

DcM luru Bat-

tisti Lriii.

De l'ietro Ccr-

Avgusiiito Pii»-

seLleroninio Meoln-

booi.

Crrpqno Suo.Mariano AalaBo.

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|t e Clh«»ippol'rniM leaeto daPUiose fcwai la>

KttXI.

Uè ilemaniinoilp Palonehe PaTole Ken-

laliona.

Kumpb de Xe>

nudate Ptiito*»-

I'Iki.

he IblemoBe.

De Lorenni A*»tallo.

[b Carte Maio.

V— 10^1 —por Ilomero da formosi celebrosc, ma anohe si lascivi, che nisciun d’essi in modo

alguno wderia al CthisipiH) Peaneo . qual da Platone intitulose più lascivo che

non se tiene la ioventù de sua natura ; ansi per certo ve asseeuro (secando lo

Yulgar predicamento) el supcraasiro assai gagliardamente a man mancina; faccn-

dovenne amorevile protesto, che se con dextrezza dal veheraente et infiammato

lor vaghigìo nolli disturhete,non ^sendo per fine ad bora morti , overo per

minor male factise prcsoni, sperderandose per mwlo, che del peso per voi altri

li sia imposto, nè gratie senno ospccti, nè men sperar posscto haverno lionore:

aggiugnendoce assai peggio, per ben che Benirdino do* Paloni et Favolo Men-

tnlx^na siano hili, che non sol per satisfarsoce a donne convitate, ma per dar re-

capito mi ogne importante et ponderosa impresa, me dubito, anzi tengome assai

certo , che stando pertinaci in seqiiìtar qmfshi rubrica , causarasene disordinata

et gran confusione;provodatcre dunca sì come meglio parerave , acciò possano

più comodamente alle donne et al convito satisfare.

M. Mezzocavallo

Por quel che da questi <lilicati et gentilhomini narrcte, non sol ne temo maanche sopra coro ne spavento

,dubitando dolli accesi et pertinaci lor concepti

causarsene el querulo disturlo ne opinete. Imperhò per provedere in un simile

accidente, appetcrìave la sorte ella natura hebbe Xenocrate, qual colla facunda

sua et dextra lingua, repicna de venerandi et sancti documenti, redduccssi, se-

cando se rasciona, Polemone si flagitinoso et impudente, in costumarse de tempe-

rata ed assai modesta vita; ma iudirandome per transformarli de natura molto

poco apto, et quasi in tutto defectivo, provaremoce collo aiuto et buon consiglio

de Lilio, et soccorso confidato del Maff^ mei consorti, liberarve de ogne incarco

possessi per le loro ardente fiamme intervenirce.

M. Antonio

Per dar soccurso allo alnsogno del convito non par senee acconvvenga yo-

lervc qui con noi più altra intertenere; specialmente dubitandose lo immenso et

foribundo lor viighigio, succeder ne pos.sesai |x*p molti lati gi*an confusione; ansi

ve inanimo et per lo honon* universale non [wco ve exorto, con accurata dili-

gcntia (*omo meglio ptirerave ve disponate provc<lcrce; acciò che hoinini et donne

convitate goder se possano non meno lo ordine ella pompa, col sunipto del con-

vito ,che se sia el pigliarsene quieto et delectevil nutrimento. Et del Orrone

ne lassete per nostra recompensa, devemolo por ogne conto bavere accepto et

caro, maximamente in simile ordinansa de qualificate et no])ile persone, et colla

sua perfecta guida speremo sequirane conveniente et assai bono reoordo; nè mep<ir tempo da extenderce in parole, per ca.scion che reaccorgomc veder liOrcnzo

Astallo, et con esso in compagnia Carlo Muto, et dioemello el core, che come con-

ioncUssiine et l>enivole persone del Signore, vengano sì curiosi et anxij a chia-

marcc.

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— 105 —

Cu ai

Tbomao

Secundo per questi gentilhomini se narra, la bora del cavalcare comprendo

se appropinqui,per esserne comparsi gran numero do magnifici et honorati cit-

ta<lini; et che’l Signore, con Thomasso Palosci et Nicola Barcellone confabulan-

dose ce aspccti in quella stantiola li da costa. Àndamone dunca, poiché ce addi*

manda, né vogliamo tediarlo in curar de ncvo farce recercare.|

Io. B. Miccinello

Così essendo come me narrcte, p.irrae assai meglio et ben sence acconvenga,

non farlo per nosh'a negligcntia aspectare;nè perdamoce altro tempo per es-

sere de novo rechiamati , ma Icvamove su tutti in compagnia , et in qual loco

se voglia sollicitamoce trovarlo.

14

Ile

l'Alvie*.

tie NicoM lUf'idioae.

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LIBRO III.

DELL! NUPTIALI DI MARCO ANTOSIO ALTIERI

S. Gabriello

REciprochcmo colli animi conformi li vostri humani, amorovili et mutui

saluti. Certificandote, Marco Antonio mio, hogie esserme chiarito quanto

della tua iiicile et tractabile natura el tuo et anche el mio Mczzoca--

vallo questa matina assai piacevilmente me discurse;vedendove per

un tempo si prolixo, con tanta attentione et si acceso al roscionare. Et dubi-

tando infra de me non farve impedimento,con mio gran dispiacere me so del

comparerve intertenuto. Hora la necessith ne a.stregne (pcwtposto ogne respecto)

havervece interropto; per cascion che secando coniectiiro, non poco importirìa

ee anticipassi lo agiustare de’gentilhoinini comparsi, per exequirc col ordin suo

questo poco de bene, qual per lo nozze in nostro tempo co ò restato.

M. Antonio

De quanto me delecti el mscionare, non sol fxT altri et per Mezzocavallo,

ma per la mea confessione venne ho certificato,pigliarmelo equalc a qual si

voglia nutritivo. Dello agiustar poi de’ cittadini, tengo la impresa assai fastidio-

sa, principalmente per arbitrarme poco capace de una t\le intelligentia ; et poi

anche per non molto minor causa quasi nc spavento.persuadendome ce hab-

biamo da incontrare con infiniti Ilyxioni, et pochi Pc<Iareti; et per questo se

la opera ce sia predestinata , concurroce ancora io debbiamo innanti al tempo

examinarla, specialmente succcdendocennc ambigui ouero dubij pareri, se possa

fame con alguo altro più de noi considerato eommodamente agevile consulta.

Per questo parerìame al proposito et bene expedicnte, convocane qual(‘uno de

maiure experentia,

et de migliore et più sano discurso;et poi intender nan-

titi'octo qual citadini ce fu.ssiro da chiamare , altramente col vostro grave in-

carco, del tempo, de carta , do inchiostro et de fatiga sucf ederac#* certissima

iactura, havendo da bora in punto più voler da corregeme la lista, over dal

oipo et spesso remutarla.

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— 107 —

S. Gabriele

Dite sì corno a gelc^i et teneri de honore se acconviene: verificandoce

la opinione de quel divino in terra, si come in nel suo Cratillo disputando cel

demostni, che fra de ogne altro animale solo lo homo intitulassise Antropoa

,

animadvorto, per cont(*mplare et ben considerare, subito et in pronto, el fine de

quel tutto qual se iraagina et prevede. Et io per lil)crarmene de intrico et de

travaglio, concurro nel vostro accorto et perfectissimo parere, pregandovo in que-

sto primo incontro, la brigata tutta fussive comparsa, ben se discurra col far-

ce pensamento de ordinarla corno meglio et pili sicuramente parorave. Haver-

retico qui Thoma.sso Palosci, et anche restaravece Nicola Barzeìlone, quali per

nostro amore vo aìiitarando in sopportar questa fatiga; et se consiglio de altri

cognoscercte abisognarce, recercareteve qnalunca presumate veccie possa satisfare.

Infi*a de questo io voglio li alla porti «oilvicinarme, per dunar grata accogliemea

a quelli, qual|pregati per honorarme ce vcrrando; et se per mea compagnia levove

Tlioinao Capoccia et Pierleone , ve lasso in loco loro Lorenzo Astallo et

Muto, conionctissimi de casa, qual vo dan*ando perfectlssima notitia de ognuno,

specialmente de quelli secando ol grado de* nostri parentati, sì come in sìmile

acto se costuma, se barrando da chiamare.

lo. B. Miccinello

Parme sìa officio qual pur as.sai .selli acconvenga de dunar grato recepto

a* convitati, per demostrarli con fiumane et benivole parole, restameli anche

non poco obUgato; et noi per contractar senza altro impedimento, quel tutto che

bora in questo caso se recerca, vorrìamo per primo ingresso ce explanassì la

tentata intentionc dello Hyxìone, et similmente d^ quel altro Pwlareto. Et per-

suadendomc esser li nomi atheniesi, vogliate per ventura signiftcarce qualche

succeso de quello erudito et savio recepto. Desideniriamo renne assegnassi ben

resoluta et più lustra intelligcntin, acciò che del tutto assai disciplinati, clcgen-

doce el tacere, el starve attento non men ce deleotassi; et provocati volendo

darre replico, con qualche rasoionevile resposta alli inexperti nostri pari me-

glio possarao et più facilmente satisfarve.

M. Antonio.

t Speronati dallo tempo vedemo appropinquarse, et similmente dal ferven-

te desiderio da posser Topera nostra al voto terminare, non curo intertenerve in

prolixa narrativa, ma sforzarome con brevissimo discurso farve c.ipaoe de quel

che bora de Hyxionc et poi de Podarcto dubitetc. Fu quello Atheniese, et con-

fiatose delle cose fortunale, j>er modo insuperbito reputose, che presene ardimento

procurar con love lo degnassi del congresso de lunone: el qual per compiacerli,

mandoceli una nube represenùissine la propria figura, acciò possessi alla sua

voglia delectare; dalla qual copula, et non scmza grandissimo misterio, se nar-

ra ne exequissi la efferata genitura de’ Centauri; volendoce inferire , che dalli

horaini poco mcnsurati, ne rescano pensamenti efferati et bestiali. Questo altro

Per Platuae se

ileeDJMtTA le Immeiotitulene Atiti-

pot /tfc/.

UeThuiiia»»»PaUiKiDe NÌGolji Bar-

tellune.

De l.orc(uti A*dallo.

De Carlo Muto.

QuMili.

He ilytione.

De l'etbreio.

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Senlenlitde AiHnee Sea«ca.

— 108 —non già Attico, ma fu Lacedemonio, nutrito forze in nelle tetrici instituti de Ly-

gurgo; et govemandose Sparta per un certo magistrato de numero finito de

trecento non ce essendo in quello nominato, demostrosece con animo modesto et

temperato esser libero da ogne ambitione, significiindo huveme singularissimo pia-

cere veder trecento in nella patria sua, quali al iudicìo de tutti inoritivssiro ad

esso esser preposti. Sì che se con tal natura abisognasà contractare, facilmente

ognun se acquietarla; et per ben che de quelli altri non poco me stupisca, con-

fidondomo nel vostro laudabile discurso, farremoce quel tutto che a nostri pari

tcDgamo acconvenire, acciò che con nìscione non possano in acto alguno dello

operato querelarse.

lo. B. Hìccinello.

Inteso ci suggetto del vostro rascionare, tengomo assai per chiaro et

molto c<*pto ce decontetc le mera verità. Niente de meno posscbil mai serrìa

tranfoimiarli de natura; et deliberandoce al fine de exponerce alla impresa, sfor-

zaromon(‘ tractarli , si come de equabile et libero iudicìo opinaremo se accon-

venga; possemo allo parer mio, quando ve piaccia, principiar dagli trovemoce

al presente esser com|uirsi, quali per la qualità, pre.sentia, auctorità et bona

fama loro, per pubhco consenso serrlano per honoi'ar conviti de gran principi,

overo so fussiro nuptle regale.

M. Antonio.

Facciasc secundo meglio parerave; et tu Lorenzo, non te sia comanda-

damento, rcsciUme per tua fede po<*o de fora, poi ve trovete alla porta esser vi-

cino; et vedi con ogne diligentia reddurfe alla memoria li vostri parentali; et

similmente quelli ancor ce netaretc, qual fine a qui per cavalcarce comprendi ce

siano convenuti ;acciò dì tutti voi in semplit'C foglio possano anticipare in farne

nota.I

Tho. Palosci. ov. sa

Panne al preposito et siase assai ben deliberato, et Carlo ancora essendo

genero et quasi della casi, j^trace fiicUmchte render conto da grado in grado

qual siano parenti; ma solo per evitar confusione, darrìa principio de’ quiilificati,

et in un foglio separato farrìace cl mcdesino de tutti li conioncti; el «die exc-

quiioso, del resto poi circa lo accoppiarli in un minimo instante, come rosa ben

discussa et liquidata, con gnin facilità d«?sccrucra8o. •

Nicola Barzellone.

Concurro anche io in nel medesmo predichete; per ben che se non te-

messi esserne extimato de assai severo et tetrico parere, dirriaee in simile acci-

dente adherirmo al senso che per quel savio amico con hmta attcntionc so ar-

gumcntiiva: dicendoce che in ogne cosa creata pur laudarscce la lor proprietà,

che non se faccia lo ornamento sence impone; inferendoce poco iniportarse alla

qualitìi dell’homo de quanto se ari, quanto semini, et quel quanto pre«'ioso se

DkitiZ^

— 100 —

te. M

posscdn; mn volendo iustamente hudare, recercar se debbia se siaso honorevilo

et proficuo alla patria, con amare et favorire suoi citadini. Concludendoce che

in contrarij appetiti siano consimili aìli bruti; ma essendo de tal perft»ctione,

demostrino creature essere de Dio. Nè per questo desviarome gìè da quel tanto

ordinarete; et per cascion che assai meglio et piu comodamente se exoquisca, solby

citateve insieme pigliameve la cura, et factoseel dcsciirso delli homini comparsi,

darretenc notitia, acciò possamo incontinente et con maiur facilitò farne principio.

Carlo Muto.

Tanta brigata ve è, ch’io ne stupisco; ma secundo se comprende, in prima

fronte delli apti al cavalcare in lo banco alla man dextra, fachimene memoria

locale, ce ho visto aederve per primo qujil piò se accosti allo cammino el ma-gnifico cavalieri misser Angelo <lel Bufalo, misser Antonio Baptista Cavalieri

delli Albertoni, luvanni Alberino, el mio parente Mattia Muto, Chiriaco Capo-

deferro, el suo suocero Agnelo delli Albertoni, Pietro Margano, Baptista I>mo,

missere Àgabbito do Crapanica, Cristofano de Favolo Sbiti, lacomo della Valle,

Invanì de Ciaglia de’ Calisti, Matteo Saxo delli Amateschi, Tozzo Signorotti,

se<iuendoli Agnelo de Bal« et Antonio Minutoli.

Lorenzo Astallo.

Se me servo la memoria, in nello altro banco locato alla finestra comen-

zase dal mio vicino misser Luca delli Rosei, Antonio de Dammaro, lorrlnno

Carvone, Agnelotto delli CtUvi, st^quitaio da Nofrio Tasca, da SteCmo Franceschi

de* Crescenzi, Lodovico Mattei, Inolio Freiapane, luvan Capoccia, et quasi in noJli

ultimi a sedere Stefano Novello, Favolo Fosco, Baptista Arcione, Tlioniao Ru-sticellì et Matteo de Vasco; et alla costa della porhi me è psirso vcnlervo inis-

aere Evangelista Boccapadula, Baptista Staglia, rascionandose insieme con Antonio

Capormebi, lacovo Chiarelli, Lorenzo Barbarino, et col molto loro amico In-

vanì do Branca. Stefano de Capo, Menico de Victorio et Sumptio Scappuccio;

et se altri poi de questi veneraci», stirremoco solleciti in farvelo sentire.

Tbo. Palosci

A quel che Barzellone da Seneca guidato poco innante referice, p<‘r maini*

stabilimento aggiugnere se potria quel tanto che con exempi roncurrenti in nel

comparar fece de Sylla et de Lysandro. Plutarco attentunente ne descrive. As-

serendoce el cacciatore poco extimar la prole appetto al cane, noUmdulo de ol-

iato over de curso possersene «le subito valere; nò meno <le qualunca se delecti

cavalcare del feto assai se cura, ma ben se mostra «Ielle agile et veloce suo

cavallo studioso. Medesmaincnte in nel (‘oncurso de acti publici teneva rccercarse

non già do qual famiglia alguno se|derivi, ma come de creanza ci «le virtù fusse

dotato, da possersene per lo honore della patria et de ogne altro suo concivc

in publico et privato, et in qual se voglia occasione, con qualche confìdentia sperare.

Ma de si rigitia cernsura vedemio lo seoulo moderno poco dcclararse, porrete,

secundo meglio parcrave, con buon temperamento rcaguistarli, offerendove ancora

CoRiilliaminiC/lfBpiT!!Ì.

ScnlmMa nUrt-cU àe riaUrto.

xi hv C;oogle

k;t(iM|>la de Mu-cit Arpiaite.

De Bulin.De AHiinu.

(^c4io ild Bi^

Mr et ciuUi

Sententia deilitoM (Miaitili, «IrrerMiHk»*

— 110 —10 adhcrirmc al iudicio ne Imrrcie de sì come in questo acto con maiure agilità

11 possjimo rogulare.

Cercone

Secundo della materia prcpostii con gran respocto Palosci et Barzellone

recitetc, panne vederle in nel senzo de Marco Arpinato non poco inclinati: quale

asseriva colli proprij disturbi et onenito de ferite, et non colla memoria overo

imagine de* suoi progenitori, do fama eterna et do honorato nome far acquisto.

Attest'indoce quel Bestia elio Albino desetsi de glorici et magnifice famiglie,

essendo in Lybia con imraenza et crudel strage prodigati, teneva la fama de do>

mestici aiictori dello incarco rcccputo male li suldcvassi, nò meno acfronvenirlì

da nisciun lato \mv valei'osi et strenui romani intitularso; concludcndoce che

qualiint a col cor pinfcoto et dnle immmulata se inanimi per la patria et bene

de* suoi concivi exiw)i*se alle periculi, ne tema anche morirve, per la memoria

collo profi< to wmne acquisti, meritar molto, postpoate le ricchezze, infra tutti li

altri assai eswT proposto et celebrato. Et io |V‘r me .ancor oognosca si alto et

grave tèma jwt qualuiua se existimi romano con facti et con parole devessese

imitare, notandocc invilitf de forze do natura, et p<T quanto io me recordi

tanto rigor fm noi non costumarsi^ concurrcrc me itstrengo in più moilerata et

equabile ordinanza; a che molto ve inanimo et conforto, acciò che, postposto in

tutto el b'trico arbitrato si come recib'te de titoli immortali, do quel tanto poi

die circa lo aguistare de queste coppie ablsogniLssi, frenata ogne queivla, più

habilmenie col solito discorso possamo da resoluti rascionarve.

M. Antonio

Si'qucstrandome in tutto dalla si cruda et tetrica censura de quelli si

pnnlcnli et circunspecti, coinprcnilo p<*r I^orenzo Astillo et Carlo Muto osservo

UNita exiu ti et curiosa dìligcntin; jM,*r casi'ion che quanto in fine a qui senta lia-

verne nominati sccimdo el t*mpo de hogio , siano fra de* gentiìhomini l'omani

de susfantie, de sangue et de costuini col conscmzo universale per primi repu-

tati; et non solo, secundo me, se reproM*ntmo da nobili, ma ancor scn ce div

mostrano pur assai esser civili.

Tho. Palosci.

Scrunilo clic per fama è pulilicato, |>osc tenere per explorato et certo, che

de tutt* i nominati senno h.abbia in Uoma singulare impressione, si come chia-

ramente ne opinefe; et con etfecto trovarase fm de’ gentiìhomini l'omani repu-

tarseco ognuno de assai qualificato; et pi*r lien che del testimonio ne date non

sia da duìiibirne, impi*rliò resurgf^ in me openione incibitiva, la qual no astregne

posstTve r*plican*; et appetendo fame diligentissimo scotrinio, destinguere ne abi-

sogna el nobii dsU civile, sol per chiarirce so in essi fussive connexa over di-

versa intelligentia.

M. Antonio.

Sì come dal divino auctore ditfiisamente p<n* li suoi singular scripti de-

mostrose, le specie della nobilitò recitavale de numero quatemo: la prima de-

r_ _ , Bigitijcd by Googlc

— Ili--

rivarse dalli clan, iusti et buon progenitori; l’altra essere se reputi in nelli

descesi da prencipi potenti et generosi; la terza ‘trovarsi in quelli se vedan pro-

creati da liomini de singulare oppinione et bona fama militare, havendoce as-

sequitì per li lor preclari et strenui facinori qualche titolo insignito de perpt?tuo

honorc ; la quarta se reputa, et quella esser prestantissima, quando per propria

virtù qualunca se magnidei et exalti. Ma per discurso conveniente al seculo mo-

derno et alla rude semplicitii de* nostri pari, dirroveno quel proprio concepto

sccundo bora ne opino: che ’l nobil derivar se tenga da* proavi, avi, et patri

successive virtuosi; et per esserce da natura una tiU felicità raro concessa, spesso

se vedono figlioli ngn imitare, ma più presto abutiro le preclaro et celebrate

opere loro, demostrandose non già da nobili de.8cesi, ma si come procrcjiti da

abiecti, obscuri et vilissimi parenti;|nè per questo la fama honorevilc delli lor

progenitori si presto infra lo genti se mnixnorta, sporamlosene prole over succes-

sione, che non al patre, ma emulandoce più presto li suoi antiqui, al viver de

coloro se adherisca. Diverso a questo parme el titolo civile, tenendose proro<lere

dalla ignenita virtù, quale da sè medesmo et non da nisciun altro scaturisca; per

modo che ben se potè essere civile, ma non nobile, e *1 sembiante trovise in nel

nobile pt^serse demoatrar poco civile; ma repubindose col sano et grave as-

senze de altri esser in essi et l'uno et Taìtro titol coUigati, tengoìi de ogne

tempo, et in ogne loco et da ogne homo meritassiro molto cascare et extimati

et venerati.

Io. B. Mìccìnello

Havendoce si dexti'umente et con tanta brevità si come abisognassi de-

mostrato, qual sia.se la nobIlii}i, et anche quella donde derivarse, comprendome

sforzjxti ve siate port'e in vero el grave senso del stoico Zenone: per lo qual

tenevase in nella oratione el medesmo che alli denari intcrvcnirce; quelli esser

più existimati quando in piccola materia se complectcssi inaiur prezzo et più

certo valore, et quella tenerse più ornata et più assai facunda, quando con bre-

vbsime parole, de senzi et gravisàmi suggetti repiena et numerosa se mostras.si.

Sì che collo medesmo ordine et rao<lo non meno appeteria chiarirme della causa,

per la quiUe altri se adduce intitularsenc civile.

M. Antonio

Per ben che lo Divino in terra, sccundo io me comprendo, a’ suoi sequaci

demostrar se depponessi, quello essere lo animo civile in ne! quale la pnidentia

et con essa la iustitia de eterna et constante compagnia se fussir collocate;

niente do meno roputandome come già ve ho confessato, de ignegno et de doctrina

defectivo, me sospecto se entrar tentassi in sì immenso pelago con gran facilità

de comodo et de honor pericularve: per questo, diffidandome del mio caliginoso

et dubio opinare, me dispongo come homo agreste et de natura ignavo et rude,

con più crassa Minerva govemarme; procurando per modo a.ssiii diverso, s«? non

in tutto, almeno in qualche parte , el più breve mo possa satisfarve. S) che

quello sccundo in questo instante conìccturo, possasc intitular politico over vegli

civile, qual demostrase apertamente usar civiiità; et tengo siase el medesmo

la m iniattru qa»'

irti.

Ilpl litico eiiilf.

Senl4>n(ja ile Zo*RuBc circa la fare*

TÌli detta oraiHKRC.

Qual utaie ta .!•

nino cnlle.

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S«nteiitiadfi He-Modo, demoslraa-doca alti aÌM)rt*

fnoal ofeodere d

KiHDflo del CD-

co.

<^al »a«e lo bo*

mu civile.

1*6 ai. KanakloOrsiio Ardiive*

<«oTo de rìDranta.

Urlia nltomiUUde motM ag»4c.

— 112 —quanto ostentarse perferto et diligente obsenatoro de quel tutto, per lo quale

la cita ne restassi custodita, subvenuta et honorata.

Io. B. Miccinello.

Voi ce parlfite assai sm cim tamente, et jiereiiadome proceda che per sorte

ve credate de quel tutto che con molto breve azzendo recitt'tc, con gi*an facilità

cerine pervenga se<‘ura et chiara inteìligentia; ma per cascion che secando la

sententia de Hosiodo, trovarse la vergogna ^ser nociva, et poco in parte algima

sublevarce abisognosi, cognoscendome ignorante et haver grande ablsogno de im-

parare, non voglio vergognarnie arliniandamo. Per questo te certifico per fine

a qui, sot'undo io me comprendo, saper del tutto meno de prima. Si che .se bora

piacerave satisfarce, scrrete astrecto con maiure ordine et modo et più lucida-

mente rascioname.

M. Antonio.

Poi che si come desideraasi compìacerve io me defecti, et vedame da

qualunca veridico auctore, non senza colpa mea , ahandonato, disposto some in

questo et in ogno altro succeso , da coco assai prudente et cireunspecto regu-

larme; el quale cognoscendo cl suo patrone stomacato, acciò possa de qualche

cibo pigUarse nutrimento, sforzase con vivande de varìi et differenti condimenti

recrearlo. Et io, vedendove per l’ordin preso non molto a vostra voglia resolu-

ti, me disjKmgo|deraostrarve in sì diversi modi, qual siase el civile, per fine c», #t

a tanto che da me me adveda ne habhìate pr««) chiarissimo intellecto. Et per ben

die sopra do ciò me soccurressi farvece profusut narrativa, sforzarome a quel

tanto reoerohete con semplice protesto sotisfarve, pormettendove che incontinente

me ve deraostri tedioso, possate senza iniuria et al vostro beneplacito voltarme-

ce le spalle. Et per cascion che quanto le cause se vedano più degne, tanto

selli acconvenga maiure et premotica honoranza; non essendo infra de noi nè

più gloriosa, nè men più venenmda nè tanto exìstiinata cosa, che se sia la re-

ligione, da quella dunca pigliaremonc principio; cioè che all' homo politico et

civile, molto iuxta lor possa et ben selli acconvenga provwler chelìe cerimonie,

sacrifici i, sollemnità solito celebrarso in la cità per venerar^’o Dio, con rocrearce

et congregarce oitadini, mai se debbiano in modo alguno interlassare; nè meno

medesmamente adulterare chelli speotaculi publici, per li quali appresso alla uni-

versale hilarità ne sequiti anche el nome della patria , magnificar.se et cele-

brarso, se adoppino demostrarse studiosi in exaltarli et honorarli; dove per com-

petente fermamente di questa tale opinione, me soccurre far recordo della sen-

tentia del mìo molto observato et benevolo patrone, messor R.analdo Orsino

Arcivescovo prefato, et p<U’ tal quale o non poco menne exalto intitularvelo

auctore. Retrovandorae vicino al Cavallo eneo da costa a san luvanni, per vede-

re et venerare la devotissima imaginc del nostro Salvatore, come in sancta Ma-

ria de mezzo Agosto infra de noi ogne anno se costuma, accoreìme et non

molto da lontano, infra la innumerabil moltitudine de talami, facole, de caporio-

ni , luminarie senza fine de confratrie'', numero excessivo de saceixloti con pur

assai religiosi, sequitati et appiedo et a cavallo da grandissima turba de briga-

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— 113 —te, esserve la sua Signorìa assai devotamente anche comparsa; et parendomc ex-

trano per lo loco et per lo tempo si vederlo incomo<lato, incontinente dove esso

era per farli compagnia me accostai;dicendoli raeravigliamje che per quel sole

et tanta polvere, et non senza grande incomodo, se fussi in lì conducto. Huraa-

nissimamentc, sì come cl costumava,rcspiiseme farlo

,per satisfar\’e allo im-

menso obligo suo, et primo per venerarve quello india clementia del quale, et

vivo quanto fussi et anche poi la morte indica&siselli dedito et supposto; et

poi tencndose spectaciili overo cerimonie publice, quanto (x>n maiur eonflucntia

do hoiuini fussir celebrate, tinto quello elio nome ancora della cità con exalta-

tione et gloria de tutti citulini ne assoquissiro più magnifico et honorato titolo;

per cognosccrse Harone, et lo nome della patria infra delli altri signori el fac*

eia do honor degno et molto n'puhito, dispostose usarne gratitudine, confessava,

non obstante qualunca impedimento, per la exaltationo del nomo romano esser-

ve con amore et lieta cera, de intervcnìrce non poco obligato. Si che parcndome

ne exprimessi et de buon core la mera verità, et si eoaie alla sua condiilone

se acconvenisse,non fU' desdt^ce connumerarlo infra delli amorevoli et curiosi

exe<'utori delle ojìcri» civile. Al che non meno meeee inanima et accende quel u-

tanto che eompremler ne possemo, per la m'unoria del caritatevile desdegno ne le feue rfe Te-

lia lassato misser Lelio Pctrone, diligente et curioso notatore de quel tanto che

innel suo secalo de novo succedessi. Questo, interlassandosc uno anno la festa

de Testaccia, nfe excquendose el sequente poi con quel onlinc et modo si come

se era dalli antiqui costumato, nò bastoli da officioso et buon romano infra de sè

medesmo oondolei'se, ma da molto desdegnato biastimarce atrocemente con suoi

irati et colerici rescriptì anche lo openxlore de quello inconveniente et despiaeevile

disturlK); ìnilicjfcido dcfectarscne non poco lo honore della patria, con incarro et

gran desdegno de qualunca se trovassi inhabitarla. Et senza duino efficacissima

rascìonc do condolcrse, repcnzjindo infra de me, eoniprendo lo aslregneva ;con-

siderando con quanta diligcntia ogne buon citadino, non solo per conforto et a-

legria universale, ma per la eterna gloria del nome romano, con pompa, ornato

et ricchissimo paralo, procurf anno per anno devessiro excquirse. Do parer

molto diverso allo incolpato, ma assai più laudabile et probato, notorose alguni

altri, quali non possendo colle proprie fortune in iiuignìficarìa satisfarse, almeno

con ogne altra diligcntia procurorono, che dell’ordine consueto in modo|aìguno

non se delirassi. Dcmnstroccln infni li infiniti altri intiiulatise civili in tem-

po loro, Favolo Alberino, Casptirrc de' Cavalieri, Antonino delli Alliertoni, Sto-

fano Freia|Mine, Fran«'<*sco Capoccia, Favolo I^eno, Alexandro Mancino, Marcello ’SSiitwdeaAi-

dcl Bufalo , circunspecti et lionorati gcntilhomini, quali in el jovedì alli Ludi *sl^BoFm»p«-

depuhito, come diffidati della sollecita et stmliosa cura del Scrilwsennto, nudi- "KranceMo Ci-

to cl consueto tuon della campsina, mai mancavano al tempo et in nel loco

comparcrve ;demostr-anjlose<e in mantenerli la solita ordinanzii si teneri et ge-

losi, come se per proprio interesse, et allo loro utile et commodo tutto li im-

portassi; operandose con gran dexteritji chella famiglia, primo de tutti magistra-

ti, et poi principiassiro, come p»?r guida ilclla festa, li perpetui officiali de Cam- ordine delia Se-

pitoglio, insigniti de loro habito vermìglio, traversato colla solita inscriptione^ ^ xibw>

del S. P. Q. R-, sequitìti dalli Carri triomphali, Consolati, Contestabili, locatori,

Mcncsclmlchi, Caporioni, lo ConfalloiTieri poi col superbo et magnifico starnar-

do, insignito de quel titolo sereno et glorioso infra li doi Cancellieri, col sequi-

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— IH —

Mia dnnmucaile TeiUcciu.

Gota Sartgmi.Mattui Cianbetta.

Afn. e Alberino.

Evafodiita Por»cara.

Loca CapraU.Pietro luliani.

lavanbattiiUluTanculinu.

Aaioaio de) Dam-ma ro.

lidUoo (itili A}<

Ikfl

Pietro Leo.Patnlo Capode-

fcrro.

Mallta Hanttila

FraBcexo ddiaYalk.

Maraaso.Kran(«Ku Lcm.

De) fran cun»cono por roder

la lesta

De M. AndreaSaalacroce.

De % Lelio del»

U JUbertctchi.

to del Senatore vestito de habito superbo et trioraphaìe, Conservatori arcorapa-

gnati airordin loro da tutti altri magistrati magnifici de inventìone, leveriere,

armature, sopraveste non sol de sete et pii! sorte velluti, ma de ricco et co-

pioso pjinno de oro, intonandose lo celo colla terra de trombette, bifiari, damup-

ri, et gran confusione de arteglieria; et ancor che dalla infinita et inconsiderata

moltitudine a piede et a cavallo , conductaso volenterosa et senza ordine a ve-

dere, non fussìio disturbati et interropti, mossìse dal Campitoglio, se dividevano

incontinente per le strato, gridando ad alta voce et menacciando con buon bastone

in inano, che ogno uno se scostassi, acciò piò facilmente coirordin consueto se

adducessiro in Nagoni, adoperandosc con farti et con parole per modo sì, che

nullo ardissi interromper quel triompbale et stupendo ordinamento, tanto per lo

universo mundo celebrato. EI medesimo ancora poi de questo k domenica se-

quente, dubitiuido quel numero de Gallesi, con tale ornato et habito stupendo,

deir ordin loro da qualche strano et casuale impenliniento non fussir disturbati.

Et acciò anche li palij, carrozze colli suoi pjinni vermigli copertale, li porci con-

sueti, et assai feroci tauri et quel currer de anella se exequissiro in el campo

de Testaccio liberi et securi; rao rec*ordo comparer\e li molto honorati et magni-

fici concivi Cola Saragona, Mattia Ciambetta, Alexandro Alberino, Evagnclista

Porcaro, Luca Capoccia, Pietro luliani, luvanbattista luvancolini, Antonio del

Damuiaro, et crave anche mio tio luliauo delli Altieri, con infiniti altri gentil-

hominì et strenui alla guerra in cavalli lor bardati, et essi colle arme bian-

che addosso, demostrandose per lo campo da magnifici et vaierosi conductieri,

in defensioue et ornamento de spectaculi per gloria et honor della citò, et

gran satisfazione de forestieri et citadini;

nè credessivo li nomi nati fussir

soli de questa opinione; per ca.scion che quasi incili modesmi <!?mporaìi, sella

memoria me serve, panne anche veiìerve assai fiate Pietro Leo, el mio cogna-

to Favolo Capodeferro, Mattia Bardella, Francesco della Valle, Stefano Marga-

no, et in fino all’altro dio Francesco Lono, nobili et curiosi citadini, sulli caval-

li lor legieri, non obstante qualunca periculo, spwialmente de coccie et altro

prete grandinate, discurrere per lo longo et |)er ti'averso spesso el monte, pro-

vedendo chelle corra integre senza altòo impc<limcnto se conducesstro allo pia-

no, acciò li tori liljeri et illesi colla acclamatìone unìvemle rotassiro lo cam-

po in molti giri,presentundosence causa non solo a’Giucatori in tale cxerci-

tamenio deputati, ma medesmamente a quella nobil ioventu conductase a fe-

rirli,

possersecc tanto meglio et con maiur comodo loro exercitare; et an-

che el spectaculo tanto maiurmcnte ad ogne circostante delectassi, in nel

quale col medesmo afi<H‘to,non solo homini et donne delle più degne et prin-

cipale della citò , ma ce coraparevano quasi tutte Baronesse convicino , rem-

piendewe con sumptuoso et honorevile recepto non tanto il campo collo vi-

gne circunstante, ma toricclli tiene ornati col restanti delle mura per magnifi-

carla et honorarla. Et per ben che me habbia el rascionare dallo istituto for dello

hoiiesto assai oltra protracto; imperhò iudicaria possessivo da iniquo over da

molto ingrato intitulanne, non recordarve della stujdiosa et diligente cura so de- cir w.

mostrassi per li egrogii et circunspecti gintilbomini , mìssere Antrca Sancta-

crooc, non oìistante el veheraente lucto demostrava per lo vescovo de Tricarico

messer Nofrio Santacroce, reverendo et molto amato suo fratello, et de misser

Lelio della Valle; et esso orbato era de fresco de un tòl figliolo, qual se fussì

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115

missor Nioolò (lolla Valln, Canoni<'o de San Piotro» et unirò lume de lingua la-

tina; et con essi anche nmninatisc mÌ8S(‘r Pietro Mellino et misscr luvan Sala-

mone delli Alberteschi, in nel superbo et admirabile preludio delle feste memo-rate. Ordinandose per publica letitia, collo assenso et Iwna gratta de Pavolo se-

cando « inootninsnndo represontarsepce dalli incunnbili de Roma, discurrendocc

poi ol tempo li duntssi la republìca, con una gran parte por quanto so opepossi-

ro quelli Imperatori con amore et cariti più celebrati; demostrandoce nunu'po-

80 acquisto de troph(*i, carri trioinphaii, spoglie infinite , molti re già potenti

et de gran faina incat»?nati; prcoiHlendoce anche titoli de provincie, de regni,

et gran cità conviete (*t dclx»llate; composte con tanto ornato, tanta pompa,

con si siiniptiioso et sblendido parato, che poco se credeva diflerississc dal mede-

smo, che in quel tempo più felice colla mera verità se demostrassi; ostentando-

se per li lochi principjdi della cità con molto ordino et modo, satisfacendone

summamente a tutto (d popolo, che per le piazze, logie et per le fenestre con-

ducti se erano a verlerlì. con tanta acclamatìone et sì excessiva hilarità, con

tal tuono de tromìie, biffiun et scoppietti, che pareva quasi de certo, che’l

mando a quid rembomlio inabissassi; et tutto adoperatosi per satisfarne in vi-

sta allo Pontiflce, ma molto più per fama et gloria eterna del nome romano.

Do consimile fervori de pietà et in nel medesimo tcrap<3, notorose molto es-

serve accesi i civili et nobili homini Stefano Frani'esco de'Crescenzì, Marcello

Capod«*feiTO, luvani de Branca, Alto del Negro, Alesso Boc(‘ncoio, luvan Mar-

cellini, prc|K)sti alla difficile, laìioriosa et despiacevil cura de quelli epuli publici,

prvscntatise con copia excessiva de diversi et ìnmimembil condimenti, t'on mol-

to satisfarve al memorato Sancto pjitr* in nel Palazzo de San Marco. Et jM*r

ben che con fussi cl recepto indiff<‘pente de tutti eitadini, et per la numeiwa et

diversa nioititmìino, siispectar senno posw'ssi confusione et molestissimo disturbo;

niente do meno con tanto ordine et per modo la prudentia et gran loro dexterità

forono exquiti et terminati, come clic non se tutto el popolo, ma tre,quattro

overo al più cinque persone, ce fussiro per S('raplice convito intervenute; no-

tandone el silentio, la modi'stia e*l temperamento universale, che in quel si pu-

blico lieto deniostrose. Et per saprà abundanne la materia, qual tanto mseio-

nm ne me delecta, vederne astrecto farveee transcurso do doi qualiffeah' ma ex-

traordinarie pei*son<*: et per el primo reeordarve del nostro generoso et singu-

bir ìurisf onsulto misser luvan Baroneello; quale, aneor che p4*r la sua exem-

plare et honorata vita astrenga ognuno doverlo laudare,ma sopra tutto per

essere lunatore de cose publici», infra le ce)(*brande opere soc, meritamente ven-

dicatofu»nne ha nome de civil, perfecto et earitatevil citadino; el che serravo de

facilissima censura indicarlo, nobuidolo non già da insano, ne da ignorante, nè

meno si come homo di sdegnato, inossose per mortifero odio et pallirhilo livore,

ma da excellcntc et curiamo indagatoiv» de quel tanto siamo per insiincto de na-

timi alla patria obligati, fece (piel inngnifieo et memorahile relieto de una gran

parte do sofi facilità alle feste et iochì per lo ordinario so fando alla Rotonda;

per deniostrarseee civile et gentilhomo, et amatore de roso publioe, magnifiran-

doee le actìone per le quale la patria con festa (*t alegrezza celebrata Senne veda

et honorata. Et lo altro poi,per l>en che fussi reverendo et assai existì-

mato sacerdote, jK»r modo assai diverso demostroscnce ancora esso amatore de

cose intime et civili. Fu questo misscr Nicola Sciarra, Canonico molto honorato et

Df M. Httri)ìletlioo.

He M. luTan Sa*lenone delli Ki-

berleKlii.

Delli preludi deTeoactìo.

[Itili «pali pti-

blici in leoiM deCantilo.

De Stefae» ('.re*

Ile MarctllD Cn-podercTTO.

Ite ItToSBi deBrenra.

Allo dd Negro.Alesm Itooao-

eioi

Iman Mirtei-

lina

De M. Isvu Ite-

roncdla

De M. NkoteSciarra

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— IIC —

Bdih) d* ilelk>*

faUk> foce Um-|ridi9.

Do Loreau Cft*

De U. luplùloPaulìM.

De Ucovo Albo-

fiM.

Do NicoU B<oC'

ciaròo.

de magnìfica et celebre famiglia; quale, por beo che già se vedessi in età grave et

senile, inanimatose in nel tempo de vendeinbìe non solo recognosoerce tutto el

parentato, ma vicini et ogno altra sua benivohi persona chiamarceli et invitarli

assai destrectamente alla calata; nò già crodessivo, siccome per Larapridio se

scrive de Ileliogahalo Antonino, con aasiiì dannato luxo celebrarse, ma con du-

narceli suniptuoso et magnifico recepto, con alcgrìa bene honesbi et regalata.

Et esso de natura et de costumi venerando, coraparerce si come|congulo et se-

curo ferraamenhs de amore et carità fra de lutto el parentato. Nè meno ta-

cer posso in questo caso recordarve, si come in sustegno de'nostri admirabili et

stupendi testinionii, per li quali in parte senno attesta la grandezza dello imperio

romano, da pietosa et nmorevil gelosia in nella lor defensìone se astregnessì el

nobile homo Lorenzo Cafawdlo, Jemostrarsene ancora esso non poco civile. Qual

trovandf»se Conservatore, et intendendo ai Culiseo per alguni cavatori suhtrarsene da’

fundamenti quantità de tevcrtino, con farsene el Conte Icronimo auctore, con

poco sut» respecto nè molto del Cammerlengo suo conioncto deinostrosene curar-

so; com{varscve ìncontenentc et da civile et buon romano, do colera, do sdegno

et da ini venenosa exagitato, carricoceli de si facto castigo, che poi levati fer-

ramenti, molti ne forono in mala forma dissossati: de che desdegnatose el Pon-

tifico, et demostrandoselli de viso acerbo et con parole assrù irato, da genero-

so, intrepido et virile in modo replicoli, che più presto sua Sanctità astregnes-

sise rcstarneli obligato che bìasmarlo. Et quasi in consimile succoso qualche

anno da poi in nel pontificato de Innocentio, trovandose misscr Baptista Puulino

in nel medesmo magistrato, per modo assai diverso, con grande ardire et core

demostroscnce ancora esso, con gratin de’ presenti et successori, amar le cose

publice, et de civile et buon romano senza respecto alguno defrnzarlc. Divul-

gatosc el ncjiote del Cardinal de Benevento haver levata una testa, con fr*ag-

mentarce in nello Arco de Costantino algun’altra figura, inflammatose de intol-

lerabile desdegno, per modo readextrose sequir suoi pensamenti, che gui-

dato da verisirail conicctura, in breve tempo sei fece presone, con ferma et co-

stante opinione, che per concurso unìvei'sale fussi dalle fenestre traboccato; ma

la celere provisionc factaso per lo suo reverendo Cardinale, col resto del

Collegio, restrensero cl Pontificc, che per homo morto fussi recercato. Et per

non dcfnvudare cl mio lacovo Alberino della fama, quale in simii . magistrato

da molto civile homo, con ignegno et strenuo coragio ancora esso se acqui-

stasse, per primo incontro et con mio non poco affando vederne aslrecto vili-

pendere et biasmare da ogne lato li moderni magistrati, quali sperando con

humile et sottomessa tollerantia olii nostri unici dei gratificarse, occecatise da

nube ambitiosa et ignorante, non se readvedono, con gran vergogna loro, sub-

iugarve la patria de assai molesto et più grave scrv’itìo. S<‘lla memoria meserve, in nclli primi anni del Pontefice medesmo, por misscr Nicolò Buc-

ciardo, con magna et honorevil compagnia, prcsentosoli el breve del suo Com-missariato, dove infra delle altre facultà S(‘lli demoslrassiro conccsc, el nominava

revisore sopra de ogmi altro magistrato, sjx'cialmcnte in quello che per li signo-

ri Conservatori tractare et proveder se costumassi. El che \wn considerato, no-

tandoce el vilipendio nelH succedessi, con grave incarco mcdesmamentc del

nomo romano, accesose de colera, exagitato dal desdegno, infiaminatose per lo

honor suo particulare (monilo sella vita se exiimassi), che per quanto esso

Cir. H.

