L'Atlante Farnese e la rappresentazione delle costellazioni

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Ministero per i B eni e le Att iv ità Cu ltu ra li f electa napoli Soprintendenza per i B eni Archeologici delle provi nce di Napoli e Ca serta a cura di Eugenio Lo Sardo eureka! il gcuio d egli all tic hi

Transcript of L'Atlante Farnese e la rappresentazione delle costellazioni

Ministero per i Beni e le Att ività Cu ltu ra li

f electa napoli

Soprintendenza per i Beni Archeologici delle provi nce di Napoli e Caserta

a cura di Eugenio Lo Sardo eureka! il gcuio degli all tichi

&ureka! il genio degli antichi

Napoli, Museo Archeo log ico Nazionale 11 lugl io 2005 9 genna io 2006

La mostra è posta sotto l'Alto Patronato del Presidente della Repubblica Italiana Carlo Azeglio Ciampi

Regione Campan ia Assessorato al Tur ismo e ai Beni Cu ltu ral i

• Progetto co- finanziato da ll'Unione Europea con il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FE.5.R.) POR Campan ia 2000-2006 Asse Il (Risorse Culturali) M isu ra 2.1 I Azione d

Min istero per i Beni e le Attività Cu ltura li Direzione Regiona le per i Beni Cu ltura li e per i Beni Paesaggistici della Campania Soprintendenza per i Beni Archeolog ici delle province di Napoli e Caserta

Provincia di Napol i Assessorato ai Beni Cu lturali ., Comune di Napoli Assessorato alla Cu ltura

comitato scientifico Maria Rosaria Borriel lo Ernesto Capan na Fi lippo Coare lli Franco Conti Stefano De Ca ro Mauro Giancaspro Adriano La Reg ina Eugenio Lo Sardo Maria Luisa Nava Lucio Russo Va leria Sampaolo Sa lvatore Settis Fausto Zevi Ferdinando Bern io la, Segretario

comitato organizzativo Vincenzo Boni Maria Rosaria Borriel lo Teresa Giove Maria Luisa Nava Valeria Sampaolo

