La basilica cristiana contemporanea

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La basilica cristiana contemporanea Progetti e plastici • arte • architettura • teologia • liturgia

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La basilicacristiana

contemporanea

Progetti e plastici

• arte • architettura • teologia • liturgia

Mons. Enrico Mazza

L' ORGAN IZZAZION EDELL'AULA LITURGICA

I suoi problemi oggi e alcuni suggerimenti dalla sua storia

1.Il disagio di fronte all'attuale

'adattamento' delle chiese

Dopo il Vaticano Il, le chiese sonostate adattate alla celebrazione dellaliturgia riformata secondo le direttivedel Concilio. Sono stati ricondotti aforme più antiche molti riti della liturgiae sono stati editi nuovi libri liturgici cheprendessero il posto di quelli prece-denti. Lutilizzo della lingua viva harestituito alla liturgia molta della suaimmediatezza originaria. Non tutta,certamente. Oltre a questo, dobbiamosottolineare che il primo cambiamentodi notevole impatto comunicativo èstato l'altare rivolto al popolo. Il secon-do, di pari importanza, è stato l'ambo-ne, per leggere ai fedeli la Parola diDio. Prima di quel momento nessunodei fedeli, durante la celebrazioneeucaristica, aveva visto l'altare comelo vede il sacerdote. Allo stesso modo,prima di allora, nessuno aveva visto undiacono che si rivolgeva ai fedeli perleggere loro un brano evangelico.Prima della riforma, il sacerdote, amessa, stava rivolto verso l'abside,dando le spalle ai fedeli. Nella messain canto il diacono cantava il vangelostando rivolto verso il muro dell'abside,dando le spalle ai fedeli. Dal punto divista teologico, il cambiamento non èmolto significativo, ma ha avuto unimpatto epocale: questo è statol'aspetto più visibile della riforma litur-gica del Concilio Vaticano II.

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Questi cambiamenti hanno influito immediatamente sulla struttura e sull'arre-do dello spazio liturgico. Non è stato facile approntare un altare rivolto al popolo,in chiese nate in funzione di un altro concetto di altare e di assemblea. Sonostate operate delle scelte di fortuna, collocando un altare a mensa in presbiteriotra la balaustra e il precedente altare storico. Il risultato è stato veramente infeli-ce, perché si sono avuti due altari in asse, nello stesso presbiterio, ed entrambimeritavano il nome di altare, soprattutto perché l'altare storico era dotato ditabernacolo - e quale altare non lo era? - e il tabernacolo era considerato l'ele-mento più importante dell'altare stesso.

Un altro capitolo è costituito dall'ambone. Era necessario approntare un luogoda cui leggere al popolo le letture bibliche previste dal lezionario che veniva pre-parato in quegli anni, con grande studio da parte degli esperti, biblisti e storicidella liturgia; si giudicava, infatti, che fossero insufficienti le letture bibliche pre-senti nel messale allora in uso (ultima edizione sotto Giovanni XXIII). Nella tota-lità delle chiese - ad eccezione di quelle dotate di un ambone storico, circa 220in Italia - si è collocato un leggio di fianco all'altare, alla sua destra, al limite delpresbiterio, a contatto con la balaustra. E questo leggio è stato chiamato ambo-ne. Sovente, per la ristrettezza del presbiterio, questo «ambone» è di fiancoall'altare, quasi attaccato, per cui non si capisce perché ci si debba spostare dicinquanta centimetri per andare dall'altare al leggio, per la lettura, quando tuttoil resto della messa viene fatto all'altare. Questo è un bell'esempio di formalismoliturgico, identico a quello della liturgia precedente quando si spostava il messa-le dall'altro lato dell'altare per leggere il vangelo. Era il ricordo storico della pro-cessione del diacono all'ambone per la lettura del vangelo.

Nella liturgia uscita dalla riforma carolingia, a causa della forte componentemonastica - dovuta all'importanza che il monachesimo ebbe nella vita religiosadell'epoca -la posizione della «sede» del sacerdote celebrante non era più dietrol'altare al centro dell'abside, che non era più di forma semicircolare. Ormai la sedeera stata collocata in presbiterio o, meglio, nel coro che sta davanti all'altare - eche prolunga il presbiterio - a lato, allineata al muro o alla balaustra che delimita-va l'area presbiteriale a destra e a sinistra dell'altare. La sede del vescovo era adestra e quella del sacerdote celebrante a sinistra; la seduta, in ogni caso, era rivol-ta verso l'altare. Con la liturgia del Vaticano Il, la seduta del sacerdote doveva ser-vire a presiedere la liturgia e, pertanto, doveva essere rivolta al popolo, come in ori-gine. La soluzione fu molto semplice: la seduta fu ruotata di novanta gradi e così lasede, in precedenza parallela al confine laterale del presbiterio, si trovò parallelaall'altare, rivolta al popolo, ma più spostata verso l'assemblea, in una posizionesimmetrica all'ambone o leggio che già incombeva sulla balaustra. Il risultato fuquesto: l'altare al centro, rivolto al popolo; alla sua destra l'ambone e alla sinistra laseduta del sacerdote. A causa di tutte queste trasformazioni, nella maggior partedelle chiese il presbiterio risultò sovraccarico e, per risolvere l'ingombro, fu elimi-nata la balaustra. È stata una scelta discutibile, almeno dal punto di vista della con-servazione del patrimonio artistico. Tanto più che non servì a risolvere il problema.

I principi della riforma liturgica del Vaticano Il erano veramente innovativi eprofondi per la concezione della chiesa alla quale si ispiravano. Di conseguenza,

avrebbero richiesto un'adeguata rielaborazione per tradurre quei principi teologi-ci in scelte architettoniche e artistiche. Infatti, a ben vedere, non si trattava di vol-tare un altare, spostare la sede o trovare un leggio per le letture. Si trattava dicreare lo spazio della celebrazione; o meglio, di creare lo spazio per la procla-mazione delle letture, lo spazio per la tavola dell'eucaristia, ossia l'altare, e lospazio della presidenza della liturgia. L.:architetto, quindi, sarebbe stato chiamatoa progettare questi spazi in modo che l'artista potesse proporre gli elementicostitutivi di questa nuova spazialità per l'azione liturgica. Ma tutto questo nonsarebbe stato possibile se, contemporaneamente, non si fosse provveduto a pro-gettare lo spazio dell'assemblea dei fedeli. Questo non fu mai fatto: si operò solosull'area presbiteriale, lasciando immutato lo spazio dei fedeli. Gli spazi dellacelebrazione interagiscono l'uno con l'altro e quindi, per definizione, debbonoessere progettati tutti assieme, coordinati l'uno con l'altro. Se ne viene mutatouno solo senza il coordinamento con gli altri, nasce subito la disarmonia chediventa presto un'insopportabile cacofonia.

Oggi siamo piuttosto insoddisfatti delle soluzioni adottate per l'adeguamentodelle chiese alla liturgia del Vaticano Il, anche perché vediamo che la celebrazio-ne liturgica ne patisce e non consente una più ampia partecipazione attiva deifedeli, sempre ricordando che l'attiva partecipazione è anzitutto un fatto interio-re che deriva dal coinvolgimento nei riti della celebrazione, gesti e parolet.

2.Alcuni principi generali

Quando si lavora alla progettazionedi una chiesa, bisogna anzitutto crearelo spazio per l'assemblea, che neidocumenti della riforma liturgica vienedefinita «assemblea celebrante». Inseguito si procede alla progettazionedei vari poli liturgici, come l'altare el'ambone, la sede del sacerdote, il bat-tistero e ogni altro elemento. Inoltre sideve tener conto che l'esterno dellachiesa non deve normare gli spaziinterni che, invece, debbono essere infunzione della celebrazione liturgica.t'aspetto esterno e la forma esternadella chiesa dipendono dal suo inseri-mento nel territorio: questo edificiodeve mandare un messaggio al quar-tiere o al paese; il suo inserimento nelterritorio è garanzia di questa suacapacità di parlare a coloro che sono«al di fuori»z. La progettazione di unachiesa deve tener conto tanto dell'am-biente naturale quanto del contestosociale e umano di cui quella chiesafarà parte. Per quanto riguarda l'inter-no, la progettazione deve sempredistinguere l'aula della celebrazioneeucaristica di tutta l'assemblea dall'au-la minore, deputata alle celebrazioniferiali. In quest'ultima viene collocatala riserva eucaristica. Di solito leimmagini per le devozioni private ven-gono collocate, anch'esse, nella cap-pella feriale, lasciando che l'aula mag-giore abbia come poli, che si impongo-no all'attenzione, solamente l'ambonee l'altares.

Bisogna creare lo spazio dell'as-semblea che ascolta la Parola di Dio ebisogna creare lo spazio dell'assem-blea che sta in piedi attorno all'altareper l'eucaristia. Questo è un problemache appare pressoché insolubile, per-ché oggi l'assemblea gode di un unicospazio per due azioni così differenti:

seduti per l'ascolto della Parola dall'ambone, in piedi per l'eucaristia. È antica tra-dizione che, per l'eucaristia, si debba stare in piedi attorno all'altare; infatti ilCanone romano, la preghiera eucaristica della tradizione romana, dice:«Memento ... et omnium circumstantium [circum adstantium, nell'edizione criti-ca-l», ossia: «Ricordati ... anche di tutti coloro che stanno attorno a questo alta-re». È il Memento, ossia la preghiera di intercessione per tutta la chiesa che èpresente, e che celebra, ed è attorno all'altare; la preghiera per il clero, il Nobisquoque, è in un altro punto del Canone. La preghiera per coloro che offrono ilsacrificio di lode (sacrificium laudis) è la preghiera per l'intera assemblea cele-brante che sta attorno all'altare. Assemblea celebrante: questa è un'espressionedi oggi; il Canone romano formula lo stesso concetto con altri termini: dato chel'eucaristia è chiamata «obietio», ossia «offerta», allora i membri dell'assembleacelebrante sono descritti come coloro che «offrono il sacrificio di lode (sacrificiumteudis;«. La seconda preghiera eucaristica del messale ha una frase praticamen-te identica a quella del Canone romano: «Greties tibi agentes quia nos dignoshabuisti adstare coram te et tibi ministrere-s, Si noti che il verbo è lo stesso:«eastere-, che significa «stare in piedi». Laltro verbo, «mlnistrere-, designa lacelebrazione eucaristica. Non potrebbe esserci accordo più evidente tra ilCanone romano e questo testo degli inizi del III secolo (attribuito a un Ippolito diRoma), entrato ora nella liturgia romana.

Dicendo che bisogna portare l'assemblea attorno all'altare, non intendo direche bisogna abolire il presbiterio; effettivamente ci vuole un ampio spazio liberoattorno all'altare, che sia di salvaguardia, ossia che lo faccia risaltare e gli diarespiro, una «zona di rispetto». Questo spazio, però, non deve essere inteso comenell'ecclesiologia medievale descritta bene dal Decretum [= Concordia discordan-tium canonum] di Graziano che diceva: «Duo sunt genera ctuistienorum», «cisono due generi di cristiani» (come se ci fossero due diversi tipi di cristianesimi),e continuava spiegando che si trattava dei chierici e dei laici 6. I clerici stanno inpresbiterio e il popolo in navata": sarebbe questa la ragione della distinzione traqueste due parti della chiesa. Guglielmo Durando, nel Rationale scritto tra il 1291e il 1296 - data della sua morte - si riferisce a Mosè che stabiliva, con precettodivino, che i leviti non si mescolassero con la plebe, e affermava che, in base aquesto precetto, i laici dovevano stare separati dai chierici durante la celebrazio-ne dei misteri. In seguito egli si riferisce a Bonifacio Il, che avrebbe sancito que-sta separazione''. Il Rationale è un'opera molto importante dato che è stata il com-mento per eccellenza della liturgia, fino a tutto il rinascimento.

