‘Il Purgatorio, san Nicola e gli scolastici agostiniani. Presupposti per un'iconografia’

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Il Purgatorio, san Nicola e gli scolastici agostiniani. Presupposti per un'iconografia Ann M Giktti di Tommaso Marani) Tra i molti miracoli di san Nicola da Tolentino uno ha assunto una posizione di particolare rilievo nel- l'ambiro del suo culto ed è stato rappresentaro in ol- tre cento immagini: quello del Santo che libera del- le anime dal Purgatorio. Si dice che tale evento ab- bia avuto luogo nel corso della sua vita, quando era un giovane sacerdote presso l'eremo agostiniano di Valmanente, vicino Pesaro, all'inizio degli anni set- tanta del Duecento. La Vita del Santo scritta da Pie- tro da Monterubbiano nel 1326, pochi anni dopo la morte, riferisce che una notte san Nicola ricevette la visira dell'anima di un suo defunto confratello, Pellegrino da Osimo, il quale rivelò le sofferenze che pativa era le fiamme del Purgatorio e lo implorò di celebrare una messa per i morti al fine di ottenere la sua liberazione. Quando Nicola, pur moscratosi compassionevole, gli rispose che non poteva, poi- ché quella settimana era stato incaricaro della mes- sa convenruale, fra Pellegrino lo condusse presso una pianura vicino a Pesaro dove gli mostrò una fol- la di anime purganti. San Nicola fu mosso a pietà c il giorno successivo, con il permesso del priore, die- de inizio a una settimana di Messe per i morti, che celebrò tutti i giorni. Alla fine del settena.rio l'ani- ma di fra Pellegrino fece ritorno per dirgli di essere stata liberata dal Purgatorio insieme alla gran par- te delle anime che erano con lui, grazie alle Messe celebrate, e di essere ascesa in Paradiso 1 Quest'episodio appare frequentemente nelle rap- presentazioni di san Nicola dal Medioevo ai giorni nostri, come, per esempio, nel dipinco a olio di Francesco Maffei (1657) nell'oratorio di San Nico- la a Vicenza (fig. 1). Le due immagini più anciche pervenuteci sono due frarnmenci di affreschi con- servaci a Tolencino e a Fermo. Entrambi mosrrano delle anime nel Purgatorio, ma sono oggi lacunosi proprio nella porzione dove verosirnilmeme venne rappresentato san Nicola. La scena nell'affresco di Pietro da Rimini e bottega nel Cappellone diTo- lentino (fig. 2) mostra anime di persone appartenenti a diverse categorie sociali possibile identificare un frate tonsurato, un vescovo che indossa una mitra e un laico con una berretta) 2 , che attendono era le fiamme del Purgatorio paziencemente e piene di speranza: esse rivolgono infatti verso l'alto uno sguardo sereno, mentre una di loro, presumibil- mence fra Pellegrino stesso, viene sollevata da un an- gelo. Oggi una porta che conduce alla sacresria ra- glia l'affresco proprio nel punto in cui era proba- bilmente raffigura m san Nicola nell'atto di cele- brare la messa. Il ciclo di affreschi fu realizzato ne- gli anni venci del TrecencoJ, o poco prima, e co- munque poco dopo la morte del Sanro, avvenuta nel 1305, e in prossimità della composizione della Vi- ta di Pietro da Monterubbiano e della preparazio- ne del processo di canonizzazione descinaro a esse- re sottoposto al giudizio del papa (1326). Coinci- de dunque esattamente con lo slancio iniziale del- l'immediata popolarità e fama del Santo. Nel periodo in cui il Cappellone venne affrescato, le raffigura- zioni del Purgatorio erano molto rare; alcune rap- presentazioni fecero la loro comparsa nel Trecento, ma non divennero frequenti prima della metà del secolo successivo 4 La rappresentazione delle anime nel Purgatorio tra le fiamme compare anche in un affresco in Sant'A- gostino di Fermo (inizio XV secolo) (fig. 3). Que- seaffresco è ancora più danneggiaro del preceden- te (la figura di san Nicola è quasi del tutto scom- parsa), ma siamo in grado di vedere come le anime abbiano deUe movenze gentili e come una di loro abbia le braccia levate in un acro di preghiera e di 65

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Il Purgatorio, san Nicola e gli scolastici agostiniani. Presupposti per un'iconografia Ann M Giktti (traduzion~ di Tommaso Marani)

Tra i molti miracoli di san Nicola da Tolentino uno ha assunto una posizione di particolare rilievo nel­l'ambiro del suo culto ed è stato rappresentaro in ol­tre cento immagini: quello del Santo che libera del­le anime dal Purgatorio. Si dice che tale evento ab­bia avuto luogo nel corso della sua vita, quando era un giovane sacerdote presso l'eremo agostiniano di Valmanente, vicino Pesaro, all'inizio degli anni set­tanta del Duecento. La Vita del Santo scritta da Pie­tro da Monterubbiano nel 1326, pochi anni dopo la morte, riferisce che una notte san Nicola ricevette la visira dell'anima di un suo defunto confratello, Pellegrino da Osimo, il quale rivelò le sofferenze che pativa era le fiamme del Purgatorio e lo implorò di celebrare una messa per i morti al fine di ottenere la sua liberazione. Quando Nicola, pur moscratosi compassionevole, gli rispose che non poteva, poi­ché quella settimana era stato incaricaro della mes­sa convenruale, fra Pellegrino lo condusse presso una pianura vicino a Pesaro dove gli mostrò una fol­la di anime purganti. San Nicola fu mosso a pietà c il giorno successivo, con il permesso del priore, die­de inizio a una settimana di Messe per i morti, che celebrò tutti i giorni. Alla fine del settena.rio l'ani­ma di fra Pellegrino fece ritorno per dirgli di essere stata liberata dal Purgatorio insieme alla gran par­te delle anime che erano con lui, grazie alle Messe celebrate, e di essere ascesa in Paradiso1•

