L’amore ai tempi della guerra di Grecia: «Sagapò» di Renzo Biasion

19
Libri e scrittori di via Biancamano Casi editoriali in 75 anni di Einaudi a cura di Roberto Cicala e Velania La Mendola presentazione di Carlo Carena Q U A D E R N I DEL L aboratorio di EDITORIA DELL’UNIVERSITÀ CATTOLICA DI MILANO

Transcript of L’amore ai tempi della guerra di Grecia: «Sagapò» di Renzo Biasion

Passione e ricerca, editoria e letteratura, sperimentazione ememoria s’incontrano negli studi qui raccolti in occasione dei75 anni della casa editrice di Giulio Einaudi. Dalla storia delsimbolo, lo struzzo, ai progetti delle collane (con i mitici“Gettoni” di Vittorini) sono svelati aspetti anche inediti, fruttodi ricerche d’archivio, di successi come Il sergente nella nevedi Rigoni Stern, La Storia della Morante e Gli zii di Sicilia diSciascia, illuminando – attraverso lettere, illustrazioni e docu-menti – le scelte editoriali di Saba, Contini, Rodari, Fenoglio,Natalia Ginzburg e altri autori di via Biancamano,perché,comeha scritto il fondatore, «ogni libro si integra agli altri,ben sapen-do che senza questa integrazione,questa compenetrazione dia-lettica, si rompe un filo invisibile che lega ogni libro all’altro, siinterrompe un circuito, anch’esso invisibile, che solo dà signi-ficato a una casa editrice di cultura, il circuito della libertà».

EURO 31 ISBN 978-88-8311-711-4 9

LIBR

I E SCR

ITT

OR

I DI V

IA B

IAN

CA

MA

NO

CA

SI EDIT

OR

IALI IN

75 AN

NI D

I EINA

UD

I

Libri e scrittori di via BiancamanoCasi editoriali in 75 anni di Einaudi

a cura di Roberto Cicala e Velania La Mendolapresentazione di Carlo Carena

Q U A D E R N I

DEL

La b o r a t o r i odi EDITORIA

DELL’UNIVERSITÀ CATTOLICA DI MILANO

Q U A D E R N I

DEL

La b o r a t o r i odi EDITORIA

DELL’UNIVERSITÀ CATTOLICA DI MILANO

9

1_sommario_mastro ISU, imp 12/11/2009 15.59 Pagina I

saggi diPatrizio Aiello, Laura Baglioni,

Camilla Barbesti, Giulia Bernabè, Valentina Bolis, Barbara Cassinari, Silvia Cavalli, Silvia De Bernardin,

Mattia Fontana, Velania La Mendola, Francesco Mereta, Federica Patalano, Elena Rancati, Nicoletta Saita,

Fabio Trevisiol, Maria Villanocon testi di

Cesare Cases, Oreste Del Buono, Ernesto Ferrero, Sebastiano Vassalli

1_sommario_mastro ISU, imp 12/11/2009 15.59 Pagina II

Libri e scrittoridi via Biancamano

Casi editoriali in 75 anni di Einaudi

CON ILLUSTRAZIONI E DOCUMENTI

a cura di Roberto Cicala e Velania La Mendola

presentazione di Carlo Carena

1_sommario_mastro ISU, imp 12/11/2009 15.59 Pagina III

Edizione a tiratura limitatarealizzata all’interno del Laboratorio di editoriadell’Università Cattolica di Milano, facoltà di Lettere e Filosofia

© Milano 2009EDUCatt – Ente per il Diritto allo Studio Università Cattolicalargo Gemelli 1, 20123 Milanotel. 02 72342234, fax 02 8053215www.unicatt.it/librarioISBN 978-88-8311-711-4

Il sito del Laboratorio di editoria: www.letteratura.it/editoria

Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questo volume può essere riprodotta, memorizzata o tra-smessa in alcuna forma e con alcun mezzo, elettronico, meccanico, in fotocopia, in disco o in altro mo-do, compresi cinema, radio, televisione, senza autorizzazione scritta del titolare del copyright. Si resta adisposizione degli aventi diritti che non sono stati rintracciati e si ringraziano quanti hanno collabo-rato, in particolare Roberto Cerati

Referenze fotografiche: Album Mondadori 1907-2007, Mondadori, Milano 2007 (pp. 11, 23); Archi-vio Einaudi, Torino; Archivio Giuseppe Leone, Ragusa (162, 344); Archivio Lalla Romano, Milano(296, 301, 302); Cinquant’anni di un editore. Le edizioni Einaudi negli anni 1933-1983, Einaudi, To-rino 1983 (5, 6, 17); G. Einaudi, Frammenti di memoria, Nottetempo, Milano 2009 (13); Letteraturaitaliana, diretta da A. Asor Rosa: Gli autori, Einaudi, Torino 1990 (522); L’opera di Gianfranco Conti-ni. Bibliografia degli scritti, a cura di Giancarlo Breschi, Edizioni del Galluzzo, Fi 2000 (66); Poesia italianacontemporanea. Antologia, a cura di Vintila Horia e Jesus Lopez Pacheco, ediciones Guadarrama, Madrid1959 (59); Ricordi di guerra e di prigionia: i disegni di Renzo Biasion della Fondazione Giorgio Cini, a curadi G. Pavanello, Marsilio, Venezia 2004 (248, 254); F. Vaccaneo, Beppe Fenoglio, Gribaudo, Cavallermag-giore 1999 (204, 212); Volto d’autore, Salone del Libro, Torino 1988 (286, 306).

