L’eroe indomito. Viriato nella mitologia nazionalista spagnola / The wild hero. Viriatus in the...

22
TRACCE Percorsi internazionali di storia contemporanea Comitato direttivo Elisa Grandi e Deborah Paci

Transcript of L’eroe indomito. Viriato nella mitologia nazionalista spagnola / The wild hero. Viriatus in the...

TRACCE

Percorsi internazionali di storia contemporanea

Comitato direttivo

Elisa Grandi e Deborah Paci

Nella stessa collana:

Elisa Grandi, Deborah Paci (a cura di)

La politica degli esperti.Tecnici e tecnocrati in età contemporanea

SULLE SPALLE DEGLI ANTICHI

Eredità classica e

costruzione delle identità nazionali

nel Novecento

a cura diJacopo Bassi e Gianluca Canè

EDIZIONI UNICOPLI

L’Editore ha cercato di reperire tutte le fonti delle illustrazioni, ma alcune re-stano sconosciute. L’Editore porrà rimedio, in caso di segnalazione, alle invo-lontarie omissioni o ad errori nei riferimenti.

Coordinamento redazionale: Jacopo Bassi, Gianluca Canè

Prima edizione:

Copyright © 2014 by Edizioni Unicopli, via Andreoli, 20 - 20158 Milano - tel. 02/42299666http://www.edizioniunicopli.it

Fotocopie per uso personale del lettore possono essere effettuate nei limiti del 15% di ciascun volume dietro pagamento alla Siae del compenso previsto dall’art. 68, comma 4, della legge 22 aprile 1941, n. 633, ovvero dall’accordo stipulato fra Siae, Aie, Sns e Cna, Confartigianato, Casa, Claai, Confcommercio, Confesercenti il 18 dicembre 2000.

L’EROE INDOMITO

Viriato nella mitologia nazionalista spagnola

Tomás Aguilera Durán

In qualsiasi altro Paese diverso dalla Spagna, sa-rebbe dificile comprendere come un uomo, daumile pastore e poi soldato di montagna, possa diventare un generale temuto dalla più potente delle repubbliche, senz’altra scuola o istruzione a parte il suo ingegno e l’esercizio delle armi.

Modesto Lafuente 1850, 447

Introduzione: la potenzialità del mito

Viriato, il leader lusitano a capo della più grande rivolta ispanica controRomaveriicatasinelcorsodelIIsecoloa.C.,èunodeisimboliper eccellenza della mitologia nazionale spagnola relativa all’antichi-tà. L’articolo intende presentare gli aspetti essenziali della ricezione di questo personaggio in una prospettiva diacronica, analizzando la suatrasformazionedaitestigreco-latiniinoaquellimoderni,concen-trandosiinparticolaresulsuoperiodocruciale,tralainedelXVIIIeil XX secolo. Tra le diverse letture possibili, abbiamo scelto di focaliz-zarci su quella spagnola, nazionale ed egemonica del mito, nonostante il processo di ricezione sia complesso e sfaccettato. Di conseguenza si tratteràdiproblematizzarequestavisioneuficiale,seppureinmanie-ranonesaustiva.Inquestosenso,ladimensionestoriograicaecrea-tiva del personaggio sono trattate insieme, proponendo così un’analisi organica dei distinti aspetti culturali del mito. Allo stesso tempo, si en-fatizzeranno alcuni degli elementi contraddittori dovuti all’evoluzio-ne di questa rappresentazione egemonica: per esempio, le divergenze interpretative e le diverse valutazioni con le quali il mito coesiste in determinatimomentistorici. Inine,percompletare l’analisi,sipor-teranno alcune considerazioni circa le possibili letture su altri piani identitari, a livello transnazionale (tra Spagna e Portogallo) e naziona-le (regionale e locale). Si presentano quindi alcuni tratti fondamentali del processo di costruzione dell’eroe nella sua complessità, tenendo in considerazione i diversi livelli e punti di tensione dell’elaborazione del mito.

TOmás AgUILErA DUráN166

L’eroe barbarico

Non è possibile riassumere in questo testo i dettagli della Guer-ra viriatica o le implicazioni storiche del personaggio (si veda Pastor 2004;Silva2013).Lefonticheneparlanociinteressanoinvececomeprimo momento in un lungo processo di ricezione nel quale hanno avutooriginealcuniaspettidellasuaiguraelepremessechehannodeinitoleletturesuccessiveelesueimplicazioniideologiche.

Emergono due tradizioni fondamentali nel racconto storico di Viriato, quello di Appiano di Alessandria (De rebus Hispaniensibus, 60-75), che si crede ereditata da Polibio, e quella di Diodoro Siculo (XXXIII 1 e 7), che generalmente si riferisce per derivazione all’opera di Posidonio di Apamea. Il racconto più esteso è quello di Appiano: per lo più di tipo fattuale, gli dobbiamo la versione più dettagliata della guerra, della cospirazione per l’uccisione di Viriato da parte dei suoi compagni più fedeli e della cerimonia per il suo funerale. Nel poco spazio dedicato alla caratterizzazione del personaggio, Viriato è pre-sentato come un leader eccezionalmente valoroso e giusto, ragion per cui era stato seguito volontariamente e senza dissensi (De rebus Hi-spaniensibus, 75). Diodoro, invece, glissa sulle questioni politiche per concentrarsisulladimensionebiograicadelpersonaggio;insistesullesue umili origini di pastore e bandito (XXXIII 1) e sul racconto del matrimonioconlaigliadiunaristocraticolusitano(XXXIII7).Que-sti elementi servono all’autore per descrivere le sue qualità: cresciuto nell’esercizio delle proprie doti morali, Viriato fu giusto, forte, austero e possessore di una sublime saggezza naturale.

Le due versioni sono diverse, ma compatibili e vi si possono ritro-vare alcuni tratti stereotipati che ci parlano del retroterra ideologico eilosoico incuisicollocano idueracconti:nella tradizionediPo-libio-Appianosi identiicaunprincipioantropologicoclassico,perilqualesideinisceilpassaggiodaunaleadership primitiva, mantenuta con la forza, ad una fondata sul consenso, che si instaura quando il leader è capace di assumere su di sé i pericoli e i bisogni della comuni-tà(GarcíaMoreno2002,132-142);nellatradizionediPosidonio-Dio-doro, l’immagine primitiva di Viriato incarna il prototipo del sovrano saggio cinico-stoico, il re perfetto, portatore di una saggezza naturale, in contrasto con la corruzionee il degradodella civiltà (Lens 1986;García Moreno 1988).

