La ceramica a figure rosse di Metaponto nella mesogaia lucana fra V e IV secolo a. C.: un bilancio...

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Mélanges de l'École française de Rome - Antiquité 127-1 (2015) Valle Giumentina – Varia ................................................................................................................................................................................................................................................................................................ Angelo Bottini La ceramica a figure rosse di Metaponto nella mesogaia lucana fra V e IV secolo a. C. Un bilancio ................................................................................................................................................................................................................................................................................................ Avertissement Le contenu de ce site relève de la législation française sur la propriété intellectuelle et est la propriété exclusive de l'éditeur. Les œuvres figurant sur ce site peuvent être consultées et reproduites sur un support papier ou numérique sous réserve qu'elles soient strictement réservées à un usage soit personnel, soit scientifique ou pédagogique excluant toute exploitation commerciale. La reproduction devra obligatoirement mentionner l'éditeur, le nom de la revue, l'auteur et la référence du document. Toute autre reproduction est interdite sauf accord préalable de l'éditeur, en dehors des cas prévus par la législation en vigueur en France. Revues.org est un portail de revues en sciences humaines et sociales développé par le Cléo, Centre pour l'édition électronique ouverte (CNRS, EHESS, UP, UAPV). ................................................................................................................................................................................................................................................................................................ Référence électronique Angelo Bottini, « La ceramica a figure rosse di Metaponto nella mesogaia lucana fra V e IV secolo a. C. », Mélanges de l'École française de Rome - Antiquité [En ligne], 127-1 | 2015, mis en ligne le 27 mai 2015, consulté le 10 juin 2015. URL : http://mefra.revues.org/2678 Éditeur : École française de Rome http://mefra.revues.org http://www.revues.org Document accessible en ligne sur : http://mefra.revues.org/2678 Document généré automatiquement le 10 juin 2015. © École française de Rome

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Mélanges de l'École françaisede Rome - Antiquité127-1  (2015)Valle Giumentina – Varia

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Angelo Bottini

La ceramica a figure rosse diMetaponto nella mesogaia lucana fra Ve IV secolo a. C.Un bilancio................................................................................................................................................................................................................................................................................................

AvertissementLe contenu de ce site relève de la législation française sur la propriété intellectuelle et est la propriété exclusive del'éditeur.Les œuvres figurant sur ce site peuvent être consultées et reproduites sur un support papier ou numérique sousréserve qu'elles soient strictement réservées à un usage soit personnel, soit scientifique ou pédagogique excluanttoute exploitation commerciale. La reproduction devra obligatoirement mentionner l'éditeur, le nom de la revue,l'auteur et la référence du document.Toute autre reproduction est interdite sauf accord préalable de l'éditeur, en dehors des cas prévus par la législationen vigueur en France.

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Référence électroniqueAngelo Bottini, « La ceramica a figure rosse di Metaponto nella mesogaia lucana fra V e IV secolo a. C. », Mélangesde l'École française de Rome - Antiquité [En ligne], 127-1 | 2015, mis en ligne le 27 mai 2015, consulté le 10 juin2015. URL : http://mefra.revues.org/2678

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Mélanges de l'École française de Rome - Antiquité, 127-1 | 2015

Angelo Bottini

La ceramica a figure rosse di Metapontonella mesogaia lucana fra V e IV secolo a.C.Un bilancio

1 Il territorio considerato1, sebbene non molto esteso (la provincia di Potenza, che includela maggior parte dei siti, misura poco più di 6.500  km²), non è affatto omogeneo sotto ilprofilo morfologico e culturale, dal momento che comprende sia la punta estrema versosud e verso l’interno della Daunia (nel Melfese2) sia l'intero comprensorio appenninico,rispettivamente nord-lucano ed enotrio3, secondo le partizioni proprie dell’età arcaica e delsuccessivo V secolo, in prevalenza lucano nel corso del IV ed oltre  ; va tuttavia osservatocome le stesse vallate fluviali che a media e lunga distanza consentono un transito agevole indirezione dei tre versanti marini della Penisola, mettendo in relazione fra loro poleis greche,città di cultura etrusca e centri indigeni, ad una scala più contenuta lo rendono partecipe diun’unica circolazione di uomini, prodotti e fenomeni culturali.

2 Sul versante ionico, tale fenomeno prende origine da Sibari per quanto riguarda gli Enotri4,Metaponto e Taranto per le altre genti, coinvolgendo le aree più interne rispetto al distrettobradanico-materano e la fascia collinare retrostante la chora metapontina, dal Bradano alSalandrella/Cavone in cui la diffusione di manufatti metapontini (e tarantini) in siti quali Irsina,Timmari di Matera, Montescaglioso, Pisticci (dove, secondo un calcolo prudenziale, sono statirinvenuti più di 50 vasi a f.r. usciti dalle officine della vicina polis achea) è tale da richiederestudi specifici.

3 Nelle righe che seguono se ne propone per la prima volta un bilancio, per quanto riguardaappunto le ceramiche a f.r. : i ceramografi considerati sono quelli la cui attività nel kerameikosdi Metaponto è da considerarsi certa ; ad essi è sembrato opportuno affiancare anche quelliper i quali è solo probabile5o possibile. D’altra parte, l’assoluta assenza nell’area centro-settentrionale della Basilicata di vasi riferibili alla successiva produzione « lucana », le cuibotteghe erano verosimilmente collocate in val d’Agri, conferma che il relativo bacino direcezione è costituito in prevalenza dal sottostante cantone centro-meridionale ; gli importantirinvenimenti di Albano di Lucania, sito della media valle del Basento posto sulle alture asinistra del fiume6, sembrano indicarne al momento l’estensione più settentrionale ; sorprendecomunque che i pochi frammenti rinvenuti nel vicinissimo santuario lucano di Rossano diVaglio siano attribuibili a ceramografi apuli7.