In copertina: edizioni storiche Einaudi

1_sommario_mastro ISU, imp 12/11/2009 15.59 Pagina IV

TESTI INTRODUTTIVI

Presentazione (CARLO CARENA) p. VIIEinaudi: un’eredità di passione e ricerca per i giovani di oggi (ROBERTO CICALA) » IX

I. LINEAMENTI DI STORIA DELLO STRUZZO

La felicità di fare editoria di cultura: 75 anni di libri (VELANIA LA MENDOLA) » 3Lo struzzo Einaudi: «una vicenda familiare» (PATRIZIO AIELLO) » 31

II. SCRITTORI DI VIA BIANCAMANO

Umberto Saba e Giulio Einaudi. «La mia ultima cattiva stella»(VALENTINA BOLIS) » 49

Gianfranco Contini nella «brigata dello Struzzo» (MARIA VILLANO) » 65Natalia Ginzburg: la fedeltà di una vita con «passo da soldato»

(NICOLETTA SAITA) » 95Gianni Rodari «favolista delle cose vere» (LAURA BAGLIONI) » 125Leonardo Sciascia e la scrittura delle idee: l’illuminismo siciliano in casa Einaudi

(VELANIA LA MENDOLA) » 163Beppe Fenoglio e i racconti fantastici: «una questione sognata»

(CAMILLA BARBESTI) » 205

III. STORIE DI LIBRI: PICCOLA BIBLIOTECA EINAUDIANA

Angelo Del Boca tra «numi» e «tutori». L’esordio narrativo di Dentro mi è nato l’uomo (FRANCESCO MERETA) » 233

L’amore ai tempi della guerra di Grecia: Sagapò di Renzo Biasion(SILVIA CAVALLI) » 247

Il sergente nella neve: genesi letteraria e storia editoriale del capolavorodi Mario Rigoni Stern (FEDERICA PATALANO) » 259

Prime impressioni su Maria di Lalla Romano (GIULIA BERNABÈ) » 295Tempi stretti: la fabbrica d’irrealtà secondo Ottieri (MATTIA FONTANA) » 307La tribolata nascita del “gettone” 57: Vittorini, Calvino e Gli zii di Sciascia

(VELANIA LA MENDOLA) » 325Il maestro di Vigevano di Mastronardi: storia di un romanzo «mondano»

e «sincero» (SILVIA DE BERNARDIN) » 357Contini iconografo e il «Petrarchino» (MARIA VILLANO) » 379

Sommario

1_sommario_mastro ISU, imp 12/11/2009 15.59 Pagina V

La Storia: il «caso Morante» (ELENA RANCATI) » 399Letteratura «così per gioco»… Elve Fortis de Hieronymis all’origine

dei Viaggi di Giac (BARBARA CASSINARI) » 447

IV. STORIE DI COLLANE: TRE PROGETTI EDITORIALI

“Nuova raccolta di classici italiani annotati”: «ricostruire il valore del testo»(FABIO TREVISIOL) » 471

“I gettoni”di Elio Vittorini tra esperimento e memoria (SILVIA CAVALLI) » 505“Scrittori tradotti da scrittori”: figlia della crisi, iperbole dello stile Einaudi

(VELANIA LA MENDOLA) » 517

V. TESTIMONIANZE

Piacere, sono Giulio Einaudi della Einaudi (ORESTE DEL BUONO) » 549«Il figliolo del re» cieco per vedere il futuro (CESARE CASES) » 553Un luterano maestro di innesti (ERNESTO FERRERO) » 555Einaudi, uno snob ma sapeva dialogare (SEBASTIANO VASSALLI) » 557

VI. BIBLIOGRAFIA

Per una bibliografia di Giulio Einaudi (MASSIMO GATTA) » 561Bibliografia essenziale sulla casa editrice Einaudi » 565Altri testi » 567

INDICI

Indice dei nomi » 589Indice delle case editrici, delle collane e delle tipografie » 599Indice dei periodici » 601

1_sommario_mastro ISU, imp 12/11/2009 15.59 Pagina VI

SILVIA CAVALLI

L’amore ai tempi della guerra di Grecia: Sagapò di Renzo Biasion

La casa era in fondo al paese, un po’ isolata dalle altre. Era una delle solite case greche dipinte dibianco, a un solo piano. Davanti c’era un piccolo orto abbandonato, esausto dal sole […]. Sui muri,incise con la punta del coltello, figure oscene in atteggiamenti scomposti e iscrizioni di omaggio allabellezza di Kétty. Un’iscrizione gigantesca, fatta col carbone, diceva: KÉTTY SAGAPÒ che vuol dire“amore”. La pioggia l’aveva quasi cancellata.1

Così inizia Sagapò, racconto eponimo della raccolta pubblicata da Renzo Biasionnell’ottobre del 1953. Presentata al pubblico come ventiduesimo titolo della collana “Igettoni”, recava un risvolto di copertina firmato da Elio Vittorini:

Questo libro potrebbe anche portare per sottotitolo “Cronache della guerra di Grecia”. È ambien-tato nella Grecia degli anni ’41-’43 e ha per protagonisti soldati, sergenti e ufficiali dell’esercito ch’e-ra stato incaricato di «rompere le reni» al popolo greco. Ma non ci racconta che in via indiretta, o co-munque subordinata, di quello ch’essi facevano ai fini d’un incarico simile. In via diretta ci raccontainvece di come accadeva ch’essi si procurassero, di là della realtà artificiosa imposta loro, quel mini-mo di realtà naturale che sempre un soldato (o chiunque si trovi in un analogo stato di coercizione)cerca di procurarsi per riuscire ad essere ancora un uomo, e ad amare e soffrire umanamente, e ave-re fierezza d’uomo, umiltà d’uomo, illusioni d’uomo. Non si può dunque dire che Renzo Biasion scri-va portato dalla corrente d’un fatto di cui è stato partecipe. Ha interessi che vanno più a fondo, e ga-rantiscono della sua interezza di scrittore, realista ma non d’intenti funzionali […]. Ma, mentre sisvolge la campagna contro il sopruso di Peschiera, è anche col piacere di rifare un cenno di solida-rietà ai due giornalisti arrestati che pubblichiamo un libro con un titolo e una materia di tal genere.2

Renzo Biasion,3 pittore trevigiano, aveva incominciato a scrivere durante la campa-gna di Grecia «su un quadernetto unto e bisunto che teneva arrotolato in fondo allozaino».4 Questo diario, «scritto man mano che gli avvenimenti si svolgevano», non fu«in alcun modo rimaneggiato»5 e Biasion si decise a pubblicarlo nel 1948 con il titolodi Tempi bruciati.

