L’esame della ricevibilità dei quesiti pregiudiziali: la prassi italiana

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CONSIGLIO NAZIONALE FORENSE SCUOLA SUPERIORE DELL’AVVOCATURA VIII Congresso giuridico forense per l’aggiornamento professionale Roma, Complesso monumentale di S. Spirito in Sassia – Il rinvio pregiudiziale alla Corte di giustizia – Venerdì 15 marzo 2013 17h00-19h00 L’esame della ricevibilità dei quesiti pregiudiziali: la prassi italianaa cura di Daniele P. Domenicucci (referendario presso il Tribunale dell’Unione europea*) *Le opinioni espresse sono personali e non possono essere riferite all’Istituzione cui l’autore appartiene. NB Testo provvisorio

Transcript of L’esame della ricevibilità dei quesiti pregiudiziali: la prassi italiana

CONSIGLIO NAZIONALE FORENSE

SCUOLA SUPERIORE DELL’AVVOCATURA

VIII Congresso giuridico – forense per l’aggiornamento professionale

Roma, Complesso monumentale di S. Spirito in Sassia

– Il rinvio pregiudiziale alla Corte di giustizia – Venerdì 15 marzo 2013

17h00-19h00

“L’esame della ricevibilità dei quesiti pregiudiziali: la prassi italiana”

a cura di Daniele P. Domenicucci (referendario presso il Tribunale dell’Unione europea*)

*Le opinioni espresse sono personali e non possono essere riferite all’Istituzione cui l’autore appartiene. NB Testo provvisorio

1

TESTO PROVVISORIO

1. – Il mio intervento verterà sui profili per così dire patologici del meccanismo del rinvio

pregiudiziale, vale a dire quelle situazioni in cui la Corte di giustizia dell’UE (in prosieguo la

“Corte”) rigetta, in sostanza, la domanda di pronuncia pregiudiziale che le viene rivolta da un

giudice nazionale. Nell’esaminare tali profili, mi soffermerò, in particolare, sulla casistica

concernente le domande di pronuncia pregiudiziale proposte da organi giurisdizionali italiani. Uso

volutamente il termine atecnico “rigetto”, in quanto, come si vedrà, pur trattandosi prevalentemente

di casi di irricevibilità (o, se si preferisce, di inammissibilità1), tra questi vanno annoverati anche

alcuni casi in cui la Corte si dichiara incompetente o addirittura ritiene che non vi sia luogo a

provvedere2. Peraltro ‒ sia detto per inciso ‒ la distinzione tra incompetenza e irricevibilità non è

priva di rilevanza. Una dichiarazione d’incompetenza della Corte è infatti irrimediabile per il

giudice nazionale. Qualora invece la domanda di pronuncia pregiudiziale sia semplicemente

restituita al mittente come irricevibile, il giudice a quo può sempre, ove lo ritenga opportuno,

ripresentarla, a condizione però che siano rimossi gli ostacoli che avevano impedito alla Corte di

dare una risposta utile alla prima domanda. Così, a seconda dei casi, il giudice nazionale dovrà

fornire le precisazioni mancanti o, più semplicemente, spiegare meglio i fatti di causa, rendendo

così più chiara la pertinenza delle questioni sollevate per la risoluzione della controversia dinanzi a

lui pendente3.

1 Nella versione italiana delle pronunce della Corte si usa sempre il termine irricevibilità (dall’originale francese

“irrecevabilité”), anche se, trattandosi di un procedimento sui generis di cooperazione da giudice a giudice, il termine

inammissibilità sarebbe, a mio avviso, più pertinente. 2 La Corte impiega, infatti, indistintamente le nozioni di incompetenza, irricevibilità e non luogo a provvedere.

3 Emblematico è, ad es., il caso delle domande di pronuncia pregiudiziale sottoposte alla Corte dal Giudice di Pace

di Bitonto (v. infra) nella nota vicenda relativa alle azioni seriali di risarcimento danni intraprese da numerosi

consumatori, su tutto il territorio nazionale, nei confronti delle imprese di assicurazione colpevoli, secondo l'Autorità

garante della concorrenza e del mercato, di aver posto in essere un’intesa tra loro volta alla fissazione dei prezzi delle

polizze per la RCA (sul punto, v., dapprima, CG, ord. 11.2.2004, Cannito e.a., C-438/03, C-439/03, C-509/03 e

C-2/04, Racc. p. I-1605, e poi CG, sent. 13.7.2006, Manfredi e.a., cause riunite da C-295/04 a C-298/04, Racc. p.

I-6619). Al riguardo, è appena il caso di segnalare che sono diversi i casi in cui il giudice a quo ha riproposto, spesso

con successo, un nuovo provvedimento di rinvio, con quesiti identici o quasi, ma semplicemente più curato nella

redazione. Cfr., ad es., con riferimento a rinvii pregiudiziali, i casi Banchero e Viacom, in cui la Corte, dopo avere

rigettato la prima domanda di pronuncia pregiudiziale (CG, ord. 19.3.1993, Banchero, C-157/92, Racc. p. I-1085;

ord. 8.10.2002, Viacom, C-190/02, Racc. p. I-8287), ha accolto parzialmente alcuni dei quesiti riproposti dagli stessi

giudici (CG, sent. 14.12.1995, Banchero, C-387/93, Racc. p. I-4663 e CG, sent. 17.2.2005, Viacom Outdoor,

C-134/03, Racc. p. I-1167).

2

2. – Prima di entrare nel vivo dell’analisi dei rinvii pregiudiziali italiani, mi preme soffermarmi,

brevemente e a titolo introduttivo, su alcuni aspetti di carattere generale. In primo luogo, è

opportuno introdurre un dato statistico che consente di fotografare la rilevanza attuale del

meccanismo del rinvio pregiudiziale: le domande pregiudiziali superano largamente, e ormai da

tempo, la metà dell’intero contenzioso pendente dinanzi alla Corte4 e, fortunatamente, solo uno

sparuto gruppo di queste sono state sinora rigettate dalla Corte5.

La natura e la concezione stessa del meccanismo pregiudiziale mal si concilia, infatti, con il rigetto,

soprattutto per irricevibilità, delle domande di pronuncia pregiudiziale che i giudici nazionali

pongono, di regola, al fine specifico di dirimere una controversia concreta sulla quale sono

chiamati a pronunciarsi. Non a caso, in dottrina si è parlato in proposito di trasmutazioni o

deformazioni pregiudiziali6, ponendo l’accento così sull’anomalia delle decisioni di rigetto. D’altra

parte, le uniche condizioni per il rinvio che l’art. 267 del Trattato sul funzionamento dell’Unione

europea («TFUE») – già art. 234 CE e, prima ancora, art. 177 CEE – pone sono: i) l’organo di

rinvio deve rispondere alla nozione di organo giurisdizionale ai sensi del diritto dell’Unione7; ii)

4

Secondo quanto affermato dalla stessa Corte, i rinvii pregiudiziali rappresentano ormai la prima categoria di cause

di cui essa è investita e svolgono, sotto diversi profili, un ruolo determinante nello sviluppo del diritto dell’Unione e

nella sua integrazione all’interno degli ordinamenti giuridici nazionali (v. la relazione introduttiva al Progetto di

regolamento di procedura che la Corte ha sottoposto al Consiglio, pag. 67). Più in particolare, le ultime statistiche

pubblicate sul sito web della Corte (www.curia.europa.eu) indicano che, alla fine del 2012, su 886 cause pendenti

ben 537 sono domande pregiudiziali, mentre, su un totale di 595 cause definite nello stesso anno, ben 386 erano

domande pregiudiziali. Il dato assoluto, relativo alle cause promosse dal 1953 al 2012, mostra che, su un totale di

