Le ceramiche dei monaci e dei soldati

25
275 gioranza dei casi, le fasi di frequentazione comprese fra il Periodo II e il VI: si tratta di Area 1000 interno chiesa, Area 2000 (ambienti 1, 2, 4), Area 3000 (chiostro e loggia- to orientale), Area 4000 (sala capitolare). Per Area 1000 esterno chiesa la sintesi dei risultati è compresa nella trattazione dell’area cimiteriale. In questi contesti le restituzioni ammontano a circa 13800 frammenti corrispondenti ad oltre 4000 esempla- ri, distribuiti in maniera disomogenea nelle aree consi- derate. Le restituzioni relative ai livelli di Periodo VI sono per l’80% residuali dei periodi precedenti, anzi più precisa- mente del periodo IV della periodizzazione, dimostran- do una continuità nell’attività di raccolta del materiale di crollo accumulatosi nei secoli al di sopra dei livelli di frequentazione originali. I materiali ceramici di Periodo V si concentrano essen- zialmente in due aree principali, la chiesa e l’ambiente 4 di Area 2000, mentre minori sono le tracce di frequenta- zione negli altri settori di scavo. 9. LE CERAMICHE DEI MONACI E DEI SOLDATI Antonio Alberti, Sabrina Bartali, Serena Boscolo 9.1 PREMESSA METODOLOGICA (A.A.) Lo scavo pluriennale di un sito abbandonato come S. Michele alla Verruca, con aspetti e funzioni differenzia- te rispetto alla cronologia delle fasi di frequentazione, pone immediatamente l’attenzione sul problema della gestione della grande quantità di manufatti, soprattutto ceramici ma anche metallici e di altro genere, raccolti durante le annuali campagne di scavo. Se la mole impressionante di frammenti restituiti dal- la stratigraia indirizza subito verso una soluzione di compromesso che prenda in considerazione sia le tipo- logie e la morfologia delle attestazioni, sia la funzione rispetto all’area di individuazione, già dall’approccio in laboratorio che prevede la quantiicazione, la scheda- tura, l’assemblaggio ed inine il restauro, la scelta della strada da seguire si fa necessaria. Il conteggio e la schedatura dei frammenti ceramici non ha considerato infatti la totalità delle restituzioni. Non sono state prese in considerazione in questa sinte- si i recuperi da livelli supericiali, sia con mezzo mec- canico che a mano (i livelli 2002-2201 di Area 2000, lo strato 3000 del chiostro e del loggiato est, la US 1000 della chiesa, US 4000 di sala capitolare, US 7000-7001 del loggiato sud, il livello supericiale 8000-8001 del loggiato ovest); le aree del monastero solo parzialmen- te scavate e quindi con recuperi di materiale quantita- tivamente non rappresentativo (2051 di ambiente 3 di Area 2000, i livelli di riempimento della cisterna di Area 6000, i pochi esemplari di Area 5000), anche se in questi ultimi casi le restituzioni sono state contate e schedate per quantiicare i tipi e determinare le morfologie degli esemplari. La sintesi presentata fa quindi riferimento ai materia- li ceramici raccolti nelle aree del monastero completa- mente scavate, che hanno compreso, almeno nella mag- 1. Graico distribuzione delle restituzioni ceramiche per aree.

Transcript of Le ceramiche dei monaci e dei soldati

275

gioranza dei casi, le fasi di frequentazione comprese fra il Periodo II e il VI: si tratta di Area 1000 interno chiesa, Area 2000 (ambienti 1, 2, 4), Area 3000 (chiostro e loggia-to orientale), Area 4000 (sala capitolare). Per Area 1000 esterno chiesa la sintesi dei risultati è compresa nella trattazione dell’area cimiteriale.

In questi contesti le restituzioni ammontano a circa 13800 frammenti corrispondenti ad oltre 4000 esempla-ri, distribuiti in maniera disomogenea nelle aree consi-derate.

Le restituzioni relative ai livelli di Periodo VI sono per l’80% residuali dei periodi precedenti, anzi più precisa-mente del periodo IV della periodizzazione, dimostran-do una continuità nell’attività di raccolta del materiale di crollo accumulatosi nei secoli al di sopra dei livelli di frequentazione originali.

I materiali ceramici di Periodo V si concentrano essen-zialmente in due aree principali, la chiesa e l’ambiente 4 di Area 2000, mentre minori sono le tracce di frequenta-zione negli altri settori di scavo.

9. LE CERAMICHE DEI MONACI E DEI SOLDATI

Antonio Alberti, Sabrina Bartali, Serena Boscolo

9.1 PREMESSA METODOLOGICA (A.A.)

Lo scavo pluriennale di un sito abbandonato come S. Michele alla Verruca, con aspetti e funzioni differenzia-te rispetto alla cronologia delle fasi di frequentazione, pone immediatamente l’attenzione sul problema della gestione della grande quantità di manufatti, soprattutto ceramici ma anche metallici e di altro genere, raccolti durante le annuali campagne di scavo.

Se la mole impressionante di frammenti restituiti dal-la stratigraia indirizza subito verso una soluzione di compromesso che prenda in considerazione sia le tipo-logie e la morfologia delle attestazioni, sia la funzione rispetto all’area di individuazione, già dall’approccio in laboratorio che prevede la quantiicazione, la scheda-tura, l’assemblaggio ed inine il restauro, la scelta della strada da seguire si fa necessaria.

Il conteggio e la schedatura dei frammenti ceramici non ha considerato infatti la totalità delle restituzioni. Non sono state prese in considerazione in questa sinte-si i recuperi da livelli supericiali, sia con mezzo mec-canico che a mano (i livelli 2002-2201 di Area 2000, lo strato 3000 del chiostro e del loggiato est, la US 1000 della chiesa, US 4000 di sala capitolare, US 7000-7001 del loggiato sud, il livello supericiale 8000-8001 del loggiato ovest); le aree del monastero solo parzialmen-te scavate e quindi con recuperi di materiale quantita-tivamente non rappresentativo (2051 di ambiente 3 di Area 2000, i livelli di riempimento della cisterna di Area 6000, i pochi esemplari di Area 5000), anche se in questi ultimi casi le restituzioni sono state contate e schedate per quantiicare i tipi e determinare le morfologie degli esemplari.

La sintesi presentata fa quindi riferimento ai materia-li ceramici raccolti nelle aree del monastero completa-mente scavate, che hanno compreso, almeno nella mag-

1. Graico distribuzione delle restituzioni ceramiche per aree.

276 277

Le ceramice dei monaci e dei soldati Antonio Alberti, Sabrina Bartali, Serena Boscolo

2. Periodo II. (1. Brocca nuda depurata dipinta in bruno; 2. Olla ad impasto grezzo. Periodo III. 3. Pentola in pietra ollare).

La fase cistercense è quella maggiormente documen-tata dal punto di vista della stratigraia orizzontale, ma in questo caso è stato comunque necessario discernere le quantità riferibili ai materiali in giacitura primaria da quelli in giacitura secondaria; i primi nei depositi a crescita continua di piani d’uso interni e livelli esterni, i secondi in strati di riporto anche piuttosto spessi che hanno avuto la funzione di colmare, rialzare piani inter-ni, coprire pavimentazioni precedenti. Per cui i livelli di rialzamento delle quote del calpestio nel chiostro di Periodo IVb contengono ceramiche comprese cronolo-gicamente tra l’XI e il XV secolo; oppure gli ultimi livelli d’uso della cantina di ambiente 2, pur sigillati dal crollo dei perimetrali, sono riferibili a spessi strati di riporto che contengono grande quantità di materiali ceramici non necessariamente in uso nella cantina stessa.

