Il palatium episcopatus di Trento fra XI e XIII secolo. Dato documentario ed evidenze...

133
WALTER LANDI Il palatium episcopatus di Trento fra XI e XIII secolo. Dato documentario ed evidenze architettoniche estratto da: La torre di piazza nella storia di Trento: funzioni, simboli, immagini. Atti della giornata di studio: Trento, 27 febbraio 2012, a cura di Franco Cagol, Silvano Groff, Serena Luzzi, Trento, Società di Studi Trentini di Scienze Storiche, 2014 (Monografie. Nuova serie, 3) ISBN 978-88-8133- 039-3, pp. 141-203.

Transcript of Il palatium episcopatus di Trento fra XI e XIII secolo. Dato documentario ed evidenze...

WALTER LANDI Il palatium episcopatus di Trento fra XI e XIII secolo. Dato documentario ed evidenze architettoniche estratto da: La torre di piazza nella storia di Trento: funzioni, simboli, immagini. Atti della giornata di studio: Trento, 27 febbraio 2012, a cura di Franco Cagol, Silvano Groff, Serena Luzzi, Trento, Società di Studi Trentini di Scienze Storiche, 2014 (Monografie. Nuova serie, 3) ISBN 978-88-8133-039-3, pp. 141-203.

141

Il palatium episcopatus di Trento fra XI e XIII secolo.Dato documentario ed evidenze architettoniche

Walter landi

1. Introduzione

L’antico episcopio di Trento costituisce un significativo ensamble che, come nessun altro, è riuscito a mantenere inalterato nel tempo la sostanziale unità

spaziale di matrice medievale fra palatium e cappella palatina. Questa speciale pe-culiarità veniva sottolineava già da Gerhard Streich nel suo fondamentale studio sul rapporto architettonico fra complessi fortificati ed edifici chiesastici in epoca salica e sveva1.

L’edificio si erge sul lato orientale di piazza Duomo ed è costituito da tre distin-ti corpi di fabbrica: alle estremità il cosiddetto Castelletto, a sud, e la torre di piaz-za, sul lato opposto; al centro, il palatium vero e proprio, oggi noto come palazzo Pretorio, sebbene sia da sottolineare sin d’ora che la sezione propriamente pretoria coincide solamente con il segmento di palazzo che a partire dalla roggia, ora inter-rata, aderisce alla torre, mentre quella sita nelle prossimità del Castelletto permase sempre di spettanza vescovile (fig. 1 e tavv. 10a, 10b). Il complesso è delimitato sul lato occidentale dalla piazza stessa, mentre sul lato orientale esso si allunga sull’an-tica via che, uscendo da Tridentum, congiungeva la città romana e medievale con Verona (attuale via Garibaldi). In modo inusuale rispetto alla tradizionale posizio-ne dell’episcopio (di fronte o a lato della chiesa cattedrale), il complesso sta in di-retta connessione con la cattedrale. A fungere da trait d’union fra palatium e catte-drale è la cappella palatina, ossia la cappella privata del vescovo, ubicata nella parte inferiore e più antica del Castelletto. La cappella svolge questa sua funzione di rac-cordo in una duplice forma: dal punto di vista architettonico, ma anche da quello ideale-simbolico, come punto di soluzione tra la potestà spirituale dei vescovi – rap-presentata dalla cattedrale –, e il potere temporale, che verte su quello che in alcu-ne delle attestazioni più antiche è significativamente indicato semplicemente – tra-lasciando ulteriori specificazioni – come palatium Tridenti 2. (fig. 5) La cappella, in effetti, collima con la residenza vescovile, ossia con la porzione del palazzo ‘preto-rio’ in cui vanno ricercati l’originario appartamento del vescovo (situato al secondo piano rialzato) e quello del suo vicedomino (collocato al primo piano)3.

1 Streich, Burg und Kirche während des deutschen Mittelalters, 1, p. 126.2 Così nel 1147 (Tiroler Urkundenbuch, 1/1, n. 229 = La documentazione dei vescovi, n. 7). 3 L’ormai tradizionale localizzazione dell’appartamento vescovile all’ultimo piano del Castelletto non è

del tutto convincente. Solo la parte più antica del palatium, con i vecchi appartamenti del vicedomi-no e del vescovo, attestata significativamente nel 1262 come domus canonica vescovile, rimase più a lungo di proprietà ecclesiastica. Questa parte, insieme a locali adiacenti dell’antica cappella palatina, il cui patronato rimase di diritto al vescovo, fu messa a disposizione del Capitolo del Duomo, che in gran parte li occupa tutt’oggi (Gorfer, I castelli, 3, pp. 372 ss).

142

Il versante opposto della cappella (angolata sudoccidentale) si appoggia, inve-ce, all’antica basilica vigiliana e, in particolare, sulla parte apicale del coro udalri-ciano, risalente al secondo quarto dell’XI secolo (figg. 8, 12-14). Coro e cappella erano originariamente collegati in modo diretto grazie a una scala, come trovia-mo attestato in modo esplicito nel 11854.

È nel palazzo accanto al duomo di San Vigilio che i vescovi risiedettero dalla metà dell’XI fino alla metà del XIII secolo. Seguì quindi un momento di forti ten-sioni tra il vescovo Egnone di Appiano (1250-1273), schierato con il partito guel-fo, e la fazione ghibellina della città e del vescovado5: in tale difficile contesto l’e-dificio risultò del tutto inadeguato per rispondere alle esigenze di sicurezza e per questo, nel giugno 1255, Egnone preferì trasferirsi nel castello situato sul dosso del Malconsej6, costruito fra il 1238 e il 1250 dal podestà imperiale Sodegerio da Tito7. Il trasloco della residenza di Egnone può essere datato in modo puntuale grazie ad una serie di documenti emessi dal vescovo nel corso di quelle settimane. Se il 5 giugno 1255 Egnone sottoscriveva un atto trovandosi ancora presso il pala-tium episcopatus di Trento8, dieci giorni dopo (15 giugno 1255), la documentazio-ne relativa all’amministrazione vescovile incomincia ad essere invece prodotta “in domo que fuit domini Sodegerii de Tito quondam potestatis Tridenti”9; da allora

4 La scala che metteva in comunicazione la cappella palatina e il coro della primigenia cattedrale ro-manica, così come una finestra che si trovava in sua prossimità, è menzionata in Codex Wangianus, n. 138: “Tridenti, in curia sedente autem suprascripto domino episcopo in finestra, quae est proxi-mior muro sancti Blasii, in summitate scalae, per quam ascenditur de chroro sancti Vigilii ad eandem capellam sancti Blasii”. Le tracce della porta murata a cui menava questa scala sono facilmente rico-noscibili sul lato esterno della parete occidentale dell’ex cappella di San Biagio, a qualche metro dal suolo rispetto al pavimento del vestibolo che oggi separa l’ingresso alla sagrestia del duomo e l’absi-de del sacello posto nel transetto settentrionale.

5 Sul contesto: Riedmann, Mittelalter, pp. 426-437; Riedmann, Tra Impero e signorie, pp. 235-250.6 Sul toponimo originario: Landi, Castello del Buonconsiglio, p. 204; si veda, inoltre, nota 10, nonché

Keller, Der Gerichtsort.7 Retaggio eloquente del committente ultimo di quel castello, che solo successivamente sarà detto ‘del

Buonconsiglio’, è il nome che da sempre è legato al suo mastio, e cioè ‘torre d’Augusto’, chiaro riman-do alla dignità imperiale di chi ne fu in ultimis il suo committente, cioè Federico II di Svevia: basti qui rinviare a Landi, Castello del Buonconsiglio, p. 204. Si veda anche nota 10. In occasione della sua prima citazione, risalente al 24 dicembre 1250, esso è del resto indicato non a caso domus nova domi-ni imperatoris. ASTn, APV, Sezione latina, capsa 10, n. 8. Si veda Ippoliti, Zatelli, Archivi Principatus Tridentini regesta, 1, p. 282, n. 8. La data di questa attestazione è riportata in modo errato da Gorfer, I castelli, 3, p. 67, e cioè come 8 dicembre 1250 . La riprende invece correttamente Josef Riedmann in, Riedmann, Grebe, Grossmann, Schloss Buonconsiglio, p. 6. Per incorrere in una seconda menzio-ne bisogna scendere al 17 febbraio 1252 (ASTn, APV, Sezione latina, capsa 63, n. 20. Si veda Ippoli-ti, Zatelli, Archivi Principatus Tridentini regesta, 2, p. 1081, n. 20).

8 ASTn, APV, Sezione latina, capsa 2, n. 21.9 Codex Wangianus, n. 247. Già il 21 giugno ne seguiva un altro prodotto “in castro quod aedificavit

quondam Sodegerii de Tito, qui fuit potestas Tridenti, in quo nunc abitat dominus Egno Dei gratia episcopus tridentinus”, Verci, Storia degli Ezzelini, 1, p. 32. Su Sodegerio da Tito, che fu podestà di Trento a partire dal 1238: Curzel, Sodegerio da Tito. Nel 1256-1257 il castello da lui costruito è in-dicato reiteratamente come “domus nova domini episcopi” e non più, come era stato fino ad allora, quale “domus nova domini imperatoris” (ASTn, APV, Sezione latina, capsa 2, n. 12; capsa 32, n. 28;

143

praticamente nessun altro atto vescovile sarà più steso nel vecchio palatium. Signi-ficativamente, già a partire dal 1256 l’antico castello di Sodegerio da Tito al Mal-consej (solo intorno al 1280 il castello assunse il vigente nome castrum Boni Con-silii) viene invece definito come “domus nova domini episcopi”, ovvero “castrum novum domini episcopi”10. Nel castello del Buonconsiglio, come noto, i vescovi risiedettero fino alla secolarizzazione del principato vescovile di Trento (1803)11.

Nonostante il trasloco dell’abitazione vescovile, il palatium di piazza Duomo non alterò sostanzialmente la propria funzione: per secoli, infatti, rimase lo spa-zio principale per l’amministrazione delle prerogative politiche, giudiziarie ed economiche del vescovado. Non da ultimo, il palatium continuò anzi ad ospita-re i giudici e i gastaldi vescovili, ai quali fu affidata la cura dell’edificio al più tar-di un anno dopo il trasferimento di Egnone al Buonconsiglio, nel 125612. Resta-va insomma immodificato il profilo giuspubblicistico del palatium, sede della più alta corte di giustizia del principato vescovile e proprio qui si materializzavano i diritti temporali del principato vescovile sul territorio di Trento13: tale valenza simbolica si palesa chiaramente nel 1259, quando il palatium fu scelto come sede per investire i conti di Gorizia dei diritti di avvocazia sul vescovado, già esercitati dai conti di Tirolo, così come dei feudi vescovili che erano stati di quella dinastia comitale e di quelli che erano stati degli Appiano e degli Ultimo. Si trattava di un’investitura di notevole importanza: la cerimonia avvenne per l’appunto “su-

capsa 58, n. 34; capsa 59, n. 43; capsa 59, n. 130; Ippoliti, Zatelli, Archivi Principatus Tridentini rege-sta, 1, pp. 38, 520, 945, 962, 978, nn. 12, 28, 34, 43, 130).

10 Ancora nel 1250 il castello era noto come “nova domus domini imperatoris”. Al 2 maggio 1256 risa-le il primo documento riportante la significativa data topica “Tridenti in castro novo Egnonis episco-pi”: Die Regesten der Grafen, 2/1, n. 359. Il castrum novum, però, non va individuato nel palatium, come lascia intendere Die Regesten der Grafen, 2/2, p. 93. L’aggettivo novum smentisce, infatti, una tale identificazione: il “novum castrum domini episcopi” va necessariamente riconosciuto come la se-conda residenza medioevale dei vescovi di Trento, per l’appunto il castello (del Buonconsiglio) da es-si acquistato nel 1255 e indicato spesso nella documentazione seriore come “novum castrum domini episcopi”. Il nome ‘Buonconsiglio’ fu introdotto solo alcuni decenni più tardi e derivò da una modi-fica beneaugurale del microtoponimo che originariamente designava il luogo in cui il castello era sor-to, dosso del Malconsiglio (Landi, Castello del Buonconsiglio, p. 204; Landi, Von der curia ducalis zu palatium episcopatus?, p. 174, nota 13).

11 Weber, Le residenze dei vescovi di Trento; Dellantonio, La costellazione delle residenze.12 Sull’identità degli autori dei documenti stesi presso il palatium episcopatus fra 1255 e 1282 (inizio

dell’occupazione della città e del territorio di Trento da parte del conte Mainardo II di Tirolo), si rin-via all’appendice in chiusura del presente contributo. Il palatium, in quegli anni, era stato affidato dal vescovo Egnone all’amministrazione della corte giudiziaria tridentina, come palesato in modo indi-retto, ma inequivocabile, da un documento risalente al 1256, con il quale il vescovo ordinava ai suoi giudici di provvedere alla ristrutturazione della curia che lì vi aveva sede (ASTn, APV, Sezione lati-na, capsa 2, n. 12). L’entità di questi lavori non è, però, in alcun modo precisabile.

13 La controprova che il palatium abbia continuato anche successivamente, perlomeno nella seconda metà del XIII secolo, ad essere identificato come la sede ufficiale di vescovi di Trento anche dopo il trasloco al Buonconsiglio, si trova in un documento del 1262: qui – all’interno del palatium – è cita-ta la domus canonica del vescovo la quale evidentemente continuava ad essere considerata tale anche se priva del proprio inquilino di turno (Regestum Ecclesiae Tridentinae, pp. 64-65, n. 68).

144

per scalam palatii episcopatus” e non, per esempio, nella nuova residenza del ve-scovo al Malconsiglio14; un castello, che, evidentemente, non era ancora percepi-to come residenza vescovile ufficiale, bensì come residenza privata che, in quan-to tale, non poteva ancora essere percepita come spazio ‘pubblico’15.

Il palatium continuò ad ospitare l’amministrazione civile e giudiziaria della città e del suo contado anche nei decenni successivi, pure durante la ventenna-le occupazione del territorio del vescovado di Trento, fra 1282 e 1301, da parte del conte Mainardo II di Gorizia-Tirolo e dei suoi figli. Proprio a partire dall’e-tà mainardina il Comune, soprattutto il consilium cittadino, ‘adottò’ anzi il pa-lazzo vescovile per farne il luogo privilegiato delle proprie riunioni, pur non go-dendone affatto la proprietà. Non stupisce pertanto se nel 1339 troviamo riunito il consiglio comunale nella cappella palatina di San Biagio prope palatium16, seb-bene la spettanza e lo ius patronatus della stessa fosse indiscutibilmente dell’epi-scopio tridentino17. Nello stesso anno un vicario, “sedendo pro tribunali in epi-scopali palacio Tridentino” assieme a quello del principe-vescovo, assistevano al-la redazione del transunto del lodo di re Adolfo di Nassau del 1296, con il qua-le il vescovo si vedeva finalmente restituiti i diritti e i possedimenti che gli erano stati sottratti da Mainardo II e dai figli18.

Vale la pena ricordare che dopo la secolarizzazione, è nel medesimo palatium, già sede della giustizia cittadina in Antico Regime (e come tale noto come palaz-

14 Die Regesten der Grafen, 2/1, n. 663; Wiesflecker, Meinhard der Zweite, pp. 65-89; inoltre, la bibliografia riportata alle note 7 e 9.

15 La valenza simbolica del palatium è riscontrabile anche successivamente: qui si riunisce, ancora nel 1314, la curia vasallorum, quando il vescovo Bartolomeo reinveste dei suoi feudi Guglielmo fu Az-zone di Castelbarco (Codex Wangianus, n. 248: “Tridenti, in episcopali pallacio, in loco ubi consue-vit vasallorum”). Sempre qui, e non altrove, il vescovo Bartolomeo Querini, nel 1306, aveva tenuto il banchetto, in occasione del proprio ingresso in sede (ASTn, APV, Sezione latina, capsa 36, n. 11; Ip-politi, Zatelli, Archivi Principatus Tridentini regesta, pp. 571 ss., n. 11; Landi, Miles nobilis et hone-stus, pp. 100 ss.).

16 ASCTn, Comune di Trento, Antico regime, Sezione antica, “Libro vecchio de statuti et dessignationi de beni et confini della città di Trento”, ACT1-2545. Edito in Giuliani, Per un’edizione critica; riferi-menti alla cappella di San Biagio alle pp. 40, 43, 47, 86.

17 Il beneficio di San Biagio è attestato esplicitamente come di collazione vescovile (e, per esempio, non capitolare) a partire dal 1316: Il Quaternus rogacionum, pp. 115 ss., n. 67: “de beneficio capelle San-cti Blasii in palatio Tridentino”; pp. 116 ss., n. 69: “de facto capelle Sancti Blasii in palatio Tridenti-no”; p. 120, n. 75: “domino Henrico de Lucemburgo rectore capelle Sancti Blasii Tridentine infra-scripti domini episcopi capellanis”; p. 312, n. 2: “Tridenti in palatio episcopali, presentibus… Henri-co de Lucemburg rectore capelle episcopalis palatii Tridentini”; p. 121, n. 76: “in capella Sancti Bla-sii episcopali palacii Tridentini”; p. 127, n. 88: “ecclesie Sancti Blasii in palacio Tridentino”; p. 146, n. 124: “rector capelle Sancti Blasii in episcopali palatio Tridentino”; p. 175, n. 173: “rectoris capelle Sancti Blasii episcopalis palacii Tridentini”; p. 191, n. 199: “rector capelle Sancti Blasii in episcopa-li palatio Tridentino”. Nella medesima fonte si riferisce anche di una “capella Sancti Blasii in castro Tridentino” e di una “ecclesia Sancti Blasii in castro Tridentino”, designazioni con cui si indica quel-la che in altre pagine viene indicata come cappella di San Biagio presso il palatium episcopatus (ivi, p. 191, n. 199; p. 193, n. 203; p. 194, n. 205). Con il termine castrum, peraltro, si indicano comunemen-te taluni episcopi, anche quando solo minimamente fortificati: si veda nota 37.

18 Codex Wangianus, n. 61*.

145

zo Pretorio), che il Tribunale e la Corte di Appello stabiliranno i loro uffici, fino al 1883, mentre altri uffici dell’amministrazione statale lasceranno il palatium solo nel 196319. Solo la parte più antica del palatium, con i vecchi appartamenti del vi-cedomino e del vescovo (questi ultimi attestati significativamente nel 1262 come domus canonica vescovile)20, continuò ad essere utilizzata più a lungo dall’ammi-nistrazione ecclesiastica. Questa parte, insieme a locali adiacenti dell’antica cap-pella palatina fu successivamente messa a disposizione del Capitolo del Duomo, che in gran parte li occupa tutt’oggi21.

La continuità d’uso attraverso i secoli ha certamente salvato il complesso dal decadimento, ma, al contempo, lo ha fatto oggetto di ripetute ristrutturazioni, particolarmente intense durante il Seicento: bifore e trifore furono rimpiazzate da finestre quadrangolari, le pareti intonacate e decorate con cornici di stucco, il sottotetto ricostruito; anche la disposizione interna delle stanze venne completa-mente alterata. Una nuova e invasiva modifica degli ambienti fu attuata, quindi, nel 1884 per adattare la struttura alle esigenze del tribunale e della Corte d’ap-pello, che ne avevano fatto la propria sede. In quell’occasione furono riportati al-la luce i primi resti delle due antiche teorie sovrapposte di bifore e trifore di epo-ca romanica che ne caratterizzavano originariamente la pareti in quasi tutta la lo-ro lunghezza (fig. 2) e per la prima volta si cominciò a discutere di un possibile ri-pristino della facies pienamente medievale del palatium22. I primi tentativi in que-sta direzione risalgono al 1920; ma il complesso fu restaurato a fondo tra 1957-1959 e 1963-1964, per potervi ospitare la nuova sede del Museo Diocesano Tri-dentino23: il tetto del palazzo Pretorio fu riportato al livello medievale, furono ri-mossi tutti gli interventi di epoca barocca (compresa l’intonacatura delle pare-ti esterne) e eliminata la suddivisione interna degli spazi. Allo stesso modo, furo-no rimosse le finestre quadrangolari seicentesche e ripristinate le antiche bifore e trifore, sulla base dei resti ancora in situ (figg. 3, 4 e tav. 9). Si provvide, infine, a ripristinare l’ultimo piano del Castelletto, fino ad allora usato come appartamen-to del sacrista, eliminando innanzitutto il soffitto piano di età barocca, la suddi-visione spaziale interna e la scialbatura dalle pareti24.

Dopo gli importanti lavori di restauro del 1957-1959 e del 1963-1964, l’edifi-cio del palatium ha ritrovato, per quanto in modo approssimativo, l’aspetto che

19 Gorfer, I castelli, 3, p. 394. Sugli spazi della giustizia cittadina si vedano anche i contributi di Franco Cagol e Serena Luzzi, in questo volume.

20 Si veda nota 13.21 Gorfer, I castelli, 3, pp. 372 ss.22 Woelzl, Alcune notizie intorno al palazzo Pretorio, p. 133.23 Rasmo, Restauri e ritrovamenti, pp. 327-334; Guiotto, Un decennio di restauri, pp. 22 ss. 24 Nei due secoli che precedono il restauro del 1964, il Castelletto non aveva subito alcun intervento di

ristrutturazione. Rimase (fortunatamente) solo allo stadio di progetto, ma in discussione ancora agli anni Venti del XX secolo, l’abbattimento della porzione più antica del palazzo Pretorio, con lo sco-po di separare e isolare il Castelletto dal palatium (Wenter-Marini, Sulla questione dell’isolamento del Castelletto).

146

doveva avere verso la metà del XIII secolo, quando i vescovi abbandonarono questa residenza per trasferirsi al castello del Buonconsiglio (fig. 5).

La stessa cappella palatina ha subito nel tempo pesanti modifiche strutturali che trasformarono anche l’originale ripartizione volumetrica degli interni: duran-te la costruzione del nuovo altare maggiore barocco, nel 1739, il pavimento del coro medievale dell’adiacente cattedrale fu ribassato e la cripta romanica distrut-ta25; di conseguenza, anche il pavimento della cappella dedicata a san Biagio, che già nel 1584 era stata convertita dal principe-vescovo Ludovico Madruzzo in sa-grestia del Duomo, fu portato al livello odierno, ciò che ebbe come conseguenza la riduzione della sottostante cappella di San Giovanni a un ambiente seminterra-to, coperto da volta. E così il Castelletto, originariamente costituito da tre piani, fu strutturato in quattro ambienti sovrapposti. Intatti rimasero solo la sala vescovile superiore con polifore (fig. 6), la volta superiore dell’antica cappella di San Biagio (che sorregge la sala soprastante) e il catino absidale dell’originaria cappella. Lo spazio così ottenuto – l’attuale ‘Sagrestia delle reliquie’ – si trova nella metà supe-riore dell’antica cappella di San Biagio e ospita dal 1964 uno degli spazi espositivi del Museo Diocesano. La metà inferiore della cappella di San Biagio costituisce, invece, insieme alla maggior parte dell’antica cappella di San Giovanni, la ‘Sagre-stia Nuova’. Il restante zoccolo della cappella di San Giovanni, recentemente re-staurato, porta da solo l’attuale nome di ‘Aula San Giovanni’ (figg. 7, 8).

2. L’area del palatium prima del palatium

Siamo in grado di stabilire con precisione quando i vescovi di Trento abban-donarono l’antico episcopio (giugno 1255), mentre non conosciamo quando vi si instaurarono: la datazione, infatti, è possibile solo induttivamente e in modo evidentemente approssimativo. È certo, in ogni caso, che la prima residenza ve-scovile era ubicata altrove, all’interno delle mura della Tridentum romana, pres-so l’antica cattedrale di Santa Maria Maggiore, che troviamo indirettamente in-dicata come unica ecclesia intra moenia già nella cosiddetta Passio sancti Vigilii, redatta nel VII o, più verosimilmente, nell’VIII secolo26. Alla cattedrale di Santa Maria Maggiore si contrapponeva, al di fuori delle mura, a sud dell’antica Porta Veronensis, una basilica ad martyres eretta dal vescovo Vigilio († 405) attorno al 390, per deporvi i resti dei tre martiri anauniensi. All’originaria funzione memo-riale di questa basilica si sarebbe aggiunta, nel Medioevo, quella di cattedrale27.

25 Rogger, Scavi e ricerche, [4], p. 387.26 Boschi, Il ritrovamento della ecclesia intra civitatem; Perini, Sulla topografia di Trento, pp. 168, 173;

Cavada, Pieve di Trento, pp. 111-112. Sulla realtà archeologica della chiesa paleocristiana di Santa Maria Maggiore: Guaitoli, Il caso della chiesa di Santa Maria Maggiore, così come La città e l’archeo-logia del sacro e la bibliografia ivi indicata. Sulla datazione, non precisabile puntualmente, della Pas-sio sancti Vigilii, si veda nota 48.

27 Anche la sua intitolazione originaria non è certa, sebbene la tradizione tramandi una dedicazione in

147

La fondazione di questa prima chiesa extra moenia andò di pari passo con la progressiva modificazione d’uso di tutta l’area a sud della Porta Veronensis, che nel corso del IV-V secolo vide l’abbandono graduale delle funzioni produttive e resi-denziali in favore di un utilizzo cimiteriale (come garantiscono le iscrizioni tom-bali rinvenute in quest’area)28 connesso con la vicina basilica ad martyres. Questo processo può dirsi concluso nel VI secolo, quando l’antica basilica vigiliana fu ri-costruita con funzioni cimiteriali. A cavallo fra VIII e IX secolo il tempio vigilia-no fu ulteriormente ampliato29, come ricaviamo dal catalogus episcoporum, essen-do vescovo Iltigario: tale ampliamento risulta particolarmente significativo, poi-ché rappresenta la prima attestazione di una qualche opera edilizia promossa dai vescovi in epoca medievale nella zona del successivo palatium, ma anche la prima inequivocabile traccia di un loro intervento all’interno dell’intera area suburbiale che allora si estendeva tra la Porta Veronensis e l’antico letto del torrente Fersina30.

Nel caso di quest’ultima si tratta di un’area che, oltre a quella sita fra basili-ca e Porta Veronesis, includeva un’ulteriore lingua di terra lunga circa 300 metri, successivamente attestata nella sua totalità come appartenente alla signoria fon-diaria dell’episcopio e del capitolo cattedrale, ivi inclusa l’area che in seguito sa-rebbe stata occupata dal palatium31. Le fonti scritte non chiariscono come que-sta zona sia divenuta parte delle disponibilità fondiarie del vescovo e del Capito-lo di Trento; ma è verosimile che il suo originario uso quale necropoli della cit-tà antica e altomedievale abbia portato ad una sua complessiva sacralizzazione e quindi al passaggio nelle mani della chiesa locale. Quel che è certo è che attorno

onore dei santi Gervasio e Protasio, il cui culto a Trento si spiegherebbe in forza dell’originaria ap-partenenza metropolitana della diocesi tridentina alla provincia ecclesiastica milanese. Solo successi-vamente, dopo la morte e l’assunzione di Vigilio agli onori degli altari, essa mutò titolo assumendone il patrocinio (Cavada, La città di Trento, p. 101). Questa dedicazione è riportata ancora nel XIII seco-lo da Bartolomeo da Trento (Tovazzi, Parochiale Tridentinum, p. 463), ma non sembrerebbe avvalla-ta dalla tradizione liturgica, come già notato da Rogger, Le indagini degli anni 1964-1975, p. 22 (così anche Cavada, Trento, San Vigilio, p. 122). Che il culto di questi santi fosse tuttavia diffuso anche in regione è dato dalla dedicazione della chiesa di Denno (Curzel, Le pievi, p. 193), mentre una intima connessione con la chiesa cattedrale di Trento è suggerita dalla dedicazione di una delle due cappelle dell’antichissimo castello trentino-vescovile di Firmiano presso Appiano, dove il giorno dei Santi Ger-vasio e Protasio corrispondeva anche a quello del pagamento dei censi dovuti al Capitolo cattedrale di Trento (Landi, Burg Formigar; Landi, Beimrohr, Fingernagl-Grüll, Sigmundskron, pp. 263 ss. e no-ta 35). La notizia riportata da Bartolomeo da Trento non ci sembra pertanto del tutto inverosimile.

28 Alcune eloquenti tracce archeologiche si hanno anche dietro l’abside del Duomo, immediatamente a sud del Castelletto (Weber, Scoperte di sepolcri antichi a Trento, pp. 9-00; Perini, Sulla topografia di Trento, p. 172). Si veda anche il contributo di Gianni Ciurletti, in questo volume.

29 Monumenta liturgica, 1, p. 42; Curzel, I canonici e il Capitolo della cattedrale, p. 57. Sull’entità degli interventi edilizi di Iltigario: Rogger, Scavi e ricerche, [5], pp. 38-40.

30 Lo spostamento del letto del Fersina avvenne nel XVI secolo.31 Per l’appartenenza di quest’area alla signoria fondiaria dell’episcopio e del Capitolo cattedrale si ve-

dano i diversi censi loro dovuti dalle case site in Borgonuovo e nella contrada di San Vigilio; contra-de sorte per l’appunto in questa zona. L’appartenenza fondiaria al vescovo di Trento degli edifici e dei terreni lì siti è attestata già a partire dal 1193 (La documentazione dei vescovi, n. 65). Si vedano anche i nn. 81, 89, 90, 102, 104, 135, 138, 156 (un terreno dissodato), 209, 253a.

148

alla metà del XII secolo questa zona apparteneva sicuramente al dominio diretto dei vescovi, che provvidero a fondarvi un borgum novum, inglobato entro la terza cinta urbica fra 1210 e 1226, sotto gli episcopati di Federico Vanga (1207-1218) e di Adalpreto di Ravenstein (1218-1224)32. Fermo restando che il Borgonuovo è databile alla metà del XII secolo, anche grazie alla tipologia insediativa ed al suo stesso nome, non altrettanto chiare sono le fasi dello sviluppo della parte medie-vale della città di Trento posta tra l’ex Porta Veronensis e il Borgonuovo, cioè di quella zona su cui insistono sia il palatium episcopatus, sia il duomo di San Vigi-lio, in particolare tra i secoli VI e X. Sembra in ogni caso certo che l’area più vici-na alla basilica vigiliana – indicata nelle fonti duecentesche significativamente co-me contrada di San Vigilio o del Duomo – sia stata collegata alle mura antiche da una propria cinta prima ancora che si arrivasse alla fondazione del Borgonuovo33 (tav. 13a). La costruzione di queste nuove mura va pertanto collocata più avanti, prima della fondazione del suburbio, e datata in epoca carolingia, probabilmen-te all’inizio del IX secolo, o – cosa altrettanto verosimile – al X secolo, in epoca berengariana, quando anche nel caso di altre città del Regnum Italicum diverse strutture chiesastiche site extra moenia furono inglobate dai centri urbani antichi attraverso nuove cinte appositamente erette, soprattutto per i timori legati alle scorrerie ungare di quegli anni; scorrerie che anche in area trentina hanno lascia-

32 Su Borgonuovo: Curzel, Il medioevo, pp. 163-165. Per il possesso fondiario dei vescovi in Borgo-nuovo: Paissan, Trento fra età romana e medioevo, pp. 633-637. Il terminus ante quem per la fonda-zione delle mura è innanzitutto dato da un documento del 1226, in cui le mura romane sono già in-dicate come “antiche, vecchie” “murus veteris civitatis” (ADTn, capsa nova, 1226 aprile 25; Gor-fer, I castelli, 3, p. 33, nota 7; Landi, Von der curtis ducalis zum palatium episcopatus?, p. 172, nota 23; Landi, Bonomi, Mura della città di Trento, p. 197). Il termine post quem è invece dato da un do-cumento del 1210, il quale riporta un “rumcum unum in Burgonovo apud Fersinam” (ASTn, APV, Sezione latina, capsa 64, n. 34; Ippoliti, Zatelli, Archivi Principatus Tridentini regesta, 2, p. 1098, n. 34; Gerola, Le cinte murarie di Trento, p. 10). Landi, Von der curtis ducalis zum palatium episcopa-tus?, p. 172, nota 23; Landi, Bonomi, Mura della città di Trento, p. 197. Per uno studio stratigrafico dei tratti di mura superstiti: Bonomi, Le mura duecentesche; Bruschetti, Doglioni, Il tratto di mura medioevali.

33 Bocchi, Oradini, Trento, p. 83. Il percorso di questa seconda cinta muraria, cui fa del resto cen-no già Mariani, Trento, p. 453, è descritto per la prima volta da Ranzi, Pianta antica, pp. 12-14, 16-18. Così lo descrive Passamani, Trento, p. 41: “Le mura correvano in linea retta, tangenti al fron-te settentrionale di via Santa Trinità fino all’altezza di via Esterle, girando quindi verso nord lungo il lato occidentale delle case del Capitolo e di quelle di vicolo Benassuti e saldandosi all’antica cin-ta romana in corrispondenza della robusta torre ancora visibile presso il convento del Sacro Cuo-re: all’estremità di mattina si innestavano alle difese precedenti dopo aver piegato in corrisponden-za del palazzo delle Poste e tagliato piazza Erbe. La strozzatura di via San Vigilio e la vicina turrita casa Conci provano ancor oggi l’esistenza in quel punto della porta fortificata”. Da allora la ricer-ca si è occupata in modo cursorio di queste seconde mura; solo Gorfer, I castelli, 3, p. 32, le cita e ne tenta una datazione fra il VI e l’VIII secolo. Che la porzione di città che esse inglobavano si tro-vasse in ogni caso già al suo interno prima del XII secolo è suggerito in modo eloquente dal topo-nimo utilizzato per indicare il quartiere cittadino situato immediatamente a sud di esso, cioè Bor-gonuovo, il quale a sua volta sarebbe stato racchiuso dalla nuova cinta muraria voluta dal vescovo Federico solo agli inizi del Duecento. Con il termine borgum (novum) si definiscono infatti insedia-menti suburbani e centri rurali sede di mercato ovvero fiere, dotati di strutture amministrative non autonome.

149

to significative tracce documentarie34. Grazie a questa seconda cinta muraria si formò una nuova area fortificata attorno al duomo di San Vigilio, la quale trasse il proprio nome proprio dall’edificio che la distingueva. In questa porzione di città, che prima della costruzione delle nuove mura cittadine, durante il XIII secolo, era ancora considerata come unità indipendente all’interno della città di Trento, va collocato anche un castrum Sancti Vigilii, attestato solo attraverso la data topi-ca di un documento risalente al 1205, nel quale sono citati anche il palatium epi-scopatus e l’annessa cappella di San Biagio35. Anche se non viene specificato do-ve tale struttura fosse posizionata, il nome (castrum Sancti Vigilii) e il riferimento agli altri edifici ci consentono di collocarla senza dubbio nei paraggi della catte-drale36. Va comunque escluso che il castrum corrispondesse al complesso del pa-latium episcopatus: nel documento citato il palatium viene menzionato in modo affatto distinto dal castrum, intendendo sia la porzione che si protendeva in dire-zione della torre di piazza, sia quella meridionale, cioè la cappella palatina ospi-tata ai primi due piani del Castelletto “in Tridento in capella ecclesie sancti Bla-sii”, “in Tridento in ponticello ante capellam ecclesie sancti Blasii”. Né è lecito supporre che il castrum Sancti Vigilii corrisponda al Castelletto. Lo impedisce in-nanzitutto una circostanza tutta interna al documento in questione, dove si trova citato un cellarium, termine con cui va inteso un edificio per la raccolta dei censi fondiari e non una cantina, come pure si è creduto: il corpo turrito del Castellet-to, infatti, non disponeva di spazi adatti ad ospitare un cellarium. E d’altra par-te, non è realistico interpretare il termine cellarium per l’appunto come ‘cantina’, anche perché si dovrebbe altrimenti spiegare in modo plausibile per quale moti-

34 L’inquadramento cronologico di questa seconda cinta fra VI e VIII secolo, così come proposto, an-che se con qualche riserva, già da Gorfer, I castelli, 3, p. 32, sembra però inverosimile, per almeno due ragioni. Da un lato, infatti, esso è in contrasto con la datazione della Vita di San Vigilio, la qua-le – riproponendo circostanze topografiche contemporanee alla sua redazione – colloca la basilica vi-giliana ancora al di fuori delle mura, fuori Porta Veronensis; dall’altro, la sua erezione in quei secoli risulta piuttosto improbabile, in considerazione di questioni più generali: nello stesso momento, in-fatti, nel resto d’Italia, le aree urbane andavano piuttosto riducendosi che non ampliandosi. La da-tazione di queste mura al IX-X secolo sembra invece più appropriata, se si considerano le innume-revoli iniziative edilizie che in quel secolo caratterizzarono città e territorio all’epoca e che anche al-trove portarono all’inglobamento entro le cinte murarie di basilicae e di altri complessi edilizi di pro-prietà ecclesiastica in origine extraurbani. Si tenga inoltre presente che lo spessore delle mura roma-ne fu raddoppiato ancora prima del VI-VII secolo (Ciurletti, Trento romana, pp. 297-302), con ogni probabilità nel III secolo (Cavada, Pieve di Trento, p. 110). Per la questione se queste mura vadano in ogni caso datate al IX o al X secolo si veda anche il prossimo paragrafo, dal momento che la que-stione è strettamente legata a quella dell’eventuale localizzazione (tutt’altro che certa) delle curtis du-calis di Trento nella zona del successivo palazzo Pretorio, fra torre di piazza e Roggia Grande.

35 Tiroler Urkundenbuch, 1/2, nn. 557/a (1205 aprile 22), b (1205 aprile 23), c (1205 luglio 5), d (1205 agosto 24): “in Tridento, in palatio episcopatus”, “in castro sancti Vigilii prope cellarium”, “in Tri-dento in palatio episcopatus”, “in Tridento in capella ecclesie sancti Blasii”, “in Tridento in ponticel-lo ante capellam ecclesie sancti Blasii”.

36 La questione della localizzazione del castrum Sancti Vigilii e della sua natura non è mai stata affron-tata dalla storiografia locale, se non in due lavori dello scrivente, a cui ci si permette di rinviare: Lan-di, Von der curtis ducalis zum palatium episcopatus?, pp. 160-161; Landi, Castrum Sancti Vigilii.

150

vo il Capitolo di Trento (rogatore del documento del 1205) si sarebbe riunito as-sieme ad alcuni dei maggiori vassalli dell’episcopio in un locale siffatto o quanto-meno nelle sue prossimità. Stando al dato documentario, è invece inoppugnabile che il castrum abbia topograficamente compreso non solo il cellarium ma anche, verosimilmente, il palatium, e non viceversa. Con castrum, insomma, dobbiamo intendere un classico Dombezirk fortificato, tanto più che l’impiego del termine castrum per indicare tali complessi è ampliamente attestato37 (tav. 13a).

Dovevano fare parte del castrum anche altri spazi ed altri edifici, come rivela-no le fonti: un pomarium, citato nel 1218, collocato davanti al palatium38; un cur-tivum palatii episcopatus, attestato nel 126639, che possiamo ipotizzare ubicato in prossimità dell’area occupata dall’odierna piazza Duomo, probabilmente in quella porzione un tempo compresa fra le antiche mura romane di Trento che ancora nel Duecento, procedendo lungo una linea che andava da est ad ovest, separavano an-cora in due parti l’area poi impiegata come piazza maggiore, e l’antico sagrato del duomo, separato ancora in epoca moderna dal resto della successiva piazza dalla Roggia Grande (tavv. 1, 2, 3), la quale correva parallelamente alle mura romane sul luogo dell’antico fossato cittadino. Non riesce difatti difficile ipotizzare che le mu-ra romane, nel Duecento, fossero ancora in piedi, sia in questa parte della città, sia in quella della cosiddetta ‘Portèla’40. Per la zona del palatium episcopatus ciò è do-cumentato ancora nel 1254, in particolare per quel tratto che correva dall’odierna via Garibaldi (dietro la torre di piazza) verso est41. Nel caso del castrum Sancti Vi-gilii si ha pertanto a che fare con un quartiere fortificato che rinserrava l’episcopio e la cattedrale: il castrum fu in seguito smantellato, dopo il trasferimento dei vesco-vi al Buonconsiglio, quindi dopo il 1255. In particolare, la sua unitarietà venne a cessare con l’abbattimento di quella porzione della mura romane che attraversava-no l’area della platea communis, l’odierna piazza Duomo, che non a caso è attesta-ta per la prima volta soltanto nel 127242; dall’altro lato, esso scomparve con la di-struzione di quel tratto di mura cittadine di epoca carolingia o berengariana che chiudeva il castrum sul lato occidentale43. Infine, in piedi rimasero solo il perime-tro meridionale dell’originario Dombezirk fortificato, cioè il duomo di San Vigilio, e, sul perimetro orientale, il palatium episcopatus.