progetto e cura di

Eugen io Lo Sardo

• CIVITA

organizzazione

Albino Ruberti con Luigi Mammoccio, Gaetana Rogato e Lucia Anna lovieno

comunicazione

e promozione

Candida Vivalda con Lucio Barbazza e Francesca Romana Da l Savio

ufficio stampa

Ba rba ra Izzo

progetto grafico della comunicazione jfk associati

progetto di allestimento Paolo Vitti e Ottavi o Voza

realizzazione

MaurizioMorini

trasporti

Borghi srl Ermanno De Marinis

assicurazioni Progress Fine Art Axa Art Gras Savoy

sommario Presentazion i

9 Rocco Buttiglione 10 Stefano De Caro 11 Maria Luisa Nova

12 Introduzione Eugenio Lo Sardo

21 La rivoluzione dimenticata Lucio Russo

28 Archeologia delle macchine Salvatore Settis

i prodromi

40 La scienza del cie lo presso gli Assiri e i Babi lonesi Giovanni Pettinato

48 Il retaggio egizio Sergio Donadoni

le macchine del mito

56 Gli automi nel mito gli automi nel la scienza Monica Pugliara

68 Efesto meccanico, la fucina e il banchetto François Lissarrague

scheda

72 Il cratere del Pittore di Talos Ada Riccardi

alessandro magno e i regni el lenistici

74 I monarchi ellenistici: rappresentazioni emotive del potere Tonio Hoelscher

85 Il Faro di Alessandria Filippo Coarelli

91 Note a marg ine di un disegno sul faro di Alessandria Paolo Vitti e Ottavia Voza

92 Ellenismo e città nuova: il caso macedone Kostas Soueref

schede

95 Sculture in bronzo e in marmo di dinasti ellenistici e di filosofi Riccardo Berriola e Angela Luppino

neapol is

11 2 Ritorno a Neapo lis greca Emanuele Greco

116 Le nuove scoperte: la città, il porto e le macch ine Daniela Giampaolo e Vittoria Corsano

prod igi di acqua e vapore

125 Il "cosmo" art ificia le degli autom i Rito Amedick

schede

144 Fontana di bronzo raffigurante l'I dra di Lerna Maria Paola Guidobaldi

145 Erone Alessandrino, "Pneumatica" Maria Rosa Formentin

147 Giovan Battista Della Porta, "I t re libr i de' spirita li ... " Maria Rosa Formentin

musica e nuovi strumenti

150 L' h ydraulis di Dion Dimitrios Pandermalis

154 La musica in età ellen istica Maria Chiara Martinelli

161 Fare e scrivere musica nella Grecia antica Lucia Prauscello e Carlo Pernigotti

scheda

165 "Musici greci" Maria Rosa Formentin

teatro: macchine ed acustica

169 Le macchine del teatro antico Giovanni di Pasquale

181 Tecnologia de ll 'antico teatro greco Giorgios Karadedos

scheda

192 Vitruvio, "De architectura" Alma Serena Lucianelli

le scienze della vita

197 Il mondo naturale ellenistico Ernesto Capanna

scheda

211 Dioscoride, "De materia medica" Emilia Ambra

scienza e meccanica

217 Archimede e la rivo luzione scientifica Lucio Russo

223 Le navi di Archimede Fausto levi

228 Archimede e la Syrakosia Patrice Pomey, André Tchernia

233 L'Atlante Farnese e la rappresentazione delle costellazion i Vladimiro Valeria

241 Il meccanismo di Anticitera: l'antica tradizione dei meccanismi ad ingranagg io Michael T Wright

245 La torre dei venti di Atene Hermann Kienast

252 L'ottica nell'Antica Grecia. La riflessione speculare e le sue conseguenze nella tecnica e nella rappresentazione del mondo Cristina Càndito

schede

257 Euclide, "Li ber geometrie ... " Emilia Ambra

259 Demetrio Lacone, "Sulla geometria" Agnese Travaglione

261 Claud io Tolomeo, "Cosmograph ia" Vincenzo Boni

la rinascita dell'antico

267 Il travaso della scienza greca nel mondo musu lmano: alle origini degli sviluppi de lla trattatistica araba sug li automi Francesca Casule

274 Vitruvio e Raffaello Ingrid D. Rowland

L'Atlante Farnese e la rappresentazione delle costellazion i

Vladimiro Valeria

La statua di Atlante che sorregge il globo celeste, attualmente conservata nel Museo Archeologico di Napoli, ha sempre suscitato l'interesse degli eruditi e dei «curiosi» per la particolarità del soggetto e della composizione: significati cosmologici, valori e dati strettamente astronomici, questioni iconografiche ed iconologiche, motivi archeologici e relativi al mito sono qui magnificamente congiunti attraverso una pregevole tecnica artistica. Già dal suo primo apparire sul mercato antiquario romano, intorno alla metà del Cinquecento, il pezzo attirò l'attenzione di quanti lo videro; non erano infatti note altre sculture aventi le stesse qualità tecnico-artistiche e ancora oggi, sebbene siano giunte sino a noi altre raffigurazioni di costellazioni e di zodiaci del mondo antico sia a rilievo sia in opere pittoriche e a mosaico, nessuna raggiunge la completezza e la complessità di esecuzione che riscontriamo in questa statua. La sua prima descrizione si trova in un'opera di Ulisse Aldrovandi (1522-1605) che racconta, nel 1550, di avere visto a Roma (( ... un busto grande di atlante ... . una cosa bellissima e rara»'. L'unicità della scultura ci permette di riconoscerla in casa del mercante d'arte Paolo del Bufalo, che la vendette, il 27 febbraio 15622, al cardinale Alessandro Farnese (1520-1589) e da quella data entrò a far parte della imponente collezione antiquaria della famiglia Farnese da cui assunse il nome con il quale è attualmente e universalmente conosciuto: Atlante Farnese. La collezione giunse poi per via ereditaria ai Borbone di Napoli che la collocarono nei primi anni dell'Ottocento nel Museo Borbonico e attraverso le vicende delle collezioni d'arte e di antichità dei Borbone è giunto sino a noi.

La prima descrizione di Aldrovandi lo indica ((senza braccia né viso, ma sulle spalle aggobbate una sphera marmorea con tutti i circoli celesti che per lo cielo sono, di mezzo rilievo scolpiti»3. Così appare nella più antica immagine dell'atlante dovuta all'erudito Stefanus Winandus Pighius (1520-1604), che ebbe modo di vederla a Roma durante il suo viaggio in Italia, nel 1575, quale precettore del figlio del duca di Clèves4 Uno degli efficaci disegni raccolti da Pighius durante il suo viaggio in Italia raffigura l'intero pezzo nel suo insieme e consente di valutare la portate dei successivi interventi di restauro, che coinvolsero soprattutto la figura di Atlante (volto, gambe e braccia) . Oltre all'immagine d'insieme, nel Codex Pighianus della Biblioteca Statale di Berlino5, campiono anche alcuni disegni sui quali la sfera celeste è rappresentata come sviluppo in piano degli spicchi definiti dai coluri (due meridiani ortogonali tra loro che passano per i punti equinoziali e sostiziali), secondo una tecnica già sperimentata nel corso del Rinascimento per il disegno dei fusi finalizzati alla costruzione di globi. È questo il primo tentativo di rappresentazione delle costellazioni in rapporto ai cerchi astronomici che costituiscono l'ossatura scientifica del globo, oltre che una guida formale per l'artista : l'equatore, l'eclittica, la fascia dello zodiaco, i due tropici ed i circoli artico e antartico che delimitavano le parti del cielo oltre il quale le stelle non tramontavano mai o non sorgevano mai rispetto alla latitudine per la quale il globo era costruito, e di cui di seguito parleremo. I primi interventi di restauro furono eseguiti già nel Cinquecento dallo scultore Guglielmo Della Porta, artista di fiducia della famiglia Farnese ed esperto per gli acquisti antiquari . Le operazioni di ripristino delle parti mancanti dovettero essere tutt'altro che semplici, a giudicare dalla lunga permanenza del pezzo nella bottega di Della Porta. Furono aggiunti il volto con parte della testa, le braccia e le gambe, elementi dei quali sono ben visibili gli innesti, nonché il basamento. Per tale motivo l'immagine dell'Atlante manca in tutte le raccolte iconografiche della seconda metà del Cinquecento nelle quali sono raffigurate gran parte delle antichità romane portate alla luce nel corso del secolo. Manca, ad esempio, nella monumentale raccolta di Giovan Battista Cavalieri (1525-1587) pubblicata in due volumi tra il 1585 ed il 15946.