Esigua risulta invece la documentazione stratigraica dei livelli di frequentazione dei Periodi III, II e I. Il pe-riodo benedettino “romanico” ha conservato porzioni di deposito nell’ambiente 4, mentre il periodo pre-ro-manico è stato documentato ancora in ambiente 4, nel saggio 2 interno alla chiesa, nei livelli precedenti alla costruzione della sala capitolare.

Sulla base di queste prime impressioni dificile risulta quindi una valida comparazione quantitativa tra le dif-ferenti aree dello scavo, caratterizzate d’altra parte da funzioni speciiche differenti. La stessa comparazione, ma dal punto di vista cronologico, può altresì apparire falsata per la differente qualità e conservazione dei de-positi conservati per i differenti periodi di attestazione.

Nonostante la consapevolezza della dificoltà nell’af-frontare correttamente l’analisi delle restituzioni cera-miche del sito si è scelto di riferirsi alla periodizzazio-ne acquisita per la quantiicazione dei materiali, anche quando questi siano per la maggior parte residuali. La suddivisione per periodo è stata adottata in riferimento ad ogni area indagata, in funzione della veriica della qualità della ceramica restituita e dell’eventuale modi-ica e/o evoluzione nella funzione dell’ambiente in esa-me.

In questa sede, inoltre, non trova spazio una analisi approfondita della morfologia delle forme e delle deco-razioni, se non per quelle classi o quei singoli esemplari all’interno di classi note, che possano arricchire il pano-rama delle restituzioni di area pisana e più ampiamente Toscana. Anche in questo caso il ricostruito servizio da mensa e da cucina dei monaci e delle truppe pisano-io-rentine ha la funzione di interpretare la cronologia di produzione e la circolazione e nello stesso tempo evi-denziare l’assoluta identità di manufatti utilizzati in contesti socialmente ed economicamente diversi come il monastero e il ridotto fortiicato.

9.2 QUANTIFICAZIONI, CONTESTI E FUNZIO-NI (A.A.)

Lo scavo non ha interessato spazi funzionali ritenuti importanti per la creazione di un quadro completo dei manufatti non solo ceramici utilizzati tra XIII e XV se-colo nel monastero. Mancano infatti i dati su ambienti come la cucina e il refettorio, ubicati nella porzione me-ridionale del complesso, che essendo crollati a valle non avrebbero restituito un deposito stratigraico afidabile e si è quindi preferito non affrontare lo scavo delle sole cantine, anch’esse solo parzialmente conservate al di sotto degli ambienti sopradetti.

9.2.1 Periodo I

La stratigraia relativa al Periodo I della periodizza-zione adottata, relativo alla fase pre-monastica del sito, si è conservata ed è stato scavata all’interno di ambiente 4 di Area 2000. I livelli di riempimento che colmavano le irregolarità della roccia afiorante, successivamente tagliati dalla fondazione del muro a spina-pesce del Pe-riodo II, hanno restituito ben poco materiale.

US ND fc NG fc NG fa

2399 1fr 5fr/2es ob

2400 6fr 1fr o 1fr tes

2394 4fr 21fr/5es 3fr/1es teg

Totali 11fr/3es ? 27fr/8es 4fr/2es

Si tratta di 3 probabili esemplari di brocca nuda de-purata, olle e brocche ad impasto grezzo, un testello e un tegame.

I frammenti raccolti non hanno particolarità che de-terminino una cronologia certa di attestazione se non la stratigraia di rinvenimento.

9.2.2 Periodo II (igg. 2-4)I contesti relativi alle fasi di frequentazione del mona-

stero pre-romanico, compresi tra la ine del X e gli inizi del XII secolo, sono stati documentati nella navata della chiesa abbaziale (saggio 2), in ambiente 4 di Area 2000, in Area 4000 (sala capitolare)

Le restituzioni ammontano a 272 frammenti corri-spondenti a 51 esemplari di ceramica nuda depurata e grezza.

La parzialità del deposito scavato relativo a questo periodo non permette confronti afidabili con le resti-tuzioni dei periodi successivi, e cioè con il Periodo IV di frequentazione cistercense, che avrebbe potuto porre l’accento sulle differenze qualitative e quantitative delle

278 279

Le ceramice dei monaci e dei soldati Antonio Alberti, Sabrina Bartali, Serena Boscolo

ceramiche utilizzate dai monaci in contesti anche fun-zionali differenti.

Alcuni frammenti in evidente residualità, rinvenuti nei livelli del chiostro di Periodo IV, attestano la presen-za a S. Michele di contenitori di importazione di proba-bile area islamica; si tratta di ceramiche invetriate, molto frammentarie, forse riferibili alle produzioni a boli gialli databili entro l’XI secolo.

Un frammento di bordo di pentola in pietra ollare è stato invece raccolto nello strato di livellamento di am-biente 1 di Area 2000, relativo alla fase di cantiere per la costruzione del complesso romanico.

Restituzioni di Area 1000 interno chiesa:

US ND fc Coperchi NG fc

1490 2fr/2es

1532 1fr/1es 6fr/2es

1597 3fr/2es 1fr/1es

1615 8fr/1es 1fr/1es 1fr/1es

1616 2fr/2es

1640 10 fr/1es

1646 10fr/2 es 11fr/2es

Totale 24fr/8es 1fr/1es 31fr/9es

Restituzioni di Area 2000, ambiente 4:

US ND fc NG fc NG fa

2352 59fr/9es 26fr/9es 1fr

2365 8fr/2es

2372 67/1

2375 7fr/2es 6fr/3es

2401 1fr

Totali 85fr/14es 99fr/13es 1fr/1es

Restituzioni da Area 4000, sala capitolare:

US ND fc NG fc NG fa

4202 18/2 3/2

4208 8fr/1es 1fr

Totali 26fr/3es 1fr 3fr/2es

Anche in questo caso, come per le ceramiche relati-ve al Periodo I si tratta esclusivamente di frammenta-ri esemplari di brocche nude ad impasto depurato, in un caso (nel saggio 2 interno chiesa) con leggere fasce dipinte in bruno sulla supericie esterna. I contenitori nudi ad impasto grezzo si riferiscono per lo più a esem-plari di brocchette o boccali, in alcuni casi utilizzati per il riscaldamento dell’acqua a riverbero del fuoco, pochi esemplari di olle, testelli e tegami.

9.2.3 Periodo III (igg. 5, 7)I cantieri cistercensi di restauro e ricostruzione di al-

cuni ambienti del monastero romanico hanno causato l’asportazione di quasi la totalità dei livelli d’uso rela-tivi alla fase benedettina di S. Michele. Il generalizzato abbassamento dei piani adottato dai Cistercensi ha inte-ressato l’interno della chiesa, il chiostro, la sala capitola-re, mentre parte della stratigraia relativa al Periodo III si è conservata, seppur parzialmente, in ambiente 1 e 4 di Area 2000. Qui l’ampliamento del vano predisposto nel XIV secolo ha intaccato pesantemente i piani d’uso interni dell’ediicio precedente, permettendo però la do-cumentazione di almeno sei piani o battuti pavimentali che hanno restituito 79 frammenti ceramici per 33 esem-plari.

ambiente 4:

US ND fc NG fc NG fa

2346 4fr 7fr

2350 18fr/6es 12fr/5es b? 7fr/4es

2355 6fr/4es 10fr/3es b?

