Il Colosso di Rodi: analisi delle fonti scritte e archeologiche

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Il Colosso di Rodi Analisi delle fonti scritte e archeologiche Filologia Classica MICKEY SCARCELLA SIENA 20/05/2015 archeologiche

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Il Colosso di RodiAnalisi delle fonti scritte e

archeologiche

�Filologia Classica

MICKEY SCARCELLASIENA 20/05/2015

archeologiche

Il Colosso di Rodi: Analisi Archeologica

L’isola di Rodi fa parte dell’arcipelago greco del Dodecaneso e si trova a SW della Penisola Anatolica.

L’isola ha frequentazioni a partire dal Neolitico, ma le tracce più evidenti sono da rilevarsi con l’arrivo dei Dori nell’ XI sec. a. C.

La città più importante dell’Isola è Rodi, sito nel quale si pensa fosse eretta l’immensa statua dedicata al dio Helios.

Il Colosso di Rodi: Analisi Archeologica

Considerato una delle Sette Meraviglie del Mondo Antico, il Colosso era un’ enorme statua bronzea, alta circa 32m, raffigurante il dio del Sole trionfante. trionfante.

La statua fu commissionata a Carete di Lindo, discepolo di Lisippo, per celebrare la vittoria su Demetrio I Poliorcete, generale di Alessandro Magno che aveva assediato la città.

I lavori di costruzione iniziarono

alla fine dell’assedio, ovvero nel 304 a.C., e durarono all’incirca 12 anni. La statua rimase eretta per circa 67 anni, dal 293 a.C. al 226 a.C. quando un terremoto fece crollare la statua in acqua.

Il Colosso di Rodi: Analisi Archeologica

I rodesi, nella ricostruzione della città, non re innalzarono la statua, per paura di ripercussioni di Helios nei loro confronti. La statua, pertanto giacque per 800 anni sul fondo giacque per 800 anni sul fondo del mare, ma fu comunque attrattiva per i visitatori dell’isola. Nel 672 d.C. gli arabi, conquistando l’isola, lo divisero in un numero imprecisato di blocchi dei quali si persero ben presto le tracce.

La funzione del Colosso è a tutti gli studiosi ben chiara: la sua mole faceva si che questi fungesse da faro per segnalare la prossimità della costa alle navi in avvicinamento. La sua posizione, però, è da sempre oggetto di discussione tra gli addetti ai lavori.

Il Colosso di Rodi: Analisi Archeologica

Esistono, infatti, due ipotesi a riguardo: la prima vuole la posizione della statua all’interno della città, eretta su un’ex

struttura difensiva, di modo che la sua posizione fosse ottimale per l’adempimento delle sue funzioni; la seconda, prevedeva l’erezione della statua di Helios all’entrata del porto, con le gambe divaricate e piedi poggianti sulle due banchine. Questa ipotesi, però, potrebbe essere scartata in favore della prima, poiché le navi vista l’altezza del Colosso non avrebbero potuto attraversare agevolmente il Colosso ed accedere al porto.

Il Colosso di Rodi: Analisi Archeologica

La prima ipotesi si avvale della presenza dei cavalieri di Malta sull’isola: infatti essi avevano scelto il punto più alto dell’isola dove installare la loro cittadella. Si pensa che il basamento della statua fosse che il basamento della statua fosse stato riutilizzato nella costruzione di quest’ultima e, data la posizione privilegiata, permetteva il controllo

dell’area portuale oltre a fungere da fortino in caso di attacco nemico.La seconda ipotesi si basa sulla tradizione orale, che voleva l’istallazione del Colosso all’entrata dell’odierno porto di Mandraki: questa, per molti aspetti non è una soluzione plausibile, come detto in precedenza, ma a testimonianza di ciò all’entrata del porto vi sono erette due colonne con entrambe un cervo alla loro sommità, che con la rosa sono simbolo della città di Rodi.

Il Colosso di Rodi: Analisi delle Fonti

La fonte scritta che largamente esamina il Colosso di Rodi è Plinio il Vecchio.

Nella sua Naturalis Historiae, dedica una sezione alla Storia delle Arti Antiche, collocandola dal libro XXXIII al libro XXXVI.

Il testo da me utilizzato per l’analisi delle fonti è Plinio il Vecchio – Storia delle arti antiche , curato, per la Fratelli Palombi Editori, da Silvio Ferri con traduzione e note.

Nel XXXIV libro della sua opera, Plinio tratta la lavorazione del bronzo e il suo uso in campo artistico e, ai paragrafi 41 e 42, parla di Rodi e del suo Colosso.

Il Colosso di Rodi: Analisi delle Fonti

Il Colosso viene definito da Plinio “spettacolo meraviglioso”: al tempo della descrizione, la statua si trova già in mare in seguito al terremoto, ma la meraviglia che desta nello scrittore è tanta.