Dalla materia del diario nacque Sagapò. Il racconto che dà il titolo all’intera raccol-ta era già apparso nel settembre del 1949 sulla rivista “La Rassegna d’Italia”,6 mentregli altri, inediti, erano La Repubblica di Alcozino, Il veliero, Sosta dell’ex soldato, Kati-na, Intermezzo ateniese, De profundis, La nube, Vita nell’isola e La Botte. Il libro è de-dicato agli amici Angelo Guazzoni,7 Giuseppe Eugenio Luraghi,8 Sergio Solmi9 e Vit-torio Sereni10 (la dedica, presente nel “gettone” e nella riedizione Mondadori del 1975,scomparirà dall’edizione Einaudi del 1991). I racconti sono ambientati sullo sfondodell’occupazione militare italiana in Grecia e furono scritti – disse Biasion – in un pe-riodo di distacco dall’attività pittorica per liberarsi dall’ossessione della guerra. Chesiano ambientati negli anni 1941-1943 è, però, un fatto secondario: non è la guerra aessere protagonista di essi, quanto i paesaggi e le donne della Grecia, di cui il pittorerestituisce colori e atmosfera.

6_libri1_mastro ISU, imp 12/11/2009 16.11 Pagina 247

LIBRI E SCRITTORI DI VIA BIANCAMANO248

Autoritratto eseguito da Renzo Biasion nel campo di prigionia di Biala Podlaska (Polonia) nel 1944(352x246, matita su carta).

6_libri1_mastro ISU, imp 12/11/2009 16.11 Pagina 248

Prima della pubblicazione del libro, Biasion incontrò Vittorini una sola volta, a Mi-lano, alla fine di settembre. Vittorini, che aveva ricevuto il manoscritto del libro da Se-reni, fece a Biasion «parecchie domande sulla guerra d’Albania, sulla sua permanenzanel Peloponneso, sullo sbarco a Creta e sui due anni passati nell’isola»: a interessarglinon erano tanto gli episodi bellici, quanto i rapporti intrattenuti dai soldati italiani conla popolazione greca.11 Se, da un lato, questi furono i caratteri originali del libro cheVittorini riconobbe nel suo risvolto, dall’altro, proponendo come sottotitolo «Crona-che della guerra di Grecia» e accennando al «sopruso di Peschiera»,12 egli richiamòl’attenzione su una questione di attualità: l’arresto dei giornalisti Renzo Renzi13 e Gui-do Aristarco,14 accusati di vilipendio delle Forze armate e rinchiusi nel carcere milita-re di Peschiera del Garda. Il 1° febbraio del 1953 Renzi aveva pubblicato sulla rivista“Cinema Nuovo”, diretta da Aristarco, un articolo, intitolato L’armata s’agapò, nelquale proponeva il soggetto per un film dedicato alle vicende dell’esercito italiano inGrecia durante la seconda guerra mondiale:15 il tono apertamente polemico dell’arti-colo valse ai due giornalisti una condanna. Presentato fin dal suo esordio come un do-cumento di testimonianza bellica, Sagapò fu relegato ai margini del territorio letterario.

Ma Sagapò non è un libro di guerra, dal momento che essa costituisce soltanto unosfondo comune a tutti i racconti, limitandosi talvolta ad affiorare in primo piano perrendere drammatiche vicende di cui non diviene mai protagonista. Dell’occupazionedella Grecia degli anni 1941-1943 Biasion offre una memoria personale e decisamen-te poco bellica. La guerra, contingenza imprescindibile, potrebbe quasi essere consi-derata come l’antefatto dei racconti, senza il quale non sarebbe possibile spiegare lapresenza dei soldati italiani in Grecia. Come «un ricordo vago e irreale»,16 è ridotta nellibro a un solo episodio di combattimento, narrato in De profundis. Altrove divienepoco più che un pretesto narrativo, la cornice all’interno della quale inserire la mate-ria autobiografica dei racconti.

L’interesse di Biasion va oltre la guerra: alla vita dei soldati e alle loro abitudini,vecchie o acquisite. Le relazioni che essi intrecciano con la popolazione greca sono sin-tomatiche di un disagio nei confronti della missione che erano stati chiamati a svolge-re. I protagonisti dei racconti non si presentano come conquistatori: coloro che, «pi-gnoli per natura, passavano il tempo a infastidire i soldati per il servizio e l’uniforme,e gl’isolani per l’osservanza ai regolamenti» erano «con imparzialità odiati sia dagli uniche dagli altri»,17 che insieme formavano «come una famiglia».18 L’occupazione delleisole dell’Egeo fu per i soldati italiani come una lunga pausa dalla guerra, durante laquale le occasioni che si presentavano loro non potevano essere se non marginali ri-spetto al conflitto mondiale in corso.

La vita dei soldati a Creta – racconta Biasion – «durava uguale da oltre due anni»e «aveva poco per volta assunto un carattere particolare». Gli ufficiali «alloggiavanonelle case greche, e avevano adornato le loro stanze in vario modo». Tra di loro «si fa-cevano visita» e «mantenevano ciascuno […] piccoli cani da signora»: la loro salutepreoccupava più «del servizio e del bollettino di guerra», dal momento che quest’ulti-ma «andava male e se ne attendeva la fine apaticamente». Terminata la stagione dellepiogge si faceva a «gara a chi sistemava meglio la tenda, a chi abbelliva di più lo spazioper le adunate», cosicché «non sembrava un esercito di soldati ma di giardinieri».19 Iltempo trascorreva monotono e sempre uguale e «nessuno pensava più alla guerra».20

L’AMORE AI TEMPI DELLA GUERRA DI GUERRA: SAGAPÒ DI RENZO BIASION 249

6_libri1_mastro ISU, imp 12/11/2009 16.11 Pagina 249

Con «il mare […] sempre uguale, terso, non mai solcato da imbarcazioni» e il cielovuoto degli aeroplani inglesi, «l’isola pareva dimenticata»:21 una «piccola oasi nel de-serto di un mondo dilaniato, che [i soldati] sentivano, forse inconsciamente, di rifiu-tare».22 Biasion, in uno dei racconti, confessa di «ricordare quel periodo della sua vitacon vivo piacere e con una leggera punta di nostalgia».23 Avrebbero tutti voluto fer-mare il tempo, «non per tutta la vita, certo, ma per un annetto o due sì», poiché «ci sisentiva sempre più staccati, sempre più lontani dalla vita militare e dalla guerra»: difatto «ci si era dimenticati dell’aeroporto a poca distanza, di Iraclion semidistrutta, deicompagni morti qualche mese prima».24