Quest'episodio appare frequentemente nelle rap­presentazioni di san Nicola dal Medioevo ai giorni nostri, come, per esempio, nel dipinco a olio di Francesco Maffei (1657) nell'oratorio di San Nico­la a Vicenza (fig. 1). Le due immagini più anciche pervenuteci sono due frarnmenci di affreschi con­servaci a Tolencino e a Fermo. Entrambi mosrrano delle anime nel Purgatorio, ma sono oggi lacunosi

proprio nella porzione dove verosirnilmeme venne rappresentato san Nicola. La scena nell'affresco di Pietro da Rimini e bottega nel Cappellone diTo­lentino (fig. 2) mostra anime di persone appartenenti a diverse categorie sociali (è possibile identificare un frate tonsurato, un vescovo che indossa una mitra e un laico con una berretta)2

, che attendono era le fiamme del Purgatorio paziencemente e piene di speranza: esse rivolgono infatti verso l'alto uno sguardo sereno, mentre una di loro, presumibil­mence fra Pellegrino stesso, viene sollevata da un an­gelo. Oggi una porta che conduce alla sacresria ra­glia l'affresco proprio nel punto in cui era proba­bilmente raffigura m san Nicola nell'atto di cele­brare la messa. Il ciclo di affreschi fu realizzato ne­gli anni venci del TrecencoJ, o poco prima, e co­munque poco dopo la morte del Sanro, avvenuta nel 1305, e in prossimità della composizione della Vi­ta di Pietro da Monterubbiano e della preparazio­ne del processo di canonizzazione descinaro a esse­re sottoposto al giudizio del papa (1326). Coinci­de dunque esattamente con lo slancio iniziale del­l'immediata popolarità e fama del Santo. Nel periodo in cui il Cappellone venne affrescato, le raffigura­zioni del Purgatorio erano molto rare; alcune rap­presentazioni fecero la loro comparsa nel Trecento, ma non divennero frequenti prima della metà del secolo successivo4

La rappresentazione delle anime nel Purgatorio tra le fiamme compare anche in un affresco in Sant'A­gostino di Fermo (inizio XV secolo) (fig. 3). Que­seaffresco è ancora più danneggiaro del preceden­te (la figura di san Nicola è quasi del tutto scom­parsa), ma siamo in grado di vedere come le anime abbiano deUe movenze gentili e come una di loro abbia le braccia levate in un acro di preghiera e di

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SAN NICOLA DA ToL.ENTINO NEU.'AR'n

l. Fr:mcesco Malfei, Fra P~lkgrino mostra a Nicola k ani= purganti. C.kbr~Uione deUa santa messa in loro suffragio ( l 657). Vicenza, or2torio di San Nicola

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speranza, forse in procinto di essere sollevata dalle fiamme. Entrambi gli affreschi probabilmente includevano san Nicola che celebrava la messa, secondo l'icono­grafia che infatti ritroviamo nelle opere successive. Essa mostra chiaramente san Nicola nell'ano di of­ficiare la messa, la cui efficacia è evidenziata dalla presenza di anime che vengono liberate dal Purga­torios. Le scene nel ciclo di affreschi in San Giovanni in Carbonara, presso Napoli (XV secolo) (fig. 4), la pala d'altare della chiesa di San Michele de la Seu de Urgell (1433), ora nel Museo d'Arte della Cata­logna a Barcellona (fig. 5) e il ciclo di affreschi in Sanra Brigida a Bergamo (tardo XV secolo), forse della borrega di Angelo Baschenis (figg. 6 e 7), pre­sentano rutti san Nicola che solleva un'ostia, ben vi­sibile, davanti a un altare posto in un'ambientazio­ne archirerronica che suggerisce una cappella o una chiesa, mentre uno o più partecipanti alla messa s'in­chinano in preghiera. Simili elementi compaiono nel­la pala d'altare di Antoine de Lonhy (tra il 1460 e il 1462), originariamente collocata nel monastero agostiniano della Domus Dei de Mirallers, a Castclvl de Rosanes, Baix Llobregat, ora nel Museo d'Ane

della Catalogna, Barcellona (fig. 8). Qui san Nico­la è rappresentato mentre sta pregando, ma un ca­lice coperJo sull'altare e i pa.ramenti che indossa (come a Napoli o alla Seu) indicano che sta cele­brando la messa. Un pannello ligneo di Antonio Ba­rili da Siena (tra il 1487 e ill499) in Sant'Agosti­no di Pesaro (fig. 9) presenta wìiconografia della m~ sa così simile alle immagini appena discusse (fìgg. 4, 5, 6 c 7) che, sebbene non vi compaiano le ani­me del Purgatorio, è estremamente probabile che a questo miracolo faccia riferimento. In nme queste raffigurazioni le anime del Purgato­rio compiono gesti di supplica o di preghiera, sono pazienti, sembrano non patire sofferenze estreme e almeno una tra di loro viene sollevata dal Purgato­rio come conseguenza della messa. Gli elementi ico­nografici che osserviamo in relazione al Purgatorio e all'efficacia della preghiera e delle Messe per la li­berazione delle anime sono conformi a quanto era stato già accertatO da tempo dai fedeli e dai teologi cristiani e a quanto sarebbe stato successivamente stabilito nel dogma della Chiesa. Le preghiere per i defunti costituivano un'antica tradizione cristiana e l'intercessione dei santi fu

sempre più ricercata nel corso dd Medioevo, seb­bene inizialmente non specificameme in connessione con il Purgatorio' . Le fonti delle Scrirrure e della Pa­rristica facevano infatti riferimento ai sacrifici per la salvezza dei morti e al processo di purgazione nell'aldilà, ma non al Purgatorio in quanto tale. Le discussioni medievali sul Purgatorio citavano in par­ticolar modo 2 Maccabei 12, 39-45, in relazione ai sacrifici per salvare i morti dalle pene per il loro pec­cati, e l Corinzi 3, 10- 15, dove veniva stabilita una connessione tra azioni compiute, fuoco e salvezza. Esse prendevano anche in considerazione l'Enchi­

ridion di sanr'Agosrino, nel quale questi, a propo­sito dei suffragi per i defunti, divideva i diversi tipi di anima dopo la morte secondo il loro comporta­mento durante la vita: i "non così buoni" e i "non così cattivi", che potevano essere aiutaci mediante i suffragi dei vivi; i "talmente buoni", che non ave­vano bisogno di quest'aiuto, e i "talmente cartivi" che non potevano giovarsene affarro7

