Gasparro Fuscolillo. Croniche. Edizione critica e studio linguistico a cura di Nadia Ciampaglia

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Testis Temporum Collana di Fonti e Studi sul Medioevo dell’Italia Centrale e Meridionale diretta da Fulvio Delle Donne 4

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Testis Temporum

Collana di Fonti e Studi sul Medioevo dell’Italia Centrale e Meridionale

diretta da Fulvio Delle Donne 4

Volume pubblicato con gli auspici dell’Istituto storico italiano per il medio evo

In copertina: rielaborazione grafica della facciata della cattedrale di Sessa Aurunca

GASPARRO FUSCOLILLO

Croniche

Edizione critica e studio linguistico a cura di

Nadia Ciampaglia

nuov segnali

© 2008 Nuovi Segnali – Testis Temporum Via Corte Vecchia, 36 – 03032 Arce (FR)

http://xoomer.alice.it/testistemporum

[email protected]

ISBN 978-88-89790-07-6

Riservati tutti i diritti, anche di traduzione, in Italia e all’estero Nessuna parte può essere riprodotta (fotocopia, microfilm o altro mezzo)

senza l’autorizzazione esplicita dell’Editore o dell’Autore

Premessa

L’opera storica di Gasparro Fuscolillo, che qui viene interamente edita e rigorosa-mente studiata dal punto di vista linguistico, presenta una struttura piuttosto com-plessa. Come già ebbe modo di constatare Bartolommeo Capasso, che per primo la scoprì e la pubblicò parzialmente nel 1876, è costituita da un sommario in latino (le altre parti sono, sostanzialmente, tutte in volgare) della storia del Regno di Napoli; da un primo libro in cui vengono fornite informazioni sulle vicende, principalmente napoletane, degli anni che vanno prevalentemente dal 1432 al 1507; da un secondo libro, con successive aggiunte, che si occupa specificamente delle vicende di Sessa Aurunca soprattutto dei secoli XV e XVI; e da un terzo libro, in cui, a una parte ri-presa dalla Breve informazione di Bartolomeo Caracciolo (che si trova anche nella Cronaca di Partenope), ne segue una che arriva al 1463, e che talvolta riporta noti-zie non ricordate da altre fonti cronachistiche.

Se da un lato Fuscolillo offre una compilazione di fonti, dall’altro raccoglie an-notazioni originali, importanti soprattutto per la storia particolare e municipale di Sessa. E, come osservava Capasso, il maggior pregio delle Croniche consiste nel loro carattere di fonte “decentrata” che, pur «senza omettere interamente le muta-zioni politiche e gli avvenimenti principali d’Italia», non focalizza l’attenzione su Napoli, «che allora piucchè mai assorbiva l’attenzione e l’interesse di tutto il Re-gno».

Ma sappiamo che il loro carattere periferico conferisce ad alcune fonti un valore aggiunto, in quanto non mediate da quei filtri politico-propagandistici che sono più forti nei centri dove viene gestito il potere. Un carattere periferico, unito a una certa ingenuità della scrittura, che permette di assistere a qualche vicenda da una pro-spettiva eccentrica.

Solo per limitarci a uno spunto di riflessione offerto da quella parte del terzo li-bro finora inedita, in cui viene trattata la storia del Regno e che non trova riscontro in altre fonti, soffermiamoci brevemente sulla rappresentazione di Alfonso I d’Ara-gona, il Magnanimo.

Alfonso compare per la prima volta nel par. III.37.4, chiamato da Giovanna II perché le porti aiuto. Fuscolillo afferma che il sovrano aragonese, che aveva orga-nizzato una grande armata per attaccare Gerba, prima di recarsi a Napoli, conquista l’isola africana. In realtà, sappiamo che Alfonso, chiamato in soccorso di Giovanna alla fine del 1420, stava assediando Bonifacio, città che non gli riuscì di conquista-re, e che si dedicò alla conquista di Gerba solo nel 1432.

La confusione del cronista è evidente: del resto egli sintetizza molto il racconto delle vicende relative al Magnanimo, tanto da trascurare il ricordo del trionfo con cui il sovrano aragonese, nel 1443, festeggiò la conquista di Napoli. Una scelta vo-lontaria, dettata forse da un intento propagandistico? Colpisce certo che, nella parte precedente del libro, egli descriva Federico II di Svevia come un tiranno (par.

Premessa

VI

III.19.1) e, al contrario, Roberto d’Angiò come «lo più savio re in sapientia et scientia che fosse in terra dal tempo de Salamone» (par. III 26.1): ma il cronista prendeva senza modifiche quelle parti dalla Breve informazione. A proposito di Al-fonso non esprime invece alcun giudizio.

Si potrebbe avere l’impressione che la figura di Alfonso sia sminuita dal raccon-to di un aneddoto relativo alla conquista di Ischia, avvenuta nell’agosto del 1423 (che Fuscolillo colloca al 1421): mentre Alfonso stava scalando le mura del castel-lo, cadde in mare «più de C gradi da alto; donne uno gaitano chiamato Francisco de Ronda se gictò in gippone in mare et pigliò lo dicto re et portòllo incollo, et quilli de le galere li pigliorno et lo tennero capo in su finché buttò l’acqua bevuta del ma-re» (parr. III.39.10-11). Episodio raccontato in maniera epica da Gaspare Pellegri-no (II.263-264), che ribalta la situazione: fu Alfonso a salvare un uomo caduto in mare; ma anche, in maniera piuttosto simile a Fuscolillo, sia pure meno dettagliata, da Bartolomeo Facio (II.127) e nel De dictis del Panormita (II.22), che non forni-scono, però, il nome del salvatore. Che Fuscolillo non avesse l’intento di ombrare la memoria dell’Aragonese lo si capisce del resto dal modo in cui continua il rac-conto: «et poi lo dicto re volse essere lo primo ad sallire, et fece sallire 400 persuni et cussì pigliorno lo castello de Yscha et poi la terra» (par. III.39.12). Egli vuole probabilmente solo raccontare un episodio insolito, che aveva colpito la sua fanta-sia, come si deduce dal successivo dialogo tra Alfonso e il suo salvatore, che, a precisa domanda del sovrano su quante figlie avesse, «resposse: “Io hagio cinco figliole femmene”. El re volse fosseli dato per dota de dicte figliole oncze 100, et a llui donò intrata de dudice oncze lo anno» (parr. III.39.10-11).

Fuscolillo è quindi l’unico cronista a fornirci questi dettagli, confermati da un documento ora perduto e citato da Nunzio Federico Faraglia (Storia della regina Giovanna II d’Angiò, Lanciano, 1904, p. 256) con cui Alfonso ricompensava un certo Francesco Galvini da Gaeta, detto Ronno, per averlo aiutato in quel frangen-te. Non sappiamo a quale fonte attingesse. L’augurio è che la lettura delle Croni-che, edite ora in maniera affidabile e integrale, proponga nuove ricerche, che pos-sano tener presente l’opera di Fuscolillo non solo come preziosa testimonianza lin-guistica, ma anche come interessante testo cronachistico.

Massimo Miglio Presidente dell’Istituto storico

italiano per il medio evo

A Fabio, che è volato leggero tra le braccia del Padre

Questo lavoro nasce dal riadattamento della mia tesi di dottorato, discussa il 23 giugno 1998 presso l’Università Sapienza di Roma alla presenza della Commissio-ne Giudicatrice Nazionale formata dai proff. Roberto Antonelli, Corrado Bologna e Paolo Merci. Il progetto di ricerca fu suggerito dal prof. Nicola De Blasi, che ne seguì lo sviluppo e che qui ringrazio. Il capitolo relativo alla descrizione del codi-ce fu oggetto di minuziosa lettura da parte del compianto prof. Giorgio Fulco, sempre generoso di incoraggiamento, preziosi consigli e puntuali osservazioni, non solo di natura filologica: colgo qui l’occasione per un affettuoso e grato ri-cordo. La rappresentazione grafica riportata nel paragrafo II.4 è opera dell’inge-gnere Alessandro di Gaeta, che ancora una volta è venuto in mio solerte e affettuo-so soccorso, risolvendo con infinita pazienza e caparbietà tutti i problemi di natura informatica in cui mi sono imbattuta durante il lavoro. Ringrazio la dott. Fulvia de Falco per avermi sostenuto concretamente, ritagliando nel suo lavoro preziosi momenti come affettuosa baby-sitter delle mie bimbe, Maria Chiara e Viviana Francesca. Devo all’esempio dei miei genitori l’educazione all’onestà e al sacrifi-cio, insegnamento tanto più caro ora che, da docente, assisto sconcertata al dila-gare del vuoto: mi auguro di poterne fare dono, con umiltà, alle mie figlie. Espri-mo infine la mia profonda gratitudine al prof. Fulvio Delle Donne, al cui sollecito interessamento e alla cui amicizia devo la pubblicazione del volume nella collana da lui diretta.

Mio marito mi perdonerà se dedico questo libro al ricordo di un giovane amico che ha scelto di andar via mentre mia figlia nasceva: non ho come ripagare di tan-ta dedizione chi è sempre salda roccia, nei miei momenti di sconforto e abbatti-mento, se non nella consapevolezza di avere avuto in lui il dono più grande della mia vita.

N. C.

Introduzione

Il Libro de le Croniche

Più di un secolo è ormai trascorso dalla pubblicazione, tra l’altro parziale, del libro di cronache di un per altri versi ignoto canonico di Sessa Aurunca, Gasparro Fusco-lillo, tramandato in unica ed autografa copia dal ms. XXVIII D 10 della Società Napoletana di Storia Patria. Con il titolo di Cronache de li antiqui ri del Regno di Napoli, il testo fu difatti edito nell’«Archivio Storico per le Province Napoletane» ad opera dell’emerito studioso napoletano Bartolomeo Capasso1, a cui non ne era sfuggito il valore di fonte “decentrata” e quindi funzionale ad una visione storica non più ridotta entro i confini della sola città di Napoli, «che allora piucché mai as-sorbiva l’attenzione e l’interesse di tutto il Regno»2, ma finalmente aperta anche ad una prospettiva municipale, grazie alla minuta e dettagliata, pur se ingenua, descri-zione delle vicende di Sessa Aurunca.

La cronaca di Fuscolillo, tuttavia, non è solo un interessante documento storico, ma anche una preziosa testimonianza linguistica. Opera di uno scrivente semicolto3

che scrive nell’unico modo che conosce, così “come parla”, la compilazione del canonico sessano, proprio in quanto scrittura “non pianificata” e dalla forte dimen-sione “orale”, si rivela difatti uno strumento utilissimo per la messa a fuoco di un’area, quella campano-settentrionale, di cui poche sono a tutt’oggi le testimo-nianze4 e permette di aggiungere un nuovo e interessante capitolo agli studi, relati-vamente recenti, di sintassi del parlato. In questo senso, l’indiscutibile ingenuità culturale del canonico sessano diviene però garanzia di autenticità fondamentale per chi si accosti alla lettura del testo con l’interesse non esclusivamente dello sto-rico, ma anche del linguista.

1 Cfr. B. CAPASSO, Le cronache de li antiqui ri del Regno di Napoli di D. Gaspare Fuscolillo, «Ar-chivio Storico per le Province Napoletane», 1 (1876), pp. 35-81; pp. 533-64; pp. 621-48 [pp. 1-108dell’estratto Bologna s. d.]. Sui limiti filologici e linguistici di tale edizione, nulla togliendo al merito di Capasso di aver fatto conoscere il testo di Fuscolillo, si tratterà diffusamente: cfr. § IV.2.

2 Cfr. B. CAPASSO, Le cronache de li antiqui ri…, cit., p. 40.3 Per un primo approccio alla categoria dei cosiddetti “semicolti”, cfr. F. BRUNI, Traduzione, tradi-

zione e diffusione della cultura: contributo alla lingua dei semicolti, in Alfabetismo e cultura scritta nella storia della società italiana, Perugia 1978, pp. 195-234. Preferisce invece la definizione di “se-mincolti” Francesco Sabatini: cfr. ID., Prospettive sul parlato nella storia linguistica italiana (con una lettura dell’«Epistola napoletana» del Boccaccio), in F. ALBANO LEONI ET ALII, Italia linguistica: idee, storia, strutture, Bologna 1983, p. 193.

4 A parte la nota rassegna offerta da C. MERLO, Fonologia del dialetto di Sora, «Annali delle Uni-versità Toscane», 4 (1920), pp. 117-283.

Nadia Ciampaglia X

Pubblicando parte della raccolta di Fuscolillo con il titolo Cronache de li anti-qui ri del Regno di Napoli, Capasso estendeva però all’intera opera quello che in realtà era senz’altro, nell’originario progetto compositivo del suo autore, unica-mente l’incipit del primo5 e più breve di tre libri, costituito da una cronaca anonima del regno di Napoli6. Poco risalto, almeno per un lettore poco attento, era così dato alla parte più ampia e caratterizzante del codice: una lunga serie di notizie relative a Sessa Aurunca, in gran parte frutto di annotazione quotidiana e spontanea, che il canonico andava pazientemente raccogliendo lungo un ampio arco di tempo (tra il 1546 e il 1571) alternando il suo lavoro di solerte cronista a quello di puntuale e paziente indagatore di fonti del passato. Nella “svista” (se pure di svista si trattò e non, piuttosto, di semplice strategia editoriale) Capasso potè a buon conto incorrere tratto in inganno dalla intestazione che si legge nel quinto foglio di guardia anterio-re del manoscritto, che forse, ma in tal caso erroneamente7, dové ritenere lasciata dallo stesso Fuscolillo come complessiva dell’opera:

«Croniche de li Antiqui Ri del Regno di Napoli e successiuni di Regni, e di Morti di Ri con guerre, e che tratta tutta la vita de li Ri con multi Pontifici di D. Gasparo Fuscolillo Canoni-co di Sessa.».

Non vi è alcun dubbio, tuttavia, che ben diverso era l’intento del nostro canoni-co, che anzi doveva considerare la propria raccolta opera ancora non compiuta e conchiusa; non al punto, almeno, da ritenere di poterla definitivamente racchiudere entro i margini di un unico titolo. Sulla natura “aperta” del proprio lavoro ci infor-ma del resto lo stesso Fuscolillo, che nella nota di possesso finale accenna in modo inequivocabile ad alt(r)i libri e cartucze de adpu(n)ttature, non inserite nel proprio testo ma, a quanto pare, facilmente consultabili per chiunque avesse voluto:

«Qu[i]sto libro d(e) le croniche ène d(e) dono Gasparro Fuscollillo de Sessa canonicho, et quello ch(e) no(n) sta i . quisto libro lo trovarrite alli alt(r)i libri mei che hagio fatti et car-tucze de adpu(n)ttature, ch(e) no(n) le ho messe i(n) libro.» (c. 273v, IIa 388.1)8.

Per questi motivi, sembra quanto mai opportuno abbandonare la definizione di Cronache de li antiqui ri del Regno di Napoli con cui la compilazione di Fuscolil-

5 Così difatti si legge a c. 4v: «Il primo libro de le croniche de li antiqui ri d(e)l regno d(e) Nap(u)li et succissiuni d(e) regni et d(e) morte d(e) ri co(n) guerre et ch(e) tracta tucta la vita de li ri co(n) multi po(n)tifici».

6 Per la struttura delle Croniche, cfr. § III.1.7 Non vi sono dubbi, infatti, che il suddetto titolo è aggiunta seriore, poiché coevo alla legatura, che

è moderna; cfr. § II.1.8 Nei rimandi al testo, si indicano d’ora in poi con I, II, III rispettivamente i tre libri di cui si com-

pongono le Croniche, con S il sommario latino che li precede e, infine, con IIa le annotazioni sponta-nee del secondo libro (vale a dire le notizie raccolte nelle cc. 1012-273, giustapposte dopo il terzo); la prima cifra araba indica il paragrafo e la seconda il relativo segmento sintattico, secondo la divisione del testo adottata per l’edizione critica (cfr. § IV.1).

Introduzione XI

lo, sulla scia di Capasso, è stata finora citata da storici e linguisti: facendo nostre le parole del canonico, il testo sarà dunque d’ora in poi denominato Libro de le Cro-niche o, più semplicemente, Croniche. La scelta, si spera, potrebbe finalmente far leggere l’opera di Fuscolillo nella sua reale dimensione, liberandola dall’idea che in essa, ancora una volta, Napoli sia il centro fagocitante, storicamente e linguisti-camente parlando, alla cui ombra tutto si sia svolto per secoli. Le Croniche, infatti, sono state piuttosto concepite dal canonico non solo secondo una linea diacronica, dal passato al presente, ma anche seguendo un razionale percorso che, partendo dalle origini e dalle imponenti vicende degli stati prenormanni e poi del regno di Napoli, giunge fino al Ducato di Sessa restringendo progressivamente l’angolo vi-suale e ponendo finalmente sulla scena, accanto a grandi personaggi, anche umili protagonisti: religiosi, ufficiali, soldati, maestri di scuola. Possiamo così guardare sì alla “grande storia”, ma con la prospettiva, ben diversa, degli abitanti del piccolo centro, che da quelle vicende dovevano, inevitabilmente, essere coinvolti.

I. L’AUTORE

I.1. Gasparro Fuscolillo, canonico di Sessa Aurunca

Il nome di Fuscolillo sembra ignoto agli storici di Sessa Aurunca. Già Capasso a-veva denunciato l’impossibilità di rintracciare ulteriori informazioni, al di là di quelle poche notizie che il canonico stesso aveva dato di sé nelle proprie carte.

Il materiale d’archivio custodito nella curia di Sessa Aurunca9 permette solo di

9 Nella sala capitolare della Cattedrale di Sessa Aurunca si conservavano fino al 1997, stipati in un vecchio armadio e senza alcun ordine, fogli per lo più settecenteschi, talvolta raggruppati in fasci, e alcune rare carte del 1600. Il “vero” archivio era situato invece in una stanza annessa agli apparta-menti vescovili, dove il primicerio allora in carica, p. Cosma Capomaccio, affermava di aver raccolto nel corso degli anni una gran mole di documenti, in origine conservati alla rinfusa nella piccola stanza adibita a suo studio nella Curia vescovile, al fine di sottrarli al continuo pericolo di furti e smarrimen-ti. Negli anni in cui scrivevo la mia tesi dottorato non mi fu permesso di visionare quest’ultimo mate-riale, certamente risalente ad un periodo più antico, della cui esistenza e importanza, al di là del bona-rio tentativo di “depistaggio” del primicerio, si aveva indiretta testimonianza in una bibliografia ap-prestata da uno studioso locale (cfr. F. BORRELLI, Appunti di storiografia Aurunca, Sessa Aurunca 1976), in cui si faceva riferimento a manoscritti sicuramente non conservati nel suddetto armadio. Il divieto, giustificato in modo non sempre coerente dal religioso più per una questione di forma (davve-ro “sconveniente” sarebbe stata una presenza femminile negli appartamenti del vescovo) che per il timore di furto o smarrimento del materiale, non ancora sottoposto a sistematica catalogazione, mi sembrò piuttosto dovuto ad una prevedibile gelosia, che preferiva affidare all’ambiente locale le me-morie patrie e sottrarle a qualsiasi possibile “appropriazione” da parte di esterni. Per altre vie avevo potuto comunque appurare che il materiale conservato in tale archivio era effettivamente vasto, ma oggetto di studio da parte di un sacerdote legato alla Curia, impegnato a ricostruire storicamente la successione dei canonici del capitolo e timoroso di “fughe di notizie” prima della pubblicazione del suo lavoro. A nulla servì ogni mio tentativo di rassicurare in tal senso, spiegando la natura ben diversa

Nadia Ciampaglia XII

ricavare e silentio un termine ante quem per datarne la morte. Altri elementi utili per ricostruirne cultura e personalità si possono invece ricavare da alcune particola-rità compositive delle Croniche, che mostrano d’essere opera di un cronista attento e scrupoloso, instancabile nel sottoporre le proprie carte ad un continuo lavorìo di perfezionamento, sollecito nel corredare il testo di rinvii interni ad utilità dei futuri lettori10, pedante talvolta sino all’eccesso, tanto da segnalare la presenza anche di minimi interventi lasciati da terzi, ma tuttavia abbastanza delicato da indicare l’inserimento di una futile notizia per mano di una bimba, orgogliosa d’aver ritro-vato una fravola bellissima nel suo orto11, senza ricorrere alla netta stroncatura che pure non aveva risparmiato all’honorato homo et da bene Cristofano Grimaldo12.

Gasparro13 Fuscolillo era un canonico del capitolo14 di Sessa Aurunca. È lui stesso a pregiarsi costantemente di questo titolo15. Il 1542 è il termine post quem

della mia ricerca. Mi fu tuttavia concesso, grazie al cortese aiuto di un collaboratore della Curia, il sig. Antonio Jannello, che colgo qui l’occasione di ringraziare, di visionare le carte custodite nell’armadio della sala capitolare, cui pure il primicerio aveva affermato di aver negato l’accesso a chiunque prima del mio arrivo, con la promessa di catalogare sommariamente il contenuto dei fasci di volta in volta visionati. Svolgendo dunque con entusiasmo il compito che mi era stato assegnato, mi resi ben presto conto che tra quella mole di carte vi era ben poco di utile per la mia ricerca, a parte il prezioso catalogo apprestato dal canonico Creta di cui si dirà tra breve (cfr. infra). Ebbi comunque a buon conto modo di leggere un interessante manoscritto in folio settecentesco, segnato ms. n. 23 e in-titolato «Campione del R.mo Cap. di Sessa rinovato da me can. A. Cox odierno procur. dove sono con ordine notati tutti li stabili colle di loro capacità e confini p(rese)nti, decime, morticci, terre preben-dali e fraterie dei sig.ri Dignità e Canonici. A. D. 1739». Nel codice, utile anche per trarre indicazioni circa alcune località citate nelle Croniche, sono registrati beni ed annui redditi del capitolo a partire dal 1430. Tra i nomi citati compaiono spesso persone menzionate da Fuscolillo (come, ad esempio, Leonardo de Pippo, Testa, Pascali), ma non vi è alcuna traccia di beni lasciati al capitolo da Fuscolillo o di atti sottoscritti dai suoi eredi. Sparsi alla rinfusa nei fogli di alcuni fascicoli settecenteschi vi era-no poi due piccoli pezzi di carta; nel primo, di cm. 9 × 13,5, si leggeva un atto del 26 febbraio 1534 con cui Mattia Pascali, spesso citato nelle Croniche, costituisce come fondo dotale della moglie, Giu-lia di Pippo, la metà di una bottega; l’altro, di cm. 19 × 27,5, è probabilmente una copia, in latino, di un atto sottoscritto dal giudice Cesare Fuscolillo, spesso citato nelle Croniche come redattore di in-strumenta, nell’ottobre del 1537.

10 Cfr. § II.7.11 Cfr. § II.9.1.12 Cfr. infra e § III.4.1.13 Gasparro e non Gaspare, come voleva Capasso: cfr. n. 213.14 Il capitolo di Sessa Aurunca era composto da venticinque canonici tra cui erano comprese quattro

dignità, ovvero il Primicerio seniore, il Primicerio juniore, il Canonico Arcidiacono e il Canonico De-cano. Il titolo di canonico era concesso dal vescovo. I canonici formanti il capitolo avevano vari onori ed obblighi, fra i quali quelli di essere presenti alle celebrazioni in cattedrale in determinate funzioni, prestare servizio nel coro, etc.

15 In primo luogo, nella nota di possesso delle Croniche: «Quisto libro d(e) le croniche ène d(e) do-no Gasparro Fuscollillo de Sessa canonicho, et quello ch(e) no(n) sta i . quisto libro lo trovarrite alli alt(r)i libri mei che hagio fatti et cartucze de adpu(n)ttature, ch(e) no(n) le ho messe i(n) libro.» (cfr. testo, IIa 388).

Introduzione XIII

del suo canonicato: nel maggio di quell’anno, infatti, il religioso cita se stesso tra i canonici presenti come testimoni alla redazione del testamento di messere Marco de Romano16. Sappiamo poi che nel 1555, quando il primicerio in carica era Sigi-smondo Floradasa, Fuscolillo, insieme a tale Geronimo Cirello, fu tra i canonici presenti all’atto con cui il consiglio di Sessa Aurunca stabilì di affidare duemila scudi a Cesare Fuscolillo con l’incarico di acquistare grano (cfr. testo, IIa 245.5).

Nel 1531 Fuscolillo era a Napoli; e poiché in quell’occasione, come lui stesso scrive, aveva avuto modo di procurarsi una copia di un bando sul valore delle mo-nete, non è da escludere che a questa data avesse già iniziato, se non a scrivere, senz’altro a raccogliere appunti per il proprio libro:

«Die xi d(e) octo(m)bro 1531 io, do(n)no Casparro Fuscolillo, me retrovai i(n) Nap(u)li i(n)nel p(rese)nte a(n)no, qua(n)do se fece lo ba(n)no d(e) le expe(n)der(e) d(e) le monete: p(er)ta(n)to io sop(r)adicto ne pigliai la copia del dicto ba(n)no, quale se lege al p(rese)nte appresso.» (cfr. testo, II 28).

Di certo, sappiamo solo che nel 1581 Fuscolillo doveva essere già morto. La da-ta si ricava, e silentio, da un elenco ottocentesco, probabilmente da identificare con quello approntato nel 1802 dal canonico d. Gennaro Creta, cui accennano più volte storici locali17.

Il manoscritto, cartaceo e rilegato in pergamena, di cm. 22 × 33, reca su un ret-tangolo di carta incollato sul piatto anteriore una vecchia segnatura (fasc. XXXVIII, n° 88) e il titolo: «Registro ed elenco dei canonici della cattedrale di Sessa dal 1581». Una mano recente ha poi aggiunto: «al 1944». L’autore afferma di utilizza-re «i libri che sono, dopo tante vicende, del servizio del coro, così del defunto come del nuovo, e delle azioni delle prebende18 canonicali rimasti» (c. 1r). Il riferimento è al canonico Mario Vertunno, che «nel 1581 ordinò un libro nel quale descrisse le azioni delle prebende, le conclusioni capitolari, il servizio del coro ed altre notizie» (c. 4v). Ne risulta, ovviamente, che già per l’estensore ottocentesco non erano più reperibili nella Curia vescovile documenti più antichi19.

16 Durante la redazione dell’atto, difatti, sono presenti «(…) iodice m(essere) Leonardo d(e) Pippo, do(n)no Gasparro Fusculillo, do(n)no Marcho Bove, do(n)no Laure(n)tio d(e) Pippi, do(n)no Ioa(n)ni d(e) Me<d>ella, tucti preditti canonici d(e) Sessa.» (cfr. testo, II 53.8).

17 Fino al 1997 tale codice si conservava nel già citato armadio della Sala capitolare della Cattedrale di Sessa Aurunca: cfr. n. 9.

18 Le azioni delle prebende si effettuavano venti giorni dopo la morte del canonico ultimo possesso-re.

19 Nel suddetto armadio si trovava anche un fascicolo mutilo della parte anteriore e mancante di pa-recchie carte. Si tratta, come si evince dal primo foglio rimasto, numerato c. 138, del libro delle pre-bende che il canonico Tommaso Ferzella continuò a redigere a partire dall’8 luglio 1607, dopo la morte del Vertunno avvenuta il 4 dello stesso mese. Il fascicolo si interrompe definitivamente a c. 164r, con l’anno 1628. La parte mancante doveva evidentemente essere proprio il libro del Vertunno, fonte dell’elenco del Creta, andato perduto. Dell’elenco del Ferzella dové sicuramente giovarsi il ca-nonico Creta; difatti quest’ultimo, ricordando il canonico Carlo Gattola sotto l’anno 1628 (c. 19r), ri-

Nadia Ciampaglia XIV

La compilazione inizia a c. 3r, dove si legge l’«Elenco de’ sig. dignità e cano-nici della cattedrale Chiesa di Sessa dell’anno 1581». In quest’anno sono ricordati il primicerio d. Pietro Florimonte e, tra gli altri, i canonici Ottavio Pascali e Lelio Sessa, tutti spesso menzionati da Fuscolillo; il suo nome, tuttavia, non figura tra quello dei religiosi che componevano il capitolo del 1581 ed è pertanto evidente che, a questa data, egli doveva essere già morto.

La data post quem per la morte del canonico è il 1571. Risale difatti al settembre di quest’anno l’ultima annotazione presente nel manoscritto20, riguardante la co-struzione del coro nella chiesa di S. Domenico di Sessa (cfr. testo, IIa 33). Che nel 1571 Fuscolillo fosse ancora vivo, del resto, lo sappiamo dal fatto che proprio in quell’anno il religioso aveva prestato i suoi appunti al già citato commissario geno-vese Cristofano Grimaldo21.

La morte di Fuscolillo, dunque, può essere circoscritta al decennio compreso tra il 1571 e il 1581. Si tenga presente, comunque, che già a partire dal 1561 la sua re-gistrazione cronachistica doveva aver subito, forse a causa dell’età avanzata, un no-tevole rallentamento, visto che le annotazioni, dopo questa data, diventano sempre più sporadiche22. E se pure non è da escludere che le notizie successive a quell’an-no fossero in realtà state raccolte in altre cartucce di appunti, alla cui esistenza, del resto, lo stesso canonico allude esplicitamente23, va però detto che quelle aggiunte posteriormente negli spazi rimasti bianchi nel codice non vanno comunque oltre il 156424.

È lo stesso Fuscolillo a dirci il nome dei suoi genitori, Giovanni e Maria, regi-strando la morte della madre25; nessun accenno, invece, alla morte del padre. Nel secondo libro delle Croniche il canonico annota in latino, sotto l’anno 1470, anche la morte di un proprio avo, di cui con ogni probabilità aveva tratto notizia dallo

manda al «cit. lib. f. 164»: ebbene, il foglio 164 del suddetto fascicolo contiene proprio l’elenco dei canonici di quell’anno. Il libro delle prebende doveva comunque già essere danneggiato all’epoca dell’estensore ottocentesco, che in un altro passo afferma di non poter individuare il tempo della pro-mozione al primiceriato di un tal Mario Minutelli «per mancanza de’ fogli nel cit. lib.» (c. 19r a): sembra dunque inverosimile che nell’archivio vescovile si possa eventualmente ritrovare un libro di prebende, anteriore al 1581, sfuggito alla ricerca del Creta.

20 In verità nell’ultima carta del codice (cfr. testo, IIa 385) si legge con difficoltà anche una notizia del 1577, ma non si può dire con certezza che essa sia stata redatta da Fuscolillo.

21 Cfr. § III.4.1.22 Cfr. § III.1.5.23 Cfr. supra e testo, IIa 388.1.24 Cfr. § III.1.5.25 «A dì 16 d(e) frebaro 1547 et d(e) mercudì, ad hora d(e) nona, trapassao da questa vita p(rese)nte

mia matre chiamata p(er) nome Maria, co(n)sorte et mogliere d(e) Ioa(n)ni Fusculillo, et io do(n)no Gasparro, como suo figlio, ne ho facta memoria d(e) sua vita trapassata; et suo corpo se lassao ad Sa(n)to Do(m)minicho d(e) Sessa, q(u)ale nost(r)o S(ignor)e Idio li dona requiee all’anima sua, p(er) sua(m) misericordia(m), ame(n).» (cfr. testo, IIa 102).

Introduzione XV

stesso memoriale della Chiesa di Sessa Aurunca di cui si era avvalso per la reda-zione delle annotazioni più antiche copiate in questa sezione del codice26.

Per quanto riguarda altri probabili parenti, Fuscolillo nomina spesso un tale Ce-sare Fuscolillo, da identificare senz’altro con il giudice che appose la sua firma in calce al già citato atto del 153727. Cesaro Fuscolillo partecipa a vario titolo alla vita pubblica del piccolo centro: nel 1544 redige una nuova versione del testamento di messere Marco de Romano (cfr. testo, II 54.14); nel giugno 1555 è nel consiglio di uomini inviati a Gaeta per ottenere un prestito di denaro con cui comprare grano (cfr. testo, IIa 245); nel luglio dello stesso anno è eletto cittadino (cfr. testo, IIa250); nell’aprile del 1556 è incaricato di restituire alla città di Gaeta, con gli inte-ressi, il denaro ottenuto in prestito l’anno precedente (cfr. testo, IIa 271); è annove-rato nel gruppo di sei uomini incaricati dal governo di Sessa di raccogliere il grano da mandare a San Germano per ordine del commissario genovese Cristofano Gri-maldo (cfr. testo, IIa 2); è ancora eletto ferriere di Sessa nel giugno 1559 (cfr. testo, IIa 59), mastro portolano nel luglio dello stesso anno (cfr. testo, IIa 66) ed è tra i sindaci nel settembre del 1560; come sindaco è infine presente alla redazione di un instrumentum nel luglio del 1561.

Era invece dottore in medicina tale Lione Fuscolillo, di cui il canonico annota l’ingresso in Sessa il 3 agosto del 156728. Altri nomi di probabili parenti compaio-no ancora nelle carte finali delle Croniche: qui Fuscolillo annota il matrimonio di Iulia Fuscolillo29, l’abbattimento di una bottega di proprietà di Fiella Fuscolillo30,

26 «An(n)o D(omi)ni 1470, die veneris me(n)sis agusti decimoseptimo predicti me(n)sis, mortuus est Fuscolillus d(e) Suessa cuius anima p(er) misericordia(m) Dei req(ui)escat in pace. Ame(n).» (cfr. testo, II 7).

27 Cfr. n. 9.28 «A dì 3 d(e) agusto 1567, in dì de do(m)menecha, fece lo egresso et la intrata d(e) missere Lione

Fuscolillo d(e) Sessa, doctor(e) i(n) medecina, lo q(u)ale se fece ta(n)to honore ch(e) fo cosa mirabile. Dove llà allo segio gra(n)de fece lo sermone, dove ce fo lo r(everen)do ep(iscop)o m(essere) Ioanpla-cito episcopo d(e) Sessa, lo signor(e) do(n)no Belardino d(e) Corduba in persono d(e) s(ignore) d[uch]a d(e) Sessa.» (cfr. testo, II 50).

29 «A dì 25 d(e)l mese d(e) octobro 1562 se maritao mada(m)ma Iulia Fuscolillo et pigliao p(er) ma-rito m(essere) Ioa(n)fra(n)cisco Martino d(e) Sessa, et deo p(er) dota ducati cinquocentoquara(n)ta.» (cfr. testo, IIa 332).

30 «A dì 26 d(e)l mese d(e) iennaro 1558, d(e) merchudì, fo derogate se[u] scassate la potecha d(e) mastro Loisi d(e) Pari et un’alt(r)a potecha co(n) me(m)bri d(e) sopra ch(e) erano d(e) m(essere) Be-lardino Soave, ch(e) ce le ve(n)deo alla t(er)ra seu università d(e) Sessa m(essere) Ioa(n)frac(isc)o Soave et sua mat(r)e mada(m)ma Fiella Fuscolillo d(e) Sessa co . la autorità d(e) lo sop(r)adicto m(essere) Ioa(n)fra(n)cisco Soave.» (cfr. testo, IIa 335).

Nadia Ciampaglia XVI

la morte di un tale Francesco Fuscolillo “bastardo”31 e, infine, la partenza da Sessa di Francesca Fuscolillo32.

Sono probabilmente discendenti del nostro cronista anche i chierici Mario e Ge-ronimo Fuscolillo, citati nella compilazione del canonico Creta. Il primo è presente al capitolo del 19 maggio 1584 (c. 5v); il secondo, invece, compare insieme ad Ot-tavio Pascali nell’elenco delle persone chiamate a pagare un tributo al capitolo di Sessa in seguito alla disputa sorta con gli eredi di Benedetto di Francesco per il pa-gamento di un legato di cento ducati sottoscritto da quest’ultimo a favore del capi-tolo stesso; l’instrumentum fu redatto da Geronimo Sisto nel 19 marzo 1619 (c. 20r).

II. IL CODICE

La trasmissione delle Croniche è affidata al ms. XXVIII D 10 della Biblioteca della Società Napoletana di Storia Patria. Il codice, cartaceo, in 8°, di mm. 200 × 135 e di carte V + 273 + I, è da ritenere, per le caratteristiche materiali e per le modalità compositive dell’opera, testimone parzialmente autografo ed unico33.

31 «A dì 27 d(e) frebaro 1556 trapassao da questa vita p(rese)nte Fra(n)cisco Fuscolillo bastardo.» (cfr. testo, IIa 378).

32 «A dì 15 del mese d(e) iulio 1558 se partìo da Sessa ma(d)da(m)ma Fra(n)cesca Fuscolillo et a-dao ad s[t]ar(e) in Nap(u)li ad star(e) co . la moglier(e) d(e) lo s(ignore) Nardone.» (cfr. testo, IIa379).

33 Il manoscritto apparteneva a Bartolomeo Capasso, che è il primo a darne segnalazione: «Il cod. Ms. che contiene tutte queste scritture, è da me posseduto» (B. CAPASSO, Le cronache de li antiqui ri…, cit., p. 38). Per lungo tempo, tuttavia, le Croniche sembrano aver destato attenzione solo per la presenza, nelle carte iniziali, di un breve sommario latino ritenuto da Capasso fonte della seconda par-te della Cronaca di Partenope ovvero della Breve Informazione di Bartolomeo Caracciolo. Come te-stimone della Breve Informazione, il codice fu dunque inserito dallo studioso napoletano nell’elenco delle sue Fonti per la storia delle province napoletane («Archivio Storico per le Province Napoleta-ne», 1, 1886, fasc. 1-4 e ivi, 2, 1887, fasc. 1), lavoro che fu poi ripubblicato nel 1902, insieme a quello più tardo dell’Indicazione delle fonti…dal 568 al 1077 (cfr. «Archivio Storico per le Province Napo-letane», 5, 1890, fasc. 3), per cura di Oreste Mastroianni (B. CAPASSO, Le fonti della storia delle pro-vince napolitane dal 568 al 1500, con note ed un copioso indice di Oreste Mastrojanni, Napoli 1902), che si limitava però a indicarne la presenza presso la Società Napoletana di Storia Patria (B. CAPASSO,Le fonti della storia…, cit., p. 134 e n. 2). Dopo la pubblicazione di Capasso occorre ancora un secolo perché le Croniche siano nuovamente oggetto di segnalazione; nel 1975, difatti, Francesco Sabatini cita il codice Fuscolillo come testimone della Cronaca di Partenope e, in particolare, della tradizione autonoma della Breve Informazione (F. SABATINI, Napoli angioina. Cultura e società, Napoli 1975, pp. 266-7, n. 309 e n. 312). È lo stesso Sabatini, nel 1983, a richiamare finalmente l’attenzione sull’interesse soprattutto linguistico delle cronache di Fuscolillo, citandole come esempio «pescato un po’ a caso dal mare delle trascurate, ignote e in gran quantità distrutte scritture dei mediocolti e se-mincolti dei secoli andati» (F. SABATINI, Prospettive sul parlato…, cit., p. 193). Le Croniche vengono così inserite nel corpus di testi utilizzati per lo studio della sintassi del parlato da P. D’Achille (ID.,Sintassi del parlato e tradizione scritta della lingua italiana. Analisi di testi dalle Origini al secolo

Introduzione XVII

La prima e l’ultima carta del manoscritto sono piuttosto sciupate e danneggiate nel margine esterno; due tagli obliqui, quasi paralleli, lo attraversano da c. 1 a c. 70 e sono stati pertanto operati sul libro chiuso; nelle carte seguenti, in corrispondenza dei tagli, è visibile un solco fino a c. 98 circa. È strappato il magine esterno delle cc. 60-68.

Il codice è privo di ornamentazioni; con lo stesso inchiostro utilizzato per la scrittura sono state tracciate due manine con l’indice puntato a c. 21v ed una picco-la corona a c. 22v.

II.1. Legatura

La legatura è moderna, in pergamena e con risguardi di carta; presenta un taglio lungo il bordo anteriore, sicché sono visibili i piatti costituiti da fogli di cartone pressati. Il dorso è liscio e reca nel margine superiore la scritta: Fus<co>lil./ Cro-niche di Napoli./ MSS; in quello inferiore si legge invece la collocazione odierna, che è ripetuta nel margine superiore del risguardo anteriore. I fogli di guardia fanno parte di un fascicolo autonomo e sembrano essere stati aggiunti con la legatura; in-fatti, il primo anteriore e l’ultimo posteriore hanno una consistenza identica a quel-la dei risguardi. In essi, così come accade nel terzo e quarto anteriori, sono visibili solo i filoni, mentre è invece di difficile identificazione la filigrana nel secondo e nel quinto (dove sembrerebbe essere raffigurata una grande corona). In quest’ul-timo foglio si legge il titolo: «Croniche de li Antiqui Ri del Regno di Napoli e suc-cessiuni di Regni, e di Morti di Ri con guerre, e che tratta tutta la vita de li Ri con multi Pontifici di D. Gasparo Fuscolillo Canonico di Sessa». Questa scritta è senz’altro coeva alla legatura, poiché presenta i medesimi caratteri che vi si leggo-no sul dorso.

II.2. Cartulazione

La cartulazione è coeva, in cifre arabe segnate nel margine superiore destro di ogni foglio e tratteggiate in modo uniforme fino a c. 252. Nel gruppo che va dalla c. 253 alla c. 273, corrispondenti agli ultimi due fascicoli del codice, i numeri appaiono invece più piccoli e di forma differente rispetto alle carte precedenti (ciò è chiara-mente visibile, ad esempio, nel tratto del 4 e dell’8). Forse questi ultimi fogli, in cui

XVIII, Roma 1990), che si servirà, tuttavia, dell’edizione Capasso, non sempre attendibile (cfr. § IV.2). Come testimone della Breve Informazione il codice è ancora menzionato da Livio Petrucci, che però lo definisce, erroneamente, «sei-settecentesco» (L. PETRUCCI, Il volgare a Napoli in età angioinain Lingue e culture dell’Italia meridionale (1200-1600), Roma 1993, p. 30, n. 10). Nello stesso anno, infine, N. De Blasi riporta dall’edizione Capasso un breve assaggio del testo di Fuscolillo, citato tra coloro che non sono toccati da preoccupazioni linguistiche e «scrivono più o meno nell’unico modo che conoscono» (cfr. P. BIANCHI - N. DE BLASI - R. LIBRANDI, Storia della lingua a Napoli e in Cam-pania. I’ te vurria parlà, Napoli 1993, p. 97).

Nadia Ciampaglia XVIII

si leggono, in sostanza, notizie progressive degli anni 1557-5834, sono stati aggiunti al nucleo principale solo successivamente e per questo motivo sono numerati in modo diverso. La numerazione delle carte è comunque posteriore all’assemblaggio dei fascicoli e talvolta imprecisa, come conferma il fatto, ad esempio, che la c. 254rinizia mutila, benché quella precedente sia regolarmente numerata come 253. È un lapsus calami anche il salto di numerazione tra la c. 174 e la c. 176, cui non corri-sponde in realtà la caduta di una carta: nel testo non sembra infatti esserci lacuna e i due fogli in questione, del resto, fanno parte di fascicolo che costituisce un qua-ternione perfettamente integro35. È pure uno scorso di penna la numerazione della carta 0222, senz’altro da emendare in 0212, poiché la notizia in essa annotata con-tinua, senza interruzione o lacuna alcuna, nella successiva c. 0213 con cui costitui-sce, tra l’altro, un unico bifolio. La numerazione 82, infine, è ripetuta erroneamente in due carte successive36.

Dopo la c. 109 le carte risultano numerate nella sequenza 1012, 1013 etc. fino a 1031; dopo la caduta di una carta, si continua da 133 a 189. In questo punto deve essere caduto un intero fascicolo; la numerazione dei fogli riprende infatti da 021 seguendo quest’ordine37: 021, 022, 23, 024, 25, 026, 027, (…), 029, 0210, (…), 022238, 0213, (…), 0218, 0219, 0220, 0221, 0222, 0223, 0224, 0225, 0226, 0227, 0228, 0229, (…), 0231. Poiché le cc. 029 e 0210 sono in successione, è evidente che le prime due cifre si riferiscono al fascicolo e le rimanenti alla carta; abbiamo così, a parte le carte cadute, una corretta sequenza da 02-1 a 02-31. Da c. 232 fino a c. 273 la cartulazione prosegue senza altre particolarità.

II.3. Filigrane

I fogli del manoscritto presentano almeno tre tipi di filigrana diversa. Nelle carte39

1-98, corrispondenti ai primi due libri e alla maggior parte del terzo, è visibile un’i-dentica filigrana, ma il disegno è di difficile interpretazione e non trova riscontro nel Briquet. Quelle da c. 101 a c. 261, corrispondenti alla parte finale del terzo li-bro e alla quasi totalità delle annotazioni spontanee relative a Sessa Aurunca (vale a dire circa due terzi dell’intero codice) presentano invece una filigrana40 di 4 cm.

34 In effetti, nell’ultimo fascicolo del codice (cc. 270-3) si leggono anche poche altre notizie relative ad anni differenti; si tratta, però, di annotazioni isolate e non inserite in una più ampia sequenza cro-nologica: cfr. § III.1.5.

35 Cfr. § II.4.36 Queste carte vengono quindi indicate, nella presente edizione, come 82 e 82bis.37 Tra parentesi tonde si indicano i luoghi del codice in cui le lacune del testo testimoniano con cer-

tezza la caduta di carte. 38 S’è già detto, però, che la numerazione di questa carta va però senz’altro emendata in 0212.39 Il disegno è più facilmente visibile nelle cc. 3-4, 20-23, 24-35, 26-33, 36-39, 40, 44-47, 49, 51-

56, 52-55, 59, 60-67, 79-83, 80-82bis, 88-89, 96-97.40 Questa filigrana è visibile nelle coppie di carte 101-108, 103-106, 1012-1013, 1021-1022, 134,

136-138, 141-148, 143-146, 149-150, 156-157, 160-163, 161-162, 168-171, 169-170, 174-182, 177-

Introduzione XIX

di diametro, rappresentante un agnello pasquale racchiuso in un cerchio, simile al Briquet n. 50 (Roma 1535; Napoli fino al 1565). Il disegno è, per la forma dello stendardo, molto simile anche al n. 57, in cui il cerchio è sormontato da una stella (Napoli 1530), al n. 59, dov’è sormontato da una corona (Napoli 1548) e al n. 60 (Napoli 1570), in cui è invece sormontato da una croce. Solo in c. 267 il disegno della filigrana rappresenta un semicerchio in cui è racchiusa una stella, simile al Briquet n. 6087 (Napoli, 1579). L’esame del fascicolo permette tuttavia di appura-rare che essa costitusce un unico foglio con la c. 264, in cui invece si intravede un semicerchio sormontato da una croce; sicché, in definitiva, la filigrana risulta com-posta da una stella in cui è inscritto un cerchio, racchiusa a sua volta in un cerchio sormontato da un lato da una croce, simile al Briquet n. 6089 (Marigliano 1532, Napoli 1532-40). L’indicazione fornita dal supporto cartaceo adoperato, quindi, spingerebbe a porre come confini della scrittura gli anni tra 1532 e il 1565.

II.4. Fascicolazione

Il codice risulta formato da un gran numero di quaderni spesso mutili, la cui struttura, in particolar modo a partire da c. 1012, appare fortemente irregolare e di difficile ricostruzione. I fascicoli, cuciti strettamente ed incollati sul dorso, non pre-sentano richiami (come forse è naturale aspettarsi, trattandosi fondamentalmente di testo spontaneo e non di lavoro di trascrizione) e molte carte risultano tagliate ed incollate sui quaderni. Per alcune di esse è stato comunque possibile ipotizzare l’appartenenza al fascicolo originario grazie all’esame delle filigrane: le cc. 174 e 182, ad esempio, dovevano senz’altro in origine costituire un unico bifolio, poiché in esse sono visibili rispettivamente la parte inferiore e quella superiore della fili-grana rappresentante un agnello pasquale (cfr. § II.3). Sembra quindi utile rappre-sentare graficamente, per quanto possibile, la struttura del codice41:

180, 184-189, 186-187, 0222-0213, 0219-0222, 0228-0229, 233-242, 235-240, 236-239, 258-263, 260-261.

41 Per la rappresentazione grafica della struttura del codice mi richiamo ai criteri suggeriti da A.PETRUCCI, La descrizione del manoscritto. Storia, problemi, modelli, Roma 1984, pp. 77-8 e A.STUSSI, Nuovo avviamento agli studi di filologia italiana, Bologna 1989, pp. 19-20. In ogni quaderno le linee tratteggiate indicano la caduta di una carta. A scopo esemplificativo, si noti che il secondo quaderno è un ternione integro, formato da sei carte piegate in tre bifoli; il primo quaderno è un duer-no (costituito da due bifoli) e ha la prima carta aggiunta; il terzo in origine era composto da sei bifoli, ma ha una struttura fortemente irregolare, mancando complessivamente di quattro carte ed avendo la prima aggiunta. D’ora in poi, quando si renderà necessario far riferimento ai fascicoli, si inizierà però a contarli considerando come primo quello costituito dalle cc. 1-6, in cui inizia effettivamente la scrit-tura, senza considerare quello le cui carte sono segnate in cifre romane, che è costituito, invece, dai fogli di guardia della legatura.

Nadia Ciampaglia XX

I II III IV VI II III IV V 1 2 3 4 5 61 2 3 4 5 6 20 21 22 23

24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 36 37 38 39 40 41 42 43 44 45 46 47 48 49 50 51 52 53 54 55 56 57

58 59 60 61 62 63 64 65 66 67 68 69 70 71 72 73 74 75 76 77 78 79 80 81 82 82 83 84 bis

85 86 87 88 89 90 91 92 93 94 95 96 97 98 99 100 101 102 103 104 105 106 107 108 109

7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 197 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19

1010 1011 1012 1013 1014 1015 1016 1017 1018

Introduzione XXI

1019 1020 1021 1022 1031 132 133 134 135 136 137 138 139 140 141 142 143 144 145 146 147 148 149 150

151 152 153 154 155 156 157 158 159 164 165 166 167 168 169 170 171

172 173 174 176 177 178 179 180 181 182 184 185 186 187 188 189 021 022 23 024 25 026 027 028 029

0210 0211 0219 0220 0221 0222 0223 0224 0225 0226 0227 0228 0229 0230 0231 0232 0222* 0213

160 161 162 163160 161 162 163

Nadia Ciampaglia XXII

Tentiamo ora di riassumere i dati raccolti. Fino a c. 109 si riconoscono abba-stanza facilmente tredici fascicoli, formati per lo più da quattro o sei fogli piegati. A partire da c. 1012, invece, le cose si complicano notevolmente e risulta molto difficile individuare con sicurezza i quaderni: se ne contano almeno diciotto, spesso mutili o formati per giustapposizione di carte sciolte e successivamente incollate. Questa situazione rispecchia fedelmente la struttura del testo e costituisce un indi-zio interessantissimo per comprenderne le modalità compositive. Infatti, fino a c. 109 si susseguono secondo un “progetto” prestabilito da Fuscolillo, come si dirà, i primi tre libri delle Croniche; di seguito si addensano invece nel codice annotazioni giornaliere relative a Sessa Aurunca e dunque un tipo di scrittura di per sé non pia-nificata42. Il manoscritto, almeno per quest’ultima sezione, sembra essersi formato

42 Cfr. § III.1.

233 234 235 236 237 238 239 240 241 242 243 244 245 246 247 248 249 250 251 252

253 254 255 256 257 258 259 260 261 262 263 264 265 266 267 268 269253 254 255 256 257 258 259 260 261 262 263 264 265 266 267 268 269 270 271 272 273

Introduzione XXIII

quindi per successivo assemblaggio di fascicoli o, per usare le parole dello stesso Fuscolillo, di cartucze de adpu(n)ttature43.

II.5. Le caratteristiche materiali della scrittura

L’analisi delle caratteristiche materiali della scrittura (ductus, modulo, colore d’inchiostro adoperato) offre indizi preziosi per entrare nell’officina del nostro cro-nista e risalire ai modi con cui egli è andato componendo il proprio libro44; possia-mo così cogliere la struttura “progressiva” delle Croniche e, in taluni casi, formula-re ipotesi circa le differenti fasi di redazione delle annotazioni45. Di questi aspetti ci si varrà analizzando il contenuto del codice; per ora sarà sufficiente dare solo qual-che breve indicazione.

Nelle carte del manoscritto, prive di riquadratura e righe orientative, si alternano in modo alquanto movimentato e talvolta caotico blocchi di testo in cui la scrittura presenta caratteristiche molto differenti.

In primo luogo, con un identico modulo e stesso tipo di inchiostro, sul nero-grigio, sono stati redatti a cc. 4v, 40r e 66v i paragrafi46 relativi ai “titoli” dei tre li-bri di cui si compongono, secondo la suddivisione fornita dallo stesso Fuscolillo, le Croniche: è palese, dunque, che essi sono stati apposti posteriormente47. La scrittu-ra presenta una relativa uniformità da c. 1r fino ai primi tre righi di c. 38r: il modu-lo è alquanto piccolo, con una certa continuità di ductus e di inchiostro (marrone-nero) e i righi risultano ben allineati, con un minimo di diciotto per carta fino ad un massimo di ventuno; per lo più, tuttavia, le carte contengono venti righi ed è abba-stanza costante lo spazio lasciato vuoto a pié pagina. Tutto fa pensare ad un lavoro ordinato, pianificato e costante, quale può essere appunto quello di copia da altro testo; l’ipotesi è peraltro avvalorata dal fatto che in questa sezione del codice i fa-scicoli hanno una struttura regolare. In effetti in queste carte si leggono il Somma-rio latino ed il primo libro, scritture non spontanee48.

Nella c. 38, invece, la scrittura assume all’improvviso caratteristiche differenti rispetto a quelle che si ravvisano nelle carte immediatamente precedenti e succes-sive: l’inchiostro è più sbiadito, il ductus più rapido, il modulo più grande. Vi si

43 Cfr. testo, IIa 388.1.44 Sull’argomento si è ampiamente dilungato A. Petrucci, per il quale «una più attenta, minuta e

tecnica considerazione dei fattori produttivi della trasmissione testuale» è indispensabile per una cor-retta comprensione della struttura dei testi (cfr. A. PETRUCCI, Scrivere il testo, in La critica del testo.Atti del Convegno di Lecce, 22-26 ottobre 1984, Roma 1985, p. 209).

45 Cfr. § III.3.46 Si indicano così, d’ora in poi, i singoli blocchi di scrittura, dai confini ben definiti e scanditi dagli

“a capo”.47 Il loro inserimento, infatti, è databile post 1558: per le ipotesi di datazione e composizione, cfr. §

III.1.3.48 Cfr. § III.1.1 e III.1.2.

Nadia Ciampaglia XXIV

leggono notizie del 1561, 1562 e 1563, che il canonico ha con tutta probabilità49 in-serito solo in un secondo momento nella parte finale del quinto fascicolo, rimasto vuoto. La c. 39, difatti, è bianca.

Da c. 40r a 66r l’uniformità ravvisata nella prima sezione si interrompe bru-scamente e si alternano, anche nella stessa carta, blocchi di testo che presentano ductus differente, redatti con tonalità d’inchiostro che vanno dal nero, nero-grigio, al marrone. Anche il modulo cambia continuamente da un paragrafo all’altro, ten-dendo in taluni casi ad ingrandirsi; lo specchio di scrittura, inoltre, è più variabile: le annotazioni infatti si estendono talvolta nel margine inferiore dei fogli fino ad occupare tutto lo spazio disponibile. Si individuano comunque blocchi di testo uni-formi per ductus ed inchiostro, benché situati in carte differenti, e questo è ovvia-mente indizio della loro sincronicità; altri paragrafi risultano inseriti successiva-mente a pié pagina. Il brusco e continuo mutamento delle caratteristiche materiali della scrittura rivela per questa sezione del codice un lavoro discontinuo, avvenuto in tempi e modi differenti. Queste carte sono occupate dal secondo libro, costituito solo parzialmente da annotazioni spontanee e in misura maggiore da notizie tratte da fonti differenti50.

Da c. 67r la scrittura presenta invece caratteristiche simili a quelle riscontrate per le cc. 1r-38r. La somiglianza è in particolar modo evidente tra la c. 82vbis e la c. 32v, che sembrano essere state redatte con un ductus e una tonalità di inchiostro quasi identico. L’inchiostro adoperato, di colore nero-grigio, è relativamente uni-forme fino a c. 69v e inizia a diventare più sbiadito a partire da c. 70r, per poi nuo-vamente farsi più scuro; il ductus ha un andamento costante, risultando inizialmen-te abbastanza piccolo (in particolar modo nelle carte 67r-77r51) e tendendo lenta-mente, ma progressivamente, ad ingrandirsi a partire da c. 89 circa, sicché si passa dalle ventidue righe per carta, in media, di c. 67r, alle quindici di c. 109v. Questa sezione del codice è occupata dal terzo libro52, una scrittura non spontanea la cui stesura, da quanto si evince, dové essere avviata in tempi non troppo distanti da quelli del primo libro53.

Infine, a partire da c. 1012r fino a 273v, il quadro diviene nuovamente vario e movimentato, molto vicino a quello che s’è tracciato per le cc. 40r-66r. La scrittura utilizza tutto lo spazio disponibile nella pagina, invadendone spesso il margine in-

49 L’ipotesi è avvalorata dal fatto che le caratteristiche materiali della scrittura di questa carta sono molto simili a quelle delle cc. 55r, 56r e 1031, in cui pure si leggono avvenimenti accaduti a Sessa Aurunca nel 1561: cfr. § III.1.2, n. 88 e n. 97.

50 Cfr. § III.1.3.51 Sono quelle tramandanti la Breve Informazione di Bartolomeo Caracciolo nella redazione diretta:

cfr. § III.1.4.52 Per la struttura di questo libro che tramanda, sostanzialmente, la sopra menzionata Breve Infor-

mazione di Bartolomeo Caracciolo (cfr. n. 51), contaminandola con alcune notizie di Sessa Aurunca ed ampliandola con riferimenti alla storia di re Ladislao fino alle vicende del principe di Rossano, cfr. § III.1.4.

53 Cfr. § III.1.2.

Introduzione XXV

feriore. Anche in questo caso, tuttavia, è possibile individuare blocchi di testo che, benché si trovino in punti ben distanti del codice, sono però uniformi per ductus ed inchiostro e dunque, con ogni probabilità, di redazione sincrona. In queste carte, che presentano un unico tipo di filigrana54, si leggono annotazioni originali relative a Sessa Aurunca.

II.6. Le integrazioni di Bartolomeo Capasso

Alcune notizie comprese tra le cc. 40r-66r (corrispondenti al secondo libro) sono state segnalate nel margine esterno sinistro, in corrispondenza della formula di a-pertura (Anno Domini, Die…), con un asterisco o una crocetta tracciati con inchio-stro nero e con un tratto di penna sottile. L’inchiostro sembrerebbe uguale a quello adoperato per annotare manca a c. 16r e 19r a segnalare la caduta nel codice delle cc. 17 e 18. Con lo stesso inchiostro, tratto e modulo, sono state evidenziate anche alcune annotazioni riguardanti il medesimo avvenimento, trascritte in modo pres-soché identico (fatta eccezione per alcune minime variazioni di tipo linguistico) in luoghi diversi del codice. Ad esempio, a c. 48r, nel margine sinistro della notizia relativa al 14 settembre 1532, si legge c. 50; ed infatti a c. 50 si può leggere la me-desima notizia, nel cui margine sinistro la stessa mano annota: c. 48. Analogamen-te, a c. 50v, in corrispondenza di un’annotazione relativa all’anno 1534, si legge dupl.; in effetti la notizia si legge identica anche a c. 52v, dove è stato annotato dupl. f. sov. Ancora, a c. 53r, in corrispondenza di una notizia datata aprile 1539, si legge dupl. v. app.; ed infatti, nel verso della stessa carta, si legge nuovamente la stessa notizia, pure segnalata con un asterisco. Si legge ancora dupl. nel margine sinistro di due notizie a c. 54, rispettivamente del novembre e giugno 1539; la pri-ma è stata espunta con tratti obliqui dallo stesso Fuscolillo, che dové accorgersi di averla già trascritta precedentemente55. Tutte queste indicazioni sono con ogni pro-babilità da attribuire a Bartolomeo Capasso.

Allo stesso studioso si devono senz’altro due piccole integrazioni apposte alle carte iniziali del terzo libro56: rispettivamente cacciorno a c. 68r (cfr. testo, III 7.5) e provenzali a c. 73r (cfr. testo, III 20.1). L’intervento mira a colmare due piccole lacune ed è scaturito senz’altro da collazione con un altro manoscritto. Le suddette lezioni sono tra l’altro confermate dal cod. X. C. 31 della Biblioteca Nazionale di Napoli.

Forse lo stesso Capasso è infine l’autore di alcune interventi effettuati nelle car-te del primo libro miranti a correggere le date di altrettanti avvenimenti; ad esem-pio, la data della morte di re Ludovico a Cosenza, avvenuta secondo Fuscolillo il 6 novembre 1434, è emendata da una mano più tarda e con ductus sottile, in 14 (cfr. testo, I 11.1); la stessa mano emenda in 27 la data di conquista di Costantinopoli

54 Cfr. § II.3.55 Cfr. testo, I 41 e apparato.56 Cfr. n. 51.

Nadia Ciampaglia XXVI

per mano dei turchi, segnata da Fuscolillo sotto il 17 maggio 1452 (cfr. testo, I 26.1).

II.7. Le integrazioni di Fuscolillo

Sono numerosissimi gli interventi lasciati dallo stesso Fuscolillo tra le carte del suo libro, finalizzati ad integrare, correggere, perfezionare la propria cronaca, in un in-stancabile e continuo lavoro di perfezionamento. Si tratta solo in parte di brevi in-dicazioni lasciate ad uso dei futuri lettori per rimediare ad alcuni errori nella dispo-sizione delle notizie o per rimandare ad altri luoghi del codice in cui ritrovare, e-ventualmente, notizie relative agli stessi argomenti (ad es., reverte folium, sequita ut supra…etc.); molto più mumerose sono invece le integrazioni alle proprie anno-tazioni apposte successivamente dal religioso, di cui si tratterà in uno specifico pa-ragrafo, perché esse sono chiave fondamentale per cogliere la natura progressiva57

delle Croniche. Sono infine da attribuire senz’altro a Fuscolillo due breve indica-zioni che palesano inequivocabilmente l’origine della fonte adoperata: La Copia da Napuli58 a c. 66v (cfr. testo, I 1) e Copia de li Capuani 59 a c. 144v (cfr. testo, IIa40.18).

II.8. Le correzioni di Cristofano Grimaldo

Si rivelano molto interessanti (e per questo se ne tratterà ampiamente più avanti60)alcune piccole correzioni apportate al testo di Fuscolillo nelle carte cc. 165r-167v;in questo caso, difatti, grazie ad una successiva e, a quanto sembra, risentita preci-sazione dello stesso canonico, conosciamo il nome dell’incauto emendatore: Cri-stofano Grimaldo, commissario genovese della grassa, inviato a Sessa nel 1556, cui il libro era stato dato in prestito nel 1571.

II.9. Le altre mani

Accanto alla mano dominante da identificare, pur in quelle variazioni dovute ai dif-ferenti tempi e modi di scrittura, come appartenente a Fuscolillo (cfr. fig. n. 1), si riconoscono facilmente nel codice almeno altre quattro mani, che d’ora in poi si in-dicano con α, β, γ, δ. Discorso più ampio sarà necessario per la mano β, cui si de-vono anche gli apporti più sostanziosi, perché non v’è dubbio sul fatto che il suo intervento sia avvenuto sotto indicazione (se non addirittura sotto dettatura) del ca-nonico. In alcuni casi, infatti, β si alterna pacificamente nelle stesse carte e addirit-

57 Cfr. § III.3.58 L’annotazione precede l’inizio della Breve Informazione di Bartolomeo Caracciolo tramandata

dal terzo libro (cfr. n. 51).59 L’annotazione, dell’aprile 1548, in parte redatta dalla mano β2, riguarda alcuni miracoli verifica-

tisi nella Chiesa di Capua: cfr. § II.9.2 e n. 70.60 Cfr. § III.4.1.

Introduzione XXVII

tura nella scrittura di una medesima notizia a Fuscolillo, senza inserisi a pié pagina o sfruttando spazi comunque lasciati vuoti. Discorso differente vale invece per la mano α, il cui “contributo” è sanzionato a chiare lettere dal canonico, e per la mano δ, a cui si deve la trascrizione in un fascicolo autonomo (cc. 270-272) di un bando che il religioso deve aver inserito nel corpo del proprio libro.

Alcune brevi integrazioni in fine paragrafo sono state lasciate infine, oltre che da Fuscolillo, da almeno altre due mani non identificabili con α, β, γ, δ o con Ca-passo, accettate tuttavia a testo perché interpretate come segno della struttura “a-perta” e potenzialmente “a più mani” tipica dei libri di memoria: Et vensero li ’ta-liani a c. 29v, dopo la narrazione dell’episodio della disfida di Barletta (cfr. testo I 93.11); de peso se(n)<z>a le decine e rotoli a c. 182v, dopo l’annotazione del peso di una campana in una notizia del 1549 redatta da γ (cfr. testo, IIa 151.1), clausola, quest’ultima, lasciata dalla stessa mano che annota «E chi no(n) lo crede cerchi lo sacchetto de li <vermicelli>» ad integrazione di una notizia del 1556 relativa all’andamento dei prezzi a Sessa a c. 241v (cfr. testo, IIa 279.2).

(Fig. n. 1)

II.9.1. Mano α

Si deve alla mano α un’unica, breve, annotazione relativa all’anno 1569, inserita nello spazio rimasto vuoto nel margine inferiore di c. 66r (cfr. testo, II 62). La

Nadia Ciampaglia XXVIII

scrittura è di base italica, con le aste superiori delle lettere inclinate verso destra e le inferiori verso sinistra61; limitatissimo è l’uso dei segni di abbreviazione62. Ben-ché lo scrivente adoperi, nell’unica posizione utile, l’apostrofo63 (mai adoperato, peraltro, da Fuscolillo64), le lettere sembrano tracciate con lentezza, senza legamen-ti, e il ductus appare in sostanza tremolante e insicuro; α mostra quindi di possede-re maggior dimestichezza con le norme dell’interpunzione (che lentamente vanno diffondendosi nel corso del ’500), ma ha di sicuro una minor padronanza dello strumento scrittorio: la mano infatti non è ferma e la scrittura procede in modo non allineato, con un effetto “onda”.

Si tratta senz’altro di un intervento “non autorizzato” dal canonico, che solo in questo caso si preoccupa di avvisare il lettore, con una successiva integrazione, cir-ca la futilità dell’evento annotato65: il ritrovamento di una fragola “bellissima” nel-l’orto dello stesso Fuscolillo ad opera della piccola Vittoria della Pietra che, da quanto detto, è probabilmente la stessa fiera autrice dell’ingenua annotazione.

II.9.2. Mano β

Alla mano β si possono attribuire alcuni paragrafi66 relativi alle annotazioni del se-condo libro compresi tra le cc. 139-232; in essi la scrittura, di base italica, presenta difatti alcuni macrotratti comuni:

– i titulus, che Fuscolillo traccia come semplici tratti orizzontali, sono invece spesso tondeggianti ed arcuati; raramente vengono compendiati il che e la preposi-zione de, per i quali il canonico sceglie sempre la forma abbreviata;

– è sempre rispettata la distinzione tra e congiunzione ed è forma verbale: la prima infatti è segnata con et, mentre il verbo è indicato con e seguito da una virgo-la (e,). Fuscolillo, invece, sceglie di distinguere il verbo dalla congiunzione facen-do seguire nel primo caso la e da una sola lineetta (e/); talvolta, invece, chiude tra due lineette oblique i monosillabi isolati (/e/ /o/ /a/) con un uso che si riscontra solo in β 34-6. Va detto, tuttavia, che il più delle volte il canonico non distingue corret-tamente il verbo dalla congiunzione;

– quasi sempre nelle serie A dì… il monosillabo è seguito da virgola; – i segni di interpunzione sono più evoluti rispetto a quelli noti a Fuscolillo

(che adopera solo due punti e linee oblique): benché in modo oscillante sono ado-perati il punto fermo seguito da maiuscola, il punto mobile, la virgola.

61 Caratteristiche simili si riscontrano nel paragrafo β IIa 206.62 L’abbreviazione, infatti, è adoperata una sola volta per segnare p(er), scritto del resto in una se-

conda occorrenza in forma piena. Analogamente sono scritte senza abbreviazione le preposizioni del,de (tre occorrenze), della (due occorrenze), che in Fuscolillo sono quasi sempre compendiate. Anche in β e in γ il de è raramente scritto in forma abbreviata.

63 Il segno compare nel sintagma sopto all’orto (cfr. testo, II 62).64 L’uso dell’apostrofo, difatti, si registra solo in β IIa 206.65 Cfr. § III.3.66 Si tratta dei §§ IIa 34-5-6, 40.12-41, 196.2-12, 203-4, 206.1-5, 229-30-31, 232, 236-7, 240, 244.

Introduzione XXIX

In questa mano si possono notare però, per quanto minime, alcune differenze re-lative alla grandezza del modulo e allo spessore del tratto. Per prudenza, poiché ri-sulta difficile stabilire se si tratti di mani diverse o se, piuttosto, quelle variazioni della scrittura talvolta più lenta, piccola ed accurata, talvolta più disordinata e con caratteri più grandi, dipendano piuttosto dalle occasioni differenti in cui essa si è svolta67, si è preferito ripartire ulteriormente i suddetti paragrafi in tre distinti sot-togruppi, che si indicano d’ora in poi con β1, β2, β3.

β1 Si riconducono a questa mano (cfr. fig. n. 2) i paragrafi IIa 34, 35, 36 (cc. 139r-143r). Il modulo è piccolo, ma la scrittura pare non accurata. Solo qui (e talvolta in Fuscolillo) si registra l’uso di chiudere tra due lineette oblique i monosillabi isolati (/e/, /o/, /a/).

(Fig. n. 2)

β2 Appartengono sicuramente ad un unico sottogruppo (cfr. fig. n. 3) i paragrafi IIa

206.1-5 (c. 029r) e 235-237 (c. 0224r), in cui la scrittura68, ben scandita, lenta e accurata, è con tutta probabilità dipendente da una fonte. Alla stessa mano si possono per congettura attribuire anche i paragrafi IIa 40.12-18 e 41.1 (cc. 144r-

67 Si considerino, ad esempio, i paragrafi IIa 34-6, in cui si narra dettagliatamente quanto accaduto a Napoli nel maggio 1547 in seguito al tentativo del viceré di instaurare l’inquisizione. In questo caso la mano β, copiando verosimilmente da una fonte, scrive di continuo senza interruzioni; la scrittura ap-pare quindi uniforme per ductus e modulo (alquanto piccolo) e si dispone in circa 23-5 righi per carta. Un numero regolare di righi (26-8) si conta anche nella fitta scrittura del lungo § 244, un racconto ben strutturato, probabilmente di ascendenza letteraria, relativo alla nascita di un “anticristo” nelle lontane terre di Babilonia. Nei paragrafi in cui si leggono invece singole notizie di carattere “spontaneo”, la scrittura al contrario appare più rapida e disordinata, come è naturale che accada in una annotazione occasionale.

68 Le differenze nel tratteggio delle lettere, rispetto al gruppo precedente, sono più evidenti per le lettere d e g.

Nadia Ciampaglia XXX

146r), dichiaratamente copiati da altra fonte69, ed inoltre il lungo § IIa 244 (cc. 0231r-232r), ugualmente redatto in modo molto accurato.

(Fig. n. 3)

β3 Appartengono sicuramente ad un unico sottogruppo (cfr. fig. n. 4) i paragrafi IIa196.2-12 (c. 024r), 203-4 (c. 027r) e 232 (c. 0223v). Per supposizione si è attri-buito a questa mano anche il § IIa 240 (c. 0229r) e il gruppo dei §§ IIa 229-30-31 (cc. 0222r-0223v).

(Fig. n. 4)

Indipendentemente dalla suddivisione operata, tutti questi interventi sono sicu-ramente avvenuti dietro “consenso” del canonico. Ad esempio, Fuscolillo scrive pacificamente nel verso della c. 143, subito dopo l’episodio trascritto da β1 nei §§ 34-6 o continua la scrittura del § 206 a c. 029r, lasciato a metà da β2. Al contrario, β3 continuerà la trascrizione di una notizia che il canonico aveva cominciato a scri-vere nel § 196 a c. 024r. Esemplare è poi il caso del § IIa 40 a c. 144r, in cui si leg-ge una lunga annotazione, relativa all’aprile del 1548, riguardante alcuni eventi mi-racolosi avvenuti a Capua, nella Chiesa di S. Maria in Hierusalem. In questa carta il ductus di Fuscolillo si presenta inizialmente accurato e “lento”, ma già a partire dal verso il modulo tende ad ingrandirsi e il tratto appare meno accurato e “fretto-

69 Cfr. n. 70.

Introduzione XXXI

loso”, come quello di una mano ormai stanca; negli ultimi righi di c. 145r, da como a li fino a c. 145v, inizia a scrivere β2, ed è indicativo che non vi sia assolutamente variazione nella tonalità d’inchiostro adoperato: il canonico ha certamente ceduto la penna a qualcun altro, perché completasse la scrittura (cfr. fig. 5). E difatti non si tratta qui di un’annotazione spontanea, ma della trascrizione di un atto emesso dal-lo stesso primicerio di Capua70.

(Fig. n. 5)

Fuscolillo, inoltre, doveva sicuramente sottoporre a rilettura le annotazioni scrit-te dalla mano β per integrarle, quando necessario, come accade in questo caso (si indica in corsivo l’integrazione aggiunta in fine paragrafo dal canonico):

70 Cfr. testo, § IIa 40.18: «et in fede io p(r)emicerio Pa(m)philo Mollo di Cap(ua), in persona del sup(r)adicto capitolo, per li miraculi appare(n)ti da dì in dì faczio fede». Segue l’annotazione, stavolta di Fuscolillo: Copia de li capuani. L’integrazione è stata inserita successivamente da Fuscolillo alla fine del paragrafo, nel piccolo spazio rimasto libero, con caratteri ravvicinati e rimpiccioliti: l’inchio-stro adoperato infatti è diverso da quello usato per la redazione della notizia, ma è uguale a quello che il canonico adopererà nella carta seguente.

Nadia Ciampaglia XXXII

«A dì 3 iugno 1553 intrao de(n)tro di Nap(u)li p(er) mar(e) lo sopradicto cardenale, vi-cerr(é) de Nap(u)li co(n) molti triu(m)phi; et ve(n)ne p(er) maro, et allo molo gra(n)de li uscìo inco(n)tro tucta Nap(u)li).» (cfr. testo, IIa 206.5.6).

Sarà utile rappresentare ora schematicamente la divisione operata, indicando anche brevemente anno e contenuto delle annotazioni:

TAV. Aβ1 IIa 34-6 c. 139-143 maggio 1547 Insurrezione a Napoli contro il tenta-

tivo di instaurare l’Inquisizione. β2 IIa 40.12, 41 c. 145-6 aprile-maggio 1548 Miracoli nella chiesa di Capua. β2 IIa 206.1-5 c. 029r maggio 1553 Visita del cardinale Pietro Pacecco. β2 IIa 235-6-7 c. 0224 ottobre 1554 -

marzo 1555 Copia del bando emanato da Pietro Pacecco relativo al prezzo del grano e dell’orzo.

β2 IIa 244 c. 0231 1554 Nascita di un Anticristo in Babilonia. β3 IIa 196.2-12 c. 024-6 dicembre 1552 Visita a Sessa del vescovo ed acco-

glienza. β3 IIa 203-4

IIa 232 c. 0223 c. 029

febbraio 1553 gennaio (1554 ?)

Morte di don Pietro da Toledo. Onori per il nuovo dottore entrato in Sessa.

β3 IIa 229-31 c. 0222 ottobre 1554

novembre 1554

Accenno al bando promulgato da P. Pacecco.Ingresso a Napoli del Marchese del Guasto. Luminarie in Sessa fatte da D. Lope de Herrera.

β3 IIa 240 c. 0229 aprile 1555 Elezione di papa Marcello II.

Lo schema proposto mostra chiaramente che l’attribuzione dei paragrafi ai sot-togruppi β1, β2, β3, inizialmente operata unicamente in base ai fattori materiali di trasmissione testuale, trova ulteriore conferma nel tipo di contenuto dei paragrafi stessi. Difatti, in β3 si leggono unicamente annotazioni giornaliere, da ritenere “spontanee”; in β1 un unico lungo racconto dipendente da una fonte; in β2, fatta ec-cezione per i pochi righi del IIa 206, un brano “letterario” (IIa 244), la copia di un bando (IIa 235-7) e il resoconto di fatti accaduti a Capua (IIa 40.12, 41.1), tratti, come s’è visto71, da una fonte locale. Si noti, infine, che le annotazioni “spontanee” della mano β riguardano tutte un arco di anni compreso tra il 1552 ed il 1555. Sarà interessante verificare, nel corso dello studio linguistico72, se la suddetta divisione possa essere ulteriormente avvalorata da differenti scelte linguistiche operate da β1,β2 e β3.

71 Cfr. n. 70.72 Cfr. § V.

Introduzione XXXIII

II.9.3. Mano γ

La mano γ redige, in una scrittura di tipo mercantesco e con caratteristiche ben di-stinte dalle mani precedenti, le annotazioni comprese nelle cc. 181v-182v73, che co-stituiscono la parte finale del venticinquesimo fascicolo (cfr. fig. n. 6). Le notizie, tutte relative al settembre 1549, sembrano assumere un andamento quasi giornalie-ro74 e riguardano avvenimenti vari: la nomina degli ufficiali, la recita di egloghe e commedie, l’entrata in città di alcuni personaggi illustri in visita al duca di Sessa. Anche in questo caso si tratta di un intervento sicuramente guidato da Fuscolillo: la mano γ, infatti, inizia a scrivere a c. 181v continuando una sequenza cronologica delle annotazioni precedentemente iniziata dal canonico, dal 3 gennaio al 20 agosto 1549, proseguendo la compilazione fino al 15 settembre dello stesso anno75.

(Fig. n. 6)

Per quanto riguarda le consuetudini grafiche, è usata la virgola dopo il monosil-labo isolato a nella serie A dì (in 146.1, 147.1, 148.1, 150.1, 151.1); la virgola com-pare talvolta anche dopo in (in Sessa 148.3, in loco 149.2, in te(m)po 151.1, in lo castello 152.1); in un sol caso compare il segno di abbreviazione per la congiun-zione et 147.1 (il segno tachigrafico è simile alla cifra 2). Raramente è adoperata la forma abbreviata per il de.

73 Si tratta dei §§ IIa 146-152; il § IIa 152 si interrompe mutilo per la caduta della c. 183.74 Le notizie (che recano sempre l’anno di indizione) sono rispettivamente del 3, 5, 9, 11, 12, 14, 15

settembre.75 Tipica di questa scrittura è la forma abbreviata del ch(e), spesso tracciato con un unico tratto di

penna.

Nadia Ciampaglia XXXIV

II.9.4. Mano δ

Sicuramente più professionale è infine la mano δ, cui si deve, in una “bastarda” cancelleresca, la copia di un bando del 1546 trascritto nelle cc. 270r-272r76. La scrittura è svolazzante, ben allineata, con uno stretto spazio tra i righi, che si di-spongono fino ad un massimo di venticinque per carta. L’analisi delle caratteristi-che materiali della scrittura, della fascicolazione (le cc. 270-3 fanno parte, infatti, di un duerno isolato) e della filigrana (differente dagli altri tipi riscontrabili nel co-dice) lasciano facilmente supporre che Fuscolillo, procuratasi una copia del bando, l’abbia inserita nel corpo del libro e ne abbia quindi numerato le carte, continuando in seguito a scrivere nel verso dell’ultimo foglio, che era vuoto e che attualmente costituisce la carta finale del codice, in cui si leggono solo brevissime e frettolose annotazioni, non inserite in sequenze cronologiche77 e apposte, con tutta probabili-tà, quando l’assemblaggio dei fascicoli era oramai concluso.

III. IL TESTO

III.1. Struttura e modalità di scrittura

L’analisi dei fattori materiali di trasmissione testuale ha senz’altro dato un’ampia idea del lavoro febbrile con cui il canonico andava raccogliendo e assemblando materiale per la propria compilazione. È tempo ora di illustrare il contenuto del co-dice e di comprendere le modalità compositive dell’opera risalendo, attraverso i da-ti fin qui forniti, al “progetto” originario di Fuscolillo, al di là dell’apparente disor-ganicità in cui si presenta ora il testo.

III.1.1. Il Sommario Latino

Le Croniche iniziano a cc. 1r-4v con un breve sommario latino riguardante gli stati prenormanni, da Bartolomeo Capasso ritenuto fonte, pur tradotta ed ampliata, della Breve Informazione di Bartolomeo Caracciolo78. La narrazione, in effetti, presenta con quest’ultima molti punti di contatto e, di conseguenza, è possibile individuare

76 Si tratta dei §§ IIa 372-4.77 Cfr. Tav. E, § III.1.5.78 «Certo è però che un sommario latino composto dopo la morte di Carlo I fu la fonte principale del

Caracciolo tradotta ed amplificata» (B. CAPASSO, Le fonti della storia…, cit., p. 134). «Una copia di questo Sommario latino si conserva da me nel cod. Fuscolillo» (ID., cit., p. 134, n. 2). Di diverso pare-re era G. Maria Monti: «… Ma il fatto che quel sommario è contenuto solo in sole quattro carte di quel ms. del sec. XVI ed è tanto scheletrico da contenere notizie ben note e semplici ci fa dubitare della ipotesi dell’illustre storico»: cfr. G. M. MONTI, La “Cronaca di Partenope” (Premessa all’edizione critica), estratto dagli «Annali del Seminario Giuridico Economico della R. Università di Bari», 5, fasc. 2 (1932), p. 27.

Introduzione XXXV

somiglianze anche con la Summa di Lupo de Spechio, che pure si serve ampiamen-te della Cronaca di Partenope, non senza omissioni ed aggiunte79.

Il sommario inizia con l’enumerazione dei diversi d(o)m(ini) e delle differenti province in cui era suddiviso il regno di Sicilia prima dell’unificazione (cfr. testo, S. 1-11):

«Ante(quem) regniu(m) Sicilie esset integratu(m) et vintu(m), era(n)t diversi d(o)m(ini) q(ui) do(m)minaba(n)tur diversis p(ro)vinciis, p(ro)ut infra scribit(ur).» (cfr. testo, S. 1).

La narrazione prosegue con il racconto della venuta di Roberto il Guiscardo, che fu investito duca di Puglia da papa Nicolò, e le vicende dei successori della di-nastia normanna fino a Federico II, per poi concludersi con la morte di re Manfredi a Benevento per mano di Carlo I (cfr. testo, S. 12-20). Nell’ultimo paragrafo (cfr. testo, S. 21), che ha struttura differente dal resto della compilazione perché per la prima volta compare l’indicazione della data con la formula «Anno Domini 1264»,si accenna alla dominazione di Carlo I nel regno di Sicilia e alla successiva ribel-lione dell’isola, che se dedit a re Pietro d’Aragona (cfr. testo, S. 21).

Il Sommario latino, così come la Summa di Lupo de Spechio, amplia la Crona-ca di Partenope con l’indicazione del nome del papa, Nicolò, che investì del duca-to di Puglia Roberto il Guiscardo (S. 12.3); sembra però contaminare due fonti, vo-lendo Roberto morto sì a Casioba (S. 12.4), ma non in Vulgaria, come si legge nel-la Cronaca80, bensì in Romania, come trascrive anche Lupo; ancora, in esso si menziona il numero dei fratelli con cui Roberto il Guiscardo venne in Italia (S. 12.1), omesso dalla Summa, ma non il nome del principe di Capua che lo chiamò, la data in cui fu acclamato capo dei normanni e il motivo per cui successe al prin-cipe di Salerno suo cognato, vale a dire l’aver sposato la sorella Sichelgaita.

III.1.2. Il primo libro

Nell’ultimo paragrafo di c. 4v si legge l’incipit del primo libro, che si conclude nei primi tre righi di c. 38r:

«Il primo libro de le croniche de li antiqui ri d(e)l regno d(e) Nap(u)li et succissiuni d(e) re-gni et d(e) morte d(e) ri co(n) guerre et ch(e) tracta tucta la vita de li ri co(n) multi po(n)tifici.» (cfr. testo, I 1).

S’è già detto81 che in queste carte la scrittura è uniforme e costante, segno di un lavoro continuativo e ordinato, come può essere appunto quello di copia da un altro testo.

79 Cfr. A. M. COMPAGNA (a c. di), LUPO DE SPECHIO, Summa dei re di Napoli e Sicilia e dei re d’Aragona, Napoli 1990, pp. 30-8.

80 Cfr. A. ALTAMURA, Cronaca di Partenope, Napoli 1974, p. 119.81 Cfr. § II.5.

Nadia Ciampaglia XXXVI

Il primo libro risulta formato, sostanzialmente, da una cronaca anonima del re-gno di Napoli, il cui nucleo fondamentale, a parte le prime quattro notizie riguar-danti gli anni 1265, 1282, 1332, 1414 (tratte con ogni probabilità da altra scrittura e forse qui inserite da Fuscolillo per creare una ideale continuità con il sommario la-tino precedente, che si conclude in effetti con l’anno 1264) si estende dal 1432 (in-gresso di Alfonso I a Napoli) al 150782. La sua composizione deve verosimilmente collocarsi tra la fine del XV secolo e gli inizi del XVI83; difatti, le notizie iniziano relativamente ad infittirsi a partire dal 1432, ma solo dopo il 1478 diventano molto più numerose, fino a raggiungere il picco massimo con l’anno 1501 (sotto il quale se ne registrano ben venticinque).

Seguono poi altre annotazioni, che pure non dovevano far parte del nucleo ori-ginale, relative alle lotte di predominio tra Carlo V e Francesco I. Le prime due, ri-spettivamente del 1516 e del 1526, recano per la prima volta l’anno d’indizione; al-tre quattro notizie, relative agli anni 1527-29, si trovano a partire da c. 36r84 e si di-stinguono immediatamente dalle precedenti perché più dettagliate. Anche in questo caso non è da escludere che l’inserimento sia stato finalizzato, nelle intenzioni del nostro cronista, a creare una sorta di continuità nella strutturazione delle Croniche:il nucleo fondamentale del secondo libro, infatti, a parte le notizie più antiche, trat-te dal Chronicon Suessanum (e trascritte, in realtà, in due sole carte, le 40-41, che risultano però essere state aggiunte posteriormente al fascicolo) riguarda proprio il gruppo di anni 1526-46.

Si può dunque così schematizzare la struttura del primo libro:

82 Nel dettaglio, le notizie riguardano i seguenti anni: 1432 (3 notizie); 1433 (2); 1434; 1435 (3); 1438 (2); 1442; 1445; 1448; 1449; 1450; 1451 (2); 1452 (3); 1455; 1456 (1); 1457; 1458 (2); 1459; 1460 (3), 1461 (2); 1463; 1465 (3); 1469; 1471; 1476 (2); 1477; 1478 (5); 1479 (7); 1480 (3); 1481 (2); 1485 (5); 1486 (8), 1487 (3); 1488 (2); 1490; 1495 (18); 1496 (9); 1497 (6); 1498 (4); 1499 (7); 1500 (11); 1501 (25); 1502 (13); 1503 (15); 1504 (1); 1505 (4); 1507 (5). Dopo la notizia del 3 di-cembre 1481 (presa di Otranto per mano del duca di Calabria) la caduta della c. 12 provoca una lacu-na nella registrazione cronachistica, che riparte dal 20 settembre 1485. Analogamente, la caduta delle cc. 17 e 18 giustifica il salto delle annotazioni che, dopo la registrazione della conquista di Granada, segnata sotto l’anno 1490, ripartono con il 1495.

83 Così anche Capasso: «Meditando sul contesto di questa cronaca, rilevasi che la medesima fu assai probabilmente composta verso la fine del secolo XV ed i primi anni del XVI in Napoli, perché gli av-venimenti pubblici e privati, che vi si narrano, appartengono principalmente a questa città, e perché non vi si trova alcuna annotazione speciale, che possa farla attribuire a Sessa. Rilevasi inoltre che essa (…) si accorda moltissimo coi Giornali di Giuliano Passaro e che talvolta offre date più precise di co-stui» (B. CAPASSO, Le cronache de li antiqui ri…, cit., p. 36).

84 Nel margine esterno di c. 36r si legge inoltre l’annotazione di Fuscolillo: Copia da Nap(u)li.

Introduzione XXXVII

TAV. B.PRIMO LIBRO

1265 1282, 12 febbraio 1332, 12 marzo 1414, 18 agosto 1432-1507 1516, 30 novembre 1526, 4 ottobre 1527, 5 maggio 1527, 12 aprile 1529, 17 agosto 1528, 6 marzo

Morte di Manfredi a Benevento per mano di re Carlo I.Pietro d’Aragona recupera la Sicilia, ribellatasi ai francesi.Incomincia la costruzione della chiesa della ‘Nunciata’ di Napoli.Re Ladislao è avvelenato a Firenze e muore ad Aversa.

Sbarco del viceré di Spagna don Carlo de la Noya85.Lotta di papa Clemente VII contro il cardinale Colonna. Spedizione dei Lanzichenecchi a Roma. Monsignore de lu Treccho, capitano del re di Francia, assedia Napoli.Incoronazione di Carlo V a Bologna86.Il colonnello di fanteria Frabicio Maramaldo entra a Sessa per contrastare il campo francese posto da Monsignore de lu Treccho a Napoli87.

A c. 38r una linea di demarcazione divide gli ultimi righi del primo libro da quattro annotazioni, tutte relative a Sessa Aurunca, che devono essere state inserite successivamente nella carta rimasta parzialmente vuota88; difatti, la c. 39, che è an-che l’ultima del quinto quaderno, è bianca89.

85 In questa annotazione si precisa che questi catturò il re di Francia Francesco I a Pavia, il che sa-rebbe però accaduto solo nel 1525, come si legge del resto correttamente a c. 43v (cfr. testo, II 16).

86 La notizia risulta inserita a pié pagina e per questo motivo interrompe il corretto ordine cronolo-gico. Il lapsus è segnalato dallo stesso Fuscolillo con l’annotazione posteriore reverte folliu(m), pre-ceduta da asterisco. Su questi fatti il canonico tornerà a c. 1021r-v (cfr. testo, IIa 14-17 e tav. E, § III.1.5), narrando l’ingresso trionfale dell’imperatore a Bologna.

87 In particolare quest’ultima notizia, che si conclude nei primi tre righi di c. 38r, è stata inserita in un’ottica differente dalle precedenti, poiché l’interesse principale non è più rivolto a Napoli, ma a Sessa: il canonico, infatti, riferisce le battaglie che vi si svolsero e rapidamente, accennando al pas-saggio in città e nei territori vicini delle truppe dirette a Napoli, annota: «quale fece multo da(n)no i(n) dicta cità d(e) Sessa». Su questi fatti Fuscolillo tornerà nel secondo libro, a c. 47 (cfr. testo, II 23) ricordando l’alloggiamento a Sessa di soldati italiani avvenuto il 3 marzo 1528.

88 Le notizie (rispettivamente del gennaio 1561, febbraio e aprile 1562, dicembre 1563, situate nella c. 38) interrompono difatti bruscamente l’uniformità di scrittura delle carte precedenti, poiché sono state redatte con inchiostro più chiaro e modulo diverso, più rapido e più grande. Ductus identico, benché l’inchiostro sia leggermente più scuro, si riconosce più avanti, a c. 55r e 56r, e nella c. 1031, che risulta tagliata ed incollata sul fascicolo (cfr. il prospetto grafico riportato nel § II.4 e infra, n. 97); anche in queste carte si leggono notizie di avvenimenti accaduti a Sessa nel 1561. La stesura di tutte le suddette annotazioni deve essere stata, pertanto, sincrona.

89 Poiché il secondo libro inizia subito dopo, a c. 40, nella prima carta del fascicolo successivo (che risulta però, insieme alla c. 41, tagliata ed incollata posteriormente) è evidente che Fuscolillo alterna-va alla copia del primo libro l’annotazione di altre notizie in differenti fascicoli o cartucze; non si spiegherebbe, oppure, per quale motivo egli non abbia iniziato la scrittura del secondo libro nella c. 39, che non era ancora stata riempita. Solo più tardi il cronista sarebbe ritornato nelle carte bianche o solo parzialmente scritte, occupando lo spazio rimasto libero. S’è già detto, del resto, che la scrittura della parte finale del primo libro presenta caratteri simili a quella del terzo (cfr. § II.5).

Nadia Ciampaglia XXXVIII

III.1.3. Il secondo libro

Il secondo libro inizia a c. 40r:

«Qui come(n)cza lo secu(n)do libro de le cose antique et cronich(e) d(e) Sessa, qual co(n)siste in ecc(lesi)e antiq(u)e d(e) Sessa et multe cose ch(e) haveno havuto li sessani, d(e) gente allogiati ch(e) haveno havuto, d(e) danno et interesse ne la cità d(e) Sessa.» (cfr. testo, II 1).

In questo libro si leggono annotazioni di vario tipo riguardanti Sessa Aurunca disposte in sequenze cronologiche non sempre corrette. S’è gia detto90 che in que-sta sezione del codice i continui cambiamenti d’inchiostro e di ductus sono senz’al-tro diretta conseguenza di una scrittura diacronica e progressiva e, quindi, di un la-voro avvenuto in fasi e modi differenti.

Sarà utile, in primo luogo, sintetizzare in uno schema l’effettivo ordine delle annotazioni nel secondo libro. Nella prima cella a sinistra si indicano carte del co-dice e numero di paragrafo secondo la divisione del testo operata nell’edizione cri-tica; nella seconda, gli anni a cui si riferiscono le notizie; nella terza, infine, si rias-sume rapidamente il contenuto di ciascuna. Le annotazioni che risultano trascritte per due volte91, con minime variazioni (sostanzialmente, di tipo fonetico), vengono segnalate con un asterisco e racchiuse tra parentesi quadre. Se l’anno è scritto in corsivo, si intende che la notizia è stata redatta in latino.

TAV. CSECONDO LIBRO

c. 40r-v [2-5] 1118 1200 1113 1450

I Saraceni conquistano Gerusalemme. I veneziani conquistano Costantinopoli. Costruzione della Cattedrale di Sessa. Ingresso di Federico II in Sessa.

c. 40v-41v [6-13] 1485 147092

128113451281

?1390

1511

Eclissi di sole. Morte di Fuscolillo di Sessa. È fusa una campana nella chiesa di S. Giovanni. Andrea d’Ungheria viene ucciso. È fusa un’altra campana nella chiesa di S. Gio-vanni. ?Un fulmine colpisce il campanile della Cattedra-le di Sessa. Guerra tra papa Giulio II e il re di Francia.

90 Cfr. § II.5.91 Si tratta delle notizie del 14 settembre 1532 (cfr. testo, II 26 e II 31), maggio 1534 (cfr. testo, II

32 e II 36), 10 aprile 1539 (cfr. testo, II 39 e II 43), 10 giugno 1539 (cfr. testo, II 40 e II 45).92 La notizia è stata inserita a pié pagina.

Introduzione XXXIX

c. 43r [14] c. 43v [15]

1524 (17 settembre) 1524 (19 settembre)

Nasce il figlio della duchessa di Sessa. La duchessa muore.

c. 43v [161, 2, 3, 17] 1525 (26 febbraio) 1525 (6 dicembre)

1545 (24 ottobre) 1525 (6 dicembre)

I francesi sono sconfitti a Pavia. Si monta l’organo nuovo nell’episcopato di Ses-sa. Si accorda il suddetto organo93.Prezzo dell’organo.

c. 44r [18] 1526 (18 agosto) Muore il duca di Sessa. c. 44r [191,2] 1527 (25 dicembre)

1527 (4 marzo, 27 marzo) Cinquemila fanti spagnoli stanziati a Sessa. Andamento del tempo a Sessa.

c. 44v [193,4] 1527 (27 agosto) 1527 (6 luglio)

Muoiono per un’infezione 40 persone. Il viceré di Napoli si rifugia in Sessa per evitare il contagio.

c. 45r-47r [20-21] 1526 (20 settembre)

1526 (settembre) 1526 (1, 2, 4 dicembre)

L’armata di Carlo V guidata da Ascanio Colon-na attacca Clemente VII ed assalta Roma. Valore del grano a Sessa. L’armata del viceré di Napoli don Carlo de la Noya smonta a Gaeta; il cardinale Pompeo Co-lonna entra in Sessa; sono stanziati a Sessa 1500 fanti spagnoli.

c. 47r [22] 1527 (15 maggio) Valore del grano a Sessa. c. 47r-v [23] 1528 (3 marzo) Alloggiano in Sessa 1500 soldati italiani. c. 47v [24] 1527 (25 luglio) Cinque uomini sono impiccati a Cascano. c. 48r [25] 1531 (4 agosto) Appare una cometa; se ne traggono auspici per

la guerra tra i Turchi e Carlo V. c. 48r [26*] 1532 (14 settembre)* *Appare una cometa e segue un periodo di buo-

na stagione (è la stessa del §312).c. 48r [27] 1532 (5 settembre) Il marchese di Villafranca diviene viceré. c. 48v-49 [28-30] 1531 (11 ottobre) Copia del bando sul valore delle monete. c. 50r [311, 2*, 3] 1532 (27 giugno)

1532 (14 settembre)* 1532 (20 luglio)

Muore il cardinale Colonna. Cfr. c. 48r, §26. Entra in Napoli Andrea Doria.

c. 50v [32*] 1534* (maggio) *Carestia a Sessa e prezzo del grano (è la stessa del §3694).

93 Questa notizia, relativa al 1545, si inserisce tra le due molto simili (fatta eccezione per l’indica-zione del prezzo dell’organo) del 6 dicembre 1525. È da escludere che questa datazione, per semplice scorso di penna, sia da emendare in 1525; piuttosto, l’accordatura dell’organo dové essere compiuta proprio negli anni in cui Fuscolillo trascriveva le notizie in questione, ed è per questo motivo, con o-gni probabilità, che l’episodio è stato segnalato, di riflesso, proprio in questo luogo. La tesi potrebbe essere avvalorata dal fatto che a c. 65v si legge un’annotazione del 1546 verosimilmente giornaliera: «…questa matina, ch(e) ène martedì, ch(e) so(n)no 17 d(e) agusto…» (cfr. testo, II 59.3).

94 In questo unico caso, la notizia replicata presenta differenze più marcate, come si può notare da un rapido confronto: «An(n)o D(omi)ni 1534 in Sessa fo ta(n)ta carastia ch(e) lo grano valeva lo tu(m)mulo vinti carlini et la carastia era p(er) o(n)gni parte d(e) re(n)gno, ch(e) lo p(rese)nte a(n)no fo trista staisone d(e) grano et la estate passata fo pegio, ch(e) qua(n)do se co(m)m<e(n)>czao ad semi-

Nadia Ciampaglia XL

c. 50v-51r [33] 1533 (26 gennaio) Si costruisce una bottega. c. 51r-v [341, 2, 3] 1534 (4 aprile)

1534 (7, 12 maggio) Terremoto a Sessa. Prezzo del grano.

c. 51v-52r [35] 1533 (15 giugno) Truppe di fanti alloggiano a Sessa. c. 52v [36*] 1534 (maggio) Cfr. c. 50v, §32. c. 53r [37] 1536 (24 marzo) Carlo V passa per Sessa e va a Roma. c. 53r [38] 1538 (18 gennaio) Muore Agostino Nifo. c. 53r [39*] 1539 (10 aprile) *È venduto il demanio di Sessa (è la stessa del

§43). c. 53v [40*] 1539 (10 giugno) *In una bottega si conserva una pietra di marmo

(è la stessa del §45). c. 53v [41] 1539 (20 novembre) *Si innalza l’icona nuova sull’altare dell’episco-

pato di Sessa95.c. 53v [42] 1257 (6 marzo) Il mare straripa da Gaeta a Castellammare. c. 53v [43*] 1539 (10 aprile) * Cfr. §39. c. 54r [44] 1264 Miracolo nel cielo di Nocera. c. 54r [45*] 1539 (10 giugno) *Cfr. §40. c. 54r-v [46] 1540 (giugno) Disputa tra Sessa e Roccamonfina per l’approv-

vigionamento d’acqua. c. 54v [47] 1512 Nasce Gioanfrancesco di Transa. c. 54v [48] 1518 (22 aprile) Si costruisce un nuovo orologio a S. Giovanni in

Piazza. c. 55r [49] 1561 (ottobre) Lite tra Sessa e i terzieri. c. 55v [50] 1567 (3 agosto) Entra in Sessa Leone Fuscolillo. c. 56r [51] 1561 (ott.-nov.) Si costruisce il tribunale di Sessa. c. 56v-59r [52] 1546 (gennaio) Copia di un brano della prima sessione del Con-

cilio di Trento. c. 59v-60v [53] 1542 (14 maggio) Testamento di Marco de Romano c. 60v-62v [54] 1544 (29 dicembre) Modifiche al testamento di Marco de Romano. c. 62v [55] 1544 (2 gennaio) Muore Marco de Romano. c. 62v [56] 155296 (9 aprile) La gelata distrugge le vigne.

manca –c. 65r [58] 1544 (24 dicembre) Tiberio Crispo è nominato cardinale.

nar(e) valeva q(ui)(n)dici carlini et se(m)pre salliva d(e) preczo, ch(e) la ge(n)te se moriano d(e) fama et ch(e) no(n) se poteva haver(e) pane, ta(n)ta la fo[.]lla ch(e) stava alla piacza. Et a dì 16 d(e) magio ve(n)ne ta(n)to grano ad Scauli ch(e) scese lo tu(m)mulo carlini cinquo, ch(e) ve(n)ne da Sicilia.» (cfr. testo, II 32). «An(n)o D(omi)ni 1534 in Sessa fo ta(n)ta carastia ch(e) lo grano valeva lu tu(m)mulo circha vinti carlini. Et la dicta carastia era p(er) o(n)gni parte intorno, ch(e) lo p(rese)nte a(n)no fo trista staisone d(e) grano, ch(e) se ne fece pocho p(er) la estate passata et d(e) ch(e) se co(m)micziò ad se(m)minar(e) da octob(r)o p(er) fi’ al p(rese)nte giorno se(m)pre valeva q(uin)dici carlini lu tu(m)mulo, ch(e) d(e) manera se moriano d(e) fama alcuna p(er)sona. Et al 16 d(e) magio ve(n)ne ta(n)to grano ad Scauri ch(e) scese lu tu(m)mulo cinquo carlini.» (cfr. testo, II 36).

95 Questa notizia è stata riscritta e successivamente espunta dallo stesso Fuscolillo dopo il § II 44.96 La notizia, probabilmente, è stata inserita successivamente a pié pagina.

Introduzione XLI

c. 65r-66r [59] 1546 (17 agosto) Bartolomeo Albano prende possesso dell’episco-pato di Sessa grazie al procuratore, il vicario Geronimo de la Marra.

c. 66r [60] ? Galeazzo Florimonte fa spostare sull’altare maggiore il corpo del vescovo Guastaferro.

c. 66r [61] 1564 (19 febbraio) Viene in Sessa l’arcivescovo di Capua. c. 66r [62] mano α 1569 (2 agosto) Vittoria della Preta trova una fragola nell’orto

di Fuscolillo.

Riassumendo, la notizia più antica è del 1113 (II 4), la più recente del 1546 (II 59). Oltre questa data si leggono in effetti anche tre isolate notizie a cc. 55r-56r, re-lative rispettivamente agli anni 1561, 1567 e 1561, e una del 1564 a c. 66r; ma al-meno le prime tre, a guardare le caratteristiche della scrittura, devono essere state inserite in un secondo tempo nelle pagine rimaste bianche nel codice97, così come s’è già detto per l’annotazione del 1569, inserita dalla mano α98 nel margine infe-riore di c. 66r.

Le annotazioni per la parte più antica furono, come precisa Capasso99, tratte e tradotte, non senza errori e sviste100, dal Chronicon Suessanum101. Derivano sicu-ramente dal Chronicon102 le notizie del 1113 a c. 40v (costruzione della Cattedrale di Sessa, II 4), del 1188 a c. 40r (conquista saracena di Gerusalemme, II 2), del 1200 a c. 40r (conquista di Costantinopoli da parte dei veneziani, II 3), del 1257 a c. 53v (inondazione del mare da Gaeta fino a Castellammare, II 42) e del 1264 a c.

97 Difatti, le suddette carte risultano riempite solo parzialmente (rispettivamente da 7 e 12 righe) e restano in parte vuote. Le due notizie del 1561 che si leggono a cc. 55v e 56r presentano identico mo-dulo ed inchiostro e devono quindi essere state scritte contemporaneamente. Ne consegue che la noti-zia del 1567 che le divide, a c. 55v, deve essere stata aggiunta a pié pagina successivamente. Si ricor-di, inoltre, che notizie riguardanti lo stesso arco di tempo sono state inserite, con medesimo ductus,anche in c. 38r/v e c. 1031: cfr. supra, nn. 49 e 88. Anche la notizia del 1564 deve essere stata apposta successivamente.

98 Cfr. II.9.1.99 Cfr. B. CAPASSO, Le cronache de li antiqui ri…, cit., p. 37.100 Cfr. § III.1.3.1.101 Il Chronicon Suessanum fu pubblicato da Pelliccia (ID., Raccolta di varie croniche, diarj, ed al-

tri opuscoli così italiani, come latini appartenenti alla storia del Regno di Napoli, Napoli 1780, to. I), che utilizzò un codice membranaceo scritto nel 1411 e conservato dalla famiglia Malatini, che l’aveva a sua volta ereditato dal dott. Bartolomeo de Cistis, medico di Sessa, vissuto nella metà del XV sec. Il Chronicon inizia con il 1103, anno della fondazione del Duomo di Sessa Aurunca, e prosegue fino al 27 agosto del 1348, dove si arresta mutilo per la mancanza del codice da cui fu tratto (B. CAPASSO, Le fonti della storia…, cit., pp. 121-2 e note). Non è dato pertanto sapere se vi fossero contenute anche le notizie riportate del secondo libro relative ad anni successivi al 1348. D’altronde, il canonico ha regi-strato in questo libro anche alcuni eventi che, pur rientrando in tale arco di tempo, non sono però stati annotati dal Chronicon: è probabile pertanto che per questi ultimi, come suggerisce Capasso, egli ab-bia utilizzato anche qualche memoriale o calendario della Chiesa di Sessa (B. CAPASSO, Le cronache de li antiqui ri…, cit., p. 37).

102 Per la comparazione delle notizie, cfr. § III.1.3.1.

Nadia Ciampaglia XLII

54r (un prodigio verificatosi nel cielo di Lucera, da Fuscolillo banalizzato in Noce-ra, II 44). È interessante notare che tutte le suddette annotazioni si leggono nelle prime due carte del secondo libro, carte che risultano tagliate ed incollate sul fasci-colo originario, mutilo della prima, la c. 42103. Fanno eccezione le notizie del 1257 a c. 53v e del 1264 a c. 54r, che presentano però ductus e inchiostro identico alle precedenti e sono perciò senz’altro state redatte nello stesso tempo. A carta 43, che è dunque la prima nel fascicolo originario, le notizie partono dall’anno 1524 ed ini-ziano, oltre che a divenire progressive, a recare anche l’indicazione del giorno e del mese, divenendo sempre più fitte (più notizie per ciascun anno). Il nucleo del se-condo libro riguarda dunque, fondamentalmente, il gruppo di anni 1526-1546.

Le notizie degli anni 1526-28 costituiscono un microgruppo a parte. In esse si narrano episodi relativi alle lotte dei Colonnesi contro papa Clemente VII, in parte già annotati nella parte finale del primo libro (dove pure le notizie iniziano a dive-nire più dettagliate con l’anno 1527)104, ma qui visti tuttavia in altra ottica, vale a dire nella misura in cui esse interessarono e coinvolsero, a diverso titolo, Sessa e i territori vicini (passaggio di truppe, reclutamento di uomini, etc.). Ad esempio, a c. 47v si legge una notizia del 3 marzo 1528 relativa ai danni arrecati a Sessa dalle truppe di Fabrizio Maramaldo, ivi stanziate: il racconto dell’ingresso in Sessa del colonnello e dei danni che ne conseguirono, tuttavia, era stato già inserito da Fu-scolillo nelle ultime carte del primo libro, sebbene con un breve accenno105. Se si aggiunge a questo che a c. 48v Fuscolillo afferma di essere stato nel 1531 a Napoli, dove ebbe modo di prendere una copia di un bando (che trascriverà di seguito) promulgato dal cardinale Colonna, luogotenente di Carlo V, si può cautamente ipo-tizzare che siano questi, più o meno, gli anni in cui il canonico inizia, se non a scri-vere, almeno a raccogliere materiale per le sue Croniche:

«Die xi d(e) octo(m)bro 1531 io, do(n)no Casparro Fuscolillo, me retrovai i(n) Nap(u)li i(n)nel p(rese)nte a(n)no (…)» (cfr. testo, II 28).

L’unica annotazione giornaliera sembrerebbe essere quella del 17 agosto 1546, in cui si legge:

«A dì 17 d(e) agusto 1546, (quart)e idictionis, lo r(everen)do do(n)no Hyeronimo d(e) la Marra, archidiacono et vicario d(e) Sessa, como p(ro)curator(e) del r(everen)do m(essere) Bartholomeo Albano have pigliata secura possessione de lo episcopato de Sessa p(er) nome et parte del r(everen)do Bartholomeo Albano ep(iscop)o d(e) Sessa (…). P(er)ta(n)to questa matina, ch(e) ène martedì, ch(e) so(n)no 17 d(e) agusto, have pigliata secura possessione del sop(r)adicto episcopato d(e) Sessa; p(er)ta(n)to se ne ène facto istrome(n)to publico p(er) mano d(e) notar(e) Ioa(n)ni Floradasa d(e) Sessa, iodice (…)» (cfr. testo, II 50).

103 Cfr. il prospetto grafico riportato in § II.4.104 Si veda la notizia del 4 ottobre 1526 (§ III.1.2).105 Cfr. § III.1.2 e n. 87.

Introduzione XLIII

Non tutte le notizie del secondo libro, difatti, nascono come annotazioni giorna-liere e spontanee, almeno fino al 1539; la scrittura delle notizie relative a quest’an-no è difatti sicuramente avvenuta dopo il 1547106, il che spinge a interpretare il 17 agosto 1546 come termine a quo se non della raccolta del materiale, senz’altro del-la scrittura delle Croniche. Inoltre, le annotazioni contenute nel secondo libro non solo sono troppo sporadiche107 per essere frutto di una compilazione giornaliera, ma inoltre si trovano spesso scritte per due volte in modo identico, il che implica che devono essere state copiate da un’altra scrittura. In definitiva, si contano due sole notizie per l’anno 1531108, tre per l’anno 1532 (di cui una scritta due volte), due per il 1533, quattro per il 1534 (di cui una ripetuta), una per il 1536, una per il 1538, tre del 1539 (tutte copiate due volte). Per gli anni successivi si leggono una notizia del 1540, una del 1542, tre del 1544 e, oltre a quella sopra riportata, un’altra del 1546, che però è copia in latino di un brano del Concilio di Trento.

In definitiva, il secondo libro è solo in parte frutto di annotazione spontanea; so-stanzialmente, è costituito piuttosto da materiale tratto da altre fonti, con un lavoro avvenuto in tempi e modi differenti e progressivamente orientato a costruire un’i-deale continuità dal passato al presente, restringendo l’angolo visuale dalle vicende più ampie del regno a quelle più circoscritte del ducato di Sessa. Le successive e stratificate fasi di intervento di Fuscolillo, che febbrilmente tentava di ristrutturare il proprio libro seguendo evidentemente un progetto che andava man mano defi-nendosi con maggior chiarezza, provocano quel disordine cronologico nella suc-cessione delle notizie, disordine che è però, di questo work in progress, il segno più prezioso. L’analisi delle caratteristiche materiali della scrittura e della fascicolazio-ne fornisce però elementi essenziali per ricostruire le modalità in cui il testo è anda-to strutturandosi. Ad esempio, le notizie tratte dal Chronicon Suessanum sono state sicuramente inserite solo in un secondo momento e tutte contemporaneamente da Fuscolillo, benché ora si leggano in punti differenti del codice: la notizia del 1264 (II 44), difatti, scritta nel primo paragrafo di c. 54r, presenta inchiostro e ductus i-dentici a quella del 1257 (II 42) a c. 53v e a quelle del 1188 (II 2) e 1200 (cfr. testo, II 3) di c. 40r e non vi è alcun dubbio, pertanto, sulla loro sincronicità. Fuscolillo deve averle inserite successivamente, là dove era materialmente possibile. Alcune furono così aggiunte a pié pagina o in qualche spazio delle carte lasciato bianco; le prime due, invece, furono scritte su un foglio successivamente giustapposto al fa-scicolo originario. Difatti, le notizie del 1188 e 1200 si trovano a c. 40r, subito do-po il titolo iniziale, ma s’è già detto che questa carta (come anche la c. 41) non fa-

106 Le notizie relative al 1539 di c. 54r presentano un colore d’inchiostro identico a quello delle cor-rezioni interlineari di I 106.5 (ad mare) e IIa 79.1 (in coverno); ora, poiché quest’ultima annotazione riguarda il 1547, è ovvio che le correzioni suddette e, di conseguenza, le notizie del 1539 sono da da-tare almeno post 1547.

107 Come si vedrà, nell’ultima sezione del codice le notizie divengono progressive e minuziose a partire dal 1543: cfr. § III.1.5.

108Aggiungo che la notizia del 1531 a c. 48v sembra avere lo stesso inchiostro di una notizia del 1558 scritta a c. 147r: cfr. n. 140.

Nadia Ciampaglia XLIV

ceva parte del fascicolo originario. L’inserimento di queste notizie è da datare sicu-ramente post 1558, perché esse sono state redatte con inchiostro e ductus uguale a quello di una notizia del novembre 1558 a c. 147r109. Poiché il titolo del secondo libro si legge pure a c. 40r (e i titoli dei tre libri, come s’è già detto, sono pure sin-croni) abbiamo la conferma di quanto ipotizzato: essi sono stati apposti posterior-mente alla stesura dei libri stessi, e dunque Fuscolillo deve aver ritenuto compiuto il suo lavoro almeno dopo l’anno 1558.

Il secondo libro dovrebbe ritenersi concluso a c. 66r, visto che nel verso della carta successiva il canonico iniziò a trascrivere il terzo; tuttavia in seguito (da quanto detto, almeno dopo il 1558), Fuscolillo deve aver continuato a raccogliere una gran quantità di appunti relativi a Sessa Aurunca e, non potendoli più inserire in questo punto del codice, deve aver iniziato ad assemblarli dopo l’ultima carta del terzo libro, in quelle che abbiamo definito “annotazioni del secondo libro”. Altre notizie furono invece aggiunte ancora nel secondo libro, laddove era possibile, ma-gari sfruttando gli spazi bianchi nel margine inferiore delle carte o fogli per qual-che motivo lasciati vuoti, come s’è visto, ad esempio, per le annotazioni a cc. 55v e 56r. Le notizie inserite si riconoscono facilmente, perché in esse il modulo tende inspiegabilmente a rimpicciolirsi e l’inchiostro adoperato risulta differente da quel-lo usato nei paragrafi immediatamente precedenti e successivi, che presentano in-vece una tonalità simile; esse, inoltre, interrompono inevitabilmente le sequenze cronologiche originarie. Questo, ad esempio, è chiaramente visibile per l’ultimo paragrafo di c. 41r, in cui Fuscolillo annota la morte di un suo avo avvenuta nel 1470 (cfr. testo, II 7); l’inserimento della notizia nel margine inferiore del foglio interrompe il blocco compatto, scritto con inchiostro più chiaro, delle cc. 40v-43v;allo stesso modo, la notizia del 1264 di cui s’è già detto (cfr. testo, II 44), interrom-pe la successione cronologica delle due notizie immediatamente precedenti e suc-cessive, entrambe del 1539 (cfr. testo, II 43, II 45). Risulta inserita successivamen-te anche la notizia del 1552 (cfr. testo, II 56). Altri nuclei compatti si trovano nelle cc. 44r-47v (notizie del 1526, ’27,’26,’27,’28,’27), e nelle cc. 48r-50r (fino al pri-mo paragrafo; notizie del 1531, ’32, ’32, ’31,’32).

III.1.3.1. Fuscolillo e il latino

Il canonico Fuscolillo, sollecito cronista e puntuale lettore ed emendatore di sé stesso110, si rivela però, a dir il vero, ben poco ferrato nell’uso del latino, mostrando dunque di non essere sfuggito alla degenerazione che l’uso delle litterae oramai subiva, anche da parte degli stessi chierici. In latino, come s’è appena visto, il reli-gioso aveva trascritto un sommario latino sugli stati prenormanni premesso, quasi a

109 La somiglianza è particolarmente evidente per la notizia del 1531 a c. 48v.110 Per gli interventi operati da Fuscolillo sul proprio testo, per lo più finalizzati a rimediare ad erro-

ri nell’assemblaggio dei fascicoli e nella successione cronologica delle annotazioni, cfr. § III.3.

Introduzione XLV

scopo nobilitante, alle proprie annotazioni111, un resoconto della prima sessione del Concilio di Trento (cfr. testo, II 52) e alcune notizie tratte dal Chronicon Suessa-num112, cimentandosi in qualche caso in una sommaria traduzione. L’operazione, però, doveva essere risultata più ardua del previsto. Nel Sommario, ad esempio, i numerosissimi errori di ordine sintattico rendono spesso difficile la ricostruzione del testo latino, che è costantemente alterato ed investito anche da fenomeni foneti-ci propri del volgare; Fuscolillo poi, traducendo dal Chronicon, incappa in sviste e paretimologie, secondo modi tipici della produzione dei semicolti.

Dunque, nel Sommario si registra raddoppiamento delle consonanti intervocali-che in do(m)minaba(n)tur S 1.1, do(m)minabat S 4.1, co(m)mites S 11.1; armoniz-zazione vocalica in cotolici S 12.5; betacismo in Venive(n)tum S 12.7, Veneven-tu(m) S 20.1; sviluppo er > ar in i(m)paratore(m) S 2.1, imparator(e) S 7.1; inde-bolimento della protonica con a- in luogo di o- in accupavit S 15.1, appresus S12.6, appressu(m); raddoppiamento fonosintattico in a ppapa S 12.6. Notevole è l’assimilazione della consonante finale in i . mayori S 16.1 e il dileguo della r po-stconsonantica in Tanchedus S 17.4; l’incertezza fonetica è rivelata anche da diver-sis S 10.1, in cui la r è stata inserita nell’interlinea. Anche per quanto riguarda le grafie compaiono usi tipici del volgare: ma(n)gna, re(n)gium, rengio. Numerose sono le sviste; si legge, ad esempio, me(n)sis seu in luogo di me(n)sis sex (cfr. te-sto, S. 12.8), mortus et invece di mortuus est (cfr. testo, S 14.2). Nel brano relativo alla prima sessione del concilio di Trento si registra rotacizzazione di l in grorifi-cent II 52.6.

Per quento riguarda invece le notizie tratte e tradotte dal Chronicon Suessanum(cfr. testo, §§ II 2, 3, 4, 42, 44), il canonico sembrerebbe, a prima vista, compendia-re senza difficoltà. Si considerino, tuttavia, i passi in questione e i relativi brani del Chronicon113:

TAV. DA li 1188 fo presa la cità d(e) Ierusalem da li sar-racini, et fo in dì d(e) la natività d(e) sa(n)to Io-a(n)ni Batista. (II 2)

Anno Domini MCLXXXIIX. Hierusalem a Saracenis capta est in die Nativitatis Sancti Joannis Bap-tistae.

A li 1200 fo presa la cità d(e) Costa(n)tinopoli da li franchi et veneciani, et la cità d(e) Sessa fo data allo co(n)te Riccho d(e) l’Aq(ui)la ch(e) era co(n)te d(e) Fu(n)di, et la signoriò alcuni a(n)ni. Et in questo an(n)o re Goglelmo secu(n)do heb-be lo regno d(e) Nap(u)li. (II 3)

Anno Domini MCC. Capta fuit Civitas Constanti-nopolitana a Francis, et Venetis, et Comes Ric-cardus de Aquila habuit civitatem Suessae, quam reddidit ei Abbas Rogerius, Presbiter Severinus, Philippus Horadosa, Vincismundus de Rocca, et plures alii de Suessa, et in dicto anno Federicus II habuit Regnum.

111 Cfr. § III.1.1.112 Cfr. § III.1.3.113 Per le notizie tramandate dal Chronicon si utilizza la trascrizione fornita da F. BORRELLI, Appun-

ti di storiografia Aurunca…, cit., pp. 14-33.

Nadia Ciampaglia XLVI

A dì 14 d(e) iunio m° c°xiij fo edifichata la Ca-tredale ecc(lesi)a d(e) lo episcopato d(e) Sessa ad laude del nost(r)o S(ignor)e Idio et d(e) sa(n)-to Pet(r)o et Paulo apo(sto)li. (II 4)

Anno Domini MCIII fuit fundamentum Episcopa-tus Suessae.

Anno D(omi)ni 1257, d(e) do(m)menecha ad 6 d(e) marczo, ad hora d(e) vespera da la cità d(e) Gaeta p(er) fine ad Castello ad mar(e) lo mare uscìo da lo termino suo p(er) uno tiro d(e) vale-stra, et durò una hora. Et in questo a(n)no fo gra(n)ne carastia, et lo seque(n)te a(n)no fo tanta grassa ch(e) mai p(er) pariczi te(m)pi fo ta(n)ta. (II 42)

Anno MCCLVII. Die Dominica 6. mensis Maii V indictionis. in hora vespertina a Civitate Caije-tae usque ad Castrum maris per totum litus ma-ris, mare reversum fuit retro longe a litore per unum jactum balistae durans per horam unam, postea taliter tumuit mare in litore, quod exiit ul-tra solitos terminos ultra modum; ex dicto anno maxima fuit victualium inopia, ita quod valuit tumulus grani ducati tribus cum dimidio, et or-dei ducatis duobus, et Casisa Olei tar. 1/2, et fa-barum tumulus tar. II ½, et Ciceronum tar. IV, sed sequenti anno fuit tanta fertilitas, quae alios nunquam fuit.

Anno D(omi)ni 1264 fo visto lo sole spartuto in tre parte, et in ciascune parte fo visto lo vexillo bia(n)cho (con) la noce rossa, et fo sop(r)a Noce-ra, ad tal ch(e) li sarracini d(e) Nocera lo scrisse-ro ad re Ma(n)freda et ce stavano stupefacti. Et fo del mese d(e) agusto. (II 44)

Anno Domini 1264. de mense Augusti sol divisus est in tres partes, et in qualibet parte divisum fuit vexillum, cum Cruce rubea supra Luceriam, ita quod Saraceni Luceriae valde obstupuerunt, et miserunt ob hanc causam Nuncios ad Domi-num Regem Manfredum, qui erat tunc apud Lu-cam Pensilem.

Nel § II 3 Fuscolillo trascrive erroneamente Goglelmo secu(n)do in luogo di Federicus II della fonte. Il lapsus potrebbe essere stato indotto dalla terza notizia registrata dal Chronicon, immediatamente successiva a quella della conquista di Gerusalemme per mano dei Saraceni, in cui si registra in effetti la morte di Rex Guglielmus Secundus. Nel § II 44 invece, Luceriam è banalizzato in Nocera; più notevole, infine, la falsa ricostruzione della cruce rubea, apparsa miracolosamente nel cielo di Lucera, che diventa addirittura una noce rossa114.

Il canonico riporta nelle Croniche anche una notizia, in latino, riguardante la morte di re Andrea, ucciso ad Aversa nel 1345. L’annotazione, tuttavia, non sem-bra assolutamente dipendere dal Chronicon:

An(n)o D(omi)ni m°ccc°xxxxv°, die ultimo mar-cii, fuit i(n)terfectus d(omi)ne Andreas cui su(n)t stra(n)gulatus in civitate Averse. (II 9)

Eoque anno 17. Settembris XIV Indictione prae-dictus Dominus noster Rex Andreas apud civita-tem Aversae, in Ecclesia S. Petri de Mayella crudeliter occisus fuit, et turpiter inde projectus, et cum fune in guttere ligatus.

114 Nel testo edito si è pertanto preferito emendare in croce.

Introduzione XLVII

Fuscolillo incorre comunque in un banale errore di trascrizione dalla fonte per un probabile scambio di lettura delle consonanti f/s o per lo scioglimento errato di una forma compendiata in luogo di est; difatti, cui su(n)t stra(n)gulatus è eviden-temente da emendare in qui fuit stra(n)gulatus. Anche le altre notizie in latino pre-senti nel secondo libro abbondano di errori che spesso ne rendono difficile la com-prensione; talvolta lo stesso Fuscolillo ha corretto successivamente alcune sviste (cfr. apparato al testo).

III.1.4. Il terzo libro

Nel verso di c. 66 inizia il terzo libro:

«Qua come(n)cza el terczo libro d(e) cronich(e) del Regno d(e) Napuli, quale co(n)siste la gra(n)de(n)cze d(e) re Ladislao co mmulte guerre appresso, co(m)me(n)sa(n)do da li 1055 alla incarnatione d(e) Cristo.» (cfr. testo, III 1).

Il testo deve essere stato copiato da Fuscolillo a Napoli, come lo stesso canoni-co avvisa115; analogo avvertimento darà anche Lupo de Spechio iniziando la com-pilazione della propria Summa con la nota rassegna degli stati prenormanni116.

Il contenuto del libro è specificato nella carta successiva (c. 67r):

«Breve co(m)posicione facta d(e) le croniche d(e) questo regno d(e) Sicilia ch(e) hora se chiama regno d(e) Nap(u)li, inco(m)me(n)cza(n)do da dì ch(e) dicto Nap(u)l(i) era sopto lo dominio de lo imperator(e) d(e) Costa(n)tinopoli, p(er) tucto il te(m)po ch(e) regnò il s(erenissi)mo re Ferr[ante] d(e) ’Ragona re d(e) Sicilia et d(e) Nap(u)li como ho dicto; et ultimatame(n)te scriverrò d(e) alcuni gesti d(e) dicto re Ferra(n)te co(n) la guerra d(e)l du-cha Ioa(n)ni d(e) Agioia f[ino] alla presa d(e) pre(n)cepe d(e) Rossano quale opera fo […].»(cfr. testo, III 1).

In questo libro, dunque, Fuscolillo trascrisse in primo luogo, contaminandola però con alcune notizie di Sessa Aurunca, la Breve Informazione di Bartolomeo Caracciolo detto Carafa, «un’esposizione delle principali vicende del Regno dagli stati prenormanni agli Angioini, con brevi notizie fino a Giovanna I»117, databile tra il 1347 e il 1350 e confluita successivamente nella Cronaca di Partenope, di cui costituisce la seconda parte (cc. 66r-77v); continuò poi la narrazione trattando della storia di re Ladislao e di Giovanna II fino alle lotte di Ferrante I d’Aragona con i baroni del Regno e con il principe di Rossano (1463), punto in cui la narrazione si interrompe mutila, per la caduta in questo luogo del codice di due carte (le nn. 110 e 111).

115 Segue infatti l’annotazione di Fuscolillo: La Copia da Nap(u)li.116 Cfr. A. M. COMPAGNA (a c. di), LUPO DE SPECHIO, Summa dei re…, cit., p. 68, r. 5.117 Cfr. F. SABATINI, Napoli angioina…, cit., pp. 134-8.

Nadia Ciampaglia XLVIII

Sarà utile accennare ora brevemente allo sviluppo della narrazione. A c. 77v,narrando della morte di Andrea d’Ungheria per mano della regina Giovanna (è il luogo in cui si conclude la Breve Informazione nella tradizione diretta, cioè quella trasmessa isolatamente, cui anche le Croniche attingono) Fuscolillo amplia la fon-te: difatti, accennando alla discesa del re d’Ungheria per far vendetta del fratello, riferisce il nome di due sessani, Cola di Toralto e suo figlio Angelo, che non sono compresi nell’elenco di coloro che furono colpiti dalle ire del re secondo la tradi-zione della Cronaca di Partenope118:

«Qual re, p(er) opera d(e) certi baroni et gentilomini del regno et de Luise// primcipe de Ta-ranto, (con) consentime(n)to d(e) dicta regina Ioa(n)na fo inpiccato in Aversa in lo mona-sterio d(e) Sa(n)to Piet(r)o d(e) Mayella dell’ordine d(e) sa(n)to Benedicto; do(n)ne, ve-ne(n)do lo fr(at)e d(e) dicto re ch(e) era re in Ungaria, ne fe’ ve(n)decta gra(n)ne et fe’ iu-stificar(e) multi baroni, et la regina se salvò i(n) lo Castello Novo p(re)na et poi fugìo in Gaeta. Et tra li alt(r)i signori et ge(n)tilomini d(e)l regno foro prisi sospecti m(issere) Cola d(e) Thoralto et m(issere) Ang(e)lo suo figlio, sessani, et foro posti p(re)soni alle turri d(e) Capua; et poi foro ma(n)dati ad chiamari dal mast(r)o iusticiero d(e) lo re d(e) Ungaria in Nap(u)li, et fo talgliata la testa al dicto m(issere) Cola d(e) Toralto como traditor(e) et fo seppellito ad Sa(n)to Dominico d(e) Nap(u)li; m(issere) Ang(e)lo suo figlio fo liberato et (com)posto p(er) dinari.» (cfr. testo, III 26.7-11).

Gli eventi successivi sono narrati rapidamente, con la morte della regina Gio-vanna nel 1362 e quella di Carlo III nel 1385. A questo punto, Fuscolillo inserisce nel racconto un flashback con un ulteriore riferimento alle vicende di Sessa Aurun-ca: a partire da c. 78v, infatti, si legge che la regina Giovanna, prima di morire, a-veva concesso la signoria di Sessa a Goffredo di Marzano, che ottenne la riconfer-ma del titolo da Carlo III. Inizia poi la storia di re Ladislao:

«et morto ch(e) fo lo dicto Carlo terczo ne remasero dui figlioli, uno mascolo et una fem-mina. El mascolo si chiamava La(d)dislao (…).» (cfr. testo, III 27.4).

In particolare, il racconto si sofferma sulla prigionia del duca di Sessa, amore-volmente accudito dal vicecastellano Bonomo di Transa. Con la morte di re Ladi-slao, il regno passa alla regina Giovanna sua sorella (c. 86v), che concede la libertà al detto duca; questi ricompensa Bonomo di Transa rendendolo cittadino sessano. Di seguito, di fronte al pericolo rappresentato da Luigi d’Angiò, la regina chiede ed ottiene l’aiuto di Alfonso d’Aragona; nascono presto però dissidi per il Regno. Le vicende vengono comunque narrate sempre tenendo d’occhio quanto contempora-neamente accadeva nel territorio di Sessa. Il terzo libro si interrompe quindi con il 1463 e la sconfitta del principe di Rossano. Di seguito l’explicit (c. 109v):

118 Cfr. A. ALTAMURA, Cronaca di Partenope, cit., p. 147.

Introduzione XLIX

«et qua fo fine all’opera del terczo libro, ch(e) q(ui)lli verra(n)do app(re)sso ve porra(n)no narrar(e) più destesame(n)te ch(e) è ad fine, p(er)ch(é) lo dicto duca Ioa(n)ni se imbarcò et se ne andò in P(ro)ve(n)cza el […]».

S’è già detto che fonte di Fuscolillo fu la Breve Informazione di Bartolomeo Ca-racciolo. Il canonico attinse però alla versione trasmessa nella sua redazione auto-noma119: per questo motivo si leggono molte divergenze rispetto alla Cronaca di Partenope, che di quella costituisce un particolare adattamento. Ad esempio, a dif-ferenza della Cronaca e come nella Summa e nella Breve Informazione120, nel cod. Fuscolillo si fa menzione del nome del papa Nicolao che investì Roberto il Gui-scardo del ducato di Puglia; come nella Summa e nella Breve Informazione, c’è il riferimento a chiese, monasteri e ospedali fatti edificare da Roberto il Guiscardo e dai suoi discendenti nel regno et [nel]l’isola d(e) Sicilia (cfr. testo, III 8)121, etc. Sa-rebbe ovviamente interessantissimo (ma impossibile in questa sede) stabilire in quale ramo della tradizione si inserisce il nostro testo; possiamo però dire con cer-tezza che non vi è dipendenza diretta dal cod. X C 31 -che, ad esempio, banalizza de mano de Baro, miraglia d(e)l regno (cfr. testo, III 13.6), confermato dalla Sum-ma e dal codice Petazza, in mano da Baroni; o che, ancora, scrive che Roberto il Guiscardo si spense in Roma laddove la Summa, il cod. Fuscolillo e il cod. Petazza scrivono Romania- e che, viceversa, le nostre Croniche hanno molti punti di con-tatto con il testo trasmesso dal cod. Petazza, pur non dipendendo direttamente nep-pure da quest’ultimo122.

Mi piace però segnalare che un aneddoto simile a quello relativo all’ingresso di Alfonso I a Napoli, tramandato brevemente dal cod. Petazza e ignoto anche ai Diurnali del Duca di Monteleone, come segnala Livio Petrucci123, è ampiamente raccontato dal codice Fuscolillo (cfr. testo, III 39. 9-13), che riferisce invece al-quanto dettagliatamente i particolari della poco regale caduta in acqua del re, giun-to di notte per conquistare Ischia, mentre saliva da una ripa con scale et funi e il re-lativo sollecito salvataggio ad opera di tale Francisco de Ronda, che in cambio del suo eroico gesto poté ottenere una cospicua dote per le sue cinque figliole.

119 La tradizione della Breve Informazione risulta per ora affidata a soli tre testimoni; i primi due, alquanto tardi perché cinque-seicenteschi, sono il X C 31 e il Vindob. Lat. 71 della Biblioteca Nazio-nale di Napoli; più interessante risulta la testimonianza del Palatino 951 della Biblioteca Nazionale di Firenze, databile ai primi del Quattrocento, del possessore e copista Luigi Petazza (cfr. L. PETRUCCI, Il volgare a Napoli in età angioina…, cit., pp. 29-32).

120 Come testo di riferimento si assume quello tramandato in modo autonomo dal cod. X C 31 della Biblioteca Nazionale di Napoli.

121 Anche nel cod. X C 31 si legge in questo Reame et nell’Insula di Sicilia (c. 81) vs. nello rengno dell’isola de cicilia della Summa: cfr. A. M. COMPAGNA (a c. di), LUPO DE SPECHIO, Summa dei re…,cit., p. 70, 4.1.

122 L’asserzione è frutto di collazione, con relativa individuazione di errori disgiuntivi, condotta di-rettamente da chi scrive.

123 Si tratta di brevi appunti diaristici, relativi agli anni 1420-21, tramandati dalle c. 77v, rr. 18-23: cfr. L. PETRUCCI, Il volgare a Napoli in età angioina…, cit., pp. 29-30.

Nadia Ciampaglia L

III.1.5. Annotazioni del secondo libro

Da c. 112r (1012) fino a c. 273v si leggono ancora, disposte in serie di anni non sempre ordinate secondo una corretta sequenza cronologica, annotazioni spontanee relative a Sessa Aurunca. Non appare quindi in alcun modo giustificato il titolo di «annotazioni del III libro» sotto cui Capasso ne pubblicò un assaggio nella già cita-ta edizione del 1876, visto che, tra l’altro, Fuscolillo doveva ritenere quel libro concluso, come si evince dall’explicit sopra menzionato, a c. 109v. Poiché, inoltre, il quattordicesimo fascicolo risulta mancante di due carte iniziali (la 110 e la 111)124, non è da escludere che il canonico vi avesse apposto un altro titolo. Si è scelto pertanto di far riferimento alle notizie raggruppate in questa sezione del co-dice definendole piuttosto annotazioni del secondo libro. È infatti verosimile che qui siano state inserite solo in un secondo momento cartucze de adpu(n)ttature re-datte quando la scrittura del secondo libro e/o l’assemblaggio dei primi tre libri era oramai concluso125.

Anche per questo libro l’analisi delle caratteristiche materiali della scrittura (che ora utilizza spesso tutto lo spazio disponibile nella pagina, invadendone il margine inferiore, e assume un andamento alquanto mosso, presentando continue variazioni di ductus e modulo) e della fascicolazione (che risulta alquanto irregolare, poiché i quaderni sono spesso mutili o formati per giustapposizione di carte sciolte e suc-cessivamente incollate) permette di ricostruire, almeno in parte, le differenti e stra-tificate fasi di intervento di Fuscolillo sul proprio testo. Analogamente, anche qui, per quanto con gran fatica, è possibile rintracciare i fili di paragrafi che, benché si-tuati in luoghi diversi e ben distanti del codice, presentano tuttavia una uniformità di inchiostro e ductus tale da lasciar supporre per essi una redazione sincrona.

Sarà utile schematizzare ora la struttura di questa sezione raggruppando le carte per serie di anni riportati e, quando possibile, ponendole contemporaneamente in relazione alle condizioni materiali della scrittura e al contenuto126.

124 Cfr. il prospetto grafico riportato in § II.4.125 Si anticipa che l’assemblaggio dei primi tre libri sarà probabilmente avvenuto entro il 1561, poi-

ché le notizie relative a quest’anno e ai seguenti si trovano in realtà o inserite, dove possibile, in qual-che carta rimasta vuota, o scritte nel margine inferiore delle pagine o, ancora, annotate su fogli incol-lati successivamente sui quaderni.

126 In ogni griglia si raggruppano serie di notizie uniformi per ductus ed inchiostro o in cui, comun-que, non vi siano bruschi cambiamenti. Qualora vi sia invece differenza, i gruppi della stessa griglia vengono separati con una lineetta obliqua o racchiusi tra parentesi tonde; in tal caso si dà in nota mo-tivazione della variazione di scrittura (dovuta, nel caso più frequente, ad un eventuale inserimento della notizia a pié pagina). Se non specificato, si intende che il giorno del mese non è stato espresso dallo stesso Fuscolillo; con il punto interrogativo si indicano notizie non databili a causa di un guasto meccanico della tradizione.

Introduzione LI

TAV. EANNOTAZIONI DEL SECONDO LIBRO

cc. 1012r-1018v [1-13] 1556 (?, 26 luglio, 12 agosto (3 noti-zie), 13 agosto, (…), 1 settembre (2 notizie), 22. 26.27 settembre, 24 ottobre, 12 di-cembre.

Gruppo di notizie, uniforme per inchiostro e ductus, che occupa un unico fascicolo, il 14°. Le annotazioni riguardano l’ingresso a Sessa di commissari per richiedere gra-no e bestiame da inviare ai soldati stan-ziati ai confini del regno e il passaggio a Sessa di compagnie di soldati diretti a S. Germano per militare a Roma nel campo del duca d’Alba contro papa Paolo IV.

manca manca manca cc. 1021-1022v [14-17] 1529 (12 agosto, otto-

bre, 4 novembre) Gruppo di notizie, omogeneo per inchio-stro e ductus127; costituisce un fascicoletto autonomo, il 15°, sul quale è stata giu-stapposta la c. 1031 (cfr. § II.4). Vi si nar-ra l’ingresso trionfale di Carlo V d’Austria a Bologna.

manca manca manca c. 1031r-v [18-20] 1561 (9 settembre, 4

novembre-19 settembre)

/ 1535128 (1 settembre)

La carta è tagliata ed incollata sul fasci-colo precedente, il 15°; l’inserimento è da datare ovviamente post 1561. Le notizie del 1561 hanno ductus ed inchiostro ugua-li a quella del gennaio 1561 (c. 38r) e a quelle dell’ottobre e novembre 1561 (cc. 55r e 56r): esse sono dunque di redazione sincrona. La notizia del 1535 è stata e-spunta dallo stesso Fuscolillo e ha inchio-stro identico a quella del 1571 a c. 137v: è stata dunque inserita post 1571.

manca manca manca

127 La scrittura, per inchiostro e ductus, è simile alla parte finale del primo e del terzo libro; le anno-tazioni devono quindi ritenersi ad essi sincrone. Si tratta non di notizie giornaliere, bensì di brani, co-piati da qualche altra scrittura, che risultano tra l’altro tematicamente collegati con la parte finale del primo libro, in cui pure si annota sotto il 17 agosto 1529 l’incoronazione di Carlo V a Bologna (cfr. testo, I 105). La scrittura, a differenza di quanto accade in quest’ultima sezione del codice, è più accu-rata e non invade mai il margine inferiore delle carte. Il modulo è comunque abbastanza grande, l’inchiostro adoperato è nero; nelle carte si contano rispettivamente quindici e diciassette righe.

128 La notizia è stata successivamente espunta dallo stesso Fuscolillo, che annota: «Ut sup(r)a co(n) li dui alt(r)i adpresso sidici lo trovarrete ad un alt(r)o libro la verità i. questa partita sola». Se il rife-rimento non è ad altre notizie relative alla elezione di ufficiali ma, come è più probabile, ad annota-zioni dello stesso anno, si avrebbe qui un’ulteriore conferma dell’esistenza di altre cartucce di appunti contenenti gruppi di notizie dell’anno 1535, non inserite nelle Croniche; ed infatti non vi si trova, a parte questa, alcuna notizia del 1535.

Nadia Ciampaglia LII

cc. 133r-137r [21-31] 1543 (29 maggio, 31 a-gosto)

/1544 (31 agosto)129

1543 (1 settembre) 1534 (22 settembre)130

/1541 (aprile)131

1543 (27 giugno) 1544 (25 giugno, 7.8.9

luglio, settembre)1545 (1 settembre, 8 ot-

tobre)

Gruppo di notizie, relativo agli anni 1543-45; è sempre espresso, in latino, l’anno di indizione. Alcune annotazioni iniziano con la formula «Anno Domini». La sequenza è interrotta solo dall’inserimento a pié pa-gina delle annotazioni del 31 agosto 1544 e del 24 aprile 1541. Questa cartuccia di appunti, che costituisce il 16° fascicolo, inizialmente era stata riempita solo fino a c. 137r (la c. 138, difatti, è vuota); solo successivamente Fuscolillo deve averne scritto nel verso le notizie relative al 1564 e 1571 (vedi seguente).

c. 137v [32-33] 1564 (4 giugno) 1571 (agosto-settembre)

La c. 137 risulta tagliata ed inserita sul 16° fascicolo, incollata sulla successiva c. 138, che è bianca. Le notizie occupano so-lo metà della carta, che per il resto rima-ne vuota, e devono essere state inserite in seguito perché presentano inchiostro e ductus differenti; il loro inserimento è da datare ovviamente post 1571. La notizia del 1571 ha inchiostro uguale a quella del 1535 di c. 1031v.

c. 138 carta lasciata in bianco Nella carta, per il resto vuota, si legge, espunto: «Ioa(n)paulo d(e) La(n)czalogna p(er) co(n)tratto fatto inter loro ipsi». Poiché così termina la notizia a c. 162v, §100 (si tratta dell’ultimo rigo, che però risulta inserito a pié pagina), forse Fusco-lillo inizialmente aveva scritto la parte fi-nale di quella notizia su questo foglio, sal-vo poi depennarla e decidere di aggiun-gerla in margine al § 100132.

129 La notizia è stata inserita a pié pagina.130 Non è da escludere, però, che si tratti di un lapsus per 1543.131 La notizia è stata inserita a pié pagina.132 Si noti inoltre che il § IIa 100 si trova in un fascicoletto, il 21°, in cui si leggono notizie relative

all’anno 1546 e che la c. 138r è la penultima del fascicolo 16° che, lo si è visto, contiene notizie del 1543-45 (non fa testo, invece, l’ultima c. 139 del fascicolo, poiché in essa inizia a scrivere, con i fatti relativi all’insurrezione napoletana seguita al tentativo di instaurare l’inquisizione, la mano β). Non è da escludere, dunque, che quella cartuccia di appunti corrispondente al 21° fascicolo dovesse invece essere inserita all’interno del fascicolo 16°, tra la c. 136 e la c. 138.

Introduzione LIII

139r-143r [34-36]

(manca la c. 140) mano β1

1547 (maggio)1548 (14 marzo)

Si tratta di un unico lungo racconto copia-to dalla mano β1. È espresso, in latino, l’anno di indizione. I fatti riguardano i tumulti verificatisi a Napoli contro il ten-tativo di instaurare l’inquisizione. Si noti che vi è continuità cronologica con le cc. 144r-145v (in parte copiate da β2).

c. 143v [37-39] 1561 (20 giugno) 1563 (30 settembre) 1564 (16 agosto)

Le notizie devono essere state inserite successivamente nel verso della carta ri-masta vuota. Hanno inoltre ductus ed in-chiostro identici alla notizia del gennaio 1560 a c. 154v (che risulta pure inserita successivamente: cfr. II.4) e a quelle che vanno da febbraio a settembre 1560 e da aprile a giugno 1561 nelle cc. 158r-160r (vedi infra).

cc. 144r-145v [40-41]

(a partire dal § 40.12 fino al § 41 mano β2)

1548 (28.29 aprile-11 maggio)

L’annotazione inizia con la formula «An-no Domini» ed ha espresso in latino l’anno di indizione. Le notizie, a partire da § IIa 40.12, sono state trascritte da β2,che si alterna pacificamente nella stessa carta alla mano di Fuscolillo (cfr. § II.9.2 e fig. n.5). Riguardano alcuni miracoli ve-rificatisi nel territorio di Capua, nella chiesa di S. Maria in Gerusalemme. Segue l’annotazione di Fuscolillo: Copia de li capuani.

cc. 146r-147r [42-48] 1555 (aprile) 1557 (dicembre) 1558 (9.12 febbraio; mar-

zo, aprile, 26 maggio, novem-bre)

Compare l’anno di indizione per la sola notizia del 1555, relativa alla venuta a Sessa di Cristofano Grimaldo. Le notizie riguardano l’andamento del tempo e del prezzo del grano, la costruzione di opere pubbliche.

cc. 147v-154r [49-76] 1559 (9 gennaio, 7 feb-braio, 27 gennaio, 23 aprile, 11.14. 24 maggio, 1.3. 12.25 giugno, 18 luglio, 21 agosto, 25 settembre, 7 ottobre, 19.22.24 ottobre, 2.10 no-vembre)

Le notizie sono di vario genere: riguarda-no la costruzione di opere pubbliche, lo svolgimento a Sessa di processioni di rin-graziamento per festeggiare l’avvenuta pace tra re Filippo, il re di Francia Enri-co e le forze cristiane, l’andamento del tempo (con una registrazione giornaliera), l’elezione degli ufficiali di Sessa, le pro-cessioni per impetrare la fine della care-stia, la vendita dei dazi.

Nadia Ciampaglia LIV

c. 154r-v [77-78] 1560 (26 dicembre, gennaio – 6 febbraio)

Dopo la notizia del 6 febbraio 1560 si legge l’annotazione di Fuscolillo: «sequi-ta ad carti 158»; infatti, la notizia succes-siva a c. 156r è del 1547, mentre solo a c. 158r si legge nuovamente un’annotazione del 16 febbraio 1560.

manca manca manca

cc. 156r-157v [79-84] 1547 (15 settembre, 10. 17 ottobre)

1558 (30 ottobre) / 1565 (28 giugno) 1558 (30 ottobre, 1 no-

vembre) 1559 (luglio)

Le notizie del 1547 hanno espresso l’anno di indizione in latino; la prima inizia con la formula «Anno Domini». L’annotazione del 1565, relativa ai funerali di don Lope de Arrera, è stata inserita succcessiva-mente a pié pagina dopo una lineetta o-bliqua; il medesimo avvenimento è regi-strato, con minime variazioni, anche nel § IIa 387.1 a c. 273v e costituisce l’ultima annotazione delle Croniche.

cc. 158r-160r [85-97] 1560 (16 febbraio, 22 aprile, 2.15.16. 30 maggio, 6 giugno, 22 ago-sto, 1-29 settem-bre)

1561 (1 aprile - 15 lu-glio)

Il gruppo di notizie riguarda vari argo-menti: la venuta di Cristofano Grimaldo come commissario regio; il sopraggiunge-re della carestia e l’andamento dei prezzi del grano e della carne; l’elezione di uffi-ciali.

cc. 160v-189v [98-180]

Le cc. 181v-182r [146-152] di mano γ.Manca la c. 183.

1546 (10 marzo, 24 giugno, 24.31 agosto, 22 set-tembre)

/(1548, 6 aprile)133

1547 (16 febbraio) 1548 (27 aprile, 31

maggio, 30 giu-gno, (…) ?, 1.8 settembre)

/

Inizia a c. 160v un altro gruppo di notizie inserite in una sequenza cronologica che, partita dal 1546, arriverà fino alla fine del codice senza particolari salti, arrestando-si all’anno 1560; fanno eccezione solo l’annotazione del 6 aprile 1548 (inserita successivamente a pié pagina a c. 163r) e del 24 marzo 1549 (inserita nel margine inferiore di c. 168v); quest’ultima ha duc-tus ed inchiostro uguali alle cc. 174r-177v (in cui pure sono annotate notizie del 1549). A partire dal 24 agosto 1546 fino al 23 giugno 1549 le notizie hanno espres-so l’anno di indizione in latino (fa ecce-zione la sola notizia del 16 febbraio 1547 in cui Fuscolillo annota la morte della madre).

133 La notizia è stata inserita a pié pagina.

Introduzione LV

(1549, 24 marzo)134

1548 (19 settembre, 4. 26 ottobre, 25. 16.20 novembre)

1549 (3 gennaio, 4 feb-braio, 6-18 apri-le, 23.30.31 mag-gio, 1.6.10.20. 23.24.26 giugno, 29 iulio, 27.30 giugno, 1.2.3.13. 15.18.19.20.21.25.27.29 luglio, 5, 20 agosto, 3.5.9.11. 12.14.15 settem-bre)

1550 (14.19.28 febbraio, 18.19.20 marzo, 28 aprile, 6 ago-sto, 11 dicembre)

1551 (2 marzo, 11 feb-braio, 14 mag-gio, 1-10 settem-bre)

1552 (30 maggio, 8 giugno, 4.15.18.21.22.23 luglio)

L’indizione è nuovamente espressa dal 3 settembre 1549 al 15 settembre 1549, nel gruppo di notizie trascritte dalla mano γ,ma sparisce a partire dal 1550.

manca manca manca cc. 021-027r [181-202]

Il § 196.3-12 è di manoβ3.

1552 (4.7.8135.20.28.31 agosto; 8.9.22 sett.; 12.27. 29 ott.; 14 novem-bre, 2.4.17.18. 19.20 dicembre)

1553 (3.4.6 gennaio)

Il paragrafo 196.3-12 (relativo al 4 di-cembre 1552) è di mano β3, che si alterna pacificamente alla mano di Fuscolillo.

c. 027 v [203-204] manoβ3

1553 (16.25 febbraio)

manca manca manca c. 029r [205] ?

134 La notizia è stata inserita a pié pagina.135 Dopo la notizia dell’8 agosto segue, espunta, l’inizio di un’altra: «A dì 28 del mese de agusto

1552 foreno facti». Fuscolillo ne interrompe la scrittura per rispettare l’ordine cronologico (l’annota-zione successiva è del 20 agosto) e la riscriverà invece per intero più avanti, a c. 022v.

Nadia Ciampaglia LVI

c. 029r [206.1-5] mano β2

1553 (30 maggio) La mano β2 si inserisce continuando ordi-natamente la precedente sequenza crono-logica.

c. 029v – 0213 [207-214]

(manca la c. 0211)

1553 (21 giugno, 7.8 (…) ? luglio, 23 novembre, 10 di-cembre)

1554 (1 gennaio) /

(1553, 16 dicembre)

Prosegue la sequenza cronologica che, partita dal 1546 a c. 160v, arriverà fino alla fine del codice senza particolari in-terruzioni. L’annotazione del 16 dicembre 1553 è stata inserita successivamente a pié pagina.

manca manca manca cc. 0218r–0222r [215-228] 1554 (29 maggio)

/(1558, 6 gennaio) 1554 (6.21.24 giugno,

aprile – maggio; 29 luglio; 26.31 agosto (2 noti-zie); 1.3 settem-bre)

Alcune notizie del 1554 recano l’anno di indizione. L’annotazione del 6 gennaio 1558 è stata inserita successivamente a pié pagina.

cc. 0222r-023v [229-232] mano β3

1554 (24 ottobre, 25 novembre, 28 no-vembre)

1555 (6 gennaio)

La mano β3 si inserisce continuando ordi-natamente la precedente sequenza crono-logica.

cc. 0 223v [233-234] 1555 (21aprile) 1554 (23 marzo)

c. 0224r-0228r [235-237] mano β2

1554 (20 ottobre) 1555 (8 marzo)

La mano β2 si inserisce continuando ordi-natamente la precedente sequenza crono-logica.

0228v-0229r [238-239] 1555 (22-24 marzo)

c. 0229r [240] mano β3

1555 (14 aprile) La mano β3 si inserisce continuando ordi-natamente la precedente sequenza crono-logica.

c. 0229v [241-243] 1555 (30 aprile, 12.24 maggio)

manca manca manca c. 0231r – 232r [244] mano β2

1554 (27 maggio) La mano β2 si inserisce continuando ordi-natamente la precedente sequenza crono-logica.

c. 0232v-238r [245-262] 1555 (15.24 giugno; 7. 11.12.16.20.24 lu-glio; 10.19 ago-sto)

/(1564)

Prosegue ordinatamente la sequenza cro-nologica che, partita dal 1546 a c. 160v, arriverà fino alla fine del codice senza particolari salti. La notizia del 1564 è sta-ta inserita successivamente.

Introduzione LVII

1555 (19 agosto, 12.17. 19 settembre, 17. 30 ottobre, di-cembre)

cc. 238r-244v [263-292] 1556 (gennaio, 6 feb-braio, febbraio-marzo, 26 marzo 16.21.19 22.30 aprile, 7.14.19 maggio, 2.4.11.2 giugno, 30 lu-glio, 6.27.31 a-gosto, 3 settem-bre, 29 ottobre, 12.26 novembre, 10 dicembre)

cc. 244v-259 [293-332] 1557 (febbraio, 28 feb-braio, 4.6.8.9. 10.14.17.20.28.29. 31 marzo, 2.15 aprile, 6.13 mag-gio, 19 agosto, 1.12.14.30 set-tembre, 8.11.14. 15.17.24.26.27.28. 30 ottobre

/1562 (25 ottobre)

cc.-260r-268v [333-367] 1557 (19 novembre) 1558 (26 gennaio 1558,

febbraio-marzo, 12.27 marzo)

Dopo la notizia del novembre 1558 segue l’annotazione «reverte folium» 147.

1558 (12.19.20.26.30 a-prile, 3 maggio, 4.12.19 giugno (3 notizie) 20.21, 4.8 (2 notizie).15 luglio, 4.6.11.18 settembre, 30 ot-tobre, 9.24 otto-bre, novembre)

1559 (21 gennaio)

c. 269 [368-371] 1560 (6.15.16 giugno, 25 novembre)

Si conclude qui l’ordinata sequenza cro-nologica iniziata a c. 160v con l’anno 1546.

Nadia Ciampaglia LVIII

c. 270r–272r [372-374] mano δ

1546 (19 giugno) Si tratta della copia di un bando sul valo-re delle monete che occupa un fascicolo autonomo, inserito da Fuscolillo nel pro-prio libro. Solo successivamente il cano-nico riempirà il resto delle fascicolo, sfruttandone le ultime carte, che erano vuote.

c. 272v [375-379] 1547 (21 ottobre) 1555 (27 giugno) 1556 (27 febbraio) 1558 (15 luglio)

Brevissime annotazioni, non inserite in sequenze cronologiche.

c. 273r [380-384] 1554 (28 maggio, 23 luglio)

1555 (23 aprile, 7 mag-gio)

155<9> (27 ottobre) c. 273v [385-388] 1577 (febbraio)

1563 (27 agosto) 1565 (28 giugno)

Riassumiamo innanzi tutto i dati forniti dallo schema. Il gruppo di notizie più antiche riguarda l’agosto-novembre 1529 (cc. 1021r-

1022v), ma si tratta, come s’è visto, di una serie isolata136. La più recente è del 1571137, ma in realtà già dopo il 1560, anno per il quale si registra ancora una certa continuità, le annotazioni diventano sporadiche (con poche notizie per ogni anno) e risultano inserite in carte lasciate vuote o giustapposte successivamente ai fascicoli originari.

In definitiva, il nucleo di questa sezione del codice riguarda sostanzialmente gli anni 1546-1560: difatti, se le notizie iniziano a divenire progressive a partire dal 1543, si infittiscono, facendosi sempre più dettagliate, solo a partire dal 1546 fino ad arrivare agli anni 1555-1560. Il maggior numero di annotazioni si registra per l’anno 1559, con cui assumono oramai un andamento giornaliero; dopo il 1560, anno per cui si registra già una sostanziale diminuizione della registrazione crona-chistica, le notizie diventano nuovamente sporadiche: 1561 (quattro annotazioni), 1562 (una), 1563 (due), 1564 (tre), 1565 (una ripetuta due volte), 1571 (una). Ad esse vanno però aggiunte quelle inserite successivamente, come s’è detto, nel pri-mo e secondo libro, evidentemente per mancanza di spazio in questa sezione; di conseguenza, si contano in totale otto annotazioni per il 1561 (rispettivamente una nel primo libro più tre nel secondo), tre per il 1562 (di cui due nel primo libro), tre per il 1563 (di cui una nel primo libro), quattro per il 1564 (di cui una nel secondolibro).

136 Cfr. il prospetto grafico riportato in § II.4.137 Non sembra possibile infatti attribuire a Fuscolillo la notizia del 1577 a c. 273v.

Introduzione LIX

Non possiamo dire con certezza se la brusca diminuzione quantitativa di notizie per questi anni fu dovuta ad un rallentamento dell’attività del nostro cronista, ormai in età avanzata; è più probabile, piuttosto, che Fuscolillo avesse raccolto in realtà molto altro materiale non confluito nell’attuale codice XXVIII D 10: s’è più volte ricordato, del resto, che nella nota di possesso finale lo stesso canonico avvisa scrupolosamente dell’esistenza di altri libri e cartucce di appunti e perfino sulla lo-ro ubicazione, per quanto espressa con un’indicazione alquanto generica:

«Quisto libro d(e) le croniche ène d(e) dono Gasparro Fuscollillo de Sessa canonicho, et quello ch(e) no(n) sta i . quisto libro lo trovarrite alli alt(r)i libri mei che hagio fatti et car-tucze de adpu(n)ttature, ch(e) no(n) le ho messe i(n) libro.» (cfr. testo, IIa 388)138.

Non è da escludere, dunque, che le cartucze de adpu(n)ttature contenessero no-tizie riguardanti proprio questi anni.

Tentiamo ora di riassumere le informazioni fin qui ricavate dall’analisi delle ca-ratteristiche materiali della scrittura e della fascicolazione e di trarne elementi utili per comprendere le modalità compositive di questa sezione.

Così come s’è visto per il secondo libro, anche qui è possibile individuare, al di là dell’evidente disordine delle sequenze cronologiche, gruppi di carte omogenee per scrittura in cui, spesso, si leggono notizie che riguardano la stessa serie di anni; tali carte, inoltre, costituiscono talvolta anche fascicoli autonomi. Ad esempio, pre-sentano una certa continuità di modulo ed inchiostro le carte 1012r-1018v, conte-nenti notizie del 1556; discorso analogo vale per le cc. 1021-22, che tramandano notizie del 1529 e che costituiscono il quindicesimo quaderno. In primo luogo, quindi, possiamo concludere che Fuscolillo redigeva cartucce di appunti relative a determinate serie di anni.

L’ordine cronologico è però talvolta bruscamente interrotto, come s’è già mo-strato per il secondo libro, o dall’inserimento successivo, nel margine inferiore di alcune carte, di annotazioni relative ad anni differenti o dall’inserimento posteriore di carte sciolte all’interno o alla fine dei fascicoli originari. Non è da escludere, poi, che per qualche motivo l’assemblaggio delle cartucce stesse sia avvenuto in modo non corretto.

Sarà utile addurre a riprova qualche esempio. La corretta sequenza cronologica del gruppo di notizie compreso nelle cc. 133r-137r (disposte in sequenza dal mag-gio 1543 all’ottobre 1545), è interrotta da una notizia dell’aprile 1541 aggiunta successivamente nel margine inferiore di c. 134r; ancora, nella c. 1031, che reca tre notizie del 1561 (in cui il modulo e l’inchiostro, lo si ricorda, sono simili a quelli di cc. 38, 55r e 56r), l’ordine è interrotto d’improvviso dall’inserimento nell’ultimo

138 Segue l’annotazione: «ch(e) sta(n)no i(n) una saccha». Cfr. apparato, IIa 388.1.

Nadia Ciampaglia LX

paragrafo di una notizia del 1535139 espunta dallo stesso Fuscolillo; la stessa c. 1031, a sua volta, è stata inserita sul 15° fascicolo, in cui si leggono notizie del 1529, e per questo motivo ne interrompe la sequenza. In qualche caso, poi, lo stes-so Fuscolillo si avvede dell’errore e tenta di rimediare: infatti, in margine all’ulti-mo paragrafo di c. 168v, in cui si legge una notizia del 1549 che interrompe la con-tinuità dei paragrafi immediatamente precedenti e successivi (tutti relativi al set-tembre 1548 e scritti sicuramente in successione, vista l’uniformità di inchiostro e di ductus), il canonico avverte scrupolosamente il lettore e annota «reverte fo-liu(m)» per rinviare alle successive cc. 174r-177v in cui si leggono, scritte con lo stesso inchiostro rossiccio, altre notizie del 1549. Ancora, nell’interlinea del para-grafo 103.1, relativo ad una annotazione del 27 aprile 1548, si legge, nel margine interno della carta, l’annotazione: «seq(ui)ta ut sup(r)a». Ora, l’inchiostro di questa annotazione è effettivamente uguale a quello della notizia del 6 aprile 1548 trascrit-ta precedentemente, nel paragrafo 101.4-5, cui è tematicamente e cronologicamente collegata, notizia che risulta però inserita nel margine inferiore di c. 163r.L’inserimento provoca l’incongruenza della sequenza cronologica, altrimenti cor-retta, rappresentata dai paragrafi 100 (24-31 agosto 1546), 101.1-3 (22 settembre-15 novembre 1546) e 102 (16 febbraio 1547), che presentano, a loro volta, una re-lativa uniformità.

In qualche caso Fuscolillo (post 1561, come vedremo) tornerà a scrivere su car-te rimaste vuote dopo l’assemblaggio dei fascicoli; l’operazione, ovviamente, cau-serà ulteriori interruzioni nello sviluppo delle sequenze cronologiche.

Fuscolillo, ad esempio, doveva aver dato la cartuccia di appunti di cui fanno parte le cc. 139-143 a β1 perché vi potesse trascrivere il racconto dei fatti accaduti a Napoli ai tempi dell’Inquisizione dal maggio 1547 al 14 marzo 1548; evidente-mente, però, non aveva calcolato bene lo spazio necessario e, di conseguenza, β1 non aveva usato tutti i fogli disponibili, lasciando vuoto il verso della c. 143. In-tanto, il bifolio costituito dalle attuali carte 144 e 145 (vedi prospetto grafico ripor-tato nel § II.4) veniva iniziato da Fuscolillo e poi completato da β2 con notizie che dovevano continuare la sequenza di annotazioni dal punto in cui avrebbe dovuto fermarsi β1, vale a dire dall’aprile 1548. Solo successivamente Fuscolillo deve aver riempito la c. 143v, lasciata in bianco da β1, scrivendovi le notizie del 1561, 1563 e 1564, che finiscono inevitabilmente con l’interrompere una sequenza cronologica altrimenti corretta. Per questo motivo, dunque, le suddette notizie appaiono adesso isolate rispetto al gruppo di annotazioni trascritte nelle carte precedenti (cc. 139r-143r, di mano β1) e successive (c. 144r fino al primo rigo di c. 146r, di Fuscolillo e β2). Ancora una volta è l’analisi dei fattori materiali di trasmissione testuale a con-sentire di formulare ipotesi sulle modalità di composizione delle Croniche. La c.

139 Fuscolillo, oltre ad annotare quotidianamente, doveva contemporaneamente raccogliere anche materiale più antico: ne è una riprova il fatto che la suddetta annotazione è stata trascritta post 1571, poiché presenta inchiostro e ductus identici ad una notizia del 1571 scritta a c. 137v (vedi supra).

Introduzione LXI

143v, del resto, è stata scritta con lo stesso ductus ed inchiostro delle cc. 154v e 158r-160r, in cui pure si leggono notizie relative agli stessi anni (febbraio, aprile, maggio, agosto, settembre 1560, aprile, giugno 1561).

Con un lavoro febbrile, quindi, il canonico ritornava spesso a rileggere i suoi appunti, occupando tutti gli spazi liberi. Quest’esigenza sembra più forte, come ab-biamo appena visto, per le notizie successive al 1560, che risultano per lo più inse-rite posteriormente. Addirittura capita che Fuscolillo inserisca un’annotazione a pié pagina senza accorgersi che quella immediatamente precedente non era conclusa, ma continuava nella carta successiva; o, ancora, che inizi la scrittura di una notizia in una carta rimasta bianca, ma che poi, imbattutosi in fogli già precedentemente riempiti, sia costretto ad interromperne la stesura per riprenderla più avanti, nel primo foglio utile.

Nel primo caso si può portare ad esempio una notizia del 5 agosto 1549 (cfr. te-sto, IIa 144) scritta nelle carte 181r/v, tagliata a metà dall’inserimento, nel margine inferiore di c. 181r, di un’altra annotazione relativa al 20 agosto 1549. Per quanto riguarda il secondo caso, si può invece considerare un gruppo di annotazioni, ete-rogeneo per scrittura, che va da c. 146r a c. 147r140 con notizie in successione cro-nologica (dal 1555 al 1558); a partire da c. 147v (gennaio 1559) le informazioni di-ventano sempre più dettagliate fino a c. 154v, in cui si legge una notizia del 6 feb-braio 1560. Segue qui all’improvviso (dopo la caduta della c. 155) un brusco stac-co, sia cronologico, sia delle condizioni materiali della scrittura, provocato dalle notizie segnate a c. 156r-157v (del 1547, 1558, 1565, 1558, 1559). Del salto dové accorgersi successivamente lo stesso Fuscolillo, che in margine alla c. 154v annota «seq(ui)ta ad carti 158»: ed infatti, proprio a partire da c. 158r, la sequenza ripren-de, nel punto esatto in cui era stata interrotta, con una notizia del 16 febbraio 1560. Ora, in quest’ultima carta ductus e tonalità d’inchiostro sono identici a quelli ado-perati a c. 154v, e dunque le notizie di c. 154v e 158r furono sicuramente scritte in successione. Poiché la precisazione «sequita» ha inchiostro e ductus uguale a quel-lo delle notizie stesse, è da escludere che la c. 154 e la c. 158, scritte effettivamente di seguito, siano state assemblate male da Fuscolillo che, accortosi solo successi-vamente dell’errore, si sia poi affrettato a rimediare apponendo un’integrazione po-steriore; più probabilmente, quando i fogli sono stati ricomposti, la c. 154, che era l’ultima del 19° fascicolo, era ancora vuota, mentre la c. 156 (si ricordi che la c. 155 risulta caduta) doveva essere stata già stata riempita. Fuscolillo ha inserito quindi successivamente nella c. 154v la notizia del 6 febbraio, si è imbattuto in car-te già riempite precedentemente e per questo motivo ha dovuto continuare a scrive-re più avanti, a c. 158r, non senza però segnalare, con la consueta sollecitudine, l’inevitabile salto al futuro lettore.

140 In quest’ultima si individua un paragrafo, riguardante una notizia del novembre 1558, che pre-senta lo stesso inchiostro di c. 48v (1531) e c. 40r (1188-1200); cfr. n. 108.

Nadia Ciampaglia LXII

III.2. Prime conclusioni. Datazione delle Croniche e modalità di lavoro

Il quadro finora rilevato rimanda ad un lavoro necessariamente protrattosi lungo un ampio periodo di tempo secondo fasi di elaborazione successive, come è già stato osservato in altri libri di memorie141. Possiamo a questo punto tirare le somme e formulare un’ipotesi complessiva circa le modalità di composizione delle Croni-che.

1) L’analisi del supporto cartaceo pone come confini gli anni 1532-1565. 2) Sicuramente già a partire dal 1531 il canonico aveva iniziato a raccogliere

materiale per la propria compilazione. 3) Il termine a quo della scrittura delle Croniche o, almeno, del secondo libro,

va posto al 17 agosto 1546: questa è la prima data sicura di un’annotazione giorna-liera. Analogamente, il nucleo fondamentale delle annotazioni del secondo libro (IIa) riguarda gli anni 1546-60.

4) Fuscolillo deve aver avviato più o meno nello stesso tempo la stesura del primo e del terzo libro (i quali, come s’è già detto, presentano caratteristiche mate-riali della scrittura molto simili ed identica filigrana142). La parte finale del primo libro (relativa agli anni 1516-28, giustapposti al nucleo base costituito dalla crona-ca anonima del regno di Napoli) è sicuramente da datare post 1549, poiché la noti-zia di c. 37v relativa al 1528 (cfr. testo, I 106) presenta il medesimo inchiostro della c. 180v, in cui si leggono per l’appunto notizie del 1549. Il 1549 è quindi presumi-bilmente termine ante quem di inizio di composizione delle Croniche o, almeno, del primo libro, il che conferma ulteriormente la supposta data 1546 di cui al punto n. 3.

5) La scrittura delle altre notizie del secondo libro, almeno quelle fino al 1539, è sicuramente avvenuta dopo il 1547143. Si aggiunga, a conferma, che solo a partire dal 1549 le notizie del secondo libro relative a Sessa Aurunca iniziano a di-venire giornaliere: un andamento quasi giornaliero hanno infatti le annotazioni del giugno e luglio di quell’anno.

6) Per quanto riguarda le annotazioni del secondo libro, sappiamo che Fusco-lillo scriveva cartucce di appunti (vale a dire, i nostri fascicoli o quaderni) relative a determinate serie di anni; ad esempio, la 14a (relativa all’anno 1556), la 15a (rela-tiva al 1529), la 16a (relativa agli anni 1543-45, fatta eccezione per la notizia del 1561 inserita a c. 1031). In particolare, la scrittura della 15a è stata condotta nello stesso tempo in cui Fuscolillo scriveva la parte finale del primo libro (in cui si leg-

141 Cfr. V. FORMENTIN, Scrittura e testo nel manoscritto dei ‘Ricordi’ di Loise De Rosa, «Contributi di Filologia dell’Italia Mediana», 7 (1993), pp. 5-64; B. MORTARA GARAVELLI, Scrittura popolare: un quaderno di memorie del XVII secolo, «Rivista italiana di dialettologia», 4 (1980), p. 149; R.COLUCCIA (a c. di), FERRAIOLO, Cronaca, Firenze 1987, p. XX.

142 Cfr. § II.3 e II.5.143 Cfr. § III.1.3 e n. 106.

Introduzione LXIII

gono ugualmente notizie dal 1516 al 1529), vale a dire, per quanto detto al punto n. 4, post 1549.

7) Il termine ad quem è il 1571, data dell’ultima notizia presente nel testo e anno del prestito del codice a Cristofano Grimaldo144. Discorso diverso vale per le date di assemblaggio dei fascicoli costituenti i differenti libri e, dunque, per la cuci-tura finale dell’attuale cod. XXVIII D 10.

8) Fuscolillo deve aver ritenuto compiuto il proprio lavoro almeno post 1558; in quest’anno appone finalmente e contemporaneamente i rispettivi tre titoli ai tre libri di cui si compongono le Croniche. In effetti, l’assemblaggio del cod. XXVIII D 10 può verosimilmente essere datato ante 1561. Tutte le notizie posteriori al 1561, difatti, si trovano sempre inserite successivamente in carte rimaste vuote, o a pié pagina, o in fogli giustapposti successivamente ai fascicoli originari. Vale a dire che, dopo quell’anno, il libro delle Croniche come ci è stato trasmesso dal cod. XXVIII D 10 doveva essere ormai stato concluso.

9) Mentre Fuscolillo scriveva, trascrivendo da altre fonti, il primo e il terzo li-bro, doveva avere già iniziato contemporaneamente a raccogliere e a trascrivere materiale relativo a Sessa Aurunca che sarebbe in parte confluito nell’attuale se-condo; dunque, le cartucce relative ai primi tre libri (e quindi i fascicoli 1-12, corri-spondenti alle cc. 1-98, che presentano anche lo stesso tipo di filigrana), a differen-za di quelle successive, erano già state assemblate nell’ordine attuale145. Difatti: a) il secondo libro inizia subito dopo la fine del primo, ma a c. 40, nella prima carta di un nuovo fascicolo e non nella c. 39, che pure era rimasta bianca, o nella c. 38 (che solo molto tempo più tardi Fuscolillo avrebbe riempito con le notizie del 1561-3146); b) allo stesso modo, il terzo libro inizia a c. 66v, nello stesso fascicolo in cui erano annotate anche le notizie del secondo, ma non nella prima carta utile, la 66r,che sicuramente doveva essere ancora bianca quando il canonico iniziava la scrittu-ra del terzo libro. Fuscolillo, quindi, aveva lasciato nel fascicolo uno spazio libero, vale a dire alcune carte bianche in numero ritenuto sufficiente per aggiungervi altre annotazioni relative a Sessa Aurunca; continuò così ad appuntare progressivamente nel secondo libro materiale dove e come poteva, lungo un ampio arco di anni, ma evidentemente il suo lavoro dové successivamente ampliarsi al di là del progetto i-niziale e cominciando, oltre che a raccogliere materiale riguardante i tempi più an-tichi, ad appuntare anche notizie giornaliere, fu costretto a scrivere le sue annota-zioni in fascicoli nuovi, in cartucze d(e) adpu(n)ttature che andarono poi adden-sandosi nella parte finale del codice147. Nelle suddette carte bianche, come la 55r,

144 Cfr. § III.4.1.145 Si ricordi inoltre che il primo, il secondo e la maggior parte del terzo libro sono costituiti da carte

aventi lo stesso tipo di filigrana.146 Cfr. n. 49.147 Si ricordi ad esempio che la notizia di c. 254r inizia mutila, benché non vi sia, almeno guardando

la numerazione, caduta di carta (la precedente difatti è numerata regolarmente 253). Ne consegue che Fuscolillo aggiunse progressivamente altri fogli di appunti nel codice e posteriormente all’assemblag-

Nadia Ciampaglia LXIV

la 56r e la 66r, il canonico progressivamente inserirà, come era già accaduto per il primo libro, alcune notizie del 1561, 1564, 1567148.

10) Fuscolillo deve aver deciso solo in un secondo momento di premettere alle annotazioni relative a Sessa Aurunca notizie più antiche, traendole dal Chronicon Suessanum (così come aveva anteposto alla cronaca del regno di Napoli il somma-rio latino sugli stati prenormanni). In primo luogo, le annotazioni in questione si leggono in due fogli giustapposti successivamente al fascicolo originario149 o inse-rite negli spazi liberi delle carte seguenti150; inoltre, la loro trascrizione è da datare sicuramente post 1558, poiché, come s’è detto, quelle di c. 48v (1531) e c. 40r(1188-1200) hanno lo stesso inchiostro di una notizia del novembre 1558 a c. 147r.

III.3. Il testo progressivo: le integrazioni di Fuscolillo in fine paragrafo

Risultano fondamentali per la comprensione delle modalità di composizione delle Croniche, per quanto brevi, le numerose integrazioni al testo lasciate da Fuscolillo in tempi diversi nelle sue carte ad utilità non solo propria, ma di chiunque avesse tra le mani il suo libro. Scrupolosamente il canonico dové tornare a più riprese sul proprio lavoro, sottoponendolo ad una continua opera di revisione e perfeziona-mento, integrando quando necessario, apportando correzioni e fornendo precisa-zioni per i futuri lettori. Non opera conclusa sono dunque le Croniche, bensì mate-ria in continuo ampliamento e ristrutturazione che si modifica e muta, seguendo il passare del tempo e il mutare degli eventi. Che si tratti di integrazioni aggiunte successivamente in margine alle notizie, oppure di semplici rimandi ad altri luoghi del codice o anche solo di piccoli e apparentemente insignificanti segni, tutti questi interventi testimoniano che molto più che un semplice passatempo doveva essere per il canonico la scrittura dei suoi appunti; e che anzi era chiaro non solo agli abi-tanti di Sessa, ma anche a chiunque vi entrasse da “forestiero”, che quelle carte e-rano molto più che l’erudito hobby di un paziente canonico, bensì una testimonian-za preziosa lasciata ai posteri, in cui non essere menzionati affatto, piuttosto che essere “eternati” con infamia.

Molti degli interventi successivi nascono in primo luogo dal tentativo di ovviare ad una certa palese caoticità del testo151, di cui lo stesso Fuscolillo doveva essere

gio dei fascicoli vi appose la numerazione; si è gia detto del resto (cfr. § II.2) che a partire da c. 252 la cartulazione assume caratteristiche differenti.

148 Cfr. § III.1.3 e Tav. C.149 Cfr. prospetto grafico in § II.4.150 Cfr. § III.1.3.151 L’affermazione non riguarda il primo e il terzo libro, per i quali l’apposizione posteriore del tito-

lo e la struttura mostrano chiaramente che dovevano essere ritenuti ormai entità autonome e concluse, bensì le annotazioni relative a Sessa Aurunca che, iniziate con la trascrizione delle notizie tratte dal Chronicon, dovevano continuare, nelle intenzioni del canonico, fino a tempo indefinito. È questa se-zione che Fuscolillo non riesce a chiudere, per il semplice motivo che continuava a raccogliere e ad annotare materiale. Tuttavia, nulla vieta pensare che fosse sua intenzione ristrutturare quelle cartucce

Introduzione LXV

ben consapevole. Poiché le notizie appaiono spesso, come s’è visto, distribuite in modo disordinato (ora perché scritte evidentemente in distinte cartucze de ad-pu(n)ttature, benché appartenenti allo stesso gruppo di anni, rilegate poi in punti diversi del codice, ora perché copiate in tempi successivi), il canonico avverte la necessità di guidare continuamente il lettore entro le varie sezioni del libro, indi-cando le carte in cui si possono trovare altre notizie relative ad uno stesso periodo o argomento, oppure ripristinando un corretto ordine cronologico delle annotazioni. Sarà utile allora fornire qualche esempio.

Nel primo libro, a c. 37r/v, si leggono in sequenza tre notizie, rispettivamente del 12 aprile 1528 (cfr. testo, I 104), 17 agosto 1529 (I 105) e 6 marzo 1528 (I 106). Fuscolillo, per ripristinare il corretto ordine cronologico interrotto dall’anno-tazione del 1529, scrive scrupolosamente *reverte folliu(m) in margine alla notizia dell’aprile 1528 e contrassegna con un asterisco quella del marzo 1528, erronea-mente trascritta non di seguito alla prima, come dovrebbe logicamente essere, ma a c. 37v.

Ancora, nel margine inferiore di c. 117r, in calce ad una notizia del primo set-tembre 1556 (cfr. testo, IIA 8) in cui si annota l’ingresso a Capua del viceré di Na-poli, il duca d’Alba, e il suo tentativo di ricongiungersi al proprio esercito, a San Germano, per andare alla volta di Roma come generale dell’esercito di re Filippo, si legge questa precisazione:

«Quello ch(e) ma(n)cha in q(ui)sto libro lo trovarrite ad l’ultimo libro.».

Ma che cosa intendeva Fuscolillo quando scriveva ultimo libro? È evidente che in questo caso l’unità libro equivale ad una cartuccia di adpu(n)ttature; ma l’agget-tivo ultimo ha qui valore relativo, perché è da porre in relazione alla struttura che il manoscritto aveva nel momento in cui il canonico apponeva questa precisazione. Numerosi eventi relativi all’anno 1556 sono stati, difatti, annotati anche in altri luoghi del codice152, ma è verosimile che Fuscolillo volesse rimandare, più che all’isolata notizia del 27 febbraio, inserita a c. 272v153, al ben più nutrito gruppo di notizie tramandate dalle cc. 238v-244v, in cui si leggono in sequenza avvenimenti accaduti dal gennaio al dicembre di quello stesso anno e che, se si eccettua l’ultimo piccolo fascicoletto costituito dalle cc. 270-272, si inseriscono finalmente in una sequenza di carte cronologicamente ordinata, dal 1545 al 1560. È allora probabile che, quando il canonico aggiungeva la sua precisazione, le suddette carte, in quello stadio di scrittura del manoscritto, fossero effettivamente le conclusive e ne costi-tuissero l’ultimo libro, ma che in seguito, parallelamente allo scorrere degli anni, ulteriori cartucce venissero compilate e progressivamente assemblate nella parte fi-nale del codice. Del resto l’integrazione di Fuscolillo è sicuramente sincrona alla

di appunti secondo un ordine corretto, e che il cod. XXVIII D 10 fosse, in realtà, solo un canovaccio da rielaborare in seguito.

152 Cfr. § III.1.5, Tav. E.153 In questa si annota la morte di un tale Francisco Fuscolillo bastardo.

Nadia Ciampaglia LXVI

redazione della notizia stessa, in quanto risulta scritta con il medesimo inchiostro. Resta tuttavia da capire per quale motivo il canonico abbia sentito l’esigenza di ap-porre l’annotazione proprio in margine alla notizia del primo settembre e non dopo una qualsiasi di quelle riportate nei paragrafi successivi o precedenti, pure relative all’anno 1556. Non è da escludere, ed anzi è probabile, che in questo caso il ri-chiamo sia scattato anche per motivi di ordine tematico154.

In effetti, gli interventi del canonico sembrano talvolta finalizzati non solo a ri-stabilire sequenze diacroniche, ma anche a suggerire al lettore percorsi tematici all’interno del vasto repertorio di notizie, creando quasi una sorta di “iper-testo”. Ad esempio, nel margine inferiore di c. 268r, si legge l’annotazione «reverte fo-lium 147155». La clausola segue il paragrafo IIa 365 in cui sono annotati, sotto l’anno 1558, i lavori di costruzione avviati a Sessa per volontà del vescovo Galeaz-zo Florimonte. Ora, proprio a partire da c. 147r, si susseguono nel codice alcuni pa-ragrafi che non solo sono relativi, più o meno, allo stesso arco di tempo, ma che ri-guardano anche lo stesso argomento, vale a dire la messa in opera a Sessa Aurunca di altre opere edilizie, come la costruzione del tribunale (cfr. testo, IIa 48, novem-bre 1558), l’abbattimento di due botteghe per l’apertura di una nuova strada (cfr. testo, IIa 49, gennaio 1559) e la posa della prima pietra del nuovo tribunale (cfr. te-sto, IIa 50, febbraio 1559). Il rimando non va invece al gruppo di carte 260r-268v,che pure vanno dal gennaio 1558 al gennaio 1559, probabilmente perché in esse gli eventi annotati sono di altra natura (elezione dei sindaci, rappresentazioni sacre, redazione di instromenti, indizione di consigli pubblici etc.).

L’esigenza di tessere fili per permettere al lettore di “navigare” più agevolmente nel testo e di non perdere l’orientamento entro il mare magnum delle sue cartucze èpalese a c. 241r156, dove Fuscolillo, dopo aver annotato il verificarsi di un violento temporale in data 2 giugno 1556 (cfr. testo, IIa 277), successivamente in margine precisa:

«be(n)ch(é) questo sta ad l’autro libro d(e) li te(m)pi e staisoni d(e) li grani et ve(n)dite d(e) li preccii.».

All’esistenza di altri libri il canonico allude ripetutamente; ad esempio, in mar-gine ad una notizia del maggio 1552 (cfr. testo, IIa 170.7), dopo l’indicazione dei sindaci in carica, si legge la segnalazione, aggiunta posteriormente:

«reverte foliu(m) alli alt(r)i libri».

154 Del duca d’Alba si parla infatti anche nel § IIa 264, a 238r, dove si annota in data 6 febbraio il suo ingresso in Napoli come viceré del regno, inviato da sua maestà l’imperatore Carlo V. Ancora, nel § IIa 267 di c. 239r si registra la partenza degli uomini d’arma della compagnia del duca di Sessa per ordine dello stesso duca d’Alba.

155 In origine vi era però scritto 148.156 In questa carta e nelle successive il canonico annota l’andamento dei prezzi e delle stagioni.

Introduzione LXVII

Di certo Fuscolillo tornava spesso a rileggere le proprie pagine, anche a distanza di anni. A c. 165r, ad esempio, risultano cassate da altra mano alcune parole; il ca-nonico, affrettandosi a riscrivere nell’interlinea le parole espunte, precisa, quasi in-fastidito, in margine:

«Lo s(ignore) Cristofhano Grimalto lo have cassato, ch(e) li ho prestato q(ui)sto libro mai più d(e) li 1571.».

Analogamente si accorgerà dell’inserimento, non “autorizzato”, lasciato dalla mano α a c. 66r (la deliziosa per noi, ma davvero poco interessante, per il nostro austero cronista, annotazione del 1569, che riguarda il già menzionato ritrovamen-to, ad opera della piccola Vittoria, di una fragola nell’orto dello stesso Fuscolillo) solo due anni dopo. Infatti annoterà in margine, con un’integrazione redatta con in-chiostro e ductus identici a quella sopra riportata, e quindi da datare sicuramente post 1571:

«Passate più na(n)ti ch(e) questo no(n) è cose de nie(n)te d(e) la fravola.».

Sulle correzioni apportate da Cristofano Grimaldo (che subiranno, in verità, un trattamento ben differente rispetto all’ipotizzata “marachella” della figlia di Cola della Preta157), si tornerà più avanti. Quello che qui preme mostrare, invece, è che le integrazioni in fine paragrafo lasciate da Fuscolillo sono in definitiva segno di una scrittura diacronica, che si arricchisce progressivamente con il passare del tem-po e con l’evolvere dei fatti narrati. Ad esempio, il canonico annota a c. 143v una disavventura accaduta al vescovo Galeazzo Florimonte il 16 agosto del 1564:

«A dì 16 del mese d(e) agusto 1564 in lo episcopato d(e) Sessa ad hora d(e) vespera, ch(e) sonavano vespera li sacrestani, et lo viscovo d(e) Sessa m(essere) Galeacio Florimo(n)te se ritrovò alla nave d(e)l viscopato, ch(e) rasoniava co(n) lo primicerio et dechano. Ve(n)ne una te(m)pesta d(e) airo co(n) granani et troni, et cussì ve(n)ne uno trono da cielo allo ca(m)panaro <maio>r(e) <et lo> trono a(m)maczao uno sacrestano, lo alt(r)o romase sbaoc-tito, ch(e) sonavano vespera.» (cfr. testo, IIa 39).

In margine alla notizia si legge poi una breve integrazione inserita successiva-mente da Fuscolillo in fine paragrafo:

«<Et ip>so <vi>scovo romase sordo, et lo magio da venir morìo alli 10. ».

È evidente che essa fu aggiunta in seguito alla morte del vescovo, avvenuta, a quanto sembra, il 10 maggio dell’anno successivo, il 1565.

Nella stessa carta si legge ancora la notizia:

157 Che l’autrice dell’ingenua annotazione sia stata la stessa bambina spingerebbe a crederlo, e si-lentio, il ben più delicato, in questo caso, intervento del canonico, che evita di espungere l’annotazione, limitandosi a segnalarne solo la futilità.

Nadia Ciampaglia LXVIII

«A dì 20 d(e)l mese d(e) iulio 1561, i dì d(e) do(m)menecha, fo facto capitolo li r(everen)di canonici p(rese)nte mo(n)signor(e) d(e) Sessa, m(essere) Galeacio Florimo(n)te, ch(e) se desse la cappella ch(e) sta fora lo episcopato dove se mecteva lo grano d(e) li canonici la e-state q(u)ando veniva; et fo data la dicta capella p(er) ordine d(e) lo ep(iscop)o et canonici ad ma<gnif>ico m(essere) Cola Iacobo d(e) Paulo, gi(n)tilomo, et sue erede.» (cfr. testo, IIa37).

In seguito Fuscolillo aggiunge:

«D(e) poi no(n) fo fatto nie(n)te.».

La suddetta integrazione presenta inchiostro e ductus identici a quelli adoperati per segnalare la sopraggiunta morte del vescovo Florimonte in data 10 maggio 1565 apposta in margine alla notizia del 16 agosto 1564, ed è quindi da datare post 1565.

A c. 148v si legge ancora la notizia:

«A dì 14 del mese d(e) magio 1559, i . dì d(e) la Pe(n)t<e>coste, lo r(everen)do e(pisco)po Galeacio Florimo(n)te d(e) Sessa p(er) ordine d(e) sua Sa(n)tità papa Paulo quarto fece ar-dere tutti li libri p(ro)ibiti de lu<t>era<n>i, ch(e) li foreno dati da la diocese sua, co(n) q(ui)lli ch(e) ne haveva ipso e(pisco)po, et li fece ardere in lo largo d(e) lo episcopato d(e) Sessa, dicta la vespera; et tucti li alt(r)i episcopi innella diocese sua fecero el semele.» (cfr. testo, IIa 55).

Successivamente Fuscolillo precisa:

«secu(n)de se inte(n)de».

Con lo stesso inchiostro e ductus il canonico aggiungerà una lode per il vescovo d’Aversa, di cui aveva annotato, nella notizia successiva, l’ingresso in città:

«A dì ut sup(r)a intrò lo episcopo d(e) Adversa la prima volta co(n) solle(n)nità in Adversa, ch(e) fo medico d(e) papa Iulio tercio.» (cfr. testo, IIa 56).

Segue infatti:

«homo litterato et da bene.».

In qualche caso possiamo addirittura seguire, attraverso il continuo mutare dell’inchiostro, l’ampliamento progressivo di una notizia, giorno dopo giorno. Ad esempio, nell’annotazione seguente (c. 148r-v, maggio 1559) il colore dell’inchio-stro adoperato cambia per ben tre volte, perché Fuscolillo ha annotato quotidiana-mente, in tre giorni successivi, l’andamento del tempo:

Introduzione LXIX

«A dì 26 d(e) magio piovecte assai; et lo sabbato ch(e) foreno 27 d(e) magio piovecte assai; et a dì 30 d(e) magio la sera piovecte co(n) certo frido ch(e) non se pocte far(e) la p(ro)cessione d(e) lo Corpo d(e) (Cristo).» (cfr. testo, IIa 57.6-7).

Ancora, a c. 150v Fuscolillo annota sotto il 12 giugno 1559 l’ingresso a Napoli del viceré. I periodi relativi al 16 luglio ed al 4 agosto, in cui si registrano alcuni at-ti emanati dallo stesso viceré, sono stati inseriti successivamente in fine paragrafo:

«A dì 12 d(e) iunio 1559 d(e) lunedì, alle 22 hor(e), intrò p(er) mare co(n) quara(n)ta galere vel circha lo vicerré d(e) Nap(u)li ispano co(n) gra(n)dissimo triu(m)fho, et allo molo fo facto uno po(n)to d(e) seta. Et a dì 16 d(e) iulio fece una p(ro)maticha ch(e) da tre(n)ta mi-glia for(e) d(e) Nap(u)li no(n) se facesse mercha(n)cia d(e) grani, orgi. Et a dì 4 d(e) agu-sto fo facto p(er) totu(m) regnu(m).» (cfr. testo, IIa 61.1-3).

Lo stesso accade a c. 150r, dove è annotato in data 3 giugno 1559 l’ingresso in Sessa di Cesaro de Ferrante. Il canonico amplierà successivamente la notizia per far memoria di un episodio avvenuto il 7 luglio dell’anno seguente:

«A dì 3 d(e) iunio 1559 in Sessa ce venne p(er) doctor(e) d(e) medecina et fhilosophia m(essere) Cesaro d(e) Ferra(n)te de Sessa in lo palacio d(e) lo r(everen)do e(pisco)po m(essere) Galeacio Florimo(n)te, e(pisco)po d(e) Sessa, et a dì ij d(e)l p(rese)nte mese, p(er) ordine d(e) lo e(pisco)po d(e) Sessa, fece far(e) lo sermone in lo segio gra(n)de d(e) Sessa, ch(e) ce fo mo(n)signor(e) et multi doctori et ho(m)mini d(e) Sessa p(rese)nte, ch(e) durao circha una hora et mecza; et se fo lecto lo suo p(ro)vilegio et lo lesse notar(e) Marcho Antonio Ce(n)nella d(e) Sessa, et do(n)no Ioa(n)nifracisco mastro d(e) scola ce desse certi versi, appresso d(e) lo sermone, laudabili. Lo dicto doctor(e) fo doctorato in Padua, et lo e(pisco)po ut sup(r)a fu causa d(e) lo fare homo, ch(e) lo ma(n)tenìo allo studio. Et a dì 7 d(e) iulio 1560 lo sop(r)adicto m(essere) Cesaro desse et celebrao la prima messa letta allo episcopato d(e) Sessa allo altar(e) maior(e), p(rese)nte lo r(everen)do episcopo Galeacio d(e) Sessa.» (cfr. testo, IIa 60).

Abbiamo infine una testimonianza diretta dell’abitudine di Fuscolillo di lasciare spazi vuoti da colmare eventualmente in seguito nel caso in cui non disponesse immediatamente di alcuni dati utili durante la stesura di una notizia. A c. 187v, an-notando la costruzione di una nuova scuola, il nostro scrupoloso cronista si accinge a trascrivere le parole che furono apposte sulla parete esterna per volontà del medi-co Gianfrancisco de Sessa; non ricordandole, decide di lasciare uno spazio vuoto e di continuare il lavoro. Solo in seguito si accorgerà della lacuna e si darà pena di incitare il lettore perché possa leggerle da sé:

«Del mese d(e) magio 1552 in Sessa fo facta d(e) novo le scole d(e) li mastri d(e) impa-rar(e) gramaticha; q(u)ale scole ène quelle dove se dice alla polita, iu(n)to dove se rege iu-sticia, et de socto ce so(n)no certe poteche d(e) cauczolari et la via publica da dui ba(n)ne, facte le dicte scole p(er) la università d(e) Sessa; et m(essere) Ioa(n)fracisco medico d(e) Sessa fo factor(e) et origene d(e) farle murar(e) et pintar(e) co(n) certe licter(e) ’nanti le fi-nestre di fora la piaczia maior(e), q(u)ale diceno…; q(u)ale io no(n) le ho scripte p(er)ch(é) no. le sapeva alla me(n)te, a(n)date ch(e) le trovarrete allo muro d(e) le scole alla p<ia>ia

Nadia Ciampaglia LXX

publica; q(u)ali dicti mastri foreno q(ui)lli ch(e) lassao m(essere) Marcho d(e) Romanis q[u]a(n)do morcze, ch(e) lassao ducati ce(n)to p(er) li mastri d(e) scola ch(e) fossero dui, uno quara(n)ta et lo alt(r)o sessa(n)ta (…).» (cfr. testo, IIa 170.1-5).

III.4. La circolazione del testo, struttura aperta

La continua opera di revisione cui Fuscolillo sottopose la propria compilazione e le numerose integrazioni (ed apostrofi) lasciate ad utilità dei lettori mostrano chiara-mente che il canonico non doveva considerare la stesura delle Croniche un fatto “privato” o soltanto un personale “passatempo”. Doveva invece essere ben noto a-gli stessi abitanti di Sessa che Fuscolillo stesse scrivendo un diario delle vicende della città, se c’è addirittura chi teme di esservi ricordato con disprezzo e per que-sto prefererisce non inimicarsi il religioso: messer Pietro Suessano, incaricato di provvedere all’alloggiamento, presso canonici e preti del luogo, di cinquecento soldati tedeschi in procinto di imbarcarsi a Mola, dispensa dall’obbligo Gasparro Fuscolillo proprio per evitare che questi possa immortalarlo negativamente nel suo libro di memorie. Lo svela, non senza orgoglio, lo stesso cronista, che pur preoccu-pandosi di scagionare completamente l’ufficiale, precisando che li dispiaceo assai d(e) dar(e) ad ’logiar(e) alli previti, dichiara tuttavia candidamente che la propria agevolazione scaturì unicamente dal timore di messer Pietro Suessano di incorrere in una simile “ritorsione”:

«A dì ultimo d(e) septe(m)bro 1557, prime idictionis, in Sessa ce ve(n)dero ad allogiare cinquocento todischi et duice(n)to thodesche vel circha, et adlogiaro ad descreptione alle spese de Sessa co(n) gra(n)de da(n)no, et tucti li co(n)vecini allogiaro, como ène la Roccha d(e) Mo(n)fhino et altre t(er)re; et m(essere) Pietro Suessano no(m)minatur Testa et m(esse-re) Mutio d(e) Pippo, como ad ferreri d(e) Sessa, ma(n)dero ad allogiar(e) li cononici et preite d(e) Sessa et tucti li monasterii d(e) li fratri se(n)cza alcuno respetto, et li dicti cano-nici ma(n)dero in Nap(u)li do(n)no Laure(n)tio d(e) Pippo canonico ad negociar(e) et ex-pedir(e) ch(e) se havessero levati li dicti soldati da li previti co(n) memoriale allo s(ignore) ducha d(e) Alba et lictera d(e) lo r(everen)do ep(iscop)o d(e) Sessa d(e) fagor(e) al cardinal d(e) la Cuonas. Et lo dicto m(essere) Pietro Suessano no(n) ma(n)dao ad ’logiare ad do(n)-no Gasparro p(er) respecto ch(e) io no(n) lo havesse scripto male d(e) ipso in q(ui)sto libro,et però me fecero fra(n)cho, be(n)ch(é) certo da ipso no(n) remase d(e) no(n) far(e) fra(n)cho li previti, ma p(er) ordine d(e) li soperiori fo co(n)trecto lo sop(r)adicto m(essere) Pietro havessa da eseq(ui)re lo ordi[ne] [fa]cto, et li dispiaceo assai d(e) dar(e) ad ’logiar(e) alli previti.» (cfr. testo, IIa 315-6).

Il testo, poi, doveva certamente avere già una certa “circolazione” in ambito lo-cale e destare curiosità ed interesse, se il commissario genovese Cristofano Gri-maldo, di cui Fuscolillo non smette in più punti di tessere le lodi, aveva chiesto ed ottenuto il libro (o una sua parte) in prestito suscitando però, a quanto pare, il di-sappunto del canonico per una certa libertà con cui era intervenuto ad emendare al-

Introduzione LXXI

cuni presunti errori158. Cristofano Grimaldo, comunque, non deve essere stato il so-lo a ritenere di poter lasciare impunemente il proprio contributo nel libro di memo-rie di Fuscolillo. S’è già visto che probabilmente anche la piccola Vittoria deve a-ver ingenuamente creduto che il ritrovamento di una bellissima fragola fosse even-to degno d’essere annotato tra i suoi appunti senza una previa autorizzazione. Ma anche altre brevi integrazioni in margine alle annotazioni, non attribuibili al croni-sta e a nessuna delle mani individuate, sono state lasciate tra le carte del manoscrit-to; non cassate e non segnalate, forse perché inserite dopo la sua morte, o perché sfuggite all’attenzione del nostro puntiglioso canonico o forse solo perché ritenute, in questo caso, semplicemente accettabili. Ad esempio, alla fine del I 93.6-10 rela-tivo alla disfida di Barletta, una mano annota: «Et vensero l’italiani». Alla stessa mano si devono poi due integrazioni apposte rispettivamente in margine ai paragra-fi IIa 151.1 e IIa 279.2; queste ultime, tuttavia, implicano per loro natura una certa compartecipazione e vicinanza ai fatti narrati dalle annotazioni stesse e dunque, almeno in questo caso, è meno probabile che la mancata reprimenda di Fuscolillo sia dovuta ad impossibilia. Difatti, nel primo caso, l’annotazione della fusione di una campana viene completata con la precisazione del peso (si indica in corsivo la successiva integrazione):

«A dì 14 de (set)te(m)bro, ch(e) fo sabbato de la viij° idi(ctione) 1549, fo colata la ca(m)pana nova de lo episcopato de Sessa de(n)tro lo palaczo p(er) m(essere) Ant(oni)o Si-ciliano in te(m)po de lo r(everen)do episcopo de Sessa p(er) nome chiamato m(essere) Bar-tholomeo Albano de Oriveto, et la ca(m)pana pesò ci(n)quo ca(n)tara se(n)<z>a le decine e rotoli.» (cfr. testo, IIa 151.1).

Nel secondo, all’elenco dei prezzi fornito da Fuscolillo viene fatto seguire un esempio concreto esibito a riprova della validità dei dati forniti dallo stesso canoni-co:

«A dì ii d(e) iunio159 valeo lo tu(mmu)lo d(e)l grano carlini septe et meczo, v(el) circha, et lo oglio lo sostaro carlini quattro et meczo, v(e)l circha, lo orgio carlini dui et meczo, v(e)l circha, lo rot(o)lo d(e) la carne la vacczina septe tornisi, la vetella gr(ani) cinquo. E chi no(n) lo crede cerchi lo sacchetto de li <vermicelli>.» (cfr. testo, IIa 279.2).

Qualcuno poi espunge per due volte la precisazione alias d(e) Fracisco, rite-nendo sufficiente l’indicazione de Sessa, nell’annotazione riportata di seguito; la cassatura non si può attribuire a Fuscolillo, poiché avviene in modi insoliti al cano-nico:

«A dì 24 d(e)l mese d(e) iunio 1555, et d(e) lunedì, m(essere) Lucilio d(e) Sessa, alias d(e) Fracisco, fece lo ingresso et lo sermone, ch(e) intrò doctore in fhisicha allo segio d(e) Sessa et li uscìo inna(n)ti multa ge(n)te d(e) Sessa; et ce fo p(rese)nte lo r(everen)do ep(iscop)o

158 Cfr. § III.4.1159 L’anno è il 1556.

Nadia Ciampaglia LXXII

Galeacio Florimo(n)te d(e) Sessa et lo s(ignore) do(n) Lope d(e) Arrera, et era vivo suo pa-tre m(essere) Curcio alias d(e) Frac(isc)o d(e) Sessa et ce foreno despe(n)sati assai par(e) d(e) gua(n)ti et li fo facto assai honore, adteso ch(e) lo suo pat(r)e era medico d(e) Sessa.» (cfr. testo, IIa 246).

III.4.1. Le correzioni di Cristofano Grimaldo

Come si è già anticipato, conosciamo il nome dell’autore di alcune correzioni ap-portate nelle cc. 165r-167v al testo di Fuscolillo e accettate, seppure con qualche riserva, dal canonico. Si consideri il periodo seguente, estrapolato da una notizia del giugno 1548 (c. 165r):

«et la causa fo ch(e) <a>lcuni sessani no(n) volsero far(e) una certa p(ro)cura d(e)ll’acqua co(m)parata ch(e) donaro li sessani allo il(lustrissi)mo s(ignore) ducha d(e) Sessa, p(er)ch(é) el sop(r)adicto s(ignor)e ducha d(e) Sessa, ch(e) era suo factor(e) lo s(ignor)e Io-a(n) Raniero ch(e) stava in Nap(u)li (…).» (cfr. testo, IIa 105.2).

La precisazione d(e) Sessa, evidentemente perché ritenuta pleonastica, è stata cassata in entrambe le occorrenze da un intervento posteriore. Fuscolillo, accortosi delle correzioni effettuate in questa carta, si affretterà a ripristinare nuovamente nell’interlinea le parole espunte160, preoccupandosi nel contempo di avvisare il let-tore riguardo alla paternità degli interventi:

«Lo s(ignore) Cristofhano Grimalto lo have cassato, ch(e) li ho prestato q(ui)sto libro mai più d(e) li 1571.».

Grimaldo aveva quindi ottenuto in prestito il libro delle Croniche, o forse solo alcune cartucze de adpu(n)ttature, nel 1571. Questo particolare, considerando an-che il fatto che non si ritrovano nel codice annotazioni più tarde, fa ritenere che a questa data Fuscolillo doveva ritenere il suo libro ormai concluso.

Ma chi era Cristofano Grimaldo? Un genovese venuto a Sessa nel 1555 come tesoriere di Carlo V, sicuramente uomo molto stimato, benché “forestiero”, per le sue doti umane e letterarie, come Fuscolillo altrove aveva annotato:

«Del mese de aprile 1555, tercia idecima idictione, ve(n)ne in Sessa lo signore Christofhano Grimaldo preceptor(e) et thesaurero de sua M(ae)stà Carlo Qui(n)to imp(eratore), et re Phi-lippo re de Nap(u)li, suo figlio; q(u)ale dicto s(ignor)e Cristofhano era sop(r)a tutti alt(r)i cassieri in T(er)ra de Laboris et co(n)tato de Molise, do(n)ne resestìo in Sessa et fece casa alla casa d(e) m(essere) Cola Pascali de Sessa. Lo sop(r)adicto s(ignore) Cristofhano era ge-noese, et se fece voler(e) bene et amare ad tuct<i> li ho(m)mini d(e) Sessa, piacebole allo parlar(e) et bene co(n)versar(e), et honorato homo et da bene.» (cfr. testo, IIa 42.1-3).

Grimaldo era stato inviato a Sessa nel 1556 come co(m)messario de la grassa:

160 L’inchiostro adoperato è infatti differente da quello con cui è stata redatta l’annotazione.

Introduzione LXXIII

«Del mese d(e) iulio alli 26 d(e) anni 1556, in Sessa ce ve(n)ne lo signor(e) Cristofhano Grimaldo p(er) co(m)messario de la grassa (…).» (cfr. testo, IIa 2.1).

Il prestito dové probabilmente scaturire da una richiesta dello stesso Grimaldo, magari desideroso di leggere un libro di memorie locali, piuttosto che dal desiderio del canonico di ottenere correzioni e suggerimenti per le proprie Croniche. In pri-mo luogo, gli interventi di Grimaldo sono davvero un po’ troppo sporadici per es-sere il frutto di un sistematico lavoro di risistemazione del testo (si addensano, in-fatti, come s’è già detto, solo nelle cc. 165r-167v, vale a dire in una sezione davve-ro insignificante del codice); non v’è dubbio, poi, che Fuscolillo mostri di non aver molto gradito l’iniziativa del commissario; anzi, sembra così seccato di scoprire al-cune delle sue correzioni che, nell’ansia di rimettere le cose a posto, finisce con il ripristinare frettolosamente nell’interlinea anche quella che in realtà era effettiva-mente una palesissima ripetizione a buon ragione espunta da Grimaldo, salvo poi ritornare sui propri passi. Si consideri il periodo seguente (si sottolineano le parole oggetto di correzione):

«(…) et piatava el s(ignore) duca co(n) el pri(n)cepe ill(ustrissi)mo pre(n)cepe d(e) Stil-gliano.» (cfr. testo, IIa 105.2).

Fuscolillo inizialmente riscrive nell’interlinea el pri(n)cepe, a ragione cassato dal correttore, ma poi, accortosi della validità di quella correzione, espunge nuo-vamente la propria aggiunta interlineare. Forse per questo, nella stessa annotazione, il canonico si mostra più cauto e accetta altre due correzioni effettuate da Grimal-do, stavolta di natura sintattica. Si consideri il passo seguente:

«et la causa fo ch(e) <a>lcuni sessani no(n) volsero far(e) una certa p(ro)cura d(e)ll’acqua co(m)parata ch(e) donaro li sessani allo il(lustrissi)mo s(ignore) ducha d(e) Sessa, p(er)ch(é) el sop(r)adicto s(ignor)e ducha d(e) Sessa, ch(e) era suo factor(e) lo s(ignor)e Io-a(n) Raniero ch(e) stava in Nap(u)li, et piatava el s(ignore) duca co(n) el ill(ustrissi)mo pre(n)cepe d(e) Stilgliano d(e)ll’accqua ch(e) veniva da la Roccha d(e) Mo(n)fino in Ses-sa.» (cfr. testo, IIa 105.2).

Il periodo è strutturato con una sequenza ad anello davvero un po’ ingarbuglia-ta, in cui la causale iniziale, interrotta da un’incidentale introdotta da un che obli-quo, viene poi ripresa con un et paraipotattico (perché el sopradicto signore…et piatava el signore duca). Grimaldo risolve brillantemente il problema correggendo el sop(r)adicto>del sop(r)adicto ed eliminando il che (e, di conseguenza, anche l’incidentale); sicché, in definitiva, il periodo si risolve con una semplice coordina-zione di due causali:

G: et la causa fo ch(e) <a>lcuni sessani no(n) volsero far(e) una certa p(ro)cura d(e)ll’acqua co(m)parata ch(e) donaro li sessani allo il(lustrissi)mo s(ignore) ducha d(e) Sessa, p(er)ch(é) del sop(r)adicto s(ignor)e ducha era factor(e) lo s(ignor)e Ioa(n) Raniero ch(e) stava in Nap(u)li, et piatava el s(ignore) duca co(n) el ill(ustrissi)mo pre(n)cepe d(e) Stil-gliano d(e)ll’accqua ch(e) veniva da la Roccha d(e) Mo(n)fino in Sessa.

Nadia Ciampaglia LXXIV

Grimaldo dà prova di essere davvero piacebole allo parlare, spingendosi ad ap-portare correzioni anche di natura stilistica:

«P(er)ta(n)to lo s(ignore) do(n) Lope p(er) suo ordine, quale se ne parlava p(er) Sessa (…).» (cfr. testo, IIa 105.5).

G: P(er)ta(n)to lo s(ignore) do(n) Lope p(er) suo ordine, come se parlava p(er) Sessa.

Altri interventi mirano poi ad evitare alcune ripetizioni o sequenze ridondanti:

«et certi alcuni sessani tenevano la parte d(e)l pre(n)cepe ch(e) era patrone signor(e) d(e) Thiano.» (cfr. testo, IIa 105.3).

G: Et alcuni sessani tenevano la parte d(e)l pre(n)cepe ch(e) era signor(e) d(e) Thiano.

In questo caso, però, Fuscolillo interviene nuovamente modificando certo in certi, ma non sembra, in realtà, che abbia colto il significato della correzione di Grimaldo:

«et certo alcuni sessani tenevano la parte d(e)l pre(n)cepe ch(e) era signor(e) d(e) Thiano.».

Grimaldo, da buon genovese, rifiuta la costruzione del complemento oggetto preposizionale, di marca chiaramente meridionale, e corregge alcune inesattezze nell’uso delle forme verbali. Anche in questo caso Fuscolillo sembra aver accettato le sue correzioni:

«A dì primo d(e) iulio in la polita d(e) Sessa, co(n)gregati tucti li sessani co(n) lo s(ignor)e do(n) Lope covernator(e) d(e) Sessa alle 20 hor(e), facto co(n)siglio generale, li pregar(e) li sessani allo s(ignor)e do(n) Lope ch(e) levassero li dicti ho(m)mini d(e) arme da Sessa.» (cfr. testo, IIa 105.7).

La frase corretta da Grimaldo suona invece così:

G: A dì primo d(e) iulio in la polita d(e) Sessa, co(n)gregati tucti li sessani co(n) lo s(ignor)e do(n) Lope covernator(e) d(e) Sessa alle 20 hor(e), facto co(n)siglio generale, li pregar(e)no li sessani lo s(ignor)e do(n) Lope ch(e) levasse dicti ho(m)mini d(e) arme da Sessa.

Ancora, Grimaldo corregge mosso in mollificato nell’espressione di Fuscolillo:

«(…) ch(e) certo haverriamo mosso uno sasso d(e) marmora ta(n)to li pregavano li sessa-ni.» (cfr. testo, IIa 105.8).

Altri interventi di Grimaldo mirano a correggere anche esiti fonetici comuni in Fuscolillo, come la palatalizzazione del nesso N + occlusiva velare sonora, la con-servazione della vocale palatale anteriore in protonia, l’assimilazione:

Introduzione LXXV

lo(n)gno IIa 105.8 > lo(n)go;descese IIa 106.3 > discese;sidici IIa 106.4 > si(n)dici; sidico (IIa 106.5) > si(n)dico;ch(e) de lloro IIa 106.5 > chi de lloro;ad adcuni IIa 106.6 > ad alcuni.

A Grimaldo, infine, si devono probabilmente anche due altre correzioni: sca-morczavano (β1 ΙΙΑ 35.5) > scaramuczavano; Petro d(e) Castiglia (ΙΙΑ 105.1) > Pe-tro d(e) Me(n)docza.

III.5. Quadro cronologico delle annotazioni relative a Sessa Aurunca (II e IIA)

1113...............14 giugno [II 4]. 1188...............(24 giugno) [II 2]. 1200...............s.d. [II 3]. 1264...............agosto [II 44]. 1281...............25 febbraio [II 8]. 1345...............31 marzo [II 9]. 1450...............29 marzo [II 5]. 1470...............17 agosto [II 7]. 1485...............16 marzo [II 6]. 1511...............Domenica di Pasqua [II 13]. 1512...............s.d. [II 47]. 1518...............22 aprile [II 48]. 1524...............17 settembre [II 14], 19 settembre [II 15]. 1525...............26 febbraio [II 16.1], 6 dicembre [II 16.2], 6 dicembre [II 17].1526...............18 agosto [II 18], 20 settembre [II 20], novembre [II 20.9], novembre [II

20.13], 1 dicembre [II 21], 4 dicembre [II 21.4], ij dicembre [II 20.6], 4 di-cembre [II 20.7], gennaio [II 21.8], marzo [II 21.10].

1527...............25 dicembre [II 19], 4 marzo [II 19.4], 27 marzo [II 19.5], 27 agosto [II 19.6], 6 luglio [II 19.9], 15 maggio [II 22], 25 luglio [II 24], 6 marzo [II 42].

1528...............3 marzo [II 23]. 1529...............12 agosto, ottobre, 4 novembre [IIa 14-17]. 1531...............4 agosto [II 25], 11 ottobre [II 28]. 1532...............14 settembre [II 26], 5 settembre [II 27], 27 giugno [II 31], 14 settembre [II

31.2], 20 luglio [II 31.4]. 1533...............26 gennaio [II 33], 15 giugno [II 35]. 1534...............s.d., 16 maggio [II 32], 4 aprile [II 34], 7 maggio [II 34.3], 12 maggio [II

34.4], s.d., 16 maggio [II 36]. 1535...............1 settembre (c. 1031)161.1536...............24 marzo [II 37]. 1538...............18 gennaio [II 38]. 1539...............10 aprile [II 39], 10 giugno [II 40], 20 novembre [II 41], 10 aprile [II 43], 10

giugno [II 45]. 1540...............giugno [II 46].

161 La notizia è stata espunta dallo stesso Fuscolillo: cfr. § III.1.5, tav. E e n. 128.

Nadia Ciampaglia LXXVI

1542...............14 maggio [II 53]. 1543...............29 maggio, 31 agosto, 1 settembre [IIa 21-22; 23], 22 settembre162 [IIa 24], 27

giugno [IIa 26]. 1544...............25 giugno [IIa 27], 31 agosto [IIa 22.2], 7.8.9 luglio, 1 settembre [IIa 27-9], 29

dicembre [II 54], 2 gennaio [II 55], 24 dicembre [II 58]. 1545...............1 settembre, 8 ottobre [IIa 30-31], 24 ottobre (II 16.3). 1546...............10 marzo, 24 giugno, 24 agosto, 22 settembre [IIa 98-101], 19 giugno [IIa

372-375], 7 gennaio [II 52], 17 agosto [II 59]. 1547...............maggio-14 marzo 1548 [β1 IIa 34-36], 15 settembre, 10 ottobre [IIa 79-80], 16

febbraio [IIa 102], 21 ottobre [IIa 376]. 1548...............28-29 aprile-11 maggio [IIa 40-41] (a partire da 40.12 fino a 41, mano β2), 6

aprile [IIa 101.2], 27 aprile, 31 maggio, 30 giugno, 1 settembre, 8 settembre, [IIa 103-108], 19 settembre, 4 ottobre, 26 ottobre, 25 novembre, 16 novem-bre, 20 novembre [IIa 110-115].

1549...............24 marzo [IIa 109], 3 gennaio, 4 febbraio, 6 aprile, 18 aprile, 23 maggio, 30 maggio, 31 maggio, 1 giugno, 6 giugno, 10 giugno, 20 giugno, 23 giugno, 24 giugno, 26 giugno, 29 giugno, 8 luglio, s.d., 27 giugno, 30 giugno, 1-2.3.8.13.15.18.19.20.21.25.27.29 luglio, 5.20 agosto, 3 settembre, 5.9.11.12.14.15 settembre [IIa 116-152].

1550...............14.19.28 febbraio, 18.19.20 marzo, 28 aprile, 8 maggio, 6 agosto, 12 ottobre, 6 novembre, 11 dicembre [IIa 153-163].

1551...............marzo, 2 febbraio, 14 maggio, 1 settembre, 10 settembre [IIa 164-8]. 1552...............maggio, 30 maggio, 8 giugno, 4.15.18.21 (2 notizie) 22.23 (2 notizie)

4.7.8.20.28.31 agosto, 8.9.22 settembre, 12.27.29 ottobre, 14 novembre, 2.4.17.18.19.20 dicembre [IIa 169-199], 9 aprile [II 56].

1553...............4.6. gennaio, 16, 25 febbraio, s.d., 30 maggio, 3.21 giugno, 7.7. luglio, 23 novembre, 10 dicembre [IIa 201-212].

1554...............1.8.16 gennaio, 29 maggio [IIa 213-215], 6.21.24 (2 notizie) giugno, aprile-maggio, giugno, 29 luglio, 26.31 agosto, 1 settembre, 3 settembre, 24 otto-bre, 25.28 novembre [IIa 217-231], 23 marzo, 20 ottobre [IIa 234-7], 27 mag-gio [IIa 244], 28 maggio [IIa 380], 23 luglio [IIa 381].

1555...............aprile [IIa 42-3], 21 aprile [IIa 233], 7.22.24 marzo, 14.30 aprile, 12.24 mag-gio [IIa 237-243], 15.24 giugno, 7.11.12.16.20.24 luglio, 10.19 agosto [IIa245-254], 19 agosto, 12.17.19 settembre, 17.30 ottobre, dicembre [IIa 256-262], 27 giugno [IIa 377], 23 aprile, 7 maggio [IIa 382-3].

1556................s.d., 26 luglio [IIa 2], 12 agosto (3 notizie) [IIa 3, 4, 5], 13 agosto [IIa 6], 1 settembre (2 notizie), [IIa 7-8], 22 settembre [IIa 9], 26 settembre [IIa 10], 27 settembre [IIa 11], 24 ottobre [IIa 12], 12 dicembre [IIa 13], gennaio, 6 feb-braio, febbraio-marzo, 26 marzo, 16.21.19, 22, 30 aprile, 7 maggio, maggio, 14.19 maggio, 2.4.11 giugno, 2.30 luglio, s.d., luglio, 6 agosto, 27.31 agosto, 3 settembre (2 notizie), 29 ottobre, 12.26 novembre, 10 dicembre (2 notizie) [IIa 263-292], 27 febbraio [IIa 378].

1557...............s.d., febbraio, 28 febbraio, 4.6.8.9.10.14.17.20.28.29.31 marzo, 2.15 aprile, 6.13.20.27 maggio, 19 agosto, 12.14.30 settembre, 8 (2 notizie),

162 In realtà la notizia è segnata sotto l’anno 1534, ma si tratta probabilmente di un lapsus per 1543: cfr. § III.1.5, tav. E e n. 130.

Introduzione LXXVII

11.14.15.17.24.26.27.28.30 ottobre [IIa 293-331], 19 novembre [IIa 333], s.d.,febbraio [IIa 385].

1558...............marzo [IIa 45], aprile [IIa 46], 26 maggio [IIa 47], novembre [IIa 48]. 1559................9 gennaio [IIa 49], 7 febbraio [IIa 50], 27 gennaio [IIa 51], 23 aprile [IIa 52],

11 maggio [IIa 53], maggio [IIa 54], 14 maggio [IIa 55], 14 maggio [IIa 56], 24 maggio [IIa 57], 1 giugno [IIa 58], 3 giugno [IIa 59], 3 giugno [IIa 60], 12 giugno [IIa 61], 25 giugno [IIa 62], 25 giugno [IIa 63], 18 luglio [IIa 64], 18 luglio [IIa 65], 18 luglio [IIa 66], 1 ottobre [IIa 67], 21 agosto [IIa 68], 20 a-gosto [IIa 69], 25 settembre [IIa 70], 7 ottobre [IIa 71], 19 ottobre [IIa 72], 22 ottobre [IIa 73], 24 ottobre [IIa 74], 2 novembre [IIa 75], 10 novembre [IIa76], 30 ottobre (2 notizie), 1 novembre [IIa 81-3], 1.6 gennaio [IIa 216], gen-naio [IIa 334], 26 gennaio, febbraio-marzo, 12 marzo, 27 marzo, 12 aprile, 12 marzo (copia contratto), 19 aprile, 20.26.30 aprile, 3 maggio, 4 giugno, 12.19 giugno (3 notizie), 19 giugno, 20.21 giugno, 2 luglio 8 luglio (2 noti-zie) 15 luglio, 4.6.11.18 (2 notizie) settembre, 30.9.24 ottobre, novembre [IIa334-365], 15 luglio [IIa 379], luglio [IIa 84], 8.21 gennaio, [IIa 366-7], 27 ot-tobre [IIa 384].

1560...............26 dicembre [IIa 77], gennaio-febbraio [IIa 78], 16 febbraio, 22 aprile 2 mag-gio, 15.16.30 maggio, 6 giugno, 22 agosto (2 notizie), 1 settembre, 29 set-tembre [IIa 85-95], 20 luglio [IIa 37], 9 settembre, 4 novembre-19 settembre [IIa 18-19-20], 1 aprile, 15 luglio [IIa 96-7], 6.15.16 giugno [IIa 368-70], 25 novembre [IIa 371].

1561...............19 gennaio [I 107], ottobre-novembre [II 49], ottobre-novembre [II 51], 9 set-tembre, 4 novembre, 19 settembre [IIa 18-20], 20 luglio [IIa 37].

1562...............25 ottobre [IIa 332], febbraio [I 108], 7 aprile [I 109]. 1563...............30 settembre [IIa 38], 27 agosto [IIa 386], 25 dicembre [I 110]. 1564...............4 giugno [IIa 32], 16 agosto [IIa 39], ? [IIa 255], 19 febbraio [II 61]. 1565...............28 giugno [IIa 81 bis], 28 giugno [IIa 387]. 1567...............3 agosto [II 50]. 1569...............2 agosto [II 62] mano α.1571...............agosto-settembre [IIa 33].157<7>..........febbraio [IIa 385].

IV. L’EDIZIONE

IV.1. Criteri di edizione

Per l’edizione di testi autografi letterari o documentari pervenuti in unica copia, la conservatività è criterio concordemente indicato dagli studiosi163 e generalmente adottato da quanti si siano dovuti cimentare «nella descrizione e nella decifrazione

163 Cfr. A. CASTELLANI, Problemi di lingua, di grafia, di interpunzione nell’allestimento dell’edizio-ne critica, in La Critica del testo. Problemi di metodo ed esperienze di lavoro. Atti del Convegno di Lecce, 22-26 ott. 1984, Roma 1985, p. 239 e A. STUSSI, Nuovo avviamento agli studi di filologia ita-liana, Bologna 1988, pp. 181-2.

Nadia Ciampaglia LXXVIII

più esatta che sia possibile dell’unico testimonio»164.La «massima conservatività dell’edizione»165 si è imposta come esigenza fonda-

mentale soprattutto per gli editori166 di testi cosiddetti “semicolti”, vale a dire per uno specifico tipo di produzione scritta in cui risulta essenziale il rispetto rigoroso di tutti quegli elementi che, solo in apparenza poco significativi, si rivelano invece indizi utilissimi per la ricostruzione di un particolarissimo profilo culturale.

Rientrano senz’altro in quest’ambito anche le Croniche di Fuscolillo, qualora si considerino non i libri in cui il canonico si fa mero trascrittore di altre fonti, ma le annotazioni, per lo più originali, relative a Sessa Aurunca, che costituiscono la par-te più ampia dell’intero codice e lo caratterizzano come una sorta di diario delle vi-cende pubbliche e private del piccolo centro, quasi una autobiografia “mediata”167.Nell’edizione del testo si adottano pertanto, trattandosi peraltro di codex unicus e in sostanza autografo168, criteri editoriali conservativi, secondo le indicazioni fornite da Stussi169 per le edizioni interpretative di un testimone unico.

Il testo edito viene diviso per paragrafi; si considera un paragrafo ogni blocco di scrittura del codice dai confini ben definiti, scanditi dagli “a capo”. Il numero di paragrafo viene indicato nel margine sinistro della pagina, racchiuso tra parentesi quadre. Ogni paragrafo viene poi suddiviso in periodi in base alle pause sintattiche forti (punto fermo, doppio punto, punto e virgola) tramite un numero progressivo posto ad apice.

A testo, il passaggio da una carta all’altra del manoscritto viene indicato con la doppia lineetta obliqua. Nell’apparato la linea obliqua singola indica invece il cam-bio di rigo (cfr. es. la/mata).

Si usa il corsivo per la trascrizione dei documenti inseriti da Fuscolillo nel pro-prio testo: il brano in latino relativo al resoconto della prima sessione del concilio di Trento (cfr. testo, II 52); le copie dei bandi emanati rispettivamente nel 1531 dal cardinale Colonna, luogotenente di Carlo V (cfr. testo, II 29-30), nel 1554 da don Pietro Pacecco (cfr. testo, IIa 235-237), nel 1555 da Domigo Lopez de Ajspena(quest’ultimo trascritto dalla mano δ: cfr. testo, IIa 372-5) e nel 1559 per ordine del popolo romano co(n)tra quilli ch(e) terranno l’arme d(e) casa Carafha (cfr. II 69);

164 Cfr. P. MAAS, Critica del testo, Firenze 1963, p. 2.165 Cfr. N. DE BLASI, Fonti scritte quattrocentesche di lingua parlata: problemi di metodo (con una

lettera inedita) in G. HOLTUS, E. RADTKE, Gesprochenes Italienisch in Geschichte und Gegenwart,Tübingen 1994, p. 346; cfr. anche P. D’ACHILLE, L’italiano dei semicolti, in L. SERIANNI-P. TRIFONE(a c. di), Storia delle lingua italiana. Scritto e parlato, Torino 1994, vol. II, p. 57.

166 Cfr. G. ROVERE, Un testo di italiano popolare del primo Ottocento, «Vox Romanica», 38 (1979), pp. 74-84; B. MORTARA GARAVELLI, Scrittura popolare…, cit.; N. DE BLASI, Tra scritto e parlato. Venti lettere mercantili meridionali e toscane del primo Quattrocento, Napoli 1982; M. PALERMO, Il Carteggio Vaianese (1537-39), Firenze 1994.

167 Cfr. P. D’ACHILLE, L’italiano dei semicolti, cit., p. 55 e n. 17.168 Cfr. § II.169 Cfr. A. STUSSI, Nuovo avviamento…, cit., pp. 160-2.

Introduzione LXXIX

infine, la relazione relativa all’apparizione dell’anticristo in Babilonia (β2 244). I brevi inserti latini presenti nel testo sono indicati invece in tondo.

Con tre puntini inseriti tra parentesi tonde si segnalano carte del codice lasciate in bianco. Si racchiudono tre puntini tra parentesi quadre per indicare lacune insa-nabili del codice e la caduta di carte; tra parentesi quadre si ripristinano anche sil-labe o parole mancanti per deterioramento meccanico del codice dando motivazio-ne in apparato delle cause delle singole lacune (strappi, macchie d’inchiostro, “as-sorbimento” eccessivo del foglio nella rilegatura) e si propongono eventuali inte-grazioni congetturali. Tra parentesi angolari si indicano singole lettere e parole dif-ficilmente leggibili o per guasto meccanico della tradizione o perché corrette suc-cessivamente su originarie scrizioni.

Gli interventi si limitano, essenzialmente, all’inserimento della punteggiatura170,alla divisione delle parole, alla regolamentazione nell’uso delle maiuscole e minu-scole, di accenti e di apostrofi secondo l’uso moderno e alla distinzione tra u e v,per le quali, in posizione interna, è adoperato nel codice lo stesso segno grafico. Riguardo ai primi due punti, preciso che non si è ritenuto opportuno seguire la li-nea conservativa più rigorosa già adottata da alcuni editori per testi semicolti di e-poca più recente171 dal momento che, nel nostro caso, punteggiatura e segmenta-zione delle parole non possono ancora assumere, ovviamente, un valore distin-tivo172. Gli interventi di normalizzazione sono comunque stati condotti in modo quanto più possibile prudente, per evitare di oscurare, con un’eccessiva razionaliz-zazione, quei «particolari meccanismi di articolazione testuale» che si sviluppano in uno scritto privo di punteggiatura, supplendo «alla funzione segmentatrice e ge-rarchizzante propria dei segni interpuntivi»173.

Per quanto riguarda la divisione delle parole, si interviene senz’altro nei tipi larmata, lalt(r)o, laquila, etc., in cui il legame articolo/sostantivo (/pronome /aggettivo) è semplicemente interpretabile come «realizzazione grafica di un’elisio-

170 L’uso dei segni di interpunzione è davvero molto raro in Fuscolillo, che solo sporadicamente a-dopera i due punti, inseriti per lo più per scandire nomi in sequenze, e più spesso una lineetta obliqua dopo e per indicare la forma verbale (ma spesso questo uso è impropriamente esteso anche alla con-giunzione). Per quanto riguarda invece l’uso dei segni diacritici nelle altre mani (che adoperano, seb-bene timidamente, il punto fermo, l’apostrofo, la virgola), cfr. § II.9.

171 Cfr. G. ROVERE, Un testo di italiano popolare…, cit., e B. MORTARA GARAVELLI, Scrittura popo-lare…, cit.

172 Difatti, nella prima metà del ’500 «l’uso moderno della punteggiatura, così come la segmenta-zione delle parole, sono ancora ad uno stato embrionale e anche scriventi colti adoperano il sistema interpuntivo in modo carente. Pertanto la presenza o l’assenza di punteggiatura, a questa altezza cro-nologica, non può essere considerata come un tratto individuante la scrittura semicolta, e, come tale, da mantenere in un’edizione» (cfr. M. PALERMO, Il Carteggio Vaianese…, cit., pp. 12-13). Per un quadro d’insieme circa gli usi dei segni di interpunzione nel ’500, cfr. B. MIGLIORINI, Storia della lin-gua italiana, Firenze 1960 [rist. Milano 1994], pp. 349-50.

173 Cfr. M. PALERMO, Il Carteggio Vaianese…, cit., p. 13; identica cautela già espressa da N. DEBLASi, Fonti scritte quattrocentesche di lingua parlata…, cit., pp. 347 ss.

Nadia Ciampaglia LXXX

ne»174; si rispetta invece l’uso del codice nelle forme del tipo lo octava, lo olive, una anno etc., in cui la mancata concordanza articolo/sostantivo è imputabile senz’altro ad un fallito tentativo di restituzione nella scrittura della vocale finale dell’articolo, oggetto di elisione nella pronuncia175. L’uso del codice è conservato anche nei casi in cui la grafia originaria può documentare una scarsa percezione da parte dello scrivente dei confini della parola nel continuum fonico, come accade, ad esempio, nei toponimi a la Tella, a la Magna. Per lo stesso motivo si conserva il tipo mo(n)signor(e) de lu/lo Treccho ‘Lautrec’. Al contrario, si interviene a separa-re i tipi missere Incandora > missere in Candora, missere Inpò > missere in Pò emissere Inpaschale > missere in Paschale, poiché l’in che precede il nome non è prostetico, ma corrisponde alla particella onorifica catalana en, probabilmente rap-presentata anche nella lezione corrotta en fato (vedi infra)176. Le preposizioni arti-colate sono infine trascritte separate quando presentano la scempia (de la, da la), ma unite quando offrono invece la geminata (della, dalla); si trascrive sempre unito il tipo innel, innella, innelle, innelli.

Si conservano le grafie latineggianti ed improprie, le oscillazioni nella resa gra-fica delle nasali e laterali palatali, l’uso di h anche impropria e falsamente etimolo-gica e la scrizione ch per la occlusiva velare anche davanti ad a, o. Poiché non è sempre facile distinguere il gruppo ct da tt, si trascrive di volta in volta nel modo che sembra più fedele. Si continua inoltre la distinzione tra i ed y presente nelle Croniche, mentre si adotta una forma unica per i ed j177; del resto non è sempre fa-cile distinguere i due grafemi. La j è tuttavia conservata quando indica l’ultima uni-tà delle cifre romane minuscole178.

Con un punto in alto si indica la caduta di consonante finale di parola, assimila-ta alla consonante iniziale successiva, a meno che l’assimilazione non sia già indi-cata da un raddoppiamento (ad es., i . quisto libro, i . Sessa; ma co mmulte, i llo).

Si segnala con l’apostrofo l’aferesi (ad es., ’Ragona, ’giencziere ‘incensiere’, iurare ’magio ‘omaggio’; ma rende il magio), anche nei pronomi (’nce, ’nde).

Si segnano con l’accento le forme di 3a pers. sing. del verbo essere (è, èy, ène) e quelle, rarissime, del verbo avere che si presentino nel testo senza h (ad es., à).

Tra parentesi tonde si sciolgono le abbreviazioni; laddove le parole si presentino nella forma piena con oscillazioni, lo scioglimento è adeguato alla forma che com-

174 Cfr. B. MORTARA GARAVELLI, Scrittura popolare…, cit., p. 153.175 Ne è una controprova il tipo la altri, con i inserito nell’interlinea su a.176 Per altri esempi antichi nel napoletano, cfr. in Loise De Rosa messere in Coreglia, lo sengniore

in Bardasy e l’ampia rassegna offerta da V. FORMENTIN (a c. di), LOISE DE ROSA, Ricordi, Edizione critica del ms. Ita. 913 della Bibliothèque nationale de France, Roma 1998, to. I, p. 273 e n. 790; si veda inoltre misser in Pou (edito però Impou) in M. MARTI (a c. di), ROGERI DE PACIENZA, Opere, Lecce 1977, VII 886. La particella è anche in Lupo de Spechio: cfr. A. M. COMPAGNA (a c. di), LUPO DE SPECHIO, cit. (s.v. em). Segnalo che l’in preposto a nomi di personaggi di origine catalana avrebbe valore prostetico secondo R. COLUCCIA, A. CUCURACHI, A. URSO, Iberismi quattrocenteschi e storia della lingua italiana, «Contributi di Filologia dell’Italia Mediana», 9 (1995), pp. 201-2.

177 Cfr. A. STUSSI, Nuovo avviamento…, cit., p. 161.178 Cfr. M. PALERMO, Il Carteggio Vaianese…, cit., p. 13, n. 13.

Introduzione LXXXI

pare con frequenza maggiore. Tra i segni di abbreviazione più ricorrenti si segnala-no:

1) titulus orizzontale ad indicare n o m;2) titulus orizzontale ad indicare solo in un caso en 179: incom(en)zaro;3) titulus sulla consonante finale di parola, sciolto in -e: frabicar(e), do(m)me-

nech(e);4) trattino orizzontale che taglia l’asta della h nel nesso ch, sciolto in ch(e); se-

condo il contesto, in alcuni casi si è reso necessario sciogliere invece in ch(i);5) trattino orizzontale che taglia l’asta di d, ad indicare d(e);6) p tagliata da titulus sciolto in p(er); p sormontata da titulus, ad indicare p(re)

o p(rae); p con l’occhiello prolungato all’indietro, ad indicare p(ro);7) trattino che taglia la l in vari nessi: ad es., ap(ri)le, Nap(uli), q(ua)le etc.; 8) trattino obliquo su amo sciolto in amo(re); trattino dritto su epo sciolto in

ep(iscop)o; su Nap sciolto in Nap(uli);9) trattino orizzontale che taglia l’asta della q sciolto in q(ui); trattino orizzonta-

le sovrapposto alla q ad indicare q(ue);10) segno simile a 9 in luogo di (con) o (com), anche in composizione; 9

a sciolto in (contra);

11) o/i sovrapposte a consonante ad indicare il nesso ro/ri: alt° > alt(r)o, alti >alt(r)i, pimo > p(r)imo, pi cipe > p(r)icipe; mast° > mast(r)o etc.;

12) tra i nomi propri: Fraco > Fra(cis)co, Iac° > Iac(ob)o, Piet° > Piet(r)o, Ioai > Ioa(nn)i (con titulus su -oai), Ioi > Ioa(nn)i, Ioa > Ioa(nn)i (con titulus su -oa), Ioha > Ioh(ann)a (con titulus su -oha), Ant° > Ant(oni)o, Berno > Ber(nardi)no;

13) Infine: Il.mo > Il(lustrissi)mo, Il.ma > Il(lustrissi)ma, s.or > s(ign)or, se > s(ignor)e, s > s(ignore), S.ria > S(igno)ria, Ces. M.sta > Ces(aria) M(ae)stà, m. > m(essere), Ma > M(ari)a, mia > m(il)ia, X° > (Cristo), xstiani > (cri)stiani, m° > m(od)o, cap° > cap(itani)o, capii > cap(itan)ii, pio > p(r)i(m)o, p° > p(rim)o, p.to > p(redic)to, p.ta > p(redic)ta, ecc.a > ecc(lesi)a, Magd > Magd(aloni), idi > i-di(ctione).

In relazione allo scioglimento del titulus come nasale, occorre segnalare che si è preferito conservare180, per quanto atipiche, alcune forme quali cu(n)ssì, fo(n)sse, zo(n)ppi, co(m)me(n)ssari, vi(n)xe ‘visse’, nel dubbio che il fenomeno non possa ricondursi esclusivamente ad un fatto grafico. La serie, in effetti, non è poi così dif-ferente dal tipo, molto ricorrente nelle Croniche, A(b)bru(n)czo, adma(n)czano,

179 A. STUSSI, Nuovo avviamento…, cit., p. 30.180 Del resto è stato ampiamente dimostrato come sia «indispensabile rinunciare a emendare le for-

me che, con la loro inopportuna presenza, vengono ad incrinare una supposta regolarità linguistica del testo da pubblicare» poiché «qualsiasi tradizione espressiva, scritta o parlata, formale o informale, tende ad essere non omogenea.»: cfr. A. VÀRVARO, Autografi non letterari e lingua dei testi (sulla presunta omogeneità linguistica dei testi), in La critica del testo. Atti del Convegno di Lecce 22-26 ot-tobre 1984, Roma-Salerno 1985, p. 266.

Nadia Ciampaglia LXXXII

gra(n)de(n)cze etc., in cui il titulus potrebbe rendere una nasale epentetica che, per un fenomeno di dissimilazione, sostituirebbe il primo elemento della geminata, se-condo il documentato tipo menzu ‘mezzo’181. Per prudenza, si è scelto inoltre di conservare i tipi addò ‘andò’, addao, addare, trobbetta rinunciando all’integra-zione della nasale, soluzione adottata invece da V. Formentin per le analoghe for-me presenti nei Ricordi di Loise De Rosa182. Tento quindi di procedere con ordine, raggruppando in uno schema tutte le forme presenti in Fuscolillo.

Nel gruppo della tabella A si leggono i casi che rientrano nei tipi già presenti in Loise. Nella seconda tabella B, invece, una serie di forme (comme(n)ssari, fo(n)sse, cu(n)ssì, vi(n)xe ‘visse’) che, pur apparentemente ascrivibili allo stessa tipologia di quelle inserite nella prima (a(n)ddò, a(n)ddero, tro(m)bbetta etc.) non sono tuttavia ad esse riconducibili, perché provengono da una geminata: per esse deve quindi es-serci una spiegazione differente. Nella terza tabella C, infine, si raccolgono alcune forme provenienti sì, come le precedenti, da una geminata, ma in questo caso (se è corretto lo scioglimento del titulus come nasale) sicuramente dissimilate: del resto, per alcune di queste, esiste documentazione. Eccole:

Tab. A ND a(n)ddò, a(n)ddero addò, addero, addava,

addao, addare adao, adaro, adare-no, adava, adasse, adare

MB tro(m)bbetta trobbetta, trobbette tro(m)becta MP ca(m)ppo campo, campi LB a(m)bbi ‘alba’ albi

Tab. B SS comme(n)ssari fo(n)sse cu(n)ssì vi(n)xe ‘visse’PP zo(n)ppi

181 Cfr. G. ROHLFS, Grammatica storica della lingua italiana e dei suoi dialetti, voll. 3, Torino 1966-69, § 334; per una più ampia trattazione del problema cfr. qui, § V.2.2.27 e V.2.2.28.

182 Nella sua pregevole edizione dei Ricordi, difatti, Formentin sceglie di integrare con la nasale i tipi a[n]ddò, tro[n]bbetta etc., interpretando il raddoppiamento come «conseguenza di una grafia compensativa per la lettera precedente non tracciata»: cfr. V. FORMENTIN (a c. di), LOISE DE ROSA, Ri-cordi..., cit., to I, p. 90. Colgo qui l’occasione per ringraziare il prof. Vittorio Formentin che, prestan-dosi cortesemente ad esaminare la fenomenologia delle forme grafiche “abnormi” di Fuscolillo di se-guito catalogate, ha voluto esprimermi il suo autorevole parere. Formentin, ribadendo la complessità e il fascino del problema «che si ripropone in tutte le scriptae volgari d’Italia, persino al Nord dove, in area di degeminazione, non ce lo aspetteremmo», propende per un’interpretazione senz’altro grafica e non fonetica di queste scrizioni, seppure, in determinati casi, di natura reattiva.

Introduzione LXXXIII

Tab. C ZZ Abru(n)zo, A(b)bru(n)czo adma(n)czano, ama(n)-

czava, a(m)mancero gra(n)de(n)cze

BB he(m)be CC a(n)cese

Dunque, riassumendo e tentando di arrivare ad una conclusione:

a) in Fuscolillo si registrano forme come adao, adare che farebbero pensare ad una semplice omissione del titulus (e che dunque, in quest’ottica, andrebbero tra-scritte a[n]dao, a[n]dare); ma compaiono anche numerosissime occorrenze del ti-po addò, addao, addare, trobbetta con le corrispondenti già segnate da Fuscolillo con titulus (a(n)ddò, a(n)ddao, a(n)ddare, tro(m)bbetta, ca(m)ppo). Nella presente edizione si conservano, per prudenza, sia le prime che le seconde, rinunciando all’integrazione con la nasale, poiché si ritiene che la sequenza adao, addao, a(n)ddao (e trobbetta, tro(m)bbetta) possa dimostrare la tendenza all’assimilazione ND>DD, MB>BB183 e il successivo sviluppo di grafie ipercorrette, adottate proprio per reazione ad un fenomeno di assimilazione avvertito come dialettale. La contro-prova è senz’altro data da a(m)bbi ‘alba’ con assimilazione LB>BB e successivo ed evidente ripristino improprio184.

b) Non sembrerebbero così lontane dalle precedenti le forme comme(n)ssari, zo(n)ppi, fo(n)sse, vi(n)xe, cu(n)ssì, vi(n)xe ‘visse’ raggruppate nella seconda tabel-la, se non per una differenza fondamentale: provengono infatti, da una geminata.Perché allora Fuscolillo adopererebbe anche qui il titulus? Non è possibile pensare – ovviamente – in questo caso ad una grafia compensativa, come si potrebbe pur ri-tenere, sulla scia di Formentin185, per la serie addò, addao. Nella presente edizione si è scelto dunque di conservare queste grafie nel dubbio che possano essere frutto di dissimilazione (secondo la tipologia raggruppata nella tabella seguente), anche se non è da escludere che possano essere frutto piuttosto di un uso ridondante del titulus186.

c) Si sceglie infine di sciogliere con la nasale il titulus nei tipi raccolti nella ta-bella C, trascrivendo dunque Abru(n)zo, A(b)bru(n)czo, ama(n)czava, gra(n)-de(n)cze, he(m)be, a(n)cese etc. Si è ritenuto difatti che, benché il titulus potrebbe

183 Per questo fenomeno, cfr. § V.2.2.26.184 Un medesimo meccanismo, del resto, potrebbe essere alla base delle scrizioni Sorbbello e morxe

(pf. forte ‘morì’), inizialmente scritte Sobbello e moxe, e successivamente modificate da Fuscolillo con l’inserimento nell’interlinea della vibrante: cfr. § V.2.2.7.

185 Cfr. supra, n. 182. 186 In questo caso, difatti, e in assenza di forme scritte con la ‘n’ esplicita, Formentin propende per

un uso ridondante del titulus, da connettere con l’impiego del trattino sovrapposto per indicare il rad-doppiamento della consonante seguente, uso che sarebbe rappresentato dal seguente punto C.

Nadia Ciampaglia LXXXIV

pur sempre essere stato adoperato, secondo un uso diffuso187, ad indicare il raddop-piamento della consonante successiva (he(b)be, a(c)cese etc.), non è da escludere, però, che esso rappresenti piuttosto una nasale epentetica e sostituisca il primo e-lemento di una consonante geminata; i suddetti tipi, dunque, si spiegherebbero co-me conseguenza di dissimilazione delle geminate, fenomeno per cui non mancano le attestazioni, in particolare nella nostra area188; si aggiungano poi il già citato tipo menzu, l’ant. salentino grandenza189 nonché la forma antende adoperata anche da Galeota190. Chi scrive, del resto, è ben abituata ad ascoltare nel napoletano attuale i tipi giumbotto ‘giubbotto’, sgambello ‘sgabello’ etc.

Per i tipi raggruppati nelle ultime due tabelle sarebbe pur sempre valida, tenuto presente il grado di “oralità” del testo, l’ipotesi che l’epentesi possa essere piuttosto indizio di una pronuncia scandita, quasi una sorta di auto-verifica a voce da parte dello scrivente, attraverso cui passerebbe la scrittura. In quest’ottica, per esempio, è interpretato da F. Sabatini un ipercorrettismo quale cu(n)ssì nel Libro di Fioravan-te: «Si debbono appunto alla “interpretazione” diretta dell’impressione acustica, non confrontata con una ben nota immagine visiva della forma scritta, le omissioni nasali dei nessi consonantici (…) ed i casi inversi, con nasale impropria (conssì per cossì)…»191. Il fenomeno è ben noto a Fuscolillo, che usa spesso un titulus che par-rebbe nato solo da una scansione “interna”: mo(n)glie, bata(n)glia etc192.

Costituiscono invece un caso a parte i tipi La(d)dislao, ma(d)do(n)na, me(d)di-co, ma(d)damma etc., in cui il titulus rappresenterà piuttosto il raddoppiamento del-la consonante seguente; per queste forme, infatti, la geminazione della consonante intervocalica è documentabile193.

Tra parentesi quadre si inseriscono lettere mancanti per errore di scrittura; ad esempio, saranno sicuramente dovute a semplice lapsus forme quali vedeno ‘ve-dendo’ e ma(n)chano ‘mancando’, che si è scelto di emendare rispettivamente in

187 Cfr. A. CASTELLANI, Saggi di linguistica e filologia italiana e romanza (1946-76), III, Roma 1980, pp. 213-14; A. STUSSI, Studi e documenti di storia della lingua e dei dialetti italiani, Bologna 1982, p. 166 n. 17; ID., Nuovo avviamento…, cit., p. 30.

188 La dissimilazione è in particolare attestata per la geminata -CC- nel dialetto di Pignataro Mag-giore (CE), non distante da Sessa Aurunca: ad es. suncorpo ‘soccorpo’; il gruppo dissimilato può pre-sentare successiva lenizione, come accade nel tipo angappà nap. ‘acchiappà’; cfr. S. PALUMBO, La parlata dell’agro caleno-sidicino. Fonesi e metafonesi del medio versante destro del Volturno (a c. di A. Martone), Tesi di Laurea discussa nell’anno accademico 1954-5, Capua 1997, p. 38 e n. 14.

189 Cfr. G. ROHLFS, Grammatica storica…, cit., §334.190 La forma è segnalata da V. Formentin, per il quale, però, la nasale «potrebbe indicare il raddop-

piamento della consonante seguente, uso connesso con quello, variamente diffuso e presente p. es. nel ms. parigino di De Rosa, del titulus con uguale funzione»: cfr. V. FORMENTIN (a c. di), FRANCESCO GALEOTA, Le lettere del ‘Colibeto’, Napoli 1987, p. 56; cfr. anche A. SCHIAFFINI (a c. di), Testi fioren-tini del Dugento e dei primi del Trecento, Firenze 1926 (rist. 1954), p. 265.

191 Cfr. F. SABATINI, Napoli angioina…, cit., p. 285 n. 128.192 Per i tipi co(n)sie(n)tia, co(n)vernatore, I(n)no(n)ce(n)tio etc., cfr. §V.2.2.28.193 Cfr. V.2.2.30.

Introduzione LXXXV

vede[n]no e ma(n)cha[n]no194, ripristinando la nasale con tutta probabilità caduta per omissione del titulus. Non si ripristina tuttavia la nasale in forme quali pricipe, p(ri)cipessa, Fracisco etc., poiché si condivide il dubbio che in questi casi l’assen-za della nasale «possa rispecchiare un’effettiva tendenza fonetica» e non sia piutto-sto un mero fatto grafico195.

Non si reintegra analogamente la vibrante preconsonantica in forme quali meca-ta(n)cia, quattodici, poiché in questi casi l’assenza della consonante rispecchierà evidentemente un fatto fonetico, vale a dire la tendenza all’assimilazione: ne sono prova i numerosi casi in cui la vibrante è stata o successivamente inserita nell’in-terlinea o riscritta su una precedente consonante assimilata, come accade ad esem-pio nelle forme archo, cerchare, merchato, in cui le scrizioni originarie erano in realtà accho, cecchare, mecchato196. Per cautela si è scelto di non emendare neppu-re i tipi Fanza ‘Franza’, reintigò, nove(m)bo.

La vibrante è stata invece restituita nella forma la/mata > l’a[r]mata, poiché in questo caso l’omissione sarà dovuta a uno scorso di penna indotto dalla divisione della parola tra la fine di un rigo e l’inizio del successivo. Analogamente sarà un lapsus l’assenza della vibrante, che si ripristina, in soctosc[r]ipto.

Non si reintegra infine la laterale in l’utimo ‘l’ultimo’ e at(r)a ‘altra’, poiché il dileguo della l preceduta da vocale e seguita da consonante è fenomeno diffuso in area campana197.

Per ovvi motivi, nella trascrizione del Sommario latino s’è scelto di non appor-tare alcuna correzione al testo, considerati tra l’altro i numerosissimi errori e frain-tendimenti commessi da Fuscolillo durante la trascrizione dalla fonte198 e la scarsa competenza mostrata nella comprensione della struttura sintattica della lingua lati-na che, essendo in più casi investita da fenomeni di natura dialettale (ad es. il rad-doppiamento della consonante intervocalica, l’assimilazione vocalica, l’epentesi della nasale etc.199) fornisce in questa sede testimonianze preziose. Si indicano tut-tavia i luoghi in cui il confronto con la Breve Informazione permette di individuare lacune nel testo ed un evidente caso di saut du même aut même.

194 Per l’assimilazione ND>NN, cfr. § V.2.2.26.195 Cfr. R. COLUCCIA (a c. di), FERRAIOLO, Cronaca…, cit., pp. LXVI-LXVII e nn. 1-2; già F.

SABATINI, Napoli angioina…, cit., p. 285 n. 128.196 Cfr. V.2.2.7 e V.2.2.26.197 Cfr. N. DE BLASI in P. BIANCHI, N. DE BLASI, R. LIBRANDI, La Campania, in F. BRUNI (a c. di),

L’italiano nelle regioni. Lingua nazionale e identità regionali, Torino 1992, p. 630; per il fenomeno in Italia meridionale, cfr. G. ROHLFS, Grammatica storica…, cit., § 243; per la forma utimo in ambito toscano, in particolare cfr. E. POPPE, Tosc. “l’atro” ‘l’altro’: sardo “at(t)eru”, «Lingua nostra», 24 (1963), p. 100.

198 Ad es., S 12.8 mensis seu > mensis sex; S. 15.1. certitu > exercitu; 20.1 in plerio > in proelio; S.21.2 regi Magome > regi Ragone.

199 Cfr., ad esempio, cappulata ‘copulata’, do(m)minaba(n)tur, Ca(m)mera(m), i(m)paratore(m),imparator(e), appresus, Co(n)sta(n)tinu(m).

Nadia Ciampaglia LXXXVI

Per quanto riguarda invece la sezione iniziale del terzo libro tramandante la Breve Informazione di Bartolomeo Caracciolo, si emenda la lezione III 26.2 lo ca-stello d(e) Sa(n)to Grassino in lo castello d(e) Sa(n)to Erassmo; sono state inoltre accettate le due piccole integrazioni di Bartolomeo Capasso volte a colmare altret-tante lacune del codice, confermate da collazione con il ms. X C 31 della Nazionale di Napoli (cfr. §II.6). Si dà invece segnalazione in apparato di alcune correzioni di data effettuate con ogni probabilità dallo studioso in alcune notizie raccolte nel primo libro. In quest’ultimo una piccola lacuna a c. 21r (presente nella cronaca a-nonima del regno di Napoli200) è stata risolta grazie al confronto con la notizia cor-rispondente tramandata dai Giornali di Giuliano Passero201. Si emenda, infine, la lezione en fato duca d(e) Calabria in en Alfonso duca d(e) Calabria, ritenendo che si tratti del già segnalato (cfr. sopra, n. 176) titolo onorifico en premesso ai nomi di origine spagnola (e cfr. I 53 lo duca d(e) Calabria nomine do(n) Alfo(n)so).

Si segnala che in numerosi casi si è intervenuti sul testo ad emendare quelle che sono state interpretate come patologie “meccaniche” della scrittura di Fuscolillo, che tende ad assimilare e dissimilare graficamente vocali contigue202: ad es., III 17.5 suo moglie > sua moglie; III 38.1 gelere > galere. Non si emenda invece III 58.13 voctoria, perché non è da escludere che si tratti di un fatto fonetico. Nei casi in cui la vocale finale di una parola sia stata sostituita con quella iniziale di una pa-rola seguente, si è preferito non apportare alcuna correzione al testo (es. la anno III 13.2). L’uso grafico potrebbe difatti rispecchiare qui il fenomeno dell’elisione ed avere lo stesso valore del moderno apostrofo, come accade frequentemente, ad e-sempio, in Loise De Rosa203. Ne è una prova, ad es., ne a(n)dò III 35.4, in cui la -erisulta corretta su una precedente a (naandò).

Tutti gli interventi di varia natura (segni, emendamenti etc.) di cui si dà notizia in apparato si intendono operati, se non meglio specificati, dallo stesso Fuscolillo. Vanno a testo le integrazioni apposte successivamente dal canonico in margine alle proprie annotazioni, perché esse costituiscono parte integrante delle Croniche, do-cumentandone il valore progressivo204; esse vengono invece segnalate solo in appa-rato quando riguardano riferimenti interni ad altri libri o carte (es. reverte follium, sequita ad carti…etc.). Sono state trascritte in apparato anche le correzioni apposte da Cristofano Grimaldo, dato che lo stesso Fuscolillo mostra esplicitamente di non riconoscerne la validità; sono state accettate invece a testo le due integrazioni ag-

200 Cfr. § III.1.2.201 Si tratta dell’integrazione [lo figlio]; cfr. Bibl. Naz. Napoli, Branc. IV B 10, c. 60r: et ancora

ammazzaro lo figlio dello conte di Capaccio per mano di d. Consalvo Ferra(n)te.202 Per le particolarità grafiche dei Ricordi di Loise, in cui pure si registra di frequente la tendenza

all’assimilazione e dissimilazione grafica, cfr. V. FORMENTIN, Scrittura e testo...cit., pp. 16 s.203 Ad es., in Loise si legge la abbe in luogo di lo abbe: cfr. V. FORMENTIN (a. c. di), LOISE DE

ROSA, Ricordi…, cit., to. I, pp. 94-5.204 Cfr. III.3.

Introduzione LXXXVII

giunte in margine a due annotazioni da una mano non identificata205, perché esse mostrano una certa vicinanza e compartecipazione ai fatti narrati e non è da esclu-dere che siano state inserite con il suo consenso. Per lo stesso motivo, infine, si è lasciata a testo la breve annotazione della mano α, reputando, da un lato, di aver ri-spettato in questo modo la stessa volontà del canonico, che sembrerebbe aver guar-dato con delicata comprensione all’ingenua annotazione della piccola Vittoria della Pietra, e di dar prova in modo esemplare, dall’altro, della natura “aperta” di questo interessantissimo diario delle vicende di Sessa Aurunca.

IV.2. L’edizione Capasso

Accingendosi alla sua pur pregevole iniziativa editoriale, Capasso era però destina-to inevitabilmente a fare i conti, per così dire, con un “difetto” d’origine: quello di essere uno storico, come è ovvio, più che un filologo e/o un linguista206.

Nella breve introduzione premessa all’edizione207 difatti, lo studioso si limitava solo a dare una sommaria descrizione del contenuto del codice, senza addentrarsi nei complessi problemi relativi alle modalità di composizione del testo. Capasso, tra l’altro, non si accorse della presenza nel manoscritto di carte redatte da altre mani e, se pure segnalava la decisione di trascrivere solo una parte dell’ampio ma-teriale cronachistico raccolto da Fuscolillo, operando una mirata e dichiarata sele-zione, non accennava però minimamente, d’altro canto, alla scelta di pubblicare quelle stesse notizie, ad evidente utilità del lettore, secondo una lineare sequenza cronologica priva di corrispondenza, tuttavia, con la reale struttura delle Croniche di cui, in sostanza, non colse la natura “progressiva” ed aperta.

Capasso, dunque, trascrisse per intero unicamente la cronaca anonima del regno di Napoli (vale a dire la sezione contrassegnata dal canonico come primo libro) e solo parzialmente, raggruppandole sotto l’inesatta208 definizione di «Note estratte dal libro II e III delle Croniche», le annotazioni originali relative a Sessa Aurunca (in parte presenti effettivamente nel secondo libro e in parte maggiore giustapposte, in realtà, dopo il libro terzo, senza apparente incipit209) tra le quali, però, preferì tralasciare «quelle di minore importanza, o estranee alle nostre provincie» e stam-pare «solamente le altre che ci riguardano e meritano l’attenzione de’ posteri»210.Le scritture formanti il terzo libro furono invece «più opportunamente riserbate per

205 Cfr. § II.9 e III.4.206 Relativamente recente, del resto, è la data di nascita della disciplina, con l’istituzione nel 1938 a

Firenze della prima cattedra di Storia della Lingua Italiana, affidata a Bruno Migliorini, e la successi-va pubblicazione della sua monumentale storia della lingua italiana (cfr. B. MIGLIORINI, Storia della lingua italiana…, cit.).

207 Cfr. B. CAPASSO, Le cronache de li antiqui ri…, cit., pp. 35-43.208 Così si legge difatti a p. 533 dell’ASPN; ma il terzo libro delle Croniche, come s’è visto, non

contiene annotazioni originali di Fuscolillo: cfr. § III.1.4.209 Il codice infatti risulta in questo punto mancante di due carte: cfr. il prospetto grafico in § II.4.210 Cfr. B. CAPASSO, Le cronache de li antiqui ri…, cit., p. 42.

Nadia Ciampaglia LXXXVIII

altra pubblicazione»211. Nell’edizione Capasso si leggono così solo ventidue para-grafi del secondo libro (su un totale di sessantatré) e cento otto paragrafi tratti dalle annotazioni originali relative a Sessa Aurunca (su un numero complessivo di tre-centottantotto); in definitiva, meno di un terzo dell’intera opera212.

Scarsa attenzione fu riservata, tuttavia, all’aspetto linguistico del testo. Ne è già una spia, per quanto minima, l’imprecisione con cui Capasso trascrive il nome del religioso: Gaspare, anziché Gasparro213.

In primo luogo, benché lo studioso dichiari nell’introduzione di conservare sempre l’ortografia del manoscritto, correggendola solo «quando essa poteva, coi suoi errori, ingenerare equivoco o dubbio nell’animo del lettore»214, grande anar-chia sembra piuttosto dominare nelle scelte di trascrizione, non sempre dettate da criteri coerenti215. Né tantomeno la suddetta edizione risulta attendibile per chi di essa volesse servirsi come base per uno studio storico-linguistico delle Croniche:Capasso talvolta inserisce arbitrariamente fenomeni del tutto inesistenti216; oppure, al contrario, effettua correzioni di scrizioni che testimoniano in realtà particolari e-

211 Ivi, p. 43.212 Nell’edizione del 1876 risultano infatti trascritti i §§ II 18, 19.1-3, 19.9-11, 21.1-5.21.6-7, 22, 23,

24, 27, 28, 31.4-5, 34.3-4, 35, 36, 37, 38, 46, 53, 54, 55, 58, 59 e i §§ IIa 2, 3, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12, 13, 21, 22, 25, 26, 27, 28, 29, 30, 31, 34, 35, 36, 40, 41, 55, 56, 58, 60, 64, 68, 69, 74, 80, 98, 100, 101, 104, 105, 107, 119, 126, 128, 129, 130, 131, 137, 138, 139, 141, 147, 154, 159, 171, 174, 176, 177, 178, 180, 182, 183, 188, 192, 196, 199, 200, 201, 202, 203, 206, 219, 224, 228, 246, 252, 279, 280, 286, 292, 294, 296, 297, 299, 300, 301.1-4, 304, 305, 306, 307.1-3, 314, 315, 316, 317, 318, 319, 320, 321, 326, 339, 341, 348, 352, 369, 372, 373, 374, 375, 376.

213 L’antroponimo compare infatti con la scempia solo nel titolo del foglio di guardia anteriore (che è però stato apposto da altra mano e dove peraltro suona Gasparo: cfr. n. 13), mentre invece lo stesso Fuscolillo scrive sempre Gasparro. Anche la mano α scrive dopno Gasparro (cfr. testo, II 62.1).

214 Cfr. B. CAPASSO, Le cronache de li antiqui ri…, cit., p. 43.215 Ad esempio, se spesso la grafia ch dinanzi a vocale velare viene uniformata (I 18.1 Bia(n)cha >

Bianca; I 23.1 Bia(n)cha > Bianca, I 74.4 Federicho > federico), non mancano però i casi in cui, al contrario, Capasso trascrive cha/cho invece di ca/co (ad es. cfr. IIa 147.1 duca > Ducha, 56.1 To-schana > Toschana, 57.1 Turcho > Turcho). Medesima sorte tocca alle grafie rappresentanti la nasale palatale, talvolta rispettate (cfr. I 73.1 Spa(n)gnia > Spangnia, IIa 203.1 Spa(n)gna > Spangna), tal-volta invece corrette con un intervento che cancella le tracce di particolari consuetudini grafiche, se non addirittura le testimonianze di un particolare esito fonetico (ad esempio, I 75.1 lengio > legno, I 76.9 pingio > pingnio). Un differente trattamento è riservato anche alle affricate dentali, solo rara-mente rispettate nella loro scrizione originaria (es. I 75.7 marczo > marczo, I 75.8 marczo > marczo,I 75.6 marczo > marzo, IIa 203.1 morze > morcze, I 8.1 Petruczia > petruzia) e alle laterali palatali, nella cui trascrizione si registrano incoerenti ed ingiustificate oscillazioni (es. I 59.1 talgliero > ta-gliero, I 84.6 almiralglio > almiraglio, I 67.3 co(n)silglio > consiglio, IIa 8.1 cavalli > cavalgli, IIa177.1 sallgliero > sallghiero etc). Va detto, però, che maggior attenzione si riscontra invece nella pubblicazione del primo libro.

216 Nell’edizione Capasso si leggono, infatti, alcuni dittonghi metafonetici e/o spontanei, in realtà poco o per nulla rappresentati nelle Croniche: ad esempio, IIa 104.21 giorno > juorno, I 88.9 ge(n)telo(m)mini > genteluomini. Cfr. § V.2.1.1.

Introduzione LXXXIX

siti fonetici217 o fatti morfologici218 o fenomeni di vario genere219; o ancora, com-mette numerose imprecisioni nella trascrizione di protoniche e postoniche220; o, in-fine, si imbatte in eclatanti e fuorvianti sviste221.

Ancora più insidiose si rivelano, infine, frettolose correzioni di apparenti «inuti-li ripetizioni del Fuscolillo»222, da leggere piuttosto come preziose spie sintattiche (impropriamente occultate dagli interventi di Capasso) di una scrittura dalla forte dimensione “orale” che, riproducendo modi e forme del parlato, incorre in tematiz-zazioni, cambi di progetto nella costruzione della frase e involontari chiasmi: tutti fenomeni, questi, diffusissimi nell’espressione orale, scarsamente pianificata e in continua ristrutturazione. Si consideri, ad esempio, il periodo seguente:

«et p(er)ch(é) lo dicto Pietr<o> Grella, secu(n)do deceva la carta messa in piaczia, se tro-vò ch(e) ad Capua valeva la carne d(e) vaccha lo rotholo vinti dinari p(er)ch(é) ce stava uno tornese p(er) rotholo p(er) le mura ch(e) se facevano in Capua p(er) la gabella posta da ca-puani, et la carta no(n) ce lo reservò p(er) non saperno più li sessani tale adverte(n)cia d(e) gabella d(e) Capua, bisognò lo dicto Pietri ve(n)der(e) ad vinti dinari la vaccha.» (IIa228.3).

È evidente, in questo caso, un cambio di progetto nella costruzione della frase. Infatti, secondo un fenomeno diffusissimo nel parlato e qui riprodotto nella scrittu-ra, la proposizione causale viene bruscamente interrotta e lasciata in sospeso, sull’impeto di una costruzione sintattica che rispecchia fedelmente il parlato. Ma Capasso, per quieto vivere, elimina meno problematicamente lo dicto Pietr<o> Grella; nell’edizione del 1876 si legge difatti:

«et p(er)ch(é) lo dicto Pietr<o> Grella, secu(n)do deceva la carta messa in piaczia, se tro-vò ch(e) ad Capua valeva la carne d(e) vaccha lo rotholo vinti dinari p(er)ch(é) ce stava uno tornese p(er) rotholo p(er) le mura ch(e) se facevano in Capua p(er) la gabella posta da ca-puani, et la carta no(n) ce lo reservò p(er) non saperno più li sessani tale adverte(n)cia d(e)

217 Ad esempio, è eliminato con disinvoltura l’interessante sviluppo consonantico NG> ñ (I 65.1 lo-gno > longo), il betacismo (I 2.2 ad Veneve(n)to > ad benevento), il raddoppiamento della nasale in-tervocalica (I 69.2 lu(n)nedì > lunedì, I 78.6 no(m)minata > nominata, II 30.1 co(m)ma(n)dame(n)to > comandamento, II 30.4 nu(m)mero > numero, II 36.12 se(m)minare > seminare etc.).

218 Ad esempio, Capasso elimina con i suoi interventi alcuni infiniti apocopati (I 89.6 fece rende > fece rendere, IIa 13.1 mecte > mecter) e forme forti del perfetto (I 86.10 posse > pose).

219 Spesso, ad esempio, si eliminano le tracce della metatesi (I 75.1 vernedì > venerdì, I 84.5 calva-chò > cavalchò); oppure, si inserisce l’epitesi (I 89.6 ne è > ne ey) forse estendendo erronemente un uso solo in due casi effettivamente presente (I 12.1 èy, IIa 33.2 hèi).

220 Ad es. I 78.10 pognalo > pugnalo, I 81.1 vergene > vergine, IIa 8.3 trovarrite > truvarrito, IIa11.3 sessani > sissani, IIa 11.4 nesciuno > nisciuno, IIa 22.1 quidici ducati > quindeci docati etc.

221 Valga per tutti l’equivoco che porta a trascrivere il toponimo Barberi ‘la piazza delli Barbieri’ II 24.1 in harberi ‘alberi’, scaturito dal mancato riconoscimento del monottongo (l’area sessana non è soggetta difatti a dittongamento: cfr. § V.2.1.1).

222 Cfr. B. CAPASSO, Le cronache de li antiqui ri…, cit., p. 533.

Nadia Ciampaglia XC

gabella d(e) Capua, bisognò lo dicto Pietri ve(n)der(e) ad vinti dinari la vaccha.» (IIa228.3).

Anche nei periodi riportati di seguito gli interventi di Capasso eliminano altret-tanti interessanti esempi di cambio di progetto della frase in cui Fuscolillo è incor-so nel tentativo, indubbiamente un po’ maldestro, di mettere per iscritto il proprio discorso che rimane, in sostanza, ‘orale’:

a. «(…) fo nova ch(e) li soldati adbuctinati d(e) s(ignore) Alonso ch(e) stavano ad Cervano et Sa(n)to Elia d(e) la batia d(e) Sa(n)to Germano d(e) Mo(n)tecasino, ch(e) se diceva ch(e) veniano in Sessa.» (cfr. testo, IIa 28.1).

«(…) fo nova che li suldati adbuctinati de signore Alonso, che stavano ad Cervano et Santo Elia de la batia de Santo Germano de Mo(n)tecasino, ch(e) se diceva ch(e) venivano in Ses-sa.» (ed. Capasso 1876).

b. «(…) in Sessa ce fo nova che la armata del Turcho del Barbarosso, capitanio d(e) dicta armata, fo nova in Sessa ch(e) l’armata havea abrusiata P(ro)ceda et u(n) casale d(e) Ischa.» (IIa 27.1).

«(…) in Sessa ce fo nova che la armata del Turcho de Barbarosso Capitanio de dicta armata fo nova in Sessa ch(e) l’armata havea abrusciata Proceda et un casale de Ischia.» (ed. Ca-passo 1876).

Analogamente, Capasso tenta di risolvere alla ben meglio alcune costruzioni sintattiche a suo parere “errate”: si tratta di tematizzazioni a sinistra con relativo anacoluto:

c. «A dì 20 d(e) iunio 1558 li sessani p(er) ordine de lo s(ignore) do(n) Lope fo facta la mo-stra d(e) li homini de la cità de Sessa.» (cfr. testo, IIa 352.1).

«A dì 20 d(e) iunio 1558 li sessani p(er) ordine de lo s(ignore) do(n) Lope fo facta la mostra d(e) li homini de la cità de Sessa.» (Capasso 1876).

d. «La matina lo r(everen)do ep(iscop)o co(n) can(oni)ci et clero fo facta una p(ro)cessionealla U(n)ciata d(e) Sessa et fo ca(n)tata la messa. » (cfr. testo, IIa 314.3).

«la matina da lo Reverendo episcopo, canonici, et clero fo facta una p(ro)cessione alla U(n)ciata d(e) Sessa et fo ca(n)tata la messa.» (ed. Capasso 1876).

Talvolta, invece, Fuscolillo incorre in involontari chiasmi:

e. «(…) et la ditta armata se esistimava ch(e) ce fosse d(e)(n)tro el Barbarosso et lo pre(n)cepe d(e) Amelfe et lo co(n)te d(e) l’Aguillara in la dicta armata.» (cfr. testo, IIa26.2).

Introduzione XCI

«(…) et la ditta armata se esistemava che ce fosse dentro el Barbarosso et lo prencepe de Amelfe et lo conte de Laguillara in la dicta armata.» (ed. Capasso 1876).

Non sfuggono alla reprimenda del Capasso anche le più comuni concordanze ad sensum, eliminate con uguale disinvoltura:

f. «(…) ongniuni de lloro decevano.» (cfr. testo, IIa 128.5).

«(…) ongni uno delloro deceva.» (ed. Capasso 1876).

Va da sé, dunque, che a dir poco fuorvianti sono le informazioni di tipo sintatti-co offerte dalla trascrizione dell’ASPN223. Di seguito si può leggere l’elenco com-pleto degli errori (o, se si preferisce, di scelte arbitrarie) di trascrizione riscontrati nell’edizione Capasso224.

Libro primo: 1.1 succissiuni > successiuni, 2.1 admaczato > admazzato, 2.2 ad Veneve(n)to > ad bene-vento, a(m)maczao > admazao, ca(m)pagnia > campagna, 3.1 rebbellao > rebellao, 4.1 mar-czo > marzo, lu(n)nedì > lunedì, incominsao > incominzao, 5.1 Fiore(n)czia > Fiorenzia, 5.2 spacio > spatio, 5.3 succeso > successo, Fiore(n)czia > Fiorentia, 6.1 Aragonia > Ara-gonio, sacchigiao > sacchiggiao, Vechi > vecchi, 7.1 admaczar(e) > admazare, Caracziola > Carazzola, 7.2 fo > fu, 8.1 senescalcho > senescalco, Petruczia > petruzia, 9.1 Raniri > Ra-nieri, 10.1 figliola > filiola, Co(n)sta(n)czia > Costanzia, 11.1 no(vem)b(r)o > novembre, do(m)minicha > dominicha, 13.1 ce fo pogliate > ce fo pegliato, 13.2 ge(n)telo(m)mini > gentelomini, 13.3 portati p(re)sone > portati presoni, Milana > Milano, 14.1 mogliere > mogliera, 15.1 quali era > quale era, 16.1 Ragona > aragona, 16.2 Castilglia > Castiglia, admaczato > admazzato, 18.1 Bia(n)cha > Bianca, Milana > Milano, 19.1 Bia(n)cha > Bianca, Milana > Milano, 21.1 lu(n)nedì > lunedì, Bia(n)cha > Bianca, Milana > Milano, Felippo > filippo, 22.1 mo(n)glier(e) > mogliera, 23.1 Bia(n)cha > Bianca, Milana > Mila-no, 24.1 mo(n)gliere > mogliera, i(m)parator(e) > imperatore, 25.1 inparator(e) > Imparado-re, 26.1 pilgliao > pigliao, sacchigiatola > sacchigiaola, 26.2 talgliao > tagliao, inparator(e) > imparatore, inparator(e) > imparatore, 27.1 Milana > Milano, Fracisco > Francisco, 28.1 Bia(n)cha > Bianca, Milana > Milano, 29.1 terramuto > terramoto, uno alt(r)o > un altro, 30.1 Milana > Milano, 31.1 è > ey, Do(m)minicho > dominicho, 32.1 Ferrate > ferrante, 34.1 Capitinata > Capitinata, 36.1 Atonio > antonio, 36.2 nasseo > nascio, 37.1 Milana > Milano, 37.2 Co(n)sta(n)tino > Costantino, 38.1 Ferrate > ferrante, 40.1 ve(n)ni > venne, Milana > Milano, 43.1 figliole > figliola, plubicao > pubblicao, Ugaria > Ungaria, Ugarie >

223 Si ricordi, a questo proposito, che lo studio sintattico di P. D’Achille (ID., Sintassi del parlato e tradizione scritta della lingua italiana…, cit.), è stato condotto proprio sulla base dell’edizione Ca-passo.

224 In ogni coppia la prima scrizione è la lezione tramandata dal codice, la seconda è invece quella che si legge nell’edizione Capasso. Non si prendono in considerazione, ovviamente, le differenti scel-te relative allo scioglimento delle abbreviazioni (ad es., d(e) > di, moglier(e) > mogliera, s(igno)ri > signuri) e si tralasciano i casi di nasale omessa da Fuscolillo e ripristinata, seppur non costantemente, da Capasso.

Nadia Ciampaglia XCII

Ungaria, 43.2 incoronò > incoronao, 44.1 a(m)maczato > amaczato, Galiaczo > Galiazo, Bia(n)cha > Bianca, 44.1 Alt(r)e soi creati > altri soi creati, 45.1 ’Ragona > aragona, 45.1 de re > del re, 45.1 d’arme > darme, 47.1 da la > de la, 56.2 sforcza > forcza, 58.1 turchi et turche > turchi et turchi, 58.1 zoè > zo’ e’, 59.1 talgliero > tagliero, 59.1 pecczi > peczi, 59.1 gi(n)tilomo > gentilomo, 59.1 gi(n)tilomo > gentilomo, 60.1 d(e) lo re > d(e) re, 60.3 Selerno > Salerno, 60.3 alcero > alzero, 61.1 ad presone > da presone, 62.1 redìo > rendio, 62.1 de la Atorre > de la torre, 64.3 pilgliato > pigliato, 64.4 seque(n)te > seguente, 64.5 adco(n)czate > adconzate, 65.1 bru(n)czo > brunzo, 65.1 logno > longo, 66.2 lor(e) > lor, 67.1 Fracischo > francisco, 67.2 la sale > la sala, 67.3 Venafra > Venafro, 67.3 Bruenacza > Bruencza, 67.3 co(n)silglio > consiglio, 68.1 inpicchati > impiccati, st<o>rssinato > strassi-nato, 68.2 boy > boj, 69.2 lu(n)nedì > lunedì, 69.3 seque(n)te > seguente, 70.2 mercodì > mercudì, Caraccziola > Caracziola, 71.1 mo(n)glier(e) > mogliera, 72.1 Milana > milano, 72.1 Milana > milano, 72.2 Milana > milano, 75.1 vernedì > venerdì, 75.1 lengio > legno, 75.3 i(n)nel > in el, 75.4 et l’aut(r)a > et la ultima, 75.6 marczo > marzo, 76.7 a(n)bbi > al-bi, 76.8 Fera(n)te > ferrante, 76.9 pingio > pingnio, 76.9 zò > zoè, 77.4 le dicte ge(n)te… la sacchigiao > le dicte gente… la sacchigiaro, 77.5 forza > forcza, 78.1 no(m)minato > nomi-nato, 78.2 del co(n)te > el conte, 78.2 capaczia > Capacza, 78.2 A(b)bru(n)czo > abruczo, 78.2 Amelfe > amalfe, 78.3 à abrusiata > a abrusata, 78.3 i(m)ma(g)gine > imagine, 78.6 no(m)minata > nominata, 78.6 cascar(e) > chascare, 78.7 lo fece inbarchar(e) tucti > li fece imbarchare tucti, 78.7 et llà > et là, 78.8 Spa(n)gna > Spagna, 78.9 secza > senza, 78.10 po-gnalo > pugnalo, 81.1 v(er)gene > Vergine, 81.2 sforcza > forcza, 81.2 pilaoce > pigliaoce, 82.1 Vale(n)tia > Valenzia, 83.1 Vale(n)tia > Valenzia, 83.1 crudile > crudele, 83.3 Balzo > balso, 84.1 assedio > assediato, e capitoliczò > capitoliczò, 84.1 passagio > passaggio, 84.4 Orielies > Orliens, 84.4 no(m)mi(na)to > nominato, 84.5 calvachò > cavalchò, 84.6 calvacò > calvacò, 84.6 almiralglio > almiraglio, 84.6 Basignano > Bisignano, 85.1 iovedì > lonedì, 85.3 Senalglia > Senegalglia, 85.6 Spa(n)gia > spagnia, 85.7 Milana > milano, 85.8 a li 7 > ali 8, 85.8 lu(n)nedì > lunedì, 85.8 molglier(e) > mogliera, 85.9 Besi(n)gnano > bisignano, 86.1 Milana > milano (2 volte), 86.1 teneva > tenea, 86.2 re(n)gno > regnio, 86.2 Spa(n)gia > spagnia, 86.3 Milana > milano, 86.4 volso > volse, 86.6 cieche et zo(n)ppi > ciechi et zoppi, 86.6 ne è > ne èy, 86.7 co(n) la > colla, 86.8 Spa(n)gia > spagnia, 86.9 co(n)gnato > cognato, 86.10 posse > pose, 86.10 pu(n)gnale > pugnale, 86.10 tovalglia > tovaglia, 86.10 boccha > bocca, 87.2 como > come, 87.2 p(r)incipe > prencipe, 87.4 mirìo > morio, 87.4 Ja(n)naderno > Joanne Adorno, 88.1 no(m)minata > nominata, 88.2 p(r)icipe > prencipe, 88.5 bactizar(e) > bactezare, 88.5 figliuolo, figliolo, 88.6 li co(m)paro forono > lo comparo fo, 88.7 fino > fine, 88.8 lulglio > luglio, 88.9 ge(n)telo(m)mini > genteluomini, 89.1 pil-gliaro > pigliaro, 89.1 sacchigero > sacchiczero, 89.2 fransese > franzese, 89.3 sachi-gam(en)to > sachiczamento, 89.3 Vale(n)tinos > Valentino, 89.5 le chiave > le chiavi, 89.6 ge(n)tilo(m)mini > gentilomini, 89.6 li regracia(n)doli > rengraciandoli, 89.6 fece re(n)de > fece rendere, 89.7 mogliera > mo(n)glier(e), 89.7 inbarcharo > inbarcaro, 90.2 Frabicio > frabricio, 90.2 Aragona > aragonia, 90.4 a(n)daro > andao, 90.5 intraro > intrao, 90.5 quilli > quelli, 90.6 magzei > magazeni, 91.2 brea(n)tini > bregantini, 91.3 sacchigar(e) > sac-chiczare.

Libro secondo: 19.1-3 spa(n)gnoli > spagnoli, 19.2 co(n)tra > contro, 19.2 Cleme(n)te > Clemento, 19.3 cincho > cicho, spa(n)gnoli > spagnoli, 19.9 Nap(u)li > Napole, Fla(m)migno > Flamigno, Nap(u)li > Napole, 19.10 co(n) tucto > co tocto, 19.11 i(n)factao > infectao, 19.11 i. la > in la, burbo > burgo, 21.1 dece(m)bro > decembre, 21.1 Nap(u)li > Napole, 21.1 inparator(e)

Introduzione XCIII

> Imparatore, 21.3 sono > sonno, 21.5 iperiale > imperiale, 21.5 seccurso > soccurso, 21.5 è iu(n)to… seccurso d(e) todischi, q(u)ale…sta(n)no > è junto….soccurso de todischi, qua-li…sta(n)no; 21.6 iu(n)to > juto, smo(n)tata [l’armata] d(e)l s(ignore) > smontato el signo-re; 21.6 co(n) circha > co circa; 21.6 Agustino > Augustino; 21.7 passerno > passarono, 21.7 spa(n)gnoli > spagnoli; 22.1 tu(m)mulo > tumulo; 22.1 Sessa et casali > Sessa co casa-li, 24.1 i. dì > in dì, sa(n)to > sancto, 24.1 barberi > harberi, 24.1 havea > haveano, 24.1 ho(m)mini > homeni, 24.1 i(m)picchati > inpecchati, 24.1 fe(m)mine d(e) soi pare(n)ti > femmine soi parenti, 27.1 Nap(u)li > Napole, 27.1 inp<e>rator(e) > imperatore, 27.1 li foro facti multo honor(e) > li foro facti multi honori, 27.1 triu(m)fali > triunfali, 27.1 vernedì > vernerì, 28.1 octo(m)bro > octobro; 28.1 p(rese)nte appresso > pagina appresso, 29.1 i(m)parator > imperator, 29.1 Agustus > augustus, 29.1 Castelle > Castellae, 29.1 Sicilie > Siciliae, 30.1 co(m)ma(n)dame(n)to > comandamento, 30.2 foristera > forestera, 30.2 habia > habbia, 30.2 d(e)’ > deve, 30.2 meczo > mezzo, 30.3 scarse > scarsi, 30.3 q(uin)dici > quindeci, 30.4 nu(m)mero > numero, 30.4 la o(n)cze > la oncza, 30.4 gra(n)na > grana, 30.5 ponerrà > ponerà, 34.3 tu(m)mulo > tummolo, 34.3 vintici(n)quo > vinticinque, 34.3 fame > fama, 34.4 tu(m)mulo > tummolo, 34.4 maro > mare, 35.1 vinticinquo > venticinquo, 35.2 se(n)cza > senza, 35.2 existimare > extimare, 35.3 inparator(e) > Imperatore, 35.6 des-sero > disse, 35.7 necessaro > necessario, 35.7 ubidie(n)tia > ubidienza, 35.8 fine ad > fino ad, 35.8 dinari > danari, 35.9 et volse > et volsero, 35.9 farlil<o> aver(e) lo indulto > farli havere lo indulto, 35.9 nessiuno > nessuno, 35.9 inpaczio > impaczio, 35.10 et ch(i) se ne volevano addare in Spania, ch(e) se no potesse a(n)dar(e) > et chi se ne voleva andare in Spagnia, che se ne potesse andare, 35.11 li fece have’ > ci fece havere, 35.11 p(er) mani d(e) lo s. > per mano de lo signore, 35.12 remedio > rimedio, 35.12 le casi > le case, 35.13 invarchero > inbarchero, 35.14 do(m)menecha > domenecha, 36.1 tu(m)mulo > tummolo, 36.2 o(n)gni parte intorno > ogni parte de Regno, 36.2 se(m)minar(e) > seminare, 36.2 p(er) fi’ al > per sino al, 36.2 lo tummolo > lu tu(m)mulo, 36.2 alcuna p(er)sona > alcune perso-ne, 37.1 Cesaria Maiestà Carolo > cesarea maestà Carlo, 37.2 Ma(d)do(n)na > madonna, 37.2 et mecze, et > et mecza, et, 37.4 nessciuno > nesciuno, 38.2 infirmità > infermità, 46.1 ho(m)mini > homini alle moline > alla molina, 46.1 oppila(n)doce > appila(n)doce, 46.2 co(m)misario > commissario alli a(n)ni > a li anni, 46.2 ciò > cioè, 46.2 sopre > sopra, 46.2 subbito fosse > subito fusse, 46.2 oppilacioni > appilacioni, 46.3 ducati > docati, 46.3 se(n)te(n)tia > sentenza, 46.3 subbito > subito, 46.3 frabiche > fabriche, 53.1 magio > mag-gio, 53.1 dicta > decta, 53.2 harria > havria, 53.2 2 dicta > decta, 53.2 cento seu circha > centosei circha, 53.2 corverter(e) > convertere, 53.2 mast(r)i > masti, 53.3 gramatica > grammatica; ducati > docati, 53.4 far(e) > far, 53.4 corverta > converta, 53.6 causu > casu, 53.6 do(n)natione > donatione, 53.7 instrome(n)to > istromento, 53.7 el capitanio > il capi-tanio, 53.7 sidici > sindici, 53.7 Floradasa > Floradaso, 53.7 Fusculillo > Fuscolillo, 54.1 idictionis > indictionis, 54.2 mast(r)i > masti, 54.2 mast(r)o > masto, 54.2 mast(r)o > masto, 54.2 tucti dui mast(r)i > tucti e dui masti, 54.3 so(n)no > sono, 54.3 mast(r)i > masti, 54.4 me(d)dico > medico, 54.4 me(d)dica > medica, 54.5 sta(b)bili > stabili, 54.5 mast(r)i > ma-sti, 54.5 Gramaticha > Grammaticha, 54.6 mast(r)i > masti, 54.6 destribitor(e) > distribito-re, 54.7 d(e) Sessa > di Sessa, 54.7 mo(b)bile > mobile, 54.7 trovarra(n)do > truvarrando, 54.8 usafr<u>cta > usufructa, 54.8 uno par(e) d(e) casi > una parte de casa, 54.8 ca(m)mera > camera, 54.9 succeda le predicte robbe la Nu(n)ciata > succeda a le predicte robbe la Nunciata, 54.9 Nap(u)li > Napole, 54.10 uno la cità > uno a la cità, 54.10 uno alt(r)o la Nu(n)ciata > uno alt(r)o a la Nunciata, 54.10 Napuli > Napoli, 54.12 habbia da poner(e) > habia a ponere, 54.12 me(d)dico > medico, 54.12 sop(r)adicto > supradicto, 54.13 posseno > possono, 54.14 so(n)no > sono, 54.14 Floradasa > Floradaso, 54.15 Lassa lo corpo suo,

Nadia Ciampaglia XCIV

d(e) m(essere) Marcho > Lassa lo corpo suo dicto messer Marcho, 54.15 torcze a(n)cese > torcie accise, 55.1 ienaro > jennaro, 55.1 idictionis > indictionis, 55.1 lo > lu, 55.2 se trovò sindici > se trovano sindici, 59.1 d(e) la Marra > della Marra, 59.1 Bartholomeo > Bartolo-meo, 59.2 apostolicho > apostolico, 59.2 exsecuturiale > exsecutoriale, 59.3 so(n)no > so-no, 59.4 Floradasa > Floradaso, Do(m)micio > Domicio, 59.5 so(n)no > sono, 59.5 si(n)dico > sindaco.