La guerra, in Sagapò, passa in secondo piano per lasciare spazio al paesaggio greco,vero protagonista dei racconti, che acquista sfumature diverse secondo l’intensità del-la luce, del vento, del caldo soffocante, ed è restituito dal pittore Biasion con colori«pastosi, densi, forti».25 È in questo clima quasi surreale che i soldati italiani, presuntetruppe d’occupazione, riescono a instaurare un rapporto di solidarietà con la popola-zione greca. La lontananza sia della guerra che della patria, il disagio di essere stati co-me dimenticati ai margini di un conflitto di cui si attende la fine, qualunque essa sia, licostringono a ricostruirsi una casa in una terra straniera, ricercando in essa una sortadi nuova famiglia, portando con sé vecchie usanze e acquisendone di nuove. Biasioninsiste sulla descrizione dei luoghi in cui ambienta i propri racconti con una attenzio-ne ai dettagli grazie alla quale è quasi possibile vedere i colori della terra esaltare quel-li delle case, il mare, come uno specchio, riflettere l’umore del cielo e incresparsi per laforza del vento. È un paesaggio orientale quello tratteggiato da Biasion, ricco di sug-gestioni che scaturiscono dalla sua memoria pittorica (il personaggio della prostitutaKatina, ad esempio, è paragonato alle ballerine degli affreschi del palazzo di Knosso),mentre il caldo soffocante confonde il profilo degli oggetti e li fa apparire come in unsogno, sfocati e pallidi.

In questo paesaggio «battuto dal sole» le case sono «dadi bianchi contro al marevioletto»,26 «piccolissime e divertenti come quelle che si mettono nei presepi in cima aicolli».27 Tra gli anfratti delle rocce il mare appare in «squarci azzurri di una intensità al-lucinante, come gemme incastonate nel bianco».28 Sui monti, interrotti dal colore chia-ro delle «crete gialle o bianche», gli ulivi sono «come nuvolette grigie scendenti giù peri dorsali»,29 mentre sui «sentieri di terra gialla, cretosa […] il vento entra tra le agavi etrascina via la polvere in gialle nuvole».30 Il sole, al tramonto, si tramuta «da giallo inrosso e poi in un violetto cupo»,31 mentre il mare «diventa violetto» e «s’incunea tra lecase esaltandone il colore di contro al giallo arido delle colline».32 La luce intensa fasbiadire i colori, rende il cielo «sfuocato e bianco, quasi che tutto il suo azzurro fossestato succhiato via dalla violenza del sole», oppure tinge «di un sulfureo rosso unifor-me […] tutte le cose […], rendendole immateriali e fantastiche come quelle che illu-minano i sogni».33

Ogni cosa è «immersa in una luce calda e dolce, una luce dorata, densa, voluttuo-sa»,34 che è «quella luce dorata dei mari d’oriente».35 Sul tramonto (evidentementeuna piccola ossessione da pittore) esiste una annotazione anche nel diario di prigionia,sotto la data del 23 ottobre 1943, alla vigilia della partenza per il campo di Biala Pod-laska, in Polonia: «Domani partenza. E un tramonto bellissimo, stasera. Il cielo nessu-no ce lo può togliere».36

250 LIBRI E SCRITTORI DI VIA BIANCAMANO

6_libri1_mastro ISU, imp 12/11/2009 16.11 Pagina 250

Stagliati contro il paesaggio, sfilano ufficiali, soldati e prostitute: una lunga galleriadi ritratti, in cui all’evidenza fisica si aggiunge il giudizio scaturito dallo sguardo ironi-co dell’autore. Una delle descrizioni più riuscite è quella del sottotenente Caviglione diIntermezzo ateniese:

Giovanissimo, si recava a Creta per la prima volta, e aveva, di quell’isola, un’idea favolosa […]. Eragenovese, della città. Basso di statura, con due occhietti furbi, irrequieti, avidi, e delle mani semprein movimento, ricoperte di peli. Con una bocca larga munita di fortissimi denti. «Buon mangiatore»,pensai. Infatti egli mangiava continuamente estraendo la roba da una grande valigia. Ma solo la pri-ma volta, mi parve a malincuore, spartì con me un pezzo del suo dolce.37

Talvolta, però, l’assenza di un approfondimento psicologico rischia di non riuscirea giustificare appieno alcuni personaggi. Non è possibile, ad esempio, dedurre comepossa Katina, «apatica meretrice» dal «volto di idolo pagano», innamorarsi di un gio-vane soldato «dalle delicatezze quasi femminili».38 Dei molti ritratti femminili del libroil suo rimane, comunque, il più bello:

Di carattere chiuso, in apparenza docile e remissivo, ma in realtà orgoglioso e caparbio […], un po’indolente, ella era sempre pronta a eseguire gli ordini della Lupa con la più apatica indifferenza […].Il logoro vestito, un abito smesso dalla Lupa, di color rosso, con una semplice cintura di corda alla vi-ta, non riusciva a nascondere un’avvenenza che si faceva di giorno in giorno più provocante e lasci-va, senza che ella facesse nulla per metterla in risalto […]. Al suo passaggio sembrava che l’aria si fa-cesse vischiosa, sì da costringere gli uomini a seguirla.39

Del personaggio della Lupa, mezzana spregiudicata che porta per nomignolo ilconcentrato di una descrizione, Biasion parla anche nel diario: «era una donna come lalupa di Verga».40 Le donne non sono se non l’altra faccia di una realtà di desolazioneda cui si cerca di fuggire e di questa evasione sono strumento privilegiato. Come il pae-saggio, dal quale sembrano emergere, esse possono anche condurre alla follia i solda-ti, già deboli per vedersi costretti a combattere una guerra di cui loro stessi ignorano leragioni politiche e militari.