— U7 —era in mngÌRtmto non pensassi exercitarlo; certificandolo non reputare t<ilc

in queUa etA de abisognarli curatore, altramente facendo, <>l farrla readvedoro

del suo errore, per esserse disposto voler prima morire, ohe per suo defocto

tollerar novo scrvitio; el che inteso colla rocflesraa compagnia, dubitando, per a prouew

vedersel desdegnato, assai de pegio; senza altro r<plù*o depostase la alb'ritia

elio fausto, tomosene incontinente come cagnotto fustigato. Questi sono dunca

li custodi et defensori de cose publicc, questi meritano iniitulai'se con molto

loro honore per civili, con queste simile nature li miserandi citadini se olloge-

riscono de afRindi; questi elli lor pari sustengono illese et iinraaculatc le pu-

blice actione; se so procedessi in questa forma nel mantenere le iurisdictioni do

quel pal:izzo (non voglio dar iiiaiiir licentia alla lingua) ma ben me rendo

certo, che come homini civili, amando la cìtà et cose publice, nè aggravar se

assenteria di por dio in novo peso le gabelle, nè *\ mewato fecevase in Campi-

toglio, ne quel del Mercatello vederiase mancato, nè meno .serrlase sì do facile

tollerato abandonarse quel publico convito faoeva.se anno {)cr anno con tutto ««nviio de

el magistrato per fine niraltro iorno in sancto Alexo. Qui me freno de exempi

irrmstullarve; sequitando ac<‘onvenirs(i similemente alli intilulatìse civili, curar si

chella citA in ogne fortuito successo l>eii sia subvenubi, specialmente in tempo

de penuria non li mancfussi comodo et opot'tuno nutiimento. Seqiiitnndoco poi

chelii citadini non fussiro gravati da qualche insolito et molesto vectigale; cbclli

electi alli magistrati, recependone honore con qualche emolumento, satisfacciano

secundo lo obligo a quelli pi>si quali ves.se trovan deputati; et sentendoso la iusti-

tia esser debile over suppeditabi, subvenirk de momentaneo socrurso da pos-

serla manteneii?. Pace, matrimonii, et querule dissentione fm citadini, adoprise

con amore et carità bene|agiustarlc, et con equabile concorilia et aflecto r^

durle in qut^sto pacifico et assai tranquillo stato; e che *l studio publico, eretto

pur commodo et proflcto de Romani, et anche per unico sustegno dello mura

do Roma, debbia et favorire et defenzarlo, acciò che con honore et gloria del

nome romano, et l’uno et l’altro peso commodanienle et bene i>ossa sustonbir-

se; chelii privilegii, immiinibi et indulti reservati per le bolle aposlolice al

popolo romano, con amore et cariisi se sfoi*zino defenzare et custodirli; nè vo-

gliano, si come hogie da maligni et negligenti se costuma, scordarsene con in-

teresse universale di tutte cose publice, per a^^sai molto curarse delle lor parti-

culare. Che *1 Senatore et suoi ofiiciali, postposto ogni altro favore, peplo bene

della cità se debbiano secundo li sUituti sf'cntieare, medcsniainente in tutte le

occurrentie moleste et te<liose, over se fussiro et odiose* et anche nocue succc-

dessiro a qualunca citadino, debbiano con perfecto amore et animo sincero

intervenirec, et provederce anche de parifico et salutar m«.‘<licanicnlo. Kt in ulti-

mo debbiano de.sviarso dal Mollio, dal Spurio, et non meno dal Scolone, quali

sotto el pretesto del bene adoperare, forono dello lor publico bene assai perni-

tìosi; ma costrignerse vivere sì composto et temperato in suol costumi, che non

solo col bel persuadere, ma chelle opere se concordino colla suave exprcssio-

ne dello modeste, exeinplare et lor dolce parole; acciò clic redduclisc con amo-

re et carità delli altri citadini in nelli anni ponderesi della sua vecchiezza,

prestino causa exemplarve la bella ìoventb con preciosi et venerandi documen-

ti de honesta, civile et nobile creanza. Dicendoce poi apertamente,

si corno

Solone in quel buon tempo suo se narra proclamassi: 0 patria mea dolce et sì

r:^kjijigggbj^oog le

— 118 —

do Ptutiror«ndo de Theo*|MMDpo,pro(>onn&J

•nainine Philo*

{MlilA.

[Min gritiludiM

del iittpolo n>iu4-

Do iniMirita e pa-

pe Leone.

Ik’liaeceBalj-

Ri«del oflUle et

Civd&

• de rUudij

et ile'MaK^

li Qewli se (vi-

sorvn de’ Lucio

per prMOBte.

dilptrta, per qunnto con factì et i-on parole infine a qui me hahbia possuto de rorperfe-

cto, con fede iiniuaeulata al mundo lio demostrato molto amarte. Et qui me fermo,

tenendome per certo che tutto quello devessise exequire per qualunca se inti-

tulassi nobile et civile, a questo officioso adoperare se conformi et adherisca.

Io. B. Miccinello

Senza ulguii dubio pt^r lo vostro si prolixo et disciplinabile discurso, al

fine io ve conipivndo in nel medesmo roncurrate chello autentico Plutarco de

Tlieo|)om{)0 ("on gnindc atreiitionc ne n>ferisce: quale essendo nominato da* beni-

voli Philohicone, cioè de* suoi Iaconi molto stiulioso, incontinente respondessi, per

più rnagnifit a et glorio&i ins*‘gna nominar se ap{>eU^ria Philopolita, cioò amator

perfocto et caro della sua cit’». De che comprcndorae el medosmo fussi intitu-

londose politico et civile, come che bora assai lucidamento ne narrete.

Pietro Cercone

Et se de’ citiulini particuhiri iasigtiitise del tìtolo civile , in qualche

parte facto ne hahbiato considerato et honorevUe trancurso, come potrìase del po-

polo romano senza incarco universale in questo medesmo <icto sub sìlentio paa-

sai’iie, demostratose non sol civile, ma sì grato et cognoscente al sancto patre et

dio nostro putiitivo Papa Leone, donando la civilità al magnifico luliano suo

cordiali? et unanime fratello? Fabricandosidli ol Theatro in Caiiipitoglio, de capa-

cità stupendo, de ornato poi meraviglioso, et de tutte le altre parte de satisfarne

alli oei’hi, al giLsto et alle ort*cehie de qmUunca ce intervende, in modo subve-

nuto, che per chiai*o so tàstifiea dallo imperio in qua mai in Roma simile speo-

taeulo funsi pirsentàto; et volendosc del suo particulare più copiosa et lustra

intfdligentiii, qualunca curioso lo appetisca, piglisi? peso recerear suoi Haccanali;

et )icr ben l’he da inscio sei tof^cia, me confido in quelli trovara.se, si come in

nel magistrato de maiestro Mario Scappunao, inisser Evagnellsta Torquato et

lucovo del Negro, degnissimi Conservatori, presente tutto cl mundo con fama e-

terna del nome romano fu.ssise oxecjuito.

N. Barzellone

Per maiur stabilimento del vosti’o tema nobile et civilo,

con sì lungo

deseurso et do diversi appontanienii recitato, preferitili spectàculi, cl theatro, elH

suinpUiosi et inniiinemhilì ìnt'rmessi del convito, p<?r non desviarce da quel norma

glorioso de’ Romani, soccurreme alluminarlo eolia lionorevilo et pi^rjk'tua me-

moria de doi proclai‘0 et antiquissime famiglie. Qu<?ste forono li Claudij dii Malij,

de’ quali retrarasenn excmplaro ostentàniento, si come in l’uno et|l’altro affbcto Cw. «e

fussiro da geneiwi intenti et pertinaci. Secundo por le Instàrio nostrato se comprende,

so preservowno sempre de habbito, de costumi et con gi’ande opinione in la lor

nobilita; et quanto poi se moslrassiro civili, assali lx?n se cognosce, quando ohe

per inanimare ognuno a quel che ai nobile, civile et buon Romano se aeconve-

nissi, privorono le proprie famiglio, cìoò li Claudij, de haveme infra de loro

cl Lucio per prenome, (M?r esserve riusciti doi, dei quali condeinnoscne uno do

Dioitized b Geo

— 119 —furto et Inoltro de homicidio. Et li Manlij privoronse inipt-rpeUio haverce Marco,

in oltragio alwmimindo dal Capitolino, scoprendoso inanimato i)cr violar la li-

bertà, et Taltro medesmanente videse de furto condemnato, titoli specialinruite infm

de’ nobili, infami et detestandi. Et quanto tal dote in quello aureo secalo fuasiro

extimate, col Censorino venne posseic maiurmente et de subito exemplare; al

quale per lo preclare opere soe, fabrìcoseli la statua, et lassatane a dcrelro la

memoria de* magistrati et suoi triomphi, fussice intìtulato che colli umani et mode-

stissimi insiituti, et con suoi facti, cosiunii et buoni precepti intertene^iso la

patria in approbaia et gloriosa vita. Yendicandosenne anche in suo niaiure et

più stabile honore, quel sacrosanoto et venerando nome, operarse in fine ai!

hogie per indice pcrfecto de qualunca dal publico consenzo se reputassi virtuoso.

El medesmo col relato de Plutarco potrìa de Tiberio Gracco in questo «•aso recitarve,

notandolo per li suoi officiosi et laudabili costumi in vita et anche poi la morto

assai meglio extimato, che non per li iterati consulati, nb per la sua vencrixnda

et honoratissima censura, nò meno por li triomphi con comodo et honore de’ cita-

dini nc acquistassi. Si che considerando la sevi’rità operatase per la salute et

bene della citii oontra lo lor proprio sangue, ella natura poi del Censorino per

lo bene universale tinto regolata, con quella anche de Gracco si disposta al

compiacere, doverao reputarli con magnifico et sblendido preconio, non sol per

nobili, ma per veri, perfi^cti et ogregij civili.

Tho. Palosci

Già me readvedo qual siase lo nobile, et del vìvere |K)Utico over vogli

civile col vostro grato et facile descurso anche confesso esserne facto in tal

modo capace, cho senza altro replicarvo conrurro nella sententia de quelli, qual ten-

gono questi non tinto meritare essere stimati, ma (bella eità et citidini nelli usa.ssi

immensii ingratitudine, volli preporre indefferentemente a tutti li filtri, si come

singolari et venerandi simulachri de vertù, donde distillise de contìnuo, per le

preclaro et generose opere loro, comodo utile et honor fraVitadini. Al che non

poco mecce inanima et accende la grati demoslratione se focessi dal Simato, si

come per Plutarco sì spesso nominato se demostra, verso de Valerio et de quel

Fabio Rullo, nobili et generosi citadini, honorandoli del titolo de Maximi; per

bavere el primo la dissentionc era fra de* patritij et plebei assai ben conciliata;

el secando jk)Ì, vedendo li figlioli de’ lil^erlini ancor polenti et ricchi versar

nel lor Senato, parveli el meglio expurgarlo come feeer de tal noti; et l’uno

et Taltro exempio demostrave ben chiaro qual siase lo nobile et civile; et per

quel suppremo nome, scnce testifica assai lucidamente quanto se meritino essere

da ogno homo circunspecto et amati et venerali.

Io. B. Miccinello

Per el gran dis^curso della cura officiosa de quel tinto che a qualunca

homo civile demostrete aoconvenirse, me redduco alla memoria si come da al-

guni cortisciani surridendosc de noi ne habbia, et non con poca nausa, a.ssai fiate

audito: Alsa compare; et da alguni altri col incdcsmo sghigno: Salvate fratello,

easo lo toro. E quelli inludibrio delli trophei el facule se vedano per la devotione

Li Malli M fili'

vonio de' Mercoper |VYfioa>p.

He Yalerii)

He rabioRutte

inii(ul«U

Ruiiiiai

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— 120 —

QwhIì Jelli MiTr^aecb et

de’ CailexI ; et <ìq

quelli ile BMBO(eu&

de mezzo agosto sonagliatc; et questi in contemplo delti tori se adoppino in

nell! Kolli'nini et si suptM’bì ludi de Testaccia. Molto dunca appeterla me chìa*

rissivOf se qualche cosa efficace ne sapete, donde quelli per primo se fussir cau-

sati, sol per posserli con più fermo argomento, contro la loro ingrazia irrisione

meglio assai magnificare. Agiugnendoce anche, servendoco lo teixipo, desiderar

molto sapere do quel sceptro se porta cl Semitoro, et non meno della honorahi

spala et del cappello, sequendoce poi el soggetto del nome de Gallesi; et se dal

discurso destinato ve intertcnga, over contro tua voglia per qualche passo ar-

rietro ve adducessi, per lo hmor mìo ne pigliato|patentia, per cascion che irri-

tato dal desdegno, col desiderio posfu^r nostre «actiono de gloriosa fama auginentare,

confesso csserve astrecto da indesci*eto et molto male accorto de tediosa cura

importunarve.

Ctr.K.

M. Antonio

Acuto et COIVO-

linlo ivplicu.

Dolio cerìmaieilq AgiMto iirittfi-

IHUiMm lU liei^

tuie.

De Scniu Tulio.

De Aupsioi

ReUUi de Mi-crubh) iM deerelo

CuiD, cSe1 mcMMitilo nomila^»-M Augvutei

Travagliandome con imaginario discurso possci’e al vostro recercato, corno

iMm me appettarla et de iinpruviso satisfare ; non trovo moraentanco ar^mnento

qual più selli acconvenga, che un replico de semplicissimo quesito, da posservo

qualunca detractore per el suo marcido dcspccto et non senza gran vergogna

reaquietare. Dicendoli recercassiro da curiosi indagatori per ogne quatra tutto

10 universo, dove se <^lehr<L^i in qualunca tempo dell'anno publico acto, che in

pomjMi, ornato et alegria a questi nostri in niaciun lato magnifico et viril so

apj)arcgiassj. Et poi del inotlo et quando fussiro le cerimonie de Agosto inco-

minciaU>, infm delle altre opinione ticnse principiassise]cr llercule: al quale, libe-

ratoce lo mondo de* monstri et de’ tyranni, per gratitudine delle immense et pre-

clare opere soe, quelle colla decima de* fructi temporali, dalli nostri molto an-

tiqui li fussiro assegnate. Da algun poi ticase questi tal ludi fussiro servili

,

prineipiati dui re Servio Tulio in nelli Idi Sextili, si come tal mese in quel

tempo consta se appellassi, rerordandose de’ soi debili natali, et esso scrArn de

una ancilla in nifi m<?<lesmo iorno proemato; pf?r la qual memoria permise tutti

11 servi el possessiro come die assai gi*ato et accepto solleninemcnh» in voto et

con gran f**sta da lilieri alla lor voglia celebrare. Alguni anche con doi verwi-

mili soggetti porsundons<ì so fessiro ad Augusto , si per lo nn'se da esso nomi-

nato, si anche p<ìr quelle ins<>gne de facole et tiH)phci sol depiihiti alli ncti trium-

pliali, cominemorandoce la victoria conti*a de Marco Antonio et Cleopatra ad

Actio con tal strage ninritima asscquibi: el che con assai copioso et più certo

descursi) Macrobio narrandocc cl dtH icto fcccasìse cl Senato, in tal forma et in

nel primo suo volume col demnstra, cioù: poi che in questo mese Sextile Au-

gusto co optencssi el primo consolato, et reportato ce habbia in Roma tre glo-

siosi et magnifiri trinmpbi, rcddureniloce lo Egipto in poteste del S. P. Q. U.;

et jw)i anrlie in nel modesmo, alle guerre et disi'ordie civile ce fuvssi imposto

firn*, (ìcr questa rasimno comprendendosti tal mese essere al Senato assai fausto

et felice, piacerlali intitulassesi augusto, et celebrarse colla pompa recitata, in

memoria eterna delle victorie et de’ regni conquistati. Ma molti finalmente, alìu-

’iuinati da assai più sana et più vera dootrìna, tengono comensassir celebrarse

in grata memoria dalla gloriosa genitrice del nostro eterno et summo Redemptore,

liavcndocc col suo sangue innocente, non solo dallo intrico de caliginosa opinione

— 121 —liberati, ma inostratore tinche la vìa de farrc acquisto de quel suppremo et in-

comprcnsibiie bene. Et poi cosiderando lo ordine o ’l modo de* nostri ludi tie Te-

staccia, tener possemoper indubitato et certo essere principiati con importantis-

simo suggetto. Imperhò per lulio Capitolino in consimile accidente vesse addu-

cono doi assai efficace? et verisimile rascioni; narrandoce coìFuna costumarse per

quelli Imperatori se exponessiro alla guerra, publicare in alegria universale

spectaculi, dove interveniswiro venatione de varie et assai diverse fere , molte

quatrlge et numero infinito de gladiatori; et tenerse questa essere dcvotiono a-

troce et troculenta centra do inimici factase, acciò che del sangue sjmrso et si

diffusamente per tutto lo theatro, quella lor Neniesis, cioè lo arbitrio della incon-

stanto et lubrica fortuna, de si sanguinaria et cruenta effusione linstossUi esserne

in tutto saturata. Et coll’altra poi guidandose non già da difforme opinione, de-

mostrace farse quelli se aduccssiro alia guerra, acciò se satura.ssÌro li occhi vwler

aspre ferite, ferro cruentato, moltituriinc do armati travagluirse ì* un contra

Toltro con furiosi et turbidi discursi in forma de crudelissima battaglia, per

non pigliare, quando abisognassi, spavento alguno de inimici, nè meno sangue

sparso, over corpi feriti et tnieidati, cxcqiicndoso conflicto, devessiro abhorrirve.

Sonnovo poi anche do algun’ altri, et non for de proposito, qual tengono memo-

rati ludi fussiro ordinati per lo exercitnmento universale de qualunca, a piede

et a cavallo, collo armo et da generoso se ascrivessi .alla militia. Et suggetto

se roccrra do quel habito, et del sceptro anche costumi portarse el Senatore;

con verisimil coniectura me assccuro facilomente posserve satisfare. Represcnton-

dosc in tal solemnito con grande ornato et pompa suraptuosa tutto al magistrato,

esso corno capo et assai maiur deiraltri trovase per suo honore de oro, de

argento et sete diversate, con omabi comitiva da soprastante necessitato compa-

rerve, ostentandoso por quel sceptro regale qualche conformità in qualunca fus-

siso accidente haver lìbero arbitrio, disciplinato dalla guida procedente posa^rvo

iudienre. applicandose quella spata signorile alla lustitin, per demostrarco el suo

arbitramento|non debbia desviarae da quel tanto che se voglia essa rascione.

Et poi per lo Cappello essendo insegne dato d.ol Re Numa Pompilio al sacro-

sancto sacerdotìo de Flamine Diale, ce signiflci devessise exeqnire quel curso

verìdico et legale da ver religioso con pura mento et gran timor de Dio. Nèquesto anche bastoce a quelli teneri et gelosi nostri antiqui; ma per meglio

exprimervfì la lor p<‘rfe< ta intentione, ordinarono quello lì precedessi col portar

simile insegne trovassise de tenera etti, per demostrarce voler che 1 indicare

fossi semplice, puro et vacuo de labbe. Et al requisito de’ Gallesi, ancor

vedame adducto da incogitato et sproveduto, et in cosa non molto nvioluta

replicare, de quanto de ciò io me confida rascionarve, sfor&irome con assai breve

et lustro extravagante, presontarvene retracto se non lucido et chiaro , almen

de ambiguo et verisimile parere. Persuadendome constarve sì come li nobili homìni

Francesco de Theolo primo Conservatore, et poi de lui, se Inm me seri'e la me-

moria, Francisco Alberino, quello per la morte succesa dello Senatore mantenessi

fine al novo magistrato la iurìsdictione in Campitoglio; et questo, intervenendoce

in simile accidente le feste de Testarla, con quello habbito sereno et triomphale

mai mjincfisse comparerve. Si che trovandome ancora io colli molto honorati

homini Lorenzo do Crescenzi et lacovo Freiapane poi de loro Conservatore, va-ie

«le Te-«lacci».

De lutio CapiUi-

liso.

De NonMni«

Di«t>ruopinieMie

de'bilidc Teitac>

ciò.

(Mhi unuto «t

iW sceplro ilei «e*

Balere.

Del Capfitllu.

De' tiiJleki.

De PraBcesco «kT>h«Io, de f'ru-cesca Albmao .

CoBicnrilari

Ut Loreiu» de*

Crereean, de ta-covo Krcianafli*

,

ÙMUmalini.

De H. lerujiboVilUic.

DeChMofeMdei

Po Mvtollo Ci-I«ikferro.

De Pieiro Roto*

UbI«.

DeUa Ciocie la

Cunpiloftio.

Deiror^iM delle

felle di Teiieccie-

— 122 —cando per la abwntia dello magnifico doctore et Cavaliero inisser luiio Scruciato

el loco del Senato, fui medesmamente sì come primo dalla consuetudine constrecto;

et in Nagoni, et poi anche in Testaccia, con quello habbito sereno et glorioso,

col sceptro in mano, precedendome la spada elio cappello, intervonirve exequen»

doce similemente el medesmo officio de dunareel sabbato reoepto in Canipitoglio

ad ogne altro magistrato, specialmente a quelli pochi de’ Gallesi, mandati per

honoraro et venerare questo vii fumé sence resorba del nome romano. Dove tro*

vandome come homo stupefacto, coniecturandoce si misteriosa et magnificji ordi-

nanza, desiderando Imvcmo qualche intelligentia, per miaser Icronymo Vallato

Secretano perpetuo delli signor Conservatori, incontinente fui certificato in nello

lor publico archivio presentarse denotate tutte cib\ et terre grosse del Patri-

monio, colle altro similmente de Campagna, et quelle anello della Teverina colla

maiur parte del Suburbio do Roma (sì come hogie de Tivoli et Vellctri, anche

de Core afiatiga se costuma), fussiro astrecti in quel seculo migliore et più fe-

lice, sccundo la qualità del loco donde eran destinati de numero, do bnbito, de

cavalli, sopraveste et più et meno ornati comparerve. Àggiugnendoce a questo

el magnifi( o homo Cristofano del Bufalo perpetuo Cancelieri, qual sedevamo da

coeta, non solo dal strenuo Cavalieri misscr Agnolo del Bufalo suo patre, maanche dal nobile homo Marcello Capodeferro, curioso indagatore delle historie

romane, baverne sposso audito, vederli tutti in quel die accompagnati da molti

gentilbomini romani, rotando la cità, et con gran tuono de infinite et varie

trombette colli lor standardi in mano, se conducessiro allo suono della solita cam-

pana, per reverire et bonorare el Senatore col resto dello nostro magistrato

,

qual 86 trovavano aspectando posati sopra le scalo dello entrar do Campitoglio;

dove pigliatasimne incontinente nota, s) corno am be hogie per lo discreto homoluissor Pietro Rotolante perpetuo Scriba senato vederao el medesmo cosUinuu^,

circundavano poi el campo secondo erano ordinati; el che exequitose per quattro

over pur sci fiate, se sctornnssiro olii loro allogiamcnti; et questo aa^ìlcrassise

per Rcanzarse dalli tori consueti, quiili in quello instante dal medesmo Scriba

senato se notano per li Conestavili in nome delli lor Caporioni esserse a&HCgnatù

Poi de quale arto, con grandissima aiegrìa non solo de homini ma de infinito

numero de gentildonne romane et furistiere, da* Conservatori et in nel convi-

cinio arrestate, sì come anche veilese observare, finìssise la caccia; et poi el dio

sequente collo medesmo ortiine loro sequitassiro tutti magistrati, per exequire

li spcctaculi alla festa in nel campo de Testaccia. Dove fermatisc in nel loco

deputato, principiatisi li palij col carso delli barbari, poi li cursieri et in ulti-

mo giumente, sequitatosi le anella, col buttarce dallo monte le solite carrozze

guidate da quelli tori colligati, piene de porci, con quel panno vermiglio eopertate,

consumandocc gran tempo in nel currere amazzar de’ porri et quel numero de

tori se termimtssiro le feste infine alla tarda bora, con stiipor mernviglioso, di-

scurrendoce el gran numero sence vedeva de|locatori, bone accavallo adextran- c*r. w

sere con tanti giri, ferendoce li tori animosamente per lo campo, tanta molti-

tudine de popolo et a piede et accavallo bene armati, tanta diversità de forgio

et de speetaculi, che lengua nssii farnnda mal potrbi compitamente scrundo rao

discurse recitarlo, nò menu farlo credibile a quulunca ne fuf^i come da cosa

inaudita mal disciplinato. El che inteso, et poi consideranoce rerdine, el modo, lo

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— 123 ^numpro infinito et qimlitit de tante Terre et lochi, donde quelli ce fussiro man-

dati, accedendoce anche la relatione et testimonio de si facti auctori, confer-

matise per la fede dello archivio retracta, guìdandome al fine da verìsimil

coniectura, me asU^ngo baccillare in ambigno parere, cioè che ancor quelli ae

facciano per diinar grato recepto alli intiiulatise Gallesi, qual vengano dà Mu-

nicipij Uoniani jK?r recognoscer con amorevil reverantia questo vii nome, titolo

et ombra de citi» ce sia reraasta; overo che in magnificentia et gloria delle

opere romane, per or<Iino usitato fiissiro astrecti con si magnifico habito, ca-

valli sonagliati, collo lor bandiere in mano deverce intervenire. Et per l)en

che de lor nomo non posso s^mza affando rascionarne, considerando che fra

tanto numero de cìtà et de terre popolose ce mandassiro simili lusori, sol de*

Gallesi vilissimo castello se vedano bora intitulati; persuadcndorae proceda over

da secoli maligni et venenosi, dispostise annullare qualunca occasione, qual ma-

gnifico et honorato nome a Roma preservasse; overo didla iniqua et pessima

natura de’ nostri magistrati, quali per lo lor proprio interesse, negligendo cose

publice, causato senno aia in contompto universale una sì vile et abiecta irri-

sione, de satisfare col nome de* Gallesi, vilissima pico(‘ca, a si numerosa turba de

lusori, mancati già per lo lor pessimo governo honorar questo ordine sena-

torio, con ogne altro magistrato in nelìi ludi de Tcstaccia ancor non poco

per lo imindo celebrati. Si che over ne fussiro de lai colpa auctori, over por

Io defecto tacitamente sello habbian tollerato, se non da nobile almeno del ti-

tolo civile, meritamente et collo assenzo imiveraale ne vengono privati. In nelli

qual rascionamenti sucourreme nova «altra opinione dei nome de’ Gallesi, et per

meglio satisfarve dal recitato già confcs.so desviarme, tenendo con verìsimil

coniectur.a, tutte terre et lochi ascritte al peso de inviare© in simil ludi tal

lusori, già fussir de altro tempo sottoposti et dominati da’ Franciosi, quali vi<y

chi (sic) poi et debellati da’ Romani, per memoria dello lor fine assai calamitoso se

astregnessiro con quello habito et modo somigliati interv'enirve, et da essi si-

milmente intìtularscno Gallese. lassandone imperhò lilwro arbitrio a qualunca

de reciUatc opinione paressili migliore, nc possa 5Jccundo piaccrali fame exeelta.

N. Barzellone.

Bel nobile fino a qui, et poi medesmamente del civile, et dello exempio

triompb.al de mezzo Agosto, con algune dependentie delli ludi de Testaccia et

suoi Gallesi, secundo me per varij argumenti parme per qimnto in si magnifico

accidente ahisognassi cello habbiate con lucidissimo discorso assai bene enarrato;

ma recordandomc haver lesso che’l gran Pompeioa Sylla con desdegno referlssì,

che ’l sole per lo oriente da molti più che non per lo ooeidentc venerarse;

mosso dalla amorevil gelosia,qual porto alli mei afihtignti et debili anni

,

astrengorae da voi in questo instante non poco appetirne , non obsiante la

celebrata opinione, saper sella vecchiezza in nome tanto venerata, con efTecto

fra de loro qualche cosa honorcvil se oj»emssi.

Do( nome ie'

UUesl

Di««r»* opiaioiU!

éd notM <te' Cai*

l^posixiMC rie

roRpew a SiBi

OuesiloiMtaw*Cbiezn

— 124 —lu. B. HicineUo

De K. Nùolò Bo-WlM.Ut M. Itranhtt-

UUa Cj<eù]api.

De IL tUi&tdi’ SaULLitecdbeoa a»-

MwiUrft al Tìoa

SaaltnUado Pta*lane per tenerar*

ce la t««cliieoa.

Landa «le wn*-Ct6

Primo che Marco Antonio ve duni della veneranda sionectù altra rc-

gposta, desviandonie come de cosa iniuriosa et antiquata de quel replico, qual per

Pompeio centra Sylla memorato con colera et desdegno proferissi, me soccmre

el medesmo recitan'e, et non for de proposito, che audir me succedessi da quel

molto honorando et mio si caro amico raisser Nicolò Bufalino. Uascionandoso

colli suoi benivoli et venerandi convlcini, misser luvanbattista Caccialupi et

misser Saldone de* Saldi, egregij et singulari lurisconsultì, dicevali in exnltatione

della vecchiezza, intenenirli si come alìi vini vedemo anno por anno ne suc-

ceda; quale per ben che dal principio con exacta intelligentia procurise posserli

coaservare, molti ne reseano acidi, aigtmi molli, et molti lurbidi, over de sto-

macoso et putrido fetore; ma quando se trovano colla lor perfectìono trasan-

nati, del tolore ce recrea, dello odore ce conforta, et poi del gusto senno

percopc suniantiale et delectevil nutrimento. El medesmo intervenirve alla hu-

msina genitura, truvarse da moltiplicati impedimenti quel titolo senile spesso

interdecto; et assai volte assequito, infectarseli de morbo over contagioso o

naturale; ma quando per gratia celeste selli conceda collo acquisto de pcrfocta

maicstà , over bona opinione,

da prudente et temperato possersilo fruire

do a<i{>ecto, de odorato et de costumi, sempre et in qual se voglia o<'casione,

col regalato et|grave rascionar<?, ne rende a’ circunstanti oxompio et bona Cir- >oo

guida in fare acquisto de salutare et venerando nutrimento. Adhcrcndocc al

grave senzo quale nel Mcnoxeno Platone ce demostra; volendo chella exrcllcnto

et honorata fama per propria virtù in nello vec'chi accomulata, non solo a*

dependenti lor conioncti, ma a qualunca «altro circunstante se presenti,

siali

acquisto de precioso et magniflco thesoro. Sì che rascionevilmcnte colla auctoritA

de si facti homini me astrengo persimdtrmc, so devessìr questi tali, non sol

da nobili et civili , ma come simulachri molto accepli a Dio, non hinto con

parole, ma con gratioso affecto in pubblico et privato venerarli.

M. Antonio.

Si come quello aureo et più felice secalo delli Sevola, Nasica et I^-

beoni, con loro eterna fama se lionorassi, non mono Roma colla chiesa triom-

phantc hoie se pragia dello ignogno, de’ costumi et singular letteratura delli

tuoi commemorati; et extiinarse la loro opinione, come so fussir certi et veri

senzi dallo oracolo de Apolliiic retracti; max imamente adh<*ren(lose, secundo ne

mirrete, a quel che per li antiqui et por moderni litterati, et qiia.si da qual se

voglia usop<‘rÌto se concurra, tener che rari siano quelli pervcng.'ino alla età

senile, nè anche tutti de perfecta et sencera intelligentia; ma quando da prudente

et circunspecto sence adduce, reputar pose un resplendente et assai lucido lume,

da quel celeste Dio al mundo presentato, per prestar guida et governo a qua-

lunca se appetissi con bona gratia de esso eterno opifice produr sua vita, et in

facti et con parole ad ognun de* suoi concivi gratiftearae. Sanandoco anche colli

lor prudenti et savi documenti la delicata et inbecille ioventù, si come succedere

se vede a corpi huniani, sanarse per aura quad .spinse de loco de sua n.atura

125 —

m

senccro et salutare. Et per mniur si;ibiliinent4> del senso demostrato. soei m rejiie

nairarve qutinto da quelli eterni lumi Atbeniesi fussir de continuo non poco

ex ti mali: che fra li precepti davano in la creanza puerile de* figlioli, questo fiis-

sive per primo, che in amore et revcrentia preponcssiro li vecchi olii lor ve-

nerandi et cari genitori; al che ce astregne et molto ce conferma cl iTlato

efiScacissimo de Homero, tcstificandoce Àp^enone ductore della militia pelasga,

per assequirne secura et celere victoria, desiderassi haverve piti presto <loi Ne-

stori, che se fussiro venti feroci et assai robusti Aiaei. Nè nien <onipremierassÌ

per li nutriti in nelle rigorose legi de Lygurgo: notandole haverli non tiinto in

gran veneratione, ma anche el lor publico, et più degno et primo magistrato, in-

titulassesi dal senio. Nè altro infra de noi porrìase immaginare , julhercndoco

al iudicio del divino fundatore, quando che el loco et quelli anche ce curassiro

le publico actione, so intitulo^iro dal nome derivato da quella honorevile, et

veneranda sencetù. Et con effocto, qu^inio quel lor sano consìglio so oj>erassi,

bastava demi:«tnirlo el testimonio ne arrese Appio Claudio, che ancor se fossi

ceco et aggravato de longa senectù, col suo lume ìnhdlocUvo supcrocc cl parere

ilei resto del Senato, desviandolo dalla inconsiderata paclione quale a Pyrro era

profertji. Ma desviandoce dallo cose molto antique, redducendome a quel che da

nostri progenitori de alcuni magnifici et ve<;chi cittadini confesso haveme au-

dito, so verifica el periculo de tutte le repiiblice non solo essere excessivo

,

abisognando la, vecchiezza in lor governo, ma anche in li privati domirilij, per

quanto de quel duno venemndo se deferti, vivaso con grandissimo sospecto de

qualche Imminente et proxìma iactura. De che non s<mza vilipendio et danno uni-

versale per non bene emnlarli pc^semo ra.scioname, manoatice I^elio Magdaleno,

Battista Capoccia, Mattia jVstallo, lacovo Matteo, Valeriano Freiapjine p<‘rpctiio

Cancellicro, Riccardo Sanguigna, Renzo Sordo, Iiivan Capoccia, raisser Cencio de*

Rustici Secretarlo apostolico, tinto dal Valla, dal Pogio, dal B ondo et Tribisunta

celebrato; misser Stefano Porcaro, Antonio Pontiano, misser Francesco Cavaliere

de* Cafarelli, lacovo Cencio, miswT Antonio Vennettino, Maximo de’ Maximi, Fa-

volo Sanctacroce, Sumptio Scappucci, Mixseio del Cavalieri, lacovo Chiarello, et

con essi poi de infiniti altri nomi narrarono anche mio avo già de prima memo-rato, misser Lorenzo delli Altieri, qnasi tutti coetonei et in nel medesmo seculo;

quale per ben che expugnator non fussiro de populose et gijin rito, nè mondurtor de classe over de exciriti, con ianta et tal pnidentia se comprendeva

govemarsc, che io non ne dubito se dato li fu?y!Ì Cinca allo lor|tempo retrovarse,

el medesmo testimonio ne haverria de tutti i*eferÌto, che se fiìcessi al magnanimo

suo Re de quel venerando et regio consesso; persuadendome per questo che

ogne virtù, ogne magistrato, et al fìn-^ ogne honorevile et reputato grmlo, acro-

dendoce costumi, gesti et habbito senile, se augmeati, magnifici et cxalti de assai

maiur et più splendido nome.

Prteepli d« A*ihenim in lese*rwiuno ddia vcc-

ScnUntU de Ui>.

oiere.

D«' Lacodrmoe)]

De huauto,

Ex.*' de AppioCUudiOk

Mnati Gentiiko

ini detkterati

El.» de Cinee

lo. B. Mìccinello.

Considerando in nclli vostri exemplari et disciplinabili diseursi, readve-

dome verificare quello, che già molti anni d:il memorato mio Scantriglia in que-

sto simil acto publicar se costumassi; che non per strame, raggie, gibbi, over

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— 126 —

^«nlenlia dcSo*t»nc

SrnlffntitdePU*

ton«-

S<4iWBli4 de So-

lone circa la ree-

chieoa.

Ea." de Coofldio.

Ea * de S- ber-

aedo.

La vecebKiuade-

iteUva.

per barbe a mezzo pecto, nè meno per còme candicate, demostrassise quel tanto

donde la vecchiezza si honorata et veneranda se fecessi, ma che volendola rec-

tamenie iudicare. abisognassili aceostarse al senzo celebrato de Solone, quale col

quotidiano suo impiirare teneva redduree alla qualificaci seneetù. Allo qual pa-

rere cl divino in terra molto se adhorisce, dcmostrandoce allhora rocchio della

vera intelligentia principiare de quel perfecto lume farne acquisto, quando che ’l

neutro occhio corporale se comensa al defiorirse;per modo che assai ben se

comprenda, secunJo Tuno et poi Taltro auetore ne referisce, non tanto in retro-

varse numerosa de anni, ma molto più in nello acquisto del venerando et lau-

dabile sapere exstimarsc, infercndore questa efficace et vera intelligentia essere

unica al mando, quale infra le altre per publico preconio de eU>ma fama ne

magnifici et exulti. Per questo adducome et astrengo tenermelo per certo, veden-

doli de anni et de prudentia dotati, ne habbiate in honorarli conveniente et sana

opinione.

Tho. Palosci.

Per la qualità delli auctori, j)Cr la excellentia et numero de exempi, per

le copiose et degne dote allo honorato et venerando senio assegnate, secando

|ìcr repuUirse gi*ave et venerando demostrete, me inanimo et accendo col raode-

smo habito et acto dover desiderarlo; et sopra tutto, concurrendoce anche per

singulare additamento dui conforme et efficacissime sententle; la prima si come

me re(X>rdo liavero audtto, fussi de Solone poco innanti nominato: quale insi-

stendo con gi'aode anlire et coro p<*r defenzarse la republica , dcmostniva non

temer pericularvc, jX!r retrovarse si carico de anni, che toltoli lo tempo li restassi,

sello teneva jier .semplicissima iactura. Fu Taltra non mcn da generoso quella de

Gonfidio nostrale, quando che per attestar ìil>erainentc cl suo parere, tcncndose

grandevo da fronte a fronte a Cesare già irato, extimar poco la vita repìica-ssi.

Ma redducendome poi de questo alla memoria, quel che el glorio.so san Bernardo

infra li suoi gravi sermoni nc descrive, dadubio et perplessi^ imagìnandocc, non

poco spaventilo nc atterrisco. Asserisce quel patre venerando, intervenirli si come

a qualunea arbore do frondi, fiori et frueti defectivo, al quale da inutile et so-

perchio selli aiivicini da ponto in ponto affiindi duplicati, lo uno della accetta

,

et l’altro poi al foco <lestinars«'; ol incdesmo all' homo già gravato de anni, se-

cando se opinava, del continuo succ<*de, vedendose per la tediosa .senwtù tutte le

cause da p<dersc «lelcctare primo intercise, et poi per tanto advicinarseli la morte

tene urgentissima ra.scione de sempre contristarse. Sì che cognosccndome adducto

in si strano laWinto, certo è che morir non ve vorrìa, et desiderar questa vec-

chiezza, per quel tanto senne aspccto, atterrito menne resto et spaventato. Per

lien che non obstante qunlunoa gelosìa, quanto T>io voglia e come pincerali, sotto-

posto me cognosco alla Icgc naturai*»; accostandomi* imperhò al sancto et lau-

dabile parere de hmti et si diversi per voi sopra de ciò eoinmemorati, qu.ali con

rascioni et con exenipi assai efficaci ce astnmgono doverla summamentc et in ogne

acto venerare.

— 127 —Pietro Cerrone

Poi che rascionato sino a qui se sia de nobili et politici anilamentit et

anche assai ben rcsoluti, donde proceda la vecchiezza tanto venerarse, per lilw-

rorce de ogne querulo disturbo, pareriame non fussi alieno del prof>osito de

farne anche descurso de’ nostri egregij Doctori, quali Carlo Muto me assegna in

questo inshmte siano venuti, pensitandooe primo el profieto dello utile et dello

or. los. honore, quale per la studiosa cura loro la citò|tutta in ogne tempo no assequisce;

et poi ancor considorarve la qualitò delle persone; quale per ben che non haves-

siro tal titolo, da ogne lato meritano molto esser stimati; per motlo si che (quasi

imoginando io ne atterrisco!) se quelli bavete in tanta opinione, qual loco dunca

dunarase a messere Antonio Cafarello, secumdo esso me narra bora scavalchi,

overo dove rcstarase misser Baptista Brenda, et siali alla costa misser Antrea

Sanctacroee, miaser leronimo Castellano; et poco innanti arrivato ve era misser

Ioacchino qui vicino, col parente del signore misser Coronato Fianca, singular

iurisconsulti, et ognun de essi del sacrosancto Concistorio Advooati, et tutti cele-

brati per lo mundo, non sol por la lor letteratura, ma de ìntegritò, de fede Hde modestia tenerne el principato. Si chò questo conforto ve prego vogliate starce

attenti acciò consti ad ogne uno esserne et ressi et governati, romossano ogne

altra passione, da singular et perfectissimo consiglio.

lu. B. Miccinello.

SI come el nobile et politico facto ne sia prolixo et curioso rascionare,

et quello accompagnato colli exempi de grandissimi auctori;et demostratoso poi

anche quanto è la pascione perchè la età senile co adduca deverse venerare; vo-

lendo bora far cosa, et non for do proposito, con obligarce commendarla, parme

medesmamentc acconvenirso con accurato et diligentissimo discurso rascioinr de

quello die dir se possa, non tanto della lege, ma ancor donde et cxime dallo primo

procedessi, et quale sonno intituli aoctore, et sussequentemento del profieto uni-

versale, sccundo senno opina quella no ministri, acciò possamo da solleciti exe-

quime, si come de* drappi over de fini panni se costuma, cioè fachine la excelfa,

salìsfacto ne sia poi alle orecchie et occhi do altri circumstanti, renderemone iu-

dicio de assai ben ragiustato et conioncto paragone.

Tho. Palosci-

Compreso el soggetto del vostro rascionare, per liborarco de mal conside-

rata et molto legier colpa, concurro in nel vostro circunspecto et laudabile parere.

Et poi che ’l tempo, secundo io no compiv'ndo, ce compia<^, nè vedase homo

infine a qui che per nova occasione ce importuni, so* do parere Marco Antonio

mio no pigliassivo In impresa, et con semplice discurso de quanto la memoria col

corpo sei comporti, della lege et sua natura, corno azzenda Mìccincllo, ve dispon-

gate farcene capace.

00 M. AaliMiio

Citanlla.

a. baliilj Bren^

•)x

M Antfe4 Su*dacricf-

M. l«roaùM Ca>40|Um,U. luMcbino.

U. i>ruaat«Haa>u

>jll09Ì(l J0IU kgt

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- 12S —M. Antonio.

U sMcie l«g^edmotlnice llitcv-

se fuuiniqui'tn)cùàLa dhina,

La coletta,

La Ba.urale,

La. ba«ianl«.

UiBOii,

llaila*

naatv. ('acu.

HnlABeAtbesltwLyittrv».

Aéroate.

Queno fiate la

le#c.