Annotazioni del secondo libro: 2.1 partichularmente > particholarmente, 2.1 et de > et re, 2.2 a li > alli, 2.2 Anto(n)nio Co-lonna > Antonio Colonno, 2.2 dato > dacto, 2.3 ordine dal > ordene del, 2.5 fo(n)sse > fos-se, 2.5 facto > facte, 2.6 pagarie > pagar, 2.7 circha > circho, 2.9 so(n)no > somma, 2.10 lo quale ch(e) se pagasse > la quale se pagasse, 2.12 inter eos loro > inter eos; 3 1 ducha > Duca, 3.2 et > et el, 5.1 co(m)pa(n)gnie > compagnie, 5.1 Loffreda > loffredo, 6.2 (com)missari > commessarij, 6.2 (com)missari ch(e) voleva > commessarii che volevano, 7.1 far(e) > far, 7.1 facta > facto, 7.1 co(m)pa(n)gnia > compagnia, 7.1 Hermano > Germa-no, 8.1 Fhelippo > Felippo, 8.1 cavalli > cavalgli, 8.1 seque(n)te > seguente, 8.2 exsercito > eserceto, 8.2 co(m)pa(n)gnie > compagnie, 8.2 haveano > havevano, 8.3 trovarrite > truvar-rito, 9.1 pigliero > piglero, 10.1 compa(n)gnia > compagnia, 10.1 compa(n)gnia > compa-gnia, 10.1 alla volta > a la volta, 10.1 contra > contro, 11.1 co(m)pa(n)gnie > compagnie, 11.1 fantarie > fantaria, 11.3 ho(m)mini > homini, 11.3 co(m)ma(n)dame(n)ti > comanda-menti, 11.3 sessani > Sissani, 11.4 l’utimo > l’ultimo, 11.4 nesciuno > nisciuno, 12 1. Ce vende > ce vendero, 13 1. Passa > passò, 13.1 Garlgliano > garigliano, 13.1 mecte > mec-ter, 13.1 li spa(n)gnoli > li spagnuoli, 13.1 adredevano > adrendevano, 13.2 se ne venni > se ne venne, 13.2 passa > passò, 13.2 Stilgliano > Stigliano, 21.1 magio > maggio, 21.1 allo-giar(e) > alloggiare, 21.3 sidici > sindici, 21.3 sidico > sindaco, 21.4 co(m)pa(n)gnia > compagnia, 22.1 q(ui)dici ducati > quindeci docati, 22.1 i llo > in lo, 23.1 covernator(e) > governatore, 23.2 de Sessa > di Sessa, 23.3 Tho(m)masi > Thomasi cidadini > citadini, 24.4 mast(r)o > masto, 24.7 elariato > erariato, 24.8 como è > come è, 26.2 et la ditta armata se esistimava ch(e) ce fosse d(e)(n)tro el Barbarosso et lo pre(n)cepe d(e) Amelfe et lo co(n)te d(e) l’Aguillara in la dicta armata > et se esistemava che ce fosse dentro el Barbarosso et lo prencepe de Amelfe et lo conte de Laguillara in la dicta armata, 26.3 ma tucto > ma a tucto, 26.3 Nap(u)li > Napole, 26.3 et maxima > et maximo, 26.3 P(ro)ve(n)cza > Pruvencza, 26.3 p(er) certo > pe certo, 26.4 Milana > Milano, 25.1 uno vele > uno velo, 25.2 forece > foren-ce, 27.1 in Sessa ce fo nova che la armata del Turcho del Barbarosso, capitanio d(e) dicta armata, fo nova in Sessa ch(e) l’armata havea abrusiata P(ro)ceda et u(n) casale d(e) Ischa > in Sessa ce fo nova che la armata del Turcho de Barbarosso Capitanio de dicta armata ha-vea abrusciata Proceda et un casale de Ischia, 27.1 abrusiata > abrusciata, 27.1 Ischa > I-schia, 27.2 Villafra(n)cha > Villafranca, 27.2 cavalcò > calvalcò, 27.2 Pecczuli > Pucczuli, 27.2 maro > mare, 27.3 et da poi la dicta armata se messe > et da poi se messe, 27.3 Baia > Baya, 27.3 et llà > et là, 27.3 et d(e) poi se partìo dicta armata a la volta > et de poi se partio a la volta, 27.5 una a(n)no > un anno, 27-5 Fra(n)czia > Franzia, 27.5 e<x>istimati > stima-ti, 27.5 circha > circa, 27.5 picczioli > piczioli, 28.1 soldati > suldati, 28.1 fo nova ch(e) li soldati adbuctinati d(e) s(ignore) Alonso ch(e) stavano ad Cervano et Sa(n)to Elia d(e) la batia d(e) Sa(n)to Germano d(e) Mo(n)tecasino, ch(e) se diceva ch(e) veniano in Sessa > fo nova che li suldati adbuctinati de signore Alonso, che stavano ad Cervano et Santo Elia de la batia de Santo Germano de Mo(n)tecasino venivano in Sessa, 28.2 feceno > fecessero, 28.2 defe(n)seone > defensione, 28.2 havessero > havexsero, 28.2 soe robbe > soie robbe, 28.2 lu(n)nedì > lunedì, 28.4 seque(n)te > seguente, 28.5 pecczi > peczi, 28.5 certo > cer-

Introduzione XCV

cto, 28.6 haveano da venir(e)no > haveano da venire, 28.6 ad cavalli > ad cavallo, 28.7 ada-ro > andaro, 28.7 page > paghe, 29.1 (set)tebris > settembris, 29.1 idictione > indictione, 29.1 sidico > sindico, 29.1 merchato > mercato, 29.3 quale fo ellecto un alt(r)o > pel quale fo elletto un altro, 30.2 im prima > in primo, 30.3 sidici > sindici, 30.3 Vice(n)czo > Vin-cenzo, 30.7 molglier(e) > mogliera, 30.8 p(er) no(n) trovarno > per non trovarne, 31.1 do-manio > demanio, 31.2 ducati > docati, 31.3 domanio > demanio, 31.3 do(m)manio > de-manio, 31.3 Riccha > Ricca, 31.4 sop(r)adicto > supradicto, 31.4 Ma(n)so > Manzo, 31.4 tucto officiali > tucti officiali, 31.5 ce stetti > ce stette, 31.5 ducati > docati, 34.2 la inquisi-cione > inquisicione, 34.3 co(n)tra > contro, 34.4 scappular(e) > scappolare, 34.4 è stata > era stata, 34.5 havevano > avevano, 34.5 retenuta > retenuto, 34.5 li fece lassar(e) > lo fece-ro lassare, 34.7 vicerrè > vecerré, 34.7 calvachò > cavalchao, 34.7 pre(n)cepe > principe, 34.7 circa > circha, 34.8 Maiestà > Maestà, 34.8 napolitani > napulitani, 34.8 populi > po-pulo, 34.8 imparator(e) > Imperatore, 34.9 facto > facti, 34.10 desse > disse, 34.11 levero > levaro, 34.11 artelaria > artilaria, 34.11 le particularitate > li particularitate, 34.13 se dice che allo tirar(e)… dicono che se crepò > se dice che allo tirare…se crepò, 35.1 foresciti > forisciti, 35.1 Laure(n)zio > Laurentio, 35.1 denari > dinari, 35.1 de regno > del Regno, 35.5 scaramuczavano > scaramuchiavano, 35.6 spagnoli > spagnuoli, 35.6 artelaria > artel-laria, 35.7 uno altro > un altro, 35.7 chiamato > chiammato, 35.8 bisogna > bisogno, 36 1 spa(n)gnoli > spagnoli, 36.1 fo una certa nova, co(n) dir(e) che li homini…se deceva che volevano > fo una certa nova con dire che li homini…volevano, 36.2 fo exposto > fe’ expo-sto, 36.2 coverno > governo, 36.2 abisogna(n)do > abisognanti, 36.3 disseo > dissiro, 36.4 Galluzio > Galluczio, 36.6 36.6 ordine > ordene, 36.6 preposito > proposito, 36.7 sequi-tar(e) > seguitare, 36.8 36.8 augusto > agusto, 36.8 passò > passao, 36.10 forono > furono, 36.10 forasciti > forosciti, 36.10 fora de > foro de, 36.11 ordine > ordene, 36.11 subito ma(n)dato > mandao, 36.11 facesse > facessero, 36.12 u(n)sciero > usciero, 36.13 beso-gnero > bisognero, 36.13 fugir(e) > fuggire, 36.13 maxima > maxime, 36.14 augusto > agu-sto, 36.14 ispano como > como, 36.15 adio(n)gere > adjungere, 36.17 descrectione > di-screptione, 36.18 de q(ui)lli > di quilli, 36.18 archipiscopato > archiepiscopato, 36.18 vicer-ré > vecerré, 36.20 succese > successe, 36.20 ne fe’ > ne tene, 36.21 un tro(m)becta > una trombecta, 36.22 de poi > da poi, 36.22 pate > pote, 36.22 ge(n)tilomini > gentiluomini, 36.25 <de>o > dero, 36.26 a(m)ma(n)cero > ammaczaro, 36.26 fo facto > lo facto, 36.26 che fo facto per facto > che fo tucto per facto, 40.1 milglia > miglia, 40.1 fiumo > fiume, 40.1 mo(n)ta(n)gnola > montagnola, 40.2 infirmitate > infermitate, 40.2 ch(e) de manera > de manera, 40.2 so(n)no > sono, 40.2 processiuni > processioni, 40.3 passe(n)no > passan-no, 40.3 adnegaro > adnegnero, 40.4 haveno > haveano, 40.4 d(e) le lore infirmitate > de loro infirmitate, 40.4 cera > terra, 40.4 el giorno > al giorno, 40.5 llà al > là al, 40.5 li desse > li disse, 40.5 de li lori > delli lori, 40.5 Idio > Iddio, 40.5 audito > haudito, 40.6 do(m)madero > domandero, 40.8 retornero > ritornero, 40.9 processiune > processiuni, 40.9 infirmi > infermi, 40.9 lore infirmitate > loro infirmitate, 40.12 figliolo > figliuolo, 40.12 demostrati > dimostrati, 40.13 doie > doe, 40.14 sequente > seguente, 40.17 miraculi > mi-racoli, 40.17 di varii > de varia, 40.17 cieche et mute > cieche et muti, 40.17 secondo > se-conde, 40.17 di Capua > de Capua, 41.1 calace > calece, 41.1 lemosine > limosine, 41.1 da castello > de castello, 55.1 i. dì > in dì, 56.1 solle(n)nità > sollenità, 58.1 lo octava > la oc-tava, 58.1 solita > solito, 58.1 incengni > ingegni, 58.1 Nabucdanasorre > Nabuccodanasor-re, 58.1 A(n)denago > adenago, 58.4 me(d)dico > medico, 60.1 ho(m)mini > homini, 60.1 p(rese)nte > presenti, 64.1 co(n)siglio > consilio, 64.1 Sessano > Sessa, 64.2 respo(n)dereno > rispondereno, 68.2 Carrafha, 68.2 de poi > Carraffa, che poi, 69.2 speczata > spezzata, 69.2 si possi > si possa, 80.1 co(n)ta(m)mine(n)no > contaminanno, 80.1 vicerré > vecerré,

Nadia Ciampaglia XCVI

80.2 pre(n)cipio > principio, 80.2 napolitani > napulitani, 80.3 spa(n)gnoli > spagnoli, 80.3 napolitani > napulitani, 80.3 ordine > ordene, 80.4 focho > foco, 80.4 co(n)tra d(e) Nap(u)li ch(e) no(n) lo volevano fermar(e) vecerré > contra de napolitani che non lo volevano fer-mare vecerré, 98.1 adssectò > adsectò, 98.1 co(n)vernator(e) > covernatore, 98.1 ho(m)mini > homini, 98.1 d(e) arme > d’arme, 98.3 como li alcuni alt(r)i > como alcuni alt(r)i, 98.4 piaczia > piazza, 98.4 usciano > ussciano, 98.4 piaczia > piacza, 98.5 do(n)ne > dove, 98.6 vinticinquo > vinticinque, 98.6 do(n)ne > dove, 98.7 adpertenea > adperteneva, 98.8 Vi-ce(n)czo > Vincenzo, 100.1 covernatore > governatore, 100.1 co(m)pa(n)gnia > compagnia, 100.1 ho(m)mini > homini, 100.1 Napuli > Napoli, 100.2 ho(m)mini > homini, 100.2 d(e) farno > de farne, 100.3 corverno > coverno, 100.4 sop(r)adicti > sup(r)adicti, 100.5 so(n)no > sono, 100.5 sidico > sindici, 100.8 el grassieri > el grassiere, 101.1 septebro > septembro, 101.1 la porte > la porta, 101.1 officiale > ufficiale, 101.1 adpartati > adportati, 101.1 la porte > la porta, 101.2 nove(m)bo > novembro, 101.2 ordine > ordene, 101.2 sop(r)adicti > sup(r)adicti, 101.2 p(er)soni > persuni, 104.1 dello > de lo, 104.1 in la p(ro)cessione d(e)l Corpo d(e) (Cristo) fo una bella processione > fo una bella processione, 104.1 ordene > or-dine, 104.1 delli ho(m)mini > delli homini, 104.1 de arme > d’arme, 104.2 li do(d)dici > dodici, 104.2 inge(n)gni > ingegni, 104.2 fo facta > fo facto, 104.4 alla Unciata > a la Nun-ciata, 104.4 una tavolato > uno tavolato, 104.4 ca(n)cziava > cacziava, 104.5 ste(n)ne > ste-va, 104.5 ussciano > usciano, 104.5 ongniuni de lloro decevano > ongni uno delloro dece-va, 104.5 co. multa > con multa, 104.5 tro(m)bbette > trombecte, 104.5 haveano > haveva-no, 104.6 ligua > lingua, 104.6 me(d)dico > medico, 104.6 èi > è, 104.7 bo(n) > buon, 104.8 èi > è, 104.8 piaczia > piacza, 104.8 tro(m)bbecte > trombecte, 104.8 Sigismu(n)do Floradasa > Sigismondo Floradaso, 105.1 Me(n)docza > Mandocza, 105.1 ho(m)mini > homini, 105.1 haveano > havevano, 105.2 Stilgliano > Stigliano, 105.4 ordine > ordene, 105.6 porfidia > perfidia, 107.2 Vice(n)czo > Vincenzo, 107.2 Transa > Tranza, 107.3 Spa(n)gna > Spanna, 107.5 bancha > banco, 107.7 so(n)no > sono, 119.1 ce era > cera, 119.1 piecere > piacere, 119.3 pocha > poca, 119.4 desturbo > disturbo, 119.5 predicha > predica, 119.5 predichava > predicavo, 119.7 Lope > Lopez, 126.1 bello processione > bel-la processione, 126.1 de li > delli, 126.1 Soddomo > Soddoma, 126.1 pe(r) la > pe la, 126.2 U(n)ciata > nunciata, 126.3 ho(m)mini > homini, 126.3 haveva > aveva, 128.1 imparatore > imperatore, 128.1 altecza > altezza, 128.1 Spa(n)gna > Spagna, 128.2 io integno > lo inte-gno, 128.2 ve<ne>(n)no > venne, 128.3 triumfhi > triumphi, 128.4 maxima > maxime, 128.4 usciero > usciro, 128.4 archibisier(e) > archibiscieri, 128.4 allegrecza > allegrezza, 128.4 veniva > venia, 128.4 havea > haveva, 128.4 i(n)na(n)ti > inanti, 128.4 apparechao > apparechiao, 128.4 travata > Fravata, 128.5 allo po(n)te > alle poste, 128.5 capello > cap-pello, 128.5 l’autro > lantro, 128.5 ducha > duca, 128.6 veniva > veniro, 128.6 ad cavalli > ad cavallo, 128.6 Garliano > Gargliano, 128.7 archibuscieri > archibusieri, 128.7 ho(m)mini > homini, 128.8 lo archibusi > li archebusi, 128.8 meczo > mezzo, 128.9 caval-glio > cavaglio, 128.9 uno altro > un altro, 128.9 piano > piana, 128.10 piecere > piacere, 128.11 i mmano > in mano, 128.13 iodice > jodece, 128.14 ipso portava > ipso portovo, 128.14 intercziato > interziato, 128.14 vesta > veste, 128.15 foreno scoppati… duimilia furguri > foreno scappati… dui milia furguri, 128.15 triu(m)fale > triumfhale, 128.15 piece-re > piacere, 128.16 la legname > la ligname, 128.16 Capitanio et dicti, ch(e) > capitanio… che, 128.16 <b>avo > havo, 128.16 patre > padre, 128.17 Oriveto > Orvieto, 128.21 giorno > juorno, 129.1 resposte > risposte, 129.2 co(m)posse > compose, 130.1 domanio > Dema-nio, 130.3 se trovò > si trovò, 130.3 pregandolo > pregandoli, 130.3 multo > multa, 130.3 regratianno > rengratianno, 130.3 a(n)nimo > animo, 130.3 adchora > anchora,130.4 uno ca(n)taro > uno cantara, 131.1 Roccha > Rocca, 131.1 lo prese(n)to > lo presente, 131.1 le

Introduzione XCVII

verine > verrine, 131.1 inte(n)gno > integno, 137.1 lo(n)gna > longa, 137.2 havevano > ha-veva, 138.1 qui(n)dici > quindeci, 138.1 Cesaro > Cesare, 138.2 piecere > piacere, 138.2 ma(n)teniva, 139.1 Pirri > Pirro, 139.1 alli dì passati > allo dì passato, 139.1 porole > paro-le, 139.1 ussciti > usciti, 139.2 cu(n)ssì > cussì, 139.3 nessciuno > nissciuno, 141.1 2 ad morto > ad morte, 141.3 delli porczi > delli poveri, 147.1 duca > Ducha, 147.1 ad hora dui de nocte vel q(ua)le circa > a hore dui de nocte del quale circa [si tratta probabilmente di un’inversione compiuta da γ, e pertanto si è corretto nell’edizione in vel circa, q(ua)le], 147.1 maxima > massima, 147.1 licterata > licterato, 154.1 fonecello > funicello, 154.1 lo funicello > lu funicello, 171 p(er) ordini > per ordine, 171.1 Toleto > Toledo, 176.1 vespera > vespero, 177.1 sallgliero > sallghiero, 178 1 se partero > si partero, 178.1 alti mari > altri mari, 180.1 monta(n)gne > montagne, 180.1 no(n) se romase pocha ge(n)te in Sessa tale crudilità > non ce romase che pocha gente in Sessa, 180.2 (com)me(n)ssari > commessarii, 180.2 iu(n)gneano > jugneano, 180.2 gra(n)dissime (com)messioni > grandissima commes-sioni, 182.1 Mola > Molo, 182.2 ho(m)mini > homini, 182.2 d’arme > darme, 183.1 La nocte > Le nocte, 183.1 do(n)ne > dove, 183.2 fugir(e) > fuggire, 183.2 ho(m)mini > homi-ni, 183.2 q(ui)sti > quilli, 183.3 adbisognò > abbisognò, 188.1 adrrobbato > adrobbato, 188.1 allo rio > alla via, 188.1 carrugio > carrugio, 192.1 misser(e) > messere, 192.2 Spiritu Sa(n)to > Spirito Santo, 196.1 fine > fino, 196.2 lo pario > lo palio, 196.2 u(n)ssce(n)no > uscenno, 196.2 lo pario > lo palio, 196.3 lo pario > lo palio, 196.3 Pascali > Pascale, 196.4 Tra(n)sa > Transo, 196.4 Bartolomeo > Bartholomeo, 196.5 socte lo pario > socto lo palio, 196.5 <s>te(n)do > stando, 196.5 cioviale > chioviale, 196.5 tenea > teneva, 196.6 homeni > homini, 196.6 arma > arme, 196.6 homeni > homini, 196.6 ad cavallo > a cavallo, 196.7 socta > socte, 196.7 pario > palio, 196.7 arrivando > adrivando, 196.7 certa scricta > certo scricto, 196.7 la havea facta > lo haveva facto, 196.8 arrivando > adrivando, 196.8 tireo > tirero, 196.8 cirmonie > cerimonie, 196.9 salgle(n)do > salgliendo, 196.9 cirmonie > ceri-monie, 196.9 desse > disse, 196.9 la oratione > le oratione, 196.9 intervenuta > intervenuto, 196.10 et là > et llà, la prod<u>tò > lo producio, 196.10 gustumi boni > quistiuni boni, 196.11 Galiaczo > Galeazzo, 196.11 ringratiandolo > ringraziandolo, 196.11 accogle(n)ze > accoglienze, 199.1 et 20 > del mese, 199.1 compa(n)gnia > compagnia, 199.1 lochote-ne(n)te > locutenente, 199.2 ho(m)mo > homo, 199.2 im > iu, 199.2 fece > feci, 200.1 compa(n)gnia > compagnia, 200.1 stecto > stecte, 200.2 Sorbbello > Sorbello, 200.2 co(m)messione > commissione, 200.2 p(er) fini > perfino, 200.2 li deceva cor(e) > li deceva core, 202.2 spa(n)gnoli > spagnoli, 202.3 al presente > ad presente, 203.1 febraro > febbra-ro, 203.1 trapassao > trapassò, 203.1 Petro > Pietro, 203.1 Toledo vicerré de Nap(u)li > To-ledo, 203.1 morze > morcze, 206.1 Pietro > Pedro, 206.1 intrata > entrata, 206.1 figlolo > figliolo, 201.1 collateral > collaterale, 202.2 mercor(e) > mercordì, 202.2 vener(e) > vener-dì, 202.2 fo > fu, 202.2 di > de, 202.2 molta > multa, 202.3 Et il > Ed il, 202.3 far > fare, 202.4 vener(e) > venerdì, 202.5 n’a(n)dò > ne andò, 202.5 Cardenale > Cardinale, 219.1 iu(n)nio > Iunio, 219.1 publico > pubblico, 219.1 covernator(e) > governatore, 219.1 de la > della, 219.1 dello > de lo, 219.2 foreno ordinato lo s(ignore)… et m(essere) > foreno or-dinati lo s(ignore)… et m(essere), 219.2 eliger(e) > eliggere, 224.1 el passato > il passato, 224.1 uno anno > un anno, 224.2 officii > ufficii, 224.2 co(m)parao > comprao, 224.3 offi-cii > ufficii, 228.1 lo comparao > lo comperao, 228.3 Lo co(n)trato li <sidici > d(e) p(rese)nte a(n)no fo facto > Lo contracto da li sidici de presente ano fo facto, 228.3 gua-da(n)gno > guadagno, 228.3 czacch(e) ciuse > czianche chiuse, 228.3 et p(er)ch(é) lo dicto Pietr<o > Grella, secu(n)do deceva la carta messa in piaczia > et perché secundo deceva la carta messa in piacza, 228.3 rotholo > rotolo, 228.3 uno tornese > un tornese, 228.3 rotholo > rotolo, 228.4 vendono > vendeno, 228.4 officii > ufficii, 246.2 adteso > atteso, 252.1 pas-

Nadia Ciampaglia XCVIII

sò > passao, 252.1 spa(n)gnoli > Spagnoli, 252.1 passata > passato, 252.1 giurni > giorni, 252.2 allogiasse > alloggiasse, 252.2 ch(e) ce a(n)dava > che ce andavano, 279.1 septe tor-nisi > septe tornese, 280.1 el r(everen)do > il reverendo, 280.1 vecerè > vecerrè, 286.1 ca-valglii liegieri > cavalgli legieri, 286.2 co(n)gnomi > cognomi, 286.2 faczie > faczia, 286.2 d(e) l’homo > faczia dell’homo, 294.1 co(m)pa(n)gnia > compagnia, 294.1 de > del, 294.1 Rocca > Roccha, 294.1 sop(r)adicti > supradicti, 294.2 cononici > canonici, 294.2 p(er) co-nonici et più > per canonici, 294.2 cononici > canonici, 294.3 colonello > colonnello, 294.3 relegiosi > religiosi, 294.3 Sessa fecero far(e) la resegna de(n)ctro > Sessa fece fare la rese-gna dentro, 294.3 inpollecte > impollecte, 294.6 co(m)pa(n)gnie > compagnie, 294.6 lo al-logiame(n)to > li allogiamenti, 294.6 inpollecte > impollecte, 294.6 nessciuno > nisciuno, 294.6 intreponer(e) > interponere, 294.7 le casi > le case, 294.7 ed de quilli > de quilli, 294.7 elessero > et elessero, 296.2 li sidici > li sindici, 296.3 li sidici > li sindici, 296.3 in-pediti > impediti, 296.4 le lieni > li lieni, 297.1 li sopradicti > li supradicti, 297.1 com-pa(n)gnia > compagnia, 297.1 Georgio d(e) Orio > Giorgio Dorio, 297.1 compa(n)gnie > compagnie, 297.1 Monphino > Monfhino, 299.2 cinquo > cinque, 299.2 u(n) > nu, 299.2 dudice > dudece, 299.2 tredici > tredeci, 299.3 desse > disse, 299.3 subbito > subito, 300.1-2 1. Ducha > Duca, 300.2 ho(m)mi > homini, 300.2 pagasse > pagassero, 300.3 tre parti > tre parte, 300.2 cente et undici > cento et undeci, 301.1-4 1 Pandolfho > Pandolpho, 301.1 Paschali, Pasclali, 301.1 sop(r)dicto > supradicto, 301.2 pagò la tassa > pagò pe la tassa, 301.3 le casi > le case, 301.3 la cercha > la cercha del grano et, 301.3 noscosto > nascosto, 301.4 Roccho > Rocco, 301.4 levarece > levarele, 301.5 allogiato > adlogiato, 304.1 co(m)pa(n)gnia > compagnia, 306.1 o(n)gni > ogni, 306.1 foressiti > forressiti, 306.1 co(m)pa(n)gnia, 306.1 co(m)pa(n)gni > compagni, 307.1 li havea mandati > ci aveva man-dato, 307.2 iu(n)gneva > iugneva, 307.2 <t>irate > intrate, 307.3 anchora > ancora, 307.4 magio > mogio, 314.1 lictera > lettera, 314.1 tosorero > tesorero, 314.1 colclusa > colchya, 314.1 Palestrino > palestrina, 314.1 l’una > una, 314.2 certa pocha > certo poco, 314.3 La matina lo r(everen)do ep(iscop)o co(n) can(oni)ci et clero fo facta una p(ro)cessione alla U(n)ciata d(e) Sessa et fo ca(n)tata la messa > la matina da lo lo Reverendo episcopo, cano-nici, 314.3 Ma(d)do(n)na > Madonna, 315.1 Cinquocento > cinquecento, 315.1 todischi > todizchi, 315.1 Roccha > Rocha, 315.2 no(m)minatur > nominatur, 315.2 cononici > cano-nici, 315.2 preiti > preite, 315.2 avessero > havessero, 316.1 remase > rimase, 316.1 far(e) fra(n)cho li previti > far franchi le previti, 316.1 soperiori > superiure,316.1 havessa > ha-vesse, 317.1 inbarchare > per imbarchare, 318.1 havese > havessero, 319.1 cavallgli > ca-valgli, 319.1 Thodischi > Todischi, 320.1 haveano magnati > havevano magnato, 320.1 si-dici > sindici, 320.1 ho(m)mini > homini, 320.2 ordinò > urdinò, 321 1 tummulo > tummo-lo, 321.1 u(n)dici > undeci, 326.1 inbarchar(e) > imbarchare, 326.1 spa(n)gnoli > spagnuo-li, 326.1 dudicimilia > dudice milia, 326.1 Abla > Alba, 326.2 potevano > poteano, 339.1 facta > facto, 339.1 sacrificio > sagrificio, 339.1 Abraa(m) > Abrama, 339.1 co(n)adunate > coadunate, 341.1 fu co(m)prata > fo comprato, 341.1 Lucreczia Caraziola > Lucrezia Cara-giola, 341.1 codam > condam, 341.1 Vice(n)czio > Vicenzio, 341.2 fu > fo, 341.2 p(r)edicta > predicto, 341.2 decta > dicta, 348.1 ciqua(n)ta > cinquanta, 348.1 quante > quanto, 348.1 far(e) > far, 348.2 mo(n)ta(n)gna > montagna, 348.3 Toralto > toraldo, 352.1 ciquece(n)to ho(m)mini > ciquecento homini, 352.1 p(er) li casali > per casali, 352.1 roma-se > rommase, 352.2 lo turre > turre, 352.2 Imato > mato, 352.2 tucti > tocti, 352.2 scavi > schiavi, 369.1 Thoraldo > Thoralto, 369.1 velevano > volevano, 376.1 ca(m)pa(n)gna > campagna.

Introduzione XCIX

V. DESCRIZIONE LINGUISTICA225

Premessa

L’analisi della specifica dimensione testuale delle Croniche è di importanza fonda-mentale ai fini di una corretta indagine linguistica; è necessario, infatti, considerare sia la particolare composizione dell’opera, divisa in tre libri dei quali solo il secon-do e le relative annotazioni sono da ritenere scritture “spontanee” e non trascrizione di altre fonti (II e IIa), sia la struttura aperta del nostro testo, in un certo senso “libro a più mani”, come mostrano i contributi di altri scriventi solo in parte autorizzati da Fuscolillo (α, β, γ), i documenti (copie di bandi, relazioni) trascritti o materialmen-te inseriti dal canonico nel corpo stesso del manoscritto (δ) ed infine le integrazioni e gli interventi, per quanto minimi, lasciati da qualche lettore un po’ troppo inva-dente. È dunque sembrato opportuno documentare la differente distribuzione di ogni fenomeno entro le varie sezioni della cronaca e condurre parallelamente lo spoglio anche nei paragrafi redatti dalle altre mani, onde evitare di attribuire arbi-trariamente a Fuscolillo tendenze imputabili piuttosto ad una fonte che ne abbia condizionato la scrittura, nel primo caso, o ascrivibili addirittura ad altri scriventi, nel secondo. Nelle scritture spontanee, difatti, si registrano talvolta esiti marcata-mente differenti da quelli presenti nel primo e terzo libro e, analogamente, fenome-ni linguistici non omogenei si leggono nei paragrafi redatti da Fuscolillo e in quelli

225 Il commento linguistico che qui si presenta si basa su uno spoglio elettronico condotto sull’intero testo. Nel rinvio alle forme, si indica con numeri romani il libro (I, II, IIa, III); la prima cifra araba indica il paragrafo, la seconda il segmento sintattico (ad es., ochio III14.2), secondo la divisione adottata nell’edizione critica (cfr. § IV.1). Poiché i paragrafi I 107-110 sono in realtà annotazioni spontanee del secondo libro (1561-63) inserite nelle car-te finali del primo (cfr. § III.1.2, n. 91), le relative occorrenze vengono indicate nello spo-glio ponendo in apice il simbolo IIa (es. Gyeronimo I 107.1IIa). Una lineetta obliqua precede gli eventuali controesempi. Si citano, di norma, tutte le forme utili a documentare un dato esito linguistico; solo nei casi in cui una amplissima attestazione renderebbe superflua ed ingombrante una registrazione puntuale, si è preferito piuttosto operare una mirata selezio-ne. Per ogni forma, considerate le numerose occorrenze offerte dalle Croniche, si rinvia fi-no ad un massimo di cinque esempi (ridotti a tre, se non particolarmente significativi), po-nendone tra parentesi tonde il numero complessivo; laddove sussistano differenze significa-tive nelle attestazioni offerte da ciascun libro, si indicano per ognuno al massimo tre occor-renze e si indica tra parentesi tonde, preceduto dal segno +, il relativo numero di frequenza, così da rendere più facilmente visibili le differenze linguistiche esistenti tra le varie parti del testo: [ad es., ebbe I 5.2, III (+4) 11.5, 21.7.9, hebbe I (+17) 18.1, 19.1, 20.1, II 3.2, IIa(+7) 79.4, 109.1 (2 volte), 144.2, III (+19) 20.1.2, 24.1]. Le informazioni fornite dall’apparato sono utilizzate durante lo spoglio per avvalorare e meglio documentare una data tendenza linguistica: ad esempio, alcune correzioni effettuate successivamente da Fu-scolillo in taluni casi rivelano l’incertezza dello scrivente nella resa grafica di determinati fonemi. Per ogni fenomeno si elencano, quando lo spoglio lo consente, anche le relative attestazioni offerte dalla mani α, β, γ; si esclude infine dal commento, trattandosi della co-pia di un bando direttamente inserito da Fuscolillo nel corpo del codice, il paragrafo redatto dalla mano δ.

Nadia Ciampaglia C

attribuiti alle mani α, β, γ. Si aggiunga, poi, che lo spoglio ha evidenziato anche per la mano β scelte linguistiche non uniformi, condizionate senz’altro dalla diver-sa natura dei paragrafi (di carattere non solo “spontaneo” ma, come s’è visto, anche “pseudo-letterario”; si consideri, inoltre, che anche β trascrive bandi o copia brani palesemente tratti da altre fonti); nella loro distribuzione è possibile però cogliere una regolarità tale da avvalorare la proposta di ulteriore suddivisione in tre distinti sottogruppi (β1, β2, β3) , già suggerita, in prima battuta, dall’analisi delle condizioni materiali di scrittura226.

V.1. GRAFIE227

Per quanto riguarda gli usi grafici, i tre libri delle Croniche presentano una relativa omogeneità, sostanzialmente non intaccata da motivi di ordine testuale; differenze ben più significative si registrano invece, come progressivamente si mostrerà, nella distribuzione dei fenomeni fonetici e morfologici. Il condizionamento della fonte, per quanto attenuato, si fa comunque in qualche caso evidente: ad esempio, l’uso del grafema y e delle scrizioni gni, ng(i) e nn per la rappresentazione della nasale palatale è circoscritto al solo primo libro e alcuni nessi latini permangono intatti, invece, solo nel terzo.

È opportuno sottolineare che determinate grafie comunemente adoperate da Fu-scolillo, ormai obsolete in pieno Cinquecento, sono tuttavia pienamente plausibili anche a questa data, se ricondotte, come dovuto, ad una dimensione “semicolta”. L’esiguità del materiale offerto dallo spoglio non offre un numero di forme com-plementari sufficiente a formulare un giudizio attendibile per le mani α e γ; qualche dato in più si ricava invece per la mano β, che rivela abitudini grafiche senz’altro più evolute rispetto a Fuscolillo, sia per quanto riguarda la conoscenza e l’uso dei segni paragrafematici, benché oscillanti, sia per quanto concerne la rappresentazio-ne grafica di determinati fonemi; ad esempio, nella resa della laterale e della nasale palatale, β non adopera mai grafie semicolte. Dunque, se questa mano sembra pos-sedere una maggior consuetudine con il volgare scritto, l’analisi del ductus rivela però un andamento ancora incerto, oscillante nel modulo e nell’allineamento: non è da escludere, quindi, ed anzi è plausibile, che il canonico si sia servito di qualche giovane e volenteroso aiutante per la trascrizione di alcune annotazioni.

V.1.1. Grafie dotte

La y è adoperata in modo oscillante e non sempre con valore di semivocale. Si con-sideri, però, che l’uso (ignoto, tra l’altro, a tutte le altre mani), appare fondamen-talmente ristretto al primo libro e si registra solo sporadicamente nel terzo, poiché nelle annotazioni spontanee Fuscolillo, invece, sceglie di norma le rispettive forme

226 Cfr. § II.9.2. Per questo motivo si fornisce l’elenco completo delle forme della mano β suddividendo le differenti occorrenze nei tre distinti sottogruppi β , β2, β3.

227 Si avvisa che in taluni casi (come, ad esempio, nella descrizione delle grafie latineg-gianti) si è preferito elencare le forme secondo un’opportuna selezione.

Introduzione CI

con i. Ad esempio, si legge solo in un caso la forma verbale èy ‘è’ I 12.1, cui si con-trappongono sempre, nelle annotazioni spontanee del secondo libro, èi IIa 104.7 edhèi IIa 33.2; ancora, di contro all’unica occorrenza con y di Ytalia I 76.3, ben undici forme compaiono scritte con i negli altri libri; solo nel primo libro, infine, Fuscolil-lo scrive may, mentre in altre quindici occorrenze opta senz’altro per mai.

La grafia è adoperata con valore di [i] ad inizio parola, per lo più nei nomi pro-pri ed in alcuni toponimi: ysola III 6.5, Ysabella I (+6) 20.1.2, 22.2, 34.1, 38.1, Ypolita I 19.1, 40.1, 41.1, Yscha I 76.1, 90.4/Ischa I 75.2, 76.5 (e si aggiunga il già citato Ytalia I 76.3); solo in yooye ‘gemme, pietre preziose’ III 35.5 ha valore di semivocale (ma gioie IIa 16.2). Dopo vocale, la y compare con valore di [i] in Bel-cayro I 91.9, hayro II 6.2.4, Gayta I 76.6, 96.9 (2 volte), genoysi I 98.1/genoisi I 13.1, genuysi I 98.1/genuisi I 13.1, Loyse I 85.7, 99.2, L[o]yse I 84.4/Loisi IIa 79.1, III 19.5, maystà I 102.1, P(er)loysi I 93.17.

In posizione intervocalica, la y può rappresentare il primo elemento di un dit-tongo: iooye III 35 4, yooye III 35.5, Troya I 34.2, Troyano I 84.5, I 85.9, I 93.10/Troiano I 93.1, Baya I 78.7, I 79.1/Baia IIa 27.3, Trayecto IIa 270.1, TrayettoI 106.4/ Traiecto IIa 270.1. In fine parola la y può indicare anche la semivocale di un dittongo discendente: boy ‘buoi’ I 68.2 (nelle annotazioni spontanee, invece, bovi IIa 3.1, 6.3, 88.1), duy I 94.2/dui (t.+91) I 13.1, 48.3, 51.1, 66.1, 68.1 e doi I53.2, èy ‘è’ I 12.1/èi IIa 118.3, 104.7.8, may I 102.2/mai (+16) I 98.4, II 42.1, IIa85.8. Con valore di semivocale, mayore I 86.6/mayore I 71.2 e moya ‘moggio’ IIa43.1. Avrà invece solo valore diacritico in Gyeronimo I 107.1IIa.

In un solo caso, nel terzo libro, con la y è segnato l’articolo determinativo ‘i’: ypeczi III 19.5.

V.1.2. Grafie latineggianti

Sono numerose nelle Croniche le grafie latineggianti, spesso iperetimologiche. Al-cune particolarità, come la conservazione grafica di alcuni nessi di consonante + L (cfr. § V.2.2.14), si registrano solo nel terzo libro: co(m)place(n)tia III 27.1, SantaClara III 25.10, III 26.2 e Florencza III 32.12, Flore(n)cza III 48.28, Florenczia III32.13; per quest’ultima forma sembra certa la dipendenza dalla fonte, visto che nel primo libro si legge sempre Fiore(n)czia I 53.2, I 5.1.3, Fiorencia I 37.2, Fiorencza I 105.3, Fiorentia I 5.3.

È molto diffuso il gruppo ct non assimilato; sono tuttavia numerosissime, come si può vedere, le false ricostruzioni per l’occlusiva dentale doppia [tt]:

abbacteo III 53.3, abbacter(e) III 19.5, actorno III 27.17, (se) adbuctinaro ‘si ammutinaro-no’ II 23.4, adbuctinati ‘ammutinati’ IIa 28.1.7, adcactapanato IIa 224.1/accattapanato IIa239.1, adcactapane IIa 94.3 (ma adcattapani IIa 100.8, 186.3 e infra, per le occorrenze con pt), adoctivo III 37.1, 39.3, adsectato IIa 94.1, 104.5, adsectò IIa 163.1, adssectò IIa 98.1,assectò III 36.1/assettò IIa 168.1, adspectava IIa 157.1, adspectavano IIa 307.1, afficto II39.2/affitto II 43.2, ardecte IIa 126.1, aspectava IIa 326.1, bacchecta IIa 16.4, barchecta I60.3, bactaglia I 2.2, III (+9) 13.3, 20.2, 21.7/ battaglia III 21.9, 48.9, bactalgliare I 103.4,bactaglie I 55.1, bactalglie I 95.10, bactizar(e) I 88.5, bacticzato I 85.9, bactizato I 24.1,

Nadia Ciampaglia CII

25.1, Barlecta I (+5) 32.1, I 93.7.9, III 48.15, 56.6/Barletta I (+5) 93.5.6.7, III 54.1, bocti I 91.10, bonectina IIa 16.4, buctao I 4.1, buctar(e) I 94.1, IIa 299.1, buctate IIa 344.1, buctatoIIa 259.1, 299.1, 320.1, bucti I 75.4 (2 volte), 85.6, IIa 28.5, buctinati IIa 28.6, buctino I 103.7, ca(n)deloct<e> IIa 130.4, co(m)bacte(n)do I 17.1, dectero I 106.5, dericto IIa 124.3 (ma derritta IIa 123.1), dicta (t. +133) I 5.1, 5.2 (2 volte)/ditta IIa 26.2, III 38.4, dicte (t.+22) I 77.4, 93.5, II 11.2, 30.4, 35.3, dicti (t. +89) I 74.1, 96.5, 106.4, II 5.3, 6.5, dicto(t.+312) I 2.1, 2.3, 8.1, II 6.2 (2 volte)/ditto I 96.6, 107.2IIa, IIa 335.4, III 25.1, 26.14, 34.5, doctor(e) II 50.1, IIa 60.1.3, 212.1, 213.2, doctore IIa 246.1, doctori IIa 60.1, electo II 59.1, IIa 14.1, 118.2, III 27.8, electi I 90.1, IIa (+7) 21.3, 40.4, 143.1/eletti I 97.7, IIa 165.3, elec-turi IIa (+6) 30.7, 66.1, 100 3, expectava II 21.3, facta (t. +58) I 95.12, II 19.1, 21.10, 22.1, IIa 2.5/fatta III 28.2, facte (t. +17) I 103.4, II 46.2.3, IIa 33.1, 52.1, facti (t. +44) I 86.6, 96.1, 97.9, II 20.10, 27.1/fatti IIa (+4) 186.1, 254.1, 353.3, facto (+143) I 2.1, 38.1, 41.1, II 16.2 (2 volte)/fatto IIa 37.3, 337.2, fructa (3a pers. sing.) II 54.5, fructi II (+5) 53.2 (2 vol-te), 54.4, fructo IIa 337.1, 360.1, gacta I 94.3 (3 volte), gictar(e) I 97.9/gittar(e) IIa 85.2,gectar(e) IIa 116.1, gectatelle IIa 81.1, Grocteferrata II 20.9, Hectorre I 93.10 (2 volte), II 49.4, inbuctinati II 35.1, i(n)factao II 19.11, i(n)fecta II 19.10, infecti II 53.4, inpollecte IIa294.3.6, 353.3 (ma pollette IIa 294.1), lecter(e) I 76.7, lecto I 86.10, IIa 60.2, 65.1, 335.5, licter(e) IIa 170.3, 208.2, Mactia I 43.1, mecter(e) II 33.2, IIa (+14) 20.1, 64.1, 101.1, III 19.5/metter(e) III 30.5, meczanocte I 7.1, 49.1, 78.1/meczanotte IIa 71.1, nectar(e) IIa 99.5,nocte (t. +49) I 23.1, 52.2, 53.2, II 14.1, 15.1, octener(e) I 107.3IIa, octo I (+5) 91.2.5 (2 volte), II 30.4, IIa (+17) 78.3.10, 85.3, III 25.9, 48.2, octob(r)o ( t. +34) I 14.1, 16.2, 24.1, II 30.6, 36.2/ottob(r)o IIa 74.1, 364.1, octobro I 91.9, 100.1, IIa 70.7, 80.1, 162.3, III 52.1/ottobro IIa 191.1, pacti I 58.1, 95.10, II 20.3, III 19.5, 48.14, pacto I 75.8, 89.1, 93.3, II 54.4, IIa 283.1, III 56.6/patto II 53.2, pecto I 78.10, IIa 16.2, piacecte IIa 129.2, piovectaIIa 75.1, piovecte I 98.4/piovette II 19.4, IIa 277.1, poctero I 103.2, II 35.12, possecte I 16.2, IIa 57.2/possette IIa 27.2, 71.2, poverecti IIa 352.2, presucti IIa 130.4, 153.1/presutti IIa 142.1, p(ro)mectesse II 35.9, puctane II 35.1, rescactao I 93.16, rescacto I 90.2, res[c]acto I 93.17, rescactate 43.4, respecto IIa (+4) 11.4, 294.6, 312.2/respetto IIa 315.2,rocta I 13.1 (2 volte), 95.4, II 16.1, III (+5) 28.16.24, 51.9, rocto III 56.10, 57.9.13, ructo I(+7) 34.1, 78.2 (2 volte), II 30.4, III 57.6, saecta III 14.2, sbaoctito IIa 39.2, sbauctiti IIa106.8, sco(n)ficto III 19.9, 21.4, scricto III 58.11, sectimo I 105.2, sfractao I 52.3, socterra-ta I 12.1, socterrato I 7.2, 78.9, 79.1, soct(erra)to I 16.3/sotterrato I 91.6, socto II 33.1, IIa(+6) 16.4, 17.2, 123.1, III (+4) 3.1, 6.4, 19.2, sonecto IIa 142.1, stecte I (+4) 51.1, 90.6, 93.7, II 19.3, 37.2, IIa (+22) 25.2 (2 volte), 26.4, III (+5) 28.2, 30.11, 48.20/stette II 31.4, 37.3, IIa 200.2, III 28.21, stectero I (+6) 76.8, 78.6.7, IIa (+12) 5.1, 11.3, 27.4/stettero I102.2, IIa 148.3, st<r>ectame(n)te I 93.23, strectame(n)te III 9.2, stupefacti II 44.1, stupe-facto II 6.3, tracta I 1.1, Traiecto IIa 177.3.4, 270.1, III 30.10, Trayecto IIa 270.1/Trayetto I106.3, IIa 270.2, III 30.10, tro(m)becta I 89.5, IIa (+11) 53.1, 92.1, 95.1/tro(m)betta I 95.6, II 43.1, IIa (+4) 22.1.2, 73.1, tro(m)becte I 93.1, IIa (+4) 104.1, 286.2, 384.1/tro(m)bette IIa25.2 (e tro(m)bbette IIa 104.5), tucta (t. +56) I 1.1, 29.1, 68.2, II 6.5, 19.3/tutta II 15.1, III 28.4, tucte (t. +42) I 26.3, 46.2.3, IIa 2.1, 20.1/tutte II 53.2, IIa 52.1, 201.2, 293.2, tucti I66.1 (2 volte), II (+7) 19.9, 21.7, 53.8, IIa (+54) 13.2, 28.4, 28.6, III (+15) 7 5, 16 1, 27.9/tutti I 92.5, IIa (+4) 42.2, 55.1, 98.5, III (+4) 24.4, 30.17, 34.2, tucto II (t.+62) 6.5, 19.5.10, IIa 17.1, 26.3.5/tutto II 54.8, IIa 221.2, 303.1, victuaglia III 39.4, victuaglie IIa179.1, III 48.17, victualglie IIa 302.1, victoria I 95.12, I 106.2, III (+4) 20.1, 21.3.9.

La grafia pt è usata per lo più in modo improprio e paraetimologico:

Introduzione CIII

accaptapani IIa 312.1, accaptapa<ni> IIa 18.5/adcattapani IIa 100.8, 186.3, adcapta-panato IIa 220.1/accattapanato IIa 239.1, adcaptapani IIa 66.6, 107.3, 287.5 (e si vedano anche le occorrenze con ct), adceptar(e) I 90.5, acceptar(e) IIa (+4) 64.3, 130.2, 143.2, ac-ceptasse IIa 130.3, acceptavano IIa 64.2, acceptereno IIa 65.1, acceptò IIa 130.3, adceptataIIa 325.1, adceptero IIa 213.6, asseptato IIa 67.1, captolici III 8.1, crapipte ‘capretti’ IIa86.4, crapipti IIa 78.6, crapipto IIa 78.7, dicessepte IIa 263.1/dicissette III 55.1, excepto III (+5) 33.2, 43.5, 51.11, infrascripti I 95.1, III 26.3, inscripti IIa 99.1, Optavio IIa 79.6, preceptor(e) IIa 42.1, 314.1, presopti IIa 131.1, presupti IIa 62.1/presutti IIa 142.1, presuptoIIa 86.4, ropto III 51.12, scripte IIa 170.4, scripti IIa 286.2, scripto IIa 17.3, 316.1, septa(n)ta IIa 120.1, septe II (+5).20.13, 21.2.5, IIa (+12) 31.2, 78.3.7, septeb(r)o I 59.1, I 91.6, septebro IIa 70.1, 101.1, 312.3, III 55.1, 57.11, septe(m)bro II 26.1, 27.1, IIa (+19) 33.1, 38.1, 66.4, III 57.7/sette(m)bro IIa 147.1, septima IIa 107.1, septimana II 49.1, IIa70.2, 266.1, septimo III 24.2, septemilia IIa 185.1, septimo I 102.1, soctoscripti I 64.1, sopto I 95.12, II 30.4, 62.1, IIa 274.1, III (+4) 2.1, 6.5 (2 volte), soptoscripto I 88.6, II 68.3, soptoscripti I 70.2, 85.9, 96.7, III 26.2, subscripti I 93.10, subtoscripti I 85.2.

Meno diffuse sono le forme con conservazione dei nessi bs, ps, qu e nct; si trat-ta, sostanzialmente, di latinismi:

-bs-: absoluta III 17.2, obscurò III 26.16 (ma oscuro II 6.2, oscuror(e) II 6.1 e oscura IIa266.2), obsedione IIa 14.1, observacione III 17.2, observar(e) I 30.6, subscripti I 93.10, subsidio IIa 221.1.5, subsi<d>io IIa 221.4; -ps-: epsa II 53.1, III 3.2, 36.2/essa I 43.2, 78.3, ipsi II 35.9, IIa (+7) 64.2, 100.11, 110.9, III 46.3, ipso I (+5) 60.1.3, 72.2, II (+4) 46.3, 53.1.2, IIa (+28) 55.1, 85.6, 96.2, III (+14) 9.1.2, 27.2/isso I 69.2, scripse II 21.9/ scr<i>sse IIa 208.3; -qu-: antiqui I 1.1/anti[c]hi IIa 345.1, antique II 1.1, antiquo III 26.4/anticho IIa 128.1, sequente IIa 181.2; -nct-: sa(n)cti II 8.1/sa(n)ti IIa 104.2.4.5, sancto I 6.3, 34.1, IIa 313.1, III 24.2, s(an)cto II 52.2, sa(n)cto II 6.4, IIa 371.1/santo IIa 96.1, sa(n)to II (+11) 2.1, 4.1, 6.2, IIa (+80) 4.2, 6.4, 7.1 (2 volte), sancta IIa 207.2, sa(n)cta IIa339.1/sa(n)ta II 19.5, 30.1, 31.1, IIa (+16) 20.1 (2 volte), 40.1.

Il prefisso ad seguito da consonante continua solo in pochi casi la base latina; più spesso è piuttosto adoperato impropriamente o per indicare l’intensità conso-nantica:

adba(n)donato III 28.25, adbeveravano III 32.3, adbrusciavano III 43.8 (ma abrusciaro III 43.8), (se) adbuctinaro ‘si ammutinarono’ II 23.4, adbuctinati ‘ammutinati’ IIa 28.1.7 (e buctinati IIa 28.6, inbuctinati II 35.1), adcactapanato IIa 224.1/accattapanato IIa 239.1, a-dcactapane IIa 94.3, adcattapani IIa 100.8/accattapan<i> IIa 18.5 e accaptapani IIa 312.1, adceptar(e) I 90.5/acceptar(e) IIa 213.5, adcordato II 16.3/accordato IIa 14.1, adcussì (+4)IIa 2.11, 80.2, 130.3, admaczato I 2.1, adpiccato I 8.1, adpresso II 19.4/app(re)sso IIa 16.3, adpena II 6.1 adsaltò I 86.9 (ma assaltao I 86.10), adssai I 86.4/assai IIa 2.5, adssectò IIa98.1/assettò IIa 168.1, adpiccato I 8.1, adterrato II 14.1/aterrato IIa 28.5, adlora I 25.1/al-lora I 2.3, III 7.4, adnegò I 49.1, adprese(n)tata I 76.7, adlogiaro I 106.1 (ma allogiar(e) IIa 4.1 etc.), adsectato IIa 94.1/asseptato IIa 67.1, adscoltar(e) III 28.11, adve(n)to III 6.6, Adversa IIa 56.1/Aversa IIa 80.4, adchora IIa 118.4, adsai IIa 105.8, adssai (+2) I 86.4, I 90.6/assai (+63) I 29.1, III 28.8, IIa 28.6, <assa’> IIa 57.4, ass[a]i III 21.10, assa[i] IIa261.2, assaii IIa 361.1.

Nadia Ciampaglia CIV

Sono numerosissimi gli esempi di h etimologica, benché non manchino casi in cui la grafia è invece adoperata indebitamente; le forme complementari, tuttavia, mostrano una certa competenza [es. harmata IIa 247.1 vs. armata (t. +87); ma hora(t. +20) vs. ora (t. +2)]. L’uso di h è quasi assoluto228 nelle forme del verbo avere(es. habbi, habbia, harria, have, hauto, havenno, haverce, hebbe, hebbero etc.), ma in un solo caso è esteso alla 3a persona del verbo essere: hèi IIa 33.2229/èi IIa 104.7,èy I 12.1. Di seguito alcuni esempi:

habitar(e) IIa 30.7, III 39.13, habitava III 3.2, harmata IIa 247.1/armata (t. +87) e arm(a)taI 6.1, Hectorre I 93.10 (2 volte), II 49.4, hayro II 6.2.4/airo IIa 39.2, 71.1, 218.3, herbe I 99.3 (ma erba IIa 78.4), Herchule IIa 191.1, Hercule IIa 247.1.3 (ma Ercoles I 35.1), heredeII 53.1, III 10.1, 11.1, 15.2/erede I 78.9, IIa 37.2, 170.6, III 10.6, heremiti IIa 104.2, hereticiI 102.3, Herricho IIa 84.1, III 17.2.4/Erricho III 9.2, 21.5, Herrico III 21.1/Errico I 13.1,Herico IIa 52.1, historia IIa 32.1, hogi III 3.3, 21.3, homini I 93.19.24, II 24.1, IIa 304.1, 339.1, 352.1, homo I 83.1, 102.1, 103.1, II 6.3, IIa (+28) 4.1, 42.3, 56.1, III (+6) 21.10, 28.17.20, ho(m)o III 16.1, ho(m)mini I (+8) 29.1, 48.1, 58.2, II (+4) 13.2, 24.1, 34.1, IIa(+58) 4.2, 42.3, 60.1, III 27.20, 30.3, 46.4, honero ‘unirono’ I 88.9, honestame(n)te III 31.3, honoratame(n)te I 84.6, honorato IIa 42.3, honore II 50.1, IIa 246.2, honor(e) I 97.5, II 27.1, 61.3, IIa (+10) 109.1 (2 volte), 119.6, 165.1, III 39.1, honorevolme(n)te III 34.7, honori III 25.5, hora (t. +20) I 5.2, 23.1, 33.2, II 6.1.2.4/ora I 74.4, 95.7, hordinò IIa208.5/ordinò IIa (+15) 52.4, 99.5, 104.6, III 37.2, 48.7 (e ordinaro I 75.7, IIa 27.8, ordineroIIa (+6) 124.3, 125.1, 209.2), hore (t. +9) I 11.1, 52.2, 61.1, II 18.1, 34.1 e hor(e) (t. +70) I 18.1, 21.1, 22.1, II 6.1.2.3, horo I 92.2/oro I 65.1, 71.2, 97.9, II 33.2, 59.6, IIa 16.2, 128.13, 299.2, III 35.6, 38.5, hospitali ‘ospedali’ III 8.1, 25.2, hoste ‘nemico’ III 21.7/oste III 21.9, Hostia I 81.2.3, IIa 13.1. Senza alternanze, Ermes I 72.2.

I digrammi ph e fh sono in sostanza equivalenti, come dimostrano negli esempi raggruppati di seguito le coppie Fhilippo/Philippo e il significativo Pfhelippo, in cui la scrizione ibrida pfh tradisce chiaramente l’incertezza dello scrivente230; si tratta spesso, comunque, di estensioni indebite:

228 Cfr. ad esempio à I 78.3/ha I 86.6, IIa 14.1, III 13.6, 28.20, ave IIa 79.1/have (t. +40) I 86.6, 107.2 (2 volte).3, avea I 88.1, aver(e) II 35.9/havere (t. +13) III 17.4, 32.12, IIa 21.1, ebbe (t. +5) I 5.2, III 11.5, 21.7.9/hebbe (t. +46) I 18.1, 19.1, III 20.1, ebbi ‘ebbe’ IIa370.2/hebbi ‘ebbe’ IIa 239.3, ebbero II 35.3/hebbero I 96.5, IIa 4.2, 28.7, harria II 53.2/arria III 51.8. Per lo spoglio completo delle forme, cfr. § V.3.1.8.

229 La grafia, coniata probabilmente per analogia con ha, non è rara: si legge, ad esempio, in un sonetto di età aragonese (cfr. G. SCHIRRU, Profilo linguistico dei fascicoli VIII e IX del ms. Riccardiano 2752, «Contributi di Filologia dell’Italia Mediana», 8, 1994, pp. 199-239; 9, 1995, pp. 117-175, d’ora in poi I e II; a p. 224), in una lettera di Ferrante del 1479 (cfr. P. BIANCHI, N. DE BLASI, R. LIBRANDI, Storia della lingua a Napoli e in Campania...,cit., pp. 71-2), nei diari quattrocenteschi di un notaio di Nepi (cfr. P. TRIFONE, Roma e il Lazio, Torino 1992, p. 133) e nella «strega» Bellezze Ursini (cfr. P. TRIFONE, La confessio-ne di Bellezze Ursini «strega» nella campagna romana del Cinquecento, «Contributi di Fi-lologia dell’Italia Mediana», 2, 1988, pp. 79-182; a p. 94).

230 La stessa incertezza è rivelata dalla forma Phi/Fhilippo IIa 42.1, scritta in fine rigo con la ripetizione erronea nel rigo successivo della sillaba iniziale.

Introduzione CV

Carrafha IIa 3.2 (2 volte)/Carrafa IIa 38.1, Christofhano IIa 42.1 e Cristofhano IIa 42.3 (con h inserita nell’interlinea su a), epifhania IIa 77.2/ephifania IIa 216.1, epitaffhio IIa 17.4, Fhi-lippo IIa 14.1/Philippo IIa 42.1 e Filippo IIa 230.1, Fhelippo IIa 52.1, 307.1, Pfhelippo IIa3.2, IIa 3.2 e Felippo III 24.2, fhiscali II 49.2, IIa 199.2, scafha IIa 307.3/scafa IIa 307.3,triu(m)fhale IIa 99.1/triu(m)fale IIa 99.2, triu(m)fho IIa 16.1, triu(m)pho IIa 14.3, triunphi IIa230.2, triu(m)fhi I 97.11 (e l’incerto triu(m)fihi IIa 99.7), trofheo IIa 335.2.

Anche il digramma th è usato spesso in modo improprio:

arthesani IIa 306.1, cathenaczi IIa 3.2 (2 volte), parthiculari IIa 270.3, portholano IIa 167.2 (con h corretta su o)/portolano IIa 21.3, potheca II 40.1/potecha IIa 101.1, rotholo IIa 228.3, thelogia IIa 165.1, thesaurero IIa 42.1, thesoro III 35.4/tesoro II 33.2, III 13.4, thianisi IIa215.3, Thiano II 57.1 (con h inserita nell’interlinea)/Tiano II 23.2, thodischi IIa 317.1/to-dischi IIa 323.1 (2 volte), Thomase I 42.1, Thomasi I 48.1, IIa 23.8/Tomasi I 48.1, Thoma-schino I 58.1, Thoralto III 34.8.

Ben attestata nelle Croniche è la conservazione di X etimologica, sia in posizio-ne intervocalica, sia in posizione preconsonantica e nel prefisso EX-; in entrambi i casi, tuttavia, sono frequenti le estensioni indebite:

Alixa(n)dria I 49.1, Alixa(n)dro I 83.1, maxima IIa 306.1, max(im)e III 31.4, Maximiano I 97.2, sexto III 24.2, vexillo II 44.1, vi(n)xe ‘visse’ III 7.6/visse III 11.6 e viss(e) III (+9) 13.2, 15.2, 17.5; ma anche elexero III 27.9/elessero IIa 2.8, morxe III 30.12231/morse III(+10) 10.5.6, 11.6), laxar(e) III 41.4232, laxò III 9.5/lassò I 97.3, III 31.2, vaxallglii < lat. med. VASSALLUS III 13.3/vassalglii IIa 144.3. Prefisso EX-: exa(m)minati IIa 110.4, ex-a(m)minar(e) IIa 110.7 (ma exsa(m)minò IIa 110.3) excecto IIa 283.1, III 27.16, excel-le(n)teme(n)te III 26.2, exco(m)monichò I 102.3, exequio I 38.1 (ma eseq(ui)re IIa 318.1), exercito I 95.2, III 9.5, exsercito IIa 8.2 (con x inserito nell’interlinea), III 9.5, 11.4 (ma e-sercito IIa 298.1, III 7.3), exigere III 27.7, existimasse IIa 268.2, expedecione IIa 295.1, e-xpediti IIa 215.2, exstrate IIa 99.5/estrate IIa 274.1.

Altre mani233.cl-. Il nesso è conservato solo nella mano β2: clarità β2 244.8, clarificossi β2 244.8, declaraβ2 237.13, declarati β2 237.12, declarato β2 237.6, declaratione β2 237.19. -ct-. Mano α:Victoria II 62.1. Mano β1: capellecti β1 36.1, <de>specto β1 34.7, dicta β1 36.2, 36.4, dictoβ1 36.4, 36.15, electi β1 34.3, β1 35.1, electo β1 34.4, electuri β1 34.9, β1 36.2, facti β1 34.6, facto β1 34.5.9, 36.2, lictera β1 35.6, licter(e) β1 35.6, 36.10, mecter(e) β1 36.18, re-spo(n)dectero β1 36.4, staffecte β1 35.6, stecte β1 36.8.17, sup(r)adicto β1 34.10, pocte β136.16, possectero β1 36.6, p(r)edecto β1 40.13, tro(m)becta β1 36.21 (2 volte), tucta β1

231 La r risulta inserita successivamente nell’interlinea e dunque inizialmente Fuscolillo aveva scritto moxe; con la successiva integrazione la scrizione vale dunque per morsse: si tratterebbe, pertanto, di un esempio di assimilazione: cfr. § V.2.2.26.

232 Per le forme del verbo laxare, in cui senz’altro x vale [ss], cfr. § V.2.2.5. 233 Poiché gli interventi delle mani β e γ si collocano tutti entro la sezione del codice de-

nominata come “annotazioni del secondo libro”, le forme ad esse relative sono segnalate con il solo numero di paragrafo, senza ripetere di volta in volta, poiché superflua, l’in-dicazione del libro (IIa).

Nadia Ciampaglia CVI

34.6, tucte β1 35.6, tuctavia β1 34.11, β1 35.5, vedecte β1 34.6, ve(n)decta β1 35.4, victo-rioso β1 36.19. Senza alternanze tutto β1 34.8 e quattroce(n)to β1 34.7. Mano β2 : aspecto β2 244.4, decti β2 237.3/detti β2 244.20, decto β2 40.15, β2 237.4/detto β2 237.3.7, β2 244.8 (e ditto β2 237.19), dicta β2 41.1/ditta β2 237.6, dicte β2 237.6, β2 237.12, dicti β2 41.1, β2237.6, docti β2 244.19, electi β2 40.17, facte β2 237.3, nocte β2 244.8, octo β2 237.6, 244.5.7/otto β2 237.6, p(er)fectame(n)te β2 244.5, predecto β2 206.4, predicti β2 237.12, predicto β2 244.9, protectore β2 206.2, secte β2 237.4, sup(r)adicto β2 40.18, sopradicto β2206.5, tucto β2 237.3.19/tutto β2 237.1.9. Senza alternanze sotto β2 237.12, vitto β2 237.7. Mano β3 : dicta β3 229.2.3, dicto β3 229.1, β3 230.1, β3 203.3, doctore β3 232.1, facto β3232.1, gictato β3 229.1, licterata β3 240.1, supradicta β3 229.3, ttucta β3 230.3, tucto β3229.1.3. Mano γ: dicta 147.1, 149.4, dicto 147.1, facti 149.1, facte 149.1, facto 149.1, 149.3, 152.1, licterata 147.1, nocte 147.1, 148.2.3, octava 146.1, 149.1, tucti 148.3. Senza alternanze stettero 148.2. -pt- Mano α: sopto II 62.1. Mano β1: acceptar(e) β1 36.5, Io-a(n)baptista β1 36.4, 36.5. Mano β2: scriptura β2 244.11, scripture β2 244.15. Ma-no γ: Septe(m)bro 148.1/sette(m)bro 147.1. -bs-. Mano β2: obscurità β2 244.7, obscuro β2244.3, obscurò β2 244.7, observar(e) β2 237.19, β2 237.15, subscritte β2 237.8. -ps-. Mano β1: ipsi 34.5, 36.6, ipso β1 34.10, 36.5 (2 volte), 36.6. Mano β2: scripsero β2 244.19. Mano γ: ipso 149.2. -qu-: Mano β1: sequitar(e) β1 36.7. Mano β2: requesti β2 237.7, seque(n)te β240.15. Mano β3: seque(n)te β3 230.3. -nct-. Mano β1: Sa(n)cta β1 36.1, Sa(n)cto β134.11.13. Mano β2: Sa(n)cta β2 41.1, sa(n)cto β2 206.2. Mano β3: Santa β3 230.1. ad-. Mano β1: adcascato β1 34.8, adcaderrà β1 34.8, adlogiate β1 36.17 (ma allogiar(e) β136.21, alloggiar(e) β1 36.22), admaczero β1 36.21, adsaltato β1 36.24, adsegiati β1 35.1, adveder(e) β1 34.7, advenir(e) β1 34.4. Mano γ: adversa 149.1. h-. Mano β1: homini β136.1.17.22. Mano β2: christiani β2 244.22, Christo β2 40.12, habitatori β2 244.8, havisseno ‘avvisano’ β2 244.7, hebree β2 244.11, Hierusale(m) β2 41.1 (ma Ierusalem β3 240.1), ho-mini β2 244.19, β2 40.15, hora β2 244.12, horribil β2 244.8.17, horribile β2 244.4, horribi-lissimi β2 244.8. Mano β3: Chaterina β3 230.1, christiani β3 240.1, Herrera β3 229.2, Hi-spano β3 229.2, homo β3 240.1, honor(e) β3 230.2, <h>orgio β3 229.3/orgio β3 229.1.2. L’h etimologica è conservata nell’intera serie del verbo ‘avere’: Mano β1: have β1 36.18, haver(e) β1 35.6, havesse β1 35.6, havessero β1 35.6, 36.10, haveva β1 35.6, havevano β134.5 (2 volte). Mano β2: habbiano β2 237.12, have β2 40.12, havea β2 237.1, haverlo β2244.6, havemo β2 237.3, β2 244.8, haver β2 244.17, haver(e) β2 237.6, β2 244.2, haverràβ2 237.6, haverra(n)no β2 237.6, havute β2 237.6, haver β2 244.18. -pn-. La ridotta scrizio-ne pn (in luogo della mediolatina mpn) si legge solo nella mano α: dopno II 62 (Fuscolillo invece scrive sempre do(n)no I 107.1IIa, II (+11) 28.1, 50.2, 53.8 (4 volte), IIa (+19) 24.1.3, 25.1, III 57.4). ph-. Mano β2: Pa(m)philo β2 40.18, triunpho β2 206.2, triu(m)phi β2 206.5. Mano β3: triunphi β3 230.2, Philippo β3 230.4/Filippo β3 230.1. th-. Mano β1: Thomasi β136.3, Thoralvo β1 35.6. Mano β3: Bartholomeo β3 232.1. Mano γ: Bartholomeo 151.1,Ia(n)thomasi 150.1, Tholeto 148.1. -x-. Mano β1: Ex(cellen)tia β1 34.3.6, 35.6, 36.15, expo-sero β1 36.4, exposto β1 36.2, exte(n)do β1 35.7, maxima β1 36.13, maxime β1 36.11, sexstaβ1 36.23. Mano β2: exceder(e) 237.22, exeq(ui)re β2 237.13, exigera(n)no β2 237.11.23, e-xigernose β2 237.19, exortamo β2 244.22, exploratori β2 244.13, expresse β2 237.23, extin-to β2 244.8, extraher(e) β2 237.14. Mano γ: maxima 147.1.

V.1.3. Occlusiva velare sorda e sonora

Abbastanza diffuso è l’uso del digramma ch per l’occlusiva velare sorda davanti a vocale velare ed a:

Introduzione CVII

amicho II 20.7, anchora III 34.8, Apostolicha IIa 69.2/Apostolica II 30.1, Bia(n)cha I 18.1, Biancha III 24.3, biancho II 44.1, IIa 16.3/bianco IIa 17.1, boccha I 86.10/bocca III 30.10, calvachò I 84.5/calvacò I (+6) 14.1, 15.1, 47.1, cerchare IIa 298.1, charitativo IIa 221.1/ caritativo IIa 221.3, ciaschuno I 94.3, ciaschuna I 97.6, circha II 6.5, IIa 27.3, do(m)mi-nicha II 13.3, III 17.3, ducha I 24.1, II 14.1 (2 volte) III 2.2/duca I 18.1, III 6.1, duchato III 3.3, edifichata II 4.1, Herricho III 17.2, Federicho I 24.1, III 17.3/Federico I 51.2, III 19.1,inbarchò I 48.2/imbarcò III 59.5, Lodovicho I 11.1/Lodovico I 93.10, merchato IIa 308.1, merchudì II 35.14/mercudì IIa 26.1, parthicular(e) IIa 327.2, Paschua I 104.1, IIa 77.2/Pa-scua II 13.3, IIa 165.6, 339.1, pecchati IIa 40.5 (ma si veda peccati β2 244.24), pechore I93.7, piccicharoli IIa 101.1.2, pocha I 76.7, potecha IIa 101.1/potheca II 40.1, senescalcho I 7.2/senescalco I 7.1, III 28.17, voccha IIa 299.3, sopporticho IIa 335.6/sepportico IIa 365.1.

Fuscolillo sembra tradire invece incertezza nella rappresentazione del suono gutturale sordo dinanzi a vocale palatale: difatti, nei titoli dei tre libri la parola Croniche ha sempre l’h corretta su un’originaria -e (cronice: cfr. testo, I.1, II.1, III.1 e relativo apparato).

L’occlusiva velare sonora davanti a vocale velare è resa sempre con g; l’unica eccezione con gh è rappresentata da baghalglie IIa 11.3, IIa 201.2/bagalglie IIa296.2 (2 volte). Davanti a vocale palatale, invece, potrebbero esprimere la medesi-ma difficoltà di rappresentazione del suono velare (già segnalata per l’occlusiva sorda), le forme page II 23.4, IIa 28.7/paghe II 35.3.4.8, pagero IIa 310.1/pagheroIIa 310.1 e verge I 65.1 visto che, almeno in un caso, la h si rivela corretta su un’o-riginaria e234. All’elenco si può aggiungere larghecza IIa 335.4, in cui pure la h ri-sulta inserita nell’interlinea (retr. largecza). L’interpretazione del fenomeno, ricon-dotto a un fatto puramente grafico anche da V. Formentin in Galeota235 e Loise De Rosa236, lascia però qualche margine di dubbio in Fuscolillo per la differente area linguistica (probabilmente mediana237, più che meridionale) in cui si inserisce il no-stro testo (cfr. § V.2.2.2/a e n. 452).

234 Difatti paghe II 35.3 nasconde in realtà la scrizione originaria page.235 Cfr. ad es. longi, lunge (V. FORMENTIN, a c. di, FRANCESCO GALEOTA..., cit., p. 51). 236 Cfr. largeccze, largiccze, largissimo nei Ricordi (V. FORMENTIN, a c. di, LOISE DE

ROSA, Ricordi..., cit., to. I, p. 67). 237 Forme simili, del resto (ad es. page ‘paghi’, obligi), compaiono anche nel Carteggio

Vaianese, lette dall’editore con intacco palatale: cfr. M. PALERMO, Il Carteggio Vaianese...,cit., p. 46. Nel corso di questa trattazione si mostrerà progressivamente la possibilità di ipotizzare per Sessa Aurunca un’originaria appartenenza ai dialetti di area mediana. In effetti, parecchi indizi fonetici (come la palatalizzazione del nesso -LL- davanti a -U, -I e lo sviluppo di PL e CL in affricata palatale: cfr. §§ V.2.2.12 e V.2.2.14), morfologici (ad es., la desinenza di 3a pers. plur. in -ero nel passato remoto dei verbi di I coniugazione: cfr. § V.2.1.7 e V.3.1.1/c) e lessicali (ad. es., il tipo vacha ‘vaco’ ‘acino’; cfr. n. 731 e gloss.) con-corrono nell’inquadrare il nostro testo nell’ambito della zona mediana. Per la possibilità che nelle aree oggi dialettologicamente alto-meridionali vigesse anticamente il tipo lingui-stico mediano, si veda da ultimo la dettagliata ricostruzione fornita da M. BARBATO, Laformazione dello spazio linguistico campano, «Bollettino Linguistico Campano», 2 (2002), pp. 29-64.

Nadia Ciampaglia CVIII

Altre mani. Mano α: non è mai attestata la grafia ch davanti a vocale velare: Fuscolillo, Cola, piccola II 62.1. Mano β1: a(n)chor β1 36.18/ancora β1 35.6, calvachò β1 34.6, circha β1 36.15/circa β1 34.7, duca β1 35.6; senza alternanze do(m)meneca β1 36.14, domeneca β1 36.17. Mano β2: anchora β2 237.12.13.14, 244.5.7.8/ancora β2 237.3, ciaschun β2 244.2, ciaschuno β2237.6/ciascuno β2 237.12 (e ciascuna β2 237.8). Mano β3: circa β3 229.2 (2 volte), β3240.1, ducha β3 231.1, Pasca β3 232.1, β3 240.1. Mano γ: nelle poche forme offerte dallo spoglio non si registra mai l’uso di ch davanti a vocale velare: circa 147.1, duca 146.1, 147.1, 148.1, 149.1.2.

V.1.4. Occlusiva mediopalatale

L’occlusiva mediopalatale sorda è resa comunemente con chi (ad es., apparechio III 21.10), ma in alcuni rari casi la grafia adoperata è invece ch: apparechao IIa182.5, chamase ‘si chiama’ IIa 270.1, chamata III 7.6238; a queste ultime due forme si contrappongono però, conteggiando anche i relativi controesempi chiamase II 21.6, 82 e chiamata (+9) I 48.3, III 39.2, IIa 40.1, ottantadue occorrenze del verbo ‘chiamare’ scritte invece con chi-239. Poiché Fuscolillo non tende abitualmente ad omettere nella scrittura lettere o sillabe240, si è rinunciato in questo caso all’inte-grazione, tenuto conto che la grafia ch per rappresentare l’occlusiva mediopalatale è attestata sin dal ’300241 e non è difficile, anche per le epoche successive, reperire significative testimonianze242. Segnalo come esemplare, per evidenziare comunque una relativa incertezza nella resa grafica di questo fonema, il caso di chiamò III14.1, in cui Fuscolillo ha inserito una i nell’interlinea tra h ed a, ed una seconda i,pleonastica, anche su c.

Altre mani.Mano β. Nulla di significativo da segnalare; in scavo ‘schiavo’ β 34.5 < SCLAVU, come s’è detto243, la grafia avrà valore puramente velare.

238 Non vanno considerati in questo elenco, ovviamente, Yscha ‘Ischia’ (+11) I 76.1, 89.7, 90.4/Ysca I 91.7, III 39. 9, 47.6, Ischa I 75.2, 76.5, IIa 27.1/Isca III 27.15 e scavi ‘schiavi’ IIa 352.2, sviluppi ben noti nel mezzogiorno: cfr. § V.2.2.14.

239 Questo l’elenco: chiamare II 20.5, III 40.1, chiamari III 26.10, chiama (+7) III 18.3, 2.1, IIa 40.1, chiamava (+16) I 2.3, III 13.5, 27.8, chiamavano IIa 128.12, III 49.2, chiamaoII 16.3, chiamò (+6) III 14.5, 34.6, chiamati III 30.17, 41.7, II 46.2, chiamato (+34) II 19.11, III 11.3, 16.2.

240 Questa patologia di scrittura è invece frequente, ad esempio, in Loise De Rosa: cfr. V. FORMENTIN, LOISE DE ROSA, Ricordi..., cit., to. I, p. 73.

241 Cfr. L. PETRUCCI, Il volgare a Napoli in età angioina..., cit., p. 62, n. 196. 242 Cfr. ad es. chamao, chamava nell’Hist. tr. (N. DE BLASI, Libro de la destructione de

Troya. Volgarizzamento napoletano trecentesco da Guido delle Colonne, Roma 1986, p. 348) e chamao, cha(m)mava nei Ricordi (V. FORMENTIN, LOISE DE ROSA, Ricordi..., cit., to. I, p. 73).

243 Cfr. n. 238.

Introduzione CIX

V.1.5. Affricata palatale sorda

Per quanto riguarda questo fonema, è d’obbligo la cautela, considerata la nota am-bivalenza244 delle scrizioni c(i)/cc(i) e cz(i)/ccz(i), che possono rappresentare sia l’affricata palatale sia l’affricata dentale. Tuttavia, benché non manchino esempi di un probabile valore palatale di cz, czi, ccz e cczi, dopo consonante e davanti a voca-le anteriore ed a, in testi di area meridionale245, in Fuscolillo le suddette grafie paiono piuttosto rappresentare l’affricata dentale sorda (ad. es. precii, precci, prec-czi): occorre dunque richiamare l’attenzione, ancora una volta, sulla differente area geografica delle Croniche, area per cui pare attestata una più estesa distribuzione dello sviluppo assibilato di determinati gruppi consonantici. Si rimanda dunque, per l’interpretazione delle forme cartucze, cathenaczi, pariczi, Riczardo246,cacczero, adco(n)cziar(e), appariczio, riczio ‘riccio’, Caraccziola, caccziato etc. al § V.1.11. Per cia(n)che ‘chianche’ cfr. § V.1.11 e V.2.2.14. Si segnala qui, con valore palatale, solo Ciarlo I 33.2 (Ciarlo Pagano), per cui cfr. § V.2.2.1 e n. 429.

V.1.6. Affricata palatale sonora

In primo luogo, va detto subito che nelle Croniche non trova mai rappresentazione, almeno grafica, la geminata; l’unica eccezione è costituita dalle quattro occorrenze di seggio ‘tribunale’ ‘ripartizione politico-amministrativa di Napoli’ IIa 80.1.1.281.1 insieme al plurale seggi IIa 80.2, ma Fuscolillo opta per la scempia in tutte le altre occorrenze: segio (t. +23) I 50.2, 59.1 (2 volte), II 50.2, IIa 60.1, 62.1; non vanno nel conto, da -DJ-, hoggi e saccheggiata II 69.2, perché compaiono, accanto al regolare collegio IIa 69.2, nella trascrizione di un bando emanato a Roma nel 1559 e non risultano dunque indicative (cfr. infra, n. 582; e vedi oltre, per allog-giar(e), maggio, esseggio e seggio della mano β). Per il resto, l’affricata palatale sonora in posizione intervocalica è comunemente resa con g(i):

carrugio ‘carro, cocchio’ IIa 188.1 (2 volte), destruger(e) III 43.3/destru(g)ger(e) III 19.5, Fogia III 20.3, fugerno III 46.3, fugìo III 26.8, 37.4, fugir(e) IIa 20.1, 183.2, III 27.12, 28.16, fugiti IIa 352.1, III 27.13, fugivano IIa 297.1, guirregia(n)do III 9.1, legerà II 53.3, legieri IIa 4.1, liegier(e) IIa 7.1, liegieri IIa 5.1, 12.1, 286.1, ligeri IIa 324.1, pagi IIa 117.1 (2 volte), pattigiorno II 20.4, pioge IIa 70.7, rege IIa 170.2, III 27.8, regeo IIa 108.2, re-ger(e) IIa 256.1, regie ‘regge’ IIa 48.1, 255.1, 1, spiagia I 33.1; si aggiunga in posizione po-stconsonantica, Angioia ‘Angiò’ III 30.24, 37.1, 59.3, Angioa III 27.8.10.14, Agioia III 2.2, congiungere IIa 8.2, congiungnero IIa 261.2 etc.

In prigiaria IIa 245.5 e pregiaria IIa 289.1 non è da escludere la possibilità che la grafia g(i) stia in realtà per la semivocale, secondo l’esito usuale nell’area me-

244 Rimando, per una puntuale rassegna bibliografica del problema, a quanto già raccolto da V. FORMENTIN, LOISE DE ROSA, Ricordi..., cit., to. I, p. 68, n. 10.

245 Così, ad es., nei Ricordi: cfr. V. FORMENTIN, LOISE DE ROSA, Ricordi..., cit., to. I, pp. 67-70.

246 Cfr. n. 287.

Nadia Ciampaglia CX

diana247. Il dubbio si pone, in realtà, anche per le forme dal suffisso francese -age,prov. -atge, che presentano sempre -agio, e per le voci del verbo ‘alloggiare’ < fr. logier:

carriagi III 48.8, 51.8, 56.10, carriagio IIa 134.1, ferragio III 21.10, ’magio ‘omaggio’ I 88.9, 89.6, 90.1, passagio I 84.1, IIa 103.3, III 21.6, stagio I 93.17, viagio IIa 104.2248; allo-giao IIa 38.2, III 53.2, allogiare IIa 315.1, allogiar(e) IIa (+10) 4.1 (2 volte).4.2, 105.1 e llogiare I 108.11IIa/lo(g)giare II 23.1249, ’logiare (+7) IIa 57.1, 171.1, 208.2, allogiaro IIa315.1, 324.1, allogero II 35.2, IIa 252.1, 294.2, 297.1, allogiasse IIa 252.2, allogiassero IIa105.1, 325.1, allogiati II 1.1, 19.3, 23.1, IIa 11.3, 299.3, III 48.3, allogiato IIa 300.3, 301.5, III 45.3, allogiat<o> IIa 6.3, allogiatolo IIa 164.1, allogiava IIa 301.1, allogiavano IIa103.3, 294.7, con il deverbale allogiame(n)ti II 49.2, IIa 2.6, allogiame(n)to IIa 294.3.6.

La cautela è d’obbligo anche per le forme seguenti, che si presentano in coppie di allografi con i e in cui pure la grafia g(i) potrebbe nascondere l’esito semivocali-co250:

Magiestà III 30.7/Maiestà (+12) II 37.1, IIa 80.2, 113.1 (e Maestà IIa 57.5, Mae(n)stà II 37.4, M(aie)stà (+38) IIa 79.3.6, 80.2, Maystà I 102.1), magiore (+8) III 14.5, 34.11/ maio-re (+22) I 71.2, II 33.1, 56.1, III 11.6, IIa 60.4 e mayore I 86.6, II 41.1, magior II 20.11,’magio ‘omaggio’ I 88.9, 89.6, 90.1, magio ‘maggio’ (t. +75) I (+23) 15.1 (2 volte), 19.1, 26.1, II (+6) 22.1, 32.2, 34.3, IIa (+43) 39.3, 47.1, 47.2/maio ‘maggio’ III 23.3, 50.1.

L’alternanza i/g(i) in posizione iniziale si legge anche nelle forme seguenti:

Genua (t. +15) I (+6) 48.1.2, 72.1, III (+7) 26.1, 39.7, 47.2, IIa 191.1, 114.1, Genoa IIa113.1.2/Ienoa IIa 14.3, gioie IIa 16.2/iooye III 35.4, giorno (t +17) I 75.6, 77.1, II 36.2, IIa(+14) 40.4, 50.2, 75.1/iorno (+5) I 78.6, IIa 99.8, 107.4, 153.1, III 20.1, iuorno IIa 351.1, giorni (t. +41) I 29.1, 44.2, II (+10) 6.4.5, 19.4, IIa (+19) 27.3, 28.7, 70.3, III 41.2, 48.20/ iorni (t. +9) II 6.4, IIa (+4) 28.5.6, 98.6, III (+4) 14.1, 25.9, 28.2.3 e giurni IIa 252.1.

Pare comunque indubbio che nella distribuzione delle grafie (e forse anche degli esiti: cfr. § V.2.2.13) si possa rintracciare una plausibile ratio, a partire dal relativo libro in cui ciascuna forma compare: si consideri, ad esempio, che il tipo magio‘maggio’ si impone in modo assoluto in tutte le Croniche, ad esclusione del terzo libro, in cui si legge invece maio (l’esito toscano con la doppia compare solo nella

247 Per questa forma, cfr. § V.2.2.2 e n. 451. 248 Nell’Hist. Tr. si leggono viayo, corayo, vantayo (N. DE BLASI, Libro de la destructio-

ne de Troya..., cit., p. 371); nei Ricordi alternano -agio/-aio (V. FORMENTIN, LOISE DEROSA, Ricordi..., cit., to. I, p. 72).

249 Ma per lo scioglimento del titulus, cfr. § IV.1 e n. 187; si veda anche § V.2.2.27. 250 Nei Ricordi di Loise De Rosa l’ipotesi che in molti casi possa trattarsi di grafie cosid-

dette di “copertura” sarebbe rafforzata da alcune forme in cui g rappresenta sicuramente [i], quali Gageta e ugis ‘huius’: cfr. V. FORMENTIN, LOISE DE ROSA, Ricordi..., cit., to. I, p. 72. Nel Carteggio Acciaioli (lettere di Iuliano da Firenze) si legge la grafia g per l’affricata pa-latale sonora (gà ragone): cfr. N. DE BLASI, Tra scritto e parlato..., cit., II.270 e II.268.

Introduzione CXI

mano β2 206.1: maggio). Analogamente, la forma giorno (t. +17) è nettamente pre-dominante su iorno, ma non compare mai nel terzo libro.

In posizione iniziale, la g- si impone invece in modo assoluto nelle forme seguenti, per lo più penetrate dalla lingua letteraria251:

genero I 97.4, genoese I 87.4, IIa 42.3, 79.2, genoisi I 48.1, IIa 113.2, III 47.3, genoysi I 98.1, genuisi I 13.1, genuysi I 98.1, gente I (+15) 33.1.2, 46.1, II (+12) 19.3, 20.1.7, IIa(+34) 2.5.6, 13.1, III 28.17, 56.10, 57.5, ge(n)te II 1.1, IIa 2.3, 16.1, III (+29) 12.4, 27.20, 28.2), gentilomo (+17) IIa 21.3, 23.3, 29.2, gentelhomo III 32.2, gintilohomo IIa 18.2, ginti-lomo (+10) I 59.1 (2 volte) IIa 37.2, gentelomini IIa 40.4, III 45.3, gentelommini I 13.2, 88.1, 98.1, 99.1, gentilhomini III 46.1.2, gentilomini (+16) III 26.9, 30.5, gentilommini I 89.6, gelata IIa 44.2, Gelbe III 37.4.6, 38.1, generale agg. e sost. (+23) IIa 20.1 (2 volte), III 25.5, generatione I 95.15.

Altre mani. magiore β1 35.12, β2 237.14, β2 244.4; alloggiar(e) β1 36.22, maggio β2 206.1, esseggio β3 203.1 e seggio β3 232.2.

V.1.7. N/M preconsonantiche

C’è oscillazione nella resa della nasale seguita da p/b:

canpanini III 11.3, canpo III 28.4/campo III (+10) 32.2, 39.4, 43.7 e campi III 21.3, conpa-ruto II 28.2, inparator(e) I (+4) 25.1, 26.2 (2 volte), 105.1, II (+5) 20.7.11, 21.1, IIa113.1/imparator(e) II 14.1, IIa (+5) 117.2, 118.1, 185.1, III (+9) 9.1.2 (2 volte), 17.5, impa-ratore IIa 14.1, imperator(e) IIa 14.1, III 2.1 e imperatori III 3.1, inpiccato III 26.7/ impic-chato IIa 376.1 (e impiccar(e) III 19.1), inpicchati I 68.1, III 30.17, inbarchare IIa 317.1, inbarchò I 48.2/imbarcò III 59.5, inbassator(e) II 14.1, inpediano III 27.2, inpediti IIa296.2, inpedivano II 6.4, inponeme(n)to II 49.2, inponeme(n)ti IIa 111.1, inpresa I 84.5, IIa202.2/impresa IIa 198.2, 199.1, impresonato III 13.4, inponessero II 49.2, scanpato III47.6. Senza alternanze, imparar(e) IIa 170.1, imperiale II 20.1, IIa 16.2, III 3.1.

Si legge m in luogo di n in imdebitamente III 21.12/indebbitamente III 21.12, primcipe III 26.7; in corpo di frase252, in im questa IIa 199.2 e im prima IIa 30.2253.

Altre mani. Nelle poche forme offerte dallo spoglio non si registra oscillazione mp/np. Mano β1: impa-rator(e) β1 34.8, imponer(e) β1 34.2. Mano β2: impote(n)te β2 237.1, impote(n)ti β2 237.3. Mano β3: imperator(e) β3 230.1. Mano γ: nell’unica forma utile si trova n davanti a conso-nante labiale: inbussulate 152.2.

251 Cfr. § V.2.2.13 e n. 543. 252 Non si aggiunge all’elenco com multe III 1.1, in cui la -n si è assimilata alla consonan-

te iniziale della parola successiva: nella presente edizione si è trascritto, pertanto, co mmul-te.

253 Si veda quaramta, comtanti nel conto di spese di Policastro (P. BIANCHI, N. DE BLASI,R. LIBRANDI, Storia della lingua a Napoli e in Campania..., cit., p. 232).

Nadia Ciampaglia CXII

V.1.8. Rappresentazione della nasale palatale

Nella resa grafica del suono nasale palatale si rileva una grande varietà di scrizioni: si consideri, ad esempio, la serie Spagna I (+7) 87.2, 90.3, 92.1, Spagnia (+5) I 54.1, 85.6, 95.6, Spangna I 93.1, Spa(n)gna (+11) I 48.4, 73.1, 78.8, II 20.11, IIa14.1, III 41.3, Spa(n)gnia I 73.1, Spa(n)gia I (+4) 85.6, 86.2, 86.8 e Spagia I 95.1. Le grafie più diffuse sono comunque ngn e gn, mentre risultano meno rappresentate gni, ngni e ngi; il digramma gn è senz’altro preferito nelle annotazioni spontanee, mentre ngi si legge solo nel primo. Di seguito si raggruppano dunque le forme con grafia ngn:

Besi(n)gnano I 85.9, biso(n)gno IIa 194.1, Bolo(n)gna I 105.2 (2 volte), ca(m)pa(n)gna IIa312.2, 376.1, co(m)pa(n)gni IIa 306.1, co(m)pa(n)gnìa I 108.1.2IIa, IIa (+15) 10.1 (2 volte), 7.1, 21.3, co(m)pa(n)gnìe IIa (+6) 5.1, 8.2, 11.1, Bolo(n)gna I 105.2 (2 volte), co(n)gnato I 86.9, Frangnito I 78.3, giungno II 40.1, guadangnar(e) IIa 165.6, incengni IIa 58.1, in-ce(n)gni IIa 58.4, ingengno III 41.4, i(n)ge(n)gno III 12.2, iu(n)gno I 82.1, iu(n)gnevano IIa180.2, ongni IIa 98.4, o(n)gni IIa 85.6, 306.1, 320.1, lo(n)gna IIa 137.1, pu(n)gnale I 86.10, re(n)gno I 86.2, II 20.8, si(n)gni II 25.2, spa(n)gnoli II 16.1, 19.3, spa(n)gnoli I (+ 9) 93.4.5.6, II (+4) 16.1, 19.1.3, spa(n)gnolo I 95.12, Spa(n)gnolo IIa 190.1. Si aggiungano Spangna I 93.1 e Spa(n)gna (+11) I 48.4, 73.1, 78.8, II 20.11, IIa 14.1, III 41.3.

La grafia ngni si registra soltanto in due casi: ongniuni IIa 104.5 e Spa(n)gnia I73.1. Come s’è detto, accanto a ngn risulta invece ampiamente rappresentato anche il digramma gn:

adbisognao IIa 280.2, adbisognò IIa 112.3, 183.3, 247.5, [adc]o(m)pagnao IIa 382.1, ad-co(m)pagnao I 72.2, IIa 156.3, adco(m)pagnaro IIa 361.1, adco(m)pagnò IIa 109.2, benignoIIa 128.20, 1442.1, bisognassero IIa 4.1, bisognava IIa 221.2, bisogno IIa 110.6, bisognò IIa(+5) 20.1, 175.1, 201.2, Bologna IIa (+5) 15.1, 16.1.6, dignità I 102.3, guadagnò I 33.2, pognalo I 78.10, regno I (+10) 1.1, 54.1, 56.3 (2 volte), regnò I 44.2. e il già citato SpagnaI (+7) 87.2, 90.3, 92.1.

In pochi casi, limitati esclusivamente al primo libro, si registra il trigramma gnidavanti a vocale velare:

ca(m)pagnia ‘campagna’ I 2.2254, Spagnia I (+5) 54.1, 85.6, 95.6, regnio I (+5) 73.1, 78.9, 84.4.

La grafia ng si legge in spangoli I 93.19 e Spa(n)golo IIa 86.2, “cognome”255,quest’ultimo, per il quale la lettura palatale è certa256. Si registra invece più fre-

254 Nel testo si legge però co(m)pagnia.255 Questo il contesto: «Ant(oni)o Vinnacio Spa(n)golo lo co(n)gnome». 256 In altro contesto, infatti, si legge: «Ant(oni)o Guinaczio no(m)minato Spa(n)gnolo»

(cfr. testo, IIa 190.1). Bigongase ‘bisognasse’ e ongi si leggono nel Carteggio Acciaioli: cfr. N. DE BLASI, Tra scritto e parlato..., cit., II.269 e II.268.

Introduzione CXIII

quentemente, benché tutte le occorrenze si riscontrino solo nel primo libro, la scri-zione ngi: consingiò I 72.2, iungio ‘giugno’ I 70.1, lengio ‘legno’ I 75.1, pingio‘pegno’ I 76.9, re(n)gio I 93.1 e Spa(n)gia I (+4) 85.6, 86.2, 86.8257; a questi esem-pi si possono aggiungere nel sommario latino iniziale re(n)giu(m) S 17.6 e rengio S16.2. Se in De Rosa è considerato dall’editore un «errore d’esecuzione grafica l’isolatissimo singiore»258, occorre tuttavia tener presente, da un lato, il maggior numero di occorrenze con questa scrizione offerte dalle Croniche e, dall’altro, la differente zona di provenienza del nostro testo, in cui si registrano, in effetti, feno-meni tipici dell’area mediana; in quest’ultima, infatti, è diffusa la grafia ngi per la nasale palatale259. Si può invece considerare semplicemente un errore (omissione del titulus) l’unico caso di grafema gi in Spagia I 95.1260.

Avrà valore palatale la scrizione nn(i) in iunnio I 76.6, iu(n)nio I 31.1, 76.5, IIa218.1, 219.1, 221.1, 222.1, o(n)ne I 52.3 e on(n)euno I 67.2. Il digramma non risul-ta molto diffuso in ambito meridionale261 e si noti, ancora una volta, che l’uso è fondamentalmente ristretto al primo libro. Saranno infine latinismi Aragonia I 3.1, I 6.1/Aragona I 30.1, Ispania IIa 117.2/Ispagna IIa 11.3, iunio ‘giugno’ I 52.2, 63.2, 78.3, IIa 281.1 etc262. Per l’incrocio di n e l in Co(n)tiglola III 32.12, cfr. § V.1.9 e n. 268.

Altre mani. Nelle poche forme offerte dallo spoglio per la nasale palatale è quasi sempre adoperato il digramma gn e una sola volta ngn. Mano β1: spagnoli β1 34.9, spa(n)gnoli β1 36.1. Mano β2: ca(m)pagna β2 206.1, iugno β2 206.5, regno β2 206.1, β2 236.1, β2 237.1.3. Mano β3:Spagna β3 230.1. Mano γ: signori 148.3.

V.1.9. Rappresentazione della laterale palatale

È davvero ricchissima la gamma di grafie adoperate da Fuscolillo per rappresentare

257 In queste forme il titulus è stato segnato su a.258 Cfr. V. FORMENTIN (a c. di), LOISE DE ROSA, Ricordi..., cit., to. I, p. 71, p. 77 e n. 30. 259 Nel Carteggio Vaianese si leggono ad esempio le forme pengio, singiore, ongie: cfr.

M. PALERMO, Il Carteggio Vaianese...cit., p. 45. 260 Segnalo in nota, per completezza, che gadagio ‘guadagno’ e legio ‘legno’ si leggono

però nel Carteggio Vaianese: cfr. M. PALERMO, Il Carteggio Vaianese..., cit., p. 45. Per cau-tela, quindi, si rinuncia ad emendare la forma: cfr. qui, § IV.1

261 Cfr. N. DE BLASI, Kampanien/Campania, in G. HOLTUS, M. METZELTIN, C. SCHMITT (a c. di), Lexicon der Romanistischen Linguistick, Tubinga 1995, II/2, pp. 175-189, p. 176. Per i Ricordi, si veda la rettifica di V. FORMENTIN (LOISE DE ROSA, Ricordi..., cit., to. I, p. 78), per il quale nn vale solo [nn]; l’esempio, però, è di parole che presentano trattamento semidotto del gruppo GN, come innudo e dinno ‘degno’. Per altre attestazioni del digram-ma, si vedano assennao, innoranti, onnuna nell’Hist. Tr. (N. DE BLASI, Libro de la destruc-tione de Troya..., cit., p. 345) e visonna ‘bisogna’ nel Carteggio Acciaioli (N. DE BLASI, Tra scritto e parlato..., cit., II.515).

262 Per il digramma ni per la nasale palatale, diffuso già nel ’300, si veda ad es. scanyonell’ Hist. Tr. (N. DE BLASI, Libro de la destructione de Troya..., cit., p. 345).

Nadia Ciampaglia CXIV

la laterale palatale; solo a scopo esemplificativo, si possono considerare nel primo libro gli allografi bataglia, batalglia, batallglia, bata(n)lglia e, nelle annotazione del secondo, le varianti per ballia, balglia, vallia, vallia, vallglia. Le scrizioni più adoperate sono gli, lgli (pochi, invece, gli esempi con gl e lgl davanti ad a, e, o) e ll(i); meno diffusa e circoscritta alle scritture spontanee è invece la grafia llgli. Di seguito le forme, alquanto numerose, che presentano il trigramma gli:

bactaglia I 2.2, bactaglie I 55.1, bataglia I 93.15 (e si veda oltre per gli allografi con lgl, llgl), bassaglii IIa 128.10, bassagli IIa 134.4, 1442.1 (e si veda oltre per gli allografi con llgl), consiglio (+92) III 27.6.15, 28.9 (ma per latinismo co(n)silio IIa 82.1, 255.1 e si ag-giungano inoltre gli allografi con lgl), figlia I 30.1, 40.1, II 15.1, 62.1, IIa (+4) 63.1, 79.6, 215.1, III (+5) 17.1, 23.1, 24.4, figliao I (+6) 20.1, 24.1, 27.1, figliata I 94.3, figlio I 15.1, 41.2, 97.3, II 14.1, IIa (+19) 2.1, 3.2, 14.1, III (+23) 10.3.5, 11.4, figliola I (+8) 10.1, 19.1, 22.1 (e con grafia latineggiante filiola I 5.1), figliole I 43.1, III (+4) 24.3, 40.1.3 (2 volte), figlioli I (+9) 60.3, 66.1, 68.1, IIa (+3) 180.1, 261.3, 361.2, III (+8) 17.7, 19.1 (2 volte), 24.1, figliolo I (+27) 18.1, 20.1, 21.1, II 47.1, IIa 104.3, 138.1, III (+4) 19.7, 26.5, 44.1, fi-gliò III 26.12, Gargliano III 30.10/Garliano I 96.2 (e si veda l’allografo con lgl), giaglio‘giallo’ IIa 384.1, Gogliermo III 11.1, mogliere I 14.1, III 17.7 (e si aggiungano gli allografi con lgl), pigliò II 16.1, IIa 27.3.

Altrettanto diffusa appare la scrizione lgli:

almiralglio I 84.6, bactalgliare I 103.4, bactalglie I 95.10, bagalglie IIa 296.2 (2 volte), baghalglie IIa 11.3, 201.2, balglia IIa 341.1 (con la prima l inserita successivamente; vedi oltre per gli allografi ballìa, vallìa, valglìa, vallglìa), bassalgli IIa 1442.1 (2 volte), batal-glia I 103.4, Castilglia I 16.2, III 47.6, cavalglii IIa 134.1, 135.1, 286.1, cavalglio IIa 128.9, III 13.5, cavalglio III 13.5 (e si vedano gli allografi con llgl), cavalgliero III 21.6, 57.4 (e vedi infra, cavalliero, cavallgliero, cavaliero), Colglio IIa 163.1, co(n)silglio I 67.3, IIa167.1, Garlgliano IIa 13.1 (ma Garliano I 96.2), gialgli IIa 117.1, Gloctelglia IIa 164.1,Gulglielmo III 11.1, lulglio I 88.8, milglia IIa 40.1, molgliere I 85.8, molglier(e) IIa 30.7,olglio IIa 285.1, pavelgliuni ‘padiglioni’ III 28.21, pilgliao I 26.1, pi<l>gliò IIa 128.15 (con l inserita nell’interlinea su i), pilgliato I 64.3, pulglii IIa 131.1, Rotilgliano I 93.20, Scal-glione IIa 10.1, Stilgliano IIa 366.1 (2 volte), talgliao I 26.2, talgliar(e) IIa 110.5, III 35.1, talgliavano IIa 110.5, talgliero I 59.1 (e si vedano gli allografi con llgli), thanalgliato IIa376.7, tovalglia I 86.10, travalglie IIa 296.2, valglia IIa 360.1 (2 volte) e si vedano gli allo-grafi con lli, lgl, llgl, vassalglii IIa 1442.3 (e si aggiungano gli allografi con llgli), victual-glie IIa 302.1.

Ecco di seguito, invece, gli esempi con gl:

Goglelmo II 3.2 (e si vedano gli allografi con gli, lgl), III 15.1, piglao IIa 161.1, piglero II 20.2, IIa 9.1 (2 volte), 10.1, 201.2, piglò263 I 110.1IIa, III 34.1.

263 Si consideri, però, che questa forma compare in un’annotazione relativa all’anno 1569, inserita successivamente da Fuscolillo in una carta del primo libro rimasta vuota e che la grafia gl, in sostanza, non è quindi mai adoperata in questa sezione delle Croniche.

Introduzione CXV

Pochissimi, come s’è detto, anche gli esempi per la grafia lgl:

Golglelmo III 26.4, Gulglermo III 10.5, Gulglelmo III 13.1, milgle IIa 143.1.2, milgle IIa143.1.2 (e si veda millgle), talglaro I 99.1.

La grafia ll(i) rappresenta la laterale palatale264 nelle forme seguenti:

artellaria I 16.2, II 20.2, IIa 6.3, ballìa III 34.8 (e si vedano i già citati balglìa e balglìa),cavallieri III 21.7.8.12, cavalliero III 34.9 (e si vedano anche cavallgliero, cavalgliero e cavaliero), cavallieri III 21.7.8.12/cavalieri III 21.7, Gullelmo I 93.10, Corillano ‘Cori-gliano’ III 26.4/Corgliano IIa 153.1 e Corlgliano IIa 83.1, famelli IIa 214.1 (2 volte), navil-lie ‘navigli’ III 21.10, recollesse IIa 327.3, rocollesero IIa 327.1, sallìo III 45.1, salliro III 39.10, sallir(e) e sallire III 39.12, sallisse IIa 357.1, sallite IIa 299.1, salliva II 32.1, sallissaIIa 357.1, sallite IIa 299.1, salliva IIa 357.1, sallìo III 45.1, sallire III 39.12, sallir(e) III 39.12, salliro III 39.10 (ma saglie(n)no III 39.10, 48.19, sallgliero IIa 177.3, 326.2), vallìa(+8) IIa 337.1.4 (3 volte), 359.1. Si aggiunga, nel Sommario Latino, Gullelmus S 13.1, Guillienimo S 14.1, Gullienimus S 14.1/Gulienimus S 13.1, Guilienimus S 16.1, GulienimoS 16.1.

Decisamente meno diffusa è anche la grafia llgli, il cui uso è fondamentalmente circoscritto alle scritture spontanee, visto che nel primo e terzo libro risulta adope-rata, in totale, solo quattro volte:

Aviellglio IIa 132.1, bassallglii III 16.2, batallglia I 95.12, brillglia IIa 128.12, cavallglii IIa(+4) 5.1, 270.2, 319.1, cavallgliero IIa 135.2 (e vedi anche cavalgliero, cavalliero e cava-liero), cavallglio IIa 182.12.14, co(n)silglio IIa (+5) 167.1, 271.2, 283.1, Portugallglia II 21.9, sallgliero IIa 177.3, 326.2, tallgliero I 98.1, tallgliar(e) III 21.5, vallglìa IIa 360.1 (2 volte), vaxallglii III 13.3, Za(m)pallglione IIa 287.5.

La grafia llgl si legge solo in millgle IIa 140.1. Potrebbe rendere la laterale pala-tale anche la l in artelarie IIa 3.1 e occole(n)cze ‘accoglienze’ IIa 156.2/accoglie(n)-ze β3 196.12265. Per quanto riguarda poi bata(n)lglia I 106.5, si tratterà, piuttosto che di un isolato esempio di rappresentazione della laterale palatale tramite la gra-

264 In Lupo De Spechio lli o la grafia iberica ll stanno per gl (es. Guillermo): cfr. A. M. COMPAGNA (a c. di), LUPO DE SPECHIO..., cit., pp. 180-1; ll per gl si legge anche nell’Hist.Tr. (assallire, maravelle: cfr. N. DE BLASI, Libro de la destructione de Troya..., cit., p. 346) e nel Sidrac, considerata d’influsso francese da A. STUSSI, Antichi testi salentini in volgare,«Studi di Filologia Italiana», 23 (1965), pp. 191-224; a p. 205. Nel Carteggio Acciaioli si leggono con valore palatale maravellu e familli (N. DE BLASI, Tra scritto e parlato..., cit.,I.15 e II.515). Secondo M. Corti, invece, la forma vallìa in De Jennaro rappresenterebbe piuttosto un caso di raddoppiamento e la grafia ll, in generale, non avrebbe valore palatale ma documenterebbe la tendenza a non palatalizzare il nesso: cfr. M. CORTI (a c. di), P. J. DEJENNARO, Rime e lettere, Bologna 1956, p. CXXVIII e p. CXV; si veda anche § V.2.2.20.

265 All’elenco si può aggiungere anche piaoce I 81.2, in cui tra i ed a sembrerebbe inserita successivamente una l. Per altri riscontri, si veda pilari nel Carteggio Acciaioli: cfr. N. DEBLASI, Tra scritto e parlato..., cit., II.5.

Nadia Ciampaglia CXVI

fia nlgli, di un ennesimo caso di uso abnorme del segno di abbreviazione, da attri-buire forse ad una scansione patologica, una sorta di autodettatura interna, svilup-patasi durante la scrittura266; si spiegheranno per il medesimo fenomeno i tipi mo(n)gliere I 22.1, mo(n)glier(e) III 10.1, mo(n)glie III 10.2, reco(n)glier(e) IIa327.1 (2 volte), ta(n)glione I 103.8, vassa(n)glii IIa 144.1.

Sarà verosimilmente un errore di esecuzione grafica o comunque dipendente dalla fonte, infine, l’incrocio tra n e l palatale di (con)signo ‘consiglio’ III 37.5, che si è preferito emendare in (con)siglio267, trattandosi di un caso isolato, presente solo nel terzo libro. Va detto, però, che un’analoga e speculare incertezza si può leggere, sempre nel terzo libro, ma stavolta nella rappresentazione della nasale palatale, nel-la retroscrizione Co(n)tiglola III 32.13268, successivamente modificata da Fuscolillo in Co(n)tignola.

Altre mani. La mano β, per lo più, rende la laterale palatale con gli; sono rarissime le grafie gl e lgl, mentre sono del tutto assenti quelle più arcaiche, come llgl, llgli, etc. Mano β1: co(n)siglioβ1 34.8.9.11, 35.1.3 (2 volte), 36.2 (2 volte).3.4.5.6 (2 volte).8.11, Gargliano β1 34.12, 36.8, pigliar(e) β1 34.5.6. Mano β2: co(n)seglio β2 206.1, 244.21, fameglia β2 237.7, figliolβ2 244.5.15, figliola β2 40.15, figliolo β2 244.17.21, β2 40.12.14, gagliardo β2 244.6, migliaβ2 244.18, miglio β2 237.22.23, oglio β2 41.1. Mano β3: figlio β3 230.1, pigliar(e) β3 230.1. Si conserva la grafia latina in Iulio β1 36.4, iulio β1 36.1. La scrizione gl si legge in figlo-lo β2 206.1, accogle(n)ze β3 196.11, figlo β3 203.2; in un sol caso compare la grafia lgl: sal-gle(n)do β3 196.9. Forse ha valore palatale ll in artellaria β1 34.13 e l in artelaria β1 34.11, 35.5, artelarie β3 230.1. Mano γ: nelle poche forme valide offerte dallo spoglio si legge solo la grafia gli: (con)siglio γ 149.1.3.4, 152.1, figlii 146.1, figli 147.1, figlio 148.1, figlioli147.2 (2 volte), pigliò 147.1, pigliero 149.4. Sembra tuttavia opportuno notare che neppure Fuscolillo adopera grafie semicolte per il tipo lessicale figlio, figliolo etc.

V.1.10. Grafie per la sibilante palatale

Per la rappresentazione della sibilante palatale in posizione iniziale, si leggono sce-se II 32.2, 34.4, 36.3, scientia IIa 129.2, III 26.1, Scimia IIa 370.1 e Scipione IIa

266 Per quanto riguarda il problema del frequente sviluppo di nasali epentetiche nelle Cro-niche, si veda quanto già detto nel § IV.1 ed inoltre i §§ V.2.2.27-28.

267 Un incrocio simile può leggersi anche nella forma pignia ‘piglia’ di Loise De Rosa, ri-tenuto tuttavia patologico da Formentin (ID., LOISE DE ROSA, Ricordi..., cit., to. I, p. 79) e nel carteggio Acciaioli, in cui la grafia ngh, comunemente adoperata nelle lettere con valore di nasale palatale, compare invece in vonghu ‘voglio’ (cfr. N. DE BLASI, Tra scritto e parla-to..., cit., II.7). Per altri esempi di incrocio tra n e l nella rappresentazione invece della na-sale palatale, si veda la nota seguente.

268 Si considerino, a questo riguardo, le forme Alanglio e lingliayo in Loise, ricondotte dall’editore ad una «particolare sindrome patologica», poiché rivelerebbero l’influenza del-la l della sillaba precedente: cfr. V. FORMENTIN, LOISE DE ROSA, Ricordi..., cit., to. I, p. 78; ID., Scrittura e testo..., cit., alle pp. 19-22; si veda, infine, SAVJ-LOPEZ, Appunti di napole-tano antico, «Zeitschrift für romanische Philologie», 30 (1906), pp. 26-48, a p. 40.

Introduzione CXVII

66.5, 168.1. Fuscolillo adopera s solo una volta e nel terzo libro: sisma ‘scisma’ III 32.8 /scisma IIa 2.12269.

In posizione intervocalica, il digramma ss si incontra, di preferenza, in parole che in toscano presentano il suono fricativo palatale o che continuano -X-; non mancano tuttavia in questi casi, benché meno rappresentati, allografi con sc/ssc. Si propende qui, ad esclusione delle voci del verbo lassare270, per un valore palatale della grafia, essendo [š] il normale sviluppo del gruppo sk davanti a vocale palatale nell’Italia meridionale e centrale271:

Assincione ‘Ascensione’ I 15.1272 (ma vedi Asscentione), cresser(e) III 48.29, inbassator(e)I 88.6, II 14.1, inmassator(e) I 56.1 (ma vedi infra, gli allografi con sc(i) e ssc(i)), lassito‘lascito’ IIa 337.4, nasseo I 30.1, na(s)seo I 37.1 (ma vedi nascette), pesse IIa 313.1, Pissi-tello IIa 94.2; da -X-: essevano ‘uscivano’ I 93.8 (ma vedi infra, escecte e le forme del ver-bo con ssc), foressiti IIa 306.1 (ma vedi infra, gli allografi con sc e ssc), strassinata IIa 68.2,trassinato I 8.1, starssinato I 68.2 < *TRAXINARE (ma vedi trascinare).

In posizione intervocalica, in particolare negli esiti locali da consonante + j, pre-vale invece sc(i):

abrusciar(e) III 39.2, abrusciaro III 43.2, abrusciò IIa 385.2, adbruscero IIa 183.1, adbru-sciavano III 43.2, brusciar(e) III (+4) 19.1, 43.3.4, brusciarla III 57.1, brusciata IIa 69.2 (ma vedi infra, abrusiata, adbrusiò, brusiare); archibuscieri IIa 16.1, 24.1 (ma vedi infra, archibisier(e) etc.), Brascio I 39.1, Campobascio III 55.11, 57.12, 58.6/Ca(m)pobasso I 13.2, nesciuno (+9) IIa 2.5, 11.4, 85.5, nesciuna (+9) II 35.3., 54.15, IIa 78.4 (e vedi infra, gli allografi con ssc e l’isolato nessiuno); si aggiungano inoltre a(m)bas<c>iator(e) II 20.2, a(m)basciatori III 9.4 (e vedi infra, i(m)bassciatori e imbassciator(e)); da -X-, escecte III 28.3 (ma vedi il già segnalato essevano e le altre forme del verbo con ssc), forescito IIa164.2, for(e)uscito IIa 306.1, forasciti IIa 374 (e il già segnalato foressiti e gli allografi con

269 Cfr. sisima ‘scisma’ in Loise De Rosa (V. FORMENTIN, LOISE DE ROSA, Ricordi..., cit., to. I, p. 79), sintilla in Galeota (V. FORMENTIN, a c. di, FRANCESCO GALEOTA, cit., p. 124) e le forme registrate da G. SCHIRRU, Profilo linguistico dei fascicoli.., cit., I, pp. 199-239.

270 In questo caso, infatti, ss renderà più probabilmente la sibilante alveolare geminata: cfr. § V.2.2.5. La scrizione avrà valore di [ss] anche in grassa ‘grascia’ ‘abbondanza di vi-veri’ (+23) IIa 2.2, 3.1, 4.1 < *CRASSIAM o, più probabilmente, CRASSA (V. FORMEN-TIN, LOISE DE ROSA, Ricordi..., cit., to. I, p. 247) e nel derivato grassieri IIa (+10) 18.5, 21.3, 29.5, plur. grassier(e) IIa 287.5/grasseri IIa 220.1, 312.1, grassiero IIa 224.1, 239.1; non si può escludere, però, che qui l’alternanza grafica, più che esprimere l’oscillazione tra le scrizioni ss/ss(i), rappresenti piuttosto la variante tra forma con o senza dittongo (cfr. § V.2.1.1, V.2.2.18). Cfr. D’AMBRA, s.v. grassa.

271 Cfr. G. ROHLFS, Grammatica storica..., cit., § 265. 272 Poiché l’evento è annotato sotto il 22 maggio (del 1438), dovrebbe trattarsi difatti del-

la festa dell’Ascensione piuttosto che dell’Assunzione, che la Chiesa celebra invece ad ago-sto.

Nadia Ciampaglia CXVIII

ssc), trascinare IIa 30.17. Si aggiunga qui ascegiò ‘assediò’ I 2.1/adsegiò I 93.7273 e, nel Sommario latino iniziale, obscedione(m) < OBSIDIONE(M) S 12.7.

La scrizione ssc è senz’altro meno diffusa:

Asscentione IIa 243.1 (ma si veda il già segnalato Assincione), dessce(n)deo IIa 211.2, for(e)ussciti IIa 139.1 (ma cfr. gli allografi con ss e sc), i(m)bassciatori III 9.3, imbasscia-tor(e) III 37.7 (ma il già segnalato a(m)basciatori), nessciuna IIa 116.1 (con c nell’in-terlinea), nessciuno I 95.2, II 19.6, 37.4, IIa (+5) 78.2, 105.1 (con i inserita su u), 106.7 (ma si veda il già segnalato nesciuna e infra, nessiuno) e nelle forme del verbo ‘uscire’: essci IIa124.2, u(n)ssce(n)no IIa 196.2, ussciero IIa 182.6, ussciano IIa 98.5, usscìo IIa 195.1 (ma vedi i già menzionati essevano ed escecte).

Poco rappresentata è anche la grafia si:

abrusiata IIa 27.1274, adbrusiò I 78.3 (ma il già menzionato abrusciò), brusiar(e) I 94.2 (ma il già segnalato brusciar(e)), brusiata I 78.3 (ma vedi sopra, brusciata, nonché brusata),co(n)sie(n)tia IIa 128.20. Si aggiunga archibisier(e) IIa 128.4, archibosier(e) IIa 101.5, ar-chibusieri I 104.1, IIa 126.3, 128.5, in cui pure non è da escludere un valore palatale della grafia, essendo la possibilità di uno sviluppo [š] senz’altro garantita dal già menzionato ar-chibuscieri IIa 16.1, 24.1, 128.7 (ma si veda anche archibuseri β3 196.8). Segnalo a parte il toponimo Perosia IIa 79.4 < PER SIA, in alternanza con Perosa III 32.8275: visto il conte-sto, le diverse scrizioni, più che essere latinismi, staranno forse per la sibilante palatale.

Si limita a solo tre forme la grafia ssi:

bassielli IIa 27.5 ‘vascelli’276, bassio I 94.3, nessiuno II 35.9 (unica occorrenza di fronte ai già segnalati nesciuno, nessciuno, nesciuna, nessciuna).

Qualche dubbio pone, infine, la grafia s in archibusi (ted. Hakenbuchse) IIa99.7, 128.8 (2 volte)277, considerato il derivato archibisiere, in cui è verosimile, come s’è detto, una pronuncia palatale, e in arthesani IIa 306.1278 < -E(N)SJANU; in particolar modo in quest’ultima forma, dal nesso gi romanzo, s potrebbe forse stare per [š]. Si aggiungano, inoltre, i già menzionati brusata IIa 13.1 e Perosa III32.8, in cui la possibilità di lettura come fricativa palatale potrebbe essere garantita dagli allografi brusciata/brusiata e Perosia. Del resto, a differenza del napoletano,

273 Per questa forma, che presenterebbe palatalizzazione della consonante davanti a voca-le anteriore, cfr. § V.2.2.16 e n. 592.

274 In origine, però, Fuscolillo aveva scritto abruczata, correggendo successivamente si su cz.

275 Cfr. § V.2.2.18 e n. 615. 276 Si esclude, dunque, che ie possa essere un dittongo metafonetico: cfr. § V.2.1.1. 277 Archibusii si legge anche nel Carteggio, con valore di [š] secondo l’editore: cfr. M.

PALERMO, Il Carteggio Vaianese..., cit., p. 45; il DELI registra la forma antica archibuso,s.v. archibugio.

278 Cfr. D’AMBRA, s.v. artisciano; si veda anche artesano per il nap. ant. (LEI 3, 1423-4).

Introduzione CXIX

in cui l’esito da SJ è la sibilante alveolare sorda, la fricativa palatale è invece il co-mune sviluppo nei dialetti alto-meridionali (cfr. § V.2.2.18).

Altre mani. Mano β1. Nelle poche forme utili si registrano forasciti β1 36.10, foresciti β1 34.1, nesciuna β1 35.6, u(n)sciero β1 36.13; avrà invece valore di [ss] la grafia ss in lassar(e) β1 34.4.6, lassero β1 36.25, lasserò β1 35.7 e grassa β2 237.13 (cfr. n. 270). Si segnalano inoltre ar-chibusata β1 36.25 e artesani β1 35.1. Mano β2: nesciuna β2 237.23.

V.1.11. Rappresentazione dell’affricata dentale

La rappresentazione dell’affricata dentale trova nelle Croniche numerose realizza-zioni. La già ricordata ambivalenza delle grafie c(i), cc(i)/cz(i), ccz(i), che possono assumere valore sia di affricata palatale sorda sia di affricata dentale279, potrebbe, in taluni casi, rendere difficile stabilire se alle varianti grafiche corrisponda anche una differente realizzazione fonetica. Si premette, tuttavia, che la possibilità di reperire coppie di allografi del tipo cavallaricio/cavallariczio, preccii/precczi, Fiore(n)tia,Florencza/Flore(n)czia e, soprattutto, la particolare diffusione del fenomeno della assibilazione (che sembra assumere nella zona di Sessa Aurunca un’estensione maggiore rispetto all’area napoletana, investendo non solo, come usuale, i nessi TJ e CJ, ma anche gli sviluppi secondari di CL e PL280), inducono a credere che in Fu-scolillo le grafie cz(i) e ccz(i) siano usate sostanzialmente con valore dentale; si ri-cordi, inoltre, che nel napoletano antico e ancora fino al Cinquecento più diffusa era la presenza dell’affricata dentale laddove oggi si incontra l’affricata palatale e che gli esiti dentali prevalgono anche attualmente nei dialetti irpini e nel Cilento281.Converrà quindi iniziare dai casi più o meno sicuri.

Nelle Croniche è ben rappresentata la grafia semidotta ci, in alternanza con ti, in particolar modo nelle parole che presentano i suffissi -icia, -icio, -icione e nei so-stantivi in -antia/-entia:

abbacia IIa 367.2, Annunciacione II 37.2, co(n)dicione I 13.2, colacione IIa 182.4,co(m)posicione III 2.1, devocione IIa 104.8/devotione IIa 40.9, Galeacio IIa 346.1, gratia IIa105.9, gracioso III 12.6/gratioso III 30.8, i[n]dicione IIa 100.10 (e si veda il ben più diffu-so idictione), incarnatione IIa 126.2, III 1.1, iusticia III 12.6, Laure(n)tio IIa 315.2, LucreciaI 50.1, negociar(e) IIa 315.2, Nunciata I 4.1, Nu(n)ciata IIa 227.1, Piace(n)cia IIa 79.1 (e si vedano le forme con grafia ipercorretta ns), precii IIa 277.2 (e infra, preccii e precczi), resi-gnacione IIa 192.1, salvacione IIa 210.1, servicio IIa 105.4, IIa 213.5, spacio I 5.2, II 34.2, III 26.11, stracii IIa 252.3, tercia I 52.1, IIa 42.1, tercieri II 49.1.2, IIa 121.1, tercio II

279 Rimando a V. FORMENTIN, LOISE DE ROSA, Ricordi..., cit., to. I, p. 68, n. 10 per una ampia bibliografia del problema.

280 Si considerino, ad esempio, le forme appariczio, pariczi ‘parecchi’, a(n)necza ‘annec-chia’: cfr. § V.2.2.14.

281 Cfr. N. DE BLASI, F. FANCIULLO, La Campania in M. CORTELAZZO, C. MARCATO, N. DE BLASI, G. P. CLIVIO (a c. di), I dialetti italiani. Storia, struttura, uso, Torino 2002, p. 661.

Nadia Ciampaglia CXX

59.2/tertio IIa 207.3, Venecia I 43.2, veneciani IIa 314.2, II 3.1, III 20.1, Vice(n)cio IIa 337.2 (ma si veda il ben più diffuso Vice(n)czo); -antia/entia: audie(n)tia IIa 269.2, benivole(n)tia IIa 195.1, Fiore(n)tia I 5.3/Fiore(n)cia I 37.2 (e si veda oltre per gli allografi Florencza,Flore(n)czia, Fiore(n)czia), pertene(n)tie I 34.2, pertine(n)tie II 53.2, III 6.2, pote(n)tie IIa293.1, reside(n)tia III 3.2, stantia I 92.5, sta(n)tia II 19.10/sta(n)cia II 37.3.

La grafia latineggiante cti si registra in pochi casi; si tratta per lo più di forme dotte, adoperate nelle annotazioni spontanee:

benedectione IIa 128.18, co(n)fectiuni IIa 140.1, idictione IIa (+37) 29.1, 30.1, 42.1 (e vedi sora, i[n]dicione), i(n)fectione II 22.1, lectioni II 54.2 (2 volte), resurrectione IIa 240.1, rursectione ‘resurrezione’ II 13.3.

In posizione iniziale, Fuscolillo adopera z e, più raramente, cz e c:

z-: Zaczpichano IIa 188.1, Zappaglione IIa 255.1, Za(m)palglione IIa 2.8, Za(m)pallglioneIIa 287.5, III 58.10, zoè avv. (+4) I 58.2, 68.1, 103.1, II 20.8, zioè IIa 34.3/cioè I 97.13, 100.2, III 48.27, zò ‘cioè’ I 76.9/cziò III 30.7 e ciò III 13.4), zoppo. IIa 301.3, zo(n)ppi I 86.6, zuccharo IIa 130.4, Zucchone IIa 19.2, Zurlo I 56.2, 70.1; cz-: la scrizione cz compare in due cognomi, Czoccharo IIa 18.2 (Cesaro C.) e Czuccha IIa 221.2 (mastro C.); si ag-giungano czuccha IIa 221.2, czucchari IIa 140.1, cziò III 30.7; c-: in soli tre casi l’affricata dentale davanti a vocale palatale è resa con c: ciano IIa 38.3, cibecti III 48.26, cio IIa 182.4, III 31.8282.

Più spinosa la questione posta da za(n)che ‘chianca’ ‘bottega del macellaio’ IIa283.1 < PLANCA, in cui lo sviluppo assibilato potrebbe essere complementare a quello già documentato per il nesso -CL- secondario283. Per questo lessema si regi-strano però numerose varianti con z(i), cz, cz(i), ci, come zia(n)che IIa 162.2, czac-cha IIa 78.2, czacche IIa 162.3, 228.3 e cza(n)che IIa 53.1, cziach(e) IIa 357.3 eczia(n)che IIa 357.3, cia(n)che IIa 253.1, e non si può del tutto escludere, quindi, che la variazione non sia esclusivamente grafica ma che nasconda, in particolare per i tipi cziach(e), czia(n)che e cia(n)che, una possibile realizzazione palatale, pu-re prevista per il nesso PL- nella nostra area (es. cianghiero ‘macellaio’ < *PLANCARIU nella valle del Liri-Garigliano) e, seppure in pochissimi esempi, nelle Croniche (es. cioviale)284.

In posizione intervocalica e dopo consonante, accanto, ovviamente, a z (maga-zenero IIa 301.3, Co(n)se(n)za I 11.1, Fra(n)za I 2.2, Lanzalao I 5.1) di gran lunga

282 Si veda cio in Lupo De Spechio (A. M. COMPAGNA, a c. di, LUPO DE SPECHIO..., cit., p. 182).

283 Vedi sopra, n. 280. 284 Si anticipa che il tipo za(n)che, da un lato, e pariczi, annecza dall’altro, potrebbero te-

stimoniare che gli esiti palatali di PL e CL, nella nostra area più arcaici, abbiano poi parte-cipato al medesimo sviluppo meridionale assibilato dei nessi di CJ e TJ: cfr. § V.2.2.14.

Introduzione CXXI

più diffuso è il digramma cz285, adoperato anche in luogo della consonante doppia:

admaczano IIa 162.1, admaczar(e) IIa 370.2, admaczaro IIa 177.4, admaczasse IIa 88.1, ad-maczati IIa 348.1, admaczato I 2.1, IIa 79.1, admaczato I 2.1, alczar(e) I 89.5, alczò III 29.3, allegrecza IIa (+6) 99.7, 128.4.5, Altecza (+5) 113.1, 117.2 (2 volte), 128.1, a(m)-maczao IIa 39.2, anczi IIa (+5) 40.3, 119.2, 134.5 (2 volte), a(n)czi (+7) IIa 40.3, 80.2, 199.2 (e, con grafia ipercorretta, ansi), appreczata II 33.2, ava(n)czavano III 27.18, cauczolari IIa21.3, 170.2, cauczolaro IIa 23.5, 170.7, cleme(n)cza III 24.3, Co(n)staczella III 28.1,Co(n)sta(n)cza III 17.5, Cose(n)cza III 29.2, Fra(n)cza II 16.1 (2 volte), IIa 3.2, Florencza III 32.13, forcza III 27.14, Galeaczo I 10.1, garczone II 53.3, garczoni II 33.3, ’gie(n)czero‘incensiere’ II 16.2 (con sviluppo NS > NZ), marczo I 4.1, II (+6) 6.1, 19.4.5, mareviczo IIa78.7, mecze II 37.2, meczo II (+4) 30.2.3, 40.1, morcze ‘morì’ II 14.1, meczanocte I 7.1, muczo III 28.18, muczi II 35.1, Naczaret III 23.4, na(n)czi III 30.24, nocze III 35.1, palacziII 20.2, palaczo II 20.2 (2 volte), pariczi II 42.2, IIa 177.1, IIa 212.2286, peczi III 19.5, Pec-zuli III 29.2, piacza II 32.1, 33.1, P(ro)ve(n)cza III 27.8, 39.1, 59.5, pucza ‘pozzi’ I 17.1, ragaczi III 32.3, secza I 78.9, IIa 85.5, 105.1, III 26.1, se(n)cza I 103.3, 104.2, IIa (+14) 11.4, 44.3, 119.4, III (+7) 6.4, 10.6, 15.2, sencza III (+5) 10.1, 15.3, 27.15, tercza III 24.3, terczeri IIa 107.6, terczo III 1.1, Vice(n)czo IIa (+17) 18.4, 53.2, 98.8, Vice(n)cz[o] IIa 384.1 (e vedi sopra, Vice(n)cio), Zaczpichano IIa 188.1.

La grafia cz avrà valore dentale nel probabile francesismo Riczardo (Claramon-te) III 25.8287 (ma Riccardo III 32.7) e nelle forme del verbo ‘cominciare’, essendo lo sviluppo assibilato il normale esito da TJ in quest’area linguistica288:

come(n)cza II 1.1, III 1.1, co(m)mecza(n)do IIa 224.1, co(m)meczò IIa 124.1, co(m)me(n)-cza IIa 355.1, co(m)me(n)czao IIa 257.1, co(m)me(n)czate IIa 162.3, co(m)me(n)czato IIa256.1, co(m)me(n)cze(n)no IIa 130.1, co(m)me(n)czero IIa 40.6, co(m)m<e(n)>czao II 32.1, co(m)mi(n)czaro I 103.4, inco(m)me(n)cza(n)do III 2.1, inco(m)miczò I 93.19 (e vedi infra, co(m)micziò). Da C seguita da vocale palatale, la(n)cze II 19.3, calcze IIa 344.1; si aggiun-gano, infine, cathenaczi IIa 20.1, 20.2 e cartucze IIa 388.1. Per sfor<cz>i ‘sfoggi’ IIa 99.1, cfr. § V.2.2.13 e n. 547.

Solo in un caso (ma non sarà un caso che compaia nel terzo libro) si legge inve-ce la scrizione czcz: pare(n)teczcza ‘parentela’ III 28.2289.

Di seguito, invece, le forme con la grafia czi di sicuro valore dentale:

285 La grafia è attestata nei testi meridionali fino alla fine del ’500: cfr. P. BIANCHI, N. DEBLASI, R. LIBRANDI, Storia della lingua a Napoli e in Campania..., cit., p. 247; N. DEBLASI, Campania..., cit., p. 146.

286 Per quest’ultima forma, che si presenta con le varianti parici e paricci, cfr. sopra e n. 280 e § V.2.2.14.

287 Cfr. ponte Ricczardo in Loise (V. FORMENTIN, LOISE DE ROSA, Ricordi..., cit., to. I, p. 70 e to. II, p. 907) e ponte Rizzardo in Masuccio Salernitano.

288 Valgano come controprova le relative forme con grafia ipercorretta ns: come(n)saro III 28.16, comesaro III 28.14, co(m)me(n)sa(n)do III 1.1.

289 Cfr. parenteccza in Loise (V. FORMENTIN, LOISE DE ROSA, Ricordi..., cit., to. I, p. 75).

Nadia Ciampaglia CXXII

cavallariczio IIa 16.2, Co(n)sta(n)czia I 10.1, Fiore(n)czia I 5.13, Flore(n)czia III 32.13, Fra(n)czia IIa 27.5, Galeaczio IIa 336.1, piaczia II 48.1, III 43.2 (2 volte), profeticziato IIa104.5, terczieri IIa 107.6, terc<z>io III 33.2, Vice(n)czio IIa (+4) 107.5, 245.1, 341.1.

La grafia cz/cz(i) avrà valore dentale anche nelle forme seguenti, che presentano l’esito assibilato da CJ e TJ/(P)TJ; pochissimi sono difatti gli allografi con cc, per lo più nelle scritture non spontanee (cfr. infra, n. 625):

aco(n)cziò II 48.2, adco(n)czata IIa 123.1, adco(n)cziata IIa 274.1, III 31.3, adco(n)czate I 64.5, adco(n)cziar(e) IIa 123.1, adco(n)czi[a]va IIa 139.3 < * COMPTIARE, adczoch(é) II 54.13/acciò IIa 69.2 (ma si tratta della già menzionata copia di un bando: cfr. n. 582), brac-zio IIa 2.6, 342.2, Braczio III 43.6.7/Braccio III 42.1.3, cathenaczi IIa 20.1.2, cacziare III30.18/cacciar(e) IIa 104.2, 112.3 (e cacciaro III 32.3, cacciò IIa 68.2, cacciate I 66.1), ca(n)cziava IIa 104.4, Caracziola I 7.1, co(m)micziò ‘comincio’ II 36.2, cziò III 30.7, faczieIIa 286.2 (e facze III 12.1)/faccie III 13.3, Galluczio IIa 29.2, 128.13/Gallucio IIa 165.3, III 11.3, inpaczio II 35.9, intercziato IIa 128.14, (porta), Petruczia I 8.1/Petrucia III 43.6, Pe-truczio IIa (+4) 2.8, 186.2, 194.3/Petruccio IIa 255.1, quartuczio IIa 22.1, riczio ‘riccio’ IIa16.2/riccio IIa 17.1. Si aggiunga, dal nesso -CL- secondario, il già citato appariczio ‘appa-recchio, apparato predisposto per una cerimonia’ IIa 128.2 (cfr. § V.2.2.14)290. Per maritac-zio ‘maritaggio’ IIa 81.1, cfr. § V.2.2.13 e n. 547.

Meno diffusa è la grafia c, davanti a vocale palatale e dopo liquida o nasale:

abbrucisi IIa 110.2, alcero ‘alzarono’ I 60.3, anci III 53.2, IIa 369.1, na(n)ci II 21.2 (e vedi infra, anczi e na(n)czi), parcero ‘parsero’ IIa 106.6, parici ‘parecchi’ IIa 70.3, IIa 346.2 (e vedi pariczi e infra, paricci) 291, scopercero ‘scoprirono’ IIa 247.3292 (e si aggiunga a(m)-ma(n)cero ‘ammazzarono’ in β1 36.26).

La grafia cc(i) per la geminata è nelle forme seguenti:

marevicci ‘tordi’ IIa 78.6 (e vedi sopra, mareviczo), piccicharoli IIa 101.1.2, preccii IIa277.1 (e cfr. precii e precczi) IIa 259.2), paricci ‘parecchi’ II 6.5293 (ma vedi sopra, parici epariczi)294; si aggiungano idi<c>cionis IIa 28.1 IIa (+37) 29.1, 30.1, 42.1 (e vedi sopra, i-dictione), infeccione II 19.9 (e vedi il già registrato i(n)fectione e infra, infecczione).

La grafia ccz ha sicuramente valore dentale in pecczi I 59.1, IIa 28.5, Pecczuli I 75.8, 79.1, IIa 27.2 (2 volte), Pecczuoli I 75.8, 79.1, precczi IIa 259.2 (e vedi i già citati allografi con c/cci); analogo valore dentale ha la grafia ccz(i) in infecczione II 19.6 e probabilmente anche nelle forme seguenti:

290 Segnalo in nota Capaczia I 78.1, che è però frutto di emendamento dell’isolato Capa-ciza.

291 Per questa forma, cfr. § V.2.2.14. 292 Per lo sviluppo RS > RZ, cfr. § V.2.2.6. 293 Nel testo si legge in realtà pariccci.294 Vedi n. 291.

Introduzione CXXIII

Caraccziola I 70.2, caccziato I 97.4 (e cacczero IIa 271.4), picczioli IIa 27.5295, spaccziò I 93.13, vacczina IIa 279.1, voccziaria IIa 162.2296.

La grafia ipercorretta ns, sviluppatasi per reazione allo sviluppo locale NS > NZ297, ricorre infine nelle forme raggruppate di seguito:

come(n)saro III 28.16, comesaro III 28.14, co(m)me(n)sa(n)do III 1.1 (e cfr. allografi con cz), Co(n)saga IIa 215.1, 261.1, forsa III 39.2, 41.9, forsasseno III 31.3, income(n)sa(n)doIII 6.1, i(n)come(n)sò II 20.9, incominsao I 4.1, i(n)co(m)me(n)sò III 7.4, Piace(n)sia IIa79.1, 79.3 (2 volte), Piase(n)sia IIa 79.3298, Ponso ‘Ponza’ III 47.3, pra(n)so IIa 208.5, P(ro)ve(n)sa III 23.4 (e cfr. P(ro)ve(n)cza), Sforsa III 43.1/Sforcza III (+11) 28.7.15.24, Vi-ce(n)so III 57.11/Vice(n)cio IIa 337.2 (e si vedano Vice(n)czio, Vice(n)czo, Vice(n)cz[o]).

Altre mani.Nella resa dell’affricata dentale la mano β adopera, oltre a z, le grafie cz, ci/ti, zi, c e cti, ma in nessun caso il trigramma ccz che invece è frequentemente adoperato, come s’è visto, da Fuscolillo. Mano β1: le grafie latineggianti ti/ci compaiono in Fi<o>re(n)cia β1 35.6, in-quisicione β1 34.2/inquisitione β1 34.4, inq(ui)sitione β1 36.18, negotiar(e) β1 34.12, offitioβ1 36.5, stracii β1 36.26. Mano β2: declaratione β2 237.19, devotione β2 244.14, incarna-tione β2 206.1, informatione β2 40.17, inte(n)tione β2 237.13, prese(n)tia β2 244.14, iu<s>titia 3.2, lice(n)tia β2 237.21, moderatione β2 237.23, notitia β2 237.6, obedientia β2 244.12, Laure(n)tio β2 40.15, provintia β2 237.6, publicatione β2 237.6, revere(n)tia β2206.2.3, servitio β2 237.1.4. Meno frequente il ricorso alla grafia cti, che si legge solo in descrectione β1 36.17, condictione β2 237.4, co(n)dictione β2 237.7, resurrectione β3 240. In posizione intervocalica, l’affricata dentale è espressa con z dalla mano β1 in 36.6.17 e più frequentemente da β2: alza(n)do β2 237.3, a(m)magazenati β2 237.6, admagazenati β2237.4, inco(m)me(n)zato β2 237.3, mezo β2 237, 244.11, se(n)za β2 41.1, 237.3.4.6; in posi-zione iniziale: ziò ‘ciò’β2 237.3. Mano β3: Fire(n)za β3 203.1, Fra(n)za β3 203.3, Ma(n)zo

295 Si propende per un valore dentale della grafia in questa forma, possibilità che non vie-ne esclusa neppure da Formentin per i tipi picczilillo, picczolillo, picczolo in Loise (V. FORMENTIN, LOISE DE ROSA, Ricordi..., cit., to. I, 70). La presenza dell’affricata dentale, anche laddove oggi si ascolta l’affricata palatale, è del resto documentata nel napoletano antico, in cui aveva ben più ampia diffusione (cfr. N. DE BLASI, F. FANCIULLO, La Campa-nia, cit., p. 661). Mi sia permesso aggiungere di aver potuto direttamente ascoltare l’aggettivo pizzerella ‘piccolina’, pronunciato da mia madre, ogni volta che aveva occasio-ne di raccontare, adottando il discorso diretto, un frase aneddotica che sua madre, nativa di Avellino, a sua volta era solita ripeterle, come pronunciata da una bambina di Aversa duran-te lo sfollamento patito nel secondo dopoguerra.

296 V. Formentin propende invece per il valore palatale di buccziaria: cfr. V. FORMENTIN,LOISE DE ROSA, Ricordi..., cit., to. I, p. 69.

297 La resistenza verso l’esito locale NS, LS, RS >nz, lz, rz, che già a partire dal ’300 a-veva provocato la diffusione della grafia ipercorretta s per l’affricata dentale dopo liquida e nasale, si fa compatta in età aragonese, probabilmente sotto la spinta del modello iberico (cfr. N. DE BLASI, Campania..., cit., p. 182); per Formentin la grafia avrebbe valore foneti-co, rispecchiando un’effettiva incertezza «collegabile a pronuncia iberizzante» (ID., p. 176).

298 Per questa forma, cfr. § V.2.2.22.

Nadia Ciampaglia CXXIV

β3 204.2, mezo β3 229.1, morze β3 203.1, Vice(n)zo β3 204.2. Altrettanto diffusa è la grafia cz; mano β1: admaczero β1 36.21, a(n)czi β 35.4, peczi β 34.11, piacza β 34.11, Mindoczaβ 36.9, Mo(n)czeracza β 36.2, scaramucze β 34.11, scaramuczavano β 35.5 (nel testo scamorczavano), pariczi β 34.11. Mano β2: Galeaczo β2 206.3, mecza β2 244.11 (2 volte), preczo β2 237.1.3.5.7.9. Mano β3: allegrecza β3 230.2, 231.1, allegrecze β3 231.1, Carczio-ne β3 232.1, Galeaczo β3 204.1, β3 232.2, Galiaczo β3 196.11, palaczo β3196.11, piaczaβ3196.7. La scrizione czi è in piaczia β 36.20, acziò β2 237.6/acciò β2 237.6, braczio β240.14, 15 (3 volte), faczio ‘faccio’ β2 40.18, Galluczio β3 196.4, Petruczio β3 196.3. Deci-samente più rare le scrizioni zi (Galluzio β 36.4, Laure(n)zio β 35.1, ziò β2 237.3) e c, che compare solo davanti ad e in a(m)mancero ‘ammazzarono’ β 36.26. La grafia ipercorretta ns si legge infine solo in ansi β2 237.3; sembrerebbe, dunque, che solo questa mano avverta l’esito come troppo dialettale. Mano γ: nelle poche forme offerte dallo spoglio l’affricata dentale è resa sempre con il digramma cz(i): cartucze 152.2, Midocza 148.1, palaczo 151.1,caczia ‘caccia’ 148.1.

V.2. FONETICA

V.2.1. VOCALISMOV.2.1.1. Esiti di , toniche

Sono rarissimi nelle Croniche i dittonghi condizionati di -è- ed -ò- tonica; a questo si aggiunga la totale assenza di dittonghi spontanei. La resistenza al dittongamento potrebbe trovare spiegazione nell’ambito della metafonesi sabina o “ciociaresca” (es. pède ‘piede’ ∼ pédi ‘piedi’): la lingua di Fuscolillo, quindi, mostrerebbe di ade-rire alle condizioni vocaliche dell’area laziale meridionale e mediana in senso più ampio, piuttosto che a quelle del napoletano: rada infatti è la presenza di dittonghi in quella zona299.

a. , in contesto metafonetico. Nonostante il contesto metafonetico, non ditton-gano300 le forme con tonica raggruppate nell’elenco seguente:

adpresso I (+4) 2.2, 34.2, 87.1, II (+4) 19.4.6, 20.12, III 19.9, IIa 68.3, 106.7, 134.1, ap-presso II 28.2, III (+6) 1.1, 3.3, 20.1, IIa 60.2, 99.8, argento I 97.9, IIa 213.1, arge(n)to II 30.2.3.4, IIa (+5) 213.1.3 (2 volte), 301.7, certo I 51.1, 107.1IIa, IIa (+36) 6.4, 26.4, 27.4, III 26.13, 38.4, certi I (+4) 86.4, 92.3, 94.1, II (+5) 19.6, 21.10, 24.1, IIa 20.1 (2 volte), 27.1,

299 Si veda in proposito l’analisi condotta per la zona di Sora da Merlo: «mancano oggi, o son ridotti a ben poco, i dittonghi ascendenti metafonetici dell’E e dell’O»: cfr. C. MERLO,Fonologia del dialetto di Sora, «Annali delle Università Toscane», 4 (1920), pp. 117-283, alle pp. 123-4. Ad esempio, si possono riportare le forme apress ‘apprèsso’, temp , pett ,nfern , che in napoletano presentano invece il dittongo (ivi, p. 137).

300 Va comunque ricordato che il dittongo metafonetico in sillaba chiusa è costantemente evitato sin dal ’300 nei testi letterari e nelle lettere ufficiali, mentre compare in scrittori me-no “attenti” quali Carafa e De Rosa; nel ’500 poi, «se si escludono gli usi dialettali riflessi, i dittonghi sono rifiutati anche nelle scritture non colte»: cfr. N. DE BLASI, Campania...,cit., p. 177 e ivi per una sintesi.

Introduzione CXXV

40.11, III (+7) 9.4, 13.5, 26.7, coperto IIa 16.3, despecto IIa 105.1.6, dispecto IIa 20.2, 200.2, 258.3, lecto I 86.10, IIa 60.2, 65.1, 335.5, pecto I 78.10, IIa 16.2, peperno IIa 50.1, te(m)po I (+10) 24.1, 32.1, 50.1, II 16.2, 17.1, 19.5, IIa (+33) 40.8, 57.1, 58.3, III (+20) 14.6, 15.3, 16.2, inverno II 26.1, III 56.1, i(n)verno II 31.2, teni III 28.20; il dittongo manca anche nelle forme con uscita < MENTU, in cui risulta comunque meno frequente301: testa-mento II 53.2, testame(n)to II 54.1.9.14, testame(n)t<o> II 54.10, testame(n)ti II 54.13, al-logiame(n)to IIa 294 3.6, spartime(n)to IIa 118.3.

Esito toscano e metafonetico coincidono nella forma, peraltro unica, piedi IIa352.2302, nel più diffuso antroponimo e toponimo Pietro I 16.3, 38.1 (S. P. Martire di Napoli), 89.4 (S. Pietro ad Ara) 102.2 (S. Pietro Roma), IIa (+7) 194.1 (2 volte), 312.4, 315.2, Piet(r)o III (+5) 22.1, 23.1, 26.7, Pietr<o> IIa 228.3/Petro IIa (+8) 105.1, 112.1, 171.1, Pet(r)o III 24.2, Pietri I 93.21, II 26.4 (2 volte), IIa 187.1, 228.3, 234.1/Petri IIa 186.4, Pietre IIa 228.1 e nell’aggettivo fiero III 28.20, che pe-rò compare nelle carte iniziali del terzo libro, vale a dire nella sezione tramandante la Breve Informazione di Bartolomeo Caracciolo e sarà stato senz’altro mediato dalla fonte. Gli unici casi di dittonghi metafonetici, in definitiva, si leggono in due antroponimi, Stefhaniello IIa 346.2 e Ciriello IIa 227.1303, e traggono motivazione, pertanto, non solo da un contesto maggiormente esposto a stabilizzazione cristalliz-zata ma, come è sicuro almeno in un caso, dal fatto che, a quanto pare, le persone in questione erano proprio di origine napoletana: Stefhaniello è, infatti, «mastro Io-a(n)ni Antonio d(e) Stefhaniello napolitano». Probabilmente non si può aggiungere allo scarno elenco neppure bassielli IIa 27.5, visto che la scrizione ssi è talvolta a-doperata da Fuscolillo per la sibilante palatale304.

Anche il dittongamento metafonetico di -ò- è completamente assente in Fusco-lillo; non dittongano, ad esempio, bono (+17) III 27.19.21, 35.3, boni IIa 47.4, 58.2, 199.2 e focho (+5) I 95.12, IIa 80.4, 135.1, 296.4, 360.2, foco I 93.13, 97.13, III 42.2, 43.2, fochi IIa 103.2 etc.; l’unica eccezione è rappresentata da iuorno IIa 351.1 (ma iorno I 78.6 e giorni II 19.4, 31.3, IIa 362.1, iorni II 6.4)305. Il dittongo si ridu-

301 Cfr. N. DE BLASI, Libro de la destructione de Troya..., cit., p. 350 e nn. 16 e 19; V. FORMENTIN, LOISE DE ROSA, Ricordi..., cit., to. I, p. 102.

302 Per il resto, difatti, sempre pedi I 85.2, 94.3, IIa (+7) 9.1, 17.3, 109.1, III 48.25; si ag-giungano i probabili plurali (ad) pede IIa 16.1, III 28.27, (a) ppede III 28.9, 48.29.

303 Si segnala, in questa forma, il fenomeno di armonizzazione della vocale protonica, che si chiude davanti al dittongo; difatti, in tutte le altre occorrenze prive di dittongo, come Ce-rello IIa 245.1, 351.1, II 59.2, si conserva invece l’avantonica e. Per altri esempi di armo-nizzazione vocalica delle protoniche, cfr. infra, nn. 327, 328, 331, 361, 366, 389; per l’ar-monizzazione delle vocali in posizione post-tonica, cfr. nn. 317, 324, 342; per l’armo-nizzazione della vocale mediana alla vocale della sillaba finale, cfr. n. 369; si veda inoltre § V.2.1.12.

304 Cfr. § V.1.10. Segno a parte cielo I 97.6, cieche I 86.6 e cieco III 31.2, in cui la i avràforse valore diacritico.

305 Va ricordato, tuttavia, che la forma con dittongo presuppone un vocalismo con nella maggior parte del Mezzogiorno; è attestata invece in alcune parti della Campania la forma jurn : cfr. G. ROHLFS, Grammatica storica..., cit., § 82.

Nadia Ciampaglia CXXVI

ce graficamente in iurni IIa 316.8, in cui sarebbe rappresentato solo dal primo ele-mento306.

Si registra in un sol caso, nel terzo libro, il dittongamento improprio di -ó-, che per il resto si chiude invece regolarmente per metafonesi: suolo < S LUM ‘solo’ III 28.18307/sulo I 88.8, IIa 26.3, 213.3, III 39.4, 47.6, 58.11 (ma solo in β1).

b. , in contesto non metafonetico. Sono rarissimi i dittonghi spontanei di -è-; a parte i già citati piedi, Pietro e fiero308, in cui potrebbe agire anche il condiziona-mento metafonetico, si può citare solo insiemi I 88.9, IIa 16.2, III 43.7, 50.3309/in-seme IIa 128.6, insemi II 49.2, 54.12, IIa (+5) 13.2, 40.4, 164.3, III 47.4, i(n)semi I 74.4, insem[e] I 13.1. Come si può vedere dall’elenco, si contano in totale solo quattro occorrenze, e di queste ben tre si trovano nel primo e terzo libro: sembra pertanto naturale ipotizzare, così come s’è già detto per fiero, che esse siano state mediate in qualche modo dalla fonte310. Non c’è dittongo spontaneo nelle forme raggruppate nell’elenco seguente:

dece I 98.4, dede II 20.5, III 37.2, 42.1, 56.10, dedela III 41.2, dedeli III 39.3, dedili III55.2, 56.3, dereto I 55.2, 106.1, II 46.2, IIa 33.1, 128.16, 335.5, indereto I 96.5, IIa 64.3, indireto IIa 143.2, i(n)direto IIa 143.2 (e con metatesi III 28.16), fele III 30.10, mele III 30.10, Oriveto IIa 127.1, 128.17, petra II 40.1, preta IIa (+8) 50.1, 137.3 (2 volte), 345.1, prete IIa 335.7, 344.1, pretra II 60.1, tene II 53.2, IIa 1442.3, teni III 28.20.

Il dittongo ie sembrerebbe ridursi al solo primo elemento in cavaliri I 47.2, pi-tra II 45.1, Raniri 14.1, 9.1. Non si registra mai il dittongo nel suffisso -era, per cui si veda il seguente punto c). Segnalo infine il numerale deice (+24) II 19.4, 25.1 (2 volte), III 19.9, 21.7 e deiceocto IIa 262.1, 265.1.2, 271.3 accanto all’unica occor-

306 Cfr. F. SABATINI, Napoli angioina..., cit., p. 285, n. 128 e iurni nell’Hist. Tr. (N. DEBLASI, Libro de la destructione de Troya..., cit., p. 356). Per la riduzione dei dittonghi ie > ied uo > u in area campana, cfr. N. DE BLASI, Campania..., cit., p. 177; si ricordi, tuttavia, quanto già detto alla n. 305.

307 Cfr. suolo in Galeota (V. FORMENTIN, a c. di, FRANCESCO GALEOTA, cit., p. 30). 308 Non si aggiunge all’elenco cielo I 97.6 e cieche I 86.6, perché s’è già detto che la i po-

trebbe avere solo valore diacritico. Non c’è dittongo toscano in nie(n)te I 78.3, II 22.1, 63.1, che in realtà è < NE-GENTE(M): cfr. G. ROHLFS, Grammatica storica..., cit., § 218.

309 Per questa forma, Rohlfs ipotizza come base *INS MEL, cioè SIM L incrociato con S MEL: cfr. G. ROHLFS, Grammatica storica..., cit., § 51.

310 In effetti, è ragionevole ricondurre ad un influsso esterno anche la forma insiemi IIa16.2, poiché il paragrafo in questione, benché inserito tra le annotazioni originali del se-condo libro, fa parte in realtà del gruppo dei paragrafi nn. 14-17, che raccontano i fatti dell’agosto-novembre 1529 con l’ingresso finale di Carlo d’Austria in Bologna e l’acco-glienza trionfale offertagli da papa Clemente VII, partito con tutta la corte romana per Bo-logna nell’ottobre dello stesso anno; si tratta, come dimostra non solo la struttura del rac-conto e la data, ma anche l’analisi del fascicolo (le cc. 1021-22 costituiscono un fascicolo autonomo: cfr. § III.1.5, tav. E), di una scrittura a sé, non ascrivibile alla stessa tipologia degli appunti cronachistici vergati giornaliermente dal canonico.

Introduzione CXXVII

renza dece I 98.4 (e β2 237.20)311; la forma è diffusa non solo in molti dialetti me-ridionali, ma anche in area mediana (Abruzzo, Lazio).

È assoluta in Fuscolillo l’assenza di dittonghi spontanei da ò (il dittongo tosca-no è adoperato solo da β2: vedi oltre). Anche in questo caso il trattamento delle vo-cali aperte nelle Croniche rispecchia la tendenza dell’area mediana: nel romanesco medio, a partire dal ’400, si stabilizza infatti la ò in sillaba libera, in modo confor-me agli usi di koinè312. Di seguito, l’elenco delle forme non dittonganti (si ricorda che in alcuni casi sarebbero possibili anche gli sviluppi metafonetici):

bo(n) II (+4) 26.1 (2 volte).2, IIa 100.3, 104.7, 193.1, III 15.2, 16.2, bona (+13) II 21.6, 54.2, 57.1, III 21.9, IIa 40.7, bone IIa 105.8, boni IIa 47.4, 58.2, 199.2, bono I 89.6, IIa(+6) 45.2, 47.2, 71.1, III 35.3, ‘bene’ III 41.7, bon[o] IIa 47.2, bo(n)no II 31.2, cor(e) III 21.10, cota IIa 2.10, cote 2.11, fochi IIa 103.2, focho I 95.12, IIa 135.1, foco I 93.13, 97.13, IIa 360.2, III 42.2, 43.3, for IIa 16.6, cetilomini IIa 65.1, ge(n)telomini III 45.3, IIa 40.4, ge(n)telo(m)mini I (+4) 13.2, 88.9, 98.1, ge(n)telhomo III 32.2, gentilhomini III 46.2, gen-tilhomi(ni) III 46.1, gentilomini IIa 337.2, III 26.7, ge(n)tilomini III 26.9, 30.5, IIa 65.1, 110.9.10, ge(n)tilomin<i> IIa 65.1, ge(n)tilo(m)mini I 89.6, ge(n)tilomo IIa (+16) 21.3, 23.3, 29.2, gentilohom(o) IIa 18.2, gi(n)tilomo I 59.1 (2 volte), IIa (+5) 37.2, 128.11, 167.1, gintilomo IIa 98.8, 186.2, homo (+39) I 83.1, 102.1, II 6.3, IIa 4.1, 17.3 ho(m)mini I 93.9 (2 volte), IIa 4.2, 11.3, 60.1, lochi IIa 333.1, loco I 93.22, II 6.2, IIa 338.1, III 21.3, 30.11, mo-ver(e) IIa 110.9, nova ‘notizia’ (+41) I 94.1, III 47.3, 57.2, IIa 8.1, 52.1.2, nove ‘notizie’ III 19.7, 28.22, nova agg. II 41.1, IIa 103.1, nove agg. IIa 199.1, 299.3, novi III 30.16, novo II 19.5, 48.1, IIa 33.1, Novo (Castel) (+23) I 21.1, 39.1, 47.2, III 26.2, scola II 53.2, 54.2.5, IIa60.2, 125.1, 137.2, scole IIa 170.1.2, 170.4, sòle ‘suole’ IIa 337.4 (2 volte), III 47.2, sòni IIa58.4, sòno IIa 22.1.2, 23.8, 53.1, 73.1, 92.1, 95.1, 100.10, 224.2, 228.2, troni ‘tuoni’ IIa39.2, trono IIa 39.2.

c. dittongo -ie- non metafonetico. Sono meno rari i dittonghi -ie- non metafonetici nelle parole con suffisso -iere, esito galloromanzo da < ARIUM:

cassieri (plur.) IIa 42.2, ferrier(e) (sing.) IIa 4.1/ferrero IIa 294.1.6, 338.1, ferreri IIa (+6) 59.1, 294.6, 312.4, curriero II 21.4, peliero ‘pilastro’ IIa 344.1313, pesieri IIa 360.1, RainieriIII 48.16, Ranieri I 13.1, 15.1 (e, con riduzione del dittongo, il già segnalato Raniri 14.1, 9.1; con metatesi di vocale, Rainero III 48.5.7.17), vole(n)tieri II 30.2.

La tendenza, infatti, è rappresentata da forme in -ero/-eri, in cui l’assenza del

311 Cfr. G. ROHLFS, Grammatica storica..., cit., §§ 103 e 972; si vedano deice e deicemiliain Loise (V. FORMENTIN, LOISE DE ROSA, Ricordi..., cit., to. I, p. 141 e nn. 372-3 per altri riscontri). Per dicedocto, cfr. § V.2.2.1 e n. 437.

312 Cfr. M. PALERMO, Il Carteggio Vaianese..., cit., p. 50. 313 Si tratta di un francesismo normanno con il significato di ‘cippo confinale’: cfr. F.

AVOLIO, Bommèspr . Profilo linguistico dell’Italia centro-meridionale, San Severo 1995, p. 86.

Nadia Ciampaglia CXXVIII

dittongo è da considerare un catalanismo314; come si può evincere dall’elenco che segue, l’unica eccezione è alfiero, che si legge nel terzo libro:

alfheri (plur.) IIa 294.8 (ma alfiero III 128.9), barberi II 24.1, IIa 218.3, cabalero III 58.6, ca(m)merero III 34.11, ca(n)deleri IIa 213.1, (con)docteri III 28.28, fro(n)ter(e) IIa 307.1, froster(e) IIa 339.1, frosteri IIa 86.1, 119.3, 125.2, ’gie(n)czero II 16.2, magazenero IIa301.3, Olivero III 51.8, preghere IIa 310.1, pregher(e) IIa 101.2, tesaurerio III 28.24, the-saurero IIa 42.1, tosorero IIa 314.1. Si aggiungano all’elenco iusticiero III 26.10, terczier(e)IIa 2.9, terczieri IIa 175.1, tercziero IIa 142.1/tercieri II (+4) 49.1 (2 volte).2.5, in cui è pro-babilmente da escludere la presenza del dittongo, visto l’uso diffuso della grafia ci e czi per l’affricata dentale, come ad esempio in Vice(n)czio IIa 107.5 (cfr. § V.1.11). Analogamente si segnalano a parte i tipi ca(n)celliero I 8.1/ca(n)cellero III 25.3, cavalieri III 21.7, caval-lieri III 21.7.8.12/cavaleri III 9.5, cavaliero III 54.3, 55.5, cavalliero III 34.9, cavalglieroIII 21.6, 37.4.5, cavallgliero IIa 135.2 e grassieri IIa (+10) 18.5, 21.3, 29.5, grassier(e) (pl.) IIa 287.5/grasseri IIa 220.1, 312.1, grassiero IIa 224.1, 239.1, in cui, più che il dittongo ie,si leggerebbero le grafie lli, lgli da un lato, ssi dall’altro, usuali per la rappresentazione ri-spettivamente della laterale e sibilante palatale (cfr. § V.1.9 e V.1.10 e n. 270).

Non c’è mai il dittongo nel suffisso -era:

ba(n)dera IIa 128.9, 239.1.3, 312.1, III 58.1, ba(n)dere I 9.1, 93.5, II 23.4, III 28.13.15, 29.2, ba(n)der(e) I (+7) 60.3, 75.5.7.8, III 29.3, ba(n)nera IIa 224.1, III 7.6, 11.5, bender(e)I 93.4, foristera II 30.2, manera IIa 40.2, manera II 20.14, 23.1, IIa 357.1, salera IIa 213.1.

Altre mani. Lo spoglio delle forme conferma la tendenza già rilevata in Fuscolillo, ovvero il rifiuto dei dittonghi di -è- e di -ò-, sia spontanei, sia condizionati. Mano β1: castello β1 34.6 (2 vol-te).9.11.13, β1 35.5 (2 volte), certo β1 35.5, β1 36.21.22, certi β1 34.9, β1 36.1, coverno β136.2, <de>specto β1 34.7, peczi β1 34.11. Mano β2: arge(n)to β2 41.1, aspecto β2 244.4,castello β2 237.21, β2 41.1 (2 volte), co(m)mandame(n)ti β2 244.11, co(m)ma(n)dame(n)toβ2 236.1, 237.2, denti β2 244.4, electi β2 244.11, mezo β2 237.19, β2 244.12, prezoβ2 237.3.4.6.17.19.22; mano β3: certo β3 196.10.12, mezo β3 229.1. Mano β1: giorni β134.9, β1 35.1, β1 36.8, giorno β1 35.5. Mano β2: corpo β2 206.2 (2 volte), giorni β2244.5.7.9, β2 40.12, morti β2 244.14, morto β2 206.1, occhi β2 244.4. Mano β3: giorniβ3 196.9. Il dittongo resiste solo nella forma cristallizzata del cognome Verzuolo β3 196.11 (cfr. sopra, quanto detto per Ciriello e Stefhaniello). Mano γ: castello 146.1, 147.1, 152.1, te(m)po 148.3, 151.1. Gli unici casi di dittongo toscano da -è- si registrano, fatta eccezione per insiemi β1 34.7, nella mano β2, che mostra spesso, rispetto alle altre mani, tendenze di-

314 Le forme del tipo thesorero, camerero sono infatti modellate su quelle catalane corri-spondenti (es. tresorer) e non su quelle toscane: M. CORTI (a c. di), P. J. DE JENNARO..., cit., p. LXXXIX, n. 22; per un quadro d’insieme, cfr. N. DE BLASI, Campania..., cit., p. 178. Il catalano è adoperato negli albarani e nelle cedole di tesoreria, accanto al latino e al volgare locale, fino al 1488. La tradizione cancelleresca in catalano, «che ha rappresentato accanto al modello linguistico del latino un esempio vicino ed autorevole per i funzionari e gli scri-bi di Corte, può quindi anche aver suggerito di evitare i dittonghi metafonetici nei docu-menti in volgare meridionale»: cfr. P. BIANCHI, N. DE BLASI, R. LIBRANDI, Storia della lin-gua a Napoli e in Campania..., cit., p. 70.

Introduzione CXXIX

vergenti: contiene β2 244.3, co(n)venie(n)te β2 237.5, Pietro β2 236.1 (ma in β3: Petroβ3 196.9, β3 203.1), piede (sing.) β2 40.14.15 (2 volte). Non si registra infatti sviluppo spontaneo di -è- in ba(n)dera β1 36.4, dece ‘dieci’ β2 237.20, celi β2 244.7 (2 volte), Petroβ3196.9, β3 203.1, β1 36.9, prete ‘pietre’ β2 244.9.11; in cieche (m. plur.) β2 40.17 e ciechiβ2 244.14 la i avrà forse valore diacritico. Il dittongo toscano da -ò- si registra solo due vol-te, nel noto § 244 della mano β2: muove β2 244.1, tuono β2 244.18; si aggiunga in atonia nuovame(n)te β2 244.2. Per il resto, in sillaba libera non si registra lo sviluppo ò > uo. Ma-no β1: fora ‘fuori’ β1 36.10, gentilomini β1 34.5, ge(n)tilomini β1 36.4.22 (2 volte), ge(n)-tilomo β1 36.54, homini β136.1.1.7.22, nova β1 35.5, β1 36.1, nove ‘notizie’ β1 36.20, novoβ1 34.6.9, β1 35.5; in atonia, locotene(n)te β1 36.2, locutene(n)te β1 36.14. Mano β2: bone β2244.24, fora ‘fuori’ β2 237.14, homini β2 244.11.21, β2 40.15, β2 41.1, lochi β2 237.22, locoβ2 244.7 (e in atonia locutene(n)te β2 236.1), nova β2 244.21.24, pò β2 237.3. Mano β3: bo(n) β3196.12, β3 229.2, bona β3 240.2, boni β3196.10, bono β3 229.2, β3 231.1, home-ni β3196.6 (2 volte), homo β3 240.1, loco β3 203.2, nova β2 244.21.24, β3 240.1, novoβ3 204.1 (e in atonia locutene(n)te β3196.6, β3 229.1). Mano γ. Non si registra ditton-gamento toscano di -è- e di -ò- nelle poche forme valide: manera 152.2, Oriveto 151.1, Pe-tro 148.1 (2 volte). Si esclude dallo spoglio ne(n)te < NE-GENTEM 148.6. Non c’è ditton-go toscano in ge(n)tilomini 148.5 (2 volte).6, 152.2, loco 148.5.6, nova 151.1. Non c’è in-fine il dittongo nelle forme da provenienti da -ARIUM: frosteri ‘forestieri’ β1 35.1.

V.2.1.2. Esiti di , toniche

a. , in contesto metafonetico. La chiusura metafonetica di é < , toniche si re-gistra in modo regolare e omogeneo nei tre libri delle Croniche (es. commisso ∼commesse, francese ∼ francisi, misso ∼ messa, spisi ∼ spese etc.). Di seguito l’elen-co delle forme:

abbrucisi IIa 110.3, albanisi IIa 286.2, appariczio ‘apparecchio’ IIa 128.2315, calabrisi IIa197.1, carmeligo ‘camerlengo’ III 53.5/ca(m)merligno III 25.4, ca(m)merligno III 25.4 (e ca(m)melliagno I 91.9: cfr. n. 585), ca(m)milli III 48.25, Colo(n)disi I 102.3, 103.6, II 20.1.9, Colo(n)nisi II 20.5, co(m)misso IIa 104.3 (ma al femminile, regolarmente, (com)messe III 45.1), crapipte ‘capretti’ IIa 86.4, crapipti IIa 78.6, crapipto IIa 78.7, destric-to III 3.3, di(n)tro III (+6) 30.5, 43.7, 48.19, dint(r)o III 35.7, 41.9, 43.2, IIa 14.3, 16.1, 17.2, dintro IIa 17.1.2, III 30.10, 49.2/de(n)tro I (+10) 5.3, 56.2, 75.1, II (+4) 19.1, 20.1, 35.1, IIa (+ 11) 79.1.3, 80.4, III (+4) 26.2, 30.16.7, dentro I 81.2, 95.8, II 35.1, de(n)ctro IIa294.3, discipuli IIa 25.1, fra(n)cisi I (+34) 3.1, 74.1 (2 volte), II 16.1, IIa 14.1, III 20.1, fra(n)czisi I 92.1 (ma al singolare, regolarmente, fra(n)cese I (+10) 81.2, 90.1, 93.6, IIa66.4, 307.1, fransese I 89.2, fracese I 95.3), frido IIa 57.7, fri(d)dio IIa 44.2, frisi ‘fregi’ IIa128.14, genoisi IIa 113.2, III 47.3, genoysi I 98.1, genuisi I 13.1, genuysi I 98.1 (ma al sin-golare, regolarmente, genoese I 87.4, IIa 42.3, 79.2), haverrimo III 58.13, havimo III 41.8, 58.9.11316/havemo I 107.3IIa, III 25.4, havite III 30.9.23/havete III 31.7, Lorito III 6.4,ma(n)disi IIa 125.2 (ma al singolare, regolarmente, ma(n)dese II 45.1, IIa 107.7, 125.2,

315 Cfr. § V.2.2.14. 316 Per la chiusura metafonetica nelle desinenze della 1a pers. plur. della II e III coniuga-

zione, si rimanda a V. Formentin (ID., LOISE DE ROSA, Ricordi..., cit., to. I, p. 116), che ar-gomenta ampiamente le motivazioni che spingerebbero a spiegare il fenomeno, in questo contesto, secondo ragioni morfologiche.

Nadia Ciampaglia CXXX

ma(n)nese II 40.1), marivicci ‘tordi’ IIa 78.6, mareviczo IIa 78.7, misi I (+4) 24.1, 51.2, 98.4, IIa 112.1, 299.1, III (+7) 10.3, 25.9, 28.2/mesi II 44.2 (ma al singolare, regolarmente, mese I (+22) 14.1, 17.1, 38.1, II (+22) 14.1, 17.1, 38.1, III (+9) 50.3, 51.3.10, IIa (+202) 2.1, 15.1, 16.1), missi IIa (+8) 28.5, 58.1.2 (ma al femm, regolarmente, messe II 60.1, IIa(+19) 2.10, 13.1, 20.2), missinisi I 93.10 (sing.), misso IIa (+8) 13.1, 23.7, 85.7/messo IIa356.1 riferito a trofheo (ma al femm. messa I 88.9, 110.1IIa, II 19.10, 34.1, 41.1, IIa (+25) 50.1, 52.3, 57.3, III 48.25), pagarimo III 27.19, paisi III 7.5 (ma al sing. regolarmente pae-se II 19.10, III 7.1, 57.10), pilo IIa 252.3, 286.1, paricci II 6.5, parici ‘parecchi’ IIa 71.1, 346.2, pariczi II 42.2, IIa 177.3, 212.3, pigno III 55.2, pingio I 76.9, piso II 45.1, IIa299.2/peso II 30.4, 40.1, po(n)tifici I.1.1, po(n)tifice (plur.) I 102.1.2, 103.7 (ma al singola-re po(n)tefece I 107.3IIa)317, porrisevo III 30.24, prisi III 26.9 (ma preso III 11.5), sarraciniII 2.1, 44.1, sarra<c>ini III 12.5318 (e Sarracinia III 48.28), simo III 58.12, spisi IIa 327.1 (ma al femm., regolarmente, spese (+18) 5.1, 11.3, 96.2), stricto III 48.27, tenimo III 58.11, thianisi IIa 215.3, tianisi IIa 115.1.2, thodischi IIa (+9) 317.1, 319.1, 320.1, todischi II 20.11, 21.5, IIa (+5) 198.1, 315.1, 323.1 (2 volte), tudischi I 103.2, thodischi IIa 317.1, todi-schi IIa 198.1, 315.1/todeschi IIa 247.1.2 (e thodesche IIa 315.1), tornisi II 51.2, IIa (+22) 70.4 (2 volte), 78.7/tornese IIa 78.4, 228.3, tridici IIa 45.1, 47.1.3, 86.4, 91.1, 213.1, trovar-rite IIa 8.3/trovarrete IIa 19.2 (notizia espunta), 170.4, vidi ‘vedi’ IIa 106.8, vinti (num.) II 55.1, IIa 199.2, 228.30, 319.1, III 28.23, 41.2, volimo III 41.7/volemo II 30.6, III 13.6.

Nel napoletano la metafonesi si applica di norma sia ai sostantivi maschili sia ai sostantivi neutri319. Lo spoglio in realtà, tranne poche eccezioni, come bru(n)czo I65.1, riferito a minerale, che compare però in una scrittura non spontanea, o fri(d)-dio IIa 44.2, non offre elementi sufficienti e nelle Croniche non si produce raddop-piamento fonosintattico dopo l’articolo neutro (o femminile plurale)320. Tuttavia, indirettamente, i sostantivi neutri sono individuati tramite gli aggettivi dimostrativi. Fuscolillo scrive infatti quillo IIa 338.1 un’unica volta, al maschile singolare, sicu-ramente riferito a persona; per il resto si legge sempre quello (+45), evidentemente avvertito come genere neutro, quando è riferito a dì, giorno, tempo o con il valore di ‘ciò’, ‘questa cosa’ ‘questo fatto’; la metafonesi non colpisce mai, ovviamente, gli aggettivi dimostrativi di genere femminile:

m. sing. quillo IIa 338.1/quella I (+7) 33.2, 58.2, 84.1, II 30.2, 33.1, IIa (+5) 19.2 (2 volte), 69.2, III (+7) 28.10.19.21 e quell’ I 74.4, 95.7; m. plurale quilli I 90.5, IIa 69.1, III 21.2, 48.3/quelle I 33.2, 93.19, IIa 170.2, 348.1, III (+7) 28.14.15, 43.2); neutro: quello (t. +45) I (+10) 50.1, 64.3, II (+6) 19.5, 51.1 (2 volte), III (+4) 21.3, 31.4, 45.1, IIa (+25) 1.1, 40.5.

317 Si noti nella coppia po(n)tifici(-e)/po(n)tefece l’amonizzazione vocalica della postoni-ca alla tonica. Per altri esempi di armonizzazione, cfr. n. 303 e gli ulteriori rinvii.

318 In questa forma la i tonica si spiegherebbe per sicilianismo o per bizantinismo foneti-co: cfr. V. FORMENTIN, LOISE DE ROSA, Ricordi..., cit., to. I, p. 119, n. 277.

319 Cfr. ad es. in Loise (V. FORMENTIN, LOISE DE ROSA, Ricordi..., cit., to. I, §§ 13-4).320 L’assenza del raddoppiamento fonosintattico dopo il dimostrativo neutro contraddi-

stingue in realtà l’area mediana da quella campana: cfr. F. AVOLIO, Il «neutro di materia»nei dialetti centro-meridionali: fonti, dati recenti, problemi aperti, 10 (1996), pp. 291-337; a p. 308 e ss.

Introduzione CXXXI

La metafonesi, analogamente, non interessa mai i femminili questa e queste, a differenza del maschile plurale quisti. Un po’ più complicato in questo caso risulta individuare il genere neutro, visto che si legge quisto anno IIa 283.1, quisto settem-bro IIa 360.1, ma anche questo anno II 3.2, 43.2. Non risultano significativi per re-gistrare la tendenza in Fuscolillo questo regno III 2.1, questo paese III 7.1, questoIII 9.1 (rif. a persona masch. sing.), perché compaiono nella parte iniziale del terzo libro, tramandanti la Breve Informazione di Bartolomeo Caracciolo e dunque sono verosimilmente dipendenti dalla fonte; si esclude dal conteggio anche il tipo questopopolo II 69.2 (2 volte), che compare nella copia di un bando emesso a Roma nel 1559 (cfr. infra, n. 582). Resta così sostanzialmente confermata l’opposizione del maschile sing. quisto al genere neutro questo, riferito a concetti astratti quali bene,modo, dì, ‘fatto’ o a sostantivi di materia non numerabili, come grano321:

m. sing. quisto IIa (+6) 17.4 (epitaffhio), 163.2 (homo), 164.3 (homo), 388.1 (libro), III 27.7 (2 volte: Ladislao, figlio); quisto anno IIa 283.1, quisto settembro IIa 360.1//questa II (+7) 15.1, 18.1, 19.1, IIa (+23) 6.4, 40.2.8, III 11.5, 28.20, 58.13), m. plur. quisti II 54.13, IIa18.1, 107.7, 337.1/queste IIa 130.4, 165.4, III 33.3; neutro: questo I (+7) 5.4 (modo), 7.1, 56.3 (‘ciò’), 68.3 (dì), 69.2, 78.7 (‘ciò’), 95.6 (dì), II (+5) 3.2 (anno), 20.11 ‘ciò’, 42.2 (an-no), 54.5 (tempo), IIa (+19) 2.8 (grano) 3.3 ‘ciò’, 16.6 ‘ciò’28.4 ‘ciò’, 184.2 (grano), 221.2 (bene), III (+27) 14.4 ‘fatto, motivo’, 16.2 ‘motivo’, 27.2 ‘ciò’.

Dunque, se nelle Croniche sopravvivono pochi relitti di una probabile distinzio-ne tra articoli maschili e neutri (cfr. § V.3.3), abbiamo invece la prova della con-trapposizione tra dimostrativi maschili metafonetici e dimostrativi neutri non meta-fonetici322. Non si registra invece opposizione metafonetica nei superlativi:

Altissima IIa 23.6 e β1 36.4, Altissimo IIa 119.1, 186.3, beatissimo IIa 241.1, bellissima II 62.1, cristianissimo I 101.3, 104.1, II 21.9, cristianissimo I 103.1, crodelissimo I 98.4, gra(n)dissima I 99.3, 103.6, 100.1, malissima I 106.1, inlustrissima II 14.1.

Negli antroponimi raggruppati di seguito la tonica continua la base latina:

Anaclito III 11.3, Benedicto IIa 124.2, III 26.7, Dominico III 26.10, Do(m)minicho I (+4) 31.1, 69.1, 78.9, II 38.3, III 23.3, IIa (+30) 25.1, 29.4, 32.1/Do(m)menicho IIa 265.3, Fraci-scho I 67.1, Fracisco I 27.1, IIa 246.1, Fra(n)cisco I 37.1, 56.2, 93.10, IIa (+13) 128.10.11, 130.5, Ia(n)fra(n)cisco II 54.5, IIa 21.3, 289.1, Ioa(n)fracisco IIa 2.8, 170.3, 335.6, Ioa(n)-f(ran)cisco II 54.4, Ioa(n)fra(n)cisco II 47.1, 54.12, IIa (+27) 48.1, 51.3, 53.1, Ioa(n)-fra(n)cischo IIa 335.3, Ioa(n)nifracisco IIa 60.2, Io(n)fra(n)cisco IIa 170.6, 239.2, 337.1.

Anche nei casi seguenti si tratterà, sostanzialmente, di latinismi:

antedicti III 27.2, antedicto III 11.1, 27.3, 30.21, antidicto III 26.14, 30.2, a(n)tidicto III

321 Cfr N. DE BLASI, L. IMPERATORE, Il napoletano parlato e scritto, Napoli 2000, pp. 68-70.

322 Cfr. F. AVOLIO, Il «neutro di materia»..., cit., p. 303 e ss.

Nadia Ciampaglia CXXXII

34.5 (e il femm. antedicta III 27.1.3), archipiscopo II 20.3, archipiscopi IIa 300.2, archivi-scovo II 61.1, dicto I (+25) 2.1, 3.1, 13.1, II (+35) 10.1, 16.1.3, IIa (+74) 2.2.3, 14.3, III (+168) 10.2, 11.1, 11.3, ditto I 96.6, 107.2IIa, IIa 335.4, III (+4) 25.1, 26.14, 34.5, dicti I96.5, 74.1, 106.4, II (+14) 5.3, 6.5, 23.4, III (+19) 21.3.8, 25.5, IIa (+53) 20.2, 21.2, 29.6 (e si aggiunga dicta I (+14) 5.1.2 (2 volte), II (+21) 20.12, 21.4, 23.1, IIa (+ 71) 2.2, 16.3, 21.1, III (+27) 2.1, 23.1.2, ditta IIa 26.2, III 38.4/decta IIa 341.2; dicte I 77.4, 93.5, II (+6) 11.2, 30.4, 35.3, III 7.6 28.15, 40.3, IIa (+ 11) 16.3, 20.1, 26.3, 250.1/decte IIa 105.8), digniII 13.2, digno II 32.4, infirmi IIa 81.1, ipsi II (+4) 33.3, 35.9, 49.2, IIa (+7) 64.2, 100.11, III 46.3, ipso I (+5) 60.1.3, 72.2, II (+4) 46.3, 53.12, IIa (+28) 24.2, 55.1, 85.6, III (+14) 9.1.2, 27.2 (ma al femminile si noti epsa II 53.1, III 3.2, 36.2, ep(s)a III 37.6; ipsa ed ipse si leg-gono solo in II 52.6.9, trascrizione in latino di un atto del Concilio Tridentino), ip(s)o III58.11, isso I 69.2/esso IIa 385.2 (ed essa I 43.2, 78.3), licito II 53.4, nig[ri] I 92.3, nigro IIa16.4, predicto I 106.2, III 10.1, 17.3, p(r)edicto I 93.22, 95.11, p(re)dicto III (+12) 6.7, 7.1, 14.2/predecto IIa 40.12 (ma si noti che qui sicuramente Fuscolillo copia da un atto), predictiII 6.4, 7.1, preditti II 53.8 (e al femminile i latinismi p(re)dicta IIa 341.2, p(re)dicta III 47.1, predicte II 54.9), si(n)gni II 25.2, sopradicto IIa 213.3, sop(r)adicto I (+9) 35.1, 93.14.15, II (+10) 16.3, 28.2, 30.6, IIa (+27) 51.1, 60.4, 65.1, III (+9) 11.4, 17.1.3, sop(r)aditto III 28.1, sopradicti IIa (+4) 118.2, 213.4, 271.1, sop(r)adicti I 93.3.8.14, II 49.5, IIa (+23) 100.4, 101.2, 105.6, III 7.5, sullicito III 12.4, sup(r)adicti III 24.4, sup(r)adicto III (+5) 23.1 (2 volte), 24.4, sup(ra)ditto III 24.1 (e al femminile, per latinismo, sop(r)adicta I 109.1IIa, IIa (+5) 118.2, 125.1, 177.3, 247.1.5, sop(r)adicte IIa 4.1, 165.5, sup(r)adicta III 34.10), viscopo I 88.9, viscovo II 61.2, IIa 38.2, 39.1, viscovi IIa 300.2.

Si segnala, infine, il plurale metafonetico da < ITIES fortellicze I 90.4, fortellic-zi I 84.1, fortelliczie IIa 79.3; al singolare si ha invece, regolarmente, fortellecza IIa13.1323.

b. , in contesto non metafonetico. Presentano é > i le forme di genere femminile raggruppate di seguito, da leggere senz’altro come latinismi, non ponendosi condi-zionamento metafonetico ed essendo la base latina :

a(n)cille IIa 104.2, dominicha III 18.3, do(m)minica III 17.5, do(m)minicha I 11.1, II 13.3, 19.5, III 17.2 (ma do(m)menicha I 64.5, IIa 270.1 e do(m)menecha I 63.2, 64.1, 101.2, II 35.14, 42.1, 50.1, III 20.1.3, 25.10, IIa (+4) 37.1, 52.1.3, do(m)mene[c]ha III 19.2, do(m)-me(n)necha IIa 57.4, do(m)menech(e) I 75.5, IIa 216.1)324, lictera III 48.17.18, IIa (+11) 64.1, 80.1, 208.2, licter(e) II 35.8, IIa 170.3, 208.2, silve III 46.3.

Nelle forme verbali cadir(e) IIa 71.2 e perdissero IIa 364.1, la chiusura di é > i è probabilmente dovuta a metaplasmo dalla seconda alla terza coniugazione (cfr. § V.3.1.7); la tonica di missir(e) IIa 226.1, invece, sarà forse condizionata dall’avan-

323 Cfr. P. SAVJ-LOPEZ, Studi II -eze, «Zeitschrift für romanische Philologie», 24 (1900), pp. 504-6.

324 Fatta eccezione per do(m)menicha, in tutte le altre forme sembra prodursi armonizza-zione vocalica tra tonica e postonica, per cui al tipo do(m)menecha, do(m)mene[c]ha,do(m)menech(e), do(m)me(n)necha corrisponde la serie dominicha, do(m)minica, do(m)-minicha. Per altri esempi di armonizzazione vocalica, cfr. nn. 303 e rinvii.

Introduzione CXXXIII

tonica, ma si tratta comunque di un’unica occorrenza di fronte alla serie compatta in -e- rappresentata da missere II 50.1, misse[re] II 51.1, misser(e) II 38.1, IIa (+11) 53.1, 125.1 (2 volte). Segnalo qui solo la chiusura di crudile I 83.1 (ma crodelissi-mo I 98.4, con armonizzazione della protonica all’avantonica: cfr. n. 303). Per la desinenza -ia/-iva dell’imperfetto in luogo di -ea/-eva, cfr. § V.3.1.1/b.

Da , semele IIa (+4) 28.6, 55.2, 259.1325, se(me)le IIa 70.8.

Altre mani.Mano α. Non si registra opposizione metafonetica nel superlativo bellissima II 62.1. Mano β1. La chiusura condizionata di -é- si verifica in pariczi ‘parecchi’ β1 34.11. Nelle forme che seguono, la chiusura trova conforto anche dalla coincidenza con il latino: dicto β136.3.4.15.21, ipsi β1 34.5, β1 36.6.22, ipso β1 34.10, β1 36.5 (2 volte).6.26, misso β1 35.3,supradicto β1 34.10; al femminile, però, accanto ai latinismi dicta β1 36.2.4, lictera β1 35.5 e licter(e) β1 35.5, β1 36.10, si leggono anche domeneca β1 36.17 e do(m)meneca β1 36.14; ilmancato appoggio del latino fa evitare forse la chiusura in de(n)tro β1 35.1, β1 36.22. Mano β2. In β2 le vocali toniche chiuse sembrano continuare in realtà la base latina, più che essere effetto di metafonesi; non presentano chiusura metafonetica da , infatti, de(n)tro β2 206.5, β2 237.13, havemo β2 237.3, inteso β2 244.5.9, mesi β2 237.1; la chiusura non compare nep-pure nelle forme seguenti, in cui pure sarebbe stata autorizzata dalla coincidenza con il lati-no (< ), da ritenere dunque toscanismi: fermi β2 244.24, infermi β2 244.14, segniβ2 244.7.9.23, vescovo β2 206.1; si aggiungano inoltre dicti β2 237.6, β2 41.1/decti β2 237.3,detti β2 244.22, dicto β2 237.6.23, β2 244.7.17, ditto β2 237.19 (2 volte)/decto β2 237.4,β2 244.17, β2 40.15, detto β2 237.3.7, β2 244.9.17, ip(s)o β2 237.8 (ma essi β2 244 4.9.18 ed esse β2 237.8), licito β2 237.4.13.14, predicti β2 237.12, predicto β2 244.11, p(re)dittoβ2 237.9/predecto β2 206.4, p(r)edecto β2 40.13, sopradicto β2 206.5, sup(r)adicto β2 40.18e i latinismi dicta β2 40.17, 41.1, ditta β2 237.6, dicte β2 237.6 (2 volte).12, p(re)dicteβ2 237.8. Mano β3: Dominico β3 196.4, Gio(n)fra(n)cisco β3 196.11, episcopo β3 204.1 (2 volte), ipso β3 231.1, misso β3 229.1 e il latinismo supradicta β3 229.3; senza alternanze, detti β3 203.3, β3 229.1.2, β3 230.2, detto β3 196.6.9, β3 229.2.3; non c’è chiusura metafone-tica nel plurale allegrecze β3 231.1 < ITIES (cfr. in Fuscolillo, invece, fortelliczie). Per quanto riguarda i pronomi dimostrativi si segnalano quilli β1 34 .11/quelli β2 237.8.9, quillo(tempo) β1 35.1/quel (tempo) β2 244.9, quello (n.) β1 34 .8, (masch.) β2 244.17; questo ‘ciò’ β1 36.7.23, (regno) β2 236.1, (regno) β2 237.4, ‘ciò’ β2 244.21, (fangiullo) 244.21, ‘ciò’ 24. Non sembra dunque presente la distinzione notata in Fuscolillo. Le forme femminili non presentano ovviamente metafonesi: quella β2 237.7, β2 244.12; quelle β2 237.6,β2 244.15.17, questa β3 196.9, β3 203.1, β2 237.13 e queste β1 36.1. Per cadir(e) β1 36.25bisognerà ipotizzare un passaggio dalla 2a alla 3a coniugazione (cfr. cadir(e) in Fuscolillo IIa 71.2). Mano γ. Chiusura e latinismo coincidono in dicto 147.1 (e per latinismo si ag-giunga dicta 147.2, 148.7), episcopo 151.1, ipso 148.5 (ma esse 152.2). Non presentano chiusura de(n)tro 151.1, peso 151.1. Saranno toscanismi questa 147.2, queste 148.6.

Gli esiti sopra riportati rivelano alcune tendenze. La mano β2 sembra più restìa ad ac-cettare esiti condizionati e non mostra, d’altro canto, di essere troppo influenzata dall’autorità del latino: scrive infatti fermi, infermi, segni, che invece Fuscolillo segna sen-

325 Cfr. semel in De Jennaro (M. CORTI, a c. di, P. J. DE JENNARO..., cit., p. XCIV); semelee simele in Loise (V. FORMENTIN, LOISE DE ROSA, Ricordi..., cit., to. I, pp. 175-6); semelesi legge anche in Ferraiolo (R. COLUCCIA, a c. di, FERRAIOLO.., cit., s.v.) e nell’Hist. Tr. (N. DE BLASI, Libro de la destructione de Troya..., cit., p. 443).

Nadia Ciampaglia CXXXIV

za incertezza con -i-; si consideri poi la significativa opposizione di vescovo β2 206/epi-scopo β3 (2 volte) e di essi β2 244 (3 volte)/ipsi β1 (3 volte): β2 da un lato sceglie la forma toscana, dall’altro rifiuta sia il latinismo, sia l’esito metafonetico. Un analogo rifiuto (cfr. infra) è nella forma mondo; il paragrafo in questione è anche in questo caso il n. 244, in cui è evidente la base letteraria (non si tratta difatti di un’annotazione, ma di una relazione, che sarebbe stata inviata dal M. de Rodi de l’hordine hierosolimitano ai serenissimi principi po-te(n)ti, baroni, co(n)ti et ciascun fidel (crist)iano, relativa alla fantastica apparizione nelle terre di Babilonia dell’Anticristo, affinché tutti, per essere vero questo manifesto de la fine del mo(n)do che si appropinqua, vogliano permanere fermi, stabili et costa(n)ti ne la sa(n)cta fede). Le scelte di β2 244 sarebbero pertanto di matrice letteraria e mostrerebbero un consapevole avvicinamento al toscano; analogamente sarà condizionata dalla fonte la tendenza riscontrata nei paragrafi β2 40.12-41, 206.1-5, che non contengono annotazioni quotidiane, come accade invece per quelli redatti da β3 (cfr. § II.9.2, tav. A). Si aggiunga poi a questo la già segnalata presenza, solo in β2, dei rari dittonghi spontanei registrati nelle Croniche. Come si vedrà tuttavia nel paragrafo dedicato all’anafonesi, l’avvicinamento al toscano è più spesso il risultato della sottrazione di elementi locali (cfr. § V.2.1.6). Si noti, infine, che le uniche forme metafonetiche, per quanto riguarda i pronomi dimostrativi, sono adoperate da β1 (che pure copia, ma episodi di storia napoletana) e mai da β2, che non conosce l’opposizione tra il maschile quillo e il neutro quello.

V.2.1.3. Esiti di , toniche

a. , in contesto metafonetico. È nettamente predominante, in contesto metafonetico, la chiusura di ó > u; il fenomeno si manifesta con una certa regolarità (es. barone ∼ baruni, bastione ∼ bastiuni, presone ∼ presuni, rocta ∼ ructo etc.), e le poche eccezioni si leggono sostanzialmente nel primo e nel terzo libro326.Raggruppo di seguito le forme con metafonesi di ó, ponendo in elenco anche quelle in cui la chiusura trova ulteriore appoggio nella base latina (es. multo, mundo etc.):

agusto I (+36) 5.1, 6.1, 7.1, II (+8) 18.1, 19.6, 25.1 IIa (+39) 3.1, 6.1, 22.1, III (+6) 21.3, 47.4, 48.24, augusto III 47.2, baruni IIa 300.2, III (+8) 29.1, 30.14.15/baroni I 89.6, IIa144.3, III (+17) 13.4.5, 14.3 (ma al singolare, regolarmente, barone III 14.5, 30.1), bastiuniIIa 28.4 (ma al sing. bastione IIa 28.5, III 38.4), bru(n)czo I 65.1, bucti I 75.4 (2 volte), 85.6, IIa 28.5/bocti I 91.10, burgo III 32.5, 51.5, Burgo I 10.3.4, 97.3, II 20.2 (2 volte), cappu<ni> IIa 213.6, carth<u>ni IIa 2.5, cu(n)czio IIa 108.3, cu(n)to IIa 31.4, curso III 27.18/corso I 97.12, dudice III 28.15, 40.3, dudici IIa (+10) 44.3, 47.1, 86.2, du(d)dici IIa289.2/do(d)dici IIa 104.2, electuri IIa (+8) 30.7, 100.3.4, ellecturi IIa 30.8, falcuni III 48.24, Fundi IIa 9.1, III 25.7, Fu(n)di I 86.4, II 3.1, 20.10, IIa 128.2, III 6.4, 25.7, Fu(n)ni III 27.2, 54.3, inparaturi III 26.1 (ma al singolare, regolarmente, sempre -ore), lavaraturi IIa 70.2, levaturi ‘(ponti) levatoi’ III 38.2, megliuri III 21.7 (ma al singolare, regolarmente, me-glior(e) IIa 71.2), minuri III 25.10, Mo(n)tescaiuso III 24.3, Mo(n)tescaviuso III 25.8, muc-zi II 35.1, muczo III 28.18, multi I (+10) 1.1, 58.2, 86.6, II 49.1, IIa (+52) 2.4, 2.11 (3 vol-te), III (+18) 17.6, 19.1.5, multo I (+4) 84.6, 86.7, 93.23, II 27.1, IIa (+11) 29.3, 44.2, 80.4 (2 volte), III (+18) 9.2, 12.2.4, mu(n)do III 32.4.11 (ma cfr. mondo in β1), muraturi IIa

326 Difatti, le pochissime forme senza chiusura comprese nelle annotazioni spontanee si riducono a baroni IIa 144.3, p(r)ocuratori IIa 341.2 e IIa 40.11.12 (ma si legge qui in una copia di un atto), signori IIa 8.1, 16.5, 113.2, 143.1, 207.3.

Introduzione CXXXV

344.1, muto ‘motto’ III 32.3, nui I 107.3IIa, IIa 26.3, 40.12, III 27.7, 41.7/noi III 27.16 (e cfr. noi in β1 e δ), octrufo IIa 15.1 (forma unica in Fuscolillo; nelle altre occorrenze sempre -o-tonica; cfr. però octru<f>o in β1), palagruso III 30.5, palu(m)mi IIa 78.6.7, paurusi IIa106.8, pavelgliuni III 28.21/paviglioni III 51.8327, Peczuli III 29.2328, Pecczuli I 75.8, 79.1, IIa 27.2 (2 volte, ma nella seconda u è corretta su altra lettera, probabilmente o), Peczulo III 50.1/Poczolo I 79.1, pedunii III 9.5, Piemu(n)<d>i IIa 317.1, Piemu(n)ti IIa 319.1, 330.1, pi(n)turi IIa 120.2, porrissevo ‘potreste’ III 30.24, predicaturi III 23.4/predicatori III 25.2 (al sing. regolarmente predicator(e) II 269.1 (2 volte).2, presuni I 10.6, 64.1, 78.1, II 46.3, IIa 27.1, 164.1, p(re)suni III (+8) 21.4.7, 31.1, p(r)esuni I 70.2/p(re)soni III 13.5, 26.9 (ma al sing. regolarmente p(r)esone I (+ 9) 10.7, 61.1, 64.5, (pre)sone I 13.3, 64.4, III (+4) 21.5, 28.16, 30.21, presone I 39.1, 61.1, 95.3, IIa (+4) 101.4, 106.4, 164.2, III 24.2, 32.5; ‘pri-gione’ III 21.5, 31.7, 48.12), p(ro)curaturi IIa 181.1/p(ro)curatori IIa 40.11 (ma l’anno-tazione è copia di un atto), 341.2 (al sing. p(ro)curator(e) II 59.1.2, IIa 194.1, 245.3), puczoIII 48.19329, puglii IIa 142.1, 153.1, pulglii IIa 131.1, Raimu(n)do I 47.1, Ramu(n)do III24.2, ructo (con grafia latineggiante impropria) I (+7) 34.1, 78.2 (2 volte), III 57.6/ropto III51.12 (al femminile, regolarmente, rocta ‘disfatta’ I 95.4, II 16.1), salvoco(n)ducto III 51.9, Sanframu(n)do I 78.2, secundo IIa 161.1, secu(n)do I 75.2.5.7, II 1.1, 3.2, 46.3, IIa (+12) 47.1, 85.4.6, III (+5) 17.1, 23.3, 24.1, securso I 107.3IIa, seccurso II 21.5/soccorso I 95.11, Sgesmu(n)do III 57.2.3, Sigismu(n)do II 54.14, IIa 99.6, 104.8, 245.5, signuri I 74.3, 95.1, II 19.9, IIa 261.2/signori III (+13) 6.4, 26.9, 27.6, IIa (+5) 8.1, 16.5, 113.2, 143.1 e segnori III 30.13.19, 34.2, speru(n) III 34.9, speruni I 75.1, sul (avv.) III 30.20, sulo I 88.8, IIa26.3, 213.3, III 39.4, 47.6, 58.11 (cfr. invece solo in β2), tarramuto II 34.1, terramuto I 29.1, II 34.2330, triu(m)fhi I 97.11, IIa 25.2, 99.7, 113.2, triu(m)fho IIa 16.1, 61.1, triu(m)phoIIa 14.3, tu(m)mulo ‘tomolo’ II (+8) 22.1, 32.1.2, IIa 71.3.4, 86.2, tu(mmu)lo IIa 288.1/ to(m)molo IIa 46.1331 (e to(m)mola IIa 175.1, 179.2, 265.2), turbito IIa 218.3, Ulmo I 97.10, III 43.2, Unufrio II 59.4, Utra(n)to III 5.2, vui III 30.9, 31.8.

La metafonesi interessa con una certa regolarità anche il plurale dei femminili in -e, per effetto della -i finale della terminazione plurale332 (l’unica eccezione, torri,

327 Si noti, nell’alternanza pavelgliuni/paviglioni, il differente trattamento della protonica che, tuttavia, non sembra corrispondere agli usuali fenomeni di armonizzazione vocalica finora visti (con l’innalzamento della protonica in corrispondenza della chiusura della toni-ca): cfr. n. 303 e rinvii.

328 La forma Pezzulo, tipica del napoletano antico, presuppone per G. Rohlfs (ID., Gram-matica storica..., cit., § 126) una base -OLUS, con successiva chiusura in u; l’esito è evi-dente in molti continuatori di -ìolus ed -éolus come lenzulo, fasulo etc. (si veda, ad es., fi-gliulo nell’Hist. Tr.: cfr. N. DE BLASI, Libro de la destructione de Troya..., cit., p. 359 e n. 30). Si noti, inoltre, nell’opposizione Peczulo/Poczolo, l’armonizzazione della protonica alla tonica: cfr. n. 303 e rinvii.

329 Si aggiunga il plur. neutro pucza ‘pozzi’ I 17.1. 330 La chiusura metafonetica si spiega a partire da una base etimologica < M TUM di

contro alla forma tremuoto dell’it. antico: cfr. N. DE BLASI, Libro de la destructione de Tro-ya..., cit., p. 356, n. 419.

331 È evidente anche nell’opposizione tu(m)mulo/to(m)molo e to(m)mola il fenomeno del-l’armonizzazione vocalica, per cui, nella forma metafonetica, alla chiusura della tonica cor-risponde l’innalzamento della protonica: cfr. n. 303 e rinvii.

332 Cfr. G. ROHLFS, Grammatica storica..., cit., § 7.

Nadia Ciampaglia CXXXVI

si legge ancora una volta nel terzo libro):

co(n)fectiuni IIa 140.1, cruci IIa 301.6 (ma al singolare, regolarmente, croce I 33.2, 44.1, IIa104.4, 345.1, cro[c]e IIa 123.1 e S. Croce I 19.5, IIa 128.5), fulguri IIa 99.7, furguri IIa128.15, processiune (pl.) IIa 40.9, p(ro)cessiuni IIa (+4) 40.2, 52.1, 70.1.3 (ma al singolare, regolarmente, processione IIa 52.3, 57.2, p(ro)cessione I 86.4, IIa (+20) 52.3, 57.4.7, p(ro)cesseone IIa 99.3), succissiuni I 1.1, turre ‘torri’ III 38.4333, turri III 26.9/torri III 38.2 (ma al singolare, regolarmente334, torre IIa 135.1335, 155.1.2 e Torre (del Greco) I 64.3, T.(ad mare) I 106.5, III 38.4, 46.3, 50.2). Si aggiunga, benché con attestazioni più oscillanti, la chiusura ó > u nel plurale femminile di I declinazione persuni (tot. +14) II 40.1, IIa134.1, 339.1 (2 volte), 348.1 p(er)suni II 13.2, 45.1, IIa 26.4, III (+5) 28.3.28, 30.25/per-soni (t. +7) p(er)soni I 55.1, II 19.6, IIa (+4) 27.2, 101.2, 286.3, III 28.8, 47.1 (e p(er)sone I85.2, 96.4, 2 volte), in cui non è da escludere un esito metafonetico, non necessariamente per influsso della vocale finale336; la -i, a sua volta, potrebbe ricondursi a motivi morfologi-ci (si tratterebbe di metaplasmo dalla II alla I declinazione, che in qualche modo potrebbe aver lasciato traccia nell’isolatissimo ma pertanto sospetto337 persono II 50.2; o di estensio-ne del sistema flessivo di III declinazione).

Non si registra regolare alternanza metafonetica nei numerali, perché, ad ecce-zione di doe (mano) IIa 16.2 e doi hore I 43.2, dui (t. +91) è forma assolutamente costante sia al maschile quanto al femminile (es. dui galere I.51.1, 74.8, 92.2, duihore I 74.2, dui barche I 74.3 etc.).

b. , in contesto non metafonetico. Da , conservano la base latina le forme di genere femminile raggruppate di seguito:

multa I 78.11, II 31.4, mult<a> I 93.13, multe I (+4) 29.1, 55.1, 86.6, II 1.1, 24.2, IIa128.16, III 8.1.2, 25.1/molte II 20.9, secu(n)da IIa 196.1, 360.1, 363.1 III 24.3, 34.5, 37.1.

Da , si è già segnalata la chiusura ó > u nel plurale dei nomi femminili di III declinazione (cruci, turri etc.) e nel plurale persuni (cfr. § V.2.1.3/a). Segnalo qui il

333 Cfr. turri nell’Hist. Tr. (N. DE BLASI, Libro de la destructione de Troya..., cit., p. 359). 334 Farebbe eccezione (ma non lo è) lo turre IIa 352.2: la metafonesi e lo strano articolo

maschile si spiegano a partire dalla scrizione originaria le turri, in cui la chiusura era legit-tima, trattandosi di una forma plurale. L’intervento di Fuscolillo ha modificato solo le voca-li finali (-e > -o; -i > -e: cfr. apparato al testo).

335 In questa occorrenza la -e risulta corretta su -a.336 Il plurale metafonetico è infatti largamente attestato nel tipo persona/persune (cfr. V.

FORMENTIN, LOISE DE ROSA, Ricordi..., cit., 133 n. 339 e N. DE BLASI, Libro de la destruc-tione de Troya..., cit., s.v.) e si applica comunemente ancora nel nap. moderno nei sostantivi di I declinazione, anche in assenza di premesse etimologiche, piuttosto per analogia con il sistema torre/turre (vedi supra), allegrezza/allegrizze (cfr. V. FORMENTIN, LOISE DE ROSA,Ricordi..., cit., pp. 136-7 e n.).

337 Al singolare si registra sempre ed unicamente persona (t. +34) III 21.9, IIa 85.6, 88.1; il plur. persone è invece nettamente preferito dalla mano β (vedi infra): cfr. § V.3.2.

Introduzione CXXXVII

singolare ve(n)ditur(e) IIa 85.6/ve(n)ditor(e) IIa 259.2), in cui la chiusura costituisce un caso atipico, non sussistendo condizioni metafonetiche; s’è visto, del resto (cfr. § V.2.1.3/a), che la metafonesi agisce con una certa regolarità nei plurali dei sostantivi in -ORE e in -ONE ma mai, com’è ovvio, nelle forme singolari (es. megliuri ma megliore, bastiuni ma bastione).

Altre mani.Mano α: agusto II 62.1. Mano β. A differenza di quanto registrato per gli esiti da - -, - -, la chiusura di ó > u in contesto metafonetico sembra più diffusa. Anche in questo caso, tutta-via, β2 sembra aprirsi con più disinvoltura al toscano, rifiutando in molti casi la chiusura metafonetica, anche quando avrebbe trovato appoggio nella base latina (es. molti, molta, mondo, secondo). Mano β1: dui (m. plur.) β1 36.24.25, electuri β1 34.9, β1 36.2, presuni β136.20 (ma al singolare, regolarmente, presone β1 34.3.5.9, β1 36.18), signuri β1 36.4. Manoβ2: baruni β2 237.6/baroni β2 237.4.6.7, β2 244.1, co(m)peraturi β2 237.13.14.21, dui (m. plur.) β2 40.15, (d. di nostri) β2 244.21/doi (giorni) β2 244.9, gubernaturi β2 237.6 (ma al sing. regolarmente gubernator(e) β2 236.1, gobernator(e) β2 40.17, governator(e) β2 206.1, β2 237.6, 2 volte), ve(n)dituri β2 237.21 ve(n)dituri β2 237.21. Mano β3: baruniβ3 230.3.4/baroni β3 230.2, octru<f>o β3 229.1, (dui) persuni β3 204.1, Sigismu(n)doβ3 196.5.9; al singolare, regolarmente gubernator(e) β3 229.2, governator(e) β3 231.1. La chiusura è incoraggiata dal latino nelle forme seguenti: augusto β1 36.8.9.13.14, multi β134.11, β1 35.1, β1 36.2.13.18, 26, multo β1 34.11. Mano β2: multi β2 244.7.9/molti β2206.2.5, β2 244.21.23 (e molta β2 206.2), triu(m)phi β2 206.5, triunpho β2 206.2, tumolo β2237.4 (2 volte).19.20 (2 volte).22. Mano β3: multi β3 196.7.8.10, β3 230.2, multo β3 229.2,secu(n)do β3 196.9, β3 240.1, triunphi β3 230.2, tu(m)mulo ‘tómolo’ β3 229.1.2 (2 volte). Nelle forme femminili la tonica si giustifica per latinismo: multe β1 34.8.11, β1 36.17.20 (2 volte), multe β2 237.3, su(m)ma β2 237.20/so(m)ma β1 36.13, multe β3 196.11. Non presen-tano invece metafonesi le forme seguenti, in cui il toscanismo è incoraggiato dalla base la-tina: co(n)ti β2 244.1, exploratori β2 244.2.4.14.18.21.22, habitatori β2 244.9, noiβ2 237.3.5.6 (2 volte).12, β2 244.2.24, p(er)soni β2 237.4, p(er)sone β2 237.1.6, β2 244.15,persone β2 40.13,. solo β2 244.14, tra(n)sgressori β2 237.23; che si tratti di toscanismi, lo dimostrano però i tipi mondo β2 244.21, mo(n)do β2 244.13.24 (2 volte) e seco(n)doβ2 40.1, in cui la chiusura metafonetica è rifiutata, nonostante la coincidenza con il latino (ed esito ben differente si è invece visto per queste forme in Fuscolillo).

Da quanto detto, risulta confermata la tendenza già notata per gli esiti di é, e cioè che il “rifiuto” della chiusura si verifica principalmente in β2. Ad esempio, per quanto riguarda la coppia baruni/baroni, solo in un’occorrenza β2 presenta la chiusura, contro quattro esiti non metafonetici (β3 , invece, chiude la tonica per due volte e in un sol caso la conserva); solo β2 scrive, accanto a dui, usato anche da β1 e da β3, una volta doi; ancora, per quanto riguarda la coppia multi/molti, la chiusura è scelta costantemente da β1 (sei volte) e da β3 (quattro volte), ma solo in due casi è adoperata da β2 , che in altre quattro occorrenze opta piuttosto per -ó-; si consideri, inoltre, che β3 sceglie in due occorrenze secu(n)do,mentre β2 in una occorrenza scrive seco(n)do; si aggiunga, infine, che di contro all’unica occorrenza metafonetica persuni di β3, β2 sceglie l’esito non metafonetico sia nel plurale in -e, p(er)sone (quattro volte), sia in quello in -i, per metaplasmo, p(er)soni e che, come s’è già detto, β2 rispetto alle altre mani sembra senz’altro aprirsi anche ai toscanismi (molta, molti, secondo). Mano γ . Si registra esito metafonetico in (hora) dui 147.1, (tucti) dui148.3 (2 volte), sulo 148.3; non presenta chiusura signori 148.3.

Nadia Ciampaglia CXXXVIII

V.2.1.4. Vocali toniche in iato

In condizione non metafonetica, la presenza di i in luogo di e è effetto di chiusura per iato in invadio III 11.3, Macthio II 33.1, Mactio IIa (+6) 107.2, 119.8, 120.2/Macteo IIa (+4) 137.3, III (+11) 10.4.5, 14.5, rendìo III 48.21, re(n)dìo I 75.6, 85.7/rendeo I 75.1.7, III 29.2, re(n)deo III 19.4. Si aggiungano io (+20) II 28.2, IIa 316.1, III 40.3 etc. e i possessivi mio III 31.7 (e β1 36. 7, β2 244.13.19) emia IIa 102.1, 1442.3, III 30.7.

La o tonica si conserva in soa (t. +28) II 20.7, IIa 16.4, 24.2, nettamente inferio-re, tuttavia, a sua (t +183) III 21.6.7.9; al plurale femminile, invece, soe (t. +10) II 53.1, III (+7) 6.2, 19.4, 28.4, IIa 14.2, 28.3 (insieme ai plurali in -i: le arme soi I33.2, le soi robbe IIa 101.1, tucte le soi forcze IIa 112.3, IIa 128.18 le soi cermonie)ricorre più frequentemente di sue: sue (gente) I 93.15, II 53.2, IIa 2.11, 37.2 (sueerede338). Al maschile, suo (+144) IIa 13.1, III 13.1 (2 volte); nel plurale, sui II 23.4, III 10.5, IIa 341.1 è meno diffuso di soi (t. +29) I 13.1, 44.2, 107.3IIa, II 24.2, 53.2, IIa (+14) 14.1, 17.3, 25.1, III (+10) 8.1, 20.1, 21.4. Aggiungo qui p(er) mani soa IIa 350.2.

V.2.1.5. Esiti di ,

L’apertura > e che si verifica in taluni casi, parallelamente allo sviluppo > o,potrebbe essere un’ulteriore prova dell’appartenenza di Sessa Aurunca alla zona mediana339, benché non è da escludere, per alcune delle forme che di seguito si ri-portano, la possibilità di una morfologizzazione del fenomeno metafonetico. Di se-guito l’elenco delle forme:

desse ‘disse’ IIa (+6) 2.4, 40.5, 60.2, III 41.6340/disse III 31.6, 33.3, diss(e) III (+6) 28.19, 30.6, 33.4, dessero II 35.6, IIa 20.1, 105.8/dissero III 30.23, messe II 60.1, IIa (+17) 13.1, 20.2, 27.3, 40.3, 79.5, messero I 104.1, 106.2, III 55.3, IIa 296.2341, promesse II 230.7, re-scresse IIa 40.7.

Se le forme precedenti si leggono sostanzialmente nelle annotazioni spontanee, è invece diffuso in tutte le Croniche il singolare prencepe < PR NC PE vs. plur. principi. In questo caso l’apertura > e del singolare potrebbe essere funzionale al-

338 Il sostantivo è difatti di genere femminile: cfr. § V.3.2. 339 Il passaggio incondizionato di > o, in corrispondenza con la mutazione di > e, è ad

esempio registrata da Rohlfs nelle Marche: cfr. G. ROHLFS, Grammatica storica..., cit., §§ 29 e 37.

340 Cfr. nell’antico perugino desse e dece ‘dice’, forma che è anche dell’antico viterbese (G. ROHLFS, Grammatica storica..., cit., § 29). Il perfetto desse si legge anche in De Rosa e Diomede Carafa: cfr. V. FORMENTIN, Scrittura e testo..., cit., p. 21 e n. 65 e ID., LOISE DEROSA, Ricordi..., cit., to. I, p. 138 e n. 360 per i riscontri.

341 Cfr. mese e mesero in Loise (V. FORMENTIN, LOISE DE ROSA, Ricordi..., cit., to. I, p. 138).

Introduzione CXXXIX

la distinzione tra singolare e plurale, dandosi nella nostra area l’indebolimento del-le vocali finali, portatrici dell’informazione del numero342:

precepe IIa 161.1, 261.1, III 5.2, pre(n)cepe IIa (+8) 13.2, 26.2, 80.2, III (+25) 2.2, 4.1, 5.3, prencepe IIa 215.1, III (+6) 51.10, 57.17, 58.6 (2 volte), pre(n)c(e)pe III 7.1/ pri(n)cipe I 84.5.6, 85.3.4, 95.2, principe I 90.2, a cui si contrappone il plurale pricipi IIa 85.8, principi I 85.9, IIa 16.5.

Più particolare il caso di vede ‘vide’ IIa 26.1343. Sembrano invece da ricondurre a motivazioni morfologiche, vale a dire metaplasmo di coniugazione, gli imperfetti essevano ‘uscivano’ I 93.8, veneva IIa 66.3 (che appare tuttavia un caso isolato, contrapponendosi a ventuno occorrenze di veniva), appareva II 26.2 e i perfetti344

fugero I 102.2, honero I 88.9, partero IIa 297.1, 304.1, 317.1, parter(e) IIa 57.1 ‘partirono’, tradero I 86.3, trasero I 103.3, 56.2, 75.1.

L’apertura > o si verifica in questi casi345:

co(n)closa IIa 314.1/(con)clusa III 45.3, colclusa IIa 314.1 (ma al maschile sempre (con)cluso III 34.1, 37.5.7, IIa 219.2 e cfr. γ; si aggiunga, inoltre, in atonia, il derivato con-closione IIa 78.1); iodece (sing.) IIa 245.5346/iudece IIa 252.3, iodice II 53.8, 59.4, IIa (+5) 108.4, 122.1, 128.12/iudice II 54.14, presopti IIa 131.3 (ma nelle altre occorrenze sempre presupti IIa 62.1, presucti IIa 130.4, 153.1, presutti IIa 142.1 e al sing. presupto IIa 86.4), sco(m)monecha IIa 214.4. All’elenco si possono aggiungere i pf. roppe III 48.4.13, 53.5, 57.3, IIa 84.2347/ruppo ‘ruppe’ III 32.5, roppero I 96.6.8, III 28.14.15.

342 Si noti ancora una volta, nell’opposizione prencepe/principi, l’armonizzazione vocali-ca della postonica alla tonica (cfr. n. 303 e rinvii): cfr. F. FANCIULLO, Morfo-metafonia, in AA.VV, Miscellanea di studi linguistici in onore di Walter Belardi, Roma 1994, 2 voll., t. II, pp. 571-92, a p. 580.

343 Mancano nelle Croniche controesempi per la forma di 3a pers. sing. del perfetto; ve-decte è invece usato da β1 34.6. Alla 3a pers. plur. potrebbe dunque essere interpretata come forma forte e non debole il pf. vedero (vèdero ‘videro’), come suggerisce, per Loise, V. Formentin (ID., LOISE DE ROSA, Ricordi..., cit., to. I, p. 139). La forma di 3a pers. sing. del pf. vede ‘vide’ è anche in Lupo de Spechio (cfr. A. M. COMPAGNA, a c. di, LUPO DE SPECHIO..., cit., 230 e 316) e in Loise (cfr. V. FORMENTIN, LOISE DE ROSA, Ricordi..., cit., to. I, p. 139 e n. 361; e ivi per la segnalazione di un se vede in Rogeri De Pacienza, glossato in ‘si vide’ dall’editore M. Marti).

344 La desinenza in -ero per il perfetto di III coniugazione è comunque attestata nella zona di Sessa Aurunca: cfr. oltre, § V.3.1.1/c.

345 Non si aggiunge all’elenco, perché legittimo, l’esito tonico in Perosia IIa 79.4, PerosaIII 32.8; la base latina, infatti, è < PER SIA.

346 Cfr. in Loise De Rosa, iodece (V. FORMENTIN, LOISE DE ROSA, Ricordi..., cit., I, p. 139).

347 Si aggiungano come esempi complementari le forme arizotoniche ro(m)peo I 93.6, ro(m)pìo I 77.1, 100.2, roppìo I 100.2 (2 volte), ro(m)pero I 95.1, etc. Nel napoletano anti-co la forma usuale è ropp ; si veda in Loise, ad es., roppe, roppero (V. FORMENTIN, LOISEDE ROSA, Ricordi..., cit., to. I, p. 139).

Nadia Ciampaglia CXL

Come s’è anticipato, non è da escludere, per alcuni dei casi sopra elencati, la possibilità di «un’estensione analogica del fenomeno metafonetico»348, secondo una tesi che prende forza dalla considerazione che l’area di estensione degli insoliti sviluppi di e , in alcuni casi trattate come le corrispettive brevi, coinciderebbe con quella di massima espansione della metafonesi. Forme quali rér ‘ridere’, réc‘egli dice’, skrév ‘scrivere’ (da ), e kyór (da ), diffuse ad esempio nell’area ci-lentana (Omignano), presenterebbero un abbassamento della vocale tonica dovuta all’analogia con alternanze regolari del tipo vév ‘io bevo’ e vìv ‘tu bevi’349. La tendenza a trattare l’opposizione metafonetica come opposizione morfologica, di conseguenza, «condurrebbe i parlanti da un lato a interpretare le -u- ed -i- toniche come contrassegni del plurale, dall’altro a ripristinare di conseguenza -o-, -e- (an-che da - -, - - lunghe) del singolare»350. Dunque, nei perfetti forti desse, messe,roppe, sopra catalogati, l’apertura sarebbe morfologicamente funzionale, permet-tendo di distinguere la 3a persona singolare; così pure l’opposizione conclo-sa/concluso, più che per ipercorrettismo toscaneggiante351, potrebbe spiegarsi per “ottimizzazione morfologica”352. Per le forme iodece, prencepe va ricordato, infine, che è comune nell’area meridionale (Puglia, Lucania, Abruzzo, Campania) il trat-tamento di e come e nei proparossitoni353; e, se per iodece non disponiamo come controprova di alcuna forma plurale, è indubbio che i plurali pricipi IIa 85.8 e principi I 85.9, IIa 16.5, di contro al costante singolare prencepe, appaiono rego-larmente metafonetici e spingono dunque ad interpretare il fenomeno in chiave morfologica.

Altre mani.Mano β1: desse ‘disse’ β1 34.10, messe β1 34.3, messero β1 34.3, pre(n)cepe β1 34.8.12, ve-neva β1 34.8/veniva β1 36.8, u(n)sciero β1 36.13. Mano β2: pre(n)cepe β2 206.2 (ma al plurale principi β2 244.1). Mano β3: desse β3 196.9, pre(n)cepe β3 203.1.3 (2 volte), β3 230.1, veneva β3 203.3 (all’infinito, venir(e) β1 35.5 (2 volte), 36.1); probabilmente si spiega per metaplasmo dalla 3a alla 2a coniugazione la tonica di pater(e) ‘patire’ β2 237.3.Mano γ: partero 148.3.

V.2.1.6. Anafonesi

Come prevedibile, non si registrano nelle Croniche esiti anafonetici di é ed ó. Gli unici esempi, come dipinta o famiglia, si leggono o nella copia di un bando o nel terzo libro; negli altri casi (come benigno, consiglio) la tonica si giustifica in realtà

348 Cfr. F. FANCIULLO, Morfo-metafonia, cit., p. 579. 349 Cfr. ID., pp. 581-2. 350 Cfr. N. DE BLASI, Campania..., cit., p. 178. 351 Così Gentile, che riconduceva ad una «reazione ipertoscana» forme quali fiome, tocti,

usuali nella lingua di Brancati, nativo della zona di Policastro: cfr. N. DE BLASI, Campa-nia...cit., II, p. 178; si veda anche, per un’analoga interpretazione del fenomeno, F. SA-BATINI, Napoli angioina..., cit., p. 135.

352 Cfr. F. FANCIULLO, Morfo-metafonia..., cit., pp. 586-87. 353 Cfr. G. ROHLFS, Grammatica storica...cit., §§ 33 e 40.

Introduzione CXLI

per coincidenza di latinismo e chiusura metafonetica. Di seguito, le forme con con-servazione delle vocali toniche:

davanti a nasale palatale: benegno III 25.1 (ma per coincidenza di base latina e chiusura metafonetica benigno IIa 124.6, 128.12, 144.3, III 12.4.6); nei derivati da *COMIN(I)-TIARE: come(n)cza II 1.1, III 1.1, co(m)me(n)cza IIa 355.1 (e in protonia come(n)saro III 28.16, comesaro III 28.14, co(m)mecza(n)do IIa 224.1, co(m)meczò IIa 124.1, co(m)me(n)-czao IIa 257.1, co(m)me(n)czate IIa 162.3, co(m)me(n)czato IIa 256.1, co(m)me(n)cze(n)noIIa 130.1, co(m)me(n)czero IIa 40.6, (com)menczò III 20.1, co(m)me(n)sa(n)do III 1.1, in-come(n)sa(n)do III 6.1, inco(m)me(n)cza(n)do III 2.1, inco(m)me(n)czar(e) III 25.5, in-co(m)me(n)czato IIa 48.1, i(n)come(n)sò II 20.9, i(n)co(m)me(n)sò III 7.4)354; davanti a nseguita da occlusiva velare etimologica355: dipe(n)ger(e) IIa 124.1 (ma dipinta IIa 69.2, di-pinto IIa 17.4, dipi(n)to IIa 128.14), gionsero III 28.8 (e in protonia iogenno III 57.3, ion-ge(n)do III 39.10, ingio(n)gneva IIa 307.1), ionse III 39.1, 57.2, ionto III 28.28, 39.3,io(n)to I 35.4, ionti III 27.13, 30.16, 59.4, ionte IIa 16.2, III 47.4; davanti a laterale palatale: Marseglia III 39.2. In protonia, vence(m)mo III 27.19 (e cfr. infra, vensero I 93.11).

Nelle forme seguenti la vocale si presenta chiusa per latinismo o esito metafone-tico, e talvolta per coincidenza di entrambi; in tali casi, ovviamente, vi è coinciden-za anche con l’esito toscano:

davanti a n + occlusiva velare etimologica: cinto IIa 17.3, pinto IIa 17.3; davanti a laterale palatale: co(n)si<g>lio IIa 100.2, co(n)siglio II 19.9.10, 35.1, IIa (+43) 2.8, 4.1, 6.1, III 34.1, (con)siglio IIa 6.4, 120.1, 239.2, III (+19) 19.2, 27.6.8, co(n)silglio IIa (+5) 167.1, 271.4, 283.1, (con)silio II 49.4, IIa 81.1, 82.1, 255.1, miglio I 97.5, IIa 16.6; davanti a nasa-le palatale: maligno III 35.5.

Agli elenchi precedenti si possono aggiungere alcune forme femminili con i da-vanti a laterale palatale, tutte comprese nel terzo libro:

famiglia III 34.13, navillie III 38.4, miglia III 38.1, 50.2.5, IIa 61.2, 156.3, 128.7. Si ag-giungano i toponimi Castiglia III 41.4, Castilglia III 47.4, Vintemiglia III 50.3, 58.6, Vinti-miglia III 54.3, Vintemilia III 47.8.

Nelle annotazioni spontanee, si leggono infine per influsso latino ligua IIa104.6, 144.3, li(n)gue IIa 131.1, provincie IIa 85.6, p(ro)vi(n)cie IIa 259.2.

Altre mani. Lo spoglio delle forme sembrerebbe in contrasto, almeno per quanto riguarda la mano β2,con il quadro finora fornito. Lo sviluppo di dittonghi spontanei e la relativa resistenza alle chiusure metafonetiche di β2, anche quando giustificate dal latino (es. fermi, infermi, segni,

354 Le forme alternano in protonia con co(m)mi(n)czaro I 10.4, co(m)micziò II 36.2, in-co(m)miczò I 93.19, incominsao I 4.1.

355 Per logna II 26.1, log(n)a II 31.2, IIa 144.3, logno I 65.1, III 25.6, 46.4, IIa 215.3, 261.3 e longa III 27.20, va ricordato però che i dialetti meridionali conservano una base con .

Nadia Ciampaglia CXLII

molti, molta, mondo, secondo) avrebbero potuto far suppore per questa mano una maggiore e consapevole apertura verso il toscano, ma le forme co(n)seglio, fameglia, longo ridimen-sionano in parte questa ipotesi. Fornisco innanzi tutto l’elenco delle occorrenze. Mano β1:adio(n)ger(e) β1 36.16356. Saranno latinismi, pertanto (più che esiti metafonetici o anafone-tici), co(n)siglio β1 34.8.9.11, β1 35.1.3 (2 volte), β1 36.2 (2 volte).3.4.5.6 (2 volte).8.11. Mano β2: co(n)seglio β2 206.1, β2 244.21/consiglio β2 244.23, fameglia β2 237.7 accanto a provintia β2 237.6 (3 volte), β2 244.3, provintie β2 237.6. In atonia, cominciò β2 244.5, in-co(m)me(n)zato β2 237.3/incomi(n)ciato β2 244.15. Mano β3: senza alternanze linguaβ3 196.7. Salta subito all’occhio, innanzi tutto, la schiacciante opposizione di β1 consiglio,con ben quindici occorrenze, rispetto alla forma co(n)seglio di β2 (2 volte). Senza avere la presunzione di poter ridurre tutti i dati ad un sistema “coerente”, possiamo però formulare delle ipotesi per β2, in cui la dipendenza da una fonte letteraria, almeno per il paragrafo 244, è certa. In primo luogo bisogna ridimensionare il dato in β1: qui la tonica è frutto infat-ti, più che di toscanismo, di concordanza di metafonesi e latinismo; difatti, laddove non si realizzi tale coincidenza, non si registra anafonesi, come in adio(n)ger(e) e longo. Sarà u-gualmente un latinismo in β3 lingua β3 196.7. Dunque, β2 conferma la già notata resistenza verso gli esiti metafonetici, probabilmente avvertiti come marcatamente locali, e forse per questo, a differenza di Fuscolillo, questa mano non è sempre sensibile al suggerimento del-la base latina, qualora essa coincida con una possibile chiusura metafonetica, come accade nel caso di co(n)seglio; la mancata chiusura di fameglia spinge piuttosto ad interpretare co-me latinismi i tipi provintia e provintie (cfr. quanto detto per fermi, infermi, segni: cfr. § V.2.1.2). Mano γ: (con)siglio 148.4, co(n)siglio 148.6 (2 volte), 152.1. Si aggiunga l’in-tegrazione di altra mano, vensero I 93.11 (cfr. § II.9).

V.2.1.7. Sviluppo -A- > e

Nelle Croniche è diffusissima la desinenza -ero per la 3a pers. plur. del passato re-moto di I coniugazione. Di seguito l’elenco delle forme registrate in Fuscolillo:

adceptero IIa 213.6, addero II 23.4, adq(ue)tero II 23.4, (se) adunero ‘si accorsero’ II 33.3, alcero I 60.3, allogero II 35.2, IIa 294.2/allogiaro I 103.2, adlogiaro I 106.1, a(n)dero I 93.2, 103.4, 110.1IIa, II 20.2.8, 23.3 (2 volte), 33.3, IIa 40.9, 171.1, 200.1, 213.3, 294.7, 296.2, a(n)ddero II 20.1/a(n)daro I (+7) 75.2, 78.7, 90.1 arruinero IIa 252.1357.

L’esito à > e si registra anche in alcune forme del gerundio:

ca(m)mine(n)no IIa 154.1, co(m)me(n)cze(n)no IIa 130.1, diffide(n)no IIa 156.1, paghendoseIIa 23.8, passe(n)do IIa 128.10, sone(n)no IIa 342.2358.

All’elenco si può aggiungere, sempre che non si tratti di uno scorso di penna in-fluenzato dalla finale, mele ‘male’ IIa 57.1, che si è tuttavia preferito emendare in

356 Per lo(n)go β1 34.11, β1 36.20, lo(n)go β2 244.23, si veda quanto detto alla nota prece-dente.

357 Il fenomeno è ben attestato in area mediana e campano settentrionale: per le forme del perfetto, cfr. § V.3.1.1/c.

358 Il fenomeno è attestato nella Campania settentrionale: cfr. § V.3.1.5.

Introduzione CXLIII

male. Va invece a parte il gallicismo mercho ‘marchio con cui si contrassegnano gli animali di uno stesso armento o gregge’ IIa 286.2, attestato nel dialetto di Sora359.

Altre mani.Lo sviluppo -à- > e nelle forme del passato remoto (3a pers. plur.) e del gerundio dei verbi di I coniugazione è ampiamente documentato in tutte le altre mani ed è dunque senz’altro l’esito locale. Mano β1: admaczero β1 36.21, a(m)ma(n)cero β1 36.26, a(n)dero β1 36.10,besognero β1 36.13, iurero β1 36.18, lassero β1 36.25, levero β1 34 .11, ordinero β1 35.1, porter(e) β1 36.25 (3a pl. pass. rem.). Mano β2: portero β2 41.1. Mano β3: accepteroβ3 230.4, acco(m)pagnero β3 230.3, ca(m)mine(n)do β3 196.7, <st>endo β3 196.5. Mano γ: ordinero 152.2, pigliero 148.7.

V.2.1.8. Esiti di , , in protonia.

i/e. È nel complesso largamente attestata in Fuscolillo, senza significative variazio-ni nei tre libri, la presenza in protonia di e in luogo di i del toscano, come è usuale nei dialetti meridionali360; raggruppo nell’elenco che segue anche gli sviluppi con apertura > e (es. deceva, decevano, ge(n)telomini, prencepessa, prencipio, scre-veva, screvesse etc.):

adsecurar(e) IIa 245.5, artelarie IIa 3.1, artellaria I 16.2, II 20.2, IIa (+4) 6.3, 16.1, 28.5, Besi(n)gnano I 85.9/Bisignano I (+5) 70.2, 78.10, 88.4, cetadino IIa 338.1/citadino IIa(+11) 30.7, 29.3, 109.1, II 34.7, come(n)saro III 28.16, comesaro III 28.14/co(m)mi(n)cza-ro I 103.4, co(m)mecza(n)do IIa 224.1, co(m)meczò IIa 124.1/co(m)micziò II 36.2, co(m)-me(n)czao IIa 257.1, co(m)me(n)czate IIa 162.3, co(m)me(n)czato IIa 256.1, co(m)me(n)-cze(n)no IIa 130.1, co(m)me(n)czero IIa 40.6, (com)menczò III 20.1, co(m)me(n)sa(n)do III 1.1, co(m)messarii IIa 3.1, 285.1/co(m)missari IIa 6.2.3, co(m)messario IIa 2.1/co(m)mis-sario II (+4) 46.3, 49.1.3, IIa (+30) 2.1, 11.1, 43.1, co(m)misario II 46.2, co(m)messione IIa200.2, 300.1/comissione IIa 301.5, (com)messioni IIa 180.2/co(m)missioni II 35.8, co(n)-treboir(e) IIa 369.1, co(n)vecine IIa (+6) 4.2 (con -e corretta su i), 28.6, 40.2, co(n)vecini IIa183.1, 333.1, 315.1/co(n)vicine I 93.6, deceb(r)o I 53.2, 91.10, IIa 198.1, 296.1, 292.1, de-ce(m)bro I (+13) 21.1, 29.1, 44.1, II 16.2, 21.1, 54.1, IIa (+11) 13.1, 77.1, 44.1, III (+4) 48.7, 55.6, 59.1, dece(m)b(r)o I 72.1, 87.4, 93.18, deceoctomilia I 103.2, deceva II 24.1, IIa(+18) 28.7 (con le e corrette su i), 124.2, 176.1, 191.1/diceva IIa (+5) 3.2, 28.1, 140.1, de-cevano IIa 57.5, 104.5/dicevano III 27.19, IIa 126.2, delluvio IIa 272.1, destricto III 3.3, e-gresso II 50.1, enteriori III 30.18, expedecione IIa 295.1, Felippo I 21.1, 97.4, III 24.2.3/Filippo 97.3, Fhelippo IIa 2.1.3, 8.1, 57.5, 285.1, 293.1, Pfhelippo IIa 3.2/Fhilippo IIa14.1, Philippo IIa 42.1, III 26.4, fauretor(e) III 25.1, fenestra III 14.2, fenìo I 86.10, fermo-reno ‘firmarono’ I 93.16, fonecello IIa 154.1/funicello IIa 154.1, 155.1361, ge(n)telomini III 45.3, IIa 40.4/ ge(n)tilomini (con i corretta su e) III 30.5, gentilhomi(ni) III 46.1 e gentilho-mini III 46.1, ge(n)telo(m)mini I (+4) 13.2, 88.9, 98.1/ge(n)tilo(m)mini I 89.6, inco-

359 Cfr. C. MERLO, Fonologia del dialetto di Sora..., cit., p. 137 e ibid. n. 5 per le attesta-zioni in Italia meridionale. Cfr. anche il nap. merca (cfr. ANDREOLI, s.v).

360 Cfr. G. ROHLFS, Grammatica storica..., cit., § 130. 361 Si noti, nell’opposizione fonecello/funicello, l’armonizzazione della protonica al grado

di apertura dell’avantonica: cfr. n. 303 e rinvii.

Nadia Ciampaglia CXLIV

me(n)sa(n)do III 6.1, inco(m)me(n)cza(n)do III 2.1, inco(m)me(n)czar(e) III 25.5, i(n)-co(m)me(n)sò III 7.4/inco(m)miczò I 93.19 (e incominsao I 4.1, income(n)sa(n)do III 6.1), inco(m)me(n)cza(n)do III 2.1, inco(m)me(n)czar(e) III 25.5, inco(m)me(n)czato IIa 48.1, i(n)come(n)sò II 20.9, inponeme(n)to II 49.2, lece(n)tiati IIa 106.9, medecina II 50.1, IIa60.1, 361.1, meglior(e) IIa 71.2, menestra IIa 78.4, menistri IIa 119.1, nepote I 51.1, 64.5 (f.), 78.10, 93.17, IIa 2.2, 79.6, III 21.7, 26.5 (f.), 31.3, 53.1, pavelgliuni III 28.21 (con ecorretta su i), pegliare III 35.2, penete(n)tia II 33.4, 35.13, IIa 104.3, pe(n)tura II 38.2, pe-perno IIa 50.1, pertene(n)tie I 34.2, pre(n)cepessa IIa 366.1, prencipio IIa 80.2, prencio‘principio’ IIa 47.4, p(r)esone I (+9) 10.7, 61.1, 64.5, (pre)sone I 13.3, 64.4, III (+4) 21.5, 28.16, 30.21, presone I 39.1, 61.1, 95.3, IIa (+4) 101.4, 106.4, 164..2, III (+5) 21.5, 24.2, 32.5, presuni I 10.6, 64.1, 78.1, II 46.3, IIa 27.1, 164.1, p(re)suni III (+8) 21.4.7, 31.1, p(r)esuni I 70.2, p(re)soni III 13.5, 26.9, presonia IIa 256.1, provelegio IIa 208.5, provesio-ne IIa 269.1, p(ro)vesione IIa 318.1, 322.1.3/p(ro)visione I 73.1, II 54.2 (2 volte), IIa 325.1, qualsevoglia IIa 219.2, recetata IIa 234.1, screveva IIa 64.1, screvesse IIa 64.3, sdegratia‘disgrazia’ I 103.3, secura II 59.1, securo III 37.6, segnificasse IIa 268.1, segnora III 46.1, segnor(e) III 6.3, 6.4, 30.2 (sing.), 7.5 (plur.)/signor(e) III 37.4 (sing.), segnori III 30.11.19, 34.2/signori III 30.20, 31.2, 35.1, segnoria III 11.6, 15.1, 18.2, 19.3, 27.3/signoria III 17.6, 22.1, 23.3, 26.14, 33.2, segnorie III 7.6 (con -e- su i), svergenero I 26.1, temerosi III 31.4 (per la prima e), Ternità III 8.2, ubedir(e) IIa 2.12, 208.2/ubidir(e) II 35.8, vececastellanoIII 31.2.3 (2 volte).4.5 (2 volte), 34.5, veceduchessa I 18.1, 19.1, veceré I 92.1/viceré III 41.4, vecerré I (+6) 93.6.13.20, II 35.8, 35.11, 59.2, IIa (+4) 6.4, 13.1, 40.6, III 26.12/vi-cerré I 92.1, II 31.1, 46.1, IIa 27.2, 57.5, 61.1, 80.1, 259.1, vecine III 27.21, vecino I 71.2, vence(m)mo III 27.20, Vergilia IIa 270.1, Vergilio I 78.5, verile III 28.17, vetella IIa 279.1,vetelle IIa 88.1/vitelle IIa 130.4, Vintemiglia III 58.6, Vintemilglia III 50.3, Vintemilia III 47.8, vintetré II 37.2.

È per lo più conservata la e etimologica nei prefissi DE-, RE-; sono pochissime le alternanze, come si può vedere nell’elenco seguente:

DE-: defe(n)seone IIa 28.2, defe(n)sione IIa 28.5, defese III 21.7, de(n)fe(n)der(e) I 66.2 /dife(n)der(e) III 38.4, demorar(e) IIa 128.2, demorò IIa 27.3, demostracione IIa 234.1, de-mostrò IIa 135.2, dena(n)ti I 76.7, deoppilate II 46.2, descese IIa 106.3, III 56.10/discese III 45.2, 51.3, desmo(n)tao I 72.1, desmo(n)tati I 97.8, desmo(n)tato I 95.3, desmo(n)tò I 55.1/dismo(n)tò I 56.1, 84.3, 95.14, despecto IIa 105.1.6/dispecto IIa 200.1, 258.3, destru-ger(e) III 43.3, destru(g)ger(e) III 19.5. RE-: rebbellao I 3.1, rebella III 27.20, rebellao I 83.2, 93.12, rebello IIa 2.2/ribello I 103.1, rebellò I 93.14, III 23.1, III 55.5, 56.10, rebella-re III 57.6, rebellato I 86.2, rebellero I 98.1, III 27.9, rebellione II 46.3, IIa 180.2, 181.1, III 14.4, 21.11.12, 23.2, rebelli I 63.1/ribelli I 102.3, recepere IIa 196.1, receputi IIa 350.2, III 34.7, recordar(e) III 58.12, recordava IIa 85.8, recordò III 34.5, recorso II 46.2, recuperaoI 86.1, recuperatione I 93.13, recuperò III 43.4, 48.4, refar(e) III 48.29, refece III 51.15, 52.1, referìo IIa 228.4, refrescar(e) III 39.2, regracia(n)doli I 89.6, regratiao IIa 213.4, re-gratiarlo III 14.2, relassava IIa 360.1, relegiosi IIa 294.1, 322.1, remaniano I 95.2, remani-va IIa 130.3, remase II 6.3, IIa 128.6, 316.1 (ma romase IIa 39.2, 39.3, 180.1, 352.1 e rima-se ‘rimasta’ I 97.12), remasero III 27.4, <r>emasero I 92.4, remaso IIa 302.1, remedio II 35.12, IIa 300.2, remosse II 46.2, remunerar(e) III 34.7, rengratio III 58.10, renu(n)ciata I 88.1, reparar(e) III 43.1, reparo II 19.6, reparò III 26.1, reposao I 84.3, resarcir(e) III 43.5, rescactao I 93.16, rescactate III 43.4, rescacto I 90.2, rescresse IIa 40.7, resegna II 19.1, IIa 9.1, 28.2, 126.3, IIa 294.3, resegnatione II 59.1, resignacione IIa 192.1, reservata II

Introduzione CXLV

30.4, reservava IIa 360.1, reservò IIa 228.2, III 3.1, 39.4, respecto IIa 11.4, 294.6, 312.2, 315.1, respetto IIa 315.2, rescresse IIa 40.7, reservò II 59.6, respose IIa 213.4.5, resposse III 30.24, resposs(e) III 28.9, 30.8, III 40.2/risposs(e) III 46.2, resposta I 95.7, IIa 106.6, re-sposte IIa 129.1, resposto IIa 106.5/risposto I 95.6, retenere III 28.17, retornò III 28.26, 30.14/ritornò III 30.1, revelare IIa 83.4, revelarrà IIa 30.5, revolta IIa 6.4.

Anche negli sviluppo di DIS- prevale senz’altro e:

deffere(n)tia I 93.1/differe(n)tia IIa 118.2, delige(n)tia IIa 135.2, desarmati III 58.3, descor-dia IIa 30.7/discordia IIa 30.8 (e discordie IIa 110.8), descrepavano IIa 2.11, 250.4, descrep-tione IIa 297.1, 315.1, 324.1, descreto III 12.2, despe(n)derrà II 30.2, despe(n)sati IIa212.2, 246.2, despe(n)sato IIa 271.4, despe(n)sava IIa 86.2, despe(n)sò IIa 351.1, 361.1 (ma dispe(n)der(e) II 30.1), despiaceano IIa 98.7, despiecer(e) IIa 79.4/dispiacer(e) I 86.11), de-stribitor(e) II 54.7, destesame(n)te III 59.5, desturbo IIa 119.4; senza alternanze disponeaIII 3.2.

La conservazione è costante in particolare nei pronomi proclitici me, te, se, ce,ve e nella preposizione de; pochissime sono le eccezioni, quasi tutte registrate nel primo e terzo libro o in particolari paragrafi delle annotazioni del secondo:

de (t. +881)/di I 106.1, II 45.1, 56.1, IIa (+13)362 10.1, 11.1, 15.1, III 3.1, 18.2, 28.8; me(+12) II 28.1, III 30.9 (2 volte).24, 58.10 (2 volte), IIa 316.1, III 31.7 (3 volte).8, IIa 368.2 /mi III 30.7; se (+725) I 2.2, 3.1, 4.1 (2 volte), 5.1 etc./si I 35.1, 43.2, IIa 69.2363 (2 volte), ce (t. +286) II 41.8, III 27.7,58.12, IIa 79.1, 83.1, ve (+6)II 46.2, III 30.9, 31.7.10, 58.12, 59.5.

e/i. Si registra talvolta in Fuscolillo un’oscillazione e/i che, ad esclusione dei casi spiegabili per chiusura in condizioni di iato (es. Lione, Tiano etc., per cui vedi § V.2.1.13) o per influsso delle forme corrispondenti (es. dui > duimilia, vinti > vin-tisei, vintiocto etc.), non sembrerebbe propria dell’area napoletana364:

Alisa(n)dro I 81.3/Alesandro III 56.6, Alixa(n)dro I 82.1, 83.1, 83.9, 94.1/Alexa(n)dro I 86.9, 89.3, 95.13, III 51.11.15, 55.1.3 e Alexandro I 54.2, 56.8, Alixa(n)dria I 49.1, benivo-le(n)tia IIa 195.1, carnivale I 106.1, ce(n)tovintisei IIa 313.1, co(n)si(n)time(n)to III 17.4, contravinesse II 30.4, crudilità IIa 180.1365, dinari II 34.3, 35.8, 53.4.7, IIa 9.1, 10.1, 175.1, 228.3, III 26.11/denari II 20.7, dinar(e) IIa 21.2, dissicchar(e) III 38.4 (per la seconda i),duicento II 41.1, duice(n)to IIa 85.8, duimilia IIa 85.8, III 27.21, foristera IIa 30.2, II 25.7, gictar(e) I 97.9, gittar(e) IIa 85.1, gictò III 39.11 (ma gectato IIa 98.4), guirregia(n)do III 9.1, napolitani I 86.4, 89.5, 97.5, IIa 80.2.3, 120.2, napolitano I 106.1, IIa 124.1, 286.1, Pi-scara II 16.1, IIa 57.1, prigiaria IIa 245.5/pregiaria IIa 289.1, sacchiaro I 93.8, sacchiata I

362 Ben cinque occorrenze si registrano tuttavia nel solo § 69, che è copia di un bando: cfr. n. 582.

363 Si tratta, tuttavia, del già menzionato § 69 (vedi nota precedente). 364 Cfr. G. ROHLFS, Grammatica storica..., cit., § 130; C. MERLO, Fonologia del dialetto

di Sora..., cit., p. 157 e ss. 365 Cfr. crodilitate in Loise (V. FORMENTIN, LOISE DE ROSA, Ricordi..., cit., to. I, p. 148).

Nadia Ciampaglia CXLVI

76.6, sacchigar(e) I 91.3, sacchigato I 102.3/sacchegiato III 50.1, sacchigero I 89.1, sac-chigiame(n)to I 56.2, sacchigiao I 6.1, 77.4, sacchigiar(e) II 20.9/sacchegiar(e) III 39.2, sacchigiaro I 102.2, sacchigiata IIa 13.1 (ma sacchegiati III 28.21), sacchigiatola I 26.1, sacchigiò I 93.18 (ma sacchegiarla III 55.5, sacchegiava III 55.6), sachigam(en)to I 89.3, sidicimilia IIa 161.1, Vintemiglia III 58.6, Vintemilglia III 50.3, Vintemilia III 47.8, vintetréII 37.2, vinticinquo II 35.1, vintici(n)quo II 34.3, IIa 3.1, vintimilia III 28.3.13, vintiocto III 18.2, vintiquattro II 31.4, 35.1, vi(n)tisei IIa 189.1, vintitré IIa 301.2.

In taluni casi l’innalzamento della e (e cfr. infra per gli esiti di o) sembra condi-zionato dalla i o u toniche e/o dalla i di una sillaba immediatamente seguente366:

antidicto III 30.3, 34.5/antedicto III 26.14, 27.3, 30.21 (e antedicta III 27.1.3, antedicti III 27.2), gintilomo IIa 98.8, gi(n)tilomo I 59.1 (2 volte), IIa 226.1, 227.1/ge(n)tilomo IIa 234.1, invininato I 5.2, missir(e) IIa 226.1 (ma anche misser(e) IIa 53.1, 125.2 (2 volte), 136.1, 192.1, 194.1, 212.1, missere II 50.1, misser(e) II 38.1), succissiuni I 1.1, viniano I 74.1/ve-niano IIa 6.2, 28.1, 86 e venivano IIa (+4) 57.1, 110.5, 247.1 (e veniva I (+5) 95.5.11.14, IIa(+13) 13.1, 37.1, 64.1, III 28.5, 41.9, veni[va] I 80.2 e veneva IIa 66.3); in missinisi I 93.10 risulterebbero armonizzate la biprotonica e la triprotonica.

È invece conservata la I etimologica nelle forme elencate di seguito; si tratta, per lo più, di latinismi, come dimostra l’opposizione ligato agg. ‘legato’ < LIGA-TU(M)/legato ‘ambasciatore’ < LEGATU(M):

archipiscopato I 63.2, 88.9367, assidiaro III 54.1, bactizato I 24.1, 25.1, 85.9, (con)firmataIII 27.3, fidelissimo III 25.1 (ma, tuttavia, fedelissimo nel bando trascritto in IIa 69.2), in-firmità II 38.1, III 3.1, inimici IIa 14.1, inimicho I 104.2 (ma nemico IIa 24.3), intrao I 63.1, 80.2, 83.3, 97.12, IIa 202.1, intrare IIa 368.1, i(n)trare I 75.8, intraro I 90.5, intrassero IIa28.3, III 21.2, intrata II 50.1, IIa 335.7, 367.1 (2 volte), III 48.28, int(r)ata III 40.3, intrateII 53.2.4, IIa 367.2, intrati I 103.4, III 41.10, i(n)trato III 17.5, intrava IIa 364.1, intrò II 21.1, IIa 14.3, 16.1, 17.1, 61.1, 246.1, i(n)trò II 21.6, III 20.1, licterato IIa 134.2, ligato agg. ‘legato’ IIa 17.3 (ma legato ‘ambasciatore’ II 54.4), videa III 48.25, viscopato IIa 39.1/ve-scopato II 16.2, viscopo I 88.9, viscovo IIa 38.2, 39.1, viscovi IIa 300.2, victuaglia III 39.4, victuaglie III 48.17, 179.1, vituaglie IIa 4.1, victualglie 302.1.

Altre mani. Mano α. de II 62.1 (3 volte). Mano β. È confermata per β1 in protonia la preferenza per e in luogo di i del toscano, già registrata per Fuscolillo; in β2, invece, è possibile catalogare for-

366 L’armonia vocalica delle protoniche, fenomeno anche dell’area mediana, è ampiamen-te documentato da Formentin in Loise De Rosa (V. FORMENTIN, LOISE DE ROSA, Ricordi...,cit., to. I, pp. 155-162; parte delle osservazioni già in V. FORMENTIN, Due schede di antico napoletano estratte dallo spoglio del Parigino it. 913. I. Sull’armonizzazione delle atone.II. Su un caso di sonorizzazione dell’occlusiva bilabiale sorda, in AA.VV., Lingue e culture dell’Italia meridionale (1200-1600) a c. di P. Trovato, Roma 1993, pp. 179-89). Cfr. n. 303 per rinvii ad esempi del fenomeno nelle Croniche.

367 Formato su archipiscopo II 20.3; vedi in Loise, invece, arcepisscopo e arcepisscopato(V. FORMENTIN, LOISE DE ROSA, Ricordi..., cit., to. I, p. 147 e n. 386).

Introduzione CXLVII

me complementari, in cui coesistono e ed i; β3 , infine, nelle occorrenze utili mostra sempre i protoniche. Mano β1: besognero β1 36.13, deceva β1 36.1, presuni β1 36.20, presone β134.3.5.9.18, vecerr(é) β1 34.5, 36.20.22, vecerré β1 (+10) 34.8 (2 volte).11/vicerré β134.2.3.7, 36.18. Mano β2: admagazenati β2 237.4, a(m)magazenati β2 237.6, cardenale β2206.5/cardinale β2 236.1, inco(m)me(n)zato β2 237.3/incomi[n]ciato β2 244.15, [inrem]esi-bilme(n)te β2 237.19/inremisibilme(n)te β2 237.23, p(r)emicerio β2 40.18, qualsevoglia β2237.7 (2 volte).22/qualsivoglia β2 237.4; senza alternanze ritornati β2 244.23, vicerr(é) β2206.5. Mano β3: arcepiscopato β3 230.3; senza alternanze cardinal β3 229.1, cardinaleβ3 240.1, primicerio β3 196.5.9 (2 volte), riformator(e) β3 206.1, vicerré β3 203.1, 206.1, β3 229.1. Per quanto riguarda i prefissi DE-, RE- e DIS-, si registra invece uniformemente la e protonica. Mano β1: rebelli β1 36.20, respo(n)dectero β1 36.4, resposta β1 35.5, retenutaβ1 34.5, revolta β1 34.2. Mano β2: [d]eclara β2 237.20, declara β2 237.13, declarare β2244.16, declarati β2 237.12, declaratione β2 237.19, declarato β2 244.2, relevame(n)to β2237.3, remediar(e) β2 237.3, remedio β2 244.14, requesti β2 237.7, req(ue)sto β2 237.22, re-servata β2 237.7.9 (2 volte), resuscitar β2 244.14, revelar(e) β2 237.6, revere(n)tia β2206.2.3; ma rispose β2 244.11. Mano β3 : demo(n)stra(n)do β3 231.1, rebello β3 203.3,re(n)gratia(n)dolo β3 196.11, respose β3 196.11, resurrectione β3 240.1, revelar(e) β3 229.3. DIS-: descrectione β1 36.17. La preposizione de in totale è usata 290 volte, contro le 33 di di; in particolare:

de diβ1 115 -β2 105 21β3 71 1

tot. 290 33

La preposizione di non è mai usata da β1, e in un solo caso da β3; in proporzione, è in-vece largamente presente in β2 (+21), benché in modo oscillante, ed in particolare è ampia-mente diffusa nel più volte citato paragrafo 244 (che, come s’è già detto, rappresenta un caso a sé). La tendenza è confermata per quanto riguarda l’uso dei clitici: si registrano in-fatti sempre te e ce in β1 e β3, ma non si hanno occorrenze utili per lo studio di β2; se è usa-to cinquantaquattro volte in modo assoluto da β1 e β3 e ventiquattro volte da β2, che è inve-ce l’unica mano ad adoperare anche si: β2206.2, 237.3, 244.3 (3 volte).7.12.24. Nelle forme clitiche si registrano exigernose β2 237.19, face(n)dose β2 237.23, farse β1 34.7, mecte(n)-dose β3 196.5. Mano γ: dechiarasse 149.3, vecerré 148.1; γ non usa mai di: si contano in-fatti cinquantaquattro de. Per quanto riguarda l’oscillazione e/i, β2 si mostra senz’altro più sensibile al suggerimento della base latina, a differenza di β3. Μano β1: archipiscopato β136.18, intrasìo β1 36.8, Mindocza β1 36.9. Mano β2: intrao β2 206.5, intrata β2 206.1, vinti-cinq(ue) β2 40.12; si aggiungano i latinismi affirmorno β2 244.23, fidel β2 244.1.2, fideli β2244.24, fide[li] β2 244.15 (e fidelissima β2 237.13.21), infidele β2 244.15, infirmitàβ2 40.17, provider(e) β2 237.4/proveder[e] β2 237.19. Mano β3: gictato β3 229.1,sci(n)de(n)do β3 196.7/sce(n)de(n)do β3 196.10, inimico β3 203.1. Senza alternanze, fedeleβ3 231.1 (2 volte). Mano γ: intrar(e) 148.5, licterata 147.1, Midocza 148.1.

Nadia Ciampaglia CXLVIII

V.2.1.9. Esiti di , , in postonia.

i/e. Nelle forme raggruppate di seguito, tutte sdrucciole, la e in luogo di i del tosca-no con ogni probabilità rappresenterà l’indebolimento di , , nella vocale centra-lizzata (si segno a parte i casi in cui l’oscillazione i/e sembrerebbe effetto di armo-nizzazione vocalica della postonica alla tonica: cfr. § V.2.1.12):

caleci IIa 301.5.6, fe(m)mene IIa 165.2, 180.1, III 40.3/fe(m)mine IIa 339.1 (e fe(m)mina I52.1), iudece IIa 252.3/iudice II 54.14, iodece IIa 245.5/iodice II 53.8, 59.4, ordene IIa296.2, III 25.10, 28.11, origene IIa 170.3, Proceda IIa 27.1, 174.1, 183.1, P(ro)ceta III 23.2, semele IIa (+4) 28.6, 55.2, 259.1, se(me)le IIa 70.8368, Vergene IIa 40.5, 70.3.7, 193.1.

e/i. Alcuni sporadici casi di i in luogo di e in postonia si registrano solo nelle scrit-ture non spontanee del primo e terzo libro; si tratta sempre di forme verbali propa-rossitone con enclisi pronominale, in cui, con ogni probabilità, la postonica si è assimilata alla -i della sillaba finale369:

dectili ‘li dette’ I 102.3, dèdili III 55.2, 56.3, dirili III 35.8, pòssili III 51.3.

Altre mani.Mano β. In postonia lo scambio i/e è in Sa(n)guene β1 36 8.9 e homeni β3 196.6 (2 vol-te)/homini β1 36.1.17.22. β2 40.15, β2 41.1, β2 244.11.21. Per le forme domeneca, do(m)-meneca/Dominico, pre(n)cepe/principi, interpretabili come effetto di armonizzazione voca-lica, cfr. § V.2.1.12.

V.2.1.10. Esiti di , , in protonia

u/o. Si raggruppano di seguito alcune forme, per lo più comprese nelle scritture non spontanee del primo e terzo libro, che presentano in protonia o in luogo di u del to-scano; nell’elenco si inseriscono anche quelle in cui l’apertura > o asseconda una tendenza diffusa del napoletano370 (es. crodelissimo, monitione etc.):

archibosier(e) IIa 101.5, co(n)closione IIa 78.1, co(n)treboir(e) IIa 369.1, costodia III 31.2, crodelissimo I 98.4 (ma crudile I 83.1), exco(m)monichò I 102.3, fonecello IIa 154.1/fu-nicello IIa 154.1, 155.1371, Goglelmo III 15.1, Goglielmo III 13.3, 14.3, 16.1 (con -o- cor-retta su u)/Guglielmo III 13.6, Gogliermo III 11.1/Gulglermo III 10.5, Golglielmo III 15.1 (con -o- corretta su u), 16.1, 17.1/Gulglielmo III 11.1, Gulglelmo III 13.1, honero ‘unirono’ I 88.9, 47.2372, Ioa(n)loisi IIa 23.5, instrome(n)to II 53.7, IIa 221.3, 337.1.2, i(n)strome(n)to

368 Cfr. n. 325. 369 Il fenomeno di armonizzazione della vocale mediana a quella della sillaba finale è ben

noto a Cortona e nell’area mediana: cfr. G. ROHLFS, Grammatica storica..., cit.,§ 139. Per altri esempi di armonizzazione delle atone, cfr. n. 303.

370 Cfr. M. CORTI (a c. di), P. J. DE JENNARO, cit., pp. XCIC-CII.371 Per l’armonizzazione vocalica di fonecello/funicello, cfr. § V.2.1.12.372 In questa forma del perfetto l’apertura della protonica sembra armonica all’apertura

della tonica nella desinenza -ero.

Introduzione CXLIX

IIa 367.2, istrome(n)to II 59.4, IIa 335.4, 360.1, Lodovicho I 11.1, 23.1, Lodovico I 93.10, Loisi IIa 94.1, 167.2, 335.1, III 26.13, 28.5/Luisi III 28.14, Loise III 27.1/Luise III 28.6, Lo-yse I 85.7, 99.2, monicione I 65.1, monitione III 48.17, occopato III 17.4, oscì III 48.4, o-scìo III 57.16, pognalo I 78.10/pu(n)gnale I 86.10, P(er)loysi I 93.17, Rogieri III 11.2.4 (2 volte), 12.7/Rugieri III 10.3.5, 17.1, Rogiero III 11.1, 12.1, 13.1.5, 27.2/Rugiero III 6.7, 13.6, 17.4 (2 volte), 26.4, romore I 59.1, sco(m)monichati IIa 214.4, sco(m)municato III 19.2, socess(e) III 23.3, soccese III 10.3, 15.1, 17.1, 18.1, 25.9, 26.14, soccesse III 19.6, soccess(e) III 13.1, 19.3, 26.5/succese I 78.9, 84.4, 97.2, III 10.5, 11.1, soccesero III 10.2, soperbo IIa 134.5, 163.2 (ma superbia IIa 248.1), soperiori IIa 316.1, 320.1. Dalle forme toniche ionse, gionsero, ionto etc., segno a parte, in protonia, ionge(n)do III 39.10 iogennoIII 57.3, ingio(n)gneva IIa 307.1.

Va detto che anche in alcuni dei casi sopra elencati non è da escludere un condi-zionamento della vocale della sillaba tonica, come in conclosione, costodia o della sillaba adiacente, come in exco(m)monichò, Lodovicho etc. Saranno invece da leg-gere come latinismi le forme seguenti:

occise III 14.5, occisione I 56.2, 103.6, officiale IIa 99.1, 101.1, 106.8, 109.1.2, officiali I59.1, 107.3IIa, IIa 100.2 (2 volte), 107.1, 186.1, officii I 102.3, IIa 100.4, 220.1, 228.4, offi-cio IIa 234.1.

o/u. L’oscillazione o/u in protonia, usuale nei dialetti meridionali, si verifica nelle forme raggruppate di seguito:

adcussì IIa 2.11, 80.2, 101.3, buctino I 103.7, Buiano IIa 382.1, Bu[i]ano IIa 382.1, bu(m)-barde I 65.1 (2 volte), bu(m)b[ar]de I 95.12, curriero II 21.4, cussì I 89.6, 102.3, 103.7, 106.3, II 35.10, 49.3, IIa 2.4.12, 19.1, 40.6.9, 245.3, III 27.9, cu(n)ssì I 93.14, IIa 136.2, 139.2, dudice III 40.3, dudicimilia IIa 26.4, 27.2, 29.4, 326.1, III 35.4, famusissimi II 13.2,fauretor(e) III 25.1, faurito IIa 207.3, fauriva IIa 369.2, furìa II 54.4, Fusculillo II 53.8, IIa102.1 (con la prima u corretta su o)/Fuscolillo II 28.1 (con -o- corr. su u), 50.1, 54.14, IIa27.1, giucati IIa 141.3, gustao IIa 213.2 (ma gostò 213.1), gustumato IIa 163.2, iuvedì IIa192.1/iovedì IIa 287.1, 289.2, locutene(n)te IIa 100.1, locu<tene>(n)te IIa 103.1, locu-te(n)ne(n)te IIa 225.1, lucutene(n)te IIa 184.1, 217.1, 259.1/lochotene(n)te IIa 199.1, locote-ne(n)te IIa 258.1, Maumet I 26.1, 42.1/Maomet I 99.4, mercudì I 18.1, 23.1, 97.5, II 55.1, IIa 24.1, 26.1, 28.6, 102.1, 102.1, 217.2/mercodì I 70.2, merchudì II 35.14, IIa 57.1, mer-cludì II 6.4, murinari II 33.3 (2 volte), muglier(e) I 45.1/mogliere (+33) I 14.1, IIa 102.1, IIa166.1, molgliere I 85.8, IIa 30.7, mongliere (+8) I 38.1, II 21.8, 10.1, 17.6373, napulitana I48.3, napulitano I 93.10, IIa 168.1/napolitano IIa 286.1, 346.2 (e napolitani I 97.5), Portu-gallglia II 21.9, Pulicast(r)o I 64.3 (2 volte), Pu[li]cast(ro) I 84.2, Pulignano IIa158.1/Polignano I 76.9, sbauctiti IIa 106.8, scappulao I 74.2, 90.2, sullicito III 12.4, Unu-frio II 59.4, Ursano I 34.2, Ursina I 94.1 (2 volte), IIa 366.1/Orsina I 32.1, O[rsin]i I 103.6, Orsini III 25.6, Ursino I 47.1, 94.1, III 28.15/Orsino I 78.5, III 28.26, 32.2.5, 54.3, 55.5.

373 Si noti che il tipo moglie (+10) III 24.3 (3 volte), 25.6.7, IIa 79.6 è fondamentalmente ristretto, tranne due casi, al terzo libro; nelle annotazioni spontanee si legge anche mogliaIIa 366.1; cfr. § V.3.2.

Nadia Ciampaglia CL

Nelle forme seguenti, invece, la presenza di u in luogo di o in protonia è giusti-ficata dalla base latina:

Agustino II 21.6, 38.2, 47.1, 59.5, IIa 22.1, 31.3, 118.3, capitulato IIa 14.1, exsecuturiale II 59.2, intitulao III 25.7, intitular(e) III 7.5, i(n)titular(e) III 25.6, intitulato IIa 3.2, III 5.3, 6.1, 7.6, 26.4, intitulava III 3.3, 5.2, i(n)titulava III 6.2.3, intitulò III 6.7, mu(n)dani III 32.13, particular(e) III 15.3, parthicular(e) (plur.) IIa 216.1, 327.2, parthiculari IIa 271.3, particulari IIa 105.1.8, particularità IIa 110.8, particularme(n)te IIa 105.8, partichular-me(n)te IIa 2.1 (con u corretta su altra lettera), seculari IIa 294.3, 301.2, subtile III 12.2, su-btoscripti I 85.2, su(m)mao IIa 213.8, su(m)maria IIa 103.2, sup(r)adicti III 24.4, sup(r)adicto III 23.1, 24.4, 27.10, sup(r)aditto III 26.1, titulati IIa 8.1 (2 volte), titulo III 6.4, triu(m)fale IIa 99.2, 125.1, triu(m)fhale IIa 99.1, triu(m)fali IIa 115.1, volu(n)tà IIa160.1. Si aggiunga anche facoltà III 34.7 (con -o- corretta su u).

Altre mani. Mano β. L'oscillazione u/o è in docati β2 237.9 (2 volte).12/ducati β3 229.2; sono latinismi occisi β2 244.15, officiale β2 237.10, β3 231.1, officiali β2 237.6 (3 volte).12, offitio β1 36.5.Mano γ: lopi<n>i 152.2/lupini 148.4, 152.2; è un latinismo invece officiali 148.4, 152.1.2 (2 volte). Di seguito i dati per l’oscillazione o/u. Mano β1: cussì β1 34.6, β1 35.2.5.(3 vol-te).22, locutene(n)te β1 36.14/locotene(n)te β1 36.2, napulitani β1 34.2.3.7, β135.4, napulitan<i> β1 36.10, scappular(e) β1 34.4. Mano β2: locutene(n)te β2 237.6 (2 vol-te), Surre(n)to β2 237.21 ma cossì β2 237.15.22. Mano β3: gustumi β3 196.10, locutene(n)teβ3 196.6, β3 229.1, pulita β3 196.7 ma cossì β3 229.2. Nelle forme raggruppate di seguito la vocale protonica è giustificata dalla base latina; mano β1: particularitate β1 34.11; mano β2: difficultà β2 237.6, diffunde(n)do β2 244.9, fulgura(n)ti β2 244.4, gubernator(e)β2 236.1/gobernator(e) β2 40.17, governator(e) β2 206.1, β2 237.6 (2 volte), gubernaturi β2237.6, particular(e) β2 237.6 (2 volte), β2 41.1, titulati β2 237.4 (2 volte).7 (2 volte), vo-lu(n)tà β2 237.15. Mano β3: gubernator(e) β3 229.2/governatore β3 231.1, co(n)cureràβ3 229.3, triu(m)phale β3 196.7. Mano γ. L’oscillazione si registra in cussì 148.7, faurir(e)148. inbussulate 152.2, napulitani 150.1.

V.2.1.11. Esiti di , , in postonia

o/u postonico. Nelle forme seguenti la vocale protonica continua per lo più una U etimologica:

Asculi I 52.2, Coppula I 64.2, 66.1, Cordua IIa 166.1, Corduba II 50.2, discipuli IIa 25.1, fulguri IIa 99.7, Genua I 48.1.2, 72.1, 91.2, 91.10, IIa 114.1, III 26.1, 39.7, 47.2.3.4/GenoaIIa 113.2, Hercule IIa 191.1, 247.1.3 (ma duca Ercoles I 35.1), insule III 28.22 (ma isola I.3.1), Io(n)paulo IIa 53.2, meruli II 24.1, miraculi I 86.4 (2 volte) 86.6,.IIa 40.2 (ma mira-colo I 78.3.4), Napuli I 91.2, II 54.11, IIa 14.1, 100.1, 159.1, 264.1, 267.1, 337.1, III 1.1/Napoli IIa 14.1, 264.1, Padua IIa 60.3, Paulo IIa 2.2, 3.2, 6.4, 10.1, 53.2, 55.1, periculoIII 31.7, 34.5, populi IIa 1.1, III 33.2, Populi (conte di P.) I 85.2/Popolo I 67.3, 74.2, 93.7, 95.1, populo I 99.1, IIa 194.3, 226.1, 353.3, III 14.1.2, 33.4/popolo IIa 18.2, 69.2, 213.2, III 9.3 (e popoli I 88.9), regniculi III 26.14, tabernaculo IIa 104.8, tabula II 40.1, 45.1, IIa104.2/tavola I 68.2, IIa 354.1, 355.1, tabule IIa 221.2, vedua I 85.6.

Introduzione CLI

V.2.1.12. Fenomeni di armonizzazione delle atone.

Raggruppo di seguito i casi (in parte già segnalati, benché non in modo sistemati-co) in cui l’oscillazione i/e ed u/o (quest’ultima, in effetti, molto piiù rara) sembre-rebbe effetto di armonizzazione vocalica delle atone alla vocale tonica:

i/e: domenecha IIa 216.1/dominicha III 18.3, do(m)menecha (t. +24) I 63.2, 64.1, 101.2, II 35.14, 42.1, 50.1, IIa 32.1, 52.1.3, 94.1, 182.1, 294.5, III 20.1.3, 25.10/do(m)minicha I 11.1, II 13.3, 19.5, III 17.2 e do(m)minica III 17.5, do(m)mene[c]ha III 19.2/do(m)menichaI 64.5, IIa 270.1, do(m)menech(e) I 75.5374; po(n)tefece I 107.3IIa/po(n)tifice I 102.1.2, 103.7 (e plur. po(n)tifici I.1.1), precepe < PR NC PE IIa 161.1, 261.1, III 5.2, pre(n)cepe IIa(+8) 13.2, 26.2, 80.2, III (+25) 2.2, 4.1, 5.3, prencepe IIa 215.1, III (+6) 51.10, 57.17, 58.6 (2 volte), pre(n)c(e)pe III 7.1/pri(n)cipe I 84.5.6, 85.3.4, 95.2, principe I 90.2 (e il plurale pricipi IIa 85.8, principi I 85.9, IIa 16.5)375. In posizione protonica, prencepessa IIa 157.1, 366.1/pricipessa I 88.4. u/o: Peczulo III 50.1/Poczolo I 79.1, fonecello IIa 154.1/funicello IIa 154.1, 155.1, tudischi I 103.2/thodesche IIa 315.1 (ma anche todeschi IIa 247.1, thodi-schi IIa 317.1, todischi IIa 198.1, 315.1). All’elenco si può aggiungere forse anche sco(m)-monecha IIa 214.4 (ma in posizione protonica, davanti a u tonica, sco(m)municato III 19.2, sco(m)monichati IIa 214.4, sco(m)munichato IIa 2.5).

In taluni casi sembra di cogliere una morfologizzazione dell’armonia vocalica: si spiegherebbe forse così per quale motivo, di contro alle numerose occorrenze femminili di do(m)menecha, il maschile è sempre Do(m)mminicho (+36) I 31.1, IIa25.1, 29.4, Dominico III 26.10 (in un sol caso Dommenicho IIa 265.3). Si aggiunga l’opposizione singolare/plurale nelle coppie po(n)tefece/po(n)tifici e pre(n)cepe/ pri(n)cipi, con armonizzazione della postonica al grado di apertura della tonica. Si osservi ancora che in sco(m)monecha l’abbassamento della postonica è armonica allo sviluppo > o della tonica. Il fenomeno è attestato nell’area mediana376.

Altre mani. Mano β: domeneca β1 36.17, do(m)meneca β1 36.4 (ma al maschile la postonica si armoniz-za alla tonica: Dominico β3 196.4)377, pre(n)cepe β1 34.7.8.12, β2 206.2, β3 203.1.3 (2 vol-te), β3 230.1 (al pl. metafonetico la postonica si armonizza alla tonica: principi β2 244.1).

V.2.1.13. Vocali atone in iato

In posizione di iato, la e si chiude in protonia in:

374 Nella regolarità del fenomeno fa eccezione solo do(m)menicha.375 Cfr. F. FANCIULLO, Morfo-metafonia, cit., p. 580. 376 Il fenomeno dell’assimilazione della vocale atona rispettivamente alla tonica o alla fi-

nale è stato studiato da Merlo nella zona marchigiano-umbro-romanesca; es. cerescia ma ciriusciu, ténnera ma tinniru, sórece ma sùrici: cfr. C. MERLO, Fonologia del dialetto di Sora..., cit., p. 233.

377 Cfr. l’opposizione Do(m)minico/do(m)meneca in Loise (V. FORMENTIN, Due schede di antico napoletano..., cit., p. 186).

Nadia Ciampaglia CLII

Alionora III 24.3, Galiaczio IIa 192.1, 193.1, 194.1, 207.2, 216.2, Galiaczo (+6) I 18.1, 27.1, 44.1/Galeacio (+20) IIa 37.1, 38.2, 39.1, Galeaczio IIa 221.1, 336.1, 342.2, GaleaczoIIa 232.2, Galeacio (+20) IIa 37.1, 38.2, 39.1, Galeaczio IIa 221.1, 336.1, 342.2, GaleaczoIIa 232.2, Ia(n)lione IIa 23.6, 30.5, Ioa(n)lione IIa 312.1, Lione II 50.1, IIa 73.1, 100.3, 186.3, 274.1 (ma papa Leone IIa 270.1, 342.1.2), tianisi IIa 115.1.2, thianisi IIa 215.3, Tia-no (+13) II 23.3, 30.21, III 44.1, Tiana IIa 184.1, Thiano (+13) II 23.3, IIa 8.2, 57.1/TeanoIII 46.1; si aggiunga gaitana III 28.22, gaitani III 27.10, 47.7, gaitano III 39.11, Gaitano II 19.5, IIa 21.3.

Sembra comunque prevalere la tendenza alla conservazione di e:

brea(n)tini I 91.2, breogna ‘vergogna’ IIa 20.1, creacione IIa 25.1, creato ‘famiglio’ IIa137.3, creati I 44.1, creò I 95.15, creato I 95.15, IIa 243.1, 77.1, diceocto IIa 70.4, deiceoc-to IIa 262.1, 265.1.2, 271.3, dieceocto IIa 90.1, deceoctomilia I 103.2 (e per evitare forse lo iato, dicedocto III 51.7: cfr. § V.2.2.1/b e n. 437), Leonardo IIa 23.3, II 53.9, 55.2, leoni III48.26, leonina III 12.1, leopardi III 48.26; si aggiungano i gallicismi Reale I 85.9, 88.5, reame I 2.2, III 12.7, 17.7, 19.2, 37.6, reamo III 27.8, 27.16, 30.15.

Si segnala l’apertura di I > e in defenseone IIa 28.2/defensione IIa 28.5, Georgio IIa 294.3/Giorgio IIa 294.3.8, 297.1, III 51.1, p(ro)cesseone IIa 99.3/processione IIa52.3, 57.2, p(ro)cessione I 86.4, IIa (+20) 52.3, 57.4.7378. In A(n)tre(n)a (de Altissi-mo) IIa 186.3/Andrea (de Altissimo) IIa 119.1, il titulus nasconde forse l’inserzione di una semivocale per evitare lo iato (cfr. § V.2.2.28 e si veda anche § V.2.2.6 per la desonorizzazione della postnasale).

In posizione di iato, la o in protonia si chiude nelle forme seguenti:

adruinata IIa 208.3, genuisi I 13.1, genuysi I 98.1/genoisi I 48.1, III 47.3, IIa 113.2, genoysiI 98.1 (e genoese IIa 42.3, 79.2, I 87.4), iue(n)tù III 26.1, mantuano II 21.5, ruina I 103.7, II 35.2, ruinao IIa 26.5, ruinar(e) IIa 200.2, 258.2, III 38.2, ruinato I 104.2, Suave II 33.1/Soave IIa 335.1 (3 volte), victuaglia III 39.4, victuaglie III 48.17, 179.1, vituaglie IIa4.1, victualglie 302.1.

Anche in questo caso, tuttavia, la chiusura in posizione di iato è fondamental-mente evitata, in particolar modo negli antroponimi raggruppati di seguito:

Ioan (+9 ) I 93.10, II 59.5, IIa 67.1, Ioanni (+96) I 34.1, 44.1, III 25.8, con i composti Io-a(m)bacteo IIa 357.1.1, Ioa(m)bactista (+9) IIa 107.2, 119.8, 123.2, Ioa(m)battista II 59.5, IIa 97.1, Ioa(m)belardino (+5) IIa 107.2.7, 214.1, Ioa(m)be(r)nardo IIa 94.3, Ioa(n)cola IIa92.1, Ioa(n)fra(n)cisco (+42) II 47.1, IIa 48.1, 51.1, Ioa(n)fra(n)cischo IIa 335.3, Io-a(n)leonardo IIa 32.2, Ioa(n)lione IIa 312.1, 335.2, 338.1, Ioa(n)loisi IIa 23.5, 66.6, Io-a(n)michele (+12) IIa 107.2, 109.1 etc.; Ioa(n)na (+18) I 12.1, III 26.5.6, Iohanna I 7.1.

378 Si possono probabilmente ricondurre alla medesima tipologia le forme treunfale e veo-lato che si leggono in Loise; secondo Formentin queste grafie celano una pronuncia con l’inserzione di una semivocale: cfr. V. FORMENTIN, LOISE DE ROSA, Ricordi..., cit., to. I, p. 167.

Introduzione CLIII

In posizione postonica, la e si chiude in Cesaria II 37.1, IIa 233.1, 264.1; si tro-va u in posizione postonica in Genua (+15) III 26.1, 39.7, 47.2/Genoa IIa 113.1.2, Ienua IIa 14.3, Mantua I 96.3, Padua I 95.10, IIa 60.3, vedua s.f. ‘vedova’ I 85.6.

Altre mani. Mano β. Lo scambio e/i è conseguenza di chiusura in iato in Galiaczo β3 196.11/Galeaczoβ3 204.1, β2 206.3; in posizione postonica, Cesaria β1 35.5/Ces(ar)ea β1 36.10, Cesarea β2237.4; la e si conserva in Leoni β 2237.20. Si tende a conservare o in posizione protonica: Ioa(m)baptista β1 36.4.5, Ioa(m)benardino β3 196.4. Mano γ: Ioa(m)bb(attis)ta 146.1.

V.2.1.14. Nessi ER e AR in posizione atona

Nelle forme che seguono si registra in protonia lo sviluppo ER > ar:

barrecta ‘berretta’ IIa 342.2, imparatore IIa 14.1, imparator(e) IIa 299.2, III 17.3, 19.1.2.3, i(m)parator(e) I 24.1, III 3.1/imperator(e) IIa 14.1, 15.1, 16.1 e imperatori III 3.1, inpara-tor(e) I 25.1, 26.2 (2 volte), inparatore I 97.3, tarramuto II 34.1/terramuto II 34.2 (ma si noti che la e è stata successivamente corretta su una a precedente). Segnalo che lo sviluppo non si produce invece in verrecta ‘sorta di freccia I 75.1.

In posizione postonica, ER passa ad ar nel proparossitono Trestevaro ‘Trasteve-re’ III 32.5 (in cui la prima e si spiegherà per assimilazione)379. Il nesso si conserva invece in ca(m)mera I 27.1, Ca(m)mera III 3.1380 e, nel Sommario latino, in ca(m)-mera(m) S 2.2; si noti che questi esempi sono tutti tratti dal primo e terzo libro. Lae può passare ad a condizionata invece da r e l:

artellaria I 16.2, IIa 16.1, 28.5, cavallaria III 10.2, 21.10, 34.10, cavallaricio I 64.4, caval-lariczio IIa 16.2, fa(n)taria I 83.2, 93.13.21, infantaria I 106.1, i(n)fantaria I 106.4, si può aggiungere qui maravigliò IIa 239.3; Alionora III 24.3, Balardino IIa 294.7, palagruso III 30.5. Per il passaggio di e ad a per assimilazione, si veda § V.2.1.16.

Nelle forme verbali del futuro sono ugualmente rappresentati i casi di conserva-zione del nesso AR e quelli con sviluppo er (per il raddoppiamento di r, cfr. § III.1.1/d):

-AR-: exaltarrà III 58.12, 13, revelarrà II 30.5, scordarò III 31.8, pagara(n)no IIa 175.1, pagarimo III 27.19, trovarra(n)do II 54.7, trovarra(n)no II 53.4, trovarrete IIa 170.4, tro-varrite IIa 8.3, 388.1; -ER-: despe(n)derrà II 30.2, ma(n)cherrà II 30.2, ponerrà II 30.5, scriverrò III 2.2, venerrà IIa 283; si aggiunga il condizionale serria III 25.5.

Il nesso AR si conserva ancora nelle forme seguenti:

379 La palatalizzazione di a postonica nei proparossitoni è frequente nel romanesco del Belli: porteno ‘portano’, Trestevere (cfr. P. TRIFONE, Roma e il Lazio..., cit., p. 66); altri e-sempi in G. ROHLFS, Grammatica storica..., cit., § 139.

380 Cfr. N. DE BLASI, Campania..., cit., p. 178.

Nadia Ciampaglia CLIV

arge(n)taria IIa 298.1, czucchari IIa 140.1 (in sede postonica), Ugaria I 43.1, Ugarie I 43.1, Ungaria I 43.2, I 88.1 (2 volte), III 24.4, 26.10.12 (2 volte), U(n)garia III 24.2.

Altre mani. Il nesso ER passa ad ar in imparator(e) β1 34.8/imperator(e) β1 34.12 β3 230.1; e passa ad a condizionato da r in fa(n)tarie β1 36.22. Per le forme del futuro si registrano denega-ra(n)no β2 237.9, insta(m)parà β1 34.8; ma adcaderrà β1 34.8, tenerà β2 237.22, tene-ra(n)no β2 237.6 (3 volte).7.9. Il nesso ar si conserva anche in co(m)parare β2 237.3,co(m)parar(e) β2 237.7.19/co(m)perar(e) β2 237.1, co(m)perarne β2 237.6.

V.2.1.15. Dittongo AU atono e tonico

In posizione atona il dittongo AU è per lo più conservato; le eccezioni sono pochis-sime, come si può vedere dall’elenco che segue:

audie(n)tia IIa 269.2, audir(e) II 54.2, audita III 46.2, audito IIa 40.5 (ma in β2 il dittongo si chiude sempre), Aulivella IIa 157.1, aurine II 54.4, inaurato IIa 128.14, 129.1 (ma in sede tonica sempre oro, vedi infra), laudabile IIa 339.1, laudabili IIa 60.2, laudar(e) IIa 52.1, Laure(n)czo I 53.2, Laure(n)tio II 53.8, IIa 318.1 (2 volte), 322.2/Lorenczo I 93.10, III 28.26, thesaurero IIa 42.1, tesauriero III 28.24/tosorero IIa 314.1 (ma in posizione tonica sempre tesoro II 33.2, III 13.4, 30.25, thesoro III 35.4). Si aggiunga augusto III 47.2 (ma è l’unica occorrenza e si noti che compare nel terzo libro; Fuscolillo per il resto scrive sem-pre agosto).

Il dittongo AU primario tonico si chiude sempre in oro (+11) IIa I6.2, II 33.2, III 35.6, horo I 92.2; si conserva invece nei latinismi lauda IIa 128.18, laude ‘lode’ (+8) IIa 129.1, II 4.1, pl. IIa 99.1 (e nel derivato laudabile IIa 339.1, laudabili IIa60.2) e nell’antroponimo Ioa(n)paulo (+12) II 53.8, 59.5, IIa 384.1, Io(n)paulo IIa53.2, 92.1, 363.1.

Altre mani. udendo β2 244.21, udita β2 244.18, udito β2 244.18.

V.2.1.16. Assimilazione ed altri esiti delle vocali in protonia e postonia

In moltissimi casi la mutazione delle vocali protoniche appare correlata a fenomeni di assimilazione o armonizzazione alla tonica o alla vocale della sillaba seguente. Troveranno così spiegazione, ad esempio, i numerosi esempi di e in luogo di a381:

adpertenea ‘apparteneva’ IIa 98.7 (che continua però la base latina), bender(e) I93.4/ba(n)der(e) I 60.3, 76.7, 94.2, despiecer(e) IIa 79.4, essedio I 106.3, III 9.3, 9.5/as-sedio III 11.3, Grocteferrata II 20.9, Mecello II 33.1, monesterio II 20.1/monasterio II 20.1, IIa 16.6, 364.1, monasterii I 103.7, Pelestrino IIa 314.1, piecer(e) ‘piacere’ IIa (+7) 119.2, 128.10, (2 volte), 128.15, III 35.5/piacer(e) 144.2 (ma nel testo [pia/ecer(e) con la

381 Pongo in nota iovene IIa 100.6, III 28.11 e iuveni IIa 352.1, in cui si conserva la po-stonica.

Introduzione CLV

prima e espunta), Selerno I 60.3/ (ma sempre Salerno I 60.3, 75.6.8, 83.2 (2 volte), 84.1, 85.4, III 7.1, 8.2, 10.2.4.5, Trestevaro III 32.5382. C’è l’influsso di sopre in sopresta(n)ti IIa125.2. Sarà invece uno scorso di penna gelere ‘galere’ III 38.1, che si è preferito emendare (in tutte le altre occorrenze, difatti, si legge sempre galere).

Si legge invece a in protonia in luogo di e, per assimilazione alla tonica della sillaba adiacente, nelle forme seguenti:

infactao II 19.11, natar(e) ‘notaio’ IIa 97.2, Sabbastiano IIa 371.1, sta(n)nardo IIa 128.9. Assimilazione progressiva si registra in carastia II 19.7, 22.1, 32.1, 36.1, 42.2, IIa 85.8 (2 volte), 86.1, III 27.21/carestia IIa 245.1.

In postonia, monech(e) IIa 20.1.1/monache IIa 20.1, 181.2, monach(e) I 103.7383.

Condizionati dalla vocale della sillaba seguente sono anche i casi di o per a e-lencati di seguito:

boronia III 34.8, cononici IIa 315.2, 294.2 (2 volte)/canonici (+22) IIa 37.1 (2 volte).2, no-politano I 106.1, noscosto IIa 301.2, occordio I 93.5 ‘accordo’, occordò III 57 57.10/ac-cordò III 57.6.9, porole IIa 139.1, ’Rogona I 84.4, 96.6, salvoco(n)ducto III 51.9, sop(r)o-nomo III 31.2. Si aggiunga cotolici S.12.5.

Al contrario, si legge a protonica in luogo di o per assimilazione progressiva in Salamone III 26.1, 93.10 e in lavaraturi IIa 70.2384; si aggiunga, nel Sommario lati-no iniziale, cappulata fuit S 17.1. Discorso a parte vale per accupavit S.15.1, ap-presus S 12.6, appressu(m) S 12.6 (oppressus); se non si tratta di scorso di penna dovuta alla scarsa dimistichezza di Fuscolillo con il latino, andrà ricordato che nei dialetti meridionali le vocaliche protoniche in posizione iniziale assoluta tendono a mutarsi in a-385.

Andranno sempre spiegati a partire da fenomeni di assimilazione i casi di o in luogo di e nelle forme lovòssilli III 30.24, po(n)none IIa 109.1 ‘pennone’, tosoreroIIa 314.1, roctoria IIa 367.2 (2 volte). Si verifica invece labializzazione di e in por-fidia IIa 105.6; per domanio II 39.1, 43.1, IIa 31.1.2, 82.1, 130.1, 245.6, 334.1/de-

382 Cfr. n. 379. Non si aggiunge all’elenco represaglia IIa 328.2, che è dal latino med. re-presalia: cfr. DELI, s.v. rappresaglia.

383 Moneca accanto a monaca è anche in Loise De Rosa; la vocale postonica potrebbe rappresentare una reazione allo sviluppo > a secondo Formentin: cfr. ID., LOISE DE ROSA,Ricordi..., cit., to. I, p. 176. Considerata la differente area geografica del nostro testo, va pure ricordata, tuttavia, la tendenza del romanesco a mutare la a come vocale mediana dei proparossitoni in e; es. mòneca a Paliano, nel Lazio meridionale (cfr. G. ROHLFS, Gram-matica storica..., cit., § 139) e le forme del romanesco del Belli già citate (vedi n. 379).

384 Segnalo in nota, perché si tratterà invece di un semplice scorso di penna, la tonica di bacti I 91.10, che si è preferito quindi emendare in bocti.

385 Cfr. M. CORTI (a c. di), P. J. DE JENNARO, cit., p. XCVII; V. FORMENTIN, LOISE DEROSA, Ricordi..., cit., to. I, p. 168 e n. 456.

Nadia Ciampaglia CLVI

manio III 48.5, do(m)manio IIa 31.3 si partirà da una base del lat. med. DOMANIUM;tudischi I 103.2 presenta successiva chiusura della protonica o, ampiamente attesta-ta in thodesche IIa 315.1, todeschi IIa 247.1, thodischi IIa 317.1, todischi IIa 198.1,315.1 (e la variante todesco è già attestata nel Chronicon Salernitanum del X sec.); si registra infine lo scambio di prefisso in probe(n)na ‘prebenda’ IIa 49.1, 367.2.

Per quanto riguarda, al contrario, lo scambio o/e, saranno dovute a dissimilazio-ne le forme Belogna III 32.9, sepportico IIa 365.1, securso I 107.3IIa, seccurso II 21.5386/soccorso III 9.4 (2 volte), III 56.6. Motivi etimologici spiegano invece de(m)ma(n)dare II 20.3 (ma do(m)ma(n)dato I 107.1IIa) e forse anche l’avantonica di temerosi III 31.4387, così come le forme del verbo ‘dovere’, quali devesse I 93.13, III 43.3.4, 57.10, devessero I 67.2, 89.5 (2 occ) e deveva IIa 221.4, in cui concorrono assimilazione e conservazione della vocale etimologica latina. Lo scambio di prefisso, infine, giustifica le forme precessione IIa 342.1/processione IIa52.3, 57.2, p(ro)cessione I 86.4, IIa (+20) 52.3, 57.4.7, prepose ‘propose’ II 53.1,preposto ‘proposto’ IIa 100.4, presupto IIa 86.4, presupti IIa 62.1, presucti IIa 130.4, 153.1, presopti IIa 131.1, presutti IIa 142.1. In posizione postonica, si segnalano a parte, invece, le forme del passato remoto del verbo ‘essere’: forece ‘ce foro’ I 97.9, IIa 25.2/foroce I 96.7, foreli IIa 11.1, foreno I 55.1, IIa 348.1, 350.2, 352.1 (ma forono +10).

Lo scambio i/o si verifica per assimilazione in Ca(m)podoglio IIa 68.2 e vocto-ria III 58.14388/victoria I 34.2, 95.5, III 20.2, 21.3.9, 57.10. Al contrario, la o in luogo di i romanza sarà dovuta a labializzazione della e etimologica latina in roma-se IIa 39.2, 39.3, 180.1, 352.1/remase II 6.3, IIa 316.1, romanero IIa 1442.1; laddove non sussista la giustificazione etimologica, come accade in pogliate I 13.1/pigliatoI 39.1, 44.2, 64.3, 78.11 (e pigliar(e) I 16.2, pigliata I 77.5 (2 volte), 77.3, pigliati I 64.1, 78.1, pigliò I 42.1, 78.1), si dovrà ipotizzare, a meno che non si tratti di un lapsus calami, l’innalzamento della i etimologica latina (o tardo-latina in *piliari)ad e (del resto già registrata come usuale nelle Croniche, cfr. sopra) e la successiva labializzazione; si aggiunga fornime(n)to IIa 17.1 ‘finimento’ e provelegio IIa 208.5, provelegio IIa 208.5389.

Senz’altro effetto di un fenomeno di assimilazione alla tonica della sillaba suc-cessiva è la protonica di mirìo ‘morì’ I 87.4; condizionate dalla vocale della sillaba seguente sono anche le protoniche in durrupò III 58.1, musurao IIa 43.1, bafarine‘bufaline’ IIa 78.5; si aggiunga archibisier(e) IIa 128.4. Sarà uno scorso di penna, nel sommario latino iniziale, relugionis S 17.1. Sarà frutto di assimilazione la pre-tonica in [Ca]pitiniata III 6.1 e Capitinata I 34.2 (Capitanata). Continua invece la

386 Sempre che non si tratti, come suggerisce Formentin, di gallicismi (fr. secourir, se-cours): cfr. V. FORMENTIN, LOISE DE ROSA, Ricordi..., cit., to. I, p. 165.

387 Cfr. temeruso nelle lettere edite da Corti (V. FORMENTIN, FRANCESCO GALEOTA..., cit., p. 44).

388 Cfr. vettoria in Loise (V. FORMENTIN, LOISE DE ROSA, Ricordi..., cit., to. I, p. 144). 389 In quest’ultima forma si noti per armonizzazione vocalica l’abbassamento della preto-

nica i > e; cfr. n. 303 e rinvii.

Introduzione CLVII

base araba racamato IIa 16.2, 17.1 (2 volte) < raqama ‘ricamare’390. Dissimila infi-ne la protonica in pentura ‘puntura’ ‘pleurite’ II 38.2.

Altre mani.In protonia, per assimilazione alla tonica seguente, e passa ad a in fragate ‘fregate’ β136.12. Mano β. In rubelli β2 244.11 (ma per il resto sempre rebelli) si verifica uno scambio i/u che non può essere giustificato a partire da fenomeni di armonizzazione. Mano γ: romanero 152.2.

V.2.1.17. Vocalismo atono finale

L’indebolimento delle vocali finali (con maggior resistenza di -A) in una vocale centrale indistinta [ ], tipico di una gran parte dei dialetti meridionali ed alto meri-dionali391 e particolarmente diffuso nel napoletano, trova larga attestazione nei te-sti, in cui è direttamente rappresentato con -e in luogo di -i, -o (e, molto più rara-mente, di -a) o indirettamente rivelato da restituzioni indebite392. Nelle Croniche le vocali finali appaiono tuttavia nel complesso relativamente salde, benché non man-chino, eccettuati i casi giustificati da ragioni morfologiche (metaplasmi di classe o genere) i casi di e finale in luogo di -i e, molto più raramente, di -o e -a. Occorrerà dunque ampliare l’angolo visuale e considerare gli sviluppi offerti non solo in una prospettiva (alto)meridionale (a vocalismo indebolito) ma forse anche mediano (a vocalismo conservato)393.

-e. Ponendo a parte le forme giustificate da motivazioni morfologiche (metaplasmi di classe o genere, per cui cfr. § V.3.2)394, i casi in cui la -e rappresenterà grafica-mente l’indebolimento di -i > [ ] appaiono in sostanza limitati ad alcuni aggettivi e

390 Alla forma araba restano fedeli molti dialetti italiani. Dall’Italia, centro europeo di dif-fusione dell’arte del ricamo, che da Palermo ebbe un grande incremento intorno al Mille, la parola è stata introdotta in Spagna e in Francia: cfr. DELI, s.v. ricamàre.

391 C. MERLO, Fonologia del dialetto di Sora..., cit., pp. 167-8. Anche qui il fenomeno appare correlato a motivi di sintassi di frase; si vedano ad esempio per il dialetto di Pignata-ro Maggiore le considerazioni di Palumbo relative ai sintagmi na bona mela vs. ’sta mela è bona: «nella prima la a di bona è sufficientemente chiara, mentre nella seconda non è chia-ra né nel sostantivo né nell’aggettivo» (S. PALUMBO, La parlata dell’agro caleno-sidicino..,cit., pp. 35-6).

392 Cfr. M. CORTI (a c. di), P. J. DE JENNARO..., cit. p. CIII; N. DE BLASI, Campania..., cit.,p. 178.

393 Per la transizione dall’area mediana a quella alto meridionale, cfr. F. AVOLIO, Il confine meridionale dello Stato pontificio e lo spazio linguistico campano, «Contributi di Filologia dell’Italia Mediana», 6 (1992), pp. 291-324 e C. MERLO, Fonologia del dialetto di Sora...,cit., p. 233. Sulla necessità di un ampliamento degli studi, in particolar modo per quanto riguarda la situazione attuale, sulle condizioni delle vocali finali in napoletano e sulla fe-nomenologia fonosintattica del vocalismo finale, si vedano da ultime le osservazioni di V. FORMENTIN, LOISE DE ROSA, Ricordi..., cit., to. I, pp. 179 e nn.

394 Potrebbero andare qui i sostantivi plurali chiave, laude, nave, parte, radice, turre, vi-te’: cfr. V.3.2 e n. 887-8.

Nadia Ciampaglia CLVIII

sostantivi plurali di genere maschile che raggruppo di seguito; il fenomeno risulta tanto più evidente laddove si registri una discordanza nella desinenza di aggetti-vo/articolo e sostantivo:

cert[i] alt(r)e soi creati I 44.1, multe cieche I 86.6, altri parrocchiale IIa 367.1, (portati) p(re)sone I 13.3, acine II 30.3/acini II 30.3, barrile I 48.2, III 48.30, varrile IIa 329.1, car-line IIa 46.1/carlini (+102) II 20.13, IIa 2.7.10, le cavalle IIa 352.2/cavalli (+ 41), iardine III 12.7395, iodece IIa 245.5, la(n)czechinecche IIa 170.1, scute pl. IIa 271.1/scuti (+20) II 30.3, IIa 337.4, 40.4, si(n)dice IIa 128.11/sindici (+34) II 53.1, 55.2, IIa 98.2, sidici (+19) II 53.8, IIa 21.3, 66.4. All’elenco si può aggiungere il toponimo Nap(o)le I 76.7; si tratta tuttavia di un unicum: in tutti gli altri esempi, difatti, compare sempre Napuli (t. +10) I 91.3, II 54.10, III 1.1 e Nap(u)li (t.+335), Napoli IIa 14.1, 264.1. Si aggiunga foro cacciate (m. plur.) I 66.1.

Segno a parte gli indeclinabili e i numerali, indicando il contesto laddove l’esito potrebbe trovare giustificazione entro la fonetica di frase:

ava(n)te (se habia) II 30.2, na(n)te (le gente) III 12.4/nanti (+20) IIa 25.2, 58.4, III 27.1, nanci II 21.2, na(n)czi III 30.24, 57.2, dece I 98.4, dudice III 28.15 (con -e corretta su i),40.3; si aggiunga anche o(n)ne persona I 52.3.