Lo sguardo di Biasion si ferma su ogni personaggio che prende parte alle vicendenarrate, anche solo per poco (si veda la brevissima descrizione del giovane servitoredelle tre prostitute di Sagapò: un «ragazzetto di non più di dodici anni, pallido»),41 nel-la convinzione che «il lettore dovrebbe vedere e sentire quel che vedono e sentono ipersonaggi».42 L’autore descrive luoghi e persone che sembrano uscire dai molti dise-gni eseguiti in Grecia durante la guerra e andati in gran parte dispersi dopo l’8 set-tembre 1943. Un ritratto non solo letterario, ad esempio, è quello del soldato Pasqua-le, soprannominato «Pagnotta» per «la sua faccia tonda e rossa»,43 del quale si dice che

aveva adorato un ufficiale che sapeva disegnare e che s’era divertito a ritrarlo. Era stato per due oreimmobile, sopportando le mosche che gli scendevano dalla fronte al naso, con una mano chiusa a pu-gno e appoggiata sulla coscia, il gomito all’infuori, e l’altra mano abbandonata inerte lungo il fianco.44

Questo disegno, purtroppo, non sopravvive. Si ha l’impressione che la parola scrit-ta sostituisca la pittura nella ricostruzione di una memoria che non si vuole perdere,ma che non è più possibile riprodurre nella sua verità oggettiva. La narrazione di Bia-sion procede per immagini: l’intreccio non è tanto importante in sé, quanto come pre-testo per la descrizione di luoghi e persone, che non a caso sono gli unici elementi a ri-manere vividi nella mente del lettore. Biasion, insomma, si comporta da pittore anche

L’AMORE AI TEMPI DELLA GUERRA DI GUERRA: SAGAPÒ DI RENZO BIASION 251

6_libri1_mastro ISU, imp 12/11/2009 16.11 Pagina 251

quando scrive. Il suo sguardo sugli avvenimenti di cui è stato testimone è quello di unartista che tenti di riprodurre in una serie di disegni gli episodi che per tre anni hannooccupato la sua vita. Alla luce di ciò sembra quasi scontato che Sagapò sia composto daracconti e non sia un romanzo: non sarebbe stato possibile narrare un’unica, lunga vi-cenda senza perdere di vista i dettagli, i particolari, che costituiscono il centro di tuttele storie narrate. Si ha l’impressione che ogni racconto sia come un quadro e soprat-tutto che lo siano i racconti più brevi, intermezzi lirici in cui la natura essenzialmentepittorica della scrittura di Biasion si esprime al meglio. Di uno di essi, Il veliero, esisteanche un disegno (donato da Biasion alla Fondazione Giorgio Cini di Venezia nel1989),45 che risale al periodo compreso tra il 1942 e il 1943 ed è stato eseguito a in-chiostro su un cartoncino. Narra Biasion che un «pomeriggio si recò, come ogni gior-no, sulla spiaggia», portando «con sé penna a carta per disegnare il veliero», che,«bianco di sole, era diventato quasi immateriale».46 Probabilmente si trovava allora alcomando del presidio militare di Kalò Koriò, in provincia di Aghios Nikolaos, e lungoquesto tratto di costa avrà avuto modo di eseguire il disegno.

Biasion, dunque, descrive, ma non giudica. Sagapò non è un libro di denuncia con-tro la guerra, ma un resoconto di eventi vissuti in prima persona e narrati senza chel’autore esprima su di essi un giudizio: le ragioni politiche e militari del conflitto italo-greco non sono indagate. A questo proposito, bisogna notare come la datazione deifatti narrati sia taciuta, anche se noi sappiamo essere quella degli anni 1941-1943, cioègli anni dell’occupazione militare italiana in Grecia. Biasion mostra la propria verità,rifuggendo sempre dal mero cronachismo, e chiede che essa sia osservata in primaistanza come una creazione artistica. È al lettore che viene demandato il compito direndere esplicito il giudizio.

Mentre era in corso la stampa del libro (il contratto era stato firmato nel mese dimarzo),47 l’arresto dei giornalisti Renzo Renzi e Guido Aristarco fece dubitare dell’op-portunità di pubblicare il libro. Il titolo, infatti, rischiava di sviare i lettori, che si sa-rebbero aspettati «un libro di cruda critica e denuncia» e non ne avrebbero «gustatole qualità poetiche».48 Già Vittorio Sereni, che aveva corretto le bozze del libro, avevaconsigliato a Biasion di cambiarlo, per evitare che fosse imputato a un plagio.49

Questi, però, voleva «sfruttare il momento buono e non tardar molto a pubblicareil libro», confidando nel fatto che «la gente che capisce avrebbe gustato lo stesso lequalità del libro e gli altri […] sarebbero potuti servire per rimpolpare un po’ le suescarsissime finanze».50 La casa editrice, dunque, decise «di pubblicare il Biasion im-mediatamente»51 e il volume apparve nelle librerie il 10 ottobre, due giorni dopo laproclamazione della sentenza di condanna contro Renzi e Aristarco. Nel risvolto di co-pertina era scritto che il racconto Sagapò era già stato pubblicato nel 1949 su “La Ras-segna d’Italia”.

Furono queste circostanze, insieme al sottotitolo “Cronache della guerra di Gre-cia”, suggerito da Vittorini, a rendere possibile l’equivoco politico-letterario che pesòsulla successiva fortuna del libro.

Il suo vero significato è da ricercarsi nel titolo, non nella materia. Sagapò era unapopolare canzonetta greca «che parlava di un nostalgico amore»52 e “Armata Sagapò”il modo in cui Radio Londra, durante la guerra, indicava le nostre truppe di occupa-zione in Grecia. Ma per Biasion era soprattutto il nomignolo di una prostituta greca, in

252 LIBRI E SCRITTORI DI VIA BIANCAMANO

6_libri1_mastro ISU, imp 12/11/2009 16.11 Pagina 252

omaggio alla cui bellezza, sul muro della casa che fungeva da postribolo, «un’iscrizio-ne gigantesca, fatta col carbone, diceva: KÉTTY SAGAPÒ che vuol dire “amore”».53

Sagapò ebbe un grande successo di pubblico e raggiunse nel 1954 la seconda edi-zione con diecimila copie vendute. I soli “gettoni” che lo superarono furono Il marenon bagna Napoli di Anna Maria Ortese e Il sergente nella neve di Mario Rigoni Stern,giunti entrambi alla quinta edizione con una tiratura complessiva di ventimila copieciascuno.54 Fu subito tradotto in Grecia, nel 1954, e in Francia, mentre le edizioni in-glese e americana apparvero nel 1967.

Nonostante il successo ottenuto, nel 1974 Biasion ritenne scaduto il contratto sti-pulato per Sagapò. Il libro, infatti, non era più stato ristampato e il suo autore deside-rava pubblicarlo nell’edizione economica degli “Oscar” di Mondadori.55 La casa edi-trice avrebbe voluto che Biasion lasciasse Sagapò nel catalogo einaudiano, per il suo«indubbio valore letterario» e per il «forte significato morale e politico» che conti-nuava ad avere.56 Ma egli non voleva rinunciare alla possibilità «di raggiungere […] unpiù largo strato di pubblico»:57 l’edizione Mondadori uscì nel 1975.