• Per quanto ri­guarda la purgazione, Agostino fa riferimento in diverse opere al fuoco purgaroriale (Enchiridion 69) o a un fuoco non eterno di salvezza sperimentato dalle anime nell'intervallo tra la morte e il Giudi-

l t i'URGATOIUO, SAN NICOLA E GU SCOI.ASllCI AGOSTINIANI. PREsUPPOSTI PER UN'IçQr-;QGRAFIA

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zio Universale (De civitate Dei XXI, 26), e distin­gueva tra il fuoco di purgazione e la pena eterna (De Genesi contraManicheos II, 20). Un'altra fome fu per gli scolastici Gregorio Magno, il quale parlava di fuo­co di purgazione (Dialogi IV, 39), e raccontava la storia di un monaco scomunicato e defunto la cui anima fu salvata grazie a trenta Messe di suffragio (Dialogi IV, 55). Nel dodicesimo secolo ebbe luogo un cambiamen­to nella concezione della purgazione dal peccato delle anime dei defunti. Si sviluppò infatti un con­cerro di Purgatorio come luogo, piuttosto che sem­plicemente come stato o condizione di un'anima do­po la morte. Si diceva che le an ime soggette alla pe­na purgatoriale e al fuoco si trovassero in un luogo distimo dal Paradiso e dall'Inferno. Jacques Le Goff ha evidenziato come l'affermarsi dell'idea di Pur­gatorio come luogo sia segnato dall'emergere della forma sostanrivale della parola purgatorium, che fi­no ad allora era stata solamente un aggettivo•. Durante il Duecento, prima di san Nicola e durante la sua vita, si sviluppò quindi La discussione circa la natura del Purgatorio, inizialmente in connessione agli sforzi di unificazione con la Chiesa greca com-

2. Pietro da Rimini, Amme tkl Purgatorio. Tolentino, Cappdlone di San Nicol~

3. Anonimo,~ mz k fiamme {iniz.io dd XY s=>lo). Fermo, Sant'Agostino

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$AN NICOLA DA TOLENTINO NF.LÙRTE

4. Anonimo, San NU:o/a e rido agiotrafoo {prima metà dd )N

secolo). NapoiJ, San Giovanni in Carbonara

5. Jaumc Cirera, Masa in sujfozgu> delk anime tkl Purgatttrio (1432-1433). Barcdlona, Museo d'Arte de.lb Cawogna

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piuti dalla Chiesa cattolica9• Si era infatti ritenuto erroneamente che la Chiesa greca negasse del tutto l'esistenza del Purgatorio, laddove invece essa ave­va una concezione della purgazione dopo la morte priva dei caratteri di un luogo distinto o di fuoco 10. AJ secondo Concilio di Lione (1274) ai delegati greci venne consegnata una professione di fede in cui si asseriva che le anime dei defunti, una volta pu­rificate mediante la pena espiatoria (poenis purga­toriiis hoc est cathartmis), venivano accoh:e imme­diatamente in Paradiso (mox in coelum recipt), e non solamente dopo il Giudizjo Universale, e che le preghiere, le Messe e le elemosine dei vivi pote­vano alleviare le loro soffereoze11

• Non veniva però fano alcun riferimento al fuoco purgatoriale, o al Pur­garorio come sostantivo o come luogo; due punti prudentemente non considerati al fine di rimarca­re l'essenziale idea comune di purgazione dopo la morte. La purg-azione nell'aldilà fu confermata in una bolla pontificia (Benedictus Deus) dd 1336, di Be­nedetto XII. Gli elemenri principali della professione di fede di Lione fUrono ripresi in un decreto del Concilio di Firenze {1439), che formalizzò cale insegnamento come un dogma della Chiesa, parte, questa volta,

di un'unione (alla frne priva di successo) con la Chiesa greca. Il Concilio decretò che le anime dei defunti che dovevano ancora espiare i loro peccati soffrivano pene purgatoriali (poeniis purgatoriis); che le Messe, le preghiere e le elemosine dei vivi po­tevano alleviare queste pene, e che le anime, una vol­ta purgate dei loro peccati, erano accolte immedia­tamente in Paradiso12. Ancora una volta non veni­va fatta menzione del fuoco o del Purgarorio come un luogo. Non fu prima dd 1563, alla fine del Con­cilio di Trento, che la parola purgatorium fece la sua comparsa come un sostantivo io un decreto dog­matico13, aJ frne di confermare esplicitamente che il Purgatorio esisteva ( Cum cattolica ecclesìa [ ... ) docuerit purgatorium esse) e che Messe, preghiere ed elemosine erano d'aiuto nel liberare da J) le ani­me14. Il Concilio rispondeva al rifiuto protestante rig-uardo l'esistenza del Purgatorio e la pratica del­le indulgenze per gli individui, nella speranza di ri­durre le sofferenze patite. Al tempo di san Nicola (durante la sua vita e nel pe­riodo successivo) si sviluppò un importante dibat­tito sulla natura della purgaz.ione dopo la morte. I teologi scolastici erano al centro della discussione con gli agostiniani che svolsero un ruolo attivo nella formulazione di quesro concetto. Il più importan­te tra i primi teologi agostiniani fu Egidio Romano (t 1316), che srudiò con Tommaso d'Aquino e in­segnò a Parigi. Fu uno scrittore prolifico nel cam­po della filosofia arisrotelica, cosl come di testi reo­logici e di sermoni; scrisse uno speculum principis per il fururo Filippo IV il Bello, oltre a vari uartaci sul­la supremazia del potere papale suU'autorità seco­lare a sostegno di Bonifacio VIII nel suo scontro con lo stesso Filippo IV. Nel1285 divenne il primo ma­gister del suo Ordine a Parigi e, in un Capitolo Ge­nerale dell'Ordine a Firenze (1287), fu dichiarato che il suo insegnamento teologico sarebbe divenu­to la dottrina dell'Ordine che rutti i professori e stu­denti agostiniani sarebbero stati tenuti a seguire. Fu priore generale dell'Ordine (1292-1295) e arcive­scovo di Bourges (1295-1316) 1 ~.