4 La maggior parte dei manufatti elencati è già stata oggetto di edizione, seppure sommaria ;di altri non disponiamo che di una brevissima scheda (è quest’ultimo il caso dei corredi divarie contrade di Armento, un sito troppo importante per essere trascurato, sebbene i datisiano largamente provvisori e suscettibili di integrazioni e modifiche, anche dal punto divista dell’inquadramento filologico e stilistico), o sono in corso di studio (quelli di Banziin particolare)  ; limiti certo non piccoli, ma che non impediscono di ritenere che il quadrocosì delineato sia sostanzialmente rappresentativo della situazione della mesogaia. Tenendoconto sia della diversa collocazione geografica che dell’ancora insoddisfacente livello diapprofondimento degli studi relativi al cosiddetto Gruppo Intermedio8, cui è stata attribuitala maggior parte dei vasi in questione, si è invece scelto di collocare in appendice l'elenco dialcuni problematici e tutto sommato poco noti rinvenimenti di Rivello, sito dell’area gravitantesul Tirreno, le cui dinamiche, nel cruciale periodo fra V e IV sec. a.C., divergono da quelledei territori retrostanti.

Vasi schedati da A. Trendall5 1. Pittore di Pisticci : cratere a campana (Copenhagen, Nationalmuseet 3632). Trendall 1967,

n. 63. Provenienza da Anzi proposta in Pontrandolfo 1996.

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2. Pittore di Amykos : cratere a campana (Reggio Cal., MAN 1139). Trendall 1967, n. 163.Da Castronuovo di S. Andrea.3. Pittore di Amykos : pelike (Potenza, M Prov. 1770). Trendall 1967, n. 236. Da S. MauroForte.4. Pittore di Amykos : cratere a campana (frammentario) (Potenza, M Prov.). Trendall 1967,n. 210a. Da Banzi. F. Silvestrelli propende per l'attribuzione ad un ceramografo della cerchia.5. Pittore di Amykos : anfora panatenaica (Napoli, MAN 82263). Trendall 1967, n. 218, Bianco1996, p. 241, n. 3.31.1 (E. Mugione). Provenienza da Anzi proposta in Pontrandolfo 1996.6. Pittore di Creusa : cratere a campana (Reggio Cal., MAN 7044). Trendall 1967, n. 430,Trendall 1983, n. C37, Silvestrelli 2008, p. 286 s. Da Banzi, tomba A/1934 : Bottini 1989,p. 172 (cfr. NSc 1936, p. 430, fig. 3).7. Pittore di Dolone : nestoris (Napoli, MAN 81933). Trendall 1983, n. D31, Sisto 2006, n. 10.Provenienza da Anzi proposta in Pontrandolfo – Mugione 1996, n. 5.8.8. Pittore di Brooklyn-Budapest : cratere a volute (Napoli, MAN 82123). Trendall 1967, n. 593,Trendall 1983, n. BB58. Provenienza da Anzi proposta in Pontrandolfo – Mugione 1996, n. 5.1.9 Pittore di Brooklyn-Budapest  : nestoris (Napoli, MAN 82125). Trendall 1967, n.  589,Trendall 1983, n. BB54, Sisto 2006, n. 21. Provenienza da Anzi proposta in Pontrandolfo –Mugione 1996, n. 5.5.

Vasi di successivo rinvenimento e di nuova attribuzione6 1. Pittore di Pisticci : cratere a calice ; Eos rapisce un efebo (Melfi, MAN 111867). Da Ruvo

del Monte, tomba 65 : Bottini 1985 a, 55-5, p. 8 ; Bottini 2013 b, fig. 1.2. Pittore di Pisticci : cratere a campana, Eos rapisce un efebo (Potenza, MAN 77883). DaSerra di Vaglio, tomba 68 : Greco 2013.3. Pittore di Pisticci : cratere a campana (riparato in antico) ; efebo con petaso, clamide e lancefra donna e figura regale (Tricarico, Palazzo Ducale 164792). Da Oliveto Lucano-CrocciaCognato, tomba 1 : Radi – Osanna – Colangelo 2011, p. 39 (foto), p. 63, n. 110 (fig. 1).

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Fig. 1 – Lato A del cratere a campana, da Oliveto Lucano-Croccia Cognato, tomba 1.

Radi – Osanna – Colangelo 2011. © Soprintendenza Archeologia della Basilicata.

7 4. Pittore di Pisticci : cratere a campana ; satiro e menade, entrambi con tirso (Melfi, MAN343244). Da Banzi-Piano Carbone, tomba 407 : inedito (attribuzione di chi scrive).5. Ceramografo vicino al P. di Pisticci : cratere a campana ; Erote flautista fra due ammantati(Potenza, MAN 70318). Da Tolve-Gambarara, tomba 1 : Moles et al. 1992, p. 140 ; Todisco2012, I, p. 2 (fig. 2).

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Fig. 2 – Lato A del cratere a campana da Tolve-Gambarara, tomba 1.

Todisco 2012. © Soprintendenza Archeologia della Basilicata.

8 6. Officina del P. di Pisticci : cratere a campana, in frammenti ; Satiro e Menade, entrambi contirso ; una terza figura perduta (Potenza, MAN 83003). Da Oppido L.-Montrone, tomba 91 :inedito (per il rinvenimento v. Wojcik 1981).7. P. di Amykos : cratere a campana ; fig. femminile fra due efebi (Melfi, MAN 110141). DaRuvo del Monte, tomba 48 : Bottini 1985 a, p. 58-59.8. P. di Amykos : hydria ; « conversazione » fra sei personaggi : due uomini e quattro donne(Potenza, MAN 405192). Da Baragiano, tomba 57 : Russo 2008 ; Bruscella 2013.9. Gruppo intermedio : skyphos ; A) fig. maschile, B) menade (Policoro, MAN 42799). DaArmento Serra Mauta, tomba 10 : Mugione 1996 ; Bianco et al. 1996, p. 245, n. 3.32.3 (G.L’Arab) ; Todisco 2012, I, p. 14.10. Gruppo intermedio : skyphos ; A) satiro, B) fig. femminile (Policoro, MAN 207178). DaArmento-Laghi, tomba 2 : Bianco 1996 et al., p. 241, n. 3.31.3 (E. Mugione) ; Todisco 2012,I, p. 14. A giudizio del recensore, opera del P. di Brooklyn-Budapest (fig. 3).