Più rara è la e finale in luogo di o, che si legge nelle forme seguenti:

lu crapipte ‘capretto’ IIa 86.4; il toponimo Bito(n)te I 93.20, Vitonte 143.1396; l’indeclinabi-le adca(n)te (la porta) II 33.2, 35.8, 37.2, sotte (la possessione) IIa 162.1; si aggiunga p(er) fine (a/ad) I 89.7, IIa 44.2, 47.1, 86.1, 135.2 (2 volte), 274.1/per fini I 99.3, fine (a li/a/ad) I 104.2 II 30.3 (5 volte).

La -A finale è la più resistente nella zona a vocalismo indebolito397. Nelle Cro-niche una possibile grafia -e per l’indistinta in luogo di -a si legge in (era) rimase ‘rimasta’ I 97.1398; differenti motivazioni spiegano invece i casi seguenti:

sopre II 46.2 (2 volte), sop(r)e II 51.1 < SUPER (e il già citato sopresta(n)ti IIa 125.2); la

395 E vedi infra il sing. lo iardini IIa 162.2 accanto a iardino I 27.1, 100.2, giardino II 19.11.

396 Il toponimo è attestato da Marziale nell’abl. plur. Butuntis e, in fonti più tarde, come Butruntus e Butuntos; suona v tònd nella dizione dialettale: cfr. GASCA QUEIRAZZA et alii, Dizionario di toponomastica. Storia e significato dei nomi geografici italiani. Torino 1990 s.v (d’ora in poi DT).

397 Cfr. C. MERLO, Fonologia del dialetto di Sora..., cit., pp. 235-6. 398 Questo il contesto: «intrao la mog[liere] d(e)l Gra(n) Cap(itani)o ch(e) era rimase

p(er) il male te(m)po». Si esclude che la forma sia stata generata da un improvviso cambio di progetto della frase e stia in realtà per il perfetto (cfr. remase II 6.3, IIa 128.6, 3161 e ro-mase IIa 39.2.3, 180.1, 352.1); il confronto con fosse remaso IIa 302.1 mostra inoltre anche un differente trattamento della protonica nel maschile rispetto al femminile. Per l’esito ST > s, cfr. V.2.2.8.

Introduzione CLIX

fonetica di frase giustifica forse l’impf. di 3a pers. sing. stave ‘stava’ IIa 368.2 (lo q(u)ale stave ad un’alt(r)a fossa); il toponimo Po(n)cze IIa 307.2399 (ma vedi anche onfra, Ponso)continuerà la forma del genitivo; Sulmone (prencepe de S.) IIa 106.9, 128.2, 145.1 riprodur-rà invece le formule di tradizione cancelleresca (si vedano ad esempio, nel bando del 1531, i genitivi nella formula Carolus eius filius reges Castelle Aragonius utriusq(ue) Sicilie, Ie-rusalem, Ungarie, Dalmatie, Croatie II 29.1); si spiegherà così o forse solo in base alla fo-netica di frase l’unica occorrenza Ugarie I 43.1 (re d(e) Ugarie et se incoronò) cui corri-spondono sempre controesempi in -a, anche nella medesima posizione: Ugaria (regina de U., et fo mogliere) I 43.1 e Ungaria (+11) I 43.2, 88.1 (2 volte).

-a. Escludendo gli aggettivi di II classe e i sostantivi di III declinazione che escono in -a per motivi di ordine morfologico (per cui cfr. § V.3.2), sono forse conseguen-za dell’errata restituzione di una finale indebolita i casi di -a in luogo di -e che si registrano nelle forme verbali havessa ‘avesse’ IIa 316.1, piovecta ‘piovve’ IIa 75.1, sallissa (ad 52 oncze) ‘salisse’ IIa 357.1; come si vede, solo in quest’ultimo caso spiegabile il fenomeno può spiegarsi per assimilazione grafica alla vocale successi-va ovvero per errata restituzione della vocale finale oggetto di elisione nella pro-nuncia.

Termina in -a l’antroponimo Ma(n)freda I 2.1, II 44.1, III (+8) 19.6.7.10400; si aggiungano i toponimi Milana I (+19) 13.3, 18.1, 19.1, II 16.1, IIa 26.4, 62.1, III 58.6, 56.7401, il cui uso è sostanzialmente ristretto alle scritture non originali, poi-ché nelle annotazioni spontanee prevale infatti senz’altro Milano I 13.1, 18.1, IIa(+11) 62.2, 64.1.3, III (+5) 32.10, 47.2.7, e Pesara I 77.2. Escono in -a le unità di misura (lo) rotola IIa 86.4, 331.1 e il plurale to(m)mola IIa 175.1, 179.2, 265.1, to(mmu)la IIa 2.9, th(ommo)la IIa 2.1, etc.

Hanno l’uscita in -a i seguenti indeclinabili:

ancha IIa 301.6 (e vedi ancho), co(n)tra I 80.2, 86.2, II 13.2, 19.2, 25.2, IIa (+12) 69.1, 79.8, 80.4, III 45.1, 47.2, 57.4, dovuca III 27.20, fora I (+4) 43.2, 93.7, 100.2, II 19.11, 35.12, 54.4, IIa (+11) 37.1, 98.4, 101.1 (ma anche fore I 75.8 con -e corretta su a),i(n)contra I 88.7, IIa 157.2, III 21.2/incontro IIa 101.4, 127.3, 205.7, socta IIa 274.1/soctoIIa (+16) 16.4, 17.2, 123.1, III (+5) 19.4, 3.1, 6.4.

-o. La -o finale, ad esclusione delle forme che troveranno spiegazione per motivi d’ordine morfologico, come accade per alcuni sostantivi di III declinazione (cfr. § V.3.2), è probabilmente il frutto di un’erronea restituzione della vocale finale indebolita nelle forme del passato remoto di 3a sing. ruppo (lo muro) ‘ruppe’ III

399 Cfr. in Loise (ma sempre in caso locativo) Averse, Rome (V. FORMENTIN, LOISE DEROSA, Ricordi..., cit., to. I, p. 185).

400 Manfreda (accanto a Manfredo) è anche in Lupo de Spechio: cfr. A. M. COMPAGNA (ac. di), LUPO DE SPECHIO..., cit., p. 194.

401 Milana è in Lupo de Spechio (cfr. A. M. COMPAGNA, a c. di, LUPO DE SPECHIO..., cit., p. 194), nella Cronica Romanesca, nel Sacchetti e in Loise: cfr. V. FORMENTIN, LOISE DEROSA, Ricordi..., cit., to. I 304 e n. 887 per i riferimenti. Per Formentin la tendenza alla ge-neralizzazione di -a nei toponimi è dovuta ad una «incipiente grammaticalizzazione» del genere femminile nei nomi di città.

Nadia Ciampaglia CLX

bolita nelle forme del passato remoto di 3a sing. ruppo (lo muro) ‘ruppe’ III 32.5, ce stecto in Sessa ‘stette’ IIa 200.1 e non volso I 86.5; si tratta comunque di casi isolati, poiché nelle altre occorrenze queste stesse forme escono sempre in -e; non è poi da escludere del tutto che la -o sia in realtà stata condizionata, dalla vocale dell’articolo seguente nel primo caso, o da fenomeni di dissimilazione o assimila-zione negli altri. Si aggiunga -o in luogo di -e in quello IIa 44.3 (le olive, quello po-che che foreno...).

La -o in luogo di -a sarà condizionato dalla vocale dell’articolo successivo in senczo IIa 46.1 (uno dinaro se(n)czo lo quartuczio). Si aggiunga qui l’unica occor-renza di (in) persono II 50.2/persona (t. +34) III 21.9, IIa 85.6, 88.1, che sembra in realtà più uno scorso di penna che l’indebita restituzione di una -A finale indeboli-ta402. Si aggiunga Ponso ‘Ponza’ III 47.3 (e vedi sopra, Po(n)cze).

Escono in -o i toponimi Baro III 5.3 (2 volte)/Bari IIa 154.1, III 21.5 e Chieto IIa386.1/Chieti III 51.10, Itro IIa 252.1, Poczolo I 79.1403. Tra gli indeclinabili con u-scita -o si possono elencare le seguenti forme:

ancho I 93.22, 94.1, IIa (+6) 106.6.8, 214.3, como < QUOMODO I (+11) 87.2, 94.1.3, II (+5) 47.1, 49.2.5, IIa (+60) 16.2, 22.1, 23.8, III (+14) 14.6, 17.7., 19.1/come III 3.3; si ag-giungano i numerali ce(n)tocinqua(n)to IIa 324.1, ce(n)tonova(n)tacinquo IIa 126.3, cinchoIIa 119.7404, 163.2, cinqua(n)tacincho IIa 164.2, cinqua(n)tacinquo IIa 95.1, cinco III (+5) 32.7, 40.2, 47.1.4, cincho IIa 119.7, ciquo II 33.2, ci(n)quo I 77.1, IIa (+4) 120.1, 172.1, 238.1, cinquo II 30.4, 32.2, 36.1, III 23.3, 24.1, IIa (+14) 2.10 (2 volte), 44.3/ci(n)que III 24.3, tremilio IIa 247.1, vinticiquo IIa 299.2, vinticinquo IIa 98.6, vintici(n)quo IIa 3.1, 299.2. Per senczo, vd. sopra.

-i finale. Più problematica la presenza di -i in luogo di e finale, che se potrebbe tro-vare spiegazione entro la fonetica di frase nel pf. di 3a pers. sing. ve(n)ni in Na-p(u)li I 40.1, se ne venni in Napuli ‘venne’ IIa 13.2, non appare però condizionato in hebbi ‘ebbe’ IIa 239.3 e stetti ‘stette’ IIa 31.5405, in cui è forse frutto di una rea-zione grafica all’indistinta406.

Le uscite in -i nell’infinito chiamari407 III 26.10 e nei maschili sing. cavaliri I 47.2 e missinisi I 93.10 potrebbero essere i residui di un vocalismo di area estre-ma408. Si aggiunga la chiusura di -e > i nell’uscita femm. plur. dell’aggettivo multi

402 Cfr. n. 337 e infra, § V.3.2. 403 Cfr. § V.3.2 e n. 879. 404 Forma diffusissima, ad esempio, in Lupo De Spechio: cfr. A. M. COMPAGNA (a c. di),

LUPO DE SPECHIO..., cit., p. 194. 405 Alcuni casi di 3a pers. sing. in -i sono citati anche da Formentin Galeota: cfr. V.

FORMENTIN, FRANCESCO GALEOTA..., cit., p. 46. 406 Cfr. M. CORTI (a c. di), P. J. DE JENNARO..., cit., pp. LX-LXVII.407 Cfr. serviri in Galeota (V. FORMENTIN, FRANCESCO GALEOTA..., cit., p. 46) e anche al-

cune forme in De Jennaro (M. CORTI, a c. di, P. J. DE JENNARO..., cit., p. CIV e p. LXXVI).408 Cfr. F. SABATINI, Napoli angioina..., cit., p. 131; N. DE BLASI, Campania..., cit., p.

178. Per M. Braccini (cfr. ID., Frammenti dell’antico lucano, «Studi di Filologia Italiana», 22, 1964, pp. 205-362; a p. 272) la fenomenologia non sarebbe tipica dell’area napoletana;

Introduzione CLXI

(ecclesie) III 26.2 e in (cortesie) facti ‘fatte’ III 31.8, esempi tratti in entrambi i casi dal terzo libro. In effetti, lo sviluppo -e > i si registra sempre nelle scritture non spontanee, dipendenti da fonte e verosimilmente rappresentanti una fase linguistica più antica409. Motivi morfologici spiegheranno invece i femminili plurali alle buc-chi ‘alle bocche’ IIa 247.1 e il diffusissimo p(er)soni (cfr. § V.3.2).

Escono in -i gli antroponimi Antoni I 95.10 e Thomasi IIa 23.8, 30.2, 30.7, 31.3, 98.8, 166.2, IIa 227.1, 368.1/Thomase410 I 42.1, Tho(m)masi IIa 23.3, To(m)masi III 26.4, Tomasi I 48.1, III 26.4, in cui si legge il normale sviluppo della desinenza -IU > -i, ampiamente diffuso in Italia meridionale nel tipo ’Ntoni411; sopravvive la for-ma cristallizzata del genitivo negli antoponimi Ioa(n)pietri IIa 19.2, Pietri I 93.21, III 26.4 (2 volte), IIa 187.1, 228.3, 234.1.287.4, 382.1, Petri IIa 186.4, Pitri I 95.12 (ma anche Pietro I 16.3, IIa (+7) 194.1 (2 volte), 312.4, 315.2, Piet(r)o III (+5) 22.1, 23.1, Pet(r)o III 24.2 e Pietre Grella de Cascano IIa 228.1)412; la -i finale, tut-tavia, non si legge mai quando si tratta di un personaggio spagnolo413 oppure di un toponimo414. Vadano qui anche Rugieri III 10.3.5, 17.1, 22.1 (con -i corretta su o),Rogieri III 11.2.4 (2 volte), 12.7/Rogiero III 11.1, 12.1, 13.1.5, 27.2 e Rugiero III 6.7, 13.6, 17.4 (2 volte), 17.4, 26.4 e Rainieri III 48.16/ Rainero III 48.17.18415.

Sopravviverà la forma del locativo in Cipri I 10.1 e Sorre(n)ti I 90.5 (2 vol-te)/Sorre(n)to III 3.3 (e si noti che le occorrenze compaiono solo nel primo libro).

Si legge -i in luogo di -o in iardini (sing.) IIa 162.2/iardine III 12.6, iardini IIa162.2/iardino I 27.1, 100.2 e giardino II 19.1. Escono in -i, inoltre, i seguenti inde-clinabili:

forsi < FORSIT III 51.8, insemi IIa 13.2, 306.1, 357.1, i(n)semi I 74.3, insiemi I 88.9, IIa

V. Formentin, tuttavia, elenca una fitta tipologia di casi simili (cfr. ID., Scrittura e testo nel manoscritto..., cit., pp. 46-7) fornendo una articolata spiegazione del fenomeno, che in al-cuni casi potrebbe rendere l’effettiva tendenza della chiusura di -e > -i (ad es. nel tipo brut-ti ccose) o essere una semplice reazione grafica all’indistinta finale: cfr. M. CORTI (a c. di), P. J. DE JENNARO..., cit., pp. LX-XVII.

409 La chiusura -e > y nei Ricordi è limitata agli aggettivi che al maschile plurale presen-tano -i < ; Formentin nota difatti per gli aggettivi molto e tutto, al femminile plurale, la tendenza all’adozione della forma maschile, come accade nel nap. moderno ai femm. plur. li, ’sti etc.: cfr. V. FORMENTIN, LOISE DE ROSA, Ricordi..., cit., to. I, pp. 183-4 e n. 511.

410 In questa occorrenza, tuttavia, la -e risulta corretta su un’originaria i. La forma Tomasecontinua una -I genitivale e si legge anche in Loise: cfr. V. FORMENTIN, LOISE DE ROSA,Ricordi..., cit., to. I, p. 287.

411 Cfr. V. FORMENTIN, LOISE DE ROSA, Ricordi..., cit., to. I, p. 287 e n. 831. 412 Si veda V. FORMENTIN, LOISE DE ROSA, Ricordi..., cit., to. I, p. 286 e n. 830 per

un’amplissima bibliografia su esempi nap. antichi di Petri, Pietre, Petre, Petri.413 Cfr. Petro de Toleto II 59.2, P. de Tholeto 171.1, P. de Mindocza 148.1, P. de Midocza

112.1, P. de Castiglia IIa 105.1. 414 Si veda infatti S. Pietro Martire di Napoli I 38.1, S. Pietro ad Ara I 89.4, S. Pietro (Ro-

ma) I 102.2, Sa(n)to Piet(r)o d(e) Mayella III 26.7, burgo d(e) Sa(n)to Piet(r)o III 32.5, sa(n)to Pet(r)o et Paulo apo(sto)li II 4.1.

415 Cfr. G. ROHLFS, Grammatica storica..., cit., § 1113.

Nadia Ciampaglia CLXII

16.2, III 50.3416.

Per i numerali, ad eccezione di doe (mano) IIa 16.2, sia al maschile sia al fem-minile sempre dui (t. +91: dui galere I.51.1, 74.8, 92.2, dui hore I 74.2, dui barcheI 74.3 etc.) accanto a doi (hore) I 43.2 e doie (d. persone) β 2 40.13; così pure dui-mili IIa 245.2, cinqua(n)tadui, octa(n)tadui IIa 111.1; milli IIa 17.3, 350.2, 360.1/mille (t. +36) II 39.1, 43.1, 46.2 (e milgle, millgle).

-u. Tracce di un vocalismo senz’altro non napoletano si individuano in alcune for-me con -u finale in luogo di o: lo ingressu II 61.1 e ru[ss]u IIa 384.1/rosso IIa384.1; cristallizzato nel toponimo e favorito dalla fonetica di frase l’esito si ripro-pone nella via de Santa Maria de lo Spiritu Santo (a Sessa) IIa 52.3, ma non nel pa-lazzo Santo Spirito I 102.2 (di Roma); si aggiungano ancora i semidotti la messa d(e) lo Spiritu Santu IIa 192.2 e spiritu IIa 165.1. Per l’articolo determinativo lu,cfr. § V.3.3.

Altre mani. -a. Mano β1: co(n)tra β1 34.2, co(n)<tr>a β1 34.3.8. Mano β2: co(n)tra β2 237.23, β2 244.4,fora β2 237.14 (in composizione forasciti β1 36.10 e foresciti β1 35.1), socta β2 196.2. Mano γ: co(n)tra 148.5. -o. Mano β1: como β1 34.9, 36.2/come β1 36.20. Mano β2: como β2206.2, β2 237.4, β2 244.3.4.7.15 (2 volte)/come β2 244.6, co(m)e β2 237.1.3.4 (2 volte).7. Mano β3: come β3 240.1, β3 196.12, β3 204.1, β3 229.2 (2 volte), β3 231.1, cinquo β3 229.2(ma cinque β2 237.19). -e. Mano β2: sopre β2 244.9/sopra β2 237.3.12, sop(r)a β2237.6.7.19 (2 volte); mano β3: socte β3 196.7/socto β3 196.2 (e sotto β2 237.12.19.20). E-scono in -e i toponimi Amalfe β2 237.21, Capre β2 237.21; la -e rende l’indebolimento della finale in cieche (et muti) β2 40.17, (multe) provisione β2 237.3. -i. Mano β1: insiemi β134. 7, Thomasi β1 36.3; solo in un caso il plur. p(er)soni β2 237.4/p(er)sone β2 40.13,237.1.6, β2 244.15, persone β2 40.13. Mano γ: Ia(n)thomasi 150.1, Ia(n)thomasi 150.1.

V.2.2. CONSONANTISMO

V.2.2.1. Esiti delle occlusive sorde

Le occlusive sorde latine sono generalmente conservate, sia in posizione intervoca-lica, sia tra vocale e vibrante, secondo una tendenza diffusa in tutta l’Italia meri-dionale417. Non mancano, tuttavia, casi di sonorizzazione e desonorizzazione, da ritenere per lo più dialettalismi418.

416 Per Formentin qui si ha -i per analogia con altre forme avverbiali come forsi, tardi; cfr.V. FORMENTIN, FRANCESCO GALEOTA..., cit., p. 46.

417 Cfr. G. ROHLFS, Grammatica storica..., cit., §§ 198, 204, 208. 418 Per un quadro d’insieme, cfr. N. DE BLASI, Campania..., cit., pp. 179-80.

Introduzione CLXIII

a. Occlusiva velare. La conservazione dell’occlusiva velare è usuale nei dialetti me-ridionali419 e ampiamente documentata420, benché con oscillazioni nei testi poeti-ci421. Si raggruppano di seguito le forme (peraltro sempre prive di dittongo) in cui la velare sorda è costantemente conservata oltre la norma toscana:

loco (sost.) I 71.2, 93.22, 96.1, II 6.2, 46.2, IIa (+5) 110.4, 280.1, 335.2, III (+4) 21.3, 28.10, 30.11, lochi IIa 70.6, 333.1 (e si aggiunga in protonia il composto lochotene(n)te IIa199.1, locotene(n)te IIa 98.1, 258.2, loc(otenen)te II 30.1, locu<tene>(n)te IIa 103.1, locu-tene(n)te IIa 100.1, locute(n)ne(n)te IIa 225.1, lucutene(n)te IIa 184.1, 217.1, 259.1).

Altrettanto compatta è la conservazione nelle forme seguenti:

coverno < κυβερνϖ IIa (+4) 79.1, 100.1, 163.1 (che alterna con governo IIa 2.2, 245.1), co(n)verno IIa 79.3, corverno IIa 100.3 (per l’epentesi, cfr. § V.2.2.28); covernata IIa 6.1422

e la serie co(n)vernatore IIa 98.1423, co(n)vernator(e) IIa 337.2, 353.1, convernator(e) IIa350.1, corvernator(e) IIa 83.1, 163.1424, covenator(e) IIa 162.1, covernatore IIa 100.1, co-vernator(e) IIa (+20) 23.2, 30.2.7; potecha425 < αποθηκη II 33.1, IIa (+4) 101.1, 335.1 (2 volte).4, potech<a> IIa 360.2, poteche IIa 49.1, 98.4.6, potheca II 33.2, 40.1.

419 Cfr. G. ROHLFS, Grammatica storica..., cit., § 198. 420 Si vedano ad esempio le forme registrate nell’Hist. Tr. (N. DE BLASI, Libro de la de-

structione de Troya..., cit., pp. 369-70), in Ferraiolo (R. COLUCCIA, a c. di, FERRAIOLO...,cit., p. 229) e da G. SCHIRRU, Profilo linguistico dei fascicoli..., cit., II, p. 139.

421 Si veda in Galeota, ad esempio, l’oscillazione luogo/luoco; la sorda tuttavia si conser-va sempre quando manca il dittongo (loco): cfr. V. FORMENTIN, FRANCESCO GALEOTA...,cit., p. 48; si veda anche lo spoglio offerto da M. VITALE, Il dialetto ingrediente internazio-nale della poesia non toscana del secondo Quattrocento, «Rivista italiana di dialettologia», 10 (1986), pp. 7-44 (ora confluito nella raccolta Studi di Storia della Lingua italiana, Mila-no 1992, pp. 49-94, da cui si cita; a p. 77).

422 Con titulus su o espunto. 423 L’unica occorrenza con la sonora, offerta però dal terzo libro, in cui si legge governa-

tor(e) III 41.4 (accanto a governava III 27.18, 47.8), con ogni probabilità sarà stata veicola-ta dalla fonte; si noti, ancora, che questa è anche l’unica forma delle Croniche senza epen-tesi della nasale, rappresentata dall’uso abnorme del titulus: cfr. § IV.1, p. LXXXIV e § V.2.2.28. Per altri riscontri, si possono citare coberna in Ceccarella accanto a gubernatore,gubernato (V. FORMENTIN, FRANCESCO GALEOTA..., cit., p 48), coverna nei testi poetici di P 1035 (M. CORTI, a c. di, P. J. DE JENNARO..., cit., p. CXX), covernatore (accanto a cover-nare, covernacione) in Loise De Rosa (P. SAVJ-LOPEZ, Appunti di napoletano antico..., cit.,p. 45 e V. FORMENTIN, LOISE DE ROSA, Ricordi..., cit., to. I, pp. 202-3); si veda ancora co-vernata nel Carteggio Vaianese (M. PALERMO, Il Carteggio Vaianese..., cit., p. 68). Come s’è visto, la parola è di origine greca. L’assordimento di g in k si registra nel Salento, dove compare con una certa regolarità, nel campano settentrionale (C. MERLO, Fonologia del dialetto di Sora..., cit., p. 223, es. ka ina), nel laziale meridionale e nel calabrese (ad es. cuviernu): cfr. G. ROHLFS, Grammatica storica..., cit., § 155.

424 Si noti anche qui e nelle forme precedenti la propagginazione rispettivamente della vi-brante e della nasale: cfr. § V.2.2.28.

425 Cfr. ANDREOLI, s.v. puteca. All’elenco si può forse aggiungere pote[c]h(e) II 45.1, che è però frutto di un emendamento: difatti, risulta in realtà scritto come poteh, con l’asta

Nadia Ciampaglia CLXIV

Si conserva il nesso cr in secretame(n)te III 31.3.5, secreto IIa 262.1, III 31.3, secretario I 64.2.5, secreti II 20.1.

Si segnala qui prehi ‘preci, preghiere’ III 43.4 in cui la grafia, a meno che non si tratti di mero errore426, potrebbe tradire un particolare sviluppo della sorda intervo-calica427; la voce comunque è dotta e non a caso compare solo nel terzo libro. In posizione iniziale, probabilmente è di natura dialettale la sonora di gostò II 48.2, IIa213.1428, gustao ‘costò’ IIa 213.3, gustumato IIa 163.2. Sembrerebbe infine palata-lizzata, forse per francesismo, la c- di Ciarlo (Pagano) I 33.2429.

b. Occlusiva dentale. La dentale sorda si conserva, in posizione intervocalica e tra vocale e consonante, com’è normale nei dialetti dell’Italia meridionale430, nelle for-me seguenti:

co(n)tati IIa 126.3, co(n)tato IIa 8.2 42.2, co(n)tato < COMITATUS II 21.4, estrata IIa274.1, estrate IIa 37.1, 219.1, exstrate IIa 99.5, exs<tr>ate IIa 99.1, latro IIa 164.1, 376.1, mat(r)e III (+4) 8.2, 13.2, 15.2, pat(r)e II 47.1, IIa (+4) 117.2, 129.1, 246.2, III (+6) 13.6, 16.1, 27.7, pat(r)e IIa 160.1, patre IIa (+5) 64.2, 113.1, 128.16, (Santi) Patri IIa 104.4.5,

dell’h tagliata da titulus. Va ricordato, tuttavia, che la parola si presenta con dileguo della consonante intervocalica in alcune aree campane (es. potéa in Irpinia, putéa nel Cilento: cfr. P. BIANCHI, N. DE BLASI, R. LIBRANDI, Storia della lingua a Napoli e in Campania...,cit., p. 214); si legge ancora potei ‘botteghe’ nella Scripta amalfitana, per cui cfr. F. SABATINI, Una scritta in volgare amalfitano del secolo XIII, «Studi di filologia italiana», 20 (1962), pp. 23-30; a p. 25. L’AIS (K. JABERG, J. JUD, Sprach-und Sachatlas Italiens und der Sudschweiz, Zofingen 1928-40), nella carta 1585, riporta per l’Italia meridionale nella situazione moderna le forme poteca, potega e potea. La forma poteca rappresenta tuttavia il tipo più arcaico nel Mezzogiorno.

426 L’h è infatti corretta su un’altra lettera: forse c.427 L’h di prehi potrebbe infatti rapportarsi al prehare citato da Rohlfs in Lucania a rende-

re un suono fricativo; si veda inoltre il nap. preo ‘prego’ e nei testi antichi romani preare (cfr. G. ROHLFS, Grammatica storica..., cit., § 217 e nota). Per le forme derivate dal vb. ‘pregare’, in cui la sonorizzazione della sorda è già preromanza, cfr. infra, § V.2.2.2 e n. 451.

428 Per altri riscontri, si vedano gostano in Galeota, gostate in Ceccarella Minutolo, go-stava nello gliommero Eo non agio figli (segnalazione di V. FORMENTIN, FRANCESCOGALEOTA..., cit., p. 47); cfr. inoltre gosstao in Loise De Rosa (P. SAVJ-LOPEZ, Appunti di napoletano antico.., cit., p. 36 e V. FORMENTIN, LOISE DE ROSA, Ricordi..., cit., to. I, p. 203); gosta, gostao nella Cronica dell’Anonimo Romano; gossta in una lettera del Carteg-gio Acciaiuoli edita da N. DE BLASI, Tra scritto e parlato..., cit., p. 75. La forma comunque è diffusa anche in alcuni dialetti odierni della toscana (gostare, gattivo, a Pisa e Lucca): cfr. G. ROHLFS, Grammatica storica..., cit., § 151.

429 Cfr. Ciarletta (F. SABATINI, Napoli angioina..., cit., s.v). Si veda anche la palatalizza-zione di ciabrello «con alterazione non indigena» in Loise De Rosa: cfr. SAVJ-LOPEZ, Ap-punti di napoletano antico..., cit., p. 45. G. Rohlfs (ID., Grammatica storica.., cit., § 151) registra la palatalizzazione della sorda davanti a vocale velare ed a solo nelle zone margina-li settentrionali e nelle colonie gallo-italiane della Lucania.

430 Cfr. G. ROHLFS, Grammatica storica..., cit., § 204.

Introduzione CLXV

pat(r)i III 34.2, patrone IIa 105.3, III 31.10, patroni IIa 302.1, scuti II 30.3, 53.2, IIa (+18) 121.1, 128.11, 130.1, scute IIa 271.4, scuto II 30.3 (2 volte), IIa 299.2, spata I 33.2, IIa108.2 (2 volte).3, III 39.1, 50.4, strate I 96.18.

È sempre conservata la sorda nelle forme non apocopate da -ATEM431, che risultano però peraltro senz’altro minoritarie rispetto a quelle apocopate:

citate III 58.11/cità I (+25) 26.2, 29.1, 34.1, II (+18) 2.1, 3.1 (2 volte), 15.1, IIa (+23) 17.1.2.3, III (+28) 10.2.4, 12.7, [ci]tà II 1.1, età IIa 269.2/etate III 27.7, infirmitate IIa40.2.4.9/infirmità II 38.2, III 3.1, facultate IIa 181.2/facoltà III 34.7, [facul]tà II 53.1, ho-nestate II 52.4, pietate IIa 245.2, III 34.2/pietà IIa 86.2, 219.1, 265.1.

Si verifica sonorizzazione -T- > d432 in ve(n)nudo ‘venduto’ II 43.2, ve(n)nu-<d>o IIa 228.2/ve(n)nuto II 39.2, 107.5 (e ve(n)nute ‘vendute’ II 51.2). Gli esiti -T- > d, di cui non mancano numerose attestazioni in area meridionale433, sono varia-mente interpretati dagli studiosi, che sono soliti darne spiegazione entro il fenome-no di lenizione meridionale o attribuirli ad influsso spagnolo434. Nelle Cronichel’esito, in realtà limitato a poche forme, andrà tuttavia ricondotto, più che alle con-dizioni fonetiche dell’Italia meridionale, a quelle della zona mediana, ponendosi Sessa Aurunca a cavallo tra Campania settentionale e Lazio meridionale; e dunque, se Merlo per Sora registra, almeno nella fase più arcaica, la conservazione delle sorde intervocaliche, precisando tuttavia che esse hanno perduto «alquanto della loro forza articolatoria, avvicinandosi alle rispettive sonore; ma è alterazione serio-

431 La conservazione è comunque normale in tutta la koinè, ricongiungendosi alla tradi-zione letteraria petrarchesca: cfr. M. VITALE, Il dialetto ingrediente internazionale..., cit., p.77 e nota 138.

432 Pongo in nota cidadini I 103.7, IIa 23.3, 29.2, 30.3, III 16.1/citadini IIa 40.4, 107.2, III 19.5, 27.17, 39.13, cidadino IIa (+4) 21.3, 23.8, 98.8/citadino IIa (+11) 109.1, 167.1, 186.2, III 34.7, citad[i]no IIa 18.2 e cetadino I 95.8, IIa 338.1; difatti, per quanto le occorrenze siano alquanto numerose, va segnalata per questa forma la possibilità che la sonorizzazione di T sia in realtà condizionata dalla d della sillaba successiva.

433 Cfr. vetada nel Sidrac (segnalazione di V. FORMENTIN, FRANCESCO GALEOTA..., cit., pp. 48-9 e n.12), texuda, rifiudo e madura nelle lettere di De Jennaro (M. CORTI, a c. di, P. J. DE JENNARO..., cit., p. CXXII e n. 69), edate in Lupo de Spechio (A. M. COMPAGNA, a c. di, LUPO DE SPECHIO..., cit., s.v.).

434 Propendono piuttosto per questa seconda interpretazione V. Formentin e M. Corti. Dubbi circa la possibilità che tali sonorizzazioni dipendano esclusivamente da un influsso spagnolo sono invece espressi da Coluccia (R. COLUCCIA, Il contributo meridionale alla diffusione degli iberismi e il caso di ‘attillato’, in Miscellanea di studi romanzi offerta a Giuliano Gasca Queirazza, a c. di A. CORNAGLIOTTI, Alessandria 1988, vol. I, pp. 159-80, a p. 162), così come da A. M. Compagna (ID., a c. di, LUPO DE SPECHIO..., cit., p. 199 e iviper un’ampia rassegna bibliografica sul problema) e N. De Blasi (ID., Campania..., cit., p.179); anche per M. Braccini (ID., Frammenti dell’antico lucano..., cit., pp. 284-6) si tratterà di lenizione meridionale. Per F. Sabatini invece (ID., Napoli angioina..., cit., p. 135), i par-ticipi in -ado e le sonorizzazioni T > d frequenti nel codice P della Cronaca di Partenopesono ipercorrettismi o settentrionalismi. Per la sonorizzazione di -P- si veda infra, sebelire.

Nadia Ciampaglia CLXVI

re, di data relativamente recente»435, Rohlfs invece ricorda che la sonorizzazione di -t- (e -k-, -p-) si è irradiata dalla Toscana meridionale in Umbria, Marche e fino a Roma nei dialetti del Lazio: «questi suoni sono notevolmente vicini all’arti-colazione sonora (...); sono suoni leniti, e spesso è difficile distinguere se il suono è ancora sordo o è invece piuttosto sonoro»436.

Segnalo qui dicedocto III 51.7437/diceocto IIa 70.4, deiceocto IIa (+4) 262.1, 265.1.2, 271.3 e dieceocto IIa 90.1, occorrenza peraltro unica, attestata nel terzo li-bro. La forma sarebbe dovuta o all’epentesi di -d- per evitare lo iato o direttamente dal latino DECEM-ET-OCTO, ed in tal caso è frutto della lenizione di -t-438. Per Formentin decedotto in Loise riguarda «piuttosto la fonetica di frase che la fonetica di parola» e renderebbe in tal caso una pronuncia [ed] di et davanti a vocale439.

In posizione iniziale, è desonorizzata l’occlusiva sorda in tarsinar(e) ‘arsenale’ I 89.6/sarcinale III 26.2 (< arabo dar as-sina ‘a, da cui l’it. darsena, attraverso il ve-neziano arsanà; cfr. DELI, s.v.)440.

c. Occlusiva bilabiale. La sorda latina intervocalica è conservata, in accordo con il dialetto, nelle diffusissime forme del verbo recepere IIa 196.1441, recepìo IIa 128.18,recepirlo IIa 127.2, receputi IIa 140.1, 350.2, III 34.7 (solo β2 scrive recevute), in ripa III 39.10 e sapio III 28.17442; in particolare queste ultime due forme, adoperate nel terzo libro, saranno senz’altro latinismi. Si aggiunga poi, sempre nel terzo libro, Appruczo III 51.14, Apruczo III 57.15, Apuczo III 6.3, Pruczo III 54.3/A(b)bru(n)-

435 Cfr. C. MERLO, Fonologia del dialetto di Sora..., cit., p. 216. La sonorizzazione è in-vece registrata solo nei nessi rt, rc.; ad es. ardika ‘ortica’ (ivi, p. 218).

436 Cfr. G. ROHLFS, Grammatica storica..., cit., § 209. 437 Cfr. decedotto in ANDREOLI e D’AMBRA, s.v. Si leggono ancora dicidotto in Lupo De

Spechio (A. M. COMPAGNA, a c. di, LUPO DE SPECHIO..., cit., p. 200), dicidotto in Ferraiolo (R. COLUCCIA, a c. di, FERRAIOLO.., cit, gloss., s.v.; qui pure l’indicazione di decedotto in Cortese). Un’ampia rassegna della bibliografia della forma è offerta da Gentile che la se-gnala, oltre che nella già ricordata Cronaca del Ferraiolo, in Del Tuppo, in una cedola di tesoreria riportata dal De Marinis, nonché in alcuni atti notarili cinquecenteschi delle pro-vince napoletane; in uno di questi, la forma volgare appare accanto a quella DECEM ET OCTO, «tradizionale del latino medievale»: cfr. S. GENTILE, Postille ad una recente edi-zione di testi napoletani del ’400, Napoli 1961, pp. 69-70.

438 Cfr. P. SAVJ-LOPEZ, Appunti di napoletano antico..., cit., p. 46. 439 Cfr. V. FORMENTIN, LOISE DE ROSA, Ricordi..., cit., to. I, p. 206. 440 Cfr. tarcenale in Loise De Rosa (P. SAVJ-LOPEZ, Appunti di napoletano antico..., cit.,

p. 46); tàrcera è nel nap. moderno. 441 Le varie voci del verbo recipere sono diffusissime, come ad es. nell’Hist. Tr. (N. DE

BLASI, Libro de la destructione de Troya..., cit., p. 369); receputo si legge in Galeota (V. FORMENTIN, FRANCESCO GALEOTA..., cit., p. 49), De Jennaro (M. CORTI, a c. di, P. J. DEJENNARO..., cit., p. CXXII), Loise De Rosa (P. SAVJ-LOPEZ, Appunti di napoletano antico...,cit., p. 47) etc.

442 La a sembrerebbe corretta su i. V. FORMENTIN segnala sapio e sapia in Ceccarella (ID.,FRANCESCO GALEOTA..., cit., p. 49).

Introduzione CLXVII

czo I 78 2, Abruczo III 57 1, Abru(n)zo III 51 10 e la serie (de) Nabrucio IIa 386 1, 86 1, (in) Nabruczio IIa 386 1, (in) Nabruczo IIa 106.9443.

Nell’elenco seguente, invece, le forme latineggianti e letterarie si oppongono a sporadici esiti toscani o “quasi” toscani, in cui, cioè, la sonorizzazione è avvenuta solo a metà:

archipiscopi IIa 300.2, archipiscopo II 20.3/archiviscovo II 61.1, archipiscopato I 63.2, 88.9, episcopato II (+10) 17.1, 19.1.10, IIa (+28) 4.1, 6.4, ep(iscopa)to IIa 40.12, 37.1 (maggioritario rispetto a vescopato II 16.2 e viscopato IIa 39.1, 128.17), episcopi IIa 54.1, 55.2/viscovi IIa 300.2. Dal diffusissimo episcopo IIa 56.1, 60.4, 232.2, e(pisco)po IIa (+11) 55.1 (2 volte), 58 3 (2 volte), 60.1 (3 volte), ep(isco)po IIa 52.4, ep(iscop)o IIa (+58) 127.1.2, 128.17, epis<c>opo IIa 57.3 si passa, attraverso le forme intermedie episcovo I 110.1IIa, II 50.2 e viscopo I 88.9, a metà strada tra toscano e latino, alle uniche tre occorren-ze, ovviamente non locali444, di <vi>scovo IIa 39.3 e viscovo II 61.2, IIa 38.2, 39.1.

In posizione iniziale, la sorda si conserva oltre la norma toscana nel già citato potecha < αποθηκη II 33.1, IIa (+4) 101.1, 335.1 (2 volte).4, potech<a> IIa 360.2, poteche IIa 49.1, 98.4.6, pote[c]he II 45.1, potheca II 33.2, 40.1. In posizione in-tervocalica, la sonorizzazione di sebellisse < SEPELIO II 54.15.16445, tipica del napoletano446, mostra un esito che si inquadra probabilmente nel fenomeno di leni-zione meridionale delle occlusive sorde447. Si aggiunga qui, infine, paviglioni <PAPILIO ‘padiglioni’ III 51.7, pavelgliuni III 28.21448. Nella lingua letteraria la depentetica è inserita in seguito al dileguo della consonante intervocalica.

443 Le due occorrenze de Nabrucio spingerebbero a ritenere che la forma si sia originata per concrezione della preposizione in, come confermato dai successivi in Nabruczio. Lostudio delle occorrenze complementari mostra che il fenomeno si manifesta solo nelle an-notazioni spontanee del secondo libro e non nel primo o terzo, in cui, tra l’altro, prevale la conservazione della sorda intervocalica. Stussi sceglie la trascrizione Nalesadrya in una lettera mercantile salentina, precisando tuttavia che essa «non [è] necessariamente dovuta a concrezione dell’articolo indeterminativo o della preposizione in»: cfr. F. BRUNI, L’ita-liano. Elementi di storia della lingua e della cultura, Torino 1984, p. 359. Questi comun-que i contesti: «da llà d(e)l fiumo et d(e) Nabrucio p(er) fine in Sessa» (cfr. testo, IIa 86. 1); «ad Civita de Chieto in Nabruczio, ch(e) era vicerré d(e) Nabrucio (cfr. testo, IIa 386.1)».

444 Cfr. G. ROHLFS, Grammatica storica..., cit., § 208. I tipi viscovo, arcevisscovo e ves-scovato si possono leggere anche in Loise: cfr. V. FORMENTIN, LOISE DE ROSA, Ricordi...,cit., to. I, p. 207.

445 Cfr. sebbellire e sobbellire, sebbellito, sibbillito in Loise De Rosa (P. SAVJ-LOPEZ, Ap-punti di napoletano antico..., cit., p. 47 e V. FORMENTIN, LOISE DE ROSA, Ricordi..., cit., to. I, p. 207, per il quale la forma, a partire da una base -PP-, sarebbe condizionata dalla sono-rante dela sillaba seguente); si aggiunga sebellito in Lupo De Spechio (A. M. COMPAGNA, a c. di, LUPO DE SPECHIO..., cit., p. 199).

446 Cfr. G. ROHLFS, Grammatica storica..., cit., § 228, che indica sebbellire.447 Cfr. N. DE BLASI, Campania..., cit., p. 179. 448 Cfr. paviglione in Loise (P. SAVJ-LOPEZ, Appunti di napoletano antico..., cit., p. 47);

paveglyone nell’Hist. Tr. (N. DE BLASI, Libro de la destructione de Troya..., cit., gloss.,s.v).

Nadia Ciampaglia CLXVIII

Altre mani. a. Occlusiva velare. Mano β1. Si conserva la sorda latina in coverno β1 36.2; β2 e β3 presen-tano invece sempre la sonora: governo β3 229.2 e il derivato gobernator(e) β2 40.17, go-vernator(e) β2 206.1, β3 231.1, β2 237.6 (2 volte) gubernator(e) β3 229.2, β2 236.1, gu-bernaturi β2 237.6, governava β2 206.1); la sorda intervocalica è anche in locotene(n)teβ1 36.2, locutene(n)te β1 36.14, locutene(n)te β2 236.1, lochi β2 237.22, loco β2 244.7, se-creto β2 237.10, loco β3 203.2, locutene(n)te β3 196.6, β3 229.1. In posizione iniziale si no-ti la sonorizzazione di gustumi β3 196.10. Mano γ. Lo spoglio offre solo il comune loco148.5. b. Occlusiva dentale. Mano β. Si conserva la sorda in patre β2 244.3.17 (2 volte), p(at)re β2 244.16; costituisce un unicum in tutte le Croniche la sonorizzazione della sorda latina in strada β2 206.1. La sorda è conservata anche nella forma da -ATEM, non apocopa-ta, particularitate β1 34.11. Mano γ. Si segnalano le desonorizzazioni di Placito 150.1 e Tholeto 148.1. c. Occlusiva bilabiale. In β1 e β3 si registrano i latinismi archipiscopato β1 36.18, episcopato β3 196.8 (2 volte), episcopo β3 204.1 (2 volte), ep(iscop)o β3 196.10.11; la forma toscana è solo in β2: vescovo β2 206.1, ves(cov)o β2 206.3. Si noti ancora rece-vute β2 244.2. Si conserva la sorda latina, in accordo con il dialetto, in superchio ‘sover-chio’ β3 229.3 < SUPERCULU(M)449. Mano γ: episcopato 151.1, episcopo 151.1. La ma-no β2, dunque, mostra anche in questo caso l’apertura verso il toscano.

V.2.2.2. Esiti delle occlusive sonore

a. Occlusiva velare. In posizione iniziale, si registra desonorizzazione solo in (don-no) Casparro II 28.1/Gasparro II 53.8 (e si veda anche la mano α). In posizione intervocalica, -G- arriva fino al dileguo in breantini ‘brigantini, tipo di veliero’ I I 91.2450 e breogna ‘vergogna’ IIa 20.1. È rappresentato forse il grado intermedio [γ] in pregiaria ‘garanzia’ IIa 289.1, prigiaria IIa 245.5, in cui la grafia gj potrebbe stare, come vorrebbe Merlo, per j, secondo un uso diffuso negli antichi testi roma-neschi ed esteso anche all’area mediana; nel dialetto napoletano la voce suona in-fatti come prejerìa e plejerìa451.

449 Cfr. ANDREOLI, s.v. supierchio.450 Cfr. breantino in Ferraiolo (R. COLUCCIA, a c. di, FERRAIOLO.., cit., gloss., s.v.); brian-

tine in Loise (V. FORMENTIN, LOISE DE ROSA, Ricordi..., cit., to. I, p. 209). 451 Cfr. ANDREOLI, s.v. preggiaria, dal basso latino plegiare; in Loise si leggono precziaro

‘garantirono’ e priece ‘garanti < fr. plegier, plege; si veda anche preciaria ‘garanzia’ nel Candelaio del Bruno (segnalazione di V. FORMENTIN, LOISE DE ROSA, Ricordi..., cit., to. I, p. 195, n. 539). Da non confondere dunque con pregaria «e più volg. prejarìa»: cfr. ANDREOLI, s.v. pregaria. In effetti, le voci del verbo ‘pregare’ compaiono in Fuscolillo sempre con -g-: pregare IIa 105.8 (e prego, pregava, pregò, etc.; si vedano anche le altre occorrenze elencate nel glossario); il deverbale è piuttosto preghere ‘preghiere’ IIa 101.2, 310.1. In Ferraiolo si legge invece prearia ‘preghiera’, con dileguo della consonante inter-vocalica (cfr. R. COLUCCIA, a c. di, FERRAIOLO.., cit., gloss., s.v); le forme preo, prea, pre-amo etc. sono anche in Loise (V. FORMENTIN, LOISE DE ROSA, Ricordi..., cit., to. I, p. 209); preare è negli antichi testi romaneschi (G. ROHLFS, Grammatica storica..., cit., § 217). Rohlfs ricorda che la g intervocalica, quand’è conservata, compare in genere «non come un’occlusiva, bensì come la fricativa corrispondente» e segnala che alcune fonti abbruzzesi

Introduzione CLXIX

Davanti a vocale palatale, è sospetta l’assenza di h nei già segnalati page II23.4, IIa 28.7/paghe II 35.3.4.8, pagero IIa 310.1/paghero IIa 310.1 e verge I 65.1; le retroscrizioni di alcune forme complementari sembrano tradire l’incertezza dello scrivente nella resa del suono velare e dunque il fenomeno, più che fonetico, po-trebbe essere esclusivamente grafico452.

b. Occlusiva dentale. Secondo uno sviluppo diffuso in vasti territori dell’Italia me-ridionale, la d della sillaba finale si desonorizza nei proparossitoni fracito IIa 78.8, 86.4453 e turbito IIa 218.3. In posizione intervocalica454 si registra desonorizzazione in Matalena I 33.1455, P(ro)ceta 23.2 e Toleto II 59.2, IIa 171.1, 376.1/Toledo IIa202.1. Davanti a consonante, l’occlusiva dentale si desonorizza in quatragesima < QUADRAGESIMA(M) IIa (+5) 98.1, 119.5, 165.1, quatregesima IIa 165.6; si ag-giunga, in posizione postconsonantica, Grimalto ‘Grimaldo’, che compare nell’an-notazione marginale di c. 165r (cfr. apparato al testo). È particolarissima la desono-rizzazione di capte ‘cadde’ IIa 342.2, in cui la geminata dd è resa con pt (=tt)456.

Il passaggio -D- > l457 si registra in palagre ‘podagra’ IIa 335.5458 e palagrusoIII 30.5459. rendono questo suono con h; per la Lucania cita quindi prehare (G. ROHLFS, Grammaticastorica..., cit., § 217 e nota).

452 Cfr. quanto già detto nel § V.1.3 e nn. 235-7 per esempi in Galeota e Loise nonché in testi di area mediana, in cui però le suddette grafie potrebbero esprimere effettivi esiti fone-tici. Ai già menzionati paghe (con la h corretta su un’originaria e: page) e larghecza IIa335.4 (con h inserita nell’interlinea) si può qui aggiungere adnegnero ‘annegarono’ IIa 40.3 (con la seconda n inserita nell’interlinea su e): anche in questo caso la scrizione potrebbe esprimere una difficoltà nella resa dell’occlusiva velare sonora (forse dovuta alla desinenza in -ero del pass. remoto e quindi alla vocale palatale), complementare all’analoga incertez-za mostrata da Fuscolillo nell’uso di h per indicare la velarità della sorda davanti a vocale palatale (Cronice): cfr. § V.1.3.

453 Cfr. il nap. fraceto (G. ROHLFS, Grammatica storica..., cit., § 227) fracito è Loise (V. FORMENTIN, LOISE DE ROSA, Ricordi..., cit., to. I, p. 211).

454 Cfr. ad es. pete nel Lazio meridionale e nella Campania settentrionale (G. ROHLFS,Grammatica storica..., cit., § 216).

455 La forma si ritrova anche in testi abruzzesi e toscani (cfr. L. SERIANNI, a c. di, Testi pratesi della fine del Dugento e dei primi del Trecento, Firenze 1977, p. 29) ed è ampia-mente documentata, da Ferraiolo all’Anonimo Romano a Loise De Rosa: cfr. V. FORMEN-TIN, LOISE DE ROSA, Ricordi..., cit., to. I, p. 211 e n. 584 per altri riscontri.

456 Cfr. se vecte ‘si vide’ nei testi poetici di P 1035 (M. CORTI, a c. di, P. J. DE JENNARO...,cit., p. CXXII).

457 Il passaggio è segnalato da Rohlfs ad Ischia e Procida (es. pél ‘piede’) e in Abruzzo (es. còla ‘coda’): cfr. G. ROHLFS, Grammatica storica..., cit., § 216. Nel dialetto di Pignata-ro Maggiore (CE), si può citare cummeletà ‘commodità’: cfr. S. PALUMBO, La parlata dell’agro caleno- sidicino..., cit., p. 39.

458 Cfr. pelagre in Ferraiolo (R. COLUCCIA, a c. di, FERRAIOLO.., cit., gloss., s.v.); in ANDREOLI, s.v. pelacra, si rimanda al «più comune» pudacra; nel dialetto di Pignataro Maggiore, pulàgrema: cfr. S. PALUMBO, La parlata dell’agro caleno- sidicino..., cit., p. 39.

459 Cfr. ANDREOLI, s.v. pudacruso.

Nadia Ciampaglia CLXX

La -D- rotacizza460 infine in Corrarino III (+4) 21.1.5.9, Corraro III 21.1 e Cor-riarino III 21.4; si può aggiungere anche odiavano III 26.15, in cui la d risulta in realtà corretta su un’originaria r. Come si vede, l’esito si legge solo nel terzo libro.

c. Occlusiva bilabiale. Da PRAE(S)BYTER > previti II 54.16, IIa (+13) 70.3, 179.1, 294.1, pl. p[revi]te IIa 322.2 e, con successivo dileguo della -v- secondaria, preite II 49.1, 54.15, IIa 315.2, 360.1, preiti IIa 127.3, che è anche dell’italiano anti-co461. Il tipo prete si legge solo in β2 206.1. Per le forme dell’imperfetto in -ea con dileguo della labiodentale, in particolar modo diffuse nel primo e terzo libro, cfr. §V.3.1.1/b.

Dal suffiso -EBILE, mi limito a segnalare grati[eve]le462 (che è emendamento di gratile) e piacebole IIa (+4) 42.3, 128.19, 134.5; quest’ultimo esito, oltre ad es-sere collegato allo scambio b/v (per cui cfr. § V.2.2.3), potrebbe essere anche e-spressione dell’opposizione tra esito colto o popolare463. È unica infine in Fuscolil-lo la forma octrufo464 < *OCTUFRU IIa 15.1 con metatesi (altrove sempre ottobre).

Altre mani.Mano α: non c’è desonorizzazione in Gasparro II 62.1. Mano β2: è unica in tutte le Croni-che la forma prete β2 206.1. Mano γ: in posizione intervocalica, -G- arriva dino al dileguo in bria ‘briga’ 149.2.

V.2.2.3. B/V

Il betacismo465, ovvero lo scambio b/v (per cui B- > v- e V- >b-), noto e largamente documentato nei testi di area napoletana466, si estende in un’area ben più ampia, fi-no alla linea Roma-Ancona; è infatti comune anche nell’antico romanesco467. Nelle

460 Il fenomeno è molto diffuso in area campana (es. per ): cfr. G. ROHLFS, Grammaticastorica..., cit., § 216.

461 Forse per dissimilazione: cfr. G. ROHLFS, Grammatica storica..., cit., § 215. Il tipo, non necessariamente letterario, è anche dell’ant. romanesco: cfr. G. ERNST, Die Toskanisie-rung des römischen Dialekts im 15. und 16. Jahrhundert, Tubingen 1970, p. 68.

462 Cfr. agratevele in Loise (V. FORMENTIN, LOISE DE ROSA, Ricordi..., cit., to. I, p. 212). 463 Per questa forma, cfr. A. M. COMPAGNA (a c. di), LUPO DE SPECHIO..., cit., p. 211. 464 Dal nesso osco-umbro fr derivano il nap. attufro, ottrufo e il camp. merid. (Cilento) at-

trufo: cfr. G. ROHLFS, Grammatica storica..., cit., § 261. Si vedano anche ottrufo in De Ro-sa (P. SAVJ-LOPEZ, Appunti di napoletano antico..., cit., p. 47 e V. FORMENTIN, LOISE DEROSA, Ricordi..., cit., to. I, p. 216), octufro in Lupo de Spechio (A. M. COMPAGNA, a c. di, LUPO DE SPECHIO..., cit., p. 195), ottufro in Ferraiolo (R. COLUCCIA, a c. di, FERRAIOLO..,cit., gloss., s.v.).

465 Cfr. G. ROHLFS, Grammatica storica..., cit., §§ 150 e 167. 466 Cfr. N. DE BLASI, Campania..., cit., p. 182 e F. AVOLIO, Bommèspr . Profilo linguisti-

co..., cit., pp. 41-2.467 Cfr. C. MERLO, Saggi linguistici, Pisa 1959, pp. 51-2; si leggono ad esempio vocca,

votta nella «strega» Bellezze (P. TRIFONE, La confessione di Bellezze Ursini «strega» nella campagna romana del Cinquecento..., cit., II, pp. 79-182, a p. 107).

Introduzione CLXXI

Croniche è possibile trovare ampie tracce, soprattutto nelle annotazioni spontanee, della differente realizzazione dei due fonemi a seconda del contesto fonosintatti-co468; il fenomeno, tuttavia, non si presenta con i caratteri della regolarità e della coerenza:

B-: In posizione forte, B- > b- in ad Benevento III 19.9 e in Beneve(n)to I 2.1 (2 volte); tut-tavia, le forme alternano con (ad) Venebe(n)to III 9.5, 55.3469 (qui si noti anche il passaggio -v- > b, cfr. infra) e (ad) Veneve(n)to I 2.2, III 20.1 (e si veda più avanti, in posizione debo-le, usque Venive(n)tum S 12.7 e prope Veneventum S 20.1). Senza alternanze, (ad) bever(e) III 27.20, p(er) b. IIa 70.6, et b. IIa 164.1 accanto a da470 b. III 28.20. Aggiungo qui, in posi-zione postconsonantica, invarchar(e) IIa 319.1, invarchavano IIa 57.5, invarchero II 35.13.

In posizione debole471, B- > v- in la valglia ‘balìa’ IIa 360.1 (2 volte)472, la vallglia IIa360.1, la vallia (+8) IIa 337.1.4 (3 volte), 359.1 (ma anche la ballia III 34.8, la balglia IIa341.1), lu vacile IIa 121.1, (lo) v. IIa 213.1/un bacile IIa 17.2, (uno) b. IIa 213.1, li vagni IIa159.1/li bagni III 30.2.6, de lo bagno IIa 162.1, del bagno IIa 222.1, d(e) Vagnoli IIa 165.1, d(e) valestra II 42.1, la var<cha> IIa 184.1 (e i già citati invarchar(e), invarchavano, in-varchero), (octo) varrile (plur.). IIa 329.1/(500/50) barrile I 48.2, 65.1, (mille) b. III 48.30, (de) Vitonte IIa 143.1/de Bito(n)te I 93.20, d(e) voccha IIa 299.3/in bocca III 30.10 (e Pietro Bocca III 57.6). Si aggiungano, tratte dal Sommario latino, i già segnalati usque Veni-ve(n)tum S 12.7 e prope Veneventum S 20.1. Si osservi che nel caso di vacile/bacile, Vene-ve(n)to/Beneve(n)to, voccha/bocca si tende a conservare regolarmente la b- davanti alla preposizione in (ma s’è già visto che ciò non si realizza nelle forme del verbo invarchare).Segnalo che donno Belardino IIa 23.2 ha in realtà la b- corretta su un’originaria v.

In posizione intervocalica, e dunque debole, la conservazione di -B- è da inten-dere come latinismo nelle forme raggruppate di seguito473:

taberna II 19.11/taverna II 49.1, 51.1, IIa 360.2 (e taverne IIa 313.1), tabula II 40.1, 45.1, IIa 104.2, tabule IIa 221.2/tavola IIa 156.2, 354.1, 355.1. Si aggiungano Campobascio III

468 Per il fenomeno della variazione delle occlusive sonore in due ditinte varianti, condi-zionate dalla posizione, forte o debole, nel napoletano, si veda N. DE BLASI, L. IMPERATO-RE, Il napoletano parlato..., cit., p. 52.

469 Cfr. in Loise, ad Venevento (V. FORMENTIN, LOISE DE ROSA, Ricordi..., cit., to. I, p. 193).

470 Si ricordi però che da non provoca rafforzamento della consonante iniziale della paro-la successiva nell’Italia centro-meridionale, a differenza della Toscana: cfr. G. ROHLFS,Grammatica storica..., cit., §§ 174-5.

471 Non si pongono in questo elenco le parole che hanno B- > b- in posizione debole an-che nel napoletano odierno, come bacchecta, bandera, barretta, bello, bulla, bombarda etc.

472 Cfr. D’AMBRA, s.v. vagliva. Si veda anche vallìa in De Jennaro e baglia in Loise: cfr. M. CORTI (a c. di), P. J. DE JENNARO..., cit., p. CXXVIII e V. FORMENTIN, LOISE DE ROSA,Ricordi..., cit., to. I, p. 192.

473 Sono analogamente tutti latinismi i casi di b per v intervocalica nelle lettere del Galeo-ta (es. fabula): V. FORMENTIN, FRANCESCO GALEOTA..., cit., p. 51; si veda ad es. tabula in Lupo de Spechio: A. M. COMPAGNA (a c. di), LUPO DE SPECHIO..., cit., p. 195.

Nadia Ciampaglia CLXXII

55.1, 57.12, 58.6, Campobasso I 13.2, IIa 261.2, cabalero III 58.6, Corduba II 50.2474 e l’unica occorrenza di gobernatore I 97.3 (non a caso nel primo libro), di contro a co(n)vernator(e) IIa 337.2, 353.1, convernator(e) IIa 350.1, corvernator(e) IIa 83.1, 163.1, covenator(e) IIa 162.1, covernatore IIa 100.1, covernator(e) IIa (+20) 23.2, 30.2.7); si ricor-di che la base è κυβερνϖ.

V- > b-: In posizione forte, la realizzazione è solo in (in) Benafra IIa 307.1 (ma ad Venafra III 57.16 e donò Venafro III 57.17), e (assegiò) Bie(n)na II 25.2. Per il resto, la distribuzio-ne degli esiti di V- non sembra coerente: (et) vaxallglii475 III 13.4, (ad) verrecta ‘sorta di freccia’ I 75.1.

In posizione debole si registra una forte alternanza: (bestia) baccina III 27.20, (bestie)baccine IIa 78.5/(la) vacczina IIa 279.1, (da soi) bassagli ‘vassalli’ IIa 134.3, li bassagli1442.3, ta(n)ti bassaglii IIa 128.10, (li/soi) bassalgli IIa 1442.3 (2 volte), (li) bassallgli III 27.7, (de) bassallglii III 16.2/(de soi) vassaglii IIa 215.3, (certi) vassalglii IIa 140.1, (dicti)1442.1, (nesciuno) vassalglio IIa 2.5, 164.2, (li/loro) vassalli III 25.1, 26.14, (li soi) vas-sa(n)glii IIa 144.1, (li) bassielli IIa 27.5, ta(n)ta breogna ‘vergogna’ IIa 20.1/gra(n) vrego-gna I 103.7 (con metatesi e dileguo di -g-: cfr. §§ V.2.2.23 e V.2.2.30/a), (ligua) brogale ‘volgare’ IIa 104.6476. In posizione intervocalica e dunque debole, il passaggio - V - > b sirealizza solo in Venebe(n)to III 9.4, 55.3/Veneve(n)to I 2.2, III 20.1; si aggiunga, per quanto riguarda i gruppi consonantici, il gallicismo librera477 ‘livrea’ IIa 117.1 e sbentrare III 30.18; questa seconda forma tuttavia può essere interpretata come un caso di sonorizzazio-ne sotto influsso della consonante sonora478.

Altre mani. Mano β. Con spirantizzazione e metatesi si legge octru<f>o β3 229.1. Saranno conservati-vismi latini gobernator(e) β2 40.17, gubernator(e) β2 236.1, β3 229.2, gubernaturi β2237.6/governator(e) β2 206.1, β2 237.6 (2 volte), β3 231.1 (e governava β2 206.1, governoβ3 229.2). Sviluppo -B- > v in invarcaro β1 36.12. Per quanto rigurada i nessi consonantici, librer(e) ‘livree’ β3 230.2.

474 Cfr. Corduba in Di Falco (M. GRIPPO, a c. di, BENEDETTO DI FALCO, Descrittione dei luoghi antichi di Napoli e del suo amenissimo distretto, Napoli 1992, p. 99).

475 Anche in Loise si legge et vassalle: cfr. V. FORMENTIN, LOISE DE ROSA, Ricordi..., cit., to. I, p. 193.

476 Probabilmente attraverso la trafila volgare > bolgare > blogare> brogare> brogale;quindi in questa forma si sarebbero realizzati betacismo, rotacizzazione, metatesi e succes-siva dissimilazione; il medesimo suffisso si legge in urgale del Gloss. sab. 46 (segnalazione di P. TRIFONE, La confessione di Bellezze Ursini..., cit., p. 108, nota 38).

477 Cfr. libberea in Loise De Rosa (P. SAVJ-LOPEZ, Appunti di napoletano antico..., cit., p. 47).

478 Rohlfs registra questo fenomeno in Campania e nel Lazio meridionale; ad es., sblende-re: cfr. G. ROHLFS, Grammatica storica..., cit., § 189. Lo sviluppo v > b avviene nei nessi consonantici «in cui la consonante che precede non è una vibrante o una nasale» (es. resbe-glia in De Jennaro): cfr. M. CORTI (a c. di), P. J. DE JENNARO..., cit., p. CXXVIII. Si pone in nota sguiczari I 86.3, per cui si veda il napoletano sguizzero, che presuppone una w ger-manica (G. ROHLFS, Grammatica storica..., cit., § 191) e l’antroponimo Quisquardo III11.1/Guisquardo III 6.6, 7.1.2, Guirquardo III 9.4 < ant. fr. guiscart.

Introduzione CLXXIII

V.2.2.4. Nesso QU

Il nesso QU479 si conserva nelle forme letterarie, diffuse in tutta la koinè480, rag-gruppate nell’elenco seguente:

antique II 1.1, antiq(u)e II 1.1/a(n)tiche I 97.5, IIa 123.1, antiqui I 1.1/a(n)ti[c]hi IIa 345.1, antiquo III 26.4/a(n)ticho IIa 128.10, eseq(ui)re IIa 316.1, 318.1, seque(n)do III 51.8, se-que(n)te I 64.4, 69.3, II 37.2, 42.2, IIa (+15) 8.2, 28.4.6, seq(ue)(n)te II 20.5, seque(n)ti II 5.2, seq(u)ete I 96.6, seq(ui)re III 37.6, seq(ui)sse III 51.8, seq(ui)ta III 20.1, seq(ui)ta IIa40.9, seq(ui)taro I 96.8, seq(u)itato I 95.5, seq(ui)tò IIa 79.7, sequiva III 57.10.

La riduzione del nesso labiovelare QU > k si registra solo sporadicamente, in dovuca III 27.20, qualu(n)che IIa 69.2/qualu(n)q(ue) III 19.10, 37.4 e Pasca IIa232.1 /Paschua IIa 77.2, Pascua II 13.3, IIa 165.6, 339.1481; si aggiungano le due uniche occorrenze della congiunzione ca < QUIA III 32.8, 41.8482, che compaiono in entrambi i casi nel terzo libro. L’esito sopravvive ormai cristallizzato nel co-gnome Pascali IIa (+17) 22.2, 42.2, 66.2, Pascale IIa 165.3 (con la seconda a corr. su l), Pasclali IIa 301.1, che ricorre in questa forma, difatti, in ben diciotto occor-renze, di contro ad un solo Pascuali IIa 53.2.

Nei dimostrativi, non c’è traccia della velarizzazione (del tipo chisto-i), che è invece tipica del napoletano483:

quell’ I 74.4, 95.7, quella I (+7) 33.2, 58.2, 84.1, II 30.2, 33.1, IIa (+5) 19.2 (2 volte), 69.2, III (+7) 28.10.19.21, quelle I 33.2, 93.19, IIa 170.2, 348.1, III (+7) 28.14.15, 43.2, quello I (+10) 50.1, 64.3, 69.1, II (+6) 19.5, 51.1 (2 volte), III (+4) 21.3, 31.4, 45.1, IIa (+25) 1.1, 40.5, 44.3, quilli I 90.5, IIa 69.1, III 21.2, 48.3, quillo IIa 338.1, questa II (+7) 15.1, 18.1, 19.1, IIa (+23) 6.4, 40.2.8, III 11.5, 28.20, 58.13, queste IIa 130.4, 165.4, III 33.3, questo I(+7) 5.4, 56.3, 68.3, II (+5) 3.2, 20.11, 42.2, IIa (+19) 3.3, 28.4, 69.2, III (+27) 2.1, 14.4, 16.2, q(u)esto IIa 104.6, quisti II 54.13, IIa 18.1, quisto IIa (+8) 17.4, 163.2, 164.3, III 27.7 (2 volte).

479 Per Quisquardo/Guisquardo cfr. nota precedente. 480 Cfr. ad. es. sequente, sèquita, sequire in Galeota (V. FORMENTIN, FRANCESCO

GALEOTA..., cit., p. 49). 481 Cfr. G. ROHLFS, Grammatica storica..., cit., § 294. Si vedano adunche, dunche in Ga-

leota (V. FORMENTIN, FRANCESCO GALEOTA..., cit., p. 49), adunca in De Jennaro (M. CORTI, a c. di, P. J. DE JENNARO..., cit., p. CXXI); il fenomeno è diffuso anche in testi di area mediana: ad. es qualunca, qualunche nella «strega» Bellezze (P. TRIFONE, La confessione di Bellezze Ursini..., cit., p. 117).

482 La congiunzione è ben diffusa nell’Italia meridionale: cfr. G. ROHLFS, Grammaticastorica..., cit., §§ 163 e 786.

483 La velarizzazione, ad es., è costante in De Rosa (P. SAVJ-LOPEZ, Appunti di napoleta-no antico..., cit., p. 45 e V. FORMENTIN, LOISE DE ROSA, Ricordi..., cit., to. I, p. 199), oscillante nell’Hist. Tr. (cfr. N. DE BLASI, Libro de la destructione de Troya..., cit., p. 382) e in De Spechio (A. M. COMPAGNA, a c. di, LUPO DE SPECHIO..., cit., gloss.).

Nadia Ciampaglia CLXXIV

Altre mani. Mano β. Il nesso è conservato in exeq(ui)r(e) β2 237.15, seque(n)te β2 40.15, 237.1, 244.9, β3 230.3, sequitar(e) β1 36.7; si aggiungano le forme dotte requesti484 β2237.7, req(ue)sto β2237.22. Registro la riduzione del nesso labiovelare in Pasca β3 240.1, ma mai nei dimostra-tivi, come già s’è visto per Fuscolillo: quel β2 244.9, q(ue)l β2 2447, quella β2 237.7, β2244.12, q(ue)lla β2 206.2, β2 237.13, β2 244 7, quelle β2 237.6, β2 244.15, β2 244.17,q(ue)lle β2 244.9, quelli β2 237.8.9, q(ue)lli β2 237.13.21, quello β2 244.17, β1 34.8, q(ue)l-lo β2 244.21, questa β3 196.9, β3 203.1, β2 237.13, q(ue)sta β3 230.5, β2 237.21, queste β136.1, questo β2 236.1, β2 237.4, β2 244.21 (2 volte).24, β1 36.7.23, q(ue)sto β3196.11, β2206.2, quilli β1 34.11, q(ui)lli β3 196.3, β2 237.7.9.14.(2 volte), β2 244.20, β136.18, quillo β135.1, q(ui)sto β1 36.18.

V.2.2.5. Esiti da -X-

Nell’Italia meridionale -X- si sviluppa sia come sibilante alveolare sia come frica-tiva palatale intensa. Il primo esito è in presopti IIa 131.1, presucti IIa 130.4, 153.1, presutti IIa 142485. Secondo quanto già anticipato nel paragrafo dedicato alle grafie, avrà invece valore di [ss] da -X- la scrizione ss nelle voci del verbo lassare486, solo due volte (e, si noti, in entrambi i casi, nel terzo libro) scritte con x:

lassa II 54.15 (2 volte), lassao II 54.8, IIa (+5) 102.2, 170.5 (2 volte), 214.1, lassate III 11.1, lassati III 31.1, lassato IIa 214.1, 318.1, 337.1, lassava IIa 66.3, 301.3, lassò I 97.3, III 31.2, IIa 386.1 (2 volte), III (+7) 26.12, 31.2.4/laxò III 9.5, relassano IIa 328.2, relassa-va IIa 361.1.

Medesimo valore avrà la grafia nel nome di famiglia napoletana Cossa < COXA (+24) II 55.2, 59.5, IIa 59.1487. Renderà invece la fricativa palatale [šš] la grafia ss

484 La grafia sarebbe etimologica e celerebbe, secondo Schirru, una pronuncia semidotta (G. SCHIRRU, Profilo linguistico dei fascicoli..., II, p. 145). La forma, del resto, compare in un bando. Di diverso avviso è Formentin, per cui si tratterebbe dell’esito indigeno di RE-QUAERERE: si vedano recuedere, requedono, recuesa col sost. requesta in Loise (V. FORMENTIN, LOISE DE ROSA, Ricordi..., cit., to. I, p. 199 e n. 549).

485 Cfr. presotto in Bellezze (P. TRIFONE, La confessione di Bellezze Ursini..., cit., p. 116); prussuto/presciutto nel Carteggio Vaianese (M. PALERMO, Il Carteggio Vaianese..., cit., p. 64). Per gli esiti di -x-, cfr. G. ROHLFS, Grammatica storica..., cit., § 225.

486 Per Sora Merlo registra lassà; lassare e lassà si trovano rispettivamente in Umbria e nel Lazio meridionale; si ricorderà che la forma lassare è anche dell’antico fiorentino (cfr. G. ROHLFS, Grammatica storica..., cit., § 225), e diffusa anche nei testi poetici (M. VITALE,Il dialetto ingrediente internazionale..., cit., p. 79), ad es. in De Jennaro (M. CORTI, a c. di, P. J. DE JENNARO..., cit., p. CXXVI). Per Loise, cfr. V. FORMENTIN, LOISE DE ROSA, Ricor-di..., cit., to. I, p. 235.

487 Per questa forma in Loise, cfr. V. FORMENTIN, LOISE DE ROSA, Ricordi..., cit., to. I, p. 235 e n. 647.

Introduzione CLXXV

nell’unica occorrenza essevano I 93.8 < EXIRE488, così come nelle forme derivate da * TRAXINARE489:

strassinata IIa 68.2, starssinato I 68.2, trassinato I 8.1/trascinar(e) III 30.18.

Altre mani. Mano β. lassa(n)do β2 244.24, lassar(e) β1 34.4.5, lassero β136.25, lasserò β1 36.7.

V.2.2.6. Sonorizzazione delle occlusive sorde in posizione postnasale

Il fenomeno della sonorizzazione della consonante sorda postnasale490 è poco rap-presentato in Fuscolillo, limitandosi, in sostanza, a soli due casi, rispettivamente per l’affricata palatale e per l’occlusiva dentale: l’unico esempio del passaggio NC > ng491 è difatti ’gie(n)czero ‘incensiere’ II 16.2, mentre lo sviluppo NT > nd si rea-lizza in Piemu(n)<d>i IIa 317.1/Piemu(n)ti IIa 319.1, 330.1; l’opposizione Ferran-te/Ferrando, registrata anche in De Jennaro492, non sarebbe invece dovuta a sono-rizzazione provocata dalla nasale precedente, ma rifletterebbe una mera oscillazio-ne tra forma indigena e spagnola: Ferrado I 95.1.5/Ferrate I (+6) 32.1, 38.1, 71.1, Ferrando I 96.6, Ferra(n)do I 93.18, 99.2, II 15.1/Ferrante III 51.6, Ferra(n)te III (+5) 2.2, 50.2, 51.11, Ferra(n)te I (+51) 20.2, 22.1, 24.1.

Forse reattive al fenomeno sono le relative desonorizzazioni di incengni IIa58.1493, ince(n)gni IIa 58.4/inge(n)gni IIa 99.4, 104.2, 356.1 (e ingengno III 41.4,i(n)ge(n)gno III 12.2), Antrea I 96.7, A(n)tre(n)a IIa 186.3/Andrea I 44.1, 93.7, 95.1, II 31.4, IIa 95.1, 119.1, III 26.6/A(n)drea I 44.1, IIa 79.2, 107.3, 245.5, ma(n)-

488 Per il resto, si registrano sempre le forme che continuano uscire III 39.13 (essci IIa124.2, esca III 31.7, usciva IIa 247.3, ussciano IIa 104.5, 98.4, uscìo I 43.2, II 42.1, IIa128.5, 205.7, 246.1, usscìo IIa 195.1, uscero III 56.8, usciero IIa 128.4.11, u(n)scieroβ1 36.13, ussciero IIa 128.6, usciro IIa 214.3, u(n)sscenno IIa 196.2, uscito IIa 128.4) e, più rari e limitati al solo terzo libro, i tipi oscì III 48.4, oscìo III 57.16, escìo III 29.2, escecteIII 28.3, escito III 31.9; infine si aggiunga, con epentesi di nasale, l’isolato insìo I 75.8 nel primo libro. Si vedano esse, esse, essano e i più diffusi derivati di insire in Loise (V. FORMENTIN, LOISE DE ROSA, Ricordi..., cit., to. I, p. 236) e le forme registrate nell’Hist. Tr.(N. DE BLASI, Libro de la destructione de Troya..., cit., p. 346).

489 Cfr. D’AMBRA, s.v. strascenare; R. COLUCCIA (a c. di), FERRAIOLO.., cit., gloss., s.v. strascenare; sstrassinare è anche in Loise: cfr. V. FORMENTIN, LOISE DE ROSA, Ricordi...,cit., to. I, pp. 235-6.

490 Cfr. F. BRUNI, L’italiano. Elementi di storia..., cit., p. 320; N. DE BLASI, Campania...,cit., p. 179. Interessanti considerazioni fonologiche sul fenomeno e sulla sua rappresentabi-lità nei testi meridionali si possono leggere in V. FORMENTIN, LOISE DE ROSA, Ricordi...,cit., to. I, p. 89 e n. 93; anche in Loise i casi sono limitati: settendrione, secuende, accon-giare (ivi, p. 230).

491 Cfr. G. ROHLFS, Grammatica storica..., cit., § 257. 492 Cfr. M. CORTI, a c. di, P. J. DE JENNARO..., cit., p. CXXI.493 Cfr. D’AMBRA, s.v. e incegno in De Jennaro (M. CORTI, a c. di, P. J. DE JENNARO...,

cit., p. CXXIII). Rohlfs segnala ng > nc in Sicilia, Salento e in alcune zone Calabria (G. ROHLFS, Grammatica storica..., cit., § 256).

Nadia Ciampaglia CLXXVI

tra ‘mandra’ IIa (+4) 162.1 (2 volte).2, 222.1 e Mo(n)tragone IIa 13.2, 38.1, 110.1494.

Altre mani. Mano β. Sonorizzazione della postnasale in fa(n)giullo β2 244.3.17 (2 volte).21.23.

V.2.2.7. Esiti di R

Il dileguo di r nel nesso -STR-, fenomeno diffuso nei dialetti del Mezzogiorno495, si registra nell’isolato fenesta IIa 155.1/fenestra III 14.2, finestra IIa 144.1.2, finestreIIa 141.1, 170.3. Si aggiunga, a documentare la tendenza, mastro IIa 344.1496 (che in origine era stato scritto masto, con la r inserita successivamente nell’interlinea).

La vibrante dilegua dopo consonante497 in co(n)tacto IIa 245.5, Fa(n)cza I 92.1, nove(m)bo IIa 101.2/nove(m)bro IIa (+16) 16.1, 19.1, 48.1, reintigò III 34.4; nel Sommario latino iniziale, Tanchedus S. 13.1, 17.4/Tanchredus S 17.1.5. A queste forme si possono aggiungere quelle elencate di seguito, per le quali l’apparato rive-la scrizioni originariamente prive della vibrante e in cui la r è stata inserita succes-sivamente da Fuscolillo nell’interlinea (ad es., altri) o corretta su un’originaria vo-cale postconsonantica (ad es. Goffiido, con r corretta sulla prima i):

altri IIa 98.7, celebrata IIa 166.2, Croatie II 29.1, crodelissimo I 98.4, Grofido III 25.7, Goffrido III 27.1, Gran I 95.12, Gra(n)de IIa 335.2, Ma(n)freda I 2.2, prospere IIa 221.1, quactro IIa 294.2, sopra IIa 335.1, 361.1, sopradicti IIa 271.1.3, supra IIa 194.1, soprasseIIa 81.1, tracti III 58.1, frasche IIa 40.5.

La r finale di parola si assimila alla consonante iniziale di parola successiva in pe. mo(n)glier(e) III 10.1, che non rappresenta un caso diverso dai tipi che raggrup-po di seguito, in cui la r in sede preconsonantica sembrerebbe dileguare498:

mecata(n)cia IIa 76.1, quattodici IIa 308.1499/quattordici IIa (+8) 46.1, 47.1, 47.2, quattror-dici IIa 272.1, Voltuno III 28.25. Si aggiunga, nel Sommario latino, Panhomu(m) S 14.2/ Panhorum S 15.3, Panhormu(m) S 16.1, Panhormo S 20.2.

494 Cfr. in Loise essento, me nte torno (V. FORMENTIN, LOISE DE ROSA, Ricordi..., cit., to. I, p. 230).

495 Cfr. G. ROHLFS, Grammatica storica..., cit., § 266. Per questo esito, si veda ad es. ter-resto, maisto in Loise (P. SAVJ-LOPEZ, Appunti di napoletano antico..., cit., p. 42), terrestein De Jennaro (M. CORTI, a c. di, P. J. DE JENNARO..., cit., p. CXXIX).

496 Cfr. § V.2.2.13/b.497 Il dileguo postconsonantico è documentato sia nei testi poetici sia nei testi in prosa:

cfr. ad es. flagante in De Jennaro (M. CORTI, a c. di, P. J. DE JENNARO..., cit., p. CXXIX);scontava ‘scontrava’, scontare, quatto in Loise De Rosa (P. SAVJ-LOPEZ, Appunti di napo-letano antico..., cit., p. 42 e V. FORMENTIN, LOISE DE ROSA, Ricordi..., cit., to. I, p. 215).

498 Per l’assorbimento di r in sede preconsonantica, si veda ad. es. nel Carteggio Vaianese mandace ‘mandarci’, segnalato anche dall’editore come un caso di assimilazione (M. PALERMO, Il Carteggio Vaianese...cit., p. 75).

499 Quattodici si legge anche, successivamente espunto, in IIa 47.2.

Introduzione CLXXVII

A queste forme si possono aggiungere quelle elencate di seguito, in cui la r è stata in realtà inserita successivamente da Fuscolillo nell’interlinea:

carline IIa 46.1, diverse I 96.1, iuorno IIa 351.1, marczo IIa 295.1, parte I 72.2, portato IIa99-1, salvaguardia IIa 208.2, serviva IIa 335.2, verso III 30.4.

Che negli esempi sopra riportati l’assorbimento di r preconsonantica sia in real-tà dovuto ad assimilazione con la consonante seguente, benché il fenomeno non sia rappresentato mediante un raddoppiamento, lo dimostrerebbero le retroscrizioni di alcune forme quali archi I 97.9 (retr. acchi); archo (retr. accho) IIa 99.2, cerchare IIa 298.1 (retr. cecchare), etc. nonché i tipi, particolarmente significativi, SorbbelloIIa 200.2 (retr. Sorbbello), morxe ‘morì’ III 30.12 (retr. morxe = morsse) e apparsseII 26.1 (retr. apparsse); per queste ultime forme e altri esempi di assimilazione di rpre-consonantica, si veda oltre, § V.2.2.26.

Si produce dileguo per dissimilazione nelle forme riportate di seguito:

dereto I 55.2, 106.1, II 46.2, IIa 33.1, 128.16, 335.5, indereto I 96.5, IIa 64.3, indireto IIa143.2, i(n)direto IIa 143.2 (è invece un caso di metatesi dreto III 28.16, per cui cfr. V.2.2.30/a) e arreto II 53.1, III 41.3500, p(ro)pio III 48.25501/p(ro)prio III 27.16, p(ro)priaIII 3.2, 31.7, propria III 14.5, p(ro)prii III 26.14.

Si verifica dissimilazione di -r- in gilifalchi ‘girifalchi’ III 48.24 (dal prov. ger-falc)502. Per i casi di metatesi di r, cfr. §V.2.2.30/a. Per la propagginazione di r, cfr. § V.2.2.28. Per le geminazioni nel futuro e gli scempiamenti, cfr.§ V.2.2.29.

V.2.2.8. Esiti di ST

Il gruppo ST si riduce a s in nascoso III 28.21, remaso ‘rimasto‘ IIa 302.1 e (era)rimase ‘rimasta’ I 97.1 (per -e, cfr. V.2.1.17).

V.2.2.9. LS, NS, RS

Trova pochissimi esempi in Fuscolillo, tutti tratti dalle annotazioni spontanee, lo sviluppo LS > lz, NS > nz, RS > rz, proprio della fonetica napoletana503 e attestato

500 Cfr. il nap. arreto (G. ROHLFS, Grammatica storica..., cit., § 260). 501 Esito, quest’ultimo, diffusissimo: es. propio in Ceccarella (V. FORMENTIN, FRANCESCO

GALEOTA..., cit., p. 52), propia nella strega Bellezze (P. TRIFONE, La confessione di Bellez-ze Ursini..., cit., p. 122), propio, pruopia in Loise De Rosa (P. SAVJ-LOPEZ, Appunti di na-poletano antico..., cit., p. 43 e V. FORMENTIN, LOISE DE ROSA, Ricordi..., cit., to. I, p. 269).

502 Si veda, con rotacizzazione di l preconsonantica, Gilifarco in Loise De Rosa (P. SAVJ-LOPEZ, Appunti di napoletano antico..., cit., p. 42 e V. FORMENTIN, LOISE DE ROSA, Ricor-di..., cit., to. I, p. 222).

503 Cfr. G. ROHLFS, Grammatica storica..., cit., § 267.

Nadia Ciampaglia CLXXVIII

largamente nei testi di quest’area, benché con oscillazioni504; le forme con conser-vazione (per quanto, forse, solo grafica) dei nessi505 si leggono invece esclusiva-mente nel terzo libro:

morcze II 14.1, 18.2, 31.1, IIa 68.2, 84.3, 170.5/morse III (+10) 10.5.6, 11.6 e morxe III 30.12506, parcero ‘parsero’ IIa 106.6, rapercze ‘riaprì’ IIa 104.4, scopercero ‘scoprirono’ IIa247.3, verczo ‘verso’ IIa 266.1/verso III (+6) 14.2, 30.2.3, v(er)so III 55.3.

È noto che la resistenza verso quest’esito, evidentemente avvertito come troppo connotato in senso locale, ha prodotto, sin dal ’300, la diffusione di grafie ipercorrette, con s in luogo dell’affricata dentale dopo liquida e nasale; tale resistenza si fa compatta in età aragonese, probabilmente sotto la spinta del modello iberico507. Ecco dunque l’elenco delle forme con ns/rs per NZ e RZ:

Co(n)saga IIa 215.1, 261.1, forsa III 39.2, 41.9, forsasseno III 31.3, Piace(n)sia IIa 79.1, 79.3 (2 volte), Piase(n)sia IIa 79.3508/iace(n)cia IIa 79.1, Ponso III 47.3 (isola di), pra(n)soIIa 208.5, P(ro)ve(n)sa III 23.4/P(ro)ve(n)cza III 27.8, 39.1, 59.5, Sforsa III 43.1/Sforcza III (+11) 28.7.15.24, Vice(n)so III 57.11/Vice(n)cio IIa 337.2, Vice(n)czio IIa (+4) 107.5, 245.1, 341.1, Vice(n)czo IIa (+17) 18.4, 53.2, 98.8, Vice(n)cz[o] IIa 384.1.

Altre mani. Mano β. Si registra il passaggio RS > rz in morze β3 203.1/morsero β 34.11. La grafia i-percorretta ns in luogo di nz è in ansi β2 237.3/a(n)czi β135.4.

V.2.2.10. Esiti di L preconsonantica

Il dileguo della laterale preceduta da vocale e seguita da consonante è poco rappre-sentato nelle Croniche509:

504 Ad esempio, l’esito è ampiamente presente in De Jennaro (M. CORTI, a c. di, P. J. DEJENNARO..., cit., pp. CXXIV-V), De Rosa (P. SAVJ-LOPEZ, Appunti di napoletano antico...,cit., p. 43 e V. FORMENTIN, LOISE DE ROSA, Ricordi..., cit., to. I, pp. 233-5 ), e nell’Hist. Tr.(N. DE BLASI, Libro de la destructione de Troya..., cit., p. 380); non è invece mai rappre-sentato nelle lettere di Galeota (V. FORMENTIN, FRANCESCO GALEOTA..., cit., p. 49).

505 Mi limito qui a segnalare come esempi pesieri IIa 360.1 (e si veda invece peziere in De Jennaro: cfr. M. CORTI, a c. di, P. J. DE JENNARO..., cit., p. CXXIV), tarsinar(e) ‘arsenale’ I 89.6 (tarcenale invece in Loise, in cui c sta per l’affricata dentale: cfr. V. FORMENTIN,LOISE DE ROSA, Ricordi..., cit., to. I) e, ancora, Alfonso, consiglio, Aversa, etc.

506 Per questa forma, cfr. § V.2.2.7 e § V.2.2.26. 507 Cfr. N. DE BLASI, Campania..., cit., p. 182. Le false ricostruzioni sono frequenti in Ga-

leota (V. FORMENTIN, FRANCESCO GALEOTA..., cit., p. 50) ma non in De Rosa e Ferraiolo; per l’area mediana, si veda nella «strega» Bellezze sensa (P. TRIFONE, La confessione di Bellezze Ursini..., cit., p. 111), sensa e le forme del Carteggio Vaianese (M. PALERMO, IlCarteggio Vaianese..., cit., p. 70).

508 La prima s forse per assimilazione grafica: cfr. § V.2.2.22. 509 Il fenomeno è ben diffuso, invece, nell’area campana e meridionale in genere; ad e-

sempio, cfr. atro a Velletri (G. ROHLFS, Grammatica storica..., cit., § 243), nap. pucino (P.

Introduzione CLXXIX

l’utimo IIa 11.4510/l’ultimo I 16.1, lo ultimo I 93.24, l’ultimo (+11) IIa 8.3, 50.2, 105.9,225.1, 226 1), at(r)a III 25.4511; allo scarno elenco si può aggiungere l’alt(r)a III 27.19, con l inserita successivamente nell’interlinea tra a e t (e si veda infra per autra, con velarizza-zione). Il dileguo, favorito anche dalla sincope, si osserva costantemente anche in merchudìII 35.14512, merchudì IIa 57.1, 335.1, mercodì I 70.2, mercudì I 18.1, 23.1, 97.5, II 55.1, IIa(+5) 24.1, 26.1, 28.6 (ma mercludì II 6.4, con metatesi).

Altrettanto diffusa nei dialetti dell’Italia meridionale è la velarizzazione di l da-vanti a consonante dentale. Di seguito l’elenco delle forme in Fuscolillo; anche in questo caso l’esito513, come si può vedere dalle alternanze, è per lo più evitato: BIANCHI, N. DE BLASI, R. LIBRANDI, Storia della lingua a Napoli e in Campania..., cit., p. 630). Il dileguo è ampiamente presente in Ferraiolo (es. voze, voce, ‘volle’): cfr. R. COLUC-CIA (a c. di), FERRAIOLO.., cit., gloss., s.v.

510 La forma utimo, attestata anche nell’antico pisano e fiorentino, è dovuta forse a dissi-milazione come accade per un altro/l’atro (M. PALERMO, Il Carteggio Vaianese..., cit., p. 66, n. 81 e p. 75) o ad assorbimento della laterale (A. CASTELLANI, Saggi di linguistica e filologia italiana e romanza (1946-1976), Roma 1980, I, p. 252, II, p. 362); per utimo in ambito toscano, cfr. inoltre E. POPPE, Tosc. “l’atro” ‘l’altro’: sardo “at(t)eru”, «Lingua nostra», 24 (1963), pp. 97-100, a p. 100. Si vedano in Loise utimo, utimatamente e la luti-ma, con agglutinazione dell’articolo (V. FORMENTIN, LOISE DE ROSA, Ricordi..., cit., to. I, p. 222 e P. SAVJ-LOPEZ, Appunti di napoletano antico..., cit., p. 42), utimo nel Carteggio Vaianese (M. PALERMO, Il Carteggio Vaianese..., cit., p. 66).

511 Cfr. atro nel Carteggio (M. PALERMO, Il Carteggio Vaianese..., cit., p. 66) e il nap. ato (G. ROHLFS, Grammatica storica..., cit., § 260) insieme alla variante autro (ANDREOLI, s.v). Segnalo come controesempi soltanto le forme che presentino un contesto assimilativo, escludendo ad es., i casi di un’altra IIa 120.1, 252.1, un’alt(r)a IIa 368.2, etc.: l’altra I 96.5, l’alt(r)a I 75.4, IIa 120.1, la altra IIa 352.2, dall’alt(r)a IIa 17.4; le altr(e) III 38. 4, le alt(r)eI 93.6, 97.8, IIa 13.1, 139.3, 294.3, 301.4, 301.7; li alt(r)i I 48.3, 79.1, 96.3, III 26.9, 34.3.5, 58.6, li altri IIa 128.12, 213.2, 301.3, 335.5, 360.1, li alt(r)i IIa 55.2, 181.2, III 26. 9, 34.3.5, 58.6; l’alt(r)o I 13.1, lo alt(r)o IIa 39.2, 170.5, 221.1, allo alt(r)o IIa 283.1, lo altro IIa213.2, 360.1.

512 Cfr. ANDREOLI, s.v. miercudì.513 Cfr. G. ROHLFS, Grammatica storica..., cit., § 243; per Sora, C. MERLO, Fonologia del

dialetto di Sora..., cit., p. 201 e ss.). Nei testi si registra una moderata resistenza verso la rappresentazione grafica di quest’esito, avvertito evidentemente come troppo connotato in senso locale; per esempio, manca nel Regimen e nel ms. Rossiano dei Bagni, è raro nell’Hi-st. Tr. (cfr. il quadro d’insieme di N. DE BLASI, Campania..., cit., pp. 180-1), è presente, benché con oscillazioni, in Ferraiolo (es. autare, auto/altro: cfr. R. COLUCCIA, a c. di, FERRAIOLO.., cit., gloss., s.v) ed è ampiamente rappresentato in Loise De Rosa (es. auto,autro, cauca, scauczo: cfr. V. FORMENTIN, LOISE DE ROSA, Ricordi..., cit., to. I, p. 221 e P. SAVJ-LOPEZ, Appunti di napoletano antico..., cit., p. 42). Lupo De Spechio cerca di evitare la velarizzazione, ricorrendo ad un ipercorrettismo quale aldeva accanto a audetti (A. M. COMPAGNA, a c. di, LUPO DE SPECHIO..., cit., p. 203). L’esito è ovviamente evitato, per lo più, nei testi lirici: Corti segnala qualche caso in P 1035, ma non in De Jennaro (M. CORTI,a c. di, P. J. DE JENNARO..., cit., p. CXXX); mautone ‘mattone’ (ricondotto al latino MAL-THA) si legge ancora in una cronichetta di fine ’500 (N. DE BLASI, Campania..., cit., p.

Nadia Ciampaglia CLXXX

Autabella IIa 382.1, Autabe[lla] IIa 382.1, autale II 41.1, IIa 128.18514/altare (+8) II 60.1, IIa 33.1, 60.1.4 e altaro III 25.3, aut(r)a I 75.4, II 13.2, autra IIa (+11) 2.6, 19.1, 49.1, au-t(r)a IIa 110.2 (ma vd. sopra e n. 511, per l’isolato atra e le numerose occorrenze con con-servazione della l), autro IIa 128.5, 214.4, 277.1, au[t]ro IIa 360.1, aut(r)o I 64.4, 97.10, III 25.4/alt(r)o I (+4) 13.1, 29.1, 93.17, II (+6) 23.3, 53.4.5, IIa (+19) 39.2, 40.1, 62.1, altro IIa(+5) 10.8, 158.1, 164.3, (Berteraimo de lo) Baucio III 22.1, 25.8/Balzo I 70.2, 83.3, cauc-zolari IIa 21.3, 170.2, cauczolaro IIa 23.5, 170.7. Senza alternanze, calcze IIa 344.1.

Potrebbero spiegarsi a partire forse dall’assimilazione LD > ll515 con successiva velarizzazione della l preconsonantica gli antroponimi Maramaulo II 23.2 e Ranau-lo ‘Rainaldo’ IIa 21.3 nonché il toponimo Tripaula ‘Atripalda’ I 81.1/Tripalda I 47.1, 93.4; sembra plausibile, tuttavia, che la trafila sia stata piuttosto la velarizza-zione della laterale preconsonantica516 con successivo scadimento di D > l517.

Altre mani. Mano β. Non si registrano mai casi di assorbimento di l preconsonantica o di velarizzazio-ne: altra β2 237.9, β2 244.7.11, β3 230.5, altrame(n)te β2 237.23, β3 229.3, altre β136.20, β2237.20, β2 244.17.24, β3 230.2, alt(r)e β1 36.20, altr(e) β1 34.8, β1 36.20, β2 41.1, altriβ1 36.4.10.13.24, β2 40.17, β2 237.3.4.6.7, β2 244.4.9.12.23, β3 196.4.6, altro β135.5,β2 40.14.15, β2 237.10, β3 196.7, β3 204.2, ultimo β136.6, β3 229.3, Tripalda β2 237.20.

V.2.2.11. Oscillazione R/L

r/l. Nel napoletano r tende a mutarsi in l, soprattutto per dissimilazione o assimila-zione, mentre a sua volta l tende a diventare r518. Lo scambio l/r «è quasi esclusi-vamente nei testi dialettali, segno di una censura verso un tratto tuttora connotato come basso»519. La rotacizzazione di l preconsonantica520 si registra tutto sommato

181 e P. BIANCHI, N. DE BLASI, R. LIBRANDI, Storia della lingua a Napoli e in Campa-nia..., cit., p. 248).

514 Si noti qui anche lo scadimento -R- > l: § V.2.2.11. 515 L’assimilazione di LD è diffusa nei dialetti mediani e campano settentrionali (Marche,

Umbria, Lazio, Abruzzo: cfr. G. ROHLFS, Grammatica storica..., cit., § 241; in particolare, per Sora, cfr. C. MERLO, Fonologia del dialetto di Sora..., cit., p. 202; e si veda p. 270 per la situzione nei dialetti odierni). Una reazione all’assimilazione LD > ll potrebbe forse ce-larsi in colo(n)de(n)do I 106.1 (con anche la grafia ipercorretta nd in luogo di NN).

516 Le medesime forme si leggono difatti, con velarizzazione e conservazione di D, in Loise (Maramaudo, Ranaudo, Tripauda): cfr. V. FORMENTIN, LOISE DE ROSA, Ricordi...,cit., to. I, pp. 221-2. Per Ranaulo, cfr. ant. aquilano Ranallo (G. ROHLFS, Grammatica sto-rica..., cit., § 241).

517 Per l’esito D > l, si veda § V.2.2.2 e n. 458. 518 Cfr. M. CORTI (a c. di), P. J. DE JENNARO..., cit., p. CXXIX.519 N. DE BLASI, Campania..., cit., p. 180 e ivi per una rassegna del fenomeno, dall’e-

pistola napoletana del Boccaccio al ’500. 520 Per il fenomeno in posizione preconsonantica, cfr. G. ROHLFS, Grammatica storica...,

cit., § 243. L’esito trova discreta rappresentazione nei testi: ad es., cortellata in Loise De Rosa (P. SAVJ-LOPEZ, Appunti di napoletano antico..., cit., p. 42), arcune, cortello in Lupo

Introduzione CLXXXI

in pochi casi; in effetti, a parte le tre occorrenze dell’antroponimo Gogliermo III 11.1, Golgliermo III 11.1, Gulglermo III 10.5 (ma per il resto, sempre Goglelmo III 15.1, con la seconda l però corr. su r, Goglielmo III (+4) 13.3, 14.3, 16.1, Golglel-mo III 26.4, con la terza l corr. su r, Golglielmo III 15.1, 16.1, 17.1, Guglielmo III 13.6, Gulglelmo III 13.1, Gulglielmo III 11.1, con la prima l corr. su i, la terza lcorr. su r)521, l’esito compare solo in furguri IIa 128.15/fulguri IIa 99.7, sarme ‘sal-me’ IIa 140.1522 e sarmeri IIa 326.2. Allo scarno elenco si può aggiungere anche gialgli IIa 117.1, con la prima l corretta su r. Le correzioni successive di Fuscolillo sono segno inequivocabile della volontà di censurare l’esito.

Si verifica rotacizzazione di l postconsonantica, se pure non si tratta di assimila-zione provocata dalla consonante seguente, in grorifice(n)t II 52.6; vada qui pure gloriosa IIa 40.5 (2 volte), che in entrambe le occorrenze ha la l corretta successi-vamente523 su una originaria r; probabilmente influisce qui anche la tendenza alla metatesi del sostantivo gloria524. Lo sviluppo l > r è anche in repricar(e) IIa 184.1,repricato IIa 36.5, reprichero IIa 98.8, reprichò IIa 130-2, che potrebbe però, come pure nel caso precedente, rappresentare un esito semidotto, quello di PL > pr525.

In posizione intervocalica rotacizzazione della laterale è in formare ‘formale’ I 100.2, che potrebbe pure spiegarsi, insieme a tarsinar(e) ‘arsenale’ I 89.6/sarcinaleIII 26.2 e murinari ‘mugnai’ II 33.3 (2 volte)526, come effetto di assimilazione527. Si aggiungano, inoltre, pario ‘pallio’ IIa 99.3, 196.2/palio I 14.1, 15.1, 97.8, IIa (+5) 17.2, 128.11 (3 volte).13. e bafari<n>e ‘bufaline’ IIa 78.5 (bestie baccine e bafa-ri<n>e)528.

De Spechio (A. M. COMPAGNA, a c. di, LUPO DE SPECHIO..., cit., p. 203); per i testi di area mediana si possono citare porvere nella «strega» Bellezze (P. TRIFONE, La confessione di Bellezze Ursini..., cit., p. 112) e cortello nel Carteggio Vaianese (M. PALERMO, Il Carteggio Vaianese..., cit., p. 67).

521 L’oscillazione Guillermo/Guillelmo è del resto anche in Lupo De Spechio: cfr. A. M. COMPAGNA (a c. di), LUPO DE SPECHIO..., cit., p. 203.

522 Cfr. sarma in Loise (V. FORMENTIN, LOISE DE ROSA, Ricordi..., cit., to. I, p. 198). 523 Anche in Ferraiolo la parola genera incertezza: si legge infatti la scrizione grloriosa

128r 5, generata dalla confusione tra la forma locale con gr- ed il tipo gl-: cfr. R. COLUCCIA, L’apparato come fonte d’informazione sulle scelte linguistiche dell’autore: il caso della Cronaca del Ferraiolo, in La critica del testo. Atti del Convegno di Lecce, 22-26ottobre 1984, Roma 1985, pp. 526-7 e n. 19.

524 Cfr il nap. grolia (G. ROHLFS, Grammatica storica..., cit., § 184 e ANDREOLI, s.v. gro-lia).

525 Per l’esito PL > pr nel napoletano, cfr. G. ROHLFS, Grammatica storica..., cit., § 252; si veda anche apr[i]cannoli in Bellezze (P. TRIFONE, La confessione di Bellezze Ursini...,cit., p. 112).

526 Cfr. murinari in De Jennaro (M. CORTI, a c. di, P. J. DE JENNARO..., cit., p. CXXIX).527 Per i casi di -L- > r dovuti ad assimilazione regressiva in Loise, si vedano morteretate

‘mortalità’ e stuoro < STOLU ‘flotta’: V. FORMENTIN, LOISE DE ROSA, Ricordi..., cit., to. I, p. 198.

528 Un caso di rotacizzazione intervocalica di -L- è nel Regimen (bufaro): cfr. N. DEBLASI, Campania..., cit., p. 180); si aggiunga bufuri in Bellezze (P. TRIFONE, La confessio-

Nadia Ciampaglia CLXXXII

Il caso inverso di -R- > l si registra, fatta eccezione per autale ‘altare’ II 41.1, IIa 128.18, in cui potrebbe in qualche modo essere stato condizionato dalla velariz-zazione della l preconsonantica, e in statela ‘stadera, tipo di bilancia’ IIa 2.1, 22.1, 107.5 < STATERAM529, solo in due toponimi: Tholalto (Toralto) IIa 100.8 (che rappresenta però un caso isolato, forse frutto di assimilazione, registrandosi nelle altre occorrenze sempre Thoralto IIa (+5) 83.1, 108.2, 108.3, III 26.9, 34.8, ToraltoIIa 348.2 e Toralvo IIa 101.4), e Scauli I 106.5, II 32.2, 34.4, IIa (+5) 128.5, 177.3, 178.1/Scauri II 36.3, di cui si contano ben otto occorrenze ed è pertanto da ritenere senz’altro la forma locale, in cui l’esito sopravviverebbe ormai cristallizzato. Del resto, se sembrano mancare attestazioni per il napoletano, lo sviluppo -R- > l trovariscontro in alcuni dialetti campano settentrionali530. Aggiungo qui anche crudilitàIIa 180.1, che presenta la r corretta su un’originaria l.

Altre mani. Mano β. PL > pr in repricato β1 36.5; rotacizzazione di -L- intervocalica in pario ‘pallio’ β3 196.2.3.5.7. Mano γ: sca(n)naro ‘scandalo’ 149.1.

V.2.2.12. Esiti di LL

Fortemente indicativo, per la caratterizzazione linguistica mediana del nostro testo, è la palatalizzazione di LL, che è attestata per Sora «davanti ad , , del sostanti-vo»531. In Fuscolillo il nesso sembra però palatalizzarsi anche davanti ad a ed e:

bassagli IIa 134.4, 1442.1, bassaglii IIa 128.10, bassalgli IIa 1442.1 (2 volte), cavalglii IIa134.1, 135.1, 286.1/cavalli IIa (+15) 12.1, 27.2.4, cavalglio IIa 128.9, III 13.5/cavallo IIa(+9) 16.1.3 (2 volte).17.1, III 28.18, cavallglii IIa (+4) 5.1, 270-2, 319.1, cavallglio IIa

ne di Bellezze Ursini..., cit., p. 112); il rotacismo della laterale interessa nel Carteggio anche il suffisso -olo: ad es. pizicharoro (M. PALERMO, Il Carteggio Vaianese...cit., pp. 66-7).

529 Cfr. ANDREOLI, s.v. statela ‘grossa bilancia ad un sol piatto, stadera’. 530 Rohlfs non registra la possibilità di un simile sviluppo da -R- (G. ROHLFS, Grammati-

ca storica..., cit., § 224); tuttavia, in altro contesto, cita il napoletano Cilardo ‘Gerardo’ (ID., § 156). Un riscontro potrebbe trovarsi in Ferraiolo con cilie ‘ceri’, forma per cui Co-luccia rimanda al siciliano e calabrese ciliu (R. COLUCCIA, a c. di, FERRAIOLO.., cit., gloss.,s.v). Che si tratti di un esito localizzato nella Campania settentrionale lo dimostra però in primo luogo il toponimo Petrulu ‘Petruri’ < PRAETORIUM, che ne attesta in qualche mo-do l’arcaicità (S. PALUMBO, La parlata dell’agro caleno-sidicino, p. 39; si veda anche DT, s.v. Petruro Irpino); si vedano poi, nel dialetto di Pignataro Maggiore (CE), i tipi allicurdà(ID., p. 34), autale ‘altare’, Gelardu, litrattu ‘ritratto’, astatela ‘stadera’, martule ‘martire’(ID., p. 39). malevizzu ‘tordo’ (ID., p. 35; cfr. ANDREOLI, s.v. marvizzo).

531 Cfr. C. MERLO, Fonologia del dialetto di Sora..., cit., p. 197; ad es., cavaglio, cavagli,puglio e pugli (ID., p. 199). La palatalizzazione investe divere zone d’Italia, essendo attesta-ta non solo nell’antico senese, ma anche nell’aretino recente (pogli, castegli) e nell’antico umbro (cavaglie): cfr. G. ROHLFS, Grammatica storica..., cit., § 233. In particolare la pala-talizzazione si ha «nelle Marche e in Umbria e, attraverso il Lazio, fino in Abruzzo e nella Campania settentrionale» (ivi; e cfr. anche F. AVOLIO, Bommèspr . Profilo linguistico...,cit., pp. 67-8).

Introduzione CLXXXIII

128.12.14, giaglio IIa 384.1, gialgli IIa 117.1, milgle IIa 143.1.2, millgle IIa 140.1/mille IIa(+22) 2.1, 2.9 (3 volte), 2.10, Portugallglia II 21.9, puglii IIa 142.1, 153.1, pulglii IIa 131.1, Vigliafra(n)cha II 27.1/Villafra(n)cha IIa 27.2. Si aggiunga fo[.]lla IIa 32.1; nonostante il taglio della carta, si vede difatti la parte inferiore di una g (cfr. apparato al testo).

È opportuno sottolineare che, tranne in un caso (cavalglio III 13.5), la palataliz-zazione di -LL- si verifica solo nelle annotazioni originali ed è dunque senz’altro da ritenere l’esito locale532.

Altre mani. Mano β. Le altre mani offrono forme complementari in cui non si registra mai la palataliz-zazione del nesso: cavalli β1 34.7.12, β1 36.15.24.25, cavallo, β1 36.25 (2 volte), Villa-fra(n)ca β1 34.2; cavalli β2 237.7, mille β2 237.9 (2 volte).12, cavallo β3 196.6.7.8, milleβ3 229.2.

V.2.2.13. Esiti di J e G

Gli esiti di J e G romanza nel Meridione si fondono nella semivocale533. In Fusco-lillo l’esito locale, se favorito dall’accordo con il latino, sembra nettamente preva-lere rispetto a quello toscano; da G-, invece, predomina g(i), che potrebbe tuttavia essere, come s’è già anticipato (§ V.1.6), una grafia di copertura (vedi oltre), in par-ticolare nelle parole di derivazione francese e con esclusione delle forme penetrate dalla lingua letteraria. Benché J- (così come G-) si sviluppi in napoletano in due differenti varianti combinatorie, a seconda della posizione debole o forte, le grafie i/g(i) adoperate nelle Croniche non sembrano assolutamente rimandare ad una dif-ferente realizzazione fonetica dipendere dal contesto fonosintattico534.

a. esiti di J. Nei nomi propri, l’accordo con il latino favorisce e rende quasi assoluta la conservazione di J-, come si può vedere dall’elenco che segue535:

Iacobello I 59.1, IIa 154.1, Iacobo I 78.1, II 52.2, IIa (+7) 30.4, 37.2, 111.1, Iac(ob)o II 24.1, IIa 294.7, III (+5) 24.3, 25.4, 30.2, Iacovo IIa 18.2.3, 23.5, I(acov)o III 53.5, Ia(cov)oIII 56.2, Iac(ov)o IIa (+13) 53.2, 65.1, 66.2, III (+39) 30.21, 31.2, 32.7, Ia(n)fra(n)cisco II

532 Si veda, nel dialetto di Pignataro Maggiore, cereviégliu (S. PALUMBO, La parlata dell’agro caleno-sidicino..., cit., p. 32).

533 Ricordo che nell’edizione (cfr. § IV.1) si sono uniformate i/j; del resto, la difficoltà nel distinguere in posizione iniziale i due grafemi è indizio della loro intercambiabilità foneti-ca.

534 Sulle differenti varianti combinatorie del napoletano, si veda N. DE BLASI, L. IM-PERATORE, Il napoletano parlato..., cit., p. 52. Sulla rappresentabilità della variazione nei testi del napoletano antico, cfr. V. FORMENTIN, Note sulla rappresentabilità grafica degli allofoni, «Contributi di Filologia dell’Italia Mediana», 10 (1996), pp. 169-96, a pp. 178-9.

535 La conservazione della semivocale iniziale, in particolare, è frequente nei testi lirici, dove sicuramente ha carattere culto, ed è ampiamente riscontrabile in tutta la scripta napo-letana antica. Si veda la rassegna offerta da M. VITALE, Il dialetto ingrediente internaziona-le..., cit., pp. 77-78 e nn. e M. CORTI (a c. di), P. J. DE JENNARO..., cit., p. XXVII.

Nadia Ciampaglia CLXXXIV

54.5.7, IIa 21.3, 289.1, Iabatista IIa 294.6, Iabattista IIa 29.3, Ia(m)bactista IIa 21.3, Ia(n)-bactista IIa (+5) 30.5, 31.1, 31.4, Ia(n)belardino IIa 2.8, 31.3, 312.1, Ia(n)fra(n)cisco IIa21.3, 289.1, Ia(n)lione IIa 23.6, 30.5, Ia(n)michele IIa 23.4, 30.3, 98.8, Ia(n)thomasi IIa29.2, Ioa(n) I 93.10, II 59.5, Ioa(n)battista II 59.5, IIa 97.1, Ioa(n)belardino IIa (+4) 107.2.7, 214.1, Ioa(n)belar[d]ino IIa 381.1, Ioa(n)be(r)nardo IIa 94.3, Ioa(n)cola IIa 92.1, Ioa(n)f<ra<>cisco II 54.4, Ioa(n)fracisco IIa 2.8, 170.3, 335.6, Ioa(n)fra(cis)co IIa 335.5, Ioa(n)frac(isc)o IIa (+4) 25.2, 58.4, 335.1, Ioa(n)fra(n)cischo IIa 335.3, Ioa(n)fra(n)cisco II (+6) 47.1, 51.1, 54.5, IIa (+27) 21.3, 48.1, 51.1, Ioa(n)fra(n)c(isc)o IIa 57.4, Ioa(n)leonardoIIa 32.2, Ioa(n)lione IIa 312.1, 335.2, 338.1, Ioa(n)loisi IIa 23.5, 66.6, Ioa(n)michele II 54.7, IIa (+11) 107.2, 109.1 (2 volte), 128.9, Io(ann)a I 45.1, Ioa(n)na I 12.1, 85.6, II 29.1, III (+13) 26.5.6.7, Ioa(nna) I 52.1, Io(ann)e I 39.1, Ioanne III 47.8, Io[a](nni) I 34.2, Io(ann)iI (+9) 7.1, 34.1, 44.1 (2 volte), III 25.8, Ioa(n)ni I (+5) 16.2, 33.1, 96.1, II (+9) 2.1, 48.1, 53.7, IIa (+35) 6.4, 24.2, 30.4, III (+23) 2.2, 24.2 (2 volte), 26.4, Ioa(nn)i I 5.4, 7.2, 13.1, III 59.3, Ioa(nni) I 15.1, 34.2, III (+5) 23.2, 25.3, 48.4, Ioanni III 58.3, Ioa(n)nifracisco IIa60.2, Ioa(n)paulo II 53.7, 59.5, IIa (+10) 100.11, 213.2, 219.2, Ioa(n)petro IIa 243.1, 335.3,Ioa(n)pietri IIa 19.2, Ioanplacito II 50.2, Ioha(nna) I 7.1, I(o)ha(n)ne II 8.1, I(o)ha(nn)e II 10.1, Io(n)bactista IIa 294.6, Io(n)belardino IIa 214.1, Io(n)frac(isc)o IIa 66.2,Io(n)fra(n)cisco IIa 170.6, 239.2, 337.1, Io(n)paulo IIa 53.2, 92.1, 363.1, Iulia IIa 332.1, Iu-liano II 54.14, IIa 97.1, 255.1, 312.1. L’unica eccezione sembra Geronimo <HIERONYMUS IIa 66.4, Gieronimo IIa 245.5, Gier(oni)mo IIa 10.1, 286.2/Her(oni)mo IIa66.2 (e si veda nella mano β3, Gionfrancisco 196.11).

In posizione iniziale J- > j- anche nelle forme seguenti:

iano IIa 17.4, ienaro I 50.1, II 55.1, III 56.4, iennaro I 81.1, 85.1, 107.1IIa, II 38.1, III 25.10, IIa (+4) 78.1, 80.1, 334.1, ie(n)naro I (+9) 18.1, 49.1, 74.1, II 21.8, 33.1, IIa (+15) 49.1, 51.1, 116.1, ie(n)naro III 20.3, 49.1, ieostrar(e) IIa 84.2, iochero IIa 139.1 (ma lo gio-cho IIa 141.3 e foreno giucati IIa 141.1536), iodece IIa 245.5, iodice II 53.8, 59.4, IIa (+5) 108.4, 122.1, 128.13, iogenno III 57.3, ionge(n)do III 39.10, ionse III 39.1, 57.2, iònsesseIII 53.2, (mese) io(n)sero II 20.11/et gionsero III 28.8, gionsero III 28.8, ionte IIa 16.2, III 47.4, ionti III 27.13, 59.4, ionto III 28.28, 39.3, i<onto> III 35.7, io(n)to III 35.4, iovedì I 19.1, 85.1, 108.1IIa, II 18.2, IIa (+35) 16.5, 38.1, 45.2, III 48.25, iovene IIa 64.2, 100.6, III 28.1, iovò IIa 108.4, iubileo I 89.4, IIa 165.4.6, iudece IIa 252.3, iudice II 54.14, iudicii II 52.8, iuglio ‘luglio’ I (+7) 34.2, 84.5, 86.9537, iug(li)o I 92.5, 95.10, iug(ni)o I 41.1, 98.2, iug(n)o I 84.6, iug(no) I 88.7, iue(n)tù III 26.1, III 50.1, iulio I (+14) 17.1, 22.1, 47.1, II (+5) 13.1, 19.9, 24.1, IIa (+59) 28.1.4, 56.1, III 51.8, iuli[o] II 13.1, iungio 1 70 1, iu(n)gneano IIa 180.2, iu(n)gneva IIa 307.2, iu(n)gno I 82.1, iunio I 52.2, 63.2, 78.3, II 4.1, 31.1.35.1, IIa (+46) 47.3, 58.1, 59.1, III 51.1, iunnio I 76.6, iu(n)nio I 31.1, 76.5, IIa (+4) 218.1, 219.1, 221.1, iunta II 33.1, iunti III 30.16, iu(n)ti IIa 13.2, 245.4, 382.1, iu(n)to II (+4) 21.5.6, 33.1 (2 volte), IIa (+10) 40.5, 101.1 (2 volte), 124.2, iunto III 28.22, iurar(e) I 90.1, iuraro I 88.9 (2 volte), iurato III 21.7, iusta II 52.7, iusticia IIa (+11) 1.1, 80.2, 98.3,

536 Nel manoscritto, tuttavia, la g- è stata aggiunta successivamente davanti alla parola o-riginaria jucati.

537 La forma toscana luglio sarebbe un rifacimento ipercorretto «su un precedente *giuglio, secondo il rapporto loglio:gioglio, *liglio:giglio, delle quali la prima è forma del ceto colto e l’altra della lingua popolare»: cfr. G. ROHLFS, Grammatica storica..., cit., § 158.

Introduzione CLXXXV

III 12.6, 26.12.14, iusticiero III 26.10, iustificar(e) III 26.8, iusti[ti]a IIa 77.3, iustissimo III 16.1, iusto IIa 119.6, 128.19, 219.2, III 25.1, iuvedì IIa 192.2, iuveni IIa 352.1.

Lo sviluppo J- > g si legge solo (a parte le pochissime forme ricavabili dall’elenco precedente) nelle forme e nei derivati del verbo ‘gettare’538:

(fe’) gectare IIa 116.1, (le) gectatelle IIa 81.1, (fo) gectato IIa 98.4.6, (fu) gictato IIa 229.1, (fe’) gictare I 97.9, (fece) gittare IIa 85.2, (se) gictò III 39.11. A parte va il gallicismo le io-oye III 35.4/de gioie IIa 16.2, in cui l’alternanza non produce la variazione che ci aspette-remmo secondo il differente contesto rafforzante.

In posizione intervocalica da -J- è più diffusa l’alternanza, almeno grafica, i/gi539:

Maiestà (+12) II 37.1, IIa 79.3.6, IIa 80.2, 113.1540/Magiestà III 30.7 (e Maestà IIa 57.5, Mae(n)stà II 37.4, Maystà I 102.1), maiore (+22) I 71.2, II 56.1, IIa 60.4, 98.4 e mayore I 86.6, II 41.1/magior(e) II 35.12, III 14.5, 34.11 e magior II 20.11, maio ‘maggio’ III 23.3, 50.1/magio ‘maggio’ (t. +72) I (+23) 15.1 (2 volte), 19.1, 26.1, II (+6) 22.1, 32.2, 34.3, IIa(+43) 39.3, 47.1, 47.2, III 50.6541, maierdomo < MAIOR DOMUS I 33.2. Senza alternanze, pegio II 32.1, IIa 106.6, 301.3, III 27.7542. Dopo consonante, iniuria II 35.6 (ma i(n)giurieIIa 136.1). Da * PLOIA(M), (la) pioge IIa 70.7.

b. esiti di G-. Fatta eccezione per de Ienoa IIa 14.3 e ielo II 56.1 (ma gelata IIa44.2), è nettamente prevalente l’esito toscano nel toponimo Genoa IIa 113.12, Ge-nua I (+6) 48.1.2, 72.1, IIa 114.1, 191.1, III (+7) 26.1, 39.7, 47.2, IIa 191.1, IIa114.1. L’alternanza, ancora una volta, non sembra esprimere una variazione combi-natoria, dato che, per quanto (in) Genua I 48.2 si legga in posizione forte, la g- ini-ziale si trova in realtà anche in posizione debole, come ad esempio accade in de

538 La grafia gi, come ricorda Formentin, è diffusa per questo lessema non solo in Loise, nonostante la posizione debole, ma anche in altri testi meridionali: cfr. V. FORMENTIN,LOISE DE ROSA, Ricordi..., cit., to. I, p. 197 e n. 543.

539 Anche in questo caso g(i) potrebbe essere una grafia di copertura per j o per l’affricata palatale doppia, che tuttavia, tranne nel caso di seggio (cfr. § V.1.6 e V.2.2.16) non è mai rappresentata graficamente nelle Croniche, benché nel meridione l’affricata palatale inter-vocalica abbia sempre una realizzazione intensa; si vedano ancora le considerazioni svolte per Loise da V. FORMENTIN, LOISE DE ROSA, Ricordi..., cit., to. I, p. 194.

540 Qui latinismo ed epentesi dialettale coincidono; si vedano, analogamente, majestà e magestate in De Jennaro: cfr. M. CORTI (a c. di), P. J. DE JENNARO..., cit., p. CXXVII. Fusco-lillo mostra comunque incertezza nella conservazione della semivocale, come si può vedere da alcune forme modificate successivamente: le due occorrenze di maiestà IIa 79.3 e 80.4 hanno difatti in entrambi i casi la i inserita successivamente nell’interlinea.

541 Il tipo maggio compare in realtà una sola volta, espunto e poi corretto nell’interlinea in magio (cfr. testo, I 55.1). Per maggio nella mano β, si veda infra.

542 Si veda la doppia resa grafica maiesstate/magestate, peyo/pegio e maio in Loise (V. FORMENTIN, LOISE DE ROSA, Ricordi..., cit., to. I, p. 197).

Nadia Ciampaglia CLXXXVI

Genua I 48.1, 72.1 etc. Si veda tuttavia quanto già detto (cfr. § V.1.6) per le forme che si presentano in coppie di allografi i/g(i).

Da G- > g, almeno graficamente543, si presenta anche nelle forme seguenti:

genero I 97.4, genoese I 87.4, IIa 42.3, 79.2, genoisi I 48.1, IIa 113.2, III 47.3, genoysi I 98.1, genuisi I 13.1, genuysi I 98.1, gente I (+15) 33.1.2, 46.1, II (+12) 19.3, 20.1.7, IIa(+34) 2.5.6, 13.1, III 28.17, 56.10, 57.5, ge(n)te II 1.1, IIa 2.3, 16.1, III (+29) 12.4, 27.20, 28.2), gentilomo (+17) IIa 21.3, 23.3, 29.2, gentelhomo III 32.2, gintilohomo IIa 18.2, ginti-lomo (+10) I 59.1 (2 volte) IIa 37.2, gentelomini IIa 40.4, III 45.3, gentelommini I 13.2, 88.1, 98.1, 99.1, gentilhomini III 46.1.2, gentilomini (+16) III 26.9, 30.5, gentilommini I 89.6 Giorgio IIa 294.3.8, 297.1, III 51.1, gelata IIa 44.2, Gelbe III 37.4.6, 38.1, generale agg. e sost. (+23) IIa 20.1 (2 volte), III 25.5, generatione I 95.15. Si aggiunga l’antro-ponimo Germano I 74.1, II 20.10, IIa (+6) 2.2, 4.2, 28.1, III 11.3, 57.7, Giermano IIa8.2/Hermano IIa 6.3, 7.1.

Da segnalare invece l’unico caso di desonorizzazione di G- in cetilomini IIa65.1544; come s’è appena visto, in tutte le altre occorrenze compare sempre g-.

Alternano j-/g- nel prestito francese iardini IIa 162.2, iardino I 27.1, 100.2, giardino II 19.11 (e si veda n. 544).

In posizione intervocalica, non trova mai rappresentazione grafica in Fuscolillo l’affricata palatale intensa (se non nel già citato lessema seggio: cfr. V.2.2.16); si legge g(i) nelle forme seguenti:

carrugio ‘carro’ IIa 188.1 (2 volte), destruger(e) III 43.3/destru(g)ger(e) III 19.5, Fogia III 20.3, fugerno III 46.3, fugìo III 26.8, 37.4, fugir(e) IIa 20.1, 183.2, III 27.12, 28.16, fugitiIIa 352.1, III 27.13, fugivano IIa 297.1, legerà II 53.3, legieri IIa 4.1, liegier(e) IIa 7.1, lie-gieri IIa 5.1, 12.1, 286.1, ligeri IIa 324.1, pagi ‘paggi’ IIa 117.1 (2 volte), rege IIa 170.2, III 27.8, regeo IIa 108.2, reger(e) IIa 256.1, regie ‘regge’ IIa 48.1, 255.1.

543 Se, come più volte s’è detto, g(i) potrebbe essere una semplice grafia di copertura per j(V. FORMENTIN, LOISE DE ROSA, Ricordi..., cit., to. I, p. 194), va ricordato tuttavia che, a differenza di Loise (es. iente, ivi, p. 194), nelle Croniche invece, così come accade, ad es., nell’Hist. Tr., la G latina davanti a e non dà mai j. Del resto, la maggior parte delle forme riportate in questo elenco compaiono con l’affricata palatale sonora in tutto il Mezzogiorno, forse perché penetrate dalla lingua letteraria: cfr. G. ROHLFS, Grammatica storica..., cit., § 156.

544 Secondo G. Rohlfs sono «strane le forme celusu ‘geloso’, (...) cinestra ‘ginestra’» che si incontrano nella penisola salentina e anche a Matera e in Calabria, nonché a Napoli Ci-lardo ‘Gerardo’ (G. ROHLFS, Grammatica storica..., cit., § 156). Per la desonorizzazione di g seguita da vocale palatale si può citare cià ‘già’ nel Carteggio Vaianese (M. PALERMO, IlCarteggio Vaianese..., cit., p. 71), dovuto ad uno scrivente sabino. In Loise si legge anche recina, in la grafia «potrebbe non essere meramente grafica» (V. FORMENTIN, LOISE DEROSA, Ricordi..., cit., to. I, p. 73 e p. 195, n. 541). Il nap. ciardino sviluppa invece l’im-prestito dal francese.

Introduzione CLXXXVII

In posizione intervocalica, la grafia g(i) potrebbe indicare la semivocale o l’affricata palatale sonora intensa545 nelle forme del verbo ‘alloggiare’ < fr. logier:

allogero II 35.2, IIa 252.1, 294.2, 297.1, allogiame(n)ti II 49.2, IIa 2.6, allogiame(n)to IIa294.3.6, allogiao IIa 38.2, III 53.2, allogiare IIa 315.1, allogiar(e) IIa (+10) 4.1 (2 vol-te).4.2, 105.1, allogiaro IIa 315.1, 324.1, allogiasse IIa 252.2, allogiassero IIa 105.1, 325.1, allogiati II 1.1, 19.3, 23.1, IIa 11.3, 299.3, III 48.3, allogiato IIa 300.3, 301.5, III 45.3, allo-giat<o> IIa 6.3, allogiatolo IIa 164.1, allogiava IIa 301.1, allogiavano IIa 103.3, 294.7, ’lo-giare IIa 57.1, 316.1; si aggiunga l’unica forma con il titulus, lo(g)giare II 23.1, in cui però, come s’è più volte detto, il segno di abbreviazione potrebbe essere stato usato in modo ri-dondante.

Dal suffisso fr. -age e prov. -atge si legge nelle Croniche sempre -agio:

carriagi III 48.8, 51.8, 56.10, carriagio IIa 134.1, ferragio III 21.10, ’magio ‘omaggio’ I 88.9, 90.1, rende il m. I 89.6, passagio I 84.1, IIa 103.3, III 21.6, stagio I 93.17, viagio IIa104.2546. A parte segno maritaczio ‘maritaggio’ IIa 81.1 (e vedi infra, sfor<cz>i ‘sfoggi’ IIa99.1/sforgi IIa 115.1) che potrebbe ricondursi alla confusione tra il grafema g e cz, poiché spesso la z è scritta molto vicino alla c, tanto da confondersi in un unico segno547.

Da GENUCULUM > *DENUCULU, indenocchiati IIa 104.5, secondo un esito comune a molti dialetti centro-meridionali548.

Nella lingua letteraria g romanza cade davanti ad e o i accentate, dopo essere pervenuta al grado j549; dunque, ad eccezione di maestro IIa 269.2 (maestro in the-logia), per il resto si legge sempre mastro IIa 60.2 e 165.1 (m. de scola), in tutte le altre occorrenze, però, riferito a chi esercita un mestiere:

mastro (t. +40): mastro de la preta ‘scalpellino’ IIa 137.4, mastro de orologi II 48.1, mastro iusticiero III 26.10, mastro portholano IIa 18.4, 167.2, 186.3, etc., mastro de ecclesia IIa234.1, etc.; pl. mastri (+27) II 51.2, 54.5, IIa 81.1. Si aggiunga ma(n)stro de campo I 106.4.

545 Cfr. V. FORMENTIN, LOISE DE ROSA, Ricordi..., cit., to. I, p. 195. 546 Nell’Hist. Tr. (cfr. N. DE BLASI, Libro de la destructione de Troya..., cit., p. 371) via-

yo, corayo, vantayo; in Loise alternano -agio/-aio (V. FORMENTIN, LOISE DE ROSA, Ricor-di..., cit., to. I, p. 72).

547 Nelle Croniche ciò è evidente in sfor<cz>i. La confusione del resto era stata indi-rettamente ammessa da Savj-Lopez, che reputava agise in De Rosa un errore per aczise (P. SAVJ-LOPEZ, Appunti di napoletano antico..., cit., p. 45). La stessa confusione è notata da Compagna in Lupo de Spechio, in assacqueczò ‘saccheggiò’. Da PTJ si leggono ancora in Loise De Rosa accuonczano/accongiare (P. SAVJ-LOPEZ, Appunti di napoletano antico...,cit., p. 40).

548 Cfr. il nap. denucchio, diffuso anche nel Lazio meridionale (G. ROHLFS, Grammaticastorica..., cit., § 156).

549 Cfr. G. ROHLFS, Grammatica storica..., cit., § 218.

Nadia Ciampaglia CLXXXVIII

Per archibisier(e), archibosier(e), archibusieri (dal franc. hacqubuche), archi-busi e arthesani, cfr. § V.1.10 e n. 277.

Altre mani. Mano β. Esiti di J-: ιn posizione iniziale si conserva, in accordo con il latino, la j- in Io-a(n)baptista β1 36.4.5, Ioa(n)benardino β3 196.4, Ioa(n)ni β1 36.13.15, Iesù β2 40.12, Ihesùβ2 244.24 e nel toponimo Hierusale(m) β2 41.1, Ierusale(m) β3 240.1; si aggiungano hiero-solimitano β2 244.2, iugno β2 206.5, iulio β1 6.1.4, iurero β1 36.18, iu(s)titia β1 34.5; non è da escludere che g(i) sia grafia di copertura per j negli antroponimi Gieronimo β1 36.4 e Gio(n)fra(n)cisco β3 196.11. Da J- > g si legge solo in già β2 244.6 e gictato β3 229.1550. Si segnala la scelta diversa, innanzitutto lessicale, di giobia ‘giovedì’ < *IOVIA in β2 206.2551.In posizione intervocalica, magio β1 34.2.5.12, β2 41.1/maggio β2 206.1, β2 244.3, maior(e)β136.1, β2 40.15, β3 196.9.10/magiore β2 244.4, magior(e) β2 237.4 (2 volte).9.14/maggior β2 244.17, maggio[r] β2 244.15: come s’è già anticipato più volte, dunque, solo β2 rappre-senta graficamente la fricativa palatale intensa (in Fuscolillo sempre maiore, magiore, ma-yore: cfr. sopra). Esiti di G-: generale β3 203.1, β2 236.1, ge(n)te β3 196.6, β136.21.22.24,gentilomini β134.5, ge(n)tilomini β136.4.22 (2 volte), ge(n)tilomo β136.5. Epentesi dialetta-le e latinismo si fondono in Maiestà β3 203.1.2.3, β2 236.1, β2 237.4, β134.8, 35.5/Maestàβ135.5. Mano γ: Ioa(m)bb(attis)ta 146.1, Ioa(n)ni 148.6, Ia(n)thomasi 150.1. Si confronti infine la forma archibuseri β3 196.8 con quelle di Fuscolillo archibisier(e), archibosier(e),archibuscieri, archibusieri dove l’esito sembra invece la fricativa palatale; inoltre, archibu-sata β1 36.25 (ma cfr. § V.1.10).

V.2.2.14. Gruppi consonantici con L

PL. Nell’area meridionale il normale sviluppo del nesso PL- è kj552; l’esito, tutta-via, raramente è rappresentato nella grafia553. Non stupisce, dunque, che non se ne trovino tracce in Fuscolillo; l’unica eccezione è chioppo ‘pioppo’ III 45.3, che compare però nel terzo libro e, cosa ancora più importante, in un contesto toponi-mico, che avrà senza dubbio favorito la conservazione dell’esito, ormai cristallizza-to (stava allogiato alla fontana d(e) lo chioppo), come accade del resto ancora oggi nel toponimo Chiatamone I 95.12 < gr. PLATAMON ‘luogo pianeggiante’554.

550 Si veda sopra, n. 538. 551 Giove o giobia sono ancora adoperati da scrittori settentrionali come Bembo, Pigafetta

e Castiglione nei primi decenni del Cinquecento: cfr. B. MIGLIORINI, Storia della lingua italiana, Firenze 1960, p. 411.

552 Cfr. G. ROHLFS, Grammatica storica..., cit., § 186; per l’espansione attuale del feno-meno, cfr. F. AVOLIO, Bommèspr . Profilo linguistico..., cit., p. 46.

553 Cfr. N. DE BLASI, Campania..., cit., pp. 178-9. Fondamentale in tal senso è il quadro tracciato per il trattamento dei nessi BL, FL e PL nei testi napoletani di età angioina da L. Petrucci (ID., Il volgare a Napoli in età angioina..., cit., pp. 61-5 e 68-9), che rileva, accan-to ad una notevole presenza di esiti toscani, scrizioni etimologiche da interpretare tuttavia come grafie di copertura di sviluppi avvertiti come troppo connotati in senso locale e, dun-que, non rappresentabili.

554 Cfr. BIANCHI-DE BLASI-LIBRANDI, Storia della lingua a Napoli e in Campania..., cit., p. 17.

Introduzione CLXXXIX

Il nesso PL (come pure CL, si veda infra) si conserva solo nel terzo libro: co(m)place(n)tia III 27.1555. Il trattamento semidotto PL- > pr è invece in pregiaria‘garanzia’ IIa 289.1, prigiaria IIa 245.5 < fr. plegier, plege556. Predomina, per il re-sto, l’esito toscano:

piacia IIa 86.2, Piacza II 32.1, 33.1, IIa (+4) 6.4, 53.1, 128.17, piaczia I 97.10, II 48.1, IIa(+20) 101.1 (3 volte), 104.8, 106.7, III (+4) 43.2 (4 volte), p<ia>ia IIa 170.4, pia(n)to I 74.4, più I (+10) 48.1, 50.1, 76.7, II (+11) 20.13, 30.2.4, IIa 40.5, 78.3, III (+19) 12.3, 13.6, 26.1, pia(n)gere II 24.2, piano III 28.25, pia(n)ti IIa 119.2, pia(n)to II 15.1, piena IIa 129.2, III 56.1, 58.11, piene I 65.1, II 38.4, pioge IIa 70.7, piovecte I 98.4, IIa (+8) 44.1, 47.4, 57.4, piovere II 26.1, piover(e) II 31.2 IIa (+6) 44.1, 57.4, 70.3, piovette II 19 4, IIa 277.1.

Un esito connotato in senso locale e mediano potrebbe essere pina IIa 1221/piena IIa 129.2, III 56.1, 58.11 (e piene I 65.1, III 38.4) e pino IIa 118.1 (espunto; cfr. apparato al testo); pino (vs. il napoletano chino) è infatti attestato da Rohlfs nell’antico umbro e nel Lazio meridionale557.

Particolare è il caso di cia(n)che IIa 253 1/czaccha IIa 78.2, czacch(e) IIa 162.3, 228.3, cza(n)che IIa 53.1, cziach(e) IIa 357.3, czia(n)che IIa 357.3, za(n)che IIa283.1, zia(n)che IIa 162.2. La forma, pur nelle differenti realizzazioni, si inserisce tra i continuatori di *PLANCA ‘macello’ (da cui il napoletano chianca)558. Si legga difatti la glossa dello stesso Fuscolillo:

«Del mese d(e) agusto 1550 fo facta la ma(n)tra d(e) le bestie ch(e) se admaczano d(e) la carne p(er) Sessa (...) et la voccziaria o vero zia(n)che iu(n)to lo iardini d(e) m(essere) Agu-stino Testa, dove stava na(n)ti la ma(n)tra» (cfr. testo, IIa 162.2)559.

555 Per Loise, in cui pure rarissime sono le grafie latineggianti con il nesso conservato, cfr. V. FORMENTIN, LOISE DE ROSA, Ricordi..., cit., to. I, p. 218.

556 Cfr. sopra, § V.2.2 e n. 451. 557 Cfr. G. ROHLFS, Grammatica storica..., cit., § 186; la medesima forma è registrata per

Sora da C. MERLO, Fonologia del dialetto di Sora..., cit., p. 205; tuttavia, è anche in Galeo-ta (M. VITALE, Il dialetto ingrediente internazionale..., cit., p. 78) e Ferraiolo (R. COLUC-CIA, a c. di, FERRAIOLO.., cit., gloss., s.v.); pino, pina e pine si leggono anche in Loise De Rosa accanto ai toscanismi pieno, piena, piene. La forma femminile pina non consentireb-be di considerare pino come metafonetico (P. SAVJ-LOPEZ, Appunti di napoletano antico...,cit., p. 42 e V. FORMENTIN, LOISE DE ROSA, Ricordi..., cit., to. I, p. 119 e p. 219, che riman-da a A. BOCCHI, a c. di, Le lettere di Gilio de Amoruso, mercante marchigiano del primo Quattrocento, Tübingen 1991, p. 66, per l’ipotesi di un esito condizionato «dalla presenza della semivocale risultante dalla palatalizzazione di PL-»). Nel dialetto di Pignataro Mag-giore sono attestati invece cinu e céna (S. PALUMBO, La parlata dell’agro caleno-sidi-cino..., cit., p. 36), con un esito affricato palatale da PL- pure presente nelle Croniche: si veda più avanti, cioviale e forse anche cianche. Per l’area mediana, si vedano i riferimenti di G. ERNST, Die Toskanisierung des römischen Dialekts..., cit., p. 55.

558 Cfr. chianche in Loise (V. FORMENTIN, LOISE DE ROSA, Ricordi..., cit., to. I, p. 219).559 Cfr. S. GENTILE, Postille ad una recente edizione..., cit., pp. 13-14 e nn. per un pano-

rama dell’attestazione del francesismo buzaria e della voce “concorrente” chianca, da cui sarà progressivamente sostituita.

Nadia Ciampaglia CXC

La grafia adoperata in za(n)che non lascia dubbi sulla possibilità di una pronun-cia di questa forma con l’affricata dentale iniziale e, dunque, di un possibile esito assibilato da PL-, di cui cia(n)che rappresenterebbe forse un allofono, con l’affricata palatale560. Va detto però, che se il primo sviluppo non sembra trovare testimonianza diretta nei testi meridionali, è invece ampiamente documentata l’evoluzione PL- > [ ] per alcune località in provincia di Caserta, fra cui anche Sessa Aurunca561; proprio il tipo cianghiero ‘macellaio’ < * PLANCARIU si ascol-ta del resto in alcuni dialetti della valle del Liri-Garigliano e del Casertano562. La possibilità di uno sviluppo PL- > [ ] è inoltre contemplato nelle stesse Croniche,sebbene unicamente nella forma cioviale ‘piviale’ < PLUVIALE di β3 196.5 (vedi infra), mentre Fuscolillo scrive invece piuviale IIa 128.17563. Sembra dunque ver-somile che gli allografi cianche/zanche siano due allofoni, di cui il primo (cianche)rappresenti l’esito più arcaico e mediano con PL-> [ ]564 ed il secondo (zanche, con gli allografi cz-, czi-, zi-) uno stadio probabilmente successivo, con assibilazione del nesso secondario cj. Qualcosa di simile può ipotizzarsi per le forme da C’L pa-riczi e appariczio e forse anche per la coppia paricci/paricczi, in cui pure la trafila potrebbe essere PL- > cj > [ts], dato l’originario sviluppo in affricata palatale del nesso (vedi infra, da CL, ciuse e inciuse). La questione, comunque, appare come s’è anticipato alquanto complessa e sembra intersecarsi con gli analoghi problemi posti dallo sviluppo del nesso -CJ- (la cui isoglossa anticamente doveva essere più

560 Si vedano tuttavia le considerazioni già espresse nel § V.1.11. 561 Ad es. cciù, eno. L’ esito sarebbe stato importato nel meridione dall’Italia settentrio-

nale. Lo sviluppo, per quanto riguarda l’Italia meridionale, si registra anche nella Sicilia sud-orientale; per i dialetti settentrionali, invece, la palatale come risultato del nesso PL si incontra in Liguria, Piemonte meridionale e Lombardia settentrionale: cfr. G. ROHLFS,Grammatica storica..., cit., § 186 e n. 3.

562 Cfr. F. AVOLIO, Bommèspr . Profilo linguistico..., cit., p. 46, n. 67. Gli stessi dati si ri-cavano dalla carta 244 dell’AIS, in cui non c’è traccia di uno sviluppo affricato dentale daPL; nel punto 701 (S. Donato) è attestato invece l’esito in velare sonora (gangyere). Nel dialetto di Pignataro Maggiore si ascoltano ciove, scià (dei panni) ma spiegà < EX-PLICARE; cianta (dei piedi) ma pianta; ciagne, cianu ‘piano’, ciù ‘più’, ciattu ‘tarchiato’, stoccia ‘stoppia’ etc. (S. PALUMBO, La parlata dell’agro caleno- sidicino..., cit., pp. 32, 33 e 36); per questi motivi forse è da PLAGARE > ciaccà (ivi, p. 36). In ANDREOLI e D’AM-BRA, s.v. sciaccare ‘fiaccare e più comun. rompere il capo’; non sembra da identificarsi tut-tavia questo verbo con ciaccare, almeno nel significato di ‘percuotere’ e rifl., ‘farsi male’, che è invece nei dizionari più recenti: cfr. A. SALZANO, Vocabolario Napoletano-Italiano,Napoli 1989, s.v. ciaccà/sciaccà.

563 Cfr. il nap. chiuviale e, più comun. peviale in ANDREOLI, s.v. Nella lingua letteraria, quando «nella sillaba protonica risulta io, questo gruppo si riduce in Toscana in certi casi ad i» (G. ROHLFS, Grammatica storica..., cit., § 136; es. Fiorenze > Firenze). In cioviale lao è stata inserita successivamente nell’interlinea (cfr. apparato al testo).

564 Segnalo però per completezza Ciaia ‘Chiaia’ nell’epistolario di san Giuseppe Calasan-zio, vissuto nella prima metà del Seicento: cfr. P. BIANCHI, N. DE BLASI, R. LIBRANDI, Sto-ria della lingua a Napoli e in Campania..., cit., pp. 110-3 e n. 17.

Introduzione CXCI

a nord dell’attuale linea Salerno-Lucera), riconnettendosi forse, in qualche modo, alle tesi del Merlo, e alll’eventuale confusione con i continuatori di TJ.

CL. In Italia meridionale lo sviluppo di CL, in posizione sia iniziale sia interna565,coincide con il toscano; di seguito l’elenco delle forme:

chiama II 49.4, IIa 101.4, 385.2, 40.1, III 18.3, 2.1, 48.27, chiamao II 16.3, chiamar(e) II 20.5 III 40.1, chiamari III 26.10, chiamase II 21.7, chiamata I 48.3, II 62.1, IIa 102.1, 382.1, 40.1, chiamata III 39.2, chiamati II 46.2, chiamato I 2.3, chiamato II (+5) 19.11, 39.1, 43.1, chiamato IIa (+14) 31.5, 40.1, 119.5, chiamava I (+4) 2.3, 84.5, 101.3, IIa 269 2, 306.1, 40.10, chiamavano IIa 128.12, III 49.2, chiarame(n)te 1 86.6, chiamò IIa 377.1, III (+5) 14.5, 23.1, 34.6, chiamati III 30.17, 41.7, chiamato III (+8) 11.3, 16.2, 24.2, chiamavaIII (+8) 13.5, 27.5, 27.8, chi[a]mava III 28.1, chiarame(n)te I 86.6, chiave 347.1, chiave I 75.8, 89.5, 95.5, IIa 17.2, III 30.7, 41.9.

L’evoluzione a kj è rappresentata talvolta nelle Croniche con la grafia ch566:apparechao IIa 128.5, chamase IIa 270.1, chamata III 7.6/chiamata III 39.2; la correzione operata da Fuscolillo in chiamò III 14.5 (con i inserita tra h ed a ed una i pleonastica tra ced h) rivela l’incertezza dello scrivente.

In posizione intervocalica, si leggono indenocchiati IIa 104.5, ochio III 14.2, o-recchie I 94.3. Vada qui anche Isca ‘Ischia’ < *ISCLA < INSULA III 27.15, Ischa I 75.2, 76.5, IIa 27.1, Ysca III 39.9, 47.6, Yscha III 39.12, 41.1, 56.12, secondo il normale svilippo meridionale di skj> sk567, che interessa anche il gruppo sl- appar-tenente a parole straniere e romanizzato nella forma scl- (schiavo < SLAVUS568):scavi ‘schiavi’ IIa 352.2569.

Il nesso CL- è conservato solo nel terzo libro: (Santa) Clara III.25.10, III.26.2, Claramo(n)te ‘(Riccardo) di Chiaromonte’ III 25.8 (2 volte).

Molto interessante, come s’è anticipato per gli esiti di PL, appare lo sviluppo CL > [ ], sia in posizione iniziale sia dopo consonante, che si legge in ciuse IIa228.3 e i(n)ciuse ‘(si) rinchiuse’ I 103.7, senz’altro fortemente connotato in senso locale (e mediano)570. Più particolari, dal lat. volg *PARIC LUS, le forme pariczi

565 Cfr. G. ROHLFS, Grammatica storica..., cit., §§ 179 e 248. 566 Il digramma ch per [kj] è attestato sin dal ’300 (cfr. L. PETRUCCI, Il volgare a Napoli

in età angioina..., cit., p. 62, n. 196) e non è insolito, ad esempio, nell’Hist. Tr., dove alter-na tuttavia con forme che presentano la grafia latineggiante cl: chamao, chamava (N. DEBLASI, Libro de la destructione de Troya..., cit., p. 378 e p. 348; vedi anche cfr. qui, § V.1.4).

567 Cfr. il nap. Isca (G. ROHLFS, Grammatica storica..., cit., § 248). 568 Cfr. G. ROHLFS, Grammatica storica..., cit., § 190. 569 Si veda per questa forma, molto diffusa nel Mezzogiorno, la rassegna offerta da C.

Merlo (in O. MARANO FESTA, Il dialetto irpino di Montella, «L’Italia Dialettale», 4 (1928) p. 177, n. 6).

570 Nel dialetto di Pignataro Maggiore (CE) si veda ad es. truocciu, tròcciule ‘mazzo di fieno’, ciammà, uocciu ‘occhio’, specciu ‘specchio’, ciuro ‘chiudo’: cfr. S. PALUMBO, La

Nadia Ciampaglia CXCII

‘parecchi’ II.42.2, IIa 177.1, IIa 212.2 (e si veda anche pariczi in β1 IIa 34.11), in al-ternanza con paricci II 6.5 (nel ms. scritto pariccci) e parici IIa 70.3, IIa 346.2, nonché appariczio IIa 128.2 ‘apparato predisposto per una cerimonia’ (il controe-sempio, tratto dal terzo libro, è apparechio III 21.10, con il significato però di ‘al-lestimento, complesso di mezzi bellici per un’impresa militare’)571. Come s’è già visto per gli esiti di PL (cia(n)che/za(n)che), così pure da CL, anche secondario, sembrerebbero dunque coesistere due sviluppi, in affricata palatale (il già citato ciuse) e in affricata dentale. Ora, se in appariczio la grafia czi potrebbe avere pur sempre valore palatale572, il tipo a(n)necza IIa 283.1 (cfr. ANDREOLI, s.v annecchia,«femm. di annicchio, vaccherella di un anno o poco più < lat. ANNICULA ‘gio-venca’»), lascia ben pochi margini di dubbio sulla possibilità di uno sviluppo in af-fricata dentale del nesso CL573. Anche in questo caso la trafila potrebbe spiegarsi a

parlata dell’agro caleno- sidicino..., cit., p. 37 (e, da TL, vicciariegliu, vicciarella: ivi, p. 34). Il fenomeno è attestato fin dal Duecento in documenti dell’area mediana: si veda la bi-bliografia offerta da M. PALERMO, Il Carteggio Vaianese..., cit., p. 64, n. 74. Rohlfs (ID.,Grammatica storica..., cit., cfr. § 179 e n. 2) segnala l’esito in Italia meridionale come fatto isolato, a Velletri ed anche a Piedimonte di Sessa Aurunca; lo sviluppo del nesso CL ad af-fricata palatale è inoltre registrato in alcune località sul Garigliano, quali S. Andrea e S. Ambrogio, in provincia di Frosinone, e Ailano in provincia di Caserta (cfr. F. AVOLIO,Bommèspr . Profilo linguistico..., cit., p. 45 e ID., Il confine meridionale dello Stato ponti-ficio..., cit., p. 302). Altri esempi si possono leggere nel Carteggio Vaianese, con Ciara,ciama (e, da T’L, vecio: cfr. M. PALERMO, Il Carteggio Vaianese..., cit., p. 64); in area sabi-na, si vedano in Bellezze fatuciaria e vecia (P. TRIFONE, La confessione di Bellezze Ursi-ni..., cit., p. 111 e n. 52). Lo sviluppo PL-, -TL- > cc(i) è proprio del romanesco antico e, benché progressivamente regredito, è ancora documentato a Velletri (es. veccio, ciamare):cfr. P. D’ACHILLE, Il Lazio, in M. CORTELAZZO, C. MARCATO, N. DE BLASI, G. P. CLIVIO (a c. di), I dialetti italiani. Storia, struttura, uso, Torino 2002, pp. 515-567, a p. 524.

571 Nel significato di ‘congegno’, ‘mcchina’, la parola sarebbe un calco sul fr. appareil:cfr. DELI, s.v. appartecchiare.

572 Si veda tuttavia quanto già detto nei §§ V.1.5 e V.1.11. 573 Savj-Lopez riteneva dubbio il valore della grafia ccz in Loise De Rosa (P. SAVJ-LOPEZ,

Appunti di napoletano antico..., cit., p. 40-2); le doppie grafie accuonczano/acconciate,Marcia/Marczia, riscontrabili anche in altri testi (ad es. Forcella/Forczella nella Cronaca di Partenope: cfr. ivi, p. 41, n. 4) spingevano lo studioso a ipotizzare un valore palatale di ccze a trarne conferma da alcune sequenze rima del tipo sacczo:laczo:caccio (ivi). A conferma del fatto che cz potesse indicare suoni molto diversi, Savj-Lopez richiamava forme qualimancziano ‘mangiano’ (confermata da manzare nello gliommero pubblicato da Torraca: cfr. ivi, p. 40, n. 2; per V. Formentin, che segnala come comune la grafia manciare in Basile e Cortese, in questa forma il trigramma czi «potrebbe rappresentare una reazione alla sono-rizzazione dell’affricata in posizione post-nasale» (V. FORMENTIN, LOISE DE ROSA, Ricor-di..., cit., to. I, 73 e n. 35). Le indicazioni di Savj-Lopez, in parte accolte nell’Hist. Tr. per gli esiti di -PJ- (in saza, sazano etc. la grafia /z/ indicherebbe la palatale: cfr. N. DE BLASI,Libro de la destructione de Troya..., cit.) sono state successivamente ritrattate De Blasi (ID.,N. DE BLASI, Campania..., cit., p. 181). Anche Schirru propende per un valore dentale, pur ammettendo che sarebbe «illusorio cercare una corrispondenza netta tra grafia e pronuncia nel complesso settore delle affricate (...)»: cfr. G. SCHIRRU, Profilo linguistico dei fascico-

Introduzione CXCIII

partire da un primo esito CL > [ ] (ad es., ciuse e forse anche paricci) con una suc-cessiva assibilazione del nesso cj secondario; si vedrà tra breve che l’assibilazione di CJ e TJ, del resto, è usuale nelle Croniche (cfr. § V.2.2.19). Anche in questo ca-so, dunque, gli allografi paricci/pariczi potrebbero rappresentare due allofoni di CL ed attestare magari fase linguistiche differenti. Va comunque opportunamente se-gnalato, per l’oscillazione pariczi/paricci/parici, che anche le ultime due grafie po-trebbero rappresentare l’affricata dentale (cfr. § V.1.11), come risulta, ad esempio, per le scrizioni precczi IIa 259.2, preccii IIa 277.1, precii IIa 85.6: sono già stati in-dicati del resto molti esempi delle grafie c e cc adoperate per rendere questo fone-ma.574 Per il dialetto di Pignataro Maggiore, non lontano da Sessa Aurunca, esiste del resto «larga documentazione che la c, oggi palatale, nei secoli addietro era sibi-lante»575.

Si registra infine nel terzo libro l’isolata forma letteraria p(er)iglio III 31.7/pe-ricolo III 27.12, periculo III 31.7, p(er)iculo III 34.5; in Toscana la laterale palatale in luogo del normale esito -kkj- è un imprestito dal francese. Forme simili, quali ad es. buttiglia, sono giunte anche nell’Italia meridionale attraverso l’influsso della lingua letteraria576.

GL. Dal nesso GL secondario, originatosi per metatesi di l, gliotte IIa 71.1577.

FL. Il nesso si conserva solo nel terzo libro:

Florencza III 32.12/Flore(n)cza III 48.28, Flore(n)czia III 32.13, (castello) Flore(n)tino III 18.3; per il resto, sempre Fiorencza I 105.3, Fiore(n)cia I 37.2, Fiore(n)czia I 5.1, 5.3, 53.2, Fiore(n)tia I 5.3, fiore(n)tini 1 53.1. Si aggiungano Florimonte (+45) IIa 37.1, 38.2, 39.1, Florimo(n)to II 60.1, Floradasa (+16) II 53.8, 54.14 (2 volte), Floradusa IIa 65.1.

Come prevedibile, non c’è traccia dello sviluppo fricativo palatale tipico del napoletano ma diffuso anche in molti territori altomeridionali578; è dominante infat-ti l’esito toscano fi-: li..., cit., II, pp. 143-4 e nn. Per maritaczio ‘maritaggio’ IIa 81.1 e sfor<cz>i IIa 99.1/sforgiIIa 115.1 ‘sfoggi’ in Fuscolillo, si veda qui, § V.2.2.13 e n. 547.

574 Per comodità ripeto l’elenco degli esempi già forniti nel § V.1.11. Il valore dentale dicci è palese in idi<c>cionis IIa 28.1/idictione, infeccione II.19.9/i(n)fectione II.22.1, mare-vicci IIa 78.6/mareviczo IIa 78.7; si aggiunga anche piccicharoli IIa 101.1.2; la grafia c è invece adoperata con il medesimo valore in abbrucisi IIa 110.2, alcero ‘alzarono’ I 60.3, ciano IIa 38.3, cio IIa 182.4, III 31.8, na(n)ci II 21.2, parcero ‘parsero’ IIa 106.6, scopercero‘scoprirono’ IIa 247.3, a(m)ma(n)cero ‘ammazzarono’ β1 36.26.

575 Cfr. S. PALUMBO, La parlata dell’agro caleno- sidicino..., cit., p. 64. 576 Cfr. G. ROHLFS, Grammatica storica..., cit., § 248. 577 Cfr. G. ROHLFS, Grammatica storica..., cit., §§ 184 e 323 e anche qui, § V.2.2.30/a.

Per Sora, C. MERLO, Fonologia del dialetto di Sora..., cit., p. 204 e n. 5; glyocte nell’Hist.Tr. (N. DE BLASI, Libro de la destructione de Troya..., cit., gloss., s.v glyocta).

578 Ad esempio, nella Campania settentrionale e in Abruzzo: cfr. G. ROHLFS, Grammaticastorica..., cit., § 183.

Nadia Ciampaglia CXCIV

fiancho IIa 16.4, fiorid(e)lisi I 33.2, fiume III 30.10, fiumo IIa 40.1, 86.1, f<i>umo IIa 251.1.

Altre mani. PL. Mano β: più β1 34.8, 35.4, 36.18 (2 volte).22, β2 40.15, β2 237.4.6.7.9 (2 volte). 14.19.20 (2 volte).22, β2 244.12, β3 230.3, piacerà β2 237.14, piacza β1 34.11, β3 196.7,piaczia β1 36.20, piovere β2 244.9. Si è gia segnalato lo sviluppo PL- > [ ] in cioviale β3 196.5. CL. Mano β: il nesso si conserva in clarificossi β2 244.8, clarità β2 244.8, declaraβ2 237.13, [d]eclara β2 237.20, declarare β2 244.16, declarati β2 237.12, declaratione β2237.19, declarato β2 237.6.7.14. L’esito [kj] è in chiamata β2 244.3 (2 volte), chiamatoβ1 35.5, β13 6.4, β2 244.21, β3 230.1, β3 240.1, chiare β2 244.23, chiaro β2 244.4.7.23. La già segnalata riduzione scl > sc è in scavo β1 34.5. Anche in β si trova l’esito affricato den-tale da -CL- secondario: pariczi β1 34.11. Mano γ: chiamato 151.1, dechiarasse 148.6. FL. Mano β: Fi<o>re(n)cia β1 35.5/Fire(n)za β3 203.1, Floradaso β3 196.5. Mano γ : Floreda-sa 149.3.

V.2.2.15. Esiti di NG e GN

Il nesso NG + vocale palatale dà la nasale palatale nel dialetto napoletano e nell’alto Mezzogiorno579; l’esito investe anche l’imprestito francese mangiare <manger 580:

magnao IIa 156.1, mag<n>are IIa 57.1, magnar(e) IIa (+4) 57.4, 128.5, 199.2, magnati IIa320.1, magnavano IIa 5.1, 104.2, III 47.2, magnero IIa 197.3, magniar(e) IIa 164.1/ ma(n)-giar(e) III 48.25 (omissione di titulus in magiar(e) III 48.17, 51.3), ma(n)gna II 8.1, ma(n)-gnero II 6.5, ma(n)gnaro I 103.2/ma(n)giavano I 99.3. Altri esiti con nasale palatale si tro-vano in co(n)giu(n)gnero ‘congiunsero’ IIa 261.2, ingio(n)gneva IIa 307.1, iu(n)gneano IIa180.2, iu(n)gneva IIa 307.2581.

Un unico caso di sviluppo ng è in spengere IIa 69.2; la forma compare tuttavia in un paragrafo contenente la copia di un bando emesso a Roma del 1559582.

579 Cfr. G. ROHLFS, Grammatica storica..., cit., § 256. 580 Cfr. magnare, magna etc. in Bellezze (P. TRIFONE, La confessione di Bellezze Ursini...,

cit., p. 116); magnavamo, magnato nel Carteggio Vaianese (M. PALERMO, Il Carteggio Vaianese..., cit., p. 66); maniare nell’Hist. Tr. (cfr. N. DE BLASI, Libro de la destructione de Troya..., cit., p. 370); si veda anche F. AVOLIO, Bommèspr . Profilo linguistico..., cit., p. 70 e n. 166 per l’attuale diffusione dell’esito e, in particolare, per la variante mangiá.

581 Giogno è nell’antico romanesco, coniato per analogia sui tipi vegno, tegno, vaglio: cfr. G. ROHLFS, Grammatica storica..., cit., § 534 e infra, § V.2.2.21 e n. 650.

582 Questo il testo: «Ba(n)no co(n)tra quilli ch(e) terranno l’arme d(e) casa Carafha. Per ordine del popolo Romano obedie(n)tissimo et fedelissimo della Sa(n)ta Sede Apostolicha et del sacro collegio delli illustrissimi et revere(n)dissimi cardinali, si fa inte(n)der(e) ad qualu(n)che p(er)sona ch(e) habbia inna(n)zi alla sua casa o di carta, o dipinta in muro, o di rilievo, l’arme della tanto ad questo popolo inimicha et tirannicha casa Carraffha, la debbia fra tucto il dì di hoggi et domani haverla stracciata, scanzellata et spezzata socto pena di esser(e) tenuto traditor(e) di questo popolo et infame, et di esser(e) quella casa dove sarà

Introduzione CXCV

Davanti a vocale velare il nesso NG non subisce palatalizzazione nel napoleta-no583; tale, invece, rappresentato dalla grafia gn, appare in Fuscolillo l’esito, da ri-tenere evidentemente quello locale, dato che appare anche cristallizzato in un co-gnome:

ca(m)merligno III 25.4/ca(m)melliagno I 91.9584 (carmelig[n]o III 53.5), Laczalogna IIa312.1, 353.3, 363.1, Lanczalogna IIa 357.2, La(n)cza[logna] IIa 384.1, La(n)czalo(n)gna IIa100.11, logna II 26.1, IIa 1442.1, 207.2, log(n)a II 31.2, logno I 65.1, IIa 215.3, 261.3, III 25.5, 46.4, lo(n)gna IIa 137.3/longa III 27.20, lo(n)gno IIa 105.8585. Si noti che l’unica ec-cezione, longa, compare nel terzo libro ed è senz’altro mediata dalla fonte.

Di contro alla forma panmeridionale prèna (che mostrerebbe l’influsso di PLENA su PRAEGNANS586), in Fuscolillo si legge pregna ‘gravida’ I 98.3587.

Altre mani. Mano β. In β1 e β2 lo(n)go β1 34.11, β1 36.20, β2 244.23 (il titulus su o). La palatalizzazione non investe neppure il nesso seguito da vocale palatale in adio(n)ger(e) β1 36.16 di contro alle forme co(n)giu(n)gnero ‘congiunsero’, iu(n)gneano, iu(n)gneva riscontrate in Fuscolil-lo. Si ricorderà che i paragrafi in questione sono quelli relativi ai tumulti verificatisi a Na-poli contro l’inquisizione, da un lato, e al noto brano letterario sull’anticristo dall’altro, luoghi dunque in cui ormai non attendiamo più esiti fortemente connotati in senso locale (campano settentrionale e mediano).

V.2.2.16. Nessi di consonante + J: esiti di DJ-.

Da DJ- l’esito toscano sembrerebbe (almeno graficamente: si ricordi, difatti, la più volte ricordata possibilità di una grafia g(i) di copertura), meno rappresentato ri-

trovata da questo te(m)po in là saccheggiata et brusciata, acciò si possi per tucte le vie pos-sibile anichilare et spenger(e) questo ta(n)to odioso nome. Datu(m) in Roma el dì xx di a-gusto 1559». La forma coesiste nella lingua letteraria con spegnere (G. ROHLFS, Grammati-ca storica..., cit., §§ 256 e 535).

583 Cfr. ad es. luongo (G. ROHLFS, Grammatica storica..., cit., § 255). 584 Cfr. n. 585. 585 La seconda n è stata espunta dal genovese Cristofano Grimaldo (cfr. apparato al testo e

§ III.4.1). Logno si legge nella «strega» Bellezze (P. TRIFONE, La confessione di Bellezze Ursini..., cit., p. 116) e in Ursello, non considerato da Vignuzzi «normale sviluppo indige-no» (ibid., n. 66). Lo sviluppo nasale palatale di NG appare infatti in area lucana: luagnu silegge in un inventario di Rapolla del 1488 (A. M. COMPAGNA, Testi lucani del Quattro e Cinquecento. I. Testi, Napoli 1983, p. 50). Quest’ultima forma potrebbe far pensare che non sia dovuto a semplice patologia di scrittura il citato ca(m)melliagno ‘camerlengo’ I 91.9.

586 Così G. ROHLFS, Grammatica storica..., cit., § 259. Secondo Formentin, invece, poi-ché nel napoletano la tonica è aperta, andrà piuttosto ipotizzata una trafila da PRAE-GNANS *prejna, in cui la semivocale sarebbe poi stata assorbita dalla precedente vocale anteriore (V. FORMENTIN, LOISE DE ROSA, Ricordi..., cit., to. I, p. 231).

587 Da PRAEGNA(N)S: cfr. DELI, s.v pregnànte e si veda infra, n. 876.

Nadia Ciampaglia CXCVI

spetto all’esito semivocalico, tipico dell’Italia meridionale nella fase più antica ed esteso a nord fino all’Umbria588:

iorni (t. +9) II 6.4, IIa (+4) 28.5.6, 98.6, III (+4) 14.1, 25.9, 28.23/giorni (t. +41) I 29.1, 44.2, II (+10) 6.4.5, 19.4, IIa (+19) 27.3, 28.7, 70.3, III 41.2, 48.20, giurni IIa 252.1, iorno(t. +5) I 78.6, IIa 99.8, 107.4, 153.1, III 20.1/giorno (t. + 18) I 75.6, 77.1, II 36.2, IIa (+14) 40.4, 50.2, 75.1, iuorno IIa 351.1; meczogiorno I 86.7.

In posizione intervocalica, l’esito locale è espresso con y in moya ‘moggio’ < MODIUS II 53.2, IIa 43589; se in hogi ‘oggi’ III 3.3, 21.3, IIa 295.1 g(i) è forse gra-fia di copertura per la semivocale (cfr. D’AMBRA, s.v. oje), hoggi II 69.2 (che è uno dei rarissimi casi di rappresentazione della geminata nelle Croniche: vedi infra)troverà spiegazione senz’altro dal fatto che si tratta della più volte menzionata co-pia di un bando590. Saranno gallicismi591 poi le tre occorrenze di adsegiò I 93.7, a-scegiò I 2.1592/assediò III 9.2, 19.4 e assegiata II 25.2; le forme con conservazione dotta del nesso sono tutte nel primo e nel terzo libro: adsediata I 80.1, assediata III 47.8 (e adsediato I 93.9, assediati I 78.5, assediato I 48.1, III 9.2, 28.1, assediar(e)III 48.18, assidiaro III 54.1, assedio I 84.1, III 11.3, 48.2.20, essedio I 106.3, III 9.2.4). Il nesso si conserva anche in adiuto I 96.6, IIa 2.6, 3.2, 307.1, III 9.3, 39.1 (ma per il resto sempre aiuto III (+8) 37.4 (2 volte).5, 51.12 e aiutar(e) III 28.28, 37.6, 38.3).

La rappresentazione nelle Croniche, almeno grafica, della geminata, che rappre-senta comunque una fase di sviluppo posteriore, è limitata, oltre al già citato hoggi(che, come pure saccheggiata II 69.2, si trova nella più volte citata copia di un bando: n. 582), nel lessema seggio ‘tribunale’ ‘ripartizione politico-amministrativa di Napoli’ che Fuscolillo usa in totale però solo quattro volte, nei §§ 80 e 81 (IIa80.1.1.2 81.1), insieme al plurale seggi IIa 80.2, optando invece per la scempia in tutte le altre occorrenze: segio (t. +23) segio II 50.2, IIa (+18) 60.1, 62.1, 64. Si ve-da oltre, per la mano β3: esseggio β3 203.1 e seggio β3 232.2.

588 Cfr. G. ROHLFS, Grammatica storica..., cit., § 278. Così anche in Loise, in cui prevale senz’altro l’esito semivocalico: cfr. V. FORMENTIN, LOISE DE ROSA, Ricordi..., cit., to. I, pp. 242-3.

589 Cfr. G. ROHLFS, Grammatica storica..., cit., § 276. 590 Cfr. n. 582. 591 Dal fr. assieigier, prov. asetjar: cfr. V. FORMENTIN, LOISE DE ROSA, Ricordi..., cit., to.

I, p. 244 e D’AMBRA, s.v. asseggiare e asseggio. Per altri riscontri, si vedano assegiao in Loise (P. SAVJ-LOPEZ, Appunti di napoletano antico..., cit., p. 40). assegiò, assecgiò in Lu-po De Spechio (A. M. COMPAGNA, a c. di, LUPO DE SPECHIO..., cit., p. 196) e assegiarenell’ Hist. Tr. (N. DE BLASI, Libro de la destructione de Troya..., cit., gloss., s.v.).

592 Potrebbe qui trattarsi di un isolato esempio di palatalizzazione davanti a vocale ante-riore, di tipo abruzzese, attestata anche nel Regimen (es. disce) e nell’Hist. Tr (es. scilen-tio): V. FORMENTIN, LOISE DE ROSA, Ricordi..., cit., to. I, p. 200, n. 552; si ricordi anche, nel Sommario Latino iniziale, il già citato obscedione(m) < OBSIDIONE(M) S 12.7.

Introduzione CXCVII

Da *-IDIARE593, in sacchigar(e) < I 91.3/sacchegiar(e) III 39.2, sacchegiarlaIII 55.5, sacchigato I 102.3 e nella forma derivata sachigam(en)to I 89.3/sacchigia-me(n)to I 56.2594, le grafie g e g(i), la prima adoperata solo nel primo libro, staran-no per l’affricata palatale595 o piuttosto per j596, secondo un esito documentato nel napoletano597 e del resto garantito senz’altro da sacchiaro I 93.8/sacchigiaro I 102.2 e sacchiata I 76.6/sacchigiata IIa 13.1, sacchigiatola I 26.1 nonché saccheg-giata IIa 69.2598 e sacchegiati III 28.21, sacchegiato III 50.1. Si aggiungano guirre-gia(n)do III 9.1 e pattigiorno II 20.4.

È legittimo da -DJ- post-consonantico l’esito palatale di orgi < HORDEUM IIa61.2, orgio IIa (+6) 2.1, 78.3, 85.3, di contro allo sviluppo toscano orzo599.

Da MEDIU, si segnala infine la forma tipicamente meridionale con la scempia meczo (+31) II 30.2.3, 40.1, mecza (+8) III 39.2, IIa 60.1, 78.4, mecze II 37.2, mecziIIa 4.2 (e si veda nella mano β, meso, mezo)600.

Altre mani. Da DJ- è assoluto l’esito toscano: giornate β2 206.1, giorni β1 34.9, β1 35.1, β1 36.8,β2 40.12, β2 244.5.7.9, β3 196.9, giorno β135.5; il nesso -DJ- intervocalico si conserva in adio(n)ger(e) β1 36.16; l’esito locale è in adsegiati β1 35.1; la geminata si legge esseggioβ3 203.1 (in Fuscolillo invece assedio ed essedio, cfr. sopra); infine segnalo anche qui il le-gittimo esito palatale di <h>orgio β3 229.3, orgi β2 237.3.4.6 (4 volte).7.9.13, orgioβ3 229.1.2, β2 237.1.4.9.19. Ancora da -DJ-, mezo β3 229.1, β2 237.19, β2 244.12 alterna con meso β2 237.4.

V.2.2.17. Nessi di consonante + J: esiti di -BJ- e -VJ-

Da -BJ- in Italia meridionale l’esito è l’affricata palatale intensa, nel territorio laziale-abbruzzese è invece j601; quest’ultimo sviluppo si potrebbe forse riconoscere

593 G. ROHLFS, Grammatica storica..., cit., § 1160. 594 Si aggiungano ancora, come contro-esempi, sacchigiao I 6.1, 77.4, sacchigero I 89.1,

II 20.2, III 13.4, sacchegiava III 55.6, sacchigiò I 93.18. 595 Nel Carteggio Acciaioli (lettere di Iuliano da Firenze) si incontrano le grafie -c- e -g-

per l’affricata palatale e sonora: caschuno, achoncare; gà, ragone: cfr. N. DE BLASI, Tra scritto e parlato..., cit., II.268.269.270.

596 Cfr. C. MERLO, Vicende storiche della lingua di Roma. I. Dalle origini al sec. XV, in Saggi Linguistici, cit., p. 53.

597 Cfr. D’AMBRA, s.v. sacchejare e ANDREOLI, s.v. sacchïare.598 Si ricordi, come s’è già detto, che questa rara occorrenza con la geminata si legge nella

copia di un bando nel 1559 trascritto nelle annotazione del secondo libro: cfr. n. 582. 599 Difatti per questa forma è diffusa nell’Italia meridionale anche l’affricata palatale: cfr.

il nap. uorg e il marchigiano e calabrese meridionale orgu (G. ROHLFS, Grammatica stori-ca..., cit., §§ 278 e 276).

600 Cfr. il napoletano miez vs. mes dei dialetti della Campania settentrionale e mesu, dif-fuso nel Lazio meridionale (G. ROHLFS, Grammatica storica..., cit., § 278); si consideri i-noltre l’oscillazione mezo/miezo nell’ Hist. Tr. (N. DE BLASI, Libro de la destructione de Troya..., cit., p. 376).

Nadia Ciampaglia CXCVIII

nel toponimo Mo(n)tescaiuso ‘Montescaglioso’ III 24.3/Mo(n)tescaviuso III 25.8 da ricondurre a SCABIOSUS ‘scabbioso’, con allusione all’aspetto aspro del terri-torio e con accostamento a *CAVEOSUS ‘ricco di caverne’602. Il nostro testo, dun-que, nella seconda occorrenza riprodurrebbe l’attestazione (a. 1085) comes montis scaviosi603, mentre nella prima mostrerebbe invece lo sviluppo VJ > j; la forma i-percorretta dell’attuale toponimo Montescaglioso, con gl non etimologico, potrebbe di conseguenza essere reattiva allo sviluppo LJ > j tipico dell’area mediana604.

Per le forme del verbo ‘avere’ nei testi di area napoletana e meridionali in gene-re si alternano, almeno graficamente, i/y e gi605; quest’ultima grafia rappresentereb-be l’esito affricato palatale intenso, di contro ad una probabile realizzazione con semivocale celata dalla prima606. In Fuscolillo hagio IIa 388.1, III 30.7, 40.3, 58.10 alterna con ho III 2.1, 34.7, IIa (+5) 102.1, 115.2, 170.4 (cfr. § V.3.1.8 e nn. 832 e 830). Ci si chiede se la grafia gi possa qui però, considerata la differente zona di provenienza del nostro testo, valere j607 e quindi, di contro al nap. aggio, leggersi ajo come nella zona mediana ed alto-meridionale; elemento del resto comune a tutti i territori ad oriente e a mezzogiono della linea Roma-Ancona, vale a dire dell’I-talia mediana, è difatti la conservazione della semivocale non solo come esito di J iniziale e intervocalica (in cui sono confluiti DJ e G + vocale palatale, sviluppo che pare rispettato nel nostro testo: § V.2.2.13) ma anche di BJ e VJ608. S’è già detto del resto che Fuscolillo adopera solo in rarissimi casi la grafia gg609.

Nel congiuntivo dei vb. ‘dovere’ e ‘avere’ si ha invece sempre la grafia latineg-giante bi, talvolta scempia: debbiano II 54.15/debiano IIa 181.1, debia III 58.12; si aggiunga l’indicativo debiamo III 58.12; habia II 30.2, 30.6, III 31.7/habbia II (+4) 30.4, 54.4.7, IIa 69.2, 283.1, 322.1, habiamo III 27.7, habiano II 54.7, IIa 245.6/ habbiano II 53.2, 54.10, IIa 220610.

601 Cfr. G. ROHLFS, Grammatica storica..., cit., § 274. 602 Cfr. DT, s.v Montescaglioso.603 Ma si vedano anche montis caveosi e montis Scabiosu (ivi).604 Cfr. § V.2.2.20. 605 Cfr. ayo, deya nell’Hist. Tr. (N. DE BLASI, Libro de la destructione de Troya..., cit., p.

372), hagio in Galeota (V. FORMENTIN, FRANCESCO GALEOTA..., cit., p. 53), aio/agio in Loise De Rosa (P. SAVJ-LOPEZ, Appunti di napoletano antico..., cit., p. 40), agio/ayo in Ceccarella e De Spechio (per una sintesi, si veda N. DE BLASI, Campania..., cit., p. 181).

606 Per un’ampia rassegna sul polimorfismo del doppio esito da BJ nelle voci del vb. ‘ave-re’, con relative considerazioni sull’ipotesi di una loro specializzazione funzionale, cfr. V. FORMENTIN, LOISE DE ROSA, Ricordi..., cit., to. I, pp. 237-8 e nn.

607 Secondo C. MERLO, Saggi linguistici, cit., p. 53, gj sta per j negli antichi testi mediani; cfr. anche P. TRIFONE, La confessione di Bellezze Ursini..., cit., p. 119 e n. 85 e G. SCHIRRU,Profilo linguistico dei fascicoli..., II, p. 142.

608 Cfr. U. VIGNUZZI, Il volgare nell’Italia mediana, in L. SERIANNI, P. TRIFONE, Storia della lingua italiana, Torino 1994, pp. 329-372, a pp. 337-8; inoltre F. AVOLIO, Bom-mèspr . Profilo linguistico..., cit., p. 69.

609 Cfr. V.2.2.16 per i limitati casi di rappresentazione della doppia da -DJ-; non si legge mai l’affricata palatale intensa in Fuscolillo da -J-, a differenza della mano β: cfr. V.2.2.13.

610 Cfr. M. CORTI (a c. di). P. J. De Jennaro..., cit., p. CXXXVII.

Introduzione CXCIX

Altre mani. Mano β. debia β2 237.6/debbia β2 237.6.19.22, debiano β2 237.4.6/debbiano β2 237.6.7.9; habbia β2 237.15, habbiano β2 237.10.12.

V.2.2.18. Nessi di consonante + J: esiti di -SJ- e -SSJ-

Da SJ, l’esito napoletano, comune ai dilaletti meridionali, è la sibilante alvolare sorda in luogo della palatale affricata della lingua letteraria611; la fricativa palatale è invece il normale sviluppo nei dialetti alto-meridionali612. Non è netta comunque la divisione fra i due sviluppi; nel romanesco, ad esempio, da una fase più antica con la sibilante alveolare sorda si passa presto alla sibilante palatale come nel tosca-no613. In Fuscolillo i due esiti si alternano nelle voci del vb. ‘bruciare’:

abrusciar(e) III 39.2, brusciar(e) III (+4) 19.1, 43.3.4 (e brusciarla III 57.11), brusiar(e) I 94.2; abrusciaro III 43.2, adbruscero IIa 183.1/abrusaro I 97.14, adbrusaro IIa 177.4 e ab-brusarno I 75.3; abrusciò IIa 385.2, adbrusiò I 78.3/abbrusao I 97.13; brusciata IIa 69.2, a-brusiata IIa 27.1 (con si corr. su cz), brusiata I 78.3/brusata IIa 13.1; adbrusciavano III 43.2614.

La medesima alternanza è anche in Perosa III 32.8/Perosia IIa 79.4, in cui la grafia si indicherà la sibilante palatale, più che essere un latinismo615.

611 Cfr. G. ROHLFS, Grammatica storica..., cit., § 287. La sibilante alveolare sorda domina nei testi napoletani sin dal ’300 (N. DE BLASI, Campania..., cit., p. 182); cfr. ad es. basata,presone, presonia in Lupo De Spechio (A. M. COMPAGNA, a c. di, LUPO DE SPECHIO..., cit., p. 201); basata, abrusa in Galeota (V. FORMENTIN, FRANCESCO GALEOTA..., cit., p. 54), presone, camisa in Loise De Rosa (P. SAVJ-LOPEZ, Appunti di napoletano antico..., cit., p. 40). Non mancano però eccezioni; si veda ad esempio, in De Jennaro bruso accanto a abru-scia, abrusciar: M. CORTI, a c. di, P. J. DE JENNARO..., cit., p. CXXV.

612 Cfr. F. AVOLIO, Bommèspr . Profilo linguistico..., cit., p. 69. Per i testi di area media-na, si vedano ad es. nel Carteggio Vaianese abrusciare, abrusciata, camiscia; l’unica forma in sibilante sorda, camisa, appartiene alla mano di uno scrivente di origine meridionale: cfr. M. PALERMO, Il Carteggio Vaianese..., cit., pp. 74-5; in Bellezze, basciamo (P. TRIFONE, Laconfessione di Bellezze Ursini..., cit., p. 120).

613 P. TRIFONE, La confessione di Bellezze Ursini..., cit., p. 120 e n. 87. 614 Per il valore fricativo della grafia si, si veda quanto detto al § V.1.10. e cfr. M. CORTI

(a c. di), P. J. DE JENNARO..., cit., pp. CXI e CXXVI. Per i riscontri del vb. ‘bruciare’, vedi sopra, n. 612.

615 Perosa si legge anche nei cosiddetti Giornali di Giuliano Passaro, ms. Branc. IV B 10 della Bibl. Naz. di Napoli, c. 71v (si cita direttamente da quello che è stato individuato da chi scrive, nel corso dell’attività di ricerca post-dottorato, come buon manoscritto,nell’accezione individuata da Bédier). Formentin invece segnala in Loise De Rosa il “dot-to” Perusia accanto al “popolare” Perosa (V. FORMENTIN, LOISE DE ROSA, Ricordi..., cit., to. I, p. 247); anche per Savj-Lopez non c’è «nessun š da sj, come in più antichi testi» (P. SAVJ-LOPEZ, Appunti di napoletano antico..., cit., p. 40). Va tuttavia ricordata, ancora una volta, la differente provenienza geografica del nostro testo: Peroscia è attestato ad es.

Nadia Ciampaglia CC

Nelle forme raggruppate di seguito, invece, domina la sibilante alveolare sorda:

pesone ‘pigione’ IIa 357.3 (e si aggiunga penone IIa 253.1, che si è preferito emendare, trat-tandosi verosimilmente di un caso di assimilazione grafica), il comunissimo presone ‘pri-gioniero’ I 39.1, 61.1, 95.4, IIa (+6) 101.4, 106.4, 110.5, III 24.2, 32.5 e ‘prigione’ III 21.5, 31.7, 48.12, p(r)esone I (+9) 61.1, 64.5, 73.1, p(re)sone I 13.3, 64.4, III 28.16, 30.21, p(re)soni III 13.5, 26.9, presonia IIa 256.1, presuni I 64.1, 78.1, IIa 27.1, 164.1, 103.6, p(r)esuni I 70.2, p(re)suni III (+8) 21.4.7, 31.1, pr<o>sone IIa 214.3. Si aggiungano il francesismo Loisi < ALOISIUS IIa (+10) 79.1, 79.2.4, III 26.13, 27.10, 27.11, Loise III 27.1, Loyse I 85.7, 99.2, Luise (+8) III 21.6, 24.2, 25.2, Luisi (+5) III 27.8, 28.2.14.25. A parte si pone la voce dotta ecclesia (t. +51) III 11.6, 13.2, 15.2, ecclesie (t. +19) II 11.1.2, III 12.6 in cui il nesso è sempre conservato.

In arthesani IIa 306.1 < -E(N)SJANU, s potrebbe forse stare per [š]616, anche se è documentato l’esito con sibilante alveolare sorda per questo suffisso alquanto ra-ro nell’Italia meridionale617.

Da -SSJ- > [šš], secondo l’usuale esito dell’Italia meridionale618, in Campoba-scio < *BASSIUM III 55.1, 57.12, 58.6 e bassio I 94.3619. Dal nesso secondario < NE-IPSI-UNU, nesciuna II 35.5, 54.15, IIa (+4) 78.4, 88.1, 128.2, nesciuno II 35.12, IIa (+8) 2.5, 11.4, 85.5, nessciuna IIa 116.1 (con c nell’interlinea), nessciunoI 95.2, II 19.6, 37.4, IIa (+5) 78.2, 105.1 (con i inserita su u), 106.7 e nessiuno II 35.9620.

Va a parte invece grassa ‘grascia, provvista alimentare’ (+23) IIa 2.2, 3.1, 4.1 etc. e ‘spezie di magistratura che vigilava all’abbondanza ed al giusto peso de’ mercati’ nel sintagma commissario de la grassa, IIa 2.1, 181.1, 302.1, in cui proba-bilmente l’esito è la sibilante alveolare sorda intensa621.

nell’ant. dialetto perugino (G. ROHLFS, Grammatica storica..., cit., § 287) ed è, ad es., in Bellezze (P. TRIFONE, La confessione di Bellezze Ursini..., cit., p. 120).

616 Cfr. D’AMBRA, artisciano; si veda anche archibusi.617 G. ROHLFS, Grammatica storica..., cit., § 1071. Si veda ad es. in Loise artesane (V.

FORMENTIN, LOISE DE ROSA, Ricordi..., cit., to. I, p. 246 e n. 690); artesano è attestato nel nap. ant. dal LEI 3, 1423-4.

618 Cfr. G. ROHLFS, Grammatica storica..., cit., § 288. 619 Cfr. bascio in Galeota (V. FORMENTIN, FRANCESCO GALEOTA..., cit., p. 54), ma anche

in Aloisio e Rustico (M. VITALE, Il dialetto ingrediente internazionale..., cit., pp. 77-8). 620 Cfr. ANDREOLI, s.v. nisciuno; G. ROHLFS, Grammatica storica..., cit., § 288; nisciuno

in Bellezze (P. TRIFONE, La confessione di Bellezze Ursini..., cit., p. 120); nisciu-no/nissuno/nisuno nel Carteggio (M. PALERMO, Il Carteggio Vaianese...cit., p. 75). Per la grafia si con valore di sibilante palatale, si veda qui, § V.1.10.

621 Cfr. D’AMBRA, s.v. grassa. Formentin ritiene più probabile che queste voci derivino piuttosto da una base CRASSA, senza semivocale: cfr. qui, § V.1.1.10 e n. 270.

Introduzione CCI

Altre mani. Mano β. Da -SJ-, basar(e) β3 196.5, presone β 34.3.5.9, β1 36.18, presuni β1 36.20; la frica-tiva palatale da -SSJ- è in nesciuna β1 35.5, β2 237.6.23. Da segnalare cagione622 β2 244.11, che non a caso compare nel paragrafo 244, di cui s’è già notata la natura letteraria; infine, da -E(N)SJANU, artesani β1 35.1.

V.2.2.19. Nessi di consonante + J: esiti di -CJ- E -(P)TJ-

L’esito in affricata dentale da CJ, comune in area meridionale allo sviluppo di TJ, era forse in passato più esteso rispetto alla distribuzione odierna, che vede come limite settentrionale la linea Salerno-Lucera623. Si consideri che nel napoletano an-tico e ancora fino al Cinquecento più diffusa era la presenza dell’affricata dentale laddove oggi si incontra l’affricata palatale e che gli esiti dentali prevalgono anche attualmente nei dialetti irpini e nel Cilento624. Questo sviluppo è ampiamente rap-presentato nelle Croniche, tanto, a quanto pare, da interessare come s’è visto pure i nessi secondari cj di PL e CL (§ V.2.2.14). Di seguito l’elenco delle forme ricondu-cibili, a vario titolo, a -CJ- > [tts]; si noti che davvero pochi sono gli sviluppi in af-fricata palatale, per lo più limitati alle scritture non spontanee625:

adczoch(é) II 54.13/acciò IIa 69.2 (ma si tratta della copia di un bando: cfr. n. 582), III 31.3, braczio IIa 2.6, 342.2, Braczio III 43.6.7/Braccio III 42.1.3, cathenaczi IIa 20.1.2, cziòIII 30.7, facze III 12.1626, faczie IIa 286.2/faccie III 13.3, Francza I 91.1, IIa (+4) 14.1.2, 26.1, Fra(n)cza I(+30) 75.1.6 (2 volte).8 (2 volte), II 16.1 (2 volte), IIa (+8) 2.6, 14.1, 26.3, III (+5) 19.2, 21.6, 24.3, Fra(n)czia I 51.1 (3 volte), IIa 27.5, Fra(n)za I 2.2, 78.2627, inter-

622 Cfr. invece in Loise, ad es., acchaisone (V. FORMENTIN, LOISE DE ROSA, Ricordi...,cit., to. I, p. 247).

623 Cfr. G. ROHLFS, Grammatica storica..., cit., § 275 e F. AVOLIO, Il limite occidentale dei dialetti lucani nel quadro del gruppo “altomeridionale”: considerazioni a proposito della linea Salerno-Lucera, «L’Italia Dialettale» 52 (1989), pp. 3-6 e 15-6. Per la possibilità che l’affricata palatale rappresenti lo sviluppo indigeno nel meridione secondo la tesi di Merlo, per il quale invece l’esito in affricata dentale avrebbe origine dalla confusione con i conti-nuatori di TJ, si vedano ricapitolazione e considerazioni di V. FORMENTIN, LOISE DE ROSA,Ricordi..., cit., to. I, p. 240 e n. 669. L’esito assibilato è evitato da Galeota, esteso invece in Ceccarella (V. FORMENTIN, FRANCESCO GALEOTA..., cit., pp. 53-4), ben documentato nell’Hist. Tr., in Loise De Rosa (facczio, faccze, lancze) e in Ferraiolo; in quest’ultimo, ac-canto a forme quali lanza, lanzate compaiono anche esiti palatali quali facie, bracio e bra-gia (cfr. N. DE BLASI, Campania...cit., p. 181).

624 Cfr. N. DE BLASI, F. FANCIULLO, La Campania, cit., p. 661. 625 Proprio la rarità di allografi con cc e la loro distribuzione nelle scritture non spontanee

concorre nel far attribuire valore di affricata dentale alle grafie cz(i)/ccz(i); cfr. § V.1.11. 626 In tutta l’Italia meridionale questo lessema (< FACIE) presenta l’affricata palatale in-

tensa (G. ROHLFS, Grammatica storica..., cit., § 275), ma, fino al primo Cinquecento, a Na-poli era invece diffusa l’affricata dentale; si vedano, ad esempio, facczie, faccze in Loise (V. FORMENTIN, LOISE DE ROSA, Ricordi..., cit., to. I, p. 241 e n. 672).

627 Per fra(n)czisi, che in realtà proviene da c postconsonantica seguita da vocale palatale, vedi infra e nn. 629-10.

Nadia Ciampaglia CCII

cziato IIa 128.14, la(n)cza IIa 84.2, III 28.28, la(n)cze II 19.3, III 32.10, lacza IIa 84.2, Lac-zalogna IIa 312.1, 353.3, 363.1, lacze IIa 313.3, Lanczalogna IIa 357.2, La(n)cza[logna] IIa384.1, La(n)czalo(n)gna IIa 100.11, La(n)cziano III 48.22, Marczanisi I 90.1, ocze IIa360.1, oncze IIa (+15) 22.1.2, 92.1, III 34.10, 40.3 (2 volte), o(n)cze II 30.4 (2 volte), IIa(+11) 53.1, 98.4.6, quartuczaro IIa 78.10/quartuciaro IIa 357.3, quartuczio IIa (+20) 22.1.2, 46.1, quartuczo IIa 44.3, 283.1, quarturzaro IIa 162.3, riczio IIa (+4) 16.2 (2 volte).3 (3 vol-te)/riccio IIa 17.1, torcze II 54.15, IIa 130.4, voccziaria IIa 162.2, ziò III 58.10/ciò III 13.4, zioè III 34.3/cioè I 97.13, 100.2, III 48.27, zò I 76.9, zoé I 58.2, 68.1, 103.1, II 20.8. Suffis-so -ACEU: Caracziola I 7.1, 84.5, 85.9, IIa 134.6, III 51.7, Caraziola IIa 341.1, Caracczio-la I 70.2, Caraczolo III 28.17. Suffisso -UCEU/A: Galluczio IIa 29.2, 128.13/Gallucio IIa165.3, III 11.3, Petruczia I 8.1/Petrucia III 43.6, Petruczio IIa (+4) 2.8, 186.2, 194.3/Pe-truccio IIa 255.1. Si aggiunga lo sviluppo affricato dentale nel verbo fare faczio di β (cfr. n. 623).

Non da CJ, ma da c postconsonantica seguita da vocale palatale, il cui esito nell’Italia meridionale e centrale è l’affricata palatale, così come in posizione ini-ziale assoluta628, abbiamo invece ancora l’affricata dentale di calcze IIa 344.1, por-czi IIa 141.1.3, 154.1 (ma porcho IIa 78.10, 141.1.3), vacczina IIa 279.1/baccina III 27.20 (e baccine IIa 78.5). Per Rohlfs, «nel caso in cui invece di c il risultato è z...citroviamo davanti ad influssi provenzali e francesi»629; nel nostro caso, però, la spiegazione potrebbe ricercarsi nella più estesa distribuzione dello sviluppo assibi-lato, che s’è già visto interessare gli esiti secondari di PL e CL (§ V.2.2.14). Va a parte l’isolato fra(n)czisi I 92.1/fra(n)cisi I (+34), II 16.1, IIa 14.1, III 20.1, 367.1: si veda quanto afferma Andreoli, s.v. francese: «più volg. franzese». Si spiegherà dunque per ipercorrettismo, se non non per assimilazione grafica alla consonante della sillaba successiva630, l’unica occorrenza fransese I 89.2 (per il resto, sempre francese). Si aggiungano infine admarcziava IIa 286.3 (fr. marcher), scanzellata IIa69.2 (fr. chanceler), spaccziò I 93.13, spa[c]zati I 90.1 (prov. despachar), cartucze (fr. cartouche) IIa 388.1. Si aggiunga qui picczioli IIa 27.5 (per cui § V.2.2.22 e n. 657).

Come s’è già detto, in Italia meridionale gli esiti di TJ coincidono con quelli di CJ, confluendo nell’affricata dentale; anche in questo caso sono pochissimi gli svi-luppi in affricata palatale (cfr. sopra, n. 625):

aco(n)cziò II 48.2, adco(n)czata IIa 123.1, adco(n)cziata IIa 274.1, adco(n)czate I 64.5, ad-co(n)cziar(e) IIa 123.1, adco(n)czi[a]va IIa 139.3 < * COMPTIARE, cacczero IIa 271.4, caccziato I 97.4 (ma cacciate I 66.1), cacziar(e) III 30.18/cacciar(e) IIa 104.2, 112.3 (e cacciaro III 32.3, cacciò IIa 68.2), ca(n)cziava IIa 104.4, il toponimo campano Capaczia I

628 Cfr. G. ROHLFS, Grammatica storica..., cit., § 265. 629 Ivi.630 Si legge invece, in Loise, sempre francese, francise, francioso (V. FORMENTIN, LOISE

DE ROSA, Ricordi..., cit., to. I, p. 678, n. 242), franzesi in Bellezze (P. TRIFONE, La confes-sione di Bellezze Ursini..., cit., p. 111). Una possibile assimilazione è forse in Piase(n)siaIIa 79.3, ma altri motivi spiegheranno invece palavisini IIa 79.2: cfr. qui, § V.2.22 e n. 654.

Introduzione CCIII

78.1, Capaczi[a] I 67.3631, come(n)cza II 1.1, III 1.1, co(m)mecza(n)do IIa 224.1, co(m)-meczò IIa 124.1, co(m)me(n)cza IIa 355.1, co(m)me(n)czao IIa 257.1, co(m)me(n)czate IIa162.3, co(m)me(n)czato IIa 256.1, co(m)me(n)cze(n)no IIa 130.1, co(m)me(n)czero IIa 40.6, co(m)m<e(n)>czao ctr. II 32.1, co(m)micziò II 36.2, co(m)mi(n)czaro I 103.4, croczia II 16.2, cu(n)czio IIa 108.3, incom(en)zaro I 78.6, inco(m)me(n)czato IIa 48.1, inco(m)-me(n)cza(n)do III 2.1, inco(m)me(n)czar(e) III 25.5, inco(m)miczò I 93.19, inpaczio II 35.9. L’esito affricato dentale è anche in come(n)saro III 28.16, comesaro III 28.14, incominsao I 4.1, income(n)sa(n)do III 6.1, i(n)come(n)sò II 20.9, i(n)co(m)me(n)sò III 7.4, in cui com-pare la grafia ipercorretta ns in luogo di nz (cfr. § V.1.11). Si aggiunga il gallicismo scur-rucziato IIa 209.2 (fr. courroucier < * CORRUPTIARE), in cui pure la grafia avrà valore dentale (si veda sopra, scanzellata).

Da RATIONE, attraverso il francese raison632, si ha raisone IIa 86.2, 110.2.3, rasone III 12.3/ragione II 30.4, rasoniava IIa 39.1, staisone II 32.1, 36.2, IIa 78.5, staisoni IIa 277.1/stagione IIa 219.1. Si noti l’alternanza con i due sporadici esiti toscani, giustificati nel primo caso senz’altro dal fatto che il paragrafo in questione è in realtà la copia di un bando emanato dal Cardinal Colonna nel 1531; per quanto riguarda invece stagione, non è da escludere che Fuscolillo stesse in qualche modo citando in modo indiretto i provvedimenti presi dal consiglio tenutosi a Sessa per provvedere, tramite l’istituzione di un monte di pietà per il grano, ai numerosi po-veri in dfficoltà per la mala stagione che ène de la presente estate.

Altre mani. Mano β. Nelle mani β1 e β3 si registra sempre l’affricata dentale: Galluzio β1 36.4, scara-muczavano β135.5, scaramucze β1 34.11, Fra(n)za β3 203.3, Galluczio β3 196.4, Petruczioβ3 196.3. In β2 c’è alternanza delle grafie; in particolare, nel più volte citato paragrafo 244 si legge l’affricata palatale anche nelle forme del vb. ‘cominciare’, che in Fuscolillo presen-tano sempre l’affricata dentale: acciò β2 237.6, β2 244.24 (2 volte)/acziò β2 237.6, facce‘faccia’ (sost.) β2 244.4, faccia (vb.) 210.1, braczio β2 40.14.15 (3 volte); cominciò β2244.5 e incomi[n]ciato β2 244.15. Le cose cambiano però negli altri paragrafi redatti da β2:difatti, nella copia dell’atto relativo alla registrazione dei fatti miracolosi accaduti in una chiesa di Capua, β2 scrive invece inco(m)me(n)zato β2 237.3, ziò β2 237.3; solo qui, poi, si registrerebbe, stando la grafia, lo sviluppo affricato dentale nel verbo faczio633 β2 40.18.Mano γ : caczia 148.2, cartucze 152.2.

631 La base potrebbe difatti essere CAPATIU: cfr. V. FORMENTIN, LOISE DE ROSA, Ricor-di..., cit., to. I, p. 248.

632 Cfr. A. VÀRVARO, Siciliano medievale ‘rasuni’ e ‘virasu’: -s- da –TJ-?, «Medioevo Romanzo», V (1978), pp. 429-37. Per i testi napoletani, si veda raione, raioniavano, stai-sune in Loise (V. FORMENTIN, LOISE DE ROSA, Ricordi..., cit., to. I, p. 248), raysone, ra-ysune nell’Hist. Tr. (N. DE BLASI, Libro de la destructione de Troya..., cit., p. 375), staione,raion in Galeota (V. FORMENTIN, FRANCESCO GALEOTA..., cit., p. 54); rasione con il di-gramma si per la sibilante palatale in Ceccarella (ibid., p. 54). In area mediana, si veda ra-scione in Bellezze (P. TRIFONE, La confessione di Bellezze Ursini..., cit., p. 119 e n. 81).

633 Anche per Formentin avranno valore di affricata dentale le forme del verbo FACERE che si leggono in Loise (facczio, facczo, facczoamo etc.): cfr. V. FORMENTIN, LOISE DEROSA, Ricordi..., cit., to. I, p. 241. Non si danno invece nelle Croniche esiti di PJ (e si ve-dano invece in Loise i problemi posti da sacczio, sacczo ‘so’: ibid., pp. 244-5 e n. 687).

Nadia Ciampaglia CCIV

V.2.2.20. Nessi di consonante + J: esiti di -RJ- e -LJ-

In Italia meridionale il nesso rj di -ARIUM, -ARIA ha risoluzione dialettale con di-leguo della semivocale (-RJ- > r)634, laddove nella lingua letteraria si registra inve-ce la perdita dell’elemento vibrante (-RJ- > j). Di seguito l’elenco delle forme, in cui è costante il primo sviluppo:

ca(m)panaro IIa 39.2, cauczolari IIa 21.3, 170.2, cauczolaro IIa 23.5, 170.7, frebaro I (+13) 3.1, 9.1, 51.1, II 61.1, IIa (+18) 44.1.4, 50.1, ienaro I 50.1, II 55.1, III 56.4, iennaro I 81.1, 85.1, 107.1IIa, II 38.1, IIa (+4) 78.1, 80.1, 334.1, III 25.10, ie(n)naro I (+9) 18.1, 49.1, 74.1, II 21.8, 33.1, IIa (+15) 49.1, 51.1, 116.1, III 20.3, 49.1, marinari I 97.8, IIa 110.5635, mi-gliar(e) I 93.7636, molari III 123.1 (di Balogno), murinari ‘mugnai?’ II 33.3 (2 volte)637, ne-cessaro II 35.7/necessario IIa (+4) 28.2 (2 volte), 245.3, III 39.5, 48.8, natar(e) ‘notaio’ IIa97.2 (con assimilazione grafica della protonica alla a della sillaba successiva), notar IIa360.1, notar(e) II (+7) 53.7 (2 volte), 54.14, IIa (+18) 60.2, 65.1, 92.1 (e si veda infra per la conservazione dotta del nesso in notario), para ‘paia’ IIa 361.1, pare ‘paia’ IIa 3.1, par(e) II 54.8. IIa 212.2, 246.2, paro ‘paio’ IIa 24.1, 78.7, quartuciaro IIa 357.3, quartuczaro IIa78.10, quarturzaro IIa 162.3, sostara ‘staio’ IIa 185.1 (2 volte) sostare IIa 283.1, 78.3, so-star(e) IIa (+6) 44.3, 45.1, 47.3, sostaro IIa 263.1, 279.1, 290.1638. Si aggiunga ferrari ‘fab-bri ferrai’ IIa 120.1, 222.1 371.1639. Sarà invece da ADIUTOREM autoro ‘assistente’ IIa221 2 (lo autoro...che dava ordine de fare venire...tutto quello che bisognava al mastro fo uno chiamato per nome Ioanfrancisco Russo).

Il nesso è invece conservato nelle voci dotte raggruppate di seguito:

(com)me(n)ssari IIa 180.2, co(m)messari IIa 301 3, co(m)messarii IIa 3.1, 285.1, co(m)messario IIa 2.1, (com)misario IIa 179.1, (com)missari IIa 6.2, co(m)missari IIa 300.3, 301.1, (com)missarii IIa 6.3, co(m)missarii IIa 301.4, co(m)missario IIa (+30) 11.1, 43.1, 76.1 e notario IIa 341.1640, necessario IIa (+4) 28.2 (2 volte), 245.3, III 39.5, 48.8/ne-cessaro II 35.7, secretario 64.2.5. Si aggiungano infine monasterii I 103.7, III 8.1, 25.2, monasterio II 15.1, III 23.4, 26.7.

634 Analogo sviluppo si registra anche in Umbria e nel Lazio: cfr. G. ROHLFS, Grammaticastorica..., cit., §§ 284-5. Per l’oscillazione dell’esito a partire dal ’300, si veda lo spoglio offerto da N. DE BLASI, Campania..., cit., p. 178.

635 Cfr. marinaro in P 1035 (M. CORTI, a c. di, P. J. DE JENNARO..., cit., p. CXXIX).636 Cfr. migliara in P 1035 (M. CORTI, a c. di, P. J. DE JENNARO..., cit., p. CXXIX).637 Cfr. mulinari in De Jennaro (M. CORTI, a c. di, P. J. DE JENNARO..., cit., p. CXXIX e

gloss., s.v, per il rimando al Cod. Cajet.).638 Cfr. ANDREOLI, s.v. staro.639 Cfr. ANDREOLI, s.v. ferraro; ferraro in Loise De Rosa (P. SAVJ-LOPEZ, Appunti di na-

poletano antico..., cit., p. 32). 640 Cfr. comesario nel Carteggio (M. PALERMO, Il Carteggio Vaianese..., cit., p. 73).

Introduzione CCV

Si ha palatalizzazione del nesso641 nel diffusissimo verbo saglire642 e nelle for-me raccolte di seguito:

saglie(n)no III 39.10, 48.19, sallgliero IIa 177.3, 326.2; con grafia ll643, sallissa IIa 357.1, sallite IIa 299.1, salliva IIa 357.1, sallìo III 45.1, sallire III 39.12, sallir(e) III 39.12, salliroIII 39.10; si aggiungano recollesse ‘raccogliesse’ IIa 327.3 e rocollesero IIa 327.1; inoltre, oglio IIa (+18) 44.3, 45.1, 47.3, olglio IIa 285.1644, balglìa ‘balìa’ IIa 341.1, valglìa IIa 360.1 (2 volte), vallglìa IIa 360.1, balglìa IIa 341.1 e probabilmente anche vallia (+8) IIa 337.1.4(3 volte), 359.1, ballia III 34.8645.

In vaglia ‘valga’ IIa 25.1 (2 volte) si può osservare la palatalizzazione della con-sonante finale del tema verbale, normale in toscano646. Qualche dubbio in più si pone per cavalliero III 34.9/cavalgliero III 21.6, 37.4.5, cavaliero III 54.3.5 e ca-vallieri III 21.7.8.12/cavalieri III 21.7 < CABALLARIUS, attraverso il prov. cava-lier. 647 Si segnalano a parte Corillano ‘Ioa(n)ni d(e) Corillano co(n)te d(e) Corillano’ III 26.4 (2 volte) e Corgliano IIa 153.1, Corlgliano (feudo di) IIa 83.1. A Terranova di Sibari (prov. Cosenza), non lontano da Corigliano (si tratta infatti di Corigliano Calabro e non Corigliano d’Otranto), Rohlfs attesta LJ >ll (es. fillu, pillare)648. Per quanto riguarda Mo(n)tescaiuso ‘Montescaglioso’ III 24.3/Mo(n)tescaviuso III

641 Com’è usuale in Campania; in Umbria, Lazio e Marche predomina invece j, come gra-do ridotto di un precedente esito palatale: cfr. G. ROHLFS, Grammatica storica..., cit., § 280.

642 Il verbo si incontra facilmente in questa forma nei testi napoletani, sia in verso, sia in prosa: cfr. M. CORTI (a c. di), P. J. DE JENNARO..., cit., pp. CXXIX-CXXX; V. FORMENTIN,FRANCESCO GALEOTA..., cit., p. 52; per Loise De Rosa, cfr. P. SAVJ-LOPEZ, Appunti di na-poletano antico..., cit., p. 42 etc.; si veda inoltre la rassegna offerta da M. VITALE, Il dialet-to ingrediente internazionale..., cit., pp. 77-8.

643 Per il valore palatale della grafia ll, cfr. § V.1.9. 644 Cfr. oglio in Bellezze (P. TRIFONE, La confessione di Bellezze Ursini..., cit., p. 118);

per Loise, cfr. V. FORMENTIN, LOISE DE ROSA, Ricordi..., cit., to. I, p. 78. 645 Di diverso parere è M. Corti, che considera vallìa in De Jennaro un caso di raddop-

piamento; più in generale la grafia ll non avrebbe valore palatale, ma documenterebbe la tendenza a non palatalizzare il nesso, come in scapillate (M. CORTI, a c. di, P. J. DEJENNARO..., cit., p. CXXVIII e CXXX). Un fenomeno analogo si registra talvolta a Sora (C. MERLO, Fonologia del dialetto di Sora..., cit., p. 197); tuttavia, dati gli esempi sopra ripor-tati, è indiscutibile che in Fuscolillo il nesso sia soggetto a palatalizzazione. Il passaggio LJ> ll è attestato da Rohlfs solo a Terranova di Sibari (prov. Cosenza): ad es. fillu, pillare (G. ROHLFS, Grammatica storica..., cit., § 280).

646 L’uscita in -go di valgo, infatti, non è etimologica: cfr. G. ROHLFS, Grammatica stori-ca..., cit., §§ 534-5; ad es., vagliono ‘valgono’ in Di Falco (M. GRIPPO, a c. di, BENEDETTO DI FALCO..., cit., p. 99). Analogamente, si veda vegna ‘venga’: infra, § V.2.2.21 e n. 650.

647 Nel DELI, s.v. cavallo, si attestano le forme cavallere (av. 1098) e cavalliere (av. 1141).

648 G. ROHLFS, Grammatica storica..., cit., § 280. A Corigliano d’Otranto la dizione in grico del toponimo è invece Coriiàana.

Nadia Ciampaglia CCVI

25.8, s’è già detto che l’attuale toponimo offre una grafia gl non etimologica, da ricondurre probabilmente ad una reazione all’esito LJ > j dell’Italia mediana649.

Altre mani. Mano β. Si verifica la palatalizzazione del nesso nel comune salgle(n)do β3 196.9; si ag-giunga, inoltre, oglio β2 41.1. Lo sviluppo -RJ- > r è in febraro β3 203.1, β3 204.1; accanto ad aria β2 244.8, nella mano β2 si legge invece il letterario aere β2 244.10. Mano γ: no-tar(e) 148.6.

V.2.2.21. Nessi di consonante + J: esiti di -NJ- e -GJ-

Il nesso ha il normale esito nasale palatale diffuso in tutta l’Italia centro-meri-dionale (si vedano gli esempi riportati nel § V.1.8).

Si segnalano qui, invece, ma(n)tegna IIa 207.2 (e vedi infra, mano β3) e vegna‘venga’ IIa 64.2650.

Più particolari sono le forme integno ‘intendo’ IIa 128.2, inte(n)gno IIa 131.1, 161.1 (sempre adoperato nella formula secundo io i.) e vegna ‘venda’ IIa 259.2, che sono però dal nesso ND (cfr. § V.2.2.25) e che qui si segnalano nella possibilità che la palatalizzazione sia o analogica su tegno o possa piuttosto in qualche modo ri-condursi alla medesima opposizione già riscontrata per gli esiti di NG (logna vs. longa del napoletano)651; difatti, molti verbi con tema in d presentano una g aneti-mologica nel napoletano, come scengh ‘scendo’, vèngh ‘vendo’ e ntengh ‘inten-do’: il nesso ng, in questo caso secondario, avrebbe dunque partecipato dello stesso sviluppo nasale palatale da NG652.

Per quanto riguarda infine -GJ-, da PHRYGIUM, frisi ‘fregi’ IIa 128.14653.

Altre mani. Mano β. L’unico esempio di palatalizzazione del nesso NJ in β sembra essere ma(n)tegnaβ3 240.2 (ma la g è stata corretta su una precedente n, e la n risulta inserita nell’interlinea) che alterna con ma(n)te(n)ga β3 230.5 (il titulus è stato segnato sulla e).

649 Si veda dunque § V.2.2.17 e n. 603. 650 Per queste forme (come per vaglia ‘valga’: cfr. § V.2.20 e n. 646) andrà ricordato che

vengo e tengo presentano in realtà un’uscita in -go non etimologica, mentre le forme vegnoe tegno sono dell’antico italiano, originatesi in seguito alla palatalizzazione della consonan-te finale del tema verbale causata dalla j prodottasi nelle desinenze -eo /-io (cfr. G. ROHLFS,Grammatica storica..., cit., §§ 282, 535, 534); si vedano, ad es., vegnono in Bellezze (P. TRIFONE, La confessione di Bellezze Ursini..., cit., p. 18), mantegno, tegnerai in Galeota (M. VITALE, Il dialetto ingrediente internazionale..., cit., p. 82). Potrebbero dunque spie-garsi per analogia le forme iu(n)gneano, iu(n)gneva: cfr. V.2.2.15 e n. 581.

651 Per lo sviluppo NG davanti a vocale velare in Fuscolillo, si veda § V.2.2.15. 652 G. ROHLFS, Grammatica storica..., cit., § 535. 653 Cfr. ANDREOLI, s.v. friso; friso è anche in Ferraiolo: CFR. R. COLUCCIA (a c. di), FER-

RAIOLO.., cit., gloss., s.v.

Introduzione CCVII

V.2.2.22. Esiti di C davanti a vocale palatale

Si leggerebbe un esito sibilante di C seguita da vocale palatale in palavisini IIa79.2654 e forse anche co(n)serto ‘accordo’ IIa 100.2/co(n)certo IIa 79.2 (2 volte). Potrebbe invece spiegarsi per assimilazione grafica alla consonante della sillaba seguente Piase(n)sia IIa 79.3/Piace(n)sia IIa 79.1.3 (2 volte), con grafia ipercorretta ns, e Piace(n)cia IIa 79.1. Come si vede, queste forme si leggono tutti nello stesso paragrafo, in cui si raccontano sotto l’anno 1547 gli episodi di violenza accaduti a Piacenza, con l’uccisione di Pierri Loisi Flenese, figlio di papa Paolo III.

Per quanto riguarda invece gli sviluppi di C postconsonantica davanti a vocale palatale, come in calcze IIa 344.1, porczi IIa 141.1.3, 154.1, fra(n)czisi I 92.1, s’è già detto che si potrebbe trattare di un’estensione secondaria del fenomeno dell’assibilazione di CJ, piuttosto che di un influsso francese, benché, va detto, il fenomeno interessi anche i francesismi admarcziava IIa 286.3 (fr. marcher), scan-zellata IIa 69.2 (fr. chanceler), spaccziò I 93.13, spa[c]zati I 90.1 (prov. despa-char), cartucze (fr. cartouche) IIa 388.1655. Sarà difatti un francesismo (ma davanti ad a) Riczardo (di Chiaromonte) III 25.8 (in altro contesto si trova invece Riccardo(s. Iacovo di Gaeta) III 32.7656.

Vada qui anche l’unica occorrenza di picczioli IIa 27.5 (ma picchole I 76.7, pic-chola II 33.2, piccola II 62.1, picchola IIa 40.1, piccola IIa 16.4, piccolo IIa 16.2), in cui pure la grafia avrà valore dentale657.

V.2.2.23. Dileguo di consonanti intervocaliche ed epentesi

È frequente nei testi napoletani la caduta della consonante intervocalica latina o romanza, inserita come suono consonantico di transizione tra due vocali658:

Cordua IIa 166.1, 200.1, fauretor(e) III 25.1, faurito IIa 207.3, fauriva IIa 369.2, hauto I 84.2659, iue(n)tù III 26.1, vituaglie IIa 4.1, victuaglia III 39.4, victuaglie IIa 179.1, III 48.17, victualglie IIa 302.1.

654 Nella strega Bellezze si legge cosina, in cui tuttavia «la grafia s dovrebbe celare una pronuncia palatalizzata» tenuto conto di cocina in Ursello (P. TRIFONE, La confessione di Bellezze Ursini..., cit., p. 111).

655 Cfr. § V.2.2.19 e nn. 628-10. 656 Cfr. n. 287. 657 Si veda quanto già detto nel § V.1.11 e n. 295 e ss. Per riscontri, cfr. pizolo nell’ Hist.

Tr. (N. DE BLASI, Libro de la destructione de Troya..., cit., 52.28), pizola (ibid., 76.5), pizo-lillo (ibid., 74.29); piczolo e pizolo si leggono nel Carteggio Acciaioli (N. DE BLASI, Tra scritto e parlato..., cit., II.2.8; II.5), pizuli e piczola in alcuni inventari di area lucana (A. M. COMPAGNA, Testi lucani del Quattro e Cinquecento..., cit., p. 51 e pp. 74-5); pizulo in Fer-raiolo (R. COLUCCIA, a c. di, FERRAIOLO.., cit., gloss., s.v.; cfr. inoltre, ibid., pizirille). È invece letteraria la forma pìciuolo in De Jennaro (M. CORTI, a c. di, P. J. DE JENNARO...,cit., gloss., s.v.). In Lupo De Spechio c’è pigiolo (A. M. COMPAGNA, a c. di, LUPO DE SPECHIO..., cit., gloss., s.v.).

658 Cfr. G. ROHLFS, Grammatica storica..., cit., § 339.

Nadia Ciampaglia CCVIII

Da PRAE(S)BYTER, accanto al plurale previti II 54.16, IIa (+13) 70.3, 179.1, 294.1 e previte IIa 322.2, con B > v, si leggono, con successivo dileguo della -v- se-condaria, anche preite II 49.1, 54.15, IIa 315.2, 360.1 e preiti IIa 127.3, che sono pure dell’italiano antico660. S’è visto che il tipo prete si legge invece solo nella ma-no β ( cfr. § V.2.2.2/c e infra).

Nei testi più antichi è usuale la caduta di d intervocalica; tale dileguo sarebbe rappresentato nel nostro testo esclusivamente in fei ‘feudi’ IIa 2.9, fiei IIa 369.1/fedoIIa 83.1, 108.2 (con -e- corretta su i), 153.1, III 34.8661 e Peimo(n)ti IIa 326.1.

Dilegua la g in brea(n)tini I 91.2662, breogna IIa 20.1 (con scambio b/v e metate-si)/vregogna I 103.7, sbaoctito IIa 39.2, sbauctiti IIa 106.8. Si aggiunga magaczeo‘magazzino’ IIa 265.3, 293.2, magaczei IIa 76.1, magazeii I 90.6 (cfr. ANDREOLI,s.v. magazzeno).

Talvolta al dileguo di una consonante intervocalica segue lo sviluppo di una consonante epentetica per evitare lo iato:

epentesi di v in seguito alla caduta di -g- in fravola II 63.1663; epentesi di g in fagor(e) II 49.3.5, IIa 80.1, 106.7, 110.4/favore III 51.2, favor(e) III 27.2, 58.6 e pagura664 IIa (+9) 27.4 (2 volte), 28.3.6, III 30.12, 35.3; treva I 93.5.6/tregua I 77.1, III 55.1, 59.4.

Lo iato viene evitato mediante l’epentesi di -g- in Magomet I 57.1/Maumet I 26.1, 42.1665.

Si registra assenza di epentesi consonantica nelle forme raggruppate di seguito:

arruinero (< RUINA) IIa 252.1, duana (arabo diwan) I 93.7.8, Genoa (< GENUA) IIa113.1.2, genoese I 87.4, IIa 42.3, 79.2, genoisi I 48.1, IIa 113.2, III 47.3, genoysi I 98.1, Ge-nua I (+6) 48.1.2, 72.1, IIa 114.1, 191.1, III (+7) 26.1, 39.7, 47.2, genuisi I 13.1, genuysi I 98.1, ma(n)tuano (< MANTUA) II 21.5, Padua (< PADUA) IIa 60.3, ruina (< RUINA) I

659 Cfr. ad es. haute, (à) ’uto in Bellezze (P. TRIFONE, La confessione di Bellezze Ursini...,

cit., p. 108). 660 Cfr. G. ROHLFS, Grammatica storica..., cit., § 215. 661 Si vedano fio, fie in Loise De Rosa; un’ampia bibliografia della forma, da fiego

dell’Hist. Tr. a feo di Rogeri De Pacienza, fino agli esempi di latino medievale campano (fevum, fegus) si può leggere in V. FORMENTIN, LOISE DE ROSA, Ricordi..., cit., to. II, s.v. fio, p. 773.

662 Cfr. briantino in De Rosa (P. SAVJ-LOPEZ, Appunti di napoletano antico..., cit., p. 46). 663 Cfr. G. ROHLFS, Grammatica storica..., cit., § 217. 664 Cfr. G. ROHLFS, Grammatica storica..., cit., §§ 215 e 339; la forma, che è anche del to-

scano, è molto comune, ad es. in De Jennaro e in P 1035 (M. CORTI, a c. di, P. J. DEJENNARO..., cit., p. CXXVIII), nei rimatori napoletani del ’400 (M. VITALE, Il dialetto ingre-diente internazionale..., cit, p. 79) e nei testi in prosa, come l’Hist. Tr. (N. DE BLASI, Libro de la destructione de Troya..., cit., gloss., s.v); l’esito si ritrova anche in testi non napoleta-ni, come in Bellezze (P. TRIFONE, La confessione di Bellezze Ursini..., cit., p. 109).

665 L’oscillazione Magomecto/Mahometto (e Mafometto, se non si tratta di errore) si legge anche in Lupo De Spechio: cfr. A. M. COMPAGNA (a c. di), LUPO DE SPECHIO..., cit.., p. 204.

Introduzione CCIX

103.7, II 35.2, ruinao IIa 26.5, ruinar(e) IIa 200.2, 258.3, III 38.3, ruinero IIa 201.1, ruinatoI 104.2, vedua I 85.6.

Per dicedocto, si veda § V.2.2.1/b. Si trattano a parte i casi di epentesi di nasale e vibrante (cfr. qui §V.2.2.28).

Altre mani. Mano α: fravola II 62.1. Mano β: si noti, accanto a preite di β1 36 1, l’unica occorrenza, in tutte le Croniche, di prete β2 206.1. Assenza di epentesi in dohane β2 237.20 (2 occorren-ze); la consonante intervocalica si conserva invece in tregua β1 35.3.4. Mano γ: faurir(e)148.5; dileguo e successiva epentesi di g in fagor(e) 148.6. Il dileguo è anche in bria 148.5.

V.2.2.24. Assimilazione e dissimilazione di consonanti.

Una consonante iniziale di parola può assimilarsi alla consonante con cui inizia la seconda sillaba666, come accade nel diffusissimo ciciliano I 93.10; una traccia del fenomeno è anche nella scrizione Sicilia III 12.7, in cui la s- è in realtà corretta su un’originaria c. Altri casi di assimilazione, come penone IIa 253.1, mome I 20.2 e,in posizione intervocalica, amima II 54.16, saranno da intendersi errori di esecuzio-ne grafica (e, come tali, sono stati emendati nel testo critico)667.

È diffusa nell’italiano antico (Alagna < ANAGNIA)668 la dissimilazione di A-la(n)[g]io ‘Anagni’ I 50.1, Alagno IIa 309.1, Alagno III 25.7. Al contrario, non si produce dissimilazione nella forma dotta i(n)vininato ‘avvelenato’ I 5.2669.

Per quanto riguarda i gruppi consonantici, l’assimilazione di sf > ff è in difface-ano III 27.20, diffacione III 33.4, diffacta III 49.1, diffacto III 36.2, diff<a>cto51.12, diffida ‘disfida’ I 93.9, diffidero I 93.9 ‘disfidarono’. Per la liquida l + con-sonante si possono segnalare ad adcuni IIa 106.6670 e (conte) Abbe III 6.4671. Per a(m)bbi ‘alba’ e per l’assimilazione di vibranti e nasale in posizione pre-conso-nantica, si veda § V.2.2.26 e n. 709672.

Altre mani. Mano γ: ciciliana 148.1.

666 Cfr. G. ROHLFS, Grammatica storica..., cit., § 331. 667 Segnalo che Rohlfs registra però nel nap. il tipo mammino ‘bambino’, in cui la conso-

nante iniziale si è assimilata alla m della sillaba successiva: G. ROHLFS, Grammatica stori-ca..., cit., § 331; la forma dissimilata arma è invece in Loise (V. FORMENTIN, LOISE DEROSA, Ricordi..., cit., to. I, p. 270 e D’AMBRA, s.v.).

668 Cfr. G. ROHLFS, Grammatica storica..., cit., § 328. 669 Cfr. veneno in De Jennaro (M. CORTI, a c. di, P. J. DE JENNARO..., cit., p. CXXX).670 Cristofano Grimaldo correggerà l’assimilazione, scrivendo ad alcuni; cfr. § III.4.1. 671 Si aggiunga Albi (ducha de A.), (+ 20) IIa 11.4, 12.1, 13.1, Alba IIa 303.1, 315.2,

330.1, Abla IIa 326.1. 672 La forma potrebbe infatti ricondursi alla stessa tipologia di apparsse, morxe, Sorbbel-

lo, da un lato e a(n)ddare, ca(m)ppi, tro(m)bbette dall’altro, e motivarsi come falsa ricostu-zione reattiva all’assimilazione di LB.

Nadia Ciampaglia CCX

V.2.2.25. Nessi -ND- > nn, -MB- > mm, NV > mm

L’assimilazione ND > nn, diffusa nel Mezzogiorno a sud della linea che va dal confine settentrionale del Lazio attraverso l’Umbria fino ad Ancona, con le note eccezioni rappresentate dai dialetti meridionali estremi673, è largamente rappresen-tata in Fuscolillo (con il relativo sviluppo di grafie ipercorrette nd in luogo di NN), così come accade in autori con poche pretese letterarie674. Si anticipa che l’assimilazione MB > mm appare invece sostanzialmente limitata a pochi casi, per lo più raggruppati nelle scritture non originali del primo e terzo libro, e mancano quasi del tutto, in questo caso, grafie ipercorrette; si direbbe dunque, che l’assi-milazione di ND sia più antica675. Di seguito l’elenco delle forme con ND > nn:

arriva(n)no IIa 104.3.4, 128.11/arriva(n)do IIa 128.11, ba(n)na I 96.5, II 60.1, IIa 110.5, 200.2 (2 volte), III 28.8, 50.5, 51.1/banda I 95.12, ba(n)ne I 103.1, IIa 162.1, 170.2/ba(n)deI 106.1, ba(n)nera IIa 224.1, III 7.6, 11.5/ba(n)dera II 16.2, IIa (+5) 128.9 (2 volte), 239.1, III 58.1 [e ba(n)dere II 23.4, III (+4) 28.14.15 (2 volte), 29.2, ba(n)der(e) III 29.3], banniIIa 301.3, ba(n)ni IIa 31.4, 85.2, 185.1, ba(n)no II (+5) 28.1.2, 30.2, IIa (+14) 2.5, 68.3, 69.1, banno IIa 259.1, ca(m)mine(n)no IIa 154.1, ca(n)ta(n)no IIa 70.1, co(n)-ta(m)mine(n)no IIa 80.1, co(n)nuta ‘condotta’ I 94.24 (cfr. glossario), dice(n)no III 27.15/dice(n)do III (+4) 9.3, 27.6.8, do(n)ne e < DE UNDE II 34.1, donn III 39.11, do(n)ne(+80) III 11.4, 17.5, 19.10, don(n)e III 50.4/donde II 46.2, dubita(n)no IIa 135.2, diffi-de(n)nose IIa 136.1, essenno III 39.9, esse(n)no III (+4) 29.2, 37.2, 39.5/essendo III 56.1, e(sse)ndo III 37.4, 57.13, esse(n)do III (+6) 7.6, 21.7, 27.7, face(n)no IIa 165.3, 208.5,

673 Cfr. G. ROHLFS, Grammatica storica..., cit., § 253. L’assimilazione dei nessi -ND- e -MB- non sarebbe ovunque indigena nell’Italia centro-meridionale; attribuita al sostrato osco, è in realtà fenomeno più tardo, il cui centro di irradiazione sarebbe stato l’Italia me-diana: cfr. A. VARVARO, Capitoli per la storia linguistica dell’Italia meridionale e della Si-cilia, I. Gli esiti di -ND-, -MB-, «Medioevo Romanzo», 6 (1979), pp. 189-206.

674 L’assimilazione di ND, ad esempio, non si trova mai nelle rime di De Jennaro (M. CORTI, a c. di, P. J. DE JENNARO..., cit., p. CXXX) ma è ampiamente attestata in Lupo De Spechio e Ferraiolo (cfr. N. DE BLASI, Campania...cit., p. 180); è limitata invece solo a po-chissime forme in Loise, senza alcun esempio di restituzione ipercorretta del nesso (V. FORMENTIN, LOISE DE ROSA, Ricordi..., cit., to. I, pp. 223-4).

675 Una asimmetria esattamente speculare (con rappresentazioni dirette e più numerose dell’assimilazione del nesso -MB- e sviluppo di relative grafie ipercorrette, di contro alla totale assenza di false ricostruzioni del nesso ND, con assimilazioni limitate a pochissimi esempi, si trova invece in Loise (V. FORMENTIN, LOISE DE ROSA, Ricordi..., cit., to. I, p. 228); l’ipotesi che ne consegue è che a Napoli l’assimilazione del nesso MB si sia diffusa prima di quella del nesso ND (ivi, p. 229). In effetti, l’assimilazione di ND manca nel napo-letano fino almeno al XV secolo (N. DE BLASI, Campania..., cit., pp. 180-9); l’unica atte-stazione è offerta dai Bagni di Pozzuoli, poemetto trecentesco per il quale Formentin avan-za però l’ipotesi di un rapporto con aree mediane e con l’ambiente linguistico culturale e-spresso dai Disticha Catonis di Catenaccio di Anagni: cfr. V. FORMENTIN, Dei continuatori del latino ILLE in antico napoletano, ««Studi Linguistici Italiani», 20 (1994), pp. 40-93 e 196-233, a p. 212, n. 175.

Introduzione CCXI

301.3/face(n)dose IIa 128.5, Fu(n)ni III 27.2, 54.3/Fu(n)di III 6.4, 25.7, 30.11, gra(n)ne II 42.2, IIa 16.1, III (+12) 12.5, 25.3.4/gra(n)de I (+13) 29.1, 48.2, 52.3, II (+4) 19.3.8, 34.1, IIa (+30) 25.2, 27.4 (2 volte), 28.3, III (+13) 8.1, 9.4, 11.3, gra(n)di III 21.1, grida(n)no III 13.5/gridando III 30.3, have(n)no IIa 337.2, III 47.3/havendo III 28.23, in(con)tra(n)no III 30.6, Minnocza ‘Mendoza’ IIa 242.1/Mi(n)do(n)cza IIa 259.1 (e Midocza IIa 112.1, Mi-do(n)cza IIa 249.1), naviga(n)no III 39.1, lege(n)na IIa 70.7, paghe(n)no IIa 313.1, pas-sa(n)no III 51.10/passando III 59.2, passe(n)do IIa 128.10/passe(n)no IIa 40.3, 385.2, pe(n)neva IIa 110.3, piglia(n)no IIa 11.4, porta(n)no III 27.10, prega(n)no IIa 193.1, 215.3/prega(n)dolo IIa 130.3, probe(n)na ‘prebenda’ IIa 49.1, q(uan)no III 33.3, 34.5/qua(n)do (+37) II 16.1, 18.2, III 18.1, q(ua)n(d)o III (+5) 3.1.2, 25.3, qua(n)do III (+4) 18.1, 24.2, 27.17, regratia(n)no IIa 130.3, respo(n)de(n)noli IIa 162.4, saglie(n)no III 39.10, 48.19, se(n)te(n)no III 46.4, 48.10/se(n)te(n)do III 28.25, 48.2.7, si(n)nici IIa245.5/sindici II 53.1, 55.2, si(n)dice IIa 128.11, sindici IIa 98.8, 130.5, 186.2, si(n)dici II 46.2, 55.2, IIa (+23) 23.3, 100.4, 106.2, si(n)dicii IIa 325.1, si(n)nico IIa 170.7/si(n)dico II 59.5, IIa (+11) 18.2, 53.2, 98.8 [e sidici II 53.7, IIa (+15) 30.2, 66.4, 97.2, sidico IIa (+11) 21.3, 94.1, 100.5; per sinicho IIa 213.1, 287.2 e sinici IIa 245.1, cfr. infra], sone(n)no IIa342.2, sta(n)nardo IIa 128.9/sta(n)dardo IIa 104.1, stendardo IIa 16.2, sta(n)no III (+5) 28.5.24, 32.3/sta(n)do III 9.2, ste(n)ne ‘stando’ IIa 104.5676, taglia(n)no III 50.2, tene(n)noIII 48.19, u(n)sscenno IIa 196.2, vedenno III 39.8, vede(n)no IIa 27.4, 128.10, III 31.6, 46.3, 54.2/vedendo III 35.1, vedennose III 29.3, vede(n)no I 78.4.7/vede(n)do I 5.3 (e vende(n)no‘vedendo’ III 28.17, forse per confusione con vende ‘venne’), ve<ne>(n)no IIa 128.2, ve(n)nuta ‘venduta’ IIa 22.1, 92.1, ve(n)nuti ‘venduti’ IIa 110.5, 224.1, vennuto ‘venduto’ IIa31 2, ve(n)nuto (+14) 22.1.2, 31.2, vive(n)no IIa 367.2, vole(n)no III 27.16. L’assimilazione investe anche il latino pete(n)na(m) IIa 70.1.

Numerose sono le forme ipercorrette con nd in luogo di nn677, a manifestare una resistenza verso lo sviluppo ND > nn che durerà molto a lungo678. Di seguito l’e-lenco delle forme:

Colo(n)da I 90.2/Colonna I 93.7, Colo(n)na I (+5) 95.14, 96.7, 97.6, II (+6) 20.1.10, 21.6, IIa 2.5, 385.2, colo(n)dello I 106.4, II 23.4, colo(n)de(n)do I 106.1679/colonello II 23.4, IIa11.2, 294.3.6, Colo(n)disi I 102.3, 103.6, II 20.1.9/Colo(n)nisi II 20.5, Mado(n)da IIa 239.1 (con d corr. su n)/Ma(d)do(n)na IIa 239.1, Mado(n)na IIa 70.1, 126.2, ma(n)dese ‘falegna-

676 Per questa forma sarà opportuno riportare il contesto: «et ipso (Cristo) ste(n)ne adsec-tato ad una seddia regale, llà ’na(n)ti ussciano tucti li Sa(n)ti Patri, et ongniuni de lloro de-cevano el dicto suo d(e) tucto quello ch(e) havevano p(ro)feticziato ’na(n)ti ch(e) fosse ve-nuto (Cristo)». Cfr. staenno, daenno nel Carteggio Vaianese (M. PALERMO, Il Carteggio Vaianese..., cit., p. 68); staienno nella Cronica dell’Anonimo Romano (P. TRIFONE, Roma e il Lazio, cit., p. 118) e nel diario del notaio di Nepi (ibid., p. 133).

677 Cfr. G. ROHLFS, Grammatica storica..., cit., § 237. 678 Perende si legge infatti in un testo salernitano del 1764 (edito in P. BIANCHI, N. DE

BLASI, R. LIBRANDI, Storia della lingua a Napoli e in Campania..., cit., p. 288). 679 In questa forma il secondo nesso nd potrebbe essere una grafia ipercorretta reattiva

all’assimilazione LD > ll; il titulus potrebbe quindi celare una scrizione colo(n)de(l)do. Perl’assimilazione LD > ll, particolarmente diffusa nella Campania settentrionale, si veda § V.2.2.10 e n. 515.

Nadia Ciampaglia CCXII

me’ < MANUENSIS II 45.1, IIa 107.7, 125.2, ma(n)disi IIa 125.2/ma(n)nese II 40.1680, pre-venerra(n)do II 53.2, Rave(n)de II 13.2, ’Sca(n)dio (Ascanio Testa) IIa 129.1/Ascanio (Ma-ria Sforza) I 28.1, Adsca(n)nio (Colonna) I 102.1, tira(n)dia III 27.14/tira(n)nia III 26.14, trovarra(n)do II 54.7/trovarra(n)no II 53.4, Tu(n)disi III 38.5, vende I (+18) 6.1, 15.1, 16.2, 25.1, 29.1, II 20.12, IIa (+4) 12.1, 214.4, 348.1, III 41.2/venne IIa (+5) 60.1, 76.1, 195.1, III (+18) 17.4, 27.10, 30.2, ve(n)de I 5.4, 56.3, II 14.1, IIa (+12) 4.1, 38.1, 67.1/ve(n)ne IIa(+57) 2.1, 2.3 (2 volte), 9.1, III (+12) 7.1, 9.4, 21.1, ven(n)e III 47.2, 51.11, vendero ‘ven-nero’ I 65.1, 90.3, 92.5, II 35.8, III 9.3, IIa 3.1, 215.2, ve(n)dero I (+4) 90.1, 91.10, 94.2, II (+7) 19.3, 20.1, 23.1, III (+4) 7.2, 28.8, 48.1, IIa (+24) 5.1, 19.1, 57.1 (2 volte), ve(n)<d>ero I 108.1IIa, vendero III 9.2/ve(n)nero I 101.1, III 11.5, 48.7, 57.14.16, IIa (+8) 13.2, 110.6.7; da queste forme si sarà originato anche vendedo ‘venendo’ I 97.3/vene(n)do I 18.1, 49.1, 95.9, III (+5) 26.8, 30.3, 34.2; verra(n)do III 59.5. La resistenza verso l’assimilazione di ND è rivelata anche dalla retroscrizione di secu(n)do IIa 128.2, in cui la drisulta corretta su n. Nelle forme del vb. ‘andare’ non si realizza mai, invece, lo sviluppo ND > nn (cfr. infra, § V.2.2.26).

Nelle zone altomeridionali la NN primaria e secondaria può passare a n681:

granani ‘grandine’ II 19.4, IIa 39.2682, nasconea II 33.3, sinicho IIa 213.1, 287.2, sinici IIa245.1683; si aggiunga qui Arano ‘Arando’ IIa 30.3.

Sono già state segnalate, infine, le forme integno ‘intendo’ IIa 128.2, inte(n)gnoIIa 131.1, 161.1 e vegna ‘venda’ IIa 259.2684: se non si tratta di un rifacimento ana-logico su tegno, esse andranno spiegate a partire da un nesso NG, secondario (si considerino i verbi vèngh ‘vendo’, ntengh ‘intendo’ con g anetimologica685), che in questa area, come s’è visto, ha uno sviluppo nasale palatale (es. logna vs. longadel napoletano)686.

Lo sviluppo MB > mm è diffuso in quelle stesse zone dell’Italia meridionale in cui si è avuto il passaggio ND > nn687. Come s’è detto, in Fuscolillo l’esito appare però sostanzialmente limitato a pochi casi, per lo più raggruppati nelle scritture non originali del primo e terzo libro; una situazione, dunque, ben diversa da quella pre-cedentemente vista per gli esiti da ND:

bo(m)marde III 53.3/bo(m)barde I 48.2, bu(m)barde I 65.1, 65.1, bu(m)b[ar]de I 95.12 (e bo(m)barda I 48.3), (com)macteo III 19.9, co(m)macteo III 39.2, co(m)mactero III 21.3/co(m)bactero III 11.4 (e co(m)bacte(n)do I 17.1), inmassator(e) I 56.1/inbassator(e) I

680 Cfr. D’ASCOLI, s.v. 681 Cfr. G. ROHLFS, Grammatica storica..., cit., §§ 237 e 253. 682 Cfr. nap. ràn l , pugl. gràn n , abruzz. gràn l (G. ROHLFS, Grammatica storica...,

cit., § 237). 683 Cfr. G. ROHLFS, Grammatica storica..., cit., § 253 e ANDREOLI, sinneco, s.v. 684 Cfr. qui, §V.2.2.21 e n. 650 e 652. 685 Cfr. G. ROHLFS, Grammatica storica..., cit., § 535.686 Cfr. qui, § V.2.2.16. 687 Cfr. G. ROHLFS, Grammatica storica..., cit., § 254.

Introduzione CCXIII

88.6, II 14.1, imbassciator(e) III 37.7, Piu(m)mino I 106.4/Piombino III 48.23. Si può ag-giungere forse anche morchato ‘broccato’ I 71.2, che verrà probabilmente da una forma con prostesi, garantita del resto da imborcato IIa 16.4, 17.1.2, con successiva assimilazione del nesso secondario mb >mm (nelle altre occorrenze, borcato IIa 16.3, borchato IIa 16.2). Nel-le scritture originali c’è solo palu(m)mi IIa 78.6.7, cui si può forse aggiungere anche ga(m)me ’gambe’ IIa 371.1, che è stato però espunto (cfr. apparato)688 e l’esito, cristallizza-to nel toponimo, Ga(m)mafence II 53.2. L’assimilazione di MB sembrerebbe dunque estra-nea alla lingua di Fuscolillo.

L’unica grafia ipercorretta di MB si legge in a(m)borbata II 20.14/a(m)morbò II 20.14689; la notizia, benché inserita nel secondo libro, è relativa al 1526 e non appa-re spontanea ma dipendente da fonte (nel punto in questione, inoltre, il riferimento è alla città di Napoli). Si può dunque concludere che, in modo esattamente opposto alla situazione napoletana, a Sessa Aurunca l’assimilazione di MB > mm, a diffe-renza di ND > nn, non sembrerebbe ancora diffusa. Si aggiunga a questo il fatto che, invece, il nesso MB sembrerebbe partecipare di un’assimilazione regressiva, con sviluppo bb, nella parola trobbecta, trobbecte, tro(m)bbette etc., parallela ai tipi addò, addare, a(n)ddare (cfr. § V.2.2.26): potrebbero allora essere reattive a questa assimilazione he(m)be I 58.1 e dessa(m)bitò I 29.1 (da B > -bb-)690; si noti che in entrambi gli esempi riportati, le grafie ipercorrette compaiono nel primo libro.

Allo sviluppo MB > mm partecipa in Italia centro-meridionale anche il nesso NV, che in una prima fase è diventato mb691, ma in Fuscolillo, così come s’è appena visto per il nesso MB, l’assimilazione appare limitata a pochissimi casi:

co(m)mito ‘convito’ IIa 216.1, co(m)mitò IIa 216.1, III 48.17692; si aggiunga infine inmerczo ‘inverso’ IIa 252.3, adoperato però nell’espressione cristallizzata: li scortecava ad pilo inmerczo693.

Altre mani. Mano β. Lo sviluppo ND > nn è in banno (+14) β2 237.1.2.4.6.19 (2 volte).20 (2 vol-te).22.23, β2 236.1, β3 229.1 (2 volte), ba(n)ni β1 36.1, ba(n)nir(e) β3 229.2, ba(n)nitoβ3 229.1, ma sembra sopravvivere solo perché ormai cristallizzato nel lemma: mancano in-fatti completamente controesempi. Si aggiunga poi il connettivo do(n)ne ‘donde’ β1 34.5.9,

688 Compare infatti nell’espressione star(e) in ga(m)me, poi corretta dallo stesso Fuscolil-lo in star(e) in pedi. Questo il contesto: «Galeacio Florimo(n)te d(e) Sessa, lo q(u)ale no(n) poteva far(e) lo officio p(er)ch(é) era vecchio decrepito et no(n) poteva star(e) in pedi».

689 Per il fenomeno, cfr. G. ROHLFS, Grammatica storica..., cit., § 236. 690 Per la possibilità che esse siano dovute, come s’è già anticipato (cfr. § IV.1, nn. 187-

8), a dissimilazione, secondo il tipo menzo, cfr. §§ 2.2.27 e V.2.2.28. 691 Cfr. G. ROHLFS, Grammatica storica..., cit., § 254. 692 Cfr. ANDREOLI, s.v. cummito; cfr. anche G. ROHLFS, Grammatica storica..., cit., ibid.,

cummitare ‘convitare’. A Sora, mmit ‘invito’, mm tá (C. MERLO, Fonologia del dialetto di Sora..., cit., p. 215).

693 Cfr. D’AMBRA, s.v. mmierzo; qui è attestata l’espressione spennare a pilo mmierzo(Martuscelli, 1714).

Nadia Ciampaglia CCXIV

β1 35.4. Difatti, l’assimilazione non si produce mai nei gerundi, dove è invece ampiamente presente, come s’è visto, in Fuscolillo: dice(n)do β2 244.17, face(n)dose β2 237.23, ha-ve(n)do β2 244.11, inte(n)de(n)do β2 244.18; vi si potrebbe obiettare che questi esempi si leggono tutti nel paragrafo 244, che è tratto da una fonte che non pare locale; qui, del resto, non si trova mai l’ipercorrettismo di ND in luogo di nn, che dovrebbe essere comune ad esempio in colo(n)na β2 244.12.14.23. A questi esempi vanno però aggiunti anche quelli tratti da β3, che scrive un’annotazione spontanea: sce(n)de(n)do β3 196.10, sci(n)de(n)doβ3 196.7. La forma ipercorretta si legge invece solo nel paragrafo redatto da β1, che narra i più volte ricordati episodi dei tumulti scoppiati a Napoli ai tempi dell’Inquisizione nel 1547: sca(n)dar(e) β1 34.6/sca(n)nar(e) β1 34.5. Non c’è assimilazione di MB in ga(m)baβ2 40.14.16. Mano γ. sca(n)naro ‘scandalo’ 149.1.

V.2.2.26. Assimilazione di vibrante e nasale in posizione preconsonantica e pro-blemi di omissione e scioglimento del titulus.

In questo paragrafo si riaffrontano in modo più completo questioni solo in parte ac-cennate nei criteri di edizione, come quelle relative all’assenza e/o allo scioglimen-to del titulus, in alcuni casi apparentemente usato in modo abnorme, ma forse piut-tosto indicativo di (e reattivo a) fenomeni di assimilazione (cfr. § IV.1).

Iniziamo con gli esiti della vibrante, di cui è frequente, come s’è già visto, la dissimilazione fino al dileguo (es. propio, dereto: cfr. § V.2.2.7).

L’assimilazione in posizione preconsonantica694 è rappresentata in ceccha(n)noII 23.4; si aggiunga rp>pp in stroppiati IIa 40.2.9, in cui si è prodotta anche meta-tesi695.

Si è già visto che molti esempi di omissione di r in posizione preconsonantica, più che dovuti ad errore di esecuzione grafica, sono in realtà segnale indiretto di assimilazione con la consonante seguente, benché il fenomeno non sia in questo caso segnalato da raddoppiamenti (si vedano, ad es., i tipi amata, quattodici, meca-ta(n)cia etc.: cfr. § V.2.2.7). Abbiamo traccia infatti di tali assimilazioni nelle retro-scrizioni di alcune forme:

archi I 97.9 (che presenta la r corretta su c e che quindi in origine era scritta acchi); archo(retr. accho) IIa 99.2, cerchare IIa 298.1 (retr. cecchare), cerchi IIa 279.2, merchato (retr. mecchato) II 24.1, arbritrio II 30.4 (retr. abbitio, ovvero prima r nell’interlinea, seconda corretta su b, la terza nell’interlinea); La tendenza è confermata anche in β (ad es., invarca-ro β1 36.12, con r corretta su un’originaria c, retr. invaccaro: cfr. oltre).

Sono già stati segnalate, inoltre, come particolarmente significative, le forme Sorbbello IIa 200.2, morxe ‘morì’ III 30.12 (in cui x indica con tutta probabilità la geminata: vale dunque morsse) e apparsse II 26.1/apparse II 25.1, 31.2.3, ap-pa<r>se II 25.1, che, dal punto di vista funzionale, appaiono identiche ad a(n)ddò,ca(m)ppi, tro(m)bbetta etc. di cui si parlerà tra breve, trattando i casi di assimila-

694 Cfr. esscopesse ‘scoperse’, muocczo ‘morso’ in Loise De Rosa (P. SAVJ-LOPEZ,Appunti di napoletano antico..., cit., p. 43).

695 Cfr. ANDREOLI, s.v. struppio «e più comun. storpiato e stroppiato».

Introduzione CCXV

zione delle nasali preconsonantiche: si anticipa che in queste ultime il raddoppia-mento della consonante post-nasale non può essere interpretato come rappresenta-zione del suo grado medioforte, ma è stato molto probabilmente originato dal me-desimo meccanismo che ha prodotto le prime; meccanismo che, per quelle, pos-siamo osservare direttamente. Difatti, le retroscrizioni originarie in quel caso sono:

Sobbello IIa 200.2, con r inserita successivamente nell’interlinea: Sorbbello moxe (che vale mosse) con r nell’interlinea: morxe = morsse;

appasse, con r inserita nell’interlinea tra a e s: apparsse.

Si può dunque anticipare che le forme Sorbbello, morsse e apparsse, relative indiscutibilmente all’assimilazione di r preconsonantica, perché originariamente scritte Sobbello, moxe (mosse), appasse, rappresentano probabilmente un meccani-smo analogo a quello dell’assimilazione della nasale preconsonantica offerto dai tipi a(n)ddò, ca(m)ppi, tro(m)bbetta, in cui le scrizioni originarie, con l’assimi-lazione iniziale, sarebbero rappresentate indirettamente dai documentati addò, ad-dare, trobbetta etc. Il rapporto si può visualizzare in questo modo:

Sobbello : trobbetta = Sorbbello: tro(m)bbetta

L’unica differenza è che Fuscolillo non ha inserito in trobbetta per esteso la na-sale nell’interlinea, come nel caso di r, data la possibilità di rappresentare, molto più rapidamente (ma, proprio per questo, in un modo ovviamente non altrettanto e direttamente visibile) la n con il titulus. Per i tipi addò, addare, a(n)ddare etc., si veda infra.

Si registra assimilazione mp > pp in roppìo I 100.2 (2 volte) e in roppero I96.6.8, che probabilmente non è la forma forte del perfetto, considerate anche le altre occorrenze in cui compare sempre il titulus: ro(m)peo I 93.6, ro(m)pero I 95.1, ro(m)pìo I 77.1, 100.2696.

La nasale finale si assimila alla consonante iniziale di parola successiva in co lloII 20.12, co mmulte III 1.1 e i llo I 96.6, IIa 22.1697. L’assimilazione, ovviamente, si è prodotta anche laddove non è rappresentata graficamente dal raddoppiamento della consonante successiva (ed in tal caso è stata indicata con il punto in alto: cfr. § IV.1; un medesimo meccanismo s’è già visto ad esempio per il tipo mecatancia,considerato mercato < retr. meccato):

696 L’assimilazione mp > pp si incontra isolatamente secondo Rohlfs, che segnala il cala-brese ruppìre o rùppiri e il romanesco roppe ‘rompere’ (ID., Grammatica storica..., cit., §257); roppere compare anche nel. ms. Rossiano dei Bagni (N. DE BLASI, Campania..., cit.,p. 181).

697 Cfr. ad es., com multi in Lupo (A. M. COMPAGNA, a c. di, LUPO DE SPECHIO..., cit., p. 206); bel lo in De Jennaro (M. CORTI, a c. di, P. J. DE JENNARO..., cit., p. CXXX).

Nadia Ciampaglia CCXVI

co. certo IIa 28.5, co. gra(n)de II 19.3, co. la IIa 335.1, 368.2, 379.1, co. lo IIa 128.5.6, III 11.4, co. l<o> IIa 6.4, co. le IIa 10.1, 152.2, co. multo IIa 104.5, i. dì II 24.1, IIa 37.1, 55.1, i.

dicta II 54.8, i. la signoria III 23.3, i. la II 19.11, i. lo giorno IIa 346.1, i. loco IIa 19.2698, i.

questa IIa 19.2699, i. quisto libro IIa 388.1, i. Sessa II 20.13, 21.4, no. fo IIa 119.5, no. le IIa170.4.

L’assimilazione tra la nasale e la consonante successiva si verifica inoltre nel già citato czaccha < PLANCA IIa 78.2 e czacch(e) IIa 162.3, 228.3; la forma nelle altre occorrenze ricorre però sempre con il titulus, che si è sciolto per prudenza in n:cza(n)che IIa 53.1, czia(n)che IIa 357.3, cia(n)che IIa 253 1, cza(n)che IIa 53.1, za(n)che IIa 283.1, zia(n)che IIa 162.2. Da quanto sopra detto, l’assenza della nasale in cziach(e) IIa 357.3 potrebbe pure, più che indicare l’omissione del titulus persemplice lapsus, essere una traccia dell’assimilazione cui la forma è palesemente soggetta, secondo la fenomenologia che si è già mostrata per il dileguo di rpreconsonantica (in cui sarebbe rivelata da scrizioni precedenti o dai tipi co. certoetc.). È dello stesso tipo l’assimilazione di adchora ‘ancora’ IIa 118.3, 130.4, in cui ad è usato in realtà ad indicare il raddoppiamento della consonante successiva. Si aggiunga inoltre nt>tt in corpoletto III 12.1, settencia, che però rappresentano «la forma della tradizione napoletana e vive ancora oggi»700, e costituiscono dunque un caso differente da adpu(n)ttature IIa 388.1, in cui il titulus (come anche nei già cita-ti tipi Sorbbello, apparsse da un lato, tro(m)bbette, ca(m)ppi dall’altro e infra, pera(n)ddò, a(m)bbi etc.) è stato aggiunto probabilmente per reazione all’assimilazio-ne a cui inizialmente si era ceduto (cfr. § IV.1).

E arriviamo al più spinoso, come già anticipato (cfr. § IV.1), problema posto dalle scrizioni adao, addò, a(n)ddò, trobbetta, tro(m)bbetta, etc. Poiché la questio-ne riguarda innanzi tutto l’uso del titulus e la sua eventuale omissione o, al contra-rio, uso abnorme, sarà bene partire proprio da questo.

L’omissione del titulus o di n/m è fenomeno frequentissimo nelle Croniche. Se-gnalo nell’elenco seguente le forme in cui l’assenza della nasale preconsonantica potrebbe essere dovuta ad un semplice lapsus, piuttosto che tradire un’assimi-lazione (come nel caso di cziache/ czacche); come che stiano le cose, si può co-munque rilevare in prima battuta una difficoltà di scansione del nesso nasale +consonante701 (e si veda, dal lato opposto, lo speculare sviluppo di nasali epenteti-che (cfr. § V.2.2.28), magari correlata ad una inadeguata percezione fonetica sog-gettiva, non accompagnata da familiarità con una norma scritta:

698 Ma si tratta di una notizia espunta: cfr. apparato al testo. 699 Cfr. nota precedente. 700 Cfr. S. GENTILE, Postille ad una recente edizione..., cit., pp. 100-1. Si vedano setten-

cia, fatte ‘fante’, infatte etc. in Loise De Rosa (V. FORMENTIN, LOISE DE ROSA, Ricordi...,cit., to. I, p. 270), settencia in Lupo De Spechio (A. M. COMPAGNA, a c. di, LUPO DE SPECHIO..., cit., p. 201), settencia, sentencia, sentecia in Ferraiolo (R. COLUCCIA, a c. di, FERRAIOLO.., cit, gloss., s.v. sentencia).

701 Per questo motivo si è preferito naturalmente adottare norme conservative e non ripri-stinare mai la nasale (cfr. qui, § IV.1).

Introduzione CCXVII

ado(m)madavano IIa 369.1, adredevano IIa 13.1, Agelo IIa 370.3, Ag(e)lo IIa 370.1/AngeloIII 32.6, A(n)g(e)lo IIa 7.1, III 6.2, 9.2, Ang(e)lo IIa 20.1, 302.1, III (+6) 6.2, 26.4.9, Aguil-lara IIa 26.2, Atonio I 36.1/Ant(oni)o III (+10) 27.2 (2 volte), 30.21, 31.3, carmeligo III 53.5 ‘camerlengo’/ca(m)merligno III 25.4, ca(m)merligno III 25.4, ca(m)melliagno I 91.9 (cfr. n. 585), Cataczano III 22.1, cetilomini IIa 65.1, co(n)tetavano IIa 2.11, decebro IIa198.1, 262.1, 292.1/dece(m)bro IIa (+11) 13.1, 44.1, 77.1, Ferrado I 95.1.5/Ferrando I 96.6, Ferra(n)do I 93.18, 99.2, Ferrate I (+6) 32.1, 38.1, 71.1/Ferrante III 51.6, Ferra(n)teI (+51) 20.2, 22.1, 24.1, III (+5) 2.2, 50.2, 51.11, cichomilia II 19.3, ciquece(n)to II 20.11, IIa 352.1, ciquo II 33.2/cincho702 IIa 119.7, 163.2, cinco III (+5) 32.7, 40.2, 47.1.4, cincho IIa 119.7, ci(n)quo I 77.1, IIa (+4) 120.1, 172.1, 238.1, cinquo II 30.4, 32.2, 36.1, III 23.3, 24.1, IIa (+14) 2.10 (2 volte), 44.3 (e ci(n)que III 24.3), cotorni II 23.3, fracese I 95.3/fra(n)cese I (+10) 81.2, 90.1, 93.6, ctr. II, IIa 66.4, 307.1, Iabatista IIa 294.6, IabattistaIIa 29.3, lacza IIa 84.2/la(n)cza IIa 84.2, la(n)cze II 19.3, Laczalogna IIa 312.1, 353.3, 363.1/Lanczalogna IIa 357.2, La(n)cza[logna] IIa 384.1, La(n)czalo(n)gna IIa 100.11, laczeIIa 313.3, ligua IIa 104.4, 1442.1/li(n)gue IIa 131.1, magiar(e) III 48.17, 51.3/mag<n>areIIa 57.1, magnar(e) IIa (+4) 57.4, 128.5, 199.2, magniar(e) IIa 164.1, ma(n)giar(e) III 48.25, Midocza IIa 112.1, Mido(n)cza IIa 249.1/Mi(n)do(n)cza IIa 259.1, Minnocza IIa242.1, 1, noveb(r)o I 20.1, 61.1, 66.1, IIa 289.1, novebro IIa 194.1, III 57.16/nove(m)b(r)o I 96.1, 101.1, 105.2, nove(m)bro III 20.1, 58.2, ocze IIa 360.1, p(ro)viciale III 25.8, quidiciIIa 47.1/quindici IIa (+4) 45.2, 85.7, 260.1, q(ui)ndici IIa 172.1, qui(n)dici IIa 138.1, redé I 90.4/re(n)dé III 58.2, redeo IIa 233.1/rendeo III 29.2, re(n)deo I 75.1.7, III 19.4 (e rendeos-se III 58.2, re(n)der(e) III 27.14), redìo I 62.1/re(n)dìo I 75.6, 85.7, III 48.21, secza I 78.9, IIa 85.5, 105.1, III 26.1/se(n)cza I 103.3, 104.2, IIa (+14) 11.4, 44.3, 119.4, III (+7) 6.4, 10.6, 15.2, sencza III (+5) 10.1, 15.3, 27.15, septebro IIa 70.1, 101.1, 312.3, III 55.1, 57.11, septeb(r)o I 59.1, 91.6/septe(m)bro IIa (+19) 38.1, 66.4, 107.1, III 57.7, septe(m)b(r)o IIa66.3, (set)teb(r)o I 83.2, 85.6, (set)teb(ro) I 85.7, (set)te(m)bro I (+4) 91.7.8, 95.14, (set)te(m)b(r)o I 16.1, 40.1, sidicimilia IIa 161.1, si(n)dice IIa 128.11, sidici II 53.7, IIa(+17) 30.2, 66.4, 97.2/sindici II 53.1, 55.2, sindici IIa 98.8, 130.5, 186.2, si(n)dici II 46.2, 55.2, IIa (+23) 23.3, 100.4, 106.2, sidico IIa (+11) 21.3, 94.1, 100.5, si(n)dicii IIa 325.1 ctr., si(n)dico II 59.5, IIa (+11) 18.2, 53.2, 98.8 (per sinicho IIa 213.1, 287.2, sinici IIa 245.1, si(n)nici IIa 245.5, si(n)nico IIa 170.7 cfr. § V.2.2.25 e n. 681), <spe>der(e) IIa 245.6, te-mecza III 12.5, tepesta IIa 71.1/te(m)pesta IIa 39.2 (e te(m)peste IIa 272.1), Ugaria I 43.1, Ugarie I 43.1, Ungaria I 43.2, II 25.2, 35.3, III (+5) 24.4, 26.8.10, U(n)garia III 24.2, Un-garie II 29.1, vene ‘venne’ vene ‘venne’ I 33.1, 76.8, 103.2, III 28.22, vinticiquo IIa 299.2. Si aggiunga, inoltre, l’unica occorrenza di Spagia I.95.1/Spagna I (+7) 87.2, 90.3, 92.1, Spagnia (+5) I 54.1, 85.6, 95.6, Spangna I 93.1, Spa(n)gna (+11) I 48.4, 73.1, 78.8, II 20.11, IIa 14.1, III 41.3, Spa(n)gnia I 73.1, Spa(n)gia I (+4) 85.6, 86.2, 86.8.

Non vanno in questo elenco Vice(n)cio IIa 337.2, Vice(n)czio IIa (+4) 107.5, 245.1, 341.1, Vice(n)czo IIa (+17) 18.4, 53.2, 98.8, Vice(n)cz[o] IIa 384.1, in cui l’omissione non trova controesempi e rispecchia senz’altro un’effettiva tendenza fonetica703, così come, benché in questo caso si possano addurre forme comple-

702 Forma diffusissima, ad esempio in Lupo De Spechio: cfr. A. M. COMPAGNA (a c. di), LUPO DE SPECHIO..., cit., p. 194.

703 Cfr. Vicienzo, Vizienzo nella Cronaca di Ferraiolo, Vicenzo in De Jennaro (M. CORTI, a c. di, P. J. DE JENNARO..., cit., p. CXXX, considerato «dialettale e spagnolo»); Coluccia cita

Nadia Ciampaglia CCXVIII

mentari, Frac(esc)o III 41.4, Fracischo I 67.1, Fracisco I 27.1, Frac(isc)o II 15.1, 18.3, IIa (+20) 23.8, 63.1, 94.3, III 37.2, 47.4, Frac(isco) III 51.7, Fra(cis)co IIa270.1 (2 volte)/Fra(n)cisco IIa (+13) 128.11.12, 130.5, Fra(n)c(isc)o IIa 222.2, III 39.11, Fra(n)ci[sc]o IIa 312.1, Franc(isc)o IIa 14.1, III 40.1 e precepe IIa 161.1, 261.1, III 5.2, p(re)cepe III (+17) 7.4, 10.1, 24.2/p(re)ncepe III 10.1, 32.1, pre(n)cepe III (+25) 2.2, 24.1, 26.13, pre(n)c(e)pe III 7.1, pre(n)ce[pe] IIa 215.1, pre(n)cep<e> IIa 110.2, prencepe III (+6) 51.9, 57.17, 58.6, p(r)icipe I (+12) 34.1, 41.1,42.1, pricepe IIa 366.1, pricipi IIa 85.8, principi IIa 16.5, p(ri)cipessa I 88.4/pre(n)cepessa IIa 157.1, 366.1. Si aggiungano anche pesieri IIa 360.1704, refre-scar(e)705 III 39.2, regracia(n)doli706 I 89.6, regraciare IIa 52.4, regratia(n)no IIa130.3, regratiao IIa 213.4 (ma rengratio III 58.10), regratiarlo III 14.2.

Si segnano a parte le numerose occorrenze del verbo ‘andare’ che si presentano nelle Croniche senza titulus. Ecco l’elenco completo:

adao IIa 379.1/a(n)dao IIa (+4) 330.1, 339.1, 342.1, adar(e) IIa 191.1, 280.2/a(n)dare IIa214.1, a(n)dar(e) IIa (+24) 8.2 (2 volte), 10.1, 49.1, adareno IIa 334.1/a(n)dareno 271.1, (e a(n)darnoce IIa 101.3), adarero IIa 352.2, adaro IIa 28.7, adasse IIa 85.4/a(n)dasse IIa (+7)6.3, 19.2, 85.8, a(n)dasse II 21.4 (e a(n)dassero IIa (+5) 209.3, 294.1.4), adava IIa 337.4, adavano IIa 333.1, addao IIa 128.19, addar(e) II 35.10, IIa 3.2, 57.2/a(n)dar(e) II (+7) 16.1, 31.5, 35.10, addava IIa 247.3 (2 volte)/a(n)dava II 61.1, IIa (+18) 11.4, 12.1, 123.1, adda-vano IIa 6.4, 26.3/a(n)davano (+12) 27.4, 104.2.(2 volte), 130.1, addero II 23.4, IIa 11.4, 118.1, 178.1, adder<o> IIa 225.1/a(n)dero II (+6) 19.10, 20.2.8, IIa (+15) 101.1, 106.9, 118.1, a(n)dero II (+6) 19.10, 20.2.8, a(n)ddero II 20.1 (e a(n)daro I (+7) 75.2, 78.7, 90.1, II 19.2, a(n)dorono II 20.6), addò IIa 101.4, 196.1/a(n)ddò I 98.2, IIa 57.3, 135.2, a(n)dò I (+16) 35.1, 48.2, 51.1, IIa (+28) 26.4 (2 volte), 26.5, 27.2, andò IIa 15.1, 17.2.

In questo caso la questione si complica, perché accanto alle forme con probabile omissione grafica della nasale (adao, adare; ma si ricordi tuttavia quanto sopra det-to per i tipi amata, mecatancia da un lato e co. multe, co. la dall’altro) compaiono quelle prive di nasale o titulus corrispondente, ma con il raddoppiamento della con-sonante seguente (es. addò, addare, trobbetta), che, presenti anche in Loise, sono integrate da Formentin con la nasale (tro[m]bbetta)707; resterebbe però da spiegare

ancora Vicenzo nella Cronaca di Notar Giacomo (R. COLUCCIA, a c. di, FERRAIOLO.., cit., p. LXVII e n. 2); in Lupo de Spechio si legge Vicienso accanto a Vincenczo e Vincenso: cfr. A.M. COMPAGNA (a c. di), LUPO DE SPECHIO..., cit., p. 204.

704 Cfr. peziere in De Jennaro (M. CORTI, a c. di, P. J. DE JENNARO..., cit., p. CXXIV).705 Cfr. refrescarsi in De Pacienza (citaz. di R. COLUCCIA, a c. di, FERRAIOLO.., cit., p.

LXVII, n. 2). 706 Cfr. regraciare in De Pacienza: si veda nota precedente. 707 Cfr. V. FORMENTIN, LOISE DE ROSA, Ricordi..., cit., to. I, p. 90, che interpreta difatti il

raddoppiamento come «conseguenza di una grafia compensativa per la lettera precedente-mente non tracciata». Rimando al § IV e n. 182 e ss. per il parere gentilmente espresso da Formentin relativamente a queste forme, che non avrebbero valore fonetico, e ad altri casi di uso abnorme del titulus nelle Croniche; per i tipi con titulus dinanzi a doppia etimologica

Introduzione CCXIX

il tipo successivo, in cui comparirebbero entrambi i tratti e in cui la geminata po-trebbe rappresentare il grado medioforte della postnasale (a(n)ddò, a(n)ddare; e vedi oltre, tro(m)bbetta, ca(m)ppi, a(n)bbi). Nel nostro caso, tuttavia, i tipi Sorbbello, morxe, apparsse (retr. Sorbbello, morxe, apparsse) sopra esaminati aggiungono un’informazione in più e consentono forse di interpretare il fenomeno in modo diverso, come reattivo al fenomeno di assimilazione MB > bb (addò,trobbetta) con conseguente sviluppo di grafie ipercorrette (tro(m)bbette). Eccodunque i casi in cui MB > bb:

trobbecta IIa 260.1, trobbecte IIa 104.8, trobbette III 28.11, trobbetta IIa 362.1708; si ag-giunga la già discussa forma tro(m)bbette IIa 104.5. Compaiono invece in forma compen-diata tro(m)bette IIa 25.2, tro(m)becte I 93.1, IIa (+4) 104.1, 286.2, 384.1, tro(m)becta I 89.5, IIa (+11) 53.1, 92.1, 95.1, tro(m)betta I 95.6, II 43.1, IIa (+4) 22.1.2, 73.1, tro(m)-b<etta> IIa 23.8, tro(m)be(t)ta IIa 228.2, tro(m)be<tt>a II 39.1.

Si è pure anticipato che anche he(m)be I 58.1 e dessa(m)bitò ‘disabitò’ I 29.1 potrebbero essere grafie ipercorrette, reattive all’assimilazione MB > bb (nel se-condo caso secondario, perché frutto del raddoppiamento di -b- intervocalica). An-drebbe qui allora anche a(m)bbi709 ‘alba’ che, forse inizialmente scritto abba perl’assimilazione LB > bb (e si veda il già citato Abbe III.6.4, potrebbe successiva-mente esser stato corretto con l’inserzione del titulus generando nuovamente la scrizione reattiva mb. Sembra opportuno comunque ricordare che, come s’è visto, le Croniche rientrano in un’area in cui, a differenza del nesso ND, MB appare in sostanza conservato, non partecipando, almeno graficamente, allo sviluppo MB > mm, come dimostra la quasi totale assenza di forme ipercorrette. Benché lo svilup-po ND > nn sia invece largamente attestato nelle Croniche, esso non investe però mai le forme del verbo ‘andare’ (seppure va detto che, in questo caso, la base non sia etimologica710), che sembrerebbe invece partecipare dell’assimilazione ND > dd; quest’ultimo, allora, si offrirebbe dunque come esito più antico e cristallizzato rispetto a ND > nn, che risulterebbe più recente. Non sembra comunque da accetta-re l’affermazione di Savj-Lopez, che registrando un addò in Loise De Rosa, lo ri-tenne, «fra moltissimi andò», un errore711. [es. fo(n)sse], si veda qui, §V.2.2.27; per il titulus in luogo del primo elemento di una gemi-nata [es. he(m)be] si veda § V.2.2.25, nn. 689-90.

708 Cfr. trobbetta e abbassiature in Loise De Rosa (P. SAVJ-LOPEZ, Appunti di napoletano antico..., cit., p. 47).

709 Esiste però un contesto dissimilativo: la matina ad l’a(m)bbi. Il nesso appare per il re-sto ben conservato: albi ‘alba’ IIa 135.2 (alla matina ad l’albi), Albi ‘Albis’ IIa 339.1 (mar-tedì de Albi de Pascua). Si aggiunga Albi (+20) (ducha de Albi) IIa 11.4, 12.1, 13.1, Alba IIa303.1, 315.2, 330.1; si considerino, però, i tipi abli ‘alba’ I 93.18 (ad l’abli) e Abla IIa326.1.

710 Per Rohlfs la stessa forma toscana andare potrebbe risalire ad un precedente annare,con pronuncia ipercorretta nd in luogo di nn < *AMNARE < *AMLARE < AMBULARE); cfr. G. ROHLFS, Grammatica storica..., cit., § 237.

711 Cfr. P. SAVJ-LOPEZ, Appunti di napoletano antico..., cit., p. 47.

Nadia Ciampaglia CCXX

Altre mani.Mano β. Si verifica assimilazione di r preconsonantica in stroppia β2 40.16, stroppioβ2 40.14.(2 volte).15 (3 volte), rivelata anche dalla retroscrizione di invarcaro β1 36.12 (con r corretta su c). Non si producono mai i fenomeni visti in Fuscolillo per il verbo ‘andare’ e in altri contesti rivelatisi “insidiosi” per Fuscolillo: a(n)dao β1 36.24, a(n)dar(e) β1 34.5,β1 36.25, andar(e) β2 237.6, β2 244.6, a(n)dasse β3 196.6, a(n)dava β1 34.5.10, β1 36.17.24.26, β2 41.1, a(n)davano β1 34.7, a(n)dero β1 36.10, a(n)dò β3 196.11, β2 206.4, β1 34.8, β1 36.21, andò β3 231.1, ca(m)po β1 36.24.25.(2 volte).26, tro(m)becta β1 36.21.(2volte). È pur sempre da tenere in conto, però, che il testo redatto dalle mani β1, β2 e β3 comprende, secondo il conteggio elettronico, circa 5325 parole, contro le 30926 che si con-tano nelle sole annotazioni del secondo libro di Fuscolillo; è evidente pertanto che il dato non può avere valore assoluto, data la forte discrepanza quantitativa del campione in esa-me. Tuttavia sembra evidente che le mani in questione mostrano maggior padronanza della scrittura (e della scansione): non si producono accidenti in nessi consonantici difficili, ad esempio, in co(n)cluso β1 36.6, Pascali β3 196.3, β1 36.13.15 (cfr. § V.2.2.28). È scritto cor-rettamente arbitrio β2 237.9 (2 volte), mentre in Fuscolillo si legge, come s’è visto, arbri-trio II 30.4 (retr. abbitio, con assimilazione). La nasale finale si assimila alla consonante iniziale della parola seguente in co. le fave152.2. Al contrario, è omessa assenza di nasale in code(n)nati β2 244.11, ma non in Vince(n)zo β3 204.2. Mano γ: Midocza 148.1 contro Min-docza β1 36.9.

V.2.2.27. Dissimilazione di geminate.

Si registra dissimilazione in almiralglio I 84.6, inlustrissima II 14.1, Ex-ce(n)le(n)tia IIa 80.4/excelle(n)tia IIa 40.7, 80.3, 172.1. Per sforgi ‘sfoggi’712

l’etimologia è incerta: potrebbe essere frutto di dissimilazione (< FOVEAM), ma non nel caso la parola sia da accostare a ‘forgiare’ (cfr. DELI, s.v.).

Nei casi seguenti la nasale epentetica potrebbe sostituire il primo elemento di una consonante geminata e testimoniare dunque un fenomeno di dissimilazione (secondo il tipo menzu ‘mezzo’713), di cui non mancano esempi per la nostra a-rea714; si consideri comunque che la n è sempre derivata dallo scioglimento del titu-lus, che potrebbe indicare semplicemente il raddoppiamento della consonante se-guente715, benché quest’uso, nel nostro testo, non troverebbe in realtà molte testi-monianze (§ IV.1):

A(b)bru(n)czo I 78.2, Abru(n)zo III 51.10/Abruczo III 57.1, adma(n)czano IIa 222.1, a-ma(n)czava III 27.20, gra(n)de(n)cze III 1.1716, sca(n)czati ‘scacciati’ III 16.1.

712 Cfr. ANDREOLI, s.v. sfuorgio.713 Cfr. G. ROHLFS, Grammatica storica..., cit., § 334. 714 Cfr. § IV.1, n. 188. 715 Propende senz’altro per questa spiegazione V. Formentin: cfr. qui, § IV.1, n. 187. 716 Si veda nell’ant. salentino grandenza: cfr. G. ROHLFS, Grammatica storica..., cit., §

334.

Introduzione CCXXI

Si è già anticipato (§ IV.1) che nella presente edizione si è scelto di sciogliere il titulus come nasale anche in a(n)cese ‘accese’ II 54.15 ed he(m)be I 58.1, interpre-tando dunque anche queste forme come possibili esempi di dissimilazione di gemi-nate717; in particolare, la seconda potrebbe forse presentare un grafia reattiva allo sviluppo MB > bb (s’è visto che invece l’assimilazione MB > mm trova pochissimi esempi nelle Croniche).

Di seguito, si presentano casi (sostanzialmente limitati) in cui il titulus, usato in modo abnorme davanti a geminata etimologica, potrebbe ancora rappresentare una nasale epentetica per effetto di dissimilazione; essi sono dunque differenti dai tipi a(n)ddò, ca(m)ppo, tro(m)bbetta etc. già catalogati precedentemente:

(com)me(n)ssari IIa 180.2/co(m)messari IIa 301.3, co(m)messarii IIa 3.1, 285.1, co(m)mes-sario IIa 2.1, (com)misario IIa 79.1, (com)missari IIa 6.2, co(m)missari IIa 300.3, 301.1, co(m)missarii IIa 301.4, co(m)missario IIa (+30) 2.1, 11.1, 43.1, cu(n)ssì I 93.14, IIa 136.2, 139.2/cussì I (+4) 89.6, 102.3, 103.7, II (+7) 20.6.8.10, IIa (+42) 2.4.12, 19.2 (2 volte) (e adcussì (+4) IIa 2.11, 80.2, 101.3), fo(n)sse IIa 2.5/fosse I 50.1, 83.1, 97.3, II (+8) 6.2, 35.7.9, IIa (+36) 6.4, 26.2, 62.1, III (+4) 26.1, 28.16, 31.10, vi(n)xe III 7.6/visse III 11.6, viss(e) III (+9) 13.2, 15.2, 17.5, zo(n)ppi I 86.6.

L’altra ipotesi, tenuto presente il grado di “oralità” del testo, che spesso sembra riprodurre il parlato, è che l’epentesi sia indizio di una pronuncia scandita, quasi una sorta di auto-verifica a voce da parte dello scrivente, attraverso cui passerebbe la scrittura718; si spiegherebbero così anche i tipi co(n)sie(n)tia, co(n)vernatore etc., (per cui § V.2.2.28). La sostanziale assenza dello sviluppo di titulus abnorme nelle altre mani spingerebbe maggiormente ad interpretare queste forme o parte come patologiche: si consideri ad es. cussì β1 34.6, β1 35.2.5 (3 volte), 36.22.

V.2.2.28. Epentesi di nasale e vibrante e patologie di scrittura.

L’epentesi di nasale che si verifica in octo(m)bro I 102.1, II 28.1, 49.1, 51.1, IIa(+7) 67.1 (2 volte), 70.4, 72.1, octo(m)b(r)o I 97.1 (ma octobro I 91.9, 100.1, IIa(+10) 70.7, 80.1, 162.3, III 52.1, octob(r)o IIa (+19) 12.1, 31.1, 71.1, III 55.3, oc-

717 Cfr. suncorpo ‘soccorpo’, angappà nap. ‘acchiappà’ nel dialetto di Pignataro Maggio-re (CE), non lontano da Sessa Aurunca (S. PALUMBO, La parlata dell’agro caleno-sidicino..., cit., p. 38 e n. 14). Il tipo antende è segnalato da Formentin in Galeota; tuttavia, Formentin nota che la nasale «potrebbe indicare il raddoppiamento della consonante se-guente, uso connesso con quello, variamente diffuso e presente p. es. nel ms. parigino di De Rosa, del titulus con uguale funzione» (V. FORMENTIN, FRANCESCO GALEOTA..., cit., p. 56) e suggerisce che identico uso avrebbe il titulus in queste apparenti scrizioni abnormi di Fu-scolillo (cfr. supra, n. 715)

718 In quest’ottica è interpretato da Sabatini un ipercorrettismo quale cu(n)ssì nel Libro di Fioravante: «Si debbono appunto alla “interpretazione” diretta dell’impressione acustica, non confrontata con una ben nota immagine visiva della forma scritta, le omissioni nasali dei nessi consonantici (...) ed i casi inversi, con nasale impropria (conssì per cossì)...»: cfr. F. SABATINI, Napoli angioina..., cit., p. 285, n. 128.

Nadia Ciampaglia CCXXII

tob(r)o I (+13) 14.1, 16.2, 24.1, II 30.6, 36.2, ottobro IIa 191.1, ottob(r)o IIa 74.1, 364.1) è diffusa in Campania secondo la forma settembre719.

Nelle forme raggruppate di seguito si legge una n epentetica (talvolta sostituita, quando segue v, da r: cfr. infra) che sembrerebbe, usando le parole di Galiani, «prodotto dalla sola forza e fiato della pronuncia»720:

co(n)sie(n)tia IIa 128.19, co(n)strecti IIa 296.2, co(n)stretta IIa 40.5, co(n)vernatore IIa 98.1, co(n)vernator(e) IIa 337.2, 353.1, convernator(e) IIa 350.1 (ed anche r: corvernator(e) IIa83.1, 163.1)/covenator(e) IIa 162.1, covernatore IIa 100.1, covernator(e) IIa (+20) 23.2, 30.2.7, de(n)fe(n)dere I 66.1, co(n)verno IIa 79.3 (ed anche corverno IIa 100.3)/coverno IIa(+4) 79.1, 100.1, 163.1 (ma covernata IIa 6.1), ha(n)ve(n)dola IIa 239.3, I(n)no(n)ce(n)tio I 60.1/Noce(n)cio IIa 74.1, Noce(n)tio IIa 25.2, 119.1, i(n)tr<e>(n)ve(n)ne IIa 194.2, ma-e(n)stà II 25.2, ma(n)stro I 106.4/mast(r)o I 13.1, Pa(n)do(n)lfho IIa 301.1/Pa(n)dolfho IIa300.3, 301.5. Si aggiungano, nel sommario latino, Co(n)sta(n)tia S 17.1, Co(n)sta(n)tia(m)S 17.6, Co(n)sta(n)tie S 18.1.

Per l’epentesi di nasale rappresentato da titulus davanti a geminata etimologica (comme(n)ssari, cu(n)ssì, vi(n)xe, zo(n)ppi etc.) si veda quanto detto nel § V.2.2.27.

Si realizza uno scambio r/n, forse per assimilazione grafica alla r della sillaba successiva, nelle forme seguenti:

corverta ‘converta’ II 53.4, corverter(e) ‘convertire’ II 53.2; si può aggiungere, a documen-tare la difficoltà di resa, forse non solo grafica, della successione n+v, Mo(n)vervino III26.4 (retr. Mo(n)rvervino, con la prima r espunta). Lo scambio rv/nv è anche nelle forme epentetiche già citate nell’elenco precedente corvernator(e) IIa 83.1, 163.1 e corverno IIa100.3. Come che sia, è evidente in queste ultime forme la necessità dello scrivente di pro-durre una consonante di appoggio dopo la sillaba co. Si può aggiungere qui Guirquardo III 9.4/Guisquardo III 6.6, 7.1.2.

La medesima patologia, questa volta riguardante l, si verifica in colclusa IIa314.1/(con)clusa III 45 3, (con)cluso III 34.1, 37.5.7, Pasclali IIa 301.1/Pascali IIa(+17) 22.2, 42.2, 66.2, Pascale IIa 165.3 (con la seconda a corretta su l), senesclal-cho I 7.2. Analogamente, nel caso di vende(n)no ‘vedendo’ III 28.17, ve(n)deno‘vedendo’ III 27.11 l’epentesi, in entrambi i casi sviluppatasi nel terzo libro, po-

719 Cfr. G. ROHLFS, Grammatica storica..., cit., § 334. 720 La citazione è di M. CORTI (a c. di), P. J. DE JENNARO..., cit. p. CXXXIII, n. 84.

L’epentesi di n si trova anche in De Jennaro, in cui si legge rincordo (ibid., p. CXXXIII); si veda anche lamberinto in Ceccarella (V. FORMENTIN, FRANCESCO GALEOTA..., cit., p. 56). Si aggiunga che Castellani ha notato in una lettera lucchese del 1315 l’uso di trattini abbre-viativi in particolar modo nei nessi co, mo, no (A. CASTELLANI, Una lettera lucchese del 1315, «Filologia e Critica», 15 (1990), fasc. 2-3, pp. 485-97; a p. 496, nn. 3 e 7) ritenendoli però per lo più superflui; ma forse sarebbe più opportuno reinterpretare tali fenomeni, spe-cialmente laddove il profilo culturale dello scrivente è tale da avvalorare l’ipotesi di una sorta di “autodettatura interna” durante la scrittura.

Introduzione CCXXIII

trebbe anche essere stata causata dall’anticipazione meccanica nella prima sillaba della nasale presente nella sillaba finale721.

Il tentativo di evitare lo iato giustifica forse l’epentesi di A(n)tre(n)a de Altissi-mo IIa 186.3/Andrea de Altissimo IIa 119.1; non è da escludere che in realtà il titu-lus nasconda l’inserzione di una semivocale allo stesso scopo722. Per quanto riguar-da poi la forma bata(n)lglia I 106.5, più che un isolato caso di rappresentazione della laterale palatale tramite la grafia nlgli, si può ipotizzare ancora un’epentesi di nasale da attribuire ad una scansione patologica durante la scrittura, una sorta di au-todettatura interna; in quest’ottica vi andranno accomunati i tipi mo(n)gliere I 22.1, mo(n)glier(e) III 10.1, mo(n)glie III 10.2, reco(n)glier(e) IIa 327.1 (2 volte), ta(n)glione I 103.8, vassa(n)glii IIa 144.1.

L’epentesi di r in troni ‘tuoni’ IIa 218.1, 39.2, trono IIa 39.2 (2 volte), è diffusa in molti dialetti, non solo dell’Italia meridionale, e sarebbe dovuta a ragioni ono-matopeiche723; si aggiunga poi Alifre ‘Alife’ I 53.1. L’epentesi tradirà la difficoltà di scansione di una parola quale arbritrio ‘arbitrio’ II 30.4, in cui lo scrivente aveva inizialmente ceduto all’assimilazione: la retroscrizione è infatti abbitio (con la pri-ma r nell’interlinea, la seconda corretta su b, e la terza nell’interlinea); si aggiunga arbri[trio] IIa 101.3/arbitrio II 54.12, IIa 116.1724. Casi di propagginazione di r sileggono in quarturzaro IIa 162.3/quartuciaro IIa 357.3, quartuczaro IIa 78.10, fratriIIa 315.2/Frati IIa (+11) 123.1, 124.2, 128.11, frebre III 32.13/ frebe I 104.2, IIa225.2.

Altre mani. Mano β. Non si registra l’epentesi dialettale della vibrante, notata invece in Fuscolillo, in tuono β2 244.18. Epentesi di nasale in a(m)ma(n)cero β136.26, u(n)sciero β13 6.13. Ha l’appoggio del latino la nasale in demo(n)stra(n)do β3 231.1/demostrati β2 40.12, mo(n)stròβ3 230.3, tra(n)sgressori β2 237.23. Non si registrano patologie di scrittura in co(n)clusoβ1 36.6, Pascali β3 196.3, β136.13.15.

V.2.2.29. Scempiamenti e geminazioni

Per quanto riguarda la rappresentazione grafica di consonanti scempie e geminate, non sempre è facile distinguere tra oscillazione di natura puramente grafica o fone-tica. La scelta conservativa, cui si deroga solo nei casi in cui non vi siano dubbi che

721 In Loise De Rosa si legge vende ‘vide’, ritenuto però da Savj-Lopez un errore: cfr. P. SAVJ-LOPEZ, Appunti di napoletano antico..., cit., p. 44.

722 Si veda analogamente lo sviluppo di una i epentetica in Andreia nel Carteggio Vaiane-se (M. PALERMO, Il Carteggio Vaianese...cit., p. 76).

723 Cfr. G. ROHLFS, Grammatica storica..., cit., § 333; ad es. tròno in Umbria, tron in Lombardia, trun in Piemonte e Liguria (ivi); trono per Sora (C. MERLO, Fonologia del dia-letto di Sora..., cit., p. 209).

724 Si noti invece in Loise, ad esempio, arbitio: V. FORMENTIN, LOISE DE ROSA, Ricordi...,cit., to. I, p. 269.

Nadia Ciampaglia CCXXIV

si tratti di mero lapsus (es. do[n]na I 28.1, veden[n]o III 28.16 etc.), qui come al-trove (si veda quanto detto per gli esempi di omissione di vibrante e nasale, o rela-tivo titulus, che potrebbero essere di indizio di fenomeni di assorbimento e assimi-lazione: cfr. § V.2.2.26) si impone come la più saggia, considerato il profilo culturale dello scrivente e, soprattutto, la particolare dimensione testuale delle Croniche, che senz’altro spinge a non sottovalutare l’indubbia relazione che spesso si pone tra grafie adoperate (ed esiti?) e relativo libro (scritture spontanee o dipendente da fonte).

B. Nel napoletano -b- intervocalica e davanti a liquida725 è sempre doppia e dunque è ipotizzabile, per determinati scrittori, l’equivalenza grafica delle grafie -b- e -bb-726. Nelle Croniche, tuttavia, la grafia -bb- appare sostanzialmente limitata alle scritture spontanee; nel terzo libro, invece (e nella mano β), compaiono per lo più allografi con -b- ed in generale è nettamente preferita, almeno graficamente, la scempia, secondo la norma toscana o in accordo con il latino; la doppia, viceversa, è adoperata sostanzialmente in accordo con il toscano. Il fenomeno merita dunque di essere registrato con cautela, anche perché le forme che presentano la scempia, anche al di là della norma toscana, rientrano tra quelle adoperate, ad esempio, da Loise. Ecco di seguito le forme con la geminata al di là della norma toscana:

adrobbati II 24.1 (ma adrrobato IIa 188.1), Fabbio II 51.2, IIa 29.2, 128.13, 136.1 [ma Fa-bio in β1 36.4 (2 volte)], i(n)debbitame(n)te III 21.12/imdebitamente III 21.12, libberato IIa104.3/liberato III 14.3, 26.11, 34.5 (e liberati IIa 40.9, III 48.1), libbero II 39.2/libero II 43.2 (e liberi III 55.2; si aggiungano, sempre con la scempia e sempre nel terzo libro, liberòIII 9.4, liberale III 16.1, 25.1, liberare III 34.2, liber<a>ro III 13.5), mo(b)bile II 54.7, nnobbile I 97.6/nobile IIa 234.1, 353.3 (2 volte), III 39.2, 43.3, rebbellao I 3.1/rebellao I 83.2, 93.12 (e rebellò I 93.14, III 23.1 55.5, 56.10, rebellero I 98.1, rebellero III 27.9, re-bellare III 57.6, rebellato I 86.2, rebelli I 63.1, rebella III 27.19, rebellione III (+4) 14.4, 21.11.12, rebello IIa 2.2, ribelli I 102.3, ribello I 103.1), robbe II 54.7.9, IIa (+17) 28.3, 81.1, 101.1, r<o>bbe II 35.12, Sabbastiano IIa 371.1, Sabba<st>io IIa 125.2, sabbato II 34.1, 54.1, IIa (+7) 44.1, 57.7, 193.1, sibbille IIa 126.2, sta(b)bili II 54.5 (ma stabilìo I 73.1), subbito I (+14) 2.2, 5.3, 44.1, II (+4) 20.8, 31.5, 46.2, IIa (+14) 26.4.5, 98.6, III 28.17, 56.8. È etimologica la geminata in abbacia IIa 367.2, Abbate IIa 197.3; da -P-, ab-brucisi IIa 110.3. Dopo a- prostetica: abbastava IIa 105.6, abbrusao I 97.13, abbrusarno I 75.3, adbrusaro IIa 177.4/abrusaro I 97.14 (e abrusciaro III 43.1, abrusciare III 39.2, a-brusiata IIa 27.1), adbrusciavano III 43.2, adbrusiò I 78.3/abrusciò IIa 385.2, adbrusceroIIa 183.1.

Se dunque nelle annotazioni spontanee l’indiscutibile tendenza al raddoppia-mento di -b- intervocalica spinge ad interpretare come variazione solo grafica i po-

725 Cfr. G. ROHLFS, Grammatica storica..., cit., § 215. 726 Così secondo Formentin va considerata in Loise l’alternanza dei tipi frabica, frabica-

to, lebra, lebruso, obeduto etc., che non potrebbero perciò essere interpretati come forme colte o reazioni alla pronuncia locale: cfr. V. FORMENTIN, LOISE DE ROSA, Ricordi..., cit., to. I, p. 82 e n. 74.

Introduzione CCXXV

chissimi controesempi con la scempia, è di un certo rilievo il fatto che nel terzo li-bro invece sia di norma evitato il raddoppiamento di -b-, e che la geminata sia giu-stamente rappresentata secondo la norma toscana, ad esempio dopo il prefisso a(ometto le forme con conservazione del prefisso ad), come abbactere III 19.5 e ab-bacteo III 53.3. La doppia inoltre è regolarmente nel primo libro, come esito di BL secondario, in nebbia I 104.2.

La scempia si conserva, oltre la norma toscana (ma in accordo con il latino), nelle forme seguenti:

dubio III 30.15727, libra IIa 70.4, 78.8, obedie(n)tissimo IIa 69.2, obedir(e) IIa 296.2, publi-ca (+6) II 33.1, IIa 53.1, 162.1, 170.2, 170.4, 214.4, publicare III 19.7, pub[l]icao I 63.2, publicata II 21.9, IIa 375.1, publicati IIa 107.4, publice IIa 17.5, publico (+17) II 53.1.8, 59.4, ubedir(e) IIa 2.12, 208.2, 209.1, ubidir(e) IIa 214.2. Si aggiungano gabato (fr. ant. gab) III 28.25/gabbati III 29.3 [e gabbar(e) III 30.24], lebra III 3.1 (con -b- da -P-). Segue invece la norma toscana gabella (+6) IIa 228.3 (2 volte), III 25.5, gabelle III 26.2.

Non c’è mai il raddoppiamento nelle forme che presentano metatesi di r728:

frabica II 46.2, IIa 360.2, frabicha IIa 48.1, 335.4, 344.2, 365.1, frabiche II 46.3, frabicare I 4.1, II 33.2 51.1, IIa 327.1 e fabricare IIa 51.1, frabicha IIa 44.2, frabicava II 51.1, frabi-chato IIa 48.1, Frabicio I 90.2, 93.7, 96.7, 106.1, II 23.2729, frebe I 104.2, IIa 225.2, frebreIII 32.13.

Nelle forme del congiuntivo da -BJ- altenano b(i)/bb(i): cfr. § V.2.2.17. Per Sor-bbello IIa 200.2, cfr. § V.2.2.26.

C. La geminata è normalmente rappresentata secondo la norma toscana sia nelle scritture spontanee sia in quelle del primo e terzo libro (ad es. accade III 35.1, ac-casao III 10.1, accenti IIa 129.1, acceptare (+6) IIa 64.3, 130.2, 143.2, occolenczeIIa 156.2 etc.), anche tramite il prefisso ad (adcasato IIa 215.1, adco(n)czate I 64.5,adcadenno IIa 129.2 adceptare I 90.5 etc.: si omette lo spoglio completo). Si trova invece la scempia in luogo della geminata nelle forme seguenti:

727 Cfr. dubio in Galeota (V. FORMENTIN, FRANCESCO GALEOTA..., cit., p. 58). 728 L’allungamento di compenso dopo la metatesi di una consonante è in realtà fenomeno

anche del toscano (es. pioppo < *POPLU, cal. chiùbbica < PUBLICA; cfr. G. ROHLFS,Grammatica storica..., cit., § 228); per quanto riguarda poi il nesso br, se spesso in toscano b raddoppia (fabbrica, febbre, libbra) nel nap., tuttavia, e in molti dialetti del mezzogiorno, queste forme partecipano piuttosto dello sviluppo b > v (ma lo sviluppo gallo-italiano di br > vr è anche della maggior parte dell’italia settentrionale: G. ROHLFS, Grammatica stori-ca..., cit., § 261): freve si ascolta ad esempio sia nei dialetti delle Marche sia nel napoleta-no: cfr. ID., § 322 e D’AMBRA, s.v. freve; inoltre, a frabbica nel nap. corrisponde però il vb fràveca (G. ROHLFS, Grammatica storica..., cit., § 261).

729 Cfr. Frabbicio in Loise (V. FORMENTIN, LOISE DE ROSA, Ricordi..., cit., to. I, n. 713, p. 253); si veda anche D’AMBRA, s.v. Frabbizio.