Ancor che de quello fussi astrecto dubitare, quale per lo proverbio volgare

Iwn se comprende, ohe in longo et i>er incognito viagio, succederve sp<«so inopi-

nato et stranio accidente, ab per questo restarome anche la impresa sia fastidiosa,

por quanto la memoria elio ignegno sorveramo, postposto ogne respecto, non vo-

lervc nel vostro rccorcato compiacere. Per lì gpiivi documenti de quel divino in

terra, si come colla mia rude natura coniccturo, demostrasc esser quattro lo

specie legale: et la prima intitularceia Divina; la seconda poi esser la Celeste,

et questa governata dallo fato; la terza la denota Naturale, imposta et ressa da

essa natura; la quarta sorrii la nostra lege Humana, et essa intitularsene prudentia,

concepta et governata da prudenti: della qual desiderando satisfan'c, me succede

in questo caso per vano discurso nwionarne;^ et quanto per senzi de altri al

presento faccione retracio, recercatane la origine con qualche altro suggetto, tro-

varaso per quelle sì confusi et mal considerati, dimarsene a Minos, Rada-

manto et Caco cl requisito principato, et de quelle intitularsene precìpui auctorì;

alle quali, come iustifi<*ate et rascioncvile persone, et partecipi della paterna deità,

giiidandosc da erronea et falsa opinione, tonevanocc anche per oxplorato et certo

fussilì concesso ol perpetuo arbitrato scenticame le miselle o tormentato anime

loro, in quello borrendo, atroce et dubio baratro, Succcscro poi questi collo con-

ditorio legalo. Solone Atheniese patre et auctore dello dodici nostre lege tabu-

late, lo Laced(*monio Lygurgo, et nanti a questi el sanguinario Dragonte; senza

che de infiniti altri et de varie nature, et ancor molti de’ nostri ne fecero ac-

curatissima resegna, tenendose la lege la mera volontà imperiale. Alguni la inti-

tulorono esser quella non altro che un semplice decreto promulgato da’ nmiuri,

presento e] Somalo, col consenzo|universale. Ma molti alluminati de assai più

certa ot più chiara intelligenUa, tenevano nissun’ altra cosa se fossi la lege, se

non la mente dello eterno Dio, la quale operandose c© demostra confennarse in

tutto%olla divina sua natura per o<Hare et delectarse, in che quella se despiaccia

et so dclecti, dostinguendo et seperando cl dishonesto dallo honesto, con gasti-

garli 0 premiarli; et acciò che ’l probo dal delinquente sia.se da ognun reconosciuto,

quello de’ ben*"flcij, premi et honori, con Kitisfarsene ad esso eterno Dio, favorito

dalla lego so decora; et questi de danni, exilij, et de morte infame et violenta

per vigor della mctlosima so vedon fragcllati.

Car. 103.

Pietro Cerrone

Se per lo amore nc porto ad algun de questi egregij doctori non ine ga-

bossi, observandose con tenacissima custodia quello che della lege et suoi auctorì

nc narrete, sequitandone anche el protìcto qual per essa et suoi sequaci nssequir

Senne demostra; parme tener se possa in qualunca torbido succeso perfectissimo

temedio alli amici nostri naturalmente fragili et imbeccilli, nè temer se debbia la

corruptela de lascive et libidinose voluptà; nè dospiacerve tema Dio, refrenandose

la mento:, Tocchi elle mano de toccare et concupire lo cose altruie, et sopra delli

infiniti altri proficti, come cosa peculiare et grata a quello eterno Opifice, asse-

quiscase anche per quelle pace, quiete et unione fra citadini, mantenendoce el

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129 —ben publieo illeso et serimito. Donde se per si diverso et moltiplic'e conquisto

la lege meriti et con efflcacissiiiia ms< ione venerarse, pareriame quelli tali ne

fendo la lor professione, ne devessiro da ogne homo assequime gratie onorevile

et condegne; maximomente per concuiTcre in quello qual da Dio anmr de core

ce è demostrato. Et oonsideiandose el superbo et magnifico ornamento ne per- UDn^anwiì,

*. rt nalUli <U Iho.

venga m ogne grado de età a qualunca senne fiiccia professore, per el certo

devcnio attribuirlo alla gratitudine selli demostra per la divina providentia; ve-

dendo la institia tanto sua dilecto, per lor diligente et curioso exercitare al mundosempre illesa mantonerse, Comprendendoce anche se dello sblendore, gloria, ric-

chezze, si de* magistrati, sì de publice nctione, vederle de continuo quasi tutte

incile lor persone per gratin celeste collocate, et in supplimento de ogne altro

Ijeneficio trovandose agravatì dalla veneranda senectti sonno in le lor proprie ''**

case con tinto amore et f«le frequentati, come «lidio oraculo se aspectassi per

tutti In citli desideratissimo responso. Donde per li commemorati bem‘AcÌJ, mejMir siamo astiv^li postporve ogne idtro citulino, et rccognoscerne essi dello più

degno et honorato loco; nò trovo cosa alguna in questo imaginando sence op-

ponga, se non quel senzo qual sorridendosc «lei studio legalo de Soionc por Ana- ’m smu a» a-

carsi con vano <*t asfai debìl fondamento divulgose, assimulandoco la lego allo

tele fendo ragni, donde maiiiri con gran faciliti senno possano alle lor voglie

liberare. Ansi comprendo el niiindo da confuso ruinanie, quando che grandi, me-

diocri et bassi, n«n se regessiro cquahilincntì con termini legali.

M. Antonio,

i’M t04

Se assimulamie non temesse alla bandcroia do* camini, che in qualunca

vento spirisi spesso et incontinente se revolta, senza altro penzamento, secundo

in fine a qui con gninde honore de questi egregij doctori ne senta recitato, non

obstintc la puhlicata opinione de Anacarsi, ilissene per essa assai soverchio me-

ritirse. Iinperhù molto siispecto che, se come dalla prima intentione col vostro

argumcntnre me redraete, cl sembiamte in questo per raso succedessi, bavcndoce

da tractare «le niedi<-inn, per cascion che sccun«!o per lo mio I^orenzo Astaìlo

se deinostra, già mel confesso de primo incontro restarmece smarrito, dicendone

osservo compai’so maiestro Simone Mezzocavallo tuo paCrasto, et con esso a costA

malestro Incoino 0(>ttÌfrc«lÌ; et d«U primo entrato ve era maiestro Mario Qua-

tmecia, et al suo lato narrarne posarse maiestro Philippo della Valle, et come

loro continui assistenti sederve do vicino maiestro Mariano della Palma et ma-

i<>stro Mario Scappuci-io; el che essendo, de tutto el nweionato da smarrito me

interdico et me rcfi'edo; indicandoli per un publico parere esser tutti eccellen-

tissimi philosophi, de* quali per la lor supprema et singular ìnielligimtia incomin-

sandove dal primo, govcrnoscce da fetide et molto amah) medico la pt^rsona sua

papa Calisto; et quanto se demostraasi haverlo accepto ben se cognube intitulan-

doloIcompare; ma molto più et assai meglio lo amor grande li portiiva se com-

prest% facendoli el fratello Cardinale Mezzocavallo. El secundo per quanto sopra-

visse PP. Pavolo de continuo operose con molta fede et cura medicarlo, rece-

pendone non poca gratitudine con haveme in casa sua dignità, beneficij et ho-

norati magistrati. El Quatraccio et gcntiìhomo et universalmente tenerse poi per

* IT

De MLa StmoncMraocji

De Ma laoofn

De M-ù MarcaQuatraccM).

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130

Da Ko Philippo

Talk.

De N.o Sliriana

Mia Paiina.

Ii« M.« MarioSfapfiuecaa

Roma con constante et assai fermo iudicio da patro et auctore securo et con-

fidato in medicina. Et discucendo poi de questo lo cr^to, la fama, et quanto

con aflbcto della Valle et de' suoi medicamenti sonno opini, con gran rascione

restono atterrito, specialmente vedcndcMie sopra tutto da’ signori Ambasf iatori

,

Cardinali et PP. tanto et in tal modo extirnato, che per lo gran credito asso-

quito reputarsene da tutti uno novo Apollino over fussesi Exculapio in nel de-

scurso universale de medicina, demostrandot'e colla singulai'e ìntelligentia, non

tanto haversece emulato malestro Favolo, suo excellente et degno genitore, mamolto al iudicio de ogne homo superato. Della Palma poi per lo ignegno, per

la doctrina, per la lengua s) desposta et efficace in nel suo argiimentare per

tal sence demostra, che accedendoce la auctorìiA colle soe bone et spesse expo-

rientie assequita, non se po’ dubitare qualunca loco grave et honorato molto ac-

convenirli; per l>en die vedendolo della casa de’ Hiinniballi, de casa de’ Boccacci

et della casa Valentìni, nobilissime famiglie et sue molto conioncte, per la morie

si vicina addolorato, me persuado come lienivolo et molto amato dal Signore

et dalla <’asa, satisfacto al comparerce, elegerase restarse in compagnia col Car-

dinale. Non me abisogna del Scappuccio iovinetto dilatare, per cascion che in

nello publice dispute de sò ne ò nata tale opinione, che se Dio in longavitaocl

preserva, mustiar se possa per consen2o universale rector, lume et governo de

philosophia. Si die discurrendome collo imaginario parere per lo loro si exti-

inatc et degno qualità; et per maiure, più stabile et certo fondamento, notandoce

anche poi quanto se siano per geneial concurso con gran speranza et fede fre-

quentati, me confondo et me stupisco rascionarc. Impcrìiò con momentaneo consiglio

me inanimo et accendo, che deposte lepoasionl parficulare, et spoglinndoco sì come

se aoconviene da qualunca altro rcspccto, de questo sì honorato paragone con dili-

gentissimo discorso ostentarve molto accurata et amorevile consulta; cl che oxe-

quito, rcstiso si come Mìcindlo poco innanti ce nzzennassi lassjirne ad altri for

del ioco el liIs*ro arbitrato et senza nostra colpa indicarne.

Tho. Palosci.

De H.» iBrutBÉ

AfMlo ile' Vieto»

ri*.

Quando mai altro ce fusse de deverne sbigottire, crederla jienzando in ndla

rancida natura do maiestro luvanni Agnolo Victorij bora comparso, atterrir Sen-

ne dovessi qualunca se arrogiissi pos.«ierli reaguistare. (Questo, formatose in ndla

sua litteratiira et in nclli singulari exporiin^nti, qual de sua cur;i por lo continuo

demostra, et non poco anche favorito da signori et Cardinali come se vede, por-

suadese se^iindo de continuo quasi lioffigiando no advortisrc, non esser loco de

honor tanto extirnato, che molto più al suo arguto et falso crn<‘culare non se

acconvenga; in modo sì, che per liberarce de un tal perplexo et quenilo disturbo,

concurro con grande animo et fede aderirvene a quello che de momentaneo

consiglio del presentato paragone nc opinetc.

N. Barzeltone.

Desiderando confermare in nella enarrota opinione vece inanimo et ac-

cendo, non già col parer mio, ma con quella gravissima sententia, della quale,

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— 131 —se ben inpnn«i iwordo, jwinne Biante intitiilarsene auctore. Costui por mantenerse

lo amiritie et procurar poi do continuo farne novo acquisto, desiderava render

tudicio infra do* suoi malivoli et o<iiosi dis«.‘ordaDÌi, i^ersuadoDdose de essi acqui-

stame una gmn parte per amici, cho’l contrario in punto succedossi, indicando

infra de benivole perdine. Confortonc duncn con siniil sentimento allo parer do-

H» lib(*r5ito, cioò che|dcraostrato re haverroto quel che da prudente et cireiinspecto

de questa impresa le<liosa ne opinete, per qualunca poi se ardisca del primato

haverne cura, con gran facilita ne pos^a far iudicio.

lu. B. Miccinello.

Kt io notando la ben considerata et congrua rrisposta col savio pariTO

del concurrente replicato, vedomo adducto doverve in qut^to instante per el certo

confessare, che se mai de voi ne havessi Ijona opinione, raser liogie quel die qual

me asli*engo r<‘piitarne de ignegno et de natura circunspecto: disponendove de

questa prectvlentia sì come dextramente recitete fjicto ne habbiate abundanto

et largo rascionare, hucuime stanza altra nostra colpa la impresa del iudicio a

quuitmea for del ioco presumessi terminarla. Al che non poco anche me adduce

ìnanimarve, accedendoce al recitato de Biante quei gravo senzo demostrose per

Solone, quale in nella lulminlstratione de rose assai importante et ponderose,

teneva essere non poco dilhcilé, penzamo compiÉU’er»? a tutti quelli cehavessero

inteivKse; et se a questo non poco ve conforto, non meno ve prego vogliate in

modo fart'ene cap:u'c, che se per sorte presente noi algun se querelassi, da in-

structi et resoluti, et con vostro molto honore possamo defensarve.

M. Antonio.

Volendo recitar per satisfarve, le causo per le quale la lego over la me-

dicina la una dell'altra se dovessi più honorare, vedome astreeto delli lor primi

principij et poi sequendo, per quanto servirarao la memoria, da grado in grado

iarvene rest'gna. P«^uadeiu Ionie , remossone ogni dublo , che d<^vùindoce

da fabulosi et vani i>f*nMmenti, de qmdunen procimussi delirarce, la origine no

habbinmo proceda da una mfslesnia et propria fetura, cioè eoropresose per quel

primo genitore la frngilitii de’ corpi et senzì humanì, et a quella in eterno subiu-

gapee essa natura in un medesmo instante, come sollecito et curioso patre ope-

rose provr^lerc*», cori*eg»'ndo et moderando le inhoneste et efircnate voglie Immane

col governo et regimcntn della lege; et por sanarse qual se voglia infermità del

mal dispixsto corpo, olesscsi curarlo coll* ordine l'e dà la medicina. Si che trovan-

dosc in dubio se per lo vitio de* senzi overo dello infirmato corpo primo se

patessi,non facilmente potrase iudicare se della lege over de medicina senne

fecessi el primo experimento. Nè minor dubio me nasce dell* uno et poi del-

l’altro exercitare, per cascion che tanto li senzi humani dalle lege son guidati, per

quanto el corpo de sana mente colla vita se preserva da quello in poi se ne

prezza; nè molto men se cura de qual vogliase lege positiva, opinandome anche

sia infra de loro obligo mutuo, amorevile et eterno, per cascion che sello corpo

non ve fussi, meno de'sontimenti potriase rascionarc: el sembiante in punto mao-

Ei.a ilr Hianip.

Gt.0 de Suktte.

Coni(4rJititHie iM<U l«|r el deli]

Medicalu

Dubij unfuilinla

a Ul Micio.

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liercute.

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lliCilIt *«•

riaie

De Attico.

Do Labeosto

fio tapino.

Ite Appio dia*•Ite

Ite Emuidoro K*faio.

Ite Na&ica.

Ite AlUlk).*

Ite CtirrancaM.

— 132 —candoso de’senzi, conveiiose ol corpo in stomacoso et fetido putrorc. E1 raedesmo

periculo in nelli dubij argumenti della lege qual sian quelli succeder compren-

derao per male mlopcnir la medicina; el che demostrasc, defectandose spesso de

ignegno, de intellecto et de iiiomoria pcrii'ular qualunca sia de quanto al mundo

iustainente jwjwedessi, et l’altro per lo medcsnio baccillare Hercule sello havessi

infra le mano; et se con esso Polidamonte over Milonc, facil aerrìa in semplice

momento pericolarle dello lor stupende forze et della vita. El studio dell’una et

l’altra disciplina magnifico se tiene et generoso» et derivarse da un inedesmo

et assai mitural fonte; ma in questo io me compendo et confesso bavere errato,

et perhò monne corrego, parlandone de senzo assai piti conveniente et naturale;

desviandomo dal fonte, tcngole per gemelle et uterine, nate et nutrite in nel me-

desmo instante da quel venerando et sacro sancto corpo de Philosophia. Et per quel

tanto de sopra ne ho narrato, me persuado mal se comprenda qual de loro primo

se nascessi, chdla medicina sia dubia et incerta; et ancor ce fussiro auctori, quali

de cure et de recepte se operaasir variarla, ol medcsrno trovarase esser succeso

in nella lego, «-he per diverse opinione de’ doctori, de mille et più volumi re*l-

duttise ili farne uno, et anche quello consti come baiva in mar tempestuoso fiu*

ctuarse, variando.<e s«>mpre de senzo et do intellecto, secundo la auctorìtà dedla

facunda lingua ce intercede: si come demostrose per Io Attico et Laljcone, lo

uno più docto et Taltro più facondo. Vedese in l’uno et anche in l’aUro (?xercitare

una spessa et gran mutatione: se quella sia instabile» questa si come se comprende

è Ipoco certa; se quella allo arbitrio de’ medici, questa alla opinione de* dot tori. car. i«e.

Selli medici sanino altri, et essi spesso compargono infermati; el medesmn tro-

varaso fra’ doctori, quali, per ben che governino, li Icgi ad alguni in tuthj lor

faccende abi-sognarli havcrce el curatore. Et se obiectar selli volessi, che per

experimenfar la medicina ne fossir molti male accapitare, per non infamiarce

nostri tempi, demostrarìa selli replico de quanto male per li Gracchi, Apuleij,

Opimij, et Saturnini, overo jier lo tribunitio furoi*e, colle lor sacrate lego se o-

|)crassi. Et sella qualità delli homini alterassiro la conditione dclli exercitij, in

nella una et l’altra intelìigentia tali sence vedono in exercibirseli disposti» che

ognuno spaventarla volerne far iudicio. Celebre fama astìpulost^ce el Papirio,

aggregandocn alle lege curiate, quelle se promulcjissiro per tutti li altri He, et

coinpilah' poi» j)cr sua eterna fama la.ssassinc volume; olii Claudij decemviri» quanto

deir uno simza ruhore non possamo rascionarne, tanto deH’attro» non solo per le

soe composte lege astrei ti ce trovemo non tinto exaJtarlo, ma per la strata

Appia et l’acqim Claudia» et poi opporse al recepto del Re Pyrro, in honore et

gloria della sua fainiglui» se acconverrìa inerituucnte con pimna de altra sorte

chclla mea farlo eterno. ÌjO EpIa?sio Hermodoro, per interpretire le lego proiniiU

gate da'Decemviri, senno vide per la stifua in nel Coinitio locata» esserne non

poco honorato. Dcmo^trosece el Nasica da molto essere extimato; dinmndoselli

publico habitaculo in loco dove el popolo più commodamente possessi in suoi

abisogni pigliarsene consulta. Lo Attilio intitulato Sapiente» e’I Corruncano primo

professore, et de .molti et infiniti altri» de quali per non iediarvo poco me curo

farveno memoria, hastive sol questi nominati, et habbiateìo per certo, non sol

tenerli per gran lurisconsulti» ma reputarceli precipui auctori et stabil ferrna-

mento del corpo legale. Nè meno per vendicarse veneranda et honorevil fama.

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— i:« —juanrd alla mcilkina prìnoipio divino, intitulumloseono Apollino por rapo et au-

rtore, seguitato ila Esciilapio, quali» per vodorsivc oxccllente, non tanto per publico

oonsenzo reputose disi-ipulo et luaiestro, ma tiense più presto per suo dileeto et

unirò figliolo. Questo per haver da morte a»l vita infra de molti anehe Tyndarida

retraeti, 8Ì come oltragio pervenissi alla nalurn, de»legnatosenne love fecelo inconti-

nente fulminare^ et esso sequitow da quel Thoo Hìpoemte, quale per non esserlo ingra-

to della ossi'quita disciplina, deserivevnli in nel tempio el nome de qualunca per suo

conto se santissi;asserendoce quella eura salutare non esser la sua, ma sol pro-

ccsa djillo auxilio del venerando preeeptore: qiinl demostrandoso non già piir

premio, ma per gmtie. et amore (•xenitnrla, tiense nc assequissi lo simile honore,

si come so erano da primi ti'inpi allo lor Herrtile instituti. Nù voglio dilntarme

in roeitarve doDemoerito, Asclepiiule et Empi»docle, nò meno quanto da Plmlari

tyranno fussi anche Pyttigora de prerioso duno remuneralo; nò molto euro

comemomrv«H‘e Th<*ombroto, al quale spanato se hebbo Ànthioi-o cosi polente Ue,

infra de molte cose exeellente et pr«’cif>se, il Tlioloraeo suo figliolo dunoeeli in

nelli ludi Megalensi aneor cento talenti. Nò de Philippo recitar presmim^ n<*

meno della gnm foilo demostrasseii Alexandre. Et fra de tinti «‘elelirafi et ce-

lebrandi, non se aeeonvien tieere la dextrezza de Herasistrato, persuadendoce a

Seleueo esser Re, patre et marito, et allui anehe so st»ssi el liberare del suo

figliolo Anthio<‘o ilei mal se tollerassi per lo soperchio amar de Stratoniee, sua

bonorati et magnifii’a consorte. Et se pur alguno, qual t»mendo la fallacia de'

grei i, adhoremlose alla opinione del (Vnsorino ardissi*se oppugnarli et reprobar

la iiiedicinn, potrìaselli et incontinente replicare, che quelle lege quale bora si

caldamente defensenm, dalle mcilesme Athene ne fussiro la maiur pjirto fabricato;

nò mancove infra <lc questi, de' quali ne ho faeto sì e»'lere transeiirso, gran nu-

mero de’ nostrati, pi^r caseion ch<‘ vesse nominano li Cassij, Carpentani, Arbutij,

Aruntij, et infra delli infiniti altri, n*piitosence juieor molto el nostro Celso, opc-

randiae con nova inventione soe Camene, per enan’arve tutte infermiti, et poi

anehe pemeiiij da jìORS(*rle medicare, senza de* quali ancor sence commemora lo

Antonio Mut et Versalo Valente, l'uno deraostrosenc Augusto molto amarlo,

donandole la statua inaurata j>er grati reeonipenza della reeuperati s.'init’i; et

Tallro poi l'on exeessivo donativo usoselo non poco in nelli infermi et periculosi

suoi accidenti Claudio Nerone; raa non de pelor core sello abutio la sua si dileeta

et vana Messaliina. Et al fine la.ssando ametro el gran eredito de tal eoinmema-

rati, bastarave bene assai mantenerla in magnifica et honorata stima, la auetorità

vendicos*»ne HippiHTate sequitato da Avicenna et Gallieno, per modo che del-

l’ima et l’altra banda, nè de numero, nè de qualità nè de ricchezze discemer se

potrla, se quella a questa meritassi esser preposta; et se per sorte confiatise de

verisimil coniectura, quella opinassi posserse iustimente insuperbire, existimandose

cir 107 semplice et|mera exeeutrice dello arbitrio de qualunca dominassi; nè già pi»rhò

questi altra se deferta de haveree equabile argumento per demostrarse tumida

et elata, eognoscendoso infra tutte altre discipline unica et sola, poss#»re ad ogne

illustre, potente et sereno dominato, seeiindo el sua arbitrio, non sol persund'^re

ma imperare. Si che qualunca per sorte interverrai»© de a.*sai miglior dìsenrso

et de più profonda intelligenlia, et paresseli con questi over con altri più effi-

caci paragoni posserno presentare verissimo iudieio, Dio cello inspiri, et senza in-

iuria de homo cc comparga, succedali allo lor voto U»rminarlo.

ApulliM! ificlur

lic medkìB*.Se ttcnlapiii.

Uv IpiKrale.

ContnidilecTA*titadiiie.

Itn l'jiajpiir» rn-

maaeralti da f»tia>

lari.

Ue Tliciiabrol»

naiiMrato da

T7H)lnitK<i

tir Cliili|<fw laa«

ìm c<iai«lcratn MAlnaodra.

tir llrraMttralo

luilkaMdo AbUuh-cu chr molto a-

matti Stratonio’.

Ur (kl*n.

UrAab'nia MuiaUr VovNi» Va>

lenir amali) multoda Mi.,\alina.

CamfiaralioDeiM'

la limi eifiuiaitose

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— —N. Barzellone.

IVeoppUi de S&iB*tri|lu.

Se«(enliii

iMla iK>cth*

a <untei1(la in

tMmiaxicia.

QMttto ihtode

proceda la meila'

elea u tpeatt) va*

Nane.

Donde po«iU la

canarie

Se mai nocchero fra le Oiclade suspecte et inquiete, stimolato dallo danno

et dallo honoi’e, col mar Wmpestuoso per propria virtù al porto salutare sua

Wca timorosa reducessi; posso bora in sì diversi et dubij argomenti cl mede-

sino dir de voi, vedendove che per prolixo et pcriculoso rascionare, con singu-

larissima dextrezza et bona gratin, liaverceli tutti et molto fncilinente denotati,

et refactine poi infiniti paragoni, da non poco oircunspecto lassarne pigliar sua

cura a qualunca se confidassi bene ordirli.

lo. B. Miccinello.

Non già replicarò per consigliarve, nè raen per darve tèma de quel se

habbia da fare; ma più presto assai concurro inaniinarve seguir la impresa, si

come demostrete haver disposto. Imperhò, nanti se venga a tal decisione, acciò

posnate ìjon deliljorarve, ine wx'curre de quel binto darvo intelligentia, che ’i pre-

nominato mio Scantriglia, per inanimarcc alle virtù con fame Iwno acquisto de

doctrina, legende di per die ce predicava; et per primo ce advertiva che lo homosenza lettere el medesmo comparesso che una lanterna senza lume. Aggiugnen-

doce anche poi sopra de questo, che quantunca fussiro a.sseqnite, secundo el sug-

getto co move adoperarle, molto posserle ancor contaminare; facendocenne per

sua seouritù et nostro fede! pegno Seneca auctore; per lo qual deinostravace tenerse

fussiro algune cose, de quale, per l>en che dal publico senne pigli commodo et

proficto, imperhò faccndose venale, satisfacto senne sia della stipe costumata, de

obligo ot de grafia libero ne resta in tutto et absoluto; donde per questo coniec-

turandose la una ot Taltra doctrina convertita in mercimonia, vorrla esser pri-

vata de ogne grado et titulo honoramlo;

ne giù perhò creiate ohe intenda

desvaime de quello qual da prudente et circunspecto me par con gran dextrezza

no habbiate ben concluso.

N. Barzellone.

Se por bcnivolo et favorcvilc sostegno delli corpi et senzi Immani , la

medicina con quell* online legalo dalli proprij lor dii se originassi, me mera-

viglio come star possa esser, secundo ce azzendete, si sposso in operarle fra* mor-

teli variate; per questo appeteria primo se entrasse in novo rascionare, da subi-

taneo descuwo farrae certo do donde et p-T che si vana et inconstante revoltura

per voi so tenga esser prò* cosa, acciò che da meglio resoluti in qualunca altro

accidente dubitar ne succedessi, possessimo con animo tranquillo argumcntarve.

M. Antonio.

Per quanto della lege sì spesso renovata, in satisfarve con pronto pen-

samento me soccurra, credo proceda non tento da secali con diverse opinioni de

doctori, ma molto più d^lo arbitrio delli indescn^U, ansi inhumani prepotenti;

vedondoce ogno bora dello die certificati, secundo el parere delle lor lieentiose

ot prave voglie li inferiori esser astrecti, ancor ben li dispiaccia, per minor

male|col corpo et animo servile tollerarla. Qua.si el mwlesmo tengomc in punto cu los

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— 135 —ne succeda a qualunca trovarase mal dis|K>sto et inn)rrnato, sottopor»* con fede

et gran dispendio, et anche pericularsece la vita a quel tanto che dal maUeofacundo selli presenti iovativo. Et essendo infra de tutte le* arte» la meeiicina, si

come (“on effecto so demostra, assai lucrosa, ognuno do quella professore sence è

sforzato per far maiure acquisto col bel per»iuule*re de» nove invcntione variarla.

Et per ben che da Apoiline senno pigli, si come ve ho narrato, lo principio, se-

quendoli E^culapio col suo dedito Choo, tiense Pilhigora de sapientia repieno

la exercitassi assai 8piiiplir*emento, opcrandocc solo el mero fuoco over pur foglie

de herbe, de quale an< he ne scrisse resoluto et magnifico volume; asserendoce in

quale so voglia grave caso con quelle possersece securamenie et b(*n n*modiare.

Poi de molti anni no successe factione assai diversa, piglìando»mne titolo de Empo-rici, per acojwtarst* in tutto s(H|uir li exp<TÌiiienti,<*ondennandoce la auctorithso haves-

si Emp«iocìe, colla g:irrulitii tanto exccssiva de Crisippo, etdetectaso al fine la lor

maligniti da ignoranti et male expcrti, videso tal scota in breve tempo irrita

et explosa. Infra do quello co! testimonio q»wl Cassio Emina ne rendo, la fama

collo credito do Arcagato )K»r qualche tempo non poco sublimo»», d<*l quale, corno

de artificio fucato, v<»dendos<‘nde el popolo deluso non obstinte la civilit*» con-

cessa con infiniti altri donativi, per lo odio assequito, non solo intitulose vuln<»-

rario et camiftee, ma con tutti suoi »»quaci operoso cl Censorino fussir de Komaet del resto della Italia do subito sbiinditi. Et anche fuve quel altro Ascl(»piado

intitulato el Prusiense: despcrandow da oratore posser far gran p(»culio, per lw?n elio

de excrcitio et de rosf iono nuxiicimdd trovassise deiuno, con blandimenti et ca-

ptatone parole, rcpulsiitii ogni altra opinione, ro*lussc lo csercitio sol tanto in

cinque parti, cioè in abstinentia de cil>o, poto, venere, ass<»gnandD(»o frlcatione

corpomle, et deambulatione assai modesta et com|>etoDte; et in modo satisfece

,

che appresso allo at'quisto dolio inextimabilo tb<»soro, astrens<ì ogne homo to-

nessise per certo presentato esser da Dio pr»r bonifìrarve la natura. Àlguni ce

agiunser poi el re<'r«»ar»i in acqua fr<*scji, et alguni altri in ordinar li Iccti pen-

sili,peremulendoce con quello assi<Ìuo et frequenUito iactitare, lenirce ogne lan-

gor delli egrotanti, et allieerce anche somni, si corno in simi! caso abisognassi.

Sm-cesser ]K>i de questi alguni institiitori de nova regala, et lassandoso inderietro

herl)e, succhi et ogne altra cosa semplice, desiderosi de maiure et più pingue

ocellascione, re<lussero nnHlìramcnti in far composta de moltiplioe et diverso reco-

ptare, et appetendo fussiro non poco reputati, per consimile suggetto ce operarono,

si come anche in fine ad hogie vedemo costumarse, cose native per tutto lo universo;

et procurando mantenerle in molto muior stiam, valendose de berl)e, fiori et

fructi convicini, li nominorono in cgvptio, arabi<»o, et hor greco et caldeo, acciò

li egroti et qualunca lor conioncto, corno de reputata et curiosa medicina, non

senza danno ne spenuwiro sanarse. Et per non mostrariiie della inconstintc lor

doctrina con odio et livore ras<‘ioname, ve porgo in mia defensione non solo

el testimonio qual Marco Vairone in varij suoi scripti della lor fraudulcnta ocol-

lascione ne ha Lassato, ma anche quel che per Plinio maiure et in più diversi

lochi della lor prava natura ne descrìve. Si che qualunca curici difiidandose de

me desiderasse bavemo certa intelligentia dalli auctori prenominati, guidandose

col mio fedcl relato potrasene quando piacerali al suo comodo valere. Infra do

questo, se dubio per lo recitato precedente in modo alguno ve sorgessi, facendone

quesito, sforzarome el più breve me possa secondo opinaroinc satisfarve.

IMUcauusu la

in«dkioir«rìaU.

De l'itUrora ^tereileu) u ne*diciu oci« sucoM follie ile herbe

Ile Kiit|iiHbeJe,

De e«*poi-ici.

lieAivjnio ioU-(mUIo VdBererio.

I.t Uiewlili perordine ilei r4aM>-rino.

De Aictepieile

l»ru«ieQ>e. e( madimena cura.

He Marco Var*roofr

De l’Iiaio.

Centra la (Uta*

eia de' b)hI«c1

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— 130 —Tho. Palosci.

<14>«iio fMla f>h**

Viwpliii.

Da U. Lomuo\aile.

He M lata» la.

col» lliicrabe!l.'-

De II Pul|ii-nlH»

In ilerrnHotH-

Mia fihilmif'hi».

liual «il U (Ai*

iiiAphia.

I«:iss4m<io in de’rietro el tetriro rigor de Mircinello , et similmente in

quel tanto che della lege over de medicina ne hubbiate rascionato, per darve

ima gran fede, senza cercarne Plinio et Varrone, io ne acquiesco. Imperhò del

vostro accorto et prudente replicato mai i\>starome alla mia voglia sotisfaeto,

per fine intanto non me sia delle uterine da voi commemorate chiarito in

modo. < he taf-endo, i*estarne me confessi rcsoluto ; opinandomo caseine sug-

getto da pigliarne honorevìle et erudito nutrimento; de che|

succederne, infra

de me inedesmo imaginando farne quesito, se doc tal virtù intitulatcso uterine,

nutrite dalla lucdcsma genetrice, qual non ticnsc gik per fatua, lasciva, petulante

nè impudica, ma intitulatase da ogne homo perfecta sapientia, procreatrice, fau-

trice et venerabile recepto de ogne altra virtù; donde dunca se causi tanta

impiota, tanta ingratitudine et tanta iniquità, haversela da lor quasi repulsa et

con vilissimo ronfempto non sol nuda et afflicta s'* demostri; ma tenersela per

modo sequestrata, che nulla de esse, in farti nè in parole, nè in costumi , nè

meno in modo alguno procuri volersene emulare?

N. Barzellone.

Redducendome alla memoria quel che della philosophia dal Valla mio

venerando et amato preceptore, oonfabulnndose con misser luvan lacoljo Boeca-

l)clla et misser Fulgcntio Pontiano, do san luvanni Canonici honorandi, et de

litteralura et gran indicio infm delli altri de quel tempo as«d jirestanti, molti

anni arrictro confesso haverne audito, per verificare el soggetto quale bora ce

porgete, bmgorne non sol delle uterine soe figliole che al presente recei^hete,

et consequentemente de* medicastri et legulei lor sectatori selli dcinostri ingra-

titudine, ma da quasi stiipc'facto nicravigliome de sì iniqno et nefando sacrilegio,

come possebil sia con publico consenso et non sc^nza grandissima vergogna tol-

lorarse, proponendoci' la nuctorità de quel divino et mellifluo scriptorc, lassan-

done in derietro el documento qual no attesta delle spere, uioti et potentie ce-

leste, per quella si ampiamente publicarse; et anche per quel tutto che pi'r lo

humano ignegno, con efllcacissime rascioni se possesso iinaginare, con bravissimo

deseurso finalmente, secimdo io me recordo, ne facevano consimile resegna. Quella

essere securo et certo senzo sopra de ogne altra diligente et accurata iutelli-

gentia, et come dono de inextimabil prezzo, unico, absoluto et singolare, con-

cessa nir homo da assai maiur poientia; acciò imbuto de soi modesti, moderati

et ra.scionevili instituti, appetere quel tanto ne astregnessi, donde visto et lau-

dabile proficto cognoscessimo a8.scquirne. Dìsciplinandoce anche tutte nostre

actionc dovessimo e.xequirle, come sti ’l summo Dio nc haves.simo per arbitro,

ovcro actiialmente volesse intervenirce; et questo fjirse, non solo p<*r bcarce in

nel tempo che vivente ce intervenga, ma quello terminato, fuasi alle anime

nostre non poco facile, con bona gratia del suppremo indice renioarse in quel

celeste imperio, dal qual tenerao per indubitato et certo senno siano per primo

derivate. Et per merito poi de si gloriosi et venerandi documenti, collo assenze

universale se tollera da’ suoi iniqui et impij ribelli, con grave oltragio et vilis-

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8Ìmo contempto si conio rwitoto, posiorgarso; rowlvcndomo da liomo privo de

fondata intolligcntia, succedale quello per lo proverbio vulgar sence demostra :

cioè, chelli magnifici et importinti benefìcij se compensino sempre da excessiva

et inurbana ingi^atitudine.

M. Antonio.

Per lo sì alto et scropuloso nrgumontare qual me fecete, vcdomo astrecto,

non senza grave affando, contai mca voglia devorve. replicare; nè già per essere

defatigato et lasso ne stupisco, ma più presto prevedendoine che ’l replico ne

haverrcte debbia esser tale, che a voi et anche a me et ail ogne altro romano,

sì come ne siispecto, serrali assai molesto et tedioso; ma sìase con Dio, poiché

a sua voglia et sì ben lo habbia ordinato. Tengo la Philosophia, sì come recitate

et anche da infiniti altri oe è narrato, caseai el recepto de supprema sapientia;

et volciuto per consimile soggetto demostrarve quel che bora li succeda, exern-

plareinola alla rcpublìt-a romana, in nella qual per sustentarse in nel primato uni-

versale, se acconveniva farne recepto de assai prudente et savio consiglio; et se

quelÌJi circundata de virtù se manteneva, questa nutrivase de quel .suo glorioso

et magnifico Senato. Se quella con ogno atto virtuoso operose publicare cl suo

sblendore, el me<ìesmo se faceva pcT queìl*ordine senatorio, quale per aiigmen-

tare et m-antenere el suo sereno et l'cputato nome, con divers<* et varie actione,

demostrose si ci>me a circtinspecto et venerando ceto se teneva acconvenirse.

Quella p'?r propagarsece el tìtol glorioso della univcrwile inteìligentia|d<?sparti

sua sapientia. contrìbuendono alla prudentìa, iustitia, fortezza et temperanza, et

in ciascuna d’esse conequahil portione ancor ce interveniva; et quel savio Senato

per ingrandirse et honorarse. communicù gran parte delia sua aiictorità infra

de molti magistrati, incominciando da* Qu<*stori, Kdili, Pretori, Tribuni, Censori,

et sopra de ogne altro de questi el Consuìato. Questa, come anxia et gelosa

delle separate soe virtù, per inanton''rle in securo et amopevil laccio oolUgate,

aopragiiinsero lo iraptjrio legale; et quella, non tanto por sustegno dellì dicti

magistrati, quanto p"r la g^’lnsia della lor suave et tanto amata libertà, creoce

a* suoi bisogni ancor l.a diotatiira. Questa, per quanto la lego colle altre soo

virtù concorde et ben unita se intertende, fuceli poro dorainarve la natura, macolla medesma eomjwignìa comunicoce la intelligentia del gran difn'ui*so de cose

coleste; et questa, per quanto li magistrati et quella dictatura se respusero de

fe<le et carità, da grnilo in grado eresceli si lo imperio, che actnalmente insì-

gnoritose de tutto lo universo, an^vìp rerapieo cl celo de* suoi strenui et gloriosi

eitadini. Ma insuperbitase la lege del suo imperioso et arbitnirio parere, confl-

dandose posser tutto et sola dominare, lacerando et eonqusissfindo ogne altra

virtù, da empia, crudele et molto ingrata, rebellose in tutto alla sua procrea-

tricc. Oimè dolente me per quanto al miindo sopraviva, con che core et aolire

et con qual lengua narrarove donde siase causata la nostra miseranda et vii

conditione? Parme più volte et haver per certo audito, chella dictitura fus.sì lo

unico et suppremo ad ogne altro magistrato elcctose in tempo periculoso de ì-

rainenfis.sima mina, insignoritasi poi per modo, che desprezzandoce Dio , nò

curar lo honor del mondo, suffocandoce amicitie, parcniati, lo amor della patria,

Se AuiiaiU Uphil<HP{ihia »lld

re|»Miri mnuiM

|telU io»q«iti

della l<9^

KtclaMaUiiir

llells ini<|uiU

Iella IniUlura

— 138 —

Miscran>ia c<M)>

4ÌIMM.

S«ivi (Urulfato

da* pradeHtl.

SMKUnUado pi**

Ione orca liBturU

deUa citi

con invilìrce et postergarne ogne altro magistrato operoso (nè già crotlessìvo

senza immenso et atrocissimo profluvio de sangue generoso) lacerare crudelmente

et exulure la misera republica, con quella desiderata et tanto cara libei'tà, et priva-

tala poi (per quanto Dio sinse disposto a tollerarlo) del suo magniflco, honorato

et glorioso hospitio. Et vedendoso per lo arbitrario furore della lege, suppeditarse

iniquamente la philosophia» et poco ancora ogno altra honcsta et equabile virtù

seco extimaree, parve aUi suoi benivoH et desgratiati sectatori, per liberarse do

ogne altro descurso, lassar lo nome de philosophanti, colla lor consueta et ordi-

naria sequela, de meilicare li vitiosi et coinquinati senzi immani, et pigliarne

un’altra a quelli convicina et condecente, earicandoso de ordinario et meritorio

pensiero do curare et defensiire li corpi nostri <le tutte le cause operatrici, in

disturlmi'li over tollerli la vita. Pers<i la liberiti et oonversase in fumé la re-

publica romana, cl medesmo se comprende al fin ne succ’edcssi a quelli generosi

citadini, quali oxclusi fussiro da quel lor i*egio et venerando ceto, privati de

auctoritti. de magistrali et de ogne altra honorevile actione, iudicandose spoliati

de civilità, et suspicandose el fugir periculoso o ’l dimorar tener suspecto,

quelli

pochi qual forono lo miserabile relique delia si immensa et cmdele strage, per

produre la loro abùvU et calamitowi vita, abandonati de speranza, privati

de subsidio. da grado in grado simoce adducti in si tedioso et laciirimabil stato:

dove comemorandoce de nostri auctori, con loro immensa gloria havcrcc già a-

cquistato et rosso lo universo; noi miseri meschini pei'damoce le anime elio

corpo per dolore. Considerando se viver ce volemo non ne suffragi nobilità, nè

mcn numero de anni, nè nome della patria, nè gesti honorandi et laudabili co-

stumi, \)or assequirne oportuno et condecente nutrimento; mti per quanto sence

adversi la fortuna, esser constrecti per nostro vilissimo et misemmo sustegno,

subiiigarce al vile et rustico governo de animali, et tanto de loro in ass.ai peior

conditione no tn)vemo, rcservandoselli arbitrio de conversar con hninini per ogne

quatru reputati et magni; ma noi desgratiati sopra de qualunca altro molesto et

flebile langore, voclemoce dannati ad exeroitio pfsr lo quale nè de exempio, nè de

costumi, nè inen de pcnsuiiiento conveniente ad homo libero possomo in modo

alguno diwiplinarne, Porìase dunca con nostro grave affando demostrarseco esser

vero quel senzo arguto et molto da' prudenti frequentato, qual tengono ogno

gran male haver In origine|et principio dfJ bene et commodo ojwrare; per ca-

scion che rascionandose del nostro si detestando et miserabile infortunio, trova-

rase esser praceso et causato dalla lego, adhcrcndc^e in tutto iniitarve quel libero

arbitrio, come voi la dictatura, declarandoce lo legitimo et honosto quel repu-

tarso chea quella obtenqwrassi et in tutto .satisfjiccia. lmp<'rhò assai per chiar ne

costa, chciruna et similmente l'altra principiassisc per stabile sostegno et de-

fensione assai accurata della lor ropublica, confìdandose con quelle, per quanto

el mundo saprastessi, pi^serla cxaltare et custodire. Nò haver mai eonsideTato quel

che pur gran tempo innanti el divino in terra, con soe grate parole ce assegnassi:

vetler lo interito de qua! si voglia ampia cìtà, quando li magistrati collo lor

libero arbitrio governassiro publici decreti; et similmente tener ce demostrava

quella cltà con gran fv'ilitii pericularsc, dove li hoinini per li magistrati fussiro

de reverendo et circunspecto honore recognosciuti.

Dkiitizèd b. Li

— 139 —Tbo. Palosci.

Car. Ili

Per ben ohe le cause qual ne astrengano dolere©» si come ne havete per

longo rascionarc demoelrato, siano influite; imi el pegio al parer mio, et anche

ce eradichi de core ogne honorevile et magnifica speranza, si è vedere quel se

costumassi per inanimarci alle virtù de gratin dunarse, qualunc^i anxio et im> s^miuk- imiK

pudcntc ambitioso lo appetisca, per denari et suhhastato apertamente senno honori,

per modo si che se da secolo in seculo, sì come da valenti homini se canta,

la natura voderase defectare, me dubito non poco, chelli neutri successori, in

qual vogliate acto virtuoso, niente restarali da possersene fra homini per gene-

roso conto et da Romano annumerare.

lo. B, Micinello.

ludicandoce oppressi et conculcati da si abiecta et miw*rabìie iactura

,

causatasc dal sonilo, ovcro per qualunca altro accidente vogliatene opinare, per

quanto sene© opponga la fortuna, postposto ogne altro pensamento, in favor

nostro veder non ma confido Lyra celeste, sì come in reprimere el sanguinario

furor do Lycaone celere et pronta con violentissimo desdegno allhora in efièrarlo

adoporosc. Nè men sperar posscmo, essa adversante, le salse onde latino sentirle

in nel seculo moderno mai indulcite, nè con simile suggetto, secando per auctor

degni di fede se narrano, le siciile in quel iorno degustarse;

per cascion che

in si incancrita et contagiosa infermiti, et con si gran numero de conscij et

anctori, scirìa bisogno, volendole expiare, el grande crcpano, non tanto el mar

l'jxreno, con prodigiosi et assai iurhidi ostenti, contro de loro in si abominanda

et crudel colpa, turbido et conquassato più et più dij se demostrasse. Ma ben

me persuado, se mai per algun tempo quella placata lo omnipotente Dio resen-

terasc, disponcmlose con presentaneo soccurso curar de sì crudele et fetida lor-

dura, non tanto noi, ma bona parte della misera Europa, per farne equabile et

congrua vendetta, eì temerario furor de Faetonte al iudicio de ogne homo poco

basiaraìi, ma tractarace, me rcpcnso, in modo, che Deucalione poi le infinita et

mtumato prece, colla sua cara et stupida consorte, squaìido et mesto alla sua

opera antiqua da sollecito et curioso tomarase. Concludendove iraperhò che ancor

se speri l'alta iustitia exequirse da vicino, essendo lo aspector molto molesto et

la opera de sua nature difficile et immensa, voglia gran tempo per tiene et allo

proposito excquirla; parcriame lassarne pensamenti, a qualunca de' suoi continui

et ordinarìi tmvagli mal vesse ndextra per rcstarve patientc; et noi tollerando,

come giù necessitati de patere, sequissimo securi et svoluppati de altro intrico

colla mente tranquillata el ni»tro principiato et ben disposto rascionarc.