2356 9fr/3es 4fr/2es tes

2357 5fr 2fr

2358 5fr/2es

Totali 37fr/17es 31fr/10es 11fr/6es

ambiente 1:

US ND fc NG fc NG fa Inv.F fa

2038 36/7 45/14 5fr/5es 13fr/8es

2039 2fr/2es 26fr/2es

2046 3fr/3es

2049 8fr/4es

Totali 49fr/16es 45fr/14es 31fr/8es 13fr/8es

6. Graico delle restituzioni ceramiche di Periodo II.

3. Periodo II. Boccale nudo ad impasto grezzo.

4. Periodo II. Testello nudo ad impasto grezzo.

5. Periodo III. Fase di cantiere di ambiente 1 di Area 2000. Pentola di pietra ollare.

280 281

Le ceramice dei monaci e dei soldati Antonio Alberti, Sabrina Bartali, Serena Boscolo

Gli esemplari raccolti sono tutti relativi a produzioni pisane o locali di brocche nude depurate e grezze, testel-li e tegami. In ambiente 1 5 testelli e 2 tegami sono stati rinvenuti nei focolari 2039 e 2046.

Non sono ancora attestate in questa fase le maioliche arcaiche.

La funzione dei due ambienti con stratigraia di Pe-riodo III conservata potrebbe essere la causa dell’assen-za di maiolica pisana.

Per ambiente 1 si tratta probabilmente dei livelli di cantiere della costruzione del complesso di Area 2000 e quindi databile entro la prima metà del XII secolo, ciò

che giustiicherebbe l’assenza di produzioni duecente-sche; per ambiente 2 la funzione forse di passaggio o comunque di foresteria del vano prima della rifunzio-nalizzazione cistercense potrebbe essere la causa del-l’assenza di materiali ceramici da mensa.

9.2.4 Periodo IV (igg. 9-34)Restituzioni in Area 1000, interno chiesaSi tratta in questo contesto di pochi frammenti rinve-

nuti nei piani pavimentali, nei riempimenti dei tagli di fondazione, nei riempimenti delle buche di cantiere, che in generale datano queste attività ai primi del Trecento.

US ND fc NG fc MA fa MA m. fc MA m. fa Inv.F fc

1214 12fr/6es 3fr/2es 7fr/2es 8fr/6es

1364 1fr

1380 1fr/1es

1446 1fr

1448 1 fr

Totali 13fr/7es 3fr/2es 8fr/3es 1fr 1fr 8fr/6es

US ND fc ND fa NG fc MA fc MA fa MA m. fc MA m. fa Inv.ver. fc Inv.F fc Inv.F fa

2052 134/24 29fr/5es cat 2fr/1es b 7fr/7es 33fr/8es 3fr/3es 22fr/7es 2fr/2es 7fr/4es

2053 20fr+10/6 21fr/4es 6fr/5es 14fr/1es 23fr/2es 2fr/2es 9fr/4es 2fr/2es 4fr/2es

2054 6+117/22 96+2/2 15fr/10es 4fr/1es 4fr/3es 24fr/4es 38fr/8es 15fr/1es 15fr/9es

2055 38/13 6fr/5es b+o 6fr/5es 4fr/2es 10fr/5es 20fr/7es 23fr/2es 8fr/3es

Totali 325/65 148/18 29/21 17/13 22fr/12es 39/14 79/25 42/7 27/15 7fr/4es

US ND fc NG fc NG fa MA fc MA fa MA m. fc MA m. fa Zaffera Mont.fa Inv.F fc Inv.F fa

2156 77fr/16es 82fr/1es 5fr/5es 3fr/1es 22fr/7es

2158 10fr/5es 2fr/2es 2fr/2es 1fr 3fr/1es? 4fr/1es

2159 19fr/9es 10fr/3es 1fr tes 5fr/5es 5fr/4es 1fr/1es 3fr/3es 3fr/1es

2161 19fr/5es o 13fr/3es 2fr/2es

2238 6fr/4es

2242 1fr 1fr 1fr/1es 3fr/2es 1fr 12fr/3es

2247 1fr 1fr b 1fr

2251 3fr/3es 1 fr o 2fr/1es t

2281 12fr/6es

2290 3fr/3es 1fr 1fr

2315 59fr/1es 6fr

2323 10fr/1es 16fr/1es

2324 3fr/3es 1fr 2fr/2es

2343 1fr ansa 1fr o

2349 5fr/5es

2338 2fr 6fr/4es 4fr/4es

Totali 125fr/59es 123fr/19es 25fr/16es 17fr/17es 10fr/8es 1fr/1es 66fr/6es 16fr/1es 33fr/6es 46fr/15es 4fr/1es

Restituzioni di Area 2000, ambiente 2:

Restituzioni di Area 2000, ambiente 4:

7. Periodo III. (1. Tegame nudo ad impasto grezzo; 2. Olla; 3. Brocca nuda depurata; 4. Ansa di brocca nuda depurata; 5. Tegame grezzo invetriato;

6-7. Testelli; 8. Catino nudo depurato).

282 283

Le ceramice dei monaci e dei soldati Antonio Alberti, Sabrina Bartali, Serena Boscolo

9. Periodo IV. (1-4. Catini nudi depurati; 5. Brocca nuda depurata).

Il periodo di presenza dei monaci cistercensi, come detto più volte, è quello maggiormente documentato dal punto di vista archeologico. Dopo le ristrutturazioni di inizio Trecento la stratigraia interna agli ambienti e del chiostro ha una continuità cronologica ino alla metà circa del XV secolo, quando i monaci abbandonano il cenobio.

Le restituzioni si riferiscono a tutte le aree scavate e sulla base di queste si confermano in alcuni casi le fun-zioni degli ambienti che componevano il complesso mo-nasteriale. Si tratta di 4700 frammenti circa corrispon-denti ad oltre 1600 esemplari di contenitori da dispensa, da mensa e da fuoco. Per comodità la quantiicazione comprende sia il periodo IV a, sia il IV b, computando necessariamente le produzioni trecentesche con le tipo-logie della prima metà del Quattrocento, come le zaffere a rilievo e le prime produzioni di italo-moresca, per pas-sare alle pochissime restituzioni di ingobbiate e grafite

che potrebbero essere intrusioni del periodo successivo, essendo state raccolte negli strati di livellamento del chiostro (US 3012 e 3015), immediatamente riutilizzati nella fase di occupazione delle truppe militari, ma an-che rappresentare le prime produzioni di questa classe in area pisana.

Molto numerosi i frammenti ceramici rinvenuti nei contesti di Area 3000.