Questa è l'ecclesiologia che sottostà alla concezione della liturgia, e dell'aula perla liturgia, dal medioevo in poi, ma non è l'ecclesiologia dell'epoca patristica. Tra tutti,possiamo citare Gerolamo che vede nella gens dei cristiani una gens unica che sioppone alla gens dei pagani e degli Ebrei. Inoltre egli sottolinea l'unità interna dellagens dei cristiani quantunque questi provengano da differenti parti!''.

Oggi questa ecclesiologia è finita: c'è un solo genere di cristiani, i battezzati.Poi si deve aggiungere che all'interno dell'unica chiesa, costituita dai battezzati,ci sono dei particolari ministeri, come quello dell'episcopato, del presbiterato edel diaconato. I vescovi (e per partecipazione i presbiteri) guidano e presiedono

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la chiesa sia al di fuori sia durante la celebrazione eucaristica. Ma questa lorofunzione è all'interno della chiesa e non li costituisce un corpo separato, ungenere diverso di cristiani. Il presbiterio crea uno spazio adeguato per la buonagestione della presidenza, ma non è uno spazio liturgico di diversa natura. Ciònon significa che tutti debbano accalcarsi attorno all'altare. Bisogna conservareun'ampia «zona di rispetto». Ci vuole ordine nella celebrazione: è ciò cheGregorio di Nazianzo ammirava nelle celebrazioni di Basilio. Sembra di capire -dalla Orazione 43, 52 - che ci fosse un contatto diretto tra il bema" ' e la posizio-ne dei fedeli, ma con grande ordine e rispettoso riguardo.

Abbiamo detto che è difficile conciliare i due spazi liturgici, ma non è impossi-bile. Si tratta di trovare una soluzione, ed è quanto ci apprestiamo a fare. Per cer-care una soluzione ai problemi che abbiamo ora descritto, è necessario rivolger-si alla storia per comprendere come venisse inteso lo spazio liturgico all'epocain cui si formavano le nostre liturgie.

3.Come cercare una soluzione

La storia non è un canestro checontiene soluzioni, già pronte, per inostri problemi. La storia, infatti, ci diceciò che è stato, ma non ciò che deveessere oggi. La documentazione stori-ca non ci fornisce delle scelte obbliga-te; ci offre una certa quantità di dati,che sono altrettante possibilità, ma lescelte appartengono a noi in base algiudizio che ci formiamo sulle necessi-tà dell'oggi.

La storia non ci obbliga. Nella chie-sa, ciò che vincola non è la storia, mala Tradizione. La Tradizione è la valuta-zione delle necessità di oggi in base aciò che ha trasmesso la chiesa delleorigini, sapendo che le varie usanze, otradizioni, non sono necessariamentela Tradizione. Questa consiste nel rice-vere ciò che è stato trasmesso dall'ini-ziatore, ossia da Gesù Cristo.

Ma per arrivare alla Tradizione biso-gna passare per la storia.

Nella nostra incursione nella storia,dovremo tener conto dei lavori diAndrej Nikolaevic Grabar, un grandeautore che ha dato notevole importan-za alla pianta basilicale delle chiese diepoca costantiniana, ed ha anche indi-viduato il rapporto tra queste e la pian-ta basilicale delle sinagoghe. Questa èla pista nella quale ci immettiamo.

La nuova epoca dopo il 313Eusebio di Cesarea'" descrive in

modo lirico l'entusiasmo dei cristianiper gli edifici di culto restaurati daCostantino dopo la fine delle persecu-zioni, con il rescritto di Licinio eCostantino del 313, dando particolareimportanza all'erezione della grandio-sa basilica di Tiro. Se Eusebio parla direstauro, è evidente che i cristiani pos-sedevano edifici di culto già nel III

secolo. Effettivamente c'era stato un periodo di tranquillità a causa della cessa-zione delle persecuzioni, grazie all'editto di Gallieno nel 260; tuttavia la cosa nonera durata a lungo, visto che Eusebio annota che c'erano state delle distruzionidi chiese nella persecuzione di Diocleziano del 30313. Eusebio aggiunge che, ter-minato questo periodo, i cristiani non si limitarono a restaurare gli edifici prece-dentemente distrutti, ma ne edificarono di nuovìi-, a causa del grande numerodei fedeli.

Con Costantino vengono costruite le grandi basiliche che ancor oggi si ammi-rano a Roma e fuori Roma, come la basilica di San Pietro in Vaticano, delSalvatore (San Giovanni in Laterano), di Santa Croce in Gerusalemme, di SanPaolo, di San Lorenzo Fuori le Mura e di Sant'Agnese sulla Nomentana. La pian-ta basilicale appartiene a queste chiese e, successivamente, anche ad altre chenon sono dovute alla munificenza dell'imperatore.

La forma basilicale come forma tipica delle chiese costantinianeAndrei Nikolaevic Grabar - che in questa esposizione seguiremo passo passo

- dice che i dati archeologici bastano per stabilire un fatto capitale (che concor-da interamente con ciò che sappiamo attraverso la chiesa della Natività aBetlemme): tutte le chiese fondate da Costantino e da sua madre a Roma, inPalestina, a Costantinopoli, hanno le medesime caratteristiche architettoniche.Sono chiese che, secondo l'archeologia cristiana, si chiamano «basiliche» (ter-mine esistente già prima di Costantino per definire un santuario cristiano ma che,in antico, designava chiese di forme diverse). Si tratta di sale rettangolari oblun-ghe divise in tre, o anche in cinque navate parallele, nel senso della lunghezzadella sala, mediante file di colonnete. Questa architettura non era altro che unaparte dell'architettura romana del tempo, notando che il termine «romano» dove-va essere inteso in senso generale, poiché da una provincia all'altra le basilichecostantiniane non erano esattamente uguali16. Questa forma di chiesa cristianaappare improvvisamente al tempo delle prime imprese architettoniche diCostantino, simultaneamente a Roma, a Treviri, a Gerusalernme t? e aCostantinopoli. Sollecitati da ordinazioni imperiali, costruttori di varia origine, e inregioni lontanissime l'una dall'altra, progettano tutti lo stesso tipo di edificio.Questa identità è impressionante ed essenziale, ma non esclude certe differen-ze notevoli nella scelta e nell'interpretazione di diversi aspetti particolari di que-sti edifici (absidi, transetti, ingressi, atria eccetera). Si ha l'impressione, ad untempo, di una specie di tacito accordo sull'adozione della basilica per le chiesecristiane importanti, che però lasciava libertà ai costruttori per la scelta dei sin-goli elementi architettonici, i quali, così, sfuggono (in origine) a una classificazio-ne per «tipi» cosntunne.

Questa è una constatazione molto importante perché pone l'interrogativo sullaragione dell'adozione della pianta basilicale in epoca costantiniana; certamentein quest'epoca, ma forse anche nell'epoca anteriore.

Nel mondo romano la pianta basilicale è utilizzata per vari tipi di edifici, pub-blici e privati, perché si tratta di una pianta molto duttile, non specializzata, ossia

non legata a qualche utilizzo particolare. La basilica si presta a differenti usi e ilsuo spazio interno può essere organizzato a piacere, secondo il bisogno. Aragione, quindi, è stata scelta la pianta basilicale per la celebrazione della litur-gia cristiana. Questa pianta è stata adattata ai vari tipi di liturgia. E così abbiamoil bema al centro, nel caso delle chiese di tipo siriaco, con i fedeli tutt'attorno; allato opposto c'è l'area dell'altare. Nelle chiese bizantine abbiamo l'ingresso sullato più corto del rettangolo della pianta basilicale.

La chiesa di Santa Sofia in Costantinopoli è a pianta basilicalets, ma si trattadi un caso molto particolare, dato che la sua pianta è una variazione sul temadella pianta basilicale. Infatti, qui c'è un elemento nuovo: la cupola. È molto inte-ressante la posizione dei fedeli, che stanno negli spazi laterali, non nella navatacentrale, che resta vuota per accogliere al centro l'ambone monumentale. Nellapianta basilicale delle chiese di Gerusalemme e di Roma abbiamo la sede delvescovo al centro dell'abside su uno dei due lati minori del rettangolo basilicale,in faccia alla porta d'ingresso; l'altare è collocato tra la sede del vescovo e ilpopolo che si trova nella navata centrale.

Andrei Grabar prosegue dicendo di ritenere probabile che l'ordine di costruiregrandi chiese portasse, come naturale conseguenza, a ricorrere a un generecorrente di sale spaziose, quali se ne costruivano per i tribunali e per i palazzi,per gli uffici, per le riunioni di confraternite di fedeli di una data confessione. Inogni città e in ogni provincia, tale problema architettonico si presentava frequen-

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fig.lSanta Sofia

temente, e lo si risolveva a seconda delle usanze e dei mezzi disponibili, tenen-do conto naturalmente del numero delle persone che dovevano trovarvi posto. Gliimperatori costruivano per le folle. La sala basilicale dei palazzi e dei tribunali,con le colonne a separazione delle navate e con le tribune sopraelevate (bema)nell'abside di fondo, deve essere apparsa la più adatta alle riunioni cristiane.

Gli antecedenti degli ambienti per il culto in forma di basilica (attestati sin dalI secolo, a Roma) hanno potuto contribuire a determinare la scelta degli architet-ti costantiniani. In realtà, si conoscono esempi di ambienti di questo genere, madi piccole dimensioni, ad uso delle riunioni degli adepti delle Cabirie, di Mitra, deipitagorici. Il più celebre, e facilmente visitabile, è la basilica sotterranea del Isecolo, destinata al culto neopitagorico, che si trova a Roma, presso PortaMaggiore2o. In conclusione della sua esposizione, Grabar, dopo aver sottolinea-to che gli storici per troppo tempo avevano pensato che la basilica cristiana deri-vasse direttamente dalla basilica romana, casa romana o aula giudiziaria o pala-tina21, apre un altro discorso e si rivolge agli edifici sinagogali per spiegare lapianta basilicale delle chiese cristiane.

Nel 1953 Henri Leclercq affermava in modo perentorio che il rapporto tra lesinagoghe palestinesi e le basiliche cristiane era troppo evidente per essere con-testato. È nelle sinagoghe che, per la prima volta, vediamo la forma architettoni-ca pagana e profana della basilica, adattata alle esigenze di una comunità nonpagana. E ciò avvenne molto tempo prima che il cristianesimo trovasse la formaappropriata per i propri edifici di cult022.

È questa la direzione che deve prendere la nostra ricerca ora. E quindi parle-remo della sinagoga e della sua forma.

4.la pianta basilicale delle sinagoghe

Le ricerche sulle origini della sina-goga non hanno ancora raggiunto con-clusioni condivise, sebbene siano benchiare le tradizioni che legano la fon-dazione della sinagoga all'attività diEsdra (Ne 8, 1-10). Normalmente sidice che la sinagoga ha avuto originedurante l'esilio babilonese; la cosa èpossibile, ma resta indimostrata.Recentemente alcuni studiosi hannopensato che la sinagoga abbia avutoorigine nel III secolo a.C., e altri nel1123. Il metodo utilizzato si fonda, giu-stamente, sulle testimonianze lettera-rie e sui reperti archeologici ed epigra-fici, ossia sull'esistenza di iscrizioniche documentino la presenza di taliedifici. Il metodo è certamente corret-to, al di là di ogni ragionevole dubbio,ma non è detto che tutte le sinagoghefossero edifici così importanti dalasciare tracce letterarie, archeologi-che ed epigrafiche. È possibile cheall'origine della sinagoga ci siano statiedifici modesti, soprattutto se si è trat-tato di case private che sono state tra-sformate in sinagoghe. Gli scaviarcheologici in siti del Il secolo a.C.hanno ampiamente dimostrato l'uso ditrasformare case private in sinagoghe,dando origine a edifici più importanti. Eciò accadeva ancora nel III secolo,come nel caso della sinagoga di DuraEuropos. Nella ricerca delle primetestimonianze sulle sinagoghe, sonoimportanti le iscrizioni greche delFaiyurn all'inizio del Il secolo a.C.24.