Es.odoLycaoiM’.

Quuiilu UjiiiìM)

per U TjirAMittle

»lndolcÌM' H ti«*

re ^cut«.

Do Fa««iBW

II» Or«ulH>tie-

Pietro Gerrone.

Narrotoce sì come centra Lycaone el medesmo in Dyonisio lo irato love

da furtbimdo suoi desdegni demostrassi, acciò che ’l suggetto do un tale argu-

mentare|ben se resti enucleato, appeterìa de simil signorie et donde la ira ce-

leste con si turbidi ostenti alfìn se causassi, con qualche altro descurso de au>LiC40>r.

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— HO —tentico auctore cenne fetessivo memoria, persuadendome da curioso indagatore

de senzi sequestrati, fiissivc facile dunarcene tale impressiono, da posserne a qua-

lunca por lo advenire ne dubitassi, colla medcsma disciplina idlo lor voto et

assai lucidamente satisfare.

Tho. Palosci.

Cognoscendomo esser rude et desideroso do imparare, per U diversi et

ambigui concepti retrago dallo accorto investigare fave cl Cerrone, io ne spa-

vento et aggravome de affondi, non poco dubitando ebe per dunarco intclligcntia

de si considerato et magnifico quesito, essendo la bora tardo, per defecto dello

tempo mal posiate seoimdo lo abisogno satisfarce; per questo appeterla sforzai-

sivo da ogne lato vostri senzi in farcene celere et subito discurso , acciò del

resto qmil molto instiinbunento per le nozze roccrchemo, con vostro maiur coramodo

cenne fiKessivo conveniente et lucida resegna.

M. Antonio.

deJ-

Del litoio

Del Preeelpe

Ikl CofliiUto.

Del Duca.

ìM Srnkirr-

IMIa Liberti.

Se ’I tempo ctd consente posserse del tuo si alto et torbido quesito rascio-

nare, per quanto serverame la memoria, vedendovecce attenti , sforzarorae con

momentaneo transimrso satisfm'vc. Sopplitoso per lo ignegno humano quasi a

tutu li defecti originali ce impuse essa natura, ordinose per maiur comodità

de qualuQca patiente et de quel tanto possessise valere coadimarse insiemi, et

per sequestrace dalli bruti, circundarve quel recepto de mura, fossi, propugnacoli

contra de qualunca procura.ssi iniurarli: el che exequito, acciò quel numero con

pace et con quiete possere tranquillarse, compuserone legi, decreti, et nova forma

de statuti; et questo non bastando, homo se proponeva in regiilarli, de costumi,

sanctimonia et doctrina celebrato, d quale per regerelli con amorcvil carità et gran

iustitia, non solo selli impose el titolo regalo, ma ancor sencelli aggiunse el

sacrosancto sacerdotio. Poi de questo, secondo tempi et conditione de lochi, re-

sursiro dominati de nome et qualità mollo diversi, degnandolo imperhò con ti-

tolo de humano et bonivolo soggetto: de* quali alguni nominatise Prencipc, come

fra tutti fussice el primo in ben persuadere et meglio adoperare, molti dal Co-

mitato intitularsene piaccvili et profìcui compagni; et algun altro per offerirse

pronto executore in qualunca fussìsc accidente, quale expetlisse jwr lo comodo

et per bene universale, intitiilosene de nome et de habbito ducale; et tutti simìl

dominati al fine pigliarsene dal senio el titolo senile, et nominarsece Seniore,

per meglio auspiearco quel Unto eonsequime, che se acconvenga ad una sancta,

pia, M veneranda seneetù: qual tutti non tanto colle legi et ordinarij statuti

over dc<Tcti se sforzavan manUnerli, ma colle arme in mano de qualunca iniiiria,

come cosa hereditaria, se provavano custodirli et defensfirli. Fuoronce anche de

algune populose et magnifica cità, qual fostiditise de tal dominatori,

trovandosc

de facilità et de qualificati citadini si ropienc, che poslposlo ogno periculo, prepo-

ncssiro governarse et mantenersc colle lor proprie forze, propulsato ogne servitio,

in nella mera libertà; nò in queste credessivo vivessice ogne homo in nel pro-

prio arbitrario, ma chella lege over qual fussise momentaneo decreto stessi li-

— in —

Cir. UX

bero et equabilmente seenndo la qualitii dello accidente, in qualunca cittadino

el medosino se operassi; dove el viver demostravase assai iorundo et glorioso,

maximamcntc vo<lendoso collo premio et colla |)cna «Icsvinr le voglio hiiinano

non sol dall' at to ma da qu:d se voglia pensiuueuto vicioso, in modo si cho in-

dirizzati poiIallo acquisto de virtù, co) sbibilimento d<d l>cn publico et licneficio

universale de* lor concivi, appresso allo utile acquistato, ne assequivano anche

fama perpetua de desiderato et glorioso eitadino. Da quel si sumnio, sì dolce

et affect^ito bene spesso se è int»*so colli vostri pcnsaiucnti de qualche impio

et neDindo scellerato reoscirne la Tvrannide, crudel de sua mitura et efferata,

et alli altri già enarrati assali dissimile et diversa; por cascion che se quelli colle

arme iiu))etuose feriuatise lor stati, et c'olio medesme non senza turbida lactura

proxinmle, qualcun de essi per sorte, ancor ce propagassiro confini, almeno re-

statose victore, presoso lo liomagio dalli siiImIììì acquistati, li observava lor sta-

tuti, et in qualunca altro succoso come cosa sua hereditaria selli defenza et cu-

stodisce. El che j>cr lo celato de PluUirco in nella vita de Pyrro re de Epyro

assai lucidamente se compendia. À.sserendoce infra de' Molossi in Passarono sa-

crificato se era allo lor love Pugnace con profuso dunativo, costumarse anno

per anno prcstarscce et receperce poi anche el iuramento, cioè che *1 Re li pro-

metessi governare stìcundo le lor lego quel regno do Epyro, dii Epyroti me-

desmamente de conservare la regia maiestà non tanto al Re, ma anche fedel-

mente ai suoi Icgìtimi horodi et successori; ma questi sotto el pretesto de be-

nivolo et pateriK) ndo}')erai*e, con molto Immane et mellifluo parole, bora per bora

se exponeno ad ogne gran periculo por far credibile da <x)rdia]issimi figlioli te-

nerli et defensarli; et assequitone quel grado poi, qual procurando iniquamente

et da subdolo bramava, nè lege, nè decreti, nè meno altri statuti più oltra ve

recerca, ma collo iogo al (‘olio, ancor ben ne dispiaccia, constrcgncli oltcdire se-

cundo el suo licentioso et libero arbitrato; doiuostrandose non solo odiarve la

virtù, ansi por repubirseli assai formidolosi, tractarce da inimici capitali qualunca

Senne intitiilassi lor sequace, erigendo et exaltando per lo rincontro homini e-

.sterni et conducibili ad qual se voglia tetra et efferrata sceleragine: de’ quali

Senne fando de continuo assai grato et ordinario rcccpto; et al fine spogliatise

do religione, ve.stitise de crudelitó, ac<'ompagnntisc de stupri, ailulterìj et incesti,

profondandoce templi et altri lochi sacri de sangue, pcriurij, rapine, nè fede, nè

amore, nè corniti in essi se cmnpn'nde, ma solo occupati colle opere et pensa-

menti loro, in contempto della divina maiest\ demostrarse inimico capitai della

natura. Nè ciirome attestante quel che Aristotile in nel terzo et anche in nel

quinto suo Politico delli lor fallaci manti no dtwerive, dubitando dar materia in

si profondo et reumatico argumento, da qualche conscio de* suoi vafri pensamenti,

per concoprirse, posserne con byle stomacoso esser represo; niu bastiraine re-

citarve per quanto serverame la memoria, sì come de quel divino in terr:\, et

in grave loro oltragio assai accortamente se rasciona, e.\eniplan<luli con verisi-

mile fabella a quelli .sacrifica.<»iro in Arcadia allo lor love Lyceo; dove a qua-

lunca toccassivo per sorte pigliar semplice gusto de quel poco ce interveniva

de sangue humano, de subito in lopo transforniato do natura se converta; et tanto

de’ naturali più avidi et rapaci, quanto che quelli qualche bora del die se acquie-

tano satolli, questi devomndo de continuo se trovino deiuni con insatiabil voglia

OcUaontitnr del*

U Tuanside.

Uelb fc'rnudrSfl

llomtKHi ve

lluUrco.

He Imel'ufnAce-

l.i> Tyraiuie ii»i-

Riion ile vixfii.

S>iui* «le AriOo-totr.

Ite <)JCltÌ se «MR-vrHiMio m topo.

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catafaMlel

Uorfu

l.a«{>rldw

ftea le {inia»|ine

de tjrranni t* in*

(rctastero de Iole.

firlii ifranotekla.

Il* lavanni Àa-liea ie Laiiipe-

fnanA

lnprecal)i>iH'.

de rerapirse, et sì come in nel suo Gorgia con gravo atU'ntione poi anche della

loro exosa vita ce domostra, non vwìo alguna crudeltà contra homo mai poseessise

exc<juire nè meno imaginare, che a quella delio licentioso et arbitrario tiranno

un gran pezzo credessi apparegiarse. Donde meravigliar non ne dovemo» s’elli

siano^ sì come se canta, tanto exosi a Dio, che desdcgnatose della lor si dete-

standa et scelerata vita, demostrassìse in quel k*mpo de eflcrarve Lycaone, Et

anche lo medesmo se romprcnde per lo incmlibile et admirando ostentamento

delle Sycule onde, in nel qual iudicio ce concurre similmente el senzo univer-

sale, operandose chelli lor titoli, sì come per Lampridio se scrive, non sol fussiro

abrasi, ma le statue per publico concurso copertate eran de loto; et succedendole

la morto violenta, el typannicida non tanto impune relevarse del facinore

centra de tali perpetrato, ma poi lo acquisto della fama eterna, ne asaequisce

anche el nome suo assai vicino a Dio glorificarse. El che discurrendose per li

rcscripti de dignissimi auctori, con molti et grandi exempi porria|

verificarse,

incominciandose da Hercule per inflne al secolo moderno, commcmorandoce anche

luvanni Antrea de I^ampognano; ma essendo til resegna et longa primo, et poi

molesta et bxliosa, et noi per lo nostro pegio si mal qualificati, che per exenipi

me desperi tranformarrenno passarne de natura, parerne per lo assai meglio et

con minor nostro travaglio deverla interlassare. Et per l>en che con affecto

comparamo si ignavi, inutili et vecordi, che over niente over pur poco ineritarao,

non 80 desdicc dunca in sì stomacoso et turbido accidente haver recurso a quello

eterno et sumino iudicc, pregandolo che qualunca empio et iniquo, allo si san-

guinario et detestando adoperare se inclinassi, do tal gastigo et in modo se

desponga fragellarlo, che ognun ben se accorgessi, chella iustìtia divina, quanto

che ancor dello opinato a^^ai olirà se tardi, tanto con pih atroce et più borrendo

et aspro cruciato procuri scinticar simili errori.

CV. 114.

N. Barzellone.

Per ben che delle uterine da Palosci colla solita sua cura recercate, sì

come de ogne altro importante et dubio quesito, ne restarao sccundo coniocturo

in fine a qui ben resoìufi et satisfarti, nè per questo restarase non me pi-

«MnaniiteiiBctin gliassi dc quelle mai ne fussi facta pur semplice parola. lurandove per esso

eterno Dio per quanto de’ tuoi immani et sacrilegi discursi, et del dubio sperar

de Micinello scr\'orame la memoria, in modo alguno per tutto cl die trovar mepenso verso, da posscrmene alla mia voglia tranquillare; maximamente indicando

si come Marco Antonio ne narra, oognoscerce in tutto over pur quasi privi de

quel tanto che in sì teiiiosa et lachriraabil peste, appetendose sanarla, abisognarce;

et ancor che del favor de Dio per sua clenientia posscssimo sperarne, conside-

rando in nella nostra dapocagine, me dubito per quanto a questa fogia non

che facrtia pensiero alguno in suhlevarce, ma assai più presto penicr se debbia

haverce procreati. Con tutto questo desiderando ne oscissimo de pratica, suspe-

ctandome de qualche novo impedimento, retornaroine in li dove lassose, dicendo

concurrerve colli piedi et colle mano in laudare et coraprobaro el sì prudente

et savio parere, cioè che facto siase de’ qualificati diligente et ben discusso

paragone, vogliate reposarve in nel iudicio do qualunca da ben considerato

,confidassise ordinarli, et senza querela altrui ardisse farne e.xcelta.

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Of. 11&

— 143 —lu. B. Mìcinello.

Dal divino in terra si sposso per nostra miglior guida|presentato, par

so d^criva dubitorso per Euripide sella morte fiissi vita, over se quella pur con

fermo effecto se fussi la morte. El che eonsalerando, porsiiadome se trovassi ol

prìrootico auctore, si eomo bora noi mal disposti ee advedemo; et se non fussì

la spomnm rolla quale in simili accidenti por ultimo soecurso ognun vesse

reorea, non dubito che si c<mie lo ceHo de1)l)i;ise allo incerto esser pmposto,

così se acconvenisse li affandi per la vita stmsitivi, preporli a quelli de’ quali

per dofeeto naturale nulla so sente: el che essendo, non vogliamo esser crudeli

de noi meilesimi, nb a«lherirce al tetriro parere de Hegesìa Cyrenaico phì-

losopbo, al qual re Tolomeo tainto se opponessi, vedendolo si lx*n pcrsua<lcre che

perfugir li affandi della vita molti se dessiro alla voluntaria morh*, macxempla-

moce in nel pre< epto qual Valerio dc.srrive, narrandoce che ’l dannarse da despe-

rato alla perpetua infelicità, non solo da imprudente, ma da assai infamo

et pubblico insenzato; et por ben che ce < ognoscamo de ogne partà generosa

defwtivi, <on qualche non <L*bile rascjone posseino inanimarce non hmto pt>r

speran*, ma confidatre in quella smnina providentia, clic so non p.T nostro me-

rito, almeno per lo suo non poco lionore, ce dovessi in breve tempo pròveliere;

et quando de noi se deroostrasse in tutto smenticata, per ultimo et più sano

remedio, siase con animo submisso et pntiento el tollerare.

Del <Mwo Ku*risili iTcitjlo lUf*u{un^.

Li «mikJi ileli*

Tho. Palosci.

Qualunca dubihu^ì over non comprendessi qual fussiro le nostre aftli-

ctione, et havendole sol viste senza altro saggio non le tenesse gravissimo et

moleste, demostrarlase del naturalo in tutto privo, et similmente defectarse de

intellecto; et per ben che con urgentissime rascione debbiamo contristare, pur

per lo pn’cipiio et più eflicace refrigerio possessimo operarce, serria moderarlo

colla pura consedentia, non bavere operata cosa per la quale Dio ne devessi più

olirà fragellare; et cognosccndo<‘c .vmza colpa nostra de*pe<*cati altrui essere a-

strectì, sofferìme penitentia, non posscmlo in modo .alguno repiuarce, nù pur

facile, nù sì salutar remedio, nù men tanto allo proposito porriamo opi^rarce, che

se sia la oìdivione, offerto <la prudenti per singular nieilicamento in nelli incura-

bili aciddenti ovoro cure desporato. Infra de questo non terria desdicessi quel sequitare

che per residuo ilella impresa repiitaret»> abisognnrce; per cascion che secundo

Carlo Muto referisci?, parrae haverae andito, c.sserve emnparso uno tal numero

della Oan(‘clIaria, i‘ome se intàrvenire cc devessi el Parco tutto col Vicccan-

cellicri; et per el primo ce nomina mÌss«T Bem*decto Maffei. Ablireviatore della

presidentiu nmiuiv, missere Angustino Maffeo suo fmbdlo, non solo honorato |Mn‘

la scriptoria, ma trovase per la morte de misser I^elio della Valle esserne anche

maiestro dello Piombo; Misser Daniele Maffeo Si riptore et Abbreviatoi’e minore,

misser Francesco, nùssere Agnelo, missenì Achille tuo cognato, tutti do’ Maffei, et

tutti niedcsinamente nn<die Scriptori; et essen'e, sì come se narra, accosta alloro el

suoavuncolo molto amato et venerando misst»r Cola Antonio Gottifredi, non sol

custode, ma patre putativo de Cancellaria; ni«donandose con missere luvanni Uoc-

Ur M. Cib An*tiMìn liiilUfrcdi

cutliXie.

I)F M. Uv» B«C*Mbi-U» llr<crikm>

daho

Mi<d»u coati*

dealia.

hi.» de llcUtiir-.

placalo de LKiacantra de ChiaaMao inimico.

haM-u>D«iÌle »ji«>

rama.

_ M I __

cabelln al pi*osent^ R<?scril>enilat*io, con inisser Anirca Tribisimta et ini^re Mar-

cello Iluiitici, deputati j>er qiu*fito anno Uefcnsori; et poi vicino misser luvan

Francesco Pogio» ìitteratissinm persona et amico singulare della casa Cesarina,

surridendose col suo Collega et AmlKisciatore de’ Fiorentini misser Kicciardo

Bocchi, hononitissimo et ciminspecto gentilliorao. Et coraparsoce anche, si come

ne consta, misser Domenico de Uubeis, raisaer Ideilo Subbastare, malestro Antonio

Petrucci, et appresso alloro misser Mariano dolio Mastro, misser lacovo Ballo;

et poi intervcnutoce anche misser Francesco Biondo; et per l>en che medesma-

mente slave misser ^L^•co Mczzocavallo, misser luvanbaptìsta I^lio et misser

Marco Bonaventura, et voi Marco Antonio Altieri con gli altri gentilhoinini per

la cura ve sia imposta, me penso non porrete cavalcaix'o, ma atttmta la qualità

do’ nominati, et similmente dello lor venerando et degno inagistraio, usar veeee

nbisogna da lieii considerati honcsta cura, acciò non se facesse con gran ver-

gogna qualche errore.

M. Antonio.

Neces.sario, oportuno et siilutar maiicaraento ee demostrete haver tro-

vato per suhvenire lo nostro gravo et misiTundo afflictione: et primo col discurao

della conseientia ciirarce; et non liavendo eiTato, almeno se doler nelli possemo,

per ben die altri lo intenda, non deverao vergognarne: poi iudicanilole de im-

medicabile natura, i-e aubgcretc la oblivione, la qual cessante celli subroghi pa-

tientia. Et io in <*onsolarvo per loniscioni già enarrate, vecce agiiingo confìdarmo

assai in nel cielo, et in quel siimmo redemptore, habbia da inspirare in la mente

del nostro patre sancto et buon |wistoi‘e, voglia exemplarso in quel che Octavio

persuaso da Livia sua cordialissima consorte, narrase con Pinna j>erfido, rehelle

et capitai nimico so operassi. Questo prodigato et factase pit?sone, ogmin credeva

el fecessi crudelmente lacerare; niente de meno moderatose da quel savio consi-

glio, accostoseal conveniente doimmento ce da la medicina: qual sopi*a tutto ce

advertisca, die secundo la natura delli infermi, se vogliono reprovar medicinali.

Per essorsii (“olui piò volte reÌK'llato, nè già facevaio per tollerli lo imperio, nè

men mai deinostrose volerlo dare ad altri, ma per parerli seeimdo el grado suo

es&‘rne et da esso et dalli suoi mal recognoseiuto, despusese imitarve regula do

vita. Si che vistosello et mesto, et sordido et presone devanti olii suoi piedi trn-

boecato, licentiosclo con farcelo protesto, che smenticatiso de suspeoto et delle

iniurie pa.«sate, et spoliatisc anche de ogne malivolo pensiero rcstas|sice infra

de loro questa sola et constante opinione, cioè de spesso et ad ogne hors\ repro-

varse, qual d’essi se rèiiovasse inferiori, quello in adomandare, overo esso in con-

ferire. Se quello dunca centra si facto delinquente per consiglio de una donna tanto

humano et liberal so doinostrossi, percliè voglia desperarme,

che un nostro

patre sancto et lion pastore, guidato dalla clementia divina, non haì)bia qualche

die dello amore, obedientia et fede li portemo, con favorevili, pietosi et liberal

KUggetii compensarce^ Et ancor fussi disposto de mai farlo, questa mia iusta et

nascionevile speranza me recrea, me mantiene et allevia de affondi.

iÀt. IIS.

Pietro CexTODe

Et sella vostra »l honosta et raaeionevile speranza al sublevarce soperchio

se tardassi, per explorato et quasi corto parme bavere, che qualunca per tur-

bidi accidenti della mento se trovassi exagitato, recerchice alla sua voglia cura-

bile doctrina da qual stimise auctoro, ni* refrigerio ni tal metlicinale potria

mai rctrovarce, che ad un spesso qucrelarse, scompagnato con flebile et acco-

rato sospirare, possessi in nisciun conto apparegiarse. Mii per c^scion che assai

fidate el romodio, ancor perfecto sia, el tempo contagioso et mal disposto el fa

poriculoso, vobmdo infra de tanti et si crudeli aflandi consolaire, siamo astrecti

conferirce al documento assai oportuno in til sueeeso, et non poco salutare,

dalli nostri molto antiqui deraostrafo. Solevano quelli in simil disturbi» con sol-

lemni sacrificij haver recurso alla lor Diva Angeronia; et |»er non molto tediarv’e

brevemente narrnrovcla qual fussi. Questa era Dea, si come per quelli se opinava,

da dunnr presentaneo soccurao in ìangori, molestie et vario altre cure tediose ;

e’I simulacn) de essa tenevase in saemrio oelebre, et de ornamento et molti voti

assai bene honestiio, demostrandose bavero non sol la bocca chiusa» ma ancor

tenerve el deto suo sopraposato; denoiindoce in simili accidenti molto valeroe

tenerseli wniltati et eon summ^'ssa tollerantia portarli. Sì che per li affjindi

memorati havendone bora del suo favore grandissimo nbisogno, senza altix) ra-

scionare pregamobi de core non ce abandoni, ma propitiata da nostri occulti et

lacbrimabil voti, in nel male chVssa comprende tolleremo, come pia de sua na-

tura et molto gratitm, subitamente con remedij oportuni ce soccurra et ce am-

maestri. El che exequito, atlendase per lo amor mio, senza altro estravagante

,

redduro al fine quel che da principio, con lx>na parte de tutto lo progresso, con

dextro ordine et assai lucidamente assentirne infine a qui haverne audito.

lu. B. Miccinello.

I^issando ìnderietro qual se voglia stomacoso et languido merore» nè

curo, per non p/rderve el tempo, recercare alli guai nostri altre remodio, almeno

da posscrli moderare; ni per qut*sto parerame tornar a! subito come ne azzendete

al tèma inb‘rlas.sato, dubitandume et non $<‘nza grave afiàndo, si come ne ode-

rete, che '1 ra.scionato si al longo et con tanta gelosia de’ doctori et similmente

de* professori de m<vlet*ina, pi'r posscrli in precedentia aggiustare, non ne astrenga

intcrvcnirce el medesmo che per lo proverbio volgare se comprende, cioè, do

contrat'tar li nostri conti senza Thoste. Et questo per cascion che se Porcellio

Dandone, el Pontino, Cosmico et Marulìo, amici singulari del signore et della

casa, et patri universali de’ moderni litterati, se degnassiro per sorte comparei^’e»

considcnindoce lo nome ella gran fama per la lor divina laurea assequita» mal

me confidarla trovarve loco, sì come reniecturo, con pace de altri, et loro et

nostro honorc, pc^sessimo assegnarli, et per ben che fine ad bora non siano com-

parsi, persuadendome debbiano, come benivoli de casa Cesarina, intervenirve, da

diversi et ambigui iudicij mecce trovo non poco exagitato: per questo parerne, et

non for de proposito, farvene advertiti; acciò non se proceda nobirnc in foglio

el loco deputato a graduati, con perdita do tempo et non senza disturbo haverli

poi de subito et de novo reassectare.

Sin|ttlari&iiflX»

remedio ttealTts.

di tiea» il que-

relare.

OdU (Mva.Vnie.rou*.

DePorcellio Pao*dette.

De Pontano.

De Comica.De Hareilo.

iBtigM (le' gre'

diuU.

MU Iure*.

De Callimaco

Laude detta

aia.

La poeiia da

l'bete et dalle

Mute co>enuU.

— 146 —Tho. Palosci.

Oportuno et ben considerato pensamento de* Poeti, da prudente et cir-

cnnspecto ne porgete; et io, desideroso in questo raso satislhrve, con momentaneo

et celere discureo, per dar loco a voi altri brevemente me resolvo, opinaodoine

quella insegna triompbale possessice esser guida in farne certo et rascionevile

iudicio. Considerando se all’ un grado assequito, quello aur«K) anello col solito

cappuccio, et airaltro assegnarseli anche el focale, over dir vc^lì la becca vel-

lutata in bonoranza; a questi vedendole da prepotenti et con publico consenso

de perpetua verdura colla si solemne pompa coronarse, con qual rascione potriase

infili de tutti altri graduati el primato se reoerca denegarli?

N. Barzellone

Inclinato bora adhcrirme alla sagace opinione do Palosci, per spoliarme

de quello exoso titolo de ingrato, addurre per mio unico governo me dispongo

el documento, qmde dal celebre Callimaco et singularissimo poeta, donanti assai

che Ambasciatole de’ Boemi al Papa comparessi me rocordo havenie audito.

Principiadose la lectione delio Eneida molto suo familiare, appetendo in quel

publico consesso al consueto satisfare, per inanimare li auditori ad farli della

impresa studiosi et poi c.apaci, sforzose demostrarce con ornatissima et ben com-

posta oratione, tutti suggetti coneurrano in extoìlere et magnificar la Poesia.

Àsserondoce per primo, essere quella nutrita infra de tutte le arte liberale,

et

scientifica de ogno altro affecto liumano, da posserne in guerra, In pace, mari-

time et terrestre, et in qual vogliose comertio civile, con copia et dextre^zza de

cause, de lochi, de gente et instrumcnti rascionare; nè mancarli essa retorica da

posser persuadere et ben dissuadere in qualunca caso humano abisognfissi. Ve-

stita bora de habito sacerdotale, bora regale, bora urbano et militare, et spesso

rustico, col generalo discurso de pratiche rurale, et con questo non solo baver

cùgnitione de tutti li clementi, ma anche della genealogia, potentie, amore, ge-

losie et malivolentie de quelli se reputassim lor dij, dcmostrandoce in quante

nove forgio similemente se siano più volte transformati. El medesmo della essentia

et qualità de quello zone celeste, colla guida do Elice, et non meno de quello

oe demostri Cinosura col compito rascionare della essentia et qualità del resto

do pianete, applicandoee del carso della luna et dello sole, et quel che in qua-

lunca die deU’anno se poss^siro operare. A^rondooe la copia et diversità de’

venti, et donde, et quando et quali corajmrgano frodi, tepidi, over aquatili et

vivali: el che tutto, non tanto per artificio, accompagnato da hunmna intelligcntia,

per essa se exequisca;ma assai più presto considerandose versare in sì numerosi

et admirabilt suggetti, tener se possa materia divino, et sian suoi sociatori ad

tale impresa anche da Dio inanimati et favoriti. Et questo essendo, sì come in

vero quasi se comprende, noi so da qual lato dubitar debbiamo sì copiosa et

admirabile doctrina, in nome et con effecto da Phebo tonto amata, guidata poi

da quelle eterne Muse, non exaltaria et molto venerarla; et essi ressi et infiam-

mati dal spirito divino, spoliatise, de ogne servile et detestando mercimonia, pro-

ducendose la lor vita exeniplare s<?nipre fra generosi et condegni donativi, me

C>r. ItS.

— 147 —astrcnjron Hiftidarmo. p»*r verun conto alli altri graduati in qual voglia»© accidente,

nè meno anche in questo arto con nointro honore possamo pc^tergarli.

Tho. Palosci.

Dal copioso et vario discurso referito, da Callimaco atteshito, inagnidcando

la doctrina da Pheho et dalle Muse governata, trovoine astrecto applicarve«i

anche quel che in consimile actione dal mio venerando et molto observato homo

misjM'r leronymo p«?r cognomento el Vida, per li suoi composti libri vederne con

effecto <hnuostar»e; porgendot'e per primo la nova inventìone del Bombice; et si

come de* suoi principij, col semplice tepore pervengano animati, et poi ci|handose

con delectcvilo armonia, Unito el campo siano satolli, conscendano in debili vir-

gulti a quello iiKsh^mo uso preparati, componendoce fuiiginei recepii in forma

de ainanilolfl vestite, donde per quulehe giorno rcscano, transforniuti de figura,

in grilli alati, coniugandose ÌD.sieme por produr nova semenza da proseqoir

lor genitura; delti altri i>oi ristanti, sk'cundo lo ordinato del patrono, facciase

retracto per lo lionorevile vestito da nobili et signori de continuo usitato; in

modo si che imagioiindolo, ma astrengo ben meravigliarme, che ignegno humano

possessi mai si alto penetrare, et poi si dextrament? con copia,

ornato et

gran lepore, se aiUiuca con bil ftuilita posserlo atl altri demostraro. Nè meno

me stupisce la fa<umda et excellento siui doctrina, qual ce presenta con canto

assali tonoro (sic) et elevato quel iueo de Se.icchi, notandoce lo moto ingenioso de si-

mili auctori, con quanta astutìa per doritto, per traverso et per lo obliquo, col re-

tomar%o spesso volto arrictro, so adoprino pedoni, cavalli, et hor rocchi et delfini,

colla captura universale de sò medesimi, per custodirse de colpi inopimiU et vio-

lenti lo lor repubito Re ella Regina. Ma atterrito et stupefacto più me advedo,

sol n>penzando in La celebrata et tanto veneranda sua Cristeidc, per la qmilo eon-

siderandoce le actione, misterij et ooncurrcnto alegorie, composte de si magnifico

et elegante stilo, guidato da admirabile et agnelica doctrina, sentomc astreeto

dever c«*rtificarrae, so esso Dio Signor deiruniverao, pigliando corpo humano se

disponessi del mede.smo piiblicarce, non altramente secondo la capacità de* nostri

senzi potria con quel »i mesto et flebile langore recitarlo. Donde me adduco,

qualunca sia degmito gestar simile insegna, per concurso generale se possa et

debbia non poro extimare. Pigliandone anche de lui ferma .speranza, che si come

in vita con suoi sancii costumi et singular littcratura se hnbbia già vindìcato

amore de qmilunca exUtimata et bonorevile persona, satisfarendose poi quando

allei piaccia es&ì natura, pt^ merito condegno del suo assiduo et si alto vigilare,

con bona fama per tutto lo universo debbia assequirne nome sempiterno.

De Callùauo.

De H. larooiato

d Ykla-

Del Bombice.

Del iato de icie.

chi.

DelU CtBtelde.

Meniftce mreu lese ddlJi «il

M. Antonio.

Se *1 tempo e’I loco eoi suggelto già preposto parlar de* litterati me astre-

gnessi, col titolo de ingrato et nostro poco honore se tacerla el rascionar del

Bembo, tanto per la sua suave rima, prosa elegante et versi aleuti et gravi per lo uni-

verso mundo celebrato. Al medesrao cc addurria quel suo gran emulo et mio

molto honorato Thobaldco, quale per le preclare opere soe, de ignegno, de do-

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De Siikileto.

Dei tMtùapBior«Ml* ruwnede'po«li ta loie

fi notc«uo in

B«1U iU Apolo*

ffL

UiikktJi AsckeiamII* m Hcpu-blici , tOMaaotjevwr Igili poeti

fi|tHÌli ile Die

De Cowcn.De tarulle

De Hoiteilio Paiwdooe.

— 148 —ctrifla et egregi] argomenti, per publico consenzo con urgentissima rasciono ve-

dcmolo non poco commendarse. Sirailemente serrìace anche el Sadoleto, quale da

Oratore, da Poeto, et da philosophici instituti, con tale ornato, copia et sin>

gular litteratura per li suoi composti libri se demostra, chenne rende lume et

guida con molto honore del seculo moderno a qualunco se disponga de slmile

doctrine fame acquisto. M<i <‘ssendo, si come coniecturo, la impresa assai diversa

dal proposito, dubitando per meo colpa causassise qualche impedimento, tacerò

de essi, et excitato dal curioso et lucido relato de Callimaco, sforzarome col

consenso de autentico auctore, dtdla stima de* Poeti, qual suspicando non errare

molto ne importa, al presente quanto j>er breve me possa satisfurvo. Asscrendove

recordare me più volte liaverlo audito, per quel divino, parlando de essi, re-

citassise in love, non posserse dubitare, che qualunca intituìato con effeeto de

tal nome, porger mai possa nè scriver suoi concepii, senza soccurso et guida

de esso eterno Dio; et come cose soe peculiare, collo auxilio de Muse più volte

rclimati, in dn comparano ben confccti et absoluti. £1 medesmo anche in nella

sua apologia de quelli caldamente ne demostra, tenerli per figlioli certi de Dio,

elli composti lor poemaii non siano naturali, ma più presto concitati dallo fumee

et impeto divino, se trovino bavcrli al voto desiato ben adducti; et come homo

in laudarli al parer suo poco satisfacto, conclusece alfine in nella sua Repu-

blica, poeti tutti figlioli esser de Dio assai intimi et acceptì; si che agiugnen-

dose al vostro recitato da Platone poi in sì diversi lochi una tal sode, senno

conwpe vera opinione, se possessir fancaniente per la lor divina|gratia in qua-

lunca hoDorevile et magnifico accidente per primi nominare. Et anche per sta-

bilirve in nella prefate opinione, porreteve exemplare in nel gran persuaderse

de quello Àccio Poeta, quale in nel consesso del theatro demostrassi a tulio

Cesari in quella poetica ociione non molto oxtiinarlo. Per ben che già mel tenga

per indubitato et certo nisciun de* memorati ]K>sserve intervenire; et pcnsonie per

primo mancarace lo Pontano, notandolo, per lo seculo che curre, da cure tediose

assai occupato; ma quando per aiuar molto el Signore delilNn’assi comparente,

darriassclli lo loco non da poeta, ma de nuntio regai molto extimato. De Cosmico

et Marullo anche me advedo per nisciun conto possersene far stima, nohmdoli

bora del corpo et della mente preoccupati, por meglio satisfare alla impressa, collo

assenzo del Signore selli imponessi; pcrsuudendonie che non solo per la alegria

delie nozze, dclcctando summamente convitati, sforzarandose aggiustarla, ma per

fané eterni lor propri] nomi, proposta ogne altra cura, opcrandose col solito favore

de PhclK), delle Muse et de Helicona posscrla fra le altre opere loro de doctrina,

de saie et de candore per prima annumerare. El medesmo coniecturo de Por-

cellio Pendone, publicatase non tanto in Roma, ma per qual se voglia loco

celebre de Italia, la gloriosa et siogular sollemoite delle Palilie future, sia impos-

sibile non ce habbia da mancare; jjer cascion che intervenendoce, secando el con-

sueto. si facto numero de excellenti litteratì et infiniti homini de sangue, de co-

stumi et do titoli lìonorandi, senza la confiuentia exccssiva de molto reverendi

ot gran prelati, volendole exequirc

,per lo honore do questa patria, con

sumpto, copia et ornato prcK'ioso, sì come se costuma, dubihmdose del disturbo

qual trovundose esso absente infra de tenti personali possessi facilmente causarse,

da patre et protectoro della Accademia Romana, ot dignissimo institutoro (te si

Ctf. H9.

— m —gloriosii et mlmirabile memoria, senio intortonga rol corpo et colla in

modo preoccupato, che da geloso et tenerti <le honorc, mai per {|UHiito coniecturo

confidanise intcrlassarli. Posscmo dunca exc^uìrc senza respccto et al nostro bc-

Dcplacito quel resto cc socurra alla inipresa abÌ50gmirce, acciò venuto el bunpo

possase si come se è delibenito, ptir qiialiinca circunspccto più facilmente et

meglio iudicare.

lu. B. Miccinello.

Da mentecapto over poco circunapecto in non ponzava in nello celebrar

delle Palilie, nè meno in nella cura al Cosmico .et Marnilo demandata ; nò in

quel tanto che succifder ne jKissessi del Pontano, qual tutti per loro urgentissimo

interesse me existimo bora ce hamindo, al come ne opinete, da mancare: de che

per respccto della pompa nuptiale, qual per essi toner devemo non poco se ho-

noraasi, posscmo insiemi col Signore condolerne, et col si imporbinto et neces-

sari accidente astrectisaimo excuaarlì et Iiaverce jiatìontia. M;i in quel resto aì»i-

sognaasi, con excquir nostri discursi, per non pcnlerve lo teni|)o, concurroce an-

cora io in nel medesmo ne tenete, dovessise sequitar l’ordine nostro, sì come

in punto fu dal primo incominciato, et de aifandi et de speranza rescrvi ra-

scioname in tempo oportuno et più comodo loco. Retornandoce a quel che per

Palosci poco innauii se attestava da Carlo Muto, de’ scriptori con grandissimo

respe<'U) referirse; nò potrias» contradìrc che per excollentia tifili homini et

qualitii de magistrati non fossimo constrecti olwervarce diligentissimo et sollecito

distmrso, maximamente jwrsuadendome de tanto bMopo siate lor collega, mai te

trovasti in simile scotrinio. Ma per lo novo pensamento me succede, de questa

tediosa et rìgida censura psireme in tutto overo in l>ona parte posw'rceno sgra-

vare. Conie<'turandome in primo de niisser Benedccto colli altri de’ ALifTei, da

amici et benivoli vicini ve siano solo per congnituìarsece cbiiiprarsi; ma per

la morte de misser Luisci Maffeo Scriptor iiHnlesmamente, et per la corte non

poco celebrato, et molto suo Ixjnivolo et dilc<’to patrucle, considerato haverse

perso ot si de fresco, con gnm iactura sua simile homo, porlo honor del roiindo,

c«r. i», secundo bora me credo, non vorrando cavalcare. |In nel metlesmo conto compren-

dome haverasse misser lovanni Ihwabella, et tcngolo per certo esserv'e comp.'irso

da bono amico et gratioso convicino; ma la mestitia et publica et domestica si

grave esso se comprende, che me certifico sol <*onsìdenirlo per nisciun mo<lo

debbia fra io(‘undi comp.'irerce, quanto e’ morissi lacovo Boccabella suo cordiale

et unanime fratcDo, homo fra de’ iovìni Romani exempio et guida in qual As-

sise accidente, de forze, de ignegno et do animo virile, et del Duca de Urbino

si caro et accepto; et anche poco innanti inancoce misser luavan lacovo Bocca1>elia,

sblendore et specchio de lingua latina; del quale non solo la honorata lor fiuniglia

so contrista, ma tutta la cittì de tal iactura demostra gravemente condolcrse.

Nè volendo esser ingrati alla memoria del Biondo, qual tanto fatigose non solo

in deniostrarce Roma instaurata et triomphante, ma sforzose colli suoi facondi

scripti el nome de alguni citadini infra de quelli farce eterni, molto desiderava

honorassistì misser Francesco suo figliolo; ma ne sospecto per la morte si vicina

de tal fratello qual misser Gasparre Biondo demostrose, et chierico de Camera

|i<> M. Ucnelec4«udrei.

Ite M. laMsnEttfocibdiL

Ite Soo*c.ibrtla.

Ile luvas lacwtt.

De U.IVa»ceiCOBiooili».

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— 150 —

[le M. Antonio

|>etmcci

Del M. Ricciardo

RercbL

Dn M (Xa An*lueio GoUifredi.

De M. PÌ«ln>

Leno.

|i« M. Aat/eardiiiuila.

De M. OkirtmPotkarpo.

Lo S. UaritooSeretie.

Lo 8. luTu Con-te.

et ancor buon patre et protectorc del nome romano, per nisciun modo in questa

magnidca ordinanza voglia corapjirm'e. Et per vederse misser Antonio Petrucci non

già in abito ionindo come sole esser comparso, quasi da resoluto tengolo per

certo, che prtr la morte del benivolo et honorato suo tiano niisser luvan Salvetta,

et molto da singulare et fidissimo padrone da ognuno desiderato, oppresso da

privata et publica iactura in tutto rac disfido fra’ cavalcanti debbia ìntervenirve.

Del misser Riccardo Becchi, secundo con momentaneo discurso coniecturo, non

senno habbia in modo alguno geltwia: per c^«cion che deraostrandose si devoto al

Canlinale, rendome certo, non destante qual se voglia impedimento, per lo ornato

delle nozze et rompiiiccme anche al Signore, con habito ciato et conveniente alli

suoi pari ve sia comparso; nò del suo loco pòse dubitare, essendo sì come per

gnm tempo è reputato honor»*viIe et confidato Amlwsciator de' Fiorentini. Sì

che iwtnLSi* agevilmente in fra li degni et più qualificati senza replico agiuslai^,

do misser luv.anlwittista Lilij, inisscrc Achille Maffeo, misser Msìrco MezzocaviUlo

et anche el Bonaventura collo Gallo, oxequendo, sì come da natura siano pro-

creati al compiacere, la cura presa del convito, non ò penzarve possano in modo

alguno Ìntervenirve, misser Colantonio Gottifredi, misser Manv^llo de’ Rustici et

mij«cr IjCÌìo Subliattari, per ben clie portin liicto, per non coraetter qualche er-

rore; pregati dal Signore colli altri officiali lor compagni, restarandose confabu-

lando con misser Pietro Leno, quale jK’r esser chierico de camera et per la

morte do misser Luca Leno, suo ononito et magnifico conioncto, n*tardarase com-

parerve; el medesmo me rendo quasi certo interverrace de misser Antrea Tribi-

siinta, el quale per la et.^, per la doetrina, per lo magistrato, et non meno per

li venerandi et molto laudati suoi costumi, ogne degna honoranza ben selli ad-

verrìa, maxìmamente fn^r esser grati alla memoria assai desiderata de misser

Giorgio Tribìsunta suo si facundo et honorato patre: per lo quale, secundo a

tutti consta, el greco elio latino in rancio allunìinose, che dell’uno et dellaltro

dioma se offerissi a studiosi con gran facilità farne abiindante et assai seeuro

acquisto; ma succesase la morte sì vicina do misser loeovo Tribisunta suo fratello,

et de misser Giorgio Policarpo suo cognato, quello Scriptore et questo non tanto

Scriptore ma dignissimo Oratore de quel Re de Ungarìa; considerando la im-

mensa et lacrimabil sua iactura, satisfactose allo officio dello amico et benivolo

suo affine, per si insto impedimento me persuado nollo penzi cavalcarce. SI ehe

attendaino rc*solveme de quel resto se comprenda ce abisogni, che de questo ve

ho narrato, fier el certo me confido, sì come fra de noi altri se costuma, porremone

poco over niente dubitare.

N. Barzellone.

Et io, audita la rascione si efficace qual ve move, anche concurrro in nel

medesmo ne opinete, et bollo per bona et gratissima novella, por cascion che

non poco dubitava senne causassi infra de tutti tediaso et querulo disturbo; et

rengratiatone esso Dio,|provodamo che in nel resto ne succede non sence co- ***•

metta qualche errore: de che in vero cranio astrectì molto suspoctame, essendo

quella che Lorenzo Astallo allo presente referisce. Diceme in un medesmo Imnco

resederve el signor Mariano Savello, el signor luvan Conte, lo signor Stefano

— 151 —Colonna, el signor luvanbattista de Sfcibia, et un altro allato, sì eorae re mura

el se comprenda dalli altri non poco extimato; et per ben che no) cognosca allo

avere sello tiene baron romano, et stease (confabulando con grande amore et mollo

humanumente con quelli generosi Cyprioti luisser Hugo Buonsiiga, et accosta

el suo cordisi genero misserc Hectorre dello Englese col Cavaliere niiss«.‘r Bhilippo

suo fratello; serriace anche molto allo prop(K<ito saperlo, acciò che jht nostra

negligeniia nolli dessimo materia posserse iustaincnte querelare.