La scultura fu nuovamente soggetta a restauro nello studio di Carlo Albacini, a Roma, nel corso dell'ultimo decennio del XVIII secolo?, prima del suo definitivo trasferimento a Napoli, che avvenne nel 1800, insieme a tutte le antichità raccolte nel palazzo Farnese a RomaB I disegni del Codex Pighianus, tuttavia, sopperirono egregiamente alla mancanza di un'iconografia ufficiale a stampa. I suoi schizzi, certamente noti nell'ambito culturale fiammingo, fornirono i modelli per il disegno delle costellazion i e dello zodiaco nei primi globi celesti olandesi. Quelli di Joan Blaeu (1571-1638), pubblicati tra il1616 ed il 1622, sembra siano i primi a mostrare una grande affinità formale con le costellazion i presenti su I g lobo Fa rnese9. Il successo dei globi di Blaeu e la loro diffusione determinarono la fortuna iconografica degli asterismi dell'Atlante Farnese, che a loro volta avevano dato forma ad un'antica tradizione letteraria risalente ai Fenomeni di Arato di Soli ed alle sue traduzioni latine, che goderono di un grande successo editoriale nel corso del Rinascimento.

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L'interesse per il pezzo si perse quasi del tutto nel corso del Seicento; sembra che nessuno dei numerosi viaggiatori, che pure continuavano a fare dell'Italia la meta preferita dei pellegrinaggi culturali, lo abbia notato o descritto. Una so la eccezione si ebbe su l volgere dal secolo, grazie all'incontro di due straordinari astronomi : Gian Domenico Cassini (1625-1712) e Francesco Bianchini (1662-1729). Cassini, in occasione di un lungo viaggio che intraprese in Italia tra il 1694 ed il 1696 con il figlio Jacques (1677-1756). raggi unse Roma nel marzo del 1695. I due scienziati ebbero modo di vedere la scultura esposta nel piano terra del palazzo Farnese e di fare considerazioni e valutazion i sulle posizioni stellar i che si potevano dedurre dagli asterismi del globo. Erano anni durante i quali gli studi astronomici si stavano affinando e nuovi quesiti anche su lla forma della terra erano posti dalla rivoluzione newtoniana espressa nei Principia, pubblicati nel 1687. Tra gli elementi oggetto di studio vi fu la precessione degli equinozi, fenomeno già scoperto da Ipparco ma del quale si stava ancora calcolando l'esatta va riazione annuale e per la cui valutaz ione era necessario un confronto con i dati più antichi disponibili . Una risposta definitiva al problema venne data da d'Alembert (1717-1783) nel magistrale saggio Recherches sur lo précession des équinoxes et sur lo nutation de lo terre, pubblicato a Parigi nel 1749. La sfera mostrava chiaramente lo spostamento del cielo attraverso la mancata intersezione del coluro dell'Ariete con l'equatore e l'eclittica . Dopo un'attenta analisi i due astronomi stabilirono che la sfera celeste dovesse porsi in relazione al cataloghi stellari di Ipparco e di Tolomeo, del quale ultimo sembrava riportare i dati numerici «sub specie artistica». In effetti, il catalogo stellare di Tolomeo, noto con il termine di origine araba Almagesto, era stato redatto sotto il regno di Antonino Pio ed era stato a lui dedicato. Ad avvalorare questa ipotesi Bianchini menzionava una moneta romana coniata sotto il regno di Antonino Pio, durante la sua ventesima «tribunicia potestatis» (intorno al 158 d.C.). nella quale compare sullo . sfondo, dietro una statua di Giove trionfante, un Atlante che sorregge Un grande globo; in questa figura Bianchini riconobbe <mi fallor» l'Atlante Fa rnese 10. La stessa osservazione venne ripetu ta da Nicolas Halma (1755-1828), il primo traduttore dell'Almagesto in francese, nel 1813, che vide ne lla moneta, la cui immagine venne usata come occhiello, «un Atlas parfaitement semblable au globe de marble du Palais Farnese»H Per quanto sia difficile stabi lire se sulla moneta sia effettivamente rappresentato l'Atlante Farnese quella immagine è certamente un indizio della diffusione e dell'importanza che si attribuiva alla f igura di Atlante che sorregge il mondo, secondo un'iconografia molto simile a quella dell'Atlante Farnese. Tale immagine raccoglie elementi simbolici che vanno bel oltre quelli mitici e scientifici espressi sul globo celeste: il paragone tra lo sforzo di Atlante che sostiene il mondo e quello cui è soggetto l'imperatore che ne sorreg ge e decide le sorti divenne un «topOS» ripreso anche in epoca Rinascimenta le e Barocca 12