Chiostro:

Classi Frammenti Esemplari

ND fc 1190 194

ND fa 23 7

NG fc 521 198

NG fa 58 17

MA fc 360 189

MA fa 301 227

MA policr. 6 5

Inv.verde fc 29 11

Inv.verde fa 5 5

Montelupo 16 12

Importazioni 12 9

Inv. F fc 43 24

Inv. F fa 30 19

Ingobb. 7 6

Loggiato est:

Classi Frammenti Esemplari

ND fc 424 71

ND fa 8 7

NG fc 9 10

NG fa 6 4

MA fc 126 66

MA fa 59 42

Inv.verde fc 1 1

Montelupo 9 7

Importazioni 3 3

Inv. F fc 2 2

Inv. F fa 7 7

Ingobb. 4 4

Restituzioni dalla sala capitolare (Area 4000):

US ND fc NG fc NG fa MA fc MA m. fa Inv.ver.fc Inv.F fc Inv.F fa

Periodo IV

4129 4/3

4160 3fr/1es

4169 6fr/3es 1fr 1fr

4174 55/14 16/8 1o 2/1 te 3fr/2es 1fr 2/1 2/1 1/1t

4180 10/6 1/1 3/3 te

4181 11fr/8es 10fr/10es

4182 27fr/7es 4fr/3es b 5fr/2es tet

Totali 114/40 32fr/23es 9fr/5es 3fr/2es 1fr/1es 2fr/1es 3fr/2es 1fr

8. Graico delle restituzioni ceramiche di Periodo IV.

284 285

Le ceramice dei monaci e dei soldati Antonio Alberti, Sabrina Bartali, Serena Boscolo

11. Periodo IV. (1-4. Brocche nude depurate; 5-7. Piccoli contenitori chiusi nudi depurati - salvadanai? -).

10. Periodo IV. (1-4. Brocche nude depurate).

286 287

Le ceramice dei monaci e dei soldati Antonio Alberti, Sabrina Bartali, Serena Boscolo

15. Periodo IV. (1-6. Olle).

13. Periodo IV. Ansa a nastro di brocca nuda ad impasto depurato.

12. Periodo IV. Brocca/boccale nudo ad impasto depurato.

14. Periodo IV. Anse a nastro di brocche nude ad impasto depurato.

288 289

Le ceramice dei monaci e dei soldati Antonio Alberti, Sabrina Bartali, Serena Boscolo

17. Periodo IV. (1-7. Testelli).

16. Periodo IV. (1-7. Tegami nudi grezzi; 8. Grosso contenitore nudo depurato).

290 291

Le ceramice dei monaci e dei soldati Antonio Alberti, Sabrina Bartali, Serena Boscolo

20. Periodo IV. (1-4. Tegami invetriati ad impasto grezzo).

18. Periodo IV. Testello nudo ad impasto grezzo.

19. Periodo IV. Testello nudo ad impasto grezzo.

292 293

Le ceramice dei monaci e dei soldati Antonio Alberti, Sabrina Bartali, Serena Boscolo

22. Periodo IV. (1-4. Ciotole di maiolica arcaica monocroma).

23. Periodo IV. (1-4. Ciotole di maiolica arcaica).

21. Periodo IV. (1-4. Ciotole di maiolica arcaica decorate a croce in ramina e raggi in manganese).

294 295

Le ceramice dei monaci e dei soldati Antonio Alberti, Sabrina Bartali, Serena Boscolo

25. Periodo IV. (Boccali di maiolica arcaica).

24. Periodo IV. (1-4. Ciotole di maiolica arcaica).

296 297

Le ceramice dei monaci e dei soldati Antonio Alberti, Sabrina Bartali, Serena Boscolo

31. Periodo IV. Boccale di zaffera a rilievo. Produzione di area iorentina. 32. Periodo IV. Scodelle di grafita tirrenica di produzione ligure.

33. Periodo IV. Scodella di maiolica di produzione spagnola (Ispano-moresca). 34. Periodo IV. Ciotola decorata a lustro metallico di produzione spagnola.

26. Periodo IV. Ciotola di maiolica arcaica pisana decorata ad elementi vegetali e raggiature in verde ramina.

27. Periodo IV. Ciotola di maiolica arcaica pisana decorata a croce in ramina e raggi in manganese.

28. Periodo IV. Ciotola in maiolica arcaica pisana monocroma con segno o lettera in manganese al centro del cavetto.

30. Periodo IV. Boccale invetriato verde.

29. Periodo IV. Boccale di maiolica arcaica pisana decorato con catenella in ramina sotto il bordo e settori con graticcio in manganese.

298 299

Le ceramice dei monaci e dei soldati Antonio Alberti, Sabrina Bartali, Serena Boscolo

US ND fc Coperchi NG fc MA fc MA fa MA m. fc MA m. fa Inv.ver.fa MA policr.

Mont. Fc Mont. Fa Inv.F fc Ing.m IG stecca

1013 20fr/6es 37fr/3es 6fr/6es 25fr/4es 13fr/1es 17fr/4es

1015 3fr/3es 35/1 7fr/4es

1023 11fr/3es 2fr/1es 93fr/4es 70fr/3es 56fr/10es

1237 7fr/1es

1247 1fr 1fr

1291

1336 37fr/1es

1339 38fr/1es

1342 4fr/3es 1fr 1fr 6fr/6es 25fr/1es 9fr/1es

1358 31fr/6es 1fr 8fr/2es 2fr 15fr/7es 2fr/1es 1fr 12fr/3es

1360 8fr/2es 1fr 16fr/2es 15fr/1es 6fr/3es

1417 1fr/1es 17fr/1es 1fr 77/18

1435 60/1

1666 1fr 4fr/1es 1fr

1675 34fr/1es

1678 5fr/5es 2fr/2es 5fr/3es 19fr/3es

1683 3fr/1es 15 fr/1es

1684 17fr/2es 3fr/3es 7fr/1es 4fr/2es

1689 1fr 5fr/1es

Totali 169/33 1fr/1es 9fr/5es 45/5 26fr/12es 6fr/5es 121/27 2fr/1es 62fr/2es 176/17 57/11 132/30 17fr/4es 1fr/1es

Area 2000, ambiente 4:US ND fc NG fc NG fa MA fc MA fa MA m. fc MA m. fa Inv.ver.fa Mont.fa Mont.fc Inv.F fc Inv.F fa

2155 18fr/4es 2fr/1es 16fr/3es

2239 43fr/8es 21fr/8es 4fr/4es tes

9fr/8es 3fr/1es 1fr 2fr/2es 1fr 8fr/2es 1fr

2240 10fr/4es 2fr/2es b 1fr 1fr 5fr/3es

2241 1fr 1fr b 2fr/2es 1fr/1

2312 1fr 1fr

Totali 72fr/17es 24fr/11es 4fr/4es 14fr/11es 3fr/1es 2fr/1es 1fr/1es 1fr/1es 1fr/1es 1fr/1es 30fr/8es 1fr/1es

Area 4000, sala capitolare:US ND fc ND fa NG fc NG fa MA fc MA m. fc MA m. fa Mont. Fa Mont. fc Inv.F fc Inv.F fa IM fa IG punta IG pol.

Periodo V

4057 11/2b 18fr/1es

4058 6/3 11fr/4es 2fr/1es 3fr/1es 13/1

4060 50/2 1/1ol 1/1ol 6/4

4061 6fr 4/2 3/1

4063 9fr/4es 1fr 1fr 63/1t

4066 3fr 1fr

4067 1 fr 1fr 2fr/2es

4078 28/2 1/1c 1fr 4fr/1es 94/6 50/4t

4080 17fr/6es 2fr/2 t e t 1fr 1fr

4082 2/2 3fr/1es ?