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Fig. 3 – Lati A e B dello skyphos da Armento-Laghi, tomba 2.

© Soprintendenza Archeologia della Basilicata.

9 11. Pittore dell'Anabates : skyphos (S. Pietroburgo, Hermitage B.328). Da Armento : Ananich2005, p. 25, tav. 34.12. Pittore dell’Anabates : cratere a campana ; due satiri danzanti, menade con skyphos (Melfi,MAN 337766). Da Lavello, tomba 955 ; D. Baldoni et al. 1993, p. 98, 122, n. 90 ; Silvestrelli2008, p. 286-287.13. Officina del Pittore di Dolone : crat. a campana (riparato in antico) ; probabile scena dieroizzazione : un primo guerriero assiste alla consegna della spada da un secondo ad un terzo,seduto, incoronato da Nike (Potenza, MAN 268946). Da S. Martino d’Agri-Tempa Cagliozzo,tomba 27  ; Russo – Vicari Sottosanti 2009, p. 18-19, fig. 34. Precedente rimando al P. diBrooklyn-Budapest in Nava 2005, p. 326  ; dubbi sull'attribuzione sono stati espressi da F.Silvestrelli, mentre il revisore ne propone l'attribuzione ad P. di Bendis, classificato comeapulo da Trendall e Cambitoglou (fig. 4).14. « Ceramografo protolucano » : crat. a campana in cattive condizioni di conservazione ;A) corteo : donna con situla, efebo, bambino con due fiaccole, fig. maschile ; B) colonna constatua di Dioniso affiancata da tre uomini (Policoro, MAN 42673. Da Armento-Serra Mauta,tomba 1 ; Bianco et al. 1996, p. 241, n. 3.31.2 (G. L'Arab).

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Fig. 4 – Lato A del cratere a campana da S. Martino d’Agri-Tempa Cagliozzo, tomba 27.

© Soprintendenza Archeologia della Basilicata.

10 I dati contenuti nell’elenco B si prestano a diverse considerazione d’insieme. È palese che nelcorso dei vari decenni che ci separano dall’opera di Trendall il numero di vasi in questione siè più che raddoppiato (da nove, se si accettano le attribuzioni ad Anzi indicate prima, a 23,senza contare quelli da Rivello), ma è altrettanto evidente che l’incremento non ha la stessoandamento, talora impetuoso, di altre classi di manufatti di valore, quali il vasellame metallico,sebbene vi siano inclusi anche periodi di intensissima attività di scavo.

11 In altri termini, per l’epoca considerata, la ceramica a f.r. oggetto di questo studio si confermaessere in prevalenza non solo un bene di grande rilievo, ma anche un bene acquisito secondomodalità particolari, le stesse che a quanto sembra valgono anche per le pochissime ceramichetarantine di epoca corrispondente che si sono andate aggiungendo nello stesso lasso di tempo9.

12 Dal trasformare questo dato nell’indizio di una scarsa capacità della polis achea di esportareceramiche ad ampio raggio ci mette tuttavia in guardia quel segmento molto particolare dellaproduzione a f.r., gli skyphoi « a civetta » appartenenti allo Spanner Group, già presenti innumero non piccolo (v. elenco C) e con la concreta possibilità che un’attenta verifica sugliesemplari conservati nei musei e depositi dell’intera regione permetta di riconoscerne altriancora ; del resto, skyphoi della stessa classe e provenienza sono presenti a Canosa nei corredi,si cui si tornerà, dell’ipogeo «  dei vimini  », mentre un altro figura anche nel corredo, direcente edizione, della tomba 8 di Ascoli Satriano-Valle Castagna10. Appare dunque del tuttoragionevole pensare che una tale diffusione, sensibilmente più ampia di quella dei vasi dimaggiori dimensioni ed impegno formale, segnali un’analoga origine metapontina anche peralmeno una parte della parallela ed onnipresente classe a v.n., semplice o con decorazionesovraddipinta in rosso11 ; tale sembra essere ad es. buona parte delle ceramiche della tombacui appartiene il cratere B5.

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Skyphoi « a civetta » attribuiti allo Spanner Group13 1/3. Lavello, t.  19, 21, 285 (Melfi, MAN 50132, 57377, 111327), sulla base della

classificazione di M. Giorgi (in Giorgi et al. 1988, p. 226 s., tav. 114, fig. 210 (numero dellatomba errato), tav. 115, fig. 211 s., 220 s.).4. Lavello, tomba 600 (Melfi, MAN 332004) : Bottini – Fresa 1991, p. 39, n. 33, tav. XVIII,fig. 71.5/10. Lavello, tomba 607 (Melfi, MAN 331911/331916) : Bottini – Fresa 1991, p. 46, n. 61-66,tavv. XXVII, fig. 107 ; XXXI, fig. 119 s. (miniaturistici) ; attribuzione in Todisco – Catucci2007, CVA, p. 17 (tav. 9).11, 12. Banzi, tomba 534 (Melfi, MAN 342775, 342776)  : Settis – Parra 2005, p.  433 s.,n. III.334 (solo il primo esemplare).13/15. Banzi, t. 88, 251, 405 (Melfi, MAN 183058, ?, 341967), inediti (attribuzione di chiscrive).