Nadia Ciampaglia CCXXVI

aco(n)cziò II 48.2 [ma adconcziare IIa 123.1, adco(n)czi[a]va IIa 139.3, adconczata IIa123.1, adconcziata IIa 274.1, adconczate I 64.5], affacia IIa 248.1/affacciare III 46.2, affac-ciò III 14.2, apparechao IIa 128.5, apparechio III 21.10, ochio III 14.2730 (ma occhi β2244.4), vacha ‘mucca’ IIa 321.1/vaccha IIa 228.3 (2 volte), 283.1; è invece la forma locale vacha ‘delle olive, acino’ II 51.2, IIa 71.2731. Segno a parte anche ucelli III 48.26732. Si ag-giunga il pf. socese IIa 106.3, socess(e) III 23.3, soccese III (+6) 10.3, 15.1, 17.1/soccesseIII 19.6, soccess(e) III 13.1, 19.3, 26.5, succese I 78.9 (e soccesero III 10.2, part. pass. suc-cese).

Dal nesso secondario CL, (Banchi) Vechi I 6.1733 ma vecchio IIa 331.1, 371.1, II 48.2.

D. La d intervocalica raddoppia in seddia IIa 104.5, soddomia IIa 126.1 e SoddomoIIa 126.1. Nelle forme raggruppate di seguito il raddoppiamento sarebbe rappresen-tato dal titulus (cfr. IV.1; si vd. però anche § V.2.2.27):

do(d)dici IIa 104.2, du(d)dici IIa 289.2/dudici IIa (+10) 44.3, 47.1, 86.2, La(d)dislao III 27.5.7/Ladislao III (+21) 1.1, 27.9.11, ma(d)da(m)ma I (+13) 18.1, 19.1, 21.1, IIa 379.1, 382.1, III 24.3 (2 volte), 45.3, ma(d)da<mma> I 88.1/mada(m)ma I 43.1, IIa 332.1, 335.1, mada(m)ma III 24.3, Ma(d)do(n)na IIa 239.1734, ma(d)do(n)na II 37.2/Mado(n)da IIa 239.1, Mado(n)na IIa 70.1, 126.2, me(d)dica II 54.4, me(d)dico II 54.4.12, IIa 51.1, 58.4, 104.6/medico II (+5) 51.1, 54.2.3, medicho IIa 125.1, medico IIa (+22) 48.1, 56.1, 64.1, medici III 32.13. Si aggiunga a(d)dunò ‘radunò’ IIa 201.1 (ma adonare III 38.4 e, nel signi-ficato di ‘accorgersi’, adunero II 33.3, adunati II 33.3)735.

Si trova la scempia in frido IIa 57.7736; la doppia compare regolarmente in fri(d)dio IIa 44.2.

F. La scempia è in Gofrido III 27.3, 30.2/Goffrido III 27.1.2; la geminata è invece in Niffho (Nifo) II 21.6, 38.1, IIa 30.4.

730 Cfr. ochi/occhi in De Jennaro e nei testi di P 1035 e ochii in Galeota (M. CORTI, a c. di, P. J. DE JENNARO..., cit., p. CXXXVIII e V. FORMENTIN, FRANCESCO GALEOTA..., cit., p 59).

731 Cfr. G. ROHLFS, Grammatica storica..., cit., § 150. 732 Cfr. ucel, ucellin in De Jennaro (M. CORTI, a c. di, P. J. DE JENNARO..., cit., p.

CXXXVIII).733 Cfr. vechio in De Jennaro e in Ceccarella (M. CORTI, a c. di, P. J. DE JENNARO..., cit.,

p. CXXXVIII e V. FORMENTIN, FRANCESCO GALEOTA..., cit., p. 59). 734 Per Maddonna, si veda P. TRIFONE, La confessione di Bellezze Ursini..., cit., p. 114 e

n. 63; la geminazione di -d- è testimoniata dal Colocci: «Roma [gemina] spesso in mezzo: Maddonna» (ivi).

735 In D’Ambra e Andreoli si registra rispettivamente addonare/addunarse nel senso di ‘accorgersi’ (fr. s’addonner); solo in D’Ambra compare anche adonare ‘adunare’.

736 Si veda il nap. friddo (G. ROHLFS, Grammatica storica..., cit., § 258). Lo scempiamen-to, ritenuto da Formentin di natura dialettale, è invece in De Jennaro (fredo), in Galeota (freda, fredo) e nel Regimen (frido): cfr. V. FORMENTIN, FRANCESCO GALEOTA..., cit., p 59.

Introduzione CCXXVII

G. La -g- intervocalica raddoppia oltre la norma toscana solo in i(m)ma(g)gine I 78.3/i(m)magine I 78.3 (e si noti che il raddoppiamento sarebbe comunque rappresentato dal titulus e nel primo libro) e in ’lo(g)giare II 23.1 (per i controesempi di questo verbo, tutti con la scempia, vedi infra). Come s’è già detto (§ V.1.6), non trova mai rappresentazione nelle Croniche, almeno grafica, la geminata; l’unica eccezione è rappresentata dalle quattro occorrenze di seggio‘tribunale’ ‘ripartizione politico-amministrativa di Napoli’ IIa 80.1.1.2 81.1, insieme al plurale seggi IIa 80.2 (ma segio t. +23) da -DJ-, insieme a hoggi e saccheggiataII 69.2, che tra l’altro compaiono nella copia di un bando (in cui si legge correttamente secondo la norma toscana, invece, collegio II 69.2; cfr. n. 582); gli altri esempi si leggono invece nella mano β: alloggiar(e) β1 36.22, maggio β2206.1 (e da -DJ-, esseggio β3 203.1 e seggio β3 232.2). Per il resto sono invece numerosissime le forme che, almeno graficamente, presentano la scempia in luogo della doppia oltre la norma toscana, fenomeno che secondo Maria Corti sarebbe una normale reazione al dialetto737. Occorre ricordare qui, tuttavia, che nelle Croniche sembra registrarsi da BJ/VJ l’esito mediano [y] piuttosto che l’affricata palatale intensa del napoletano (cfr. § V.2.2.17), e che la grafia g(i) potrebbe analogamente, come s’è più volte detto, essere di copertura per la semivocale, come usuale nei testi mediani; date queste premesse, si evita di riproporre lo spoglio per le forme dal suffisso fr. -age e prov. -atge, che presentano sempre -agio (es. stagio) e per le voci del verbo ‘alloggiare’ < fr. logier, per le altre forme che presentano la scempia, cfr. § V.2.2.16 e V.2.2.17.L. La scempia è in Posilipo I 95.11 e quelo IIa 320.2. La scempia invece si legge solo in un’occorrenza in seppelito IIa 329.2, in cui è etimologica [per il resto, seppellito III (+6) 11.6, 20.3, 23.3, IIa 96.1, sepellito III 10.4.5 (e seppelliti III 17.6, seppellita II 15.1, sepellir(e) IIa 368.1, seppellir(e) IIa 96.2 (2 volte)]738. Per artela-rie IIa 3.1/artellaria IIa 6.3, 16.1, 28.5 si veda § V.1.9. La consonante raddoppia739

invece nelle forme raggruppate di seguito:

Aniballe IIa 59.1, delluvio IIa 272.1, ellecti IIa 6.4, ellecto IIa 29.3, 243.1, ellecturi IIa 30.8, ellessero IIa 2.9, 245.3, 294.7, Fuscollillo IIa 388.1/Fuscolillo IIa (+17) 2.8, 59.1, 66.6 e Fusculillo IIa 102.1, italliani III 21.1/’[t]aliani I 95.2, ’taliani I (+4) 93.3.7.9 (2 volte), II 16.1, 23.1, italiani (+17) I 78.6, 93.10, IIa 16.5, 197.3, 201.1 e italiane IIa 11.1, Palliano IIa2.3/Paliano IIa 2.2, solle(n)ni III 9.2, solle(n)nità IIa 56.1, sollito IIa 167.1/solito IIa (+11) 22.1, 30.1, 99.8.

737 Cfr. viagio, fugio, hogi etc. in De Jennaro (M. CORTI, a cura di, P. J. DE JENNARO...,cit., p. CXXXVIII).

738 Il verbo in Loise compare invece sempre con la doppia (V. FORMENTIN, LOISE DEROSA, Ricordi..., cit., to. I, p. 86, n. 76).

739 Si veda in De Jennaro il raddoppiamento postonico di aquilla (M. CORTI, a c. di, P. J. DE JENNARO..., cit., p. CXXXIX).

Nadia Ciampaglia CCXXVIII

M. È diffusissimo nelle Croniche il raddoppiamento di -m- intervocalica, come è usuale nei dialetti meridionali e nei testi di quest’area740 (e si ricordi, invece, che non trova larga rappresentazione MB > mm):

ado(m)madavano IIa 369.1, ca(m)merligno III 25.4741, ca(m)melliagno I 91.9, Fla(m)mignoII 19.9/Flami(n)gno I 101.3, Ca(m)mera III 3.1, ca(m)merero III 34.11, co(m)ma(n)-dame(n)ti IIa 11.3, co(m)ma(n)dame(n)t<i> IIa 4.2 (qui la geminata è etimologica), co(m)-mecza(n)do IIa 224.1, co(m)meczò IIa 124.1, co(m)me(n)cza IIa 355.1, co(m)me(n)czao IIa257.1, co(m)me(n)czate IIa 162.3, co(m)me(n)czato IIa 256.1, co(m)me(n)cze(n)no IIa 130.1,co(m)me(n)czero IIa 40.6, (com)menczò III 20.1, co(m)me(n)sa(n)do III 1.1, co(m)mo IIa208.5/como IIa (+59) 30.1, 40.12, 57.2, co(m)modità IIa 219.2, co(m)munichati IIa 40.9, de(m)ma(n)dar(e) II 20.3, Da(m)mascho IIa 128.14, di(m)ma(n)dò III 40.1, do(m)maderoIIa 40.6, do(m)ma(n)daro III 9.3, do(m)ma(n)dato I 107.1IIa, do(m)ma(n)dava IIa 249.1, do(m)manio IIa 31.3, do(m)menecha I 63.2, 64.1, 101.2, II 35.14, 42.1, 50.1, IIa (+14) 32.1, 37.1, 52.1, III 20.1.3, 25.10, do(m)mene<c>ha III 19.2, do(m)menech(e) I 75.5, IIa 216.1, do(m)menicha I 64.5, IIa 270.1/domenecha IIa 216.2, Do(m)menicho IIa 265.3, Do(m)-m[e]nicho IIa 248.1, do(m)me(n)necha IIa 57.4, Do(m)micio IIa 134.6, Do(m)minicho IIa(+30) 21.3, 25.1, 86.2, III 23.3/Dominico III 26.10, do(m)minica III 17.4, do(m)minicha I 11.1, II 13.3, 19.5, III 17.2/dominicha III 18.3, Do(m)minicho I (+4) 31.3, 69.1, 78.9, II 38.3, I, exa(m)minar(e) IIa 110.7, exsa(m)minati IIa 110.4, exsa(m)minò IIa 110.3, exco(m)-monichò I 102.3, ge(n)telo(m)mini I (+4) 13.2, 88.9, 98.1/ge(n)telomini IIa 40.4, III 45.3, ge(n)tilo(m)mini I 89.6/gentilhomini III 46.2, gentilhomi(ni) III 46.1, ge(n)tilomini IIa 65.1, 110.9.10, III 26.9, 30.5, gentilomini III 26.7, ge(n)tilomin<i> IIa 65.1 (e ge(n)tilomo IIa(+16) 29.2.3, 30.3), ho(m)mini I (+8) 29.1, 48.1, 58.2, II (+4) 13.2, 24.1, 34.1, IIa (+58) 4.2, 11.3, 42.3, III 27.20, 30.3, 46.4, hom(m)[i]ni I 93.18/homini I 93.19.24, II 24.1, ho(m)mo IIa 199.2/homo IIa (+28) 4.1, 42.3, 56.1, inco(m)me(n)cza(n)do III 2.1, in-co(m)me(n)czar(e) III 25.5, inco(m)me(n)czato IIa 48.1, inna(m)morato III 35.1, ma-da(m)ma I 43.1, IIa 332.1, 335.1, ma(d)da(m)ma I (+13) 18.1, 19.1, 21.1, IIa 379.1, 382.1, ma(d)da<mma> I 88.1, no(m)minato IIa 190.1, III 26.12, 31.2/nominato IIa 243.1, nu(m)mero II 30.4, III 21.5, 30.17, sa(m)minare II 49.3.5, sa(m)minar(e) II 49.3.5, sco(m)-monecha IIa 214.4, sco(m)municato III 19.2, sco(m)monichati IIa 214.4, sco(m)munichatoIIa 2.5, se(m)mana IIa 70.4/septimana IIa 70.2, 266.1, se(m)minar(e) II 36.2, IIa 71.2/se-minar(e) II 32.1742. Il raddoppiamento si verifica anche nelle forme latine ca(m)mera(m) S2.2, co(m)mites S 11.1 (2 volte), do(m)minaba(n)tur S 1.1, do(m)minabat S 4.1, do(m)-minus S 7.1, no(m)minatur IIa 315.2.

Si legge la scempia nelle forme raggruppate di seguito:

amalò III 32.13, comissione IIa 301.6, femine IIa 352.1/fe(m)mene IIa 165.2, 180.1, III 40.3, fe(m)mina IIa 40.5 (2 volte).6.10, III 27.4.5, fe(m)mine IIa 339.1, 348.1, III 24.1.3, gramati-

740 Cfr. G. ROHLFS, Grammatica storica..., cit., § 222. Si veda ad es. in Loise ade(m)man-da, Ca(m)merlingo, Do(m)masco, (com)mandamiento, (com)mencza, Do(m)masco, do(m)-meneca, Do(m)minico, mada(m)ma se(m)mana, se(m)menare (V. FORMENTIN, LOISE DEROSA, Ricordi..., cit., to. I, pp. 84-5).

741 Cfr. V. FORMENTIN, LOISE DE ROSA, Ricordi..., cit., to. I, p. 84. 742 Cfr. semmina in De Jennaro (M. CORTI, a cura di, P. J. DE JENNARO..., cit., p. CXXXIX).

Introduzione CCXXIX

ca II 53.3, gramaticha II 54.5, gramaticha IIa 170.1, p(ro)maticha IIa 61.2, Thomasi IIa(+9) 23.8, 30.3.7/Tho(m)masi IIa 23.3, Tomasi III 26.4/To(m)masi III 26.4.

N. Il raddoppiamento è nelle forme seguenti:

a(n)nimo IIa 130.3/animo III 58.6, a(n)i(m)o III 35.5, 58.12, Anto(n)nio IIa 2.2/Antonio IIa(+6) 25.1, 60.2, 63.1, Adsca(n)nio (Colonna) I 102.1/’Sca(n)dio Testa’ IIa 129.1 e Ascanio (Maria Sforza) I 28.1, do(n)natione II 53.6/donatione II 53.2.6, 53.7, do(m)me(n)necha IIa57.4, gra(n)na II 30.4 ‘grana’, locute(n)ne(n)te IIa 225.1/lochotene(n)te IIa 199.1, locote-ne(n)te IIa 98.1, 258.2, locu<tene>(n)te IIa 103.1, locutene(n)te IIa 100.1, lucutene(n)te IIa184.1, 217.1, 259.1, lu(n)nedì I(+6) 4.1, 21.1, 69.2, IIa 28.4/lunedì I (+5) 30.1, 68.1, 71.1, II 6.2, IIa (+4) 61.1, 194.1, 246.1, lu<n>edì I 59.1; si aggiungano le forme verbali sonno IIa18.1, so(n)no IIa (+24) 2.9, 40.2, 66.4 e ve(n)ne(n)do III 7.4, 58.5 ‘venendo’.

La scempia è in Aniballe IIa 59.1, anichilare IIa 69.2; si è invece proposto l’e-mendamento per dona III 28.1743/do(n)na III 23.1, 24.3, 28.18.

P. La scempia si registra nelle forme seguenti:

apresso IIa 361.2/appresso IIa 60.2, 99.8, app(re)sso IIa 16.3.5, capella IIa 37.2, 367.2, III 26.2744/cappella IIa 37.1, 367.1.2, III 25.3.4, capello IIa 128.5.14/cappello IIa 370.2, IpolitaI 71.1, Ypolita I 19.1, 40.1, 41.1; in sepellir(e) IIa 368.1/seppellir(e) IIa 96.2 (2 volte), se-pellito III 10.4.5/seppellito III (+6) 11.6, 20.3, 23.3, seppelliti III 17.6, seppellita II 15.1 è conservata la scempia etimologica.

La consonante intervocalica raddoppia in coppulata III 17.2 e seppulto IIa380.1, 381.1, sepp<u>lto III 13.2. Si aggiunga, nel Sommario latino, cappulata S17.1.

R. È tipico dei dialetti meridionali il raddoppiamento di -r- nelle forme del futuro e del condizionale (cfr. § V.3.1.1/d e V.3.1.3); la -r- raddoppia anche nelle forme e-lencate di seguito:

barrile I 48.2, 65.1, IIa 47.3, III 48.30, Carrafa IIa 38.1, 243.1, Carrafha IIa (+12) 3.2 (2 volte), 68.1.2/Carafha IIa 69.1, Ferra(n)do II 15.1, Casparro II 28.1, Gasparro II 53.8, 62.1, IIa (+4) 102.1, 245.5, 316.1745, Hectorre I 93.10 (2 volte), derritta IIa 123.1, Sarra IIa58.4, sarracini746 II 2.1, 44.1, sarra<cini III 12.5, Sarracinia III 48.28, Serracino IIa 167.2,Ta(r)ra(n)to I 36.1, Tara(n)to I(+4) 13.2, 34.1, 93.14.15, vecerré I (+10) 93.3.6.7, II (+10)

743 Va detto però che dona è pure in Loise De Rosa, analogamente emendato in do[n]na dall’editore: V. FORMENTIN, LOISE DE ROSA, Ricordi..., cit., to. I, p. 85.

744 Il gallicismo capella accanto a cappella si legge anche in Loise De Rosa (V. FOR-MENTIN, LOISE DE ROSA, Ricordi..., cit., to. I, p. 256, n. 734).

745 Si vedano Gassparo e Gasspa(r)ro in Loise De Rosa (V. FORMENTIN, LOISE DE ROSA,Ricordi..., cit., to. I, p. 86).

746 Cfr. sa(r)racine in Loise (V. FORMENTIN, LOISE DE ROSA, Ricordi..., cit., to. I, p. 253); si veda anche D’AMBRA, s.v. sarraino.

Nadia Ciampaglia CCXXX

16.1, 19.9, 20.12, IIa (+16) 6.4, 13.1, 80.4, III26.12/veceré I 92.1, vecer(é) IIa 385.2, vicer-ré I (+4) 92.1, 108.2IIa, 109.1IIa (2 volte), II 21.5, 31.1, 46.2 IIa (+9) 27.2, 57.5, 61.1.

La scempia sta probabilmente per [rr] in Herico IIa 52.1/Herricho IIa 84.1, Erri-cho III 9.2, 21.5 e Fera(n)te I 76.8747.

S. È diffuso nel napoletano lo scempiamento nei pf. socese IIa 106.3748/socess(e) III 23.3, soccese III (+6) 10.3, 15.1, 17.1/soccesse III 19.6, soccess(e) III 13.1, 19.3, 26.5, succese I 78.9 (e soccesero III 10.2 e il part. pass. succese ‘accadute’ I 78.9, 84.4, 97.2, IIa 139.3, III 10.5, 11.1, succeso I 5.3); analogamente si ha la scempia nel pf. procese IIa 110.7, proce<s>e IIa 110. Forse effettiva è anche la degemina-zione di Alesandro III 58.6749/Alexa(n)dro III (+4) 51.12.16, 55.1, Alexandro III 54.3, 56.8. Sarà invece solo grafico lo scempiamento di havese IIa 318.1/havesse IIa(+21) 4.1, 6.3, 71.2, Mo(n)tecasino IIa 28.1, possesione IIa 161.1/possessione IIa(+4) 122.1, 162.1, 169.1, posseso IIa 83.1/possesso IIa 194.1, sesa(n)tamilia IIa169.1, rocollesero IIa 327.2.

È forma tipicamente meridionale, per assimilazione da (EC)CUM SIC, adcussì(+4) IIa 2.11, 80.2, 101.3, cu(n)ssì I 93.14, IIa 136.2, 139.2, cussì I (+4) 89.6, 102.3, 103.7, II (+7) 20.6.8.10, IIa (+42) 2.4.12, 19.2 (2 volte), III 27.9.17.21750.

T. È diffusa nel meridione, forse da *CITATE in luogo di CIVITATE, la scempia di cità I (+23) 52.1, 52.3, 53.1, II (+19) 2.1, 3.1 (2 volte), 15.1, IIa (+23) 14.1, 16.6, 29.1, III (+26) 8.2, 10.2.4751, [ci]tà II 1.1 e citadino IIa (+11) 109.1, 167.1, 186.2, III 34.7, citadini II 49.2, III 40.4, 107.2, III 19.5, 27.17, 39.13 (e si aggiungano le forme di β; l’unica eccezione si legge in β2); sarà invece forse solo grafica l’alternanza nelle forme elencate di seguito:

aterrato IIa 28.5/adterrati ‘sotterrati’ 345IIA 1, adterrato ‘inumato’ II 14.1, bataglia I 93.15, batalglie I 103.4, batallglia I 95.12, bata(n)lglia I 106.5/bactaglia (+10) III 13.3, 20.2, 21.7, battaglia III 21.9, 48.9, bactaglie I 55.1, bactalglie I 95.10 (e bactalgliare I 103.4), Batista (+5) I 94.3, II 2.1, 59.4/Bactista IIa 125.2, 128.1, 245.5, co(n)trato IIa 228.3, legiti-mo IIa 79.1, muto ‘motto’ III 32.3, quat(r)o III 55.1/quattro III (+5) 22.1, 28.6.11, q(u)attroIII 28.14, sfratati IIa 364.1.

747 Cfr. Ferante in Loise (V. FORMENTIN, LOISE DE ROSA, Ricordi..., cit., to. I, p. 86). 748 Si vedano soccese, socczese etc. in Loise, forse risultato di un adeguamento analogico

sul tipo ‘mise’ ‘prese’ (V. FORMENTIN, LOISE DE ROSA, Ricordi..., cit., to. I, p. 257). Questa possibilità mi sembra però da escludere per Fuscolillo, considerati invece il pf. forte messe‘mise’ IIa 13.1, 20.2, 27.3, messero I 104.1, 106. 2, 296.4, III 55.3 e β1 34.3.

749 Alesandro accanto ad Allessandro si legge in Loise: cfr. V. FORMENTIN, LOISE DEROSA, Ricordi..., cit., to. I, p. 252.

750 Cfr. G. ROHLFS, Grammatica storica..., cit., § 946; si veda ad es. in Galeota cossì (V. FORMENTIN, FRANCESCO GALEOTA..., cit., p. 60).

751 Cità con i corradicali citadella e citatine è ad es. in Loise (V. FORMENTIN, LOISE DE ROSA, Ricordi..., cit., to. I, p. 256).

Introduzione CCXXXI

Si raddoppia, forse solo graficamente, in expedicta IIa 207.1/expedita IIa 19.2, 163.1, renducta ‘resa’ III 39.9. Al contrario, connuta ‘condotta’ ‘governo di eserci-to o di schiera’ I 93.24.

V. overo IIa 327.2, III 27.10.

Altre mani. B. Il raddoppiamento di -b- è solo in β3: sabbato β3 204.3, subbito β3 196.11, ma subitoβ1 36.2.11 (2 volte), β2 244.7.9.22, Fabio β1 36.4 (2 volte), habitatori β2 244.9, rebelliβ136.20, rebello β3 203.3. La scempia si conserva oltre la norma toscana e in accordo con il latino in obedientia β2 244.15, obedira(n)no β2 244.20, publicò β2 237.1, publicatione β2237. 6 (2 volte), publicatus β2 237.26. Per il vb. ‘dovere’ e ‘avere’, cfr. § V.2.2.17. Mano γ. sabbato 151.1. C. Non c’è la scempia, a differenza di Fuscolillo, in occhi β2 244. D Non c’è raddoppiamento in sedia β3 196.10. G. Le rarissime forme con la geminata secondo la norma toscana si leggono qui, con alloggiar(e) β1 36.22/allogiar(e) β136.21 (e adlogiateβ1 36.17), lloggiar(e) β136.22/llogiar(e) β1 36.22, maggio β2 206.1, β2 244.3/magioβ1 34.2.5.12, β2 41.1, maggior β2 244.17, maggio[r] β2 244.15/magiore β1 35.12, β2237.14, β2 244.4, magior(e) β2 237.4 (2 volte).9.14, esseggio β3 203.1 e seggio β3 232.2/segio β134.5. La scempia è in fugir(e) β134.5, 36.13, linguagio β2 244.12. L. Raddoppiamento in solle(n)nissima β2 206.2. N. Raddoppiamento in solle(n)nissima β2206.2, ma non in lunedì β136.17. Mano γ: Sa(n)gue(n)ne 150.1 (ma Sa(n)guene β136.8.9).M. Largamente attestato il raddoppiamento di -m-: co(m)ma(n)da β136.22, β2 237.4,co(m)mandame(n)ti β2 244.11, co(m)ma(n)dame(n)to β2 236.1, β2 237.2, co(m)ma(n)damoβ2 237.6.7.22, co(m)modità β2 237.3, do(m)meneca β1 36.14, ho(m)mini 210.1/hominiβ136.1, 17.22, β2 244.11, 21, β2 40.15, β2 41.1 e homeni β3 196.6 (2 volte), tu(m)muloβ3 229.1.2 (2 volte)/tumolo β2 237.4 (2 volte).19.20 (2 volte).22. Lo scempiamento si regi-stra solo in β2: femina β2 244.3/fe(m)mina β136.26, femine β2 41.1. Mano γ. comedia147.1.2. R. Mano α. Gasparro II 62.1. Per le forme del futuro e del condizionale, cfr. § V.3.1.1/d e V.3.1.3. Comune il raddoppiamento in vecerr(é) β134.5, β1 36.20.22, vecerréβ134.8 (2 volte).11, β135.3.5 (2 volte), β136.11.12.18.19, vicerr(é) β2 206.5, vicerréβ3 203.1, β2 206.1, β3 229.1, β134.2.3.7, β136.18. Mano γ. vecerré 148.1. S. Usuale il rad-doppiamento in cossì β3 229.2, β2 237.15.22, cussì β1 34.6, β135.2.5 (3 volte), 36.22; in γ cussì 148.7. Forse è un errore havisseno ‘avvisano’ β2 244.7 (e si veda infra, avisano ‘av-visano’ β2 244.9). Dialettale lo scempiamento di succese ‘successe’ β134.8, β136.20. T. Co-stante lo scempiamento, tipico del Sud, di citadino β136.5, citadini β3 196.11 e citadini γ148.5 (2 volte), 152.2, così come in cità (+11) β2 40.15.17, β2 206.1.2, β3 229.2, β3 231.1 (2 volte), β2 244.3, β1 36.2 (2 volte).4; solo in β2 si legge, forma unica in tutte le Croniche(Fuscolillo adopera sempre la scempia), città β2 237.13.21.22; si ricorderà tuttavia che il § 237 è la copia di un bando; si aggiunga anche matina β3 230.3. Mano γ: matina 148.3. V. Avrà valore fonetico lo scempiamento di avisano ‘avvisano’ β2 244.9, havisseno ‘avvisano’ β 2 244 7752. Ζ. Tipicamente meridionale lo scempiamento di mezo β3 229.1, β2 237.19, β2244.12 (e meso β2 237.4753).

752 Cfr. ANDREOLI, s.v. avisare; D’AMBRA, s.v. avesare, aviso; avisare in Loise (V. FORMENTIN, LOISE DE ROSA, Ricordi..., cit., to. I, p. 82).

753 Cfr. miez per il napoletano, mies , mes per la Campania settentrionale, mesu nel La-zio meridionale: G. ROHLFS, Grammatica storica..., cit., § 278.

Nadia Ciampaglia CCXXXII

V.2.2.30. Fenomeni generali

a. Metatesi. La metatesi si verifica per lo più nei nessi di l ed r + consonante754. Si ha metatesi di l nelle forme seguenti:

Abla IIa 326.1/Alba IIa 303.1, 315.2, 330.1 (con l inserita nell’interlinea), 333.1, Abli IIa293.2/Albi IIa (+22) 3.1 (con l corretta su b), 11.4, 12.1, 13.1 (nell’occorrenza di IIa 298.1 la l è inserita nell’interlinea tra a e b), ad l’abli I 93.18, calvachò I 84.5, calvacò I 14.1, 15.1, 47.1, 84.6 (2 volte)/cavalcò I 15.1, 84.5, 97.8, IIa 27.2 (retr. calvacò, con l espunta e poi inserita tra a e c), cavalcao I 76.2, cavalcaro I 76.2755, mercludì II 6.4/merchudì II 35.14, merchudì IIa 57.1, 335.1, mercodì I 70.2, mercudì I 18.1, 23.1, 97.5, II 55.1, IIa (+5) 24.1, 26.1, 28.6, plubicha IIa 97.1, 363.1/publica II 33.1, IIa (+5) 53.1, 162.1, 170.2, plubicha-me(n)te IIa 208.4, plubichati IIa 107.1/ publicati IIa 107.4, plubicho IIa 18.1, 97.1/publico II 53.1.7, 59.4, IIa (+12) 105.8, 120.1, 121.1, III 12.4., plubicao I 43.1/pub[l]icao I 63.2 (e publicar(e) III 19.7, publicata II 21.10, IIa 375.1).

Si è già segnalato gliotte ‘gocce’ IIa 71.1 in cui il nesso GL è secondario, cioè originatosi successivamente per metatesi di l: <* GLUTTA < GUTTULA (cfr. § V.2.2.14 e n. 577).

La metatesi di r si verifica invece nelle forme elencate di seguito:

borcato ‘broccato’ IIa 16.3, borchato IIa 16.2 (e con prostesi, imborcato IIa 16.4, 17.1.2 e, con mb>mm, ’morchato I 71.2), breogna IIa 20.1 (e, senza betacismo, vregogna I 103.7)756,brogale ‘volgare’ IIa 104.6 (con betacismo), carmeligo ‘camerlengo’ III 53.5/ca(m)mer-ligno III 25.4, ca(m)merligno III 25.4, ca(m)melliagno I 91.9, catredale II 4.1, Crapi IIa247.1, crapipte ‘capretto’ IIa 86.4, crapipti IIa 78.6, crapipto IIa 78.7, crastati ‘agnello grande castrato’ IIa 153.1, crastato IIa 283.1757, dreto III 28.16758/dereto I 55.2, 106.1, II 46.2, IIa 33.1, 128.16, 335.5, indereto I 96.5, IIa 64.3, indireto IIa 143.2, i(n)direto IIa 143.2, frabica II 46.2, IIa 360.2, frabicar(e) I 4.1, II 33.2, 51.1, IIa 327.1/fabricar(e) IIa 51.1, fra-bicava II 51.1, frabicha IIa 48.1, 335.4, 344.2, f<ra>bicha IIa 365.1, frabichato IIa 48.1, frabich(e) II 46.3, Frabicio I(+4) 90.2, 93.7, 96.7, II 23.2, frebar(e) I 94.2, frebaro I (+13) 3.1, 9.1, 12.1, IIa (+18) 44.1.4, 50.1, frebe I 104.2, IIa 225.2, froster(e) IIa 339.1, frosteri IIa86.1, 119.3, 125.2, Grofido III 25.7 (con r nell’interlinea), Goffrido III 27.1 (con r correttasu i), intercziato IIa 128.14, intreponer(e) IIa 294.6, octrufo IIa 15.1, preta II 62.1, IIa (+8) 50.1, 137.3 (2 volte), 345.1/petra II 40.1, prete IIa 335.7, 344.1, scrope(m)mo IIa 247.3 (con r nell’interlinea), Sgesmu(n)do III 57.2.3, starssinato I 68.2/strassinata IIa 68.2 (e trassinato I 8.1, trascinar(e) III 30.18), Ternità IIa 181.2, III 8.2, vernedì I (+5) 49.1, 75.1,

754 Cfr. G. ROHLFS, Grammatica storica..., cit., §§ 322-3. 755 Si veda calvaccata in De Jennaro, ancora presente nell’area laziale e abruzzese (M.

CORTI, a c. di, P. J. DE JENNARO..., cit., p. CXXXV).756 Cfr. il napoletano sbreognato ‘svergognato’ (G. ROHLFS, Grammatica storica..., cit., §

191); bbreuogna (C. MERLO, Fonologia del dialetto di Sora..., cit., p. 178). 757 Cfr. ANDREOLI, s.v. 758 G. ROHLFS, Grammatica storica..., cit., § 322.

Introduzione CCXXXIII

78.9, II 27.2, 38.1, vregogna I 103.7. Si aggiunga rursectione ‘resurrezione’ II 13.3 (ma Resurrectione β 240.1). In fratri IIa 315.2/Frati IIa (+11) 123.1, 124.2, 128.11, frebre III 32.13/frebe I 104.2, IIa 225.2 e pretra II 60.1 si è avuta propagginazione della vibrante.

È ampiamente diffuso nel Mezzogiorno il nesso sdi in luogo di dis: sdegratia I 103.3759.

b. Prostesi. La prostesi è diffusa nel napoletano, specialmente con la vocale a-760:

adbasso IIa 182.2.3, 344.1761/bassio I 94.3, a(b)bastava IIa 105.6 (ma bastava III 51.5), ab-brusao I 97.13, abbrusarno I 75.3, abrusaro I 97.14, abrusciar(e) III 39.2, abrusciaro III43.2, abrusciò IIa 385.2, abrusiata IIa 27.1, adbrusaro IIa 177.4, adbruscero IIa 183.1, a-dbrusciavano III 43.2, adbrusiò I 78.3 [ma brusiar(e) I 94.2, brusiata I 78.3], adbisognò II 35.5, IIa 112.3, 183.3, 247.5, adbisognao IIa 280.2, adrrobato IIa 188.1, adrobbati II 24.1, adterrato II 14.1, adcussì IIa 80.2, 101.3, 130.3/cu(n)ssì I 93.14, IIa 136.2, 139.2, cussì I (+4) 89.6, 102.3, 103.7, II (+7) 20.6.8.10, IIa (+42) 2.4.12, 19.2 (2 volte), admarcziava IIa286.3, adprese(n)tata I 76.7, adprese(n)tavano I 97.7, adprese(n)tero IIa 208.5, adruinataIIa 208.3, adsecchate IIa 70.6, adsectò IIa 163.1, adssectò IIa 98.1, allistati IIa 320.1, a(m)-mosso IIa 367.2, arruinero IIa 252.1; è anche della lingua letteraria ado(m)madavano IIa369.1.

Altrettanto diffusa nel napoletano è la prostesi di in:

imborcato ‘broccato’ IIa 16.4, 17.1.2762 e, con mb>mm, il già citato ’morchato I 71.2/bor-cato IIa 16.3, borchato IIa 16.2, imp(ro)mecte(n)do III 31.3, invisione IIa 40.5, inadriva(n)-do IIa 177.3, infanti ‘soldati’ II 21.7, infantaria I 106.1.4, II 20.8, inpollecte IIa 294.3.6, 353.3/pollette IIa 294.1.

S’è già accennato (cfr. § IV.1 e n. 179) al probema posto dai tipi missere Incan-dora, missere Indiego, missere Inpò, missere Inpaschale, che si è preferito trascri-vere in Pò, in Paschale, in Diego, in Candora ‘Caldora’; secondo Formentin la in,tuttavia, non sarebbe prostetica763, ma corrisponderebbe alla particella catalana o-norifica en764, che potrebbe celarsi nel nostro testo nella lezione corrotta en fato duca de Calabria I 58.1 emendata (scartando come lectio facilior l’opzione prefa-to) in en Alfonso duca de Calabria, considerato anche il passo lo duca d(e) Cala-

759 Cfr. G. ROHLFS, Grammatica storica..., cit., §§ 326 e 1011. 760 Cfr. M. CORTI (a c. di), P. J. DE JENNARO..., cit., p. CXXXII.761 Si veda basso in De Jennaro (M. CORTI, a c. di, P. J. DE JENNARO..., cit., p. CXXXII).762 Si vedano inborcato, inbrocchato in De Rosa (P. SAVJ-LOPEZ, Appunti di napoletano

antico..., cit., p. 43 e V. FORMENTIN, LOISE DE ROSA, Ricordi..., cit., to. I, p. 272), inborca-to in Ferraiolo (R. COLUCCIA, a c. di, FERRAIOLO.., cit, gloss., s.v).

763 Questa tesi è invece proposta da R. COLUCCIA, A. CURACHI, A. URSO, Iberismi quat-trocenteschi..., cit., pp. 201-2.

764 V. FORMENTIN, LOISE DE ROSA, Ricordi..., cit., to. I, p. 273 e n. 790.

Nadia Ciampaglia CCXXXIV

bria nomine do(n) Alfo(n)so I 53.1, che mostrerebbe l’equivalenza del titolo en/don.

La prostesi di s- con valore intensivo si legge in scappucini IIa 97.1; al contrario si veda cavalcati I 97.8, che si è preferito correggere in scavalcatiI 97.8765.

La prostesi di e- davanti a s + consonante è in estrata ‘strada’ IIa 274.1, estrateIIa 37.1, 219.1, exstrate IIa 99.5, exs<tr>ate IIa 99.1: la base è il lat. tardo STRA-TA(M). Sono giustificate anche dal latino le forme extraordinario IIa 23.7 < EX-TRAORDINARIU(M), expave(n)to IIa 26.3, extima IIa 40.4 (in cui la e, estesa ai deverbali, è etimologica rispettivamente, in *EXPAVENTARE e AESTIMARE)766.

c. Anaptissi. È inserita una vocale di transizione in augume(n)tò < AUGMENTUM III 26.2/aume(n)tò III 26.2767.

d. Aferesi. Si verifica aferesi di a in ’cordar(e) IIa 346.2, (ad) ’iutarla III 37.6/aiu-tar(e) III 28.28, 37.6, 38.3, ’Ragona I (+11) 16.1, 20.1, 22.1, III (+26) 2.1, 23.1, 24.3, ’Rogona I 84.5, 97.6, ’Sca(n)dio ‘Ascanio (Testa)’ IIa 129.1/Adsca(n)nio (Co-lonna) I 102.1 e Ascanio (Maria Sforza) I 28.1, ’spectar(e) IIa 113.2, ’spectava IIa250.4, ’Pruczo III 54.3/Appruczo III 51.14, Apruczo III 57.15, Apuczo III 6.3; si può aggiungere, nel Sommario latino, Magome S 21.3, che è verosimilmente errore di scrittura per ’Ragone; di in in ’gie(n)czero ‘incensiere’ II 16.2; di i nel prefisso in di ’na(n)ci II 21.2, ’na(n)czi 2 30 24, 57 2, ’na(n)te III 12.4, ’na(n)ti II 63.1, IIa(+17) 100.2, 104.5 (3 volte), III 27.1, ’na(n)t<i> IIa 104.3/i(n)na(n)ti I 103.4, in-na(n)ti I 95.3, IIa (+14) 110.8, 128.5.7, inna(n)zi IIa 69.2, inna(n)czi III 57.16, in-na(n)te III 37.6, inna(n)ti III 48.8, ’Noce(n)cio IIa 74.1, ’Noce(n)tio IIa 25.2, 119.1/I(n)no(n)ce(n)tio I 60.1, ’Sernia IIa 225.1, ’[t]aliani I 95.2, ’taliani I (+4) 93.3.7.9 (2 volte), II 16.1, 23.1/italiani IIa (+6) 16.5, 197.3, 201.1, italliani III 21.1.

Saranno invece causate dalla discrezione dell’articolo le forme spitale IIa81.1/hospitali III 8.1, 25.2 e stagio I 93.17, stagi II 20.5768; si aggiunga fece rende il magio ‘omaggio’ I 89.6 ma iurare ’magio I 88.9, 90.1. La deglutinazione spiega anche le forme in la Magna III 17.7769, da la M. III 19.7, IIa 125.1, 128.1, a la M.III 19.7 (2 volte), de la M. III 21.1; si aggiunga (monsignore de lu/lo) Treccho‘Lautrec’ I 104.1, 106.2 e (la) Tripalda (Atripalda) I 47.1, 93.4, β 237.20, Tripaula

765 Questo il contesto: «Et subbito ch(e) el p(redic)to re et regina foro desmo(n)tati in ter-ra et cavalcati, fo posto ad sacco il po(n)te».

766 In Lupo De Spechio il nesso st talvolta è preceduto da una e prostetica come nelle lin-gue iberiche (A. M. COMPAGNA, a c. di, LUPO DE SPECHIO..., cit., pp. 197-8); si veda ad es. in De Jennaro esdegnosa (M. CORTI, a c. di, P. J. DE JENNARO..., cit. p. CXXXII).

767 Cfr. G. ROHLFS, Grammatica storica..., cit., § 338. 768 Si vedano spitale e stayo in Loise (V. FORMENTIN, LOISE DE ROSA, Ricordi..., cit., to.

I, p. 271). 769 Si vedano La Mangnia e Tripauda in Loise (V. FORMENTIN, LOISE DE ROSA, Ricor-

di..., cit., to. I, p. 271).

Introduzione CCXXXV

I 81.1. Non c’è invece concrezione dell’articolo in lerta < *ERCTA(M) IIa 154.1,nella locuzione camminenno alla lerta ‘in piedi’.

e. Epitesi. Epitesi di -ne in ène I 108.2IIa, IIa (+20) 106.3, 130.4, 134.1, di -i in èy I 12.1, hèi IIa 33.2/è I (+6) 31.1, 75.4 (2 volte), 86.6, II (+4) 21.5, 43.2, 54.5, IIa(+10) 14.1.2, 22.1, III (+10) 3.3, 6.5, 10.2.

f. Sincope. Benché nei dialetti di area meridionale non si tenda alla sincope770, in Fuscolillo il fenomeno è invece largamente presente, in particolar modo nelle for-me del condizionale e negli infiniti con enclisi pronominale771:

annullarlo II 53.2, brusciarla III 57.11, donarlo IIa 213.4, esserve III 31.7, farle IIa 170.3, farli III 30.16, farlil<o> II 35.9, haverce IIa 110.2, haverli IIa 140.1, ’iutarla III 37.6, regratiarlo III 14.2, sacchegiarla III 55.5, darli II 54.2 (2 volte)/dareli IIa 350.2, farne IIa245.3/farene II 53.5, farle IIa 170.3, levarce IIa 180.2/levàrece IIa 103.3, 301.4, pigliarla IIa27.2, portarla IIa 318.1, posserlo IIa 184.1, recepirlo IIa 127.2, reve(n)derlo IIa 76.1, tirarlaIIa 356.1, volerli IIa 130.2; senza sincope dirili III 35.8 e posser(e)sende ‘potersene’ I 84.1772; per i condizionali, arria III 51.8, harria II 53.2 e porria II 19.8, 35.2, IIa 1442.1. Si aggiungano anche gli infiniti coniugati farno IIa (+5) 100.2.3, 105.7/fareno IIa 245.2, ha-verno II 46.3, IIa 106.2, volerno II 23.4 (cfr. § V.3.1.6).

La sincope invece è per lo più evitata nelle voci del verbo ‘comprare’:

co(m)parao IIa (+7) 30.6, 31.3, 213.1, co(m)parare IIa 245.2.6, co(m)parar(e) IIa 271.2, 357.3, co(m)parata IIa (+6) 105.2, 118.1, 337.1, co(m)parato IIa 76.1, 169.1, 245.3, co(m)parava IIa 70.6, co(m)però IIa 211.1/co(m)prata IIa 341.1, compra(ta) IIa 341.2.

Si prediligono le forme non contratte per gli infiniti bever(e) IIa 70.6, 164.1, III 27.20, 28.18, poner(e) II 54.12 e nelle forme del futuro: ponerrà II 30.5, vederò III 58.10, venerrà IIa 283.1.

Che la tendenza alla sincope sia caratterizzante della nostra area, lo mostrerebbe il toponimo Corgliano IIa 153.1, Corlgliano IIa 83.1, che conserva invece la vocale atona solo quando compare nel terzo libro, e dunque in una scrittura non spontanea, mutando anche grafia per la laterale palatale: Corillano III 26.4.4 (2 volte); si ag-giunga il nome del fiume Gargliano I 106.5, Garliano I 96.2.6, Gargliano IIa

770 G. ROHLFS, Grammatica storica..., cit., § 138. Diversa, tuttavia, è la situazione nei dia-letti meridionali occidentali ed estremi e nel dialetto di Sora (M. LOPORCARO, Grammaticastorica del dialetto di Altamura, Pisa 1988, p. 66). Va comunque detto che non si registra sincope nell’Hist. Tr. (N. DE BLASI, Libro de la destructione de Troya..., cit., pp. 390-1); gli esempi in De Jennaro e in Galeota sono solo di natura letteraria: cfr. M. CORTI (a c. di), P. J. DE JENNARO..., cit., p. CXXXIII e V. FORMENTIN, FRANCESCO GALEOTA..., cit., p. 55.

771 In Loise De Rosa si presenta invece una situazione diametralmente opposta: cfr. V. FORMENTIN, LOISE DE ROSA, Ricordi..., cit., to. I, p. 261.

772 Questo il contesto: «et ch(e) li donasse il passagio d(e) posser(e)sende a(n)dar(e)».

Nadia Ciampaglia CCXXXVI

195.1, 307.3, III 30.10, Garlgliano IIa 13.1, Garliano IIa (+4) 101.4, 127.3, 128.6. La sincope è anche nei sostantivi e aggettivi raggruppati di seguito:

carchi IIa 313.3, cermonie IIa 128.18, froster(e) IIa 339.1, frosteri IIa 86.1, 119.3 125.2 (qui favorito dalla metatesi); è diffuso in tutto il meridione merchudì II 35.14, merchudì IIa 57.1, 335.1, mercodì I 70.2, mercudì I 18.1, 23.1, 97.5, II 55.1, IIa (+5) 24.1, 26.1, 28.6/mercludìII 6.4 (con metatesi)773.

Di seguito invece gli esempi di conservazione della vocale atona:

crudelità II 19.8, IIa 301.4, 348.1, crudilità IIa 180.1, fedelità III 16.1, fedelità I 75.7, 95.6.9; si aggiunga il toponimo Fia(n)dera IIa 117.2, 160.4.

g. Apocope. M. Corti distingue un’apocope di natura dialettale e una di tipo lettera-rio774. In Fuscolillo si registrano le forme seguenti:

do’ ‘dove’ IIa 274.1, dopo’ III 9.2, 51.13775/dopoi III (+4) 28.15, 43.1, fe’ I (+9) 5.3 (2 vol-te), 27.1, 51.1, II 20.9, 46.2, 53.2, IIa (+26) 31.4, 80.3.4, III (+86) 11.2, 12.6, 15.3, [fe’] III 22.1, f<e’> 21.4/fece I (+23) 7.1, 70.1, 75.8, II (+19) 14.1, 15.1, 19.4, IIa (+110) 2.8, 24.2 (3 volte), 26.5, III (+31) 19.5, 25.8, 27.12, fi’ II 6.4, 36.2, IIa (+8) 28.2, 71.1, 79.8, III 50.1, fin III 30.11, 47.4, 57.11, IIa 344.2/fine I 88.7, 104.2, p(er) fine II 37.2, 42.1, 54.2, III 30.16, 59.5 (2 volte), fino III (+14) 9.1.4, 27.21, fini IIa 200.2, mo’ I 108.2IIa, II 30.2, IIa162.3, 228.4, 274.1, po’ I 18.1, 56.2, 83.1, IIa 110.8/poi I (+32) 26.2, 28.1, 43.2, II 19.4.10, 20.2, IIa (+50) 26.4, 27.2.3 (2occ), III (+68) 11.5, 13.5, 14.1, so’ III 30.7. Particolare è pre-gasser (Idio) IIa 70.7; Fuscolillo sembra registrare le parole pronunciate durante la predica dal vescovo di Sessa: «et d(e) poi predicò allo popolo d(e) Sessa dice(n)do ch(e) pregasser Idio ch(e) venisse la pioge».

Si registra il tipo dialettale dell’infinito apocopato have’ II 35.11, mecte IIa 13.1, re(n)de I 89.6776.

Altre mani. Metatesi in calvachò β3 231.1, calvacò β3 231.1, frosteri β135.1, groliosa β2 40.12, oc-tru<f>o β3 229.1 e forse anche in Ingliterra β3 230.1, ma non in publicò β2 237.1. Mano γ:plu(bi)co 148.4/publico 152.1. Prostesi di a- in admagazenati β2 237.4, a(m)magazenati β2237.6, adveder(e) β134.7; di in- in insta(m)parà β1 34.8, intrasìo β136.8/trasìo β136.9 (e trasero β135.1, trase(n)do β3 196.8). Anaptissi nel già segnalato augume(n)tano β2

773 Cfr. ANDREOLI, s.v. miercudì.774 Cfr. M. CORTI (a c. di). P. J. DE JENNARO..., cit., p. CXXXIII.775 Cfr. G. ROHLFS, Grammatica storica..., cit., § 315 (DE-POST > depó > dopó >dópo);

si veda depo’, po’ in Bellezze (P. TRIFONE, La confessione di Bellezze Ursini..., cit., p.121).

776 Cfr. C. MERLO, Fonologia del dialetto di Sora..., cit., p. 175 e vedi infra, § V.3.1.6. Sono numerosi gli infiniti con apocope della sillaba finale in Bellezze, come recure, magnà(P. TRIFONE, La confessione di Bellezze Ursini..., cit., p. 121 e n. 90); si aggiunga anche corre in De Petruciis (citaz. di M. CORTI, a c. di, P. J. DE JENNARO..., cit., p. CXXXIV).

Introduzione CCXXXVII

237.3. È anche della lingua letteraria l’aferesi di lemosine β2 41.1; aferesi di i nel prefisso in: ’na(n)ti β3 196.6/inna(n)ti β3 196.7; non si registra invece in Italia β2 244.24, italiani β1 34.11, β135.1.5, β1 36.12. L’epitesi è solo in β3: ène β3 196.3/β3 229.2, ma sempre è(+16) β1 34.4.8, β1 36.19, β2 206.2, β2 237.3 (3 volte).5.15, β2 244.4 (3 volte).8, 13.21. La sincope, così come s’è visto per Fuscolillo, è assoluta negli infiniti con enclisi pronominale e si legge in tutte le mani, ad eccezione di γ: farli β1 34.8, farse β1 34.7, levarlo β1 34.8; a-dorarlo β2 244.15, co(m)perarne β2 237.6, haverlo β2 244.6, ma(n)darle β2 237.6, parmi β2244.9, scriverlo β2 244.21, ve(n)derli β2 237.13.14, visitarlo β2 206.3, volerli β2 237.7; si aggiungano gli infiniti coniugati haverno β2 244.9, esserno β2 244.23; in γ invece fareno152.1. Si conferma analogamente la tendenza a conservare la vocale atona nelle forme del futuro; le uniche eccezioni sono in β2: adcaderrà β1 34.8, co(n)travenera(n)no β2 237.8 (2 volte) [ma co(n)traverrà β2 237.19], haverrà β2 237.6, haverra(n)no β2 237.6, β2 244.11, potera(n)no β2 237.13/potra(n)no β2 237.21 (e potrà β2 237.14), tenerà β2 237.22, tene-ra(n)no β2 237.6 (3 volte).7.9, volera(n)no ‘vorranno’ β2 237.13.14; l’atona si conserva nelle voci del verbo ‘comprare’: co(m)parare β2 237.3, co(m)parar(e) β2 237.7.19,co(m)perar(e) β2 237.1, co(m)perarne β2 237.6 e nel corradicale co(m)peraturi β2237.13.14.21; si trova la forma estesa, incoraggiata dal latino, in extraher(e) β2 237.14, im-poner(e) β134.2. Per quanto riguarda i sostantivi si registra la sincope in cirmonieβ3 196.8.9, frosteri β135.1 e nel già notato toponimo Gargliano β134.12, β136.8; c’è sempre la sincope negli avverbi in -mente: facilme(n)te β2 237.3, [inrem]esibilme(n)te β2 237.19,inremisibilme(n)te β2 237.23, in<vi>olabilme(n)te β2 237.11, inviolabilme(n)te β2237.15.19, licteralme(n)te β3 196.11, similme(n)te β2 237.6 (2 volte), β2 244.23; è letteraria la sincope in medesme β2 237.20, medesmo β2 244.12/medesime β2 237.19. È un latinismo la conservazione della vocale atona in Carolo β2 206.1/Carlo β3 230.1, β1 34 1.2.8.12. Gli esempi di apocope sono quasi tutti di natura letteraria, per lo più presenti in β2 e in partico-lare nel § 244: cardinal Pacecco β3 229.1/cardenale β2 206.5, cardinale β2 236.1, β3 240.1,car(dina)le β2 206.1, ciaschun fidel β2 244.2/ciaschuno β2 237.6 (2 volte), ciascun fidel β2244.1/ciascuno β2 237.12, collateral co(n)seglio β2 206.1, crudel morte β2 244.15, dar fedeβ2 244.21, esser vero β2 244.5/essere β2 244.17.21.24 esser(e) β3 196.10, β3 231.1,β134.8.12, far revere(n)tia β2 206.3, far il mio diletto β2 244.19/far(e) β1 34.13, β1 35.1.3,β1 36.2.21, fe’ β1 34.5 (2 volte).6.20.25, β2 206.1.2/fece β1 34.5.6.11, β135.3, β3 196.5.8.9 (2 volte).10.11, β3 229.2, fidel (cris)tiano β2 244.1.2/fideli β2 244.24, figliol de Dio β2244.5.15/figliolo β2 244.17.21, β2 40.12.14 (figliola β2 40), fin che β3 203.2, fin qua β2237.3, fin a la β2 237.20/fine β2 237.4, β2 244.21.24, fino β2 237.6.7, gra(n) tuono β2244.18/gra(n)de β3 196.7, β3 230.2, β135.5, gra(n)di β3 230.2, haver β2 244.18/haver(e) β2237.6, β2 244.2, β1 35.5, horribil natività β2 244.9, horribil voce β2 244.18/horribile β2244.4, resuscitar morti, sanar infermi et illuminar i ciechi β2 244.14, sian morti β2244.15/siano β2 237.7, s(ign)or β2 206.1, β3 230.2.4.5, 231.1 (3 volte), tal offitio β1 36.5, tal ch(e) β2 237.3.4, tal nova β2 244.21.24/tale β2 237.15, β134.4. Sono invece di natura dialet-tale le apocopi di mo’ β136.19, dopo’ β2 244.7.23/dopoi β2 244.8, per fi’ che β134.8; non c’è apocope in poi β1 34.7.9, β1 36.21.22, β2 237.6 (2 volte), β2 244.9, β3 196.11.

V.2.2.31. Raddoppiamento fonosintattico

In primo luogo, occorre porre a parte i casi in cui la consonante doppia è frutto di assimilazione pittosto che di rafforzamento: vanno inseriti in questa categoria, dun-que, i llo II 20.12, IIa 22.1, co llo I 96.6, co mmulte III 1.1.

Nadia Ciampaglia CCXXXVIII

Allo stesso modo, non possono rientrare qui i casi del tipo da llà II 46.2, 53.2, 28.14, IIa 17.2, 86.1, poiché la doppia continua in realtà una geminata etimologica che in seguito ad aferesi si è trovata in posizione iniziale di parola (< ILLAC) e non può quindi essere considerata frutto del potere rafforzativo della preposizione dache, come noto, non provoca raddoppiamento nei moderni dialetti centro-meridio-nali777; la doppia, del resto, non si trova solo dopo et (et llà I 72.1, 73.1, 78.6.7, 84.2.3, 90.6, 93.22, IIa 26.4.5, 27.3) e dove (dove llà II 50.2, 53.2, IIa 36.26, IIa160.3, 367 e β2 40.1), ma compare anche al di fuori del contesto rafforzante: llà II 40.5, 104.3.4.5. Si spiega allo stesso modo il raddoppiamento di de lloro IIa 104 5, IIa 106,4, a lloro III 21.12 e di et lloco < *ILLOCO I 103.4, 93.7/et loco I 5.4 (ma in posizione assoluta loco I 71.2); negli altri luoghi, difatti, con valore di sostanti-vo, sempre loco < LOCUM).

Non è mai documentato il raddoppiamento di n finale778 davanti a parola ini-ziante per vocale; questo motivo si aggiunge a quelli già addotti per giustificare la scelta di trascrizione (in) Nabruczio IIa 386 1, (in) Nabruczo IIa 106.9) e non innAbruczio (cfr. sopra, n. 443).

I casi di raddoppiamento fonosintattico, in definitiva, si leggono solo dopo la preposizione a < AD (ma in rari esempi): a llui IIa.16.5, III 40.3, a ssera IIa 16.6, allogiar(e) IIa 36.22, a ppede III 28.9, 48.29, a ttal che III 27.20, 38.4, 48.18 e nel Sommario latino a ppapa S 12.6; si aggiunga più (n)no(b)ile I 97.6. Per la varia-zione dei fonemi v/b dopo ad (cfr. § V.2.2.3); si ricorda che il fenomeno si limita al tipo (ad) bever(e) III 27.20, non discriminante perché non si registra mai la voce vevere ma bevere in tutte le posizioni, e ad Beneve(n)to III 19.9 (ma in altre tre occorrenze sempre ad Venebe(n)to/Veneve(n)to). Non c’è mai raddoppiamento, come del resto accade nei dialetti mediani, dopo l’articolo neutro o l’articolo plurale femminile (cfr. sopra, n. 320).

V.3. MORFOLOGIAV.3.1. MORFOLOGIA VERBALEV 3.1.1. INDICATIVO

a. Presente. I coniugazione. Alla 1a pers. plur. la desinenza toscana -iamo, presentein debiamo III 58.12 e facciamo IIa 40.12, alterna con l’uscita locale -amo: guar-damo III 41. II coniugazione. Alla 1a pers. plur. la desinenza -emo, attestata in vo-lemo II 30.6, III 13.6, alterna con volimo III 41.7; la chiusura metafonetica è anche in tenimo III 58.11 (per le forme del verbo ‘avere’, cfr. § V.3.1.8). Si segnala a par-te il più particolare voleno III 27.16 da ritenere, se non si tratta di un lapsus calami,

777 Il raddoppiamento della consonante seguente la preposizione da è diffuso invece, co-me noto, in Toscana: cfr. G. ROHLFS, Grammatica storica..., cit., §§ 174, 175, 833.

778 In questa posizione il raddoppiamento è invece frequente in Loise: cfr. V. FORMENTIN,LOISE DE ROSA, Ricordi..., cit., to. I, p. 285.

Introduzione CCXXXIX

desinenza di 1a pers. plurale779. Alla 3a pers. plur. si legge la desinenza locale -enoin luogo di -ono, diffusa anche nei testi napoletani delle origini780: ascendeno II 53.2, ve(n)deno IIa 101.2, 228.4. III coniugazione. Alla 3a pers. plur. la desinenza locale -eno < ENT alterna con -ono: diceno IIa 170.3/dicono II 20.11, 21.4.

Altre mani. Mano β. I coniugazione. Per la 1a pers. plur. lo spoglio offre solo esempi relativi alla ma-no β2, in cui predomina l’uscita -amo, mentre la desinenza -iamo è adoperata in un’unica occorrenza e non a caso nel § 244: co(m)ma(n)damo β2 237.6.7.22, damo β2 237.21, exor-tamo β2 244.24, ordinamo β2 237.6.7.22, significamo β2 244.2, tornamo β2 237.19/teniamoβ2 244.2; alla 3a pers. plur. affirmano β2 244.17.18, augume(n)tano β2 237.3, avisanoβ2 244.9, significano β2 244.11; la desinenza -eno di havisseno ‘avvisano’ β2 244.7 sarà for-se uno scorso di penna dovuto a confusione con havissero. II coniugazione. 1a pers. plur.: volemo β2 237.7.10.12.22. III coniugazione. Alla 3a pers. plur. la desinenza locale è ben at-testata: diceno β1 36.20/dicono β1 34.13, 36.18, occureno β1 36.2, voleno β1 34.8; mano β2: dicono β2 244.4.12.16, moreno ‘muoiono’ β2 237.3, scriveno β2 244.6, tenenoβ2 237.4.6.7. Mano γ: pareno ‘paiono’ 149.2.

b. Imperfetto. II coniugazione. Di seguito le forme con desinenza -ea/ -eva781:

3a pers. sing.: adpertenea IIa 98.7, disponea III 3.2, inte(n)dea III 32.12/inte(n)deva IIa (+9) 1.1, 3.3, 100.2, III 4.1, mectea IIa 301.4/mecteva IIa 37.1, 224.3, nasconea II 33.3, pareva II 6.2, piaceva IIa 85.6, possea III 31.10, 38.3/posseva IIa 71.2, 209.2, III 38.4, possedea IIa337.1 (e cfr. infra, possediano), potea II 6.1, III (+4) 17.4, 28.10, 38.3/poteva II 32.1, IIa281.1, 300.3, 353.2, 371.1 (2 volte), prete(n)deva II 46.3, spe(n)dea III 48.24 (2 volte), te-nea I (+10) 75.5.7, 77.3, IIa 16.4, III 46.2, 48.4.24, <t>enea III 31.5, t<e>nea III 12.5, te-neva I (+10) 75.5.7, 77.3, IIa (+7) 134.3, 134.3, 137.4, 191.1, III 13.5 (ma vedi infra, teniaIII 17.4, 46.1, 48.2), valea IIa 47.2/valeva IIa (+32) 44.3, 45.1, 46.1, volea III (+11) 30.14, 33.2, 34.12/voleva IIa (+18) 3.2, 6.3 (3 volte), 105.3. 3a pers. plur.: correano III 27.17.20, 50.1, despiaceano IIa 98.7, diffaceano III 27.20, mectevano IIa 80.2, piaceano IIa 98.7, pos-seano III 31.3, 48.4, poteano II 19.9, III 38.4/potevano IIa (+5) 70.2, 105.8, 110.9, III 9.3, prete(n)deano II 49.2, teneano III 47.2, tenevano I 48.1, 97.5, IIa (+4) 27.4, 28.6, 105.3, va-levano IIa 78.6, voleano II 35.6, III (+6) 19.10, 27.19, 35.1/volevano II 35.10, IIa (+12)64.2.3, 80.2. Si aggiungano qui anche le forme del verbo ‘dire’: dicea III 32.3, 35.3/dicevaIIa (+5) 3.2, 28.1, 140.1, decevano IIa 57.5, 104.5, dicevano IIa 126.2, III 27.19. Rimane alla II coniugazione latina appareva II 26.2 (pareva II 6.2). Si registra qui l’unica occorrenza di veneva IIa 66.3, di contro ai numerosi esempi in i(v)a782.

779 Questo il contesto: «...dice(n)no: «Noi (con) Gaeta voleno lo reamo p(ro)prio Ladislao et no(n) alt(r)o re». L’antica lingua letteraria toscana presenta in effetti n in luogo di m co-me consonante tematica; in alcuni testi senesi si leggono in effetti le forme voleno, aveno;la desinenza sopravviverebbe anche oggi un alcuni dialetti umbri: cfr. G. ROHLFS, Gram-matica storica..., cit., § 530. Nelle carte dell’AIS voléno è attestato ai punti 555 (Civitella-Benazzone) e 564 (Panicale).

780 Cfr. M. VITALE, Il dialetto ingrediente internazionale..., cit., pp. 253-4. 781 Cfr. G. ROHLFS, Grammatica storica..., cit., §§ 550, 552. 782 La penetrazione di -ebam nelle altre coniugazioni è ben attestata; si veda, ad esempio,

canteva a Veroli e Velletri (G. ROHLFS, Grammatica storica..., cit., § 552).

Nadia Ciampaglia CCXL

Presentano invece la desinenza -i(v)a:

3a pers. sing.: cadivano IIa 70.2, co(n)teniva IIa 325.1, ma(n)tenia III 26.14/ma(n)teniva IIa138.2, p(er)mectia III 26.14, prete(n)dia IIa 110.2, remaniva IIa 130.3; si aggiungano le uni-che due occorrenze di tenia III 17.4, 46.1, 48.2 di contro alla serie compatta in ea/eva rap-presentata da tenea, teneano, tenevano riportata nell’elenco precedente. 3a pers. plur.: pos-sediano III 21.12 (e cfr. sopra, possedea), remaniano I 95.2. Per le forme del verbo ‘avere’, cfr. § V.3.1.8.

III coniugazione. Nei verbi di 3a coniugazione alternano le desinenze in -ia/-iva;nelle annotazioni originarie del secondo libro prevalgono però nettamente le se-conde:

3a pers. sing.: servia III 48.25/serviva IIa 335.2, III 27.18, sequiva III 57.10, sop(r)aveniaIII 51.12, usciva IIa 247.3, venia I 88.7, IIa 16.3, III (+4) 30.5, 48.17, 56.6/veniva I (+5) 95.5.11.14, IIa (+13) 13.1, 37.1, 64.1, III 28.5, 41.9, veni[va] I 80.2 ma veneva IIa 66.3, ve-stia III 48.25. 3a pers. plur.: inpediano III 27.2, insivano I 93.7, moriano II 19.6, 32.1, 36.2, ussciano IIa 98.4, 104.5, viniano I 74.1, veniano IIa 6.2, 28.1, 86.1/venivano IIa (+4) 57.1, 110.5, 247.1. S’è detto che rimane alla II coniugazione latina appareva II 26.2 783.

Altre mani. II coniugazione. Mano β1: deceva β1 36.1, inte(n)deva β1 36.26, teneva β1 36.5, volevano β1 35.3, 36.1.21. Mano β3: inte(n)dea β3 203.3, tenea β3 196.5, β3 203.3, valea β3 229.2 (2 volte). Mano γ: voleva 149.1, volevano 149.2, prete(n)diva 149.1.

I dati ottenuti possono essere raggruppati in una tabella:

IMPERFETTO

II CONIUG. II CONIUG. III CONIUG. -ea -eva -ia -iva -ia -iva

I 10 12 1 _ 3 7II 5 3 _ _ 3 _

IIa 7 99 1 4 5 19III 40 4 7 _ 7 3

tot. 62 118 9 4 18 29β1 6β2

β3 5γ 2 1

783 Appareva e veneva sono ad esempio anche nei Ricordi, in cui si registra però il livel-lamento delle coniugazioni diverse dalla prima, com’è tipico di tutto il Meridione: cfr. V. FORMENTIN, LOISE DE ROSA, Ricordi..., cit., to. I, p. 345 e ss.

Introduzione CCXLI

In totale, nelle Croniche le uscite in -eva per i verbi di seconda coniugazione sono quasi il doppio di quelle con dileguo di v; si nota, tuttavia, che solo il primo libro mostra esiti in sostanza equivalenti, poiché nel terzo si propende senz’altro per il tipo -ea, a differenza di quanto accade nelle annotazioni originali del secondo libro, in cui è invece schiacciante la preferenza per l’uscita in -eva, secondo una tendenza che si noterà anche per le relative forme del verbo ‘avere’. Il medesimo orientamento si rileva per i verbi di III coniugazione: anche qui le uscite in -iva(più diffuse nelle annotazioni originali del secondo libro) sono quasi il doppio di quelle in -ia (preferite invece dal terzo). È poco frequente l’uscita in -i(v)a per i verbi di II coniugazione: in totale si contano solo tredici occorrenze e di queste, ben sette si leggono nel terzo libro. Anticipo che da questi risultati appare già evi-dente che il primo e il terzo libro, pur da ritenere entrambe scritture non originali, offrono risultati differenti dal punto di vista morfologico. Il tipo in -ea è sicuramen-te più letterario, concordando con il tipo tosco-umbro. Per un riscontro, si pensi, ad esempio, che in Loise il tipo -eva è totalitario, offrendosi in totale una sola occor-renza con dileguo di v (-ea) per la II coniugazione e una per la terza784.

c. Perfetto.Nelle Croniche predominano le forme del perfetto debole, mentre meno diffuse sono quelle del perfetto forte e sigmatico e le desinenze in -ette.c1. Perfetto debole. I coniugazione: 1a pers. sing.: pigliai II 28.2. 3a pers. sing.: so-no diffusissime le forme del perfetto debole in -ao (così come nelle altre coniuga-zioni quelle in -eo ed -ìo); le desinenze toscane sono comunque ben attestate (con spiccata preferenza nel terzo libro) e maggioritarie per i verbi di I coniugazione; per quelli di II e III le forme in -eo ed -io sono invece prevalenti. Per i verbi della I coniugazione, dunque, le forme dialettali in -ao alternanano con quelle toscaneggianti in -ò. Questo l’elenco dettagliato:

abbrusao I 97.13/abrusciò IIa 385.2, adbrusiò I 78.3, accasao III 10.1, adao IIa 379.1, ad-dao IIa 128.19/addò IIa 101.4, 196.1, adbisognao IIa 280.2/adbisognò IIa 112.3, 183.3, 247.5, adbisognò I 35.5, adco(m)pagnao I 72.2, adco(m)pagnao IIa 156.3, [adc]o(m)pa-gnao IIa 382.1/adco(m)pagnò IIa 109.2, a(c)co(m)pagnò III 9.4, allogiao I 53.2, IIa 38.2, III 53.2/allogiò II 21.6, a(m)maczao I 2.2, IIa 39.2, a(n)dao I (+5) 64.4, 72.1, 93.21, IIa (+4) 330.1, 339.1, 342.1/a(n)ddò I 98.2, IIa 57.3, 135.2, a(n)dò I (+16) 35.1, 48.2, 51.1, IIa(+28) 26.4 (2 volte), 26.5, 27.2, andò I (+8) 16.2, 43.2 (2 volte), 46.1, IIa 15.1, 17.2, apparechao IIa 128.5, assaltao I 86.10/adsaltò I 86.9, assaltò III 48.4, buctao I 4.1/buttò III 39.11, ca(n)tao IIa 166.2, 216.1, cas<c>hao I 87.2/caschò I 95.12, cascò III 39.10 (2 volte), cavalcao I 76.2/cavalcò I 15.1, 84.5, 97.8, calvachò I 84.5, calvacò I (+5) 14.1, 15.1, 47.1, cavalcò IIa 27.2, III 57.2, cavotao IIa 342.2, celebrao IIa 60.4, chiamao II 16.3/ chiamò IIa 377.1, chiamò III (+5) 14.5, 23.1, 34.6, co(m)m<e(n)>czao II 32.1, co(m)-me(n)czao IIa 257.1/co(m)meczò IIa 124.1, (com)menczò III 20.1, co(m)micziò II 36.2, III 48.17, co(m)parao IIa (+7) 30.6, 31.3, 213.1, co(m)però IIa 211.1, co(n)tao IIa 43.1, desmo(n)tao I 72.1/desmo(n)tò I 55.1, dismo(n)tò I 56.1, 84.3, 95.14, donao I 81.3/donò I 76.9, donò IIa 129.3, 130.4, 350.3, III (+10) 3.1, 30.10, 34.7, durao II (+4) 6.1.2.4, IIa 60.1,70.3, 165.6/durò II 42.1, IIa 27.5, 71.1, III 27.21, 41.3, figliao I (+6) 20.1, 24.1, 27.1/figliòI (+7) 18.1, 19.1, 21.1, fortifichao IIa 79.6, gabbao IIa 228.4, gustao IIa 213.3/gostò II 48.2,

784 Cfr. V. FORMENTIN, LOISE DE ROSA, Ricordi..., cit., to. I, p. 353.

Nadia Ciampaglia CCXLII

18.1, 19.1, 21.1, fortifichao IIa 79.6, gabbao IIa 228.4, gustao IIa 213.3/gostò II 48.2, IIa213.1, i(m)barchao I 84.3/i(m)barchò I 84.2, 85.6, inbarchò I 48.2, 51.1, imbarcò III 59.5, incominsao I 4.1/inco(m)miczò I 93.19, i(n)come(n)sò II 20.9, i(n)co(n)trao I 93.21/in-co(n)trò I 99.2, incoronao I 2.2/i(n)coronò I 83.1, incoronò I 43.2, 96.1, i(n)factao II 19.1, innamorao I 50.1, intitulao III 25.7/intitulò III 6.7, intossicao I 5.2, intrao I (+5) 63.1, 80.2, 83.3, II 61.1, IIa 115.1, 202.1, 351.1, i(n)trao II 27.2/intrò I 95.7.8, 96.9, II 21.1, IIa(+9) 14.3, 16.1, 17.1, i(n)trò II 20.1, 21.6, IIa 79.3, III 20.1, lassao II 54.8 (2 volte), IIa (+5) 102.2, 170.5 (2 volte), 214.1/lassò I 97.3, IIa 386.1 (2 volte), III (+7) 26.12, 31.2.4, laxò III9.4, <le>vao I 110.1IIa/levò I 55.1, IIa (+5) 101.5, 108.2, 135.1, III (+4) 30.19.21.25, levòs-selo III 55.2, lovòssilli III 30.24, magnao IIa 156.1/magnò IIa 156.2, ma(n)dao IIa 19.2, 52.2, 316.1/ma(n)dò I (+6) 2.2, 78.4, 93.4, II (+5) 20.3.5.9, IIa (+9) 2.4, 98.1, 106.3, III (+14) 11.4, 17.7, 30.19, mandolle I 83.2, musurao IIa 43.1, pagao IIa 300.2, 346.2/pagò I 90.2, IIa 301.2, passao II 37.1, IIa (+6) 40.3, 106.7, 197.3/passò I 96.1, II 21.5, IIa (+6)27.4, 127.2, 128.8, III (+9) 9.1.2, 28.25, piglao IIa 161.1, pigliao I 64.4, 93.18, IIa (+4) 169.1, 194.1, 247.1, pilaoce I 81.2, pilgliao I 26.1/piglò I 110.1IIa, pigliò II 16.1, 59.6, IIa(+9) 27.3, 108.2, 128.10, III (+42) 28.1, 30.11 (2 volte).22, pigliòlla III (+5) 32.5.9, 48.14, piglò III 34.1, pi<l>gliò IIa 128.15, plubicao I 43.1, portao I 43.2, II 37.4, IIa (+4) 239.1, 245.6, 300.2/portò I 58.1, 74.3, 95.5, II 46.3, IIa (+6) 24.2, 99.6, 104.8, portò III (+5) 21.7, 34.7.9, portòce III 58.1, portòllo III 39.11, portòss(e) III 21.6, prese(n)tao IIa 209.1/pre-se(n)tò IIa 64.1, 140.1, 325.1, pub[l]icao I 63.2, puticzao IIa 154.1/puticzò IIa 155.1, reb-bellao I 3.1, rebellao I 83.2, 93.12/rebellò I 93.14, III 23.1, 55.5, 56.10, recuperao I 3.1, 86.1/recuperò III 43.5, 48.4, regratiao IIa 213.4, reposao I 84.3, rescactao I 93.16, ruinaoIIa 26.5, sacchigiao I 6.1, 77.4/sacchigiò I 93.18, sa<n>ao IIa 218.2, sca(m)marao IIa180.1, scappulao I 74.2, 90.2, scquartao I 99.1, se(n)te(n)tiò II 46.2, sfractao I 52.3, smo(n)tao I 105.1, su(m)mao IIa 213.3, talgliao I 26.2, tirao I 93.24, IIa 178.2/tirò I 93.18, tornao I 17.1, IIa 99.8, 157.2, 247.5/tornò I (+6) 51.2, 55.2, 88.8, II 21.6, IIa 191.1, III (+10) 16.1, 35.7, 42.3, tornòss(e)ne III 48.8, trovao IIa 79.4, 214.1, trovò II 55. tro<vò> I 60.3, 2, IIa (+8) 2.3, 128.17, 130.3, trovò III 34.2, trapassao II (+4) 15.1, 18.1, 38.1, IIa(+9) 68.1, 96.1, 102.1.

Si aggiungano alle forme complementari riportate nell’elenco precedente, quelle in -ò, prive di controesempi, raggruppate di seguito:

acceptò IIa 130.3, accordò III (+5) 30.1, 48.21, 56.6, aco(n)cziò II 48.2, acq(ui)stò III 9.1, 57.11, acquistò III 56.3, a(d)dunò IIa 201.1, admalò I 79.1, amalò III 32.13, adnegò I 49.1 (2 volte), adsectò IIa 163.1, adssectò IIa 98.1, adsegiò I 93.7, affacciò III 14.2, alczò III 29.3, allargò IIa 27.2, alzò I 75.8, applacò IIa 136.2, 139.2, arrivò II 21.4, IIa 8.1, III 38.1, 51.10, assediò III 9.2, 19.4, asse(m)<petò> (?) IIa 199.2, assettò IIa 168.1, assectò III 36.1, ass<ucu>rò II 20.5, augume(n)tò III 26.2/aume(n)tò III 26.2, calò III 28.18, bisognò IIa(+5) 20.1, 175.1, 201.2, III 41.3, 42.2, cacciò IIa 68.2, capitoliczò I 84.1, cercò III 35.1, co(m)ma(n)dò I 93.13, coma(n)dò III 53.5, co(m)mitò IIa 216.1, (con)finò I 73.1, (con)-gregò III 9.4, (con)servò III 26.1, consingiò I 72.2, creò I 95.15, curò IIa 214.4, da(n)nificòIII 19.4, deliberò IIa 164.2, d(e)liberò III 34.2, 51.6, d(e)morò IIa 174.1, demorò IIa 27.3, demostrò IIa 135.2, despe(n)sò IIa 351.1, 361.1, dessa(m)bitò I 29.1, di(m)ma(n)dò III 40.1, do(m)minò III (+4) 10.3.5, 32.8, durrupò III 58.1, exaltò III 48.15, exco(m)monichò I 102.3, expectò III 21.2, exsa(m)minò IIa 110.3, guadagnò I 33.2, guastò IIa 110.6, hordinòIIa 285.5, imperò III 58.12, i(n)co(m)me(n)sò III 7.4, ingaudiò I 72.2, inp(re)sonò III 30.19, insorò III 8.1, inviò III 37.4, iovò IIa 108.4, liberò I 61.1, III 9.4, ma(n)chò III 39.4, mara-

Introduzione CCXLIII

vigliò IIa 239.3, maritò III 26.13, mo(n)tò III 35.7, mostrò III 26.1, mutò III 47.6, no-b<e>litò III 26.2, obscurò III 26.16, occordò III 57.10, ordinò IIa (+15) 52.4, 99.5, 104.6, III 37.2, 48.7, palesò III 31.5, parlò IIa 40.5, III 31.3, pe(n)sò III 43.6, p(er)donò III 16.1, predicò IIa 70.7, 223.1, pregò IIa 165.2, privò I 102.3, p(ro)vidò III 41.1, recitò IIa 129.1, 137.3, 138.1, reco(n)tò III 46.4, recordò III 34.5, regnò I 44.2, III (+4) 2.1, 12.6, 17.4, rein-tigò III 34.4, reparò III 26.1, reservò III 3.1, 39.4, reprichò IIa 130.2, reservò II 59.6, IIa228.3, restò IIa (+6) 16.6, 19.2, 117.2, retornò III 28.26, 30.14, ritornò III 30.1, ritrovò IIa38.3, 39.1, III salvò I 102.1, sca(m)pò III 47.6, scappò III 48.12, segnorigiò III 21.1, se-q(ui)tò IIa 79.7, signoriò II 3.1, salvò III 26.8, 48.20, sco(n)trò III 55.3, sco(n)trosse III 51.11, spaccziò I 93.13, stanciò IIa 14.3, te(m)però IIa 75.1, testò II 54.1, tractò III 41.5, usòccie III 21.6, visitò IIa 160.3, visò III 41.4, voltò III 56.3

Si segnala qui passà IIa 13.1.2785, verosimilmente da interpretare come 3a pers.sing. del perfetto (non si spiegherebbe infatti, nel contesto del periodo, il passaggio repentino al presente786; la forma, del resto, è ripetuta due volte di seguito; da e-scludere, dunque, che si tratti di uno scorso di penna); in questo caso il verbo sa-rebbe un relitto di matrice mediana787.

785 Questo il contesto: «A dì 12 del mese de dece(m)bro 1556, ch(e) fo vernedì, passà da lo Garlgliano lo ex(cellen)te s(ignore) ducha de Albi vecerré de Nap(o)li, ch(e) veniva da Roma, ch(e) era stato co(n) suo esercito p(er) mecte ca(m)po in Roma et haveva pigliato Hostia p(er) forcza, et ce fo morta ge(n)te assai de li nostri del ca(m)po, ad tale ch(e) sua Ex(cellen)cia haveva misso li spa(n)gnoli ad la fortellecza d(e) Hostia, et Adlagno la have-va sacchigiata et brusata, et le alt(r)e t(er)re ch(e) se adredevano ce messe la guardia; et sua Ex(cellen)cia se ne venni in Nap(o)li et passà p(er) la piana d(e) Sessa et p(er) la Roccha Mo(n)tragone co(n) lo ex(cellen)te s(ignor)e pre(n)cepe d(e) Stilgliano iu(n)ti insemi, et li soldati ch(e) passavano foreno alcuni sbarisati socto Sermoneta et ve(n)nero tucti la maio-r(e) parte (...)» (cfr. testo, IIa 13). Segno invece in nota come dubbi piglia I 51.1 e i<n-c>ontra I 93.14; i due esempi si leggono infatti nel primo libro, dove invece si registrano in alcuni casi passaggi bruschi dal passato remoto al presente; si veda ad es. il passo seguente: «Eode(m) an(n)o a li 18 del dicto, in le feste d(e) Natale, vende in adiuto d(e) Co(n)salvo Ferrando uno cap(itani)o italiano no(m)minato Bartolomeo d(e) Alviano, et lo seq(u)ete dì fa(n)no facto d’arme co(n) li fra(n)cisi et roppero ditto ca(m)po d(e) fra(n)cisi i llo Garlia-no»(cfr. testo, I 96.6). Questi comunque i contesti: «A li 1479 a li 22 d(e) frebaro, a le 23 hor(e), se inbarchò il re Ferra(n)te et a(n)dò in Fra(n)czia co(n) dui galer(e), et là stecte p(er) spacio d(e) certo te(m)po co(n) re d(e) Fra(n)czia, et piglia p(er) moglier(e) ma(d)da(m)ma Giarlet (...)» (cfr. testo, I 51.1); «Et i(n) quel medesimo dì se rebellò Matera (contra) re d(e) Spagna, et lo co(n)te d(e) Matera fugìo verso Tara(n)to et se i<nc>ontrà co(n) li sop(r)adicti fra(n)cisi ch(e) a(n)davano verso Castellaneta» (cfr. testo, I 93.14).

786 In modo differente invece interpreta Formentin alcune forme in -a (ammaccza, caccza)presenti in Loise De Rosa, considerata però la frequente abitudine del cronista al passaggio dal passato remoto al presente e, soprattutto, l’estraneità di -à alla tradizione napoletana (V. FORMENTIN, LOISE DE ROSA, Ricordi..., cit., to. I, p. 356 e n. 1026), elemento, questo, non probante per le Croniche, che rientrano in un diverso spazio linguistico.

787 La forma del perfetto in -à per la 3a pers. sing. dei verbi in -are (di cui sarebbe difficile stabilire l’origine, ovvero se prosecuzione del latino volgare -at o indebolimento dell’uscita -àu) è infatti attestata nel Lazio meridionale (Nemi, Velletri, Veroli) ed anche nella Lucania, Calabria, Puglia settentrionale: cfr. G. ROHLFS, Grammatica storica..., cit., § 570. Nelle

Nadia Ciampaglia CCXLIV

Alla 1a pers. plur. è particolare la forma adcorde(m)mo IIa 301.1, con estensione delle desinenza di II coniugazione alla 1a pers. plur. dei verbi in -are788; alla 2a pers.plur. si registra inga(n)nastivo III 30.4789. Alla 3a pers. plur. si alternano per la I co-niugazione le desinenze -aro, -arno, -areno, -oro, -orno, -orono, -ero, -ereno, -er-no. Solo a scopo esemplificativo, si osservi in prima battuta l’alternarsi delle diffe-renti desinenze nel verbo ‘andare’ e la netta preferenza per il tipo in -ero che si re-gistra nelle annotazioni spontanee:

adaro IIa 28.7, andaro III (+7) 30.3.16, 43.3, a(n)daro I (+7) 75.2, 78.7, 90.1, II 19.2, III 28.15, 32.1, a(n)d<a>ro I 89.7/addero II 23.4, IIa 11.4, 118.1, 178.1; adder<o> IIa 225.1, a(n)dero I 93.2, 103.4, 110.1IIa, II (+6) 19.10, 20.2.8, IIa (+15) 101.1, 106.9, 118.1, a(n)ddero II 20.1; andarno III 51.2, a(n)darnoce IIa 101.3, a(n)dorono II 20.6, andorno III 47.5, 56.8, 57.4, a(n)dorno III 27.12, 57.9, adareno IIa 334.1, a(n)dareno IIa 271.1. Sarà forse uno scorso di penna adarero IIa 352.2.

-aro/-ero. Le uscite in -aro/-ero sono nelle Croniche le più frequenti e risultano nel complesso equivalenti; la prima tuttavia è preferita nel primo e terzo libro, la se-conda, invece, nelle annotazioni spontanee; sarà dunque questa la forma locale790.Di seguito l’elenco completo (per una tabella riassuntiva delle forme del perfetto, cfr. infra):

abrusciaro III 43.2, adbrusaro IIa 177.4, abrusaro I 97.14/adbruscero IIa 183.1 (e infra, abbrusarno), adaro IIa 28.7, adbuctinaro II 23.4, adco(m)pagnaro IIa 361.1, adlogiaro I 106.1, II 19.10, IIa 315.1, affro(n)taro III 50.3, allogiaro IIa 315.1, 324.1/allogero II 35.2, admaczaro IIa 177.4, admalaro I 78.7, adsaltaro I 102.1, adaro IIa 28.7, andaro III (+7)

carte dell’AIS l’uscita è attestata ai punti 643 (Palombara), 654 (Serrone/Palestrina), 701 (S.Donato). Il tipo è documentato anche nell’antico romanesco (G. ERNST, Die Toskanisie-rung des römischen Dialekts..., cit., p. 154 e n. 113); risentiranno dell’influsso catalano gli esempi presenti invece in Lupo De Spechio (A. M. COMPAGNA, a c. di, LUPO DE SPECHIO...,cit., p. 229).

788 Per la penetrazione di -ebam nei verbi di I coniugazione, cfr. n. 782. Nelle carte dell’AIS il fenomeno si registra nelle forme del perfetto ai punti 701 (S. Donato), 714 (Col-le Sannita), 720 (Monte di Procida), 662 (Nemi), 645 (Tagliacozzo), 643 (Palombara), 654 (Serrone/Palestrina). L’influsso di -ére nelle prime due persone del plurale è attestato anche per alcuni dialetti del Lazio meridionale (es. a Veroli, cantèmm ; inoltre a Zagarolo, Castro dei Volsci, Velletri): G. ROHLFS, Grammatica storica..., cit., § 570.

789 Il VOS enclitico è divenuto parte integrante della forma verbale non solo nel napoleta-no, ma anche nell’umbro e nell’ant. romanesco (cfr. G. ROHLFS, Grammatica storica.., cit.,§ 452), dove in particolare aveva assunto valore distintivo dalla 2a pers. sing. (ama-sti/amastivo): cfr. G. ERNST, Die Toskanisierung des römischen Dialekts..., cit., pp. 150 e 155. Per esempi in Loise, V. FORMENTIN, LOISE DE ROSA, Ricordi..., cit., to. I, p. 346.

790 L’influsso di -ére nella terza persona del plurale è attestata da Rohlfs a Sessa Aurunca: es. ritruvèro; si veda anche lasséro a Montelanico (G. ROHLFS, Grammatica storica..., cit., § 570). Nell’AIS si registrano saluteru al punto 682 (Sonnino), salutero ai punti 710 (Au-sonia) e 713 (Formicola).

Introduzione CCXLV

30.3.16, 43.3, a(n)daro I (+7) 75.2, 78.7, 90.1, II 19.2, III 28.15, 32.1, a(n)d<a>ro I 89.7/addero II 23.4, IIa 11.4, 118.1, 178.1, adder<o> IIa 225.1, a(n)dero I 93.2, 103.4, 110.1IIa, II (+6) 19.10, 20.2.8, IIa (+15) 101.1, 106.9, 118.1, a(n)ddero II 20.1 (e infra, an-darno, a(n)darnoce, a(n)dorono, andorno, a(n)dorno, adareno, adarero, a(n)dareno), allo-giaro I 103.2/allogero II 35.2, IIa 252.1, 294.2, 297.1, arrivaro I 103.3, assaltaro III 14.1, assidiaro III 54.1, cacciaro III 32.3/cacczero IIa 271.4, cascaro I 29.1, cavalcaro I 9.1, co-me(n)saro III 28.16, comesaro III 28.14, co(m)mi(n)czaro I 103.4/co(m)me(n)czero IIa 40.6, do(m)ma(n)daro III 9.3/do(m)madero IIa 40.6, donaro I 66.2, 86.3, IIa 105.2, III 27.13, 28.23/donero II 35.5, IIa 21.2, 130.1, 140.1, edificaro III 8.1, existimaro III 27.10, inbar-charo I 89.7, 98.2/invarchero II 35.13, incom(en)zaro I 78.6, intraro I 90.5, intra<ro> I 17.1, inviaro III 28.18, iuraro I 88.9 (2 volte), lassaro I 76.7, levaro I 75.5, III 13.4/levero I 59.1, IIa 123.1, 296.2, 348.2, liber<a>ro III 13.5, ma(n)gnaro I 103.2/magnero IIa 197.3, ma(n)gnero II 6.5, ordinaro I 75.7, III 27.8, parlaro III 50.3, passaro I 96.5, IIa 329.1, III 28.14, 51.9/passero I 97.9, IIa (+4) 171.1, 189.1, 201.1 (e infra, passarno, passerno, passe-reno), pensaro III 28.16, pigliaro I (+4) 86.4, 93.3, 96.8, IIa 177.3, III (+5) 28.15, 43.2, 53.3, pilgliaro I 89.1, 95.12, 106.5 (e pigliarono)/piglero II 20.2, IIa 9.1, 10.1, 201.2, pi-gliero II 16.1, 20.1, IIa (+4) 40.6, 110.6, 128.10, III 28.15, 29.1, portaro I 86.4, 97.4, III 43.4, p<o>rtaro IIa 348.2/portero IIa (+6) 143.1, 160.1, 214.3, III 13.5 (e porterono IIa128.13), pregaro III 43.3, p(re)garo III 48.11/preghero IIa 105.8, ratificharo I 66.1, sacchi-giaro I 102.2/sacchigero I 89.1, II 20.2, III 13.4, salvaro III 14.3, seq(ui)taro I 96.8, talgla-ro I 99.1/talgliero I 59.1, tallgliero I 98.1, trattaro III 27.11.tornaro I 93.5/tornero IIa 59.1, 183.3, trovaro I 74.4, 103.7, IIa 344.1, III 25.3/trovero II 23.4, IIa (+4) 104.4, 106.3, 177.4, volaro II 6.2.3.4. Senza controesempi, in -ero: alcero I 60.3, accord<e>ro III 30.13, adcep-tero IIa 213.6, adnegnero IIa 40.3, adprese(n)tero IIa 208.5, adq(ue)tero II 23.4, adunero II 33.3, arruinero IIa 252.1, co(m)mutero IIa 213.3, co(m)portero IIa 74.1, defreschero II 20.1, diffidero I 93.9, figliero II 6.5, inco(n)trero IIa 128.7, iochero IIa 139.1, iusticiero III 26.10, ma(n)dero IIa (+6) 40.6, 62.2, 182.3, pagero IIa 310.1, paghero IIa 310.1 (e infra, pagare-no), prese(n)tero IIa 213.4, prestero IIa 350.2, p(ro)sternero III 28.15, rebellero I 98.1, III 27.9, reprichero IIa 98.8, retornero IIa 40.8, ruinero IIa 201.1, tirero IIa 20.1, 99.7, 128.8, sca(m)marero IIa 101.1, secchero II 56.1, sforczero II 20.1, smo(n)tero IIa 177.3, svergene-ro I 26.1, tassero IIa 179.2.

-arno. In totale, si contano invece solo quattro uscite in -arno791: si noti che ben tre compaiono nelle scritture non originali: abbrusarno I 75.3, andarno III 51.2, a(n)darnoce IIa 101.3, passarno III 51.1.

-orno792. L’uscita è attestata solo nelle scritture non originali; in un sol caso è pre-sente nel secondo libro (ma vedi la notizia, forse copiata, del § 20): admaczorno I 92.3, andorno III 47.5, 56.8, 57.4, a(n)dorno III 27.12, 57.9, buctorno III 49.2, ca-pitolorno II 20.6, determinorno III 58.14, donorno III 39.8, ma(n)dorno III 47.7 pattigiorno II 20.4, pigliorno I 48.1, pigliorno III (+6) 39.11.12, 51.13, portornoIII 43.7, scappolorno III 34.3, tirorno III 50.4.

791 Si segnalano qui nelle carte dell’AIS, salutarno al punto 567, salutarn al punto 707 (Lucera), 714 (Colle Sannita), 716 (Ascoli Satriano) e 717 (Canosa).

792 Cfr. salutorno al punto 564 (Panicale) e 546 (Pietralunga).

Nadia Ciampaglia CCXLVI

-oro. Si legge solo nelle scritture non originali: tornoro I 96.5, scamporo III 51.6793.

-orono: Le due uscite compaiono entrambe nel prima citato § 20794: a(n)dorono II 20.6, smo(n)torono II 20.11.

-areno/-arero. Pochissime le attestazioni di queste desinenze, tutte tratte dalle an-notazioni originali del secondo libro: adareno ‘andarono’ IIa 334.1, a(n)dareno IIa271.1, adarero IIa 352.2, allogareno IIa 357.3, pagareno ‘pagarono’ IIa 271.2, 360.1.

-ereno/-erno: L’uscita è rara795 ed ancora una volta attestata solo nelle scritture ori-ginali: acceptereno IIa 65.1, passerno ’passarono’ II 21.7, passereno IIa 348.2.

Segnalo a parte fermoreno ‘firmarono’ I 93.16796.

II coniugazione. Nella 3a pers. sing. si assiste talvolta al conguaglio con le desinen-ze dei verbi di III, con un’oscillazione -eo/-io. Di seguito l’elenco delle uscite in -eo797:

abbacteo III 53.3, (com)macteo III 19.9, co(m)macteo III 39.2, dessce(n)deo IIa 211.2 (e il perf. forte discese III 45.2, 51.13, descese III 56.10), dispiaceo IIa 316.1, ma(n)teneo III 12.6/ma(n)tenìo IIa 60.3 (e il perfetto forte ma(n)tenelo III 36.1 ma(n)te(n)ne III 27.3), nas-seo I 30.1, na(s)seo I 36.2 (e il perfetto forte nacque III 17.2), regeo IIa 108.2, ro(m)peo I 93.6/ro(m)pìo I 77.1, 100.2, roppìo I 100.2.2 (e il perfetto forte roppe ‘ruppe’ IIa 84.2, III (+4) 48.4.13, 53.5, ruppo III 32.5), redeo IIa 233.1, re(n)deo I 75.1.7, III 19.4, rendeo III 29.2, rendeosse798 III 58.2/redìo I 62.1, re(n)dìo I 75.6, 85.7, rendìo III 48.21, valeo IIa(+16) 45.2, 47.3, 72.1 (e il pefetto forte valse IIa 47.1.1, 291.1), ve(n)deo IIa 7.8, 161.1, 253.1, vendeo III 30.25; senza forme complementari, dolìo I 98.3, invadìo III 11.3, perdìoIII 33.2, 57.3 (e il perfetto forte perse III 56.10).

In una sola occorrenza si trova la desinenze toscana redé I 90.4799.

793 Cfr. salutoro al punto 584 (Amelia). 794 Cfr. salutòrono al punto 555 (Civitella Benazzone). 795 Cfr. salutér ne al punto 718 (Ruvo di Puglia). L’uscita in -ereno per il pass. rem. è dif-

fusa a Squille (Caserta). Rohlfs registra a Velletri cantérno.796 Nelle carte dell’AIS è attestato salutàr ne al punto 664 (Santa Francesca) e salutàr n

al punto 709 (Vico del Gargano). Rohlfs segnala cantàr n a Veroli, nel Lazio Meridionale ed anche a Castro dei Volsci.

797 La desinenza in -eo secondo Maria Corti non ha carattere dialettale e proverrebbe ai testi napoletani da quelli letterari: cfr. M. CORTI (a c. di), P. J. DE JENNARO..., cit., p. CLXIII.

798 In rendeosse la seconda e è stata scritta probabilmente su una precedente o, ed o risul-ta inserita nell’interlinea su e; sse è stato aggiunto successivamente: cfr. apparato al testo.

799 Segnalo in nota rendo III 58.2 che si è preferito emendare in re(n)dé; il perfetto di II coniugazione in -ò è attestato dall’AIS in Puglia, ai punti 608 con vennó ‘vendé, vendero-no’ (usata anche alla 3a pers. plur.), e al punto 709 con v vó (bevé).

Introduzione CCXLVII

Alla 1a pers. plur., vence(m)mo III 27.19. Nella 3a pers. plur. alternano nella II coniugazione le desinenze -erno, -ero, -ereno:-ero: cadero II 26.3, co(m)bactero III 11.4, co(m)mactero III 21.3, co(n)giu(n)-gnero IIa 261.2, romanero IIa 1442.1, rompero III 51.6, ro(m)pero I 95.1 (e la forma forte roppero I 96.6.8, III 28.14.15), tenero I 93.4, III 58.6 (e il perf. forte te(n)neroIII 32.7, 39.11), vedero ‘videro’ II 46.3, ve(n)dero ‘vendettero’ IIa 228.2, volero II 16.1.

-ereno/-erno: respo(n)dereno IIa 64.2; ro(m)perno III 43.7.

III Coniugazione. Nel perfetto debole dei verbi di III coniugazione prevalgono le uscite in -ìo: in totale, ottantacinque occorrenze contro ventotto in -ì, quasi tutte di-slocate nel terzo libro (ben ventisei), che dunque ancora una volta rivelerebbe la dipendenza da una fonte non meridionale. Di seguito l’elenco dei perfetti deboli di III coniugazione in -ìo:

bandìo I 93.1, expedìo IIa 322.2, escìo III 29.2, fenìo I 86.10, ferìo I 86.9, fornìo ‘fini’ IIa218.3, fugìo I 60.3, 93.14, 93.24, impedìo III 21.11, i(n)sìo I 75.8, invadìo III 11.3, investìoIII 11.5, morìo II 38.2, IIa (+4) 39.3, 84.1, 329.1, III 30.13, 32.6.13/morì I 84.4, IIa 386.1, III (+13) 10.1.4 (e il perfetto forte morcze II 14.1, 18.2, 31.1, IIa 68.2, 84.3, 170.5, morseIII (+10) 10.5.6, 11.6, morxe III 30.12), oscìo III 57.16/oscì III 48.4, partìo I (+24) 5.3 (2 volte) 35.1, 46.1, II (+6) 20.8, 21.5.6, IIa (+16) 26.5, 27.3, 38.3, III (+5) 28.22, 39.1, 48.2/partì IIa 15.1, III (+9) 28.25, 30.2, 39.3, pe(n)tìo IIa 104.3, referìo IIa 228.4, resestìoIIa 42.2, sallìo III 45.1, stabilìo I 73.1, <stu>rdìo IIa 218.2, trasìo I 91.1, 95.9, 97.4, IIa128.1.19, 212.1, uscìo I 43.2, II 42.1, IIa 128.5, 205.7, 246.1, usscìo IIa 195.1. Senza alter-nanze, restituì III 16.1, sentì III 57.2.

Passa dalla III alla II coniugazione pateo IIa 110.10 (cfr. § V.3.1.7).

Alla 1a pers. plur. scrope(m)mo IIa 247.3800; alla 3a pers. plur. l’uscita più diffusa per i verbi di III coniugazione è in -ero, che si connota come quella locale801. Ecco l’elenco:

-ero/-iro: honero I 88.9, i(m)pero I 95.12, ferero IIa 141.2, fugero I 102.2, patero II 33.4, 35.13, sallgliero IIa 177.3, 326.2/salliro III 39.10, scoprero IIa 128.8, traderoI 86.3, trasero I 56.2, 75.1, 103.3, III 43.2, travestero III 28.17, uscero III 56.8, u-sciero IIa 128.11, uscier[o] IIa 128.4, ussciero IIa 128.6/usciro IIa 214.3, vestero IIa40.8, (se) parter(e) IIa 57.1, 200.2, (se) partero IIa 11.4, 28.7, 106.9 (e vedi infra,partereno); per l’infinito, partire/partere,§ V.3.1.7. Segno ovviamente a parte (vedi

800 L’uscita è attestata nelle carte dell’AIS ai punti 662 (Nemi), 682 (Sonnino); Nemi e Veroli sono confermate anche da G. ROHLFS, Grammatica storica..., cit., § 573.

801 La desinenza -ero è attesta a Sessa Aurunca (partéro): cfr. G. ROHLFS, Grammaticastorica..., cit., § 573.

Nadia Ciampaglia CCXLVIII

infra) vendero ‘vennero’, che è un perfetto forte con grafia ipercorretta ND in luo-go di nn.

-ereno: questa desinenza fa registrare solo tre occorrenze, tutte distribuite nelle an-notazioni originali: (se) partereno IIa 59.1, 225.1, servereno ‘servirono’ IIa 271.2.

-irno: le uniche cinque occorrenze si registrano nel terzo libro: venirno III (+5) 39.7, 51.1, 57.13 alterna con la forma forte ve(n)nero III (+4) 11.5, 48.7, 57.14 e vendero, -irno (punto 523, AIS).

c2. Perfetto debole in -ette. Il perfetto debole in -ette risulta poco diffuso nelle Cro-niche802; riporto di seguito gli esempi per i verbi di II coniugazione, in parte già ricavabili dalle forme riportate negli elenchi precedenti per meglio mostrarne l’inferiorità numerica. Solo a scopo esemplificativo, si noti come ad una sola oc-correnza del tipo escecte corrispondano ben dieci uscite in -ìo/-ì:

ardecte IIa 126.1 (e la forma forte arse III 53.5, arselo III 57.12), nascette II 47.1 (e nasseoI 30.1, na(s)seo I 36.2, nacque III 17.2), piacecte IIa 129.2, piovecta IIa 75.1, piovecte I 98.4, piovecte IIa (+8) 44.1, 47.4, 57.4, piovette II 19.4, IIa 277.1, possecte I 16.2, IIa 57.2, possette IIa 27.2, 71.2/pocte IIa (+4) 57.4, 57.7, 178.2, vendecte III 14.4/ve(n)deo IIa 7.8, 161.1, 253.1, vendeo III 30.25. Per la III coniugazione, solo escecte III 28.3/i(n)sìo I 75.8, escìo III 29.2, oscìo III 57.16, oscì III 48.4, uscìo I 43.2, II 42.1, IIa 128.5, 205.7, 246.1,usscìo IIa 195.1.

Altre mani. Perfetto debole. I coniugazione. Mano β1: a(n)dao β1 36.24 /a(n)dò β1 34.8.21, ma(n)daoβ1 35.3, β1 36.12/ma(n)dò β1 36.22, passao β1 36.13/passò β1 36.8, portao β1 36.15, tiraoβ1 34.11. Mano β2: a(n)dò β2 206.4, passao β2 41.1, intrao β2 206.5. Mano β3: andòβ3 231.1, a(n)dò β3 196.11, donao β3 196.9, intrao β3 230.1, trapassao β3 203.1. Senza con-troesempi, calvachò β1 34.7, crepò β1 34 .13, voltò β1 34.10; clarificossi β2 244.8, cominciòβ2 244.5, co(n)tinuò β2 244.9, dimorò β2 206.2, obscurò β2 244.7, publicò β2 237.1; assectòβ3196.10, calvacò β3 231.1, mo(n)strò β3 230.3, ordinò β3 204.1, β3 231.1, prod<u>ctòβ3 196.10, restò β3 203.2, smo(n)tò β3 196.8, trovò β3 196.7 (2 volte).8. Mano γ: ordinò 147.2, 152.2, pesò 151.1, pigliò 147.1, trovò 148.2. 3a pers. plur.: in β1 prevale la desinenza -ero: admaczero β1 36.21, a(m)ma(n)cero β1 36.26, a(n)dero β1 36.10, besognero β1 36.13,iurero β1 36.18, lassero β1 36.25, levero β1 34.11, ordinero β1 35.1, portero β2 41.1, por-ter(e) β1 36.25; acceptero β3 230.4, acco(m)pagnero β3 230.3; solo in due occorrenze si re-gistra la desinenza -aro: invarcaro β1 36.12, trovaro β1 36.22; le desinenze in -orno sono presenti solo nel passo “letterario” del § 244: affirmorno β2 244.23, cercorno β2 244.22,

802 La forma, poco attestata negli scritti popolari del ’400 (ad es. in Loise) è invece fre-quentissima nel ’600 ed è propria dei dialetti moderni; il perfetto in -ette sarà inoltre critica-to da Del Tufo: cfr. P. BIANCHI, N. DE BLASI, R. LIBRANDI, Storia della lingua a Napoli e in Campania..., cit., p. 91.

Introduzione CCXLIX

trovorno β2 244.18.22. Particolare è il caso di tireo β3196.8803, che dal contesto sembrereb-be una 3a pers. plurale. Mano γ: ordinero 152.2, pigliero 149.4. II coniugazione. Mano β:provedeo β3 203.2. Mano γ: romanero 152.2. III coniugazione. Mano β. L’unica forma in -ìè in β2: partì β2 244.24 ma partìo β3 196.11; per il resto prevalgono le uscite in -ìo: intrasìoβ1 36.8, trasìo β1 36.9, vestìo β3 196.8. Alla 3a pers. plur. trasero β1 35.1, u(n)scieroβ1 36.13. Mano γ: partero 148.3. Perfetto debole in -ette. Mano β: possectero β1 36.6, re-spo(n)dectero β1 36.4, vedecte β1 34.6.

Sembra utile ora riassumere graficamente tutti i dati forniti:

I CONIUGAZIONE

-ao -ò -a’I 54 103

II 17 24IIa 80 185 2III 3 222

tot. 154 543 2β1 6 7β2 2 7β3 3 13γ 5

II CONIUGAZIONE

-eo -ìo -é forteI 5 8 1

II

IIa 23 1 3III 8 4 ? 12

tot. 36 13 1 15

β2 1

III CONIUGAZIONE

-ìo -eo -ì

I 35 1

II 8 IIa 28 1 2 III 14 25

tot. 85 1 28 β1 2β2 1 β3 2

II CONIUGAZIONE III CONIUGAZIONE

-ette -eo804 forte -ette -ioI 2 2 2

II 2 1 1IIa 15 7 4 4III 1 4 2 1 3

tot. 20 14 6 1 10β1 3

803 Non è da escludere però che si tratti di un mancato accordo sintattico; questo il conte-sto: «et arriva(n)do ad la ecclesia de lo episcopato smo(n)tò da cavallo et multi archibuseri tireo in laude soa» (cfr. testo, IIa 196.8). Cfr. anche deo e haveo, § V.3.1.14, n. 867 e § V.3.1.8, n. 838.

804 Si forniscono solo i controesempi in -eo/-io relativi alle forme in -ette riportate in e-lenco, ovviamente già conteggiate anche nella tabella precedente.

Nadia Ciampaglia CCL

I CONIUGAZIONE

-aro -ero -arno -erno -arono -erono -areno -ereno -orono -orno -oro I 47 12 1 2 1

II 7 22 1 1 2 IIa 13 82 1 1 1 5+1 2 III 40 10 2 18 1

tot. 107 126 4 1 1 1 6 2 1 22 2 β1 2 9β2 1 4β3 2

γ 2

II CONIUGAZIONE III CONIUGAZIONE

-ero -ereno -erno -ero -iro -ereno -irno I 2 I 7

II 3 II 2 IIa 3 1 IIa 13 1 3 III 4 1 III 3 1 5

tot. 12 1 1 tot. 25 2 3 5 β1 2

γ 1 γ 1

Per quanto riguarda la 3a pers. sing. del perfetto debole di I coniugazione, in Fu-scolillo la preferenza per le forme toscane è nel complesso schiacciante (543 vs.154) ma, mentre nelle annotazioni spontanee il divario non è tanto evidente, nelle scritture del primo libro le uscite in -ò sono il doppio di quelle in -ao e nel terzo li-bro addirittura si contano solo tre desinenze in -ao contro ben duecentoventidue in -ò. In γ la preferenza per le uscite in -ò è assoluta, in β1 le uscite in -ao ed -ò si e-quivalgono, mentre in β2 e β3 sono nettamente preferite le seconde. Nella seconda coniugazione le uscite in -eo sono pressoché assolute, registrandosi in una sola oc-correnza (del primo libro) l’uscita toscana -é. Nella terza coniugazione ancora una volta solo il terzo libro mostra una netta preferenza per le desinenze toscane in -ì.Per quanto riguarda invece il perfetto debole, in totale si contano per la II e III co-niugazione ventuno uscite in -ette, per lo più raggruppate nelle annotazioni origina-li del secondo libro; di queste, ben dodici sono concentrate nel tipo lessicale piovet-te; solo due attestazioni si leggono invece nel terzo libro. Relativamente alla 3a

pers. plur., nella I coniugazione emerge chiaramente la netta diffusione nelle Croni-che delle desinenze in -aro/-ero; queste, in una prospettiva globale, sembrerebbero essere equivalenti; tuttavia, analizzandone la distribuzione nei differenti libri, si e-videnzia che quelle in -aro sono preferite da Fuscolillo, in realtà, nelle scritture non originali (primo e terzo libro), in cui se ne contano ottantasette contro ventidue; una situazione completamente opposta si regista invece nelle annotazioni spontanee, dove si leggono solo venti uscite in -aro contro centoquattro in -ero; la desinenza -

Introduzione CCLI

ero è dunque quella locale, che è evidentemente tenuta a bada dal peso della fonte nel primo e nel terzo libro. Locali sono anche le uscite in -erno, -ereno, -erono, -areno. L’uscita in -orno, di area toscana, compare solo ventidue volte, ma è da no-tare che ben venti occorrenze sono tratte dalle scritture non originali; in proporzio-ne è evidente, però, che il terzo libro è meno connotato in senso locale (diciotto oc-correnze in -orno contro cinquanta in -aro ed -ero), mentre il primo è più vicino a-gli usi diffusi nelle scritture originali (solo due in -orno, contro cinquantanove in -aro ed -ero). L’uscita locale in -ero è prediletta anche dalle mani β1, β3 e γ, ma quella toscana in -orno è presente solo nel citato § 244 della mano β2.

c3. Perfetto forte. Di seguito l’elenco delle forme forti del perfetto con raddoppia-mento dovuto alla desinenza latina -UI:

appe805 I 95.10, capte ‘cadde’ IIa 342.2, (com)mess(e) ‘commise’ III 45.1, co(m)posse IIa58.4, 129.3, disposs(e) III 34.1, inposse III 31.3, 33.2, inposs(e) III 48.20, ma(n)te(n)ne III 27.3)/ma(n)teneo III 12.6, ma(n)tenìo IIa 60.3 (e ma(n)tenelo III 36.1), messe ‘mise’ IIa(+17) 13.1, 20.2, 27.3, messero IIa 296.2, nacque III 17.2/nasseo I 30.1, na(s)seo I 36.2, pocte IIa (+4) 57.4, 57.7, 178.2, poctero I 103.2, II 35.12, posse ‘pose’ I (+8) 5.2, 16.1, 55.1, II 48.1, III (+7) 11.3, 30.25, 48.9, poss(e) III 28.28, 47.1, pòssela III 32.5, pòssili III 51.3, possero ‘posero’ I 95.12, 103.6, III 13.5, 49.1, poss(e)ro III 57.9, poss[ero] I 96.2, posero I 86.6 (e con la desinenza -eno, posseno ‘posero’ III 28.12), p(ro)posse III 58.8, re-cessero III 54.2, resposse III 30.24, resposs(e) III 28.10, 30.8, 40.2, risposs(e) III 46.2, roppe ‘ruppe’ IIa 84.2, III (+4) 48.4.13, 53.5, ruppo III 32.5/ro(m)peo I 93.6, ro(m)pìo I 77.1, 100.2, roppìo I 100.2 (2 volte), roppero I 96.6.8, III 28.14.15/ro(m)pero I 95.1, rom-pero III 51.6, sappe II 20.1, soccesse III 19.6, soccess(e) III 13.1, 19.3, 26.5/socese IIa106.3, succese I 78.9, 84.4, 97.2, IIa 139.3, III 10.5, 11.1, socess(e) III 23.3, soccese III (+6) 10.3, 15.1, 17.1 (e soccesero III 10.2), tenne III 48.24, te(n)ne III 15.3, 32.6, vende‘venne’ I (+18) 15.1, 25.1, 29.1, II 20.12, IIa (+4) 12.1, 214.4, 348.1, III 41.2, ve(n)de I 5.4, 16.2, 56.3, II 14.1, IIa (+12) 4.1, 38.1, 67.1, venne I 89.5, IIa (+5) 60.1, 76.1, 195.1, III (+18) 17.4, 27.10, 30.2, ve(n)ne I (+8) 10.1, 45.1, 48.4, IIa (+57) 2.1, 2.3 (2 volte), 9.1, III (+12) 7.1, 9.4, 21.1, ven(n)e I 95.7, III 47.2, 51.11, ve(n)nde I 103.1, ve(n)ni (3a sing.) I 40.1, vendero I 65.1, 90.3, 92.5, II 35.8, IIa 3.1, 215.2, III 9.2, ve(n)dero I (+4) 90.1, 91.10, 94.2, II (+7) 19.3, 20.1, 23.1, III (+4) 7.2, 28.8, 48.1, IIa (+24) 5.1, 19.1, 57.1 (2 volte), ve(n)nero I 101.1, IIa (+8) 13.2, 110.6.7, ve(n)<d>ero I 108.1IIa (ma venirno III 39.7, 51.1, 57.13, 58.3, 58.3), vene ‘venne’ I 33.1, 76.8, 103.2, III 28.22. Nella 3a pers. plur. la desi-nenza locale in -eno si legge in posseno ‘posero’ III 28.12/possero ‘posero’ I 95.12, 103.6, III 13.5, 49.1, poss(e)ro III 57.9, poss[ero] I 96.2/posero I 86.6.

Si segnalano a parte quelli con desinenza -si analogica806:

apersero I 89.4, adparse I 86.7, 95.11, II 26.2, apparse II 25.1, 31.2.3, IIa 266.1, apparsseII 26.1, appa<r>se II 25.1 (ma infra, apparve in β2), adparsero I 92.3, arse III 53.5, arselo

805 Si vedano appe, potte, sappe, resposse, roppero, pottero nell’Hist. Tr. (N. DE BLASI,Libro de la destructione de Troya..., cit., p. 385); potte, roppe, roppero, sappe, vennero in De Rosa (V. FORMENTIN, LOISE DE ROSA, Ricordi..., cit., to. I, p. 250).

806 Cfr. G. ROHLFS, Grammatica storica..., cit., § 581.

Nadia Ciampaglia CCLII

III 57.12, discese III 45.2, 51.13, descese III 56.10/dessce(n)deo IIa 211.2, i(n)ciuse I 103.7, morcze II 14.1, 18.2, 31.1, IIa 68.2, 84.3, 170.5, morse III (+10) 10.5.6, 11.6, morxeIII 30.12/morìo II 38.2, IIa (+4) 39.3, 84.1, 329.2, III 30.13, 32.6.13 e morì I 84.4, IIa386.1, III (+13) 10.1.4, perse III 56.10/perdìo III 33.2, 57.3, rapercze ‘riaprì’ IIa 104.4, re-mase II 6.3, IIa 128.6, 316.1, romase IIa (+4) 39.2.3, 180.1, volse I 86.5, 102.1, II 35.9, IIa(+8) 38.3, 78.6, 144.1, III (+7) 28.11, 39.12, 40.3, volso I 86.5, volsero I 90.5, II 35.3.8, IIa(+10) 11.3, 80.2, 105.2807, volser(o) III 59.4, procese IIa 110.7, proce<s>e IIa 110.5.

Altre mani. Forme forti con raddoppiamento da -UI. Mano β. nacq(ue) β2 244.3, pocte β1 36.16, poteβ1 36.26, messe β3 196.2, β1 34.3, messero β134.3, posse β2 237.1, stecte β1 36.8.17, ve(n)neβ1 36.9.14, β2 244.7. Mano γ: ve(n)ne 148.2, 150.1, ve(n)nero 148.1. Forme forti con -si a-nalogica. Mano β: aperse β2 244.11, dispese β2 237.20, exposero β1 36.3, respose β3196.11, rispose β2 244.11, morze β3 203.1, morsero β1 34.11, volse β1 34.13, β1 35.4, scripseroβ2 244.21, vensero I 93.11 (cfr. II.9). Notevole apparve β2 244.7.

d. Futuro. È tipico dei dialetti meridionali il raddoppiamento di -r- nelle forme del futuro e del condizionale808:

darrà II 30.5, 53.3, despe(n)derrà II 30.2, exaltarrà III 58.12, farrà III 27.7, 32.4, haver-rimo III 58.13, ma(n)cherrà II 30.2, ponerrà II 30.5, revelarrà II 30.5, sarrai III 31.9, scri-verrò III 2.2, serria III 25.5, trovarra(n)do II 54.7, trovarra(n)no II 53.4, trovarrete IIa 170. 4, trovarrite IIa 8.3, 388.1, venerrà IIa 283.1. Senza raddoppiamento, dirò I 103.4, legerà II 53.3, scordarò III 31.8, pagara(n)no IIa 175.1, vederò III 58.10, pagarimo III 27.19.

Altre mani. Mano β. È oscillante il raddoppiamento di -r- nelle forme del futuro e del condizionale: ad-caderrà β134.8, co(n)traverrà β2 237.19 [ma co(n)travenera(n)no β2 237.8 (2 volte)], darràII 30.5, 53.3, despe(n)derrà II 30.2, exaltarrà III 58.12, farrà III 27.7, 32.4, haverrà β2237.6, haverra(n)no β2 237.6, β2 244.11, sarria β2 244.23, β134.11, serria β135.6, β1 36.20/s<e>ria β1 36.2, serrà β2 237.6.7.10, serra(n)no β2 244.11.20, starrà β134.4, starra(n)noβ2 244.11, ve(n)dera(n)no β2 237.9.14; senza alternanze, co(n)curerà β3 229.3, denega-ra(n)no β2 237.9, exigera(n)no β2 237.11.23, incorrera(n)no β2 237.9, insta(m)parà β134.8,lasserò β 1 36.7, obedira(n)no β2 244.20, piacerà β2 237.14, portera(n)no β2 237.13, potrà β2 237.14, potera(n)no β2 237.13, potra(n)no β2 237.21, potera(n)no β2 237.13, teneràβ2 237.22, tenera(n)no β2 237.6 (3 volte).7.9, ve(n)dera(n)no β2 237.9.14, volera(n)no ‘vor-ranno’ β2 237.13.14.

V.3.1.2. Congiuntivo.

Presente. Alla 3a pers. sing. si leggono debia III 58.12 e possa II 54.2, IIa 300.2; si aggiunga la desinenza semicolta -i in (si) possi ‘si possa’ IIa 69.2809. La -a di sallis-

807 Cfr. volce, volcero nell’Hist. Tr. (N. DE BLASI, Libro de la destructione de Troya...,cit., p. 385).

808 Per l’oscillazione ar/er cfr. § V.2.1.14.

Introduzione CCLIII

sa IIa 357.1 sarà condizionata dalla fonetica di frase (§ V.2.1.17). Alla 1a pers. plur. debiamo III 58.12; 3a pers. plur. debbiano II 54.15/debiano IIa 181.1, dicano IIa347.1, possano II 54.13 e, con la desinenza -eno, posseno II 54.13. Imperfetto. 3a

pers. sing.: a(n)dasse I 95.6, decesse IIa 40.5, desse IIa 37.1, devesse I 93.13, IIa125.1, III 43.4, 57.10, devess(e) III 43.3, donasse I 84.1, pagasse IIa (+5) 2.9.10 (3 v.), pigliasse IIa 130.1, piacesse IIa 367.2, potesse II 35.10, IIa 85.6, 248.1, potess(e)III 37.4, recollesse IIa 327.2, rescresse IIa 40.7, screvesse IIa 64.3, soprasse IIa 81.1, tenesse I 95.6, IIa 306.1, valesse IIa (+5) 85.3, 299.2 (2 volte), 300.2, volesse IIa302.1; 3a pers. plur.: co(n)te(n)tassero IIa 64.1, devessero I 67.2, 89.5 (2 volte), e-lessero IIa 2.8, 250.1, eme(n)dassero IIa 40.5, pagassero IIa 184.1, 185.1, pigliasse-ro IIa 40.7, potesser(e) ‘potessero’ IIa 219.2, rocollesero IIa 327.2, volessero IIa219.2, perdissero IIa 364.1, pregasser IIa 70.7. In un sol caso desinenza -eno: voles-seno ‘volessero’ II 53.5.

Altre mani. Mano β. Presente. 3a pers. sing.: applich(e) β2 237.10, corra β2 237.19, debia β2 237.6/deb-bia β2 237.6.19.22, faccia 210.1, incorra β2 237.23, ma(n)tegna810 β3 240.2, ma(n)te(n)gaβ3 230.5, possa β2 237.6 (3 volte).19.20.21.22, vegna IIa 64.2, 259.2, voglia β2 244.24; 1a

pers. plur.: possamo β2 244.24, vogliamo β2 244.24, volessimo β2 244.21, 3a pers. plur.: ac-te(n)dano β2 244.24, debiano β2 237.4.6/debbiano β2 237.6.7.9, incorrano β2 237.8.9, pos-sano β2 237.4.20, ve(n)dano β2 237.6, vogliano β2 244.15. Imperfetto. 3a pers. sing.: ma(n)-dasse β1 35.5, valesse β3 229.1; 3a pers. plur.: stessero β1 35.1, tornassero β1 36.12. Mano γ:dechiarasse 149.3.

V.3.1.3. Condizionale

Non c’è traccia del condizionale toscano in -èi, essendo assoluto il tipo in -ia:

arria III 51.8, harria (possuto) II 53.2, dirria III 41.8, porria ‘potrei’ II 19.8, 35.2, IIa1442.1, porrissevo ‘potreste’ III 30.24811. Un po’ dubbio haverriamo IIa 105.8; se non si tratta di uno scorso di penna per haverriano, l’improvviso passaggio alla 1a pers. plur. e il cambio di giro sintattico saranno dovuti forse alla compartecipazione del canonico agli e-venti narrati812.

809 Si tratta però della più volte menzionata copia di un bando: cfr. sopra, n. 582. Si veda possi in Galeota (M. VITALE, Il dialetto ingrediente internazionale..., cit., p. 85). La desi-nenza -i per la 3a pers. sing. del congiuntivo si legge anche in habbi: vedi infra, n. 839.

810 Cfr. n. 650. 811 In questo esempio il VOS enclitico è divenuto parte integrale della forma verbale; cfr.

anche ingannastivo, n. 789. 812Questo il contesto: «A dì primo d(e) iulio in la polita d(e) Sessa, co(n)gregati tucti li

sessani co(n) lo s(ignor)e do(n) Lope covernator(e) d(e) Sessa alle 20 hor(e), facto co(n)si-glio generale, li pregar(e) li sessani allo s(ignor)e do(n) Lope ch(e) levassero li dicti ho(m)-mini d(e) arme da Sessa, ch(e) erano p(er) farno qua(n)to sua Signoria voleva da Sessa; do(n)ne llà in co(n)siglio publico li sessani, ogniuno p(er) uno particularme(n)te, lo preghe-ro lo s(ignor)e do(n) Lope, p(er)ch(é) ad ipso stava mecter(e) et levar(e) li dicti ho(m)mini d(e) arme da Sessa, ad chi meglio li potevano pregar(e), ch(e) là ce foreno decte adsai bone

Nadia Ciampaglia CCLIV

V.3.1.4. Participio debole e forte

Non sembra molto diffusa la desinenza -uto per i verbi in i: conparuto IIa 28.2, fe-ruto I 78.10/ferito I 93.22, III 14.2, spartuto II 44.1 (spartire trans. ‘dividere’ I 92.1, 93.1). All’elenco vanno però aggiunti i participi di forme verbali che hanno subito metaplasmo (cfr. § V.3.1.7) o che mostrano la tendenza al livellamento delle coniugazioni in e ed in i: dunque, da partire e parter(e), partuto I 93.21, III 43.5, IIa 353.2 e partuti IIa 299.3 accanto a partito III 36.1, 41.5 (e partiti β2 244.22); da patere, patuto III 34.5; da *invadire (il pf. invadìo III 11.3 tradirebbe difatti il passaggio dalla II alla IV), invaduto III 26.1. Si aggiungano da recepir(-lo) e recepere, receputi III 34.7, IIa 140.1, 350.2 (e recevute β2 244.2) e, ancora, conparuto IIa 28.2 e falluto III 30.7813.

Per i verbi in i è senz’altro più diffuso il part. debole in -ito:

audito IIa 40.5, audita III 46.2 (audire II 54.2), escito III 31.9, expedicta IIa 207.1, expeditaIIa 19.2, expediti IIa 215.2, expedito II 46.2, 59.2 (expedire I 107.1IIa), faurito IIa 207.3 (fau-rire, γ 149.2), finita I 76.8, fugiti III 27.13, IIa 352.1, fugito I 53.2 (fugire (+6) IIa 20.1, III 27.12, 28.16), investito III 7.6 (investire ‘assalire’ III 47.3), sallite IIa 299.1 (sallire III39.12 (2 volte)), sbaoctito IIa 39.2, sbauctiti IIa 106.8, udita β2 244.18, udito β2 244.18, ve-stiti β 230.2, IIa 384.1, vestito IIa 128.14, 16.2; seppellita II 15.1, seppelliti III 17.6, seppel-lito (+7) III 11.6, 20.3, 23.3.4, 25.10, 26.10, IIa 96.1, seppelito III 15.2, 18.3, IIa 329.2 e sepellito III 10.4.5 alternano con il meno diffuso seppulto IIa 380.1, 381.1, III 13.2, sepultoII 18.2 (sepellire IIa 368.1); uscito IIa 128.4 (ma si veda il sost. insuta ‘uscita’ I 20.1).

Per i verbi in e:

renducta III 39.9 (rendere III 27.14), renduta I 95.9, rendute I 88.4, renduti IIa 301.6.7, renduto IIa 303.1 (2 volte), reduto IIa 301.7, valuto (+8) II 34.3, IIa 89.1, 90.1; perdute III 28.22, perduto III 58.9 accanto a perse III 56.10, perso I 95.11 (e perdirno III 57.15, per-dissero IIa 364.1). Senza alternanze, visto II 44.1 (2 volte), 46.2, vista (+7) IIa 176.1, II 19.10, 40.1, 45.1, 46.2, III 48.18, visti II 25.2 (si veda β2 veduti, veduto accanto a visto).

Per i participi forti, si segnalano qui excurto IIa 23.8 e scurto IIa 190.1. Il tipo curto si legge in Loise, specializzato semanticamente nel senso di ‘messo a sacco’, ‘depredato’814 e ricondotto dall’editore al part. forte dal tema del verbo ‘correre’, di

parole ch(e) certo haverriamo mosso uno sasso d(e) marmora ta(n)to li pregavano li sessa-ni, ch(e) serria troppo lo(n)gno ad scriver(e) li dicti particulari d(e) sessani ch(e) dessero». Per altri esempi simili, si veda infra, § V.4.12.

813 Il participio compare nell’espressione: «Sacra Magiestà, io so’ falluto!»; si veda D’AMBRA, s.v. falluto ‘uomo senza credito’. Qui tuttavia può trattarsi del vb. intr. fàllere ‘sbagliare’, ‘commettere una colpa’ ‘tradire’: cfr. GDLI, s.v.

814 Cfr. V. FORMENTIN, LOISE DE ROSA, Ricordi..., cit., to. I, p. 366 e n. 1054.

Introduzione CCLV

cui non mancano numerose testimonianze in napoletano antico815. Il verbo, tuttavia, sembra di difficile interpretazione e comunque non riconducibile agli esempi sopra riportati, poiché senz’altro, nel nostro caso, appare collegato semanticamente alla cosiddetta ‘vendita alla candela’; la candela accesa, difatti, scandiva i tempi dell’asta: nel momento in cui veniva spenta (o tagliata), la gara si concludeva e l’appalto veniva aggiudicato816; fo excurto dunque, va interpretato nel senso di ‘fu assegnato’. Lo stesso verbo è adoperato anche nella forma forte del perfetto attivo, con analogo significato: scorcze IIa 224.3 e scorcero IIa 239.2817. In questa prospet-tiva, dunque, il significato andrà in definitiva ricercato, probabilmente, in uno slit-tamento semantico del verbo ‘scorciare’, ‘accorciare’: cfr. GDLI, s.v. scortire.

Altre mani. Mano β. bannito β3 229.1, partiti β2 244.22, recevute β2 244.2, veduti β2 244.9, 244.10, ve-duto β2 244.6, 244.14, 244.23 ma visto β2 206.2.

V.3.1.5. Gerundio

Appare costante, come s’è già anticipato, il passaggio a > e nelle forme del gerun-dio, tratto ben diffuso nella Campania settentrionale (cfr. § V.2.1.7 e n. 358); si noti ancora una volta che gli esempi complementari sono tratti tutti dal terzo libro che, rifiutando dunque anche quest’esito, rivela ancora una volta l’appartenenza ad un’area linguistica differente:

co(m)me(n)cze(n)no IIa 130.1, ca(m)mine(n)no IIa 154.1, conta(m)mine(n)no IIa 80.1, diffi-de(n)no IIa 156.1, diffide(n)nose IIa 136.1, paghendose IIa 23.8, paghe(n)no IIa 313.1, pas-se(n)do IIa 128.10/passando III 59.2, passe(n)no IIa 40.3, 385.2/passa(n)no III 51.10, so-ne(n)no IIa 342.2, ste(n)ne ‘stando’ IIa 104.5818/sta(n)no III 28.5.24, 32.3, sta(n)do III 9.2.

Molto diffusa è l’assimilazione ND > nn nelle forme del gerundio:

arriva(n)no IIa 104.3.4, 128.11/arriva(n)do IIa 128.11, ca(n)ta(n)no IIa 70.1, dice(n)no III 27.15/dice(n)do III (+4) 9.3, 27.6.8, dubita(n)no IIa 135.2, diffide(n)nose IIa 136.1, essenno

815 Si vedano ad es. discurto, incurto, succurto in Hist. Tr., succurto in Notar Giacomo, incurto nel sinodo volgare del vescovo Giovanni Aloisio (ivi).

816 Ancora oggi, difatti, in alcune università agrarie le aste pubbliche si effettuano mediante l’antica prassi della “candela vergine”, il cui totale spegnimento segna la fine della gara pubblica. Questi comunque i contesi: «fo misso lo elariato de li pagamenti fhiscali, tanto lo ordinario qua(n)to lo extraordinario: ad sòno de trombetta et ad lume de candela fo excurto ad Thomasi de Fracisco, cidadino de Sessa, per cinquanta ducati» IIa23.8; «A dì 22 d(e) (set)te(m)bro i(n) Sessa fo ve(n)nuto lo elariato d(e) le colte ducati ce(n)toci(n)qua(n)ta et <fo> scurto ad Ant(oni)o Guinaczio no(m)minato Spa(n)gnolo» (fo) scurto IIa 190.1. 817 Questi i contesti: «Li quali dicti offici foreno venduti per ordine et consiglio de dicta cità de Sessa et fo messa la carta in piaczia, et ipso sopradicto Ionfrancisco Russo li scorce-ro per li cento ducati» (cfr. testo, IIa 224.3); «et scorcze allo dicto missere Ioanfrancisco per li cento ducati per uno anno tucti tre li offici» (cfr. testo, IIa 239.2).

818 Per questa forma, cfr. n. 676.

Nadia Ciampaglia CCLVI

III 39.9, esse(n)no III (+4) 29.2, 37.2, 39.5/essendo III 56.1, e(sse)ndo III 37.4, 57.13, es-se(n)do III (+6) 7.6, 21.7, 27.7, face(n)no IIa 165.3, 208.5, 301.3/face(n)do IIa 70.1, 135.2, 294.7, face(n)dose IIa 128.5, grida(n)no III 13.5/gridando III 30.3, have(n)no IIa 337.2, III 47.3/havendo III 28.23, in(con)tra(n)no III 30.6, naviga(n)no III 39.1, piglia(n)no IIa 11.4, porta(n)no III 27.10, prega(n)no IIa 193.1, 215.3/prega(n)dolo IIa 130.3, regratia(n)no IIa130.3, respo(n)de(n)noli IIa 162.4, saglie(n)no III 39.10, 48.19, se(n)te(n)no III 46.4, 48.10/se(n)te(n)do III 28.25, 48.2.7, taglia(n)no III 50.2, tene(n)no III 48.19, u(n)sscennoIIa 196.2, vedenno III 39.8, vede(n)no IIa 27.4, 128.10, III 31.6, 46.3, 54.2/vedendo III 35.1, vedennose III 29.3, vede(n)no I 78.4.7/vede(n)do I 5.3 (e vende(n)no ‘vedendo’ III 28.17, forse grafia ipercorretta generata da confusione con vende ‘venne’), ve<ne>(n)no IIa 128.2, vive(n)no IIa 367.2, vole(n)no III 27.16.

Altre mani. Mano β. Lo sviluppo à > e si legge in ca(m)mine(n)do β3 196.7, <st>endo β3 196.5, ma non in abisogna(n)do β1 36.2 (paragrafo relativo ai tumulti napoletani del 1547 e dunque condizionato dalla fonte). L’assimilazione ND > nn non si legge mai nella mano β2, che ri-vela ancora una volta la sua “diversità”: dice(n)do β2 244.17, face(n)dose β2 237.23, ha-ve(n)do β2 244.11, inte(n)de(n)do β2 244.18; in questo paragrafo non si legge mai neppure l’ipercorrettismo di nd in luogo di NN, che dovrebbe essere comune in colo(n)na β2244.12.14.23. A questi esempi vanno però aggiunti anche quelli tratti da β3, che scrive un’annotazione spontanea: sce(n)de(n)do β3 196.10, sci(n)de(n)do β3 196.7. La forma iper-corretta si legge invece solo nel paragrafo redatto da β1 (relativo ai tumulti napoletani del 1547): sca(n)dar(e) β1 34.6/sca(n)nar(e) β1 34.5. Non c’è assimilazione in ga(m)ba β2 40.14.16. Mano γ: sca(n)naro ‘scandalo’ 149.1.

V.3.1.6. Infinito

Nei pochi casi di infinito coniugato attestati dalle Croniche è nettamente predomi-nante l’apocope della vocale finale davanti al suffisso, forse perché le forme dove-vano, in tal modo, essere avvertite come «più elevate e meno dialettali»:819

essermo III 41.7820, farno IIa 100.2.3, 105.7, 167.1, 205.1821, fareno IIa 245.2822, haverno II 46.3, IIa 106.2823, pag[ar](e)no II 49.2824, poterno I 75.30825, saperno IIa 228.3826, trovarnoIIa 30.8827, venir(e)no IIa 28.6828, volerno II 23.4829.

819 Cfr. M. LOPORCARO, L’infinito coniugato nell’Italia centro-meridionale: ipotesi gene-tica e ricostruzione storica, «Italia dialettale», 49 (1986), pp. 173-240; questo studio è fon-damentale per la questione relativa all’interpretazione del fenomeno, considerato di natura letteraria da Savj-Lopez e non di origine dialettale; l’equivoco nasceva dalla sua mancata attestazione nei Bagni e nel Regimen, prima che Sabatini ne dimostrasse la vitalità nel ’300, ovvero nella Cronaca di Partenope (F. SABATINI, Napoli angioina..., cit., p. 135). Per una rassegna del fenomeno, ancora nel ’500 di uso popolare, vista la censura di cui è oggetto nei testi letterari del periodo, cfr. N. DE BLASI, Campania..., cit., p. 185.

820 Questo il contesto: «Guardamo bono lo castello, et se Napuli se perde, meglio volimo che sia chiamato traditore m. Iacovo che essermo chiamati nui».

821 Questi i contesti: «p(er)ta(n)to fece fare co(n)si[g]lio ordinato da Sessa ch(e) ’na(n)ti ch(e) se partisse fossero facti li officiali d(e) Sessa p(er)ch(é) inte(n)deva sua Signoria uno certo co(n)serto facto d(e) farno li officiali i mmodo d(e) ciascheuno d(e) loro ho(m)mini

Introduzione CCLVII

Solo in due forme si registra l’infinito apocopato: mecte IIa 131.1 e have’ II 35.11. Per i metaplasmi di coniugazione, cfr. § V.3.1.7.

Altre mani. Mano β: esserno β2 244.23, exigernose β2 237.19, haverno β2 244.9, volerno β1 36.18. Ma-no γ: fareno 152.1830.

V.3.1.7. Metaplasmi di coniugazione ed estensioni tematiche

Non mancano tracce della tendenza al livellamento delle coniugazioni in e ed in i:es. partire IIa 280.1, partir(e) I 75.3, II 23.4, 35.3, 53.4, III 48.11, 57.10, IIa (+5) 156.3, 209.2.3, partir-(se) III 48.8 accanto a parter(e) IIa 200.2; è confluito alla IV coniugazione recepir(-lo) IIa 127.2 accanto a recepere IIa 196.1 (recepìo IIa 128.18, receputi III 34.7, IIa 140.1, 350.2, recevute β2 244.2). Testimonierebbe il passaggio dalla II alla IV coniug. latina (*invadire) invadìo III 11.3 (e invaduto III 26.1)831. d(e) Sessa; p(er)ta(n)to fe’ ordine da bo(n) corverno ch(e) subbito fossero facti li electuri d(e) farno li officiali d(e) Sessa» (cfr. testo, IIa 100.2.3); «A dì primo d(e) iulio in la polita d(e) Sessa, co(n)gregati tucti li sessani co(n) lo s(ignor)e do(n) Lope covernator(e) d(e) Sessa alle 20 hor(e), facto co(n)siglio generale, li pregar(e) li sessani allo s(ignor)e do(n) Lope ch(e) levassero li dicti ho(m)mini d(e) arme da Sessa, ch(e) erano p(er) farno qua(n)to sua Signoria voleva da Sessa» (cfr. testo, IIa 105.7); «fo facto publico co(n)silglio li sessani per farno li officiali de Sessa» (cfr. testo, IIa 167.1); «la università de Sessa fece uno co(n)-siglio i(n) lo segio de farno tre ch(e) facessero la tassa de lo grano» (cfr. testo, IIa 250.1).

822 Questo il contesto: «fecero co(n)siglio d(e) se fareno prestar(e) duimili scuti». 823 Questo il contesto: «Et p(er)ch(é) prete(n)deva ch(e) dicti roccolani fossero accascati

alla pena d(e) mille ducati secu(n)do la passata se(n)te(n)tia, et fossero adcascati i(n) pena d(e) rebellione p(er) haverno sonato ad arme subbito ch(e) vedero dicto co(m)missario, ne portò quattro d(e) li pri(n)cipali co(n) ipso presuni» (cfr. testo, II 46.3); «Fecero sonar(e) ad co(n)siglio li si(n)dici p(er) haverno alcuno modo et meczo d(e) adcordar(e) el s(ignore) do(n) Lope ch(e) li ho(m)mini d(e) arme no(n) venisser(e) in Sessa» (cfr. testo, IIa 106.2).

824 Questo il contesto: «ch(e) li tercieri prete(n)deano d(e) pag[ar](e)no insemi co(n) Ses-sa d(e) ogni inponeme(n)to».

825 Questo il contesto: «Eode(m) anno, a li 24 d(e) frebaro, se partìo dal Castello Novo il re Ferra(n)te secu(n)do et la regina sua bava una co(n) la infanta figliola d(e) re Ferra(n)te p(r)imo, et a(n)daro i(n) Ischa co(n) lo s(ignor)e do(n) Federicho; et portava 18 galer(e), et p(er) no(n) poterno partir(e) tre navi grosse, le abbrusarno i(n)nel molo grande de Napuli».

826 Questo il contesto: «no(n) ce lo reservò p(er) non saperno più li sessani tale adverten-cia de gabella».

827 Questo il contesto: «et lo a(n)no seque(n)te li fo dato lo sidicato p(er) no(n) trovarno homo allo preposito loro et p(er) la sua discordia d(e) ellecturi, ch(e) certo ne fo facto tu-multo in Sessa».

828 Questo il contesto: « haveano da venir(e)no in Sessa». 829 Questo il contesto: «addero ceccha(n)no el [s]uo colo(n)dello et sui capitanii p(er) vo-

lerno la page et no(n) li trovero, et cussì se adq(ue)tero dicti fa(n)ti». 830 Questo il contesto: «fo facto uno consiglio publico...de fareno li officiali». 831 Cfr. invadire nei Ricordi (V. FORMENTIN, LOISE DE ROSA, Ricordi..., cit., to. I, p. 345).

Nadia Ciampaglia CCLVIII

Rimane alla II coniugazione latina patere ‘patire’ β2 237.3 (pate β1 36.22, pateo IIa110.10, patero II 33.4, 35.3, patuto III 34.5). Si verifica metaplasmo di coniugazio-ne in cadir(e) IIa 71.2, 218.3, β1 36.25 (cadivano IIa 70.2, pass. rem. capte ‘cadde’ IIa 342.2, cadero II 26.2). Per quanto riguarda le estensioni tematiche, si segnalano poner(e) IIa 106.8, imponer(e) β1 34.2, volera(n)no ‘vorranno’ β2 237.13.14, co(n)-travenera(n)no β2 237.8 (2 volte).

V.3.1.8. Verbo ‘avere’.

Indicativo presente. Nella 1a pers. sing. la forma meridionale hagio IIa 388.1, III 30.7, 40.3, 58.10, scritta sempre con la scempia832, alterna con ho III 2.1, 34.7, IIa(+5) 102.1, 115.2, 170.4; come si può vedere dallo spoglio, nelle annotazioni origi-nali del secondo libro prevale la seconda833; nella 3a sing. è invece nettamente maggioritaria la forma intera, di area campana, have I (+4) 86.6, 107.2IIa (2 vol-te).3, IIa (+24) 40.2.5, 83.1, III (+6) 41.8, 48.27, 58.10, ave IIa 79.1, adoperata in totale trentacinque volte, contro le sole cinque occorrenze di ha I 86.6, IIa 14.1, III 13.6, 28.20 ed à I 78.3; di queste ultime, quattro compaiono nelle scritture non ori-ginali del primo e terzo libro834. Alla 1a pers. plur. alternano havemo I 107.3IIa, III 25.4 e, con chiusura metafonetica, havimo III 41.8, 58.9.11; in due occorrenze si trova anche la forma toscana habbiamo III 27.8, habiamo III 27.7; per la 3a pers. plur. nelle scritture originali si ha la forma locale haveno ’hanno’ II 1.1 (2 volte), IIa(+5) 40.4, 100.4, 109.1835, contro due occorrenze di ha(n)no III 27.7, 58.10, che è adoperato solo nel terzo libro; quest’ultima forma compare in realtà nei testi napo-letani già nel ’300, prevalendo sul locale aveno836. Indicativo imperfetto. Nelle forme dell’imperfetto le uscite in -ea/-eva sono di gran lunga più numerose di quel-le in -ia; inoltre, le forme in -eva nelle annotazioni del secondo libro sono preva-

832 Non è da escludere che sia da leggere come aio, per la frequente grafia gi=j diffusa nei testi di area mediana (cfr. sopra, § V.1.6 e n. 250; per le grafie oscillanti aio/agio/ayo nei testi napoletani, cfr. n. 605). Il nesso -BJ- si sviluppa come semivocale nell’area mediana ed altomeridionale (aj ), mentre più a sud continua come affricata palatale sonora intensa (es. nap. agg ). Per il problema delle grafie e degli sviluppi di BJ, DJ, J/G, si vedano i pa-ragrafi §§ V.2.2.13 e V.2.2.17.

833 Si consideri che, ovviamente, la forma ho è quella che usa sempre Fuscolillo parlando di sé in prima persona (fa eccezione solo la nota di possesso finale, in cui compare hagio);delle due occorrenze presenti nel terzo libro, una si legge in realtà nell’incipit della Breve informazione; la seconda è pronunciata dal Duca di Sessa. Per il resto, nel terzo libro si legge sempre hagio, pronunciato rispettivamente da Goffredo di Marzano signore di Sessa, dal gaetano Francisco de Ronda, autore del salvataggio di re Alfonso, e dal duca Giovanni. Va detto che in poesia ò si trova, probabilmente per motivi metrici, già nel ’300: si legge difatti già nell’iscrizione del Trionfo della morte e nel detto campano: cfr. N. DE BLASI,Campania..., cit., p. 184.

834 Cfr. G. ROHLFS, Grammatica storica..., cit., § 541. 835 La forma av n è anche attestata nella Lucania nord-occidentale (G. ROHLFS, Gram-

matica storica..., cit., § 541) e al punto 726 (Ripacandida) dell’AIS.836 Cfr. N. DE BLASI, Campania..., cit., p. 184. Ad es. anche in Loise à(n)no è nettamente

prevalente su aveno; nella 3a pers. sing. ave è nettamente prevalente su à.

Introduzione CCLIX

lenti rispetto a quelle con dileguo della fricativa labiodentale (in totale quarantaset-te occorrenze contro ventitré). Le uscite in -ia sono invece adoperate solo nel terzo libro e sono quasi il doppio di quelle in -e(v)a; in totale si contano diciassette oc-correnze di havia e tre di haviano; quelle in -ea (dieci occorrenze) infine, al contra-rio di quanto accade nelle annotazioni originarie, sono preferite rispetto a quelle in -eva (una sola occorrenza). Di seguito l’elenco delle forme: avea I 88.1, havea I(+5) 78.5, 84.1, 88.4, II 24.1, 54.8, 59.2, IIa (+11) 80.1.2 (2 volte), 100.1, III (+8) 3.1, 5.1, 6.4, havia (+17) III 6.1, 28.24, 30.16/haveva I (+5) 56.1, 64.5, 94.1, II 53.1, IIa (+42) 2.2 (2 volte).5, 13.1 (3 volte), III 3.3, haveano II 19.10, 35.12, IIa(+11) 8.2, 27.1, 28.6, III 39.1, 51.3, havean[o] IIa 181.1, haviano III 21.7, 28.22, 56.6/havevano I 95.2, IIa (+5) 57.4, 104.5, 105.6. Indicativo perfetto. Se si eccettua la forma meridionale, ma anche dell’italiano antico, appe I 95.10837, che compare solo nel primo libro perché con tutta probabilità mediata dalla fonte, è totale l’adeguamento al paradigma toscano: ebbe I 5.2, III (+4) 11.5, 21.7.9, hebbe I (+17) 18.1, 19.1, 20.1, II 3.2, IIa (+7) 79.4, 109.1 (2 volte), 144.2, III (+19) 20.1.2, 24.1, he(b)be I 58.1; nelle annotazioni originali del secondo libro compare la desi-nenza -i per la 3a pers. sing: ebbi IIa 370.2, hebbi IIa 239.3. Per la 3a pers. plur. eb-bero II 35.3, hebbero I 96.5, IIa 4.2, 28.7. Pone problemi l’interpretazione di haveoI 95.12838, che dal contesto sembrerebbe da leggere come 3a pers. plur. Indicativofuturo. Lo spoglio offre solo haverrà β2 237.6, haverrimo III 58.13, haverranno β2 237.6, 244.11, con costante conservazione della vocale atona e raddoppiamento della -r- intervocalica. Congiuntivo presente. Alla 3a pers. sing habia II 30.2, 30.6, III 31.7, habbia II (+4) 30.4, 54.4.7, IIa 69.2, 283.1, 322.1 ed habbi II 53.4839; alla 3a pers. plur. habiano II 54.7, IIa 245.6, habbiano II 53.2, 54.10, IIa 220.1. Con-

837 La forma del perfetto forte appe, analogica su SEPUI, appare in regresso già nel ’400 a vantaggio di hebbi/hebbe: cfr. N. DE BLASI, Campania..., cit., p. 184; si vedano inoltre appe nel Riccardiano (G. SCHIRRU, Profilo linguistico dei fascicoli.., cit., II, p. 165), appeaccanto a abbe nei Ricordi (V. FORMENTIN, LOISE DE ROSA, Ricordi..., cit., to. I, p. 371).

838 Sembra da escludere che la r sia stata omessa per lapsus grafico (cfr. più avanti, ana-logamente, <de>o, V.3.1.14 e n. 867 e anche tireo di β3 196.8, § V.3.1.1/c, n. 803). Si trat-terà piuttosto di una 3a pers. sing. con cambio successivo di soggetto. Deo è anche dell’an-tico romanesco (ERNST, Die Toskanisierung des römischen Dialekts..., cit., p. 161); le for-me àvero ‘ebbero’ ed ave ‘ebbe’ sono invece attestate nell’antico umbro (G. ROHLFS,Grammatica storica..., cit., § 584). Questo il contesto: «Eode(m) an(n)o, a li 11 d(e) iulio, a le 20 hor(e) uno cap(itani)o d(e)l Gran Cap(itani)o, no(m)minato Pitri Navarro spa(n)gnolo pigliò lo Castello Novo p(er) forcza d(e) batallglia d(e) mano, p(er)ch(é) li haveo facta una cava sopto lo castello et de poi lo i(m)pero d(e) polver(e) d(e) bu(m)b[ar]de, et de poi pos-sero focho p(er) modo ch(e) ne caschò una banda v[er]so il Chiatamone de la sale, et ’o pil-gliaro lo Castello dell'Ovo p(r)edicto».

839 Si veda anche possi, n. 809. La desinenza in -i per i verbi della 2a classe è diffusa nei testi poetici napoletani; si veda la rassegna offerta da Vitale e in particolare habbi in Rusti-co (M. VITALE, Il dialetto ingrediente internazionale..., cit, p. 85). La 3a pers. sing. in -i del cong. imperfetto si è conservata a lungo nel romanesco; ad es., venissi nella Cronica del-l’Anonimo Romano (P. TRIFONE, Roma e il Lazio, cit., p. 117).

Nadia Ciampaglia CCLX

giuntivo imperfetto: 3a pers. sing.: havese IIa 318.1, havessa IIa 316.1840, havesse I 109.1IIa, II 53.2 (2 volte), IIa (+21) 2.1.2, 4.1; 3a pers. plur. havessero II 35.9, IIa(+26) 6.1, 28.2.4. Condizionale. L’unico tipo attestato è da infinito + HABEBAM: arria III 51.8, harria (possuto) II 53.2; si è già segnalata come dubbia la forma ha-verriamo IIa 105.8, che se non è un lapsus calami (haverriano ‘avrebbero’), potreb-be rappresentare la 1a pers. plur. ‘avremmo’, con un accordo ad sensum e relativo ed improvviso passaggio dalla 3a alla 1a pers. plur. provocato dalla compartecipa-zione emotiva di Fuscolillo cittadino di Sessa, e non solo cronista, all’evento narra-to841. Infinito coniugato: haverno II 46.3, IIa 106.2.

Altre mani. Mano β. Indicativo presente. La forma toscana ha è adoperata solo da β2, ma esclusivamen-te nei paragrafi non originali (§§ 237 e 244); cede infatti il passo a quella locale, usata in-vece anche da β1, nel § 40, relativo ai miracoli avvenuti a Capua, di estrazione non “culta” (cfr. § II.9.2): ha β2 237.3, β2 244.4/have β1 36.18, β2 40.12. 1a pers. plur.: havemo β2 237.3.3a pers. plur.: sempre ha(n)no β2 206.2, β2 244.7.14.15 e mai haveno, forma locale usata da Fuscolillo solo nelle annotazioni originali; si tratta però del § 244, dalla matrice “letteraria” ormai certa. Mano γ: have 149.2. Ind. imperfetto. Mano β. Si registrano solo due occoren-ze in -ea: havea β3 196.7, β2 237.1. Ind. perfetto. Mano β: hebbe β3 231.1. Mano γ: hebbe149.1. Futuro. Mano β: haverrà β2 237.6, haverra(n)no β2 237.6, 244.11. Congiuntivo pre-sente. Mano β: habbia β2 237.15, habbiano β2 237.10.12. Congiuntivo imperfetto. havesseβ1 35.5, havessero β1 35.5, β1 36.10. Mano γ: havessero 149.1

VERBO AVERE

Presente hagio ho (h)ave ha/à havemo -imo habbiamo haveno hanno I 4 2 1

II 2 IIa 1 5 25 1 5 III 3 2 6 2 1 3 2 2

tot. 4 7 35 5 2 3 2 7 2 β 1

β1 1 2 1 4 γ 1

Imperfetto -ea/-eano -eva/-evano -ia/-ianoI libro 6 5 + 1

II 3 + 1 1IIa 11+12 42 +5III 8 + 2 1 17 +3

tot. 28+15=43 49 +6= 54 17 +3=20β1 1β2 1

840 Cfr. § V.2.1.17. 841 Per il contesto, cfr. § V.3.1.3 e n. 812.

Introduzione CCLXI

Perfetto appe ebbe/hebbe hebbi (3a)I 1 1 + 18

II 1 IIa 7 2 III 4 + 19

tot. 1 5 + 45=49 2β2 1γ 1

V.3.1.9. Verbo ‘essere’

Indicativo presente. 1a pers. sing.: si segnala la forma apocopata so’ III 30.7; alla 3a

pers. sing. le forme epitetiche prevalgono nelle scritture originali (ventuno occor-renze vs. quattordici), mentre nel primo e terzo libro è netta la preferenza per è (in totale sedici occorrenze vs. due); le forme con l’epitesi di -ne, tipico tratto centro-meridionale, quali ène I 108.2IIa, IIa (+20) 106.3, 130.4, 134.1, e di -i, come èy I 12.1, hèi IIa 33.2, si alternano dunque con è I (+6) 31.1, 75.4 (2 volte), 86.6, II (+4) 21.5, 43.2, 54.5, IIa (+10) 14.1.2, 22.1, III (+10) 3.3, 6.5, 10.2. Alla 1a pers. plur. si legge la forma toscaneggiante siamo IIa 184.2; alla 3a pers. plur. un’unica occorren-za di sono II 21.4842, contro ben trentasei con raddoppiamento della -n- intervocali-ca: sonno IIa 18.1, so(n)no II (+11) 20.10 (2 volte).11, IIa (+24) 2.9, 40.2, 66.4. In-dicativo imperfetto. 3a pers. sing.: era I (+57) 2.1, 13.1, 15.1 (2 volte), e<ra> I 93.1; 3a pers. plur.: erano I (+18) 48.2, 59.1, 63.1. Indicativo perfetto. Alla 3a pers. sing. fo I (+122) 2.1.3, 5.1, II (+78) 2.1 (2 volte), 3.1 (2 volte), 4.1, IIa (+390) 6.1, 13.1 (2 volte), 26.3, III (+129) 6.5 (2 volte).6, 7.3, 10.4, fo(n)ce I 13.2 è nettamente predominante su fu IIa (+5) 60.3, 231.1 (2 volte), 341.1, III (+9) 11.1, 12.2, 14.3843.Alla 3a pers. plur. predomina la forma forono/foreno, che ricorre centoquarantotto volte di contro alle cinquanta occorrenze di foro844 (fore nelle forme con enclisi pronominale); solo tre volte compare forno845 e, in un’unica occorrenza, fora I 56.2, che però con ogni probabilità è stata condizionata dalla a- iniziale della paro-la successiva: (ce) fora (admaczati)846. Si noti ancora che foreno è nettamente mag-

842 Si tratta però di una notizia del 1526 probabilmente tratta, come la maggior parte delle notizie del secondo libro, da un annuario della Curia di Sessa (cfr. § III.1.3).

843 Si escludono dal calcolo le forme in cui non è sicura la tonica: [fo] I 44.1, 83.1, f<o> I 93.20, <fu> II 56.1.

844 Foro è invece l’unico tipo attestato, ad esempio, nei Ricordi: V. FORMENTIN, LOISE DEROSA, Ricordi..., cit., to. I, p. 370.

845 Foro, forno e forono sono comunemente attestati nei testi napoletani (N. DE BLASI,Campania..., cit., p. 183). Cfr. foro, foron in Caracciolo, forno in Galeota e Rustico (M. VITALE, Il dialetto ingrediente internazionale..., cit, p. 84).

846 Fora è attestato in prov. di Lecce (G. ROHLFS, Grammatica storica..., cit., § 583) ed è confermata al punto 739 (Vernole) dell’AIS.

Nadia Ciampaglia CCLXII

gioritario rispetto a forono: centotrentadue occorrenze contro sedici; inoltre, ben centotrentuno esempi di foreno compaiono nelle annotazioni originarie del secondo libro, mentre nel terzo predomina forono: la prima forma sembra pertanto quella locale847. Di seguito l’elenco: foro I (+21) 13.3, 29.1, 66.1, IIa (+24) 21.3 (2 volte), 23.1, 27.5, fo<r>o I 97.8, forece I 97.9, forece IIa 25.2 foroce I 96.7, foreli IIa11.1848, foreno I 55.1, IIa (+130) 2.10, 6.4, 13.2, for<e>no IIa 224.1, forono I (+12) 58.2, 64.1, 67.2, IIa (+4) 98.5, 99.5.7, forno I 48.3, IIa 17.2, 99.7. Sembra di diffici-le interpretazione fore IIa 346.2849. Indicativo futuro. Raddoppiamento locale di -r-in sarrai III 31.9 (e cfr. in β2 serrà, serranno). Congiuntivo presente: sia IIa (+7) 100.1, 116.1, 134.1, III 31.9, 41.7, siano IIa 40.4. Congiuntivo imperfetto: fosse II (+8) 6.2, 35.7.9, fo(n)sse IIa 2.5 (per l’uso abnorme del titulus, cfr. § V.2.2.28), fos-sero II 46.3 (2 volte), 53.2, IIa (+27) 6.1, 26.3, 27.5, fosser IIa 299.3. Condizionale.Accanto a serria IIa 104.2, 105.8, 110.8, III 25.5, compare anche il tipo di condi-zionale dal piucchepperfetto indicativo latino FUERAM: fora (stato facto) III 21.11850. Gerundio. essendo (+16) III 37.4, 56.1, 57.13, essenno III 39.9, esse(n)no(+6) III 37.2, 39.5.6. Infinito coniugato. essermo III 41.7.

Altre mani. Mano β. Indicativo presente. La forma epitetica ène compare una sola volta, adoperata u-nicamente da β3; si conferma così per questa mano una tendenza più “dialettale”, già notata in sede fonetica, da collegare ovviamente anche alla natura del paragrafo in questione, di matrice non letteraria. Di seguito l’elenco delle forme: è β1 34.4.8, 36.14.19, β2 244.17,206.2, 237.3 (3 volte).5.15, 244.4 (3 volte).8.13.21, β3 229.2/ène β3 196.3; 3a pers. plur.: sono β2 237.4. Indicativo imperfetto. Mano β: era β3 196.6, β3 203.1 (2 volte).3, β3 229.2,β2 244.5.12, β1 35.5, β2 40.14, erano β3 196.3, β1 35.4, β1 36.20.22. Mano γ: era 148.1.2, erano 149.3, 152.2 (2 volte). Indicativo futuro. Mano β. È costante il raddoppiamento dia-lettale della -r-: serrà β2 237.6.7.10, serra(n)no β2 244.11.20851. Indicativo perfetto. Mano β. Alla 3a pers. sing. fu è usato, fatta eccezione per una sola occorrenza presente in β3, solo da β2, che al contrario non adopera mai fo. Questo l’elenco delle forme: fo (+25) β1 34.2.4.9.10, 35.2.5, 36.1.2 (2 volte).5.6 (2 volte).24 (2 volte).26 (2 volte), β3 196.5.6.8,204.2.3, 230.3, 240.1 (3 volte)/fu (+8) β2 206.2.3, 229.1 (2 volte), β2 244.12.18 (2 volte), β3 230.2; alla 3a pers. plur. forno β1 34 .11, β3 196.4.7 alterna con forono β1 36.10 e con

847 For n è attestato ai punti 717 (Canosa), 727 (Spinazzola), 728 (Alberobello) dell’AIS.

848 Questo il contesto: «et foreli dati dinari da lo co(m)missario». 849 Questo il contesto: «et lo mastro fore lo principale mastro Ioa(n)ni Antonio d(e) Ste-

fhaniello napolitano». 850 Entrambe le forme sono ben attestate nei testi napoletani: cfr. ad es. fora nell’Hist. Tr.,

serria nel Regimen (N. DE BLASI, Campania..., cit., p. 184), serria, serriamo e fora nei Ri-cordi (V. FORMENTIN, LOISE DE ROSA, Ricordi..., cit., to. I, p. 370); si veda anche la rasse-gna di M. VITALE, Il dialetto ingrediente internazionale..., cit, p. 85.

851 Per la forma, molto diffusa nei testi poetici napoletani e generalizzata ad esempio nei Ricordi (V. FORMENTIN, LOISE DE ROSA, Ricordi..., cit., to. I, p. 370), si veda la rassegna di M. VITALE, Il dialetto ingrediente internazionale..., cit., p. 83.

Introduzione CCLXIII

l’unica attestazione presente nelle Croniche di furno β2 244.9.10852. Mano γ : fo (+9) 146.1, 147.1 (2 volte); 3a pers. plur.: foreno 147.2, 152.2. Congiuntivo presente. Mano β: siaβ3 196.12 (2 volte), 230.5, β2 237.4.4.13.14, sian β2 244.15, siano β2 237.7. Congiuntivoimperfetto. Alla 3a pers. sing. fosse β2 237.14, β3 196.9, β3 230.3, β3 231.1, è nettamente prevalente su fusse β2 244.11, usato solo da β2 e mai da Fuscolillo853. Mano γ: fosse149.1.3, 152.2. Condizionale: sarria β1 34 .11, β2 244.23, s<e>ria β1 36.2, serria β1 35.6,β1 36.20.

Di seguito uno schema riassuntivo del verbo ‘essere’:

VERBO ESSERE

Presente so’ ène èy/hèi è sono 3a pl.ur. sonnoI 1 1 6

II 4 1 11IIa 20 1 10 25III 1 10

tot. 1 20 2 30 1 35

β1 4β2 13 1β3 1 1

Perfetto fo fu foro/fore forono foreno forno furno fora I 122 23 + 1 (forece) 12 1 1 1

II 78 IIa 390 5 24+2 (forece, fore-

li)4 131 2

III 129 9 tot. 719 14 47 + 3 16 132 3 1 β1 16 1 1 β2 7 2 β3 9 1 2 γ 9 2

V.3.1.10. Verbo ‘fare’

Indicativo presente: fa III 31.7, I 33.2, fase ‘si fa’ IIa 255.1, facciamo IIa 40.12, fateIII 31.7, fanno (+5) 40.4 (2 volte), III 48.30. Indicativo imperfetto. faceva I 88.1, IIa (+20) 6.4, 40.8, 43.1, facevano I 93.7, IIa (+11) 2.6, 2.11, 66.3/faceano IIa 28.6; solo nel terzo libro si legge con il tema del perfetto, per estensione tematica, fecea

852 Nelle carte dell’AIS furno è attestato ai punti 652 (Roma), 633 (Sant’Oreste); furn è ai punti 716 (Ascoli Satriano), 656 (Scanno); per questa forma, si veda anche G. ROHLFS,Grammatica storica..., cit., § 583.

853 Cfr. fusse in Caracciolo, Galeota, Rustico, forma giustificata nei poeti dall’appoggio petrarchesco (M. VITALE, Il dialetto ingrediente internazionale..., cit, p. 82).

Nadia Ciampaglia CCLXIV

III 32.11854, 34.11, feceala III 39.13855, feceano III 21.12, 50.1. Indicativo perfetto.Nella 3a pers. sing. la forma apocopata è nettamente preferita nel terzo libro, men-tre quella intera prevale nelle scritture spontaneee: fe’ I (+9) 5.3 (2 volte), 27 1, II 20.9, 46.2, 53.2, IIa (+ 26) 31.4, 80.3.4, III (+85) 11.2, 12.6, 15.3, [fe’] III 22.1, f<e>’ III 21.4, fece I (+23) 19.1, 20.1, 24.1, II (+19) 14.1, 15.1, 19.4, IIa (+110) 2.8, 42.3, 44.1, III (+31) 19.5, 25.8, 27.12, fecela III 39 13, feceli III 30.19, feceloIII 42.1, 48.13. Alla 3a pers. plur. fecer III 46.1, fecero I (+13) 26.2, 56.2, 78.5, II (+10) 19.1, 19.10, 20.4, IIa (+50) 11.1.3 (2 volte).28.3, III (+5) 27.6, 27.17, 28.23; in una sola occorrenza si registra un ambiguo feceno IIa 28.2, che nel contesto do-vrebbe avere valore di congiuntivo; tuttavia si tratta senz’altro di un perfetto, per-ché appare molto più probabile che vi sia stata, dopo una tematizzazione, una va-riazione del giro sintattico della frase856. Solo nel terzo libro si registrano inoltre le forme fe<rn>o ‘fecero’ III 39.8, ferno III (+5) 27.13, 31.4 (2 volte), 48.1 e fero III (+5) 27.15, 28.12, 29.1. Indicativo futuro. farrò III 31.9. Congiuntivo presente:faccia IIa 210.1. Congiuntivo imperfetto: facesse IIa 61.2, 70.3, 215.3, facessero III14.4, IIa 250.1, 70.1. Gerundio: face(n)no IIa 165.3, 208.5, 301.3/face(n)do IIa 70.1, 135.2, 294.7, face(n)dose IIa 128.5, Infinito coniugato: farno IIa 100.2.3, 105.7, 167.1, 205.1, fareno IIa 245.2.

Altre mani. Mano β. Indicativo presente. 1a sing. faczio β2 40.18857; 3a pers. sing. fa β1 36.19. Ind. im-perfetto: facevano β1 34.11. Ind. perfetto: fe’ β1 34.5 (2 volte).6.20.25, β2 206.1.2/ feceβ1 34.5.6.11, 35.3, β3 196.5.8.9 (2 volte).10.11, 229.2; 3a pers. plur. fecero β1 36.26, β2 41.1.

V.3.1.11. Verbo ‘andare’858

Indicativo presente. Dal tema ‘vadere’, vadi IIa 103.1, 222.1, che sembrerebbe da interpretare come 2a pers. sing.; non è da escludere però che si tratti di un congiun-tivo, considerata la sfumatura del contesto859; 3a pers. plur.: va(n)no IIa 357.1. Indi-

854 Si veda feceva nei Ricordi (V. FORMENTIN, LOISE DE ROSA, Ricordi..., cit., to. I, p. 373).

855 In questo caso non si può escludere che la forma sia stata condizionata dal pf. fecelaimmediatamente precedente: «Et poi lo dicto re volse e(ss)ere lo p(r)imo ad sallir(e), et fece sallire 400 p(er)suni et cussì pigliorno lo castello d(e) Yscha et poi la t(er)ra; et poi pigliata ch(e) fo lo re ne fece uscire tutti li citadini d(e) dicta t(er)ra, et fecela habitar(e) da catalani et feceala multo be(n)...».

856Questo il contesto: «Fo necessario ch(e) li sessani feceno resegna d(e) tucta la ge(n)te». 857 Cfr. § V.2.2.19 e n. 633. 858 Per i problemi realtivi all’omissione e scioglimento del titulus nelle forme del verbo

‘andare’, cfr. § IV.1 e § V.2.2.26. 859 Questo il contesto: «A dì 27 d(e)l mese d(e) aprile 1548, de la vja idictione, ne fo posta

la porta nova d(e) lo macello, dove sta al p(rese)nte la carne ad ve(n)der(e), p(er) ordine de lo s(ignor)e do(n) Lope d(e) Arrera locutene(n)te d(e) lo ill(ustrissim)o s(ignore) ducha d(e) Sessa, et certi giorni adpressi fo messa la porta qua(n)do vadi ad Sa(n)to Ioa(n)ni infra le dui porte».

Introduzione CCLXV

cativo imperfetto: adava IIa 337.4, addava IIa 247.3 (2 volte), a(n)dava I 93.20, 98.2, II 61.1, IIa (+18) 11.4, 12.1, 123.1, adavano IIa 333.1, a(n)davano I 93.14, (+12) 27.4, 104.2 (2 volte), 130.1, addavano IIa 6.4, 26.3. Indicativo perfetto: adaoIIa 379.1, addao IIa 128.19, addò IIa 101.4, 196.1, a(n)dao I (+5) 64.4, 72.1, 93.21, IIa (+4) 330.1, 339.1, 342.1, a(n)ddò I 98.2, IIa 57.3, 135.2, a(n)dò I (+16) 35.1, 48.2, 51.1, IIa (+28) 26.4 (2 volte), 26.5, 27.2, andò I (+8) 16.2, 43.2 (2 volte), 46.1, IIa 15.1, 17.2, a(n)ddò I 98.2, IIa 57.3, 135.2, addero II 23.4, IIa 11.4, 118.1, 178.1, adder<o> IIa 225.1, a(n)dero II (+6) 19.10, 20.2.8, IIa (+15) 101.1, 106.9, 118.1, a(n)dero II (+6) 19.10, 20.2.8, a(n)ddero II 20.1, a(n)daro I (+7) 75.2, 78.7, 90.1, II 19.2, a(n)dorono II 20.6), adareno IIa 334.1, a(n)dareno IIa 271.1, a(n)darnoce IIa 101.3, adarero IIa 352.2, adaro IIa 28.7. Congiuntivo presente: va-dano II 54.15. Congiuntivo imperfetto: adasse IIa 85.4, a(n)dasse IIa (+7) 6.3, 19.2, 85.8, a(n)dasse II 21.4, a(n)dassero IIa (+5) 209.3, 294.1.4. Gerundio: anda(n)doIII 32.13. Infinito: andar(e) (+8) III 21.10, 30.15.25, addar(e) β1 35.10, IIa 3.2, 57.2, adar(e) IIa 191.1, 280.2, a(n)dare IIa 214.1.

V.3.1.12. Verbo ‘potere’

Nella costruzione del verbo si alternano il tema dell’infinito potere II 54.12, IIa259.1, 300.2 e posser(e)(-sende) I 84.1, posser(-lo) IIa 184.1860 (es. possea, posse-va/potea, poteva etc.). Indicativo imperfetto: 3a pers. sing. possea III 31.10, 38.3 e posseva IIa 71.2, 209.2, III 38.4, accanto a potea II 6.1, III (+4) 17.4, 28.10, 38.3 e poteva II 32.1, IIa (+5) 281.1, 300.3, 352.2; posseano III 31.3, 48.4 accanto a pote-ano II 19.9, III 38.4 e potevano I 93.8, IIa (+5) 70.2, 105.8, 110.9, III 9.3. Indicati-vo perfetto. 3a pers. sing.: pocte (+6) III 10.2, IIa 178.2, 208.6, 57.4.7861 accanto a possecte I 16.2, IIa 57.2, possette IIa 27.2, 71.2; 3a pers. plur.: poctero I 103.2. Indi-cativo futuro: porranno III 59.5 (e si vedano potrà, potranno in β2)862. Congiuntivopresente: possa (+9) IIa 300.2, II 54.2, possi 3a sing. IIa 69.2863, possano II 54.3, posseno ‘possano’ II 54.13. Congiuntivo imperfetto: potesse (+4) IIa 248.1, 85.6, III 37.4, potesser(e) IIa 219.2. Condizionale presente: tipo infinito + HABEBAM: por-ria II 19.8; IIa 1442.3; + HEBUI, porrissevo III 30.4864. Gerundio: possendo III53.5, I 84.1. Participio: possuto II 53.2. Infinito coniugato: poterno I 75.3.

Altre mani. Indicativo presente. 3a pers. sing. pò ‘può’ β2 237.3, pote β1 36 26. Indicativo imperfetto.posseva β1 35.5/poteva β1 35.5. Indicativo futuro. potrà β2 237.14, potranno β2 237.21, poteranno β2 237.13. Indicativo perfetto. pocte β1 36.16, poctero β1 35.12 accanto a pos-sectero β1 36.6. I. Congiuntivo presente. possa β2 237.6, possamo β2 244.24, possano

860 Si vedano posser, possendo, possuto in Galeota, possesse in Ceccarella (V. FOR-MENTIN, FRANCESCO GALEOTA..., cit., p. 72).

861 Cfr. potte in Loise (V. FORMENTIN, LOISE DE ROSA, Ricordi..., cit., to. I, p. 377). 862 Cfr. po(r)à in Loise (ivi).863 Cfr. n. 809. 864 Cfr. porrissevo in Loise (V. FORMENTIN, LOISE DE ROSA, Ricordi..., cit., to. I, p. 377).

Nadia Ciampaglia CCLXVI

β2 237.4.20. Condizionale: porria β1 35.2. Participio: possuto β2 237.3. Gerundio: pos-se(n)doli β2 237.3.

V.3.1.13. Verbo ‘sapere’

Indicativo presente. Alla 3a pers. sing. si registra la forma sape < SAPET IIa79.8865. Indicativo imperfetto: sapeva IIa 66.3, 170.4, sapevano IIa 301.3. Indicativoperfetto: sappe II 20.1866, ma nel terzo libro sempre seppe III 39.9, 41.5. Gerundio.sapendo (+6) III 28.2, 30.14, 35.2. Infinito coniugato. saperno IIa 228.3.

Altre mani. Mano β. sa β2 244.3.

V.3.1.14 Verbo ‘dare’

Indicativo presente: dà IIa 220.1. Indicativo imperfetto: dava (+7) III 25.5, 28.28 (2 volte), davano IIa 245.5, 335.4. Indicativo futuro: darrà II 30.5, 53.3. Indicativoperfetto. 3a pers. sing.: la forma deo ‘diede’ IIa (+4) 99.8867, 104.8868, 177.3869,332.1870, adoperata nelle sole annotazioni originali, alterna con de’ ‘diede’ III 25.7, 28.1, d(e)’ II 30.2, dede II 20.5, III 37.2, 42.1, 56.10, dèdela III 41.2, dèdeli III39.3, dèdili III 55.2, 56.3 e con la forma debole decte IIa 105.8, dèctili I 102.3; pro-

865 La forma è attestata da Rohlfs nel napoletano (e calabrese): cfr. G. ROHLFS, Gramma-tica storica..., cit., § 549; cfr. ad es. sape in Loise (V. FORMENTIN, LOISE DE ROSA, Ricor-di..., cit., to. I, p. 378).

866 Cfr. sappe in Loise (ivi).867 Cfr. deo/dero in Loise, forma che è anche dell’antico romanesco (V. FORMENTIN,

LOISE DE ROSA, Ricordi..., cit., to. I, p. 872-3 e n. 1073). Si tratterebbe qui di una 3a pers. sing. con cambio improvviso di soggetto (da hommini a processione); questo il contesto: «Lo secu(n)do iorno, ch(e) fo lo vernedì, ch(e) è solito p(er) una bolla ch(e) sta allo episco-pato d(e) papa Paulo tercio, fo ordine co(n) p(ro)cessione ch(e) li ho(m)mini fossero andati inna(n)ti allo Sacrame(n)to et le do(n)ne appresso p(er) la piaczia d(e) sop(r)a, et d(e) poi deo volta ad Sa(n)ta M(ari)a ad Castellone et tornao allo episcopato ch(e) sua Signoria do(n) Lopes fe’ l’ordine». Per casi analoghi, cfr. haveo, § V.3.1.8, n. 838 e tireo ‘tirarono’ di β3 196.8, § V.3.1.1/c, n. 803.

868Questo il contesto: «De poi a(n)dò la p(ro)cessione p(er) tucta Sessa como èi solito co(n) li medesimi ho(m)mini, et lo s(ignor)e do(n) Lopes d(e) Arrera fe’ lo ordine d(e) la p(ro)cessione, ch(e) certo fece da bo(n) cristiano; et lo secu(n)do giorno a(n)dò la p(ro)-cessione como èi solito da la piaczia gra(n)de et deo volta allo episcopato co(n) lo Sacra-me(n)to co(n) trobbecte et ca(n)ti, ch(e) fo una bella devocione, et lo Sacrame(n)to lo portò sempre lo primicerio Sigismu(n)do Floradasa d(e) Sessa in mani co(n) lo suo tabernaculo».

869 Questo il contesto: «Eode(m) die la sop(r)adicta armata deo ad porto ad Scauli et inad-riva(n)do smo(n)tero pariczi turchi et sallgliero ad Traiecto, do(n)ne pigliero circha dui-ce(n)to anime co(n) lo castellano, ch(e) lo pigliaro ad bona fede».

870 Questo il contesto: «A dì 25 d(e)l mese d(e) octobro 1562 se maritao mada(m)ma Iulia Fuscolillo et pigliao p(er) marito m(essere) Ioa(n)fra(n)cisco Martino d(e) Sessa, et deo p(er) dota ducati cinquocentoquara(n)ta...».

Introduzione CCLXVII

babilmente è una 3a pers. plur. deo I 93.17871, che troverebbe conferma in <de>o872

senza dubbio da interpretare come ‘diedero’ in β1 36.25873; 3a pers. plur. dectero I 106.5 alterna con derno III 47.7874. Congiuntivo imperfetto. desse IIa 37.1. Gerun-dio. danno ‘dando’ III 51.5.

Altre mani. Mano β. 1a pers. plur.: damo β2 237.21; 3a pers. plur. : <de>o β1 36.25.

V.3.1.15. Verbo ‘stare’

Presente indicativo: sta (+25) II 31.1, 33.1, 4.1, stanno (+5) III 28.5.24, 32.3. Im-perfetto: 3 a pers. sing. stava (+85) I 95.5, 93.9, II 6.3, stave IIa 368.2, stavano(+47) I 97.7, II 44.1, 38.2. Perfetto. 3a pers. sing.: stecte I (+4) 51.1, 90.6, 93.7, II 19.3, 37.2, IIa (+22) 25.2 (2 volte), 26.4.5, stecto IIa 200.1, stette II 31.4, 37.3, III 28.21, IIa 200.2, stetti IIa 31.5; 3a pers. plur.: stectero I 76.8, 78.6.7, IIa (+12) 11.3, 27.4, 28.6, stettero I 102.2, stecteroce II 35.1, stectorece II 23.1 e stero IIa 324.1875.Gerundio: stanno ‘stando’ (+5) IIa 162.3, II 21.5, III 57.15, stando III 9.2 (e infra,stendo β2 196.5), stenne IIa 104.5. Infinito: stare II 49.2, III 42.2, IIa 101.1

Altre mani. Mano β. Futuro: starrà β 34.4, starra(n)no β2 244.11. Perfetto: stecte β1 36.8. Congiunti-vo: stessero β1 35.1. Gerundio: stendo ‘stando’ β3 196.5. Mano γ. Imperfetto: stavano 149.3. Perfetto: stettero 148.3.

V.3.2. MORFOLOGIA DEL SOSTANTIVO E DELL’AGGETTIVO

Continuano il nominativo latino il plurale metafonetico ri ‘i re’ I 1.1 (3 volte), III (+5) 19.10, 21.3, 27.13 e l’aggettivo pregna ‘gravida’ < PRAEGNA(N)S I

871 Questo il contesto: «Da poi il sop(r)adicto co(n)te se rescactao, p(er)ò se fermoreno li cap(ito)li tra spa(n)gnoli et fra(n)cisi; del q(u)ale res[c]acto li deo p(er) ,stagio uno suo fra-tello no(m)i(n)e Silvestro Tramo(n)tano et un alt(r)o suo nepote n(om)i(n)e P(er)loysi Tra-mo(n)tan[o], et ipso se tornò i(n) Barlecta al Gra(n) Cap(itani)o».

872Questo il contesto: «A dì 14 de marzo de p(rese)nte a(n)no lo mastro de ca(m)po de la ge(n)te d’arme a(n)dao una sera da Capua ad Aversa, et qua(n)do fo ad po(nte) ad Selce fo adsaltato, che a(n)dava co(n) dui altri cavalli: li dui cavalli lassero a(n)dar(e), (et) allo ca-vallo del mastro del ca(m)po <de>o una archibusata in testa del cavallo et lo fe’ cadir(e), et porter(e) lo mastro de ca(m)po allo bosco».

873 Per la forma deo, adoperata alla 3a pers. sia sing., sia plur., Avolio segnala «nei dialetti “mediani” dell’area “aquilana”...e “marsicana occidentale”...un’uscita in -au (o, più recen-temente, -ao)» nella 6a pers. del perfetto indicativo: dau ‘danno’, au ‘hanno’. Rohlfs ricor-da nel cosentino vàu, stàu (ID., Grammatica storica..., cit., § 532). L’identità di 3a sing. e plur. è fenomeno dell’Italia settentrionale, che da Lombardia, Veneto e Romagna si è esteso fino alle Marche e agli Abruzzi (ibid., § 532).

874 Nelle carte dell’AIS dérn° è segnalato al punto 714 (Colle Sannita). 875 Le carte dell’AIS segnalano stér° (punto 713, Formicola) e stéro (punto 654, Serrone).

Nadia Ciampaglia CCLXVIII

98.3876. Diffusa in tutto il Mezzogiorno è la forma accusativale mogliere I 14.1 III 17.7, 48.17, IIa 102.1, 166.1, 270.1, moglier(e) I (+11) 15.1, 20.2, 38.1, III (+5) 19.1 (2 volte), 24.3, IIa (+8) 63.1, 215.1, 261.1, molgliere I 85.8, IIa 30.7, mo(n)gliere (+5) I 22.1, 24.1, 71.1, II 21.9, III 10.1, 17.6, mugliere I 45.1, netta-mente maggioritaria rispetto a moglie IIa 79.6, 115.1, III (+8) 17.5, 24.3 (3 volte).4, mo(n)glie III 10.2 che, come si vede, compare fondamentalmente nel terzo libro, e all’unica occorrenza con metaplasmo moglia IIa 366.1 (vd. infra).

Per l’antroponimo Pietri, che sarà una forma cristallizzata del genitivo, e lo svi-luppo IU> di Antoni e Thomasi, cfr. § V.2.1.17 e nn. 411-12.

Corrisponderebbe al BARIUM dei testi latini Baro III 5.3 (2 volte)/Bari IIa154.1, III 21877; continua forse l’ablativo Itro IIa 252.1878, a differenza di Poczolo‘Pozzuoli’ I 79.1879, in genere collegato all’ablativo locativo PUTEOLIS ma forse da ricondurre a *-OLU; si aggiunga Chieto IIa 386.1/Chieti III 51.10.

Dal sing. la persona (+34) III 21.9, IIa 85.6, 88.1 si legge il plurale metafonetico le persuni II 40.1, IIa 134.1, 204.1,339.1(2 volte) 348.1, p(er)suni II 45.1, III 28.3.29, 30.25, 39.13, 47.1, IIa 26.4, nettamente prevalente su p(er)sone I 85.2, 96.4 (2 volte), che è preferito invece nelle altre mani (vedi infra); sarà forse uno scorso di penna l’unica attestazione di persono II 50.2 (cfr. § V.2.1.17). L’oppo-sizione persona/persuni potrebbe testimoniare l’estensione del sistema flessivo del-la terza declinazione sulla prima, per meglio consentire di distinguere il numero plurale. Vada qui anche il femminile bucchi IIa 247.1880. A partire da un singolare lacase potrebbe forse spiegarsi il plurale in -i costante di casi ‘case’ I 53.2, II 35.12, 54.8, IIa 24.1, 106.9/case I 29.1 (e vedi infra, mano β).

Si segnala qui il plurale neutro marmora ‘marmo’ II 45.1, 60.1, IIa 105.8/mar-moro II 40.1; con funzione di agg., marmola ‘di marmo’ IIa 347.1, 356.1 (preta marmola), plur. marmole (prete m.) IIa 335.1881. Costante è il plurale le legne IIa305.1, 78.3, (senza articolo) 85.8 dal plur. neutro della seconda < LIGNA; forse è

876 Cfr. DELI, s.v pregnànte; per Rohlfs, invece, la forma è da ricondurre a *PREGNIS, con metaplasma di declinazione (G. ROHLFS, Grammatica storica..., cit., § 396).

877 Cfr. DT, p. 63. 878 Cfr. in Ytro nel Catalogus Baronum (DT, p. 334). 879 Cfr. V. FORMENTIN, LOISE DE ROSA, Ricordi..., cit., to. I, p. 289 e n. 838 per un’ampia

bibliografia della forma in -o, da Petazza a Brancati, Ferraiolo, de Falco. 880 Il plur. buche, buchy è nell’Hist. tr.; per altri riscontri, cfr. V. FORMENTIN, LOISE DE

ROSA, Ricordi..., cit., to. I, p. 137 e n. 354. Segnalo in nota Grocteferrata II 20.9 e GroctaIIa 339.1 (S. Maria in G.)/Grocte IIa 108.1, che potrebbero rinviare al noto metaplasmo di aria centro-meridionale la grotte; il tipo la grotte è difatti attestata in Umbria, Lazio e To-scana meridionale: cfr. G. ROHLFS, Grammatica storica..., cit., § 351 e C. MERLO, Fonolo-gia del dialetto di Sora..., cit., p. 167. Per altri riscontri, cfr. V. FORMENTIN, LOISE DEROSA, Ricordi..., cit., to. I, n. 842.

881 Cfr. in Ferraiolo, marmola (R. COLUCCIA, a c. di, FERRAIOLO.., cit, gloss., s.v e relati-va bibliografia).

Introduzione CCLXIX

uno scorso di penna el legne IIa 110.5882. Va qui pure il plurale le mure I 55.1, IIa28.4, de mure 248.1/le mura I 100.3, (senza art.) III 10.2 e le castelle (+4) 20.9.(2 volte), 23 3, III (+5) 12.6, 16.1, 29.2, molte altre castelle I 20.9 (con -e corretta su i), III 3.1 (con -e corretta su a) contro il tipo castella III (+4) 55.1, 57.4.11883.

Passano dalla III alla I declinazione i sostantivi raggruppati di seguito:

dota IIa 215.1, 270.1, 332.1, III 28.1, 40.3, fama ‘fame’ II 32.1, 36.2/fame II 34.3, IIa 86.3, III 19.4, 27.20, infa(n)ta I 75.2 (ma femm. infa(n)te I 90.5 e masch. infante I 17.1, III 41.10, infa(n)te I 16.2.3, III 41.4.5, 47.6, i(n)fante III 41.6), moglia IIa 366.1/moglie IIa79.6, 115.1, III (+8) 17.5, 24.3 (3 volte).4, mo(n)glie III 10.2 (ma sempre mogliere I 14.1 III 17.7, 48.17, IIa 102.1, 166.1, 270.1, moglier(e) I (+11) 15.1, 20.2, 38.1, III (+5) 19.1 (2 volte), 24.3, IIa (+8) 63.1, 215.1, 261.1, molgliere I 85.8, IIa 30.7, mo(n)gliere (+5) I 22.1, 24.1, 71.1, II 21.9, III 10.1, 17.6, mugliere I 45.1), nava I 49.1/nave IIa 39.1, III (+7) 35.4 (2 volte).5 (2 volte).6, vesta IIa 128.14/veste III 28.17. Si aggiunga il già citato moglia IIa366.1.

Escono in -o alcuni sostantivi di III declinazione passati per metaplasmo alla II:

airo IIa 218.3, 39.2, 71.1, hayro II 6.2.4 (solo in β2 aere 244.10, aria 244.8), archotravo IIa347.1, fiumo IIa 40.1, 86.1, f<i>umo IIa 251.1/fiume III 30.10, maro II 17.1, 34.4, IIa (+7) 26.1, 27.2, 202.1, III 27.12, 38.4/mare I 6.1, 106.5, II 21.1, 42.1, IIa (+4) 61.1, 176.1, 307.1, III (+5) 39.11, 44.1, 56.3, mar(e) I (+6) 76.7, 78.6, 80.1, II 42.1, IIa 301.4, III (+6) 21.6, 39.10.11, pognalo I 78.10/pu(n)gnale I 86.10, po(n)to IIa 61.1/po(n)te I (+8) 96.2.5, 97.5, IIa (+4) 97.1, 128.5.10 (2 volte), prese(n)to ‘regalo’ IIa (+14) 63.1 (2 volte), 130.1, 131.1/prese(n)te IIa 30.4, reamo III 27.8.16, 30.15/reame I 2.2, III (+4) 12.7, 17.7, 19.2, termino II 42.1, IIa (+6) 85.4, 110.4, 179.1/termine I 66.2, II 25.1, 38.2, IIa 98.4.6, III 41.2, 57.10. Il passaggio si verifica anche nell’antroponimo Cesaro I 86.9, 88.5, II (+5) 39.1, 43.1, 53.7, IIa (+28) 5.1, 29.2, 59.1884. Si aggiungano i nomi dei mesi885: septebro IIa 70.1, 101.1, 312.3, III 55.1, 57.11, septeb(r)o I 59.1, 91.6, septe(m)bro IIa (+19) 38.1, 66.4, 107.1, III 57.7, septe(m)b(r)o IIa 66.3, (set)teb(r)o I 83.2, 85.6, (set)teb(ro) I 85.7, (set)-te(m)bro I (+4) 91.7.8, 95.14, (set)te(m)b(r)o I 16.1, 40.1, octo(m)bro I 102.1, II 28.1, 49.1, 51.1, IIa (+7) 67.1 (2 volte), 70.4, 72.1, octo(m)b(r)o I 97.1, octobro I 91.9, 100.1, IIa (+10)70.7, 80.1, 162.3, III 52.1, octob(r)o IIa (+19) 12.1, 31.1, 71.1, III 55.3, octob(r)o I (+13) 14.1, 16.2, 24.1, II 30.6, 36.2, ottobro IIa 191.1, ottob(r)o IIa 74.1, 364.1, noveb(r)o I 20.1, 61.1, 66.1, IIa 289.1, novebro IIa 194.1, III 57.16, nove(m)b(r)o I 96.1, 101.1, 105.2, no-ve(m)bro III 20.1, 58.2, decebro IIa 198.1, 262.1, 292.1, dece(m)bro IIa (+11) 13.1, 44.1, 77.1. Si aggiunga l’unica attestazione persono II 50.2, di contro all’assoluta prevalenza del tipo persona (si veda quanto già detto sopra).

882 Il tipo, ricalcato su le osse, è attestato nell’umbro (Cassio da Narni) e ricondotto ad in-flusso settentrionale da G. ROHLFS, Grammatica storica..., cit., § 369; in Loise, si veda lengnia (V. FORMENTIN, LOISE DE ROSA, Ricordi..., cit., to. I, p. 291).

883 Il tipo è molto diffuso nei dialetti meridionali, che conserverebbero il plur. in -a della II declinazione neutra: cfr. G. ROHLFS, Grammatica storica..., cit., § 368; si veda ad esem-pio nei Ricordi, castella (V. FORMENTIN, LOISE DE ROSA, Ricordi..., cit., to. I, p. 294).

884 Cfr. Cesaro in Loise (V. FORMENTIN, LOISE DE ROSA, Ricordi..., cit., to. I, p. 296). L’assenza di dittongo sarebbe spia di metaplasmo recente.

885 G. ERNST, Die Toskanisierung des römischen Dialekts..., cit., p. 122.

Nadia Ciampaglia CCLXX

In poche occorrenze, ma senza articolo, si legge nomo IIa 128.17, III 32.1/nomeI (+9) 18.1, 19.1, 20.1, II (+7) 19.11, 39.1, 54.4, IIa (+25) 40.1 (3 volte).10, 69.3, III 46.2 e sop(r)onomo III 31.2; solo in un caso è visibile il passaggio al genere femminile: la nome IIa 156.4. In δ 374.5 invece si legge il nomo, che potrebbe dun-que far pensare ad un adattamento di un precedente femminile la nomo886.

Il passaggio dalla III alla II declinazione avviene anche nei sostantivi con suffis-so -ero da -ARIUM, da considerare, come s’è già visto, catalanismi (cfr. § V.2.1.1. e n. 314):

alfiero III 128.9), cabalero III 58.6, ca(m)merero III 34.11, ca(n)celliero I 8.1, ca(n)celleroIII 25.3, cavaliero III 54.3, 55.5, cavalliero III 34.9, cavalgliero III 21.6, 37.4.5, cavallglie-ro IIa 135.2, curriero II 21.4, ferrero IIa 294.1.6, 338.1/ferrier(e) (sing.) IIa 4.1, grassieri IIa(+10) 18.5, 21.3, 29.5, grassiero IIa 224.1, 239.1, ’gie(n)czero II 16.2, iusticiero III 26.10, magazenero IIa 301.3, Olivero III 51.8, tercziero IIa 142.1, tesaurerio III 28.24, thesaurero IIa 42.1, tosorero IIa 314.1.

Escono in -e alcuni plurali di nomi femminili di III declinazione, che sarebbero passati per metaplasmo alla I887:

chiave I (+4) 75.8, 89.5, 95.5, IIa 17.2, 347.1, III 30.7, 41.9, alt(r)e sue gente I 93.15, lealt(r)e ge(n)te I 97.8, le dicte ge(n)te I 77.4, multe altre ge(n)te IIa 194.2, le ge(n)te I 83.2, 87.4, 88.7, soe ge(n)te III 28.4/alt(r)e ge(n)ti I 103.6, le ge(n)ti I 17.1, le laude IIa 145.3, nave I 65.1, III 39.7/navi I (+7) 48.2 (2 volte), 75.3, 85.6, IIa 14.2, 26.3, III (+5) 38.1.4, 47.3, (in le quale) navi I 48.2, parte I 100.1, parte II 44.1, parte I 73.1, le radice I 99.3, vi-te ‘le viti’ III 50.2.5. Laddove la vocale tonica è metafonizzabile, il sing. non metafonetico alterna con il plurale con metafonesi: turre III 38.4, le altre turre III 38.4/turri III 26.9 torriIII 38.2 ma al singolare, regolarmente, torre IIa 135.1, torre 155.1 (con la -e corr. su -a) e sing. Torre (del Greco) I 64.3, T. (ad mare) I 106.5, III 38.4, 46.3, 50.2888.

Per metaplasmo dalla II alla III declinazione, vele ‘velo’ IIa 25.2889. Si trova -eper a (forse per passaggio dalla I alla III) in figliole I 43.1 (f. sing.), alla fosse(sing.) II 54.15, IIa 96.2, Madalene IIa 335.6/Madalena IIa 377.1, la pioge IIa 70.7, la porte IIa 101.1, 342.1, in la sale I 67.1, some ‘soma’ IIa 309.1, la porte IIa 162.1,la terre890. Ha il plur. in -e l’indeclinabile (vinticinquo) pare ‘paia’ IIa 3.1, forse perché confluito alla I declinazione; non si può escludere qui, tuttavia, che si tratti

886 Nomo è di genere maschile nei Ricordi (V. FORMENTIN, LOISE DE ROSA, Ricordi...,cit., to. I, p. 296).

887 Cfr. G. ROHLFS, Grammatica storica..., cit., § 366. I tipi sono ampiamente diffusi in Toscana, ant. umbro, nel romanesco e in un vasto territorio intorno Roma (Cerveteri, Ne-mi).

888 Non fa eccezione lo turre IIa 352.2 (retr. le turri). Per la metafonesi in queste forme, cfr. § V.2.1.3 e nn. 333-4.

889 Cfr. G. ROHLFS, Grammatica storica..., cit., § 352. 890 Cfr. G. ROHLFS, Grammatica storica..., cit., § 351.

Introduzione CCLXXI

di una rappresentazione grafica dell’indistinta finale. Segnalo qui il tipo la dioceseIIa 55.1, innella diocese III 55.2.

Risale alla IV declinazione latina il plurale in -o di in le mano I 53.2, in vost(r)e mano III 30.7, doe mano IIa 16.2; l’articolo tradisce la conservazione dell’antico genere femminile, visibile nel tipo i(n) soe mana III 19.4891.

È un residuo della V declinazione latina (- TIES) la terminazione in -e nei sin-golari la faccie III 13.3, la facze III 12.1, la gra(n)de(n)cze III 1.1892. Escono tutta-via in -a bellecza I 50.1, allegrecza III 58.11, IIa (+6) 99.7, 128.4.5893, fortelleczaIIa 13.1 (con il plur. metafonetico fortelliczie IIa 79.3, fortellicze I 90.4), pa-re(n)teczcza ‘parentela’ III 28.2894. Nel plur. le fortelliczi I 84.1, la terminazione in -i è dovuta alla conservazione della desinenza latina - TIES.

Segnalo il plurale in -a dei neutri della II declinazione carra I 65.1, pucza ‘poz-zi’ I 17.1895. Vadano qui anche grana ‘tipo di moneta’ (+17) IIa 44.3, 46.1, 47.3, granna II 30.4 e th(omm)la ‘tomolo’, ’tomola, unità di misura in uso nell’Italia me-ridionale’ IIa 2.1, 181.1, 310.1, 181.2, 249.1, to(m)mola IIa175.1, 179.1, 265.2, to(mmo)la IIa 2.9 (ma tu(m)mulo ‘tomolo’ II (+8) 22.1, 32.1.2, IIa 71.3.4, 86.2, tu(mmu)lo IIa 288.1, to(m)molo IIa 46.1).

Passano dalla II alla I classe gli aggettivi Martiro I 16.3 (S. Pietro Martire), re-bella III 27.19, rebello IIa 2.2, ribello I 103.1, trista II 32.1, 36.2, IIa 368.2 tristo IIa(+4) 47.3, 78.3, 86.4, III 33.2.

Si realizza scambio di genere in lo eclisse II 6.1, la sisma ‘scisma’ III 32.8896 e forse anche in alle co(n)fine II 20.8, IIa 2.2, 2.4, le co(n)fine IIa 110.1, III 21.2, 154.1, 155.1, (con)fine III 21.2, 32.13, 57.2897. Passa al genere femminile la le-gname IIa 128.16898. Tadirebbe il genere femminile anche il tipo sue erede IIa 37.2 (le altre occorrenze non permettono di determinare però il genere: herede II 53.1, III 10.1, 11.1, 15.2, erede I 78.9, IIa 37.2, 170.6, III 10.6). È di genere maschile ar-chotravo IIa 347.1, come è tipico del mezzogiorno899. Ipercaratterizzazione del ge-nere, ancora, nell’antroponimo Barbarosso900 IIa 26.1.2.5 e nel toponimo SoddomoIIa 126.1.

Per quanto riguarda i nomi di città, non appare determinabile dal contesto il ge-nere (femminile?) dei tipi Milana I (+19) 13.3, 18.1, 19.1, II 16.1, IIa 26.4, 62.1, III

891 Cfr. ant. toscano e lucchese la mana (G. ROHLFS, Grammatica storica..., cit., § 389). 892 Cfr. P. SAVJ-LOPEZ, Appunti di napoletano antico..., cit., pp. 504-7. 893 G. ROHLFS, Grammatica storica..., cit., § 355. 894 Cfr. parenteccza in Loise (V. FORMENTIN, LOISE DE ROSA, Ricordi..., cit., to. I, p. 75). 895 Cfr. G. ROHLFS, Grammatica storica..., cit., § 368. 896 Cfr. la sisima in Loise (V. FORMENTIN, LOISE DE ROSA, Ricordi..., cit., to. I, p. 300).897 Cfr. G. ROHLFS, Grammatica storica..., cit., § 392. 898 G. ROHLFS, Grammatica storica..., cit., § 385. 899 G. ROHLFS, Grammatica storica..., cit., § 394 e D’AMBRA, s.v. travo.900 Cfr. in Loise, Fuderico Barvarusso; il tipo è anche in Masuccio e Del Tuppo (V.

FORMENTIN, LOISE DE ROSA, Ricordi..., cit., to. I, p. 299 e n. 875).

Nadia Ciampaglia CCLXXII

58.6, 56.7, il cui uso è sostanzialmente ristretto alle scritture non originali, poiché nelle annotazioni spontanee prevale infatti senz’altro Milano I 13.1, 18.1, IIa (+11) 62.2, 64.1.3, III (+5) 32.10, 47.2.7 e Pesara I 77.2. Per quanto riguarda tucto Na-pole I 29.1 si è rinunciato all’emendamento, rientrando il tipo in una fenomenolo-gia documentata901.

Ha ragioni morfologiche l’-i di milli, che è usata al maschile alternando però con mille: milli modi IIa 17.3, milli ducati IIA 350.2, 360.1 ma mille ducati IIa325.1, 327.2 (2 volte), 350.1; milgle scuti IIA 143.1.2, [m]illi et ciquece(n)to fa(n)ti II 20.11; si aggiunga mille th(ummu)la IIa 2.1, mille to(mmu)la IIa 2.9.

Altre mani. Mano β. Passano per metaplasmo dalla terza alla seconda declinazione i sostantivi prioroβ1 36.13, rebello β3 203.3, termino β2 237.6/termine β2 237.6; si aggiunga l’antroponimo Cesaro β1 34.10, β1 36.13/Cesare β1 34.9. Passa dalla I alla III declinazione arme β134.3.11, β1 36.1.10.17.21.22.24; il plur. mure β1 36.2 attesterebbe il passaggio alla I decli-nazione. Si segnala il plur. casi ‘case’ β1 36.20 (2 volte), costante anche in Fuscolillo (vedi sopra). Si aggiunga infine il plur. metafonetico persuni β3 204.1, cui corrisponde però, nella mano β2, sempre p(er)soni β2 237.4, p(er)sone β2 237.1.6, β2 244.15, persone β2 40.13,237.1.6.15. Mano γ: septe(m)bro 148.1, (set)te(m)bro 146.1, 148.4, 150.1, 151.1, 152.1, sette(m)bro 147.1.

V.3.3. ARTICOLO

Anche per quanto riguarda l’uso dell’articolo si notano nei tre libri delle Cronichesensibili differenze. Va subito detto che negli articoli non trova mai rappresentazio-ne grafica la geminata etimologica -LL-902 né, di conseguenza, la palatalizzazione del nesso, tipica della nostra zona e già registrata per i sostantivi (cfr. § V.2.2.12).

Al singolare, davanti a consonante, è predominante nei tre libri la forma lo; so-no invece nettamente minoritarie le forme deboli el e il, la cui frequenza è oscillan-te nei vari libri: in generale, nel primo e terzo il prevale su el, con una preferenza schiacciante nel primo (centotrentotto occorrenze su sette), meno netta nel terzo (novantanove su sessantasei); un quadro completamente opposto si offre nel secon-do libro e nelle relative annotazioni, dove invece è prevalente el, adoperato rispet-tivamente diciannove volte contro sei (nel secondo libro), e centoquattro volte con-tro solo due occorrenze di il (nelle annotazioni del secondo libro). Davanti a s pre-consonantica è adoperato regolarmente lo ed in soli due casi el:

lo sta(n)nardo IIa 128.10, lo stato III 30.21, IIa 2.1, 219.1, lo spartimento IIa 118.4, lo Spir<i>tu Sa(n)to IIa 52.3, lo Spiritu Sa(n)to IIa 192.2, lo Spiritusa(n)to IIa 97.1, lo scutoIIa 299.2, lo spacio IIa 374.14; el stato II 20.8, IIa 2.3.

901 Il tipo tutto Napole si legge nei Diurnali napoletani; tutto Parisci è nella Cronica Ro-mana; tutto Firenze è attestato nell’ ant. romanesco (segnalazione di V. FORMENTIN, LOISEDE ROSA, Ricordi..., cit., to. I, p. 304 e n. 890).

902 Situazione ben differente, ad esempio, in Loise: cfr. V. FORMENTIN, LOISE DE ROSA,Ricordi..., cit., to. I, p. 315 e ss., n. 919.

Introduzione CCLXXIII

Davanti a vocale, per la forma del femm. plur. è rarissima l’elisione (l’herbe I 99.4, l’arme I 97.7, IIa 69.1.2), che compare invece frequentemente nel femminile e nel maschile singolare: ad es. l’armata I (+19) 13.1 (2 volte), 75.6, 76.5.7, II 21.7,31.5, III 28.22, 39.2.7.8, 41.2, 47.4, IIa (+5) 27.1 (2 volte), 191.1, l’Aquila I 59.1, l’altro I 13.1, l’ultimo I 16.1, l’inparator(e) I 26.1, etc.; va segnalato, tuttavia, che in questa posizione la preferenza per le forme non elise dell’articolo femm. sing. è spiccata nelle scritture spontanee: ad es., la armata II 20.11, 26.1, 27.1, IIa(+15) 348.1 (2 volte) 352.1.

Solo in pochi casi si adopera el davanti a vocale; è ancora più raro il:

el inferno IIa 10 4. el ill(ustrissi)mo IIa 105.2, 110.2, 117.2, 118.2, 127.1; il illustrissimo IIa145.1 (2 volte).

La forma aferetica ’l compare dopo che:che ’l resto II 20.12, ch(e) ’l re III 30.13, 39.6, ch(e) ’l dicto III 35.1, 43.6, ch(e)’l s(ign)orIII 57.1, ch(e)’l duca III 32.10, 46.1, 51.8, 58.3, ch(e) ’l conte III 56.3, ch(e) ’l castello III 46.2, be(n)ch(é) ’l re III 30.10.

Sopravvivono inoltre dodici attestazioni dell’articolo maschile lu903, in un solo caso adoperato davanti a vocale: lu organo II 16.3904. A parte le due occorrenze presenti nella sezione tramandante la Breve Informazione di Bartolomeo Caracciolo (lu principato III 4.1, lu duca III 6.1), l’articolo si legge solo nelle annotazioni spontanee e, tranne che nel caso di lu quale (riferito a Maestà) II 37.2 e, forse, di l<u> pi(n)turi IIa 120.2, è sempre adoperato riferito a cose o ad animali (si veda il già menzionato lu organo; lu crapipte IIa 86.4, lu vacile IIa 121.1; si aggiunga lulunedì IIa 294.6); infine, in cinque attestazioni compare cristallizzato in un’espressione tecnica di misura (lu tummulo II 34.3, 36.1.2.3, IIa 45.2).

Al maschile plurale è attestato sempre li; l’unica eccezione si legge nel terzo li-bro, dove si trova y : y pecczi III 19.5 (l’unica attestazione di i è nel noto paragrafo 244 di β2: 244.14 (i ciechi).

Altre mani. Mano β. Davanti a consonante prevale lo, adoperato in totale cento volte, contro trentasei occorrenze di il e quattro di el; a ben guardare però, el risulta in realtà usato solo da β1, che per il resto preferisce nettamente lo (+38) a il (+2), così come pure β3, in cui lo (+33) pre-vale ugualmente su il (+3); più equilibrata la ripartizione in β2, dove il è usato quasi quanto lo (trentuno occorrenze vs. ventotto); tuttavia, esaminando i singoli paragrafi, si notano dif-ferenze sensibili, che confermano l’idea della dipendenza da una fonte letteraria per il §

903 L’articolo lu è ancora nelle rime popolareggianti di De Jennaro: cfr. M. CORTI (a c. di), P. J. DE JENNARO..., cit., p. CXLIII.

904 Segno a parte mo(n)signor(e) de lu Treccho ‘Lautrec’ I 104.1; per la discrezione dell’articolo, § V.2.2.30/d.

Nadia Ciampaglia CCLXXIV

244, in cui è preferito senz’altro il (lo è maggioritario solo nel § 237, che è copia di un bando). Mano γ:: non è mai usato il; si contano infatti, in totale, diciassette occorrenze di lo.

ARTICOLO DETERMINATIVO (maschile)

lo el il luI 203 7 138

II 107 19 6 6IIa 942 104 2 4III 345 66 99 2

tot. 1597 196 245 12

lo el il β1 38 4 2

β2 244 5 10 β2 206 2 6 β2 237 22 15

β3 33 3 tot. 100 4 36

γ 17

Nelle preposizioni articolate da IN sono nettamente prevalenti le forme con la lscempia del tipo in lo, in le, in la (es. in lo Castello I 39.1, I 52.1, I 64.1, in le parteI 34.1, in la spiagia I 33.1, in lo archipiscopato I 63.2 etc.); davanti a consonante e vocale, difatti, il raddoppiamento si registra solo nelle forme nello lecto I 86.10, nello duchato IIa 164.2, nelle arme III 26.1, nelle (con)fine III 57.2; più diffuso nel:nel loco (I 96.1), nel q(u)ale I 97.5, nel meczo I 97.6.7, nel dicto II 21.1, nel pectoIIa 16.2, nel regno III (+11), nel reame III 12.7, nel te(m)po III 22.1, nel do(m)-manio III 25.10; il tipo ne la compare una sola volta nel secondo libro (ne la portaI 95.6); segnalo il tipo innel, che è adoperato in totale otto volte: solo una volta nel primo libro e nel secondo, i(n)nel molo I 75.3, i(n)nel p(rese)nte II 28.1, più spesso nel terzo e nelle annotazioni del secondo (IIa): innel (con)tato III 6.1, innel regno III 21.2, innel suo te(m)po III 25.2, innel po(n)te III 38.4, i(n)nel suo regno III 17.1 (2 volte), i(n)nel regno III 18.1, i(n)nell’anno III 17.4, innell’a(n)no III 15.2, innel-le quale III 26.2, innelle adversità III 58.12, innell’isola III 26.1, i(n)nello a(n)noIII 17.2, i(n)nello (con)siglio III 19.2, i(n)nello an(n)o III 20.1, innell’ochio III 14.2, innella frabicha IIa 48.1, innella diocese IIa 55.2, innella fornace IIa 58.1, in-nella piaczia IIa 208.5, innelli q(u)ali IIa 10.2. Da DE prevalgono senz’altro le for-me senza raddoppiamento905; da A, invece, le forme con raddoppiamento della lsono di gran lunga più numerose di quelle scempie906.

905 La discrepanza è tale da indurre a fornire solo le rare occorrenze con la doppia, dando di quelle con la scempia solo il numero complessivo: della I 76.8 II 41.1, 46.2, 69.2 (2 vol-te: ma è copia di un bando), d(e)lla III 35.6, della (+9) II 40.1, 46.2, 53.7/de la I (+16), II (+4), III (+11), IIa (+52) e d(e) la I (+17), II (+23), III (+29); dello I 24.1, IIa 34.1, 47.4, 104.1, 108.2, 112.1, 366.1, d(e)llo I 98.1, 104.4, 105.4, 110.5, 219.1, delle II 56.1, delli IIa69.2, 104.1, 260.1, dello (+12) I 24. 1, IIa 47. 4.

906 In questo caso, si forniscono le occorrenze delle rare forme senza raddoppiamento, dando delle altre con raddoppiamento il numero complessivo: a la I (+16), III (+2), IIa237.1, 244.1; alla (+164) IIa 11.1.4, II 19.1, alle (+49) IIa 17.1, 20.1, III 26.9, alli (+101)III 21.1.3, II 21.6, allo (+219) III 10.3, 11.3, 19.3.

Introduzione CCLXXV

III.3.4. AVVERBI

L’avverbio talvolta è usato in modo attributivo ed è concordato con il sostantivo:giorni adpressi IIa 103.1; l’avverbio di quantità si accorda al sostantivo che segue in un’altra pocha de accqua IIa 276.1; invece l’avverbio invariabile è usato in fun-zione attributiva dove ci aspetteremmo l’aggettivo: co. multo devotione IIa 104.5907.Si segnala il plurale invariabile in -a degli agg. tanto e quanto: qua(n)ta bestiameIIa 177.2; ta(n)ta volte I 93.8908, ta(n)ti co(n)te(n)ti IIa 1442.3.

V.3.5. PRONOMI

Per quanto riguarda le forme toniche, alla 1a e 2a pers. sing. e plur. si segnalano io(+20) II 28.2, III 40.3, IIa 316.1, nui I 107.3IIa, IIa 26.3, 40.12, III 27.7, 41.7/noi III 27.16, vui III 30.9, 31.8; alla 3a pers. sing. epsa II 53.1, III 3.2, 36.2, 37.6, essa I 43.2, 78.3, ip(s)o III 58.11, ipso I (+5) 60.1.3, 72.2, II (+4) 46.3, 53.1.2, IIa (+28) 55.1, 85.6, 96.2, III (+14) 9.1.2, 27.2, isso I 69.2, esso IIa 385.2, ipsi II 35.9, IIa(+7) 64.2, 100.11, 110.9, III 46.3 e lui (+14) III 28.4.27, 35. 5; alla 3a pers. plur. lo-ro (+46) III 11.4, 14.3, 17.7, lor III 33.2; si notino inoltre le forme flesse alle dio-cese lore IIa 54.1, lore infirmitate IIa 40.4.9, li lori pecchati IIa 40.5.

Il pronome soggetto enclitico -vo < VOS contraddistingue la 2a pers. plur. del perfetto inga(n)nastivo III 30.24 e del condizionale porrissevo ‘potreste’ III 30.24909; il tipo è presente solo nel terzo libro e compare, in entrambi i casi citati, in un discorso diretto.

Per le forme atone, me (+12) II 28.1, III 30.9 (2 volte).24, 58.10 (2 volte), IIa316.1, III 31.7 (3 volte).8, IIa 368.2/mi III 30.7; se (+725) I 2.2, 3.1, 4.1 (2 volte), 5.1 etc./si I 35.1, 43.2, IIa 69.2910 (2 volte), ce (t. +286) II 41.8, III 27.7, 58.12, IIa79.1, 83.1, ve (+6) II 46.2, III 30.9, 31.7.10, 58.12, 59.5. Mi limito a segnalare qui gli sporadici ’nce < *HINC III 27.20, 30.23; in posizione enclitica, fonce III 50.5, 51.7, 58.3 e ’nde < INDE I 43.2 (se ’nde andò). Particolarissima è la forma afereti-ca del pronome lo, ’o I 95.12 (et ’o pilgliaro lo Castello dell’Ovo predicto).

907 Cfr. in Galeota, me hai tenuto da poco stima (V. FORMENTIN, FRANCESCO GALEOTA...,cit., p. 66).

908 Si veda, in Galeota, de tanta sospire; il tipo è ben presente in De Rosa e già stigmatiz-zato nelle lettera napoletana del Boccaccio, con due quanta invariabile (V. FORMENTIN,FRANCESCO GALEOTA..., cit., p. 67); la desinenza -a sarebbe una continuazione del n. plur. latino, secondo la tesi di Loporcaro, e non da interpretare come una «generalizzazione mec-canica» di -a in un nesso sintattico stretto, come sostiene invece Rohlfs (V. FORMENTIN,LOISE DE ROSA, Ricordi..., cit., to. I, pp. 308-9 e n.).

909 Cfr. po(r)risevo in Loise De Rosa (V. FORMENTIN, LOISE DE ROSA, Ricordi..., cit., p. 346 e n. 1008).

910 Si tratta, tuttavia, del già menzionato § 69.

Nadia Ciampaglia CCLXXVI

V.4. NOTE DI SINTASSI

Premessa.Nei paragrafi che seguono si analizzano determinati tratti sintattici, alcuni dei quali tipici dei dialetti meridionali in genere (come, ad esempio, l’accusativo preposizio-nale, l’uso transitivo e pseudoriflessivo di verbi intransitivi etc.) o usuali nell’ita-liano antico (paraipotassi, omissione del che), altri caratteristici della modalità ora-le (fenomeni di dislocazione, anacoluti, uso del che “polivalente”, concordanze adsensum); questi ultimi sono largamente attestati nelle Croniche che, in quanto ope-ra di uno scrivente “semicolto”, tendenzialmente alfabetizzato ma dotato di scarsa competenza linguistica, si rivelano una fonte utilissima per gli studi, sempre più in-tensi negli ultimi decenni, finalizzati a ricercare la sintassi del parlato attaverso lo scritto. Per questo motivo le annotazioni di Fuscolillo, catalogate in base ad un pa-rametro esterno, sociolinguistico (il basso coefficiente di istruzione dell’autore) e a determinati parametri interni, pragmalinguistici (il carattere privato del testo, la spontaneità della scrittura, la “soggettività”, vale a dire il coinvolgimento emotivo mostrato dal canonico), sono confluite nel corpus testuale approntato da Paolo D’Achille911 che, muovendosi in una prospettiva diacronica, ha potuto verificare la presenza costante di alcuni dei suddetti fenomeni in testi di diverse epoche e di dif-ferente provenienza regionale. Relativamente ai tratti sintattici sopra indicati, si amplia qui in modo notevole la campionatura di esempi offerti dallo studioso, che ha potuto in realtà valersi di una porzione di testo alquanto ridotta912; si correggono inoltre alcuni dati (in taluni casi, infatti, le annotazioni citate non sono in realtà a-scrivibili al canonico, ma ad altri scriventi) e si offrono infine ulteriori interessanti testimonianze di un periodare quanto mai prossimo al parlato, inevitabilmente can-cellate da frettolose correzioni di Capasso che, nel dichiarato tentativo di emendare quelle che dovevano apparirgli come «inutili ripetizioni del Fuscolillo»913, non ne aveva colto il valore di indizi preziosissimi per cogliere le difficoltà del canonico di gestire il proprio discorso adottando il “filtro” tipico della modalità scritta.

911 Cfr. P. D’ACHILLE, Sintassi del parlato..., cit., pp. 24-5. 912 Per quanto riguarda le Croniche, difatti, lo studio di D’Achille si è basato esclusiva-

mente sulle pp. 533-64 dell’edizione Capasso (cfr. P. D’ACHILLE, Sintassi del parlato...,cit., p. 66), vale a dire su meno di un terzo dell’intera opera: si veda § IV.2 e n. 212. L’analisi che qui si presenta viene condotta invece su tutte le annotazioni spontanee di Fu-scolillo (libri II e IIa), aggiungendo inoltre i paragrafi nn. 107-110 del primo libro, relativi a notizie del 1561-3 inserite dal canonico in alcune carte finali rimaste libere (cfr. n. 225); gli esempi tratti dal primo e terzo libro sono citati solo quando necessario, in assenza di altri dati o in modo contrastivo. Si segnano a parte gli esempi tratti dalle mani β1, β2, β3.

913 Cfr. IV.2, n. 222. Rimando senz’altro a questo paragrafo per l’esemplificazione com-pleta degli interventi editoriali di Capasso relativi all’aspetto sintattico; si vedano, analo-gamente, le correzioni operate dal commissario genovese Cristofano Grimaldo volte a cor-reggere alcuni errori morfo-sintattici presenti nelle annotazioni del canonico (cfr. § III.4.1).

Introduzione CCLXXVII

V.4.1. Obliquo senza preposizione

Di questo costrutto914 si leggono in realtà pochissimi esempi, tutti presenti nel pri-mo libro: q(u)ale tenea la parte de re Fra(n)za I 78.2, in poter(e) d(e) re Fra(n)czaI 86.3, lo inparator(e) nost(r)o no(m)minato Carlo Austria I 105.1, la cità Sarno I34.1; si è preferito infatti emendare come dubbio l’unico caso presente nelle anno-tazioni spontanee, m(issere) Galiaczio ep(iscop)o Sessa IIa 193.1, ritenendo si trat-ti, considerata la totalità di controesempi offerti con la preposizione, di semplice scorso di penna.

V.4.2. Accusativo preposizionale

Il costrutto, tipico dei dialetti meridionali915, è fondamentalmente evitato. L’unico caso si legge nell’esempio riportato di seguito, in cui la particolare dislocazione del soggetto, inserito immediatamente dopo la completiva, comporta di conseguenza la necessità di marcare il complemento oggetto, per meglio distinguerlo: A dì 2 d(e) iulio ve(n)ne ad visitar(e) lo s(ignore) Cesaro d(e) Ie(n)naro da Nap(u)li allo s(i-gnore) ducha IIa 120.1; nel periodo precedente, infatti, si legge invece: A dì primo d(e) iulio ve(n)ne el marchese d(e) Aviellglio ad visitar(e) el s(ignor)e ducha IIa119.1; e ancora: ve(n)ne el marchese d(e) Pulignano co(n) un altro ge(n)tilomo ad visitar(e) lo s(ignor)e ducha in Sessa IIa 158.1 (si omettono gli esempi simili).

Maggior cautela si impone quando la costruzione si verifichi con il verbo ‘pre-gare’916 (e si noti ancora la dislocazione a destra del costituente nominale): li pre-gar(e) li sessani allo s(ignor)e do(n) Lope IIa 105.7. Nel periodo seguente si alter-nano invece, espressi dal pronome, sia la forma non marcata sia quella preposi-zionale: lo preghero lo s(ignor)e do(n) Lope p(er)ch(é) ad ipso stava mecter(e) et levar(e) li dicti ho(m)mini d(e) arme da Sessa, ad chi meglio li potevano pregar(e) IIa 105.8. Il costrutto tuttavia anche in questo caso è per lo più evitato: ogniunopregava nostro S(ignore) Idio ch(e) se adcordassero IIa 6.4 (ometto gli altri esem-pi). Più diffuso appare invece l’accusativo preposizionale nel primo libro, benché limitato al verbo ‘figliare’: la ill(ustrissi)ma ma(d)da(m)ma Bia(n)cha vecedu-chessa d(e) Milana figliò ad uno figliolo mascolo I 18.1; la p(redic)ta et il(lu-strissi)ma ma(d)da(m)ma Bia(n)cha duchessa d(e) Milana figliò ad uno figliolo mascolo I 21.1; la regina Ysabella...figliò ad una figliola no(m)mine Dianora d(e)

914 Si vedano nei Ricordi i tipi lo (con)tato Sarno, lo (con)tato Acerra, lo conte Nola, lo conte Arbe, etc. (V. FORMENTIN, LOISE DE ROSA, Ricordi..., cit., to. I, p. 380).

915 Nell’Italia meridionale, infatti, il complemento oggetto animato è introdotto comune-mente dalla preposizione a: cfr. G. ROHLFS, Grammatica storica..., cit., § 632.

916 Si vedano infatti a tal riguardo le osservazioni di Formentin circa la possibilità che casi simili vadano interpretati in realtà come calchi della costruzione tardo latina con AD e l’accusativo; del resto anche nei Ricordi questo verbo, con oggetto personale posposto, regge sempre l’oggetto diretto: cfr. V. FORMENTIN, LOISE DE ROSA, Ricordi..., cit., to. I, p. 381, n. 1091.

Nadia Ciampaglia CCLXXVIII

’Ragona I 22.2; la p(redic)ta ma(d)da(m)ma Bia(n)cha duchessa d(e) Milana... fi-gliò ad uno figliolo mascolo I 23.1 etc.

V.4.3. Verbi pseudoriflessivi e verbi intransitivi usati transitivamente

Come è usuale in molti dialetti centromeridionali917, alcuni verbi intransitivi posso-no presentare una costruzione pronominale: è il caso di ‘morirsi’, ‘partirsi’, ‘pen-sarsi’ (adoperato nel senso di ‘credere’), ‘restarsi’, ‘rimanersi’: se morcze II 14.1 (ma et morcze II 18.2, morcze II 31.1 etc.), se moriano d(e) fama II 32.1, 36.2, semoriano IIa 79.2, 86.3, se moria la ge(n)te d(e) fame II 34.3 etc.; se partìo da Sessa I 108.2IIa, se partìo la sop(r)adicta co(m)pagnia I 109.1IIa, se partì di Roma IIa15.1, et subbito la dicta armata se partìo IIa 26.5, se partereno li ho(m)mi de arme da Sessa IIa 225.1, se partìo da Nap(u)li IIa 242.1, se partìo IIa 294.6, IIa 333.1, separtero li ho(m)mini de arma IIa 267.1, se partero IIa 297.1, se partero li hommi IIa304.1; se pensò farse re III 43.6, se pensaro fosse presone il re III 28.16; se restò quella d(e) duca d(e) Sessa IIa 19.2, se restò i Mmola IIa 127.2; el s(ignor)e pre(n)-cepe se remase IIa 128.6. Non vanno in questo elenco i verbi transitivi con oggetto espresso, in cui il pronome ha invece valore di dativo d’interesse: et ve(n)ne...pe(r) se recuperar(e) el stato d(e) Palliano IIa 2.3 (si omettono gli altri esempi).

I verbi ‘tornare’ e ‘ritornare’ sono costruiti talvolta transitivamente, assumendo valore rispettivamente di ‘restituire’ e ‘far tornare’918: et la sop(r)adicta grassa non adbisognò et se tornao in Sessa IIa 247.5; la dicta do(n)na era de te(m)po d(e) ci(n)qua(n)ta a(n)ni vel circha, et la retornero in la dicta ecc(lesi)a IIa 40.8. Valore transitivo assume nel caso seguente anche il verbo ‘succedere’, adoperato nel senso di ‘ereditare’: et chi, face(n)no lo (con)trario, et (con)travenesse el dicto testa-me(n)to, ch(e) succeda le predicte robbe la Nu(n)ciata d(e) Nap(u)li II 54.9 (si noti anche l’anacoluto). Anche il verbo ‘rimanere’ può avere costruzione transitiva: no(n) ce remaniano nessciuno fra(n)cese vivo I 95.2. Si può forse aggiungere all’e-lenco anche il verbo ‘restare’, adoperato qui transitivamente nel senso di ‘lasciare’: et lo dicto colonello se partìo lu lunedì d(e) carnevale p(er) Nap(u)li et restò li sol-dati in Sessa tucte le co(m)pa(n)gnie et de poi subbito foreno tornati lo allogia-me(n)to alli previti d(e) Sessa IIa 294.6. La palese difficoltà mostrata da Fuscolillo nella costruzione del periodo, spesso appesantito da cambi improvvisi di progetto, lascia tuttavia qui, come anche in altri casi, il sospetto che possa anche trattarsi di mancate concordanze verbali o di fenomeni di dislocazione con temi “sospesi” (cfr. § V.4.11); si consideri a tal riguardo l’esempio che segue, relativo al verbo ‘anda-re’: ...ch(e) se deceva ch(e) volevano addar(e) in Roma lo ca(m)po d(e) sua M(aie)stà Carlo q(uin)to et re Pfhelippo suo figlio IIa 3.3. La possibilità che si tratti

917 Cfr. G. ROHLFS, Grammatica storica..., cit., § 640. 918 L’estensione della funzione transitiva ai verbi di moto è tipico dei dialetti meridionali

(cfr. G. ROHLFS, Grammatica storica..., cit., § 635); si vedano gli esempi (relativi anche ai verbi ‘tornare’ e ‘succedere’) registrati nei Ricordi (cfr. V. FORMENTIN, LOISE DE ROSA,Ricordi..., cit., to. I, p. 386).

Introduzione CCLXXIX

di un fenomeno di dislocazione potrebbe trovare sostegno da esempi di questo tipo: Dove dicta Piace(n)sia ce a(n)dò lo s(ignor)e Ferra(n)te d(e) Co(n)saia IIa 79.3919.

V.4.4. Legge di Tobler-Mussafia e ordine dei clitici

All’inizio di una proposizione principale coordinata con et l’enclisi non trova ap-plicazione rigorosa, come si può vedere dalla differente tipologia di esempi riporta-ti di seguito; da un lato, difatti, si legge: Et forece facti dui archi triu(m)fali I 97.9; Et mecte(n)dose socte IIa 196.5; et fo(n)ce I 13.2; ve(n)dero...et stectorece IIa 23.1; et lo dicto do(n)no Ant(oni)o stecte innudo...et forece tro(m)bette co(n) gra(n)de triu(m)fhi IIa 24.2; et chamase IIa 270.1; et ferenoce adterrati et murati certi di-nar(e) IIa 345.1; dall’altro, invece, si può leggere anche: Et ce fecero assai da(n)no in Sessa...et ce stectero circha tre dì allogiati IIa 11.3; ce ve(n)dero quattro co(m)pa(n)gnie d(e) fa(n)tarie italiane...et foreli dati dinari...Et ce fecero assaida(n)no in Sessa IIa 11.1; et la porta d(e)l macello foro missi certi pecczi d(e) artel-laria...et ce fo murato IIa 28.5; et ce foreno despe(n)sati assai par(e) d(e) gua(n)tiIIa 246.2; trasìo in Sessa doctor(e) misser(e) Macteo Cepolle...et se ce trovò lo r(everen)do ep(iscop)o d(e) Sessa...; et ce foreno IIa 246.2; et la fecero certe persu-ni froster(e) et d(e) nostri casali IIa 339.1.

Quando il pronome dipende da un infinito retto da preposizione, il clitico può stare tra la preposizione e l’infinito920: et lo e(pisco)po ut sup(r)a fu causa d(e) lo fare homo IIa 60.3; et far(e) opera de li cacciar(e) da Sessa IIa 112.1; oppure il pronome è in posizione enclitica: et a(n)chora ce fece utile d(e) levàrece li soldatiIIa 103.3; d(e) tirarla IIa 356.1; in alcuni casi, poi, si trovano due pronomi, uno tra preposizione e verbo, l’altro in posizione enclitica: passò in Sessa p(er) lo recepirloIIa 127.1; et adcussì li dicti casaroli stectero in arbri[trio] loro de ce a(n)darnoceIIa 101.3; si aggiunga questo esempio tratto dal primo libro: et poi li regra-cia(n)doli del bono amor(e) havea trovato in loro et cussì fece re(n)de il magio I89.6. Con infinito retto dai verbi ‘volere’ e ‘potere’ si trovano infine sia il tipo con proclisi, alcuni del seggio lo volevano veder(e) IIa 80.2, fo certa porfidia del s(ignore) marchese...d(e) li far(e) venir(e) in Sessa IIa 105.6, sia il tipo con enclisi del clitico al verbo reggente: et p(er) no(n) posserlo ma(n)dar(e) IIa 184.1.

V.4.5. Perifrasi verbali con HABERE

La perifrasi di HABEO DE AB + infinito per lo più è adoperata laddove si riferisca all’adempimento di ordini ufficiali: et ch(e) ogni persona havesse da dar(e) et no-tar(e) tucte bestiame partichularme(n)te allo sop(r)adicto co(m)missario d(e) sua M(aie)stà Ces(aria) et re Fhelippo suo figlio, re d(e) Nap(u)li IIa 2.1; et dicta gras-

919 Si noti invece, nell’esempio seguente, il probabile mancato accordo del verbo al sog-getto: ve(n)ne lo colonello...con ordine che se andasse li soldati da Sessa IIa 296.1. Cfr. § V.4.11.

920 Così accade in molti dialetti meridionali, come il napoletano attuale: cfr. G. ROHLFS,Grammatica storica..., cit., § 470.

Nadia Ciampaglia CCLXXX

sa se havesse da ma(n)dar(e) verso Sa(n)to Germano, alle co(n)fine d(e)l regno IIa2.2; Eode(m) die ve(n)de ferrier(e) in Sessa ch(e) Sessa havesse da allogiar(e) cir-cha mille cavalli legieri IIa 4.1; ch(e) tucte le co(m)pa(n)gnie se haveano da tro-var(e) p(er) lo co(n)tato d(e) Sora et Sa(n) Giermano p(er) a(n)dar(e) alla volta d(e) Roma IIa 8.2; foreno facti li electuri d(e) Sessa ch(e) havessero da far(e) li of-ficiali d(e) Sessa IIa 66.1; ch(e) la università d(e) Sessa li havesse da dar(e) septe-milia sostara d(e) oglio IIa 185.1; p(er) spedir(e) ch(e) li sop(r)adicti ho(m)mini d(e) arme se havessero ad partir(e) da Sessa; et cussì ve(n)de lo ordine ch(e) se havessero ad partir(e) da Sessa et a(n)dassero IIa 209.2.3; have exped<e>to p(ro)vesione ch(e) p(er) nullo te(m)po da venir(e) havese da allogiar(e) li previti d(e) Sessa IIa 318.1; p(er) nullo te(m)po d(e) advenir(e) habbia da allogiar(e) IIa322.1; si aggiungano ancora i seguenti esempi: et ch(e) Sessa havesse da pagar(e) lo medico et li mastri d(e) scola IIa 360. 1; et li dicti canonici ma(n)dero in Nap(u)-li do(n)no Laure(n)tio d(e) Pippo canonico ad negociar(e) et expedir(e) ch(e) se havessero levati li dicti soldati da li previti IIa 315.2921. La perifrasi compare con la stessa funzione anche nel primo libro: ch(e) tucta se havesse da pesar(e) p(er) or-dine d(e)l vicerré I 109.1.

V.4.6. Uso del gerundio equivalente al participio presente.

L’unico esempio di questo uso è in realtà tratto dalla mano β1: fo exposto <a>l co(n)siglio che s<e>ria bene de ordinar(e) sei electuri in coverno de Sessa in far(e) guardie et alcune cose occureno alle mure et porte de Sessa, et spese abiso-gna(n)do ad dicta cità de Sessa β1 36.2922. Si può aggiungere però, probabilmente, anche quest’altro esempio: et ce foreno ca(n)ti pastorali adcade(n)no (‘convenien-ti, che si addicevano’) alla materia IIa 129.2923.

V.4.7. Coordinazione.

Il periodo di Fuscolillo è costruito spesso per semplice giustapposizione di coordi-nate, soprattutto nei passi di tipo narrativo-descrittivo; saranno sufficienti al riguar-do pochi esempi: A dì xx d(e) (set)te(m)bro 1526 la ge(n)te imperiale i(n)trò de(n)tro Roma co(n) li s(igno)ri Colo(n)disi, et ve(n)dero ta(n)ti secreti ch(e) no(n) lo sappe el papa Clemente 7°, et pigliero et sforczero la porta et a(n)ddero ad Sa(n)to Apostolo et se defreschero p(er) tre hor(e), et lo s(ignor)e Ascanio Co-

921 La perifrasi è priva della specializzazione semantica presente nei Ricordi, in cui è adoperata con valore dubitativo in interrogative dirette e indirette: cfr. V. FORMENTIN,LOISE DE ROSA, Ricordi..., cit., to. I, pp. 451-2 e nn.

922 Esempi simili si leggono anche in Lupo de Spechio (A. M. COMPAGNA, a c. di, LUPODE SPECHIO..., cit., p. 237), in De Jennaro e Galeota (si vedano rispettivamente M. CORTI, a c. di, P. J. DE JENNARO..., cit., p. CLXXVII e V. FORMENTIN, FRANCESCO GALEOTA..., cit., p. 82); l’uso, forse da porre in relazione al catalano, è noto anche all’italiano: cfr. G. ROHLFS,Grammatica storica..., cit., § 718.

923 Cfr. GDLI, s.v. accadere5, rifl. ‘convenirsi, addirsi’.

Introduzione CCLXXXI

lo(n)na era lo capo; et poi se partero i(n) ordina(n)cza et a(n)dero in Burgo, et lo Castello d(e) Sa(n)to A(n)gelo tirava artellaria, et piglero Burgo fino al palaczo et sacchigero la casa d(e)l cardinal Armellino et parte del palaczo d(e)l papa et alt(r)i palaczi II 20.1.2; A dì 27 d(e) (set)te(m)bro in Sessa ce ve(n)dero quattro co(m)pa(n)gnie d(e) fa(n)tarie italiane et fecero la mostra, et foreli dati dinari da lo co(m)missario alla porta del Castello; et p(er) colonello ce fo lo s(ignor)e Mar-cho Ant(oni)o d(e) Loffreda. Et ce fecero assai da(n)no in Sessa d(e) spese ch(e) volsero et baghalglie et ho(m)mini ad co(m)ma(n)dame(n)ti, et ce stectero circha tre dì allogiati in Sessa co(n) gra(n)dissimi stra<c>ii ch(e) fecero ad sessani IIa11.1-3; et ce fo morta ge(n)te assai de li nostri del ca(m)po, ad tale ch(e) sua Ex(cellen)cia haveva misso li spa(n)gnoli ad la fortellecza d(e) Hostia, et Adlagno la haveva sacchigiata et brusata, et le alt(r)e t(er)re ch(e) se adredevano ce messe la guardia; et sua Ex(cellen)cia se ne venni in Nap(u)li et passà p(er) la piana d(e) Sessa et p(er) la Roccha Mo(n)tragone co(n) lo Ex(cellen)te s(ignor)e pre(n)cepe d(e) Stilgliano iu(n)ti insemi, et li soldati ch(e) passavano foreno alcuni sbarisati soct<o> Sermoneta et ve(n)nero tucti la maior(e) parte [...] IIa 13.1-2; et la porta d(e)l macello foro missi certi pecczi d(e) artellaria in d(e)fe(n)sione d(e) dicta cità co. certo bastione de bucti aterrato alla porta d(e)l macello et ce fo murato d(e) sop(r)a alla porta, ch(e) al p(rese)nte ce sta d(e) novo, et guardie d(e) nocte et d(e) iorni d(e) co(n)tinua(m)me(n)te. Lo mercudì seque(n)te, ch(e) fo 9 d(e)l p(rese)nte, lo semele stectero in arme nocte et iorni, et li sessani tenevano ge(n)te d(e) le nost(r)e ad cavalli co(n) lo mast(r)o d(e) ca(m)po ad i(n)te(n)der(e) tucti q(ui)lli motivi ch(e) dicti buctinati faceano, se haveano da venir(e)no in Sessa, et tucte le t(er)re co(n)vecine stavano con pagura et guardie assai; et c(h)e se deceva ch(e) li dicti adbuctinati erano circha octoce(n)to soldati ch(e) se fecero forti ad Sa(n)to Elia, et d(e) poi certi giorni se partero, ch(e) hebbero le page, et adaro verso Pu-glia IIa 28.5-7.

Come si mostrerà tra breve, il tentativo di costruzione di periodi di più ampio respiro con nessi subordinanti provoca invece inevitabilmente, a causa di una pale-se difficoltà di pianificazione e progettazione del discorso a breve gittata, fenomeni di anacoluto e di asimmetria sintattica.

V.4.8. Paraipotassi

Il costrutto è presente per lo più nel primo libro; qui talvolta un participio passato può essere coordinato al passato remoto924: A li 1452, a li 17 d(e) magio, Maumet pre(n)cipe d(e) turchi pilgliao Co(n)sta(n)tinopoli p(er) forcza, et sacchigiatola tu[c]ta, et tucte le citelle et monache svergenero I 26.1; Eode(m) an(n)o...smo(n)-tato i(n) lo molo gra(n)de d(e) Nap(u)li Laure(n)czo d(e) Medicis, ...et allogiao a le casi d(e) m(issere) Pascale I 53.2. Il costrutto si legge in un caso dopo una propo-sizione temporale: et poi li regracia(n)doli del bono amor(e) havea trovato in loro et cussì fece re(n)de il magio I 89.6; si aggiunga ancora, dopo determinazione tem-

924 Per Loise, cfr. V. FORMENTIN, LOISE DE ROSA, Ricordi..., cit., to. I, p. 431.

Nadia Ciampaglia CCLXXXII

porale, questo esempio: lo gra(n) Turcho desmo(n)tò ad Rodis co(n) gra(n)de eser-cito et là posse ca(m)po intorno a le mure, et de poi multe bactaglie et ne hebbe una dove ce foreno 14 milia p(er)soni morte I 55.1925.

Nelle annotazioni spontanee la paraipotassi non è disgiunta da fenomeni di ri-strutturazione del periodo: El cavallariczio d(e) sua M(aies)tà vestito d(e) certo a-bito como tonicella d(e) diacono d(e) borchato, riczio sop(r)a riczio, et nel pecto l’aq(ui)la imperiale et de(n)tro le arme d(e) Austria, et portava uno stendardo pic-colo d(e) oro IIa 16.2; A dì ultimo d(e)l mese d(e) iunio facta la feria d(e) Sessa <a>lle 20 hor(e) p(er) ordine d(e) lo s(ignor)e marchese do(n) Petro d(e) Casti-glia, et do(n) Lopes d(e) Arrera covernator(e) d(e) la cità d(e) Sessa fe’ venir(e) circha ci(n)qua(n)ta ho(m)mini d(e) arme in Sessa IIa 105.1; et pigliarono tucti et admaczati assai de q(ui)lli d(e) Sorre(n)to et portero tucte quelle persuni, ta(n)to mascoli qua(n)te fe(m)mine, sopra la armata d(e)l Turcho IIa 348.1; et chi, fa-ce(n)no lo (con)trario, et (con)travenesse el dicto testame(n)to, ch(e) succeda le predicte robbe la Nu(n)ciata d(e) Nap(u)li II 54.9.

V.4.9. Omissione e ripetizione di che

La congiunzione che con funzione dichiarativa in taluni casi è omessa926: ch(e) fo necessario p(er) fi’ a li sacerdoti havessero conparuto co(n) le arme in defe(n)-seone d(e) Sessa IIa 28.2; et se dice lo dicto Thiberio como ge(n)tilomo d(e) seggio a(n)dava co(n)ta(m)mine(n)no alcuni d(e)l seggio IIa 80.1.

La congiunzione dichiarativa è invece ripetuta nel caso in cui la subordinata sia interrotta da una incidentale relativa: Et lo sop(r)adicto Ia(m)bactista Ma(n)so fe’ multi ba(n)ni, ch(e) tucto officiali ch(e) fossero stati in Sessa p(er) li a(n)ni passati 15 ch(e) havessero da mecter(e) cu(n)to d(e) tucto quello ch(e) havessero ministratiIIa 31.4; Del mese d(e) magio fece ordine sua sa(n)tità papa Paulo quarto ch(e) tucti li episcopi ch(e) stavano in Roma ch(e) fossero a(n)dati alle diocese lore IIa54.1; fo gectato uno ba(n)no da sua Signoria, ad pena d(e) vintici(n)quo o(n)cze, ch(e) ongni p(er)sona ch(e) havesse poteche in piaczia ch(e) infra termine d(e) quattro giorni fossero levati tucti ba(n)chi IIa 98.4 (in questo caso l’elemento dislo-cato a sinistra è anche “sospeso”: cfr. § V.4.10); li ve(n)ne ordine da lo co(m)mis-sario generale da Tiana ch(e) tucti q(ui)lli ch(e) no(n) havessero ma(n)dati li grani ad Primo Porto ch(e) pagassero la pena d(e) mille ducati IIa 184.1; la ripetizione è anche nell’esempio seguente: fo ve(n)duto lo quartuczo d(e) la carne 58 oncze...ad m(issere) Ioa(n)fra(n)cisco Russo medico...in hoc pacto, ch(e) la carne d(e) bove ch(e) habbia da valer(e) gr(ana) 3 lo ro(to)lo IIa 283.1. Di altra natura è invece

925 Si pongono in nota come dubbi questi esempi: et coi figlioli et se ne a(n)dò i(n) Nap(u)li co(n) una barchecta d(e) ci<t>era co(n) 8 rimi I 60.3; et tucti dui li figlioli et rati-ficharo i(n) ba(n)cha tucti li tradime(n)ti volevano far(e) al p(redic)to s(ignore) re I 66.1.

926 L’omissione è frequente in De Jennaro (cfr. M. CORTI, a c. di, P. J. DE JENNARO...,cit., p. CLXIX) e nelle Lettere di Galeota (cfr. V. FORMENTIN, FRANCESCO GALEOTA..., cit., p. 80). Esempi simili si leggono anche in Lupo De Spechio (cfr. A. M. COMPAGNA, a c. di, LUPO DE SPECHIO..., cit., p. 235).

Introduzione CCLXXXIII

l’esempio che si riporta di seguito, in cui la ripetizione della congiunzione dichiara-tiva è piuttosto espressione di un periodare che ricalca l’andamento del parlato: do-ve respo(n)dereno li sessani alcuni ch(e) no(n) volevano lo dicto Lucilio co(n) dir(e) ch(e) era iovene, ch(e) vegna el patre, m(essere) Curcio, ch(e) ipsi lo accep-tavano IIa 64.2. Per gli esempi di costruzione del periodo con affastellamento di subordinate, anche rette dal che polivalente, cfr. § V.4.10.

V.4.10. Che polivalente

Davvero molto diffuso nelle Croniche è il cosiddetto che “polivalente”, da ritenere senz’altro uno dei tratti sintattici più caratteristici dell’italiano parlato, originato non tanto «da semplice incapacità di dominare la sintassi», quanto da «esigenze di economia e di concisione»927. L’uso, frequentissimo, dimostra senz’altro la stretta connessione del nostro testo con la modalità orale: la congiunzione è difatti adope-rata alla stregua di un “collante” per ampliare il periodo a cascata, seguendo l’onda emotiva del racconto e il sorgere di nuovi centri d’interesse, sicché non è raro nelle Croniche il susseguirsi di una subordinata all’altra, con legami sintattici spesso in-certi. A tal riguardo, però, va precisato che in realtà il che polivalente è indizio di una preferenza, più che per la subordinazione, per la coordinazione, che è tipica del parlato, generando costrutti «in cui subordinazione e coordinazione non si lasciano sempre discriminare chiaramente»928. Relativamente alle quattro funzioni della congiunzione individuate da Sabatini929, senz’altro maggiormente attestata appare quella consecutivo-causale, dai confini talvolta incerti. Valore consecutivo sembra dunque assumere la congiunzione negli esempi riportati di seguito930: Et lo martedì sancto, a le xxi hor(e), ne volaro qua(n)tità ch(e) ogni homo remase stupefacto, ch(e) la terra ne stava coperta II 6.3 (relativamente al primo che); fu uno ielo che la maiore parte delle vigne secchero II 56.1; a dì 30 d(e) magio la sera piovecte co(n) certo frido ch(e) non se pocte far(e) la p(ro)cessione d(e) lo Corpo d(e) (Cri-sto) IIa 57.7; i(n) lo dì de sa(n)ta Lucia piovecte et lo sabbato prossimo quattuor te(m)poru(m) fece vento d(e) terra, ch(e) stecte p(er) fine alli 9 d(e)l mese d(e) fre-

927 Cfr. P. D’ACHILLE, Sintassi del parlato..., cit., pp. 206-7. 928 Cfr. R. SORNICOLA, Il parlato: fra diacronia e sincronia, in G. HOLTUS, E. RADTKE,

Gesprochenes Italienisch in Geschichte und Gegenwart, Tübingen 1985, pp. 2-23, a p. 11. 929 F. Sabatini difatti individua: «a) il che con valore temporale, equivalente ai più formali

“in cui”, “dal momento in cui”...; b) il che che congiunge le due parti di una frase scissa...; c) il che con apparente funzione di soggetto o oggetto, contraddetta da una successiva for-ma pronominale che ha la funzione di complemento indiretto...; d) il che sostituto di una congiunzione più nettamente finale o consecutiva o causale...: cfr. ID., L’ “italiano dell’uso medio”: una realtà tra le varietà linguistiche italiane, in G. HOLTUS, E. RADTKE, Gespro-chenes Italienisch..., cit., pp. 154-84, pp. 164-5.

930 Di questo particolare uso, definito da M. Corti “pronominale anacolutico”, si leggono moltissimi esempi anche in De Jennaro, in cui ha in genere sfumatura consecutiva: cfr. M. CORTI (a c. di), P. J. DE JENNARO..., cit., p. CLXXIII. Rivela senz’altro l’influenza del parlato l’uso del che polivalente anche in Lupo De Spechio (A. M. COMPAGNA, a c. di, LUPO DE SPECHIO..., cit., p. 238-9).

Nadia Ciampaglia CCLXXXIV

baro 1558 ad no(n) piover(e) IIa 44.1; do(n)ne dicti turchi adbruscero Mola, Ma-ranola et altri casali co(n)vecini, ch(e) fo uno gra(n)dissimo da(n)no IIa 183.1; Etsua infirmità fo schore(n)tia et pe(n)tura, ch(e) infra termine d(e) li septe giorni morìo II 38.2; et era male te(m)po, ch(e) no(n) potevano partir(e) le galer(e) IIa326.2; ...et foreno circha ciquece(n)to ho(m)mini iuveni se(n)cza q(ui)lli ch(e) sta-vano p(er) li casali, ch(e) erano fugiti p(er) la armata, ch(e) in Sessa no(n) ce ro-mase no(n) femine, né robbe IIa 352.1; et fece cadir(e) la meglior(e) parte d(e) le vacha d(e) le olive et no(n) possette piover(e), ch(e) havesse te(m)perato, et no(n) se posseva lavorar(e) le t(er)re p(er) se(m)minar(e) IIa 71.2931. Più sfumato appare invece il valore della congiunzione in questi casi: Eode(m) an(n)o, alli 27 d(e)l me-se d(e) agusto, foro morti in Sessa d(e) infecczione circha 40 p(er)soni et ne mo-riano assai adpresso ad certi giorni de co(n)tinuame(n)te, ch(e) no(n) ce era repa-ro nessciuno II 19.6; fo messo lo trofheo i(dest) la preta marmola de lo homo d(e) arme, ch(e) ce fo q(u)asi t<u>cta Sessa co(n) funi e alt(r)i inge(n)gni d(e) tirarla IIa 356.1. Si aggiunga infine questo esempio tratto però dal primo libro: Eode(m)a(n)no fo uno crodelissimo a(n)no d(e) seccha, ch(e) p(er) te(m)po d(e) dece misi no(n) piovecte mai al Regno d(e) Nap(u)li I 98.4.

Più propriamente causale la funzione assunta invece negli esempi seguenti: depoi ch(e) morcze fo levata et strassinata la dicta statua p(er) Roma, ch(e) tucti l<i> romani li foreno <ne>mici ad casa Carrafha p(er) li mali portame(n)ti ch(e) ce fecero in Roma IIa 68.2; Et lo martedì sancto, a le xxi hor(e), ne volaro qua(n)tità ch(e) ogni homo remase stupefacto, ch(e) la terra ne stava coperta II 6.3 (relativamente al secondo che); et tucto lo fece do(n) Lope p(er) dispecto d(e) ses-sani, ch(e) li volevano male, ch(e) q(ui)sto homo teneva inte(n)tione d(e) ruinar(e) questa t(er)ra d(e) Sessa IIa 258.2 (relativamente al secondo che); fo adco(n)cziata la via seu estrata do’ se dice sopto Sa(n)to Fra(n)cisco d(e) li Frati..., ch(e) prima no(n) se pratichava, ch(e) era guasta IIa 274.1; q(u)ale no(n) era homo ch(e) lo po-tesse vedere, ch(e) ogniuno li voleva male p(er) la superbia sua d(e) do(n) Lope IIa248.1. Meno netta la funzione causale della congiunzione in questo caso: lor(everen)do episcovo m(issere) Galeacio Florimo(n)te co(n) li r(everen)di canonici a(n)dero a dir(e) vespera ad Sa(n)to Stephano d(e) le monache, et la matina la messa ca(n)tata, ch(e) la università d(e) Sessa piglò possessione et <le>vao li mo-naci ch(e) ce <servi>vano d(e) Sa(n)to Ioa(n)ni d(e) li Frati I 110.1IIa. La congiun-zione sembra qui valere ‘per la qual cosa’: fo ta(n)ta carastia ch(e) lo th(ummu)lo d(e)l grano valeva vinticinquo carlini p(er) li frosteri assai ch(e) ce veniano da llà d(e)l fiumo et d(e) Nabrucio p(er) fine in Sessa; ch(e) li sessani haveano facto lo mo(n)te d(e) pietà p(er) li poveri ad raisone d(e) carlini dudici lo tu(m)mulo IIa86.2.

La congiunzione sembrerebbe invece assumere una sfumatura concessiva nell’esempio riportato di seguito: Ma lo subsi<d>io caritativo era q(ui)llo ch(e) deveva dar(e) lo r(everen)do cap(ito)lo allo r(everen)do ep(iscop)o, ma lo

931 Il valore consecutivo assunto qui dalla congiunzione sarebbe avvalorato dal confronto con una frase dal contesto simile, in cui la funzione viene espressa in modo esplicito: pio-vecta tucto lo giorno et la nocte, ad tale che te(m)però IIa 75.1

Introduzione CCLXXXV

ep(iscop)o no(n) lo volse p(er) sé, ch(e) li toccava: lo fece mecter(e) alle spospere lo dicto subsidio caritativo, et fece questo bene alla ecc(lesi)a IIa 221.4-5.

Talvolta le subordinate si giustappongono numerose, dipanandosi l’una dopo l’altra con funzione ora consecutiva, ora causale, seguendo il fluire concitato del racconto: Et de poi ce foro li dicti grilli p(er) paricci giorni et te(m)pi, ch(e) ce fi-gliero circha tucto lo a(n)no, ch(e) stava coperta la terra d(e) grilli d(e) variee sor-te d(e) grilli, ch(e) se ma(n)gnero tucta la estate p(rese)nte II 6.5; Et alla partita ch(e) fecero, fecero qua(n)to male poctero far(e), ch(e) no(n) ce fo nesciuno reme-dio, ch(e) la magior(e) parte d(e) Sessa fugero fora d(e) Sessa, ch(e) haveano las-sate le casi et r<o>bbe II 35.12; et la carastia era p(er) o(n)gni parte d(e) re(n)gno, ch(e) lo p(rese)nte a(n)no fo trista staisone d(e) grano et la estate passa-ta fo pegio, ch(e) qua(n)do se co(m)m<e(n)>czao ad seminar(e) valeva q(ui)(n)dici carlini et se(m)pre salliva d(e) preczo, ch(e) la ge(n)te se moriano d(e) fama et ch(e) no(n) se poteva haver(e) pane, ta(n)ta la fo[.]lla ch(e) stava alla piacza II 32.1; et d(e) ch(e) se co(m)micziò ad se(m)minar(e) da octob(r)o p(er) fi’ al p(rese)nte giorno se(m)pre valeva q(uin)dici carlini lu tu(m)mulo, ch(e) d(e) mane-ra se moriano d(e) fama alcuna p(er)sona II 36.2; et ce stava lo r(everen)do ep(iscop)o d(e) Aquino p(rese)nte, ch(e) certo lo s(ignor)e ducha ne pigliò gra(n) piecer(e), et li fe’ inte(n)der(e) ch(e) fosse a(n)dato allo studio, ch(e) lo s(ignor)e ducha ce lo ma(n)teniva IIa 138.2; lo quale dicto grano valea lo tu(m)mulo circa undici carlini et lo orgio valea lo tu(m)mulo circa cinquo carlini, che era carestia de ogni cosa, ch(e) li poveri stavano multo oppressati IIa 229.2; et far(e) lo mo(n)te d(e) pietate p(er) li poveri p(er) la carestia ch(e) era p(er) ogni parte, ch(e) valeva lo th(ummu)lo d(e)l grano carlini deice, et se ne fo facto pocho IIa 245.2.

Genericamente esplicativo il valore assunto dalla congiunzione nei casi seguen-ti: Anno D(omi)ni 1527, a li 15 d(e) magio, valeo lo grano i(n) Sessa carlini vinti lo tu(m)mulo et no(n) se ne trovava nie(n)te, ch(e) se fo facta la cercha p(er) tucta Sessa et casali II 22.1; et lo a(n)no seque(n)te li fo dato lo sidicato p(er) no(n) tro-varno homo allo preposito loro et p(er) la sua discordia d(e) ellecturi, ch(e) certo ne fo facto tumulto in Sessa IIa 30.8; ebbe ta(n)to honor(e) allo po(n)none como ène solito, ch(e) ce foreno assai ho(m)mini ad cavalli et ad pedi, ch(e) p(er) multi anni passa[t]i no(n) haveno havuto q(ui)llo honor(e) ch(e) hebbe m(essere) Ioa(n)-michele como ad citadino IIa 109.1; et llà stecte p(er) fine alla matina ad l’albi fa-ce(n)do tucta sua delige(n)tia da vero homo d(e) guerra, ch(e) se demostrò da vero cavallgliero, ch(e) certo fo uno magnani<mo> gra(n)de IIa 135.2; et di poi a(n)dero ad Aveczano, Sorbbello et Charano p(er) dispecto d(e) li sessani sencza co(m)messione, ch(e) ve(n)dero data opera p(er) ruinar(e) Sessa IIa 200.2; ène ve-nuto lo s(ignor)e Petro Florimo(n)te da Nap(u)li co(n) la expedecione et co(n) ma-le te(m)po d(e) accqua, ch(e) tucta la nocte seque(n)te fece accqua IIa 295.1; doveno(n) fo cosa laudabile, ch(e) a(n)dao ficchame(n)te IIa 339.1; et lo turre d(e) Sa(n)to Imato et la torre d(e) ad maro se facevano le guardie, et in Sessa la altra guardia ad piedi, ad tale ch(e) tucti stavano co(n) pagura p(er)ch(é) dubitavano ch(e) no(n) li fosse facto como ad Sorre(n)to, ch(e) tucti adarero p(er) scavi alli turchi q(ue)lli d(e) Sorre(n)to, poverecti IIa 352.2 (e si noti la sottolineatura emoti-

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va). Forse finale il valore assunto nei casi seguenti: ch(e) fecero (con)siglio alle prosper(e) seu decho[ro] d(e) lo episcopato d(e) Sessa et de poi foreno ellecti ad Sa(n)to Ioa(n)ni ad Piacza ch(e) se fosse facto lo co(n)siglio IIa 6.4; q(u)ale io no(n) le ho scripte p(er)ch(é) no. le sapeva alla me(n)te, a(n)date ch(e) le trovarrete allo muro d(e) le scole alla p<ia>ia publica IIa 170.4.

Talvolta risulta alquanto difficile catalogare la funzione logico-grammaticale svolta dal che932; nei casi riportati di seguito, ad esempio, la congiunzione sembra piuttosto avere valore di un pronome relativo con funzione senz’altro coordinativa: et morcze in Roma et venne in Sessa morto, ch(e) fo d(e) iovedì qua(n)do venne II18.2 (‘e quando questi venne fu di giovedì’); et lo dicto do(n)no Ant(oni)o stecte innudo solu(m) co(n) uno vele na(n)ti allo me(m)bro, ch(e) ce stecte tucta Sessa ad veder(e) IIa 24.2 (‘e tutta Sessa vide questa cosa’); et lo r(everen)do cap(ito)lo d(e) Sessa ce fece sonar(e) ad gloria, et ce fo ca(n)tata la messa d(e) lo Spiritu Sa(n)to, ch(e) fo d(e) iuvedì IIa 192.2. Si aggiunga ancora questo periodo, in cui è più chiara la funzione temporale: se partìo da Sessa et a(n)dò alla Roccha Mo(n)tragone, ch(e) fo la matina IIa 157.1.

In molti altri casi il che sembra riassumere in modo sintetico più valori; si po-trebbe dunque adottare qui la definizione di che relativo indeclinato senza ripresa pronominale: Et lo sop(r)adicto Ia(m)bactista Ma(n)so fe’ multi ba(n)ni, ch(e) tucto officiali ch(e) fossero stati in Sessa p(er) li a(n)ni passati... IIa 31.4 (‘e tra questi ve ne fu uno secondo il quale tutti coloro che...’); Li altri co(m)messari ch(e) ce ve(n)dero, ch(e) fo uno zoppo, a(n)dò p(er) tucte le casi d(e) Sessa IIa 301.3 (‘tra i quali ci fu’; ma può essere intervenuto in questo caso anche un cambio di proget-to); si aggiunga, con ripresa clitica: Et la dicta carastia era p(er) o(n)gni parte in-torno, ch(e) lo p(rese)nte a(n)no fo trista staisone d(e) grano, ch(e) se ne fece po-cho per la estate passata IIa 306.1. Nell’esempio seguente il probabile valore con-secutivo potrebbe essere frainteso a scapito della funzione di semplice pronome o viceversa: et ad Nicza ce fece assai male el Barbarosso, ch(e) la ruinao IIa 26.5.Tutto ciò ovviamente è naturale conseguenza del sincretismo del segno che, in cui convergono le caratteristiche della congiunzione congiuntamente a quelle del pro-nome relativo; per questo motivo esso riassume in sé più valori semantici933. La congiunzione, ancora, può valere ‘come’: Lo secu(n)do iorno, ch(e) fo lo vernedì, ch(e) è solito p(er) una bolla ch(e) sta allo episcopato d(e) papa Paulo tercio... IIa99.8; intrò el r(everen)do cardinale d(e) la <C>uona p(er) vecerré in loco d(e)l s(ignore) ducha Albi, generale d(e) Italia, p(er) causa ch(e) se voleva partire p(er) a(n)dar(e) ad Lo(m)bardia, ch(e) se inte(n)deva IIa 280.1.

Molto più raro è il che con funzione di locativo (‘dove’) con ripresa clitica: et ce fo murato d(e) sop(r)a alla porta, ch(e) al p(rese)nte ce sta d(e) novo IIa 28.5; eta(n)chora erano multi foressiti p(er) la ca(m)pagna et maxima p(er) la via d(e)

932 Per l’uso nell’italiano popolare del che subordinante generico, si vedano T. ALISOVA,Relative limitative e relative esplicative nell’italiano popolare, in «Studi di Filologia Italia-na», 23 (1965), pp. 299-332; G. BERRUTO, L’italiano popolare e la semplificazione lingui-stica, in «Vox Romanica», 42 (1983), pp. 38-79, alle pp. 53-5.

933 Cfr. R. SORNICOLA, Sul parlato, Bologna 1981, pp. 61-74.

Introduzione CCLXXXVII

Capua, ch(e) ce a(n)dava uno for(e)uscito ch(e) se chiamava lo ma(n)cino d(e) Capua co(n) multa co(m)pa(n)gnia IIa 306.1. Un esempio senza ripresa clitica si legge invece nei fatti relativi ai tumulti napoletani del 1547 trascritti da β1: et lo co(n)siglio in Sa(n)cto Laure(n)zio, che stavano li deputati electi, ordinero de dar(e) denari ad li soldati frosteri de regno β1 35.1934. Più incerto invece il valore locativo nel caso seguente: foreno buctate prete et calcze ad uno fosso dove fecero uno peliero, ch(e) trovaro lo forte adbasso circha palmi tre(n)ta IIa 344.1.

Altrettanto raro è il che con valore temporale935: fo facta la Passione ad Sa(n)to Do(m)minicho de Sessa in te(m)po ch(e) ce era lo s(ignore) do(n) Lope de Arrera p(er) covernator(e) IIa 119.1; et fo in te(m)po che fo si(n)dico lo s(ignor)e Io-a(n)paulo d(e) Asperello IIa 222.2; Fo in te(m)po ch(e) era mastro portholano m(issere) Lione Merchata(n)tea IIa 274.2 (in questi ultimi due esempi il che salda i due elementi di una frase scissa). Più dubbio pare il caso seguente: et fo d(e) sabba-to d(e) le quattro te(m)pore, ch(e) magnero la carne alcuni IIa 197.2.

Il che può ancora congiungere i due elementi di una frase scissa: et ce fo ipso in p(er)sona ch(e) li fece multi stracii IIa 24.3; et fo in te(m)po ch(e) fo si(n)dico lo s(ignor)e Ioa(n)paulo d(e) Asperello et misser(e) Ioa(n)michele Russo et Fra(n)c(isc)o Cortellaro IIa 222.2; lo r(everen)do ep(iscop)o d(e) Sessa m(issere) Galeacio Florimo(n)te fo lo primo ch(e) predicasse allo pergolo novo IIa 223.1; ène lo primo pre(n)cepe d(e) q(ui)sto regno ch(e) li tene tucti co(n)te(n)ti soi bas-salgli, IIa 1442.3.

Da tutti gli esempi sopra riportati emerge in modo evidente la costruzione fati-cosa del periodo; tanto più in questi casi risulta difficile cogliere la funzione svolta dal connettivo, che in realtà sembra adoperato essenzialmente alla stregua di un collante generico: ch(e) fecero (con)siglio alle prosper(e) seu decho[ro] d(e) lo e-piscopato d(e) Sessa et de poi foreno ellecti ad Sa(n)to Ioa(n)ni ad Piacza ch(e) se fosse facto lo co(n)siglio, ch(e) certo addavano tucta Sessa in rumore et revolta d(e) questa guerra ch(e) faceva el papa Paulo quarto co . l<o> s(ignore) ducha de Albi, vecerré d(e) Nap(u)li, ch(e) ogniuno pregava nostro S(ignore) Idio ch(e) se adcordassero IIa 6.4.

V.4.11. Dislocazione e anacoluto

La cosiddetta dislocazione936, costrutto fondamentale della lingua parlata, è am-piamente rappresentata nelle Croniche ed è un elemento importante per coglierne il

934 La medesima funzione sembrerebbe assunta in un caso anche dal pronome quale convalore di ‘in cui’: in Sessa allo segio gra(n)de fo facto uno publico co(n)siglio, quale ce era p(er) governo d(e) questa cità lo s(ignor)e do(n) Lope d(e) Arrera, et sinici lo s(ignore) Iu-lio Cossa et m(issere) Cola Iac(ob)o Parisi et Vice(n)czio Cerello IIa 245.1.

935 Questo tipo rientra nella prima tipologia della classificazione di Sabatini (cfr. sopra, n. 929); D’Achille, invece, preferisce parlare semplicemente di che indeclinato (P. D’ACHIL-LE, Sintassi del parlato..., cit., pp. 205-6).

936 Rimando all’ampia trattazione critica di D’Achille per questo tratto sintattico indivi-duato nel corso degli studi con differente terminologia (“tematizzazione”, “topicalizzazio-

Nadia Ciampaglia CCLXXXVIII

grado di “oralità”: come nella modalità orale, difatti, essa è espressione, da un lato, della difficoltà di pianificazione del discorso, dall’altro, della necessità, per lo scri-vente, di porre immediatamente in risalto il centro principale “d’interesse”. Se-guendo la griglia proposta da D’Achille937, nello spoglio che segue il fenomeno della dislocazione (“a sinistra”, vale a dire con anticipazione ad inizio di frase del «blocco informativo autonomo» con successiva ripresa clitica anaforica; o “a de-stra”, con anticipazione mediante un clitico in posizione iniziale, in funzione cata-forica, del blocco posto in fine di frase) viene analizzato in base alla natura morfo-logica e sintattica dell’elemento dislocato (oggetto diretto, indiretto, partitivo, loca-tivo; mancano esempi della quinta categoria, vale a dire del predicato nominale), all’accordo sintattico di questo con il verbo e, infine, alla presenza del clitico. Si preferisce, tuttavia, trattare separatamente, senza farlo rientrare nella medesima ca-tegoria della dislocazione a sinistra, l’anacoluto, in cui l’assenza di accordo sintat-tico tra l’elemento dislocato e il verbo rende più evidente il carattere “semicolto” della scrittura di Fuscolillo, mostrando in modo immediato la difficoltà di pianifi-cazione e costruzione del discorso, con relativi cambi di progetto e successiva ri-formulazione dell’enunciato.

I. DISLOCAZIONE A SINISTRA DELL’OGGETTO DIRETTO: et Adlagno la haveva sac-chigiata et brusata IIa 13.1; Lo quartuczio lo co(m)parao Cola d(e) Marella qua-ra(n)tuna oncze IIa 30.6; quale dicto do(m)manio lo co(m)parao lo s(ignore) Tho-masi Cossa IIa 31.3; dove questa do(n)na la vestero d(e) bia(n)cha li capuani IIa40.8; la nova la ma(n)dao lo s(ignore) do(n) Lope IIa 52.2; q(u)ale dicta fossa la have facta ipso IIa 96.2; la dicta egloga la co(m)posse m(issere) Ioa(m)bactista Te-sta IIa 129.3; lo ep(iscop)o d(e) Sessa lo tassero IIa 179.2; et lo dicto stato lo have-va dato allo s(ignor)e co(n)te d(e) Mo(n)torio suo nepote IIa 2.2; et questa dicta comedia la ordinò m(issere) Curcio medico IIa 147.2; et tucto lo alt(r)o d(e) più ce lo messe lo sop(r)adicto ep(iscop)o IIa 221.1; Lo instrome(n)to lo fece notar(e) Marcho Ant(oni)o Ce(n)nella d(e) Sessa IIa 221.3; li dicti tre officii li co(m)parao m(issere) Ioa(n)fra(n)cisco Russo de Sessa IIa 224.2; quale dicta salvaguardia ne have facta haver(e) IIa 21.1; lo Sacrame(n)to lo portò se(m)pre lo primicerio Sigi-smu(n)do Floradasa IIa 104.8; El Sacrame(n)to d(e)l Corpo d(e) (Crist)o lo portò in mano do(n)no Sigismu(n)do Floradasa IIa 99.6; lo q(u)ale grano lo ve(n)deva IIa265.1; q(u)ali dicti sessani li haveano pigliati IIa 265.2; Li dicta p(ro)vesione la expedìo lo ven(erabi)le do(n)no Laure(n)tio IIa 322.2; et lo instrome(n)to lo have fatto lo egregio notar(e) IIa 337.2; Lo instrome(n)to lo fece notar(e) Marcho Ant(oni)o IIa 367.1; q(u)ale dicta egloga la recitò Luca Antonio et Sca(n)dio TestaIIa 129.1; q(u)ali dicti corpi li portero in Spa(n)gna IIa 160.2; quale dicte robbe le teneva et possedea dura(n)te sua vita m(issere) Io(n)fra(n)cisco Russo IIa 337.1; q(ua)li dicti ho(m)mini de arme se inte(n)deva haver(n)celli facti venir(e) lo ne” etc.): cfr. P. D’ACHILLE, Sintassi del parlato..., cit., pp. 91 e ss. Per le dislocazioni nel-la lingua dei semicolti, cfr. P. D’ACHILLE, L’italiano dei semicolti, in L. SERIANNI, P. TRIFONE (a c. di), Storia della lingua italiana, Torino 1994, pp. 41-79, a p. 70.

937 Cfr. P. D’ACHILLE, Sintassi del parlato..., cit., p. 126 e ss.

Introduzione CCLXXXIX

s(ignore) do(n) Lope <de> Arrera ispano IIa 112.2; et tucto lo fece do(n) Lope IIa258.2. Nell’esempio che segue l’oggetto diretto è costituito da un pronome relati-vo: quale ce lo ma(n)dò sua Signoria IIa 98.1; fe’ sgravar(e) circha trece(n)to fochi da Sessa, ch(e) lo co(n)tator(e) ce li haveva missi in su(m)maria IIa 103.2; q(u)alidicti pagi ve(n)nero da Milano, ch(e) li ma(n)dò lo s(ignor)e ducha d(e) Sessa in Sessa IIa 117.1; quale la recitò uno suo creato chiamato Macteo d(e) la Preta IIa137.1; q(u)ali li haveva facti ipso dicto Cesaro IIa 138.1; ch(e) ce la ve(n)deo lo il(lustrissi)mo s(ignore) ducha d(e) Sessa IIa 161.1; q(u)ale lo have co(m)parato sesa(n)tamilia ducati IIa 169.1; ch(e) la havea facta m(issere) Curtio IIa 196.7;ch(e) li haveva ma(n)dati lo re Fhelippo IIa 307.1; ch(e) ce le ve(n)deo alla t(er)ra seu università d(e) Sessa m(issere) Ioa(n)frac(isc)o Soave IIa 335.1; si aggiunga, con costituente “pesante”: et quello ch(e) no(n) sta i . quisto libro lo trovarrite alli alt(r)i libri mei IIa 388.1.

II. DISLOCAZIONE A SINISTRA DELL’OGGETTO INDIRETTO: et ad Nicza ce fece assai male el Barbarosso IIa 26.5.

III. DISLOCAZIONE A SINISTRA DEL PARTITIVO, DEL COMPLEMENTO DI SPECI-FICAZIONE E DI ARGOMENTO: et d(e) quello grano farne far(e) pane p(er) li poveriIIa 245.3; et de le alt(r)e cose succese in Sessa lo s(ignor)e ducha ogni cosa lo a-dco(n)cziava IIa 139.1.

IV. DISLOCAZIONE A SINISTRA DEL LOCATIVO: in Sessa ce ve(n)ne lo signor(e) Cri-stofhano Grimaldo IIa 2.1; in Sessa ce ve(n)ne la co(m)pagnia d(e) lo s(ignore) Ant(oni)o d(e) Fundi IIa 9.1; in Sessa ce ve(n)dero quattro co(m)pa(n)gnie d(e) fa(n)tarie italiane IIa 11.1; in Sessa ce ve(n)dero IIa 19.1; in Sessa ce ve(n)ne IIa43.1, 60.1, 70.1; in Sessa ce venne uno co(m)missario regio IIa 76.1; in Sessa ce fo nova como... IIa 192.1; in Sessa ce ve(n)dero ad allogiare cinquocento todischi IIa315.1; in Sessa allo merchato ce ve(n)ne ta(n)to grano IIa 268.1; in Sessa ce fecero assai da(n)no IIa 296.4; in Sessa ce ve(n)de uno co(m)missario generale IIa 302.1; in Sessa ce ve(n)dero ce(n)tocinqua(n)to cavallglii ligeri IIa 324.1.

V. DISLOCAZIONE A DESTRA DELL’OGGETTO DIRETTO: Et lo dicto ep(iscop)o lo pi-gliò ad pe(n)tione dicto episcopato d(e) Sessa II 59.6; li messe li dicti cathenaczi IIa 20.2; et li co(n)frati la facevano la p(ro)cessione IIa 70.3; lo preghero lo s(ignor)e do(n) Lope IIa 105.8; ce la fece tornar(e) la spata...lo fece tremar(e) lo dicto capitanio d(e)l Thoralto IIa 108.3; no(n) troppo lo amavano lo s(ignore) do(n) Lope IIa 110.9; no(n) volerli acceptar(e) li dicti dinari IIa 130.2; no(n) li volsero acceptar(e) li milgle scuti IIa 143.1; la ca(n)tao la dicta messa IIa 166.2; loma(n)tegna in logna vita lo ep(iscop)o d(e) Sessa IIa 207.2; se li portao alla casa li duimilia scuti IIa 245.6; q(u)ale lo arruinero dicto casale IIa 252.1; lo fe’ buctar(e) lo dicto ba(n)no IIa 299.1; ce lo levava li dicto grano IIa 301.3; lo fece la Roccha d(e) Mo(n)fino uno alt(r)o prese(n)to IIa 153.1; li tene tucti co(n)te(n)ti soi bassal-gli, IIa 1442.3; si aggiunga, con costituente “pesante”: el s(ignor)e do(n) Lope li fe-

Nadia Ciampaglia CCXC

ce pigliare tucti q(ui)lli ch(e) ce talgliavano et li fe’ menar(e) in presone in SessaIIa 110.5.

VI. DISLOCAZIONE A DESTRA DELL’OGGETTO INDIRETTO: li have dona<to> alli of-ficiali d(e) Roma I 107.3IIa; li donero al duca una certa qua(n)tità d(e) dinar(e) IIa21.2; li pregar(e) li sessani allo s(ignor)e do(n) Lope IIa 105.7; et li foreno facte le spese alli sop(r)adicti <fanti> IIa 171.1; et lo r(everen)do ep(iscop)o li messe multi partiti allo s(ignore) do(n) Lope IIa 208.6; li voleva male ad sessani IIa 252.3; lidonò mille ducati allo s(ignore) ducha d(e) Sessa IIa 350.1; q(u)ale nost(r)o S(ignor)e Idio li dona requiee all’anima sua IIa 102.2; et lo p(rese)nte dono li gostò ad Sessa ducati cento et tridici IIa 213.1.

VII. DISLOCAZIONE A DESTRA DEL LOCATIVO: ce stecte in Sessa I 108.1IIa; ce stec-tero circha 25 a(n)ni ad Sa(n)to Frac(isc)o d(e) Sessa IIa 160.2; ce vende i(n) Sessa lo s(ignor)e co(n)te de Pote(n)cza IIa 12.1; ce ve(n)de assai grano allo merchato d(e) Sessa IIa 272.1.

VIII. DISLOCAZIONE A DESTRA DEL PARTITIVO E DEL COMPLEMENTO DI SPECIFICAZIONE: Et ch(e) se ne habbiano da far(e) tre copie d(e) dicto testa-me(n)t[o] II 54.10; et ne hebbe assai despiecer(e) d(e) la morte d(e) suo figlio Pier-ri Loisi IIa 79.4; et Sessa ne pateo la penite(n)tia d(e) ta(n)to da(n)no IIa 110.10; sene fa gra(n) stima d(e) tal signor[e] IIa144.2; Et li si(n)dici d(e) Sessa ne foreno causa d(e) le nostre pagarie IIa 181.3. Si aggiunga, con tema sospeso: de poi lo s(ignore) Heronimo d(e) Tra(n)sa se ne volse servir(e) p(er) officiale lo s(ignor)e il(lustrissi)mo pre(n)cepe d(e) Stigliano (notizia espunta da Fuscolillo: cfr. appara-to IIa 202)

IX. DISLOCAZIONE A SINISTRA O TEMA “SOSPESO”. Come anticipato, si segnano a parte i casi in cui ad inizio di frase è posto un sintagma nominale senza preposizio-ne, ripreso da un clitico nel caso richiesto dal verbo; abbiamo così un costrutto af-fine al cosiddetto “tema sospeso”938: et le alt(r)e t(er)re ch(e) se adredevano ce messe la guardia IIa 13.1939 (con costituente “pesante”); lo sop(r)adicto papa li fe-cero una statua IIa 68.2; et multi d(e) Sessa li piaceano ch(e) fossero levate le dicte pe(n)nate, et multi altri li despiaceano IIa 98.7; et ce foreno ca(n)ti pastorali adca-de(n)no alla materia...ch(e) certo lo s(ignor)e ducha li piacecte assai IIa 129.2; et li dicti thori ne ferero tre IIa 141.2; [lo] lucutene(n)te d(e) lo co(m)missario li ve(n)ne ordine da lo co(m)missario generale IIa 184.1; et lo vacile d(e) arge(n)to ce stava le arme d(e) Sessa IIa 213.1; et la porta d(e)l macello foro missi certi pecczi d(e) artellaria...et ce fo murato IIa 28.5; et lo turre d(e) Sa(n)to Imato et la torre d(e) ad maro se facevano le guardie IIa 361.2; et ipso sop(r)adicto Io(n)fra(n)cisco Russo li scorcero p(er) li ce(n)to ducati IIa 239.2.

938 Cfr. P. D’ACHILLE, Sintassi del parlato..., cit., p. 96.939 Si veda ad esempio una simile costruzione in Loise De Rosa: la casa de mio patre no

(n)ce ro(m)mase niente (V. FORMENTIN, LOISE DE ROSA, Ricordi..., cit., to. I, p. 460).

Introduzione CCXCI

X. ANACOLUTO. Si analizzano ora alcuni esempi in cui il costituente tematizzato è privo di ripresa clitica; si tratta qui, dunque, di un vero e proprio anacoluto, in cui l’elemento collocato in posizione iniziale non ha legami sintattici con il resto della frase ed è dunque verosimile che sia intervenuto un cambiamento di progetto dovu-to al sovrapporsi di nuovi centri d’interesse: fo gectato uno ba(n)no da sua Signo-ria, ad pena d(e) vintici(n)quo o(n)cze, ch(e) ongni p(er)sona ch(e) havesse pote-che in piaczia ch(e) infra termine d(e) quattro giorni fossero levati tucti ba(n)chiIIa 98.4; et la porta d(e)l macello foro missi certi pecczi d(e) artellaria in d(e)fe(n)sione d(e) dicta cità co. certo bastione de bucti aterrato alla porta d(e)l macello IIa 28.5; la università de Sessa p(er) co(n)siglio facto p(er) el passato for<e>no ve(n)nuti tucti tre li officii IIa 224.1; Lo co(n)trato li <sidici> d(e) p(rese)nte a(n)no fo facto co(n) pace et guada(n)gno IIa 228.1; Li sessani bisognò ma(n)dare la grassa da Sessa IIa 247.2; et li si(n)dici ce fo p(er) ge(n)tilomo m(issere) P(ro)spero d(e) la Marra IIa 194.1. Nei casi seguenti, tutti con verbi al passivo, l’anacoluto sembra provocato dalla mancata strutturazione del comple-mento d’agente, che viene invece dislocato a destra come soggetto: A dì 20 d(e)l mese d(e) iulio...fo facto capitolo li r(everen)di canonici p(rese)nte mo(n)signor(e) d(e) Sessa IIa 37.1; fece ordine ch(e) se facessero le p(ro)cessiuni li canonici p(er) tucte le ecclesie d(e) Sessa IIa 70.1; A dì primo d(e) (set)te(m)bro 1551 fo facto pu-blico co(n)silglio li sessani p(er) farno li officiali de Sessa IIa 167.1; fo dato de provesione overo elemosina allo predicator(e) de la quatragesima passata deice scuti lo ep(iscop)o d(e) Sessa et deice la università d(e) Sessa IIa 269.1; allo segio gra(n)de fo facto lo sermone lo sop(r)adicto doct<o>r(e) IIa 361.2; la dislocazione può essere anche a sinistra: La matina lo r(everen)do ep(iscop)o co(n) can(oni)ci et clero fo facta una p(ro)cessione alla U(n)ciata d(e) Sessa et fo ca(n)tata la messaIIa 314.3; li sessani p(er) ordine de lo s(ignore) do(n) Lope fo facta la mostra d(e) li homini de la cità de Sessa IIa 352;

XI. CAMBI DI PROGETTO. Si schedano qui, infine, numerosi altri esempi in cui si palesa l’incapacità di Fuscolillo di gestire strutture sintattiche complesse; si ripor-tano di seguito, dunque, i casi di ristrutturazione in fieri del discorso, con la ripeti-zione di sintagmi che si dispongono talvolta a chiasmo; interi periodi lasciati in so-speso, per lo spostarsi dell’attenzione e del discorso su nuovi centri d’interesse; co-struzioni tipiche del cosiddetto “italiano popolare”, con l’involontaria produzione di chiasmi.

Spesso un sintagma viene ripetuto dopo una breve interruzione dovuta all’inserimento di un’apposizione o di una subordinata che spinge lo scrivente a riformulare la principale per riprendere le fila del discorso lasciato in sospeso e poi dimenticato: in Sessa ce fo nova che la armata del Turcho del Barbarosso, capita-nio d(e) dicta armata, fo nova in Sessa ch(e) l’armata havea abrusiata P(ro)ceda IIa 27.1; A dì 27 de iulio in Sessa fo una certa nova, co(n) dir(e) che li homini de arme spa(n)gnoli et certi capellecti greci che stavano ad Sa(n)cta M(ari)a

Nadia Ciampaglia CCXCII

Maior(e) de Capua se deceva che volevano passar(e) el fiume de Capua IIa 36.1940;Lo grano, d(e) la prima se(m)mana d(e) octo(m)bro, valeva lo grano lo th(ummu)lo carlini nove v(e)l circha IIa 70.4; et in Sessa ve(n)dero ad ’logiare circha ce(n)to soldati spa(n)gnoli ch(e) venivano da Piscara et da Thiano ve(n)dero in Sessa IIa57.1; et la ditta armata se esistimava ch(e) ce fosse d(e)(n)tro el Barbarosso et lo pre(n)cepe d(e) Amelfe et lo co(n)te d(e) l’Aguillara in la dicta armata IIa 26.2. Negli esempi sopra riportati è frequente la strutturazione a chiasmo dei costituenti: in Sessa ce fo nova ...fo nova in Sessa IIa 27.1; Lo grano... valeva lo grano IIa 70.4; et in Sessa ve(n)dero.. ve(n)dero in Sessa IIa 57.1; et la ditta armata... in la dicta armata.

In altri casi si assiste a un vero e proprio cambio di progetto della frase: et chi, face(n)no lo (con)trario, et (con)travenesse el dicto testame(n)to, ch(e) succeda le predicte robbe la Nu(n)ciata d(e) Nap(u)li II 54.9; Anno D(omi)ni 1548 del mese d(e) aprile, d(e) la vja idi(ctione), fo noto in Sessa ch(e) in lo territorio d(e) Capua, circha quattro milglia dista(n)te uno casale ch(e) se chiama p(er) nome Trefischi et un alt(r)o casale chiamato p(er) nome Pignatara, da qua d(e)l fiumo d(e) Capua sop(r)a ad una mo(n)ta(n)gnola, dove llà stava una eccl(lesi)a picchola chiamata p(er) nome Sa(n)ta Maria in Hierusale(m): dove questa ecc(lesi)a have facti ta(n)ti miraculi, sanati stroppiati, ciechi et alt(r)e infirmitate, ch(e) d(e) manera ch(e) so(n)no co(n)corsi ge(n)te assai co(n) p(ro)cessiuni d(e) multe terre co(n)vecine IIa40.1-2; et la causa fo ch(e) <a>lcuni sessani no(n) volsero far(e) una certa p(ro)cura d(e)ll’acqua co(m)parata ch(e) donaro li sessani allo il(lustrissi)mo s(ignore) ducha d(e) Sessa, p(er)ch(é) el sop(r)adicto s(ignor)e ducha d(e) Sessa, ch(e) era suo factor(e) lo s(ignor)e Ioa(n) Raniero ch(e) stava in Nap(u)li, et piata-va el s(ignore) duca co(n) el ill(ustrissi)mo pre(n)cepe d(e) Stilgliano d(e)ll’accqua ch(e) veniva da la Roccha d(e) Mo(n)fino in Sessa IIa 105.2; P(er)ta(n)to lo s(ignore) do(n) Lope p(er) suo ordine, quale se ne parlava p(er) Sessa, ch(e) ce li fece venir(e) ipso s(ignore) do(n) Lope; et no(n) ce a(b)bastava la salvaguardia ch(e) havevano sessani p(er)ch(é) fo certa porfidia del s(ignore) marchese et lo s(ignore) Ioa(n) Ramiero et lo s(ignore) do(n) Lope d(e) li far(e) venir(e) in SessaIIa 105.6. Periodi interi possono essere lasciati in sospeso: Ad dì ultimo d(e) agusto et d(e) la (set)tima idictione, ut sup(r)a, fo ve(n)nuto lo quartuczio p(er) 60 oncze ad Antonino d(e) Truccho d(e) Sessa, et la statela et ba(n)cha fo ve(n)nuto 16 ducati ad Vice(n)czio d(e) Lillo d(e) Sessa; et p(er)ch(é) alli iorni passati ch(e) foro del mese d(e) agusto fo ve(n)nuto lo quartuczio d(e) li terczieri d(e) la forìa d(e) Sessa 23 oncze ad lo sop(r)adicto Antonino co(n) certi cap(ito)li d(e) dicti terczeri IIa 107.6. Il timore suscitato lungo le terre costiere dal passaggio di un’armata ne-mica, infine, provoca l’ossessiva ripetizione dei costituenti nodali (dicta armata, marina, pagura e la ristrutturazione del periodo intorno ai nuovi centri d’interesse: et la nost(r)a armata ch(e) era allo molo d(e) Nap(u)li, ch(e) erano circha tre(n)ta galer(e), li a(n)davano alla coda vede(n)no dove smo(n)tava la dicta armata, ch(e) qua(n)do passò p(er) la marina d(e) Sessa, ch(e) dicti sessani stavano co(n) ta(n)to

940 Si pongono in nota i frequenti anacoluti nell’espressione cristallizzata lo grano valeva lo tu(m)mulo carlini sidici IIa 263.1, lo oglio valeva lo sostare carlini quattro IIa 262.1 etc.

Introduzione CCXCIII

tremor(e) et pagura ch(e) tenevano gra(n)de guardie d(e) cavalli alla marina, et tucte le t(er)re d(e) marine stectero co(n) gra(n)de pagura, ch(e) certo tucta Italia stava co(n) tremor(e) d(e) dicta armata IIa 27.4.

Infine, non è insolita la strutturazione a chiasmo del periodo: Ma lo subsi<d>io caritativo era q(ui)llo ch(e) deveva dar(e) lo r(everen)do cap(ito)lo allo r(everen)do ep(iscop)o, ma lo ep(iscop)o no(n) lo volse p(er) sé, ch(e) li toccava: lo fece mec-ter(e) alle spospere lo dicto subsidio caritativo, et fece questo bene alla ecc(lesi)a IIa 221.5; Lo q(u)ale dicto Marcho Ant(oni)o se trovò et ve(n)ne in Nap(u)li adfar(e) gente p(er) se recuperar(e) el stato d(e) Palliano, dove ve(n)ne co(n) ordine dal re Fhelippo ch(e) potesse far(e) ge(n)te in Nap(u)li IIa 2.3.

Altre mani. Dislocazione a sinistra dell’oggetto diretto: et lo sermone lo fece ad lo seggio gra(n)de β2232.2; et ipsi tre co(n) soe parole et facti li fece lassar(e) a(n)dar(e) β1 34.5; lo s(ignore) Placito lo have pigliato lo vecerré presone β1 36.18; fo recetata i(n) la ecc(lesi)a d(e) la U(n)ciata d(e) Sessa una demostracione seu exclamatione, ch(e) la fece far(e) lo nobile m(issere) Pietri Florimo(n)te β3 234.1. Dislocazione a sinistra del partitivo: li italiani multi ne invarcaro p(er) mar(e) co(n) soe fragate β1 36.12941. Dislocazione a sinistra con tema sospeso: lo quale dicto s(ign)or marchese li fu facto assai honor(e) da napolitani β3 230.2.Cambi di progetto: lo quale dicto ba(n)no fu gictato et ba(n)nito in N(a)p(o)li...da parte del r(everen)do cardinal Pacecco...; et cossì lo s(igno)re do(n) Lope de Herrera Hispano, co(m)e gubernator(e) de Sessa, lo fece ba(n)nir(e) in Sessa co(m)e è bono ordine et bo(n) governo de dicta cità -lo quale dicto grano valea lo tu(m)mulo circa undici carlini et lo or-gio valea lo tu(m)mulo circa cinquo carlini, che era carestia de ogni cosa, ch(e) li poveri stavano multo oppressati- ad pena de mille ducati β3 229.1-2.

V.4.12. Concordanza ad sensum

Ricorre spesso nelle Croniche l’accordo a senso del verbo942, in particolar modo con i nomi collettivi. Ad esempio, nella frase che segue il verbo, accordato ad un soggetto singolare ma di evidente significato collettivo (Sessa), è di numero plura-le: ch(e) certo addavano tucta Sessa in rumore et revolta d(e) questa guerra ch(e) faceva el papa Paulo quarto IIa 6.4. Il fenomeno in effetti si registra frequentemen-te con i nomi di città: et stava multo ira<t>o co(n)tra d(e) Nap(u)li ch(e) no(n) lo volevano fermar(e) vecerré da sua Maiestà IIa 80.4; et cussì Sessa fecero far(e) la resegna de(n)ctro lo episcopato IIa 294.3; be(n)ch(é) Sessa se fecero prestar(e) cer-ti dinari in Gaeta IIa 360.1. L’incertezza di Fuscolillo laddove occorra accordare un soggetto singolare, ma avvertito come collettivo, si manifesta del resto esplicita-mente in questo caso, in cui il verbo della principale è adoperato al singolare, ma il participio tuttavia è di forma plurale: Et tucta questa ge(n)te stecte allogiati in Ses-

941 Come si vede, questo esempio, catalogato anche da D’Achille (ID., Sintassi del parla-to...cit., p. 172), è in realtà trascritto dalla mano β1, che copia i fatti relativi ai tumulti napo-letani del 1547.

942 R. COLUCCIA (a c. di), FERRAIOLO.., cit., p. 230; A. M. COMPAGNA (a c. di), LUPO DE SPECHIO..., cit., p. 238.

Nadia Ciampaglia CCXCIV

sa II 19.3943. Il fenomeno, noto, come ricorda D’Achille944, sia alle lingue classiche sia a quelle moderne, è indizio senz’altro del predominio della semantica sulla sin-tassi, poiché «l’idea di pluralità sottesa al nome collettivo emerge superficialmente nella desinenza verbale (o in altri componenti della frase) nel clitico di ripresa o nel possessivo loro anziché suo»; si veda a questo riguardo questo esempio: ognuno de Sessa deve revelar(e) tucto il grano superchio ch(e) se trova in poter(e) loro <ad> la dicta corte IIa 229.3945.

La concordanza a senso si verifica dunque comunemente con il nome collettivo gente: et dicono ch(e) la ge(n)te smo(n)tata sono 10milia II 21.3; Fo necessario ch(e) li sessani feceno resegna d(e) tucta la ge(n)te ch(e) erano in Sessa IIa 28.2; ch(e) d(e) manera ch(e) so(n)no co(n)corsi ge(n)te assai co(n) p(ro)cessiuni d(e) multe terre co(n)vecine IIa 40.2; la ge(n)te ch(e) stavano in Nabruczo IIa 106.9. Analogamente il verbo al plurale rimanda al valore collettivo del soggetto con i so-stantivi università, armata, consiglio, compagnia, campo, capitolo etc.: Et caso ch(e) dicta università volesseno farene alt(r)o, nullo modo li sia licito II 53.5; p(er)ta(n)to la università d(e) Sessa, have(n)no facto co(n)silio in lo segio d(e) Ses-sa, haveno preposto IIa 337.2; et la nost(r)a armata ch(e) era allo molo d(e) Nap(u)li, ch(e) erano circha tre(n)ta galer(e), li a(n)davano alla coda IIa 27.4; e partero la dicta armata da Scauli et addero i(n) alti mari IIa 178.1; et se in-te(n)deva ch(e) la armata d(e)l Turcho erano circha centotre(n)ta galere IIa 247.4;et se deceva ch(e) l’armata d(e) Fra(n)cza, circha quara(n)ta galer(e), erano <t>irate verso Po(n)cze IIa 307.2; Lo co(n)siglio ch(e) fo facto fecero co(n)siglio d(e) se fareno prestar(e) duimili scuti IIa 245.2; passò una co(m)pagnia d(e) spa(n)gnoli d(e) capitanio Busta ch(e) a(n)davano verso Itro, be(n)ch(é) ne era passata un’altra tre giurni inna(n)ti ch(e) allogero IIa 252.1; ve(n)dero la co(m)pa(n)gnia d(e) lo il(lustrissi)mo duca d(e) Sessa d(e) li ho(m)mini d(e) arme IIa 258.1; et se inte(n)deva ch(e) lo ca(m)po d(e) lo s(ignore) ducha d(e) Albi erano circha vinticinquomilia p(er)soni IIa 286.4; et lo cap(ito)lo ce a(n)dero ad repri-car(e) co(n) dir(e) ch(e) li havea data tre dì d(e) te(m)po IIa 184.1; lo cap(ito)lo d(e) Sessa fecero co(n)siglio co(n) mo(n)signor(e) IIa 300.3; et qua(n)ta bestiame trovero, tucte le admaczaro IIa 177.2; et lo resto d(e)l grano foreno despe(n)sato ad poveri IIa 271.4. Si aggiungano anche questi esempi, tratti dalla mano β: et lo co(n)siglio in Sa(n)cto Laure(n)zio, che stavano li deputati electi, ordinero de dar(e) denari ad li soldati frosteri de regno β1 35.1; A dì 11 de magio 1548 passao

943 Sembra invece uno scorso di penna il caso seguente: Li sessani ma(n)dao m(essere) Ioa(n)pietri d(e) Zucchone Floradasa in Nap(u)li IIa 19.1.