4083 1/1 3fr/3es 1fr 1/1 1/1

4084 4/2

4085 76/3

4088 1/1or

4090 13/5 4/4 or b 12fr/1es 6fr/2es 2/2 1/1 3fr/3es 1/1

Totali 147/28es 1fr/1es 18fr/10es 2fr/2es 17fr/6es 2fr/1es 28fr/4es 3fr/1es 2fr/2es190fr/17es

126fr/14es

1fr/1es 1fr/1es 3fr/3es

I contesti trecenteschi e di primo Quattrocento del monastero sono caratterizzati da un ampia presenza di ceramiche da mensa esclusivamente rappresentate da maioliche arcaiche di produzione pisana, soprattutto monocrome nei contesti tardo trecenteschi e della pri-ma metà del XV secolo. Il contesto della cantina di area 2000 (ambiente 2), i cui piani d’uso sono sigillati dal crollo del perimetrale ovest, fotografa il quadro grosso modo completo dei manufatti di cui disponevano i mo-naci. I livelli di calpestio interni alla cantina, notevol-mente rialzati negli ultimi anni di frequentazione e uso dell’ediicio, possono senza ombra di dubbio restituire materiale in giacitura secondaria, cioè trasportato nel-l’ambiente sottoscavato con la terra di riporto usata per ricostituire i piani. Le restituzioni sono comunque omo-genee dal punto di vista cronologico. Si tratta di ciotole in maiolica arcaica monocroma o a raggi in ramina e manganese, brocche e catini nudi ad impasto depurato, testelli e tegami grezzi, invetriate da fuoco riconducibili allo scorcio del XIV secolo o agli inizi del secolo succes-sivo.

Solo nei contesti di Periodo IV b, rinvenuti nel chio-stro (US 3012 e 3015) e in ambiente 4 di Area 2000, dove nell’ultima fase di frequentazione del cenobio da parte dei monaci l’ediicio è trasformato in cucina, si docu-mentano poche attestazioni di produzioni importate dall’area iorentina. Si tratta di boccali di zaffera a rilie-vo e di ciotoline e boccali dei primi tipi di italo-moresca decorata in solo blu. Nel chiostro e nel loggiato est sono stati rinvenuti anche una decina di frammenti (molto piccoli) di ingobbiate e grafite a punta che potrebbero pure rappresentare le prime produzioni ingobbiate di area pisana intorno alla metà del XV secolo.

9.2.5 Periodo V (igg. 36-53)I contesti di Periodo V, e cioè dell’occupazione del

monastero oramai abbandonato, dalle truppe pisane prima e dall’esercito iorentino poi, sono ben evidenti all’interno della chiesa abbaziale, dove si nota una gran-de differenza di restituzioni di materiale d’uso quoti-diano, sia dal punto di vista quantitativo che qualita-

tivo, in evidente relazione con la rifunzionalizzazione dell’ediicio ecclesiastico, trasformato sullo scorcio del XV secolo in ridotto fortiicato. La stessa funzione di ri-fugio deve avere avuto la sala capitolare e il loggiato orientale, dove sono ben documentabili alcuni focolari con materiali da fuoco e da mensa.

L’assedio e l’occupazione del monastero, come ci di-cono le fonti cronachistiche contemporanee, è avvenu-to prima da parte dei Pisani (1496) e poi dai Fiorentini (1498 e forse ai primi del Cinquecento quando già occu-pano il vicino castello della Verruca).

Le restituzioni ceramiche, soprattutto all’interno della chiesa, hanno permesso di evidenziare le fasi di occupazioni distinte dei due eserciti. I contesti pisani, caratterizzati dalla presenza di ampie quantità di maio-liche arcaiche monocrome e policrome databili alla se-conda metà del XV secolo, si differenziano dai livelli di frequentazione iorentina, spesso al di sopra dei parziali crolli del tetto della chiesa e della sala capitolare, in cui sembrano esclusivi i manufatti ceramici di produzione montelupina, rappresentati da esemplari di forma aper-ta e chiusa di italo-moresca, anche con decorazioni a palmetta persiana e a foglie di brionia, con l’aggiunta del giallo e arancio al caratteristico blu cobalto.

35. Graico delle restituzioni ceramiche di Periodo V.

Area 1000, interno chiesa:

300 301

Le ceramice dei monaci e dei soldati Antonio Alberti, Sabrina Bartali, Serena Boscolo

37. Periodo V. (1-2. Catini nudi depurati; 3. Piccolo contenitore chiuso nudo depurato; 4-5. Scarti di prima cottura di ciotole di maiolica arcaica; 6-7. Fondi di brocche nude depurate).

36. Periodo V. (1. Orciolo; 2-6. Brocche nude depurate).

302 303

Le ceramice dei monaci e dei soldati Antonio Alberti, Sabrina Bartali, Serena Boscolo

39. Periodo V. (Tegami da fuoco invetriati).

38. Periodo V. (1-5. Testelli; 6. Olla; 7. Tegame nudo grezzo).

304 305

Le ceramice dei monaci e dei soldati Antonio Alberti, Sabrina Bartali, Serena Boscolo

43. Periodo V. (1-4. Ciotole di maiolica arcaica). 44. Periodo V.

(1-4. Ciotole di italo-moresca di area iorentina).

40.1. Periodo V. Tegame invetriato ad impasto grezzo. Particolare della parete interna.

40.2. Periodo V. Tegame invetriato ad impasto grezzo. Particolare della parete esterna.

41. Periodo V. Pentola invetriata. 42. Periodo V. Colatoio.

306 307

Le ceramice dei monaci e dei soldati Antonio Alberti, Sabrina Bartali, Serena Boscolo

48. Periodo V. Scodellina di italo-moresca. Produzione di Montelupo Fiorentino.

49. Periodo V. Scodellina di italo-moresca. Produzione di Montelupo Fiorentino. 50. Periodo V. Scodella o piatto di italo-moresca con elemento zoomorfo centrale. Produzione di Montelupo Fiorentino.

45. Periodo V. Scodellina di maiolica arcaica pisana monocroma. 46. Periodo V. Ciotola di maiolica arcaica pisana monocroma.

47. Periodo V. Scodella o bacile di maiolica arcaica policroma.

308 309

Le ceramice dei monaci e dei soldati Antonio Alberti, Sabrina Bartali, Serena Boscolo

52. Periodo V. Boccale di Italo-moresca. Decorazione a foglie di brionia. Produzione di Montelupo Fiorentino.

53. Periodo V/VI. Boccale di maiolica rinascimentale. Decorazione a ovale e rombi. Produzione di Montelupo Fiorentino.

51. Periodo V. Piatto di italo-moresca. Decoro a palmetta persiana con elemento zoomorfo centrale. Produzione di Montelupo Fiorentino.

310 311

Le ceramice dei monaci e dei soldati Antonio Alberti, Sabrina Bartali, Serena Boscolo

55. Periodo VI. (1-4,6-8. Brocche nude depurate; 5. Catino ad impasto depurato; 9-11. Scarti di prima cottura di ciotole di maiolica arcaica).

9.2.6 Periodo VI (igg. 55-64)I livelli di Periodo VI diffusi nell’intera area del sito in-

sistono spesso sui crolli delle strutture, in ridotti e ripari ricostruiti intorno agli ediici crollati. La stratigraia si riduce quindi a semplici tracce di frequentazione, spes-so non strutturate, in piccole porzioni di spazio alcune volte liberate dai crolli supericiali. La lunga cronolo-gia che si è scelto di assegnare a questo periodo rilette la sporadicità della presenza umana, di solito legata a motivazioni contingenti relative alle attività che in de-terminati periodi dell’anno si svolgevano nel bosco (la raccolta, l’allevamento, la produzione del carbone).

La ricerca di spazio dove impiantare queste attività, e quindi lo spostamento di crolli e parte dei livelli sotto-stanti ha facilitato l’inquinamento dei contesti di Perio-do VI, caratterizzati da un’alta residualità, comprovata dalla presenza di elevate percentuali di ceramiche me-dievali come la maiolica arcaica. Questi contenitori da mensa sono ad esempio presenti nei livelli di questo pe-riodo in una percentuale del 30% nel loggiato orientale e del 22% in ambiente 2 di Area 2000. La stesse percentua-li di residualità si notano per i contenitori nudi depurati e grezzi. In questo caso più dificile è suddividere le re-stituzioni all’interno di un arco cronologico così ampio in relazione a classi ceramiche che hanno mantenuto inalterate le caratteristiche morfologiche almeno ino a tutto il XVI-XVII secolo. Per cui il 42% degli esemplari relativi a brocche nude e depurate rinvenute nel loggia-to orientale non sarà completamente residuale.