Questa visione idealizzata di Viriato, assimilata come luogo comu-nedallaletteraturagreco-latina(Gundel1968;MartínezGarcía2011),non è da considerare come un dettaglio aneddotico. Prima di tutto perché interessante come prodotto culturale antico, come exemplum,

L’eroe indomito 167

portatoredialcuniprincipiessenzialidellailosoiapoliticaellenisti-caapplicata«all’eroe lontano» (Alvar 1997); in secondo luogo,per-ché questi topoi, riletti e riprodotti nel corso del tempo, sono alla base dell’elaborazione dei miti post-classici intorno al personaggio e al suo signiicato.

Dall’eroe del racconto storico all’eroe tragico

Bisogna abbandonare l’idea secondo la quale durante il Medioe-vo la continuità del mito di Viriato si sia interrotta. È infatti molto signiicativalamenzionedelpersonaggionellaEstoria de España di Alfonso X il Saggio (ca. 1270, capp. 43-44), opera essenziale della sto-riograiamedievale ispanica.Aldi làdiunappuntosommariosullosforzocompiutodaiRomanipersconiggerloesultradimentoinale,che condusse alla sua morte, la sua immagine non è molto positiva: Viriato viene presentato come un comune bandito, dedito a derubare, mandareinrovinaeduccidere«uominionorevoli».Maquestastes-saallusione–perquantogenerica–èsigniicativaperchéricollegailmito di Viriato alla tradizione di altri guerrieri celebri nella storia della penisola iberica.

Nel secolo XVI, la rilettura diretta e critica delle fonti completò e innovò il racconto, parallelamente all’affermarsi di certe tendenze identitarie che permisero di oltrepassare le mere considerazioni cro-nachistiche. Ambrosio de Morales dedicò dieci capitoli molto detta-gliati alla Guerra viriatica, nel più puro stile umanistico, vale a dire facendoricorsoall’epigraiaeaprecisedissertazionisullefonti(Mora-les 1574, lib. VII, capp. 44-53). Riprodusse in modo piuttosto esatto le informazioni di Appiano e quindi la valutazione estremamente positi-va del personaggio, anche se priva della rivendicazione incondizionata ed esaltata del personaggio che si ritrova in seguito. D’altro canto, nel racconto di Morales, i lusitani sono già esplicitamente “spagnoli”: le lorovittoriesonodeinite«lenostre»inmanieraricorrente.

Juan de Mariana, autore della Historia de España che è stata un testodiriferimentoinoalXIXsecolo,rappresentaunpassaggiosto-riograicofondamentalenell’evoluzionedelmito.Nell’ampioresocon-to dedicato alla Guerra viriatica (Mariana 1601, lib. III, capp. 3-5), Mariana seguì Morales, ma ridusse notevolmente le critiche verso il personaggio e, soprattutto, utilizzò un tono epico, idealizzante e pa-triottico (Gómez Martos 2012, 152-156). Le ragioni della rivolta furono sempliicate,limitandosiasottolinearelaperidiaelacrudeltàroma-na. Allo stesso tempo, Viriato veniva investito di una nuova missione

TOmás AgUILErA DUráN168

nazionale;laconclusionealriguardoèilluminante:«Coluichesipuòquasideinire il liberatoredellaSpagnamorìacausadell’ingannoedella malvagità dei suoi» (Mariana 1601, lib. III, cap. 5).

È importante sottolineare il fatto che né Morales, né Mariana uti-lizzarono l’opera di Diodoro (Gómez Martos 2012, 138-141), pertanto non avevano a disposizione le possibilità di caratterizzazione morale offerte dalla tradizione cinico-stoica. L’immagine di Viriato si limita-va praticamente allo schema pastore-bandito-generale, le cui origini davano comunque adito a una caratterizzazione negativa, per quanto l’emancipazione da quel modello da parte del personaggio veniva per-cepita come la dimostrazione della virtù dell’eroe (Morales 1574, cap. 45;Mariana1601,lib.III,cap.3).

La crescente celebrità del personaggio e la forte carica simbolica di questeprimeinterpretazioniumanisticheinluenzaronolaproduzio-ne letteraria del cosiddetto Secolo d’Oro, soprattutto a partire dal se-colo XVI (Pérez Isasi 2013, 295-298). I riferimenti più noti sono quelli di Miguel de Cervantes, che utilizzò il nome di Viriato per uno dei per-sonaggi della tragedia L’assedio di Numanzia(ca.1585),unaiguradigrandeforzasimbolicainun’operadienormesigniicatopatriottico,anche se la relazione con il leader lusitano non va più in là del nome. Cervantes menzionò Viriato anche nel Don Chisciotte della Mancia (1605), come esempio paradigmatico, tra gli altri, di eroe storico (lib. I, cap. 49). Ma esistono altre allusioni, più o meno concise, libere e diverse, come l’immagine eroica che gli attribuì Lope de Vega in Arca-dia (1598), l’elegia che gli dedicò Francisco de Quevedo, Túmulo a Vi-riato. Habla el mármol (s. d.), o la commedia che compose Francisco González Bustos, El español Viriato (1651).

Indeinitiva,sonodueleideechedeinisconolarappresentazionedi Viriato in questo periodo: la sua presenza ininterrotta nella genea-logiaeroicaispanicaelacrescenteidentiicazionecomeexemplum di virtù,moraleemilitare,conuncaratterepatriotticosemprepiùdeini-to. Si percepisce la trasformazione della sua carica simbolica: Viriato assunse uno statuto eroico, mentre si faceva strada una diffusione del suo mito a livello nazionale, anche se non ancora pienamente ricono-sciuta. Tuttavia rimaneva ancora da risolvere una contraddizione fon-damentale inerente all’identità storica spagnola, quella tra le necessità simbolichenazionaliel’esaltazionediRomacomerilessodell’impero.

In un certo senso, l’Illuminismo approfondì quelle contraddizioni: il razionalismo progressista portava con sé una nuova valorizzazione delle potenze coloniali, mentre i sentimenti proto-nazionalisti raffor-zavano l’esaltazione delle origini autoctone e il racconto epico della resistenza all’invasione (Wulff Alonso 2003, 65-95). Un caso paradig-

L’eroe indomito 169

matico è rappresentato dall’opera dei fratelli Pedro e Rafael Rodríg-uez Mohedano, una storia culturale della nazione con un taglio tipica-mente illuminista. Nelle loro considerazioni sulle Arti Militari, Viriato venivapresentatocomeunodeiprincipali«Capitani spagnoli», conun tono assolutamente idealizzato (Rodríguez Mohedano – Rodríguez Mohedano 1770, 328-329).