Le sinagoghe più antiche di cuiabbiamo testimonianza sono quelledella Diaspora. Di particolare impor-tanza sono quelle di Delo, Ostia, Sardi,Meiron.

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Un problema di metodoMarilyn J. Chiat è una storica dell'arte, specializzata in arte religiosa25, che ha

messo in evidenza come gli storici dell'arte della precedente generazione valu-tassero gli oggetti del loro studio solo dal punto di vista estetico. A suo dire, que-sto metodo produsse una generazione di storici dell'arte che sapevano ben pocodel contesto storico dei lavori che essi stavano studiando. Dopo questa premes-sa, ella aggiunge: «Ciò era particolarmente vero nello studio dell'arte e dell'ar-chitettura religiosa ove, troppo spesso, gli storici dell'arte ignoravano che cosaaccadesse negli edifici religiosi,,26. Dalla metà del XX secolo, l'orientamentodegli studi americani iniziò a cambiare, dando ampio spazio al contesto e soprat-tutto allo scopo e alla funzione dei lavori che venivano studiati, come si vede giàdal titolo dell'importante ricerca di Thomas Mathews27, dell'lnstitute of Fine Arts,New York University. Marilyn Chiat conclude affermando che questo studio è par-ticolarmente difficile per quanto riguarda le antiche sinagoghe, a causa dellascarsezza delle testimonianze letterarie ma che, nondimeno, è necessario. Se,con questo metodo, si raggiungerà la comprensione della forma delle antichesinagoghe, sarà possibile comprendere anche la forma delle antiche basilichecristiane28.

Alcune sinagogheBisogna tenere presente che non è facile individuare i modelli sinagogali da

studiare dato che, ad esempio, delle sei sinagoghe scavate nella Diaspora -comprese tra il Il secolo a.C. e il VI secolo d.C. - cinque sono trasformazioni diedifici privati (costruiti in stile locale) e una sola non deriva da un edificio privato:la sinagoga di Sardi29, a pianta basilicale. È interessante notare che nessunadelle sinagoghe scavate in Israele mostra di essere un adattamento di un edifi-cio dcmesticow. Dopo la distruzione del Tempio, nel 70, ci fu un grande sviluppodi luoghi di riunione che, inizialmente, erano per lo studio della Legge e che, inseguito, diventarono luoghi di preghiera. «Erano tutti adattamenti della piantabasilicale. Una delle piante più comuni può essere vista a Meiron,,31, un edificiodel III secolo d.C.

A che cosa serviva la sinagogaIl termine «sinagoga" designa sia un edifici032 sia una riunione della comuni-

tà: il termine vale per entrambi. Oggi si pensa comunemente che la sinagoga siaun luogo di culto e null'altro ma, almeno alle origini, le cose non stavano così. Lasinagoga era molte altre cose insieme. Ne abbiamo un'idea già dall'iscrizionescoperta nel 1913 e conservata oggi nel Rockefeller Museum in Gerusalemme,che indica i seguenti scopi: « ... per la lettura della Legge, per l'istruzione neicomandamenti, per l'accoqtienza-Pè. Altri documenti arricchiscono questadescrizione e, in particolare, un testo della Tosefta (inizio del III secolo)>, ripre-sa con leggere varianti sia nel Talmud babilonesess sia in quello gerosolimita-

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Sardi

fig.3Meiron

n036.Si tratta di una sinagoga alessan-drina di proporzioni ragguardevoli: «R.Jehudah [ben lIai] diceva: "Chiunquenon abbia visto la doppia sto a [sco ilcolonnato] di Alessandria non ha maivisto nella sua vita la gloria d'Israele. Èun modello di basilica ampia, stoaall'interno di una stoa, che talvoltaospita il doppio della gente che lasciòl'Egitto. E vi si trovavano settantunocattedre [sco seggi d'onore o troni]d'oro per i settantuno anziani, ciascu-na [del valore di] 25 talenti d'oro, e alcentro c'era una pedana in legno [ilbmh, bimah]. E un hazzan della sina-goga [letteralmente, assemblea] vistava sopra in piedi, con drappi nellemani. Quando qualcuno prendeva [ilrotolo della Torah] per leggere, agitavai drappi ed essi [sco coloro che eranoadunati] rispondevano "Amen" per ognibenedizione; quindi [agitava] nuova-mente [i drappi] e rispondevano [nuo-vamente] "Amen". E non si sedevanodisordinatamente, ma gli orafi si sede-vano per conto proprio, gli argentieriper conto proprio, i tessitori per contoproprio, i tessitori di Tarso per contoproprio, i fabbri per conto proprio. Eperché così tanto [sco perché questarigida suddivisione]? Così che se giun-ge un visitatore, possa [immediata-mente] entrare in contatto con il pro-prio lavoro, e quindi essere in grado diguadagnarsi da vivere",,37.

Lee I. Levine è incerto se si possadare valore storico a questa testimo-nianza; Esther Starobinski-Safran eAndré Pelletier, invece, ne accettano ilvalore storico e usano questi dati perdescrivere gli eventi della comunitàgiudaica di Alessandria descritti daFilone di Alessandria nell'opera InFlaccum. Oltre a questo documento,bisogna tener conto della Lettera del-

/'imperatore Claudio agli Alessandrini 38, che ci informa con precisione sullo sta-tuto politico dei Giudei in questa città.

La comunità è un'istituzione semi-politica che ha le sue proprie leggi, i suoicostumi, la sua organizzazione, i suoi funzionari. Il politeuma qiudaico-? diAlessandria deve la sua esistenza stessa a un'autorizzazione del re, e riposadirettamente sul diritto accordato alla comunità giudaica di vivere secondo leleggi degli antenati, ossia le norme di Mosè e della Torahw. Ad Alessandria iGiudei sono numerosi e vivono in due quartieri della città, che definiremmo giu-daici ma, di fatto, sono sparsi in tutta la città: infatti, Filone attesta che le sinago-ghe sono numerose anche negli altri quartieri. Raccontando della distruzione edell'incendio delle sinagoghe, che provocava l'incendio anche delle case vicine,egli fa esplicito riferimento al legno che prende fuoco molto rapidamente-t. Moltesinagoghe alessandrine, quindi, erano di legno, e questo spiega perché non neè rimasta traccia. Invece era in muratura la sinagoga principale, a pianta basili-cale; ecco il testo di Filone che vi si riferisce42: «Le sinagoghe che essi non pote-rono incendiare e radere al suolo, a causa del gran numero dei Giudei le cui caseerano addossate lì attorno, le profanarono in altro modo, violando le nostre leggie i nostri costumi: in tutte, infatti, senza eccezioni, elevarono delle statue (eiko-nas) , ma nella più grande e più rlnornatà<', aggiunsero una statua di bronzo diun personaggio montato su di una quadriga. Era tale la fretta e l'urgenza del lorozelo che, non avendo a disposizione una quadriga nuova, ne presero una dal gin-nasìo=, piena di ruggine ... ". La testimonianza della Tosefta, citata sopra, parle-rebbe dunque della più importante sinagoga di Alessandria, a pianta basilicale,sontuosa e ricca.

Filone attesta che i Giudei erano governati da un senato-e, una Gerousia,ossia da un Consiglio di anziani di settantuno membri, che si riunivano e delibe-ravano in sinagoga, seduti nei loro scanni. Filone sottolinea con forza l'onore diquesta carica, di appartenere alla Gerousia. Durante i disordini del 38 Fiacco lifece arrestare al loro domicilio, rintracciandone però solo trentotto-s. La sinago-ga alessandrina, dunque, serviva anche per funzioni politiche e amministrative.

Dopo questo semplice excursus si può ricavare che, almeno ad Alessandria,la sinagoga era anche la sede del governo della comunità. E quindi, possiamoconcludere che la sinagoga aveva diverse funzioni: la lettura comunitaria dellaScrittura, seguita dal commento; l'educazione dei giovani dato che, almeno adAlessandria, essi non potevano accedere al ginnasio; le deliberazioni deglianziani (arconti) per la vita della comunità; l'accoglienza e l'ospitalità di chi è dipassaggio. Effettivamente nelle comunità della Diaspora tutta la vita del politeu-ma si svolge attorno alla sinaçoqa-". In effetti, i dati archeologici insegnano chela sinagoga è sempre all'interno di un quartiere giudaico.

5.I poli liturgici in sinagoga

Esiste un'evoluzione storica dell'au-la sinagogale, che Lee I. Levine trat-teggia in base alle funzioni cui essaera deputata-e. Esponiamo ora le con-clusioni raggiunte da questo autore.

1) Nella prima fase, ossia all'epocadel Secondo Tempio, esisteva un unicofulcro liturgico, al centro dell'aula, oveveniva letta e spiegata la Torah. Primadell'anno 70 non era ancora stata isti-tuita una preghiera regolare in sinago-ga. Ma forse questo non è così sicuroper la Diaspora, dato che Filone diAlessandria, nel De opificio mundi,parla esplicitamente del culto che sideve rendere il settimo giorn049; poi,nel De vita contemplativa, egli spiegaquesto culto, che consiste nel risalire aDio con la meditazione che fa passaredal visibile all'invisibile, dopo di che cisono inni e preghiere5o. Se adAlessandria c'è una riunione in sinago-ga il sabato - per l'ascolto della letturabiblica e la sua spiegazione - è impro-babile che non ci sia preghiera, anchese non istituzionalizzata. I resti archeo-logici confermano la presenza di que-sto fulcro al centro dell'aula. Questesinagoghe avevano spesso un'aularettangolare (Ma'oz-", Hayyim, Delo),ove c'erano dei seggi su tutti e quattroi lati (Garnlav, Masada53 e Dura=').Nel caso della sinagoga monumentaledi Alessandria, c'era un bema al cen-tro dell'aula.

2) Nella seconda fase, III secolo,compare la preghiera che viene istitu-zionalizzata come parte necessariadel culto. Compare quindi un hazzan,ossia la guida della preghiera, che simetteva nel settore della sinagogaprospiciente l'arca, standole di fronte.Questo può essere il modo più sempli-ce per comprendere che cosa si celi

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fig.4Ma'oz

fig.5Gamia

fig.6Ma'oz

dietro l'espressione «scendere davanti all'arcav=. Quindi egli stava in piedi nellanavata centrale, davanti al podio e all'arca della Torah collocati lungo il muro rivol-to a Gerusalemme, verso cui guardava l'assemblea durante la recita della'Amidah.

3) Nella terza fase vediamo che viene installata un'edicola fissa nel muro diGerusalemme, per la custodia dei rotoli della Legge. Qui c'è anche il problemadell'orientamento delle sinagoghe verso Gerusalemme e, per quelle che sono inGerusalemme, del loro orientamento verso il Tempi056. In quest'epoca alcunesinagoghe cambiano il loro orientamento: invece di avere le porte in direzione diGerusalemme, è il muro con l'abside o la nicchia per i rotoli, che è orientato versoGerusalemme. In questa terza fase può accadere che, talvolta, le sinagogheadottino le forme della basilica cristiana. In quest'epoca, distrutto ormai il Tempio,è in sinagoga che si prega e si riceve la benedizione. I sacerdoti benedicono ilpopolo stando con le spalle rivolte a Gerusalemme, mentre il popolo sta rivoltoverso il muro di Gerusalemme, ove c'è l'arca con i rotoli della Legge.

fig.7Gamia

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fig.8Masada

In base alle testimonianze fin qui esaminate, le prime funzioni della sinagogasono le riunioni di governo e l'insegnamento della Torah, poi verrà la preghiera.Ci dobbiamo chiedere come fosse organizzata l'aula in cui si svolgevano questefunzioni. I poli potevano essere due:

1) l'arca in cui erano custoditi i rotoli della Legge;2) il podio o leggio da cui veniva fatta la lettura.

fig.9Masada

fig.11Masada

4

Masada

I due poli liturgici sono due realtàdiverse. Il primo comportava unapedana rialzata, appoggiata al muro,sul quale doveva esserci stata una nic-chia, un'aedicula, un'abside o qualco-s'altro destinato ad accogliere l'arcadella Torah. Il secondo polo liturgico èun tavolo posto su una pedana,accompagnato da un leggio, dal qualesi leggeva la Torah. Il primo polo, dun-que, è l'arca, il secondo è il bimah. Seascoltiamo la testimonianza di Lc 4,1657, vediamo Gesù che entra nellasinagoga di Nazaret, legge la Scritturae subito si siede per commentare iltesto; possiamo pensare che il com-

fig.12Dura Europos

mento, ossia il Targum, venisse tenutoda seduti, in una sede vicino al postodella lettura58: ossia sul bimah o bema.Questa sede era chiamata cattedra diMosè, citata anche da Gesù59.