Tbo. Palosci.

Questa tal cura per voi principiata per lo honor de tutti, satisfacendone

anche al signor votro parente Lorenzo mio, vedale accortamente proscquirla et

de esso colla tua dexterità et de qualunca diiro per sorte ce fussi intervemito,

pensier pigliate possortene informare; et de questi Cyprioti serra abisogno de

ben considerarce: per cascion che guidati da stabile et assai ferma coniectura,

devevano in quel Regno non poc^o extimarse, vedendoli intenti al voìuntario

exilio, colla iaetura imiversale deMor bieni et della patria, per mai aìkaodonar

quella Regina; et si come nobili et secondo anche no stimo principali de quel

Regno, sperando sempre in Dio, perseverano con grande amore et fede obser-

varsela et tenerla con diligente et sollecita custodii, dcmostrandoce s^)pra tutto

siano de generosissimo linagio: essendo el Buonsagn in nello lor tempo felice con-

iugato con quella magnifica et excellente donna Mjulonna Caruìa Cantacuscina,

descesu, secondo cl publico rumore, dal più glorioso et honorando sangue de o-

riente; si che per la loro consbinte fede per la nobilitA et per li si laudati et

lionorevili costumi, ancor siano furestieri, da noi Romani dehionso bil dote molto

existiinare. De misaer luvnn Francesco Pogio, quasi da tutti smenticato, io meresolvo, che sì come Scrìptore et litterato et de modestissima natura, et amico

singolare del Signore, ogno honorato loco potrasclì a.s.<;ognare; ma non jucno per

rerognoscerne la grata memoria del suo honorato patre misser Poggio, quale sì

crudo et tispero advereario, emulandole al Valla, al Biondo, al Philelplio et

anche al Tribisunta, demostrose che per li loro nati et colerici rescriptì, cl vero

senzo del greco et del latino, con quanta elegantia mai exprimer se possessi, con

gran chiarezza non poco alluminose ; lassandofv* poi questo anche materia eolie

8oe dolce, arguto et assai salse facetie, per quanto illese per lo miindo vagarando,

da manhmerce in acuta, solerte et ridicola alcgrìa; sì che per Luna et per l’altra

cascione, et per amar molto Romani, terrìa devesaìse con amoro el reverentia

hoDorare. Et anclie procurar jwrmo debbiato de intender poi se so aspectassi Si-

gnore alguno de casa Ursina, overo de questi soi parenti Colonnesi, acciò più

facilmente secundo Tordin loro se possano locare, operandove quanto più presto

porrete darcene resoluta et celere resposta.

N. Barzellone.

Sì come de quel dubitavamo ce è narrato, dicono essere cl magnifico

Nicola Gaietano, signor de Sermonota, imparentatose de fresco colli signori de

casa Ursina, et esser quello del quale per tutta la Lombardia, con fama de ex-

1.0 S. S4cAimCoIansLDea Iqvaa Bit-

inta de Staiiiiia.

Hugo Baofi-

Mtfa,

NmvHKiureiM*ki linricic.

M. Ptul^po dctio

Iletti iljpriua

Ite X. IlutiBsep.

Ite M. CaniliCjataciuciu.

Ite lutati

KnJtecaco Pogio.

OdS. NkoliG»-ìcUm.

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ÌK Ujiprioli.

Uri H Sirfikio

(fWli'.

ito M. HrnoJeclu

i^ucUnM.

iklbi nwttra Ct*

età ia orili pioni

de Bracano.Up M. tulio The*

tuid».

Ite M. Invaimi

dp l>re.

Ite M. Ajnri<.

l.eiiouii, vescovo

dp Titoli

Ite M. luTiR re-volo OriùiD diToOe.

Ite l,(iMianli)

Pltioca.

Del tonianmlnfece bi Tacliocoi-

IO.

Ite! rocepUi delle

al rostefko, C4^dmeli «t Re hi

Vicotero

— 152 —celiente cavalier se ra»*ionava; et in specie dal Duca Galeazzo molto amato

,

de questi npbili et honorandi Cypriotì con ^an facilità porreraono aggiustare;

et per Ik^ che da lor nutdesmi meritassiro j>er propria virtù molto honorarse,

pur per osserva mandati dal Canlinale Ascanio, qual tanto se deinostra haverli

cari, ogni Iwn loco potraseli assegnare. Del signor Virginio colli altri suoi de

casa Ursina me dubito perdamcK^ lo tempo spirassimo haverne, per cascion che

per uno certo miviso de inisser Uenedof‘to Castellano tuo vicino et suo auditore,

et anche ])er quanto da quel sì generoso et circumspecto gcntilhomo niiss(»r Marco

do’ Nobili, fedele et intimo custode de tutti suoi secreti, colle mee orecchie poco

innanti ne hubbia audito,|tengo trovarse non solo colli altri della casa, ma quasi

colla maiur partii de’ Condiictier de Ihdia, i‘on molti Amhas> iatori,

niintij de

Communità, et infìniti altri gentilhomini invitati seqiiir l’ordine pinoso, si etimo

se aminviene al Capitanio de Re et Confalìonieri della scinda maire chiesia, in

far sua mostra in nel piano de Hraccinno. Del qual spectaculo similemente per

miavr lulio Thelialdi, creato molto antiquo della casa, fon brevissima scriptum

ne fo certificato; et si come del preparato se divulga, durarà tre dij con gran-

dissima et superila pompa, sumptuoso et ricchissimo parato, con incredibile et

stupenda provisione, pd* dunarre ad ogne homo gratuito et commodo rccepto:

p‘r questo ne sus|)ecto de nisciun de essi possemo nù creder nb spemre che ce

intiTvengn. Diibitase ambe molto del signor Iwvanni de Cere, si per esserse

restato in custodia et governo del palese, sì anche per la morte sì vicina del

suo reverendo et magnifico fratello miaser Francesco Canonico de San Pietro, dal

quale universalmente molto per Romani se sperava. Sì eh’ io ne suspecto, non

olistante qiiaìunca larga otTerta, non ce habbia per si iusto impedimento da man-

care; et altro per tutti ad una voce non se aspccta, se non che venga la chinoa,

per lien che non se senta in fine a qui se ve è mandato.

Tho. Palosci.

Conforme intelligentia et de auctor degni de fede ne ho dello niedf‘smo

presentita, et lassandove a rietro quel che da missore Agnelo Leonini vescovo

de Tivoli et da raisser Iiivan Favolo Orsino intitulntose da Toffia, come homo

della casa et al Signore molto intrinseco et accepto; ma dal mio parente Ivconardo

Stinco, suo mastro de casa, menne è stato sì ben referito, che sol pensandoce

ne re.sto stiqicfacto in mmio, che lo ornato, pompa, copia et ogne altro prepa-

rato per la mostra recitata se rascioni, non se po’ dubitar non sia stupenda, ma-

ximamente discurrcndose la actione tutte de questo homo, vedonso do continuo

cxoquite da magnanimo, liberale et gratioso. Demostrocelo infra delle preclaro

opere soe, in quel tomiamento fe<» in Tagliacozzo, che sbigottito ne serrla ogne

gran Re pensarlo in quella forgia; et ponzato poi con tanto ordine et modo et

si lien prossequirlo. Kl modesmo in nel recepto fecessi del Pontifico et suoi tanti

Cardinali, insiemi con quel Secondo Alfonzo Serenissimo Re de Napoli; che con-

sidenindose la qualità de’ recepnti, et in Vicovaro, dette materie da atterrirve

ogne homo, sì per haverse imaginato tal concepto, et poi exequitose, secundo

publicose, con amore et liona gratia, non solo da’ prepotenti, ma dalli grandi,

mediocri et bassi lor sequaci j>er modo sì, che tutti liene accunti et accomodati

Oitized

C«p. i<t

b“y Goo^e

— 153 —con grandissimo suo honoro nc rcstettcr stupefucti; renderne iluncn corto debbia

esser la impresa magnificu et reale; et che lui intento et curioso |KK«serseia ai

voto suo ben terminare, scordato siase non tanto delle nozze, ma del governo

universale dello stato et della casa. Nè meno sperar p<^semo haverve lo HI. si-

gnor Fabritio Colonna, per la morte del si strenuo et magnanimo guerriero signor

Marcello Colonna suo molto amato et unanime frattdlo; e’I raedesmo me suspecto

ne succeda dello IH. signor Prospero Colonna, secando per misser Antonio Ma-garozzo negociator de* suoi secreti, da pru<lcnte et circunsp<M'to se rasciona: es-

sendoli mancati doi specchi generosi del seculo moderno, lo lll.mo signore Pietro

Antonio Colonna, et poco poi de lui el signor leronymo Collonna, suoi honorati

et benivoli fratelli, creder non ptìssa che in apto nuptlaic se disponga, si de

fresco in modo alguno intervenirve, et collo si vive rascione poi anche del suo

iusto langore ce advertisce, che non tanto esso per veder priva la casa de si

suppremi et generosi lumi debbia colli altri suoi conioncti non poco condolerse,

ma qmilunca intitulnssiso romano, corno de publica iactura, insiemi tutti deverao

gravemente contristarne. Sì che per le rascione recitate de ognun d’essi possemo

secando me in tutto d<»perarce. Ma ben me parerla deve.ssise advertire de non

commetter colli altri qualche errore; per cascion che secundo Cario Muto refe-

c»r t» risce, me par ce interlassate alguni do auctorità,|de sustantic et de eredito molto

existimatì, et appresso, j»er esser quasi tutti officiali, devese haverce gradissimo rc-

specto: ronfortove dunoa vogliate starve attenti, acciò non sence incaricasse la

cità de nota inhonesta con vostro poco honore. De Mattia Muto, Riccardo San-

guigna et Matteo Saxo de Araatheschi non senne pigli gelosìa : quali come di-

gniasimi Conservatori bando da esser capo et guida de questa magnìfica et nobil

cavalcata; et acciò lo aspoctare nolli fussi tedioso, previsto ce è de loco seque-

strato, non sol per pigHarwme honorevile et comodo recepto, ma aovenuti de a-

meno et delcctevil passatempo. Diw)nome anche osserve de novo intervenuti lu-

vanni Mareellino, Pietro de* Maximi, larovo Astallo, Pietro Leo, Baptista de

Persona, luvan Cancellieri, Cecco de* Picchi, Mar<*ello Capodeferro, Lorenzo Ca-

stellano, leronymo et loixlnno Cencio, Evagnelista Magdaleno Capodeferro, Marco Ca-

sale, Cecco Ta.sca, Agnelotto delli Calvi, Mattia Bardella, Baptista Thomarozzo, Cec-

colo de Butij, rasejonandosc da amico et convieino col suo Carlo Bclìhomo: de*

quali alguni per li magistrati, alguni per esser degnissimi et lionorati citadinì,

me conieeturo votrando cavalcare; et bora me par ve sia venuto Pietropavolo

de Fabij, et con esso Pietro Mazzabufalo. et Stefano luvenale de Manetta, quali

secundo me se debbiono non poco cxtimarc.

N. Barzellone.

Disourrendose el stato de* presenti nominati, non se po suspocbire de farve

errore, per cascion che li signori Baroni honorati sian li magnifici signori Con-

servatori con el resto de tutto el magistrato, se barrando incontinente lo lor

solito loco; elio medesmo ordine terrose infra delli nostri officiali Caporioni,

quali se guidano secando la precedentia se mantiene d’essi rioni; ma me su'^pecto

de algune roagnifice et honorate coppie non ee habbiano da mancare: de che per

rcspocto delle nozze, della casa et del Signore, infra de me medesmo assai menne

so

Mio III. S t i’

britio lÀjloiioa.

Mk) III. S. Pr«-Ifiero CnblflM

De il

Uaftrorto

De MiUia Mulo.

UeRkcenloSiB-gtliflU.

O IHattan Sa»oAfflsthiKhi eoci-

tenolort

De atfiioi nobili

Noijggjjj^^oogle

— 154 —

Ite Pietro Maxi*

mi.

De lacn*i>

De fUUiiia ótIVrMoa.

D<i Man:o Casale.

De Pietro Paro.I» de rakni-

IV .H Crì<4i>lere

r.Mcii>.

iVl.iiiìoticoMaV

len.

iV iHvaa Mar-

IV Antonie de

.MinutvtA.

contristo, reputandosc por tali da honorarne ogne magnifico et regio parato. El

primo do ossi, se ben me coniecturo, .serWi Pietro de* Maximi, assai generoso et

honorato gentilhomo, et per la morto de Favolo de’ Maximi sì reputataci coni un-

ctissiina persona, deinostravase renitente al cavalcare. lacovo Astallo tengolo per

certo, che da vicino et affine assai conioncto del Signore ce sia comparso, masolo immaginando in nella perdita de un tale, quale era mastro Bartolo de A-

stalli suo nepote, non tanto esso per lo interesse de casa Stallisca, ma indefie-

rentemente Romani et cortisciani senne possono per pubìico consenso contristare;

vedendoae per la morte de si experta et amorevile persona privi de ogne spe-

ranza se aspectassi in qualunca infermità del governo et regimcnto cc dea la

medicina: per questo assai renderne certo, che si come senza habito iocundo sìa com»

parso, medesmainente se aksterrà del cavalcare. Nè meno interverrace B.iptÌHta

de Persona, et quando per compiacere cavalaissi, demostraria, secando bora pre-

sumo, discostarsc pur assai dal prudente et circunspecto, essendocc succosa et sì

vicina In morte del reverendo patre misser Cristofano Persona suo Unno, et

Abbate molto degno alla Marbina, et homo in greco et in latino assai erudito,

come si )>cn col demoetra, infra le infinite opere soe, la bìstoria de’ Goti in greco

primo scripta da Procopio et per esso in latino assai elimato translatata. Quel

medosmo interverrace de Marco Cosale, havendose perso in termine sì breve doi

si qualificati et magnifici conioneti, misser Luca Ciisole egregio et singular iuris-

consulto, et poi de lui Romano Casale tanto extimata et honorevile persona; nè

altro a parar mio indico farrase per lo nobil homo Antonio Capozucehi, per la

morte del generoso et tanto amato gentilhomo Cristofano Capozucehi suo cor-

diale et unanime fratello: nè meno interverrace Pietro Favolo de Fabij, havendo

aneli' esso perso, nè già è gran tempo, un tal quale era misser Lorenzo Fabij

doetor Canonico al Presepe, Scriptore apostolico, et suo assai concorde et beni-

volo fratello. De Evagneììsta Magdaleno Capodeferro pi'rsuader mai mel porrìa

ce cavalcassi, condoli mancato quel tuo Tiano et suo fratello molto amato et

Reverendo misser|Lorenzo Capo de Ferro Vescovo de Pesaro; nè meno per la Cu. lu

morte del molto honorato et roverando misser Cristofano Cencio Canonico de

san Pietro, nisciun de’ Cenci vederasc cavalcarce. Coniecturo Iiora el medesrao

de Ludovico Matteo, per ben che da forte et constante homo poco lo demostri:

unde meno el tengo molto addolorato, per quanto al mundo viverasc, per la

morte de Savo Matteo suo figliolo, del quale, secundo lo 111. signor Verginio pre-

fato si honorevilmeote et ad ogne bora del suo aivlire et core ne iMsciona, non

solo Baptista Matteo suo tiano , che tanto lo amava, ina qualunca intitulassise

romano, per rcspc<*to della patria senno deve non pfKX) contristare. luvanni Mar-

cellino per la morie del venerando suo fratello Vt‘scovo de Teracina, insiemi

con questi altri corroeciosi menno accerto restarase. Nè meno, secundo coniecturo,

Antonio de Minatolo presumerà de cavalcare, vedendose privo de tal oomp.agnia,

qual se era madonn.'i Constantia .\llkTÌna sua honorata et magnifica consorte:

quale ancor fussi dotata de molto veneranda et laudabil parte infra de quel

magnifico et gran numero de donne andassiro in nel pontifirato de CMisto, j>er ordine

de’ nostri signori Conservatori et assenza generai de’ citadini, per visitare et lìo-

norare quella gran donna el tanto extimata dal serenissimo Aifonzo primo et

He de Napoli, madonna Lucratia de Alagni, iudicos*M:e da lei et da ogue altro

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— 155 —cirrunstanto, se ben me sen'e la memoria, sopra de ogne altra bellezza esser

la più modesta, più pudica et continente de quante intervenissiro in quel ma^

gniflco et venerando ceto: donde arrendome assai certo, per quanto al mando sopra-

stea do tal iactura sempre contristarse. Nè Baptista Thomarozzo, mancatoli PYan-

cesoo suo figliolo sì vicino, farrà pensiero algun de cavalcarce; per ben che a

questi restarando, comparsice da benivoli conioncti et convìcini, serrali singnla-

rissima ventura, per cascion che reoscitose della serenissima creanza della casa

de Ragona, qual deniostroso et in fanti et in parole molto amarlo, retomoscne

con tale opinione, che ognun recerehelo de gratia possersel circularc, et odase da

tutti roscionar per meraviglia.

lu. B. Miccinello.

Per Civrlo Muto lo Signor ce fa sapere, che ’I miignifino homo misser

Michele da Casale, et con esso anche quel tanto suo misser [eronimo Crescenzo

sia venuto, et de qualiftcatii et coniuncUssima persona senne vada in camera per

congratularse al Cardinale, et demostrarce haver caro fussi infra delli altri suoi

conioncti pur assai recognosciuto; et sì come similmente referisce, el comprenda

m>)lto rescaldarse delli singularissimi doctori in medicina maiestro lacovo >lanello

et maiestro Favolo lovio, litterati^ime persone, quali erano ancora essi in amo-

revil conferir col Cardinale; ma non con minor cura co advertisce de quel ma-

gnifico et honorato gcntilliomo misser Livio Podocathera, quale assai ben so

cognORce, molto da quel signore esser stimalo; considerando con tutti suoi pre-

lati della casa, andatoli incontro per fin quasi alla scala demostrandose con

gesti et con parole dunarceli graia et araorevile accoglienza.

De llicb«ki daCasal*.

D« U. Uiroiuiiu»

Crescaiiio.

D*M.ÌaeowM.i-mllo.

Do M Pa\oI

lOTW-

Tho. Palosci.

Delli doi primi, come amorevili et officiosi gentiìhomini, giù ne era certo

non devessiro mancare; et per lo ornato del si magnifico concurso assai menne

pregiava vederceli conserti; et de ogne honorato loco intervenendoce Tuno per

l’altro, se posseva ben regulare, se fra conìonrU, per rcspecto do madonna An-

tonina Cafarella sua veneranda et magnifica consorte, verrla da perteeipare infra

li proximi alli primi, et fra li qualificati et honorandi gentiìhomini, per ogne

qualra se posseva infi*a delli assai recognoscìuti collocare; ma molto me suspccto

che in nis<iun modo debbia coroparerve; havendo receputa et si recente de s!

benivoli et conioncti tal iactuni: et primo per la morte del Prothonotario misser

Catalano de’ Casali, del quale con urgentissima rascione senno potè et deve quanto

viva condolerne, vedendose privo de un sì caro, amato et unanime fratello, et de

sì magnifico, glorioso et gran prelato ;e’I modesmo ancor causara.se per la

lachrimubil morte dello honorato et molto reverendo Prospero Cafarello, Vescovo

de Ascoli et Governatore del Patrimonio, da’ conioncti, da’ concivi et non meno|

da qualuncu cortisciano esser se vede assai desiderato; donde per questo da sì

come b<’n certo me resolvo non cc debifino con Imbito iocundo intervenire. Madelli doi ultimi maiestri in mc<iicina, qua ve conforto ne facciate ampio discurso:

secando me, trovareteno del primo una bona et singulare oppinìone: el che po

Ue M. r-aTOlo !o-

tio.

UuMiio Mhlibi.

— 15C -ben conieeturorse, ohe ancor sia iovinetto, tutt’i mc<liri provecti in quaìunoa po*

riculoso et dubio accidente nc bando de sua lìlteratura gran confidenza. QueraJtro

ancor se veda in nello cxercitio medesiuo da descreto et excellente molto ado-

perarse, imperhò, si come in nella sua historia de’ sccuU moderni con grande

honor de Roma ce demostra, tiense per qualunca litterato unico fra’ nostri tempi,

a quel facundo et lacteo torrente Patavino con ignegno, copia et singular lit-

teratura non poco eiuularse: donde me adduco deverve arguraenbire , se per

curar li corpi infermi per concurso universale ne siamo si gelosi in honorarli,

costui per dunar con suoi recordi la vita eterna a qiuilunca generoso, panno

tanto più obligarce, deverlo da grati et cognoscenti senza respecto alguno molto

extimnre. Et havendo infra delli altri graduati da locarvo el Podocatliara me-

morato, ben serria impresa de gran discurso et de alto pensamento, concuiTen-

doce in nobilitò, dignitò <le magistrati, litteratura, <*on grata presf^ntia de

circunspci'ta et magnifica |M'rsona, et accepto molto al Signore, al Canlinale et

al resto della casa; ma trovandose esser primo et si de fi*esco de un tal tiano,

qual so fiissi el Cardinal Capaccio, che non sol Cypro la lor patria, con Rodo,

Candia et altre insule [>cr lo arcipelago disparse, ma Roma colla corte univer-

laile lo complora et senno attrista, quasi rendome j)cr certo l’cservarase el desi-

derio ne haverrìa de compiacerli, satisfacendo al legitimo merore et alla amicitia,

col resUrse in cammera et rascionar de com|)agnia col Cardinale.

lu. B. Miccinello

Vedendoce privi por la mala sorto de si facto compagnie, per respecto

delle nozze et della patria dcvcrao suinmamente condolerne; ma essendo lo o-

pcrato natiinile astrecti siuuo haverce patientia. Et persuadendome anche delli

doi medici soggiunti ne hahbiate facto perfei tissimo iudicio, confermome de essi

in nella vostra sì diversa ma conveniente oppinione. Imperhù, poi che venuta

per ancora non se sentii la c!iin«‘a, nè meno secundo el nostro abuso vesso ponza

do mandane, et a voi tempo ve avanza volendoce del tempo demostrato far

discurso, vorria chiarirme donde proceda la reverentia si granile pi'r noi alli Ba-

roni se presenti; et mcdesmaniente <on qual mscione siate «‘ausato infra de ogne

borno vindicarsecc sì honorevile et extimatp nome: per cascion che non senza

gran dilìSeultà mcl persuado, che per lo importante stato loro possessiro assequirlo,

non essendo quel magnifico nè ricco, nè polente, nè meno de’ vassalli selli com-

prendii superlK) et jwpulwso. Si che p<*r questo mence vado baccillando, non suc-

cedessi per lo esserse applicati col corpo, col core et collo ignegno alla inilitia

colla quale sè mantengano sì reputòti et grandi come ora li tenenio.

M. Antonio.

Fa< ilissiino serria con delectevile dcscurso de parole, condito poi con qual-

che glorioso et grave exernpio, demostrarve essile la pura verità quel tònto

che de’ nostri magnifici Baroni ne extimete; per cascion che vedese Io exercita-

monto militare esserse reputato da tutti nostri antiqui si honorato et degno,

che qualunca virilmente et de buon cuore el sequitassi, ne sia per quello de

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— 157 —titoli, (le fjuna et do honore nobilitato. Iniporliò me dubito che principiando ra-

scionarnc, ce sopragiungesse cl tempo dello andarse per la sposa, et collo sol-

lecito disturbo dello oixllnare de queste coppie, applicandoce, et pur ad alta voce

et da più lochi el gridarsc al cavalcare, in lo più bello de* nostri discursi ne fus-

siino anche al suono de trombette per viva forza astrecti interl^sarlo.|

Ctf. iSE. N. Barzellone.

Se quel tanto per la fama delie donne se observassi, si l'ome per lo Ar*

pinate in nelle soe sacrate lege demostrose, cioè che non sol da molti occhi, maanche dalla chiara et assai sblendida luce devessir custodirse, haverrestivo ra-

scione della tarda bora dello suono de trombette et del tumultuario concurso

star suspocto; ma credome non possamo del tempo giù ne resta dubitarne, con-

siderandoco redducti a questo abuso, de celebrar le nozze al suono della squilla,

per benché de quello che molto maiurmente me spavento, si è ch'io non vorria

da imprudente con inconsiderato rascionare addurte in parlamento, quale alle ale-

grie nuptiale non molto se accoovenga; ma quando per questo possessi tollerarsc,

alla tua voglia et come meglio piacerave pigliartene la impresa, ch*io me con-

fido senza altro impedimento con ogne vostro comodo |K>riote secundo lo abi-

sogno sutisiarce.

M. Antonio.

Poi che sì desidcrete el rascionfir della militia, et io de fede trovime obli-

gato, che jwr quanto la memoria ella lengua supplerame, de quel binto da me ne

apparterete, secando' opinarorae, mai mancarve: per questo, remosso ogne resi>ecto,

anxio et curioso compifWJene de sincero et lieto core io mence adduco, facen-

dovo imperhò per semplice protesto ogne iiiea scusa, che voi ve demostrate siarce

attenti; el che se io da me comprenda noi facciate, restaretene con perderve lo

tempo irresoluti, et a me reaggiacciurasene lo ignegno olla memoria, et poi

anche la lengiui ne suspecto stupera»', ancor ben so adextrassi rascionarne. Prin-

cipiando li!>crararve de quel dubitavate, con domostrame che '1 tractar della mi-

litia a nisciuna altra materia tanto se adheriscii, quanto che al sacrato (>t vene-

rando matrimonio; per rascion che considorandose per la primitiva genitrice,

qual fii5.«i la fmgilitù de* coq)i humani, aggiunseco la donna come apio in-

stniinento p<*r farne figlioli et per desviarce dalli bruti, ne nstrenge colligarce

con quel sacrato vincolo per modo, che de doi incontinente factise uno, et quelli

por quanto la vita li durassi coniugati, dospuseìi luianimi et conformi tollerar

inedesinamente ogne impetuosa voglia de fortuna, et sottopostoli por susti^gno

della vita al nutrimento, per esser lo homo molto più robusto et assai meglio

apio alla fatign, faccio industrio da posserselo acquistare; la donna de assai più

delicata et debile natura, et poi de questo fragile et pcrinilosa dello honore,

prepusela al governo della cosii, et da persomi non poco confidata curassi cl

conservare e*l custodire, et quello si acquistato et conservato in qualunca occa-

sione lo homo virilmente, et colle arme in mano abisognando, se desponcssi de-

fensarlo; per modo si che per Io generai iudicio da tutti la militia se reputa

il« Ci-

«ruat

Uae*<itu Jetia Mi-lito.

Ddli cliui ho-

UHni.

Del natriiMiiio.

De' prìBdpii

la Mdilu.

— 158 —

D« rtiatd di Pl^Ione w dlMoiiiU

1« eumaMlhllOM.

Li Aisirì prìni

Dwtorl de |Mfra.

De Marte iuta

il Tracu.

De fWnulu

De Jote Kerolio.

De HeMili»

do antiquità esser in nelli animi delli homini in nel medesmo instante concreata»

da che in questo nostro eraisperio adopererò essa natura. Et tionsc non tanto

esser trovata per la conservation de quel ohe al viver nostro se cognoscessi

necessario, ina anche exorta da honestissimi principi], demostrata ce sia per la

dcfensionc et custodia della cità, possessioni, animali, et finalmente per la salute,

quit'te et magniflcentia huinana. Persuatiendomo non alionarse da proposito de-

niostrarve in questo primo ingrosso, sì come Platone in nella sua re publica la

seditione dalla gueiTa defflnisce; asscrendocc quella essere infra de* conterranei

et conioDctì, et questa infra diverse gente estrane, con sangue, con rapine et

gran disturbo, per lo acquisto senne spera, se exequisca, Duna.se alli Assiri] fus-

siro li primi perturbatori do pace et de quiete, movendo guerra alli altri con-

vicini per la commissione et opera de Nino figliolo de Belo, lor potentissimo et

fortunato Re, sequitato alguno anno da poi per Vesoro Egyptio, et poi anche

de Thaneo Re de’ Scythi; quali non solo alli finitimi, ma anche a populi molto

più remoti fecer guerra, contentandose solo in nello victorioso titolo delle gente

delxdlaie, el resto tutto dello acquisto contribuir se vide alli sequoci et fedeli

populi loro, subiugandoce con quella tal liberalità tutte le gente et natione dalli

confini della Seytliìa|per in fino alli termini do Lybin. Ma fra tutti li altri bel-

lacissimi populi forroce per primi commemorati Traci, quali per esserce assidui

et strenui alla guerra, prestano causa crederso Marte Dio delle battaglie nato

essere et nutrito infra de loro. In questo io me imprendo anche da inconside-

rato et molto inepto me corrego, roadvedendome haver perso gran tempo in ro-

cìtarve col mìo non poco incarco facti esterni, si come de g^ti et cose grande,

per posser\'ece exemplare ne havessimo fra de’ nostrati carestia; et tanto più

audacemente rascionarne, quanto se trovino exequite con 'assai più iusto et

rascionevile querele. Bora scenticatome da me conveniente et certissimo principio,

me indico darne al divino auotore del nome romano, quale et più volte et da

molti lacessito in nella sua adulta età, per semplice preludio delle preclare opere

soe, exercitose le arme col globo pastorale, reruperandose de vita lo fratello con

darvene ad Amulìo la morte, paciflcandoce lo regno al Nuraitore. Demostroce

poi non poro s(*quitarìe, fracassiindo G^irinensi, presoce Acronto Re, et de soe

spoglio honorarsene la cerqua pastorale de Carapitoglio; et per la eterna sua

memoria votoee el tempio de love Feretrio. Sequitoce poi la rotta de’ VeientI et

Fidenati, propagandoci confini della sua tiene auspicata et condita cittì, osten-

tandoco al triompho el vecchio lor ductorc, vestito de abito regale eolia bolla

puerile, denotandose da imprudente et indescrcto adolescente, per haver la sua

militia mal ressa, et da ignorante et inexperto vedersela guidai;). El medesmo

demostrosecc per lo Ilostilio, sì come se testifica per lo aspero et insolito gastigo

tollerosene Tufetio, consequitane la victoria de’ Vei et Fidenati, con ruìnanceli

poi Alba et per rempirve la cità de novo popolo, volse venLssiro contea lor voglia

inlmbitarla, nè altro stimolo al movere arme oontni de’ Sabini, se non jv*r ven-

dìcarse della iniuria fecessiro accosta over vicino alla Soractea Feronia. alli nuoti]

romani. Et per ben che Martio non poco infrnto fu-ssi circa do* sacrifici] et con-

tractar cose divine, molestato spesso da prisei Latini, volendoscnnc alfine vendi-

care, adopcrose volerce Dio propitio, et mover le arme soe assai iustifirote: donde

per a.ssequirne poi spesse victorie, non solo la cità senne vide popolosa et molto

— ir)9

propagarre suoi confini, ma ancor feceoe Hostia colonia romana; et per la simil

causa con exequirla in nel medcsino modo, acquistosece per Tarquìnio Prisco

un gran propagamento, l'ebollandoselli spesso li Sabini et ancor prisci Latini; et

non possendo cl Superbo tollerare la insolentia de* Volaci, do' Gabij et delìi

Ardeatini, colle eoe furibunde armo da legitimo desdegno preparate, feceli gran-

dissima paura in gastìgarli. Si che per qu;into sustentose lo arbitrio regale, mo-

lestati da* Ticini, constreeti colle arme defenzarsC, non tanto se trovorono dalle

offeso vindieati, ma repiena et magnificata la citò, dilutorono anche el dominio

de hominì, ricchezze et de (onfinì.

Pietro Gerrone.

Ancor che el rascionar principiato non poco ce delecfi, niente de meno

succedendoce cosa, qual defectondome de ignegno astrecto esser cognosca de

molto dubitòme, se per chiarirme interrompeasivo cl parlare, per lo amor mio

ve prego vel pigliate in patientia. Travagliandome la cnuai per la quale lo homose adduce a mover Tarme cbella natura, secando referite, per nostra defensione

cel permetta; et poi anche quasi ne stupisco, meraviglinndomo ehella medesma

et propria natura mai possase agiustan* de tollerarlo, vedendone per simile fu-

rore, deprtniatione de animali, dejKipiilationc de campagne, dcìsolatione de castella,

con aspora et molto crudele strage della vita et dello lionore de’eorpi humani.

Serria dimca possibile de retrovarse forma o modo, che sì atroce et aspcro

manigio devcssisc con insto et rascioncvile approliam? In quanto a me confes

some senza altro fon<lamento con gran difficoltò mes»’ porrìa persuadere. Ilar-

riane dunca desiderio excessivo menne volessivo chiarire, primo che ine intri-

eassivo in qualche novo et non meno travagliato laberinto.|

M. Antonio.

Per ì)cn <-he in beneficio et defensione tlella natura, et con suo non poro

honore la militia sì corno ve narrai senec conceda, nè per questo sol liastoce

alli nostri molto antiqui volersela iustòmente adoperai^'; ma retrovoroee modo et

forma, guùlandose dalla ìor religione, che con honore et gloria del miindo, non

sema gratin ilello eterno Dio lu possesiro, secundo le «‘currentie, con bona con-

scientia exequira. Trovase che regnante Tulio Ilostilio, over primo de lui Ninna

Pompilio, esscrve uno certo S4icerdotio pj'r questo unico et solo acto depiitòtò:

dclli quali uno nominavase Patre pairato, et lo altro poi come fedele executore

de quel ce succ^essi, intitulato se era el Feriale. Et in ogne occorrentia che al

populo l'ornano do iniuric over de gravi danni sentissisa in qualunca modo leso,

overo che per amici et benivoli vicini del suo favor rechiesto se trovassi, factone

incontinentò publico consiglio, a quelli tal perturbatori senec destinava questo

si venerando sacerdotio, adoroandandos<‘Ili la integra restitutionc de* danni re-

eeputi, over medesmamente che della iniuria fussiro secundo losueoeso compim-

sati: cl ohe exequendose, ee eompnreva lo Pntre patrato, con uno porco et con

una petra viva in mano; et akando li occhi al cielo, invocandocc lo eterno Dio

per testimonio, et poi anche con gran devotiooe tutti li sacri de’ lochi eonvicini.

lliKtia eo>

klBlJU

De Tifqaieiel’ntco.

Dd Supe^io.

ncate di* Bihba

IVI bumV se io>

stiKcA'te la inili*

tu.

IVI lUlrepaira*tn

Dd l'KUIe

I.(iulScii)M l*a*

IrepalraU.

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|<e afBcw (kl Fr*

Citi*

drUii txv

ore deila MMia,

GloriaaBeawpen*

di* d^a intliiu

mmana.

De Cicanwa io*

Wulalo Re.

— IGO —diceva sacrificarse per la unione et pace delti nominati discordanti; et poi feri-

tolo de un grave colpo in testa, pregavali che cosi c*ome quello da esso era

ferito, ferissir siniìlniento qualunca do quelli populi por pubìico decreto se man-

casse a quanto infra de loro fine in quel puncto fussise promesso; ma quando

non se veniva alla satisfaetione in nel inedesmo instante , movevase colla sua

basta ferrata el feciale, et andavasenno in loco de inimici, et ad alta voce in-

vocatore Dio colli medesmi sacri oonvicini, dioevaoo : Poi chelli tali bando of-

feso el i>opulo romano overo suoi coi.federati, nè se cupjino demostrarne penitentia

col restituire over (limar equivalente recompenza, per decreto publieo del Se-

nato Populo que Romano selli nuntia la guerra. Et buttata havessi poi infra de* lor

confini quella basta deputata selli iudica insta, rascioncvile et legitima militia,

et con armata et violente mano posserli in ogne tempo et loco, da inimici ca-

pitali et con bellici instrumenti molestare.

Tho. Palosci.

Per primo ingresso, de quel che in fine a qui della militia narrasti, con-

fesso essoiTiG da lutti senzi non p(xo satisfaeto; ma desiderando della causa

per la qual tanto se honori haveme compita intellig^ntia, come da novo irri-

tamento speronato, sentome astrecto, postposto ogne respecto, devervene instan-

tementc più oìtra adomandare. Si che rccerchemove de fede, vogliate de quel

tanto ne appetirne, con lucido dUcurso farex^nc capace.

M. Antonio.

Rechiedendome bora deUa militia romana farvene copiosa et celere re-

segno, suspcctandome del tempo dubioso, overo de qual se voglia impedimento

non fussimo interropti, parrae sence acconvenga compendiosamente et con gran

velocità deveme rascionare; donde per questo con intercise et brevissime parole

demostrarove si come, al iudicio de qualunca (‘ii'cunspecto, assai ineriti quella

con honorando et raagnifi(‘o pr«?conio exaltarse. Dicendove per constante et in-

dubitata assertione, essere cortissimo recepto de religione, venerando domicilio

del numero compito de virtù, et unica officina de animi strenui, generosi et

excellenti, guidati et custoditi dallo eterno Dio in continuo pensiero de operar

faeinori stupendi et gloriosi.

Pietro Gerrone.

Per ben che del vostro circunoiso et amputato rascionare cri^dateve in

qualche parte haverne resoluto, io per me dicendove la pura verite restone|ancor

con questo infrale tenebre et non poco confuso, dubitandome assai non credessivo

del Regio suo agnome spoliarne lo Arpinatc, quale si bene colla lengua in

persuadere et poi dissuadere so addoxtrava, chello absolvere et anche el condem-

nare se exequiva, si come dernostravase haverve el senzo suo meglio inclinato.

Overo per ventura non vogliate giocando come amico sorriderve de noi, narrando

quel ne dite con evidente et subrustica hyronia. Quale homo per tua fede trova-

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CanlraUnilitia.

— 161 —riasft de si ignava et obtti&o sentimento, cn^lcssise rheJlo furore militare se adhe-

risca tanto a Dio, et poi tanto venora«8Ì lo virtù et anche tanto se acconvenga

laudarlo, iudìcandose liberamente che molto più credibii comparessì ,dicendose

esser rosso dallo impetuose et truculento furie infernale; et non solo da quelle

venerande alienarse, ma come asj)ero, furioso et sanguinario soggetto, spoiiato

sia.se de religione et de ogne altra Immanità, et nò lego, ne^ regula,

nè men

norma se trovassi, da porli freno per regerlo over pur de tentarlo moderare.

M. Antonio.

Swp<'ctoine |>er lo vostro accorto et destro r«*plicare, che più presto con

qualche ur)>anitù vogliate locar meco et con parole igneniose tmstullarme, che

cretlcssivo in modo algiino in questo loco et a<l voi in qiialunca altro acci-

dent*, con hyronia vole.ssi nuteionarne ; ma se restessivo alfine in tale opi-

nione, haverlace efficacissima mscionc de assai meraviglinrnie, v<»<!cndove dubitar

de quello, che per qual se voglia cnnloii dcirunivcrso. ne sìa de viso, de audito

over pur de tollerato, por nuctor degni <le f»Hle puhlicainente et non in poche

carte recitato. Et se per «orto con verit^ nollo havj'ssivo in modo alguno inteso,

over fussive già oscito do memoria. sfoi7.arorac per quel tanto bora me possa

farvel con qualche appontamento reenrdare. Nè curoine attestarve quel tanto che

Plutarco in nella vita de Camillo ne fa fiale: cho Romani mai se exponessiro ad

impresa pcriculosa et militare, senza consulta et pi'opitio favore delli ìor dei. Et Io

medesino in quella de Marcello referisce, dello ordinario recurso con devote ora-

tione al Sole in quel iomo alla battaglia designato, similomcnte eo.stumossiro

exequirve. Ma venerando si*nza fino come dehliio la memoria del nostro fonda-

tore, vedome astreoto caso pigliarve per primo et autentico auctore. Parve che

in quel furor victorioso de inimici, vedendo li suoi tutti profligati et darse in

fuga, che non havessi in nel medcsnio instante, lo oinnìpotente Dìo donanti

alli occhi invocandolo de con*, et promettendo se della feda fugji sistessi suoi

commilitoni, fabricarceli el tempio in memoria del voto consequìto, et intitularnelo

de love Statore. Et primo de questo in dissimile sm-ceso, j)onsoine de esso pos-

servene ambe lam fede recitare; si come in nella vietoria do Aerante recogno-

sceasi, secimdo el voto conci'puto, de spoglie conquistate assai devotamente love

auctore, sì come poco innanti ve narrai, ('omprenderasece el meilesmo per la

vietoria do* Sabini fecessi cl Prisco, quale assequita el Superbo suo figliolo over

nepote, demostroseno sì gnito et cognoscente, fabrii andone quel magnifico et glo-

rioso tempio de love in Campitoglìo. Et che }\Iti*o de Camillo indicar mai se

potria, se non clic colle stupide arme in mano, per formo acuto et guida salu-

tare tonessi.se segipre Dio donanti airoechi, recordandose do Apolline, de lunono

et de Matuta, con qual fitvore confidavasi? do’ Voi (“onsequirne la vietoria. Mo-nendt>ro anche, sì come Livio no attesta, sempre esser visto, cholli guidati dal

culto divino haver li loro succesi al voto terminati. Potria infra li infiniti re-

cordarve, come che por Cornelio Cosso delle honorate spoglie de quel ColummoI^aerte Ho do Iletrusci, et se<*o accosta poi do quelle levarsi, Pado contate, al

Briomato, de* Galli assai potonf.e Re, Marco Mannello; et emulandocc Romiilo

auctore, ne fussi similmente et lor love Feretrio con pompa, alcgria et congnii

<1

MU Militia r»>'

B<aa Mmpre tc-

CMl« a Dio.

n» Ime Slaiare.

U* Uve Cfrelrio.

De Uve U Cam*pitoni tu.

De r.a«iilU.

De OinteUi) Cosso

De Mirro M«r-crtlo.

De Fatào Mii>-

mt.

Belato òe ruiii-

<k»iio.

SetiCeoUa de Pia-

torco.

IMLa rtvrktNlio

Della lastitia.

Eio de rabrito

Kto de Mario.

Della Corona di

Trdofti.

Urlla Koriana.

Eco de Scesola.

De OraJto Coclea.