Dopo la pubblicazione del racconto Sagapò sulla “Rassegna d’Italia”, un gruppo diproduttori ne aveva acquistato i diritti per trasformarlo in un soggetto cinematografico enella primavera del 1952 parve certo che il regista sarebbe stato Roberto Rossellini.58 Ilprogetto, però, non venne mai condotto a termine e nel novembre del 1961 ne troviamoancora traccia in una lettera di Biasion a Renato Solmi: Anna Magnani, che avrebbe do-vuto esserne la protagonista, aveva acquistato i diritti di riduzione cinematografica del-l’opera all’inizio dell’anno.59 Biasion avrebbe voluto allestire una nuova edizione del pro-prio libro «in modo che fosse pronta al momento del “battage” pubblicitario del film»,60

ma la casa editrice pensava di preparare «per l’occasione […] un rilancio, la fascettaecc.», poiché del libro «restavano ancora più di mille copie», ritenute «sufficienti per farfronte alle richieste».61 Dello stesso progetto Biasion aveva informato Giuseppe EugenioLuraghi in una lettera del 4 febbraio 1962.62 Campagna pubblicitaria e lavorazioneavrebbero dovuto incominciare ai primi di settembre dell’anno successivo,63 ma anchequesto progetto non fu mai condotto a termine e la questione era ancora aperta nel1971.64 Per un parziale riscatto di queste vicende si dovrà attendere l’anno 1991 e il filmMediterraneo, diretto da Gabriele Salvatores. Vincenzo Monteleone, soggettista e sce-neggiatore del film, costruì le vicende di un manipolo di soldati costretti su una piccolaisola dell’Egeo ispirandosi proprio ai racconti di Sagapò.

Altri progetti per soggetti cinematografici intitolati L’armata s’agapò erano stati svi-luppati indipendentemente dal racconto di Biasion, basandosi sull’esperienza perso-nale dei loro autori, ma non ebbero ugualmente seguito. Il caso del soggetto cinema-tografico di Renzo Renzi fu addirittura clamoroso.

Come già anticipato, il 1° febbraio del 1953 egli aveva pubblicato sulla rivista “Ci-nema Nuovo”, quindicinale diretto da Guido Aristarco, un articolo dal titolo L’arma-ta s’agapò, nel quale proponeva il soggetto per un film dedicato alle vicende dell’eser-cito italiano in Grecia durante la guerra. Sette mesi più tardi, il 10 settembre 1953,Renzi e Aristarco furono arrestati e condotti nel carcere militare di Peschiera del Gar-da con l’accusa di vilipendio delle forze armate. I quotidiani nazionali protestaronoper la violazione della libertà di stampa e per l’arbitrarietà e l’illegalità dell’arresto,compiuto contro il buon senso e contro i principi costituzionali. Poiché il reato di ol-

L’AMORE AI TEMPI DELLA GUERRA DI GUERRA: SAGAPÒ DI RENZO BIASION 253

6_libri1_mastro ISU, imp 12/11/2009 16.11 Pagina 253

traggio alle Forze armate, di per sé opinabile, era stato commesso durante l’eserciziodella loro attività professionale, i due giornalisti avrebbero dovuto essere giudicati daun tribunale civile. Entrambi, però, erano militari in congedo non assoluto (sottote-nente Renzi, sergente di fanteria Aristarco) e il Tribunale militare avocò il processo,che, iniziato il 5 ottobre presso il Tribunale militare di Milano, si concluse dopo quat-tro giorni: Renzi fu condannato a sette mesi e tre giorni di carcere e alla rimozione delgrado; Aristarco a sei mesi di reclusione. Entrambi beneficiarono della condizionale.65

Biasion e il suo Sagapò furono parzialmente coinvolti nella discussione suscitatadalla pubblicazione del soggetto cinematografico di Renzi. La materia dei loro scritti èla stessa: entrambi combatterono la medesima guerra sulle montagne d’Albania, poi inGrecia parteciparono all’occupazione (Renzi dislocato nel Peloponneso, Biasion nelleisole dell’Egeo). Ma al di là della giustezza e della legittimità dell’accusa mossa a Ren-zi e del conseguente processo militare, conclusosi, per altro, con una condanna, biso-gna chiedersi che cosa differenzi lo scritto di Renzi rispetto ai racconti di Biasion.

Le analogie tra la proposta per il film e i racconti si limitano alla presenza di episo-di affini, quali possono essere la presenza di prostitute tra le file dell’esercito italiano el’estraneità alla guerra da parte dei nostri soldati. Del tutto diverso, invece, è lo spiri-to, lo scopo per cui questi episodi sono narrati. Renzi pensando a «un film proibito»,intendeva proporre «un esame di coscienza, una condanna della guerra e insieme unatto di fratellanza verso un popolo come quello greco», nei confronti del quale gli ita-

254 LIBRI E SCRITTORI DI VIA BIANCAMANO

L’opera, intitolata Il veliero (217x310, inchiosto su cartoncino), fu eseguita da Renzo Biasion a Creta nel1943; l’origine di questo disegno è narrata in uno dei racconti di Sagapò.

6_libri1_mastro ISU, imp 12/11/2009 16.11 Pagina 254

liani hanno «molti debiti».66 Egli si pone, dunque, in una posizione apertamente pole-mica contro la guerra e contro coloro che la guerra avevano voluto. In Biasion non c’ènulla di tutto questo. Il suo interesse è riprodurre le immagini che ha fatto proprie du-rante la permanenza in Grecia, focalizzando l’attenzione sui dettagli della realtà che locirconda. Si può in una certa misura affermare che egli proponga un resoconto obiet-tivo della “propria” guerra: ciò che essa è stata per lui e per gli altri italiani stanziatinelle isole dell’Egeo, osservata con disincanto e una punta di nostalgia. Egli mira a da-re una rappresentazione artistica della vicenda di cui è stato partecipe attraverso unaforma espressiva, che non è la sua consueta, ma non per questo gli è meno congeniale.Il doloroso passato personale e collettivo di cui Biasion è stato partecipe viene reso in-nocuo e, pertanto, accettabile dal filtro sublimante dell’arte.