Juan F. Masdeu fece un passo ulteriore. Nella sua Historia crítica, oltre ad Appiano, utilizzò ampiamente Diodoro, e con lui tutta la po-tenzialità dei temi cinico-stoici (frugalità, giustizia, educazione natu-rale, ecc.) (Masdeu 1787, capp. 212-244). Una delle tendenze più rile-vanti,inoltre,ful’introduzionediunanuovasiduciaversolefonti,so-prattutto quelle latine, percepite come tentativi deliberati di sminuire l’eroe:«Hannosistematicamentecercatodioscurarelesuegestaediscreditarlo, rappresentando quest’uomo tanto celebrato come un ban-ditoounfuorilegge»(Masdeu1787,295;maanche,inmodosimile,Rodríguez Mohedano – Rodríguez Mohedano 1770, 329). Tutte queste considerazioni erano rivolte a nobilitare al massimo la sua condizione:

Sebbene avesse vissuto tra pastori e greggi di pecore, aveva le virtù del cittadino e le qualità che si possono desiderare nei Principi. Elevato al rango di generale e, si può dire, Imperatore del suo popolo. (Masdeu 1787, 295-296)

Così,allainedelXVIIIsecolo,lasuaiguraassunsedignità,supe-rando l’immagine di bandito-guerriero. Allo stesso tempo, la sua na-zionalitàcominciavaadeinirsicomespagnola(RodríguezMohedano– Rodríguez Mohedano 1770) o portoghese (Masdeu 1787).

In ambito letterario si accentuò questa mitizzazione. Proliferarono in questo periodo le opere dedicate interamente al personaggio, se-condo i canoni del Neoclassicismo, che rielaboravano Viriato secondo gli schemi della tragedia classica (Pérez Isasi 2013, 300-301). L’esem-pio più rappresentativo è probabilmente l’opera teatrale di Luciano F. Comella, El mayor rival de Roma, Viriato (ca. 1785), ma lo stesso schemafuripropostoinoallametàdelXIXsecolo.1 In questo Viriato neoclassico si enfatizzava la trama del tradimento e della sua uccisione, legandolaadunintreccioamoroso;sirafforzavainquestomodoilsen-so drammatico e la complessità morale, lasciando in secondo piano gli episodipolitici.Coerentementeconlamagniicazionestoriograicadelpersonaggio, si elevò la sua rappresentazione teatrale, ammantandosi di una nuova aurea aristocratica. A sua volta, la caratterizzazione pa-

1 Nelle tragedie di José Mª Iñiguez, Viriato (1806), Judas J. Romo, Libia o la conirmación contra Viriato (1816) e Manuel Hernando Pizarro, Viriato (1843).

TOmás AgUILErA DUráN170

triotticaprendevaconsistenza:«Nonmidispiacemorire,malamentoche con la mia triste morte muoia la Spagna» (Comella 1785, 18).

Un dipinto è l’esempio supremo di questa coesistenza paradossale trailgustoclassicistaeilsigniicatonazionalista.La muerte de Viriato di José de Madrazo (1807) è assai rilevante per la costruzione del mito, essendo la prima e la più iconica rappresentazione plastica eseguita in Spagnadell’eroe.Ancorapiùsigniicativaappare ladatadirealizza-zione, a ridosso dello scoppio della Guerra di Indipendenza contro l’e-sercito napoleonico (1808-1814), evento fondante per eccellenza della nazione spagnola (García Cardiel 2010). I tratti neoclassici mostra-vanoViriatocomeuneroeellenisticoearistocratico,mailsigniicatopatriottico del dipinto metteva il personaggio in relazione diretta con la sua affermazione come emblema nazionalista.

Con Madrazo e la visione neoclassica, inoltre, si consolidava un concetto essenziale nella costruzione simbolica del personaggio di Vi-riato: la mitizzazione del tradimento e dell’uccisione. In tutta la tra-dizione su Viriato, questo evento si manifesta come una componente fondamentale e ineludibile della sua storia e del suo immaginario, as-sumendo un’importanza tale da eclissare – o quasi – le stesse vittorie. Si trattava di uno degli episodi più duttili del racconto, nonostante i dettagli minuziosi riportati dalle fonti: la trama del tradimento veniva continuamente complicata e reinventata e l’atto dell’omicidio si dram-matizzava e si faceva più crudo. L’aspetto più interessante è che la su-blimazione della morte si sviluppava ovviamente nella letteratura, ma anchenellastoriograia.

Occorre tenere in considerazione anche il contesto simbolico, ele-mento fondamentale per comprendere l’evoluzione del personaggio in unaigura emblematica.Nella costruzionedell’eroenazionale, latestimonianzadelsacriicioperlapatria,ilcultoperlamorteesem-plare, l’ideale pro patria mori, è una nozione chiave e carica di sim-bolismo, politico e morale, in cui si coniugavano i prototipi dell’eroe patriottico e del martire cristiano (Casquete 2007). In questo modo, la testimonianza esplicita della morte di Viriato e la particolarità della circostanza che lo portò alla morte, il tradimento, fornirono lo spunto attraversoilqualepervadereilpersonaggiodisigniicatosimbolico.

L’eroe guerrigliero

Le rappresentazioni classiciste continuarono ad essere riproposte duranteiprimidecennidelXIXsecolo;maametàdelsecolo,comin-ciarono ad essere sostituite da un nuovo paradigma, più viscerale e

L’eroe indomito 171

arcaicizzante, ispirato ad una nuova realtà culturale e ideologica: il romanticismo nazionalista che si batteva per trovare/costruire radici ancestralichetrascendesseroinalmenteilreferentegreco-latino.

IlViriatoromanticoèritrattosecondoilproilopropostodaMode-stoLafuente(1850,433-447),ilmaggioreesponentedellastoriograianazionalista liberale. Lafuente esaltò le vittorie di Viriato minimizzan-doisuccessidiunaRomachevenivacompletamentedemonizzata;losvilimentodelconlittoa«guerratrabanditi»venneintesocomeunimbroglio imperialista. Le origini umili del lusitano divennero motivo diorgoglio,gloriicazione,difattoessenzadellasuaeroicità(Lafuente1850, 445-447). Le potenzialità della visione primitivista greco-latina vennerosfruttateinoalleestremeconseguenze,perrappresentareuneroe senza ombre, autentico, primigenio.