Parla delle fratture del corpo dalla quale si scorgono Parla delle fratture del corpo dalla quale si scorgono enormi sassi serviti per la costruzione e l’erezione della statua e ci da anche dettagli su quanto tempo Carete impiegò per la sua costruzione: 12 anni.

Ci dice che quest’opera immensa fu ripagata con i talenti ricavati dalla vendita di una macchina da guerra abbandonata li da Demetrio, ben 300.

Un ulteriore informazione ci è data per quanto riguarda altre opere a Rodi: infatti Plinio dice che nella città vi erano presenti altri colossi realizzati da Bryaxis, un altro artista del tempo, ma non erano tanto imponenti e belli come quello di realizzato da Carete.

Il Colosso di Rodi: Analisi delle Fonti

Per costruire il suo apparato critico, Ferri tiene in considerazione le edizioni le edizioni critiche di Detlefsen e Mayhoff.Per il Conspectus Codicum Optimorum fa riferimento al Codex Bambergensis.

Il Colosso di Rodi: Analisi delle Fonti

Rispetto al testo in lingua, Ferri riporta alcune date in cronologia corrente, come corrente, come in questo caso del 41 paragrafo nel quale indica il possibile anno di morte dello scultore Carete di Lindo.

Il Colosso di Rodi: Analisi delle Fonti

Nelle sue note, l’autore, nell’intento rendere completo il testo, fa appello ad altre opere classiche, come nel caso della nota 41, caso della nota 41, mentre, come si evince dalla nota 42, inserisce riferimenti ad altri paragrafi nei quali viene citato ancora Bryaxis.

Il Colosso di Rodi: Analisi delle Fonti

La prima fonte presa in considerazione da Ferri, per dare conferma alle sue annotazioni, è il De Vitae Parallelae di Plutarco. Nel libro XXI, riguardante Demetrio e Antonio, al cap. 20 vi fa una descrizione di Demetrio e del motivo per il quale attaccò i Rodiesi. Il cap 21 e più interessante, poiché descrive una delle interessante, poiché descrive una delle macchine utilizzate dal generale per attaccare il porto, dalla mole gigantesca: questa, forse, potrebbe essere stata la macchina da guerra indicata da Plinio che fu abbandonata da Demetrio a seguito della sconfitta. Le indicazioni che Plutarco ci fornisce sulla città sono scarse cosi come sono trattate in maniera sommaria le vicende della guerra mossa da Demetrio contro Rodi.

Il Colosso di Rodi: Analisi delle Fonti

La seconda fonte presa in considerazione da Ferri, per le sue note, è il De Geografia di Strabone. Al paragrafo 652, inizia una discussione riguardante Rodi e i Rodiesi: parla brevemente del Colosso, citandone l’altezza e il motivo per il quale giaceva in mare. Rispetto il motivo per il quale giaceva in mare. Rispetto a Plinio, sottolinea che le sue gambe erano spezzate, probabilmente per il forte impatto che questi ha subito durante la caduta. Non ne indica ne la collocazione e ne fa una disamina attenta della città: si limita a fare una disamina dei comportamenti della gente dell’isola, sottolineando i lati del loro carattere e indicando la propensione alle arti del mare.

Il Colosso di Rodi: Analisi delle Fonti

Silvio Ferri, inoltre, cita nelle sue note Mucianus come fonte attribuita per la descrizione delle rovine del Colosso di Rodi.

Altra informazione importante che fornisce al lettore riguarda la posizione della statua: lettore riguarda la posizione della statua: l’archeologo, infatti, dice che si tratta di una leggenda di origine medievale il passaggio delle imbarcazioni attraverso le gambe della statua per accedere al porto.

In questo caso, però, non ci cita la fonte dalla quale ha tratto questa informazione, ma conferma in qualche modo le fonti che vogliono la statua issata sulla zona della città antica e non all’entrata del porto.

Il Colosso di Rodi: Conclusioni

In conclusione si può affermare che le fonti archeologiche sono di per se incomplete e poco esaurienti e non permettono un buon lavoro di comparazione con le fonti classiche giunteci.

Il lavoro effettuato da Silvio Ferri sull’opera di Plinio il Vecchio, ci fornisce una serie di caratteristiche stilistiche del Colosso e ci conferma alcune notizie già note come il terremoto e l’assedio di Demetrio a Rodi con notizie già note come il terremoto e l’assedio di Demetrio a Rodi con l’ausilio di altri scrittori classici come Plutarco e Strabone.

Altra informazione utile, ma di per se incompleta, è quella che lo scrittore ci da sulla leggenda medievale: in un certo qual modo ci da una conferma sulla originaria posizione del Colosso, ma non cita la fonte dalla quale la trae.

In definitiva, il Colosso di Rodi rimane un “opera incompleta” dal punto di vista archeologico poiché non ha riscontri fisici tra i resti dell’isola e gli scritti classici che ne citano la magnificenza.