944 P. D’ACHILLE, Sintassi del parlato..., cit., p. 277. Per la concordanza a senso con i nomi collettivi come gente o con i prononi indefiniti ciascuno, cfr. G. ROHLFS, Grammati-ca storica..., cit., § 642.

945 Al contrario, foreno tassati tucti li ho(m)mini de Sessa p(er) la rata parte soa IIa250.3; li piccicharoli overo casaroli ch(e) stavano alla piaczia maior(e) d(e)l Segetello, iu(n)to ad Sa(n)to Ioa(n)ni ad Piaczia, sca(m)marero le soi robbe IIa 101.1.

Introduzione CCXCV

p(er) Sessa la processione de Castello Forte quale a(n)dava in Sa(n)cta Maria in Hierusale(m), et li portero una soma de oglio p(er) la la(m)pa β2 41.1.

Il fenomeno si ripropone di frequente anche con il pronome ognuno: et ongniuni de lloro decevano el dicto suo d(e) tucto quello ch(e) havevano p(ro)feticziato ’na(n)ti ch(e) fosse venuto (Cristo), et ogniuno d(e) q(ui)lli p(ro)feti stavano inde-nocchiati ’na(n)ti ad (Cristo) IIa 104.5; et fo buctato uno ba(n)no da li sidici d(e) Sessa ch(e) ogniuno se fosse allistati d(e) le spese ch(e) haveano facti li ho(m)mini d(e) Sessa IIa 320.1; si aggiunga, inoltre, questo esempio: ch(e) la magior(e) parte d(e) Sessa fugero fora d(e) Sessa, ch(e) haveano lassate le casi et r<o>bbe II 35.12.

In alcuni casi l’accordo è con uno solo dei due soggetti coordinati: et cap(ito)lo et clero ce messe uno subsidio charitativo IIa 221.1; et fo in te(m)po ch(e) fo si(n)dico lo s(ignor)e Ioa(n)paulo d(e) Asperello et misser(e) Ioa(n)michele Russo et Fra(n)c(isc)o Cortellaro IIa 222.2; p(er) lo mo(n)te d(e) pietà ch(e) fece lo s(ignore) do(n) Lope d(e) Arrera et la università d(e) Sessa IIa 271.2; Fo in te(m)po ch(e) era mastro portholano m(issere) Lione Merchata(n)te et m(issere) Io-a(n)fra(n)cisco Russo IIa 274.2; et ce fo lo s(ignore) marchese d(e) Laina, lo s(ignore) Cesaro d(e) Loffreda, lo s(ignore) Ia(n) Gier(oni)mo d(e) Ie(n)naro d(e) Marczano et quattri capitanii d(e) albanisi IIa 286.2. In questo caso il mancato ac-cordo della desinenza del participio può spiegarsi per concordanza con il secondo elemento (argento): solu(m) foreno re(n)duti li caleci et patene, le alt(r)e cruci et arge(n)to no(n) foreno reduto IIa 301.7.

Con un soggetto singolare il verbo può essere al plurale, magari per attrazione del complemento oggetto: li ma(n)dò circha sei cappu<ni> et q(ui)lli adceptero lo s(ignore) do(n) Lope IIa 213.6. Al contrario, il soggetto è plurale e il verbo singola-re, probabilmente per attrazione del nome di città, nella frase et q(ui)lli d(e) Pia-se(n)sia li donao tucte le fortelliczie IIa 79.3; più dubbi invece appaiono gli esempi seguenti, entrambi con il verbo ‘andare’: ve(n)ne lo colonello d(e) Nap(u)li co(n) ordine ch(e) se a(n)dasse li soldati da Sessa IIa 296.1; ve(n)ne un alt(r)o (com)misario da sua Ex(cellen)cia ch(e) tucti grani et alt(r)e victuaglie et carne salata fosse a(n)dato i(n) Gaeta IIa 179.1.

Più spesso è il coinvolgimento emotivo di Fuscolillo, infine, a giustificare il passaggio dalla terza persona plurale alla prima: ad esempio in questo passo il cro-nista abbandona repentinamente le vesti del narratore esterno (li sessani scoperce-ro) per accogliere quelle del narratore interno, co-protagonista degli eventi narrati (scropemmo), in quanto egli stesso cittadino di Sessa: La matina seque(n)te li ses-sani scopercero la armata d(e) lo Turcho sop(r)a in Gaeta ch(e) addava verso Cor-sicha overo Porta Hercule, se deceva, et ad hora d(e) nona scrope(m)mo la nostra armata ch(e) usciva da Gaeta IIa 247.4; ed ancora: lo preghero lo s(ignor)e do(n) Lope, p(er)ch(é) ad ipso stava mecter(e) et levar(e) li dicti ho(m)mini d(e) arme da Sessa, ad chi meglio li potevano pregar(e), ch(e) là ce foreno decte adsai bone pa-role ch(e) certo haverriamo mosso uno sasso d(e) marmora ta(n)to li pregavano li

Nadia Ciampaglia CCXCVI

sessani IIa 105.8. Per lo stesso motivo nel passo seguente, in cui fanno da soggetti coordinati il capitolo e il clero di Sessa Aurunca, il verbo adoperato è alla prima persona plurale: lo stesso Fuscolillo, infatti, come canonico del capitolo di Sessa Aurunca, aveva preso parte alle decisioni riferite: A dì 17 d(e) marczo 1557 lo r(everen)do cap(ito)lo d(e) Sessa et clero adcorde(m)mo lo co(m)missario regio p(er) cinqua(n)ta ducati p(er) meczo d(e) lo r(everen)do ep(iscop)o d(e) Sessa Ga-leaczo Florimo(n)te IIa 301.1. La difficoltà del cronista di conservare un ruolo di narratore esterno alle vicende narrate si palesa del resto in modo evidente: et adda-vano verso la Fra(n)cza, ad quello ch(e) nui d(e) Sessa (con)sideravano IIa 26.3.

LIBRO DE LE CRONICHE

DI

GASPARRO FUSCOLILLO

CANONICO DI SESSA AURUNCA

[Sommario Latino]

[1] (c. 1r) Ante(quem) regniu(m) Sicilie esset integratu(m) et vintu(m), era(n)t di-versi d(o)m(ini) q(ui) do(m)minaba(n)tur diversis p(ro)vinciis, p(ro)ut infra scri-bit(ur)1.

[2] Civitas napulitana erat sub do(mi)no i(m)peratore Co(n)sta(n)[tino]politano s(eu) i(m)paratore(m) Co(n)sta(n)tinu(m)1; q(ui) imperator, q(ua)n(d)o cessit seu donavit Ecc(lesi)e Romane o(m)nia bona sua que habebat i(n) Italia, reservavit sibi et suis civitate(m) napulitana(m) p(er) camera imperii, ubi desce(n)der(e) disponeba(n)t q(ua)n(d)o oportebat eu(n)de(m) venir(e) ad curiam seu ca(m)me-ra(m) romana2.

[3] Civitas Surre(n)ti cu(m) partibus suis hab(e)bat d(omi)nii p(er) se q(ui) voca-ba(n)tur d(omi)nus Surre(n)ti1.

[4] Civitas Amelfe cu(m) toto ducato hab(e)bant(ur) d(omi)n<us> p(er) [se] et do(m)minabat dux Amelfe1.

[5] Civitas Salernitana cu(m) toto principatu [h]ab[ebat] d(omi)num q(ui) voca-bat(ur) p(in)ceps Salerni1.

[6] Provi(n)cia Calabrie hab(e)bat do(mi)nu(m) q(ui) vocabat(ur) dux Calabrie1.//[7] (c. 1v) Insula Sicilie hab(eb)at do(m)inu(m) q(ui) vocabatur comes Sicilie et a-

liq(ua)n(d)o erat ab imparator(e) Co(n)sta(n)tinopolitano et aliq(uando) cu(m) rege Africe [...] p(ro)vi(n)cia terre Idrot(is) et do(m)minus p(r)inceps Saler-nita(s)1.

[8] In provi(n)cia(m) Capitinatis dominabat dux Epulie1.[9] In Monte S(an)ti A(n)g(e)li d(omi)nus Aabanis1.[10] In partib(us) Apruciis donabat(ur) diversis comes (videlicet) comes †Altrive†,

comes Celani, comes †Lamtencebli†, comes Saguni, comes Manuppelli et plurie alii d(omi)ni1.

[11] In comitat(e) Molisi do(m)i(n)abat p(er) co(m)mites Molisi, in p(ro)vi(n)ciat(e) T(er)re Laboris do(m)inabat p(re)nces Capuanus et h(ab)ebat sub eius do(m)i-(n)a<tionem> co(m)mites Casertis et Fu(n)dor(um)1.

Si ricorda che nella trascrizione del presente sommario latino si è preferito non apportare al-cun emendamento al testo.[1] 1 regniu(m)] n inserita successivamente nell’interlinea, titulus su g espunto; 1 diversi] di-versis (con -s espunta); 1 do(m)minaba(n)tur] -ur inserito successivamente nell’interlinea su segno finale di abbreviazione espunto; 1 scribit(ur)] -ur inserito successivamente nell’inter-linea su segno finale di abbreviazione espunto. [2] 1 napulitana] titulus sulla prima a; 1 i(m)-peratore] -e corretta successivamente su -is; 1 Co(n)sta(n)[tino]politano] taglio nella carta;-politano inserito successivamente nell’interlinea su polita, espunto (con titulus su a); 2 impe-rator] inparator (con titulus finale su -r espunto; m corretta su n, -e- corretta su a); 2 donavit] titulus su -o- espunto; 2 habebat] e corretta successivamente su i; 2 et] segue sue(m), espuntosuccessivamente; 2 napulitana(m)] titulus sulla prima a; 2 camera] titulus su -a- espunto. [10] 1 diversis] r inserita nell’interlinea.

[12] [Po]st adventu(m) Roberti Viscardi et u(n)deci(m) fratru(m) q(ui) fuera(n)t na-tione(m) Normandi q(ui) venit ad partes istos <stipe(n)diatus> da p(r)incipe ca-puano anno D(omi)ni 11561. Prefatus Robertus acquisivit totu(m) regiu(m) p(er) se preter civitate(m) napolitana, expellit o(m)nes p(r)incipes et duces atq(ue) do(m)i(n)os tam no(n) intitulavit se rege(m) sed duce(m) Apulie2. Investitu(m) fuit p(er) vexillu(m) p(er) papa(m) Nicolau(m)3; q(ui) Ro[bertus] vixit in [do]minio ducatus Apulie et Calabrie// (c. 2r) annis 28 et mortuus est morte na-turali in partib(us) Romanie in insula que vocabat(ur) Casioba a(n)no etatis eis 604. Qui Robertus cu(m) suis succ(essoris) fueru(n)t cotolici (cri)stiani et <qni> plures mag(nifi)cas ecc(lesi)as, monasteria et hospitalia co(n)stru(n)xer(e) nec no(n) et diversa castra in regno5. P(re)dicto Robertis p(re)dictis cu(m) esset in partibus Bulgarie et teneret appressu(m) inp(er)atorem illius p(ro)vi(n)cie, vo-cat(us) est a ppapa Gregorio, q(ui) erat appresus ab i(m)parator(e) Errico [et] pop(u)lo romano, in cast(r)o Santi Ang(e)li6; dimisit in obscedione(m) Bo-a(m)mdum, eius filiu(m), et ipse p(er)venit ad urbe(m) et cu(m) exsertitu(m) suo liberavit papa(m) usq(ue) Venive(n)tu(m) fugavit inperator(e)7. Cui Roberto successit in ducatu et tota terra(m) Rogerius filius eius q(ui) vixit in dominio a(n)nis 25 et me(n)sis seu etat(e) sue a(n)no 50 mortuus e(st) apu[d] Salernu(m) et sepultus e(st) in eclesia Sa(n)ti Mactei Apostoli8.

[13] Cui Rogerio sucessit in dominio Gulienimus eius filius, q(ui) vixerit in dominio a(n)nis 18 et mortuus apud Salernu(m) a(n)ni etatis sue 30 et sepultus e(st) in ec-c(lesi)a Sa(n)ti Mactei ap(osto)li1. Q(ui) Gullelmus dux mortuus e(st) sine ere-de2.//

[14] (c. 2v) Cui Guillienimo successit i(n) d[o]minio Rogerius, comes Sicilie, q(ui) fuit filius comitis Rogerii Sicilie comitis fratib(us) p(re)dicti Roberti Viscardi que(m) predictus Gullienimus sibi her(ede) istituit1. Q(ui) Rogerius filius dicti comitis Rogerii q(ui) coronare se fecit in rege(m) Sicilie et vixit i(n) dominio a(n)nis 25 et mortus et ap(u)d Panhomu(m) et sepult(us) e(st) Mayori ecc(lesi)a a(n)no etatis sue 582; et p(r)edicti Rogeri(us) civitas napolitana unita fuit cum rengio3.

[15] Cur escente igitur p(re)dicto rege Rogerio papa Anacletus cu(m) cardinalib(us) cum mag(nifi)co certitu romanor(um) et ca(m)panilita(m) ingresse est regu(m) et accupavit te(r)ra S(anc)ti Iermani et fere o(m)nes no(n) abacie et obsedit ca-stru(m) Gallucci1. Q(uo)d aud<ivit> Rogerius p(r)edictus misit (contra) eum fi-liu(m) ducis Apulie cu(m) mag(ior)e exercitu et cu(m) applicavit <cauteltru(m)> p(re)dictus liberavit ab i(n)sidicione et vincit d(omin)us papa(m) et plures cardi-nales et nobiles romanos cepit ta(m) voluit se postea submict(e) d(omi)no pape umilt(er) ipseq(ue) pape regit(e) noluit q(ui) essere sue umilitat(e)// (c. 3r) te(rre) discurrentibt(e) nupciis huc at(que) illuc dictus do(m)min(us) papa habito co(n)silio cu(m) cardinalib(us) p(er) multis cives romanos q(ui) cu(m) eo capti fueru(n)t ipsu(m) Rogeriu(m) i(n) gratia(m) sua(m) recepit receptoq(ue) ab eo saccam<...> omagiu(m) p(er) vexillu(m) d(e) regno Sicilie et ducatu Apulee in-vestivit2. Cui regi Rogerius suc(cessit) i(n) dominio rex Guilenimus filius eius

Gasparro Fuscolillo4

q(ui) vixit i(n) dominio a(n)nis 15 et mortuus e(st) apud Panhorum a(n)no etatis sue 463.

[16] Cui regi Gulienimo successit i(n) dominio rex Guilenimus s(ecund)o filius eius q(ui) era a(n)nor(um) ii q(ua)n(d)o fuit mortuus eius pater et vixit in dominio a(n)nis 25 et mortus fuit sine herede apud Panhormu(m) et sepultus i . mayori ecc(les)ia a(n)no D(omi)ni 1185 et a(n)no etatis sue 361. Iste ver(um) Guil-lenimus o(m)ni bona fecit in rengio2.

[17] Cui regi Guilienimo successit in dominio Regina Co(n)sta(n)tia filia p(re)dicti regis Rogerii que fuerat monealis in Panhormo1; et de multe ecc(lesi)e romane absoluta // (c. 3v) ab obs(er)vacio(n)e relugio(n)is fuit matermonialit(er) inpera-tori Etrico s(ecund)o fueru(n)t de domo ducu(m) Suavie2. D(e) qua paperit fi-liu(m) no(mine) Federicu(m) q(ui) natus est in civitate Hesi anno 1189 in die beati Stefani3. Sed regiu(m) optiner(e) no(n) poterut p(ro) eo q(uod) Tanchedus na(tura)lis filius ducis Rogerii filii p(r)edicti regis Rogerii cu(m) co(n)sensu et volu(n)tate comitu(m) et baronu(m) ipsius regii tenebant istu(m) rengit occupa-tu(m)4. Suc(cessit) rex Tanchredus q(ui) rengnavit a(n)nis 5 et mortus est5.Postq(ue) ip(s)us morte venit p(re)dictus inp(er)ator Herricus cu(m) p(redic)ta donn(a) Co(n)sta(n)tia(m) uxor sua et i(n)gressus e(st) re(n)giu(m) a(n)no D(omi)ni 11946.

[18] Cui regine Co(n)sta(n)tie successit i(n) dominio regni Sicilie Federicus eius, q(ui) erat a(n)nor(um) q(ui)nq(ue) q(ua)n(d)o fuit mortuus inp(er)avit Herricus eius pater1. Q(ui) Federicus vixit in dominio regni Sicilie a(n)nis 61 inperii ro-manor(um) a(n)nor(um) 32 re(n)gii a(n)nos 28 et mortuus e(st) apud Florentinus d(e) Capitinor(um) a(n)ni etatis sue 66 a(n)no incarnationis// (c. 4r) D(omi)ni 1251 >die a(n)ni etatis sue 66 a(n)no incarnationis D(omi)ni 1251< die sabbati 13 me(n)sis dece(m)bris 11 ind(ictionis) in die bete Lucie2. P(re)dictus i(m)-p(er)ator Federicus fuerat exco(m)minicatus et depositatus p(er) papa(m) I(n)-noce(n)tium quartu(m) in co(n)silio Lugeno, a(n)no Do(m)ini 1245, 3 i(ndictio-ne), in vigilia beate Marie Madalena3.

[19] Cui inp(er)arotori successit i(n) regno Sicilie rex Coraldus eius filius q(ui) vixit in dominio a(n)nis 2° et mortuus e(st)1; q(ui) obsedit et dapnificavit civitate(m) napolitana(m) et dirui fecit eius mania(m)a p(er) eo q(uod) observabat fideli-tate(m) ecc(lesi)e romane2.

[20] Cui regi Coraldo successit fraudule(n)ter rex Mafredus fr(ate) eius naturalis, q(ui) vixit in dominio a(n)nis 20 et fuit victus et mortuus p(er) rege(m) Caro-lu(m) p(r)imu(m) in pleriob prope Veneventu(m)1. Q(ui) Mafredus simulat(er) fecit venir(e) nova d(e) Alamania q(u)al(i)t(er) frate Coraldus, filius dicti regis Coraldi, erat mortuus et de volu(n)tate comitus et baronu(m), i(n)co(n)sulta ec-

a dirui fecit eius mania(m): probabilmente mania(m) varrà moenia; cfr. lib. III.19.5: «qual re assediò et da(n)nificò multo la cità d(e) Nap(u)li, q(u)ale cità p(er) fame se re(n)deo i(n) soe mana; et (con)tra li pacti li fece, fe’ abbacter(e) et destrug(g)er(e) le mur(e)».b in prelio: ‘in proelio’.

Croniche 5

c(lesi)a romana, fecit se coronari i(n) mayori ecc(lesi)a panhormimia [...] a quo-quu(m)q(ue) p(re)lato volebant2.//

[21] (c. 4v) A(n)no D(omi)ni 1264, 8a ind(ictionis), die 2° frebuarii, rex Carolus p(r)imus d(e) mado et concessione sibi facta de re(n)gio Sicilie p(er) dom(inum) papa(m) Clemente(m) quartu(m) intravit et optinuit regiu(m) Sicilie viril(iter) et pote(n)ter et d(e)victo interfecto q(uod) in prelio Ma(n)fredo q(ui) se reger(e) faciebant et no(n) erat <quindictus>1. Rex Carolus vixit in do(min)io a(n)nis 19 et me(n)sib(us) 6 et mortuus est ap(u)d Fogia civitate(m) Apulee et sepultus in Mayoriii ecc(lesi)a napolitana2; q(u)o t(em)p(or)e rebellata est insula Sicilie et dedit se do(n)no P(et)ro regi Magomec [...]3.

c Magome: si tratta ovviamente di un lapsus per ’Ragone (‘Aragonae’).

Gasparro Fuscolillo6

[Primo Libro]

[1] Il primo libro de le croniche de li antiqui ri d(e)l regno d(e) Nap(u)li et succis-siuni d(e) regni et d(e) morte d(e) ri co(n) guerre, et ch(e) tracta tucta la vita de li ri co(n) multi po(n)tifici 1.//

[2] (c. 5r) A li 1265 i(n) Beneve(n)to fo admaczato re Ma(n)fre<da> da re Carlo p(r)i(m)o, il q(ua)le lo ascegiò i(n) Beneve(n)to p(er)ch(é) dicto re Ma(n)freda era facto re (contra) la ecc(lesi)a1; et subbito el papa ma(n)dò i(n) Fra(n)za p(er) lo co(n)te Carlo p(redic)to, lo q(ua)le il papa lo incoronao del reame de Nap(u)li, et esse(n)do ad la bactaglia adpresso ad Veneve(n)to co(n) re Ma(n)freda, il re Carlo lo a(m)maczao i(n) la ca(m)pagnia2. Il dicto re Carlo primo se chiamava co(n)te [C]arlo, et d’allora fo chiamato re Carlo3.

[3] Alli 1282, ad 12 de frebaro, re P iet (r)o de Aragonia recuperao la isola de Sici-lia, la q(ua)le se rebbellao (contra) li fra(n)cisi1.

[4] A li 1332, ad dì 12 d(e) marczo, de lu(n)nedì, se incominsao ad frabicar(e) la Nu(n)ciata de Nap(u)li et se ce buctao 10 ducati de moneta1.

[5] A li 1414, a li 18 d(e) agusto, il re Lanzalao fo i(n)tossicato in Fiore(n)czia da una do(n)na filiola de uno medico, il q(ua)le p(redic)to re usava co(n) dicta don-na1; et lo intossicao co(n) uno moccaturo i(n)vininato il q(ua)le se lo posse i(n) la natura, et usato ch(e) ebbe il p(redic)to re co(n) dicta do(n)na, i(n) spacio de una// (c. 5v) hora dicta do(n)na morìo2. Vede(n)do il caso succeso, subbito il p(redic)to re se partìo da Fiore(n)czia, et fe’ aprir(e) certe mule et se fe’ poner(e) de(n)tro, et se partìo da Fiore(n)tia3; et in questo modo ve(n)de p(er) fino Adver-sa et loco se morìo, et lo corpo suo fo portato ad Sa(n)to Ioa(nn)i ad Carbonara4.

[6] A li 1432, a li 19 de agusto, re Alfonso d(e) Aragonia p(r)i(m)o sacchigiao Nap(u)li p(er) fino a lo Largo d(e) Porto et li Ba(n)chi Vechi, il quale il <r>e vende co(n) una grossa arm(a)ta in Nap(u)li p(er) mare1.

[7] A li 1432, a li 19 d(e) agusto, la regina Ioha(nna) fece admaczar(e) sir Io(ann)i Caracziola suo gra(n) senescalco, et questo fo d(e) sabbato ad meczanocte1; il q(ua)le gra(n) senesclalcho fo socterrato ad S(an)to Ioa(nn)i ad Carbonara d(e) Nap(u)li2.

[8] A li 1432, ad dì 21 d(e) agusto, fo trassinato lo ca(n)celliero del dicto gra(n) se-nescalcho et d(e) poi fo adpiccato ad porta Petruczia d(e) Nap(u)li1.

[9] A li 1433, a li 20 d(e) frebaro, cavalcaro p(er) Nap(u)li le ba(n)dere d(e) re Rani-ri1.//

[1] 1 croniche] h corretta su e; 1 regni -i corretta su o; 1 ri] -i corretta probabilmente su -e. [2] 2 bactaglia] l tagliata da titulus; 2 Ma(n)freda] r inserita nell’interlinea su -e-; 2 ca(m)-pagnia] co(m)pagnia; 3 [C]arlo] taglio nella carta. [3] 1 la q(ua)le] -e corretta su altra lettera.[5] 2 morìo] titulus su -o; 3 Vede(n)do] la seconda d corretta su n; 3 il caso] l corretta succes-sivamente con inchiostro nero su n, probabilmente dallo stesso Fuscolillo. [6] 1 sacchigiao] -o corretta su –to. [7] 2 senesclalcho] h tagliata da titulus. [9] 1 Raniri] romiri.

[10] (c. 6r) A li 1433 ve(n)ne i(n) Nap(u)li la figliola d(e) re d(e) Cipri no(m)minata do(n)na Co(n)sta(n)czia1.

[11] A li 1434, ad dì 6 d(e) no(vem)b(r)o, il re Lodovicho morìo in Co(n)se(n)za d(e) do(m)minicha ad hore 191.

[12] A li 1435, a li 2° d(e) frebaro, la regina Ioa(n)na fo morta et èy socterrata a la Nu(n)ciata d(e) Nap(u)li1.

[13] Eode(m) an(n)o fo rocta l’armata de re Alfo(n)so a li 6 d(e) agusto da l’armata d(e) genuisi, la q(ua)le ma(n)dava lo duca d(e) Milano et re Ranieri, et fo rocta in Gaeta, dove ce fo pogliate insem[e] co(n) dicto re Alfo(n)so dui soi fratelli no(m)minati do(n) Errico re d(e) Navarra et l’alt(r)o no(m)minato do(n) Io-a(nn)i, q(ua)le era gra(n) mast(r)o d(e) S(an) Iac(ob)o1; et fo(n)ce il p(re)cipe d(e) Tara(n)to, lo duca d(e) Sessa, lo duca d(e) Atri, lo co(n)te de Ca(m)pobasso, et alt(r)i s(igno)ri et ge(n)telo(m)mini d(e) co(n)dicione2; et foro portati p(re)sone al duca d(e) Milana3.

[14] A li 1435, a li 15 d(e) octob(r)o, ve(n)ne in Nap(u)li la regina Lisabetta mogliere de re Raniri, et a li 25 del dicto mese calvacò co(n) lo palio p(er) Nap(u)li1.//

[15] (c. 6v) A li 1438, a li 19 d(e) magio, vende in Nap(u)li re Ranieri una co(n) lo figlio no(m)minato do(n) Ioa(nni) il q(ua)le calvacò duca d(e) Calabria, quali era d(e) a(n)ni 10 et la moglier(e) era d(e) anni 9, quale cavalcò co(n) lo palio p(er) Nap(u)li et in dì de la Assincione a li 22 d(e) magio1.

[16] A li 1438, a l’ultimo d(e) (set)te(m)b(r)o, re Alfo(n)so d(e) ’Ragona posse ca(m)po in Nap(uli)1; et a li 8 d(e) octob(r)o lo infa(n)te d(e) Castilglia, no(m)mine do(n) Ioa(n)ni, fo admaczato d(e) culpo d(e) artellaria, lo quale ve(n)de da Nap(u)li et se ne andò p(er)ch(é) no(n) possecte pigliar(e) Nap(uli)2;et lo p(redic)to infa(n)te sta soct(erra)to in S(an)to Pietro Martiro [de] Nap(uli)3.

[17] A li 1442, a li 8 d(e) iulio, re Alfo(n)so tornao ad poner(e) ca(m)po in Nap(u)li, et a li 20 d(e) dicto mese pigliò Nap(u)li, che le ge(n)ti del p(redic)to infante et il re intra<ro> p(er) le pucza d(e) Nap(u)li co(m)bacte(n)do1.

[18] A li 1444 a li 14 d(e) ie(n)naro, d(e) martedì a le 9 hor(e), vene(n)do il mercudì, la ill(ustrissi)ma ma(d)da(m)ma Bia(n)cha veceduchessa d(e) Milana figliò ad uno figliolo mascolo quale hebbe nome Galiaczo M(ari)a, et de po’ fo duca d(e) Milano1.//

[19] (c. 7r) A li 1445 a li 18 d(e) magio, d(e) iovedì matino, la il(lustrissi)ma ma(d)da(m)ma Bia(n)cha veceduchessa d(e) Milana figliò et fece una figliola q(ua)le hebbe nome Ypolita M(aria) Spin[a]1.

[20] A li 1448, a li 4 d(e) (novem)bro, a la insuta del sole figliao la regina Ysabella duchessa d(e) Calabria, et fece uno figliolo mascolo q(u)ale hebbe nome do(n)

[10] 1 do(n)na] -a corretta successivamente su -o con inchiostro nero, probabilmente dallo stesso Fuscolillo. [11] 1 ad dì 6] una mano più tarda (forse Capasso) corregge, con inchiostro nero e tratto più sottile, la data 6 in 14; 1 do(m)minicha] a aggiunta successivamente; segno di abbreviazione che taglia h espunto successivamente con inchiostro nero. [13] 1 Eode(m)] segue die, espunto; 1 insem[e]] taglio nella carta. [15] 1 Ranieri] n corretta su i. [16] 3 [de]] macchia d’inchiostro. [19] 1 Spin[a]] a caduta fuori margine. [20] 1 nome] mome.

Gasparro Fuscolillo8

Alfo(n)so d(e) ’Ragona1; q(u)ale regina Ysabella era moglier(e) del re Ferra(n)te p(r)i(m)o duca d(e) Calabria2.

[21] A li 14[4]9 a li 12 d(e) dece(m)bro, d(e) lu(n)nedì a le 18 hor(e), in la ca(m)mera d(e)l Castello Novo d(e) Pavia la p(redic)ta et il(lustrissi)ma ma(d)da(m)ma Bia(n)cha duchessa d(e) Milana figliò ad uno figliolo mascolo, no(m)mine Fe-lippo M(ari)a Sforcza1.

[22] A li 1450 a li 20 d(e) iulio, ad hor(e) 20, d(e) martedì, la regina Ysabella mo(n)glier(e) del re Ferra(n)te p(r)i(m)o, tu(n)c duchessa d(e) Calabria, figliò ad una figliola no(m)mine Dianora d(e) ’Ragona, q(u)ale fo duchessa d(e) Ferrara1.

[23] A li 1451 a li 18 d(e) agusto, d(e) mercudì, ad una hora d(e) nocte, la p(redic)ta ma(d)da(m)ma Bia(n)cha duchessa d(e) Milana in lo castello d(e) Vigema a la Ca(m)mera Ducale figliò ad uno figliolo mascolo, no(m)mine Lodovicho Sfor-cza1.//

[24] (c. 7v) A li 1451, a li 16 d(e) octob(r)o, la regina Ysabella mo(n)gliere d(e) re Ferra(n)te p(r)i(m)o, tu(n)c ducha d(e) Calabria, figliao et fece uno figliolo ma-scolo no(m)mine do(n) Federicho, q(u)ale fo bactizato p(er) amor(e) dello i(m)parator(e) Federicho in te(m)po d(e) sei misi1.

[25] A li 1452, a lo p(r)i(m)o d(e) ap(ri)le, vende in Nap(u)li lo inparator(e) Federi-cho, et adlora fo bactizato do(n) Federicho1.

[26] A li 1452, a li 17 d(e) magio, Maumet pre(n)cipe d(e) turchi pilgliao Co(n)sta(n)-tinopoli p(er) forcza, et sacchigiatola tu[c]ta, et tucte le citelle et monache sver-genero1; et poi talgliao la testa a l’inparator(e) Co(n)sta(n)tino et fecero portar(e) la testa del dicto inparator(e) p(er) tucto lo ca(m)po et p(er) la cità2.

[27] A li 1452, a li 5 d(e) agusto, ad hor(e) 2 d(e) dì figliao ma(d)da(m)ma Bia(n)cha duchessa d(e) Milana i(n) la ca(m)mera verso lo iardino, et fe’ uno figliolo ma-scolo q(u)a le hebbe nome do(n) Fracisco Galiaczo Maria1.

[28] A li 1455, a li 3 d(e) marczo, ad hor(e) 22 la il(lustrissi)ma ma(d)da(m)ma Bia(n)cha duchessa d(e) Milana figliao, et fece uno figliolo mascolo q(u)ale hebbe nome Ascanio Maria1; et de poi fo cardinale2.//

[29] (c. 8r) A li 1456, a li 5 d(e) dece(m)bro, ad hor(e) 10 fo uno terramuto gra(n)de i(n) la cità d(e) Nap(u)li, d(e) sorte ch(e) fra tre giorni vende uno alt(r)o d(e) tale m(od)o ch(e) dessa(m)bitò tucto Nap(u)li p(er)ch(é) cascaro multe case, et ce fo-ro morti assai ho(m)mini da bene1.

[30] A li 1457 a li 14 (novem)b(r)o, de lunedì, nasseo ma(d)da(m)ma Bia(n)cha d(e) Aragona figlia del re Ferra(n)te p(r)imo1.

[31] A li 1458, a li 26 d(e) iu(n)nio, re Alfo(n)so p(r)i(m)o morìo in Nap(uli), et lo corpo suo è ad Sa(n)to Do(m)minicho d(e) Nap(u)li1.

[21] 1 A li 14[4]9] taglio nella carta. [24] 1 et fece] et/ et fece. [26] 1 a li 17] una mano più tarda (forse Capasso) corregge 2 su 1 con inchiostro nero; 1 tu[c]ta] taglio nella carta; 1 tuc-te] -e corretta su -i. [28] 1 a li 3] -i corretta su -e. [30] 1 figlia] figliola (con la espunto, a cor-retta su o).

Croniche 9

[32] A li 1458, a li 16 d(e) agusto, in Barlecta fo i(n)coronato re Ferrate p(r)i(m)o, q(ua)le era bastardo p(rim)o de re Alfo(n)so, et fo incoronato p(er) amo(re) d(e) uno ep(iscop)o de casa Orsina i(n) te(m)po d(e) papa Pio d(e) Piccolominibus1.

[33] A li 1459, a li 25 de octob(r)o, vene in Nap(uli) l’a[r]mata del ducha Ioa(n)ni de A(n)gioia, et fo sfracassata in la spiagia de la Matalena da la ge(n)te d(e) re Fer-ra(n)te1; et fo capit(anio) d(e) dicta ge(n)te uno no(m)i(n)e Ciarlo Pagano, maierdomo d(e) re Ferra(n)te, et da quella hora in q(u)a casa Pagana fa le arme soi co(n) fiorid(e)lisi et lo rastello co(n) la croce intorno, p(er)ch(é) guadagnò quelle arme co(n) la spata in mano2.//

[34] (c. 8v) A li 1460 fo ructo re Ferra(n)te in le parte de la cità Sarno dal p(r)icipe d(e) Tara(n)to et ducha Io(ann)i1. Eode(m) anno, alli 22 d(e) iuglio, re Ferra(n)te hebbe victoria in Ursano adpresso Troya in le pertene(n)tie d(e) Capitinata (con-tra) lo co(n)te Iac(ob)o Ioa(nni), il q(u)ale era cap(itani)o del ducha Io[a](nni)2.

[35] A li 1460 ma(d)da(m)ma d(e) Aragona fo maritata al ducha Ercoles d(e) Ferrara, et si partìo i(n) lo a(n)no sop(r)adicto et se ne a(n)dò ad Ferrara1.

[36] A dì 1461 fo morto lo pre(n)cepe d(e) Ta(r)ra(n)to, no(m)mine Iac(ob)o Atonio1.Eode(m) anno na(s)seo do(n) Fra(cis)co d(e) Aragona2.

[37] A li 1463, a li 5 d(e) marczo, fo morto lo ducha Fra(n)cisco d(e) Milana1. Eo-de(m) anno fo morto Co(n)sta(n)tino d(e) li Medici in Fiore(n)cia2.

[38] A li 1465 a li 24 d(e) marczo, d(e) sabbato, fo morta la regina Ysabella mo-glier(e) del re Ferrate p(r)i(m)o, et a li 30 d(e) dicto mese fo facto lo exequio ad S(an)to Piet(r)o Martir(e) d(e) Nap(u)li1.//

[39] (c. 9r) A li 1465, a li 23 d(e) agusto, fo pigliato presone il co(n)te Io(ann)e Bra-scio in lo Castello Novo de Nap(uli) da parte del s(ignor)e re Ferra(n)te primo1.

[40] A li 1465, a li 14 d(e) (set)te(m)b(r)o, ve(n)ni in Nap(u)li la figlia del ducha d(e) Milana nomine Ypolita Maria Spina, la q(u)ale era maritata al ducha d(e) Cala-bria no(m)mine do(n) Alfo(n)so d(e) Aragona, p(rim)ogeni[to] del re Ferra(n)te p(r)imo1.

[41] A li 1469, a li 26 d(e) iug(ni)o, figliao la duchessa d(e) Calabria no(m)mine Ypolita M(ari)a Spina, et fece uno figlio mascolo q(u)ale hebbe nome ducha Ferra(n)te, q(ua)le fo facto p(r)icipe d(e) Capua1.

[42] A li 1471 Maumet, p(r)icipe d(e) turchi, pigliò Nigropo(n)te co(n) tradime(n)to p(er) amor(e) d(e) uno nomine Thomase de li Got1.

[43] A li 1476, a li 7 d(e) set(tembr)o, mada(m)ma Beatrice d(e) ’Ragona, figliole del re Ferra(n)te p(r)i(m)o, se plubicao regina d(e) Ugaria, et fo moglier(e) de re Mactia, re d(e) Ugarie1; et se incoronò a li 15 del dicto mese, et alli 19 se ne u-scìo fora de Nap(u)li et se ne andò// (c. 9v) a la volta d(e) Venecia, et poi se ’nde

[33] 1 l’a[r]mata] la/mata; 1 A(n)gioia] Agi(n)oia; 2 capit(anio)] capit; segue -e poi corretta inj; nell’interlinea, una sorta di 9. [34] 2 Io[a](nni)] macchia d’inchiostro. [36] 2 Eode(m)] se-gue di, espunto; 2 anno] a corretta su e. [38] 1 Ysabella] segue g espunta. [40] 1 Spina] ispana (con i- espunta; -i- corretta su a); 1 p(rim)ogeni[to]] macchia d’inchiostro. [41] 1 no(m)mine] no(m)mina; 1 fo facto] fo fo facto. [42] 1 Thomase] -e corretta su -i. [43] 2 incoronò] -o cor-retta su lettera illeggibile.

Gasparro Fuscolillo10

andò in Ungaria et si portao co(n) essa do(n) Frac(isc)o d(e) Aragona, suo fratel-lo2.

[44] A li 1476 a li 27 d(e) dece(m)bro, ad hor(e) 7, fo a(m)maczato Galiaczo M(ari)a Spina, figliolo de la il(lustrissi)ma ma(d)da(m)ma Bia(n)cha, in dì d(e) s(an)to Stefano da m(issere) Io(ann)i Andrea d(e) Andreamo d(e) Milana [et] da cert[i] alt(r)e soi creati, et subbito dicto Io(ann)i A(n)drea [fo] pigliato et fo squartato vivo1; et lo dicto ducha regnò 10 anni, 9 mesi, 6 giorni2.

[45] A li 1477, a lo p(r)i(m)o d(e) se(ttembro), la regina Io(ann)a M(ari)a d(e) ’Rago-na ve(n)ne in Nap(u)li p(er) muglier(e) de re Ferra(n)te p(rim)o1.

[46] A li 1478, a li 4 d(e) agusto, do(n) Alfo(n)so d(e) Aragona duca d(e) Calabria partìo da Nap(u)li et andò ad trovar(e) la ge(n)te d’arme al Tro(n)to1.

[47] A li 1478, a li 21 iulio, Raimu(n)do Ursino calvacò co(n)te da la Tripalda et de Nola p(er) Nap(u)li co(n) uno suo fratello no(m)mine Roberto, il q(u)ale era d(e) anni 101;// (c. 10r) et lo dicto Roberto fo facto cavaliri a lo Castello Novo p(er) mano d(e) re Ferra(n)te2.

[48] A li 1478 li genoisi pigliorno lo castello de Genua p(er) forcza, lo q(u)ale tene-vano assediato (contra) lo ducha d(e) Milana nomine Tomasi M(ari)a, et ce fo admaczato più d(e) 2000 ho(m)mini1. Eode(m) anno, a li 20 d(e) iulio, lo co(n)te d(e) casa d(e) Acquaviva se inbarchò in lo molo gra(n)de d(e) Nap(u)li co(n) tre navi grosse et a(n)dò [in] Genua, in le q(u)ale navi ce erano bo(m)barde assai, et 6000 prete, et 500 barrile2; intra li alt(r)i ce forno dui mortali ch(e) tiravano in alto et una bo(m)barda chiamata la napulitana3. Eode(m) a(n)no, a li 6 d(e) agu-sto, ve(n)ne la nova ad re Ferra(n)te ch(e) era nato uno figliolo mascolo allo re de Spa(n)gna4.

[49] A li 1479 a li 16 d(e) ie(n)naro, vene(n)do lo vernedì, ad meczanocte se adnegò la nava d(e) re Ferra(n)te chiamata Sa(n) Michele, et se adnegò in lo porto d(e) Alixa(n)dria1.//

[50] (c. 10v) Eode(m) anno, a li 19 d(e) ienaro, morìo ma(d)da(m)ma Lucrecia d(e) Ala(n)[g]io in Roma, la q(u)ale fo la più bella do(n)na ch(e) in quello te(m)po fosse stata, et p(er) la bellecza sua lo re Alfonso se ne innamorao1; et era gra-ti[evo]le do(n)na de lo segio d(e) Capuana2.

[51] A li 1479 a li 22 d(e) frebaro, a le 23 hor(e), se inbarchò il re Ferra(n)te et a(n)dò in Fra(n)czia co(n) dui galer(e), et là stecte p(er) spacio d(e) certo te(m)po co(n) re d(e) Fra(n)czia, et piglia p(er) moglier(e) ma(d)da(m)ma Giarlet, nepote de re d(e) Fra(n)czia, et ne fe’ una figliola q(u)ale hebbe nome de la mat(r)e1; et i(n) te(m)po de sei misi dicta ma(d)da(m)ma Giarlet morìo, et subbito morta ch(e) fo, lo s(ignor)e do(n) Federico tornò in Nap(o)[li]2.

[44] 1 cert[i]] taglio nella carta; 1 [fo]] taglio nella carta. [45] 1 se(ttembro)] sa to. [47] 2 Fer-ra(n)te] Ferra(n)te più d(e) 2000 mordi (mo- riscritto su lettere illeggibili. È probabilmente frutto di un salto durante la copia: cfr. lib. I. 48.1). [48] 1 tenevano] tenea uno tenessano; 2 [in]] buco nella carta; 3 mortali] -i corretta su altra lettera; 3 napulitana] p corretta su altra lettera; 4 allo] la seconda l corretta su altra lettera. [50] 1 Ala(n)[g]io] macchia d’inchiostrosulla g; 2 grati[evo]le] gratile. [51] 2 Nap(o)[li]] li assorbita dalla rilegatura.

Croniche 11

[52] A li 1479 a li 15 d(e) aprile, a le 23 hor(e), figliò la regina Ioa(nna) tercia et fece una figliola fe(m)mina in lo Castello Novo d(e) Nap(u)li1. Eode(m) anno, a li 5 d(e) iunio, morìo lo co(n)te Urso duca d(e) Asculi in Viterbo a le 3 hore de noc-te2. Eode(m) anno fo una gra(n)de morìa i(n) la cità d(e) Nap(u)li, p(er) tale mo-do ch(e) o(n)ne p(er)sona sfractao d(e) dicta cità3.//

[53] (c. 11r) Eode(m) a(n)no, a li 25 d(e) (nove)bro, lo duca d(e) Calabria nomine do(n) Alfo(n)so pigliò la cità d(e) Colle la q(u)ale era d(e) fiore(n)tini, et la pi-gliò p(er) forcza1. Eode(m) an(n)o a li 28 d(e) deceb(r)o, d(e) sabbato a le doi hor(e) de nocte, smo(n)tato i(n) lo molo gra(n)de d(e) Nap(u)li Laure(n)czo d(e) Medicis, q(u)ale era venuto ad Fiore(n)czia co(n) tre galer(e) p(er)ch(é) era fugi-to p(er) timor(e) in le mano d(e) re Ferra(n)te, pare(n)te del dicto duca, et allo-giao a le casi d(e) m(issere) Pascale, co(n)te d(e) Alifre, ad fro(n)te allo Castello Novo2.

[54] A li 1480 re d(e) Spagnia, no(m)mine Ferra(n)te, una co(n) la no(m)minata Ysa-bella sua moglier(e) mosse guerra allo regno d(e) Granata1.

[55] A li 1480, a li 23 d(e) magio, lo gra(n) Turcho desmo(n)tò ad Rodis co(n) gra(n)de esercito et là posse ca(m)po intorno a le mure, et de poi multe bactaglie et ne hebbe una dove ce foreno 14 milia p(er)soni morte, et inco(n)tine(n)te levò ca(m)po intorno1; se ne tornò indereto2.

[56] A li 1480 a li 23 d(e) iulio, a le 6 hor(e) d(e) nocte, uno inmassator(e) no(m)mine Ma(n)go(n)te dismo(n)tò in// (c. 11v) Otra(n)to co(n) 16 m(il)ia turchi, il q(u)ale lo haveva ma(n)dato lo gra(n) Turcho, et li posse ca(m)po1. A li 9 d(e) agusto, i(n) la vigilia d(e) s(an) Laure(n)tio, pigliò Otra(n)to p(er) sforcza, et ce fora admaczati una gra(n) qua(n)tità d(e) (cri)stiani et m(issere) Fra(n)cisco Zurlo una co(n) la moglier(e), et de po’ trasero de(n)tro la terra et fecero uno gra(n) sacchigiame(n)to et occisione d(e) (cri)stiani2. Et questo fo p(er)ch(é) il duca d(e) Calabria, figliolo d(e) re Ferra(n)te, no(n) era i(n) lo regno, ch(e) se trovava in la guerra d(e) Toschana, et ve(n)de al regno3.

[57] A li 1481, a li 4 d(e) magio, il gra(n) Turcho no(m)minato Magomet morìo1.[58] A li 1481, a li 3 d(e) dece(m)bro, en Alfonso duca d(e) Calabria he(m)be O-

tra(n)to ad pacti p(er) amor(e) d(e) uno turcho no(m)minato Thomaschino, et ce pigliò ta(n)ti turchi et turche et li portò in la cità d(e) Nap(u)li1; et in quella guer-ra ce forono morti multi ho(m)mini da bene, zoè lo co(n)te Iulio [...]2//.

[59] (c. 13r) A li 1485, a li 20 d(e) septeb(r)o, li aq(ui)lani se levero ad romor(e) d(e) lu<n>edì ad hor(e) d(e) vespera, et talgliero ad pecczi m(issere) Ant(oni)o d(e) casa Cicinello, gi(n)tilomo d(e) segio d(e) la Mo(n)tagna, et Iacobello Pappaco-da, gi(n)tilomo d(e) segio d(e) Porto, li q(u)ali erano officiali d(e)l re Ferra(n)te in la cità d(e) l’Aquila1.

[52] 2 iunio] n nell’interlinea, corretta su l. [53] 1 la cità] l corretta su d tagliata da titulus.[54] 1 Spagnia] n corretta su i. [55] 1 a li 23] (il 3 sembra corretto su un precedente 8); 1 ma-gio] aggiunto nell’interlinea su maggio, espunto. [58] 1 en Alfonso] en fato; 1 Thomaschino]la seconda h corretta su altra lettera; 1 cità d(e) Nap(u)li] t corretta su r, N- corretta su a.

Gasparro Fuscolillo12

[60] A li 1485, a li 19 d(e) octob(r)o, fo morto lo cardinale d(e) ’Ragona no(m)minato do(n) Io(ann)i, et fo [in] Roma al te(m)po d(e) papa I(n)no(n)ce(n)tio et ipso lo fece i(n)tossichar(e)1; il q(u)ale cardinale era figliolo d(e) re Ferra(n)te p(r)imo2.Eode(m) a(n)no a li 27 d(e) no(vem)b(r)o, a le tre hor(e) d(e) nocte, fugìo da Sa-lerno lo s(igno)re do(n) Federicho secu(n)dogenito d(e) re Ferra(n)te p(r)imo, p(er)ch(é) ipso se tro vò i(n) Selerno qua(n)do se alcero le ba(n)der(e) (contra) il p(redic)to re, et coi figlioli et se ne a(n)dò i(n) Nap(u)li co(n) una barchecta d(e) ci<t>era co(n) 8 rimi3.

[61] A li 1485 ad dì 28 d(e) (novem)bro, ad 20 hore, se liberò ad presone il co(n)te d(e) Mo(n)torio ch(e) stava p(r)esone allo Castello Novo d(e) Nap(u)li1.//

[62] (c. 13v) Eode(m) a(n)no, ad dì 2 d(e) dece(m)bro, se redìo lo castello de la Torre al p(r)icipe d(e) Capua, figliolo del duca d(e) Calabria, et lo castellano fo i(m)piccato1.

[63] A li 1486 lo ducha d(e) Calabria intrao i(n) lo regno p(er) lo ca(m)mino dell’Aq(u)ila p(er) ca(usa) d(e) li s(igno)ri ch(e) erano rebelli (contra) il s(igno-re) re Ferra(n)te p(r)imo1. Eode(m) an(n)o a li 13 d(e) iunio, d(e) do(m)menecha, se pub[l]icao in lo archipiscopato d(e) Nap(u)li la pace co(n) [tu]cta Italia2.

[64] A li 1486 a li 3 d(e) agusto, d(e) do(m)menecha, forono pigliati presuni in lo Ca-stello Novo d(e) Nap(u)li li soctoscripti (videlicet) (signo)ri1: m(issere) Antonel-lo d(e) Adversa, secretario del re Ferra(n)te, m(issere) Fr[an]c(isco) Coppula co(n)te d(e) Sarno, m(issere) Antonello Archamone, m(issere) in Pò2. Et i(n) quello medesimo dì fo pigliato lo co(n)te d(e) Pulicast(r)o figliolo del p(redic)to m(issere) A(n)tonello d(e) Aversa, lo q(u)ale fugiva i(n) Pulicast(r)o, et fo pil-gliato alla Torre d(e) lo Grecho3; et l’aut(r)o dì seque(n)te uno m(issere) Masca, cavallaricio d(e) s(igno)re re, a(n)dao ad Carinola// (c. 14r) et pigliao p(re)sone il co(n)te d(e) Carinola, ch(e) era figliolo de p(redic)to m(issere) A(n)tonello d(e) Aversa4; et la moglier(e) d(e) dicto secretario fo pigliata p(r)esone la do(m)menicha, p(er)ch(é) i(n) lo castello se erano adco(n)czate le feste de lo fi-gliolo del co(n)te d(e) Sarno, che li haveva dato ad i(n)te(n)der(e) ch(e) li vole-vano dar(e) la figli[a] del duca d(e) Amelfe, nepote del s(ignor)e re Ferra(n)te5.

[65] A li 1486 a li 22 d(e) agusto, d(e) [m]artedì, vendero i(n) la cità d(e) Nap(u)li da Sarno 1507 carra d(e) monicione et bu(m)barde d(e) nave, et alt(r)e bu(m)barde d(e) bru(n)czo et 50 barrile d(e) uno palmo et meczo l’uno logno, piene d(e) verge d(e) oro1.

[66] A li 1486, a li 10 d(e) (novem)bro, foro cacciate i(n) ba(n)cha al Castello Novo m(issere) A(n)tonello d(e) Aversa, m(issere) Frac(isc)o Coppula, et tucti dui li figlioli et ratificharo i(n) ba(n)cha tucti li tradime(n)ti volevano far(e) al

[60] 1 [in]] taglio nella carta; 1 i(n)tossichar(e)] la prima s corretta su r; 3 tro[vò]] tro. [62] 1 Torre] atorre d(e) (con a aggiunta da mano più tarda con inchiostro nero e tratto più sottile nell’interlinea su t, d(e) espunto). [63] 2 Eode(m)] segue dì, espunto; 2 pub[l]icao] taglio nella carta; 2 [tu]cta] taglio nella carta. [64] 2 Fr[an]c(isco)] macchia d’inchiostro; 5 adco(n)czate] -e corretta su -o; 5 figli[a]] taglio nella carta. [65] 1 [m]artedì] taglio nella carta. [66] 1 fi-glioli] figlij (con o corretto su j, poi aggiunto li).

Croniche 13

p(redic)to s(ignore) re1; et li donaro termine ad de(n)fe(n)der(e) le lor(e) cause, ma li s(igno)ri p(redic)ti no(n) volevano te(m)po// (c. 14v) nullo, ma se metteva-no alla misericordia del re Ferra(n)te2.

[67] A li 1486 a li 9 d(e) (nove)b(r)o, a le 4 hor(e) d(e) nocte, morìo do(n) Fracischo, figliolo d(e) re Ferra(n)te p(r)imo1. Eode(m) anno a li 23 d(e) (nove)bro, a le 22 hor(e), i(n) la sale del Castello Novo d(e) Nap(uli) forono se(n)te(n)tiati tucti li p(redic)ti s(igno)ri, ch(e) devessero esser(e) p(r)ivati de loro beni et de la vita, et on(n)euno da p(er) sé2; in la q(u)ale se(n)te(n)tia ce foro q(ui)sti s(igno)ri, (vide-licet) lo co(n)te d(e) Capaczi[a], lo co(n)te d(e) Venafra, lo co(n)te d(e) Popolo, lo co(n)te d(e) Bruenacza, et tucti li s(igno)ri d(e) lo co(n)silglio et de la Vicaria d(e) Nap(u)li3.

[68] A li 1486 a li 22 d(e) dece(m)bro, d(e) lunedì, foro inpicchati li dui figlioli del dicto m(issere) Antonello d(e) Aversa, zoè lo co(n)te d(e) Carinola1; et ad le 17 hor(e) fo starssinato sop(r)a una tavola co(n) dui boy p(er) tucta Nap(uli), et poi fo portato a lo Merchato gra(n)de d(e) Nap(uli) et là fo scquartato, et li quatt(r)o quarti ad o(n)ne porta d(e) Nap(uli) ne fo posto uno2. I(n) questo medesimo dì a le 22 hor(e) lo co(n)te [...]3.//

[69] (c. 16r) [...] Sa(n)to Do(m)minicho d(e) Nap(uli) et quello d(e)l co(n)te d(e) Sar-no ad S(an)to Agustino d(e) Nap(u)li1. Eode(m) an(n)o, 17 d(e) magio, Diome-des Carrafa co(n)te d(e) Magd(aloni) fo morto allo Castello dell’ O vop(er)ch(é) isso era castellano de lo dicto Castello, et questo fo d(e) lu(n)nedì2; et lo martedì seque(n)te fo facto lo exequio i(n) S(an)to Dom(ini)co3.

[70] A li 1487, a li 11 d(e) iungio, lo [s](igno)re re Ferra(n)te p(r)imo fece pigliar(e) lo co(n)te d(e) Milana et Salvator(e) Zurlo in lo Castello Novo d(e) Nap(uli)1.Eode(m) an(n)o a li 14 d(e) iulio, d(e) mercodì, forono pigliati p(r)esuni li sop-toscripti s(igno)ri in lo Castello Novo d(e) Nap(uli) a le hor(e) 23, (videlicet) il pri(n)cipe d(e) Altamura d(e) casa de lo Balzo, lo p(r)icipe d(e) Bisignano d(e) casa d(e) Sa(n)toseverino, el ducha da Amelfe d(e) casa Caraccziola, lo co(n)te d(e) Lauria d(e) casa d(e) Sa(n)tosev[e]rino2.

[71] A li 1488 a li 19 d(e) agusto, d(e) lunedì a le 15 hor(e), la il(lustrissi)ma ma(d)da(m)ma Ipolita M(ari)a Spina Sforza,// (c. 16v) duchessa d(e) Calabria, fo morta in lo Castello Capuana d(e) Nap(u)li, ch(e) era mo(n)glier(e) de lo ducha d(e) Calabria, p(r)imogenito d(e) re Ferrate p(r)imo, et a li 22 d(e) dicto mese fo facto lo exequio a la Nu(n)ciata1: loco fo posto lo corpo suo cop(er)to d(e) ’mor-chato d(e) oro, et sta vecino a lo altar(e) maior(e)2.

[67] 2 devessero] deverero (con la prima s nell’interlinea su -e-, la seconda s corretta su r); 3 Capaczi[a]] taglio nella carta. [68] 2 et là fo] et là fo fo. [68] 2 quatt(r)o] titulus su -atto. [c. 16r] nel margine superiore del foglio una mano più tarda, (probabilmente Capasso) annota con inchiostro nero e tratto più sottile manca, ad indicare la caduta di una carta; cfr. § II.6.[69] 1 quello] u aggiunto nell’interlinea su e; 2 dell’[O]vo] dellno; 3 Dom(eni)co] Doc.co. [70] 1 [s](igno)re] taglio nella carta; 1 Novo] nono; 2 casa de lo] casa dolo; 2 Sa(n)tosev[e]rino] macchia d’inchiostro.

Gasparro Fuscolillo14

[72] A li 1488 a li 26 d(e) dece(m)b(r)o, a le 18 hor(e) [de] martedì, partìo da lo Ca-stello d(e) Capuana la ill(ustrissi)ma Ysabella d(e) Arag[o]na duchessa d(e) Mi-lana et a(n)dao allo molo gra(n)de d(e) Nap(uli) ad inbarcharse, ch(e) a(n)dò alla volta d(e) Genua, et llà desmo(n)tao et de poi a(n)dò i(n) Milana a lo marito1; et la adco(m)pagnao lo fratello del dicto duca d(e) Milana no(m)minato lo s(ignore) Ermes, et ipso la consingiò et ingaudiò da parte d(e)l suo fratello2.

[73] A li 1490 lo re d(e) Spa(n)gnia hebbe tucto lo regnio d(e) Granata et ce pigliò p(r)esone lo re d(e) Granata, ch(e) era moro, et lo (con)finò in le ultime parte d(e) Spa(n)gna et llà li stabilìo una certa p(ro)visione sua vita dura(n)te1.// [...]

[74] (c. 19r) A li 1495, a li 24 d(e) ie(n)naro, se partìo lo prefato re Ferra(n)te s(ecundo) et a(n)dò trovar(e) li fra(n)cisi ad S(an)to Germano, ch(e) li dicti fra(n)cisi viniano ad pigliar(e) lo regno d(e) Nap(u)li1. Eode(m) a(n)no a li 2 d(e) frebaro, ad dui hor(e) d(e) nocte, se scappulao lo co(n)te d(e) Popolo, q(u)ale stava p(r)esone2. Eode(m) an(n)o a li 4 d(e) frebaro, d(e) martedì ad hor(e) 7, partìo re Alfo(n)so s(ecundo) co(n) dui galer(e) et a(n)dò i(n) Sicilia et portò una fusta et dui barche3; et i(n) quell’ora fo un gra(n)de pia(n)to i(n)fra la il(lustrissi)ma s(ignora) regina et sua mat(r)e et lo s(ignor)e do(n) Federicho et alt(r)i signuri ch(e) se trovaro i(n)semi4.

[75] A li 1495 a li 24 d(e) frebaro, d(e) vernedì, se re(n)deo Nap(u)li ad re Carlo d(e) Fra(n)cza, et i(n) quello dì trasero li fra(n)cisi de(n)tro la cità d(e) Nap(u)li co(n) speruni d(e) lengio et co(n) li archi ad verrecta i(n) mano1. Eode(m) a(n)no, a li 24 d(e) frebaro, se partìo dal Castello Novo il re Ferra(n)te secu(n)do et la regina sua bava una co(n) la infa(n)ta // (c. 19v) figliola d(e) re Ferra(n)te p(r)imo, et a(n)daro i(n) Ischa co(n) lo s(ignor)e do(n) Federicho2; et portava 18 galer(e), et p(er) no(n) poterno partir(e) tre navi grosse, le abbrusarno i(n)nel molo gra(n)de d(e) Nap(uli)3: l’una era 3000 bucti, et l’alt(r)a è 4000, et l’aut(r)a è d(e) 4000 bucti4. Eod(e)m an(n)o a li 23 d(e) frebaro, d(e) do(m)menech(e), se levaro le ba(n)der(e) i(n)torno allo Castello Novo d(e) Nap(uli) [che] se teneva p(e)r re Ferrate secu(n)do5. Eode(m) an(n)o, a li 7 d(e) marczo, se re(n)dìo lo Castello Novo al re Carlo d(e) Fra(n)cza, et in quello giorno il pri(n)cipe d(e) Salerno ve(n)ne co(n) l’armata d(e) Fra(n)cza6. Eode(m) a(n)no, a li 8 d(e) marczo, se re(n)deo Piczofalcone, et i(n) quello dì se ordinaro le ba(n)der(e) allo Castello d(e)ll’Ovo ch(e) se teneva alla fedelità d(e) re Ferra(n)te secu(n)do7. Eode(m) an(n)o, a li 12 d(e) marczo, stava ad pacto lo Castello dell’Ovo, et m(issere) Ant(oni)o d(e) Pecczuli, castellano del dicto castello, fece i(n)trare// (c. 20r) i(n)dicto castello lo p(r)icipe d(e) Salerno et poi i(n)sìo fore ad portar(e) le chiave al re d(e) Fra(n)cza, e a li 14 d(e)l dicto alzò le ba(n)der(e) d(e) Fra(n)cza8.

[72] 1 Arag[o]na] taglio nella carta; 2 del dicto] t corretta su altra lettera; 2 parte] r nell’interlinea su a. [c. 19r] nel margine in alto a sinistra una mano più tarda (probabilmenteCapasso) annota con inchiostro nero manca, ad indicare la caduta delle cc. 17-8 (cfr. 16r).[75] 4 è d(e)] et d(e); 5 [che]] taglio nella carta; 7 ch(e) se teneva] ch(e) se teneva/ ch(e) se teneva; 8 fore] e corretta su a.

Croniche 15

[76] A li 1495, a li 20 d(e) ap(r)ile, partìo da Yscha re Ferra(n)te secu(n)do p(er) Sici-lia1. Eode(m) an(n)o, a li 12 d(e) magio, cavalcao re d(e) Nap(u)li p(er) tucta la cità re Carlo, re d(e) Fra(n)cza2. Eode(m) a(n)no, a li 20 d(e) magio, partìo re Carlo da Nap(uli) p(er)ch(é) Ytalia se era r[eb]ellata (contra) sua M(aies)tà3. Se ne andò in Fra(n)cza4. Eode(m) a(n)no, a li 10 d(e) iu(n)nio, l’armata d(e) re d(e) Fra(n)cza a(n)dò i(n) Ischa co(n) 10 galer(e) et 7 barch(e)5. Eode(m) a(n)no, 23 d(e) iunnio, fo sacchiata Gayta6. Eode(m) an(n)o a li 7 d(e) iulio, d(e) martedì, ad 7 hor(e) d(e) nocte, la matina ad l’a(m)bbi se lassaro le ba(n)der(e) d(e) re Ferrate s(ecundo) p(er)ch(é) lo lunedì dena(n)ti se era adprese(n)tata l’armata p(er) mar(e) de più de 50 vele grosse et picchole, dove era pocha ge(n)te d(e) facto p(er)ch(é) era venuta in Nap(u)le p(er) le lecter(e)7.// (c. 20v) Eode(m) an-(n)o, a li 13 d(e) noveb(r)o, vene i(n) Nap(u)li l’armata della s(igno)ria d(e) Ve-necia, q(u)ale foro 20 galer(e), i(n) favor(e) del s(ignor)e re Fera(n)te s(ecund)o, et stectero p(er) fino ad guerra finita al porto8; et il p(redic)to re li donò in pingio cinq(ue) terre, zò in Puglia, Trani, Mola, Polignano, Monopoli, et Brindisi et O-tra(n)to9.

[77] A li 1495, a dì 24 de octob(r)o, ve(n)de lo s(igno)re do(n) Federico co(n) cinquo galer(e), et quello giorno medesimo se ro(m)pìo la tregua co(n) [l]i fra(n)cisi in Nap(uli)1. Eode(m) a(n)no, a li 26 d(e) octob(r)o, partìo mo(n)signor(e) d(e) Pe-sara co(n) l’armata2. Eode(m) an(n)o fo pigliata Nocera de li Pagani da re Fer-ra(n)te s(ecund)o, ch(e) dicta Nocera se teneva p(er) li fra(n)cisi, et fo a li 10 d(e) noveb(r)o3; et le dicte ge(n)te d(e) re Ferra(n)te la sacchigiao4. Eode(m) an-(n)o, a li 13 d(e) noveb(r)o, fo pigliata la citadella d(e) Castello Novo p(er) ma-no d(e) re Ferra(n)te s(ecund)o et suo exercito, la quale fo pigliata p(er) forcza5.

[78] A li 1496, a li 18 d(e) magio, lo Gra(n) Capitanio no(m)minato Co(n)salvo Fer-ra(n)te pigliò p(er) forcza Layno ad// (c. 21r) meczanocte, dove ce pigliò [lo fi-glio] del co(n)te d(e) Capaczia no(mina)to Iacobo A(n)tonio d(e) Sa(n)severino, q(u)ale ce fo morto, et dui alt(r)i ce foro pigliati presuni et ma(n)dati in Nap(u)li al s(ignor)e re1. In quello medesimo dì in A(b)bru(n)czo fo ructo lo s(ignor)e Carlo de Sanframu(n)do, lo q(u)ale tenea la parte de re Fra(n)za, et fo ructo da lo co(n)te d(e) Pop(o)li et lo s(ignore) do(n) Carlo d(e) Aragona et da lo duca d(e) Amelfe2. Eode(m) an(n)o, a li 22 d(e) iunio, vende da Frangnito una i(m)magine de la Vergene Maria, la q(u)ale lo s(ignor)e re Ferra(n)te à brusiata la terra ch(e) se teneva p(er) li fra(n)cisi, et essa i(m)ma(g)gine no(n) se adbrusiò nie(n)te p(er) vero miracolo3; et lo s(ignor)e re, vede(n)no tale miracolo, subbito la ma(n)dò i(n) Nap(u)li, ch(e) al p(r)ese(n)te sta ad Sa(n)ta M(ari)a d(e) la Nova4.Eode(m) a(n)no, a li 17 d(e) iulio, se fecero li capitoli tra la S(igno)ria d(e) re

[76] 3 r[eb]ellata] taglio nella carta; 5 a li 10] a li corrette su 23. [77] 1 [l]i fra(n)cisi] taglionella carta; 2 a(n)no] corretto su dì; 2 mo(n)signor(e)] s corretta su g; 3 de li] -e corretta su a;3 da re] d(e) re. [78] 1 pigliò [lo figlio] del co(n)te] pigliò del co(n)te; 1 Capaczia] Capaciza; 2 medesimo] segue a(n)no, espunto; 3 de la Vergene] de la v vergene; 3 à brusiata] s corretta su f; 3 i(m)ma(g)gine] i(m)ma(g)gine/ inma(g)gine; 4 d(e) la] d(e) la la (con il secondo la espun-to); 5 capitoli] t corretta su l.

Gasparro Fuscolillo16

Ferra(n)te s(ecund)o et mo(n)signor(e) d(e) Bo(n)pensieri et Vergilio Orsino et alt(r)i capitani fra(n)cisi, p(er)ch(é) il p(redic)to s(igno)re re li havea assediati a la Tella5; et de poi a li 17 d(e) agusto il p(redic)to re hebbe la terra no(m)minata la Tella una co(n) li capitanii fra(n)cisi et italiani, et lo p(redic)to re Ferra(n)te// (c. 21v) fe’ venir(e) li fra(n)cisi et capitanii i(n) Castello ad mar(e) et llà stectero circha 21 iorno, dove incom(en)zaro ad cascar(e) malati p(er) modo ch(e) ne morivano 100 lo dì6. Vede(n)no questo il p(redic)to re lo fece inbarchar(e) tucti et a(n)daro ad Baya, et llà stectero, ch(e) tucti se admalaro, dove ce foro quasi morti tucti7. Eode(m) an(n)o, a li 4 d(e) octob(r)o, fo morto lo p(r)icipe d(e) Spa(n)gna no(m)mine do(n) Io(ann)i d(e) Aragona8. Eode(m) a(n)no a li 7 d(e) octob(r)o, d(e) vernedì, a le 14 hor(e) morìo re Ferra(n)te s(ecund)o i(n) lo Ca-stello d(e) Capuana et fo socterrato i(n) Sa(n)to Do(m)minicho, et succese il re-gnio ad do(n) Federicho suo cio carnale, p(er)ch(é) <i>l (con)da(m) re morìo secza erede9. Eode(m) an(n)o, a li 14 d(e) octob(r)o, in lo Castello d(e) Capuana lo s(igno)re Ber(nardi)no d(e) Sanseverino p(r)icipe d(e) Bisignano fo feruto ad uno pognalo in pecto p(er) mano de uno grecho, nepote de lo i(m)parator(e) Co(n)sta(n)tino10; et subbito fo pigliato, et a li 2 dì fo squartato allo Merchato d(e) Nap(uli) co(n) multa devotione11.//

[79] (c. 22r) A li 1496, a li 6 d(e) noveb(r)o, morìo mo(n)signor(e) d(e) Bo(n)pe(n)-sieri, cap(itani)o d(e) la ge(n)te d(e) re d(e) Fra(n)cza, lo q(u)ale admalò ad Baya co(n) li alt(r)i fra(n)cisi, et morìo ad Pecczuli, et fo socterrato ad S(an)to Frac(i-sc)o d(e) Poczolo1.

[80] Eode(m) a(n)no, a li 19 d(e) noveb(r)o, re Federicho hebbe Gaeta, ch(e) la tene-va adsediata p(er) mar(e) et p(er) terra1. Eode(m) an(n)o, a li 21 d(e) noveb(r)o, lo Gra(n) Capitanio intrao i(n) Nap(u)li, il quale veni[va] como cap(itani)o i(n) favore d(e) re Federicho co(n)tra fra(n)cisi2.

[81] A li 1497, a li 13 d(e) ie(n)naro, ve(n)de lo corpo d(e) s(an)to Iennaro, lo q(u)ale stava i(n) Sa(n)ta M(ari)a de Mo(n)tev(er)gene sop(r)a la Tripaula1. Eod(e)m a(n)no, a li ii d(e) marzo, lo Gra(n) Capi(tanio) no(m)mine Co(n)salvo Fer-ra(n)te se partìo da Nap(u)li et pigliò Hostia p(er) sforcza, et piaoce uno capita-nio fra(n)cese dentro2; et de poi la donao dicta Hostia ad papa Alisa(n)dro3.//

[82] (c. 22v) A li 1497, a li 18 d(e) iu(n)gno, fo admaczato il duca de Candia p(er) mano del fratello cardinale d(e) Vale(n)tia, li q(u)ali erano figlioli d(e) papa Ali-xa(n)dro tucti dui1.

[83] A li 1497, a li 10 d(e) agusto, re Federicho se i(n)coronò in la cità de Capua p(er) mano del cardinale de Vale(n)tia, figliolo d(e) papa Alixa(n)dro, lo q(u)ale fo po’ ducha d(e) Vale(n)tino, il q(u)ale [fo] il più crudile homo fosse nato sop(r)a

[78] 6 morivano] v inserita nell’interlinea su a; 7 lo fece] lo/ lo fece; 7 ch(e) tucti] -i su lettera illeggibile; 8 Eode(m) an(n)o] a sinistra una manina con l’indice puntato disegnata con lo stesso inchiostro adoperato per la scrittura di questa notizia; 9 Eode(m) a(n)no] cfr. lib. I. 78.8; 9 a le 14] -e su -i. [78] 10 i(m)parator(e)] la seconda r inserita nell’interlinea su o. [80] 2 veni[va]] taglio nella carta. [81] 2 piaoce] tra i ed a una l inserita successivamente. [83] 1 A li 1497] nel margine esterno della carta, una piccola corona; 1 [fo]] taglio nella carta.

Croniche 17

la terra1. Eode(m) an(n)o, a li 28 d(e) (set)teb(r)o, se rebellao lo pri(n)cipe de Salerno no(m)minato A(n)tonello d(e) Sanseverino, et subbito re Federicho pos-se in ordine le ge(n)te d’arme et fa(n)taria et ma(n)dolle ad Salerno, et alli 15 d(e) dicto pigliò dicta terra2. Eode(m) an(n)o, a li 2° d(e) octob(r)o, intrao la re-gina Ysabella d(e) casa d(e) Balzo, moglier(e) d(e) re Federicho, la q(u)ale ve(n)de da Puglia3.//

[84] (c. 23r) A li 1498 a li 12 d(e) frebaro, d(e) martedì, a le hor(e) 23, vende da Dia-no il re Federicho p(er)ch(é) havea tenuto assedio lo p(r)icipe d(e) Salerno, il q(u)ale no(n) posse(n)do resister(e) i(n) Diano (contra) il re, e capitoliczò co(n) sua M(aiest)à de dar(e) ad quella tucte le fortelliczi, et ch(e) li donasse il passa-gio d(e) posser(e)sende a(n)dar(e)1; et il re fo co(n)te(n)to, et hauto che hebbe Diano, se partìo v(er)so lo ca(m)mino d(e) Pu[li]cast(ro) et llà se i(m)barchò co(n) 4 galer(e) et se ne ve(n)de i(n) Nap(u)li2. Ma la p(r)ima volta ch(e) di-smo(n)tò da le galer(e) fo i(n) Castello ad mar(e), et llà [se] reposao 3 dì et poi se i(m)barchao et vende in Nap(u)li3. Eode(m) an(n)o a li 7 d(e) aprile, d(e) sab-bato, morì re Carlo d(e) Fra(n)cza in Bles et succese il regnio al ducha d(e) Orie-lies no(m)mi(na)to mo(n)signor(e) L[o]yse, et fo facto re d(e) Fra(n)cza4. E-od(em) a(n)no, a li 25 d(e) iuglio, cavalcò p(er) Nap(u)li il p(r)incipe d(e) Amel-fe no(m)minato Troyano Caracziola, il <qu>ale p(r)ima se chiamava duca, et calvachò co(n) la inpresa d(e) casa d(e) ’Rogona5. Eod(e)m an(n)o, alli 26 d(e) iug(n)o, calvacò p(er) Nap(u)li almiralglio d(e) mar(e) il p(r)incipe d(e) Basi-gnano, no(m)minato Ber(nardi)no d(e) Sa(n)toseverino, et calvacò multo hono-ratame(n)te co(n) la inpresa d(e) casa d(e) ’Ragona6.//

[85] (c. 23v) A li 1499, a li 15 d(e) iennaro, lo s(igno)re re Federicho intrao i(n) la ci-tà dell’Aquila d(e) iovedì ad hor(e) 181; et ce forono co(n) sua M(aies)tà li su-btoscripti s(igno)ri, (videlicet) lo s(ignore) do(n) Carlo, lo co(n)te d(e) Populi, lo ducha d(e) Termine et alt(r)i s(igno)ri, dove foro in tucto, fra ad pedi et ad caval-lo, più d(e) 5000 p(er)sone2. Eode(m) a(n)no, a li 17 d(e) ie(n)naro, morìo in Se-nalglia il p(r)incipe d(e) Salerno no(m)mina[to] Anto(ne)llo d(e) Sa(n)severino3.Eode(m) a(n)[no], alli 17 d(e) ie(n)naro, morìo in Senalglia il p(r)incipe d(e) Sa-lerno4. Eode(m) a(n)no, a li 22 d(e) magio, m(issere) in Paschale co(n)te d(e) A-life morìo a le 13 hor(e), et lo corpo suo sta interrato ad Sa(n)ta M(ari)a d(e) la Nova d(e) Nap(uli)5. Eode(m) an(n)o, a lo p(r)imo d(e) (set)teb(r)o, la regina Io-a(n)na vedua, moglier(e) d(e) re Ferra(n)te p(r)i(m)o, se i(m)barchò co(n) dui navi grosse d(e) 4000 bucti l’una et a(n)dò i(n) Spagnia ad trovar(e) el suo fratello no(m)minato re Ferra(n)te d(e) A ra gona et d(e) Spa(n)gia6. Eode(m) a(n)no, a li 9 d(e) (set)teb(ro), se re(n)dìo Milana ad re d(e) Fra(n)cza no(m)minato re Loyse7.// (c. 24r) Eode(m) a(n)no a li 7 d(e) ap(r)ile, d(e)

[83] 3 Ysabella] Ysalella; 3 Balzo] lalzo (la seconda l corretta su s). [84] 2 lo ca(m)mino d(e)] lo ca(m)mino d(e)/de; 2 Pu[li]cast(ro)] taglio nella carta; 3 [se]] taglio nella carta. [85] 2 su-btoscripti] r nell’interlinea su i; 3 no(m)mina[to]] taglio nella carta; 3 Antonello] -o- inseritanell’interlinea su t; 5 magio] a inserita nell’interlinea su g; 6 Spagnia] g corretta su n, n cor-retta su i.

Gasparro Fuscolillo18

lu(n)nedì, a le 2 hor(e) d(e) nocte, figliò la regina Ysabella del Barzo molglier(e) d(e) re Federicho et fece uno figliolo mascolo quale hebbe nome do(n) Alfo(n)so 3°8; et fo bacticzato alla Cappella Reale d(e)l Castello Novo, et li co(m)pari fo-rono li soptoscripti p(r)i(n)cipi, (videlicet) il p(r)icipe d(e) Besi(n)gnano, no(m)minato Ber(nardi)no d(e) casa d(e) Sa(n)[se]verino, et il p(r)icipe d(e) Amelfe no(m)minato Troyano Caracziola9.

[86] A li 1500, a li 8 d(e) frebaro, il d[uc]ha d(e) Milana recuperao Milana q(u)ale se teneva p(er) fra(n)cisi1. Eod(em) a(n)no, a li 13 d(e) frebaro, ve(n)de la nova i(n) Nap(u)li ch(e) lo re(n)gno d(e) Granata era rebellato co(n)tra re d(e) Spa(n)gia2.Eode(m) an(n)o, a li 7 d(e) aprile, li sguiczari tradero il duca d(e) Milana et lo donaro in poter(e) d(e) re Fra(n)cza3. Eode(m) a(n)no, a li 25 d(e) ap(r)ile, una figura d(e) la V(er)gine M(ari)a ch(e) stava a lo Carmine d(e) Nap(uli) la piglia-ro certi napolitani et lla portaro co(n) la p(ro)cessione in Roma, p(er)ch(é) era lo a(n)no sa(n)to, et p(er) lo cammino dicta figura fece miraculi ad Fu(n)di et d(e) poi in Roma// (c. 24v) fece miraculi adssai4; et il papa ce la volse far(e) levar(e), ma il cardinale d(e) Nap(u)li no(n) volso5; et torna(n)dose in Nap(u)li la posero in lo altar(e) mayor(e) d(e)l Carmino dove al p(rese)nte sta, e ha facti et fa multi miraculi, dove have sanati multe cieche et zo(n)ppi et alt(r)i mali como chiara-me(n)te se vede, et se ne è facto p(ro)cessi6. Eode(m) an(n)o del mese d(e) ma-gio adparse cometa i(n) tramo(n)tana co(n) la coda v(er)so meczogiorno, co(n) una stella v(er)so pone(n)te, la q(u)ale era multo luce(n)te7. Eode(m) an(n)o, a li 15 d(e) iulio, vende l’armata d(e) re d(e) Spa(n)gia i(n) Sicilia, ch(e) foro 46 barche8. Eode(m) a(n)no, a li 28 d(e) iuglio, il duca Vale(n)tino no(m)mine Ce-saro, figliolo d(e) papa Alixa(n)dro, adsaltò lo s(ignore) d(on) Alfo(n)so d(e) ’Ragona suo co(n)gnato, q(u)ale era figliolo bastardo d(e) re Alfo(n)so 2° d(e) casa d(e) ’Ragona, et lo ferìo i(n) testa9; et de poi alcuni dì ch(e) era quasi sano lo assaltao un’alt(r)a volta nello lecto, et li posse un pu(n)gnale i(n) quella// (c. 25r) medesima ferita et una tovalglia in boccha p(er) modo ch(e) lo fenìo d(e)l tucto10; del ch(e) il papa ne hebbe gran dispiacer(e)11.

[87] A li 1500, a li 20 d(e) iuglio, vende la nove in Nap(u)li ch(e) l’armata del Turcho era 300 vele adpresso golfo1. Eode(m) an(n)o, a li 10 d(e) agusto, vende la nova i(n) N[a]p(o)li como lo figliolo del re d(e) Portagallo, quale era p(r)incipe d(e) Spagna, cas c hao da cavallo et subbito fo morto2. Eode(m) a(n)no, a li 13 d(e) agusto, fo pigliato Modo et Corona da l’armata del Turcho, le q(u)ale terre erano de la Signoria d(e) Venecia3. Eode(m) an(n)o, a li 19 d(e) dece(m)b(r)o, de(n)tro la cità d(e) Nola mirìo m(issere) Ia(n)naderno genoese, cap(itani)o d(e) le ge(n)-te d’arme d(e) re Federicho4.

[85] 9 p(r)i(n)cipi] titulus segnato sulla seconda i; 9 (videlicet) il p(r)icipe] -p- corretta su n; 9 Sa(n)[se]verino] taglio nella carta. [86] 1 d[uc]ha] taglio nella carta; 2 Spa(n)gia] g corretta su lettera illeggibile; 2 re(n)gno] n corretta su i; 2 rebellato] -o corretta su -a; 6 facto] focto; 10 assaltao] a inserita tra t ed o; 10 tovalglia] g corretta su i; 11 hebbe] -e- corretta su a. [87] 2 N[a]p(o)li] taglio nella carta; 2 Portagallo] p- corretta su altra lettera, la prima a corretta su o, -o corretta su -e; 3 le q(u)ale] lo q(u)ale.

Croniche 19

[88] A li 1501, a li 16 d(e) magio, vende da Ungaria la regina d(e) Ungaria no(m)-minata ma(d)da mma Beatrice d(e) Aragona, figliola d(e) re Ferra(n)te p(r)i-(m)o, p(er)ch(é) lo marito l’avea renu(n)ciata p(er) causa ch(e) no(n) faceva fi-glioli1.// (c. 25v) Eode(m) an(n)o, a li 19 d(e) magio, fo pigliato lo p(r)icipe d(e) Bisignano no(min)e Ber(nardi)no de Sa(n)severino, lo q(u)ale era traditor(e) del re Federicho suo co(m)par(e)2. Eode(m) an(n)o, a li 25 d(e) magio, figliao la re-gina Ysabella et fece uno figliolo mascolo3. Eode(m) an(n)o, a li 28 d(e) magio, vende la p(ri)cipessa d(e) Bisignano ch(e) havea re(n)dute tucte le forte[lli]cze al duca Carlo da parte del s(igno)re re Federicho d(e) ’Ragona4. Eode(m) a(n)no, alli 6 d(e) agusto, lo s(igno)re re Federicho fece bactizar(e) lo figliolo i(n) la Cappella Reale del Castello Novo d(e) Nap(u)li, q(u)ale hebbe nome do(n) Ce-saro5; et li co(m)paro forono lo soptosc[r]ipto s(igno)re, (videlicet) lo inbassa-tor(e) d(e) Venecia6. Eode(m) an(n)o, a li 29 d(e) iug(no), partìo il re Federicho co(n) le ge(n)te d’arme et a(n)dò p(er) fine ad Capua, p(er)ch(é) li venia lo exer-cito d(e) re d(e) Fra(n)cza inco(n)tra7; et de poi ne tornò a li 3 d(e) lulglio in Nap(u)li sulo co(n) la guardia soa8.// (c. 26r) Eode(m) an(n)o, a li 26 d(e) iulio, tucte li ge(n)telo(m)mini et popoli napolitani se honero insiemi in lo archipisco-pato d(e) Nap(u)li et iuraro ’magio et esser(e) ad uno male, et se fecero dir(e) la messa dal viscopo d(e) Nap(u)li et tucti iuraro sop(r)a lo Corpo d(e) (Cri)sto d(e) essere tucti uniti9.

[89] A li 1501, a li 17 d(e) iuglio, li fra(n)cisi pilgliaro Capua ad pacto et de poi la sacchigero1; et li cap(itani)i fra(n)cisi foro li sop[to]scripti, (videlicet) lo s(igno)re de Bongy, fransese, et il co(n)te d(e) Cayacza d(e) casa d(e) Sa(n)-severino, italiano2; et d(e) loro sachigam(en)to ne fo causa il duca d(e) Va-le(n)tinos, figliolo d(e) papa Alixa(n)dro3. Eode(m) an(n)o, a li 29 d(e) iuglio, se apersero le porte d(e) S(an)to Piet(r)o ad Ara in Nap(u)li p(er) lo iubileo li havea ma(n)dato papa Alexa(n)dro4. Eode(m) dì venne in Nap(u)li lo tro(m)becta d(e) fra(n)cisi, et fe’ com(andamen)to ad napolitani devessero portar(e) le chiave ad mo(n)signor(e) d(e) Bongi et ch(e) devessero alczar(e) le ba(n)der(e) d(e) re d(e) Fra(n)cza5.// (c. 26v) Eode(m) an(n)o re Federicho fece ava(n)ti lo tarsinar(e) parlam(en)to ad tucti baroni et ge(n)tilo(m)mini, et poi li regracia(n)doli del bo-no amor(e) havea trovato in loro et cussì fece re(n)de il magio6; in medesimo dì et una co(n) la mo(n)glier(e) et figlioli se inbarcharo et a(n)d<a>ro ad Yscha7.

[90] A li 1501, a li 30 d(e) iulio, li electi d(e) Nap(u)li a(n)daro ad canpo d(e) fra(n)cisi ch(e) stava ad Marczanisi ad iurar(e) ’magio, et a li 31 del dicto ve(n)-dero li cap(ito)li spa[c]zati da mo(n)signor(e) de Bo(n)gi cap(itani)o d(e) ca(m)-

[88] 4 forte[lli]cze] taglio nella carta; 4 al duca] al duca d(e) [con d(e) espunto]; 5 fece] -e corretta su altra lettera; 5 lo figliolo] i(n) lo figliolo (con la -o di lo corretta su i); 5 i(n) la] l corretta su altra lettera; 6 lo] -o corretta su -i; 6 soptosc[r]ipto] -o corretta su -i; 6 inbassa-tor(e)] i- corretta su s; 7 exercito] t corretta su altra lettera, forse c. [89] 2 sop[to]scripti] ta-glio nella carta; 5 Eode(m) dì venne] Eode(m) d(e) vernedì; 6 re Federicho] aggiunto succes-sivamente su Ferra(n)te, espunto. [90] 1 a li 31 del] a li 31 d(e) del [con d(e) espunto]; 1 spa[c]zati] taglio nella carta.

Gasparro Fuscolillo20

po fra(n)cese1. Eode(m) an(n)o, a li 31 d(e) iuglio, se scappulao lo principe d(e) Bisignano ch(e) stava p(r)esone allo Castello Novo, et pagò ducati 10.000 p(er) lo rescacto d(e) s(igno)re Frabicio Colo(n)da, ch(e) fo pigliato ad Capua, ch(e) era capitanio d(e) re Federicho d(e) Aragona2.// (c. 27r) Eode(m) an(n)o, a lo p(r)i(m)o d(e) agusto, vendero sei galer(e) d(e) Villamarina, cap(itani)o d(e) l’armata d(e) re d(e) Spagna3. Eode(m) a(n)no, a li 2° d(e) agusto, re Federicho redé tucte le fortellicze, a le 3 hor(e) de nocte se ne a(n)daro in Yscha4. Eode(m) an(n)o, a li 30 d(e) agusto, se ne intraro la reg[i]na infa(n)te figliola de re Fer-ra(n)te p(r)i(m)o co(n) le galer(e) d(e) Villamarina et a(n)dò ad Sorre(n)ti, et quilli d(e) Sorre(n)ti no(n) la v[ol]sero adceptar(e)5; et llà stecte adssai dì in q(ui)lli magazeii d(e) la marina, et de poi se ne andò in Sicilia6.

[91] A li 1501, a li 4 d(e) agusto, trasìo mo(n)signor d(e) Bongy in Nap(u)li co(n) il co(n)te d(e) Cayacza cap(itani)o d(e) re d(e) Francza1. Eode(m) an(n)o, a li 6 d(e) agusto, vende l’armata d(e) Fra(n)cza da Genua, la q(u)ale foro 4 carra(n)-che et dui galer(e) et octo fuste et sei brea(n)tini2; la q(u)ale armata era venuta p(er) sacchigar(e) Napuli3.// (c. 27v) Eode(m) an(n)o, a li 10 d(e) agusto, vende l’armata da Norma(n)dia, q(u)ale foro 11 barche4. Eode(m) an(n)o, a li 18 d(e) agusto, partìo da Nap(u)li l’armata d(e) re d(e) Fra(n)cza, la q(u)ale forono 21 nav<e>, octo galer(e), octo fuste et sei barche, le quale a(n)daro verso leva(n)te5.Eode(m) an(n)o, a li 20 d(e) septeb(r)o, morìo el co(n)te d(e) Cayacza i(n) la ca-sa d(el) co(n)te de M(a)gd(aloni), et fo sotterrato ad Sa(n)ta M(ari)a d(e) Mo(n)teoliveto d(e) Nap(u)l[i]6. Eode(m) an(n)o, a [li] 6 d(e) (set)te(m)bro, partìo re Federicho et a(n)dò in Fra(n)cza, il q(u)ale se partìo da Ysca co(n) le galer(e)7. Eode(m) a(n)no, a li 10 d(e) (set)te(m)bro, partìo da Nap(uli) il ducha <Valen>tinos et andò in Roma8. Eod(e)m a(n)no, a li 8 d(e) octobro, morìo mo(n)signor(e) d(e) Belcayro a la casa d(e)l co(n)te ca(m)melli<a>gno in Na-p(u)li9. Eod(em) a(n)no, a li 7 d(e) deceb(r)o, ve(n)dero tre navi grosse da Genua d(e) 4000 bocti l’una, et a(n)daro ad trovar(e) l’armata d(e) Fra(n)cza ad Mitilli-no10.//

[92] (c. 28r) A li 1502, a li 18 d(e) marczo, partìo da Nap(u)li il vicerré d(e) fra(n)-czisi no(m)minato lo ducha d(e) Manues, lo q(u)ale stava veceré in Nap(u)li da parte d(e) re d(e) Fa(n)cza, et andò in Puglia p(er) spartir(e) lo regno co(n) re d(e) Spagna1. Eode(m) an(n)o, a li 14 d(e) magio, se most(r)ò una gra(n) copi[a] d(e) vermi in color(e) d(e) horo, et q(ui)sti intorno le mur(e) d(e) Nap(u)li2; et poi alcuno <dì> d(e) poi adparsero certi alt(r)i vermi nig[ri] et pelosi, et admac-zorno tucti li sop(r)adicti vermi3. <R>emasero i(n)torno le mur(e) d(e) Nap(u)li4.Eode(m) an(n)o a li 10 d(e) iug(li)o, d(e) sabbato, a le 24 hor(e), la regina Ysa-

[90] 5 intraro] la seconda r aggiunta nell’interlinea tra a ed o; 5 reg[i]na] taglio nella carta; 5v[ol]sero] taglio nella carta; 6 adssai] i corretta su lettera illeggibile. [91] 3 Napuli] l tagliatada titulus pleonastico; 7 a [li]] taglio nella carta; 10 a li 7 d(e)] a li 7 d(e) d(e); 10 bocti] bacti. [92] 1 il vicerrè] vicer aggiunto nell’interlinea tra il e re; 1 fra(n)czisi] s corretta su a; 2 co-pi[a]] taglio nella carta; 3 nig[ri]] taglio nella carta; 5 iug(li)o] u corretta su n.

Croniche 21

bella co(n) tutti li figlioli vendero i(n) Nap(u)li, et li fo donata la sta(n)tia al Ca-stello dell’Ovo p(er)ch(é) ad Yscha era la peste5.

[93] A li 1502, a li 13 d(e) agusto, se bandìo la guerra in p(rim)o co(n) quattro tro(m)-becte (contra) d(e) re d(e) Spangna et il Gra(n) Capitanio, q(u)ale e<ra> cap(i-tani)o del re d(e) Spa(n)gna, p(er)ch(é) erano i(n) deffere(n)tia al spartir(e) il re(n)gio1.// (c. 28v) Eode(m) an(n)o, a li 21 d(e) agusto, la regina Ysabella, mo(n)glier(e) d(e) re Federicho, una co(n) li figlioli se ne a(n)dero i(n) Fra(n)cza ad trovar(e) il marito et pat(r)e2. Eode(m) an(n)o, a li 22 d(e) agusto, il duca d(e) Namurs, vecerré d(e) Nap(u)li, co(n) alt(r)i s(igno)ri fra(n)cisi et pigliaro la cità d(e) Canosa ad pacto3. Eode(m) an(n)o, a li 13 d(e) octob(r)o, il Gra(n) Cap(itani)o no(m)i(n)e Co(n)salvo Ferra(n)te ma(n)dò 5 bender(e) d(e) spa(n)-gnoli a la Tripalda, et quella tenero p(er) alcuni dì p(er) lo s(ignore) re d(e) Spa(n)gna4; et d(e) poi foro d(e) occordio co(n) li fra(n)cisi et fecero treva, et le dicte ba(n)dere d(e) spa(n)gnoli se ne tornaro i(n) Barletta5. Eod(em) a(n)no, a li 8 d(e) dece(m)bro, il vecerré fra(n)cese, no(m)i(n)e duca d(e) Namurs, et era in Amelfe et in le alt(r)e terre co(n)vicine co(n) tucto lo ca(m)po, dove ro(m)peo la treva co(n) li spa(n)gnoli, et lo Gra(n) Cap(itani)o era in Barletta co(n) pocha ge(n)te, q(u)ale no(n) erano basta(n)te co(n) li fra(n)cisi6;// (c. 29r) et il vecerré fra(n)cese se partìo da Melfe a li 9 d(e) dicto mese et a(n)dò ad trovar(e) il Gra(n) Cap(itani)o, lo q(u)ale adsegiò i(n)tra Barlecta et lloco stecte più d(e) un mese, dove ce erano una co(n) sua il(lustrissi)ma S(igno)ria il s(igno)re Frabicio, et il s(ignore) P(ro)spero Colonna, et lo co(n)te d(e) Popolo, et lo s(ignore) An-drea d(e) Altavilla, et lo ducha d(e) Termine et multi alt(r)i s(igno)ri spa(n)gnoli et ’taliani, q(u)ale d(e) co(n)tinuo insivano fora et facevano diverse cor[r]arie et maxima a la duana d(e) le pechore, de le q(u)ale multe migliar(e) ne portavano de(n)tro Barletta7; et la sacchiaro ta(n)ta volte dicta duana ch(e) la strussero, p(er)ch(é) li fra(n)cisi no(n) la potevano salvare p(er) li sop(r)adicti spa(n)gnoli ch(e) essevano bene ad cavallo8. Eode(m) an(n)o, in quel te(m)po ch(e) il Gra(n) Cap(itani)o no(m)i(n)e Co(n)salvo Ferra<ndo> stava adsediato de(n)tro Barlec-ta, uno dì fo i(n) diffida li fra(n)cisi co(n) ’taliani, et se diffidero tridici ho(m)-mini// (c. 29v) d’arme ’taliani et tridici fra(n)cisi9; q(u)ali italiani foro li sub-scripti, (videlicet) Hectorre Ferramoscha, lo s(ignor)e Troyano Pappacoda, lo s(ignore) Troiano Mormini, Marca(n)tonio Corallaro, napulitano, m(issere) Fra(n)cisco Salamone, missinisi, Gullelmo d(e) la Ficarra, ciciliano, Io(ann)i Corpocza, Ioa(n) Bracalone et Hectorre Romano, Marino d(e) Al<b>enante et Lodovico d(e) Abenavole, Lorenczo d(e) Palma d(e) Lo(m)bardia10. Et vensero

[92] 5 donata] donara. [93] 1 re(n)gio] re(n)gie; 2 Ysabella] b corretta su altra lettera; 3 Na-murs] Tramurs; 5 treva] a destra, macchia d’inchiostro; 6 il] l corretta su n; 6 vecerré fra(n)-cese] vecerré Re fra(n)cese; 6 pocha] o corretta su a; 6 erano] no aggiunto nell’interlinea su a; 7 da Melfe] d tagliata da titulus; 7 P(ro)spero] s corretta su f; 7 co(n)te] -e corretta su -o; 7 cor[r]arie] taglio nella carta; 8 essevano] -o su altra lettera, forse -e; 9 Co(n)salvo] s corretta su f; 9 co(n) ’taliani] -i corretta su -o; 10 Ferramoscha] -a corretta su -e; 10 Troiano] i ag-giunta nell’interlinea su a; 10 ciciliano] la terza i aggiunta nell’interlinea su a.

Gasparro Fuscolillo22

li ’taliani11. Eode(m) a(n)no, a li 15 d(e) dece(m)bro, se rebellao Castellaneta (contra) li fra(n)cisi12. Subbito mo(n)signor d(e) Namurs, vecerré fra(n)cese, spaccziò uno suo cap(itani)o co(n) mult<a> ge(n)te d’arme et fa(n)taria et li ma(n)dò p(er) la recuperatione d(e) dicta Castellaneta, et li co(m)ma(n)dò de-vesse poner(e) ad sa(n)gue et ad foco13. Et i(n) quel medesimo dì se rebellò Ma-tera (contra) re d(e) Spagna, et lo co(n)te d(e) Matera fugìo verso Tara(n)to et se i<nc>ontra co(n) li sop(r)adicti fra(n)cisi ch(e) a(n)davano// (c. 30r) verso Ca-stellaneta, et cu(n)ssì fecero facto d’arme et fo ructo il sop(r)adicto co(n)te d(e) Matera14; et i(n) quella bataglia forono a li Ca(m)miti d(e) Tara(n)to, i(n) la q(u)ale fo pigliato p(r)esone lo sop(r)adicto co(n)te et alt(r)e sue ge(n)te15. Da poi il sop(r)adicto co(n)te se rescactao, p(er)ò se fermoreno li cap(ito)li tra spa(n)gnoli et fra(n)cisi16; del q(u)ale res[c]acto li deo p(er) ’stagio uno suo fra-tello no(m)i(n)e Silvestro Tramo(n)tano et un alt(r)o suo nepote n(om)i(n)e P(er)loysi Tramo(n)tan[o], et ipso se tornò i(n) Barlecta al Gra(n) Cap(itani)o17.Eode(m) a(n)no, 27 d(e) dece(m)b(r)o, lo s(ignor)e Gra(n) Cap(itani)o no(m)i(n)e Co(n)salvo Ferra(n)do se partìo d(e) nocte co(n) tucto lo exercito da Barlecta et tirò la vo<l>ta d(e) Ruvo, et ad l’abli d(e) dì la pigliao et sacchigiò, et ce pigliò mo(n)signor(e) d(e) la Palicza co(n) ce(n)to hom(m)[i]ni d’arme et fa(n)ti gascuni18. I(n) quello medesimo se tornò in Barletta co(n) la p(r)eda et d(e) quelle arme et cavalli ne fece d(e) spangoli una bella co(m)pagnia d(e) ce(n)t<o> homini d’arme, d(e)l ch(e) inco(m)miczò ad fortifichar(e)19. // (c.30v) Eode(m) an(n)o, a li 28 d(e) dece(m)bro, lo marchese de Bito(n)te f<o> ructo in lo terreno d(e) Co(n)versano et de Rotilgliano, q(u)ale marchese era d(e) casa d’Accquaviva, lo q(u)ale a(n)dava ad trovar(e) lo vecerré fra(n)cese il q(u)ale era da parte d(e) fra(n)cisi20. A(n)dao co(n) una bella co(m)pagnia li q(u)ali forono 100 ho(m)mini d(e) arme italiani et cinq(ue)ce(n)to fa(n)ti, le q(u)ale p(er) sorte se i(n)co(n)trao co(n) Pietri Navarro cap(itani)o d(e) fa(n)taria del Gra(n) C[ap](itani)o, il q(u)ale era partuto da Venosa p(er) a(n)dar(e) ad Ro-tigliano p(er)ch(é) se teneva p(er) re d(e) Spagna, et portava octoce(n)to fa(n)ti et pochi cavalli21; et fecero facto d’arme a lo sop(r)adicto loco, dove fo ferito lo marchese p(r)edicto et ancho fo pigliato p(r)esone, et fo portato in Barletta al s(ignor)e Gra(n) Cap(itani)o [...] pigliò lo sop(r)adicto marchese et lo s(ignore) d(e) la Paliczia et li ma(n)dò p(r)esone a lo castello de la cità d(e)

[93] 11 Et vensero l’italiani] inserito successivamente da altra mano: il ductus e l’inchiostro sono diversi; cfr. § III.4; 12 a li 15] 15 aggiunto nell’interlinea su altre lettere espunte ed il-leggibili; 12 (contra) li] -i corretta su altra lettera, probabilmente -e; 13 Subbito] -o corretta su -a; 17 Tramo(n)tan[o]] taglio nella carta; 18 nocte] c aggiunta nell’interlinea su o; 18 e-xercito] exercioto; 18 da] d tagliata da titulus; 18 d’arme] -e corretta su -a; 19 p(r)eda] p(r)edicta da (con dicta espunto); 19 co(m)pagnia] n corretta su i; 20 Bito(n)te] -e corretta su o; 21 Navarro] -o su -a; 21 C[ap]it(ani)o] taglio nella carta; 22 portato] a corretta su altra let-tera; 22 Paliczia] c aggiunto nell’interlinea su z.

Croniche 23

Ma(n)fredonio, et llà li teneva multo st<r>ectame(n)te22 .// (c. 31r) Eode(m) an-(n)o, a lo ultimo d(e) dece(m)bro, lo s(ignor)e Alfonso d(e) Sa(n)severino se ne fugìo co(n) 100 homini d’arme, ch(e) teneva la co(n)nuta, et tirao la volta d(e) Calabria ad trovar(e) mo(n)signor(e) d(e) Bengii24.

[94] A li 1503, a li 6 d(e) ie(n)naro, vende ad Roma la nova como il duca Vale(n)tino, figliolo d(e) papa Alixa(n)dro sesto, haveva tagliata la testa al duca d(e) G[ra]vina d(e) casa Ursina et ad certi alt(r)i capitanii d(e) casa Ursina, et ancho fe’ [pi]gliar(e) il cardinal Ursino et lo fe’ buctar(e) i[n] [fi]ume1. Eode(m) an(n)o, a li 20 d(e) frebar(e), ve(n)dero da Yscha duy fuste p(er) brusiar(e) l’armata d(e) Fra(n)cza, p(er)ch(é) Yscha teneva le ba(n)der(e) d(e) Spa(n)gna2.Eode(m) an(n)o, a li 12 d(e) ap(r)ile, in Nap(u)li se è figliata una gacta i(n) casa d(e) Batista Bespulo Spiciale, et fece una gacta d(e)l meczo i(n) su como gacta, co(n) uno corpo, et dal meczo i(n) bassio dui corpi, et octo pedi et 4 orecchie et dui code p(er) ciaschuno corpo3.//

[95] (c. 31v) A li 1503, a li 24 d(e) ap(r)ile, il Gra(n) Cap(itani)o del re d(e) Spagia, no(m)i(n)e Co(n)salvo Ferrado, et multi alt(r)i signuri italiani infrascripti, (vide-licet) lo s(ignore) Andrea d(e) Altavilla, duca d(e) Termine, et lo co(n)te d(e) Popolo et alt(r)i s(ignor)i d(e) regnio et il co(n)te d(e) Matera, d(e) vernedì, a le 23 hor(e), ro(m)pero il duca d(e) Namurs vecerré [d(e)] Fra(n)cza1; q(u)ale era uno bello exercito co(n) multi cap(itan)ii fra(n)cisi e[t] [’t]aliani, tra li q(u)ali ce era il pri(n)cipe d(e) Amelfe, et il marchese d(e) Lucito, et alt(r)i s(ignor)i italia-ni, in la Cirignola, d(e) sorte se havevano un’alt(r)a hora d(e) dì no(n) ce rema-niano nessciuno fra(n)cese vivo, tra li quali ce fo morto il duca d(e) Namurs, ve-cerré fracese2. Et octo dì inna(n)ti fo ructo mo(n)signor(e) d(e) Bo(n)gi, cap(itani)o d(e) re d(e) Fra(n)cza, i(n) Calabria co(n) un alt(r)o exercito d(e)l s(ignore) Io(ann)i Uvo d(e) Cardona, q(u)ale era desmo(n)tato ad l’isola d(e) Si-cilia3; in lla q(u)ale rocta ce fo pigliato// (c. 32r) presone mo(n)signor(e) d(e) Bengii, cap(itani)o d(e) re d(e) Fra(n)cza4. Eode(m) an(n)o, a li 14 d(e) magio, vende il marchese d(e) lo Guasto da Yscha et portò le chiave d(e) Yscha al Gra(n) Cap(itani)o no(m)i(n)e (Con)salvo Ferrado, lo q(u)ale stava co(n) lo ex-ercito allo Gaudello p(er)ch(é) haveva seq(u)itato la victoria, et veniva p(er) po-ner(e) ca(m)po in Nap(u)li5; et i(n) questo sop(r)adicto dì ve(n)ne uno tro(m)-betta del Gra(n) Cap(itani)o a la porta Capuana, ch(e) la cit[à] se tenesse a la fe-delità d(e) re d(e) Spagnia, et fo risposto ch(e) se a(n)dasse co(n) Dio6. In [q]uello medesimo dì ven(n)e p(er) la via d(e) Nola il co(n)te d(e) Matera ne la porta del Merchato d(e) Nap(u)li co(n) pochi cavalli p(er) intrare, et li fo facto resposta et resiste(n)czia, c(h)e no(n) intrò in quell’ora7; et poi intrò como ceta-dino napulitano8. Eode(m) an(n)o a li 13 d(e) magio, vene(n)do lo martedì, a le

[94] 1 G[ra]vina] taglio nella carta; 1 [pi]gliar(e)] taglio nella carta; 1 i[n]] taglio nella carta;1 [fi]ume] taglio nella carta. [95] 1 [d(e)]] taglio nella carta; 2 e[t] [t]aliani] taglio nella car-ta; 5 magio] a aggiunta nell’interlinea su g; 5 exercito] exertito (con la seconda t corretta suc); 6 i(n) questo] i(n) aggiunto nell’interlinea su q-; 6 cit[à]] taglio nella carta; 7 [q]uello] ta-glio nella carta; 9 a li 13] 3 corretta su altro numero.

Gasparro Fuscolillo24

18 hor(e) trasìo dentro d(e) Nap(u)li il Gra(n) Capitanio co(n) parte de lo exerci-to, p(er)ch(é) era re(n)duta a la fedelità d(e) re d(e) Spagna9. Eode(m) an(n)o a li 13 d(e) iug(li)o, in dì d(e) s(an)to Antoni d(e) Padua, d(e) lunedì a le 22 hor(e), lo Gra(n) Cap(itani)o pigliò la citadella d(e)l Castello Novo d(e) Nap(u)li p(er) forcza de bactalglie d(e) mano, et a le 23 hor(e) appe il Castello Novo ad pacti10;et a le 24 hor(e) adparse l’armata d(e) Fra(n)cza// (c. 32v) ad Posilipo, ch(e) ve-niva p(er) dar(e) soccorso allo Castello Novo, il q(u)ale i(n) quella hor(e) era p(er)so11 . Eode(m) an(n)o a li 11 d(e) iulio, a le 20 hor(e), uno cap(itani)o d(e)l Gran Cap(itani)o, no(m)minato Pitri Navarro spa(n)gnolo, pigliò lo Castello Novo p(er) forcza d(e) batallglia d(e) mano, p(er)ch(é) li haveo facta una cava sopto lo castello et de poi lo i(m)pero d(e) polver(e) d(e) bu(m)b[ar]de, et de poi possero focho p(er) modo ch(e) ne caschò una banda v[er]so il Chiatamone de la sale, et ’o pilgliaro lo Castello dell’Ovo p(r)edicto12. Eode(m) an(n)o fo morto papa Alexa(n)dro 613. Eode(m) an(n)o a lo p(r)imo d(e) (set)te(m)bro, d(e) ver-nedì, dismo(n)tò al molo gra(n)de d(e) Nap(uli) il cardinal Colo(n)na quale ve-niva da Sicilia, et subbito partìo p(er) Roma14. Eode(m) an(n)o fo creato papa Pio d(e) Piccolaminib(us) d(e) generatione senese, et se creò papa alle 22 hor(e)15. Eode(m) an(n)o, a li 24 d(e) (set)te(m)bro, morìo il marchese del Gua-sto16. Eode(m) an(n)o, a li 8 d(e) octob(r)o, fo i(n)coronato papa Pio in Roma; et a li 27 de dicto mese fo morto il p(redic)to papa17.//

[96] (c. 33r) A li 1503, a li 6 d(e) nove(m)b(r)o, fo facto papa Iulio, et a li 14 del dic-to se incoronò ad Sa(n)to Ioa(n)ni a Laterano i(n) Roma dove, nel loco dove se dice i(n) ba(n)chi, ce foro facti archi triu(m)fali co(n) diverse musiche, et tucte le strate do(n)ne passò il papa foro coperte de diverse panni d(e) racza1. Eode(m) an(n)o i(n) lo sop(r)adicto dì, d(e) lu(n)nedì, li fra(n)cisi poss[ero] lo po(n)te al Garliano p(er) voler(e) tornar(e) a la inpresa d(e) Nap(u)li, dove erano multi cap(itan)ii fra(n)cisi2; tra li alt(r)i ce era il marchese d(e) Ma(n)tua3. Li q(u)ali erano i(n) tucto circha 30.000 p(er)sone, et li spa(n)gnoli erano circha 10.000 p(er)sone4; et posto ch(e) hebbero il po(n)te, dicti fra(n)cisi passaro da l’altra ba(n)na circha 1.000 cavalli, et de poi tornoro indereto et no(n) fecero cosa al-cuna5. Eode(m) an(n)o a li 18 del dicto, in le feste d(e) Natale, vende in adiuto d(e) Co(n)salvo Ferrando uno cap(itani)o italiano no(m)minato Bartolomeo d(e) Alviano, et lo seq(u)ete dì fa(n)no facto d’arme co(n) li fra(n)cisi et roppero dit-to ca(m)po d(e) fra(n)cisi i llo Garliano6; et foroce li soptoscripti,// (c. 33v) (vi-delicet) lo s(ignor)e P(ro)spero Colo(n)na et lo s(ignor)e Frabicio, lo s(ignor)e Antrea d’Altavilla, q(u)ale era duca d(e) Termine, et alt(r)i s(igno)ri spa(n)gno-li7; et li roppero p(er) tale modo ch(e) li seq(ui)taro p(er) fino ad Gayta, q(u)ale

[95] 9 exercito] exertito (con la seconda t corretta su c); 10 Padua] u corretta su n; 10 citadel-la] cicadello; 10 et a le] -e corretta su i; 12 Gran] r aggiunto nell’interlinea su a; 12 Novo] n ev corrette su lettere illeggibili; 12 bu(m)b[ar]de] taglio nella carta; 12 v[er]so] taglio nella carta; 12 sale] -e corretta su -i; 12 ’o] /o/. [96] 1 diverse musiche] r nell’interlinea su e; 2 poss[ero]] taglio nella carta; 5 tornoro] torrroro (la n è stata segnata unendo due r); 6 i llo] il lo; 8 per fino] -o corretta su -e.

Croniche 25

pigliaro ad pacto8. Et lo dicto Gra(n) Cap(itani)o intrò in Gayta il p(r)imo d(e) ie(n)naro, q(u)ale fo d(e) a(n)no 15049.

[97] A li 1505, a li 7 d(e) octo(m)b(r)o, re Ph(ilipp)o, lo q(u)ale era re d(e) Spag(n)ia, fo morto1. [D]a poi la morte sua succese il regno d(e) Spa(n)gna et inp(er)o [...]2.P(redict)o re era figlio de l’inparatore Maximiano; il quale re Filippo, vendedo ad pigliare lo possesione del re[n]gio d(e) Spa(n)gia, morìo in la cità de Burgo i(n) Spagnia, et morta ch(e) fo, la regina Ysabella lassò in testame(n)to ch(e) re Ferra(n)te fosse gobernatore del regnio d(e) Spagna3. Eode(m) anno, a lo p(r)i(m)o d(e) noveb(r)o, trasìo de(n)tro Nap(u)li il re Ferra(n)te d(e) Aragona d(e) Spa(n)gna, il quale era stato caccziato da re Felippo suo genero, et ve(n)ne co(n) ipso la moglier(e) no(m)minata la Germana d(e) Foies,// (c. 34r) la quale era fra(n)cese, et portaro 20 galer(e), 4 fuste et 15 navi4. Et fo d(e) mercudì, et li napolitani li fecero gra(n)de honor(e), tra li quali li fecero uno po(n)te i(n) mec-zo del molo gra(n)de ch(e) trasiva de(n)tro mar(e) più de uno quarto d(e) miglio, nel q(u)ale po(n)te al capo, sop(r)a al molo, ce erano 4 colo(n)ne alte, q(u)ale te-nevano una tribuna pintata d(e) istorie a(n)tiche5. El po(n)te era cop(er)to d(e) pa(n)ni v(er)di fini et d(e) sop(r)a erano più (n)no(b)bile ad ciaschuna colo(n)na una et nel meczo un’alt(r)a d(e) seti co(n) l’arme d(e) ’Rogona, et lo cielo era d(e) s[e]ti6; et nel meczo d(e) la tribuna stavano li s(igno)ri eletti d(e) Nap(u)li et li adprese(n)tavano le chiave d(e) Nap(u)li et del regno7. Et subbito ch(e) el p(redic)to re et regina fo<r>o desmo(n)tati in terra et scavalcati, fo posto ad sac-co il po(n)te da li marinari de l’armata et <d>e le alt(r)e ge(n)te, et p(redic)to re cavalcò p(er) Nap(u)li co(n) lo palio, et p(er) la cità se fece una gra(n) festa8. Et forece facti dui archi triu(m)fali -uno lo fece il co(n)te d(e) Matera- et passero il p(redic)to re et regina p(er) dicto archo et lo sop(r)adicto co(n)te fe’ gictar(e) moneta d(e) argento et d(e) oro9; et l’aut(r)o archo fo facto a la piaczia d(e)ll’Ulmo10.// (c. 34v) Et ad dui hor(e) d(e) nocte a(n)daro al Castello Novo co(n) multi triu(m)fhi et feste11. Eode(m) an(n)o, a li 14 d(e) d(e)ce(m)bro, in-trao la mog[liere] d(e)l Gra(n) Cap(itani)o ch(e) era rimase p(er) il male te(m)po, p(er) ca[usa] haveva corso fortuna più dì12. Eode(m) a(n)no, a li 26 d(e) dece(m)bro, de le feste d(e) Natale, [se] posse foco a la tribuna d(e) Sa(n) Do(m)minicho d(e) Nap(uli) et abbrusao li tavuti de li re de casa d(e) ’Ragona,

[97] 2 [D]a] taglio nella carta; 3 figlio] figliolo (con lo espunto); 3 Spagnia] n corretta su i; 3 gobernatore] -e corretta su lettera illeggibile; 3 regnio] n corretta su i; 4 anno] titulus pleona-stico su -o; 5 a(n)tiche] c nell’interlinea su i; 6 più (n)no(b)bile] piu(n) (n)o(b)bile; 6 s[e]ti] taglio nella carta; 8 scavalcati] cavalcati; 9 archi] r corretta su c; 9 et lo sop(r)adicto] d(e) lo sop(r)adicto; 12 mog[liere]] il margine superiore della carta, adiacente alla rilegatura, è rot-to; il foglio, rimasto così sciolto, è stato poi rilegato con una piccola striscia di carta rettan-golare, su cui è stato incollata l’estremità residua del foglio; 12 ca[usa]] lettere scritte sull’estremità del foglio ripiegato ed incollato sulla striscia di carta: cfr. precedente; 13 [se]] cfr. precedente; 13 de li re] -i corretta su -e; segue, espunto: re Ferrate p(r)i(m)o et re Ferrate 2.

Gasparro Fuscolillo26

cioè re Alfo(n)so p(r)i(m)o, re Ferrate p(r)i(m)o et re Ferra(n)te 2°13; ma li corpi no(n) se abrusaro, et li tavuti sì14.

[98] A li 1507 li genoysi se rebellero (contra) li ge(n)telo(m)mini genuysi et ne tal-lgliero ad peczi una gra(n) qua(n)tità1. Eode(m) an(n)o a li 18 d(e) iug(ni)o, ad 22 hor(e), il Gra(n) Cap(itani)o una co(n) la mo(n)glier(e) et figlioli se inbarcha-ro a lo molo gra(n)de co(n) dui galere, et a(n)ddò in Gayta ad trovar(e) il s(igno)re re d(e) Spagnia et d(e) Nap(u)li ch(e) se ne a(n)dava i(n) Spa(n)gna2;et como foro a le barche, pregna la moglier(e) del Gra(n) Cap(itani)o se dolìo d(e) uno figliolo mascolo3. Eode(m) a(n)no fo uno crodelissimo a(n)no d(e) sec-cha, ch(e) p(er) te(m)po d(e) dece misi no(n) piovecte mai al Regno d(e) Nap(u)li4.//

[99] (c. 35r) A li 1507 il re d(e) Fra(n)cza hebbe Genua ad pacto, et de poi talglaro la testa et ne scquartao multi del populo et ge(n)telo(m)mini1. Eode(m) a(n)no, a li 28 d(e) agusto, re d(e) Aragona et d(e) Spa(n)gna et d(e) Nap(u)li una co(n) lo Gra(n) Cap(itani)o no(m)minato Co(n)salvo Ferra(n)do se inco(n)trò co(n) re Loyse re d(e) Fra(n)cza2. Eode(m) anno, p(r)i(m)o d(e) agusto, forono una gra(n)dissima qua(n)tità d(e) grilli d(e) più color(e), et se ma(n)giavano [p(er)] fini a le radice de l’herbe3. Eode(m) a(n)no, a lo 2° d(e) ag(us)to, morìo il gra(n) Turcho no(m)minato Maomet Bagaczet4.

[100] A li 1507 a li ii d(e) octobro, d(e) lu(n)nedì, fo una gra(n)dissima te(m)pesta d(e) accqua in Nap(u)li e in alcune parte d(e) Terra d(e) Lavo<r>a1; la q(u)ale te(m)pesta ro(m)pìo lo muro d(e) Sa(n)to Ant(oni)o d(e) fora la cità d(e) Nap(u)li, cioè d(e) la porta Capuana, et roppìo anchora al formare dall’accqua ch(e) veniva in la cità d(e) Nap(u)li et roppìo a(n)cora le mura d(e)l iardino del Gu[a]sto2.//

[101] (c. 35v) A li 1516 s(ecund)e i(n)d(ictionis), a dì ultimo del mese d(e) no-ve(m)b(r)o, ve(n)nero navi sei dell’armata ch(e) portava il vecerré d(e) la Ce-sa(ria) Ma[e]stà d(e) Spa(n)gna1. La do(m)menecha p(r)ima del mese d(e) de-ce(m)bro smo(n)tato il p(redic)to vecerré co(n) ta(n)ta armata, dove ce erano fa(n)ti 14 milia2; et il s(igno)re vecerré se chiamava do(n) Carlo d(e) la Noya Flami(n)gno, q(u)ale pigliò il [cri]stianissimo re d(e) Fra(n)cza al parcho d(e) Pavia no(m)minato re Fra(cisc)o3. Datu(m) ut sup(ra)4.

[102] A li 1526, s(ecund)e <idi>ctionis, a dì 4 d(e)l mese d(e) octo(m)bro, lo cardinal Colo(n)na co(n) do(n) Unho, homo d(e) la Cesar(ia) Maystà, et Vespaciano et Adsca(n)nio Colo(n)na adsaltaro il sa(n)tissimo po(n)tifice no(m)minato Cle-me(n)te septimo d(e) Medicis, ch(e) poco volse ch(e) no(n) fo pigliato, et se sal-vò de(n)tro del castello S(an)to Ang(e)lo d(e) Roma1. Et q(ui)sti s(igno)ri sac-

[97] 14 ma li corpi] mail corpi (con i inserita nello spazio tra i e l). [98] 2 a li 18] 8 corretta su altro numero; 2 una co(n)] co(n) una; 2 s(igno)re] segue Ducha, espunto; 4 crodelissimo] r aggiunto nell’interlinea su o. [99] 3 anno] titulus pleonastico su -o; 3 p[(er)]] taglio nella car-ta. [101] 2 La do(m)menecha] lo do(m)menecha; 3 Flami(n)gno] l corretta su altra lettera; 3[cri]stianissimo] taglio nella carta. [102] 1 Cesar(ia) s aggiunto nell’interlinea su e; 1 Vespa-ciano la prima a corretta su e; 1 po(n)tifice -e corretta su -i.

Croniche 27

chigiaro Sa(n) Pietro col palaczo Sa(n)to Spirito et alt(r)e ecc(lesi)e et palaczi d(e) cardinali, et stettero de(n)tro d(e) Roma p(er) dui dì et poi se ne fugero p(er) Roma del dicto po(n)tifice2. Et cussì il p(redic)to papa subbito privò dicto cardi-nale d(e) dignità// (c. 36r) et d(e) officii et d(e) beneficii, et sacchigato tucte le terre d(e) Colo(n)disi i(n) ca(m)pagna d(e) Roma et li exco(m)monichò, et decti-li p(er) ribelli et heretici de la S(an)ta Mat(r)e Ecc(lesi)a3.

[103] A li 1527, ad v° d(e) magio, ve(n)nde da le ba(n)ne d(e) Lo(m)bardia uno homo iniquo et mal (crist)iano fra(n)cese, ribello del (crist)ianissimo re d(e) Fra(n)cza no(m)minato re Frac(isc)o, [et] [s]e chiamava Borbone, zoè mo(n)signor(e) d(e) Borbona figliolo d(e) Bo(n)pensiero1; et ve(n)ne da Lo(m)bardia co(n) deceoc-tomilia fa(n)ti ch(e) erano 10 milia tudischi, ci(n)quemilia spa(n)gnoli, tremilia italiani, co(n) pocha ge(n)te ad cavallo co(n) pre(n)cepe d(e) Orances, et vene al-la volta d(e) Roma, ad tale ch(e) p(er) ca(m)mino may poctero pigliar(e) terra mura<t>a, se no(n) ch(e) allogiaro p(er) le ville et casali et stectero p(er) ca(m)mino sei dì ch(e) no(n) ma(n)gnaro pane2. Puro p(er) sdegratia de la ec-c(lesi)a et d(e) papa Cleme(n)te 7° arrivaro in Roma et se(n)cza i(m)pedime(n)to alcuno trasero in Burgo3. No(n) dirò certe batalglie, ch(e) pocho foro facte i(n)na(n)ti l’arrivata d(e) Roma, ma como foro intrati i(n) Burgo se ne a(n)dero i(n) po(n)te// (c. 36v) Sisto et lloco co(m)mi(n)czaro ad bactalgliare, ad tale ch(e) p(er) forcza pigliaro tucta la cità d(e) Roma4; et i(n) quello po(n)te ce mo-rìo Borbone5. Et intrati ch(e) forono, fecero una gra(n)dissima occisione d(e) romani et alt(r)e ge(n)ti del papa, et possero ad saccho tucta la cità et fecero multi presuni romani, ta(n)to Colo(n)disi, como O[rsin]i6; et foro tucte le do(n)-ne poste in buctino i(n) gra(n) vregogna, et cussì tucti monasterii d(e) mona-ch(e), et tucte le ecc(lesi)e in gra(n) ruina, ad tale ch(e) i[l] p(redic)to papa Cle-me(n)te se i(n)ciuse in Castello S(ant)o A(n)g(e)lo et ce fo p(r)esone el dicto po(n)tifice, et li cardinali et alt(r)i merca(n)ti et cidadini romani ch(e) se trovaro i(n) dicto castello fecero talglione trece(n)tomilia ducati7. P(er) <p>agar(e) dic-to ta(n)glione il p(redic)to papa posse a li previti 36 decime, co(n) grade da(n)no et i(n)teresse d(e) le ecclesie8.//

[104] (c. 37r) A li 1528, a li 12 d(e)l mese d(e) ap(r)ile, ch(e) fo in dì d(e) Paschua, mo(n)signor(e) de lu Treccho, cap(itani)o generale d(e) (cri)stianissimo re d(e) Fra(n)cza de la Sa(n)ta Lega d(e) Italia, messero ca(m)po intorno a la cità d(e) Nap(u)li co(n) sesa(n)tamilia ho(m)mini d(e) guerra, tra li q(u)ali erano 18 milia archibusieri1; dove stectero ad ca(m)po fine a li 28 d(e) agusto, ch(e) ne morìo sua S(igno)ria d(e) frebe et subbito il ca(m)po fo sbarisato et ruinato da sé mede-

[102] 2 sacchigiaro s- corretta su z. [103] 1 A li 1527] nel margine sinistro si legge l’annota-zione di Fuscolillo, Copia da Nap(u)li; 1 [et] [s]e] taglio nella carta; 2 ad tale] ad tale ad tale (la seconda volta espunto); 2 allogiaro] titulus pleonastico su -o; 2 casali] l corretta su s; 6 fo-rono] foro (-no aggiunto tra foro e la parola successiva). [103] 6 O[rsin]i] taglio nella carta;7 i[l]] i (con titulus ondulato verso l’alto). [104] 1 a li 1528] l corretta su d; 1 archibusieri] ar-chibusiesi (con la seconda s corretta su lettera illeggibile).

Gasparro Fuscolillo28

simo, se(n)cza veder(e) fac[cz]ie d(e) inimicho, d(e) sorte ch(e) fo como la neb-bia qua(n)do la mena il vento2.

[105] A li 1529, a dì 17 d(e)l mese d(e) agusto, lo inparator(e) nost(r)o no(m)minato Carlo Austria smo(n)tao in Italia1. Del mese d(e) nove(m)b(r)o ve(n)de in Bo-lo(n)gna, dove ce a(n)dò il papa no(m)minato papa Cleme(n)te sectimo, et in Bolo(n)gna pigliò la corona2; et del mese d(e) marczo se ne tornò [a] la cità d(e) Fiorencza, la q(u)ale la voleva il papa Cleme(n)te p(er) sé et no(n) per la ecc(lesi)a3.//

[106] (c. 37v) Alli 1528 del mese d(e) marczo, a dì 6 del p(redic)to mese, et fo d(e) martedì ch(e) fo il dereto di carnivale, vende da le ba(n)de de Roma uno co-lo(n)de(n)do de infantaria no(m)minato Frabicio Maramaldo, nopolitano, co(n) seimilia soldati, tucti d(e) malissime nature, et adlogiaro ad Roccha d(e) E-va(n)dro1; et de poi a(n)dao in Sessa, quale fece multo da(n)no i(n) dicta cità d(e) Sessa, et de poi a(n)dao co(n) gra(n)dissim[a] furia p(er) a(n)dar(e) i(n) Nap(u)li, p(er)ch(é) il ca(m)po d(e) lo Treccho, cap(itani)o d(e) re d(e) Fr[an-cza], veniva adpresso, et il predicto ca(m)po fra(n)cese se messero i(n)torno i(n) Nap(u)li2. Et cussì il p(redic)to cap(itani)o generale de dicto exercito ma(n)dò 6 milia soldati a lo essedio d(e) Gayta, et stectero i(n) Sessa p(er) certi dì, et de poi ad Trayetto3. Et ce fo deputato colo(n)dello d(e) dicti fa(n)ti il pri(n)cipe d(e) Amalfe, et il s(igno)re Federico d(e) Mo(n)forte, et ce fo ma(n)stro d(e) ca(m)po il s(igno)re bastardo d(e) Mo(n)forte co(n) quattro capitanii d(e) i(n)fa(n)taria no(m)minati Carlo Seripa(n)ni et Io(ann)i Bat(tist)a Gaczella, et Nicolò d(e) Piu(m)mino et il cap(itani)o Agusto Rosa d(e) Gaeta co(n) ci(n)q(ue)ce(n)to ho(m)mini d’arme fra(n)cisi4. Et ce ve(n)dero sei galere d(e) veneciani al porto d(e) Scauli// (c. 38r) e dectero bata(n)lglia co(n) furia d(e) ca(n)n ... Torre ad mare d(e) Sessa et poi pilgliaro la torre del Gargliano5; et subbito vene nova ch(e) il ca(m)po de Nap(u)li era ructo6; et fo a li 28 d(e) agusto7.

[107] A dì 19 del mese d(e) iennaro 1561, p(er) ordine del R(everen)do cap(ito)lo d(e) Sessa, fo ma(n)dato in Roma lo R(everen)do do(n)no Gyeronimo Cirello, can(o-ni)co d(e) Sessa, ad expedir(e) et procura re d(e) certo quindemio ch(e) fo

[104] 2 fac[cz]ie] taglio nella carta; 2 il vento] segue l’annotazione di Fuscolillo, preceduta da un asterisco: reverte folliu(m); il rimando è alla notizia segnata a c. 37v (cfr. lib. IIa 106), pure preceduta da asterisco, che avrebbe dovuto collocarsi qui per un corretto ordine crono-logico. [106] 1 Roccha] Rocccha; 2 a(n)dao co(n)] -o corretta su r; 2 gra(n)dissim[a]] taglionella carta; 2 Fr[ancza]] taglio nella carta; 3 exercito] exertito; 4 Amalfe] -a- corretta su e; 5 galere] inserito nell’interlinea successivamente su navi, espunto; 5 ca(n)n[...]] strappo nel margine esterno della carta; ad mare] aggiunto nell’interlinea successivamente su de le papa-re, espunto; l’inserimento interlineare presenta colore d’inchiostro e ductus identico a quello adoperato per l’aggiunta interl. lib. II.13.1 Bononia. [107] questa notizia e le seguenti (§§ 108-10) sono state aggiunte in un secondo momento nelle carte rimaste vuote: riguardano Sessa e sono state scritte con inchiostro più chiaro e ductus diverso (uguale a lib. IIa,18-20:cfr. apparato): una linea di demarcazione è stata tracciata da Fuscolillo per dividerle dall’annotazione precedente; cfr. § III.1.2 e n. 88. [107] 1 procura[re]] taglio nella carta.

Croniche 29

do(m)ma(n)dato al nostro cap(ito)lo d(e) Sa(n)ta Lucia d(e) Cellole et Sa(n)to Ang(e)lo d(e) lo Lauro et Sa(n)to Ioa(n)ni d(e) la Docia, q(u)ale erano in massa et a(n)nesso co(n) lo cap(ito)lo1; q(u)ale ditto cap(ito)lo ne have una bolla d(e) papa Martino ch(e) have circha cento et tre(n)ta anni ch(e) no(n) è stato pagato, et né ma(n)cho ce sta tassa in Roma2. P(er)ta(n)to sua Sa(n)tità papa Pio quarto li have dona<to> alli officiali d(e) Roma et nui d(e)l cap(ito)lo havemo securso allo po(n)tefece et soi officiali d(e) octener(e) alcuna gratia3.//

[108] (c. 38v) [A dì] [...] d(e)l mese d(e) frebaro 1562, d(e) iovedì, ve(n)<d>ero li ho(m)mini d(e) arme d(e) la co(m)pa(n)gnia d(e)l duca d(e) Sessa a ’llogiar(e) in Sessa1; et la dicta co(m)pa(n)gnia se partìo da Sessa alli 3 d(e) ie(n)naro, ch(e) ce stecte in Sessa circha dui misi, et mo’ al p(rese)nte ène venuta un’altra volta p(er) ordine d(e)l vicerré2.

[109] A dì 7 d(e)l mese de aprile 1562 se partìo la sop(r)adicta co(m)pagnia d(e) lo s(ignor)e Ducha [da] Sessa et a(n)dò in Capua, p(er)ch(é) era venuto lo vicerré ad fare la [mo]stra d(e) la ge(n)te d(e) arme, et fo levata la moneta nova, ch(e) tucta se havesse da pesar(e) p(er) ordine d(e)l vicerré1.

[110] A dì 25 d(e)l mese d(e) dece(m)bro 1563, lo r(everen)do episcovo m(issere) Ga-leacio Florimo(n)te co(n) li r(everen)di canonici a(n)dero a dir(e) vespera ad Sa(n)to Stephano d(e) le monache, et la matina la messa ca(n)tata, ch(e) la uni-versità d(e) Sessa piglò possessione et <le>vao li monaci ch(e) ce <servi>vano d(e) Sa(n)to Ioa(n)ni d(e) li Frati1.// (c. 39r) // (...) (c. 39v) // (...) .

[107] 1 nostro] stro aggiunto nell’interlinea. [108] 1 [A dì]] taglio nella carta. [109] 1 [da]] taglio nella carta; 1 [mo]stra] taglio nella carta.

Gasparro Fuscolillo30

[Secondo libro]

[1] (c. 40r) Qua come(n)cza lo secu(n)do libro de le cose antique et cronich(e) d(e) Sessa, qual co(n)siste in ecc(lesi)e antiq(u)e d(e) Sessa et multe cose ch(e) ha-veno havuto li sessani, d(e) gente allogiati ch(e) haveno havuto, d(e) danno et interesse ne la ci]tà d(e) Sessa1.

[2] A li 1188 fo presa la cità d(e) Ierusalem da li sarracini, et fo in dì d(e) la natività d(e) sa(n)to Ioa(n)ni Batista1.

[3] A li 1200 fo presa la cità d(e) Costa(n)tinopoli da li franchi et veneciani, et la ci-tà d(e) Sessa fo data allo co(n)te Riccho d(e) l’Aq(ui)la, ch(e) era co(n)te d(e) Fu(n)di, et la signoriò alcuni a(n)ni1. Et in questo an(n)o re Goglelmo secu(n)do hebbe lo regno d(e) Nap(u)li2.//

[4] (c. 40v) A dì 14 d(e) iunio m° c°xiij fo edifichata la Catredale ecc(lesi)a d(e) lo episcopato d(e) Sessa ad laude del nost(r)o S(ignor)e Idio et d(e) sa(n)to Pet(r)o et Paulo apo(sto)li1.

[5] Anno D(omi)ni m° cccc° qui(n)qua(n)gesimo, die xxix marcii, xv ind(ictione), post occasu(m) solis d(omi)nus inp(er)ator Federicus secu(n)dus i(n)travit Sues-sa(m) et ma(n)sit p(er) una(m) nocte(m)1; seque(n)ti vero die recessit et venit frater eius Alle(n)tus dux de Sterllic2; ultimo vero die recessit et venit inp(er)a-trix uxor dicti inparatoris et o(m)nes inveneru(n)t Neapoli regna(n)te d(omi)no rege Alfo(n)so, rege Aragoniu(m), et papa Nicolao V3.

[6] Anno D(omi)ni m° cccclxxxv, a li xvi d(e) marczo, iij ind(ictione), fo lo eclisse in ta(n)to oscuror(e) ad hor(e) 17 ch(e) adpena se potea bene veder(e) sop(r)a la terra, et durao una hora1. Et lo dicto anno, (videlicet) alli xxviij° d(e) lo dicto mese, a le hor(e) xx, fo uno hayro grave et †da cu(n)do† como fosse//(c. 41r) lo-co oscuro ce volaro tanta qua(n)tità d(e) grilli ch(e) pareva uno stupor(e) et du-rao una hora, et fo lo lunedì sa(n)to2. Et lo martedì sancto, a le xxi hor(e), ne vo-laro qua(n)tità ch(e) ogni homo remase stupefacto, ch(e) la terra ne stava coper-ta3. Et lo mercludì sa(n)cto, ad hora d(e) xvij, ne volaro ta(n)ta qua(n)tità d(e) grilli ch(e) inpedivano lo v eder(e) d(e) lo hayro et la terra, ce fo più qua(n)tità

[1] 1 Qua] -a corretta su -i; 1 cronich(e)] h tagliata da titulus corretta su un’originaria e; 1 multe] -e corretta su altra lettera; 1 [ci]tà] taglio nella carta. [2] 1 A li] l corretta su d. [3] 1 Riccho] h aggiunta nell’interlinea tra c ed o; 2 questo] la parola è stata ricalcata con inchio-stro più scuro; è visibile parzialmente la precedente scrittura, più sbiadita. [4] 1 apo(sto)li] -i corretta su -o. [5] 1 Anno] titulus pleonastico sulla seconda n; una mano più tarda traccia con inchiostro nero una linea su Anno; 1 post] posto; la stessa mano più tarda espunge -o; 1 nocte(m)] titulus pleonastico su o; 3 Neapoli] titulus su -i espunto successivamente; 3 re-gna(n)te] n aggiunta nell’interlinea tra g ed a; 3 papa] titulus su -a espunto successivamente; 3 Nicolao] segue l’indicazione: verte foliu(m). [6] 1 Anno] una mano più tarda traccia con in-chiostro nero una linea su Anno: cfr. sopra, lib. II 5.1; 1 a li] i corretta su altra lettera, pro-babil. -e; 1 potea] e corretta successivamente su lettera illeggibile; 2 Et lo dicto] la notizia è stata scritta di seguito separata da una lineetta obliqua; 4 [v]eder(e)] taglio nella carta.

ch(e) nullo de li predicti iorni, et durao lo volar(e) p(er) fi’ alli xxxi giorni4. Et de poi ce foro li dicti grilli p(er) paricci giorni et te(m)pi, ch(e) ce figliero circha tucto lo a(n)no, ch(e) stava coperta la terra d(e) grilli d(e) variee sorte d(e) grilli, ch(e) se ma(n)gnero tucta la estate p(rese)nte5.

[7] An(n)o D(omi)ni 1470, die veneris me(n)sis agusti decimoseptimo predicti me(n)sis, mortuus est Fuscolillus d(e) Suessa, cuius anima p(er) misericordia(m) Dei req(ui)escat in pace1. Ame(n).//

[8] (c. 41v) Anno Do(mi)ni m° cclxxxj°, die xxv° frebuarii, post sa(n)cti Mactie, fu-sa est ca(m)pana ma(n)gna existe(n)te p(re)sul in ecc(lesi)a suessana do(mi)no I(o)ha(n)ne sa(n)t(o) V(enera)bili1.

[9] An(n)o D(omi)ni m°ccc°xxxxv°, die ultimo marcii, fuit i(n)terfectus d(omi)ne Andreas qui fuit stra(n)gulatus in civitate Averse1.

[10] An(n)o D(omi)ni m° cc°lxxxi° fusa e(st) alia ca(m)pana existe(n)te sup(r)a dicto p(re)sul(e) d(omi)no I(o)ha(nn)e1.

[11] An(n)o D(omi)ni m°ccc°lxxxx°, die iij° me(n)sis iuni, post meridie(m) fuit max(im)a te(m)pestas fulguror(um) ita et taliter q(uam) p(ro)iecit cruce(m) ca(m)panilis illor(um), q(ui)da(m) puer a(n)norum xii existe(n)s †lionissam† an(te) fores maioris ecc(lesi)e Suessan(e) fuit mortuus1; [po]st i(n) <mul>tiis partib(us) dicte ecc(lesi)e fuit p(er)cussus2.// [...]

[12] (c. 43r) [...] unius hor(e) q(uam) q(ui)dam (cristi)a(n)i dubitaba(n)t d(e) morte et d(e) finicione mundi1.

[13] An(n)o D(omi)ni m° ccccc° et undecimo et xve ind(ictione), rex fra(n)cor(um) fecit guerra(m) cu(m) papa Iuli[o] secu(n)do in Bononia, et fecit iste legam ve-neciani, rex ispanie, et papa Iulio s(ecund)o1; co(n)tra illos rex fracor(um) et fe-cit guerra inmortalis et fuit in Rave(n)de ructini el ca(m)ppo de lo papa, mortui sunt inter una parte et alia xxv milia p(er)suni, ho(m)mini famusissimi et digni da l’una parte et l’aut(r)a2; et fuit in do(m)minicha d(e) Pascua d(e) rursectione3.

[14] A dì 17 del me(n)sis septe(m)bris 1524 la inlustrissima signora duchessa d(e) Sessa fece uno figlio mascolo et se morcze alle v hor(e) d(e) nocte, qua(n)do ve(n)de lo s(ignor)e ducha da Roma, e sta adterrato alla <Et>ernità d(e) Sessa

[6] 5 paricci] pariccci. [7] 1 An(n)o D(omi)ni 1470] notizia inserita a pié pagina; 1 anima] ti-tulus su -a espunto; 1 misericordia(m)] titulus su -o-. [9] 1 i(n)terfectus] i(n) Rfoit(us); 1 d(o-mi)ne due con titulus su -ue; 1 qui fuit] cui su(n)t. [11] 1 te(m)pestas] -s ricalcata successi-vamente su lettera illeggibile; 1 fulguror(um)] la seconda u corretta su o, -or(um) ricalcatosuccessivamente; 1 campanilis] -ilis corretto su lettere illeggibili; 1 fores] o corretta su a; 2 [po]st] sto. [12] 1 unius] medie unj (con medie espunto, -nius aggiunto nell’interlinea su –nj, espunto); 1 q(ui)dam] q(ui)bus (-dam inserito successivamente nell’interlinea su -bus, espun-to); 1 (cristi)a(n)i] -s espunto successivamente; 1 dubitaba(n)t] -bant corretto su -vit; 1 finicio-ne] -e corretta successivamente su i, -s espunto. [13] 1 Iuli[o taglio nella carta; 1 Bononia] aggiunto successivamente nell’interlinea su Bologna, espunto; l’inchiostro è identico all’in-serimento interlineare ad mare, lib. I 106.5; 1 fecit] fuit (e corretta su u, c inserita nell’in-terlinea su e, con inchiostro nero); 2 mortui sunt] mortuit fuit; 3 rursectione] la seconda r ag-giunta nell’interlinea su u. [14] 1 Sessa] segue et m, espunto.

Gasparro Fuscolillo32

p(er)ch(é) lo s(ignor)e ducha era inbassator(e) d(e) lo imparator(e) Carlo q(uin)-to d(e) Austri<s>1 .//

[15] (c. 43v) An(n)o D(omi)ni 1524, die 19 me(n)sis (set)te(m)bris, d(e) martedì ad 8 hor(e) d(e) nocte, trapassao da questa vita p(rese)nte la il(lustrissi)ma s(ignor)a duchessa d(e) Sessa, figlia d(e)l s(ignor)e Gra(n) Capitanio no(m)i(n)e Co(n)-salvo Ferra(n)do, et fo seppellita allo monasterio d(e) Sa(n)to Frac(isc)o d(e) Sessa, ch(e) tutta la cità d(e) Sessa fece gra(n) pia(n)to1.

[16] An(n)o D(omi)ni 1525, me(n)sis frebuarii, a li 26 fo la rocta de li fra(n)cisi qua(n)do volero a(n)dar(e) ad pigliar(e) Mi lana et Pavia, et li spa(n)gnoli et ’taliani pigliero el re d(e) Fra(n)cza ad Pavia et lo marchese d(e) Piscara co(n) lo vecerré lo pigliò el dicto re d(e) Fra(n)cza1. Eode(m) a(n)no, alli 6 d(e) dece(m)-bro, fo facto lo organo novo ad lo vescopato d(e) Sessa in te(m)po d(e) lo ep(iscop)o Guastaferro, et fo facto lo ’gie(n)czero et la navicella et croczia et la ba(n)dera d(e) sa(n) Petro2. Die 24 me(n)sis octo(m)bris 1545, fo adcordato lu sop(r)adicto organo d(e) Sessa p(er) sei ducati, et lo dicto mast(r)o se chiamao Ant(oni)o Armolupo3.

[17] Anno D(omi)ni 1525, alli 6 d(e) dece(m)bro, fo facto lo organo d(e) lo episcopa-to d(e) Sessa, quale venne p(er) maro da Nap(u)li, et fo co(m)parato circha ce(n)tosessa(n)ta ducati in te(m)po de lo ep(iscop)o Guastaferro d(e) Gaeta1.//

[18] (c. 44r) An(n)o D(omi)ni 1526, a dì 18 d(e)l mese d(e) agusto, trapassao d(e) questa vita p(rese)nte el il(lustrissi)mo s(ignor)e ducha d(e) Sessa ad hore 3 d(e) nocte1; et morcze in Roma et venne in Sessa morto, ch(e) fo d(e) iovedì qua(n)do venne2; quale sta sepulto in Sa(n)to Frac(isc)o d(e) Sessa3.

[19] An(n)o D(omi)ni 1527, die 25 me(n)sis dece(m)bris, ch(e) fo i(n) dì de Natale, fo facta la resegna de(n)tro lo episcopato d(e) Sessa de lo s(ignor)e Al-larch<o>ne, ch(e) foro fa(n)ti spa(n)gnoli, et ne fecero un’altr(a) in Cascano, ca-sale d(e) Sessa1; quali fa(n)ti a(n)daro in Roma co(n)tra papa Cleme(n)te 7°2. Et tucta questa ge(n)te stecte allogiati in Sessa co. gra(n)de da(n)no d(e) Sessa, qua-li fa(n)ti ve(n)dero d(e) tiro i(n) Sessa et foro circha cichomilia spa(n)gnoli et certe alt(r)e la(n)cze3. Eode(m) a(n)no, alli 4 d(e) marczo, tre dì et tre nocte fe-ce se no(n) granani et de poi piovette circha deice giorni adpresso4.// (c. 44v)Eode(m) an(n)o, a li 27 d(e) marczo, fo facto tucto quello d(e) novo ad Sa(n)ta Croce, dove se ca(n)ta lo eva(n)gelio la do(m)minicha d(e) la olive, et fo i(n)

[15] 1 An(n)o] una mano più tarda traccia con inchiostro nero una linea su Anno; cfr. sopra, lib. II 5.1; 1 Capitanio] segue d(e) espunto. [16] 1 An(n)o D(omi)ni] una mano più tarda trac-cia con inchiostro nero una linea su Anno; cfr. sopra, lib. II 5.1; 1 a [li]] taglio; 1 [Mi]lana]taglio nella carta; 2 a(n)no] titulus pleonastico su a; segue fo fa, espunto; 2 et fo facto] et fo facto facto (con il primo facto espunto). [18] 1 An(n)o D(omi)ni] la notizia è preceduta da una x tracciata con inchiostro nero da una mano più tarda; 1 agusto] -usto corretto su lettere illeggibili. [19] 1 An(n)o D(omi)ni] la stessa mano più tarda segnala con una x la notizia; sul margine sinistro vi è anche un altro segno, tracciato però da Fuscolillo; 1 de lo] et lo; 1 spa(n)gnoli] -i corretta su altra lettera; 3 la(n)cze] c corretta su g; 4 a(n)no] titulus pleonasti-co su -o; 5 eva(n)gelio] -e- aggiunta nell’interlinea su g.

Croniche 33

te(m)po d(e) lo ep(iscop)o Gu[a]staferro gaitano5. Eode(m) an(n)o, alli 27 d(e)l mese d(e) agusto, foro morti in Sessa d(e) infecczione circha 40 p(er)soni et ne moriano assai adpresso ad certi giorni de co(n)tinuame(n)te, ch(e) no(n) ce era reparo nessciuno6; et era in quel te(m)po guerra, carastia et morìa7; et in Nap(u)li fo cosa gra(n)de d(e) la morìa ch(e) ce era, c(h)e no(n) porria scriver(e) i(n) carta ta(n)ta crudelità ch(e) fo8. Eode(m) an(n)o, alli 6 d(e) iulio 1527, lo vecerré d(e) Nap(u)li Fla(m)migno ve(n)ne in Sessa co(n) tucti li signuri d(e) co(n)siglio p(er)ch(é) no(n) poteano star(e) in Nap(u)li p(er) la infeccione ch(e) stava in Nap(u)li9; et adlogiaro in Sessa et fecero co(n)siglio generale allo episcopato d(e) Sessa d(e) poi ch(e) haveano (c. 45r) vista la messa, et i(n) capo d(e) tre// giorni se ne a(n)dero i(n) Mola p(er) sta(n)tia, p(er)ch(é) Gaeta stava i(n)fecta co(n) tucto q(ui)sto paese da qua i(n)torno10. Et lo p(r)imo ch(e) i(n)factao i(n) Sessa fo uno chiamato p(er) nome Sasapro i. la taberna alla porta d(e) burbo, fo-ra ad uno giardino11.

[20] A dì xx d(e) (set)te(m)bro 1526 la ge(n)te imperiale i(n)trò de(n)tro Roma co(n) li s(igno)ri Colo(n)disi, et ve(n)dero ta(n)ti secreti ch(e) no(n) lo sappe el papa Clemente 7°, et pigliero et sforczero la porta et a(n)ddero ad Sa(n)to Apostolo et se defreschero p(er) tre hor(e), et lo s(ignor)e Ascanio Colo(n)na era lo capo1; et poi se partero i(n) ordina(n)cza et a(n)dero in Burgo, et lo Castello d(e) Sa(n)to A(n)gelo tirava artellaria, et piglero Burgo fino al palaczo et sacchigero la casa d(e)l cardinal Armellino et parte del palaczo d(e)l papa et alt(r)i palaczi2. El pa-pa li ma(n)dò lo a(m)bas<c>iator(e) d(e) Portogallo et dui cardinali et lo archipi-scopo d(e) Cap(ua) ad// (c. 45v) de(m)ma(n)dar(e) pacti3; et p(er) quel dì no(n) pattigiorno, ma fecero cessar(e) el sacco4. La matina seq(ue)(n)te el papa ma(n)dò ad chiamar(e) do(n) Ducho d(e) Magada et q(ui)lli s(igno)ri Colo(n)nisi e li assucurò et dede li ’stagi5: cussì a(n)dorono et capitolorno6; et se dice ch(e) el papa p(ro)messe levar(e) la ge(n)te soa del ca(m)po de Lo(m)bardia et es-ser(e) amicho allo inparator(e) Carlo q(ui)(n)to et pagar(e) certa qua(n)tità d(e) denari7; et cussì subbito tucta la ge(n)te se partìo da Roma a dì xxi et se a(n)dero a le sta(n)tie, zoè li cavalli p(er) tucto el stato d(e) Sessa, la infa(n)taria i(n) co(n)fine del re(n)gno8. Eode(m) anno, del mese d(e) nove(m)b(r)o, il papa Cleme(n)te fe’ certa ge(n)te et ma(n)dò a le castelle d(e) Colo(n)disi, et i(n)come(n)sò ad sacchigiar(e) et disroccar(e) marina et poi Grocteferrata et molte alt(r)e castelle, et li fecero d(e) gra(n)dissimo da(n)no9; et cussì, del dicto mese,// (c. 46r) foro dati dinari in Nap(u)li et so(n)no facti circha x milia fanti et so(n)no passati verso Fu(n)di, dove era lo s(ignor)e Vespaciano Colo(n)na, et

[19] 6 Eode(m) an(n)o] la notizia è preceduta da una x tracciata con inchiostro nero da una mano più tarda; 9 Eode(m) an(n)o] la notizia è preceduta da una x tracciata con inchiostro nero da una mano più tarda; cfr. sopra, lib. II 19.6; 9 alli] segue 27 d(e), espunto. [20] 2 in Burgo g corretto su b; 2 A(n)gelo A(n)gleo (con l tagliata da titulus); 5 seq(ue)(n)te il se-condo titulus è stato segnato su -e; 5 Ducho -o corretta su -a; 5 ’stagi titulus su a espunto; 7ca(m)po segue ad, espunto; 7 qua(n)tità titulus pleonastico su q; 8 cussì la seconda s inseri-ta tra s ed i; 9 castelle -e corretta su -i; 9 Grocteferrata la seconda t corretta su r.

Gasparro Fuscolillo34

verso Sa(n)to Germano10; et i(n)tra questo del dicto mese io(n)sero i(n) Gaeta certe navi, ch(e) dicono ch(e) so(n)no de la armata ch(e) ma(n)dò lo inparator(e) da Spa(n)gna, et smo(n)torono m illi et ciquece(n)to fa(n)ti, la magior parte d(e) Todischi, et so(n)no sta(n)tiati in Mola et lo Castellone11; et dicese che ’l resto d(e) dicta armata co llo vecerré vende adpresso12. <Ite(m)>, [nel] dicto a(n)no et d(e)l p(rese)nte mese, vale la th(ummu)lo d(e)l grano i. Sessa carlini septe, et p(er) li co(n)torni più13; et Nap(u)li sta a(m)borbata i(n) mala manera et lo casale d(e) Balo(n)gno se a(m)morbò et no(n) praticava14.

[21] Ite(m), nel dicto a(n)no 1526, el p(r)imo d(e) dece(m)bro, intrò in Gaeta lo s(ignor)e vecerré d(e) Nap(u)li, no(m)i(n)e do(n) Carlo d(e) la Noya, co(n) la armata p(er) mare de lo inparator(e) Carlo q(uin)to1. (Videlicet) quel dì forno xvi navi, pochi dì ’na(n)ci erano septe e se expectava// (c. 46v) il resto2; et dico-no ch(e) la ge(n)te smo(n)tata sono 10milia3. Et a dì 4 d(e)l dicto arrivò uno cur-riero i. Sessa co(n) pate(n)te del vecerré, ch(e) a(n)dasse la grassa alla dicta ge(n)te ch(e) sta(n)tiava p(er) lo co(n)tato4; et al p(rese)nte dì partìo lo dicto vi-cerré da Gaeta et passò ad Nap(u)li co(n) septe galere, et dicese ch(e) el ca(m)po i[m]periale i[n] Lo(m)bardia è iu(n)to grave seccurso d(e) todischi, q(u)ale al p(rese)nte sta(n)no al ma(n)tuano5. Eode(m) a(n)no, alli ij° d(e)l dicto mese, lo cardinal Colo(n)na, ch(e) era iu(n)to da Nap(u)li ad Mignano co(n) bona qua(n)tità d(e) ge(n)te et d(e) ve(n)turiri, se(n)te(n)do smo(n)tata [l’armata] d(e)l s(ignore) vecerré se tornò et i(n)trò in Sessa co(n) circha 30 cavalli, et la matina se partìo p(er) te(m)po verso Gaeta et allogiò i(n) casa d(e) m(issere) Agustino Niffho d(e) Sessa et chiamase Po(m)peo Colo(n)na6. Et a dì 4 de dicto passerno ad sta(n)ciar(e) alli casali d(e) Sessa milleseptece(n)to infa(n)ti d(e) q(ui)lli d(e) l’armata, tucti spa(n)gnoli7.// (c. 47r) Eode(m) an(n)o 1526, d(e) mese d(e) ie(n)naro, ve(n)ne nova allo s(ignor)e vecerré d(e) Nap(u)li8: scripse ch(e) la Ce-sa(ria) M(aies)tà have pigliata mo(n)glier(e), (videlicet) la sor(e) carnale del re d(e) Portugallglia9. Eode(m) an(n)o del mese d(e) marczo fo publicata la pace et pare(n)tela facta fra la Cesa(ria) M(aies)tà [et] lo re (cri)stianissimo co(n) certi cap(ito)li ch(e) so(n)no sta(m)pati10.

[22] Anno D(omi)ni 1527, a li 15 d(e) magio, valeo lo grano i(n) Sessa carlini vinti lo tu(m)mulo et no(n) se ne trovava nie(n)te, ch(e) se fo facta la cercha p(er) tucta Sessa et casali1. Et era guerra, carastia et i(n)fectione2.

[20] 11 [m illi taglio nella carta; 11 Todischi s inserita tra i e c. [21] 1 Ite(m) la notizia è preceduta da una x tracciata con inchiostro nero da una mano più tarda; 3 sono una o pleo-nastica inserita nell’interlinea su n; 5 i[n]] taglio nella carta; 5 todischi h aggiuntanell’interlinea su i; 6 Eode(m) a(n)no] cfr. sopra, lib. II 21.1; 6 bona bana; 6 s(ignore) s.nell’interlinea. [21] 8 Eode(m) la notizia è preceduta da un asterisco; 10 [et taglio nella carta; 10 (cri)stianissimo (cri)stianismo. [22] 1 Anno titulus pleonastico su no; 1 magio m corretta su d(e); 1 lo grano -o corretta su altra lettera, probabilmente a; 1 lo tu(m)mulo ag-giunto nell’interlinea tra vinti ed et; 2 guerra] guarra; 2 i(n)fectione -e su -i.

Croniche 35

[23] An(n)o D(omi)ni 1528, a li 3 d(e) marczo, ve(n)dero in Sessa circha mille et ci(n)quece(n)to ’taliani ad ’lo(g)giar(e) se(n)cza descreptione in dicta cità et stectorece 16 giorni allogiati ad Sessa, d(e) manera ch(e) ce fo uno gra(n)<d>issimo da(n)no1;// (c. 47v) et fo d(e) la co(m)pagnia d(e) s(ignor)e Frabicio Maramaulo colonello2. Et de poi a(n)dero in Thiano, et alt(r)o ta(n)to te(m)po ce foro i(n) dicto Tiano, et d(e) poi a(n)dero p(er) certe alt(r)e castelle p(er) li cotorni3; et a lo partir(e) ch(e) fecero da Sessa, se adbuctinaro circha quattro ba(n)dere alla porta de lo burvo d(e) Sessa et addero ceccha(n)no el s uo colo(n)dello et sui capitanii p(er) volerno la page et no(n) li trovero, et

cussì se adq(ue)tero dicti fa(n)ti4.[24] An(n)o D(omi)ni 1527, a dì 25 d(e) iulio, i. dì d(e) sa(n)to Iac(ob)o ap(osto)lo,

foro i(m)picchati 5 homini d(e) Cascano alli meruli del castello d(e) Sessa verso lo merchato sop(r)a li Barberi, q(ua)li se deceva ch(e) havea adrobbati p(er) la via d(e) Cascano certi ho(m)mini, et foro i(m)picchati la nocte1. La matina ce ve(n)dero multe fe(m)mine d(e) soi pare(n)ti ad pia(n)gere2.//

[25] (c. 48r) An(n)o D(omi)ni 1531, a dì 4 d(e) agusto, apparse la cometa la matina verso leva(n)te ad dui hor(e) d(e) nocte, et infra termine d(e) deice dì appa<r>se verso pone(n)te deice alt(r)i dì1; del quale ne so(n)no visti si(n)gni d(e) guerra d(e) lo gra(n) Turcho co(n)tra la Cesar(ia) Ma(e)stà Carolo inparator(e) q(uin)to i(n) Ungaria, ch(e) fo assegiata Bie(n)na2.

[26] An(n)o D(omi)ni 1532, a dì 14 d(e) septe(m)bro, apparsse una cometa verso le-va(n)te co(n) una coda logna, et ce fo uno bo(n) te(m)po ch(e) d(e) manera la e-state p(rese)nte fece gra(n) piovere et lo inverno fece bo(n) te(m)po1. Et la dicta cometa appareva la matina a dui hor(e) d(e) nocte, et se(m)pre durao bo(n) te(m)po i(n)treme(n)te adparse la dicta cometa2; et le olive se ne cadero tucte, ch(e) no(n) foro bone3.

[27] An(n)o D(omi)ni 1532, a dì v d(e) septe(m)bro, ve(n)ne lo marchese d(e) Viglia-fra(n)cha p(er) vecerré d(e) Nap(u)li, quale fo ma(n)dato da lo nost(r)o inp<e>rator(e) Carlo q(uin)to, et li foro facti multo honor(e) et archi triu(m)fali1.Et i(n)trao d(e) vernedì in Nap(u)li2.//

[28] (c. 48v) Die xi d(e) octo(m)bro 1531 io, do(n)no Casparro Fuscolillo, me retro-vai i(n) Nap(u)li i(n)nel p(rese)nte a(n)no, qua(n)do se fece lo ba(n)no d(e) le expe(n)der(e) d(e) le monete1: p(er)ta(n)to, io sop(r)adicto ne pigliai la copia del dicto ba(n)no, quale se lege al p(rese)nte appresso2.

[23] 1 An(n)o D(omi)ni la notizia è preceduta da un asterisco. [24] 1 An(n)o D(omi)ni] cfr.sopra, lib. II 23.1; 1 merchato mecchato (con r corretta su c). [25] 1 An(n)o D(omi)ni la no-tizia è preceduta da un asterisco; 2 assegiata aggiunto successivamente con inchiostro diver-so, più chiaro, nell’interlinea su pigliata, espunto. [26] 1 An(n)o a sinistra una mano più tar-da (probabilmente Capasso) traccia un asterisco con inchiostro nero e annota: c. 50; cfr. § II.6; 1 apparsse r inserita nell’interlinea tra a e s; 1 fece gra(n) c corretta su altra lettera.[27] 1 An(n)o notizia preceduta da asterisco; 1 Vigliafra(n)cha h corretta su a. [28] 1 Die xi notizia preceduta da asterisco; 1 Fuscolillo -o- corretta probabilmente su u.

Gasparro Fuscolillo36

[29] Carolus Q(uin)tus Romanor(um) i(m)parator se(m)p(er) Agustus Rex Ger(ma-ni)ce, Ioa(n)na m(at)r(e), et ide(m) Carolus eius filius reges Castelle Aragonius utriusq(ue) Sicilie, Ierusalem, Ungarie, Dalmatie, Croatie1.

[30] Ba(n)no et co(m)ma(n)dame(n)to da parte de l’ill(ustrissi)mo et r(everendis-si)mo s(ign)or cardinale Colo(n)na d(e) la Sa(n)ta Sede Ap(osto)lica, vice(com-missar)io i(n) lo p(rese)nte regno, loc(otenen)te gene(ra)le d(e) la Ces(aria) M(aies)tà1. P(er)ch(é) lo dispe(n)der(e) de la moneta no(n) sia i(m)pedime(n)to et ch(e) corre vole(n)tieri, se ordina et (com)ma(n)da, p(er) el p(rese)nte ba(n)-no, ch(e) tucta la moneta d(e) arge(n)to// (c. 49r) foristera ch(e) se despe(n)-derrà d(e) mo’ ava(n)te, se habia da pesar(e), et quella ch(e) ma(n)cherrà se d(e)’ pagar(e) p(er) allagio u(n) cavallo et meczo p(er) acino et no(n) più2; (vi-delicet) li scuti d(e) arge(n)to d(e) Roma scarse fine ad quara(n)te acini, et lo meczo scuto fine ad vinti, lo quarto d(e) scuto fine ad deice, lo iulio fine ad q(uin)dici, et lo carlino d(e) Sicilia fine ad deice acine3; et ma(n)chan[n]o più del dicto nu(m)mero ciascuno d(e) dicte monete no(n) se habbia d(e) expe(n)-der(e), ma ch(e) se pigliano ad peso p(er) arge(n)to ructo ad ragione d(e) ducati octo, tarì dui, et gr(ana) xvij, et dinari cinquo la libra, ch(e) vene la o(n)cze car-lini septe et gra(n)na uno et dinari tre, sopto pene d(e) o(n)cze ce(n)to p(er) ca-davolta ch(e) cadauno (con)travinesse d(e) applicare alla r(egi)a corte// (c. 49v) et alt(r)a reservata ad arbritrio d(e) sua S(ignor)ia ill(ustrissi)ma4; et ad ch(i) lo revelarrà et ponerrà i(n) vero se li darrà la quarta parte d(e) dicta pena5. Da-tu(m) Neap(o)li die xi octob(r)o 1531 - Post data, volemo lo sop(r)adicto [sehabia da observar(e) p(er) questa cità et tucto lo regno6. Po(m)peius Vic(erex) Loc(umtene)ns g(e)ne(ra)lis. V(idi)t de Colle r(ege)ns. V(idi)t Loffredus r(e-ge)ns. Ber(nardi)nus Marti[r]anus secretarius7.//

[31] (c. 50r) An(n)o D(omi)ni 1532, a li 27 d(e) iunio, morcze el cardinal Colo(n)na, quale stava p(er) vicerré i(n) Nap(u)li, et lo corpo suo sta ad Sa(n)ta M(ari)a Mo(n)teoliveto d(e) Nap(u)li1. Eode(m) a(n)no, alli 14 d(e) (set)te(m)bro, appar-se la cometa verso leva(n)te co(n) una coda log(n)a, et fo bo(n) te(m)po, ch(e) la estate p(rese)nte fece se no(n) piover(e), et lo i(n)verno bo(n)no te(m)po2; et de poi apparse la matina a dui hor(e) d(e) nocte p(er) certi giorni - 1532 3. Eode(m)

[29] 1 utriusq(ue) titulus su -u-; 1 Ierusalem la seconda e corretta su altra lettera; 1 Croatier nell’interlinea su o. [30] 1 cardinale na nell’interlinea su i. [30] 4 applicare] applica(n)te; 4 reservata ad arbritrio d(e) sua reservata ad arbritrio d(e) reservata/ad arbritrio d(e) sua (il pri-mo arbritrio ha la prima r aggiunta nell’interlinea su a, la seconda r corretta su b, la terza r aggiunta nell’interlinea su i); 6 Neap(o)li e corretta su a; 6 [se taglio nella carta. [31] 1 D(omi)ni 1532 15432 (con 4 espunto) notizia preceduta da asterisco; 1 d(e) Nap(u)li segue,espunta probabilmente dallo stesso Fuscolillo, la medesima notizia: An(n)o D(omi)ni 1532 a li 27 d(e)l mese d(e) iunio morcze el cardinale Colo(n)na quale era vecerré d(e) Nap(u)li et lo corpo suo sta ad Sa(n)ta M(ari)a Mo(n)teoliveto; 2 Eode(m) a(n)no nel margine sinistro Ca-passo annota c. 48; il rimando è al luogo in cui Fuscolillo aveva copiato la medesima notizia:cfr. § II.6; 4 Eode(m) la notizia è preceduta da un asterisco tracciato con inchiostro nero.

Croniche 37

an(n)o, alli 20 d(e) iulio, lo s(ignor)e Andrea Dorio ve(n)ne i(n) Nap(u)li co(n) tre(n)ta galer(e) et vintiquattro navi grosse, et fece multa ge(n)te i(n) Nap(u)li, et no(n) ce stette più ch(e) quattro dì4; et subbito se partìo p(er) Sicilia p(er) a(n)dar(e) ad trovar(e) l’armata del Turcho – 15325. //

[32] (c. 50v) An(n)o D(omi)ni 1534, in Sessa fo ta(n)ta carastia ch(e) lo grano valeva lo tu(m)mulo vinti carlini, et la carastia era p(er) o(n)gni parte d(e) re(n)gno, ch(e) lo p(rese)nte a(n)no fo trista staisone d(e) grano, et la estate passata fo pe-gio, ch(e) qua(n)do se co(m)m<e(n)>czao ad seminar(e) valeva q(ui)(n)dici car-lini et se(m)pre salliva d(e) preczo, ch(e) la ge(n)te se moriano d(e) fama et ch(e) no(n) se poteva haver(e) pane, ta(n)ta la fo . lla ch(e) stava alla piacza1. Et a dì 16 d(e) magio ve(n)ne ta(n)to grano ad Scauli ch(e) scese lo tu(m)mulo carlini cinquo, ch(e) ve(n)ne da Sicilia2.

[33] An(n)o D(omi)ni 1533, alli 26 d(e)l mese d(e) ie(n)naro d(e)l p(rese)nte mese, fo facta la potecha d(e) m(issere) Macthio d(e) Cristiano, quale dicta potecha sta iunta ad quella d(e) m(issere) Ber(nardi)no Suave et socto allo castello, iu(n)to la porta d(e) mecello, iu(n)to la via d(e)l castello et la via publica d(e) la piacza maior(e)1. Quale dicta potheca, allo frabicar(e) ch(e) se fece, allo mecter(e) dell’astraco d(e) terra adca(n)te la porta fo trovato una certa moneta de// (c. 51r) oro picchola, ch(e) fo appreczata carlini ciquo o più la una d(e)l dicta moneta, et lo dicto tesoro fo poco d(e) valor(e), et fo i(n) te(m)po d(e) s(ignore) Archone et lo s(ignor)e Bergara2; quali dicti s(igno)ri, fo dicto p(er) Sessa, fece dar(e) la corda ad certi murinari ch(e) se adunero qua(n)do q(ui)lli garczoni portavano la te rra allo largo d(e)l castello, et ipsi dicti murinari a(n)dero adpresso, ch(e) se

erano adunati ch(e) lo garczone se nasconea la di cta moneta3; d(e)l ch(e) ne pa-tero la penete(n)tia loro4.

[34] An(n)o D(omi)ni 1534, in sabbato sancto alle 17 hore, allo celebrar(e) d(e) la messa ca(n)tata allo episcopato d(e) Sessa fo uno tarramuto, do(n)ne ce fo uno strepito gra(n)de d(e) ho(m)mini et d(e) donne allo episcopato1; et ce fo p(er) al-cune parte d(e) Sessa lo dicto terramuto et fo p(er) pocho spacio d(e) te(m)po in Sessa, a dì 4 d(e) aprile 15342.// (c. 51v) Eode(m) an(n)o, alli 7 d(e) magio, in Sessa have valuto lo grano lu tu(m)mulo carlini vintici(n)quo et no(n) se trovava grano et no(n) dinari, ch(e) se moria la ge(n)te d(e) fame3. Et a dì 12 d(e) magio lo grano scese lo tu(m)mulo carlini sei, ch(e) ce ne ve(n)ne da Scauli p(er) ma-ro4.

[35] An(n)o D(omi)ni 1533, alli 15 d(e) iunio, ve(n)dero da Mola et dal Castellone tremilia fa(n)ti inbuctinati et ci(n)quece(n)to muczi et ci(n)quece(n)to puctane et

[31] 4 an(n)o, alli 20 -i corretta su -e, 0 su 2. [32] 1 An(n)o D(omi)ni nel margine sinistro è stato annotato, con inchiostro blu: dupl.; cfr. § II.6; 1 fo . lla taglio; manca una lettera, ma si legge la parte inferiore di una g: cfr. § V.2.2.12. [33] 3 garczoni n corretta su r; 3 te rrataglio nella carta; 3 lo garczone -o corretta su -i; 3 di cta taglio nella carta. [34] 2 terramu-to e corretta su a, a corretta su lettera illeggibile. [34] 3 Eode(m) an(n)o notizia preceduta da asterisco; 4 Et a dì 12 cfr. lib. II 34.3. [35] 1 An(n)o D(omi)ni cfr. lib. II 34.3.

Gasparro Fuscolillo38

fine ad mille cavalli dentro de Sessa, et stecteroce de(n)tro dicta cità d(e) Sessa vintiquattro giorni et alli vinticinquo partero be(n) de nocte1. Quali dicti fanti al-logero se(n)cza descreptione, et fecero tanto male ch(e) no(n) se porria existima-re et scriver(e) i(n) carta de ta(n)ta ruina ch(e) fecero dicti fa(n)ti2. Et mai se vol-sero partir(e) finch(é) no(n) ebbero dicte// (c. 52r) paghe servite i(n) Ungaria al-lo servicio d(e)l nost(r)o inparator(e) Carlo q(ui)nto3; quale paghe foro tre4. Et p(er) levar(e) dicti fa(n)ti, ce adbisognò venir(e) lo s(ignor)e Archone p(er) li parlar(e) et no(n) li donero ubidie(n)tia nesciuna5: più presto li dessero iniuria et li voleano ad mac]zare6. Et de poi fo necessaro ch(e) fosse venuto lo s(ignor)e marche[se] d(e)l Guasto, et ma(n)cho li donaro ubidie(n)tia7; et ce ve(n)dero lic-ter(e) et co(m)missioni d(e)l s(ignor)e vecerré, et né meno li volsero ubidir(e) fi-ne ad ta(n)to ch(e) no(n) vendero li dinari p(er) le dicte paghe8; et volse ch(e) venisse lo s(ignor)e ducha d(e) Mo(n)tealto ch(e) li p(ro)mectesse d(e) fede d(e) farlil<o> aver(e) lo indulto et cap(ito)li passat<i> d(e) tucto male c(h)e ipsi fa(n)ti havessero facto p(er) el passato, ch(e) no(n) li fosse dato nessiuno inpac-zio9: et ch(i) se ne volevano addar(e) in Spania, ch(e) se no potesse a(n)dar(e) ad sua voglia10. Et cussì dicto s(ignor)e ducha li fece have’ lo sop(r)adicto i(n)dulto passato p(er) mani d(e) lo s(ignore)// (c. 52v) vecerré d(e) Nap(u)li et lo s(ignor)e marchese et d(e) tucto lo co(n)siglio11. Et alla partita ch(e) fecero, fe-cero qua(n)to male poctero far(e), ch(e) no(n) ce fo nesciuno remedio, ch(e) la magior(e) parte d(e) Sessa fugero fora d(e) Sessa, ch(e) haveano lassate le casi et r<o>bbe12; et de poi invarchero in Mola p(er) a(n)dar(e) ad Corona co(n)tra lo Turcho, ch(e) là patero la penete(n)tia loro13. Ips i dicti facti ve(n)dero d(e) do(m)menecha, et d(e) merchudì partero da la cità d(e) Sessa14.

[36] An(n)o D(omi)ni 1534 in Sessa fo ta(n)ta carastia ch(e) lo grano valeva lu tum-mulo circha vinti carlini1. Et la dicta carastia era p(er) o(n)gni parte intorno, ch(e) lo p(rese)nte a(n)no fo trista staisone d(e) grano, ch(e) se ne fece pocho per la estate passata, et d(e) ch(e) se co(m)micziò ad se(m)minar(e) da octob(r)o p(er) fi’ al p(rese)nte giorno se(m)pre valeva q(uin)dici carlini lu tu(m)mulo, ch(e) d(e) manera se moriano d(e) fama alcuna p(er)sona2. Et al 16 d(e) magio ve(n)ne ta(n)to grano ad Scauri ch(e) scese lu tu(m)mulo cinquo carlini3.//

[37] (c. 53r) An(n)o D(omi)ni 1536, die 24 me(n)sis marcii, la Sacra Cesaria Maiestà Carolo quinto inp(er)ator(e) passao p(er) Sessa1. Lu q(u)ale ve(n)ne la vigilia d(e) la A(n)nu(n)ciacione d(e) la Ma(d)do(n)na alle vintetré hor(e) et mecze, et stecte in Sessa p(er) fine alla matina seque(n)te, et de poi se partìo ad hor(e) 182;

[35] 1 fine -e corretta su –i; 3 dicte paghe h corretta su e; 5 p(er) li segue fo, espunto; 5 parlar(e) parlar(e)li (con li espunto); 6 ad mac zare taglio nella carta; 8 né meno no aggiun-to nell’interlinea su me; 8 volsero r corretta su l tagliata da titulus; 12 ch(e) fecero (seguefac, espunto); 13 Corona -na espunto da mano probabilmente più tarda con inchiostro nero;13 Turcho -o corretta su e; 14 Ips i taglio nella carta. [36] 1 An(n)o D(omi)ni nel margine sinistro è stato annotato con inchiostro blu da una mano tarda, dupl. f. sov.; cfr. § II.6; 2 oc-tob(r)o segue se(m)pre, espunto. [37] 1 An(n)o D(omi)ni notizia preceduta da asterisco tracciato con inchiostro nero.

Croniche 39

quale stette p(er) sua sta(n)cia in lo Castello d(e) Sessa3. Et poi se partìo p(er) Gaeta p(er) a(n)dar(e) in Roma, quale portao assai ge(n)te co(n) sua Mae(n)stà et no(n) ce fece nessciuno da(n)no in Sessa allo ’logiar(e) ch(e) fece4.

[38] Anno D(omi)ni 1538, alli 18 giorni d(e) iennaro, xie idictionis, alle 15 hor(e) et d(e) vernedì, trapassao da questa vita p(rese)nte misser(e) Agustino Niffho de Sessa1. Et sua infirmità fo schore(n)tia et pe(n)tura, ch(e) infra termine d(e) li septe giorni morìo2; et suo corpo sta ad Sa(n)to Do(m)minicho d(e) Sessa3.

[39] Die x del mese d(e) aprile 1539, xiie idictionis, in Sessa fo ve(n)duto lo domanio d(e) Sessa ad lume de ca(n)dela et sòno d(e) tro(m)be<tt>a p(er) preczo d(e) mille et quattrocento ducati lo anno ad uno capuano chiamato p(er) nome Cesaro Falcho1; et fo ve(n)nuto p(er) sei anni, fra(n)cho et libbero p(er) afficto2.//

[40] (c. 53v) A dì x d(e) giungno 1539 in Sessa, in una potheca d(e) uno ma(n)nese, fo vista da più persuni una tabula in meczo della quale era una petra de marmoro de peso d(e) libre dui1.

[41] A dì 20 d(e) nove(m)bro 1539 fo messa la ’cona nova ad lo episcopato d(e) Ses-sa, ad lo autale mayor(e), in te(m)po de lo ep(iscop)o Guastaferro gaietano 1. La dicta ’cona fo d(e) preczo ducati duicento2.

[42] Anno D(omi)ni 1257, d(e) do(m)menecha ad 6 d(e) marczo, ad hora d(e) vespe-ra, da la cità d(e) Gaeta p(er) fine ad Castello ad mar(e) lo mare uscìo da lo ter-mino suo p(er) uno tiro d(e) valestra, et durò una hora1. Et in questo a(n)no fo gra(n)ne carastia, et lo seque(n)te a(n)no fo tanta grassa ch(e) mai p(er) pariczi te(m)pi fo ta(n)ta2.

[43] A dì x d(e) aprile 1539, xiie idictionis, in Sessa fo ve(n)duto lo domanio ad lume d(e) ca(n)dela et sòno d(e) tro(m)betta p(er) preczo d(e) mille et quattrocento ducati lo a(n)no ad uno capuano chiamato Cesaro Falcho1; et è ve(n)nudo p(er) sei a(n)ni, fra(n)cho et libero p(er) affitto2.//

[44] (c. 54r) Anno D(omi)ni 1264, fo visto lo sole spartuto in tre parte, et in ciascune parte fo visto lo vexillo bia(n)cho (con) la croce rossa, et fo sop(r)a Nocera, ad tal ch(e) li sarracini d(e) Nocera lo scrissero ad re Ma(n)freda et ce stavano stu-pefacti1. Et fo del mese d(e) agusto2.

[45] Anno D(omi)ni 1539, a dì x d(e) iunio, in Sessa in una pote[c]h(e) d(e) uno ma(n)dese fo vista da più p(er)suni una tabula, in meczo d(e) la q(u)ale era una pitra d(e) marmora di piso d(e) libre dui1.

[37] 4 [fece taglio nella carta; 4 ch(e) fece segue: reverte foliu(m); nel margine sinistro, un asterisco. [39] 1 Die x nel margine sinistro, un asterisco; con inchiostro nero una mano più tarda (probabilmente Capasso) annota dupl. v. app.; cfr. § II.6. [43] 1 A dì x nel margine si-nistro un asterisco; 1 mille segue ducati, espunto. [44] 1 croce noce; 2 agusto segue, espun-ta dallo stesso Fuscolillo perché già copiata precedentemente (cfr. sopra, lib. 41), la seguente notizia: An(n)o D(omi)ni 1539 a dì 20 d(e) nove(m)bro fo messa la ’cona nova ad lo viscopato d(e) Sessa ad lo autale mayor(e) in te(m)po d(e) lo ep(iscop)o Guastaferro gaitano, et ce fo d(e) spesa circha duice(n)to ducati. Nel margine sinistro, un asterisco; più in basso si legge dupl.; cfr. § II.6. [45] 1 Anno A dì (con dì espunto, -nno sormontato da titulus espunto). Nel margine sinistro si legge dupl.; cfr. § II.6; 1 tabula] l corretta su t.

Gasparro Fuscolillo40

[46] A(n)no D(omi)ni 1540, del mese d(e) iunio, fo dalli ho(m)mini d(e) la Roccha d(e) Mo(n)fino i(n)novato i(n) la accqua d(e) Fontanafreda ch(e) decorre alle moline d(e) la cità d(e) Sessa, mora(n)doce et oppila(n)doce1; donde fo recorso al vicerré et remosse in Vicaria et da llà fo expedito un co(m)misario ispano il quale, vista la se(n)te(n)tia data alli a(n)ni a dereto, ciò alli 1517, sopre un’alt(r)a innovatione allora facta et dalli dicti roccolani, et visto il loco et examinati xxij testimonii, se co(n)dusse sopre dicta Fontanafreda, et chiamati li si(n)dici et lo officiale d(e) la Rocca, se(n)te(n)tiò ch(e) subbito fosse scassata// (c. 54v) tuctala frabica et deoppilate tucte le oppilacioni p(er) loro facte, et fe’ ba(n)no da par-te della gra(n) corte de la Vicaria d(e) Nap(u)li ch(e) p(er) nullo te(m)po da ve-nir(e) no(n) ve se innovasse cosa alcuna alla pena d(e) mille docati2. Et p(er)-ch(é) prete(n)deva ch(e) dicti roccolani fossero accascati alla pena d(e) mille du-cati secu(n)do la passata se(n)te(n)tia, et fossero adcascati i(n) pena d(e) rebel-lione p(er) haverno sonato ad arme subbito ch(e) vedero dicto co(m)missario, ne portò quattro d(e) li pri(n)cipali co(n) ipso presuni, et fece prese(n)cialme(n)te scassar(e) tucte le frabich(e) facte3.

[47] An(n)o D(omi)ni 1512 fo ch(e) nascette Ioa(n)fra(n)cisco d(e) Tra(n)sa, figliolo d(e) m(issere) Agustino d(e) Tra(n)sa, quale nost(r)o Signor(e) Idio ce lo (con)-serva in sanità et p(ro)sperità como desidera suo pat(r)e1.

[48] A dì 22 d(e)l mese d(e) aprile, vj indi(ctione), 1518, ve(n)ne uno mast(r)o d(e) orologio et posse lo orologio novo ad Sa(n)to Ioa(n)ni ad Piaczia1. Et gostò 60 ducati, et q(ui)llo vecchio l’aco(n)cziò allo ep(iscop)ato2.//

[49] (c. 55r) Anno D(omi)ni 1561, ad l’ultima septimana d(e) octo(m)bro et partita d(e) nove(m)bro, ce fo uno co(m)missario ad Cascano alla taverna p(er) parte d(e) Sessa et li tercieri ad ’sa(m)minare multi canonici et preite d(e) Sessa d(e) una lite infra Sessa et li tercieri1; ch(e) li tercieri prete(n)deano d(e) pag ar (e)noinsemi co(n) Sessa d(e) ogni inponeme(n)to ch(e) fosse, ta(n)ti pagame(n)ti fhi-scali, qua(n)ti allogiame(n)ti et guardie et alt(r)e cose ch(e) se inponessero, ch(e) ipsi volevano star(e) como ad citadini d(e) Sessa2; et cussì li sessani fecero ve-nir(e) li dicto co(m)missario ad ’sa(m)minar(e) in fagor(e) d(e) Sessa3. Li dicto co(m)missario se chiama Hectorre d(e) Regno(n)nib(us), cam(era)rio d(e)l Sa-c(r)o Regio Co(n)silio4. Et cussì Sessa ma(n)dò li sop(r)adicti canonici ad ’sa(m)minar(e) in fagor(e) d(e) Sessa como li tercieri erano separati da Sessa in ogni cosa5.//

[50] (c. 55v) A dì 3 d(e) agusto 1567, in dì de do(m)menecha, fece lo egresso et la in-trata d(e) missere Lione Fuscolillo d(e) Sessa, doctor(e) i(n) medecina, lo q(u)ale se fece ta(n)to honore ch(e) fo cosa mirabile1. Dove llà allo segio gra(n)-de fece lo sermone, dove ce fo lo r(everen)do ep(iscop)o m(issere) Ioanplacito

[46] 1 A(n)no D(omi)ni notizia preceduta da un asterisco; 1 moline -e corretta su -o. [47] 1 An(n)o D(omi)ni a sinistra l’annotazione: Sessa. [48] 2 l’aco(n)cziò lo co(n)cziò (con -o dilo corretta in a). [49] 2 pag[ar (e)no taglio nella carta; 5 da d tagliata da titulus. [50] 2 ser-mone m corretta in ne; 2 r(everen)do inserito nell’interlinea tra lo ed ep(iscop)o.

Croniche 41

episcopo d(e) Sessa, lo signor(e) do(n)no Belardino d(e) Corduba in persono d(e) s(ignore) d uch a d(e) Sessa2.//

[51] (c. 56r) An(n)o D(omi)ni 1561, d(e)l mese d(e) octo(m)bro et nove(m)bro, se murava et frabicava lo tribunale dove se regie corte, quello de sop(r)e, et mis-se[re] Ioa(n)fra(n)cisco Russo, medico, era soprasta(n)te p(er) parte d(e) Sessa, et a(n)chora quello d(e) la Unciata alla taverna, iuto alla ecc(lesi)a, se forniva d(e) frabicar(e)1. Et erano li mastri do(n) Cola d(e) Ma(n)so, lo s(ignor)e Cola Ant(oni)o d(e) Tra(n)sa, et Cola Ant(oni)o d(e) Q(u)attro Tornisi et le vacha d(e) le olive foreno ve(n)nute seice(n)to ducati d(e) la Unciata ad Fabbio d(e) Aq(ui)-no2.//

[52] (c. 56v) Prima sessio in Concilio Trident(in)o, die vija ianuarii mdxlvj1. Sacro-sa(n)cta Trident(in)a synodus in Sp(iri)tu S(an)cto l(egi)t(i)me congregata in ea p(re)sidentibus eisde(m) tribus Apostolice Sedis legatis, agnoscens cu(m) beato Iacobo ap(osto)lo q(uod) om(n)e datu(m) op ti]mu(m) et omne donu(m) perfec-tu(m) desursu(m) e(st), desce(n)dens a P(at)re luminu(m), qui iis qui postulant a se sapie(n)tia(m), dat o(m)nib(us) afflue(n)ter et no(n) inprop(er)at eis2; et simul sciens, quia initiu(m) sapie(n)tie e(st) timor D(omi)ni, statuit et decrevit, o(mn)es et singulos Christi fideles in civitate Trident(in)a co(n)gregatos esor-ta(n)dos e(ss)e prout exhortat ut se a malis et peccatis hactenus co(m)missis e-mendar(e), ac de cetero in timor(e) D(omi)ni ambular(e), et desideria carnnis no(n) p(er)ficere, orate omnib(us) instare, sepius confiteri, eucharistie sacra-me(n)tum sumer(e), ecclesias freque(n)tare3 [...]// (c. 58r) [...] admiscea(n)t. Fa-miliares vero suos unusquisq(ue) instruat et erudiat, ne sint rixosi, vinosi, impu-dici, cupidi, elati, blasfemi et voluptatu(m) amatores, vitia demu(m) fugia(n)t et virtutes amplecta(n)tur, et in vestitu, et cultu, et o(mn)ib(us) actionib(us) hone-state pre se ferant, sicut decet ministros mi<ni>sterior(um) Dei4. Ad hec cu(m) huius Sacrosanti co(n)cilii v(est)ra sollicitudo, et inte(n)tio sit ut procul satis he-resu(m) tenebris que p(er) tot annos op(er)ueru(n)t terra(m) candor peritasq(ue) refulgeat et ea que reformatione agent reforme(n)t5; ipse sinodus hortat o(mn)es catholicos hic co(n)gregatos et co(n)gre(n)ga(n)dos atq(ue) eos preserti(m), q(ui) sacraru(m) licterar(um) p(er)itia h(abe)nt ut sedula meditatione dilige(n)-ter secu(m) ipsi cogita(n)t quib(us) potissimu(m) eius et modis ipsius sinodi in-te(n)tio dirigi et optatu(m) effectu(m)// (c. 58v) sortiri possit quo maturius dam-nari damnanda et probanda probari, queant, ut p(er) totu(m) orbe(m) omnes uno ore et eade(m) fidei co(n)fessione grorifice(n)t Deu(m) et Patre(m) D(omi)-ni nostri Yh(e)su (Chris)ti6. In sente(n)tiis vero dice(n)dis iusta Toleta(m) co(n)-cilii statutu in loco benedictionis co(n)side(n)tib(us) D(omi)nis sacerdotib(us),

[50] 2 d[ucha taglio nella carta; 2 Sessa segue un ampio spazio vuoto, oltre metà pagina.[51] 1 murava et frabicava murara et frabricara; 2 Aq(ui)no segue nella pagina un ampio spazio vuoto. [52] 1 Concilio titulus pleonastico su -o; 3 Christi h corretta su r; 4 blasfemibtasfemi; 4 mi<ni>sterior(um) n corretta su altra lettera; 6 dilige(n)ter titulus su -r, espunto;6 ipsius -s corretta su altra lettera.

Gasparro Fuscolillo42

nullus debeat aut inmodestis vocib(us) pers<tr>ep(er)er aut tumultib(us) p(er)-turbare, nullis etia(m) falsis vanisve aut obstinatis disceptationibus co(n)-tender(e)7; sed quidq(ui)d dicat nec recte iudicii acies p(er)turbato a(n)i(m)o in-flectat8: insup(er) ipsa sacra sinodus statuit ac decrevit, q(uod) si forte co(n)-ti(n)gerit aliquos debito in loco no(n) seder(e) et sente(n)tia et sub verbo placet p(ro)feri. co(n)gregationib(us) interesse et alios quoscu(m)q(ue) actus face-r(e),// (c. 59r) co(n)cilio dura(n)te, nulli p(ro)pterea preiudiciu(m) generet nul-li(que) novu(m) ius aquiratus9.//

[53] (c. 59v) A dì 14 d(e)l mese d(e) magio 1542, il vene(rabi)le m(issere) Marcho d(e) Romano d(e) Sessa, co(n)gregato il publico co(n)siglio i(n) la polita, ipso primo havuta la lice(n)tia dalli sindici d(e) epsa università, prepose dice(n)do ch(e) alli te(m)pi arreto haveva testato ch(e) dicta università fosse herede d(e) tucte soe facul tà1; et p(er)ch(é) quello era testamento ch(e) harria possuto, qu(ando) havesse voluto, anullarlo, et vole(n)do ch(e) dicta università havesse in parte securità d(e) quello ch(e) fermame(n)te tene in memoria, i(n) lo p(rese)nte dì fe’ donatione i(n)re v ocabile tra li vivi d(e) tutte le terre sue have in le perti-ne(n)tie d(e) Casa Amara et Ga(m)mafence ch(e) ascendeno ad moya cento, seu circha, d(e) preczo d(e) scuti mille, co(n) patto ch(e) li fructi, vive(n)te d(e) ipso, fossero soi, ma alla morte sua dicti fructi et intrate ch(e) da llà prevenerra(n)do se habbiano ad corverter(e) in salario// (c. 60r) d(e) dui mast(r)i d(e) scola2: (vi-delicet), ad uno ch(e) darrà li primi eleme(n)ti d(e) gramatica ducati 40, et 60 ad uno ch(e) legerà humanità3; et ch(e) d(e) dicti dinari no(n) se habbi ad far(e) alt(r)o in caso ch(e) fosse peste, ch(e) allora sia licito ad dicta università partir(e) le dicte intrate, et la mità dar(e) ad poveri ch(e) se trovarra(n)no infecti for(e), et l’alt(r)a mità se corverta in pagame(n)ti fiscali4. Et caso ch(e) dicta università volesseno farene alt(r)o, nullo modo li sia licito5; i(m)mo eo causu vole ch(e) cada da dicta do(n)natione et succeda i(n) dicta donatione la ven(erabi)le ecc(le-si)a della Annu(n)ciata d(e) Nap(u)li6. Et d(e) tal donatione ne fo facto publico instrome(n)to p(er) mano d(e) notar(e) Ioa(n)ni Thomasi Bove, el capitanio d(e) Sessa lo s(ignore) Thomasi da Ara(n)do ispano, li sidici d(e) Sessa lo s(ignor)e Ioa(n)paulo d(e) Asperello, notar(e) Ioa(n)ni// (c. 60v) Floradasa, m(issere) Ce-saro Lippo7; et p(er) testimonii iodice m(issere) Leonardo d(e) Pippo, do(n)no Gasparro Fusculillo, do(n)no Marcho Bove, do(n)no Laure(n)tio d(e) Pippi, do(n)no Ioa(n)ni d(e) Me<d>ella, tucti preditti canonici d(e) Sessa8.

[54] A dì 29 del mese d(e) dece(m)bro 1544, secu(n)de idictionis, in dì d(e) sabbato, lo vene(rabi)le m(issere) Marcho d(e) Romano d(e) la cità d(e) Sessa p(er) sua bona volu(n)tà et suo ultimo testame(n)to testò erede la università d(e) Sessa1;(videlicet) ch(e) la cità d(e) Sessa sia tenuta tener(e) uno medico et darli p(ro)-

[53] 1 [facul]tà] taglio nella carta; 2 anullarlo l’ultima l corretta su e; 2 università t inseritanell’interlinea su a; 2 donatione titulus sulla prima o, espunto; 2 i(n)re[v]ocabile] buco nella carta; 2 terre sue have] terre seu have; 4 d(e) segue tucti, espunto; 6 do(n)natione et seguesecu(m), espunto; 6 della] dalla; 8 m(issere) Leonardo m. inserito nell’interlinea.

Croniche 43

visione lo a(n)no ce(n)to ducati, et dui mast(r)i d(e) scola da imparar(e), (videli-cet) uno mast(r)o ch(e) interducha li scolari allo i(m)parar(e) p(er) fine alle lec-tioni, et darli d(e) p(ro)visione ducati quara(n)ta, et lo alt(r)o mast(r)o ch(e) i(m)para d(e) audir(e) le lectioni// (c. 61r) ch(e) possa a(n)dar(e) allo studio, ch(e) li sia dato sessa(n)ta ducati, ch(e) so(m)ma ad tucti dui mast(r)i ce(n)to du-cati2; ch(e) so(n)no duce(n)to ducati i(n) lo medico et alli mast(r)i3. Et have las-sato uno legato in hoc pacto, ch(e) uno chiamato p(er) nome m(issere) Io-a(n)f ran cisco Russo, d(e) la cità d(e) Sessa, sia lo me(d)dico d urante la vita sua, et ch(e) se usa li fructi in vita sua et ch(e) me(d)dica la cità d(e) Sessa et ch(e) habbia da vedere le aurine de li casali d(e) Sessa seu furìa de(n)tro d(e) Sessa, ch(e) no(n) sia tenuto a(n)dar(e) fora p(er) li casali d(e) Sessa4; et ch(e) lo dicto Ia(n)fra(n)cisco ut sup(r)a se usa et fructa tucti fructi et sta(b)bili ch(e) so(n)no i[n] esser(e) d(e) dicto m(issere) Marcho, et inter questo te(m)po ch(e) è vivo, m(issere) Ioa(n)fra(n)cisco sia tenuto dar(e) alla università d(e) Sessa du-cati ce(n)to p(er) li mast(r)i d(e) scola, et la università d(e) Sessa sia tenuta ad e-ligere li mastri d(e) scola d(e) gramaticha5;// (c. 61v) et tucti li alt(r)i fructi siano d(e) dicto Ioa(n)fra(n)cisco medico, solu(m) ch(e) sia tenuto dar(e) ce(n)to duca-ti ad Sessa p(er) li mast(r)i dura(n)te la vita sua, d(e) Ioa(n)fra(n)cisco ut su-p(r)a6; et lo destribitor(e) d(e) dicte robbe sia uno chiamato p(er) nome m(issere) Ioa(n)michele Russo d(e) la cità d(e) Sessa, et ipso sop(r)adicto habbia da ve-der(e) tucte bestiame et mo(b)bile ch(e) se trovarra(n)do alla dicta casa d(e) m(issere) Marcho testator(e), et ch(e) li dicti dinari se ne habiano da co(m)-parar(e) i(n) utilità d(e) Sessa et se ne usafr<u>cta lo dicto m(issere) Ia(n)fra(n)-cisco dura(n)te sua vita7. Et p(er)ch(é) lo dicto m(issere) Marcho havea una sua serve(n)te ch(e) era muta, li lassao dura(n)te sua vita uno par(e) d(e) casi co(n) tutto quello ch(e) se trovava i. dicta sua ca(m)mera, et li lassao una corta ad Sa(n)tagata co(n) certe alt(r)e terre, ch(e) se ne usafructa dura(n)te sua vita, et de poi sia d(e)// (c. 62r) la università d(e) Sessa8; et chi, face(n)no lo (con)trario, et (con)travenesse el dicto testame(n)to, ch(e) succeda le predicte robbe la Nu(n)ciata d(e) Nap(u)li9. Et ch(e) se ne habbiano da far(e) tre copie d(e) dicto testame(n)t o 10: uno la cità d(e) Sessa, et uno alt(r)o la Nu(n)ci ata d(e) Napuli, et uno alt(r)o p(er) lo ep(iscop)o d(e) Sessa11; et ch(e) lo ep(iscop)o d(e) Sessa habbia da poner(e) insemi con Sessa ta(n)to medico qua(n)to mast(r)i, d(e) po-tere eliger(e) como li par(e) et piace ad loro arbitrio lo dicto me(d)dico et mast(r)i d(e) poi la morte d(e)l sop(r)adicto Ioa(n)fra(n)cisco12; et quisti tre te-stame(n)ti se posseno far(e) adczoch(é) se possano se(m)pre trovar(e) p(er) lo

[54] 2 ce(n)to duce(n)to (con du espunto). [54] 4 Ioa(n)f[ran]cisco] taglio nella carta; 4 d[urante]] taglio nella carta; 4 et ch(e) habbia] et se ch(e) habbia (con se espunto); 6 et tucti] -i corretta su -o; 6 dura(n)te] -e corretta su a; 7 destribitor(e)] la prima e corretta su i; 10 da fare] d tagliata da titulus; 10 testame(n)t[o]] taglio; 11 la cità d(e) Sessa] s- corretta su altra lettera; 11 Nu(n)ci[ata]] taglio nella carta; 12 [et]] taglio nella carta; 12 [con]] taglio nella carta.

Gasparro Fuscolillo44

te(m)po da venir(e)13. Lo testame(n)to lo fece notar(e) Ioa(n)ni Floradasa d(e) Sessa, lo iudice m(issere) Cesaro Fuscolillo d(e) Sessa, li testimonii so(n)no (vi-delicet) lo primicerio Sigismu(n)do Floradasa, do(n)no Ioa(n)ni d(e) Iuliano ca-n(oni)co, do(n)no Marcho Bove can(oni)co, do(n)no Thomasi d(e) Milano can(oni)co, do(n)no Ioa(n)ni Ma(n)darino can(oni)co, notar(e) Hieronimo Mar-tino et alt(r)i testimonii d(e) Sessa14. Lassa lo corpo suo, d(e) m(issere) Marcho, in la Nu(n)ciata d(e) Sessa// (c. 62v) et li lassa ducati dei<ce> et ch(e) se sebel-lisse d(e) nocte, et ch(e) <ce> vadano se no(n) quattro preite co(n) quattro torcze a(n)cese et ch(e) no(n) debbiano sonar(e) ca(m)pana nesciuna; et se sebellisse alla fosse de li previti15. Lassa una quara(n)tauna et tre(n)tauna p(er) sua anima et uno tare d(e) male tollicto16.

[55] A dì 2 d(e)l mese d(e) ienaro 1544, secu(n)de idictionis, in dì d(e) mercudì, cir-cha le vinti hor(e), trapassao da questa vita p(rese)nte lo sop(r)adicto venerabile m(issere) Marcho de Romano d(e) la cità d(e) Sessa1. Et lo p(rese)nte a(n)no se trovò sindici lo s(ignore) Thomasi Cossa, m(issere) Leonardo d(e) Pippo, no-tar(e) Hieronimo Martino, tucti tre si(n)dici d(e) la cità d(e) Sessa2.

[56] <1552, a nove di aprile, fu uno ielo che la maiore parte delle vigne secchero>1.//[...]

[57] (c. 65r) ... d(e) Roma q(u)ale sia in bona hora1.[58] An(n)o Do(mi)ni 1544, tertia idictionis, in la vigilia de la natività d(e) Iesù (Cri-

sto) fo nova in Sessa ch(e) lo Thiberio Crispo, ep(iscop)o d(e) Sessa, era fa ctocardinale, et ne fo facta allegria assai fino alla vespera1. Alla vigilia de la Na-tività d(e) (Cristo) fo ca(n)tato lo Te Deu(m) lauda mus 2.

[59] A dì 17 d(e) agusto 1546, (quart)e idictionis, lo r(everen)do do(n)no Hyeronimo d(e) la Marra, archidiacono et vicario d(e) Sessa, como p(ro)curator(e) del r(eve-ren)do m(issere) Bartholomeo Albano have pigliata secura possessione de lo e-piscopato de Sessa p(er) nome et parte del r(everen)do Bartholomeo Albano ep(iscop)o d(e) Sessa, p(er) resegnatione del r(everen)do cardinal Thiberio Cri-spo, nost(r)o electo1; q(u)ale p(er) uno breve apostolicho d(e) sua Sa(n)tità papa Paulo tercio et co(n) lo exsecuturiale d(e) Nap(u)li dal vecerré s(ignore) do(n) Petro d(e)// (c. 65v) Toleto, q(u)ale dicto exsecuturiale lo havea expedito do(n) Hieronimo Cerello suo p(ro)curator(e) venuto da Nap(u)li, et una procura del sop(r)adicto r(everen)do Bart(olome)o Albano facto in nome del r(everen)do do(n) Hyronimo d(e) la Marra sop(r)adicto2. P(er)ta(n)to questa matina, ch(e) ène martedì, ch(e) so(n)no 17 d(e) agusto, have pigliata secura possessione del sop(r)adicto episcopato d(e) Sessa3; p(er)ta(n)to se ne ène facto istrome(n)to pu-blico p(er) mano d(e) notar(e) Ioa(n)ni Floradasa d(e) Sessa, iodice notar(e) Pau-

[54] 14 Fuscolillo] -o- corretta su altra lettera. [55] 2 tucti] segue macchia d’inchiostro. [56] notizia a mala pena leggibile, scritta con inchiostro chiarissimo e, a considerare il ductus,quasi di sfuggita. [58] 1 fa[cto]] strappo nel margine esterno della carta; 1 [fino]] taglio nella carta; 1 vespera] segue ch(e) fo dicta, espunto; 2 de [la]] taglio nella carta; 2 lauda[mus]] ta-glio nella carta. [59] 2 s(ignore)] s. inserito nell’interlinea; 2 do(n)] inserito nell’interlinea.

Croniche 45

lo d(e) Do(m)micio et Batista d(e) Unufrio4. Li testimonii so(n)no q(ui)sti, (videlicet) lo s(ignor)e Thomasi de Ara(n)do, si(n)dico, lo s(ignor)e Ioa(n)paulo d(e) Asperello, lo s(ignor)e Cesaro Cossa, m(issere) Pirro Pascali, m(issere) Io-a(m)battista Testa, m(issere) Micio Pascali, m(issere) Ioa(m)belardino d(e) Ric-cha, m(issere) Nicolò d(e) Paulo, m(issere) A(n)g(e)lo d(e) La(n)no, m(issere) Agustino d(e) Guada(n)gna<b>en[e] et alt(r)i testimonii5.// (c. 66r) Et lo dicto ep(iscop)o lo pigliò ad pe(n)tione dicto episcopato d(e) Sessa, ch(e) ne pagava duice(n)to ducati de oro d(e) ca(m)mera allo r(everen)do cardinal Crispo, et el dicto cardinal se reservò lo dar(e) d(e) li beneficii p(er) sé6.

[60] Et lo r(everen)do ep(iscop)o Galeacio Florimo(n)to d(e) Sessa fece levar(e) lo corpo d(e) lo ep(iscop)o Guas taferro d(e) Sessa et lo messe allo altar(e)

m aiore da la ba(n)na sinistra co(n) una pretra d(e) marmora co(n) suo mi ... 1.[61] A dì 19 d(e)l mese d(e) frebaro 1564, ve(n)ne in Sessa lo r(everendissi)mo car-

dinale d(e) Sermoneta archiviscovo d(e) Capua, q(u)ale a(n)dava ad far(e) lo in-gressu et intrao la prima volta in Capua1; lo q(u)ale cardinale era d(e) casa gaita-no, et era in te(m)po d(e)l viscovo m(issere) Galeacio Florimo(n)te ep(iscop)o d(e) Sessa2. Li fo facto grade honor(e)3.

[62] A dì 2 del mese de agusto 1569 fo trovata una fravola bellissima sopto all’orto de dopno Gasparro Fuscolillo, la quale fo trovata p(er) mano della figlia de Cola della Preta la più piccola, chiamata per nome Victoria1.//

[59] 5 Guada(n)gna<b>en[e]] strappo nel margine esterno della carta; 6 reservò] s corretta su altra lettera; 6 d(e) [li]] strappo nel margine esterno della carta. [60] 1 [corpo]] strappo nel margine esterno della carta; 1 [Guas]taferro] taglio nella carta; 1 m[aiore]] strappo nel mar-gine esterno della carta; 1 pretra] la seconda r inserita nell’interlinea su a; 1 mi[...]] strapponel margine esterno della carta. [62]] l’intera annotazione di mano ; cfr. II.9.1; 1 fo] -o cor-retta su altra lettera; 1 Victoria] segue l’annotazione di Fuscolillo, aggiunta posteriormente con caratteri molto piccoli: Passate più ’na(n)ti ch(e) questo no(n) è cose de nie(n)te d(e) la fravola. Cfr. § III.3.

Gasparro Fuscolillo46

[Terzo Libro]

[1] (c. 66v) Qua come(n)cza el terczo libro d(e) cronich(e) del Regno d(e) Napuli, quale co(n)siste la gra(n)de(n)cze d(e) re Ladislao co mmulte guerre appresso, co(m)me(n)sa(n)do da li 1055 alla incarnatione d(e) Cristo1.//

[2] (c. 67r) Breve co(m)posicione facta d(e) le croniche d(e) questo regno d(e) Sici-lia ch(e) hora se chiama regno d(e) Nap(u)li, inco(m)me(n)cza(n)do da dì ch(e) dicta Nap(u)l(i) era sopto lo dominio de lo imperator(e) d(e) Costa(n)tinopoli, p(er) tucto il te(m)po ch(e) regnò il s(erenissi)mo re Ferr ante d(e) ’Ragona, re d(e) Sicilia et d(e) Nap(u)li, como ho dicto1; et ultimatame(n)te scriverrò d(e) al-cuni gesti d(e) dicto re Ferra(n)te co(n) la guerra d(e)l ducha Ioa(n)ni d(e) A-gioia, f ino alla presa d(e) pre(n)cepe d(e) Rossano, quale opera fo ... 2.

[3] Primame(n)te la cità d(e) Nap(u)li era socto lo dominio d(e) li imperatori d(e) Co(n)sta(n)tinopoli, p(er)ch(é) q(ua)n(d)o lo i(m)parator(e) Co(n)sta(n)tino fo sanato d(e) la sua infirmità de la lebra da papa Silvestro, donò alla ecc(lesi)a tuc-to lo dominio di Roma et le cità et castelle ch(e) havea i(n) Italia, et solu(m) se reservò p(er) sé et s<oi> success<o>ri la cità de Nap(u)li p(er) Ca(m)mera Impe-riale1; et lì faceva reside(n)tia q(ua)n(d)o da (Con)sta(n)tinopoli [veniva] ad visi-tar(e) la Sa(n)ta Ecc(lesi)a, et disponea et habitava i(n) epsa como sua p(ro)pria2.Appresso la cità d(e) Sorre(n)to co(n) tucto suo destricto haveva un signor(e) ch(e) se intitulava [...]3; [...] lo ducha d(e) Amalfi et era unito tucto lo duchato come è hogi4.

[4] Lu pri(n)cipato d(e) Salerno havea un s(ignor)e ch(e) se i(n)titulava lo pre(n)cepe d(e) Salerno et se inte(n)deva citra et ultra1.//

[5] (c. 67v) Lo Duchato d(e) Calabria havea un s(ignor)e ch(e) se i(n)tit[u]lava lo ducha d(e) Calabria1; in te(r)ra de Utra(n)to era un signor(e) se intitulava lo pre-cepe d(e) Tara(n)to2; in terra d(e) Baro era un s(ignor)e intitulato pre(n)cepe d(e) Baro3.

[6] Ca pitiniata income(n)sa(n)do da Troia, ch(e) era lo capo, havia un s(ignor)e intitulato lu duca de Puglia1; a lo Mo(n)te de S(an)to A(n)g(e)lo (con) tucte le soe pertine(n)tie era un signor(e) ch(e) se i(n)titulava lo s(ignor)e de l’honor del Mo(n)te Sa(n)to Ang(e)lo2; in Apuczo era innel (con)tato d(e) Molisi et ce era

[1] 1 cronich(e)] h tagliata da titulus corretta su e; 1 co mmulte] com multe; 1 Cristo] dopo li-neetta segue l’annotazione: la copia da Nap(u)li. [2] 1 dicta] dicto; 1 Ferr[ante]] strappo nella carta; 2 f[ino]] strappo; 2 presa] –a corretta su -e; fo [...]] strappo nella carta. [3] 1[li]] strap-po nella carta; 1 imperatori] titulus su r espunto; 1 castelle] -e corretta su -a; 1 success<o>ri] titulus su r espunto; 3 haveva] a sinistra una mano più tarda (probabilmente Capasso), scrive con inchiostro nero manca, ad indicare un salto nella copia. [5] 1 i(n)tit[u]lava] macchiad’inchiostro; 2 Utra(n)to] sulla U- è stata riscritta O con inchiostro diverso; 3 intitulava] se-gue lineetta orizzontale segnata dalla stessa mano più tarda ad indicare evidentemente il luo-go in cui è avvenuto il salto. [6] 1 [Ca]pitiniata] strappo nella carta; 2 [de]] strappo nella car-ta; è visibile l’asta superiore della d; 3 Apuczo] u nell’interlinea su p.

un segnor(e) ch(e) se i(n)titulava lo co(n)te d(e) Molisi3; in Terra d(e) Labor(e) era un segnor(e) ch(e) se intitulava lo pre(n)cepe d(e) Capua et havea socto suo dominio q(ui)sti signori, (videlicet) lo co(n)te d(e) Caserta, lo co(n)te d(e) Fu(n)di, lo co(n)te Abbe, lo co(n)te d(e) Manopello, lo co(n)te d(e) Lorito, lo co(n)te d(e) Sangro, lo co(n)te Celano et più alt(r)i s(igno)ri se(n)cza titulo4. An-chora è da saper(e) ch(e) la ysola d(e) Sicilia ult(r)a faru(m) alcune volte fo sop-to dicto imp(er)rator(e) d(e) (Con)sta(n)tinopoli et alcune alt(r)e volte fo sopto lo re d(e) Africa5; et poi in lo// (c. 68r) adve(n)to d(e) Roberto Guisquardo fo facto co(n)tato6. Et lo p(re)dicto Roberto intitulò Rugiero su<o> fr(at)e co(n)te d(e) Sicilia7.

[7] Da poi lo p(re)dicto Roberto Guisquardo ve(n)ne i(n) questo paese da Sicilia ci-tra far(um) chiamato da lo pre(n)c(e)pe d(e) Capua, quale faceva guerra co(n) lo pre(n)cepe d(e) Salerno1. Roberto Guisquardo et li fr(at)i erano norma(n)ni, et ve(n)dero p(er) soldati d(e) dicto pre(n)cepe d(e) Capua2; lo quale Roberto, in lo a(n)no de la incarnatione d(e) (Cristo) 1055, fo facto duca et capo d(e) tucto lo esercito d(e) Norma(n)ni3; et ve(n)ne(n)do p(er) soldati d(e) dicto p(re)cepe d(e) Capua, allora i(n)co(m)me(n)sò ad acq(ui)star(e) tucto lo regno p(er) sé4; et in p(ro)cesso d(e) te(m)po cacciorno tucti li sop(r)adicti segnor(e) d(e) loro t(er)re et paisi, et se fe’ intitular(e) ducha d(e) Puglia5. Fo investito p(er) ba(n)nera da papa Nicolao, et esse(n)do p(er) la ecc(lesi)a intitulato duca d(e) Puglia, vi(n)xe in dicte segnorie a(n)ni 27 et morì d(e) morte n(atur)ale in Romania, in una ysola chamata Casopoli, et morì d(e) età d(e) a(n)ni 606.//

[8] (c. 68v) Il quale Roberto et soi subcessori foro captolici (cristi)ani, et multe gra(n)de ecc(lesi)e et monasterii et hospitali et castelle edificaro nel regno et nel l’isola d(e) Sicilia1; lo quale fo edificata la cità d(e) Amelfe et lo castello et

la mat(r)e ecc(lesi)a d(e) Sa(n)to Macteo d(e) Salerno et la ecc(lesi)a d(e) S(an)cta Ternità d(e) Venosa et multe alt(r)e2.

[9] Ancora ipso Roberto passò in Romania et acq(ui)stò p(er) fino ad Co(n)sta(n)tinopoli, o(n)de guirregia(n)do co(n) lo imparator(e) lo sco(n)fiss(e)1.Dopo’ passò in Bulgaria et assediò lo imparator(e) multo strectame(n)te2; et sta(n)do a lo essedio, vendero ad ipso solle(n)ni i(m)bassciatori da papa Grego-rio, quale stava assediato in Roma a lo castello d(e) Sa(n)to A(n)g(e)lo da lo im-parator(e) Erricho et da popolo d(e) Roma3; li quali a(m)basciatori da parte de dicto papa li do(m)ma(n)daro adiuto et soccorso, dice(n)do ch(e) no(n) potevano haver(e) soccorso da alt(r)i4. Et p(er) questo dicto Roberto Guirquardo laxò

[6] 4 Sangro] r su altra lettera; 5 Africa] sottolineato con un leggerissimo tratto, probabil-mente da Capasso. [7] 1 da lo] d tagliata da titulus; 1 pre(n)c(e)pe d(e) Capua] c inseritanell’interlinea su e, -p- corretta su i; 1 pre(n)cepe d(e) Salerno] c corretta su p; 5 te(m)po] nell’interlinea un + tracciato dalla stessa mano più tarda con inchiostro nero; nel margine in-terno della carta è stato annotato, dalla stessa mano, cacciorno. Si tratta probabilmente di un intervento di Capasso: cfr. § II.6; 6 dicte] -e corretta su -i; visibile il puntino; 6 segnorie] -e- corretta su -i-, visibile il puntino; 6 a(n)ni] -i corretta su -o. [8] 1 [nel]l’isola] nel inseritonell’interlinea dalla stessa mano più tarda.

Gasparro Fuscolillo48

Bam(m)uno suo figliolo primogenito a lo essedio (con) la minor(e) parte de lo exsercito, et lui (con) certi caporali se ne ve(n)ne in Puglia et (con)gregò gra(n)de exercito d(e) cavaleri et d(e) pedunii et a(n)dò in Roma et liberò lo papa et lo a(c)co(m)pagnò fino ad Venebe(n)to5.//

[10] (c. 69r) Lo predicto duca Roberto se accasao et prese pe. mo(n)glier(e) Suchali-gaita, sorella de Gaimaro p(re)ncepe d(e) Salerno, quale p(re)cepe morì sencza herede1. El dicto Roberto et mo(n)glie soccesero a lo p(r)incipato d(e) Salerno, et la cità d(e) Nap(u)l(i) no(n) pocte mai acq(ui)star(e) p(er)ch(é) è forte d(e) sito, mura et d(e) cavallaria2. Allo quale Roberto soccese Rugieri suo figlio, et do(m)-minò anni 25 et misi 63; et morì d(e) età d(e) a(n)ni 50 in la cità d(e) Salerno, et fo sepellito in la ecc(lesi)a d(e) Sa(n)to Macteo4. Morto Rugieri succese Gulgler-mo suo figlio in sui stati, q(u)ale do(m)minò a(n)ni 19, et morse in Salerno, et fo sepellito in Sa(n)to Macteo5; et morse d(e) età d(e) a(n)ni 30 se(n)cza erede6.

[11] Alla quale morte d(e) Gogliermo duca succese i(n) la s(igno)ria Rogiero, co(n)te d(e)ll’i<s>ola d(e) Sicilia, frate de l’antedicto Golgliermo Quisquardo, quale fu lassate herede dal dicto duca Gulglielmo1. Quale (con)te Rogieri se fe’ incoro-nar(e) re d(e) Sicilia2: p(er) la qual cosa papa Anaclito co(n) li cardinali et gra(n)de exsertito d(e) romani et canpanini invadìo lo dicto re et suo regno, et prese San Germano (con) tucta la batìa et posse lo assedio allo Castello chiamato Gallucio3; do(n)ne// (c. 69v) lo sop(r)adicto re Rogieri ma(n)dò lo duca Rogieri suo figlio (con) gra(n)de parte d(e) suo exsercito, et co(m)bactero co. lo exsercito del papa et lo sco(n)fisse et prese dicto papa una co(n) li cardinali et gra(n)de parte de loro exsercito4; et poi ch(e) l’ebbe preso, ve(n)nero in questa (con)-cordia co(n) dicto papa et cardinali ch(e) lo investìo p(er) ba(n)nera del dicto re-gno d(e) Sicilia5. Lo quale re visse i(n) segnoria a(n)ni 24, et morse i(n) Palermo et fo seppellito i(n) la maior(e) ecc(lesi)a in lo a(n)no 58 d(e) sua età6.

[12] Fo dicto Rogiero d(e) gra(n)de statura, corpoletto, et la facze leonina et la voce sub rauca1. Fu savio, p(ro)vido et descreto et virtuoso, e multo subtile d(e) i(n)-ge(n)gno2; usava più la rasone ch(e) la forcza ad accquistar(e) t(er)re et moneta3.Era multo sullicito in publico, ’na(n)te le ge(n)te se mostrava fiero, i(n) privato era multo benigno4; a li greci et sarra<c>ini era crudele et li t<e>nea i(n) gra(n)-ne temecza5; et in suo regno, me(n)tre regnò, ma(n)teneo gra(n)de iusticia, et era benigno// (c. 70r) et gracioso6; et fe’ i(n) Sicilia multe ecc(lesi)e, palaczi, iardine et castelle et al te(m)po d(e) dicto Rogieri la cità d(e) Nap(u)li fo unita nel rea-me7.

[9] 5 essedio] la prima s corretta su x; 5 gra(n)de exercito] la prima c corretta su t. [10] 2 è forte] dopo e una sorta di lineetta obliqua, ad indicare la tonica; 5 Rugieri] -i corretta su -o.[11] 1 Gulglielmo] la prima l corretta su i, la terza l corretta su r; 4 duca Rogieri] sottolinea-to, evidentemente come errato, da mano più tarda (probabilmente Capasso), con inchiostro nero e tratto più sottile; 4 suo exsercito] c corretta su t, t aggiunta nell’interlinea; 4 lo exserci-to del papa] c corretta su t; 4 loro exsercito] c corretta su t. [12] 1 corpoletto] -o corretta su –a; 7 Sicilia] S- corretta su c.

Croniche 49

[13] Allo quale re Rogiero soccess(e) nel suo regno re Gulglelmo suo figlio1; et viss(e) an(n)i 15 et morì in Palermo, et fo sepp<u>lto i(n) la mat(r)e ecc(lesi)a in la a(n)no de sua età 462. Fo lo dicto Goglielmo bello et gra(n)de d(e) faccie et p(er)son<a> et grosso, ma multo virtuoso i(n) bactaglia3; et fo multo male voluto da co(n)ti et baroni et vaxallglii, i(n) ta(n)to ch(e) lo p(re)sero i(n) Palermo et lo impresonaro, et sacchigero lo palaczo dove stava, et li levaro lo tesoro et ciò che stava i(n) casa4; et liber[a]ro certi co(n)ti et baroni quali teneva p(re)soni et poi possero ad cavalglio lo figlio p(rim)ogenito d(e) dicto re, ch(e) se chiamava Ro-giero duca d(e) Puglia, et lo portero p(er) la t(er)ra grida(n)no5: «Viva Rugiero nost(r)o s(ignor)e et re, ma no(n) volemo p(er) signor(e) più lo re Guglielmo suo pat(r)e, ch(e) se fa guidar(e) de mano de Baro, miraglia// (c. 70v) d(e)l regno, et ch(e) è tira(n)no et ha posto lo regno i(n) dissincione6».

[14] De poi tre iorni lo populo d(e) Palermo, armata mano, assaltaro lo palaczo1; in lo quale insulto fo ferito d(e) saecta innell’ochio lo p(re)dicto duca ch(e) se affacciò in la fenestra d(e) verso la t(er)ra p(er) veder(e) lo populo et regratiarlo, da la quale ferita morì inco(n)tine(n)te2. Et poi lo re Goglielmo suo p(at)re fu liberato, et li co(n)ti et baroni ch(e) foro causa d(e) ta(n)ti errori se salvaro i(n) le loro terr(e)3; et per questo tucto lo te(m)po d(e) sua s(igno)ria fo dicto regno i(n) gra(n)de scandalo et rebellione, ta(n)to la Sicilia qua(n)to Calabria et Puglia, et fu bisogno se facessero gra(n)de guerre et vendecte4. Lo caporale d(e) la p(re)sa del re et de la magior(e) parte del sca(n)dalo fo uno barone d(e) Sicilia ch(e) se chiamò Macteo Bonella, lo quale d(e) propria mano occise lo dicto miraglia5;quale i(n) p(r)ocesso d(e) te(m)po fu punito como traditor(e) d(e) suo s(igno-r)e6.//

[15] (c. 71r) Allo quale re Goglelmo soccese lo re bo(n) Golglielmo suo figlio, lo q(u)ale era d(e) a(n)ni xi1; et viss(e) in la segnoria a(n)ni 25 et morì i(n) Palermo se(n)cza herede, seppelito in la mat(r)e ecc(lesi)a innell’a(n)no d(e) sua età 362.Quale re fe’ gra(n)dissimi beneficii nel regno, in generale et particular(e), et te(n)ne lo regno i(n) pace et tra(n)q(ui)llità et sencza guerra tucto lo te(m)po d(e) sua vita3.

[16] Il quale re Golglielmo s(igno)re fo ho(mo) iustissimo, liberale, gratioso, et p(er)donò ad tucti li co(n)ti et baroni et cidadini ch(e) erano sca(n)czati dal regno da re Goglielmo suo pat(r)e et li restituì tucte terre et castelle li foro levate, et li tornò in sua gratia et fedelità1; et p(er) questo tucto lo suo te(m)po ress(e) suo re-gno i(n) tra(n)q(ui)llità et pace se(n)cza gravecze d(e) bassallglii, q(u)ale fo chiamato lo re bo(n) Goglielmo2.

[13] 4 da co(n)ti] d tagliata da titulus; 5 liber[a]ro] macchia d’inchiostro; 5 possero] -o corret-ta su -a; 6 è] segue lineetta obliqua. [14] 2 lo p(re)dicto] l corretta su lettera illeggibile; 3 fu liberato] fu/ fu liberato; 4 sua s(igno)ria] sua sua s(igno)ria; 5 chiamò] i aggiuntanell’interlinea tra h ed a; un’altra i pleonastica è stata aggiunta nell’interlinea tra c ed h. [15] 1 Goglelmo] la seconda l corretta su r; 1 Golglielmo] -o- corretta su u. [16] 1 Golglielmo] -o corretta su -a; 1 Goglielmo] -o- corretta su -u-.

Gasparro Fuscolillo50

[17] Allo q(u)ale re Golglielmo secu(n)do soccese i(n)nel suo regno la regina (Con)sta(n)cza figlia d(e)l sop(r)adicto re Rugieri, ch(e) era stata monacha i(n) Palermo1; et p(er) co(m)ma(n)dame(n)to d(e) la Sa(n)ta Ecc(lesi)a fo absoluta d(e) la observacione d(e) la re li gione et fo coppulata d(e)l mat(r)imonio d(e) lo i(m)parator(e) Herricho ch(e) nacque d(e) la casa d(e) duca// (c. 71v) de Svevia2.De le q(u)ale fo nato Federicho inp(ar)ator(e), et fu i(n)nello a(n)no de la do(m)minicha i(n)carnatione 1189, in dì d(e) sa(n)to Stefano3. Ma lo sop(r)a-dicto i(m)parator(e) no(n) potea haver(e) lo regno p(er)ch(é) Ta(n)creda, figlio bastardo del duca Rugiero, ch(e) fu figlio del predicto re Rugiero, (con) co(n)-si(n)time(n)to d(e) co(n)ti et baroni d(e)l regno tenia occopato dicto regno, et se intitulava re et regnò anni 54. Et poi morì et venne lo dicto imparator(e) Herricho co(n) la regina Co(n)sta(n)cza sua moglie, et i(n)trato nel regno et lo octe(n)ne i(n)nell’anno d(e) la do(m)minica incarnatione 11995; quale viss(e) i(n) la signo-ria d(e)l regno a(n)ni 4 et morse in Messina, do(n)ne morse poi poco te(m)po la regina Co(n)sta(n)cza sua mo(n)glier(e), et foro seppelliti in Palermo i(n) la ec-c(lesi)a maior(e)6. Lo sop(r)adicto imparator(e), como tira(n)no, prese multi co(n)ti et baroni del reame et li ma(n)dò in la Magna co(n) loro mogliere et fi-glioli7.

[18] Alla quale regina Co(n)sta(n)cza soccese i(n)nel regno Federicho suo figlio, q(u)ale era d(e) a(n)ni 5 qua(n)do morse suo p(at)re1;// (c. 72r) q(u)ale Federicho viss(e) i(n) la segnoria del regno a(n)ni 51, et in lo imperio di Roma a(n)ni 42, et nel regno d(e) Hierusale(m) a(n)ni vintiocto2; quale Federicho morse i(n) Puglia i(n) lo castello ch(e) se chiama Flore(n)tino et fo seppelito i(n) Palermo i(n) lo a(n)no de sua età 56, an(n)o d(e) la dominicha incarnatione 1251, in lo dì de sab-bato a 13 d(e) dece(m)b(r)o de la nona indictione, ch(e) fo la festa d(e) sa(n)ta Lucia3.

[19] Lo p(re)dicto imparator(e) Federico, como tira(n)no, fe’ pre(n)der(e) multi co(n)ti et baroni d(e)l regno co(n) moglier(e) et figlioli, d(e) li q(u)ali alcuni fe’ impiccar(e), alt(r)i fe’ brusciar(e) (con) le moglier(e) et figlioli1. Q(u)ale impara-tor(e) fo sco(m)municato, d(e)posto da la dignità d(e) lo imperio et reame p(er) papa Innoce(n)tio quarto i(n)nello (con)siglio ch(e) fo celebrato i(n) Li<o(n)e> d(e) Fra(n)cza socto lo Iordano, i(n) lo a(n)no de la do(m)mene c ha i(n)car-natione 1255 d(e) la 3a ind(ictione), in la vigilia d(e) sa(n)ta Maria Madalena2.Allo q(u)ale imparator(e) Federico soccess(e) in la segnoria d(e)l regno d(e) Sici-lia lo re// (c. 72v) Corrado suo figlio, q(u)ale viss(e) a(n)ni dui3; qual re assediò et da(n)nificò multo la cità d(e) Nap(u)li, q(u)ale cità p(er) fame se re(n)deo i(n) soe mana4; et (con)tra li pacti li fece, fe’ abbacter(e) et destru(g)ger(e) le mur(e) et fe’ squartar(e) multi citadini et mecter(e) y peczi in le mura d(e) la t(er)ra5.

[17] 3 inp(ar)ator(e)] inp(ar)rator(e); 5 sua moglie] suo moglie; 6 et morse] et poi morse (conpoi espunto); 6 Messina] n aggiunto nell’interlinea su a. [18] 2 imperio] titulus obliquo su p; 3 a 13] dopo a una lineetta obliqua. [19] 1 pre(n)der(e)] titulus obliquo su p; 3 Corrado] laprima r nell’interlinea su o; 4 soe mana] -e corretta su lettera illeggibile.

Croniche 51

[A] lo quale re Corrado soccesse fradole(n)teme(n)te re Ma(n)freda suo frate ba-stardo6; q(u)ale Ma(n)freda fe’ venir(e) false nove da la Magna et fe’ publicar(e) p(er) lo regno ch(e) Corrarino, figliolo d(e)l dicto re Corrado ch(e) stava a la Magna, era morto7; et d(e) volu(n)tà d(e) co(n)ti et baroni d(e)l regno et (con)tra la volu(n)tà d(e)l papa se fe’ i(n)coronar(e) re8. Q(u)ale re regnò a(n)ni deice et poi (com)macteo co(n) Carlo primo adpresso ad Beneve(n)to et fo sco(n)ficto et morto9; do(n)ne al te(m)po d(e) dicto re Ma(n)freda li ri d(e) qu<e>sto regno se faceano i(n)coronar(e) i(n) Palermo d(e) qualu(n)q(ue) p(re)lato voleano, se(n)-cza lice(n)tia d(e)l papa10.

[20] (c. 73r) Seq(ui)ta appresso ch(e) i(n)nello an(n)o d(e) la do(m)menecha incarna-tione 1265, lo quarto iorno d(e) nove(m)bro// 9a idi(ctione), lo dicto re Carlo p(r)imo, p(er) co(n)cessione li fo facta p(er) papa Cleme(n)te quarto d(e)l regno d(e) Sicilia, i(n)trò nel regno armata mano (con) gra(n)de co(m)pagnia d(e) fra(n)cisi, provenzali , veneciani et latini, et (com)menczò (con) lo dicto re Ma(n)freda appresso ad Veneve(n)to et hebbe la victoria d(e) soi inimici1; alla q(u)ale bactaglia fo morto dicto re Ma(n)freda2. Et re Carlo hebbe tucto lo regno in suo do(m)minio et viss(e) a(n)ni 19, et morse i(n) Fogia cità d(e) Puglia, et fo seppellito i(n) la maior(e) ecc(lesi)a d(e) Nap(u)li allo a(n)no d(e) la do(m)me-necha incarnacione 1285, ad 7 d(e) ie(n)naro 13a ind(ictione)3.

[21] Alli dui a(n)ni, poi ch(e) segnorigiò lo regno dicto re Carlo, ve(n)ne Corrarino figlio d(e) Corraro et nepote d(e) dicto Ma(n)freda re (con) lo duca d(e) Ostrellia et co(n) multi alt(r)i gra(n)di d(e) la Magna, et (con) do(n) Herrico fr(at)e del re d(e) Spagna et lo co(n)te Ga(n)do d(e) Pisa (con) multi lo(m)bardi et italliani, p(er) levar(e) lo regno ad dicto re Carlo1. Ma lo dicto re Carlo no(n) expectò// (c. 73v) ch(e) quilli intrassero innel regno, et li a(n)dò i(n)co(n)tra alle (con)fine2; et i(n) quello loco se dice hogi «la Victoria» et li loro campi (con) dicti ri co(m)mactero alli 12 d(e) agusto, xi ind(ictione), an(n)o D(omi)ni 12683; et fo sco(n)ficto lo dicto Corriarino et soi (com)pa(n)gni et li f<e’> portar(e) p(re)suni in Nap(u)li4: et ad peticione d(e) q(ui)lli del regno fe’ tallgliar(e) la testa ad dicto Corrarino, et alcuni alt(r)i in poco nu(m)mero (con) lo p(re)dicto do(n) Erricho, frate del re d(e) Spagna foro posti i(n) p(re)sone allo castello d(e) Sa(n)ta Maria d(e) T(er)ra d(e) Bari5. Fo lo re Carlo primo sop(r)adicto cavalgliero strenuo, multo ardito et victorioso, et portòss(e) alla guerra de lo passagio d(e) oltra mar(e), dove fo co(n) sa(n)to Luise re d(e) Fra(n)cza suo fr(at)e, multo meglio ch(e) nullo alt(r)o, et usòccie multi p(ro)de(n)cze d(e) sua p(er)sona6; et i(n) bac-taglia ch(e) fe’ re Ma(n)freda, se portò ta(n)to vale(n)te ch(e), do(n)ne ch(e) es-se(n)do deice cavallieri d(e) li megliuri // (c. 74r) d(e) lo hoste fe’ ch(e) haviano

[19] 7 dicto re] d tagliata da titulus. [20] 1 [provenzali]] aggiunto nell’interlinea dalla stessa mano più tarda, con inchiostro nero e tratto più sottile, su un segno (sembrerebbe una x)tracciato invece da Fuscolillo; cfr. lib. III 7.5 e § II.6; 1 Veneve(n)to] -v- corretta su altra let-tera, simile ad una l tagliata da titulus. [21] 1 Ga(n)do] Gra(n)do (con r espunta, -o correttasu lettera illeggibile); 1 lo(m)bardi] d corretta su altra lettera; 1 italliani] ta inseritonell’interlinea su i; 6 usòccie] c inserita nell’interlinea.

Gasparro Fuscolillo52

iurato d(e) sua morte, se defese de tal modo ch(e) no(n) ebbe da(n)no, et li cava-lieri foro morti et p(re)suni7. Lo caporale de li dicti deice cavallieri fo Berardo Casta(n)gna8. App(re)sso la battaglia ch(e) fe’ (con) Corrarino p(er) sua bona p(ro)dencza et d(e) sua persona ebbe victoria l’oste9. Ancora dicto re fo homo de gra(n) cor(e), ch(e) poi ch(e) ebbe accq(ui)stato lo regno fe’ fare ass[a]i appare-chio d(e) navillie et d(e) cavallaria et ferragio p(er) andar(e) p(er)sonalme(n)te ad ’quistar(e) Romania10: et fora stato facto se no(n) ch(e) lo impedìo la rebellio-ne d(e) Sicilia11; la quale rebellione no(n) fo p(er) colpa d(e)l re, ma p(er) colpa de soi cavallieri, li quali imdebitame(n)te possediano li baroni d(e) loro t(er)re et le feceano dar(e) a lloro, et erravi p(er) colpa de li officiali li q(u)ali i(n)deb-bitame(n)te p(er) multe vie agravavano dicto regno12.

[22] Lo sop(r)adicto re Carlo nel te(m)po d(e) sua signoria fe’ nel regno quattro co(n)ti, (videlicet) Qualtieri// (c. 74v) co(n)te d(e) Bregda, conte d(e) Lucze, Ru-gieri d(e) Sanseverino co(n)te d(e) Marsico, Piet(r)o Ruffo co(n)te d(e) Catacza-no, Berteraimo d(e) lo Baucio co(n)te d(e) Avellino1.

[23] Al te(m)po del sup(r)adicto re Carlo la dicta ysola d(e) Sicilia se rebellò et chia-mò p(er) signor(e) re Piet(r)o d(e) ’Ragona ch(e) era marito d(e) do(n)na Co(n)sta(n)cza, quale fo figlia del sup(r)adicto re Ma(n)freda1. Lo capo d(e) la ordinatione d(e) dicta rebellione fo Ioa(nni) de P(ro)ceta2. A p(re)dicto re Carlo p(r)imo socess(e) nel regno re Carlo secu(n)do, quale viss(e) i. la signoria a(n)ni 24 et morì i(n) Nap(u)li a(n)no D(omi)ni 1309 d(e) sabbato, ad cinquo d(e) maio 7e ind(ictione), et fo seppellito ad Sa(n)to Do(m)minicho d(e) Nap(u)li in lo anno d(e) sua età 603; et poi fu portato suo corpo in Arsi in P(ro)ve(n)sa et seppellito al monasterio d(e) Sa(n)ta Maria d(e) Naczaret d(e) le sore d(e) predicaturi4.//

[24] (c. 75r) Lo sup(ra)ditto Carlo secu(n)do hebbe nove figlioli mascoli et cinquo fe(m)mine1; et d(e) li mascoli fo lo p(r)imogenito do(n) Carlo Martello qual fo chiamato re d(e) U(n)garia, lo secu(n)do fo sancto Luise, lo terczo fo re Roberto, lo quarto do(n) Felippo p(re)cepe d(e) Tara(n)to, lo q(uin)to do(n) Ramu(n)do Berlegieri, lo sexto do(n) Ioa(n)ni ch(e) fo clerico et morì infantino, lo septimo do(n) Tristano ch(e) morì qua(n)do suo p(at)re fo presone, lo octavo fo do(n) Io-a(n)ni pre(n)cepe d(e) la Morea, lo nono do(n) Pet(r)o (con)te d(e) Gravina2. De ci(n)que figliole fe(m)mine la p(r)ima fo ma(d)da(m)ma Cleme(n)cza moglie d(e) do(n) Carlo, p(at)re d(e) re Felippo d(e) Fra(n)cza ch(e) era muto, la se-cu(n)da mada(m)ma Bia(n)cha moglier(e) d(e) re Iacobo d(e) ’Ragona, la tercza ma(d)da(m)ma Alionora moglie d(e) do(n) Federico ch(e) se intitulava re d(e) Sicilia, la quarta do(n)na Maria moglie d(e)l marchese d(e) Ferrara, da poi del co(n)te d(e) Mo(n)tescaiuso3. Tutti li sup(r)adicti figlie hebbe lo sup(r)adicto re d(e) la regina Maria, figlia del re d(e) Ungaria sua moglie4.//

[25] (c. 75v) Fu lo ditto re Carlo 2° iusto, gratioso, liberale, benegno et multo amato da li vassalli et a Dio fidelissimo (cristi)ano et fauretor(e) del culto divino et fe’

[21] 10 ass[a]i] macchia d’inchiostro. [22] 1 Bregda] d corretta su n. [23] 3 fo seppellito] fo facto seppellito (con facto esp.). [24] 4 figlie] -e corretta su -i. [25] 1 culto] titulus su u, esp.

Croniche 53

innel suo te(m)po multe ecc(lesi)e, monasterii et hospitali1; et, tra l’alt(r)e, fe’ Sa(n)to Luise in Aversa dell’ordine de li predicatori2; et dui soi officiali se tro-varo (con) seco q(ua)n(d)o fo fo(n)data dicta ecc(lesi)a, uno Ioa(nni) Accorec-zamuro et se fe’ far(e) la cappella allo altaro gra(n)ne d(e) dicta ecc(lesi)a et ad mano destra, ch(e) fo gra(n) ca(n)cellero de dicto regno3; l’aut(r)o fo Iacobo Galgano, ch(e) se fe’ far(e) l’altra cappella dall’at(r)a parte sinistra de la tribuna gra(n)ne de dicta ecc(lesi)a, ch(e) fo co(n)te ca(m)merligno d(e) dicto regno, ch(e) lo havemo havuto dal dicto re4. Et dava dicto re a li dicti d(e) suo regno co(n)tati, baronie, beneficii et honori, et alla cità d(e) Nap(u)li generale et spe-ciale et fe’ cardinali,// (c.76r) miraglia, co(n)ti et baroni et fe’ inco(m)me(n)-czar(e) lo molo d(e) Nap(u)li et li co(n)cesse la gabella d(e) malo dinaro et li fe’ molte i(n)finite gr(ati)e le q(u)ale serria logno scriver(e)5. Lo p(re)dicto re dedep(er) moglie a Romano d(e) li Orsini la co(n)tessa d(e) Nola et lo fe’ i(n)titu-lar(e) co(n)te d(e) Nola6; similme(n)te d(è) p(er) moglie a Grofido Gaitano d(e) Alagno, nepote d(e) papa Bonifacio, la (con)tessa d(e) Fu(n)di et lo intitulao co(n)te d(e) Fundi7; fece Gringano d(e) Sabrano p(ro)viciale co(n)te d(e) Ariano et Berteraimo d(e) lo Baucio co(n)te d(e) Mo(n)tescaviuso, et Riczardo d(e) Cla-ramo(n)te co(n)te d(e) Claramo(n)te et Io(ann)i d(e) Mo(n)forte co(n)te d(e) Mo(n)forte8. Allo quale Carlo 2° soccese nel regno re Roberto suo figlio, et viss(e) nel do(m)minio a(n)ni 33 et octo misi et iorni (quin)dici9; et morse i(n) Nap(u)li et fo seppellito i(n) Sa(n)ta Clara i(n) Nap(u)li all’ordene d(e) le sore d(e) minuri in anno D(omi)ni 1343 d(e) do(m)menecha, d(e) iennaro, xi ind(ictione), in lo anno d(e) sua età 6810.//

[26] (c. 76v) Fo lo re Roberto lo più savio re in sapie(n)tia et scie(n)tia ch(e) fosse in t(er)ra dal [tempo] d(e) Salamone et fo strenuissimo nelle arme d(e) sua p(er)sona et d(e) soa iue(n)tù et lo mostrò ta(n)to nel regno qua(n)to innell’isola d(e) Sicilia, i(n) Toscana, in Genua, dove fo invaduto lo regno p(er) più inparatu-ri, et se reparò i(n) tal modo ch(e)’l (con)servò secza da(n)no1. Fe’ far(e) in suo te(m)po multi ecc(lesi)e, innelle quale fe’ far(e) la ecc(lesi)a d(e) Santa Clara in Nap(u)li et fe’ lo castello d(e) Sa(n)to Erassmo et la capella ch(e) sta de(n)tro lo Castello Novo excelle(n)teme(n)te pinta, et ancora fe’ far(e) il sarcinale d(e) Nap(u)l(i) et aume(n)tò multo lo culto divino in suo te(m)po, augume(n)tò multo li soptoscripti et le gabelle d(e)l regno et nob[e]litò lo regno2; et fe’ li infrascripti

[25] 3 fo fo(n)data] i righi da fo fo(n)data a gra(n) ca(n)cellero sono stati stati evidenziati nel margine esterno della carta con una linea ondulata, tracciata dalla stessa mano più tarda con inchiostro nero e tratto più sottile (cfr. lib. III 7.5 e 20.1), verosimilmente ad indicare in que-sto luogo un ampliamento rispetto alla fonte della Breve Informazione; cfr. § III.1.4; 3 dicta ecc(lesi)a] dicto ecc(lesi)a; 3 Accoreczamuro] c inserita nell’interlinea su z; 5 d(e) Nap(u)li] segue et li (con)cesse probabilmente espunto; -e corretta su -i; 6 lo fe’] -e corretta su i; 7 Gro-fido] r inserita nell’interlinea; 8 Gringano] titulus obliquo sulla prima n; 8 co(n)te d(e) Aria-no] -e corretta su -j; 8 Berteraimo] la seconda e corretta su a. [26] 1 invaduto] v corretta pro-babilmente su n; 2 Erassmo] Grassino; su g una e, tracciata con inchiostro differente; 2 nob[e]litò] macchia d’inchiostro.

Gasparro Fuscolillo54

co(n)ti et officiali (videlicet)3: Tomasi d(e) Marczano (con)te d(e) Squillace, Chagho d(e) la Racta catalano (con)te d(e) Caserta, Nicolao d(e) Ianvilla co(n)te d(e) Sa(n)to Ang(e)lo, Iordano Ruffo co(n)te d(e) Mo(n)tealto, Golglelmo// (c. 77r) Ruffo co(n)te d(e) Ianopoli, Philippo d(e) Sangenito co(n)te d(e) Alto-mo(n)te, Rugiero d(e) Sa(n)severino co(n)te d(e) Milite, Ioa(n)ni d(e) Corillano co(n)te d(e) Corillano, Nicolao d(e) Ianvilla, lo più antiquo, intitulato fo co(n)te d(e) Terranove quale era d(e) sua moglier(e), Nicola Pipino co(n)te d(e) Mo(n)vervino, Gaffo d(e) Divisiaco co(n)te d(e) Terlicze, Benardo d(e) Aquino co(n)te d(e) Lorito, Corrado d’Acquaviva (con)te d(e) Sa(n)to Vale(n)tino, Ro-berto d(e) Capua co(n)te d(e) Altavilla, Roberto Bisco(n)te co(n)te d(e) Mirabel-lo, Pietri Pepino co(n)te d(e) Vico, Nicola d(e) Ebolo d(e) Capua co(n)te d(e) Trive(n)to, Pietri Salvacossa co(n)te d(e) Bella(n)t<i>, To(m)masi d(e) Aquino co(n)te d(e) Bellocast(r)o4. [A] lo quale re Roberto in sua morte soccess(e) la re-gina Ioa(n)na nepote del dicto re, et fo figlia del duca Carlo d(e) Calabria figliolo primogenito del dicto re Roberto5; la quale regina Ioa(n)na fo data p(er) moglie ad re Andrea Ungaro6. Qual re, p(er) opera d(e) certi baroni et gentilomini del regno et de Luise// (c. 77v) primcipe de Taranto, (con) consentime(n)to d(e) dic-ta regina Ioa(n)na fo inpiccato in Aversa in lo monasterio d(e) Sa(n)to Piet(r)o d(e) Mayella dell’ordine d(e) sa(n)to Benedicto7; do(n)ne, vene(n)do lo fr(at)e d(e) dicto re ch(e) era re in Ungaria, ne fe’ ve(n)decta gra(n)ne et fe’ iustificar(e) multi baroni, et la regina se salvò i(n) lo Castello Novo p(re)na et poi fugìo in Gaeta8. Et tra li alt(r)i signori et ge(n)tilomini d(e)l regno foro prisi sospecti m(issere) Cola d(e) Thoralto et m(issere) Ang(e)lo suo figlio, sessani, et foro po-sti p(re)soni alle turri d(e) Capua9; et poi foro ma(n)dati ad chiamari dal mast(r)o iusticiero d(e) lo re d(e) Ungaria in Nap(u)li, et fo talgliata la testa al dicto m(issere) Cola d(e) Toralto como traditor(e) et fo seppellito ad Sa(n)to Dominico d(e) Nap(u)li10; m(issere) Ang(e)lo suo figlio fo liberato et (com)posto p(er) di-nari11. Lo q(u)ale re de Ungaria, poi ch(e) hebbe facta ta(n)ta iusticia et ve(n)decta, lassò un vecerré// (c. 78r) et se andò al suo regno d(e) Ungaria12. La regina figliò et fe’ uno figlio no(m)minato Carlo13. Da poi certo t(em)po la regi-na se maritò co(n) Loisi pre(n)cepe d(e) Tara(n)to, fo intitulato re d(e) Nap(u)li co(n) la dicta regina Ioa(n)na soa moglier(e) et vissero in traq(ui)ll it à et pace13.Et in lo an(n)o 1362, morta dicta regina Ioa(n)na, soccese in la signoria del regno d(e) Nap(u)li Carlo terczo suo figlio antidicto, il q(u)ale ma(n)tenia gra(n)ne iu-sticia al ditto regno se(n)cza tira(n)nia alcuna et d(e) p(ro)prii soi fiscali paga-me(n)ti diminuiva né p(er)mectia ch(e) li s(igno)ri et baroni regniculi augostas-sero né cosa i(n)novassero alli loro vassalli14; del ch(e) dicti signori lo odiava-

[26] 4 Chagho] la seconda h corretta su o; 4 Golglelmo Ruffo] la terza l corretta su r; 4 Mo(n)vervino] Mo(n)rvervino (la prima r espunta, titulus sulla seconda r espunto); 4 d(e) Sa(n)to Vale(n)tino] de sa(n)to de sa(n)to Vale(n)tino; 7 Luise primcipe] titulus verticale sum; 9 Thoralto] h corretta su altra lettera; 14 maritò] t corretta su c; 14 p(er)mectia] p(re)mectia (titulus sovrastante p); 14 augostassero] -o- corretta su altra lettera, forse a; 15 odiavano] d corretta su r.

Croniche 55

no15. Et como ad Dio piacque, lo dicto re morì in lo an(n)o d(omi)ni 1385, alla cui morte obscurò lo sole p(er) spacio d(e) tre hor(e)16.//

[27] (c. 78v) Et la regina antedicta Ioa(n)na, ’na(n)ti ch(e) morisse, (con)cesse la se-gnoria d(e) Sessa ad Goffrido d(e) Marsano duca d(e) Squillace et suo admi-ra(n)te, ad co(m)place(n)tia d(e) dicto re Loise suo s(ecun)do marito1. Et certi d(e) casa d(e) la Polita et de Toralto co(n) Ant(oni)o Todino no(n) vole(n)no (con)se(n)tire ad questo, p(er) ordine d(e) dicta regina foro puniti, et fo talgliata la testa ad Ant(oni)o Todino, ch(e) co(n) favor(e) d(e) Rogiero Gaitano co(n)te d(e) Fu(n)ni ipso et li antedicti d(e) Sessa inpediano la possessione d(e) Sessa ad dicto Goffrido d(e) Marczano2; et dicto Gofrido ma(n)te(n)ne la sua segnoria, et poi la morte antedicta d(e) dicta regina li fo (con)firmata la possessione dal s(igno)re dicto Carlo terczo antedicto morto3. Et morto ch(e) fo lo dicto Carlo terczo, ne remasero dui figlioli, uno mascolo et una fe(m)mina4: el mascolo si chiamava La(d)dislao, la fe(m)mina Ioa(n)na5. Do(n)ne li signori d(e) regno// (c. 79r) fra d(e) loro fecero (con)siglio dice(n)do6: «P(er)ch(é) il pat(r)e d(e) quisto La(d)dislao et Ioa(n)na ce ha(n)no facta mala (com)pa(n)gnia, favore(n)do più li bassallgli ch(e) nui no(n) p(er)mecte(n)do da q(ui)lli habiamo posseduto exi-ger(e) cosa alcuna, pegio farrà quisto figlio suo esse(n)do i(n) etate»7; et facto dicto (con)siglio co(n)tra d(e)l fanciullo re, ordinaro et ma(n)dero in P(ro)ve(n)cza p(er) uno il q(u)ale se chiamava Luisi d(e) Angioa dice(n)do ch(e) «Lo habbiamo electo re d(e)l reamo d(e) Nap(u)li, ch(e) re li era morto e mal se rege el regno p(er) figlioli»8; et cussì lo elexero re d(e) tucti li signori se rebelle-ro (con)tra dicto Ladislao re9. Do(n)ne il sup(r)adicto Loisi d(e) Angioa venne al dicto regno porta(n)no 30 overo 40 galere, et co(n) dicta armata se p(rese)ntò in Gaeta, q(u)ale armata li gaitani no(n) la existimaro10; il ch(e) ve(n)deno, lo dicto re Loisi se ne a(n)dò in Nap(u)li, do(n)ne arrivato, li baroni trattaro d(e) pi-gliar(e) li dicti Ladislao et Ioa(n)na11. Lo castellano d(e)l Castello Novo d(e) Nap(u)li, accorge(n)dose // (c. 79v) de lo tracto, ne fece fugir(e) dicti figlioli una nocte p(er) maro et a(n)dorno i(n) Gaieta (con) gra(n)ne pericolo12; et ionti in salvame(n)to, fugiti ch(e) forno li ri fa(n)ciulli, li baroni donaro Nap(u)li ad dicto Loisi et lo ferno re d(e) Nap(u)li13. Et poco da poi fo forcza al dicto castellano d(e) Castello Novo re(n)der(e) lo dicto castello ad re Loisi dicto d(e) Angioa ac-te(n)to la povertà et infa(n)cia d(e) dicto re et la tira(n)dia d(e) dicti baroni14; et havuta la cità d(e) Nap(u)li et Castello Novo, tucto lo resto d(e)l regno hebbe sencza guerra excecto Capua, Gaieta et Isca15. Do(n)ne li capuani fero fra loro (con)siglio dice(n)no: «Noi (con) Gaeta voleno lo reamo p(ro)prio Ladislao et no(n) alt(r)o re»16. Et cussì fecero mille cavalli tucti d(e) citadini capuani et o(n)gni dì a(n)davano <in> curso actorno ch(e) li era tucto inimico et se(m)pre

[27] 1 Goffrido] r corretta su i; 2 ch(e) co(n)] ch(e) fo co(n) (con fo espunto); 6 fra d(e) loro] d(e) aggiunto nell’interlinea tra fra e loro; 7 p(er)mecte(n)do] p(re)mecte(n)do; 9 elexero] e-lexessero (con se espunto); 9 d(e) tucti] d(e) corretta su et; 12 accorge(n)dose] titulus anche su r; 15 havuta] la u è stata segnata con un’asta in più; 15 excecto] t corretta su altra lettera;17 capuani] -u- corretta su altra lettera.

Gasparro Fuscolillo56

ava(n)czavano qua(n)do correano i(n) Nap(u)li ad Aversa// (c. 80r) ad Sessa fa-ce(n)no (con)tinua preda17. Gaeta se governava multo bene et le dui cità l’una serviva l’alt(r)a d(e) grassa18. Li s(igno)ri del regno dicevano «Viva il bono sta-to!» et no(n) voleano ch(e) dicto re Luise levass(e) le colte et pagame(n)ti ch(e) pagavano, «primo p(er)ch(é) vence(m)mo Capua rebella et poi no(n) pagarimo più colte»19. Do(n)ne la guerra fo tanto longa ch(e) Capua fece duimilia cavalli ch(e) diffaceano dovuca andavano, a ttal ch(e) p(er) tucte t(er)re vecine era gra(n) carastia, tanto ch(e) ad Capua, qua(n)do se ’nce ama(n)czava alcuna bestia baccina, li ho(m)mini correano ad bever(e) del quel sangue ch(e) a(n)dava p(er) terra; et assai ge(n)te moria d(e) fame20. Et dicta guerra del bono stato durò fino ad 18 a(n)ni, et cussì fo in Sessa21.

[28] Do(n)ne lo sop(r)aditto re Ladislao, ch(e) stava assediato in Gaeta, se insorò in Sicilia et pigliò una ch(e) se chi a mava// (c. 80v) do[n]na (Con)staczella, la qua-le li dè p(er) dota octocentomilia ducati et tre(n)ta galere armate p(er) uno a(n)no1; et sapendo re Luisi la pare(n)teczcza fatta in Sicilia andò in Roma ad far(e) ge(n)te, do(n)ne stecte circa sei misi2. Il re Ladislao escecte fora d(e) Gaita et a(n)dò in Capua do(n)ne fece multa ge(n)te, quasi vintimilia p(er)suni3; et a(n)dòssene ad canpo a la batia, et p(re)sela tutta, et lui (con) soe ge(n)te se stava ad Roccasecca4; et sta(n)no illà hebbe nova ch(e) re Loisi lo veniva ad trovar(e)5.El dicto re Luise i(n) Roma fece quattro capitanii d(e) ge(n)te d(e) arme6: uno fo Sforcza d(e) Cotignola, Paulo Orsino, Gentile de Mo(n)te Aczano, et Tartalglia d(e) Ravelli7; et ve(n)dero co(n) 7000 p(er)soni assai in ordine et gionsero una sera dove era lo re Ladislao de la ba(n)na di là d(e) Melfe8. El re stava a ppede alla mo(n)tagna d(e) Roccasecca et fe’ (con)siglio se era bene pigliar(e) facto d’arme9; el (con)siglio// (c. 81r) resposs(e) de no(n), p(er)ch(é) quella ge(n)te no(n) potea star(e) in dicto loco se no(n) dui o tre dì10. El sop(r)adicto re Ladi-slao, como iovene, no(n) volse il dicto (con)siglio adscoltar(e) et fe’ sonar(e) le trobbette p(er) pigliar(e) bactaglia co(n) re Loisi et co(n) li quattro capitanii11;q(u)ale ca(pita)ni se posseno in ordene et d(e) li loro 7000 cavalli fero 2 squa-tre12. El re Ladislao d(e) vintimilia cavalli ne fe’ quara(n)ta squatre13: (con) la squatra d(e) ba(n)dere se comesaro ad trovar(e), do(n)ne sei squat(r)e d(e)l re Ladislao roppero q(u)attro d(e) quelle d(e)l re Luisi et passaro da llà d(e) Amel-fe14. Dopoi Sforcza d(e) (Con)tinuava et Paulo Ursino como capitanio, usati in guerra, pigliero dudice squatre d(e) le loro et a(n)daro dove stava la squatra d(e) le ba(n)dere, et la roppero et pigliaro le dicte ba(n)dere et quelle p(ro)sternero in terra15; veden[n]o la ge(n)te d(e) dicto Ladislao rocta la squatra, se pensaro//(c. 81v) fosse p(re)sone il re qual stava in dicta squat(r)a, et volta(n)dose indreto come(n)saro ad fugir(e)16; et vende(n)no lo ca(m)po in fuga, subbito travestero

[27] 18 governava] -a- corretta probabilmente su o; 18 serviva] la seconda v probabilmentesu a; 18 l’alt(r)a] l inserita nell’interlinea tra a e t. [28] 1 (Con)staczella] titulus sul segno di abbreviazione 9; 9 facto d’arme] f corretta su p; 11 li quattro] q corretta su a; 15 dudice] -e corretta su -i, visibile il puntino; 15 d(e) le loro] -e inserita tra d(e)l e loro; 16 pensaro] -a- corretta su e.

Croniche 57

lo gra(n) senescalco de le veste del re Ladislao chiamato Seriioanni Caraczolo, quale era homo verile et sapio, il q(u)ale fe’ retener(e) i(n) dicta gente17. Fra que-sto inviaro lo re Ladislao in Gaieta suolo (con) uno muczo ch(e) potava lo caval-lo p(er) mano la via d(e) Cast(r)ocelo et se ne calò ad Terella, do(n)ne se fe’ da-r(e) da bever(e) da una do(n)na ch(e) portava una ca(n)nata d(e) accqua18; et be-vuto diss(e) ad quella:19 «Teni cara questa ca(n)nata, ch(e) ce ha [be]vuto lo me-glio homo del regno»20; et quella nocte il povero re stette fra q(ui)lli multo na-scoso et suo ca(m)po pavelgliuni et trabacech(e) foro sacchegiati21.// (c. 82r) Lamatina partìo et andò in Gaeta, et iunto i(n) Gaieta li vene nove p(er) una galea gaitana che’l medesimo dì alle insule d(e) Ventotene erano p(er)dute tucte 30 le soe galer(e), ch(e) li haviano prese l’armata d(e) re Luise22. Li gaietani fecero gra(n) festa et luminaria havendo sulo la p(er)sona d(e)l re salva, et p(er) spacio d(e) vinti iorni fecero duce(n)tomilia ducati et li donaro al dicto re23; et lo tesau-rerio suo havia portati dui dì ava(n)ti la rocta in Gaieta octa(n)tamilia ducati, et sta(n)no in Gaeta p(er) Sforcza d(e) Cotignola et Tartaglia d(e) Ravello et li fe’ soi cap(ita)ni24. El ch(e) se(n)te(n)do lo re Luisi esser(e) adba(n)donato et gabato da dicti dui cap(ita)ni, se partì da Roccasecca et se ne a(n)dò al Voltuno et passò al piano d(e) Alifi, et da Alife se ne a(n)dò in Nap(u)li25; et Paulo Orsino se re-tornò in Roma26. El re Ladislao da Gaeta se ne a(n)dò in Capua (con) dicti capi-tanii et sua [...]// (c. 82v) ne andavano ad pede appresso de lui27; et ionto ad Ca-pua se poss(e) in banco et dava 60 ducati p(er) la(n)cza et p(er) aiutar(e) soi (con)docteri et ge(n)te d(e) arme et dava 50 ducati in dinari, deice in pa(n)ni, a ctal ch(e) fra ter(mi)ne de sei misi hebbe 10.000 p(er)suni28.

[29] Infra q(ui)sto t(em)po, li s(igno)ri del regno et baruni, facto fra loro (con)siglio, pigliero re Loisi et lo fero morire1. Et morto re Loisi, re Ladislao escìo de Capua et a(n)dò in ca(m)po in Nap(u)li, et esse(n)no llà ad ca(m)po, Nap(u)li se li ren-deo, et p(er) spacio de breve te(m)po hebbe le castelle et cussì Peczuli pia(n)tò le soe ba(n)dere et Cose(n)cza in Calabria (con) certe alt(r)e t(er)re2; da poi hebbe Aversa et lo castello et cussì alczò le ba(n)der(e) l’Aq(ui)la et tucte le t(er)re demaniale vedennose gabbati da li s(igno)ri et baroni del regno3.//

[30] (c. 82rbis) El dicto re Ladislao ritornò in Capua1. Tornato ch(e) fo, se accordò lo co(n)te d(e) Caserta, ch(e) fo lo primo barone ch(e) se accordasse2. El re poi se partì et venne verso Sessa (con)tra Iacobo d(e) Marczano, figlio d(e) Gofrido an-tidicto admiraglia et segnor(e) d(e) Sessa, et ve(n)ne la via d(e) li bagni3; et certi ho(m)mini d(e) Sessa, vene(n)do venir(e) il ca(m)po in Sessa, andaro gridando verso lo castello d(e) Sessa: «Passione, passione s(an)to miraglia!»4. Lo miraglia, ch(e) era palagruso, se fe’ metter(e) di(n)tro d(e) una bara, et acco(m)pagnato da qui(n)dici ge(n)tilomini d(e) Sessa se fe’ portar(e) verso do(n)ne venia lo re5; et in(con)tra(n)no lo re fra Sessa et li bagni, se fe’ posar(e) in t(er)ra dava(n)ti al re

[28] 17 sapio] a corretta su i; 20 ha be[vu]to] macchia d’inchiostro; nell’interlinea si leggono le lettere v, e, h; 21 pavelgliuni] -e- corretta su i; 25 Alife] -e corretta su i. [29] 3 vedennose] d corretta su n. [30] 4 gridando] titulus su -a-; 4 verso] r aggiunto nell’interlinea su s; 5 da ge(n)tilomini] d tagliata da titulus, prima i corretta su e.

Gasparro Fuscolillo58

et diss(e)6: «Sacra Magiestà, io so’ falluto! Mi dono in vost(r)e mano mia p(er)-sona et ecco le chiave d(e) la cità et d(e) cziò ch(e) hagio»7. Allora il gratioso re resposs(e)8: «Vui lo qual me la havite guardata fino al p(rese)nte, voglio ancora p(er) lo advenir(e)// (c. 82vbis) me la guardate acte(n)to ve voglio p(er) pat(r)e»9.Be(n)ch(é)’l re havess(e) il mèle in bocca, dintro al cor(e) portava fèle et dicto questo, el re passò lo fiume d(e) Gargliano et a(n)dò ad ca(m)po ad Trayetto, et infra poco te(m)po Traiecto se donò al natural(e) suo re10 ; quale pigliò Itro, Fu(n)di et tucto lo co(n)tato, et andò ad ca(m)po ad Mo(n)tecello dove stava lo dispota, et in quel loco stecte assai te(m)po et al fin la pigliò11; et pigliata ch(e) hebbe, hebbe ta(n)ta pagura lo dicto dispota ch(e) morxe12 . Et infra q(ui)sto t(em)po ch(e)’l re fo ad ca(m)po in dicto (con)tato, il p(re)dicto miraglia morìo et multi segnori se accord e ro col re13. Sapendo il re la morte del miraglia, quale era lo capo d(e) tucti li baruni del regno, se retornò in Nap(u)li et fece uno ma(n)dato ad tucti s(igno)ri et baruni d(e) dicto regno ch(e) venissero al (con)siglio qual volea far(e)14. Li dicti baruni stavano co(n) timor(e) del reamo in dubio de lo andar(e)15; al fine andaro, et iunti ch(e) forono allo (con)siglio de(n)tro lo Castello Novo, havia ordinato il re farli tucti morire et far(e) novi s(igno)ri et baruni16; do(n)ne ad uno ad uno foro chiamati de(n)tro una sala d(e) dicto Castello Novo, alla q(u)ale foro inpicchati tutti (con) uno crocco d(e) ferro sopto la barba, li q(u)ali foro in nu(m)mero d(e) 76 baruni morti17. Alfin li fe’ sbentrare et cacziar(e) le budella et// (c. 83r) enteriori, et le fe’ trascinar(e) da li cani p(er) tucta Nap(u)li18; et poi ma(n)dò p(er) li figlioli d(e) dicti segnori et fe-celi venir(e) in Nap(u)li, et tucti inp(re)sonò et li levò stato19. Et sul d(e) casa d(e) Sanseverino foro morti 18 signori20; et levò Sessa et Tiano et lo stato tucto ad Ioa(n)ni Ant(oni)o d(e) Marczano duca d(e) Sessa, figlio del antedicto Iac(ob)o d(e) Marczano admiraglia e s(ignor)e d(e) Sessa et lo p(re)se p(re)sone, et cussì fe’ al p(re)cepe d(e) Tara(n)to21. Da poi pigliò Sforcza d(e) (Con)tignola et Ge(n)tile d(e) Mo(n)techiaro et li fe’ ancora inp(re)sonar(e)22; li q(u)ali dissero al re: «Signor(e), p(er) qual causa ’nce havite facti pigliar(e)?»23. Il re resposse: «Perch(é) como inga(n)nastivo Luise d(e) Angioia, cussì porrissevo gabbar(e) me», et lovòssilli de ’na(n)czi24. Quale re levò tanto tesoro alli s(igno)ri morti ch(e) fece app(re)sso ad 30milia p(er)suni, et vendeo le t(er)re d(e) dicti s(igno)ri et se posse in ordine p(er) andar(e) ad ca(m)po ad Roma25.

[31] Lo quale duca d(e) Sessa et pre(n)cepe d(e) Taranto et alt(r)i signori foro lassati p(re)suni de(n)tro lo castello d(e) Sa(n)to Eramo d(e) Nap(u)li1; in costodia d(e)l

[30] 9 guardate] -e corretta su altra lettera; 12 morxe] r aggiunta nell’interlinea su x; 13 (con)tato] titulus su a; 13 accord[e]ro] macchia d’inchiostro; 14 d(e) tucti] d(e) tucti/ d(e) tuc-ti; 15 reamo] regnoamo, con gno espunto; 21 e signore] e lo signore (con lo espunto).

Croniche 59

qu(a)le castello et signori// (c. 83v) il dicto re Ladislao lassò m(issere) Iac(ob)o d(e) Urso d(e) Gaeta, no(m)minato p(er) sop(r)onomo lo cieco d(e) Urso, castel-lano et vececastellano in dicto castello d(e) Sa(n)to Eramo d(e) Nap(u)li2; alli q(ua)li castellano et vececastellano lo dicto re Ladislao li parlò secretame(n)te et li inposse ch(e) se forsasseno secreto mo(do) et honestame(n)te q(ua)nto possea-no far(e) morir(e) lo dicto Ioa(n)ni Ant(oni)o d(e) Marczano duca d(e) Sessa et lo pre(n)cepe d(e) Tara(n)to, acciò ch(e) q(ua)n(d)o ipso re tornass(e) da la inp(re)sa d(e) Roma li trovasse morti, imp(ro)mecte(n)do al dicto castellano et vececastellano suo nepote d(e) gra(n) beni3. Do(n)ne lo dicto castellano et vece-castellano, temerosi d(e) Dio, no(n) ferno quello li lassò ordinato lo re et ferno multe cortesie ad dicti s(igno)ri et max(im)e al duca d(e) Sessa4; do(n)ne cre-sce(n)do la amicicia et servitù ch(e) <t>enea lo dicto m(issere) Bonomo vececa-stellano al dicto duca d(e) Sessa, lo dicto Bonomo vececastellano palesò secre-tame(n)te al dicto duca q(ua)nto p(er) lo re Ladislao li era stato inposto5; et ve-de(n)no dicto// (c. 84r) duca la bo(n)tà d(e) dicto Bonomo, unde li disse6: «M(is-sere) Bonomo d(e) Tra(n)sa, se nost(r)o S(igno)re Idio me fa gra(tia) ch(e) io scappa da q(ui)sto p(er)iglio et esca d(e) presone et habia lo mio stato, ve p(ro)-mecto esserve cognosce(n)te d(e) ta(n)ti servicii me havete facti et fate po-ne(n)do in periculo la vost(r)a vita p(ro)pria p(er) me7; et le cortesie facti vui et v(ost)ro cio, mai me scordarò8; d(e) mo(do), Dio p(er)mectente, te farrò lo primo homo ch(e) sia escito mai da la patria toa d(e) Gaieta, et sarrai l’alt(r)o m(es-ser)e»9. El dicto Bonomo et suo cio ogni dì li faceano più servicii et cortesie co-mo fosse stato loro patrone, no(n) teme(n)do lo futuro da(n)no li possea venir(e) in lo adve(n)to d(e) dicto re Ladislao10.

[32] An(n)o D(omi)ni millesimo quatrice(n)tesimo, in lo a(n)no ch(e) dicto duca d(e) Sessa et p(re)ncepe d(e) Tara(n)to et alt(r)i baruni stavano p(re)suni ad dicto ca-stello d(e) Sa(n)to Eramo, fo lo a(n)no ch(e) foro et a(n)daro li fraticelli alli q(u)ali foro inposto nomo li Bia(n)chi1. Anda(n)do lo dicto re ad campo ad Ro-ma, illà ce era uno ge(n)telhomo q(u)ale chiamava Paulo Orsino et era bastardo ma homo da bene et capitanio d(e) ge(n)te// (c. 84v) d(e) arme2; et sta(n)no il ca(m)po in Roma li ragaczi q(ua)n(d)o adbeveravano li cavalli cacciaro un muto qual dicea3: «Da re te guarda Roma d(e) quel s(ignor)e d(e)l mu(n)do, et ad te multo ma digno te farrà portar(e) la soma; da re te guarda Roma»4. Et poi p(er) spacio d(e) poco te(m)po dicto re fe’ fare il po(n)te al Tibero et fe’ dar(e) la bac-taglia ad Roma in tal modo ch(e) ruppo lo muro d(e) Roma in tre parte et pigliòl-la et pòssela ad sacco et maxime in Trestevaro et lo burgo d(e) Sa(n)to Piet(r)o et fe’ presone lo dicto Paulo Orsino et lo ma(n)dò in Nap(u)li (con) multi alt(r)i5; et poi p(er) poco spacio pigliò lo castello d(e) Sa(n)to Angelo, q(u)ale te(n)ne finch(é) morìo dicto re6; et li soi successori lo te(n)nero cinco a(n)ni poi la sua morte, allo q(u)ale lassò p(er) castello Riccardo San Iac(ob)o d(e) Gaieta7. D(e)

[31] 2 castellano] castellano et in dicto castellano; 7 me fa] -a corretta su r; 9 p(er)mectente] p(re)mectente; 10 ogni dì] titulus sull’asta di d, espunto. [32] 5 pigliòlla] -o- corretta su a.

Gasparro Fuscolillo60

poi andò ad ca(m)po ad Perosa la qual pigliò et do(m)minò, et fe’ far(e) uno al-t(r)o papa et fo la sisma, ca erano tre papa8; et da poi a(n)dò ad ca(m)po ad Be-logna// (c. 85r) et pigliòlla, et pigliò a(n)chora Palma et tucto lo palmesano9; et poi hebbe Brescia (con) tucto lo resto d(e) Lo(m)bardia, do(n)ne fo bisogno ch(e)’l duca d(e) Milano veniss(e) ad servicio d(e) dicto re (con) duce(n)to la(n)cze ch(e) havea10; d(e) q(u)ale re et sua pote(n)tia tucto lo mu(n)do ne fecea extima11. Il q(u)ale re inte(n)dea d(e) haver(e) Florencza, ch(e) se no(n) moria, la havea12; et andando (con) suo ge(n)te ad ca(m)po a le (con)fine d(e) Flore(n)czia amalò et li venne frebre (con)tinua, et li medici lo fero venir(e) al Castello Novo d(e) Nap(u)li, dove arrivato ch(e) fo, spacio d(e) deice iorni, morìo et lassò q(ui)-sti mu(n)dani regni13. Amen14.

[33] Morto che fo dicto re Ladislao, la regina Ioa(n)na soa sore se pigliò lo regno in pace et sencza alt(r)a guerra acte(n)to ch(e) li signori erano p(re)suni1; alla q(u)a-le regina havia più volte lo fr(at)e dicto ch(e) mai scappolass(e) li signori se vo-lea viver(e) in pace et signoria, perch(é) la felice memoria d(e)l re Carlo d(e) Du-raczo terc<z>io lor pat(r)e, finch(é) fo vivo, no(n) inposse al regno excepto sei colte et no(n) fe’ far(e) male mai// (c. 85v) alli populi, ch(e) tristo q(ui)sto regno ch(e) lo p(er)dìo2; il qual, q(uan)no morse, disse queste parole3: «Morte d(e)l re, diffacione del populo»4; et diss(e): «Ultima erit distructio regni»5.

[34] Fece poi la regina co(n)siglio et disposs(e) d(e) maritarse1; et fo (con)cluso, et piglò lo co(n)te Iac(ob)o co(n)te d(e) la Marcha, il q(u)ale, vene(n)do al regno, trovò tutti li s(igno)ri p(re)suni et loro pat(r)i in q(ue)lla sala morti, et mosso ad pietate d(e)liberò liberare li dicti segnori2; et cussì fe’ co(n) la regina ch(e) scap-polorno li dicti s(igno)ri, zioè lo pre(n)cepe d(e) Tara(n)to et Ioa(n)ni Ant(oni)o d(e) Marczano duca d(e) Sessa et Sforczo d(e) Co(n)tignola et Ge(n)tile d(e) Mo(n)techiaro et tucti li alt(r)i3; et ad tucti reintigò suo stato4. Et q(uan)no lo dit-to duca d(e) Sessa fo liberato (con) li alt(r)i s(igno)ri, et// (c. 86r) li fo restituito suo stato da dicto re Iac(ob)o et regina Ioa(n)na secu(n)da sua moglier(e), se re-cordò d(e) li servicii et cortesie havute da dicto m(issere) Bonomolo d(e) Tra(n)-sa, vececastellano a(n)tidicto, et gra(n) p(er)iculo havia patuto p(er) no(n) far(e) perire dicto duca5. Lo chiamò et diss(e)6: «M(issere) Bonomolo, adesso è te(m)-po ch(e) te voglio remunerar(e) d(e) li servicii ch(e) ho receputi da te» et lo portò co(n) ipso in Sessa et lo fe’ far(e) honorevolme(n)te citadino sessano, et li donò casa et multe facoltà7; tra l’alt(r)o li donò Caianello et Marczanello et la boronia

[32] 10 Brescia] Brestia; 13 Flore(n)czia] i inserita nell’interlinea su z; 14 Amen] aggiuntocon inchiostro e ductus differenti. [33] 2 alla q(u)ale] segue guerra, espunto; 2 regina] -a cor-retta su altra lettera; 2 Duraczo] -a- inserita nell’interlinea su c; 2 viver(e)] -v- corretta su al-tra lettera. [34 ] 2 piglò] i inserita nell’interlinea tra p e g; 2 pietate] -e corretta su a; 2 libera-re] titulus su -e, espunto; 2 segnori] titulus su r, espunto; 3 Marczano] z corretta su a; 3 Co(n)tignola] Co(n)tiglola (con n nell’interlinea a coprire l’asta della l); 4 reintigò] la secon-da i nell’interlinea tra t e g; 5 Bonomolo] la n con un’asta in più su cui è stata ricalcata la se-conda o; 7 voglio] -o corretta su altra lettera; 7 facoltà] -o- corretta su -u-; 8 tra l’alt(r)o] l corretta su u.

Croniche 61

d(e) Thoralto, et anchora li donò la ballia, et mast(r)odactia d(e) Sessa et multi alt(r)i fei8; poi lo portò in Nap(u)li et lo fe’ far(e) cavalliero d(e) speru(n) d’oro dal sop(r)adicto re Iac(ob)o9; qual re li donò in p(ro)visione d(e) dicta cavallaria cento oncze lo a(n)no, et a(n)chora fe’ co(n) la sup(r)adicta regina Ioa(n)na se-cu(n)da// (c. 86v) moglie del dicto re Iacobo ch(e) lo fe’ far(e) fra(n)co de paga-me(n)ti fiscali ordinarii et extraordinarii in p(er)petuu(m) in la cità d(e) Sessa et alla t(er)ra d(e) Conca10. Qual dicta regina fe’ dicto m(issere) Bonomo d(e) suo (con)siglio co(n)laterano, et il dicto duca lo fe’ suo ca(m)merero magior(e) et fe-cea qu(a)n(t)o p(er) ipso m(issere) Bonomolo d(e) Tra(n)so li era (con)sigliato11:d(e) mo(do) ch(e) chi volea gra(tia) da dicto duca, mai la havia sencza la inter-cessione d(e) dicto m(issere) Bonomolo12. Da q(ui)llo t(em)po i(n) qua la fami-glia d(e) Tra(n)so è stata in Sessa, et al p(rese)nte ce sta13.

[35] Accade, vedendo la regina ch(e)’l dicto re Iac(ob)o era inna(m)morato d(e) un’alt(r)a, mossa <p(er)> te(n)tatione et furia cercò una co(n) dicti signori far(e) morir(e) il dicto re Iac(ob)o suo marito in q(ue)sto mo(do), ch(e) esse(n)do invia-to ad certe nocze un dì ad Capuana// (c. 87r) lo voleano far(e) talgliar(e) ad pec-zo1; do(n)ne il re, sape(n)do questo et sapendo ch(e) ce era Pan do(n)lfo lo q(u)ale fe’ pegliare et li fe’ tagliar(e) la testa in lo Merchato d(e) Nap(u)li2. Da poi il re viss(e) se(m)pre in pagura, (con)siderato dal bono servicio havia facto haverve mal merito, et ipso dicea q(ue)sto dicto3: «D(e) bonis op(er)ibus lapi-dam(us) te», del ch(e) p(re)se ta(n)ta mala(n)conia ch(e) se ne a(n)dò in Tara(n)-to, et io(n)to i(n) Tara(n)to ma(n)dò in Fra(n)cza p(er) una nave, et inter questo c(h)e ve(n)ne la nave se fe’ portar(e) tucto lo thesoro ch(e) era stato de re Ladi-slao, ch(e) era seice(n)tomilia ducati se(n)cza le iooye, ch(e) erano più d(e) dudi-cimilia ducati4; et venuta la nave, acte(n)to ch(e) ipso era d(e) vile a(n)i(m)o et no(n) era maligno, diss(e) al pre(n)cepe d(e) Tara(n)to ch(e) lui volea a(n)dar(e) ad piecer(e) alla nave5; et lo palescalmo d(e)lla nave ve(n)ne fino ad dui volte in terra, et l’ultima volta ve(n)ne (con) un panno// (c. 87v) d(e) oro in poppa6. Lo re mo(n)tò dint(r)o et andò alla nave, et i onto alla nave fece poner(e) vela et se ne a(n)dò et più no(n) tornò7; be(n)ch(é) lo p(re)cepe poi ma(n)dò una galera ad di-rili ch(e) tornasse, lui li ma(n)dò ad dir(e) ch(e) no(n) volea tornar(e) alli tradi-me(n)ti del regno8.

[36] Partito lo re Iac(ob)o, la regina fe’ (con)siglio co(n) li s(igno)ri et baruni del re-gno, et facto il (con)siglio assectò il regno et ma(n)tenelo in pace inpone(n)do sei colte como lo fr(at)e1. Alla morte poi de epsa fo diffacto il regno2.

[37] An(n)o D(omi)ni millesimo quatrice(n)tesimo q(ui)ntodecimo li dicta regina Io-a(n)na secu(n)da se fe’ figlio adoctivo re Loisi d(e) casa d(e) Angioia1; il quale, esse(n)do facto figlio, venne al regno, et esse(n)no al regno visava d(e) levar(e)

[35] 3 dal bono] del bono (con a corretta su e e titulus su -o- espunto); 4 ne a(n)dò] -e correttasu a; 4 io(n)to] jo- corretta su ta; 4 inter] r inserita nell’interlinea; 5 maligno] n corretta pro-babilmente su li; 6 volta] -a corretta su e; 7 i[onto]] buco nella carta; 8 dirili] -i corretta su -e.[37] 1 quatrice(n)tesimo] quatrice(n)tesisimo; 1 figlio] segue, espunto: regina Ioa(n)na se fe; 1 Angioia] la seconda i inserita nell’interlinea tra o ed a.

Gasparro Fuscolillo62

la s(igno)ria alla regina et ordinò (con) lo castellano d(e) Aversa ch(e) li dede lo castello, il quale castellano se chiamava m(issere) Frac(isc)o Gattola d(e) Gaeta2;et cussì hebbe poi// (c. 88r) la cità d(e) Aversa, et havuta la cità andò poi (con)tra la regina in Nap(u)li3. La regina se ne fugìo in Gaeta, dove e(ss)endo, ma(n)dò p(er) aiuto ad qualu(n)q(ue) re <o> signor(e) ch(e) li potess(e) dar(e) aiuto, et in-viò un cavalgliero napolitano chiamato m(issere) Fra(cisc)o Carrafa, do(n)ne an-dò al re Alfo(n)so d(e) ’Ragona ch(e) era in ordine (con) gra(n)de armata, q(u)ale armata havia facta p(er) pigliar(e) le Gelbe4. Lo dicto cavalgliero li fe’ la imbasciata p(er) parte d(e) la regina, et facto (con)signo, dal re fo (con)cluso d(e) no(n) venir(e) ad dar(e) aiuto ad dicta regina5; do(n)ne ch(e) poi diss(e) il dicto re ch(e) lui la volea aiutar(e), verum volea esser(e) securo da ep(s)a d(e) qualch(e) cità o castello allo reame, ma inna(n)te ch(e) veniss(e) ad ’iutarla volea seq(ui)re la impresa d(e) le Gelbe6: et cussì fo (con)cluso (con) dicto imbasscia-tor(e) et foro facti li capitanii7.

[38] El dicto re d(e) ’Ragona andò alle Gelbe et portò 28 navi et quara(n)ta galere, et arrivò in una ysola q(u)ale girava 66 miglia1; et èrace un ponte p(er) lo q(u)ale se// (c. 88v) bisognava passar(e), et ce stavano tre torri (con) po(n)ti levaturi2;do(n)ne el re fece ruinar(e) il po(n)te in tre parte, la q(u)ale possea passar(e) la galera et l’una potea aiutar(e) l’altr(a)3; do(n)ne fece adonar(e) et da ogni p(er)-sona portar(e) tre sacche piene d(e) arena a ttal ch(e) fe’ certo bastione, et pigliò una d(e) ditta torre ch(e) erano innel po(n)te et no(n) se posseva dife(n)der(e), et in q(ue)l maro no(n) poteano navigar(e) navi p(er)ch(é) solea dissicchar(e) et cussì pigliò tucte le altr(e) turre et tucta quella ysola p(er) sforcza4; p(er) la q(u)ale, pigliata ch(e) fe’, lo re d(e) Tu(n)disi se fe’ tributario al dicto re ogni a(n)no 6.000 dobre d(e) oro5.

[39] Da poi el dicto re se partìo p(er) venir(e) al regno d(e) Nap(u)li ad dar(e) adiuto alla regina como haveano cap(ito)lato, et pigliò p(er) impresa la spata bia(n)cha a dì honor(e) d(e) santa Maria// (c. 89r) et naviga(n)no ionse in Fra(n)cza alle par-te d(e) P(ro)ve(n)cza 1; et p(er) refrescar(e) la ge(n)te d(e) l’armata co(m)macteo una cità chiamata Marseglia, cità multo nobile, et la pigliò p(e)r forsa et la fe’ sacchegiar(e) et quasi mecza abrusciar(e)2; et poi se partì et venne in Nap(u)li al-la regina, et ionto ch(e) fo, la regina se lo fe’ figlio adoctivo et dedeli Gaeta et Nap(u)li et lo Castello Novo et q(ui)llo d(e)ll’Ovo et q(ui)llo d(e) Sa(n)to Hera-mo3; sulo lo castello d(e) Capuana se reservò, et data la signoria al dicto re andò ad campo in Aversa, et pigliata la t(er)ra hebbe poi lo castello dove stava S(an)topare(n)te (con) ce(n)to (com)pagni, dove li ma(n)chò la victuaglia4. El re lo donò alla regina, et havuta Aversa et esse(n)no lo regno in pace, era necessa-rio al re tornar(e) in Catalogna p(er)ch(é) havia guerra co(n) lo re d(e) Spagna5;et esse(n)no p(er) tornar(e), fo dicto alla regina ch(e)’l re li volea toglier(e) el re-

[37] 4 un] segue ca, espunto; 4 ch(e) era] h corretta su altra lettera; 5 Lo dicto] lo correttaprobabilmente su dì; 7 foro] inserito nell’interlinea su facto, espunto. [38] 1 galere] gelere; 4 q(ue)l maro] q tagliata e sormontata da titulus.

Croniche 63

gno d(e) Nap(u)li6. Et// (c. 89v) la regina ma(n)dò p(er) una armata in Genua, la quale venne et foro 18 nave grosse et 35 galer(e)7. El cap(ita)no dell’armata se chiamava Victorello et fo in anno Do(mi)ni 1421, et venirno in Gaeta7. Gaeta, vedenno l’armata ch(e) era p(er) parte d(e) la regina, fe<rn>o (con)siglio et se donorno all’armata p(e)r parte d(e) la regina8; et essenno renducta Gaeta, lo dicto re Alfonso d(e) ’Ragona lo seppe, et venne (con) gra(n)de armata, et vene(n)do hebbe tracto d(e) haver(e) Ysca9. Et ionge(n)do la dicta armata d(e) nocte, salliro da una ripa (con) scale et funi et saglie(n)no dicto re armato cascò in mar(e), ch(e) cascò più d(e) C gradi da alto10; donne uno gaitano chiamato Fra(n)c(isc)o d(e) <R>onda se gictò in gippone in mar(e) et pigliò lo dicto re et portòllo incol-lo, et q(ui)lli de le galer(e) li pigliorno et lo te(n)nero capo in// (c. 90r) su fin-ch(é) buttò l’acqua bevuta d(e)l mare11. Et poi lo dicto re volse e(ss)ere lo p(r)i-mo ad sallir(e), et fece sallire 400 p(er)suni et cussì pigliorno lo castello d(e) Y-scha et poi la t(er)ra12; et poi pigliata ch(e) fo lo re ne fece uscire tutti li citadini d(e) dicta t(er)ra, et fecela habitar(e) da catalani et feceala multo be(n) guarda-re13.

[40] Da poi lo dicto re se fe’ chiamar(e) lo dicto Franc(isc)o ch(e) lo levò dall’acqua et li di(m)ma(n)dò qua(n)te figliole havea1; el q(u)ale resposs(e): «Io hagio cinco figliole fe(m)mene»2. El re volse fosseli dato p(er) dota d(e) dicte figliole oncze 100, et a llui donò int(r)ata d(e) dudice oncze lo anno3.

[41] La regina, sape(n)do ch(e) re d(e) ’Ragona havea havuta Yscha, p(ro)vidò in Nap(u)li1. El re vende (con) l’armata in Nap(u)li, et in termine d(e) vinti giorni la pigliò et dedela ad sacco, et fo in lo a(n)no D(omi)ni 14272. Et poi lo dicto re hebbe (con)cordia (con) la regina, be(n)ch(é) poco durò, et al sup(r)adicto re li bisognò tornar(e) arreto p(er)ch(é) intese ch(e) re d(e) Spa(n)gna li havia// (c. 90v) levate certe t(er)re d(e) li soe3. La regina visò d(e) haver(e) Nap(u)li (con) gra(n)ne ingengno, p(er)ch(é) il re, p(er) laxar(e) in pace il regno et max(im)e Nap(u)li, lassò viceré et governator(e) d(e) Nap(u)li m(issere) Iac(ob)o in Can-dora, et lassò al Castello Novo lo infa(n)te d(e) Castiglia suo fr(at)e, et m(issere) Frac(isc)o d(e) Santella castellano del Castello Novo4. Et partito il re, il dicto m(issere) Iac(ob)o tractò dare lo castello in mano d(e) la regina, et lo infa(n)te lo seppe et volse pigliare m(issere) Iac(ob)o5; et lo (con)siglio d(e) lo i(n)fante li desse6: «Guardamo bono lo castello, et se Nap(u)li se perde, meglio volimo ch(e) sia chiamato traditor(e) m(issere) Iac(ob)o ch(e) essermo chiamati nui7: p(er)-ch(é) se lo pigliassimo ogni homo dirria ch(e) lo havimo facto ad malicia et stu-dio, et no(n) ca ce have voluto tradir(e)»8. Do(n)ne lo dicto m(issere) Iac(ob)o una matina pigliò le chiave d(e) Nap(u)li et fe’ intrar(e) ad forsa uno cap(ita)nio ch(e) veniva da parte d(e) la regina dint(r)o Nap(u)li, et intrati// (c. 91r) ch(e)

[39] 7 in Gaeta] segue ve, espunto; 10 salliro] -i- corretta su e; 12 sallire] -e corretta su altra lettera. [41] 1 havea] v corretta su altre lettere, probabilmente ea; 5 Iac(ob)o] segue ta, espun-to.

Gasparro Fuscolillo64

forno gridaro9: «Viva, viva la regina!», ma lo Castello Novo stava ad insta(n)tia del re d(e) ’Ragona p(er) lo infante suo fr(at)e10.

[42] Do(n)ne la regina ma(n)dò p(er) uno cap(ita)nio in lo regno ch(e) se chiamava Bra(n)ci<i>o d(e) Mo(n)tone et fecelo pre(n)cepe d(e) Capua, et Calvo se dede al dicto Braccio1; et fece star(e) tanto strecta la t(er)ra ch(e) bisognò stroppar(e) li lentischi p(er) far(e) foco2; del ch(e) il dicto Braccio tornò inimico de la regi-na3.

[43] Dopoi lo dicto re d(e) ’Ragona tornò ad pigliar(e) un’alt(r)a volta Nap(u)li co(n) una armata gra(n)ne, do(n)ne Sforsa d(e) Co(n)tignola stava in Aversa et a(n)dò ad reparar(e) Nap(u)li (con) tremilia cavalli1; do(n)ne lo re d(e) ’Ragona fe’ dar(e) la bactaglia ad Nap(u)li et trasero dint(r)o p(er) forcza et pigliaro da piac-zia in piaczia et adbrusciavano quelle, ad tal ch(e) abrusciaro la piaczia ch(e) se chiamava le Co(r)rer(e) et la piaczia dell’Ulmo et lo miragliato// (c. 91v) et fino alla Sellaria posto ad foco2. Et p(er) questo le do(n)ne d(e) Nap(u)li d(e) Capua-na et d(e) Nido andaro al re et pregaro ch(e) no(n) devess(e) fare brusciar(e) et destruger(e) tale nobile cità3. El re, mosso ad prehi d(e) q(ue)lle, fe’ co(m)-ma(n)dame(n)to ch(e) no(n) se devesse più brusciar(e) la cità, et q(ui)lli catalani ne portaro fino ad 600 do(n)ne d(e) Nap(u)li in Catalogna, et multe ne forno re-scactate da poi da poter(e) d(e) dicto re4. Et partuto ch(e) fo il re, la regina recu-però Nap(u)li excepto lo castello5; q(u)ale cità fece murar(e) et resarcir(e), et fe’ far(e) le mur(e) da porta Petrucia fino ad sa(n)to Nichola, d(e) mo(do) ch(e) ’l dicto Braczio p(re)cepe d(e) Capua se pe(n)sò farse re6. Andò in campo all’A-q(ui)la et li aq(ui)lani insiemi (con) Sforcza d(e) Contignola ro(m)perno lo dicto Braczio dove fo morto, et cussì morto lo portorno di(n)tro all’Aq(ui)la et ne fe-cero7 [...]//

[44] (c. 93r) ... d(e) Marczano figliolo de lo ill(ustrissi)mo Ioa(n)ni Ant(oni)o d(e) Marczano duca de Sessa et d(e) Squillace, co(n)te d(e) Alifi et d(e) Mo(n)tealto, amiraglia d(e)l mare, signor(e) d(e) Tiano et d(e) Carinola1.

[45] Et in dicto an(n)o la regina ma(n)dò Sforcza co(n)tra del duca d(e) Sessa, il q(u)ale sallìo da la Rocca d(e) Mo(n)fino et no(n) volse far(e) quello ch(e) la re-gina li (com)mess(e)1; da poi discese in Tiano et pigliò lo castello, et poi se(n)ne passò2; do(n)ne li ge(n)telomini d(e) Tiano andaro al dicto Sforcza ch(e) stava allogiato alla fontana d(e) lo chioppo, do(n)ne ce era arrivata la duchessa

[41] 10 la regina] segue la regina, espunto; 10 fr(at)e] -e corretta su altra lettera. [42] 1 Bra(n)ci<i>o] la seconda i corretta su altra lettera; 1 fecelo] l corretta su altra lettera; 1 Cal-vo] -o corretta su a; 3 del ch(e)] segue bisognò, espunto. [43] 1 tremilia] segue fanti, espunto;2 quelle] -e corretta su a; 4 prehi] h corretta su altra lettera, forse c; 4 q(ue)lle] q tagliata datitulus; 4 multe] t inserita nell’interlinea su e; 4 rescactate] la prima c inserita nell’interlinea su a, -e corretta su un segno di abbreviazione finale. [44] 1 Carinola] -a corretta su j.