I contesti certi sette-ottocenteschi documentati nel sito si riferiscono a piccoli ripari ricavati nell’area presbite-riale della chiesa, all’intero della cisterna del chiostro, nell’area esterna all’abbazia, in appoggio al transetto settentrionale. In questi casi le tracce di frequentazione sono determinate proprio dalla presenza di ceramiche post-medievali. Si tratta di forme aperte, catini e ciotole, ingobbiate e dipinte in verde e rosso a motivi vegetali, con semplice grafitura a punta sul bordo, pentole in-vetriate, di medie e grandi dimensioni, con anse a na-stro, pochi esemplari di marmorizzate e ingobbiate e schizzate a vetrina verde, piatti invetriati in giallo con decorazioni spugnate in marrone (“gialli di albisola”), compresi cronologicamente tra il XVII e gli inizi del XX secolo.

9.3 CLASSI E TIPI MORFOLOGICI (S.BAR., S.BOS.)

9.3.1 Contenitori nudi ad impasto depurato

Le ceramiche nude ad impasto depurato con funzio-ne d’uso nella mensa o come contenitori per la conser-vazione di liquidi o granaglie ammontano nei contesti considerati nella sintesi a oltre 10500 frammenti per ol-tre 1700 esemplari di forma chiusa e 427 per 148 esem-plari di forma aperta.

Le restituzioni sono così suddivise per periodo:

Periodo Frgg./Fc Ess./Fc Frgg./Fa Ess./Fa

Periodo I 11 3

Periodo II 137 25

Periodo III 86 33

Periodo IV 2191 436 179 32

Periodo V 2851 381 68 40

Periodo VI 5234 854 180 76

TOTALE 10510 1732 427 148

L’evidente differenza tra la quantità di frammenti ri-feribili a forme aperte rispetto alle forme chiuse è causa-to dalla dificoltà nel distinguere con certezza i fondi e le pareti di un catino da quelle di una brocca. Infatti sono stati attribuiti a forme aperte quei frammenti corrispon-denti essenzialmente a orli o alla porzione superiore del ianco del catino. Tra questi compaiono, indistintamente nel Periodo IV e V, catini con orlo a breve tesa o più o meno leggermente aggettante all’esterno.

Tra le forme chiuse la quasi totalità è riferibile a boc-cali e brocche di differenti dimensioni, con orlo trilobato e ansa a nastro. Dal Periodo IV compaiono le anse con uno o più bolli incisi1, mentre piuttosto rare sono le inci-sioni ondulate o altri tipi di decorazione (ig. 14). In un 54. Percentuali di attestazione delle classi ceramiche rinvenute nei livelli di

Periodo VI nel loggiato est.

312 313

Le ceramice dei monaci e dei soldati Antonio Alberti, Sabrina Bartali, Serena Boscolo

57. Periodo VI. Brocca nuda depurata.

56. Periodo VI. (1-12. Catini nudi depurati).

314 315

Le ceramice dei monaci e dei soldati Antonio Alberti, Sabrina Bartali, Serena Boscolo

59. Periodo VI. (1-9. Tegami invetriati).

58. Periodo VI.(1-10. Pentole da fuoco invetriate).

316 317

Le ceramice dei monaci e dei soldati Antonio Alberti, Sabrina Bartali, Serena Boscolo

61. Periodo VI. (1-4. Tegami nudi grezzi; 5-7. Testelli).

60. Periodo VI. (1-7. Olle; 8. Tegame nudo grezzo; 9. Colatoio nudo ad impasto grezzo).

318 319

Le ceramice dei monaci e dei soldati Antonio Alberti, Sabrina Bartali, Serena Boscolo

solo caso l’ansa a nastro accoglie le impressioni di uno stemma familiare entro circonferenza ribassata e le ini-ziali probabilmente del proprietario del pezzo (ig. 13).

La forma pressoché identica di queste produzioni di area pisana almeno a partire dal XIII secolo rende difi-cile l’evidenza del grado di residualità nei periodi suc-cessivi al IV. E’ comunque molto probabile che anche le truppe pisane e iorentine di stanza al monastero usas-sero simili contenitori per liquidi durante la loro pre-senza nel sito. Solo nelle restituzioni di Periodo II sono documentati frammenti relativi ad un unico esemplare di brocca dipinta con fasce in bruno (ig. 2,1).

L’altra forma chiusa documentata e rappresentata dell’orciolo, con funzione di contenitore per la conser-vazione di granaglie.

9.3.2 Contenitori nudi ad impasto grezzo

I contenitori ad impasto grezzo sono riferibili a olle da fuoco e brocche, riguardo alle forme chiuse, e da te-stelli e tegami per le forme aperte, inclusi rari esemplari di colatoio.

Come per i contenitori depurati anche le grezze sono documentate in tutti i periodi in cui si divide la perio-dizzazione dello scavo, con evidente dificoltà nello sta-bilire un confronto valido fra le restituzioni dei primi tre periodi la cui stratigraia si riferisce a ristrette porzioni ancora conservate.

Le restituzioni per periodo sono così suddivise:

Periodo Frgg./Fc Ess./Fc Frgg./Fa Frgg./Fa

Periodo I 27 8 4 2

Periodo II 131 23 4 3

Periodo III 76 24 42 14

Periodo IV 1472 556 204 116

Periodo V 555 174 54 33

Periodo VI 116 69 24 19

TOTALE 2377 854 332 187

Per le forme aperte si tratta, con certezza, di oltre 40 esemplari di tegami a parete più o meno inclinata, con orlo ingrossato o arrotondato, e di 65 testelli anche in questo caso con bordo più o meno pronunciato. Le forme chiuse sono invece suddivise tra olle e boccali o piccole brocche ad impasto grezzo o semigrezzo, a pa-reti piuttosto sottili, con corpo espanso ed ansa a nastro complanare all’orlo che è sempre trilobato2 (ig. 3). La funzione di questi contenitori, poco documentati in al-tri scavi in ambito toscano, può essere quella del riscal-damento dell’acqua a riverbero del fuoco. Molti esem-plari hanno infatti mantenuto all’interno, sulla parete e sul fondo, tracce evidenti di calcare, mentre l’esterno è spesso interessato da tracce di fumigazione. Anche in

questo caso non facile è la determinazione, attraverso i soli frammenti di pareti e di fondi, dell’appartenen-za dell’esemplare ad una olla o ad una brocca. Solo la possibilità di avere esemplari praticamente interi, come per S. Michele, aiuta nel confronto diretto delle caratte-ristiche tipiche di questi contenitori: trattamento delle pareti, a linee spesso sottili all’esterno e lisciate all’in-terno, impasto rosso mattone o aranciato, mai annerito in sezione.

La bassa incidenza di esemplari di olla si giustiica nel sempre maggiore uso dei tegami e delle pentole in-vetriate da fuoco, che sembra divenire preponderante almeno dal Periodo IV.

9.3.4 Maioliche arcaiche

La maiolica arcaica di produzione pisana è la classe di contenitori da mensa più rappresentata nello scavo. In totale sono stati raccolti 2553 frammenti corrispondenti a 1344 esemplari tra forme aperte e chiuse.