— 162 —péani anche honorato. Et quanto in consimile fervore al siimmo Dio col cor de-

voto et colla purissima sua mente so accostassit dcmostroselo Fabio Maxiiuo e-

lecto Dictatore, qual desiderando farselo propitio, facte le cerimonie colli suoi sol-

lenini et venerandi sacrificij, votoli la fetura universale de tutti li animali pa-

sccssiro in quello anno medesmo la Italia. Nò senza gran rascionc ostrccti simo

tener li lussi molto ac^pto et grato, d<»viandolo poi colli suoi celesti segni dalle

fìctiiie tabelle mtitulate de* Metapontini; et si come Possidonio ne scrive, questo

lo scuto, et quello lo mucrone do’ Romani se appellassi; verificandoso in tutte

opere loro quel che Plutarco si spesso memorato in la vita de Marcello deno-

toso, cioè, che llomani referìssiro tutte loro actione al summo Dio, et che to>

Di^iro da «assai maiur momento |>er la salute della patria la observantia de quella

lor religione, et molto più co apparbmessi che nisciuno altro bellico instru-

mento per prodigare et debellarne li inimici. Hora temendo non dilungarme

molto dal proposito, me freno et me corrego, dlspostome per nisciun modo più

oltra rascioname; et Imstivc esser chiari sì come lo eterno et summo|Dio, auctore cv. iw.

et guida dellì approbaii pensamenti, in nelle gloriose opere loro mai li abbando-

nassi. Et similmente derm^rorono esser ressa et governata da prudentia, qual

deleciandoso del suo honorato et exeellente magisterio come unica et perfeetissima

rectrice de tutte altre virtù, mai se vide desviarle dalla fetura over creanza de

quel venerando et regio consesso. Demostroeclo per primo la iustitia , operan-

dostì le armo da’ Romani contra de' Falisci, et per lo perfido maiestro certifteas-

sise Camillo colla captura offerta dclli suoi scolari, posserli fucilmente debellare;

per non aìionarsc dal severo et tetrieo rigore dove quella se mantiene, non solo

destlegnose de exequirlo, ma p.arveli (he assai più se acconvenissi alla genero-

sità dello animo romano de farceli advortiti. HI medesmo alguni anni da poi

operoso per Fabritio, intrepido et continente Ciipitanio, confortandose Pyrro al

dover considerare la dcscretionc se havessi usata de’ suoi amici, quando el inedioo

dilecto, p<a’ compiacerne al popolo romano, procurase advcnenarlo; et e.sso, por l)en

che lo havessi [V'r inimico capitale, dispostoso non contaminare de si tetra et

nefanda sc(deragine la militia romana, adduceva darneli notitia. De Mario, ancor

che in assai diverso caso la mostrassi, potria (*on mio honorc subsilentio pas-

sarne; vedendo Caio Lucio, et suo nipote et strenuo guerriero, da Tr<‘bonio et

venusto et assai honesto adoloscente, con gran furore et subito ammazzato. Au-

ditane la causii, per ben che da gnivc affìmdo et doglia no restassi exagiùito,

rehavutose poi, comraendandoce lo reo col delieto p<^*rpotrato, dunoli la corona,

sì come fossi in acquisto de honorevil fama. Nò meno mai da quella scKjiiestrose

la fortezza. Potria lw*n demostrarvelo per Roinulo, et questo exeusandoiuc deli-

bero lassarlo, dubihindo non molto fastidirve, ve<lendouio constreeto per essere

stato Re dovercelo redduro con numerosa turba de sequaci.* Rastive exem-

plarve la luemonu de quelle ardente faiv, con tanto core in fatti et in parole

concupite tolleratcso da S(N*vola. Et ancor non poco dubiti da exciupio in altro

«assai maiure exempio involiipparme, non posso nò ’! voglio, nò meno se acconvicnc

tarerò in questo instante do Oratio Coeles, che imagiiiando cl ienipo, cl loco,

el numero et qualità delli inimici, et poi con quanto artlire et core col sento in

braccio, rescisso cl ponte, con soe arme pondeitise el Tever tranatassi : quah? homotrovariase non se aiterissì con restarne stupefiu-to, muximamente confessaiidose

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— 163 —

Cu. «1.

da inimici, per l)cn che do fonw olii Romani fiissir prepotenti, por Oratio essenic

in tutto con incredibile terrore inviliti et superati ì Delle voglio continente ot

temperate volendo dalli externi trarne ©xcmpio, noi so con qual rnaiure et me-glio possesso satisfarve, che far memoria, si con»e Alexandre in quella regia cap-

terà demostroso; ma havondone infra nostrali numero infinite de quelli, tacerò,

ot lo più breve me possa, do qiiolli con un subito calore passaronio. Do che, infra

de molti altri celebrati, Scipione se offerisco renderne increilebile et stupendo te-

stimonio: trovundoso et invine et victorioso liavcre fra copiosa preda de inimici,

quella spo<'io8Ìssima et nobile donzella, sequestratela incontinente dalle liccntiose

voglie militare, intecte, immaculata, vestitoso osso de paterna piete, vols ? resti-

tuissiiM? alli lucsU et curiosi suoi conioncti, sopnigiuggnendoli alle dote già dal

primo stipulate, quel tento ne haveva dal Luccio, signor do’CoUiberi suo con-

sorte, jìcr lilicrarla receputo. Per ben che non solo do esso, ma in qualunca loco

8U|>onLssi li inimici dello honore muliebre, sempre trovose sollecito, curioso et

continente. Parve poca (‘ontinontia quella domo?trose per Marcello memorato

in lo pigliar de Siracusa. Datala in liccntiosji preda de* suoi commilitoni, da mo-

desto et temperafo Capitjinio, incontinente sotto la pena capitele probibili, ni-

seiitno iirdisso violaro quel sexo miserando do captive. Et per l)en che in ogne parte

del mundo lo virtù tanto exoe8.sive et senza numer de Ponipeio siano fra de

mille et più volumi con facundo ot alto stilo oclobrate, nò già perhò spavonta-

ventaromo de sua nafiira modeste et continente con debilissimo discurso et breve

cxcjiipio in questo niedcsmo acto ra.scionarne. Pigliato luddMì co.stui lo |>cllice si

caro de qurd Re Mitridate, non hastell, ancor iovine fiissi, de lor congresso in

tutto contenerse, ma da sollecito et molto curioso procuroso instentemente, che

quello alli lor parenti fussiro con fede illese et wnza mu'ula assegnate. Nè meno

partile tacere quella de Rruto iuniore: liavendo gran numero da captive et ge-

nerose Patoroo, intecte, liben* et .s<*nza prezzo alli lor conioncti incontinente reas-

sognolc; por la qiml|demostrationo, non sol de fama, ma de sequito et de stato

in qiu‘1 sulàto instante sublimoso, dunandos*dli li populi elle torre convicine. Ueo-

sccndo diinca la mililia romana da quel venerando et inagnifico recepto de virtù,

et comprendaso poi ressji et mìnistpata dal siimino ('roatere, nè se poto nè meno

se dove dubiterò che quanti se siano (*ollÌ suoi severi et tetrici instìtuti di.s^iosti

sequiterla, meritino ewsoroo summamente do grande honore et poi de fama eterna

cclcì)rati, inaximamente recependone la patria a«ìsai glorioso et magnifico proflcto.

Defliwntiiiealii

Elo de Aleian-dro.

Elo de ScipieIMI

De Luecicio Rede' CeUitarì.

De Mereettu.

He feoipelo.

Es.o de Brutoluaicre.

Pietro Gerrone.

Havendo inteso quel clic poco tempo innanti da arguto et l>en aecorto, do’

misseri et de’ maiestri con gran rcsjiocto |ier voi se ra.sciona.s.si, et bora con

tante ardore da te a to liavcr quasi eoncluso, ehelli exeeutori dello exeroitemento

militare ad ogne altro honorato meritassiro con efficacissima rascìone esser pre-

posti, Testone et admirato et stupefacto, parcndomc, colla vostra Iwna gratin, ve

desviate dalla grave et savia scntentia del diligentissimo auetore, qual volo

li animi disp<^ti al iudieare, tossir liberi et spoliati da ogne altra passione.

So con ignenioso et dextro aculeo pugnestivo doetori, con oflonderne el testimonio

de Pyudaro, tenendoce in quel suo Cantico tanto da Platone comprobate esser

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— 164 —StfitMtude Pp>darv rdaiiila ni*Uioc, dicendo la

lege esiera de‘

morta] 1 ettmanr*tali.

danni (a

liOa.

Sen lentia deG-carono

la le^e non sol regina do’ modali, ma anche ndoperarse da tetrioa et severa

iudicessa de immortali: asserendoce per essi poi causarsene spesso perdite de

tempo, inimicitie capitale, mine de patrimonlj, con desolarce magnifit'e et hereditario

ricchezze; nò lassarve meno intacti professori de medicina con si poco rcspccto

de quel Dio se tengano auctore, da* quali similmente per lo lor deferto et colpa

reputete ìnnumerahile persone le rohbe periculursene ella vita. Con qual rascione

dunca porretene occultare, over pur defenzarce li inumani, efferati et sanguinnrij

suceesi della guerra, et constregner poi noi altri cbelli habbianìo da honorare?

Come se non ben se cognosccssi quella esser mercantia impia, truculenta et be-

stiale, in nella quale se manifesti assali esser maiuro cl perioulo della perdita,

che non siase la speranza del guadagno. E1 che vesse demostra finalmente, vo-

lendo ben considerarla, colla eterna fama de sci, otto over fiissìro dieci con tanta

attentione al presente recitata, quante niigliara de homini ce stano in acquishirla

crudelmente morte et ('onqiia.<ffiate; senza le innumerabili castella et popolosissimo

citò se trovino anche (ter essa desfacte et desolate; pt?r modo che da Immano ne

atterrisci», et vedome poi imngiuando non solo dovessimo abliorirla, ma come

de cosa abominanda poco mscioname, et al fine se da molto pertinace te sta-

bilisse in nella prefat» opinione de laudarli per esser pronti, et che si facilmente

curessiro alla morte, curregila almeno col senso celebrato de .Vrpinate, qual te-

neva chelli ingenerati de quel tempo ne fussiro consirecti, nò possessiro farne

altro che quel tanto ne narrete. Per modo che del si immane et efferrato ado-

perare non ben se acconverria honestarne quelli ve credete, ma se cosa laudabile

ve fussi, solo esser d«' tempi al sangue, alle mine et incendi inclinati. Sì che

parcrìamo per vesto honoro et per non volere errare, assai fussise el meglio, ce

focessivo qualche altro buon discurso de novo pensamento, acciò che come cosa

più volte et spesso pasticata, più facilmente con a«si\ì miglior iudicio posscite

dcgerirlo.

M. Antonio.

Dflla morteint».

Klo ileflo Miiore

ibTeùo.

Ijude delti un)r>

te glortou.

Seslcotù IVrkleirUUdaSte-lisibrala.

Seoundo del pasticato et ben degesto fo retmeto, se la morte al nostro

arbitnimonto in noi so demostntssi,

per certo mel ten*la, che da inhumnno et

bestiai consiglio notariiisc qunlunca procurasse prevenire alla natura in assequir-

In; ma essendoli pt‘r lege eterna senza reparo et in tutto sottoposti , dt^perati

de reraetlij per possors-^ne affrancare , da prudente me par sia igncrirscce per

modo, che honorevilmcnte,|anmr se mora, nc resti a* successori memoria de nome de-

siato et sempiterno. ICxemplandoce succederli sì come alle arlwpe procere et spa-

tìosi vedemo intervenire: quale venendo percurso al desitvarse, in brevissimo mo-mento nò vestigio, nò memoria, nò meno indice de sò senno rctrova ; ma quel-

le se comprendano de mano violenta essere intercise, de continuo scnce vede de-

costa al tronco virgulti pulularve, et novi aneligli, per li quali senne deraostri

la specie, over la qualità delli loro originali. SI che ve replico opinarmelo per

certo, tutti coloro, quali da generosi et virilmente in qualunca modo finiscano

la vita, non morono sì come predichete, ma compensati de honorevil fama, vi-

cini a quello eterno et sumnio Dio, da grati et molto accepti sence preservino

immortali. Adherendome u quel tanto che Stesimbrato del senzo de Pericle' refe-

Cu. iSl

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risoe; tenendo che tutti quelli, quali per la strage in Samo receputa: fiissiro in

mare over nel continente trucidati, la fama eterna, vicina a quel suppremo crea-

tore, por merito condegno ne havessir consequita : lo qual vello conferma colla

medesma over conforme opinione quel divino in terra, in nelle soe sacrate lege,

facendone lo Hesiodo auctoro, appellandoli non sol sancii terrestri, ma divini et

immortali, "ct con cerimonie et lochi consecrati, sì come spiriti celesti, deverli por

grata recompenza ad ogne bora vcnersire. In nel qual rascionamento me soccurre

recordame de Callicrate : qual confortato in suoi casi fortunali tollerarsece la

morte, respondessice del morire po<‘o curarse, essendo nato et poi certo de mo-

rire; ma tiene assai se condoleva vederse privo de una tale occasione, che in

qualiinra modo fussi terminata, li posteri astregnessi da seculo in scculo con sua

eterna fama rascloname. Et so per simile appetito de lui ne resti memoria im-

mortale, quanto de maiur stima reputar se deve quello alto senzo del Thelinno

Hepaniinunda, q»ial trovandosein Mantinoa victorioso de inimici, iinperhò ferito et

proxiino alla morte, essendo consolato, da strenuo et generoso respond^'ssi , del

morir po<-o curarse, confidandose le doi figliole, r>eutra la prima et Mantinea la

ser nnda. li assegnassi la fortuna, rendessìro alla jwstorita, eterno testimonio delle

preclare et stup< nde opere soe? Per ben che in nclli conceptila gloriosi la vita a’

Homani ce è sfata in ogne tempo sì poco extimato, che parmc non molto ce

abisogni con exempi externi et aproliarlo over farvene capace. Suggiugnendoce

poi assai memvigliarme della tua insulsa et eteroclito resposto, comprcndcndoco

che overo non me habbiate liene inteso, overo qual se fussi in questo caso la

mea ferma intentione, per defectorme de natura mal vello habbìa fine ad bora

saputo colla lingua fermamente «lemostrarc. Iinperhò per mea dofensione recor-

dome offorirve et esser disposto, de grado et qualit-i de citadlni porgervone un

lustro et resplendente paragone; et poi in simil a< to qual d’essi primo et come

devessiro honorarse farvece advertenti, et d«'Ha conveniente loro excelta liasar-

nienc la cura a qualunca ciivunspccto se arrisicassi indicarla. Et ancor pr certa

guida do’ inei rascionainenti me ve trovo regalato collo efficace senso de quello

quale dal suo Dìo se indicassi sapiente; el quale confessandose non molto sapre,

respndessi alli quesiti seciindo pr primo incontro quel tiinto che da sò medesmo

ne opinassi ; donde s^nne piglia sccuro et fermLssimo suggetto, succedere la me-

desmn differentia infra dello opinare et indicare quale esser so domostra infra

lo credere et sapre. SI die come inscio del certo nel presumo, nò meno medispngo al ìudicarc; ma diccndovc la mia oppinione, pr questo non pivlendo

meritarne esser represo, specialmente accostandola a quella qual pr tonto tomp da

nostri gloriose et magnifici Kotnani, pr gelosìa della lor suave et molto amata

libertà, non sol con forze et fede, ma con pnlerce la vita assai constintenicnte

se observassi.

Snl«atiA de lie-

«iu«V> rdaU diriatooe.

Kt.oclmiQH>a>D>so de Callicrale.

Cto de ll<fiam<

indi pklundofeLevin el MiaIÌ*

nca ^ Ssliole

k Ticl)»ne *u«

SenlenlJd de So>erale.

lu. B. Miccinello.

Vedendove dal piarevii conferir della militia, in stomacoso el despiacevile

altercar quasi reddutti,desiderando tranquillarve, con remedio oporfuno de oora-

ptente et breve digressorìo me inanimo interroraprve , et pr quel tonto con-

iecturo non molto delungarome dal proposito. Surridendome, per meglio demo-

— 160 —r^lra de PlUiio.

Biiuna la aatvra

La defen^iona <J«

em natura

La «uìuUone«Mia miblia.

strarvi la mea|opinione, del celebre auctore de* diseursi naturali; el qual niovendose

da corapassionevile suggetto del fragil sexo humano , demostraco che ancor se

veda quel tutto ce produca la natura pervenire in comodo et scrvitio dell' homo,

niente de meno notandosi poi un tanto beneficio compcnsarse de si molesti et

tediosi oontrapesi,dubitar ne astregno, so per pietosa et assai benigna maire

se devessi ifltitulare; over pur reputarla cruda, iniqua et aspera noverca : agra-

vandola ,che fine dalla prima genitura, a pianti acerbi et continui tormenti ce

destini; et per molto maiur male ancora del governo et nutrimento con auxilio

alieno ne disponga ansi necesiti aiutarce; et per aiigmento de infinito altre mi-

serie, de quanto poi in nella vita so piv.^servi, dui temerario furor della fortuna

de continuo senne veda cxagitaio ; et volendola alfine de assai maiure obprobrio

incolpare, mostnuse acceso de colerico desdegno, per haverce in tanti afiandi an-

che permesso quel che alli bruti in tutto è denegato, cioò de mover le arme

,

et operarle poi in pemitio et iactura proximalc. De cho con molti capi possemo

in questo tale articulo «le lui meravigliarne : demostmndose da poco circunspecb)

biasinarla et dolerse assai de lei,havor le arme de qual rnscioneh} a noi per-

messo, et toltele alli bruti; nfe considerare sì come con etRcacissima rascione

ben fussì decretato, per non vederli del corpo apte in manegiarle, nb p<T no-

tarli sentimento ve abisogni; non extiinando gloria nò honore, nò meno huver

memoria nè ign^no dello acquistare et conservare. Kt se all' homo permesso sia

possersece valere, par cosa conveniente et anche naturale,per propulsarsece le

le iniurìo, favorerco et dcfensarce le amicitie, et conseciuentemcnte con sua bona

custodia farne acquisto do sustantie et de honore ; nè meno Imver considerato

succedere alli appctitor della militia, quel se comprenda universalmente ne in-

tervenga alla natura, qual senza coito over cupola carnale non possa generarse,

nò meno senza cibo el generato possorse sustentire. Niente de meno questi de

procepui et suoi primi fondamenti non se usando col tempo congruo et

tentamento moderato, et Timo etTaltro spesse volte adduce ognun licentioso ad

vita inbonesta,et morte ancor celebre et infamo ; ma quando con modo , con

mensura et in tempo competente se exequiaco, ben so comprendo prorogarsoce

la vita, con prospera, iocunda, et honesta sjinità. El inedesino al parer mio alli

operatori della militia tengo ne succeda, farla exocrabile et molto detestanda

et anche a Dio exosa; quando per satisfare allo licentioso et temerario parere,

senza raseione et modo, qualunca sencc adduco; ma quando colle oircunstantie

da Marco Antonio enarrate se exequisca, non obstante ruine, occisione et altri

gravi danni, per li quali pcnsandonce el Ocrrone senne atterrisce, con bona ve-

nia de quel grande auctore no ho taxato, non sia sucesso tale nè si conve-

niente allo animo virile, quale operandose per lo privato overo per lo puldico

interesse, possa, secando ooniecturo, do honore, de gloria, de fama per un gran

pozzo a questo appariglarse.

Tho. Palosci.

Potrìa et non for da proposito quanto in offesa de sì facto auctor ne hab-

biate delle arme recitato, stabilirvelo colla lege promulgata de Soione : per la

quale so proibisce ogne artificio et questuoso adoperare a ciaschun citadino; et

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— 167 —volo so inanimassi solo alla militia, et in questa devessi per la salute della pa-

tria, houore della famiglia et bene partioulare ogne hom exercìtarse. Ma parlan-

dove da amieo, io per me non poco bora fsospeH'to, ohe’] tempo, transtullando et

de cose reaggìacciate et for del ioco consumete, non ce produca qualche despia-

cevile et inopinato impedimento, con disturbarce el rascionar de quel che con

tanhi anxietii noi altri procuremo et sì instantemente de sapere; et volendoce,

sì come ne appctirao, colla tua oblata fedo assccurarc, parcriame che lassato ogne

altro replico, discuirmimo con un subito calore tutto quel resto della militia

sentite; acciò che se per caso comparisse la chinea, la opera ordita et già quasi

absoluUi, non fossimo astrecti, con perdere© lo tempo olla faiiga, deverla irre-

soluta interlussare.

M. Antonio.

Or. IM.

Pre<“iosis8Ìina et aasai extimanda rosa, seciindo la relatinne de Plutarco,

disse Antipho esser*» el tenipo; et por questo concludeva, perdendosi?, nò maiure

nò par iactura possa|tolierarse; et acciò non co trovarne, sì come suspecU?te de

tal dando aggravati, sforzarotne satisfarve, execiiiendo quanto me ve sia de fedo

et più dato in questo medesimo arto imjM>gnorato, et con brevissimo preambulo,

per malur vostra chiarezza, demostrarove chello buono homo et mio caro Cer^

rone Croco, overo al fienigreco de sua natura posserse nssimulare: quali, si come

da curiosi et autentici scriptori senco dcinostra,quanto peggio ognun de loro

in la coltura trovisc tractito, tanto comprendase più liixnriarse, con renderne as-

sai migliore et copioso fructo. Da chello amico venne al mando (non vaglia a

cunicciarce), da che cognubc el mal dal bene, et non senza grandissimo disjK*n-

dio, per qual se voglia corte, vedese da’ suoi doctori ogne bora exagibito,et

del continuo con orinali , cresleri et medicine , medesmamente da’ maiestri del

corpo et della borea exulcerato; nè jK*r quelli nò per questi trovasc mai haver

pur semplice bora tranquillata ; et per usameli gratitudine in qualimca oc-

casione,

po.stposio ogne respccto,

soccurcli sempre de novo et momenUmeofavore; per che liogie ajcundo me noìli abisogni, nè parme per conto alguno

resultice a! projxMito. Nè già per questo restarome quanto la memoria elio

ignegno sei comporti , non satisfare el pur breve se possa a quello bora con

tanta anxieth ne recerchete,

per deniostrarve donde se causi lo honorevile et

magnifico concepto, nzzendatose per me della lullìtia romana;per ben che non

senza grandissima vergogna, come homini oocecati et privi de exempìare im-

pressiono debbiamo rascionarne, pur sìase secando lo eterno et sunimo Dio già

sello habbia indicato. Libf»ratise in lutto quelli generosi del regio arbitrato,

mossero le armo con pertinace et sanguinario furore, per assecurarse et mante-

nerse la lor già degustata libertà, et defenzarse poi dalle forze impetuose delli

malivoli inimici. Et subsequentementc le medesmo se opororono por stabilissimo

sustegno de quello amorevUe et eonsecrato pegno de amicitia et de fede ; et

in ultimo per vendicarso de’d.inni et dello iniurie violentemente et al torto re-

cepute. Et per ben che per sì necessarij et rascionevili suggetti se acconvenissi

ad ogne buon citadino intenenirce, im{>erhò quelli qual con eflecto demostroronsi

per amorerile et pientissimo fervore adoperaree, et acremente intenti alfine per

Ddla culura del

Crnoi del De*

igrfou.

Se ivsli&u la

milUÌB ntnaiupioper «aslcnere la

as<«>)uiL] libfrtà-

La S. cauta perMtisf-ire alle a>

Et in ollwioprrveDiikarae delie

ialtirie.

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— 108 —defenzarli se desponessiro perieularne le sustantie ella vita, persuadorae non

solo in nella patria et p(?r li loehi convioinì,ma per tutto lo universo , dove

Senne havessi delli lor strenui facti intelligentia , Senne vedano ossequiti titolo

eterno de gloriosi et celebre memoria. Si cho factonc uno hnbito de quel che

al loco et tempo piti disposto potrìase per me et ad voi medesmaniente della

lor vita et della morto rnscìonare, me comprendo diffieil fussi mal retrovarse sì

facunda lengiia, guidatase anche da svigliato et dextro ignegno, che con suoi

arguti et docili argunienti t^stassili devìarme della narrata opinione ; |)cr ben

che quello in questo presente arto poco importi, restandome in nel preposito nie-

desmo, elle per qualunca de parerò più resoluto dello nostro sence debbia alla

sua voglia iudicare.

Tho. Palosci.

Se per la causa delie guerre s<* debiliti et exalti lo animo do qualunca

comlmttente , non se po dubitare che nb pur grati,nè pur pij , nè meno più

equabili suggetti, por inanimarli alla vohmtaria morto mai selli possevano in

QtiniiioddUati* modo alguoo dalla fortuna nè mono pari a questi preparare: donde, essendoseu ce Mdilaan n* i« , . » ,

*^.

*. * *.

verfojBir* quoHi colla loro eterna fama al voto b*rminati, non posso se non raeravigharme,

che accedendose alia gloria del nome romano , ce demostrete poi che senza af-

fando et gran vergogna nostra non possamo rasctonarve: per questa unica rascìo-

ne, Danti venissimo in altro replic'ai'e, assai me piacerla volessice chiarir donde

procedo.

lu. B. Micinello.

Et io dubitando del desturbo qual succeder ne possessi , da imprudente

et importuno ve interrompo, pregandote cho rcsoluto lo haverrete dello suo du-

bio et necessario quesito, per aspecfcire più comoda et più secura occasione, non

vogli inIsi recondito et succincto argunientare , lassarc;c come pesce in naxa,

overo ocelli in vi’csco over fussiso in rote ndvoluppati: ma por quanto el tempo

sci comporti, sforzarve de quel tanto ve restassi i^olverve per modo,

che

aliimno possiirao per la eterna faina dello si strenuo et glorioso adoperare, con

qualche più certo et più lucido azzondo, farne anche ad altri da grati et cogno-

scenti honorevile et veneranda mentionc.

M. Antonio.

Suspicandomc interrompere over non rentricare el replico , de quel che

con efficacissima rascione astrecti simodo assai meravigliarne, da ben disordinato

far me dispongo a quel che bora recerchete prepostera resposta ; pigliandoce

al proposito per tèma la sententia si alta de Crlsippo, qual vele per li impru-

denti et degeneri figlioli magnifì^^rse la fama collo nome de parenti. Inferendo,

che cognoscendose de poco meritare essere extimati, recitandosi li gesti over

dicti laudandi delli lor progenitori, procurino con quelli infra le gente et tu-

midi et elati mantonerse; el medesmo in punto comprendemo intervcnirce, essen-

Cv. m

Digilìzed by Còoglc

Cir- 136.

— 1(50 —dorè ridurti al decantar de felli, quali renKwsone ogne dubio, el niimdo tutto

obligosc jwr lo gran merito loro deverli laudare; cre<Ìeino, predicandone sì come

ben selli acconvicne, collo strenue et preclare opc^e per essi incepte et ai ben

terminale , suppalliarrc la nostra si vile et abieeta dapoeagine. Et io tengome

per indubitato et certo , essendoee da desidi et vceordi da quello eterno lume

molto vilmente al preaenfe» desviati, dal quale se guidassiro per acquistarne el

celo, imaginando et exequendo poi sempre cose gloriose et magne, debbiamone

non solo contristare de esser mai in nel seculo moderno con nota tanto infame

et detestanda ingenerati . ma condolercene de core, et in ogne tenijio et loco

summaniente vergognare ; adherendoce al divino senzo, quale in nel Mcnexeno

Platone ce demostra, che qualiinea solo per gloria acquistata da’ suoi progenitori

et non per pmpria virtfi reputassise exUmato ,retrovarse senza dubio in

grande et grave errcre,et da inglorio ansi da infame meritar non poco esser

represo. Et poi che "1 tempo sei comporta et io cognoscame de fedo esserve astre-

cto. et voi ce dcmostrnte anxij et attenti bmmar venirne al fine, non obsfeinte

lo cause enarrate, et anche el sospecto de possere in nella historia ordinata de

numero, de loco et do qual fussise anctore defectarme. sequlrove con repentino

et continuo calore quello me habbia in nella mente già disposto et orflinato ; et

se la Icngiin nddextramse coropiiicerme, me confido ne restarete al voto resoluti

et satisfaoti. Se ben descurrerase , come poi la expulsione del regio arbitrato

,

con quanto sangue per Romani la degustata libertà se mantenessi,non è da

dubifeume, rh(‘ per qiialunca se pigliassi simil cura serrìa constrccto de bissai

meravigliarse, nmimamente considerandose el fine del precipuo anctore,quale

per satisfare a quanto per quel pudico sangue se era offerto, nepoti , figlioli

et anche s«'> luedosmo alla morte crudelmente destìnose; o '1 sembiante exeqwime

trovarase, nominandosc lo numero delli homini con tal fen’ore accesi a quella

naturale et dolco impresa, et come poi de facile, una gran parte de essi con

core et certa ferie ce perìculassiro la vita ; ma non meno stiiperace la lor

deversità, venuti in Roma de novo: nè rascionove delli Arcadi et de* Frigi, mada varij et differenti lochi convicini. Et ancor se intitulassiro inimici capitali

,

et per viva forzai fussiro a.streeti inhabitarla, niente de meno in simili accidenti

affratellatise insiemi, come se procreati dal raedesrao genitore, postposticc li odij,

inimicitie et ogne altro n»spccto, vintose do amore et carità, con pienissimo fer-

vore se despusero colle arme preparate da dilecta et vera patria volerla et de-

fenzare et cusfexlire. Et per maiure et pià stupido ostento, tanto ardire, tanto

ignegno et tal fortezza per si diversi modi in l’uno et l'altro sexo demostrose,

che emulanriose infra de loro in exequir facinori stupendi et gloriosi, eonstre-

gnessiro el Re Porsena, potentissimo adversario, permetterli con gran beneficen-

tia quel suavo et grato notrimento della assequita libertà, posserselo securamente

et allo lor comodo fruire. Aìguni iomi da poi,dalla invidia over pur fiis-

sise paura, overo per una gran compassione <l«llo popolo regale irritatise , co-

me ve costa,|

li Latini, mossero con grandissimo impeto loro arme, por rcddurla

in nella medesma sei*vitù; ma quanto per l’una et l'altra parto atrocemente se

pugnassi UegilJo ce’l testifica, et le nove laureate de Castore et Polluce, col co-

gnoraento singular delli EnoWbi, de questa tale infermità noi tenessix'o si de

,subito Dc fussiro sanati; ma come da morbo assai contagioso, senne infcctorono

n

S«nie«tU df na-tine niraela <h>l

MennKio.

Se imlUlea la

iliha rMnasa.

Uc Bruld.

IW He

Tìplts dade 4e'

Latini al taea Ile-

Del cognome deOntulrm.

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La ^raie iMIi

tnNealD rabiir*-

c*p4a a i>e«rrada* Vai,

Bnlo eapiU’nio de* Scbmì-

Selle ne« 4urd

la aisedwne «lei

Caaipidoflie facla

da Aalli.

Oe Caiiiilla vi.

elorioio.

De Millio Cap4-lolino.

Ori Torqii‘0.

IM llvnriav.

Ite QnUlo Inli.

IdUio Komokicundu.

De' Sanmiii et

la causa della

fiierra «dii ma*trsM per HoaiaL

— no —per anche Rutili, Volsci, Equi, Ilernici et Iletnisci, qual tutti con crudel strage

et siippreina occlsione da ogne banda furono dalla inilitia romana più volte prò-

fligftti. Nè crodessivo che dolore over vergogna in questo acto me intcrtonga

reoonlarve quel fine calamitoso recepesaise da’ Vei lo numero triceno della Fa-

bia famiglia , causatole dal vafro et muinimtnneo accidente ,come me ceiiifico

constarve,per questo necessitato non me advedo in conto aìguno demostrarlo,

maximamente cognoscondo dcvessìce bastare quel testimonio qual Cremerà de

audito et de veduta in pi^rpetuo ne arrenda, che mai se odissi oscir de Romae.xercito de minor numero, nè più excellente, nè tinto de gloria et de fama jier

el mando celebrarse. Et per ben che la vendetta de sì crudo succeso alquanto

so tardassi,poi la decennale olisidionc

,|x*r lo auctore alla futura impresa re-

senato, compensoseli con a.ssai maiur et più grave fragcllo. Narrase per ftdede-

gno testimonio, termine astipularseli de trecento sessanta anni da che Romaedìficose, fossi la venuta de quel Brenno, duce et capitanio de’ Celti over vegli

Senoni, qual dubitar ne astrense molto se fussiro dalla fortuna a tale impresa

inanimati, sol per far saggio dello intrepido et generoso core de* Romani. Negar

mal se in)rria che molto crudelmente non ne fussiino tractati; |>er rasidon che

procurnndusc occultarlo, Alba cenne rende et perpetuo et lachrimabil testimonio,

sequendose impctuos;ani'ntc la victoria, con sangue, incendio, et ruina univer-

sale; et afiatigatise alfine per sepie mesi assediarne il Campitoglio,

piglioronse

de pacto una gran copia do oro pacato per liberarse de periculo et de affando;

ma sopragiuntoce rollo suo feroce exercito Camillo, non sol se videro per lo lor

sangue le fiamme havevano accese quasi extincte, ma rotti et fracassati della

Italia per modo exterminoli, che con grandissima fatiga de loro ulgun se retro-

vassi da farne ad altri fede nè memoria. Nò ad tale et si importante impresa

noraìnoscce mai digesto, nè paragrafo nè chiosa, nè de recepta sriruppale sence

hebbe meno altra notìtia per posser participar de tanto honore, ma per aperta

gratitudine conferiscnce al Mallio per haverce defensato cl Campitoglio lo eterno

titolo de Capitolino. Et consequento a questo Io Anione ogne bora ce rammemora

la pugna singulare del Torquato, quale anche al patre non poco demostrose esser

pietoso. El medesmo se testifica per quel campo Pontino, dove trovandose Vale-

rio dal Corvo favorito, per indice honorato de’ suoi gesti gloriosi meritassi in-

tìtularsene Corvino; et volcndoce poi al priinotico auctorci et veechio duce de

tanta et tal victoria demostrarne gratitudine, appn‘sso al triompho guidato da

candidi cursicri et altri grande honori in memoria sua eterna conferiti, lo in-

titulorono per publico preconio Roinulo secundo ; inferendo che si come quello

de Roma stato fussi el primo fundaton*, questo superato et anche cxtincto el

gallico furore, meritassi intitularsene patre perpetuo et buon conservatore. El che

considerato, mai poiria imaginarme trovar possase jilguno, che mettendose al

cimento sì facti bomini, ardissi spoliarli appccto a qual se voglia de fama

eterna et do perpetuo honore. Per la defentione de* Campani lor confederati et

cari amici, Romani presero le arme centra de’Samniti, quali per circa cinquanta

anni con assidue et crudelissime battaglie fecero maiura experientia dello ignegno,

forze et svegliato animo loro, che tutti U altri popoli de Italia. Qente era

populosissima et do profusissime ricchezze, indomita, insolente et molto fiera,

sì «)me acconvenivase alla asperitìi delli lor devij lochi; privi de humanità, privi

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— ITI —de fede, nò stimava»' da loro religione; inliamati.se dalla innata pertinacia, più

volte rebelloronse al popolo romano, et in modo sello retrovorono sdegnato, che

alfine per li Papirij, per li Fabìj, per li Rotini et per li Dentati fussi quel

lor paiesc si crudelmente devastato,che con gran dìfficultà trovassise in quel

temiK) dove giù Sannio fussi. Tutti furono in nella militia assai clari et ce-

lebrati: ma, qual loco assegnarìase al Papirio Cursore, overo alli .suoi molti altri

coetanei, quando in quel tempo per exequir facinorì stupendi et gloriosi, inferiori|

non se fecessiro a quel magno Alexandre. Essendo li ambasciatori de' Romani

da' Tarcntini non molto honestamente rcceputi, suspectandonc come conwij dello

errore perpetrato, operoronse che Pyrro re de Epyro venissi armato per la lor

defensione. El quale, ti*ansfretato se hebbe el mare con potentissimo et valoroso

exercito, et con algimi incogniti clcphanti, piignorono in Liicjinìa; dove su|>erato

fu Io Albino; ma per Ileraclea et Pandosa porrìa testificiirse, rhe Romani non da

Pyrro, ma dalli suoi horrcndi et stupidi animali fussiro con strage assai cruenta

pn)Higati. Per la qual victoria depopulose la Campagna con atterrirve Roma et

anche el resto della Ihilìa. El secundo suo conflicto qual se fussi, Ascoli in Pu-

glia el po l)on pubblicare: receputece gran clade da Fabritio; et la ultima tol-

lerosscla da Curio vicino a Benevento; per la quale dosperandose Jiiiglorar eon-

ditione, consumato lo sM»xto anno, .xstn'cto fusse desraenticarsecc anche la Sicilia

et retomai'seno non »mza despiacerc delli affandi tollerati in nella patria, donde

con tanto ardire et core et non poco bravìgiando era venuto: testificando per

lii i*chitione ne fi>ce Cìnea suo caro et confìilato consultore, che '1 Senato ro-

mano altro non fussi, elio un consesso glorioso de habito, de gesti et de pre-

sentia rogale; agiugnondive exaltando la militia romana, che se dato li fussi es-

sere da quella sequitato, in molto breve tempo se confitlassi do tutto Io universo

farsene signore. El medesmo stupefocese della continentia de Fabritio et della

tollerantia de Curio, li quali alfine de esso ne reportorono ricchissimo et ma-

gnifico triompho. Et postposto loro et lo argento et infinite altre delitio, do ni-

sciun* altra cosa el popolo romano pigliose tal piac«»re, quanto per vederce li ele-

phanti, de’ quali, come de forma allor nova et horrenda con grandissimo stupore ne

restettero admirati. Et se in terra colle arme in ogne tempo et loco comparessir vaie-

rosi, por ben che del navigare fussir novi et inesperti, medesmaraente demostroronse

in mare et in Sicilia per lo primo incontro intrepidi et feroci; de che Ilyerone Si-

racusano con sua gravissima iactura possclo ben testificare: essendo da Appio

Claudio coDsuìe assai primo superato, che bavossi de sua classe semplice et in-

certa coniectura. Duillio in sexanta iomi fabricar se fece cento sessanta vaierose

et bone nave, che parve atl ogne homo per la gran celeritò, chelle arbore incon-

tinente dalla selva incise, fu.ssiro in quelle si come se appetiva transformate. El

che cxeqtiiio da vaìeroso et strenuo guerriero in Lyppari, per modo fracassò Car-

taginesi, che ve assequissi in molto breve tempo assai honorato et speciosissimo

triompho; del quale, acciò ad altri ne presentissi perpetua memoria, full dal po-

polo concesso usar le tybic per sua compagnia. Nò voglio in questo loco sraen-

ticarme de quel Quinto Cetidio tribuno militare, et si come dcmostroce al Leonida

Spartano col suo ardire et cow assimularse, excquendo in Sicilia colli quattro-

cento suoi electi lo borrendo et desperato pensamento qual rechiesto consigliassi:

dissimulandoce occupare ima verruca, de unanime volere ce morser tutti, sol per

De Pa{iki« Cir*

Miro f(U|liato *1

AI«ia8dro.

M cau&a «Uu.ccwi l'irro in i*

tilia.

OdU roLade Al-

bina.

nella «tragede

ILI leaioioniu nvau da' Ruouni.

ItMiani in larra

el per la mirelaudali.

De iiTcrone sj-

raevaano.

UHIa aluBMila

ederiU de

rt iM «tu trio»-

plu.

Ile 0- (>lidw e-

uule al l.eooida

>^amao.

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D« C«Utiin.

U« Lucm Cdr-

odio édpM*r.D« iMUtio Ck‘

lolo.

l>e Kfvule.

M proScta »»•

*^ui»MrD Ronu-si per k «rno drlUiiaitok-

Ik KiètoIMO.

De TnlfUno

MaiBaniaKi )«•rero.

Dd ^uUtrci

De CUKlid Ne-rvee.

— 172 —óap oatisa ai resto dello exorcito romano Hberarso dalie arme fraudulente de* Car-

taginesi. Per Calatino dictntorc forono in tutto della Sicilia spogliati; et exe-

qiiendose le cose marittime per Lucio Cornelio Scipione» agiunsese allo imperlo

romano la Corsica et Sardegna» et in ultimo da Luctatio Calalo alle Egatc

insule con tale occUione de’ Cartaginesi a-ssequirno victoria, si come superatii ei

debellata in quel punto medcsino so havessi e.ssa Cartagine. Non curo cominéi

morarve quello che per assai molti conflicti. per fine nanti le porte de Cartagine

Regulo victorioso comparessi, per non niagnifìearce la gloria del Lacedomonio

Xantippo, dal quale superato et faciose presone, teriuinaseli la vita con fine atroce

et assiti calamitoso. Ma considerandose le borrendo et crudel strage più volte per

Romani da Hannibal recepute, per quel tanto ne suceese, creder se deve, quel

summo et anche eterno Dio sol lo oponis-si per non poco irritarli, da insuper-

birsece do piu atroce et assiti più asper core, et prepitrarceli materia da fantcce

signor dello universo; noiandose de tonta occisionc, de tanto mine, de tanto in-

cendio causarsene poi doi singolari et excolentissirai proficti: el primo, che exer-

citatìse et incrudelitise pe lo continuo uso in nelle guerre, ne sut^cedessi gloriosa

et strenua fetura; raliro, che selli presentassi occiisione assai iusiiflca(;i, per ven-

dicarsc delle iniurie et danni receputi, non sol da popolo in popolo por la Italia,

ma da regno in regno valerosamenb» del miindo|tutto farsene signore. Gran c*r isa.

numero et stupendo de’ Romani morsero in nel conflicto del Ticino, ne morsero

a.ssai medesmamente id Trebia, ne morsero et molti più al Tntsimeno, et anche

lo Aufido vilissimo torrente de quella horrcnda et lachrimabil clade pigliosene

funesto titolo de nome sempiterno. Et fra delli altri strenui et vaierosi capitani];

persoce Flaminio, persoce Favolo, persoci de primo lì doi Scipìoni , et persice

anche poi de loro Servilio, Marcello, Ccntenno, Fulvio et Metello con infiniti

altri consulari; niente de meno con tutte forze et tradiraenta usate, et haverco

colle sOG vafre victoric de gente, de unione et de potere, el nome italiano quasi

dcleto, per la cunetatìone de Fabio Maximo trovosc quello efferato et forìbondò

ignegno assai mollito; ne già da pedagogo, come Mimitio collega colli suoi cck

mUitoni sei stimavii, ma fuli da pnidente et .strenuo guerriero el iovcnilo artiere

assai depresso et macerato. Verificandose quel che per lui da indubitato et ccrtó

.se extimassi, clielli homini guidatisc per la ignenita virtù et da prudente, o spesso

over pur quasi sempre alli loro alti concepti lo omnipotente Dio se assccundassi;

ma non meno reaggiacciose per li suoi vari] et subiti dìscursi, spccialr&cntt* re-

cordandose sì come restassi siupcfacto, considcrandoce la grandezza dello animò

romano, poi de quella pugna si crudele fece a Canna; notandoce infra de molti

altri la generosità del Tudiiano, passarli per mezzo dello exereito con dieci milia

de forze,do ignegno et de animo conforme, et reddursene de suWto in Canosa. El

mcdesino anche compresese del resto, offerendoselli per assai minimo prezzo li

octo milia lassati da Favolo et Varrone per custodirsene li lor padiglioni, ancor

ne have^iro grandissimo abisogno, per nisciun conto li volser reschiattare,as-

serendoce devessi essere insito in nello animo romano in qualunca siase confiicto

sforzarst! voler vincere, et non posscndo, da generoso procurarne do morire. Ag-

giugnendose poi anche lo inopinato et coler pensamento de quel Salìnatore, cxc-

quitose pronte el Metaro, collo opportuno et subito concurso de Claudio Nerone,

atterrisene per modo, che vedendose la infelice et cruentata testa buctata in suo

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— 173 —<J«»pr(*gio ilcnnnti poco al padiglione, oognosriutala de Hasdruluile, colli o<‘< bi vol-

tati al cielo confessassi ad alta voce, per lo fin calamitoso del fratello Cartagine

ne aapectassi sua ultima ruina; et se ’l ver prenosticassi, per S< ipione comme-

morato fra breve tempo in tutto conferuìose. Recupcratase la Spngna, et dal

magnifico usofructo de victoria in morlo tranquillata, che ben verificassi «e<’undo

èl testimonio qual Rcsula lor fiume ne contessi, colla clemente et lilx'rale sua

natura fussìne non meno che colli instnimenti militari de inimici et g**nte strane

ampio et sc(‘uria»imo conquisto; et retomato poi, dunosclì incontinente el conau-

ìato, aggiugnendosellt lo arbitrio centra el parer de alguni altri privati de trans-

fretnrsta in Africa; et come cosa assai difiicile, cosi admirabile et incredibile

reputost», in quarsmtacinque iomi fabricassiso la classe, et quella munitase de ne-

Mssario apparato, dal Lylil>eo poi con tranquilla et felice velatura vesso mldusse.

Dove subito nrrupato, in un minimo intervallo profligatice pib volte li inimici,

et con grandissima uccisione fracassarceli li exerciti, et infocatice anche li Iwo

allogiameuti, roorticc poi Hasilrabnle et Magone valenìsi capitanei, et presoce

Siphace pot>Dtissimo et mssai extimato Re, mamlatolo in Roma con prcciosissima

et ìncredibil predn,csso restosenc non gih dopopulando la Africa, ma de continuo

innanti le porte de Cartagine si crudtdmenb* la vexava, che p*^r nllimo remedio

fnssir constrecti in lor defensione subiU^mente revocarse Ilannibale; col quale de-

lihcratose de mai preshirli trieva nò meno darli pace, dispostitse venirne allo

ultiiiìo conflicto, poi dei molti et diversi parlamenti, alfine preparatise in Znmal’uno et l’altro exeroito guidati da strenui et valemsi capitanei intenti a quella

impresa, non solo per dominarse una cith overo una pnivincin, ma per premio

de qiinhmca li rescissi la victoria, asseqiiiiNcnc el iloininio de tutto lo universo.

Si che alla prima occasione con b\le oiNliiie et moilo principiosc la battaglia, et

con tanto ignegno et core poi excqiiirse, quanto mai in guerra per diligente et

curioso csipitaneo, da che ’l inundo principiose fine mi hogie, vedcssise olwervare.