Egidio affermò chiarameme nel suo Liber de prae­destinatione, praescienti.a, paradiso et inferno che il Pur­gatorio doveva esistere e che era per quelle anime morte in staro di grazia, ma non punire a suffi­cienza in quesro mondo per i loro peccati: "Ma in aggiunta al paradiso e all'inferno è da posrularsi un

IL PURGATORJO, SAN NICOLA E GU SCOLASTICJ AGOSTINIANI. PRESUPPOSTI PER UN'ICONOGRAfiA

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SAN NICOV. DA TOLENTINO NELL'ARTI!

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tel7.0 luogo, e cioè il purgatorio. Poiché però mol­ti muoiono con la carità e con la grazia e tuttavia non hanno fano sufficiente penitenza dei loro pec­cati in questo mondo, e poiché nessun ano malva­gio resta impuni m, così come nessun ano buono pri­vo di remunerazione, è necessario che runi coloro che si trovano in questa condizione, dopo questa vi­ta sopportino altre pene e enuino in paradiso e sia­no fatti salvi per così dire aruaverso il fuoco"16 (l Corinzi 3, 15). In un aluo passo della stessa opera descrive così i tre luoghi: "Un uiplice luogo va perciò postulato, va­le a dire il paradiso, che è di coloro che decedono nella grazia e non devono purgarsi; e c'è il purga­torio, che è di coloro che decedono con la grazia e devono purgarsi; e l'inferno dei dannaci, che è di co­loro che decedono senza grazia e non meritano di ricevere il purgatorìo"'7•

La distinzione dei tipi di anime richiama l'Enchi­ridion di Agostino18

• In entrambi i passi Egidio par­la dd Purgatorio come di un luogo, discinto dal Pa­radiso e dall'Inferno, in accordo con una consoli­data uadizione teologica, piunosto che usare la me­no precisa caranerizzaz.ione di una "fase di purga­zione" come era stato fano a Lione (1274). Se guar­diamo alle raffìgurazioni di san Nicola del Quat­trocento, vediamo il Purgatorio rappresentato co­me un luogo distinto, collocato all'interno, o al di sono, di rocce (figg. 5 e 8), o in una montagna (fig. 6), dalla quale le anime sono coodone in alto ver­so il Paradiso. Il movimento stesso suggerisce una concezione di luoghi distinti, dal momento che le anime si stanno spostando dall'uno all'altro. I.: idea che il Purgatorio fosse un luogo di pena tem­poraneo fu di cruciale importanza per la pratica dei suffragi per i defunti. Negli scritti teologici fu sot­tolineato come questa pratica fosse utile solamente per le anime nel Purgatorio. Anche gli scolastici agostiniani diedero il loro contributo a questa con­cezione: Agostino Trionfo da Ancona (t 1328) - il quale insegnò teologia a Parigi nei primi anni dd Trecento e successivamente a Padova, Venezia e Na­poli - uanò specificamente questo punto nel suo Tractatus tk resurrectione mortuorum (1277)19

• Egli prende in considerazione l'asserzione "Prima della futura resurrezione le offerte di elemosine e le pre­ghiere dei santi sono di beneficio alle anime presenri in Purgatorio; esse runavia non giovano in nessun

l

modo a coloro che sono dannati per sempre all'In­ferno"20, e analizza i quarrro luoghi dell'aldilà (com­preso il Limbo) e la questione se le preghiere e altri sacrifici dei vivi possano aiutare le anime che si tro­vano ll. Le sue risposte riflerrono l' insegnamemo di Agostino, Enchiridion 11011 , il quale a proposito del Paradiso sostiene che le anime che vi risiedono non possano essere aiutate per la semplice ragione che non hanno bisogno di aiuto: godono di tutti i beni, non mancano di nulla e non hanno sofferen­ze da alleviarell. Le anime in Purgatorio possono in-

lL P URGAfORIO, SAN NICOLA E GLI SCOLASTlCI AGOSTINIANI. P RESUPPOSTI PER UlÙ CONOGRAFIA

vece essere aiutate dalla preghiera poiché sono trat­tenute per l'espiazione del debito di pena che han­no contratto per i peccati compiuti in vita. Ag­giunge inoltre che solo quando i vivi che pregano per i morti siano essi stessi in uno stato di grazia la loro carità può raggiungere i morriu. Le anime nel Limbo, come quelle dei bambini non barrezzari, e le anime all'Inferno non possono tuttavia essere aiutate: quelle nel Limbo non sono barrezzate e non possono perciò essere liberate prima del Giudizio Universal~; quelle all'Werno non possono essere

6 e 7 . Angdo Baschc:nis, Srorir di san N'za>/4 da Tolmtmo (tra cui Mt=J in su/ftagio ikl amfol«llo P~/kgrina e Prtghimz in suffozgio tkllimi1T14 dd folk/lo Gmtik) (1475-1490). Beq;uno, oratorio di SanCI Brigida

8. Antoine de Lonhy. LA Mmltmna col lJmnbinD ~ i lltnti Aglmino e N'=l4 da Tolmtino {1460-1462). con scena ddla sa.n12 messa. Barcdlona, Museo d' Aitt ddla Cawogna

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SAN NJCOLA DA TOI.ENlìNO NEu.'ARTE

9. Antonio Barili da Sima, San Nirola ukfmz la uznta mnsa p•r k ani""' purganti (tra il1487 e il 1499). Pcs~ro, Sant'AgoStino

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aiutare perché non sono morte in uno stato di gra­zia, e perciò non possono giovarsi delle buone azio­ni dei vivi25

Giovanni Di Lana da Bologna (t 1350 circa) si espresse in termini simili circa i possibili benefici del­le preghiere e delle indulgenze da parre dei vivi per i morti nelle considerazioni preliminari a una quat:­stio che poneva la domanda "Se le indulgenze sia­no efficaci per i morti"26• Giovanni studiò teologia a Parigi, vi insegnò intorno al 1316 e più tardi di­resse lo studium generale agostiniano a Bologna21

• Co­me Agostino di Ancona, egli sostiene che i suffragi dei vivi non possono aiutare le anime all'Inferno, nel Limbo e in Paradiso. Coloro i quali si uovano al­l'Inferno sono dannati per l'eternità e non possono