Addestramento naturale e vigore agreste furono considerati tratti intrinseci dello spagnolo, comuni a tutti i grandi generali nazionali (Lafuente 1850, 22, 437). Non solo si teorizzava la españolidad dell’e-roe,masideinivaViriatocome«ilprimocheindicòaisuoicompa-trioti l’idea di una nazionalità, di una patria comune» (Lafuente 1850, 440). Questo lo trasformava nel precursore di tutte le resistenze nazio-naliedituttigliintentiuniicatoridellastoriadellaSpagna.

Diventata l’opera di riferimento, l’interpretazione di Lafuente ege-monizzò tutta la storiograianazionalistadelXIXsecoloepartedelXX, ripresentandosi tanto nelle sue versioni conservatrici quanto in quelle progressiste.2Laprospettivamanicheaesempliicatricepropo-sta da Lafuente risultava facilmente adattabile a qualunque approccio alla storia della Spagna, con una forte vocazione nazionale.

Lastessaidealizzazioneprimitivistaeliberatricedellastoriograiasirilettevasulpiano letterario: l’epicosi imposeal tragico, legestamilitari alla trama sentimentale, l’utopia agreste all’arroganza ari-stocratica, il manicheismo alla complessità morale (Pérez Isasi 2013, 301-303). Questa tendenza si manifestò in tutti i generi, nel poema epico di Francisco Monforte, Viriato, leyenda original (1854), nel ro-manzo di Lucas, Viriato. Novela original e histórica (1858), e nell’o-pera teatrale di Pedro Carreño, Viriato (1866). In tutte queste opere veniva rivalutata l’immagine del pastore guerriero, forgiato in una na-tura idilliaca, di fronte a un romano mostruoso e degenerato.

La stessa immagine plasmava anche le considerazioni estetiche sul personaggionell’ultimoterzodelXIXsecolo,ilperiodopiùproliicodella sua rappresentazione plastica. L’aristocratico classicista di Ma-

2 Un esempio delle prime è Víctor Gebhardt (1862, cap. 4), delle seconde Mi-guel Morayta (1886, lib. III, cap. 1).

TOmás AgUILErA DUráN172

drazositrasformavainunpersonaggiorudeeprimitivo;sullastessalinea, si collocava la scultura dell’eroe di Spagna, Terror Romanorum, diEduardoBarrón(1883).Viriato,ilcuiaspettoisicoseguivaancorai canoni classici, veniva caratterizzato in modo molto diverso: qua-sinudo,copertosolodiunmantodipelleanimale(Ocejo2002).Lanuova concezione è evidente in due dipinti fondamentali: il Viriato di Eugenio Oliva (1881) è un selvaggio trasandato e nascosto tra le rocce;quellodiRamónPadró (1882) èunguerriero rude, con lun-ga capigliatura e barba, davanti al quale i Romani si prostrano (Gar-cía Cardiel 2010). In queste creazioni si dimostrava, tra le altre cose, una sempre maggior conoscenza archeologica dell’orizzonte culturale pre-romano: la particolare combinazione di realismo e romanticismo dava agli artisti gli strumenti con cui rappresentare con autenticità un eroe puramente autoctono.

Ad ogni modo, il Viriato romantico raggiunse la sua massima espressionetardivamente,nellaprimagrandemonograiastoriogra-icadedicataallasuaigura,quelladeltedescoAdolfSchulten(1917),chefutradottainspagnolonel1920.Lasuagrandeinluenzasull’Ac-cademia spagnola fece di quest’opera il referimento assoluto per il XX secolo. In essa, la lettura primitivista ed essenzialista raggiunse il suo parossismo e acquistò nuovi toni biologici, secondo la visione deter-minista della natura agreste come prodotto in scala delle essenze na-zionali:«CorporalmenteespiritualmenteViriatoeraunigliogenuinodella montagna» (Schulten 1920, 134, vid. 133-135, 277-279).

Ma probabilmente il tratto più importante del Viriato schulteniano è la sua corrispondenza sempre più diretta ed esplicita con il topos dell’eroe guerrigliero e la sua relazione teleologica con i miti contem-poranei. Questo rapporto si creò in particolare nell’immagine classica del “principe dei banditi” e venne sviluppata su nuovi livelli, parten-do dalla premessa che la tattica guerrigliera nella penisola iberica era un tratto intrinseco, etnico, e che Viriato era il primo caudillo – cioè «condottiero»–cheerariuscitoadapplicarlasuampiascala.Inque-sto modo, il coraggio negli attacchi poneva la guerriglia viriatica a un livello superiore rispetto ai Galli di Falesia o i Celtiberi della Numan-zia,chesieranolasciatiaccerchiareinoallamorte.Denigratadall’Im-pero, questa tattica agreste si elevava a forma di guerra più pura, massimaespressionedellaresistenzanazionale(Schulten1920,149;272-277). In questo modo, Viriato diventava l’eroe guerrigliero per an-tonomasia, precursore degli omologhi contemporanei della Guerra di Indipendenza e delle Guerre carliste (Schulten 1920, 274-275).

Schulten portava al massimo livello, con una caratterizzazione in qualche modo razziale, un’altra componente chiave della ricezione

L’eroe indomito 173

nazionalista di Viriato: la sua associazione al concetto di guerriglia. La sopravvalutazione del ruolo della resistenza popolare nella Guerra di Indipendenza aveva propiziato la formulazione dell’archetipo del guerrigliero patriota come uno dei simboli fondamentali della mitolo-gia nazionalista spagnola, acquisendo nel tempo una dimensione raz-ziale, inquadrata nel Volkgeist, o spirito del popolo spagnolo (Álvarez Junco 2001, 119-184). A Viriato si conferiva così l’onore di essere il rappresentante primigenio della più sublime virtù nazionale.