La posizione del bema può esseresia al centro dell'aula, sia sul latoopposto a quello dell'abside o dell'edi-cola ove è custodita l'arca.

6.la posizione dei fedeli in sinagoga

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Questo è il tema che maggiormentemi interessa ed è lo scopo di tutta que-sta ricerca. Se la posizione del bema èal centro dell'aula, o su un suo lato, el'arca è al fondo dell'aula, allora i par-tecipanti sono sui lati dell'aula chesono rimasti liberi. Questo è un primodato che va combinato con un secon-do: per interpretare correttamente l'uti-lizzo degli spazi, si deve tener conto diun'azione liturgica particolare che con-siste nel portare i rotoli della Leggedall'arca al bema. Non si tratta di unavera e propria processione, come nellaliturgia cattolica, nondimeno si tratta diun'azione rituale che deve esseresvolta con venerazione e rispetto.Inoltre bisogna tener conto della volu-minosità dei rotoli della Legge. Tuttociò richiede che lo spazio tra l'arca e ilbema sia libero.

Ci sono dei sedili o panche in mura-tura lungo i muri dell'aula. Oltre a que-ste panche fisse, possono essercenealtre in legno che vengono predispostesecondo il bisogno. La navata centraledoveva restare vuota per consentireche l'attenzione passasse da un puntoall'altro, a seconda dell'azione liturgi-ca. Questo accadeva certamente nellasinagoga di Sardi. Lee I. Levineaggiunge che «similmente, è anchedifficile pensare che l'assemblea occu-passe la navata centrale nelle sinago-ghe che presentano complesse deco-razioni di pavimenti musivi con ricchimotivi ornamentali e simbolici, come sitrova spesso nella Palestina bizantina.Sernbrerebbew quindi che, in molticasi, i posti a sedere per l'assembleafossero per la maggior parte confinatialle navate laterall-st. Di questo eglidà ampia documentazione. E i settan-tuno seggi d'oro della sinagoga basili-cale alessandrina, dove erano colloca-

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fig.14aDelo

fig.14bOstia

fig.13Delo

ti? Non abbiamo dati diretti su questabasilica descritta dalla Tosefta, salvol'indicazione molto generica di Filone;tuttavia possiamo ricavare qualcosadall'analogia con la sinagoga di Sardi,anch'essa molto grande, dato chemisura sessanta metri di lunghezza.La sinagoga si trova in quella che erastata un'ala del ginnasio della città,che verso la metà del III secolo diven-ne proprietà della comunità dei Giudei.La parte ovest aveva già un'esedradestinata ad ospitare statue di divinitàpagane. Questa esedra venne modifi-cata in abside e dotata di panchesemicircolari, in muratura, a tre ordini,che potevano essere usate come sedi-le degli anziani o, comunque, dei per-sonaggi ragguardevoli della comunità.Qui potevano sedere circa settantapersone62. Ma torniamo alla questioneche ci interessa maggiormente, laposizione dei fedeli in sinagoga, par-lando di alcuni di questi edifici.

Gamla63. È un edificio dall'architetturaimponente, la più antica struttura sina-gogale rinvenuta in Giudea, risalenteall'inizio del I secolo. l'aula misura m13,4 x 9,3. Ecco la descrizione diLevine: ci sono due navate laterali e«sotto queste navate sopraelevate viera una serie di panche che correvanosui quattro lati dell'aula principale, aven-do di fronte una fila di colonne che deli-mitavano uno spazio aperto nel centrodell'aula. Quest'area centrale non erapavimentata, a eccezione di una fila dipietre che correva in direzione est-ovest. Lungo il muro orientale dell'edifi-cio correva una sola panca, e panchesimili potevano trovarsi anche lungo imuri settentrionale e meridionale=P.

Masada65. Ci è ignota la funzione ori-ginaria di questo edificio che vennetrasformato in sinagoga tra il 66 e il 74,

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fig.15Ostia

durante l'occupazione della fortezzada parte dei sicarii. È un'aula rettango-lare di m 15 x 12. Tre dei quattro latisono dotati di quattro ordini di panchein muratura, a gradoni, per far sedere ipartecipanti. C'è una sola porta e ilmuro di fronte alla porta ha una solapanca per i fedeli o, forse, per i ministrio i capi della comunità durante le riu-nioni66.

Oiryat Sefer (regione di Modi'in). Sullabase di reperti di ceramica, monete ealtro, questa sinagoga risalirebbe allafine del I secolo o all'inizio del Il, esarebbe stata abbandonata all'epocadella rivolta di Bar Kochba (132-135).In questa sinagoga il pavimento è dilastre di pietra e su tre lati c'erano pan-che e un appoqqiapiedie".

Corazim. È una costruzione quadratacircondata da colonne. Il soffitto èsostenuto da sette colonne, tre su ognilato. t'intero spazio tra il colonnato e imuri sui tre lati è occupato da panchedisposte su cinque livelli. Questa è unadescrizione del 1926 che non ha maipotuto essere verificata in seguit068.

Delo69. Questa sinagoga continuò aessere in funzione fino al Il secolo. Inorigine può essere stata una casa pri-vata, poi trasformata in sinagoga, ossiain un centro religioso e sociale. «Lacostruzione vera e propria era divisa intre parti: l'ala meridionale contava unaserie di piccole stanze, una delle qualidava accesso a una cisterna, mentre lastanza centrale (B), dotata di un'entra-ta a tre portici, fungeva da principalevarco d'accesso all'aula di riunione (A),situata a nord. Almeno due muri di que-st'ultima stanza erano fiancheggiati dapanche, e nel centro del muro occiden-tale, in faccia all'unico accesso da est,stava un seggio in marmo scolpito»?c.Questo poteva essere una delle varie

fig.16Sardi

Sardi

«cattedre di Mosè- rinvenute in variesinagoghe.

Ostia71. Questa sinagoga ha subitovari interventi edilizi che rendono diffi-cile l'identificazione della struttura ori-ginaria. Si conviene che sia stata inuso dal I al IV secolo. t'aura era di m24,9 x 12,5. È corretto pensare che lastanza avesse un bema lungo il murocurvo occidentale, come ben stabilisceuna ricostruzione la cui immagine èriportata da James F. Stranqe?". Glialtri due muri, settentrionale e meridio-nale, erano fiancheggiati da panche.

Per fare una sintesi, possiamo cita-re ancora Lee I. Levine: «Nella tradi-zione della Tosefta [...] si parla di unapedana in legno (bimah) al centro del-l'aula, utilizzata per la lettura delleScritture. Ancora una volta i reperti diSardi si rivelano illurninant!", perchéal centro dell'aula, verso il suo margi-ne occidentale, si è rinvenuta una

fig.18Sardi

fig.19Sardi

fig.20Herodium

tavola in pietra, e verso il centro quelleche potrebbero essere tracce di unapedana o di un baldacchino. La con-suetudine di avere una tavola o bimahal centro dell'aula non era dunqueinsolita nelle sinagoghe del mondoromano. Anche in sinagoghe dellaGiudea del Secondo Tempio, ad esem-pio a Gamia, Masada e Herodlum>, lalettura delle Scritture si sarebbe svoltaal centro dell'aula, perché le panche ele colonne su tutti e quattro i lati nonavrebbero lasciato posto per unapedana su un lato. A Dura Europos,nel III secolo, le panche su tutti e quat-tro i lati della stanza avrebbero richie-sto di collocare una tavola o una peda-na al centro dell'aula e in effetti il rap-porto finale degli scavi fa osservarevarie depressioni nel pavimento dellastanza, forse dovute ai sostegni dellapedana che vi si trovava un tempo,,75.

Secondo il giudizio di Grabar, daquesto modo di organizzare lo spaziodelle sinagoghe ellenistiche nascerà ladisposizione e l'arredo delle chiesesiriache76, con i loro due poli liturgici: ilsantuario e il bema. Ritengo che l'ele-mento più importante che possiamoricavare dalla disposizione delle sina-goghe, disposizione discussa piùsopra, sia la posizione dei fedeli chepartecipavano alle azioni che si svol-gevano in sinagoga: essi erano collo-cati non nello spazio centrale dell'aula,ma negli spazi laterali. Nel caso dellapianta basilicale, erano collocati nellenavate laterali in sedili o panche inmuratura, o anche in legno, allineaticontro i muri perimetrali della sinago-ga. A volte c'erano più ordini di grado-ni per assicurare all'edificio una mag-giore capienza. Dato che l'azione litur-gica si svolgeva nella parte centraledell'aula, assumevano una certa

importanza i motivi decorativi del pavimento. Dallo studio di queste sinagoghe sivede che i poli della celebrazione erano due:

1) l'edicola o nicchia, in cui erano custoditi i rotoli della Legge;2) l'ambone o bimah.Ma c'era anche un altro elemento che non deve essere sottovalutato: il tavolo

sul quale venivano deposti i rotoli della Legge per essere preparati per la lettura.Come abbiamo visto, esso poteva identificarsi con il bimah, o con il leggio, oppu-re essere collocato nel tragitto tra l'edicola dei rotoli e l'ambone. Questo modo didisporre lo spazio dell'aula della sinagoga è molto simile all'arredo che troviamonelle chiese siriache: a una estremità dell'aula c'è il santuario con il tavolo che èl'altare dell'eucaristia, e al centro della navata c'è l'ambone o bema.

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7.l'ambone e il beman

in rapporto all'assemslea

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La parola greca «bema» significa«piattaforma» o «predella" o «tribu-na". Nell'antichità greca designava lapiattaforma su cui stava il magistratonel tribunale, solitamente in una basi-lica, nella parte verso il fondo. René-Georges Coquin ritiene che «quandola pianta delle basiliche civili fu adotta-ta per le chiese cristiane, la parolabema fu conservata per designare laconche (= abside) ove ormai non erapiù collocato il seggio del giudice, mail trono del vescovo e l'altare»7B. Lasede del vescovo si chiama thronos, eil banco riservato ai sacerdoti synthro-non. Il termine «bema" viene utilizza-to dai Bizantini per designare il san-tuario, o abside?s, che la liturgia roma-na chiama presbiterio. L'altare è collo-cato sulla corda dell'abside. Semprepresso i Bizantini, al centro della chie-sa c'è una pedana (o tribuna) dallaquale si leggono le letture: questapedana si chiama ambone. Nella chie-sa bizantina l'ambone è collocatonello stesso punto del bema siriaco.Ambone e bema: presso i Bizantinihanno un significato e presso i Siri unaltro. Mentre nella liturgia bizantina«bema" designa il santuario, nellaliturgia siriaca designa la pedana (otribuna) al centro della chiesaBO. Ma,talvolta, anche nella liturgia bizantinail termine «bema» può designarel'ambone al centro della chiesa, comeattesta Sozomeno a proposito diun'omelia di Giovanni Crisostomotenuta dal bemasr. In ogni caso, c'èuna forte vicinanza tra la strutturadella chiesa siriaca e quella dellachiesa bizantina.