18139 cause introdotte davanti alla Corte, ben 7832 sono domande pregiudiziali. Tra queste, 1165 provengono

da giudici italiani (111 dalla Corte di Cassazione, 1 dalla Corte Costituzionale, 86 dal Consiglio di Stato e 967

da altri organi giurisdizionali). Da un rapido sguardo alle statistiche si può inferire che il numero delle domande

pregiudiziali proposte da organi giurisdizionali italiani è aumentato nel corso degli anni in modo progressivo e

continuativo. La media calcolata sull’intero periodo di appartenenza dell’Italia alla Comunità/Unione è di poco meno

di 20 domande di pronuncia pregiudiziale l’anno, anche se è nel corso degli ultimi anni che il numero è aumentato

considerevolmente. Un’analisi puntuale e analitica dei dati statistici relativi ai casi italiani, limitatamente al periodo

1964-2005, è rinvenibile in Reale M. C., Borraccetti M., Da giudice a giudice. Il dialogo tra giudice italiano e Corte

di giustizia delle Comunità europee, Milano, 2008, pp. 102-170. 5 Limitando l’analisi, anche per ragioni di omogeneità del dato (trattasi peraltro di dati ufficiosi, di elaborazione

interna ai servizi della Corte, che potrebbero non avere carattere esaustivo), ai soli casi di irricevibilità lato sensu

(che include, nell’accezione della Corte, anche l’incompetenza e il non luogo a statuire) risolti dalla Corte con

ordinanza, alla data del 30 settembre 2012 i numeri (lordi, che non tengono cioè conto delle eventuali riunioni di

cause) sono i seguenti: Austria (13 casi), Belgio (15), Bulgaria (3), Germania (12), Gran Bretagna (1), Francia (18),

Lussemburgo (1), Paesi Bassi (1), Portogallo (7), Romania (9), Slovacchia (1), Spagna (6), Svezia (1), Ungheria (2).

Il dato italiano ben più eclatante, che sarà commentato più avanti e che, sebbene empirico e non esaustivo, è

aggiornato ad oggi, è di complessivamente 54 casi (48 risolti con ordinanza e 6 con sentenza), v. la scheda in calce

alla presente relazione. 6 Barav A., Études sur le renvoi préjudiciel dans le droit de l’Union européenne, Bruxelles, 2011, pp. 19 e ss. e pp.

217 e ss.. 7 Secondo la giurisprudenza della Corte, rispondono a tale nozione gli organi giurisdizionali che presentano i

seguenti requisiti : i) l’origine legale; ii) il carattere permanente; iii) l’obbligatorietà della giurisdizione; iv) la natura

contraddittoria del procedimento; v) il fatto che applichino norme giuridiche e non si pronuncino secondo equità; vi)

3

deve sorgere nel processo nazionale un problema di interpretazione o di validità di un atto lato

sensu dell’UE.

Il meccanismo del rinvio pregiudiziale si fonda dunque su una netta ripartizione di competenze tra

giudici dell’Unione e nazionali: mentre ai primi è riservato il compito di fornire la risposta

ermeneutica ai quesiti, al giudice nazionale spetta, in via esclusiva, il compito, dapprima, di

apprezzarne la pertinenza8 con riguardo alla causa di cui è investito e, poi, di risolvere la stessa

applicando le norme così come interpretate dalla Corte. Cosicché l’oggetto del procedimento

pregiudiziale risulta sostanzialmente delineato dal giudice nazionale attraverso la scelta dei quesiti

da sottoporre alla Corte9, anche se quest’ultima – nell’ottica della massima collaborazione ed al

dichiarato intento di rendere una pronuncia utile per la soluzione della causa principale – non ha

lesinato di intervenire sulle questioni inviatele, riformulando quelle poste in maniera oscura10

o

impropria11

, procedendo a un accorpamento di quelle eccessivamente numerose o ripetitive12

,

oppure disponendole in ordine gerarchico o in un diverso ordine logico13

e, in ultima analisi, anche

dichiarandoli irricevibili.

l’indipendenza e la terzietà (cfr., CG., sentt. 30.6.1966, Vaassen-Göbbels, 61/65, Racc. p. 408; 17.9.1997, Dorsch

Consult, C-54/96, Racc. p. I-4961; 31.5.2005, Syfait e a., C-53/03, Racc. p. I-4609; 10.12.2009, Umweltanwalt von

Kärnten, C-205/08, Racc. p. I-11525. Da ultimo, CG, sent. 14.6.2011, Miles, C-196/09, non ancora pubb. in Racc.,

punto 37). Giova precisare, al riguardo, visto il consesso odierno, che è stato considerato tale il Consiglio nazionale

forense (nel caso in cui la controversia principale verta sulle condizioni di ammissione al Consiglio dell’Ordine degli

Avvocati o su una sanzione inflitta da un Consiglio dell’Ordine, in cui questo stesso Consiglio è «per legge chiamato

a decidere», CG. 30.11.1995, Gebhard, C-55/94, Racc. p. I-4165). In verità, in questo caso la Corte ha risposto a dei

quesiti posti dal CNF, omettendo tuttavia di pronunciarsi preliminarmente, come avrebbe dovuto, sulla natura di

giurisdizione ai sensi dell’odierno art. 267 TFUE del CNF (la questione viene invece puntualmente affrontata

dall’avvocato generale Léger nelle sue conclusioni relative allo stesso caso, v., in particolare, punti 13 e 14). Tale

questione è peraltro tornata di attualità, con un nuovo rinvio effettuato di recente dal CNF, in relazione alla vicenda

di una domanda d’iscrizione all’albo da parte di un cittadino italiano con il titolo di “abogado” spagnolo (Causa

C-59/13, Torresi c. Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Macerata, pendente). 8 CG, sent. 17.7.2008, Corporación Dermoestética, C-500/06, Racc. p. I-5785, punti 21 e 23.

9 In assenza di prescrizione in ordine al tipo di provvedimento prescelto per disporre il rinvio, v’è un’assoluta libertà

di forma nell’adozione dello stesso (il nostro ordinamento prevede la forma dell’ordinanza, v. art. 3 L. 13.3.1958, n.

204) e il giudice nazionale è altresì libero di deciderne il contenuto, oltre che in quale stadio e stato del processo

effettuarlo (CG, sent. 10.3.1981, Irish Creamery Milk Suppliers Association e a., cause riunite 36/80 e 71/80, Racc.

p. 735), sebbene la Corte abbia tuttavia precisato che è preferibile attendere di disporre di tutti gli elementi di fatto e

di diritto necessari a fornirle un quadro della causa nazionale tale da consentirle di pronunciarsi utilmente (CG, sent.

11.6.1987, Pretore di Salò/X, 14/86, Racc. p. 2545) e che si sia instaurato il contraddittorio tra le parti (CG, sent.

3.3.1994, Eurico Italia e a., C-332/92, Racc. p. I-711). 10

CG, sent. 18.11.1999, Teckal, C-107/98, Racc. p. I-8121, punto 34. 11

V., a titolo di esempio, CG, sent. 18.3.2010, Alassini e a., cause riunite C-317/08, C-318/08, C-319/08 e C-320/08,

Racc. p. I-2213, punto 37. 12

CG, sent. 17.1.2013, Hewlett-Packard Europe, C-361/11, non ancora pubb. in Racc., punto 35. 13

Ex multis, CG, sent. 22.12.2008, Wallentin-Hermann, C-549/07, Racc. p. I-11061, punto 15.