L’eroe rivoluzionario

Nonostante il Viriato romantico abbia goduto (o goda) di una lun-ga fortuna, in alcuni momenti il modello ha mostrato segni di logora-mento. Uno di questi fu la cosiddetta crisi del 1898 e la sua reazione intellettuale: il Rigenerazionismo. In esso, gli immaginari tradizionali furonosottopostiacontestazionidemistiicatrici(WulffAlonso2003,125-185). La principale, per quanto riguarda Viriato, è quella del re-pubblicano Joaquín Costa. Nel suo discorso Viriato y la cuestión so-cial en España en el siglo II antes de Jesucristo (1917), l’insurrezione lusitana non riguardava vendette viscerali o la lotta per una nazione chenonesisteva; in termini socialisti, la sua lotta eraper la libertà«cheha come tipo di garanzia e come indice di successo l’indipen-denza personale fondata nel possesso dei mezzi di produzione» (Costa 1917, 10). La guerra fu, prima di tutto, una rivolta sociale e Viriato unemancipatoredelleclassioppresse,«unrivoluzionariodei tempimoderni incarnato in un eroe omerico […], un liberatore del popolo soggiogato dalla nobiltà capitalista» (Costa 1917, 11). Pur non essendo esente da idealizzazioni romantiche, questa impostazione rinnegava per la prima volta i preconcetti che facevano dell’eroe un progenitore degli Spagnoli o dei Portoghesi (Costa 1917, 8-12). Al contrario, Co-sta immaginò una diversa visione utopica per il personaggio e il suo popolo, una visione di tipo sociale, adattando i temi primitivisti a un modello di pensiero progressista.

Sicuramente, questo nuova impostazione socio-economica come chiave interpretativadell’antichità spagnolaebbeun’inluenzanote-vole: nell’immediato, nelle storie più innovatrici dell’inizio del XX se-colo (si veda, per esempio, Bosch – Aguado 1935, 138-139), in modo più sagace durante il periodo franchista (vedi infra)edeinitivamentenella corrente marxista degli anni ’70-’80, quando la resistenza lusita-na assunse la connotazione di lotta di classe, con tutte le conseguen-za che questo comportò (si veda, per esempio, Vigil 1973, 296-301).

TOmás AgUILErA DUráN174

Ma a quel punto il personalismo eroico di gusto ottocentesco, anco-ra presente in Costa, si era completamente dissolto, sostituito dalle interpretazioni sulle forme di organizzazione e conlittualità socialepre-romana.

L’eroe “caudillo”

La dittatura di Francisco Franco (1939-1975) è una delle tappe più complesse nella storia della ricezione di questo personaggio, dal momentocheviconluironoversionidelmitomoltodiversetraloro,portando con sé nuove contraddizioni e livelli di analisi. Sicuramente possiamo dire che il Viriato franchista si è nutrito in gran parte del Vi-riatodiSchulten,massimoriferimentostoriograiconelperiodosuc-cessivo alla guerra civile, ma i suoi tratti vennero adottati con molte sfumature.

Dal punto di vista accademico, la visione socio-economica del per-sonaggio (e le sue implicazioni) arrivò a un punto di non ritorno du-rante i primi anni del franchismo. Questo si deve essenzialmente a due igure:JulioCaroBarojaeAntonioGarcíayBellido.CaroBaroja,unricercatoreindipendentedallareteistituzionale,mamoltoinluentealivelloscientiico,siconcentròpienamentesullavisionesocio-econo-mica e antropologica della realtà lusitana, priva di ogni personalismo ed essenzialismo nazionalista: seguendo Costa, Caro considerava la rivolta viriatica come il risultato di un fondamentale disequilibrio eco-nomico(CaroBaroja1946,199-202).Mal’affermazionestoriograicadiquest’approcciosidevesoprattuttoaGarcíayBellido,unadellei-gure preminenti dell’Accademia in quel periodo, che pubblicò Bandas y guerrillas en las luchas con Roma (1945), studio destinato a dive-nireunriferimentoindiscutibilesullaresistenzaispanicainoatempimolto recenti. Il successo dell’opera è dovuto senza dubbio al suo pre-stigioedesaustivitàscientiica,maanche,dalpuntodivistasimbolico,all’abile fusione tra la visione nazionalista, ispirata a Schulten (essen-za guerrigliera, vendetta contro Roma, ecc.), e all’interpretazione so-ciale ereditata da Costa (questione della terra, squilibrio economico, ecc.). Intese entrambe in maniera moderata, le due sfere – esaltazione patriotticaerinnovamentostoriograico–sicombinaronoinmanie-ra ingegnosa, anche se contraddittoria, in una formula perfettamente adattata al clima culturale del periodo.

Al di fuori del mondo accademico, il discorso franchista mantenne untonomoltodiverso.LaiguradiViriatocomeemblemanazionalefu molto sfruttata all’interno dell’apparato di propaganda del regime,

L’eroe indomito 175

in un periodo in cui la divulgazione, soprattutto pedagogica, aveva un ruolo sociale fondamentale. Il Viriato che si diffuse a questo livello era per lo più ottocentesco, patriottico, semplicistico e manicheo, derivato da Lafuente e Schulten, ma con un elemento distintivo: la connota-zione sovversiva di guerrigliero era scomoda per la nuova concezione autoritaria, quindi fu messa da parte. D’altro canto, Viriato era pre-sentato come uno dei precursori dello stesso Franco, per cui venne rafforzato un altro dei suoi tratti fondamentali, quello del capo milita-re eccelso, che radunò il popolo sotto il suo comando. Questa rilettura del mito non solo era più pertinente all’ideologia fascista, ma prende-valedistanzeanchedaunapossibileidentiicazioneconlaresisten-zaguerrigliera,il«maquis»,controcuiilregimedovevaconfrontarsi(García Quintela 1999, 181-183).

Quest’enfasi del Viriato caudillo, termine con cui si deiniva lostesso Franco, si nota in tutta la produzione divulgativa del regime, soprattutto nei manuali scolastici, approssimativi e indottrinanti, sia nei testi sia nelle illustrazioni della guerra (Ruiz Zapatero – Álvarez Sanchís1998).Lasuanuovaimmagineiltròanchenell’ambitolette-rario, come ad esempio nelle opere teatrali anonime Viriato, el pastor caudillo (ca. 1943) e Viriato, caudillo ibérico (ca. 1945), ma anche nel fumetto, un nuovo fecondo strumento di rappresentazione identitaria, con Viriato y la destrucción de Numancia di Manuel Gago (1942), iguraemblematicadelgraphic novel spagnolo.