Bianchini pubblicò le prime considerazioni sull'Atlante nella Istoria Universale, del 1697, lasciando intendere che una dettagliata descrizione, accompagnata da immagini, sarebbe seguita a breve. Purtroppo i moltep lici impegn i non gli consentirono di portare a termine il suo stu dio né di

pubblicarlo, riuscì so lo a preparare una redazione manoscritta, quasi definitiva, ed alcune tavole incise. Il manoscritto, conservato nella Biblioteca Capitolare di Verona 13, vide la luce so lo parecchi anni dopo, nel 1752, per cura del nipote Giuseppe Bianchini (1704-1764), che la arricchì anche di tavole incise. Finalmente l'Atlante Farnese, oltre ad avere un'accurata ed eruditissima presentazione fi lolog ica e scientifica era portato all'attenzione di og n i categoria di studiosi . La pubblicazione di Bianchini era stata tuttavia preceduta da una edizione «pirata)), curata da Giovanni Battista Passeri (16107-1679)14, pubblicata nel 1750 come terzo volume del famoso Thesaurus Gemmarum Antiquarum Astriferarum dell'erud ito Anton Francesco Gori (1651-1757). Questa è stata per anni accreditata come la prima descrizione dell'Atlante Farnese sebbene nell'introduzione Passeri avesse fatto esplicito riferimento al precedente studio portato avanti dal «precarissimo presule» accompagnato dal «celeberrimus Cassinius, Christianissimi Galliarum Regis Astronomus» e comunicatogli dall'amico Gori 15. Dopo la visi ta congiunta dei due astronomi ita liani, e grazie alle prime notizie pubblicate nel 1697, il pezzo aveva destato l'interesse di altri scienziati. Martin Folkes (1690-1754). membro della Royal Society a so li 23 anni, vicepresidente durante le direzioni di Sir Isaac Newton (1642-1727) e di Sir Hans Sioan (1660-1753). e presidente dal 1741, durante un suo lungo viaggio in Italia negli anni 1733-1735, visitò molti dei più famosi musei e gabinetti scientifici della peniso la. A Roma ebbe modo di vedere anche la straordinaria raccolta di Antichità conservata nel Palazzo Farnese, e rimase talmente colpito dalla configurazione della volta celeste sorretta da Atlante da fa rne realizzare una copia a rilievo ((ectypum») che portò con sé in Inghilterra l 6. Sebbene non sia rimasta traccia di questa copia in gesso, possiamo avere un'idea del l'accuratezza del la riproduzione attraverso la «Sloane Sphere)) attualmente conservata nella British Library17. Dagli appunti raccolti durante la sua visita a Roma e dalla sfera in suo possesso, Folkes realizzò un disegno dell'intero globo in due emisferi in proiezione stereografica equatoriale, su richiesta di Richard Bentley (1662-1742) che vo leva corredare di un'immagine del cielo degli antichi la sua traduzione con commento all'Astronomicon di Manilio, pubblicato nel 173918. La sce lta della proiezione fu tutt'altro che casuale, si trattava di una delle proiezioni più antiche, nota a Ipparco, e utilizzata per la costruzione di mappe stellari per la proprietà di cui gode di trasformare cerchi della volta celeste in cerchi sul piano, consentendo quindi di disegnare le orbite planetarie e tutti i movimenti deg li astri attraverso cerchi. D'ora in poi, l'attenzione ve rso la statua ed il globo si muoverà secondo due filoni paralleli, quello artistico­letterario e quello astronomico-scientifico. AI primo che ha le sue radici nell'opera di Passeri si possono ricondurre gli studi di Winkelmann (1717-1768). che descrisse alcune costellazioni del globo nei suoi Monumenti antichi inediti spiegati ed illustrati del 176719 e dell'erudito Francesco Inghirami (1772-1846). che ripubblicò parecchie tavole di Passeri, riviste in uno stile più sintetico, nel 182520. Mentre al secondo si possono ricollegare le osservazioni di Benjamin Martin, costruttore di strumenti inglese, che calcolò il valore della precessione degli equinozi, presente

Il globo ce leste dell'Atlante Farnese. Da Vitruvio, "De Architettura", Roma 1836