Croniche 65

ma(d)da(m)ma Chatarina Sanseverino, mat(r)e del s(igno)re duca d(e) Sessa, ch(e) havia (con)clusa la pare(n)tela d(e) dar(e) la figlia ad Sforcza3.//

[46] (c. 93v) Li quali gentilhomi(ni), no(n) sapendo de la segnora duchessa, fecer im-basciata ad Sforcza se lui volea Teano poich(é) tenia lo castello, p(er)ch(é) se (con)te(n)tavano meglio haver(e) lui p(er) signor(e) ch(e)’l duca1; alli quali dicto Sforcza risposs(e) ch(e)’l castello d(e) Tiano ch(e) havia havuto dal duca il tenea ad nome et pe(n)tione del dicto duca, et fe’ affacciare la duchessa qual havia au-dita la dicta ambasciata facta da dicti gentilhomini2; li quali, vede(n)no la du-chessa, se nascosero fra q(ue)lle silve, et multi d(e) ipsi se ne fugerno alla Torre d(e) Fra(n)cholisi3. Et la duchessa se ne andò in Sessa et reco(n)tò tucto lo facto al duca, il q(u)ale se(n)te(n)no questo andò in Tiano et fe’ pastinar(e) tre ho(m)mini allo merchato d(e) Tiano, d(e) li quali uno se chiamò Benardo Logno et dui alt(r)i uno de casa de Diano, l’alt(r)o se chiamò Iabaruso4 ... //.

[47] (c. 95r) ... et inteso questo ve(n)ne m(issere) Iac(ob)o in Candora co(n) dudi-cemilia p(er)suni et poss(e) ca(m)po in Capua da dui parte una (con) Nicoletto et co(n)te Ant(oni)o, et tenerno la cità p(re)dicta assediata p(er) fino ad cinco misi1;infra qual te(m)po ven(n)e una armata da Genua p(er) parte d(e)l duca d(e) Mila-no (con)tra re d(e) ’Ragona ch(e) stava ancora co(n)tra Gaeta, et dicta armata ve(n)ne el p(r)imo dì d(e) augusto p(er) dar(e) grassa ad Gaeta, ch(e) era gra(n)ne penioria, ch(e) se magnavano le sòle ch(e) teneano in concia2; et ha-ve(n)no nova il dicto re d(e) ’Ragona d(e) dicta armata d(e) genoisi, fece po-ner(e) in pu(n)to dicta sua armata et andò ad i(n)vestir(e) quella all’isola d(e) Ponso, ch(e) erano 16 navi d(e) Genua et quelle del re erano 363;// (c. 95v) et ionte insemi, l’armata d(e) Genua pigliò al fin la dicta armata del re d(e) ’Rago-na, et fo p(re)so lo dicto re d(e) ’Ragona, et (con) ipso re lo re d(e) Navarra et lo mast(r)o d(e) San Iac(ob)o et lo pre(n)cepe d(e) Tara(n)to et lo duca d(e) Sessa et m(issere) Frac(isc)o Pandone (con) lo re d(e) Catalogna co(n) multi alt(r)i s(igno)ri, et fo a dì cinco d(e) agusto d(e) dicto a(n)no4; et andorno p(re)suni cir-ca cinco misi5. Sulo sca(m)pò lo infa(n)te d(e) Castilglia co(n) 4 galer(e), et scanpato ch(e) fo, mutò li castellani ad Ysca et al Castello Novo, et cussì andò ad far(e) in Sicilia6; et tornò et venne ad Mola p(re)sso ad Gaeta, et li gaitani ma(n)dorno al dicto infa(n)te ch(e) loro se voleano dar(e) al re d(e) ’Ragona

[46] 3 se] segue: ne fu fe, espunto; 3 nascosero] nascossero (con la prima s espunta con legge-rissimi segni obliqui); 3 q(ue)lle] -e corretta su -i, visibile il puntino; titulus che taglia q; 3 fu-gerno] n inserita nell’interlinea su r; 4 uno de] segue una piccola macchia d’inchiostro. [47] 4 al fin] segue un punto; 4 Navarra] r inserita nell’interlinea su a; 5 andorno] -o- corretta su a; 6 scanpato] c inserita nell’interlinea su a.

Gasparro Fuscolillo66

bench(é) fosse p(re)sone in Milano, et cussì se derno al dicto infa(n)te7; et Capua stava ancora assediata, la q(u)ale governava il conte Ioanne d(e) Vintemilia8// .

[48] (c. 96r) Anno D(omi)ni 1436, die v d(e) februarii, 14 indi(ctione), il dicto re d(e) ’Ragona (con) li dicti s(igno)ri forno liberati et ve(n)dero in Gaeta, do(n)ne arri-vati, ferno assai ge(n)te1. M(issere) Iac(ob)o in Candora, se(n)te(n)do la venuta d(el) re, se partìo da lo assedio ch(e) tenia in Capua dove era stato circa octo mi-si2. Dopoi quilli del (con)siglio d(e) Nap(u)li ferno ge(n)te et stavano allogiati appresso Capua3; do(n)ne el co(n)te Ioa(nni) (con) quella ge(n)te ch(e) tenea in Capua oscì et assaltò la dicta ge(n)te d(e) (con)siglio una matina d(e) nocte, et tucta la roppe, d(e) modo ch(e) Capua se recuperò, ch(e) ormai no(n) posseano più resister(e)4. In questo venne lo re Rainero ad Nap(u)li et pigliò l’Aq(ui)la, Aversa (con) Sessa, et quasi tucte le cità d(e) demanio (con) dicto m(issere) Iac(ob)o in Candora, et venne//(c. 96v) il patriarcha quale ma(n)dò lo papa (con)tra il re d(e) ’Ragona5. Il re d(e) ’Ragona se partì d(e) Gaeta et ve(n)ne in Capua6. Dicto re andò ad campo ad Aversa, ma il re Rainero, se(n)te(n)do ch(e) re d(e) ’Ragona era i(n) ca(m)po ad Aversa, ordinò sua ge(n)te et (con) m(issere) Iac(ob)o ve(n)nero (con)tra il dicto re d(e) ’Ragona, et fo a li 26 d(e) dece(m)bro d(e) dicto a(n)no7. Fo necessario al re d(e) ’Ragona d(e) partirse, et forli levati tucti li carriagi inna(n)ti la porta d(e) Aversa, et tornòss(e)ne in Capua8. D(e) poi il patriarcha p(re)dicto pigliò Vairano et lo posse ad sacco, et pigliò Pre-se(n)czano et Pedimo(n)te d(e) Alifi et Alifi alla battaglia p(re)se lo p(re)cepe d(e) Tara(n)to9. Se(n)te(n)no questo, lo re d(e) ’Ragona se ne volse tornar(e) in Catalogna, et ve(n)ne in Gaeta et fece (con)siglio (con) li s(igno)ri ch(e) erano (con) ipso ch(e) era p(er) tornar(e)10. Li signori lo p(re)garo no(n) se volesse par-tir(e) et cussì no(n) se partì11. Dopoi lo pre(n)cepe// (c. 97r) d(e) Tara(n)to scap-pò d(e) presone et fece assai ge(n)te12. El re fe’venir(e) ge(n)te da Sicilia et da Catalogna, et cussì roppe el dicto patriarcha d(e) mo(do) ch(e) li fo difficile tor-nar(e) in Roma, do(n)ne ch(e) fo pigliato dal castellano d(e) lo castello d(e) Sa(n)to Ang(e)lo et fecelo morir(e) vilme(n)te13. Il re un’alt(r)a volta andò in ca(m)po ad Aversa et pigliòlla ad pacti, p(er)ch(é) allora morì m(issere) Iac(ob)o in Candora d(e) morte subitania14; et cussì se exaltò il dicto re, et hebbe Trani, Barlecta (con) tucta la Puglia et i(n) Calabria hebbe Cose(n)cza (con) multe alt(r)e t(er)re15. Il re Rainieri fece venire certe navi da Genua et stavano in Nap(u)li (con) ipso16. Do(n)ne la mogliere d(e) re Rainero un dì co(m)mitò ad magiar(e) m(issere) in Diego il q(u)ale portava una lictera alla barrecta ch(e) li venia dal castellano d(e)l Castello Novo, dice(n)do ch(e) al cast<e>llo// (c. 97v)no(n) era monitione d(e) polver(e) né d(e) victuaglie17; et vista la lictera il re Rainero fe’ assediar(e) da quelle quattro navi dicto castello a ttal ch(e) fo pigliato

[48] 1 il dicto] d corretta su re; 5 lo papa] -a- corretta su altra lettera; 7 campo] -o correttasu lettera illeggibile; 7 il dicto] d corretta su re; 12 Dopoi] la seconda o corretta su i; 13 rop-pe] r corretta su p; 14 Aversa] A- inserita nell’interlinea su v; 14 morte] titulus su o, espunto.

Croniche 67

et dato al re Rainero18. Da poi il re d(e) ’Ragona tene(n)no mano et tractato di(n)tro Nap(u)li andò in ca(m)po in Nap(u)li, et p(er) socto uno puczo sa-glie(n)no co(n) la ge(n)te la pigliò19. El re Rainero se salvò di(n)tro lo Castello Novo, al quale il re d(e) ’Ragona inposs(e) assedio et stecte fino ad vinti giorni20.El re Raniero se accordò (con) lo re d(e) ’Ragona et rendìo lo dicto Castello No-vo21; da poi dicto re d(e) ’Ragona andò all’Aq(ui)la et pigliòlla, et cussì La(n)cziano et la mo(n)ta(n)gna d(e) Civita d(e) Penn<a> et tucte le terre del si-gnor(e) Iosia22. De poi//(c. 98r) il dicto re andò ad Piombino et pigliò Castellone, et poi se ne tornò al regno23; et tornato, do(m)minò il dicto regno et lo tenne in pace anni vinti, ch(e) da ipso d(e) Octaviano Agusto no(n) fo poi più tranq(ui)lla pace a ctal ch(e) spe(n)dea o(n)gni anno, ta(n)ta tenea q(ua)ntità d(e) cani, falcu-ni et gilifalchi, app(re)sso ad sessa(n)tamilia ducati, et spe(n)dea et donava p(er) ca(usa) d(e) amor(e) più d(e) alt(r)i ta(n)ti24; et ogni dì videa tre volte messa et era multo elemosina(n)te, et il iovedì sa(n)to lavava li pedi ad 60 poveri et poi li vestia tucti et li dava un ducato p(er) uno, et li dava da ma(n)giar(e) et lui p(ro)pio li servia25; et fece venir(e) al regno ca(m)milli, leopardi, daini, cibecti,// (c. 98v) ucelli, grifi, leoni et multi alt(r)i animali26. Il q(u)ale fe’ fare uno castello allo stricto d(e) Norma(n)dia cioè allo capo d(e) Troya, del q(u)ale ne have tribu-to da certi ri d(e) barbaria, il quale castello se chiama Rigio27; il q(ua)le re havia tributi da Genua, Flore(n)cza, et da Venecia et da multi ri d(e) Sarracinia, et ha-via d(e) intrata circa tre milioni d(e) ducati28; et fo da tanto ch(e) fece venir(e) lo imparator(e) a ppede ad ipso ad Nap(u)li et fe’ refar(e) et cresser(e) lo Castello Novo d(e) Nap(u)li et fe’ far(e) lo molo di(n)tro mar(e) in Nap(u)li29; ite(m) fe’ far(e) lo castello d(e) Gaeta et lo castello d(e) Cose(n)cza (con) certa vigna di(n)tro, dove se fanno mille barrile d(e) vino, et dotava multe do(n)ne pover(e) lo anno30.//

[49] (c. 101r) ... et la possero ad sacco d(e) modo ch(e) fo diffacta, et fo alli 19 d(e) ie(n)naro1; et li capitani del pre(n)cepe ch(e) erano dintro, ch(e) se chiamavano lo s(ignore) S(an)to et Marino dell’Aq(ui)la, se buctorno p(er) le mura2.

[50] A dì primo d(e) maio fo sacchegiato Iulia p(er) la via d(e) Castello ad mar(e) p(er) lo s(ignore) Iac(ob)o d(e) Mo(n)te Agano, et p(er) quella via correano fi’ ad Peczulo et feceano p(re)suni1. El re Ferra(n)te venne alla Torre d(e) Francolisi et fece lo guasto intorno, taglia(n)no grano et vite p(er) dui miglia, et li dicti s(igno)ri stavano ad Tiano2; et poi a dì 30 de dicto mese il re (con) lo pre(n)cepe d(e) Rossano se affro(n)taro et parlaro insiemi soli p(er) spacio// (c. 101v) d(e)dui hore, et fonce lo s(ignor)e Iac(ob)o d(e) Mo(n)te Agano et lo s(ignor)e Dio-febo, et (con) lo re lo s(ignor)e Ioa(n)ni d(e) Vintemiglia3; don(n)e sparte(n)dose il re dal pre(n)cepe se tirorno multi colpi d(e) spata3. El re se ne tornò in Capua

[48] 20 di(n)tro] di(n)ctotro (con cto espunto); 25 dava] davava. [49] 1 dintro] i inseritanell’interlinea su n. [50] 2 stavano] -o corretta su -a; 3 Vintemiglia] nell’interlinea, in corri-spondenza della seconda i, sembra essere stata aggiunta e poi espunta una l.

Gasparro Fuscolillo68

et lo p(re)cepe in Tiano4; el dicto parlame(n)to fo ad Sa(n)ta Croce d(e) Tiano, do(n)ne el re tornò in Tiano (con) la ge(n)te et fe’ lo guasto intorno da la ba(n)na d(e) Sa(n)ta Croce d(e) vite et grano p(er) dui miglia5; et fo a dì ultimo d(e) ma-gio6.

[51] A dì 2 d(e) iunio lo re fe’ brusciar(e) Marczianello et fece lo guasto ad Caianello et ad Tiano da la ba(n)na d(e) Sa(n)to Giorgio, et guastò la massaria d(e) Petrano Baractuczio, et a dì x// (c. 102r) venirno la ge(n)te d(e) la ecclesia p(er) passarno in Mignano1. El re se partì da Capua et andò in favore d(e) soi, el pre(n)cepe an-dò (con) sua ge(n)te al passo, et finalme(n)te la ge(n)te passò et andarno ad Cal-vo, et fo a dì 19 d(e) dicto mese2. De poi lo re a(n)dò ad Sarno, dove stava lo du-ca Ioa(n)ni et lo pre(n)cepe d(e) Tara(n)to, et pòssili ca(m)po p(er) tal mo(do) ch(e) no(n) haveano da magiar(e) né meno d(e) dar(e) alli cavalli3; et lo p(re)cepe d(e) Tara(n)to fe’ far(e) una via p(er) lo mo(n)te p(er) la q(u)ale se(n)ne volea andar(e) lui (con) lo duca Ioa(n)ni4. Il re, da(n)no la bactaglia a Sarno, pigliò lo p(r)imo burgo et lo secu(n)do, et li fo (con)sigliato ch(e) basta-va5. Allora il re d(e)liberò voler(e) la t(er)ra: el duca Ioa(n)ni// (c. 102v) se posse in ordine (con) lo (con)te Urso et pigliò facto d(e) arme a ctal ch(e) rompero lo re Ferrante d(e) mo(do) ch(e) appena scamporo lo re6; et foro p(re)se dicedocto squat(r)e d(e) cavalli et fonce morto Simonecta et pigliati li carriagi et li pavi-glioni, et fonze pigliato m(issere) Frac(isco) Carrafa, Olivero Caracziola et multi alt(r)i s(igno)ri7. Il pre(n)cepe d(e) Tara(n)to no(n) volse ch(e)’l duca Ioa(n)ni seq(ui)sse la bactaglia, ch(e) seque(n)do forsi arria pigliato lo regno; quale rocta fo ad 7 d(e) iulio8. Et a dì 17 del dicto mese q(ui)lli ch(e) foro rocti passaro da la Torre d(e) Fra(n)cholisi (con) lo salvoco(n)ducto del prencepe, dove li fo facta la lucca9;// (c. 103r) facto questo ven(n)e il co(n)te Iac(ob)o da Romagna, et pas-sa(n)no da la Marcha arrivò al regno et pigliò lo Abru(n)zo excepto Civita d(e) Chieti, dove stava Macteo d(e) Capua10. Et in q(ui)sto t(em)po lo duca d(e) Mi-lano ma(n)dò lo s(igno)re Alexa(n)dro p(er) dar(e) aiuto al re Ferra(n)te, et sco(n)trosse (con) lo (con)te Iac(ob)o et fo ropto dal dicto co(n)te11: et se no(n) sop(r)avenia la nocte era tucto diff<a>cto12. Dopo’ lo (con)te Iac(ob)o discese in Puglia dove stava lo duca (con) lo pre(n)cepe de Tara(n)to, et pigliorno la Pu-glia13; et partìo dicto (con)te Iac(ob)o, lo dicto Macteo d(e) Capua pigliò tucto lo Appruczo14; et in questo lo s(igno)re Alexa(n)dro se refece et tornò in aiuto d(e)l re15. El s(ign)or Macteo pigliò quattro t(er)re d(e)l s(ign)or Iosia16.//

[52] (c. 103v) Da poi a dì penultimo d(e) octobro lo re se refece et andò in ca(m)po ad Formicola, et la pigliò p(er) forcza et la posse ad sacco1.

[53] An(n)o D(omi)ni 1460, a dì 6 d(e) aprile, lo papa ma(n)dò lo nepote in aiuto ad re Ferra(n)te1; il quale, vene(n)do, passò p(er) Mignano et allogiao allo rio d(e) li

[51] 2 la ge(n)te] la ge(n)te la ge(n)te (con la ge(n)te aggiunto nell’interlinea); 2 andarno ad] segue Capua, espunto; 4 fe’ fare] segue alli cavalli, espunto; 7 carriagi] cavallirriagi (con valliespunto); 9 del dicto] d di del tagliata da titulus; 11 (con) lo] espunto; 13 discese] distese. [52] 1 se] s corretta su f. [53] 1 mandò; in queste forme (e in quelle della carta seguente, cfr. più avanti) è stato successivamente segnato l’accento tonico.

Croniche 69

Anci, et ionsesse (con) la ge(n)te del re2; et poi andaro ad campo ad Castello ad mar(e) et la pigliaro p(er) via d(e) Iac(ob)o Neczio, et abbacteo lo castello (con) bo(m)marde et fo 26 d(e) aprile3. Lo p(re)cepe d(e) Rossano andò ad ca(m)po ad Nardò et pigliò la t(er)ra et lo castello et poi andò ad ca(m)po ad Bairano4. El re coma(n)dò lo co(n)te I(acov)o el co(n)te carmeligo, do(n)ne lo p(re)cepe andò et pigliò bactaglia, et li roppe et pigliò dui capo d(e) squat(r)a et pigliò la t(er)ra, et no(n) possendo haver(e) //(c. 104r) lo castello arse la t(er)ra5.

[54] Da poi lo re andò ad dar(e) aiuto ad Barletta. El co(n)te Iac(ob)o et lo pre(n)cepe d(e) Tara(n)to lo assidiaro in tal mo(do) ch(e) no(n) potea scampar(e)1; tra que-sto venne Sca(n)naribecco (con) tre(n)tamilia arceri, et vede(n)no questo lo conte [et] el p(re)cepe se recessero2. Il s(ignor) Alexandro d(e) sop(r)adicto poi ch(e) fo refacto pigliò lo castello d(e) Alife et andò ad ’Pruczo (con) lo cavaliero Orsi-no et (con) lo co(n)te d(e) Fu(n)ni et lo co(n)te Ioa(nni) Vintimiglia3.

[55] Et poi ad 15 d(e) septebro tornò lo s(ignore) Alexa(n)dro frate del duca d(e) Mi-lano (con) dicissette squat(r)e d(e) cavalli et fece accordar(e) la duchessa d(e) Celano, et fece fare tregua ad l’Aq(ui)la p(er) tucto agusto et pigliò fino ad quat(r)o castella d(e) quelle del co(n)te d(e) Campobascio et passò verso Pu-glia1.// (c. 104v) Et a dì 27 del dicto mese venne da parte del papa il conte d(e) Robino et dèdili in pigno Fontana et Casaliberi, et levòsselo da dosso2; et in lo passar(e) de lo s(ignore) Alexa(n)dro v(er)so Puglia se sco(n)trò co(n) lo re ad Venebe(n)to a dì 3 d(e) octob(r)o (con) gra(n) festa et andaro in Puglia et se messero alle stancie3. El re da poi se ne venne lo Natale ad Capua, et Roberto d(e) Sanseverino se ne andò in sua casa4; et in questo Cose(n)cza se rebellò (con)tra lo re, et ce a(n)dò da parte del re lo cavaliero Orsino et lo duca d(e) San Marco, et p(er) via del castello pigliaro la cità et sacchegiarla5. El conte Iacobo sacchegiava lui ancora quelle et pigliava; et como lo re fo// (c. 105r) ad Capua, lo pre(n)cepe d(e) Rossano fece scassar(e) lo castello d(e) la Torre d(e) Fra(n)colisi6: et fo a dì 15 d(e) dece(m)bro7.

[56] De lo anno 1461, essendo lo re in Capua, tucto quello inverno no(n) se fece nie(n)te da qua1. El co(n)te Ia(cob)o (con) lo duca pigliarno tucta Puglia2. El re da qua acquistò Castello ad mare d(e) Scafata et Massa et Vico et poi andò (con)tra il (con)te Urso ad Nola, et ta(n)to ce stecte ch(e)’l conte Urso se voltò dal re et dèdili Nola, et lo re lo fe’ (con)te d(e) Nola3: et fo a dì 10 d(e) ienaro d(e) lo a(n)no 14624; et facto questo, andò ad ca(m)po ad Sarno5. Il (con)te d(e) Sarno se accordò (con) lui et fece pace; il duca Ioa(n)ni [et] el (con)te Iac(ob)o

[53] 4 pigliò; 4 poi andò; 5 andò et pigliò; 5 pigliò dui; 5 pigliò la; in queste forme (e in quelle della carta seguente, cfr. più avanti) è stato successivamente segnato l’accento tonico; 5 pi-gliò bactaglia] pigliò bactaglio; 5 coma(n)dò] -o- corretta su e. [54] 1 andò] in questa forma è stato segnato l’accento tonico; 3 Alexandro d(e)] segue Alife, espunto; 3 andò ad] in questa forma è stato segnato l’accento tonico. [55] 1 tornò; 1 pigliò] in entrambi i casi, è stato se-gnato l’accento tonico; 3 andaro] -a- corretta su altra lettera, probabilmente o. [56] 6 Il (con)-te] segue il, espunto.

Gasparro Fuscolillo70

haviano pigliata tucta la Puglia excepto Barlecta// (c. 105v) et lo castello d(e) Trani, qual(e) stavano ad pacto ch(e) se no(n) li venia soccorso per tucto agusto da parte del re se voleano dar(e) al duca6; et in questo venne da Milana il s(igno-r)e Roberto et passò per mare (con) le galer(e), il q(u)ale portò 600 cavalli et de-nari7; et subbito arrivato, uscero in ca(m)po (con) lo re et (con) lo s(ignore) Ale-xandro in Puglia et andorno al campo in Acquadura et la pigliorno p(er) forcza8.Lo duca Ioa(n)ni (con) lo (con)te Iac(ob)o erano sop(r)a un mo(n)te9; el re andò ad ca(m)po alla Orsara, et esse(n)do in dicto loco, lo (con)te Iac(ob)o (con) su<a> gente descese dal mo(n)te et pigliò facto d’arme (con) lo re a ctal ch(e) fo rocto dal re et perse fino ad mille cavalli et tucti li carriagi, et la cità d(e) Troia se li// (c. 106r) rebellò et se dede al re10: et fo a dì 16 d(e) agusto d(e) ditto an(n)o11.Lo pre(n)cepe d(e) Rossano fra q(ue)sto pigliò lo castello d(e) Vairano, et fo a dì 20 del dicto mese, et Yscha era (con)tra del dicto re et (con)tinuo li facea gra(n)ne guerra12.

[57] Macteo d(e) Capua havia tolta la s(igno)ria al s(ign)or Iosia et èrace (con) ipso do(n) Alfo(n)so et suo frate, el (con)te d(e) Robino, in Abruczo in lo dicto me-se1; dove il dicto co(n)te sentì nova ch(e)’l s(ign)or Sgesmu(n)do era nelle (con)fine del regno p(er) venir(e), do(n)ne cavalcò et de nocte ionse al passo ’na(n)czi ch(e) lui2; q(u)ale s(ignore) Sgesmu(n)do venia (con)tra al re, et iogen-no lo roppe et p(er)dìo la ge(n)te tucta3. Et in questo do(n)no Alfonso et lo fr(at)e p(er) parte del re andorno co(n)tra il (con)tato de Archi d(e) m(issere) Ant(oni)o in Candora et ne pigliaro assai castella4.// (c. 106v) El conte d(e) Robino p(re)-dicto se ne andò alle t(er)re soe et stava (con) gra(n)ne gente de la ecclesia5. El re, poi ch(e) fo ructo lo co(n)te Iac(ob)o, pigliò Troia et stecte in campo ad No-cera et pigliòlla, et fero rebellare Carlo d(e) Sanguino et Piet(r)o Bocca P<l>anola, et accordò il duca de Amelfe et era s(ignore) d(e) la ca(m)pa(n)gna6.Et a dì 3 d(e) septe(m)bro Ioa(n)ni Malavolta era ad San Germano et posse ad sacco Sa(n)to Ang(e)lo7; lo marchese d(e) Cotrone, el duca d(e) San Marco pi-gliorno tucta Calabria p(er) lo re8; el conte Iac(ob)o un’alt(r)a volta fo rocto dal re et fra questo do(n) Alfo(n)so se posse un’alt(r)a volta (con) lo s(ignor)e Mac-teo d(e) Capua et a(n)dorno verso Agnone, et poss(e)ro// (c. 107r) ad sacco mul-te t(er)re d(e)l s(ignore) Ant(oni)o in Candora, et accordò Agnone et andar(e) in campo ad Castello d(e) Sanguino9. El re ogni dì sequiva la victoria, in ta(n)to ch(e) occordò lo p(re)cepe d(e) Tara(n)to, il q(u)ale, accordato che fo, fece far(e) co(m)ma(n)dame(n)to al duca Ioa(n)ni ch(e) devesse partir(e) dal territori<o> et paese suo infra termine d(e) 15 dì10; et il dicto Macteo d(e) Capua et don Alfonso sta(n)no ad Castello d(e) Sanguino la pigliorno et brusciarla del dicto mese d(e) septebro, et più ve(n)dero alla batia d(e) San Vice(n)so et pigliò certe castella et al fin la acq(ui)stò tucta11. El re pigliò Nocera et tucta Puglia salvo ch(e)

[56] 7 passò ] segue 600 cavalli, espunto. [57] 1 Iosia ] -a corretta su o; 6 il duca de] il duca de de; 9 do(n)] espunta una vocale finale, probabilmente -o; 11 Castello] c corretta su a.

Croniche 71

Ma(n)fredonia, et pigliò la serra et andò ad ca(m)po ad ponte Do(n)dolfo del (con)te d(e) Campobascio, et p(er) spacio de un mese lo pigliò et arselo12; et in questo//(c. 107v) lo duca Ioa(n)ni se partì de Puglia e(ss)endo stato rocto all’Orsara (con) lo (con)te Iacobo, del tal rocta ch(e) loro sca(m)paro ad pede et venirno p(er) mare allo Guasto13; et lo (con)te Ant(oni)o li donò fino ad vinti ca-valli, et cussì ve(n)nero ad Palena14; et in questo p(er)dirno Salerno, et sta(n)no ad Palena lo (con)te Iac(ob)o se ne andò in Apruczo (con) certa ge(n)te ch(e) ha-via suo figlio15. El duca Ioa(n)ni ve(n)ne allo Fornillo: el p(re)cepe d(e) Rossano li oscìo inna(n)czi et ve(n)nero ad Venafra, et fo ad dì x d(e) novebro16. El duca donò Venafro al dicto prencepe17.

[58] Il re venne ad campo ad Pollancello et portòce una ba(n)dera, et (con) dui tracti durrupò//(c. 108r) la torre1; et cussì se re(n)dé la t(er)ra et rendeosse Raiano a dì 27 d(e) nove(m)bro2; et andò lo re ad campo ad po(n)te Latrone, et fonce fino ch(e)’l duca Ioanni [et] el p(re)cepe venirno ad Sessa, ch(e) venirno (con) poca ge(n)te desarmati3. El (con)te Iac(ob)o p(re)dicto pigliò in questo lo (con)tato d(e) Celano et poi se ne venne (con) octa(n)ta cavalli et 500 fanti, et fo a dì 12 d(e) dece(m)bro4; et ve(n)ne(n)do il dicto conte, il re se partì da ponte Lat(r)one a dì 15, et fece dire ch(e) se partiva p(er) l’acqua, et andòsse(n)ne ad Trefisco (con) tucta la ge(n)te, el (con)te Iac(ob)o ad Sessa (con) lo duca Ioa(n)ni et (con) lo p(re)cepe5; ma (con) lo re ce era lo s(ignor)e Macteo, lo s(ignor)e Alesandro et lo s(ignor)e Roberto il cabalero Orsino, il (con)te Urso, il s(ignor)e Ioa(nni) d(e) Vintemiglia et tucti li alt(r)i s(igno)ri del regno ch(e) erano accordati (con) lo re, excepto lo// (c. 108v) prencepe d(e) Rossano et casa Candora, el co(n)te d(e) Campobascio et lo duca d(e) Sora et (con) gra(n) animo et p(er) lo favor(e) del prencepe d(e) Rossano tenero pugna col dicto re, (con) lo papa et (con) lo duca d(e) Milana6; et a dì 25 d(e) dicto mese il re se partì da Tri<f>ico et andò ad scanciar(e) alli casali d(e) Capua et d(e) Aversa7. El duca Ioa(n)ni un dì fe’ (con)siglio in Sessa (con) lo prencepe d(e) Rossano, lo conte Iac(ob)o, el duca d(e) Sora et alt(r)i signori et p(ro)posse in tal mo(do)8: «S(igno)ri, (com)pagni et fratelli nost(r)i, la rocta ch(e) havimo havuta è manifesta ch(e) q(ua)nto haveva-mo io et lo conte Iac(ob)o fo p(er)duto9; et (con) tucto questo io rengratio Dio ch(e) ziò ch(e) fa, il fa p(er) lo meglio, et hagio co(n)gnosciuti tucti q(ui)lli ch(e) me ha(n)no portato amor(e) et fede// (c. 109r) et vederò p(er) lo advenir(e) chi me have amor(e)10; do(n)ne la M(aies)tà del re d(e) Francia ne have havuta gra(n)ne allegrecza et ne have date dui galere et scricto no(n) dubitasse d(e) nie(n)te, ch(e) se io possedesse nel regno un casale sulo, ip(s)o è da tanto [da] darme la corona d(e) dicto re(n)gno, acte(n)to sua M(aies)tà è certa et havimo

[57] 12 de un] del un (con l espunta); 13 sca(m)paro] stamparo. [58] 1 tracti] r inseritanell’interlinea su a; 2 rendé] rendo; 2 rendeosse] la seconda e probabilmente su o, o inseritanell’interinea su e, sse aggiunto successivamente; 4 pigliò] la seconda i inseritanell’interlinea tra l ed o; 4 (con)tato] -a- su e; 6 il s(ignore)] segue Roberto, espunto; 9 è] et; 9 manifesta] fe su sta; 10 chi] titulus che taglia h espunto.

Gasparro Fuscolillo72

d(e) multi s(igno)ri ne portano amor(e) et ce tenimo citate et castella11; imperò ve p(re)go ognuno se debia dar(e) a(n)i(m)o et (con)fortarese, ch(e) simo certi ch(e) se la fortuna ne have opp(re)ssi, alt(r)a volta ce exaltarrà, p(er)o c h(é) in-nelle adversità et gaudio ce debiamo recordar(e) d(e) la fortuna12; et in questa primavera, (con) aiuto d(e) Dio, haverrimo voctoria»13. Et determinorno d(e) an-dar(e) all’Aq(ui)la (con) lo (con)te Iac(ob)o facta la festa d(e) Natale p(ro)xi-ma14.//

[59] (c. 109v) Anno D(omi)ni 1463 il dicto duca se partìo da Sessa a dì 27 d(e) de-ce(m)bro, et ce andò lo prencepe d(e) Rossano1; et passando p(er) la Rocca d(e) Mo(n)fino lo p(re)cepe p(re)dicto facea gridar(e) «Rainero et Raniero!» p(er) amor(e) portava al duca Ioa(n)ni2; ch(e) dicto Rainero era †la nonte† d(e) re Rai-nero, pat(r)e del dicto duca Ioa(nn)i d(e) Angioia3; et se ne andaro all’Aq(ui)la, et ionti ch(e) foro ad l’Aq(ui)la, li aq(ui)lani no(n) li volser(o) fare intrar(e) di-cendo ch(e) no(n) voleano ro(m)per(e) la tregua facta (con) lo re Ferra(n)te4. Et qua fo fine all’opera del terczo libro, ch(e) q(ui)lli verra(n)do app(re)sso ve por-ra(n)no narrar(e) più destesame(n)te ch(e) è ad fine p(er)ch(é) lo dicto duca Io-a(n)ni se imbarcò et se ne andò in P(ro)ve(n)cza el [...]5. //

[59] 2 Rainero et] et inserita nell’interlinea; 4 volser(o)] volser(e).

Croniche 73

[Annotazioni del secondo libro]

[1] (c. 112r) ... iusticia et amat<o> da li populi p(er) quello ch(e) se inte(n)deva1.[2] Del mese d(e) iulio alli 26, d(e) anni 1556, in Sessa ce ve(n)ne lo signor(e) Cri-

stofhano Grimaldo p(er) co(m)messario de la grassa, ch(e) voleva da Sessa tre-milia th(ommo)la d(e) grano et mille th(ommo)la d(e) orgio, et ch(e) ogni perso-na havesse da dar(e) et notar(e) tucte bestiame partichularme(n)te allo sop(r)a-dicto co(m)missario d(e) sua M(aie)stà Ces(aria) et re Fhelippo suo figlio, re d(e) Nap(u)li1; et dicta grassa se havesse da ma(n)dar(e) verso Sa(n)to Germano, alle co(n)fine d(e)l regno, alli soldati ma(n)dati da lo s(ignor)e ducha d(e) Albi, generale et governo d(e) q(ui)sto regno d(e) Nap(u)li, p(er) dubitacione de sua Sa(n)tità papa Paulo iiij, ch(e) haveva levato lo stato d(e) Paliano allo Marcho Anto(n)nio Colo(n)no co(n) dir(e) ch(e) era rebello d(e) sua Sa(n)tità et lo dicto stato lo haveva dato allo s(ignor)e co(n)te d(e) Mo(n)torio suo nepote2. Lo q(u)ale dicto Marcho Ant(oni)o se trovò et ve(n)ne in Nap(u)li ad far(e)// (c. 112v) gente p(er) se recuperar(e) el stato d(e) Palliano, dove ve(n)ne co(n) ordi-ne dal re Fhelippo ch(e) potesse far(e) ge(n)te in Nap(u)li3; et cussì lo s(ignore) ducha d(e) Albi ma(n)dò multi soldati alle co(n)fine del regno4. Et lo papa have-va facta ge(n)te assai in Roma et haveva sco(m)munichato lo Marcho Ant(oni)o Colo(n)na in Nap(u)li co(n) li carth<u>ni, et ch(e) no(n) fo(n)sse nesciuno vas-salglio o suddito suo d(e) sua Sa(n)tità ch(e) ardischa et pigliar(e) arme co(n)tra sua Sa(n)tità, ad pena d(e) rebellione et altr(e) ce(n)sur(e) facto p(er) ba(n)no d(e) sua Sa(n)tità5; ad tale ch(e) lo papa haveva pigliato lo adiuto et braczio d(e) re d(e) Fra(n)cza et facevano guerra l’una parte et l’autra, et li pop<u>li stavano oppressati d(e) pagarie et allogiame(n)ti d(e) ge(n)te d(e) arme6; et lo grano va-leva circha octo carlini et meczo lo th(ummu)lo7. La universi[t]à d(e) Sessa fece co(n)siglio p(er) dar(e) questo grano et elessero sei, (videlicet) lo s(ignor)e Ia(m)belardino d(e) Tra(n)sa, m(essere) Ioa(n)fracisco Russo,// (c. 113r) m(esse-re) Cesaro Fuscolillo, m(essere) Silvio de Minarcha, Petruczio Za(m)palglione et Frac(isc)o Cortellaro8; do(n)ne ellessero p(er) tassa facta ch(e) Sessa pagasse mille to(mmo)la d(e) grano, li terczier(e) mille et li fei mille, ch(e) so(n)no tre-milia9. Le mille d(e) Sessa foreno messe p(er) colte p(er) una cota, lo q(u)ale ch(e) se pagasse cinquo quarti p(er) carlino, ch(e) qua(n)ti carlini pagasse p(er) una cota, ta(n)ti cinquo quarti se pagasse10; do(n)ne multi d(e) loro ne descrepa-vano ch(e) no(n) se co(n)tetavano p(er)ch(é) multi ne stavano ricchi p(er) sue mercha(n)ciee ch(e) facevano et no(n) troppo pagavano cote et no(n) erano ad-cussì adgravati, et multi ne stavano adgravati d(e) cote et erano poveri11; et cussì ce erano ch(e) dire inter loro sessani et scisma erat inter eos loro, et né ma(n)cho

[2] 1 iulio] uilio; 1 anni] titulus pleonastico su a; 1 partichularme(n)te] -u- corretta su altra lettera, l corretta su r; 3 ad far(e)] segue co(n)gg, espunto; 5 ardischa et] ardicscha et (con etaggiunto nell’interlinea); 11 adgravati] ad aggiunto nell’interlinea; 12 eos] nell’interlinea.

volevano ubedir(e), p(er)ch(é) no(n) ce stava lo s(ignor)e do(n) Lope d(e) Arrera ch(e) stava in Capua p(er) covernator(e) p(er) ordine de lo s(ignor)e ducha de Albi12.//

[3] (c. 113v) A dì 12 d(e) agusto 1556 vendero più co(m)messarii da parte d(e) lo s(ignor)e ducha de Albi in Sessa, ch(e) volevano vintici(n)quo pare d(e) bovi p(er) tirare l’artelarie et alt(r)e bestiame et grassa p(er) le co(n)fine de lo regno1;ch(e) se deceva ch(e) volevano addar(e) in Roma lo ca(m)po d(e) sua M(aie)stà Carlo q(uin)to et re Pfhelippo suo figlio co(n) dir(e) ch(e) voleva a(n)dar(e) ad pigliar(e) el papa Paulo quarto d(e) casa Carrafha, p(er)ch(é) se diceva ch(e) el papa haveva intitulato re d(e) Nap(u)li do(n) Carlo cardinal Carrafha et co(n)te d(e) Mo(n)torio duca d(e) Calabria, et ch(e) el papa haveva facta assai ge(n)te in Roma co(n) adiuto d(e) re d(e) Fra(n)cza2: questo se deceva et inte(n)deva3.//

[4] (c. 114r) Eode(m) die ve(n)de ferrier(e) in Sessa ch(e) Sessa havesse da allo-giar(e) circha mille cavalli legieri, ad tale ch(e) lo co(n)siglio d(e) Sessa lo fece-ro allo dechoro seu p(ro)spere d(e) lo episcopato d(e) Sessa p(er) la grassa et al-tre vituaglie ch(e) bisognassero alle sop(r)adicte ge(n)te, et se preparasse ogni homo d(e) Sessa d(e) allogiar(e)1; ch(e) certo li ho(m)mini d(e) Sessa stavano meczi morti d(e) ta(n)te travaglie et pagarie ch(e) fecero, et alt(r)e t(er)re co(n)vecine, ogni parte hebbero fasti<d>io d(e) allogiar(e) et ma(n)dar lo grano ad Sa(n)to Germano ad co(m)ma(n)dame(n)t<i>, co(n) ta(n)ti stracii et interes-se2.

[5] Eode(m) die ve(n)dero tre co(m)pa(n)gnie d(e) cavallglii liegieri alli casali d(e) Sessa d(e) lo s(ignore) Cesaro d(e) Loffreda, et magnavano alle spese d(e) li ca-sali et stectero p(er) sei dì1.//

[6] (c. 114v) Alli 13 d(e) agusto 1556 fo facto co(n)siglio ch(e) fossero facti sei de-putati in lo co(n)siglio p(er)ch(é) qui<ll>i sei havessero covernata la università d(e) Sessa1; p(er)ch(é) erano ta(n)ti (com)missari ch(e) veniano in Sessa2: chi voleva li bovi p(er) portar(e) la artellaria da Nap(u)li verso Roma, ch(i) voleva lo grano ch(e) a(n)dasse ad Sa(n)to Hermano, et alt(r)i (com)missarii, ch(i) vo-leva ch(e) Sessa havesse allogiat<o>3; ch(e) fecero (con)siglio alle prosper(e) seu decho[ro] d(e) lo episcopato d(e) Sessa et de poi foreno ellecti ad Sa(n)to Io-a(n)ni ad Piacza ch(e) se fosse facto lo co(n)siglio, ch(e) certo addavano tucta Sessa in rumore et revolta d(e) questa guerra ch(e) faceva el papa Paulo quarto co . l<o> s(ignore) ducha de Albi, vecerré d(e) Nap(u)li, ch(e) ogniuno pregava nostro S(ignore) Idio ch(e) se adcordassero4.// [...]

[7] (c. 117r) A dì primo d(e) (set)te(m)bro ve(n)ne la co(m)pagnia d(e) lo s(ignor)e marchese d(e) Civitella d(e) Sa(n)to A(n)g(e)lo d(e) cavalli liegier(e) in Sessa

[3] 1 Albi] l corretta su b; 2 addar(e)] ad dar(e); 2 lo ca(m)po] -o di lo corretta su altra lette-ra; 2 el papa Paulo] et papa Paulo. [4] 1 ve(n)de] ve(n)dero (con ro espunto); 2 ch(e) certo] ch(e) cest certo (con cest espunto); 2 co(n)vecine] -e corretta su -i; 2 hebbero] la prima e cor-retta probabilmente su a. [6] 1 covernata] titulus su o, espunto; 4 fecero] c corretta su r. [7] 1 d(e) lo] d(e)/d(e) lo.

Croniche 75

p(er) far(e) la mostra, et facta la mostra ogni co(m)pa(n)gnia se partiva verso Sa(n)to Hermano1.

[8] A dì primo d(e) (set)te(m)bro 1556 vene nova in Sessa ch(e) lo Ex(cellen)te s(ignor)e ducha d(e) Albi, vecerré d(e) Nap(u)li et generale d(e) lo esercito d(e) re Fhelippo, arrivò in Capua co(n) circha mille cavalli co(n) multi signori titulati et no(n) titulati1; et la matina seque(n)te a(n)dò in Thiano p(er) a(n)dar(e) verso Sa(n)to Hiermano p(er) se co(n)giu(n)ger(e) co(n) lo suo exsercito, ch(e) tucte le co(m)pa(n)gnie se haveano da trovar(e) p(er) lo co(n)tato d(e) Sora et Sa(n) Giermano p(er) a(n)dar(e) alla volta d(e) Roma2.//

[9] (c. 117v) A dì 22 d(e) (set)te(m)bro 1556 in Sessa ce ve(n)ne la co(m)pagnia d(e) lo s(ignore) Ant(oni)o d(e) Fundi fa(n)taria ad pedi, et fecero la resegna, et pi-glero dinari in Sessa1.

[10] A dì 26 d(e) (set)te(m)bro, ce ve(n)ne la co(m)pa(n)gnia d(e) lo s(ignor)e Ia(n) Gier(oni)mo Scalglione co(n) sua co(m)pa(n)gnia ch(e) era stata ad Thoro d(e) Sessa et Balogno, et piglero dinari p(er) a(n)dar(e) co . le galer(e) alla volta d(e) Roma co(n)tra el papa Paulo quarto1.

[11] A dì 27 d(e) (set)te(m)bro in Sessa ce ve(n)dero quattro co(m)pa(n)gnie d(e) fa(n)tarie italiane et fecero la mostra, et foreli dati dinari da lo co(m)missario al-la porta del Castello1; et p(er) colonello ce fo lo s(ignor)e Marcho Ant(oni)o d(e) Loffreda2. Et ce fecero assai da(n)no in Sessa d(e) spese ch(e) volsero et baghal-glie // (c. 118r) et ho(m)mini ad co(m)ma(n)dame(n)ti, et ce stectero circha tre dì allogiati in Sessa co(n) gra(n)dissimi stra<c>ii ch(e) fecero ad sessani3. Ad l’utimo addero p(er) le case piglia(n)no le bestie se(n)cza nesciuno respecto, et de poi se partero alla volta d(e) Roma ad trovar(e) lo ca(m)po d(e) lo s(ignore) il(lustrissi)mo ducha d(e) Albi ch(e) a(n)dava co(n)tra ad papa Paulo quarto4.

[12] A dì 24 d(e)l mese de octob(r)o ce vende i(n) Sessa lo s(ignor)e co(n)te de Po-te(n)cza co(n) circha cento cavalli liegieri ch(e) a(n)dava allo ca(m)po ad tro-var(e) lo s(ignor)e ducha de Albi, et fo bella ge(n)te1.

[13] A dì 12 del mese de dece(m)bro 1556, ch(e) fo vernedì, passà da lo Garlgliano lo Ex(cellen)te s(ignore) ducha de Albi vecerré de Nap(u)li,// (c. 118v) ch(e) veni-va da Roma, ch(e) era stato co(n) suo esercito p(er) mecte ca(m)po in Roma et haveva pigliato Hostia p(er) forcza, et ce fo morta ge(n)te assai de li nostri del ca(m)po, ad tale ch(e) sua Ex(cellen)cia haveva misso li spa(n)gnoli ad la fortel-lecza d(e) Hostia, et Adlagno la haveva sacchigiata et brusata, et le alt(r)e t(er)re ch(e) se adredevano ce messe la guardia1; et sua Ex(cellen)cia se ne venni in Nap(u)li et passà p(er) la piana d(e) Sessa et p(er) la Roccha Mo(n)tragone co(n) lo Ex(cellen)te s(ignor)e pre(n)cepe d(e) Stilgliano iu(n)ti insemi, et li soldati ch(e) passavano foreno alcuni sbarisati soct<o> Sermoneta et ve(n)nero tucti la maior(e) parte// [...] 2.

[8] 2 Thiano] h inserita nell’interlinea; 2 exsercito] x inserita nell’interlinea; 2 Roma] seguel’integrazione, scritta con il medesimo inchiostro con il quale è stata redatta la notizia: Quel-lo ch(e) ma(n)cha in q(ui)sto libro lo trovarrite ad l’ultimo libro; 2 Roma] segue //. [11] 1 ita-liane] italiate. [13] 1 guardia] -a- corretta su altra lettera.

Gasparro Fuscolillo76

[14] (c. 121r) Anno D(omi)ni 1529, a dì 12 d(e)l mese d(e) agusto, Carlo d(e) Austris quinto imparatore, figlio d(e) re Fhilippo, re d(e) Romani, d(e) Spa(n)gna et d(e) Sicilia citra et ultra et imperator(e) electo, fugati li fra(n)cisi soi inimici dal re-gno d(e) Napuli et da la obsedione d(e) la cità d(e) Napoli facta dal campo d(e) la lega fra Francza, papa Cleme(n)te 7° et veneciani et quasi da la maior(e) parte d(e) Italia, un’alt(r)a volta ha capitulato et se è accordato (con) re Franc(isc)o re d(e) Fra(n)cza1; et facta amecicia (con) papa Cleme(n)te 7°, è passato in Italia co(n) 114 navi et 48 galer(e) soe, et 15 d(e) Francza2; et in dicto dì intrò dint(r)o la cità d(e) Ienoa (con) gra(n) po(m)pa et triu(m)pho, do(n)ne stanciò alcuni dì3.//

[15] (c. 121v) In dicto anno 1529 del mese d(e) octrufo papa Cleme(n)te 7° (con) la corta romana se partì di Roma et andò verso Bologna ad incontrar(e) lo dicto imperatore1.

[16] A dì 4 del mese d(e) nove(m)bro d(e) dicto a(n)no lo prefato imperator(e) intrò dint(r)o Bologna, dove era lo papa co(n) 27 cardinali et 180 p(re)lati, (con) gra(n)ne festa et triu(m)fho, co(n) gente ad cavallo et ad pede bene armati et ric-came(n)te, et portava 12 peczi grossi d(e) artellaria et sua guardia 600 archibu-scieri1. El cavallariczio d(e) sua M(aies)tà vestito d(e) certo abito como tonicella d(e) diacono d(e) borchato, riczio sop(r)a riczio, et nel pecto l’aq(ui)la imperiale et de(n)tro le arme d(e) Austria, et portava uno stendardo piccolo d(e) oro// (c. 122r) racamato d(e) gioie, dove erano doe mano ionte insiemi in fede2. Ap-p(re)sso venia s(ua) Cesa(ria) M(aies)tà a cavallo a un bel cavallo bia(n)cho bar-dato et coperto d(e) borcato, riczio sop(r)a riczio, (con) la imp(re)sa d(e) dicte barde d(e) dicta fede3; et la soa sop(r)avesta ch(e) tenea sopra le arme bianch(e) ch(e) portava indosso era del dicto imborcato et traversava da la spalla sinistra socto al fiancho dest(r)o (con) una bonectina d(e) velluto nigro, et portava una bacchecta piccola biancha in mano4; et app(re)sso a llui gra(n) qua(n)tità d(e) principi et signori spa(n)gnoli et italiani5. Et questo fo lo iovedì a ssera, et restò sua M(aies)tà for di Bologna ad un monasterio d(e) li fr(at)i d(e)cta la Certosa, discosto un miglio d(e) la cità6.

[17] El vernedì seque(n)te s(ua) M(aies)tà intrò dintro la cità d(e) Bologna alle 22 hor(e) (con) la medesimo ordina(n)cza, armato puro et un saione sopra// (c. 122v) imborcato riccio tucto racamato sop(r)a un cavallo bianco co(n) forni-me(n)to racamato1; da llà d(e) Bologna li forno p(rese)ntati le chiave d(e) la cità dintro un bacile d(e) arg(en)to innorato et un palio d(e) imborcato socto del qua-le andò dint(r)o2; alla porta d(e) la cità era pinto uno ho(mo) gra(n)dissimo, cinto et ligato in milli modi d(e) catene grosse d(e) ferro, et ad soi pedi era scripto «Furor impias»3; dall’alt(r)a parte era dipinto un iano (con) quisto epitaffhio4:«Salutar(e) hunc adve(n)tum Cesaris universis rei pu(bli)ce cristiane ad ecclesie

[14] 1 re Fran(cisc)o] re d(e) Franc(isco) [con d(e) espunto]. [16] 6 iovedì] -o- corretta su u; 6 d(e)cta] d(e) cta. [17] 1-2 racamato; da llà] racamato alla (con la d inserita nello spazio tra -oed a-); 4 epitaffhio] h inserita nell’interlinea tra i ed o.

Croniche 77

romane libertate(m) ac dignitate(m) tue(n)dam magnoper(e) accomodatu(m) fo-r(e) virtus, fides, animi magnitudo et felicitas tua pollicetur»5.//[...].

[18] (c. 131r) A dì 9 del mese d(e) (set)te(m)bro 1561 fo facto lo co(n)siglio plubi-cho, p(rese)nte lo signor(e) do(n) Lope d(e) Arrera, p(er) far(e) li officiali d(e) Sessa, q(u)ali sonno quisti1: (videlicet), p(er) si(n)dico p(er) gintilohom[o] lo si-gnor(e) Hieronimo d(e) Tra(n)sa, p(er) citad[i]no m(essere) Cola Iacovo Parisi, p(er) lo popolo m(essere) Cesaro Czoccharo2; p(er) lo capitanio del merchato lo s(ignor)e Iacovo d(e) Ledessme3; lo mastro portholano m(essere) Vice(n)czo d(e) Frac(isc)o4; li grassieri seu accaptapa<ni> lo s(ignor)e Iulio Cossa, m(es-sere) Dionisio Lippo et Ant(oni)o Caruso5.

[19] A dì 4 d(e)l mese d(e) nove(m)bro 1561 in Sessa ce ve(n)dero dui co(m)-pa(n)gnie d(e) ho(m)mi d(e) arme, una d(e) lo s(ignor)e ducha d(e) Sessa et l’au-tra d(e)l co(n)te Sa(n)tafiore1. Li sessani ma(n)dao m(essere) Ioa(n)pietri d(e) Zucchone Floradasa in Nap(u)li, et cussì fo expedita ch(e) se ne a(n)dasse quella d(e) Sa(n)tafiore, et cussì se restò quella d(e) duca d(e) Sessa2.//

[20] (c. 131v) A dì 19 d(e)l mese d(e) (set)te(m)bro 1561 in Sessa allo monesterio d(e) Sa(n)ta Anna d(e) le monache a(n)dò lo generale d(e) Sa(n)to Frac(isc)o, frate Ang(e)lo, in lo dicto monasterio p(er) mecter(e) certi cathenaczi alle porte, et tucte le monech(e) d(e) Sa(n)ta Anna li tirero ta(n)ti sassi ch(e) bisognò fu-gir(e) co(n) certi alt(r)i sessani et li dicte monech(e) li dessero ta(n)ta breogna allo generale1; et de poi pu<r>o li messe li dicti cathenaczi ad dispecto loro2. // [...]

[21] (c. 133r) Anno D(omi)ni 1543 prime idictionis, a dì 29 d(e)l mese d(e) magio, in Sessa ène venuta una salvaguardia d(e)l nost(r)o imp(er)ator(e) Carolo quinto ch(e) co(n)siste d(e) lo allogiar(e) soldati ch(e) solu(m) p(er) tra(n)situ(m), quale dicta salvaguardia ne have facta haver(e) el nost(r)o s(ignor)e il(lustrissi)mo du-ca d(e) Sessa ispano1; quali dicti sessani li donero al duca una certa qua(n)tità d(e) dinar(e)2. Et foro sidici et officiali d(e) dicta cità d(e) Sessa, ch(e) foro elec-ti lo primo d(e) (set)te(m)bro passato d(e) l’a(n)no 1542, lo ge(n)tilomo p(er) si-dico m(essere) Do(m)minicho d(e)ll’Isola, p(er) cidadino li dui alt(r)i m(essere) Ia(m)bactista Testa et m(essere) Ioa(n)fra(n)cisco Russo, p(er) capitanio d(e)

[18] questa notizia e le due seguenti, relative al 1561 (§ 19-20), sono state scritte con lo stesso inchiostro e ductus di c. 38, dove pure sono state segnate notizie di questo anno: cfr. lib. I, 107-110, apparato; 4 lo mastro] r inserita nell’interlinea su o. [19] 2 d(e) duca] d(e) sa(n) du-ca (con sa(n) espunto). [20] 1 Sa(n)to] -o corretta su -a; 2 ad dispecto loro] segue, espunta con segni obliqui tracciati con la stessa tonalità d’inchiostro con cui è stata redatta, la notizia: «Adì primo d(e) septe(m)bro 1535 foreno fatti p(er) officiali, (videlicet) p(er) ge(n)tilomo lo v(enera)bile s(ignor)e Heronimo d(e) Tra(n)sa, m(essere) Angelo d(e) Riccha p(er) citadino, et Sliepese p(er) el populo; de poi lo s(ignore) Heronimo d(e) Tra(n)sa se ne volse servir(e) p(er) officiale lo s(ignor)e il(lustrissi)mo pre(n)cepe d(e) Stigliano, et i. loco d(e) lo s(ignor)e Ger(oni)mo sup(r)a ce messe p(er) gi(n)tilomo lo s(ignor)e Ioa(m)belardino d(e) Riccha p(er) sidico. Ut sup(r)a co(n) li dui alt(r)i adpresso sidici lo trovarrete ad un alt(r)o libro la verità i.

questa partita sola.». [21] 1 imp(er)ator(e)] imp(er)aror(e); 2 quali] -i corretta su -e; 3 electi] -i corretta su altra lettera; 3 a(n)no] titulus pleonastico su a.

Gasparro Fuscolillo78

Sessa lo s(ignore) Alferes d(e) la co(m)pa(n)gnia d(e) s(ignore) duca d(e) Sessa, el capitanio d(e)l merchato m(essere) Ant(oni)o d(e) Nolis, lo mast(r)o portolano m(essere) Marcho Ant(oni)o Rosa, li grassieri d(e) la terra m(essere) Ia(n)fra(n)-cisco d(e) Tra(n)sa et Ioa(n)ni Carczone et Ranaulo Gaitano, cauczolari li dui3.

[22] A dì ultimo d(e) agusto 1543, ije idi(ctionis), fo ve(n)nuto lo quartuczio d(e) Ses-sa 41 oncze ad m(essere) Agustino Testa ad lume d(e) ca(n)dela et sòno d(e) tro(m)betta como è solito// (c. 133v) et co(n)sueto d(e) lo a(n)no futuro, et la ba(n)cha et la statela fo ve(n)nuta q(ui)dici ducati ad Cola d(e) Marella i llo p(re-se)nte a(n)no del 15431. A dì ultimo d(e) agusto 1544, de la <t>ercza idictione, fo ve(n)nuto lo quartuczio d(e) Sessa oncze 43 ad m(essere) Cola Pascali ad lu-me d(e) ca(n)dela et sòno d(e) tro(m)betta2.

[23] A dì primo d(e) (set)te(m)bro 1543, ije idi(ctionis), in Sessa foro facti li officiali d(e) dicta cità de Sessa1. P(er) covernator(e) ce ve(n)ne lo s(ignore) do(n) Belar-dino, ciano d(e) lo il(lustrissi)mo s(ignore) duca de Sessa2; si(n)dici Tho(m)masi Cossa p(er) ge(n)tilomo, m(essere) Leonardo d(e) Pippo et notar(e) Hieronimo Martino p(er) cidadini3; p(er) capitanio d(e) lo merchato m(essere) Lione d(e) Lecest(r)e, lo mast(r)o portolano m(essere) Ia(n)michele Russo4; li grassieri d(e) la terra m(essere) Iacovo d(e) Ledesme et m(essere) Ioa(n)loisi d(e) Cristiano, Antonetto d(e) Pagetta, cauczolaro5. Li mast(r)i d(e) la U(n)ciata: m(essere) Si-mone d(e) Altissima, Ia(n)lione d(e) Castello et Cola d(e) Ma(n)so6. Et a dì 6 d(e)l p(rese)nte mese fo misso lo elariato d(e) li pagame(n)ti fhiscali, ta(n)to lo ordinario qua(n)to lo extraordinario7: ad sòno d(e) tro(m)b<etta> et ad lume// (c. 134r) de ca(n)dela fo excurto ad Thomasi d(e) Frac(isc)o, cidadino d(e) Ses-sa, p(er) cinqua(n)ta ducati, paghendose como è lo solito et co(n)sueto8.

[24] A dì 22 d(e) septe(m)bro 1534 d(e) martedì ad nocte, vene(n)do lo mercudì, fo pigliato do(n)no Marino Pascale ad uno casale d(e) Sessa dove se dice ad Sa(n)-to Crastese, in uno paro d(e) casi del dicto do(n)no Marino, da tre(n)ta archibu-scieri1; et se lo portò et lo fece lo s(ignor)e Luca Ioa(n)ni de Lecestre, et ce fo ipso in p(er)sona ch(e) li fece multi stracii, ch(e) lo fece morir(e) p(er) via soa2;quale dicto do(n)no Marino li era nemico3.

[25] A dì 24 d(e)l mese d(e) aprile 1541 in Sessa, ad Sa(n)to Do(m)minicho, fo facta la creacione d(e) Ada(m) et Eva, quale la fece do(n)no Antonio d(e) Masellis can(oni)co suessano co(n) soi discipuli1; et lo dicto do(n)no Ant(oni)o stecte in-nudo solu(m) co(n) uno vele ’na(n)ti allo me(m)bro, ch(e) ce stecte tucta Sessa ad veder(e), et m(essere) Ioa(n)frac(isc)o Russo fo lo ministrator(e) co(n) ’No-ce(n)tio Sacchetta, et forece tro(m)bette co(n) gra(n)de triu(m)fhi2.//

[26] (c. 134v) An(n)o D(omi)ni 1543 prima idi(ctionis), a dì 27 d(e)l mese d(e) iunio, d(e) mercudì ad hor(e) 16 in Sessa se vede i(n) maro qua(n)do passao la armata

[21] 3 cauczolari] titulus su r. [22] 1 sòno] titulus su -o-, espunto; 1 i llo] il lo. [23] 2 ve(n)ne] v corretta su f; 2 Belardino] B- corretta su v; 3 Hieronimo] la prima i inserita nell’interlinea su e; 7 misso] -o corretta su -i; 7 fhiscali] c corretta su h; 8 solito] silo. [24] 3 quale] -e corret-ta su -i. [25] 2 me(m)bro, ch(e)] segue, espunto successivamente con inchiostro differente:mostrava tucte le natech(e) ch(e).

Croniche 79

d(e)l Barbarosso cap(ita)no generale d(e) Turcho, quale era in lega co(n) re d(e) Francza1; et la ditta armata se esistimava ch(e) ce fosse d(e)(n)tro el Barbarosso et lo pre(n)cepe d(e) Amelfe et lo co(n)te d(e) l’Aguillara in la dicta armata2. Se existimava ch(e) fossero le dicte vele circha ce(n)tosessa(n)ta inter navi et ga-ler(e) et fuste, et addavano verso la Fra(n)cza, ad quello ch(e) nui d(e) Sessa (con)sideravano, et ce fo tanto expave(n)to et tremor(e) no(n) sulo ad Sessa ma tucto el regno d(e) Nap(u)li ch(e) no(n) smo(n)tasse da qua, et maxima in le t(er)re d(e) marina3. Et poi a(n)dò ad pigliar(e) porto ad Nicza d(e) P(ro)-ve(n)cza et llà stecte p(er) certo te(m)po dicta armata, et subbito ce a(n)dò lo s(ignor)e marchese d(e)l Guasto ch(e) stava in Milana co(n) dudicimilia p(er)-suni4; et subbito la dicta armata se partìo et a(n)dò ad Tolone d(e) Fra(n)cza et llà stecte p(er) tucto uno anno, et ad Nicza ce fece assai male el Barbarosso, ch(e) la ruinao5.//

[27] (c. 135r) A(n)no D(omi)ni 1544, a dì 25 d(e) iunio, in Sessa ce fo nova che la armata del Turcho del Barbarosso, capitanio d(e) dicta armata, fo nova in Sessa ch(e) l’armata havea abrusiata P(ro)ceda et u(n) casale d(e) Ischa, quale haveano facti presuni certi cristiani in su l’armata1; et de poi a(n)dò la dicta armata p(er) dar(e) ad Pecczuli p(er) pigliarla, et no(n) possette far(e) nie(n)te p(er)ch(é) el s(ignore) vicerré marchese d(e) Villafra(n)cha cavalcò in p(er)sona co(n) circha dudicimilia p(er)soni et cavalli bene in ordine ad soccorrer(e) dicta Pecczuli, et la dicta armata se allargò in maro2; et da poi la dicta armata se messe allo porto d(e) Baya et pigliò lo castello d(e) Baia et llà demorò circha tre giorni, et d(e) poi se partìo dicta armata a la volta d(e) Sicilia et Calabria3; et la nost(r)a armata ch(e) era allo molo d(e) Nap(u)li, ch(e) erano circha tre(n)ta galer(e), li a(n)davano alla coda vede(n)no dove smo(n)tava la dicta armata, ch(e) qua(n)do passò p(er) la marina// (c. 135v) d(e) Sessa, ch(e) dicti sessani stavano co(n) ta(n)to tremor(e) et pagura ch(e) tenevano gra(n)de guardie d(e) cavalli alla ma-rina, et tucte le t(er)re d(e) marine stectero co(n) gra(n)de pagura, ch(e) certo tucta Italia stava co(n) tremor(e) d(e) dicta armata4. Et quasi durò una a(n)no int<r>eme(n)te stecte ad Tolone d(e) Fra(n)czia la dicta armata, et li bassielli d(e) dicta armata foro e<x>istimati ch(e) fossero circha ce(n)to octa(n)ta inter picczioli et gra(n)di5.

[28] A dì 7 d(e)l mese d(e) iulio 1544, secu(n)de idi<c>cionis, in la cità d(e) Sessa fo nova ch(e) li soldati adbuctinati d(e) s(ignore) Alonso ch(e) stavano ad Cervano et Sa(n)to Elia d(e) la batia d(e) Sa(n)to Germano d(e) Mo(n)tecasino, ch(e) se diceva ch(e) veniano in Sessa1. Fo necessario ch(e) li sessani feceno resegna d(e) tucta la ge(n)te ch(e) erano in Sessa, ch(e) fo necessario p(er) fi’ a li sacer-doti havessero conparuto co(n) le arme in defe(n)seone d(e) Sessa2. Fecero

[26] 3 in le t(er)re] le inseiro nell’interlinea tra in e terre. [27] 1 abrusiata] si corretta su cz; 1 certi] circha (con e corretta su i, ti nell’interlinea su cha, espunto); 2 ad Pecczuli] u correttasu altra lettera; 2 cavalcò] calvacò (con l tra a e v espunta, e l inserita tra a e c). [28] 1 s(ignore)] s. inserita nell’interlinea; 2 havessero] la prima s corretta su r; 2 conparuto] -o- corretta su a.

Gasparro Fuscolillo80

co(n)siglio ch(e) li burvi d(e) la t(er)ra se ne intrassero de(n)tro lo corpo d(e) la terra co(n) tucte soe robbe, ch(e) ta(n)ta la pagura et tremor(e) ch(e) era i(n) Ses-sa ch(e) fo cosa multo gra(n)de; et questo fo d(e) lu(n)nedì ad 7 d(e)l p(rese)nte3.Lo martedì seque(n)te, ch(e) foro 8 d(e) iulio, fo necessario ch(e) tucti li sessani et pa<r>tita// (c. 136r) d(e) li casali se mectessero in arme, ch(e) co(n) ordine d(e) capitanii ad guerra havessero p(ro)viste le mure d(e) la t(er)ra et co(n) ba-stiuni adtorno alla terra4; et la porta d(e)l macello foro missi certi pecczi d(e) ar-tellaria in d(e)fe(n)sione d(e) dicta cità co. certo bastione de bucti aterrato alla porta d(e)l macello et ce fo murato d(e) sop(r)a alla porta, ch(e) al p(rese)nte ce sta d(e) novo, et guardie d(e) nocte et d(e) iorni d(e) co(n)tinua(m)me(n)te5. Lo mercudì seque(n)te, ch(e) fo 9 d(e)l p(rese)nte, lo semele stectero in arme nocte et iorni, et li sessani tenevano ge(n)te d(e) le nost(r)e ad cavalli co(n) lo mast(r)o d(e) ca(m)po ad i(n)te(n)der(e) tucti q(ui)lli motivi ch(e) dicti buctinati faceano, se haveano da venir(e)no in Sessa, et tucte le t(er)re co(n)vecine stavano con pa-gura et guardie assai6; et c(h)e se deceva ch(e) li dicti adbuctinati erano circha octoce(n)to soldati ch(e) se fecero forti ad Sa(n)to Elia, et d(e) poi certi giorni se partero, ch(e) hebbero le page, et adaro verso Puglia7.

[29] Die primo me(n)sis (set)tebris 1544, d(e) la tercza idictione, foro facti li officiali d(e) la cità d(e) Sessa1: p(er) sidico d(e) ge(n)tilomo lo s(ignore) Fabbio d(e) Galluczio, m(essere) Cesaro Lippo, Ia(n)thomasi d(e) Citello p(er) cidadini2; ca-pitanio d(e)l merchato m(essere) Iabattista Florimo(n)te, quale fo ellecto un alt(r)o co(n) dir(e) ch(e) era ge(n)tilomo, et cussì fecero Lione Freda p(er) cita-dino3; mast(r)o portolano lo s(ignor)e Do(m)minicho d(e)ll’Isola4.//

[30] (c. 136v) A dì primo del mese d(e) (set)te(m)bro 1545, de la quarta idictione, fo-ro facti li officiali p(er) tucto lo a(n)no in Sessa como è solito et co(n)sueto1. Im prima p(er) covernator(e) s(ignore) do(n) Lopes d(e) Arrera ut sup(r)a2; li sidici: lo s(ignore) Thomasi d(e) Arano ispano p(er) ge(n)tilomo, m(essere) Ia(n)michele Russo et Vice(n)czo Cirello p(er) cidadini3; p(er) capitanio del merchato m(essere) Iacobo Niffho, p(er) mast(r)o portolano m(essere) Ioa(n)ni Grasso4; li grassieri: lo s(ignore) Ia(m)bactista d(e) Tra(n)sa, m(essere) Ia(n)-lione d(e) Castello et Salvator(e) d(e) Paulo5. Lo quartuczio lo co(m)parao Cola d(e) Marella quara(n)tuna oncze6; et p(er) far(e) inte(n)der(e) ch(e) li electuri d(e) la cità d(e) Sessa ch(e) fecero li officiali foreno in descordia, d(e) tale modo ch(e) fecero lo s(ignore) Thomasi d(e) Arando, ch(e) alli te(m)pi arreto fo co-vernator(e) d(e) Sessa, et d(e) poi ve(n)ne co(n) sua molglier(e) et casa ad habi-tar(e) in Sessa et fo facto citadino lo a(n)no passato7;// (c. 137r) et lo a(n)no se-que(n)te li fo dato lo sidicato p(er) no(n) trovarno homo allo preposito loro et p(er) la sua discordia d(e) ellecturi, ch(e) certo ne fo facto tumulto in Sessa8.

[28] 4 tucti] -i corretta su -a; 4 havessero] la prima s corretta su r; 5 certo bastione] -o corret-ta su -i; 5 alla porta] -o- corretta su -a-; 6 dicti] -i corretta su -o; 6 da] d tagliata da titulus; 7 deceva] le due e corrette su i. [29] 2 Ia(n)thomasi] h corretta su o; 3 ge(n)tilomo] e corretta su i. [30] 2 s(ignore)] s. inserita nell’interlinea; 8 loro et p(er)] et inserita tra loro e p(er); 8 ellec-turi] titulus su r.

Croniche 81

[31] A dì 8 d(e)l mese d(e) octob(r)o 1545, iij idi(ctione), in Sessa fo facto co(n)siglio generale, p(rese)nte m(essere) Ia(m)bactista Manso, factor(e) d(e)l s(ignore) du-ca d(e) Sessa, del facto d(e)l domanio d(e) Sessa1; quale domanio p(er) co(n)siglio facto fo ve(n)nuto octocento ducati lo anno, et fo vennuto p(er) septe anni2; quale dicto do(m)manio lo co(m)parao lo s(ignore) Thomasi Cossa, m(es-sere) Ia(m)belardino d(e) Riccha et m(essere) Agustino Testa3. Et lo sop(r)adicto Ia(m)bactista Ma(n)so fe’ multi ba(n)ni, ch(e) tucto officiali ch(e) fossero stati in Sessa p(er) li a(n)ni passati 15 ch(e) havessero da mecter(e) cu(n)to d(e) tucto quello ch(e) havessero ministrati; do(n)ne ce fo tumulto gra(n)de4; del ch(e) uno mast(r)o p(er) lo a(n)no passato chiamato Ioa(n)ni Ant(oni)o d(e) Prata ce stetti p(er) ce(n)to ducati vel circha, et alt(r)e co(m)posicioni ch(e) foro facte5.//

[32] (c. 137v) A dì 4 del mese de iunio 1564, de do(m)menecha, in la venerabile ecc(lesi)a de Sa(n)to Do(m)minicho de l’ordinis predicatoris de la cità de Sessa fo recitata la historia de Thobia, la q(u)ale fo facta bene co(n) ordine1; et la fece far(e) m(essere) Ioa(n)leonardo, vinale d(e) Sessa2.

[33] Del mese d(e) agusto et septe(m)bro 1571 foreno facte le prospere seu dechoro d(e) la ecc(lesi)a d(e) Sa(n)to Do(m)minicho d(e) Sessa, q(u)ale sta(n)no dereto allo altar(e) maior(e) d(e) dicta ecc(lesi)a1; et lo p(rese)nte a(n)no se hèi facto lo organo novo alla dicta ecc(lesi)a, da lo mese d(e) (set)te(m)bro-octo(m)b(r)o//2.(c. 138r) (...) // (c. 138v) (...) //.

[34] (c. 139r) Carlo quinto imp(aratore)1. A dì 10 del mese de magio 1547, quinte i-dictionis, in Napuli ce fo una revolta de populi de napulitani co(n)<tr>a il vicer-ré marchese de Villafra(n)ca, co(n) dir(e) che voleva imponer(e) la inquisicione in regno de Nap(u)li da parte de sua M(aies)tà Cesa(ria) Carlo quinto2; et ne messe presone uno de li electi de Nap(u)li sua Ex(cellen)tia, dove li napulitani se messero in arme co(n)tra il vicerré3; fo bisogno de lo lassar(e) et scappular(e) lo electo, perch(é) Nap(u)li no(n) voleva tale inquisitione nel regno co(n) dir(e) che mai ce è stata et no(n) ce starrà per lo advenir(e)4. A dì 23 de magio lo vecerr(é) fe’ pigliar(e) tre gentilomini del segio de Porto, do(n)ne li fe’ sca(n)nar(e) da uno suo scavo co(n) dir(e) che havevano retenuta la iu<s>titia, che havevano le-vato o facto fugir(e) uno ch(e) portava la corte de la Vicaria, ch(e) a(n)dava pre-sone, et ipsi tre co(n) soe parole et facti li fece lassar(e) a(n)dar(e)5; et cussì sua Ex(cellen)tia li fe’ portar(e) al Castello Novo et li fece sca(n)dar(e), che tucta

[31] 3 Ia(m)belardino] e corretta su a; 5 mast(r)o] segue datti passa, espunto; 5 passato] seguece, espunto. [32] 1 predicatoris] p- corretta su d tagliata da titulus. [33] 2 octo(m)b(r)o] seguenella carta ampio spazio bianco. [c. 138r] Nella carta si legge, espunto: Ioa(n)paulo d(e) La(n)czalogna p(er) co(n)tratto fatto inter loro ipsi. Cfr. lib. IIa 100.11. [34] questo paragrafo,il 35 ed il 36 sono di mano cfr. § II.9.2. Le correzioni di questi paragrafi (espunzioni, ag-giunte interlineari, etc.), sono state effettuate successivamente da mano diversa e da e daFuscolillo; nei rari casi in cui gli interventi siano da attribuire a , lo si specifica nell’apparato. [34] 2 imponer(e)] segue dicta, espunta; 2 la] inserita nell’interlinea; 4 regno] segue de Nap(u)li, espunto; 5 Porto] -o aggiunto nell’interlinea su a, espunto; 5 havevano re-tenuta] -no inserito nell’interlinea; 5 levato] segue ho, espunto; 5 o] aggiunto nell’interlinea.

Gasparro Fuscolillo82

Nap(u)li li vedecte ad lo largo del Castello6; et de poi lo vicerré calvachò per Nap(u)li insiemi co(n) lo pre(n)cepe de Bisignano et ce a(n)davano circa quat-troce(n)to cavalli per farse adveder(e) p(er) Nap(u)li, ad <de>specto de napuli-tani7. Et el pre(n)cepe de Salerno a(n)dò da parte del co(n)siglio de Nap(u)li ad sua Maiestà alla Magna//(c. 139v) per farli inte(n)der(e) tutto quello che è adca-scato et adcaderrà, et levarlo d(e) esser(e) vecerré de Nap(u)li, che li napolitani no(n) ce lo voleno più per fi’ che veneva ordine de sua M(aies)tà, et de multe altr(e) cose succese in Nap(u)li, che se ne insta(m)parà, et de ira de populi co(n)tra del vecerré et dello inquisitor(e), et «Viva lo imparator(e) Carlo quin-to!»8; et de poi tre giorni fo pigliato Cesare Mormino como u[no] de li electuri facto p(er) co(n)siglio de Nap(u)li, do(n)ne che certi spagnoli lo portavano pre-sone al Castello Novo9; qua(n)do fo alla Sellaria se voltò al populo et desse che ipso supradicto Cesaro a(n)dava p(er) morir(e) per Nap(u)li10: dove quilli de la piacza ce lo levero alli spagnoli et ne morsero pariczi de spagnoli, et tuctavia stavano in arme Nap(u)li, et lo castello de Sa(n)cto Eramo tirao multi peczi de artelaria et no(n) fece troppo da(n)no, et de co(n)tinuo facevano multe scara-mucze li italiani co(n) spagnoli, che sarria multo lo(n)go ad scriver(e) de le par-ticularitate che ce forno co(n) lo vecerré et co(n)siglio d(e) Nap(u)li11. A dì 30 de magio se inte(n)de esser(e) passato lo il(lustrissi)mo s(ignore) pre(n)cepe de Salerno da Gargliano co(n) circa sessa(n)ta cavalli alla volta de sua M(aiest)à Carlo quinto imperator(e) nostro, per negotiar(e) co(n) sua M(aies)tà da parte d(e) Nap(u)li12; a(n)cora se dice che allo tirar(e) che volse far(e) lo castello de Sa(n)cto Eramo de Nap(u)li co(n) la artellaria dicono che se crepò 13// [... .

[35] (c. 141r) [...] multi giorni adsegiati da li italiani; inter quillo te(m)po tucti li fore-sciti del regno trasero de(n)tro de Nap(u)li, et lo co(n)siglio in Sa(n)cto Lau-re(n)zio, che stavano li deputati electi, ordinero de dar(e) denari ad li soldati fro-steri de regno et che li artesani stessero ad far(e) la arte loro1; et cussì fo ordina-to2. Lo vecerré ma(n)dao uno misso ad lo co(n)siglio se volevano far(e) tregua, et se ne fece co(n)siglio3; do(n)ne el populo de Nap(u)li no(n) volse più tregua, a(n)czi guerra et ve(n)decta, co(n) dir(e) che erano stati traditor(e) li spagnoli ad napulitani4; et cussì tuctavia li italiani scaramuczavano co(n) spagnoli allo largo del Castello ogni giorno, et lo Castello Novo et Sa(n)cto Eramo tirava artelaria in Nap(u)li, che certo fo cosa gra(n)de5. Ancora no(n) poteva venir(e) nesciuna nova, no(n) lictera da sua Maestà Ces(arI)a, che lo vecerré haveva ordinato allo duca de Fi<o>re(n)cia, che era genero allo vecerré, che tucte staffecte le havesse pigliate (et) le ma(n)dasse ad sua Ex(cellen)tia6; et cussì uno altro capitanio chiamato Thoralvo che stava in Gaeta in guardia et ad Mola pigliava tucte le lic-

[34] 8 del co(n)siglio] l inserito nell’interlinea; 8 veneva] la prima e corretta da su i, visi-bile il puntino. [34] 9 u[no]] margine interno della carta abraso; 9 facto] f corretta su p; 9 portavano] -vano aggiunto nell’interlinea. [35] mano cfr. lib. IIa 34; 1 foresciti] -e- corret-ta su i; 5 scaramuczavano] ramuczavano aggiunto nell’interlinea su morczavano; il ductus è simile all’aggiunta interlineare Me(n)docza, lib. IIa 105.1: si tratterebbe, dunque, di Cristofa-no Grimaldo; cfr. app. e § III.4.1.

Croniche 83

ter(e) che havessero da venir(e) ad Nap(u)li, et cussì no(n) se posseva haver(e) alcuna resposta da sua Maiestà Cesaria7. Io no(n) me exte(n)do ad ta(n)to che serria de bisogna de scriver(e)8.//

[36] (c. 141v) A dì 27 de iulio in Sessa fo una certa nova, co(n) dir(e) che li homini de arme spa(n)gnoli et certi capellecti greci che stavano ad Sa(n)cta M(ari)a Maior(e) de Capua se deceva che volevano passar(e) el fiume de Capua per ve-nir(e) ad queste ba(n)ni1; subito fo facto uno co(n)siglio in Sessa la sera, dove Fra(n)c(isc)o Mo(n)czeracza, como locotene(n)te ispano de la cità de Sessa, fo exposto <a>l co(n)siglio che s<e>ria bene de ordinar(e) sei electuri in coverno de Sessa in far(e) guardie et alcune cose occureno alle mure et porte de Sessa, et spese abisogna(n)do ad dicta cità de Sessa2; et esse(n)do m(essere) Thomasi de Lecestr(e) et m(essere) Nicolò de Paulo et Cola d(e) Manso sindici, exposero et dissero ad dicto co(n)siglio3; respo(n)dectero dicto co(n)siglio et lo s(ignor)e Fabio de Galluzio et altri signuri ge(n)tilomini de dicta cità elessero lo s(ignore) Fabio, lo s(ignore) Gieronimo d(e) Tra(n)sa, lo s(ignore) Iulio Cossa, lo s(igno-re) Andrea de Altissima, m(essere) Ioa(m)baptista Testa et Ba(n)dera chiamato p(e)r nome4; dove là in co(n)siglio fo repricato co(n) protest<e> co(n) dir(e) ch(e) ipso Ioa(m)baptista Testa se teneva como ge(n)tilomo de Sessa, che tal of-fitio ipso no(n) voleva acceptar(e) como citadino5; dove che ipso co(n)siglio no(n) fo co(n)siglio de ordine ma co(n)fusione de parlamento se(n)za preposito de// (c. 142r) alcuni, et alcuni de ipsi no(n) possectero saper(e) che fo co(n)cluso all’ultimo6; sì che p(er) questo io no(n) lasserò de sequitar(e) lo mio parlar(e)7.A dì 3 de augusto passò dal Gargliano de Sessa lo s(ignore) Placito d(e) Sa(n)guene che veniva da sua M(aiest)à, che lo haveva ma(n)dato lo co(n)siglio de Napoli, et intrasìo in Nap(u)li p(er)ché stecte ad Aversa p(er) certi giorni8. Et alli 7 de augusto trasìo in Napoli lo s(ignore) Placito de Sa(n)guene et lo s(ignore) marchese do(n) Petro de Mindocza, castellano de Nap(u)li, che ve(n)ne p(er) maro9; dove forono licter(e) et altri ordini de sua M(aie)stà Ces(ar)ea che li napulitan<i> havessero posate le arme, et li forasciti a(n)dero fora de Nap(u)-li10. Subito lo vecerré, o per ordine de sua M(aiest)à C(esaria), o p(er) suo co(n)-siglio, subito ma(n)dato li spagnoli ad tucte le po<r>te de Nap(u)li ch(e) no(n) facesse uscir(e) alcuni, et maxime co(n) arme11; li italiani multi ne invarcaro p(er) mar(e) co(n) soe fragate et lo vecerré ma(n)dao certe galer(e) che tornasse-ro in Nap(u)li12; puro se ne u(n)sciero assai13. Lo Cesaro Mormino et lo prioro de Bari et multi altri alla so(m)ma de li vinti besognero fugir(e) da Nap(u)li, et maxima m(essere) Ioa(n)ni Pascali de Sessa como uno de li capopopuli de Nap(u)li passao da Collole alli 13 de augusto verso la scafa de M<o>rtola et de Sui, se inte(n)de13;// (c. 142v) la do(m)meneca, ch’è 14 de augusto, ve(n)ne

[36] mano cfr. lib. IIa 34; 8 de agusto] da agusto; 10 fora] -ora aggiunto nell’interlinea suara; 12 invarcaro] r corretta su c da ; 13 et de] et inserito nell’interlinea su /e/.

Gasparro Fuscolillo84

do(n) Lope de Arrera ispano como locutene(n)te del duca de Sessa14; portao cir-cha tre(n)ta cavalli p(er) ordine de sua Ex(cellen)tia p(er) pigliar(e) lo dicto m(essere) Ioa(n)ni Pascali de Sessa15: no(n) lo pocte adio(n)ger(e) nullo modo16.Lo s(ignore) do(n) Lopes stecte in Sessa la domeneca, lo lunedì se partì p(e)r Carinola, ch(e) a(n)dava in Aversa dove stava la co(m)pagnia soa, p(er)ch(é) in Aversa ce stavano multe co(m)pagnie de homini de arme adlogiate se(n)za de-screctione17; a(n)chor in Sessa dicono alcuni che lo s(ignore) Placito lo have pi-gliato lo vecerré presone et multi de li deputati de Nap(u)li de q(ui)lli che iurero allo archipiscopato de morir(e) più presto che mecter(e) la inq(ui)sitione et de no(n) volerno mai q(ui)sto vicerré più in Nap(u)li18. Mo’ al p(rese)nte lo vecerré è stato victorioso co(n) li spagnoli et fa ad modo suo de Nap(u)li19; tucta la piac-zia dell’Ulmo scassata, le casi et multe altre casi p(er) Nap(u)li, che serria trop-po lo(n)go ad parlar(e) de multe altr(e) cose succese et che se diceno p(er) Sessa, et alt(r)e nove che el vecerr(é) ne fe’ assai presuni co(n) dir(e) che erano rebelli de sua M(aie)stà20. De poi certo te(m)po a(n)dò un tro(m)becta de ge(n)te [de] arme in Capua ad far(e)// (c. 143r) inte(n)der(e) ad capuani ch(e) volevano allo-giar(e), et lo populo admaczero lo dicto tro(m)becta alle porte de Capua21; et cussì de poi certo te(m)po lo vecerr(é) de Nap(u)li ma(n)dò multa ge(n)te de homini de arme et fa(n)tarie a llogiar(e) de(n)tro de Capua, che al p(rese)nte ce sta(n)no, et ne pate più lo populo che li ge(n)tilomini de Capua p(er)ch(é) li ge(n)tilomini de Capua se trovaro ad dir(e) che ipsi erano p(er) alloggiar(e) qua(n)to sua Ex(cellen)tia co(m)ma(n)da22; et questo ène dell’a(n)no del 1548, sexsta idictione23. A dì 14 de marzo de p(rese)nte a(n)no lo mastro de ca(m)po de la ge(n)te d’arme a(n)dao una sera da Capua ad Aversa, et qua(n)do fo ad po<nte> ad Selce fo adsaltato, che a(n)dava co(n) dui altri cavalli24: li dui cavalli lassero a(n)dar(e), (et) allo cavallo del mastro del ca(m)po <de>o una archibusa-ta in testa del cavallo et lo fe’ cadir(e), et porter(e) lo mastro de ca(m)po allo bo-sco25; dove llà li fecero multi stracii et lo a(m)ma(n)cero et no(n) se pote sa-per(e) et certame(n)te come fo facto, che se inte(n)deva che fo facto p(er) facto de fe(m)mina che a(n)dava ipso mastro de ca(m)po26.//

[37] (c. 143v) A dì 20 d(e)l mese d(e) iulio 1561, i . dì d(e) do(m)menecha, fo facto capitolo li r(everen)di canonici p(rese)nte mo(n)signor(e) d(e) Sessa, m(essere) Galeacio Florimo(n)te, ch(e) se desse la cappella ch(e) sta fora lo episcopato do-ve se mecteva lo grano d(e) li canonici la estate q(u)ando veniva1; et fo data la dicta capella p(er) ordine d(e) lo ep(iscop)o et canonici ad ma<gnif>ico m(esse-

[36] 14 locutene(n)te] locutete(n)te; 17 p(er)ch(é)] segue p(er) una lettera illeggibile, espunta da ; 21 ch(e) volevano allogiar(e)] inserito nell’interlinea su et lo populo; 21 et lo populo] de populo (con d espunta, t inserita nello spazio tra de e p-, lo inserito nell’interlinea); 26 fe-cero] titulus su r, espunto; aggiunta -o. [37] 1 la estate] l corretta su c; 2 ad ma<gnif>ico] in-serito nell’interlinea su ad.

Croniche 85

re) Cola Iacobo d(e) Paulo, gi(n)tilomo, et sue erede2. D(e) poi no(n) fo fatto nie(n)te3.

[38] A dì ultimo del mese d(e) septe(m)bro 1563, ch(e) fo iovedì, ve(n)de in Sessa lo s(ignore) ducha d(e) Mo(n)tragone d(e) casa Carrafa1. Allogiao allo palacio d(e)l viscovo d(e) Sessa, m(essere) Galeacio Florimo(n)te2; la matina se partìo, volse veder(e) lo castello d(e) Sessa co(n) lo s(ignore) do(n) Belardino, ciano d(e)l s(ignore) ducha d(e) Sessa, ch(e) se ce ritrovò3.

[39] A dì 16 del mese d(e) agusto 1564 in lo episcopato d(e) Sessa ad hora d(e) ve-spera, ch(e) sonavano vespera li sacrestani, et lo viscovo d(e) Sessa m(essere) Galeacio Florimo(n)te se ritrovò alla nave d(e)l viscopato, ch(e) rasoniava co(n) lo primicerio et dechano1. Ve(n)ne una te(m)pesta d(e) airo co(n) granani et tro-ni, et cussì ve(n)ne uno trono da cielo allo ca(m)panaro <maio>r(e) <et lo> tro-no a(m)maczao uno sacrestano, lo alt(r)o romase sbaoctito, ch(e) sonavano ve-spera2. <Et ip>so <vi>scovo romase sordo, et lo magio da venir morìo alli 103.//

[40] (c. 144r) Anno D(omi)ni 1548 del mese d(e) aprile, d(e) la vja idi(ctione), fo no-to in Sessa ch(e) in lo territorio d(e) Capua, circha quattro milglia dista(n)te uno casale ch(e) se chiama p(er) nome Trefischi et un alt(r)o casale chiamato p(er) nome Pignatara, da qua d(e)l fiumo d(e) Capua sop(r)a ad una mo(n)ta(n)gnola, dove llà stava una eccl(lesi)a picchola chiamata p(er) nome Sa(n)ta Maria in Hierusale(m)1: dove questa ecc(lesi)a have facti ta(n)ti miraculi, sanati stroppia-ti, ciechi et alt(r)e infirmitate, ch(e) d(e) manera ch(e) so(n)no co(n)corsi ge(n)te assai co(n) p(ro)cessiuni d(e) multe terre co(n)vecine2; anczi, passe(n)no la scafa d(e) Trefisco, se messe ge(n)te assai alla scafa et adnegnero, ch(e) passao più d(e) ciqua(n)ta anime3. A(n)chora li capuani haveno electi quara(n)ta inter ge(n)telomini et citadini d(e) Capua, ch(e) ogni vi(n)ctiquattro hor(e) ce siano quattro d(e) loro insemi co(n) dui canonici d(e) Capua d(e)putati, et fa(n)no p(ro)cesso d(e) tucti q(ui)lli ch(e) se liberano// (c. 144v) d(e) le lore infirmitate et de le elemosine ch(e) se fa(n)no, ta(n)to dinar(e) qua(n)to d(e) cera, ch(e) se extima ch(e) fa(n)no circha ce(n)to scuti el giorno4. A(n)chora una fe(m)mina ch(e) era d(e) Pignatar(e), ch(e) a(n)dava ad far(e) frasche llà al mo(n)te iu(n)to dicta ecc(lesi)a, fo la prima ch(e) vedesse una invisione d(e) la gloriosa Vergene Maria ch(e) li parlò et li desse ch(e) decesse ad capuani ch(e) se eme(n)dassero de li lori pecchati, ch(e) stava irato nost(r)o S(ignore) Idio co(n)tra cristiani et alt(r)e cose de più, ch(e) la dicta fe(m)mina fo co(n)stretta alla tercza volta ch(e)

[37] 2 erede] -e- corretta su r; 3 D(e) poi no(n) fo fatto nie(n)te] aggiunto in seguito dallo stesso Fuscolillo in fine paragrafo: l’inchiostro è diverso da quello usato in questa carta e so-no stati adoperati anche caratteri più piccoli affinché la scrittura potesse rientrare nel breve spazio rimasto vuoto tra questa notizia e la successiva. [39] 3 <Et ip>so <vi>scovo romase sordo, et lo magio da venir morìo alli 10] inserito in fine paragrafo; l’inchiostro usato è iden-tico a quello adoperato per l’aggiunta in fine paragrafo lib. IIa 37. 3; cfr. app. e § III.3. [40] 1 lo territorio] -o di lo corretta su a; 2 ta(n)ti] -i corretta su a; 2 ch(e) d(e)] segue ma, espunto; 3adnegnero] la seconda n aggiunta nell’interlinea su g; 5 frasche] r corretta su a; segue, espun-to, et; 5 gloriosa] l corretta su r; 5 li lori pecchati] l di li corretta su s.

Gasparro Fuscolillo86

a(n)dasse ad Capua ad fare inte(n)der(e) tucto quello ch(e) have audito da la glo-riosa Vergene Maria5; p(er)ta(n)to capuani pigliero la dicta fe(m)mina et li do(m)madero tucto el facto, et cussì co(m)me(n)czero ad far(e) p(ro)cesso et ma(n)dero ad lo s(ignor)e vecerré d(e) Nap(u)li ad far(e) inte(n)der(e) el tucto6;et sua Excelle(n)tia// (c. 145r) li rescresse ch(e) li capuani pigliassero bona in-formatione da la dicta do(n)na, et cussì fo facto7. La dicta do(n)na era de te(m)po d(e) ci(n)qua(n)ta a(n)ni vel circha, et la retornero in la dicta ecc(lesi)a, dove questa do(n)na la vestero d(e) bia(n)cha li capuani, et llà faceva oratione8.Et cussì multe terre ce a(n)dero co(n) p(ro)cessiune et portavano multi stroppiati et infermi co(n)fessati et co(m)munichati, et multi foro liberati d(e) le lore in-firmitate, et tuctavia se seq(ui)ta la devotione d(e) questa ecc(lesi)a devota9; et la fe(m)mina se chiamava p(er) nome Antona de Lavellone casale d(e) Capua10. De la qual cosa ne fo venuta una fede qua in Sessa da certi capuani p(ro)curatori de dicta ecc(lesi)a quale ène la sottoscripta, v(idelicet)11: «Nui p(r)ocuratori del r(everen)do ep(iscopa)to et ven(erabi)le ecc(lesi)a in Hierusale(m) del predecto facciamo fede como a li giorni passati, et precipue a li vinticinq(uo) del passato mese de aprile, la S(igno)ra de la groliosa del n(ost)ro Signor(e) Iesù Christo per virtù, bontà et misericordia del suo figliolo, have demostrati miracoli infiniti12.//(c. 145v) Al p(r)edecto dì donò sanità a doie persone13: uno figliolo de S(an)to Etimo, quale era stroppio d’un braczio et d’un piede, l’altro da la Baronia, strop-pio de la ga(m)ba14. Et più, a li 28 de decto mese, la nocte seque(n)te, sanò tre: dui homini, uno de S(an)to Laure(n)tio de Cerrito, stroppio del braczio, l’altro del casale de S(an)ta Maria Maior(e) stroppio del braczio et del piede, et una fi-gliola de la cità de Calve, stroppio del braczio et piede15. A li 29 una do(n)na sa-nata di Arnone, stroppia de una ga(m)ba et coscia16; et altri miracoli di varii in-firmità de cieche et muti seco(n)do appar(e) per informatione pigliata per lo r(everen)do vicario di Cap(u)a et lo (Excellen)te gobernator(e) de dicta cità et electi17. Et in fede io p(r)emicerio Pa(m)philo Mollo di Ca(pua), in persona del sup(r)adicto capitolo, per li miraculi appare(n)ti da dì in dì faczio fede»18.

[41] A dì 11 de magio 1548 passao p(er) Sessa la processione de Castello Forte quale a(n)dava in Sa(n)cta Maria in Hierusale(m), et li portero una soma de oglio p(er) la la(m)pa et uno calace de arge(n)to ad donar(e) in dicta ecclesia, se(n)za altr(e) lemosine particular(e)// (c. 146r) che fecero li dicti homini et femine da Castello Forte1.

[42] Del mese de aprile 1555, tercia idecima idictione, ve(n)ne in Sessa lo signore Christofhano Grimaldo preceptor(e) et thesaurero de sua M(aie)stà Carlo

[40] 5 gloriosa] l corretta su r; 8 La dicta] -a di la corretta su i; 8 vestero] titulus su r, espunto;9 infermi] segue et, espunto; 9 co(m)munichati] co(m)mmunichati (con la prima m espunta);11 p(ro)curatori de] titulus su r, espunto; 11 sottoscripta] tto inserito nell’interlinea su p, e-spunto; 12 a li giorni] da a li giorni fino a da Castello forte (paragrafo 41.1) la notizia è scritta da mano cfr. II.9.2; 18 fede] segue l’annotazione di Fuscolillo, inserita in fine paragrafo:Copia de li capuani; cfr. § III.1.5 e nn. 59 e 70. [42] 1 thesaurero] prima e corretta su i, visibi-le il puntino.

Croniche 87

Qui(n)to imp(aratore), et re Philippo re de Nap(u)li, suo figlio1; q(u)ale dicto s(i-gnor)e Cristofhano era sop(r)a tutti alt(r)i cassieri in T(er)ra de Laboris et co(n)-tato de Molise, do(n)ne resestìo in Sessa et fece casa alla casa d(e) m(essere) Co-la Pascali de Sessa2. Lo sop(r)adicto s(ignore) Cristofhano era genoese, et se fe-ce voler(e) bene et amare ad tuct<i> li ho(m)mini d(e) Sessa, piacebole allo par-lar(e) et bene co(n)versar(e), et honorato homo et da bene3.

[43] Del mese d(e) aprile 1555 in Sessa ce ve(n)ne uno co(m)missario ch(e) co(n)tao et musurao qua(n)ta moya faceva la università d(e) Sessa1.//

[44] (c. 146v) Del mese d(e) dece(m)bro 1557 i(n) lo dì de sa(n)ta Lucia piovecte et lo sabbato prossimo quattuor te(m)poru(m) fece vento d(e) terra, ch(e) stecte p(er) fine alli 9 d(e)l mese d(e) frebaro 1558 ad no(n) piover(e)1; et alli 12 d(e)l p(rese)nte fece neve in Sessa co(n) multo fri(d)dio d(e) gelata2. Le olive, quello poche ch(e) foreno, erano p(er)fecte, et lo oglio valeva lo sostar(e) carlini cinquo lo bello et lo grano lo th(ummu)lo carlini dudici lo bello, la carne d(e) bove gra-na quattro et uno dinaro se(n)cza quartuczo, ch(e) no(n) fo ve(n)nuto lo p(rese)nte a(n)no3; et questo fo del mese d(e) frebaro4.

[45] Del mese d(e) marczo 1558 valeva lo grano lo th(ummu)lo carlini tridici, lo so-star(e) d(e) l’oglio carlini cinquo1; ma de poi ch(e) foreno li deice d(e) marczo, ch(e) fo lo iovedì, valeo lo grano lu th(ummu)lo carlini quindici lo bono2.

[46] Del mese d(e) aprile 1558 valeva lo grano quattordici carline v(e)l circha lo to(m)molo, la carne d(e) bove lo rotolo grana cinquo et uno dinaro se(n)czo lo quartuczio1.//

[47] (c. 147r) Lo primo iovedì d(e) magio 1558 lo grano valeva l<o> th(ummu)lo car-lini dudici vel circha, lo secu(n)do iovedì valse carlini tridici vel circha, lo terczo iovedì valse circha quattordici v(e)l circha p(er) fine alli quidici carlini lo bon[o] grano1; et a dì 26, ch(e) fo iovedì d(e) magio, valea carlini quattordici vel circha lo bono2. A dì 2 del iunio, ch(e) fo iovedì, valeo lo grano tridici vel circha, lo so-star(e) d(e) l’oglio valeva carlini cinquo, lo rotolo d(e) la carne d(e) bove grana cinquo, lo barrile del vino carlini sei et tristo3. Piovecte assai de pre(n)cio d(e) magio, q(u)ale li grani et fave et alt(r)i marcziulli stavano boni, la decina dello salato valeva tre carlini et meczo4.

[48] Del mese d(e) nove(m)bro 1558 fo inco(m)me(n)czato seu frabichato da le pedi-came(n)te lo tribunale dove se regie corte alla polita p(er) ordine del s(ignor)e do(n) Lope d(e) Arrera ispano et covernator(e) d(e) Sessa et ordine d(e) la uni-

[42] 1 Philippo] Phi/fhilippo; 2 Molise] -o- corretta su i, visibile il puntino; 3 Cristofhano] h inserita nell’interlinea su a; 3 et amare] inserito nell’interlinea tra bene e ad; 3 li ho(m)mini] l corretta su s; 3 et bene] inserito nell’interlinea su et; 3 da bene] tra questa notizia e la succes-siva è stato lasciato uno spazio di circa cm. 1,3 probabilmente allo scopo di inserire even-tualmente un’altra annotazione. [43] 1 d(e) Sessa] segue l’annotazione: verte folium <7>8. [44] 1 frebaro] inserito nell’interlinea su je(n)naro, espunto. [46] 1 carline] r inseritanell’interlinea su a. [47] 1 lo terczo iovedì] segue et quarto, espunto; 1 bon[o]] macchiad’inchiostro; 1 grano] segue lineetta obliqua; 2 carlini] segue, espunto, quattodici (con -ttodici nell’interlinea su -dici, -a- corretta su i) et meczo lo th(ummu)lo d(e) grano.

Gasparro Fuscolillo88

versità d(e) Sessa, et m(essere) Ioa(n)fra(n)cisco Russo medico ène sop(r)ai-sta(n)te innella frabicha1.//

[49] (c. 147v) A dì 9 d(e) mese d(e) ie(n)naro 1559, secu(n)de idictio[n]is, foreno scassate dui poteche, una d(e) probe(n)na d(e) cap(ito)lo et l’autra d(e) la U(n)ciata d(e) Sessa, p(er) ordine d(e) lo s(ignore) do(n) Lope d(e) Arrera et u-niversità d(e) Sessa p(er) a(n)dar(e) allo castello1.

[50] A dì 7 d(e)l mese d(e) frebaro 1559 fo messa la prima preta d(e) la lamia d(e) lo tribunale d(e) Sessa allo murar(e), et fo tucta d(e) peperno la lamia gra(n)de qua(n)do trasi1; et fo l’ultimo giorno d(e) carnevale2.

[51] A dì 27 d(e) ie(n)naro 1559 lo sop(r)adicto m(essere) Ioa(n)fra(n)cisco me(d)-dico fece fabricar(e) la vallìa insemi co(n) lo tribunale, et tuctavia se frabicava1.

[52] A dì 23 d(e)l mese d(e) aprile 1559, ch(e) fo do(m)menecha, in Sessa fo nova ch(e) sua M(aie)stà re Fhelippo co(n) lo re d(e) Fra(n)cza Herico fecero pace co(n) tutte pote(n)cie d(e) (cri)stiani, do(n)ne foreno facte p(ro)cessiuni ad lau-dar(e) el nostro S(ignore) Idio et luminarie in Sessa1; et la nova la ma(n)dao lo s(ignore) do(n) Lope// (c . 148r) d(e) Arrera da Nap(u)li, q(u)ale foreno facte as-sai luminaria in Nap(u)li et tuct<o> el regno2. Et lo r(everen)do ep(isco)po Ga-leacio Florimo(n)te d(e) Sessa ordinò co(n) el cap(ito)lo et Sessa fossero facte la p(ro)cessione ad regraciare Idio, et la do(m)menecha matina p(rese)nte fo ca(n)tata la messa d(e) lo Sp<i>ritu Sa(n)to allo episcopato et d(e) poi a(n)dò la processione alla Trinità d(e) Sessa3; et la sera fo facta la luminaria in Sessa4.

[53] A dì 11 d(e)l mese d(e) magio 1559, ch(e) fo iovedì, fo ve(n)duto lo quartuczio d(e) Sessa ad misser(e) Ioa(n)fra(n)cisco Russo d(e) Sessa p(er) ci(n)qua(n)tatré o(n)cze co(n) le cza(n)che p(er) lo a(n)no d(e) advenir(e) d(e) la tercza idictio-nis, ad lume d(e) ca(n)dela et s<ò>no d(e) tro(m)becta alla piacza publica1; et ce era si(n)dico lo p(rese)nte a(n)no m(essere) Ber(nardi)no Suessano p(er) ge(n)-tilomo et m(essere) Vice(n)czo d(e) Pascuali et m(essere) Io(n)paulo La(n)czalogna pr<eg>io in solitu(m) m(essere) Cola Iac(ob)o d(e) Paulo2.

[54] Del mese d(e) magio fece ordine sua sa(n)tità papa Paulo quarto ch(e) tucti li e-piscopi ch(e) stavano in Roma ch(e) fossero a(n)dati alle diocese lore1.//

[55] (c. 148v) A dì 14 del mese d(e) magio 1559, i . dì d(e) la Pe(n)t<e>coste, lo r(everen)do e(pisco)po Galeacio Florimo(n)te d(e) Sessa p(er) ordine d(e) sua Sa(n)tità papa Paulo quarto fece ardere tutti li libri p(ro)ibiti de lu<t>era<n>i, ch(e) li foreno dati da la diocese sua, co(n) q(ui)lli ch(e) ne haveva ipso e(pisco)po, et li fece ardere in lo largo d(e) lo episcopato d(e) Sessa, dicta la ve-spera1; et tucti li alt(r)i episcopi innella diocese sua fecero el semele, secu(n)de se inte(n)de2.

[51] 1 la] segue poli, espunto. [52] 1 tutte] -e corretta su –i; 3 regraciare] -e inserita nell’inter-linea su r; 3 la do(m)menecha] la lo do(m)menecha (con h tagliata da titulus). [53] 1 d(e) a-dvenir(e)] d(e)/ d(e) advenir(e); 2 a(n)no] -o corretta su a; 2 Io(n)paulo] p corretta su a. [55] 2] secu(n)de se inte(n)de] inserito successivamente in fine paragrafo con inchiostro differente,cfr. lib. IIa 56. 1.

Croniche 89

[56] A dì ut sup(r)a intrò lo episcopo d(e) Adversa la prima volta co(n) solle(n)nità in Adversa, ch(e) fo medico d(e) papa Iulio tercio, homo litterato et da bene1.

[57] A dì 24 d(e)l mese d(e) magio 1559 fece male te(m)po d(e) accqua, ch(e) fo lo merchudì, et in Sessa ve(n)dero ad ’logiare circha ce(n)to soldati spa(n)gnoli ch(e) venivano da Piscara et da Thiano ve(n)dero in Sessa, et la matina d(e) poi mag<n>are se parter(e) p(er) a(n)dar(e) ad Castello Forte1; et lo iovedì, ch(e) fo lo Corpo d(e) (Cristo), no(n) possecte addar(e) la processione p(er) Sessa como era solita2. Lo r(everen)do epis<c>opo fece ca(n)tar(e) la messa et a(n)ddò// (c. 149r) adtorno allo episcopato3; et de poi magnar(e) fece se no(n) piover(e) et m(essere) Ioa(n)fra(n)c(isc)o Russo havevano facti ta(n)ti belli misterii allo merchato allo passar(e) d(e) la p(ro)cessione et p(er) la accqua <assa’> ch(e) piovecte no(n) se pocte far(e) nie(n)te, et se preposse p(er) do(m)me(n)necha d(e) venir(e)4. Et d(e) li soldati se decevano ch(e) se invarchavano in Gaeta p(er)ch(é) era venuto el vicerré co(n) tre(n)ta galere vel circha p(er) a(n)dar(e) in Nap(u)li, ch(e) lo haveva ma(n)dato sua Maestà re Fhelippo nostro re5. A dì 26 d(e) magio piovecte assai6; et lo sabbato ch(e) foreno 27 d(e) magio piovecte as-sai et a dì 30 d(e) magio la sera piovecte co(n) certo frido ch(e) non se pocte fa-r(e) la p(ro)cessione d(e) lo Corpo d(e) (Cristo)7.

[58] Del mese d(e) iunio a dì primo, ch(e) fo iovedì d(e) lo octava d(e) lo Corpo d(e) (Crist)o, a(n)dò la p(ro)cessione como è solita co(n) multi belli incengni ch(e) foreno facti, et allo merchato d(e) Sessa fo recitata la istoria seu prese(n)tatione// (c. 149v) d(e) Nabucdanasorre, ch(e) foreno missi innella fornace Midrach(e), Isach et A(n)denago1; et qua(n)do foreno missi in fornace no(n) foreno facti bo-ni, fo male facta2; et fo in te(m)po d(e) lo r(everen)do e(pisco)po Galeacio e(pisco)po d(e) Sessa3. Lo dì p(rese)nte fo facta prese(n)tatione d(e) Abraam co(n) Isac suo figlio et Sarra sua matr<e> ’na(n)ti alla Unciata d(e) Sessa, dove fo recitata bene, et la co(m)posse bene m(essere) Ioa(n)frac(isc)o Russo me(d)dico d(e) Sessa co(n) multi belli ince(n)gni et sòni et ca(n)ti4.

[59] A dì 3 d(e) iunio tornero li fa(n)ti spa(n)gnoli da Castello Forte ad Sessa, ch(e) fo una co(m)pa(n)gnia, et la matina seque(n)te se partereno da Sessa ch(e) erano circha ce(n)toquara(n)ta1. Li ferreri d(e) Sessa foreno lo s(ignor)e Aniballe Cos-sa et m(essere) Cesaro Fuscolillo2.//

[60] (c. 150r) A dì 3 d(e) iunio 1559 in Sessa ce venne p(er) doctor(e) d(e) medecina et fhilosophia m(essere) Cesaro d(e) Ferra(n)te de Sessa in lo palacio d(e) lo r(everen)do e(pisco)po m(essere) Galeacio Florimo(n)te, e(pisco)po d(e) Sessa, et a dì ij d(e)l p(rese)nte mese, p(er) ordine d(e) lo e(pisco)po d(e) Sessa, fece far(e) lo sermone in lo segio gra(n)de d(e) Sessa, ch(e) ce fo mo(n)signor(e) et

[56] 1 homo litterato et da bene] inserito successivamente con colore differente, uguale a quello adoperato per l’aggiunta in fine paragrafo 55. 2; tra il paragrafo n. 56 e il n. 57 è stato lasciato uno spazio di circa 1 cm. [57] 1 male] mele; 4 do(m)me(n)necha] h tagliata da titu-lus; 5 Maestà] -a nell’interlinea; 7 non se pocte] non inserito successivamente nell’interlinea.[58] 1 mese d(e)] segue magio, espunto; 4 belli] titulus su e, espunto. [59] 1 da] d tagliata da titulus. [c. 150r] 5 corretto su 4. [60] 1 fhilosofhia] s corretta su f.

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multi doctori et ho(m)mini d(e) Sessa p(rese)nte, ch(e) durao circha una hora et mecza1; et se fo lecto lo suo p(ro)vilegio et lo lesse notar(e) Marcho Antonio Ce(n)nella d(e) Sessa, et do(n)no Ioa(n)nifracisco mastro d(e) scola ce desse cer-ti versi, appresso d(e) lo sermone, laudabili2. Lo dicto doctor(e) fo doctorato in Padua, et lo e(pisco)po ut sup(r)a fu causa d(e) lo fare homo, ch(e) lo ma(n)tenìo allo studio3. Et a dì 7 d(e) iulio 1560 lo sop(r)adicto m(essere) Cesaro desse et celebrao la prima messa letta allo episcopato d(e) Sessa allo altar(e) maior(e), p(rese)nte lo r(everen)do episcopo Galeacio d(e) Sessa4.//

[61] (c. 150v) A dì 12 d(e) iunio 1559 d(e) lunedì, alle 22 hor(e), intrò p(er) mare co(n) quara(n)ta galere vel circha lo vicerré d(e) Nap(u)li ispano co(n) gra(n)dissimo triu(m)fho, et allo molo fo facto uno po(n)to d(e) seta1. Et a dì 16 d(e) iulio fece una p(ro)maticha ch(e) da tre(n)ta miglia for(e) d(e) Nap(u)li no(n) se facesse mercha(n)cia d(e) grani, orgi2. Et a dì 4 d(e) agusto fo facto p(er) totu(m) regnu(m)3.

[62] A dì 25 d(e) iunio 1559 li sessani fecero uno co(n)siglio in lo segio d(e) Sessa ch(e) se fosse donato allo s(ignor)e ducha de Sessa, ch(e) stava in Milana, certa qua(n)tità d(e) provole et presupti et certo alt(r)o salato1; et cussì lo ma(n)dero in Milano2.

[63] Et ad dì ut sup(r)a fo facto ch(e) fosse donato allo s(ignor)e do(n) Lope de Arrera seice(n)to ducati p(er) prese(n)to <e>t fo <facto> ch(e) fossero donati li sop(r)a-dicti dinari alla sua moglier(e) lo dicto prese(n)to in Nap(u)li alla figlia de lo s(i-gnor)e Frac(isc)o Antonio Vilgliano1.

[64] A dì 18 del mese d(e) iulio 1559 fo facto co(n)siglio in lo segio d(e) Sessa co(n)gregati lo r(everen)do e(pisco)po d(e) Sessa m(essere) Galeacio Flori-mo(n)te et lo s(ignore) do(n) Lope d(e)// (c. 151r) Arrera ispano, lo q(u)ale pre-se(n)tò una lictera ch(e) veniva da lo s(ignor)e ducha d(e) Sessa da Milano, la q(u)ale screveva ch(e) li sessani se co(n)te(n)tassero d(e) mecter(e) p(er) medico m(essere) Lucilio Sessa1; dove respo(n)dereno li sessani alcuni ch(e) no(n) vole-vano lo dicto Lucilio co(n) dir(e) ch(e) era iovene, ch(e) vegna el patre, m(es-sere) Curcio, ch(e) ipsi lo acceptavano2; do(n)ne m(essere) Curcio stava in ser-vicio co(n) lo s(ignor)e ducha d(e) Sessa in Milano, inperò alcuni sessani et mo(n)signor(e) et lo s(ignore) do(n) Lope erano d(e) parer(e) ch(e) se screvesse indereto allo s(ignor)e ducha ch(e) lo parer(e) d(e) Sessa no(n) lo volevano ac-ceptar(e) lo m(essere) Lucilio3. P(er)ta(n)to cussì fo facto4.

[60] 1 doctori] titulus su r; 2 se fo] fe fo; 2 lecto] c corretta su altra lettera; 2 Ioa(n)nifracisco] -o- corretta su altra lettera; 3 Lo dicto] li dicto; 3 doctor(e)] titulus sulla prima o; Et a dì...4] tutto il periodo inserito in fine paragrafo dopo una sbarra obliqua. [61] 2-3] i due periodi so-no stati inseriti successivamente in fine paragrafo. [62] 1 certa] inserito nell’interlinea con in-chiostro rossiccio identico a quello adoperato per l’aggiunta interlineare d(e) Sessa, § 64.3.[63] 1 donati] -o- corretta successivamente su a, con inchiostro nero. [64] 1 Lucilio Sessa] Sessa inserito successivamente nell’interlinea su d(e) Frac.; 3 ducha d(e) Sessa] de Sessa inse-rito nell’interlinea; 3 mo(n)signor(e)] s corretta su g.

Croniche 91

[65] Eode(m) die fo prese(n)tato uno provilegio da sua M(aie)stà re Fhelippo allo sop(r)adicto co(n)siglio da m(essere) Cola Iac(ob)o d(e) Paulo et m(essere) Ni-cholò suo frate carnale ch(e) fossero facti p(er) ge(n)tilomin<i>, et cussì fo lecto lo p(ro)vilegio p(er) mano d(e) natar(e) Ioa(n)ni Floradasa d(e) Sessa et li ge(n)tilomini d(e) Sessa li acceptereno p(er) cetilomini1.

[66] Eode(m) die foreno facti li electuri d(e) Sessa ch(e) havessero da far(e) li officia-li d(e) Sessa,// (c. 151v) et cussì foreno facti li p(rese)nte1: lo s(ignore) Her(oni)mo d(e) Tra(n)sa, m(essere) Io(n)frac(isc)o Russ<o>, m(essere) Mucio Pascali, m(essere) Cola Iac(ob)o Parisi, m(essere) Mucio d(e) Pippo, m(essere) Nicho d(e) Paulo2; et q(ui)sti p(rese)nte facevano li officiali p(er) septe(m)b(r)o ch(e) vene p(rese)nte, p(er)ch(é) lo s(ignor)e do(n) Lope no(n) sapeva qua(n)do veneva da qua, et però lassava ordinato3. Et li officiali d(e) septe(m)bro so(n)no q(ui)sti, (videlicet): p(er) li sidici m(essere) Cola Iac(ob)o d(e) Paulo, m(essere) Micio d(e) Roccha et Geronimo Fra(n)cese4; lo capitanio d(e)l merchato lo s(ignore) Scipione Cossa; lo mastro portholano m(essere) Cesaro Fuscolillo5; li grassieri seu adcaptapani m(essere) Cola Ant(oni)o de Tra(n)sa, m(essere) Io-a(n)loisi Pascali et Hier(oni)mo Cortellaro6 .

[67] A dì primo d(e)l mese d(e) octo(m)bro 1559 ve(n)de p(er) covernator(e) in Sessa lo s(ignore) Ioa(n) Galiecho ispano, et a dì 3 d(e) octo(m)bro fo asseptato cover-nator(e) lo sop(r)adicto1.//

[68] (c. 152r) A dì 21 d(e)l mese d(e) agusto 1559 fo nova in Sessa ch(e) papa Paulo quarto trapassao d(e) questa vita p(rese)nte, et fo d(e) casa Carrafha thiatino1; et p(er)ch(é) lo sop(r)adicto papa li fecero una statua in Ca(m)podoglio qua(n)do cacciò tucti li soi pare(n)ti d(e) casa Carrafha, de poi ch(e) morcze fo levata et strassinata la dicta statua p(er) Roma, ch(e) tucti l<i> romani li foreno <ne>mici ad casa Carrafha p(er) li mali portame(n)ti ch(e) ce fecero in Roma2; et adpresso de la morte d(e) lo papa fecero lo soptoscripto ba(n)no, videlicet3:

[69] Ba(n)no co(n)tra quilli ch(e) terranno l’arme d(e) casa Carafha1. Per ordine del popolo Romano obedie(n)tissimo et fedelissimo della Sa(n)ta Sede Apostolicha et del sacro collegio delli illustrissimi et revere(n)dissimi cardinali, si fa in-te(n)der(e) ad qualu(n)che p(er)sona ch(e) habbia inna(n)zi alla sua casa o di carta, o dipinta in muro, o di rilievo, l’arme della tanto ad questo popolo inimi-cha et// (c. 152v) tirannicha casa Carraffha, la debbia fra tucto il dì di hoggi et domani haverla stracciata, scanzellata et spezzata socto pena di esser(e) tenuto

[65] 1 Floradasa] Floradusa. [66] 4 Geronimo Fra(n)cese] il nome, scritto con inchiostro di co-lor nero (che si ritrova a partire da grassieri), interrompe l’uniformità delle parole immedia-tamente precedenti e successive. Evidentemente Fuscolillo aveva lasciato uno spazio bianco in cui inserire successivamente il nome del terzo sindaco; 6 Ioa(n)loisi] la prima o nell’in-terlinea su a, s corretta su altra lettera. [67] 1 Galiecho] i inserita nell’interlinea tra l ed e; 1 et a dì] da qui in poi cambia il colore d’inchiostro; si tratta di un periodo aggiunto successi-vamente in fine paragrafo. [68] 2 lo sop(r)adicto papa] lo sop(r)adicta papa; 2 la dicta] la li dicta; 2 li fecero] segue us, espunto; 2 ad casa Carrafha] segue ad ta, espunto. [69] 2 Carraf-fha] h corretta su a.

Gasparro Fuscolillo92

traditor(e) di questo popolo et infame, et di esser(e) quella casa dove sarà tro-vata da questo te(m)po in là saccheggiata et brusciata, acciò si possi per tucte le vie possibile anichilare et spenger(e) questo ta(n)to odioso nome2. Datu(m) in Roma el dì xx di agusto 15593.

[70] A dì 25 d(e) septebro 1559 lo r(everen)do e(pisco)po d(e) Sessa m(essere) Gale-acio Florimo(n)te fece ordine ch(e) se facessero le p(ro)cessiuni li canonici p(er) tucte le ecclesie d(e) Sessa ca(n)ta(n)no la messa d(e) la Mado(n)na, face(n)do la oracione ad pluvia(m) pete(n)na(m)1; ch(e) no(n) piovecte da q(ui)sto Corpo d(e) (Crist)o ch(e) fo la septimana, ch(e) certo la t(er)ra stava ta(n)to secca// (c. 153r) ch(e) li lavaraturi no(n) potevano arar(e) la t(er)ra, lo olive erano secche et se ne cadivano2; et durao parici giorni le p(ro)cessiuni ch(e) facesse piover(e), et li co(n)frati la facevano la p(ro)cessione la sera et li previti la matina co(n) la messa ca(n)tata d(e) la gloriosa d(e) la Vergene Maria3. Lo grano, d(e) la prima se(m)mana d(e) octo(m)bro, valeva lo grano lo th(ummu)lo carlini nove v(e)l circha, lo vino diceocto carlini la soma v(e)l circha, la carne d(e) bove u(n)dici tornisi, lo caso la libra sei tornisi, lo oglio lo quarto cinquo grana4; ogni cosa era caro5; la accqua p(er) bever(e) adpena se co(m)parava, ch(e) erano adsecchate tucte le cisterne d(e) Sessa et in alt(r)i lochi, et li panni et scarpe car(e)6. Et a dì 4 d(e) octobro lo r(everen)do e(pisco)po d(e) Sessa a(n)dò in p(ro)cessione alla U(n)ciata et là desse messa lege(n)na d(e) la Vergene M(aria), et d(e) poi predi-cò allo popolo d(e) Sessa dice(n)do ch(e) pregasser Idio ch(e) venisse la pioge7;et alli sei fece lo se(me)le p(ro)cessione8.//

[71] (c. 153v) Die 7 d(e) octob(r)o 1559, alle 21 hor(e) v(e)l circha, vene una tepesta d(e) airo co(n) certo vento forte et certe gliotte d(e) accqua ch(e) durò p(er) fi’ alla meczanotte, et la matina fo bono te(m)po1; et fece cadir(e) la meglior(e) par-te d(e) le vacha d(e) le olive et no(n) possette piover(e), ch(e) havesse te(m)-perato, et no(n) se posseva lavorar(e) le t(er)re p(er) se(m)minar(e)2; et lo grano valeva lo tu(m)mulo circha carlini nove et meczo, et d(e) ogni cosa era carastia3.Et a dì 12 d(e) p(rese)nte, ch(e) fo iovedì, lo grano valeva lo tu(m)mulo carlini deice et grana4.

[72] A dì 19 d(e) octo(m)bro, ch(e) fo iovedì, valeo lo grano lo th(ummu)lo carlini u(n)dici vel circha1.

[73] A dì 22 d(e) octo(m)bro 1559 fo ve(n)duto lo elariato de Sessa, ad lume d(e) ca(n)dela et sòno d(e) tro(m)betta, septa(n)tanove ducati ad m(essere) Lione Mercata(n)te d(e) Sessa1.

[74] A dì 24 d(e) ottob(r)o 1559 ve(n)dero in Sessa li prothome<tici> m(essere) ’No-ce(n)cio Cau<t>o, m(essere) Ioa(m)bactista d(e) Pino napolitano, et se co(m)portero male co(n) li speciali1.//

[70] 2 lavaraturi] titulus su r; 3 giorni] giordi; 3 la p(ro)cessione la] segue se, espunto; 3 sera] titulus su a, espunto; 4 la libra] -i- corretta su a; 7 pregasser] la prima r nell’interlinea su p. [74] 1 speciali] ampio spazio bianco lasciato a pié pagina.

Croniche 93

[75] (c. 154r) A dì 2 d(e) nove(m)bro 1559 piovecta tucto lo giorno et la nocte, ad ta-le che te(m)però1.

[76] A dì 10 d(e) nove(m)bro1559 in Sessa ce venne uno co(m)missario regio da Nap(u)li ad veder(e) tucti q(ui)llo ch(e) havessero co(m)parato grano p(er) re-ve(n)derlo et far(e) magaczei et mecata(n)cia d(e) grano, ad pena d(e) lo perdere et pagar(e) la pena1.

[77] A dì 26 d(e) dece(m)bro 1560, ch(e) fo sa(n)to Stephano, fo creato papa Pio quarto d(e) casa d(e) Medici1. In dì d(e) la Paschua epifhania fo incoronato lo sop(r)adicto papa; tre cose fece2: iusti[ti]a, grass[a] et pace3; tucta Roma ne sta-va co(n)te(n)ta4.

[78] Del mese d(e) iennaro 1560 et frebaro in co(n)closione, fo tanta carastia d(e) o-gni cosa1: lo grano valeva lo th(ummu)lo carlini quattordici carlini vel circha, la carne no(n) se ne trovava p(er) precio nessciuno et no(n) se ne faceva alla czac-cha2; lo vino la penta// (c. 154v) tre tornisi et tristo, lo oglio lo sostare carlini sei et meczo et più, lo orgio carlini septe, lo fieno la soma carlini octo, le legne la soma d(e) somaro octo grana v(e)l circha3; le foglie lo tornese era una mecza menestra, no(n) se trovava erba nesciuna4; le bestie baccine et bafari<n>e se mo-riano p(er) la mala staisone5. Volse Dio ch(e) foreno ta(n)ti palu(m)mi et mari-vicci et crapipti ch(e) fo cosa gra(n)de, ma valevano cari6: lo paro d(e) li pa-lu(m)mi septe grana v(e)l circha, lo mareviczo dui tornisi lo uno, lo crapipto sei grana lo quarto7; lo caso grosso la libra nove tornisi et sei et uno dinaro lo sardi-sco fracito8; era carastia d(e) ogni cosa9. A dì 6 d(e) frebaro m(essere) Ioa(n)-fra(n)cisco Russo, ch(e) era quartuczaro, ve(n)deo la carne d(e) porcho grana oc-to et meczo, ch(e) so(n)no q(ui)dici tornisi10; et era carastia d(e) ogni cosa11.//[...]

[79] (c. 156r) An(n)o D(omi)ni 1547, vja idictionis, alli 15 d(e) (set)te(m)bro fo nova i(n) Sessa como lo signor(e) Pierri Loisi Flenese, figlio d(e) papa Paulo tercio, legitimo, fo admaczato de(n)tro lo castello d(e) Piace(n)cia, ch(e) ce l’ave dato el papa Piace(n)sia et Palma in coverno1; dove dicto Pierri Loisi fo sca(n)nato ad tradime(n)to et talgliata la testa da uno de casa d(e) li palavisini co(n) co(n)certo facto, del q(u)ale se inte(n)de ch(e) lo havesse facto far(e) lo s(ignore) A(n)drea d(e) Orio genoese co(n) co(n)ce(r)to d(e) sua M(aies)tà Cesar(ea) Carlo q(uin)to d(e) Austria2. Dove dicta Piace(n)sia ce a(n)dò lo s(ignor)e Ferra(n)te d(e) Co(n)saia ch(e) stava in co(n)verno d(e) Milano, et lo dicto Ferra(n)te d(e)

[76] 1 mecata(n)cia] prima a corretta su altra lettera. [77] 2 grass[a]] -a caduta fuori margine.[78] 10 octo] o- corretta su q; 11 ogni cosa] segue: seq(ui)ta ad carti 158. L’annotazione è sta-ta scritta con lo stesso inchiostro di c. 154v e di c. 158r; quindi la c. 156r, che presenta un in-chiostro differente, doveva già essere stata riempita: cfr. §III.1.5. [79] 1 in coverno] inseritosuccessivamente su dove con inchiostro nero uguale all’aggiunta ad mare, lib. I 106.5 e sual-tecza lib. IIa 113.1; 2 Pierri] e inserita nell’interlinea su r; 2 da uno] de uno (con e corretta sua); 2 co(n)certo] -o- corretta su altra lettera; 2 lo havesse] -o corretta su a.

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Co(n)saia i(n)trò de(n)tro Piace(n)sia co(n) circha duimilia spa(n)gnoli da parte d(e) sua Maiestà, et q(ui)lli d(e) Piase(n)sia li donao tucte le fortelliczie in nome d(e) sua M(aie)stà Ces(aria)3; do(n)ne sua Sa(n)tità se trovao ad Perosia et ne hebbe assai despiecer(e) d(e) la morte d(e) suo figlio Pierri Loisi4; messe in or-dine// (c. 156v) multi capitanii p(er) far(e) ge(n)te5. Lo s(ignore) ducha Optavio, figlio d(e) Pierri Loisi, a(n)dò ad Palma et là se fortifichao co(n) sua ge(n)te, ch(e) era nepote d(e) sua Sa(n)tità et haveva p(er) moglie la figlia d(e) sua M(aie)stà Ces(aria)6: no(n) p(er) questo seq(ui)tò sua Sa(n)tità et ge(n)te se face-va tuctavia: p(er) fi’ al p(rese)nte no(n) se sape co(n)tra d(e) chi se fa la ge(n)te7.

[80] A dì 10 d(e) octobro 1547, vja idictionis, fo nova in Sessa ch(e) in Nap(u)li fo trovato stra(n)golato lo s(ignor)e Thiberio d(e) Iennaro in casa soa, et se dice lo dicto Thiberio como ge(n)tilomo d(e) seggio a(n)dava co(n)ta(m)mine(n)no al-cuni d(e)l seggio ch(e) havessero facta una lictera in fagor(e) d(e)l vicerré d(e) Nap(u)li co(n) dir(e) ch(e) quello ch(e) havea facto era be(n) facto1; et adcussì alcuni de l(i) seggi no(n) volsero (con)se(n)tir(e) ad tal cosa, ta(n)to più ch(e) Nap(u)li havea ma(n)dato lo s(ignore) pre(n)cepe d(e) Salerno ad sua Maiestà dal pre(n)cipio d(e)l facto d(e)// (c. 157r) Nap(u)li ad p(ro)curar(e) et far(e) el facto d(e) Nap(u)li, anczi se parlava ch(e) alcuni del seggio lo volevano veder(e) p(er) iusticia da sua M(aie)stà, d(e) ta(n)to interesse ch(e) havea facto in Nap(u)li lo vicerré, ch(e) se mectevano in mano d(e) sua M(aie)stà li napolitani2;et a dì 17 d(e) octob(r)o fe’ sca(n)nar(e) certi spa(n)gnoli, et multi napolitani fo-ro trovati morti p(er) ordine d(e) sua Excelle(n)tia3. A(n)chora se parlava ch(e) sua Exce(n)le(n)tia fe’ far(e) certe palle co(n) focho artificiale p(er) tirar(e) in Nap(u)li, et stava multo ira<t>o co(n)tra d(e) Nap(u)li ch(e) no(n) lo volevano fermar(e) vecerré da sua Maiestà, faceva intrar(e) tucti la ge(n)te d(e) arme spa(n)gnola ch(e) stava ad Aversa de(n)tro d(e) Nap(u)li et se fortificava multo bene4.

[81] A dì 30 del mese d(e) octob(r)o 1558 fo facto uno co(n)silio allo seggio d(e) Ses-sa p(er) ordine de lo s(ignore) do(n) Lope d(e) Arrera ispano ch(e) fosse dati li ce(n)to ducati p(er) li mastri et ce(n)to p(er) lo medico d(e) le robbe d(e) m(essere) Marcho d(e) Romanis, et quello che soprasse fosse d(e) la Unciata d(e) Sessa p(er) maritaczio d(e) le gectatelle et spitale d(e) li infirmi1. A dì 28 d(e) iunio 1565 fo facto lo eseq(ui)o d(e) lo s(ignor)e do(n) Lope d(e) Arre<r>a alla <Un>tiata d(e) Sessa2.//

[82] (c. 157v) A dì 30 d(e) octob(r)o 1558 p(er) co(n)silio facto da sessani ch(e) se ve(n)desse lo domanio d(e) Sessa, et fo ve(n)d<ut>o ad m(essere) Ioa(n)-fra(n)cisco Russo p(er) li novece(n)to scuti p(er) sei anni, facto q(ui)sto a(n)no1.

[79] 3 sua Maiestà] i inserita nell’interlinea tra a ed e; 7 seq(ui)tò] titulus obliquo su q. [80] 2 pre(n)cipio] -o corretta su a; 2 alcuni del seggio] alcuni del seggi; 4 Maiestà] i inseritanell’interlinea tra a ed e; 4 faceva] c inserita nell’interlinea tra a ed e con inchiostro nero.[81] 1 medico d(e) le] -e corretta su altra lettera; 1 soprasse] r inserita nell’interlinea tra p ed a; 2 A dì 28...] L’annotazione è preceduta da lineetta obliqua; cfr. oltre, lib. IIa 387.1, in cui Fuscolillo annota nuovamente i funerali di don Lope.

Croniche 95

[83] A dì primo de nove(m)bro 1558 lo Ex(cellen)te s(ignore) do(n) Lope d(e) Arrera ispano, pare(n)te de lo s(ignore) ducha de Sessa, a(n)dò ad pigliare lo posseso de lo fedo seu de Corlgliano d(e) Thoralto p(er) nome et parte soa, ch(e) ce lo have donato el Ex(cellen)te s(ignore) ducha d(e) Sessa ad Lo(m)bardia in Milano, ch(e) lo dicto ducha era corvernator(e) d(e) Milano1.

[84] Del mese d(e) iulio 1559 fo nova in Sessa como lo re d(e) Francza do(n) Herri-cho morìo1: vole(n)no ieostrar(e) et far(e) festa d(e) la pare(n)tela ch(e) haveva facta co(n) lo re Fhelippo, li fo data uno sco(n)tro d(e) lacza ex caso et li roppe una la(n)cza in fro(n)te, como se inte(n)de2; et d(e) quello morcze3.//

[85] (c. 158r) A dì 16 d(e)l mese d(e) frebaro 1560 ve(n)de in Sessa lo s(ignor)e Cri-stofhano Grimaldo p(er) co(m)missario regio1. Fece gittar(e) tre ba(n)ni in uno dì2: lo primo ba(n)no, ch(e) lo grano in Sessa no(n) valesse più lo th(ummu)lo ch(e) octo carlini et lo orgio sei3; lo secu(n)do, ch(e) ogniuno adasse ad reve-lar(e) lo grano infra termino d(e) tre dì4; lo tercio, ch(e) no(n) fosse nesciuno ch(e) ve(n)desse grano secza ordine suo, et lo dicto ba(n)no era p(er) totu(m) re-gnu(m)5; et secu(n)do le provincie erano li precii d(e)l grano, et chi o(n)gni per-sona lo portava in Nap(u)li lo potesse ve(n)der(e) qua(n)to piaceva ad ipso ve(n)ditur(e)6. In Sessa valeva lo th(ummu)lo d(e)l grano carlini quindici, et lo co(m)missario lo haveva misso octo carlini et ch(e) se portasse in Nap(u)li7;donne fo facta la tassa in Sessa et casali d(e) th(ummu)l<a> circha duimilia et duice(n)to et ch(e) lo grano a(n)dasse in Nap(u)li do(n)ne era carastia d(e) gra-no, carne, vino, oglio, legne, foglie et tucte alt(r)e cose, ch(e) no(n) se recordava mai p(er) nullo te(m)po tale carastia8; et era pace d(e) tucti pricipi cristiani9.//

[86] (c. 158v) A dì 22 d(e)l mese d(e) aprile 1560 fo ta(n)ta carastia ch(e) lo th(ummu)lo d(e)l grano valeva vinticinquo carlini p(er) li frosteri assai ch(e) ce veniano da llà d(e)l fiumo et d(e) Nabrucio p(er) fine in Sessa1; ch(e) li sessani haveano facto lo mo(n)te d(e) pietà p(er) li poveri ad raisone d(e) carlini dudici lo tu(m)mulo, et era ta(n)ta la folla in la piacia ch(e) era cosa troppo gra(n)de et lo despe(n)sava lo s(ignore) Do(m)minicho d(e) l’Isola et Ant(oni)o Vinnacio Spa(n)golo lo co(n)gnome2; et li poveri se moriano ad fame p(er)ch(é) valeva caro ogni cosa3: la carne lo rotolo d(e)l bove tridici tornisi, lo caso fracito septe tornisi, lu crapipte carlini cinquo l’uno, lo vino quattro tornisi la pe(n)ta 1 carra-fha tristo, lo rotola d(e)l presupto grana 18, lo oglio lo quarto grana 54.

[87] A dì 2 d(e) magio 1560, ch(e) fo iovedì, valeo lo th(ummu)lo d(e)l grano carlini vinti vel circha1.//

[88] (c. 159r) A dì 15 d(e)l mese d(e) magio 1560 in Sessa ve(n)ne uno co(m)mis-sario da Nap(u)li ch(e) no(n) fosse nesciuna persona ch(e) admaczasse vacche,

[83] 1 Lope d(e)] Lope d(e)/de. [84] 2 festa d(e) la] segue pace et, espunto; 2 ch(e)] correttasu et; 2 fro(n)te] -o- corretta su a; 3 et d(e)] inserito nell’interlinea su d(e). [85] 1 d(e)l mese] linserita nell’interlinea; 5 lo tercio] lo seu tercio (con seu espunto). [86] 1 aprile] inseritanell’interlinea su frebaro, espunto; 4 lu crapipte] -u probabilmente corretta su o. [87] 1 lo] -ocorretta su a.

Gasparro Fuscolillo96

vetelle et bovi p(er) arare, ad pena d(e) perder(e) qua(n)to have et tre tracti de corde1. Et la carne del bove valeva lo rotolo tridici tornisi et uno dinaro2.

[89] A dì 16 d(e) magio 1560, ch(e) fo iovedì, lo grano have valuto carlini dicessecte vel circha1.

[90] A dì 30 d(e) magio lo grano have valuto lo th(ummu)lo carlini dieceocto vel cir-cha, ch(e) fo iovedì1.

[91] A dì 6 d(e) iunio 1560 lo grano novo have valuto lo th(ummu)lo carlini tridici vel circha1.

[92] A dì 22 d(e) agusto 1560 fo ve(n)nuta la vallìa d(e) Sessa cinqua(n)tasei oncze ad m(essere) Ioa(m)bactista d(e) Citello, veneciano d(e) Sessa, p(er) lo a(n)no d(e) la quarta idictione d(e) (set)te(m)bro futuro ad lume d(e) ca(n)dela et sòno d(e) tro(m)becta, pregio m(essere) Io(n)paulo Florimo(n)te et notar(e) Marcho <P>icano et Ioa(n)cola Bardaro1.//

[93] (c. 159v) Eode(m) die fo ve(n)duto lo quartuczio d(e) Sessa oncze 54 ad m(essere) Berisario d(e) Minarcha d(e) (set)te(m)bro futuro d(e) la quarta idic-tione1.

[94] A dì primo d(e) (set)te(m)bro 1560 d(e) la quarta idictione, ch(e) fo do(m)me-necha, fo adsectato p(er) sidico m(essere) Loisi Cossa et m(essere) Cesaro Fu-scolillo et Cola Ant(oni)o d(e) Quattro Tornisi1; p(er) mastro d(e) la U(n)ciata m(essere) Mario d(e) Pissitello, Macteo Macza et Cola Cimator(e)2; p(er) gras-sieri d(e) la t(er)ra seu adcactapane m(essere) Ioa(m)be(r)nardo d(e) Richa, m(essere) Frac(isc)o d(e) Pari et Marcho Inpacio3; lo capitanio del merchato m(essere) Cola Iac(ob)o Parisi; mastro portholano lo s(ignor)e Prospero de la Marra4.//

[95] (c. 160r) A dì 29 d(e) (set)te(m)bro 1560 d(e) la quarta idictione fo ve(n)nuto lo elariato seu colte cinqua(n)tacinquo ducati ad m(essere) Ioa(n)ni Andrea de Pip-po, ad sòno d(e) tro(m)becta et lume d(e) candela1.

[96] A dì primo del mese d(e) aprile 1561, ch(e) fo martedì santo, trapassao da questa vita p(rese)nte el r(everen)do do(n)no Gyeronimo d(e) la Marra, archidiacono et vicario d(e) Sessa, lo q(u)ale fo seppellito allo episcopato d(e) Sessa alla fossa d(e) li canonici, alla porta d(e) lo dechoro seu prospere1; dove ipso sop(r)adicto fo lo primo ad seppellir(e) p(er) tra(n)sito, q(u)ale dicta fossa la have facta ipso alle spese soe p(er) ipso, et tucti li canonici se havessero da seppellir(e) alla dic-ta fosse2.

[97] A dì 15 d(e)l mese d(e) iulio 1561 fo facto uno plubicho istrome(n)to d(e) la via d(e) Sa(n)ta Maria d(e) lo Spiritu Sa(n)to alli scappucini da lo po(n)te d(e) Ro-ve(n)to q(u)ale m(essere) Ioa(m)battista Testa et <Lione> suo fratello et Iuliano Russo ch(e) fosse facta una plubicha via, et li foreno pagate li dicta via alli

[94] 3 et Marcho Inpacio] aggiunto successivamente in uno spazio lasciato precedentemente vuoto: il colore d’inchiostro è diverso dalle parole immediatamente precedenti e successive, che presentano invece una tonalità d’inchiostro uniforme; 4 merchato] merchano. [95] 1 Andrea de] segue Richa, espunto. [96] 2 p(er) ipso] p(er) is po (con po sovrastato da titulus).

Croniche 97

sop(r)adicti1; dove lo istrome(n)ti li fece notar(e) Ioa(n)ni Floradasa et natar(e) Mario d(e) Lillo, et sidici lo s(ignore) Loisi Cossa et m(essere) Cesaro Fuscolillo et alt(r)i testimonii, dove ce fo gra(n) co(n)trasto2.//

[98] (c. 160v) A dì 10 d(e) marczo 1546, ch(e) fo lo primo d(e) quatragesima, se a-dssectò p(er) co(n)vernatore seu officiale lo s(ignor)e do(n) Lopes de Arrera pa-re(n)te d(e)llo s(ignore) ill(ustrissi)mo ducha d(e) Sessa, quale ce lo ma(n)dò sua Signoria, et fo facto locotene(n)te d(e) la co(m)pagnia d(e) lo s(ignore) il(lustris-si)mo ducha d(e) Sessa in li ho(m)mini d(e) arme1. Quale dicto s(ignore) do(n) Lopes fo homo d(e) età circha tre(n)ta anni et fo homo da bene2: in la iusticia no(n) era tira(n)no como li alcuni alt(r)i, a(n)dava in messa ogni matina, se fe’ voler(e) bene da ogni p(er)sona d(e) Sessa3. Et a dì 7 d(e) iunio 1546 fo gectato uno ba(n)no da sua Signoria, ad pena d(e) vintici(n)quo o(n)cze, ch(e) ongni p(er)sona ch(e) havesse poteche in piaczia ch(e) infra termine d(e) quattro giorni fossero levati tucti ba(n)chi ch(e) ussciano fora d(e) la piaczia maior(e)4;do(n)ne forono tutti levati li dicti ba(n)chi5. A dì 18 d(e) iunio del p(rese)nte me-se et anno fo gectato un alt(r)o ba(n)no da parte d(e) lo s(ignore) do(n) Lopes d(e) Arrera, ad pena d(e) vinticinquo o(n)cze, ch(e) fossero levate tucte le pe(n)-nate da le poteche d(e) Sessa infra termine d(e)// (c. 161r) tre iorni, do(n)ne fo-reno levate subbito6; et multi d(e) Sessa li piaceano ch(e) fossero levate le dicte pe(n)nate, et multi altri li despiaceano, et maxima chi li adpertenea interesse7; et li sindici no(n) ce reprichero, p(er)ch(é) era uno p(er) si(n)dico p(er) gintilomo lo s(ignore) Thomasi d(e) Arra(n)do ispano et p(er) cidadino era m(essere) Ia(n)michele Russo et Vice(n)czo Cierello8 .

[99] A dì 24 d(e) iunio 1546, in dì d(e) lo Corpo d(e) (Cristo) et sa(n)to Ioa(n)ni Bati-sta, lo s(ignore) do(n) Lopes d(e) Arrera officiale d(e) Sessa fe’ far(e) p(er) suo ordine uno archo triu(m)fhale d(e) mortelle inna(n)ti alla porta d(e)l macello co(n) multi dicti inscripti in laude d(e) (Cristo), et p(er) tucta Sessa ce foro facti multi sfor<cz>i d(e) mortelle p(er) tucte le exs<tr>ate et fo(n)tane1; et inna(n)ti la A(n)nu(n)ciata ce fo facto un alt(r)o archo triu(m)fale d(e) mortelle co(n) una fo(n)tana2. Sua Signoria fe’ uno ordine de tucti q(ui)lli ho(m)mini d(e)putati ch(e) havessero portato lo pario sop(r)a lo Corpo d(e) (Cristo) in la p(ro)-cesseone3. Ce foro facti multi inge(n)gni et ordina(n)cza d(e) co(n)frati4. Ancho-ra sua Signoria ordinò la p(ro)cessione ch(e) stecte in caruso p(er) tucta la via et tucte le exstrate fece nectar(e) et multe alt(r)e cose ch(e) forono facte co(n) ordi-

[98] 1 d(e)llo] la seconda l corretta su s; 1 ill(ustrissi)mo] inserito nell’interlinea tra s(ignor)e e ducha; 3 como li alcuni alt(r)i] inserito nell’interlinea su a(n)dava; la c di alcuni corretta su tr; 4 vintici(n)quo] inserito successivamente nell’interlinea su deice, espunto; 4 p(er)sona] s corretta su f; 6 vinticinquo] inserito su deice, espunto; il colore d’inchiostro e il ductus sono gli stessi adoperati per l’aggiunta interlineare vintici(n)quo, cfr. lib. IIa 98. 4; 7 multi altri] r inserita su i; 7 interesse] -e corretta su a; 8 si(n)dico] -o corretta su -i; 8 Cierello] la secondae su a. [99] 1 Ioa(n)ni] Io(n)/a(n)ni; 1 officiale d(e)] officiale d(e) de; 2 archo] r corretta su c;3 portato] r inserita nell’interlinea su t.

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ne5. El Sacrame(n)to d(e)l Corpo d(e) (Crist)o lo// (c. 161v) portò in mano do(n)-no Sigismu(n)do Floradasa, primicerio d(e) l’episcopato6; et p(er) tucta la via ce forno ta(n)ti fulguri et archibusi, ch(e) tirero co(n) ta(n)ta allegrecza, et triu(m)fhi ch(e) p(er) multi a(n)ni passati no(n) forono facti7. Lo secu(n)do iorno, ch(e) fo lo vernedì, ch(e) è solito p(er) una bolla ch(e) sta allo episcopato d(e) papa Paulo tercio, fo ordine co(n) p(ro)cessione ch(e) li ho(m)mini fossero anda-ti inna(n)ti allo Sacrame(n)to et le do(n)ne appresso p(er) la piaczia d(e) sop(r)a, et d(e) poi deo volta ad Sa(n)ta M(ari)a ad Castellone et tornao allo episcopato8;ch(e) sua Signoria do(n) Lopes fe’ l’ordine9.

[100] A dì 24 d(e)l mese d(e) agusto 1546, 4a idictionis, lo s(ignore) do(n) Lopes d(e) Arrera ispano, covernatore d(e) la cità d(e) Sessa, como homo d(e) coverno qua(n)to sia stato in Sessa et amato da sessani fe’ uno ordine, p(er)ch(é) sua Si-gnoria havea d(e) a(n)dar(e) alla sua co(m)pa(n)gnia d(e) ho(m)mini d(e) arme in Napuli, p(er)ch(é) ipso era locutene(n)te d(e) l’il(lustrissi)mo s(ignor)e ducha d(e) Sessa d(e) la ge(n)te d(e) arme1; p(er)ta(n)to fece fare co(n)si[g]lio ordinato da Sessa ch(e) ’na(n)ti ch(e) se// (c. 162r) partisse fossero facti li officiali d(e) Sessa p(er)ch(é) inte(n)deva sua Signoria uno certo co(n)serto facto d(e) farno li officiali i mmodo d(e) ciascheuno d(e) loro ho(m)mini d(e) Sessa2; p(er)ta(n)to fe’ ordine da bo(n) corverno ch(e) subbito fossero facti li electuri d(e) farno li of-ficiali d(e) Sessa, q(ua)li foreno lo m(essere) Do(m)minicho d(e) l’Isola, m(es-sere) Lione d(e) Lecest(r)e, m(essere) Pirro Pascali overo d(e) (Cri)stiano, m(es-sere) Leonardo d(e) Pippo, m(essere) Cesaro Lippo, m(essere) Ioa(n)fra(n)cisco Russo3; et li sop(r)adicti electuri haveno preposto et facti officiali d(e) la univer-sità de Sessa, como so(n)no si(n)dici et alt(r)i officii d(e) Sessa, d(e) la quinta i-dictione4; p(er)ta(n)to so(n)no q(ui)sti, (videlicet) in primis p(er) sidico m(es-sere) Thomasi d(e) Lecestre, m(essere) Nicholò d(e) Paulo et Cola d(e) Ma(n)-so5; p(er) mast(r)o portholano m(essere) Ioa(n)fra(n)cisco d(e)// (c. 162v) Transael iovene6; p(er) capitanio d(e) merchato m(essere) Micio d(e) Pascali Cristiano7;el grassieri d(e) la t(er)ra como so(n)no adcattapani m(essere) Ant(oni)o d(e) Tholalto, m(essere) Antonino d(e) Pippo, mast(r)o Vice(n)czo d(e)l Villano8;mast(r)o d(e) la Nu(n)ciata so(n)no q(ui)sti, (videlicet) m(essere) Marcho An-t(oni)o d(e) Paulo, m(essere) Ioa(n)fra(n)cisco Russo et Silvestro Macza9. Et a dì ultimo d(e) agusto 1546 fo ve(n)duto lo quartuczio d(e) Sessa ad lume d(e) ca(n)dela et sòno d(e) tro(m)becta como è solito et co(n)sueto, et fo ve(n)duto lo dicto quartuczio p(er) cinqua(n)taocto oncze ad Antonino d(e) Truccho p(er) lo

[99] 7 triu(m)fhi] triu(m)fihi; 8 piaczia d(e)] dopo piaczia nell’interlinea è stata espunta una parola illeggibile. [100] 1 da sessani] d tagliata da titulus; 1 locutene(n)te] -o- corretta su al-tra lettera; 2 co(n)si[g]lio] macchia d’inchiostro; 3 p(er)ta(n)to] -a- corretta su altra lettera; 3 q(ua)li] -i corretta su altra lettera; 3 foreno] e inserita nell’interlinea tra r e n; 7 Pascali] inse-rito nell’interlinea tra d(e) e cristiano; 8 Tholalto] h corretta su altra lettera; 8 Vice(n)czo] inserito nell’interlinea su Petruczio, espunto; 10 sòno] titulus su -o-, espunto.

Croniche 99

a(n)no futuro d(e) la q(ui)nta idicione10; et cussì lo dicto Antonino ce messe ad parte Ioa(n)paulo d(e) La(n)czalo(n)gna p(er) co(n)tracto facto inter loro ipsi11.//

[101] (c. 163r) A dì 22 d(e) septebro quinta idi(ctione) 1546, li piccicharoli overo ca-saroli ch(e) stavano alla piaczia maior(e) d(e)l Segetello, iu(n)to ad Sa(n)to Io-a(n)ni ad Piaczia, sca(m)marero le soi robbe, como ène caso et salsume, et a(n)dero ad mecter(e) potecha fora la porte d(e)l macello, iu(n)to la ecc(lesi)a d(e) Sa(n)to Stasio, p(er) ordine del s(ignore) do(n) Lopes d(e) Arrera cap(itani)o et officiale d(e) Sessa, co(n) dir(e) ch(e) sua S(igno)ria no(n) era bene ad star(e) alla piaczia maior(e) tal fetor(e), ch(e) fossero stati adpartati fora la porte d(e)l macello1. Et a dì 15 d(e) nove(m)bo 1546 fe’ ordine do(n) Lopes d(e) Arrera, covernator(e) d(e) Sessa, ch(e) li sop(r)adicti piccicharoli, seu q(ui)lli ch(e) ve(n)deno lo caso, fossero tornati allo pristino stato dove erano stati allo passato, lo q(u)ale dicto covernator(e) lo fece p(er) pregher(e) d(e) alcune p(er)soni d(e) Sessa2; et adcussì li dicti casaroli stectero in arbri[trio] loro de ce a(n)darnoce ut sup(r)a3. A dì 6 d(e)l mese d(e) aprile 1548, sexta id(ictionis), lo s(ignore) do(n) Lopes d(e) Arrera addò co(n) multi cavalli d(e) Sessa inco(n)tro ad certi spa(n)gnoli d(e) capita(n) Toralvo allo Garliano, ch(e) portava uno presone d(e) Sessa, villano d(e)l Sa(n)to Crastese, ch(e) se chiama Vice(n)czo Varone d(e) li C<o>ca(m)porri4; et lo s(ignore) do(n) Lopes d(e) Arrera ce lo levò d(e) mani da 27 spa(n)gnoli archibosier(e)5.//

[102] (c. 163v) A dì 16 d(e) frebaro 1547 et d(e) mercudì, ad hora d(e) nona, trapassao da questa vita p(rese)nte mia matre chiamata p(er) nome Maria, co(n)sorte et mogliere d(e) Ioa(n)ni Fusculillo, et io do(n)no Gasparro, como suo figlio, ne ho facta memoria d(e) sua vita trapassata1; et suo corpo se lassao ad Sa(n)to Do(m)minicho d(e) Sessa, q(u)ale nost(r)o S(ignor)e Idio li dona requiee all’ani-ma sua, p(er) sua(m) misericordia(m), ame(n)2.

[103] A dì 27 d(e)l mese d(e) aprile 1548, de la vja idictione, ne fo posta la porta nova d(e) lo macello, dove sta al p(rese)nte la carne ad ve(n)der(e), p(er) ordine de lo s(ignor)e do(n) Lope d(e) Arrera locu<tene>(n)te d(e) lo ill(ustrissim)o s(ignore) ducha d(e) Sessa, et certi giorni adpressi fo messa la porta qua(n)do vadi ad Sa(n)to Ioa(n)ni infra le dui porte1. Anchora lo s(ignor)e do(n) Lope d(e) Arrera fe’ sgravar(e) circha trece(n)to fochi da Sessa, ch(e) lo co(n)tator(e) ce li haveva missi in su(m)maria2. Anchor(e) ce fece utile d(e) portar(e) li cap(ito)li passati da

[100] 11 Ioa(n)paulo d(e) La(n)czalo(n)gna p(er) co(n)tracto facto inter loro ipsi] cfr. app. c.138r; 11 loro ] -o corretta su i. [101] 1 ène] aggiunta nell’interlinea su so(n), espunto; 1 po-techa] -a corretta su e; 1 dir(e) ch(e)] segue de, espunto; 1 adpartati fora] -a corretta su e; 3 stectero] titulus su r, espunto; 3 arbri[trio] arbri seguito da lettera illeggibile; 4-5 A dì 6...] lanotizia è stata aggiunta successivamente a pié pagina; 4 capita(n)] -a- corretta su altra lette-ra; 5 da] d tagliata da titulus; segue d(e)l espunto. [102] 1] Fusculillo] la prima u correttaprobabilmente su o. [c. 163v] nel margine superiore interno della carta l’annotazione: <re>-verte foll(ium)]. [103] 1] nell’interlinea, nel margine interno della carta, l’annotazione:seq(ui)ta ut sup(r)a; l’inchiostro adoperato è uguale a quello della notizia del § 101. 4-5, cui è tematicamente e cronologicamente collegata: cfr. § III.3; 1 ne fo] ne foro (con ro espunto).

Gasparro Fuscolillo100

lo s(ignore) il(lustrissi)mo s(ignor)e duca d(e) Sessa et a(n)chora ce fece utile d(e) levàrece li soldati ch(e) stavano in Gaeta d(e)l capita(n) Thoralva, ch(e) al-logiavano alli casali d(e) Sessa p(er) passagio3.//

[104] (c. 164r) A dì ultimo d(e) magio 1548 sexta idictione, ch(e) fo la festa dello Corpo d(e) (Cristo), in la p(ro)cessione d(e)l Corpo d(e) (Cristo) fo una bella p(ro)cessione d(e) multi belli misterii, q(u)ale lo s(ignor)e do(n) Lopes d(e) Ar-rera, covernator(e) d(e) la cità d(e) Sessa, fe’ ordine ch(e) venisse el suo sta(n)-dardo d(e)lli ho(m)mini d(e) arme allo episcopato co(n) quattro tro(m)becte1;dove li sessani in le co(n)fratarie fecero multi belli misteri, innelli q(u)ali fecero tucti li do(d)dici apostoli co(n) la sua tabula ch(e) magnavano, fecero multi he-remiti ch(e) a(n)davano in viagio, fecero multe a(n)cille, fecero multi profeti, sa(n)ti et sa(n)te ch(e) a(n)davano co(n) lo suo ordine et multi alt(r)i inge(n)gni ch(e) serria assai ad narrar(e)2. Del ch(e) arriva(n)no lo Sacrame(n)to allo mer-chato, llà fo facta una qua(n)do Ada(m) et Eva se pe(n)tìo d(e)l peccato facto na(n)t<i> allo S(ignor)e Idio, ch(e) cerchava Ada(m) et Eva et suo figliolo pene-te(n)tia d(e)l suo error(e) co(m)misso et fo libberato3. De poi arriva(n)no alla U(n)ciata d(e) Sessa, llà trovero facto una tavolato co(n) dui porte, una d(e)llo inferno et l’autra del limbo, dove (Cristo) co(n) sua croce rapercze el inferno co(n) multi belli dicti et de poi ca(n)cziava tucti li Sa(n)ti Patri4; et ipso (Cristo) ste(n)ne adsectato ad una seddia regale, llà ’na(n)ti ussciano tucti li Sa(n)ti Patri, et ongniuni de lloro// (c. 164v) decevano el dicto suo d(e) tucto quello ch(e) ha-vevano p(ro)feticziato ’na(n)ti ch(e) fosse venuto (Cristo), et ogniuno d(e) q(ui)l-li p(ro)feti stavano indenocchiati ’na(n)ti ad (Cristo), uno p(er) uno, co . multo devotione et se(m)pre sonavano le tro(m)bbette et altri sòni subbito ch(e) havea-no dicto5. Et fo in ligua brogale, ch(e) certo fo uno bello misterio ad veder(e), et q(u)esto lo ordinò m(essere) Ioa(n)fra(n)cisco Russo me(d)dico d(e) Sessa6. De poi a(n)dò la p(ro)cessione p(er) tucta Sessa como èi solito co(n) li medesimi ho(m)mini, et lo s(ignor)e do(n) Lopes d(e) Arrera fe’ lo ordine d(e) la p(ro)ces-sione, ch(e) certo fece da bo(n) cristiano7; et lo secu(n)do giorno a(n)dò la p(ro)cessione como <èi> solito da la piaczia gra(n)de et deo volta allo episcopato co(n) lo Sacrame(n)to co(n) trobbecte et ca(n)ti, ch(e) fo una bella devocione, et

[103] 3 a(n)chora] -a inserita nell’interlinea su r; 3 d(e)l] d(e) probabilmente espunto. [104] 1 Sessa] s corretta su altra lettera; 1 venisse] -e corretta su i; 2 viagio] la prima i nell’interlineasu v; 2 fecero multe] r corretta su c; -e corretta su i; segue multi, espunto; 2 profeti] inseritonell’interlinea tra multi e sa(n)ti; 3 pe(n)tìo] t corretta su c; 3 Eva et suo] E- su altra lettera;3 figliolo] lo inserito nell’interlinea tra figlio e penete(n)tia; 3 et fo libberato] aggiuntonell’interlinea su De poi; 5 ongniuni] o- corretta su a; 5 ’na(n)ti ch(e)] segue veni, espunto; 6Et fo in] aggiunto nell’interlinea su <in>, espunto; 6 uno bello] una bello (con -o corretta su a); 7 èi ] i aggiunto nell’interlinea su e. [ c. 165r] nel margine interno della carta, rasente alla rilegatura, si legge l’annotazione di Fuscolillo: Lo s(ignore) Cristofhano Grimalto lo have cassato ch(e) li ho prestato q(ui)sto libro mai più d(e) li 1571. Con questo stesso inchiostro Fuscolillo ripristina nell’interlinea alcune parole espunte evidentemente in questa carta dallo stesso Grimaldo: cfr. app. sgg. e § III.4.1.

Croniche 101

lo Sacrame(n)to lo portò se(m)pre lo primicerio Sigismu(n)do Floradasa d(e) Sessa in mani co(n) lo suo tabernaculo8.

[105] A dì ultimo d(e)l mese d(e) iunio facta la feria d(e) Sessa <a>lle 20 hor(e) p(er) ordine d(e) lo s(ignor)e marchese do(n) Petro d(e) Castiglia, et do(n) Lopes d(e) Arrera covernator(e) d(e) la cità d(e) Sessa fe’ venir(e) circha ci(n)qua(n)ta ho(m)mini d(e) arme in Sessa, ad despecto d(e) alcuni particulari sessani, ch(e) allogiassero ad modo// (c. 165r) loro secza nessciuno ordine, et de poi lo s(igno-r)e do(n) Lopes fece allogiar(e) q(ui)lli ch(e) no(n) haveano colpa, ta(n)to l’una parte q(u)a(n)to l’autra parte1; et la causa fo ch(e) <a>lcuni sessani no(n) volsero far(e) una certa p(ro)cura d(e)ll’acqua co(m)parata ch(e) donaro li sessani allo il-(lustrissi)mo s(ignore) ducha d(e) Sessa, p(er)ch(é) el sop(r)adicto s(ignor)e du-cha d(e) Sessa, ch(e) era suo factor(e) lo s(ignor)e Ioa(n) Raniero ch(e) stava in Nap(u)li, et piatava el s(ignore) duca co(n) el ill(ustrissi)mo pre(n)cepe d(e) Stil-gliano d(e)ll’accqua ch(e) veniva da la Roccha d(e) Mo(n)fino in Sessa2: el pre(n)cepe la voleva ad Thiano, et cussì se litigava dicta accqua et certo alcuni sessani tenevano la parte d(e)l pre(n)cepe ch(e) era patrone signor(e) d(e) Thia-no3; et altre cose ch(e) ce occorsero in Sessa in servicio d(e)llo s(ignor)e ducha d(e) Sessa4. P(er)ta(n)to lo s(ignore) do(n) Lope p(er) suo ordine, quale se ne parlava p(er) Sessa, ch(e) ce li fece venir(e) ipso s(ignore) do(n) Lope5; et no(n) ce a(b)bastava la salvaguardia ch(e) havevano sessani p(er)ch(é) fo certa porfidia del s(ignore) marchese et lo s(ignore) Ioa(n) Ramiero et lo s(ignore) do(n) Lope d(e) li far(e) venir(e) in Sessa// (c. 165v) li sop(r)adicti ho(m)mini d(e) arme ad despecto d(e) sessani6. A dì primo d(e) iulio in la polita d(e) Sessa, co(n)gregati tucti li sessani co(n) lo s(ignor)e do(n) Lope covernator(e) d(e) Sessa alle 20 hor(e), facto co(n)siglio generale, li pregar(e) li sessani allo s(ignor)e do(n) Lope ch(e) levassero li dicti ho(m)mini d(e) arme da Sessa, ch(e) erano p(er) farno qua(n)to sua Signoria voleva da Sessa7; do(n)ne llà in co(n)sigli<o> publico li

[105] le correzioni di questo paragrafo, se non specificate, si intendono operate da Fuscolillo;1 Castiglia] nell’interlinea una mano diversa da Fuscolillo inserisce Me(n)docza; l’inchiostro ed il ductus sono simili a quelli adoperati per l’aggiunta interlineare ramuczavano lib. IIa35.5 e con questo stesso inchiostro sono state espunte anche alcune parole a c. 165r. Per que-ste correzioni e le successive, cfr. § III.4.1; 1 particulari] titulus pleonastico sulla seconda r; 1nessciuno] i inserita nell’interlinea su u; 2 d(e) Sessa] ripristinato nuovamente nell’interlinea su d(e) Sessa, espunto evidentemente da Grimaldo; l’inchiostro adoperato per questa e le suc-cessivamente espunzioni è identico a quello usato per l’aggiunta interlineare Me(n)docza, lib.IIa 105.1, da attribuire pertanto allo stesso Grimaldo; 105.2 d(e) Sessa] come il precedente; 2p(er)ch(é) el] Grimaldo antepone d ad el (=del); 2 ch(e) era suo] Grimaldo espunge ch(e) esuo; 2 el ill(ustrissi)mo pre(n)cepe] el pri(n)cepe ill.mo pre(n)cepe; Grimaldo espunge pri(n)cepe; Fuscolillo inizialmente ripristina nell’interlinea el pri(n)cepe ma poi, accortosi della validità della correzione, espunge nuovamente; 3 et certo] aggiunto nell’interlinea su certi espunto da Grimaldo; 3 ch(e) era patrone] patrone espunto da Grimaldo; 5 q(u)ale se ne] Grimaldo espunge q(u)ale aggiungendo come nell’interlinea ed espunge ne; 6 havevano ses-sani] -i corretta su a; 7 li pregar(e) li sessani allo] Grimaldo aggiunge -no a pregar(e) ed e-spunge al di allo (=li pregareno li sessani lo); 7 ch(e) levassero li] Grimaldo espunge -ro e li(=che levasse); 7 arme da Sessa] d tagliata da titulus.

Gasparro Fuscolillo102

sessani, ogniuno p(er) uno particularme(n)te, lo preghero lo s(ignor)e do(n) Lo-pe, p(er)ch(é) ad ipso stava mecter(e) et levar(e) li dicti ho(m)mini d(e) arme da Sessa, ad chi meglio li potevano pregar(e), ch(e) là ce foreno decte adsai bone parole ch(e) certo haverriamo mosso uno sasso d(e) marmora ta(n)to li pregava-no li sessani, ch(e) serria troppo lo(n)gno ad scriver(e) li dicti particulari d(e) sessani ch(e) dessero8. Ad l’ultimo li respose lo s(ignor)e do(n) Lope ch(e) ipso era p(er) far(e) gratia in Sessa, ma voleva a(n)dar(e) in Nap(u)li ad negociar(e) co(n) lo s(ignor)e marchese et [...]9//

[106] (c. 167r) [...] uno co(n)siglio ch(e) fo uno dì ’na(n)ti ch(e) venissero li ho(m)-mini d(e) arme in Sessa1. Fecero sonar(e) ad co(n)siglio li si(n)dici p(er) haverno alcuno modo et meczo d(e) adcordar(e) el s(ignore) do(n) Lope ch(e) <li> ho(m)mini d(e) arme no(n) venisser(e) in Sessa2; ce socese ch(e) subbito lo s(ignore) do(n) Lope descese da castello et ma(n)dò ad pigliar(e) q(ui)llo ch(e) sonava ad co(n)siglio, q(u)ale trovero uno sacrestano ch(e) sonava p(er) dicto de li si(n)dici3. Subbito fo pigliato et misso presone in castello p(er) dicto d(e) s(ignore) do(n) Lope, q(u)ale lo te(n)ne una nocte et giorno, et a(n)dò alli sidici ch(i) de lloro havea facto sonar(e)4; et li fo resposto da uno sidico ge(n)tilomo q(u)ale era lo s(ignor)e Cesaro Cossa, et li desse ch(e) ipso havea facto sonar(e) et ch(e) era be(n) facto5; do(n)ne lo s(ignor)e do(n) Lope li respose ch(e) be(n) presto faceva venir(e) li ho(m)mini d(e) arme in Sessa, et tucti d(e) la terra se ne stectero q(ue)ta p(er) pagura, a(n)cho parcero ad adcuni sessani ch(e) lo s(ignor)e Cesaro Cossa havesse// (c. 167v) facto p(er) lo pegio ad dir(e) tal re-sposta, ch(e) certo dove no(n) è unione no(n) ce ène amor(e)6; et cussì lo s(ignor)e do(n) Lope passao p(er) la piaczia co(n) tucta Sessa adpresso, et no(n) fo nessciuno ch(e) havesse animo d(e) parlare in fagor(e) d(e) la patria7; a(n)cho stavano tucti sbauctiti et paurusi li sessani da tal homo ve(n)dicator(e) co(n)tra sessani, ch(e) mai p(er) nullo te(m)po se deve poner(e) amor(e) ad nesciuno offi-ciale p(er) fin ch(e) ne vidi la fine8. Et del mese d(e) agusto multi ho(m)mini d(e) arme se partero da Sessa et la ge(n)te ch(e) stavano in Nabruczo col s(ignore) pre(n)cepe d(e) Sulmone d(e) facto d(e) arme foro lece(n)tiati et multi d(e) Sessa ch(e) ce a(n)dero in ca(m)po se ne ve(n)dero ad loro casi9.

[107] A dì p(rim)o d(e) septe(m)bro 1548, d(e) la septima idictione, foro plubichati li officiali d(e) la università d(e) Sessa q(ua)li so(n)no q(ui)sti1: (videlicet), p(er) lo si(n)dico ge(n)tilomo ène lo s(ignore) Vice(n)czo Gactola,// (c. 168r) p(er) cita-dini ène m(essere) Mactio d(e) (Cri)stiano et m(essere) Ioa(m)bactista Sca(n)-dasoce, p(er) capitanio d(e)l merchato ène m(essere) Ioa(n)michele Russo, p(er) mast(r)o portholano ène lo s(ignore) Ioa(m)belardino d(e) Tra(n)sa2; li grassieri

[105] 8 ad ipso] -o corretta su a; 8 decte] -e- ed -e corrette su i; 8 mosso] Grimaldo aggiunge -llificat[o] nell’interlinea su -sso (=mollificato); 8 lo(n)gno] Grimaldo espunge la seconda n(=longo); 9 in Sessa] nuovamente inserito nell’interlinea da Fuscolillo su in Sessa, espunto da Grimaldo. [106] 2 Fecero] titulus su r, espunto; 2 <li>] correzione indecifrabile di Grimaldo su li; 3 descese] Grimaldo espunge descese (dopo aver corretto di- su de) e riscrive nell’in-terlinea discese.

Croniche 103

d(e) la terra seu adcaptapani so(n)no q(ui)sti, (videlicet) lo mag(nifi)co Cola An-t(oni)o d(e) Tra(n)sa, m(essere) Sabbastio d(e) (Cri)stiano et A(n)drea d(e) Spa(n)gna3: q(ui)sti so(n)no li officiali publicati da li electuri d(e) Sessa facti el primo iorno d(e) (set)te(m)bro 15484. Ad dì ultimo d(e) agusto et d(e) la (set)ti-ma idictione, ut sup(r)a, fo ve(n)nuto lo quartuczio p(er) 60 oncze ad Antonino d(e) Truccho d(e) Sessa, et la statela et ba(n)cha fo ve(n)nuto 16 ducati ad Vi-ce(n)czio d(e) Lillo d(e) Sessa5; et p(er)ch(é) alli iorni passati ch(e) foro del me-se d(e) agusto fo ve(n)nuto lo quartuczio d(e) li terczieri d(e) la forìa d(e) Sessa 23 oncze ad lo sop(r)adicto Antonino co(n) certi cap(ito)li d(e) dicti terczeri6. Li mastri d(e) la U(n)ciata d(e) Sessa so(n)no quisti, (videlicet) m(essere) Io-a(m)belardino d(e) Riccha et <Tho>(ma)se Speciale// (c. 168v) et mastro Nardo-ne d(e) Urczo, ma(n)dese7.

[108] Lo s(ignore) do(n) Lope d(e) Arrera ispano a(n)dò ad Sa(n)ta Maria in Grocte in la festa soa, ch(e) fo d(e) la 7a idictione 1548 d(e) mese d(e) (set)te(m)bro alli 81;regeo corte p(er) parte del s(ignore) il(lustrissi)mo ducha d(e) Sessa, do(n)ne lo s(ignore) do(n) Lope levò la spata d(e) lato allo officiale dello fedo d(e) Thoralto et lo pigliò p(er) la barba, co(n) dir(e) ch(e) haveva levato la spata ad uno d(e) Sessa alli †euulpi†2; dove ce la fece tornar(e) la spata, et se troppo replicava in parole li faceva altro cu(n)czio ch(e) de manera lo fece tremar(e) lo dicto capita-nio d(e)l Thoralto3; et era ispano como lo s(ignore) do(n) Lope et no(n) ce iovò nie(n)te, et lo iodice era m(essere) Thiberio4.

[109] Lo dicto m(essere) Ioa(n)michele Russo, como ad capitanio d(e) merchato seu officiale, la vigilia d(e) la U(n)ciata, ch(e) so(n)no 24 d(e) marczo 1549 de la vija

idi(ctione), hebbe ta(n)to honor(e) allo po(n)none como ène solito, ch(e) ce fore-no assai ho(m)mini ad cavalli et ad pedi, ch(e) p(er) multi a(n)ni passa[t]i no(n) haveno havuto q(ui)llo honor(e) ch(e) hebbe m(essere) Ioa(n)michele como ad citadino1; et ce fo lo s(ignor)e do(n) Lope d(e) Arrera ch(e) era officiale d(e) Sessa, et lo adco(m)pagnò co(n) multi spagnoli2.//

[110] (c. 169r) A dì 19 d(e)l mese d(e) septe(m)bro, d(e) la 7a idictione 1548, lo s(ignore) do(n) Lope d(e) Arrera, como officiale d(e) la università d(e) Sessa, a(n)dò co(n) multi sessani ad veder(e) le co(n)fine d(e) Sessa alla mo(n)ta(n)gna de Sa(n)tacroce et cichole de la sparcte(n)cza d(e) Sessa et la Roccha Mo(n)-tragone1; do(n)ne ce fo uno co(m)missario deputato da la Vicaria d(e) Nap(u)li ad divider(e) l’una parte et l’aut(r)a, p(er)ch(é) el il(lustrissi)mo s(ignor)e pre(n)cep<e> d(e) Stilgliano prete(n)dia haverce raisone2; dove el sop(r)adicto

[107] 4 publicati] l corretta su r; 5 ultimo] i inserita nell’interlinea su t; 5 p(er) 60 oncze ad] 6 corretta su 9, segue m(essere), espunto; 5 ve(n)nuto 16 ducati] 1 aggiunto davanti a 6; 6 ad lo] l corretta su altra lettera; 7 Ioa(m)belardino] -o corretta su a. [108] 1 do(n)] do(n)no (cono espunto); 2 dello] segue Se, espunto; 2 fedo] -e- corretta su i, visibile il puntino; 3 cu(n)-czio] segue ch(e) adbiso(n)gnava, espunto. [109] nel margine della notizia (probabilmente in-serita nello spazio rimasto vuoto a pié pagina, considerata la grandezza del modulo) si legge l’annotazione reverte foliu(m); l’inchiostro adoperato per entrambe è uguale a quello usato nelle cc. 174r-177v ed interrompe l’uniformità dei §§ 108, 110 e ss.

Gasparro Fuscolillo104

co(m)missario ce exsa(m)minò et fece p(ro)cesso certi abbrucisi, ch(e) ce erano pratichi, et dessero ch(e) Sessa haveva raisone, et qua(n)to accqua pe(n)neva era d(e) Sessa et la Roccha no(n) ce haveva quasi ch(e) nie(n)te3; et stectero sop(r)a el loco dove stava la sparte(n)cza del dicto termino, et alli dì passati foro ex-sa(m)minati certi altri d(e) Castello Forte, q(ua)le foro in fagor(e) d(e) Sessa4;d(e)l ch(e) proce<s>e la dicta lite da certi roccholani ch(e) venivano ad tal-gliar(e) el legne da la // (c. 169v) ba(n)na d(e) Sessa et l<o> ve(n)devano alli marinari, et cussì el s(ignor)e do(n) Lope li fece pigliare tucti q(ui)lli ch(e) ce talgliavano et li fe’ menar(e) in presone in Sessa, et li somari et ferri foro ve(n)nuti allo inca(n)to alla piaczia d(e) Sessa p(er) ordine d(e)llo s(ignor)e do(n) Lope5; et cussì el s(ignor)e pre(n)cepe se ne guastò d(e) questo, d(e) tal manera ch(e) ve(n)nero ad tale ch(e) li roccholani pigliero multe bestiame d(e) Sessa i(n) lo territorio d(e) Sessa et foro adcusati in Vicaria, do(n)ne fo bisogno ch(e) fosse venuto uno co(m)missario deputato p(er) le dui parte6; et stectero ad Cellole p(er) sta(n)tia et exa(m)minar(e) p(er) certi giorni, et da qua ve(n)nero ch(e) li roccolani co(n) Sessa foreno innimici, et ta(n)to più ch(e) in Sessa ce stavano le parte ch(e) amavano el pre(n)cepe de Stigliano, ch(e) ce facevano del servituri alcuno sessano, et da qua procese multi da(n)ni i(n) Sessa7; ch(e) lo s(ignor)e do(n) Lope fe’ venir(e) li ho(m)mini d(e) arme in Sessa p(er) più cause ch(e) ce// (c. 170r) foro inna(n)ti et po’, ch(e) serria troppo ad narrar(e) multe particularità ch(e) ce foreno d(e) discordie d(e) sessani co(n) lo officiale d(e) la terra8; et maxima li ge(n)tilomini d(e) Sessa no(n) troppo lo amavano lo s(igno-re) do(n) Lope, p(er)ch(é) no(n) se potevano mover(e) como volevano ipsi, et q(ui)sti foreno d(e) alcuni d(e) loro, no(n) tucti9; et d(e) q(ui)sti foreno quattro ge(n)tilomini ch(e) facevano d(e) li servitor(e) d(e) lo s(ignore) pre(n)cepe d(e) Stilgliano, et Sessa ne pateo la penite(n)tia d(e) ta(n)to da(n)no10.

[111] A dì 4 d(e)l mese de octo(m)bro 1548, de la 7a idictione, fo ve(n)nuto lo elariato de le colte et altri inponeme(n)ti facti p(e)r la università de Sessa octa(n)tadui ducati ad m(essere) Cola Iacobo Parisi de Sessa, co(n) soi cap(ito)li et co(n)sueti facti p(er) Sessa1.

[112] A dì 26 d(e)l mese d(e) octo(m)bro 1548, 7a idictione, se partero li ho(m)mini de arme da Sessa, ch(e) ce stectero quattro misi in Sessa, quali erano d(e) q(ui)lli de la co(m)pagnia d(e) s(ignore) do(n) Petro d(e) Midocza marchese, et un’alt(r)a co(m)pa(n)gnia dello s(ignore) pre(n)cepe d(e) Bisignano1; q(ua)li dicti ho(m)-mini de arme se inte(n)deva haver(n)celli facti venir(e) lo s(ignore) do(n) Lope <de> Arrera ispano2; et de poi adbisognò a(n)dar(e) in Nap(u)li lo s(ignore) do(n) Lope ad negociar(e) et far(e) opera de li cacciar(e) da Sessa co(n) tucte le soi forcze3.//

[110] 5 do(n)] do(n)no con -o espunto; 5 li somari ] -i di li corretta su e; 6 et cussì] titulus su u espunto; 7 co(n) Sessa] segue era, espunto; 8 li ho(m)mini] segue d(e) espunto; 10] tutto il pe-riodo inserito successivamente in fine paragrafo; 10 Stilgliano] -no inserito nell’interlinea sua. [111] 1 ve(n)nuto] ve(n)nuno. [112] 1 d(e) s(ignore) do(n)] s. inserito nell’interlinea.

Croniche 105

[113] (c. 170v) A dì 25 del mese d(e) nove(m)bro 1548, 7a idictione, fo nova ch(e) ve(n)ne su[a] Altecza lo s(ignor)e pre(n)cepe d(e) Spa(n)gna in Genoa p(er) a(n)-dar(e) ad trovar(e) la Ces(ari)a Maiestà Carlo q(uin)to inparator(e), ch(e) era suo patre1; li quali genoisi fecero assai triu(m)fhi et multi parati in Genoa, ch(e) fo-rono cose mirabile ad narrar(e), do(n)ne là ce foreno tucti li signori del regno d(e) Nap(u)li ad ’spectar(e) el pre(n)cepe d(e) Spa(n)gna2; et co(n) sua Signoria ce ve(n)ne lo ill(ustrissi)mo s(ignor)e ducha d(e) Sessa co(n) la armata da Ispa-gna3.

[114] A dì 16 d(e) nove(m)bro 1548 lo s(ignor)e do(n) Lope d(e) Arrera fece far(e) la luminaria ad Sessa d(e) la venuta d(e) lo s(ignore) ducha d(e) Sessa, ch(e) fo no-va ch(e) era arrivato in Genua co(n) el s(ignor)e pre(n)cepe d(e) Spa(n)gna1.

[115] A dì 20 d(e) nove(m)bro 1548, ch(e) fo iovedì, intrao lo s(ignor)e pre(n)cepe d(e) Stilgliano ad Thiano co(n) sua moglie, dove li tianisi fecero archi triu(m)fali et alt(r)e sforgi particulari1; et d(e) multi doni ch(e) fecero li tianisi de dinari et altre cose q(u)ale io no(n) ho noticia2.

[116] A dì 3 d(e) ie(n)naro 1549, 7a idictione, do(n) Lopes d(e) Arrera fe’ gectar(e) uno ba(n)no alla piaczia d(e) Sessa ch(e) no(n) sia nessciuna p(er)sona ch(e) ar-discha// (c. 171r) portar(e) arme offe(n)dibile et defe(n)sibile d(e) qualsevolglia sorte d(e) arme, ad pena d(e) quattro tracti d(e) corda et 25 o(n)cze in arbitrio d(e) la corte1.

[117] A dì 4 d(e)l mese d(e) frebaro 1549, 7a idictione, in Sessa ve(n)nero circha 20 pagi d(e) librera gialgli d(e) l’il(lustrissi)mo signor(e) ducha d(e) Sessa, q(u)ali dicti pagi ve(n)nero da Milano, ch(e) li ma(n)dò lo s(ignor)e ducha d(e) Sessa in Sessa1; et lo s(ignore) ducha restò in Milano co(n) sua Altecza s(ignore) pre(n)cepe d(e) Ispania, et de poi se partero da Milano el pre(n)cepe de Spa(n)-gna et a(n)dò ad trovar(e) el pat(r)e suo Carlo q(uin)to imparator(e) in Fia(n)dera et ce a(n)dò el il(lustrissi)mo s(ignore) ducha d(e) Sessa co(n) sua Altecza2.

[118] A dì 6 d(e)l mese d(e) aprile 1549 a(n)dero da Sessa lo s(ignore) Ia(m)bactista Ma(n)so, lo s(ignore) Ioa(n) Ramiera factor(e) de l’il(lustrissi)mo s(ignore) du-cha d(e) Sessa addero ad la Roccha de Mo(n)fino ad veder(e) la accqua co(m)-parata d(e) Sessa como veniva in Sessa1; et ce fo electo uno co(m)missario da la Vicaria, ta(n)to p(er) el il(lustrissi)mo s(ignore) ducha d(e) Sessa qua(n)to// (c. 171v) p(er) il(lustrissi)mo pre(n)cepe d(e) Stilgliano, ad veder(e) tucta la diffe-

[113] 1 su[a] Altecza] sualtecza inserito posteriormente nell’interlinea con inchiostro nero,diverso da quello adoperato per la stesura di questa notizia e simile all’aggiunta interlinearein coverno, lib. IIa 79.1; 2 li quali] li inserito nell’interlinea su quali; 3 da Ispagna] inserito in fine paragrafo con inchiostro uguale alla notizia successiva. [115] 1 moglie] -e corretta su a;2 et d(e) multi] tutto il il periodo inserito successivamente. [116] 1 nessciuna] c nell’interl-inea. [117] 1 gialgli] la prima l corretta su r; 1 da Milano] d tagliata da titulus; 1 d(e) Sessa] segue ch(e), espunto; 2 ducha d(e)] titulus su u. [118] 1 addero ad la Roccha de Mo(n)fino ad] inserito nell’interlinea sulle seguenti parole espunte: ad pigliar(e) lo possesso d(e) la roccha d(e) Monfino q(u)ale stava pino et.

Gasparro Fuscolillo106

re(n)tia intra loro q(ua)le se piaitava in Nap(u)li2; et ce a(n)dò co(n) li sopradicti m(essere) Agustino Testa d(e) Sessa mostra(n)doli como veniva la sop(r)adicta accqua in Sessa3; et adchora a(n)dero ad veder(e) lo spartime(n)to de la Roccha Mo(n)tagrone et Sessa sop(r)a la mo(n)tagna, p(er)ch(é) se litigava in Nap(u)li quale era d(e) Sessa et quale èi d(e) la Roccha Mo(n)tragone4.

[119] A dì 18 del mese de aprile de la vija idictione 1549, ch(e) fo lo iovedì Sa(n)to, circha 22 hor(e) fo facta la Passione ad Sa(n)to Do(m)minicho de Sessa in te(m)po ch(e) ce era lo s(ignore) do(n) Lope de Arrera p(er) covernator(e), et li menistri de dicta Passione foro lo s(ignor)e Andrea de Altissimo, m(issere) Io-a(n)fra(n)cisco Russo, medico, et m(issere) ’Noce(n)tio Sacchecta, clerico1. P(er) certo no(n) ce foro pia(n)ti assai, anczi d(e) piecer(e), la spesa fo pocha et Sessa ce messe tre(n)ta carlini2. No(n) ce foreno frosteri, ge(n)te assai de Sessa et casa-li3; ce fo bono ordine, se(n)cza desturbo alcuno4. La predicha no. fo facta// (c. 172r) de la Passione, che predichava la dicta quatragesima uno de l’ordine d(e) Sa(n)to Do(m)minicho chiamato p(er) nome fra Cristofano de Dalmatia5; se fece iusto honor(e) al suo predicar(e), era de bona vita6; fece far(e) uno co(n)siglio co(n) lo s(ignore) do(n) Lope de Arrera ch(e) Sessa havesse donato ad Sa(n)to Do(m)minicho, p(er) reparatione de dicta ecc(lesi)a, vinti ducati lo a(n)no p(er) cincho anni, ch(e) so(m)ma ce(n)to ducati7. Et foreno si(n)dici lo p(rese)nte anno m(issere) Vice(n)czo Gactola, m(issere) Mactio de Cristiano i(dest) Pascali, et m(issere) Ioa(m)bactista d(e) Frac(isc)o8.

[120] A dì 23 d(e)l mese d(e) magio 1549, d(e) la vija idictione, fo facto uno publico (con)siglio in Sessa ch(e) fossero facte ci(n)quo armatur(e) p(er) septa(n)ta duca-ti p(er) la venuta d(e) lo il(lustrissi)mo ducha d(e) Sessa, una alla porta d(e)l b<u>rbo d(e) Sessa, l’altra allo segio, et dui allo castello et un’altra alla porta d(e) li Ferrari1; et l<u> pi(n)turi foreno napolitani, mast(r)o Mactio2.

[121] A dì 30 d(e)l mese d(e) magio 1549 fo facto publico co(n)siglio allo segio ch(e) alla venuta d(e) lo s(ignor)e il(lustrissi)mo ducha d(e) Sessa li fossero donati mille et cinquoce(n)to scuti la cità d(e) Sessa co(n) tercieri co(n)clude(n)doce lu vacile et le spese p(er) tre giorni allo s(ignor)e ducha1.//

[122] (c. 172v) A dì 31 del mese d(e) magio 1549 d(e) la vij idictione lo s(ignor)e do(n) Lope d(e) Arrera et ispano, officiale d(e) la cità d(e) Sessa, et lo iodice et alt(r)i ho(m)mini d(e) Sessa a(n)dero ad la Roccha d(e) Mo(n)fino ad pigliar(e) la possessione p(er) nome et parte d(e) lo il(lustrissi)mo s(ignor)e ducha d(e) Sessa, q(u)ale dicta Roccha stava pina1.

[123] A dì primo d(e) mese d(e) iunio 1549, p(er) ordine d(e) lo s(ignor)e do(n) Lope et università d(e) Sessa, fo adco(n)czata la porta d(e) burbo d(e) socto, ch(e) ce volevano far(e) le arme d(e) l’il(lustrissi)mo s(ignor)e ducha, et fece a(n)chora adco(n)cziar(e) et scassar(e) alli molari d(e) Balogno uno iacobo d(e) gaudio d(e)

[119] 8 Pascali] tutto il periodo aggiunto nell’interlinea, con inchiostro rossiccio uguale all’aggiunta interlineare de Sessa, lib. IIa 105.2. [120] 2 et l<u> pi(n)turi] tutto il periodo ag-giunto in fine paragrafo con modulo piccolo. [122] 1549] il 4 inserito nell’interlinea con in-chiostro rossiccio, su una cifra resa illeggibile da una macchia d’inchiostro.

Croniche 107

marmora co(n) una cro<c>e ad capo, q(u)ale sta al p(rese)nte allo segio gra(n)de, et levero le dui porte a(n)tiche ch(e) stavano qua(n)do a(n)dava ad Sa(n)to Io-a(n)ni d(e) li Frati p(er) diriczar(e) la strata maior(e), ch(e) se vedesse tucta la strata derritta p(er) la venuta de lo il(lustrissi)mo s(ignor)e ducha d(e) Sessa1; et li si(n)dici erano m(issere) Vice(n)czo Gactola, m(issere) Mactio Pascali et m(is-sere) Ioa(m)bactista d(e) Frac(isc)o, suessani, i(dest) Sca(n)nasoce2.

[124] A dì 6 del mese d(e) iunio 1549 se co(m)meczò ad dipe(n)ger(e) la porta de lo burbo co(n) le arme de casa d(e) Austris et le arme de lo il(lustrissi)mo s(ignore) ducha d(e) Sessa,// (c. 173r) et quella d(e) la t(er)ra et s(ignore) do(n) Lope, et lo mastro fo uno chiamato p(er) nome Mactio napolitano1; et a(n)chora fo facta la intrata d(e) la porta qua(n)do essci fora Sa(n)to Ioa(n)ni d(e) li Frati, ch(e) se de-ceva ’na(n)ti <fra> le dui porte, iu(n)to Sa(n)to Leonardo et Sa(n)to Benedicto p(er) ordine de la t(er)ra, ch(e) foreno scassate tucte dui le porte2; et de poi ordi-nero ch(e) fosse una porta dericto la piaczia3.

[125] A dì 10 d(e)l mese d(e) iunio 1549, de la vija idictione, p(er) ordine d(e) Sessa p(er) la venuta de lo il(lustrissi)mo s(ignor)e ducha d(e) Sessa, ch(e) veniva in Sessa da la Magna da sua M(aie)stà Ces(arI)a, ordinero li sessani ch(e) se deves-se far(e) uno archo triu(m)fale alla polita, iu(n)to le poteche d(e) lo il(lu-strissi)mo s(ignore) ducha et la scola de la t(er)ra1; quale dicto archo foreno de-putati p(er) sopresta(n)ti misser(e) Ioa(n)fra(n)cisco Russo, el medicho d(e) Ses-sa, et misser(e) Ioa(n)ni Grasso, ta(n)to dicto archo,// (c. 173v) qua(n)to ad la in-trata d(e) la sop(r)adicta porta2; et li dicti mastri ma(n)disi foreno mastro Bactista et suo figlio d(e) casa de la Ripa et mastro Sabba<st>io ma(n)dese de dicta cità, et altri frosteri3.

[126] A dì 20 d(e) iunio 1549, ch(e) fo lo dì del Corpo d(e) (Cristo), fo una bello p(ro)cessione co(n) multi belli misterii, d(e) li q(u)ali fo facto allo merchato Soddomo et Gomorra ch(e) se ardecte p(er) la soddomia1; alla U(n)ciata foreno facti dudici sibbille, ch(e) ogniuna dicevano d(e) la venuta d(e) (Cristo) et d(e) la Incarnatione, et de poi fo annunciata la Mado(n)na co(n) multi belli misterii: cer-to fo bella cosa ad veder(e)2. De poi vespera, p(er) ordine d(e) lo s(ignor)e do(n) Lope, fo fact a la resegna d(e) li ho(m)mini d(e) Sessa et casali, p(er)ch(é) ha-veva da venir(e) lo il(lustrissi)mo s(ignor)e ducha d(e) Sessa, dove foreno co(n)-tati d(e) archibusieri ce(n)tonova(n)tacinquo et ce(n)tocinqua(n)ta picche, ch(e) certo fo una bella mostra ad Sa(n)to Ioa(n)ni3.//

[127] (c. 174r) A dì 23 d(e)l mese d(e) iunio 1549, d(e) la vija idi(ctione), lo r(eve-ren)do ep(iscop)o d(e) Sessa Bartholomeo Albano d(e) Oriveto ve(n)ne in Sessa, q(u)ale veniva da Roma co(n) el il(lustrissi)mo s(ignore) ducha d(e) Sessa1. El

[123] 1 strata] la seconda t corretta su r; 2 i(dest) Sca(n)nasoce] aggiunto in fine paragrafo con altro colore d’inchiostro, diverso anche da quello adoperato per la notizia successiva.[124] 1 la porta] -a di la corretta su e; 1 et s(ignore) do(n)] s(ignore) inserito nell’interlinea tra et e do(n); 3 ordinero] ro inserito nell’interlinea. [125] 3 frosteri] -i corretta su e. [126] 3 fact[a]] la vocale finale assorbita nella rilegatura; 3 ho(m)mini] h corretta su 9; 3 venir(e) lo] -o corretta su a; 3 archibusieri] archifbusieri, con f espunto.

Gasparro Fuscolillo108

s(ignor)e Ducha se restò i Mmola et lo ep(iscop)o passò in Sessa p(er) lo recepir-lo allo episcopato2; dove multi can(oni)ci et preiti li a(n)dero inco(n)tro allo Gar-liano, et alle 24 hor(e) fo in Sessa3.

[128] A dì 24 d(e)l mese d(e) iunio 1549, ch(e) fo lo giorno d(e) sa(n)to Ioa(n)ni Bacti-sta, lo il(lustrissi)mo s(ignor)e ducha d(e) Sessa trasìo de(n)tro d(e) la cità d(e) Sessa, q(u)ale dicto s(ignor)e ducha ve(n)ne da la Magna dove stava el nostro imparator(e) Carlo q(uin)to et sua Altecza el pre(n)cepe d(e) Spa(n)gna suo uni-genito figlio1. El dicto s(ignor)e ducha ve(n)ne p(er) le poste co(n) circha vinti cavalli se(n)cza demorar(e) alcuno giorno ad nesciuna terra et maxima in Roma,// (c. 174v) ch(e) stecte uno dì, secu(n)do io integno, et ve<ne>(n)no ad Fu(n)di el s(ignor)e pre(n)cepe d(e) Sulmone li fe’ trovar(e) uno bello appariczio, et là stecte la nocte2; la matina p(er) te(m)po ve(n)ne ad Mola, dove là fece colacione co(n) multi triu(m)fhi3; et maxima uscier[o] li spagnoli da Gaeta et ve(n)dero ad Mola ad visitar(e) el dicto s(ignor)e ducha, et li fecero una salvaguardia de ar-chibisier(e) co(n) multa allegrecza, et de poi se partìo p(er) venir(e) in Sessa, q(u)ale ce veniva lo s(ignor)e do(n) Berardino suo cio, ch(e) li havea uscito i(n)na(n)t[i] in Roma4; fece ch(e) se apparechao alla Travata ch(e) era la soa lo magnar(e) p(er) la matina d(e) sa(n)to Ioa(n)ni, et esse(n)no dicto s(ignor)e du-cha ch(e) veniva da Mola allo po(n)te d(e) Sa(n)ta Croce, iu(n)to ad Scauli, li u-scìo inna(n)ti el s(ignor)e pre(n)cepe d(e) Sulmon[a] co(n) multi archibusieri et là li fece una salva//guardia (c. 176r) d(e) allegrecza et el s(ignor)e pre(n)cepe co. lo capello in mano uno ad l’autro face(n)dose multe cortesie5; et co. lo s(ignor)e ducha ce veniva multi d(e) Sessa ad cavalli ch(e) li ussciero ’na(n)ti ad Mola, et esse(n)no lo s(ignor)e ducha inseme co(n) lo s(ignor)e pre(n)cepe allo Garliano, el s(ignor)e pre(n)cepe se remase et el s(ignor)e ducha se ne ve(n)ne alla Travata, et là stecte p(er) fi’ alle 20 hor(e)6; et parte(n)dose da la Travata, q(ui)sti de Sessa li inco(n)trero inna(n)ti socto Sa(n)ta Maria d(e) la Piana circha uno miglio, dove se dice ad Parite, et là foreno trece(n)to archibuscieri et tre-ce(n)to picche d(e) ho(m)mini d(e) Sessa7. Subbito ch(e) scoprero el s(ignor)e duca, li sessani tirero tucti co(n) lo archibusi et fecero una bella salvaguardia, et lo s(ignor)e ducha passò p(er) meczo d(e) li archibusi et picche ch(e) fecero allà, dove là ce foreno circha duice(n)to cavalli d(e) Sessa8; et m(issere) Ioa(n)-michele Russo d(e) Sessa como ad capitanio del// (c. 176v) merchato q(ui)llo a(n)no portò lo sta(n)nardo in mano co(n) uno cavallo morello, dove a(n)dava

[128] 1 Magna] segue dove/ stava, espunto; 2 secu(n)do] d corretta su n; 4 uscier[o]] vocalefinale assorbita dalla rilegatura; 4 i(n)na(n)[ti]] lettere finali assorbite dalla rilegatura; 5 Sulmon[a]] vocale finale assorbita dalla rilegatura; [c. 176r] lapsus di numerazione della carta; il salto non corrisponde, difatti, ad alcuna lacuna del testo: cfr. § II.4; 5 archibusieri] ti-tulus su r; 5 lo capello] -o di lo corretta su a; 6 lo s(ignor)e] -o corretta su a; 7 archibuscieri] segue es, espunto; 8 el s(ignore) duca] s. ins. nell’interlinea tra el e duca; 8 lo archibusi] -o corretta su a; 8 passò] ss corretta su altre lettere; 8 cavalli] cavavalli; 9 Russo] segue com, espunto.

Croniche 109

multo bene disposto ad cavalglio, et uno alt(r)o ad pede co(n) una ba(n)dera co(n) la fa(n)taria, chiamato p(er) nome Berardino Ba(n)dera, homo usato in ca(m)po p(er) alfiero9; et esse(n)do (e)l s(ignor)e ducha p(er) lo ca(m)mino d(e) Sa(n)ta Maria d(e) la Piano, p(er) tucta la via inco(n)trava ge(n)te assai, ch(e) certo sua Signoria haveva gra(n) piecer(e) vede(n)no ta(n)ti bassaglii soi in ordi-ne, et passe(n)do dal po(n)te d(e) Ronicho se pigliò gra(n) piecer(e) d(e) tal po(n)te a(n)ticho10; et arriva(n)no ad Sa(n)to Fra(n)cisco, li usciero inna(n)ti li frati dice(n)do «Te Deu(m) laudamus» se(n)cza p(ro)cessione d(e) le terra, et ar-riva(n)do ad Sa(n)to Iacobo d(e) lo burbo là li si(n)dice d(e) la t(er)ra como sta-vano i(n) ordine co(n) lo palio co(n) le arme d(e)l duca in meczo, ch(e) lo dicto palio se inte(n)deva ch(e) valeva sessa(n)ta scuti, et cussì li si(n)dici pigliero lo palio i mmano11;// (c. 177r) q(u)ale dicti si(n)dici se chiamavano p(er) nome lo primo, p(er) gi(n)tilomo, m(issere) Vice(n)czo Gactola, q(u)ale pigliò la brillglia d(e) lo cavallglio d(e) lo s(ignore) ducha, et li dui alt(r)i era m(issere) Mact<e>o Pascali et m(issere) Ioa(m)bactista d(e) Fra(n)cisco12; et li altri foreno lo s(igno-r)e Fabbio d(e) Galluczio, lo iodice d(e) la t(er)ra, et m(issere) Ant(oni)o Gactola et m(issere) Iac(ob)o d(e) Ledesme, et q(ui)sti porterono lo palio in mano13; et lo s(ignor)e ducha a(n)dava co(n) uno cavallglio morello vestito d(e) arme bia(n)-che, et ipso portava uno capello inaurato intercziato co(n) una vesta di sop(r)a d(e) da(m)mascho negro co(n) frisi d(e) oro14; et arriva(n)no ad lo archo triu(m)-fhale alla polita, là foreno scoppati circha duimilia furguri de(n)tro lo archo triu(m)fale, dove el signor(e) ducha se pi<l>gliò gra(n) piecer(e)15; et lo archo triu(m)fale era d(e) tela sop(r)a la legname, co(n) multe belle figur(e) d(e) lo s(ignore) Gra(n) Capitanio et dicti, ch(e) de<n>a(n)ti ce stava lo s(ignore) Gra(n)// (c. 177v) Capitanio suo <b>avo et dereto lo s(ignor)e ducha et duchessa suo patre et mat(r)e dipi(n)to co(n) multe alt(r)e cose16; et de poi scese p(er) Sa(n)to Ioa(n)ni ad Piacza allo viscopato, dove là trovò lo r(everen)do ep(iscop)o d(e) Sessa chiamato p(er) nomo Bartholomeo Albano d(e) Oriveto co(n) lo piu-viale alla porta co(n) li canonici17; et lo recepìo lo s(ignor)e ducha et a(n)dero al-lo autale gra(n)de, dove là fece lo ep(iscop)o le soi cermonie et la benedectione, et ce foreno ca(n)ti in lauda d(e) lo s(ignor)e ducha18. Et de poi se messe ad ca-vallo lo s(ignor)e ducha et addao verso lo castello p(er) la piaczia gra(n)de et tra-sìo de(n)tro lo castello co(n) multa allegrecza, ch(e) certo <fo> una bella vista19;et lo s(ignor)e ducha haveva anni 29 et era iusto homo, benigno et piacebole allo parlar(e), et liberale homo et d(e) bona co(n)sie(n)tia20. Et questa intrata fo del mese d(e) iunio alli 24, in lo giorno d(e) la natività d(e) sa(n)to Ioa(n)ni 154921.//

[128] 11 d(e)l duca] segue et, espunto; 11 li si(n)dici] segue co, espunto; 12 dicti] -i correttasu o; 12 si(n)dici] -i corretta su e; 12 se chiamavano] s corretta su c; 15 circha] r corretta su c;15 pi<l>gliò] pigliò (una lettera, probabilmente l, inserita nell’interlinea su i); 16 triu(m)fale era] tra -ale ed era è stato inserito nell’interlinea et, probabilmente tracciato con matita; 16de<n>anti] de corretta su a; 18 et la benedectione] la inserita nell’interlinea; 19 multa alle-grecza] la seconda -e- corretta su altra lettera; 20 et d(e) bona] et inserito nell’interlinea.

Gasparro Fuscolillo110

[129] (c. 178r) A dì 26 d(e) iunio 1549 fo facta una egloga pastorale inna(n)ti allo s(ignor)e ducha allo castello d(e) Sessa, q(u)ale dicta egloga la recitò Luca An-tonio et Sca(n)dio Testa, fratelli carnali, in laude d(e) lo s(ignor)e Gra(n) Capita-nio et lo s(ignor)e ducha suo pat(r)e et mat(r)e, et de poi lo s(ignor)e ducha p(rese)nte co(n) multe belle resposte et acce(n)ti, ch(e) fo bene recitata1; et ce fo-reno ca(n)ti pastorali adcade(n)no alla materia et ce foreno autorità multe et pie-na d(e) scie(n)tia, ch(e) certo lo s(ignor)e ducha li piacecte assai2. Et la dicta e-gloga la co(m)posse m(issere) Ioa(m)bactista Testa, suo patre, q(u)ali li donò lo originale in mano allo s(ignor)e ducha3.

[130] A dì 29 d(e) iulio 1549 la università d(e) Sessa fece lo prese(n)to allo s(ignor)e ducha, et li donero mille et cinquece(n)to scuti p(er) una car<t>a ch(e) se piglias-se sop(r)a allo domanio d(e) Sessa, co(m)me(n)cze(n)no da lo p(rese)nte anno, tercza p(er) tercza ch(e) ce a(n)davano dui a(n)ni1; q(u)ale dicto s(ignor)e ducha reprichò d(e) no(n)// (c. 178v) volerli acceptar(e) li dicti dinari2; dove se trovò lo s(ignor)e do(n) Berardino prega(n)dolo ch(e) li acceptasse, p(er)ch(é) Sessa re-maniva multo co(n)turbata, et adcussì li acceptò regratia(n)no Sessa de lo bono a(n)nimo3; et adchora li donò Sessa tucte queste robbe sopscripte, (videlicet) in primis vinti pani d(e) zuccharo fino et vi(n)tiuno torcze d(e) cera bia(n)cha et centotre(n)tasei ca(n)deloct<e> bia(n)che et quara(n)ta presucti, ch(e) foro tre ca(n)tara, et vintidui peczi d(e) lardo ch(e) ène uno ca(n)taro et tre vitelle et una soma d(e) oglio4. Et li dicti sindici foreno m(issere) Vice(n)czo Gactola et m(is-sere) Mactio d(e) Pascali et m(issere) Ioa(m)bactista d(e) Fra(n)cisco5; et de pre-se(n)ti particulari d(e) Sessa foreno ta(n)ti ch(e) foreno mirabile cosa6. A dì 27 d(e) iunio lo s(ignor)e ducha fo visitato da lo s(ignor)e Ferrate Carrafha et un alt(r)o s(ignore) de casa d(e) lo Tufho7.//

[131] (c. 179r) A dì 30 d(e) iunio la Roccha d(e) Mo(n)fhino li fece lo prese(n)to d(e) presopti et lardo, leverine et li(n)gue et pulglii et sopressate et alt(r)e cose, se-cu(n)do io inte(n)gno1.

[132] A dì primo d(e) iulio ve(n)ne el marchese d(e) Aviellglio ad visitar(e) el s(igno-r)e ducha1.

[133] A dì 2 d(e) iulio ve(n)ne ad visitar(e) lo s(ignore) Cesaro d(e) Ie(n)naro da Na-p(u)li allo s(ignore) ducha1.

[134] A dì 3 d(e) iulio ène venuta la corte d(e) lo s(ignore) ducha in Sessa, ch(e) foreno circha tre(n)ta muli d(e) carriagio et multi ad cavalglii, ch(e) foreno adpresso ad ce(n)to persuni, ch(e) fo una bella corte qua(n)to pre(n)cepe sia stato in Italia1; et lo dicto s(ignor)e ducha era licterato, elemosina(n)te, d(e) bona vita et liberale,

[129] 3 in mano] dopo ma- due lettere illeggibili espunte. [130] 3 prega(n)dolo] -o corretta su i, visibile il puntino; 3 li acceptasse] -e corretta su i, visibile il puntino; 3 li acceptò] l correttasu c, p corretta su c. [131] 1 secu(n)do io inte(n)gno] inserito in fine paragrafo con ductus ed inchiostro diverso. [133] 1 Ie(n)naro] segue et lo sapone, espunto. [134] il paragrafo è stato ampliato a più riprese: l’inchiostro cambia di continuo; cfr. § III.3; 1 la corte] -e corretta su a; 1 persuni] segue et, espunto.

Croniche 111

ch(e) nost(r)o S(ignor)e Idio ce lo co(n)serva2; et anchora teneva una bella corte qua(n)to sia pre(n)cepe in Italia3. Anchora q(ui)sto s(ignor)e ducha d(e) Sessa se fece volere bene da soi bassagli et amato qua(n)to sia signor(e)4;// (c. 179v) q(ui)sto era amico d(e) ho(m)mini virtuosi, no(n) era tira(n)no anczi liberale, no(n) era soperbo anczi piacebole et umile5. Et ce ve(n)ne s(ignor)e Do(m)micio Caracziola a dì 8 ut sup(r)a6.

[135] A dì 13 d(e) iulio lo il(lustrissi)mo s(ignor)e ducha se levò in arme la sera ad una hora d(e) nocte, vel circha, co(n) tucta sua corte et ge(n)te d(e) Sessa ad cavalglii et ad pedi, co(n) dir(e) ch(e) faceva focho Gaeta et la torre d(e) Sa(n)to I<m>a-to1; dubita(n)no d(e) turchi ch(e) havessero dati ad t(er)ra, subbito lo s(ignor)e ducha a(n)ddò in ordine co(n) ge(n)te de Sessa p(er) fine ad Q(uin)t<o>lo la noc-te, et llà stecte p(er) fine alla matina ad l’albi face(n)do tucta sua delige(n)tia da vero homo d(e) guerra, ch(e) se demostrò da vero cavallgliero, ch(e) certo fo uno magnani<mo> gra(n)de2; dove no(n) fo nie(n)te ch(e) fossero stati turchi3.

[136] A dì 15 d(e) iulio lo il(lustrissi)mo ducha fece far(e) pace m(esser)e Fabbio Testa et misser(e) Nichola Marino d(e) Sessa, q(u)ali alli dì passati foreno missi certi cartelli p(er) la piaczia d(e) Sessa diffide(n)nose l’una parte ad l’autra, dove ce foreno dicte multe i(n)giurie1; et cu(n)ssì lo s(ignor)e ducha li// (c. 180r) applacòet li messe in pace, ch(e) certo fo cosa notata da u(n) signor(e) come q(ui)sto2.

[137] A dì 18 d(e) iulio fo facta una oratione da uno mast(r)o d(e) la preta in laude d(e) lo il(lustrissi)mo s(ignor)e ducha, et fo la materia lo(n)gna, quale la recitò uno suo creato chiamato Macteo d(e) la Preta1; q(u)ale q(ui)sto mastro teneva scola in Sessa, ch(e) havevano ce(n)to ducati lo a(n)no da la università d(e) Sessa2.

[138] A dì 19 d(e) iulio uno figliolo d(e) circha a(n)ni qui(n)dici, chiamato p(er) nome Cesaro d(e) Ferra(n)te d(e) Sessa, recitò circha ci(n)qua(n)ta versi inna(n)ti allo s(ignor)e ducha, q(u)ali li haveva facti ipso dicto Cesaro1; et ce stava lo r(eve-ren)do ep(iscop)o d(e) Aquino p(rese)nte, ch(e) certo lo s(ignor)e ducha ne pi-gliò gra(n) piecer(e), et li fe’ inte(n)der(e) ch(e) fosse a(n)dato allo studio, ch(e) lo s(ignor)e ducha ce lo ma(n)teniva2.

[139] A dì 20 d(e) iulio lo il(lustrissi)mo s(ignore) ducha fece far(e) pace lo s(ignor)e Iulio Cossa co(n) m(issere) Pierri Loisi d(e) Riccha, q(u)ali alli dì passati fecero certe porole et se iochero d(e)// (c. 180v) mani, ita et taliter ch(e) stavano fo-r(e)ussciti da Sessa1; et cu(n)ssì el s(ignor)e ducha li applacò et li messe in pace2;et de le alt(r)e cose succese in Sessa lo s(ignor)e ducha ogni cosa lo adco(n)-

[134] 3 et anchora] cambio d’inchiostro; la notizia probabilmente è stata ampliata successi-vamente; 3 qua(n)to sia] segue stato, espunto; 4 et amato qua(n)to sia signor(e)] inserito in fine paragrafo; 6 Et ce ve(n)ne] tutta la frase inserita in fine paragrafo; 6 s(ignor)e] inseritonell’interlinea. [135] 2 turchi] -i corretta su altra lettera; 2 cavallgliero] titulus su r, espunto;aggiunto -o. [136] 1 q(u)ali] -i corretta su e. [137] 1 lo il(lustrissi)mo] la il(lustrissi)mo; 2 q(u)ale] -e corretta su i. [138] 1 qui(n)dici] titulus pleonastico su q. [139] 1 Pierri] e inseritanell’interlinea su i; 1 taliter] titulus su r, espunto; 1 da Sessa] d tagliata da titulus; 3 adco(n)-czi[a]va] v corretta su altra lettera.

Gasparro Fuscolillo112

czi[a]va, ch(e) certo no(n) ce stava nessciuno pre(n)cepe in q(ui)sto regno ta(n)to da bene como q(ui)sto homo3.

[140] A dì 21 de iulio certi vassalglii soi d(e) la cità d(e) A(n)dria, circha quattro, li prese(n)tò tre sarme d(e) robbe quale foreno czucchari, cera biacha et co(n)-fectiuni, et se diceva p(er) Sessa ch(e) li donero millgle scuti quali no(n) se (n)’inte(n)de haverli receputi, né meno pigliati1.

[141] A dì 25 d(e) iulio 1549, ch(e) fo sa(n)to Iacobo apostolo, foreno giucati dui thori allo merchato d(e) li porczi, et lo il(lustrissi)mo s(ignor)e ducha d(e) Sessa stecte alle finestre d(e) m(issere) Cola Pascali ad vedere1; et li dicti thori ne ferero tre, et maxima uno quasi ad morto2; et lo s(ignor)e do(n) Lope d(e) Arrera lo ordinò, et fece <ta>lgliar(e) dui pedi d(e) olive gaetanesche ch(e) stavano allo largo d(e) lo merchato d(e) li porczi p(er) far(e) lo giocho d(e) li thori3.//

[142] (c. 181r) A dì 27 d(e)l mese d(e) iulio lo tercziero d(e) la piana d(e) Sessa li fe-cero uno prese(n)to allo s(ignor)e ducha d(e) Sessa, q(u)ale foreno sei pertechate inter presutti et puglii, co(n) uno certo sonecto dato allo s(ignor)e ducha ch(e) se ne pigliò gra(n) piecer(e)1.

[143] A dì 29 d(e)l mese d(e) iulio ve(n)nero allo s(ignor)e ducha qua in Sessa li signo-ri electi et si(n)dici d(e) la cità d(e) Vitonte, dove li portero milgle scuti et una soma d(e) robbe ad prese(n)tar(e)1; do(n)ne lo s(ignor)e ducha no(n) li volsero acceptar(e) li milgle scuti, et li ma(n)dò i(n)direto2.

[144] A dì 5 d(e)l mese d(e) agusto 1549, ch(e) fo in dì d(e) sa(n)to Do(m)minicho, de poi la vespera lo il(lustrissi)mo s(ignor)e ducha de Sessa, ch(e) stecte alla ve-spera d(e) sa(n)to Do(m)minicho, a(n)dò allo castello et da la finestra volse ve-der(e) la mostra d(e) li soi vassa(n)glii como stavano in ordine co(n) arme, be(n)ch(é) no(n) foreno tucti1; dove sua Signoria hebbe assai piacer(e) da la fine-stra del castello co(n) allegrecza assai2; [...] (continua in 1442)

[145] A dì 20 d(e) agusto il il(lustrissi)mo s(ignor)e pre(n)cepe d(e) Sulmone ve(n)ne in Sessa ad visitar(e) il il(lustrissi)mo s(ignor)e ducha d(e) Sessa1.//

[139] 3 no(n) ce] segue ne, espunto. [140] 1 quali] da qui in poi la parte finale del periodo ri-sulta inserita in fine paragrafo; 1 meno] inserito nell’interlinea. [141] 1 giucati] g- aggiuntadavanti a jucati; 2 ferero] la seconda e corretta su i, visibile il puntino; 2 quasi] inseritonell’interlinea; 3 p(er) far(e) lo gioco d(e) li thori] inserito in fine paragrafo; l’inchiostro a-doperato è identico a quello usato per l’inserimento in fine paragrafo lib. IIa 140.1. [142] 1 sonecto] -o corretta su a. [143] 2 et li ma(n)dò i(n)direto] inserito in fine paragrafo; segue la notizia espunta con tratti obliqui: «A dì <9> d(e) agusto 1549 lo il(lustrissi)mo s(ignor)e du-cha d(e) Sessa a(n)dò ad Traietto ad visitar(e) la il(lustrissi)ma si(n)gnora pre(n)cepessa d(e) Sulmone, dove llà stecte tucto q(ue)llo giorno ad piecer(e) lo s(ignor)e ducha d(e) Sessa co(n) lo s(ignor)e pre(n)cipe d(e) Sulmone» (con la -o- di Sulmone corretta su a). [144] 1 stecte] -e corretta su a; 1 co(n) arme] inserito nell’interlinea; 2 piacer(e)] pia/ecer(e) (con la prima eespunta); 2 allegrecza assai] la notizia, che continua a c. 181v, viene interrotta a causa dell’inserimento successivo, a pié pagina, della notizia del §145: Fuscolillo evidentemente la inserì in uno spazio rimasto vuoto senza accorgersi che la notizia del 20 agosto non era con-clusa, ma continuava nella carta successiva: cfr. § III.1.5.

Croniche 113

[1442] (c. 181v) (continua dal § 144) [...] quali dicti vassalglii romanero ta(n)ti co(n)-te(n)ti d(e) veder(e) uno signor(e) ta(n)to benigno verso li bassagli, ch(e) p(er) tucto lo regno d(e) Nap(u)li se ne fa gra(n) stima d(e) tal signor[e], et ch(e) tucte le terre d(e) li baroni d(e) Nap(u)li haveno invidia de li bassalgli d(e) lo s(ignor)e ducha d(e) Sessa co(n) dir(e) ch(e) lo s(ignor)e ducha d(e) Sessa ène lo primo pre(n)cepe d(e) q(ui)sto regno ch(e) li tene tucti co(n)te(n)ti soi bassalgli, ch(e) nostro Signor(e) Idio sia pregato ch(e) li dona vita logna allo signor(e) nostro ducha d(e) Sessa, ch(e) certo io no(n) porria co(n) mia ligua scriver(e) in carta le laude d(e) quisto signor(e) nost(r)o ducha d(e) Sessa3.

[146] A dì 3 de (set)te(m)bro 1549, octava idi(ctione), fo recitata una egloga de li figlii de m(issere) Ioa(m)bb(attis)ta Testa inna(n)ti allo s(ignor)e duca de Sessa allo castello de Sessa1.

[147] A dì v de sette(m)bro 1549, viij° idi(ctione), fo recitata una comedia de Plauto da li figli de m(issere) Curcio Se<ssa> inna(n)ti allo s(ignor)e duca de Sessa allo castello, ad hora dui de nocte vel circa, q(u)ale dicto s(ignor)e se ne pigliò gra(n)de piacer(e), (et) maxima fo licterata1;// (c. 182r) et questa dicta comedia la ordinò m(issere) Curcio medico, et ce foreno li soi figlioli et altri figlioli de Sessa et fo recitata bene2.

[148] A dì 9 de septe(m)bro 1549, viij° idi(ctione), ve(n)nero in Sessa s(ignor)e do(n) Garzia, che era figlio del vecerré de Nap(u)li do(n) Petro de Tholeto, et lo s(ignor)e marchese de la Valla ciciliana, do(n) Petro de Midocza castellano de Nap(u)li, ad visitar(e) lo s(ignor)e duca de Sessa1; dove lo trovò ch(e) era a(n)-dato ad caczia, et ve(n)ne la sera ad una hora de nocte lo s(ignor)e duca2; dove q(ui)sti dui signori c<e> stettero sulo una nocte in Sessa et la matina p(er) te(m)po se partero tucti dui p(er) Nap(u)li3.

[149] A dì ii d(e) (set)te(m)bro 1549, octava idi(ctione), fo facto uno plu(bi)co (con)siglio alla polita de Sessa ch(e) se havessero facti li officiali de la t(er)ra, dove ce hebbe nascer(e) sca(n)naro p(er) lo s(ignor)e duca voleva ch(e) fosse facte le fave le lupini, dove prete(n)diva alcune casate de Sessa1. [Li] citadini vo-levano intrar(e) in loco de li ge(n)tilomini co(n) la parte de lo s(ignor)e do(n) Lope de Arrera ch(e) have messa q(ue)sta t(er)ra in bria gra(n)de p(er) faurir(e) casa de Florimo(n)te et casa Testa et altre casate d(e) q(ui)lli ch(e) pareno ad ip-so co(n)tra alli ge(n)tilomini et altri citadini de Sessa2; dove no(n) fo co(n)cluso ne(n)te del co(n)siglio, p(er)ché stavano co(n)sertati la parte adversa, co(n) fa-gor(e) de do(n) Lope, che notar(e) Ioa(n)ni Floredasa// (c. 182v) Sessa queste pa-role che lo s(ignor)e duca dechiarasse li ge(n)tilomini quale erano, et de poi fos-se facto lo co(n)siglio3; et cussì pigliero la dicta parola4.

[1442] 3 signor[e]] vocale finale nella rilegatura; [146-152] i §§ 146-152 sono stati redatti da mano cfr. § II.9.3. [147] mano 1 Se<ssa>] segue Frac° de Frac°, espunto; 1 vel circa, q(u)ale] vel q(u)ale circa; 1 dicto] i corretta su altra lettera. [148] mano [149] mano 1 of-ficiali] a inserita nell’interlinea su i.

Gasparro Fuscolillo114

[150] A dì 12 de (set)te(m)bro de la viij° idi(ctione) 1549 ve(n)ne ad visitar(e) lo s(i-gnor)e duca de Sessa in Sessa lo s(ignor)e Placito de Sa(n)gue(n)ne et lo s(i-gnor)e Ia(n)thomasi de Capua, napulitani1.

[151] A dì 14 de (set)te(m)bro, ch(e) fo sabbato de la viij° idi(ctione) 1549, fo colata la ca(m)pana nova de lo episcopato de Sessa de(n)tro lo palaczo p(er) m(issere) Ant(oni)o Siciliano in te(m)po de lo r(everen)do episcopo de Sessa p(er) nome chiamato m(issere) Bartholomeo Albano de Oriveto, et la ca(m)pana pesò ci(n)-quo ca(n)tara de peso, se(n)<z>a le decine e rotoli1.

[152] A dì 15 de (set)te(m)bro de viij idi(ctione) 1549 fo facto uno co(n)siglio publico in lo castello de Sessa, p(rese)nte lo s(ignor)e il(lustrissi)mo duca de Sessa, de fareno li officiali de la università de Sessa1; q(u)ale lo s(ignor)e duca ordinò co.

le fave et lupini erano q(ui)lli de fosse facti li officiali et le fave no, de manera ch(e) ordinero li sei ge(n)tilomini et li sei citadini et li sei popolani et li più voti co(n) lopi<n>i erano li officiali et de poi romanero ad quattro de li più voti et sic de singulis et le cartucze foreno in esse inbussulate2 [...].//

[153] (c. 184r) ... allo s(ignor)e ducha d(e) Sessa d(e) ducati ce(n)to d(e) puglii, cera, presucti, crastati et leverine; et lo iorno seque(n)te lo fece la Roccha d(e) Mo(n)-fino uno alt(r)o prese(n)to, et lo fedo d(e) Corgliano li fece un alt(r)o prese(n)to bello1.

[154] A dì 14 d(e)l mese d(e) frebaro 1550 foreno facte cose mirabile in Sessa allo merchato d(e) li porczi da uno d(e) t(er)ra d(e) Bari chiamato p(er) nome Cola Iac(ob)o d(e) Iacobello, (videlicet) sop(r)a d(e) uno fonecello puticzao ca(m)mi-ne(n)no alla lerta, co(n) multe alt(r)e cose ch(e) fece in su lo funicello1.

[155] A dì <19> d(e) p(rese)nte lo sop(r)adicto homo puticzò allo largo d(e)l castello co(n) uno funicello, lo q(u)ale fece più cose mirabile, et ce fo lo s(ignore) ducha d(e) Sessa alla fenesta d(e) la torre gra(n)de ad veder(e) co(n) el r(everen)do ep(iscop)o d(e) Aquino1.//

[156] (c. 184v) A dì ultimo d(e) frebaro lo il(lustrissi)mo s(ignor)e pre(n)cepe d(e) Stilgliano ve(n)ne in Sessa ad visitar(e) lo il(lustrissi)mo s(ignor)e ducha d(e) Sessa et fo hora ch(e) magnao lo s(ignor)e ducha1; et lo il(lustrissi)mo s(ignor)e pre(n)cepe no(n) magnò, ma stecte in capo d(e) tavola, et se fecero multe occo-le(n)cze insemi2; et d(e) poi subbito se partìo el pre(n)cepe p(er) Thiano, et lo s(ignor)e ducha lo adco(m)pagnao allo venir(e) et allo partir(e) circha alcuno miglia fora d(e) Sessa3. La nome de lo s(ignore) ducha d(e) Sessa Co(n)salvo Ferna(n)do4.

[157] A dì 18 d(e) marczo lo il(lustrissi)mo s(ignor)e ducha d(e) Sessa se partìo da Sessa et a(n)dò alla Roccha Mo(n)tragone, ch(e) fo la matina, lo q(u)ale lo ad-

[150] mano 1549] segue fo facto, espunto. [151] mano 1 de peso se(n)<z>a le decine e rotoli] clausola aggiunta in fine paragrafo dalla stessa mano cui si deve l’inserimento del lib. IIa 279.2, non identificabile né con né con né con Fuscolillo cfr. II.9. [152] mano

[155] 1 torre] -e corretta su a. [156] 1 ultimo] inserito nell’interlinea su 18, espunto; 1 fo hora] fo hara; 4 La nome] tutto il periodo inserito in fine paragrafo.

Croniche 115

spectava lo s(ignor)e pre(n)cepe d(e) Stilgliano et la s(ignor)a pre(n)cepessa; et lo s(ignor)e pre(n)cepe li a(n)dò inco(n)tra all’Aulivella1; et la sera tornao el s(ignor)e ducha ad Sessa2.

[158] A dì 19 d(e) marczo ve(n)ne el marchese d(e) Pulignano co(n) un altro ge(n)-tilomo ad visitar(e) lo s(ignor)e ducha in Sessa1.

[159] A dì 20 d(e) marczo lo s(ignor)e ducha se partìo da Sessa p(er) Napuli p(er) le poste p(er) la via d(e) li vagni1.//

[160] (c. 185r) A dì 28 d(e)l mese d(e) aprile 1550 foreno levati li corpi morti d(e) lo il(lustrissi)mo s(ignor)e ducha et la s(ignor)a duchessa ch(e) stavano ad Sa(n)to Fra(n)cisco d(e) Sessa, lo <pat(r)e et la mat(r)e d(e) lo il(lustrissi)mo s(ignor)e ducha d(e) Sessa, do(n) Co(n)salvo, q(u)ali dicti corpi li portero in Spa(n)gna p(er) volu(n)tà d(e) lo s(ignore) ducha1; q(u)ali dicti corpi morti ce stectero cir-cha 25 a(n)ni ad Sa(n)to Frac(isc)o d(e) Sessa2. Et a dì 8 d(e) magio se partìo lo s(ignor)e ducha da Nap(u)li p(er) Roma p(er) mar(in)a di Gaeta, et de poi se ne a(n)dò p(er) le poste in Roma, dove llà stecte circha octo giorni et visitò sua Sa(n)tità papa Iulio tercio3; et de poi se partìo p(er) a(n)dar(e) in Fia(n)dera dove stava sua M(aies)tà co(n) el pre(n)cepe d(e) Spagna suo figlio4.

[161] A dì 6 d(e) agusto 1550 lo il(lustrissi)mo s(ignor)e precepe d(e) Stilgliano piglao possesione d(e) la Roccha d(e) Mo(n)fhino, ch(e) ce la ve(n)deo lo il(lu-strissi)mo s(ignore) ducha d(e) Sessa p(er) sidicimilia ducati, secundo io in-te(n)gno1.//

[162] (c. 185v) Del mese d(e) agusto 1550 fo facta la ma(n)tra d(e) le bestie ch(e) se admaczano d(e) la carne p(er) Sessa, dove dicta ma(n)tra fore la porte d(e) lo ba-gno sotte la possessione d(e) notar(e) Ioa(n)ni Floradasa et via publica da dui ba(n)ne, et fo in te(m)po d(e) lo s(ignor)e do(n) Lope d(e) Arrera covenator(e) d(e) Sessa1; et la voccziaria overo zia(n)che, iu(n)to lo iardini d(e) m(issere) A-gustino Testa, dove stava ’na(n)ti la ma(n)tra2. A dì 12 d(e) octobro foreno co(m)me(n)czate le czacch(e) nove, dove sta(n)no mo’ al p(rese)nte iu(n)to ad l’orto d(e) m(issere) Ag<u>stino Testa, et fo quarturzaro Antonino d(e) Truccho lo p(rese)nte a(n)no3. A dì 6 d(e) nove(m)bro in Sessa ce ve(n)ne uno giga(n)te d(e) palmi nove d(e) altecza, respo(n)de(n)noli tucti li me(m)bri d(e) statura, et fo italiano pulgliese et homo d(e) circha 35 anni4.

[163] A dì 11 d(e)l mese d(e) dece(m)bro 1550 se adsectò p(er) officiale seu corverna-tor(e) lo s(ignor)e Ioa(n)ni Colglio ispano in coverno d(e) Sessa, lo quale faceva iusticia expedita et era bono cristiano, ad quello ch(e) se inte(n)de et vede d(e) facti// (c. 186r) soi1; ad quisto homo no(n) era soperbo, ancho piacebole allo par-lare, et gustumato d(e) ogni bo(n)tà2.

[159] 1 da] d tagliata da titulus. [160] 1 et la] d(e) la. [160] 3 a dì] d corretta su 8; 3 mar(in)a] m corretta su p. [161] 1 s(ignore)] s. inserita nell’interlinea tra il.mo e ducha; 1 secundo io in-te(n)gno] inserito in fine paragrafo con colore d’inchiostro differente da quello adoperato in questa notizia e nella successive. [162] 2 la ma(n)tra] -a corretta su e; 3 dì 12] 2 corretta su i;3 a(n)no] titulus pleonastico su a; 4 anni] titulus pleonastico su a. [163] 1 soi] segue lineetta obliqua.

Gasparro Fuscolillo116

[164] A dì 2 d(e)l mese d(e) marczo 1551 ce stavano presuni 66 allo criminale et allo civile, et p(er) causa d(e) uno homo sfamato, latro, omicidiale chiamato p(er) nome Gloctelglia, co(n) dir(e) ch(e) li haveano dato ad magniar(e) et bever(e), et allogiatolo alcuni de loro ho(m)mini d(e) Thoralto1: ne messe presone circha cinqua(n)tacincho allo civile lo s(ignor)e Ioa(n) Colles, p(er)ch(é) se deliberò ch(e) nesciuno vassalglio d(e) lo s(ignor)e ducha havesse presumato d(e) allo-giar(e) allcuno forescito nello duchato d(e) Sessa2; et quisto era uno homo ch(e) no(n) faceva gratia altro ch(e) iusticia et né ma(n)cho era tira(n)no ch(e) p(er) prese(n)ti havesse facto alcuno fagor(e) d(e) gra(tia)3. Questo ène quello ch(e) se inte(n)de p(er) fi’ al p(rese)nte4.

[165] A dì ii d(e) frebaro 1551, ch(e) fo quatragesima, ve(n)ne ad predicar(e) ad Sessa frate Ambrosio d(e) Vagnoli d(e)ll’ordine d(e) sa(n)to Do(m)minicho, lo q(u)ale frate era// (c. 186v) d(e) te(m)po d(e) anni 55, vel circha, era mastro in thelogia et se fe’ honor(e), et era docto et d(e) bono spiritu d(e) (cri)stiano1; et se mosse ad voler(e) far(e) la tribuna d(e) Sa(n)to Do(m)minicho, ch(e) pregò tucti li ho(m)mini et fe(m)mene d(e) Sessa ch(e) havessero missi li dinari p(er) dicta tri-buna p(er) elemosina2; et ipso <d>icto frate A(m)brosio a(n)dò p(er) Sessa fa-ce(n)no la cercha insemi co(n) lo s(ignor)e do(n) Lope d(e) Arrera et lo s(ignor)e Fabbio d(e) Gallucio et lo s(ignore) vichario et m(issere) Pirro Pascale, ch(e) fo-reno eletti et deputati da Sessa3. Del iubileo de l’anno Sa(n)to in Sessa, ch(e) fo d(e) quatragesima d(e)l 1551, foreno facta d(e) elemosina ducati ce(n)tocin-qua(n)tauno infra tucte quattro le ecclesie deputate da sua Sa(n)tità papa Iulio tercio, ch(e) le ecc(lesi)e foreno queste4: lo episcopato, la U(n)ciata, Sa(n)to Do(m)minicho et Sa(n)ta Anna5; et durava p(er) q(uin)dici giorni ad visitar(e) le sop(r)adicte ecc(lesi)e p(er) guadangnar(e) lo iubileo d(e) a(n)no Sa(n)to, ma du-rao tucta quatregesima p(er) fi’ lo dì d(e) Pascua6.//

[166] (c. 187r) A dì 14 del mese d(e) magio 1551 la nocte seque(n)te ad hore 4 trapas-sao da questa vita p(rese)nte la signora do(n)na Maria mogliere d(e) lo signor(e) do(n) Berardino d(e) Cordua, et suo corpo sta ad Sa(n)to Do(m)minicho d(e) Sessa1; et lo r(everen)do cap(ito)lo d(e) Sessa ce have celebrata la messa, lo q(u)ale do(n) Thomasi d(e) Milano can(oni)co d(e) Sessa la ca(n)tao la dicta messa2.

[167] A dì primo d(e) (set)te(m)bro 1551 fo facto publico co(n)silglio li sessani p(er) farno li officiali de Sessa como co(n)sueto et sollito, et fo facto si(n)dico p(er) gi(n)tilomo m(issere) Do(m)minicho dell’Isola, p(er) citadino m(issere) Micio d(e) Roccha et p(er) lo popolo mastro Ioa(n)ni Carczione1; lo capitanio d(e)l merchato m(issere) Iulio Cossa, lo mastro portholano m(issere) Ioa(n)michele

[164] 1 alcuni ] c corretta su l; 1 loro] lomoro (con mo espunto). 1 Thoralto] h corretta su o; 2 forescito] -o corretta su a. [165] 2 tucti] -i corretta su a; 3 <d>icto] -o corretta su a; 3 d(e) Galluccio] inserito successivamente nell’interlinea con colore d’inchiostro diverso; 3 Pascale] seconda a corretta su l. [166] 2 celebrata] r corretta su a. [167] 1 et fo facto] et lo facto; 2 por-tholano] h corretta su o.

Croniche 117

Russo, li grassieri d(e) la terra lo s(ignor)e Ioa(n)fra(n)cisco d(e) Tra(n)sa, m(is-sere) Beldisarro d(e) Minarcha et mastro Marcho Serracino,// (c. 187v) li mastri de la U(n)ciata m(issere) Loisi Cossa, m(issere) Cola Iac(ob)o Parisi et mastro Frac(isc)o Cortellaro2.

[168] A dì 10 d(e) (set)te(m)bro 1551 se assettò p(er) officiale seu covernator(e) lo si-gnor(e) Scipione Tarracina napulitano, lo iodice d(e) la terra m(issere) Federicho d(e) Curtis d(e) la Ca<v>[a]1.

[169] Del mese d(e) magio 1552 lo il(lustrissi)mo signor(e) pre(n)cepe d(e) Stilgliano pigliao possessione d(e) Charinola, q(u)ale lo have co(m)parato sesa(n)tamilia ducati da lo il(lustrissi)mo signor(e) ducha d(e) Sessa p(er) via d(e) lo signor(e) Ioa(n) Ramiero, suo factor(e)1.

[170] Del mese d(e) magio 1552 in Sessa fo facta d(e) novo le scole d(e) li mastri d(e) imparar(e) gramaticha1; q(u)ale scole ène quelle dove se dice alla polita, iu(n)to dove se rege iusticia, et de socto ce so(n)no certe poteche d(e) cauczolari et la via publica da dui ba(n)ne, facte le dicte scole p(er) la università d(e) Sessa2; et m(issere) Ioa(n)fracisco medico d(e) Sessa fo factor(e)// (c. 188r) et origene d(e) farle murar(e) et pintar(e) co(n) certe licter(e) ’na(n)ti le finestre di fora la piac-zia maior(e), q(u)ale diceno ...3; q(u)ale io no(n) le ho scripte p(er)ch(é) no. lesapeva alla me(n)te, a(n)date ch(e) le trovarrete allo muro d(e) le scole alla p<ia>ia publica4; q(u)ali dicti mastri foreno q(ui)lli ch(e) lassao m(issere) Mar-cho d(e) Romanis q[u]a(n)do morcze, ch(e) lassao ducati ce(n)to p(er) li mastri d(e) scola ch(e) fossero dui, uno quara(n)ta et lo alt(r)o sessa(n)ta5; et m(issere) Io(n)fra(n)cisco Russo d(e) Sessa medico i(n)treme(n)te fosse vivo et distribui-tor(e) d(e) ce(n)to ducati alli mastri, et la università d(e) Sessa fosse erede ma so-lu(m) lo sop(r)adicto m(issere) Ioa(n)fra(n)cisco fosse usufructuario d(e) dicte robbe, et ch(e) fosse tenuto dar(e) alli mastri d(e) scola ducati ce(n)to6. P(er) si(n)nico fo lo s(ignor)e Do(m)minicho d(e) l’Isola, m(issere) Micio d(e) Roccho d(e) Sessa, et Ioa(n)ni Carczione cauczolaro lo p(rese)nte anno7.

[171] A dì 30 d(e)l mese d(e) magio 1552 ve(n)dero da Nap(u)li ad ’logiar(e) ad Sessa p(er) una nocte circha quattroce(n)to la(n)czechinecche, et la matina passero et a(n)dero in Gaeta p(er) ordini d(e) sua Ex(cellen)cia lo vecerré d(e) Nap(u)li, do(n) Petro d(e) Toleto, et li foreno facte le spese alli sop(r)adicti <fanti>1.//

[168] 1 la terra] segue Fede, espunto; 1 d(e) la Ca<v>[a]] inserito in fine paragrafo con colore d’inchiostro uguale a lib. IIa 170.4; lettera finale nella rilegatura. [170] 1 scole] -e corretta su a; 2 dove] ve inserito nello spazio tra do e se; 4 quale io...] il periodo inserito successivamente con inchiostro diverso da quello adoperato per la scrittura della notizia, ma uguale all’aggiunta in fine paragrafo lib. IIa 168.1 (cfr. anche l’aggiunta Galluccio lib. IIa 165.3),nello spazio evidentemente lasciato inizialmente vuoto: cfr. §. III.3; 4 trovarrete] -e- correttasu i, visibile il puntino; 4 d(e) le] -corretta su a; 6 ce(n)to] seguono due lineette oblique; 7 si(n)nico] co corretta successivamente con inchiostro diverso su do; 7 Roccho d(e) Sessa] -o corretta su a, d(e) Sessa nell’interlinea; 7 p(rese)nte anno] segue l’annotazione: reverte fo-liu(m) alli altr(r)i libri; l’inchiostro adoperato è uguale a quello usato per lib. IIa 170.4. [171] 1 ad ’logiar(e)] d corretta su l; 1 circha] c- corretta su q; 1 do(n)] do(n)no con -o espunto.

Gasparro Fuscolillo118

[172] (c. 188v) A dì 8 d(e)l mese d(e) iunio 1552 la università d(e) Sessa li ma(n)dò ce(n)to et ci(n)quo ducati p(er) m(issere) Ioa(n)michele Russo d(e) Sessa ad li sop(r)adicti soldati p(er) q(ui)ndici lectola da dormir(e) p(er) ordine de sua Ex-celle(n)tia1.

[173] A dì 4 d(e)l mese d(e) iulio fo nova i(n) Sessa como i(n) Nap(u)li fo misso i(n) ba(n)no d(e) la moneta d(e) li carlini d(e) octo grana, et d(e) nove grana fo leva-ta1.

[174] A dì 15 d(e)l mese d(e) iulio 1552 fo nova in Sessa como la armata d(e) lo Tur-cho ve(n)ne ad star(e) ad Proceda et lo porto d(e) Baia, et là d(e)morò p(er) certi giorni1.

[175] A dì 18 d(e)l mese iulio 1552 bisognò Sessa co(n) li terczieri dar(e) duimilia et ci(n)quoce(n)to to(m)mola d(e) grana in Gaeta portato ad Primo Porto alle spese d(e) Sessa se(n)cza dinari, co(n) dir(e) ch(e) lo pagara(n)no i(n) Gaeta1.//

[176] (c. 189r) A dì 21 d(e)l mese iulio 1552 in Sessa fo vista passare la armata de lo Turcho verso Gaeta et a(n)dava de(n)tro mare circha quattro milglia, et fo ad ho-ra d(e) vespera, et la dicta armata se deceva ch(e) era circha duice(n)to vele gros-se como so(n)no galere1; et tucta Sessa stecte co(n) gra(n)dissima pagura, nocte et giorno co(n) gra(n)de guardie2.

[177] Eode(m) die la sop(r)adicta armata deo ad porto ad Scauli et inadriva(n)do smo(n)tero pariczi turchi et sallgliero ad Traiecto, do(n)ne pigliero circha dui-ce(n)to anime co(n) lo castellano, ch(e) lo pigliaro ad bona fede1; et adbrusaro Traiecto et Castello n<o>ra<t>o, et qua(n)ta bestiame trovero, tucte le admacza-ro2.

[178] A dì 22 d(e)l mese d(e) iulio, la matina p(er) te(m)po, se partero la dicta armata da Scauli et addero i(n) alti mari1; no(n) se pocte saper(e) dove tirao2.//

[179] (c. 189v) A dì 23 d(e)l mese d(e) iulio ve(n)ne un alt(r)o (com)misario da sua Ex(cellen)cia ch(e) tucti grani et alt(r)e victuaglie et carne salata fosse a(n)dato i(n) Gaeta, et fo facto ma(n)dato expressa ad tucti previti et alt(r)<e> regione ch(e) i(n)fra termino d(e) tre dì havessero portato grano ad Gaeta1; et lo dicto co(m)missario co(n) sidici d(e) Sessa, como inimici d(e) religiosi, fe’ tassa, ch(e) lo ep(iscop)o d(e) Sessa lo tassero trece(n)to to(m)mola d(e) grano et trece(n)to lo cap(ito)lo et clero2.

[180] Eode(m) die tucta Sessa sca(m)marao p(er) le mo(n)ta(n)gne d(e) sop(r)a la noc-te et lo giorno le fe(m)mene et robbe et figlioli, ch(e) certo no(n) se romase po-cha ge(n)te in Sessa tale crudilità1; et tuctavia li (com)me(n)ssari iu(n)gneano in Sessa p(er) levarce tucte le robbe co(n) gra(n)dissime (com)messioni d(e) rebel-lione, et li malati erano assai i(n) Sessa2.// [...]

[181] (c. 02 1r) A dì 4 d(e) agusto ve(n)ne lo co(m)missario d(e) la grassa d(e) Gaeta ad far(e) uno ma(n)dato allo cap(ito)lo et clero et tucti monasterii et p(ro)curaturi

[176] 1 Sessa fo] Sessa fo/ fo (il primo fo espunto). [177] 1 Traiecto] -o corretta su a; 2 Traiecto] -o corretta su a. [178] 1 da Scauli] d tagliata da titulus; 2 tirao] -o corretta su altra lettera. [179] 1 (com)misario] la seconda i nell’interlinea su r. [180] 1 crudilità] r corretta su l; 2 gra(n)dissime] -e corretta su a.

Croniche 119

d(e) ecc(lesi)e ch(e) debiano co(n)signar(e) mille th(ommo)la d(e) grano ad Pri-mo Porto p(er) Gaeta, ad pena d(e) perder(e) qua(n)to havean[o] et d(e) rebellio-ne1; ch(e) la Ternità fo tassata trece(n)toci(n)qua(n)ta th(ummol)a d(e) grano et certo orgio, lo ep(iscop)o d(e) Sessa duice(n)tosessa(n)ta, la U(n)ciata tre(n)ta, lo cap(ito)lo circha duice(n)to et li alt(r)i monasterii d(e) frati et monach(e) se-cu(n)do la facultate lor[o]2. Et li si(n)dici d(e) Sessa ne foreno causa d(e) le no-stre pagarie3.

[182] A dì 7 d(e) agusto, la do(m)menecha matina, ve(n)ne la armata d(e) lo Turcho ad dar(e) ad Mola1. Lo s(ignor)e do(n) Lope fece far(e) la mostra d(e) li ho(m)mini d(e) Sessa ch(e) ge(n)te ce stava p(er) facto d’arme2; li sessani ma(n)dero assai cavalli alla// (c. 02 1v) marina adbasso p(er) i(n)te(n)der(e) ch(e) motivo faceva la armata co(n) ordine d(e) do(n) Lope3.

[183] La nocte seque(n)te la armata se partìo da Mola et se i(n)te(n)de esser(e) a(n)data verso P(ro)ceda, do(n)ne dicti turchi adbruscero Mola, Maranola et altri casali co(n)vecini, ch(e) fo uno gra(n)dissimo da(n)no1; et li sessani stavano co(n) ta(n)ta pagura ch(e) fecero fugir(e) tucte le do(n)ne et robbe for(e) d(e) Sessa, et lo s(ignor)e do(n) Lope fe’ ordine ch(e) tucti li ho(m)mini d(e) arme fossero a(n)dati adbasso alla marina co(n) q(ui)sti alt(r)i d(e) Sessa, ch(e) fo una bella co(m)pagnia d(e) ge(n)te d’arme bene i(n) ordine2. De poi no(n) adbisognò, ch(e) se tornero da Derola, p(er)ch(é) la armata a(n)dava verso Nap(u)li3.

[184] A dì 8 d(e) agusto [lo] lucutene(n)te d(e) lo co(m)missario li ve(n)ne ordine da lo co(m)missario generale da Tiana ch(e) tucti q(ui)lli ch(e) no(n) havessero ma(n)-dati// (c. 02 2r) li grani ad Primo Porto ch(e) pagassero la pena d(e) mille ducati, et lo cap(ito)lo ce a(n)dero ad repricar(e) co(n) dir(e) ch(e) li havea data tre dì d(e) te(m)po, et p(er) no(n) posserlo ma(n)dar(e) p(er) la armata ch(e) stava ad Mola et né ma(n)cho la var<cha> stava ad Primo Porto1; ch(e) certo el cap(ito)lo have havuto uno gra(n)dissimo fastidio d(e) q(ui)sto facto d(e) questo grano, ch(e) par(e) ch(e) siamo dati i(n) preda2.

[185] A dì 20 d(e) agusto ve(n)ne uno co(m)missario ch(e) la università d(e) Sessa li havesse da dar(e) septemilia sostara d(e) oglio p(er) la corte regia co(n) gra(n)-dissimi ba(n)ni, et d(e) poi foreno reducti li sessani ad tremilia sostara ch(e) pa-gassero1.//

[186] (c. 02 2v) A dì 28 d(e)l mese d(e) agusto 1552 foreno fatti li officiali d(e) Sessa1:p(er) sindici m(issere) Prospero d(e) la Marra p(er) gintilomo, p(er) citadino mis-

[181] 1 qua(n)to] q tagliata da titulus; 1 havean[o]] fuori margine; 2 lor[o]] fuori margine; 3 foreno] forero. [182] 1 ve(n)ne] -e su a. [183] 1 se partìo] s corretta su d; 1 do(n)ne dicti] -i corretta su e. [184] 1 locutene(n)te d(e)] inserito su lo co(m)missario; 1 ma(n)dati] -i correttasu o; 1 Porto] -o corretta su a; 1 et lo] segue previti, espunto. [184] 2 have havuto] -o correttasu e; 2 preda] segue, espunto: A dì 28 d(e)l mese d(e) agusto 1552 foreno facti; Fuscolillo in-terrompe l’annotazione per rispettare l’ordine cronologico; la notizia viene infatti riscritta al lib. IIa 186, dopo quella del 20 agosto. [185] 1 reducti] u corretta su i. [186] 2 m(issere) Pro-spero] m. nell’interlinea.

Gasparro Fuscolillo120

sere Micio Pascali, p(er) lo popolo Petruczio d(e) Thruccho, et foreno facti p(er) lo mese d(e) (set)te(m)bro prossimo da venir(e) d(e) la xja idictione2; lo capitanio d(e)l merchato Lione Merchata(n)te, lo mastro portholano m(issere) Ant(oni)o Gactola, li grassieri d(e) la terra seu adcattapani m(issere) A(n)tre(n)a d(e) Altis-simo, Cola Ioa(n)ni Floradasa et Cola d(e) Soce3; li mastri d(e) la U(n)ciata m(issere) Petri Florimo(n)te, m(issere) Lione Tarracina, Antonio d(e) Vitale4.

[187] A dì ultimo d(e) agusto fo ve(n)nuto lo quartuczio d(e) Sessa p(er) la xja idictio-ne 1552 oncze sessa(n)tasepte ad Pietri Grella d(e) Cascano1.

[188] A dì 8 del mese d(e) (set)te(m)bro 1552 fo adrrobato lo carrugio allo territorio d(e) Sessa dove se dice allo rio d(e) la groctola, socto Sa(n)ta M(ari)a Zaczpi-chano, lo q(u)ale dicto carrugio a(n)dava i(n) Gaeta ad pagar(e) li soldati1. //

[189] (c. 23r) A dì 9 d(e) septe(m)bro 1552 passero circha vi(n)tisei galer(e) d(e) lo imparator(e) da la marina d(e) Sessa ch(e) a(n)davano i(n) Nap(u)li1.

[190] A dì 22 d(e) (set)te(m)bro i(n) Sessa fo ve(n)nuto lo elariato d(e) le colte ducati ce(n)toci(n)qua(n)ta et <fo> scurto ad Ant(oni)o Guinaczio no(m)minato Spa(n)gnolo1.

[191] A dì 12 d(e) ottobro tornò l’armata d(e) lo imparator(e) da Nap(u)li ch(e) se de-ceva ch(e) a(n)dava verso Genua, et de poi se trovò ad adar(e) ad Porto Herchule ad insta(n)cia d(e) Siena, ch(e) se teneva p(er) el re d(e) Fra(n)cza1.

[192] A dì 27 del mese d(e) octobro 1552 in Sessa ce fo nova como misser(e) Galiac-zio Florimo(n)te fo facto ep(iscop)o d(e) Sessa in Roma p(er) resignacione del m(issere) Bartholomeo Albano in te(m)po d(e) papa Iulio terczio1; et lo r(e-veren)do cap(ito)lo d(e) Sessa ce fece sonar(e) ad gloria, et ce fo ca(n)tata la messa d(e) lo Spiritu Sa(n)to, ch(e) fo d(e) iuvedì2.//

[193] (c. 02 3v) A dì 29 d(e) octobro 1552, ch(e) fo lo sabbato seque(n)te, p(er) ordine de lo revere(n)do cap(ito)lo fo facta una p(ro)cessione co(n) tucti li frati ad U(n)-ciata d(e) Sessa, et là ce fo ca(n)tata la messa d(e) la gloriosa Vergene Maria p(er) lo advenir(e) d(e) m(issere) Galiaczio ep(iscop)o [de] Sessa, allegra(n)doce tucti q(u)a(n)ti et prega(n)no nostro Signor(e) Idio ch(e) sia venuto p(er) la salute d(e) le anime nostre da bo(n) pastor(e)1.

[194] A dì 14 d(e)l mese d(e) novebro 1552, et d(e) lunedì, misser(e) Pietro Flori-mo(n)te d(e) Sessa pigliao lo possesso d(e) lo episcopato d(e) Sessa p(er) nome et parte d(e) lo m(issere) Galiaczio Florimo(n)te ep(iscop)o d(e) Sessa, et lo m(issere) Pietro ut supra, como suo p(ro)curator(e) et factor(e), fece tucto lo or-dine ch(e) fece biso(n)gno1; et notar(e) Ioa(n)ni Floradasa, co(n) dui d(e) li si(n)dici et multe altre ge(n)te d(e) Sessa ce foreno allo pigliar(e) d(e) la posses-sione et lo capitanio d(e) Sessa ce i(n)tr<e>(n)ve(n)ne2; et li si(n)dici ce fo p(er)

[186] 2 foreno facti] segue facti, espunto; 2 da venir(e)] d tagliata da titulus; 3 Altissimo] -o corretta su a. [190] 1 Guinaczio] segue no(m)mi, espunto. [192] 1 resignacione] titulus su -e.[193] 1 q(u)a(n)ti] qaa(n)ti. [194] 1 Pietro Florimo(n)te] e inserita nell’interlinea, tr correttasu altre lettera; 1 pigliao] titulus che taglia p, espunto; 1 possesso] la seconda s inseritanell’interlinea; 1 supra] r inserita nell’interlinea; 2 Floradasa] d e s corrette su altre lettere.[194] 2 et lo] -o corretta su i; 2 capitanio] c corretta su altra lettera.

Croniche 121

ge(n)tilomo m(issere) P(ro)spero d(e) la Marra et Petruczio d(e) Trucho p(er) lo populo3.//

[195] (c. 02 4r) A dì 2 d(e)l mese d(e) dece(m)bro lo r(everen)do ep(iscop)o d(e) Sessa venne da Roma ad Terre(n)sisi alla sua massaria, do(n)ne al Gargliano li usscìo assai ge(n)te inna(n)ti et p(er) la via li ho(m)mini d(e) Sessa p(er) la gra(n)de be-nivole(n)tia et amor(e) ch(e) li portava li ho(m)mini d(e) Sessa1; et llà stecte ad Te(r)re(n)sisi p(er) fine alla do(m)menecha, ma lo sabbato ve(n)ne ad Cellole2.

[196] A dì 4 d(e)l mese d(e) dece(m)bro 1552, ch(e) fo la secu(n)da do(m)menecha de lo Advento, lo r(everen)do mo(n)signor(e) nostro p(er)ve(n)ne ad Sa(n)to Fra(n)-cisco d(e) li Frati ad hore 19, et là stecte p(er) fine ch(e) addò lo p(ro)cessione ordinata da Sessa ad recepere como ad pastor(e)1. Et ad Sa(n)to Iac(ov)o d(e) lo burbo stava lo pario et la p(ro)cessione ordinata co(n) tucta Sessa, et u(n)ssce(n)no mo(n)signor(e) nostro da Sa(n)to Fra(n)cisco po(n)teficalme(n)te ad cavallo alla sua mula guardita et ad Sa(n)to Iac(ob)o// (c. 02 4v) se messe soc-to ad lo pario de Sessa2. Q(ui)lli ch(e) portavano lo pario erano li tre sindici, co-me ène lo s(igno)re Prospero de la Marra, m(issere) Mitio de Christiano Pascali et Petruczio de Trucco3; li tre altri forno lo s(igno)re Ioa(m)benardino de Tra(n)sa, lo s(igno)re Dominico de l’Isola et lo s(igno)re Bartolomeo de Galluc-zio4. Et mecte(n)dose socte lo pario mo(n)signor(e), lo primicerio Sigismu(n)do Floradaso <st>e(n)do co(n) lo cioviale li fece basar(e) la croce ch(e) tenea in mano, et là fo ca(n)tato «Veni creator Spirit(us)»5; et p(er)ch(é) ce era la co(m)pagnia de li homeni de arma et altri homeni de Sessa co(n) lo s(igno)re do(n) Lope, locutene(n)te de dicta co(m)pagnia, fo ordinato ch(e) tucta la ge(n)te ad cavallo a(n)dasse ’na(n)ti de la processione6; et ca(m)mine(n)do// (c. 02 5r) ad cavallo mo(n)signor(e) n(ost)ro socte ad lo pario, forno ca(n)tati multi salmi et <h>imni, et arriva(n)do ad la pulita trovò uno arco triu(m)phale co(n) cert<a> scricta in laude soa, et sci(n)de(n)do p(er) la piacza gra(n)de trovò un altro verso in lingua greca, ch(e) la havea facta m(issere) Curtio inna(n)ti ad la casa7; et ar-riva(n)do ad la ecclesia de lo episcopato smo(n)tò da cavallo et multi archibuseri tireo in laude soa, et trase(n)do la porta de lo episcopato, llà trovò una tavola do-ve se vestìo co(n) la mitria et llà fece certe cirmonie ne la ecclesia et fo ca(n)tato «Tu es Pastor oviu(m)»8; et salgle(n)do ad lo altar(e) maior(e) lo primicerio Sigi-smu(n)do fece certe cirmonie secu(n)do lo po(n)tificale ch(e) ordinava, et mo(n)signor(e) n(ost)ro desse la oratione «De(us) qui te beato Petro Apostolo tuo», et dicta la oratione, mo(n)signor(e) n(ost)ro fece la benedictione et lo pri-micerio// (c. 02 5v) donao 40 giorni de indulge(n)tia de colp<e> et pena da parte

[194] 3 Trucho] h tagliata da titulus. [195] 1 dece(m)bro] inserito nell’interlinea su no-ve(m)bro, espunto; 1 li ho(m)mini] li inserito nell’interlinea. [196] 1 Sessa] Sesessa con -se-espunto; 2 se messe] da qui, fino a 12 bo(n) pastor(e), mano 3; 3 Pascali] inserito nell’in-terlinea successivamente con inchiostro diverso: cfr. integrazioni a c. 188r e l’aggiunta Gal-luccio lib. IIa 165.3; 5 cioviale] inserisce o nell’interlinea e corregge v su r; 7 scricta] s corretta su altra lettera; 9 qui te] t corretta su altra lettera.

Gasparro Fuscolillo122

de mo(n)signor(e) ad qualu(n)que p(er)sona fosse intervenuta ad questa benedic-tione9; et sce(n)de(n)do mo(n)signor(e) da lo altar(e) maior(e) se assectò ad la sedia dove se dice vespera, et là fece uno sermone de la vita soa ad ch(e) n(ost)ro S(igno)re Idio la prod<u>ctò ad esser(e) ep(iscop)o de Sessa co(n) multi docu-me(n)ti et gustumi boni de viver(e) christianame(n)te, ch(e) certo tucta Sessa ne stava be(n) co(n)te(n)ta al mio parer(e)10. De poi de q(ue)sto uno scolaro nomi-nato p(er) nome Gio(n)fra(n)cisco Verzuolo de la Rocca de Mo(n)fino fece uno sermone in laude de m(issere) Galiaczo ep(iscop)o de Sessa, prese(n)te mo(n)-signor(e), et facto lo sermone mo(n)signor(e) n(ost)ro li respose licteralme(n)te re(n)gratia(n)dolo de la virtù soa, et subbito se partìo et a(n)dò in palaczo// (c. 026r) co(n) multe accogle(n)ze de citadini de Sessa11; ch(e) certo li sessani lo amavano ta(n)to, ch(e) sia pregato n(ost)ro S(igno)re Idio ch(e) sia venuto in sa-lute de le anime n(ost)re co(m)e bo(n) pastor(e)12. Alli 17 d(e) decebro co(m)-me(n)czò lo dicto ep(iscop)o ad far(e) la visita allo episcopato13. Alli 18 d(e) de-ce(m)bro fece uno sermone allo populo allo epis<c>opato d(e) la beatitudine14.

[197] A dì 17 d(e) dece(m)bro 1552 passao la co(m)pagnia d(e) Abbate Capano, et fo-reno d(e) fa(n)ti circha ce(n)to soldati italiani calabrisi1; et fo d(e) sabbato d(e) le quattro te(m)pore, ch(e) magnero la carne alcuni2.

[198] A dì 18 d(e) decebro ve(n)dero ad Scauli circha vi(n)tici(n)quo galer(e) d(e) le nostre, dove ce a(n)davano circha duimilia todischi, et da Sessa volsero la gras-sa1. Li dicti fa(n)ti a(n)davano alla impresa d(e) Siena2.//

[199] (c. 026v) A dì 19 et 20 d(e) dece(m)bro 1552 se partero li ho(m)mini d(e) arme d(e) la co(m)pa(n)gnia d(e) lo s(ignor)e il(lustrissi)mo ducha d(e) Sessa et locho-tene(n)te d(e) lo s(ignor)e do(n) Lope d(e) Arrera, do(n)ne li dicti ho(m)mini d(e) arme ve(n)nero in Sessa alli dui d(e) agusto et al p(rese)nte se partero alla impresa d(e) Siena1. La corte li donao d(e) paga 28 ducati p(er) ho(m)mo d(e) arme et li vinti li asse(m)<petò> allo magnar(e) ch(e) fecero im questa t(er)ra d(e) Sessa, ma no(n) li fece boni in Sessa li vi(n)ti ducati p(er) li pagame(n)ti fhiscali, a(n)czi se li pigliò ad sé la corte regia2.

[200] A dì 3 de ie(n)naro 1553 in Sessa ce ve(n)ne la co(m)pa(n)gnia d(e) s(ignore) do(n) Belardino d(e) Cordua circha duice(n)to fanti, et ce stecto in Sessa circha quattro giorni1; et di poi a(n)dero ad Aveczano, Sorbbello et Charano p(er) di-specto d(e) li sessani sencza co(m)messione, ch(e) ve(n)dero data opera p(er) ruinar(e) Sessa do(n) Belardino da una ba(n)na et do(n) Lope da l’autra ba(n)na, et do(n) Lope ch(e) stette p(er) fini alli u(n)dici d(e)l p(rese)nte la p(er)sona soa, ch(e) no(n) li deceva cor(e) d(e) se parter(e)2.//

[201] (c. 02 7r) A dì 4 d(e) ie(n)naro 1553 in Sessa passero ta(n)te le co(m)pagnie, ta(n)to italiani, qua(n)ti spa(n)gnoli, ch(e) durao circha octo giorni lo passar(e)

[196] 13 Alli 17] da qui nuovamente mano di Fuscolillo. [197] 1 dece(m)bro] d corretta su b.[198] 1 volsero] -o- corretta su a. [199] 1 et 20] inserito nell’interlinea; 1 lochotene(n)te] laprima -o- corretta su u; 2 li pigliò] -o corretta su a, g corretta su altra lettera. [200] 2 a(n)dero] -o corretta su a; 2 Sorbbello] r inserita nell’interlinea su o; 2 Belardino] l correttasu altra lettera. [201] 1 in Sessa] la seconda s inserita nell’interlinea.

Croniche 123

de li soldati, et ruinero li casali d(e) Sessa, ch(e) a(n)davano alla i(m)pres<a> d(e) Siena, ma tucto lo ca(m)po se a(d)dunò ad Sa(n) Germano et llà fo facta tuc-ta la massa de li soldati1; et bisognò Sessa co(n) tutte le t(er)re co(n)vecine ha-vessero portata la grassa ad Sa(n) Germano, et se piglero multe bestie p(er) ba-ghalglie2.

[202] A dì 6 d(e) ie(n)naro 1553 do(n) Petro d(e) Toledo, vecerré d(e) Nap(u)li, intrao in Gaeta p(er) maro co(n) certe galere1; alli 9 d(e)l p(rese)nte se partìo da Gaeta p(er) maro p(er) a(n)dar(e) alla inpresa d(e) Siena, et lo figlio do(n) Garczia p(er) terra co(n) lo ca(m)po, et lo vecerré p(er) maro co(n) circha deice insegne d(e) spa(n)gnoli2. Questo se inte(n)de p(er) fi’ al p(rese)nte3.//

[203] (c. 0 27v) A dì 16 del mese de febraro 1553 trapassao de questa vita p(rese)nte do(n) Petro de Toledo vicerré de Nap(u)li, et morze in Fire(n)za allo esseggio de Siena, che era generale de sua Maiestà, lo quale era inimico del pre(n)cepe de Salerno1; et ce restò lo figlo do(n) Garzia in loco suo per fin ch(e) sua Maiestà provedeo2; et se inte(n)dea ch(e) veniva l’armata p(er) mar(e) co(n) lo pre(n)cepe de Salerno, lo quale era rebello de sua Maiestà, et se tenea dicto pre(n)cepe da la parte del re de Fra(n)za et del Turcho3.

[204] A dì 25 de febraro 1553 lo r(everen)do episcopo de Sessa, m(issere) Galeaczo Florimo(n)te, co(m)e episcopo novo ordinò dui persuni de Sessa da epistole1:uno fo m(issere) Vince(n)zo de Iulianis, et l’altro Cola de Ma(n)zo2; et fo lo sab-bato de le quattro te(m)pora de quadragesima3.// [...]

[205] (c. 02 9r) [...] ch(e) vene et ci(n)qua(n)ta ad Natale ch(e) vene, et fo in te(m)po d(e) lo r(everen)do ep(iscop)o Galiaczo Florimo(n)te ep(iscop)o d(e) Sessa1.

[206] In l’anno dell’incarnatione del S(ign)or M.D..LIIJ a xxx di maggio, di martedì, lo ill(ustrissi)mo et r(everendissi)mo do(n) Pedro Pacecco ispano prete car(dina)le del titolo di S(an)ta Balbina et vescovo di Giaen, vene(n)do di Roma a giornate p(er) la strada di ca(m)pagna ad or(e) 23 fe’ l’intrata nella cità di Gaeta, ma(n)dato da Carolo Cesar(e) p(er) governator(e) et riformator(e) del regno ci-tercor(e) di Nap(u)li, nel qual te(m)po governava do(n) Luisi de Toledo figlolo del morto vicerré, et lo collateral co(n)seglio1. Dimorò in Gaeta q(ue)sto r(eve-rendissi)mo pre(n)cepe il mercor(e) et giobia, ch(e) se fe’ il triunpho del Corpo del n(ost)ro Rede(n)tor(e), et il vener(e), che fu la festa solle(n)nissima di sa(n)cto Erasmo, protectore et defe(n)sor(e) di q(ue)lla cità, como p(er) molti mi-racoli si è visto, il che il suo sa(n)tissimo corpo ha(n)no in molta revere(n)tia2; et il r(everendissi)mo Galeaczo Florimo(n)te ves(cov)o di Sessa li fu ad far reve-re(n)tia et visitarlo3. La sera del vener(e) predecto co(n) quattro galer(e) se n’a(n)dò co(n) prospero ve(n)to la volta di Nap(u)li4. A dì 3 iugno 1553 intrao

[201] 1 Sa(n) Germano] Sa(n) Gernano. [202] 2 alli 9] dopo 9 segue 10, espunto; 3 al p(resen)te] segue spazio bianco. [203] mano 1 Nap(u)li] a inserito nell’interlinea su N; 3 da la parte] la inserito nell’interlinea. [204] mano 3; 3 et fo] segue de, espunto. [205] mano di Fuscolillo; 1 d(e) Sessa] segue l’annotazione in fine paragrafo: foliu(m) 0220 carte. [206]] tutto il paragrafo, fino a 5 molti triu(m)phi, di mano , ma scritto con caratteri più piccoli e tratto più spesso; 1 Pedro] d corretta su t.

Gasparro Fuscolillo124

de(n)tro di Nap(u)li p(er) mar(e) lo sopradicto cardenale, vicerr(é) de Nap(u)li co(n) molti triu(m)phi5; et ve(n)ne p(er) maro, et allo molo gra(n)de li uscìo in-co(n)tro tucta Nap(u)li6.//

[207] (c. 02 9v) A dì 21 d(e)l mese d(e) iunio 1553 lo r(everen)do ep(iscop)o d(e) Ses-sa a(n)dò in Nap(u)li ad far(e) la salvaguardia p(er) Sessa allo cardinale Pacec-cho p(er) ordine d(e) Sessa, ch(e) ne fo pregato da sessani co(n) dir(e) ch(e) sua Signoria era mult[o] amicho del cardinale, dove ve(n)ne in Sessa infra termino d(e) deice giorni et la portò expedicta la dicta salvaguardia1; ch(e) nostro Si-gnor(e) Idio ce lo ma(n)tegna in logna vita lo ep(iscop)o d(e) Sessa m(issere) Galiaczio Florimo(n)te, lo quale era uno homo d(e) bona vita sancta et docto2.Lo dicto ep(iscop)o era d(e) te(m)po d(e) anni circha secta(n)ta et era uno bello homo d(e) prese(n)tia, et faurito d(e) papa Iulio tertio et d(e) multi signori3.

[208] A dì 7 d(e)l mese d(e) iulio 1553 in Sessa ce venne la co(m)pagnia d(e) lo s(ignor)e do(n) Lope d(e) Arrera ispano, lo q(u)ale ve(n)ne co(n)tra la volu(n)tà d(e) li ho(m)mini d(e) Sessa1; et lo r(everen)do ep(iscop)o d(e) Sessa co(n) la u-niversità d(e) Sessa li fece inte(n)der(e) ch(e) ce era la salvaguardia p(er) tra(n)sito, dove no(n) la volsero ubedir(e) p(er)ch(é) lo s(ignore) do(n) Lope sta-va guasto co(n) Sessa p(er)ch(é) ce era venuta una lictera da lo signor(e) Pro-spe[ro]// (c. 02 10r) [de] la Marra como si(n)dico, ch(e) lo haveva ma(n)dato [da] [S]essa in Nap(u)li ad negociar(e) el facto d(e) la salvaguardia co(n) lic-ter(e) d(e) mo(n)signor(e) nostro et do(n) Lope ch(e) no(n) fossero venuti ad ’lo-giar(e) li ho(m)mini de arme in Sessa2; et lo sop(r)adicto P(ro)spero scr<i>sse una lictera in Sessa co(n) dir(e) ch(e) lo s(ignor)e do(n) Lope haveva adruinata Sessa3. Fo lecta la dicta lictera plubichame(n)te, et cussì lo s(ignore) do(n) Lope ne hebbe fastidio4: hordinò ch(e) la ge(n)te soa venisse i(n) Sessa ad ’logiar(e), et la università d(e) Sessa face(n)no co(n)siglio subbito ad hora d(e) pra(n)so se adprese(n)tero li sop(r)adicti ho(m)mini d(e) arme in Sessa, do(n)ne ce fo multo tumulto in Sessa, et lo r(everen)do ep(iscop)o ve(n)ne innella piaczia d(e) Sessa co(n) multi ho(m)mini d(e) Sessa p(er) adco(m)modar(e) co(n) lo s(ignore) do(n) Lope ch(e) no(n) fossero stati più ch(e) p(er) tra(n)sito in Sessa co(m)mo dice-va// (c. 02 10v) el nostro provelegio5; et lo r(everen)do ep(iscop)o li messe multi partiti allo s(ignore) do(n) Lope, ad tale ch(e) no(n) ro(m)pesse el nostro p(ro)-velegio, dove nostro ep(iscop)o d(e) Sessa se ne a(n)dò descruso se(n)cza alcuno adcordo, ch(e) certo el nostro r(everen)do ce fece qua(n)to pocte fare ma no(n) ce fo ordine alcuno6.

[206] 6 et ve(n)ne...] il periodo inserito successivamente in fine paragrafo da Fuscolillo. [207] 1 mult[o]] la o nella rilegatura, rafforzata da brachetta; 1 deice] segue giord, espunto; 2 vita lo] -o corretta su altra lettera. [208] 2 guasto] a inserita nell’interlinea su u; 2 Prospe[ro]] [de]] lettere finali nella rilegatura; 2 [da] [S]essa] lettere iniziali nella rilegatura; 2 salva-guardia co(n)] r inserita nell’interlinea; 3 co(n)] co(n)/co(n); 5 venisse in Sessa] segue li, e-spunto; 5 adprese(n)tero] adprese(n)tao (con l’ultima -e- su a, r nell’interlinea su e); 5 Lope] segue lettera finale espunta; 6 certo] to corretta su altre lettere con inchiostro differente; cfr.lib. IIa 208.7; 6 fare] inserito nell’interlinea con inchiostro differente, cfr. lib. IIa 208.7.

Croniche 125

Et li dicti soldati ve(n)dero da Siena7.[209] A dì 8 d(e) iulio la università d(e) Sessa li prese(n)tao la salvaguardia et ce la fe-

ce intimar(e) co(n) protesti alli dicti ho(m)mini d(e) arme, et né ma(n)cho la vol-sero ubedir(e)1; lo s(ignore) do(n) Lope ch(e) stava scurrucziato co(n) Sessa ce fece qua(n)to male posseva far(e) (con)tra d(e) Sessa, et li sessani ordinero d(e) ma(n)dar(e) misser(e) Berardino Suessano in Nap(u)li co(n) lictera d(e) mo(n)-signor(e) nostro all cardinal p(er) spedir(e) ch(e) li sop(r)adicti ho(m)mini d(e) arme se havessero ad partir(e) da Sessa2; et cussì ve(n)de lo ordine ch(e) se ha-vessero ad partir(e) da Sessa et a(n)dassero3 [...]. //

[210] (c. 02 12r) [..] spira et faccia cosa ch(e) sia salvacione d(e)ll’anima soa et ch(e) sia grata et honor(e) de li ho(m)mini d(e) Sessa et honor(e) suo et sanità et pace1.

[211] A dì 23 d(e)l mese d(e) nove(m)bro 1553 fo ve(n)nuto lo elariato d(e) le colte d(e) Sessa ad lume d(e) ca(n)dela et sòno d(e) tro(m)becta ducati cento, et lo co(m)però Antonino d(e) Truccho d(e) Sessa p(er) lo a(n)no d(e) la xija idictio-ne1; e lo sop(r)adicto Antonino lo dessce(n)deo alla so(m)ma d(e) li ce(n)to du-cati p(er) recolgliere lo sop(r)adicto elariato2.

[212] A dì 10 d(e)l mese d(e) dece(m)bro 1553 trasìo in Sessa doctor(e) misser(e) Macteo Cepolle d(e) Sessa et fece lo sermone allo segio gra(n)de, et se ce trovò lo r(everen)do ep(iscop)o d(e) Sessa Galiaczo Florimo(n)te ep(iscop)o nostro d(e) Sessa1; et ce foreno despe(n)sati pariczi par(e) d(e) guanti2.

[213] A dì primo d(e) ie(n)naro 1554 d(e) la xija idictione la università d(e) Sessa do-nao p(er) prese(n)to allo signor(e) do(n) Lope d(e) Arrera ispano et covernator(e) d(e) Sessa uno bacile d(e) argento, dui ca(n)deleri, una tassa// (c. 02 12v) et una salera, et lo vacile d(e) arge(n)to ce stava le arme d(e) Sessa, et lo p(rese)nte do-no li gostò ad Sessa ducati cento et tridici, ch(e) m(issere) Ioa(n)michele Russo, como ad sinicho citadino, lo co(m)parao in Nap(u)li1; et li altri si(n)dici p(er) ge(n)tilomo era m(issere) Ioa(n)paulo Florimo(n)te doctor(e) in lege, et lo altro si(n)dico p(er) lo popolo era Fra(n)cisco Cortellaro2. Ma lo sopradicto prese(n)to gustao sulo lo arge(n)to cento et nove ducati, ma li quattro ducati a(n)dero p(er) le spese facte p(er) li dicti si(n)dici p(er) certo arge(n)to ch(e) co(m)mutero, et cussì su(m)mao li ce(n)to et tridici3; et esse(n)do lo prese(n)to reducto in Sessa p(er) donarlo allo s(ignore) do(n) Lope, ce lo prese(n)tero li sopradicti sidici d(e) Sessa a dì 8 d(e) ie(n)naro da parte d(e) la università d(e) Sessa, et prese(n)tato ch(e) fo allo s(ignore) do(n) Lope li respose ch(e) li haveva ta(n)to ad caro lo dicto prese(n)to como se havesse valuto mille ducati et ch(e) era multo bello, et regratiao Sessa de tal prese(n)to4; et li respose ch(e) ipso s(ignore) do(n) Lope

[208] 7 et li dicti] da qui in poi la tonalità dell’inchiostro risulta uguale a quello adoperato per le correzioni ed integrazioni del lib. IIa 208.6.7. [209]1 ce la] ce la ce la; 2 scurrucziato] i inserita nell’interlinea su a; 2 ordinero] -e- corretta su a; 2 lictera] licterera; 2 mo(n)signor(e)] o e g corretta su altre lettere. [c. 02 12r] la carta è erroneamente segnata come 0222; cfr. II.4.[211] recolgliere] recolglielere. [212] 2 et ce foreno] tutto il periodo inserito in fine paragrafo.[213] 1 gostò] -o corretta su a; 2 Cortellaro] segue una sbarra obliqua.

Gasparro Fuscolillo126

no(n) lo voleva et acceptar(e) tal prese(n)to p(er) la// (c. 02 13r) università d(e) Sessa, et cussì lo ma(n)dò indireto et no(n) lo volse nullo modo, et ch(e) ipso era p(er) fare ad Sessa ogni servicio et piecere p(er) lo te(m)po d(e) advenir(e)5; se no(n) ch(e) m(issere) Ioa(n)michele Russo, como ad sidico particulare, li ma(n)-dò circha sei cappu<ni> et q(ui)lli adceptero lo s(ignore) do(n) Lope6.

[214] Essendo alli dì passati, ch(e) fo d(e)l mese d(e) dece(m)bro alli 16 d(e)l p(re-se)nte 1553, li famelli d(e) lo s(ignore) do(n) Lope p(er) ordine suo, ch(e) se tro-vao in Nap(u)li, et lassao ordinato ch(e) li soi famelli d(e) corte havessero piglia-to uno clerico chiamato p(er) nome Ioa(m)belardino Do(m)miciano co(n) dire ch(e) lo ep(iscop)o d(e) Sessa lo haveva lassato a(n)dare se(n)cza far(e) iusticia, be(n)ch(é) lo r(everen)do ep(iscop)o haveva facto tucto q(ui)llo ch(e) se deter-minava p(er) iusticia et ta(n)to più ch(e) lo r(everen)do ep(iscop)o li haveva fac-to inte(n)der(e) allo s(ignore) do(n) Lope ch(e) ipso era p(er) lo castigar(e) se lo dicto Io(m)belardino havesse facto più male, p(er)ch(é) lo sop(r)adicto ep(iscop)o era p(er) far(e) la iusticia1; p(er)ta(n)to// (c. 02 13v) lo s(ignore) do(n) Lope no(n) lo volse ubidir(e) lo ep(iscop)o2: dui de li famelli li portero pr<o>sone in castello forczivame(n)te, a(n)cho li usciro certo sa(n)gue d(e) la sua p(er)son<a> d(e) lo sop(r)adicto be(n)ch(é) no(n) fo nie(n)te, p(er)ch(é) fo la forcza ch(e) fecero li famelli3; p(er)ta(n)to subbito lo ep(iscop)o d(e) Sessa la matina fo ordinato li cartelli d(e) la sco(m)monecha, una allo episcopato et l’autro alla piacza publica, et esse(n)do sco(m)monichati li sop(r)adicti famelli, infra termino d(e) certi giorni vende lo s(ignore) don Lope da Nap(u)li et no(n) se ne curò nie(n)te, a(n)cho li te(n)ne più innestrecto lo presone co(n) dir(e) ch(e) lo Ioa(m)belardino haveva facto ta(n)ti mali ch(e) meritava la corda et ch(e) haveva facto tale processo ch(e) lo voleva mo(n)strar allo cardinal Pacec-cho, vicerré d(e) Nap(u)li, dove la faceva la sua parte forte et tuctavia4// [...].

[215] (c. 02 18r) A dì 29 del mese d(e) magio 1554 de la xija idictione, ce fo nova co-mo lo il(lustrissi)mo et Ex(cellen)te signor(e) prencepe d(e) Stilgliano d(e) casa Carrafha have adcasato et facta pare(n)tela lo suo figlio d(e)l pre(n)ce[pe] et pi-gliata p(er) moglier(e) la figlia d(e)l signor(e) do(n) Ferra(n)te d(e) Co(n)saga, et pigliato per dota secta(n)tamilia ducati1; et vendero li cap(ito)li expediti in Thia-no dove stava la p(er)sona del s(ignor)e pre(n)cepe2. Li thianisi ordinero ch(e) se facesse allegria, do(n)ne fo facta assai luminaria et festa p(er) tucto Thiano et al-tre t(er)re d(e)l s(ignore) pre(n)cepe, prega(n)no nostro Signo[re] Idio ch(e) vi-vano in logno te(m)po et prosperità et pace et salute d(e) le anime d(e) soi vassa-glii3.

[216] A dì 6 d(e) ie(n)naro 1558, ch(e) fo la ephifania, lo r(everen)do primicerio s(i-gnore) Petro Florimo(n)te ca(n)tao la prima messa allo episcopato d(e) Sessa et

[213] 5 no(n) lo voleva] lo inserito nell’interlinea. [214] 1 Essendo] s inserita nell’interlinea su e; 1 li soi] segue ma, espunto; 1 inte(n)der(e) allo] -o corretta su a; 2 lo volse] segue ad, e-spunto; 3 dui de li] li inserito nell’interlinea; 3 usciro] r inserita nell’interlinea su o; 3 p(er)son<a>] seguono due lettere espunte. [215] 1 prencepe] -e- corretta su i; 3 et pace] inserito nell’interlinea. [216] 1 primicerio s(ignore)] s. inserito nell’interlinea.

Croniche 127

la do(m)menech(e) seque(n)te co(m)mitò tucto lo r(everen)do cap(ito)lo d(e) Sessa co(n) multi alt(r)i ho(m)mini parthicular(e) d(e) Sessa, dove fece uno gra(n)dissimo ba(n)chetto seu co(m)mito1; et fo la domenecha matino, pre(sen)te lo r(everen)do ep(iscop)o d(e) Sessa m(issere) Galiaczio Florimo(n)te2.//

[217] (c. 02 18v) A dì 6 del mese d(e) iunio 1554, de la xiia idictione, in Sessa ve(n)nero li ho(m)mini de arme d(e) la co(m)pagnia de l’il(lustrissi)mo s(ignore) ducha de Sessa et lo s(ignor)e do(n) Lope de Arrera lucutene(n)te de dicta co(m)pa(n)gnia, et la ge(n)te de arme foreno circha cinqua(n)ta ho(m)mini de arme1; et fo de mercudì2.

[218] A dì 21 d(e)l mese d(e) iu(n)nio 1554, d(e) iovedì alle 14 hor(e) vel circha, fore-no dati tre troni in Sessa, uno alla Trinità, un alt(r)o ad Sa(n)to Fra(n)cisco d(e) li Frati, et un alt(r)o ad una oliva ad Sa(n)to Crasto1; q(ui)llo d(e) Sa(n)to Fra-c(isc)o <stu>rdìo uno frate ch(e) stecte male in morte ma se sa<n>ao d(e) poi, q(ui)llo d(e) la Trinità no(n) fece male alcuno2; et fo uno malissimo te(m)po d(e) accqua et ve(n)to co(n) uno airo turbito, et se fornìo d(e) cadire quello ’na(n)ti Sa(n)to Stasio dove sta(n)no li Barberi, ch(e) ’na(n)ti ce stava uno ce(n)timulo socte3.//

[219] (c. 02 19r) A dì 24 d(e)l mese d(e) iu(n)nio 1554, d(e) la xija idictione, in Sessa fo facto uno co(n)siglio publico p(er) ordine d(e) lo s(ignore) do(n) Lope d(e) Arrera ispano et covernator(e) d(e) lo stato d(e) lo il(lustrissi)mo s(ignore) ducha d(e) Sessa et si(n)dici lo s(ignore) Ioa(n)paulo d(e) Asperello, m(issere) Io-a(n)michele Russo et Frac(isc)o Cortellaro, d(e) far(e) uno mo(n)te d(e) la pietà d(e)llo grano p(er) li poveri p(er) la mala stagione che ène d(e) la p(rese)nte esta-te1; et se fo (con)cluso p(er) co(n)siglio facto, et foreno ordinato lo s(ignore) Do(m)minicho d(e) l’Isola et m(issere) Nicholò d(e) Paulo et mastro Ioa(n)ni Carczione ch(e) da septe(m)bro da venire ch(e) li sop(r)adicti tre ordinati et de-putati p(er) la università d(e) Sessa ch(e) se potesser(e) eliger(e) et pigliar(e) et tassar(e) ad qualsevoglia p(er)sona d(e) Sessa ta(n)to grano qua(n)to ad ipsi sop(r)adict<i> volessero p(er) la co(m)modità d(e) li poveri, et pagar(e) el suo preczo iusto2.//

[220] (c. 02 19v) Eode(m) die, facto publico co(n)siglio, fo facto et ordinato p(er) la maior(e) parte d(e) Sessa ch(e) da (set)te(m)bro d(e) la tercza decima idictione da venir(e) ch(e) tucti officii d(e) la università d(e) Sessa se habbiano da ve(n)-der(e), como ène lo officio d(e) lo capitanio d(e)l merchato et lo mastro portho-lanato et lo adcaptapanato i(dest) li grasseri d(e) la t(er)ra, ad chi ne dà più, ad lume d(e) ca(n)dela1.

[217] 1 Lope] segue lettera finale espunta. [218] 3 turbito] b corretta su d; 3 stava] stavano (con no, espunto). [219] 2 et deputati] inserito nell’interlinea su ordinati; 2 volessero] titulussu r, espunto. [220] 1 decima] idecima con i- espunto; 1 ad chi] h tagliata da titulus; 1 dà più] segue ne da, espunto.

Gasparro Fuscolillo128

[221] Del mese d(e) aprile et magio et iu(n)nio foreno facte le dicte prospere seu deco-ro in la ecc(lesi)a d(e) lo episcopato d(e) Sessa in te(m)po d(e) lo r(everen)do ep(iscop)o Galeaczio Florimo(n)te, et la università d(e) Sessa ce messe ducati ce(n)to, et cap(ito)lo et clero ce messe uno subsidio charitativo et tucto lo alt(r)o d(e) più ce lo messe lo sop(r)adicto ep(iscop)o1; et lo mastro fo uno chiamato p(er) nome mastro Czuccha et lo autoro ch(e) sop(r)asta(n)te ch(e) dava ordine// (c. 02 20r) d(e) far(e) venir(e) le tabule et d(e) tutto quello ch(e) bisognava al mastro fo uno chiamato p(er) nome misser(e) Ioa(n)fra(n)cisco Russo, medico d(e) Sessa2. Lo instrome(n)to lo fece notar(e) Marcho Ant(oni)o Ce(n)nella d(e) Sessa, et fo d(e) anno 15543. Ma lo subsi<d>io caritativo era q(ui)llo ch(e) deve-va dar(e) lo r(everen)do cap(ito)lo allo r(everen)do ep(iscop)o, ma lo ep(iscop)o no(n) lo volse p(er) sé, ch(e) li toccava4: lo fece mecter(e) alle spospere lo dicto subsidio caritativo, et fece questo bene alla ecc(lesi)a5.

[222] Del mese d(e) iu(n)nio 1554 fo facto lo travalcho fora la porta d(e)l bagno dove sta la ma(n)tra d(e) le bestie ch(e) se adma(n)czano, et fo facta la fo(n)tana d(e) la porta d(e) li Ferrari qua(n)do vadi ad Sa(n)to Crasto1; et fo in te(m)po ch(e) fo si(n)dico lo s(ignor)e Ioa(n)paulo d(e) Asperello et misser(e) Ioa(n)michele Rus-so et Fra(n)c(isc)o Cortellaro2.

[223] A dì 29 d(e)l mese d(e) iulio 1554 et d(e) do(m)menecha lo r(everen)do ep(iscop)o d(e) Sessa m(issere) Galeacio Florimo(n)te fo lo primo ch(e) predi-casse allo pergolo novo d(e) lo episcopato d(e) Sessa, et predicò d(e) la ingrati-tudine et d(e) la charità1.//

[224] (c. 02 20v) A dì 26 d(e)l mese de agusto 1554, ch(e) fo do(m)menecha, la uni-versità de Sessa p(er) co(n)siglio facto p(er) el passato for<e>no ve(n)nuti tucti tre li officii como capitanio del mercha[to] (idest) la ba(n)nera, lo mastro portho-lanato et lo adcactapanato (idest) grassiero d(e) la t(er)ra, p(er) uno anno da ve-nir(e) de la xiiia decima idictione, co(m)mecza(n)do da (set)te(m)bro futuro1; et li dicti tre officii li co(m)parao m(issere) Ioa(n)fra(n)cisco Russo de Sessa ducati cento et foreno missi ad lume de ca(n)dela et sòno d(e) tro(m)becta2; et scorcze allo dicto misser(e) Ioa(n)fra(n)cisco p(er) li ce(n)to ducati p(er) uno a(n)no tucti tre li officii, et chi li mecteva ce(n)to ducati guadagnava sei3.//

[225] (c. 02 21r) A dì ultimo del mese d(e) agusto 1554 se partereno li ho(m)mi de ar-me da Sessa de la co(m)pagnia de lo il(lustrissi)mo s(ignore) ducha de Sessa et lo s(ignore) do(n) Lope locute(n)ne(n)te d(e) dicta co(m)pagnia, et adder<o> ad ’Sernia p(er) sua sta(n)tia1; et lo s(ignore) do(n) Lope se trovò co(n) frebe infer-mo allo castello d(e) Sessa2.

[221] 1 prospere] spospere (con s- espunta e r inserita successivamente nell’interlinea su o; cfr. integrazioni lib. IIa 170.4); 1 in te(m)po d(e)] segue epi, espunto; 4-5 Ma lo subsi<d>io...] da qui in poi tutto il periodo inserito successivamente in fine paragrafo nello spazio rimasto libero tra questa notizia e la successiva. [222] 1 dove] ve inserito successivamente nell’in-terlinea su do; cfr. lib. IIa 170.4; 1 d(e) la] -a corretta su i.

Croniche 129

[226] A dì ultimo d(e) agusto 1554 fo facto co(n)siglio in Sessa d(e) lo far(e) d(e) li si(n)dici d(e) la xiiia idictione d(e) (set)te(m)bro futuro, et foreno facti si(n)dici p(er) gi(n)tilomo lo s(ignor)e Iulio Cossa, p(er) cidadino missir(e) Cola Iac(ob)o Parisi, p(er) el populo Vice(n)czo Cirello1.

[227] A dì primo me(n)sis (set)te(m)bris xiija idictione 1554 foreno facti li mastri d(e) la Nu(n)ciata d(e) Sessa p(er) co(n)siglio facto, et foreno electi p(er) gi(n)tilomo lo s(ignore) Cola Ant(oni)o d(e) Tra(n)sa, p(er) citadino m(issere) Thomasi d(e) Frac(isc)o, p(er) el popolo Pirro Ciriello1.//

[228] (c. 02 21v) A dì 3 del mese d(e) (set)te(m)bro d(e) la xiija decima idictione d(e) l’anno 1554 fo ve(n)duto lo quartuczio d(e) Sessa oncze sessa(n)taocto, et lo co(m)parao Pietre Grella d(e) Cascano1; et fo ve(n)nu<d>o ad lume d(e) ca(n)-dela et sòno d(e) tro(m)be(t)ta et lo ve(n)dero li si(n)dici passati como ène solito et co(n)sueto2. Lo co(n)trato li <sidici> d(e) p(rese)nte a(n)no fo facto co(n) pace et guada(n)gno, et p(er)ch(é) lo dicto quartuczio fo ve(n)nuto alla scisa d(e) Ca-pua ad czacch(e) ciuse, et p(er)ch(é) lo dicto Pietr<o> Grella, secu(n)do deceva la carta messa in piaczia, se trovò ch(e) ad Capua valeva la carne d(e) vaccha lo rotholo vinti dinari p(er)ch(é) ce stava uno tornese p(er) rotholo p(er) le mura ch(e) se facevano in Capua p(er) la gabella posta da capuani, et la carta no(n) ce lo reservò p(er) non saperno più li sessani tale ad//verte(n)cia (c. 02 22r) d(e) ga-bella d(e) Capua, bisognò lo dicto Pietri ve(n)der(e) ad vinti dinari la vaccha3; et gabbao Sessa uno homo de Cascano p(er)ch(é) se referìo alla carta et cap(ito)li missi p(er) Sessa, ch(e) da mo’ dava(n)ti deve star(e) ogniuno adverte(n)te qua(n)do se ve(n)deno quest<i> officii d(e) Sessa4.

[229] A dì 24 de octru<f>o 1554 fu misso ba(n)no in Sessa ch(e) valesse lo grano sep-te carlini et tre carlini et mezo l’orgio lo tu(m)mulo, lo quale dicto ba(n)no fu gictato et ba(n)nito in N(a)p(o)li et p(er) tucto il regno da parte del r(everen)do cardinal Pacecco, vicerré et locutene(n)te de sua M(aie)stà1; et cossì lo s(igno)re do(n) Lope de Herrera Hispano, co(m)e gubernator(e) de Sessa, lo fece ba(n)ni-r(e) in Sessa co(m)e è bono ordine et bo(n) governo de dicta cità -lo quale dicto grano valea lo tu(m)mulo circa undici carlini et lo orgio valea lo tu(m)mulo circa cinquo carlini,// (c. 02 2v) che era carestia de ogni cosa, ch(e) li poveri stavano multo oppressati- ad pena de mille ducati2; et all’ultimo del p(rese)nte mese o-gnuno de Sessa deve revelar(e) tucto il grano superchio ch(e) se trova in poter(e) loro <ad> la dicta corte, altrame(n)te co(n)curerà ad la supradicta pena, et per-der(e) il grano et <h>orgio3.

[230] A dì 25 del mese di nove(m)bro 1554, in dì de santa Chaterina, intrao lo ill(ustrissi)mo s(ign)ore marchese del Guasto in Nap(u)li ad pigliar(e) lo posses-so de Nap(u)li da parte del pre(n)cepe de Spagna, re de Ingliterra, re de Nap(u)li,

[226] 1 d(e) lo] -o corretta su i. [227] 1 d(e) la] segue lettera illeggibile, espunta; 1 d(e) Sessa] d(e)/ d(e) Sessa. [228] 3 p(er) rotholo] seconda o corretta su h; 3 gabella] b corretta su altra lettera; 4 homo de] segue lo, espunto. [229] mano . [230] mano ; 1 mese di] i corretta sue.