14 Il panorama dei luoghi di rinvenimento appare ampliato in modo molto signicativo dairinvenimenti più recenti. Vi compaiono, infatti, per la prima volta alcuni importanti centrinord-lucani o dell’area finitima : Serra di Vaglio (B2), Ruvo del Monte (B1, B7), Baragiano(B8), Oppido Lucano (B6), Tolve (B5), accanto ai territori in origine enotri, sia coninsediamenti (S.  Martino d’Agri  : B13) che appare agevole considerare espressione dellasuccessiva compagine dei Lucani (al pari probabilmente della già nota ma quasi perduta Anzi :A1, A5, A7, A9), sia con siti quali quelli nel territorio di Armento (B9, B14, B10, B11), nonsolo gravati dalle incertezze nella classificazione cui si è fatto cenno, ma che si collocanoanche in un àmbito cronologico e culturale di cui dev’essere ancora messo a punto un modellodi lettura, come del resto avviene per il distretto più interno alla regione, tuttora piuttosto malnoto, da S. Mauro Forte (A3), a Croccia Cognato (B3) alla stessa Castronuovo di Sant'Andrea(A2)12.

15 Nel caso della Daunia ofantino-bradanica, si confermano la prevalenza e la precedenza diBanzi (A4, A6, B4) su Lavello (B12), in linea con la scarsissima propensione iniziale diquesto importante insediamento ad acquisire vasi a figure, al pari del suo centro di riferimento,Canosa, compensata dopo l'inizio del IV secolo dall'arrivo di ceramiche tarantine, seppure incontesti particolari13.

16 Il fatto che i nuovi rinvenimenti – in massima parte crateri – appartengono a corredi di sicuracomposizione (mentre otto su nove di quelli già noti erano privi di contesto), mostra come siaprevalente l’uso di inserirne uno per tomba ; siamo inoltre certi che, in più di un caso, sonostati detenuti e forse usati a lungo : si pensi alle riparazioni dei vasi di Croccia Cognato B3 edi S. Martino d'Agri – Tempa Cagliozzo B13.

17 Ne consegue che, nel corso dei decenni in questione (in seguito la situazione apparenotevolmente diversa), essi possono essere il frutto di scelte operate nel tempo, di cuiignoriamo le modalità, ma che sembrano mirare a vasi di pregio e soprattutto, a differenza diquelli metallici intrinsecamente preziosi, dotati di immagini particolari. È ragionevole pensareche si tratti di comunità i cui gruppi dominanti sono in grado, per usare le stesse parolecon cui L. Cerchiai ha di recente commentato la diffusione della ceramica attica in areacampana, di « appropriarsi [...] del sistema di significati da essa veicolato : un sistema dove lepratiche sociali connesse all’uso dei vasi non possono essere disgiunte dal consumo del loroimmaginario »14.

18 Almeno in linea di massima, è dunque bene presupporre la possibilità di una distinzione,concettuale oltre che temporale, fra il momento dell’acquisizione e quello della deposizione,specie se si tratta della tomba di qualche esponente di alto livello della comunità ; un elementoche, nel quadro di una ritualità funeraria di sicuro più complessa di quanto non ci riesca diricostruire («  the burial is only one part of the funeral ritual, and it may not be the mostimportant part »15, come del resto lascia pensare la creazione di strutture dedicate quali quelleriportate in luce sulla collina del Serpente di Ascoli Satriano16) apre la strada anche ad altriscenari : che il corredo sia stato allestito attingendo da uno o più servizi da mensa domestici,tenendo anche conto di quanto sappiamo a proposito dei crateri all'interno delle abitazioni17,

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ovvero che alla sua formazione concorrano vari gruppi parentelari, uniti da vincoli socialiconnessi alla personalità del defunto18.

19 L’acquisizione di vasi a f.r. metapontini cade peraltro in un periodo in cui la composizionedei corredi funerari conosce profonde modifiche rispetto alla tradizione arcaica, largamenteomogenea almeno nei suoi tratti essenziali, tali per cui si notano differenze non solo fra areecontermini, ma anche fra centri vicini ed appartenenti a tradizioni culturali della stessa matrice,segnalando trasformazioni di carattere sociale e culturale avvenute in un momento che preludead altri e più incisivi cambiamenti, sfociate nella « etnogenesi » dei Lucani.

20 Di fatto, una prima, vistosissima diversità separa i centri qui presi in esame, sia nord-lucaniche dauni da quelli della Peucezia e all’area bradanico-materana ad essa strettamente connessache, come si è accennato all’inizio, sembrano intrattenere relazioni privilegiate con i ceramistidelle poleis costiere. Oltre alla deposizione di nuclei di vasi dello stesso ceramografo, qualela tomba 2/1911 di Montescaglioso (Vigna della Pesca della Zingara) con due crateri ed unapelike del P.  di Amykos19, vi si registra infatti la comparsa di corredi ricchissimi (anche)di ceramiche a figure di diversa origine e cronologia20  ; ne fanno fede in primo luogo lostraordinario complesso dell’ipogeo di via Martino a Ceglie Peuceta, quindi vari corredi daGravina in Puglia, Rutigliano-Purgatorio ed infine Pisticci, Casale-Cimitero21.

21 In una prospettiva del tutto diversa, nell’area daunio-ofantina, Lavello sembra inveceaccomunata a Canosa dallo spiccare di figure di sicuro o molto probabilmente femminili ; ilriferimento è alla tomba 955 del primo centro22, ed alla deposizione della cella A dell’ipogeo«  dei vimini  » di Canosa23accompagnate da ricchissimi corredi che, per la parte fittile,culminano entrambi con un cratere a campana a f.r. del P. Dell’Anabates (cfr. sopra B1224), edincludono lo strumentario in metallo da cucina e da mensa (quello della deposizione lavellese èanzi di gran lunga il più ampio ed articolato mai rinvenuto nella Daunia ofantina), esibendo unaconnotazione emergente che in contesti precedenti25non si esiterebbe a considerare maschile,incluso il privilegio di avvalersi di animali aggiogati, cui allude la presenza dei finimenti26.