4

Il procedimento pregiudiziale costituisce, in definitiva, uno strumento di cooperazione14

tra la Corte

e i giudici nazionali, per mezzo del quale la prima fornisce ai secondi gli elementi d’interpretazione

del diritto dell’Unione necessari per risolvere le controversie dinanzi ad essi pendenti15

.

Nel dialogo che così si instaura tra giudice del rinvio e Corte, è dunque prerogativa del primo, che è

l’unico ad avere piena cognizione dei fatti di causa, l’essere nella situazione più idonea a valutare

la necessità di una pronuncia pregiudiziale per poter emettere la propria sentenza16

. Ne consegue,

secondo la Corte, che se le questioni sollevate dal giudice nazionale vertono sull’interpretazione del

diritto dell’Unione, essa è, in via di principio, tenuta a statuire17

.

La descritta ripartizione di ruoli impedirebbe pertanto alla Corte di sindacare i termini della

questione proposta dal giudice nazionale, di valutare la veridicità e l’esattezza della ricostruzione in

fatto operata nel provvedimento di rinvio e, conseguentemente, di apprezzare la stessa rilevanza

della questione sottopostale. In effetti, per lungo tempo la Corte si è mostrata riluttante a compiere

un tale esame.

Ciò nondimeno, la competenza del giudice nazionale non può considerarsi esclusiva e deve

contemperarsi ‒ come ha spiegato più volte la Corte stessa ‒ con l’esigenza di preservare la

funzione assegnata a quest’ultima, che è quella di contribuire all’amministrazione della giustizia

negli Stati membri e non di esprimere pareri consultivi su questioni generali o ipotetiche18

. La

Corte ha così stabilito progressivamente, in via pretoria, una serie di requisiti alla cui stregua

valutare la rilevanza delle questioni sottopostele e, se del caso, dichiarare la domanda di pronuncia

pregiudiziale irricevibile in toto, mediante ordinanza, o, più semplicemente, dichiarare irricevibili,

nell’ambito di una sentenza, solo alcune delle questioni proposte19

.

14

CG, ord. 13.7.2006, Eurodomus, C-166/06, non pubb. in Racc., punto 41. 15

CG, sent. 14.9.2006, Stradasfalti, C-228/05, Racc. p. I-8391, punto 44. Per la precisione, la Corte non valuta la

compatibilità con il diritto dell’Unione della disposizione nazionale apparentemente con esso in conflitto, ma è

esclusivamente competente a fornire al giudice interno gli elementi d’interpretazione ricavabili dal diritto

dell’Unione idonei a consentirgli di pronunciarsi su tale compatibilità per la decisione della causa principale. 16

CG, sent. 25.3.2004, Azienda Agricola Ettore Ribaldi e.a., cause riunite da C-480/00 a C-482/00, C-484/00, da

C-489/00 a C-491/00 e da C-497/00 a C-499/00, Racc. p. I-2943, punto 72; cfr. anche CG, sent. 16.7.1992, C-83/91,

Meilicke, Racc. p. I-4871. 17

Ex multis, CG, ord. 13.7.2006, Eurodomus, C-166/06, non pubb. in Racc., punto 4. 18

V., ad es., CG, sent. 8.9.2009, Budĕjovický Budvar, C-478/07, Racc. p. I-7721. 19

Per un’esemplificazione dei diversi profili d’irricevibilità, v., di recente, CG, sent. 24.4.2012, Kamberaj, C-571/10,

non ancora pubb. in Racc., punti 40-58, in cui vengono dichiarate irricevibili 5 delle 7 questioni sollevate dal

Tribunale di Bolzano. In verità, come si vedrà meglio più avanti, non mancano i casi (pochi per la verità) in cui il

5

3. ‒ La giurisprudenza della Corte in materia di irricevibilità delle domande di pronuncia

pregiudiziale ha scaldato molto gli animi e incontrato nella dottrina autorevoli contraddittori20

.

Infatti, da una parte, né il Trattato né il regolamento di procedura definivano le condizioni minime

in assenza delle quali dichiarare inammissibile una domanda di pronuncia pregiudiziale. Dall’altra,

la giurisprudenza della Corte appare difficilmente prevedibile e classificabile21

.

Un primo segnale di mutamento nella giurisprudenza della Corte si registra intorno ai primi anni

ottanta del secolo scorso, con la nota sentenza Foglia c. Novello22

. Sino ad allora, infatti, il numero

relativamente esiguo di cause, da un lato, e la consapevolezza di contribuire significativamente,

attraverso le proprie pronunce, al processo di integrazione europea, avevano fatto sì che la Corte

trovasse sempre, o quasi, il modo di rispondere alle sollecitazioni provenienti dai giudici nazionali.

È dunque in questi anni, forse anche in considerazione dei vari allargamenti già realizzati e di

quelli in fieri, che la Corte ha iniziato a predisporre dei filtri volti sostanzialmente a fronteggiare il

numero crescente di domande pregiudiziali, oltre che l'incremento in termini assoluti del carico di

lavoro (siamo ancora in un periodo in cui la Corte era una giurisdizione unica). Il vero punto di

svolta è rappresentato tuttavia dalla sentenza Telemarsicabruzzo del 1993, nella quale, per la prima

volta, la Corte, pur avendo acquisito degli elementi di fatto e di diritto agli atti di causa, ha ritenuto

che non occorresse statuire sui quesiti posti dal giudice nazionale (nella fattispecie, il vicepretore di

Frascati) a causa del carattere lacunoso dell’ordinanza di rinvio23

. Con tale pronuncia, che verrà

spesso richiamata nella giurisprudenza successiva, la Corte eleva dunque a regola generale

rigetto integrale della domanda pregiudiziale avviene con sentenza e non con ordinanza. Sul punto, v. anche Naomé

C., Le renvoi préjudiciel en droit européen. Guide pratique, 2a ed., Bruxelles, 2010, pp. 94-104 e 185-190.

20 Per un’ampia e critica trattazione della giurisprudenza in materia d’irricevibilità, v., in particolare, Vandersanden,

La procédure préjudicielle devant la Cour de justice de l’Union européenne, cit., pp. 60-77, nonché Barav, Études

sur le renvoi préjudiciel dans le droit de l’Union européenne, op. cit.., pp. 19-36 e 252-271. Secondo l’Avvocato

generale Jääskinen (v. conclusioni presentate l’11.3.2010 nella causa Sbarigia, C-393/08), in linea di principio, le

questioni pregiudiziali andrebbero esaminate nel merito piuttosto che dichiarate irricevibili. A tal proposito, egli

indica che « il fatto che la Corte si limiti ad indicare che la questione è irricevibile potrebbe essere percepito dai

giudici nazionali come una violazione del principio di cooperazione con questi ultimi, principio fondamentale che

presiede la relazione in questione. » 21

Come rilevato a giusto titolo da Borraccetti, Reale, cit., p. 176, in mancanza di una disponibilità sistematica di

informazioni basilari in materia (circa l’utilizzo di espressioni all’apparenza fungibili quali “irricevibilità”,

“incompetenza” o “non luogo a provvedere”), non è dato comprendere, ad es., con quale percentuale le domande

vengono rigettate, a seconda dei casi, perché troppo generiche, imprecise, o perché i quesiti posti sono giudicati

irrilevanti o vertono su questioni analoghe già risolte (ai sensi del vecchio art. 103 reg. proc.). 22

CG, sent. 11.3.1980, Foglia, 104/79, Racc. p. 745, punti 10-12. 23

CG, sent. 26.1.1993, Telemarsicabruzzo C-320/90, C-321/90 e C-322/90, Racc. p. I-393, punto 7. Al riguardo, la

Corte, dopo aver rilevato, che in ogni caso le informazioni in suo possesso avevano carattere frammentario e non le

consentivano di interpretare le regole di concorrenza evocate dal giudice del rinvio, conclude con un luogo a statuire.