37 Schrader, Das Befestigungsrecht, p. 7; Rietschel, Das Burggrafenamt, p. 320.38 Tiroler Urkundenbuch, 1/2, n. 738 = La documentazione dei vescovi, n. 277.39 ASTn, APV, Sezione latina, capsa 3, n. 4; Ippoliti, Zatelli, Archivi Principatus Tridentini regesta, 1, p.

60, n. 4.40 Landi, Bonomi, Le mura di Trento, p. 197.41 I resti dell’antica cinta romana sono ripetutamente definiti nel corso del XIII secolo come ‘mura an-

tiche’ (Gerola, Le cinte murarie di Trento, pp. 3-24; Curzel, Il medioevo, p. 86; Landi, Von der curtis ducalis zum palatium episcopatus?, pp. 159-161; Landi, Bonomi, Le mura di Trento, p. 197).

42 Die Südtiroler Notariats-Imbreviaturen, n. 574: “ad piscariam ad plateam communis super bancha ante palatium episcopatus”.

43 Landi, Von der curtis ducalis zum palatium episcopatus?, p. 161; Landi, Bonomi, Le mura di Trento, p. 197; Landi, Castrum Sancti Vigilii, p. 270.

151

3. Il palatium episcopatus e le sue possibili preesistenze in epoca altomedievale: una continuità funzionale e topografica con la curtis ducalis di Trento di età carolingia?

Sinora si è cercato di dimostrare come la zona compresa tra la Porta Veronen-sis e l’antico letto del Fersina sia stata progressivamente aggregata alla città di Trento attraverso tre momenti fondamentali. In primo luogo, l’intera area attor-no alla basilica vigiliana venne circondata da una propria cinta, la quale si aggan-ciava alle antiche mura: in questo modo si formò la cosiddetta contrada San Vi-gilio, all’interno della quale è da collocare anche quel castrum Sancti Vigilii del 1205, che null’altro rappresentava se non il quartiere fortificato del duomo e di quello che già allora doveva essere l’episcopio, probabilmente munito – in ana-logia ad altri Dombezirke – di prerogative immunitarie e come tale sottratto alla giurisdizione comitale cui sottostava, fino al 1027, la città. Successivamente, nel corso del XII secolo, a sud della contrada di San Vigilio e delle mura che la rin-serravano, lungo la strada che conduceva verso il Fersina e quindi verso Verona, venne fondato il Borgum novum. Da ultimo, tra il 1207 e il 1226, questo nuovo suburbium venne inglobato dalla città grazie alla terza ed ultima cinta cittadina. Resta ancora da chiarire, a questo punto, che cosa si trovasse sul sito del palatium episcopatus prima dell’erezione della cortina che cinse la contrada di San Vigilio e del quartiere fortificato dell’episcopio, così come – cosa ancor più significati-va – è d’obbligo interrogarsi su quale funzione avesse il seppur minimo areale si-to fra basilica vigiliana e Porta Veronensis fra V-VI e X secolo. Che in epoca gota tale spazio fosse in ogni caso ancora inutilizzato a fini edilizi, lo dimostrano alcu-ni reperti funerari: essi palesano come ancora fino alla metà del VI secolo la fun-zione cimiteriale che si era innestata approssimativamente due secoli prima fos-se ancora attuale. Si tratta, in particolare, di alcuni reperti riportati alla luce sotto la porzione meridionale del palatium, in prossimità del suo aggancio al Castellet-to44. La serie dei reperti funerari si interrompe tuttavia proprio con il VI secolo, il che suggerisce come poco dopo abbia preso le mosse una progressiva riqualifica-zione dell’area, con conseguente abbandono della funzione cimiteriale e una sua riconversione in chiave edilizia45. Il riordino dell’area sembra essere collegato ad una complessiva urbanizzazione che interessò anche l’intero tracciato della stra-da fra Porta Veronensis e basilica vigiliana, la quale fu spostata leggermente verso est, dove ancora oggi si trova (via Garibaldi)46 (tav. 13b). La contemporanea ri-fortificazione di Porta Veronensis e l’occupazione, in questo contesto, dell’origi-

44 Per i resti di età romana e gli oggetti di corredo provenienti dalle sepolture altomedievali documen-tate nel 1988 nella zona meridionale del palatium, tra la cappella palatina e l’annesso edificio setten-trionale: Cavada, La città di Trento; Cavada, Cimiteri e sepolture isolate; Cavada, Tombe di età teodo-riciana a Trento. L’utilizzo della zona a scopi cimiteriali è stata ribadita di recente da Cavada, Pieve di Trento, p. 113.

45 Ghislanzoni, Scoperte di antichità a Trento, pp. 91-110; Rasmo, Restauri e ritrovamenti recenti, pp. 327-336; Baggio Bernardoni, Notiziario archeologico; Baggio Bernardoni, Trento. Piazza Duomo; Baggio Bernardoni, La Porta Veronensis. Si veda inoltre il contributo di Gianni Ciurletti, in questo volume.

46 Rogger, Scavi e ricerche, [1], tav. VI.

152

nario sedimen stradale, lascerebbero anzi pensare ad un’iniziativa pubblica, dal momento che di profilo pubblico erano entrambi gli oggetti coinvolti da questo intervento (strada e porta urbica). In considerazione del fatto che tale processo sembrerebbe essersi innescato soltanto in epoca post-gota, si potrebbe pensare ad un intervento bizantino, tanto più che riverberi architettonici della riconqui-sta giustinianea in Val d’Adige (555-567) sono da tempo noti e di rilevanza no-tevole (Castelfeder, Loppio, San Martino di Lundo ecc.), oppure ai Longobar-di, un cui duca è attestato a Trento già a partire dal penultimo quarto del VI se-colo, subito dopo l’occupazione dell’Italia. Poiché, tuttavia, i Longobardi ebbe-ro le proprie sedi piuttosto in contesto rurale che in ambito urbano, sarebbe ra-gionevole attribuire questi interventi edilizi ed urbanistici per l’appunto ai bizan-tini, oppure datarli più in avanti, in epoca carolingia, preferibilmente poco do-po l’occupazione del Regno Longobardo nel 772, epoca in cui, come visto, sot-to il vescovo Iltigario (significativamente di origine franca), anche la vicina basi-lica, attorno all’800, fu ristrutturata47. Questa può essere stata l’occasione per un generale riordino dell’intera area ad essa contigua, se non addirittura per lo spo-stamento dell’asse viario di cui si è già detto, visto che la Porta Veronensis perse ogni funzione in seguito all’erezione della nuova cinta urbica più a sud. In favo-re di una datazione in epoca carolingia spinge anzi il fatto che nella Passio sancti Vigilii, che nei suoi riferimenti topografici ripropone di certo una situazione con-temporanea alla sua redazione (fra la fine del VI e – data più probabile – il VII-VIII secolo), la basilica vigiliana sia ancora riportata esplicitamente come extra moenia e che la Porta Veronensis vi venga menzionata come un elemento viario ancora funzionante, quando invece sembrerebbe assodato che sul limitare del-l’VIII secolo verso il IX secolo essa non fosse già più transitabile48.

Fermo il fatto che un’occupazione del sedimen viario che usciva da questa porta e che un reimpiego residenziale della stessa siano pertanto databili al periodo suc-cessivo al VII-VIII secolo, è altrettanto vero che in una fase immediatamente suc-

47 Rogger, Scavi e ricerche, [4], p. 400; Monumenta liturgica, 1, pp. 41 ss. Proprio in funzione dei lavori compiuti da Iltigario si è già ipotizzato che il trasferimento dell’episcopio presso la basilica vigiliana sia avvenuto sotto il suo episcopato (Perini, Sulla topografia di Trento, p. 174, nota 35).

48 Sulla Passio sancti Vigilii: Cesarini Sforza, Gli Atti di S. Vigilio, nonché l’analisi critica offertane da Vareschi, Studio di una fonte agiografica. Per una datazione della stessa alla fine del VI secolo si espri-mono Forlin Patrucco, Agiografia nel Trentino altomedievale, pp. 162-164, e Rogger, Scavi e ricerche, [1], pp. 202-204, ma anche Lizzi, Vescovi e strutture ecclesiastiche, p. 67, e Rogger, Inizi cristiani nel-la regione tridentina, p. 491. Picard, Souvenir des évêques, pp. 665-667, vorrebbe spingersi invece al-l’VIII-IX secolo. Sulla questione: Vareschi, Studio di una fonte agiografica, pp. 239-245, che contra-sterebbe tuttavia con il fatto che la Porta Veronensis non era già più transitabile nel secolo VIII, co-sì come sembrano aver dimostrato sia Ghislanzoni, Scoperte di antichità in Trento, pp. 114-120, sia Rogger, Scavi e ricerche, [1], p. 204. Tentando un compromesso fra i risultati dati dalla ricerca arche-ologica e quelli forniti dalla ricerca filologico-agiografica (che in questo caso non sembrano affatto combaciare), ci sentiamo giustificati di proporre nel testo, come momento di abbandono della Porta Veronensis, un periodo posto fra la fine dell’VIII e l’inizio del IX secolo, che del resto combacia con l’episcopato di quell’Iltigario, al quale risalgono le prime notizie di interventi edilizi medievali nella zona di San Vigilio.

153

cessiva, in epoca franca e ottoniana, sul luogo del palatium esistente nei secoli XI-XIII doveva già sorgere una struttura di carattere rappresentativo, come sembre-rebbero suggerire alcuni ritrovamenti archeologici provenienti dalla zona setten-trionale di palazzo Pretorio, tra cui soprattutto una colonnina con capitello a stam-pella dei secoli IX-X, recuperata nelle immediate vicinanze di Porta Veronensis49. Quale fosse la funzione del nuovo edificio ricavato dal riadattamento della suddet-ta porta non è chiaro, ma a nostro avviso sarebbe forse opportuno interrogarsi sul fatto se esso non possa essere messo in relazione con quella curtis ducalis di Trento, di cui si ha una sola ma innegabile attestazione nell’845 in occasione di un placito presieduto da Garibaldo, missus di re Ludovico II, e di Paulicio, locoposito del du-ca Liutfrido, e la cui fondazione sarebbe di per sé riconducibile proprio al periodo carolingio50. La città di Trento non si troverebbe ad essere un caso isolato per una siffatta collocazione della propria curtis ducalis, molte volte erette proprio in vici-nanza di antiche porte urbiche51. Il miglior parallelo è certamente rappresentato da Augusta (Augsburg), dove l’antica curia regis, menzionata per la prima volta nel 962 come palatium Augustburc, era situata proprio presso un’antiqua porta civitatis52. Anche il palatium del duca Arnolfo di Carinzia a Ratisbona (Regensburg) si trova-

49 Un’immagine di questa colonnina con relativo capitello a stampella è in Rasmo, Restauri e ritrovamen-ti recenti, p. 340, fig. 15 (con datazione conforme a quanto da noi riportato nel testo), così come in Ra-smo, Storia dell’arte nel Trentino, pp. 45-46, fig. 45. In questo secondo lavoro di Nicolò Rasmo, la co-lonna in questione viene tuttavia datata al 1027-1055 (riferimento cronologico ripreso anche dal mo-derno allestimento del lapidario di Trento al pianterreno del Castello del Buonconsiglio, dove essa è esposta). Questa seconda datazione ci pare invero sconveniente non solo per il dato artistico, ma an-che perché viziata in modo più che evidente da una congettura prettamente storica, cioè che il pala-tium sia stato costruito da Udalrico II (e così è fatto anche da altri autori più recenti: si veda nota 64), il che non regge non solo per quanto riguarda il Castelletto (per il quale si veda più avanti), ma anche per un carente confronto con i dati materiali e storici vertenti sull’area del palatium prima della sin trop-po enfatizzata data del 1027 (concessione dei poteri comitali ad Udalrico II sul territorio di Trento).

50 Per la menzione della curtis ducalis di Trento, la quale si trovava in civitate Tridentina: Cipolla, Anti-chi possessi del monastero veronese, pp. 289-292, n. 1 (edizione), e Tiroler Urkundenbuch, 1/1, n. 11 (estratto). Sul placito dell’845: Gasparri, Dalla caduta dell’impero romano all’età carolingia, pp. 56-61. Per la diffusione di curtes ducales e di palatia, soprattutto a partire dall’età carolingia: Zotz, Pfal-zen zur Karolingerzeit. Per il dato terminologico: Streich, Palatium als Ordnungsbegriff und Ehren-titel, e Zotz, Palatium et curtis. Sulla localizzazione della curtis sul luogo su cui sorse il palatium si esprimeva già, senza aggiungere tuttavia argomentazione alcuna, Passamani, Trento, p. 38; una loca-lizzazione nella stessa area è implicitamente fatta anche da Gorfer, Guida dei castelli, p. 171, il quale, tuttavia, afferma erroneamente che il ‘palazzo’ di Trento sarebbe citato già nell’845, falsando il dato documentario, forzature invero già rilevate altrove nel caso di questo autore per quanto riguarda Ca-stel Valer: Gorfer, Guida dei castelli, p. 374, e la relativa emendazione in Landi, I primordi di Castel Valer, p. 81, nota 26. Da rigettare, come fatto già da Perini, Sulla topografia di Trento, p. 181, nota 64, la tesi che vorrebbe la curtis ducalis di Trento sul Dos Trento, in quanto non tipica per strutture di questo tipo, né rispettosa del dato documentario, che indica chiaramente come la curtis in questione si trovasse in civitate Tridentina. Altrettanto improbabile è la localizzazione a Santa Maria Maggiore, proposta da Gorfer, Al di là della storia, p. 45, dal momento che la zona allora era sicuramente anco-ra di proprietà vescovile.

51 Lo riprende a ragione, sebbene molto fugacemente, anche Passamani, Trento, p. 38.52 Brühl, Palatium und Civitas, 2, p. 217.

154

va probabilmente al di fuori delle mura romane e – come a Trento – nelle imme-diate prossimità di una basilica ad sanctos, in particolare della basilica di Sankt Em-meran53. Anche i casi di Verona e Milano possono essere in qualche modo addotti, per analogia, a suffragio di una tale localizzazione: si pensi infatti al palatium regio di Verona, situato presso la chiesa santoriale di San Zeno, così come a quello di Mi-lano, che si trovava presso la basilica di Sant’Ambrogio. Se si accettasse questa lo-calizzazione, l’ipotesi di una successiva mutazione funzionale in palatium episcopa-tus, come lo si ritrova almeno a partire dall’inizio dell’XI secolo accanto alla (nuo-va) cattedrale di San Vigilio, non risulterebbe poi così sorprendente. Sebbene l’as-sunzione piena del governo del ducatus sive marca sive comitatus di Trento ad ope-ra dell’episcopio di Trento risalga difatti, in modo definitivo e certo, al 1027, è pur vero che un affidamento del distretto pubblico di Trento ai successori di san Vigilio è attestato, anche se in modo del tutto precario ed episodico, già precedentemen-te, durante la prima metà del X secolo. Ad ottenerlo dalle mani di Ugo di Provenza fu allora il vescovo Manasse (934-948) e nulla può escludere che già allora si sia ar-rivati ad una prima e forte cesura nella distribuzione topografica dei centri di pote-re politico e religioso della città di Trento. La concentrazione in una medesima per-sona della potestà ecclesiastica e delle prerogative comitali e marchionali non può che avere già allora resa superflua la compresenza di una residenza civile ed una re-ligiosa. Manasse, in questo contesto, potrebbe essere pertanto identificato proprio con quel vescovo che, in seguito alla temporanea acquisizione di poteri pubblici sul territorio di Trento, avrebbe abbandonato il vecchio episcopium presso Santa Ma-ria Maggiore. Si sarebbe quindi insediato presso il duomo di San Vigilio, ingloban-do nella sua nuova residenza la vicina curtis ducalis sita nelle prossimità immediate della basilica ad martyres che probabilmente solo in questa occasione potrebbe es-sere succeduta nella funzione di cattedrale alla chiesa di Santa Maria Maggiore. Ciò collimerebbe con alcuni indizi forniti dalla liturgia propria della basilica vigiliana, secondo i quali una promozione a cattedrale sembrerebbe datare effettivamente al X secolo (se non prima)54. Proprio nel contesto di questo trasferimento del vesco-vo da Santa Maria Maggiore a San Vigilio andrebbe anzi situata la recinzione for-

53 Schmid, König, Herzog, Bischof.54 Che in un qualche momento del X secolo il vescovo risiedesse già presso San Vigilio o che vi si fos-

se per l’appunto da poco trasferito sembra essere suggerito anche dall’orazione pro episcopo nostro simulque pro cuncta congregatione beati Vigilii del venerdì santo contenuta nel Sacramentarium eccle-siae sancti Vigilii, risalente proprio a quel secolo. Dal canto suo, Rogger, Il vescovo e la sua chiesa, p. 25, preferirebbe ipotizzare un trasferimento fra IX e X secolo, se non addirittura al tempo del vesco-vo Iltigario (Monumenta liturgica, 1, p. 42). Si tratta, in questo caso, di una posizione condivisa anche da Curzel, I canonici e il Capitolo della cattedrale, p. 57. Diversamente, Cavada, Ibsen, Trento, San Vi-gilio, p. 122, suppongono che il trasferimento sia avvenuto soltanto ai primi dell’XI secolo. L’ipote-si non sembra fondata, tanto più se connessa alla donazione del 1027: nel privilegio corradiano, in-fatti, la basilica vigiliana svolge già funzioni cattedrali, se sul suo altare vengono donati i poteri tem-porali che saranno poi dei vescovi; viceversa, mancando le funzioni cattedrali, a godere di tali poteri non sarebbero stati i vescovi, ma l’eventuale collegio canonicale, che molto probabilmente curava la basilica prima della sua promozione a cattedrale. La donazione del 1027 presuppone, insomma, che il trasferimento fosse già avvenuto prima di quella data.

155

tificata dell’area del duomo, per l’appunto in quel X secolo che si è già individua-to per altre vie come la più probabile finestra temporale in cui situare la fondazio-ne del castrum Sancti Vigilii55. Se tuttavia la nostra localizzazione della curtis duca-lis sul sito del successivo palatium Tridenti (con ogni verosimiglianza nella zona fra Porta Veronensis e Roggia Grande, visto che la zona a sud faceva parte dell’antico sagrato del duomo di San Vigilio) fosse giusta, così come noi crediamo, perlomeno le mura che cingevano questa contrada andrebbero anticipate in epoca carolingia, in ogni caso prima dell’845 (ma dopo la fine dell’VIII ovvero i primissimi anni del IX secolo), in quanto il documento che ha tramandato l’esistenza della curtis duca-lis di Trento la pone in civitate (e non prope civitatem) Tridenti. Ritornerebbe così d’attualità, in questo contesto, la notizia riguardante la ristrutturazione della basi-lica vigiliana da parte del vescovo Iltigario, a cavallo fra VIII e IX secolo. Essa po-trebbe così essere inserita in una più ampia rivalutazione edilizia della zona di San Vigilio successiva alla sua aggregazione alla città antica, nella quale – nel contesto dell’erezione delle nuove mura comprendenti la contrada del Duomo – trovereb-bero una spiegazione ottimale lo spostamento dell’asse viario uscente da Porta Ve-ronensis e la riconversione di questa ormai ex-porta urbica a nucleo originario del-la curtis ducalis ora in questione. Le mura della contrada sarebbero pertanto state erette fra VIII e IX secolo per unire alla città basilica e curtis ducalis; solo nel X se-colo il vescovo si sarebbe invece appropriato della curtis e avrebbe elevato la vicina basilica vigiliana a nuova cattedrale.

4. Il Castelletto, la cappella palatina di San Biagio e la cappella di San Giovanni Battista

La datazione della fortificazione dell’area del duomo di San Vigilio si lascia col-locare solo ipoteticamente a cavallo dei secoli VIII-IX o alla fine della prima metà del X secolo, mentre una prima attestazione esplicita del palatium risale al tempo del vescovo Enrico (1068-1082), quando fu realizzato anche un primo ampliamen-to dell’edificio56. Enrico, infatti, fece erigere una cappella palatina fra l’allora pala-tium episcopatus (di cui si ignorano tuttavia le dimensioni, ma che è già citato nel breve di cui sotto), e l’abside settentrionale del nuovo coro della cattedrale, già co-struito da Udalrico II (1022-1055). Questo stato di cose è attestato dal breve di con-sacrazione riguardante la cappella di San Biagio e insieme quella di San Giovanni Battista, ad esso sottostante. Il prezioso documento, datato 1° novembre 1071, tra-manda come le due cappelle siano state consacrate contemporaneamente: da Enri-co quella superiore, allora dedicata invero a San Giorgio (la dedicazione a San Bia-gio è attestata a partire dal 1171)57, e dal vescovo di Feltre Thiemo quella inferiore:

55 Su Santa Maria Maggiore come prima cattedrale di Trento: Guaitoli, Il caso della chiesa di S. Maria Maggiore.

56 Seebach, Archäologische und bauhistorische Untersuchungen, pp. 308 ss.57 La documentazione dei vescovi, n. 15.

156

“Anno dominice incarnationis millesimo septuagesimo primo, indictione prima, kalendis novembris. Consecrata est hec ecclesia in palatio Tridentino superiori a venerabili Henrico Tridentino episcopo in honore domini nostri Iesu Christi et sancte Crucis et sancte Marie perpetue virginis et sancti G[e]orgii martiris, con-tinenturque in ea reliquie de ligno Domini, de sepulcro Domini et sanctorum apostolorum Petri et Pauli, Andree, Bartholomei, sanctorum martirum Laurentii, Mauricii, Blasii, Cesarii, Pancratii, Theodori, Grisogoni, Donati, Vitali, Viti, Ty-burtii, Valeriani, Alexandri, Eventii, Cristofori martiris, sanctorum confessorum Nicolai, Uodalrici, Thiennarii, Martini et sanctarum virginum Gedrudis, Victorie, Justine, Brigide, Iuliane, Barbare, Busane, Lutie, Agathe. Eodem die consecrata est ecclesia hec in palatio Tridentino inferius a venerabili Thiemone Feltrinensis episcopo in honore domini nostri Iesu Christi et Victoriosissime Crucis et sancte Marie perpetue virginis et sancti Iohannis Baptiste, continenturque reliquie san-cti Iohannis Baptiste, sanctorum apostolorum, Luce evangeliste et de cruce sancti Andree apostoli, sanctorum martirum Vigilii, Exuperii, sanctorum confessorum Alexandri, Galli, Sanctorum virginum Felicitatis, Agathe”58.

Si tratta di un documento di particolare importanza, non solo perché fornisce una data precisa relativa alla costruzione della cappella privata vescovile, ma an-che perché permette di inquadrare cronologicamente la struttura che ingloba sia la cappella di San Biagio che quella di San Giovanni Battista, vale a dire la parte inferiore del cosiddetto Castelletto59.

Il Castelletto può essere considerato il più bell’esempio di architettura dell’XI secolo dell’intera regione trentino-tirolese: esso è caratterizzato, infatti, da un’o-pera quadrata di piccolo taglio molto regolare, confrontabile con i risultati mi-gliori dell’architettura di quell’epoca (figg. 8-11). I suoi piccoli blocchi, scolpiti in modo estremamente pulito e allineati con cura, rivelano nel lato a vista le clas-

58 ADTn, Capitolo del Duomo, Jura Fabricae ecclesiae cathedralis, n. 48, fol. 39 [B], copia inserita in un documento del 15 giugno 1427 relativa alla riconsacrazione della cappella di San Giovanni da par-te di Giovanni vescovo di Tinos e Myconos, su licenza del vescovo di Trento Alessandro di Masovia. Edizione: Tomasi, Le pergamene della capsa Fabricae, pp. 157-159. Altre edizioni in Ori e argenti dei Santi, p. 251; Rogger, San Biagio, pp. 791 ss. Regesto: Curzel, I documenti del Capitolo della cattedra-le, p. 425, n. II. Fanno già riferimento al documento (con relativo estratto) sia Gorfer, I castelli, 3, p. 374, nota 3, che Rogger, Il Castelletto, pp. 47 ss. Lo stesso vale per Emert, Monumenti di Trento, p. 78, da cui indirettamente Gorfer, I castelli, p. 171, che pur cita fasi edilizie dell’XI secolo. Seebach, Archäologische und bauhistorische Untersuchungen, invece, lo ignora e pretende così di ricondurre le due cappelle ovvero i primi piani del Castelletto alla prima metà del XII secolo (vedi il testo sopra). L’ignoranza di questa fonte risulta incomprensibile, dal momento che essa è da tempo nota alla let-teratura sia italiana sia tedesca (Rogger, Der Dom zu Trient, p. 8; Reclam Kunstführer Italien, 2, pp. 461, 484; Streich, Burg und Kirche, p. 227). La riconduzione del Castelletto ad una stessa fase del co-ro udalriciano è stata invece ripresa di recente in modo pedissequo da Cavada, Ibsen, Trento, San Vi-gilio, p. 123 (dove nella relativa planimetria pur si evidenzia come i due corpi di fabbrica non appar-tengano ad una stessa fase edilizia).

59 La cappella di San Giovanni, indicata nel 1071 come sita inferius, nel 1313 è addirittura detta come sita sotto il palatium: Ippoliti, Zatelli, Archivi Principatus Tridentini regesta, 1, p. 668, n. 11 “domi-nus Antonius clericus de Randena pro se ipso et tanquam capellanus et rector ecclesiae sancti Iohan-nis subtus episcopale palatium tridentinum sita”.

157

siche misure di 20-30 cm di altezza per 30-40 cm di larghezza60. I confronti più significativi per la sua tecnica edilizia non si riconoscono invano – per esempio – nella parete esterna della torre di età tardo-salica, del castello di Ebermannsdorf, nel Palatinato Superiore (Baviera)61, e nel campanile della chiesa parrocchiale di Tavodo nelle Giudicarie62. Come nei due casi citati, anche nella muratura del Ca-stelletto di Trento sono inseriti dei filari intermedi formati da blocchi quadrati o da pietre disposte per taglio. Il fatto che l’angolo sudoccidentale delle due cap-pelle sovrapposte dell’XI si appoggi sul punto apicale dello spigolo nordorienta-le della prima basilica del VI secolo, in particolare sul coro aggiuntovi dal vesco-vo Udalrico II (1022-1055)63, è tutt’oggi verificabile in una zona angolare del pe-nultimo piano del Castelletto (figg. 12, 13). Questa evidenza – qualora non ba-stasse quella fornita dal dato documentario, che ne fissa l’ultimazione nel 1071 – palesa chiaramente la posteriorità delle due cappelle ovvero della parte inferiore del Castelletto rispetto alla fase udalriciana del duomo e respinge inequivocabil-mente la pretesa contemporaneità64.

La preesistenza della cappella palatina (Castelletto) rispetto alla costruzione del nuovo coro romanico del duomo, terminato nel 114565, è d’altra parte assi-curata dal sopracitato documento del 1071, che smentisce in termini inequivo-cabili chi, di contro, ritiene di attribuire la parte inferiore del Castelletto e il co-ro del duomo ad una medesima fase edilizia più recente66 (tav. 14). Insomma: la parte inferiore del Castelletto, con le sue due cappelle, va considerata un’inizia-tiva edilizia voluta dal vescovo Enrico, e dunque intermedia – dal punto di vista cronologico – fra gli interventi alla vicina cattedrale operati dal vescovo Udalrico II, prima, e dal vescovo Altemanno, poi67. Essa va anzi interpretata come traccia evidente di una complessiva riorganizzazione del palatium episcopale da parte di

60 Tali dimensioni sono indicate come tipiche per l’età salica da Zeune, Salierzeitliche Burgen in Bayern, p. 187.

61 Zeune, Salierzeitliche Burgen in Bayern, pp. 222-225.62 La sua datazione all’XI-XII secolo rimane tuttavia troppo vaga per poterlo citare come raffronto

(Cavada, Pietre e memoria, p. 73).63 La datazione degli interventi del vescovo Udalrico II, corrispondenti al Periodo III riportato in Ca-

vada, Ibsen, Trento, San Vigilio, p. 123, è garantita anche dalla tradizione scritta (Monumenta liturgi-ca, 1, p. 223; Rogger, Il vescovo di Trento e la sua chiesa, p. 26).

64 Il palatium è collocato cronologicamente da Cavada, Rogger, Valutazioni conclusive, p. 605, nella prima metà dell’XI secolo.

65 Al 1145 risale la consacrazione del nuovo duomo da parte del vescovo Altemanno (Rogger, Il vescovo di Trento e la sua chiesa, p. 26).

66 Una tale contemporaneità è ipotizzata da Seebach, Archäologische und bauhistorische Untersuchun-gen, pp. 147-149, 230 ss., 310 ss.

67 La notizia relativa alla consacrazione delle due cappelle del Castelletto nel 1071 inficia anche l’ipotesi di Tabarelli, Conti, Castelli del Trentino, pp. 78-80, secondo cui la cappella inferiore sarebbe più an-tica, mentre quella di San Biagio risalirebbe al vescovo Udalrico II, che l’avrebbe costruita fra 1022 e 1055. Essa è del resto smentita non soltanto dal dato documentario, ma anche dall’evidenza del dato materiale, il quale palesa un rapporto di contemporaneità fra i primi due piani del Castelletto e con essi delle due cappelle sovrapposte che essi ospitano.

158

Enrico, della quale riesce ancora impossibile individuare altre significative trac-ce ma che rispecchia in modo paradigmatico la dinamicità che deve aver caratte-rizzato questo vescovo68. Anche l’acquisto da parte di Enrico, pochi anni dopo la consacrazione della cappella, di alcuni libri liturgici ad uso privato per sé e per i suoi successori può esser ricondotto alla committenza di una cappella palati-na ad uso eminentemente domestico69. Furono, del resto, proprio questi leziona-ri che, permanendo ancora a lungo in uso per gli uffici liturgici della cappella di San Biagio (già di San Giorgio), influenzeranno il culto privato dell’episcopio an-che in luoghi distanti da Trento ma comunque intimamente legati alla figura del vescovo come signore temporale e all’amministrazione di quella porzione di beni ecclesiastici facenti parte della dotazione mensale dello stesso. Ad uno degli im-mediati successori di Enrico, Adalberone (1084-1104), risalgono con ogni vero-simiglianza le tracce migliori del culto che da questi lezionari e da questa cappel-la poco alla volta si propagarono nel territorio dell’episcopato. Alla committen-za di quest’ultimo sono infatti da ricondurre gli affreschi presenti in un’altra cap-pella palatina dei vescovi di Trento, cioè quella di San Biagio (si noti la non ca-suale coincidenza del patrocinio) presso il castello trentino-episcopale di Formi-gar (ribattezzato Sigmundskron nel tardo medioevo, oggi Castel Firmiano), nel-la conca di Bolzano70. Non a caso anche i co-patroni di questa seconda cappella corrispondono a santi (è questo il caso di san Venceslao), la cui venerazione fu in-trodotta in diocesi di Trento proprio grazie ai lezionari commissionati da Enrico.

Ma è la stessa dedicazione della cappella palatina di Trento in onore di san Biagio, così come attestata – a dispetto di quanto proposto dal breve di consa-crazione di esattamente un secolo prima – a partire dal 1171, ad offrire spunto per altre importanti considerazioni. L’edificio voluto dal vescovo Enrico non fu eretto in un luogo libero da precedenti fasi edilizie, bensì si innestò su una pre-esistente struttura che fungeva probabilmente da oratorio privato – come cer-cheremo di dimostrare – del predecessore Udalrico II (1022-1055). Innanzitut-to, l’attribuzione dell’edificio preesistente alla parte inferiore del Castelletto ad Udalrico è resa sicura dalla sua contemporaneità al coro del duomo. Osserviamo la struttura: i resti murari di questo primigenio edificio sono facilmente riscon-trabili sul lato settentrionale (e in parte su quello orientale) della moderna ‘Aula San Giovanni’, dove si addossano all’adiacente palazzo Pretorio71. Che questi re-

68 Indizi di questa dinamicità sono innanzitutto dalla sua prima menzione risalente al 1068, in occasio-ne della quale è significativamente citato come missus dominicus dell’imperatore Enrico IV nel Re-gno d’Italia e come membro di una delegazione imperiale a Roma (Monumenta liturgica, 1, p. 53); così come, in secondo luogo, il suo impegno profuso per incrementare i possedimenti fondiari del suo vescovado in Alta Italia, di cui eloquente traccia è costituita dall’acquisizione da parte di Enrico della curtis di Castellaro Mantovano (oggi Castel d’Ario, Mantova), nel 1082: Codex Wangianus, n. 4; Alberti Poja, Castellaro Mantovano, p. 86; Monumenta liturgica, 1, p. 53.

69 Monumenta liturgica, 1, p. 53; Landi, Beimrohr, Fingernagel-Grüll, Sigmundskron, pp. 228-230; Lan-di, Von der curia ducalis zu palatium episcopatus?, pp. 163-164; Landi, Burg Formigar.

70 Landi, Burg Formigar, così come la bibliografia riportata alla nota 79.71 Seebach, Archäologische und bauhistorische Untersuchungen, p. 309, fig. 77.

159

sti murari vadano poi identificati con i resti di un oratorio più antico non è sug-gerito solo da quel poco che rimane della sua originaria planimetria72, ma anche dalla summenzionata dedica a san Biagio della cappella palatina che lo ha cassa-to e su cui si tornerà anche più sotto. È appunto al tempo del vescovo Udalrico II che il culto di san Biagio penetrò in area tridentina, affiancando perfino quel-lo altrimenti riservato a santa Massenza73. Tali circostanze sono palesate in par-ticolare dal già citato Sacramentarium Udalricianum, fatto redigere dal vescovo Udalrico II negli anni 1042-4574. La cappella di San Giorgio (successivamente di San Biagio) era stata predestinata sin dal momento della sua consacrazione, nel 1071 a diventare luogo esclusivo del culto privato dei vescovi, mentre il culto le-gato al patrono della diocesi Vigilio restò in cattedrale, condiviso con il Capito-lo del Duomo, che non mancherà di fondare un po’ ovunque nella diocesi alcu-ne cappelle a presidio simbolico della propria signoria fondiaria. In conclusio-ne, non sembra affatto inverosimile che anche l’antico edificio su cui insistono le fondamenta del Castelletto sia relativo ad una preesistente cappella di Udalrico II, il cui patrocinio sarebbe stato poi riproposto anche per la nuova cappella pa-latina fatta costruire da Enrico.

Vale qui la pena soffermarsi tuttavia sul patrono scelto da Udalrico II, san Bia-gio, se non fosse altro per la discrasia fra la diversità dei titoli della cappella pa-latina attestati nel 1071 e nel 1171. Già altri studiosi, in merito all’introduzione del suo culto in diocesi di Trento, hanno addotto come caso analogo la contem-poranea consacrazione al medesimo santo della sua cappella di palazzo da par-te di Eriberto di Eichstätt, negli anni tra il 1022 e il 1042, e hanno ricordato co-me Eriberto fosse stato influenzato dall’ondata devozionale scaturita alla fine del IX secolo dall’abbazia di San Biagio, nella Foresta Nera75. Il parallelo è di per sé interessante, ma non può certo spiegare da solo le dinamiche che portarono alla scelta di questo titolo anche a Trento: fotografa una similitudine, ma da solo non getta un ponte né verso San Biagio nella Foresta Nera né verso Eichstätt. Risolu-tiva è invece – come già argomentato altrove – la stretta parentela che univa il ve-scovo Ulrico II di Trento alla fondatrice del monastero di Gurk, santa Emma76,

72 La planimetria è inequivocabilmente quella di un edificio chiesastico (Cavada, Ibsen, Trento, San Vi-gilio, p. 123). I resti definiscono un’aula a pianta allungata con abside semicircolare ad est, con di-mensioni più accorciate rispetto a quelle della successiva cappella di San Giovanni e con esse del Ca-stelletto (Seebach, Archäologische und bauhistorische Untersuchungen, fig. 77, n. 21; Cavada, Ibsen, Trento, San Vigilio, p. 127).

73 L’introduzione del culto di san Biagio tramite il vescovo Udalrico II è stata riconosciuta per la prima volta già in Monumenta liturgica, 2, pp. 591 ss.

74 Rogger, San Biagio, p. 792.75 Così Rogger, San Biagio, p. 793. Dal culto tributato a san Biagio nell’omonimo monastero della Fore-

sta Nera, per esempio, deriva anche – in area extraregionale – il patrocinio della cappella del castello imperiale di Rothenburg ab der Tauber (Biller, Die Blasiuskapelle). Lo stesso vale per la chiesa colle-giata (duomo) di Braunschweig, fondata nel 1173: Meckseper, Stadt im Wandel, pp. 56 ss.

76 Landi, Die Stifterfamilie von Sonnenburg, pp. 278-280, 282; Landi, Quia eorum antecessores fundave-runt dictum monasterium, pp. 182, 186-188.

160

la quale alcuni decenni prima aveva voluto dedicare la chiesa conventuale della propria fondazione a quel santo77. L’introduzione a Trento del culto di san Bia-gio attraverso il vescovo Udalrico II potrebbe cioè essere interpretato come un caso di transfer del culto privato interno alla sua famiglia. Se non si può esclude-re che l’origine remota sia da collegare alla Foresta Nera, a Trento il culto si im-pose attraverso la mediazione di Gurk e in particolare attraverso la figura e la pa-rentela di Udalrico78.

Ma se è vero che è proprio lo stretto legame tra Udalrico II e santa Emma a poter giustificare l’introduzione del culto di san Biagio a Trento, va ribadito che il nesso fra questo santo e Trento passava solo attraverso Udalrico. Del resto il suo successore Enrico eresse la sua nuova cappella palatina dedicandola a san Giorgio. Di san Biagio vi depositò solo alcune reliquie, che probabilmente pote-va aver recuperato proprio dalla preesistente cappella fondata dal suo predeces-sore. Ma il fatto stesso che la dedicazione della cappella palatina a san Giorgio non ebbe lunga vita, visto che già un secolo più tardi risulta sostituita da quella a san Biagio, sembra suggerire che il culto di quest’ultimo si fosse nel frattempo ra-dicato tanto da sopravvivere alla nuova dedicazione scelta da Enrico e da rispun-tare già poco dopo in sua sostituzione. Il recupero del titolo principale di san Biagio da parte dell’episcopio non sembrerebbe del resto essere avvenuto molto dopo il 1071. Se è vero che la sua prima attestazione è del 1171, si tenga presen-te che la costruzione, l’affrescatura e la dedicazione di San Biagio – già sopra vi-sta – a Castel Formigar avvenne già negli anni dell’episcopato del vescovo Adal-berone, in particolar modo attorno al 1100 circa79. Risulterebbe difficile pensa-re che la dedicazione della cappella di un castello periferico (seppure importan-te) del principato vescovile possa avere influenzato la dedicazione della cappella del palatium episcopatus di Trento: di certo avvenne il contrario. Ma se è così, la (ri)dedicazione della cappella palatina di Trento a san Biagio deve essere avvenu-ta prima del 1100 circa, cioè prima della datazione convenzionale della cappella di Castel Formigar. Ferma questa derivazione, dal momento che una ridedicazio-ne non è cosa usuale, risulta più semplice pensare alla ripresa di un titolo già pre-sente negli ambienti di curia di Trento e al riproponimento cosciente del patro-cinio che già caratterizzava la probabile cappella palatina di Udalrico II: ecco la

77 Naschenweng, Admont, p. 72, nota 3.78 Della parentela del vescovo Udalrico erano parte non solo la sopraccitata Emma, ma anche il vescovo

Albuino di Bressanone († 1006) e il di lui fratello Aribo, attestato come marchicomes di Trento fra la fine del X e l’inizio dell’XI secolo (Landi, Die Stifterfamilie von Sonnenburg, pp. 260, 278-281, 288, nota 230; Landi, Quia eorum antecessores fundaverunt dictum monasterium, pp. 182-189; Landi, Gli Ariboni di Stein).