D’altro canto, anche se questa interpretazione fu certamente pre-valente nel corso di quel periodo storico, più che di un’appropriazione del mito esclusivamente franchista, si potrebbe forse parlare di una divergenza radicalizzata tra visioni opposte, poiché l’estremismo ide-ologico si manifestò anche nella retorica della resistenza alla dittatu-ra. Possiamo annoverare tra gli esempi di questo fenomeno il poema storico Las dos españas en lucha. Leales y traidores al pueblo des-de Viriato a Durruti (1940), di Homero Severini, e l’opera teatrale Crónicas romanas(1968),diAlfonsoSastre,iguradiriferimentoperla cultura antifranchista (Pérez Isasi 2013, 305-306). Queste ricezioni, espressionidiunaculturadiopposizione(laprimacheidentiicavaillusitano con Buenaventura Durruti, famoso anarchico, la seconda che loidentiicavacon«Che»Guevara,guerriglierouniversale)sistavanoimpregnando di quella dimensione sovversiva del personaggio che già con Costa aveva mostrato il suo potenziale rivoluzionario.

TOmás AgUILErA DUráN176

L’eroe democratico

In un certo senso, si può dire che l’uso ripetitivo e sempliicatodellaiguradiViriatonellapropagandafranchistarisultòcontropro-ducente per la vitalità del mito a medio termine, dal momento che l’indebolimento del regime colpì anche i suoi simboli. Dal punto di vistascientiico,ilperiododellaTransizionedemocraticasiaccompa-gnò ad una brutale reazione contro i simboli del nazionalismo ancora superstiti,portandoaunprocessodidemistiicazionesistematicadelpersonaggio, messo in atto prima dal marxismo negli anni ’70 (vid. supra) e consolidato poi a partire dagli anni ’80 grazie a diversi ap-procci critici, che sono alla base del panorama interpretativo attuale (Lens1986;GarcíaMoreno1988;LópezMelero1988;PérezVilatela1989). L’insofferenza per quei temi, eccessivamente sfruttati, si affer-mò anche a livello popolare. Infatti, si nota in quegli anni una certa indifferenza nei confronti del personaggio, percepito come un simbolo antiquato ed emblematico della dittatura e dei suoi valori.3

Passato quel periodo di catarsi, negli ultimi decenni assistiamo a una notevole rivitalizzazione divulgativa e popolare del personaggio, sicuramente favorita dal boom commerciale del genere storico in tutti i media. Il risultato, in generale, è uno squilibrio tra il trattamento storiograicodelpersonaggio,semprepiùscientiico,eunaricezionepopolarepiuttostosupericiale.Alivellostoriograicoemergonocon-siderazionistoricheeantropologichedidificiledivulgazionepressoil grande pubblico,4 mentre a livello popolare si diffondono prodotti editoriali e mediatici che seguono schemi stereotipati, ricercando un immediato ritorno commerciale.

Dal punto di vista intellettuale si potrebbe sperare che questi nuo-vi mezzi di diffusione storica possano apportare formule originali di reinterpretazione dell’eroe. Ma è innegabile che la capacità di rico-struzione creativa e simbolica del personaggio in queste nuove rap-

3 Per questo motivo nel 1971 la statua fatta da Barrón a Zamora era stata spo-stata in un angolo della piazza, che prima dominava, senza che la cittadinanza si opponesse (Ocejo 2002, 250-251).Quest’idea generale non è in contraddizionecon la presenza di alcune riproduzioni nostalgiche, come l’opera teatrale di Santos Cravina, De Viriato a Franco (1974), o la storia romanzata di Antonio Alburquer-que, Viriato y Numancia. La cuna de nuestra historia (1975).

4 Per esempio,GarcíaQuintela 1999, 177-222;Alvar 1997; SánchezMoreno2001-2002;PérezAbellán2006;Salinas2008.Alcune sintesihannocercatodirenderepopolariquestenuoveinterpretazioni(Pastor2004;Silva2013),senzari-nunciare ad inquadrarle in clichés eroici, come mostrano gli stessi titoli delle ope-re.Tentativididemistiicazionepiùdiretti,mamenoambiziosi,sonostatipropostidaFernandoQuesada(2011a;2011b).

L’eroe indomito 177

presentazioni sia molto limitata. I temi principali delle formulazioni letterarie recenti si discostano appena dalla visione romantica del XIX secolo (gesta eroiche con intrecci personali, manicheismo culturale, idealizzazione primitivista, ecc.).5 In un certo senso, il mito attuale è esemplato sul mito ottocentesco, anche se il carico ideologico si è al-leggerito. Per quanto liberato, in teoria, del monopolio elitista e stata-le, il modello di fondo persiste.

Questo non vuol dire che le rappresentazioni recenti siano total-mente prive di connotazioni politiche. Tra le recenti, la più conosciuta è la serie televisiva Hispania, la leyenda (Antena 3, 2010-2012), che, per la prima volta, narra le gesta di Viriato attraverso i media audio-visivi,conunsuccessoabbastanzasigniicativo.Laserieadottatuttii temi romantici, come la demonizzazione di Roma, l’idealizzazione primitivistao lo stereotipodell’eroeguerriero; aquesto si aggiungel’attribuzione ai nativi del nome “ispanici” al posto di “lusitani”. At-traversoquestescelte, laseriesiricollegadeinitivamenteallatradi-zione nazionalista del mito. Non sembra senza importanza il fatto che questa “nuova” lettura del personaggio emerga in un contesto di grave crisi economica, politica e identitaria del Paese, così come non è un dettaglio che una buona parte delle risposte politico-culturali alla si-tuazione consistano in un revival di vecchi simboli nazionalisti (Cueto –GeorgeJr.2013).Indeinitiva,un’analisidellaricezionediViriatonegli ultimi tempi impedisce di escludere la nostra realtà più recente dalla lungacatenadi interpretazioni, ininterrotta,ramiicataecom-plessa, che abbiamo tentato di tratteggiare.

Epilogo: la patria incerta

Questa panoramica si è concentrata sul caso spagnolo e su un ambi-to nazionale, ma ci sembra importante segnalare la rilevanza di questo mito in altri piani identitari (transnazionale, regionale e locale), che problematizzano e arricchiscono la comprensione della sua ricezione simbolica. Benché sia sempre possibile introdurre questa “polifonia” nello studio dell’identità storica, il caso di Viriato è particolarmente proliicoperunmotivofondamentale:l’ambiguitàgeograicadellesueorigini.