22 Nei corredi della cella B del medesimo ipogeo, specie in quello del defunto posto a sinistra,forse il più recente27, figura inoltre una serie di recipienti di dimensioni molto ridotte, gli stessiche assumono una funzione determinante in altri due eccezionali corredi della prima metà delIV sec. di Lavello, in cui entrano a far parte di un sistema fondato sulla costante corrispondenzafra una forma per versare ed una per bere o libare, sia di dimensioni normali che – come siè annotato a proposito degli skyphoi « a civetta » – miniaturistiche28(C5/10) : la tomba 607,bisoma, e la deposizione più antica della tomba a camera 66929, una delle prime che documentianche quell’introduzione di un intero set di vasi a f.r. destinata a divenire uno dei caratteri piùsignificativi dei grandi contesti dauni dalla metà circa del IV secolo in poi.

23 È certamente da sottolineare che tale mutamento corrisponde a Canosa all’affermarsi di uncriterio distributivo degli ipogei del tutto nuovo, a quanto già notava J.-L. Lamboley legatoai tracciati stradali30, indizio evidente di una profonda ristrutturazione del contesto socio-politico31di cui la « forma » dell’abitato è conseguenza e principale testimonianza ; in modomeno evidente la possiamo rilevare anche in centri come Monte Sannace e soprattutto Arpi32.

24 A quanto precede, tranne la collocazione di un solo vaso a f.r. per volta33, almeno per ilmomento è estranea Banzi, dove si osserva però un trattamento peculiare per alcuni bambini,verosimilmente appartenenti a famiglie di altissimo livello : nell’abitato di Piano Carbone34,la tomba 419 documenta l’inserimento di un bel cratere a f.r. attico dei decenni centrali delV secolo in un corredo relativo quasi di sicuro femminile35e la successiva tomba 239 applica,con la deposizione del caratteristico chous, il rituale delle Anthesterie ad un piccolo di cui nonviene messo in rilievo il genere36 ; un elemento su cui si tornerà fra poco.

25 Nel territorio nord-lucano, infine, è da notare in primo luogo come la pur ridottissimadeposizione di ceramica a f.r. riguardi anche tombe all’apparenza prive di una specialeconnotazione (si vedano gli esemplari B5 e B6), accanto a quelle manifestamente emergentio comunque molto particolari, alle quali è stata già riservata un’attenzione specifica37, anchein ragione delle possibili implicazioni religiose dell’introduzione di alcuni oggetti importati dielevato livello qualitativo. Si tratta in primo luogo della della coppia di tombe 64 e 65 di Ruvo

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del Monte, per le quali si è proposta una lettura che, valorizzando l’eguale soggetto salvifico(il ratto di un efebo da parte di Eos/Thesan) del gruppo sommitale del candelabro vulcenteinserito nel contesto femminile che dal cratere B1 (la cui rilevanza intrinseca è indicata dalfatto stesso di essere a calice e non a campana : su 94 crateri attribuiti al ceramografo, solosette sono a calice e quattro a colonnette) di quello maschile, la collega alla diffusione delPitagorismo, in conseguenza del predominio politico acquisito nella città achea38.

26 Un’analisi analoga ha riguardato anche la singolare sepoltura 68 di Serra di Vaglio(femminile ?), rinvenuta al centro dell’area abitata e probabilmente caratterizzata dal rarissimouso dell’incinerazione, in cui alcuni manufatti rinviano al dionisismo ed ai rituali delleAnthesterie e dove compare appunto un secondo cratere, questa volta a campana, dello stessoceramografo e recante il medesimo episodio mitico (B2).

27 Su di un piano piuttosto diverso, ma non meno innovativo, si pone la sepoltura femminile57 di Baragiano-Toppo S. Antonio, dominata da una hydria del P. di Amykos (B8)39, per laquale si è molto insistito sull’evidente acquisizione di vasellame di tipo greco relativo allasfera dei profumi ; non vi mancano tuttavia altri aspetti di grande interesse, quali la presenzadello strumentario in metallo (lebete-tripode in bronzo e ferro, coppa in bronzo, candelabro,kreagra e spiedi in ferro) forse servito per celebrare anche un sacrificio cruento in loco40, che,seppure in forme più sobrie, ricorda indubbiamente l'analoga connotazione della citata tombalavellese 955 e – forse per la prima volta in modo completo nell'àmbito di questo territorio –del set cerimoniale di ceramiche d’uso (mortaio, due lopades), ancora una volta ricollegabilialle Anthesterie, ma nella loro terza giornata, quella detta appunto dei chytroi41.

28 Ad un costume diverso, che trova piuttosto elementi di analogia con quello peuceta, seppurea scala molto ridotta, si allineano invece i corredi delle tombe 2 e 4 di Rivello-Serrala città (v.  appendice), che prevedono entrambi la presenza –  tra l’altro  – di un nucleoomogeneo formato da una hydria e due skyphoi probabilmente uscito da un’unica officina :un comportamento che li fa accostare anche (e probabilmente soprattutto) ai rituali adottati dacomunità che non esitiamo a definire lucane, ad iniziare da quella insediata nel sito cilentanodi Roccagloriosa, le cui tombe formano una sequenza compresa fra 400 e 290 a.C.42 ; uno deicorredi più antichi (tomba 6, maschile), conteneva tra l’altro una hydria e due skyphoi a f.r.che M. Gualtieri confronta proprio con quelli dalla stessa Rivello43.

29 Si tratta di un atteggiamento che possiamo ricostruire in via ipotetica ma non senza fondamento(se pensiamo ad es. ai citati corredi rinvenuti nel territorio di Albano di Lucania, nella valledel Basento) a proposito dei complessi rinvenuti nel XIX  secolo ad Anzi, dove le scarneindicazioni di provenienza note per alcuni vasi ricuperati nel corso degli scavi di rapina diepoca borbonica44documentano un evidente momento di fioritura corrispondente all’epoca incui sono diffuse le opere dei Pittori di Brooklyn-Budapest – nome che cela in realtà più di unceramografo45 – e delle Coefore, forse in continuità con i decenni precedenti (A1, A5, A7, A8,A9), e soprattutto nell’area di Armento46.