·perciò essere aiutati dai viviu. Le anime nel Limbo non possono invece essere aiutate poiché hanno la­sciato questo mondo senza il battesimo, la fede e la carità (la "disposizione" ad amare Dio), e sono an­cora gravare dal peccato originale; dal momento

che sono la carità e la grazia a far sì che i suffragi di quesro mondo raggiungano l'aldilà, esse non pos­sono giovarsi dell'indulgenza29

• Le anime che sono in Paradiso non mancano di nulla e già godono di Dio, pertanto le azioni compiute dai vivi in loro fa­vore sono inutili30• Le anime del Purgatorio sono le uniche che i vivi possono aiutare, poiché la loro pe­na non è eterna, e hanno lasciato questo mondo con carità congiunta a peccati venali31

Il fatto che le Messe e le preghiere per le anime al­l'Inferno non potessero essere efficaci è un impor­tante concetto nella formazione della dottrina del Purgarono, in conseguenza diveruJe particolarmente problematico imbattersi in episodi di agiografie che raccontavano di anime salvare dall'Inferno. In un ce­lebre episodio si narra di come Gregorio Magno, mentre camminava atuaverso i Mercati Traianei a Roma, avesse ricordato un atto di pietà e giustizia compiuto da Traiano e, sebbene questi fosse staro malvagio e pagano, l'azione aveva avuto un valore

in senso cristiano: Traiano stava partendo per una battaglia quando una vedova si avvicinò per chie­dergli vendetta per la mone del figlio innocente; mos­so a pietà, Traiano le rese giustizia. Gregorio, ri­chiamando alla memoria questa vicenda, pregò in San Pietro per l'anima di Trai ano, la quale venne li­berata dall'Inferno. Una versione di questa storia ap­pare nella Legenda aurea di Jacopo da Varagine (t 1298 circa), il quale, consapevole del fatto che non potesse esservi via di scampo dall'Inferno, spiegava che quello doveva essere sraco un caso di riduzione della quantità o del genere di sofferenze e privazio­ni inflirte, piurtosto che di una liberazione vera e pro­pria dall'Inferno32• Anche gli scolastici ebbero dd­le difficoltà con quest'episodio; Tommaso d'Aqui­no e Agostino da Ancona considerarono la possibi­lità che T raiano fosse sr:aro riportato in vita, avesse ortenuto la grazia e il perdono e che in tal modo fos­se srato liberato dall'Inferno, oppure che la sua pe­na fosse stata sospesa fino al Giudizio Universalel' . Il problema dell'interpretazione di storie di anime salvate dall'Inferno si presentò nuovamente in con­nes.~ione con la Vìta di san Nicola. Nella Vìta di Pie­tro da Monterubbiano l'episodio in cui Nicola dà assistenza alle anime nel Purgatorio è seguico irn­mcdiatamente da un altro avvenimento incentrato sull'anima di un defunto, il fratello Gentile, che era stato dannaro per l'eternità all'Inferno, ma era sta­co liberaco grazie alle preghiere di san Nicola>4. Que­sto miracolo è raffigurare nel ciclo di affreschi in San­ta Brigida, a Bergamo (fig. 7), che comprende an­che l'episodio delle anime :ù Purgatorio di cui si è trattato sopra. Entrambi i miracoli furono inclusi tra i grandi atri e miracoli compiuci dagli agostiniani nel Liber Vitasftatrum, di Giordano di Sassonia (t 1370/1380), completato inrorno al 1357, dopo ve m'anni trascorsi a raccoglierne il materiale. Era di­venuro magisterdi teologia dopo aver studiato pres­so lo rtudium di Bologna sotto il grande magister Pro­spero di Reggio, quando Giovanni Di Lana era priore, e successivamente a Parigi. Nei suoi raccon-

Il P l!RGATORJO, SA.'< NICOlA E GU SCOl.ASTlO AGOffiNIANI. PRESUPPO>II PE.R lP.ÙCONOCRAFIA

ti nel Liber Vìtasftatrum sull'aiuto prestato da san Nicola alle anime di Pellegrino e Gentile, riporta le versioni di Pietro da Monterubbiano ma, al termi­ne della storia di Gentile, aggiunge un'importante correzione dominale, affermando che laddove leg­giamo "Inferno" si dovrebbe invece intendere "Pur­garorio"')· Tenendo in considerazione l'insegnamemo domi­nale secondo cui le anime nel Purgatorio vi si tro­vano temporaneamente e che solo queste hanno la speranza di essere liberate prima del tempo se i vi­vi pregano per loro, quando osserviamo le anime nel Purgarorio nelle immagini dei miracoli di san Ni­cola, potremo notare come esse non si contorcano nell'agonia, ma piuttosto stiano pazientemente in piedi, all'apparenza piene di speranza (come nella fig. 2) o in preghiera (come nella fig. 4). Non si rrat­ra di anime dannate per l'erernirà, ma di anime che scontano la loro pena e che sperano di essere libe­rate presto con l'aiuto delle Messe di san Nicola. Considerando ruttavia la grande importanza asse­gnata nella documentazione visiva e testuale al mi­racolo compiuto da san Nicola per le anime del Purgatorio, è singolare che non appaia nel proces­so per la sua canonizzazione, specialmente ove si con­sideri che la Vìta di Pietro da Monterubbiano (1326) e il ciclo di affreschi nel Cappellone di Tolenrino36

furono eseguiti contemporaneamente al suo svol­girnenco o poco prima (1326) . Tale assenUt po­rrebbe forse spiegarsi con il fatto che, sebbene ci sa­rebbero sraci dci testimoni almeno per gli eventi con­nessi con il miracolo (come il priore che diede il per­messo a san Nicola per dire Messe di suffragio c il sacerdote che lo sostituì nella messa conventuale), pochi confratelli agostiniani furono ascoltati nel processo, forse al fine di evirare resrirnonianze di par­re, e pochi testimoni porrebbero essere staci ancora in vita cinquant'anni dopo l'evento. Ciononostan­te, questo miracolo rimane uno rea quelli che di­stingue in modo più prominente il Santo e spiega la grande devozione verso di lui.