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Atlante Farnese Marmo; h. cm 191 Il secolo d.C., da originale di età ellenistica. Il titano Atlante regge sulle spalle la volta celeste, una delle più complete rappresentazioni antiche dello Zodiaco. La statua probabilmente apparteneva alla decorazione della biblioteca nel Foro di Traiano. Varie repliche documentano che l'originale era una celebre statua bronzea ellenistica, probabilmente realizzata nel più famoso centro culturale scientifico del tempo, il Museo di Alessandria. Da Roma, nei pressi di Porta Pinciana. Collezione Farnese. Napoli, Museo Archeologico Nazionale, inv. 6374

sul globo, e su questa misura lo datò ((some years before the Birth of Christ»21 e la visita dell'astronomo Joseph Jerome de Lalande, che lo definì ((trés remarquable par son antiquité», rimandando per approfondimenti al ((commentaire in téressant» di Bianchini22. Anche grazie all'autorià di Lalande ed alla sua descrizione, l'Atlante Farnese ebbe un posto di rilievo nel la prima edizione in lingua francese dell'Almagesto di Tolomeo, curato da Nicolas Halma; una pagina dell'introduzione è dedicata a questo monumento antico ed alla moneta di Antonino Pio, ampiamente descritta e che venne usata, come già detto, come occhiello del volume23

L'Atlante raggiunse il massimo della sua notorietà nel corso dell'Ottocento grazie al l'esposizione nelle sale del Museo Borbonico ed alle sue guide a stampa 24 ; così , alla fine di quel secolo, vide la luce la migliore e più articolata descrizione dell'Atlante e del suo globo ad opera di Georg Thiele25, che rimane una delle principali e più citate fon ti per lo studio della statua. Se da un lato è pressoché impossibi le menzionare tutte le pubblicazion i nelle quali, nel corso del XX secolo, compaiono figure dell'Atlante o vi è un riferimento ad esso, spesso assolutamente insignificante e privo di bibliografia, da ll'altro va sottolineato che nessuno più si è cimentato nello studio e nella datazione del pezzo. Anche l'interesse archeologico e antiquario risulta fortemente ridotto a seguito della svalutazione di gran parte della statuaria romana di età imperiale considerata ((priva)) di originalità e che ha portato ad etichettare parecchie opere straordinarie - l'Atlante Farnese è uno delle vittime più illustri - con la poco significativa dicitura ((copia da originale di età ellenistica». Solo negli ultimi decenni, anche a segu ito della riscoperta del valore e della originalità della cultura materiale e della scienza ((pratiche» in età romana e ta rdo imperiale, gli studi su ll'Atlante sono ripresi. Una svolta in questo senso è stata certamente fornita dall'esposizione dell'Atlante, per la prima volta spostato da Napol i dopo il suo arrivo nel 1800, nel Centre Georges Pompidou nel 198026. In quell'occasione fu anche realizzato un rilevamento fotogrammetrico del globo attraverso il quale è stato possibile per la prima volta misurare con esattezza le dimensioni del globo e le posizioni dei vari circoli, dati pubblicati in un ampio articolo apparso nel 198727

Il globo rappresenta in ril ievo i coluri, cioè i due cerchi meridiani che passano per i poli e per i punti dei solstizi e degli equinozi, l'equatore celeste, l'ecl ittica con la fasc ia dello zodiaco, un circolo artico ed uno antartico, con funzion i e coordinate differenti dagli attuali. Qui nd i, sempre con un leggero rilievo di circa 6 mm rispetto alla superficie della sfera, 19 costellazioni borea li, i 12 segn i dello zod iaco, e 14 costellazioni australi, per un totale di 45. Rispetto al catalogo di Tolomeo, sono assenti solo il Piccolo Cavallo, una costellazione secondaria vicino Pegaso, il cavallo alato, ed il Triangolo, importante costellazione per altro nota già dai tempi di Arato. L'Orsa Minore e gran parte dell'Orsa Maggiore mancano a causa di un grande foro presente nella parte superiore, mentre il pesce australe è coperto dalle spalle di Atlante. Ma la maggiore caratteristica del globo è la evidente reg istrazione di uno straord ina rio fenomeno astronomico detto ((precessione degli equinozi», scoperto da Ipparco nella seconda metà del Il secolo a.c. e per la prima volta misurato e descritto da Tolomeo nella sua opera

Incisione con l'Atlante Fa rnese da Francesco Bianchini, Globus Farnesianus et in eo Rudimento Astronomiae, Chrono/ogioe, Et Historio Aetotis Heroicoe, a Grecis, ad nos tronsmisso, pubblicata in Giuseppe Bianchini, Demonstrotio Historioe Ecc/esiosticae Ouodriportite comprobatae monumentis pertinentibus ad fidem temporum et gestorum, Roma 1752

L'Atlante Farnese come appare in un diseg no di Stefanus Winandus Pighius nel cinquecentesco Codex Pighionus, Ber lno, Staatsbibliothek Preussischer Kulturbesitz, Ms. Lat. 2061