30 Esso tuttavia non appare affatto esclusivo, come mostra il caso di S. Martino d'Agri-TempaCagliozzo dove la prima tomba del nucleo che si insedia accanto ad abitato arcaico, cessatoverso la metà del V sec., conteneva un solo vaso a f.r., il problematico cratere B13.

31 In definitiva, è possibile pensare che, nel caso dei Lucani, cui non sembra poter peraltroattribuire la preferenza per un modello univoco di comportamento nel campo dei ritualifunerari e che in più casi sembrano riproporre, in tutto o in parte, scelte precedenti, risultideterminante l’appartenenza a centri di maggiori dimensioni dalla più ampia articolazionesociale rispetto alle piccole fattorie disseminate nel territorio.

32 Per quanto riguarda infine il contenuto iconografico, lasciando per ora da parte il casosenz’altro di maggior interesse – il cratere B14 non ancora attribuito della tomba 1 di Armento-Serra Mauta – che richiede un approfondimento anche da questo punto di vista (non facilitanole pessime condizioni di conservazione), e richiamando solo la già più volte rilevata e discussacoincidenza di soggetto fra i due crateri del Pittore di Pisticci B1 e B2, è senz’altro dasottolineare la significativa congruenza della scena « eroizzante » raffigurata sul lato A delcratere B13 (come si è già rilevato oggetto di restauro e dunque presumibilmente conservato alungo) e la sua deposizione in una tomba maschile, in una esatta replica di quanto predisposto

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per la singolare sepoltura di Croccia Cognato47, dove però le immagini del più antico esemplaredel Pittore di Pisticci B3 sono assai più generiche. Come suggeriscono anche le recentiosservazioni relative alle raffigurazioni di guerrrieri indigeni nella ceramografia italiota48,sembra di potervi ravvisare le conseguenze di un’attenzione particolare per temi e talora periconografie specifiche, adatti alle esigenze ed alle mentalità delle loro controparti italiche,sviluppata dai pittori di vasi metapontini di seconda e terza generazione.

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Annexe

Rinvenimenti di Rivello-Serra la città

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Fig. 5 – Lato A del cratere a calice da Rivello-Serra la città, tomba 3.

© Soprintendenza Archeologia della Basilicata.

2. Gruppo intermedio : hydria, lacunosa ; scena nuziale : ancella donna seduta, efebo (Rivello, 70526).Tomba 2 ; Greco 1981, p. 26 s., tav. X, 1 (fig. 6).

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Fig. 6 – Hydria da Rivello-Serra la città, tomba 2.

© Soprintendenza Archeologia della Basilicata.

3. Gruppo intermedio : skyphos, lacunoso ; A) efebo, B) fig. femminile (Rivello, 70527). Tomba 2 ;Greco 1981, p. 26 s., tav. X, 2-3, contra Barresi 2005, p. 145, nota 6 (fig. 7).Fig. 7 – Lati A e B dello skyphos 70527 da Rivello-Serra la città, tomba 2.

© Soprintendenza Archeologia della Basilicata.

4. Gruppo intermedio : skyphos, molto lacunoso ; A) fig. maschile e fig. femminile, B) fig. femminileseduta e fig. maschile (Rivello, 70553). Tomba 2 ; Greco 1981, p. 26 s., tav. X, 4-5, contra Barresi 2005,p. 145, nota 6 (fig. 8).

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Fig. 8 – Lati A e B dello skyphos 70553 da Rivello-Serra la città, tomba 2.

© Soprintendenza Archeologia della Basilicata.

5. Gruppo intermedio : hydria ; tre fig. femminili, la centrale seduta (Rivello, 70494). Tomba 4 ; Bottini1998, p. 63 e 76, n. 2 (fig. 9).Fig. 9 – Hydria da Rivello-Serra la città, tomba 4.

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6. Gruppo intermedio : skyphos ; A) fig. maschile, B) fig. femminile (Rivello, 70481). Tomba 4 ; Bottini1998, p. 63 e 77, n. 4 (fig. 10).

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Fig. 10 – Lati A e B dello skyphos 70481 da Rivello-Serra la città, tomba 4.

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7. Gruppo intermedio : skyphos ; A) satiro, B) fig. femminile (Rivello, 70482). Tomba 4 ; Bottini 1998,p. 63 e 77, n. 3 (fig. 11).Fig. 11 – Lati A e B dello skyphos 70482 da Rivello-Serra la città, tomba 4.

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8. Ceramografico vicino al Pittore dell’Anabates : squat-lekythos ; efebo seduto, fig. femminile (Rivello,70480). Tomba 4 ; Bottini 1998, p. 63 e 78 s., n. 8 ; Todisco 2012, I, p. 19 (fig. 12).

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Fig. 12 – Squat-lekythos da Rivello-Serra la città, t. 4.

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Notes

1 Ringrazio Antonio De Siena, già Soprintendente per i Beni Archeologici della Basilicata, cui devol’accesso ai materiali ed alla relativa documentazione ; con lui Mara Romaniello per il paziente (eprezioso) aiuto nel reperirli e Nicola Figliuolo, che ha messo a disposizione le foto dell’archiviofotografico. Sono altresì grato a Francesca Silvestrelli, con la quale sono numerosi e frequenti gliscambi di opinione, di carattere generale ma anche specifici, come dimostrano alcune osservazioniriportate di seguito ; aggiungo infine un analogo ringraziamento all’anonimo recensore dell’articolo per isuggerimenti dello stesso tenore, lieto di aver contribuito a richiamare l’attenzione anche sotto il profilofilologico su vasi rimasti un po’ in ombra.2 Come definito già da alcuni decenni fa : Bottini 1982.3 Osanna – Vullo 2013 ; Bianco 1996 ; v. anche Bianco 2011.4 Bottini 2013 c.5 Silvestrelli 2005.6 Tuttora inediti, in parte esposti a Potenza, MAN ; si v. per il momento Bottini 1987. In generale sullaproduzione « lucana » : Gadaleta 2012, p. 68.7 Visconti 2011.8 Barresi 2005.