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SAN NICOlA DA TOLENTINO Nru.'ARTE

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' HiwJria, 646-647. 2 La HiSUJr.:: (p. 647) dc:scrive all'im:emo della folla di anime quc:lle di uomini e donne di età e posizione sociale differente. 'Potrebbe forse anche essere stato completato prima: cfr. Bisogni 1987, 289-296; Bellosi 1994, 187-194. 'Foumié 1999,41, 105,479 e 521 (dove il Cappdlone viene identifi­cato come una dd le rare rappresentaZioni del Purgatorio dc:ll' epoca), ol­tre a 46-54, 64, 66 e 70; vedi anche Le Golf 1982, 494-495. 5 Sull'iconogralìa della messa in connessione dc:lla salvezza di anime dal Purgatorio e sulla rappresent2zione ddl'dficaòa della preghiera dei vi­vi peti defunti, si veda Fournié 1999, 90 e 92. 'Vedi McLaugb.lin 1994. ' "Neque negandum est defunctorum animas pierare suorwn vivenrium rdevaci, cum pro illis sacrifìòum Mediatoris olferrur vd deemosynae in Ecdesia fium. Sed eis haec prosunr qui cum viverenr haec ut sibi po­stea possint prodesse meruerum. Est enim quidam vivendi modus, nec ram bonus ut non rcquirar ista post mone.m, nec ram malus ut ci non prosinr isra posr morre.m; est vero ralis in bono ur isra non requirat; er est rursus talis in malo ut nec lùs valear, cum ex hac vira tranSierit, adiu­vari [ ... )et quare non ornnibus prosunt, nisi propter diffccenciam vi­~:;~e quaro quisque gessir in corpore? Cum ergo sacrifiòa sjve alraris si­ve quarumcumqut: deemosynarurn pro haptéacis defunctis omnibus of­ferunrur, pro valde bonis graciarurn acciones sum; pro non valde bonis propiciationes sunt; pro valde malis etiam si nulla sunr adiumenta mor­ruorum; qualescumque vivorwn consolaciones sunt. Quibus autem proswu, aut ad hoc prosunt, ut sir piena remis~io, aut certe: ut tolcra­bilior fiat ipsa darnnacio." Agostino, Enchiridio n ad Laurmtium (D~ fi­tk, sp~ a carita:.) 11 0, in Parrologiat Cor,uus Compktus, &ries LatiTUZ, a cura diJ.P. Migne, Parigi 1844-1903, vol. 40, coli. 283-284. 'Le Golf 1982, 209-240 e 489-493; ma vedi Bredero 1983. 'li quadro più esaustivo circa l'evoluzione della dottrina dd Purgato­rio è ancora la voce Purgaroi" di Miche! 1936. " Si confronti la discussione in 1òmmaso d'Aquino, Contra trrora Grtucorum, Parre Il, c. 40: ma vedi Michell936, 1247-1249 su come, in una lettera, Innocenzo IV avesse òrcoscritto l'errore greco alla nega­zione che il Purgatorio fosse un luogo e che avesse il fuoco. " Bullarum diplomatum ... , rv; Gregorius X, p. 27: vedi anche Miche! 1936, 1249 e sgg. "Bullarum diplomatum .. . , IV, Benedictus Xli, pp. 345-347. '3 Bullarum dip/orrw.um. .. , V. Eugenius rv; p. 41; vedi anche Michd 1936, 1262esgg. 14 Concilium Trit:Unrinum. Diariùrum" act&rum, epistularum" traaatuum. Nova colkt:tW, a cura della Sociera~ Goerresiana, Freihurg im Breisgau 1901-2001, vol. 9, p. 1077; vedi anche Michd 1936, 1278 e sgg. '' Una biogralìa moderna ed esaustiva di Egidio Romano non è stata ancora pubblicata. t in corso un'edizione delle sue opere in Argidii Ro­mani op.ra qmnia, a Cllt2 di F. dd Punta e G. Fioravanti, Firenze 1985. Le biografie e le opere di Egidio e degli altri primi scolastiò agostinia­ni sono riassume in ZumkeUer 1996, 11-79. '' ~'Practer autcm paradisum c:r infc:rnum est dare rerrium locum, sci) i .. cer purgatorium. Cwn enim multi decedunr cum charirate et gratia ra­men quia non suflìcientem poeoirentiam egerunt in hoc mundo de pec­catis suis, et quia oullurn malum impunitum, sic ur nec bonum irre­muneratum, oportet sic se habentes post hanc vitam alias poenas rolc:­rare er in paradisum introire, et salvi fiant, sic quasi prr ign=.· Egidio Rom:tno, Libn-tk praetksrinatio.u, prtUreientia, paradiJq tt inferno, Na­poli 1525, c. 15, ff. 38v.a-40r.a, f. 38v.b; cfr. Agostino, D~ Civiratt Dn XXI, 26. A fini di coerenza, qui e nelle alue citvJoni i dirronghi sono stati resi in latino dassico. " Est ergo triplicem locwn dare, videlicct paradisum, qui est deceden­ciwn curo gratia et non habenrium ad purgandum. Er est puigarorium, qui est deeedenciurn cum gracia et habencium ad purgandum. Et infemus damnatorum. qu..i est dccedenrium si ne graria eT non valr:nrium purga .. toriwn recip.:rc." !bitkm, f. 39r.a; dopodiché Egidio aggiunge il Lm­ho come quano luogo. Cfr. f. 39r.b: "Et purgarorium quod est dece­dentiwn cum gratia, non carneo sine peccato". "Cfr. nota 7. Tra gli studiosi contemporanei si riscontra una rende.nza a vedefe quamo tipi di anima nel passo dell' Enchiridio11 c poi un cam-

hiamento verso solo tre tipi nd Medioevo; Agostino sembra invece par­lare di rre tipi, comprendendo i "non cwl buoni" e i "non cosl cattivi" in una sola categoria. " Agostino Trionfo da Ancona, Tracrarus tk murnctiom mqrruorum prr 40 tht()rmutta distincrus, MS Città del Vaticano, Vat. Lat. 936 (XV se­colo), ff 151 v.-J77v. Altri manoscritti: Roma, Angelica 79, ff. 1-29; e Città del Vaticano, Urhin. Lat. 555, ff l-142v. Sulla vira e le opere di Agostino da Ancona, vedi B. Misteri, D~ Aug:tstini tk Ancona, O.E.S.A. (m. 1328) vita aopmbus, in "An. Aug.", 22 (1951-1952), 7-56 e 148-262. "'Agosci:>o da Ancona, Tracratus tk rm.trnxtione morruorum, Theorema 17 {ff. J64v.a-166r.a}: "Ante fururam resurrectionern animahus in pur­gatorio existentihus elemosynarum largiciones et sanctorum orationes prosunt, quae tamen perpetuo in inferno damnacis nullarenus confe­runr".