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238 Disegno degli asterismi tratto dal "Rilievo fotogrammetrico del globo dell'Atlante Farnese':, rea li zzato nel 1980 da A. Coppola , V. Valerio, e. Zucco per la Soprintendenza Archeologica delle Province di Napoli e Caserta. Raffigurazione del coluro solstiziale e delle costellazioni limitrofe

circu lus aequ inoctial is tropicus ca pricorn i ecliptica

e colurus solstictialis 11 Eridanus 12 Canis maior 13 Navis 14 Ca ncer 15 Leo 16 Hydrus 17 Vas

Disegno a curve di livel lo [equidistanza 2 mm) t ratto da l "Rilievo fotogrammetrico del globo dell 'Atlante Farnese", rea lizzato nel 1980 da A. Coppola, V. Valerio, e. Zucco per la Soprintendenza Archeolog ica delle Province di Napoli e Caserta. Il globo risulta rap presentato in proiez ione ortog rafica

astronomica. Si è sempre ritenuto di poter datare la sfera sulla base del valore della precessione. Bianchini per primo la valutò sul globo pari a 3° e formulò l'ipotesi per altro suggestiva che la statua fosse stata portata a Roma per ornare la Biblioteca di Antonio Pio insieme ad una copia del Catalogo stel lare di Tolomeo, redatto proprio per l'in izio del Regno di quell'imperatore28.

Sebbene rimangano valide le ipotesi che portano a datare il globo intorno alla metà del Il secolo dell'era volgare, certamente non è possibile t rovare una conferma su lla scorta dei valori numerici ricavabili dai circoli e dalla posizione delle stelle nell'ambito delle costellazioni. In effetti, contrariamente a quanto rilevato da Bianchini e quanto proposto in altri studi successivi che si sono fondati su lle misu re fornite da Bianchini 29, la precessione registrata sul globo non è di 3° ma di circa 5°; inoltre gli al tri dati numerici ricavabili dalla posizione dei circoli non sono costanti né confrontabili con quelli noti nel mondo antico se non «cum grano salis»: l'inclinazione dell'Eclittica è di circa 25°, ben più ampia dei 23 ° 51' valuta to da Tolomeo3o, i tropici sono posizionati ad altezze variabili da circa 25°30' N e 25°06' 531 e così avviene anche per i circoli polari posizionati a 56°43 N e 55°26' S32 dai quali, teoricamente, si dovrebbe risalire alla latitudine per il quale è stato costruito il globo. Questi dati numerici portano a considera re come latitudine per la quale è stato costruito il globo quella di un luogo posizionato tra 33 ed i 34 gradi di latitudine Nord, che corrispondono alla Media Fenicia 33. Sebbene non vi è dubbio che la statua sia stata scolpita avendo come riferimento mappe stellari o un altro globo costruito sulla base di coordinate stellari, la sua esecuzione e le esigenze artistiche cui la scultura doveva pur rispondere non consentono una esatta valutazione delle posizioni stellari e, quindi, dell'epoca cui si riferisce34. Tuttavia, alcuni dati, qual i la posizione della mano della Verg ine sulla quale è collocata Spica, che assume la posizione fornita da Tolomeo al di sotto dell'equatore, la mettono fortemente in relazione con l'Almagesto3S Tuttavia l'Atlante Farnese rimane uno straordinario monumento della scienza e della astronomia antiche.

1 Ulisse Aldrovandi , Delle statue an tiche, Roma 1550. 2 Rodolfo Lanciani, Storia degli scavi di Roma e notizie intorno alle collezioni romane di antichito, 4 vol I., Roma 1903-1913, val II I, p. 163. 3 ,In casa di M. Bernardino de' Fabij à le boteghe oscure, presso S. Lucia. Nella corte di questa casa è un busto grande di Atlante senza braccia ne viso; ma ha sulle spalle aggobate una sphera marmorea, con tutti i circoli è segni celesti, che per lo cielo sono, di mezzo ri lievi scolpiti: è una cosa bel lissima e ra ra: e se fosse intiera non si potrebbe comprare», bra no tratto da ll'edizione che ne fece Lucio Mauro ne l volume, Le antichita della citta di Roma brevissimanente raccolte da chi ne ha scritta ... et insieme ancha di tutte le statue, che per Roma in diversi luoghi, e case particolari si veggono, raccolte e descritte per M. Ulisse Aldroandi, Venezia, Ziletti 1556, pp. 230 e 231.