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9 Oltre ai tre vasi da Lavello e Melfi (infra, nota 13) si possono citare la lekythos della tomba 44 diBaragiano, di cui si propone l'attribuzione al P. Hearst o a quello di Sisifo (Russo – Di Lieto 2008,p. 74, fig. 80; cfr. anche Russo – Di Giuseppe 2008, p. 547, scheda 227) ed i frammenti di cratere acamp. della tomba 36 della stessa località, assegnati alla cerchia del P. del Prigioniero (Russo – Di Lieto2008, fig. 16); infine, è stata avanzata l'attribuzione al P. Tarporley del cratere a camp. da Armento-SerraMauta, tomba 10 (Mugione 1996).10 De Juliis 1990, p. 122 ; Corrente 2012, p. 171 ss., n. I.53. F. Silvestrelli mi segnala che parte dellaceramica a vn della tomba in questione è di produzione metapontina.11 Lecce 2010-2011  ; un messa a punto sulla produzione decorata in sovraddipintura, studiatainizialmente in Robinson 1990, è stata elaborata in Calandra 2008. A quanto sembra, recenti indaginiarcheometriche indicano l’esistenza di una certa contiguità fra le diverse tecniche di decorazionemediante l'uso di colori aggiunti : Mangone et al. 2009 ; altre (Thorn – Glascock 2010), che spingonoinvece ad avvalorare l’ipotesi di una dislocazione dei centri di produzione, necessitano un ulterioreapprofondimento. Per il rapporto fra classi diverse nell’ambito del kerameikos metapontino v. Silvestrelli2005.12 Si coglie l’occasione per correggere un’imprecisione: Santa Sofia d'Epiro, indicata in Todisco 2012,I, p. 7, come luogo di rinvenimento di un vaso vicino nello stile al P. delle Carnee, è in provincia diCosenza, e va dunque ascritto al Bruzio.13 Parte di cratere a calice della cerchia di ceramografi che fa capo al P.  della Nascita di Dioniso,rinvenuto in una struttura abitativa : Bottini 2007, fig. 10 s. ; grande skyphos attribuito al P. delle LungheFalde (dei Lunghi Risvolti) : Bottini 1985 b. È probabile che abbia risalito la valle dell'Ofanto passandoper Lavello anche un cratere a campana molto lacunoso da Melfi-Chiuchiari (fuori contesto ed inedito)attribuibile alla bottega del P. di Tarporley. Da ultimo, in proposito Pouzadoux 2013, p. 26 s.14 Cerchiai 2008, p. 24.15 Morris 1992, p. 202.16 Osanna 2008. Ad esse possono forse aggiungersi i rinvenimenti avvenuti alle pendici della collina diBotromagno (Gravina in Puglia) lungo il costone occidentale della Gravina, in via S. Stefano : Ciancio1997, p. 267-277.17 Bottini 2013 a.18 Una prospettiva di ricerca ben illustrata in Verger 2006.19 Lo Porto 1988-1989, p. 334 ss., Trendall 1967, p. 35, n. 132 ; p. 42, n. 198 ; p. 46, n. 230.20 Gadaleta 2012, p. 90. Il fenomeno era già stato osservato in Webster 1972, p. 284 ss. a propositodi molti corredi dalla Campania e da Spina, cui si può aggiungere anche d'Henry 1981. Almeno per ilmomento, sembra opportuno tenerlo distinto da quello, estremamente più diffuso e di sicuro più antico,che ha per oggetto i manufatti in metallo: per V e IV sec., v. la tomba 599 di Lavello, in cui è statodeposto almeno un cinturone più antico (Von Känel 1991) e la tomba 33 di Timmari, dove figura unaGriff-phiale tardo-arcaica (Canosa 2007, p. 108 s., 145 s., n. 114, tav. XLVIII).21 Ceglie  : Labellarte 1988  ; la possibile avvenuta confusione fra due diversi corredi (già Botttini1996), ipotizzata in Lippolis 1996 a, p. 382, non modificherebbe il quadro in modo sostanziale. Gravina-Botromagno : t. 1/1967, 1-3/1994 (Ciancio 1997 ; Lippolis 1996 b, p. 407 s., Mannino 1996) ; Gravina-Padreterno : tomba 10/1999 (Ciancio 2005). Rutigliano: t. 9, 10, 24 (Lippolis 1996 b, p. 408 s., Mannino1996) ; per la tomba 24 v. anche la lettura iconologica proposta in Fontannaz 2005. Pisticci : t. 1 e 2/1986(per il momento Bottini – Lecce 2013).22 Baldoni et al. 1993, p. 57 s. ; determinazione archeometrica : Bottini 1993, p. 756.23 De Juliis 1990, p. 13 s. sulla possibilità che si tratti di una donna; il rituale della semicremazione hainfatti reso indeterminabile il sesso dei resti rinvenuti.24 Nella stessa tomba 955 figura uno dei non molti candelabro bronzei di produzione etrusca noti dallamesogaia, secondo un costume che la avvicina alla tomba 89 del centro sannita di Carife, dov’è presenteanche un cratere del P. di Dolone : Silvestrelli 2008, p. 286 s.25 Alla prevalente mancanza di crateri nelle tombe femminili non corrisponde peraltro un'analogaassenza di recipienti metallici connessi con la sfera alimentare; ad es. in tutte le tombe di Braida di Vagliosono stati deposti i lebeti-tripode dotati di tre piedi in ferro : Bottini – Setari 2003. È peraltro noto come inarea campana l'attribuzione a donne di rango elevato di vasi relativi al consumo del vino risulti piuttostoantico (Cerchiai 2010, p. 44), sebbene il modello tirrenico non sembri univoco (Bartoloni 2003, p. 123 s.).26 De Juliis 1990, p. 123, pensa tuttavia all’impiego di muli piuttosto che di cavalli. Si ricorderà la scenaraffigurata sulla parete destra della tomba dei Cavalieri di Arpi-Montarozzi, di poco più recente : duedonne, fra cui la « sacerdotessa », in viaggio su una quadriga condotta da un auriga : Chieco Bianchiet al. 1988, fig. 604.27 De Juliis 1990, p. 128 s.