6

l’obbligo di motivare il provvedimento (un’ordinanza, secondo le regole processuali del nostro

ordinamento) attraverso il quale il giudice nazionale le sottopone, in via pregiudiziale, dei quesiti,

siano essi di interpretazione o di validità24

, pena l’irricevibilità dello stesso.

Sebbene non sia affatto agevole sistematizzare le diverse tipologie di ordinanze di irricevibilità

emanate dalla Corte, è possibile nondimeno individuare dei temi ricorrenti in esse25

.

4. ‒ In primo luogo, la Corte ha dichiarato irricevibili le questioni pregiudiziali manifestamente non

rilevanti per la soluzione della causa principale. Al riguardo, se è vero che la valutazione della

rilevanza delle questioni (per la quale vige una presunzione) spetta al giudice a quo, è ugualmente

vero però che, nel rispetto dello spirito di cooperazione reciproca, la Corte verifica che il giudice

del rinvio non abbia oltrepassato i limiti del potere discrezionale che gli viene di norma

riconosciuto26

. Cosicché sono state rigettate questioni pregiudiziali non aventi alcuna relazione con

le concrete circostanze o l’oggetto della causa principale27

, poste in un giudizio già concluso28

,

aventi carattere generale e meramente ipotetico29

, aventi ad oggetto questioni interpretative la cui

soluzione non era necessaria ai fini della decisione della causa principale30

e, infine, sollevate in

cause nel cui ambito il diritto dell’UE non era applicabile 31

.

24

Giova precisare che, solo qualche anno prima, nel 1985, sempre in una causa pregiudiziale italiana la Corte aveva

affermato sostanzialmente l’opposto, ritenendo che, nonostante l’assenza di motivazione, sarebbe stato contrario alle

ragioni di economia della procedura non rispondere ai quesiti sollevati sulla base di questo solo motivo, v. CG, sent.

12.6.1986, Bertini e.a., cause riunite 98/85, 162/85 e 258/85, Racc. p. 1885. 25

Cfr., per un caso in cui la Corte ritiene ricevibili le questioni, nonostante le svariate eccezioni sollevate al riguardo

da alcuni Stati membri intervenuti nel processo, v. ad es., CG, sent. 28.6.2007, Dell’Orto, C-467/05, Racc. p. I-5557,

punti 40-49. 26

CG, sent. 31.1.2008, Centro Europa 7, C-380/05, Racc. p. I-349, punti 48-63 (in cui 2 delle 10 questioni proposte

sono state dichiarate irricevibili). 27

CG, ord. 26.1.1990, Falciola, C-286/88, Racc. p. I-191, in cui nel dichiararsi incompetente a pronunciarsi sulle

questioni sottopostele, la Corte ha osservato che il TAR Lombardia non le aveva affatto chiesto di interpretare le due

direttive in materia di appalti, ma si era semplicemente limitato a segnalarle che doveva applicare queste direttive

nella controversia su cui era stato chiamato a pronunciarsi. La Corte ritiene, infatti, che si evince dalla formulazione

stessa dell’ordinanza di rinvio che il tribunale amministrativo ha dei dubbi unicamente sulle «possibili reazioni

psicologiche di taluni giudici italiani» di fronte all'approvazione della legge 13 aprile 1988, n . 117, relativa al

risarcimento dei danni cagionati nell’esercizio delle funzioni giudiziarie ed alla responsabilità civile dei magistrati

(punto 9 dell’ordinanza). 28

CG, sent. 21.4.1988, Pardini, 338/85, Racc. p. 2041. 29

CG, sent. 16.7.1992, Lourenço Dias, Racc. p. I-4673. 30

CG, sent. 4.12.2003, EVN e Wienstrom, C-448/01, Racc. p. I-14527. 31

CG, sent. 29.5.1997, Kremzow, C-299/95, Racc. p. I-2629 ‒ in cui la Corte non ha riscontrato alcun fattore di

collegamento col diritto dell’UE ‒ e sent. 10.1.2006, Ynos, C-302/04, Racc. p. I-371, relativa ad un caso di

inapplicabilità ratione temporis del diritto dell’UE.

7

In secondo luogo, ha rigettato le questioni pregiudiziali contenute in provvedimenti di rinvio nei

quali il giudice a quo aveva omesso di definire il contesto di fatto e di diritto in cui si inserivano le

questioni sollevate o di spiegare almeno l’ipotesi di fatto su cui tali questioni erano fondate32

. In

mancanza di tali elementi, la Corte non è infatti in grado di assicurare i diritti dei soggetti abilitati a

presentare osservazioni né di fornire al giudice nazionale una risposta utile33

.

In terzo luogo, ha rigettato le questioni sollevate nell’ambito di una controversia fittizia34

. La Corte

ha tuttavia mostrato estrema cautela in proposito, esitando a considerare fondate eccezioni di

irricevibilità relative al carattere artificiale della controversia nazionale35

. La ricevibilità della

domanda di pronuncia pregiudiziale non è così stata esclusa per il fatto che le parti fossero

d’accordo sul risultato da ottenere, dal momento che i quesiti rispondevano ad un bisogno

oggettivo inerente alla soluzione della causa principale36

.

La declaratoria di irricevibilità della domanda di pronuncia pregiudiziale resta, tutto sommato,

l’extrema ratio, cosicché, sempre nell’ottica di piena collaborazione che ispira il dialogo tra Corte e

giudice nazionale, la Corte può chiedere chiarimenti a quest’ultimo al fine di dissipare ogni dubbio

in ordine alla ricevibilità della questione sollevata37

(v., al riguardo, l’art. 101 reg. proc.).

32

CG, sent. 19.4.2007, C-295/05, Asemfo, Racc. p. I-2999. In una recente ordinanza, la Corte ha, ad es., ritenuto

manifestamente irricevibile una domanda di pronuncia pregiudiziale, presentata dal Tribunale di Torre Annunziata e

riguardante l’interpretazione di alcune disposizioni del regolamento (CE) n. 2201/2003 del Consiglio, del

27.11.2003, relativo alla competenza, al riconoscimento e all’esecuzione delle decisioni in materia matrimoniale e in

materia di responsabilità genitoriale, poiché il giudice del rinvio non aveva definito il contesto di fatto, né esposto le

ipotesi fattuali su cui la domanda è basata. La Corte aggiunge che il giudice a quo «non offre indicazioni

circostanziate sul contesto di diritto nazionale tali da consentire alle parti di presentare osservazioni e alla Corte di

fornire risposte utili. Infine, il giudice del rinvio non spiega sufficientemente i precisi motivi per i quali la richiesta

interpretazione del diritto dell’Unione gli appare necessaria ai fini della risoluzione del procedimento principale, né

formula quesiti pregiudiziali allo scopo di ottenere siffatta interpretazione» (v. CG, ord. 3.5.2012, Ciampaglia, C-

185/12, non pubb. in Racc., punti 7-10). 33

CG, sentt. 26.1.1993, Telemarsicabruzzo, C-320/90, Racc. p. I-393; 17.2.2005, Viacom Outdoor, C-134/03, Racc.

p. I-1167. 34

CG, sentt. 11.3.1980, Foglia c. Novello, 104/79, Racc. p. 745; 16.12.1981, Foglia c. Novello, 244/80, Racc. p.