' 'Vedi nora 7. " "Animahus igi!UJ' existencihus in paradiso ralia suffragi a non prosunt quia suffiagia important rdevacionem alicuius poenae et alicuius indi­genciae. Cum igirur animae in paradiso existentes iam sin t remotae ah omni poena et miseria et fruan!UJ' ornni bono, non indigent rclevari per vivo rum su.ffiagia." lbitkm, f. 164v.a. " "Animahus vero cxistencibus in purgatorio, sancrorum orationes, de­mosinarum largitiones et alia bona opera prosunt quia animae in pur­gatorio detinentur pro satisfactionc alicuius mortalis peccati, de quo pie­ne in hac vira non fuir sarisfactum, vel pro peccacis venalibus. Et quia ex radice carir.atis unus pro alio satisfacere potesr, ideo dicendum quod animahus existencibus in purgatorio talia prosint inrerdum ex opereope­rantis, ut si iUe qui F..cit huiusmodi orationes et suffragia est in gratia, runc ex ipso operante, ralia babenr meri rum sacisfactionis." Giovanni aggiunge un'eccezione interessante; "Interdum veto ex opere operato so­

lum ur siquis ab hac vita deccden.s in suo testamento pro anjma sua fie .. ri suffiagia [iuber] quae pet malos cxequrores in peccato monali existentes persolvun!UJ', talia prosunt defuncro, licet non ex opera opetancis sal­ciro ratione operis operati". lbitkm, f. 164v.b. " "Existencibus aurem in limbo, ut pueris non haptizacis, huiusmodi suffragio non conferunt quia ipsi non experiuntur ihi poc:nam sensus debi<;lffi pro peccaris pcrsonae, pro cuius sacisfaccione suffragia prosunt, sed experiunrm poenam darnni, qui a carent divina visione, cwn mem­bra Christi F..cra non fuerint per baptismum, quae poena solum debe­rureis pro peccato narurae pro quo sacisfeòt passio C hrisci. Er quia ipsi non fuerunt consepulci in praedicra passione pet baptismum, idòrco cum me:rinun passionis non hahuerint, nec libe.rarione.m a culpa ha be­re debebunr nec aliqua sufftagia vivorum ad hoc eos iuvare possum, cum pra.edi= suffragia non suffiòant ad talern culpam ddendam." lbitkm, f. 164v.b. ""Sed animahus perpetuo in inferno damnatis praedi= beneficia nihil ronferunt quia de hac vira decessc:runr sine gracia per quam prosunt mor­tuis vivorum opera." lbitkm, f. 164v.b. "Giovanni Di Lana, Quodlibet l, Q. 11: Utrum indu/gtnriM vakant tkfonais, M$ Città dd Vaticano, Chigi E.Vlll, 247 (XIV secolo), ff. 72r.a-74r.h. "'Sulla vira e le opere di Giovanni Di Lana, vedi D. Gucierrez, Dr Fra­trt loann< tk BMonia qui dicitur tk Lana O. E.S.A. (f 1350 circa) bac­calauf'f!o parisimsi, in "An. Aug.", 19 (1943-1944), 180-209. " "Ad istaro quaestionern dico quod defunctorwn qu.idam subdunrur poenae daropni et carentiae visionis divinae er poenae sensus id est af. fliccioncm ignis etemaliter, et talibus suffragia vd indulgenòae nichil valent." Giovanni Di Lana, Quodliber J, Q. 11, f. 72r.b; cfr. nota 7. ""Quidaro subdunrur poenae dampni, id est carentiae visionis divinae sine fine, cr talihus talia suffiagia et indulgenciae non valenr; hos au­tem diòmus pueros in limbo positos decedemes si ne fide et caritads di­leccione et cum peccato originali. Un de Augustinus, suffragia non pro­su n t illis qui si ne fide operanre per dilecrionem hinc ex:ierunt; rales sunt pueri qui graria et fide haptisrni non sunt ve.~titi et ideo indulgenòae ralibus non valenr quia radix indulgenciae est cariras et gracia." lbitkm, ( 72r.b; cfr. nota 7.

""Quidam perpetuo deo &uunrur per aperram essenciae divinae visi o­n cm quos norn mus bcaros, cr ralibus similircr non valcnt indulgcnciae

L

et ecdesiae su.ffragia quia ralia fuerim pro indigencibu.s; sciendum deo fruenres su n t si ne indigencia er ideo talia non sunt cis ucilia ... • lbi­drm, f. 72r.b; cfr. nora 7. " "Quidarn subdunrur poenae sensus id est ignis afll ictioni et poenae darnpni id est carenciac visionis d.ivinae quae dicirur fruitio. Sed iscis poenis non subdunrur er<maEtor er pc:rpetuo, sed tc.mporalirer et cu.m tenni no, et tali sunt qui decesserunr cu.m cari rare pecca cis venali bus co­niuncra, vel sarisf.u:tioni in corde p lenarie non consummatae, id est no n est complerae; hos autem dicimus purgatorio a]Jjgari et de talibus que­rirurcum quctirururrum indulg=ciae valeantdefunccis." Ibidem. f. 72r.b. "Jacopo da Varagine. L~mda auna, a cura di T. Graesse, Leipug 1850, pp. 196-197. Si confronti la discussione sulla natura dd Purgatorio e della salvezza delle anime nel Purgatorio mediante preghiere e Messe of­ferte dai vivi nel capi rolo 163 (De C()mmemoratio1U! ammarum), pp.