Il bema è una delle caratteristichedelle chiese siro-orientali, o assired'Oriente. Si tratta di una larga tribunarecintata collocata al centro della

fig.21Chiese siriache

chiesa, verso la metà82. Il recinto rac-chiude la tribuna con il trono delvescovo che è sul lato ovest (si ricordiche la chiesa è orientata) e guardaverso est, ossia verso il santuarloes. Alato ci sono dei sedili, o meglio dellepanche, per i sacerdoti; alla parte estdella tribuna ci sono due leggii per leletture bibliche. AI centro della piatta-forma c'è un tavolo, di modestedimensioni, detto anche altare (anchese non è per la celebrazione eucaristi-ca) che serve per appoggiarvi il librodei vangeli e la croce. È chiamatoGolgota proprio perché sorregge lacroce e il vangelo che, simbolicamen-te, rappresenta Cristo. Una solea,ossia una pedana - che potremmochiamare «passerella" - collega que-sto insieme con il santuario.

È chiaro, quindi, che ci sono due polidella celebrazione:

1) il santuario con l'altare;2) il bema con il trono del vescovo e i

leggii per le letture.Sul bema si celebrano tutte le liturgie

eccetto la liturgia eucaristica (che sicelebra nel santuario), ossia la secondaparte della messa, dato che la liturgiadella Parola si celebra sempre al bema.Dove sono collocati i fedeli? Una balau-stra, o muretto, divideva in due la chie-sa, nel senso della larqhezza=: il bemaera al centro di questo divisorio. In talmodo, i fedeli erano separati in due set-tori, uno davanti al bema, ossia tra que-sto e il santuario, riservato agli uomini,e uno dietro, tra il bema e il fondo dellachiesa, riservato alle donneB5. Le portedi accesso alla chiesa non erano alfondo della chiesa (Iato ovest) che è unmuro chiuso; sul lato sud c'erano dueporte laterali, una per accedere allospazio riservato alle donne e una per lospazio degli uomini.

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fig.22Bema - Kafr - Nbo

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Anche nelle chiese bizantine l'am-bone è al centro della chiesa e costi-tuisce un punto molto importante del-l'azione liturgica, ma nella chiesa bizan-tina non c'è la separazione della navatain due settori. La pianta della basilica diSanta Sofia a Costantinopoli ne è unbuon esempi086.

Da queste descrizioni si ricava che,nell'antica liturgia siriaca e bizantina,l'assemblea non occupava la partecentrale della chiesa, come oggi, male navate laterali in modo da lasciarelibera la navata centrale che servivaper le azioni della liturgia, come leprocessioni, o spostamenti rituali, trail santuario e l'ambone che era alcentro della navata con il leggio o ileggii per le lettures".

Non c'erano panche o sedili fissi percollocare i fedeli, come abbiamo vistoper le panche laterali delle antichesinagoghe. Lassemblea si collocavaattorno al bema, lasciando libera lasolea che univa l'ambone al santuario.Dato che i fedeli non avevano posti fissiin cui collocarsi, panche o sedili, è faci-le immaginare il disordine dell'assem-blea con i fedeli che si assembravanoattorno al bema e, poi, attorno al san-tuario. Il problema deve essere esistitodavvero se, in epoca patristica, abbon-dano i richiami all'assemblea affinchési conservi un atteggiamento confacen-te. Di questo problema abbiamo unatestimonianza indiretta nell'Orazione43 di Gregorio Nazianzeno (in memoriadi Basilio) quando ricorda l'episodiodell'ingresso dell'imperatore Valentenella chiesa in cui Basilio sta celebran-do i misteri. Valente entra nel santuarioed è molto colpito dall'insieme dellaliturgia e della salmodia; inoltre, egliresta impressionato dall'ordine cheregna attorno al bema e in tutta l'as-

fig.23Chiesa bizantina

fig.24Efeso

semblea: un ordine angelico ancor piùche umano. Da qui si vede che l'ordinedell'assemblea non era una cosa di tuttii giorni: era un fatto sorprendente chesuscitava amrnirazioneè'. Il bema alcentro della chiesa siriaca è stato inuso dal IV al VI secol089. Il bema siria-co è molto grande e occupa quasi tuttala navata centrale; con il suo alto para-petto e con il ciborio che lo sovrasta, èmolto ingombrante, e chi si colloca die-tro ad esso non riesce più a vedereniente9o. A Efeso, nella chiesa di SanGiovannivt, i fedeli restavano nei porti-ci, ossia nelle due navate laterali: lanavata principale, o l'aula centrale, hauna funzione religiosa superiorew.Grabar aggiunge che Eusebio, parlan-do della chiesa costantiniana diAntiochia, vi distingue nettamente l'au-la centrale ottagonale, che era la salacultuale propriamente detta, e gliambienti periferici collocati attorno aquesta sala93. Grabar segnala che que-sta struttura esiste anche al di fuori del-l'area siriaca e bizantina e cita il caso diSanta Maria Antiqua a Roma94, nelForo95, ove ci sono delle basse pareti inmuratura, ben affrescate, che separanotutta la navata principale da quelle late-rali e dal vestibolo (VIII secolo). In que-sti santuari, la navata centrale coincide-va evidentemente con gli spazi riserva-ti ai riti liturgici96. A Roma ci sono altretestimonianze dell'ambone in mezzoalla navata centrale: si pensi al «coro"- così è sempre chiamato - recintato diSanta Sabina97, collocato al centrodella basilica, nel quale si trovano i dueamboni, la sede del sacerdote e delclero; inoltre c'è anche un altare (diver-so da quello dell'abside), che oggiserve per l'eucaristia, ma che potrebbeessere un ricordo lontano dell'altareGolgota del bema siriaco: infatti, l'altare

vero e proprio si trova fuori dal «coro", nell'abside in fondo alla chiesa (sul latoopposto all'entrata). Non possiamo pensare che in Santa Sabina ci fossero duealtari in asse, uno nel «coro" e uno nell'abside: sarebbe stato un controsenso.

Un arredo analogo, ossia un «coro» recintato da alta balaustra, con gli ambo-ni e la sede del clero e/o dei monaci, si trova anche in San Clemente98, in SantaMaria in Cosmedin e altrove. Si noti che la maggior parte di questi casi è nelquartiere greco - la ripa graeca o schola graeca99 - un quartiere abitato preva-lentemente da orientali che lavoravano agli approdi del Tevere. Sulle rive delTevere si trova la metà delle diciotto diaconie dell'epoca di Adriano I. La maggiorparte delle altre si trova sulle vie consolari, ma sempre in aree occupate daBizantini. Infatti, le diaconie supplivano in qualche misura, per la povera popola-zione della Roma bizantina, alla sparizione della vecchia annona imperiale.Santa Maria in Cosmedin fu addirittura edificata nell'area dell'annona'w.

Nel 782, in armonia con il carattere bizantino del quartiere, papa Adriano Idonò la basilica di Santa Maria in Cosmedin a un gruppo di monaci greci (ossiabizantini) che erano arrivati a Roma fuggendo dalle persecuzioni degli iconocla-sti. Anche fuori Roma ci sono testimonianze simili: a Ravenna l'ambone delvescovo Agnellus (+ 569), costruito per la chiesa metropolitana, era collocato nelcentro della navatat?".

Nella Penisola Iberica l'altare era collocato nel sanctuarium, ossia al centrodell'abside, invece che alla corda dell'abside, come di solito nell'ambiente medi-terraneo. Per l'ambone non abbiamo alcuna testimonianza. Si pensa che le let-ture fossero fatte dalla zona riservata al clero, «che occupa la parte orientaledella navata centrale. Questo luogo non è particolarmente elevato"102.

Nelle basiliche africane, invece, la disposizione era ben diversa. Il trono delvescovo e la sede del clero trovavano posto nell'abside; l'altare era nella navatacentrale, più verso l'abside. Non abbiamo testimonianze archeologiche sull'am-bone nell'Africa del nord e, quindi, non sappiamo nemmeno dove fosse colloca-to. «Tuttavia Gregorio di Tours (VI secolo) descrive un ambone (pulpitum) dellachiesa di San Cipriano a Cartagine, sul quale possono stare otto persone,,103.Jean-Pierre Sodini prosegue citando due casi di esportazioni bizantine di ambo-ni, e di un ciborio, diretti in Tunisia. Se questi amboni sono di origine bizantina, èprobabile che fossero collocati allo stesso modo che nella liturgia bizantina, ossianella navata centrale, al centro della basilica.

È evidente che l'assemblea risulta penalizzata. Ciò è dovuto a due motivi: 1)lo sviluppo del bema che si trasforma in un monumento sempre più grande eimportante; 2) la clericalizzazione della liturgia, come si vede anche dalla presen-za della tenda che isola il santuario dalla navata e che, poi, cederà il posto all'leo-nostasi104. È dal VI secolo in poi che la liturgia comincia a subire questa involu-zione. In ogni caso dobbiamo riconoscere che l'assemblea è sempre più emar-ginata in queste liturgie che sono sempre più un affare riservato al clero e aglialtri ministri. Ciò vale sia per la liturgia bizantina sia per quella siriaca.Lisolamento dell'assemblea dalla liturgia eucaristica è un problema molto serionella storia della liturgia orientale, al quale è strettamente connessa la rarità dellacomunione eucaristica sia presso i fedeli sia presso i monaci. La cosa non è di

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oggi, dato che veniva lamentata e censurata già da Ambrogio di Milano alla finedel IV secol0105.

A questo punto dobbiamo ricordare che Robert F. Taft aveva già segnalato ilpericolo di considerare le liturgie orientali in modo acritico, entusiasmandosi inmodo romantico per alcuni dei loro aspetti più appariscenti, senza andare in pro-fondità e vedere le grandi ricchezze e le altrettanto grandi involuzioni che sononascoste tra le pieghe di queste tradizioni Iiturgiche106. Il fatto che anche la litur-gia orientale abbia subito le sue involuzioni, non ci impedisce di imparare qual-cosa dalla sua storia e dalla sua grande tradizione; e quindi, se dovessimo dareuna valutazione, dovremmo dire che è molto intelligente avere il bema-amboneal centro della chiesa: è una posizione rilevante, che attribuisce grande importan-za alla liturgia della Parola.

8.Un tentativo di sintesi

Abbiamo messo a confronto dueserie di dati:

1) la pianta basilicale delle più anti-che sinagoghe indagate dagli archeo-logi e la pianta delle antiche chiese diorigine costantiniana;

2) l'arredo interno delle chiese siabizantine sia siriache sia romano-bizantine.

Abbiamo rilevato l'esistenza di duepoli ben distinti: 1) il santuario e 2) ilbema (o ambone). Questi sono duepoli ben definiti: non solo dal punto divista della liturgia ma anche dal puntodi vista dell'architettura. Anzi, possia-mo dire che l'interno della chiesa ècostruito attorno a questi due poli.

Dunque, si tratta di chiese la cuiarchitettura si fonda sull'azione liturgica.

In ogni modo, la navata centrale erariservata alle azioni rituali. Queste sisvolgevano tra il trono del vescovo, l'al-tare e l'ambone al centro della basili-ca. La navata, quindi, doveva restarelibera, e i fedeli erano collocati nellenavate laterali e nello spazio dellanavata centrale che stava tra l'ambonee il fondo della chiesa. Sempre chequesto spazio ci fosse.

9.Come utilizzare questi dati

per la costruzione di chieseper la liturgia

del Concino Vaticano Il

fig.25Santa Maria Antiqua

La liturgia latina rimasta in vigoredalla fine del medioevo al ConcilioVaticano Il, nonostante i vari elementidell'arredo liturgico, conosceva un solopolo, l'altare, attorno al quale gravitavatutta la celebrazione. Con il Vaticano Il,i poli della celebrazione sono tornati aessere due, l'ambone e l'altare, aiquali si deve aggiungere un terzo ele-mento, la sede del sacerdote. Gli ele-menti principali, però, sono l'ambone el'altare, dato che le azioni rituali sonodue: liturgia della Parola e liturgiaeucaristica. Finora l'attenzione deiliturgisti e degli architetti si è concen-trata solo su altare, ambone e sede delsacerdote, lasciando da parte il pro-blema della collocazione dell'assem-blea che, pertanto, resta nella navatacentrale, disposta per ranghi nei ban-chi, o nelle sedie, ad assistere a ciòche avviene all'altare, secondo ladisposizione dello spazio liturgico pre-vista dalle norme che vanno dalConcilio di Trento al Vaticano II. Si trat-ta, in definitiva, del modello borrornai-co della chiesat?", che è stato in vigo-re e resta in vigore fino ad oggi, data lagrande importanza delle Istruzioni disan Carl01oB.