3085, resa all’esito di un secondo rinvio. 35

CG, sentt. 21.9.1988, Van Eycke, 267/86, Racc. p. 4769; Mangold, cit.. 36

CG, sent. 9.2.1995, Leclerc-Siplec, C-412/93, Racc. p. I-179. 37

CG, ord. 11.3.2008, Consel Gi. Emme, C-467/06, non pubb. in Racc., punto 14; cfr. anche sentt. 8.11.2007,

Schwibbert, C-20/05, Racc. p. I-9447 e 11.3.2010, Attanasio Group, C-384/08, Racc. p. I-2055, punti 28 e 29. Ad

ogni modo, la risposta del giudice a quo alla richiesta di chiarimenti non necessariamente si è risolta nel senso

dell’ammissibilità della domanda di pronuncia pregiudiziale, v., inter alia, CG, ord. 12.3.2004, Austroplant-

Arzneimittel, C-54/03, non pubb. in Racc.. Sul punto, v. anche Barav, Études sur le renvoi préjudiciel dans le droit

de l’Union européenne, op. cit., p. 271 e Naomé, Le renvoi préjudiciel en droit européen. Guide pratique, op. cit.,

pp. 140-145.

8

Diversi sono, invece, i casi in cui la Corte rigetta i quesiti posti dal giudice a quo, quando le norme

dell’Unione di cui si chiede l’interpretazione non siano applicabili alla fattispecie oggetto della

causa contraddistinta dall’esistenza di una situazione cd. “puramente interna” (ambito quest’ultimo

in cui è peraltro difficile tracciare la linea di demarcazione tra questioni ricevibili e irricevibili e

che esorbita dal presente intervento)38

.

5. ‒ Per ovviare al problema del carattere lacunoso di talune domande di pronuncia pregiudiziale,

che obbliga la Corte, come si è visto, a dichiararle irricevibili per l’assenza totale di precisazioni

relative alle circostanze di diritto o di fatto della causa principale, o eccezionalmente per la

mancanza di un qualsiasi quesito, la Corte, a completamento della parabola iniziata con la citata

sentenza Telemarsicabruzzo, ha inteso di recente esplicitare ulteriormente i requisiti minimi che la

domanda di pronuncia pregiudiziale deve possedere, enunciandoli nel suo nuovo regolamento di

procedura39

(segnatamente all’art. 9440

), e non più nella Nota informativa41

, alla quale tuttavia il

testo di tale articolo chiaramente si ispira.

38

V., sotto distinti profili, CG, sent. 1.7.2010, Sbarigia, C-393/08, Racc. p. I-6337 (nonché le conclusioni presentate

dall’AG Jääskinen nella stessa causa l’11.3.2010, punti 29-38) e CG, sent. 21.12.2011, Cicala, C-482/10, non ancora

pubb. in Racc.. Diversamente, nel caso in cui il diritto nazionale rinvii al contenuto di una norma dell’UE per

determinare le norme da applicare ad una situazione puramente interna allo Stato membro, la Corte ha riconosciuto

la propria competenza. Ex multis, CG, sent. 18.10.1990, Dzodzi, C-297/88 e C-197/89, Racc. p. I-3763. A

fondamento di tale conclusione, la Corte ha dichiarato che l’ordinamento comunitario ha «manifestamente interesse,

per evitare future divergenze d’interpretazione, a garantire un’interpretazione uniforme di tutte le norme di diritto

comunitario, a prescindere dalle condizioni in cui verranno applicate» (punto 37 della sentenza), sebbene, poi, spetti

solo ai giudici nazionali applicare la disposizione interpretata dalla Corte di giustizia, tenendo conto delle circostanze

di fatto e di diritto della causa loro sottoposta, e altresì determinare la portata esatta del rinvio al diritto dell’Unione

(tale approccio è stato peraltro seguito dalla Corte a più riprese, nonostante le riserve espresse da alcuni avvocati

generali; per una ricostruzione sul punto v., da ultimo, le conclusioni presentate dall’AG Cruz Villalón il 25.10.2012

nella causa Allianz Hungária Zrt. e a., C 32/11, non ancora pubb. in Racc., punti 24-32. Analogamente, non

interessano in questa sede, sebbene siano anch’esse indice di un approccio per così dire disinvolto da parte del

giudice nazionale, le ordinanze rese dalla Corte, ai sensi del vecchio art. 104.3 reg. proc. (ora art. 99 reg. proc.), nei

casi la giurisprudenza abbia già fornito una risposta ai quesiti sollevati dal giudice a quo. Vale la pena, in ogni caso,

di sottolineare che, anche in questo ambito, i casi relativi a rinvii pregiudiziali italiani sono abbastanza numerosi. 39

In GUUE L 265 del 29.9.2012, p. 1, reperibile sul sito www.curia.europa.eu. Per un primo commento dello stesso,

v. Iannuccelli P., La réforme des règles de procédure de la Cour de justice, Il Diritto dell’Unione europea, n° 1/2013

(in corso di pubblicazione). Al riguardo, è appena il caso di ricordare che sinora non erano state mai precisate regole

formali su come dovesse essere redatta una domanda di pronuncia pregiudiziale (v., in proposito, Melloni M., I

requisiti formali delle decisioni di rinvio pregiudiziale alla Corte di giustizia, Il foro italiano, n. 10/2011, pt. IV, col.

480-484). Peraltro, uno specimen basilare del provvedimento di rinvio pregiudiziale è reperibile sul sito della Corte

d’Appello di Milano al seguente indirizzo Internet: http://www.corteappello.milano.it/de_pre7.aspx. 40

Per una prima menzione in giurisprudenza di tale articolo, v. Conclusioni dell’AG Mengozzi del 7.3.2013, nella

causa Amazon.com International Sales Inc. e a. (C-521/11), il quale, al punto 71, ritenendo che la terza questione

dovesse essere dichiarata irricevibile in quanto troppo generale (CG, sent. 28.3.1979, Beneventi, 222/78, Racc. 1163,

9

L’art. 94 reg. proc. prescrive che, oltre al testo dei quesiti, la domanda di pronuncia pregiudiziale

deve contenere: a) un’illustrazione sommaria dell’oggetto della controversia nonché dei fatti

rilevanti, quali accertati dal giudice del rinvio o, quanto meno, un’illustrazione delle circostanze di

fatto sulle quali si basa la domanda di pronuncia pregiudiziale; b) il contenuto delle norme

nazionali applicabili alla fattispecie e, se del caso, la giurisprudenza nazionale in materia; c)

l’illustrazione dei motivi che hanno indotto il giudice del rinvio a interrogarsi sull'interpretazione o

sulla validità di determinate disposizioni del diritto dell’Unione, nonché il collegamento che esso

stabilisce tra dette disposizioni e la normativa nazionale applicabile alla causa principale.

La previsione di una tale disposizione nel nuovo regolamento di procedura, sebbene possa apparire

prima facie come una “banale” opera di codificazione, ha, a mio avviso, una particolare importanza

poiché dà finalmente una veste giuridica ad una prassi giurisprudenziale che si è progressivamente

affermata in via pretoria e in maniera talvolta incoerente42

. È vero che la sua violazione non

prevede testualmente la “sanzione” dell’irricevibilità, ma il disposto è sufficientemente assertivo

per far comprendere che si tratta di veri e propri requisiti formali, il cui mancato rispetto non può

restare privo di conseguenze (una sorta di ‘condizioni di ricevibilità’ de facto). Non si può quindi

escludere che, attraverso l’articolo in commento, la Corte abbia voluto lanciare un monito ai giudici

nazionali, invitandoli ad una maggiore responsabilizzazione nell’utilizzo del meccanismo

pregiudiziale, al fine di ridurre al massimo i casi di irricevibilità43

, preparandosi nel contempo a dar

prova di maggiore rigorismo negli anni a venire.