I racconti di Sagapò non sono una denuncia della guerra, ma uno sfogo quasi liricocon cui l’autore rielabora un’esperienza che, seppur a tratti felice, è stata pur sempredi morte. Nessun atto di condanna: Biasion è stato testimone di avvenimenti di cui nonintende ricercare le cause. Il suo sguardo sul mondo rimane, anche quando scrive, losguardo di un pittore, attento al dettaglio, al colore, all’episodio che può essere cattu-rato in un ritratto, in un’immagine:

Era bello vedere dall’alto il mare farsi sempre più oscuro e la punta del promontorio allungarsi viavia, e diventare di un delicato rosa, come una lunga coscia affondata nell’acqua. E il sole immenso erotondo schiacciarsi a poco a poco contro l’orizzonte come se qualcuno lo premesse di sopra con lemani, e tramutarsi da giallo in rosso e poi in un violetto cupo che permaneva nell’aria anche dopo lasua scomparsa.67

1 R. BIASION, Sagapò, Einaudi, Torino 1953, p. 49.2 E. VITTORINI, I risvolti dei “Gettoni”, a cura di Cesare De Michelis, Scheiwiller, Milano 1988, pp. 68-

69; ora in La storia dei “Gettoni” di Elio Vittorini, a cura di Vito Camerano, Raffaele Crovi e GiuseppeGrasso, con la collaborazione di Augusta Tosone, introduzione e note di Giuseppe Lupo, Aragno, Torino2007, p. 735.

3 Renzo Biasion nacque nel 1914 a Treviso, da una famiglia di origine veneziana. Incominciò a dipin-gere i primi quadri all’età di quattordici anni e nel 1933 si trasferì a Venezia, dove conseguì il diploma al li-ceo artistico. Chiamato alle armi nel 1940, fu inviato prima sul fronte greco-albanese e poi a Creta. Dopol’8 settembre 1943 fu deportato nei campi di concentramento tedeschi in Germania e Polonia. Liberato nelgiugno del 1944, fece rientro in Italia e si unì ai partigiani del Piave. Dopo la Liberazione, fece ritorno al-la sua attività di insegnante di disegno (che lasciò solo nel 1979) e intraprese quella di giornalista, dedi-candosi contemporaneamente anche alla pittura e all’incisione. Mostre personali si tennero in Italia e al-l’estero e gli furono conferiti numerosi premi, tra cui la Medaglia d’oro del Presidente della Repubblica co-me benemerito delle Arti figurative. Morì a Firenze nel 1996.

4 R. BIASION, Sagapò, p. 120.5 ID., Tempi bruciati, con illustrazioni dell’autore, Edizioni della Meridiana, Milano 1948, p. 7.6 ID., Sagapò, in “La Rassegna d’Italia”, IV (1949), 9, pp. 879-898.7 Angelo Guazzoni (1905-1998), pittore, è fratello del più noto Aldo, fondatore della casa motociclisti-

ca milanese Guazzoni. I fratelli diedero vita, con Giuseppe Eugenio Luraghi, alle Edizioni della Meridiana.8 Giuseppe Eugenio Luraghi (Milano, 1905-1991), manager, editore e scrittore, fu a capo, tra le altre,

delle aziende Pirelli, Alfa Romeo e Mondadori. Con i fratelli Guazzoni fondò nel 1947 le Edizioni dellaMeridiana, per i cui tipi apparve nel 1948 il diario di prigionia di Biasion, Tempi bruciati. Alla collana col-laboravano anche Sergio Solmi e Vittorio Sereni.

9 Sergio Solmi (Rieti, 1899 – Milano, 1981), poeta e saggista, era il direttore della rivista “La Rassegnad’Italia”, sulla quale Biasion pubblicò il suo racconto Sagapò nel settembre del 1949.

L’AMORE AI TEMPI DELLA GUERRA DI GUERRA: SAGAPÒ DI RENZO BIASION 255

6_libri1_mastro ISU, imp 12/11/2009 16.11 Pagina 255

10 Alcuni versi di Vittorio Sereni sono posti in epigrafe a uno dei racconti di Sagapò. Biasion scrisse inproposito a Italo Calvino: «Scorrendo le bozze troverai alcuni versi di Sereni; avrei piacere che fosseromessi in testa al racconto Vita nell’isola, anziché, come mi pare siano ora, in testa al Veliero» (Renzo Bia-sion a Italo Calvino, Torri del Benaco, 25 settembre 1953, in La storia dei “Gettoni”…, p. 732). I versi diSereni sono tratti da La ragazza d’Atene e saranno effettivamente «messi in testa» a Vita nell’isola: «Kai-dari / una conca dolceamara d’ulivi / nel mio pigro rammentare – o quelle / navi perplesse al vento del Pi-reo» (V. SERENI, Diario d’Algeria [1947], in ID., Poesie, ed. critica a cura di Dante Isella, Mondadori, Mi-lano 1995, pp. 65-66).

11 Testimonianza di Renzo Biasion del giugno 1983, in La storia dei “Gettoni”..., p. 740.12 E. VITTORINI, I risvolti dei “Gettoni”, p. 69; ora in La storia dei “Gettoni”..., p. 735.13 Renzo Renzi (Rubiera, 1919 – Bologna, 2004), regista e critico cinematografico, partecipò all’occu-

pazione militare italiana del Peloponneso durante la seconda guerra mondiale e fu poi deportato nei cam-pi di concentramento tedeschi. Da questa esperienza nacque la proposta del soggetto cinematografico chegli costò la condanna per vilipendio dell’esercito italiano. Nel dopoguerra fondò a Bologna il Circolo bo-lognese del cinema e dagli anni sessanta fu attivo nel campo della divulgazione e promozione della culturacinematografica.

14 Guido Aristarco (Mantova, 1918 – Roma, 1996), critico cinematografico, fondò nel 1952 la rivista“Cinema Nuovo”, che diresse fino alla propria morte. Insegnò presso la Facoltà di Magistero di Torino fi-no ai primi anni ottanta, quando si trasferì all’Università La Sapienza di Roma.