5 Alcuni esempi sono Viriato, el druida guerrero di Ramón Carnero (1996), El collar de la lobadiFernandoBarrejón(1997),Viriato, rey de los celtas (Celtiké 147-139 a.C.) di Maclug D’Obrheravt (2006) o Hispania, la fuerza del pasado di Miguel Fernández (2011).

TOmás AgUILErA DUráN178

La conseguenza più importante e ovvia è la tensione che si è creata tra le rivendicazioni portoghesi e quelle spagnole, dal momento che la Lusitania, stando alle fonti greco-latine, comprendeva il territorio di entrambe lenazioni.Questoproblemastoriograiconormalmentesiè risolto alludendo a una supposta ignoranza reciproca tra le due tra-dizioninazionali;maillorosviluppoènecessariamenteinterconnes-so, anche se non sempre in modo esplicito. Non si tratta di affrontare in questa sede il discorso sull’evoluzione della ricezione portoghese di Viriato che, di fatto, è stata più intensa di quanto non sia stata in Spagna (vid.Guerra–Fabião1992;Fabião–Guerra1998;Gorgeset al.2009;Machado2010).Ciinteressaperòsottolinearealcunedellechiavi di lettura, tra le molte possibili, che potrebbero guidare un’ana-lisi transnazionale del personaggio.

Mi riferisco, per esempio, al fatto che uno dei momenti fondamen-tali dell’esaltazione del Viriato portoghese, il periodo tra il XVI e XVII secolo, è legato al discorso proto-nazionalista di personalità come Luis de Camões, André de Resende o Brás de Mascarenhas, proprio nel pe-riodo dell’annessione spagnola (1580-1640). Sarebbe opportuno uno studio profondo delle implicazioni di questa componente di anti-e-spañolidadchedeinìlanascitaportoghesedelmito,cosìcomelefor-me di ricezione reciproca tra gli intellettuali in quel periodo decisivo. Allo stesso tempo, sarebbe interessante esplorare le tensioni inerenti al processo di sublimazione pienamente nazionalista dell’eroe in en-trambi i Paesi, guardando, per esempio, al ruolo che ebbero studiosi che difendevano nazionalità contrarie (come Masdeu e Schulten in Spagna)ogliscontri,taloraespliciti,comequelloampliicatodalfa-moso libello di Anselmo Arenas, Viriato no fue portugués sino celtíb-ero (1900). D’altro canto, sono ugualmente interessanti le similitudini edifferenzetral’approcciodemistiicatoreeanti-tradizionalistadiin-tellettuali come Alexandre Herculano e Joaquín Costa, che negarono, daamboilatidellafrontiera,lerispettivenazionalitàdelpersonaggio;o anche, volendo spingersi oltre, il ruolo dell’eroe come simbolo della propagandaiberistachesosteneval’uniicazionedellapenisola,comenelcasodell’operadiTeóiloBraga.Restadastudiareanchel’analogiatra le appropriazioni dittatoriali del Viriato schulteniano da parte di Salazar e Franco, e la maniera in cui la sua forza simbolica si atte-nuò all’emergere di similitudini con la guerriglia in Angola, nel primo caso,edel«maquis»,nelsecondo.Sipotrebbeaggiungereallalistaditematiche da analizzare ulteriormente la relazione che esiste tra la tra-duzione della famosa opera di Joo Aguiar e la recente proliferazione di romanzi spagnoli sul personaggio. Le possibilità di analisi in questo

L’eroe indomito 179

senso,indeinitiva,moltiplicanoinmodoesponenzialelacomplessitàdi entrambi i processi di ricezione.

Questavaghezzadellefontinell’identiicazionedelluogodinascitadell’eroe ha favorito un altro tipo di fenomeno identitario, in scala più ridotta ma ugualmente interessante: la sua appropriazione regionale e locale. Questo fenomeno, che si produce anche in Portogallo (Neves 2010), resta da studiare in Spagna, nonostante si possa riscontrare una casistica varia ed eterogenea. Probabilmente, il caso più antico e rap-presentativo è quello di Zamora, una delle capitali provinciali dell’at-tualeComunidadAutónomadeCastillayLeón.Lasuaidentiicazioneconillusitanoètalechepersinolabandiera,la«SeñaBermeja»,haotto bande rosse, una per ogni vittoria viriatica. Su questo percorso e attraverso l’uso politico che ne venne fatto successivamente, nel XIX secolo, si incontrano due delle più importanti rappresentazioni artisti-che del personaggio (il dipinto di Padró e la scultura di Barrón).

Un’altra zona famosa per essersi autodeinita patria di Viriato èCáceres, nella Comunidad Autónoma de Extremadura, dove le leg-gende relative alla sua origine sono legate alla tradizione di diverse localitàcomeGuijodeSantaBárbara,cheannualmentededicaall’eroeunfestivalculturale.Nellageograiadiquesteprovince,letradizioniviriatiche acquisiscono forme tra le più varie: Viriato è presente nei to-ponimi urbani e naturali, festività, eventi, pellegrinaggi e competizioni di ogni genere, istituzioni, associazioni, attività e tante altre manife-stazioni antiche e più recenti, semplici o complesse.6

In questo senso, un’analisi della relazione multidimensionale tra il punto di vista statale, la costruzione elitaria dell’eroe e la sua rice-zione, reinvenzione e “appropriazione” popolare sarebbe molto ricca di spunti (Neves 2010). Mi riferisco allo studio del processo di crea-zionedi tradizioni alternative alla versioneuficiale; al ruolo gioca-todal folklore;allaiguradell’erudito locale comecatalizzatoreoaimeccanismi di ricezione del patrimonio autoctono; alla maniera incui l’appropriazione del personaggio si inserisce in fenomeni di riva-lità interregionalea livellopolitico; al suo signiicato comesintomodell’indebolimento del discorso nazionale, ecc. Solo affrontando que-steedaltredimensionidell’eroe,inoadoralasciatedaparte,questopotràrivelaretuttalasuacomplessitàesigniicatoculturale.

Traduzione di Elisa Grandi

6 Questi non sono gli unici casi: la sua rivendicazione si è prodotta anche in altri luoghi, come Galizia, Aragona o Valencia, tanto nel milieu popolare che in quello intellettuale (si veda Pastor 2004, 220-221).

Bibliografía

J. Alvar, Héroes ajenos: Aníbal y Viriato, en

-

, 1997, pp. 137-154.

J. Álvarez Junco, Mater Dolorosa: la idea de España en el siglo XIX,

Madrid, Taurus, 2001.