79 Che la cappella in questione fosse dedicata sin dalla sua origine a san Biagio è confermato dal fatto che il nome di questo santo risulta riportato anche su un brandello di affresco appartenente all’origi-naria dotazione pittorica di questo edificio sacro. Per una datazione dello stesso e dei suoi affreschi al tempo del vescovo Adalberone ovvero al 1100 circa: Stampfer, Die alte Burgkapelle von Sigmun-dskron, p. 322; Stampfer, Steppan, Die romanische Wandmalerei in Tirol, p. 222; Landi, Beimrohr, Fingernagel-Grüll, Sigmundskron, p. 242-248; Landi, Burg Formigar.

161

spiegazione ultima per un’interpretazione dell’edificio preesistente al Castelletto come oratorio privato del vescovo Udalrico e della sua probabile dedicazione a san Biagio, così come della discrepanza fra il titolo della cappella palatina ripor-tato nel 1071 e quello noto alle fonti a partire dal 1171.

5. Il palatium episcopatus di Trento fra XII e XIII secolo

Le bibliografia corrente attribuisce al vescovo Federico Vanga (1207-1218) una seconda fondamentale trasformazione del complesso palatino, che sarebbe stata portata a compimento prima della partecipazione di Vanga alla quinta cro-ciata (1217-1220); la ristrutturazione della cattedrale, invece, sarebbe stata avvia-ta solo nel 1212. Secondo questa interpretazione, Vanga avrebbe disposto l’al-lungamento del palatium in direzione della torre di piazza erigendo ex novo la parete del palazzo e inserendo le bifore e le trifore in archi ciechi; sarebbe, inol-tre, stato aggiunto un appartamento sopra la cappella di San Biagio, così da con-ferire all’insieme quella facies che ancora oggi, dopo i restauri di epoca moder-na, lo caratterizza. A sostegno di questa ipotesi starebbe un’annotazione conte-nuta nel catalogus episcoporum di Trento, dove si legge che il vescovo Vanga “suo tempore episcopatum Tridentinorum pacifice gubernavit et multis edificiis deco-ravit et palacium cum capella nimia vetustate et incendio consumptum eminen-tiori muro reedificavit”80.

Si deve ammettere che questa tesi sembrerebbe a prima vista convincente, so-prattutto per via della merlatura a coda di rondine e le polifore entro archi cie-chi a tutto sesto presenti tanto all’ultimo piano del Castelletto, quanto sulle pa-reti di palazzo Pretorio.

5.1. I merli a coda di rondinePer quanto concerne i merli a coda di rondine, si tratta in effetti di un elemen-

to architettonico che nelle valli dell’Adige (non solo nell’antica diocesi di Trento) sembra fare la sua prima comparsa proprio al tempo dell’episcopato di Federi-co Vanga, innanzitutto sulle mura di castelli costruiti grazie a licenze concesse da Vanga stesso o da personalità a lui strettamente legate. Tra gli esempi più precoci si ricordano quelli presenti su due complessi edificati da due fratelli di Federico, Adalberone II e Bertoldo di Vanga: Castel Wangen-Bellermont, a nord di Bolza-no, del 120981, dove i merli a corda di rondine ricorrevano sul fronte orientale, e la torre Vanga a Trento, probabilmente ristrutturata ed ampliata dai due negli anni fra il 1220 (quando la torre fu loro concessa in feudo dal vescovo Adelpre-

80 Monumenta liturgica, 1, p. 75, nota 207, e p. 225: “governò l’episcopato di Trento pacificamente e lo munì di molti edifici e riedificò con un muro più alto il palazzo con la cappella, che era consunto per l’estrema antichità e per un incendio” (traduzione mia).

81 Nössing, Wangen-Bellermont, p. 83. I merli sono visibili ancora in una veduta degli anni Trenta del XIX secolo, disegnata da Johanna von Isser-Grossrubatscher (Die Burgenzeichnerin, p. 302).

162

to di Ravenstein) e il 1230 circa82. Di qualche anno più antichi (1210 circa) sono gli esempi di Castel Hocheppan ad Appiano83. Si considerino poi i merli a coda di rondine presenti nella prima fase dello sperone meridionale di Castel Segonza-no, fondato nel 1216 dal coppiere di Federico Vanga, Federico dalla Corte84. Agli stessi anni risalgono quelli di Castel Neuhaus (Terlano), menzionato per la prima volta nel 122885, e quelli della residenza Paschbach (Appiano), attestata a parti-re dal 1231-3286. E di poco posteriori sono i merli a coda di rondine che in area bolzanina troviamo sulla cinta di Castel Roncolo, innalzato tra 1237 e 124287, e sulla cortina orientale di Castel Cornedo88, di poco successivo (ante 1250) e forse realizzato dalle maestranze che avevano operato a Castel Roncolo, come sembra suggerire l’analogia delle proporzioni. Merli a coda di rondine coronavano origi-nariamente anche il mastio di Castel Majenberg (Tesimo), costruito fra 1210-24 e 1229 (anno della sua prima citazione)89; ricorrono a Castel Tarantsberg (Plaus, bassa Val Venosta), attestato a partire dal 1232, visibili ormai solo sul muro che rinserra il mastio sul fianco orientale; sovrastano la porta esterna di Castel Brun-nenburg a Tirolo, databili fra 1234 e 124090; caratterizzano il profilo delle mura e della torre portinaia di Castel Aichach (Castelrotto), citato per la prima volta nel 123491; accompagnano la cinta esterna di Castel Wendelstein (Bolzano), menzio-nato a partire dal 124292; compaiono nella prima fase edilizia di Castel Mareccio

82 Guiotto, La torre Vanga in Trento, p. 81; Mayr, Friedrich von Treuenstein, p. 81; Gorfer, I castelli, 3, pp. 288-301; Giovannini, Parenti, Torre Vanga; Dal Prà, Torre Vanga nei documenti più antichi; Pe-derzolli, Torre Vanga.

83 Landi, Stampfer, Steppan, Castel d’Appiano, pp. 25 ss.84 La charta castri del castello di Segonzano data al 16 febbraio 1216 (Codex Wangianus, 2, nn. 27, 169).

Le prime due file di merli della parte meridionale di Segonzano sono riconoscibili anche in una foto di Gorfer, I castelli, 2, p. 117.

85 Bitschnau, Burg und Adel, p. 386, n. 443; Tasser, Neuhaus, p. 292.86 La prima menzione di questa domus murata a Paschbach è in ASTn, APV, Miscellanea, capsa 1, n.

59. Per la datazione di questa fonte al 1231-32 circa: Landi, Die Grafen von Eppan.87 Rasmo, Runkelstein, pp. 133 ss; Zeune, Burg Runkelstein, pp. 31-36; Torggler, Anmerkungen zur

Baugeschichte von Schloss Runkelstein, p. 157: i merli a coda di rondine della cinta sono anch’essi at-tribuiti alla prima fase edilizia del 1237-1242.

88 Pichler, Stampfer, Karneid, pp. 27 ss. e 42 ss.89 Castel Majenberg è citato per la prima volta nel 1229. Risale al 1210 la presenza dei conti d’Ultimo,

o dei costruttori del castello, a Foiana/Völlan (Tiroler Urkundenbuch, 1/2, n. 608; Landi, Die Grafen von Eppan). Gli originari merli a coda di rondine sovrastanti la porta sono stati successivamente trasformati in merli quadrangolari, come si può vedere ancora oggi Tiroler Burgenbuch, 2, p. 283).

90 Tiroler Burgenbuch, 2, pp. 105-111. I tre merli in questione sono i soli originali tra gli innumerevoli aggiunti all’inizio del XX secolo (Tiroler Burgenbuch, 2, p. 110).

91 Stampfer, Aichach, pp. 334 ss.92 Rasmo, Hörmann, Wendelstein, pp. 107-109. La vendita dell’antica domus fortificata dei conti di Ti-

rolo a Bolzano, avvenuta nel 1231, spiega, secondo noi, la costruzione di una nova domus a Wendel-stein, come tale citata nel 1251 (Tiroler Urkundenbuch, 1/3, n. 945). La prima citazione del castello risale, in ogni caso, al 1242 appena (Die Südtiroler Notariats-Imbreviaturen, 2, n. 406, 426).

163

(Bolzano), risalente agli anni 1240-125093; si vedono ancora a Trento, sulla cinta muraria del Castelvecchio, la sezione più antica del Castello del Buonconsiglio, realizzata nel periodo 1238-125094.

5.2. Le bifore e le triforeUn discorso analogo vale per le bifore e le trifore. Dal punto di vista tipologi-

co si tratta di aperture finestrate in linea con le trifore presenti sul triforio e sul-le facciate esterne del duomo di Modena, che dopo il devastante terremoto del 1117 assurse a modello per la (ri)costruzione di diversi edifici di culto in tutto il Nord Italia e forse anche Oltralpe, in area tedesca95.

Le trifore modenesi furono realizzate fra il 1120-30 e il 1150 e incarnano la ca-ratteristica edilizia più evidente del mirabilis artifex Lanfranco, a cui è attribuito il progetto di quel tempio. Lanfranco, come noto, era di origine lombarda, ed è an-noverabile tra i capimastri che la letteratura è usa a definire come ‘maestri coma-cini’. Dal territorio di Como proviene anzi uno degli immediati successori alla di-rezione edile della fabbrica modenese, Anselmo da Campione (Lago di Lugano), esponente di un gruppo di capimastri provenienti dalla medesima zona, tutti attivi a Modena a partire dal 116796. Ai fini della datazione del palatium di Trento, pro-prio per le trifore entro archi ciechi che rimandano a Modena, non è senza signifi-cato il fatto che negli anni in cui Anselmo da Campione lavorava a Modena, alcuni capimastri comaschi abbiano partecipato alla costruzione del duomo di Trento. Si tratta in particolare della bottega di Adamo d’Arogno, cui nel 1212 sarà affidata la fabbrica della cattedrale tridentina97 (fig. 14). Non parrebbe così un azzardo quan-to supposto da altri, e cioè che l’ampliamento in altezza del Castelletto, arricchito con le polifore che ancora oggi lo caratterizzano, possa essere stato affidato pro-prio ad Adamo d’Arogno, prima che questi si dedicasse alla costruzione del nuovo duomo di Trento98. Né sarebbe affatto difficile intuire, qualora ci si volesse acco-

93 Hörmann-Weingartner, Maretsch, pp. 129-176; Grebe, Grossmann, Bozen. Schloss Maretsch, pp. 7, 16, 32 (ma senza argomentazioni specifiche sui merli a coda di rondine).

94 Landi, Castello del Buonconsiglio, pp. 210-212. Sulla diffusione in regione dei merli a coda di rondi-ne, i cui esempi più settentrionali sono riscontrabili nel Tirolo settentrionale, a Vilseck: Landi, Von der curia ducalis zum palatium episcopatus, p. 177, nota 80; Landi, Laimer, Freudenstein, pp. 168 e 189, nota 20.

95 Bifore di tipo ‘modenese’ sono riscontrabili anche sulle pareti del palazzo del castello di Vianden, risalente al secondo quarto del XII secolo (Metzler, Zimmer, Zum Burgenbau in Luxemburg, pp. 318-320).

96 Il duomo di Modena (1); Il duomo di Modena (2); Lomartire, I Campionesi; Grandi, I Campionesi a Modena, pp. 556-557.

97 Arogno è comune limitrofo di Campione, oggi entro i confini della Confederazione elvetica. Sui ma-estri comacini a Trento: Weber, I maestri Comacini a Trento, pp. 203 ss.; Peroni, Il duomo di Trento, pp. 36 ss., e più di recente Ascani, Le fabbriche di Federico Vanga, pp. 94-97.

98 Weber, I maestri Comacini a Trento, p. 203, nota 2. Su Adamo d’Arogno: Zastrow, Adamo d’Arogno; Zuliani, Adamo d’Arogno. Per la genealogia della famiglia di Adamo d’Arogno e la sua influenza in area trentina: Zanolini, Per la storia del duomo di Trento, pp. 155 ss. Altre informazioni si trovano in

164

modare all’opinione comune che vuole interpretare il palatium di età romanica co-me una fabbrica vanghiana, per quali vie Federico possa essere giunto ad ingaggia-re quelle maestranze comacine che avrebbe impiegato anche per la cattedrale. La città di Trento era da sempre in stretto contatto con il Regnum Italicum, nella di-rezione di Modena come nella direzione di Como: si consideri la comune apparte-nenza di Trento e di Como al patriarcato di Aquileia, da un lato, e dall’altro il pos-sesso da parte dell’episcopio di Trento non solo della signoria di Castellaro Man-tovano (oggi Castel d’Ario) ma anche dello ius patronatus sull’abbazia benedettina di Acquanegra, nei pressi di Gambara (Cremona), non distante da Modena. Van-ga, insomma, intratteneva stretti rapporti con l’Alta Italia, tanto più che sin dalla sua nomina a vescovo di Trento vi ricoprì anche la funzione di vicario imperiale99.

E anche per quanto riguarda la cronologia riguardante la diffusione di poli-fore entro archi ciechi, una prima analisi sembrerebbe confermare come questo elemento architettonico si sia diffuso con vigore nel territorio di Trento solo a partire dagli anni dell’episcopato di Federico Vanga. Anche le polifore di Trento, come i merli a coda di rondine, funsero difatti da modello per altri edifici situa-ti nelle valli dell’Adige: le troviamo sulla facciata meridionale del palazzo orien-tale di Castel Formigar presso Bolzano, molto probabilmente edificato tra 1205 e 1216 da ministeriali dell’episcopio di Trento100; sulle facciate settentrionali e orientali di Castel Boimont (Appiano), la cui fondazione è attribuibile a un cugi-no di Federico Vanga, il conte Ulrico III di Appiano101. Un ulteriore parallelismo è offerto dalle bifore (oggi scomparse) che caratterizzavano un tempo la facciata meridionale del già citato palazzo di Castel Wangen-Bellermont, a nord di Bol-zano, costruito dai fratelli del vescovo Federico nel 1209 e completato, al più tar-di, nel 1237102. Le trifore di Trento, così come la bifora che troviamo al piano più alto del Castelletto ispirarono anche lo stile delle finestre di Castel Tarantsberg (Plaus, bassa Val Venosta), in particolare le aperture sul palazzo settentrionale, il più antico, menzionato per la prima volta nel 1232103; qui il richiamo alle trifore trentine è evidente anche nelle proporzioni (160:152) e nella foggia dei capitel-li gemmati104. Una trifora identica a quella tridentina, dotata perfino dello stesso tipo di davanzaletto, orna invece la facciata orientale del mastio di Castel Bran-

Ascani, La bottega dei Bigarelli, pp. 110-111, n. 5, per via della parentela intercorsa con la famiglia degli scalpellini Bigarelli, e in Siracusano, Alcune riflessioni.

99 A questi contatti e a questa sua funzione va ricondotta anche la realizzazione di un cartulario vesco-vile su modello italiano (Codex Wangianus, 1, pp. 11-55).

100 Per ragioni storiche, questo edificio sembra essere stato costruito dopo il 1205 e prima del 1216, an-no in cui esso – eretto abusivamente senza permesso vescovile – fu condonato (Landi, Beimrohr, Fin-gernagl-Grüll, Sigmundskron, pp. 231 ss.; Landi, Burg Formigar). La datazione della struttura avan-zata della coautrice Barbara Fingernagl-Grüll risulta errata, a nostro modo di vedere.

101 Landi, Liessem, Boimont, pp. 119-121; Landi, Die Grafen von Eppan.102 Nössing, Wangen-Bellermont, p. 88.103 Su Tarantsberg presso Plaus: Tiroler Burgenbuch, 2, pp. 28, 36 ss.104 Un’immagine di questi capitelli è offerta da Tiroler Burgenbuch, 2, p. 36, fig. 17.

165

dis, costruito poco prima del 1236105. Tornando a Trento, anche la torre Vanga, il cui profilo ha l’andamento dei merli a coda di rondine, ripete lo stile delle trifo-re presenti sulle facciate del Castelletto e di palazzo Pretorio.

5.3. Castel Stenico e i ‘Lanfranchi’Sia i merli a coda di rondine sia le polifore potrebbero pertanto rappresenta-

re – volendo rimanere ora, al fine di una datazione del palatium di Trento, sol-tanto sul piano dei raffronti formali – una caratteristica novità architettonica di matrice lombarda, introdotta nel territorio dell’episcopato di Trento al tempo del vescovo Federico Vanga. Dal capoluogo tridentino tali modelli stilistici si sa-rebbero poi propagati risalendo progressivamente la valle dell’Adige e le vallate laterali, anche al di fuori del principato vescovile, grazie a vassalli e ministeriali dell’episcopio. Risulterebbe, pertanto, che le polifore di Trento siano l’opera di una medesima bottega attiva a Trento e nel suo circondario tra 1207 e 1240 cir-ca; una bottega ‘filiale’ di quella già operante qualche decennio prima a Mode-na, dove fa in effetti la sua prima comparsa la tipologia di trifore che troviamo ri-presa poi a Trento. Il dato cronologico permetterebbe, anzi, di individuarla pro-prio con la bottega di Adamo d’Arogno e dei suoi figli, che negli stessi anni sta-va lavorando al cantiere del nuovo duomo di Trento. Una tale serie di conclusio-ni, non priva di un proprio fascino e di una certa circostanzialità, sarebbe in li-nea con quanto già esposto da altri a proposito delle vicende costruttive del pala-tium di Trento, che all’unisono pretendono di ricondurre l’attuale facies romani-ca all’epoca del vescovo Vanga106.

Tutte queste coincidenze formali non bastano, tuttavia, a convincerci del tut-to sulla paternità vanghiana, né del palatium di età romanica, né del sopralzo del Castelletto. Non ci si può difatti esimere dal confrontarsi con alcune circostanze che inficiano nella sostanza questa tesi. Esse sono sia di matrice storico-architet-tonico sia documentaria. Dal momento che finora ci si è mossi esclusivamente sul piano dei raffronti formali, si intende partire, innanzitutto, da alcuni aspetti sto-rico-architettonici, passando solo in un secondo momento alle fonti documenta-rie scritte. Come prima cosa si consideri la merlatura sommitale. I merli che coro-nano il sopralzo del Castelletto appartengono ad una fase successiva rispetto al-le murature su cui essi poggiano e lo stesso parrebbe valere anche per quelli che coronano le pareti esterne del cosiddetto palazzo Pretorio, limitatamente al trat-to compreso tra la cattedrale e la roggia, sebbene qui la linea di cesura sia più dif-ficile da individuare, in quanto il paramento murario in questo punto dell’edifi-cio fu rinnovato più volte. Va inoltre rilevato che i merli di questo edificio, che ospita attualmente le sale del Museo Diocesano, sono stati tutti ricostruiti solo in occasione dei restauri del 1963-64 e che – sebbene l’esistenza sia in parte garan-tita da vedute antiche – non possono pertanto essere addotti con sicurezza come base per eventuali argomentazioni sulla datazione formale del manufatto (tav. 3)

105 Su Brandis presso Lana: Tiroler Burgenbuch, 2, pp. 262-264.106 Da ultimo: Ascani, Le fabbriche di Federico Vanga, p. 96.

166

e pareti che ospitano pertanto le polifore, sia all’ultimo piano del Castelletto sia lungo le pareti del palatium propriamente detto, dovrebbero essere più antiche delle merlature stesse di epoca – queste sì – vanghiana.

Per una datazione più alta delle polifore entro archi ciechi e con esse delle pa-reti che le ospitano, sta poi un’ulteriore considerazione legata alla diffusione di questa tipologia di aperture finestrate, la quale da sola riesce a scardinare l’as-sunto che questo tipo di polifore faccia la sua comparsa in regione solo a partire dall’episcopato del vescovo Vanga e non prima. Fermo il fatto che la serie sopra proposta sembrerebbe dare ragione ad una tale asserzione, per invalidarla basta un’analisi maggiormente critica, rispetto a quanto finora fatto da altri, delle aper-ture finestrate presenti sulle pareti esterne del cosiddetto ‘Palazzo Nuovo’ di Ca-stel Stenico, nelle Valli Giudicarie. Si tratta in questo caso di esempi del tutto si-mili a quelli presenti a Trento sulle facciate del Castelletto e del primo e secon-do piano del palatium propriamente detto (fig. 15). Anche nel caso di Stenico la datazione è problematica. La ricerca si è finora accomodata su una realizzazio-ne attribuibile ai primi due decenni del XIII secolo, ma una tale datazione par-te dall’assunto che le trifore e le bifore del palatium di Trento risalgano proprio agli anni dell’episcopato di Federico Vanga: si tratta di un evidente caso di argo-mentazione circolare, ultimamente ripreso in modo acritico anche dalla più af-ferrata ricerca ‘castellologica’ internazionale107. Una più approfondita analisi for-male della struttura e una adeguata contestualizzazione storica permettono inve-ce, con buona approssimazione, di anticipare di qualche decennio la costruzione del ‘Palazzo Nuovo’ di Stenico e con essa l’introduzione nel territorio di Trento delle polifore di cui qui si parla, databile in uno spazio temporale di mezzo fra le aperture tridentine e quelle più antiche di Modena (secondo quarto del XII se-colo). La struttura muraria del ‘Palazzo Nuovo’ di Stenico mostra, infatti, troppe analogie per non essere messa in relazione non solo con la chiesa abbaziale di San Lorenzo a Trento, risalente al 1163-1183108, ma anche con quella di San Tomma-so presso Riva del Garda, consacrata nel 1194109, e con tutta un’altra serie di edi-fici ancora più antichi, quali l’abbaziale di San Zeno a Verona e alcuni complessi chiesastici situati lungo la sponda occidentale del Lago di Garda, tutti risalenti a

107 Per una tale datazione: Tabarelli, Conti, I castelli del Trentino, pp. 89-91, e Gorfer, Guida dei castel-li, p. 473, ai quali si rifanno, di recente, anche Udo Liessem in Landi, Liessem, Boimont, p. 132 (con nota 78), e Colecchia, Postinger, Castel Stenico, p. 366. Agli stessi anni questa struttura viene attribu-ita (con cautela) anche da Chini, L’arte nelle Giudicarie Esteriori, p. 13, certamente influenzato nella sua datazione da Rasmo, Gli aspetti artistici, p. 124, e da Rasmo, Storia dell’arte nel Trentino, p. 71. Immotivata, e del tutto slegata da considerazioni storiche e storico-architettoniche circostanziate, è la datazione proposta da Großmann, Burgen Europas, pp. 156 e 159, che l’ha così introdotta nel di-battito castellologico internazionale senza preoccuparsi di fornire argomenti.

108 Sulla chiesa: Wenter-Marini, La chiesa di San Lorenzo; Martelli, La chiesa di San Lorenzo a Trento; De Carli, L’abaziale di San Lorenzo; Toesca, Storia dell’arte italiana, p. 655, n. 17; Passamani, La scultura romanica del Trentino, pp. 21-27.

109 Per la consacrazione di questa chiesa: Monumenta liturgica, 1, p. 73 (da Bonelli, Notizie, 2, pp. 500-502).

167

non oltre la metà del XII secolo110. A favore di una datazione più alta di ‘Palazzo Nuovo’ a Stenico si esprimono poi non solo le somiglianze dell’apparato mura-rio, ma anche il fatto che a legarlo alla chiesa abbaziale di San Lorenzo stia pure l’elemento delle polifore entro archi ciechi, dal momento che una trifora di que-sto tipo doveva un tempo trovarsi proprio sulla facciata principale della sopracci-tata chiesa, al di sopra del portone, poi ricostruita durante i restauri postbellici111.

Né la ricorrenza di capitelli corinzi all’interno delle polifore in questione ga-rantisce necessariamente per una realizzazione del ‘Palazzo Nuovo” di Steni-co e di conseguenza del palatium episcopatus di Trento nel corso del XIII seco-lo a opera della medesima bottega che negli stessi decenni incominciò la fabbri-ca del duomo di San Vigilio. Capitelli della stessa fattura e più antichi sono infat-ti riscontrabili nelle finestre della prima fase della cappella di San Michele presso Novacella (Bressanone), realizzata a partire dal 1189-90 e consacrata nel 1199112; circostanza, questa, che dovrebbe essere prova di una diffusione coeva degli stes-si stilemi a Trento, o addirittura precedentemente, vista la posizione periferica di Novacella rispetto a centri urbani di un certo rilievo e a complessi monastici di maggiore importanza. A questi indizi si aggiunge una ‘coincidenza’ onomasti-ca che a nostro avviso è troppo sospetta per essere casuale: il sovrintendente al-la fabbrica dell’abbaziale di San Lorenzo fuori Trento è individuato dalla docu-mentazione scritta in un magister Lanfranco da Bergamo, un’omonimo dunque di quel mirabilis artifex Lanfranco, anch’esso lombardo, cui si deve la prima fase edilizia del duomo di Modena (a partire dal 1099)113. L’impressione generale che scaturisce da questo insieme di evidenze sia stilistiche sia onomastiche è che ci si trovi di fronte ad una medesima famiglia di lapicidi di provenienza lombarda, at-tiva prima a Modena e poi, due o tre generazioni dopo, a Trento, a Stenico e a Ri-va del Garda, qualche decennio prima che la scena fosse loro rubata, proprio co-me avvenne a Modena, da una famiglia originaria dalla zona di Campione, quel-la di Adamo d’Arogno, la quale, con quella dei ‘Lanfranchi’, condivideva sì cer-to alcuni stilemi, ma che dalla stessa era affatto distinta.

5.3.3. Il ‘Palazzo Nuovo’ di Stenico e il vescovo Alberto da Campo (1184-88)Per una datazione del palatium di Stenico e con esso di quell’insieme di poli-

fore che ricorrono anche a Trento, è a questo punto utile considerare una serie di evidenze sia architettoniche sia documentarie. Il palatium di Stenico, innanzitut-

110 Brogiolo, Architetture medievali del Garda bresciano; Ibsen, Due pievi.111 La trifora è stata ricostruita negli anni Sessanta del XX secolo, in occasione dei penultimi lavori di

restauro che hanno interessato San Lorenzo. Anche in questo, il rimando a Modena è d’obbligo, dal momento che la posizione di questa apertura corrispondeva alla trifora centrale che originariamen-te sormontava il portale principale del duomo di Modena (prima che fosse rimpiazzata dal rosone). Peroni, La façade de la Cathédrale de Modène, pp. 381 ss.

112 Sui capitelli di San Michele a Novacella e sulla datazione della prima fase edilizia: Bettauer, Die Mi-chaelskapelle in Neustift bei Brixen, pp. 87-89, 99-100.

113 Documenti del monastero di San Lorenzo, nn. 3, 4; Le pergamene dell’Archivio, nn. 472, 476.

168

to, si addossa ad una più antica domus episcopi fatta costruire dal vescovo Adelpre-to (1156-72) prima del 1163 “domus, quod [!] iam dictus episcopus supra castrum de Stinigo edifficare fecit”114. In modo interessante questa sua posteriorità rispetto alla domus di Adelpreto ci introduce già da sé in anni probabilmente successivi al cantiere di San Lorenzo fuori Trento, con cui la stessa domus di Stenico, in verità, condivide importanti analogie murarie, tanto da poter ipotizzare un’identità di ma-estranze, che dopo il cantiere trentino sarebbero tornate a Stenico per mettere ma-no alla fabbrica del ‘Palazzo Nuovo’. Se la nostra deduzione è corretta, è lecito sup-porre che i lavori al palatium di Castel Stenico risalgano agli anni Settanta-Ottan-ta del XII secolo, in coincidenza, cioè, degli episcopati di Salomone (1172-1183) e di Alberto da Campo (1184-88). Chi tra i due vescovi ne sia stato il committente, è dato da una nota del vescovo Johannes Hinderbach, grazie alla quale possiamo in-dicare con alta probabilità che si tratti di Alberto da Campo. Questa noterella co-stituisce un breve, quanto illuminante, commento al catalogus episcoporum di Tren-to e riferisce, per l’appunto, che Castel Stenico sarebbe stato ampliato proprio da questo vescovo115. L’appunto sembra riferire di una tradizione e di conoscenze an-cora vive quasi trecento anni dopo quelle lontane iniziative edili. Della plausibilità di tale testimonianza non ci sembra ragionevole dubitare, anche per via della coin-cidenza cronologica segnalata dall’analisi architettonica dell’edificio. A combacia-re è poi anche il contesto storico in cui un tale ampliamento viene a cadere. Il ‘Pa-lazzo Nuovo’ di Stenico è difatti – alla pari del palatium episcopatus di Trento – un edificio che, più di qualsiasi altro all’interno del territorio di Trento, merita l’appel-lativo di palatium, dotato com’è non solo di un piano residenziale, ma anche di una propria ‘Sala del Giudizio’, del resto ottimamente conservata e ancor oggi caratte-rizzata da una schietta impronta romanica. Ebbene, proprio ad Alberto da Cam-po risale un impegno forte per rafforzare la presenza signorile dell’episcopato nelle Valli Giudicarie, in continuità, peraltro, con la politica del predecessore Adelpreto. Eloquente traccia documentaria dell’impegno di Alberto per affermare la propria supremazia in zona risale al 1185, quando egli acquistò i beni e gli homines che in quelle valli erano stati posseduti fino ad allora dal conte Enrico I di Appiano116. La costruzione del nuovo palatium di Stenico da parte del vescovo Alberto trova una giustificazione storica contingente: c’era bisogno di un edificio concepito e costru-ito per concentrarvi il governo e l’amministrazione di tutte le Valli Giudicarie, una volta estromesse le signorie rurali concorrenti (gli Appiano); una funzione che Ste-nico, del resto, svolge senza alcuna soluzione di continuità dalla sua primissima at-testazione, nel 1163, fino alla secolarizzazione del principato-vescovile, nel 1803.

114 Codex Wangianus, n. 15; inoltre nn. 19 (a. 1171), 17 (a. 1212), 18 (a. 1226), sul castello e la sua cu-stodia da parte dei signori di Stenico. Per il successivo passaggio della custodia di Castel Stenico, nel 1232, ai signori di Campo, che già nel 1163 avevano protestato contro il suo affidamento a Bozone di Stenico (1155-1196): Codex Wangianus, n. 240, oltre che n. 16. Inoltre, Ausserer, Schloß Stenico in Judikarien, pp. 12-28; Bettotti, La nobiltà trentina, pp. 727-740.

115 Bonelli, Notizie, 2, p. 91.116 La documentazione dei vescovi, n. 36.

169

5.4. Il sopralzo del Castelletto ante 1192Quanto finora esposto palesa che uno dei principali elementi architettonici

che da sempre viene più o meno esplicitamente classificato come stilema tipico delle maestranze lombarde di cui si avvalse il Vanga negli anni del suo episco-pato, cioè le polifore in archi ciechi a tutto sesto, erano in realtà diffusi sul ter-ritorio di Trento anche prima che Federico ne venisse nominato vescovo. D’al-tro canto, non potendosi riscontrare affatto che anche i merli a coda di rondi-ne abbiano potuto trovare diffusione nelle vallate dell’Adige prima dell’episco-pato del Vanga stesso, essi rappresentano un ottimo terminus ante quem per il sopralzo del Castelletto, che ora può essere fatto risalire ad un periodo prece-dente. In altre parole, le bifore e le trifore del palatium forniscono la possibili-tà che le pareti che le ospitano possano essere più antiche di quanto finora ipo-tizzato da altri autori; i merli a coda di rondine che li coronano ne costituisco-no la controprova.

Anche una disamina attenta delle fonti scritte spinge verso la soluzione pro-spettata dai raffronti e dalle osservazioni di carattere storico-architettonico so-pra esposte; di più, palesa inequivocabilmente come l’ultimo piano del Castellet-to sia anteriore al governo Vanga, e che il prolungamento dell’originario palazzo vescovile fino alla torre di piazza – con inserimento delle polifore – risalga cer-tamente a prima del 1192, forse addirittura a prima del 1160. Ad offrire il fian-co per una tale conclusione sono innanzitutto una serie di fonti che si riferisco-no all’ultimo piano del Castelletto, spesso indicato come l’appartamento segreto del vescovo Vanga e dei suoi immediati successori117. Rilevanti sono le datazioni topiche di perlomeno cinque documenti118. Il primo data al 1192 e risulta verga-to “in camera turris domini episcopi”119; quindi altri due del 1194, di cui uno re-datto “in camera domini episcopi aput turrim”120, così come un altro emesso “in camera turris episcopatus in Tridentina civitate”121. A questi primi tre documen-ti se ne vogliano poi aggiungere altri due: uno del 1199, che come data topica presenta “in camera domini episcopi aput turrim”, così come un altro del 1208,

117 Questa è la posizione fatta propria anche da Rogger, Il Castelletto, p. 45.118 Preferiamo prescindere da un documento del 1171, redatto supra capellam Sancti Blasii; l’ubicazione

della stanza non ci sembra chiara: potrebbe trattarsi non tanto dell’ultimo piano del Castelletto, po-sto sopra la cappella di San Biagio, bensì della cappella stessa (La documentazione dei vescovi, n. 15).

119 Codex Wangianus, n. 71 “Tridenti, in camera turris domini episcopi”. Gli editori del Codex Wangia-nus, nel regesto che precede la trascrizione del documento in questione come città in cui il documento fu redatto, hanno erroneamente indicato in Riva del Garda il luogo di stesura dell’atto; si tratta inve-ce, senza dubbio, della città di Trento (Landi, Von der curia ducalis zu palatium episcopatus?, p. 168, dove come prima menzione di questa camera si segnala la fonte risalente al 1194, e non quella prece-dente del 1192, perché non ci si era ancora resi conto di tale svista; Landi, Palazzo vescovile, p. 219).

120 Tiroler Urkundenbuch, 1/1, n. 483 = La documentazione dei vescovi, n. 67. L’ambiente scelto per l’e-stensione dell’atto notarile in questione lascia supporre che la preposizione aput vada qui intesa nel significato di ‘in’, comportando un’ambiguità semantica simile a quella della preposizione italiana ‘presso’. Si deve quindi intendere che l’atto è stato rogato “nella camera del vescovo, nella torre”.

121 Tiroler Urkundenbuch, 1/1, n. 482 = La documentazione dei vescovi, n. 71.

170

redatto “in turri domini episcopi”122. Questa turris viene generalmente identifi-cata con la torre di piazza, ma a torto. Nella torre di piazza, infatti, non vi erano spazi abitabili, tantomeno un vano che potesse essere qualificato come camera. Lo palesa in modo inequivocabile il fatto che nessuno degli ambienti fosse dota-to di almeno un’apertura finestrata. Gli interni della torre di piazza, poi, hanno dimensioni talmente ridotte che non avrebbero potuto ospitare in nessun mo-do il personale di cancelleria addetto alla redazione di un documento di valenza formale, e per giunta prodotto per conto di una corte vescovile. Se davvero Van-ga avesse preso la decisione, che possiamo ritenere insensata, di ritirarsi nell’an-gusto recesso di una torre senza finestre per concedere o perlomeno scritturaliz-zare un’investitura o un qualsiasi altro negozio legato al governo della sua Chie-sa, non si può sorvolare sul fatto che un tale atto avrebbe in ogni caso richiesto vani sufficientemente ampi per ospitare la presenza di numerose persone: il ve-scovo stesso, in quanto formalmente autore dell’atto, il destinatario, (almeno) un notaio vescovile e forse anche il cancelliere, e altre cinque, sei persone tra te-stes e intervenientes. È chiaro, quindi, che la torre menzionata a partire dal 1192 doveva essere una torre abitabile e per questo non può essere identificata con la torre di piazza: l’edificio che con i suoi spazi corrisponde, come nessun altro, ai requisiti coerenti con le caratteristiche implicitamente fornite dalla realtà do-cumentaria è il Castelletto. Il corpo di fabbrica del Castelletto è innegabilmen-te quello di una torre abitabile, in tutto simile – per non fare che un esempio – alla torre del castello di Friesach in Carinzia, dotato anch’esso, proprio come a Trento, di due cappelle sovrapposte ai piani inferiori e di un ambiente residen-ziale superiore. Anche le sue sembianze esteriori ricordano piuttosto quello di un dongione che di un edificio sacro; grazie al suo aspetto turrito e all’imponen-za delle volumetrie, il Castelletto doveva imporsi con la sua robusta fisionomia, specie tra XII e XIII secolo, quando il massiccio corpo architettonico sovrasta-va incontrastato gli edifici civili in pietra e legno della città medievale, compre-sa la fabbrica di San Vigilio, allora molto più bassa dell’edificio romanico, prin-cipiato solo a partire dal 1212.

5.5. L’incendio che distrusse il palatium, la cacciata del vescovo Corrado e gli interventi di Federico Vanga

Collocando la realizzazione dell’ultimo piano del Castelletto in un periodo an-tecedente al 1192, sfuma la vulgata secondo cui questa porzione dell’edificio sa-rebbe da ricondurre all’episcopato di Federico Vanga. A questo punto va neces-sariamente riconsiderata anche l’ipotesi che attribuisce allo stesso vescovo anche la costruzione di quella parte di palatium nota oggi come palazzo Pretorio, dal momento che esso condivide con il Castelletto lo stesso tipo di polifore e la stessa merlatura. Come vedremo, anche in questo caso, ad essa si contrappongono vari ostacoli interpretativi, a partire dalla cronologia.

122 Tiroler Urkundenbuch, 1/1, n. 483 = La documentazione dei vescovi, n. 67; Codex Wangianus, n. 97 = La documentazione dei vescovi, n. 163.

171

Converrà partire dall’incendio che devastò la vecchia residenza vescovile, co-stringendo Vanga a mettere mano al palazzo gravemente danneggiato dalle fiam-me. Di tale vicenda, come visto, riferisce il catalogus episcoporum di Trento “et palacium cum capella nimia vetustate et incendio consumptum eminentiori muro reedificavit”. La notizia va innanzitutto contestualizzata dal punto di vista crono-logico: l’incendio che fu occasione dei lavori intrapresi dal Vanga non può esser-si verificato sotto il suo episcopato, cioè nel 1207-1218, ma deve necessariamen-te avere preceduto il suo insediamento. Ancora una volta è la tradizione scritta a orientare le conclusioni. Ebbene, all’episcopato di Federico Vanga datano perlo-meno 131 attestazioni del palatium, ma durante il suo governo non troviamo uno spazio temporale ragionevolmente lungo in cui possa esser collocata sia la fase di inagibilità provocata dal fuoco “palacium incendio consumptum” sia la serie di mesi (di certo non breve) di cui una totale ricostruzione del palazzo romanico avrebbe necessitato: al contrario, le fonti manifestano come il Vanga abbia opera-to nel palazzo nel pieno delle sue funzioni principesche, come attore di questa o quella investitura, di questo o quel negozio123, con solo poche e brevissime inter-ruzioni, mai tali da lasciar ipotizzare una prolungata inagibilità della sua dimora.