Gasparro Fuscolillo130

chiamato p(er) nome re Filippo, figlio de lo imperator(e) Carlo q(ui)nto1; lo qua-le dicto s(ign)or marchese li fu facto assai honor(e) da napolitani co(n) multi gra(n)di triunphi, artelarie et luminarie assai p(er) gra(n)de allegrecza, vestiti li baro//ni (c. 02 23r) de varie sorte de librer(e) et altre cose de più2; la matina se-que(n)te li baruni co(n) napoletani lo acco(m)pagnero ad lo arcepiscopato, dove ce fo ca(n)tata la messa et lo «Te Deu(m) laudamus», et llà mo(n)strò tucta l’autorità et privilegi da parte de lo re Philippo come ce fosse in persona pro-pria3; et li baruni et napoletani acceptero p(er) suo re et s(ign)or re Philippo4.Pregato sia n(ost)ro S(ign)or Idio ch(e) lo co(n)serva in sanità et prosperità, et ch(e) ce ma(n)te(n)ga in pace in q(ue)sta vita, et nell’altra in paradiso5. Ame(n)6.

[231] A dì 28 de nove(m)bro lo s(ign)or do(n) Lope de Herrera, co(m)e bono governa-tor(e) officiale de Sessa in persona del s(ign)or ducha et fedele de lo sacratissimo re Philippo, hebbe// (c. 02 23v) ta(n)ta allegrecza che ordinò che fosse facta la luminaria p(er) tucta la cità de Sessa, et ipso s(ign)or do(n) Lope calvacò co(n) li sindici de Sessa et andò p(er) tucta la cità co(n) festa et allegrecze, demo(n)-stra(n)do esser(e) fedele et servitor(e) del n(ost)ro re Philippo re de Nap(u)li1.

[232] A dì 6 d(e) ie(n)naro, ch(e) fu la Pasca epifania, intrò doctor(e) in Sessa de me-decina m(issere) Bartholomeo Carczione et li fu facto assai gra(n)de honor(e)1;et lo sermone lo fece ad lo seggio gra(n)de dove ce stava lo r(everen)do episcopo de Sessa Galeaczo Florimo(n)te2.

[233] A dì 21 d(e)l mese d(e) aprile 1555 se redeo Siena alla sacra M(aies)tà Cesaria Carlo q(uin)to imp(aratore)1.

[234] A dì 23 d(e) marczo 1554 fo recetata i(n) la ecc(lesi)a d(e) la U(n)ciata d(e) Ses-sa una demostracione seu exclamatione, ch(e) la fece far(e) lo nobile m(issere) Pietri Florimo(n)te lo quale era mastro d(e) dicta ecc(lesi)a p(er) ge(n)tilomo, et se fece honor(e) allo suo officio1.//

[235] (c. 02 24r) Philippus Dei gra(tia) rex Anglie, Fra(n)cie, hui(us) regni citerioris Sicilie, Hierusale(m), Hibernie (et) c(aetera)1.

[236] Banno (et) co(m)ma(n)dame(n)to da parte de l’illustriss(imo) (et) reveren-diss(imo) s(ignore) do(n) Pietro Pacecco de la Santa Romana Ecclesia, tituli sante Balbine cardinale de Seguntina de la prefata Maiestà in questo regno gu-bernator(e) (et) locutene(n)te generale, (et) c(aetera)1.

[237] Li mesi passati, per servitio regio et beneficio universale de tutto il regno et si-gnalatame(n)te de le pover(e) (et) impote(n)te p(er)sone, se publicò ba(n)no p(er) lo quale se posse lo preczo a lo grano (et) all’orgio de qua(n)to (et) co(m)e se havea da ve(n)dere (et) co(m)perar(e), del tenor(e) seque(n)te, (videlicet)1:

[230] 3 come ce fosse] ce inserito dallo scrivente nell’interlinea tra come e fosse. [231] mano. [232] mano ; 1 et li] li inserito nell’interlinea; 2 stava lo] segue ep, espunto. [233] mano

di Fuscolillo. [234] mano di Fuscolillo. [235] mano 1 Philippus] p inserita nell’interlinea.[236] mano ; 1 Romana] R/mana (con o nell’interlinea su R e una seconda o pleonastica su m). [237] mano .

Croniche 131

Carol(us) Q(ui)nt(us) (et) c(aetera), ba(n)no (et) co(m)ma(n)dame(n)to2. P(er) qua(n)to è cosa manifesta ch(e) lo preczo de li grani et orgi al p(rese)nte p(er) tucto il regno alzato (et) co(n)tinuame(n)te se va alza(n)do, tal ch(e) se è in-co(m)me(n)zato ad causar(e) carestia (et) penuria (et) ne veneno ad pater(e) li poveri (et) impote(n)ti populi// (c. 02 24v) li quali, no(n) posse(n)doli co(m)-parare p(er) loro miserie (et) povertà, si moreno di fame, (et) facilme(n)te anco-ra ne pò nascer(e) morbo co(n)tagioso ad altri, (et) be(n)ch(é) noi sopra ziò ha-vemo facte multe provisione p(er) relevame(n)to (et) co(m)modità de decti pove-ri populi, fin qua no(n) se ha possuto remediar(e), ansi co(m)e è detto, da dì in dì augume(n)tano de prezo3; p(er)ta(n)to, vole(n)do debitame(n)te provider(e), sì p(er) servitio de n(ost)ro Signor(e) Idio (et) de la Maiestà Cesarea, como p(er) beneficio (et) comodo universale de li poveri (et) miserabile p(er)soni ch(e) sono in questo regno, p(er) lo prese(n)te ba(n)no se ordina (et) co(m)ma(n)da ad ciascheduna p(er)sona de qualsivoglia grado, stato (et) co(n)dictione, se sia ta(n)to magior(e) co(m)e minor(e), (et) ta(n)to baroni titulati co(m)e no(n) titu-lati, (et) altri qualsivogliano ch(e) teneno grani (et) orgi co(n)servati, adma-gazenati (et) infossati, no(n) li pos//sano (c. 02 25r) né debiano ve(n)der(e) ad magior(e) prezo de carlini secte lo tumolo de lo grano (et) carlini tre et meso lo tumolo de l’orgio, tal ch(e) infra (et) fine il decto preczo li sia licito ve(n)der(e) (et) no(n) più4; il quale preczo è assai co(n)venie(n)te (et) p(er) noi stabilito5.(Et) acziò ch(e) nesciuna p(er)sona possa nasco(n)der(e) dicti grani (et) orgi, ma se ve(n)dano se(n)za difficultà alcuna fino al prezo sop(r)a declarato (et) no(n) più, ordinamo (et) co(m)ma(n)damo ch(e) tucte quelle p(er)sone ch(e) te-neno o tenera(n)no grani (et) orgi co(n)servate, a(m)magazenati (et) infossati fra termino de otto dì poi la publicatione del p(rese)nte ba(n)no, ciaschuno in sua provintia, debbia revelar(e) (et) dar(e) notitia (et) lista particular(e) de tutta la qua(n)tità de li grani (et) orgi ch(e) serrà in suo poter(e) a li officiali de le terre dove li tenera(n)no li baruni (et) gubernaturi de le provintie, (et) simil-me(n)te li altri officiali, ciasch(e)duno in sua provintia, debbiano,// (c. 02 25v) inco(n)tine(n)te ch(e) haverra(n)no havute le dicte liste (et) note, ma(n)darle a lo governator(e) de la provintia (et) ciaschuno governator(e) debia ma(n)dar(e) dicte liste (et) note ad noi, (et) similme(n)te li baroni (et) officiali de Terra de Lavor<e> debiano fra il dicto termine de octo dì poi la publicatione del p(rese)nte ba(n)no ma(n)dar(e) ditta lista (et) nota particular(e) de li grani (et) orgi ch(e) tenera(n)no ad noi, acciò ch(e) ogniuno ne possa haver(e) notitia, (et) chi haverrà bisogno possa andar(e) ad co(m)perarne6; (et) volemo, ordinamo (et) co(m)ma(n)damo ad tutti q(ui)lli ch(e) teneno o tenera(n)no grani (et) orgi de qualsevoglia grado, stato (et) co(n)dictione, se siano ta(n)to titulati baroni co(m)e no(n) titulati (et) altri qualsivogliano ch(e), requesti da qualsevoglia de volerli co(m)parar(e), gli debbiano ve(n)dere fino al detto preczo sop(r)a decla-

Gasparro Fuscolillo132

rato (et) no(n) più, reservata sola quella qua(n)tità ch(e) serrà// (c. 02 26r) ne-cessaria p(er) il suo vitto (et) de sua fameglia, cavalli (et) bestie7. (Et) quelli ch(e) alle cose p(re)dicte o ciascuna de esse co(n)travenera(n)no, ta(n)te volte qua(n)te co(n)travenera(n)no incorrano ip(s)o iur(e) ipsoq(ue) facto in le sub-scritte pene, videlicet8: q(ui)lli ch(e) ve(n)dera(n)no ad magior(e) preczo del p(re)ditto debbiano p(er)der(e) il p(re)zo, (et) de più incorrano in la pena de do-cati mille ad n(ost)ro arbitrio reservata, (et) quelli ch(e) denegara(n)no ve(n)-der(e) il grano (et) orgi ultra il necessario p(er) loro vitto (et) uso, ut sup(r)a, in-correra(n)no in la pena d(e) p(er)der(e) tutto il grano (et) orgio ch(e) tene-ra(n)no, (et) de più in la pena de docati mille altra pena ad n(ost)ro arbitrio re-servata9; le quale pene volemo se habbiano da applicar(e) le tre parte al regio fisco (et) no(n) ad altro officiale, (et) la resta(n)te quarta parte se applich(e) allo accusator(e), il quale serrà tenuto secreto10; quale pene in<vi>olabilme(n)te se exigera(n)no11. Volemo a(n)chora// (c. 02 26v) ch(e) ciascuno de li predicti offi-ciali sopra declarati habbiano da ma(n)dar(e) le dicte note (et) liste ad noi ut sup(r)a sotto pena de docati mille12. Se declara anchora (et) se notifica ch(e) tut-ti q(ue)lli portera(n)no grani (et) orgi ad questa magnifica (et) fidelissima città de Nap(u)li p(er) uso (et) grassa de q(ue)lla, li sia licito ve(n)derli al p(re)zo vo-lera(n)no, (et) ch(e) se potera(n)no co(n)venir(e) co(n) li co(m)peraturi de(n)tro N(a)p(o)li (et) no(n) for(e)13; (et) de più, ch(e) q(ui)lli ch(e) ve(n)dera(n)no gra-ni (et) orgi ad q(ui)lli ch(e) li volera(n)no extraher(e) fora del regno li sia licito ve(n)derli al p(re)zo ch(e) li piacerà, (et) se potrà co(n) li co(m)peraturi co(n)-venir(e) anchora ch(e) fosse magior(e) del prezo superi(us) declarato14. (Et) cos-sì se habbia da exeq(ui)r(e) (et) observar(e) inviolabilme(n)te ch(e) tale è n(o-st)ra volu(n)tà (et) inte(n)tione15. Datu(m) in Palacio prope Castru(m) Novum Neapoli, die xx octo(m)bris 155416. P. Cardinalis Segu(n)tin(us). V(idit) Polo r(egens). V(idit) Villan(us) r(egens)17. V(idit) Fo(n)seca r(egens). Martiran(us)// (c. 02 27r) secretari(us)18. Al p(rese)nte tornamo ad proveder[e] (et) ordinar(e) ch(e) ditto preinserto ba(n)no se debbia observar(e) inviolabilme(n)te co(n) de-claratione ch(e) lo ditto prezo stabilito, ta(n)to sop(r)a lo grano qua(n)to sop(r)a l’orgio, corra p(er) tucto il mese de aprile, no(n) se possa ve(n)der(e) né co(m)parar(e) lo tumolo de lo grano più de cinque carlini (et) mezo sotto le me-desime pene co(n)te(n)te [i]n lo preinserto ba(n)no, da exigernose [inrem]e-sibilme(n)te da chi co(n)traverrà19; de più se [d]eclara p(er) lo p(rese)nte ba(n)no ch(e) in le dohane de Apice la Grotta (et) li Leoni, se possano ve(n)-der(e) li grani fin a la su(m)ma de carlini nove lo tumolo (et) in le dohane de Mo(n)tesarchio, Avellino, Serino (et) la Tripalda, co(n)siderate le dispese (et) fatica ch(e) occorr(e) in la co(n)duttura (et) altre cose, ch(e) lo tumolo del grano se possa ve(n)der(e) insino// (c. 02 27v) ad dece carlini (et) no(n) più, sotto le

[237] 19 proveder[e]] vocale finale nella rilegatura; 19 [i]n] vocale iniziale nella rilegatura;19 [inrem]esibilmente] lettere iniziali nella rilegatura; 20 [d]eclara] lettera iniziale nella rile-gatura.

Croniche 133

medesme pene co(n)tenute in lo preinserto ba(n)no20. Preterea damo lice(n)tia ch(e) in q(ue)sta magnifica (et) fidelissima città de N(a)p(o)li, Salerno, la Cava (et) tutta la costa de Amalfe, Capre, Massa, Surre(n)to, Vico, Castello ad maro de Stabia, Procita, Isola (et) Gaeta, se possa ve(n)der(e) il grano (et) la farina ad libertà (et) p(er) q(ue)lli p(re)z[i] ch(e) li ve(n)dituri se potra(n)no co(n)ve-nir(e) co(n) li co(m)peraturi21; et ultimame(n)te p(er) lo p(rese)[nte] ba(n)no vo-lemo (et) cossì ordinamo (et) co(m)ma(n)damo ch(e) lo prezo de lo tumolo del miglio no(n) possa exceder(e) più de carlini cinq(uo) in tucte le città, terre, ca-sali, lochi de Terra di Lavor(e), (et) ch(e) qualsevoglia p(er)sona ch(e) ne tene-rà, esse(n)do req(ue)sto, lo debbia ve(n)der(e)22; (et) face(n)dose altrame(n)te circa il//(c. 02 28r) ve(n)der(e) il dicto miglio co(n)tra la forma (et) modo del ve(n)der(e) del grano incorra in le pene co(n)te(n)te (et) expresse in lo p(re)in-serto ba(n)no, le quale se exigera(n)no inremisibilme(n)te da li tra(n)sgressori (et) inobedie(n)ti se(n)za nesciuna moderatione23. Datu(m) in Palatio prope Ca-stru(m) Novum Neapo(li) dì viii me(n)sis martii 155524. Paceccus Cardinalis Se-gu(n)tin(us). V(idit) Polo Reg(ens). V(idit) Villan(us) Reg(ens). V(idit) Fo(n)seca Reg(ens). Martiranus secretari(us). Eode(m) die publicatus fuit25.//

[238] (c. 02 28v) A dì 22 d(e)l mese d(e) marczo 1555 in Roma trapassao d(e) questa vita p(rese)nte papa Iulio terczio, quale vi(n)xe allo suo papato circha anni ci(n)-quo et meczo1.

[239] A dì 24 d(e)l mese d(e) maczo 1555, ch(e) fo la vigilia d(e) la Nu(n)ciacione d(e) la Mado(n)da, portao la ba(n)dera d(e) lo merchato m(issere) Ia(m)bactista Rus-so figlio d(e) m(issere) Ioa(n)fra(n)cisco Russo medico, p(er)ch(é) allo a(n)no passato se co(m)parao tre officii p(er) ce(n)to ducati p(er) tucto lo a(n)no p(re-se)nte, como è lo capitanio d(e) lo mercato, lo mastro portholanato et lo accatta-panato seu grassiero1. Li quali dicti offici foreno ve(n)duti p(er) ordine et (con)-siglio d(e) dicta cità d(e) Sessa et fo messa la carta in// (c. 02 29r) piaczia, et ipso sop(r)adicto Io(n)fra(n)cisco Russo li scorcero p(er) li ce(n)to ducati2; et p(er)-ch(é) io ho notato questa cosa q(u)ale è stata insolita, ch(e) no(n) ce ène facta mai in Sessa et ta(n)to più ha(n)ve(n)dola la ba(n)dera tale homo ch(e) era figlio familio, ch(e) ogniuno se ne maravigliò d(e) sessani ch(e) dicti officii li hebbi più presto p(er) pote(n)cia d(e) dinari ch(e) p(er) ordine d(e) co(n)siglio d(e) Ses-sa como era solito allo passato, che mai tali officii foreno ve(n)duti i(n) Sessa3.

[240] A dì 14 de aprile, ch(e) fo dì de Pasca de la Resurrectione 1555, fo nova ad Sessa co(m)e lo r(everen)do cardinale de Sa(n)ta Croce de Ierusale(m), chiamato Mar-cello p(er) nome, fo creato papa secu(n)do Marcello, homo licterato et de anni

[237] 21 p(re)z[i]] taglio nella carta; 22 p(rese)[nte]] taglio nella carta. [239] 1 Mado(n)da] dcorretta su n; 1 merchato] merczchato (con cz espunto); 2 et fo] et fore (con re espunto); 2 carta in] carta in/in; 3 ogniuno] ognio/uno. [240] mano .

Gasparro Fuscolillo134

circa 641; lo q(u)ale n(ost)ro S(igno)re Idio// (c. 02 29v) li spira ad la n(ost)ra bo-na vita christiana, et ch(e) ce ma(n)tegna in pace2.

[241] A dì ultimo d(e)l mese d(e) aprile 1555 trapassao da questa vita p(rese)nte el no-stro beatissimo papa Marcello secu(n)do, et questa nova fo in Sessa a li 3 d(e) magio d(e)l p(rese)nte a(n)no1.

[242] A dì 12 d(e) mese d(e) magio 1555 se partìo da Nap(u)li el cardinal Paceccho i-spano p(er) a(n)dar(e) in Roma, et ve(n)ne p(er) vecerré lo s(ignore) do(n) Be-lardino d(e) Minnocza ispano in coverno d(e) Nap(u)li1.

[243] A dì 24 del mese d(e) magio 1555 fo nova in Sessa ch(e) el cardinale thiatino nominato Ioa(n)petro et era decano de casa Carrafa napulitano fo creato papa, et era de anni circha 15, et in dì de la Assce(n)tione d(e) (Cristo) fo ellecto papa Paulo quarto p(er) nome1; et lo r(everen)do ep(iscop)o d(e) Sessa ne fece allegria assai et luminaria2.// [...]

[244] (c. 02 31r) Universi et singuli serenissimi principi pote(n)ti, baroni, co(n)ti et ciascun fidel (crist)iano1. Noi, M° de Rodi de l’ordine hierosolimitano, p(er) la p(rese)nte significamo haver(e) nuovame(n)te recevute l(ette)re da li n(ost)ri ex-ploratori, quali co(n)tinuame(n)te p(er) n(ost)ra et di ciaschun fidel (crist)iano salute ne la parte de Babilonia teniamo2; ne le quale l(ette)re si contiene como, corre(n)do lo anno de n(ost)ro S(igno)re 1554, a dì xvij de maggio, nelle strane parte de Babilonia in una cità chiamata Inebre Albacam, la cui provintia si di-ma(n)da blava de una vilissima femina de stirpe incognita chiamata Lacas, nacq(ue) un fa(n)giullo obscuro et tenebroso, et de suo patre no(n) si sa notitia3;lo aspecto del quale no(n) è bruno né chiaro, la facce sua è horribile, con li den-ti acuti et viso de gatto co(n)tra ogni ordine de natura, et ha li occhi fulgura(n)ti et spave(n)tosi, et como essi exploratori dicono, è magiore de la comune statura de li altri ba(m)bini 4. Narrano a(n)chora ch(e) in capo di octo giorni cominciò ad parlare p(er)fectame(n)te di sorte ch(e) era inteso da ogni p(er)sona, no(n)cia(n)do al p(o)p(u)lo esser vero figliol de Dio et il vero Messia5. Scriveno già haverlo veduto andar(e) come sole ogni putto gagliardo di età di anni cinq(uo)6. Ne havisseno anchora como ne la natività del dicto ba(m)bino li celi ha(n)no p(re)ducto multi et varii segni, p(er)ch(é), nasce(n)do il prenominato nel te(m)po chiaro, subito si obscurò il sole, la luna et li celi, et ve(n)ne in q(ue)l loco tenebrosa obscurità in ta(n)to ch(e) dopo’ p(er) spatio de octo giorni no(n) apparve in q(ue)lla parte de Babilonia sole, né luna, né alcuna altra minuta stel-la7; be(n)ch(é) dopoi l’aria clarificossi, no(n) però sino al p(rese)nte è ridacta a la pristina clarità8. Essi avisano anchora da li habitatori de q(ue)lle terre ha-verno// (c. 02 31v) inteso che la nocte seque(n)te del nascime(n)to del detto ba(m)bino diffunde(n)do anchora sopre la plebe et subito extinto furno veduti

[240] 2 ma(n)tegna] g corretta su un’originaria n, n inserita nell’interlinea su g. [241] da qui in poi nuovamente mano di Fuscolillo. [244] mano ; 5 da ogni] segue parte, espunto; 5 esser vero figliol de Dio et il vero Messia] una mano diversa da probabilmente Fuscolillo, e-spunge successivamente esser vero figliol de Dio et Messia e nell’interlinea su il vero aggiun-ge nati Cristo.

Croniche 135

multi altri segni stupendi in quel te(m)po, fra li quali no(n) parmi tacere che doi giorni da poi la sua horribil natività co(n)tinuò piovere manna et prete precio-se9. Furno veduti anchora volare serpe(n)ti horribilissimi p(er) lo aere10: ha-ve(n)do dimandato al predicto che fusse la cagione, rispose10: «Le prete pretiose significano li imme(n)si et eterni gaudii che haverra(n)no li soi eletti nell’altra vita, li serpe(n)ti denotano li martirii et torme(n)ti di eterna da(n)natione ne la quale starra(n)no p(er)petuame(n)te co(n)stituti et code(n)nati homini et do(n)ne ch(e) serra(n)no stati co(n)trarii et rubelli ad sui precepti et co(m)manda-me(n)ti»11. In quella sua medesmo natività un mo(n)te gra(n)dissimo più che tut-ti li altri si aperse, nel mezo del quale fu trovata una colo(n)na mecza biancha et mecza rossa nella quale era una scriptura di l(ette)re hebree che in n(ost)ro lin-guagio dicono12: «È venuta l’hora del mio nascime(n)to nel mo(n)do»13; la qual colo(n)na li p(rese)nti n(ost)ri exploratori ha(n)no veduto resuscitar morti, sa-nar infermi et illuminar i ciechi co(n) solo sermone, se(n)za alcuno remedio14. In Babilonia lo ha(n)no incomi[n]ciato ad adorare como ad figliol de Dio, quelle p(er)sone fide[li] como infidele che alla sua prese(n)tia no(n) vogliano adorarlo ch(e) di crudel morte sian morti et occisi, di sorte che la maggio[r] parte mossa ad devotione overo dal timore in tucto et per tuc[to] li rendono obedientia15. Di-cono anchora che lui promecte de declarare alcune scripture no(n) intese et co(n) lo p(at)re suo16. Affirmano ch(e) un venerabile patre n(ost)ro in theologia p(re)sta ta(n)ta fede a li miraculi del dicto fa(n)giullo ch(e) predica in //(c. 232r) quelle parte dice(n)do costui essere vero figliolo de Dio o(m)nipote(n)te quello ch’(é) supra tutte le altre cose, che muove il decto patre la maggior parte del populo ad credere al detto fa(n)giullo17; et fu udito un gra(n) tuono et una horri-bil voce18: «Guai ad essi» li exploratori affirmano haver udita, et inte(n)de(n)do trovorno che fu se(n)tita p(er) spatio di trece(n)to miglia: «Preparati ad far il mio diletto: beati serra(n)no q(ui)lli obedira(n)no il verbo suo»19 . Per la qual cosa li n(ost)ri exploratori, questo udendo, scripsero che da molti homini docti questo fa(n)giullo è extimato essere q(ue)llo che deve venire nella fine del mon-do chiamato anti(cristo), figliolo de la perdictione, et ava(n)ti che ad tal nova volessimo dar fede, né ad alcuno scriverlo, co(n)gregato il co(n)seglio del cap(ito)lo nostro deliberassimo di ma(n)dare dui di nostri fra(te)lli in Babilo-nia20; quali subito parti[ti] et arrivati trovorno detti exploratori et cercorno co(n) dilige(n)tia de inte(n)dere il vero et il tutto21. Dopo’ ritornati, affirmorno le p(rese)nte cose esserno vere et chiare, et chiaro veduto il fa(n)giullo et la co-lo(n)na di colore mecza bia(n)cha et similme(n)te rossa et molti altri stupe(n)di segni et miracoli, quali sarria troppo lo(n)go scrivere22. Vole(n)do noi narrare ta(n)te cose certificate, devotame(n)te exortamo che per Italia et p(er) altre parti del mo(n)do voglia manifestare fideli christiani tal nova, acciò lassa(n)do li pec-

[244] 15 incomi[n]ciato] n nella rilegatura; 15 fide[li]] lettere finali nella rilegatura; 15 mag-gio[r]] lettere finali nella rilegatura; 21 parti[ti]] lettere finali cadute fuori margine; 22 troppo lo(n)go] nostro lo(n)go.

Gasparro Fuscolillo136

cati acte(n)dano a le bone opere, et per essere vero questo manifesto de la fine del mo(n)do che si appropinqua, vogliamo permanere fermi, stabili et costa(n)ti ne la sa(n)cta fede del n(ost)ro S(igno)re Ihesù (Cristo), acciò possamo godere la celeste patria per infinita secula seculor(um)23. Datu(m) in Ebre Albacam24.//

[245] (c. 232v) A dì 15 del mese d(e) iunio 1555, terciadecima idictionis, in Sessa allo segio gra(n)de fo facto uno publico co(n)siglio, quale ce era p(er) governo d(e) questa cità lo s(ignor)e do(n) Lope d(e) Arrera, et sinici lo s(ignore) Iulio Cossa et m(issere) Cola Iac(ob)o Parisi et Vice(n)czio Cerello1. Lo co(n)siglio ch(e) fo facto fecero co(n)siglio d(e) se fareno prestar(e) duimili scuti in Gae<ta> ad dei-ce p(er) cento p(er) ne co(m)parare grano et far(e) lo mo(n)te d(e) pietate p(er) li poveri p(er) la carestia ch(e) era p(er) ogni parte, ch(e) valeva lo th(ummu)lo d(e)l grano carlini deice, et se ne fo facto pocho2; et cussì p(er) ordine d(e) lo s(ignor)e do(n) Lope et li ho(m)mini d(e) Sessa ordinò p(er) co(n)siglio et fece p(ro)curator(e) lo s(ignor)e magnifico Belardino Suessano i(dest) Testa ad exi-ger(e) li dicti dinari, et cussì li sop(r)adicti// (c. 233r) sessani al p(rese)nte ordinò p(er) co(n)siglio et ellessero lo magnifico s(ignore) Do(m)minicho d(e) Insola, m(issere) Cesaro Fuscolillo et Fra(n)cisco Cortellaro ch(e) havessero co(m)para-to grano de li sop(r)adicti dinari, et d(e) quello grano farne far(e) pane p(er) li poveri allo te(m)po co(n)<gruo> qua(n)do ce fosse stato necessario3. Et cussì lo magn(ifi)co Belardino Suessano et m(issere) Cesaro Fuscolillo, iu(n)ti insemi in Gaeta, a(n)dero in Gaeta et portero dicti dinari duimilia scuti, ch(e) fo a dì 26 d(e) p(rese)nte4; alli 27 p(er) co(n)tacto facto p(er) notar(e) egregio Ioa(n)ni Fl[o]radasa foreno co(n)segnati li sop(r)adicti dinari ad m(issere) Cesaro Fusco-lillo in solidu(m) co(n) lo s(ignor)e Do(m)minicho d(e) l’Isola et Fra(n)cisco// (c. 233v) Cortellaro da li sop(r)adicti si(n)nici, p(rese)nte lo r(everen)do primicerio do(n) Sigismu(n)do Floradasa, do(n) Gasparro Fuscolillo et do(n) Gieronimo Ci-rello canonici, et iodece Bactista d(e) A(n)drea et altri te(stimo)nii, et lo s(ignore) Do(m)minicho et Frac(isc)o <li> davano prigiaria d(e) adsecurar(e) li sop(r)adicti dinari in mano d(e) m(issere) Cesaro Fuscolillo5; et cussì Cesaro se li portao alla casa li duimilia scuti, ma lo <spe>der(e) li dicti dinari et co(m)-parare grano lo habiano da far(e) ipsi in solidu(m), et li sop(r)adicti dinari ch(e) foreno prestati li fece bono sop(r)a allo domanio et quartuczio d(e) Sessa6.//

[246] (c. 234r) A dì 24 d(e)l mese d(e) iunio 1555, et d(e) lunedì, m(issere) Lucilio d(e) Sessa, alias d(e) Fracisco, fece lo ingresso et lo sermone, ch(e) intrò doctore in fhisicha allo segio d(e) Sessa et li uscìo inna(n)ti multa ge(n)te d(e) Sessa1; et ce fo p(rese)nte lo r(everen)do ep(iscop)o Galeacio Florimo(n)te d(e) Sessa et lo s(ignore) do(n) Lope d(e) Arrera, et era vivo suo patre m(issere) Curcio alias

[245] 1 governo] goverro; 1 cità] segue p, espunto; 1 sinici] n corretta su altra lettera; 2 pre-star(e)] segue dun, espunto; 2 deice] -e- corretta su i; 3 et li] et/ et li; 3 magnifico] a inseritanell’interlinea; 4 Belardino] segue Tes, espunto; 5 co(n)tacto] c- corretta su altra lettera; 5egregio] e- corretta su J; 5 Fl[o]radasa] macchia d’inchiostro. [246] 1 alias d(e) Fracisco] e-spunto con inchiostro rossiccio e modo (tratto ondulato) che non si ravvisa in altri luoghi del codice.

Croniche 137

d(e) Frac(isc)o d(e) Sessa et ce foreno despe(n)sati assai par(e) d(e) gua(n)ti et li fo facto assai honore, adteso ch(e) lo suo pat(r)e era medico d(e) Sessa2.//

[247] (c. 234v) A dì 7 d(e) iulio 1555 in Gaeta ve(n)dero p(er) maro circha tremilio to-deschi co(n) lo s(ignore) pre(n)cepe d(e) Orio co(n) tre(n)tatré galere che veni-vano d(e) Porto Hercule, et sop(r)adicta harmata a(n)dava in Nap(u)li et cussì pi-gliao porto in Gaeta p(er) dubitatione d(e) la armata d(e) lo Turcho, ch(e) se de-ceva ch(e) stava ad Crapi alle bucchi1. Li sessani bisognò ma(n)dare la grassa da Sessa p(er) li todeschi allo Garliano2. La matina seque(n)te li sessani scopercero la armata d(e) lo Turcho sop(r)a in Gaeta ch(e) addava verso Corsicha overo Por-ta Hercule, se deceva, et ad hora d(e) nona scrope(m)mo la nostra armata ch(e) usciva da Gaeta et addava verso Nap(u)li3; do(n)ne li sessani ne stavano multi//(c. 235r) allegri d(e) la armata d(e) lo Turcho che se ne passava, et se inte(n)deva ch(e) la armata d(e)l Turcho erano circha centotre(n)ta galere4; et la sop(r)adicta grassa no(n) adbisognò et se tornao in Sessa5.

[248] A dì xj d(e)l mese d(e) iulio 1555, p(er) ordine d(e) lo s(ignore) do(n) Lope d(e) Arrera, fo murata la porta d(e) Sa(n)to Do(m)m[i]nicho se(n)cza causa gra(n)de et altr(e) spese ch(e) foreno facte p(er) Sessa d(e) mure, et fo murato q(ui)llo mu-ro alla pulita qua(n)do ce affacia verso la marina et alt(r)e spese ch(e) fece far(e) ad la università d(e) Sessa, q(u)ale no(n) era homo ch(e) lo potesse vedere, ch(e) ogniuno li voleva male p(er) la superbia sua d(e) do(n) Lope, et ’xstimava pocho ogniuno de Sessa1.

[249] A dì 12 d(e) iulio 1555 ve(n)ne in Sessa uno co(m)missario chiamato p(er) no-me// (c. 235v) lo s(ignor)e Balderano sop(r)a la grassa del grano da parte d(e) Gaeta p(er) ordine de lo s(ignor)e do(n) Berlardino de Mido(n)cza, vecerré d(e) Nap(u)li, ch(e) do(m)ma(n)dava da li ho(m)mini de Sessa circha mille th(um-mu)la de grano p(er) la grassa de Gaeta1.

[250] A dì 16 d(e) iulio la università de Sessa fece uno co(n)siglio i(n) lo segio de far-no tre ch(e) facessero la tassa de lo grano p(er) Gaeta, et cussì elessero tre ho(m)mini1: p(er) ge(n)tilomo lo s(ignor)e Do(m)minicho de l’Isola, p(er) cita-dino m(issere) Cesaro Fuscolillo et Ant(oni)o d(e) Sa(n)ta A(n)na2; do(n)ne fece-ro la lista del grano p(er) ciascheuno homo de Sessa, dove fo messa la dicta lista del grano alla piaczia de Sessa, ch(e) foreno tassati tucti li ho(m)mini de Sessa p(er) la rata parte soa3; do(n)ne ce foreno multi ch(e) descrepavano co(n) dir(e) ch(e) no(n) a(n)dava bona dicta lista, et se ’spectava do(n)no Lope ch(e) veniva da Nap(u)li4.//

[246] 2 era] e corretta su v; 2 vivo] dopo vi segue, espunta, una lettera illeggibile; 2 alias d(e) Fracisco] espunto. [247] 3 se deceva] segue //; 3 et ad hora] et inserito nell’interlinea; 3 scro-pe(m)mo] r inserita nell’interlinea; 4 che se ne] che inserito nell’interlinea; 4 Turcho] -o cor-retta su a; 4 erano] -o corretta su a; 4 centotre(n)ta ] la seconda e corretta su a. [248] 1 causa] c corretta su altra lettera; 1 muro] -o corretta su a; 1 fece] fecea (con a espunta). [250] 2 cita-dino] ta inserito nell’interlinea; 4 dicta lista] segue //.

Gasparro Fuscolillo138

[251] (c. 236r) A dì 20 d(e) iulio ve(n)ne lo s(ignore) do(n) Lope da Nap(u)li et fece la tassa d(e)l grano in modo suo, et fece ordine ch(e) fosse ma(n)dato lo dicto grano allo f<i>umo p(er) Gaeta1.

[252] A dì 24 d(e) iulio passò una co(m)pagnia d(e) spa(n)gnoli d(e) capitanio Busta ch(e) a(n)davano verso Itro, be(n)ch(é) ne era passata un’altra tre giurni inna(n)ti ch(e) allogero allo Lauro, q(u)ale lo arruinero dicto casale1; ma questa al p(re-se)nte volse do(n) Lope ch(e) se allogiasse ad Sessa p(er) lo male ch(e) voleva ad sessani, et li dicti sessani no(n) lo potevano veder(e) ipso p(er) la mala co(m)-pagnia et stracii ch(e) faceva lo dicto do(n) Lope ad sessani2. Lo s(ignore) do(n) Lope straciava et li voleva male ad sessani, et lo s(ignor)e Frac(isc)o Pagano, como iudece d(e) Sessa, faceva la iusticia p(er) dinari, ch(e) tristi li poveri villani ch(e) ce a(n)dava p(er) le mani, ch(e) te li scortecava ad pilo inmerczo3.//

[253] (c. 236v) A dì 10 d(e) agusto 1555 fo ve(n)duto lo quartuczio d(e) la carne d(e) Sessa quara(n)tasei oncze ad m(issere) Silvio d(e) Minarcha ad sòno d(e) tro(m)-becta et lume d(e) ca(n)dela et tre o(n)cze la cia(n)che de pesone, ch(e) so(m)ma 49 o(n)cze tucto, et se ve(n)deo p(er) lo a(n)no da venir(e) d(e) la quartadecima idictione, p(rese)nte lo s(ignore) do(n) Lope d(e) Arrera p(er) sidico, lo s(ignore) Iulio Cossa et m(issere) Cola Iac(ob)o Parisi et Vice(n)czo Cierello1.

[254] A dì 19 d(e)l mese d(e) agusto in Sessa, p(er) co(n)siglio publico, foreno fatti li sop(r)adicti officiali1: p(er) si(n)dico lo s(ignor)e Loisi Cossa, m(issere) Lione Tarracina et Agustino Cinnilglio d(e) Maria, et foreno facti p(er) a(n)no d(e) la xiiija idictione d(e) (set)te(m)bro, p(rese)nte do(n) Lope d(e) Arrera2.

[255] A dì 1564 fo facto lo tribunale dove se regie corte et fase lo co(n)silio d(e) Sessa, et fo q(ui)llo a(n)no p(er) si(n)dico lo mag(nifi)co Belardino Suessano, m(issere) Pirro d(e) Iuliano et m(issere) Petruccio Zappaglione1.//

[256] (c. 237r) A dì 19 d(e)l mese d(e) agusto 1555 fo co(m)me(n)czato et scassato quello dove se dice alla polita p(er) fare uno tribunale p(er) reger(e) corte et pre-sonia d(e) lo civile, p(er) ordine d(e) lo s(ignore) do(n) Lope d(e) Arrera et la u-niversità d(e) Sessa1.

[257] A dì 12 d(e) (set)te(m)bro 1555 se co(m)me(n)czao ad murar(e) quello d(e) lo castello ’na(n)ti alla cisterna1.

[258] A dì 17 d(e) septe(m)bro 1555 ve(n)dero la co(m)pa(n)gnia d(e) lo il(lustrissi)mo duca d(e) Sessa d(e) li ho(m)mini d(e) arme ad ’logiar(e) in Sessa p(er) ordine d(e) lo s(ignor)e do(n) Lope d(e) Arrera, ch(e) era locotene(n)te d(e) la co(m)pagnia1; et tucto lo fece do(n) Lope p(er) dispecto d(e) sessani, ch(e) li vo-levano male, ch(e) q(ui)sto homo teneva inte(n)tione d(e) ruinar(e) questa t(er)ra d(e) Sessa2.//

[251] lo dicto] lo dicta. [252] 1 capitanio] dopo cap- una lettera, probabilmente l, espunta.[253] 1 pesone] penone; 1 so(m)ma] segue lettera espunta. [255] notizia inserita successiva-mente a pié pagina. [256] 1 co(m)me(n)czato] co(m)/co(m)me(n)czato. [258] 1 ad ’logiar(e)] d corretta su l.

Croniche 139

[259] (c. 237v) A dì 19 d(e) septe(m)bro 1555 in Sessa fo buctato uno banno da parte d(e) lo signor(e) do(n) Berardino d(e) Mi(n)do(n)cza, lucutene(n)te et vicerré d(e) sua <Maes>tà, ch(e) in Terra d(e) Labore vaglia lo grano lo th(ummu)lo car-lini octo et la farina el semele, et in Nap(u)li ch(e) vaglia qua(n)to li piace d(e) lo poter(e) ve(n)der(e)1; et che lo orgio se vegna tucto quello ch(e) se ne trova da ipso ve(n)ditor(e) et d(e) questo sta la scisa ad tucte altr(e) p(ro)vi(n)cie alli preczii ordinati del vecerré d(e) Nap(u)li2.

[260] A dì 17 d(e) octobro 1555, ch(e) fo iovedì, fo ve(n)duto lo elariato de le colte de Sessa p(er) cento et quindici ducati ad m(issere) Antonino d(e) Truccho d(e) Sessa ad sòno d(e) trobbecta et ca(n)dela adcesa, et fo p(er) a(n)no d(e) adve-nir(e) d(e)lli ’561.

[261] A dì 30 d(e)l mese d(e) octobro 1555 in Thiano ve(n)ne la figlia d(e) do(n) Fer-ra(n)te d(e) Co(n)saga, moglier(e) d(e) lo figlio d(e) lo s(ignor)e il(lustrissi)mo precepe d(e) Stilgliano, ducha d(e) la Roccha Mo(n)tragone1.// (c. 238r) Quali dicti signuri co(n)giu(n)gnero et fecero matrimonio al p(rese)nte, ch(e) ve(n)dero da Ca(m)pobasso et là fecero lo matrimonio, dove ce foreno assa[i] ge(n)te ad cavallo et ad pedi co(n) gra(n)dissimi triu(m)fhi d(e) l’una parte l’autra2; ch(e) nostro S(ignor)e Idio ce li co(n)serva ad logno te(m)po et figlioli assai mascoli3.

[262] Del mese d(e) decebro 1555 lo grano valeva lo tu(m)mulo carlini deiceocto p(er) secreto et era carastia in ogni parte, lo oglio valeva lo sostar(e) carlini quattro vel circha1.

[263] Del mese d(e) ie(n)naro 1556 lo grano valeva lo tu(m)mulo carlini sidici et di-cessepte, lo oglio lo sostaro carlini cinquo vel circha1.

[264] A dì 6 d(e)l mese d(e) frebaro 1556, d(e) iovedì, intrò in Napuli lo Ex(cellen)te signor(e) ducha de Albi p(er) vecerré et generale d(e) tucto el regno d(e) Napoli, q(u)ale ce lo ma(n)dò sua M(aie)stà// (c. 238v) Cesaria Carlo q(ui)nto im-p(aratore)1.

[265] Del mese d(e) frebaro et marczo valeva lo grano lo tu(m)mulo carlini deiceocto, lo q(u)ale grano lo ve(n)deva lo s(ignor)e Do(m)minicho d(e) l’Isola d(e) quello d(e) la grassa ch(e) haveva facto la università d(e) Sessa d(e) lo mo(n)te d(e) pie-tà ch(e) haveva ordinato lo s(ignor)e do(n) Lope d(e) Arrera, ch(e) lo haveva pi-gliato da sessani ad octo carlini lo tu(m)mulo1. Lo quale dicto grano erano circha duimilia to(m)mola, et mille ne voleva ve(n)der(e) ad deiceocto carlini lo tu(m)mulo p(er) pagar(e) li duimilia scuti in Gaeta, q(u)ali dicti sessani li havea-no pigliati ad interesse da Gaeta ad deice p(er) ce(n)to2. Et cussì foreno electi lo s(ignore) Do(m)menicho et m(issere) Cesaro Fuscolillo et Frac(isc)o Cortellaro

[259] 1 da] d tagliata da titulus; 1 lo signor(e)] la signor(e); 2 et che] et ch (con et inseritonell’interlinea). [260] 1 advenir(e)] a corretta su v. [261] 1 d(e) lo figlio] d(e) d(e)lo figlio; 1 precepe] la prima e corretta su i. [262] 1 mese d(e)] segue fr, espunto. [265] 1 do(n) Lope] segue lettera illeggibile espunta.

Gasparro Fuscolillo140

ch(e) havessero tenuto lo sop(r)adicto grano et facto magaczeo p(er) ordine d(e) lo s(ignor)e do(n) Lope// (c. 239r) et da la università d(e) Sessa3.

[266] Del mese d(e) marczo 1556, la prima septimana, apparse la cometa da lo o-rie(n)te et lo occide(n)te, ma era una medesima cometa co(n) una coda verczo occide(n)te1. Era la dicta cometa lustra et no(n) oscura2.

[267] A dì 26 del mese de marczo 1556, de iovedì, se partero li ho(m)mini de arma da Sessa de la co(m)pa(n)gnia de lo s(ignor)e ducha d(e) Sessa p(er) ordine de lo s(ignor)e ducha de Albi, vicerré et generale de lo regno de Napuli1.

[268] A dì 16 del mese de aprile 1556, ch(e) fo de iovedì, in Sessa allo merchato ce ve(n)ne ta(n)to grano ch(e) have valuto lo tu(m)mulo carlini tridici vel circha, et pane assai ad u(n)dici grana la decina vel circha1. Et de lo mese de aprile no(n) piovecte mai p(er) al p(rese)nte, ch(e) se existimasse p(er) la cometa ch(e) have-va p(er) el passato ch(e) segnificasse seccha, ch(e) faceva ve(n)to ogni nocte d(e) t(er)ra2.//

[269] (c. 239v) A dì 21 del mese de aprile 1556 fo dato de provesione overo elemosina allo predicator(e) de la quatragesima passata deice scuti lo ep(iscop)o d(e) Sessa et deice la università d(e) Sessa, ch(e) so(m)ma in tucto vinti scuti, et septe scuti d(e) spesa p(er) magnar(e) lo predicator(e)1. Lo dicto predicator(e) se chiamava fra Fra(n)cisco d(e) Ifuni, maestro in thelogia, era d(e) età circha d(e) tre(n)ta a(n)ni d(e) l’ordine d(e) Sa(n)to Ioa(n)ni d(e) Sessa et se fece honor(e) et hebbe bona audie(n)tia2.

[270] A dì 19 d(e)l mese d(e) aprile 1556, ch(e) fo lo dì d(e) sa(n)to Leone papa et do(m)menicha, ve(n)de da Trayecto p(er) soa sposa et mogliere d(e) m(issere) Lucilio d(e) Fra(cis)co medico, figlio d(e) m(issere) Fra(cis)co Curcio suo pa-t(r)e, et hebbe d(e) dota cinquoce(n)to ducati et chamase la nome d(e)// (c. 240r)la sposa Vergilia Vellone de Traiecto1; et li fo facto assai honor(e) alla venuta sua da Trayetto, p(er)venuta i(n) Sessa co(n) assai ho(m)mini d(e) Sessa ad ca-vallglii2.

[271] A dì 22 d(e)l mese d(e) aprile 1556 foreno portati li duimilia scuti in Gaeta p(er) mano d(e) m(issere) Cesaro Fuscolillo, et ce a(n)dareno multi d(e) Sessa ad ’co(m)pagnar(e) li sopradicti dinari prestati allo mercha(n)te, et se ne pagareno d(e) nolito duice(n)to scuti p(er) uno a(n)no1; quale dicti dinari servereno p(er) co(m)parar(e) lo grano p(er) li poveri p(er) lo mo(n)te d(e) pietà ch(e) fece lo s(ignore) do(n) Lope d(e) Arrera et la università d(e) Sessa p(er) co(n)silglio fac-to2; quale dicto grano fo co(m)parato lo tu(m)mulo carlini octo da li ho(m)mini parthiculari d(e) Sessa// (c. 240v) de lo a(n)no passato d(e) li ’55, et al p(rese)nte foreno ve(n)duti li sopradicti grani partita carlini deiceocto lo tu(m)mulo3: et ne cacczero li duimilia scute p(er) lo merca(n)te, et lo resto d(e)l grano foreno de-

[268] 2 p(er) al] a corretta su e. [270] 1 de Traiecto] inserito nell’interlinea. [271] 1 sopradic-ti] r inserita nell’interlinea; 3 dicto grano] segue per, espunto; 3 sopradicti] r inserianell’interlinea; 3 deiceocto] i inserita nell’interlinea. [271] 4 rotolo] -o corretta su a; segued(e)l pane, espunto.

Croniche 141

spe(n)sato ad poveri lo pane facto ad cinquo tornisi lo rotolo alli poveri d(e) Ses-sa et casali4.

[272] A dì ultimo d(e) aprile 1556, ch(e) fo iovedì, ce ve(n)de assai grano allo mercha-to d(e) Sessa et valeva lo tu(m)mulo carlini quattrordici vel circha, et alle 20 hor(e) fo ta(n)ta te(m)peste de accqua che fo uno delluvio ch(e) durao circha dui hor(e)1.

[273] A dì 7 d(e)l mese d(e) magio 1556, ch(e) fo iovedì, valeo lo tu(m)mulo d(e)l grano carlini quattordici et meczo vel circha1.//

[274] (c. 241r) Del mese de magio 1556 fo adco(n)cziata la via seu estrata do’ se dice sopto Sa(n)to Fra(n)cisco d(e) li Frati socta la selva p(er) fine alla Pininella, ch(e) prima no(n) se pratichava, ch(e) era guasta, et mo’ al p(rese)nte se prati-cha1. Fo in te(m)po ch(e) era mastro portholano m(issere) Lione Merchata(n)te et m(issere) Ioa(n)fra(n)cisco Russo medico sop(r)esta(n)ta alla dicta via2.

[275] A dì 14 d(e) magio lo grano valeva lo tu(mmu)lo carlini quattordici v(el) circha, ch(e) fo iovedì1.

[276] A dì 19 d(e) magio 1556 la matina fece accqua assai, ch(e) durao lo piover(e) p(er) quattro hor(e) v(el) circha, et lo dì seque(n)te la nocte fece un’altra pocha de accqua1.

[277] A dì 2 d(e) iunio la nocte, verso la matina, piovette circha una hora1; be(n)ch(é) questo sta ad l’autro libro d(e) li te(m)pi e staisoni d(e) li grani et ve(n)dite d(e) li preccii2.

[278] (c. 241v) A dì 4 d(e)l mese d(e) iunio 1556, ch(e) fo iovedì d(e) lo Corpo d(e) (Cristo), valeo lo tu(m)mulo de lo grano circha nove carlini1.

[279] A dì ii d(e) iunio valeo lo tu(mmu)lo d(e)l grano carlini septe et meczo, v(el) cir-cha, et lo oglio lo sostaro carlini quattro et meczo, v(e)l circha, lo orgio carlini dui et meczo, v(e)l circha, lo rot(o)lo d(e) la carne la vacczina septe tornisi, la vetella gr(ana) cinquo1. E chi no(n) lo crede cerchi lo sacchetto de li <vermicel-li>2.

[280] A dì 11 d(e)l mese d(e) iunio 1556 in Nap(u)li intrò el r(everen)do cardinale d(e) la <C>uona p(er) vecerré in loco d(e)l s(ignore) ducha Albi, generale d(e) Italia, p(er) causa ch(e) se voleva partire p(er) a(n)dar(e) ad Lo(m)bardia, ch(e) se in-te(n)deva1; et d(e) poi no(n) adbisognao d(e) adar(e)2.//

[281] (c. 242r) A dì 2 d(e) iunio 1556, ch(e) fo iovedì, lo grano valeva lo th(ummu)lo carlini septe et meczo v(el) circha, la carne d(e) bove septe tornisi lo rotolo, et no(n) se ne poteva haver(e)1.

[272] 1 che fo uno] fo inserito nell’interlinea. [277] 2 be(n)ch(é) questo...] annotazione inseri-ta successivamente da Fuscolillo; cfr. lib. IIa 170. 4. [279] 2 E chi no(n) lo crede...] tutto il sintagma di mano diversa da Fuscolillo, da e da e con scrittura uguale a lib. IIa 151.1; 2cerchi] r corretta su c. [280] 1 d(e)l s(ignore)] s. inserita nell’interlinea; ch(e) se inte(n)deva] ch(e) inserito nell’interlinea; 2 et d(e) poi] sintagma inserito da Fuscolillo in fine paragrafo.

Gasparro Fuscolillo142

[282] A dì 30 d(e) iulio 1556, ch(e) fo iovedì, lo grano valeo lo tu(mmu)lo carli[ni] oc-to et meczo v(el) circha1.

[283] Del mese d(e) iulio 1556, p(er) co(n)silglio facto, fo ve(n)duto lo quartuczo d(e) la carne 58 oncze co(n) le za(n)che ad m(issere) Ioa(n)fra(n)cisco Russo medico et m(issere) Antonino de Truccho d(e) Sessa d(e) lo a(n)no futuro, da (set)te(m)bro ch(e) venerrà p(er) fi’ allo alt(r)o (set)te(m)bro, ch(e) è uno a(n)no, in hoc pacto, ch(e) la carne d(e) bove ch(e) habbia da valer(e) gr(ana) 3 lo ro(to)lo, la vaccha gr(ana) 3 et uno dinaro, la vetella gr(ana) v et dinari dui, la a(n)necza gr(ana) 4 p(er) tucto quisto a(n)no excecto lo porcho et la bufala et lo crastato alla assisa d(e) Nap(u)li, lo sostare d(e) oglio carlini sei1.//

[284] (c. 242v) A dì 6 d(e)l mese d(e) agusto 1556, d(e) iovedì, valeo lo th(ummu)lo del grano carlini deice1.

[285] A dì 27 de agusto valeo lo grano lo th(ummu)lo carlini deice et meczo vel circha p(er) la guerra ch(e) faceva el papa Paulo quarto co(n) el re d(e) Nap(u)li, re Fhelippo, et lo s(ignor)e ducha d(e) Albi, vecerré d(e) Nap(u)li et generale, la carne del bove octo tornisi lo rotolo, lo olglio lo sostar(e) carlini ci(n)quo et meczo vel circha, et co(m)messarii assai p(er) la grassa de lo ca(m)po ch(e) stava alle co(n)fine del regno1.

[286] A dì ultimo d(e)l mese d(e) agusto 1556 se fece la mostra d(e) li cavalglii liegie-ri, q(u)ale so(n)no septe co(m)pagnie, allo largo d(e) Sa(n)to Ioa(n)ni d(e) Sessa, et p(er) co(m)missario ce fo lo s(ignore) Vice(n)czo Ferle(n)gieri napolitano1;//(c. 243r) et ce fo lo s(ignore) marchese d(e) Laina, lo s(ignore) Cesaro d(e) Lof-freda, lo s(ignore) Ia(n) Gier(oni)mo d(e) Ie(n)naro d(e) Marczano et quattri ca-pitanii d(e) albanisi, et llà foreno scripti li nomi et co(n)gnomi et la faczie d(e) l’homo et lo mercho d(e) li cavalli et d(e) ch(e) pilo era lo cavallo co(n) tro(m)-becte assai, et foreno italiani2; et tuctavia admarcziava lo ca(m)po alla volta d(e) Sa(n)to Hiermano p(er) a(n)dar(e) in Roma, et se inte(n)deva ch(e) lo ca(m)po d(e) lo s(ignore) ducha d(e) Albi erano circha vinticinquomilia p(er)soni3. A dì 3 d(e) (set)te(m)bro, d(e) iovedì, lo grano valeva lo tu(m)mulo carlini deice v(e)l circha4.//

[287] (c. 243v) A dì 3 d(e) (set)te(m)bro 1556, d(e) iovedì, fo facto co(n)siglio publico allo segio gra(n)de, p(rese)nte lo s(ignore) do(n) Lope d(e) Arrera ispano, et fo-reno facti li officiali d(e) la università d(e) Sessa1: in primis, p(er) sinicho lo s(ignor)e Do(m)minicho d(e) l’Isola, m(issere) Ioa(n)fra(n)cisco Merchata(n)te et notar(e) Marcho Pichano2; p(er) capitanio d(e) lo merchato m(issere) Mucio d(e) Pippo3; p(er) mastro portholano m(issere) Pietri Florimo(n)te4; p(er) li gras-sier(e) seu adcaptapani lo s(ignore) Ioa(n)paulo d(e) Asperello, m(issere) Silvio d(e) Minarcha et Petruczio Za(m)pallglione5; mastri d(e) la U(n)ciata lo s(igno-

[283] 1 iulio] uilio; 1 p(er) fi’ allo] p(er) fa allo; 1 la vetella] la vetetella. [286] 1 co(m)-missario] co(m)missaria; 2 lo s(ignore) Ia(n)] la s(ignore) Ia(n); 3 admarcziava] i inseritanell’interlinea. [287] 1 Lope] dopo -e, lettera finale illeggibile espunta.

Croniche 143

re) Cola Ant(oni)o d(e) Tra(n)sa, m(issere) Micio d(e) Roccho et do(n)no Nicho-la d(e) Ma(n)so6; p(er) officiale d(e) Sessa lo s(ignore) Allarchone ispano7.//

[288] (c. 244r) A dì 29 d(e) octob(r)o 1556 lo grano valeo lo tu(m)mulo carlini u(n)dici vel circha1.

[289] A dì 12 d(e)l mese d(e) noveb(r)o 1556, quartadecima idictionis, in Sessa fo venduto lo elariato d(e) le colte cento et quindici ducati ad m(issere) Antonino d(e) Truccho de Sessa co(n) pregiaria d(e) m(issere) Ioa(n)fra(n)cisco Russo medico, et fo ve(n)nuto ad sòno d(e) tro(m)becta et lume d(e) ca(n)dela, et lo s(ignor)e Do(m)minicho d(e) l’Isola ce fo sidico p(er) ge(n)tilomo et m(issere) Ia(n)fra(n)cisco Merchata(n)te et notar(e) Marcho Ant(oni)o Pichano1. Lo grano have valuto lo th(ummu)lo carlini du(d)dici vel circha, ch(e) fo iovedì2.//

[290] (c. 244v) A dì 26 del mese d(e) nove(m)bro 1556, ch(e) fo iovedì, lo grano valeo lo th(ummu)lo carlini quattordici, lo oglio carlini sei lo sostaro1.

[291] A dì 10 d(e) dece(m)bro 1556 lo grano valse lo tu(m)mulo carlini u(n)dici et meczo v(e)l circha1.

[292] A dì 10 d(e) decebro passò lo Ex(cellen)te s(ignore) pre(n)cepe d(e) Bisignano ch(e) veniva da lo ca(m)po p(er) la piana d(e) Sessa1.

[293] Del mese d(e) frebaro 1557 in Sessa se fece alla Madalena magaczeo d(e) grano da tutte le t(er)re co(n)vecine p(er) a(n)dar(e) in Gaeta p(er) la guerra de lo papa Paulo iiii et altre pote(n)tie co(n)tra d(e)l re Fhelippo, et tuctavia lo s(ignore) du-cha d(e) Abli faceva ge(n)te p(er) a(n)dar(e) in ca(m)pagna d(e) Roma1.// [...]

[294] (c. 248r) A dì 28 d(e) frebaro 1557 venne una alt(r)a co(m)pa(n)gnia d(e) soldati italiani d(e) Castello Forte in Sessa, et alcuni sessani ordinero co(n) lo ferrero d(e) la t(er)ra, como era m(issere) Cola Ant(oni)o d(e) Tra(n)sa et m(issere) Mi-cio d(e) Roccha, li fecero le pollette alli sop(r)adicti soldati, ch(e) a(n)dassero al-li monasterii d(e) frati ad Sa(n)to Agustino et alt(r)i monasterii et alli previti d(e) Sessa1; do(n)ne li cononici d(e) Sessa allogero tre et quactro soldati p(er) cono-nici et più, alle spese d(e) dicti cononici2. La matina li dicti canonici no(n) volse-ro celebrar(e) no(n) messa, no(n) officio allo dicto episcopato, et cussì lo s(igno-re) colonello do(n) Georgio d(e) Orio ordinò ch(e) fosse levato lo allogiame(n)to da dicti relegiosi et cussì Sessa fecero far(e) la resegna de(n)ctro lo episcopato et ordinò le alt(r)e inpollecte// (c. 248v) p(er) li seculari d(e) Sessa p(er) ordine d(e) lo s(ignore) do(n) Giorgio3. Et li dicti soldati foreno circha quattroce(n)to, et se inte(n)de ch(e) dicto Silvio d(e) Minarcha seu <T>ata fo causa ch(e) li soldati a(n)dassero allogiar(e) p(er) le case d(e) li previti et monasterii4. Et la nocte fece se no(n) piover(e) d(e) co(n)tinuo, et era la ultima do(m)menecha d(e) carneva-le5; et lo dicto colonello se partìo lu lunedì d(e) carnevale p(er) Nap(u)li et restò

[289] 1 et m(issere)] m. inserita nell’interlinea. [290] 1 carlini] segue quatto/ordici, espunto.[292] pre(n)cepe] cepe inserito nell’interlinea su lettera illeggibile espunta. [293] 1 lo papa] la papa; 1 Paulo iiii ] inserito nell’interlinea. [294] 1 altri monasterii et alli] -a- corretta su e; 2 quactro] r inserita nell’interlinea su o; 3 canonici] a corretta su o; 4 Silvio] -o corretta su a; 4 monasterii] la prima i corretta su r.

Gasparro Fuscolillo144

li soldati in Sessa tucte le co(m)pa(n)gnie, et de poi subbito foreno tornati lo al-logiame(n)to alli previti d(e) Sessa p(er) ordine d(e) m(issere) Iabatista Flori-mo(n)te ch(e) fece le inpollecte insemi co(n) li ferreri d(e) la t(er)ra se(n)cza nes-sciuno respecto, ch(e) lo dicto Io(m)bactista Florimo(n)te no(n) era ferrero ipso, ma se volse intreponer(e) se(n)cza causa alcuna6.// (c. 249r) De poi la università d(e) Sessa fece uno co(n)siglio ch(e) a(n)dassero p(er) le casi d(e) Sessa d(e) al-cuni ch(e) stavano agravati, et d(e) q(ui)lli ch(e) allogiavano ellessero m(issere) Balardino Suessano et m(issere) Cola Iac(ob)o Parisi co(n) uno d(e) li sidici, et cussì a(n)dero p(er) la t(er)ra face(n)do la cercha p(er) Sessa7. A(n)chora Sessa dava allo s(ignore) do(n) Giorgio ducati cinquo lo giorno et alt(r)i capitanii et al-fheri, ch(e) erano d(e) su(m)ma sidici ducati lo giorno d(e) tassa8.

[295] Hogi, ch(e) so(n)no quattro d(e) marczo, ène venuto lo s(ignor)e Petro Flori-mo(n)te da Nap(u)li co(n) la expedecione et co(n) male te(m)po d(e) accqua, ch(e) tucta la nocte seque(n)te fece accqua1.//

[296] (c. 249v) A dì 6 d(e) marczo ve(n)ne lo colonello d(e) Nap(u)li co(n) ordine ch(e) se a(n)dasse li soldati da Sessa, ad tale ch(e) stecte dui giorni1. La matina seque(n)te no(n) se trovero le bagalglie, che li nostri foretani no(n) volsero obe-dir(e) li ma(n)dati et ordene d(e) li sidici, ch(e) ce a(n)dero in persona2; li sop(r)adicti sidici stavano inpediti, li sessani co(n) gra(n) travalglie et spese fo-reno co(n)strecti ch(e) a(n)dassero alcuni de li soldati p(er) li casali et cussì fore-no venuti le bagalglie3. Li dicti soldati ch(e) facevano la guardia allo segio gra(n)de levero le lieni ch(e) ce stavano et li messero allo focho la nocte et giorni in Sessa ce fecero assai da(n)no4.//

[297] (c. 250r) A dì 8 d(e)l mese d(e) marczo 1557 li sop(r)adicti soldati d(e) la co(m)pa(n)gnia d(e) lo s(ignore) do(n) Giorgio d(e) Orio se partero da Sessa co(n) gra(n)dissimo da(n)no alla volta d(e) Sa(n) Germano, et multi soldati se ne fugivano da le co(m)pa(n)gnie loro et multi roccholani d(e) Mo(n)fhino allogero in Sessa ad descreptione ch(e) haveano pigliata la paga, ch(e) li sessani ce la te-nevano inponita1.

[298] A dì 9 d(e)l mese d(e) marczo lo co(m)missario pigliò tucta la arge(n)taria d(e) le ecclesie d(e) Sessa p(er) ordine d(e)l s(ignore) ducha d(e) Albi p(er) cerchare moneta et pagar(e) li soldati ch(e) a(n)davano co(n)tra el papa Paulo quarto <in> Roma co(n) lo esercito1.//

[299] (c. 250v) A dì 10 d(e) marczo 1557 in Sessa fo buctato uno ba(n)no ch(e) tucte le monete nove fossero sallite d(e) preczo, q(u)ale dicto ba(n)no ve(n)ne d(e) Nap(u)li sta(m)pato da lo s(ignore) ducha de Albi et co(n)siglio et p(er) quattro misi, et lo s(ignore) do(n) Lope d(e) Arrera ispano lo fe’ buctar(e) lo dicto ba(n)-no1: in primis, la cella d(e) cinquo valesse sei tornisi, lo carlino d(e) piso d(e) lo

[294] 6 subbito] subbito subbito; 6 intreponer(e)] r(e) inserito successessivamente. [295] 1 marczo] r nell’interlinea su a; 1 ch(e) tucta la nocte seque(n)te fece accqua] tutto il sintagma inserito successivamente. [296] 2 volsero] vosleso; 2 persona] dopo per- due lettere illeggibili espunte. [298] 1 Albi] l nell’interlinea tra A e b; 1 cerchare] r corretta su c. [299] 1 da lo] d tagliata da titulus; 1 buctar(e) lo] -o corretta su a.

Croniche 145

imparator(e) vinticinquo tornisi, lo tar(e) vinticiquo grana, lo <c>za(n)frone ch(e) valeva cinquo ch(e) havesse valuto sei carlini, lo <te>stone d(e) u(n) duca-to valesse dudici carlini, lo scuto d(e) oro valesse tredici carlini et octo grana2. Et a(n)chora ordinò ch(e) tucti li grani d(e) Sessa fosser a(n)dati in Gaeta, et s(ignore) do(n) Lope ordinò ch(e) li previti havessero allogiati p(er) lo te(m)po d(e) advenir(e) li soldati in Sessa, q(u)ale lo desse d(e) voccha soa, ch(e) subbito ch(e) foreno partuti li soldati la matina, la sera alle 22 hor(e) ve(n)ne da Capua lo s(ignore) do(n) Lope i(n) Sessa3.//

[300] (c. 251r) A dì 14 del mese d(e) marczo 1557 in Sessa ve(n)ne uno co(m)mis-sario da parte d(e)l s(ignore) ducha de Albi vecerré d(e) Nap(u)li1. Portao una co(m)messione d(e) poter(e) exiger(e) et far(e) pagar(e) tucti baruni tassa d(e) dinari et li ho(m)mi d(e) Sessa ch(e) pagasse tre terczi inna(n)ti d(e) li paga-me(n)ti fhiscali, et tucti li viscovi et archipiscopi foreno tassati, et lo episcopo d(e) Sessa pagao cente et u(n)dici ducati et tucti monasterii d(e) frati et tucti be-neficii d(e) Sessa d(e) le tre parti una parte se ne possa pigliar(e) dui parte como se valesse lo beneficio nove ducati2: una parte, ch(e) so(n)no tre ducati, lo sop(r)adicto co(m)missari se pigliò dui ducati una d(e) le tre parti ch(e) lo cap(ito)lo d(e) Sessa fecero co(n)siglio co(n) mo(n)signor(e), p(rese)nte m(isse-re) Pa(n)dolfho Pascali, ch(e) lo dicto co(m)missario stava allogiato allo soa ca-sa, se poteva far(e) p(er) una visita ch(e) so(n)no sessa(n)ta ducati3.//

[301] (c. 251v) A dì 17 d(e) marczo 1557 lo r(everen)do cap(ito)lo d(e) Sessa et clero adcorde(m)mo lo co(m)missario regio p(er) cinqua(n)ta ducati p(er) meczo d(e) lo r(everen)do ep(iscop)o d(e) Sessa Galeaczo Florimo(n)te et p(er) m(issere) Pa(n)do(n)lfho Pasclali, ch(e) lo sop(r)adicto co(m)missari allogiava in casa so-a1. Lo r(everen)do ep(iscop)o d(e) Sessa pagò la tassa facta cento et undici duca-ti, la Trinità d(e) Sessa sessa(n)tasei ducati, Sa(n)to Do(m)minicho vintitré duca-ti et Sa(n)to Ioa(n)ni dudici ducati, et tucti ho(m)mini d(e) Sessa foreno tassa[t]i de dinari p(er) ordine d(e) s(ignore) do(n) Lope d(e) Arrera2. Li altri co(m)-messari ch(e) ce ve(n)dero, ch(e) fo uno zoppo, a(n)dò p(er) tucte le casi d(e) Sessa face(n)no la cercha dove lo trovava, se lo pigliava tucto ch(e) adpena li lassava p(er) uno mese la <b>asta soa, ta(n)to seculari, qua(n)to li previti, ch(e) no(n) ce era nesciuno remedio, et p(er) li casali faceva pegio, et dove lo trovava noscosto// (c. 252r) co(n)tra banni, ce lo levava li dicto grano, ad tale ch(e) li si(n)dici d(e) Sessa no(n) sapevano ch(e) far(e) più et tucto lo ma(n)davano in Gaeta3. Et m(issere) Micio d(e) Roccho d(e) Sessa era lo magazenero d(e) dicta tassa d(e) grano et lo mectea alla Madalena d(e) Sessa, et de poi lo ma(n)davano ad primo porto p(er) mar(e) ad Gaeta, et ogni dì venivano co(m)missarii ad levà-rece qua(n)to trovavano, ch(e) era multa crudelità, et p(er) le alt(r)e t(er)re face-

[299] 2 vinticiquo grana] ci inserito nell’interlinea su quo; 2 oro valesse] segue dudi, espunto;3 in Gaeta] segue co lo, espunto; 3 et s(ignore) do(n)] s. inserito nell’interlinea. [300] 2 pa-gar(e)] p corretta su g; 2 archipiscopi] s inserito nell’interlinea su c. [301] 1 Pa(n)do(n)lfho] segue pag, espunto; 2 de dinari] inserito nell’interlinea; 2 d(e) s(ignore) do(n)] s. inseritonell’interlinea; 4 levàrece] levarete.

Gasparro Fuscolillo146

vano el semele4. Anchora fo dato uno prese(n)te d(e) parte d(e)l cap(ito)lo et cle-ro allo co(m)missario ch(e) stava allogiato ad la casa d(e) m(issere) Pa(n)dol-fho5; ancha foreno re(n)duti li caleci de lo episcopato et alt(r)e ecc(lesi)e p(er) comissione d(e) dicto co(m)missario, q(u)ali li teneva in poter(e) d(e) li sidici d(e) Sessa6; solu(m) foreno re(n)duti li caleci et patene, le alt(r)e cruci et ar-ge(n)to no(n) foreno reduto7.//

[302] (c. 252v) A dì 20 d(e)l mese d(e) marczo 1557 in Sessa ce ve(n)de uno co(m)missario generale d(e) la grassa d(e)l grano et alt(r)e victualglie ispano, lo co(m)missario m(issere) Michele Ang(e)lo, lo quale ordinò et fece ch(e) no(n) a(n)dasse più grano in Gaeta, ch(e) quello fosse remaso p(er) grassa d(e) la t(er)ra, et tucto quello ch(e) fosse a(n)dato in Gaeta li patroni d(e)l grano lo ha-vessero ve(n)duto in Gaeta ad sua posta, et ch(e) li sessani in Sessa volesse ve(n)der(e) grano li havessero ve(n)duto ad gaetani o sessani, ad alt(r)i no1.

[303] A dì 28 d(e)l mese d(e) marczo p(er) ordine de l’Ex(cellen)te s(ignore) ducha de Alba fece ch(e) fosse re(n)duto tutto lo arge(n)to alle ecc(lesi)e p(er) tucto el re-gno, et cussì fo re(n)duto allo episcopato d(e) Sessa et alt(r)e ecc(lesi)e, ch(e) le teneva el sidico d(e) Sessa in deposito1.//

[304] (c. 253r) A dì 29 d(e)l mese d(e) marczo 1557 se partero li homini d(e) arma da Sessa d(e) la co(m)pa(n)gnia d(e) lo s(ignore) ducha d(e) Sessa1.

[305] A dì 31 d(e) marczo in Sessa ce ve(n)de uno co(m)missario ch(e) voleva la gras-sa d(e) le legne p(er) Gaeta1.

[306] A dì 2 d(e) aprile fo misso uno ba(n)no in Sessa ch(e) o(n)gni p(er)sona tenesse arme annastate p(er) le poteche d(e) arthesani in servicio d(e) la corte, et a(n)chora erano multi foressiti p(er) la ca(m)pagna et maxima p(er) la via d(e) Capua, ch(e) ce a(n)dava uno for(e)uscito ch(e) se chiamava lo ma(n)cino d(e) Capua co(n) multa co(m)pa(n)gnia, ch(e) faceva multo da(n)no, et u(n) alt(r)o Ferra(n)te d(e) Thiano, co(m)pa(n)gni insemi1.

[307] (c. 253v) A dì 15 d(e) aprile passò lo s(ignore) ducha d(e) Albi da Capua p(er) a(n)dar(e) allo Tro(n)to et stecte in Benafra multi giorni, ch(e) adspectavano// circha quattromilia tod<e>schi ch(e) erano smo(n)tati in Nap(u)li, ch(e) li have-va ma(n)dati lo re Fhelippo p(er) mare, et tuctavia ingio(n)gneva lo ca(m)po ver-so lo Tro(n)to, et la parte fra(n)cese ch(e) stava in adiuto d(e)l papa stava alle co(n)fine d(e) lo Tro(n)to alle fro(n)ter(e), l’una parte et l’autra1; et se(m)pre iu(n)gneva ge(n)te et tuctavia ingrossavano li ca(m)pi, et se deceva ch(e) l’arma-ta d(e) Fra(n)cza, circha quara(n)ta galer(e), erano <t>irate verso Po(n)cze, ch(e) la havevano scoperta sop(r)a in Gaeta li gaetani2. Anchora fo levata la scafha d(e)l Gargliano p(er) ordine d(e) Nap(u)li, ch(e) no(n) facesse passar(e) nesciu-

[301] 6 de lo episcopato] -e corretta su a; 6 foreno] no inserito nell’interlinea. [302] 1 Ang(e)lo] successivamente espunto con inchiostro diverso, nell’interlinea è a malapena leg-gibile < i(dest) Comes>; 1 havessero] h ed -o inserite nell’interlinea; 1 li havessero] -o inseri-ta nell’interlinea; 1 ve(n)duto] -o corretta su a.

Croniche 147

no3. P(er) saper(e) qua(n)to valeo lo grano ad magio: a dì 6 d(e) magio 1557, d(e) iovedì, lo grano bono valeo carlini dudici lo tu(m)mulo4.

[308] A dì 13 d(e) magio valeva lo grano lo th(ummu)lo carlini dudici v(el) circha allo merchato1. A dì 20 d(e) magio valeo lo grano lo th(ummu)lo carlini tridici2. A dì 27 d(e) magio valeo lo grano carlini quattodici vel cir[c]ha3.//

[309] (c. 254r) [...] la grassa ad Alagno do(n)ne passero assai mu<li> et alt(r)e bestie d(e) some1.

[310] Anchora ce ve(n)ne un alt(r)o co(m)missario ch(e) voleva duimilia th(ommo)lad(e) grano da Sessa p(er) lo ca(m)po, do(n)ne ne paghero mille p(er) una volta et li ecclesiastici ne pagero quara(n)ta p(er) una volta como capitolo et clero foreno tassati co(n) gra(n) pregher(e)1.

[311] A dì 19 d(e) d(e) agusto lo grano valeva lo th(ummu)lo carlini u(n)dici lo bello, et ce ne fo assai allo merchato d(e) Sessa1.

[312] A dì primo d(e)l mese d(e) (set)te(m)bro 1557, prime idictionis, in Sessa fo facto co(n)siglio et foreno facti p(er) officiali d(e) la t(er)ra p(er) si(n)dico lo signor(e) Cesaro Cossa, m(issere) Ioa(n)lione d(e) Castello et notar(e) Alfho(n)so Sa-buch(e)o, p(er) capitanio d(e) la// (c. 254v) ba(n)dera d(e) lo mercato lo s(ignore) Prospero d(e) la Marra, p(er) mastro portholano Silvio d(e) Minarcha, p(er) li ac-captapani seu grasseri m(issere) Ioa(n)fra(n)cisco Russo, el medico, m(issere) Pirro d(e) Iuliano et Vice(n)czo Laczalogna, p(er) mastri d(e) la U(n)ciata lo s(ignore) Ia(m)belardino d(e) Tra(n)sa, m(issere) Ioa(n)michele Russo et mastro Fra(n)ci[sc]o Cortellaro1. Et lo quartuczio no(n) se trovava ad ve(n)der(e) et le bestiame erano care p(er) respecto d(e) la guerra ch(e) stava in ca(m)pa(n)gna d(e) Roma2. Lo grano valeva lo tu(m)mulo carlini deice vel circha d(e)l mese d(e) septebro3. Li ferreri so(n)no m(issere) Pietro Suessano, m(issere) Mucio d(e) Pippo4.

[313] (c. 255r) A dì 12 del mese d(e) (set)te(m)bro fo ve(n)duta la gabella dell’oglio, salsume et pesse et vino alle taverne ducati ce(n)tovintisei ad Sancto Iordano, paghe(n)no tercze p(er) tercze ad Sessa1: questa ène quella gabella ch(e) a(n)dava co(n) el quartuczio, ma el quartuczio no(n) fo ve(n)duto2. Eode(m) die ve(n)dero più d(e) ce(n)to muli in Sessa carchi d(e) lacze et altre cose p(er) lo ca(m)po3.

[314] A dì 14 d(e)l mese d(e) septe(m)bro 1557 prime idictionis, alle vi(n)titré hore, in Sessa ve(n)ne una lictera d(e) lo signor(e) Cristhofhano Grimalda, tosorero seu preceptor(e) d(e) sua M(aie)stà, dal ca(m)po, ch(e) se era facta et co(n)closa la pace inter lo papa Paulo quarto et lo re Fhelippo, dove fo colclusa dicta pace ad

[307] 4 P(er) saper(e)...] tutto il periodo inserito successivamente in fine paragrafo. [309] lanotizia inizia mutila, benché la numerazione delle carte non presenti salti: evidentemente il fascicolo fu numerato dopo l’assemblaggio dei fogli. A partire da c. 253, inoltre, le cifre sono tratteggiate in modo differente: cfr. § II.1.2; 1 passero] -o inserita nell’interlinea. [312] 1 Fra(n)ci[sc]o] macchia d’inchiostro. [313] 1 ce(n)tovintisei] ce(n)to inserito nell’interlinea; 2ve(n)duto ] segue /. [314] 1 lo signor(e)] -o corretta su a; 1 Cristhofhano] la seconda h corret-ta su o; 1 Paulo] segue terczo, espunto.

Gasparro Fuscolillo148

Pelestrino co(n) lo s(ignore)// (c. 255v) ducha d(e) Albi, generale, et veneciani foreno meczo ad l’una parte et l’autra1; et la dicta lictera ch(e) ve(n)ne in Sessa deceva ch(e) lo grano ch(e) stava p(er) a(n)dar(e) al ca(m)po no(n) a(n)dasse più, et quello ch(e) fosse a(n)dato in via fosse tornato in Sessa, ad tale c(h)e la sera ad tardo fo facta certa pocha d(e) allegrecza2. La matina lo r(everen)do ep(iscop)o co(n) can(oni)ci et clero fo facta una p(ro)cessione alla U(n)ciata d(e) Sessa et fo ca(n)tata la messa d(e) la Natività d(e) la Ma(d)do(n)na co(n) tutti li frati d(e) li monasterii3.

[315] A dì ultimo d(e) septe(m)bro 1557, prime idictionis, in Sessa ce ve(n)dero ad allogiare cinquocento todischi et duice(n)to thodesche vel circha, et adlogiaro// (c. 256r) ad descreptione alle spese de Sessa co(n) gra(n)de da(n)no, et tucti li co(n)vecini allogiaro, como ène la Roccha d(e) Mo(n)fhino et altre t(er)re1; et m(issere) Pietro Suessano no(m)minatur Testa et m(issere) Mutio d(e) Pippo, como ad ferreri d(e) Sessa, ma(n)dero ad allogiar(e) li cononici et preite d(e) Sessa et tucti li monasterii d(e) li fratri se(n)cza alcuno respetto, et li dicti cano-nici ma(n)dero in Nap(u)li do(n)no Laure(n)tio d(e) Pippo canonico ad nego-ciar(e) et expedir(e) ch(e) se havessero levati li dicti soldati da li previti co(n) memoriale allo s(ignore) ducha d(e) Alba et lictera d(e) lo r(everen)do ep(iscop)o d(e) Sessa d(e) fagor(e) al cardinal d(e) la Cuonas2.//

[316] (c. 256v) Et lo dicto m(issere) Pietro Suessano no(n) ma(n)dao ad ’logiare ad do(n)no Gasparro p(er) respecto ch(e) io no(n) lo havesse scripto male d(e) ipso in q(ui)sto libro, et però me fecero fra(n)cho, be(n)ch(é) certo da ipso no(n) re-mase d(e) no(n) far(e) fra(n)cho li previti, ma p(er) ordine d(e) li soperiori fo co(n)trecto lo sop(r)adicto m(issere) Pietro havessa da eseq(ui)re lo ordi[ne] [fa]cto, et li dispiaceo assai d(e) dar(e) ad ’logiar(e) alli previti1.

[317] A dì 8 d(e)l mese d(e) octob(r)o 1557 li soldati thodischi se partero da Sessa p(er) a(n)dar(e) ad Mola inbarchare, et se deceva ch(e) a(n)davano alli Pie-mu(n)<d>i1.

[318] Eode(m) die ve(n)de do(n)no Laure(n)tio d(e) Pippo da Nap(u)li verso la sera et have dicto ch(e) ip(s)o// (c. 257r) have exped<e>to p(ro)vesione ch(e) p(er) nul-lo te(m)po da venir(e) havese da allogiar(e) li previti d(e) Sessa, et ipso do(n) Laure(n)tio havea lassato uno in Nap(u)li ch(e) havesse da eseq(ui)re la causa et portarla qua in Sessa1.

[319] A dì xi d(e) octob(r)o passao da Sessa, ch(e) ve(n)dero da Nap(u)li, circha cin-qua(n)ta cavallglii ch(e) portero circha vinti muli d(e) moneta ad Mola et Scauli p(er) pagar(e) li thodischi ch(e) se volevano invarchar(e) p(er) a(n)dar(e) alli Piemu(n)ti, et là stavano le galer(e) ch(e) ve(n)dero da Nap(u)li in Mola1.

[320] A dì 14 d(e) octob(r)o ve(n)dero in Sessa dui d(e) q(ui)lli capitanii thodischi p(er) pagar(e) alli sessani tucto quello ch(e) haveano magnati li soldati thodischi,

[315] 2 Cuonas] o inserita nell’interlinea. [316] 1 ordi[ne] [fa]cto] macchie d’inchiostro.[319] 1 ch(e) se] se inserito nell’interlinea; 1 invarchare] in/invarchare; 1 ve(n)dero] titulus su r.

Croniche 149

et fo buctato uno ba(n)no da li sidici d(e) Sessa ch(e) ogniuno se fosse allistati d(e) le spese ch(e) haveano facti li ho(m)mini d(e) Sessa, p(er)ch(é)// (c. 257v) ène ordine d(e) li soperiori ch(e) havessero pagati o(n)gni cosa ’na(n)ti ch(e) marchano1; et quelo fece lo s(ignore) do(n)no Lope d(e) Arrera ch(e) era co(m)-missario ad pagar(e) li thodischi, ch(e) ipso stava ad Traecto, et ordinò ch(e) o-gniuno fosse pagato p(ro) rata2. Li foreno donate le dicte spese3.

[321] Eode(m) die lo grano valeva lo tu(m)mulo carlini u(n)dici vel circha, la carne d(e) vacha nove tornisi, lo quarto d(e) l’oglio deice tornisi1.

[322] A dì 15 d(e)l mese d(e) octob(r)o 1557 in Sessa ve(n)de una lictera seu p(ro)-vesione, ch(e) la fece venir(e) lo r(everen)do cap(ito)lo et previti de Sessa, direc-ta alli officiali et si(n)dici et ferreri d(e) Sessa ch(e) p(er) nullo te(m)po d(e) a-dvenir(e) habbia da allogiar(e), et alt(r)e pagarie li sessani havessero d(e) dar(e) ad relegiosi ad pena d(e) mille ducati1. Li dicta p(ro)vesione la expedìo lo ven(e-rabi)le do(n)no Laure(n)tio d(e) Pippo can(oni)co d(e) Sessa alle spese del cap(ito)lo et p[revi]te2.//

[323] (c. 258r) Eode(m) die li todischi ma(n)dero in Sessa duice(n)to ducati p(er) le spese facte ch(e) fecero alli soldati todischi1.

[324] A dì 17 d(e)l mese d(e) octob(r)o in Sessa ce ve(n)dero ce(n)tocinqua(n)to ca-vallglii ligeri vel circha de la co(m)pagnia d(e) lo s(ignore) Melchio(rre) de Ar-rera, et foreno italiani et spa(n)gnoli, et ce stero p(er) una sera in Sessa et allogia-ro ad descreptione1.

[325] Eode(m) die lo r(everen)do Pietro Florimo(n)te, primicerio d(e) Sessa, pre-se(n)tò una p(ro)visione seu lictera ch(e) portò do(n) Laure(n)tio d(e) Pippo da parte d(e) lo s(ignore) ducha d(e) Albi ispano et vecerré d(e) Nap(u)li et da lo co(n)siglio, directo alli si(n)dicii et electi et ferreri d(e) Sessa, la q(u)ale ce fo facta la prese(n)tata et fo adceptata da Sessa, ch(e) co(n)teniva ch(e) li previti no(n) allogiassero, ad pena d(e) mille ducati1.//

[326] (c. 258v) A dì 24 d(e)l mese d(e) octob(r)o 1557 ve(n)dero da Nap(u)li circha sessa(n)ta galere ad Mola p(er) inbarchar(e) li thodischi et ce ve(n)dero circha quattromilia spa(n)gnoli, ch(e) se deceva ch(e) l’una parte et l’autra erano dudi-cimilia soldati vel circha, et ch(e) lo s(ignore) ducha d(e) Abla se aspectava in Gaeta p(er) li portare alli Peimo(n)ti1; et in Sessa erano ta(n)ti sarmeri ch(e) sal-lgliero la grano ad dudici carlini et meczo, et era male te(m)po, ch(e) no(n) pote-vano partir(e) le galer(e)2.

[327] A dì 26 d(e)l mese d(e) octob(r)o 1557 fo facto uno co(n)siglio ch(e) li dui-ce(n)to ducati ch(e) foreno pagati da li thodischi p(er) ordine d(e) lo s(ignore) do(n) Lope et co(n)siglio d(e) Sessa allo segio se fossero spisi allo tribunale d(e) la polita ad frabicar(e), et a(n)chora fo facto co(n)siglio ch(e) lo// (c. 259r) re-co(n)glier(e) d(e) le colte seu pagame(n)ti fhischali no(n) ce ne trovava ad ve(n)-

[320] 3 Li foreno donate le dicte spese] inserito successivamente in fine paragrafo: cfr. lib. IIa277. 2. [322] 2 p[revi]te] macchia d’inchiostro. [325] 1 ducati] c inserita nell’interlinea. [326] 2 carlini] carnili.

Gasparro Fuscolillo150

der(e), ch(e) no(n) voleva reco(n)glier(e) nesciuno1; p(er)ta(n)to fo ordinato p(er) lo s(ignore) do(n) Lope et co[nsi]glio ch(e) se trovassero mille ducati allo inte-resse overo da parthicular(e) d(e) Sessa d(e) ho(m)mini, et ch(e) se rocollesero da una p(er)sona face(n)doli forte d(e) mille ducati, et questa una p(er)sona re-collesse le dicte colte2: alt(r)o recapito no(n) ce era3.

[328] A dì 27 d(e)l mese d(e) octob(r)o 1557 fo ve(n)duto lo elariato d(e) le colte d(e) Sessa ad sòno d(e) tro(m)becta et lume d(e) ca(n)dela duice(n)tociqua(n)ta ducati ad m(issere) Lione Merchata(n)te et m(issere) Pirro Ant(oni)o d(e) Frac(isc)o et m(issere) Antonino d(e) Truccho, et se li relassano ce(n)to ducati p(er) uno a(n)-no ch(e) so(n)no d(e) la t(er)ra se(n)cza pagar(e) ce(n)so alcuno1; et li sop(r)a-dicti so(n)no tenuti d(e) no(n) far(e) far(e) represaglia alcuna in Sessa2.//

[329] (c. 259v) A dì 28 d(e)l mese d(e) octob(r)o 1557, prime idictionis, passaro da Sessa quattro some ch(e) erano octo varrile d(e) moneta alli thodischi ad Mola et ce a(n)davano 27 cavalli ad ’co(m)pa(n)gnar(e) dicti dinari1. Eode(m) die morìo m(issere) Petro Suessano et fo seppelito ad Sa(n)to Ioa(n)ni ad Piaczia2.

[330] A dì 30 d(e) octob(r)o passao da la marina d(e) Sessa lo s(ignore) ducha d(e) Alba co(n) tre(n)ta galere vel circha, ch(e) ve(n)ne d(e) Nap(u)li et a(n)dao in Gaeta p(er) mecter(e) li todischi in alto et a(n)dar(e) alli Piemu(n)ti1.

[331] Eode(m) die lo grano valeva lo tu(m)mulo carlini dudici vel circha, la carne d(e) porcho lo rotola tornisi octo, lo bove tristo septe tornisi, lo sostar(e) d(e) l’oglio carlini sei, lo vecchio, la some d(e)l vino carlini septe1.

[332] A dì 25 d(e)l mese d(e) octobro 1562 se maritao mada(m)ma Iulia Fuscolillo et pigliao p(er) marito m(issere) Ioa(n)fra(n)cisco Martino d(e) Sessa, et deo p(er) dota ducati cinquocentoquara(n)ta1.//

[333] (c. 260r) A dì 19 d(e)l mese d(e) nove(m)bro 1557 lo signor(e) ducha de Alba se partìo da Gaeta p(er) mare co(n) le galer(e) et se portao tucti li thodischi et spa(n)gnoli ch(e) stavano ad Mola et alt(r)i lochi co(n)vecini, ch(e) erano circha qui(n)dicimilia p(er)soni, et se deceva ch(e) adavano ad Lo(m)bardia1.

[334] Del mese d(e) iennaro 1558 alcuni ho(m)mini d(e) Sessa co(n) lo s(ignore) do(n)no Lope d(e) Arrera adareno ad pigliar(e) le co(n)fine d(e) lo domanio d(e) Sessa seu termino1.

[335] A dì 26 d(e)l mese d(e) iennaro 1558, d(e) merchudì, fo derogate se[u] scassate la potecha d(e) mastro Loisi d(e) Pari et un’alt(r)a potecha co(n) me(m)bri d(e) sopra ch(e) erano d(e) m(issere) Belardino Soave, ch(e) ce le ve(n)deo alla t(er)-ra seu università d(e) Sessa m(issere) Ioa(n)frac(isc)o Soave et sua mat(r)e ma-da(m)ma Fiella Fuscolillo d(e) Sessa co . la autorità d(e) lo sop(r)adicto m(issere) Ioa(n)fra(n)cisco Soave1. Quale// (c. 260v) dicto loco se deceva la porta del ma-cello et perché questo serviva p(er) ce mectere lo trofheo d(e) s(ignore) Gra(n)de

[327] 2 ch(e) se] se corretta su ce; 2 recollesse ] s inserita nell’interlinea. [330] 1 Alba] l inse-rita nell’interlinea; 1 tre(n)ta] segue gagele (con l corretta su r) espunto. [331] 1 septe tornisi] septe tornini. [335] 1 scassate] s- corretta su r; 1 Pari et] Pari et et; 1 d(e) sopra] r inseritanell’interlinea; 1 Ioa(n)frac(isc)o] -o- corretta su a; 2 serviva] r inserita nell’interlinea; 2 Gra(n)de] r inserita nell’interlinea.

Croniche 151

Capitanio avo de lo s(ignore) ducha d(e) Sessa Co(n)salvo et lo s(ignore) do(n) Lope d(e) Arrera covernator(e) d(e) Sessa et li sidici lo s(ignore) Cesaro Cossa, m(issere) Ioa(n)lione de Castello et lo egregio m(issere) notar(e) Alfho(n)so Sab-bucho2; et li ho(m)mini deputati et sop(r)asta(n)ti so(n)no m(issere) Ioa(n)-fra(n)cischo Russo, medico d(e) Sessa, et m(issere) Ioa(n)petro Floradasa d(e) Sessa3; foreno electi alla frabicha d(e) lo trofheo, ch(e) ipsi davano ordine et no-tar(e) Ioa(n)ni Floradasa have facto lo co(n)tracto se<u> istrome(n)to, quello m(issere) Ioa(n)fra(n)cisco Soave have ve(n)dute certi me(m)bri et// (c. 261r) potecha ch(e) inpedivano alla larghecza d(e) mecter(e) lo trofheo in ditto loco4.Et m(issere) Ioa(n)fra(cis)co Russo medico era co(n) lo deputato quale se trovò co(n) le palagre in lecto et de poi ch(e) se levò, donao ordine co(n) li altri depu-tati ad mecter(e) lo trofheo, et fo d(e)l mese d(e) marczo et aprile d(e) 15585.A(n)chora fo facta la porta d(e) la Madalene p(er) ordine de lo s(ignore) do(n) Lope d(e) Arrera, et m(issere) Ioa(n)frac(isc)o, ut sup(r)a, fece lo ordine d(e) fa-r(e) la dict<a> porta nova iu(n)to allo sopporticho d(e) dicto m(issere) Ioa(n)-fracisco6. Et se lavoravano le prete marmole p(er) mecter(e) alla intrata d(e) la porta7.

[336] Del mese d(e) frebaro et marczo d(e)l 1558 fo misso lo organo d(e) lo episcopa-to d(e) Sessa sop(r)a lo pergolo, lo quale lo fece mecter(e) lo r(everen)do ep(iscop)o d(e) Sessa m(issere) Galeaczio Florimo(n)te d(e) Sessa in sua spese, et ce (con)corse lo mese d(e) aprile et partita d(e) magio1.//

[337] (c. 261v) A dì 12 d(e)l mese d(e) marczo 1558 in Napuli fo facto lo co(n)tracto seu instrome(n)to de la vallìa co(n) la dicta mastradactia d(e) Sessa, quale dicta università d(e) Sessa la have co(m)parata p(er) Sessa ducati cinquomilia et cin-quoce(n)to de li dinari de le robbe ch(e) foreno vendute d(e)l ven(erabi)le m(is-sere) Marcho d(e) Romanis, quale dicte robbe le teneva et possedea dura(n)te sua vita m(issere) Io(n)fra(n)cisco Russo, medico de Sessa, et d(e) quisti dinari del fructo se ne pagavano lo medico et dui mastri in Sessa, quale ipso testator(e) m(issere) Marcho lo havea lassato1; p(er)ta(n)to la università d(e) Sessa, ha-ve(n)no facto co(n)silio in lo segio d(e) Sessa, haveno preposto et ma(n)dati et deputati p(er) la università d(e) Sessa lo signore Iulio Cossa et lo signor(e) Belar-dino Suessano, gentilomini d(e) Sessa, co(n) lo signor(e) do(n) Lope d(e) Arrera ispano et co(n)vernator(e) et factor(e) d(e) Sessa p(er) parte d(e) lo il(lustrissi)-mo et ex(cellentissi)mo// (c. 262r) signor(e) ducha d(e) Sessa, et lo instrome(n)to lo have fatto lo egregio notar(e) Ioa(n) Vice(n)cio de Maris d(e) Nap(u)li2; et fo

[335] 2 ducha d(e) Sessa] ducha d(e) d(e) Sessa; 2 Co(n)salvo] segue piccolo spazio bianco; 3 m(issere) Ioa(n)fra(n)cischo Russo, medico d(e) Sessa] il sintagma inserito nell’interlinea successivamente su lo s. Andrea d(e) Altissima, espunto; 4 larghecza] h inseritanell’interlinea; 5 co(n) lo] -o corretta su i; segue tre, espunto; 5 deputato] -o corretta su i; 5 altri deputati] le -i corrette in entrambi i casi su o. [335] 7 Et se lavoravano...] tutto il periodo inserito in fine paragrafo con inchiostro nero. [336] 1 lo r(everen)do] r.do inseritonell’interlinea; 1 et partita d(e) magio] il sintagma inserito in fine paragrafo. [337] 1 lo havea lassato] lo inserito nell’interlinea; 2 gentilomini] gelilomini; 2 notar(e)] -o- corretta su a.

Gasparro Fuscolillo152

d(e) sabbato3; et ce adava la mastradactia d(e) la vallìa ut sup(r)a ch(e) se sòle ve(n)dere la vallìa quara(n)ta oncze ogni anno, et la sua vallìa circha vinti scuti lo a(n)no quale ène ogni cosa d(e) Sessa et be(n)ch(é) la vallìa sòle pagar(e) ogni a(n)no ad Sa(n)to Do(m)minicho d(e) Sessa tre(n)tasei ducati lo a(n)no et cussì la have co(m)parata co(n) questa co(n)dicione come stava prima de lassito4.

[338] A dì 27 del mese d(e) marczo 1558, de do(m)menecha, fo facto co(n)silglio allo segio gra(n)de p(rese)nte lo s(ignore) do(n)no Lope de Arrera et fo facto sidico p(er) cetadino m(issere) Mucio de Pippo p(er)ch(é) m(issere) Ioa(n)lione d(e) Castello morìo, ch(e) era sidico, et in loco de quillo fo facto ferrero d(e) Sessa p(er) citadino1; et cussì li tre si(n)dici so(n)no videlicet lo mag(nifi)co m(issere) Cesaro Cossa et m(issere) Mucio d(e) Pippo et notar(e) Alfho(n)so Sabbuccho2.//

[339] (c. 262v) A dì 12 del mese aprile 1558, ch(e) fo lo martedì de Albi d(e) Pascua, fo facta ad Sa(n)cta Maria in Grocta de Sessa lo sacrificio de Abraa(m) et Isac suo figlio, dove ce foreno co(n)adunate circha mille persuni intre homini et fe(m)mine, et la fecero certe persuni froster(e) et d(e) nostri casali, dove no(n) fo cosa laudabile, ch(e) a(n)dao ficchame(n)te1.

[340] Copia d(e)l co(n)tracto facto p(er) lo mag(nifi)co m(issere) Berardino Suessa-no1.

[341] A dì xii de mese d(e) marczo 1558 in Nap(u)li fu co(m)prata la balglia de la cità de Sessa dalla s(igno)ra Lucrecia Caraziola de Nap(u)li moglier(e) del codam s(igno)re Ioa(m)bactista de Benabolo, et da sui figlii p(er) preczo de ducati cinq(ue)milia et cinq(uo)ce(n)to, et fe’ lo co(n)tracto notario Vice(n)czio de Ma-ris1; la q(u)ale fu compra(ta) p(er) la cità p(re)dicta de Sessa, et foreno p(ro)curatori a decta co(m)pra lo ma(gnifi)co Iulio Cossa et lo mag(nifi)co Ber(nardi)no Suessano2.//

[342] (c. 263r) A dì 19 del mese d(e) aprile 1558 a(n)dao la precessione d(e) sa(n)to Leone alla ecc(lesi)a1. Intrato lo braczio de sa(n)to Leone de(n)tro, do(n)ne stava tucta Sessa fore la porte, como è lo solito sone(n)no la ca(m)pana d(e) la ecc(lesi)a d(e) sa(n)to Leone capte lo martello d(e) la ca(m)pana et cavotao la barrecta d(e) notar(e) Alfo(n)so Sabbucho, et no(n) li fece nie(n)te2; et fo in te(m)po d(e) lo r(everen)do ep(iscop)o Galeaczio Florimo(n)te suessano3.

[343] A dì 20 d(e) aprile 1558 se scassava tuctavia la porta d(e) macello p(er) mec-ter(e) lo trofheo et se deceva ch(e) Sessa s<e> ve(n)deva1.

[344] A dì 26 d(e) aprile 1558 foreno buctate prete et calcze ad uno fosso dove fecero uno peliero, ch(e) trovaro lo forte adbasso circha palmi tre(n)ta, et mastro Spe-ra(n)cza et mastro Coforto d(e) la Cava foreno li muraturi1. P(er) fi(n) al p(re-se)nte frabicha2.

[338] 1 mag(nifi)co m(issere)] segue Cenar, espunto. [341] 1 et lo mag(nifi)co] et la mag(ni-fi)ca. [342] 2 Leone] o inserita nell’interlinea. [344] 1 peliero] i inserita nell’interlinea; 1 cir-cha] segue can, espunto; 1 mastro Coforto] r di mastro inserita nell’interlinea.

Croniche 153

[345] A dì ultimo d(e) aprile fo messa la prima preta grossa alla porta d(e) lo trofheo, et ferenoce adterrati et murati certi dinar(e) p(er) lo mag(nifi)co m(issere) Ioa(n)-paulo d(e) Riccha d(e) Sessa, <certi tornisi a(n)ti[c]hi d(e) la croce et pochi>1.//

[346] (c. 263v) A dì 3 d(e)l mese d(e) magio 1558, i . lo giorno d(e) Sa(n)ta Croce, fo levato lo organo da lo lecterino dove se dice lo evagelio ca(n)tato et epistole, et fo misso sop(r)a dove se predica, et fo in te(m)po d(e) lo m(issere) Galeacio Flo-rimo(n)te ep(iscop)o d(e) Sessa1; et pagao ad lo mastro quattordici ducati et alle spese d(e) mo(n)signor(e), do(n)ne ce stectero parici giorni ad ’cordar(e) et mec-ter(e) in ordine, et lo mastro fore lo principale mastro Ioa(n)ni Antonio d(e) Ste-fhaniello napolitano2.

[347] A dì 4 del mese d(e) iunio 1558, ch(e) fo sabbato, fo messa la ultima preta d(e) lo archotravo d(e) lo trofheo ch(e) fo la chiave d(e) lo archo, ch(e) deceva le formate parole et dicano al p(rese)nte la dicta preta marmola d(e) taglio in pri-mis1: «Ne vero sui Princ. Monimentum piratae demolirentur huc transferri cura-runt suessani»2.//

[348] (c. 264r) A dì 12 del mese de iunio 1558 vende la armata del Turcho, circha centociqua(n)ta vele, ad Sorre(n)to et Massa, et pigliarono tucti et admaczati as-sai de q(ui)lli d(e) Sorre(n)to et portero tucte quelle persuni, ta(n)to mascoli qua(n)te fe(m)mine, sopra la armata d(e)l Turcho et Nap(u)li volsero far(e) re-cacto et no(n) ce fo ordine, et ce foreno monache et monaci, fo una crudelità1; et de poi passereno ad Proceda, et Sessa stecte co(n) ta(n)ta guardia p(er) la marina ch(e) tucta Sessa levero le do(n)ne et le robbe et p<o>rtaro alla mo(n)ta(n)gna ad Toralto, et tucte le t(er)re co(n)vecine stectero co(n) pagura2.

[349] A dì 19 del iunio lo s(ignore) do(n) Lope d(e) Arrera fece venir(e) tucti li casali co(n) le arme de(n)tro d(e) Sessa et fece la mostra de li foretani1.

[350] A dì 19 d(e)l iunio lo s(ignore) do(n) Lope d(e) Arrera fece co(n)silio generale in Sessa co(n) dir(e)// (c. 264v) ch(e) lo s(ignore) duca d(e) Sessa era p(er) ve-nir(e) in Milano p(er) convernator(e), et ordinò ch(e) Sessa li havesse d<o>nato mille duchati1; li q(ua)li dicti milli ducati erano q(ui)lli ch(e) prestero li sessani ad Capua ad uno officio, ch(e) lo s(ignore) do(n) Lope p(er) mani soa foreno prestati li dicti dinar(e), et cussì la università d(e) Sessa ne fece uno prese(n)to allo s(ignore) ducha d(e) Sessa et lo s(ignore) do(n) Lope se li messe p(er) rece-puti li dicti dinari p(er) dareli al s(ignore) ducha2; et cussì la università de Sessa li donò mille ducati allo s(ignore) ducha d(e) Sessa3.

[351] A dì 19 del mese d(e) iunio 1558 lo p(rese)nte iuorno intrao in Sessa doctor(e) m(issere) Carlo Cerello de Sessa quale se fece honor(e) et fece lo sermone allo segio gra(n)de d(e) Sessa, dove ce stava lo r(everen)do ep(iscop)o Florimo(n)te de Sessa et lo s(ignore) do(n) Lope de Arrera et multa ge(n)te, et ce despe(n)sò assai guanti1.//

[346] 2 ad lo mastro] la -o di mastro corretta su i; 2 et lo mastro] le -o corrette su precedenti i; 2 fore ] foreno con no espunto. [349] 1 de li foretani] inserito in fine paragrafo. [350] 1 iunio] la seconda i inserita nell’interlinea; 2 dicti dinari] titulus su r; 3] tutto il periodo inserito in fi-ne paragrafo. [351] 1 iuorno] r inserita nell’interlinea.

Gasparro Fuscolillo154

[352] (c. 265r) A dì 20 d(e) iunio 1558 li sessani p(er) ordine de lo s(ignore) do(n) Lope fo facta la mostra d(e) li homini de la cità de Sessa, et foreno circha cique-ce(n)to ho(m)mini iuveni se(n)cza q(ui)lli ch(e) stavano p(er) li casali, ch(e) era-no fugiti p(er) la armata, ch(e) in Sessa no(n) ce romase no(n) femine, né robbe: tucti erano a(n)dati p(er) li casali d(e) sopra1. Li sessani facevano guardia co(n) le cavalle tucta la nocte p(er) la marina, et lo turre d(e) Sa(n)to Imato et la torre d(e) ad maro se facevano le guardie, et in Sessa la altra guardia ad piedi, ad tale ch(e) tucti stavano co(n) pagura p(er)ch(é) dubitavano ch(e) no(n) li fosse facto como ad Sorre(n)to, ch(e) tucti adarero p(er) scavi alli turchi q(ue)lli d(e) Sor-re(n)to, poverecti2. Et a dì 21 se partìo lo s(ignore) do(n) Lope da Sessa p(er) Nap(u)li et lassao lo ordine facto3.

[353] A dì 4 del mese de iulio 1558 fo facto co(n)silglio p(er) ordine del s(ignore) do(n) Lope d(e) Arrera ispano et co(n)vernator(e) d(e) Sessa ch(e) se fossero fac-ti li officiali d(e) Sessa, p(er)ch(é) lo s(ignore) do(n) Lope era p(er) partir(e) et a(n)dar(e) in Milano ad trovar(e) el s(ignore) ducha d(e) Sessa1. ’Na(n)ti ch(e) fosse partuto ordinò p(er) lo a(n)no d(e) venir(e)// (c. 265v) da septe(m)bro in-na(n)ti, p(er)ch(é) sua S<i>gnoria no(n) se poteva trovar(e) ad eleger(e) et fare dicti officiali2. Foreno facti li electuri et co(n) inpollecte foreno fatti sidici p(er) ge(n)tilomo lo nobile m(issere) Berardino Suessano i(dest) Testa, p(er) citadino m(issere) Vice(n)czo Pascali, p(er) lo populo m(issere) Ioa(n)paulo Laczalogna et p(er) lo capitanio del merchato m(issere) Dionisio Lippo citadino, p(er) mastro portholano lo nobile m(issere) Ioa(n)paulo d(e) Riccha3.

[354] A dì 8 d(e) iulio fo messa la preta d(e) la tavola d(e) lo trofheo q(u)ale se dice Co(n)salvus Ferna(n)dus1.

[355] A dì 8 del mese d(e) iulio fo messa la tavola del trofheo q(u)ale co(m)me(n)cza Co(n)salvus Ferdina(n)dus1.

[356] A dì 15 del iulio fo messo lo trofheo i(dest) la preta marmola de lo homo d(e) arme, ch(e) ce fo q(u)asi t<u>cta Sessa co(n) funi e alt(r)i inge(n)gni d(e) tirarla ad alta suso1.//

[357] (c. 266r) A dì 4 del mese d(e) septe(m)bro 1558 fo ve(n)duto lo quartuczio co(n) la gabella d(e) l’oglio, ch(e) va(n)no insemi, cinqua(n)tatré o(n)cze, et la co(m)-parao Ioa(m)bacteo Grella d(e) Cascano ad sòno de tro(m)becta et lume d(e) ca(n)dela, (videlicet) chi la sallissa ad 52 o(n)cze guadagnava sei ducati, et q(ui)llo ch(e) salliva o(n)cze 53 guadagnava ducati 6 d(e) manera ch(e) restò p(er) sett(e) o(n)cze lo quartuczio ad Ioa(m)bacteo1. Li sidici foreno m(issere) Ber(nardi)no Suessano, m(issere) Vice(n)czo Pascali et Ioa(n)paulo Lanczalo-gna2. Et le cziach(e) Sessa ce le allogareno oncze tre, ch(e) lo dicto quartuciaro ve(n)ne ad co(m)parar(e) oncze 54 co(n) le czia(n)che ad pesone3.

[352] 2 lo turre] -o corretta su e; -e corretta su i; 2 adarero] -e- corretta su a. [353] 2 ad ele-ger(e) et] segue facti, espunto; 3 et p(er)] et inserita con inchiostro diverso; 3 merchato] se-gue, espunto: m(issere) p(er) ge(n)tilomo lo nobile m(issere) Ioa(n)paulo de Riccha lo capita-nio d(e)l merchato p(er) citadino m(issere) Dionisio Lippo. [356] 1 funi e alt(r)i] funi aalt(r)i. [357] 1 restò p(er)] segue una cifra illeggibile; 2 Li sidici ] le -i corrette su o.

Croniche 155

[358] A dì 6 d(e) septe(m)bro 1558, 2e idecima indictionis, ve(n)ne p(er) covernator(e) et iodice d(e) Sessa lo s(ignor)e Federicus de Curtis d(e) la Cava p(er) ordine d(e) lo s(ignor)e do(n) Lope d(e) Arrera1.

[359] A dì xi d(e) mese d(e) (set)te(m)bro 1558 fo ve(n)duta la vallìa d(e) Sessa cin-qua(n)tadui o(n)cze et mecza ad Antonino Pocchorillo d(e) Sessa ad lume d(e) ca(n)dela et sòno d(e) tro(m)betta1.//

[360] (c. 266v) A dì 18 del mese d(e) septe(m)bro 1558, secu(n)da idictionis, fo facto uno co(n)siglio publico allo segio de Sessa p(rese)nte lo s(ignore) do(n) Lope de Arrera ispano et covernator(e) et s(ignore) d(e) Sessa co(n) tucta la università d(e) Sessa, q(u)ale fo facto istrome(n)to p(er) mano d(e) notar Ioa(n)ni Floradasa ch(e) m(issere) Ioa(n)fra(n)cisco Russo medico et fattor(e) d(e) le robbe d(e) m(issere) Marcho d(e) Romanis ch(e) relassava et co(n)signava tucte le robbe d(e) m(issere) Marcho preite alla università d(e) Sessa, et ch(e) Sessa havesse da pagar(e) lo medico et li mastri d(e) scola, et ce reservava duimilia et ce(n)to oc-ta(n)ta ducati paga(n)doli quisto septe(m)bro da venir(e) li milli ducati, et li altri ad l’au[t]ro septe(m)bro et lo <r>esta(n)te ad lo altro a(n)no tercio, et la d[i]cta università havesse pesieri d(e) trovar(e) lo medico et li mastri, be(n)ch(é) Sessa haveva// (c. 267r) co(m)parata la vallglìa d(e) li dinari d(e) m(issere) Marcho et d(e) la valglìa lo fructo, ch(e) fo ve(n)duta ci(n)qua(n)tadui ocze et mecza, se ne pagavano li sop(r)adicti, be(n)ch(é) Sessa se fecero prestar(e) certi dinari in Gae-ta et ne pagavano lo interesse allo suppleme(n)to d(e) li cinquomilia et ta(n)ti ducati ch(e) pagareno in Nap(u)li qua(n)do fo facto lo istrome(n)to, ch(e) sta d(e) sopra allo libro qua(n)to fo co(m)parata la valglìa1. Ancho fo facto ch(e) fosse messa una colta et uno carlino ad focho ch(e) mo(n)tava ce(n)totre(n)ta ducati et ci(n)qua(n)ta ducati lo s(ignore) ducha d(e) Sessa p(er) man[o] d(e) lo s(ignore) do(n) Lope ch(e) se murasse la taverna et potech<a> d(e) la Unciata d(e) Sessa fo donato p(er) la amor(e) d(e) Dio q(u)ale ce fo p(er) mastro Frac(isc)o Cortel-laro d(e) Sessa ad dar(e) ordine dicta frabica2.//

[361] (c. 267v) A dì 18 d(e) septe(m)bro 1558 vende da Nap(u)li p(er) doctor(e) in medecina m(issere) Ulisxe d(e) Frac(isc)o d(e) Sessa et li fo facto assai honor(e), et ce despe(n)sò assaii para d(e) gua(n)ti, et fo in te(m)po d(e) lo r(everen)do ep(iscop)o m(issere) Galeacio Florimo(n)te d(e) Sessa et lo s(ignore) do(n) Lope d(e) Arrera ch(e) lo adco(m)pagnaro in Sessa1; et allo segio gra(n)de fo facto lo sermone lo sop(r)adicto doct<o>r(e) et dui figlioli apresso fecero dui sermuni belli licterati ciascuni d(e) loro2.

[362] A dì 30 d(e) octob(r)o 1558 fo ve(n)duto lo elariato d(e) Sess[a] p(er) novanta ducati ad m(issere) Antonino d(e) Truccho ad sòno d(e) trobbetta et <lume> d(e)

[360] 1 Ioa(n)ni] inserito nell’interlinea; 1 duimilia] la terza i inserita nell’interlinea; 1 li al-tri] laaltri con i inserita nell’interlinea sulla prima a; 1 ch(e) pagareno] la seconda a correttasu altra lettera; 1 sopra] r inserita nell’interlinea; 2 ducati lo] inserito nell’interlinea; 2man[o]] vocale finale caduta fuori margine; 2 murasse la ] -a corretta su altra lettera.

Gasparro Fuscolillo156

ca(n)dela p(er) Sessa; ce lo haveva ve(n)duta ’na(n)ti certi giorni et d(e) poi lo s(ignore) do(n) Lope lo fece ve(n)dere un’alt(r)a volta, ch(e) <ass>ese <ad li 90 ducati>1.//

[363] (c. 268r) A dì 9 d(e)l mese d(e) octobro 1558, d(e) la secu(n)da idictionis, fo ve(n)duto lo elariato seu colte d(e) la cità d(e) Sessa p(er) centocinqua(n)ta duca-ti ad m(issere) Antonino d(e) Truccho d(e) Sessa, ad sòno d(e) tro(m)becta et ca(n)dela adcesa, allo inca(n)to alla piaczia plubicha allo segetello, et m(issere) Belardino Suessano et m(issere) Vice(n)czio Pascali et m(issere) Io(n)paulo Lac-zalogna erano si(n)dici lo p(rese)nte a(n)no1; et fo d(e) do(m)menecha alli 9 del p(rese)nte 15582.

[364] A dì 24 d(e)l mese d(e) ottob(r)o 1558 ve(n)de ordine ad lo r(everen)do ep(i-scop)o d(e) Sessa dal s(ignor)e nu(n)cio del papa Paulo quarto ch(e) tucti li sfra-tati se tornassero alla regione loro, ch(e) perdissero li beneficii et fossero exco-munichati ch(i) n<o> intrava ad l’ordine d(e) lo monesterio loro1.

[365] Del mese d(e) nove(m)bro 1558 lo r(everen)do ep(iscop)o Galeacio Florimo(n)te fe’ far(e) la porta nove et de f<ra>bicha alla vigna fora la porta et sepportico d(e) Sa(n)to Do(m)minicho d(e) Sessa, et ce fece lo muro novo circha duice(n)to ca(n)ni1.

[366] (c. 268v) A dì 8 d(e)l mese d(e) ie(n)naro 1559 in dì d(e) do(m)menecha, ad dui hore d(e) nocte, trapassao da questa vita p(rese)nte la il(lustrissi)ma s(ignor)a pre(n)cepessa d(e) Stilgliano alla Roccha Mo(n)tragone d(e) casa Ursina, moglia dello il(lustrissi)mo s(ignor)e pricepe d(e) Stilgliano d(e) casa Carrafha1.

[367] A dì 21 d(e)l mese d(e) ie(n)naro 1559 lo r(everen)do ep(iscop)o d(e) Sessa a(n)-dao ad far(e) la visita ad Sa(n)to Macteo d(e) Sessa, dove llà foreno co(n)gregati lo s(ignore) Fabbio d(e) Gallucio et alt(r)i parrocchiale d(e) dicta eccl(lesi)a co(n) dir(e) ch(e) la cappella no(n) haveva alcuna intrata et lo rector(e) haveva la intrata1; et cussì lo r(everen)do ep(iscop)o m(issere) Galeacio Florimo(n)te ep(iscop)o d(e) Sessa ordinò co(n) istrome(n)to publico ch(e) fosse unita dicta cappella co(n) la rectoria, †dumedo† ch(e) lo dicto rector(e) ch(e) era decio d(e) l’a(n)no ch(e) vive(n)no ipso no(n) fosse a(m)mosso no(n) molestato d(e) le in-trate d(e) la roctoria, ch(e) alla sua morte fosse date et unita co(n) la capella d(e) q(ui)llo cappellano, ch(e) mo(n)signor(e) piacesse dicta roctoria seu abbacia2. Lo instrome(n)to lo fece notar(e) Marcho Ant(oni)o Ce(n)nella d(e) Sessa3.//

[365] 1 ca(n)ni] segue l’annotazione: reverte folium 147 (dopo folium segue 148, espunto).

Croniche 157

[368] (c. 269r) A dì 6 d(e)l mese d(e) iunio 1560 i(n) lo episcopato alla fossa nova, ad lo intrare d(e) le prosper(e) alla porta, ène stato lo primo ad sepellir(e) do(n)no Thomasi d(e) Milano d(e) Sessa, q(u)ale fo morto da lo agusto passato1; lo q(u)a-le stave ad un’alt(r)a fossa trista, et lo episcopo G. Florimo(n)te co(n) li soi pa-re(n)ti et canonici ordinero ch(e) li fosse dicta una messa ca(n)tata d(e) li morti co. la «Libera me D(omi)ne» p(er) l’anima soa2.

[369] A dì 15 d(e)l mese d(e) iunio 1560 fo citata Sessa da li tercieri et fiei d(e) Thoralto co(n) dir(e) ch(e) ipsi no(n) velevano co(n)treboir(e) ad nesciuna spesa d(e) Sessa, anci, ado(m)madavano ch(e) volevano parte allo domanio1; et foreno citati in Nap(u)li p(er) uno co(m)missario, et se diceva ch(e) lo s(ignore) do(n) Lope li fauriva2.

[370] A dì 16 d(e)l mese d(e) iunio 1560 sua Sa(n)tità d(e) papa Pio tercio messe in presone allo castello d(e) Sa(n)to Ag(e)lo d(e) Roma el cardinale Carrafha et lo cardinal d(e) Mo(n)te i(dest) d(e) la Scimia et lo co(n)te d(e) Mo(n)torio, et li le-vò tucta// (c. 269v) <la> <ar>ge<nta>ria ch(e) stavano in palacio suo d(e) cardi-nali1; et sua Sa(n)tità ebbi querele assai da romani, et se inte(n)deva ch(e) lo car-dinal d(e) Mo(n)ti haveva levato la corda co(n) dir(e) ch(e) haveva facto admac-zar(e) uno g<i>(n)tilomo romano et privato d(e) cappello el Carrafha, multe alt(r)e querele2. D(e) poi lo cardinal Carrafha fo stra(n)golato allo castello d(e) Sa(n)to Agelo p(er) ordine d(e) papa Pio, et de poi no(n) fo nie(n)te3.

[371] A dì 25 d(e)l mese d(e) nove(m)bro 1560 in Sessa se have co(n)sagrato la ecc(lesi)a d(e) Sa(n)cto Sabbastiano d(e) Sessa fora la porta d(e) li Ferrari, et la have co(n)sagrata lo r(everen)do ep(iscop)o d(e) Thiano p(rese)nte lo r(eve-ren)do ep(iscop)o Galeacio Florimo(n)te d(e) Sessa, lo q(u)ale no(n) poteva fa-r(e) lo officio p(er)ch(é) era vecchio decrepito, et no(n) poteva star(e) in pedi, et cussì fece venir(e) lo ep(iscop)o d(e) Thiano1; et questo fo in lo giorno d(e) sa(n)ta Caterina d(e) l’a(n)no 1560, alli 25 d(e) nove(m)bro//2.

[372] (c. 270r) Carolus quintus divina sibi favente cleme(n)tia Romanor(um) impera-tor semper augustus et Ioanna mater (et) c(aetera)1.

[373] Don Petrus de Toleto marchio Ville Franche p(redic)tarum may(esta)tum in p(rese)nti regno vice rex et capitani(us) g(e)n(er)alis (et) c(aetera)1 .

[374] Nos don Lopes de eispecia miles ispan(us) baro castror(um) vere et unde al-feri(us) militu(m) societatis ill(ustrissi)mi Marchionis vasti aimonis et regius g(e)n(er)alis com(missariu)s, in p(rese)nte regno deputatus per ill(ustrissimu)m d(omi)num vicerege(m) (et) c(aetera), m(agnifi)ci capi(tanei) loco(tenen)ti, sin-dici, eletti, uni(versita)te et ho(min)i de la te(r)ra de P(re)senzano et alt(r)e

[368] 2 p(er) l’anima soa] inserito in fine paragrafo. [370] 3 D(e) poi lo cardinal...] tutto il pe-riodo inserito in fine paragrafo. [371] 1 star(e) in] segue ga(m)me, espunto; 2 Caterina] Rteri-na; 2 nove(m)bro] segue l’inizio di un’altra annotazione, espunta: A dì 25 d(e) mese d(e) oc-tobro 156. L’inchiostro è uguale a quello adoperato a c. 259v, lib. IIa 332 (notizia del 25 otto-bre 1562). Probabilmente Fuscolillo si era accorto di aver già scritto altrove la medesima annotazione. [372] mano [373] mano . [374] mano

Gasparro Fuscolillo158

te(r)re convecine, salute(m)1. Perché novam(en)te havemo ordine da l’ill(u-strissi)mo s(ign)or vicerré del regno che per cinquanta miglia intorno la città de Napoli se habbia da fare ordini et ban(n)i tanto a li sindici et eletti de le te(r)re, como ancora a li officiali de esse, che fra certo tempo havessero da dare lista et notam(en)to de tutti forasciti et malfatturi (et) ancho de quilli che viveno desso-lutam(en)te et legeram(en)te in le ditte ter(r)e et lloro territorii2; item che ne-sciuna persona de qualsevoglia grado et (con)ditione possa né voglia pratticare et conversare tanto in esse terre como fore de esse senza patente seu fede de li sindici et eletti co(n) lloro sub(scriptio)ne et sigillo, quale fede sia duratura per uno mese3; item che ditti sindici et eletti siano tenuti ditta fede et patente farela a li citatini et habitanti in esse terre gratis, senza salario alcuno, le debbiano fare a le personi quiete et pacifice, et no(n) ad// (c. 270v) malfatturi né delinquenti4;item che in ditta pate(n)te et fede debbiano ascrivere et annotare il nomo et il cognomo ad chi la fa(n)no co(n) tutti li signali de la persona et vestimenti che portano, attalché no(n) se possano prestare ad malfatturi5. Item ordina(m)o ad ditti sindici et eletti, sotto pena de la vita, che no(n) ardiscano né presumano fa-re ditta pate(n)te et fede ad forasciti, malfatturi et homini de mala vita, semel-mente ad quilli in per(so)na de li quali ditta patente et fede èi fatta no(n) la deb-biano prestare ad alt(r)i6; item che passando per alcune de esse terre et lloro territorii homini armati o disarmati senza fede o patente, li sindici eletti et ho-mini et lloro officiali li debbiano carcerar(e) et tenere cautam(en)te con avisare in(con)tinente o(m)ni mora post posita la regia corte7; item che de poi sonata una hora de notte no(n) vaglia né ardisca qualsevoglia persona armata o disar-mata pratticare fore lo abitato de esse terre, excetto li vianceli et pratticanti quali co(n) lloro bestie et animali vando conducendo grassa hinc inde per le ter-re, quali portara(n)no fede et patente8; item che no(n) ardisca qualsevoglia per-sona de qualsevoglia grado et (con)decione andare armato de arme prohibite, tanto de dì qua(n)to de notte,// (c. 271r) como sono balestre, archibusi et scop-pette, spate, rotelle, ronche et altre arme inastate9; item che ditti sindici eletti de ditte terre et lloro officiali debbiano ascrivere et annotare tutte et qualsevoglia sorte de arme prohibite, commo sonno balestre co(n) tutti lloro fornimenti, ar-chibusci, scoppette et altre arme innastate, et restituirlle a li patroni de esse so-bto p(re)giarie de no(n) le barattare, vendere, né imprestare, ma tenerle ad i-stantia de la regia corte10; item che dicta uni(versi)tà et ho(min)i et anco officia-li de ditte terre non debbiano dare recetto, parlam(en)to, vitto, né subsidio alcu-no ad foresciti et malfattori conforme a le regie pregmattice11; item che li utili s(igno)ri de ditte te(r)re tanto de dì, como de notte, ad lloro dispese debbiano far fare le guardie in li lochi suspetti de lloro territorio12; item che havendono ditti sindici, eletti, ho(m)mini et officiali de esse et anco ditte guardie, nova et †iman-dene(n)to† de ditti foresciti et malfattori statim et incontinenti debbiano toccare

Croniche 159

la campana a le arme et dare sequita ad ditti malfatturi co(n) le arme se trova-ra(n)no co(n) dare aiuto l’una te(r)ra ad l’altra et pigliarli et carcerarli, con te-nerli cautam(en)te et avisare la regia corte13. Quali ordini et ba(n)ni// (c. 271v) ut supra per noi recetti supra caput o(mn)iqua convenit reverentia, et volendo ad quilli ubedire ve ordinamo et regia qua in hiis fungimur au(ctorita)te comanda-mo, per quanto haveti cara la gra(tia) de sua Ces(aria) M(aiest)à, subito al re-cepere de la p(rese)nte debiate in locis solitis et (con)suetis et ubi maior pars hominu(m) ditte te(r)re Presenzani et aliaru(m) terrar(um) et castror(um) convi-ciniu(m) alta et intelligibili voce fare publicare et bannire, et c he ll’una te(r)ra la invie all’alt(r)a, no(n) excdendo lo spacio preditto delle cinqua(n)ta miglia, et quilli publicati et banniti co(n) la debita relatione inde su(m) subito remandar-ncela con restarne copia appresso de noi affissa in la casa de la accasca mate-ria de ignoranzia et no(n) facciate né facciano lo (con)trario, se ditta gra(tia) de sua Cesa(rea) M(aies)ta ha(n)no cara et pena de mille ducati desiderate et desi-derano evitare et altra pena reservata ad arbitrio n(ost)ro da applicarese al re-gio fisco14. Et perché li giorni prox(ime) passati per la fidelissi(m)a città de Nap(uli) per ordine de sua Exc(ellen)tia, publicam(en)te fo ba(n)nito et notifica-to che qualunq(ue) persona pigliasse presone Cerrapico et lo consignasse in po-tere de la corte regia subito guadagnarrà et li serra(n)no per essa corte dati per beveragio// (c. 272r) cinq(uo)cento ducati, et si serrà foriudicato o forescito de qualsevoglia delitto serrà indultato e(ss)endonce remissione de parte, et no(n) essendonce haverrà tempo otto misi per posserla obtinere, infra li quali possa pratticare securam(en)te tanto per la città de Napoli como per tutto suo Regno, et la corte ancora interponerà le parte sue fare haver(e) la remessione15; et no(n) possendose ditto Cerrapico pigliare vivo impune, se possa ammazzare et a la regia corte notificarelo, et per guadagno et veveragio haverrà trecento duca-ti16. E tal promissione de offerta si è fatta per sua Exc(ellen)tia sub no(min)e re-gio, havendomo havuto semelme(n)te ordine de sua Exc(ellen)tia che tal ba(n)no regio si foss(e) notificato per q(ue)sse te(r)re, pertanto ve ordinamo et regia qua in hijs fungimur [comandamo] che subito per quanto havete cara la gra(tia) de la sua Ces(aria) M(aies)tà, et pena de mille du(ca)ti desiderate evitare fare pu-blicare lo dicto regio banno et offerta per lochi publici de q(ue)sse te(r)re, et la p(rese)nte co(n) la debita relatio(n)e debiate ad nui inviarce17. Datu(m) in Vallo Vit(ula)ni die 19 iunii 1546. Domigo Lopez de Ajspena18. Die p(rim)o iulii 4 in-di(ctionis) 1546 fueru(n)t emanata et [...]19.//

[375] (c. 272v) Die p(rim)o d(e) iulii 4e i(n)di(ctionis) 1546 fueru(n)t emanata et pu-blicata Suesse ut sup(r)a1 .

[376] A dì 21 d(e) mese d(e) octob(r)o 1547 vja idictionis in Nap(u)li fo thanalgliato Sarrapicho et de poi impicchato et de poi sch<o>rtiriato como publico latro in la ca(m)pa(n)gna, q(u)ale dicto Sarrapicho fo pigliato ad Malta co(n) tradime(n)to

[374] 17 [comandamo]] taglio nella carta. [376] 1 sch<o>rtiriato] h nell’interlinea su o.

Gasparro Fuscolillo160

et cussì lo vecerré do(n) Petro d(e) Toleto lo fe’ venir(e) in Nap(u)li ad far(e) la iusticia1.

[377] A dì 27 d(e)l mese d(e) iunio 1555 fo murata la porta Madalena p(er) ordine d(e) [lo] s(ignore) do(n) Lope d(e) Arrera et lo mura[tore] se chiamò mastro Troiano Cavaiolo1.

[378] A dì 27 d(e) frebaro 1556 trapassao da questa vita p(rese)nte Fra(n)cisco Fusco-lillo bastardo1.

[379] A dì 15 del mese d(e) iulio 1558 se partìo da Sessa ma(d)da(m)ma Fra(n)cesca Fuscolillo et adao ad s[t]ar(e) in Nap(u)li ad star(e) co . la moglier(e) d(e) lo s(ignore) Nardone1.//

[380] (c. 273r) A dì 28 d(e) magio 1554 ène morto m(issere) Agustino Suessano i(de-st) Testa, et ène seppulto [a]lla Nu(n)tiata d(e) Sessa1.

[381] A dì 23 d(e) iulio 1554 ène morto m(issere) Ioa(m)belar[d]ino d(e) Riccha d(e) Sessa, et seppulto allo episcopato d(e) Sessa, dereto allo altar(e) d(e) ogni sa(n)-to1.

[382] A dì 23 d(e) aprile 1555 ve(n)ne la moglier(e) d(e) s(ignor)e Prospero d(e) la Marra da Bu[i]ano chiamata p(er) nome M(aria) Autabella, sor(e) carnale [d(e)] la moglier(e) d(e) m(issere) Pietri Suessano, et lo r(everen)do ep(iscop)o Galeac-zo ep(iscop)o d(e) Sessa la [adc]o(m)pagnao co(n) multa ge(n)te d(e) Sessa [et] fo [lo] [e]p(iscop)o d(e) Buiano iu(n)ti ins[e]mi ch(e) li era pare(n)te d(e) la cita ma(d)da(m)ma Autabe[lla]1.

[383] A dì 7 d(e) magio 1555 ve(n)ne p(er) moglier(e) ad m(issere) Cesa[ro] d(e) la Marra da Itro Ysabella d(e) Arecza1.

[384] A dì 27 d(e) octobro 155<9> foreno vestiti dui trombecte d(e) Sessa ru[ss]u et giaglio et alle tro(m)becte le arme d(e) Sessa lo lione russo et li si(n)dici foreno m(issere) Berardino Sessano et m(issere) Vice(n)cz[o] Pascali [et] Ioa(n)paulo La(n)cza[logna]1.//

[385] (c. 273v) [...] d(e) frebaro 1577 se abrusciò una terra d(e) lo s(ign)or Marca(n)-tonio Colo(n)na q(u)ale esso passe(n)no [...] tucta la casa soa ch(e) a(n)dava in Cicilia p(er) la strada [de] quale terra se chiama Rocca1.

[386] A dì 27 d(e)l mese d(e) agusto 1563 trapassao da questa vita p(rese)nte lo s(ignor)e do(n) Lope d(e) Arrera ispano, covernator(e) et factor(e) d(e) ducato d(e) Sessa, et morì d(e) verdedì ad Civita de Chieto in Nabruczio, ch(e) era vi-

[377] 1 [lo]] taglio nella carta; 1 mura[tore] taglio nella carta. [379] 1 se partìo] segue part-,to con i inserita nell’interlinea su -o-, espunta; 1 Fuscolillo] inserito nell’interlinea su et; 1 s[t]are] taglio nella carta. [380] 1 [a]lla] taglio nella carta. [381] 1 Ioa(m)belar[d]ino] taglionella carta. [382] 1 Bu[i]ano] taglio nella carta; 1 M(aria)] nell’interlinea tra nome ed Auta-bella; 1 [d(e)]] taglio nella carta; la] segue d(e) la, espunto; [adc]o(m)pagnao] taglio nella carta; [et] fo [lo] [e]p(iscop)o] taglio; ins[e]mi] taglio nella carta; Autabe[lla]] taglio nella carta. [383] 1 ad m(issere)] m. inserito nell’interlinea tra ad e Cesa[ro]; Cesa[ro]] lettere fina-li cadute fuori margine. [384] 1 tro(m)becte] -e corretta su i; ru[ss]u] taglio nella carta; et al-le] -e corretta su i; Vice(n)cz[o]] macchia d’inchiostro; [et]] taglio nella carta; La(n)cza-[logna]] taglio nella carta. [385] p(er)] p(er) p(er).

Croniche 161

cerré d(e) Nabrucio1. Lassò lo corpo suo alla Nu(n)ciata d(e) Sessa et li lassò cir-cha tremilia duca[ti] alla Nu(n)ciata d(e) Sessa d(e) robbe et dinari2.

[387] A dì 28 d(e)l mese d(e) iunio 1565 fo facto lo exeq(ui)o d(e) la morte d(e) lo s(ignore) do(n) Lope d(e) Arrera alla Nu(n)ciata d(e) Sessa p(er) ordine d(e) lo s(ignor)e mag(nifi)co Cola Iacobo d(e) Paulo d(e) Sessa1.

[388] Qu[i]sto libro d(e) le croniche ène d(e) dono Gasparro Fuscollillo de Sessa ca-nonicho, et quello ch(e) no(n) sta i . quisto libro lo trovarrite alli alt(r)i libri mei che hagio fatti et cartucze de adpu(n)ttature, ch(e) no(n) le ho messe i(n) libro1 .

[387] per questa notizia, cfr. lib. IIa 81.2. [388] 1 libro] segue l’annotazione, a mala pena leg-gibile: <ch(e) sta(n)no i(n) una saccha>.

Gasparro Fuscolillo162

APPARATI

GLOSSARIO

Il seguente elenco raccoglie, sulla base di una concordanza elettronica, l’intero materiale lessicale delle Croniche. Le forme sono ordinate alfabeticamente secondo la successione grafica dei lemmi, eccezion fatta per quelle comincianti per h, che vengono disposte secon-do la lettera immediatamente successiva; quelle secondarie rimandano a quelle accolte ad esponente con opportuni rinvii. I verbi sono indicizzati all’infinito; se questo non è docu-mentato, la ricostruzione è posta tra parentesi quadre e contrassegnata da un asterisco. Non si ricostruisce invece, laddove non attestato, il maschile singolare degli aggettivi e dei so-stantivi. Se sono presenti più varianti grafiche, fonetiche o morfologiche di una medesima forma, si pone ad esponente quella che ricorre con frequenza maggiore, seguita dalle altre; qualora si verifichi una situazione di parità, la precedenza va a quella che compare per pri-ma nel manoscritto. Per ogni lemma si dà tra parentesi tonde il numero complessivo di fre-quenza, seguito, di norma, dalla prime tre occorrenze. Nei rinvii, secondo i criteri già adot-tati per il commento linguistico (cfr. n. 225), dopo l’indicazione del libro (S, I, II, IIa, III) la prima cifra araba rimanda al paragrafo, mentre i numeri seguenti, posti dopo un punto fer-mo, rimandano ai relativi segmenti sintattici [es.: aconcziò II 48.2; accqua (+19) II 46.1, IIa57.1.4]. Di ogni lemma si fornisce il significato, quando non trasparente, commentando so-lo le forme che presentano maggior motivo d’interesse; seguono riscontri con vocabolari e altre opere (per le quali il rinvio è al glossario delle relative edizioni). Si ricorda, infine, che nel glossario non sono stati indicati, di norma, gli interventi editoriali (scioglimento di ab-breviazioni con parentesi tonde, lettere semicancellate tra parentesi angolari etc.) se non in alcuni casi di dubbia interpretazione [ampiamente discussi nel corso del commento lingui-stico: es. a(n)ddare, andare, a(n)dare; cfr. § V.2.2.26], in cui è parso invece opportuno se-gnalare le scelte di trascrizione adottate.

SIGLE

ANDREOLI = R. ANDREOLI, Vocabolario napoletano-italiano, Napoli 1966 [ristampa ana-statica dell’edizione Paravia, 1887].

COX = A. COX, Campione del R.mo Cap. di Sessa rinovato da me can. A. Cox odierno pro-cur. dove sono con ordine notati tutti li stabili colle di loro capacità e confini p(rese)nti, decime, morticci, terre prebendali e fraterie dei sig.ri Dignità e Canonici. A. D. 1739, codice autografo conservato nella Sala Capitolare della Cattedrale di Sessa Aurunca.

DAM = E. GIAMMARCO, Dizionario abruzzese e molisano, Roma 1968-1979. D’AMBRA = R. D’AMBRA, Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri,

Napoli, 1873. D’ASCOLI = F. D’ASCOLI, Dizionario etimologico del napoletano, Napoli 1979. DEI = C. BATTISTI, G. ALESSIO, Dizionario etimologico italiano, Firenze 1950-7. DELI = M. CORTELAZZO, P. ZOLLI, Dizionario etimologico della lingua italiana, Bologna

1979-85. DE RITIS = V. DE RITIS, Vocabolario napoletano lessicografico e storico, Napoli 1845. DM = Dizionario di Marina medievale e moderna, Roma 1937. DTC = G. ROHLFS, Dizionario dialettale delle tre Calabrie, Halle-Milano 1933-39. GALIANI = F. GALIANI, Vocabolario delle parole del dialetto napoletano, Napoli 1789. GDLI = S. BATTAGLIA, Grande dizionario della lingua italiana, Torino 1961-.

Apparati 166

HIST. TR. = N. DE BLASI, Libro de la destructione de Troya. Volgarizzamento napoletano trecentesco da Guido delle Colonne, Roma 1986.

IANNACE = G. IANNACE, Interferenza linguistica ai confini fra stato e Regno. Il Dialetto di San Leucio del Sannio, Ravenna 1996.

LEI = M. PFISTER, Lessico etimologico italiano, Wiesbaden 1979-. MERLO = C. MERLO, Fonologia del dialetto di Sora (Caserta), in «Annali delle Università

Toscane», n. s. 4 (1920), pp. 117-283. REZASCO = G. REZASCO, Dizionario del linguaggio italiano storico ed amministrativo, Bo-

logna 1982 [ristampa anastatica dell’edizione di Firenze]. ROHLFS = G. ROHLFS, Grammatica storica della lingua italiana e dei suoi dialetti, 3 voll.,

Torino 1966-69 (si cita per paragrafi). TB = N. TOMMASEO, B. BELLINI, Dizionario della lingua italiana, Torino 1861-79.

A

A prep. (+839) I 2.1, 9.1, 15.1; ad (+928) anche davanti a parola cominciante per conso-nante: I 5.4 (2 volte), IIa 6.3; prep. articolata al (+153) I 13.1, II 20.2, III 12.7, all IIa209.2 (all cardinal), all’ (+15) IIa 36.2, III 25.10, 39.8, alla (+164) IIa 11.1.4, III 11.1, alle (+49) IIa 17.1, 20.1, III 26.9, alli (+101) III 21.1.3.6, allo (+219) III 10.3, 11.3, 19.3. Nelle locuzioni seguenti la prep. accompagna un’indicazione di luogo: dove se di-ce ad Santo Crastese IIa 24.1, dove se dice ad Parite IIa 128.7, dove se dice alla PolitaIIa 170.2, 256.1, dove se dice allo rio de la groctola IIa 188.1. La prep. articolata di for-ma femminile introduce la locuz. avv. alla lerta ‘in piedi’ IIa 154.1; cfr. alla allerta in LoiseDeRosa-FORMENTIN, s.v. a2.

abbacia vedi batia.abbactere ‘abbattere’ III 19.5, abbacteo III 53.3. abbastava vedi *bastare.abbrucisi IIa 110.3. abbrusao, abbrusarno vedi brusciare. abisognando vedi *bisognare. habitare IIa 30.7, III 39.13, habitava III 3.2. habitatori β2 244.9. abito IIa 16.2. abli vedi albi.abrusaro, abrusciare, abrusciaro, abrusciò, abrusiata vedi brusciare.absoluta ‘sciolta, libera’ III 17.2 (fu absoluta de la observacione de la religione); cfr. LEI 1,

183, 22. ac II 52.3.9, IIa 17.5. [*accadere] 1. ‘accadere’: accade ‘accadde’ III 35.1, adcaderrà β1 34.8; 2. ‘essere conve-

niente’, ‘convenirsi, addirsi’: adcadenno IIa 129.2 (ce foreno canti pastorali adcadenno alla materia). Cfr. GDLI, s.v. accadere5; accadere a qc. ‘essere opportuno’ e LEI, 1, 238, 17-8.

accaptapani vedi adcactapane. [*accasare] 1. rifl. ‘ammogliarsi’: (se) accasao III 10.1; 2. trans. ‘far sposare’: (have) a-

dcasato IIa 215.1. [*accascare] 1. ‘incorrere, incappare in una pena’: accascati II 46.3 (a. alla pena), adca-

scati II 46.3 (a. in pena); 2. ‘accadere’: adcascato β1 34.8. Cfr. GDLI, s.v. accascare14.

Glossario 167

accenti ‘parole’ IIa 129.1 (con multe belle resposte et accenti); cfr. DELI, s.v. accènto.acceptare (*adc-) ‘accettare’ (+6) IIa 64.3, 130.2, 143.2, adceptare I 90.5, acceptavano IIa

64.2, acceptò IIa 130.3, acceptereno IIa 65.1, acceptero β3 230.4, adceptero IIa 213.6, acceptasse IIa 130.3, adceptata IIa 325.1.

acciò cong. ‘affinché’ (+5) IIa 69.2, β2 237.6, acziò β2 237.6; acciò che III 31.3, adczò che II 54.13.

accoglenze vedi occolencze.accomodatum IIa 17.5. accompagnato, accompagnero vedi *adcompagnare.accordare III 55.1, adcordare IIa 106.2; dopo prep. ad: ’cordare IIa 346.2; 1. trans. ‘mettere

d’accordo, conciliare, pacificare’; 2. intr. pron. ‘mettersi d’accordo, trovare una comune intesa’: accordò (+5) III 30.1, 48.21, 56.6, occordò III 57.10, adcordemmo IIa 301.1, (se) accord<e>ro III 30.13, accordasse III 30.1, (se) adcordassero IIa 6.4, accordato IIa14.1, III 57.10, accordati III 58.6; 3. trans. ‘armonizzare’ (detto di strumenti musicali): (fo) adcordato II 16.3 (fo adcordato lu sopradicto organo); ’cordar(e) IIa 346.2 (fo le-vato lo organo...et fo misso sopra dove se predica...donne ce stectero parici giorni ad ’cordare et mectere in ordine).

[*accorgere] - accorgendose III 27.12. accqua (+19) II 46.1, IIa 57.1.4, acqua (+4) III 39.11, 40.1, 58.5. accquistare, accquistato vedi acquistare.accusatore β2 237.10. acies II 52.8. acino ‘misura di peso usata anticamente a Napoli, equivalente a 4,4 gr.’, ‘peso antico equi-

valente ad un granello’ II 30.2, acini II 30.3, plur. acine II 30.3; cfr. LEI 1, 442, 42-5. aconcziò vedi adconcziare.acqua vedi accqua. acquistare III 10.2, 7.4, accquistare III 12.3, accquistato III 21.10, acquistò III 9.1, 56.3,

57.11. [*actendere] intr. ‘dedicarsi con impegno a qualcosa’ - actendano β2 244.24 (actendano a

le bone opere); cfr. DELI, s.v. actendano.actento cong. a. che + ind. ‘dato che’; a. + sost. (+5) III 27.14, 30.9, 33.1; cfr. LEI, 3,

2074.38, 55. hactenus ‘fin qui, fino a questo punto’ II 52.3 (et peccatis hactenus commissis emendare).actionibus II 52.4. actorno vedi adtorno.actus II 52.9. acuti agg. ‘aguzzi’ β2 244.4 (con li denti acuti).acziò vedi acciò.adare vedi andare.[*adbandonare] - adbandonato III 28.25. adbasso prep. ‘da basso, giù’ IIa 182.3, 183.2, 344.1, bassio locuz. avv. ‘in giù’ I 94.3 (dal

meczo in bassio); cfr. D’AMBRA, s.v. abbascio.[*adbeverare] trans. ‘abbeverare’, ‘far bere, dissetare’: adbeveravano III 32.3. adbisognao, adbisognò, abisognando vedi *bisognare.adbrusaro, adbruscero, adbrusciavano, adbrusiò vedi brusciare.[*adbuctinare] ‘ammutinarsi’, ‘ribellarsi’: adbuctinaro II 23.4, adbuctinati IIa 28.1.7 (li

soldati adbuctinati), buctinati IIa 28.6, inbuctinati β1 35.1. Cfr. DELI, s.v. ammutinare (av. 1565, B. Varchi): «i Corsi...s’abbottinarono, o, come si dice oggi, s’ammotinaro-

Apparati 168

no»; cfr. GDLI, s.v. abbottinare. Sp. amotinar, fr. (se) mutiner (da meute ‘sommossa’ < MOVERE).

adcactapanato IIa 224.1 (lo adcactapanato idest grassiero de la terra), adcaptapanato IIa220.1, accattapanato IIa 239.1.

adcactapane IIa 94.3 (grassieri de la terra seu adcactapane), accaptapani IIa 312.1, accap-tapa<ni> IIa 18.5, adcaptapani IIa 66.6, 107.3, 287.5, adcattapani IIa 100.8, 186.3.

adcadenno, adcaderrà vedi *accadere.adcante ‘accanto’ II 33.2. adcaptapani vedi adcactapane. adcascato vedi *accascare.adcattapani vedi adcactapane. adceptare, adceptata, adceptero vedi acceptare. adcesa ‘accesa’ IIa 260.1, 363.1, a(n)cese II 54.15. adchora vedi ancora.adcommodare ‘accomodare’ IIa 208.5 (et lo reverendo episcopo venne innella piaczia de

Sessa con multi hommini de Sessa per adcommodare con lo signore don Lope che non fossero stati più che per transito in Sessa). Il DELI, s.v. accomodare, segnala l’uso trans. ‘mettere d’accordo’, intr. ‘far comodo’, rifl. ‘accordarsi’; qui, tuttavia, sembra si-gnificare piuttosto ‘concordare’.

[*adcompagnare, *acc-]: adcompagnao I 72.2, IIa 156.3, [adc]ompagnao IIa 382.1, adcom-pagnò III 9.5, adcompagnaro IIa 109.2, 361.1, accompagnero β3 230.3, accompagnatoIII 30.5.

adconcziare (*acon-) IIa 23.1; 1. ‘acconciare’, ‘preparare, disporre in modo conveniente’:adconczi[a]va IIa 139.3, adconczata IIa 123.1, adconcziata IIa 274.1, adconczate I 64.5; 2. ‘adattare’: aconcziò II 48.2. Cfr. DELI, s.v. acconciare.

adcordare, adcordemmo, adcordassero, adcordato vedi accordare.adcordo IIa 208.6, occordio I 93.5; cfr. D’AMBRA e ANDREOLI, s.v. accordio; vedi anche

Lupo de Spechio-COMPAGNA, s.v. acordio; Ferraiolo-COLUCCIA, s.v. accordio. Coluc-cia ricorda che la forma con -io ricorre anche in Cortese, oltre che nel siciliano antico e moderno (ivi). Secondo il LEI «accordio di tradizione colta fu sostituito da accordo con una motivazione morfologica più radicata (deverb. di ACCORDARE)»; per Compagna forse al Sud la forma rimase più radicata per influsso del catalano ant. acordi.

adcuni vedi alcuno.[*adcusare] - adcusati IIa 110.6. adcussì (+4) IIa 2.11, 80.2, 130.3; vedi anche cussì.adczò vedi acciò.addare, addava, addavano, addò, addero vedi andare.a(d)dunò vedi adonare. adesso III 34.7. [*adgravare, *agr-] trans. ‘gravare’, ‘opprimere’, ‘caricare di tributi, tasse e simili’: agra-

vavano III 21.12, adgravati IIa 2.11, 2.11, agravati IIa 294.7; cfr. DELI, s.v. gravare.adiongere ‘raggiungere’ β1 36.16 (portao...trenta cavalli...per pigliare...Ioanni Pascali: non

lo pocte adiongere nullo modo).adiuto vedi aiuto.adlogiaro, adlogiate vedi allogiare.adlora vedi allora.admaczare (*amm-) I 7.1, IIa 35.6, 370.2, adma(n)czano IIa 222.1, ama(n)czava III 27.20,

ammaczao I 2.2, IIa 39.2, admaczaro IIa 177.4, admaczero β1 36.21, amma(n)cero β1

Glossario 169

36.26, admaczorno I 92.3, admaczasse IIa 88.1, admaczati I 56.2, IIa 348.1, admaczato(+5) I 2.1, 16.2, 48.1, ammaczato I 44.1.

[*admagazenare, *amm-] tr. ‘immagazzinare’, ‘mettere in magazzino’: admagazenati β2237.4, ammagazenati β2 237.6.

[*admalare, *am-] 1. intr. ‘cader malato’: admalò I 79.1, amalò III 32.13; 2. rifl.: (se) ad-malaro I 78.7.

adma(n)czano vedi admaczare.[*admarcziare] ‘marciare’, ‘muoversi d’un esercito’: admarcziava IIa 286.3 (et tuctavia

admarcziava lo campo alla volta de Santo Hiermano); cfr. D’AMBRA, s.v. ammarciare.admiraglia vedi miraglia.admisceant II 52.4. [*adnegare] ‘annegare’: adnegò I 49.1(2 volte), adnegnero IIa 40.3. adoctivo III 37.1, 39.3. adommadavano vedi *dommandare.adonare 1.‘radunare, raccogliere’ III 38.4 (fece adonare et da ogni persona portare...), rifl.

‘radunarsi’ a(d)dunò IIa 201.1 (se addunò ad San Germano); 2. (se *a.) intr. pron. ‘ac-corgersi’: adunero IIa 33.3 (se adunero quando quilli garczoni portavano la terra), a-dunati II 33.3 (se erano adunati che lo garczone...); in D’AMBRA e ANDREOLI si regi-strano rispettivamente addonare/addunarse nel senso di ‘accorgersi’ (fr. s’addonner); solo in D’AMBRA compare anche adonare ‘adunare’.

adorare β2 244.15, adorarlo β2 244.15. adparse, adparsero vedi *apparire.[*adpartare] ‘mettere da parte’: adpartati IIa 101.1 (che fossero stati adpartati fora la porte

del macello).adpena II 6.1, IIa 70.6, 301.3, appena III 51.6. [*adpertenere] intr. ‘appartenere, spettare’: adpertenea IIa 98.7 (et multi de Sessa li piacea-

no...et multi altri li despiacevano, et maxima chi li adpertenea interesse); cfr. Ferraiolo-COLUCCIA, s.v. *pertenere.

[*adpiccare] ‘impiccare’: adpiccato I 8.1. [*adpresentare] - adpresentavano I 97.7, adpresentero IIa 208.5, adpresentata I 76.7. adpresso, adpressi vedi appresso.adpu(n)ttature ‘appunti’ IIa 388.1 (cartucze de adpunttature).[*adquetare] rifl. ‘calmarsi, placarsi’: (se) adquetero II 23.4. [*adredere ] rifl. ‘arrendersi’: (se) adredevano IIa 13.1. [*adrobbare] ‘rubare’: adrobbati II 24.1, adrrobato IIa 188.1. Cfr. D’AMBRA, s.v. arrobba-

re.adruinata vedi ruinare.adsai, adssai vedi assai.adsaltaro, adsaltato, adsaltò vedi *assaltare.adscoltare III 28.11. adsecchate ‘seccate, disseccate’ IIa 70.6 (erano adsecchate tucte le cisterne); cfr.

D’AMBRA, s.v. asseccare.adsectato, adsectò vedi assectare.adsecurare ‘assicurare’ IIa 245.5 (li davano prigiaria de adsecurare li sopradicti dinari in

mano de m. Cesaro); cfr. D’AMBRA, s.v. assecorare; vedi anche *assucurare.adsediata, adsediato, adsegiati, adsegiò vedi assediare.[*adspectare, *asp-] ‘attendere’: adspectava IIa 315.1, adspectavano IIa 307.1, aspectava

IIa 326.1.

Apparati 170

adssai, adsai vedi assai.adssectò vedi assectare.[*adterrare] ‘sotterrare, inumare’: adterrati ‘sotterrati’ IIa 345.1, adterrato ‘inumato’ II

14.1, aterrato ‘sotterrato’ IIa 28.5. Vedi anche interrato.adteso + che ‘dato che, tenuto conto che, considerando che’ IIa 246.2 (adteso che lo suo pa-

tre era medico de Sessa): cfr. LEI 3, 2062, 53. adtorno IIa 28.4, 57.3, actorno ‘intorno’ III 27.17. adunati, adunero vedi adonare.advedere vedi vedere.advenire (+9) β1 34.4, IIa 53.1, III 58.10, sost. (per lo a., per lo anno de a., per lo tempo de

a.).Advento IIa 196.1 (dommenecha de lo A.).advento III 6.6 (in lo a. de Roberto Guisquardo).adventum IIa 17.5. adversa agg. γ 149.3 (la parte adversa).adversità III 58.12. advertencia IIa 228.3. advertente agg. ‘prudente, giudizioso’ IIa 228.4 (deve stare ogniuno advertente quando se

vendeno questi officii); cfr. LEI 1, 933, 39, s.v. avvertente.aere vedi airo.affacciare III 46.2, affacia IIa 248.1, affacciò III 14.2. afficto II 39.2, affitto II 43.2. [*affirmare] - affirmano β2 244.17.18, affirmorno β2 244.23. affitto vedi afficto. affluenter II 52.2. [*affrontare] ‘farsi incontro con intenzioni ostili’: (se) affrontaro III 50.3. agent II 52.5. agnoscens II 52.2. agravati, agravavano vedi *adgravare.agusto ‘agosto’ (+89) I 13.1, II 19.6, IIa 14.1, agusto I 99.4, augusto (+5) β1 36.8.9, III

47.2.airo IIa 39.2, 71.1, 218.3, hayro II 6.2.4, aere β2 244.10, aria β2 244.8.aiutare III 28.28, 38.3; dopo ad: ’iutarla III 37.6 (ad ’iutarla).aiuto (+8) III 37.4 (2 volte).5, adiuto (+6) IIa 2.6, 3.2, III 39.1. albanisi IIa 286.2. albi ‘alba’ IIa 135.2 (alla matina ad l’albi), ad l’abli I 93.18, ad l’a(m)bbi I 76.7; cfr. LEI 1,

1497, 17. Albi ‘albis’ IIa 339.1 (martedì de Albi de Pascua). alcero vedi alczare.alcuno (+15) I 103.3, IIa 106.2, 110.7, allcuno IIa 164.2, alcuna (+13) III 26.14, 27.7.20,

alcune (+8) II 34.2, III 6.5 (2 volte), alcuni (+27) IIa 13.2, 14.3, III 19.1, adcuni IIa106.6.

alczare (*alz-, *alci-) I 89.5, alczò III 29.3, alzò I 75.8, alcero I 60.3, alzando β2 237.3, al-zato β2 237.3.

alfiero ‘portabandiera’ IIa 128.9, alfheri IIa 294.8. Si tratta di uno spagnolismo penetrato nell’italiano cinque-seicentesco: cfr. G. L. BECCARIA, Spagnolo e Spagnoli in Italia. Ri-flessi ispanici sulla lingua italiana del Cinque e del Seicento, Torino 1968, p. 77.

alfin III 30.18.

Glossario 171

alia II 10.1, 13.2. alias avv. lat. ‘altrimenti detto’ IIa 246.1.2. Cfr. rif. bibliog. in LoiseDeRosa-FORMENTIN,

s.v. alias. alios II 52.9. aliquos II 52.9. allà prep. ‘là’ IIa 128.8 (et lo signore ducha passò per meczo de li archibusi et picche che

fecero allà).allagio ‘alleggio?’, ‘alleggerimento, riduzione’ II 30.2 (la moneta de argento se habia da

pesare, et quella che mancherrà se de’ pagare per allagio un cavallo et meczo per aci-no) < fr. allège.

[*allargare] ‘portare (le navi) al largo’, ‘prendere il largo, allontanarsi’: allargò IIa 27.2; cfr. GDLI, s.v10 e DM, s.v., ‘allontanare dalla riva’.

allcuno vedi alcuno.[*allegrare] intr. pron. (se *a.) ‘rallegrarsi’: allegra(n)doce IIa 193.1. allegrecza (+9) IIa 128.4.5.19, allegrecze β3 231.1 (per la coesistenza di forme con -a e con

-e, cfr. S. GENTILE, Repatriare Masuccio al suo lassato nido. Contributo filologico e linguistico, in Atti del Convegno Nazionale di Studi su Masuccio Salernitano (Salerno, 9-10 maggio 1976), vol. II, Galatina 1979, pp. 98-102, a p. 101: «da una situazione di dominio del tipo locale, caratterizzato dal sing. in -ezze...nel secondo Quattrocento, con la diffusione del toscano, si passa...ad uno stadio in cui il tipo toscano in -ezza acquista il predominio». Vedi anche allegria.

allegri IIa 247.4. allegria IIa 215.3, 243.2, II 58.1. Secondo il DELI e il LEI, I, 1431 l’attestazione più antica

risalirebbe a Berni (1535). Vedi anche allegrecza.[*allistare] ‘listare’, ‘porre in nota, notare’: allistati IIa 320.1 (che ogniuno se fosse allistati

de le spese che haveano facte); cfr. TB, s.v. listare.[*allogare] ‘affittare’: allogareno IIa 357.3 (Et le cziache Sessa ce le allogareno oncze tre):

cfr. DELI, s.v. allogàre.allogiare (*adl-) ‘prendere alloggio’ (+12) IIa 4.1 (2 volte).2, alloggiare β1 36. 22; precedu-

to da prep.: (vennero a, mandao ad...): (a) llogiare I 108.1, β1 36.22, (ad) ’lo(g)giare II 23.1, ’logiare (+7) 57.1, 171.1, 208.2; (allo) ’logiare II 37.4; allogiava IIa 301.1, allo-giavano IIa 103.3, 294.7, allogiò II 21.6, allogiao I 53.2, IIa 38.2, III 53.2, allogiaro I 103.2, IIa 315.1, 324.1, adlogiaro I 106.1, II 19.10, IIa 315.1, allogero (+4) IIa 252.1, 294.2, β1 35.2, allogiasse IIa 252.2, allogiassero IIa 105.1, 325.1, allogiati (+6) II 1.1, 19.3, IIa 11.3, allogiato IIa 300.3, 301.5, III 45.3, allogiato IIa 6.3, allogiatolo IIa 164.1, adlogiate β1 36.17.

allogiamento IIa 294.3, 294.6, allogiamenti IIa 2.6, II 49.2. allora (+7) I 2.3, II 46.2, III 30.8, adlora I 25.1. almiralglio vedi admiraglia.altare (+8) IIa 33.1, 60.1.4, autale grande ‘altare maggiore’ IIa 41.1, 128.18, altaro (gran-

ne) III 25.3; cfr. D’AMBRA, s.v. autaro.Altecza (+5) IIa 113.1, 117.2 (2 volte). Altissima IIa 23.6, β1 36.4, Altissimo IIa 119.1, 186.3. alto I 48.3, IIa 330.1, III 39.10, alta IIa 356.1, alte I 97.5, alti IIa 178.1. altramente avv. ‘diversamente’ β2 237.23, β3 229.3. altro (+46) I 13.1, II 23.3, III 21.6, autro (+7) I 64.4, 97.10, III 25.4, altra (+45) II 30.4, IIa

17.4, III 27.18, altra III 38.3, autra (+14) IIa 2.6, 19.1, 49.1, atra III 25.4, altre (+56) II

Apparati 172

19.3, 20. 9, 23.3, altr<e> IIa 179.1, altr(e) (+7) IIa 2.5, β1 34.8, 36.20, altri (+93) I 13.2, IIa 20.1, III 19.1.

alzando, alzato, alzò vedi alczare.amalò vedi *admalare.ama(n)czava vedi admaczare.amare IIa 42.3, amavano IIa 110.7.9, β3 196.12, amato IIa 100.1, 134.4, III 25.1, amat<o>

IIa 1.1. amatores II 52.4. ambasciata III 46.2. ambas<c>iator(e) II 20.3, ambasciatori III 9.4. a(m)bbi vedi albi. a(m)borbata vedi *ammorbare.ambulare II 52.3. amecicia vedi amicicia.amen (+4) II 7.1, IIa 102.2, III 32.14. amicho II 20.7, IIa 207.1, amico IIa 134.5. amicicia III 31.5, amecicia IIa 14.2. amiraglia vedi miraglia.ammaczao, ammaczato vedi admaczare.ammagazenati vedi *admagazenare.amma(n)cero vedi admaczare.[*ammorbare, *a(m)b-] tr. ‘contagiare, infettare’: (se) a(m)morbò II 20.14, (sta)

a(m)borbata ‘ammorbata’ II 20.14; cfr. DELI, s.v. ammorbàre. a(m)mosso IIa 367.2 (la cappella non haveva alcuna intrata et lo rectore haveva la intrata;

et cussì lo reverendo episcopo messere Galeacio Florimonte...ordinò con istromento publico che fosse unita dicta cappella con la rectoria, †dumedo† che lo dicto rectore che era decio de l’anno che vivenno ipso non fosse ammosso non molestato de le intrate de la roctoria, che alla sua morte fosse date et unita con la capella de quillo cappella-no). In D’AMBRA si legge s.v. ammossare, rifl. ‘imbronciare’.

amore (+13) IIa 106.6.8, III 48.24; nella locuz. per amore + di ‘a causa di, per via di’: ebbe Otranto ad pacti per amore de uno turcho I 32.1; e vedi anche I 24.1, 42.1, III 58.10.

amplecta(n)tur II 52.4. a(n)cese vedi adcesa.ancho (+8) I 93.22, 94.1, IIa 163.2, ancha ‘ancora, inoltre’ IIa 301.6. anchora (+33) I 100.2, III 6.5, 34.8, anchor β1 36.18, ancora (+12) III 21.10, 26.2, 30.9,

anchor(e) IIa 103.3. anci vedi anczi.ancille IIa 104.2 (fecero [rappresentarono] multe ancille, fecero multi profeti santi...).ancora vedi anchora.anczi (+7) IIa 40.3, 80.2, 134.5, anci IIa 369.1, III 53.2, ansi β2 237.3. andare (add-, ad-) (+8) III 21.10, 30.15.25, addare β1 35.10, IIa 3.2, 57.2, adare IIa 191.2,

280.2, a(n)dare IIa 214.1, a(n)dare (+37) II 16.1, β1 34.5, 35.10, va β2 237.3, vanno IIa357.1, addava IIa 247.3(2 volte), adava IIa 337.4, a(n)dava (+28) IIa 1.4, β1 34.5.10, an-davano III 27.20, 28.27, addavano IIa 6.4, 26.3, 333.1, a(n)davano (+15) IIa 27.4, 298.1, III 27.17, andò (+50) I 16.2, IIa 15.1, 17.2, β3 231.1, addò IIa 101.4, 196.1, a(n)dò (+63) IIa 20.1, 26.4, III 21.2, a(n)ddò I 98.2, IIa 135.2, a(n)dossene III 28.4, andosse(n)ne III 58.5 (in questi casi con doppia enclitica non è da escludere, secondo Formentin, un a-vanzamento dell’accento sulla penultima sillaba: es. andaosende in Loise; cfr. V.

Glossario 173

FORMENTIN, LOISE DE ROSA, Ricordi..., cit., to. I, p. 259), addao IIa 128.19, adao IIa379.1, a(n)dao (+10) I 64.4, 72.1, 93.21, adareno IIa 334.1, a(n)dareno IIa 271.1, ada-rero IIa 352.2, addero II 23.4, IIa 11.4, 118.1, 178.1, II 23.4, adder<o> IIa 225.1, a(n)ddero II 20.1, a(n)dero (+25) II 19.10, 20.2.8, andorno III 47.5, 56.8, 57.4, a(n)dorno III 27.12, 57.9, a(n)dorono II 20.6, andaro (+7) III 30.3, 30.16, 43.3, a(n)daro (+10) II 19.2, III 28.15, 32.1, a(n)d[a]ro I 89.7, andarno III 51.2, a(n)darnoceIIa 101.3, adaro IIa 28.7, vadano II 54.15, vadi IIa 103.1, 222.1, adasse IIa 85.4, a(n)dasse (+10) II 21.4, IIa 6.3, 19.2, a(n)data IIa 183.1, a(n)date IIa 170.4, andati IIa99.8, a(n)dati (+4) IIa 54.1, 183.2, 299.3, a(n)dato (+5) IIa 138.2, 148γ 2, IIa 179.1, an-dando III 32.13.

a(n)dunò vedi adonare.anichilare ‘distruggere’ IIa 69.2. anima (+5) II 7.1, 54.16, IIa 102.2, anime IIa 193.1; ‘persone’ anime (+5) IIa 40.3, 177.3. animali III 48.26. animo (+5) II 52.8, III 35.5, 58.12, annimo IIa 130.3, animi IIa 17.5. annastate IIa 306.1 (fo misso banno che ongni persona tenesse arme annastate...).annecza ‘annecchia’ IIa 283.1; cfr. annicchio ‘giovenco di un anno’ LEI 2, 1404, 30. Cfr.

D’AMBRA, s.v. annecchia ‘giovenca di un anno’; secondo il LEI 2, 1406, 9-11, annec-chia è av. 1627 (Cortese).

annesso I 107.1. annimo vedi animo.anno (+284) IIa 14.1, 15.1, III 17.5, anni (+55) IIa 2.1, IIa 31.2, III 17.4, annorum II 11.1,

annos II 52.5. Annunciacione II 37.2. [*annunciare] - annunciata IIa 126.2. ansi vedi anczi.ante II 11.1. antedicto III 11.1, 27.3, 30.21, antidicto III 26.14, 30.2, 34.5, antedicta III 27.1, 27.3, ante-

dicti III 27.2. anticho IIa 128.10, antiquo III 26.4, antiche I 97.5, IIa 123.1, antique II 1.1, antichi IIa

345.1, antiqui I 1.1. anticristo β2 244.20. antidicto vedi antedicto.antique, antiqui, antiquo vedi anticho.anullarlo II 53.2. Apostolica II 30.1, Apostolicha IIa 69.2, Apostolice II 52.2. apostolicho II 59.2 (breve apostolico).apostolo (+5) II 20.1, IIa 141.1, β3 196.9, apostoli IIa 104.2. [*apparechiare] - apparechao (se a.) IIa 128.5. apparechio ‘allestimento, complesso di mezzi bellici per un’impresa militare’ III 21.10 (fe’

fare assai apparechio de navillie et de cavallaria et ferragio), appariczio ‘apparecchio, apparato predisposto per una cerimonia’ IIa 128.2 (li fe’ trovare uno bello appariczio);cfr. LEI 3, 202, 26-30.

appariczio vedi apparechio. [*apparire] - appare β2 40.17, appareva II 26.2, apparse (+4) II 25.1, 31.2, 31.3, apparse

II 25.1, apparsse II 26.1, apparve β2 244.7, adparse I 86.7, 95.11, II 62.2, adparsero I 92.3, apparenti β2 40.18.

appe vedi avere.

Apparati 174

appena vedi adpena.[*applacare] ‘placare’ - applacò IIa 136.2, 139.2. applicare trans. ‘assegnare’ con significato tecnico-giuridico (il verbo è adoperato in bandi)

II 30.4, β2 237.10 (se habbiano da applicare le tre parte al regio fisco), applich(e) β2237.10 (la restante quarta parte se appliche allo accusatore).

[*appreczare] - appreczata ‘valutata’ II 33.2 (fo appreczata carlini ciquo).appresso (+15) III 1.1, 20.1 (2 volte), adpresso (+12) II 19.4.6, III 19.9, apresso IIa 361.2.

Prep. ‘vicino, dopo’ unita direttamente al compl.: appresso Capua III 48.3, appresso la battaglia III 21.9; unita al compl. tramite ad, de: adpresso ad Venevento I 2.2, appresso de lui III 28.27, appresso a llui IIa 16.5; nel senso di ‘all’incirca, quasi’: fece appresso ad 50milia persuni III 30.25, spendea ongni anno...appresso ad sessantamilia ducati III 48.24; avv. ‘poi, in seguito, dietro’: Sequita appresso III 20.1, fo ordine...che li hommini fossero andati innanti e le donne appresso IIa 99.8, quilli verrando appresso III 59.5, appresso venia sua Cesarea Maestà IIa 16.3; avv. con funzione aggettivale: mmulte guerre appresso I 1.1; accordato al sostantivo: adpressi IIa 103.1 (certi giorni adpressi).

[*appropinquare] (*se a.) - appropinqua β2 244.23 (la fine del mondo che si appropinqua).apresso vedi appresso.aprile (+53) II 39.1, IIa 25.1, β2 40.12. aprire I 5.3, aperse β2 244.2, apersero I 89.4. Vedi anche *’ràpere. aquila (a. imperiale) IIa 16.2. aquilani I 59.1, III 43.7, 59.4. aquiratus II 52.9. arare IIa 70.2, 88.1. arbitrio (+4) II 54.12, IIa 116.1, β2 237.9, arbritrio II 30.4, arbri[trio] IIa 101.3. arcepiscopato vedi archipiscopato.arceri III 54.2. archibisier(e), archibosier(e) vedi archibuscieri. archibusata β1 36.25. archibuscieri IIa 16.1, 24.1, 128.7, archibusieri I 104.1, IIa 126.3, 128.5, archibuseri

β3 196. 8, plur. archibisier(e) IIa 128.4, archibosier(e) IIa 101.5. archibusi IIa 99.7, 128.8 (2 volte). archidiacono II 59.1, IIa 96.1. archipiscopato I 63.2, 88. 9, β1 36.18, arcepiscopato β3 230.3. archipiscopo II 20.3, archiviscovo II 61.1, archipiscopi IIa 300.2. archo (+11) I 97. 9, IIa 99.1, arco β3 196.7, archi (+6) I 75.1, II 27.1, III 57.4. archotravo IIa 347.1. ardere IIa 55.1 (2 volte), arse III 53.5, arselo III 57.12, ardecte IIa 126.1. [*ardire] - ardischa IIa 2.5, 116.1. ardito III 21.6. arena III 38.4. argentaria IIa 298.1, 370.1. argento (+12) II 30.2.3, IIa 17.2. aria vedi airo.arma β3 196.6, IIa 267.1, 304.1 (nel costrutto hommini de arma); arme (+93) IIa 28.2.4, III

26.1; in costrutti come gente d’arme: es. I 46.1, I 83.2, I 87.4 etc., hommini d’arme I 93.9.18 etc.; in sintagmi come facto d’arme I 93.14.22, 96.6 etc.; in locuz. come stare in arme: stectero in arme IIa 28.6; ‘stemma, insegna’ I 33.2. 97.6, II 69.2, IIa 213.1 etc.

Glossario 175

[*armare] - armata III 14.1 (lo populo de Palermo, armata mano, assaltaro lo palaczo) III 20.1 (intrò nel regno armata mano); armate III 28.1, armati IIa 16.1, armato IIa 17.1, III 39.10.

armata sost. f. (+88) I 6.1, 13.1 (2 volte), harmata IIa 247.1. armature IIa 120.1. arreto ‘indietro’ II 53.1, IIa 30.7, III 41.3. arria vedi avere.[*arrivare] - arrivò (+4) II 21.4, IIa 38.1, III 38.1, arrivaro I 103.3, arrivata I 103.4, III

45.3, arrivato (+4) III 27.11, 32.13, 56.8, arrivati β2 244.22, III 48.1, arrivando IIa128.11, β3 196.7. 8, arrivanno (+4) IIa 104.3.4, 128.11.

arruinero vedi ruinare.arse, arselo vedi ardere.arte β1 35.1. artellaria ‘bocca da fuoco’(+6) I 16.2, II 20.2, IIa 16.1, artelaria β1 34.11, 35.5, artelarie

IIa 3.1, β3 230.2; cfr. A. CASTELLANI, Termini militari d’epoca rinascimentale: l’ar-tiglieria, «Studi Linguistici Italiani», 9 (1983), pp. 31-41.

artesani β1 35.1, arthesani IIa 306.1. artificiale IIa 80.4. ascegiò vedi assediare.[*ascendere] ‘ammontare’ - ascendeno II 53.2, <ass>ese IIa 362.1 (assese ad li 90 ducati);

cfr. GDLI, s.v. ascendere5.aspectava vedi adspectare.aspecto β2 244.4. assai (+63) I 29.1, IIa 28.6, III 28.8, assa’ IIa 57.4, assaii IIa 361.1, adsai IIa 105.8, adssai I

86.4, 90.6. [*assaltare] - assaltao I 86.10, assaltò III 48.4, adsaltò I 86.9, assaltaro III 14.1, adsaltaro

I 102.1, adsaltato β1 36.24. Asscentione ‘Ascensione’ IIa 243.1, Assincione I 15.1. [*assectare] 1. trans. ‘mettere in ordine’: assectò III 36.1 (assectò il regno); 2. intr. pron.

‘sedersi’: assectò β3 196.10 (se assectò ad la sedia), adsectato IIa 104.5 (a. ad una sed-dia); 3. nel senso di ‘assumere una carica’: assettò IIa 168.1 (se a. per officiale... lo s.), adsectò IIa 163.1 (se a. per officiale), adssectò IIa 98.1 (se a. per convernatore); usato anche al passivo: adsectato IIa 94.1 (fo a. per sidico), asseptato IIa 67.1 (fo a. coverna-tore).

assediare (*adsed-, *asseg-, *asceg-) III 48.18, assediò III 19.4, 9.2, assidiaro III 54.1, adsegiò I 93.7, ascegiò I 2.1, assediata III 47.1, 47.8, adsediata I 80.1, assegiata II 25.2, assediati I 78.5 adsegiati β1 35.1, assediato I 48.1, III 9.2, 28.1, adsediato I 93. 9,adsediata I 80.1. Cfr. *assigiare in Ferraiolo-COLUCCIA, s.v.

assedio I 84.1, III 11.3, 48.2.20. assegiata vedi assediare.asse(m)<petò> ? IIa 199.2 (li vinti li assempetò allo magnare che fece).asseptato vedi assectare.<ass>ese vedi ascendere.assettò vedi assectare.assidiaro vedi assediare.Assincione vedi Asscentione.assisa ‘prezzo imposto alle merci, calmiere’ IIa 283.1; scisa IIa 228.3, 259.2; cfr. LEI 3,

1851, 4-5 e D’AMBRA, s.v. assisa.

Apparati 176

[*assucurare] ‘munire di salvacondotto’ - assucurò II 20.5; cfr. Ferraiolo-COLUCCIA, s.v. *assecorare, LoiseDeRosa-FORMENTIN, s.v. *assecurare e LupoDeSpechio-COMPA-GNA, s.v. assecurò; la prima attestazione risalirebbe, secondo il GDLI, al 1541 (Berni). Vedi anche adsecurare.

astraco ‘pavimento di asfalto’ II 33.2 (allo mectere dell’astraco de terra adcante la por-ta...); cfr. D’AMBRA, s.v. astreco. Per una bibliografia dell’attestazione della voce in It. merid., cfr. Ferraiolo-COLUCCIA, s.v. astraco.

aterrato vedi *adterrare.atque II 52.6. atra vedi altro.audientia ‘ascolto’ IIa 269.2 (ebbe bona audientia).audire II 54.2, audita III 46.2, audito IIa 40.5. [*augostare] ‘acquisire maestà, solennità, divenire augusto’ < AUGUSTARE: augostassero

III 26.14; cfr. LEI 3, 2317, 48. [*augumentare] ‘aumentare’: augumentano β2 237.3, augumentò III 26.2, aumentò III 26.2

(av. 1444, S. Bernardino da Siena), v. dotta, dal lat. AUGMENTU(M), col der. tardo AUGMENTARE: cfr. DELI, s.v. auménto.

augusto vedi agusto.aumentò vedi *augumentare.aurine ‘urine’ II 54.4; cfr. D’AMBRA, s.v. aurina.aut II 52.7 (3 volte). autale vedi altare.autorità IIa 129.2, β3 230.3, IIa 335.1. autoro ‘aiutorio’, ‘aiutante’ IIa 221.2 (lo autoro...che dava ordine de fare venire...tutto

quello che bisognava al mastro fo uno chiamato per nome Ioanfrancisco Russo).autra, autro vedi altro.[*avanczare] - avanczavano III 27.17. avanti I 89.6, β2 244.21, III 28.24, avante II 30.2. havere (+13) IIa 21.1, III 17.4, 32.12, avere II 35.9, haver β2 244.18, have’ II 35.11, haver-

ce IIa 110.2, haverecelli IIa 112.2 (non è da escludere in questo caso, secondo Formen-tin, un avanzamento dell’accento sulla penultima sillaba: cfr. V. FORMENTIN, LOISE DE ROSA, Ricordi..., cit., to. I, p. 259); haverli IIa 140.1, haverlo β2 244.6, haverno IIa106.2, β2 244. 9, II 46.3, haverve III 35.3, hagio (+4) IIa 388.1, III 30.7, 40.3, ho (+7) IIa102.1, III 2.1, 34.7, ha (+6) IIa 14.1, III 13.6, 28.20, à I 78.3, ave IIa 79.1, have (+43) II 21.8, 34.3, IIa 21.1, havimo III 41.8, 58.9.11, habbiamo III 27.8, habiamo III 27.7, ha-vete III 31.7, havite III 30.9, 30.23, havemo I 107.3, β2 237. 3, III 25.4, hanno (+6) β2206.2, III 27.7, 58.10, haveno (+6) IIa 40.4, 100.4, 109.1, habent II 52.6, haveva (+51) IIa 2.2 (2 volte).5, havea (+29) II 24.1, 27.1, III 32.10, avea I 88.1, havia (+17) III 28.24, III 30.16, 33.2, havevamo III 58.9, havevano (+8) β1 34.5 (2 volte), IIa 57.4, ha-veano (+15) II 35.12, III 39.1, 51.3, haveano IIa 181.1, haviano III 21.7, 28.22, 56.6, haverrà β2 237. 6, haverranno β2 237. 6, β2 244.11, haverrimo III 58.13, appe ‘ebbe’ I 95.10, ebbe (+5) III 11.5, 21.7, 21.9, hebbe (+46) I 18.1, 19.1, III 20.1, he(m)be I 58.1, ebbi ‘ebbe’ IIa 370.2, hebbi ‘ebbe’ IIa 239.3, ebbero II 35.3, hebbero IIa 4.2, 28.7, 96.5, haveo I 95.12 (Pitri Navarro...pigliò lo Castello Novo...perché li haveo facta una cava sopto lo castello et de poi lo impero de polvere de bumbarde), habbi ‘abbia’ II 53.4, habbia (+8) II 30.4, 54.4.7, habia II 30.2, 30.6, III 31.7, habbiano (+5) II 53.2, 54.10, IIa 220.1, habiano II 54.7, IIa 245.6, havesse (+26) II 53.2 (2 volte), III 30.10, havese IIa318.1, havessa IIa 316.1, havessero (+30) IIa 28.2.4, 31.4, harria II 53.2, arria III 51.8,

Glossario 177

haverriamo IIa 105.8, havuta (+7) III 27.15, 37.3, 39.5, havute β2 237.6, III 34.5, havuto(+5) II 1.1, III 25.4, 46.2, hauto I 84.2, ha(n)vendola IIa 239.3, havendo III 28.23, ha-vendo β2 244.11, havenno IIa 337.2, III 47.3.

[*avisare] ‘avvisare’ - avisano β2 244.9, havisseno ‘avvisano’ β2 244.7.avo IIa 335.2. hayro vedi airo.

B

bacchecta ‘bastone del comando, emblema di autorità e prestigio’ IIa 16.4; cfr. Ferraiolo-COLUCCIA, s.v. e LoiseDeRosa-FORMENTIN, s.v. bacchetta.

baccina agg. ‘vaccina’ III 27.20 (bestia baccina), baccine IIa 78.5 (le bestie baccine); vac-czina IIa 279.1 (lo rotolo de la carne: la vacczina septe tornisi, la vetella...); cfr. DELI, s.v. vàcca.

bacile IIa 17.2, 213.1 (un/uno b.), vacile IIa 121.1, 213.1 (lu/lo v.).bactaglia (+10) III 13.3, 20.2, 21.7, batallglia I 95.12, batanlglia I 106.5, battaglia III 21.9,

48.9, bataglia I 93.15, bactaglie I 55.1, bactalglie I 95.10, batalglie I 103.4. bactalgliare intr. ‘dar battaglia’ I 103.4; cfr. Ferraiolo-COLUCCIA, s.v. battagliare e GDLI

s.v. battagliare1.bactizare ‘battezzare’ I 88.5, bactizato I 24.1, 25.1, bacticzato I 85.9. bafarine agg. ‘bufaline’ IIa 78.5 (le bestie baccine et bafarine).bagalglie ‘tutto ciò che si porta con sé in viaggio’ IIa 296.2.3, baghalglie IIa 11.3, 201.2.

Cfr. D’AMBRA, s.v. bagaglio e DELI, s.v. bagaglio (ante 1657, G. Brusoni); ‘salmerie della truppa’ (ante 1600, B. Davanzati); da retrodatare.

bagno IIa 162.1 (dicta mantra fore la porte de lo bagno), IIa 222.1 (fora la porta del bagno dove sta la mantra), bagni III 30.2 (la via de li bagni), III 30.6 (fra Sessa et li bagni),vagni (la via de li v.) IIa 159.1.

ballìa, balglìa vedi vallìa.bambino β2 244.7.9, bambini β2 244.4. bancha 1. ‘tribunale’ I 66.1 (2 volte) (foro cacciate in bancha al Castello Novo...et ratifi-

charo in bancha tucti li tradimenti volevano fare): cfr. REZASCO, s.v. banca § VIII; 2. ‘la giurisdizione civile minore o bagliva’: bancha IIa 22.1, 107.5 (et la bancha et la sta-tela fo vennuta...); cfr. B. CAPASSO, Le cronache de li antiqui ri..., cit., p. 542, n. 1.

banchetto IIa 216.1. banchi IIa 98.4.5; cfr. GDLI, s.v. banco2 ‘pancone di vendita’. banco III 28.28 (se posse in banco et dava 60 ducati per lancza); cfr. REZASCO, s.v. banco,

§ XXXVII ‘il luogo ove si arrolavano e pagavano i soldati’. bandera ‘bandiera, insegna’ (+8) II 16.2, β1 36.4, III 58.1, bannera IIa 224.1, III 7.6, 11.5,

bandere (+15) II 23.4, III 28.14.15, bender(e) I 93.4. banna ‘lato, parte’ (+8) III 28.8, 50.5, 51.1, banda I 95.12, banne I 103.1, IIa 162.1, 170.2,

bande I 106.1, banni β1 36.1 (per venire ad queste banni).bannire ‘bandire, rendere noto con pubblico banco’ β3 229. 2, bandìo I 93.1, bannito β3

229.1. banno ‘bando’ (+34) IIa 2.5, II 30.1.2, banni (+4) IIa 31.4, 85.2, 301.3. bara III 30.5. barba IIa 108.2, III 30.17. barche vedi varcha.barchecta I 60.3.

Apparati 178

bardato IIa 16.3. barde ‘armature del cavallo, a difesa della testa, del collo, del petto e della groppa’ IIa 16.3. barone III 14.5, 30.1, baroni (+25) III 13.4.5, 14.3, baruni (+12) III 29.1, 30.14, 30.14. baronie III 25.5, boronia III 34.8 (b. de Thoralto).barrecta ‘berretta’ IIa 342.2 (cavotao la b.), III 48.17 (portava una lictera alla barrecta);

cfr. D’AMBRA, s.v. barretta.barrile ‘barile’ (+4) IIa 47.3; plur. barrile I 48.2, III 48.30, varrile IIa 329.1. baruni vedi barone.basare ‘baciare’ β3 196.5; cfr. Ferraiolo-COLUCCIA, s.v., per la documentazione dell’esito. bassagli, bassaglii, bassalgli, bassallgli, bassallglii vedi vassalglio.bassielli ‘vascelli’ IIa 27.5. bassio vedi adbasso.<b>asta IIa 301.3 (se lo pigliava tucto che adpena li lassava per uno mese la basta soa).bastante vedi bastare.bastardo (+7) III 17.4, 19.6, 32.2. [*bastare] - intr. bastava III 51.5, abbastava IIa 105.6, bastante I 93.6 (era con pocha gen-

te...quale non erano bastante con li francisi); cfr. ANDREOLI, s.v. abbastante ‘sufficien-te, bastevole’.

bastione IIa 28.5, III 38.4, bastiuni IIa 28.4. bataglia, batalglie, batallglia, batanlglia vedi bactaglia.batia ‘abbazia’ (+4) III 11.3, IIa 28.1, la batia de Santo Germano III 28.4, abbacia IIa

367.2. battaglia vedi bactaglia. <b>avo ‘nonno’ IIa 128.16, bava I 75.2; cfr. D’AMBRA e ANDREOLI, s.v. bavo; avo in HIST.

TR.; si veda Ferraiolo-COLUCCIA, s.v. per la bibl. Vedi anche blava.beatissimo IIa 241.1. beato β3 196.9, II 52.2, beati β2 244.20. bel vedi bello.bellecza I 50.1. bellissima II 62.1. bello (+11) I 95.2, IIa 44.3 (2 volte), bel IIa 16.3, bella (+13) I 50.1, 93.19, IIa 12.1, belli

(+9) IIa 57.4, 58.1.4, belle IIa 128.16, 129.1. ben (+6) II 35.1, IIa 80.1, III 39.13. benché (+15) III 35.8, 41.3, 47.7. bendere vedi bandere.bene (+28) IIa 16.1, 27.2, III 27.18. benedictione β3 196.9 (2 volte), benedectione IIa 128.18. benedictionis II 52.7.beneficio β2 237.1. 4, IIa 300.2, beneficii (+6) II 59.6, III 15.3, 25.5. benegno vedi benigno.beni I 67.2, III 31.3. benigno (+4) IIa 128.20, 1442.1, III 12.4, 12.6, benegno III 25.1. benivolentia IIa 195.1. besognero vedi bisognare.bestia III 27.20, bestie (+7) IIa 11.4, 78.5, 162.1. bestiame (+6) II 54.7, IIa 2.1, 3.1. bevere (+4) ‘bere’ (ad b.) III 27.20, (da b.) III 28.18, (per b.) IIa 70.6, bevuta III 39.11, be-

vuto III 28.19.20; cfr. D’AMBRA, s.v. vevere.

Glossario 179

biacha vedi biancho. biancho II 44.1, IIa 16.3, bianco IIa 17.1, biancha (+6) IIa 16.4, β2 244.12, biacha IIa 140.1,

bianche IIa 16.4, 128.14, 130.4. bisogna vedi bisogno. [*bisognare, *adb-, *ab-] - bisognava IIa 221.2, III 38.2, bisognò (+7) IIa 20.1, III 41.3,

42.2, adbisognao IIa 280.2, adbisognò (+4) II 35.5, IIa 112.3, 183.3, abisognando β136.2, besognero β1 36.13, bisognassero IIa 4.1.

bisogno nella locuzione essere bisogno ‘bisognare, essere necessario’ (+5) III 14.4, 32.10, β1 34.4 (fu/fo bisogno); bisongno IIa 194.1 (fece tucto lo ordine che fece bisongno); bi-sogna β1 35. 8 nella locuz. de bisogna ‘necessario’(non me extendo ad tanto che serria de bisogna de scrivere).

blasfemi II 52.4. blava ? ‘discendente’ β2 244.3 (in una cità...la cui provintia si dimanda blava de una vilis-

sima femina de stirpe incognita chiamata Lacas).bocca 1. ‘bocca’ III 30.10, boccha I 86.10, voccha IIa 299.3; 2. ‘passaggio di mare tra due

terre’: plur. bucchi IIa 247.1 (la armata...stava ad Crapi alle bucchi). Cfr. Ferraiolo-COLUCCIA, s.v. bocca.

bocti vedi bucti.bolla I 107.2, IIa 99.8. bombarda I 48.3, bombarde I 48.2, bommarde III 53.3, bumbarde I 65.1 (2 volte); cfr. Fer-

raiolo-COLUCCIA, s.v. bonmarde e relativa bibliog. Per la retrodatazione, cfr. A.CASTELLANI, Termini militari..., cit., pp. 117-33.

bommarde vedi bombarda. bonectina IIa 16.4 (una bonectina de velluto nigro); cfr. GDLI, s.v. bonétta2 ‘bisaccia’ < fr.

bonnette.bonis III 35.4. bono (+16) III 27.19.21, 35.3, bonno II 31.2, boni (+4) β3 196.10, IIa 47.4, bon (+11) II

26.1, III 15.1, 16.2, bona (+13) II 21.6, IIa 40.7, III 21.9, bone II 26.2, IIa 105.8, β2244.24.

bontà IIa 163.2, III 31.6, β2 40.12. borcato, borchato vedi imborcato.boronia vedi baronia.bosco β1 36.25. bove (+13) IIa 44.3, 46.1, 47.3, bovi IIa 3.1, 6.3, 88.1, boy I 68.2. braczio (+8) IIa 2.6, III 43.6, 43.7. breantini ‘brigantini, tipo di veliero’ I 91.2; cfr. Ferraiolo-COLUCCIA, s.v. breantino. breogna vedi vregogna.breve 1. agg. III 2.1, 29.2; 2. sost. ‘documento pontificio’ II 59.2 (breve apostolico).bria ‘briga’ γ 149.2.brillglia IIa 128.12. brogale ‘volgare’ IIa 104.6.brunczo ‘bronzo’ I 65.1. bruno β2 244.4. brusciare (abr-, abb-, *adb-) ‘bruciare’ (+4) III 19.1, 43.3, 43.4, abrusciare III 39.2, bru-

sciarla III 57.11, brusiare I 94.2, adbrusciavano III 43.2, abrusciò IIa 385.2, adbrusiò I 78.3, abbrusao I 97.13, abbrusarno I 75.3, abrusaro I 97.14, abrusciaro II 43.2, adbru-saro IIa 177.4, adbruscero IIa 183.1, abrusiata IIa 27.1, brusata IIa 13.1, brusciata IIa69.2, brusiata I 78.3.

Apparati 180

bucchi vedi bocca.buctare I 94.1, IIa 299.1, buctao I 4.1, buttò III 39.11, buctorno III 49.2, buctate IIa 344.1,

buctato IIa 259.1, 299.1, 320.1. bucti ‘bocche da fuoco’ (+4) I 75.4 (2 volte), 75.4, 85.6; IIa 28.5 (co. certo bastione de bucti

aterrato alla porta del macello), bocti ‘colpi, tiri’ I 91.10 (tre navi grosse...de 4000 boc-ti l’una).

buctinati vedi *adbuctinare.buctino ‘bottino’ I 103.7. budella III 30.18. bufala IIa 283.1. bumbarde vedi bombarda.burbo ‘borgo, sobborgo’ (+6) IIa 123.1 (porta de burbo de socto), IIa 124.1 (la porta de lo

burbo), II 19.11 (alla porta de burbo), IIa 120.1 (alla porta del burbo de Sessa), burvo II 23.4 (alla porta de lo burvo de Sessa); burgo ‘borgo’ III 51.5 (dando bactaglia a Sarno, pigliò lo primo burgo et lo secundo); burvi ‘abitanti dei borghi’ IIa 28.3 (fecero consiglio che li burvi de la terra se ne intrassero dentro lo corpo de la terra); cfr. D’AMBRA, s.v. burgo e buvero.

burvi, burvo vedi burbo.buttò vedi buctare.

C

ca cong. con valore dichiarativo in dipendenza del vb. dire: III 32.8 (se lo pigliassimo ogni homo dirria che lo havimo facto ad malicia...et non ca ce have voluto tradire); con va-lore causale III 41.8 (fe’ fare uno altro papa et fo la sisma, ca erano tre papa).

cabalero vedi cavalgliero, cavaliero.cacciare (cacz-, *caccz-) 1. ‘scacciare’ IIa 112.3, ca(n)cziava IIa 104.4, cacciò IIa 68.2, 1,

integr. congett. cacciorno III 7.5, caccziato ‘scacciato’ I 97.4; 2. ‘tirare fuori’ cacziareIII 30.18, cacczero IIa 271.4 (ne cacczero li duimilia scute), cacciate I 66.1 (foro cac-ciate in bancha al Castello Novo m. Antonello...m. Fracisco); 3. ‘inventare, comporre’: cacciaro III 32.3 (cacciaro un muto qual dicea...).

caczia sost. f. ‘caccia’ γ 148.2. cadauno II 30.4. cadavolta II 30.4. cadire 1. ‘cadere’: β1 36.25, IIa 71.2, 218.3, cadivano IIa 70.2, capte ‘cadde’ IIa 342.2, ca-

dero II 26.2; 2. ‘decadere’: cada II 53. 7 (cada da dicta donnatione et succeda in dicta donatione la venerabile ecclesia).

caetera IIa 235.1, β2 236.1, 237. 2. cagione ‘ragione, motivo’ β2 244.11. calabrisi IIa 197.3. calace ‘calice’ β2 41.1, caleci IIa 301.6, 301.7. calcze ‘calce, materiale da costruzione’ IIa 344.1 (foro buctate prete et calcze ad uno fosso);

cfr. Ferraiolo-COLUCCIA, s.v. cauze, LoiseDe Rosa-FORMENTIN, s.v. cauce.[*calare] intr. ‘discendere’: calò III 28.18 (se ne calò ad Terella); cfr. GDLI, s.v. calare5.calvachò, calvacò vedi cavalcare.camerario ‘nel M. E. persona addetta alla custodia e all’amministrazione dei beni di un so-

vrano; nella corte pontificia, lo stesso che camerlengo’ II 49.4 (camerario del Sacro Re-

Glossario 181

gio), cammerero II 34.11 (lo fe’ suo cammerero magiore) < lat. tardo CAMERARIUS;vedi cammerligno.

cammelliagno vedi cammerligno.cammera 1. ‘camera’; 2. ‘luogo ove affluivano e venivano amministrate le entrate dello sta-

to e del sovrano’, ‘organo legislativo di uno stato’ (+6) I 21.1, 23.1 (la Cammera Duca-le), I 27.1, 3.1 (la cità de Napoli per Cammera Imperiale).

cammerero vedi camerario.cammerligno ‘camerlengo, curatore del patrimonio reale’ III 25.4, cammelliagno III 91.9,

carmeligo III 53.5; cfr. cammerlingo, camirllingno in Ferraiolo-COLUCCIA, s.v. camer-lingo. Sulle funzioni del camerlengo, cfr. DeJennaro-CORTI, s.v. camberlingo; qui si può leggere una nota etimologica di Ammirato, per il quale dovrebbe chiamarsi «cubi-culario quello che si nominò poi nella lingua latina corrotta Camerario, e nella nostra volgar Camarlingo».

cammilli ‘cammelli’ III 48.26. [*camminare] - camminendo β3 196.7, camminenno IIa 154.1. cammino (+6) I 63.1, 84.2, 86.4. campagna (+4) I 102.3, β2 206.1, IIa 293.2, campangna IIa 312.2, 376.1, III 57.6, campa-

gnia I 2.2 [ma è emendamento di compagnia]. campana (+7) II 8.1, 10.1, 54.15. campanaro ‘campanile’ IIa 39.2; cfr. Ferraiolo-COLUCCIA, s.v. canpanaro.campanilis II 11.1. campo 1. ‘accampamento’ nella locuz. ponere campo ‘accamparsi’: I 16.1, 17.1, 55.1, 56.1,

95.5, mettere campo I 104.1; stare in/ad campo ‘essere accampato’ III 57.6, IIa 104.2; andare ad campo ‘andare ad accamparsi’ II 56.8, 32.2, 39.4, III 32.2, 39.4, 48.7, 57.9, 43.7, 53.3; levare campo I 55.1; ca(m)po (+67) IIa 12.1, 13.1, 13.1; plur. campi III 21.3; 2. ‘esercito schierato in assetto di guerra, nucleo di armati’: campo I 106.2, IIa 14.1, canpo III 28.4, 90.1, ca(m)ppo II 13.2, ca(m)pi IIa 307.2.

ca(m)ppo vedi campo.cancelliero I 8.1, cancellero III 25.3. ca(n)cziava vedi cacciare.candela (+21) IIa 22.1.2, 23.8. candeleri ‘candelieri, candelabri’ IIa 213.1. candelocte f. IIa 130.4 (candelocte bianche); cfr. DELI, candelòtto, s.v. candéla: ‘candela

piuttosto corta e grossa’. candor II 52.5. cani III 30.18, 48.24. cannata ‘boccale’ III 28.18.20 (se fe’ dare da bevere da una donna che portava una canna-

ta de accqua; et bevuto disse ad quella: Teni cara questa cannata). Nel dialetto di Sora < CANNA ‘vaso di terracotta da attingere acqua con lungo becco’; a Pal., Sc., Pesc., Pop. ‘boccale’; vale ‘boccale’ anche in siciliano: cfr. MERLO, s.v. cannata e p. 139, n.; Non attestato in ANDREOLI e D’AMBRA. Cfr. DTC, s.v. cannata ‘brocca’, ‘boccale da acqua o vino’.

canni IIa 365.1 (ce fece lo muro novo circha duicento canni); cfr. DELI, s.v. canna ‘unità di misura’.

canonico (+9) II 54.14 (2 volte), IIa 25.1, canonicho IIa 388.1; plur. canonici (+22) IIa 37.1 (2 volte).2, cononici IIa 315.2, 294.2 (2 volte).

canpanini III 11.3 (exsertito de romani et canpanini).canpo vedi campo.

Apparati 182

cantara vedi cantaro.cantare IIa 57.3, canta II 19.5, cantao IIa 166.2, 216.1, cantata (+9) II 34.1, IIa 52.4, 70.3

(messa c.), cantati β3 196.7, cantato (+4) II 58.2, β3 196.5. 8, cantanno IIa 70.1. cantaro ‘cantajo, peso di 100 rotoli antichi’ IIa 130.4; plur. cantara IIa 130.4, γ 151.1; cfr.

D’AMBRA, s.v. cantàro; ANDREOLI, s.v. cantàro ‘cantaio e aro’; Ferraiolo-COLUCCIA,s.v. cantara e G. ROHLFS, Grammatica storica..., cit., § 368.

canti (+4) IIa 58.4, 104.8, 128.18. capella vedi cappella.capellecti β1 36.1 (c. greci) ‘cappelletti’, ‘cavalleggero dalmata o albanese al servizio della

Repubblica di Venezia’; cfr. DELI, s.v. cappello, datato ante 1540 (F. Guicciardini); cfr. GDLI8, c. greci ‘mercenari albanesi, detti anche stradiotti, arruolati da Venezia’.

capello ‘cappello’ IIa 128.5.14, cappello IIa 370.2. capitanio (+41) II 15.1, IIa 18.3, 21.3, capitano IIa 26.1, III 39.7, capitanio (+36) I 34.2,

79.1, 80.2, capitan IIa 101.4, 103.3; Gran Capitanio (vedi Consalvo Cordoba) I 78.1, 80.2, 93.1 etc.; plur. capitanii (+16) II 23.4, IIa 28.4, III 28.6, capitani (+5) I 28.12, 78.5, III 49.2, cap(itani)i I 89.2.

[*capitoliczare] ‘stabilire la convenzione militare che sanziona la resa al nemico, arrender-si’: capitoliczò I 84.1 (capitoliczò con sua Maestà de dare...); capitolorno II 20.6, capi-tolato III 39.1, capitulato IIa 14.1; cfr. DELI, s.v. capitolare.

capitolo 1. ‘corpo e adunanza dei canonici di una cattedrale o di una collegiata’ IIa 310.1, 37.1, β2 40.18, capitolo (+24) I 107.1, IIa 49.1, 52.4; al plur. con il significato di: 2. ‘ac-cordi politici tra parti contendenti’ capitoli I 78.5 (se fecero li capitoli tra la Signo-ria...et...), I 93.6 (se fermoreno li capitoli tra spangnoli et francisi); 3. ‘disposizioni uf-ficiali emanati dall’autorità politica (+8) II 21.9 (certi capitoli che sonno stampati) I 90.1, II 35.9 etc. Cfr. DELI, s.v.

capo 1. ‘testa’ III 39.11; 2. ‘la parte estrema’ IIa 156.2 (in c. de tavola), IIa 123.1 (una croce ad capo), III 97.5 (nel quale ponte al capo) etc.; 3. ‘persona che comanda’ (+13) II 20.1, III 23.2, 30.14; nella locuz. in capo de.... ‘entro un certo periodo di tempo’: in ca-po de octo/tre giorni II 19.10, β2 244.5.

capopopuli β1 36.13. caporale III 14.5, 21.8, caporali III 9.4. cappella (+7) IIa 37.1, III 25.3, 25.4 etc.; Cappella Reale del Castello Novo: I 85.9, 88.5;

capella IIa 367.2, 37.2, III 26.2. cappellano IIa 367.2. cappello vedi capello.cappuni ‘capponi’ IIa 213.6. capte vedi cadire.captolici ‘cattolici’ III 8.1. capuano II 39.1, 43.1, capuani (+10) β1 36.21, III 27.15.17. carastia (+16) II 19.7, 22.2, III 27.20, carestia IIa 245.2, β2 237.3, β3 229.2. carchi ‘carichi’ IIa 313.3. cardinale (+18) I 28.1, II 30.1, 58.1, cardinale β2 206.1, cardinal (+18) II 20.2, 21.6, 31.1,

cardenale β2 206. 5, cardinali (+10) III 11.3, 11.4.5, Cardinalis β2 237.17.25. carestia vedi carastia.caritativo ‘caritatevole’ IIa 221.4.5 (subsidio caritativo), charitativo IIa 221.1 (subsidio cha-

ritativo).

Glossario 183

carlino ‘antica moneta, spec. del Regno di Napoli, d’oro o d’argento, usata fino al sec. XIX’ (+4) II 30.3, IIa 2.10, 299.2; plur. carlini (+102) II 20.13, IIa 2.7.10, carli[ni] IIa282.1, carline IIa 46.1. Cfr. DELI, s.v.

carmeligo vedi cammerligno.carnale ‘primo grado di parentela, germano’ (+4) II 21.8 (sore c.), IIa 65.1 (suo frate c.), I

78.9 (suo cio carnale); carnali IIa 129.1; cfr. D’AMBRA, s.v., ‘congiunto strettamente da parentela’; cfr DELI, s.v. carne.

carne (+22) IIa 44.3, 46.1, 47.3, carnnis II 52.3 (desideria carnnis non perficere).carnevale IIa 50.2, 294.5.6, carnivale I 106.1. carnnis vedi carne.caro agg. IIa 70.5, 86.3 (valeva caro); nella locuz. avere/tenere cara: li haveva tanto ad ca-

ro lo dicto presento IIa 213.4, cara III 28.20 (Teni cara questa cannata); cari IIa 78.6 (valevano cari); care IIa 312.2 (le bestiame erano care), car(e), IIa 70.6.

carra n. plur. ‘carri’ I 65.1. carrafha ‘caraffa’ IIa 86.4. carra(n)che I 91.2 ‘caracca’; cfr. DELI, s.v. caracca ‘grossa nave mercantile e da guerra’.carriagio ‘carriàggio, bagaglio che un esercito portava con sé in viaggio’ IIa 134.1, carriagi

III 48.8, 51.7, 56.10; cfr. DELI, s.v. carriàggio.carrugio ‘carro, cocchio’ IIa 188.1 (2 volte); cfr. D’AMBRA, s.v. carruggio.carta (+9) II 19.8, 35.2, IIa 69.2. cartelli IIa 136.1 (foreno missi certi cartelli per la piaczia de Sessa diffidennose l’una parte

ad l’autra, dove ce foreno dicte multe ingiurie), IIa 214.4 (li cartelli de la scommone-cha); secondo il DELI è av. 1554 (M. Bandello); cfr. D’AMBRA, s.v. cartiello ‘lettera di sfida a combattere a duello’, ‘cartello’; cfr. GDLI, s.v. cartello4 ‘libello diffamatorio che veniva affisso pubblicamente’.

carthuni ‘elenco degli scomunicati’ IIa 2.5 (Et lo papa haveva facta gente assai in Roma et haveva scommunichato lo Marcho Antonio Colonna in Napoli con li carthuni).

cartucze γ 152.2, IIa 388.1 (cartucze de adpunttature); cfr. DELI, cartuccia, s.v. carta ‘piccola carta’.

caruso locuz: stecte in caruso ‘a capo scoperto’ IIa 99.5; cfr. D’AMBRA s.v. caruso, DAM s.v. carus 1, locuz. avv. n garuso ‘a capo scoperto’.

casa (+65); 1. ‘abitazione’ II 35.2.4, III 13.4, 34.7 etc.; plur. case IIa 11.4, 294.4, casi (+9) I 53.2, II 54.8, β1 36.20; 2. ‘casata, famiglia, dinastia’ I 33.1.2, 48.2 etc.

casale ‘agglomerato rurale non cintato’, ‘riunione di poche case di contadini’ (+10) II 19.1, 20.14, IIa 24.1; plur. casali (+23) II 21.7, 22.1, 54.4; cfr. DELI e ANDREOLI, s.v.

casaroli IIa 101.1 (li piccicharoli o vero casaroli), IIa 101.3; cfr. GDLI, s.v. casaro ‘chi la-vora il formaggio o il burro’.

casate ‘complesso di famiglie uscite dal medesimo ceppo’, ‘nome di famiglia’ γ 149.1.2 (per faurire casa de Florimonte...et altre casate); cfr. DELI, s.v.

cascare intr. ‘cadere’ cascò III 39.10 (2 volte), caschao I 87.2, caschò I 95.12, cascaro I 29.1; locuz. ‘ammalarsi’: I 78.6 (cascare malati).

caso (+9) 1. sost. ‘avvenimento improvviso’ I 5.3, II 53.5, IIa 101.2; et caso che ‘nel caso in cui’ II 53.6; locuz. ‘per caso’ IIa 84.2 (ex caso); 2. ‘formaggio’, ‘cacio’ < CASEU(M) (+4) II 78.8 (caso grosso), IIa 70.4, 86.4 (caso fracito), IIa 101.1; cfr. D’AMBRA, s.v. Il tipo cacio è di area toscana e centro-meridionale: cfr. DELI, s.v. cacio e TB per le locu-zioni.

cassieri IIa 42.2.castellano (+17) III 27.12.14, 31.2, castellani III 47.6.

Apparati 184

castello (+158) ‘borgo, villaggio cinto di mura e presidiato da truppe’, castella (+4) III 55.1, 57.4.11, castelle (+9) II 20.9, III 12.6, 16.1; cfr. GDLI, s.v4.

castigare IIa 214.1. catalano III 26.4, catalani III 39.13, 43.4. catene IIa 17.3. cathenaczi ‘catenacci’ IIa 20.1.2. catholicos II 52.6. Catredale ‘cattedrale’ II 4.1 (la Catredale ecclesia).cauczolaro ‘calzolaio’, ‘artigiano che fa o ripara calzature’ IIa 23.5, 170.7; plur. cauczolari

IIa 21.3, 170.2. In D’AMBRA e ANDREOLI si registra con questo significato invece il tipo scarparo; nelle carte AIS si rileva difatti che il tipo scarparo è diffuso in tutto il meri-dione e gli Abruzzi, mentre βardzolaru compare a partire dal Lazio (punto 662, Nemi).

causa (+16) IIa 60.3, III 14.3, 30.23, cause I 66.2, IIa 110.8, I 66.2, causu II 53.7 (eo cau-su).

causare β2 237.3. cava ‘galleria sotterranea’ I 95.12 (li haveo facta una cava sopto lo castello et poi lo impero

de polvere de bumbarde); cfr. Ferraiolo-COLUCCIA, s.v. cava; qui vale ‘sotterraneo per collocare mine’: cfr. GDLI, s.v. cava8.

[*cavalcare] - cavalcao I 76.2, cavalcò (+5) I 15.1, IIa 27.2, III 57.2, calvachò I 85.4, β134.7, calvacò (+6) I 14.1, 15.1, 47.1, cavalcaro I 9.1.

cavaleri vedi cavalgliero. cavalgliero ‘cavaliere’ III 21.6, 37.4.5, cavallgliero IIa 135.2, cavaliero III 54.3, 55.5, ca-

valliero III 34.9, cabalero < sp. caballero III 58.6 (lo s. Roberto il cabalero Orsino),cavaliri (sing.) I 47.2; plur. cavallieri III 21.7.8.12, cavaleri III 9.4, cavalieri III 21.7.

cavalglio, cavalglii vedi cavallo.cavalieri, cavaliero, cavaliri vedi cavalgliero.cavallaria ‘cavalleria’, ‘milizia a cavallo’ III 10.2, 21.10, 34.10. cavallaricio ‘cavallerizzo’, ‘maestro d’equitazione’ (messere Masca, cavallaricio de signo-

re re) I 64.4, cavallariczio IIa 16.2; < sp. caballerizo (1493-95), der. di caballero: cfr. DELI, s.v. cavallo, in questo significato datato av. 1563 (P. Tiepolo), nella forma caval-lerizzo; cavallarizo si legge anche in Ferraiolo-COLUCCIA, s.v. Nel senso di ‘chi è parti-colarmente abile nell’arte di cavalcare e si esibisce in pubblici spettacoli eseguendo dif-ficili esercizi di equitazione’ il lemma è attestato av. 1602 (F. Soranzo): cfr. DELI, ivi.

cavallgliero vedi cavalgliero.cavallglio, cavallglii vedi cavallo.cavallieri, cavalliero vedi cavalgliero.cavallo 1. ‘animale’ (+20) III 28.18, β1 36.25 etc., cavalglio IIa 128.9, III 13.5, cavallglio IIa

128.12.14; plur. cavalli (+41) IIa 27.2, III 32.3; 2. cavallo ‘monetina di rame, che valeva tre danari o la 12a parte di un grano’ II 30.2; 3. ‘soldati a cavallo’ cavalli I 93.19.21, 95.7, 96.5, III 27.17.20 etc., cavallglii (+4) IIa 5.1, 270.2, 319.1, 324.1, cavalglii IIa134.1, 135.1, 286.1, cavalle m. plur. IIa 352.2; 4. plur. ‘cavalleggeri’, ‘soldati di cavalle-ria armati alla leggera’ cavalli legieri IIa 4.1, cavalli liegier(e) IIa 7.1, cavallglii liegieriIIa 5.1, cavalli liegieri IIa 12.1, cavalglii liegieri IIa 286.1; cavalleggèro av. 1547 (P. Bembo): cfr. DELI, s.v. cavàllo. Il GDLI fa risalire le prime attestazioni al Furioso: cfr. Ferraiolo-COLUCCIA, s.v. cavallo.

[*cavotare] - cavotao IIa 342.2 (capte lo martello de la campana et cavotao la barrecta de notare Alfonso Sabbucho, et non li fece niente); cfr. IANNACE, s.v. caputà ‘capovoltare’; in DAM invece, s.v. cautà, ‘perforare, bucare’.

Glossario 185

ce (+286) avv. loc. ‘ci’ con valore di stato in luogo I 4.1, 40.1, 48.2 (2 volte) etc.; pron. pers. ‘ci’ con valore di compl. di termine IIa 79.1. 83.1, III 27.7; pron. compl. ogg. II 41.8, III 58.12.

ceccha(n)no vedi cerchare.celebrare II 34.1, IIa 294.3, celebrao IIa 60.4, celebrata IIa 166.2, celebrato III 19.2. celeste agg. ‘pertinente al cielo in quanto sede della divinità’ β2 244.24 (la patria celeste).celi vedi cielo.cella IIa 299.2 (la cella de cinquo valesse sei tornisi). Forse da emendare in calla e da ri-

connettere a callo ‘cavallo’, ‘ultima frazione della vecchia moneta napoletana, così detta per l’impronta che anticamente portò di un cavallo’: cfr. ANDREOLI, s.v. callo ‘la dodi-cesima parte del grano, moneta nap.’. Si veda tuttavia DAM, s.v. cella «moneta corrente all’Aquila dal 1420-80 dall’abruz. cello ‘uccello’ cioè dall’aquila rappresentatavi sul re-tro».

censo ‘tributo’ IIa 328.1 (sencza pagare censo alcuno); cfr. GDLI, s.v.5censure ‘pene’ IIa 2.5; cfr. GDLI, s.v.4centimulo ‘macchina a ruote dentate, posta in moto da un giumento con gli occhi bendati’

IIa 218.3: cfr. D’AMBRA, s.v. centimmolo; ANDREOLI, s.v. centìmmulo ‘mulino girante senz’acqua o vento, per opera d’uomini e più spesso di giumenti bendati’, ‘sorta di bin-dolo da attingere acqua, noria e più comun. bindolo’. In IANNACE, s.v. centìmolo ‘fran-toio per le olive’.

cento (+46) II 53.2, IIa 12.1, III 34.10, cente IIa 300.2 (cente et undici), centocinquanta IIa190.1, 126.3, 363.1, centocinquanto IIa 324.1, centociquanta IIa 348.1, centocinquan-tauno IIa 165.4, centonovantacinquo IIa 126.3, centoquara(n)ta IIa 59.1, centosessa(n)taII 17.1, 26.3, centotrenta IIa 247.4, 360.2, centotrentasei IIa 130.4, centovintisei IIa313.1.

cera ‘candele e candelotti di cera’ (+4) IIa 40.4 (cera biancha), 140.1, 153.1, 130.4 (torcze de cera biancha): cfr. D’AMBRA, s.v. cera.

cercha ‘questua’ (et ipso dicto frate Ambrosio andò per Sessa facenno la cercha) IIa 165.3: cfr. D’AMBRA, s.v cerca; il DELI attesta cérca ‘questua dei frati degli ordini mendican-ti’ av. 1563 (G. B. Gelli): cfr. ivi, s.v. cercàre; da retrodatare; nella locuz. fare la cerca‘cercare’: IIa 294.7; riferito al grano: valeo lo grano...et non se ne trovava niente, che se fo facta la cercha per tucta Sessa II 22.1, IIa 301.3.

cerchare (*cecc-) IIa 298.1, cerchava IIa 104.3, cercò III 35.1, cercorno β2 244.22, cerchiIIa 279.1, cecchanno II 23.4 (addero cecchanno).

cermonie vedi cirmonie.certame(n)te β1 36.26. [*certificare] tr. ‘accertare’ - certificate β2 244.24 (dovendo noi narrare tante cose certifi-

cate).certo (+45) 1. agg. indef. ‘alcuno, qualche’ I 51.1, 107.1, III 26.14; 2. avv. ‘certamente’

(+45) IIa 4.2, 6.4, certi (+42) II 19.6, IIa 20.1 (2 volte), certa (+13) II 20.7.9, IIa 21.2, certe (+21) II 19.3, 20.11, 23.3.

cessar(e) II 20.4 (fecero cessare el sacco).cetadino vedi citadino.cetero II 52.3. cetilomini vedi gentilomini.chamase, chamata vedi chiamare.charità IIa 223.1. charitativo vedi caritativo.

Apparati 186

che (+104); 1. cong. a) con valore dichiarativo in dipendenza di verbi come dire, vedere +ind.: β1 34.13 (se dice che allo tirare...dicono che se crepò); II 24.1 (se deceva che ha-vea adrobbati...), IIa 3.1 (se deceva che volevano addare in Roma), β1 36.1 (se deceva che volevano passare el fiume de Capua); b) con valore temporale ‘dopo che’ in se-quenze del tipo part. + che + ausiliare: I 84.2 (il re fo contento, et hauto che hebbe Dia-no, se partìo); III 57.10 (il quale, accordato che fo, fece fare commandamento); III 33.1 (Morto che fo dicto re Ladislao); c) in funzione consecutiva: IIa 75.1 (piovecta tucto lo giorno et la nocte, ad tale che temperò); IIa 272.1 (fo tanta tempeste de accqua che fo uno delluvio); IIa 38.4 (a ttal che) etc.; d) obliquo: cfr. § V.4.10; e) pron. relativo: β135.5 (allo duca de Fiorencia, che era genero allo vecerré), IIa 272.1 (uno delluvio che durao circha...), β1 36.1 (certi capellecti greci che stavano ad Sancta Maria Maiore),γ 148.1 (don Garzia, che era figlio) etc.; ch’ β1 36.14, β2 244.17, ch(e) (+1355) IIa 13.1, 13.1, 13.1, ch(e)’l (+10) III 30.13, 32.10, 35.1, che’l II 20.12.

chi (+14) II 54.9, IIa 6.3, III 34.12, ch(i) (+5) II 30.5, 35 10, IIa 6.3, 106.4, 364.1; 1. pron. rel. ‘colui il quale’ III 34.12 (chi volea gratia da dicto duca...), IIa 279.1 (E chi non lo crede cerchi lo sacchetto...), β2 237.6 (chi haverrà bisogno possa andare); 2. pron. in-terr.: III 58.10 (et vederò per lo advenire chi me have amore), IIa 79.8 (non se sape con-tra de chi se fa la gente); 3. pron. indef. in frasi correlative chi...chi: IIa 6.3 (perché era-no tanti commissari che veniano in Sessa: chi voleva li bovi per portare la artellaria da Napoli verso Roma, chi voleva lo grano che andasse ad Santo Hermano).

chiamare II 20.5 (el papa mandò ad chiamare don Ducho de Magada), III 40.1 (dicto re se fe’ chiamare lo dicto Francisco); chiamari III 26.10 (foro mandati ad chiamari); (se)chiama (+7) IIa 40.1, III 2.1, 18.3, chiamase II 21.6, chamase IIa 270.1, (se) chiamava(+16) I 2.3, III 13.5, 27.8, (se) chiamavano IIa 128.12, III 49.2, (se) chiamao II 16.3, (se) chiamò (+6) III 14.5, 34.6, chiamata (+9) I 48.3, IIa 40.1, III 39.2, chamata III 7.6, chiamati II 46.2, III 30.17, 41.7, chiamato (+34) II 19.11, III 11.3, 16.2.

chiaramente I 86.6. chiaro β2 244.4.7.23, chiare β2 244.23. chiave sing. IIa 347.1; plur. le chiave (+7) IIa 17.2, III 30.7, 41.9. chioppo ‘pioppo’ III 45.3 (alla fontana de lo chioppo); cfr. D’AMBRA e ANDREOLI, s.v.

chiuppo.christianamente β3 196.10. cia(n)che vedi czaccha.ciano ‘zio’ IIa 23.2, 38.3 (don Belardino, ciano del...ducha de Sessa); si tratta di un greci-

smo, thiano (cfr. P. BIANCHI, N. DE BLASI, R. LIBRANDI, Storia della lingua a Napoli e in Campania..., cit., p. 17 e HIST. TR., s.v. ciano. Vedi anche cio.

ciascheduno β2 237.6, ciascheuno IIa 100.2, 250.3, ciascheduna β2 237.4. ciascuno agg. e pron. indefinito ‘ogni, ognuno’ II 30.4, β2 237.12, ciascun β2 244.1, cia-

schun β2 244.2, ciaschuno I 94.3, β2 237.6.12, ciaschuna I 97.6, ciascuna β2 237.8, cia-scune II 44.1 (in ciascune parte), ciascuni IIa 361.2 (ciascuni de loro).

cibecti ‘zibetti’, ‘mammifero africano dei Carnivori, con muso aguzzo, mantello scuro a macchie e una criniera sul dorso’ III 48.26; cfr. DELI, s.v. zibétto, av. 1484 (L. Pulci) < ar. zabad ‘schiuma’.

ciciliano ‘siciliano’ I 93.10, ciciliana γ 148.1 (signore marchese de la Valla ciciliana).cichomilia vedi cinquemilia.cidadini, cidadino vedi citadino.cieco agg. III 31.2; m. plur. ciechi β2 244.14, IIa 40.2, cieche β2 40.17 (cieche et zonppi), I

86.6 (cieche et muti).

Glossario 187

cielo I 97.6, IIa 39.2, celi β2 244.7 (2 volte). cincho, cinco vedi cinquo.cinquanta (+9) IIa 40.8, 105.1, 138.1, ciquanta IIa 40.3, cinquantacincho IIa 164.2, cinquan-

tacinquo IIa 95.1, cinquantadui IIa 360.1, 359.1, cinquantaocto IIa 100.10, cinquantaseiIIa 92.1, cinquantatré IIa 53.1, 357.1.

cinquecento (+7) I 106.4, II 23.1, 35.1, cinquocento (+5) IIa 175.1, 121.1, 315.1, ciquecentoII 20.11, IIa 352.1, cinquocentoquaranta IIa 332.1.

cinquemilia I 103.2, cinquomilia IIa 337.1, 360.1, cichomilia II 19.3. cinquo (+27) II 30.4, IIa 2.10 (2 volte), ciquo II 33.2, cincho IIa 119.7, cinco (+5) III 32.7,

40.3, 47.1.4.5, cinq(ue) I 76.9, cinque β2 237.19, cinq(ue) β2 237.22, β2 244.6, ci(n)que24.3.

cinto IIa 17.3 (cinto et ligato in milli modi).cio ‘zio’ (+4) I 78.9 IIa 128.4, III 31.8, 31.10; vedi anche ciano.ciò vedi ziò.cioè vedi zoè.cioviale vedi piuviale.ciquanta, ciquecento vedi cinquanta, cinquecento.ciquo vedi cinquo.circha (+150) IIa 2.7, 6.5, 8.1, circa (+11) III 28.2, β1 34.7.12. cirmonie β3 196.8.9, cermonie IIa 128.18. cisterna ‘serbatoio, di solito interrato, nel quale si raccoglie e conserva l’acqua piovana’ IIa

257.1, cisterne IIa 70.6 (erano adsecchate tucte le cisterne de Sessa).cità ‘città’ (+105) III 10.2.4, IIa 14.1; città β2 237.13.21.22, civitate II 9.1, 52.3; plur. citate

III 58.11. Cfr. ANDREOLI, s.v. cità.cita ‘zita’ IIa 382.1 (era parente de la cita maddamma Autabella); cfr. D’AMBRA, s.v. zita

‘zitella, pulzella’, ‘sposa novella’. Vedi anche citelle.citadella I 77.5, 95.10. citadino (+14) IIa 29.3, 30.7, III 34.7, cidadino (+4) IIa 21.3, 23.8, 98.8, cetadino IIa 338.1,

I 95.8, citadini (+10) III 19.5, 27.17, 39.13, cidadini (+5) IIa 23.3, 29.2, III 16.1. [*citare] ‘chiamare in giudizio’ - citata IIa 369.1, citati IIa 369.2. citate vedi cità.citelle ‘ragazze’ I 26.1 (et tucte le citelle et monache svergenero); cfr. GDLI, s.v. citto1 § 2,

cittello ‘ragazzo, bambino’.citera ‘legno di cedro’ I 60.3 (una barchecta de citera).citercore ‘citeriore’, ‘posto di qua da un determinato confine’ β2 206.1 (regno citercore di

Napoli); cfr. DELI, s.v. citeriore, av. 1547 (I. Nardi).citerioris IIa 235.1. citra ‘al di qua’ (citra et ultra) IIa 14.1, III 4.1, 7.1. città vedi cità.ciuse agg. ‘chiuse’ IIa 228.3. civile sost. ‘tribunale civile’ (allo criminale et allo civile) IIa 164.1.2, 256.1; cfr. REZASCO,

s.v. civile § IV. civitate vedi cità.[*clarificare] (se *c.) ‘divenir chiaro, limpido’ - clarificossi β2 244.8 (l’aria clarificossi).clarità ‘chiarità, chiarezza’ β2 244.8. clerico ‘chierico’ IIa 119.1, 214.1, III 24.2. clero (+7) IIa 179.2, 181.1, 221.1. co. vedi con.

Apparati 188

coda ‘parte allungata delle comete’ (+5) II 26.1, 31.2, IIa 27.4; plur. code I 94.3; cfr. DELI, s.v. còda.

codam vedi condam.[*condannare] - codennati β2 244.11 (li martirii et tormenti di eterna dannatione ne la qua-

le starranno...constituti et codennati homini et donne che serranno stati contrarii et ru-belli ad sui precepti).

cogitant II 52.6. cognoscente III 31.7. colacione ‘colazione’ IIa 128.3. [*colare] ‘fondere’ - colata γ 151.1 (fo colata la campana nova).colclusa vedi *concludere.collateral β2 206.1 (collateral conseglio); vedi anche conlaterano.collegio IIa 69.2 (sacro collegio).colondello, colondendo vedi colonello.colonello ‘colonnello’ (+5) II 23.2, IIa 11.2, 294.3.6, 296.1, colondello I 106.4, II 23.4, co-

londendo II 106.1. colonne ‘pilastri’ I 97.5. colore I 92.2, 99.3, β2 244.23. colpa (+4) III 21.12 (4 volte), colpe β3 196.9. colpi vedi culpo.colta ‘tributo, imposta’ IIa 360.2, colte (+15) IIa 2.10, III 27.19, 27.19, elariato seu colte IIa

95.1, IIa 363.1, elariato de le colte IIa 211.1, 289.1, 328.1); cfr. GDLI, s.v. còlta4.comandamento vedi commandamento.comandò vedi *commandare.[*combactere] - commacteo III 19.9, 39.2, commactero III 21.3, combactero III 11.4, com-

bactendo I 17.1. come vedi como.comedia ‘commedia’ γ 147.1.2. comencza, comensaro, comesaro vedi *commenczare.cometa (+10) II 25.1, 26.1.2. cominciò vedi *commenczare.comissione ‘commissione, incarico, ordine’ IIa 301.6. commacteo, commactero vedi *combactere.commandamento ‘comando, ordine’, ‘precetto imposto da Dio nella rivelazione e divenuto

legge per i fedeli’ (+6) III 17.2, 30.1, 43.4, comandamento I 89.5, commandamenti IIa11.3, 4.2, β2 244.11.

[*commandare] - commanda II 30.2, β1 36.22, β2 237.4, commandamo β2 237.6.7.22, commandò I 93.13, comandò III 53.5.

[*commenczare, *comencz-, *comens-, *commincz-, *cominc-] - comencza II 1.1, III 1.1, commencza IIa 355.1, commenczao II 32.1, IIa 257.1, commenczò III 20.1, commeczò IIa124.1, commicziò II 36.2, comminczaro I 103.4, cominciò β2 244.5, comensaro III 28.16, comesaro III 28.14, commenczero IIa 40.6, commenczate IIa 162.3, commenczatoIIa 256.1, commeczando IIa 224.1, commenczenno IIa 130.1, commensando III 1.1; vedi anche incominciare.

comme(n)ssari vedi commissario. commesse vedi commettere.commessione IIa 200.2, 300.2, commessioni IIa 180.2, commissioni II 35.8.

Glossario 189

[*commettere] 1. ‘compiere, spec. azioni riprovevoli’: commisso ‘commesso’ IIa 104.3, commissis II 52.3 (peccatis hactenus commissis emendare); 2. ‘ordinare’: commesse‘ordinò’ III 45.1. Cfr. DELI, s.v. comméttere.

commissario (+34) II 46.3, 49.1, IIa 43.1, commessario IIa 2.1, commisario II 46.2, IIa179.1, commissari IIa 6.2, 300.3, 301.1, commissarii IIa 6.3, 301.4, comme(n)ssari IIa180.2, commessari IIa 301.3, commessarii IIa 3.1, 285.1.

commissioni vedi commessione.commissis vedi *commettere.[*commitare] ‘convitare’, ‘chiamare a convito’: commitò IIa 216.1, III 48.17; cfr. D’AM-

BRA, s.v. commetare; cfr. DELI, s.v. convitàre.commito ‘convito’ IIa 216.1; cfr. D’AMBRA, s.v. commito.commo vedi como.commodità ‘conforto’ IIa 219.2, β2 237.3. [*communichare] ‘ricevere la Comunione’: communichati IIa 40.9 (confessati et c.).[*commutare] ‘scambiare’: commutero IIa 213.3. como (+102) III 26.10.15, 28.11, commo IIa 208.5, come (+18) IIa 136.2, β1 36.26, III 3.3. comodo ‘benessere’ β2 237.4 (per beneficio et comodo universale de li poveri).’compagnare ‘accompagnare’ IIa 271.1, ’compangnare IIa 329.1; preceduto in entrambi i

casi da ad: andavano...ad ’compangnare.compagnia ‘gruppo d’uomini armati al comando di un capitano’ (+22) I 93.19, β1 36.17, IIa

7.1, compangnia (+18) IIa 7.1, 10.1 (2 volte), compagnie IIa 201.1, 286.1, β1 36.17, compangnie (+6) IIa 5.1, 8.2, 19.1; cfr. DELI, s.v. compàgno.

compangni IIa 306.1, III 21.4. comparare (*compr-, *comper-) (+8) ‘comprare’ β2 237.3, IIa 245.2.6, comperare β2 237.1,

comperarne β2 237.6, comparava IIa 70.6, comparao (+7) IIa 30.6, 31.3, 357.1, comperòIIa 211.1, comparata (+6) IIa 105.2, 118.1, 337.1, comparato (+5) II 17.1, IIa 76.1, 271.3, comprata IIa 341.1.2 < COMPARARE.

compare sost. m. ‘colui che tiene a battesimo o cresima un bambino’ I 88.2; plur. compari I 85.9, comparo I 88.6; cfr. DELI, s.v.

comperare vedi comparare. comperaturi ‘compratori’, ‘incaricati degli acquisti’ β2 237.13.14.21; cfr. Ferraiolo-

COLUCCIA, s.v. conparature.complacentia ‘compiacenza’, ‘soddisfazione, piacere’ III 27.1. [*comporre] 1. ‘produrre un’opera letteraria o artistica’: composse IIa 58.4, 129.3; 2. com-

posto III 26.11 (lo suo figlio fo liberato et composto per dinari); cfr. GDLI, s.v. com-porre11.

[*comportare] (se *c.) - (se) comportero male IIa 74.1. composicione 1. ‘composizione’ III 2.1 (Breve composicione facta de le croniche); plur.

composicioni; 2. ‘atto, modo, effetto del mettere d’accordo persone o tesi in contrasto fra di loro’ IIa 31.5.

compra sost. f. ‘compera’, ‘atto dell’acquistare’ IIa 341.2. comune agg. β2 244.4 (la comune statura).con (+566) I 13.1, IIa 13.1.2; si assimila talvolta alla consonante iniziale della parola suc-

cessiva: co (+14) IIa 10.1 (co mmulte); IIa 6.4, III 11.4 (co. lo), II 119.3 etc.; coi I 60.3, col (+4) I 102.2, III 30.13, 58.6.

’cona ‘icona’, ‘immagine della beata Vergine Maria’ II 41.1.2 (fo messa la ’cona nova ad lo episcopato de Sessa ad lo autale mayore...la dicta ’cona fu de preczo ducati duicen-to); cfr. D’AMBRA, s.v. cona. In ANDREOLI invece, s.v. cona ‘abside’.

Apparati 190

[*conadunare] ‘coadunare’, lett. ‘radunare’: conadunate IIa 339.1. [*concedere] - concesse III 25.5, 27.1. concerto ‘accordo, patto, intesa’ IIa 79.2, co(n)serto IIa 100.2; cfr. DELI, s.v. concertàre,

concèrto; l’esempio più antico risalirebbe al 1566 (A. Caro). Vedi anche consertati. concessione III 20.1. concia III 47.2 (venne...per dare grassa ad Gaeta, che era granne penioria, che se magna-

vano le sòle che teneano in concia); cfr. ANDREOLI, s.v. concia ‘materia da conciar pel-li, tabacchi, vini’.

Concilio II 52.1 (Concilio Tridentino), concilio II 52.9, concilii II 52.5, 52.7. conclosa vedi *concludere.conclosione IIa 78.1 (nel mese de iennaro et frebaro in conclosione).[*concludere] ‘portare a termine, portare a compimento’: (havea) conclusa III 45.3, (fo)

colclusa IIa 314.1, conclosa IIa 314.1, (fo) concluso (+6) IIa 219.2, β1 36.6, III 34.1, 37.7, γ 149.3.

[co(n)cludere] ‘includere’: co(n)cludendoce IIa 121.1 (fo facto publico consiglio allo segio che alla venuta de lo signore illustrissimo ducha de Sessa li fossero donati mille et cin-quocento scuti la cità de Sessa con tercieri concludendoce lu vacile et le spese per tre giorni allo signore ducha).

concordia III 11.5, 41.3. [*concurere] 1. ‘incorrere’: concurerà β3 229.3 (ognuno...deve revelare tucto il grano su-

perchio...altramente concurerà ad la supradicta pena); 2. ‘contribuire, partecipare ad una spesa’: concorse IIa 336.1 (fo misso lo organo...lo quale lo fece mectere...Galeaczio Florimonte...in sua spese, et ce concorse lo mese de aprile et partita de magio): cfr. GDLI, s.v4; 3. ‘accorrere insieme’: concorsi IIa 40.2 (sonno concorsi gente assai).

condam I 78.9 (il condam re); codam IIa 341.1; cfr. D’AMBRA, s.v. connam ‘aggiunto che si dà a persona che morì’, ‘ quondam, il fu, la buonanima di’.

condicione I 13.2 (gentelommini de condicione), IIa 337.4, condictione β2 237.4.7. condocteri ‘condottieri’ III 28.28. [*condurre] (se *c.) ‘condursi, recarsi’: (se) condusse II 46.2 (se condusse sopre dicta Fon-

tanafreda).conduttura β2 237.20 (considerate le dispese et fatica che occorre in la conduttura et altre

cose, che lo tumolo del grano se possa vendere insino ad dece carlini). In DELI, s.v. condùrre, si segnala la voce conduttùra attestata già nel Guidiccioni, av. 1541, nel sign. ‘trasporto di cose’, riferito proprio al grano; cfr. GDLI, s.v. conduttura2.

confectiuni ‘confezioni’ IIa 140.1 (czucchari, cera biacha et confectiuni); in D’AMBRA, s.v.confezzione ‘frutti confettati’; in Ferraiolo-COLUCCIA s.v. confecciune ‘sostanze medi-cinali’; cfr. GDLI, s.v. confezione ‘manipolazione di sostanze medicinali, di dolciumi, di confetture; il prodotto stesso’.

[*confessare] - confessati IIa 40.9 (multi stroppiati et infermi confessati et communichati).confessione II 52.6. [*confinare] tr. ‘relegare in un luogo determinato’: confinò I 73.1; cfr. DELI, s.v. confine.confine sost. m. plur. ‘confini’ (+11) III 21.2, 32.13, 57.2. confirmata III 27.3 (li fo confirmata la possessione).confiteri II 52.3. confortarese rifl. ‘confortarsi’,‘provar gioia, sollievo’ III 58.12. confratarie f. plur. ‘confraternite’ IIa 104.2; cfr. Ferraiolo-COLUCCIA s.v. confratarie. Co-

luccia ricorda che l’unico esempio riportato in GDLI è di Masuccio e segnala un’altra

Glossario 191

attestazione nella Cronica di Napoli di Notar Giacomo (P. GARZILLI, a c. di, Cronica di Napoli di Notar Giacomo, Napoli 1845, p. 234).

confrati ‘confratelli’ IIa 70.3, 99.4. confusione β1 36.6. congiungere IIa 8.2, congiungnero IIa 261.2. congnato I 86.9. congnome IIa 86.2, congnomi IIa 286.2. [*cognoscere] - congnosciuti III 58.10. [*congregare] trans. ‘raccogliere’, ‘riunire’: congregò III 9.4, congregato II 53.1, β2

244.21, congregata II 52.2, congregati IIa 64.1, 105.7, 367.1, congregatos II 52.3.6, co(n)gre(n)ga(n)dos II 52.6.

congregationibus II 52.9. congruo agg. ‘conveniente, adeguato’ IIa 245.3. co(n)laterano III 34.11 (de suo consiglio conlaterano); vedi anche collateral.connuta ‘condotta’, ‘governo di esercito o di schiera’ I 93.24; cfr. DELI, condotta, s.v. con-

durre; cfr. REZASCO, s.v. condotta § IV; LoiseDeRosa-FORMENTIN, s.v. condutta ‘com-pagnia di milizie mercenarie’.

cononici vedi canonico.[*conparire] intr. ‘mostrarsi, presentarsi’: conparuto IIa 28.2 (perfi’ a li sacerdoti havesse-

ro conparuto con le arme in defenseone).[*consagrare] ‘consacrare’: (have) consagrato IIa 371.1, (have) consagrata IIa 371.1. conseglio vedi consiglio.consegnati vedi consignare.consintimento ‘consentimento’, ‘consenso’ III 17.4, consentimento ‘consenso’ III 26.7. consentire II 27.2, 80.2. consertati ‘uniti, congiunti’ γ 149.3 (stavano consertati la parte adversa). Vedi anche

co(n)serto. co(n)serto vedi concerto.[*conservare] - conserva (+4) II 47.1, IIa 134.2, β3 230.5, conservò III 26.1, conservate β2

237.6, conservati β2 237.1.considentibus II 52.7. [*considerare] - consideravano IIa 26.3, considerate β2 237.20, considerato III 35.3. consientia ‘coscienza’ IIa 128.20. consigliato III 34.11, 51.5. consiglio (+92); 1. ‘risoluzione, provvedimento’, ‘riunione collegiale tra più persone per di-

scutere, deliberare su varie questioni’ (innello consiglio che fo celebrato in Lione) III19.2; (consiglio publico de Sessa) II 53.1, IIa 120.1, γ 149.1 etc.; 2. ‘organo o ente com-posto da più persone, avente funzioni varie’: Sacro Regio Consilio II 49.4; 3. locuz. fare consiglio: fra d(e) loro fecero consiglio dice(n)do... III 27.6, fero fra loro consiglio di-cenno III 27.15, fe’ consiglio se era bene pigliare III 28.9, facto fra loro consiglio III 29.1; fecero consiglio che li burvi...se ne intrassero IIa 28.3, fecero consiglio de se fare-no prestare... IIa 242.3; consilglio (+6) I 67.3, IIa 167.1, 271.2, conseglio β2 206.20, 244.21, consilio (+6) II 49.4, IIa 81.1, 82.1, consigno III 37.5.

consignare ‘consegnare’ IIa 181.1, consignava IIa 360.1, consingiò I 72.2, consegnati IIa245.5.

consigno, consilio, consilglio vedi consiglio. consingiò vedi consignare.consintimento vedi consentimento.

Apparati 192

[*consistere] - consiste IIa 21.1, III 1.1. consorte IIa 102.1. constituti β2 244.11 (tormenti di eterna dannatione ne la quale starranno perpetuamente

constituti et codennati).constrecti, constretta vedi contrecto.consueto nella locuz. solito et consueto (+6) IIa 22.1, 23.8, 30.1, consueti IIa 111.1. contacto vedi contracto.contagioso β2 237.3. [*contamminare] ‘corrompere moralmente’: contamminenno IIa 80.1 (lo dicto Thiberio...

andava contamminenno alcuni del seggio che havessero facta una lictera in fagore del vicerré de Napoli); cfr. GDLI, s.v. contaminare4.

[*contare] - contao IIa 3.1, contati IIa 126.3. contato ‘contado’, ‘contea’ (+9) II 21.4, III 6.3, 30.13, contati III 25.5. contatore ‘colui che conta’ IIa 103.2 (riferito all’addetto alla numerazione dei fuochi di Ses-

sa: lo signore don Lope...fe’ sgravare circha trecento fochi da Sessa, che lo contatore ce li haveva missi in summaria).

conte sost. m. ‘titolo nobiliare dapprima pari e in seguito immediatamente inferiore a quello di marchese’(+145) III 22.1, 47.8, 54.2; conti (+12) III 13.4.5, 14.3; contessa III 25.6.7.

contendere II 52.7 (obstinatis disceptationibus contendere).[*contenere] (riferito al contenuto di lettere, bandi etc.) - contiene β2 244.3 (ne le quale let-

tere si contiene como...), conteniva IIa 325.1, contenute β2 237.20, conte(n)te ‘contenu-te’ β2 237.19. 23 (le...pene contente in lo preinserto banno).

[*contentare] (se *c.) rifl. ‘accontentarsi’: contentassero IIa 64.1, contentavano III 46.1, contetavano IIa 2.11.

contento agg. I 84.2, contenti IIa 1442.1 (2 volte), contenta β3 196.10, IIa 77.4. contingerit II 52.9. continuamente II 19.6, β2 244.2; locuz. de continuamente β 237.3, de continuammente IIa

28.5.[*continuare] - continuò β2 244.9. continuo 1. avv. ‘continuamente’ III 56.12 (era contra del dicto re et continuo li facea

granne guerra); locuz. avv. ‘di continuo’: de continuo I 93.7, IIa 294.5, β1 34.11; 2. agg. continua III 27.17 (continua preda), III 32.13 (frebre c.).

contorni ‘dintorni’ II 20.13, cotorni II 23.3; cfr. Ferraiolo-COLUCCIA, s.v. conturno ‘zona perimetrale, contorno’.

contra prep. che indica contrasto, avversione, ostilità: ‘contro’ (+53) I 2.1 (re Manfreda era facto re contra la ecclesia), III 19.5.8 etc.; con lo stesso valore, in composizione con al-tre preposizioni: es. contra a: III 57.3 (venia contra al re), contra de: IIa 209.2 (quanto male posseva fare contra de Sessa).

contracto ‘contratto’ (+5) IIa 100.11, 335.4, 337.1, contrato IIa 228.3, contacto IIa 245.5. contrario II 54.9 (et chi facenno lo contrario...), contrarii β2 244.11. contrasto IIa 97.2 (dove ce fo gran contrasto).contrato vedi contracto.[*contravenire] ‘contravvenire’, ‘andare contro’: contraverrà β2 237.19, contraveneranno

β2 237.8 (2 volte), contravenesse II 54.9, contravinesse II 30.4. contreboire ‘contribuire’ IIa 369.1. contrecto ‘costretto’ IIa 316.1 (benché certo da ipso non remase de non fare francho li pre-

viti, ma per ordine de li soperiori fo contrecto lo sopradicto messere...havessa da ese-quire lo ordine facto); constrecti IIa 296.3, constretta IIa 40.5.

Glossario 193

[*conturbare] rifl. ‘turbarsi profondamente’: conturbata IIa 130.3. convecini 1. sost ‘abitanti di un luogo vicino’ IIa 315.1; 2. agg. ‘vicini’ IIa 183.1, 333.1,

convecine (+6) IIa 4.2, 28.6, 40.2, convicine I 93.6 (altre terre convicine); cfr. Ferraiolo-COLUCCIA, s.v. convecine.

conveniente β2 237.5. convenire ‘concordare’ β2 237.13.14.21 (se potranno convenire con li comperaturi).convernatore vedi covernatore.co(n)verno vedi coverno.conversare IIa 42.3. convicine vedi convecini.coperto agg. I 71.2, 97.6, IIa 16.3, coperta II 6.3.5, coperte I 96.1. copia sost. f. 1. ‘trascrizione fedele di uno scritto originale’ II 28.2, IIa 340.1, copie II

54.10; 2. ‘abbondanza’ copi[a] I 92.2. coppulata III 17.2 (et fo coppulata del matrimonio...).corda ‘tormento consistente nel tenere il torturato appeso ad una corda che gli legava le

mani dietro la schiena, talora lasciandolo poi cadere di colpo’ (+4) IIa 116.1 (ad pena de quattro tracti de corda), IIa 214.4 (meritava la corda), II 33.3 (fece dare la corda ad certi murinari), corde IIa 88.1 (tre tracti de corde): cfr. DELI, s.v. corda; locuz. levare la corda ‘scappare’: haveva levato la corda IIa 370.2.

’cordare vedi accordare3.core ‘cuore’ IIa 200.2, III 21.10, 30.10. corona I 87.3, II 35.13. corpo (+30) I 5.4, 31.1, II 31.1, IIa 28.3, Corpo de Cristo ‘eucarestia’ I 88.9, IIa 57.2.7 etc.;

corpi (+5) I 94.3, 97.14, IIa 160.1. corpoletto ‘corpulento’ III 12.1. corrarie ‘scorrerie’ I 93.7. [*correre] 1. figur. di moneta ‘aver corso’, ‘circolare’: corre II 30.2 (perché lo dispendere

de la moneta non sia impedimento et che corre volentieri); corra β2 237.19 (ditto pre-zo...corra per tutto il mese de aprile): cfr. DELI e ANDREOLI, s.v.; 2. ‘avanzare’, ‘per-correre, attraversare’: correano III 27.17.20, 50.1; 3. ‘trascorrere’ (detto del tempo, an-che metereologico): correndo β2 244.3 (correndo lo anno...); corso I 97.12 (haveva cor-so fortuna più dì).

corte sost. f. (+19); 1.‘insieme di cortigiani, insieme del sovrano, i suoi ministri ed il suo governo’: corte regia IIa 185.1, 199.2; 2. ‘gruppo di persone che accompagnano un per-sonaggio importante’: IIa 134.1, 134.3; 3. ‘organo giudiziario’: lo tribunale dove se re-gie corte II 51.1, regere corte IIa 255.1, la corte de la vicaria β1 34.5, II 46.2: cfr. DELI, s.v.; corta IIa 15.1 (la corta romana); 4. ‘spazio cintato attiguo alle case coloniche’: II 54.8 (li lassao una corta ad Santagata con certe altre terre).

cortesie III 31.4.8.10. corvernatore vedi covernatore.corverno vedi coverno.corvertere ‘convertire, trasformare, tramutare’ II 53.2 (se habbiano ad corvertere in sala-

rio), corverta II 53.5 (se corverta in pagamenti fiscali).cosa (+32) III 11.3, 26.14, 27.7, cose ‘fatti, avvenimenti’ (+26) II 49.2, IIa 40.5, 77.3 etc.;

‘cosa di poca importanza’: è cose de niente α 62.1. coscia β2 40.16. cossì vedi cussì.costa β2 237. 21(la costa de Amalfe).

Apparati 194

costanti agg. plur. β2 244.24 (costanti ne la sancta fede).costodia ‘custodia’ III 31.2. costui β2 244.17. cota ‘quota, rata’ IIa 2.10 (2 volte), cote IIa 2.11 (2 volte); cfr. D’ASCOLI, s.v. cota.cotorni vedi contorni.covenatore vedi covernatore. [*covernare] - governava β2 206.1, III 27.18, 47.8, covernata IIa 6.1 covernatore ‘governatore’ (+21) IIa 48.1, 67.1 (2 volte), covenatore IIa 162.1, corvernatore

IIa 83.1, 163.1, convernatore IIa 98.1, 337.2, 353.1, 350.1, governatore (+5) β2 206.1, β3231.1, III 41.4, gobernatore I 97.3, β2 40.17, gubernatore β3 229.2, 236.1; plur. guber-naturi β2 237.6.

coverno ‘governo’, ‘reggimento, signoria’ (+5) IIa 79.1, 100.1, β1 36.2; cfr. D’AMBRA, s.v. covierno; corverno IIa 100.3, co(n)verno IIa 79.3, governo IIa 2.2, β3 229.2, IIa 245.1.

crapipto ‘crapetto’ IIa 78.7; sing. crapipte IIa 86.4; plur. crapipti IIa 78.6: cfr. D’AMBRA,s.v. crapitto.

crastato ‘castrato’, ‘agnello grande castrato’ IIa 283.1; plur. crastati IIa 153.1: cfr. D’AMBRA, s.v. crastato.

creacione IIa 25.1. [*creare] trans. ‘eleggere, nominare’: creò I 95.15, creato I 95.15 (fo creato papa Pio de

Piccolaminibus...et se creò papa alle hore...), IIa 77.1, 243.1, β3 240.1; cfr. DELI, s.v.creato ‘famiglio’ IIa 137.3, creati I 44.1; per la diffusione di questo iberismo in Italia meri-

dionale, cfr. G. L. BECCARIA, Spagnolo e Spagnoli in Italia..., cit., pp. 137-40 e Ferraio-lo-COLUCCIA, s.v. creato (con ampia bibliog. da Masuccio a De Jennaro).

creator β3 196.5. credere β2 244.17, crede IIa 279.1. [*crepare] ‘spaccarsi’, ‘scoppiare’: crepò ? (il passo è mutilo) β1 34.13 (se dice che allo ti-

rare che volse fare lo castello de Sancto Eramo...dicono che se crepò [...]). crescendo vedi cressere. cressere ‘crescere’ III 48.29 (fe’ refare et cressere lo Castello Novo de Napoli); crescendo

III 31.5. criminale sost. m. ‘tribunale penale’ IIa 164.1 (ce stavano presuni allo criminale et allo ci-

vile); cfr. ANDREOLI, s.v. creminale; vedi anche civile.cristiano (+6) I 103.1, IIa 165.1, III 25.1, cristiani (+8) II 12.3, IIa 27.1, III 8.1, christiani β2

244.24, christiana β3 240.2, cristiane IIa 17.5. cristianissimo (+4) I 101.3, 104.1, II 21.9. crocco ‘gancio di ferro, uncino’ III 30.17 (foro inpicchati tutti con uno crocco de ferro sop-

to la barba); cfr. D’AMBRA, s.v. crocco.croce (+13) I 33.2, II 44.1, IIa 346.1 etc.; croczia II 16.2; plur. cruci ‘croci’ IIa 301.7. croczia vedi croce.crodelissimo vedi crudele.croniche ‘cronache’ (+5) I 1.1, II 1.1, IIa 388.1, III 1.1, 2.1. cruce(m) II 11.1. cruci vedi croce. crudele agg. m. sing. III 12.5, crudile I 83.1; femm. crudel β2 244.15; crodelissimo I 98.4. crudelità II 19.8, IIa 301.4, 348.1, crudilità IIa 180.1. ctal (a ctal che) (+4) III 28.28, 48.24, 51.6, 56.10. cui pron. rel. β2 244.3, III 26.16. cuius II 7.1.

Glossario 195

culpo I 16.2 (culpo de artellaria), colpi IIa 50.3 (colpi de spata).culto III 25.1, 26.2. cultu lat. II 52.4. cum II 13.1, 52.2.5. cunczio ‘concio’ IIa 108.3 (et se troppo replicava in parole li faceva altro cunczio che de

manera lo fece tremare); nel senso ironico di ‘lo conciava per le feste’; cfr. ANDREOLI,s.v. cuoncio.

cu(n)do ? II 6.2 (fo uno hayro grave et †da cu(n)do† como fosse loco oscuro ce vola-ro...grilli); il passo è incerto e di difficile interpunzione; non si può escludere che si trat-ti in realtà di un’unica parola. Forse è da leggere come da cunto ‘da conto’ ovvero nel senso di ‘degno di essere raccontato’, da cunto ‘racconto’(cfr. D’AMBRA, s.v.); non aiu-ta invece la lettura d’acunto ricollegata ad accunto ‘avventore’, ‘bottegaio’ (cfr. D’AMBRA, s.v.). Risulta comunque difficile stabilire la struttura sintattica e interpuntiva del brano: leggendo fo uno hayro grave et †da cu(n)do†, como fosse loco oscuro, ce vo-laro...grilli si potrebbe credere che da cundo in qualche modo valga ‘dentro’, ricolle-gandosi a ’ndo < INTUS; in tal caso, da cundo sarebbe prolettico rispetto al ce: ‘e den-tro vi volarono, come se fosse un luogo oscuro...molti grilli’.

cu(n)ssi vedi cussì.cunto ‘conto, conteggio’ IIa 31.4 (tucto officiali... havessero da mectere cunto de tucto quel-

lo che havessero ministrati); cfr. D’AMBRA, s.v. cunto.cupidi II 52.4. [*curare] rifl. ‘preoccuparsi’ ‘badarci’: curò IIa 214.4 (non se ne curò niente).curarunt IIa 347.2. curriero II 21.4. curso III 27.17 (ongni dì andavano in curso actorno).cussì ‘così’ (+81) III 27.9.17.21, cossi β3 229.2, β2 237.15.22, cu(n)ssi I 93.14, IIa 136.2,

139.2. Vedi anche adcussì. czaccha ‘chianca’, ‘macello, beccheria, bottega del macellaio’ IIa 78.2 (la carne non se tro-

vava...et non se ne faceva alla czaccha), czacche IIa 162.3 (foreno commenczate le czacche nove, dove stanno mo’), IIa 228.3, cza(n)che IIa 53.1, cziach(e) IIa 357.3 (Et le cziache Sessa ce le allogareno oncze tre), czia(n)che IIa 357.3, cia(n)che IIa 253.1, za(n)che IIa 283.1, zia(n)che IIa 162.2 (la voccziaria overo zianche); cfr. D’AMBRA, s.v.chianca; vedi anche voccziaria.

cza(n)che, cziache, czianche vedi czaccha. <c>za(n)frone IIa 299.2 ‘cianfrone’, ‘nome del ducato d’argento che fece battere in Napoli

Carlo V’ cfr. D’AMBRA, s.v. cianfrone.cziò vedi ziò.czucchari vedi zuccharo.

D

da prep. (+488); introduce il compl. d’agente o di causa efficiente: I 2.1, 5.1, IIa 1.1 etc.; il compl. di moto da luogo: I 5.3 (2 volte), IIa 6.3 etc.; con valore temporale indica l’inizio di una azione o situazione: III 1.1 commensando da li 1055 alla incarnatione de Cristo;III 2.1 incommenczando da dì che dicta Napoli era...; usato nella sequenza avere + da +infinito ‘dovere’: IIa 4.1 (Sessa havesse da allogiare circha mille cavalli legieri); IIa 2.1 (ogni persona havesse da dare et notare tucte bestiame); IIa 2.2 (et dicta grassa se ha-vesse da mandare verso Santo Germano) etc.; usato nella sequenza essere + da + infini-

Apparati 196

to: III 6.5 (Anchora è da sapere che...); nel sintagma hommini da bene: I 29.1, 58.2 etc.; prep. art. dal (+33) IIa 14.1, 14.1, III 16.1, dall’ (+4) IIa 17.4, III 25.4, 40.1, dalla IIa341.1, dalli II 46.1.2, 53.1.

daini III 48.26. dammascho ‘damasco’, ‘drappo di seta lavorato solitamente a fiorami sul fondo raso’ IIa

128.14 (con una vesta di sopra de dammascho negro); cfr. DELI, s.v. damasco.damnanda II 52.6. damnari II 52.6. dannatione ‘condanna alla pena infernale’ β2 244.11. dannificò ‘danneggiare’ III 19.4 (assediò et dannificò multo la cità).danno (+18) II 19.3, 20.9, IIa 11.3, danni IIa 110.7. dare (+36) IIIa 27.2, III 21.12, 28.18, dareli IIa 350.2, darli II 54.2 (2 volte), dar β2 244.21,

dare III 41.5, darme ‘darmi’ III 58.11, dà IIa 220.1, dat II 52.2, damo ‘diamo’ β2237.21, dava (+7) III 25.5, 28.28 (2 volte), davano IIa 245.5, 335.4, dede (+5) II 20.5, III 37.2, 42.1, 56.10, dedela III 41.2, dedeli III 39.3, dedili III 55.2, 56.3, de’ ‘diede’ III 25.7, 28.1, deo (+5) I 93.17, IIa 99.8, 104.8, 177.3, 332.1, anche nella locuz. dare volta‘andare’: (et de poi deo volta ad Santa Maria ad Castello) IIa 99.1, (la processione...deo volta allo episcopato) IIa 104.8; (la sopradicta armata deo ad porto ad Scauli) IIa 177.3, <de>o β1 36.25, dectero I 106.5, dectili I 102.3, derno III 47.7, darrà II 30.5, 53.3, des-se IIa 37.1, data (+9) II 30.6, IIa 37.2, III 26.6; IIa 200.2 (vendero data opera); date IIa367.2, III 58.11, dati (+7) IIa 11.1, 55.1, 81.1, dato (+12) IIa 2.2, 30.8, III 40.3, datum(+7) II 30.5, 52.2, IIa 69.2, danno ‘dando’ III 51.5.

davanti IIa 228.4, III 30.6. de prep. ‘di’ (+881) I 1.1 (3 volte), II 1.1, d(e) (+4290), d’ (+20) I 2.3, 46.1, 83.2; di (+52)

IIa 10.1, 11.1, 15.1, prep. art. dell ‘del’ β1 36.20, dell’ (+27) IIa 21.3, 29.4, III 11.1, della(+9) II 40.1, 46.2, 53.7, delle II 56.1, delli IIa 69.2, 104.1, 260.1, dello (+12) I 24.1, β134.8, IIa 47.4, del (+370) IIa 17.2, III 17.4 (2 volte), del (+284) III 17.1.2.4, del I 91.6, III 48.2, de le IIa 300.2.

debitamente β2 237.4. debito II 52.9 (debito in loco). decano IIa 243.1, dechano IIa 39.1. dece vedi deice.decembro (+37) II 16.2, 17.1, IIa 13.1, decebro (+5) I 53.2, 91.10, IIa 198.1, decembris II

19.1.deceoctomilia I 103.2. decet II 52.4 (sicut decet ministros).dechano vedi decano.dechiarasse vedi declarare.dechoro ‘coro’ IIa 4.1, 33.1, 96.1, dechoro IIa 6.4 (prospere seu dechoro), decoro IIa 221.1;

vedi anche prospere.decima 1. agg. f. ‘numerale ordinale’ IIa 224.1, 228.1; 2. sost. f. ‘nel M. E., decima parte

delle rendite, dovuta alla Chiesa in forma di imposta’: plur. decime I 103.8; cfr. DELI, s.v. dècimo.

decimoseptimo II 7.1. decina sost. f. num. ‘unità di peso equivalente a quattro rotoli’ IIa 268.1 (ad undici grana la

decina), IIa 47.4 (la decina dello salato valeva tre carline); plur. decine γ 151.1; cfr. D’ASCOLI, s.v. decina.

Glossario 197

decio ? IIa 367.2. Il lemma si inserisce in una frase di difficile interpretazione (lo...episcopo de Sessa andao ad fare la visita ad Santo Macteo...dove llà foreno congregati...Fabbio de Gallucio et altri parrocchiale de dicta ecclesia con dire che la cappella non haveva alcuna intrata et lo rectore haveva la intrata; et cussì...Galeacio Florimonte ordinò con istromento publico che fosse unita dicta cappella con la rectoria, †dumedo† che lo dic-to rectore che era decio de l’anno che vivenno ipso non fosse ammosso non molestato de le intrate de la roctoria, che alla sua morte fosse date et unita con la capella de quil-lo cappellano).

declarare 1. ‘render chiaro, manifesto’ β2 244.16; 2. ‘dichiarare’ declara β2 237.13.20, de-chiarasse γ 149.3, declarati β2 237.12, declarato β2 237.6.7.14.

declaratione ‘dichiarazione’ β2 237.19. decoro vedi dechoro.[*decorrere] ‘correre giù’: decorre II 46.1 (accqua de Fontanafreda che decorre alle moli-

ne).decrepito agg. IIa 371.1. decrevit II 52.3.9. defenseone ‘difesa’ IIa 28.2, defensione IIa 28.5 (in d.). defensibile agg. ‘che si può difendere’ IIa 116.1. defensore ‘difensore’ β2 206.2. defese vedi denfendere.defferentia ‘differenza’ I 93.1 (erano in defferentia al spartire il rengio), differentia IIa

118.2. [*defrescare] (*se d.) ‘rinfrescarsi’ defreschero II 20.1 (se defreschero per tre hore). Vedi

anche refrescare.Dei IIa 7.1, 52.4, 235.1. deice ‘dieci’ (+24) II 19.4, III 19.9, 21.7, dece I 98.4, β2 237.20, deiceocto ‘diciotto’ (+4)

IIa 262.1, 265.1.2. [*deliberare] - deliberò III 34.2, 51.6, deliberassimo β2 244.21. deligentia IIa 135.2 (facendo tucta sua deligentia da vero homo de guerra).delluvio ‘diluvio’ IIa 272.1; cfr. D’AMBRA, s.v. delluvio.demaniale agg. f. plur. III 29.3 (le terre demaniale).demanio vedi domanio.demmandare vedi *dommandare.demolirentur IIa 347.2. demorare ‘dimorare’, ‘trattenersi più o meno durevolmente in un luogo’ IIa 128.2, demorò

IIa 27.3, 174.1, dimorò β2 206.2. demostracione ‘dimostrazione’, ‘argomentazione con cui si prova la verità d’un assunto’ IIa

234.1 (fo recetata in la ecclesia de la Unciata de Sessa una demostracione seu exclama-tione, che la fece fare lo nobile messere Pietri Florimonte lo quale era mastro de dicta ecclesia); cfr. DELI, s.v. dimostrare.

[*demostrare] ‘dimostrare’, ‘mostrare apertamente uno stato’: (have) demostrati β2 40.12, demonstrando β3 231.1; rifl. ‘manifestarsi, rivelarsi’: (se) demostrò IIa 135.2.

demum II 52.4. denanti prep. ‘dinanzi’ I 76.7, IIa 128.16. denari vedi dinaro.denctro vedi dentro.[*denegare] ‘negare risolutamente’: denegaranno β2 237.9. de(n)fendere trans. ‘difendere’ I 66.2, dife(n)dere III 38.4; rifl. (se) defese III 21.7.

Apparati 198

[*denotare] - denotano β2 244.11. denti β2 244.4. dentro (+38) II 19.1, 20.1, IIa 16.2, denctro IIa 294.3, dintro (+16) IIa 17.1.2, III 30.10, 49.2. deo vedi dare. [*deoppilare] ‘togliere le otturazioni’: deoppilate II 46.2 (scassata tucta la frabica et deop-

pilate tucte le oppilacioni); cfr. D’ASCOLI, s.v. appilà ‘otturare’ < OPPILARE. deposito IIa 303.1 (le teneva...in deposito).[*deporre] ‘rimuovere qualcuno da un ufficio, incarico’: d(e)posto III 19.2. [*deputare] ‘scegliere e destinare qualcuno allo svolgimento d’un compito’: deputate IIa

165.4; part. e sost. deputati (+11) IIa 125.1, 165.3, 219.2, deputato (+4) I 106.4, IIa110.2.6.

dereto prep. ‘dietro’ (+6) I 55.2, IIa 33.1; con valore di agg. ‘ultimo’: et fo d(e) martedì ch(e) fo il dereto di carnivale (cfr. D’AMBRA, s.v. e LoiseDeRosa-FORMENTIN, s.v. de-reto); avv. II 46.2; vedi anche indereto.

dericto IIa 124.3 (ordinero che fosse una porta dericto la piaczia); agg. derritta ‘dritta’ IIa123.1.

*[derogare] - derogate IIa 335.1 (fo derogate seu scassate la potecha).desarmati ‘disarmati’ III 58.3. [*descendere] ‘scendere giù’: descese IIa 106.3, III 56.10, desscendeo IIa 211.2, descendens

II 52.2, discese II 45.2, III 51.13. descordia vedi discordia.descrectione vedi descreptione.[*descrepare] intr. ‘discrepare’, ‘essere in contrasto’: descrepavano IIa 2.11, 250.4; cfr.

DELI, s.v. discrepàre.descreptione ‘discrezione’, ‘senso della misura, della moderazione’, ‘arbitrio’ (+5) II 23.1,

35.2, IIa 297.1, descrectione β1 36.17. descreto ‘discreto’ III 12.2. [*descrudere] ‘escludere’, ‘non concludere’?: descruso agg. IIa 208.6 (se ne andò descruso

sencza alcuno adcordo); cfr. Ferraiolo-COLUCCIA, s.v. sconcruso, LoiseDeRosa-FORMENTIN, s.v. esscruso (andarosende ad Roma, esscruse de la facenda loro). Come giustamente osserva Formentin, per il quale vale ‘escluso’, si tratta di un tecnicismo del linguaggio diplomatico che compare anche nei Diurnali: andarosende sclusi senza nullo accordio.

[*desiderare] - desidera II 47.1. desideria II 52.3.[*desmontare] ‘sbarcare’, ‘scendere da cavallo’: desmontao I 72.1, desmontò I 55.1, di-

smontò I 56.1, 84.3, 95.14, desmontati I 97.8, desmontato I 95.3; cfr. Ferraiolo-COLUC-CIA, s.v. dismontare.

despecto vedi dispecto.despenderrà vedi dispendere.[*despensare] 1. dispensare, distribuire tra più persone: despensati IIa 212.2, 246.2, despen-

sato IIa 271.4, despensò IIa 351.1, 361.1; 2. ‘rendere esente qualcuno dal fare qc.’. de-spensava IIa 86.2.

despiaceano vedi *dispiacere.despiecere vedi dispiacere.[*dessa(m)bitare] trans. ‘spopolare’: dessa(m)bitò I 29.1; cfr. GDLI, s.v. disabitare.desscendeo vedi *descendere.destesamente III 59.5.

Glossario 199

destribitore ‘distribuitore’ II 54.7, distribuitore IIa 170.6. destricto ‘distretto’ III 3.3. destro IIa 16.4, destra III 25.3. destru(g)gere ‘distruggere’ III 19.5, destrugere III 43.3. desturbo ‘disturbo’ IIa 119.4. desursum II 52.2. [*determinare] 1. trans. ‘prescrivere, imporre’: determinava IIa 214.1 (haveva facto tucto

quillo che se determinava per iusticia); 2. ‘decidere’: determinorno III 58.14 (determi-norno de andare all’Aquila); nel DELI il verbo è indicato con questo significato solo come intr. pron. ‘decidersi’.

Deum IIa 58.2, 128.11, 230.3 (ce fo cantata la messa et lo Te Deum laudamus), Deus β3196.9.

[*devere] ‘dovere’: deve (+4) IIa 106.8, 228.4, β3 229.3, de’ ‘deve’ II 30.2, deveva IIa221.4, debeat II 52.7, debia β2 237.6, III 58.12, debbia β2 237.6.19.22, debiamo III 58.12, debbiano (+4) II 54.15, β2 237.6.7, debiano IIa 181.1, β2 237.4. 6, devesse (+5) IIa 125.1, III 43.4, 57.10, devessero I 67.2, 89.5 (2 volte).

devota IIa 40.9. devotamente β2 244.24. devotione (+4) I 78.11, IIa 104.5, IIa 40.9, I 78.11, devocione IIa 104.8. di vedi de.dì ‘giorno’ (+497) I 11.1, IIa 11.3, 25.1. diacono IIa 16.2. dicedocto ‘diciotto’ III 51.7, diceocto IIa 70.4, dieceocto IIa 90.1; cfr. Ferraiolo-COLUCCIA

s.v. dicidotto e bibl.; cfr. anche qui, § V.2.2.1/b.dicissette III 55.1, dicessecte ‘diciassette’ IIa 89.1, dicessepte IIa 263.1. die (+36) locuz. eodem die: II 9.1, 11.1, 15.1, 16.3 etc. dieceocto vedi dicedocto.difendere vedi de(n)fendere.diffacione ‘disfacimento’ III 33.4 (Morte del re, diffacione del populo).diffacto, diffacta vedi *disfare.[*diffare] ‘disfare, distruggere’: diffaceano III 27.20, diffacta III 49.1, diffacto III 36.2,

51.12. differentia vedi defferentia. difficile III 48.13. difficultà β2 237.6. diffida ‘disfida’ I 93.9 (fo in diffida li francisi con ’taliani). [*diffidare] - diffidennose IIa 136.1 (diffidennose l’una parte ad l’autra), diffidero I 93.9 (et

se diffidero tridici ho(m)mini d’arme...).[*diffundere] - diffundendo β2 244.9. dignità I 102.3, III 19.2. dignitatem IIa 17.5. digno III 32.4, digni II 13.2. diletto agg. β2 244.19. diligenter II 52.6. diligentia β2 244.22. dimanda, dimandato, dimmandò vedi *dommandare.[*diminuire] - intr. diminuiva III 26.14. dimorò vedi demorare.

Apparati 200

dinaro (+6) IIa 44.3, 46.1, III 25.5, dinari (+40) II 20.10, IIa 10.1, 11.1, dinare (+4) IIa 21.2, 40.4, 345.1, 350.2, denari II 20.7, β1 35.1, III 56.7.

dintro vedi dentro.Dio (+12) III 25.1, 26.15, 31.4, Idio (+21) in 19 casi adoperato nel sintagma Signore Idio;

regraciare/pregassero Idio: III 31.7, IIa 40.5. diocese ‘diocesi’ IIa 55.1.2, plur. IIa 54.1. dipengere ‘dipingere’ IIa 124.1, dipinta IIa 69.2, dipinto IIa 17.4, dipi(n)to IIa 128.16. dire (+35) IIa 2.2, 29.3, β1 34.2, dirili ‘dirgli’ III 35.8, dicese II 20.12, 21.5, dice (+14) II

20.7, IIa 24.1, III 21.3, diceno IIa 170.3, β1 36.20, dicono (+7) IIa 20.11, 21.4, β1 34.13, dicea III 32.3, 35.3, diceva (+5) IIa 3.2, 28.1, 140.1, dicevano IIa 27.19, 126.2, deceva(+20) IIa 3.2, 3.3, 24.1, 28.7, desse ‘disse’ (+10) β1 34.10, IIa 40.5, III 41.6, dessero‘dissero’ (+4) IIa 20.1, 105.8, 110.3, decevano IIa 57.5, 104.5, dicano IIa 347.1, dicat II 52.8, decesse IIa 40.5, dirò I 103.4, dirria III 41.8, disse (+8) III 31.6, 33.3, 28.19, dis-sero III 30.23, β1 36.3, dicendis II 52.7, dicendo (+9) III 27.6.8, 59.4, dicenno III 27.15, dicta (+145) IIa 16.3, 21.1.3, ditta β2 237.6, IIa 26.2, III 38.4, decta IIa 341.2, 16.6, dicte(+25) II 11.2, IIa 16.3, 20.1, decte IIa 105.8, decti β2 237.3, detti β2 244.22, detto (+4) β2237.3.7, β2 244.9, decto β2 237.4, β2 244.17, β2 40.15, dicto (+323) III 13.3, 13.5, I 13.1, ditto (+9) III 25.1, 26.14, 34.5.

directo ‘indirizzato’ (detto di lettera) IIa 325.1, directa IIa 322.1. diriczare ‘drizzare’ IIa 123.1 (per diriczare la strata maiore, che se vedesse tucta la strata

derritta).dirigi II 52.6. disceptationibus II 52.7. discese vedi descendere.discipuli ‘discepoli’ IIa 25.1. discordia IIa 30.8, descordia IIa 30.7, discordie IIa 110.8. discosto agg. ‘lontano, distante’ IIa 16.6. dismontò vedi *desmontare.dispecto IIa 20.2, 200.2, 258.3, locuz. ad despecto de IIa 105.1.6. dispendere ‘spendere con larghezza’ II 30.2, despenderrà II 30.2; cfr. GDLI, s.v. dispènde-

re.dispese β2 237.20 (le dispese et fatica che occorre).dispiacere sost. m. I 86.11, despiecere IIa 79.4. [*dispiacere] - dispiaceo IIa 316.1, despiaceano IIa 98.7. [*disporre] - disponea III 3.2, disposse III 34.1, disposto IIa 128.9. dispota ‘despota’, ‘signore assoluto’ III 30.11.12. disroccare ‘diroccare’, ‘demolire’ II 20.9. dissicchare rifl. ‘prosciugarsi, inaridirsi’ III 38.4 (in quel maro non poteano navigare navi

perché solea dissicchare).dissincione ‘dissensione, contrasto, discordia’ III 13.6 (ha posto lo regno in dissincione);

cfr. GDLI, s.v. dissensione.distante IIa 40.1. distribuitore vedi destribitore.distructio III 33.5. diverse agg. indef. ‘molti, parecchi’ I 93.7, 96.1 (2 volte). dividere IIa 110.2. divino III 25.1, 26.2. do’ vedi dove.

Glossario 201

dobre ‘doble’ III 38.5 (se fe’ tributario al dicto re ogni anno 6.000 dobre de oro); cfr. DELI, s.v. dobla ‘antica moneta d’oro spagnola’ (var. dobbra).

docati vedi ducato.docto IIa 165.1, 207.2, docti β2 244.21. [*doctorare] trans. ‘conferire il grado di dottore, dare la laurea’: doctorato ‘addottorato’ IIa

60.3 (Lo dicto doctore fo doctorato in Padua); cfr. GDLI, s.v. dottorare.doctore (+10) II 50.1, IIa 60.1.3, doctori IIa 60.1. documenti β3 196.10. doddici ‘dodici’ IIa 104.2. doe, doi, doie vedi dui.dohane vedi duana.[*dolere] ‘partorire’ - dolìo I 98.3 (se dolìo de uno figliolo mascolo).domanio ‘demanio’ (+9) IIa 31.1.2, 39.1, dommanio IIa 31.3, demanio III 48.5.domeneca, domenecha vedi dommenecha.Domine IIa 9.1, 368.2, 9.1, Domini nel sintagma anno Domini (+55) II 5.1, 6.1, 7.1, Domi-

nis II 52.7. dominio (+4) III 2.1, 3.1, 3.1, domminio III 20.2, 25.9. domino II 5.2, 8.1, 10.1. dominus II 5.1. [*dommandare, *dim-, *adomm-] - dommandava IIa 249.1, adommadavano IIa 369.1, dom-

madero IIa 40.6, dommandaro III 9.3, dommandato I 107.1, dimanda β2 244.3, diman-dato β2 244.11, dimmandò III 40.1.

dommanio vedi domanio.dommenecha (+24) III 20.1.3, 25.10, dommeneca β1 36.14, domminicha (+4) I 11.1, II 13.3,

19.5, III 17.3, domminica III 17.5, dominicha III 18.3, domeneca β1 36.17, domenechaIIa 216.2, dommenicha I 64.5, IIa 270.1, dommennecha IIa 57.4, dommeneche I 75.5, IIa216.1.

dommennecha vedi dommenecha.[*domminare] - domminò (+4) III 10.3.5, 32.8. domminicha, domminica vedi dommenecha.domminio vedi dominio.don ‘titolo d’onore premesso al nome di battesimo di personaggi illustri’ (+234) I 16.2, III

21.1.5, donno (+32) IIa 24.1 (2 volte).3, dono IIa 388.1, dopno α 62.1.donare ‘dare’ β2 41.1, donarlo IIa 213.4, dono III 30.7, dona IIa 102.2, 1442.1, donava III

48.24, donò (+14) III 30.10, 34.7.8, donao (+6) I 81.3, β3 196.9, IIa 79.3, 199.2, donao IIa 335.5 donorno III 39.8, donaro (+6) II 35.7, III 27.13, 28.23, donero (+4) II 35.5, IIa21.2, 130.1, donasse I 84.1, donata I 92.5, donate IIa 320.3, donati IIa 121.1, 63.1, do-nato (+7) IIa 62.1, 63.1, 83.1. Per la compresenza di dare e donare ‘dare’ nell’Italia me-ridionale, cfr. G. ROHLFS, § 543. L’uso è anche in Ferraiolo: cfr. Ferraiolo-COLUCCIA,s.v. donare.

donatione II 53.2, 53.7.8, donnatione II 53.7.donde vedi donne.donna (+16) I 10.1, III 23.1, 24.3, donne (+6) I 103.7, III 43.3, 48.30. donnatione vedi donatione.donne avv. ‘donde’ (+80) IIa 14.3, III 11.4, 17.6, donde II 46.2; usato anche come connetti-

vo testuale. donno, dono vedi don.dono sost. m. IIa 213.1, doni IIa 115.2.

Apparati 202

donum II 52.2. dopno vedi don.dopoi ‘dopo’ (+5) III 28.15, 43.1, 48.3, dopo’ III 9.2, 51.13, dopo’ β2 244.7.23; cfr. D’AM-

BRA, s.v. dopoi.dormire IIa 172.1. dosso III 55.2 (levòsselo da dosso).dota ‘dote’ (+5) IIa 270.1, III 28.1, 40.3. [*dotare] tr. ‘fornire della dote’: dotava III 48.30. dove avv. ‘nel luogo in cui’, ‘in quale luogo’ (+133) IIa 16.1, 24.1 (2 volte) etc.; do’ IIa

274.1 (do’ se dice); usato frequentemente come connettivo testuale: et venne in Napuli ad fare gente per se recuperare el stato de Palliano, dove venne con ordine dal re Fhe-lippo che potesse fare gente in Napuli IIa 2.3; fo facto consiglio in lo segio de Sessa congregati lo reverendo episcopo de Sessa messere Galeacio Florimonte et lo signore don Lope de Arrera ispano, lo quale presentò una lictera che veniva da lo signore du-cha de Sessa da Milano, la quale screveva che li sessani se contentassero de mectere per medico messere Lucilio Sessa; dove respondereno li sessani alcuni che non voleva-no lo dicto Lucilio...IIa 64.1-2; che ne fo pregato da sessani con dire che sua Signoria era multo amicho del cardinale, dove venne in Sessa infra termino de deice giorni et la portò expedicta la dicta salvaguardia IIa 207.1 etc.

dovuca ‘dovunque’ III 27.20. dreto ‘dietro’ III 28.16. duana ‘dogana’ I 93.7.8, dohane β2 237.20 (2 volte). dubio ‘dubbio’ III 30.15. dubitacione ‘timore’ IIa 2.2, dubitatione IIa 247.1 (cussì pigliao porto in Gaeta per dubita-

tione de la armata de lo Turcho, che se deceva che stava ad Crapi alle bucchi); cfr. Fer-raiolo-COLUCCIA, s.v. dubitacione; cfr. GDLI, s.v. dubitazione5.

[*dubitare] - dubitavano IIa 352.2, dubitabant II 12.3, dubitasse III 58.11, dubitanno IIa135.2.

dubitatione vedi dubitacione. duca (+121) I 13.1, 13.2, III 13.5, ducha (+181) IIa 2.2, 11.4, 13.1, duchessa (+20) I 20.1,

21.1, II 15.1. Ducale agg. I 23.1 (la Cammera Ducale).ducato1 ‘moneta d’oro’ IIa 299.2, 386.1, III 48.25, docato (+4) II 46.2, β2 237.9.12, ducati

(+114) II 16.3, 17.1, IIa 23.8, duchati IIa 350.1. duchato2 ‘territorio posto sotto l’autorità di un duca’ IIa 164.2, III 3.3, 5.1. ducento vedi duicento.ducentomilia III 28.23. dudice, duddici vedi dudici. dudicemilia vedi dudicimilia.dudici (+10) IIa 44.3, 47.1, 86.2, dudice III 28.15, 40.3, duddici IIa 289.2. dudicimilia (+4) IIa 26.4, 27.2, 326.1, III 35.4, dudicemilia III 47.1. dui ‘due’ (+91) I 13.1, IIa 19.1.3, duy I 94.2, doe (mano) IIa 16.2, doi β2 244.9 (d. giorni), I

53.2 (d. hore), doie (d. persone) β2 40.13. duicento (+13) II 59.6, IIa 85.8, 128.8, ducento II 54.3, III 32.10, duicentociquanta IIa

328.1, duicentosessanta IIa 181.2. duimilia (+14) III 27.20, IIa 79.3, 85.8, duimili IIa 245.2 (duimili scuti).†dumedo† IIa 367.2. Forse, errore da emendare in di modo. Per il contesto, vedi sopra, s.v.

decio.

Glossario 203

durante (+8) II 52.9, 54.6, 54.7. [*durare] - durò (+5) IIa 27.5, III 27.21, durao (+10) II 6.1.3.4, durava IIa 165.6. [*durrupare] ‘dirupare’: durrupò III 58.1 (Il re venne...et con dui tracti durrupò la torre).

Nel DELI è attestato il vb. dirupare solo come intr. ‘cadere precipitando rovinosamen-te’; in Fuscolillo l’uso è invece transitivo.

dux II 5.1. duy vedi dui.

E

e vedi et.ea II 52.2.5. eadem II 52.6. hebree β2 244.12. hec II 52.5. ecclesia (+51) III 11.6, 13.2, 15.2, ecclesie (+19) II 11.1.2, III 12.6, ecclesias II 52.3. ecclesiastici IIa 310.1. ecco III 30.7. eclisse II 6.1 (lo eclisse).[*edificare] - edificaro III 8.1, edificata III 8.2, edifichata II 4.1. effectum II 52.6. egloga ‘componimento poetico solitamente d’argomento pastorale’ (+4) IIa 129.1 (2 vol-

te).3, γ 146.1. egregio agg. IIa 245.5, 335.2, 337.2. egresso sost. ‘uscita’ ? II 50.1 (fece lo egresso et la intrata de messere Lione Fuscolillo).

Cfr. DELI, s.v. egrésso (1585, T. Garzoni) < EGRESSU(M); la forma sarebbe pertanto da retrodatare. Forse potrebbe valere ingresso con scambio i/e e la usuale omissione del-la nasale; dal punto di vista logico, difatti, non sembra molto convincente leggere ‘l’uscita e l’ingresso’. Allo stesso modo, però, si potrebbe obiettare che ingresso e intra-ta sono sostanzialmente sinonimi; vi è tuttavia il sospetto che si tratti di un sintagma cri-stallizzato, come mostrerebbero gli esempi riportati di seguito: es. venne in Sessa lo re-verendissimo cardinale de Sermoneta archiviscovo de Capua, quale andava ad fare lo ingressu et intrao...; messere Lucilio de Sessa, alias de Fracisco, fece lo ingresso et lo sermone, che intrò doctore in fhisicha allo segio de Sessa et li uscìo innanti multa gen-te.

eis II 52.2. eisdem II 52.2. eius II 5.1, 29.1, 52.6. el vedi il.elariato ‘erariato’ (+12) IIa 111.1, 73.1, 95.1 (lo elariato dei pagamenti fiscali seu delle col-

te); «erariato de le colte dicevasi in Sessa il complesso dei pagamenti fiscali o imposte dirette, che si pagavano al governo»: cfr. B. CAPASSO, Le cronache de li antiqui ri...,cit., p. 542, n. 3.

elati II 52.4. electi, electo, eletti vedi eligere.electo agg. ‘scelto in base ad un’elezione’ IIa 14.1 (Carlo de Austris quinto imparatore...

imperatore electo); sost. ‘rappresentante del popolo, deputato’ lo Electo (di Napoli), β134.4; T. Crispo, nostro electo II 59.1, li Electi de Napoli I 90.1, β1 34.3, signori eletti de

Apparati 204

Napoli I 97.7, li signori electi IIa 143.1, electi IIa 325.1, (deputati e.) β1 35.1, β2 40.17; eletti sost. ‘anime predestinate alla gloria eterna’ β2 244.11.

electuri (+8) IIa 30.7, β1 34.9, β1 36.2, ellecturi IIa 30.8. elegere vedi eligere. elementi II 53.3 (li primi elementi de gramatica).elemosina IIa 165.2.4, 269.1, elemosine IIa 40.4. [*elemosinare] - elemosinante ‘caritatevole, che fa molte elemosine’ IIa 134.2, III 48.25; il

vb. elemosinare, che propriamente vale ‘chiedere l’elemosina’, è attestato secondo il DELI isolatamente nell’Ottimo (XIV) con il significato di ‘dare in elemosina’; sempre nel DELI si legge elemosiniere ‘caritatevole’: cfr. DELI, s.v. elemòsina.

eligere ‘eleggere’ II 54.5.12, IIa 219.2, elegere IIa 353.2, elessero IIa 2.8, 250.1, β1 36.4, elexero III 27.9, ellessero IIa 2.9, 245.3, 294.7, (foreno) eletti I 97.7, IIa 165.3, β2244.11, (foro) electi (+11) IIa 21.3, (haveno) e. IIa 40.4, forono e. IIa 227.1, 265.3, 335.4; (forono) ellecti IIa 6.4, (habbiamo) electo III 27.8, (fo) electo IIa 118.2, (fo) ellec-to IIa 29.3, 243.1.

ellecti, ellecto vedi eligere.ellecturi vedi electuri.emanata IIa 375.1. emendare II 52.3 (peccatis hactenus commissis emendare).[*emendare] - emendassero IIa 40.5 (che se emendassero de li lori pecchati).en ‘particella onorifica catalana’ I 58.1; en fato duca de Calabria emendato in en Alfonso

duca de Calabria; cfr. qui, § IV.1, n. 176 e V.2.2.30, n. 764. Per altri esempi e biblio-grafia si veda V. FORMENTIN, LOISE DE ROSA, Ricordi..., cit., to. I, p. 273, n. 790; Lu-poDeSpechio-COMPAGNA, s.v. em.

ène vedi essere.enteriori ‘interiora’, ‘intestini ed altri visceri contenuti nella cavità del petto e del ventre’ III

30.18 (cacziare le budella et enteriori); cfr. DELI, s.v. interiore.eo III 53.7. eodem (+142) nel sintagma eodem die: I 13.1, II 16.2, 19.4 etc. eos II 52.6, IIa 2.12. ephifania IIa 216.1; (la Pasca/Pascua e.): epifania β3 232.1, epifhania IIa 77.2. episcopato (+43) II 17.1, 19.1.10, viscopato IIa 39.1, 128.17, vescopato II 16.2. episcopo (+97) II 50.2, IIa 56.1, 60.4, episcovo I 110.1, viscovo (+4) IIa 38.2, 39.1, II 61.2,

vescovo β2 206.1.3, viscopo I 88.9, viscovi IIa 300.2. epistole; 1. ‘parte della Messa nella quale il celebrante legge brani delle Epistole degli Apo-

stoli’: IIa 346.1 (dove se dice lo evagelio cantato et epistole): cfr. DELI, s.v. epistola; 2. lettere (Galeaczo Florimonte, come episcopo novo ordinò dui persuni de Sessa da epi-stole) β3 204.1.

epitaffhio IIa 17.4. epsa vedi ipso.erba ‘verdura, ortaggi’ IIa 78.4 (non se trovava erba nesciuna); herbe I 99.3; cfr. GDLI, s.v.

erba4.erede (+5) II 54.1, IIa 37.2, III 10.6, herede (+4) II 53.1, III 10.1, 11.1, 15.2. heremiti IIa 104.2. heresum II 52. 5. heretici I 102.3. erravi III 21.12; da emendare, tenuto conto degli altri testimoni della Breve Informazione,

in etiam.

Glossario 205

errore IIa 104.3, errori III 14.3. erudiat II 52.4. es vedi essere.esca, escecte, escìo, escito vedi uscire.esequio vedi exequio.esequire ‘eseguire’ IIa 316.1, 318.1, exequire ‘eseguire’ β2 237.15. esercito vedi exercito.[*esistimare] ‘stimare, credere’: esistimava IIa 26.2. esortandos II 52.3. essedio I 106.3, III 9.2.4. esseggio β3 203.1. essere (+18) I 67.2, II 54.5, III 37.6, esser β2 244.5, esserve III 31.7; inf. coniug. essermo

III 41.7, esserno β2 244.23; esse II 52.3, so’ III 30.7, è (+46) IIa 14.1, III 10.2, 13.6, esβ3 196.8, est (+5) II 7.1, 8.1, 10.1, èy I 12.1, èi IIa 118.3, 104.7.8, ène (+24) II 59.3, 59.4, IIa 106.6, siamo IIa 184.2, simo III 58.12, sonno (+36) II 20.10, 20.11, IIa 18.1, so-no II 21.4, β2 237.4, sunt II 13.2, era (+265) III 12.4 (2 volte).5, èrace III 38.2, 57.1, e-rano (+79) IIa 28.2.7, III 28.22, erat IIa 2.12, sarà IIa 69.2, sarrai III 31.9, serrà β2237.6.7.10, serranno β2 244.11.20, fo (+757) IIa 12.1, III 10.4.5, fu (+23) III 11.1, 12.2, 14.3, fonce ‘ci fu’ (+4) I 13.2, III 50.3, 51.7, 58.3, fonze ‘ce fo’ III 51.7, fonce ‘ci fu’ (+4) I 13.2, III 50.3, 51.7, 58.3, fuit (+8) II 11.1 (2 volte).2, foreno (+135) IIa 13.2, 44.3, 45.2, ferenoce ‘ci furono’ IIa 345.1, fore IIa 346.2, ce fora admaczati I56.2, forece I 97.9, IIa 25.2, foroce I 96.7, foreli IIa 11.1, forli III 48.8, forno (+11) II 21.2, IIa 17.2, III 27.13, foro (+80) I 13.3, III 14.3, 16.1, forono (+18) β1 36.10, III 30.16, 58.2, furno β2244.9.10, fuerunt IIa 375.1, sia (+31) II 54.5.6.7, sian β2 244.15, siano II 54.6, β2 237.7, IIa 40.4, sint II 52.4, sit II 52.5, fo(n)sse ‘fosse’ IIa 2.5, fosse (+56) IIa 26.2, III 26.1, 28.16, fusse β2 244.11, fosseli III 40.3, fosser IIa 299.3, fossero (+30) IIa 26.3, 27.5, 31.4, erit III 33.5, fora (stato facto) III 21.11, sarria β2 244.23, β1 34.11, seria β1 36.2, serria (+6) IIa 104.2, 105.8, 110.8, III 25.5, β1 35.6, 36.20, essendo (+16) III 37.4, 56.1, 57.13, essenno (+7) III 37.2, 39.5.6.

essevano vedi uscire.esso, essa, esse, essi vedi ipso.estate (+7) II 6.5, 26.1, 31.2. estrata vedi strata.et (+3721) IIa 2.1 (3 volte); e cong. (+16) I 75.8, 84.1, 86.6, II 20.5, 21.3, III 12.2. età (+11) III 10.4, 10.6, 11.6, etate III 27.7. eterna β2 244.11, eterni β2 244.11. etiam II 52.7. eucharistie II 52.3. evangelio ‘vangelo’, ‘parte della Messa in cui il celebrante legge un brano tratto dal Vange-

lo’ II 19.5 (dove se canta lo e.); evagelio IIa 346.1 (lo e. cantato).ex IIa 84.2 (ex caso).[*exaltare] - exaltarrà III 58.12, exaltò III 48.15. examminare (*exs-) ‘esaminare’ IIa 110.7, exsamminati IIa 110.4, examinati II 46.2, exsam-

minò IIa 110.3. excecto vedi excepto.excedere ‘andar oltre’ β2 237.22. excellente (+10) IIa 8.1, 13.1.2. excellentemente III 26.2.

Apparati 206

Excellentia (sua E.) (+8) IIa 40.7, 80.3, 172.1, Excellencia (+4) IIa 13.1.2, 171.1, Ex-ce(n)lentia IIa 80.4.

excellentissimo IIa 337.2. excepto ‘eccetto’ (+5) III 33.2, 43.5, 51.10, excecto III 27.15, IIa 283.1. exclamatione (demostracione seu exclamatione) IIa 234.1. excommonichò, excomunichati vedi *scommunicare.excurto IIa 23.8 (fo misso lo elariato de li pagamenti fhiscali, tanto lo ordinario quanto lo

extraordinario: ad sòno de trombetta et ad lume de candela fo excurto ad Thomasi de Fracisco, cidadino de Sessa, per cinquanta ducati); scurto IIa 190.1 (A dì 22 de settem-bro in Sessa fo vennuto lo elariato de le colte ducati centocinquanta et <fo> scurto ad Antonio Guinaczio nomminato Spangnolo). Il tipo curto, part. forte del verbo ‘correre’,in Loise vale ‘messo a sacco’, ‘depredato’ (V. FORMENTIN, LOISE DE ROSA, Ricordi...,cit., to. I, p. 366 e n. 1054; e si vedano discurto, incurto, succurto in HIST. TR., succurtoin Notar Giacomo; incurto nel sinodo volgare del vescovo Giovanni Aloisio). Per la dif-ferente interpretazione nei passi in questione (il verbo è collegato semanticamente alla vendita all’asta “a candela accesa”: lo spegnimento della candela sanciva l’aggiudicazione dell’ufficio), si veda quanto già detto nel § V.3.1.4, nn. 815-6 e qui, s.v. *scortire.

exequio ‘esequie’ (+4) I 38.1, 69.3, 71.1, esequio IIa 81.1. exequire vedi esequire.exercito (+9) I 77.5, 88.7, 93.18, exsercito (+5) IIa 8.2, 9.4, III 11.4, esercito (+5) I 55.1, III

7.3, IIa 8.1, exsertito III 11.3. exigere ‘riscuotere’ III 27.7, IIa 245.3, 300.2, exigernose β2 237.19, exigeranno β2 237.11,

β2 237.23. Cfr. DELI, s.v. esìgere (av. 1520, Bibbiena). existens II 11.1. existente II 8.1, 10.1. existimare ‘stimare, credere’ II 35.2, (se) existimava IIa 26.3, existimaro III 27.10, existi-

masse IIa 268.2, existimati IIa 27.5. [*exortare] - exortamo β2 244.24. exhortat II 52.3. expavento ‘spavento’ IIa 26.3. expedecione IIa 295.1 (Hogi, che sonno quattro de marczo, ène venuto lo signore Petro

Florimonte da Napoli con la expedecione et con male tempo de accqua).expedire 1.‘sbrigare’ I 107.1 (dicti canonici mandero in Napoli donno Laurentio de Pippo

canonico ad negociare et expedire che se havessero levati li dicti soldati da li previti), IIa 315.2 (fo mandato in Roma lo Reverendo donno Gyeronimo Cirello, canonico de Sessa, ad expedire et procurare de certo quindemio che fo dommandato al nostro capi-tolo), fo expedita IIa 19.2; 2. ‘inviare’ expedito (fo e.) II 46.2, (havea e.) II 59.2, expedìoIIa 322.2, have exped<e>to IIa 318.1, expediti IIa 215.2. Vedi anche spedire.

expedita agg. IIa 163.1 (lo quale faceva iusticia expedita et era bono cristiano); la portò expedicta la dicta salvaguardia IIa 207.1.

expendere ‘spendere’ II 28.1, 30.4. exploratori (+6) β2 244.2.4.14. [*exporre] ‘riferire’: exposero β1 36.3, exposto β1 36.2. [*exprimere] - expresse ‘dichiarate’ β2 237.23. exsamminati, exsamminò vedi examminare.exsecuturiale agg. ‘esecuzionale’ (detto di lettera) II 59.2 (2 volte); cfr. REZASCO, s.v. ese-

cuzionale.