Periodo Fc Fa Mon.Fc Mon.Fa Policrome Inv.verdi Fc Inv.verdi Fa

Periodo IV

319/184 246/170 247/131 303/152 13/11 73/19 5/5

Periodo V 286/119 210/120 46/30 348/134 87/10 10/4 7/4

Periodo VI

72/66 79/54 53/36 139/86 7/6 3/3

TOTALE 677/369 535/344 346/197 790/372 107/27 86/26 12/9

Dal punto di vista cronologico il quadro delle resti-tuzioni si riferisce ai Periodi IV e V, comprendendo le maioliche di S. Michele in un arco di tempo che va dai primi del Trecento alla ine del XV secolo. I tipi decorati-vi e le forme sono gli stessi oramai noti per la produzio-ne pisana3. Si tratta di ciotole e scodelle decorate a raggi in ramina e manganese o con croce in ramina, monocro-mi, in alcuni casi con barrette brune sull’orlo, rari sono invece le campiture a graticcio o gli elementi loreali o zoomori nel cavetto (igg. 26-30). La produzione mo-nocroma risulta molto ampia soprattutto nella fase IVb e nel periodo di occupazione militare riferibile alla pre-senza delle truppe pisane del castello della Verruca. In entrambi i contesti le forme si riducono essenzialmente alla ciotola di medie e piccole dimensioni e alla scodella di simile misura. A questi si accompagna un elevato nu-mero di esemplari di boccale monocromo, con il classico orlo trilobato, corpo piuttosto espanso e fondo pari con piede appena pronunciato.

Pochi esemplari di maiolica arcaica sono indicativi per la datazione della fase di cantiere di restauro della chiesa abbaziale da parte dei Cistercensi. Nei livelli di prepara-zione del pavimento che determina il coro dei conversi, sotto il cocciopesto del vano degli infermi e nei riempi-

62. Periodo VI. Catino nudo ad impasto depurato.

63. Ciotola/bacino ingobbiato e dipinto. 64. Piatto invetriato. Giallo d’Albisola.

320 321

Le ceramice dei monaci e dei soldati Antonio Alberti, Sabrina Bartali, Serena Boscolo

esterna.Le forme si omogeneizzano nel Periodo V quando

alcuni contesti caratterizzati dalla presenza di focolari restituiscono numerosi esemplari di tegami invetriati, verdi, gialli e marroni, con vetrina molto coprente e co-lature esterne, fondo pari, ianco inclinato, troncoconico o leggermente emisferico, anse sia a nastro che ad orec-chia (ig. 39).

Le pentole solo dai contesti di ine XV e nei livelli suc-cessivi di occupazione sporadica cinque-seicentesca si codiicano in forme ripetitive caratterizzate da un corpo globulare molto ampio, ansetta a nastro e orlo pronun-ciato, con rivestimento vetriicato trasparente interno ed esterno a coprire i tre quarti della supericie5 (igg. 41; 58; 10-14).

9.4 CONCLUSIONI (A.A.)

La ceramica non è un marcatore economico determi-nante, soprattutto per una comunità come quella mo-nastica che basa la propria posizione sociale e il proprio peso politico su ben altri fattori che sono la proprietà di beni immobili, le dipendenze di altri monasteri o di chiese del territorio, i rapporti con le classe dirigente cittadina. La sintesi storica tracciata per S. Michele è a questo punto piuttosto esaustiva e ci sottolinea il ruolo socio-economico che i monaci avevano assunto nell’am-pio comprensorio del Monte Pisano, del basso Valdar-no e nella vicina città di Pisa, dove possedevano ampie proprietà, tra cui il cenobio urbano di S. Nicola. La dif-ferenza tra il dato storico e quello archeologico è ancor più evidente riguardo al complesso monastico fonda-to dai Benedettini sul pianoro del Monte Grande. Per quanto ediicato con l’uso di maestranze specializzate si tratta comunque di un monastero di piccole-medie dimensioni.

Sulla base dei risultati della analisi dei manufatti si potrebbe quindi facilmente cadere nell’errore di valuta-re il ruolo sociale e la capacità economica dell’ente sulla sola base delle attestazioni ceramiche, senza porre l’ac-cento sulle particolarità dello speciico nucleo sociale che stiamo studiando. Nel caso di S. Michele il cenobio non doveva essere frequentato da un grande numero di monaci, non era inoltre al centro di vasti possedimenti che basavano la propria economia sulle risorse agricole, ma spesso solo sulla raccolta e lo sfruttamento del bo-sco, e quindi meno strutturato era probabilmente l’inte-ro apparato artigianale, che pur presente nel monastero, doveva certo possedere una strumentazione più limita-ta. Ultimo, ma non meno importante il fatto che la co-munità monastica di S. Michele era maschile, e manca-va quindi di tutto quel sistema dotale che era tipico dei

cenobi femminili e che dal punto di vista archeologico è molto evidente nella restituzione di ampie quantità di manufatti ceramici di cui è possibile ricostruire la pro-prietà della singola monaca.

In effetti essendo la ceramica il più importante manu-fatto presente con continuità e in signiicativa quantità nei depositi archeologici, essa rimane quasi l’unico fat-tore che ci permette di ricostruire i rapporti socio-econo-mici all’interno di singole comunità, soprattutto quando scarse sono i dati d’archivio reperibili. Riguardo a speci-iche realtà sociali, come quelle rappresentata dalla co-munità del monastero, va tenuto conto della possibilità che altri siano gli indicatori della reale capacità patrimo-niale ed economica del cenobio. Spesso questi ulterio-ri indicatori non rientrano nel record archeologico per motivi di conservazione o di dispersione del manufatto stesso: si potrebbe far riferimento ad esempio agli arredi liturgici, ai contenitori in peltro, ecc.

Si è visto presentando le quantiicazioni per area e per periodo i tipi attestati e le maggiori o minori quantità per fase. Fermo restando quanto anticipato all’inizio di questa discussione, e cioè la perdita di buona parte del deposito relativo ai Periodi I-III è comunque pur rap-presentativo il campione di ceramiche raccolto. Se nella stratigraia di XI secolo i recipienti ceramici si riferisco-no esclusivamente a brocche, depurate e grezze, in alcu-ni casi dipinte in bruno, e olle e testelli, nei livelli di XII e prima metà XIII secolo le restituzioni riguardano ancora soprattutto esemplari privi di rivestimento (brocche de-purate, grezze, olle e testelli), mentre quasi assenti risul-tano i recipienti rivestiti, anche di importazione, di cui in realtà si hanno deboli tracce in pochissimi frammenti recuperati sempre in riporti di terra del Periodo IV o V.

A partire dalla seconda metà del XIII secolo, relativa-mente ad un mercato più ricco dal punto di vista tipo-logico e morfologico, le ceramiche relative alla frequen-tazione cistercense, pur in numero molto più grande, continuano a riferirsi alle stesse tipologie precedenti, brocche in evidente relazione alla funzione di conser-vazione di solidi e liquidi, olle, testelli e tegami ad im-pasto grezzo, mentre vengono introdotte in percentuale rilevante le pentole e i tegami invetriati. I contenitori da mensa sono esclusivamente in maiolica arcaica, in am-pia quantità soprattutto dalla metà del Trecento, quan-do le attestazioni si riferiscono solo a ciotole, scodelle e boccali monocromi o con decorazione corsiva a raggia-ture varie.