L’incendio scoppiò pertanto prima della sua intronizzazione, ma quando? Fi-no all’agosto del 1205, la residenza vescovile risulta pienamente agibile, come at-testa un documento composito, redatto in quell’anno in varie fasi, tra i mesi di aprile e agosto124. Poi il palatium scompare improvvisamente dalle fonti scritte. Ciò potrebbe essere un caso, riferibile alla parziale casualità della tradizione do-cumentaria, se non fosse che quest’ultimo documento del 1205 non costituisse la verbalizzazione di una coniuratio allora contratta fra capitolo del duomo e vassal-lità dell’episcopio contro il ritorno in sede del vescovo Corrado di Beseno (1188-1205), il quale – dimessosi nel marzo dello stesso anno, verosimilmente nel qua-dro dei conflitti seguiti alla doppia elezione imperiale del 1198 – aveva improv-visamente deciso di tornare sui suoi passi, di abbandonare così il monastero be-nedettino di St. Georgenberg, dove si era ritirato, e di riprendere possesso con la forza della città di Trento. Per due anni (1205-1207) la città di Trento sarà in-teressata da rivolte e scontri militari che porteranno, infine, alla cacciata del ve-scovo Corrado e all’elezione di Vanga. Proprio in questo contesto si inserisce lo straordinario iato documentario che corrisponde all’unico periodo di durata su-periore a qualche settimana ovvero mese in cui – caso unico fra 1187 e 1300 – del palatium di Trento non si ha più alcuna attestazione ed è certo questo il con-

123 Fra 1144 (seconda attestazione in assoluto dopo quella alla contenuta nel breve di consacrazione del-la cappella palatina) e 1300 (termine del periodo documentario sondato) è attestato almeno 382 vol-te. Quasi sempre si tratta di datazioni topiche riguardanti documenti vescovili dove, come già visto nel caso della camera turris, forniscono del resto significativi spunti per la storia di singoli componen-ti del complesso palatino. Si rinvia all’appendice, con l’indicazione delle varie menzioni dal 1144 al 1218.

124 “in Tridento, in palatio episcopatus”, “in castro sancti Vigilii prope cellarium”, “in Tridento in pala-tio episcopatus”, “in Tridento in capella ecclesie sancti Blasii”, “in Tridento in ponticello ante capel-lam ecclesiae sancti Blasii (Tiroler Urkundenbuch, 1/2, n. 557).

172

testo in cui le fiamme distrussero il palatium. D’altro canto, il ripristino dell’edi-ficio (“reedificavit”) da parte di Federico Vanga doveva tuttavia essersi conclu-so, perlomeno nella sua grande parte, entro il 18 novembre 1207, quando egli ne prese solennemente possesso superando la soglia dell’ingresso principale che da-va sulla piazza, dopo averne salito la scalinata125. Erano trascorse allora soltan-to due settimane dall’investitura temporale nel palazzo di Norimberga da parte di re Filippo e tre mesi dall’elezione alla cattedra di san Vigilio ad opera dei ca-nonici del Capitolo, avvenuta l’8 agosto. La ricostruzione del palatium deve es-sere pertanto iniziata subito dopo l’elezione stessa; qualche mese dopo, nel feb-braio 1208, anche il secondo piano della sede vescovile risultava essere perfetta-mente abitabile126. Se si considera il tempo che Federico Vanga ebbe pertanto a disposizione per ultimare i lavori appare chiaro che egli non possa essere ritenu-to l’artefice dell’intera fase romanica che contraddistingue l’attuale palazzo Pre-torio, così come di certo non lo fu, come visto, neppure del sopralzo del Castel-letto. Sulla base dei dati cronologici sopra enucleati si deve riconoscere che Van-ga fu effettivamente il protagonista di un generale ripristino del palatium (“ree-dificavit”), dopo l’incendio che nella tarda estate del 1205 ne aveva devastato gli ambienti. Non è a lui, però, che si deve la realizzazione dell’insieme della struttu-ra muraria; ne consegue che l’opera non va attribuita alle maestranze lombarde che pochi anni dopo troveremo al servizio di Vanga per la costruzione del vici-no duomo di San Vigilio. A ben vedere, il Vanga ebbe a disposizione soltanto dai 3 ai 6 mesi per completare i lavori: un lasso di tempo insufficiente per costruire l’intero impianto murario di palazzo Pretorio, tra il Castelletto e la torre di piaz-za. Piuttosto, egli si sarà limitato alla riparazione dei danni provocati dal fuoco e alla ricostruzione delle parti lignee, a partire dalle travi del tetto, il che probabil-mente diede l’impulso per l’aggiunta della corona muraria fatta di merli a coda di rondine di cui si è parlato e che giustifica anche il riferimento a “un muro più elevato” che ne avrebbe caratterizzato l’intervento (eminentiori muro) nel cata-

125 La documentazione dei vescovi, n. 119.126 Il 29 febbraio 1208 viene vergato un documento vescovile “in camera domini episcopi, que est in so-

lario palatii episcopatus” (Codex Wangianus, 2, n. 6). Alla luce di questo documento, ci sembra da ri-gettare l’ipotesi per cui il ripristino del palatium vada collocato nell’estate del 1208, come proposto da Curzel, Il medioevo, p. 84, il quale adduce a suffragio della sua tesi il fatto che gli statuti minerari di Trento, promulgati il 19 giugno di quell’anno, furono concessi dal vescovo presso il monastero di San Lorenzo e non nel palatium (Codex Wangianus, nn. 135-137), il che gli faceva sospettare che es-so fosse inagibile. Che si possa eventualmente trattare di una seconda e breve fase di lavori di diffici-le identificazione? Sta di fatto che il vescovo, dopo la sopraccitata menzione del 29 febbraio, vi è at-testato ancora l’8 marzo (“in camera episcopi”), il 22 aprile (“in camera episcopi… in camera palatii episcopatus”), il 30 aprile (“in Tridento, in palatio episcopali”), il [2] maggio (“in capela”) e poi, do-po la sopracitata menzione presso il monastero di San Lorenzo (19 giugno) e una successiva a Malé, il 13 settembre, di nuovo il 20 ottobre, ancora nella solita camera episcopi anche precedentemente attestata: “Tridenti, in palatio episcopatus, in camera domini episcopi apud turrim” (La documenta-zione dei vescovi, n. 124. Codex Wangianus, nn. 6, 21*, 135-137; La documentazione dei vescovi, nn. 123, 125, 126, 128, 129, 133, 135; si veda inoltre l’appendice documentaria. Va escluso, dunque, che l’incendio sia scoppiato nel 1208 e che la ricostruzione del palatium sia avvenuta fra maggio-giugno e settembre-ottobre del medesimo anno.

173

logo vescovile. Al Vanga potrebbe risalire, al massimo, solamente l’abside spor-gente della cappella palatina, appartenente a una seconda fase di costruzione ri-spetto alla restante sottostruttura del Castelletto: i suoi grandi blocchi di pietra, infatti, trovano risonanza nella nuova cripta del duomo, voluta da Federico e co-struita a partire dal 1212 (fig. 9). Vanga non svolse ruolo alcuno nella fase di co-struzione romanica del palazzo Pretorio, che può esser fatta risalire agli anni in cui fu aggiunto un piano al Castelletto, grazie alle evidenti coincidenze stilistico-formali delle polifore che ne caratterizzano, in entrambi i casi, le pareti esterne.

5.6. Il vescovo Altemanno (1124-1149) artefice della fase pienamente romanica del palatium episcopatus di Trento?

Con gli argomenti sin qui esposti si è cercato di dimostrare che la facies piena-mente romanica del palatium, così come la sopraelevazione del Castelletto con le sue bifore e trifore entro archi ciechi non possono essere ricondotti all’età di Fe-derico Vanga, ma vanno attribuiti a un’epoca anteriore al 1192. Certamente in-terventi di restauro da parte del vescovo Vanga ci furono, a seguito dell’incendio del 1205 che aveva danneggiato gravemente la residenza vescovile: in quell’occa-sione, i lavori, risalenti alla tarda estate/autunno 1207, si limitarono tuttavia al ri-pristino delle parti lignee; nel contempo, furono sopraelevate le mura perimetrali con l’aggiunta di una merlatura a coda di rondine; e fu probabilmente allora che Vanga fece costruire la nuova abside della cappella vescovile.

Una volta stabilito che l’edificio risale a una fase precedente il governo Van-ga, si impone la questione di una datazione alternativa, meno approssimativa di quella sinora indicata (ante 1192). In questa direzione ricaviamo un importante indizio nel Codex Wangianus che ci consente di ipotizzare che l’edificio debba ri-salire ad un periodo addirittura precedente al 1160.

Il documento di riferimento data al 1160 e fu vergato “ante capellam que est in sala domini episcopi”127. La sala menzionata, innanzitutto, vista la sua afferen-za agli ambienti del vescovo e non del vicedomino (che – come già visto – risie-deva invece al primo piano) va collocata al secondo piano del palatium. Questa circostanza suggerisce di per sé che il palatium fosse già allora dotato di una sa-la in palatio inferius e di una in palatio superius. Ciò significa che l’edificio dispo-neva già allora di due piani e della volumetria conservatasi approssimativamen-te sino ad oggi. A ben vedere, all’altezza del secondo piano dell’odierno palazzo Pretorio, lungo la parete esterna orientale che dà su via Garibaldi, pochi metri a sud della torre di piazza, sono visibili difatti tre piccole feritoie arcuate munite di strombatura di cui la centrale è un po’ più alta delle laterali128 (fig. 16): diffici-

127 Codex Wangianus, 2, n. 178.128 Dal punto di vista tipologico queste aperture sono riconducibili al XII secolo: è, infatti, notevole e

significativa la somiglianza con alcune delle finestre inserite entro archi ciechi sulla facciata dell’an-tico palatium episcopatus di Costanza, abbattuto nel 1830 (Erdmann, Zur archäologischen und bau-geschichtlichen Erforschung der Pfalzen, p. 184 e relativa bibliografia). Due di queste feritoie (quella centrale e quella meridionale) sono state ricostruite, sulla base dei resti trovati in situ, durante i re-stauri del 1963-64.

174

le non mettere in relazione queste finestrelle con un originario spazio liturgico e, in particolare, proprio con quella Saalkapelle citata nel 1160 che molto probabil-mente non è più attestata nelle fonti in quanto andò distrutta nel sopracitato in-cendio del 1205. Posto che questa cappella vada effettivamente messa in relazio-ne con le tre feritoie di cui si è detto, la posizione delle stesse non solo corrobo-ra l’assunto sopra enunciato riguardante il fatto che il palazzo disponesse già al-lora di due piani rialzati: esse palesano come il palatium occupasse già allora l’in-tero spazio sito fra cappella palatina e torre di piazza, dal momento che le stesse si trovano a soli pochi metri di distanza da quest’ultima.

Inoltre, la datazione dell’intera ossatura del palatium ad ante 1160, così come enucleata, si proietta di riflesso, in modo del tutto necessario, anche alla torre di piazza, al cui affusto le mura del palatium si appoggiano, così da palesarla come uno degli esempi più antichi di architettura turrita di Trento e del suo territorio, collocandola grossomodo entro la prima metà del XII secolo.

Resta a questo punto da individuare a quale vescovo vada attribuita questa im-portante fase edilizia del palatium e dei corpi di fabbrica ad esso afferenti. Posto che l’impianto delle polifore entro archi ciechi possa solo seguire (e non precedere) i prototipi di Modena (1120/30-1150), ad offrirsi è un’opzione tra due presuli che si susseguirono sulla cattedra di san Vigilio a cavallo della metà del XII secolo: Al-temanno (1124-1149) e Adelpreto (1156-1172). Nel caso di questo secondo presu-le la costruzione del palatium di Trento si accorderebbe in modo coerente con l’in-traprendenza politica e edilizia di Adelpreto, committente sia del palatium di Ca-stel Ossana (1170?) sia di quello di Bolzano (1170 circa), intorno al quale negli stes-si anni si sviluppò l’omonimo suburbium, prima cella della futura città. Più verosi-mile ci appare tuttavia un’attribuzione ad Altemanno, nei primi anni Quaranta del XII secolo. Lo suggerisce la tecnica con cui sono stati realizzati i muri perimetra-li del palatium di Trento e in particolare la porzione dell’ultimo piano del Castellet-to, le quali sembrano suggerire una datazione alquanto alta. Il confronto con strut-ture coeve e addirittura più antiche ci sembra dirimente: è evidente la somiglian-za con porzioni del palazzo regio fondato sotto Enrico III (1039-1056) a Goslar, in particolare con la muratura del secondo piano della doppia cappella di sant’Udal-rico129. Ma per valutare la tecnica muraria di Trento i raffronti più efficaci sono cer-to con strutture di età tardo salica. Forti analogie si riscontrano nel confronto con il castello bavarese di Lengenfeld nel Palatinato Superiore (Oberpfalz), in partico-lare con la cinta muraria occidentale e colle mura delle due torri, risalenti al 1120-1130130; più prossima ancora è la tecnica muraria del campanile della chiesa di San-ta Maria in Tremosine (Brescia), risalente agli anni a cavallo tra XI e XII secolo131.

Anche guardando al contesto storico complessivo, è del tutto verosimile che la nuova residenza vescovile risalga alla volontà di Altemanno, al quale si deve un inter-vento edilizio nell’area del palatium, in un arco temporale del tutto compatibile con

129 Una sua raffigurazione è in Knapp, Stätten deutscher Kaiser und Könige, p. 56.130 Zeune, Salierzeitliche Burgen in Bayern, pp. 217, 230.131 Brogiolo, Architetture medievali del Garda bresciano, p. 56.

175

la nostra ricostruzione: infatti, la consacrazione della nuova fabbrica del duomo ri-sale al 1145; al 1144 data invece, forse non a caso, la prima attestazione del palatium episcopatum risalente al XII secolo132. Anche la storia ecclesiastica rende ulterior-mente robusta l’ipotesi. Infatti, è solo dopo l’abbandono dell’originaria vita com-munis da parte di vescovo e capitolo che si poté procedere con la costruzione di una residenza vescovile autonoma, e in coincidenza con l’accentuazione del ruolo poli-tico del vescovo come principe. A Trento tale processo si innesca con ogni probabi-lità soltanto a partire dalla seconda metà dell’XI secolo (ed è per l’appunto questa la fase temporale in cui si colloca la notizia relativa alla consacrazione della cappel-la palatina da parte del vescovo Enrico)133; è tuttavia solo durante il governo del ve-scovo Altemanno che si giunge alla suddivisione dei beni dell’episcopato tra capito-lo cattedrale e mensa vescovile134. Fu probabilmente questa evoluzione nel governo dell’episcopio a produrre un completo rinnovamento dell’antico appartamento ve-scovile e una sua trasformazione in vero e proprio palatium episcopatus. La sua collo-cazione rimase la medesima, adiacente all’antica cappella palatina di San Biagio, di cui furono inglobate alcune porzioni murarie, ma a quell’epoca risale molto verosi-milmente il suo prolungamento fino verso nord con l’erezione di due grandi sale so-vrapposte e con esse, forse, della torre a cui questo corpo di fabbrica si appoggia135.

L’analisi tecnica e stilistica del manufatto, la comparazione su ampia scala, il contesto politico-istituzionale inducono a ritenere che l’edificio noto come pa-lazzo Pretorio abbia raggiunto pertanto le dimensioni e la forma che ancora og-gi possiamo apprezzare durante il governo di Altemanno. Posto che le nostre de-duzioni siano corrette, il palatium di Trento si profila di conseguenza come uno dei migliori esempi di edifici profani di età sveva, il quale in regione può essere messo a confronto soltanto con il palatium di Castel Tirolo, risalente al 1138136.

5.7. Quadro riassuntivoLe vicende costruttive del palatium episcopatus di Trento sono di lunga durata

e affondano le proprie radici nei primi secoli dopo Cristo. Sotto la parte setten-trionale del complesso si conservano i resti della Porta Veronensis, uno degli ac-cessi principale alla città romana di Tridentum, successivamente citata nella Pas-sio sancti Vigilii del VII-VIII secolo. In seguito, dopo lo spostamento della sede

132 Tiroler Urkundenbuch, 1/2, n. 217 (1144); Monumenta liturgica, 1, p. 224: “Altemanni benignissimi episcopi… qui ecclesiam beati Vigilii noviter renovavit consecravit reliquiasque sanctorum Vigilii Sisinii Martyrii et Alexandri et aliorum sanctorum summa cum reverentia honorifice inibi collocavit”. Inoltre, Monumenta liturgica, 1, p. 63; Rogger, Scavi e ricerche, [4], pp. 400, 402; Rogger, Il vescovo di Trento e la sua chiesa, p. 26; Ibsen, Cavada, Trento, San Vigilio, pp. 127-128.

133 Curzel, I canonici e il Capitolo della cattedrale, p. 60.134 Monumenta liturgica, 1, p. 61.135 Sia nella sua porzione meridionale, sia per quanto riguarda la parte inferiore della parete esterna

occidentale, sulla quale la costruzione romanica poggia.136 Bitschnau, Hauser, Burg Tirol im Hochmittelater. I risultati della ricerca più che ventennale su Castel

Tirolo saranno prossimamente apprezzabili nel volume promosso dal Museo di Castel Tirolo e dall’Università di Innsbruck (uscita prevista: 2015).

176

stradale poco più ad est, è possibile che il sito sia stato utilizzato per impiantarvi la curtis ducalis di Trento, di cui si ha notizia nell’845. La localizzazione di una ta-le struttura presso una porta antica non più utilizzata e ancor più nelle vicinanze di un’originaria basilica ad martyres (San Vigilio) sarebbe una situazione riscon-trabile anche altrove. Nell’ottica di questa ipotesi si potrebbe spiegare il moti-vo del trasferimento dell’episcopio di Trento da Santa Maria Maggiore a San Vi-gilio, il che avvenne probabilmente al tempo del vescovo Manasse (934-948), il quale resse la marcha di Trento per conto di Ugo di Provenza. Il nuovo episcopio di Trento, è in ogni caso citato a partire dal 1071 come palatium (episcopatus). Di esso si riescono ad individuare le seguenti fasi edilizie:

Periodo i (secolo Xi)Fase IResti del palatium episcopatus citato nel 1071, forse risalente già al X seco-

lo, sono riconoscibili nella parte più antica del parallelepipedo che costituisce palazzo Pretorio, nella zona che congiunge quest’ultimo e il Castelletto. La zo-na, che presenta alcune aperture finestrate di età romanica più antiche di quelle della porzione settentrionale, corrisponde con molta verosimiglianza alla sezio-ne dell’edificio che al suo interno ospitava l’appartamento del vescovo (secondo piano) e quello del suo vicedomino (primo piano).

Fase IIAl palatium viene addossato un edificio sul lato meridionale, da interpretarsi co-

me primigenio oratorio privato dei vescovi di Trento, probabilmente riconducibile al governo di Udalrico II (1022-1055). A questo vescovo rimanda il titolo della cap-pella di San Biagio, che cassò questo edificio sfruttandone parte dell’elevato setten-trionale e molto probabilmente ereditandone le funzioni. Il nesso con Udalrico II è dato dal fatto che fu proprio questo vescovo ad introdurre il culto di questo san-to nella diocesi di Trento, mutuandolo da una devozione propria della sua famiglia.

Fase IIIL’originario oratorio del vescovo Udalrico II viene sostituito dalle due cap-

pelle sovrapposte di San Giovanni Battista e di San Giorgio (poi di San Biagio), quest’ultima avente funzioni di nuova cappella palatina. Il corpo di fabbrica, che congiunge spazialmente palatium e cattedrale, poggia nella sua parte settentrio-nale e orientale sui resti dell’edificio sacro del Periodo I (di cui sopra). L’erezione delle due cappelle sovrapposte (nucleo originario del Castelletto) risale al 1068-1071 ed è dovuta al vescovo Enrico (1068-1084); questi dota la cappella superio-re anche di propri libri liturgici.

Periodo ii (secolo Xii)Nel corso del XII secolo il palatium viene modificato in modo sostanziale. L’edi-

ficio residenziale a cui si addossa la cappella palatina viene prolungato fino alla tor-re di piazza; vi si ricavano due grandi sale. I documenti rogati fra XII e XIII seco-lo nella sala superiore sono datati solitamente come in palatio superius; la sala del primo piano è invece indicata nelle datazioni topiche come sita in palatio inferius. I

177

lavori di ampliamento sono accompagnati dalla sopraelevazione del cubo costitui-to dalle due cappelle di San Giovanni Battista e San Biagio, mediante l’aggiunta di un piano finestrato. Si forma così il Castelletto, a tutti gli effetti una torre abitabile.

Con il corpo del palatium vero e proprio il Castelletto condivide le bifore e le trifore che lo caratterizzano. Questo periodo ha come termine certo ante quem il 1192, anno al quale risale la prima menzione del piano sommitale del Castelletto e della camera turris che vi si trovava. Con ogni probabilità la costruzione di que-ste parti dell’edificato sono da ricondurre agli ultimi anni del vescovo Alteman-no (1124-1149), di cui si conosce la costruzione di un nuovo coro nell’adiacente duomo, consacrato nel 1145, dato che combacia con il fatto che al 1160 risale la menzione di una cappella ubicata in “sala domini episcopi”, che va considerata a tutti gli effetti un oratorio collocato nella sala del secondo piano e le cui aperture finestrate sono ancora oggi visibili sul lato orientale dell’edificio.

Periodo iii (secolo Xiii)Fra 1205 e 1207 il palatium è devastato da un incendio di cui si ha traccia nel

Catalogus episcoporum di Trento. Fra settembre 1207 e gennaio 1208 il palatium e il Castelletto vengono ripristinati. Oltre alla ricostruzione delle parti lignee, vengono rifatti i tetti. In quell’occasione vengono aggiunti i coronamenti merla-ti, ossia merli alla ghibellina: i primi della regione atesina.

Periodo iV (secoli XiV-XX)Dopo il trasferimento della residenza vescovile al Castello del Buonconsiglio,

il palatium episcopatus viene modificato, soprattutto nel corso del secolo XVI e, quindi, in epoca barocca, quando gli interventi furono considerevoli; le bifore e le trifore furono sostituite con finestroni rettangolari. Vengono modificati la sud-divisione interna dell’antica residenza vescovile e i livelli interni del Castelletto; qui, nel 1739 vengono alterati in modo definitivo i livelli delle due cappelle di San Biagio e di San Giovanni Battista.

Negli anni 1953-59 e 1963-64 viene ripristinata la facies romanica del palatium, così come doveva apparire al termine degli interventi del vescovo Federico Vanga (inizio secolo XIII), con la rimozione della maggior parte degli interventi successi-vi (non sono state sostituite, però, le finestre rettangolari seicentesche, situate nella porzione meridionale dello stesso, in corrispondenza degli ambienti che attualmen-te ospitano gli uffici del Museo Diocesano Tridentino e la Biblioteca Capitolare).

Appendice documentaria

Il palatium episcopatus di Trento è di certo l’edificio maggiormente citato fra le architetture dell’ar-co alpino orientale. Limitandosi ai secoli centrali del medioevo, fino al 1300 circa ovvero fino alla mor-te del vescovo Bartolomeo Querini († 1307) esso ricorre perlomeno 397 volte. La prima di esse risale al 1071, in concomitanza con la consacrazione della cappella palatina di San Giorgio e di quella sotto-stante di San Giovanni Battista (“ecclesia in palatio tridentino superiori… ecclesia hec in palatio Tri-

178

dentino inferius”). Per incorrere in una sua successiva menzione, bisogna tuttavia scendere al 1144, quando esso ritorna come elemento determinante della datatio topica di un documento dei vescovi di Trento (“in civitate Tridenti in palatio episcopali”). Fra le numerose attestazioni successive risaltano alcune che contengono anche elementi utili all’analisi storico-architettonica del palazzo. Al 1147 data così un documento, da cui e negativo si evince come il palazzo disponesse già allora di due piani sopra-elevati (“in pallacio superiori episcopatus”). Nel 1160 un documento fu invece redatto “ante capellam que est in sala domini episcopi”. Nel 1171 viene quindi citata, una seconda volta, la cappella palatina di San Biagio (“Tridenti, supra capellam Sancti Blasii”). Pochi anni dopo, nel 1178, è attestata la “ca-mera episcopi”, che nella documentazione vescovile costituirà un elemento datatorio spesso ricorren-te. Due anni dopo è la volta di un atrium, mentre al 1185 altri elementi edilizi sono citati in occasio-ne di un documento rogato “in curia sedente autem suprascripto domino episcopo in finestra, quae est proximior muro sancti Blasii, in summitate scalae, per quam ascenditur de chroro sancti Vigilii ad eandem capellam sancti Blasii”. Quest’ultimo – in modo interessante – palesa come la cappella pala-tina fosse collegata direttamente al coro dell’adiacente duomo di San Vigilio. A partire dal 1192 si ci-ta invece, per la prima volta, una “turris domini episcopi”, la quale – come dimostrato nel testo – cor-risponde invece al Castelletto. Nel corpo del palazzo propriamente detto va invece cercata una cami-nata palatii citata a partire dal 1197, mentre un ponticellum presso la cappella palatina di San Biagio, probabilmente identificabile con quello da cui si dipartiva la scala che lo univa al coro del duomo, è ci-tato nel 1205 (Tiroler Urkundenbuch, 1/2, n. 557: “in ponticello ante capellam ecclesie sancti Blasii”).

I documenti rilevati fino al 1307 sono i seguenti:

1 1071 novembre 1: ecclesia in palatio tridenti-no superiori… ecclesia hec in palatio Triden-tino inferius.

ADTn, Capitolo del Duomo, Jura Fabricae ecclesiae cathedralis, n. 48, c. 39.

2 1144 novembre 23: in civitate Tridenti in pala-tio episcopali.

Tiroler Urkundenbuch, 1/2, n. 217.

3 1147 maggio 5: in palatio Tridenti. Tiroler Urkundenbuch, 1/1, n. 229 = La documentazione dei vescovi, n. 7.

4 1147 maggio 5: Tridenti, in pallacio superiori episcopatus.

Codex Wangianus, n. 13*.

5 1160 maggio 20: ante capellam que est in sala domini episcopi.

Codex Wangianus, n. 13*.

6 1171 luglio 2: Tridenti, supra capellam sancti Blasii.

La documentazione dei vescovi, n. 15.

7 1171 dicembre 7: Tridenti, supra palatium pre-scripti presulis.

La documentazione dei vescovi, n. 16.

8 1178 marzo 4: in palatio, in Tridento. Tiroler Urkundenbuch, 1/1, n. 377 = La documentazione dei vescovi, n. 19.

9 1178 dicembre 18: in Trento, supra palacium in camera episcopi.

Die Südtiroler Notariats-Imbreviaturen, 2, n. 581 = La documentazione dei vesco-vi, n. 22.

10 1180 febbraio: in ecclesia sancti Blasii iuxta pa-latium.

La documentazione dei vescovi, n. 24.

11 1180 aprile 12: in Tridento, in atrio palatii pre-dicti domini episcopi.

Le pergamene dell’Archivio, n. 4.

12 1185 marzo 24: Tridenti, in curia sedente au-tem suprascripto domino episcopo in finestra, quae est proximior muro sancti Blasii, in sum-mitate scalae, per quam ascenditur de choro sancti Vigilii ad eandem capellam sancti Blasii.

Codex Wangianus, n. 138.

179

13 1187 giugno 18: in civitate Tridenti, in camera prenominati domini episcopi.

La documentazione dei vescovi, n. 38.

14 1188 gennaio 29: in civitate Tridenti, in camera prememorati episcopi.

Codex Wangianus, n. 3*.

15 1189 aprile 18: Tridenti, in palacio episcopatus. Codex Wangianus, n. 150.16 1190 agosto 15: in Tridentina civitate, in pala-

tio domini episcopi.Codex Wangianus, n. 43 = La documenta-zione dei vescovi, n. 49.

17 1191 aprile 17: Tridenti, in palacio episcopi. Codex Wangianus, n. 81.18 1191 maggio 3: in palatio episcopatus. La documentazione dei vescovi, n. 52.19 1191 dicembre 7: in palatio episcopi Tridenti-

ne civitatis.Codex Wangianus, n. 78.

20 1192 gennaio 25: in palacio episcopi apud Tri-dentum.

Tiroler Urkundenbuch, 1/1, n. 472 = La documentazione dei vescovi, n. 57.

21 1192 aprile 25: in palatio episcopi. La documentazione dei vescovi, n. 59.22 1192 maggio 29: Tridenti, in camera turris do-

mini episcopi.Codex Wangianus, n. 71 (con riproposizio-ne errata, da parte degli editori, della da-ta topica!).

23 1192 settembre 21: in palacio domini episco-pi de Tridento.

Codex Wangianus, n. 68.

24 1192 ottobre 6 (o 10?): in Tridento, in palatio domini episcopi… in palatio.

La documentazione dei vescovi, n. 60.

25 1193 aprile 5: in Tridento, in episcopali palatio. La documentazione dei vescovi, n. 62.26 1193 novembre 2: in palatio episcopi. La documentazione dei vescovi, n. 65.27 1193 novembre 8: in palatio. La documentazione dei vescovi, n. 66.28 1194 […] 12: in camera turris episcopatus, in

Tridentina civitate.Tiroler Urkundenbuch, 1/1, n. 482 = La documentazione dei vescovi, n. 71.

29 1194 aprile 19: Tridenti, in palatio episcopatus. Codex Wangianus, n. 77.30 1194 maggio 10: Tridenti, in camera domini

episcopi.Tiroler Urkundenbuch, 1/1, n. 483 = La documentazione dei vescovi, n. 67.

31 1194 novembre 29: in palatio Tridentino. Le pergamene dell’Archivio, n. I.8.32 1195 gennaio 16: Tridenti, in palatio episcopali. La documentazione dei vescovi, n. 72.33 1195 febbraio 25: in Tridento, in capella epi-

scopali.Le pergamene dell’Archivio, n. 10.

34 1195 maggio 12: in palatio… pro capella sancti Blasii… in palatio Tridenti.

La documentazione dei vescovi, n. 75.

35 1195 giugno 13: in camera episcopi. La documentazione dei vescovi, n. 76.36 1196 agosto 17: Tridenti, in capella sancti Blasii. La documentazione dei vescovi, n. 79.37 1196 agosto 20: in palatio Tridenti. La documentazione dei vescovi, n. 79.38 1197 maggio 2: Tridenti, in palatio episcopatus. La documentazione dei vescovi, n. 81.39 1197 dicembre 2: in caminata palatii. La documentazione dei vescovi, n. 82.40 1198 gennaio 19: in camera domini episcopi. La documentazione dei vescovi, n. 83.41 1198 novembre 29: in Tridento, in palacio do-

mini episcopi.Codex Wangianus, n. 118.

42 1199 gennaio 4: in palatio. La documentazione dei vescovi, n. 86.43 1199 aprile 4: Tridenti, in caminata palatii. La documentazione dei vescovi, n. 87.44 1199 giugno 16: in palacio, apud capellam. La documentazione dei vescovi, n. 88.

180

45 1199 settembre 2: Tridenti, in camera domini episcopi.

La documentazione dei vescovi, n. 89.

46 1199 novembre 20: in camera domini episco-pi aput turrim.

Tiroler Urkundenbuch, 1/1, n. 509.

47 1199 dicembre 12: in camera domini episcopi. La documentazione dei vescovi, n. 90.48 1199 dicembre 12: in caminata palacii. La documentazione dei vescovi, n. 91.49 1200 gennaio 26: in caminata palacii. La documentazione dei vescovi, n. 92.50 1200 febbraio 23: in camera episcopi. La documentazione dei vescovi, n. 93.51 1200 febbraio 28: in Tridento, in camera apud

turrim domini episcopi.Tiroler Urkundenbuch, 1/1, n. 517 = Co-dex Wangianus, n. 117.

52 1200 febbraio 28: Tridenti, in camera domini episcopi.

La documentazione dei vescovi, n. 94.

53 1200 marzo 6: in capella sancti Blasii. La documentazione dei vescovi, n. 95.54 1200 marzo 9: in Tridento, in episcopali palatio

domini episcopi.Codex Wangianus, n. 54.

55 1200 agosto 25: in palacio. Tiroler Urkundenbuch, 1/1, n. 519 = La documentazione dei vescovi, n. 96.

56 1202 aprile 30: in Tridento, in palatio episcopa-tus apud capellam… ante capellam sancti Blasii.

Tiroler Urkundenbuch, 1/2, n. 544 = La documentazione dei vescovi, n. 100.

57 1202 luglio 3: in Tridento, in camera domini episcopi.

La documentazione dei vescovi, n. 101.

58 1202 luglio 14: in palatio episcopatus. La documentazione dei vescovi, n. 102.59 1202 luglio 30: in palatio. La documentazione dei vescovi, n. 103.60 1202 agosto 26: in palatio. La documentazione dei vescovi, n. 104.61 1202 dicembre 21: in palatio. La documentazione dei vescovi, n. 105.62 1204 giugno 15: Tridenti, in palatio episcopali. La documentazione dei vescovi, n. 110.63 1204 settembre 2: in Tridento in palatio. Codex Wangianus, n. 22.64 1205 aprile 22, aprile 23, luglio 5, agosto 24:

in Tridento, in palatio episcopatus… in castro sancti Vigilii prope cellarium… in Tridento in palatio episcopatus… in Tridento, in capella ecclesie sancti Blasii… in Tridento, in ponticel-lo ante capellam ecclesie santi Blasii.

Tiroler Urkundenbuch, 1/2, n. 557.

65 1207 novembre 18: dictus dominus ellectus cum maximo triumpho et gloria assendit pala-cium suum episcopalem, cuius honor et virtus sit in secula seculorum amen.

La documentazione dei vescovi, n. 119.

66 1208 febbraio 29: in Tridento, in camera do-mini episcopi, que est in solario palatii episco-patus.

Codex Wangianus, n. 6 = La documentazio-ne dei vescovi, n. 123.

67 1208 marzo 8: in camera episcopi. La documentazione dei vescovi, n. 124.68 1208 marzo 8: in camera episcopi. La documentazione dei vescovi, n. 125.69 1208 aprile 22: in camera palatii episcopatus. La documentazione dei vescovi, n. 126.70 1208 aprile 30: in Tridento, in palatio episcopali. La documentazione dei vescovi, n. 128.71 1208 maggio [2]: in capela. La documentazione dei vescovi, n. 129.72 1208 ottobre 20: Tridenti, in palatio episcopa-

tus, in camera domini episcopi apud turrim.La documentazione dei vescovi, n. 133.

181

73 1208 dicembre 18: in Tridento, in pallacio epi-scopatus.

Codex Wangianus, n. 21*.

74 1208 dicembre 27: in Tridento, in palacio epi-scopali in turri domini episcopi.

La documentazione dei vescovi, n. 135.

75 1209 febbraio 26: in civitate Tridenti, in came-ra domini episcopi apud turrim.

La documentazione dei vescovi, n. 137.

76 1209 febbraio 27: in Tridento, in camera turris domini episcopi.

Tiroler Urkundenbuch, 1/2, n. 587.

77 1209 marzo 1: in Tridento, in palatio episcopali. La documentazione dei vescovi, n. 138.78 1209 maggio 9: in camera episcopi. La documentazione dei vescovi, n. 139.79 1209 giugno 20: in Tridento, in palacio episco-

patus superius.Tiroler Urkundenbuch, 1/2, n. 589 = La documentazione dei vescovi, n. 141.

80 1209 luglio 21: in Tridento, in pallacio episco-patus, in camera domini episcopi aput turrim.

Tiroler Urkundenbuch, 1/2, n. 590 = Co-dex Wangianus, n. 59 = La documentazio-ne dei vescovi, n. 142.

81 1209 agosto 12: in Tridento, in camera turris domini episcopi.

La documentazione dei vescovi, n. 143.

82 1209 ottobre 16: in palatio episcopatus. La documentazione dei vescovi, n. 144.83 1209 novembre 5: in Tridento, in palacio epi-

scopatus, in turre domini episcopi.Tiroler Urkundenbuch, 1/2, n. 592 = Co-dex Wangianus, n. 174 = La documentazio-ne dei vescovi, n. 145.

84 1209 novembre 28: in Tridento, in camera apud turrim domini episcopi.

Codex Wangianus, n. 47.

85 1209 dicembre 7: in Tridento, in palatio epi-scopatus.

La documentazione dei vescovi, n. 146.

86 1209 dicembre 10: in palacio. Tiroler Urkundenbuch, 1/2, n. 593 = La documentazione dei vescovi, n. 147.

87 1210 gennaio 17: in Tridento, in palatio episco-patus, in camera domini episcopi.

La documentazione dei vescovi, n. 148.

88 1210 gennaio 18: in civitate Tridenti, in supe-riori palatio episcopatus.

Codex Wangianus, n. 194.

89 1210 febbraio 2: in Tridento, in camera apud turrim domini episcopi.

Tiroler Urkundenbuch, 1/2, n. 596 = La documentazione dei vescovi, n. 149.

90 1210 maggio 30: in Tridento, in palacio epi-scopali.

Tiroler Urkundenbuch, 1/2, n. 605 = Co-dex Wangianus, n. 40.

91 1210 agosto 1: [Trento] (in palacio episcopali). ASCTn, ACT1-442-1.92 1210 novembre 21: in civitate Tridenti, in pa-

lacio superiori.Codex Wangianus, n. 196 = La documenta-zione dei vescovi, n. 155.

93 1210 novembre 21: in civitate Tridenti, in su-periori palacio.

Codex Wangianus, n. 197.

94 1210 novembre 21: in civitate Tridenti, in pa-latio superiori.

Codex Wangianus, n. 199.

95 1210 novembre 25: Tridenti, in palatio episco-patus.

La documentazione dei vescovi, n. 156.

96 1211 gennaio 8: in Tridento, in camara palatii episcopatus.

Codex Wangianus, n. 11 = La documenta-zione dei vescovi, n. 159.

97 1211 gennaio 23: in civitate Tridenti, in stuva palatii episcopatus.

Codex Wangianus, n. 195.

182

98 1211 giugno 24: in Tridento, in camera turris domini episcopi.

Codex Wangianus, n. 97 = La documenta-zione dei vescovi, n. 163.

99 1211 agosto 8: in superiori palatio episcopatus, in camera domini episcopi.

Codex Wangianus, n. 122/a.

100 1211 agosto 11: in superiori palatio episcopatus. Codex Wangianus, n. 122/b.101 1211 agosto 12: in civitate Tridenti, in superio-

ri palatio episcopatus.Codex Wangianus, n. 200.

102 1211 settembre 22: in civitate Tridenti, in supe-riori palatio episcopatus.

Codex Wangianus, n. 201.

103 1211 settembre 22: in civitate Tridenti, in supe-riori palatio episcopatus.

Codex Wangianus, n. 202.

104 1211 settembre 22: in civitate Tridenti, in supe-riori palatio episcopatus.

Codex Wangianus, n. 203.

105 1211 settembre 22: in civitate Tridenti, in supe-riori palatio episcopatus.

Codex Wangianus, n. 204.

106 1211 settembre 22: in civitate Tridenti, in supe-riori palatio episcopatus.

Codex Wangianus, n. 205.

107 1211 settembre 22: in civitate Tridenti, in supe-riori palatio episcopatus.

Codex Wangianus, n. 206.

108 1211 settembre 22: in civitate Tridenti, in supe-riori palatio episcopatus.

Codex Wangianus, n. 220.

109 1211 settembre 22: in civitate Tridenti, in supe-riori palatio episcopatus.

Codex Wangianus, n. 221.

110 1211 settembre 22: in civitate Tridenti, in supe-riori palatio episcopatus.

Codex Wangianus, n. 224.

111 1211 settembre 22: in civitate Tridenti, in supe-riori palatio episcopatus.

Codex Wangianus, n. 228.

112 1211 settembre 22: in civitate Tridenti, in supe-riori palatio episcopatus.

Codex Wangianus, n. 229.

113 1211 settembre 22: in civitate Tridenti, in supe-riori palatio episcopatus.

Codex Wangianus, n. 230.

114 1211 ottobre 9: in palacio Tridenti, ante cape-lam sancti Blasii.

Tiroler Urkundenbuch, 1/2, n. 621.

115 1211 novembre 6: in Tridento, in palatio epi-scopatus.

La documentazione dei vescovi, n. 171.

116 1211 novembre 25: in Tridento, in palatio epi-scopatus.

Codex Wangianus, n. 153.

117 1212 gennaio 22: in Tridento, in stupa palatii episcopatus.

Tiroler Urkundenbuch, 1/2, n. 625 = La documentazione dei vescovi, n. 176.

118 1212 marzo (10, 12 o 13/15): in palatio episco-patus Tridentini.

La documentazione dei vescovi, n. 178.