Se procediamo correttamente, dalpunto di vista metodologico, dobbiamopartire dalla collocazione dell'assem-blea nel suo spazio, dato che l'assem-blea è il segno fondamentale di ogniazione liturgica. Se l'ambone è il luogodella proclamazione della Scrittura,l'assemblea deve- stare seduta davantiall'ambone, per ascoltare e compren-dere la lettura. Nella stessa posizione,oppure in piedi, canterà il salmoresponsoriale. In piedi canteràl'Allelujah che introduce il vangelo eascolterà la lettura evangelica. Seduta,ascolterà il commento, ossia l'omelia.

3!

fig.26Santa Maria Antiqua

fig.27Santa Maria Antiqua

IO

Stando in piedi parteciperà allaPreghiera comune (o dei fedeli) fattadal diacono all'ambone. Tutte questeazioni costituiscono la partecipazionedei fedeli alla prima parte dellamessa, ossia alla liturgia della Parola.Seduti in faccia e attorno all'ambone.

La posizione dei fedeli durante laliturgia eucaristica è, come abbiamogià detto all'inizio, in piedi attornoall'altare, secondo l'espressione delCanone romano: « ... et omnium cir-cum adstantium qui tibi offerunt hocsacrificium teudis», A questo aggiun-giamo il testo della seconda preghie-ra eucaristica del messale: «Gretiestibi agentes quia nos dignos habuistiadstare coram te et tibi ministra-re,,109.

Larchitetto, quindi, deve progettaredue diversi spazi per due diverse litur-gie: la liturgia eucaristica e la liturgiadella Parola. Un unico e medesimospazio non può essere adatto aentrambe. Ciò che è costruito beneper l'una, non è adeguato per l'altra.Si tratta di due spazi diversi.

Per queste ragioni, mi pare chenon possa essere conservato ilmodello borromaico. La cosa miglioreè tornare al modello basilicale, checomporta uno spazio non specializza-to, che può essere adattato a svariateesigenze. Una volta adottato questomodello, si deve pensare a uno spa-zio centrale lasciato libero per le esi-genze della liturgia.

Per la liturgia della Parola si devepensare a un ambone o leggio, leg-germente soprelevato (uno o due gra-dini), senza che diventi un ingom-brante monumento. I fedeli debbonostare attorno all'ambone, che cam-peggia al centro della navata, fulcrodell'attenzione di tutti.

fig.28Santa Sabina

fig.29San Clemente

I fedeli, di conseguenza, verrannoa trovarsi negli spazi laterali, in sedili,panche o gradoni addossati ai muriperimetrali. Per aumentare la capien-za, si potrà arrivare a due o tre livellima non di più. Questa posizionerispecchia i dati sinagogali e siriaci edè molto adatta alla celebrazione dellaParola e al canto che viene guidatodall'ambone. Si ricordi che il Gradualesi chiama in questo modo perché eracantato dai gradini (dell'ambone o delpresbiterio). Esempio di questo mododi cantare il Graduale è la basilica diSant'Ambrogio a Milan011o.

Una volta stabilito lo spazio per laliturgia della Parola, l'architetto valute-rà se è meglio collocare l'ambone piùverso il fondo o verso il centro dellanavata.

Per la liturgia eucaristica bisognache l'assemblea si sposti e si rechiall'altare, guidata e preceduta dalsacerdote. t'altare si troverà all'altrolato dell'aula, o navata centrale, e ifedeli si porteranno verso il centro del-l'aula, in piedi attorno all'altare per offri-re il sacrificium laudis. I fedeli debbonoformare cerchi concentrici molto ampi,in modo che tutti possano essere a loroagio, direttamente coinvolti dall'azioneche si svolge sull'altare, presieduta dalsacerdote. l'assemblea assume unaforma simile a un settore circolare.

Un problema che si pone subito:bisogna evitare la ressa attorno all'al-tare, che penalizza la qualità dellacelebrazione, crea disagio nei presen-ti e impedisce la partecipazione di chiè più lontano. Per questo motivo sarànecessario realizzare una balaustrache ponga una certa distanza tra l'as-semblea e l'altare e che crei attorno adesso uno spazio di salvaguardia chedia respiro alla partecipazione dell'as-

semblea. t'accurata progettazione del pavimento, con i suoi colori e le sue deco-razioni, sarà molto importante per suggerire ai fedeli la loro posizione attornoall'altare, in modo da evitare la ressa. La balaustra, semicircolare, avrà un raggiomolto ampio per suggerire ai fedeli di collocarsi in cerchi concentrici moltoarnp!!u, per dar modo a tutti di essere direttamente in rapporto con l'altare.

La balaustra, che in definitiva è nata con questa funzione, garantisce l'esisten-za di un presbiterio che non si confonde con la navata, come vogliono le rubri-che del messale. La balaustra non crea alcun distacco tra il sacerdote e l'assem-blea dato che l'altare si trova in navata, al centro dell'assemblea.

Potrei concludere dicendo che, a questo punto, si comprenderà che l'assem-blea va definita come assemblea celebrante.

Resta una questione. Dove collocare le porte d'ingresso alla chiesa? Dipendedall'organizzazione dello spazio per la liturgia della Parola.

La cosa migliore è pensare a un accesso laterale, all'altezza della confluenzadei due spazi della celebrazionette, quello della liturgia della Parola e quello dellaliturgia eucaristica. La forma stessa della basilica dovrebbe essere pensata infunzione di un accesso laterale invece che dal fondo. Ma si possono conservareanche gli accessi dal fondo. Non è da escludere a priori che ci siano le tre clas-siche porte sul fondo della chiesa, ossia sulla facciata classica della basilica113.

La pianta basilicale è fondamentalmente rettangolare ma, a Costantinopoli,Santa Sofia ha profondamente rielaborato la pianta. Lo si può fare anche oggi,usando linee curve e dando maggior ampiezza laterale allo spazio per la liturgiaeucaristica. La pianta basilicale resterebbe il dato fondamentale, l'ispirazioneremota: lo spazio della liturgia eucaristica potrebbe essere a pianta centrale,mentre lo spazio della liturgia della Parola conserverebbe l'aspetto rettangolaredella navata basilicale tt-. È la pianta di Santa Sofia che ci suggerisce che lapianta basilicale può avere molti adattamenti, anche fondati su linee curve.

Il principio che deve ispirare il progetto dell'interno di una chiesa è prestodetto: la partecipazione attiva al mistero della fede attraverso i riti e le preghierein modo che i fedeli non siano più spettatori (cf Costituzione sulla sacra liturgia,n. 48), ma protagonisti del sacrificium laudis divenendo assemblea celebrante.

Per finire, vorrei dire che lo storico della liturgia non ha soluzioni già pronte;può solo suggerire agli architetti alcune linee di ricerca. Non il nuovo per il nuovo,ma la Tradizione, che emerge dallo studio delle antiche chiese che furono coeveall'origine delle liturgie che ancor oggi vengono celebrate.

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Note

1 Cf Costituzione sul/a sacra liturgia, n. 48.2 Cf G. Varaldo (ed.), La chiesa casa del Popolo di Dio. Liturgia e architettura [= Quaderni di Rivistaliturgica 15], Elle Di Ci - Leumann, Torino 1974, pp. 34-37 (traduzione italiana del volume: Comiténational d'Art sacré - Centre National de Pastorale Liturgique (éd.), L'église maison du peuple deDieu. Liturgie et architecture, Les Éditions du Cerf, Paris 1971).3 La sede del sacerdote è un elemento importante della liturgia ma, dal punto di vista teologico, non

può essere definito un polo della liturgia.4 L. Eizenhiifer - I. Pahl, Il. Liturgia romana, in A. Hanggi - I. Pahl (edd.), Prex eucharistica. Textus evariis liturgiis antiquioribus selecti [= Spicilegium friburgense 12]. Editions universitaires - FribourgSuisse, Fribourg 1968, p. 429. Per l'apparato critico cf L. Eizenh6fer (ed.), Canon missae romanae.Pars prior. Traditio textus [= Collectanea Anselmiana. Rerum ecclesiasticarum documenta. Seriesminor. Subsidia studiorum 1]. Herder, Romae 1954, p. 27.5 «Rendendoti grazie poiché ci hai fatti degni di stare (in piedi) davanti a te per compiere la liturgia».6 Gratiani, Concordia discordantium canonum (Decretum), Pars 2, causa 12, q. 1, can. 7, in E.Friedberg (Hrsg.), Corpus iuris canonici, Editio Lipsiensis secunda post Aemilii Ludovici Richteriicuras, VoI. Il, Ex Officina Bernhardi Tauchnitz, Lipsiae 1922, p. 678. Lultimo dei commentatori medie-vali della liturgia, Guglielmo Durando, riprende il tema dicendo: «Duo sunt genra personarum, scili-cet laicales et ecclesiastica e» (A. Davril - T.M. Thibodeau (edd.), Guil/elmi Duranti. Rationale diuino-rum officiorum, l-IV [= Corpus Christianorum. Continuatio Mediaevalis 140], Brepols, Turnhout, 1995,Lib 2, c. 1, par. 1, linea 15).7 "Vt laici secus altare, quo sancta misteria celebrantur, inter clericos tam ad uigiliis quam ad mis-sas stare penitus non praesumant, sed pars il/a, quae a cancel/is uersus altare diuiditur, choris ten-tum psal/entium pateat clericorum. Ad orandum et communicandum laicis et foeminis, sicut mos est,pateant sancta senctorum» (C. Clercq (ed.), Concilia Gal/iae 511-695. Concilium Turonense a. 567,[= Corpus christianorum. Series latina 148A]. Brepols, Turnholti 1963, pago 178, linea 69).8 «Precepit enim Dominus Moysi ne leuitas cum plebeia multitudine numeraret, [. ..J. Et propter dic-tum preceptum Domini, dum diuina peraguntur misteria, clerici debent in ecclesia stare a laicis segre-gati» (A. Davril - T.M. Thibodeau (ed.), Guil/elmi Duranti. Rationale diuinorum officiorum, l-IV, cit.,Lib.1, C. 1, par. 42, linea 406).9 «Sixtus papa statuit missam non nisi super altare celebrari, Felix papa I statuit supra memoriasmartirum missas celebrari, Bonifacius papa Il statuit ut in misse celebratione clerici a laicis sint diui-si, Martinus papa statuit missam alta uoce cantari, Vigilius papa statuit eam in ecclesie orientali partedici» (A. Davril- T.M. Thibodeau (ed.), Guil/elmi Duranti. Rationale diuinorum officiorum, l-IV, cit., Lib.4, C. 1, par. 42, linea 486).10 Ad esempio: «Cum ergo Christus aduenerit, et christianorum gens de uniuersis gentibus fueritcongregata ... » (M. Adriaen (ed.), Hieronymus. Commentari i in Isaiam, [= Corpus christianorum.Series latina 73]. Brepols, Turnholti, 1963, Lib. 3, c. 9, par. 3, linea 30).11 Il termine «bema» designa il santuario, ciò che nella liturgia romana si chiama presbiterio, ovestanno i sacerdoti e il trono del vescovo. Nella liturgia siriaca, invece, designa quel manufatto che sitrova al centro della navata e che serve per le letture (ambone) e nel quale si trova il trono del vesco-vo e le panche per tutto il clero. Nelle chiese non episcopali, al posto del trono del vescovo c'è unleggio in forma di trono sul quale sta il libro dei vangeli e significa che, in assenza del vescovo, la pre-sidenza è affidata al vangelo.12 Historia ecclesiastica, 10, 2, 1 (Eusèbe de Césarée, Histoire ecclésiastique, introduction de F.Richard, traduction de G. Bardy, revue par L. Neyrand [= Sagesse chrétienne], Les Éditions du Cerf,Paris 2003, pp. 519-545).13 Historia ecclesiastica, 8, 2, 4 (Eusèbe de Césarée, Histoire ecclésiastique, cit., p. 450).14 Historia ecclesiastica, 10,2,1 (Eusèbe de Césarée, Histoire ecclésiastique, cit., p. 519).