6. ‒ Volgendo ora lo sguardo alla prassi italiana44

, si può osservare che le pronunce in cui la Corte

ha rifiutato di rispondere alle questioni pregiudiziali proposte da giudici italiani45

si suddividono, a

punto 20), si riferisce all’articolo in questione come ad una disposizione che ha codificato la giurisprudenza

esistente. 41

La “Nota informativa riguardante le domande di pronuncia pregiudiziale da parte dei giudici nazionali” (la cui

ultima versione è pubblicata in GUUE C 160 del 28.5.2011, p. 1) è stata di recente sostituita dalle “Raccomandazioni

all’attenzione dei giudici nazionali, relative alla presentazione di domande di pronuncia pregiudiziale” (disponibili

sul sito www.curia.europa.eu e pubblicate in GUUE C 338 del 6.11.2012) che la hanno sostanzialmente adattata alle

modifiche introdotte dal nuovo regolamento di procedura entrato in vigore il 1° novembre 2012. 42

Non a caso la dottrina ha rilevato che “the Court is prepared to give a ruling in cases to which it wants to respond,

even where the information is deficient in some way” (v. Barnard C., Sharpston E., The changing face of Article 177

references, in Common Market Law Review, 1997, Vol. 34, p. 1149). 43

V., in proposito, Iannuccelli, La réforme des règles de procédure de la Cour de justice, op. cit.. 44

Per un dettaglio delle varie pronunce della Corte relative a domande di pronuncia pregiudiziale inviatele da giudici

italiani, v. la tabella riepilogativa in calce alla presente relazione.

10

loro volta, anch’esse in ordinanze e sentenze. Nel caso delle ordinanze, il rigetto delle domande è

integrale, mentre, nel caso delle sentenze, solo alcune questioni sono rigettate mentre altre vi

trovano risposta46

. Nel merito, va precisato che, conformemente alla tendenza generale sopra

descritta, anche con riguardo ai rinvii dei giudici italiani si possono osservare pronunce in cui la

Corte ha dichiarato i quesiti irricevibili, altre in cui si è detta incompetente, altre ancora in cui ha

utilizzato la formula del “non luogo a statuire”.

Soffermando, più in particolare, l’attenzione sui soli casi di rigetto con ordinanza, da

un’elaborazione informale, interna ai servizi della Corte, emerge che, ad oggi, il numero delle

domande di pronuncia pregiudiziale italiane rigettate (oltre 50) equivale a circa un terzo del totale.

Si tratta per certi versi di un dato stupefacente, soprattutto se comparato a quello di altri grandi

Paesi che, a fronte di un numero altrettanto elevato, se non superiore (come nel caso della

Germania con i suoi 1800 rinvii) di domande pregiudiziali proposte, registrano un numero

estremamente limitato di casi rigettati con ordinanza (tra tutti, si pensi alla Germania che ne ha solo

12 o alla Francia che ne ha 18, la maggior parte dei quali sono peraltro risalenti). L’altro dato

significativo è che il numero dei casi italiani rigettati dalla Corte cresce costantemente e

progressivamente ogni anno. A titolo di esempio, ricordo che all’inizio del 2012 ad oggi, la Corte

ha rigettato ben 9 domande di pronuncia pregiudiziale presentate da giudici italiani (nell’ordine, 1

dalla commissione tributaria di Benevento, 1 dal giudice di pace di Mestre, 1 dal tribunale di

Brescia, 3 dal giudice di pace di Revere, 1 dal tribunale di Torre Annunziata, 2 dal tribunale di

Tivoli47

).

È difficile, se non impossibile, individuare le ragioni di questa percentuale così elevata48

. Si può

tuttavia osservare che in molti casi si tratta di ordinanze di rinvio (talvolta provenienti dallo stesso

giudice) che appaiono spesso lacunose (talvolta prive di qualsiasi spiegazione49

) se non addirittura

45

Sul punto, sia consentito rinviare a Domenicucci D. P., Circa il meccanismo del rinvio pregiudiziale alla Corte di

giustizia, Il foro italiano, n. 10/2011, pt. IV, col. 484-487. 46

Va, tuttavia, osservato che, ad es., nei casi Foglia, Telemarsicabruzzo e, da ultimo, Sbarigia e Cicala, v. infra, la

Corte ha rigettato le questioni pregiudiziali integralmente con sentenza. 47

V. la scheda allegata in calce. 48

Va d’altra parte detto che la mancanza di pubblicità del provvedimento di rinvio (di cui peraltro, non si dà quasi

conto nella sentenza o nell’ordinanza d’irricevibilità della Corte) rende approssimativo qualsiasi tentativo di

classificazione. 49

V., ad esempio, i casi Ettaghi, Tam e Abdel, rinviati dal giudice di pace di Revere, in cui la Corte rileva

nell’ordinanza d’irricevibilità che “l’ordinanza di rinvio [..] non contiene nessuna descrizione, anche solo succinta,

dell’ambito in fatto e in diritto del procedimento principale e non spiega nemmeno le ipotesi di fatto sulle quali si

11

pretestuose. A tal riguardo, a prescindere dall’immagine distorta del nostro Paese che generano

questo tipo di provvedimenti, l’unica consolazione è che almeno il giudice del rinvio non ha perso

molto tempo e che la Corte ha potuto rispondere con maggiore celerità50

, riducendo al minimo la

durata dell’incidente procedurale nonché l’impiego delle proprie risorse51

. La casistica è in ogni

caso talmente ampia, per cui non mancano, soprattutto di recente, ordinanze di rinvio che si

caratterizzano, all’opposto, per un eccesso di dettaglio e un groviglio d’informazioni, senza riuscire

tuttavia a spiegare le ragioni sottostanti alla proposizione delle questioni pregiudiziali o che celano

addirittura un errore sulle disposizioni applicabili nel processo principale52

.

Faccio infine osservare che vi sono casi, non molti, in cui le ordinanze di rinvio si piegano agli

interessi delle parti, le quali sperano talvolta di poter scardinare la normativa nazionale, con la leva

del meccanismo pregiudiziale, facendo genericamente richiamo a disposizioni o principi del diritto

dell’Unione. In questi casi, in cui il giudice è, di fatto, venuto meno alla sua funzione di filtro e di

mediazione tra le parti del processo e la Corte, la debolezza argomentativa del provvedimento di

rinvio, sebbene spesso celata dietro un’imponente ricostruzione giurisprudenziale e normativa,

costituisce spesso la ragione ultima del rigetto delle questioni da parte della Corte.

Quanto alle materie trattate, sono assolutamente predominanti i casi in cui le questioni rigettate

dalla Corte vertevano sull’interpretazione delle norme in materia di concorrenza e/o aiuti di stato,

fonda la domanda di pronuncia pregiudiziale” (punto 6 delle ordinanze). V. anche, sempre a titolo di esempio, il

punto 8 dell’ordinanza Ciampaglia. 50

I tempi di reazione della Corte per questo tipo di causa si accorciano sempre più e variano, ultimamente, per

quanto riguarda i casi italiani, dai 10 giorni dell’ordinanza Ciampaglia, ai 3 mesi delle ordinanze Gentile e Pedone,

ai 16 mesi dell’ordinanza Volturno Trasporti. Sia detto per inciso, il progressivo accorciamento dei termini di durata

del procedimento pregiudiziale è un obiettivo che la Corte persegue ormai da tempo con successo (si è passati infatti

passati da una durata media, nel 2003, di 25,5 mesi, ad una di 15,7 nel 2012), sebbene la Corte europea dei diritti

dell’Uomo di Strasburgo abbia ritenuto che la parentesi del procedimento pregiudiziale non debba essere presa in

considerazione quando si valuta la durata ragionevole del processo nel cui ambito è stato effettuato il rinvio (v.