119 1212 marzo 11: in Tridento, in camera turris domini episcopi.

Codex Wangianus, n. 128.

120 1212 marzo 30: in Tridento, in pallacio episco-patus, in camera domini episcopi.

Codex Wangianus, n. 101 = La documenta-zione dei vescovi, n. 180.

121 1212 aprile 7: Tridenti, in palatio episcopatus. La documentazione dei vescovi, n. 181.122 1212 aprile 24: in Tridento, in camera turri (!)

domini episcopi.Codex Wangianus, n. 129.

183

123 1212 maggio 3: in Tridento, in camera aput tur-rim palatii episcopatus.

Codex Wangianus, n. 41 = La documenta-zione dei vescovi, n. 186.

124 1212 maggio 5: in Tridento, in palatio episco-pali.

Codex Wangianus, n. 17 = La documenta-zione dei vescovi, n. 184.

125 1212 maggio 14: in Tridento, in palatio episco-patus.

La documentazione dei vescovi, n. 185.

126 1212 giugno 8: in Tridento, in camera aput tur-rim palatii episcopatus.

Tiroler Urkundenbuch, 1/2, n. 633 = Co-dex Wangianus, n. 76.

127 1212 luglio 12: in Tridento, in pallacio episco-patus.

Codex Wangianus, n. 63.

128 1212 luglio 12: in Tridento, in pallacio episco-patus, in camera domini episcopi.

La documentazione dei vescovi, n. 187.

129 1212 luglio 16: in Tridento, in pallacio episco-patus, in camera domini episcopi.

Codex Wangianus, n. 60 = La documenta-zione dei vescovi, n. 188.

130 1212 novembre 14: in Tridento, in capella pa-lacii episcopatus.

Codex Wangianus, n. 176.

131 1213 marzo 8: Tridenti, in palatio superiori epi-scopatus.

La documentazione dei vescovi, n. 194.

132 1213 maggio 19: supra palatium Tridenti. Codex Wangianus, n. 140.133 1213 settembre 8: in Tridento, in palacio epi-

scopatus.Tiroler Urkundenbuch, 1/2, n. 643 = La documentazione dei vescovi, n. 197.

134 1213 novembre 21: Tridenti, in palatio episco-pali.

La documentazione dei vescovi, n. 202.

135 1213 novembre 23: in Tridento, in palacio epi-scopali.

La documentazione dei vescovi, n. 203.

136 1214 gennaio 4: in Tridento, in palatio episco-patus, in camara domini episcopi.

Codex Wangianus, n. 181.

137 1214 gennaio 7: in Tridento, in camera domi-ni episcopi.

La documentazione dei vescovi, n. 204.

138 1214 gennaio 11: Tridenti, in palatio episcopa-tus.

Le pergamene dell’Archivio, n. 22a.

139 1214 gennaio 15: Tridenti, in palatio episcopa-li, in capella Sancti Blasii.

La documentazione dei vescovi, n. 205.

140 1214 gennaio 28: in Tridento, in palatio episco-patus.

La documentazione dei vescovi, n. 206.

141 1214 febbraio 2: Tridenti, in palatio episcopa-tus.

La documentazione dei vescovi, n. 207.

142 1214 marzo 4: Tridenti, in palatio epsicopatus. La documentazione dei vescovi, n. 209.143 1214 marzo 26: in camera episcopi. Tiroler Urkundenbuch, 1/2, n. 654 = La

documentazione dei vescovi, n. 210.144 1214 marzo 31: in Tridento, in palacio episco-

pali.La documentazione dei vescovi, n. 211.

145 1214 aprile 20: in Tridento, in palatio episco-patus.

Codex Wangianus, n. 139.

146 1214 maggio 22: in Tridento, in camera domini episcopi in pallacio episcopatus sita.

Tiroler Urkundenbuch, 1/2, n. 659 = La documentazione dei vescovi, n. 214.

147 1214 giugno 27: in Tridento, in palacio episco-patus.

Tiroler Urkundenbuch, 1/2, n. 661 = La documentazione dei vescovi, n. 215.

184

148 1214 giugno 27: in Tridento, in palacio episco-patus.

Tiroler Urkundenbuch, 1/2, n. 662 = La documentazione dei vescovi, n. 216.

149 1214 luglio 9: in Tridento, in palatio episcopatus. Le pergamene dell’Archivio, n. 23.150 1214 luglio 20: in palacio episcopali. La documentazione dei vescovi, n. 217.151 1214 settembre 7: in Tridento, in capella Sancti

Blasii sita in palacio episcopali.Codex Wangianus, n. 58.

152 1214 settembre 12: Tridenti, in palatio episcopali. La documentazione dei vescovi, n. 219.153 1214 novembre 22: in Tridento, in capella pa-

latii episcopatus… in capella domini episcopi.Tiroler Urkundenbuch, 1/2, n. 666 = Co-dex Wangianus, n. 36 = La documentazio-ne dei vescovi, n. 221.

154 1214 dicembre 9: in Tridento, in palacio epi-scopali.

Tiroler Urkundenbuch, 1/2, n. 667 = La documentazione dei vescovi, n. 222.

155 1214 dicembre 15: in Tridento, in camera pala-cii episcopatus.

Tiroler Urkundenbuch, 1/2, n. 668 = La documentazione dei vescovi, n. 223.

156 1214 dicembre 30: in Tridento, in palacio epi-scopatus.

Tiroler Urkundenbuch, 1/2, n. 669 = La documentazione dei vescovi, n. 225.

157 1215 marzo 24: in Tridento, in palacio episco-patus.

La documentazione dei vescovi, n. 227.

158 1215 febbraio 27: Tridenti, in palatio episco-pali.

La documentazione dei vescovi, n. 226.

159 1215 febbraio 28: in Tridento, in palatio epi-scopali.

Codex Wangianus, n. 161.

160 1215 luglio 12: in Tridento, in palatio episco-patus.

La documentazione dei vescovi, n. 230.

161 1215 settembre 4: in Tridento, in pallacio in-feriori episcopatus, in camera domini vicedo-mini.

Codex Wangianus, n. 100.

162 1216 gennaio 7: in palatio. Tiroler Urkundenbuch, 1/2, n. 687 a, b = La documentazione dei vescovi, n. 236.

163 1216 gennaio 16: in palacio. Tiroler Urkundenbuch, 1/2, n. 687 a, b = La documentazione dei vescovi, n. 236.

164 1216 febbraio 18: in Tridento, in palacio epi-scopatus.

Codex Wangianus, n. 72.

165 1216 febbraio 18: in Tridento, in camera pala-tii episcopatus.

Codex Wangianus, n. 27.

166 1216 marzo 12: in Tridento, in palacio episco-patus.

Codex Wangianus, n. 157.

167 1216 marzo 12: in Tridento, in palatio et stu-pa episcopali.

Codex Wangianus, n. 168.

168 1216 marzo 15: in Tridento, in palatio inferio-ri episcopatus.

Le pergamene dell’Archivio, n. 25.

169 1216 marzo 30: in camera episcopi La documentazione dei vescovi, n. 244.170 1216 aprile 2: in Tridento, in palatio episcopali. La documentazione dei vescovi, n. 239.171 1216 luglio 12: in Tridento, in capella palatii

episcopatus… in Tridento, in pallatio episco-pali… in capella superiori episcopatus.

La documentazione dei vescovi, n. 245.

172 1216 luglio 12: in Tridento, in pallacio episco-patus.

La documentazione dei vescovi, n. 246.

185

173 1216 luglio 22: in palacio Tridenti. La documentazione dei vescovi, n. 247.174 1216 agosto 12: in superiori palatio capelle. La documentazione dei vescovi, n. 254.175 1217 febbraio 8: in palatio. Tiroler Urkundenbuch, 1/2, n. 687 c = La

documentazione dei vescovi, n. 236.176 1217 aprile 6: in Tridento, in palacio episco-

patus.La documentazione dei vescovi, n. 257.

177 1217 aprile 15: in Tridento, in palacio episco-pali.

Tiroler Urkundenbuch, 1/2, n. 711 = La documentazione dei vescovi, n. 258.

178 1217 aprile 26: in Tridento, in palacio episco-pali.

La documentazione dei vescovi, n. 259.

179 1217 luglio 17: in Tridento, in pallacio episco-patus, in camera domini episcopi.

La documentazione dei vescovi, n. 261.

180 1217 luglio 22: in Tridento, in palatio episco-pali.

Tiroler Urkundenbuch, 1/2, n. 715 = Co-dex Wangianus, n. 20.

181 1217 luglio 23: in Tridento, in palacio episco-pali.

Tiroler Urkundenbuch, 1/2, n. 716 = Co-dex Wangianus, n. 123.

182 1217 agosto 12: in civitate Tridentina, in supe-riori pallatio episcopatus.

Tiroler Urkundenbuch, 1/2, n. 719 = Co-dex Wangianus, n. 141.

183 1217 agosto 29: in Tridento, in palacio episco-patus.

La documentazione dei vescovi, n. 262.

184 1217 novembre 4: in Tridento, in palacio epi-scopatus.

La documentazione dei vescovi, n. 263.

185 1217 novembre 4: in Tridento, in palacio epi-scopatus.

Codex Wangianus, n. 130.

186 1218 gennaio 30: in Tridento, in palacio epi-scopatus.

Codex Wangianus, n. 127.

187 1218 gennaio 30: in palacio. Codex Wangianus, n. 127 = La documen-tazione dei vescovi, n. 266.

188 1218 febbraio 5: in Tridento, in superiori pa-lacio episcopatus.

Tiroler Urkundenbuch, 1/2, n. 730 = La documentazione dei vescovi, n. 267.

189 1218 febbraio 18: in civitate Tridenti, in came-ra domini episcopi.

Tiroler Urkundenbuch, 1/2, n. 731 = Co-dex Wangianus, n. 39.

190 1218 marzo 27: in palacio. La documentazione dei vescovi, n. 269.191 1218 marzo 27: in Tridento, in palacio episco-

patus.La documentazione dei vescovi, n. 269.

192 1218 aprile 30: in civitate Tridenti, in palatio episcopali.

Codex Wangianus, n. 94.

193 1218 maggio 26: in palatio episcopatus. Le pergamene dell’Archivio, n. 30.194 1218 giugno 27: in Tridento, in palatio episco-

pali.La documentazione dei vescovi, n. 274.

195 1218 giugno 27: in Tridento, in palacio epi-scopali.

La documentazione dei vescovi, n. 275.

196 1218 luglio 3: in Tridento, in pomario ante ca-meram palatii epsicopatus.

Tiroler Urkundenbuch, 1/2, n. 738 = La documentazione dei vescovi, n. 277.

197 1220 gennaio 24: in Tridento, in palacio epi-scopatus.

Codex Wangianus, n. 183.

198 1220 febbraio 6: in Tridento, in camera pala-cii episcopatus.

La documentazione dei vescovi, n. 259.

186

199 1220 maggio 2: in Tridento, in palacio episco-patus in camera domini ellecti.

Tiroler Urkundenbuch, 1/2, n. 763.

200 1220 maggio [24]: in Tridento, in palacio epi-scopatus.

Tiroler Urkundenbuch, 1/2, n. 762.

201 1220 settembre 15: in Tridento, in pallacio epi-scopatus, in camera domini episcopi.

Codex Wangianus, n. 35.

202 1222 marzo 12: in scala palatii episcopatus. ASTn, APV, Sezione latina, c. 37, n. 14.203 1222 agosto 5: in Tridento, in palacio episco-

patus.Tiroler Urkundenbuch, 1/2, n. 801.

204 1222 agosto 15: in palacio. Tiroler Urkundenbuch, 1/2, n. 805.205 1222 agosto 27, agosto 31: in Tridento, supra

capellam sancti Blasii de palatio episcopatus… in palatio episcopatus.

Tiroler Urkundenbuch, 1/2, n. 807.

206 1222 agosto [31]: in Tridento, in palacio epi-scopatus in camera domini episcopi.

Tiroler Urkundenbuch, 1/2, n. 810.

207 1224 aprile 28: in Tridento, in capella palacii episcopatus.

Codex Wangianus, n. 105.

208 [1224] settembre 19: in pallacio episcopatus. Tiroler Urkundenbuch, 1/2, n. 838.209 1225 marzo 3: in palatio episcopatus superiori

ante capellam domini episcopi.Ippoliti, Zatelli, Regesta, p. 50, n. 50.

210 1225 marzo 14: in civitate Tridenti, in episco-pali palacio.

Tiroler Urkundenbuch, 1/2, n. 850.

211 1225 aprile 11: Tridenti, in palacio episcopatus. La documentazione dei vescovi, n. 80.212 1225 luglio 19: in Tridento, in camera apud ca-

pellam palatii episcopatus.Tiroler Urkundenbuch, 1/2, n. 854.

213 1225 novembre 23: in camera. Tiroler Urkundenbuch, 1/2, n. 856.214 1226 gennaio 16: in Tridento, in stupa palatii

episcopatus.Tiroler Urkundenbuch, 1/2, n. 860.

215 1226 gennaio 20: in caminata pallacii ante stu-pam episcopi.

Tiroler Urkundenbuch, 1/2, n. 861.

216 1226 gennaio 20: in camera episcopi. Tiroler Urkundenbuch, 1/2, n. 862 = Co-dex Wangianus, n. 50*.

217 1226 gennaio 31: in Tridento, in superiori pala-cio in camarella palacii episopatus.

Tiroler Urkundenbuch, 1/2, n. 863.

218 1226 settembre 2: in Tridento, in camera palla-tii episcopatus Tridenti.

Codex Wangianus, n. 82*.

219 1227 marzo 1: in Tridento, super palacium epi-scopatus.

Ippoliti, Zatelli, Regesta, II, p. 1030, n. 13.

220 1227 marzo 1: in Tridento, super palacio epi-scopatus in camera domini episcopi.

Tiroler Urkundenbuch, 1/2, n. 884.

221 1227 giugno 15: in Tridento, in capella palatii. Tiroler Urkundenbuch, 1/2, n. 890.222 1229 giugno 8: in Tridento, in palacio episco-

patus.Tiroler Urkundenbuch, 1/2, n. 913.

223 1229 giugno 17: Tridenti, in palacio episcopa-tus.

Tiroler Urkundenbuch, 1/2, n. 914.

224 1230 marzo 25: in Tridento, in pallacio episco-patus.

Tiroler Urkundenbuch, 1/2, n. 929.

187

225 1230 giugno 28: in caminata palacii episcopa-tus.

Tiroler Urkundenbuch, 1/2, n. 932.

226 1230 agosto 29: in camera palatii episcopatus. Tiroler Urkundenbuch, 1/2, n. 937 = Co-dex Wangianus, n. 158.

227 1231 gennaio 2: in Tridento, in pallacio episco-patus.

Tiroler Urkundenbuch, 1/3, n. 945 = Co-dex Wangianus, n. 110.

228 1231 gennaio 5: in Tridento, in camera palatii. Tiroler Urkundenbuch, 1/3, n. 946.229 1231 gennaio 7: in Tridento, in palatio ante ca-

pellam.Tiroler Urkundenbuch, 1/3, n. 947.

230 1231 febbraio 4: in Tridento, in capella pala-tii episcopatus

Tiroler Urkundenbuch, 1/3, n. 950.

231 1231 marzo 7: in palatio episcopatus. Tiroler Urkundenbuch, 1/3, n. 951.232 1231 novembre 10: in Tridento, in pallacio epi-

scopatus.Tiroler Urkundenbuch, 1/3, n. 960

233 1232 gennaio 13: in camera pallacii episcopa-tus Tridenti.

Tiroler Urkundenbuch, 1/3, n. 967.

234 1233 aprile 19: in Tridento, in pallacio episco-patus.

Le pergamene dell’Archivio, n. 57.

235 1233 maggio 8: in civitate Tridenti, in palacio episcopatus.

Codex Wangianus, n. 184.

236 1233 settembre 10: in palacio episcopatus tri-dentini.

Ippoliti, Zatelli, Archivi Principatus Tri-dentini regesta, II, p. 895, n. 7.

237 1233 settembre 10: in palacio episcopatus Tri-dentini.

Codex Wangianus, n. 64.

238 1233 novembre 26: in Tridento, in palatio su-periori.

Tiroler Urkundenbuch, 1/3, n. 991.

239 1233 novembre 29: in Tridento, in palacio epi-scopatus.

Codex Wangianus, n. 98.

240 1233 dicembre 28: in camera pallacii episcopa-tus Tridentini.

Codex Wangianus, n. 14.

241 1233 dicembre 28: in pallatio episcopatus Tri-denti, in caminata.

Codex Wangianus, n. 18.

242 1234 maggio 16: in Tridento, in camera domi-ni episcopi.

Tiroler Urkundenbuch, 1/3, n. 1006.

243 1234 luglio 6: in palatio episcopatus Tridenti. Codex Wangianus, n. 166.244 1234 luglio 6: in palatio episcopatus Tridenti. Codex Wangianus, n. 167.245 1234 agosto 16: zu Triendt in dem bischofli-

chen saal.Tiroler Urkundenbuch, 1/3, n. 1015

246 1234 agosto 29: in Tridento, in camera palatii domini episcopi.

Codex Wangianus, n. 235 = 239.

247 1234 settembre 30: in camera palacii episcopa-tus Tridenti.

Tiroler Urkundenbuch, 1/3, n. 1017.

248 1235 marzo 27: Tridenti, in superiori palatio episcopali.

Regestum Ecclesiae Tridentinae, n. 22.

249 1235 aprile 21: in civitate Tridentina, in palla-cio episcopatus, in camera in qua iacet domi-nus episcopus.

Codex Wangianus, n. 99.

188

250 1235 giugno 6: in capella palatii episcopatus Tridentini.

Codex Wangianus, n. 147.

251 1235 giugno 24: in civitate Tridenti, in palla-cio episcopatus, in camera in qua iacet domi-nus episcopus.

Codex Wangianus, n. 97.

252 1235 luglio 8: in pallatio episcopatus Triden-ti, in camera in qua iacet dominus episcopus.

Codex Wangianus, n. 88.

253 1235 luglio 24: in camera palatii episopatus Tri-denti.

Tiroler Urkundenbuch, 1/3, n. 1030 = Le pergamene dell’Archivio, n. 59 = Docu-menti trentini, 1, n. 90.

254 1235 luglio 28: in camarra palatii episcopatus. Tiroler Urkundenbuch, 1/3, n. 1031 (in ca-minata) = Le pergamene dell’Archivio, n. 60 (camarra).

255 1235 agosto 7-9: in Tridento, in capella pala-tii episcopatus… in caminata palatii epicopa-tus Tridenti.

Le pergamene dell’Archivio, n. I.13.

256 1235 ottobre 19-1235 dicembre 1: in Tridento, in palacio episcopatus.

Die Südtiroler Notariats-Imbreviaturen, I, n. 1, 3, 4, 5.

257 1236 gennaio 3-luglio 15: in Tridento, in pala-cio episcopatus.

Die Südtiroler Notariats-Imbreviaturen, I, nn. 6, 11-16, 21, 22c, 23, 29, 30, 40, 45, 48, 51, 54 etc., 413 = Le pergamene dell’Archi-vio, n. 1.31.

258 1236 gennaio 15: in capella palatii episcopatus. Die Südtiroler Notariats-Imbreviaturen, I, n. 195.

259 1236 febbraio 16: in palacio episcopatus. Le pergamene dell’Archivio, n. I.18.260 1236 maggio 7: ante scallas palatii episcopatus. Die Südtiroler Notariats-Imbreviaturen, I,

n. 259.261 1236 giugno 27: in dicto palacio episcopatus. Le pergamene dell’Archivio, n. I.30.262 1237 febbraio 10: in Tridento, in pallatio epi-

scopatus.Tiroler Urkundenbuch, 1/3, n. 1054.

263 1237 dicembre 14: in civitate Tridenti, in su-periori palatio episcopatus ante capellam epi-scopi.

Tiroler Urkundenbuch, 1/3, n. 1067.

264 1238 aprile 11: in Tridento, in pallacio episo-patus.

Tiroler Urkundenbuch, 1/3, n. 1072.

265 1238 novembre 28: in Tridento, in superiori pallacio in camera domini episcopi.

Tiroler Urkundenbuch, 1/3, n. 1083.

266 1238 dicembre 7: Tridenti, in palacio episco-patus.

Le pergamene dell’Archivio, n. 69.

267 1238 dicembre 7: Tridenti, in palacio episco-patus.

Le pergamene dell’Archivio, n. 70.

268 1239 aprile 25: in Tridento, in palacio episco-patus.

Le pergamene dell’Archivio, n. 71.

269 1239 aprile 25: in Tridento, in caminata domini episcopi in palacio.

Le pergamene dell’Archivio, n. 72.

270 1239 maggio 12: in Tridento, in capella eccle-sie Sancti Blasii.

Codex Wangianus, n. 22*.

271 1240-1247: in Tridento, in palacio episcopatus. Le pergamene dell’Archivio, n. I.38.

189

272 1240 marzo 9: in Tridento, in palacio episco-patus.

Codex Wangianus, n. 187.

273 1240 marzo 9: in Tridento, in palacio episco-patus.

Codex Wangianus, n. 188.

274 1240 aprile 27: in palatio episcopatus Tridenti. Ippoliti Zatelli, Archivi Principatus Triden-tini regesta, p. 59, n. 2.

275 1240 agosto 28: in pallacio episcopatus Triden-ti.

Codex Wangianus, n. 88*.

276 1240 agosto 29: in Tridento, in pallatio episco-patus.

Le pergamene dell’Archivio, n. 74.

277 1240 dicembre 14: in pallacio Tridenti coram domino Ezelino iudice.

Tiroler Urkundenbuch, 1/3, n. 1122.

278 1240 dicembre 28: in camera palacii episcopa-tus Tridentini.

Codex Wangianus, n. 65.

279 1240 dicembre 14: in pallacio Tridenti. Tiroler Urkundenbuch, 1/3, n. 1123.280 1241 maggio 30: in Tridento, in palacio episco-

patus.Codex Wangianus, n. 134.

281 1241 giugno 24: in Tridento, in palacio episco-patus.

Tiroler Urkundenbuch, 1/3, n. 1135 = Co-dex Wangianus, n. 131.

282 1241 giugno 24: in Tridento, in palacio episco-patus.

Tiroler Urkundenbuch, 1/3, n. 1136 = Co-dex Wangianus, n. 132/a.

283 1241 giugno 25: in Tridento, in palacio episco-patus.

Tiroler Urkundenbuch, 1/3, n. 1136 = Co-dex Wangianus, n. 132/b.

284 1241 agosto 3: in Tridento, in palatio episcopa-tus… apud scalam.

Le pergamene dell’Archivio, n. 77.

285 1241 agosto 6: in Tridento, in palacio episopa-tus.

Tiroler Urkundenbuch, 1/3, n. 1139 = Co-dex Wangianus, n. 133.

286 1241 agosto 8: in Tridento, in palacio episco-patus.

Le pergamene dell’Archivio, n. I.36.

287 1241 ottobre 16: Tridenti, in palacio episcopa-tus.

Tiroler Urkundenbuch, 1/3, n. 1142 = Co-dex Wangianus, n. 237.

288 1241 ottobre 16: in Tridento, in palacio episco-patus.

Le pergamene dell’Archivio, n. I.36.

289 1242 febbraio 4: Tridenti, in pallacio episcopa-tus.

Codex Wangianus, n. 76*.

290 1242 febbraio 7: Tridenti, in palacio episopa-tus.

Regestum Ecclesiae Tridentinae, n. 28 = Ti-roler Urkundenbuch, 1/3, n. 1125.

291 1242 luglio 26: in palacio episcopatus. Die Südtiroler Notariats-Imbreviaturen, 2, n. 238a.

292 1243 luglio 7: in palacio episcopatus Tridenti. Tiroler Urkundenbuch, 1/3, n. 1160.293 1244 marzo 15: in Tridento, in palacio episco-

patus.Codex Wangianus, n. 106.

294 1244 gennaio 27: in Tridento, in palatio episco-patus.

Le pergamene dell’Archivio, n. 84.

295 1244 giugno 4: in Tridento, in palacio episco-patus.

Le pergamene dell’Archivio, n. 88.

296 124(5) marzo 20: in Tridento, in pallacio epi-scopatus.

Tiroler Urkundenbuch, 1/3, n. 1185.

190

297 1245 ottobre 29: in Tridento, in pallacio episo-patus Tridenti in camera.

Tiroler Urkundenbuch, 1/3, n. 1194.

298 1245 giugno 11: Tridenti, in palatio episcopa-tus… capelle Sancti Blasii.

Le pergamene dell’Archivio, n. 90.

299 1246 marzo 31: in Tridento, in pallacio episco-patus.

Tiroler Urkundenbuch, 1/3, n. 1198.

300 1246 agosto 21: in Tridento, in camera palacii episcopatus.

Tiroler Urkundenbuch, 1/3, n. 1201.

301 1246 agosto 21: in Tridento, in camera palacii episopatus.

Tiroler Urkundenbuch, 1/3, n. 1202.

302 1247 ottobre 26: in Tridento, in palacio episo-patus.

Regestum Ecclesiae Tridentinae, n. 41 = Ti-roler Urkundenbuch, 1/3, n. 1210.

303 1247 novembre 22: Tridenti, in pallacio episco-patus.

Tiroler Urkundenbuch, 1/3, n. 1213.

304 1247 dicembre 8: in camera pallacii episcopa-tus.

Tiroler Urkundenbuch, 1/3, n. 1215 = Co-dex Wangianus, n. 16*.

305 1248 aprile 2: Tridenti, in palatio episcopatus. Regestum Ecclesiae Tridentinae, n. 42.306 1248 dicembre 11: Tridenti, in palatio sueprio-

ri episcopatus.Regestum Ecclesiae Tridentinae, n. 43.

307 1249 gennaio 13: Tridenti, in palatio episcopa-tus.

Regestum Ecclesiae Tridentinae, n. 44.

308 1252 aprile 24: Tridenti, in palacio episcopatus. Le pergamene dell’Archivio, n. 77.309 1252 giugno 8: in Tridento in palacio episco-

patus.Tiroler Urkundenbuch, 1/3, n. 1272.

310 1252 agosto 11: Tridenti, in palatio superiori episcopatus.

Le pergamene dell’Archivio, n. 101.

311 1252 luglio 5: Tridenti, in palacio episcopatus. Le pergamene dell’Archivio, n. 104.312 1254 febbraio 6: in Tridento, in stupa palatii

episcopatus.Regestum Ecclesiae Tridentinae, n. 52.

313 1254 febbraio 10: in Tridento, in stupa palatii episcopatus.

Regestum Ecclesiae Tridentinae, n. 53.

314 1255 giugno 2: in camera domini episcopi infra-scripti, super pallacium episcopatus Tridenti.

Codex Wangianus, n. 5*.

315 1255 giugno 5: in Tridento, in palatio episco-patus.

Ippoliti, Zatelli, Archivi Principatus Tri-dentini regesta, 1, p. 41, n. 21.

316 1255: Tridenti, in palatio. Regestum Ecclesiae Tridentinae, n. 59.317 1256: in palatio interno domini episcopi. Ippoliti, Zatelli, Archivi Principatus Tri-

dentini regesta, 1, p. 39, n. 2.318 1258: in palacio episcopatus Tridenti. Ippoliti, Zatelli, Archivi Principatus Triden-

tini regesta. Miscellanea I e II, p. 23, n. 36.319 1259: Tridenti, in palatio episcopatus. Ippoliti, Zatelli, Archivi Principatus Tri-

dentini regesta, 1, p. 37, n. 6.320 1259: in Tridento, super scalam palatii episco-

patus.Die Regesten der Grafen, 1, n. 663.

321 1259: Tridenti, in palacio episcopatus. Die Südtiroler Notariats-Imbreviaturen, 2, n. 582.

322 1259: in pallacio Tridentino. Codex Wangianus, n. 39*.323 1259: in pallacio Tridentino. Codex Wangianus, n. 40*.

191

324 1259: in pallacio Tridentino. Codex Wangianus, n. 41*.325 1262: im bischöflichen Palast. Die Regesten der Grafen, 1, n. 698.326 1262: in palatio episcopatus superiori. Regestum Ecclesiae Tridentinae, n. 66.327 1262: in palatio episcopali, in canonica domi-

ni episcopi.Regestum Ecclesiae Tridentinae, n. 68.

328 1262: in Tridento, in palatio episcopatus. Codex Wangianus, n. 143.329 1262: Tridenti, in palatio episcopatus. Ippoliti, Zatelli, Archivi Principatus Tri-

dentini regesta, p. 36, n. 5.330 1263: in palacio episcopatus, in capella episco-

pali… super altare Sancti Blasii eiusdem ca-pelle nomine Sancti Vigilii, patroni nostri ac eiusdem ecclesie.

Codex Wangianus, n. 144.

331 1263: in Tridento, in palacio episcopatus. La documentazione dei vescovi, n. 131.332 1263: in Tridento, in palatio episcopatus. Ippoliti, Zatelli, Archivi Principatus Tri-

dentini regesta, p. 50, n. 51.333 1264: in Tridento, in palatio episcopatus. Ippoliti, Zatelli, Archivi Principatus Tri-

dentini regesta, p. 40, n. 18.334 1264: in Tridento, in palatio episcopatus. Ippoliti, Zatelli, Archivi Principatus Tri-

dentini regesta, p. 41, n. 19.335 1264: Tridenti, in palatio episcopali. Regestum Ecclesiae Tridentinae, n. 77.336 1265: Tridenti, in palatio episcopatus. Regestum Ecclesiae Tridentinae, n. 81.337 1266: Tridenti, in palatio episcopatus. Regestum Ecclesiae Tridentinae, n. 88.338 1266: in Tridento, in curtivo palatii episcopa-

tus.Ippoliti, Zatelli, Archivi Principatus Tri-dentini regesta, p. 60, n. 4.

339 1267: Tridenti, in palatio episcopatus. Die Regesten der Grafen, 1, n. 773.340 1267: Tridenti, in palacio inferiori. Die Regesten der Grafen, 1, n. 775.341 1267: Tridenti, in pallacio episcopatus. Die Regesten der Grafen, 1, n. 786/1.342 1268: in civitate Tridenti, super pallatium do-

mini Egenonis.Die Regesten der Grafen, 1, n. 808.

343 1269: in Tridento, in palatio episcopatus. Die Regesten der Grafen, 1, n. 827.344 1272: Tridenti, in palacio episcopatus. Die Regesten der Grafen, 2/1, n. 64.345 1272: ad piscariam ad plateam communis su-

per bancha ante palatium episcopatus.Die Südtiroler Notariats-Imbreviaturen, 2, n. 574.

346 1273: Tridenti, in palatio episcopatus. Le pergamene dell’Archivio, n. III.1.347 1276: Tridenti, super palacium episcopatus. Die Regesten der Grafen, 2/1, n. 183.348 1277: Tridenti, in palacio episcopatus. Codex Wangianus, n. 149.349 1281: domum muratam et canipam cum quo-

dam brolo, horto et viridario iuris episcopatus in civitate Tridenti retro palatium episcopatus.

Ippoliti, Zatelli, Archivi Principatus Tri-dentini regesta, I, p. 80, n. 67.

350 1283: Tridenti, in palatio episcopatus. Die Regesten der Grafen, 2/1, n. 443.351 1285: Tridenti, in palacio episcopatus. Die Regesten der Grafen, 2/1, n. 451.352 1285: Tridenti, in palacio episcopatus. Die Regesten der Grafen, 2/1, n. 462.353 1285: Tridenti, in palacio episcopatus. Die Regesten der Grafen, 2/1, n. 467.354 1286: Tridenti, in palacio episcopatus. Die Regesten der Grafen, 2/1, n. 489.355 1286: Tridenti, in palacio episcopatus. Die Regesten der Grafen, 2/1, n. 490.356 1286: Tridenti, in palacio episcopatus. Die Regesten der Grafen, 2/1, n. 492.

192

357 1286: Tridenti, in palacio episcopatus. Die Regesten der Grafen, 2/1, n. 502.358 1286: Tridenti, in palacio episcopatus. Die Regesten der Grafen, 2/1, n. 503.359 1286: Tridenti, in palacio episcopatus. Die Regesten der Grafen, 2/1, n. 512.360 1286: Tridenti, in palacio episcopatus. Die Regesten der Grafen, 2/1, n. 520.361 1287: Tridenti, in palacio episcopatus. Die Regesten der Grafen, 2/1, n. 523.362 1287: Tridenti, in palacio episcopatus. Die Regesten der Grafen, 2/1, n. 524.363 1287: Tridenti, in palacio episcopatus. Die Regesten der Grafen, 2/1, n. 525.364 1287: Tridenti, in palacio episcopatus. Die Regesten der Grafen, 2/1, n. 527.365 1287: Tridenti, in palacio episcopatus. Die Regesten der Grafen, 2/1, n. 531.366 1287: Tridenti, in palacio episcopatus. Die Regesten der Grafen, 2/1, n. 532.367 1287: Tridenti, in palacio episcopatus. Die Regesten der Grafen, 2/1, n. 533.368 1287: Tridenti, in palacio episcopatus. Die Regesten der Grafen, 2/1, n. 536.369 1287: Tridenti, in palacio episcopatus. Die Regesten der Grafen, 2/1, n. 543.370 1287: Tridenti, in palacio episcopatus. Ippoliti, Zatelli, Archivi Principatus Tri-

dentini regesta, 1, p. 544, n. 2.371 1287: in Tridento in palacio episcopatus. Ippoliti, Zatelli, Archivi Principatus Tri-

dentini regesta, 1, p. 545, n. 2.372 1288: Tridenti, in palatio episcopatus. Le pergamene dell’Archivio, n. 176.373 1288: in superiori palacio episcopatus. Ippoliti, Zatelli, Archivi Principatus Tri-

dentini regesta, 1, p. 380, n. 6.374 1288: Tridenti, in palacio episcopatus. Ippoliti, Zatelli, Archivi Principatus Tri-

dentini regesta, 1, p. 544, n. 2.375 1290: Tridenti, in palatio episcopatus. Regestum Ecclesiae Tridentinae, nn. 146-

150.376 1293: Andreas custos pallacii Tridentini.377 1293: Tridenti, in palatio episcopatus. Regestum Ecclesiae Tridentinae, n. 158.378 1293: Tridenti, in palatio episcopatus. Regestum Ecclesiae Tridentinae, n. 159.379 1294: Tridenti, in palatio episcopatus. Regestum Ecclesiae Tridentinae, nn. 162-

166.380 1294: Tridenti, in palatio episcopatus. Regestum Ecclesiae Tridentinae, nn. 168-

169.381 1295: in Tridenti, in palacio episcopatus. Ippoliti, Zatelli, Archivi Principatus Tri-

dentini regesta. Miscellanea I e II, p. 30, n. 45.

382 1296: Tridenti, in palatio episcopatus. Regestum Ecclesiae Tridentinae, n. 177.383 1296: Tridenti, in pallatio episcopatus. Regestum Ecclesiae Tridentinae, n. 178.384 1302: Tridenti, in palatio episcopatus. Regestum Ecclesiae Tridentinae, n. 203.385 1302: sup(ra) palacium [...] in Tridento. Ippoliti, Zatelli, Archivi Principatus Tri-

dentini regesta. Miscellanea I e II, p. 41, n. 60.

386 1303: Tridenti, apud scalas palatii episcopatus. Regestum Ecclesiae Tridentinae, n. 206.387 1303: Iohannes auctoritate imperiali ex conces-

sione et auctoritate mihi concessa a Girardo de Bononia iudice et vicario rationem facente in palacio tridentino per venerabilem in Christo patrem dominum Enricum episcopum.

Ippoliti, Zatelli, Archivi Principatus Tri-dentini regesta, 2, p. 1486, n. 83.

193

388 1303: de una domo murata cum canipa etc. ia-cente in Tridento, retro palacium episcopatus.

Ippoliti, Zatelli, Archivi Principatus Tri-dentini regesta, 2, p. 1111, n. 101.

389 1303: Tridenti, in episcopali palacio. Ippoliti, Zatelli, Archivi Principatus Tri-dentini regesta. Miscellanea I e II, p. 43, n. 63.

390 1305: Tridenti, super scalis palatii episcopatus. Regestum Ecclesiae Tridentinae, n. 216.391 1307: Tridenti, prope palatium episcopatus. Ippoliti, Zatelli, Regesta, 2, p. 1056, n. 44.392 1307: Tridenti, in episcopali palacio. Codex Wangianus, n. 69*.393 1307: Tridenti, in episcopali pallacio. Codex Wangianus, n. 12*.394 1307: Tridenti, in pallacio episcopatus. Codex Wangianus, n. 78* (= 79*).395 1307: Tridenti, in episcopali palacio. La documentazione dei vescovi, n. 131.396 1307: Tridenti, in palatio episcopatus. Regestum Ecclesiae Tridentinae, n. 222.397 1307: Tridenti, in platea comunis Tridenti pro-

pe scalas palatii episcopatus.Regestum Ecclesiae Tridentinae, n. 225.