4 ,Nec dissimilem vid isse me memini Hercu lis Statuam Romae in vinea Stephani Buba lj reper tam; qui non horographium sciotericon, sive vas horoscopum cervice, sed caeli sphaeram ingentem Zod iaci, atque fixarum stella rum imaginibus pulcherrimè sculptis exornatam gestabat», cfr. Stephanus Winandus Pighius, Hercules prodicius, seu principis iuventu tis vita et peregrinatio, Anversa 1587, pp. 360, 361 . A conferma dell'interesse e de ll'attenzione rivolta alla sfera vi è un'altra citazione riferita al la costellazione della Balena (,Eiusdem quasi formae cetum videmus Romae inter coelestia signa, in Atlantis antiqua marmorea sphaera») alle pagine 395 e 396. 5 Il codice è conservato nella Staatsbibliothek Preussischer Kul turbesitz, MS.lat. 2061 , i fog li con i disegni dell'Atlante sono f. 223r, 226r­ve 227v. Cfr. Hennige Wrede, Der

Antikengarten der del Bufalo bei der Fontana Trevi, Mainz Am Rhein 1982, pp. 13 e sgg. e tavole 8 e 9, ave sono ri prodotte anche tavole del Codex Coburgenis. 6 Giovan Battista Cava lieri, Antiquarum Statuarum Urbis Romae, Roma 1585- 1594. 7 Alfonso de Franciscis, Restauri di Carlo Albacini a statue del Museo Nazionale di Napoli, Samnium, 19 (1946), pp. 96 e sgg. 8 Cfr. A Gonzalez Pa lacios, Il trasporto delle statue farnesiane da Roma a Napoli, Antolog ia di Belle Arti, 6 (1978), pp. 168-174. 9 Tale somig lianza e stata messa in evidenza per la prima volta da Deborah J. Warner, The Sky explored. Celestial cartography 7500-7800, Amsterdam 1989, pp. 30-31. 10 Cfr. Francesco Bianchini, Globus Farnesianus et in eo Rudimenta Astronomiae, Chronalogiae, Et Historia Aetatis Heraicae, a Grecis, ad nos transmissa, pubblicata in Giuseppe Bianchi ni, Demanstratia Historiae Ecclesiasticae Quadripartite comprobatae monumentis pertinentibus ad fidem temporum et gestorum, Roma 1752, p. 1008. 11 Cfr. Nicolas Halma, Composition Mathematique de Claude Pto/eme, Parigi 1813, val. I, p. LV. Ha lma cita il Palazzo Farnese, ma alla data della sua pubbl icazione l'Atlante era già a Napoli. 12 Per un' interpretazione in chiave simbolica della moneta di Antonino Pio cfr. Paolo Alessandro Maffei, Gemme antiche figurate, 3 volI., Roma 1707-1709,3°vol.p. 191 -206,ove compare anche per la prima volta una riproduzione del la moneta proveniente dalla collezione di Marcantonio Sabbatini. Su al tr i funzioni simboliche del Globo si veda l'interessante catalogo Le Globe et son image, Bibliotheque Nationale de France, Pa rigi 1995. 13 L'esistenza di questo manoscritto era stata segnalata da Matteo Fiorini, Sfere celesti e terrestri di autore italiano oppure fatte o conservate in Italia, Roma 1899, p. 1, ma e passata inosservata fino al 1987, cfr. Vladimiro Valeria, Historiographic and Numerical notes on the Farnese At/as and its Celestial Sphere, Der globusfreund, 35-37 (1987) nota 18 ave per la prima vol ta se ne fa un uso estensivo. Il manoscritto e conservato nella Bibl ioteca Capitolare di Verona con la collocazione Cod. Ms. CCCLXXV. 14 Giovanni Battista Passe ri, Atlas Farnesianus marmoreus insigne vetustatis moumentum commentario, Fi renze 1750, con sei tavole incise. 15 La vicenda e le priorita sono state ch iarite in Vladimiro Valerio, Historiographic ond Numerical notes ... cit., pp. 97-125, in particolare note 11-12. 16 «At nuperimme Vir eximius Martinus Foulkes, ut ali is omnibus, sic arti bus et iam Mathematicis instructissimus, globi huiusce Farnesiani ectypum summa conformatum cu ra secum Roma deportavit; et nobiscum pro singulari sua humanitate, summoque ad literas promovendas studio, ben igne