Et restando finalmente appresso do Scipione con incrciUbiI strage la victoria, pro-

enratose invano farselo presone, compostnee con Cartaginesi assai honesbi et

ben secura pace, tornosenc incontinente <*on grandissimo triompho, dunan^oselli

poi, por memoria eterna de quel die a Roma si febee et mi esso t»mto glorioso,

el titolo immorsile de Aphrieano. Do questa si generosa et magnifica creanza

educatose Flaminio, et qtial se fussì demostrolo colla sua facunda lengua dt colle

arme foribunde in Mneedonia, mandato contea de Philippo per le lettere inter-

cepte, quale amorevilincntc et colle soe regale offerte ad llannibal destinava; et

assequitane per primo et vicino allo Abso fiume la victoria, sequitoc^el poi a

Cu. »i9 Scotussa la|

seciinda. Et poi do esso el niwlesmo anche de Nabide inimico con-

sequise: p«’r la qual cosa, si come li spectaculi Histinij et Neniei nc renderon

testimonio, con urgentissima rasinone Oreria tutta de quel tuono inopinato del

pregne astrccta fussi primo stupirse et poi molto realegrarse: donde subito tor-

nato, fulli per merito concesso menarsc, per magnificarsece el triompho, Dometrio

figliolo de Philippo, et per stagio et da captivo assai modestim<‘ntt> innanti al

rarro. Per ben die molto maiur gloria io per nm al suo lieto triompho ne tengo

se agiugnessi, vedersene qualche die poi da* Calcidensi de sacro et venerando

sacerdotio insignito, preceilendoce li laudati lor Peana, cioè quel cantico honorato

et sì suave de Flaminio, de Roma et della sua integra fede, accosta allo lor love

Dellj 1«<U ilf

I^awlc de Sri*pUoc et poiiMI»Mia leMwtiià

IMU caplwr4 de>

Sipluce.

Ite r»-

«ocalo.

1.1 viclaria deSeipìuee.

tic rtamiaie*

IMti iicrìficii in

boanre de Rimì*aia

Vnefinik) Si*eriSeii* io^tituto

di* Cikideisi in

bonwe de Filmi*

din,

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De Lucio Set*

pwse

De Futi io .Noèi*

Ilare.

De P«vole Estiiio

0» MM(41o

De Manmio.

De Svila.

Cosi reimia fra

dal Natlcae'i Ceri*

|«r la rei»

na de cartaiine-

De Scipwue E*miìiano

Uri leatimoniu

arrr«o detto FjrI»

luna

DH 'afro fieR«a*

neflio BOtow il

Lafcevne.

DeFabèK).

_ 17-1 —InvAtivo da donzelle per publleo proclamo colebi*arse. Lucio Scipione per un

i-onr.iiaile »uspt>cto contea <le Antliioco, dubitamloso non fussc ad niovore le arme

da llannibale sublevato destinose in Asia et hebbece accosta a sò ctinognesuo

succeso per oportuno et comodo consìglio lo Africano; et assequitane a Magne-

sia honoratissiraa victoria, assecurandose de quel che tanto in suspecto da’ Romani

se teneva, ineritove an< ora esso ostenbirsece con magnifico et speciosissimo triom-

plio, et pigliarsece quel tìtolo lionorato de Asiatieo. Per Fulvio Nobiliore supe-

roronse li Ktoli: ma Favolo Emilio, col testimonio ne arrese Ijeiico fiume si de

sangue |>er quella atroce pugna cruentato, n’portono ancora esso gloriosissima

vietoria;et pT non bastarli una iornatì, adoperosece tre dij in ostentarce la copia

et grandezza del ricchissimo et sblendido triompho, menandose per la fraudo del

eretico Horoaride Re PiTseo et suoi figlioli ligati da miserabili captivi innanti

al carro; qual visti, incontinente postposta ogne. letitia, ciascun so astrense per

gran compassione a<sai eollaerimarli: demostrandose esser non men glorioso al

popolo romano “el cominiscrarse de’ t-onquassati et infelici lor niraiei, ohe se fussi

con ignegno, animo et forze superarli. Del psemlo Pliilippo triornphasene Metello;

et Mutmnio multo honorost^ el suo triompho delle sblemlide et rif'chissime delitic

portose de (’orinto, (imperhò funeste et so|)crchio venenose) al popolo romano.

Sotto lì auspitij de Mario, per consiglio et opera de Rocco, lugurta prcsonato

lo hehbe Svila infra le mano. Et in si magnìfico et glorioso adoperare redducoine

come homo smenticnto farvece advertiti, qual ve parve la diversa opinione de-

niostrose infra del Nasica e’I Censorino circa la mina de Cartagine. Et j)er tentar

la via de mezzo si bene lo Emiliano vesso addusse, che ancora esso ne asse-

quìssi similmente quel titolo scnmo de Aphrieano iuniore; et dal medesmo con

eterna fama sua expugnose non molto tempo poi anche Numantia. Et venendo

questo a morte, qual fede senne arrese per Metello suo capitale et a.spero inimico,

commandando incontinente alli figlioli, et qual figlioli! (uno de essi era Pretore

olii tre altri Consiliari) che devessiro honorar le soe exeqnìe, per caseion che

mai credessiro trovarne in funerali del più magnifico et honorato rìtadino. Las-

sone «bora iniuripti più de mille arretro, suspectandome per lo tempo consumato

infastidirve over per stirte non ve esser molesto. Tmp(?rh6 mal posso in questo

loco contenerme non darve anche memoria del vafro et callido consiglio se ope-

rassi Labeone. Nè pensassìvo dir volessi de quel glohbo de terra, qual con blasmo

universale del Senato lo adiudicassi iniquamente al popolo romano, del qual Na-

poli et Nola col suo gran persuadere iic restassiro deluse; ma solo narrarove si

come dextramente quel Re Antioco trovassise da lui esser decepto: qual supiv

rato, adomandandoli la pace, dunovcla con pacto de volerne la integra mitù

della sua classe; el che concluso et stabilito, la divisione per tale demostrose, che

incontinente resecar fecessi tutte nave, galee et qual se voglia nautico alle

arnie et in sua defensìone preparato, el reste.ssise per modo indebilito, che mai

pensassi più confa*a Romani mover guerre. Et. per ben che delle proprie fortune

quel Fabio ne fossi pur prodigo da’ suoi emuli notato, pur recercandono come el

titolo de Allobrogo con augmento dello impèrio romano et con sua eterna fama

se acquistassi lo isera fiume, secundo bora ve penso, renderavene fedelissimo

relato. Parerave forse che superato hebbe Iiigurti, et infra dello altre anche pre-

clare opere soe po<H) meritassi Mario Arpinate, profligando et fracassando con

^itized by Copale

— 175 —tanta otrisione li Teutoni, de numero infiniti, de difforme et inhumano aijpccto,

de voce horrendi, de plauso ineompostì; e'I medosrao fece anche de’ Cambrì alle

Acque Sextie, tenendoso per la volgare opinione che Dio et la natura in quel

secalo lo havessi preservato, per la salute et firmissimo sustegno delli bieni et

Cif. iw ''ili** titnto de’ Uonuuii, ma de qualunca|so intituljLssi italiano. Vc-

rifioandose lo aperto et ampio testimonio, quale in quella atroce assodionc de Nu-

mantia per lo Africano iuniore de lui senne arrendessi. Si che meritamente non

possendoso honorarlo col nome del primo fondatore, nb voler priviu* Camillo de

quel che ognuno <le consimile parere et de !)uon cor li concedessi, lo intitulorono

al fine el t»rzo patre del nome romano. Arrogandoao per questo con quel can-

taro, honorato per le soe ampie victorie, pos.sersece con Racco da inclito et stre-

nuo guerriero apparìgiare. Nò me par molto ahisogni recitarve si come Catulo

valoroso et magnanimo ductore colli medesmi se operassi; per cascion che per

quanto al iimndo Vercelli in piedi mnnterrase, in sua eterna et gloriosa fama

Inodorane, a qualunca d<>sideroso de saperlo, aurito et oculato testimonio. Olà

sa offerisce aU’ordine et al numero Lucullo; quale destinatose imperatore centra

Mitridate, si grande et si potente Re de Ponto, notise per magnifico preludio

delle preclare opere soe liberassi la Asia tutta de qualunca fcneratorc, tenendoli

per arpie inhumano et truculente, qual devorassiro ad ogne bora el sangue elle

roeduìle de’ miseri mortali; et poi de questo, pT inaiare additimonto de sua et>ma

fama, essere stato el primo che superassi el Tauro, et che poi passassi el Tvgrc

cotto exercito romano, expugnatace Tygranocerta, Cabyra, Sinobe et anche Ne-

sibi, populosissirae et regie cità, depopulatele poi et date in preda con molto

foco al fine conqmissole; per ben che la ceca avaritia de’ suoi commilitoni molto

li obstLssi in farselo presone : datolo in fuga, acqiiist>s<me anche la Asia fine

al transito del Fasis, et dairaltra Iwnda <lilaUndose le forze col dominio, ag-

giiinsese al Mar roselo, qual tutto per longo et pr traverso sottopuselo allo im-

perio romano; lassando alfin de sè col t'onsenso univcrside honorcvìlc et perpetua

memoria, sopra tutto per hnver con diverse et varie nctiono expugnati et fpiasi

presi questo de Ponto, et Tygrane era do Armenia, assai potenti et fortunati Re:

quello cunctindo et colla mora cireunspH*ta debellato, et questo per la gran ce-

lerità trovose dalla immenssa oceisione vilmente indebilito et quasi oppresso;et

alfine retomato, honoroseiie el triompho quale li era preparato colla noU de* lochi,

de terre et de’ signori profligati. Et per ben che lo imperio romano già se vedessi

assai magnificato, non restose che dello efferato et bestiai furore mosso et gui-

datose, da Spartaco non senno intìtulassi senza scusa repieno do vergogna, con

incaricarsene de paura et de suspccto. Principiose tale infermità con piccolo et

vii numero de glafliatori, qua] fugen<losc da Cupua, in brevissimo momento fecese

de numero et de ardire sì potente, che tre over quattro fiate con strage cru-

dclis-sima profligas.siro Romani, et alfine con valoroso exercito,ma non senza

grandissimo periculo, da Crasso fuoron rotti et trucidati. Et considerandose quanto

lo imperio romano per le victoriose imprese de Ponipeio se extcndessi, trova-

riase quello essere si exccssivo, che per volemeli esser grato et cognoscente, non

tanto de magno, ma da sereno con qualche altra supprema maiestà se accon-

veniva intitularlo. Vedendose specialmente che non sol per esso li excellenti et

gloriosi facti de Alexandro se agguagliassi, ma tiense ancora per indubitato et

he Mirki Arp^naie niUluUlo hu>no (taire del

Mtae fumana.

he CjIuU).

llr Luculki-

De Spartaco to-

po 4e' Uadiaiorl.

Ite. Crasao.

Ue i'iMBpdu-

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PreMtlico deCalalo iMIt oftoro

àt' Ce<ari

La «malidoedf' 4Mlon «I 4D*

eh* 4r' aedki.

[Mli ÌBcommodiiniillarl

CulUU>ae«MUmiiilu

fk RohikIk

— ITO —certo, che non poco superasei li gesti tutti de Ilercule et de Bacco. Et accio

credatc con brevissimo compendio venne narri la pura verità, triompbO costui,

primo venissi al qiiatragesimo anno, de Asia, de Africa et anehe de Europa, pre-

standoee causa de tutto lo universo auspiearsenc cl dominio assai fermo et sL-

euro. Più oltra me dispongo non entnirve, per eastion che la Gallia, la Germania

ella Britandia, acquistata quanto se fussi gloriosa la vietoria, tanto alla repu-

!)lira romana li fu pestifera et mortale; per eascion che quella aasequita, verifi-

cose incontinente quel tutto che de* Cesari in publico per Catulo più volte se

dicessi, notando accortamente cl suo adoperare; et rcdductose esso in pratica da

non posserse ovcro non voleree refronare, diceva non giù jwr latebre et per cuni-

ouli, DÙ per Iwdii seciuestrati, ma publicamcnte operassi ignegno, forze et la sua

artcgliaria oontra la patria per farsene signore. Si che narratove per semplice

discurso la causa, per la quale vedamo astrocto della militia romana haveme si

honoraU et gloriosa opinione, me pare con rnscionc assai fondata et efficace

posscr retldarguire qualunca se opinassi postporlu iustaraente alle regule, para-

grafi et digesti, over vogliose cupituli et rerepte se notino ordinate in medicina:

comprendendo maximamenlo se quelli, per defenzarce quattro, sei overo maiur

mmier de clienti, ot li altri per sanar de corpo qualunca selli offerisca esserne

infermo, piglino affando voler dell! lor casi ben|studiare, fandolo imjwrhò con non

molto incomodarse, stamiose in casa con quiete de moglicra et de figlioli, et as>

sequirne innanti traete per sua compensa utilissima mercede; et se quel .poi ve

succumbe, et questo altro pur morissi, inai mancare incolparlo de Imver s4iputo

non bene suoi articoli provare; et quello altro con dir senno habbia cl tlanno,

imputandolo de qualche modo haver dissordinato. El contrario in bel punto ne

succede al ductor della militia, quale nè luce, nè tenebre, nè cielo stemperato,

nè fame, nè nien sete sbigottisce, sempre suspecto et curioso, coll’animo de mar-

cido suspc^'to travagliato, nè de corpo, nè de ignegno, nè de mente se acquieta,

operamlose che non quattro, sette over fussiro dieci, ma universalmente tutti lì

populi se pigliano in defesa, collo lor sollecito et curioso vigilare possan secu-

ramcntc et alla lor voglia dormire, et de suspecto et de paura in tutto tran-

quillarse;et alfine magnificandoso de qual se voglia acquisto, quello magnate

donde la militia depende, da capo et principale tutto lo asscqùisoc; et essi in

qualunca atre auec«*so se trovassir pmUigati, con grandissimo despregio ot non

con poco affando, jicrdono robbe, la vita elio honore. Et se l'una et poi l'altra

scientìa tonto extimata meritamente se arroga colli venerandi originali farse

partecipe del stato celeste, con qual niscione potremo posU;rgame la militia, se

por vederla et custodita et cxaltata dallo Muse, et poi ad ognun costa Bellona

et Marte colla sua dilecta Neria reputarsene et dei et auctori particolari? Et se

mai per studioso et sollecito figliolo se procurassi, operando cose grande, adhe-

rirse alla natura et volontà paterna, qual serria quello che al nostro divino et

eterno fondatore pos.sessise in quel bellico furore appariggiare? Et considerandose

come de sua tenera età, et poi per quel tanto sopravisse, de sì gestì gloriosi

et più volte militando se honorassi, tcnsc per indubitato et certo haver ben de-

mostrato esserli stato et vero et obsequio6Ì.sstmo figliolo; nè reputandose in questo

suo appetito satìsfacto, da poi la morte visibilmente over fussise in somno ope-

ratose, si come non molto primo in questo recitai, che '1 Proculo de fede et de

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— 177 —

Cm. tu

costumi venerato nuntiassi arditamente et per sua commissione ad ogne altro

citodino, che col favore delli lor dei immortali, In sua dilecta Roma dovessi

essere etenw. Ma sopra de qualunca attentionc cunLssiro advertire non desviarse

dallo exercitainento militare, certificandoli che tutto le potentie del mundo et ogne

altra forza hiimnna, non ìjastariano itosser resistere alle Arme, ignegno et core

dft* Romani. Et quando mai altro de questo in guerra, over fiLssisein pace de* suoi

facti gloriosi se sentissi, predicendoce, ancor fussi defuncto, sì longo tempo ìn-

nanti quel che poi de tanta strage con effecto no exequissi; tener deverao die

cosi fussi come che in vita per le strenue et stupende opere soe, da ogne homo

ben considenito tu* extimava. Nè cognome selli impuse de Tricognio, Gurgite,

Orata, Hibmmlo, Offella nè Mun>nn, overo da qual fussise suggetto efieminato et

molle, ma in memoria dell’ basta, che ad ogne bora per instruniento militare et

bellicoso fivKjuentassi, ignerendose in nello amore de’ Sabini, volse intitularsene

Quirino. Donde Romani, per demostrarse bellicosi et esserse disposti in tutto da

veri homini do guerra, per sua memoria Intitulorose Quiriti: de* quali lassatine in-

numerabil turba et de gran merito, parerne quanto per lo caso diibioso bora

preposto in volerne far iudicio abisogni, per lo honor grande et evidentissimo

proficto della militia assequito, li recitati infine a qui devessiro Ijastarce. Et per

volerve el mio celere desnirso tcvminare, concluderove : se con periculosissimi

iDconiroodi, iactura exccssiva et danni inextimabili, con crudelissime et miserande

occisionc de infinita moltitudine per diverse parte del mundo se aia la militia

romana si iH*rtinaccinente con molta fede et core exercitata, considerandoce poi

la a.sscquita et conservata lilicrtà, centra de qualunca che mai immaginassi vio-

larla; aggiugendoce con questo li immensi et inextimabili thesori, che *1 popolo

romano da diverse nationo et da potentissimi et gran Re infinite volte con stu-

pendi, gloriosi et magnifici trionphi per essa ne acquistassi;

et sopra el tutto

quella serena inscriptione, per la quale convenientemente vendicaasisende lo

arbitrio dello mare et della terra, et da ogne altra gente humana regina et

matro universale se appellassi; non me par se desdecessi, ehelli ministri et

auctori del si stupendo et admirabile conquisto, per usameli qualche poca gra-

titudine, et vivi et morti, con venerando et honore\ ile preconio se notarsiro de

fama, de nome, et gloria immortale. Rcsorvato infra de questo con arguta

inventione, et in contemplo delli auctori|

ve ho narrati , lo amico et pro-

tectore de’ stellicidij, transactione, farailie arciscunde, overo inanimato con qual-

che altro suggetto delli Amphorismi de Hipocrate, per ventura da furibundo et

desdegnato col stomacoso byle non comparessi, allegandoce de tanto beneficio

ogne milite, ogne decurione, ogne equite, devessiro per lo lor strenuo operar par-

teciparne, et molto maìur parte senno vendicassi hi fortuna, per modo che ’l re-

stante comparcria tanto nichilato, che allo nuctore principale quel semplice residuo

nelli pervenissi, non serri» tale da meritarne acquisto de sì magnifico et liono-

rato nome. Alla quale obiectìone con evidentiaiima rascione selli responde: chelle

coso si stupende et gloriose, colla opera de pochi, nè bene nè al tempo se pos-

sono exequire, et molto meno al voto terminarle, non havcndoce el summo Dio

propitio et secundo; ma intervenire, sì come bora coniecturo, a questi simili au-

ctori el medesmo ne stic<'eda alli musici singulari et excellenti: quali pertmetando,

secundo la qualità dello instrumcnto, infinito numero de voci dissono molto infra

a

Clonou eoadu*<Mitt i* landire

U milìlit

ArpitilioMf cMiIra UmiiitU

KtoiMiiMvm

DigitiZed b\ Google

Sen lentia do Si^Ilo reterilada Ta>cito.

Recilictt coaiv-

•inife

— 178 —de loro, et pur assai diverso, le ordina, dispone et guidale poi con tal mesuraet

tempo moderato, che honoramlooe el suo excellcnte et igneniuso magistero, ne

pasce anche le orecchie a* cirounstanti de assai soave et delectevile armonia. Et

quando per la rascion commemorata non Ijene se reacquietassi, collo medesmo

contra de’ misseri et de! maicstri argomentar vesso porria: qoali non già da loro

alloro spotano consigli nò recordi, ma quelli con uno diluvio de chiose, canoni

et digesti, compostise de varie et diverse opinione, «enne vindicano titolo de exi-

mij et egregij doctori; et quelli altri anche con innumerabil turba de recepie,

rctnieto da numero infinito non già do concordi ma diffurcntì et di^ni auctori,

se reputano malestri stimati molto et tenuti singolari in medicina. Parme ben

vero nò io so per negarlo, esserce unica et efficacissima niscione per conferirceli el

primato, la qual scrrh per raserse disposti ad exorcitomento si eoinmodo et lu-

croso, in nel quale con gran facilità assecuratise con ocioso tranquillarse della

vita no assequiscano, nè gùà senza iactura proxinuilc, certa, socura et copiosa

somma de denari; verficandose la senhmtia per Tacito attestata, qual Sillìo in nel

senato pugnendoli acremente recitava, che si come trovandose lo popolo mor-

boso li medici ne acervino gran lucro, el medesmo per lo discorde et querulo

disturbo delio foro sonno augmentino con subdoli et vafri pensamenti favorcvilo

ricchezza, con gran eoncurso alli advocati. Nè.credessivo per questo dal prepo-

sito già deliberato desviarme; ansi in quello, come in assai miglior iudicio, prò-

mettove ad ogno bora più adherirme.

Pietro Cerrone.

Nè al mordico et verisimile parer de Miccinello, nè alla vcwtra si longa et

tediosa cantilena me dispongo farce replico, indicandolo por la perdita del tempo

et j)er qualche caso fortunale assai periciUoso; ma per lo interesse mio particu-

lare farrove prova brevemente el raoglio potcrose defenzarrae. Secando con fu-

cata irrisione de esser sì studioso de reoepte, demostrando con effecto molto amar

la medicina, più volte me exprobete, factoce diligentissimo descurso, nisciun’ altra

cascione compIx^ndo vecce adduca, se non che appeterestivo viversc in Roma per

vostra fanhisia, cioè che per qualunca trovassise infermato,

si come in simili

accidenti ct^stumete, non solo medici , ma medicinale de ogne sorte con nausa

stomacosa se abhorrissi. Imperhò nò errar mo persuado, nè tengo in algun mo-

do posseme essere reprcso, facendolo acciò che nisciuno immaginassi causarmesse

da oxccssiva et cxecrabile avarìtia ; overo non »e persuada, me intcrvenessi da

me a ino in vilissimo contempto, et da desporato in tutto dÉsprezzassirac la vita.

Et scila lego colli suoi sacri doctori sì venero et honoro, et tanto poi procuri

con quelle favorìrme, facciolo che da inconsiderato et imprudente non me inter-

venga, come a voi, temendo el litigare, confessete ve succeda, perder qualche pro-

ficto, quale la iustitia col titol rasciooevilc per sorte me adeguassi;

et' per assai

raaiur iactura pericularmoco anello vilmente lo honore. Comprendendo dunca

con cortissimo argumento da quella derivarse la cura salutare do’ corpi Immani,

et da questa altra poi procurise custodire et mantenere el ben public^ et privato,

colla pace universale fra citadini, tengo por la efficacia de tutti tuoi argumenti

non trovarasc possenne con raacione et con si poco rispecto incaricare. Restan-

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— 179 —dome fermo in

|nolU inea opinione, et raeravigiiarme poi non poco della vostra

inconsiderata pertinacia, pigliandone ardimento depenzarve, che questi doi neces**

earij et perfecti documenti, repìeni do carità et sanctimonia,

postporli al si di-

scorde, inhumano et troculento adoperare.

N. Barzellone.

Vicino alli irrefragabili argomenti dove el Cerrone te dextramente op-

pugna, et con e/Bcaoissima rasciono defeodendo se adherisce, parme anche non

meno dal vostro recitato c^usarse, che molto in nella sua oppinione confermato

insuperbisca. Certifieatoso per voi «*S8er la lege la mente divina; et quel che a

Dio piacessi, over pur se despiaccia, con essa incontinenti se exequisca, col de-

mostrarn» similmento le' evidentissime ravione de creder li doctori fussiro molto

accosta a Dio; concludendoce, non sol piacerli quella oljservarse infra li vivi, maanche in nello inferno deputarsece figlioli per deverla ministrare; el metlesmo suc-

ceder selli veda per lo ampolloso rascionar de medicina, dunandonc a Dio fus-

eise el primo, et Dio anche el secundo che quella exercitassi; notandoco poi li

medici col me<ie.smo delli altri proff^sori, de fama, de ricchezze, et do favore da

potentissimi et gran Re et Sereni Imperatori tanto existimati, che tener se possa

con urgentissima rascione et Timo et Taìtro grado per le cause memorate molto

reputarsc, et conscquent«’mente alli altri tutti non poco meritare esser preposti.

M. Antonio.

Secundo per Platone in nello eoe sacrate lego se descrive, al gran sup-

plicio verrestivo dannato. Voleva quel divino in terra, che qualunca sè presente

assentissi da qual se voglia el suo compagno iniumre, venissine punito si co-

me desertore della pace et de quiete della patria et inimico capitai della na-

tura; et tu, non solo consentendo staitelo a vedere, ma anche non meno de lui

me laceri et oppugni; donde notandove, sì come irritati et ben concordi procu-

mte hora Instantemente molcstarme, dubito interverraraece el medesmo se narra

fluccedessi in qnel seoulo molto nominato a* Megaresi,trovandose crudelmente

da’ leoni laniati, quali per la lor defensione forono per publico consiglio dalle

carcere reserati, reputandoso per unit-o Philocari , cioè per molto caro et gra-

tioao amico, et operarve in qualunca fussise accidente, per uno aecuro et con-

fidato Acote , da possormene come da certa sopralnssu, per raea defensione con

consiglio et fermo aiuto prevalere ; et vc<lemiene poi colle arme ve ho prestate

si exagitato, che travagliandome da incauto et mal considerato, restone non senza

gran ruboro ass<ai smarrito. Niente de meno, non penzar già che da convido et

superato incontinente me remetta; persuadendome ce basti solo in refrenarve el

grave senzo delle scientie venale, quale colla auctorità de quel savio amico, non

molto innanti Miccinello per la doctrina del Scantriglia referisee: in nel quale,

facendoco hora de novo accurato pensamento, colla enarrata opinione contra de

qualunca altro erroneo parere me rego in questo caso et me governo. Nè cre-

dessivo biasmassice el proficto ingenito et innato de natura in nella lege, nè men

ce tengo in dispregio quel preservar ne fao la medicina, quando se adoprino per

l.audabil« «oh;'

Rtlto ilelU 1^.

QuanU i9 hono*

ri U medkin*

ri«nt«iUM mira-da dalle lesi deHalooe.

Ei.0 ite

Dei i‘hiln(ari

Dei Aeaie.

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— 180 —

Uel Sudicio Tri-

n*uio.

DiicsrM judieia*

no.

De lituiiie oTcrBici».

He Itartnie.

l)c (Ultore e(

l‘olluce

De

De Ceeari.

IMleUknuektdeMiroo Carilo ila

Livio imnlntu.

pace, quiete et salute universale; ma rasciono sol de quelli, che colia lege io

mano, sotto el pretesto de haver bene adoperare, disturl*ano in ogne lor propo-

sito la viUt de qualuncLi procurassi tranquiilarse. Et unchc quel modcsnio delli

medici poco advertenti et mal considerati , che *1 soggetto dello loro exercitare

non se fermi in Itonore, nè meno in carità, ma solo pensise farne un pingue et

numeroso acquisto de denari; persuadendome questi simil tali non meritino ho-

norarse,ma più presto reputarli inimici capitali della natura. Et se intender

proeurcte quel che del iudicio Trinacrio ne opini, parlandone de core et de fede

indubitata, tengo che quel lor progenitore, non già per honorarli, ma con an-

goscioso et sempiterno incarco per li proprij demeriti li astrenga despecchìarse

in quello borrendo, tleblk et perpetuo tormento; el quale in tutto, overo la ma-

iurIparte dalla lor fallace et ambigua natura se cognosca es.ser proce.so, e tal

fine obsecvandose quello che fra de ogne homo per Uitto se costuma, ferrasene

in brevissimo momento fermo, constante et assai certo iudicio. El che ben consi-

derando, vedemo li exercitij, et vedemoce anche li homiui .seeundo gradi et lo-

chi li ùuno dal publico assegnati, universalmente et molto più et assai men re-

putarse. So questi dunca professor de legi siano fatdi dèi et de gran stima, et

tengonsc per publico consenso in nello infermo per mollo degni et assai da quel

seculo in voce reputati;et alli medici anche per lo Exeulapio lo apollineo fa-

vore da paterna afiectione in terra li sia patrocinato, per questo già non tengo,

nè meno lo procuro desturbarli de quel loco dloro pur assai conveniente deidì-

cato. Ma quanto della terra et dello inferno più degno et illustro siaso quel re-

gno celeste, tanto de più sereno et glorioso titolo acconviense quelli honorarne,

che per la ignenita virtù con sudore, necessità et sangue sparso, da pio et cari-

tatevile concepto inanimati, sello Imbiano acquistato. Infra de* quali me vengano

in questo instante alla memoria , serravo Dionisio over chiomise Racco , come

antiquissimo ductor della militia ; al quale huvendo la India et Baotra,et infi-

nite altre provincie, j>er fine al Oagnetico lito convicine subaote, et con gran

strenuità in tutto debellate,

fussili el celo per singularissimo suo merito con-

cesso, degnandolo anche de sacrosancte cerimonie, collo titolo divino. Et per ben

che periculoso et stupido soggetto in ver se comprendessi,guidato et rcsso da

consimile speranza, Ilercule poi de lui in modo sence expuse, che liberatore lo

mando de monstri et do Tyrandi, con fama eterna, non obstante per quanto lu-

none selli oppuse, del celo et do* novi sacriflcij ancora esso ne fece sì glorioso

et venerabile conquisto. Et quel che per li nostri antiqui de Castore et Polluce

se opinassi,non curo far\'ene più copioso et liquido discurso

; pigliandone

non solo de cerimonie, ma dello lor sacrato tempio aperto testimonio, per

quanto la inclita fama del foro romano per lo universo mundo vagnrase. Et

che dirriase del primitivo fondatore,

parve forza mancsissi in cosa alguna per

farse degno del patre, et de quel celeste imperio partecipe? Do Cesar nostro del

quale per lo suo libero arbitrato con gnm rasciono sempre no attristemo, per au-

tentici auctori spes.so narrose, con quanti et quali ostenti cel significassi essa

natura, dispostase degnarlo del sidereo habitato, dove jwi anche visibilmente el

suo spirito divino locato demostroso. Et so *1 mio persuadere non ben ve satifac-

cia, postpostose ol testimonio qual Mai*co Curtio, si corno Livio no attesta, in nel

rempirse de quel si vasto et perhorrendo speco della militia l'omana no arren-

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— 181 —dessi; giiidatcvo almeno de quel che Odavio Augusto in slmil caso se narrane

sentissi. Decretando quelli da* qmdi per propria virtù lo imperio romano senno

vedessi amplificato, non sol de statue colli lor titoli eterni, ma si come a Dio

proximi etconioncti, con venerande cerimonie per piiblico consenso fussiro de con-

tinuo honorati. Parerlarae dunca sol questo ce bastassi per ferma resolutione del

vostro 4Ìubio et incerto argumentarc.

lu. B. Miccinello.

Lassando bora inderetro li divini exempi da quel regno celeste già re-

tracti, et quelli poi medesmamente si convicini alla casa de Plutone ,disposto-

nie voler vostra opinione con qualche honcsto malo tranquillare, oltra de quanto

per defenzarce la militla ve ho non molto tempo innanti con salda opinione

recitato, per scuto pigliarome et |>er mnerone lo arguto senzo de gravissimi aii-

ctori; per ei qual sence deraostra tenerse assai più da prudente et circunspeeto

el mantenere, che per qualunca moflo non fossi lo Jicquistire: et questo poi ac-

oeptato et facto bono, so cl doetor dunea con tal pretesto ,secundo pre<lwhete^,

che conservino el l)en publico, presum«?siro honorarse, et non meno insuperhirse per

mantenere colla loro eqiiabil cura anche el privato,ditece per lo amor mio

,

senza altro cracculare, questi homint prudenti et sì sagaci consenoronce lo im-

perio con tanto sangue sparso da quello arnu? generose conquistato. Quella se-

cura et si tranquilla pace vcderaola si come consequise , con quiete et unione

per la sollecita lor cura mantenersi'. Et dispostomc per minor male non toccar-

ne el vivo, in questa superficie noi considerete, che colla si numerosa turba de

Cip. 1*3^ commenti, priragrafi et digesti , havorco delle sustantie decoeti,|et per insiemi

da inimici capitiUi discordati et rt'dducti .alfine in si misero stato, come so fus-

simo per nostra grave colpa da Dio desgratiati, et vedaraore anche p<*r peìn con

vilipendio del nome romano in contemplo universale della natura. lurandove in

questa bora, per quello eterno et smiimo Creatore, che meglio assai per vostro

honoie reputaria , seposto Io blandire elio adulare, con parole humile et basse

rascionarve; considerando che non solo el dominio, eolia sceum et sì tranquilla

pace, ma per essi eolio inconsiderato over maligno et pessimo governo, haver-

ee persa ancor la liberti, et quel titolo de domina, regina et maire universale;

et mantengoco per nostro maiar male in fine ad hogie in vita miseranda et

assai calamitosa. Verificandose quel senzo circunspeeto et tanto celebrato se nar-

rassi da Licinio; questo fu el miirito de Conshiniia sorella a Costantino, qual re-

gnando et governando la Asia con tutto lo Oriente, teneva non trovarse maiure

et più nocuo veneno, nc sì molesta et contagiosa peste in tutte le oità, che sia

la industria forense;quale, sotto ombra de bene adoperare ,

sopra tutti li altri

mali non solo ne interrompe lo amore et parenbda fra conioneti,ma no era-

dica et extingue ogne benivolo et humano conversar fra eit-ulini. Si che haven-

doce questi collo lor licentioso et arbitrario volere in tal termine addurti, acce-

dendole la sentontia de Licinio narrata, parerne che da indescreto se procuri pre-

porli ftlli strenui ductori de quel magnifico et glorioso exercitaro. Ma de’ malestri

,

per lM*nchonon di^entii da quel che Mitreo Antonio della lor cura ne opina, im-

perhò ni* presumo nò ardisco rascioname, dubitando nolli succeda qualche occasione

da farmene col mio mal grado et pentere et dolere.

Scnteniia ite 0>(U^io Anfiuid-

Se {vrepone el

e»(i«ertare allo

M^nislare.

Centrali ifeettfn.

ScatenUa do 1>r.ioio contra la io*

«luMria breaw,

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— 182 —Tho. Palosci.

Dii K«M d« u*dolo àe portar lo

Seoo infra te cor-

Orila «nerla fece

Seneca a Lucilo.

Oc Llauem» fa*

do iBMDortaleMi Knpti Epì-

euv

Secando Marco Antonio da irato, o Banwllone et Pietro mio, con colera

comprendo ve responda, purme advertirvo, se per sorte de sua natura non fu&sivo

informati, posst*rseIi applicare el medesrao et proprio soggetto, che dal prover-

bio antiquato se retraie, cioè jwrtare le fieno infra le corna. El che essendo, gui-

dareteve dal replu’o de quel Licinio si liliero et mordace, quale de Crasso con si-

mile argumento contenevase con respecto rascionarne. Per questo el terria rnssai

più ex)>ediente, desiderando liberarcc de qual se voglia casuale impctlimento, non

volcssivo, parlandof-o da rustico, rcvoUarc ogne pagliuca ;maximamente che in

nello onlinario discuto esserve in fine a qui con tanta copia preposto et si ben

replicato, cho a qualunca desideroso de haveme iotelligentia, servendoce la len-

gua et la memoria, come de cosa molto ventilata et ben discussa porremone dar

conio. Perhò me appeteria per più securo et savio consiglio, postposto ogne al-

tro replico, ce liberassimo de intrico, et quel modo poi in nel iudicare se exequi-

sca, qual per esso funco non molto tempo innantl demostrato, et anche per una-

qimc parere, pf,T ciascuno de noi et con gnm laude sua el medesmo per eì me-

glio comprobosc. Nè altro roscionamento tengo de novo se repigli,

per cascion

che secando el frequentar della trombetto, sequitandoce el concurso de quelli vor-

rando cavalcare, me dubito elio poco a noi et molto meno alloro se possessi al-

fine in altra miglior forma satisfare; ma prcsentisc, quanto più presto tanto serrà

al proposito et più expedienta el ventilato et giù composto paragone acciò che

per qualunca pigliassise la impresa, {vossa si come meglio piaceraJi col suo pa-

rere et comodo agiustarli.

lu. B. Mlccinello.

Venga a sua posta si come oixlinaraso la chinea , et frequentise anche

quando meglio piaccrali el suon delia tromlictto: chè, quanto pi?r le cose nuptiala

se aceonvengfi, parerne Marco Antonio ne habbia dello antiquo et del moderno

costumato facto si ampio et liquido discurso, che in qualunca loco de ciò ra-

scionarase, non sol da rosolati potremo arditoraente coinparerve, ma anche per

assai maiure et più Celie© acquisto, confidome, per quanto questo interlocutorio

rescripto infm delli semplici|par nostri, illeso trovarase de parenti, de amieitie,

do cognite pcreono et roisterij de nozze, col nome nostro et suo farracc intorni.

C<»1 Dio de mano violento et indescrcia el custodisca, acciò de soe ociose et di-

leetevil cure li posteri exemplati de si gravi , arguti , et ainorevil documenti

,

possano in qualunca magnifico et honorevile conses.so renderne officioso et grato

iésttmouio.

N. Barzellone. ,

Guidato d;i quel tonto che per Seneca a Lucilio colli suoi senzati scripti

se offerisce, sperar posscnio collo nostro hymeneico discurso, secundo no opinete,

et a noi et a qualunca altro trovarasooe annotato, la vita poi la morto proro-

garce. Inferivali quello approbato de accidente et do natura. Idumeneo, ancor fussi

desceso del stemmate regale,poco valessi perpetuarlo de gloria et hoaoce , ma

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— 183 —sol li tituli de gravi et savij recordi li destinassi lo Epycuro el fecero immor-

tale. Et similmente, per ben che si ad Àttico li arridessi la fortuna, che non sol

de sangue et do naturo laudato, ma fooeli genero Agrippa, progenero poi Clau-

dio, assegnatoli anche Druso pronepote, et infra de tanti preclari homini

con gran<lis8Ìmo favore conversato; niente de meno , non fussiro li volumi epi-

stolari del suo caro Cicerone, qual da secolo in seculo la vita glorierà li reno-

va,

la sua memoria, come de altri infiniti de ogne sorte, per certo sei teneva

git\ fossi extincta, Fortificandolo infine con questi tali exempi, sperassi conse-

quimo quel tanto che de amico cordiale li offerissi , cioè do procurar con soo

scripturc appresso do qualunca virtuoso farlo etomo. Et bora, per quanto nc vo-

demo havemeli do tutti el ver prenostìcato, guidandome de consimile argomento,

rcndome assai certo, por lo rascioni, per le exempi et p<?r li auctor commemo-rati, de quel che do noi altri ne sperete, se non dalli sì grondi, per desdegnarso

dello nostro humile stilo, almeno per H mediocri nostri eqiiali, accctlcndoco an-

che cl reciproco interesse, dunaroseli sì amorevile et grato testimonio, che non

obetante qualunca inepto et rude argum«ntare, la fama nostra, se non eterna,

pt?r qmJche tempo sopra viva vagarase per el mundo.

Tho. Palosci.

Et ancora io de qjwl che del nomo vostro con autentice ra.scione ne opi-

nete, ailducome con diverbi coniectura farve retracto de consimile concopto. Con-

siderando la tanto abiecta et vilissima materia del pulce, noce, culice et de*

scacchi, con quella crudel pugna de ridicali animali, de immortai fama per lo

mundo celebrarse;con qual rascion dunca ce addurremo per la memoria dello

enarrato Nuptiale, da suspccti et sì gelosi dubitarne? Notandolo composto de sa-

cratissimo suggetto, guidato poi da venerando sacordotio, con cerimonie, misferij

et de noto oratione, et éxcquitese da innumerabile concurso de magnifici et glo-

riose citadini; et amandolo Dio, sì come per autentico scripture sence demoslra,

non tanto coniecturo che T nome suo debbia essere eterno,ma prestarasence

anche causa, de qualimca vo fussi in quello nominato, dunarve a’ successori am-

pia materia da posservo hoDorcvilmonte et con amore, se non spesso, almeno

qualche volta raseìonare.

M. Antonio.

Per la dextrezza de igneniosi et cxeellenti coci, dieese spesso oxequime

si saporoso et grato condimento, che ben siase vile et stomacoso cibo, rende de

se asroì soave et dilectevil|gusto. E *1 medesmo nc succedo alli exempi memorati,

quali non obstante la loro abiecti et vilissima natura, lo ignegno,

la doctrina

colla fama de tal glorie»! et magnifici auctori, diinoroli si saporìtii et dilectevile

composta, cbc da scculo in seculo qualunca anche erudito so rescnta, piglia de-

lieto possersclo fruire. Et io, per l)en che *1 tema recitato come exccllente molto

meritassi,trovandocc de ignegno et de discurso litteral quasi deiuni

, sì corno

disperato me diffido de simil grotie possamoii far dote. Ma desiderando cl nome

nostro, se non eterno, almeno consequir fussi longevo, ve inanimo et conforto

De AUi«o.

De vilisHoii ar-

EtetenU celebrali

gravi aiKiari

Enueis,laa ra>

«r*iiw (le molloqierarc

Excmftlaw ^1COCO.

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Ei.i> ie NunaPuapdb, Uacttiio

•fiiauUIiooepe*ncak»u

— 181 —preporre lo amore della patria, con perfecta caritA dell! altri honorevili concivi,

ad qualunca passione de reprobi et inhonesti effecti Immani, et venir poi per

modo, ohe de fede, iniegritfi et innooentia de noi seane pegHassi tale oppi-

nione, che non Unto nierltamo esserne amati, ma sì come de* nostri antiqui et

de* moderai citadini amorevilmente Cicta ne havemo larga meotione, se astre>

gnessiro li posteri, per usarcene qualche gratitudine, con slmile soggetto el me-

desmo far de noi. Per ben che ulgun altro buon remedio ce harria da superare

ogno aromatico liquor por farce eterni. Ma poco el tempo et molto meno el loco

sei comporta ne possamo a voglia nostra rascionare; specialmente vedendo el Si-

gnor venirsene veloce et curioso; et seoundo coniecturo, pare ne affecti haver

compita lista de tutto lo ordinato; el che essendo, pregove molto, per oxcusare

el meglio se porrìa nostri transcursi, vogliate con qualche arguto scnzo replicarli.

S. Gabrielle.

Credevame già havessivo finito; ma si come per la lista io ne comprendo,

dubito ce restate anche non poco implicati; et suspectandome non venga la chi-

nea, la paura me constrogne speronarve; perhò ve prego non vogliate si soUili-

2arla, che ne excquìssi ttUe impedimento da non possor con comodo et si come

abisognassi provedcrve. Ma vedomolo un poco, per lo amor mio, a quel ve re-

trovcfe, acciò, se qualche difficultii alfìn vesso notassi, pt^sessimo de subbilo ad-

dcxtrarce c reagiustiirla.

lu. B. Miccinello.

Negare noi possemo, che quanto in simili accidenti abisognassi, per Marco

Antonio non ne sia con gran copia id proposito et con varij argumenti assai

ben replicato; ma in quanto dello ordinare de questi nobili al presente me sue-

currn, ammaiestrati da quel che cl nostro Nutna Re col grave scnzo suocederaostrassì

aocoDvience con efflcacis.simo l'cspccto da gelosi et regolati intertenerse. Diceva

quel spirito divino, la miitatione de vita et de costumi non sol generar confu-

sione, ma assai fiate li rosea a’ citadini srandolosa, me dubito che consumando

el tempo sol per trovare el più vero iudicio, non sopragiunga , si come suspe-

ctete, la chinea, et trovasaimonee in tal confusione, che con nostro grave incar-

co, nè all* ordin consueto, nè meno a questo qual de novo recercheino possamo

satisfarve. Sì che per evitare ogne disordine, delle recitate opinione in altro loco

et tempo più oportuno, piacendove, farremone reserva: dove con vostro comodo

et dclectcvilc odo, porremo assai sicuramente distillarle; et per hogie exequissise

da grado in grado, si come per le nozze, da* patri et avi nostri da molto tempo

innanti con ainorevil cura vedessise observato.