194

1. Pianta complessi-va dell’antico palatium episcopatus. A sinistra la torre di piazza, nel mezzo l’edificio noto come palazzo Pretorio e sulla destra la zona in cui si trovava l’appar-tamento vescovile cita-to ancora nel 1262 co-me domus canonica e la cappella palatina di San Biagio. Quest’ul-tima, con quella sotto-stante di San Giovanni Battista, costituisce la parte inferiore del Ca-stelletto

2. Disegno della bifora messa in luce nel 1884 sulla parete settentrio-nale di palazzo Preto-rio. Lo scoprimento di questa prima polifora romanica destò già al-lora l’interesse per un ripristino dell’aspet-to romanico del pala-tium episcopatus, il che sarebbe avvenuto solo nel secolo seguente

195

3. Facciata di palazzo Pretorio negli anni Venti del XX secolo, dopo che le prime polifore romaniche erano già state parzialmente scoperte, ma non ancora ripristinate

4. Teorie di polifore sulla facciata di palazzo Pretorio, lato piazza Duomo, ricostruite durante i lavori di restauro del 1963/64

196

5. Facciata di palazzo Pretorio dopo gli interventi di restauro del 1963-1964, i quali ripristi-narono quasi completamente la facies romanica del palatium episcopatus

6. Merli a coda di rondine a co-ronamento di palazzo Preto-rio (ricostruiti nel 1963-1964) e del Castelletto (originali)

197

7. Sezione del Castelletto con indicazione dei piani di calpestio originari e di quelli moderni. Nella parte inferiore la cappella di San Giovanni, sopra di essa quella palatina di San Biagio e in cima la grande sa-la finestrata aggiuntavi probabilmente già a metà del XII secolo

198

8. Fianco meridionale del Castelletto. Le grandi finestre della nuova sacrestia furono aperte nel 1739 in occasione dell’abbassamento del pavimento della cappella di San Biagio, che già nel 1584 era stata tra-sformata in sacrestia dell’adiacente duomo

199

9-11. Dettagli del Castelletto con le aperture finestrate risalenti alla prima fase edilizia del 1068-1071, le aperture cinquecentesche e l’abside

200

12. Al penultimo piano del Castelletto è possibile osservare il punto preciso in cui quest’ultimo si appoggia sul punto apicale dell’antica basilica vigiliana, in particola-re sul coro udalriciano del secondo quar-to dell’XI secolo

13. Corridoio raggiungibile dal penulti-mo piano del Castelletto, il quale separa il corpo di fabbrica del Castelletto stesso da quello del coro della nuova cattedrale in-cominciata nel 1212

201

14. La parete esterna meridionale del Castelletto e il coro del duomo che vi si appoggia, tamponando del resto una quarta trifora presente all’ultimo piano del Castelletto (le sue tracce sono rilevabili dall’in-terno dell’ambiente). Anche questa circostanza suggerisce che la pianificazione del duomo vanghiano e dell’ultimo piano del Castelletto sia da assegnare ad epoche (e maestranze) diverse

202

15. Veduta del ‘palazzo Nuovo’ di Stenico e delle sue polifore. Datato normalmente al tempo del ve-scovo Federico Vanga (1207-1218), esso è da riferire piuttosto al suo predecessore Alberto da Campo (1184-1188)

203

16. Sulla parete orientale di palazzo Pretorio, a pochi metri dall’affusto della torre di piazza, cui il pa-lazzo stesso si addossa, si trovano queste tre finestrelle romaniche, rimesse in luce e integrate durante i lavori di restauro del 1963-1964. Esse sono probabilmente riferibili ad una “capella in sala domini epi-scopi” citata già nel 1160, il che potrebbe costituire un elemento importante per una datazione della fa-se pienamente romanica del palazzo vescovile alla metà del XII secolo

301

Didascalie delle tavole

1. Franz Hogenberg, Tridentum Trient, Köln, Gottfried von Kempen [et al.], 1581-1621, calcografia Trento, Biblioteca comunale, TG 1 e 14

2. nicolò Dorigati (Trento, notizie 1691-1748). Bombardamento di Trento nel 1703, databile 1711/1713, olio su tela

Trento, Museo Diocesano Tridentino, Inv. n. 532

3. ignoto, San Francesco col Crocifisso e la piazza del duomo di Trento, datato 1630, olio su tela Trento, Museo Diocesano Tridentino, Inv. n. 1957

4. Trento, Torre e Casa Rella, Nürnberg, Lehrburger, 1910-1920, cartolina illustrata Trento, Biblioteca comunale, TIC511-2696

5. Trento - Torre del Duomo, Torino, Garofolo, 1942, cartolina illustrata Trento, Biblioteca comunale, TIC511-1141

6a. giuseppe canella, Veduta di piazza del duomo a Trento, 1835, olio su tela Trento, Soprintendenza per i beni storico-artistici, librari e archivistici della Provincia autonoma di

Trento6b. ruDolF von alt, Veduta di piazza del duomo a Trento, 1865, acquarello Wien, Graphische Sammlung Albertina

7a. ruDolF bernt, Veduta di piazza del duomo a Trento, 1890, acquarello Trento, Biblioteca comunale7b. george belton Moore, Cathedral - Trent, disegno di Angelo Quaglio London: s. n.: 1850, litografia Trento, Biblioteca comunale, TI 1 e 045

8a. atelier stengel, Veduta di piazza del Duomo a Trento, 1897, fotografia 8b. Fratelli alinari, Veduta di piazza del Duomo a Trento, 1905, fotografia

9a. sergio perDoMi, Facciata est di Palazzo Pretorio, Via Garibaldi, Trento Trento, Archivio fotografico provinciale, n. 927619b. sergio perDoMi, Particolare della facciata di palazzo Pretorio, P.zza Duomo, Trento Trento, Archivio fotografico provinciale, n. 92758

10a. Veduta d’insieme di piazza Duomo con la torre di piazza, palazzo Pretorio e il Castelletto 10b. Veduta del Castelletto dalla cella campanaria della torre di piazza

11. Trento, torre di piazza, prospetto ovest su Piazza Duomo

12. Trento, torre di piazza, sezione D-D e legenda dei periodi

13a. Pianta della città di Trento con le diverse cinte murarie di epoca romana, carolingia e vanghiana 13b. Topografia della zona di Porta Veronensis e del sedimen della strada romana sotto l’antico palatium

episcopatus. Le mura romane che attraversano la piazza (linea rossa) costituivano nel Medioevo (fi-no a metà XIII) la probabile delimitazione settentrionale del quartiere attestato, nel 1205, come ca-strum sancti Vigilii

302

14. Particolare della planimetria del duomo di Trento riportante le fasi edilizie fino agli interventi del vescovo Altemanno. In grigio gli interventi edilizi del vescovo Udalrico II (1022-1055) e il sacello poi cassato dalla costruzione della parte inferiore del Castelletto. Quest’ultimo, benché ultimato già nel 1071, è assegnato erroneamente alla successiva fase, dovuta al vescovo Altemanno (1124-1149) e terminata nel 1145 (giallo)

15. Trento, Porta Veronensis. Pianta delle strutture messe in luce dagli scavi (1987-1995) e oggi visibili nell’area archeologica. La numerazione corrisponde a quella presente nell’articolo

16a. Trento, Porta Veronensis. I due pilastri della facciata meridionale della porta con le basi in stile at-tico e decorazione con lesene scanalate

16b. Trento, Porta Veronensis. La corte compresa fra le due facciate della porta. Sul fondo, oltre i due pi-lastri meridionali, la cortina muraria eretta a chiusura in età tardo antica

17a. Trento, Porta Veronensis. I due pilastri della facciata settentrionale della porta. Quello centrale è preceduto dal grande basamento per il monumento onorario

17b. Trento, Porta Veronensis. Il blocco di fondazione della torre civica evidenziato in rapporto agli ele-menti della porta

18a. Trento, Porta Veronensis. In primo piano, il basamento per il monumento onorario. Parzialmente visibile il pilastro centrale. In secondo piano, il pilastro esterno e altre strutture pertinenti il settore occidentale della porta

18b. Trento, Porta Veronensis. I lastroni modanati del fondo della fontana antistante il monumento ono-rario

19a. Trento, Porta Veronensis. Le pietre del pavimento stradale con solchi carrai e marciapiede, residuo del fornice orientale della porta

19b. Trento, Porta Veronensis. Il basamento del torrione poligonale con, in secondo piano, i due gradini residuo della scala a chiocciola interna. Sulla sinistra l’attacco del muro di cinta della città

20a. Trento, Porta Veronensis. Il pilastro esterno della facciata settentrionale affiancato dall’andito di ac-cesso al torrione

20b. Trento, Porta Veronensis. Frammento di trabeazione con lesena scanalata sormontata da capitello corinzio e frontone a timpano

21a. Trento, torre di piazza. bartoloMeo Da riMini, La campana detta della ‘Guardia’, 149921b. Trento, torre di piazza. bartoloMeo Da riMini, La campana detta della ‘Guardia’, 1499, particola-

re con l’aquila, stemma del Comune di Trento21c. Trento, torre di piazza. bartoloMeo Da riMini, La campana detta della ‘Guardia’, 1499, particola-

re con figura di vescovo benedicente

22a. Trento, torre di piazza. bartoloMeo Da riMini, La campana detta della ‘Guardia’, 1499, particola-re con la sottoscrizione di Bartolomeo da Rimini

22b. Trento, torre di piazza. bartoloMeo Da riMini, La campana detta della ‘Guardia’, 1499, particola-re con il Simonino e i nomi dei consoli

23a. Trento, torre di piazza. leonarDo MaFFei, La campana detta della ‘Renga’, 178923b. Trento, torre di piazza. leonarDo MaFFei, La campana detta della ‘Renga’, 1789, particolare23c. Trento, torre di piazza. leonarDo MaFFei, La campana detta della ‘Renga’, 1789, medaglione con

l’aquila di Trento

303

24a. Trento, torre di piazza. Disegno schematico con indicazione del coronamento e della fascia rossa sotto i mensoloni, 1654

Trento, Biblioteca comunale, Fondo manoscritti, BCT1-238624b. Trento, torre di piazza. Il sottoarco della finestra orientale della torre con la raffigurazione di un fio-

re d’acanto, dopo il restauro

25. annibale apollonio, Prospetto della torre di piazza, 1897 Trento, Archivio storico del Comune, ACT3.8-VII.137.1897

26a. paolo leonarDi, Mostranza per il prospetto della civica torre a mattina, 1855 Trento, Archivio storico del Comune, ACT3.8-VII.22.185526b. annibale apollonio, Disegno della riquadrature a colori da eseguirsi ai quadranti dell’orologio, 1897 Trento, Archivio storico del Comune, ACT3.8-VII.137.1897

27a. Trento, torre di piazza. Vista generale della prigione del settimo livello, con il solaio restaurato in legno 27b. Trento, torre di piazza. Vista generale del terzo livello, con la nuova scala di risalita

28a. Trento, torre di piazza. Crocifisso dipinto, al settimo livello28b. Trento, torre di piazza. Porta della cella al terzo livello

29a. Trento, torre di piazza. Affresco rinvenuto al terzo livello sulla parete nord, con datazione 167629b. Trento, torre di piazza. Scritte del XIX secolo rinvenute sulla parete nord

30. Sezione dell’edificio delle carceri cittadine, 1807 Trento, Biblioteca comunale, Fondo iconografico, A/5/a/5/1

31a. Portale del palazzo Pretorio, particolare Trento, palazzo Thun31b. Disegno raffigurante il portale del palazzo Pretorio formato con le colonne dell’antica loggia, sor-

montate dalle statue della Giustizia e della Verità, 1807 Trento, Biblioteca comunale, Fondo iconografico, A/5/a/5/5

32. giuseppe anDers, Torre civica con palazzo Pretorio, disegno, 1930 circa Trento, Biblioteca comunale, Fondo iconografico, T I 2 f 20

1

2

3

4

5

6

a

b

7

a

b

8

a

b

9

a

b

10

a

b

11

12

13

a

b

14

15

16

a

b

17

a

b

18

a

b

19

a

b

20

a

b

21

a

b - c

22

a

b

23

a

b - c

24

a

b

25

26

a

b

27

a

b

28

a

b

29

a

b

30

31

a

b

32

337

Fonti e bibliografia

ADTn Trento, Archivio Diocesano

APTn Trento, Archivio provinciale

ASCTn Trento, Archivio storico del Comune

ASR Rimini, Archivio di Stato

ASTn Trento, Archivio di Stato

BCTn Trento, Biblioteca comunale

BSBTn Trento, Fondazione Biblioteca di San Bernardino

Giovanni Battista a Prato, Note sulla definizione dello stemma e del gonfalone della Provincia auto-noma di Trento, in Per padre Frumenzio Ghetta, pp. 41-71.

Giuseppe Alberti, La più antica veduta di Trento: acquarello di Alberto Dürer. Note e confronti con il-lustrazioni, Trento, Zippel, 1898.

Aldo Alberti Poja, Castellaro Mantovano. Un feudo extraterritoriale del Principato di Trento, Trento, Società per gli Studi Trentini, 1950 (Collana di monografie regionali, 10).

Allgemeines Lexikon der bildenden Künstler von der Antike bis zur Gegenwart, herausgegeben von Ulrich Thieme, Felix Becker, Leipzig, Engelmann [poi] Seemann, 1907-1950.

Francesco Ambrosi, Trento e il suo circondario descritti al viaggiatore, Trento, Zippel, 1881.

Giancarlo Andenna, Honor et ornamentum civitatis. Trasformazioni urbane a Novara tra XIII e XVI secolo, in Museo Novarese. Documenti, studi e progetti per una nuova immagine delle collezioni civiche, a cura di Maria Laura Tomea Gavazzoli, Novara, Comune; Istituto Geografico De Ago-stini, 1987, pp. 50-73.

Giancarlo Andenna, La simbologia del potere nelle città comunali lombarde: i palazzi pubblici, in Le forme della propaganda politica nel Due e nel Trecento: relazioni tenute al Convegno internazio-nale organizzato dal Comitato di studi storici di Trieste, dall’École française de Rome e dal Dipar-timento di storia dell’Università degli studi di Trieste, Trieste, 2-5 marzo 1993, a cura di Paolo Cammarosano, Roma, Ecole Française de Rome, 1994, pp. 369-393.

Franco Angiolini, La pena della galera nella Toscana moderna (1542-1750), in Carceri, carcerieri, car-cerati. Dall’antico regime all’Ottocento. Seminario di studi, Castello Visconti di San Vito, Somma Lombardo, 14-15 dicembre 2001, a cura di Livio Antonielli, Soveria Mannelli (CZ), Rubbetti-no, 2006, pp. 79-115.

L’antica basilica di San Vigilio in Trento: storia archeologia reperti, a cura di Iginio Rogger, Enrico Ca-vada, Trento, Museo Diocesano Tridentino, 2001.

Quinto Antonelli, Storie da quattro soldi. Canzonieri popolari trentini, Trento, Museo del Risorgi-mento e della lotta per la libertà, 1988.

338

Quinto Antonelli, W.A.B.L. Epigrafia popolare alpina, prefazione di Attilio Bartoli Langeli, Tonadi-co (TN), Ente parco naturale Paneveggio Pale di San Martino, 2006.

Luisa Anzoletti, Per l’annunziato dono delle campane a Trento e a Trieste, in “Alba trentina”, 1 (1920), pp. 19-20.

Archeologia dell’architettura: metodi e interpretazioni, a cura di Gian Pietro Brogiolo, Aurora Ca-gnana, Firenze, all’Insegna del Giglio, 2012.

Architetture medievali del Garda bresciano: analisi stratigrafiche, a cura di Gian Pietro Brogiolo, Bre-scia, Grafo, 1989, catalogo della mostra: Salò (BS), 1989.

Nicola Artini, Antonio Giongo: le commissioni consolari e l’intervento a palazzo Tabarelli a Trento (1780-1796), in I Giongo di Lavarone: botteghe e cantieri del Settecento in Trentino, a cura di Mo-rena Bertoldi, Luciana Giacomelli, Roberto Pancheri, Trento, Provincia. Servizio beni cultura-li. Ufficio beni storico-artistici; Lavarone, Comune. Assessorato alla cultura, 2005, pp. 140-153.

Nicola Artini, Antonio Gresta (1671-1727) pittore trentino: fonti, opere, nuove attribuzioni, tesi di specializzazione, relatore Emilia Calbi, Università degli Studi di Bologna, a. acc. 2002-2003.

Nicola Artini, Il mito di Paride del pittore Antonio Gresta per casa Pilati Donati a Trento, in “Studi Trentini di Scienze Storiche. Sezione seconda”, 86 (2007), pp. 135-160.

Nicola Artini, Una nuova proposta per la lettura iconografica dell’affresco di Antonio Gresta sulla vol-ta del salone di palazzo Pizzini ad Ala, in “I Quattro Vicariati e le zone limitrofe”, 49 (2005), n. 97, pp. 84-94.

Valerio Ascani, La bottega dei Bigarelli scultori ticinesi in Toscana e in Trentino nel Duecento, sulla scia degli studi di Mario Salmi, in Mario Salmi, storico dell’arte e umanista: atti della giornata di studio, Roma, palazzo Corsini, 30 novembre 1990, Spoleto (PG), Centro italiano di studi sull’Al-to Medioevo, 1991, pp. 107-134.

Valerio Ascani, Le fabbriche di Federico Vanga: committenza e artisti, in Un vescovo, la sua cattedrale, il suo tesoro. La committenza artistica di Federico Vanga (1207-1218), a cura di Marco Collareta, Domenica Primerano, Trento, Museo Diocesano Tridentino, 2012, pp. 93-105.

Karl Ausserer, Schloß Stenico in Judikarien (Südtirol). Seine Herren und seine Hauptleute, Wien, Ge-rold & Co. 1907.

Elisabetta Baggio Bernardoni, Notiziario archeologico: Trento-Piazza Duomo, Porta Veronensis, in “Aquileja Nostra”, 49 (1988), coll. 415-418.

Elisabetta Baggio Bernardoni, La porta Veronensis, in Storia del Trentino, 2, pp. 347-361.

Elisabetta Baggio Bernardoni, Trento. Piazza Duomo: Porta Veronensis, in “Bollettino di Archeolo-gia”, 4 (1990), pp. 39-40.

Francesco Vigilio Barbacovi, Vindiciae Tridentinorum Principis adversus Magistratum municipalem tridentinum, Trento, Monauni, 1774.

Attilio Bartoli Langeli, La documentazione degli stati italiani nei secoli XIII-XV: forme, organizzazio-ne, personale, in Culture et idéologie dans la génèse de l’État moderne. Actes de la table ronde, 15-17 octobre 1984, organisée par le Centre national de la recherche scientifique et l’Ècole françai-se de Rome, Roma, École française de Rome, 1985), pp. 35-55 (edito anche in Le scritture del co-mune. Amministrazione e memoria delle città nei secoli XII e XIII, a cura di Giuliana Albini, To-rino, Scriptorium, 1998, pp. 155-171).

339

Attilio Bartoli Langeli, Daniele Marchesini, I segni della città. Parma nell’antico regime, in “Storia urbana”, 34 (1986), pp. 5-9.

Cristina Bassi, L’anfiteatro di Tridentum, in La forma della città e del territorio 3, a cura di Lorenzo Quilici, Stefania Quilici Gigli, Roma, L’Erma di Bretschneider, 2006 (Atlante tematico di to-pografia antica, 15), pp. 7-18.

Cristina Bassi, La città di Trento in epoca romana. L’impianto fognario: scavi 1994-1996, in Architet-tura e pianificazione urbana nell’Italia antica, a cura di Lorenzo Quilici, Stefania Quilici Gigli, Roma, Quasar, 1997 (Atlante tematico di topografia antica, 6), pp. 215-227.

Cristina Bassi, Le domus extra moenia di Tridentum. Aspetti urbanistico-architettonici e modalità di acquisizione dei dati di scavo, in Intra illa moenia domus ac penates (Liv. 2, 40, 7). Il tessuto abi-tativo nelle città romane della Cilsapina [sic]: atti delle Giornate di studio (Padova, 10-11 apri-le 2008), a cura di Matteo Annibaletto, Francesca Ghedini, Roma, Quasar, 2009, pp. 143-159.

Cristina Bassi, Nuovi dati sulla fondazione e l’impianto urbano di Tridentum, in Forme e tempi dell’ur-banizzazione nella Cisalpina: 2. secolo a. C. - 1. secolo d. C.: atti delle giornate di studio, Torino, 4-6 maggio 2006, a cura di Luisa Brecciaroli Taborelli. Borgo San Lorenzo (FI), all’Insegna del Gi-glio, 2007, pp. 51-59.

Marta Bazzanella, Giovanni Kezich, Le scritte dei pastori. Etnoarcheologia della pastorizia in val di Fi-emme, Mantova, Società archeologica padana, 2013 (APSAT, 8).

Cesare Beccaria, Dei delitti e delle pene, a cura di Franco Venturi, Torino, Einaudi, 1967.

Marco Bellabarba, Il “fondamento dei miei regni”. Giudici, cultura politica e letteratura nell’Impero austriaco di primo Ottocento, in Gli Imperi dopo l’Impero nell’Europa del XIX secolo, a cura di Marco Bellabarba [et al.], Bologna, Il Mulino, 2008 (Annali dell’Istituto storico italo-germanico in Trento. Quaderni, 76), pp. 277-307.

Marco Bellabarba, La giustizia ai confini. Il Principato vescovile di Trento agli inizi dell’età moderna, Bologna, Il Mulino, 1996 (Annali dell’Istituto storico italo-germanico in Trento. Monografie, 28).

Marco Bellabarba, Prete e reclutatore. Don Giovanni Battista Bevilacqua al servizio dell’esercito prus-siano, in “Annali. Museo storico italiano della guerra”, 14-16 (2006-2008), pp. 7-23.

Marco Bellabarba, Il Principato vescovile dal XVI secolo alla guerra dei Trent’anni, in Storia del Tren-tino, 4, pp. 15-70.

Marco Bellabarba, La quiete nelle campagne. Il crimine di “pubblica violenza” nel Tirolo e nel Lombar-do-Veneto dell’Ottocento, in “Quaderni storici”, 47 (2012), 1, pp. 249-286.

Luca Beltrami, Il Palazzo di Giustizia e il Complesso Carcerario di Trento, agosto 2003: http://www.consiglio.provincia.tn.it/allegati_stampa/20090624214651.pdf.

Fabien Benuzzi, Una traccia documentaria per il periodo veneziano di Antonio Gresta, in “Studi Tren-tini. Arte”, 90 (2011), pp. 339-340.

Costante Berselli, L’orologio pubblico di Mantova, in “Civiltà mantovana”, 1 (1966), 4, pp. 46-58.

Michael Bettauer, Die Michaelskapelle in Neustift bei Brixen. Baugeschichte und Bedeutung eines mit-telalterlichen Zentralbaus, Innsbruck, Wagner, 2006 (Schlern-Schriften, 331).

Cecilia Betti, “Amici del paese intelligenti, ed amanti delle arti”. I protagonisti istituzionali della tutela dei monumenti al tempo della Commissione centrale, in Il Duomo di Trento, pp. 125-145.

340

Cecilia Betti, La Commissione Centrale di Trento e i restauri al Castello del Buonconsiglio di Trento tra il 1850 e il 1888, tesi di laurea, relatore Amedeo Bellini, Politecnico di Milano, a. acc. 1994-1995.

Marco Bettotti, La nobiltà trentina nel Medioevo (metà XII - metà XIV secolo), Bologna, Il Mulino, 2002 (Annali dell’Istituto storico italo-germanico in Trento. Monografie, 36).

Thomas Biller, Die Blasiuskapelle der staufischen Reichsburg Rothenburg ob der Tauber, in Wider das “finstere Mittelalter”. Festschrift für Werner Meyer zum 65. Geburtstag, Redaktion von M. Leti-zia Heyer-Boscardin, Basel, Schweizerischer Burgenverein, 2002 (Schweizer Beiträge zur Kul-turgeschichte und Archäologie des Mittelalter, 29), pp. 41-50.

Martin Bitschnau, Burg und Adel in Tirol zwischen 1050 und 1300. Grundlagen zu ihrer Erforschung, Wien, Akademie der Wissenschaften, 1983 (Österreichische Akademie der Wissenschaften. Philosophisch-Historische Klasse. Sitzungsberichte, 403).

Martin Bitschnau, Schrofenstein, in Tiroler Burgenbuch, 7, pp. 165-183.

Martin Bitschnau, Walter Hauser, Burg Tirol im Hochmittelater. Bauphasen und Zeitstellung, in Sch-loß Tirol. Saalbauten und Burgen des 12. Jahrhunderts in Mitteleuropa, herausgegeben von der Wartburg-Gesellschaft zur Erforschung von Burgen und Schlössern in Verbindung mit dem Germanischen Nationalmuseum, München-Berlin, Deutscher Kunstverlag, 1998 (Forschungen zu Burgen und Schlössern, 4), pp. 31-46.

Martin Bitschnau, Rudolf Palme, Vilseck, in Tiroler Burgenbuch, 7, pp. 307-316.

Francesca Bocchi, Il broletto, in Milano e la Lombardia in età comunale, secoli XI-XIII, Cinisello Bal-samo (MI), Silvana Editoriale, 1993, catalogo della mostra: Milano (Palazzo Reale), 15 aprile - 11 luglio 1993, pp. 38-42.

Francesca Bocchi, Il Duecento, Bologna, Grafis, 1995 (Atlante storico di Bologna, 2).

Renato Bocchi, Analisi dell’evoluzione della struttura urbana di Trento fino al secolo XVI, in “Studi Trentini di Scienze Storiche. Sezione seconda”, 58 (1979), pp. 209-270.

Renato Bocchi, La città di Trento a metà del secolo XVII nel ritratto di Ludovico Sardagna, in “Studi Trentini di Scienze Storiche. Sezione seconda”, 62 (1983), pp. 49-84.

Renato Bocchi, Carlo Oradini, Trento, Roma-Bari, Laterza, 1983 (Le città nella storia d’Italia).

Bois, fers et papiers de justice. Histoire matérielle du droit de punir, sous la direction de Michel Porret, Vincent Fontana, Ludovic Maugué, Genève, Georg, 2012.

Benedetto Bonelli, Notizie istorico-critiche intorno al b. m. Adelpreto vescovo di Trento ed intorno ad altri vescovi della Germania e dell’Italia a’ tempi dello scisma di Federigo I..., Trento, Monau-ni, 1761-1762.

Roberto Bonini, “La carcere dei debitori”. Linee di una vicenda settecentesca, Torino, Giappichel-li, 1991.

Veronica Bonomi, Le mura duecentesche di Trento. Permanenze, leggibilità e conservazione dei fram-menti, tesi di laurea, relatore Francesco Doglioni, Istituto Universitario di Architettura di Ve-nezia, a. acc. 2003-2004.

341

Carlo Bortoli, Per un’edizione dei testi statutari del Comune di Trento dei secoli XIV-XV, tesi di lau-rea, relatore Andrea Giorgi, Università degli studi di Trento, a. acc. 2009-2010.

Ruggero Boschi, Il ritrovamento della ecclesia intra civitatem a Trento. Contributo allo studio sui rap-porti tra i lapicidi lombardi e il Trentino, in Atti del VI Congresso internazionale di studi sull’Al-tomedioevo: Milano, 21-25 ottobre 1978, Spoleto (PG), Centro italiano di studi sull’Alto Medio-evo, 1980, pp. 329-354.

Marina Botteri, Aspetti della cultura figurativa nell’Alto Garda, in I Madruzzo e l’Europa 1539-1658, pp. 757-770.

Patrick Boucheron, De l’urbanisme communal à l’urbanisme seigneurial. Cités, territoires et édilité publique en Italie du Nord (XIII-XV siècle), in Pouvoir et édilité. Les grands chantiers dans l’Italie communale et seigneuriale, études réunies par Élisabeth Crouzet-Pavan, Roma, École Françai-se de Rome, 2003, pp. 41-77.

Jean-Patrice Boudet, Genèse et efficacité du mythe d’Olivier le Daim, in ”Médiévales”, 10 (1986), pp. 5-16.

Klaus Brandstätter, Vescovi, città e signori: rivolte cittadine a Trento 1435-1437, Trento, Società di Stu-di Trentini di Scienze Storiche, 1995.

Ottone Brentari, Guida del Trentino, Bassano (VI), Sante Pozzato, 1890-1902.

Gian Pietro Brogiolo, Paolo Faccio, Stratigrafia e prevenzione, in “Archeologia dell’architettura”, 15 (2010), pp. 55-64.

Theodor Brückler, Le pubblicazioni ufficiali della Commissione centrale, in Il duomo di Trento, pp. 122-124.

Theodor Brückler, Storia della conservazione statale dei monumenti nel Tirolo, in Il duomo di Tren-to, pp. 99-121.

Carlrichard Brühl, Palatium e civitas in Italia dall’epoca tardoantica fino all’epoca degli Svevi, in I pro-blemi della civiltà comunale: atti del congresso storico internazionale per l’VIII centenario della prima Lega lombarda, Bergamo, 4-8 settembre 1967, a cura di Cosimo Damiano Fonseca, Berga-mo, Comune, 1971, pp. 157-165.

Carlrichard Brühl, Palatium und Civitas. Studien zur Profantopographie spätantiker Civitates vom 3. bis zum 13. Jahrhundert, Köln-Wien, Böhlau, 1975-1990.

Carlrichard Brühl, Il “palazzo” nelle città italiane, in La coscienza cittadina nei comuni italiani del Duecento: 11-14 ottobre 1970, Todi (PG), Accademia Tudertina, 1972 (Convegni del Centro di studi sulla spiritualità medievale. Università degli studi di Perugia, 11), pp. 263-282.

Francesca Brunet, Donne assassine. Considerazioni di genere nei processi penali lombardo-veneti, in “Geschichte und Region = Storia e regione”, 20 (2011), 2, pp. 126-140.

Anna Bruschetti, Francesco Doglioni, Il tratto di mura medioevali in piazza di Fiera a Trento. Studio, precantiere, progetto di restauro, in Il restauro dei castelli: analisi e interventi sulle architetture for-tificate. Conoscere per restaurare: atti dei seminari in Archeologia dell’architettura, Trento 2002-2004, a cura di Enrico Cavada, Giorgia Gentilini, Trento, s. n., 2007, pp. 97-112.

Alfredo Buonopane, Regio X. Venetia et Histria. Tridentum: (Trento - IGM 21, I.SO, III.NE, SE), in “Supplementa Italica”, n. s., 6 (1990), pp. 111-182.

342

Jacob Burckhardt, Il Cicerone. Guida al godimento delle opere d’arte in Italia, Firenze, Sansoni, 1955.

Burgen der Salierzeit, herausgegeben von Horst Wolfgang Böhme, Sigmaringen, Thorbecke, 1991, (Römisch-Germanisches Zentralmuseum. Monographien, 25)

1. In den nördlichen Landschaften des Reiches, 2. In den südlichen Landschaften des Reiches.

Die Burgenzeichnerin. Johanna von Isser-Grossrubatscher (1802-1880), herausgegeben von Julia Hör-mann-Thurn und Taxis, Bozen, Athesia, 2010, catalogo della mostra: Castel Tirolo (BZ), 3 luglio - 30 novembre 2010 (Monographien der Tiroler Landesmuseen, 2).

Cadine. Uomo e ambiente nella storia: studi, testimonianze, documenti, a cura di Fabrizio Leonardelli, Cadine (TN), Cassa Rurale di Cadine, 1988.

Michelangelo Cagiano de Azevedo, Casa, città e campagna nel tardo antico e nell’alto medioevo, a cu-ra di Cosimo Damiano Fonseca, Dinu Adamesteanu, Francesco D’Andria, Galatina (LE), Con-gedo, 1986.

Franco Cagol, Il Comune di Trento in Antico regime, in Mauro Hausbergher, “Volendo questo illustris-simo Magistrato consolare”. Trecento anni di editoria pubblica a Trento, Trento, Provincia, 2005, pp. XI-XLVII.

Franco Cagol, Il ruolo dei notai nella produzione e conservazione della documentazione giudiziaria nel-la città di Trento (secoli XIII-XVI), in La documentazione degli organi giudiziari nell’Italia tardo-medievale e moderna, a cura di Andrea Giorgi, Stefano Moscadelli, Carla Zarrilli, Roma, Ministe-ro per i beni e le attività culturali, 2012, atti del convegno: Siena (Archivio di Stato), 15-17 set-tembre 2008, pp. 139-190.

Franco Cagol, Angela Mura, Trento e Bolzano: due città a confronto. Modi e forme di produzione docu-mentaria nei due Comuni tra Quattro e Cinquecento, in La proclamazione imperiale di Massimilia-no I d’Asburgo (4 febbraio 1508), atti del convegno, Trento, 9 maggio 2008, a cura di Lia de Finis, Trento, Società di Studi Trentini di Scienze Storiche, 2008, pp. 855-886.

Luigi Cajani, Sorvegliare e redimere. La casa di correzione di S. Michele a Ripa di Roma (secoli XVIII e XIX), in Criminalità, giustizia penale e ordine pubblico nell’Europa moderna, a cura di Luigi Caja-ni, Milano, Unicopli, 1997, pp. 115-141.

Paolo Cammarosano, Italia medievale. Struttura e geografia delle fonti scritte, Roma, La Nuova Italia Scientifica, 1991.

Le campane a Trento. Numero unico: solenne inaugurazione delle campane della basilica del duomo di Trento, 19 dicembre 1920, Trento, Tridentum, 1920.

Romano Canosa, Isabella Colonnello, Storia del carcere in Italia dalla fine del ‘500 all’Unità, Roma, Sa-pere 2000, 1984.

Anna Capelli, La buona compagnia. Utopia e realtà carceraria nell’Italia del Risorgimento, Milano, Franco Angeli, 1988.

Franco Cardini, Sergio Raveggi, Palazzi pubblici di Toscana. I centri minori, Firenze, Sansoni, 1983.

Carlo Carletti, Testimonianze scritte del pellegrinaggio altomedievale in Occidente: Roma e l’Italia, in Los muros tienen la palabra. Materiales para una historia de los graffiti, edición a cargo de Gimeno Blay, Maria Luz Mandigorra Llavata, València, Departamento de Historia de la Antigüedad y de la Cultura Escrita, Universitat de València, 1997, pp. 73-102.

343

Albino Casetti, Storia di Lavis: giurisdizione di Königsberg-Montereale, Trento, Società di Studi Tren-tini di Scienze Storiche, 1981.

Andrea Castagnetti, Crisi, restaurazione e secolarizzazione del governo vescovile (1236) e un Comune cittadino mancato, in Storia del Trentino, 3, pp. 159-191.

Andrea Castagnetti, Governo vescovile, feudalità, “communitas” cittadina e qualifica capitaneale a Tren-to fra XII e XIII secolo, Verona, Libreria universitaria editrice, 2001.

Andrea Castagnetti, I vescovi trentini nella Lotta per le investiture e nel primo conflitto tra Impero e co-muni, in Storia del Trentino, 3, pp. 117-158.

Castel Valer e i conti Spaur, a cura di Roberto Pancheri, Trento, TEMI, 2012.

Luisa Castellani, Carlo Tosco, La città comunale e gli spazi del potere. Asti 1188-1312, in “Società e sto-ria”, 76 (1997), pp. 253-283.

Castra, castelli e domus murate. Corpus dei siti fortificati trentini tra tardo antico e basso medioevo (V-XV secolo), a cura di Elisa Possenti [et al.], Mantova, Società archeologica padana, 2013 (APSAT, 4-6 [7-8 in corso di stesura]).

Enrico Cavada, Cimiteri e sepolture isolate nella città di Trento (secoli V-VIII), in Sepolture tra IV e VIII secolo: 7° seminario sul tardo antico e l’alto Medioevo in Italia centro settentrionale, Gardone Rivie-ra, 24-26 ottobre 1996, a cura di Gian Pietro Brogiolo, Gisella Cantino Wataghin, Mantova, Socie-tà archeologica padana, 1998, pp. 123-141.

Enrico Cavada, La città di Trento tra l’età romana e il Medioevo: campione stratigrafico nell’area di piaz-za Duomo, in “Archeologia delle Alpi. Archeoalp”, 1 (1993), pp. 75-110.

Enrico Cavada, Pieve di Trento, in Chiese trentine dalle origini al 1250, 1, pp. 109-115.

Enrico Cavada, Tombe di età teodoriciana a Trento, in Teodorico il Grande e i Goti in Italia. Atti del XIII congresso internazionale di studi sull’Alto Medioevo, Milano, 2-6 novembre 1992, 2, Spoleto (PG), Centro italiano di studi sull’Alto Medioevo, 1993, pp. 621-632.

Enrico Cavada, Monica Ibsen, Trento, San Vigilio, in Chiese trentine dalle origini al 1250, 1, pp. 122-133.

Enrico Cavada, Iginio Rogger, Valutazioni conclusive, in L’antica basilica di San Vigilio, 2, pp. 595-608.

Giuliana Cavalieri Manasse, L’imperatore Claudio e Verona, in “Epigraphica”, 54 (1992), pp. 9-41.

Giuliana Cavalieri Manasse, Le mura di Verona, in Mura delle città romane in Lombardia: atti del con-vegno, Como, Società Archeologica Comense, 1993, pp. 9-41.

Giuliana Cavalieri Manasse, Porta Leoni: appunti per la ricostruzione di un monumento, in Scritti in ri-cordo di Graziella Massari Gaballo e di Umberto Tocchetti Pollini, Milano, ET, 1986, pp. 159-172.

Giuliana Cavalieri Manasse, Verona, in Il Veneto nell’età romana, 2: Note di urbanistica e di archeolo-gia del territorio, a cura di Giuliana Cavalieri Manasse, Verona, Banca popolare di Verona, 1987, pp. 1-57.

Sara Cavaterra, Il carteggio di Luigi de Campi, conservatore della k. k. Zentral-Kommission für Denkmalpflege, tesi di laurea, relatore Andrea Giorgi, Università degli studi di Trento, a. acc. 2006-2007.

344

Lamberto Cesarini Sforza, Gli Atti di S. Vigilio, in Per il XV centenario della morte di S. Vigilio ve-scovo e martire: scritti di storia e d’arte, Trento, Comitato diocesano, 1905, pp. 5-29.

Lamberto Cesarini Sforza, Piazze e strade di Trento, Trento, Scotoni e Vitti, 1896.

Francesco Cessi, Carneri Mattia, in Dizionario Biografico degli Italiani, 20, Roma, Istituto della En-ciclopedia Italiana, 1977, pp. 462-464.

Giovanni Cherubini, La piazza del duomo nelle città dell’Italia centro-settentrionale tra il XII e il XV secolo, in La piazza del duomo nella città medievale: nord e media Italia, secoli XII-XVI: atti della giornata di studio, Orvieto, 4 giugno 1994, a cura di Lucio Riccetti, Orvieto (TR), Istituto storico artistico orvietano, 1997, pp. 11-18.

Chiese trentine dalle origini al 1250, a cura di Gian Pietro Brogiolo [et al.], Mantova, Società arche-ologica padana, 2013 (APSAT, 10-11).

Ezio Chini, L’arte nelle Giudicarie Esteriori, in Le Giudicarie Esteriori. Banale, Bleggio, Lomaso: cul-tura e storia, a cura di Aldo Gorfer, Ponte Arche (TN), Consorzio elettrico industriale di Ste-nico, 1987, pp. 1-102.

Ezio Chini, Aspetti dell’attività di Marcello Fogolino a Trento. Gli affreschi al Buonconsiglio e i di-pinti di tema sacro, in Bernardo Cles e l’arte del Rinascimento nel Trentino, a cura di Ezio Chini, Francesca de Gramatica, Milano, Mazzotta, 1985, catalogo della mostra: Trento (Castello del Buonconsiglio), 16 dicembre 1985 - 31 agosto 1986, pp. 105-140.

Ezio Chini, I dipinti del Cinquecento per il duomo di Trento, in Il duomo di Trento, 2: Pitture, arredi, monumenti, a cura di Enrico Castelnuovo, Trento, TEMI, 1993, pp. 153-195.

Giuseppe Chini, Castel Beseno, in “Vita trentina”, 4 (1906), fasc. I, pp. 20-26.

Giuseppe Chini, Eremitaggi trentini: San Colombano, in “Pro cultura”, 1 (1910), pp. 415-418.

Giuseppe Chini, La torre cittadina, in “Il Domani di Vallagarina”, 17 agosto 1922, p. 5.

Pasquale Chistè, Epigrafi trentine dell’età romana, Rovereto (TN), Museo Civico, 1971.

Carlo Cipolla, Antichi possessi del monastero veronese di S. Maria in Organo nel Trentino, in “Ar-chivio storico per Trieste, l’Istria e il Trentino”, 1 (1881-1882), pp. 274-299.

La città e l’archeologia del sacro. Il recupero dell’area di Santa Maria Maggiore, a cura di Maria Tere-sa Guaitoli, Elisa Lopreite, Trento, TEMI, 2013, catalogo della mostra: Trento (Museo Dioce-sano Tridentino), 29 novembre 2013 - 23 febbraio 2014.

Gianni Ciurletti, Il caso Tridentum, in Abitare in città. La Cisalpina tra impero e medioevo: con-vegno tenuto a Roma il quattro e cinque novembre 1999 = Leben in der Stadt. Oberitalien zwi-schen römischer Kaiserzeit und Mittelalter: Kolloquium am vierten und fünften November 1999 in Rom, herausgegeben im Auftrag des DAI Rom von Jacopo Ortalli, Michael Heinzelmann = edito su incarico dell‘Istituto archeologico germanico Roma da Jacopo Ortalli, Michael Hein-zelmann, Wiesbaden, Reichert, 2003, pp. 37-45.

Gianni Ciurletti, Qualche riflessione su Trento romana alla luce di dati storici ed evidenze archeolo-giche, in Archäologie der Römerzeit in Südtirol: Beiträge und Forschungen = Archeologia roma-na in Alto Adige: studi e contributi, herausgegeben von = a cura di Lorenzo Dal Ri, Stefano di Stefano, Bolzano-Wien, Folio, 2002, pp. 72-85.

345

Gianni Ciurletti, Splendidum municipium Tridenti, in “U.C.T. Uomo, Città, Territorio”, 412 ( apri-le 2010), pp. 5-10.

Gianni Ciurletti, Trento romana. Archeologia e urbanistica, in Storia del Trentino, 2, pp. 287-346.

Gianni Ciurletti, Tridentum in Enciclopedia dell’Arte antica classica e orientale, Roma, Istituto del-la Enciclopedia Italiana, 1997, pp. 838-839.

Gianni Ciurletti, Tridentum romana. Il progetto di valorizzazione, in Archeologia del territorio: me-todi, materiali, prospettive. Medjerda e Adige: due territori a confronto, a cura di Mariette De Vos, Trento, Università di Trento. Dipartimento di scienze filologiche e storiche, 2004, atti del convegno internazionale di studio: Trento, 2000, pp. 393- 404.