CEDU, sent. 26.2.98, Pafitis e.a./Grecia, punto 95). 51

Al riguardo, sebbene sia un tema che sfugge ai più, ogni causa che viene introdotta dinanzi al giudice dell’UE ha

un moltiplicatore di costi, che probabilmente non ha eguali in nessun’altra giurisdizione al mondo. Si pensi, ad es., al

semplice caso di un rinvio pregiudiziale che arriva alla Corte. Esso sarà studiato preliminarmente dalla cancelleria e

dal servizio di ricerca e documentazione, tradotto quasi sicuramente in tutte le lingue ufficiali dell’UE (a meno che

non siano dubbi sul suo carattere manifestamente irricevibile), oltre che in francese, che è la lingua di lavoro della

Corte, notificato alle parti e a tutti i soggetti interessati, esaminato dal presidente della Corte e studiato dal giudice

relatore (e dai suoi collaboratori) e dagli altri membri della sezione. 52

Nell’ordinanza Volturno Trasporti (su rinvio pregiudiziale della Commissione tributaria di Benevento), la Corte

rileva, ad es., che il giudice del rinvio le pone “dei quesiti sulla compatibilità con la direttiva 69/335 di un diritto

annuale come quello controverso nel procedimento principale prendendo in considerazione disposizioni prive di

relazione con il diritto annuale di cui si contesta la validità” (punto 15 dell’ordinanza).

12

spesso in abbinamento o in alternativa alla richiesta di interpretazione delle norme in materia di

libera circolazione53

. Rari sono, invece, i casi vertenti sull’interpretazione di disposizioni specifiche

o di carattere tecnico (per es. in materia fiscale)54

. Negli ultimi tempi, si registra tuttavia un

incremento esponenziale di casi in cui le questioni rigettate (parzialmente o in toto) vertono sui

principi della Carta dei diritti fondamentali se non, addirittura, della CEDU55

. Segno tangibile che

il concetto oggi molto in voga della cd. tutela multilevel, l’improvviso interesse per la

giurisprudenza della Corte di Strasburgo e quello rinnovato (anche a grazie ad un’intensa attività

di formazione resa accessibile a tutti gli operatori del diritto) per la Corte di Lussemburgo generano

non di rado (e forse non del tutto a torto) confusione nei giudici, ma anche, e più in generale, negli

avvocati, riguardo alle varie forme di tutela attivabili e in relazione alle diverse competenze delle

due corti europee.

7. ‒ In conclusione, è anche opportuno rilevare, però, che la giurisprudenza della Corte non ha

certo agevolato il compito di per sé già arduo dell’interprete nazionale, considerato che, da un lato,

le ordinanze di irricevibilità sono spesso scarsamente motivate, se non ricalcate l’una sull’altra,

nonché in passato difficilmente reperibili, e che, dall’altro, l’approccio della Corte in tema di

ricevibilità non è sempre del tutto lineare56

. Si ha quasi l’impressione, infatti, che la Corte voglia

mantenere una certa souplesse nel determinare la ricevibilità delle questioni sottopostele,

mostrandosi a seconda dei casi più o meno severa e rigorosa57

.

53

Al riguardo, si rinvia alla scheda allegata in calce. 54

Forse perché nei casi in cui la questione verte effettivamente su questioni specifiche o tecniche, il giudice compie

uno studio più attento e approfondito e, nel momento in cui decide di operare il rinvio, ha una conoscenza molto

precisa dei fatti di causa e delle questioni giuridiche che si pongono. 55

V., ad es., la sentenza Cicala e le ordinanze Currà, Gentile, Pedone (tutte elencate nella tabella) o, anche la sent. Kamberaj (di irricevibilità parziale) cit.. 56

Si pensi, ad es., alla vicenda dei due distinti rinvii pregiudiziali operati dal Giudice di Pace di Bitonto nell’ambito

delle cause di risarcimento danni avviate da alcuni consumatori nei confronti delle compagnie di assicurazioni,

colpevoli di aver posto in essere un’intesa, sanzionata dall’Autorità garante della concorrenza e del mercato, per la

fissazione dei prezzi delle polizze RCA. In quella vicenda, nonostante i quesiti posti nelle due ordinanze fossero

sostanzialmente simili, la Corte non si è sentita di rigettarli una seconda volta, nonostante le eccezioni formalmente

sollevate da una delle parti (v., rispettivamente, Corte giust., ord. 11 febbraio 2004, cause riunite C-438/03, C-

439/03, C-509/03, C-2/04, Cannito e a., Racc. p. I-1605 e sent. Manfredi e a., cit.). La spiegazione più plausibile,

anche se giuridicamente claudicante, di un tale revirement potrebbe forse essere rinvenuta nel contesto particolare,

contraddistinto dalle iniziative nel frattempo avviate dalla Commissione in materia di cd. private enforcement del

diritto antitrust, in cui il secondo rinvio è pervenuto alla Corte. 57

V. Molinier J., Lotarski J., Droit du contentieux de l’Union européenne, Paris, 2012, p. 129.

13

Parafrasando l’Avvocato generale Ruiz-Jarabo Colomer, possiamo affermare che la giurisprudenza

della Corte in materia di ricevibilità è talvolta «casistica e poco scientifica»58

. Ciò non esime

tuttavia il giudice nazionale, cui il meccanismo del rinvio pregiudiziale riserva un importante ruolo

di comprimario, dallo svolgere in pieno il suo ruolo di principale interprete e applicatore del diritto

dell’Unione, evitando di sottoporre alla Corte quesiti votati all’insuccesso, perché se è vero che

un’ordinanza di rigetto è, in prima battuta, un insuccesso per il giudice e le parti del processo a

quo, essa lo è ancor più per il buon funzionamento della giustizia italiana e europea.

D’altra parte, l’onere particolare che incombe al giudice nazionale che intenda investire la Corte di

una questione non esime gli avvocati59

, soprattutto quando il rinvio pregiudiziale scaturisca da una

loro tesi difensiva, dal valutare attentamente i rischi, sempre più elevati, di veder rigettata la loro

istanza dalla Corte, ove non sia pertinente e fondata, con buona pace dei tempi già lunghi del nostro

processo.

58

Conclusioni dell’AG Ruiz-Jarabo Colomer del 28 giugno 2001 nella causa De Coster, C-17/00, Racc. p. I-9445,

punto 14, nota 18. 59

Alla stregua di quanto prevede, ad es., il nuovo codice del processo amministrativo, i cui primi articoli sono

essenzialmente improntati ad uno spirito di cooperazione tra i vari attori del processo.