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28 Che si tratti realmente di uno specifico complesso funzionale lo dimostra con un’evidenza altrimentirara il fatto che la medesima coppia, iterata un gran numero di volte e formata esclusivamente da vasiin miniatura, costituisce il contenuto della serie di pozzetti del peribolo della vicinissima area sacrale,come esito – si è a suo tempo dimostrato – di un'unica, imponente cerimonia di consacrazione: Bottini– Fresa 1991, p. 135 ss.29 Bottini – Fresa 1991, p. 44 s., 49 s.30 Lamboley 1982, p. 101 s.31 Cfr. Grelle – Silvestrini 2013, p. 11-69 ; si avverte tuttavia la necessità di una completa messa a puntodei dati archeologici.32 Gargano 2009 ; Mazzei 1995, p. 52 s.33 Anche il cratere a campana attribuito al P. Altamura 3 (cerchia del P.  di Digione) in Trendall –Cambitoglou 1978, p. 156, n. 181, è ancora un rinvenimento isolato.34 Bottini 2008 ; Nardella – Setari 2008 ; Ciriello 2008.35 Si deve osservare in proposito che tale comportamento è già praticato in area « nord-lucana », agiudicare dall’analoga presenza nel corredo della tomba 102 di Braida di Vaglio, non a caso talora detta« della principessa »: Bottini – Setari 1996, Bottini – Setari 2003, p. 34, n. 74.36 Bottini 1990.37 Bottini 2013 b.38 Mele 2013; per gli aspetti archeologici v. Bottini 1992, 104 ss., Bottini 2012.39 Russo, Di Giuseppe 2008; scheda del corredo, p. 553 ss. (A. Bruscella); foto d'insieme, p. 99, fig. 14.40 Bruscella 2008, p. 98.41 Spineto 2005, p. 99 s.42 Fracchia – Gualtieri 2009.43 Gualtieri 1990, p. 163 in part.44 Lombardi 1987, p. 74 s.45 Denoyelle 2002.46 Sulla quale v. da ultimo Guzzo 2009-2010.47 Bottini – Lecce, c.d.s.48 Roscino 2009 ; Bottini 2011.

Pour citer cet article

Référence électronique

Angelo Bottini, « La ceramica a figure rosse di Metaponto nella mesogaia lucana fra V e IV secolo a.C. », Mélanges de l'École française de Rome - Antiquité [En ligne], 127-1 | 2015, mis en ligne le 27mai 2015, consulté le 10 juin 2015. URL : http://mefra.revues.org/2678

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Résumés

 La prima parte dell’articolo amplia il precedente catalogo dei vasi a figure rosse di produzionemetapontina giunti nei territori interni della Basilicata con quelli rinvenuti o ristudiati negliultimi decenni  ; in totale si contano così 23 esemplari, senza considerare gli skyphoi «  acivetta  »  (almeno 15)  : 13 appartengono alle officine dei Pittori di Pisticci e di Amykos,5 al gruppo dei Pittori dell’Anabates, Creusa e Dolone. In seguito, si propone l’analisi sia

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della distribuzione geografica di tali ceramiche che dei contesti tombali in cui erano inseriti,osservando in primo luogo che si tratta in prevalenza di vasi singoli, perlopiù crateri. Alcuneriparazioni antiche indicano che la loro acquisizione è avvenuta in un momento precedentequello della deposizione in tomba  : si avanza quindi qualche riflessione a proposito dellacomposizione dei corredi funerari, che mostrano sensibili differenze. In area daunia (Canosa,Lavello) si segnala, infatti, l’inserimento in corredi femminili di altissimo livello, mentrein territorio nord-lucano (Ruvo del Monte, Serra di Vaglio) emerge il probabile significatosalvifico delle scene di ratto ; al contrario, i corredi rinvenuti altrove non sono riconducibili amodelli precisi, specie quelli riferibili ai Lucani. In appendice sono infine elencati altri otto vasirinvenuti a Rivello - Serra la città, in un contesto culturale diverso da quello della mesogaia, e dicui è necessario approfondire l'inquadramento filologico in relazione al più generale problemadel « Gruppo intermedio ». This paper gives a brief analysis of the Metapontine Red-figured pottery dated between the5thand the 4thcentury BC discovered in the inland Basilicata region. In the first part the authorenlarges and updates the record of archaeological data through a catalogue, which takesinto account a collection of 38 specimens. Among them, 14 vessels belong to the workshopof Pisticci and Amykos Painters, 2 to the Intermediate group, 7 to the group of Anabates,Creusa and Dolon Painters, 15 to the Spanner Group. In the second part the article focuseson the Metapontine Red-figured pottery archaeological contexts and their spatial distributionwithin the region. These ceramic wares were mostly placed into ‘indigenous’ burials as gravegoods. The burial practices analysis and the study of vessels assemblages provide evidenceof variation in funerary habits within the regional districts of Basilicata. Funerary practices« schemes » are still less clear in certain areas like the North-western Basilicata, which needsto be better investigated. Finally, a list of eight Metapontine Red-figured vessels discoveredat Rivello-Serra (in the hinterland of the Tyrrhenian coast) is presented in the Appendix.

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Keywords : Metaponto, Basilicata, Red-figured potteryParole chiave : Metaponto, Basilicata, vasi a figure rosse