Gianni Ciurletti, La zona archeologica di S. Maria Maggiore (Trento), in Restauri ed acquisizioni 1973-1978: Provincia autonoma di Trento, Castello del Buonconsiglio-Palazzo delle Albere, giu-gno - novembre 1978, a cura dell’Assessorato alle attività culturali della Provincia autonoma di Trento, Trento, TEMI, 1978, pp. 305-310.

Cesare Clementini, Raccolto istorico della fondatione di Rimino, e dell’origine, e vite de’ Malatesti. Con vari, e notabili fatti in essa città, e fuori di tempo in tempo successi, Rimini, Simbeni, 1617-1627.

Carlotta Coccoli, Barbara Scala, Gian Paolo Treccani, Stratigrafie e restauri al broletto di Brescia, in “Archeologia dell’architettura”, 14 (2009), pp. 105-138.

Codex Wangianus. I cartulari della Chiesa trentina (secoli XIII-XIV), a cura di Emauele Curzel, Gian Maria Varanini, con la collaborazione di Donatella Frioli, Bologna, Il Mulino, 2007.

Codice de’ delitti e delle gravi trasgressioni politiche. Parte prima, Vienna, Trattner, 1803.

Il Codice Vanga. Un principe vescovo e il suo governo: Torre Vanga, Museo Diocesano Tridentino, 23 novembre 2007-2 marzo 2008, a cura di Emanuele Curzel, Trento, Provincia. Soprintendenza per i beni storico-artistici, 2007.

Annalisa Colecchia, Carlo Andrea Postinger, Castel Stenico, in Castra, castelli e domus murate, 1[4], pp. 363-370.

Philippe de Commynes, Mémoires, introduction, édition, notes et index de Joël Blanchard, avec la collaboration de Michel Quereuil pour le glossaire, Paris, Librairie Générale Française, 2001.

Il Concilio a Trento: i luoghi e la memoria, a cura di Roberto Pancheri, Trento, Comune, 2008.

Condannato perché nacque. I graffiti del carcere di Vicopisano tra Otto e Novecento, a cura di Loren-zo Carletti, Pisa, ETS, 2010.

Congresso La regione Trentino-Alto Adige nel Medio Evo, Rovereto (TN), Accademia roveretana degli Agiati, 1986-1987.

Armando Costa, Qualche appunto sulle campane del duomo di Trento, in “Strenna trentina”, (2005), pp. 65-67.

Giuliana Cristoforetti, I processi contro gli ebrei di Trento (1475-1476). Gli imputati minori, tesi di laurea, relatore Diego Quaglioni, Università degli studi di Trento, a. acc. 1996-1997.

346

Michela Cunaccia, Primi elementi per la storia dei modi di intervento di restauro in Trentino attra-verso l’attività degli organi di tutela, in Monumenti: conoscenza, restauro, valorizzazione, a cura di Michela Cunaccia, Morena Dallemule, Cecilia Betti, Trento, Provincia. Soprintendenza per i Beni architettonici, 2012, pp. 147-166.

Emanuele Curzel, I canonici e il Capitolo della cattedrale di Trento dal XII al XV secolo, Bologna, EDB, 2001 (Pubblicazioni dell’Istituto di scienza religiose in Trento. Serie maior, 8).

Emanuele Curzel, Il medioevo, in Storia di Trento: dall’antichità all’età contemporanea, a cura di Giu-seppe Gullino; testi di Alfredo Buonopane [et al.], Sommacampagna (VR), Cierre; Trento, Il mar-gine, 2011, pp. 63-123.

Emanuele Curzel, Sodegerio da Tito, in Federico II. Enciclopedia Fridericiana, 3, Roma, Istituto dell’En-ciclopedia Italiana, 2005, pp. 764-766.

Emanuele Curzel, Trento, Spoleto (PG), Centro italiano di studi sull’Alto Medioevo, 2013 (Il Me-dioevo nelle città italiane, 5).

Paolo D’Achille, Maria Cristina Rossini, Palazzo, in Enciclopedia dell’arte medievale, 9, Roma, Isti-tuto della Enciclopedia Italiana, 1998, pp. 78-95.

Laura Dal Prà, L’immagine di Simonino nell’arte trentina dal XV al XVIII secolo, in Il principe ve-scovo Johannes Hinderbach, pp. 445-484.

Laura Dal Prà, Torre Vanga nei documenti più antichi, in Il Codice Vanga, pp. 51-57.

Guido De Carli, L’abaziale di San Lorenzo, in La Badia di San Lorenzo tempio civico, Trento, Satur-nia, 1955, pp. 36-46.

Del fondere campane. Dall’archeologia alla produzione, a cura di Silvia Lusuardi Siena, Elisabetta Neri, Firenze, all’Insegna del Giglio, 2007.

Giovanni Dellantonio, La costellazione delle residenze dei principi vescovi di Trento e di loro di-gnitari nell’età del Concilio: arte, architettura, cultura dell’antico, in Höfe und Residenzen gei-stlicher Fürsten. Strukturen, Regionen und Salzburgs Beispiel in Mittelalter und Neuzeit: Er-gebnisse der internationalen und interdisziplinären Tagung in der Salzburger Residenz, 19.-22. Februar 2009, herausgegeben von Gerhard Ammerer [et al.], Ostfildern, Thorbecke, 2010 (Re-sidenzforschung, 24), pp. 157-170.

Oreste Delucca, Artisti a Rimini fra Gotico e Rinascimento: rassegna di fonti archivistiche, Rimini, Patacconi, 1997.

Silvia Delugan, Le scritte dei carcerati della Magnifica Comunità di Fiemme, in Bazzanella, Kezich, Le scritte dei pastori, pp. 295-317.

Le désordre des familles. Lettres de cachet des Archives de la Bastille, présenté par Arlette Farge, Mi-chel Foucault, Paris, Gallimard, 1982.

Deutsche Königspfalzen. Beiträge zu ihrer historischen und archäologischen Erforschung, Göttingen, Vandenhoeck & Ruprecht, 1979-2007 (Veröffentlichungen des Max-Plank-Instituts für Ge-schichte, 11)

4. Pfalzen. Reichsgut. Königshöfe, herausgegeben von Lutz Fenske, 1996, 5. Splendor palatii. Neue Forschungen zu Paderborn und anderen Pfalzen der Karolingerzeit, he-

rausgegeben von Lutz Fenske, Jörg Jarnut, Matthias Wemhof, 2001, 8. Places of Power = Orte der Herrschaft = Lieux du pouvoir, herausgegeben von Caspar Ehlers,

2007.

347

Maria Rosa Di Simone, Legislazione e riforme nel Trentino del Settecento. Francesco Vigilio Barba-covi tra assolutismo e illuminismo, Bologna, Il Mulino, 1992 (Annali dell’Istituto storico italo-germanico. Monografie, 19).

La documentazione dei vescovi di Trento (XI secolo - 1218), a cura di Emanuele Curzel, Gian Maria Varanini, Bologna, Il Mulino, 2011.

I documenti del Capitolo della cattedrale di Trento: regesti 1147-1303, a cura di Emanuele Curzel, Trento, Società di Studi Trentini di Scienze Storiche, 2000 (Rerum tridentinarum fontes, 6).

Documenti del monastero di San Lorenzo fuori le mura di Trento, in “Rivista Tridentina”, 2 (1902), pp. 284-304.

Documenti trentini negli archivi di Innsbruck (1145-1284), a cura di Cristina Belloni, Trento, Pro-vincia. Soprintendenza per i beni librari e archivistici, 2004.

Francesco Doglioni, Leggibilità della costruzione, percorsi di ricerca stratigrafica e restauro, in “Ar-cheologia dell’architettura”, 15 (2010), pp. 65-80.

Claudio Donati, Ai confini d’Italia. Saggi di storia trentina in età moderna, a cura di Marco Bellabar-ba, Ottavia Niccoli, Gian Maria Varanini, Bologna, Il Mulino, 2008 (Annali dell’Istituto stori-co italo-germanico in Trento. Monografie, 50).

Claudio Donati, “Ai confini d’Italia”. Il Principato vescovile di Trento durante l’età moderna (fine XV-inizio XIX secolo), in Donati, Ai confini d’Italia, pp. 43-66.

Claudio Donati, Il Principato vescovile di Trento dalla guerra dei Trent’anni alle riforme settecente-sche, in Donati, Ai confini d’Italia, pp. 95-186.

Il duomo di Modena (1), a cura di = edited by Chiara Frugoni; scritti di = text by Marina Arman-di [et al.], Modena, Panini, 1999.

Il duomo di Modena (2), a cura di Gianfranco Malafarina, Modena, Panini, 2003.

Il duomo di Trento tra tutela e restauro 1858-2008, a cura di Domenica Primerano, Sandro Scarroc-chia, Trento, TEMI, 2008.

Ecclesiae: le chiese del Sommolago, a cura di Romano Turrini, Arco (TN), Il Sommolago, 2000.

Willehad Paul Eckert, Beatus Simoninus. Aus den Akten des Trienter Judenprozesses, in Willehad Paul Eckert, Ernst Ludwig Ehrlich, Judenhass – Schuld der Christen ?! Versuch eines Gesprächs, Essen, Driewer, 1964, pp. 329-357; trad. di Piergiorgio Piechele, Il beato Simonino negli “At-ti” del processo di Trento contro gli Ebrei, in ”Studi Trentini di Scienze Storiche”, 44 (1965), pp. 193-221.

Willehad Paul Eckert, Motivi superstiziosi nel processo agli ebrei di Trento, in Il principe vescovo Jo-hannes Hinderbach, pp. 383-394.

Giulio Benedetto Emert, Fonti manoscritte inedite per la storia dell’arte nel Trentino, Firenze, San-soni, 1939.

Giulio Benedetto Emert, Monumenti di Trento, Trento, Comune, 1954.

Wolfgang Erdmann, Zur archäologischen und baugeschichtlichen Erforschung der Pfalzen im Bo-denseegebiet. Bodman, Konstanz, Reichenau, Zürich, in Deutsche Königspfalzen, 3, pp. 136-210.

348

Anna Esposito, Lo stereotipo dell’omicidio rituale nei processi tridentini e il culto del ‘beato’ Simone, in Esposito, Quaglioni, Processi contro gli ebrei, 1, pp. 53-95.

Anna Esposito, Diego Quaglioni, Pasque di sangue, le due facce del pregiudizio, in “Il Corriere della Sera”, 11 febbraio 2007, p. 37.

Anna Esposito, Diego Quaglioni, Processi contro gli Ebrei di Trento (1475-1478), Padova, CEDAM, 1990-2008

1. I processi del 1475, 1990, 2. I processi alle donne (1475-1476), 2008.

Giuliano Fantaguzzi, “Caos”: cronache cesenati del sec. XV, pubblicate ora per la prima volta..., a cura del dott. Dino Bazzocchi, Cesena, Tip. Arturo Bettini, 1915.

Hervé Fillipetti, Janine Trotereau, Symboles et pratiques rituelles dans la maison paysanne traditionnel-le, Paris, Berger-Levrault, 1978.

Cosimo Damiano Fonseca, Ecclesia matrix e Conventus civium: l’ideologia della cattedrale nell’età co-munale, in La pace di Costanza 1183, pp. 135-149.

Stefano Fontana, Il vecchio campanone del duomo, in “Strenna trentina”, (1956), p. 33.

La fontana del Nettuno “salute e decoro della città”, a cura di Roberto Pancheri, Trento, Comune, 2004, catalogo della mostra: Trento (Palazzo Geremia e Palazzo Thun), 19 settembre - 21 novem-bre 2004.

Marcella Forlin Patrucco, Agiografia nel Trentino altomedievale. La Passio sancti Vigilii episcopi et martyris, in Congresso La regione Trentino-Alto Adige nel Medio Evo, 1, pp. 155-165.

Roberta Fossali, Il più antico Liber actorum del Comune di Trento. Prime considerazioni per l’edizione, in “Studi trentini. Storia”, 91 (2012), pp. 323-364.

Michel Foucault, Sorvegliare e punire. Nascita della prigione, Torino, Einaudi, 1976.

Daniela Fozzi, La sopravvivenza di una pena d’Antico Regime. I lavori forzati nell’Italia dell’Ottocento, in Carceri, carcerieri, carcerati. Dall’Antico Regime all’Ottocento, a cura di Livio Antonielli, Sove-ria Mannelli (CZ), Rubbettino, 2006, pp. 253-268.

Serena Franceschi, Adelmo Lazzari, Gian Pietro Brogiolo, Valutazioni e riflessioni sugli esiti del restau-ro compiuto nel castello di San Martino di Cervarese S. Croce (PD), in “Archeologia dell’Architet-tura”, 4 (2000), pp. 247-258.

Fabio Gabbrielli, Siena medievale: l’architettura civile, Siena, Protagon, 2009.

Paola Gabrielli, Alberti Poja Francesco, in http://www.esterbib.it.

Elisabeth Garms-Cornides, La documentazione archivistica viennese su Carlo Antonio Pilati, in “An-nali dell’Istituto storico italo-germanico”, 32 (2006), pp. 511-524.

Stefano Gasparri, Dalla caduta dell’Impero romano all’età carolingia, in Storia del Trentino, 3, pp. 15-72.

Alessio Gasperi, Poteri politici e poteri di polizia nella Trento di primo Ottocento, tesi di laurea, relato-re Marco Bellabarba, Università degli studi di Trento, a. acc. 2005-2006.

349

Guy Geltner, La prigione medievale. Una storia sociale, Roma, Viella, 2012.

Giorgia Gentilini, Il castello di San Michele a Ossana in Val di Sole in Castra, castelli e domus mura-te, 3 [6], pp. 171-196.

Giorgia Gentilini, La torre civica di Trento. Analisi stratigrafica e progetto di restauro, in “Archeologia dell’architettura”, 11 (2006), pp. 133-148.

Giorgia Gentilini, Torre civica di Trento. Indagine storica ed iconografica della “Torre di Piazza”, in “Ca-stellum”, 47 (2005), pp. 41-48.

Giorgia Gentilini, Gian Pietro Brogiolo, Walter Landi, Castel Penede a Nago nel Sommolago, in Ca-stra, castelli e domus murate, 3 [6], pp. 217-248.

Giorgia Gentilini, Isabella Zamboni, Considerazioni preliminari per lo studio delle apparecchiature lapi-dee in contesti castellani trentini di epoca romanica, in “Archeologia dell’Architettura”, 17 (2012), in corso di stampa.

Giuseppe Gerola, Antiche campane nel Trentino, in “Archivio Trentino”, 18 (1903), pp. 87-100.

Giuseppe Gerola, Le campane della diocesi di Trento requisite dall’Austria, in “Dedalo”, 4 (1923), pp. 451-462.

Giuseppe Gerola, Il Castello del Buonconsiglio nelle sue vicende e nel suo ripristino, in “Trentino”, 7 (1931), 7, pp. 215-247.

Giuseppe Gerola, Le cinte murarie di Trento, in “Studi Trentini di Scienze Storiche”, 8 (1927), pp. 3-24.

Giuseppe Gerola, Fonditori di campane a Bolzano, in “Archivio per l’Alto Adige”, 19 (1925), pp. 381-388.

Frumenzio Ghetta, L’aquila stemma di Trento e del Trentino, Trento, Artigianelli, 2000.

Ettore Ghislanzoni, Scoperte di antichità a Trento. La Porta Veronensis, la tomba di S. Vigilio e le origi-ni del duomo, in “Studi Trentini di Scienze Storiche”, 26 (1947), pp. 89-126.

Benedetto Giovanelli, Ricordi del conte Benedetto Giovanelli podestà di Trento (dal 1815 al 1846) al suo successore, Trento, Marietti, 1871.

Prisca Giovannini, Roberto Parenti, Torre Vanga a Trento. Aspetti metodologici e operativi dell’anali-si stratigrafica finalizzata al cantiere di restauro, in “Archeologia dell’architettura”, 11 (2006), pp. 69-86.

Battista de’ Giudici, Apologia Iudaeorum. Invectiva contra Platinam. Propaganda antiebraica e pole-miche di Curia durante il pontificato di Sisto IV (1471-1484), edizione, traduzione e commento a cura di Diego Quaglioni, Roma, Roma nel Rinascimento, 1987.

Laura Giuliani, Per un’edizione critica delle Designationes communium civitatis Tridenti del 1339: pri-me ipotesi di ricerca, tesi di laurea, relatore Andrea Giorgi, Università degli studi di Trento, a. acc. 2007-2008.

Giustizia e criminalità nello Stato pontificio: ne delicta remaneant impunita, a cura di Monica Calzola-ri, Michele Di Sivo, Elvira Grantagliano, Roma, Gangemi, 2002.

350

Aldo Gorfer, Al di là della storia. I grandi capitoli della ricerca archeologica nella regione tridentina, Trento, TEMI, 1980.

Aldo Gorfer, I castelli del Trentino: guida, Trento, Saturnia, 1985-1994.

Aldo Gorfer, Guida dei castelli del Trentino, Trento 1967.

Aldo Gorfer, Trento città del Concilio, Trento, Arca, 1995.

Guido Gramatica, Graffiti del Castello Monreale presso S. Michele, in “Pro cultura”, 2 (1911), pp. 105-106.

Renzo Grandi, I campionesi a Modena, in Itinerario romantico attraverso la Mostra Lanfranco e Wili-gelmo: il duomo di Modena, a cura di Claudio Franzoni, Enrica Pagella, Modena, Coptip, 1984, catalogo della mostra: Modena, 1984, pp. 45-57.

Anja Grebe, Ulrich G. Großmann, Bozen. Schloss Maretsch, Regensburg, Schnell & Steiner, 2005 (Burgen, Schlösser und Wehrbauten in Mitteleuropa, 21).

Floriano Grimaldi, La cappella musicale di Loreto tra storia e liturgia: 1507-1979, Loreto (AN), Fon-dazione Cassa di Risparmio, 2007.

Ulrich G. Großmann, Burgen in Europa, Regensburg, Schnell & Steiner, 2005.

Maria Teresa Guaitoli, Il caso della chiesa di S. Maria Maggiore: continuità e preesistenze nei primi ri-sultati dello scavo, in Chiese altomedievali in Trentino e nell’arco alpino orientale, a cura di Eli-sa Possenti, Trieste, Editreg, 2013, atti del convegno: Trento (Castello del Buonconsiglio), 18 marzo 2011, pp. 43-74.

Maria Teresa Guaitoli, Andrea Valmori, L’area di S. Maria Maggiore, dalle terme romane alla chiesa del Concilio, in La città e l’archeologia del sacro. Il recupero dell’area di S. Maria Maggiore, a cura Maria Teresa Guaitoli, Elisa Lopreite, Trento, Museo Diocesano Tridentino, 2013, catalogo della mostra: Trento: (Museo Diocesano Tridentino), 29 novembre 2013 - 23 febbraio 2014, pp. 27-28.

Enrico Guidoni, Il Campo di Siena, Roma, Multigrafica, 1971.

Enrico Guidoni, La città dal Medioevo al Rinascimento, Roma-Bari, Laterza, 1981.

Enrico Guidoni, Comune. Cinte murarie e porte, in Enciclopedia dell’arte medievale, 5, Roma, Istitu-to della Enciclopedia Italiana, 1994, pp. 243-246.

Mario Guiotto, Un decennio di restauri a monumenti ed opere d’arte della regione Trentino-Alto Adi-ge (1949-1959), Trento, Regione Trentino-Alto Adige. Assessorato ai lavori publici e traspor-ti, 1960.

Mario Guiotto, La torre Vanga in Trento, in “Studi Trentini di Scienze Storiche”, 33 (1954), pp. 158-188.

Giuseppe Gullino, Gli statuti di Saluzzo (1480), Cuneo, Società per gli studi storici, archeologici ed artistici della provincia di Cuneo, 2001.

Magdalena Hörmann-Weingartner, Maretsch, in Tiroler Burgenbuch, 8, pp. 129-176.

Joseph von Hormayr, Geschichte der gefürsteten Grafschaft Tirol, Tübingen, Cotta, 1806-1808.

351

Victor Hugo, Notre-Dame de Paris. 1482, Paris, Gallimard, 1978.

Victor Hugo, L’ultimo giorno di un condannato a morte, Milano, Madella e C., 1927.

Monica Ibsen, Due pievi, in Chiese dell’Alto Garda bresciano. Vescovi, eremiti, monasteri, territorio tra tardo antico e medioevo, a cura di Gian Pietro Brogiolo [et al.], Mantova, S.A.P., 2003 (Docu-menti di Archeologia, 31), pp. 203-206.

L’iconologia di Cesare Ripa. Fonti letterarie e figurative dall’antichità al Rinascimento: atti del Conve-gno internazionale di studi, Certosa di Pontignano, 3-4 maggio 2012, a cura di Mino Gabriele, Cri-stina Galassi, Roberto Guerrini, Firenze, Olschki, 2013.

Giuseppe Ippoliti, Angelo Maria Zatelli, Archivi Principatus Tridentini regesta. Sectio latina (1027-1777), a cura di Frumenzio Ghetta, Remo Stenico, Trento, s. n., 2001.

Hagen Keller, Der Gerichtsort in oberitalienischen und toskanischen Städten. Untersuchungen zur Stel-lung der Stadt im Herrschaftssystem des Regnum Italicum vom 9. bis 11. Jahrhundert, in “Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken”, 49 (1969), pp. 1-72.

Giovanni Kezich, Il peccato dei pastori. Il graffitismo pastorale fiemmese in prospettiva antropologica. Note di introduzione generale, in Bazzanella, Kezich, Le scritte dei pastori, pp. 9-20.

Otto R. Kissel, Die Justitia. Reflexionen über ein Symbol und seine Darstellung in der bildenden Kunst, München, Beck, 1984.

Ulrich Knapp, Stätten deutscher Kaiser und Könige im Mittelalter, Darmstadt, Wissenschaftliche Bu-chgesellschaft, 2008.

Joseph Kögl, La sovranità dei vescovi di Trento e di Bressanone. Diritti derivanti al clero diocesano dal-la sua soppressione, Trento, Artigianelli, 1964.

Sergio Lagomarsino, Anna Boato, Stratigrafia e statica, Firenze, all’Insegna del Giglio, 2010.

Walter Landi, Gli Ariboni di Stein. Note storico-genealogiche sulla famiglia del vescovo Albuino di Bressanone († 1006) e del marchicomes Aribo di Trento, in “Studi Trentini. Storia”, 93 (2014), in corso di stampa.

Walter Landi, Burg Formigar. Geschichtliche Aspekte einer trientinisch-bischöflichen Verwaltungsburg zwischen 11. und 15. Jahrhundert, in “Der Schlern”, 89 (2014), in corso di stampa.

Walter Landi, Castello del Buonconsiglio, in Castra, castelli e domus murate, 5 [2], pp. 204-215.

Walter Landi, Castrum Sancti Vigilii, in Castra, castelli e domus murate, 2 [5], pp. 270-271.

Walter Landi, Il manufatto, in Walter Landi, Helmut Stampfer, Thomas Steppan, Castel d’Appia-no. Complesso castellare e affreschi romanici della cappella, Regensburg, Schnell & Steiner, 2011, pp. 16-33.

Walter Landi, Miles nobilis et honestus. Ulrico I di Coredo e i castellani di Valer prima degli Spaur, in Castel Valer e i conti Spaur, pp. 88-131.

Walter Landi, Palazzo vescovile, in Castra, castelli e domus murate, vol. 5 [2], pp. 270-271.

Walter Landi, I primordi di Castel Valer. Spunti documentari e note storico-architettoniche per una fon-dazione del complesso castellare nel terzo quarto del XIII secolo, in Castel Valer e i conti Spaur, pp. 62-87.

352

Walter Landi, Quia eorum antecessores fundaverunt dictum monasterium. Familiengeschichte und Genealogie der Grafen von Flavon (11.–14. Jahrhundert), in “Tiroler Heimat”, 76 (2012), pp. 141-275.

Walter Landi, Die Stifterfamilie von Sonnenburg. Untersuchungen zur Genealogie der Grafen von Pustertal in ottonischer und frühsalischer Zeit und zu ihren Nachkommen in Bayern, Kärnten und Friaul, in Zwischen Schriftquelle und Mauerwerk. Festschrift für Martin Bitschnau, he-rausgegeben von Harald Stadler, Innsbruck, Golf, 2012 (Nearchos, 20), pp. 252-307.

Walter Landi, Von der curia ducalis zu palatium episcopatus? Die Trientner Bischofsresidenz in sali-scher und staufischer Zeit (11.-13. Jahrhundert), in Burg und Kirche, Würzburg, 2011, im Auftrag der Deutschen Burgenvereinigung herausgegeben von Joachim Zeune, Braubach, Deutsche Burgenvereinigung, 2013 (Veröffentlichungen der Deutschen Burgenvereinigung e.V., Reihe B, Schriften, Bd. 13), pp. 157-176.

Walter Landi, Wilfried Beimrohr, Marthe Fingernagl-Grüll, Sigmundskron, in Tiroler Burgenbuch, 10, pp. 223-266.

Walter Landi, Veronica Bonomi, Mura della città di Trento, in Castra, castelli e domus murate, 5 [2], pp. 197-203.

Walter Landi, Martin Laimer, Freudenstein, in Tiroler Burgenbuch, 10, pp. 165-190.

Walter Landi, Udo Liessem, Boimont, in in Tiroler Burgenbuch, 10, pp. 117-150.

Walter Landi, Helmut Stampfer, Thomas Steppan, Castel d’Appiano. Complesso castellare e affre-schi romanici, Regensburg, Schnell & Steiner, 2011 (Burgen, 10).

Irving Lavin, The Sources of Donatello’s Pulpits in San Lorenzo. Revival and Freedom of Choice in the Early Renaissance, in “The Art Bulletin”, 41 (1959), pp. 19-38.

Fabrizio Leonardelli, Comunitas Tridenti. Documenti relativi a istituzioni e territorio cittadini ante-riori al 1230, in Per padre Frumenzio Ghetta, pp. 335-374.

Fabrizio Leonardelli, Diego Quaglioni, Silvano Groff, Simonino da Trento: un nuovo esemplare de-gli atti del processo agli ebrei del 1475 acquistato dalla Biblioteca (ms. BCT1-6342), in “Studi trentini. Storia”, 90 (2011), pp. 261-272.

Enzo Leonardi, Cles, capoluogo storico dell’Anaunia, Trento, TEMI, 1983.

Mirella Levi D’Ancona, The garden of the Renaissance. Botanical symbolism in Italian painting, Fi-renze, Olschki, 1977.

Pierpaolo Leschiutta, “Palimsesti del carcere”. Cesare Lombroso e le scritture proibite, Napoli, Li-guori, 1996.

Alberto Liva, Carcere e diritto a Milano nell’età delle riforme: la Casa di correzione e l’Ergastolo da Maria Teresa a Giuseppe II, in Le politiche criminali nel XVIII secolo, a cura di Luigi Berlinguer, Floriana Colao, Milano, Giuffrè, 1990, pp. 63-142.

Giovanni Liva, Gli istituti di pena a Milano nell’età rivoluzionaria e napoleonica: casa di correzione, carceri del capitano di giustizia, casa di forza e casa di lavoro volontario (detta poi d’industria), in Ricerche di storia in onore di Franco della Peruta, a cura di Maria Luisa Betri, Duccio Bigazzi, 2, Milano, Franco Angeli, 1996, pp. 407-457.

353

Rita Lizzi Testa, Vescovi e strutture ecclesiastiche nella città tardoantica. L’Italia annonaria nel 4.-5. secolo d. C., Como, New Press, 1989.

Luca Lo Basso, Uomini da remo. Galee e galeotti nel Mediterraneo in età moderna, Milano, Sele-ne, 2003.

Maria Teresa Lo Preiato, La costituzione politica della città. Trento e la sua autonomia (secoli XIV-XVIII), Roma, Viella, 2009.

Saverio Lomartire, I Campionesi al duomo di Modena, in I Maestri Campionesi, a cura di Rossana Bossaglia, Gian Alberto Dell’Acqua, Bergamo, Bolis, 1992, pp. 36-81.

La Lombardia dei comuni, Milano, Electa, 1988.

Cesare Lombroso, Palimsesti del carcere. Storie, messaggi, iscrizioni, graffiti dei detenuti delle carce-ri alla fine dell’Ottocento: le voci di una realtà senza tempo, a cura di Giuseppe Zaccaria, Firen-ze, Ponte alle grazie, 1996.

Clemente Lunelli, Dizionario dei costruttori di strumenti musicali nel Trentino, Trento, TEMI, 1994.

Clemente Lunelli, Fonti per un dizionario di artisti e artigiani nel Trentino: sec. XVI-XVIII, Trento, Gruppo culturale Civis, 1997.

Luochi della luna. Le facciate affrescate a Trento, a cura di Enrico Castelnuovo, Trento, TEMI, 1988.

Michelangelo Lupo, scheda 6, in I Madruzzo e l’Europa 1539-1658, p. 494.

Serena Luzzi, Stranieri in città. Presenza tedesca e società urbana a Trento (secoli XV-XVIII), Bologna, Il Mulino, 2003 (Annali dell’Istituto storico italo-germanico in Trento. Monografie, 38).

I Madruzzo e l’Europa 1539-1658. I principi vescovi di Trento tra Papato e Impero, a cura di Laura Dal Prà, Milano-Firenze, Charta, 1993, catalogo della mostra: Trento (Castello del Buonconsiglio); Ri-va del Garda (TN) (chiesa dell’Inviolata), 10 luglio - 31 ottobre 1993.

Jean-Claude Maire Vigueur, Les inscriptions du pouvoir dans la ville. Les cas de l’Italie communale (XII-XV siècle), in Villes de Flandre et d’Italie (XIII-XVI siècle). Les enseignements d’une compara-sion, Turnhout, Brepols, 2008, pp. 207-233.

Luca Mannori, Per una ‘preistoria’ della funzione amministrativa. Cultura giuridica e attività dei pubbli-ci apparati nell’età del tardo diritto comune, in “Quaderni fiorentini per la storia del pensiero giu-ridico moderno”, 19 (1990), pp. 323-504.

Michelangelo Mariani, Trento con il Sacro Concilio et altri notabili, aggiunte varie cose miscellanee uni-versali: descrittion’ historica libri tre,Augusta [ma: Trento, Zanetti], 1673.

Pietro Marsilli, Tridentum, urbs picta, in Luochi della luna, pp. 63-117.

Gisberto Martelli, La chiesa di San Lorenzo a Trento, Roma, Colombo, 1943.

Martino Teofilo Polacco (Marcin Teofilowicz), pittore (1570-1639), a cura di Stanislaw Szymanski, Tren-to, Collana Artisti Trentini, 1965.

Maria Elena Massimi, Gresta, Antonio, in Dizionario Biografico degli Italiani, 59, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana, 2002, pp. 337-340.

354

Paul Mayr, Friedrich von Treuenstein, in “Der Schlern”, 41 (1967), pp. 419-429.

Paul Mayr, I capitani trentini del Duecento, in “Studi Trentini di Scienze Storiche”, 45 (1969), pp. 73-89, 164-175.

Paolo Mechelli, La scena di prigione nell’opera italiana fra Settecento e Ottocento, München, Grin, 2011.

Francesco Menestrina, La delinquenza nel Trentino, in “Tridentum”, 1 (1898), fasc. II, pp. 129-147, fasc. III, pp. 161-184, fasc. VI, pp. 366-382; 2 (1899), fasc. II-III, pp. 110-130, fasc. IV-V, pp. 167-196.

Francesco Menestrina, La torre di piazza a Trento, in “Pro Cultura”, 1 (1910), pp. 1-16, 235-266.

Alois Messmer, Mittelalterliche Baudenkmale in Trient und einigen lombardischen Städten, in “Mit-theilungen del k.k. Zentralkommission für Erforschung und Erhaltung der Baudenkmale”, 3 (1858), pp. 12-15.

Jeannot Metzler, Johny Zimmer, Zum Burgenbau in Luxemburg in vorsalischer und salischer Zeit, in Burgen der Salierzeit, 1, pp. 311-335.

Elvio Mich, Panorama della pittura nell’Ottocento, in Storia del Trentino, 5, pp. 439-489.

Maureen C. Miller, The Bishop’s Palace. Architecture and Authority in Medieval Italy, New York, Cor-nell University Press, 2000.

Maureen C. Miller, From Episcopal to Communal Palaces. Places and Power in Northern Italy (1000-1250), in “Journal of the Society of Architectural Historians”, 54 (1995), pp. 175-185.

Maureen C. Miller, Topographies of Power in the Urban Centers of Medieval Italy, in Beyond Florence. The Contours of Medieval and Early Modern Italy, edited by Paula Findlen, Michelle Fontaine, Duane Osheim, Stanford, Stanford University Press, 2003, pp. 181-189, 272-273.

Monumenta liturgica Ecclesiae Tridentinae saeculo XIII antiquiora, curantibus F. Dell’Oro, H. Rog-ger, Trento, Società di Studi Trentini Di Scienze Storiche, 1983-1988

1. Testimonia chronographica ex codicibus liturgicis, studia et editio paravit Hyginus Rogger; adla-borantibus Bonifatio Baroffio, Ferdinando Dell’Oro, 1983,

2. Fontes liturgici libri sacramentorum, studia et editionem paravit Ferdinandus Dell’Oro; adla-borantibus Bonifatio Baroffio, Josepho Ferraris, Hygino Rogger, 1985-1987,

3. Fontes liturgici libri sacramentorum: appendices, indices, studia et editionem paravit Ferdinan-dus Dell’Oro; adlaborantibus Bonifatio Baroffio, Hygino Rogger, 1988.

Italo Moretti, I palazzi pubblici, in La costruzione della città comunale italiana (secoli XII-inizio XIV). Ventunesimo convegno internazionale di studi, Pistoia 11-14 maggio 2007, Pistoia, Centro italiano di studi di storia e d’arte, 2009, pp. 67-80.

Marco Morizzo, Desiderio Reich, Codicis Clesiani archivii episcopalis Tridenti regesta, in “Rivista Tri-dentina”, 10 (1910), pp. 49-64, 129-144, 191-207, 261-276.

Chiara Moser, Campane in Trentino. Strumenti musicali ed espressioni artistiche, tesi di laurea, re-latore Andrea Bacchi, correlatrice Luciana Giacomelli, Università degli Studi di Trento, a. acc. 2003-2004.

Chiara Moser, Scheda 139, in Rinascimento e passione per l’antico. Andrea Riccio e il suo tempo, a cu-ra di Andrea Bacchi, Luciana Giacomelli, Trento, Provincia, 2008, catalogo della mostra: Tren-to (Museo Diocesano Tridentino; Castello del Buonconsiglio), 5 luglio - 2 novembre 2008, pp. 556-557.

355

Lewis Mumford, The City in History, New York, Harcourt, Brace and World, 1961.

Hannes P. Naschenweng, Admont, in Die Benediktinischen Mönchs- und Nonnenklöster in Österreich und Südtirol, bearbeitet von Ulrich Faust, Waltraud Krassnig, St. Ottilien, EOS, 2000, pp. 71-212.

Francesco Negri, Serie di pievani-arcipreti-decani e di altri sacerdoti di Cles con brevi notizie della paroc-chia dall’anno 1100 al 1903, Cles (TN), Tipografia clesiana, 1907.

Mauro Nequirito, Il tramonto del Principato vescovile di Trento. Vicende politiche ed istituzionali, Trento, Società di Studi Trentini di Scienze Storiche, 1996.

Josef Nössing, Wangen-Bellermont, in Tiroler Burgenbuch, 5, pp. 83-92.

Thomas Nutz, Strafanstalt als Besserungsmaschine. Reformdiskurs und Gefängniswissenschaft 1775-1848, München, Oldenbourg, 2001.

Matthias Oeribauer, Führer für Trient-Arco und Umgebung sowie die übrigen Curorte Wälschtirols, Reichenberg, Stiepel, 1884.

Ori e argenti dei Santi. Il tesoro del duomo di Trento, a cura di Enrico Castelnuovo, testi di Enrico Ca-stelnuovo [et al.], TEMI, Trento, 1991.

Paolo Orsi, Antiche pitture di Volano, in “Archivio trentino”, 2 (1883), pp. 101-105.

Paolo Orsi, Iscrizioni graffite a S. Cecilia di Chizzola, in “Archivio storico per Trieste, l’Istria e il Tren-tino”, 2 (1883), pp. 239-240.

Giacomo Pace, Contrainte par corps: l’arresto personale per debiti nell’Italia liberale, Torino, Giappi-chelli, 2004.

La pace di Costanza, 1183. Un difficile equilibrio di poteri fra società italiana ed impero. Milano, Piacen-za, 27-30 aprile 1983, Bologna, Cappelli, 1984.

Gaetano Panazza, Appunti per una storia dei palazzi comunali di Brescia e Pavia, in “Archivio storico lombardo”, 4 (1964-65), pp. 181-203.

Roberto Pancheri, Nettuno a Trento. Metamorfosi di un simbolo, in La fontana del Nettuno “salute e de-coro della città”, a cura di Roberto Pancheri, Trento, Comune, 2004, catalogo della mostra: Trento (Palazzo Geremia e Palazzo Thun), 19 settembre - 21 novembre 2004, pp. 25-81.

Roberto Pancheri, Rodolfo Belenzani: l’immagine e il mito, in Rodolfo Belenzani e la rivolta cittadina del 1407, pp. 87-92.

Giuseppe Papaleoni, Giustizie a Trento sotto il vescovo Giovanni IV (1466-1486), in “Archivio Storico Italiano”, s. 5, 11 (1896), pp. 257-277.

Luigi Parrinello, I quattrocento anni della campana granda detta La Barona, Cles (TN), Pro cultura. Centro studi nonesi, 1981.

Bruno Passamani, La scultura romanica del Trentino, Trento, Monauni, 1963.

Bruno Passamani, Trento, Trento, TEMI, 1977.

Alessandro Pastore, Il medico in tribunale. La perizia medica nella procedura penale d’Antico Regime (secoli XVI-XVIII), Bellinzona, Casagrande, 1998.

356

Alessandro Pastore, Médecine légale et torture dans l’Italie du XVIIIe siècle, in Beccaria et la culture juridique des Lumière, a cura di Michel Porret, Genève, Droz, 1997, pp. 287-306.

Jürgen Paul, Die mittelalterlichen Kommunalpaläste in Italien, Köln, Photostelle der Universität, 1963.

Moira Pederzolli, Torre Vanga, in Castra, castelli e domus murate, 5 [2], pp. 248-251.

Silvio Pellico, Le mie prigioni, introduzione e note di Andrea Damino, Bari, Edizioni Paoline, 1967.

Per padre Frumenzio Ghetta o.f.m. Scritti di storia e cultura ladina, trentina, tirolese e nota bio-bi-bliografica, a cura della Biblioteca comunale di Trento e dell’Istitut cultural ladin Majon di Fashegn, Vich/Vigo di Fassa, Trento, Comune; Vich/Vigo di Fassa (TN), Istitut cultural ladin Majon di Fashegn, 1991.

Le pergamene dell’Archivio della Prepositura di Trento (1154-1297), a cura di Emanuele Curzel, Sonia Gentilini, Gian Maria Varanini, Bologna, Il Mulino, 2004 (Annali dell’Istituto italo-ger-manico in Trento. Fonti, 2).

Carlo Perini, Trento e suoi contorni. Guida del viaggiatore, Trento, Seiser, 1868.

Luciana Perini, Sulla topografia di Trento dal IV al VII secolo, in Congresso La regione Trentino-Al-to Adige nel Medio Evo, 2, pp. 167-188.

Valentina Perini, Il Simonino. Geografia di un culto, con un saggio di Diego Quaglioni e Laura Dalprà, Trento, Società di Studi Trentini di Scienze Storiche, 2012.

Adriano Peroni, Il duomo di Trento e il mito moderno della cattedrale, in Il duomo di Trento, a cu-ra di Enrico Castelnuovo, Adriano Peroni, Trento, TEMI, 1992, pp. 35-54.