Le prime importazioni di rilievo si documentano a partire dalla metà circa del XV secolo, con l’introduzioni anche a S. Michele delle prime produzioni di area io-rentina peraltro nello stesso periodo già ben presenti sul mercato pisano.

menti delle fondazioni dei perimetrali laterali, che sono stati solo in supericie intaccati dalla posa in opera delle nuove pavimentazioni, sono stati raccolti piccoli fram-menti di ciotole monocrome, un bordo di catino con breve ianco e decorazione a S rovesciate in bruno nella fascia tra l’orlo e il cavetto, una scodella di grandi dimensioni a fondo pari, con catenella in ramina sul ianco. La cro-nologia indicativa di queste restituzioni colloca la fase di cantiere cistercense nei primi decenni del XIV secolo. Le attestazioni di Periodo V confermano quello che già i confronti con scavi urbani avevano ipotizzato. Le pro-duzioni di maiolica arcaica a Pisa, soprattutto monocro-me, sono ancora piuttosto vivaci almeno ino alla ine del XV secolo.

Le ceramiche da mensa relative alla fase di occupazio-ne militare, soprattutto pisana, fotografano il quadro dei materiali ceramici utilizzati dai soldati tra 1496 e 1498. Si tratta in effetti di una cospicua varietà dimensiona-le di ciotole e scodelle di maiolica arcaica monocroma, accanto a numerose restituzioni di scodelloni o bacili di maiolica arcaica policroma, caratterizzata dall’uso del giallo e da una decorazione del cavetto ad elementi vegetali trattati corsivamente (ig. 47). Tra questi sono molto numerosi gli esemplari di boccali e forme aperte invetriate verdi. Tipologia coeva alla maiolica arcaica e di stessa funzione e che spesso ne utilizza le stesse for-me di base.

Nei livelli di Periodo V e VI sono attestai esemplari di di scarti di ciotola di maiolica arcaica, che si presentano con le forme della maiolica, cavetto emisferico, orlo ar-rotondato e piede ad anello, ma prive di rivestimento. Per questi esempi si può pensare ad una presenza resi-duale nei contesti di Periodo VI. L’uso dei materiali di scarto, forse per le truppe militari, conferma comunque l’esistenza di un mercato degli scarti, probabilmente de-dicato a gruppi speciici (igg. 55-9-11).

9.3.5 Maioliche rinascimentali

Le maioliche prodotte a Montelupo Fiorentino4, così comuni anche in ambito pisano a partire dalla ine del XV secolo, nei contesti di S. Michele non sono molto numerose. Questi contenitori compaiono nella sequenza nel sottoperiodo IVb e caratterizzano le fasi di occupa-zione dei militari iorentini in assedio alla Rocca della Verruca (Periodo V).

Periodo Frgg.Fc Ess.Fc Frgg.Fa Ess.Fa

Periodo IVb 31 13 43 13

Periodo V 202 28 79 20

Periodo VI 50 15 105 21

TOTALE 283 56 227 54

Le produzioni di area iorentina cominciano a com-parire nei livelli d’uso dell’ambiente 4 di Area 2000, nel-la fase di rifunzionalizzazione come cucina dei monaci, e nei livelli di livellamento e rialzamento del chiostro (US 3012 e 3015), che si collocano entro la prima metà del XV secolo. Si tratta di esemplari di boccali decorati a zaffera a rilievo, sia con impasto rosato sia con il ca-ratteristico impasto bianco di Montelupo, di scodelline e boccali di italo-moresca, con decorazioni in solo blu cobalto su smalto bianco che nelle forme più evolute è rappresentato da decori con aggiunta di arancio e giallo (foglie di brionia, palmette persiane). Queste restituzio-ni di contenitori da mensa sembrano esclusive nella fase iorentina di Periodo V, dove compaiono anche boccali decorati a reticolo puntinato con ovale centrale al cui interno è uno stemma familiare generico. Questi ultimi-tipi sono attestati a partire dal XVI secolo, e potrebbero rappresentare le tracce di frequentazione del sito nei pri-mi anni del Cinquecento, quando i Fiorentini avevano ormai deinitivamente conquistato Pisa e controllavano quindi la vicina Rocca.

9.3.6 Invetriate da fuoco

I contenitori invetriati da fuoco si suddividono mor-fologicamente in pentole e tegami.

Questa classe ceramica compare a S. Michele dal Pe-riodo III (tenendo ancora presente la residualità della stratigraia relativa a questo periodo), nelle fasi di oc-cupazione di ambiente 1 di Area 2000, e diviene sempre più consistente nei periodi successivi.

Periodo Frgg..Fc Ess.Fc Frgg.Fa Ess.Fa

Periodo III 13 8

Periodo IV 131 66 131 78

Periodo V 447 81 202 27

Periodo VI 462 127 134 43

TOTALE 1040 274 479 156

Le prime attestazioni riguardano esemplari di tega-me, di medie dimensioni, con presa ad orecchia, inve-triati solo all’interno, con rare colature esterne. A partire dai contesti trecenteschi e soprattutto di primo Quattro-cento (US 3012 e 3015 del chiostro) i tegami invetriati da fuoco si caratterizzano per il basso ianco, più o meno, inclinato, con orlo arrotondato o ingrossato ed ansa a nastro o ad orecchia piuttosto pronunciata. Le vetrine, ben coprenti all’interno, sono di colore marrone, verde e giallo-verde. Dallo stesso periodo le pentole comincia-no ad essere piuttosto numerose, con fondo pari, pie-de svasato e corpo globulare, bordo con ianco diritto o sagomato. La vetrina è sempre trasparente e coprente all’interno e solo parzialmente distribuita sulla parete

322

Le ceramice dei monaci e dei soldati

Abbreviazioni nelle tabelle:

ND fc = Nuda depurata forma chiusa

ND fa = Nuda depurata forma aperta

NG fc = Nuda grezza forma chiusa

NG fa = Nuda grezza forma aperta

MA fc = Maiolica arcaica forma chiusa

MA fa = Maiolica arcaica forma aperta

MA m. fc = Maiolica arcaica monocroma forma chiusa

MA m. fa = Maiolica arcaica monocroma forma aperta

Inv. ver. fc = Invetriata verde forma chiusa

Inv. ver. fa = Invetriata verde forma aperta

MA policr. = Maiolica arcaica policroma

Mont. Fc = Maioliche di Montelupo forma chiusa

Mont. Fa = Maioliche di Montelupo forma aperta

Inv. F fc = Invetriata da fuoco forma chiusa

Inv. F fa = Invetriata da fuoco forma aperta

Ing. m = Ingobbiate monocrome

IG punta = Ingobbiate e grafite a puntaIG stecca = Ingobbiate e grafite a steccaIG pol = Ingobbiate e grafite policrome

NOTE

1. BERTI-GELICHI 1995, pp. 191-240.

2. Boccali ad impasto grezzo per il riscaldamento dell’acqua sono sta-

ti rinvenuti in contesti di XII secolo a Pisa: BALDASSARRI-MILANESE

2004, p. 139.

3. Per un quadro generale della produzione pisana di maiolica arcaica

si veda BERTI 1997.

4. Per le produzioni montelupine si veda da ultimo BERTI 1999.

5. Un ampio quadro delle produzioni soprattutto post-medievali è presentato per l’ambito pisano in ABELA 1993.

6. Il risultato dell’analisi dei materiali ceramici si può inserire nel di-

battito riguardante i monasteri e la cultura materiale, già vivace

soprattutto per le più studiate restituzioni dei conventi di epoca

moderna: GELICHI-LIBRENTI 1998; GELICHI 2001b.