728-739. "Vedi Tommaso d'Aquino, Summa theoftJgùle, III (Supplemenrum), Q 71, an. 5, ob. 5 e ad 5, in Opn-a (f71mia, a cura di Commissio Leonina, Roma 1880, vol. 12, pp. 153-154 e 155; cfr. il suo Commmtum in qua­ruor lihrof Smr:mriarum, N, Disc. XLV. Q. 2, are. 2, 5 e ad 5, in Opera

lL PURGATORIO, SAN NICOLA E GLI SCOLASTICI AGOSTINIANI. PRESUPPOSTI PER UN'ICONOGRAFIA

omn!a, Panna 1852-1873, vol. 7.2, pp. 1122 e 1124; e Agostino da An­cona, Traceatus de murrectione mortuorum, f. 165r.a. >< Vita, p. 647. Dante ha collocato 1raiano in Paradiso, spiegando che, dopo l'intercessione di Gregorio, è tornaco al suo corpo per poi essere salvato: Paradiso, Canto XX, vv. 43-48 e l 00-117; vedi Prugatorio, Can­to X, vv. 73-93 per la storia della buona auone di Traiano. ""Quod si cui viderur extraneu.m ad credendurn, quod ille de inferno pr<Ocibus istius sancti viri fuerir ereptus, porest imclligi, quod ille dant­n.arus fuerir non ad poenarn aerernarn, sed remporalcnt, er quod per in­ti:rnum accipitur etiam locus purgarorii." (Lib_,- 1943, 203-204). Do­po questa affermazione c'è il breve racconto di un' alrra libcra4Ìone mi­racolosa di un'anima dal Purgatorio da pane di un priore provinciale (p. 204) . La versione in lingua iraliana della vita di san Nicola di Re­migio da Firenze del 1355 o dd 1356, la quale segue liberamente il re­sto latino di Pietro da Monterubbiano, non commenta quesro proble­ma dorrrinale. Si veda il racconto di Gentile in Stt»ia, 138-140. Per la biografia di Giordano e una valutazione critica delle sue fonti, s i veda l'inrroduzione all'edizione della Vìtasfratrum. "Vedi nora 3 e il tesro rdacivo.

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Centro Studi Agostino Trapè di Tolentino Comitato Nazionale VII Centenario di san Nicola

San Nicola da Tolentino

nell'arte Corpus iconografico

Volume primo dalle origini al Concilio di Trento

Coordinamento scientifico Valentino Pace

Repertori iconografici a cura di Roberto Tollo

Biblioteca Egidiana > Convento San Nicola

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Realizzazione ediroriale Federico Motta Edimre S.p.A.. Milano

l n copl!rtina Pietro da Rimini e bottega, San Nicola libera d.zi !adroni LormM Bottoni, particolare (secondo-teno decennio del XIV secolo). Tolemino, Cappellone di San Nicola

Sul raro Pieuo da Rimini e bo nega, San Nicola incoronato d.z un angolo per aver superato la prova di lasciare l'Ordin• Agostiniano, pani celare (secondo-reno decennio del XIV secolo). Tolentino, Cappellone di San Nicola

Redazione di Tolmrin.o Orlando Ruffini, Barbara Masuocola, Marisa Allegrini Teodori, Monica Ruffini, In es Allegrini

L• schede in Lingua sono srau tmdotu da Pablo Viola per lo spagnolo da Nicoletta Bernacchio per l'inglese

© 2005 Biblioteca Egidiana, convento di San Nicola, Tolentino Tutti i dirirti riservati Proprietà arristica e letteraria riservata per tutti i Paesi Ogni riprodHz.ione, anche parziale, è vietata

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differmre d:1 qudJo pcrr.on:tk pon.,nnt) avvenire solo a ~ro dj specifia. au· rorìr.1~7jone ribuci:u~ <bD'cdiz..ote..

Prima edizione gennaio 2005

Con il contributo di

MiniStero per i Beni e le Attività Culturali D irezione Generale per i Beni Librari e gli lsri ruti di Cultura

~Banca delle Marche

REGIONE!R41 MARCHE~

Provincia di Macerata

Comune di Tolentino

Santuario Basilica S. Nicola Tolenòno

Con il patrOcini.() di

Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa

@ ~

Ordine di Sant'Agostino

Provincia Agostiniana d'Italia

Comiraro Nazionale per le Celebrazioni del VII Centenario della morte di san Nicola da Tolentino

Sono l'Alto Patronato del Presidente della Repubblica

Ringraziamnui A nome degli aumri dei resti si ringrazia quanti hanno collabo­rato alla loro ricerca: Alessandro Angelini; Alessandro B"'gnoli; Sirnone Baiocco; don Arremio Basrianini; Danide Benati; Tom Bergamo Rossi; Fabio Bisogni; Arthur Blwnenrhal; Mikl6s Boskovits; Maria Grazia Br.m­chea:i; Piera Briani; Anmlis:J Brisrol; Marco BrOsch; P. Bullini; Chules Bumett; Matteo Carletti di Gubbio; Giuseppe Cas.ocio; Bruno Cilienro; Melissa Conn; Mìchda Cornetti; dottor= D'Aniello; Stef.mo Davino; Wieslaw Dawidowski; Andn:a De Marchi; Corrado Fratini; Marco Fratini; Mìchal Jagosz; Hc:rbett Kessler, Peter Kidd; Hc:nry S. Kim; don Fabio Leonardis; Ales­sandro Long<:ga; Valia Giulio Manieri; Tommaso Marani; Ste­F..nia Mason; Martina Mian; Marina Muro; Giovanna Nepi Scirè; Enrica Neri Lusanna; Valentino Pace; Paolo Pacini; Ma· riella Platania; Guido Rebeccbini.; Adriano Ruggeri; Res<: Ma­rie San Juan; Alessandro Scafi; monsignor Mario Senigaglia; don Andrea Tarticchio; Roberto Tollo; Maria Laura Tomea Ga­=li; Fabio Torchio; Francesco Turio Bohm; Luisanna Verdoni; Enrica V Mani; jill Weirueich; Wolf.mg Wolm-s; johanna Zacharia,

La Biblioteca Egidiana desidera ringraziare in particolar modo il dottor Giovanni Filosa, di Banc:1 Marche Spa, per la sensibi­lità e la plniosa coUabornzione