15 R. RENZI, L’armata s’agapò, in “Cinema Nuovo”, II (1953), 4, pp. 73-75.16 R. BIASION, Sagapò, p. 30.17 Ibi, p. 55.18 Ibi, p. 110.19 Ibi, pp. 53-54.20 Ibi, p. 59.21 Ibi, p. 69.22 Ibi, p. 111.23 Ibi, p. 106.24 Ibi, pp. 110-111.25 Ibi, p. 140.26 Ibi, p. 13.27 Ibi, p. 156.28 Ibi, p. 30.29 Ibi, p. 156.30 Ibi, p. 197.31 Ibi, p. 33.32 Ibi, p. 89.33 Ibi, pp. 150-153.34 Ibi, p. 180.35 Ibi, pp. 75-76.36 ID., Tempi bruciati, p. 100.37 ID., Sagapò, p. 127.38 Ibi, pp. 109 e 123.39 Ibi, pp. 91-92.40 ID., Tempi bruciati, p. 29.41 ID., Sagapò, p. 51.42 Nota autobiografica allegata alla lettera di Renzo Biasion a Elio Vittorini, Torri del Benaco, 23 set-

tembre 1953, in La storia dei “Gettoni”…, p. 731.43 R. BIASION, Sagapò, p. 15944 Ibi, p. 160.45 Disegno [42] in Ricordi di guerra e di prigionia: i disegni di Renzo Biasion della Fondazione Giorgio

Cini, a cura di Giuseppe Pavanello, Marsilio, Venezia 2004, p. 53.46 R. BIASION, Sagapò, p. 44.47 La casa editrice a Renzo Biasion, Torino, 24 marzo 1953, dattiloscritta (AE, Corrispondenza autori

256 LIBRI E SCRITTORI DI VIA BIANCAMANO

6_libri1_mastro ISU, imp 12/11/2009 16.11 Pagina 256

e collaboratori italiani, cart. 22, fasc. Biasion).48 Italo Calvino a Renzo Biasion, Torino, 21 settembre 1953, in La storia dei “Gettoni”…, p. 730.49 Renzo Biasion a Italo Calvino, Torri del Benaco, 14 settembre 1953, in La storia dei “Gettoni”…, p. 729.50 Renzo Biasion a Italo Calvino, Torri del Benaco, 25 settembre 1953, in La storia dei “Gettoni”…, p. 731.51 Italo Calvino a Elio Vittorini, Torino, 25 settembre 1953, dattiloscritta (AE, Corrispondenza autori

e collaboratori italiani, cart. 221, fasc. Vittorini).52 R. BIASION, Sagapò, p. 75.53 Ibi, p. 49.54 Cfr. M. ROMANO, I “Gettoni” di Einaudi, in “Charta”, XIII (2004), 4, p. 27.55 Renzo Biasion alla Direzione della casa editrice, Bologna, 10 maggio 1974, dattiloscritta (AE, cart.

22, fasc. Biasion).56 Guido Davico Bonino a Renzo Biasion, Torino, 22 maggio 1974, dattiloscritta (AE).57 Renzo Biasion a Guido Davico Bonino, Bologna, 14 giugno 1974, dattiloscritta (AE).58 «S’agapò», in “Tempo”, XV (1953), 40, p. 38.59 Renzo Biasion alla casa editrice, Bologna, 27 gennaio 1961, dattiloscritta (AE).60 Renzo Biasion a Renato Solmi, Bologna, 24 novembre 1961, in La storia dei “Gettoni”…, p. 740.61 Gigi Livio a Renzo Biasion, Torino, 30 maggio 1962, dattiloscritta (AE).62 Renzo Biasion a Giuseppe Eugenio Luraghi, Bologna, 4 febbraio 1962, manoscritta (Archivio Lura-

ghi). Cfr. G. NUVOLONE, Renzo Biasion, «Tempi bruciati» (1948), in Un manager fra le lettere e le arti: Giu-seppe Eugenio Luraghi e le Edizioni della Meridiana, a cura di Renzo Cremante e Clelia Martignoni, Elec-ta, Milano 2005, pp. 114-115.

63 Renzo Biasion a Gigi Livio, Bologna, 6 giugno 1962, dattiloscritta (AE).64 Paolo Fossati a Renzo Biasion, Torino, 6 luglio 1971, dattiloscritta (AE) e delega di Biasion per il ri-

tiro della copia del contratto, Bologna, 20 novembre 1973 (AE).65 Per la vicenda del processo a Renzi e Aristarco cfr. Dall’Arcadia a Peschiera: il processo S’agapò, con

la collaborazione di Piero Calamandrei, Renzo Renzi, Guido Aristarco, Laterza, Bari 1954.66 R. RENZI, L’armata s’agapò, p. 73 (il corsivo è nel testo).67 R. BIASION, Sagapò, p. 33.

L’AMORE AI TEMPI DELLA GUERRA DI GUERRA: SAGAPÒ DI RENZO BIASION 257

6_libri1_mastro ISU, imp 12/11/2009 16.11 Pagina 257

Passione e ricerca, editoria e letteratura, sperimentazione ememoria s’incontrano negli studi qui raccolti in occasione dei75 anni della casa editrice di Giulio Einaudi. Dalla storia delsimbolo, lo struzzo, ai progetti delle collane (con i mitici“Gettoni” di Vittorini) sono svelati aspetti anche inediti, fruttodi ricerche d’archivio, di successi come Il sergente nella nevedi Rigoni Stern, La Storia della Morante e Gli zii di Sicilia diSciascia, illuminando – attraverso lettere, illustrazioni e docu-menti – le scelte editoriali di Saba, Contini, Rodari, Fenoglio,Natalia Ginzburg e altri autori di via Biancamano,perché,comeha scritto il fondatore, «ogni libro si integra agli altri,ben sapen-do che senza questa integrazione,questa compenetrazione dia-lettica, si rompe un filo invisibile che lega ogni libro all’altro, siinterrompe un circuito, anch’esso invisibile, che solo dà signi-ficato a una casa editrice di cultura, il circuito della libertà».

EURO 31 ISBN 978-88-8311-711-4 9

LIBR

I E SCR

ITT

OR

I DI V

IA B

IAN

CA

MA

NO

CA

SI EDIT

OR

IALI IN

75 AN

NI D

I EINA

UD

I

Libri e scrittori di via BiancamanoCasi editoriali in 75 anni di Einaudi

a cura di Roberto Cicala e Velania La Mendolapresentazione di Carlo Carena

Q U A D E R N I

DEL

La b o r a t o r i odi EDITORIA

DELL’UNIVERSITÀ CATTOLICA DI MILANO