S. Gabrielle,

Se Dio ve aiuti vogliamone expedire; io per me da primo incontro red-

ducome et concurro in nella vostra laudabile et sana opinione, dubitandome mol-

to, che volendose con severo et tetrico iudicio recognoscer finalmente questa de-

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— 185 —

Or IM

siderata precadentia, non ontrassimo in sì reintrìcato laberinto» da non posserne

al tempo, nò meno|a voglia nostra sviluppare. Parerne dunca assai migliore et

più 8<H*ur eonsiglio, per liberaree de malevolontia et de biasmo, debbiamo regu-

laree si come infra de noi altri infine ad hogie vociamo costumarle; et se poi

del rasoionato, volessimo coi piò posato, retrarne verissimo iudino, me ve offero,

de loco et de b?mpo anche assai ben commodarve, et darv'ence pt^ acoeptabil re-

compendi hilare, iocunda et amorevil «na ; et infra de molti altri gentaculi

,

offerirvenc»* el Pogio, el Peaoia, over pur ce vogliate cl Tyraotheo, acciò che con

qualche piarcvile et ridiculo argnincnto possessivo un poco meglio transtullane ;^

pur che Marco Antonio obbliga.ssis(' de fede,quando sentente <>8800 chiamato

,

non nolo gift, ne meno con tetrica et severa compagnia intervenirve.

M. Antonio.

Nò per questo restara.se ch’io non voglia anche in quel tutto recerchete

satisfnrve: promettendove imperhò senza exensando impedimento, sotto la pena

talione cotnparerve; et acciò creilate non mancarmc compagnia, j>er darvo liora

rincontro alli vostri nominati, da gentilhomo et sotto fede ve offerisco oondtir-

vence li mei si rovomndi monsignori, mìsser lacovo de Ameiiii, et misser Mario

da Vulterra, quel de I^otenza, et l’altro poi Vescovo de Aquino; et se’l dolqe Pro-

tho dal jwmtificio pnvepto occupato non se trovi in dar lo insegne de qualche

magistrato, rendome certo, j' 'i* condimeuto de’ vostri hoilari, interverrace con doi

moggia ben piene de soe farete et ridiculo dicterìe. Et se per sort*- algun de*

nominati ce mancassi . non dubito,per vostro amore et por farmene piacere

,

soppliraoo ogne defecto el nostro Ceccolo Infosum ; confidandome, se infra de

loro per qualche inopinato et.turbido accidente humore melanconico ve fussi, suc-

codenwxi quel che sì largamentt! per Z<mone de* conviti recìtose: dicendo che in-

fni do quelli calici secundi, indtilcirsece li animi delli bomini da stomacoso et te-

trico succeso perturbati, sì come in nello rurrente et rigido acque, lassatace la

natunile amarulcntia, sence indulciscano lupini et alcun’ ultra miglior conditione

ce agiugneria; ma per cascion che secundo el .frequentar ilella tromlietta medubito la chinea esser comparsa, reservoremolo in più comodo tempo rascionarno.

Et bastice al presente reddurve alla memoria de qualunca cavalcassi esserve facto,

si come me recordo haver promosso, assai evidenb» et luitro paragone; pur che

trovassimo qualchuno che se confidi, et poi lo ardisca fame col suo iudicio se-

cura et condegna electione. Et quando per qual se voglia impedimento ve man-

cassi, per evitarce quanto se passano li errori, recurreretevo alla lista, secundo

lo antiquo costumato, con tanto ordine et modo denotata.

De M. l«eo<rv

Arndiapoteoia.

De M. MinoVuiterra Ep.t*

De Cecenlo In-

iBJitri.

Seetemiarfc Ze-

none.

LAUDATO DEO-

Finiscono li Nuptiali de Marco Antonio Altieri.

«

Et assegnatili in custodia della sua

Beatitudine. •

z--.

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QmitoiMlipn-ika «le AUuBore.

LadilTm^liafrarcrl^ktia et epAleundnx

Oioè de ^u«l (SjU

mer >t fuiri pfa-eH.

— 186 —Il brano che segue fu soppresso dalla censura ponti-

fìcia, e va collocato tra le linee 3 e 4 della pagina 22.

M. Mezzocavallo.

Perdonateme, Thomao, so io vo interrompo; per eascion che in nel longo

ra»cionar de Perlcone, per compagnia de’ suoi benivoli et si accepti Cardinali

,

parme manchili chiarirce, si come ben li succedessi la impresa assai litigiosa de

Àloxandro. Per questo pregolo, prima i*emctta le soe carte al monte, non voglia

perdorse una tale occasione, da posserccla con suo comodo et nostra satisfa<*tione

notificare; et come de sì amorevole et continuato conversare ne fossi àlfine da

quel s) sancto patre et buon pastore remunerato.

Perleone.

La nostra controversia fu grande, et dextramente infra de noi assai ben

defcDsata: et volendola per onlino narrare, me dubito non ve resca tedioso, to<*-

caremonc le parte principale, per le quale io me confido cl miserabil staio no-

stro bene ami comprcnderase. Inanimaiome dalle soc sì larghe offerte, qual pu<

blicamente essendo Vicecancelliero usirine castuinassi, delilierandoine alfine re-

provar la mea fortuna, dispuseine un giorno (sì come poi lo feci) buttarmeli alli

piedi, et pregar Sua Sanetità, che per sostegno della mea misera et debile vec>

cbiezza, degnaasise concederme el Menescalcato della Marca. Hespusome de su-

bito, et col testimonio do Modena, che dieci di passati presentato no havesse

homo, che per lo honore de quella sedia non selli posseva venir meno. llcplicaiU,

restarme in dubio de quello possessi adoinandarli, ohe con tal resposta non ne

fossi facilmente reiectato; ma ben pregava Sua Beatitudine, demostrandose si te-

nera in oliservar quello promettessi, et tanto se extimassi lo honore de quella

sedia, recordassise almeno observarme quello, che fra de tanti gran prelati et

gentilhomini. più volte ancora a me haveva promesso; cioè de cavar me et tutti

mei (per mio amore) de affandi et de miseria: el che essendo, corno la vostra

SancUtii po ben recordaree, cognoscendosw» lo immenso suo potere, et medesma-

mente quel poi se recensii per lo rt^loro de* miei miseri guai, facilissimo serrali

de qualche pingue et optabilo provento, da benigno sancto patre, collo soe lettere

quaterne over sextino eontentarne. À.II0 qual canto, come, quasi disegnato re-

plicone, declarandoine la auctoritù pontificsile si come Dio li baveva concessa,

esser immensa, et da possemo absolvere altri da qualunca vehemente et ardua

promessa over voto sollemne, con aperto et fermato iuramento; et tanto con moiur

facilitù, quando per lo suo proprio interesse» se disponessi adoperarla; ma con

Perleone, da spogliato et privo volersene abstenere; aggiiignendoco non volere

anche per questo satisfare oblighi nltrai: la casclon si era, che quando quel tutto

li diceva fossi el vero, lo Vicecancellario ne lo prometU‘ssi, et quello al presente

in satisfarlo lo observassi; ma esso essere Pa{u Alexandre et non più già Vice-

cancellario, ma Pontifice Maximo; et con questo argumentare demostravase in

cosa alguna non mo essere obligato. Et vistose dalle argutic del pontefice restas-

simo confuso, tutti drcustanti, maximameute Modena, Lopcs, Trocciu, col buon

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— 187 —Marates, et anche Caganova. demostrando;^ assentire al vafVo replico della sua

Beatitudine, ne facevano infra de loro grandissime risate. Et io rehautome da

non poco desdegnato, focili questo novo et efiioaci&simu argumento , dicendoli :

Se ben vesse recorda, Sancto Patn‘, pigiando un die la cawia verso Porto, et

io della mea banda trovandome transcursa la Villa Bacrarese e la Selvotta, pre-

sentaive dieci crapij, sei cervi, quattro porti havevamo presi , demostranciono

incomprchcnsibile alegrezza; spogliose allhora con meco de esser Vicecnncellario,

et abbracf tandoino con molti basi al collo, da Hoderigo Borgia et nepote de

Cristo, promise farme per quanto la vita me durassi molto honorato et ricco

gentilhomo. Si che, se da Vicecancellario ve scrullete satisfarme, rechiedove bora

da Roderigo Borgia et nepote de Calisto me observate quel tanto che presente

Ouiglielmo R^umindo, Lcnzolo, Gabagnes, et altri vostri infiniti servitori, per si

fedele et amorevil pegno me ve tengo debitore; et che siate allo presente el

medosmo Roderico, mollo demostmno tante insegne scolpite por palazzo et per

cashdio, et anche die per die la vostra signatura. Et vergognadose restar da

me quasi convicto, roplìwme: da Roderico non bavere altro che uno extemiato

patrimonio in Valentia, et esserli remasto dalli suoi per fìdeicommisso da non

posserlo vendere nJ; impegnare; che volendo andarvo ad habitarlo, contentavase

della portione nelli toccassi, esso vivente monne pigliassi lo usofruc*to; ma come

Pontifico, dello cose occlesiastice era obligato auguraontarìe et conservarlo alla

sedia apostoli<‘a, et che tenossilo per <vrto, dove non fussi scrupolo de conscienfia,

sempre recordaria»* de. me; maximamonto in nelli ofiBeij romani, de* quali toc-

cando allo rione mio, secando ce venissiro, monne faria partecipare. Quc.sto fu

el replico in nel quale la nostra litigiosa controvortia finisc. Donde, considerandoce

el tempo perso, ella speranza, per lo tuono de soe rime ,vedermela mancata ;

per desdignarnie de <»sser nato, et por alguoi altri non men stranij concopti, da

sì come smarrito et sp;ivent»ito, mancomecc lo core, el quale per novo pensa-

mento, quasi in quel subito instante tmnquillose. Considerando nella non già |>on-

tificale ma poUronescii giunbLria, foiosi al nobile homo Antonio Porcaro; qual

tanto dcmostroseli l)cnivolo e conioncto, che assumpto fussial pontificato, per la

opinione universale tenevase p<?r certo el fecessi Cardinale. Fccelo alfine Con-

servatone; et poi operose occultamente, che por un certo suo prelato palatino,

collo quale Antonio le cose soc molto ainorevìlmcntc consultava, se maritassi sua

figliola ad Arcangelo de Urbino. Et inooniinente factase la scriphì et firmato e]

parcntato, da secco in secco chiamose Antonio in secreto, dicendoli esserli suc-

cesso quello che gran tempo innanti havessi assai desiderato; che un nobile homodelle prime fimiilio della Italia, de ricchezze inextimabile et de singtilar li< tc-

ratiira, dt^idcrando esser Cardinale, per so<H‘urso della sedia apostolica. oflTcriva

pacarce trentamilin ducati; et per ess(Te homo si qualificato, nelli avessi tlaU

certissima speranza, confidand(^> fra de quattro overo al piti de cinque iurni

verriano fiu'ultà da posser concludere, secando li capitali li havova già destinati.

Quali sono, Antonio mio, de tal tenore, che per lo conto del cappollop aca.s«ice

incominonte vintimilia ducati, et li diecimilia restanti della somma memorata scili

retenga per la dote de M;irtia sua figliola, quale el suo unico fratello sia ron-

strccto pigliarsela per moglie: sugiugnendoce el parentato esser magnifico, jier

ben che socundo lo amore li portava, havessi jk-t la cxccllentia de casa Ponara

La puntarucU per ppl Ale-

XMiiro adAotoniuPurwro

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De U BmcbuCantina]* Irsiao

Ite M. iMovnSancUcroce.

Oe Ca*a Borfie-

ica-

— 188 —desiderato un primogenito regale, et datonello per marito; exousandose anche non

havor possuto primo, nè meglio adoporm'e; et ohe vivendo demostrariali in qual

loco sei tenessi. El che audito, confidandosc el oredul vecchio in nello amore

oboequioso, cho da tenera età in c^e suo sncceao li haveva et in facti et in

parole demostrato, prestandoli gnm fede, ineominciò per tenerezza allachrimare,

et per un gran pezzo perderne la parola; poi li respuse, et non senza singulti,

haverla già maritata; et esso meravigliandose non nelli havessi, si come deveva,

comunicato,|con molta tenerezza adimandandolo de quello che meglio da passo

j,

in passo dal prelato contractante ne haveva inteso; che non <»s»o, <jual già lo ha-

veva concluso, et con non poco contristarse, demostrole lo ignegno bumano non

posserse opporre alle voluutà de Dio; et eon questo satisfec«‘se a quel tanto se

opinava, per la conversatione et longa pratica della sì inveterata et notoria ami-

citia, pof?«c8si in vita sua Antonio sperarne. Et volendo poi del mal fecessi ad

altri, della ingrata sua et pessima natura meglio tranquilìarme, reddussime anche

alia memoria, si come misser Baptista Cardinale TJrsino per molto adoperarse in

farlo Papa, ne fussi de si amarulento et cpudel flne compensato. El medesmo

per ben che summamente et de cor come deveva me affligessi, con crudo exempio

demostrosc in nello atroce et inopinato caso do lacovo Sanctacroce, del qual molto

valutose, et in ogne sua occurrentia con amore et fedelmente a tutte le soe vo-

glie satlsfacto, per recompenza do quahinca suo servitio, consta ad ognuno come

ne fussi mal r»*munerato; et per sigillo dello ingrato animo suo, fcccli higliaro

de subito la testa. Si che questo è lo amore, questa è la benivolentia, questa ò

la gratitudine cho per Romani dalli lor pari senno aspecta. Ma non piccola nè

meno d<^piacevile recompenzji devcmonc tenere: vedendo già Borgicschi tutti in-

fine ad hogie dal profondo della terra exterminati, si come piante venenose et

a Dio ingrate, et inimice molto atroce alla natura. Dora la controversia de Aie-

xandro torininata, odirne aspecto da Tomao la sua opinione, de donde se pro-

cetla el numero de' dtadìni, de che rascioncino, tanto minuirse.

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DELLE

INDICEPERSONE MENZIONATE-

NE! NUPTIALI

DI

MARCO ANTONIO ALTIERI

Acdtr >75.

Aedo il

P'ifli Uii.Acorarii 15. liLAerolite 1^ uìjl uu^A<!melo 05.

Arlriam* 14^AgamennoneAgeiMaoAginenae (Card.) LAgrippa lAl.Agrippina SILAlate t<S.

Aiagni ll.acrcaia de) Li2.

AiUerini tiiAle»Mndro) Jfi, 1 1 v—— »rosUn*a| liL'Francesco) H.(GioTaniiii 109-Ilacopo) *7, Ufi,— iPaolo' LLL

Alherletrhi ifi.

(Giosaoiii Salamene delli]

IliAlWrtuni tfl.—

I Angelo ddii) liti,

[Anioniui 12.

(Antonino dellii 2^ ui'Grrsoria delli) 9. ai,[Paolo dellii fi.

iPidro Ualteo dell») li.iRaioiondo delli) fi.

(Stefano dellii 2L— • V. - CavalieriAlbino liLAlcesic 'SrAlcibiade 24,

Alrssandn» 20.63. 74. 163. 17i.i7.s.—» VI. ai. liA.

AlfaU'lli iStefanui li.Alfonsa L re di Napoli liki.

1( re di Napoli ISiAltieri 15.— (Agnolo delli) 2!L

(Candido) a.

(Fraiieescul 65, LiJ-

iGiuliai fi.— iGiuliano delli) ii«— (Giulio) L— ileronimo) JT, lA.

(Lorenro) 23.27.44. 125. 151.— (Marco Anluniol U 3* JL C*8-tO. li LL UL. lT-20. 2^Ili 30. 32—34. 37—39. d,41. li , 47—50 . 52— .5 t

. 5£,58—67. 69, tu. 72. 75-79. SLK4— 92 . 04. , 97— i(KI

102— IU4. 106. 108. HO— tlg.120. 124. 127—m. 137. 140.

lil» til. HI , lifi, lil.«S9-161. Ifii 166—168. 179.tH2-185.— (Paola delli! al.

Ainadr] tiAmalcachi • V-- SassoAmelia ilacopo d') iSi.Amistnti ti

(I.orenio de) 2LAmiternino (Antonio) fi.

Ammone iiAmulio tifi.

Anacarsi 129.

Anco JUaraio li.Angeronia li.i

Aoilo Ateniese ILAnnibaldi liLAnnibale I7i 173.

Annihaìli liAnnone 12.Anlifu 1B7.

Antigone Doso li

Antioo* 124.Aiilislj.i iti.

Aniunazi li.Aulonio (Marco! 6s. aju ig

121.Appio Ceco ai.

Claudio H5, 171— PulcroAragona (Casa d‘) 2i Ifia.

Arcangelo d' Urbino 12LArcicione (Battista) LArcione (Ballista) Si 1ÌLArcioni 2LAritlide 12, 52. liArislolmto 4iAristogUone ZLArislulele tiLA rietti liArmodio ILArtemisia 9.5. 9i.Ascanio jCardinalel* 152Asdrultaie 173.

AatalJi 15, 27. LSi(Bartolo) liL— (Carlo) 2i—— (Ilio. Batllslal 5L(iKopo) i ua IM.(Uorenio) 104* iftT, IM.

Ito. t22. 130.

fMarian'òrT03.(Madia) tli— iSavol i— (Stalleaca deltii fi.

Ateneo 9t

.

Aliante fii ^

Attico I, laiAdtlia 2LAufìsUo SiAofwto gi 99. 120.Aureliano tO!T~Aurelio Antoniuo Z4,Ausonio ^

25

B

Bjbu lAnfflo de’) iJ22.

Barn 16,

Ralliilueep<»y UÀ.Baratta (SaTOj *4.

Barhtoni ULBarbarino il^reaio) tOìi.

Bardella |.MaUta) 1 14. <53.

Baroorello iGiovuniìi 4^ HS.Bartelluor {Antoaio) iL

(Nicola) illi HIT—110. 118.

113.130, I4t.l46. 150.151. 153.

i3t! ai. isLBaricilòàTliBastartlelli liBecraliina liBecelii iRirrartIoì 151L

Bellbumu iCarioi 153.

Belli liBclliboRiini liBellini (Douieoico) il.

BcidIm 147.

Benearcaduii iS,BenedcUi 10 ,

Bernardo iSan) 116Bestia 140.

Biondo 1>3. ISI.

(Krancesco) 144. I4*J,

>— ÌGaifiam) IliBitonlo (itionanoi) SiBInsio iiBoccalwlla li ii

lEmilio) ».

(GioTiaui) 113. 114. Ili—- (GioTan laropui 149.

ilacopoi 149.

Boccacci Li 130.

Boccaccio tAlesModrol L 115.

Borcamaixi liBoccafuduli li

i Evangelista) 109.

Bocchi (Ricciardo) 144.

Horcbini (Ballista de’) giHocco iliBonaventura 150.

—— tMarcof 144.

Bordi liBurfia (nipote di Aters. M| i

(Roderifo) UH.Rovi iiBranca 16.

(Giovanni del 100. IIS.

Brancaleoni (Seioidea) liHrenda (BaKUla) UT.Brenno 170-

Briomald 101.

Bailo i ^ 41. tì, 2i lii2.

Giunlore 47, 163.

Hufalina 17.

.

Bufalini liBiifalino (Nicolò) 114.

Bufalo (Agnolo del) ili.—<• (Cristofann deh |i 111,—^ (laco|K> deh s£l

I,Marcello del' i 113.

(Siefano deh 9i fii

Rucciardo iNiceolo) iliBuoodit 16.

Buooiuvaiini liBuonsaga 'Ufm) 151

Ruonsigouri 1 5.

Biirgamino iStehno) 54^

Biiiii (Cereido de) liL

C

Caco HiCaecialuiii iGiovannì Ballis(a) il4

Caetani V. - Gaictano

— 190 —Cafarelli (Antonina) 15.i.

(Antonio) 117.— itorenioi Hi(Prospero) 155.- V.- Cavaliero

Cafari liCaffarelli 22LCaSaro (Calisto Giordano) iCacnoBÌ liCam 7^ «LCaio 71, 6LCalisti ' VCalisto UUL— (Papai i2iCallicrate i r..'».

C.ìlliinaco 14G— t4B.

Callistcne liCallistrato il.

Calvi tS.— lAgnelolto delli) 109, 1.13.

Camillo 2i. SI. Ifii . 161 .

170. HiCancellieri Li— ^Giovanni) 153.

Caiinavaccio ileronimo) SiCanlacuscina (Carola) 1A1_

r.apetla liCapi liCapitueebi 16.— (Pietro Lodovioi) liCapo (Stefano dei lili

Capoccia (Battista) 115.— 1 Pratxescoi 76. 84. H». IQQ.

IQS. t07. lii— (Giovanni) Hi(Iacopo) li(Luca) LLLiTommasol 1^ 5. 10. li 15.

30, 3K 37. 43. 54. S». 61. 7^ Ufi.

Capocci tiiNi^ò) li(Pietro) li

Capoerini liCapodifmi) li— (Cirixol tot).—

•(Evangelisla Camillo) 0.

iCvanxeìista Maddaleoo) li*7^ ^ 154.— (Giovanni) 115.— (Giuliano Haddalenoì li

‘ (Lorenzo) IS4.

(Marcello) IIS. Ut. ÌÌL—— (Nicolò.' li

(Nieoiò Madilalrnn) SÌ(Paolo) 111^

Capogalli li 16.

Capomaieschi liCapoiuccbi 12.— (Antonio) 109. 154.

(Crislofaool iSl;Capranka (Agapito] 109.

(Pantàgalo dei iCaprioli lifaradosso SJ_Carbtlio Spurio, dello Ruga lUi-

Carbone (Giordano) IM-Cardrlli (tacopor li

(Pietro Paolo) 61.

Cameade H,Carusi liCarvone (Steraiioi ILCarvoni 15.

Casale (Battista)», i(Lttcal 15Ì..

{Michele dal 153.

I Romano) 154.

Casali (Cataluio de') 155.

;(Marcoi tìL 16Ì

Casanova ^ 2^ 187.

('.ascia liCassio ^ M.Castellano (BeoedeUo) 132.

(Icronimo) 117.

Castellano (Lorenzo) liLCastore l£i HiCatone 4, li 5i 94* 2i ^2.Catulo I75i I7fl.—— (Lutaiio) HiCavaliere iGaspare) iliCavalieri 15, *2* li

(Bartolomeo) 16 .

(Gaspare del) liMascio del) il.H— delli Albertoni ( Anlonio

Batiistai 42, 109.— (Marco) 45.

Cavaliero de'Cafarelli (Francescoi

HiCecilia dLCecilia (Caia) iLCroio (Giolianol liCecchino (Ludovico) iiCena li(Platino 171.

Olestioo «Francesco) SiCcikì li ti LSi

iCrislofano) 134.

(Giordano) 133.— (iKOpO) li Hi(Icronimo) i53.

Censorini) I, », 74, gT, 174,

CenGnno <~t-

Cerc (Francesco da) isa—— (Giovanni da) I5SCeretani liCcTTone I Pietro 1 103. 10 1. t09. llu.

H8. 127. 12». 139. li^ 145.159. IflO. 163. 166. iSTlSL

Cerroni“Ii liCerrotini 16.

Cervia (Vescovo di) fi,

Cesare 35, ili Hi(Cbw) 101.—^tGiuUo) ili 14.H.

Cesarìnt 144. LLL— 'Alessandro) LL(Antonìnat li(Angela) H»(Caterina) liiGahrielei 1. 3. 1. 7.9.10—15.

17. 24. 31, 61-65. tOf». 107. 1B4.

(Giorno) H, li(Giovaoni) LL li.(Card. Giuliano) LL LL(Ixom) Li— (Lucia) li—— (Orso) li'Paola) It

Cetidio (Quinto} HiChiarelli li•— (Iacopo) 109, 1Ì5.

Chirone £1LCóglia de'CaKsti iGlovaanil 199.

Ciambetta (lamfKX Sfi.

(Matliai LLLCiambcUi iiCtampulini (Giovanni) fiL

Cicerone L lì 22i £4i i5LCinea H, l|i HiCinns 144.

Ciuoli liClaudio ss, 11^ iliCleopatra iS> Sì ISO-

Clodio HiCodre AiCobianni (Paolo) 27,Colarosci LiColonna (Fabrìtìo) 1S3.

(GinvaDai Andrn) ii(Godina) lideronimo) LSi(Marcello) 153.

—«-> [Pietro AotònTo) 153.— (Principe) 6-

— (Prospero) 1S3.

(Stefano) 16, iSS, 16i

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4>nli (Rfrardal Li.

iBruno! LL— (fìiovannil filL I.V>.

/GirAlan>o> GLCop{iarì ILCornelia sa. 30. 01.

Cornelio Nrpelc LLComiQriaCorsi ILCorvino <Valeriol t7QCoKiari ILCmsiuìco 8, liL liL LLìj

Costa ILCosto (CornHiol Ifit.

CotUntinn 116. ihi

Cnstania »st-

Cotica ILCrasso 175.

Cratilln ID7.

Cn-srenti ST.

(Evangelista de) iL.— (Irronimu 155.

ll.ureiiw de*) tSl.— lUariaun de') S7. fiL— (Piclrti Paolo ilè*) G.

iStefano Francesco de*) ILL. V, - Fruiccsctii

Crisip(>n ifiS

Clesiionie II,Ctn^)()o Peanco UU.Curio 171

Curionc LLCursore (Papirii») t~l

C.urtin Ai.

(Marzio) 12(L

D

llafne 15.Damniarì ILDaioinaru

| Aiitunio del) 100,

ili.

Dccio ìLDemetrio Ì1LDemocrilo ILDentali ni.DcucaliofMi 130.

Diodoro Siculo ilL

Diamede fil,

Dionisio ^ liL 112, ISIL

Dioteaiuli 16.

DraeooteDwifiio ilL

E

Kcalone LCforo (L

Efesia Circoaicu liLElena U.Elia 21,Eliosabalri AnUininu ilLEiDilia SI.

iTeraia) 2LEmilio (Paolo! L 51. lOl.iOi. |7i.

ULEnglese (Ollonc delio) 151.

(Filippo della) lALEnobarhi IBO.

Ennio 2.

Epaminonda 165.

Epkuro 18S. lALFsehilo tOj ILEsculapio IM.Esiodo 4. IIL IfcL

— m —Esopo 2iLEunpidc ili ^ liL

E

Fallii 16, *2j 1I®±(Francesco ue‘) 25.

(l.nrenso) 154.' {Pietro dc’l L— (Pietro Paolo de* 117. l.sa. I3i.

Fabio 35, i~9.

Fabritin I6ì. I7t

Fanoico (Tito) LFavonio SLFello 1^ |4Ti liLFedra &. LFelici ILFeitresca Ifaisi] 93.

Fi-ltreseo lOlUriano) LLFerdinando re d*Aragona ALFt-ronia

Feslo Pompeo TJ* 83» 8LFelonte 13D.

Ficiiccia IL,Filcifo l.ìl.

Filipi»accl ILFilippo 1 1.3.—— (Pteud«-| 1 rS.

Filippucci (Ciriaco Rensoluca) ^M.

FInagraoi U,Flaminio 179. 173.

Fu«rbi ALFusco {paolo! 109.

Franresebi de'Crescenzi (Stefano)

109.

Francesco C.onle della Marca 93.

Freiapane i Ballista) m.llacupol ^ 12L— (Celio) 109.

—~ (Stefanol 1)3.

(Valeriano) 19.1-

Freiapani IL Sì-

Fulvio iiLFiacco ILNubiliore i7i.

6

CiabaBres ISLGabrielli 16.

Gaietino (Nicola) ISl.

Galeaiso (Duca) tS9.

Gallieno BI.Gallo 1 ,70,

(Iacopo) IL(Scmiio) 101.

Gaspare 2LGelilo (Aolo) L 22. 23»^ IL SI.

89, ID9.

Geoocio Cippo ILGiovio {Paolo! 1^ 15LGirolamo (Conlel ULGiufturta Hi.Giulia 3S-

Giulio Capitolino 12LGiunio SLGorgia UL

I,eun(ino iLGoilifrcdi (Cola Aotoniol fii, LLL

15Q

(Iacopo) lALGracchi 32,— (Francesco delli) ALGracco {Caio) p).—— (Tiberiol £1, tlLGratiani 1&.

Grcsorso Vili, 22.Griionctli IL

I

lacobacci is.

larobacrio (Nicola) Lliscubioi li.Idumenro s89.

lerone 471.

lerooimo (Conte) J£,Inseoen 41,Infanti ILInfitsura li

(Ceccolo) ILLloacchino (Biisser) 1A3.Ipparco li,IpiKfcrate Iptpsicrctra 25.

Isaionc 4<2Lluliani (Pietro) ULluvanculìni IL— (Giovanni Battista) lu.luvandomenico Si.liivanlonghì 16.

Ittrenali ILlustini (Paolo) GL

L

I.abrone 194. HLLadislao re di Polonia II.

Inerte .Culumoo) ILLLalli liLain|K>cnano (Givamii Andrea de)Ua.

I.ampridio 1 ( 6 . 149,Lanrcllolli (Auto) ILLelio (.\nlmiio) 0.

(Giosanni Ballìilal i <4— (Menico de Viltorio) 26.

Leni 2LLeno (Balliiita] GIL

{Eugenio) LrFrancf-sco) IS, li. 114 .— ll.ural 150.

—— iMnrìano) 6, 21.—— iPaolOl 113.

iPielro L 13tt.

Lentuli IL(Batlisla de’} SL

Lenzolo 187.

I.«» (Pietrol 114^ 153.

Leone X. ss*

Leonida HI,Leonino (Angelo! L32.telo (Pomponio) 30. 39. 42.

Lenirà ULl.tcaone HL 142Licink) 162.

Licurgo 34, 89. 97, IflL ICS, HLLilii (Giovanni fiatlùfa) 103. 466.

Lisandro 169.

Liria HLLivio (Tito) 39, 9L 14L IM.Lopcs 13LLotti (Nieolb del 2LLuccio re dc'CelIiberì IfiL

Lucio 116.

Aurelio Vero 14,

(Caio) 1£2.Piotio IL

Lucilla SMLucullo 73, 176.

Lupelli IL

M

Uarrobio 3L iL 57, IL IL 75,

82. 100, LEU

MafTvi (Achilte) liiL UiL(Agnolo) Hi(Airotlino) liz.

iBonoilrtlo 147. liQ.

{D»nie)f> U2.(FraoiTKfl) 143.

iLaigi) 112.-

Uogarozzo 'Antuninn) i.ia.

Mngdalfno (t^lio) HiMicdaloni LiMaia ^.Malaieri liL

.Malailrì ULMalalr^la iCau) XLMancini liMancino (Alnaandro) H3-Manello {Jacopoi t&.S.

Manetta iSlrfann luvonak de) ilii

Manriti ULMaiilii no.Manlio di a* til*Maniaci LiManli LiMantinra Ifts.

Marmi liMarecllini Li

iGioraiinii Hi 153. 154.

Marcrilo li fli ifil- 1«3

Marco) <R«-

Marco i ifl.

Anioiiio liL— Arpiiijle ilfi-

Flavìj— (MawluO SiMargoni li

«Pietro) m(Srcf.moi li Hi

Marmilla 'Alraaioi LL

MamHIo U.7. HS. ti!L

Manie» is>;.

Marinelli (Aletlio)&.Mario Ifii.

Marrone iPieIro PaoloMarroni ULMartelluizi ULMarnilo S.

Mania 21.

Maniu «LS-

M.asci liMaisimi (Carlo de’) S.

([)uuieaico de'} il.

(Francesco de‘) IL—~ (Massimo de’) laS.

(Paolo de') 6, Hi.— (Pietro de*)~l53. 154.

Masiitnn iFaliio) li liti. IM. ITi.

Mastro (Mariano dello) i-U.

Malici UL—» (Achillei

(Ballista) Uii— (Iacopo) ISa.

>LoduTÌeot 100. USA.

iMario) IBS.— (Sa'o) 154.

Alatiuzai 1^A1.1IIUZZO (lorìoi

Mauilone 45-

Mausolo ne.

Manti tJacopo) 12.Mazzabufaii 12^

Maiiainsla (Paolo) ^ 2!L

Medici (Giulbno dcT llS.

Uellini (Marmi L(Pietro) Hi

Menlabona UL(Girolamo) 103-— (paolo) t04.— (Pietro) Sfi.

MeaaaU llL— (Vderia) fiiMe(ella 21*Mrlello li ilL aa* 2tt-—— Celere li

— 192 —Mezialoota (TiKCÌn)

Meztocavallo (Card.) 4, SL ^ tsQ.

-— (Marco) 1—5. 0, 13. 15. 17,

li li li i7—SO. 31* ^43. 4(L 4S. 50,51. Sfi. 58. fiO—01.

64.00. li 21. 79. 93. 97. 99.100.

I03f 104. 144. 150. Hfl.— (Paolo) 21* SS.

(StouHie) iTj 119.

Miccioello (Uioranni Batlislal ?*. 5 .

7. 13. «7. IH. SO. 24. 19. 34.30—39. 41j 4Ì li la.

SI. S7. SS. 90. gT7 01. 05. 0»,

ili tOT. IQB. IH. IH. MS.

1 ili ili, ili llli 1^ 122j142. 143. 145. 149. 155. LiiIfii Hi Hi Hi UH.1S4

Migni liMinos L2iMlmitolo (Aitlooio de) ifii Lii.

Mitridak' 163.

Modena (sr..

Mnrosìrw (Marco ,Si)tonm) LL(Pielrn) il.

Mucfìrello iMarco Antonini 21.Musciano 'lacopol QiMuti (Carlo) L li 10^ 1Q7— HO.

Ili* Mi U9* lii Lai.(Giovanni) 2fi.

iMattifl) Hi LaiMiizia UI.

Nasica tSi.Negri ifi.

Necro [Allo «k-lf Ij, liNelli ULNemesi i±LNereo t03.

Nerii 176.

Nerone Claudiol Hi.Nestore HiNicomede £iNifTo (Agostirmi 82.

Nino 1.58.

Nisci Ifi.

Nubili [Marco de*) <52.

Nurmandi liNovelli Li

(liKopo del) 118.— SleiBno) lUiL

Nnma Pompilio ^ 25* 111. ISO,

HINumìtore

0

Omero M* lOJj iliOrazio 42.—— CócTile I4i

iBattisU) 1-SS.

Urdeiaffi LIOroande 174.

Orsini 1 5t Lai.

(Datlista) L8Ì-— (Cardinale) Si.— iGio- Paotol da ToflU i.na.

iPaoloI (LL—— iRioaldo:- Arciv. di Firenie

ti Hi—— A'irginio) liiV. Cere

Ortensio. SI.

Ostilio LiL

Ottavia ìliOtlavio 144.

Ottone Li

P

Pacca liRado uiLPalelli LiPalma (Mariano della)

Palorehi LiPaloni li

(Bernarlioo de'i 1»4.— (Grenofiot 2ifStclano) 2i

Palosci ( Agostino I UH.— «Giuliano) ii—> (Irruoitnoi 2i—— iToinmaM) 105. 107 «-il».

HO. 126. 12L. 1^ Hi liiLlii Hi Hi 147, liji* liHHi Hi Hi IfiM. 18S. IH.!

Pal<K»l li liPaolo {Emilio} 34-— il m.

(Papa) HiPandonr (Porcellio) 145 . | |s

Papsroni liPapiria lai.

Papirii 171.

Palliini liPaolino (Batlislai L UiPi-dna-bia liPedarelo UlLPflopc 13, SiPenco liPepe LiPeraizi H.Periandrii 21Perklc 19. IC4.

Perseo 171.

Persona iBiltisU de) <- )— (Cristofanu/ 154 .

(Pietro de) liii.

Poscia iH.s.

Peli liPetizii ILPetrini liPetrìDo (Andrea) lìLPetruiie (Lelio) LLiPctruccì Li

I Antonio.' 144. L5iPicchi (Cecco de') LiiPierlconi H*

' iPierleone de') 1. 1. l'i.

12*20,ti*24,2ilj2C.i2»lli46. 60, 62. 03. 74. 75. 8i ^89. »Q. 102. 107.—

•[Rustico) a.

Pimpinello i.iPinarii 3JUPindaro ^ fii,

Pini liPirro 14* Ui 111, Uii tliPirroniliiLPiscina ULPlmra (Coronato) 127.

PLinen (Mucio) flS:

Pialina 2^ 39. AL ^Piatone 1^ 37, II* ai* 51L. lili*

107. HO, l24. 12ii 138, i4S.

15-s. 163. 1C4. 465. nifi*

Plinio IM*Plinto tiPluUreo 24, 21* ^ 3i. 22* Hi

58, 52. 12. lUL tot.- 109. LUL113 liL l£i ifil*

Podocalaro (Livio) 155. liLPaggio ifii

Pogio 125-

<:Gio. Franci’scoj HI* HL

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l'iitemutH' Ull.

Policarpo iGiorgio)

Polliirr IM* 1^

PoiKcIleio - V -SaninugnoPonUno li^ L12.

PnDiiani ULlAntoniu) 12.1.

Pontico Efelide ILPnnirtio {Pcrranthil SLPo|kpU lili.

Porrarì IL £L UÌL— lAnUminl ISÌ. IKS,.— iE%angriììUa| LLL^FUipiwl IL

liL|*Mvn| L— (fttrfann; llL

Pnirrllo «Giulio de Mi«<rn 2LPomn* iCD.

Porlii ILPoriia ^ liL JL,

Porsi» (Ca»nilli>ì IL

(TomninM'l tL

Puttidnniu llLPosliiiiiÌA ÌL £LPrncoln ^ LILPro^l|Ho Ijj.

Prote^ilao aiL

Prulu 12JL

Piit'iiu iPleroinio] 2LPiijù liPiiriUti ìL

— 193

s

Uuatracc» li.

«Mario) m.l^uirìno IIL

Habiri» LRada Mante las,

UaiDuraccla li.

Ranui’iln (lìugiicliDor Ì2LRegolo ilLRiccar lini ìlR icci LiL

Riccia Mallotto drIlAÌ ILRicciiitoli ILHoidoIo ìL il 5»-

RoM LlL

Rosei LLLuca delli ' L liU2i

Hoscin (Mariano) L fiL

1 Stefano' (L

Rosini iKusino dc'l iiRnasano LLKobilaiite (Pielmi 122.

RoluLinli li.

Rovere fBartolniitco della) LRuWis iDomentni de} liLBulini 1

*1 .

Ru(fa • V. -Corbilio

Hueieri Ilo

Rollo (Fabio) tiO.

(Valerio) HiRuiticclli LL

(Toiiiniaso} IUIL

Rustici LL 2L. iCendo de') 2JL 1^» 12JL

iMarcelio) LLL m(Paulo messer Cencio dclli)SX

SataRHine jMariui LSalamnni liL

SaMi tSaldone de') 12LSalinalore 171.

Salonino '.>7.

Sarrlli (Mariano) t.iO.

Ralvelta (GioTaqni) isO^

Salvetti U.Sanguigna (Rkcarduj 12i. LlLSangoiitni 21,

.

Sanguigno Puncelleto iRiccardn)

LLSanUemee liL

lAmIrea) Ui, ^(Iacopo) >H7.

«Onofrio) LLL—~ (Paolo) 12L

iProsperui 2L Oli 1^. (Tait|uÌnio) L.

Santigr^mde LiL

Sansa ULSarasonn (Ciriaco) 2L.

(Cola) SlL tl^'

iGistuondo) iiii

Sarsgoni liL

Sararani LLSj>»o (liregorio) UIL

.— Auiateschi »Mal1«k|

ma. LiLSIkmiU LLSrarcia ilLScvnlrigli .1 iGasp TC) LL^^Sca|i|ii>ci'io (Mario) LdL— ^Sliinptiui LìLL LH.

Srapt>urei ULSi-evola Musio) Hij l£i.

Seiarra iNicola) LLLScipione 2L LQ24 LLL

_Africano IL 2&« 1^Kiiflliano Hi.(t.iirio) LLLj.iH-io Cornelio) 112.

Nasica llLSeipìoni I7i^

Scrofolato 8.

Scriiciato (Giulio) 122.

filili L^Sempronio (Publioi IQl.

Seneca 64.m 1^2^ *“*Serafino Aquilano 8, IL 12.

Sergardi (Filippo} 22.

Serìupi IC,

Serruhcrlo (Giuliano) IL

S<-r«Ìlio 17-2.

^rvio Tulio 121L

Sfuria .Galeassnl SC'

Sfursesca (Casa) 2^kCaterìna) 21L

SfortesePi (Guido) LL_ (Uarsia) Li.

Siconcelti ULSiface 173.

Signorelli (Toizv) liU.

Signorili ULSiila U. Q7. t09. i23. IS<, Lil.

Sillio HS.Sioibaidi UL—^ -Falcone de') i.

Smerigli 12.

Socralc 8.

Solone 7^ Si. UL fi6. «8"

Sonli ULSordo (Renio) 12:L

Serici 12.

Spagna fii.

Spartaco iLLSpecchi !£.

Spurio liL.

Subia iGiotanni Ballùtade) toL

Staglia LL(Raltisla 1£LL

Stati iCriatofano di Pa»l«< LLLStefanelli l£.

Stcfanucci LLSleaienro SU,Stesinibratu tflt

Stinchi LiL

Stinco (f.eonarda) U2.Subattari Li.

o SuldiaMare (I.Hio) L LLLlÀIl.

Tacili) 17S.

iCumelio: jii. al.

Taniira ILTanaipiil 12.

Tanrili LLTanno Luì.

fari ULTarquinin 11.

Prisco 12. UilL UA.Sii|H'rl>ii liU.

Tartari ULTiitca LL

(Cecco- LLL^Onofrio) lOi*.

Teltaldeu li7.

Ycbaldeachl ULTettaldi (Giniiul IVi-

Teilcachi iTnmuja»» de') ILTcniiilc ILTriuistocle ^Teulo iFranccscu de) LiL1'cofMinpn LULTeramo «Lelio ila) &LTeM‘o aiL

Telcllini ULTdellino (Hrancnì LTignusini tP.

Tigrane I7ó-

Timolcii is-l.

Tullia S3.

Totninco lili LLLToiitaiot/o «llallisla} Ui. t)L>.

Torqualti LL.—— (Evangciiata) LULTovanHIv .Angelo' 21.

(Ck-m'iilei ILTraailìulo 21,

Trcbellio al.Treboiiio ici.

Treinfaiii ULTribisunia tòt.

(Andrea) Hi. tiL(Giorgio! ISil-

|loci>|io) LilL

Trocciu liiL

Tiiditano 112.

Tufesin taa.

Tulio Uslilii LiiL

I!

t'iùsc 12.Vngiirria (Re di) LiQ.

Urbano H ILl’rbino (Arcangelo) LlL

(Duca di) LUL

Valenlini ti. UHValerani !&

Valerio (Marco) M.Mas|ioYft<-95. 91>. H9. US.

Valla Hi ist.

Vallali 11.

Vaile itferardion della! l— (Filippo deibì Hfl. LUL(Francesco delb>^ ili-— (iaropo della!

(Laura drllai ih,{Lelio delb) ÌS. IH. lii— (Nkolò della) Hi(Paolo della) 130.

VaiinelU (Domenico) 21Vannelti liVari 11 ifi- i

(Mariano) gl il

— 194 —Vairone <T9.

Varrone(Marco)Ili il31 47.70Vaichi ilVaico lAnlonio de) £1

(Matteo de) 1(11

Vecchia i5.

Veccia (Sraiio! di.

VfaocUini H(Atilooio) tu

Vesoro Egisio <38.

Veterani HVida (icronimo) HI.Vineenii t«,

iGioTanni Angelo) LULVitinrii 11Vitiorio (Menico de)

Vnpisco Siracusio 1ÌL

X

Xanlippo 62 . 63. I78Xeflocrale. «04.

Z

Zenone IH. «H3-

Ziiccari LL

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Enie

Opera

Laboratorio

Anno restauro

- Biblioteca Nturionale Centrate,

Firenze

>Paa.l67l• C.P.R.C^ snc. Volterra

•2005

SINTESI DELLE OPERAZIONI EFFETTUATE;

Controllo numerazione delle carte, spolveratura conpennello, a setole Eni, sgommatura con gonanamorbida, pretavaggio con acqua e alcool e lavaggio

con acqua deiomz/ata 37^. deacidifìca/ione in

Ca<HC03)2, rinsaldo a pennello con Tylose NfM3fl0p

alTIH tn acqua, smontaggio volume, nsarcimento

mppi e lacune con carta gitqiponcsc Vangerow25527 c velo Vangerow 25504, colUnteTyloseMH300p al 45ì» e 2%. imbrachettatura con carta

Vangerow 25508 e ranenendo alla piega con caria

Vangerow 25527. Recupero della copertina editoriale

tra il corpo del libro e le nuove carte di guardia, con

velatura m carta Vaigoow 25502. Leggera pressatura

dei &SCIC0 I 1 ricomposti, nuove carte di guardia a

macchina Vangerow 20231 con struttura 0. cucitura

intrecciata a punto pieno su n 4 nastri di lino e filo di

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