14

Bibliografia generale

(in ordine cronologico)

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pregiudiziali, con particolare riferimento alle direttive contro la discriminazione 2000/43 e

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15

Elenco dei rinvii pregiudiziali proposti da giudici italiani rigettati dalla Corte di giustizia UE60

Giudice rinvio Nome della causa Numero Causa Oggetto

(disposizioni dell’UE)

Tipo di pronuncia

Pret. Brà Foglia 104/79 Interp. art. 92, 95 e 177 CEE Incomp. (sentenza)

Trib. Varese BNP 80/83 Interp. Conv. Bruxelles Irric. manifesta

Trib. Milano Celestri 172/84 Valid. Comunicazione Comm. Sui

prezzi-basi di prodotti siderurgici

Non luogo a statuire

Comm. Cons. infr. valutarie

Roma

Greis Unterweger 318/85 Interp. art. 106 CEE Irric. manifesta

TAR Lombardia Falciola 286/88 Interp. artt. 5, 177 e 189 CEE Incomp. manifesta

Vice-Pret. Frascati Telemarsicabruzzo da C-320/90

a C-322/90

Interp. artt. 85, 86 e 90 CEE Incomp.(sentenza)

Pretura Genova Banchero C-157/92 Interpr. artt. 5, 30, 37, 85, 86, 90, 92 e

95 CEE ; artt. 2 e 6 dir. 72/464/CEE e

dir. TVA 77/388/CEE

Irric. manifesta

Pret. Roma (sez. Frascati) Saddik C-458/93 Interp. artt. 5, 9, 30, 37, 85-88 e 90 CEE Irric. manifesta

Trib. Milano Job Centre C-111/94 Artt. 48, 55, 59, 60, 66, 86 e 90 CEE Incomp. (sentenza)

Comm. Trib. I gr. Reggio

Emilia

Max Mara C-307/95 Art. 7 dir. 85/303/CEE

Irric. manifesta

Pret. Ivrea (sez. Strambino) Sunino e Data C-2/96 Interp. artt. 48, 55, 59, 60, 66, 86 e 90

CEE

Irric. manifesta

Pret. Roma (sez. Tivoli) Italia Testa C-101/96 art. 30 CEE Irric. manifesta

Pret. Roma (sez. Tivoli) Modesti C-191/96 art. 30 CEE Irric. manifesta

Pret. Roma (sez. Tivoli) Lahlou C-196/96 art. 30 CEE Irric. manifesta

Pret. Roma (sez. Tivoli) Annibaldi C-309/96 Art. 40.3 CEE Incompetenza(sentenza)

Pret. Roma (sez. Tivoli) Testa C-128/97 art. 30, 36, 85 e 86 CEE Irric. manifesta

Pret. Roma (sez. Tivoli) Modesti C-137/97 art. 30, 36, 85 e 86 CEE Irric. manifesta

Corte Conti ANAS C-192/98 dir. 92/50/CEE Incomp. manifesta

Corte Conti RAI C-440/98 dir. 93/38/CEE Incomp. manifesta

Tribunale Bari Colapietro C-390/00 norme sulla distillazione obligatoria Incomp. manifesta

Tribunale Bari Colapietro C-391/00 norme sulla distillazione obligatoria Incomp. manifesta

Corte d’appello Milano

VIS Farmaceutici

C-454/00

art. 4 reg. CEE nº 1768/92 Irric. manifesta

Trib. Bologna Cond. Facchinei Orsini C-129/01 art. 2, lett. b), dir. 93/13/CEE Irric. manifesta

Trib. Biella Simoncello e Boerio C-445/01 art. 48, 52 e 90 CE Irric. manifesta

Giudice pace Genova-Voltri Viacom

C-190/02 artt. 2, 3.1, 9, 29, 37, 59, 60, 85, 86, 90 e

92 CE

Irric. manifesta

Trib. Catania Dem'Yanenko

C-45/03 artt. 7, 8 e 9 dir. 64/221/CEE ; artt. 2, 5,

6, 13 e 14 CEDU

Incomp. manifesta

60

Si tratta di un elenco che non ha alcuna pretesa di esaustività, essendo stato ricavato empiricamente dai servizi

della Corte grazie a delle funzionalità della banca dati interna.

16

Giudice pace Milazzo Regio C-425/03 art. 153 CE Irric. manifesta

Giudice pace Bitonto Cannito C-438/03 artt. 81 e 82 CE Irric. manifesta

Giudice pace Bitonto Murgolo C-439/03 artt. 81 e 82 CE Irric. manifesta

Giudice pace Bitonto Manfredi C-509/03 artt. 81 e 82 CE Irric. manifesta

Giudice pace Bitonto Tricarico C-2/04 artt. 81 e 82 CE Irric. manifesta

Trib. Vicenza CaseificioValdagnese C-358/04 art. 2, par. 2, reg. CEE n° 3950/92 Irric. manifesta

Trib. Viterbo D’Antonio C-480/04 artt. 31, 43, 49, 81 e 86 CE Irric. manifesta

Trib. Bolzano Eurodomus C-166/06 art. 6, par. 2 TUE Irric.

Trib. Genova Consel Gi. Emme C-467/06 artt. 43, 49, 82, 86 e 87 CE Irric. manifesta

Trib. Genova Autostrada dei Fiori-Aiscat C-12/07 Art. 86 CE Irric. manifesta

Trib. Genova RAI C-305/07 Art. 86 CE Irric. manifesta

Trib. Milano Savia e a. C-287/08 artt. 6, par. 2, UE e 6 CEDU Incomp. manifesta

TAR Lazio Sbarigia C-393/08 artt. 49, 81-86 CE; artt. 152 e 153 CE Irricevibilità (sentenza)

TAR Sicilia Pignataro C-535/08 artt. 17 e 18 CE Incomp. manifesta

Comm. Trib. Parma Calestani C-292/09 art. 13, B), lett. c) dir. 77/388/CEE Irric. manifesta

Comm. Trib. Parma Lunardi C-293/09 art. 13, B), lett. c) dir. 77/388/CEE Irric. manifesta

Trib. Bari Colapietro C-519/10 Reg. CEE n° 822/87 Irric. manifesta

Corte Conti – sez. Regione

Sicilia

Cicala C-482/10 Artt. 296 TFUE e 41.2, lett. c), Carta

diritti fondamentali

Incomp. (sentenza)

Comm. Trib. Parma Debiasi C-613/10 art. 13, a), dir. 77/388/CEE Irric. manifesta

Comm. Trib. Benevento Volturno Trasporti

C-21/11

art. 10, lett. c), e 12, lett. e), dir.

69/335/CEE

Irric. manifesta

Giudice pace Mestre Abdallah C-144/11 dir. 2008/115/CE Irric. manifesta

Trib. Trani Vino C-161/11 dir. 1999/70/CE, relativa all’accordo

quadro sul lavoro a tempo determinato

Incomp. manifesta

Trib. Brescia

Currà e a. C-466/11 artt. 3, 4.3, 6 e 21 TUE e 17, 47 e 52

Carta diritti fondamentali

Incomp. manifesta

Giudice pace Revere

Ettaghi

C-73/12 artt. 2, 4, 6, 7, 8, 15 e 16 dir.

2008/115/CE

irric. manifesta

Giudice pace Revere

Tam C-74/12 artt. 2, 4, 6, 7, 8, 15 e 16 dir.

2008/115/CE

irric. manifesta

Giudice pace Revere

Abdel C-75/12 artt. 2, 4, 6, 7, 8, 15 e 16 dir.

2008/115/CE

irric. manifesta

Trib. Torre Annunziata Ciampaglia C-185/12 artt. 8 e 12 reg. CE n° 2201/2003 irric. manifesta

Trib. Tivoli Pedone C-498/12 art. 47 carta diritti fondamentali e 6

CEDU

incomp. manifesta

Trib. Tivoli Gentile C-499/12 art. 47 carta diritti fondamentali e 6

CEDU

incomp. manifesta

Trib. Tivoli Loreti C-555/12 art. 47, 52 carta diritti fondamentali e 6

CEDU

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