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15 AN. Grabar, L'arte paleocristiana (200-395), [= Il mondo della figura 1], Feltrinelli, Milano 1967,p.169.16 Ibid., p. 163.17 «Dev'essere stata costruita da architetti locali, a Gerusalemme, la più importante opera costrui-ta in Terra Santa, il Santo Sepolcro (detto il Martyrium) e la chiesa della Risurrezione sul Golgota ...A mio parere essa (la Rotonda) risale proprio a Costantino. Se la figlia e la madre di Costantino ven-nero onorate da mausolei rotondi (a Roma) non è possibile che la tomba di Cristo avesse attorno nonaltro che un semplice colonnato» (Ibid., p. 163).18 Ibid., p. 170.19 Fig. 1.20 Ibid., p. 171.21 Ibid., pp. 170-171.22 H. Leclercq, Synagogue, in F. Cabrol - H. Leclercq (édd.). Dictionnaire d'archéologie chrétienneet de liturgie, Librairie Letouzey et Ané, Paris 1924-1953, Tome 15/2, Paris 1953, col. 1825.23 J.F. Strange, Synagogues, in J. Neusner - AJ. Avery-Peck - W. Scott Green (eds.), TheEncyclopaedia of Judaism, Brill, Leiden - Boston - K61n 2000, p. 1374.24 Ibid.25 La sua tesi di dottorato è stata pubblicata in un'importante collana, diretta da Jacob Neusner:M.J.S. Chiat, Handbook of Synagogue Architecture [= Brown University Judaic Studies 29]. ScholarsPress, Chico 1982.26 M.J.S. Chiat, Form and Function in the Early Synagougue and Church, «Worship», 69 (1995),p.406.27 Th.J. Mathews, The Early Churches of Constantinople: Architecture and Liturgy, PennsylvaniaState University Press, Penn State 1971.28 M.J.S. Chiat, Form and Function in ... , cit., p. 408.29 Ibid., p. 413. Cf fig. 2.30 Ibid., p. 418.31 Ibid., p. 419. Cf fig. 3.32 C'è anche un altro termine che designa la sinagoga: proseuche (casa della preghiera).33 M.J.S. Chiat, Form and Function in ... , cit., p. 419. Si noti che qui, tra gli scopi della sinagoga, nonviene citata la preghiera. La lettura della Legge potrebbe essere intesa come atto di culto ma, pro-priamente parlando, si tratta solo dell'istruzione, ossia dell'apprendimento della Legge. Infatti il cultoviene celebrato a Gerusalemme, al Tempio. È più tardi, dopo la distruzione del Tempio, che la sina-goga viene concepita come luogo di culto, quando ormai il concetto di culto è stato trasferito all'os-servanza dei comandamenti, alla preghiera e alla lettura della Legge che, pertanto, viene accompa-gnata dalla recitazione di particolari benedizioni.34 tSukkah 4,6 (273).35 bSukkah 51 b.36 jSukkah 5,1 ,55a-b.37 L.1. Levine, La sinagoga antica, VoI. 1: Lo sviluppo storico [= Introduzione allo studio della Bibbia.Supplementi 20]. Paideia, Brescia 2005, p. 104.38 Cf A. Pelletier (éd.). Philonis Alexandrini. In Flaccum [= R. Arnaldez - J. Pouilloux - C. Mondésert(édd.), Les oeuvres de Philon d'Alexandrie. Publiées sous le patronage de l'Université de Lyon 31].Les Éditions du Ceri, Paris 1967, pp. 35 ss.39 I Giudei di Alessandria avevano un politeuma ma non una politeia e, quindi, non godevano deldiritto di una piena cittadinanza (cf R. Arnaldez (éd.), Philonis Alexandrini. De opificio mundi l= R.Arnaldez - J. Pouilloux - C. Mondésert (édd.), Les oeuvres de Philon d'Alexandrie. Publiées sous lepatronage de l'Université de Lyon 1], Les Éditions du Ceri, Paris 1961, p. 19).40 E. Starobinski-Safran, La communauté juive d'Alexandrie à /'époque de Philon, in Alexandrina.Hel/énisme, judeisme et christianisme à Alexandrie. Mélanges offerts au P. Claude Mondésert [=Patrimoines], Les Éditions du Ceri, Paris 1987, p. 51.41 Legatio ad Caium, c. 132 (A Pelletier (éd.), Philonis Alexandrini. Legatio ad Caium [= R. Arnaldez- J. Pouilloux - C. Mondésert (édd.), Les oeuvres de Philon d'Alexandrie. Publiées sous le patronagede l'Université de Lyon 32]. Les Éditions du Ceri, Paris 1972, p. 159).

42 Legatio ad Caium, c. 134, cit., p. 161.43 Strabone afferma che Alessandria è piena di monumenti e di santuari, ma che il più bello è lasinagoga, con i suoi portici, lunga più di uno stadio, ossia m 177,6 (citato in A. Pelletier (éd.), PhilonisAlexandrini. Legatio ad Caium, cit., p. 162, nota 1).44 Era un luogo molto grande che serviva anche per radunare tutti i cittadini.45 In Flaccum, c. 74, cit., p. 93.46 Ibid.; cf anche la nota 5.47 E. Starobinski-Safran, La communauté juive d'Alexandrie à /'époque de Philon, cit., p. 52.48 L.1. Levine, La sinagoga antica, VoI. 2: L'istituzione [= Introduzione allo studio della Bibbia.Supplementi 21], Paideia, Brescia 2005, pp. 393-396.49 De opificio mundi, 128 (R. Arnaldez (éd.). Philonis Alexandrini. De opificio mundi, cit., p.226).50 De vita contemplativa, 78; F. Daumas - P. Miquel (éd.), Philonis Alexandrini. De vita contemplati-va [= R. Arnaldez - J. Pouillou - C. Mondésert (éd.), Les oeuvres de Philon d'Alexandrie. Publiéessous le patronage de l'Université de Lyon 29]. Paris 1963, p. 139.51 Fig. 4.52 Figg. 5, 6, 7.53 Figg. 8,9,10,11.54 Fig. 12.55 I.L. Levine, La sinagoga antica, VoI. 2: L'istituzione, cit., p. 392.56 Si noti che la sinagoga cristiana del Monte Sion viene riconosciuta come cristiana per il fatto chenon è orientata verso il Tempio.57 «Si recò a Nazaret, dove era stato allevato; ed entrò, secondo il suo solito, di sabato nella sina-goga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; apertolo trovò il passo dove era scrit-to: "Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l'unzione, e mi ha manda-to per annunziare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechila vista; per rimettere in libertà gli oppressi e predicare un anno di grazia del Signore". Poi arrotolò ilvolume, lo consegnò all'inserviente e sedette» (Lc 4, 16).58 È possibile che un predicatore o maestro sedesse sul podio mentre si rivolgeva all'assemblea,se si suppone che a questo scopo ci si servisse, inter alia, di una cattedra di Mosè. Come si è detto,quattro dei cinque siti archeologici che conservano resti di questi scanni (Dura Europos, Corazim,Hammat Tiberiade e 'En Gedi) li avevano disposti lungo il muro orientato verso Gerusalemme o neisuoi pressi (Cf L.I. Levine, La sinagoga antica, VoI. 2: L'Istituzione, cit. , p. 391).59 «Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei» (Mt 23,2).60 Il dubitativo «sembrerebbe» fa parte dello stile di Levine, lo stile del ricercatore che si imponeogni cautela nel trarre conclusioni.61 L.1. Levine, La sinagoga antica, VoI. 2: L.:istituzione, cit., p. 395.62 L.1. Levine, La sinagoga antica, VoI. 1: Lo sviluppo storico [= Introduzione allo studio della Bibbia.Supplementi 20], cit., p. 269.63 Fig. 5.64 L.1. Levine, La sinagoga antica, VoI. 1: Lo sviluppo storico, cit., p. 70.65 Figg. 8, 9, 10, 11.66 L.I. Levine, La sinagoga antica, VoI. 1: Lo sviluppo storico, cit., p. 78.67 Ibid., p. 85.68 Ibid., p. 87.69 Figg. 13, 14.70 L.1. Levine, La sinagoga antica, VoI. 1: Lo sviluppo storico, ci t. , p. 121.71 Fig. 15.72 J.F. Strange, Synagogues, in J. Neusner - AJ. Avery-Peck - W. Scott Green (eds.), TheEncyclopaedia of Judaism, cit. (l'immagine a fronte di p. 1376).73 Figg. 16,17,18,19.74 Fig. 20.75 L.1. Levine, La sinagoga antica, VoI. 1: Lo sviluppo storico, cit., pp. 106 s.76 AN. Grabar, Les ambons syriens et la fonction liturgique de la nef dans les églises antiques,«Cahlers Archéologiques», 1 (1945), p. 130.