P. Bosch - P. Aguado, La conquista de España por Roma (218-219 a.C.), en

Historia de España. Tomo II, España romana, 218 a. de J.C.-414 de J.C, R.

Menéndez Pidal (editado por), Madrid, Espasa-Calpe, 1935, pp. 3-283.

J. Caro Baroja, Los pueblos de España. Ensayo de etnología, Barcelona,

Barna, 1946.

J. Casquete, Religiones políticas y héroes patrios, «Papers» 84 (2007), pp.

129-138.

J. Costa, Viriato y la cuestión social en España en el siglo II antes de

Jesucristo, en J. Costa, Tutela de pueblos en la Historia, Madrid, Fortanet,

1917, pp. 1-54.

E. Cueto - D.R. George Jr., p , L L : T M f V u ’

Struggle Transfigured for Television, «Communication & Society» 26/3

(2013), pp. 117-129.

C. Fabião - A. Guerra, Viriato: em torno da iconografia de um mito, en M

u

Cascais, 1998, vol. 3, pp. 33-79.

J. García Cardiel, La conquista romana de Hispania en el imaginario

pictórico español (1754-1894), «CuPAUAM» 36 (2010), pp. 131-157.

L.A. García Moreno, Infancia, juventud y primeras aventuras de Viriato,

caudillo lusitano, en Actas 1er Congreso Peninsular de Historia Antigua, G.

Pereira (editado por), Santiago de Compostela, Universidad de Santiago de

Compostela, 1988, vol. 2, pp. 373-382.

———, Polibio y la creación del estereotipo de lo hispano en la etnografía y

la historiografía helenísticas, «Polis» 14 (2002), pp. 127-146.

M.V. García Quintela, Viriato y la ideología trifuncional indoeuropea,

«Polis» 5 (1993), pp. 111-138.

———, Mitología y mitos de la Hispania prerromana III, Tres Cantos,

Akal, 1999.

A. García y Bellido, Bandas y guerrillas en las luchas con Roma,

«Hispania» 21 (1945), pp. 547-605.

V. Gebhardt, Historia general de España y de sus Indias, Madrid, Librería

española, vol. 1, 1862.

F. Gómez Martos, Juan de Mariana y la Historia Antigua. Planteamientos

historiográficos, Tesis Doctoral, Madrid, Universidad Carlos III, 2012.

J. G. Gorges et al., ed., Lu . Entre o mito e a realidade

, 2009.

A. Guerra - C. Fabião, Viriato: Genealogia de um Mito, «Penélope» 8

(1992), pp. 9-23.

H. G. Gundel, Viriato. Lusitano, caudillo en las luchas contra los romanos.

147-139 antes de Cristo, «Caesaraugusta» 31-32 (1968), pp. 175-198.

M. Lafuente, Historia general de Espan a, Madrid, Mellado, vol. 1, 1850.

J. Lens, Viriato, héroe y rey cínico, «Estudios de Filología Griega» 2 (1986),

pp. 253-272.

R. López Melero, Viriatus Hispaniae Romulus, «Espacio, tiempo y forma.

Serie II, Historia Antigua» 1 (1988), pp. 247-262.

J.B. Machado, O Mito de Viriato na Literatura Portuguesa, Coimbra,

Vercial, 2010.

J. de Mariana, Historia general de Espan a, Toledo, P. Rodríguez, 1601.

S. Martínez García, «Hispania»: la verdad sobre Viriato, «Sarasuati» 9

(2011), pp. 23-35.

J.F. Masdeu, Historia crítica de España, Madrid, Don Antonio de Sancha,

vol. 4, 1787.

A. de Morales, La Crónica general de España, Alcalá de Henares, Juan

Iñiguez de Lequerica, 1574.

M. Morayta, Historia general de Espan a , vol. 1,

1886.

M.S.D. Neves, Entre nacional e local, entre história e memória: estratégias

para uma patrimonialização identitária de Viriato, «Sphera Pública» no

especial (2010), pp. 211-229.

N. Ocejo, Estudio del grupo escultórico de Viriato de Eduardo Barrón

González en Zamora, «Studia Zamorensia» 6 (2002), pp. 229-254.

M. Pastor, Viriato: el héroe hispano que luchó por la libertad de su pueblo,

Madrid, La Esfera de los Libros, 2004.

J.A. Pérez Abellán, Problemática en torno al estudio de la figura de Viriato,

«Panta Rei» 1 (2006), pp. 45-56.

S. Pérez Isasi, Viriato, en T p (I), L. Romero Tobar

(editado por), Zaragoza, Universidad de Zaragoza, 2013, pp. 293-307.

L. Pérez Vilatela, Notas sobre la jefatura de Viriato en relación con la

Ulterior, «Archivo de Prehistoria Levantina» 19 (1989), pp.191-204.

F. Quesada, Los mitos de Viriato, «Anuario Vaccea» (2011a), pp. 38-42.

———, Un héroe para Hispania: Viriato, «La Aventura de la Historia»

(2011b), pp. 46-51.

R. Rodríguez Mohedano - P. Rodríguez Mohedano, Historia literaria de

España, Madrid, Francisco Xavier García, vol. 3, 1770.

G. Ruiz Zapatero - J.R. Álvarez Sanchís, España y los españoles hace dos mil

años según el bachillerato franquista (período 1936-1953), «Iberia» 1

(1998), pp. 37-52.

M. Salinas, La jefatura de Viriato y las sociedades del occidente de la

Península Ibérica, «Palaeohispánica» 8 (2008), pp. 89-120.

E. Sánchez Moreno, Algunas notas sobre la guerra como estrategia de

interacción social en la Hispania prerromana: Viriato, jefe redistributivo (I

y II), «Habis» 32-33 (2001-2002), pp. 149-169, pp. 141-174.

A. Schulten, Viriatus, Leipzig, B.G. Teubner, 1917, trad. esp. Viriato,

«Boletín de la Biblioteca de Menéndez Pelayo» 2, pp. 126-149, 272-281.

L. Silva, Viriathus and the Lusitanian Resistance to Rome 155-139 BC,

Barnsley, Pen & Sword Military, 2013.

M. Vigil, Edad Antigua, en Historia de España Alfaguara I, A. Cabo - M.

Vigil (editado por), Madrid, Alianza-Alfaguara, 1973, pp. 185-446.

F. Wulff, L p : f u

construcción de la identidad espan ola (siglos XVI-XX), Barcelona, Crítica,

2003.