Adriano Peroni, La façade de la Cathédrale de Modène avant l’introduction de la rosace, in La faça-de romanese: Actes du colloque international, organisé par le Centre d’Etudes Supérieures de Civilisation Médiévale (Poitiers, 26-29 septembre 1990), Poitiers, Centre d’Etudes Supérieu-res de Civilisation Médiévale, 1992 (Cahiers de Civilisation Médiévale, 34), pp. 379-384.

Edward M. Peters, Before the Prison. The Ancient and Medieval Worlds, in The Oxford History of the Prison: The Practice of Punishment in West Society, edited by Norval Morris, David J. Rothman, Oxford, OUP, 19982, pp. 3-43.

Zbigniew Pianowski, Wawel Hill as a Place of Power in Early Middle Ages, 10th-12th centuries, in Deutsche Königspfalzen, 8, pp. 289-312.

I pianeti della fortuna. Canzoni e “vignette” popolari dell’antica tipografia G. Pennaroli di Fioren-zuola d’Arda, a cura di Ettore Carrà, Lodovico Mosconi, Milano, Scheiwiller, 1973.

Salvatore Piatti, Palù-Palae. Frammenti di storia, Palù del Fersina (TN), Istituto culturale moche-no cimbro, 1996.

Jean-Charles Picard, Le souvenir des évêques: sépultures, listes épiscopales et culte des évêques en Italie du Nord des origines au Xe siècle, Rome, École française de Rome, 1988 (Bibliothèque des Ecoles françaises d’Athènes et de Rome, 268).

Eduard Pichler, Helmut Stampfer, Karneid, in Tiroler Burgenbuch, 8, pp. 27-68.

357

Pietre e memoria. Archeologia, architettura, storia e arte di una chiesa medievale alpina, a cura di En-rico Cavada, con contributi di Giorgio Bellotti [et al.], Trento, Provincia; San Lorenzo in Ba-nale (TN), Comune, 2005.

Carlantonio Pilati, I gravami di Francesco Zajotti e le ingiurie del suo avvocato confutate da un priva-to cittadino di Trento, s. l., s. n., 1794.

Antonio Ivan Pini, Un prefabbricato rosa nella Bologna del ‘200 (Note storico-critiche a proposito di un volume recente), in “Nuova rivista storica”, 80 (1996), pp. 225-259.

Pio Francesco Pistilli, Comune - Edifici pubblici, in Enciclopedia dell’arte medievale, 5, Roma, Isti-tuto della Enciclopedia Italiana, 1994, pp. 246-253.

Giuseppe Pitrè, Urla senza suono. Graffiti e disegni dei prigionieri dell’Inquisizione, a cura di Leo-nardo Sciascia, con una nota di Giuseppe Quatriglio, Palermo, Sellerio, 1999.

Ronny Po-chia Hsia, The Myth of Ritual Murder. Jews and Magic in Reformation Germany, New Haven and London, Yale University Press, 1988.

Ronny Po-chia Hsia, Trent 1475. Stories of a Ritual Murder Trial, New Haven and London, Yale University Press, 1992.

Carlo Francesco de Pompeati, Memorie che risguardano principalmente la chiesa e la canonica di Ci-vezzano, seconda edizione ricorretta e accresciuta dall’autore, Trento, Monauni, 1790.

Il principe vescovo Johannes Hinderbach (1465-1486) fra tardo Medioevo e Umanesimo: atti del con-vegno promosso dalla Biblioteca comunale di Trento, 2-6 ottobre 1989, a cura di Iginio Rogger, Marco Bellabarba, Bologna, EDB; Trento, Comune, Istituto di scienze religiose, 1992 (Pubbli-cazioni dell’Istituto di scienze religiose in Trento. Series maior, 3), pp. 445-484.

Diego Quaglioni, Commynes “testimone“ delle guerre d’Italia, in Città in guerra. Esperienze e rifles-sioni nel primo ‘500. Bologna nelle “guerre d’Italia”, a c. di Gian Mario Anselmi e Angela De Benedictis, Bologna, Minerva, 2008, pp. 3-13.

Diego Quaglioni, Elogio di Monsignor Iginio Rogger, in Omaggio a Iginio Rogger. Conferimento del-la laurea honoris causa in Giurisprudenza (Trento, 12 aprile 2006), a cura di Diego Quaglioni e Fulvio Zuelli, Padova, Cedam, 2008, pp. 5-14, ora anche in L’antisémitisme en Italie dans le se-conde XXe siècle, sous la direction de Paola Bertilotti et Beatrice Primerano, in “Laboratoire italien”, 11 (2011), pp. 209-219.

Diego Quaglioni, Machiavelli e la lingua della giurisprudenza. Una letteratura della crisi, Bologna, Il Mulino, 2011.

Diego Quaglioni, La parola “data” e la parola “presa”: le donne nel processo, in Esposito, Quaglioni, Processi contro gli ebrei, 2, pp. 1-25.

Diego Quaglioni, Propaganda antiebraica e polemiche di Curia, in Un pontificato e una città: Sisto IV (1471-1484), a cura di Massimo Miglio [et al.], Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vati-cana, 1986, pp. 243-266;

Diego Quaglioni, La responsabilità del giudice e dell’officiale nel pensiero di Bartolo da Sassoffera-to, in Diego Quaglioni, “Civilis sapientia”. Dottrine giuridiche e dottrine politiche fra medioe-vo ed età moderna. Saggi per la storia del pensiero giuridico moderno, Rimini, Maggioli, 1989, pp. 77-106.

358

Diego Quaglioni, Rituali della grazia a Trento nel 1477, in Grazia e giustizia. Figure della clemen-za fra tardo medioevo ed età contemporanea, a cura di Karl Härter, Cecilia Nubola, Bologna, Il Mulino, 2011 (Annali dell’Istituto storico italo-germanico in Trento. Quaderni, 81), pp. 127-145.

Diego Quaglioni, La sovranità, Roma-Bari, Laterza, 2004.

Diego Quaglioni, Vero e falso nelle carte processuali: la parola “data” e la parola “presa”, in Vero e falso. L’uso politico della storia, a cura di Marina Caffiero, Micaela Procaccia, Roma, Donzel-li, 2008, pp. 63-82.

Il Quaternus rogacionum del notaio Bongiovanni di Bonandrea (1308-1320), a cura di Daniela Ran-do, Monica Motter, Bologna, Il Mulino, 1997 (Storia del Trentino. Serie II, Fonti e testi, 1).

Pierre Racine, Les palais publics dans les communes italiennes (XII – XIIIe siècles), in Les paysage ur-bain au Moyen-Age: actes du XIe Congrès des historiens médiévistes de l’enseignement supérieur, Lyon, Presses universitaires de Lyon, 1981, pp. 133-153.

Daniela Rando, Dai margini la memoria. Johannes Hinderbach (1418-1486), Bologna, Il Mulino, 2003 (Annali dell’Istituto storico italo-germanico in Trento. Monografie, 37).

Francesco Ranzi, Pianta antica della città di Trento, Trento, Monauni, 1869.

Nicolò Rasmo, Gli aspetti artistici, in Trentino Alto Adige, a cura di Sandro Gattei [et al.], Milano, Electa, 1979, pp. 47-468.

Nicolò Rasmo, Dizionario biografico degli artisti atesini. Volume secondo. B, a cura di Luciano Bor-relli, Silvia Spada Pintarelli, Bolzano, Comune, 1998.

Nicolò Rasmo, Restauri e ritrovamenti recenti, in “Studi Trentini di Scienze Storiche”, 43 (1964), pp. 316-345.

Nicolò Rasmo, Runkelstein, in Tiroler Burgenbuch, 5, pp. 109-176.

Nicolò Rasmo, S. Apollinare e le origini romane di Trento, Trento, TEMI, 1966.

Nicolò Rasmo, Storia dell’arte nel Trentino, Trento, Dolomia, 1982.

Nicolò Rasmo, Magdalena Hörmann Weingartner, Wendelstein, in Tiroler Burgenbuch, 8, pp. 105-122.

Reclams Kunstführer. Italien, 2/2: Südtirol, Trentino, Venezia Giulia, Friaul, Veneto, Stuttgart, Re-clam, 1974.

Die Regesten der Grafen von Görz und Tirol, Pfalzgrafen in Kärnten, Innsbruck, Wagner, 1949-2006 1. 957-1271, mit Benuetzung der Abschriften Dr. Andreas Veiders gesammelt, bearbeitet und

herausgegeben von Dr. Hermann Wiesflecker, 1949, 2/1. Die Regesten Meinhards II. (I.) 1271-1295, bearbeitet und herausgegeben von Dr. Her-

mann Wiesflecker unter Mitarbeit des Dr. Johann Rainer, 1952, 2/2. Orts- und Personenregister, bearbeitet von Roland Kubanda, Klaus Brandstätter, 2006.

Regestum Ecclesiae Tridentinae. I: Regesto dei documenti dell’Archivio capitolare di Trento dal 1182 al 1350 conservati nel R. Archivio di Stato di Trento, a cura di Carlo Ausserer, Roma, Istituto storico italiano per il Medio Evo, 1939.

359

Desiderio Reich, Del più antico statuto della città di Trento, in “Programma dell’I.R. Ginnasio su-periore di Trento”, a. scol. 1888-1889, pp. 3-56.

Desiderio Reich, Documenti e notizie intorno al convento della Clarisse di S. Michele nel sobborgo di S. Croce presso Trento (1229-1809), in “Programma dell’I.R. Ginnasio superiore di Trento”, a. scol. 1883-1884, pp. 3-50.

Josef Riedmann, Mittelalter, in Geschichte des Landes Tirol, herausgegeben von Josef Fontana [et al.], 1, Bozen, Athesia; Innsbruck-Wien, Tyrolia, 1990, pp. 291-698.

Josef Riedmann, Tra Impero e signorie (1236-1255), in Storia del Trentino, 3, pp. 229-254.

Josef Riedmann, Anja Grebe, Ulrich G. Großmann, Schloss Buonconsiglio in Trient, Regensburg, Schnell & Steiner, 2007 (Burgen, Schlösser und Wehrbauten in Mitteleuropa, 22).

Siegfried Rietschel, Das Burggrafenamt und die hohe Gerichstbarkeit in den deutschen Bi-schofsstädten während des frühen Mittelalters, Leipzig, Veit, 1905.

Adriano Rigotti, Divagazioni in margine all’Edictum Claudii de civitate Anaunorum (CIL V 5050), in “Atti della Accademia Roveretana degli Agiati”, a. a. 251, ser. VIII, vol. I, A (2001), pp. 23-39.

Cesare Ripa, Iconologia overo Descrittione dell’imagini universali..., Roma, Gigliotti, 1593.

Ritualmord. Legenden in der europäischen Geschichte, herausgegeben von Susanna Buttaroni, Stanisław Musiał, Wien-Köln-Weimar, Böhlau, 2003.

Martina Rizzi, La giurisprudenza consulente e il caso di Simone da Trento (1475-1478), tesi di laurea, relatore Diego Quaglioni, Università degli studi di Trento, a. acc. 1995-1996.

Giacomo Roberti, Edizione archeologica della Carta d’Italia al 100.000. Foglio 21 (Trento), Firenze, Istituto geografico militare, 1952.

Rodolfo Belenzani e la rivolta cittadina del 1407, a cura di Brunella Brunelli, Franco Cagol, Tren-to, Comune, 2009.

Niccolò Rodolico, Giuseppe Marchini, I palazzi del popolo nei comuni toscani del Medio Evo, Mi-lano, Electa, 1962.

Iginio Rogger, Asterischi storici sulla struttura urbana di Trento, in “Studi Trentini di Scienze Stori-che”, 59 (1980), pp. 221-227.

Iginio Rogger, Il Castelletto, residenza del principe vescovo Federico Vanga, in Il codice Vanga, pp. 45-50.

Iginio Rogger, Der Dom zu Trient, Trento, Museo Diocesano Tridentino, 1978.

Iginio Rogger, Il vescovo e la sua chiesa, in Il duomo di Trento, a cura di Enrico Castelnuovo, Adria-no Peroni, Trento 1992, pp. 21-33.

Iginio Rogger, Le indagini degli anni 1964-1975. Riesame dei risultati, in L’antica basilica di San Vi-gilio, 1, pp. 19-133.

Iginio Rogger, Inizi cristiani nella regione tridentina, in Storia del Trentino, 2, pp. 475-524.

Iginio Rogger, San Biagio quale patrono speciale di castelli vescovili trentini?, in Per Aldo Gorfer.

360

Studi, contribuiti artistici profili e bibliografia in occasione del settantesimo compleanno, a cura dell’Assessorato all’istruzione, attività e beni culturali della Provincia autonoma di Trento con la collaborazione della Biblioteca comunale di Trento, Trento, Provincia. Assessorato all’istru-zione, attività e beni culturali, 1992, pp. 789-800.

Iginio Rogger, Scavi e ricerche sotto la cattedrale di Trento, in “Studi Trentini di Scienze storiche” [1] Le varie opinioni sulle prime origini del Duomo di S. Vigilio. Elementi di topografia cristiana

della Trento romana, 46 (1967), pp. 197-212, [2] Breve cronologia degli scavi. Ricostruzione architettonica della cripta vanghiana, 47 (1968),

pp. 3-26, [3] Membra sparse della cripta vanghiana, 52 (1973), pp. 375-392, [4] La cripta udalriciana, 53 (1974), pp. 387-409, [5] La basilica paleocristiana di S. Vigilio in sette secoli di vita, 54 (1975), pp. 3-40.

Angiola Maria Romanini, Arte comunale, in Atti dell’11. Congresso internazionale di studi sull’alto Medioevo, Milano 26-30 ottobre 1987, 1, Spoleto (PG), Centro italiano di studi sull’Alto Me-dioevo, 1989, pp. 21-52.

Artur Rosenauer, Donatello, Milano, Electa, 1993.

Francesco Rossi, Catalogo delle opere. I. Tra Padova e Mantova, in Placchette e rilievi di bronzo nell’età del Mantegna, a cura di Francesco Rossi, Milano, Skira, 2006, pp. 37-47.

Xavier Rousseaux, Dalle città medievali agli stati nazionali. Rassegna sulla storia della criminalità e della giustizia penale in Europa (1350-1850), in Criminalità, giustizia penale e ordine pubblico nell’Europa moderna, a cura di Luigi Cajani, Milano, Unicopli, 1997, pp. 11-53.

Jean de Roye, Journal, connu sous le nom de Chronique scandaleuse, publié pour la Société de l’hi-stoire de France par Bernard de Mandrot, Paris, Librairie Renouard, 1896.

Leo Santifaller, Urkunden und Forschungen zur Geschichte des Trientner Domkapitels, I: Urkun-den zur Geschichte des Trientner Domkapitels, 1147-1500, Wien, Universum, 1948 (Veröffent-lichungen des Instituts für Österreichische Geschichtsforschung, 6).

Nicoletta Sarti, Appunti su carcere-custodia e carcere-pena nella dottrina civilistica dei secoli XII-XVI, in “Rivista di storia del diritto italiano”, 53-54 (1980-1981), pp. 67-110.

Gabriele Sartorio, Ad Invitandos Fideles. Le campane della basilica milanese di Sant’Ambrogio, in Del fondere campane, pp. 95-103.

Mario Sbriccoli, La benda della giustizia. Iconografia, diritto e leggi penali dal medioevo all’età mo-derna, in Mario Sbriccoli, Storia del diritto penale e della giustizia. Scritti editi e inediti (1972-2007), 2, Milano, Giuffrè, 2009, pp. 155-208.

Mario Sbriccoli, “Tormentum idest torquere mentem”. Processo inquisitorio e interrogatorio per tor-tura nelll’Italia comunale, in La parola all’accusato, a cura di Jean-Claude Maire-Vigueur, Ago-stino Paravicini Bagliani, Palermo, Sellerio, 1991, pp. 17-32.

Peter Schmid, König, Herzog, Bischof. Regensburg und seine Pfalzen, in Deutsche Königspfalzen, 4, pp. 53-83.

Erich Schrader, Das Befestigungsrecht in Deutschland von den Anfängen bis zum Beginn des 14. Jahrhunderts, Göttingen, Vandenhoeck & Ruprecht, 1909.

361

Juergen Schulz, The Communal Buildings of Parma, in “Mitteilungen des Kunsthistorischen Insti-tutes in Florenz”, 26 (1982), pp. 279-324.

Gunter Schweikhart, Fassadenmalerei in Verona vom 14. bis zum 20. Jahrhundert, München, Bruckmann, 1973.

Rachele Scuro, Bassano nel Quattrocento. Il primo secolo di dominazione veneziana, in Storia di Bassano del Grappa, 1: Dalle origini al dominio veneziano, coord. Gian Maria Varanini, Bassa-no del Grappa (VI), Comitato per la storia di Bassano, 2013, pp. 357-409.

Gerhard Seebach, Archäologische und bauhistorische Untersuchungen 1991-1994 = Indagini arche-ologiche e morfologiche-stratigrafiche, anni 1991-1994, mit Beiträgen von = con contributi di Harald Stadler, in L’antica basilica di San Vigilio, 1, pp. 135-313.

Aldo A. Settia, I caratteri edilizi di castelli e palazzi, in Arti e storia nel Medioevo, a cura di Enrico Castelnuovo, Giuseppe Sergi, II, Torino, Einaudi, 2003, pp. 187-211.

Aldo A. Settia, Codici sonori e nomi di campane nelle città medievali italiane, in Del fondere cam-pane, pp. 79-84.

Aldo A. Settia, “Erme torri”. Simboli di potere fra città e campagna, Cuneo, Società per gli stu-di storici, archeologici ed artistici della provincia di Cuneo; Vercelli, Società storica vercelle-se, 2007.

Matilde Silla Sgarbi, Per un’edizione del Liber determinationum dominorum consulum del Comu-ne di Trento (1505-1516). Studio preliminare, tesi di laurea, relatore Andrea Giorgi, Università degli studi di Trento, a. acc. 2011-2012.

Luca Siracusano, Alcune riflessioni sulla presenza di Guidobono Bigarelli nel duomo di San Vigilio a Trento, in “Studi Trentini di Scienze Storiche. Sezione seconda”, 89 (2010), pp. 17-36.

Gigliola Soldi Rondinini, Evoluzione politico-sociale e forme urbanistiche nella Padania dei secoli XII-XIII: i palazzi pubblici, in La pace di Costanza 1183, pp. 85-98.

Gigliola Soldi Rondinini, Problemi di storia della città medievale, in “Libri e documenti”, 3 (1981), pp. 11-18.

Stadt im Wandel. Kunst und Kultur des Bürgertums in Norddeutschland 1150-1650, herausgege-ben von Cord Meckseper, Stuttgart-Bad Cannstatt, Cantz, 1985, catalogo della mostra: Braun-schweig (Braunschweig. Landesmuseum, Herzog-Anton-Ulrich-Museum, Dom am Burgplatz), 24 agosto - 24 novembre 1985.

Helmut Stampfer, Aichach, in Tiroler Burgenbuch, 4, pp. 331-335.

Helmut Stampfer, Die alte Burgkapelle von Sigmundskron, in “Arx“ (1988), 1, pp. 319-323.

Helmut Stampfer, Thomas Steppan, Die romanische Wandmalerei in Tirol. Tirol - Südtirol - Trenti-no, Regensburg, Schnell & Steiner, 2008.

Statuti del comune di San Miniato al Tedesco (1337), a cura di Francesco Salvestrini, Pisa, ETS, 1994.

Statuti di Belluno del 1392 nella trascrizione di età veneziana, a cura di Enrico Bacchetti, Roma, Viella, 2002.

362

Statuti di Cittadella del secolo XIV, traduzione e commento di Guerrino Citton, Daniela Mazzon; studio introduttivo di Giorgetta Bonfiglio Dosio, Cittadella (PD), Biblos, 1995.

Statuti di Lendinara del 1321, a cura di Marco Pozza, Roma, Jouvence, 1984.

Statuti di Rovereto del 1425, con le aggiunte dal 1434 al 1538, a cura di Federica Parcianello, Ve-nezia, Il cardo, 1991.

Lo statuto di Pescia del 1339, a cura di Alberto M. Onori, Pistoia, Società pistoiese di storia pa-tria, 2000.

Statuto di Trento: con li suoi indici si nel civile come nel sindicale e criminale..., Trento, Brunati, 1714.

Storia del Trentino, Bologna, Il Mulino, 2000-2005 2. L’età romana, a cura di Ezio Buchi, 2000, 3. L’età medievale, a cura di Andrea Castagnetti, Gian Maria Varanini, 2004, 4. L’età moderna, a cura di Marco Bellabarba, Giuseppe Olmi, 2002, 5. L’età contemporanea 1803-1918, a cura di Maria Garbari, Andrea Leonardi, 2003.

Claudia Storti Storchi, Scritti sugli statuti lombardi, Milano, Giuffrè, 2007.

Strafe, Disziplin und Besserung. Österreichische Zucht- und Arbeitshäuser von 1750 bis 1850, he-rausgegeben von Gerhard Ammerer, Alfred Stefan Weiß, Frankfurt am M., Lang, 2006.

Brian E. Strayer, ‘Lettres de cachet’ and Social Control in the Ancien Régime, 1659-1789, New York, Lang, 1992.

Gerhard Streich, Burg und Kirche während des deutschen Mittelalters. Untersuchungen zur Sakral-topographie von Pfalzen, Burgen und Herrensitze, Sigmaringen, Thorbecke, 1984 (Vorträge und Forschungen, 29).

Gerhard Streich, Palatium als Ordnungsbegriff und Ehrentitel für die Urkundensorte der deutschen König und Kaiser im Hochmittelalter, in Die Pfalz. Probleme einer Begriffsgeschichte von Kaiser-palast auf dem Aventin bis zum heutigen Regierungsbezirk, Speyer, Verlag der Pfälzischen Ge-sellschaft zur Förderung der Wissenschaften in Speyer, 1990 (Veröffentlichung der Pfälzischen Gesellschaft zur Förderung der Wissenschaften in Speyer, 81), pp. 103-127.

Die Südtiroler Notariats-Imbreviaturen des dreizehnten Jahrhunderts, im Auftrage der historischen Kommission beim Tiroler Landesmuseum Ferdinandeum, herausgegeben von Hans von Vol-telini, Franz Huter, Innsbruck, Wagner, 1951.

Gian Maria Tabarelli, Palazzi pubblici d’Italia. Nascita e trasformazione del palazzo pubblico in Ita-lia fino al XVI secolo, Busto Arsizio (MI), Bramante, 1977.

Gian Maria Tabarelli, Flavio Conti, Castelli del Trentino, Milano, Görlich, 1974.

Tabula Peutingeriana: codex Vindobonensis 324, Trento, UCT, 1991.

Rudolf Tasser, Neuhaus bei Terlan, in Tiroler Burgenbuch, 8, pp. 275-302.

Bonaventura Tecchi, “L’eroe” di Alfred Neumann, in Bonaventura Tecchi, Scrittori tedeschi moder-ni, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 1959, pp. 71-77.

363

Sigrid Thurm, Eine Trientiner Glocke in Bayerisch-Schwaben, in “Cultura atesina = Kultur des Etschlandes”, 15 (1961), pp. 102-106.

Tiroler Burgenbuch, Bozen, Athesia; Innsbruck-Wien, Tyrolia, 1972-2011 1. Oswald Trapp, Tiroler Burgenbuch: Vinschgau, unter Mitarbeit von Magdalena Hörmann-

Weingartner, 1972, 2. Oswald Trapp, Tiroler Burgenbuch: Burggrafenamt, unter Mitarbeit von Magdalena Hör-

mann-Weingartner, 1980, 3. Oswald Trapp, Tiroler Burgenbuch: Wipptal, unter Mitarbeit von Magdalena Hörmann-

Weingartner, 1982, 4. Oswald Trapp, Tiroler Burgenbuch: Eisacktal, unter Mitarbeit von Magdalena Hörmann-

Weingartner, 1981, 5. Oswald Trapp, Tiroler Burgenbuch: Sarntal, unter Mitarbeit von Magdalena Hörmann-

Weingartner, 1981, 6. Oswald Trapp, Tiroler Burgenbuch: Mittleres Inntal, unter Mitarbeit von Magdalena Hör-

mann-Weingartner, 1982, 7. Oswald Trapp, Tiroler Burgenbuch: Oberinntal und Ausserfern, unter Mitarbeit von Magda-

lena Hörmann-Weingartner, 1986, 8. Oswald Trapp, Magdalena Hörmann-Weingartner, Tiroler Burgenbuch: Raum Bozen, 1989, 9. Tiroler Burgenbuch: Pustertal, herausgegeben von Magdalena Hörmann-Weingartner, 2003, 10. Tiroler Burgenbuch: Südtiroler Unterland und Überetsch, herausgegeben von Magdalena

Hörmann-Weingartner, 2011.

Tiroler Urkundenbuch, herausgegeben von der Historischen Kommission des Landesmuseums Ferdinandeum in Innsbruck, Innsbruck, Tiroler Landesmuseum Ferdinandeum, 1937-2012

1/1. Die Urkunden zur Geschichte des deutschen Etschlandes und des Vintschgaus bis zum Jahre 1200, bearbeitet von Franz Huter, 1937,

1/2. Die Urkunden zur Geschichte des deutschen Etschlandes und des Vintschgaus, 1200-1230, 1949,

1/3. Die Urkunden zur Geschichte des deutschen Etschlandes und des Vintschgaus, 1231-1253, 1957,

2/1. Die Urkunden zur Geschichte des Inn-, Eisack- und Pustertals bis zum Jahr 1140, bearbeitet von Martin Bitschnau, Hannes Obermair; mit Registern von Claudia Schretter, Gertraud Zeindl, 2009,

2/2. Die Urkunden zur Geschichte des Inn-, Eisack- und Pustertals, 1140 bis 1200, 2012.

Pietro Toesca, Storia dell’arte italiana, 1: Il Medioevo, Torino, UTET, 1927.

Armando Tomasi, La confraternita e la chiesa del Carmine di Trento, in “Studi Trentini di Scienze Sto-riche. Sezione seconda”, 78 (1999), pp. 21-80.

Barbara Tomasi, L’Archivio del Capitolo della Cattedrale di Trento: produzione e conservazione docu-mentaria (secoli XIII-XX). Con un’edizione delle più antiche pergamene (1147-1250), tesi di dotto-rato, relatore Andrea Giorgi, Università degli studi di Trento, a. acc. 2011-2012.

Barbara Tomasi, Le pergamene della capsa Fabricae dell’Archivio del Capitolo della Cattedrale di Tren-to (1267-1674): edizione e commento, tesi di laurea, relatore Andrea Giorgi, Università degli stu-di di Trento, a. acc. 2008-2009.

Armin Torggler, Anmerkungen zur Baugeschichte von Schloss Runkelstein (Gemeinde Ritten/Südti-rol), in Burgenbau im späten Mittelalter, herausgegeben von der Wartburg-Gesellschaft zur Erfor-schung von Burgen und Schlössern in Verbindung mit dem Germanischen Nationalmuseum, 2, Berlin, Deutscher Kunstverlag, 2009 (Forschungen zu Burgen und Schlössern, 12), pp. 149-162.

364

Carlo Tosco, I palazzi comunali nell’Italia nord-occidentale. Dalla pace di Costanza a Cortenuova, in Cultura artistica, città e architettura nell’età federiciana, a cura di Alfonso Gambardella, Roma, De Luca, 2000, atti del convegno internazionale: Caserta (Reggia di Caserta, 30 novembre - 1 dicem-bre 1995), pp. 395-422.

Carlo Tosco, Potere civile e architettura. La nascita dei palazzi comunali nell’Italia nord-occidentale, in “Bollettino storico-bibliografico subalpino, 97 (1999), 2, pp. 513-545.

Giangrisostomo Tovazzi, Diario secolaresco e monastico, in http://www.db.ofmtn.pcn.net.

Giangrisostomo Tovazzi, Parochiale Tridentinum, edito a cura di Remo Stenico, Trento, Biblioteca PP. Francescani, 1970.

Giangrisostomo Tovazzi, Variae inscriptiones tridentinae, a cura di Remo Stenico, Trento, Biblioteca PP. Francescani, 1994.

Marvin Trachtenberg, What Brunelleschi Saw. Monument and Site at the Palazzo Vecchio in Florence, in “Journal of the Society of Architectural Historians”, 47 (1988), pp. 14-44.

Giovanni Battista Trener, Per una ricerca d’arte antica a Trento. Un appello ai cittadini, in “Tridentum”, 5 (1902), pp. 123-125.

Wolfgang Treue, Der Trienter Judenprozeß. Voraussetzungen, Abläufe, Auswirkungen (1475-1588), Hannover, Hahn, 1996.

Carla Uberti, I palazzi pubblici, in L’architettura civile in Toscana. Il Medioevo, a cura di Amerigo Re-stucci, Siena, Monte dei Paschi di Siena, 1995, pp. 151-223.

Urbs picta. La citta affrescata nel Veneto. Omaggio a Luigi Coletti: atti del convegno di studi: Treviso, 10-12 giugno, Treviso, Comitato Urbs Picta, 1986.

Elena Valenti, Il Liber electionum officialium magnificae communitatis Tridenti (1415-1462 c.), edi-zione e studio introduttivo, tesi di laurea, relatore Gian Maria Varanini, Università degli studi di Trento, a. acc. 2003-2004.

Silvestro Valenti, Un viaggetto da Trento a Vienna nel sec. XVII, in “Bollettino della Società Rododen-dro”, 6 (1909), 4, pp. 54-58.

Fiorenza Vannel, Giuseppe Toderi, Medaglie e placchette del Museo Bardini di Firenze, Firenze, Poli-stampa, 1998.

Giuseppe Vanzetta, Le scritte delle Pizzancae e la “cava del bol”, Calliano (TN), Manfrini, 1991.

Gian Maria Varanini, Appunti sulle istituzioni comunali di Trento fra XII e XIII secolo, in Storia del Trentino, a cura di Lia De Finis, Trento, Associazione culturale Antonio Rosmini, 1996, pp. 99-126.

Gian Maria Varanini, Note sulla documentazione fiscale di Riva del Garda nel Quattrocento, in Due estimi dei beni immobili (1448 e 1482) del Comune di Riva del Garda con l’elenco delle bocche del 1473, a cura di Maria Luisa Crosina, Vito Rovigo, Riva del Garda, Museo Alto Garda, 2011, pp. 15-35.

Gian Maria Varanini, Il Principato vescovile di Trento nel Trecento. Lineamenti di storia politico-istitu-zionale, in Storia del Trentino, 3, pp. 345-383.

365

Gian Maria Varanini, Rodolfo Belenzani e il Comune di Trento agli inizi del Quattrocento, in Rodolfo Belenzani e la rivolta cittadina del 1407, pp. 9-20.

Gian Maria Varanini, Tra fisco e credito: note sulle camere dei pegni nelle città venete del Quattrocento, in “Studi storici Luigi Simeoni”, 33 (1983), pp. 215-246.

Severino Vareschi, Profili biografici dei principali personaggi della Casa Madruzzo, in I Madruzzo e l’Eu-ropa 1539-1658, pp. 49-77.

Severino Vareschi, Storia, tradizione, leggenda nella passio sancti Vigilii. Studio di una fonte agiogra-fica, in Vigilio vescovo di Trento tra storia romana e tradizione europea: atti del convegno, Trento, 12-13 ottobre 2000, a cura di Roberto Codroico, Domenico Gobbi, Trento, Gruppo culturale Ci-vis, 2000, pp. 235-257.

Giovanni Battista Verci, Storia degli Ecelini, Bassano (VI), Remondini, 1779.

Andrea Viario, I forzati sulle galere veneziane (1760-1797), in “Studi veneziani”, 2 (1978), pp. 225-247.

Hans von Voltelini, Gli antichi statuti di Trento, traduzione di Pier Egilberto de Zordo, introduzione di Filippo Ranieri, Rovereto (TN), Accademia roveretana degli Agiati, 1989.

Giorgio Voltini, Cremona, in Enciclopedia dell’arte medievale, 5, Roma, Istituto della Enciclopedia Ita-liana, 1994, pp. 452-461.

Simone Weber, Artisti trentini e artisti che lavorarono nel Trentino, 2. ed., accresciuta e corretta dall’autore, con introduzione, annotazioni e indice dei luoghi a cura di Nicolò Rasmo, Trento, Monauni, 1977.

Simone Weber, Le chiese della Val di Non nella storia e nell’arte, 3: I decanati di Taio, Denno e Mez-zolombardo, Mori (TN), La grafica anastatica, 1992.

Simone Weber, I maestri comacini a Trento, in “Rivista Tridentina”, 8 (1908), pp. 201-221.

Simone Weber, I pittori Sandelli di Arco, in “Studi Trentini”, 3 (1922), pp. 27-32.

Simone Weber, Le residenze dei vescovi di Trento, in “Studi Trentini”, 5 (1924), pp. 23-37.

Simone Weber, Scoperte di sepolcri antichi a Trento, a Vezzano e a Baselga di Vezzano, in “Rivista Tridentina”, 11 (1911), pp. 42-43.

Mariano Welber, Marco Stenico, Gli statuti dei sindici nella tradizione trentina, Trento, UCT, 1997.

Giorgio Wenter-Marini, Sulla questione dell’isolamento del Castelletto e problemi estetici inerenti, in “Studi Trentini di Scienze Storiche”, 6 (1925), pp. 124-134.

Giorgio Wenter-Marini, La chiesa di San Lorenzo, scavi e restauri, in “Studi Trentini”, 1 (1920), pp. 97-108.

Hermann Wiesflecker, Meinhard der Zweite. Tirol, Kärnten und die Nachbarländer am Ende des 13. Jahrhundert, Innsbruck, Wagner, 1955 (Schlern-Schriften, 124).

Luigi Woelzl, Alcune notizie intorno al palazzo Pretorio in Trento, in “Archivio Trentino”, 8 (1908), pp. 133-142.

366

Jan Wladyslaw Wos, Alessandro di Masovia, vescovo-principe di Trento (1423-1444): un profilo in-troduttivo, Pisa, Giardini, 1994.

Isabella Zamboni, Primi dati sulle tecniche costruttive e murarie dei castelli trentini tra V e XV se-colo, in Castra, castelli e domus murate, 3 [6], pp. 147-170.

Pietro Zampetti, Campane antiche del Trentino. Tentativo di un catalogo, in “Cultura atesina = Kultur des Etschlandes”, 1 (1949), pp. 33-38; 3-4 (1949), pp. 115-122; 1-4 (1950), pp. 68-79.

Vigilio Zanolini, Per la storia del duomo di Trento, in “Atti dell’I. R. Accademia di scienze lettere ed arti degli Agiati di Rovereto”, a. a. 149, ser. III, vol. V, fasc. II (1899), pp. 97-166.

Paolo Zanotti, Scritture del carcere, in Atlante della letteratura italiana, 3: Dal Romanticismo a og-gi, a cura di Domenico Scarpa, Torino, Einaudi, 2012, pp. 26-32.

Oleg Zastrow, Adamo d’Arogno, in Allgemeines Künstler Lexikon, 1, Leipzig, Seemann, 1983, p. 326.

Joachim Zeune, Burg Runkelstein durch die Jahrhunderte: Burgenkundliche und Baugeschichtliche Marginalien, in Schloss Runkelstein: die Bilderburg, herausgegeben von der Stadt Bozen, unter Mitwirkung des Suedtiroler Kulturinstitutes, Bozen, Athesia, 2000, pp. 31-47.

Joachim Zeune, Salierzeitliche Burgen in Bayern, in Burgen der Salierzeit, 2, pp. 177-234.

Thoms Zotz, Palatium et curtis. Aspects de la terminologie palatiale au Moyen Âge, in Palais royaux et princiers au Moyen âge: actes du colloque international tenu au Mans les 6-7 et 8 octobre 1994, Le Mans, Publications de l‘Université du Maine, 1996, pp. 7-15.

Thomas Zotz, Die Goslarer Pfalz im Umfeld der königlichen Herrschaftssitze in Sachsen. Topo-graphie, Architektur und Historische Bedeutung, in Deutsche Königspfalzen, 4, pp. 248-287.

Thomas Zotz, Pfalzen zur Karolingerzeit. Neue Aspekte aus historischer Sicht, in Deutsche Königspfal-zen, 5, pp. 13-23.

Federico Zuliani, Adamo d’Arogno, in Enciclopedia dell’arte medievale, 1, Roma, Istituto della En-ciclopedia Italiana, 1991, pp. 136-138.

367

Referenze fotografiche

Firenze, Fratelli Alinari: Pancheri (fig. 2), tav. 8bTrento, Comune di Trento. Servizio Biblioteca e Archivio storico (Luciano Palombi): Antonel-

li (figg. 1-12), Varanini (figg. 1-4), tavv. 1, 4, 5, 7a, 7b, 24a, 25, 26a, 26b, 28a, 28b, 30, 31b, 32Trento, Museo Diocesano Tridentino: tavv. 2, 3Trento, Provincia autonoma di Trento. Archivio fotografico della Soprintendenza per i beni archi-

tettonici e archeologici: Ciurletti (figg. 11, 12)Trento, Provincia autonoma di Trento. Archivio fotografico del Centro di catalogazione della So-

printendenza per i beni storico-artistici, librari e archivistici: Pancheri (figg. 5, 6), tavv. 6a, 9a, 9b, 23b, 23c

Venezia, Archivio fotografico della Soprintendenza per i beni archeologici del Veneto: Ciurletti (fig. 10), tav. 15

Vienna, Graphische Sammlung Albertina: tav. 6b

L’ antica basilica di San Vigilio in Trento, p. 29: Landi (fig. 7), p. 20: tav. 10a, p. 33: tav. 13b, p. 230: tav. 14

Bocchi, Bologna, p. 104: Gabbrielli (fig. 4)Brisighella...(http://www.thepurpleteapot.com): Addomine (fig. 3)Carcere_delle_Stinche (http://it.wikipedia.org/wiki): Luzzi (fig. 1)Cavalieri Manasse, Verona: Ciurletti (fig. 13)Ciurletti, Tridentum romana, p. 396, fig. 1: Ciurletti (fig. 2)Ghislanzoni, Scoperte di antichità a Trento, tav. II: Ciurletti (fig. 6), tav. III: Ciurletti (fig. 4), tav. V:

Ciurletti (fig. 5)Giustizia e criminalità nello Stato, p. 151, tav. 7: Luzzi (fig. 2)Gorfer, I castelli, 3, p. 372: Landi (fig. 1)Guiotto, Un decennio di restauri, p. 18: Landi (fig. 5)La Lombardia dei comuni, p. 112: Gabbrielli (fig. 3), p. 113: Gabbrielli (fig. 1)Ranzi, Pianta antica: Ciurletti (fig. 3)Rasmo, Restauri e ritrovamenti recenti, fig. 1: Ciurletti (fig. 7), fig. 3: Ciurletti (fig. 8), p. 330: Ciur-

letti (fig. 9)Tabula Peutingeriana: Ciurletti (fig. 1)Woelzl, Alcune notizie, p. 134: Landi (fig. 2)

Marisa Addomine: Addomine (figg. 2, 4)Martina Andreoli (Università degli Studi di Trento. Laboratorio di archeologia e scienze affini):

tav. 13aGiovanni Cagol e Francesco Lievore: Luzzi (figg. 3, 4), tavv. 16a, 16b, 17a, 18a, 18b, 19a, 19b, 20a,

31aGianni Ciurletti: tavv. 17b, 20bAnnalisa Colecchia: Landi (fig. 15)Fabrizio Filippini: tavv. 27a, 27bSilvano Gallo: Addomine (fig. 1)Giorgia Gentilini: tavv. 10b, 11, 12, 29a, 29bChiara Moser: Moser (figg. 1-4), tavv. 21a, 21b, 21c, 22a, 22b, 23aWalter Landi: Landi (figg. 3, 4, 6, 8, 9, 10, 11, 12, 13, 14, 16)Roberto Pancheri: Pancheri (figg. 1, 3, 4), tav. 8aDaniela Tessarin: tav. 24b

FINITO DI STAMPARE NEL MESE DI MAGGIO 2014A TRENTO CON I TIPI DELLA

TIPOGRAFIA EDITRICE TEMI s.a.s. di Bacchi Riccardo & C.