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77 Sul bema la bibliografia è molto abbondante, come pure la discussione sulla sua origine, evolu-zione e diffusione. Diamo solo una bibliografia sommaria: C. Capomaccio, Monumentum resurrectio-nis. Ambone e candelabro per il cero pasquale. Iconografia e iconologia del monumento nella catte-drale di Sessa Aurunca, Sessa Aurunca, 1993; R.-G. Coquin, Le -btme» des Églises syriennes,«L'Orient syrien», 10 (1965), pp. 443-447; A.N. Grabar, Les ambons syriens ... , cit., pp. 129-233; V.S.Janeras, Le bema syrien, icone de réalités superieurs, in C. Braga - A. Pistoia (édd.), Les enjeux spi-rituels et théologiques de /'espace liturgique, Confèrences Saint-Serge. L1e Semaine d'études liturgi-ques. Paris 28 Juin - 1er Juillet 2004 [= Bibliotheca Ephemerides liturgicae. Subsidia 135]. CLV _Edizioni liturgiche, Roma 2005, pp. 117-137; V.S. Janeras, Vestiges du bitne syrien dans les traditionsliturgiques autres que syriennes, «I'Orient Syrien», 8 (1963), pp. 121-129; J. Jarry, L'ambon dans laliturgie primitive de /'église, «Syria», 40 (1963), pp. 147-162; T. Mathews, P. Bouyer on Sacred Space:a Re-appraisal, «Downside Heview», 82 (1964), pp. 111-123; U. Monneret De Villard, Le chiese dellaMesopotamia, Roma 1940; G.1. Passarelli, Osservazioni liturgiche, «Bollettino della Badia greca diGrottaferrata», 33 (1979), pp. 85-91; A. Raes, La liturgie eucharistique en oriento Son cadre architec-turaI, «La Maison Dieu», 70 (1962). pp. 49-66; R.F. Taft, Some Notes on the Bema in the East andWest Syrian Traditions, «Orientalia Christiana Periodica», 34 (1968). pp. 326-359 (edito anche in R.F.Taft, Liturgy in Byzantium and Beyond [= Collected Studies Series 493], Variorum, AshgatePublishing Limited, Aldershot (Hampshire) 1995, VII, pp. 326-359); R.F. Taft, On the Use ofthe Bemain the East and West Syrian Liturgy, «Eastern Churches Heview-, 3 (1970), pp. 30-39 (edito anchein R.F. Taft, Liturgy in Byzantium and Beyond [= Collected Studies Series 493], Variorum, AshgatePublishing Limited, Aldershot (Hampshire) 1995, VIII, pp. 30-39).78 R.-G. Coquin, Le "blme" des Églises ... , cit., p. 444.79 R.F. Taft, On the Use of the Bema in the East and ... , cit., p. 30.80 V.S. Janeras, Le bema syrien, icone de réalités superieurs, in C. Braga - A. Pistoia (édd.), Lesenjeux spirituels ... , cit., p. 120.81 Historia ecclesiastica, VIII, 5 (J.-P. Migne (ed.), Patrologiae ... Series graeca, VoI. 67, col. 1527).82 Figg. 21, 22.83 Questa parte della chiesa corrisponde, grosso modo, al presbiterio della liturgia romana.84 Fig.21.85 t'accesso alla chiesa è attraverso le porte laterali - una per gli uomini e una per le donne - cheintroducono ai rispettivi spazi; in fondo alla chiesa non ci sono porte di accesso.86 Figg. 23, 1.87 R.F. Taft, Some Notes on the Bema in the East and ... , cit., VII, p. 327.88 «Lirnperatora, infatti, entrò nel santuario (hieron) con tutta la sua scorta - era il giorno dell'Epifania- e i fedeli erano riuniti; si fece uno del popolo e così sancì l'unione. Nemmeno questo episodio meri-ta di essere tralasciato. Dopo che fu entrato e fu frastornato dalla salmodia che gli colpiva l'udito, evide il mare di gente e l'ordine (eukosmian) che regnava sia vicino al bema sia tutt'attorno (hose teperi to bema kai hose plesion), un ordine angelico ancor più che umano, e quell'uomo che stava pian-tato fisso, davanti al popolo, come la Scrittura descrive Samuele, immobile nel corpo, nello sguardoe nel pensiero, come se niente di nuovo fosse successo, ma fisso come una stele, per così dire,davanti a Dio e al bema (theo kai to bemetù; gli altri stargli intorno immobili per un timore reverenzia-le; quando, insomma, vide quelle cose senza poterne trovare dei precedenti, provò un sentimentoumano: i suoi occhi e la sua anima furono riempiti da tenebre e vertigine per effetto della meraviglia.E di questo non si accorse la folla; ma quando l'imperatore doveva offrire alla mensa divina i doni (tadora te theia trapeze) di cui egli stesso era artefice, e nessuno lo aiutò, secondo la consuetudine, dalmomento che non si sapeva se Basilio li avrebbe accettati, solo allora il sentimento di quell'uomo sisvelò. Infatti l'imperatore vacillò, e se uno del bema (tis ton ex tou bematos) non lo avesse bloccato,arrestandolo con la mano, sarebbe scivolato in una caduta degna di lacrime» (C. Moreschini (ed.),Gregorio di Nazianzo. Tutte le orazioni, traduzione italiana con testo a fronte e note di C. Sani e M.Vincelli [= Il pensiero occidentale]. Bompiani, Milano 2000, pp. 1085-1087). In alcuni punti ho modifi-cato la traduzione dell'edizione citata.89 Solo nel 1939-1940 sono stati trovati dei reperti archeologici abbastanza significativi da permet-tere di capire la forma e il senso di questa esedra del bema.90 Cf A.N. Grabar, Les ambons syriens et ... , cit., p. 129.

91 Fig. 24.92 Cf A.N. Grabar, Les ambons syriens et ... , cit., p. 132.93 Ibid.94 L:occupazione bizantina di Roma del 552 comporta il ripristino di opere pubbliche di più immedia-ta necessità: risorgono le mura, vengono riparati i principali acquedotti e i ponti direttamente collega-ti a importanti vie consolari. In questo quadro i Bizantini, sotto il regno dell'imperatore Giustino Il,danno origine a Santa Maria Antiqua. Ricavata in un'aula di un palazzo imperiale di Domiziano (81-96 a.C.), fu dedicata a santa Maria ad opera di una colonia di monaci basiliani in fuga da Bisanzio.t'elezione di papi provenienti dalla provincia bizantina contribuisce a spiegare l'influsso di fermentiartistici propriamente bizantini. Se ciò vale per i temi e le figure rappresentati a fresco, a maggiorragione può valere per altri elementi che sono legati in modo caratteristico alla liturgia bizantina; miriferisco all'isolamento della navata centrale dalle navate laterali in funzione dell'ambone. Ricordiamoche la cultura monastica ha sempre un forte attaccamento alle forme liturgiche della tradizione, per-ché i monaci sono particolarmente conservatori in merito. Insomma, Santa Maria Antiqua è per eccel-lenza la chiesa bizantina di Roma. Ci sono vari personaggi bizantini legati alla nascita di questa e dialtre diaconie: il duca Eustazio è commemorato in Santa Maria in Cosmedin e se ne legge ancor oggila lapide; il console e duca Teodoto ha costruito la chiesa della diaconia di Sant' Angelo in Pescheriae ha fatto decorare Santa Maria Antiqua.95 Cf figg. 25, 26, 27.96 A.N. Grabar, Les ambons syriens et ... , cit., p. 131.97 Fondata nel 425 da Pietro d'Illiria, venne ampliata per volere di Sisto III (432-440) e restauratadurante il pontificato di Leone III (795-816). Cf fig. 28.98 Fig. 29.99 «II cognome de schola Graeca ricorda i numerosi stabilimenti bizantini esistiti in quella parte dellacittà dal VII secolo in poi» (cf C. Hulsen, Le Chiese di Roma nel Medio Evo, Leo S. Olschki, Firenze1927, sub voce).100 Sul luogo ove sorge la chiesa, si trovava l'Ara Maxima Herculis, luogo di culto che testimoniavala penetrazione del culto greco in Roma; in questa zona un tempio di Ercole soprawisse sino al XVsecolo. Qui c'era la Statio Annonae, l'istituzione che curava le distribuzioni gratuite di cibo alla citta-dinanza, anche per la relazione con la zona portuale e commerciale dell'area del Velabro. Questafunzione passò alla chiesa sul finire del VI secolo, ed il complesso fu trasformato in una diaconia. Lediaconie non sono di origine romana, bensì orientale; Henri-Irénée Marrou ha mostrato la loro origi-ne nel monachesimo egiziano, da dove passarono al monachesimo bizantino e di qui in Italia: primaa Napoli, poi a Ravenna all'epoca del vescovo Agnellus e, infine, a Roma (H.-I. Marrou, L'origineorientale des diaconies romaines, «Mélanqes d'archéologie et d'histoire», 57 (1940), pp. 95-142). Inogni caso si deve dire che esse appartengono alla cultura monastica; si noti, inoltre, che nel mona-chesimo bizantino ha sempre avuto grande rilievo il monachesimo siriaco e dell'Asia Minore.101 H. Leclercq, Ambon, in F. Cabrol - H. Leclercq (édd.). Dictionnaire d'archéologie chrétienne etde liturgie, Librairie Letouzey et Ané, Paris 1924-1953, Tome 1/1, Paris 1924, col. 1330-1347.102 P. Dourthe, Les déplacements liturgiques dans une basilique paléochrétienne, "La Maison-Dieu», 197 (1994), p. 68.103 J.-P. Sodini, L'ambon dans l'Église primitive, "La Malson-Dieu-. 193 (1993), pp. 41 s.104 Vorrei aggiungere che, se pure in modo diverso, anche l'Occidente ha conosciuto fenomeni dellostesso tipo dovuti a un processo di clericalizzazione.105 De sacramentis, cap. 5, par. 25 (B. Botte (éd.), Ambroise de Milan. Des sacrements. Des mystè-reso Explication du symbole [= Sources chrétiennes 25 bis]. Les Éditions du Ceri, Paris 1961, p. 132).106 R.F. Taft, L'apport des liturgies d'Orient à /'intelligence du culte chrétienne, in P. De Clerck (éd.),La liturgie lieu théologique, Colloque du 40ème de l'lnstitut Supérieur de Liturgie de Paris [= Sciencesthéologiques et religieuses 9]. Beauchesne, Paris 1999, pp. 97-122.107 Cf C. Gilardi, Le modèle borroméen de l'espace liturgique, "La Maison-Dieu», 193 (1993), pp.91-109.108 S. Charles Borromée, Instruction pour la construction et l'ameublement des églises, «La Maison-Dleu», 193 (1993), pp. 85-90. Cf anche M.L. Gatti Perer, Le «istruzioni» di san Carlo e /'ispirazioneclassica nell'architettura religiosa del Seicento in Lombardia, in /I mito del classicismo nel Seicento

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[= Biblioteca di Cultura contemporanea 84]. Casa Editrice G. d'Anna, Messina-Firenze 1964, pp. 101-123; Z. Grosselli (ed.), Instructionum fabricae et supellectilis ecclesiasticae libri duo / Caroli SREcard. tit. s. Praxedis Archiepiscopi iussu ex provinciali decreto editi ad provincia e Mediolanensisusum, traduzione italiana a cura di Z. Grosselli, Pubblicazioni dell'lSU-Università Cattolica, Milano1983; S. Della Torre - M. Marinelli (edd.), Instructionum fabricae et supellectilis ecclesiasticae libri"Caroli Borromei, traduzione e cura di M. Marinelli, con la collaborazione di F. Adorni, Libreria EditriceVaticana [= Monumenta, studia, instrumenta liturgica 8]. Città del Vaticano 2000.109 «Randendoti grazie poiché ci hai fatti degni di stare (in piedi) davanti a te per compiere la liturgia».110 Cf E. Mazza, La liturgia nella basilica di Sant'Ambrogio in epoca medievale, in M.L. Gatti Perer (ed.),La basilica di Sant'Ambrogio. Il tempio ininterrotto, VoI. I, Vita e Pensiero, Milano 1995, pp. 295-309.111 Fino a quattro ordini, al massimo cinque, altrimenti non si è più in presa diretta con l'altare.112 Tale accesso potrebbe essere preceduto da un atrio, abbastanza grande, in cui i fedeli si possanoradunare prima della liturgia, per entrare tutti assieme con il sacerdote, al canto dell'introito.113 Se abbiamo la classica facciata basilicale, le due porte che stanno a lato del portone principalepotrebbero dare accesso a due ambulacri che possono scorrere dietro i gradoni (o sedili, o panche) incui stanno i fedeli. Questo consentirebbe un accesso diretto ai posti dei fedeli, senza disturbare coloroche avessero già preso posto. Resta fermo che questi ingressi non escludono un ingresso sul lato piùlungo della basilica, al punto in cui si incontrano l'area della liturgia della Parola e l'area della liturgiaeucaristica. Questo sarebbe il grande ingresso della chiesa, davanti al quale potrebbe - o forse dovreb-be - esserci un atrio coperto ove i fedeli si incontrano per poi entrare in chiesa cantando il canto d'in-gresso.114 Non abbiamo parlato del luogo del battesimo perché, in antico, era in uso il battistero che oggi nonè possibile riproporre. D'altra parte non possiamo accettare l'uso odierno di battezzare in presbiterio,che è lo spazio della liturgia eucaristica. Potremmo pensare ad uno spazio apposito, da creare sul latopiù lungo della pianta basilicale, di fronte all'ingresso. Qui si potrebbe collocare un adeguato "fonte bat-tesimale», in una piccola abside che lo awolga e lo isoli dallo spazio della liturgia eucaristica e dellaliturgia della Parola. Anche qui è molto importante il pavimento con le sue decorazioni e i suoi colori.

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Bibliografiadelle Immagini

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Sinagoga di Gamia:J.F. Strange, Synagogues, in J. Neusner - A.J. Avery-Peck - W. Scott Green (eds.), The Encyclopaediaof Judaism, Brill, Leiden - Boston - Kòln 2000 (le immagini seguono la p. 1376: Drawing 6).

Sinagoga di Masada:J.F. Strange, Synagogues, in J. Neusner - A.J. Avery-Peck - W. Scott Green (eds.), The Encyclopaediaof Judaism, Brill, Leiden - Boston - Kòln 2000 (le immagini seguono la p. 1376: Drawing 5).

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Bema in una chiesa siriaca:R.-G. Coquin, Le «bime» des Églises syriennes, «L'Orient syrien», 10 (1965). p.449.

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