communicavi\», cfr. Richard Bentley, M. Manilii Astronomican ex recensione etcum notis Richardi Bent/eii, Londra 1739, pp. xv-xvi. 17 Il globo disegnato su carta incollata su una sfera di gesso, conservato ne lla British Library (Map G.30), era proprietà di Sir Hans Sioane ed e molto probabile che sia stato ricavato dal modello a rilievo di Folkes, amico e protetto di Sioane; sul globo compare la scritta «Ex prototyp. Farnesiano ... ». 18 Lo tesso Bentley ci fornisce indicazioni sul le fonti e sulla paternità del disegno nell'introduzione della sua edizione dell'Astronomicon (vedi nota 16): «quinetiam ne quid forte in eo describendo erraret artifex ipse etiam tabulam ha nc ad ectypum suum accuratissime exegit» p. xvi. 19 Johan Joachim Winkelmann, Monumenti antichi inediti spiegati ed illustrati, Roma 1767, voI. 1, pp. 12 e 273. 20 Francesco Inghirami, Monumenti Etruschi e di altre antiche nazioni, Fieso le 1825. 21 Benjamin Martin, The Description and, Use of both the Globes, the Armillary Sphere, and Drrery, 2a edizione, Londra 1773, p. 113. 22 «ce globe est tres rema rq uable par son antiqui te, c'est le seui monument astronomiq ue où l'on ait trouve les constellations à la maniere des Anciens; M. Bianchini a fa it graver ce globe avec un commenta ire intéressan\», cfr. Joseph Jerome de La lande, Voyage d'un français en Italie fait dansles annees 7765 Et 7766, 8voll., Parigi 1769, val IV, pp. 162-163. 23 Vedi supra nota 11. 24 Giovan Battista Finati, Il Regal Museo Borbonico descritto da Gian Battista Finati, Napoli 1817; Francesco Alvino, Description des monumentsles plus interessans du Musee Royal Bourbon, Napoli 1841; Francesco Gargiulo, Recueil des Monumensles plus interessans du Musee National de Naples, Napoli (s.d.); E. Gerhard, Th. Panofska, NeapelsAntike Bildwerke, Stoccarda 1828, p. 98; Francesco Denza, Globi celesti della specola Vaticano, Pubblicazioni della specola Vaticana, 4 (1894), pp. xvii-xxiii, dove l'autore descrive due copie in gesso del globo presenti nella Specola. 25 Georg Thiele, Antike Himmelsbilder. Mit Forschungen zu Hipparchos, Aratos und seinen Fortsetzern und Beitriigen zur Kunstgeschichte des Sternhimmels, Berlino 1898. 26 catlante fu esposto in occasione della mostra Cartes et Figures de la Terre, con la pubblicazione sul catalogo di un primo breve studio dal titolo Atlas Farnese, a cura di Vladimiro Valeria e Costanza Gialanella, (p. 84). 27 Cfr. Vladimiro Valeria, Historiographic and numerical notes on the Atlante Farnese and its Celestial Sphere, Der Globusfreund, 35-37 (1987), pp. 97-125, cu i si rimanda per l'ampia bibliografia riportata. 28 «ita ut conjicere inde possumus, sculptum fuisse hoc marmor, Et An tonino Pio oblatum ad ornamentum Bibliothecae, una cum fixarum Catalogo per Ptolemaeum exacto ad ejus Imperii Epocham», cfr.

Giuseppe Bianchini, Globus Farnesianus ... cit, p. 1039. 29 In particolare si deve a Matteo Fiorini la diffusione del lo stud io rea lizzato da Bianchini due secoli addietro, facendo ampia citazione anche dal manoscri tto del la Biblioteca Capitola re di Verona, che egli considerava inedito (cfr. Fiorini, Sfere terrestn ... cit pp. 10-23). Su quei valori numerici, non più messi in discussione, si sono fondati i successivi stud i, cfr. Giorgio Tabarroni , La posizione degli equinozi sulla sfera dell'Atlante Farnese, Coelum, XXIV (1956), pp. 3-8. 30 Sull'incl inazione dell'eclittica in Tolomeo cfr. G.J. Toomer, Ptolemy's Almagest, Londra 1984, pp. 61-63. 31 Da misure dirette prese sul globo in occasione del ri lievo fotogrammetrico risulta che la la titudine del tropico del Cancro varia da un minimo di 24.84° ad un massimo di 25.43°; quella del tropico del Capricorno da un minimo di 24.48° ad un massimo di 25.10°. 32 I circoli po lari sono invece posizionati da un minimo di 55.9° ad un massimo di 58.38° per quello borea le, e da un minimo di 54.13° ad un massimo di 56.08° per quello australe. 33 Questa località aveva per Tolomeo una particolare importanza in quanto latitudine media de l Mediterraneo cfr. Almagesto XII I, 7-10, cf r. Toomer, Ptolemy's ... cit, pp. 636-647 e Otto Neugrbauer, A History of Ancient Mathematical Astronomy, Berlino, New York 1975, val. I, p. 234: »Ptolemy's eliminates this variable (quel la dovuta del l'Orizzonte) by referri ng ali his data to one intermediate latidute of the mediterranean area, i.e. the latitude of Phoenicia where the longest day is M ~ 141/2 h which is the mean va lue between .. . Alessandria and . Rhodes». 34 È stato recentemente da to grande risalto ad uno studio in coso di pubblicazione sul'<Journal of History of Astronomy», nel quale si propone il globo come rappresentazione del perduto cata logo stel lare di Ipparco; purtroppo le conclusioni dell'autore sono inf iciate da dati numerici errati in quanto ricavati da fotografie e con interpolazioni non corrette; su questo si veda l'ampio dibattito su l sito web Maphist mentre per una critica al lavoro svolto ed al metodo di indagine si rimanda al sito http://www.dioi.orgjfff.htm. 35 Tolomeo cosi osserva nel l'Almagesto: ,<Spica, wh ich was found to be 3/5° north of the equator in Hipparchus time, but 1/2° south in our ti me, has moved southwards 1 1/10°, cfr. G.J. Toomer, Ptolemy's Almagest, p. 333. Sul la posizione di Spica si veda anche V. Va leria, Historiographic and numerical notes .. cit., fig. 19.

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