Glossario 207

exsercito, exsertito vedi exercito.[*exspectare] ‘aspettare’: expectava II 21.3, expectò III 21.2. exstrate vedi strata.[*extendere] rifl. ‘estendersi’, ‘dilungarsi’: extendo β1 35.6 (Io non me extendo ad tanto che

serria de bisogna de scrivere).extima sost. f. adoperato nella locuzione fare stima ‘stimare’ III 32.11 (tucto lo mundo ne

fecea extima); cfr. Ferraiolo-COLUCCIA, s.v. extima.[*extimare] - (se) extima IIa 40.4, (et ) ’xstimava IIa 248.1, extimato β2 244.21. extinto β2 244.9. extrahere ‘portar fuori’ β2 237.14. extraordinario IIa 23.7, extraordinarii III 34.10 (pagamenti fiscali ordinarii et extraordina-

rii).

F

fabricare vedi frabicare.facce sost. f. sing. ‘faccia’ β2 244.4, faccie III 13.3, fac[cz]ie I 104.2, facze III 12.1, faczie

IIa 286.2. facilmente β2 237.3. facoltà 1. ‘averi, beni’ III 34.7, facultà II 53.1; 2. ‘possibilità, capacità’ facultate IIa 181.2. factore 1. ‘amministratore’ (+7) IIa 31.1, 105.2, 118.1; fattore IIa 360.1; 2. ‘artefice, autore’

factore IIa 170.3. facultà, facultate vedi facoltà. facze, faczie vedi facce.fagore ‘favore’ (+8) II 49.3, 49.5, IIa 80.1, favore (+5) I 80.2, III 27.2, 51.2. falcuni ‘falconi’ (+1) III 48.24. falluto III 30.7 (Sacra Magiestà, io so’ falluto!); cfr. D’AMBRA, s.v. falluto ‘uomo senza

credito’. Qui tuttavia può trattarsi del vb. intr. fàllere ‘sbagliare’, ‘commettere una col-pa’, ‘tradire’: cfr. GDLI, s.v.

false III 19.7. falsis II 52.7. fame (+5) III 19.4, 27.20, 34.3, fama ‘fame’ II 32.1, 36.2. fameglia vedi famiglia. famelli vedi familio.famiglia III 34.13, fameglia β2 237.7. familiares II 52.4. familio ‘servo’ IIa 239.3 (tale homo che era figlio familio ‘servo nato in casa’), famelli (+5)

IIa 214.1 (2 volte).3 (2 volte). famusissimi II 13.2. fanciullo III 27.8, fanciulli III 27.13, fangiullo (+5) β2 244.17.21.23. fantaria ‘fanteria’ (+5) I 83.2, 93.13, IIa 9.1, fantarie IIa 11.1, β1 36.22, infantaria I 106.1.

4, II 20.8. fanti (+23) II 19.1.2.3, infanti ‘soldati’ II 21.7. Per M. Corti si tratterebbe di un iberismo

(Corti-DEJENNARO, p. XXXVII); di parere diverso è invece Coluccia (Ferraiolo-COLUCCIA, s.v. fantaria).

fare (+109) III 25.3.4, 26.2, facere II 52.9, far β2 206.3, β2 244.19, farle IIa 170.3, farli III 30.16, β1 34.8, farlilo II 35.9, farne IIa 245.3, farene II 53.6, farse β1 34.7, III 43.6; inf. coniug. farno (+5) IIa 100.2.3, 105.7, fareno γ 152.1, IIa 245.2; faczio β2 40.8, fa (+10) I

Apparati 208

33.2, III 13.6, 31.7, fase ‘si fa’ IIa 255.1, facciamo IIa 40.12, fate III 31.7, fanno (+5) IIa40.4 (2 volte), III 48.30, facea III 56.12, 59.2, faceva (+23) IIa 40.8, 43.1, III 3.2, feceaIII 32.11, 34.11, feceala III 39.13, feceano III 21.12, 50.1, facevano (+13) I 93.7, IIa66.3, 70.3, 93.7, faceano IIa 28.6, III 19.10, 31.10, farrà III 27.7, 32.4, fece (+195) II 15.1, I 19.1, III 19.5, fe’ (+133) III 11.2, 12.6, 15.3, fecela III 39.13, feceli III 30.19, fe-cit II 13.1 (2 volte).2, fecelo III 42.1, 48.13, feceno IIa 28.2, fecer III 46.1, fecero (+80) IIa 11.1.3 (2 volte), ferno ‘fecero’(+6) III 27.13, 31.4 (2 volte), fero (+5) III 27.15, 28.12, 29.1, farrò III 31.9, facendo IIa 70.1, 135.2, 294.7, 70.1, facendoli IIa 327.2, fa-cendose IIa 128.5, β2 237.23, facenno (+5) II 54.9, IIa 165.3, III 27.17, faccia IIa 210.1, facesse (+4) IIa 61.2, 70.3, 215.3, facessero III 14.4, IIa 70.1, 250.1, facta (+61) II 19.1, IIa 21.1, III 20.1, fatta III 28.2, fatti (+4) IIa 186.1, 254.1, 353.3, fatto IIa 37.3, 337.2, facte (+19) IIa 31.5, 33.1, 46.2, facti (+47) IIa 27.1 (2 volte), 29.1, facto (+158) II 16.2 (2 volte), 17.1.

farina β2 237.21, IIa 259.1. farum III 7.1 (citra f.), III 6.5 (ultra f.).fastidio IIa 4.2 184.2, 208.4. fatica β2 237.20. fattore vedi factore.fauretore agg. ‘che favorisce’ III 25.1 (cristiano et fauretore del culto divino).faurire ‘favorire’ γ 149.2, fauriva IIa 369.2, favorendo III 27.7, faurito IIa 207.3. fave ‘pallottolina per esprimere il proprio assenso o dissenso in scrutini, votazioni, elezioni’

(+4) γ 149.1, 152.1.2, IIa 47.4; cfr. GDLI, s.v. fava4. Vedi anche lupini.favore vedi fagore.febraro, februarii vedi frebaro.fede (+12) II 35 9, IIa 16.2.3. fedele β3 231.1 (2 volte). fedelissimo IIa 69.2. fedelità (+4) I 16.1, 75.7, 95.6. fedo ‘feudo’ IIa 83.1, 108.2, 153.1, plur. fei IIa 2.9, III 34.8, fiei IIa 369.1; cfr. DELI, s.v.

fèudo < prob. vc. germ. *fehu, attestata nella forma lat. mediev. feus; cfr. HIST. TR., s.v.feo e LoiseDeRosa-FORMENTIN, s.v. fio per ampia bibliog.

fei vedo fedo. fele ‘fiele’, ‘amarezza, rancore’ III 30.10. felice III 33.2. felicitas IIa 17.5. femmina (+8) III 27.4.5, β1 36.26, femina β2 244.3, femmene IIa 165.2, 180.1, III 40.3, fem-

mine (+5) II 24.2, III 24.1.3, femine IIa 352.1, β2 41.1. fenestra, fenesta vedi finestra.fenìo, finita vedi *fornire.ferant II 52.4. feria ‘fiera’, ‘mercato’ IIa 105.1 (facta la feria de Sessa alle 20 hore) < lat. tardo F RIAM. [*ferire] - ferero IIa 141.2, ferìo I 86.9, ferito I 93.22, III 14.2, feruto I 78.10. ferita sost. f. I 86.10, III 14.3. fermamente II 53.2. fermare ‘confermare’ IIa 80.4 (stava multo irato contra de Napoli che non lo volevano fer-

mare vecerré da sua Maiestà); lo stesso uso in Ferraiolo-COLUCCIA, s.v. fermare.fermi agg. β2 244.24 (vogliamo permanere fermi, stabili et costanti).fermoreno vedi *firmare.

Glossario 209

ferragio III 21.10 (fe’ fare assai apparechio de navillie et de cavallaria et ferragio); ‘ferra-glia’ (ma è av. 1680: cfr. DELI, s.v. fèrro).

ferrero ‘foriero’, ‘chi aveva l’incarico di precedere l’esercito o il corteo d’un principe per provvedere agli alloggiamenti e alle vettovaglie’ (ferrero de la terra) IIa 294.1.6, 338.1, ferriere sing. IIa 4.1, ferreri (+6) IIa 59.1, 294.6, 312.4; cfr. DELI, s.v. forièro < fr. ant. fourrier ‘foraggiatore’; var. forriere.

ferro IIa 17.3, III 30.17, ferri IIa 110.5 (li somari et ferri foro vennuti allo incanto).feruto vedi *ferire.festa (+12) IIa 16.1, III 18.3, 28.23, feste (+4) I 64.5, 96.6, 97.11. fetore ‘puzzo forte e nauseante’ IIa 101.1. fi’ vedi fine.fiacchame(n)te IIa 339.1. fiancho IIa 16.4. fidei II 52.6. fidel β2 244.1, β2 244.2, fideli β2 244.24. fideles II 52.3. fidelissimo III 25.1, fidelissima β2 237.13.21. fides IIa 17.5. fiei vedi fedo.fieno IIa 78.3. fiero III 12.4. [*figliare] ‘partorire, dare alla luce’: figliao (+6) I 20.1, 24.1, 27.1, 28.1, figliò (+8) I 19.1,

52.1, III 26.12; con l’acc. preposizionale: figliò ad uno figliolo mascolo I 23.1, 18.1, 21.1, figliò ad una figliola I 22.1; figliero II 6.5; (se è) figliata I 94.3; cfr. D’AMBRA,s.v. figliare.

figlio (+49) III 10.3.5, 11.4, figlo β3 203.2, figlii γ 146.1, IIa 341.1, figli γ 147.1, figlia (+14) II 15.1, III 17.1, 23.1.

figliolo (+38) I 18.1, 20.1, III 19.7, figliol β2 244.5.15, figlolo β2 206.1, figliola (+9) I 10.1, 19.1, 22.1, filiola I 5.1, figliole (+5) III 24.3, 40.1, 40.3, figlioli (+22) III 17.7, 19.1 (2 volte).

figlo, figli, figlii vedi figlio. figura ‘immagine’ I 86.4 (2 volte) (una figura de la Vergine Maria); plur. ‘disegni’ figure

IIa 128.16. filius II 29.1. fhilosophia IIa 60.1. finalme(n)te III 51.2. finché cong. (+4) III 32.6, 33.2, 39.11. fine (+4) sost. β2 244.21, IIa 106.8, III 59.5. fine cong. (+23); fin (+9); fi’ (+10); fino (+21); cong. seguita direttamente dal sost: fine β2

237.4; per fino + sost. I 5.4; seguita da a: fine a I 104.2, II 35 1, 30.3 (5 volte), fin a β2237.20, fi’ a III 50.1, fino a III 9.1.4, 27.21, 35.6 etc.; nelle locuz. prep. per fine a IIa37.2, 54.2, 47.1, 135.2 (2 volte) etc., per fin a IIa 344.2, per fi’ a (+11) II 6.4, 36.2, IIa71.1 etc.; per fini a I 99.3, IIa 200.2, per fino a I 6.1, 76.8, 96.8; per fine in IIa 86.1; per fine che IIa 196.1, per fin che IIa 106.8, β3 203.2; fine ad tanto che II 35 8; al fine III 30.16, ad fine III 59.5; al fin III 30.11, 47.4, 57.11, fin qua β2 237.3.

finestra IIa 144.1.2, fenestra III 14.2, fenesta IIa 155.1, finestre IIa 1.1, 170.3. fini vedi fino.finicione II 12.3.

Apparati 210

fino agg. ‘fine’ IIa 130.4 (zuccharo f.), fini I 97.6 (panni verdi f.).fino cong. vedi fine.fiorentini I 53.1. fioridelisi ‘fiordalisi’ I 33.2 < fr. fleur de lis.[*firmare] ‘firmare, ratificare’: fermoreno I 93.16. fhiscali (+4) II 49.2, IIa 23.7, 300.2, fhischali IIa 327.1, fiscali III 26.14, 34.10, 53.5. fisco β2 237.10. fhisicha IIa 246.1 (doctore in f.).fiume I 94.1, III 30.10, β1 36.1, fiumo IIa 40.1, 86.1, 251.1. focho 1. ‘fuoco’, ‘nucleo familiare’ IIa 360.2, fochi IIa 103.2; 2. ‘fuoco’ (+5) I 95.12, IIa

80.4, 135.1, foco (+4) I 93.13, 97.13, III 42.2 (2 volte). foglie IIa 78.4 (le foglie lo tornese era una mecza menestra, non se trovava erba nesciuna);

IIa 85.8 (era carastia de grano, carne, vino, oglio, legne, foglie et tucte altre cose). In D’AMBRA, s.v. foglia, ‘per anton. cavolo; e del cavolo il cappuccio’ e LoiseDeRosa-FORMENTIN, s.v. foglia; tuttavia qui la parola sembra avere significato più generico ed indicare in generale verdure; cfr. GDLI, s.v. foglia3.

folla IIa 86.2, fo[.]lla II 32.1 (in cui si intravede la base di una g, da leggere pertanto foglla,con palatalizzazione di LL: cfr. § V.2.2.12).

[*fondare] ‘gettare le fondamenta di una costruzione’: fondata III 25.3. fonecello vedi funicello.fontana III 45.3, fontane IIa 99.1. fora avv. I 93.7, II 54.4; locuz. prep. de fora + comp. (de f. la cità) I 100.2, fora de + comp.

(f. de Sessa) II 35.12, (f. de Gaita) III 28.3 etc.; fora a (f. ad uno giardino) II 19.11, for‘fuori’ IIa 16.6, fore + compl. (f. la porte ) IIa 162.1, 342.1, fore de + comp. (f. de Napu-li), fore avv. I 75.8.

forasciti vedi forescito.forcza sost. f. (+15) IIa 214.3, III 12.3 etc.; III 27.14 (fo forcza al dicto castellano...rendere

lo dicto castello ad re Loisi); locuz. avv. per f. ‘con la violenza’ I 26.1, 48.1, 53.1 etc.; forsa III 39.2, 41.9; plur. forcze IIa 112.3.

forczivamente ‘con la forza’ IIa 214.3. fore vedi fora.fores II 11.1. forescito ‘fuoruscito’ IIa 164.2, foreuscito IIa 306.1, plur. foreussciti IIa 139.1, forasciti β1

36.10, foressiti IIa 306.1, foresciti β1 35.1; cfr. D’AMBRA, s.v. forasciuto.foretani ‘campagnoli, foresi’ IIa 296.2, 349.1; cfr. D’AMBRA, s.v. foretano.foreuscito, foreussciti vedi forescito.forìa ‘contado di alcune città napoletane, abitato dai foresi o foretani’ IIa 106.6, furìa II

54.4 (li casali de Sessa seu furìa dentro de Sessa); cfr. REZASCO, s.v. forìa, furìa.foristera ‘forestiera’, ‘che appartiene ad un paese diverso’ II 30.2. forma β2 237.23. formare ‘formale’, ‘acquedotto’ I 100.2; cfr. ANDREOLI, s.v. furmale “detto anche Puzzo

furmale; quel pozzo in cui l’acqua è mandata per via di condotti, pozzo” e D’AMBRA,s.v. formale. In origine i formali di Napoli convogliavano le acque della Bolla e del Carmignano; in seguito essi designarono l’acqua potabile dei pozzi alimentati dalle sor-genti di S. Pietro Martire, S. Lucia e Chiaia. A Napoli esiste ancora oggi una via del Formale.

formate IIa 347.1 (che deceva le formate parole).fornace IIa 58.1.2.

Glossario 211

fornimento ‘finimento’ IIa 17.1 (sopra un cavallo bianco con fornimento racamato).[*fornire, *fenire] 1. ‘finire di + inf.’, ‘cessare di’ (se) fornìo IIa 218.3, forniva II 51.1; 2.

trans. ‘uccidere’ fenìo I 86.10; 3. ‘arrivare alla conclusione’ (guerra) finita I 76.8. forsa vedi forcza.[*forsare] ‘sforzarsi’: (se) forsasseno III 31.3. forsi ‘forse’ III 51.8. forte (+6) II 52.9, IIa 71.1, III 10.2, forti IIa 28.7. fortellecza IIa 13.1, plur. fortellicze I 90.4, fortelliczi I 84.1, fortelliczie IIa 79.3; nel DELI,

s.v. fòrte, l’es. più antico è al f. plur. fortilizie (1546, N. Liburnio); tuttavia altri riscontri si trovano anche in testi napoletani: es. fortellize in Ferraiolo-COLUCCIA, s.v. e ivi per relativa bibliografia.

fortifichare ‘render forte, resistente’ I 93.19, (se) fortificava IIa 80.4, fortifichao IIa 79.6 (se fortifichao con sua gente).

fortuna 1. ‘sorte favorevole’ III 58.12, 58.12; 2. ‘burrasca, tempesta’ I 97.12. fossa (+4) IIa 96.1.2, 368.1.2, sing. fosse (fossero da seppellire alla dicta fosse) IIa 96.2, et

se sebellisse alla fosse de li previti II 54.15. fosso IIa 344.1. fra prep. (+17) II 21.9, IIa 14.1, III 27.6. fra vedi frate.frabica sost. f. ‘fabbrica’, ‘attività ed organizzazione volte ad edificare qc’, ‘edificio in co-

struzione o ultimato’ II 46.2, IIa 360.2, frabicha (+4) IIa 48.1, 335.4, 365.1, plur. frabi-che II 46.3.

frabicare ‘fabbricare’, ‘eseguire la costruzione di edifici’ (+4) I 4.1, II 51.2, IIa 327.1, fa-bricare IIa 51.1, frabicha IIa 44.2, frabicava II 51.1, frabichato IIa 48.1.

fracese vedi francese. fracito ‘fradicio’, ‘andato a male’ IIa 78.8, 86.4; cfr. D’AMBRA, s.v. fràceto.fracorum II 13.2. fradolentemente ‘fraudolentemente’, ‘con frode’ III 19.6. fragate ‘fregate’ β1 36.12; cfr. D’AMBRA, s.v. fragata; cfr. DELI, s.v. fragata ‘nave a tre

alberi a vele quadre, unità intermedia tra il vascello e la corvetta’. francese (+12) I 93.20, 95.2, 97.4, fracese I 95.3, fransese I 89.2; plur. francisi (+37) II

16.1, IIa 14.1, III 20.1, franczisi I 92.1. franchi II 3.1 (li franchi et veneciani).francho agg. ‘libero’, ‘esente da un’imposizione’ IIa 316.1 (2 volte), sintagma francho et

libbero per afficto: II 39.2, 43.2. francorum II 13.1. franczisi vedi francese.fransese vedi francese.frasche ‘rami’ IIa 40.5 (andava a fare f.).frate (+20) 1. ‘fratello’ III 11.1, 19.6, 21.5; 2. ‘religioso’ (+5) IIa 20.1, 165.1 (2 volte); fra

IIa 119.5, 269.2, plur. ‘religiosi’ frati (+14) IIa 128.11, 181.2, 193.1, fratri IIa 315.2. fratello (+8) I 43.2, 47.1, 72.2, fratelli (+4) I 13.1, 129.1, III 58.9. frater II 5.1. fraticelli III 32.1 (fo lo anno che foro et andaro li fraticelli alli quali foro inposto nomo li

Bianchi).fratri vedi frate2.fravola ‘fragola’ α 62.1 (vedi apparato); cfr. D’AMBRA, s.v. fravola.

Apparati 212

frebaro (+32) I 3.1, 12.1, IIa 44.1, febraro β3 203.1, 204.1, frebare I 94.2, februarii III 48.1,frebuarii II 8.2, 16.1.

frebe ‘febbre’ I 104.2, IIa 225.2, frebre III 32.13; cfr. D’AMBRA, s.v. freve.frequentare II 52.3. friddio ‘freddo’ IIa 44.2, frido IIa 57.7; cfr. D’AMBRA, s.v. friddo.frisi ‘fregi’, ‘lacci, trine’ IIa 128.14 (ipso portava uno capello inaurato intercziato con una

vesta di sopra de dammascho negro con frisi de oro); cfr. D’AMBRA, s.v. friso; cfr. DELI, s.v. frégio ‘elemento ornamentale di varia foggia, applicato su qualsiasi oggetto per decorarlo e abbellirlo’.

fronte IIa 84.2; locuz. ad f. ‘davanti, dirimpetto’ I 53.2. frontere ‘frontiere’ IIa 307.1. frosteri agg. m. plur. ‘forestieri’ (+4) IIa 86.2, 119.3, 125.2, f. plur. froster(e) IIa 339.1; cfr.

D’AMBRA, s.v. frostiero.[*fructare] ‘procurare un utile economico’: fructa II 54.5 (se usa et fructa); cfr. DELI, frut-

tàre, s.v. frùtto.fructo ‘frutto’, ‘utile o vantaggio economico’ IIa 337.1, 360.1, fructi (+5) II 53.2 (2 volte),

54.4.fuga III 28.17. [*fugare] trans. ‘mettere in fuga’: fugati IIa 14.1. fugire intr. ‘fuggire’ (+6) IIa 20.1, III 27.12, 28.16, fugiva I 64.3, fugivano IIa 297.1, fugìo

(+5) I 60.3, III 26.8, 37.4, fugerno ‘fugirono’ III 46.3, fugero I 102.2, II 35.12, fugiant II 52.4, fugiti III 27.13, IIa 352.1, fugito I 53.2.

fulguranti ‘sfolgoranti, splendenti’ β2 244.4. fulguri ‘folgori’ IIa 99.7 (ce forno tanti fulguri et archibusi che tirero), furguri IIa 128.15,

foreno scoppati circha duimilia furguri dentro lo archo triumfale), fulgurorum II 11.1; cfr. D’AMBRA, s.v. furgolo ‘razzo’, frugolo ‘folgore’, ‘maniera di fuochi artifiziati sfol-goranti, razzo’ e GDLI, s.v. folgore ‘colpo d’arma da fuoco, razzo’. Probabilmente da retrodatare.

funi IIa 356.1, III 39.10. funicello ‘cordino’ IIa 154.1, 155.1, fonecello IIa 154.1; cfr. D’AMBRA, s.v. funeciello.furguri vedi fulguri.furia ‘impeto’ I 106.2.5, III 35.1. furìa vedi forìa.fusa II 8.1, 10.1 (fusa est campana).fusta ‘piccola galea veloce e sottile, a remi con un solo albero’ I 74.3, plur. fuste (+5) I

91.2.5, 94.2, IIa 26.3; cfr. DELI, s.v. fusta.futuro agg. (+8) IIa 22.1, 92.1, III 31.10.

G

gabbare trans. ‘ingannare’ III 30.24, gabbao IIa 228.4, gabato III 28.25, gabbati III 29.3. gabella (+6) III 25.5, IIa 228.3 (2 volte), gabelle III 26.2. gacta I 94.3 (3 volte); vedi anche gatto.gaetanesche IIa 141.3 (talgliare dui pedi de olive gaetanesche).gaetani vedi gaitano. gagliardo β2 244.6. gaietano, gaietani vedi gaitano.

Glossario 213

gaitano II 19.5, 61.2, III 39.11, gaietano II 41.1, gaitana III 28.22, gaitani III 27.10, 47.7, gaietani III 28.23, gaetani IIa 302.1, 307.2.

galea vedi galera.galera ‘galea’, ‘nave da guerra a remi e a vela, tipica del Mediterraneo usata fino al sec.

XVIII’ III 35.8, 38.3, galea III 28.22, galere (+48) II 21.5, III 27.10, 28.1; cfr. DELI, s.v. galèa.

gamba β2 40.14.16. garczone II 33.3, plur. garczoni II 33.3; ‘garzone’, ‘lavoratore subordinato addetto ai lavori

più semplici’ cfr. DELI, s.v. garzone < fr. garçon; cfr. D’AMBRA e ANDREOLI, s.v. guarzone ‘colui che attende all’ordinario servizio della bottega, della fabbrica’.

gascuni agg. ‘guascone’, ‘della Guascogna’ I 93.18, cfr. DELI, s.v. guascóne.gatto β2 244.4; vedi anche gacta. gaudio IIa 123.1 (uno iacobo de gaudio de marmora), III 58.12, gaudii β2 244.11. gectare, gectato vedi gictare.gectatelle IIa 81.1 (per maritaczio de le gectatelle); cfr. D’AMBRA, s.v. jettata ‘gettata’,

‘donna perduta, decaduta’; in ANDREOLI s.v. jettato ‘abbandonato, reietto’; il lemma qui tuttavia vale ‘orfanelle’: cfr. GDLI, s.v. gettato2 § 2, dim. gettatello ‘trovatello’: «ba-stardello...più gentilmente in Toscana si chiamano gettatelli o trovatelli» (Fil. Ugolini, 58).

gelata IIa 44.2. generale agg. e sost. (+23) IIa 20.1 (2 volte), 25.5. generalis II 30.7. generatione I 95.15. generet II 52.9. genero I 97.1, β1 35.5. genoese I 87.4, IIa 42.3, 79.2, genoisi I 48.1, III 47.3, IIa 113.2, genoysi I 98.1, genuisi I

13.1, genuysi I 98.1. gente (+100) II 1.1, IIa 2.3, 16.1; plur. genti I 17.1, 103.6. gentilomo (+17) IIa 21.3, 23.3, 29.2, gentelhomo III 32.2, gintilohomo IIa 18.2, gintilomo

(+10) I 59.1 (2 volte), 37.2, gentelomini IIa 40.4, III 45.3, gentelommini (+4) I 13.2, 88.9, 98.1, 99.1, gentilhomini III 46.1.2, gentilomini (+16) III 26.9, 30.5, β1 36. 4, ceti-lomini IIa 65.1, gentilommini I 89.6.

genuisi, genuysi vedi genoesi.germana I 97.4 (il re Ferrante de Aragona de Spangna...et venne con ipso la mogliere

nomminata la germana de Foies, la quale era francese).gesti III 2.2 (scriverrò de alcuni gesti de dicto re Ferrante); cfr. DELI, s.v. gèsto ‘azione’ o

gesta ‘imprese insigni’. già β2 244.6. giaglio ‘giallo’ IIa 384.1, gialgli IIa 117.1. giardino vedi iardino.gictare I 97.9, gittare IIa 85.2, gectare IIa 116.1, gictò III 39.11, gectato IIa 98.4, 98.6, gic-

tato β3 229.1. ’gienczero ‘incensiere’ II 16.2. gigante IIa 162.4. gilifalchi ‘girifalchi’ III 48.24; cfr. DELI, s.v. girifàlco ‘grosso falco con penne del dorso

grigio-brune fasciate in bianco, che vive nell’Europa settentrionale’ < fr. ant. gerfalcdall’ant. alto ted. gîr ‘avvoltoio’ + ‘falco’.

gintilohomo, gintilomo vedi gentilomo.

Apparati 214

giobia ‘giovedì’ β2 206.2. Per quanto riguarda i nomi della settimana, «il tipo senza -dì è ancora prevalente nell’italiano settentrionale nei primi decenni del secolo [’500]; il Bembo, il Pigafetta, il Castiglione ancora adoperano...mèrcore, giove o giobia, vènere»: cfr. B. MIGLIORINI, Storia della lingua italiana..., cit., p. 373; il nome del giorno è stato tratto da un der. parl. *iovia(m): cfr. DELI, s.v. giovedì e D’AMBRA, s.v. giobbia (G. C. Capaccio, 1634).

giocho IIa 141.3. gioie ‘gemme, pietre preziose’ IIa 16.2, iooye III 35.4; cfr. D’AMBRA, s.v. gioja.gionsero vedi iongere.giornate β2 206.1. giorno (+18) β1 35.5, II 36.2, IIa 40.4, iorno (+5) I 78.6, IIa 99.8, III 20.1, iuorno IIa 351.1,

giorni (+41) II 19.4.6.10, giurni IIa 252.1, iorni (+9) IIa 28.5, III 14.1, 25.9. gippone ‘giubbone’ III 39.11 (se gictò in gippone in mare); cfr. GDLI, s.v. gippone1 e

D’AMBRA, s.v. jeppone, Ferraiolo-COLUCCIA, s.v. ippune, LoiseDeRosa-FORMENTINs.v. ioppone e ivi per bibliografia.

[*girare] ‘correre in giro’, ‘estendersi’: girava III 38.1 (in una ysola quale girava miglia...). gittare vedi gictare.giucati vedi *iochare.giungno vedi iunio.giurni vedi giorno.gli ‘li’ pron. pers. atono oggetto β2 237.7. gliotte IIa 71.1, gliotte de accqua ‘gocce di pioggia’; cfr. D’AMBRA, s.v. gliotta.gloria IIa 192.2. gloriosa (+4) IIa 40.5 (2 volte), 193.1, groliosa β2 40.12. gobernatore vedi covernatore.godere β2 244.24. golfo I 87.1. [*gostare] - gostò II 48.2, IIa 213.1, gustao IIa 213.3. governatore vedi covernatore.governava vedi *covernare.governo vedi coverno.gracioso III 12.6. grade vedi grande.gradi ‘gradini’ III 39.10. grado ‘posizione in una gerarchia’ β2 237.4.7. gramaticha II 54.5, IIa 170.1, gramatica II 53.3. grana ‘tipo di moneta’ plur. (+17) IIa 44.3, 46.1, 47.3, granna II 30.4; cfr. ANDREOLI, s.v.

grano.grana ‘grano’ vedi grano.granani ‘chicchi di grandine’ II 19.4, IIa 39.2 (tempesta de airo con granani et troni); cfr.

ROHLFS, § 237 e ANDREOLI, s.v. grànulo.grande (+65) III 11.3.4 (2 volte), grade I 61.3, 103.8, granne (+14) IIa 16.1, III 12.5, 25.3,

gran (+68) I 13.1, II 15.1, IIa 14.3, grandi III 21.1, β3 230.2, IIa 27.5. gra(n)de(n)cze sost. f. ‘grandezza’ III 1.1. grandissimo (+9) II 20.9, IIa 17.3, 61.1, grandissima (+5) I 99.3, 100.1, I 103.6, grandissi-

me IIa 180.2, grandissimi (+4) III 15.3, IIa 11.3, 185.1. granna vedi grana.granne vedi grande.

Glossario 215

grano (+123) II 32.1 (2 volte).2, IIa 4.2, grani (+17) IIa 47.4, 61.2, 179.1; plur. grana IIa175.1.

grassa 1. ‘provvista alimentare’ (+23) IIa 2.2, 3.1, 4.1 etc.; 2. ‘spezie di magistratura che vigilava all’abbondanza ed al giusto peso de’ mercati’ nel sintagma commissario de la grassa: IIa 2.1, 181.1, 302.1; cfr. D’AMBRA, s.v. grassa; cfr. DELI, s.v. grascia ‘magi-stratura preposta agli approvvigionamenti di viveri, nella città’; 3. ‘abbondanza, prospe-rità’: IIa 77.3; cfr. GDLI, s.v. grascia.

grassiero ‘ufficiale addetto alla sorveglianza delle vendite di generi alimentari’ IIa 224.1, 239.1 (lo adcactapanato idest grassiero de la terra); plur. grasseri IIa 220.1, 312.1, grassiere IIa 287.5, grassieri (+10) IIa 18.5, 21.3, 23.5. Cfr. D’ASCOLI, s.v. e DELI, s.v. grascia: «a Napoli anche grasciere» (1585, De’ Ricci). Da retrodatare.

grata IIa 210.1. gratia (+8) III 16.1, 31.7, 34.12, gr(ati)e III 25.5. grati[evo]le I 50.2; cfr. GDLI s.v. grazievole ‘grazioso, benigno’. Cfr LoiseDeRosa-FOR-

MENTIN, s.v. agratevele. gratioso III 16.1, 25.1, 30.8. grave II 6.2, 21.5. gravecze ‘gravezza’, ‘travaglio, afflizione, noia’ III 16.2; cfr. GDLI, s.v. gravezza4 ‘gravo-

sità, onerosità’. greco I 78.10, greca β3 196.7 (lingua g.), greci III 12.5, β1 36.1. gridare III 59.2, gridaro III 41.9, gridando III 30.3, gridanno III 13.5. grifi ‘grifoni’ III 48.26; cfr. DELI, s.v. grìfo (daini, cibecti, ucelli, grifi, leoni et multi altri

animali).grilli (+6) II 6.2.4.5 (2 volte). groliosa vedi gloriosa.grorificent II 52.6. grosso IIa 78.8, III 13.3, grossa I 6.1, IIa 6.1, 345.1, grosse (+9) II 31.4, IIa 17.3, III 39.7,

grossi IIa 16.1. guadangnare IIa 165.6, guadagnava IIa 224.3, 357.1 (2 volte), guadagnò I 33.2. guadangno sost. IIa 228.3. guai β2 244.18 (nell’esclamazione Guai ad essi).guanti (+4) IIa 212.2, 246.2, 351.1. guardare ‘custodire, difendere’ III 39.13, guardamo III 41.7, guardata III 30.9, guardate

III 30.9, guarda III 32.4, 32.4 (nel motto da re te guarda Roma).guardia ‘attività di vigilanza e custodia’, ‘nucleo di soldati addetti al servizio di vigilanza e

custodia’ (+8) I 88.8, IIa 13.1, 16.1, guardie (+7) II 49.2, IIa 27.4, 28.5. guardita ‘bardata, rivestita dei finimenti’ IIa 196.2 (ad cavallo alla sua mula guardita).[*guastare] 1. ‘distruggere’: guastò III 51.1; 2. ‘turbare’: (el signore prencepe se ne guastò

de questo) IIa 110.6 (notizia del 1548). Cfr. DELI, s.v. guastàre (av. 1556, P. Aretino); da retrodatare.

guasto sost. ‘devastazione, saccheggio’ nel sintagma fare lo guasto III 50.2, 50.5, 51.1; agg. nella locuz. stare guasto ‘essere in contrasto’ IIa 208.2 (don Lope stava guasto con Ses-sa).

gubernatore, gubernaturi vedi covernatore.guerra (+29) II 19.7, III 13.2, 15.3, guerram II 13.1, guerre I 1.1, III 1.1, 14.4. guidare III 13.6. [*guirreggiare] - guirregia(n)do III 9.1. gustao vedi *gostare.

Apparati 216

gustumato IIa 163.2.gustumi ‘costumi’ β3 196.10.

I

hi IIa 33.2. iano ‘giano’ IIa 17.4 (era dipinto un iano con quisto epitaffhio).ianuarii II 52.1. iardino I 27.1, 100.2, giardino II 19.11, sing. iardini IIa 162.2, plur. iardine III 12.6. hic II 52.6. idecima IIa 42.1, 358.1. idem II 29.1. idest (+10) IIa 224.1 (2 volte), 119.8. idiccionis vedi idictione. idictione (+52) IIa 29.1, 30.1, β1 36.23, idicione IIa 100.10, indictione (+11) II 13.1, III

19.2, 20.3, idictionis (+28) II 38.1, 39.1, 43.1, idiccionis IIa 28.1, indictionis I 101.1, IIa358.1, 375.1.

ielo ‘gelo’ II 56.1. iennaro (+35) I 85.1, II 38.1, IIa 78.1, ienaro I 50.1, II 55.1, III 56.4. ieostrare intr. ‘giostrare’, ‘ prendere parte ad una giostra’ IIa 84.2. hierosolimitano β2 244.2. il (+281) art. det. I 11.1, 13.2, 15.1 etc.; ch(e)’l (+12) III 26.1, 39.6, 43.6; davanti a vocale

l’ (+157) I 13.1, 13.1, 13.1; lu (+12) II 6.3, 34.3, 36.1; el (+200) sempre davanti a con-sonante tranne che nel sintagma el illustrissimo IIa 105.2, 110.2, 127.1; la (+1519); le(+358); li art. det. m. plur. nel sintagma a li (+258) ‘usato nelle indicazioni di date, spe-cialmente in documenti ufficiali’ (cfr. DELI, s.v. li; la più antica attestazione risalirebbe ad A. Caro, 1559; da retrodatare); lo (+1697); al m. plur. i solo in β2 244.14 (i ciechi), yart. det. plur. ‘i’ III 19.5. Cfr. § V.3.3.

illà prep. ‘là’ III 28.5, 32.2. Vedi anche allà. illorum II 11.1. illos II 13.2. illuminar β2 244.14 (illuminar i ciechi).illustrissimo (+63) IIa 11.4, 21.1, 23.2, illustrissima (+12) I 19.1, 21.1, II 15.1, inlustrissima

(+1) II 4.1, illustrissimi IIa 69.2. im vedi in.imbarcò vedi inbarchare.imbasciata ‘ambasciata’ III 37.5, 46.1. imbassciatore III 37.7, inbassatore I 88.6, II 4.1, inmassatore I 56.1, plur. imbassciatori III

9.2.imborcato ‘broccato’ IIa 16.4, 17.1.2; cfr. Ferraiolo-COLUCCIA, s.v. inborcato; borcato IIa

16.3, borchato IIa 16.2, morchato I 71.2.imdebitamente III 21.12 (2 volte), indebbitamente III 21.12. imma(g)gine I 78.3, immagine I 78.3. immensi β2 244.11. immo II 53.7. himni β3 196.7. imparare ‘apprendere’ II 54.2 (interducha li scolari allo imparare per fine alle lectioni), II

54.2, IIa 170.1, impara II 54.2 (impara de audire le lectioni).

Glossario 217

imparatore (+21) III 19.1.2.3, imparator II 29.1, imperatore (+6) IIa 14.1, 16.1, III 2.1; plur. imperatori III 3.1, inparatore (+11) II 20.7, 20.11, 21.1, inperatore II 27.1, inpa-raturi III 26.1.

impedimento I 103.3, II 30.2. impedìo vedi *inpedire.imperiale agg. ‘relativo all’imperatore, all’impero’ IIa 16.2 (aquila i.), III 3.1 (Cammera I.),

II 21.5 (campo i.); ‘milizia dell’imperatore’ II 20.1 (gente i.): cfr. DELI, imperiale1, s.v. imperàre (av. 1539, F. Vettori).

imperio ‘impero’ I 95.12, III 18.2, 19.2, 95.12, inpero I 97.2. imperò ‘perciò’ III 58.12, inperò IIa 64.3. impiccare III 19.1, impiccato I 62.1, impicchato IIa 376.1, inpiccato (+1) III 26.7, inpiccha-

ti I 68.1, III 30.17, impicchati II 24.1 (2 volte). imponere ‘imporre’ β1 34.2, inponessero II 49.2, inposse ‘III 31.2.3, ‘pose’ inposse III

48.20 (i. assedio), inposto III 31.5, 32.1, inponendo III 36.1. impotenti agg. ‘deboli, inetti’ β2 237.3, f. plur. impotente β2 237.1 (le povere et impotente

persone).impresa 1. ‘azione (militare)’: IIa 198.2, 199.1, III 37.6, inpresa (+5) I 96.2, IIa 202.2; 2.

‘simbolo con motto e figura’: impresa IIa 16.3, III 39.1, inpresa I 84.5, 84.6. Con questo valore la parola (< sp. empresa) si sarebbe diffusa nel ’500: cfr. DELI, imprésa, s.v. im-prèndere. Anche secondo il GDLI la più antica attestazione risalirebbe a B. Castiglione, 1529; cfr. ivi, s.v. impresa2 § 2 ‘figura che, accompagnata per lo più da una frase allego-rica, serve come divisa o stemma gentilizio’. Il termine, tuttavia, era penetrato a Napoli già alla fine del ’400: cfr. Ferraiolo-COLUCCIA, s.v. inpresa e ivi per la bibliografia.

impresonaro vedi inpresonare.impromectendo vedi *promectere.impudici II 52.4. in prep. (+989) III 10.4 (2 volte), 10.5; im IIa 199.2 (im questa), IIa 30.2 (im prima): cfr.

D’AMBRA, s.v. im ‘attenuaz. della prep. in innanzi alle lettere labiali’; in (+210); assimi-lata davanti a consonante: i. dì II 24.1, IIa 37.1, 55.1, i. la II 19.11, III 23.3, IIa i. lo346.1, i. Sessa II 21.4, i llo I 96.6, IIa 22.1, i mmodo IIa 100.2, i Mmola IIa 127.2; prep. articolata innel (+8) III 6.3, 21.2, 25.2, innell’ (+4) III 17.5, 14.2, 15.2, innella (+4) IIa48.1, 55.2, 58.1, in lla I 95.4; innelle III 26.2, 58.12, innelli IIa 104.2, nel (+25) III 12.7, 13.1, 15.3, nell’ β3 230.5, β2 244.11, nella β2 206.1, β2 244.12, β2 244.21, nelle β2 244.3, III 26.1, 57.2, nello I 86.10, IIa 164.2.

[*inadrivare] ‘arrivare’: inadrivando IIa 177.3 (deo ad porto ad Scauli et inadrivando smontero pariczi turchi).

inaurato ‘dorato’ IIa 128.14 (uno capello inaurato intercziato), innorato IIa 17.2. inbarchare (inv-) 1. trans. ‘far salire persone su un mezzo di trasporto’ I 78.7, IIa 317.1,

326.1 (1546, A. Caro); 2. rifl. (se i.) inbarcharse I 72.1, invarchare IIa 319.1, invarcha-vano IIa 57.5, invarchero II 35.13, invarcaro β1 36.12, inbarcharo I 89.7, 98.2, inbar-chò I 48.2, 51.1, i(m)barchao I 84.3, i(m)barchò I 84.2, 85.6, imbarcò III 59.5.

inbassatore vedi imbassciatore.inbuctinati vedi *adbuctinare.[*inbussolare] ‘imbussolare’, ‘introdurre in un bossolo biglietti, schede, numeri od altro’:

inbussulate γ 152.2. incanto ‘gara in cui si aggiudica un bene a chi offre condizioni più favorevoli’ IIa 110.5,

363.1.

Apparati 218

incarnatione (+9) III 1.1, 17.5, 18.3, incarnacione III 20.3 (domminica incarnatione, anno dell’incarnatione de Cristo etc.).

incengni vedi ingegno.[*inciudere] (se *i.) ‘rinchiudersi, rifugiarsi’, inciuse I 103.7; cfr. *inchiudere in Ferraiolo-

COLUCCIA, s.v. incognita agg. ‘del tutto sconosciuta’ β2 244.3. incollo m. avv. ‘ addosso’ III 39.11 (pigliò lo dicto re et portòllo incollo).incommenczare (*incommens-, *incomens-, *incomin-) III 25.5, incomensò II 20.9, inco-

minsao I 4.1, incommensò III 7.4, incommiczò I 93.19, incom(en)zaro I 78.6, incomen-sando III 6.1, incominciato β2 244.15, incommenczato IIa 48.1, incommenzato β2 237.3, incommenczando III 2.1.

incontinente avv. ‘incontanente’, ‘subito’ I 55.1, III 14.3, β2 237.6. incontra avv. ‘incontro’ andare i. III 21.2, IIa 157.2, venire i. I 88.7; incontro IIa 101.4,

127.3, 205.7. incontrare 1. trans. ‘trovare davanti a sé, per caso o deliberatamente’; 2. rifl ‘ vedersi con

qc.’ IIa 15.11, incontrava IIa 128.10, incontrero IIa 128.7, (se) incontra I 93.14, (se) in-contrò I 99.2, incontrao I 93.21, incontranno III 30.6.

incontro vedi incontra.incoronare ‘cingere qc. solennemente di corona’ III 11.2, 19.8, 19.10, incoronao I 2.2 (il

papa lo incoronao del reame de Napoli), incoronò I 43.2, 83.1, 96.1, incoronato (+4) I 32.1 (2 volte), 77.2.

[*incorrere] sempre nella locuz. incorrere in una pena: incorra β2 237.23, incorrano β2237.8.9, incorreranno β2 237.9.

indebbitamente vedi imdebitamente. indenocchiati ‘inginocchiati’ IIa 104.5. indereto avv. ‘indietro’ I 96.5, IIa 64.3, indireto IIa 143.2, 213.5; vedi anche dereto.indictione, indictionis vedi idictione.indireto vedi indereto.indosso ‘addosso’ IIa 16.4. indulgentia β3 196.9. indulto ‘provvedimento con cui, a coloro che si trovano nelle condizioni stabilite, viene

condonata in tutto o in parte la pena inflitta o da infliggersi’ II 35.9; cfr. DELI, s.v. in-dulgere. Secondo il DELI, la più antica attestazione in questo senso risalirebbe al 1602 (C. Campana). Da retrodatare.

[*infactare] ‘essere preso da infezione’: infactao II 19.11 (Gaeta stava infecta... Et lo primo che infactao in Sessa fo uno chiamato per nome Sasapro). Secondo il DELI, s.v. infettà-re, il più antico esempio con questo significato risalirebbe al 1597 (G. Soderini), mentre con valore trans. ‘rendere infetto’ al 1529 (B. Castiglione); la voce tuttavia si trova an-che in Ferraiolo-COLUCCIA, s.v. infettare.

infame agg. IIa 69.2 (traditore di questo popolo et infame).infancia III 27.14. infantaria vedi fantaria.infante ‘in Spagna e in Portogallo, principe reale dopo il primogenito’ m. (+11) I 16.2, 16.3,

17.1, f. infante I 90.5, infanta ‘figlia del re’ I 75.2; cfr. DELI, s.v. infànte; si tratta di un iberismo penetrato a Napoli nel ’400.

infanti vedi fanti.infantino ‘bambino molto piccolo’ III 24.2 (morì i.); cfr. DELI, s.v. infànte2.infecczione II 19.6, infeccione II 19.9, infectione II 22.2.

Glossario 219

infecta agg. ‘colpita da infezione’ II 19.10, infecti II 53.5; vedi anche *infactare.infectione vedi infecczione. infermo IIa 225.2, infermi β2 244.14, IIa 40.9, infirmi IIa 81.1. inferno IIa 104.4 (2 volte). infidele β2 244.15. infinita β2 244.24, infinite III 25.5, infiniti β2 40.12. infirmi vedi infermo.infirmità II 38.2, III 3.1, β2 40.17, infirmitate IIa 40.2.4.9. inflectat II 52.8. informatione β2 40.17, IIa 40.7. infossati β2 237.4.6, in entrambi i casi nel sintagma admagazenati et infossati.infra prep. ‘fra’ (+18) II 25.1, III 29.1, 30.10. infrascripti ‘sottoscritti’ I 95.1, 26.3, 95.1. [*ingannare] - ingannastivo III 30.24. [*ingaudiare] ‘sposare, dare solennemente alla sposa l’anello come promessa formale di

matrimonio’: ingaudiò I 72.2 (la consingiò et ingaudiò da parte del suo fratello); cfr. D’AMBRA, s.v. nguadejare e Ferraiolo-COLUCCIA, s.v. inguadiare; cfr. GDLI, s.v. in-guadiare.

ingengno 1. ‘vivacità di mente’: III 12.2, 41.4; 2. durante una processione, una festa, ‘con-gengni’: fecero multe ancille, fecero multi profeti santi et sante che andavano con lo suo ordine et multi altri ingengni IIa 104.2, Ce foro facti multi ingengni et ordinancza de confrati IIa 99.4; 3. ‘congegni’ con funi e altri ingengni de tirarla ad alta suso IIa356.1, incengni IIa 58.1.4; cfr. D’AMBRA, s.v. ngiegno, DELI, s.v. ingégno; Ferraiolo-COLUCCIA s.v. ingiegne ‘aste del palio’; cfr. GDLI, s.v. ingegno1 ‘congegni’.

[*ingiongnere] - ingiongneva IIa 307.1 (et tuctavia ingiongneva lo campo verso lo Tronto). ingiurie vedi iniuria.ingratitudine IIa 223.1. ingresso IIa 246.1, ingressu II 61.1; in entrambi i casi nella locuzione fare l’ingresso.[*ingrossare] - ingrossavano 307.2 (iungneva gente et tuctavia ingrossavano li campi).inimicho I 104.2, inimico β3 203.1, III 27.17, 42.3, innimici IIa 110.7, inimicha IIa 69.2, i-

nimici IIa 14.1, 179.2, III 20.1, nemico IIa 24.3, nemici IIa 68.2. iniquo I 103.1. initium II 52.3. iniuria II 35.6, ingiurie IIa 136.1. inlustrissima vedi illustrissimo.inmassatore vedi imbassciatore.inmerczo ‘rovescio’ IIa 252.3 (te li scortecava ad pilo inmerczo); cfr. D’AMBRA, s.v.

mmierzo e ivi per l’espressione spennare a pilo mmierzo (Martuscelli, 1714).inmodestis II 52.7. [*innamorare] (se *i) ‘innamorarsi’: innamorao I 50.1, innammorato III 35.1. innanti (+21) I 95.3, IIa 99.1, III 48.8, innanczi III 57.16, innante III 37.6, innanzi IIa 69.2,

’nanci II 21.2, ’nanczi III 30.24, 57.2, ’nanti (+20) III 27.1, IIa 25.2, 58.4, ’nante III 12.4.

innel, innell’, innella, innelle, innelli, innello vedi in.innestrecto ‘stretto’ IIa 214.4 (li tenne più innestrecto lo presone).innimici vedi inimicho.innorato vedi inaurato.

Apparati 220

[*innovare] ‘mutare qualcosa aggiungendovi elementi nuovi’: innovasse II 46.2, fo innova-to II 46.1, innovassero III 26.14 (né cosa innovassero alli loro vassalli). Cfr. DELI, s.v. (1546, Alamanni).

innovatione II 46.2. innudo ‘nudo’ IIa 25.2. inobedienti ‘disobbedienti’ β2 237.23. inpaczio ‘impaccio’ II 35.9. inparatore, inparaturi vedi imparatore.inparatoris II 5.2. [*inpedire] - inpediano III 27.2, inpedivano II 6.4, IIa 335.4, impedìo III 21.11, inpediti IIa

296.3. inperatrix II 5.2. inpero vedi imperio.inperò vedi imperò.inpiccato, inpicchati vedi impiccare.inpollecte ‘bollette’, ‘liste’ IIa 294.3 (de poi subbito foreno tornati lo allogiamento alli pre-

viti de Sessa per ordine de messere Iabatista Florimonte che fece le inpollecte insemi con li ferreri de la terra), IIa 294.6 (ordinò le altre inpollecte per li seculari de Sessa),IIa 353.3 (Foreno facti li electuri et con inpollecte foreno fatti sidici...); pollette IIa294.1.

inponemento ‘tassa, imposta’ II 49.2, inponementi IIa 111.1. inponendo, inponessero vedi imponere.inponita IIa 297.1 (multi roccholani de Monfhino allogero in Sessa ad descreptione che ha-

veano pigliata la paga, che li sessani ce la tenevano inponita).inposse, inposto vedi imponere.inpresa vedi impresa.inpresonare (*imp-) ‘imprigionare’ III 30.22, inpresonò III 30.19, impresonaro III 13.4. inproperat II 52.2. inquisicione β1 34.2, inquisitione β1 34.4. inquisitore β1 34.8. inremesibilmente ‘irremisibilmente’ β2 237.19 (2 volte). inrevocabile II 53.2. inscripti ‘iscritti’ IIa 99.1. insemi avv. ‘insieme’ (+14) IIa 13.2, 40.4, III 47.4, insiemi (+5) IIa 16.2, β1 34.7, 43.7, in-

seme IIa 128.6. insino avv. ‘fino’ β2 237.20; nella locuzione i. ad.insìo, insivano vedi uscire.insolita IIa 239.3. [*insorare] ‘sposare’: insorò III 28.1. instamparà vedi *stampare.instantia III 41.10 (lo Castello Novo stava ad instantia del re de ’Ragona), instancia IIa

191.1.instare II 52.3. instromento vedi istromento.instruat II 52.4. insule vedi isola.insulto III 14.2. insuper II 52.9.

Glossario 221

insuta ‘uscita’ I 20.1 (a la insuta del sole).integno vedi intendere. intendere (+13) IIa 30.7, β1 34.8, β1 36.21, integno ‘intendo’ IIa 128.2, intengno IIa 131.1,

161.1, intende (+11) IIa 55.2, 79.2, 84.2, intendea β3 203.3, III 32.12, intendeva (+11) β1 36.26, IIa 3.3, III 4.1, intese III 41.3, inteso β2 244.5.9, III 47.1, intendendo β2 244.18, intese ‘comprese’ β2 244.16.

intengno vedi intendere. intentio II 52.5.6. intentione β2 237.15, IIa 258.3. inter ‘tra’ (+12) II 13.2, IIa 26.3, 27.5, inserito con funzione nobilitante in annotazioni in

volgare. intercessione III 34.12. intercziato ‘intrecciato’ IIa 128.14 (uno capello inaurato intercziato).[*interdurre] ‘introdurre, iniziare a qc.’: interducha II 54.2 (mastro che interducha li scola-

ri allo imparare).interesse (+9) 1. ‘compenso spettante a chi presta un capitale per un certo periodo di tem-

po’: IIa 5.2, 327.2, 360.1; 2. prob. con valore di ‘ vantaggio’ o di ‘tornaconto, utilità’: II 1.1 (Qua comencza lo secundo libro de le cose antique et croniche de Sessa qual consi-ste in ecclesie antique...et multe cose che haveno havuto li sessani, de gente allogiati che haveno havuto, de danno et interesse ne la cità de Sessa); IIa 80.2 (et multi de Sessa li piaceano che fossero levate le dicte pennate, et multi altri li despiaceano, et maxima chi li adpertenea interesse). Nel primo senso l’esempio più antico secondo il DELI risa-le al 1561 (A. Caro); nel secondo, av. 1540 (Guicciardini).

interesse II 52.9. interfectus II 9.1. [*interrare] - interrato ‘sepolto’ I 85.5; vedi anche *adterrare. Cfr. DELI, s.v. interràre

‘mettere dentro la terra’ (av. 1597, G. Soderini). [*intervenire] ‘partecipare a cerimonie e sim.’: intervenuta β3 196.9. intimare IIa 209.1. intitulare intr. pron. ‘avere per titolo’ e trans. ‘conferire il titolo’: III 7.5, 25.6, intitulao III

25.7, intitulato (+6) IIa 3.2, 5.3, 6.1, intitulava (+9) III 3.3, 5.2, 6.4, intitulò III 6.7. intorno (+12) I 33.2, II 36.2, III 50.2. intossichare trans. ‘avvelenare’ I 60.1, intossicao I 5.2, intossicato I 5.1. intra ‘tra’ (+4) I 48.3, II 20.11, IIa 118.2, intre IIa 339.1. intrare (+7) I 75.8, 95.7, III 41.9, intrao (+12) I 63.1, 80.2, II 61.1, intrò (+17) IIa 14.3,

16.1, 17.1, intraro I 17.1, 90.5, intrassero IIa 28.3, III 21.2, intrati I 103.4.6, III 41.9, in-trato IIa 17.5, 342.2, intrava IIa 364.1.

[*intrasire] - intrasìo β1 36.8,intrata 1. ‘entrata, ingresso’: II 50.1, IIa 124.2, 125.1; 2. ‘provento, reddito’: IIa 367.1 (2

volte), III 48.28, 40.3, intrate II 53.2.5, 367.2. intravit II 5.1. intre vedi intra.intremente II 26.2, IIa 27.5, 170.6. [*intrevenire] ‘intervenire’ - intre(n)venne IIa 194.2; vedi anche *intervenire.intreponere (*se i.) intr. pron. ‘porsi in mezzo’ IIa 294.6. [*invadere] - invadìo III 11.3, invaduto III 26.1. invarchare, invarcaro, invarchavano, invarchero vedi inbarchare.invenerunt II 5.2.

Apparati 222

inverno II 26.1, 31.2, 56.1. investire 1. ‘assalire’: III 47.3; 2. ‘concedere il possesso d’un feudo, il godimento di un be-

neficio etc.’: investito III 7.6, investìo III 11.5. [*inviare] - inviò III 37.4, inviaro III 28.18, inviato III 35.1. invidia IIa 1442.1. [*invininare] ‘avvelenare’: invininato I 5.2. inviolabilmente β2 237.15.19. invisione ‘visione’ IIa 40.5. io (+20) II 28.2, IIa 316.1, III 40.3. [*iochare] - iochero IIa 139.1 (et se iochero de mani), giucati IIa 141.1. iodice ‘giudice’ (+7) II 53.9, 59.4, IIa 108.4, iudece IIa 252.3, iudice II 54.14, plur. iodece

IIa 245.5. iogenno vedi *iongere.[*iongere, *iungnere] ‘giungere’, ‘congiungere’: ionse III 39.1, 57.2, ionsero II 20.11,

gionsero III 28.8, ionsesse ‘si unì’ IIa 53.2, iungneano IIa 180.2, iungneva II 11.1, IIa307.2, iungneva gente et tuctavia ingrossavano li campi IIa 307.2, iongendo III 39.10, iogenno III 57.3, ionte ‘congiunte’ IIa 16.2, III 47.4, ionti III 27.13, 59.4, ionto (+4) III 28.28, 35.7, 39.3, iunta II 33.1 (dicta potecha sta iunta ad quella de...); iunti III 30.16, iunti IIa 13.2, 245.4, 382.1 (iunti insemi), iunto III 28.22.

ionsesse vedi *iongere.ionte, ionto vedi *iongere.iooye vedi gioie.iorni, iorno vedi giorno.[*iovare] - iovò IIa 108.4. iovedì (+40) IIa 38.1, 45.2, 47.3, iuvedì IIa 192.2; vedi anche giobia.iovene ‘giovane’ IIa 28.11, 64.2, 100.6, iuveni IIa 352.1. iperiale vedi imperiale.ipso ‘esso’ (+61) III 34.7, 34.11, 35.3, esso IIa 385 2, isso I 69.2, ipsa II 52.9, essa I 43.2,

78.3, epsa II 53.1, III 36.2, 3.2, epsa III 37.6, esse γ 152.2, β2 237. 8, ipse II 52.6, ipsi(+16) II 49.2, 52.6, III 46.3, essi β2 244.4.9.18.

ipsius II 52.6. ipsoque β2 237.8 (ipso iure ipsoque facto).ira β1 34.8. irato IIa 40.5, 80.4. isola (+5) I 3.1, 95.3, 8.1, ysola (+5) III 6.5, 7.6, 23.1, insule III 28.22. ispano (+34) II 46.2, IIa 30.3, 46.2. isso vedi ipso.iste II 13.1. istoria IIa 58.1, historia IIa 32.1, istorie I 97.5. istromento ‘contratto notarile’ (+6) II 59.24, IIa 97.1, 335.4, instromento (+5) II 53.8, IIa

221.3, 367.3, istromenti IIa 97.2; cfr. GDLI, s.v. istrumento6.ita II 11.1, 139.1 (nel sintagma ita e taliter).italiano I 89.2, 96.6, 162.4, italiane IIa 11.1, italiani (+17) I 78.6, 93.10, IIa 16.5, italliani

III 21.1, ’taliani (+7) I 93.3, II 16.1, 23.1. item II 21.1, III 48.30. iubileo I 89.4, IIa 165.4, 165.6. iudece, iudice vedi iodice.iudicii II 52.8.

Glossario 223

iuentù ‘gioventù’ III 26.1. iuglio vedi iulio.iugno, iugnio vedi iunio.iulii IIa 375.1. iulio (+69) ‘luglio’ I 17.1, IIa 18.5, β1 36.1, iuglio (+7) I 34.2, 84.5, 86.9, iug(li)o I 92.5,

lulglio I 88.8; cfr. D’AMBRA, s.v. juglio.iungio vedi iunio.iungneano, iungneva vedi *iongere.iungno vedi iunio.iunio (+55) II 31.1, IIa 26.1, 27.1, iunnio (+7) I 31.1, 76.5.56, iugno I 84.6, 88.7, β2 206.5,

iugnio I 41.1, 98.2, iungio I 70.1, giungno II 40.1, iungno I 82.1. iunto prep. ‘giunto, vicino’ nelle locuzione i. ad + sost., i. la + sost., i. + sost. ‘vicino’ usa-

to solo nelle scritture originali (+14) II 21.5.6, 33.1, iuto II 51.1. iunto vedi *iongere.iuorno vedi giorno.iurare I 90.1, iuraro I 88.9 (2 volte), iurero β1 36.18, iurato III 21.7. iure β2 237.8 (ipso iure ipsoque facto).ius II 52.9. iusticia (+14) III 12.6, 26.12, IIa 1.1, iustitia β1 34.5, IIa 77.3. iusticiero ‘magistrato, ufficiale’ III 26.10 (mastro iusticiero de lo re de Ungaria); cfr.

GDLI, s.v. giustiziero.iustificare ‘difendere da un’accusa’ III 26.8 (fe’ vendecta granne et fe’ iustificare multi ba-

roni); cfr. GDLI, s.v. giustificare3.iustissimo III 16.1. iustitia vedi iusticia.iusto (+4) III 25.1, IIa 128.20, 219.2. iusta II 52.7. ’iutarla vedi aiutare.iuto vedi iunto.iuvedì vedi iovedì.iuveni vedi iovene.

L

là avv. vedi llà.lacza, lacze vedi lancze.lamia ‘muro costrutto in arco per copertura di stanze o d’altre fabbriche, volta’ (fo messa la

prima preta de la lamia de lo tribunale de Sessa allo murare, et fo tucta de peperno la lamia grande quando trasi) IIa 50.1 (2 volte); cfr. ANDREOLI, s.v. lamia e GDLI, s.v.lamia4 ‘copertura a volta tipica delle costruzioni rustiche dell’Italia meridionale’.

lampa ‘lampada’ β2 41.1; cfr. GDLI, s.v. lampa.lancza 1. ‘lancia’: IIa 84.2, lacza IIa 84.2, lacze IIa 313.3; 2. ‘guerriero, cavaliere armato di

lancia’: lancza III 28.28, lancze II 19.3, III 32.10; cfr. REZASCO, s.v. lancia § I ‘uomo d’arme, a cavallo, armato di lancia; da computarsi per ogni Lancia tre uomini a cavallo e tre cavalli’; cfr. GDLI, s.v. lancia1 § 5 ‘gruppo costituito dal cavaliere armato di lancia e dagli uomini al seguito’.

lanczechinecche ‘lanzichenecchi’ IIa 171.1. lapidamus III 35.4.

Apparati 224

lardo IIa 130.4, 131.1. larghecza IIa 335.4. largo ‘piccola piazza’, ‘spiazzo’ (+8) allo l. del castello II 33.3, β1 34.6, 35.5, IIa 105.1, in

lo l. de lo episcopato IIa 55.1, allo l. de lo merchato 141.3, lo Largo de Porto I 6.1; se-condo il GDLI e il DELI il lemma è attestato in questo significato solo a partire dal 1855 (Ugolini): «largo per piazza è modo da schifarsi»; si veda tuttavia anche Ferraio-lo-COLUCCIA, s.v. largo.

lassare ‘lasciare’, ‘tralasciare’, ‘assegnare per testamento’ β1 34.4.5, laxare III 41.4, lassaII 54.15 (2 volte).16, lassando β2 244.24, lassao (+7) II 54.8 (2 volte), IIa 102.2, laxò III 9.4, lassaro I 76.7, lassate II 35.12, III 11.1, lassati III 31.1, lassato (+4) II 54.4, IIa54.4, 214.1, 318.1, lassava IIa 66.3, 301.3, lassero β1 36.25, lasserò β1 36. 7, lassò (+10) III 26.12, 31.2, 31.4.

lassito ‘lascito’ IIa 337.4. latini III 20.1. lato IIa 108.2. latro ‘ladro’ IIa 164.1, 376.1. lauda vedi laude.laudabile agg. ‘meritevole di lode’ IIa 339.1, laudabili IIa 60.2. laudamus II 58.2, IIa 128.11, β3 230.3 (fo cantato lo Te deum laudamus).laudare IIa 52.1. laude ‘lode’ (+8) II 4.1, IIa 99.1, 129.1, lauda IIa 128.18; plur. laude IIa 1442.1. lavaraturi ‘lavoratori’ IIa 70.2. [*lavare] - lavava III 48.25. lavorare IIa 71.2, lavoravano IIa 335.7. laxare, laxò vedi lassare.lebra ‘lebbra’ III 3.1. [*lecentiare] ‘congedare’: lecentiati IIa 106.9. lecta vedi *legere.lectere vedi lictera.lecterino ‘leggìo’ IIa 346.1 (lo lecterino dove se dice lo evagelio); cfr. D’ASCOLI, s.v. lette-

rino; cfr. GDLI, s.v. lettorino < fr. ant. lectrin (lat. tardo LECTRUM ‘pulpito’, gr. λεκτρον).

lectioni II 54.2 (2 volte). lecto sost. ‘letto’ (+4) I 86.10, IIa 335.5. lectola ‘letti’ IIa 172.1. lega ‘alleanza politico-militare’ I 104.1, IIa 14.1, 26.1. legam II 13.1. legatis II 52.2. legato ‘disposizione testamentaria che attribuisce i beni dell’asse ereditario a persona diver-

sa dall’erede naturale’ II 54.4; cfr. DELI, legato3, s.v. legàre2.lege sost. f. ‘legge’ IIa 213.2. [*legere] - lege II 28.2, legerà II 53.4, lesse IIa 60.2, letta IIa 60.4, lecta IIa 208.4, lecto IIa

60.2, 65.1, legenna IIa 70.7 (et là desse messa legenna de la Vergene Maria).legieri vedi liegiere.legitime II 52.2. legitimo agg. (figlio) ‘legittimo’ cioè ‘generato nel matrimonio’ IIa 79.1. legname f. (la) l. IIa 128.16.

Glossario 225

legne ‘legna’, ‘legname da ardere’ (+4) le legne IIa 78.3, 85.8, 305.1, el legne IIa 110.5; lie-ni IIa 296.4 (Li dicti soldati che facevano la guardia allo segio grande levero le lieni che ce stavano et li messero allo focho); cfr. D’ASCOLI, s.v. lene ‘legna da ardere’.

lemosine ‘elemosine’ β2 41.1; cfr. D’ASCOLI, s.v. lemmòsena.lengio ‘legno’ I 75.1. lentischi ‘piante arbustive mediterranee basse e ramose, con semi ricchi di olio’ III 42.2;

cfr. DELI, s.v. lentìsco.leoni III 48.26. leonina III 12.1. leopardi III 48.26. lerta IIa 154.1, nella locuzione avv. (camminenno) alla lerta ‘in piedi’; cfr. Ferraiolo-

COLUCCIA, s.v. lerta e bibliografia ivi raccolta; LoiseDeRosa-FORMENTIN, s.v. a2 e al-lerta con relativa bibliografia.

lettere vedi lictera.levante sost. ‘parte dell’orizzonte da cui si vede sorgere il sole’ (+4) I 91.5, II 25.1, 26.1,

31.2.levare 1. trans. ‘togliere, rimuovere’: (+7) II 20.7, 35.5, III 21.1, levarce IIa 180.2, levàrece

IIa 103.3, 301.4, levarlo β1 34.8, levava IIa 301.3, levaro I 75.5, III 13.4, levao I 110.1, levero (+4) IIa 123.1, 296.4, β1 34.11, levò (+8) III 30.19, 30.21, 30.25, levòsselo III 55.2, lovòssilli III 30.24, levasse III 27.19, levassero IIa 105.7, levata (+4) I 109.1, IIa68.2, 173.1, 307.3, levate (+5) IIa 98.6 (2 volte), III 16.1, 41.3, levati (+5) IIa 98.4.5, 160.1, III 48.8, levato (+6) IIa 2.2, 108.2, 294.3; 2. rifl. ‘alzarsi, sollevarsi’ se levero ad romore I 59.1, se levò in arme IIa 135.1, se levò ‘si alzò’ IIa 335.5.

levaturi agg. ‘levatòi’ III 38.2 ( ponti levaturi).leverine IIa 131.1, 153.1 (presopti et lardo, leverine et lingue et pulglii; cera, presucti, cra-

stati et leverine). Prob. da leggersi verrine con concrezione dell’articolo; cfr. DELI, s.v. vèrro ‘maschio del maiale’; in D’AMBRA, s.v. verrineja ‘seno della scrofa, panzetta’. Si veda anche LoiseDeRosa-FORMENTIN, s.v. verre. Potrebbe comunque trattarsi di ‘lepri’: cfr. D’ASCOLI s.v. lèpere ‘lepre’.

lì avv. ‘in quel luogo’ III 3.2. libberato vedi liberare.libbero vedi libero.Libera IIa 368.2 (fo cantata...la Libera me Domine per l’anima soa).liberale (+5) III 16.1, 25.1, IIa 134.5. liberare III 34.2, liberano IIa 40.4, liberò I 61.1, III 9.4, liberaro III 13.5, liberati IIa 40.9,

III 48.1, liberato III 14.3, 26.11, 34.5, libberato IIa 104.3. libero II 43.2, libbero II 39.2. libertà β2 237.21. libertatem IIa 17.5. libra ‘misura di peso’ II 30.4, IIa 70.4, 78.8, libre II 40.1, 45.1. librera ‘livrea’, ‘divisa’ IIa 117.1, librere β3 230.2; cfr. D’AMBRA, s.v. librera.libro (+12) I 1.1, II 1.1, III 1.1, libri IIa 388.1. licentia II 53.1, 19.10, β2 237.21. licito ‘lecito’ (+5) β2 237.14, II 53.5.6. lictera 1. ‘lettera, missiva’ (+14) III 48.17.18, IIa 64.1, lettere β2 244.2.3, lictere (+4) II 35

8, β1 35.5, β1 36.10; lectere I I 76.7; 2. ‘segno grafico, carattere’: una scriptura di lette-re hebree β2 244.12, lictere ‘parole’ IIa 170.3.

Apparati 226

licteralmente β3 196.11 (uno scolaro...fece uno sermone in laude de messere Galiaczo epi-scopo de Sessa, presente monsignore, et facto lo sermone monsignore nostro li respose licteralmente rengratiandolo de la virtù soa, et subbito se partìo).

licterarum II 52.6. licterato agg. ‘istruito’, ‘chi ha una vasta cultura letteraria’ IIa 134.2, β3 240.1 (homo licte-

rato); litterato IIa 56.1, licterata γ 147.1 (commedia...licterata), licterati IIa 361.2 (dui sermuni belli licterati).

lictere vedi lictera.liegiere IIa 7.1, liegieri IIa 5.1, 12.1, 286.1, legieri IIa 4.1 (cavalli legieri); ligeri IIa 324.1;

sempre nel sintagma cavalli l. ‘cavalleggeri’; vedi anche cavallo.lieni vedi legne.ligato IIa 17.3. ligeri vedi liegiere.ligua vedi lingua.limbo IIa 104.4. lingua 1. ‘sistema grammaticale e lessicale’: ligua β3 196.7 (l. greca), IIa 104.6 (l. brogale);

2. ‘organo muscolare’ est. ‘parola’ IIa 1442.1; ‘lingua di animale’: lingue IIa 131.1 (pre-sopti et lardo, leverine et lingue et pulglii et sopressate); in DELI, s.v. lìngua ‘lingua di animale, solitamente di bue o vitello, cotta per vivanda’; la più antica attestazione risali-rebbe in questo senso al 1872 (G. Mazzini).

linguagio β2 244.12. lionissam II 11.1. lista (+5) β2 237.6 (2 volte), IIa 250.3, liste β2 237.6 (2 volte).12. lite II 49.1, IIa 110.5. [*litigare] - (se) litigava IIa 105.3, 118.3. litterato vedi licterato.llà avv. (+35) IIa 26.4.5, 27.3, là (+28) I 51.1 (2 volte), 68.2. Vedi anche allà.llo II 20.12 i llo, IIa 22.1, I 96.6 co llo.llogiare vedi alloggiare.lloro IIa 104.5, 106.4 de ll., a ll. III 21.12. llui IIa 16.5, III 40.3 (a ll.).loco 1. sost. ‘luogo’ (+18) III 21.3, 28.10, 30.11, lochi β2 237.22, IIa 70.6, 333.1; 2. avv.

‘là’ I 5.4, 71.2, lloco I 93.7, 103.4. locotenente (+4) IIa 98.1, 258.2, β1 36.2, lochotenente IIa 199.1, Locumtenens II 30.7, locu-

tenente (+6) IIa 100.1, 103.1, β3 196.6, locutennente IIa 225.1, lucutenente IIa 184.1, 217.1, 259.1.

’lo(g)giare, ’logiare vedi alloggiare.logno agg. ‘lungo’ (+5) I 65.1, III 25.5, 46.4, longno IIa 105.8, longo β2 244.23, β1 34.11, β1

36.20, longna IIa 137.3, logna (+4) II 26.1, IIa 1442.1, 207.2, longa III 27.20. lombardi III 21.1. longa, longna, longno, longo vedi logno.lopini vedi lupini.lor, lore vedi loro.lori vedi loro.loro (+46) III 11.4, 14.3, 17.7, lor III 33.2, lore IIa 40.4.9, 54.1, lor(e) I 66.2, lori IIa 40.5. lucca III 51.9 (quilli che foro rocti passaro da la Torre de Francholisi con lo salvoconduc-

to del prencepe, dove li fo facta la lucca). Dal contesto sembrerebbe trattarsi di una pu-nizione inflitta ai vinti: cfr. GDLI, s.v. lecca ‘botta, ceffone’; D’ASCOLI, s.v. lecco ‘bur-

Glossario 227

la’; A. LEONE (a c. di), Il vocabolario siciliano-latino di L. Scobar, Palermo 1990, p. 52 s.v. burlari v. iu(c)cari ‘ludo-is’. Si consideri anche allùcco/a ‘strilli’, o locco, locca ‘sciocco’.

lucente I 86.7. lucutenente vedi locotenente.lui (+14) III 28.4, 28.27, 35.5. lulglio vedi iulio.lume ‘luce’ sempre nel sintagma a lume de candela (+19) IIa 53.1, 73.1, 92.1. luminaria ‘luminaria, ‘fiaccolata’ (+7) III 28.23, 52.3.5, luminarie IIa 52.1, β3 230.2. luminum II 52.2. luna β2 244.7 (2 volte). lunedì (+12) I 30.1, 68.1, β1 36.17 lunnedì (+7) I 4.1, 69.2, 85.8. lupini ‘voto o suffragio’ γ 149.1, 152.2, lopini γ 152.2; cfr. REZASCO, s.v. lupino: «i lupini

bianchi e neri si usavano nei partiti in cui non fosse ordinato, come accadeva altrove, che le fave fossero per il sì e i lupini per il no»; difatti, «in alcuni luoghi le fave appro-vavano, e i lupini riprovavano» (ID. s.v. fava); dal contesto tuttavia si evince che a Sessa era esattamente il contrario. Cfr. anche GDLI, s.v. lupino2 § 2 ‘seme di questa pianta, secco, colorato di bianco o nero, veniva introdotto nell’urna per le votazioni’.

lustra IIa 266.2. luterani IIa 55.1.

M

ma (+44) I 86.5, 97.14, IIa 78.6. macello sempre nel sintagma la porta de macello: (+8) IIa 101.1 (2 volte), 103.1 etc., me-

cello II 33.1. maczo vedi marczo.madamma (+4) I 43.1, III 24.3, IIa 332.1, ma(d)damma (+19) 18.1, 19.1, 21.1. Maestà, Maenstà vedi Maiestà.maestro IIa 269.2 (maestro in thelogia).magaczeo ‘magazzino’ IIa 265.3, 293.2, magaczei IIa 76.1, magazeii I 90.6; cfr. ANDREOLI,

s.v. magazzeno.magazenero IIa 301.4 (lo magazenero de dicta tassa de grano).maggio vedi magio.maggior vedi magiore.magiare vedi magnare.Magiestà vedi Maestà.’magio ‘omaggio’ (iurare ’m.) I 88.9, 90.1, (rende il m.) I 89.6. magio ‘maggio’ (+75) I 92.2, 95.5.9, maio III 23.3, 50.1, maggio β2 206.1, β2 244.3. magiore, maggior, magior vedi maiore.magnanimo IIa 135.2. magnare (+5) IIa 57.4, 128.5, 199.2, 269.1, magniare IIa 164.1, mangiare III 48.25, magia-

re III 48.17, 51.3, mangna II 8.1, magnao IIa 156.1, magnò IIa 156.2, mangnaro I 103.2, mangnero II 6.5, magnero IIa 197.3, magnavano III 47.2, IIa 5.1, 104.2, mangiavano I 99.3, magnati IIa 320.1.

magnifico (+12) IIa 340.1, 341.2, 345.1, magnifica β2 237.13. 21.magnitudo IIa 17.5. magnopere IIa 17.5.

Apparati 228

mai (+16) I 98.4, 42.1, IIa 85.8, may I 103.2. maierdomo I 33.2. Maiestà (+12) II 37.2, IIa 80.2, 113.1, Magiestà III 30.7, Maestà β1 35.5, IIa 57.5, Maenstà

II 37.4, M(aie)stà (+38) IIa 79.3, 79.6, 80.2, Maystà I 102.1. maio vedi magio.maiore (+22) I 71.2, IIa 60.4, 98.4, magiore (+8) III 14.5, 34.11, β2 237.14, (cammerero m.)

II 35.12, magior II 20.11, maggior (+2) β2 244.15.17, maioris II 11.1, mayore I 86.6, II 41.1.

mal, mala, mali vedi male.malanconia III 35.4. malati I 78.6, IIa 180.2. male (+23) 1. agg. ‘cattivo’: I 97.12, IIa 57.1, 295.1, mal I 103.1, III 35.3, mala ‘cattiva’

(+5) II 20.14, 219.1, 252.2, malo III 25.5 (la gabella de malo dinaro), mali IIa 68.2; 2. avv. ‘in modo non buono’ male IIa 58.2, 74.1, 218.2, 316.1; nella locuzione voler male:III 13.4 (fo multo male voluto), IIa 248.1 (ogniuno li voleva male), IIa 252.3 (li voleva m.), IIa 258.3 (li volevano m.) etc.; mal III 27.8; 3. sost. ‘ciò che è cattivo’ II 35.2.9.12, IIa 26.5, 209.2, 218.2, III 33.2; ‘sventura’ I 88.9 (iuraro ’magio et essere ad uno male);mali ‘danni’ IIa 214.4, ‘malattie, sofferenze’ I 86.6.

malicia III 41.8. maligno III 35.5. malis II 52.3. malissimo agg. IIa 218.3 (m. tempo), malissime I 106.1 (m. nature).mana vedi mano.[*manchare] - mancha IIa 8.3, manchò III 39.4, manchanno II 30.4, mancherrà II 30.2. mancho avv. sempre nel sintagma né mancho ‘neppure’ (+6) IIa 2.12, 35.7, 209.1. mancino IIa 306.1 (se chiamava lo mancino de Capua). mandare (+8) IIa 2.2, 184.1, 209.2, mandar IIa 4.2, mandarle β2 237.6, mandava I 13.1,

mandavano IIa 301.3.4, mandò (+36) II 49.5, III 48.5, 51.11, mandao (+5) IIa 19.2, 52.2, 316.1, mandolle I 83.2, mandorno III 47.7, mandero (+7) IIa 40.6, 62.2, 323.1, mandas-se β1 35.5, mandati (+6) I 78.1, III 26.10, IIa 2.2, mandato (+12) I 56.1, IIa 57.5, 80.2, mandato sost. (+4) III 30.14, IIa 179.1, 181.1; plur. mandati IIa 296.2.

mandese ‘mannese, carpentiere, falegname’ II 45.2, IIa 107.7, 125.2, mannese II 40.1, plur. mandisi IIa 125.2; cfr. D’ASCOLi, s.v. mannese; in D’AMBRA, invece, s.v. mannese, ‘fa-legname di carri’, ‘carraio’.

manera (+9) II 20.14, 23.1, 26.1. mangiare, mangiavano vedi magnare.mangna, mangnaro, mangnero vedi magnare.manifestare β2 244.24. manifesto agg. β2 244.24, manifesta β2 237.3, III 58.9. manna ‘cibo che, secondo la Bibbia, piovve dal cielo sugli ebrei che attraversarono il deser-

to’ β2 244.9. mannese vedi mandese.mano (+35) locuz. per mano de ‘ad opera di’ I 47.2, 77.5, 78.10, 82.1 etc.; de mano de III

13.6, per forcza de bactalglie/a de mano I 95.10.12, se mectevano in mano ‘si conse-gnavano alla mercé’ IIa 80.2; plur. le mano I 53.2, doe mano IIa 16.2, mani (+6) II 35.11, IIa 101.5, 104.8, mana III 19.4; i mmano IIa 128.11.

mansit II 5.1. manstro vedi mastro.

Glossario 229

[*mantenere] - impf. mantenia III 26.14, manteniva IIa 138.2, mantenne III 27.3, mantenìoIIa 60.3, mantenelo III 36.1, manteneo III 12.6, mantegna IIa 207.2, β3 240. 2, mantengaβ3 230. 5.

mantra (+4) IIa 162.1 (2 volte), 162.2, 222.1 (fo facta la mantra de le bestie che se admac-zano); cfr. GDLI, s.v. mandra2 ‘luogo in cui si rinchiudono gli animali domestici; stalla, recinto’.

mantuano II 21.5. [*maravigliare] - maravigliò IIa 239.3. [*marchare] - marchano IIa 320.1 (ène ordine de li soperiori che havessero pagati ongni

cosa nanti che marchano) rif. ai soldati.marchese (+28) IIa 26.4, 27.2, III 24.3. marcziulli ‘grano marzuolo’ IIa 47.4 (li grani et fave et altri marcziulli stavano boni); cfr.

ANDREOLI, s.v. marzullo; GDLI, s.v. marzuòlo agg. e sost ‘che si semina nel mese di marzo o al principio della primavera (un cereale, un legume)’.

marczo (+45) I 75.6.7, 1, II 6.1, marcii II 37.1, 5.1, 9.1, marzo I 81.2, β1 36.24. mare (+20) I 6.1, IIa 61.1, III 57.13, maro (+13) II 17.1, IIa 27.2, III 27.12, in alti mari IIa

178.1. mareviczo ‘tordo’ IIa 78.7, marivicci IIa 78.6; cfr. ANDREOLI, s.v. marvizzo.mari vedi mare.marina (+13) ‘tratto costiero’ IIa 26.3, 27.4 (2 volte). marinari I 97.8, IIa 110.5. maritaczio ‘maritaggio’, ‘dote che si dà alle giovani che devono prender marito’ IIa 81.1;

cfr. D’ASCOLI, s.v. maretaggio.maritarse III 34.1, maritao IIa 332.1, maritò III 26.13, maritata I 35.1, 40.1. marito (+7) III 23.1, 27.1, 35.1. marivicci vedi mareviczo. marmola agg. ‘di marmo’ IIa 347.1, 356.1 (preta marmola), sost. marmora ‘marmo’ (+4) II

45.1, 60.1, 105.8, marmoro II 40.1, plur. marmole IIa 335.7; cfr. Ferraiolo-COLUCCIA,s.v. marmola e bibliografia.

maro vedi mare.martedì (+18) I 69.3, II 6.3, 59.3. martii β2 237.24. martirii ‘martìrii’ β2 244.11. marzo vedi marczo.mascolo ‘maschio’ (+15) I 18.1, 20.1, 21.1, mascoli (+4) IIa 261.3, 348.1, III 24.1, 24.2. massa I 107.1 (Santa Lucia de Cellole et Santo Angelo de lo Lauro et Santo Ioanni de la

Docia, quale erano in massa et annesso con lo capitolo), IIa 201.1 (llà fo facta tucta la massa de li soldati); cfr. GDLI, s.v. massa1 § 17 ‘grossa concentrazione di truppe radu-nate in una determinata località’; locuz. fare massa ‘radunare le truppe in un luogo’.

massaria ‘masseria, podere’ IIa 195.1, III 51.1. mastradactia vedi mastrodactia.mastro (+41) ‘maestro’; 1. ‘titolo di chi esercita un’arte, un mestiere’: es. mastro Francisco

IIa 167.2, mastro Conforto IIa167.2, mastro Czucca IIa 219.2, 221.2 etc.; mastro de la preta ‘scalpellino’ IIa 137.4, mastro de orologi II 48.1, mastro iusticiero III 26.10, ma-stro portholano/portholanato IIa 18.4, 167.2, 186.3 etc., mastro de scola IIa 60.2 etc., mastri de scola II 54.5 (2 volte), IIa 170.5 etc., mastro de ecclesia IIa 234.1, mastro de campo ‘ufficiale al quale era affidato il comando di un reggimento’ β1 36.24.25 (2 vol-

Apparati 230

te).26, manstro I 106.4 (m. de campo), mastri (+27) II 51.2, IIa 81.1, mastri mandisi IIa125.1.

mastrodactia III 34.8, mastradactia IIa 337.1.4; ‘mastrodattia’, ‘ufficio del mastro d’atti’ ovvero in Napoli, dell’attuario: cfr. REZASCO, s.v. mastrodattia.

materia ‘argomento del discorso’ IIa 129.2, 137.3. matina (+38) II 20.5, 21.6, 24.2, matino I 19.1, IIa 216.2. matre (+14) I 51.1, 74.4, 45.3; la matre ecclesia III 8.2, 13.2, 15.2; la Santa Matre Ecclesia

‘la Chiesa rispetto a tutti i fedeli’ I 102.3; secondo il DELI, s.v. màdre, l’esempio più antico di madre Chiesa risalirebbe al 1584 (A. Grazzini). Da retrodatare.

matrimonio III 17.2, IIa 261.2 (2 volte). maturius II 52.6. maxima avv. ‘massimamente’, ‘soprattutto’ (+11) I 93.7, IIa 26.3, 98.7, maxime (+3) III

32.5.may vedi mai.mayore vedi maiore.Maystà vedi Maiestà.me (+13) II 28.1, III 30.9 (2 volte), 30.24, mi III 30.7. mecatancia ‘mercatanzia’, ‘mercatura’ IIa 76.1 (fare magaczei et mecatancia de grano); lo-

cuz. fare m. ‘mercatare’: cfr. REZASCO, s.v. mercatanzia § III. mecello vedi macello.mectere (+17) IIa 20.1, 31.4, III 19.5, mettere III 30.5, inf. apoc. mecte IIa 13.1 (mecte cam-

po), mectea IIa 301.4, mecteva IIa 37.1, 224.3, mectevano IIa 80.2, mettevano I 66.2, messero (+5) I 104.1, 106.2, IIa 296.4, β1 34.3, III 55.3, messe ‘mise’ II 60.1, IIa (+17) 13.1, 20.2, 27.3, mectessero IIa 28.4, mectendose β3 196.5, messa (+12), messe (+19) II 60.1, III 40.3, 79.5, messo IIa 356.1, misso (+9) IIa 13.1, 23.7, 85.7, missi (+8) IIa 28.5, 58.1.2.

meczanocte I 7.1, 49.1, 78.1, meczanotte IIa 71.1. meczo (+31) II 30.2.3, 40.1, mecza (+8) IIa 60.1, 78.4, III 39.2, mecze II 37.2, meczi IIa 4.2,

meso β2 237.4, mezo β3 229.1, β2 237.19, β2 244.12. meczogiorno I 86.7. [*meddicare] ‘medicare’: me(d)dica II 54.4. me(d)dico vedi medico.medecina (+4) IIa 50.1, 60.1, 361.1, β3 232.1. medesimo (+11) I 64.3, III 28.22, IIa 17.1, medesmo β2 244.12, medesima I 86.10, IIa 266.1,

medesime β2 237.19, medesme β2 237.20, medesimi IIa 104.7. medico (+29) II 51.1, 54.2, IIa 48.1, me(d)dico (+5) II 54.4.12, IIa 58.4, medicho IIa 125.1,

medici I 37.2, IIa 77.1, III 32.13. meditatione II 52.6. meglio (+6) III 21.6, 28.20, 41.7. megliore IIa 71.2, megliuri III 21.7. mei vedi mio.mèle ‘miele’ III 30.10. membro 1. ‘organo genitale maschile’: IIa 25.2; 2. ‘parte di un complesso architettonico di

una casa o abitazione; stanza, locale’: membri IIa 162.4, 335.1, 335.4. memoria II 53.2, IIa 102.1, III 33.2. memoriale IIa 315.2. menare ‘portare’ IIa 110.5 , mena I 104.2. menestra IIa 78.4.

Glossario 231

menistri IIa 119.1. meno III 51.3, 140.1 (né meno).mensis (+12) II 11.1, 15.1, 16.1. mente IIa 170.4. mentre III 12.6. mercante IIa 271.4, merchante IIa 271.1, mercanti I 103.7. merchancia IIa 61.2, merchanciee IIa 2.11. merchato (+34) 1. ‘mercato’ IIa 58.1, 66.5, 94.4 etc.; 2. ‘magistrato a cui nei giorni di fiera

è affidata la giurisdizione di tutte le controversie che potessero sorgere in occasione del-la stessa fiera’: lo capitanio de/lo capitanio de la bandiera de lo mercato IIa 239.1, 312.1, capitanio del merchato IIa 18.3, 21.3, 23.4, 29.3, 30.4, 107.2, 109.1, 128.9 etc.,merchato IIa 224.1 (capitanio del merchato idest la bannera): cfr. GDLI, s.v. mercato1,§ 2.

mercludì vedi mercudì.mercho ‘marchio con cui si contrassegnano gli animali di uno stesso armento o gregge’,

‘marchio’ IIa 286.2 < fr. merc; cfr. D’ASCOLI e ANDREOLI, s.v. mèrca. Si veda anche C.MERLO, Fonologia del dialetto di Sora..., cit., p. 137 e ivi, n. 5 per le attestazioni di que-sto gallicismo in Italia meridionale.

mercodì vedi mercudì.mercore ‘mercoledì’ β2 206.2; cfr. GDLI, s.v. mercore. Vedi anche giobia.mercudì ‘mercoledì’ (+9) I 18.1, 23.1, IIa 26.1, mercludì II 6.4, mercodì I 70.2. meridiem II 11.1. [*meritare] - meritava IIa 214.4. merito III 35.3. meruli ‘merli’, ‘ciascuno dei tratti di muro regolarmente intervallati, elevantisi sul parapetto

in cima alle antiche fortificazioni’ II 24.1 (meruli del castello) < MERULUM; cfr. DELI, s.v. mèrlo2.

mese (+262) IIa 12.1, 13.1, 14.1, mesi I 44.2, β2 237.1, misi (+13) I 24.1, 25.9, 28.2. meso vedi meczo.messa sost. ‘méssa’ (+21) I 48.25, 88.9, 98.3. Messia β2 244.5. mettere vedi mectere.mezo vedi meczo.mi vedi me.miglia vedi miglio. migliare ‘migliaia’ I 93.7. miglio ‘unità di misura’ (+5) I 97.5, 16.6, IIa 128.7, miglia (+6) III 38.1, 50.2.5, milglia IIa

40.1, 176.1, milia (+9) II 13.2, 20.10. miglio ‘erba delle Graminacee, panico’ β2 237.22.23. milgle vedi mille.milglia, milia vedi miglio.milioni III 48.28. mille (+36) II 39.1, 43.1, 46.2, milgle IIa 143.1.2, millgle IIa 140.1, milli (+4) IIa 17.3, 350.2,

360.1, milleseptecento II 21.7. millesimo III 32.1, 37.1. millgle vedi mille.milli vedi mille.ministeriorum II 52.4.

Apparati 232

[*ministrare] - ministrati IIa 31.4, ministratore IIa 25.2. ministros II 52.4. minore agg, β2 237.4, III 9.4, minuri III 25.10 (ordene de le sore de minuri).minuta agg. β2 244.7. mio (+5) β2 244.19, β1 36.7, III 31.7, mei IIa 388.1, mia IIa 102.1, 1442.1, III 30.7. mirabile (+5) II 50.1, IIa 113.2, 130.6. miracolo I 78.3.4, miracoli (+4) β2 40.12.17, β2 244.23, miraculi (+6) I 86.4 (2 volte).6, IIa

40.2.miraglia ib. ‘ammiraglio’ (+7) III 13.6, 14.5, 25.5, admiraglia III 30.2.21, almiralglio I

84.6, amiraglia III 44.1, admirante ‘ammirante’ III 27.1; cfr. G. L. BECCARIA, Spagnolo e Spagnoli in Italia..., cit., pp. 77-8; cfr. cat. almirall ‘capo supremo di armata’; REZASCO, s.v. ammiraglio, ammirante, almiraglio. Vedi anche s.v. nonte

miragliato ‘ammiragliato’ III 43.2. mirìo vedi morire.miserabile β2 237.4. misericordia I 66.2, IIa 40.12. misericordiam II 7.1, IIa 102.2. miserie β2 237.3. missere (+14) IIa 4.3, 38.1, 53.1, missire IIa 226.1, m(issere) (+374) IIa 32.2, 37.2 (2 volte). missinisi ‘messinesi’ I 93.10. misso sost. ‘messaggero’ β1 35.3.misterio ‘cerimonia religiosa cattolica’, ‘dramma religioso, corrispondente alla sacra rap-

presentazione’ IIa 104.6, misteri IIa 104.2, misterii (+4) IIa 57.4, 104.1, 126.1.2 (proces-sione con multi belli misterii); cfr. GDLI, s.v. mistéro1 § 9 ‘sacra rappresentazione tea-trale che veniva eseguita in Chiesa o in altri luoghi pubblici all’aperto a completamento dell’ufficio liturgico’; cfr. DELI, s.v. mistéro.

mità ‘metà’ II 53.5 (2 volte). mitria ‘mitra’, ‘ornamento del capo de’ vescovi’ β3 196.8; cfr. ANDREOLI, s.v. mitria.mmano vedi mano.mmodo vedi modo.mmulte vedi multo.mo’ ‘ora’ (+6) I 108.2, II 30.2, β1 36.19; cfr. D’ASCOLI, s.v. mo’.mo(b)bile ‘beni mobili, gioielli, oggetti preziosi’ II 54.7; cfr. GDLI, s.v mobile2.moccaturo ‘fazzoletto’ I 5.2; cfr. ANDREOLI, s.v. muccaturo.moderatione β2 237.23. modis II 52.6.modo (+32) III 26.1, 30.7, 32.5, modi IIa 17.3, mmodo IIa 100.2. mogliere (+33) I 14.1, IIa 102.1, 166.1, molgliere I 85.8, IIa 30.7, mongliere (+8) II 21.8, III

10.1, 17.6, mugliere I 45.1, monglie III 10.2, moglie (+10) III 17.5, 24.3 (2 volte), mo-glia IIa 366.1; cfr. D’ASCOLI, s.v. mugliera.

molari IIa 123.1 (alli molari de Balogno); cfr. DELI, s.v. molàre ‘relativo a mola, macina’. molestato IIa 367.2. molgliere vedi mogliere. moline ‘mulini’ II 46.1. molo (+13) IIa 27.4, III 25.5, 48.29. molta, molte, molti vedi multo.monacha III 17.1, monache (+6) I 26.1, 110.1, IIa 20.1, moneche IIa 20.1 (2 volte), monaci I

110.1, IIa 348.1.

Glossario 233

monasterio (+5) II 15.1, IIa 16.6, 20.1, monesterio IIa 20.1, 364.1, monasterii (+11) I 103.7, IIa 181.1.2.

mondo vedi mundo.moneche vedi monacha.monesterio vedi monasterio.moneta (+13) II 30.2 (2 volte), IIa 319.1, monete II 28.1, 30.4, 299.1. monglie, mongliere vedi mogliere.monicione ‘munizione’ I 65.1, monitione III 48.17. Monimentum IIa 347.2. monitione vedi monicione. monsignore (+31) β3 196.9 (3 volte), monsignor I 91.1, 93.13. monstrar IIa 214.4, mostrava III 12.4, monstrò β3 230.3, mostrò I 92.2, III 26.1, mostrando-

li IIa 118.2. montagna I 59.1, 28.9, IIa 118.3, montangna II 48.22, IIa 110.1, 348.2, montangne IIa 180.1. montangnola IIa 40.1. [*montare] 1. ‘salire’: montava IIa 360.2; 2. ‘ammontare’: montò III 35.7. monte (+17) III 51.4, 56.9.10. morandoce vedi murare.morbo β2 237.3. morchato vedi imborcato.morcze vedi morire. morello ‘cavallo dal mantello morello’: uno cavallo morello IIa 128.9, 128.14; ‘tipo di man-

tello equino in cui i peli sono di colore scuro, quasi nero’; cfr. DELI, morello s.v. mòro.morìa I 52.3, II 19.7.8. morire tr. e intr. (+8) III 29.1, 30.16, moreno ‘muoiono’ β2 237.3, se moria (+4) II 34.3, III

27.20, 32.12, se moriano (+5) II 19.6, 32.1, 36.2, IIa 78.5, morivano I 78.6, morì (+15) III 10.1.4, 13.2, se morìo (+31) I 78.9, 79.1 (2 volte), mirìo I 87.4, se morcze (+6) II 14.1, morcze II 18.2, 31.1, morse (+10) III 10.5.6, 11.6, morxe III 30.12, morze β3203.1, morsero β1 34.11, morta (+7) I 12.1, IIa 13.1, III 26.14, morti (+17) I 29.1, III 30.17.20, morte (+23) I 1.1, II 12.3, III 11.1, morto (+30) II 18.2, III 10.5, 19.7, morisseIII 27.1. Per la costruzione transitiva del verbo, cfr. § V.4.3.

moro ‘saraceno, musulmano’ I 73.1. morse, morsero vedi morire. mortali ‘mortai’ I 48.3; ‘pezzo di artiglieria a bocca da fuoco corta e a traiettoria molto cur-

va, per battere obiettivi defilati’: cfr. DELI, s.v. mortàio; la più antica attestazione del plur. mortari è av. 1502 (Fr. Martini).

mortalis II 13.2. mortelle ‘mirti’ IIa 99.1 (2 volte).2; cfr. DELI, s.v. mortélla.mortui II 13.2. mortuus II 7.1, 11.1. morxe vedi morire. mostra ‘rassegna d’un esercito, d’un corpo di soldati, per riconoscene il numero,

l’armamento’ (+10) IIa 7.1 (2 volte), 11.1 (per lo più nel sintagma fare la mostra). Cfr. GDLI, s.v.

mostrandoli, mostrò, mostrava vedi monstrar.motivo IIa 182.3, motivi IIa 28.6. movere IIa 110.9, muove β2 244.17, mosse I 54.1, IIa 165.2, mossa β2 244.15, III 35.1, mosso

III 34.2, 43.4.

Apparati 234

moya ‘moggio, misura nostrale de’ terreni’; ‘unità di misura di capacità per aridi’ II 53.2, IIa 43.1; cfr. D’AMBRA, moja s.v. muojo e DELI, s.v. mòggio.

muczo ‘ragazzo’, ‘garzone’ III 28.18, muczi II 35.1; cfr. D’ASCOLI, s.v. muzzo ‘giovine ser-vitore, mozzo (di stalla etc.) < sp. mozo.

mugliere vedi mogliere.mula IIa 196.2, muli (+4) IIa 134.1, 313.3, 319.1, mule I 5.3. multo (+36) IIa 80.4.6, 86.7, multa (+11) I 78.11, II 31.4, 28.3, molta β2 206.2, multe (+40)

I 86.6, III 8.1, 57.9, mmulte III 1.1, molte II 20.9, III 25.5, multi (+94) IIa 2.4.11 (2 vol-te), molti (+4) β2 206.2.5, β2 244.21, multiis II 11.2.

mundani III 32.13. mundo III 32.4.11, mundi II 12.3, mondo β2 244.13.24 (2 volte). murare (+4) III 43.6, IIa 50.1, 170.3, murava II 51.1, murasse IIa 360.2, murata IIa 248.1,

377.1, murati IIa 345.1, murato IIa 28.5, 248.1, morandoce II 46.1 (fo dalli hommini de la Roccha de Monfino innovato in la accqua de Fontanafreda che decorre alle moline de la cità de Sessa, morandoce et oppilandoce).

muratore IIa 377.1, muraturi IIa 344.1. murinari ‘mugnai’ II 33.3 (2 volte) < lat. tardo MOLINARIUM; cfr. DeJennaro-CORTI, s.v.

mulinaro; cfr. D’ASCOLI, s.v. mulinaro.muro (+6) III 32.5, IIa 69.2, 365.1, mure (+4) I 55.1, IIa 28.4, 248.1, mur(e) (+4) I 92.2, III

19.5, 43.6, mura (+5) III 10.2, 19.5, 49.2. musiche I 96.1. [*musurare] - musurao IIa 43.1. muto agg. III 24.3, muta II 54.8, muti IIa 40.17.[*mutare] - mutò III 47.6. muto sost. ‘motto’ III 32.3; cfr. D’AMBRA, D’ASCOLI, s.v. mutto ’arguzia’.

N

’nanci,’ nanczi, ’nanti, ’nante vedi innanti.napolitano (+5) IIa 74.1, 124.1, III 37.4, napulitano (+4) I 93.10, 95.8, IIa 243.1, nopolitano

I 106.1, napoletani β3 230.3.4, napolitani (+9) I 86.4, IIa 80.2.3, napulitani (+7) β134.3.7, β1 35.4, napulitana I 48.3 (una bombarda chiamata la napulitana).

narrare (+5) IIa 110.8, 113.2, III 59.5, narrano β2 244.5. nascere γ 149.1, β2 237.3, nacque III 17.2, β2 244.3, nascette II 47.1, na(s)seo I 36.2, nas-

seo I 30.1, nascendo β2 244.7, nato I 48.4, 83.1, III 17.3. nascimento β2 244.9.13. nascondere β2 237.6, nasconea II 33.3, nascosero III 46.3. nascoso agg. ‘nascosto’ III 28.2, noscosto IIa 301.3. na(s)seo vedi nascere. Natale (+6) II 19.1, IIa 205.1, III 55.4. natare vedi notare.natività (+8) II 2.1, 58.1.2. natura 1. ‘apparato genitale femminile’ I 5.2; cfr. ANDREOLI, s.v. e GDLI, s.v. natura26; 2.

‘natura’ β2 244.4; 3; ‘indole, carattere’: plur. nature I 106.1. naturale III 7.6, 30.10. nave (+11) III 35.4 (2 volte), 35.5, nava I 49.1, navi (+17) II 20.11, 21.2, IIa 14.2; nave del

viscopato ‘navata’ IIa 39.1.

Glossario 235

navicella sost. f. ‘vassoio simile a piccola nave, in cui si conserva l’incenso’ II 16.2; cfr. GDLI, s.v. navicella1.

navigare III 38.4, naviganno III 39.1. navillie ‘imbarcazioni’ III 21.10. ’nce ‘ci’ III 27.20, 30.23. ’nde vedi ne.ne pron. (+187) II 19.1, IIa 13.2, 19.2, n’ β2 206.4, IIa 140.1, no ‘ne’ II 35.10 (se no potesse

andare), ’nde I 43.2. nebbia I 104.2. nec II 52.8. necessario (+7) IIa 28.2 (2 volte).4, necessaro II 35.7, necessaria β2 237.7. nectare ‘nettare’, ‘pulire’ IIa 99.5. negociare (+4) IIa 105.9, 112.3, 208.2, negotiare β1 34.12. negro vedi nigro.nemico, nemici vedi inimicho.nente vedi niente.nepote (+11) III 21.1, 25.7, 26.5. nessciuno (+8) I 95.2, II 19.6, 37.4, IIa 78.2, nesciuno ‘nessuno’ (+9) IIa 2.5, 11.4, 85.5,

nessiuno II 35.9, nesciuna (+9) II 35.5, 54.15, IIa 78.4, nessciuna IIa 116.1. neve IIa 44.2. niente (+15) II 22.1, IIa 27.2, 37.3, nente γ 149.3. nigro agg. ‘nero’ IIa 16.4, negro IIa 128.14, nigri I 92.3. no γ 152.2, IIa 302.1. [*nobelitare] - nobelitò III 26.2. nobile (+5) IIa 234.1, 353.3 (2 volte), nnobbile I 97.6. nocte (+54) IIa 28.5.6, III 27.12, noctem II 5.1. nocze III 35.1. noi (+8) III 27.16, β2 244.2.24, nui (+5) I 107.3, IIa 26.3, 40.12, III 27.7, 41.7. nolito ‘nolo’ IIa 271.2, riferito all’interesse restituito su una somma di denaro dato in presti-

to (Et se ne pagareno de nolito duicento scuti per uno anno); cfr. REZASCO, nolito s.v.nolo; cfr. anche ANDREOLI, s.v. nòleto.

nome (+47) I 18.1, 27.1, 28.1, nomo IIa 128.17, III 32.1, nomi IIa 286.2. nominato β3 196.11, IIa 243.1. nomine vedi nommine.[*nomminare] - nomminata (+5) I 10.1, 54.1, 78.6, nomminati I 13.1, 106.4, nomminato

(+30) I 84.6, 85.6.7. nomminatur IIa 315.2. nommine (+14) I 16.2, 21.1, 22.1, nomine (+16) I 40.1, 42.1, 48.1, 53.1. Usato sempre nel

sintagma nommine/nomine + nome proprio (es. nomine Ciarlo Pagano).nomo vedi nome.non (+288) II 19.4, 19.6.8; con consonante finale assimilata alla consonante iniziale della

parola successiva: no. fo IIa 119.5, no. le IIa 170.4. [*nonciare] ‘nunziare’: nonciando β2 244.5. nono agg. numer. ord. III 24.2, nona III 18.3; 2. sost. f. ‘quarta delle ore canoniche minori;

ufficio canonico che si recita a tale ora’ IIa 102.1, 247.3 (ad hora de nona): cfr. DELI, s.v. nòno.

nonte ? III 59.3 (lo prencepe de Rossano...passando per la Rocca de Monfino...facea grida-re «Rainero et Raniero!» per amore portava al duca Ioanni; che dicto Rainero era †la

Apparati 236

nonte† de re Rainero, patre del dicto duca Ioanni de Angioia). Il passo è alquanto criti-co, in quanto la crux si inserisce a sua volta in un sintagma (dicto Rainero era †la non-te† de re Rainero) in cui la ripetizione meccanica di Rainero (in luogo di prencepe) èverosimilmente frutto di un saut du même aut même provocato da dicto. Come acuta-mente suggerisce il prof. F. Senatore, che qui si ringrazia, la crux potrebbe celare dun-que l’incomprensione della lezione ‘almirante’, vale a dire del titolo di grande ammira-glio, uno dei sette uffici del regno, conferito al principe di Rossano e confermato da Giovanni d’Angiò; il risultato del duplice emendamento sarebbe dunque «ch(e) dicto prencepe era l’amirante d(e) re Rainero, patre del dicto duca Ioanni de Angioia». Se dunque la congettura è giusta, si può aggiungere che probabilmente la lezione fraintesa dal copista doveva presentarsi, oltre che ovviamente compendiata, con discrezione dell’articolo (la mirante): si veda qui, sempre nel terzo libro, admirante, s.v. miraglia.

nopolitano vedi napolitano.normanni III 7.2.3. noscosto vedi nascoso.nostro (+54) I 107.1, IIa 52.1, 128.1, nostra (+5) IIa 27.4, 247.3, β3 240.2, β2 244.2, nostre

(+5) IIa 181.3, 193.1, 198.1, nostri (+9) IIa 13.1, β2 244. 21, 296.2, nostri III 58.9. nota sost. β2 237.6 (dicta lista et n.), note β2 237.6 (2 volte).12 (dicte liste et n.).notare IIa 2.1 (havesse da dare et notare tucte bestiame), notata IIa 136.2, notato IIa 239.3. notare sost. ‘notaio’ (+26) II 53.8 (2 volte).14, notar IIa 360.1, natare IIa 65.1, 97.2, notario

IIa 341.1. [*notificare] - notifica β2 237.13. notitia β2 237.6 (2 volte), β2 244.3, noticia IIa 115.2. noto agg. ‘conosciuto’ IIa 40.1. nova (+41) sost. ‘notizia’ I 48.4, 86.2, 87.2, 94.1 etc., la nove I 87.1, plur. nove III 19.7,

28.22. novanta IIa 213.3, 362.17, β2 237.20. nove (+9) num. IIa 70.4, 71.3, 78.8. nove vedi novo. novebro vedi novembro.novecento IIa 82.1. novembro (+27) II 41.1, 49.1, IIa 48.1, novembo IIa 101.2, novebro III 57.16. novo agg. (+42) IIa 28.5, 33.2, 91.1 etc., la porta nove IIa 365.1; agg. plur. IIa 162.3, 299.1;

agg. m. plur. novi III 30.16. nui vedi noi.nulli II 52.9.nullique II 52.9. nullis II 52.7. nullo agg. e pron. ‘nessuno’ (+11) I 46.2, 53.6, 66.2. nullus II 52.7. nummero II 30.4, III 21.5, 30.17. nuncio IIa 364.1. nuovamente β2 244.2.

O

o cong. (+14) IIa 69.2 (3 volte). ’o pron. ‘lo’ I 95.12 (et ’o pilgliaro lo Castello dell’Ovo).

Glossario 237

obedientia β2 244.15. obedientissimo IIa 69.2. obedire IIa 296.2, obediranno β2 244.20. [*obscurare] - obscurò β2 244.7, III 26.16. obscurità β2 244.7. obscuro vedi oscuro.obsedione ‘assedio’ IIa 14.1. observacione ‘osservanza, ubbidienza’ III 17.2. observare II 30.6, β2 237.15.19. obstinatis II 52.7. hoc II 54.4, IIa 283.1. occasum II 5.1. occhi vedi ochio.occide(n)te IIa 266.1 (2 volte). [*occidere] - occise III 14.5, occisi β2 244.15. occisione I 56.2, 103.6. occolencze ‘accoglienze’ IIa 156.2, accoglenze β3 196.11. [*occopare] ‘occupare’: occopato III 17.4. occordio vedi adcordo.occordò vedi accordare.[*occorrere] ‘essere necessario’: occorre β2 237.20, occorsero IIa 105.4, occureno β1 36.2. ochio III 14.2, occhi β2 244. 4. octanta IIa 27.5, 360.1, III 58.4, octantadui IIa 111.1. octantamilia III 28.24. octavo num. ord. III 24.2, octava γ 146.1 (2 volte), IIa 58.1. octenere I 107.3, octenne III 17.5. octo (+28) I 91.5, 94.3, 95.3. octobro (+48) II 52.1, IIa 70.7, 80.1, octombris II 16.3, β2 237.16, octombro (+12) IIa 70.4,

72.1, 73.1, octrufo IIa 15.1, β3 229.1, ottobro IIa 74.1, 191.1, 364.1; cfr. Ferraiolo-COLUCCIA, s.v. ottufro (e relativa bibliografia), LupoDeSpechio-COMPAGNA, s.v. octu-fro.

octocento I 93.21, IIa 28.7, 31.2. octocentomilia III 28.1. octombro, octombris vedi octobro.octrufo vedi octobro.ocze vedi oncze.[*odiare] - odiavano III 26.15. odioso IIa 69.2. offendibile IIa 116.1. offici vedi officio.officiale sost. (+16) II 46.2, IIa 98.1, 99.1, officiali (+38) IIa 18.1, 21.3.12. officio (+5) IIa 220.1, 234.1, 294.3, offitio β1 36.5, officii (+10) I 102.3, IIa 100.4, 220.1, of-

fici IIa 239.2. hogi ‘oggi’ III 3.3, 21.3, IIa 295.1. oglio ‘olio’ (+19) IIa 44.3, 45.1, 47.3, olglio IIa 285.1. ogni (+38) IIa 40.4, III 38.4.5, ongni (+8) II 32.1, 36.2, III 27.17, onne I 52.3, 68.2. ogniuno pron. indef. (+11) IIa 6.4, 85.4, 320.1, ognuno β3 229.3, III 58.12, onneuno I 67.2,

(cfr. Ferraiolo-COLUCCIA, s.v. onneuno), ogniuna IIa 126.2, ongniuni de lloro IIa 104.5.

Apparati 238

olglio vedi oglio.oliva IIa 218.1, olive (+7) II 19.5, 26.2, IIa 44.3. oltra III 21.6 (passagio de oltra mare).omicidiale agg. ‘disposto all’assassinio’ IIa 164.1; cfr. GDLI, s.v. omicidiale.hommo, hommini vedi homo. omne II 52.2, 52.2, omnes (+4) II 5.2, 52.3.6, omnibus II 52.2.4. omnipotente β2 244.17. homo (+39) IIa 30.8, III 28.17.20, hommo IIa 199.2, homeni β3 196.6 (2 volte), homini (+13)

I 93.19.24, II 24.1, hommi IIa 19.1, 225.1, 300.2, hommini (+74) II 13.2, IIa 11.3, III 27.20.

oncze plur. ‘oncia’, ‘monete’ (+31) IIa 92.1, III 40.3, 40.3, ocze IIa 360.1. onde III 9.1. ongni vedi ogni.ongniuni vedi ogniuno.onne vedi ogni.onneuno vedi ogniuno.honero vedi *unire.honestamente III 31.3. honestate II 52.4. honor III 6.2. honoratamente I 84.6. honorato IIa 42.3. honore (+19) II 50.1, 27.1, IIa 246.2, honori III 25.5. honorevolmente III 34.7. opera IIa 112.3 (fare o.), 200.2 (data o.); ‘composizione’ III 2.2, 59.5; per opera ‘ a causa’

III 26.7; ‘azione umana moralmente rilevante’ plur. opere β2 244.24. operibus III 35.4. operuerunt II 52.5. oppilacioni ‘otturazioni’ II 46.2. [*oppilare] ‘otturare, ostruire’: oppilandoce II 46.1; cfr. D’AMBRA, s.v. appilare; vedi an-

che *deoppilare.oppressati ‘oppressi’ IIa 2.6, β3 229.2. [*opprimere] - oppressi III 58.12. optatum II 52.6. optimum II 52.2. hora (+23) I 23.1, II 57.1, III 2.1, ora I 74.4, 95.7, hore (+80) I 11.1, II 18.1, 34.1, ore β2

206.1. orate II 52.3. oratione (+4) IIa 40.8, 137.3, β3 196.9, oracione IIa.70.1. orbem II 52.6. ordene vedi ordine.ordinancza IIa 17.1, 20.2, 99.4. ordinare β1 36.2, β2 237.9, ordina β 237.4 II 30.2, ordinamo β 237.6. 7.22, ordinava β3

196.9, ordinò (+21) IIa 52.4, 99.5, III 48.7, hordinò IIa 208.5, ordinaro I 75.7, III 27.8, ordinero (+8) IIa 124.3, 368.2, β1 35.1, ordinata IIa 196.1.2, ordinati IIa 219.2, 259.2, ordinato (+13) IIa 100.2, 214.1.4.

ordinario IIa 23.7, ordinarii III 34.10. ordinatione III 23.2.

Glossario 239

ordine (+113) 1. ‘ordine religioso’ III 25.2, 26.7, IIa 119.4 etc., ordene III 25.10; 2. ‘dispo-sizione legislativa, comando’ I 107.1, 108.2, 109.1 etc., ordene IIa 296.2, plur. ordini IIa171.1, β1 36.10; 3. ‘disposizione delle truppe’ I 83.2, III 30.25, 51.6 etc., ordene III 28.12. Locuz. con riferimento ad organizzazione di tipo militare: porre in ordine ‘orga-nizzare, preparare’, es. I 83.2 (posse in ordine le gente d’arme et fantaria), III 30.25, 51.6 etc.; assai in ordine III 28.8, bene in ordine IIa 27.2, 183.2 etc.

ordinis IIa 32.1. ore lat. II 52.6. orecchie I 94.3. organo (+6) II 16.2, 16.3, 17.1. orgio ‘orzo’ (+12) IIa 2.1, 78.3, 85.3, horgio β3 229.3, plur. orgi (+11) IIa 61.2, β2 237.14;

cfr. GDLI, s.v. orgio.oriente IIa 266.1. origene IIa 170.3. originale IIa 129.3. ormai III 48.4. oro (+11) II 33.2, IIa 16.2, III 35.6, horo I 92.2. orologio II 48.1 (2 volte). horribile agg. β2 244.4, horribil β2 244.9.18. horribilissimi β2 244.10. hortat II 52.6. orto IIa 162.3, α 62.1.oscì, oscìo vedi uscire.oscuro II 6.2, obscuro β2 244.3, oscura IIa 266.2. oscurore II 6.1. hospitali vedi spitale.hoste sost. ‘nemico’ III 21.7, oste III 21.9. otto β2 237.6. ottobro vedi octobro.overo (+6) III 27.10, IIa 100.3, 101.1. ovium β3 196. 8.

P

pace (+28) II 21.9, III 15.3, 16.2. pacto (+8) I 75.8, II 54.4, III 56.6, patto II 53.2, pacti (+5) II 20.3, III 19.5, 48.14. paese II 19.10, III 7.1, 57.10, paisi III 7.5. paga sost. IIa 199.2, 297.1, page II 23.4, IIa 28.7, paghe II 35.3.4.8. pagamenti (+9) IIa 23.7, III 26.14, 27.19. pagare (+14) II 30.2, IIa 76.1, 360.1, 76.1, inf. coniug. pagareno II 49.2, pagava II 59.6,

pagavano (+5) IIa 2.11, 337.1, III 27.19, pagao IIa 300.2, 346.2, pagò I 90.2, IIa 301.2, 90.2, pagareno IIa 271.2, 360.1, pagero IIa 310.1, paghero IIa 310.1, pagarimo III 27.19, pagaranno IIa 175.1, pagasse (+5) IIa 2.9. 10 (3 volte), IIa 300.2, pagassero IIa184.1, 185.1, pagandoli IIa 360.1, paghendose IIa 23.8, paghenno IIa 313.1, pagate IIa97.1, pagati IIa 320.1, 327.1, pagato I 107.2, 320.2.

pagarie sost. f. ‘pagamenti’ (+4) IIa 2.6, 4.2, 181.3; cfr. GDLI, s.v. pagaria2 ‘pagamento’. page vedi paga.pagero, paghendose, paghenno, paghero vedi pagare.

Apparati 240

pagi ‘paggi’ IIa 117.1 (2 volte). pagura ‘paura’ (+11) IIa 27.4 (2 volte), 28.3. palaczo (+7) III 13.4, 14.1, 20.2, palacio (+4) IIa 38.2, 60.1, IIa 370.1, palatio β2 237.24,

palaczi I 102.2, II 20.2, III 12.6. palagre ‘podagre, gotte’ IIa 335.5 (se trovò con le palagre in lecto); cfr. D’AMBRA, s.v. po-

lacra; cfr. Ferraiolo-COLUCCIA s.v. pelagre e bibliografia. palagruso agg. ‘podagroso, gottoso’ III 30.5. palatio vedi palaczo. palavisini agg. ‘palavicini’ IIa 79.2. palescalmo ‘scialuppa’, ‘grossa barca a remi’ III 35.6; cfr. GDLI, s.v. paleschermo (lett.

paliscalmo).[*palesare] - palesò III 31.5. palio 1. ‘pallio’, ‘drappo quadrangolare sostenuto da aste, sotto il quale si porta il Sacra-

mento o si accompagnano grandi personaggi, baldacchino’ (+8) IIa 17.2, pario (+6) β3196.7, IIa 99.3, 196.2; cfr. ANDREOLI, s.v. pallio; 2. palio ‘drappo di stoffa pregiata che veniva offerto in segno di omaggio e di sottomissione a un potente signore o sovrano’ I 14.1, 15.1, 97.8: cfr. GDLI, s.v. palio4.

palle ‘proiettili delle artiglierie antiche, di forma sferica’ IIa 80.4 (certe palle con focho ar-tificiale); cfr. DELI, s.v. pàlla (fine XV sec., F. Lapaccini); «cosa nuova all’uso della guerra» (av. 1537, V. Biringuccio).

palmesano III 32.9. palmo ‘misura di lunghezza’ I 65.1, palmi IIa 162.4, 344.1. palummi ‘colombi’ IIa 78.6.7; cfr. D’AMBRA, s.v. palummo.pane 1. ‘prodotto alimentare’ (+5) I 103.2, IIa 245.3, 268.1, 2. massa compatta in forme

tondeggianti o parallelepipede per comodità di commercio o di impiego’, pani IIa 130.4 (vinti pani de zuccharo fino).

panno III 35.6, panni (+4) I 96.1, IIa 70.6, III 28.28. papa (+104) IIa 2.2 (2 volte).6. papato IIa 238.1. para vedi paro.paradiso β3 230.5. parati sost. ‘apparati’ IIa 113.2 (li quali genoisi fecero assai triumfhi et multi parati in Ge-

noa, che forono cose mirabile ad narrare); cfr. GDLI, s.v. parato2 § 5. parcero vedi parere.parcho sost. I 101.3 (al parcho de Pavia); cfr. GDLI, s.v. parco2 § 13 ‘complesso di organi,

mezzi e materiali vari occorrenti per una deteminata attività bellica’. pare vedi paro.parente (+4) I 53.1, IIa 83.1, 98.1, parenti II 24.2, IIa 68.2, 368.2. parenteczcza ‘matrimonio’ III 28.2; cfr. D’AMBRA, s.v. parenteza, Ferraiolo-COLUCCIA s.v.

parenteze e relativa bibliografia.parentela (+4) II 21.9, IIa 84.2, III 45.3. parere sost. IIa 64.3 (2 volte), β3 196.10. [*parere] ‘sembrare’: pare II 54.12, 184.2, parmi β2 244.9, pareno 149γ 2, pareva II 6.2,

parcero ‘sembrò’ IIa 106.6 (parcero ad adcuni sessani che lo signore Cesaro Cossa ha-vesse facto per lo pegio ad dire tal resposta).

pariczi ‘parecchi’ (+4) II 42.1, IIa 177.3, 212.2, paricci II 6.5, parici IIa 70.3, 346.2. pario vedi palio.parlamento ‘discussione, trattativa’ I 89.6, β1 36.6, III 50.5.

Glossario 241

parlare (+8) IIa 106.7, 163.2, β2 244.5, parlò IIa 40.5, III 31.3, parlaro III 50.3, parlava IIa80.2.4, 105.5

paro ‘paio’ IIa 24.1, 78.7, pare ‘paia’ (+4) II 54.8, IIa 212.2, 246.2, para IIa 361.1. parola γ 149.4, parole (+6) IIa 105.8, 108.3, III 33.3, porole IIa 139.1. parrocchiale sost. ‘parrocchiano’ IIa 367.1; cfr. GDLI, s.v. parrocchiale7.parte (+108) 1. ‘partito, fazione’: γ 149.2.3; 2. ‘lato, banda’: IIa 17.4, III 25.4; 3. ‘porzione,

quantità’: III 9.4, 11.4 (2 volte); etc. locuz. da parte de + qc. ‘per iniziativa di’ I 72.2, 88.4, III 39.2 etc.; per parte de ‘per iniziativa, incarico di qc.’ III 37.5, 39.8 (2 volte) etc.; tenere la parte de + qc. ‘parteggiare per qc.’ I 78.2, IIa 105.3; plur. le parte ‘luoghi, località’ I 34.1, 73.1, 39.1 etc.; parti ‘luoghi’ β2 244.24, ‘porzioni’ IIa 300.2.3.

partere vedi partire.partibus II 11.2. partichularmente IIa 2.1, particularmente IIa 105.8. particulare (+4) III 15.3, β2 237.6 (2 volte), parthiculare IIa 327.2, plur. particulari (+4) IIa

105.1.8, 115.1, plur. parthiculari IIa 271.3, plur. particular(e) β2 41.1, parthicular(e) IIa216.1.

particularità IIa 110.8, particularitate β1 34.11. particularmente vedi partichularmente.partire 1. intr. (+12) I 75.3, IIa 280.1, III 57.10, parter(e) ‘partire’ IIa 57.1, 200.2, partirse

III 48.8, partiva IIa 7.1, 58.5, partìo (+529) II 37.2.4, III 39.1, partì (+11) IIa 15.1, III 28.25, 30.2, partereno IIa 59.1, 225.1, partero (+16) IIa 11.4, 106.9, 112.1, partisse IIa100.2, partiti β2 244.22, partito III 36.1, 41.5, partuti IIa 299.3, partuto I 93.21, III 43.5, 353.2, partendose IIa 128.7; 2. trans. ‘dividere’: II 53.5.

partita (+4) 1. ‘quantità di merce’ IIa 271.3; 2. ‘partenza’ II 35.12; ‘parte iniziale’, ‘inizio’ II 49.1 (ad l’ultima septimana de octombro et partita de novembro), IIa 336.1 (lo mese de aprile et partita de magio); 3. ‘porzione, parte’ IIa 28.4 (tucti li sessani et partita de li casali): in quest’ultima accezione il lemma non sarebbe stato più usato dopo il XVI sec: cfr. DELI, partìta, s.v. partìre.

partiti ‘argomentazioni per sostenere una tesi’ IIa 208.6 (et lo reverendo episcopo li messe multi partiti allo signore don Lope, ad tale che non rompesse el nostro provelegio); cfr. DELI, partìto s.v. partìre; cfr. GDLI, s.v. partito2 § 8.

partuto, partuti vedi partire. Pascua II 13.3, IIa 165.6, 339.1, Paschua I 104.1, IIa 77.2, Pasca IIa 232.1, β3 240.1. passagio I 84.1, IIa 103.3, III 21.6. passare (+8) IIa 57.4, III 38.3, 55.3, passarno III 51.1, passava IIa 247.4, passavano IIa

13.2, passà ‘passò?’ IIa 13.1.2, passò (+18) III 30.10, 51.2, passao (+9) II 37.1, IIa 26.1, 40.3, passaro (+4) I 96.5, IIa 329.1, III 28.14, 51.9, passereno IIa 348.2, passerno II 21.7, passero (+5) I 97.9, IIa 171.1, 189.1, passando III 59.2, passanno III 51.10, pas-sendo IIa 128.10, passenno IIa 40.3, 385.2, 40.3, passata (+5) II 32.1, 36.2, 46.3, passateII 63.1, passati (+14) II 20.10, IIa 31.4, 99.7, passato (+15) IIa 14.2, 21.3, 30.7.

Passione (+5) IIa 119.5, III 30.4 (2 volte). passo ‘accesso, via di comunicazione’ III 51.2, 57.2. pastinare III 46.4 (Et la duchessa se ne andò in Sessa et recontò tucto lo facto al duca, il

quale sentenno questo andò in Tiano et fe’ pastinare tre hommini allo merchato de Tia-no). Cfr. REZASCO, s.v. pastinare e s.v. piantare § 1 ‘sotterrare vivo alcuno a capo all’ingiù, talvoltà per la metà della persona, e per l’altra metà arderlo: supplizio per i traditori e gli assassini’.

Pastor β3 196.8.

Apparati 242

pastorale agg. IIa 129.1, pastorali IIa 129.2 (fo facta una egloga pastorale innanti allo si-gnore ducha, quale dicta egloga la recitò...che fo bene recitata; et ce foreno canti pa-storali adcadenno alla materia); cfr. GDLI, s.v. pastorale § 7.

pastore ‘guida spirituale’ IIa 193.1, 196.1, β3 196.12. patene sost. f. ‘piccolo disco d’oro o d’argento con il quale il sacerdote copre il calice e sul

quale deposita le particelle dell’ostia consacrata’ IIa 301.7. patente sost. f. ‘documento che certifica l’autorizzazione a compiere una determinta attivi-

tà’ II 21.4; cfr. DELI, s.v. patente (av. 1512). patere ‘patire’, ‘sopportare’ β2 237.3; nella locuzione patire la penitenza ‘subire la pena’:

pate β1 36.22, pateo IIa 110.10, patero II 33.4, 35.13, patuto III 34.5. patre (+27) III 13.6, 16.1, 27.7, patri III 34.2. Patrem II 52.6. Patri IIa 104.4.5 (li Santi Patri).patria IIa 106.7, β2 244.24, III 31.9. patriarcha III 48.5.9.13. patrone ‘padrone’ IIa 105.3, III 31.10, patroni IIa 302.1. [*pattigiare] - pattigiorno II 20.4. patto vedi pacto.paurusi IIa 106.8. paviglioni ‘padiglioni’, ‘tende da campo’ III 51.7, pavelgliuni III 28.21. peccatis II 52.3. peccato IIa 104.3, peccati β2 244.24, pecchati IIa 40.5. pechore I 93.7. pecto I 78.10, IIa 16.2. peczo III 35.1, peczi (+5) I 98.1, IIa 16.1, III 19.5, pecczi I 59.1, IIa 28.5. pede ‘piede’; locuz. ad pede ‘a piedi, senza cavallo o altro mezzo di trasporto’: (+4) IIa

16.1, 128.9, III 28.27, ppede III 28.9, 48.29; piede β2 40.14.15 (2 volte), plur. pedi (+10) I 85.2, III 48.25, 85.2, piedi IIa 352.2.

pedicamente ‘fondamenta’ IIa 48.1 (frabichato da le pedicamente); cfr. D’ASCOLI, s.v. pe-damenta, Ferraiolo-COLUCCIA s.v. pedamente, D’AMBRA e ANDREOLI, s.v. pedamiento.Non si trovano attestazioni di pedicamente.

pedunii ‘pedoni’, ‘fanti’ III 9.4. pegio agg. e avv. ‘peggiore’ (+4) II 32.1, 106.6, III 27.7. pegliare vedi pigliare.peliero ‘pilastro’ IIa 344.1 (foro buctate prete et calcze ad uno fosso dove fecero uno pelie-

ro); si tratta di un francesismo: cfr. A. CASTELLANI, Capitoli d’un’introduzione alla grammatica storica italiana. III. L’influsso galloromanzo, «Studi Linguistici Italiani», 13 (1987), p. 8; anche ‘cippo confinale’: cfr. F. AVOLIO, Bommèspr . Profilo linguisti-co..., cit., p. 86.

pelosi I 92.3. pena (+23) ‘multa’ II 46.2.3 (2 volte); locuz. ad pena de IIa 88.1, 98.4, 98.6 etc.; pene (+7)

II 30.4, β2 237.20.23. penetentia ‘punizione’ II 33.4, 35.13, IIa 104.3, penitentia IIa 110.10. penioria ‘penuria’ III 47.2, penuria β2 237.3. pennate IIa 98.6.7 (che fossero levate tucte le pennate da le poteche); cfr. D’ASCOLI, s.v.

pennata ‘grondaia, tettuccio, sporto’; cfr. GALIANI, s.v., ‘un tal tetto di tavole sporto in fuori, usato sulle botteghe spezialmente’; cfr. ANDREOLI, s.v., ‘piccolo sporto sopra un vano per riparo dalla pioggia, tettuccio’.

Glossario 243

[*pennere] ‘pendere’: penneva IIa 110.3 (et quanto accqua penneva era de Sessa).[*pensare] se *p. 1. ‘credere’: pensaro III 28.16 (se pensaro fosse presone il re); 2. ‘figu-

rarsi’, ‘proporsi’: pensò III 43.6 (se pensò farse re).penta sost. f. ‘pinta’, ‘antica misura di volume per fluidi, di circa mezzo litro’ IIa 78.3, 86.4. Pentecoste IIa 55.1. pentione ‘a pagamento’ II 46.2, 59.6 (lo pigliò ad pentione lo dicto episcopato); cfr.

D’AMBRA, s.v. penzione ‘paga’. [*pentire] - pentìo IIa 104.3. pentura ‘puntura’, ‘pleurite’ II 38.2 (sua infirmità fo schorentia et pentura); cfr. GDLI, s.v.

puntura16.penultimo III 52.1. penuria vedi penioria.peperno ‘piperno’, ‘nome di pietra vulcanica meno compatta e dura di quella del Vesuvio,

tagliata da’ monti del distretto di Pozzuoli, ed usata nelle costruzioni de’ napolitani’ IIa50.1; cfr. D’AMBRA, s.v. pepierno.

per (+994) II 62.1, III 56.6, 56.7, 62.1; si assimila alla consonante iniziale della parola suc-cessiva: pe. mongliere III 10.1.

perché (+101) III 30.24, 33.2, β1 34.4. percussus II 11.2. perdere (+6) IIa 76.1, IIa 88.1, 181.1, perde III 41.7, perdìo III 33.2, 57.3, perse III 56.10,

perdirno III 57.15, perdissero IIa 364.1, perso I 95.11, perdute III 28.22, perduto III 58.9.

perdictione β2 244.21. [*perdonare] - perdonò III 16.1. perfectamente β2 244.5. perfecte IIa 44.3. perfectum II 52.2. perficere II 52.3. pergolo ‘pulpito di una Chiesa’ < PERGULA ‘loggetta’ IIa 223.1 (fo lo primo che predicas-

se allo pergolo novo dell’episcopato de Sessa), IIa 336.1 (fo misso lo organo de lo epi-scopato de Sessa sopra lo pergolo); cfr. GDLI, s.v. pèrgolo.

pericolo III 27.12, periglio III 31.7, periculo III 31.7. periglio vedi pericolo.perire III 34.5. peritasque II 52.5. peritia II 52.6. permanere β2 244.24. [*permectere] - permectia III 26.14, permectendo III 27.7, permectente III 31.9. però (+4) IIa 66.3, 316.1, β2 244.8, peroché III 58.12. perpetuamente β2 244.11. perpetuum III 34.10. persona (+34) IIa 85.6, 88.1, III 21.9, in persono II 50.2, plur. persone (+7) IIa 40.13, β2

237.1.6, β2 244.15, personi (+8) II 19.6, IIa 27.2, 101.2, persuni (+14) II 40.1, IIa 134.1, 348.1.

personalmente III 21.10. perstreperer II 52.7. pertanto II 59.3.4, IIa 40.6.

Apparati 244

pertechate ‘perticate’ IIa 142.1 (li fecero uno presento...quale foreno sei pertechate inter presutti et puglii); cfr. GDLI, s.v. perticata1 § 2, ‘la quantità di oggetti che stanno infila-ti su una pertica per essere così trasportati’.

pertinentie ‘distretti’ II 53.2, III 6.2, pertenentie I 34.2; cfr. REZASCO, s.v. pertinenza.perturbare II 52.7, perturbato II 52.8. [*pervenire] ‘giungere’ - pervenne IIa 196.1, pervenuta IIa 270.2. pesare I 109.1, II 30.2, pesò γ 151.1. pesieri ‘pensieri’; locuz. avere pensiero di + inf. ‘darsi pena di’, ‘aver cura di’ IIa 360.1 (la

dicta università havesse pesieri de trovare lo medico).peso II 30.4, 40.1, γ 151.1, piso II 45.1, IIa 299.2. pesone ‘pigione’, ‘fitto’ IIa 357.3, congett. pesone IIa 253.1 (penone).pesse ‘pesce’ IIa 313.1. peste I 92.5, II 53.5. petennam IIa 70.1. peticione ‘petizione’, ‘richiesta’ III 21.5. petra vedi preta.piacebole agg. ‘piacevole’ (+4) IIa 42.3, 128.20, 134.5. piacere vedi piecere.[*piacere] - piace II 54.12, IIa 259.1, piaceva IIa 85.6, piaceano IIa 98.7, piacecte IIa 129.2,

piacque III 26.15, piacerà β2 237.14, piacesse IIa 367.2. piacia vedi piacza.piacza (+8) II 32.2, 33.1, IIa 128.17, piaczia (+27) III 43.2 (3 volte), 43.2, 43.2, piacia IIa

86.2, p<ia>ia IIa 170.4. p<ia>ia vedi piacza. piaitava vedi *piatare.piana sost. f. ‘terreno pianeggiante’ IIa 13.2, 142.1, 292. 1; cfr. DELI, s.v. piàno1 (il più an-

tico esempio risalirebbe al 1612 (M. Buonarroti il Giovane). Da retrodatare. piangere II 24.2. piano sost. ‘zona di pianura’ III 28.25. [*piantare] ‘conficcare profondamente nel terreno’: piantò III 29.2. pianto I 74.4, II 15.1, pianti IIa 119.2. [*piatare] ‘piatire’, ‘instaurare una causa giudiziaria’: piatava IIa 105.2, piaitava IIa 118.2;

cfr. Carteggio-PALERMO, s.v. piatare.picche sost. f. ‘soldati armati di picche’ IIa 126.3, 128.7.8; cfr. DELI, s.v. pìcca (av. 1514-

20, N. Machiavelli). picchola, picchole vedi piccolo. piccicharoli sost. ‘pizzicagnoli’ IIa 101.1.2; cfr. GDLI, s.v. pizzicaiuolo.piccolo IIa 16.2, piccola α 62.1, IIa 16.4, picchola II 33.2, IIa 40.1, picczioli IIa 27.5, piccho-

le I 76.7. picczioli vedi piccolo.piecere sost. ‘piacere’ (+9) IIa 119.2, 128.10, III 35.5, piacere IIa 144.2, γ 147.1. piede, piedi vedi pede.piena IIa 129.2, pina IIa 122.1, piene I 65.1, III 38.4. pietà (+4) IIa 86.2, IIa 219.1, 265.1, pietate IIa 245.2, III 34.2. pigliare (pegl-. *pil-, *pilgl-. *pogl-) ‘prendere’ (+28) I 16.2, II 16.1, IIa 26.4, pegliare III

35.2, pigliarla IIa 27.2, piglia I 51.1, pigliano II 30.4, pigliai II 28.2, pigliava IIa 301.3, β1 35.5, III 55.6, piglò I 110.1, III 34.1, piglao IIa 161.1, pigliao (+6) I 64.4, 93.18, IIa332.1, pigliò (+71) IIa 27.3, III 28.1, 30.11, pigliòlla (+5) III 32.5.9, 48.14, pilaoce I

Glossario 245

81.2, pilgliao I 26.1, pilgliò IIa 128.15, pilgliaro I 89.1, 95.12, 106.5, pigliarno III 56.2, pigliaro (+10) I 86.4, 93.3, 96.8, pigliarono IIa 348.1, piglero (+4) II 20.2, IIa 9.1, 10.1, pigliero (+9) II 20.1, III 28.15, 29.1, pigliorno (+7) I 48.1, III 39.11, 39.12, pigliasse IIa130.1, pigliassero IIa 40.7, pigliassimo III 41.8, pigliata (+15) III 30.12, 38.5, 39.4, pi-gliate β1 35.5, pogliate I 13.1, pigliati (+6) I 64.1, 70.2, 78.1, pigliato (+25) IIa 13.1, 24.1, pilgliato I 64.3, piglianno IIa 11.4.

pilaoce vedi pigliare. pigno vedi pingio. pilo ‘pelo’ IIa 252.3; nell’espressione te li scortecava ad pilo inmerczo IIa 286.2. pina vedi piena.[*pingere] - pinta III 26.2, pinto IIa 17.3. pingio ‘pegno’ I 76.9, pigno III 55.2. pintare ‘dipingere’ IIa 170.3, pintata I 97.5. pinturi ‘pittori’ IIa 120.2. pioge ‘pioggia’ IIa 70.7 (la p.). piovere (+9) II 26.1, 31.2, IIa 44.1, piovecta IIa 75.1, piovecte (+9) IIa 44.1, 47.4, 57.4, pio-

vette II 19.4, IIa 277.1. piratae IIa 347.2. piso vedi peso.pitra vedi preta.più (+80) III 26.1 (2 volte).4. piuviale ‘piviale’ IIa 128.17, cioviale β3 196.5: cfr. DELI, s.v. piviàle ‘paramento sacro cat-

tolico costituito da un lungo mantello, aperto davanti e unito da un fermaglio, usato spec. nella benedizione’ < PLUVIALEM, prop. mantello da pioggia; nap. chioviale; per l’esito di PL, cfr. § V.2.2.14.

placet II 52.9. plebe β2 244.9. [*plubicare] - plubicao I 43.1 (se plubicao regina de Ugaria), IIa 107.1 (foro) plubichati.plubichamente IIa 208.4. plubicho agg. ‘pubblico’ IIa 18.1, 97.1, plubico 149γ 1, plubicha IIa 97.1, 363.1. pluviam IIa 70.1. po’ vedi poi.poco (+9) III 17.6, 21.5, 27.14, poca III 58.3, pocho (+5) I 103.4, II 34.2, 36.2, pocha (+7) I

76.7, 93.6, 103.2, plur. poche IIa 44.3, pochi (+4) I 93.21, 95.7, II 21.2. pogliate vedi pigliare.pognalo vedi pungnale.poi (+174) avv. con valore temp. (de poi, da poi, poi che) II 19.4.10, III 19.9, po’ I 18.1,

56.2, 83.1, IIa 110.8 (de po’).poiché III 46.1. pollette vedi inpollecte.pollicetur IIa 17.5. polvere ‘polvere da sparo’ I 95.12, III 48.17; cfr. DELI, s.v. pólvere (av. 1540, F. Guicciar-

dini). pompa ‘sfarzo’ IIa 14.3. ponente sost. ‘parte dell’orizzonte dove tramonta il sole’ I 86.7, II 25.1. ponere ‘porre’ (+8) I 17.1, III 35.7, 47.3, posse (+18) I 16.1, 56.1, 103.8, pòssela III 32.5,

pòssili III 51.3, posseno ‘posero’ III 28.12, posero I 86.6, possero (+6) I 95.12, 103.6,

Apparati 246

III 13.5, ponerrà II 30.5, ponendo III 31.7, posta IIa 103.1, 228.3, poste (+4) I 103.7, posti III 21.5, 26.9, posto (+6) I 68.2, 71.2, 96.5.

ponnone ‘pennone’ IIa 109.1. ponte (+19) III 38.2, 57.12, 58.5, ponto IIa 61.1, ponti III 38.2 (ponti levaturi).pontefece vedi pontifice.ponteficalmente IIa 196.2. pontificale β3 196.9. pontifice I 102.1.2, 103.7, pontefece I 107.3, pontifici I 1.1. ponto vedi ponte.popolani γ 152.2. poppa III 35.6. populo (+13) III 14.1.2, 33.4, popolo (+10) IIa 69.2 (3 volte), populi (+7) IIa 1.1, III 33.2, β1

34.2, popoli I 88.9. porcho IIa 78.10, 283.1, 331.1, porczi IIa 141.1.3, 154.1 (lo merchato de li porczi).porczi vedi porcho. porfidia ‘perfidia’ IIa 105.6. porole vedi parole.porta (+45) IIa 28.5 (3 volte); sing. la porte IIa 101.1 (2 volte), 342.2; plur. porte IIa 103.1,

104.4, 123.1 etc. portamenti IIa 68.2. portare (+13) I 26.2, III 21.4, 30.5, portarla IIa 318.1, portano III 58.11, portava (+16) IIa

16.1.2.4, potava III 28.18, portavano (+5) I 93.17, II 33.3, IIa 40.9, portao (+7) I 43.2, β1 36.15, II 37.4, portò (+15) IIa 24.2, III 21.7, 34.7, portòce III 58.1, portòllo III 39.11, portosse III 21.6, portorno III 43.7, portaro (+4) I 86.4, 97.4, III 43.4, portere ‘portaro-no’ β1 36.25, portero (+8) IIa 143.1, 160.1, III 13.5, porterono IIa 128.13, porteranno β2237.13, portasse IIa 85.7, portata IIa 201.2, portati I 13.3, 271.1, III 28.24, portato (+8) I 5.5, III 23.4, 58.10, portanno III 27.10.

portholanato usato sempre nel sintagma mastro p. IIa 220.1, 224.1, 239.1; cfr. GDLI, s.v.portolanato, lat. med. magister portolanatus; vedi anche qui, portholano.

portholano (+11) mastro p. IIa 66.6, 94.4, 100.6, portolano (+4) IIa 21.3, 23.4, 29.4, 30.4; cfr. REZASCO, s.v. portolano ‘guardiano o sovrintendente alle cose del Porto, ed alla e-strazione delle merci o derrate ed alle loro gabelle, a quella in ispecie chiamata Portorio, nelle provincie napoletane e siciliane’. Sempre in REZASCO, s.v.IV mastro portolano ‘uf-ficiale siciliano che soprintendeva a’ porti per mezzo di suoi ministri’.

posare III 30.6, posate β1 36.10. [*possedere] - possedea IIa 337.1, possediano III 21.12, possedesse III 58.11, posseduto III

27.7.possesione vedi possessione.posseso vedi possesso.possessione (+9) II 59.1, III 27.2.3, possesione I 97.3, IIa 161.1. possesso IIa 194.1, β3 230.1, posseso IIa 83.1. possibile IIa 69.2. post (+5) II 5.1. 8.1, 11.1, [po]st II 11.2. posta sost. ‘piacere, volontà’ IIa 302.1 (venduto in Gaeta ad sua posta).poste IIa 128.2 (lo signore ducha venne per le poste), IIa 159.1 (per Napuli per le poste per

la via de li vagni), IIa 160.3 (se ne andò per le poste in Roma); cfr. DELI, s.v. posta ‘fermata, tappa per carrozze, viaggiatori o corrieri, collocata un tempo sulle grandi stra-de di comunicazione’.

Glossario 247

postulant II 52.2. potecha (+7) II 33.1, 33.1, IIa 101.1, potheca II 33.2, 40.1, poteche (+7) IIa 49.1, 98.4.6. potencia 1. ‘forza’ IIa 239.3, potentia III 32.11; 2. ‘stati’ potentie IIa 293.2, potencie IIa

52.1.potenti agg. β2 244.1. potere sost. (+5) I 86.3, IIa 301.6, III 43.4. potere (*poss-) II 54.12, IIa 259.1, 300.2, inf. coniug. poterno I 75.3, posser(e)sende I 84.1

(in questi casi con doppia enclitica non è da escludere, secondo Formentin, un avanza-mento dell’accento sulla penultima sillaba: es. andaosende in Loise; cfr. V. FORMENTIN,LOISE DE ROSA, Ricordi..., cit., to. I, p. 259), posserlo IIa 184.1, possea III 31.10, 38.3, posseano III 31.3, 48.4, pò ‘può’ β2 237.3, pote ‘può’ β1 36. 26, potea (+5) II 6.1, III 17.4, 28.10, poteva (+7) II 32.1, IIa 281.1, 300.3, posseva (+4) IIa 71.2, 209.2, β1 35.5, potevano (+7) I 93.8, III 9.3, IIa 70.2, poteano II 19.9, III 38.4, pocte (+6) IIa 57.4.7, 178.2, III 10.2, possecte I 16.2, IIa 57.2, possette IIa 27.2, 71.2, poctero I 103.2, II 35.12, possectero β1 36.6, potrà β2 237.14, potranno β2 237.21, poteranno β2 237.13, porran-no III 59.5, possa (+9) β2 237.6, II 54.2, IIa 300.2, possit II 52.6, possi 3a sing. IIa 69.2, possamo β2 244.24, possano II 54.13, β2 237.4.20, posseno II 54.13, potesse (+4) IIa85.6, IIa 248.1, III 37.4, potesser(e) IIa 219.2, porria II 19.8, 35.2, IIa 1442.1, porrissevoIII 30.24, possendo I 84.1, III 53.5, possendoli β2 237.3, possuto β2 237.3, II 53.2.

potheca vedi potecha.potissimum II 52.6. poverecti IIa 352.2. povero III 28.21, poveri (+17) II 53.5, IIa 2.11, III 48.25, m. pover(e) β2 237.1, III 48.30. povertà β2 237.3, III 27.14. ppede vedi pede.pranso ‘pranso’ IIa 208.5. [*praticare] trans. praticha IIa 274.1, pratichava 274.1 (fo adconcziata la via seu estrata

do’ se dice sopto Santo Francisco de li Frati socta la selva per fine alla pininella, che prima non se pratichava, che era guasta, et mo’ al presente se praticha); intr. praticavaII 20.14 (lo casale de Balongno se ammorbò et non praticava).

pratichi IIa 110.3. pre II 52.4. precci vedi preczo. precepe vedi prencepe.precepti ‘precetti’ β2 244.11. preceptore sost. ‘precettore’ IIa 42.1, 314.1. precessione sost. ‘processione’ IIa 342.1. precii, precio vedi preczo.preciose ‘preziose’ β2 244.9, pretiose β2 244.11. precipe vedi prencepe. precipue IIa 40.12. preczo (+14) II 39.1, 41.2, 43.1, prezo (+9) β2 237.3.4.6, precio IIa 78.2, preczii IIa 259.2,

preccii IIa 277.1, precii IIa 85.6, prezi β2 237.21. preda I 93.19, IIa 27.17, 184.2. predicha sost. m. IIa 119.5. predicare IIa 119.6, 165.1, predica β2 244.17, IIa 346.1, predichava IIa 119.5, predicò IIa

70.7, 223.1, predicasse IIa 223.1.

Apparati 248

predicatore IIa 269.1 (2 volte), predicatori ‘domenicani’ III 25.2 (ordine de li p.), predica-turi III 23.4, predicatoris (ordinis p.) IIa 32.1.

predicto (+44) III 14.2, 19.1, 21.5, preditto β 237.9, predecto IIa 40.12, β2 40.13, β2 206.4, predicta (+4) I 21.1 (2 volte), 23.1, III 47.1, predicte II 54., β2 237.8, predicti (+4) I 66.2, I 6.4, 7.1, preditti II 53.9.

[*predurre] - preducto β2 244.7 (li celi hanno preducto multi et varii segni).prefato agg. ‘precedentemente nominato’ I 74.1, IIa 16.1, prefata β2 236.1. pregare IIa 105.8, prego III 58.12, pregava IIa 6.4, pregavano IIa 105.8, pregò IIa 165.2, 3a

plur. pregar(e) IIa 105.7, pregaro III 43.3, 48.11, preghero IIa 105.8, pregasser IIa 70.7, pregandolo IIa 130.3, preganno IIa 193.1, 215.3, pregato (+4) IIa 1442.1, β3 196.12, 207.1.

preghere ‘preghiere’ IIa 101.2, 310.1. pregiaria ‘garanzia’ IIa 289.1, prigiaria IIa 245.5, cfr. REZASCO, s.v. pregaria, pregheria,

ANDREOLI, s.v. preggiaria, dal basso latino plegiare; preciaria ‘garanzia’ nel Candelaio del Bruno (segnalazione di V. FORMENTIN, LOISE DE ROSA, Ricordi..., cit., to. I, p. 195, n. 539). Si veda anche qui, § V.2.2.2. e n. 451.

pregio ‘prezzo’ IIa 53.2, 92.1 (pregio in solitum); cfr. REZASCO, s.v. solido ‘in solido. modo avv. per significare come ciascuno degli obbligati resta tenuto per tutta la somma’.

pregna ‘gravida’ I 98.3, prena III 26.8. prehi sost. ‘preci’ III 43.4. preinserto (+4) β2 237.19 (2 volte). 20. preite sost. m. ‘prete’ IIa 360.1, prete β2 206.1; plur. previte IIa 322.2, previti (+15) I 103.8,

II 54.15, IIa 70.3, preite II 49.1, 54.15, IIa 315.2, preiti IIa 127.3. preiudicium II 52.9. prelato III 19.10, prelati IIa 16.1. premicerio vedi primicerio.prena vedi pregna.prencepe (+25) III 5.3, 6.4, 7.1, precepe IIa 161.1, 261.1, III 5.2 pricepe IIa 366.1, prencipe

I 26.1, pricepe IIa 366.1, pricipe (+12) I 34.1, 41.1, 42.1, principe (+11) I 84.5, 84.6, 85.3, 85.4, precipe I 13.2, p(re)ncepe III 10.1, 32.1, primcipe III 26.7; plur. pricipi IIa85.8, principi I 85.9, IIa 16.5, β2 244.1.

prencepessa IIa 157.1, 366.1, pricipessa I 88.4. prencio vedi prencipio.prencipio ‘inizio, principio’ IIa 80.2, prencio ‘principio, inizio’ IIa 47.4 (Piovecte assai de

prencio de magio).prendere III 19.1, prese (+9) III 10.1, 11.3, 11.4, presela III 28.4, presero III 13.4, presa II

2.1, 3.1, preso III 11.5, 47.4, prisi III 26.9. prenominato β2 244.7. [*preparare] - preparasse IIa 4.1, imper. prepàrati β2 244.19. [*preporre] 1. ‘stabilire’: preposse IIa 57.4 (allo passare de la processione et per la accqua

assa’ che piovecte non se pocte fare niente, et se preposse per dommennecha de venire);2. ‘presentare qc. all’esame, alla discussione di qc.’: prepose II 53.1 (congregato il pu-blico consiglio in la polita, ipso primo havuta la licentia dalli sindici de epsa università,prepose dicendo che...), p(ro)posse III 58.8; cfr. in questo significato, DELI, s.v. pro-porre e REZASCO s.v. proponere § I ‘dare il soggetto sovra il quale si debba ragionare e deliberare; oggi potrebbe equivalere al presentare l’ordine del giorno’; 3. ‘nominare’ (haveno) preposto IIa 100.4, 337.2; cfr. REZASCO, s.v. § VI.

preposito IIa 30.8, β1 36.6.

Glossario 249

presa sost. III 2.3, 14.5. presencialmente II 46.3. presentare ‘porgere (detto di lettere suppliche o altre carte)’, ‘offrire’ IIa 143.1, presentao

IIa 209.1, presentò (+4) III 27.10, IIa 64.1, 140.1, presentero IIa 213.4, presentato IIa213.4, 65.1, presentati 17.2; cfr. REZASCO, s.v. presentare § I.

presentata sost. IIa 325.1 (presentò una provisione seu lictera che portò don Laurentio de Pippo...directo alli sindicii et electi et ferreri de Sessa, la quale ce fo facta la presentata et fo adceptata da Sessa, che conteniva che li previti non allogiassero).

presentatione IIa 58.1 (fo recitata la istoria seu presentatione de Nabucdanasorre), IIa 58.4 (fo facta presentatione de Abraam).

presente agg. (+119) II 15.1, IIa 23.7, 33.2; 1. ‘che si trova nel luogo cui si riferisce’ β3196.11, β2 237.4.22 etc.; 2. ‘attuale, contemporaneo’ II 36.2, IIa 22.1, 33.2 etc.; 3. sost. m. ‘dono, regalo’ presento (+14) IIa 63.1 (2 volte), 63.1, 130.4, presente IIa 301.5, plur. presenti β2 244.14, IIa 130.6, 164.3; 4. nelle locuz. avv. al presente ‘ora, in questo mo-mento’ III 30.9, 344.2, 347.1 etc.

presentia 1. ‘aspetto esteriore’ IIa 207.3; 2. cospetto’ β2 244.15. presento vedi presente.presertim II 52.6. presidentibus II 52.2. presone 1. ‘prigioniero’ (+41) I 39.1, 61.1, 95.4 etc., pr<o>sone IIa 214.3, plur. presone I

93.23, presoni III 13.5, 26. 9, presuni (+16) I 103.6, IIa 27.1, 164.1; 2. ‘prigione’ IIa110.5, III 31.7, 48.12.

presonia ‘prigionia’ IIa 256.1. presopti vedi presupto.pressa IIa 179.1 (venne un altro commisario da sua Excellencia che tucti grani et altre vic-

tuaglie et carne salata fosse andato in Gaeta, et fo facto mandato ex pressa ad tucti previti et altre regione che infra termino de tre dì havessero portato grano ad Gaeta).

presso III 47.7. prestare IIa 245.2, 360.1, presta β2 244.17, prestero IIa 350.2, prestati IIa 245.6, 271.1,

350.2. presto (+4) II 35.6, IIa 106.6, β1 36.18. presucti vedi presupto.presul II 8.1. presule II 10.1. [*presumare] ‘avere la pretesa, l’ardire’: (havesse) presumato IIa 164.2; cfr. GDLI, s.v.

presumere6 (var. presumare).presupto IIa 86.4, presupti IIa 62.1, presucti IIa 130.4, 153.1, presopti IIa 1.1, presutti IIa

142.1. preta (+7) IIa 50.1, 137.3, 345.1, petra II 40.1, pretra II 60.1, pitra II 45.1, plur. prete (+5) I

48.2, IIa 335.7, 344.1. prete vedi preite.[*pretendere] - pretendeva II 46.3, pretendia IIa 110.2, pretendiva 149γ 1, pretendeano II

49.2.preterea β2 237.21. pretiose vedi preciose.pretra vedi preta.[*prevenire] intr. ‘provenire’: prevenerrando ‘proverranno’ II 53.2. previte, previti vedi preite.

Apparati 250

prezo, prezi vedi preczo. pricepe, pricipe vedi prencepe.pricipessa vedi prencepessa.pricipi vedi prencepe.prigiaria vedi pregiaria.prima avv. temp. (+4) I 84.5, IIa 30.2, 274.1. primamente III 3.1. primavera III 58.13. primcipe vedi prencepe.prime (+5) IIa 21.1, 312.1, 314.1. primicerio (+10) IIa 39.1, 54.14, 99.6, premicerio β2 40.18. primis (+5) IIa 100.5, 130.4, 287.2. primo (+85) I 1.1, IIa 23.1, III 19.9, prima (+14) I 84.3, 101.2, III 24.3, primi II 53.3. primogenito (+6) III 9.4, 24.2, 26.5. principale IIa 346.2, principali II 46.3. principato III 4.1, 10.2. principe, principi vedi prencepe.prioro ‘priore’ β1 36.13. prisi vedi prendere.pristino IIa 101.2, pristina β2 244.8. [*privare] - privò I 102.3, privato IIa 370.2, privati I 67.2. privato III 12.4 (in privato).privilegi vedi provilegio.pro IIa 320.2. probanda II 52.6. probari II 52.6. probenna ‘prebenda’, ‘rendita stabile di un beneficio ecclesiastico’ IIa 49.1. [*procedere] ‘derivare, provenire’: procese IIa 110.5.7. processione (+25) β2 41.1, IIa 52.2.4, processeone IIa 99.3, plur. processiune IIa 40.9, pro-

cessiuni (+4) IIa 40.2, 52.1, 70.1. processo sost. ‘procedimento giudiziario’ (+5) IIa 40.4.6, IIa 110.3; locuzione avv. in p. de

tempo ‘con l’andar del tempo’ III 7.5, 14.6; cfr. DELI, s.v. procésso, plur. processi I 86.6.

procul II 52.5. procura sost. ‘negozio giuridico con cui si trasferisce ad altri il potere di rappresentanza’ II

59.2, IIa 105.2. procurare ‘provvedere, fare in modo che si faccia qualcosa’ I 107.1, IIa 80.2. procuratore (+4) II 59.1.2, IIa 194.1, procuratori (+5) IIa 40.11.12. prodencza ‘prudenza’ III 21.9, prodencze III 21.6 (et usòccie multi prodencze de sua per-

sona).[*producere] ‘determinare una condizione spirituale o disposizione d’animo’: productò β3

196.10 (et là fece uno sermone de la vita soa ad che nostro Signore Idio la productò ad essere episcopo de Sessa); cfr. GDLI, s.v. producere 8.

proferi II 52.9. profeti IIa 104.2.5. [*profeticzare] - profeticziato IIa 104.5. proibiti IIa 55.1. proiecit II 11.1.

Glossario 251

promaticha ‘prammatica’, ‘legge, decreto, bando di autorità sovrana nelle provincie napole-tane e siciliane’ IIa 61.2; cfr. REZASCO, s.v. pragmatica.

[*promectere] - promecte β2 244.16, promectesse II 35.9, promecto III 31.7, promesse‘promise’ II 20.7, impromectendo III 31.3.

prope β2 237.16.24. proprio III 27.16, propio III 48.25, propria (+4) III 14.5, 31.7, 3.2, proprii III 26.14. propterea II 52.9. prosone vedi presone.prospere ‘appoggiatoio innanzi a ciascuno stallo del coro’ (+6) IIa 4.1, 6.4, 33.1, spospere

221.5; cfr. ANDREOLI, s.v. prospera, prospere ‘stallo de’ canonici, e delle confraternite’, cfr. D’AMBRA, s.v. prospere.

prosperità II 47.1, IIa 215.3, β3 230.5. prossimo IIa 44.1, 186.2, proxima III 58.14. [*prosternare] trans. ‘gettare a terra’: prosternero III 28.15; cfr. DELI, s.v. prosternàre.

L’esempio più antico risale al 1504 (N. Machiavelli). protectore β2 206.2. proteste β1 36.5 (fo repricato con p.), protesti IIa 209.1 (li presentao la salvaguardia et ce

la fece intimare con protesti alli dicti hommini de arme).prothometici ‘protomedici’ IIa 74.1; cfr. DELI, s.v. protomèdico ‘nei secoli passati, archia-

tra di corte o primario d’ospedale’ (av. 1536, G. Mauro). L’annotazione in questione ri-sale al 1559.

prout II 52.3. provedere 1. ‘provvedere’ β2 237.19, providere β2 237.4, provedeo β3 203.2, providò III

41.1 (La regina, sapendo che re de ’Ragona havea havuta Yscha, providò in Napoli); 2. ‘fortificare’ proviste IIa 28.4 (havessero proviste le mure).

provelegio vedi provilegio.provenzali III 20.1. provesione vedi provisione.proviciale III 25.8. provido III 12.2. provilegio IIa 60.2, 65.1 (2 volte), provelegio IIa 208.5.6, privilegi β3 230.3. provintia (+4) β2 237.6 (3 volte), β2 244.3, provincie IIa 85.6, 259.2, provintie β2 237.6. provisione ‘provvigione, rendita’ (+6) II 54.2 (2 volte), III 34.10, provesione (+4) IIa 318.1,

322.1, 322.2. provole ‘cacio fresco di latte di bufala, tipico dell’Italia meridionale’ IIa 62.1; cfr. DELI,

s.v. pròvola; la più antica attestazione risalirebbe al 1611 (Florio); da retrodatare. Cfr. GDLI, s.v. provola: l’esempio più antico qui è av. 1620 (T. Costo).

proxima vedi prossimo.publica (+6) IIa 53.2, 162.1, 170.2. publicare 1. ‘render pubblico’ III 19.7; 2. ‘dichiarare’: se publicao la pace I 63.2; 3. ‘pro-

mulgare’ publicò β2 237.1, publicata II 21.9, IIa 375.1: cfr. REZASCO, s.v. pubblicare § II; 4. ‘eleggere qualsivoglia ufficiale’: publicati IIa 107.4; cfr. REZASCO § VIII.

publicatione β2 237.6 (2 volte). publicatus β2 237.26. publice IIa 17.5. publico agg. (+17) II 53.1.8, II 59.4, in publico ‘di fronte ad un gran numero di persone’ III

12.4.puctane ‘prostitute’ II 35 1.

Apparati 252

puczo ‘pozzo’ III 48.19, pucza I 17.1. puer II 11.1. puglii ‘polli’ IIa 142.1, 153.1, pulglii IIa 131.1. pugna ‘battaglia’ III 58.6. pulgliese IIa 162.4. pulglii vedi puglii.pungnale I 86.10, pognalo I 78.10. [*punire] - puniti III 27.2, punito III 14.6. punto locuz. ponere in punto ‘mettere a punto, attrezzare’ III 47.3 (fece ponere in punto

dicta sua armata). puro ‘pure’ (+4) I 103.3, IIa 17.1, β1 36.13. [*puticzare] ‘ponteggiare’, ‘camminare come su di un ponte’: puticzao IIa 154.1 (sopra de

uno fonecello puticzao camminenno alla lerta), puticzò IIa 155.1 (lo sopradicto homo puticzò allo largo del castello con uno funicello). Non attestato dai dizionari.

putto ‘fanciullo’ β2 244.6.

Q

qua (+17) II 1.1, II 19.10, III 1.1. quactro IIa 294.2. quadragesima vedi quatragesima.qualche III 37.6. quale agg. e pron. (+327) III 13.1, 14.2.3, qual (+20) II 1.1, III 11.3, 19.4, quali m. s. I

15.1; f. plur. le quale I 48.2, 91.5, III 25.5 etc.; m. plur. quali (+57) II 33.3, III 46.1, 46.2.

qualsevoglia agg. indef. (+4) IIa 219.2, β2 237.7 (2 volte), qualsevolglia IIa 116.1, qualsivo-glia β2 237.4, qualsivogliano β2 237.4.7.

qualunque β3 196.9, III 19.10, 37.4, qualunche IIa 69.2. quam II 11.1, 12.3. quando (+37) II 16.1, II 18.1.2, quanno III 33.3, 34.5. quantità (+15) IIa 16.5, 20.7, 21.2. quanto (+34) IIa 40.4, 54.12, 85.6, quanta IIa 43.1, 177.4, quante β2 237.8, IIa 40.1, 348.1,

quanti (+4) IIa 2.10, 49.2, 201.1. quaranta (+10) IIa 40.4, III 28.13, 38.1, quarante acini II 30.3, quarantuna IIa 30.6 (q. on-

cze), quarantasei IIa 253.1. quarantauna II 54.16 (Lassa una quarantauna et trentauna per sua anima et uno tare de

male tollicto): «così chiamavasi l’ufficio funebre per l’anima del defunto da celebrarsi 30 o 40 giorni dopo la sua morte» (B. CAPASSO, Le cronache de li antiqui ri..., cit., p. 545, n. 1).

quarante vedi quaranta. quarantuna vedi quaranta. quarta (+8) II 30.5, IIa 30.1, III 24.3. quartadecima IIa 253.1, 289.1. quarte II 59.1. quarto (+24) 1. agg. num. ordinale I 107.3, III 19.2, 20.1 etc.; 2. ‘ciascuna delle quattro par-

ti uguali d’una stessa quantità’ I 97.5, IIa 70.4, 78.7 etc. quartuciaro ‘quartucciaro’, ‘il gabellotto del Quartuccio’ IIa 357.3, quartuczaro IIa 78.10,

quarturzaro IIa 162.3; cfr. REZASCO, s.v. quartucciaro, av. 1560.

Glossario 253

quartuczio ‘quartuccio’ (+20) IIa 46.1, 53.1, 93.1, quartuczo IIa 283.1, 44.3; cfr. REZASCO,s.v. quartuccio ‘in Terra di Lavoro e in altre Provincie napoletane la Gabella sulla ven-dita a minuto del vino e dell’olio’; il quartuccio in Sessa era il dazio di consumo che il comune esigeva sulla carne, cui erano unite le chianche e la gabella su olio, salumi, pe-sce e vino: cfr. B. CAPASSO, Le Cronache de li antiqui ri...cit., pp. 541-2 e n.

quarturzaro vedi quartuciaro. quasi (+10) IIa 14.1, 27.5, III 28.3. quatragesima ‘quaresima’ (+5) IIa 98.1, 119.5, 165.1.4, quadragesima β3 204.3, quatrege-

sima IIa 165.6. quatricentesimo III 32.1, 37.1. quatro vedi quattro.quattordici (+8) IIa 46.1, 47.1.2, quattrordici IIa 272.1, quattodici IIa 308.1. quattro (+40) II 31.4, IIa 40.1.4, quatro III 55.1, declinab. quattri (capitani) IIa 286.2. quattrocento (+5) II 39.1, 43.1, IIa 171.1. quattromilia IIa 307.1, 326.1. quattrordici vedi quattordici.quattuor IIa 44.1. que II 52.5 (2 volte). queant II 52.6. quello (+49) IIa 31.4.4, 40.5, quelo IIa 320.2, quillo IIa 338.1, β1 35.1, quel (+11) II 19.7,

20.4, 21.2, quell’ I 74.4, 95.7, quella (+31) IIa 19.2 (2 volte), III 28.10, quelle (+17) I 33.2, III 28.14.15, quelli (+5) β2 237.8.9.13, quilli (+5) I 90.5, IIa 69.1, III 21.2, 48.3.

querele IIa 370.2 (2 volte). questo (+73) III 27.2, 28.4.18, quisto (+10) IIa 17.4, III 27.7 (2 volte), questa (+40) II 15.1,

18.1, III 11.5, queste (+5) IIa 130.4, 165.4, γ 149.3, questi IIa 228.4, quisti (+4) II 54.13, IIa 18.1, 107.7.

queta ‘quieti’ IIa 106.6 (tucti de la terra se ne stectero queta). qui (+5) I 9.1, II 52.2 (2 volte). quia II 52.3. quibus II 52.6. quidam II 12.3. quidici vedi quindici.quidquid II 52.8. quillo, quilli vedi quello.quindemio ‘quindennio’, ‘rendita d’un anno che pagavasi alla Curia Romana ogni quindici

anni’ I 107.1; cfr. REZASCO, s.v. quindennio.quindici (+9) IIa 45.2, 85.7, 260.1, quidici IIa 22.1, 47.1, 78.10. quindicimilia IIa 333.1. quinquangesimo II 5.1. quinte β1 34.2. quinto (+24) IIa 14.1, 21.1, β1 34.1. quintodecimo III 37.1. ’quistare ‘acquistare’ III 21.10 (andare ad ’q.). quisto, quisti vedi questo.quod II 52.2.9. quoscumque II 52.9.

Apparati 254

R

racamato ‘ricamato’ IIa 16.2, 17.1 (2 volte). racza ’arazzi’ I 96.1 (panni de racza); italianizzazione del nome della città francese di Ar-

ras, sede di celebri arazzerie: cfr. Ferraiolo-COLUCCIA, s.v. raza e relativa bibliografia; cfr. GDLI, s.v. panno.

radice plur. I 99.3. ragaczi III 32.3. ragione vedi raisone.raisone 1. ‘legittimo motivo’: IIa 110.23, 110.3; 2. ‘determinazione e valuta de’ prezzi delle

derrate, degli interessi del debito pubblico etc.’: IIa 86.2 (ad raisone de carlini dudici lo tummulo), ragione II 30.4 (ad ragione de ducati octo); cfr. REZASCO, s.v. ragione § XCIV; cfr. DELI, s.v. ragione ‘rapporto, proporzione, misura’ (av. 1590, G. A. Rusco-ni); 3. ‘facoltà di pensare’: rasone III 12.3.

[*’ràpere] ‘aprire’: rapercze IIa 104.4. Vedi anche, ma nelle scritture non originali, aperse s.v. aprire.

rasone vedi raisone.[*rasoniare] ‘discorrere, conversare’ - rasoniava IIa 39.1. rastello ‘pezza araldica munita di denti, lambello, rastrello’ I 33.2 (casa Pagana fa le arme

soi con fioridelisi et lo rastello con la croce intorno); cfr. GDLI, s.v. rastello4.rata ‘parte’ nella locuz. fissa pro rata (parte) ‘secondo la parte stabilita per ciascuno’: or-

dinò che ogniuno fosse pagato pro rata IIa 320.2; foreno tassati tucti li hommini de Ses-sa per la rata parte soa IIa 250.3; cfr. DELI, s.v. ràta e REZASCO, s.v. § V rata parte ‘rata’.

[*ratificare] ‘confermare’: ratificharo I 66.1. rauca agg. ‘roca’ III 12.1. re (+502) sing. I 10.1, 11.1, 13.1, rege II 5.2 (2 volte), plur. re I 97.13, ri (+8) I 1.1 (3 vol-

te).reame (+5) I 2.2, III 12.7, 17.7, reamo III 27.8.16, 30.15. rebellare (*rebb-) III 57.6, rebbellao I 3.1, rebellao I 83.2, 93.12, rebellò (+4) III 23.1,

55.5, 56.10, rebellero I 98.1, III 27.9, rebellata I 76.3, rebellato I 86.2. rebellione (+8) III 14.4, 21.11.12. rebello agg. ‘ribelle’ β3 203.3, IIa 2.2, ribello I 103.1, rubelli β2 244.11, rebella III 27.19,

rebelli β1 36.20, I 63.1, ribelli I 102.3. recacto IIa 348.1. recapito IIa 327.3. [*recedere] (*se r.) se recessero III 54.2; cfr. DELI, s.v. recèdere intr. ‘arretrare, indietreg-

giare’. L’esempio più antico risalirebbe al 1598 (Florio); da retrodatare. Si noti che il verbo sarebbe costruito transitivamente (es. ‘morirsi’, ‘partirsi’: cfr. qui, § V.4.3).

recepere 1. ‘accogliere all’arrivo’ IIa 196.1, recepirlo IIa 127.2, recepìo IIa 128.18; 2. ‘rice-vere, accettare’: receputi IIa 140.1, 350.2, III 34.7, recevute β2 244.2.

recessit II 5.1.2. recevute vedi recepere. [*recitare] - recitò IIa 129.1, 137.3, 138.1, recitata (+7) IIa 32.1, 58.1.4, recetata IIa 234.1. recollesse vedi recongliere. recongliere ‘raccogliere’, ‘riscuotere’ IIa 327.1, 327.1, recolgliere IIa 211.2, recollesse IIa

327.2, rocollesero IIa 327.2; cfr. REZASCO, recogliere s.v. raccogliere § VII. [*recontare] - recontò III 46.4.

Glossario 255

recordare ‘ricordare’ III 58.12, recordava IIa 85.8, recordò III 34.5. [*recorrere] - fo recorso II 46.2. recte II 52.8. rectore ‘rettore’ IIa 367.2.rectoria vedi roctoria.recuperare IIa 2.3, recuperao I 3.1, 86.1, recuperò III 43.5, 48.4. recuperatione I 93.13. redé, redeo, redìo, reduto vedi rendere.[*redurre] 1. ‘ricondurre’: reducto IIa 213.4; 2. reducti IIa 185.1 (et de poi foreno reducti li

sessani ad tremilia sostara che pagassero); cfr. DELI, s.v. ridùrre.refare 1. trans. ‘riparare’: III 48.29; 2. intr. pron. ‘ ritornare in buone condizioni’: refece III

51.15, 52.1, refacto III 54.3. [*referire] - referìo IIa 228.4. reformatione II 52.5. reforment II 52.5. refrescare ‘rinfrescare’, ‘lavarsi, ripulirsi dopo un viaggio’ III 39.2; vedi anche defrescare. refulgeat II 52.5. regale IIa 104.5. rege vedi re.regens (+6) II 30.7.8, β2 237.25. regere ‘reggere’ sempre nel sintagma regere corte IIa 256.1, rege IIa 170.2, III 27.8, regie II

51.1, IIa 48.1, 255.1, 51.1, regeo IIa 108.2, resse III 16.2. reges II 29.1. regina (+74) I 12.1, 14.1, 17.1. regio (+6) II 49.4, IIa 76.1, 85.1, regia II 30.4, IIa 185.1, 199.2. regio vedi regno. regione IIa 179.1, 364.1. regnante II 5.2. [*regnare] - regnò (+5) I 44.2, III 2.1, 12.6. regniculi ‘chi è nato e risiede in un regno, in part. quello di Napoli’ sost. III 26.14; cfr.

GDLI, s.v. regnicolo.regno (+126) IIa 14.1, III 14.4, 15.3, regnio (+5) I 73.1, 78.9, 84.4, rengio I 93.1, cong.

re[n]gio I 97.3, rengno (+4) II 20.8, 32.1, 58.11; plur. regni (+4) I 1.1, IIa 235.1, III 32.13.

regnum IIa 61.3, 85.5. regraciare (*reng-) ‘ringraziare’ IIa 52.4, regratiarlo III 14.2, rengratio III 58.10, regratiao

IIa 213.4, regraciandoli I 89.6, regratianno IIa 130.3 rengratiandolo β3 196.11. rei IIa 17.5. [*reintigare] ‘reintegrare’, ‘far ritornare qualcuno nello stato in cui era prima’: reintigò III

34.4 (ad tucti reintigò suo stato).[*relassare] ‘rilasciare’, ‘cedere’: relassano IIa 328.1, relassava IIa 360.1. relegiosi IIa 294.3, 322.1, religiosi IIa 179.2. relevamento β2 237.3. religione III 17.2. religiosi vedi relegiosi.[*remanire, *rom-] 1. trans. ‘lasciare’: remaniano I 95.2 (non ce remaniano nessciuno

francese vivo); 2. intr. ‘rimanere’, ‘restare’: remaniva IIa 130.3, remase 316.1 (da ipso non remase de non fare francho li previti), rimase ‘rimasta’ I 97.12, remasero I 92.4, III

Apparati 256

27.4, romanero IIa 1442.1, γ 152.2, romase (+4) IIa 180.1, 39.2.3, remaso ‘rimasto’ IIa302.1; costr. tr. *se r.: remase IIa 128.6 (el signore prencepe se remase): cfr. §V.4.3.

remediare ‘rimediare’ β2 237.3. remedio II 35.12, β2 244.14, 301.3. remunerare III 34.7. [*remuovere] - remosse II 46.2 (donde fo recorso al vicerré et remosse in Vicaria et da llà

fo expedito un commisario).rendere 1. trans. ‘restituire’ III 27.14 - inf. apoc. rende I 89.6 nel sintagma rende il magio

‘rendere omaggio’, rendono obedientia β2 244.15, redé ‘restituì’ I 90.4, rendìo I 75.6, 85.7, renducta III 39.9, renduta I 95.9, rendute I 88.4, renduti IIa 301.6.7, renduto IIa303.1 (2 volte), reduto IIa 301.7; 2. rifl. ‘arrendersi’ se redeo IIa 233.1, rendé III 58.2, rendeo (+4) I 75.1.7, III 19.4, rendeosse III 58.2, se redìo I 62.1, se rendìo III 48.21.

rengio, rengno vedi regno.rengratiandolo, rengratio vedi regraciare.[*renunciare] ‘ripudiare’: renunciata I 88.1 (perché lo marito l’avea renunciata per causa

che non faceva figlioli). reparare intr. ‘rifugiarsi’ III 43.1, rifl. ‘difendersi da un pericolo, un attacco’ reparò III

26.1.reparatione sost. ‘accomodatura’ IIa 119.7. reparo ‘riparo’ II 19.6. replicava vedi repricare.[*reposare] ‘riposare’: reposao I 84.3. represaglia ‘rappresaglia’ IIa 328.2. repricare (*repl-) ‘replicare’, ‘controbattere, rispondere’ IIa 184.1, replicava IIa 108.3, re-

prichero IIa 98.8, reprichò IIa 130.2, repricato β1 36.5; cfr. DELI, s.v. replicàre (av. 1566, A. Caro).

requesto ‘richiesto’ β2 237.22, requesti β2 237.7. requiee ‘riposo’ IIa 102.2. requiescat II 7.1. resarcire III 43.6. [*rescactare] - rescactao I 93.16, rescactate III 43.4. rescacto I 90.2, 93.17. [*rescrivere] ‘riscrivere’: rescresse IIa 40.7. resegna ‘rassegna’, ‘l’atto del riscontrare il numero dei soldati, delle loro armi e dei loro

cavalli’ (+5) II 19.1, IIa 9.1, 28.2; cfr. REZASCO, s.v. rassegna.resegnatione ‘rassegnazione’, ‘il rinunciare ad un incarico’ II 59.1 (Bartholomeo Albano

have pigliata secura possessione de lo episcopato de Sessa per nome et parte del reve-rendo Bartholomeo Albano episcopo de Sessa, per resegnatione del reverendo cardinal Thiberio Crispo); resignacione IIa 192.1.

reservata (+4) β 237.7; locuz. ad nostro arbitrio reservata β 237.9 (2 volte), reservata ad arbitrio de... II 30.4.

[*reservare] - reservava IIa 360.1, reservò (+4) II 59.6, IIa 228.3, III 3.1, 39.4. resestìo vedi resistere. residentia III 3.2. resignacione vedi resegnatione.resistenczia I 95.7. resistere I 84.1, III 48.4, resestìo IIa 42.2.

Glossario 257

respecto (+4) 1. ‘riguardo’ nella locuz. senza alcuno r. IIa 11.4, 294.6, respetto IIa 315.2; 2. ‘motivo’ IIa 312.2, 316.1.

[*respondere] 1. ‘rispondere’: respose (+5) IIa 105.9, 106.6, β3 196.11, resposse (+4) III 30.24, 28.10, 30.8, rispose β2 244.11, risposse III 46.2, respondectero β1 36.4, respon-dereno IIa 64.2, resposto IIa 106.5, risposto I 95.6; 2. ‘essere corrispondente’: respon-dennoli IIa 162.4 (ce venne uno gigante de palmi nove de altecza, respondennoli tucti li membri de statura).

resposta I 95.7, IIa 106.6, β1 35.5, 95.7, resposte IIa 129.1. [*restare] - restò (+7) IIa 16.6, 19.2, 117.2, restante β2 237.10. [*restituire] - restituì III 16.1, restituito III 34.5. resto sost. (+5) II 20.12, 21.3, 27.15. Resurrectione β3 240.1, Rursectione III 13.3. resuscitar β2 244.14. retenere ‘credere’ III 28.17 (subbito travestero lo gran senescalco de le veste del re Ladi-

slao chiamato Seriioanni Caraczolo, quale era homo verile et sapio, il quale fe’ retene-re in dicta gente); cfr. DELI, s.v. ritenére (av. 1642, G. Galilei); 2. ‘ostacolare’ retenutaβ1 34.5.

[*retornare, *ri-] 1. intr. ‘ritornare’ retornò III 28.26, 30.14, ritornati β2 244.23, ritornò30.1; 2. trans. ‘far tornare’ retornero IIa 40.8.

[*retrovare, *ri-] rifl. (*se r.) ‘ritrovarsi’: retrovai II 28.1, ritrovò IIa 38.3, 39.1. revelare IIa 85.4, β3 229.3, β2 237.6, revelarrà II 30.5. revender(-lo) ‘rivendere’ IIa 76.1. reverendo (+76) IIa 40.12, 50.2, 52.4, reverendi I 110.1, IIa 37.1. reverendissimo (+6) II 30.1, 61.1, β2 206.1, reverendissimi IIa 69.2. reverentia ‘rispetto’ β2 206.2.3. revolta ‘rivolta’ IIa 6.4, β1 34.2. rex (+5) II 13.1 (2 volte).2, 29.2, IIa 235.1. ri vedi re. ribelli, ribello vedi rebello.riccamente IIa 16.1. ricchi IIa 2.11. riczio (+4) IIa 16.2 (2 volte).3 (2 volte), riccio IIa 17.1. ridacta β2 244.8 (benché dopoi l’aria clarificossi, non però sino al presente è ridacta a la

pristina clarità).riformatore β2 206.1. rilievo IIa 69.2. rimase vedi *remanire.rimi ‘remi’ I 60.3. rio ‘piccolo corso d’acqua’ IIa 188.1, III 53.2. ritrovò vedi *retrovare. rixosi II 52.4. robbe ‘robe’ (+20) II 54.7.9, IIa 81.1. roccholani ‘abitanti della Rocca’ IIa 110.5, 110.6, 297.1, roccolani II 46.2.3, IIa 110.7. rocollesero vedi recongliere.rocta sost. ‘disfatta’ (+6) I 95.4, II 16.1, III 28.24. roctoria IIa 367.2 (2 volte), rectoria IIa 367.2. romanero vedi *remanire.

Apparati 258

romano agg. IIa 69.2, 370.2, romana IIa 15.1, β2 236.1, romane IIa17.5, romani (+7) I 103.6 (2 volte).7, IIa 68.2.

romase vedi *remanire.romore vedi rumore.rompere (*ropp-) III 59.4, rompeo I 93.6, rompìo I 77.1, 100.2, roppìo I 100.2 (2 volte),

roppe (+5) IIa 84.2, III 48.4, 48.13, ruppo ‘ruppe’ III 32.5, roppero (+4) I 96.6.8, III 28.14, romperno III 43.7, rompero I 95.1, III 51.6, ro(m)pesse IIa 208.6, rocta (+9) I 13.1 (2 volte), III 28.16, rocti III 51.9, rocto III 56.10, 57.9.13, ropto III 51.11, ructini II 13.2 (fuit in Ravende ructini el camppo de lo papa), ructo (+9) I 34.1, 78.2 (2 volte), 93.14.

rossa vedi russo. rotolo ‘peso di once 33, unità del cantajo antico’ (+9) IIa 46.1, 47.3, 86.4, rotholo IIa 228.3

(2 volte), lo rotola IIa 86.4, 331.1, rotoli γ 151.1; cfr. D’AMBRA, s.v. ruotolo, plur. roto-la.

rubelli vedi rebello.ructini vedi rompere.ructo agg. II 30.4 (ad peso per argento ructo ad ragione de ducati octo).ruina I 103.7, II 35.2. ruinare IIa 200.2, 258.3, III 38.3, ruinao IIa 26.5, ruinero IIa 201.1; con prostesi, arruinero

IIa 252.1, adruinata IIa 208.3; ruinato I 104.2. rumore ‘tumulto, rivolta’ IIa 6.4, romore I 59.1 (se levero ad romore).ruppo vedi rompere.Rursectione vedi Resurrectione.russo agg. ‘rosso’ IIa 384.1, russu IIa 384.1, rossa II 44.1, β2 244.12.23.

S

sabbato (+18) I 38.1, II 34.1, III 23.3. sacche III 38.4 (tre s. piene de arena); secondo il DELI il più antico es. di sacca risalirebbe

al 1573 (A. Bronzino). Anche in un’annotazione inserita alla fine del paragrafo IIa388.1, si legge, ma non necessariamente di mano del Fuscolillo, saccha; cfr. apparato al testo.

sacchegiare III 39.2, sacchegiarla III 55.5, sacchigare I 91.3, sacchegiava III 55.6, sacchi-giare II 20.9, sacchigiao I 6.1, 77.4, sacchigiò I 93.18, sacchigiaro I 102.2, sacchiaro I 93.8, sacchigero I 89.1, II 20.2, III 13.4, sacchigiata IIa 13.1, sacchigiatola I 26.1, sac-chiata I 76.6, sacchigato I 102.3, saccheggiata IIa 69.2, sacchegiati III 28.21, sacche-giato III 50.1.

sacchetto IIa 279.1. sacchigare vedi sacchegiare.sacchigiamento I 56.2, sachigamento I 89.3. sacchigiare vedi sacchegiare.sacco sost. ‘saccheggio’, sempre nella locuz. porre, dare ad sacco (+9) II 20.4, 32.5, III

41.2, saccho I 103.6. sacerdoti IIa 28.2. sacerdotibus II 52.7. sachigamento vedi sacchigiamento.Sacramento ‘eucarestia, ostia consacrata’ (+5) IIa 99.6.8, 104.3. Sacramentum II 52.3.

Glossario 259

sacrarum II 52.6. sacratissimo β3 231.1. sacrestano IIa 39.2, 106.3, sacrestani IIa 39.1. sacrificio IIa 339.1. sacro agg. IIa 69.2, II 49.4, sacra (+4) II 37.1, 52.9, III 30.7. Sacrosancta II 52.2, Sacrosanti II 52.5. saecta ‘freccia, dardo’ III 14.2. saglienno vedi sallire. saione ‘grosso saio’ IIa 17.1 (un saione sopra imborcato riccio tucto racamato); cfr. Fer-

raiolo-COLUCCIA, s.v. saiune (s. curte alla francese).sala sost. ‘locale ampio in edifici’ III 30.17, 34.2, la sale I 67.2. salario sost. ‘retribuzione’ III 53.2. salata agg. IIa 179.1 (carne s.). salato sost. ‘salume, affettato’ IIa 47.4, 62.1; cfr. DELI, s.v. sàle (av. 1446, A. Pandolfini);

cfr. D’ASCOLI, s.v. salato ‘i vari tipi di carne salate atte a cuocere insieme con la mine-stra verde’.

sale vedi sala.salera sost. ‘saliera’ IIa 213.1 < fr. salier.sallire (*sagl-, *salgl-, *sallgl-) ‘salire’ III 39.12 (2 volte), salliva II 32.1, IIa 357.1, sallìo

III 45.1, salliro III 39.10, sallgliero IIa 177.3, 326.2, cong. impf. 3a sing. sallissa IIa357.1, salglendo β3 196. 9, saglienno III 39.10, 48.19, sallite IIa 299.1.

salmi ‘composizioni religiose bibliche’ β3 196.7. salsume ‘salume’ IIa 101.1, 313.1; cfr. D’AMBRA, s.v. salumma; cfr. GDLI, s.v2. ‘vivanda

conservata sotto sale’, ‘salame’. salutare IIa 17.5. salute sost. ‘salvezza’ (+4) IIa 193.1, β3 196.12, 215.3. salva agg. ‘che è scampata ad un pericolo’ III 28.23. salvacione IIa 210.1. salvaguardia (+10) sost. ‘salvacondotto’ IIa 208.2 (2 volte) salvaguardia per transito; negli

altri casi sembra valere ‘patente che garantisce l’intangibilità d’un borgo o città in tem-po di guerra’ < fr. sauvegarde: IIa 21.1 (3 volte) 105.6, 207.1 (2 volte); cfr. DELI, s.v. salvaguàrdia (av. 1568, F. Ferretti). Il valore è invece incerto negli esempi seguenti: li fecero una salvaguardia de archibisiere con multa allegrecza IIa 128.4, le fecero una bella salvaguardia IIa 128.8.

salvamento III 27.13. salvare I 93.8, salvò I 102.1, III 26.8, 48.20, salvaro III 14.3. salvo prep. salvo che ‘eccetto che’ III 57.12. salvoconducto sost. ‘permesso scritto rilasciato dall’autorità militare, che autorizza a circo-

lare in territori occupati o in zone militarizzate’, ‘salvacondotto’ III 51.9; cfr. DELI, s.v. salvacondotto.

’samminare ‘esaminare’ II 49.1.3.5 (ad ’s.); cfr. D’ASCOLI, s.v. sammenà.sanar tr. ‘render sano, guarire’ β2 244.14, sanao IIa 218.2, sanata β 40.16, sanati I 86.6, IIa

40.2, sanato III 3.1. sancta, sancto, sancti vedi santo.sangue I 93.13, IIa 214.3, III 27.20. sanità (+4) II 47.1, IIa 210.1, β3 230.5. sano I 86.10. santissimo I 102.1, β2 206.2.

Apparati 260

Santità (+14) IIa 2.5 (2 volte), 79.7. santo (+149) IIa 8.2, III 8.2, 9.2, sancto (+12) II 6.3, 34.1, III 24.2, santa (+43) I 102.3, III

26.2, 39.1, sancta (+6) III 8.2, IIa 207.2, 339.1, santi IIa 104.2.4.5, sancti II 8.1, sante IIa104.2, β2 236.1.

sapere (+5) IIa 178.2, 307.4, III 6.5, inf. coniug. saperno IIa 228.3, sa β2 244.3, sape IIa79.8, sapeva IIa 66.3, 170.4, sapevano IIa 301.3, sappe II 20.1, seppe III 39.9, 41.5, sa-pendo (+6) III 28.2, 30.14, 35.2.

sapientia III 26.1. sapientiam II 52.2, sapientie II 52.3. sapio vedi savio.sarcinale vedi tarsinare.sardisco IIa 78.8 (lo caso grosso la libra nove tornisi et sei et uno dinaro lo sardisco fraci-

to); cfr. GDLI, s.v. sardesco agg. ‘prodotto in Sardegna: il formaggio pecorino’; es. ca-scio sardesco.

sarme ‘salme’, ‘misura di solidi in uso a Napoli del valore di 16 tomoli’ IIa 140.1; cfr. DEI s.v. salma, cfr. D’AMBRA e ANDREOLI, s.v. sarma.

sarmeri IIa 326.2 (in Sessa erano tanti sarmeri che sallgliero la grano ad dudici carlini et meczo).

sarracini ‘saraceni’ II 2.1, 44.1, III 12.5; cfr. ANDREOLI, s.v. sarracino.sasso IIa 105.8, sassi IIa 20.1. satis II 52.5. savio agg. III 12.2, 26.1, sapio III 28.17; cfr. D’AMBRA, s.v. sapio.[*sbaoctire] intr. ‘sbigottire, restare impauriti’: sbaoctito IIa 39.2, sbauctiti IIa 106.8; cfr.

Ferraiolo-COLUCCIA, s.v. sbauttire e relativa bibliografia. [*sbarisare] ‘sbaragliare’: sbarisato I 104.2, sbarisati IIa 13.2; cfr. Coluccia-FERRAIOLO,

s.v. sbarisate.sbentrare ‘sventrare’ III 30.18. scafa ‘specie di barca’, ‘quella barca che traghetta dall’una all’altra riva del fiume’ β1

36.13, IIa 40.3, 40.3, scafha IIa 307.3; cfr. ANDREOLI, s.v. scafa; ‘specie di naviglio piat-to, che si usa per passare i fiumi: cfr. D’AMBRA, s.v. scafa.

scale III 39.10. [*scammarare] tr. e intr. ‘sgombrare’: scammarao IIa 180.1 (tucta Sessa scammarao per le

montangne), scammarero IIa 101.1 (scammarero le soi robbe); in ANDREOLI, scamma-rare vale ‘mangiar magro’.

scampare 1. intr. ‘uscir salvo da un pericolo’ III 54.1, sca(m)pò III 47.6, scanpato III 47.6 (Sulo scampò lo infante de Castilglia con 4 galere, et scanpato che fo...), scamparo III 57.13; va forse qui, con assimilazione mp > pp, scappa III 31.7 (che io scappa da quisto periglio; si veda tuttavia in LoiseDeRosa-FORMENTIN, scappe s.v. *scappare (se tu lo scappe) con il valore trans. di ‘superare un pericolo’; 2. trans. ‘mettere in salvo’: scam-poro III 51.6.

scanciare III 58.7 (il re se partì da Trifico et andò ad scanciare alli casali de Capua); da emendare in stanciare ‘stanziare’?; in D’AMBRA, s.v. scanzare ‘scansare’; D’ASCOLI,s.v. scanzà ‘evitare, salvare’.

[*scanczare] tr. ‘scacciare’: scanczati III 16.1. scandalo sost. III 14.4.5, scannaro γ 149.1. scandare vedi scannare.scannare tr. ‘sgozzare’ β1 34.5, IIa 80.3, scandare β1 34.6, scannato IIa 79.2. scannaro vedi scandalo.

Glossario 261

scanpato vedi scampare.scappa vedi scampare.[*scappare] ‘fuggire’: scappò III 48.12. Vedi anche scappa s.v. scampare. scappucini ‘cappuccini’ IIa 97.1. scappulare ‘liberare’ β1 34.4, scappulao I 74.2, 90.2, scappolorno III 34.3, scappolasse III

33.2; cfr. Ferraiolo-COLUCCIA, s.v. scapolare; D’ASCOLI, s.v. scapulà ‘fuggire’ < EX-CAPULARE.

[*scaramuczare] intr. ‘scaramucciare, battagliare’: scaramuczavano β1 35.5. Nel brano, in realtà, si legge scamorczavano; una mano differente da Fuscolillo e da β ha aggiunto ramuczavano nell’interlinea: cfr. apparato al testo.

scaramucze β1 34.11. scarpe IIa 70.6. scarse II 30.3. scassare ‘rompere’ II 46.3, IIa 123.1, III 55.6, scassava IIa 343.1, scassata β1 36.20, II 46.2,

scassate IIa 49.1, IIa 124.2, 335.1, scassato IIa 256.1. [*scavalcare] intr. ‘scendere da cavallo’: scavalcati I 97.8. scavo ‘schiavo’ β1 34.5, scavi IIa 352.2. [*scendere, *scin-] - scese (+4) II 32.2, 34.4, 36.3, scendendo β3 196.10, scindendo β3

196.7. schorentia ‘scorrenza’ II 38.2 (sua infirmità fo schorentia et pentura); cfr. GDLI, s.v. scor-

renza (var. scorenza) ‘diarrea; fuoriuscita di sangue’. [*schortiriare] ‘scorticare’ - schortiriato IIa 376.1. sciens II 2.3. scientia IIa 129.2, III 26.1. scindendo vedi *scendere. scisa vedi assisa.scisma IIa 2.12, sisma III 32.8. scola (+10) II 53.2, 54.2, IIa 125.1, scole (+4) IIa 170.1.2 (2 volte). scolaro β3 196.11, scolari II 54.2. scommonecha ‘scomunica’ IIa 214.4. [*scommunicare, *excomm-] - excommonichò I 102.3, scommunicato III 19.2, scommuni-

chato IIa 2.5, scommonichati IIa 214.4, excomunichati IIa 364.1. [*sconfiggere] - sconfisse III 9.1, 11.4, sconficto III 19.9, 21.4. [*scontrare] - scontrò III 55.3, scontrosse III 51.11. scontro IIa 84.2. scopercero vedi *scoprire.[*scoppare] ‘scoppiare’: scoppati IIa 128.15 (foreno scoppati circha duimilia furguri); cfr.

GDLI, s.v. scoppiare (var. scoppare).[*scoprire] - scoprero IIa 128.8, scopercero IIa 247.3, scropemmo IIa 247.3, scoperta IIa

307.2. scorcero, scorcze vedi *scortire. [*scordare] - scordarò III 31.8. [*scortecare] ‘scorticare’, ‘spellare. togliere denaro’: scortecava IIa 252.3 (te li scortecava

ad pilo inmerczo); cfr. D’ASCOLI, s.v. scurtecà.[*scortire?] ‘accorciare’? scorcero IIa 239.2 (Li quali dicti offici foreno venduti per ordine

et consiglio de dicta cità de Sessa et fo messa la carta in piaczia, et ipso sopradicto Ion-francisco Russo li scorcero per li cento ducati); scorcze IIa 224.3 (et scorcze allo dicto missere Ioanfrancisco per li cento ducati per uno anno tucti tre li offici); si aggiungano

Apparati 262

i già citati part. forti excurto IIa 23.8 e scurto IIa 190.1 (vedi sopra, s.v. scortire e ivi per bibliografia). Cfr. GDLI, s.v. scortire.

[*scquartare] - scquartao I 99.1, scquartato I 68.2. scriptura β2 244.12, scripture β2 244.16. scrivere (*scre-) (+8) II 19.8, IIa 105.8, III 25.5, scriverlo β2 244.21, scriveno β2 244.6,

screveva IIa 64.1, scrisse IIa 208.3, scripse II 21.8, scripsero β2 244.21, scrissero II 44.1, scriverrò III 2.2, screvesse IIa 64.3, scricta β3 196.7, scricto III 58.11, scripte IIa 170.4, scripti IIa 286.2, scripto IIa 17.3, 316.1.

scropemmo vedi *scoprire.scurrucziato ‘corrucciato’ IIa 209.2. scurto vedi excurto e *scortire. scuto ‘scudo’, ‘moneta’ II 30.3 (2 volte), IIa 299.2, plur. scute IIa 271.4, scuti (+20) II 30.3,

40.4, 337.4. sdegratia ‘disgrazia’ I 103.3. se pron. procl. (+725) 99.2.3, 9.4. sé pron. (+8) I 67.2, II 59.6, III 3.1, seco ‘con sé ’ III 25.3. sebellisse vedi seppellire.secca agg. ‘essiccata, arida’ IIa 70.2, secche IIa 70.2. [*seccare] - secchero II 56.1. seccha sost. f. ‘siccità’ I 98.4, IIa 268.2. Secondo il DELI, s.v. sécco, l’esempio più antico

risalirebbe al 1891 (Petrocchi); cfr. GDLI, s.v. séccaI § 3. secchero vedi *seccare.seccurso ‘soccorso’ II 21.5, securso I 107.3. seco vedi sé.secondo vedi secundo.secretamente avv. III 31.3.5. secretario I 64.2.5. secretarius II 30.8, β2 237.18.26. secreto β2 237.10, IIa 262.1, III 31.3, secreti agg. avv. vendero tanti secreti II 20.1. sectanta IIa 207.3. sectantamilia IIa 215.1. secte vedi septe.sectimo vedi septimo.secula β2 244.24. seculari ‘secolari, non religiosi’ IIa 294.3, 301.3. seculorum β2 244.24 (in secula seculorum).secum II 52.6. secunde (+7) IIa 28.1, 49.1, 54.1. secundo prep. (+7) IIa 161.1, 181.2, β2 40.17. secundo agg. num. (+29) I 1.1, III 17.1, 23.3, secunda (+6) IIa 196.1, 363.1, III 24.3. secundogenito I 60.3. secundus II 5.1. securità II 53.2. securo agg. ‘sicuro’ III 37.6, secura II 59.1.3. securso vedi seccurso.secza vedi sencza.sed II 52.8. seddia vedi sedia.

Glossario 263

Sede II 30.1, 69.2. sedere II 52.9. sedia β3 196.10, seddia IIa 104.5. Sedis II 52.2. sedula II 52.6. seggio 1. ‘tribunale’ (+5) IIa 80.1 (2 volte).2, segio (+23) IIa 120.1 (2 volte), 123.1 etc.;

plur. seggi IIa 80.2; 2. ‘sedile’, ‘a Napoli, aggregamento di famiglie nobili’ segio de Ca-puana II 50.2, segio de la Montagna I 59.1, segio de Porto I 59.1, β1 34.5; cfr. GDLI, s.v. seggioI § 2.

segni β2 244.7.9.23, singni II 25.2. segnificasse vedi *significare.segnora, segnore, segnori vedi signore.segnoria, segnorie vedi Signoria.segnorigiò vedi *signorigiare.sei (+41) I 101.1, 103.2, 106.5. seicento II 51.2, IIa 63.1. seicentomilia III 35.4. seimilia I 106.1. selva IIa 274.1, silve III 46.3. semele agg. e sost. ‘simile’ (+5) IIa 28.6 (2 volte), 259.1; nella locuz. fare lo/el semele ‘fare

la stessa cosa’ IIa 55.2, 301.4. seminare vedi semminare.semmana ‘settimana’ IIa 70.4; cfr. D’AMBRA, s.v. semmana.semminare ‘seminare’ II 36.2, IIa 71.2, seminare II 32.1. semper II 29.1. sempre (+9) II 26.2, 32.1, III 27.17. sencza (+31) III 10.1, 15.3, 27.15, senczo IIa 46.1, senza (+7) β1 36. 6.17, β2 41.1, secza

(+4) I 78.9, IIa 85.5, 105.1. senescalcho ‘siniscalco’ I 7.2, 8.1, senescalco I 7.1, III 28.17. senese I 95.15. senne ‘se ne’ III 45.2 (s. passò), 51.4 (s. volea andare).sententia ‘sentenza’ (+4) I 67.3, II 46.2.3. [*sententiare] ‘giudicare con sentenza’: sententiò II 46.2, sententiati I 67.2. sententiis II 52.7. [*sentire] - sentì III 57.2, sentendo (+4) II 21.6, III 28.25, 48.2, sentenno III 46.4, 48.10,

sentita β2 244.18. senza vedi sencza.separati II 49.5. sepellire, sepellito vedi seppellire.sepius II 52.3. seppellire (*sep-, *seb-) IIa 96.2 (2 volte), sepellire IIa 368.1, sebellisse II 54.15 (2 volte),

54.15, seppellita II 15.1, seppelliti III 17.6, seppellito (+7) IIa 96.1, III 11.6, 20.3, 23.3, seppelito IIa 329.2, III 15.2, 18.3, sepellito III 10.4.5, seppulto IIa 380.1, 381.1, III 13.2, sepulto II 18.2.

sepportico vedi sopporticho.seppulto vedi seppellire. septanta IIa 120.1, septantanove IIa 73.1. septe (+18) II 20.13, 21.2. 5, secte β2 237.4, sette IIa 357.1.

Apparati 264

septebro, septembris, septembro vedi settembro.septemilia IIa 185.1. septimana II 49.1, IIa 70.2, 266.1. septimo I 102.1, III 24.2, sectimo I 105.2, septima IIa 107.1, settima IIa 107.5, (set)tima IIa

107.5. sequire ‘seguire’ III 37.6, sequiva III 57.10, sequisse III 51.8, sequendo III 51.8, part. e agg.

sequente (+23) I 64.4, 69.3, II 42.1, sequete I 96.6, sequenti II 5.1. sequitare ‘seguitare’, ‘continuare, venire dopo’ β1 36.7, sequita III 20.1, IIa 40.9, sequitò IIa

79.7, sequitaro I 96.8; nel sintagma s. la vittoria ‘portare fino in fondo la vittoria’, ‘per-seguire’ haveva sequitato la victoria I 95.5: cfr. Ferraiolo-COLUCCIA, s.v. sequitare e re-lativa bibliografia.

sera (+14) IIa 52.5, 57.7, 70.3, ssera IIa 16.5 (lo iovedì a ssera).serenissimo III 2.1, serenissimi β2 244.1. sermone (+12) II 50.2, IIa 60.1, 60.2, sermuni IIa 361.2. serpenti β2 244.10.11. servente sost. f ‘donna di servizio’, ‘fattoressa’ II 54.8; cfr. D’AMBRA e ANDREOLI, s.v.

servente; D’ASCOLI, ‘persona di servizio in un convento’.servicio (+7) III 32.10, 35.3, IIa 64.3, servitio β2 237.1.4, servicii (+4) III 31.7.10, 34.5. [*servire] 1. trans. ‘presentare le vivande a tavola’: servia III 48.25; 2. ‘intr. ‘essere utile’:

serviva III 27.18, IIa 335.2, servereno IIa 271.2, servite II 35.3. servitore IIa 110.10, β3 231.1, servituri IIa 110.7. servitù III 31.5. sesantamilia I 104.1, IIa 169.1. sessano IIa 110.7, 384.1, III 34.7, suessano IIa 25.1, suessana II 8.1, sessani (+68) IIa

64.1.2.3, suessani IIa 123.2, Suessane II 11.1, suessani IIa 347.2. sessanta (+6) II 54.2, IIa 128.11, β1 34.12, sessantaocto IIa 228.1, sessantasei IIa 301.2, ses-

santasepte IIa 187.1. sessantamilia III 48.24. sessio II 52.1. sesto I 94.1, sexto III 24.2, sexsta β1 36.23, sexta IIa 101.4, 104.1. seta IIa 61.1, seti I 97.6 (2 volte); cfr. Ferraiolo-COLUCCIA, s.v. seta.sette vedi septe. settembro (+49) I 95.14.16, IIa 9.1, septembro (+25) II 26.1, 27.1, III 57.7, septebro (+7) III

55.1, 57.11, IIa 70.1, settebro I 83.2, 85.6.7, septembris II 4.1, (set)tembris II 15.1, IIa227.1, (set)tebris IIa 29.1.

settima vedi septimo.seu (+39) IIa 95.1, 96.1, 98.1. sexta, sexsta, sexto vedi sesto. sfamato IIa 164.1 (uno homo sfamato, latro, omicidiale); cfr. ANDREOLI, s.v. sfamato ‘mor-

to di fame’; non è da escludere tuttavia che qui valga ‘malfamato’. sforcza nella locuz. per s. ‘con la forza’ I 56.2, 81.2, III 38.4. [*sforczare] - sforczero II 20.1 (sforczero la porta). Nel significato di ‘usare la forza per

aprire qc.’ il vb. è attestato av. 1561 (A. Citolini): cfr. DELI, s.v. sforzàre. Da retrodata-re.

sforgi ‘sfoggi, sfarzi, lussi’ IIa 115.1, sfor<cz>i IIa 99.1 (multi s. de mortelle); cfr. AN-DREOLI, s.v. sfuorgio.

[*sfracassare] ‘fracassare’ - sfracassata I 33.1. [*sfractare] ‘sfrattare’, ‘mandar via da un paese’: sfractao I 52.3.

Glossario 265

sfratati agg. ‘di religioso che ha ripreso l’abito laicale’ IIa 364.1 (che tucti li sfratati se tor-nassero alla regione loro, che perdissero li beneficii et fossero excomunichati chi n<o> intrava ad l’ordine de lo monesterio loro).

sgravare IIa 103.2 (fe’ sgravare circha trecento fochi da Sessa).sguiczari ‘svizzeri’ I 86.3. si pron. (+14) I 35.1, 43.2, III 27.3. sì I 97.14, β2 237.4, β1 36.7. sibbille IIa 126.2. sic γ 152.2.sicut II 52.4. sidicato IIa 30.8. sidicimilia IIa 161.1. sidico, sidici vedi sindico.signalatamente β2 237.1. [*significare, *se-] 1. trans. ‘esprimere pensieri’: significamo β2 244.2; 2. intr. ‘voler dire’:

significano β2 244.11, segnificasse IIa 268.2. Signore (+6) IIa 215.3, Signor β2 206.1, β3 230.5. signore (+49) II 47.1, III 44.1, 46.1, 47.1, segnore (+4) III 6.3.4, 7.5; s.re (+569); s.r (+13);

signora II 4.1, IIa 166.1, segnora III 46.1, signori (+19) III 26.9.15, 27.6, s.ri (+42), se-gnori III 30.13.19, 34.2, signuri (+5) I 74.4, 95.1, II 19.9.

Signoria (+11) 1. ‘titolo d’onore’ sua Signoria (+17) I 78.5, 93.7, 104.2 etc.; 2. ‘dominio, potestà’ signoria (+11) I 76.8, III 11.1, 14.4, segnoria (+6) III 11.6, 15.2, 18.2, plur. se-gnorie III 7.6.

[*signorigiare, *segn-] ‘signoreggiare’: signoriò II 3.1, segnorigiò III 21.1. silve vedi selva.similmente (+4) β2 237.6, β2 244.23, III 25.7. simul II 52.3. sindico (+12) II 59.5, IIa 18.2, 53.2, sidico (+11) IIa 21.3, 29.2, 100.5, sinicho IIa 213.1,

287.2, sinnico IIa 170.7, plur. li sindice IIa 128.11, sindici (+34) 5II 3.1, 55.2, IIa 98.8, sidici (+19) II 53.8, IIa 21.3, 66.4, sinici IIa 245.1, sinnici IIa 245.5; cfr. REZASCO, s.v.sindaco §10,11.

singni vedi segni.singuli β2 244.1. singulis γ 152.2, singulos II 52.3. sinicho, sinici vedi sindico.sinistra II 60.1, IIa 16.4, III 25.4. sinnici, sinnico vedi sindico.sino β2 244.8. sinodus II 52.6.9, sinodi II 52.6. sir I 7.1 (sir Ioanni Caracziola).sisma vedi scisma.sito III 10.2. [*smontare] 1. ‘sbarcare’: smontava IIa 27.4, smontao I 105.1, smontero IIa 177.3, smonto-

rono II 20.11, smontasse IIa 26.3, smontata II 21.4.6, smontati IIa 307.1, smontato I 53.2, 101.2; 2. ‘scendere da cavallo’: smontò β3 196.8.

soa vedi suo.[*soccedere, *succ-] 1. ‘prendere il posto di altri in un ufficio o dignità’: succeda II 53.7,

soccese (+6) III 10.3, 15.1, 17.1, soccesse (+4) III 13.1, 19.3, 26.5, socesse III 23.3,

Apparati 266

succese (+8) I 78.9, III 10.5, 11.1, soccesero III 10.2; 2. ‘accadere’: socese IIa 106.3, part. succese I 84.4, IIa 139.3, β1 36. 20, succeso I 5.3. Potrebbe essere costruito transiti-vamente nel senso di ‘ereditare’ nel caso seguente: et chi, facenno lo contrario, et con-travenesse el dicto testamento, che succeda le predicte robbe la Nunciata de Napuli II 54.9 (cfr. § V.4.3); non è da escludere, tuttavia, che si tratti più verosimilmente di un fe-nomeno di tematizzazione.

soccese, soccesero, soccesse vedi *soccedere. soccorrere IIa 27.2. soccorso (+4) I 95.11, III 9.3 (2 volte), 9.3 (2 volte), 56.6. socese vedi *soccederesocta, socte vedi socto.[*socterrare] - socterrata I 12.1, socterrato (+4) I 7.2, I 78.9, 79.1, sotterrato I 91.6. socto (+13) IIa 16.4, III 3.1, 19.2, sopto (+8) III 2.1, 6.5, 30.17, socta IIa 274.1, sotto β2

237.12.19.20, socte β3 196.5.7, IIa 218.3, sotte IIa 162.1. soctoscripti vedi soptoscripto.soddomia ‘sodomia’ IIa 126.1. soe, soi vedi suo.soldati (+39) IIa 57.1.5, III 7.2.4. sole sost. m. (+6) I 20.1, II 44.1, III 26.16. sòle sost. f. ‘suole’, ‘pelli’ III 47.2. [*solere] - sòle IIa 337.4, 337.4, solea III 38.4. solidum IIa 245.5.6 (in solidum), solitum IIa 53.2. solis II 5.1. solito agg. (+11) IIa 23.8, 30.1, 99.8, sollito IIa 167.1, solita IIa 57.2, 58.1. solitum vedi solidum.sollenni III 9.2. sollennissima β2 206.2. sollennità IIa 56.1. sollicitudo II 52.5. sollito vedi solito.solo agg. β2 244.4, sola β2 237.7, soli III 50.3. solum (+6) IIa 21.1, 25.2, III 3.1. soma (+7) 1. ‘unità di misura per materiali e derrate’: IIa 70.4, 78.3, 130.4; plur. some IIa

329.1, 331.1; 2. ‘carico posto sulla groppa di un quadrupede’: la soma de somaro IIa78.3, te farrà portare la soma III 32.4; locuz. bestie de some IIa 309.1.

somaro IIa 78.3, somari IIa 110.5. somma sost. IIa 211.2, β1 36.13, summa β2 237.20, IIa 294.8. [*sommare, *summ-] - somma (+4) II 54.2, IIa 119.7, 253.1, summao IIa 213.3. sonare ‘suonare’ (+6) II 54.15, IIa 106.2, III 28.11, sonava IIa 106.3 (2 volte), sonavano IIa

39.1.2, 104.5, sonato II 46.3, sonenno ‘suonando’ IIa 342.2. sonecto ‘sonétto’ IIa 142.1. sòno ‘suono’ (+21) IIa 22.1.2, 23.8, sòni IIa 58.4, 104.5. soperbo ‘superbo’ IIa 134.5, 163.2. soperiori IIa 316.1, 320.1. sopporticho ‘loggia, portico’ IIa 335.6, sepportico IIa 365.1; cfr. D’ASCOLI, s.v. suppòrteco.sopra (+43) IIa 16.4, 17.1, 40.1, sopre (+4) II 46.2 (2 volte), β2 244.9. sopradicto (+58) III 16.3, 17.1.4, sopraditto III 28.1, supradicto (+7) III 23.1 (2 volte),

24.4, 27.10, supraditto III 24.1, sopradicta (+6) I 109.1, IIa 118.2, 125.1, supradicta β3

Glossario 267

229.3, supradicta III 34.10, sopradicte IIa 4.1, 165.6, sopradicti (+33) I 92.3, 93.8, 93.14, supradicti III 24.4.

sopraistante vedi soprastante.[*soprare] ‘superare’: soprasse IIa 81.1. soprastante II 51.1, IIa 221.2, sopraistante IIa 48.1, soprastanti IIa 335.3, soprestanta IIa

274.2, soprestanti IIa 125.1. [*sopravenire] ‘sopraggiungere’: sopravenia III 51.12. sopravesta sost. ‘sopravveste’, ‘veste interamente aperta sul davanti, in modo da lasciar ve-

dere l’abito sottostante’ IIa 16.4. sopre vedi sopra.sopressate ‘soppressate’, ‘salume di carne di maiale macinata e ben calcata’ IIa 131.1; cfr.

DELI, s.v. soppressata; soppressato è attestato secondo il DELI isolatamente in A. Fi-renzuola (av. 1543); segue soppressata, 1855; si veda anche D’AMBRA, s.v. sopressata‘salsiccia grossa, stretta con lo spago, salame’ e D’ASCOLI, s.v. supressata ‘salame più grosso delle salsicce, che si essicca’.

soprestanta, soprestanti vedi soprastante. sopronomo sost. ‘soprannome’ III 31.2. sopscripte vedi soptoscripto.sopto vedi socto.soptoscripto I 88.6, IIa 68.3, sottoscripta IIa 40.11, soctoscripti I 64.1, soptoscripti (+5) I

85.9, 70.2, III 26.2, subtoscripti I 85.2, sopscripte IIa 130.4, subscripti I 93.10, subscrit-te β2 237.8.

sordo agg. IIa 39.3. sore plur. ‘suore’ III 23.4, 25.10. sor(e) ‘sorella’ II 21.8, IIa 382.1, III 33.1. sorella III 10.1. sorte (+5) locuz. di sorte che I 29.1, 104.2, β2 244.5, per sorte ‘per caso’ I 93.21, sorte plur.

‘specie, qualità’ II 6.5, IIa 116.1. sortiri II 52.6. sospecti agg. III 26.9. sostaro ‘staio, staro’, ‘vaso di legno da misurare i liquidi’: lo s. de l’oglio IIa 263.1, 279.1,

290.1, sostare IIa 78.3, 283.1, sostar(e) (+6) IIa 44.3, 45.1, 47.3, plur. sostara IIa 185.1 (2 volte); cfr. REZASCO, s.v. stajo. La forma sostaro, che non trova riscontro nei dizio-nari, sarà direttamente dal lat. SEXTARIUM ‘sesta parte d’una misura’, da cui sestière:cfr. DELI, s.v. stàio.

sotterrato vedi socterrato.sotto, sotte vedi socto.sottoscripta vedi soptoscripto.[*spaccziare, *spacz-] 1. ‘inviare’: spaccziò I 93.13 (spaccziò uno suo capitanio con multa

gente d’arme et fantaria et li mandò per la recuperatione de dicta Castellaneta); 2. ‘promulgati’: spaczati I 90.1 (vendero li capitoli spaczati da monsignore...). Significati molto diversi assume il verbo in Ferraiolo-COLUCCIA, s.v. spaciare e LoiseDeRosa-FORMENTIN, s.v. *esspacziare.

spacio ‘spazio’ (+11) III 26.16, 28.23, 29.2, spatio β2 244.7.18. spalla IIa 16.4. spangnolo I 95.12, spangnola IIa 80.4, spangnoli (+27) I 93.4.5.8, spagnoli (+10) IIa 109.2,

128.4, β1 34.11, spangoli I 93.19.

Apparati 268

sparctencza ‘divisione’ IIa 110.1, spartencza IIa 110.4; cfr. LupoDeSpechio-COMPAGNAs.v. spartensa; cfr. DEI, s.v. spartire.

spartimento IIa 118.3. spartire trans. ‘dividere’ I 92.1, 93.1, spartendose III 50.4, spartuto II 44.1; cfr. D’AMBRA,

s.v. spartere.spata ‘spada’ (+6) I 33.2, III 39.1, 50.4. spatio vedi spacio.spaventosi agg. β2 244.4. speciale agg. III 25.5. speciali vedi spiciale.’spectare ‘aspettare’ IIa 113.2 (ad ’s.), ’spectava IIa 250.4. <spe>dere (*spen-) ‘spendere’ IIa 245.6, spendea III 48.24 (2 volte), spisi IIa 327.1. spedire ‘sbrigare’ IIa 209.2 (ordinero de mandare missere Berardino Suessano in Napuli

...per spedire che li sopradicti hommini de arme se havessero ad partire da Sessa). Vedi anche expedire.

spengere ‘spegnere’ IIa 69.2. sperun III 34.9, speruni I 75.1. spesa sost. IIa 119.3, 269.1, 369.1, spese (+19) IIa 5.1, 11.3, 96.2; loc. alle spese de ‘a cari-

co di’. spiagia I 33.1. spiciale ‘speziale’, ‘venditore di farmachi, farmacista’ I 94.3, IIa 74.1, plur. speciali IIa 74.1;

cfr. ANDREOLI, s.v. speziale.[*spirare] ‘ispirare’: spira IIa 210.1, β3 240.2. spiritu IIa 165.1 (bono s. de cristiano).Spiritu IIa 52.4, 192.2 (la messa de lo Spiritu Santo), II 52.2 (Spiritu Sancto), Spiritus β3

196.5. spitale ‘ospedale’ IIa 81.1, hospitali III 8.1, 25.2; cfr. D’AMBRA, s.v. spitale.sposa IIa 270.1 (2 volte). spospere vedi prospere.squartare III 19.5, squartato I 44.1, 78.11. squatra ‘squadra, gruppo d’armati’ (+5) III 28.14.15.16, plur. squatre (+6) III 28.12.13.15. ssera vedi sera.sta(b)bili sost. ‘beni stabili, immobili’ II 54.5. stabili agg. ‘fermi, costanti’ β2 244.24. [*stabilire] - stabilìo I 73.1, stabilito β2 237.5.19. staffecte β1 35.5; cfr. DELI, s.v. staffetta ‘corriere anticamente a cavallo, incaricato di por-

tare lettere, ordini e sim.’ (av. 1535, F. Berni). ’stagio ‘ostaggio’ I 93.17, ’stagi II 20.5. stagione vedi staisone.staisone II 32.1.2, IIa 78.5, stagione IIa 219.1, plur. staisoni IIa 277.1. [*stampare, *inst-] - con prostesi instamparà β1 34.8; stampati II 21.9, stampato IIa 299.1. stancia sost. ‘luogo di dimora’ II 37.3, stantia (+4) I 92.5, II 19.10, IIa 110.7, stantie II

20.8, stancie III 55.3. stanciare ‘stanziare’ II 21.7, stantiava II 21.4, stanciò IIa 14.3, stantiati II 20.11. standardo ‘stendardo’, ‘insegna o bandiera’ IIa 104.1, stendardo IIa 16.2, stannardo IIa

128.9. stantia, stantie vedi stancia.

Glossario 269

stare (+10) II 49.2, IIa 101.1, III 42.2, sta (+25) II 4.1, 31.1, 33.1, stanno (+5) IIa 33.1, III 28.24, 32.3, stava (+85) I 93.9, 95.5, II 6.3, stave 3a sing. IIa 368.2, stavano (+47) I 97.7, II 44.1, III 38.2, stecte (+35) II 37.2, IIa 44.1, III 48.20, stette (+4) II 31.4, 37.3, IIa200.2, stecto 3a sing. IIa 200.1, stetti 3a sing. IIa 31.5, stectero (+18) I 76.8, 78.6.7, stet-tero I 102.2, γ 148.3, stecteroce II 35.1, stectorece II 23.1, stero IIa 324.1, starrà β134. 4, starranno β2 244.11, stessero β1 35.1, stanno ‘stando’ (+5) II 21.5, IIa 162.3, III 57.15, stando III 9.2, stendo ‘stando’ β3 196.5, stenne ‘stando’ IIa 104.5, stata (+6) I 50.1, IIa 10.1, III 17.1.

starssinato vedi trascinare.statela ‘stadera’ IIa 22.1, 107.5 (la bancha et la statela) < STATERAM ‘bilancia’; cfr. AN-

DREOLI, s.v. statela ‘grossa bilancia ad un sol piatto, stadera’; cfr. REZASCO, statera s.v.stadera ‘ufficio deputato a pesare’; nel nostro caso il lemma vale ‘ufficio di pesi e misu-re’: cfr. B. CAPASSO, Le cronache de li antiqui ri..., cit., p. 542 e n. 2.

stato (+29) 1. ‘territorio di uno stato’ IIa 2.2 (2 volte).3 etc., plur. stati (+8) IIa 101.1.2, 135.3; 2. ‘condizione economica o sociale’ IIa 101.2, β2 237.4.7 etc.

statua IIa 68.2 (2 volte). statuit II 52.3.9. statura IIa 162.4, β2 244.4, III 12.1. statutu II 52.7. stella I 86.7, β2 244.7. stendardo vedi standardo.stendo, stenne vedi stare. stima IIa 1442.1. stirpe (+) β2 244.3. [*straciare] ‘tormentare’: straciava IIa 252.3. stracii ‘strazi’ (+5) 4.2, IIa 24.2, 252.2. strada vedi strata.strane agg. β2 244. 3. [*strangolare] - strangolato IIa 80.1, 370.3. strangulatus II 9.1. strassinata vedi trascinare.strata ‘strada’ IIa 123.1 (2 volte), strada β2 206.1, IIa 385.2, estrata IIa 274.1, strate I 96.1,

exstrate IIa 99.1.5. strecta vedi stricto.strectamente avv. III 9.2. strenuissimo agg. III 26.1. strenuo agg. III 21.6. strepito II 34.1. stricto agg. III 48.27, strecta III 42.2. stroppare ‘streppare’, ‘estirpare, svellere’ III 42.2; cfr. D’AMBRA, s.v. streppare.stroppiati ‘storpiati’ IIa 40.2.9; cfr. D’AMBRA, s.v. stroppiato.stroppio agg. ‘storpio’ (+5) β2 40.14 (2 volte).15 (3 volte), stroppia β2 40.16; cfr. D’AM-

BRA, s.v. struppio.[*struggere] ‘distruggere’: strussero I 93.8. studio (+4) II 54.2, IIa 60.3, 138.2. [*stupefare] - stupefacto II 6.3, stupefacti II 44.1. stupendi agg. β2 244.9.23. stupore II 6.2.

Apparati 270

[*sturdire] ‘stordire’: sturdìo IIa 218.2. su (+4) I 94.3, IIa 27.1, 154.1, suso prep. ‘su’ IIa 356.1 < SURSUM. sub II 52.9, III 12.1. subbito avv. (+35) I 2.2, 44.1, II 31.5, subito (+6) β1 36. 2.11 (2 volte). subcessori vedi successori.subitania agg. ‘subitanea’ III 48.14. subito vedi subbito.subscripti, subscritte vedi soptoscripto.subsidio ‘sussidio’, ‘sovvenzione’ IIa 221.1.4.5. subtile agg. ‘sottile’ III 12.2 (subtile de ingengno).subtoscripti vedi soptoscripto.succeda, succese, succeso vedi soccedere.successori III 3.1, 32.7, subcessori III 8.1. succissiuni ‘successioni’ I 1.1. suddito agg. IIa 2.5. suessano, suessana, suessani vedi sessano.sullicito agg. ‘sollecito’ III 12.4. sulo avv. e agg. (+8) I 88.8, IIa 26.3, III 28.23, sul III 30.20, suolo III 28.18. sumere lat. II 52.3. summa vedi somma.summao vedi *sommare.summaria IIa 103.2 (fe’ sgravare circha trecento fochi da Sessa, che lo contatore ce li ha-

veva missi in summaria).suo agg. e pron. (+144) IIa 13.1, III 13.1 (2 volte), 13.6, sua (+183) III 21.6.7.9, suam IIa

102.2, soa (+28) II 20.7, IIa 16.4, 24.2, plur. per mani soa IIa 350.2, sue (+4) I 93.15, IIa2.11, 37.2, soe (+13) IIa 4.2, 28.3, III 19.3, le soi robbe IIa 101.1, tucte le soi forcze IIa112.3, le soi cermonie IIa 128.18, m. plur. sui (+5) II 23.4, IIa 341.1, III 10.5, soi (+35) IIa 14.1, 17.3, III 20.1, suos II 52.4.

suolo vedi sulo.superbia IIa 248.1. superchio agg. ‘soverchio’, ‘sovrabbondante’ β3 229.3; cfr. ANDREOLI, s.v. supierchio.superius β2 237.14. supplemento IIa 360.1. supra (+18) II 54.5.6, 56.1. supradicta, -o, -e, -i vedi sopradicto.suso vedi su.[*svergenare] ‘sverginare’, ‘togliere la verginità’: svergenero I 26.1. synodus II 52.2.

T

taberna vedi taverna.tabernaculo ‘tabernacolo’, ‘edicola in cui si pone l’Eucarestia, ciborio’ IIa 104.8; cfr. DELI,

s.v. tabernàcolo (1550, G.Vasari). Da retrodatare (la notizia è del 1548). tabula, tabule vedi tavola.tacere β2 244.9. tagliare, taglianno, tagliata vedi talgliare.taglio IIa 347.1.

Glossario 271

tale (+26) I 52.3, 78.4, 96.8, tal (+24) II 44.1, III 26.1, 32.5, 44.1, ttal III 27.20, 38.4, 48.18, tali IIa 239.3.

talgliare (*tagl-, *tallgl-) IIa 141.3, 110.5, III 35.1, tagliare III 35.2, tallgliare III 21.5, tal-gliavano IIa 110.5, talgliero I 59.1, tallgliero I 98.1, taglianno III 50.2, tagliata I 94.1, talgliata IIa 79.2, III 26.10, 27.2.

talglione sost. ‘taglia’ I 103.7, tanglione I 103.8; cfr. REZASCO, s.v. taglione § II. ’taliani vedi italiano.taliter II 11.1, IIa 139.1. tallgliare, tallgliero vedi talgliare.tanglione vedi talglione.tanto (+54) III 27.20 (2 volte), 30.25, tanta (+26) II 6.2, 19.8, 42.1, tante (+4) IIa 4.2, 201.1,

β2 237.8, tanti (+20) II 20.1, III 14.3, 31.7. tardo IIa 314.2 in locuz. avv. la sera ad tardo ‘nella tarda serata’; cfr. Ferraiolo-COLUCCIA,

s.v. tardo.tare sost. ‘tarì’, ‘vecchia moneta d’argento’ II 54.16, tar(e) IIa 299.2, tarì II 30.4; D’ASCO-

LI, s.v. tarì.tarramuto vedi terramuto.tarsinare ‘arsenale’ I 89.6, sarcinale III 26.2; cfr. Ferraiolo-COLUCCIA, s.v. tarcinale, AN-

DREOLI, D’AMBRA, s.v. tarcenale.tassa1 ‘tazza’ IIa 213.1; D’ASCOLI, s.v. tassa < fr. tasse.tassa2 (+10) ‘gabella’ I 107.2, IIa 2.9, 85.8. tassare IIa 219.2, tassero IIa 179.2, tassata IIa 181.2, tassati (+4) IIa 250.3, 300.2, 310.1. taverna ‘osteria’ II 49.1, 51.1, IIa 360.2, taberna II 19.11, taverne IIa 313.1. tavola (+5) I 68.2, IIa 156.2, β3 196.8, tabula II 40.1, 45.1, IIa 104.2, tabule IIa 221.2. tavolato ‘parete o pavimento di tavole’ IIa 104.4; cfr. TB, s.v. e DELI, s.v. tàvola.tavuti ‘casse da morto’ < sp. ataudo I 97.13.14; cfr. ANDREOLI, s.v. tavuto.tela IIa 128.16. temecza ‘temenza’, ‘timore’ III 12.5. [*temere] - temendo III 31.10. temerosi agg. ‘timorati’ III 31.4; cfr. D’AMBRA, s.v. temmeruso.[*temperare] ‘addolcire, mitigare’: temperò IIa 75.1, temperato IIa 71.2. tempesta I 100.1.2, IIa 39.2, tepesta IIa 71.1, tempeste IIa 272.1. tempestas II 11.1. tempo (+95) I 93.9, 97.12, 98.4, tempi (+5) II 6.5, 42.1, 53.1. tempora ‘tempi’ β3 204.3 (sabato de le quattro tempora de quadragesima), IIa 197.2 (sab-

bato de le quattro tempore), IIa 44.1 quattuor temporum; cfr. D’ASCOLI, s.v. tempora ‘nella locuz. quattro tempora ad indicare le quattro stagioni’. Qui Fuscolillo si riferisce alle orazioni recitate in particolari celebrazioni religiose.

tenebris II 52.5. tenebroso β2 244.3, tenebrosa β2 244.7. tenere II 54.2, teni III 28.20, tene II 53.2, IIa 1442.1, teniamo β2 244.2, tenimo III 58.11, te-

neno β 237.4.6.7, tenea (+9) I 78.2, IIa 16.4, β3196. 5, tenia III 17.4, 46.1, 48.2, teneva(+19) I 75.5. 7, 77.3, tenevano (+6) I 48.1, IIa 27.4, 28.6, teneano III 47.2, tenne (+5) III 15.3, 32.6, 48.24, tenero I 93.4, III 58.6, tennero II 32.7, III 39.11, tenerno III 47.1, te-nerà β2 237.22, teneranno (+5) β2 237.6 (2 volte).7.9, terranno IIa 69.1, tenesse I 95.6, IIa 306.1, tenenno III 48.19, tenuta II 54.2.5, tenuti IIa 328.2, tenuto (+8) I 84.1, II 54.4.5.6.

tenore ‘modo, maniera’ β2 237.1.

Apparati 272

tentatione III 35.1. tepesta vedi tempesta.tercia vedi tercza.terciadecima IIa 245.1, terczadecima IIa 220.1. tercieri vedi tercziero.tercio, tercia vedi terczo.tercza sost. ‘quota quadrimestrale d’interessi sopra denaro dato in prestito’: tercza per ter-

cza IIa 130.1 (2 volte), tercze 313.1 (2 volte), paghenno tercze per tercze; cfr. D’AM-BRA, s.v. terza.

tercziero ‘divisione di una città o territorio’ IIa 142.1, plur. terczeri IIa 107.6, terczier(e) IIa2.9, terczieri IIa 107.6, 175.1, tercieri (+6) II 49.1 (2 volte).2; cfr. REZASCO, s.v. terzie-re.

terczadecima vedi terciadecima.terczo 1. agg. num. ord.: (+7) III 1.1, 24.2, 26.14, terczio IIa 33.2, 192.1, 238.1, tertio IIa

207.3, tercio (+9) IIa 56.1, 59.2, 79.1, tercza (+6) III 24.3, IIa 29.1, 40.5, 53.1, tercia IIa42.1, 52.1, tertia II 58.1; 2. ‘ciascuna delle tre parti uguali di una stessa quantità’: plur.terczi IIa 300.2.

termine (+12) 1. ‘limite di tempo’: (+9) I 66.2, II 25.1, 38.2, termino (+5) IIa 179.1, 207.1, 214.4; 2. ‘confine, limite di un territorio, etc.’: II 42.1, IIa 110.4, 334.1.

terra (+84) II 6.1.3.4, terre (+39) I 76.9, 87.3, 102.3. terram II 52.5. terramuto I 29.1, II 34.2, tarramuto ‘terremoto’ II 34.1. terreno I 93.20. territorio (+4) IIa 40.1, 110.6, 188.1. tertio, tertia vedi terczo. tesaurerio ‘tesoriere’ III 28.24, thesaurero IIa 42.1, tosorero IIa 314.1. tesoro III 13.4, 30.25, 33.2, thesoro III 35.4. testa (+11) I 26.2 (2 volte), 86.9. testamento (+6) I 97.3, II 54.1.9.14, testamenti II 54.13. [*testare] ‘far testamento’: testò II 54.1, testato II 53.1. testatore sost. ‘chi fa testamento’ II 54.7, IIa 337.1. testimonii (+8) II 46.2, 53.9, 54.14. <te>stone IIa 299.2; cfr. D’ASCOLI, s.v. ‘antica moneta d’argento; recava effigiata una

grossa testa del sovrano’. [*thanalgliare] trans. ‘attanagliare’, ‘tormentare con le tanaglie’: thanalgliato IIa 376.1; cfr.

DELI, s.v. tanagliare (av. 1595, T. Tasso). Da retrodatare. thelogia IIa 165.1, 269.2, theologia β2 244.17. thesaurero vedi tesaurerio.thesoro vedi tesoro. thianisi vedi tianisi. thiatino IIa 68.1, 243.1. thodischi (+9) IIa 317.1, 319.1, 320.1, todeschi IIa 247.1.2, tod<e>schi IIa 307.1, todischi

(+7) II 20.11, 21.5, IIa 198.1, tudischi I 103.2, thodesche IIa 315.1. thori ‘tori’ IIa 141.1.2.3. thummula, thummulo vedi tummulo.tianisi IIa 115.1.2, thianisi IIa 215.3. timor II 52.3, timore (+4) I 53.2, II 52.3, III 30.15. tirannia III 26.14, tirandia III 27.14.

Glossario 273

tirannicha IIa 69.2. tiranno (+6) III 13.6, 17.7, 19.1. tirare 1. ‘muovere, far avanzare’: IIa 3.1 (av. 1565, B. Varchi); da retrodatare; 2. ‘sparare’:

tirare β1 34.13, IIa 80.4, tirava II 20.2, β1 35.5, tireo β3 196.8, tirero IIa 99.7, 128.8; 3.‘sollevare’: tirarla IIa 356.1; 4. ‘lanciare, scagliare’: tiravano I 48.3, tirao β1 34.11, IIa20.1, tirero tanti sassi (cfr. tirar un sasso, Florio 1598; da retrodatare); tirorno III 50.4; 5. ‘procedere, proseguire’: tirao IIa 178.2; nella locuz. tirare la volta ‘dirigersi verso’: tirao la v. I 93.24, tirò la v. I 93.18; erano tirate verso Poncze IIa 307.2.

tiro sost. II 42.1 (uno tiro de valestra), locuz. vendero de tiro in Sessa III 19.3. titolo ‘denominazione della dignità o carica di qc.’ β2 206.1, tituli β2 236.1, titulo III 6.4. titulati agg. e part. ‘dotati di un titolo nobiliare’ (+6) IIa 8.1(2 volte), β2 237.4. titulo vedi titolo. [*toccare] ‘spettare’: toccava IIa 221.4. todeschi, todischi vedi thodischi.togliere III 39.6, tolta III 57.1. tollicto II 54.16 (uno tare de male t.); cfr. B. CAPASSO, Le cronache de li antiqui ri..., cit., p.

545, n. 2: «In ogni testamento era costume presso noi nel Medio Evo di lasciare alcuna piccola somma alla chiesa de male ablatis o sia per mal tolta moneta».

tommola, tommolo vedi tummulo.tonicella ‘tunica’ IIa 16.2. torcze ‘torce’ II 54.15, IIa 130.4. tormenti β2 244.11. tornare (+9) III 35.8, 39.5.6, tornamo β2 237.19, tornao (+4) I 17.1, IIa 99.8, 157.2, tornò

(+18) II 21.6, III 16.1, 35.7, tornòss(e)ne III 48.8, tornoro I 96.5, tornaro I 93.5, torneroIIa 59.1, 183.3, tornasse III 35.8, tornassero IIa 364.1, β1 36.12, tornandose I 86.6, tor-nati IIa 101.2, 294.6, tornato IIa 314.2, III 30.1, 48.24.

tornese ‘antica moneta d’argento introdotta nel Regno di Napoli dagli Angioini’ IIa 78.4, 228.3, tornisi (+22) II 51.2, IIa 70.4, 70.4.

torre (+12) I 106.5, IIa 135.1, III 38.4 etc., turre IIa 352.2; plur. torri III 38.2, turre III 38.4, turri III 26.9.

tosorero vedi tesaurerio.tot II 52.5. totum II 52.6, IIa 61.3, 85.5. tovalglia I 86.10. tra prep. (+12) I 78.5, 93.16, 95.2. trabacech(e) ‘trabacche’, ‘tende’ < ar. tabaqa(h) ‘tettoia’ III 28.21; cfr. DELI, s.v. trabàc-

colo; cfr. ANDREOLI, s.v. travacca ‘specie di padiglione’, ‘trabacca’; in D’AMBRA vale invece ‘padiglione di letto’; in questo senso anche in Ferraiolo-COLUCCIA, cfr. s.v. tra-vacca ‘struttura di riparo per armati in campo in forma di baracca’.

[*tractare] 1. ‘esporre un tema’: tracta I 1.1; 2. ‘concludere’: tractò III 41.5, trattaro III 27.11, tractato III 48.19.

tracto sost. 1. ‘ tradimento’ III 27.12; cfr. D’AMBRA, s.v. tratto; 2. ‘il tirare. Quindi tratto di corda o di fune, strappata’: cfr. REZASCO, s.v. tratto § 1; plur. tracti IIa 58.1, 88.1, 116.1.

tradimento I 42.1, IIa 79.2, 376.1, tradimenti I 66.1, III 35.8. tradire III 41.8, tradero I 86.3. traditore (+6) III 14.6, 26.10, 41.7, plur. β1 35.4. tramontana ‘nord’ I 86.7 (adparse cometa in tramontana con la coda verso meczogiorno).

Apparati 274

tranquilla agg. III 48.24. tranquillità III 15.3, 16.2, traquillità III 26.13. transferri IIa 347.2. transgressori β2 237.23. transito IIa 96.2, 208.2.5, transitum IIa 21.1; cfr. DELI, s.v. trànsito ‘passaggio di persone’

(1598, Florio). [*trapassare] ‘morire’: trapassao (+14), sempre nel sintagma trapassare de/da questa vita

II 15.1, 18.1, 38.1 etc., trapassata IIa 102.1. traquillità vedi tranquillità.trascinare (*strass-, *trass-, *starss-) III 30.18, strassinata IIa 68.2, starssinato I 68.2,

trassinato I 8.1; cfr. D’AMBRA, s.v. strascenare.[*trasire] - trasi IIa 50.1, trasiva I 97.5, trasìo (+7) I 91.1, 95.94, IIa 128.1.19, trasero (+5)

I 56.2, 75.1, 103.3, trasendo β3 196.8. trassinato vedi trascinare.trattaro vedi *tractare.travaglie ‘dolori, pene’ IIa 4.2, travalglie IIa 296.3. travalcho IIa 222.1 (fo facto lo travalcho fora la porta del bagno).travalglie vedi travaglie. [*traversare] ass. ‘estendersi per traverso’ - traversava IIa 16.4 (traversava da la spalla si-

nistra socto al fiancho destro).[*travestire] - travestero III 28.17. tre (+70) II 19.4, IIa 11.3, III 14.1. trecento (+6) IIa 103.2, 128.7 (2 volte). trecentocinquanta IIa 181.2. trecentomilia I 103.7. tredici vedi tridici.tregua (+5) I 77.1, III 55.1, 59.4, treva I 93.5.6. tremare IIa 108.3. tremilia (+7) IIa 2.1.9, III 43.1, tremilio IIa 247.1. tremore ‘agitazione, apprensione’ (+4) IIa 26.3, 27.4 (2 volte), 28.3. trenta (+16) II 31.4. IIa 27.4, III 28.1, trentasei IIa 337.4, trentatré IIa 247.1. trentamilia III 54.2. trentauna vedi quarantauna.treva vedi tregua.tribuna (+6) 1. ‘abside’; I 97.13, IIa 165.2, III 25.4: cfr. DELI, tribùna, s.v. tribù (av. 1580,

V. Borghini); da retrodatare; 2. ‘palco’: I 97.5.7 (nel quale ponte al capo, sopra al molo,ce erano 4 colonne alte, quale tenevano una tribuna pintata de istorie antiche; et nel meczo de la tribuna stavano li signori eletti de Napuli). Anche in questa accezione, se-condo il DELI, le attestazioni sarebbero molto più tarde.

tribunale (+7) IIa 48.1, 50.1, 51.1. tribus II 52.2. tributario agg. ‘che è obbligato a pagare un tributo’ III 38.5. tributo III 48.27, tributi III 48.28. Tridentina II 52.2, 52.3, Tridentino II 52.1. tridici (+12) I 93.9 (2 volte), IIa 45.1, tredici IIa 299.2. tristo (+5) 1. agg. ‘triste’: III 33.2, tristi IIa 252.3; 2. ‘non buono, di cattiva qualità’: IIa

47.3, 78.3, 86.4, trista II 32.1, 36.2, 368.2.

Glossario 275

triumfale (+4) IIa 99.2, 125.1, 128.15, triumfhale IIa 99.1, 128.15, triumphale β3 196.7, triumfali (+4) I 96.1.9, IIa 27.1.

triumfho ‘trionfo’ IIa 16.1, 61.1, triumpho IIa 14.3, triunpho β2 206. 2, plur. triumfhi (+6) I 97.11, IIa 25.2, 99.7, triumphi β2 206.5, triunphi β3 230. 2.

triumphale vedi triumfale.triumpho, triunpho, triunphi vedi triumfho.trobbecta ‘suonatore di tromba, trombettiere’ IIa 260.1, trobbetta IIa 362.1 tro(m)becta I

89.5, 53.1, 92.1, 95.1, 100.10, 211.1, 224.2, 253.1, 289.1, tro(m)betta I 95.6, II 39.1, 43.1, 22.1.2, 73.1 etc., trobbette III 28.11, trobbecte IIa 104.8, tro(m)becte I 93.1, 104.1, 286.2, 384.1 etc., tro(m)bette IIa 25.2, tro(m)bbette IIa 104.5, tro(m)be(t)ta IIa 228.2; ‘sonator di tromba; quella persona che si mandava a parlamentare coll’inimico, e che era per lo più un trombettiere’: cfr. TB, s.v. trombetta.

trofheo sost. m. (+10) ‘monumento eretto per celebrare una vittoria, recante trofei d’armi scolpiti’ IIa 335.2.4 (2 volte); cfr. DELI, s.v. trofèo (1681, F. Baldinucci). Da retrodata-re.

tro(m)becta, tro(m)betta, tro(m)bbetta vedi trobbecta. trono ‘tuono’ IIa 39.2 (2 volte), tuono β2 244.18, troni IIa 39.2, 218.1; cfr. D’AMBRA, s.v.

trono.troppo agg. e avv. (+9) IIa 2.11, β1 34.11, IIa 86.2. trovare trans. ‘riuscire ad incontrare qlc. o qc.’, ‘scoprire’; intr. ‘capitare’; intr. pron. ‘esse-

re, stare’; (+22) I 46.1, 74.1, II 54.13, trova β3 229.3, IIa 259.2, trovava (+10) II 22.1, 34.3, 54.8, trovavano IIa 301.4, trovao IIa 79.4, 214.1, trovò (+14) IIa 2.3, II 55.2, III 34.2, trovarno IIa 30.8, trovaro (+5) I 74.4, III 25.3, β1 36.22, trovorno β2 244.18.22, trovero (+5) II 23.4, IIa 104.4, 106.3, trovarrete 170.4, trovarrite IIa 8.3, 388.1, trovasseIII 31.3, trovassero IIa 327.2, trovarrando II 54.7, trovarranno II 53.5, trovata (+4) β2244.12, II 62.1 (2 volte), IIa 69.2, trovati IIa 80.3, trovato I 89.6, II 33.2, IIa 80.1.

ttal vedi tal.Tu lat. β3 196.8. tuctavia avv. ‘di continuo, senza sosta’ (+11) β1 34.11, IIa 40.9, 79.8. tucto (+76) III 3.1.3 (2 volte), tutto (+7) II 54.8, IIa 303.1, β1 34.8, tucta (+66) I 1.1, II 19.3,

IIa 27.4, tutta (+4) II 15.1, β2 237.6.21, tucte (+56) II 53.1, 54.7, III 6.2, tutte (+5) IIa52.1, 53.2, 201.2, tucti (+93) II 19.9, 21.7, III 27.9, tutti (+12) III 24.4, 30.17, 34.2.

tudischi vedi thodischi.tuendam IIa 17.5. tummulo ‘tomolo’, ‘unità di misura in uso nell’Italia meridionale’ (+32) II 32.1.2, 34.3,

tummulo IIa 275.1, 279.1, tumolo (+6) β2 237.4 (2 volte).19, thummulo (+25) II 20.13, IIa 245.2, 259.1, tommolo IIa 46.1, tommola IIa 175.1, 179.1, 265.2, to(mmo)la IIa 2.9, th(ommo)la IIa 2.1, 181.1.2, 249.1, 310.1; cfr. DELI, s.v. tómolo.

tumultibus II 52.7. tumulto IIa 30.8, 31.5, 208.5. tunc I 22.1, 24.1. tuo β3 196.9, tua IIa 17.5, toa agg. III 31.9. tuono vedi trono.turbito agg. ‘torbido’ IIa 218.3. turcho agg. I 58.1, turche I 58.1, m. plur. turchi (+9) I 42.1, 56.1, 58.1. turre, turri vedi torre.tutta, tutte, tutti, tutto vedi tucto.

Apparati 276

U

ubedire IIa 2.12, 208.2, 209.1, ubidire II 35.8, 214.2. ubidientia II 35.5.7. ubidire vedi ubedire. huc IIa 347.2. ucelli III 48.26. huius II 52.5, IIa 235.1. humanità ‘studi letterari’ II 53.4 (dui mastri de scola...uno che darrà li primi elementi de

gramatica...et...uno che legerà humanità). Cfr. DELI, s.v. umàno (1561, A. Ciotolini). Da retrodatare.

hunc IIa 17.5. [*udire] - udendo β2 244.21, udita β2 244.18, udito β2 244.18. ultimamente avv. β2 237.22. ultimatamente avv. III 2.2. ultimo agg. (+28) I 93.24, II 5.2, 9.1, utimo IIa 11.4, ultima (+5) III 33.5, 35.6, ultime I 73.1. ultra prep. ‘al di là, oltre’ (+4) IIa 14.1, β2 237.9, III 4.1. umile agg. IIa 134.5. una (214) avv. una + con + sost. ‘insieme a’ I 15.1, 54.1, 56.2, 75.2, 78.6 etc. unam II 5.1. unde ‘onde’ III 31.6. undecimo II 13.1. undici (+11) IIa 70.4, 72.1, 200.2. unigenito agg. IIa 128.1. unione IIa 106.6. [*unire, *hon-] - honero I 88.9, unita IIa 367.2 (2 volte), III 12.7, uniti I 88.9, unito III 3.3. unius II 12.3. universale agg. β2 237.1.4. universi β2 244.1. universis IIa 17.5. università (+53) ‘tutto il popolo costituito in comunità’: la u. de Sessa IIa 43.1, 48.1, 49.1

etc: cfr. REZASCO, s.v. università, § II. uno (+251) III 30.14.17, β1 34.9, una art. indet. I 73.1, 74.3, 78.3, 86.10 etc.; num. II 6.1.3,

42.1 etc. unsciero, unsscenno vedi uscire.unusquisque II 52.4. usafructa II 54.7.7; vedi anche fructa, s.v. *fructare (se usa et fructa).[*usare] 1. ‘mettere a profitto una fonte di guadagno’: usa II 54.4.5, ‘adoperare’: usava III

12.3, usòccie III 21.6; 2. ‘avere rapporti sessuali’: usato (che ebbe) I 5.2, usava I 5.1. usato agg. ‘avvezzo’ IIa 128.9, usati agg. III 28.15. uscire (*esc-, *ins-, *osc-) III 39.13, essci IIa 124.2, esca III 31.7, usciva IIa 247.3, insivano

I 93.7, essevano I 93.8, ussciano IIa 98.4, 104.5, uscìo (+5) I 43.2, II 42.1, IIa 128.5, o-scì III 48.4, oscìo III 57.16, insìo I 75.8, escìo III 29.2, usscìo IIa 195.1, escecte III 28.3, uscero III 56.8, usciero IIa 128.4.11, unsciero β1 36.13, ussciero IIa 128.6, usciro IIa214.3, unsscenno IIa 196.2, escito III 31.9, uscito IIa 128.4.

uso sost. β2 237.9.13. usòccie vedi *usare.

Glossario 277

usufructuario ‘usufruttuàrio’ IIa 170.6; cfr. DELI, s.v. usufrùtto (1598, Florio). Da retroda-tare.

ut (+20) II 52.3.5.6. utile agg. IIa 103.3 (2 volte). utilità II 54.7. utimo vedi ultimo.utriusque II 29.1. uxor II 5.2.

V

vaccha sost. f. IIa 228.1.3 (2 volte), vacha IIa 321.1, vacche IIa 88.1. vacczina vedi baccina.vacha vedi vaccha. vacha ‘acino’ II 51.2, IIa 71 (le vacha de le olive): per il plur. neutro le vaca, cfr. ROHLFS, §

384, per cui vaco, laziale e marchigiano, vale ‘acino d’uva’. Si veda anche C. MERLO,Fonologia del dialetto di Sora..., cit., p. 222 e n. 3; prob.< BACA; cfr. vaco in Carteg-gio-PALERMO, s.v. e vago ‘acino’ citato da P. Trifone come un esempio delle congruen-ze lessicali del romanesco con il toscano, dovute ad un’espansione del tipo romanesco verso la Maremma e l’Umbria (ID., Roma e il Lazio..., cit., p. 74).

vacile vedi bacile.vaglia vedi valere. vagni vedi bagno.valente agg. ‘valoroso’ III 21.7. valere IIa 283.1, vale II 20.13, valea β3 229.2 (2 volte), IIa 47.2, valeva (+36) II 36.1.2, IIa

44.3, valevano IIa 78.6, vaglia ‘valga’ IIa 259.1 (2 volte), valeo (+17) II 22.1, IIa 45.2, 47.3, valse IIa 47.1 (2 volte), 291.1, valesse (+6) IIa 85.3, 299.2, 300.2, valuto (+8) II 34.3, IIa 89.1, 90.1.

valestra ‘balèstra’ II 42.1. vallìa sost. ‘Corte del Balio, ch’era un primo grado di giurisdizione penale’ (+8) IIa 51.1,

92.1, IIa 337.1, valglìa IIa 360.1 (2 volte), vallglìa IIa 360.1, balglìa IIa 341.1, ballìa III 34.8; cfr. ANDREOLI, s.v. baglivo; cfr. D’AMBRA, s.v. vagliva.

valore II 33.2. vanisve II 52.7. varcha IIa 184.1 (la v.), barche (+5) I 74.3, 76.5, 86.8. varii agg. β2 244.7, β2 40.17, varie β3 230.2, variee II 6.5. varrile vedi barrile.vassalglio ‘vassallo’ IIa 2.5, 164.2, vassalli III 25.1, 26.14, vassaglii IIa 215.3, vassalglii IIa

140.1, 1442.1, vassanglii IIa 144.1, vaxallglii III 13.4, bassagli IIa 134.4, 1442.1, bassa-glii IIa 128.10, bassalgli IIa 1442.1 (2 volte), bassallgli III 27.7, bassallglii III 16.2.

ve pron. pers. ‘vi’ (+6) II 46.2, III 30.9, 31.7.10. vecchio agg. II 48.2, IIa 331.1 (2 volte). vececastellano (+7) III 31.2.3 (2 volte). veceduchessa I 18.1, 19.1. vecerré ‘viceré’ (+52) II 59.2, IIa 6.4, 80.4, vicerré (+24) I 92.1, 108.2, 109.1, veceré I 92.1,

IIa 385.2, 92.1, viceré III 41.4. vecino agg. ‘vicino’ I 71.2, vecine III 27.20.

Apparati 278

vedere (*adv-) (+22) II 6.1, 54.7, IIa 25.2, con prostesi advedere β1 34.7 (et ce andava-no....per farse advedere), pres. 2a sing. vidi ‘vedi’ IIa 106.8, videa III 48.25, vede I 86.6, IIa 26.1, 163.1, vedecte β1 34.6, vidit (+8) II 30.7.8, β2 237.17, vedero II 46.3, vederò III 58.10, vedesse IIa 40.1, 123.1, vedendo I 5.3, III 35.1, vedenno (+9) I 78.4.7, III 54.2, vedennose III 29.3, vendenno ‘vedendo’ III 28.17, vendeno ‘vedendo’ III 27.11, veduti β2 244.9, β2 244.10, veduto β2 244.6.14.23, vista (+7) II 19.10, 40.1, 45.1, visti II 25.2, visto (+4) II 44.1 (2 volte), 46.2.

vedua ‘vedova’ I 85.6. vegna vedi venire. vel (+53) IIa 40.8, 47.1 (2 volte). vela III 35.7 (fece ponere vela).vele sost. f. ‘navi a vela’ (+6) I 76.7, IIa 26.3, 176.1; cfr. DELI, s.v. véla (av. 1614, P. Pan-

tera). Da retrodatare. vele sost. m. ‘velo’ IIa 25.2 (stecte innudo solum con uno vele nanti allo membro); come

‘pezzo di tessuto che copre, ripara e sim.’ è attestato secondo il TB solo nel 1879; come ‘tessuto finissimo e trasparente’ invece l’esempio più antico risale al 1568 (C. Bartoli): cfr. DELI, s.v. vélo.

velluto IIa 16.4. [*vencere] - vencemmo III 27.19, vensero I 93.11. vende, ve(n)nde, vendedo vedi venire. vendecta III 26.8.12, β1 35.4, vendecte III 14.4. vendere (+23) β2 237.1.7, 337.4, venderli β2 237.13.14, vendeno ‘vendono’ IIa 101.2, 228.4,

vendeva IIa 265.1, 343.1, vendevano IIa 110.5, vendeo (+5) III 30.25, IIa 78.10, 161.1, 78.10, venderanno β2 237.9.14, vendano β2 237.6, vendesse IIa 82.1, 85.5, venduta (+4) IIa 313.1, 359.1, 360.1, vendute IIa 335.4, 337.1, venduti IIa 239.2 (2 volte).3, 271.3, venduto (+20) II 39.1, 43.1, IIa 53.1, vennudo II 43.2, 228.2, vennuta IIa 22.1, 92.1, ven-nute II 51.2, vennuti IIa 110.5, 224.1, vennuto (+16) II 39.2, IIa 44.3, 95.1.

vendicatore agg. IIa 106.8. vendite IIa 277.1. venditore IIa 259.2, venditure IIa 85.6, plur. vendituri β2 237.21. veneciano IIa 92.1, veneciani (+6) III 13.1, 20.1, IIa 14.1. venenno vedi venire. venerabile (+9) II 55.1, 53.1, IIa 32.1. venere ‘venerdì’ β2 206.2.4, veneris II 7.1; cfr. DELI, s.v. venerdì. Vedi anche qui, giobia.venire (+44) III 19.7, 30.3, 30.19, venir IIa 39.3, inf. coniug. venir(e)no IIa 28.6, veni β3

196.5, vene ‘viene’ II 30.4, IIa 205.1, veneno ‘vengono’ β2 237.3, venia (+6) IIa 16.3, III 30.5, 48.17, veneva β1 34.8, IIa 66.3, veniva (+24) I 95.5.11.14, veniano IIa 6.2, 28.1, 86.1, viniano I 74.1, venivano (+4) IIa 57.1, 110.5, 247.1, vene (+11) I 3.1, 103.2, 106.6, venne (+123) II 17.1, 18.2, 18.2, vende (+46) I 15.1, 25.1, 29.1, ve(n)nde I 103.1, 3a

sing. venni I 40.1, IIa 13.2, venit II 5.1.2, vendero (+47) ‘vennero’ I 65.1, 90.3, 92.5, vennero (+14) III 11.5, 48.7, 57.14, venirno (+5) III 39.7, 51.1, 57.13, venerrà IIa 283.1, verrando III 59.5, vegna ‘venga’ IIa 64.1, 259.2, venisse (+6) II 35.9, IIa 70.7, 104.1, 208.5, venisser(e) IIa 106.2, venissero IIa 106.1, III 30.14, vennendo III 7.4, 58.5, ven-dedo ‘venendo’ I 97.3, venendo (+10) I 18.1, IIa 24.1, III 26.8, venenno IIa 128.2, venuta(+17) I 76.7, 91.3, III 35.5, venuti IIa 208.2, 296.3, venuto (+10) I 53.2, II 59.2, IIa 57.5.

vennudo, vennuta, vennuto vedi vendere. vensero vedi *vencere. vento (+6) I 104.2, IIa 44.1, 71.1.

Glossario 279

venturiri II 21.6 (lo cardinal Colonna che era iunto da Napoli ad Mignano con bona quan-tità de gente et de venturiri...se tornò et intrò in Sessa); probabilmente, con assimilazio-ne grafica, ‘venturini’: cfr. REZASCO, s.v. venturino ‘venturiere’, ‘soldato di ventura’.

verbo ‘parola’ II 52.9, β2 244.20. verczo vedi verso.verdedì vedi vernedì.verdi agg. I 97.6. verge sost. ‘verghe’ I 65.1. verile agg. ‘virile’ III 28.17. vermi I 92.2.3 (2 volte). vermicelli ‘pasta lunga’ IIa 279.1; cfr. DELI, s.v. vèrme (1516, G. Rosselli). vernedì ‘venerdì’ (+10) I 49.1, 75.1, 78.9, verdedì IIa 386.1. vero agg. (+8) II 30.5, IIa 135.2, 135.2, vere β2 244.23. verrecta I 75.1 (li archi ad verrecta in mano); cfr. TB, s.v. verretta ‘sorta di freccia a guisa

di spiedo, che lanciavasi a mano o colla balestra’ (Pulci, av. 1546). Da retrodatare. versi ‘porzione definita di un testo poetico’ IIa 60.2, 138.1. verso prep. ‘in direzione di’ (+46) I 27.1, 91.5, 93.14, verczo IIa 266.1. verum III 37.6. vescopato vedi episcopato.vescovo vedi episcopo.vespera ‘vèspro’, ‘nella liturgia cattolica, ora canonica corrispondente alle diciotto’, ‘ufficio

recitato in tale ora’ (+13) IIa 39.1 (2 volte).2; cfr. DELI, vèspro, s.v. vèspero.veste sost. III 28.17, vesta IIa 128.14. [*vestire] - vestia III 48.25, vestìo β3 196.8, vestero IIa 40.8, vestiti β3 230.2, IIa 384.1, ve-

stito IIa 16.2, 128.14. vestitu lat. II 52.4. vestra lat. II 52.5. vetella ‘carne dell’animale macellato, usata come cibo’ IIa 279.1, 283.1, vetelle IIa 88.1, vi-

telle IIa 130. 4; cfr. DELI, vitèlla s.v. vitèllo (av. 1543, A. Firenzuola). vexillo ‘vessillo’, ‘insegna’ II 44.1. via (+27) 1. ‘strada’ II 33.1 (2 volte), III 50.1, locuz. per via de + sost. ‘per mezzo di’ IIa

169.1, III 53.3; venne la via de li bagni III 30.2: cfr. S. GENTILE, Postille ad una recente edizione di testi napoletani del ’400, Napoli 1961, p. 28-9 e n. 1: caminando la via dello bagno); 2. ‘modo’: vie III 69.2, III 21.12.

viagio ‘viaggio’ IIa 104.2. Vicaria ‘Corte della Vicaria’, ‘Tribunale supremo napoletano civile e criminale’ (+7) I

67.3, II 46.2 (2 volte); cfr. REZASCO, s.v. vicaria, § IV. vicario β2 40.17, 59.1, 96.1, vichario IIa 165.3. vicecommissario II 30.1. viceré, vicerré vedi vecerré.vichario vedi vicario. victoria sost. f. (+6) I 34.2, 95.5, voctoria III 58.13. victorioso agg. III 21.6, β1 36.19. victuaglia sost. ‘vettovaglia’, ‘tutti i generi che servono per sostentamento di una pluralità

di persone, spec. di un esercito’ III 39.4, victuaglie IIa 179.1, III 48.17, victualglie IIa302.1, vituaglie IIa 4.1.

videlicet (+37) β2 237.8, 338.2, IIa 68.3. vigilia ‘giorno che precede una solennità religiosa’ (+7) I 56.2, II 37.2, 58.1.

Apparati 280

vigna IIa 365.1, III 48.30, vigne II 56.1. vile agg. III 35.5. vilissima β2 244.3. villano ‘abitante della campagna, contadino’ IIa 101.4, villani IIa 252.3. ville ‘campagna, contado’ I 103.2 (le ville et casali).vilmente III 48.13. vinctiquattro vedi vintiquattro.vino (+8) IIa 47.3, 70.4, III 48.30. vinosi lat. II 52.4. vinti (+21) num. ‘venti’ II 36.1, 55.1, III 57.14, vinticinquo (+8) II 34.3, IIa 3.1, 98.4, vinti-

cinq(ue) β2 40.12, vinticiquo IIa 299.2, vintidui IIa 130.4, vintiocto III 18.2, vintiquattroII 31.4, 35.1, vinctiquattro IIa 40.4, vintisei IIa 189.1, vintitré IIa 314.1, 301.2, vintetré II 37.2, vintiuno IIa 130.4.

vinticinquomilia IIa 286.3. vintimilia III 28.3.13. vinxe vedi vivere.virtù β3 196.11, β2 40.12. virtuoso agg. III 12.2, 13.3, virtuosi IIa 134.5. virtus IIa 17.5. virtutes II 52.4. [*visare] - visava III 37.2, visò III 41.4. viscopato vedi episcopato.viscopo, viscovo, viscovi vedi episcopo.visita 1. ‘atto del visitare’: IIa 300.3; 2. ‘obbligo canonico, cui sono tenuti tutti i vescovi, di

visitare tutte le parrocchie della loro diocesi, per controllarne l’attività’: IIa 367.1. visitare trans. ‘andare presso qc. e intrattenersi con lui’ (+10) IIa 6.1, IIa 128.4, III 3.2, visi-

tarlo β2 206.3, visitò IIa 160.3, visitato IIa 130.7. viso sost. m. β2 244.4. vista sost. f. IIa 128.19 (fo una bella vista); nel senso di ‘scena, spettacolo e sim. che si ve-

de’ l’esempio più antico è datato av. 1595 (T. Tasso); cfr. DELI, vista s.v. vedére. Da retrodatare.

vita (+36) I 1.1, 67.2, 73.1. vite ‘viti’, ‘vigne’ III 50.2.5. vitelle vedi vetella.vitia II 52.4. vitto β2 237.7.9. vituaglie vedi victuaglia.viva esclamaz. (+5) III 13.6, 27.19, β1 34.8, viva, viva la regina! III 41.10. vivere β3 196.10, III 33.2, vivano IIa 215.3, visse (+10) III 13.2, 15.2, 17.6, vi(n)xe IIa 238.1,

III 7.6, vissero III 26.13, vivenno IIa 367.2, vivente II 53.2. vivo agg. (+6) I 44.1, 95.2, II 54.5, vivi II 53.2. voccha vedi bocca.voccziaria ‘macello’, ‘bucceria’ IIa 162.2 (la voccziaria o vero zianche); cfr. D’AMBRA, s.v.

vocciaria. Per un ampio panorama di questo francesismo, importato in Italia meridiona-le dai Normanni e successivamente soppiantato dalla voce chianca, cfr. S. GENTILE, Po-stille ad una recente edizione..., cit., pp.13-4 e nn.

voce III 12.1, β2 244.18. vocibus II 52.7.

Glossario 281

voctoria vedi victoria.voglia ‘volontà, piacere’ II 35.10. volare β2 244.10, II 6.4, volaro II 6.2.3.4. volentieri II 30.2. volere (+6) I 96.2. IIa 42.3, III 51.6, volerli IIa 130.2, β2 237.7, inf. coniug. volerno II 23.4,

β1 36.18, voglio III 30.9 (2 volte), III 34.7, vole II 53.7, volimo III 41.7, volemo (+6) II 30.6, III 13.6, β2 237.7, voleno 27.16, β1 34.8, volea (+11) III 30.14, 33.2, 34.12, voleva(+23) IIa 3.2, 6.3, 6.3, voleano (+7) III 19.10, 27.19, 35.1, volevano (+21) I 64.5, 66.1, 66.2, velevano IIa 369.1, volse (+20) I 86.5, 102.1, 39.12, volso I 86.5, volsero (+14) IIa11.3, 80.2, 143.2, volero II 16.1, voleranno β2 237.13.14, cong. voglia β2 244.24, vo-gliamo β2 244.24, vogliano β2 244.15, volesse IIa 302.1, III 48.11, volessimo β2 244.21, volesseno II 53.6, volessero IIa 219.2, volendo II 53.2, β2 237.4, β2 244.24, volenno III 27.2, IIa 84.2, voluto II 53.2, III 13.4, 41.8.

volta (+30) sost. f. 1. ‘volta, fiata’ I 84.3, 86.10, III 57.9, 57.9 etc.; locuz. dare volta ‘diri-gersi’ IIa 99.8, 104.8, tirare la volta I 93.18, 93.24; alla volta de ‘in direzione di, verso’ I 72.1, β1 34.12, β2 206.4, 286.3, 297.1 etc.; plur. volte (+7) I 93.8, III 6.5 (2 volte).

[*voltare] (*se *v.) - voltò β 34.10, III 56.3, voltandose III 28.16. voluntà (+6) II 54.1, III 19.8, 19.8, 54.1. voluptatum II 52.4. vostro agg. poss. III 31.8, vostra III 31.7, vostre III 30.7. voti sost. m. γ 152.2 (2 volte); cfr. DELI, s.v. vóto ‘dichiarazione della propria volontà in un

procedimento di elezione’; il più antico esempio è datato av. 1565 (B. Varchi). Da re-trodatare.

vregogna I 103.7, breogna ‘vergogna’ IIa 20.1. vui pron. pers. ‘voi’ III 30.9, 31.8.

X

’xstimava vedi *extimare.

Y

y vedi il.ysola vedi isola.

Z

zanche, zianche vedi czaccha.ziò ‘ciò’ pron. dim. β2 237.3, III 58.10, cziò III 30.7, ciò III 13.4. zoè avv. (+4) I 58.2, 68.1, 103.1, zioè IIa 34.3, cioè I 97.13, 100.2, III 48.27, zò ‘cioè’ I

76.9, ciò ‘cioè’ II 46.2. zoppo agg. IIa 301.3, zo(n)ppi I 86.6. zuccharo zucchero’ IIa 130.4, czucchari IIa 140.1 (li presentò tre sarme de robbe quale fo-

reno czucchari, cera biacha et confectiuni).

INDICE DEI LUOGHI

A

A(b)bru(n)czo (in A.) I 78.2, (in) Abruczo III 57.1, (lo) Abru(n)zo III 51.10, (lo) AppruczoIII 51.14, (in) Apruczo III 57.15, (in) Apuczo III 6.3, (ad) ’Pruczo III 54.3, (de)Nabrucio IIa 86.1, 386.1, (in) Nabruczio IIa 386.1, (in) Nabruczo IIa 106.9.

Acquadura III 56.8. Adlagno IIa 13.1, Alagno IIa 309.1. Vedi anche Lucrecia de Alangio. Adversa vedi Aversa.Africa III 6.5. Agnone III 57.9 (2 volte). Alagno vedi Adlagno. Albacam β2 244.3.25; vedi Ebre. Alifi III 28.25, 48.9 (2 volte), Alife III 28.25, 54.3. Alixandria I 49.1. Amalfe vedi Amelfe.Amara vedi Casa Amara. Amelfe I 93.6, III 8.2, 28.14, Amalfe β2 237.21, Amelfe S 5.4. Andria IIa 140.1. Anglie IIa 235.1. Annunciata de Sessa vedi Nunciata de Sessa. Annunciata de Napoli vedi Nunciata de Napuli.Apice β2 237.20 (le dohane de A., la Grotta et li Leoni).Appruczo, Apruczo, Apuczo vedi A(b)bru(n)czo. Apruciis S 10.1. Apulee, ducatus, S 15.2, S 21.2, Apulie S 12.4. Aquila I 59.1, 85.1, 63.1, III 29.3, 43.7 (2 volte), 48.5.22, 49.2, 55.1, 58.14, 59.4 (2 volte). Ara vedi Santo Pietro ad A.Archi III 57.4 (contato de Archi).Arnone β2 40.16. Arsi III 23.4 (Arsi in Provensa).Atri I 13.2. Aulivella IIa 157.2 (lo s. prencepe li andò incontra all’Aulivella); cfr. nap. auliva ‘ulivo’,

‘uliva’; «terre nelle pertinenze di Piedimonte, dove si dice all’Olivella»: cfr. ms. A.COX, c. 64 (per cui cfr. § I.1, n. 9).

Austria IIa 16.2. Aveczano IIa 200.2. Avellino III 22.1, β2 237.20. Aversa I 64.3, 68.1, IIa 80.4, III 25.2, 26.7, 27.17, 29.3, β1 36.8.17 (2 volte).24, III 37.2.3,

39.4.5, 43.1, 48.5.7 (2 volte).8.14, 58.7, Averse II 9.1, Adversa I 5.4, IIa 56.1. Aviellglio IIa 132.1.

B

Babilonia β2 244.2.3.7.15.21. Baia vedi Baya.Bairano III 53.4.

Indice dei luoghi 283

Balogno (casale) IIa 10.1, 123.1, Balongno II 20.14. Banchi I 96.1 (in Roma...nel loco dove se dice in Banchi); cfr. REZASCO, s.v. banco, §

XXXVIII, ‘banchi. Luogo e contrada della città dove erano la più parte delle botteghe dei banchieri’.

Banchi Vechi I 6.1; a Napoli, sono i banchi per i commerci e i traffici, inizialmente situati nella contrada detta la Loggia di Genova, poi trasferiti, a partire dal 1476, nella piazza dell’Olmo e perciò detti Banchi Nuovi: cfr. B. CAPASSO, Le cronache delli antiqui ri...,cit., p. 45, n. 2.

Barbaria III 48.27 (da certi ri de Barbaria); cfr. GDLI, s.v. Barberia ‘vasta regione dell’Africa settentrionale’.

Barberi ‘barbieri’ IIa 218.3 (’nanti Santo Stasio, dove stanno li Barberi), II 24.1 (verso lo merchato, sopra li Barberi); «...sita nella piazza delli Barbieri, diretto della Parrocchia di S. Eustachio»: cfr. ms. di A. COX, c. 17 (per cui cfr. § I.1, n. 9).

Bari IIa 154.1, III 21.5, β1 36.13, Baro III 5.3 (terra de B.).Barlecta I 32.1, 93.7.9.17.18, III 48.15, 56.6, Barletta I 93.5.6.7.19.22, III 54.1. Baro vedi Bari.Baronia (località di Sessa) β2 40.14. Baya I 78.7, 79.1, IIa 27.3, Baia IIa 27.3, 174.1.Belogna vedi Bologna.Benafra vedi Venafra. Benevento I 2.1 (2 volte), III 19.9, Venebento III 9.4, 55.3, Venevento I 2.2, III 20.1,

Veniventum S 12.7, 20.1. Bienna II 25.2. Bles ‘Blois’ I 84.4. Bologna IIa 15.1, 16.1.6, Bolongna IIa 15.1, 16.1.6, 17.1.2, Belogna III 32.9, Bononia II

13.1.Bononia vedi Bologna.Brescia III 32.10. Brindisi I 76.9.Buiano IIa 382.1 (2 volte). Bulgarie S 12.6. Bulgaria III 9.2. burbo ‘borgo, sobborgo’ IIa 123.1 (porta de b. de socto), IIa 124.1 (la porta de lo burbo), II

19.11 (alla porta de b.), IIa 120.1 (alla porta del b. de Sessa), burvo II 23.1 (alla porta de lo b. de Sessa).

Burgo ‘Burgos’ I 297.3 (morìo in la cità de B. in Spagnia).Burgo ‘quartiere di Roma’ (andero in B., et lo Castello de Santo Angelo tirava artellaria, et

piglero Burgo fino al palaczo...) II 20.2 (2 volte); (arrivaro in Roma et...trasero in B.; como foro intrati in B. se ne andero in ponte Sisto) I 103.3.4; cfr. TB, s.v. borgo3 ‘di Roma parlando’.

C

Caianello III 34.8, 51.1. Calabria I 93.24, 95.3, III 5.1, 14.4, 29.2, 48.15, 57.8, IIa 27.3, Calabrie S 6.1, ducatus

Calabrie S 12.4. Calvo III 42.1, 51.2, Calve β2 40.15. Cammera Ducale (in lo castello de Vigema) I 23.1.

Apparati 284

Cammiti I 93.15 (Cammiti de Taranto).Campobasso IIa 261.2. Campodoglio IIa 68.2. Canosa I 93.3. Capitinata I 34.2, Capitiniata III 6.1, Capitinatis S 8.1. Cappella Reale (del Castello Novo) I 85.9, 88.5. Capre ‘Capri’ β2 237.21, Crapi IIa 247.1. Capua I 83.1, 88.7, 89.1, 90.2, 109.1, II 20.3, 61.1, IIa 2.12, 40.4 (2 volte).5.10, IIa 228.3 (4

volte), 299.3, 306.1 (2 volte), 307.1, 350.2, III 27.15.19.20 (2 volte), 28.3.27.28, 29.2, 47.1.8, 48.2.3.4 (2 volte).6.8, 50.4, 51.2, 55.4, 55.6, 56.1, β1 36.1 (2 volte).21 (2 volte). 22 (3 volte).24, β2 40.17.18, γ 150.1, IIa 8.1.

Capuana, castello de C., I 72.1, 78.9, III 39.4, (Castello C. de Napuli) I 71.1.Capuana, porta C., I 95.6, 100.2.Capuana, segio de C., I 50.2, III 35.1, 43.3. Carbonara vedi Santo Ioanni ad C. Carinola I 64.4, III 44.1, β1 36.17, Charinola IIa 169.1.Carmine de Napuli (chiesa) I 86.4, Carmino I 86.6. Casa Amara II 53.2 (in le pertinentie de Casa Amara et Gammafence).Casaliberi III 55.2. Cascano (casale di Sessa) II 19.1, 24.1 (2 volte), 24.1, IIa 228.3.Casioba, insula, S 12.4. Casopoli III 7.6.Castellaneta I 93.12.13.14. Castello ad Mare I 78.6, 84.3, II 42.1, III 50.1, 53.3, 56.3, Castello ad maro de Stabia

β2 237.21.Castello dell’Ovo I 69.2, 75.7.8, 92.5.12, III 39.3. Castello de Santo Erassmo III 26.2 (congett. Grassino).Castello de Sanguino III 57.9.11. Castello de Vigema I 23.1. Castello Forte IIa 57.1, 59.1, 110.4, 294.1, β2 41.1 (2 volte).Castello Novo de Napuli I 39.1, 47.2, 52.1, 61.1, 64.1, 70.1.2, 75.5.6, 77.5, 85.9, 88.5, 90.2,

92.5, 95.10 (2 volte), 95.11.12 (2 volte), 97.11, III 26.2.8, 27.12, 27.14, 41.4 (2 volte). 10, 47.6, β1 34.6 (2 volte). 9.11.13, 35.5, 35.5, etc., Castrum Novum Neapoliβ2 237.16.24.

Castello Novo de Pavia I 21.1. Castellone II 20.11, 35.1, III 48.23; vedi anche Santa Maria ad Castellone. Castrocelo III 28.18. Castro Santi Angeli S 12.6. Castrum Gallucci vedi Galluccio. Castrum Novum Neapoli vedi Castello Novo. Catalogna III 39.5, 43.4, 48.10.13. Catredale II 4.1 (la Catredale ecclesia de lo episcopato de Sessa).Cava β2 237.21. Celano III 58.4. Cellole IIa 110.7, 195.2, β1 36.13; vedi anche Santa Lucia de Cellole. Cerrito vedi Santo Laurentio de C.Certosa IIa 16.6. Cervano IIa 28.1.

Indice dei luoghi 285

Cichole IIa 110.1 (andò...ad vedere le confine de Sessa alla montangna de Santacroce et C. de la sparctencza de Sessa).

Charano IIa 200.2. Charinola vedi Carinola.Chiatamone I 95.12 (Chiatamone de la sale) < PLATAMONE ‘luogo pianeggiante’; cfr. P.

BIANCHI, N. DE BLASI, R. LIBRANDI, Storia della lingua a Napoli e in Campania.., cit., p. 17.

Chieti, Chieto vedi Civita de C.Cicilia vedi Sicilia. Civita de Chieto IIa 386.1, Civita de Chieti III 51.10. Civita de Penna III 48.22.Colle I 53.1. Conca III 34.10. Co(n)senza vedi Cosencza. Constantinopoli I 26.12, III 3.1.2, 6.5, 9.1, Costantinopoli II 3.1, III 2.1.Conversano I 93.20. Corlgliano IIa 83.1, Corgliano IIa 153.1.Corona I 105.2, III 58.11. Correre III 43.2 (la piaczia che se chiamava le C.).Corsicha IIa 247.3.Cosencza III 29.2, 48.15.30, 55.5, Consenza I 11.1. Costantinopoli vedi Constantinopoli. Crapi vedi Capre.Croatie II 29.1.

D

Dalmatie II 29.1. Derola IIa 183.3. Diano I 84.1.2, III 46.4. Docia vedi Santo Ioanni de la D. Dondolfo (ponte D.) III 57.12.

E

Ebre β2 244.25; con concrezione della prep.: Inebre β1 244. 3 (in una cità chiamata Inebre Albacam); nella formula di chiusura del § 244 si legge Datum in Ebre Albacam.

Episcopato de Sessa II 4.1, 19.1.10, 34.1 (2 volte), 41.1, 59.1.3.6, IIa 4.1, 6.4, 39.1, 52.4, 55.1, 57.3, 60.4, 96.1, 99.6.8 (2 volte), β3 196.8, IIa 214.4, 216.1, 221.1, 223.1, 294.3 (2 volte), 301.6, 303.1, 336.1, 368.1, 381.1.

Erassmo vedi Castello de Santo E.Hesi S 17.3. <Et>ernità de Sessa vedi Trinità de S.<euulpi> ? IIa 108.2 (lo signore don Lope levò la spata de lato allo officiale dello fedo de

Thoralto et lo pigliò per la barba, con dire che haveva levato la spata ad uno de Sessa alli <euulpi>).

Apparati 286

F

Ferrara I 22.1. Ferrari IIa 120.1, 222.1, 371.1 (la porta de li Ferrari); «...dove si dice alli Ferrari...gionto

lo cortile di S. Biaggio»; «Porta de li Ferrari»: cfr. ms. di A. COX, c. 166 e c. 21 (per cui cfr. § I.1 e n. 9); vedi anche D’AMBRA, s.v. ferraro ‘fabbro-ferraio’.

Fiandera IIa 117.2, 160.4. Fiorenczia I 5.1.3, 53.3, Fiorencia I 37.2, β1 35.5, Fiorencza I 105.3, Fiorentia I 5.3,

Firenza β3 203.1, Florencza III 32.12, Florencza III 48.28, Florenczia III 32.13. Florentino III 18.3 (lo castello che se chiama F.).Florentinus de Capitinorum S 18.2. Fogia III 20.3, Fogia S 21.2. Fontana III 55.2. Fontanafreda II 46.1.2. Formicola III 52.1. Fornillo III 57.15. Forte vedi Castello Forte. Francholisi vedi Francolisi.Francolisi vedi Torre de F.Francza I 75.6.8, 76.4, 91.7.10, 93.2, 95.11, IIa 14.1, 26.3.5, 307.2, III 19.2, 35.4, 39.1,

Franczia I 51.1, Franza I 2.2. Frangnito I 78.3. Franza vedi Francza.Fundi I 86.4, II 20.10, IIa 128.2.

G

Gaeta (+75) I 13.1, II 17.1, 19.10, 80.1, II 37.4, IIa 103.3, 128.4, 135.1, 160.3, 171.1, 175.1 (2 volte), 175.1, 176.1, 179.1 (2 volte), 181.1 (3 volte), 202.1.2, II 20.11, 21.1.5.6, β135.5, β2 237.21, IIa 245.1 (2 volte).2.3.4 (2 volte), 249.1 (2 volte), 250.1 (2 volte), 265.2 (2 volte), 271.1, 293.2, 299.3, 301.3.4, 302.1 (3 volte), 305.1, 307.2, 326.1, 330.1, 333.1, 360.1, III 27.10.16.18, 28.1.22.24.27 etc., Gaieta III 27.12.15, 28.18.22.24, 31.9, Gaita III 28.3, Gayta I 76.6, 96.8.9, 98.2, 106.3, β2 206.1.2.

Galluccio (castello) III 11.3, Castrum Gallucci S 15.1. Gammafence II 53.2; «terra nelle pertinenze di Gammafelce»: cfr. ms. di A. COX, c. 34 (per

cui vedi § I.1, n. 9).Gargliano ‘Garigliano’ I 106.5, IIa 34.12, 195.1, 307.3, β1 36.8, Garlgliano IIa 13.1,

Garliano I 96.2.6, IIa 101.4, 127.3, 128.6, 247.2. Gaudello I 95.5. Gayta vedi Gaeta.Gelbe III 37.4.6, 38.1. Genua I 48.1.2, 72.1 91.2.10, 99.1, IIa 114.1, 191.1, III 26.1, 39.7, 47.2.3.4, 48.16.28,

Genoa IIa 113.1.2, Ienoa IIa 14.3.Giaen β2 206.1. Gomorra IIa 126.1. Granata I 54.1, 73.1 (2 volte), 86.2. Grocta, Grocte vedi Santa Maria in G. Grocteferrata II 20.9.

Indice dei luoghi 287

Groctola IIa 188.1 (dove se dice allo rio de la G.).Grotta β2 237.20 (le dohane de Apice, la G. et li Leoni).Guasto I 100.2, III 57.13.

I

Hibernie IIa 235.1. Idrotis S 7.1. Ienoa vedi Genua.Ierusalem II 2.1, 29.1, β2 240.1, Ηierusalem IIa 40.1.12, 235.1, β2 41.1, III 18.2. Inebre vedi Ebre.Ingliterra β2 230.1. Iordano III 19.2.Isca, Ischa vedi Yscha. Isola ‘Ischia’ β2 237.21. Ispagna vedi Spagna.Italia I 63.2, 104.1, 105.1, IIa 14.1.2, 27.4, 134.1.3, 280.1, β2 244. 24, III 3.1, Italia S 2.1,

Ytalia I 76.3. Itro IIa 252.1, 383,1, III 30.11. Iulia III 50.1 (fo sacchegiato Iulia per la via de Castello ad mare).

L

Lancziano III 48.22. Latrone (ponte L.) III 58.3.5.Lauro IIa 252.1 (casale di Sessa). Lauro vedi Santo Angelo de lo L. Lavellone (casale di Sessa) IIa 40.10. Lavora, Labore vedi Terra de Labore.Layno I 78.1.Leoni IIa 237.20 (dohane de Apice, la Grotta et li L.).Lione (de Francza) IIa 23.3. Lugeno S 18.3. Lombardia I 93.10, 103.1.2, II 20.7, 21.5, IIa 83.1, 280.1, 333.1, III 32.10.

M

Madalena (porta M.) IIa 293.2, 301.4, Madalene (porta de la M.) IIa 335.6. Magna (alla M.) β1 34.8, (de la) M. IIa 125.1, III 19.7, 21.1, (da la) M. IIa 128.1, (in la) M.

III 17.7, (a la) M. III 19.7. Malta IIa 376.1. Manfredonia III 57.12, Manfredonio I 93.23. Maranola IIa 183.1. Marcha III 51.10. Marczanello III 34.8, Marczianello III 51.1. Marczanisi I 90.1. Marczianello vedi Marczanello. Marseglia III 39.2.

Apparati 288

Massa β2 237.21, IIa 348.1, III 56.3. Matalena (spiagia de la M.) I 33.1. Matera I 93.14.Melfe I 93.7, III 28.8.Merchato de Napoli I 95.7 (la porta del M. de Napuli), I 68.2 (lo M. grande), I 78.11 (allo

M. de Napuli), III 35.2 (lo M. de Napuli).Messina III 17.6.Mignano II 21.6, III 51.1, 53.2. Milana I 72.2, 85.7, 86.1, III 56.7, IIa 26.4, 62.1, Milano III 47.7, IIa 62.1, 64.1.3, 79.3, 83.1

(2 volte), 117.1.2 (2 volte), 350.1, 353.1. Mitillino I 91.10. Mmola vedi Mola.Modo I 87.3. Mola I 76.9, II 19.10, 20.11, IIa 128.3.4.5.6, 182.1, 183.1 (2 volte), 184.1, 317.1, 319.1 (2

volte), 317.1, 326.1, 329.1, 333.1, Mmola IIa 127.2. Molari IIa 123.1 (alli M. de Balogno).Molise IIa 42.2, Molisi III 6.3, Molisi, comitate, S 11.1. Monfhino, Monfino vedi Roccha/Rocca de M. Monopoli I 76.9. Montagna (segio de la M.) I 59.1. Montagrone vedi Montragone. Montecasino IIa 28.1. Montecello III 30.11. Monte de Santo Angelo III 6.2.Monteoliveto vedi Santa Maria de M.Montevergene vedi Santa Marida de M. Monti Santi Angeli S 9.1. Montragone, Montagrone vedi Roccha Montragone.

N

Naczaret vedi Santa Maria de N. Napuli II 54.11, IIa 14.1, III 1.1, Napoli IIa 14.1, 264.1, β1 36.8, Nap(u)li (+335) I 100.1.2

(2 volte), II 19.8, IIa 19.2.4, Nap(uli) I 16.1.2 3, Nap(u)le I 76.7, Neapoli II 5.2, β2237.16.

Nabrucio, Nabruczio, Nabruczo vedi A(b)bru(n)czo.Nardò III 53.4. Neapoli vedi Napuli. Nido III 43.3. Nigroponte I 42.1. Nocera [in realtà banalizzazione di Lucera] II 44.1 (2 volte). Nocera III 57.6.12. Nocera de li Pagani I 77.3, Nocera I 77.3. Nola I 87.4, 95.7, II 56.3 (2 volte). n<o>ra<t>o IIa 177.4 (adbrusaro Traiecto et Castello n.).Normandia (stricto de N. cioè allo capo de Troya) III 48.27. Normandia I 91.4. Nova vedi Santa Maria de la Nova.

Indice dei luoghi 289

Novo vedi Castello Novo de NapuliNovo vedi Castello Novo de Pavia.Novum vedi Castrum Novum. Nunciata de Napuli (chiesa) I 4.1, 12.1, 71.1, II 54.9.11, Annunciata de Napoli II 53.6.Nunciata de Sessa (chiesa) II 54.15, IIa 100.9, 227.1, 386.1 (2 volte), 387.1, Nuntiata de

Sessa IIa 380.1, Annunciata de Sessa IIa 99.2, Unciata II 51.1.2, IIa 23.6, 49.1, 58.4, 70.7, 94.2, 81.1, 104.4, 107.7, 109.1, 126.2, 165.5, 167.2, 181.2, 186.4, 193.1, 234.1, 287.6, 312.1, 314.3, 360.2.

O

Ηostia I 81.2.3, IIa 13.1 (2 volte). Otranto I 56.1.2, 58.1, 76.9, Utranto, terra de U., III 5.2. Ovo vedi Castello dell’Ovo.

P

Padua IIa 60.3. Pagani vedi Nocera de li P.Palena III 57.14.15. Palermo III 11.6, 13.2.4, 14.1, 15.2, 17.1.6, 18.3, 19.10. Paliano IIa 2.2, Palliano IIa 2.3. Palma III 32.9, IIa 79.1.6.Panhomum S 14.2, Panhormum S 16.1, Panhormo S 17.1. Parite IIa 128.7 (socto Santa Maria de la Piana circha uno miglio, dove se dice ad Parite);

«una terra sita nelle pertinenze di S. Maria della Piana...a man dricta per andare al Garigliano, dove si dice a’ Pariti»: cfr. ms. di A. COX, c. 31 (per cui vedi § I.1, n. 9).

Pavia I 21.1, 101.3, II 16.1 (2 volte). Pecczuli I 79.1, IIa 27.2 (2 volte), Peczuli III 29.2, Peczulo III 50.1, Poczolo I 79.1. Pedimonte, Peimonti vedi Piemunti.Pelestrino IIa 314.1. Penna vedi Civita de Penna.Perosa III 32.8, Perosia IIa 79.4. Petrucia (Porta P.) III 43.6, Petruczia I 8.1 (porta P.). Piacensia IIa 79.1.3 (2 volte), Piacencia IIa 79.1, Piasensia IIa 79.3. Piana, Piano vedi Santa Maria de la P. Piasensia vedi Piacensia. Piczofalcone I 75.7. Piemunti IIa 319.1, 330.1, Piemundi IIa 317.1, Pedimonte III 48.9, Peimonti IIa 326.1. Pignatara (casale) IIa 40.1, Pignatare IIa 40.5. Pininella IIa 274.1 (socta la selva per fine alla Pininella); nel ms. di A. COX, C. 156 (cfr.§

I.1, n. 9), si cita una casa «alla Penninella». Piombino III 48.23. Piscara IIa 57.1. Poczolo vedi Pecczuli.Polignano I 76.9. polita ‘sedile del popolo in Sessa, così chiamato da una piccola chiesa che era ad esso

contigua’ II 53.1 IIa 48.1, 105.7, 125.1, 128.15, 170.2, γ 149.1 (quelle dove se dice alla

Apparati 290

polita, iunto dove se rege iusticia), IIa 256.1, 327.1, III 27.2, pulita β3 196.7, IIa 248.1; cfr. T. DE MASI, Memorie istoriche degli Aurunci, antichissimi popoli dell’Italia, e delle loro principali città Aurunca e Sessa, Napoli 1761, p. 317.

Pollancello III 58.1. Poncze IIa 307.2 (isola di P.), Ponso III 47.3. Porto Herchule IIa 191.1, 247.1; Porta Hercule (Corsicha overo P. H.) IIa 247.1. Porto (Largo de Porto) I 6.1, 76.8. Porto (segio de Porto) I 59.1, β1 34.5. Posilipo I 95.11. Presenczano III 48.9. Primo Porto per lo più usato nel sintagma mandare (il grano) ad Primo Porto I 106.5, IIa

174.1, 175.1, 177.3, 181.1, 184.1, 184.1, 301.4; «località Primo Porto, nelle pertinenze di Garigliano»: cfr. ms. A. COX, c. 92 (per cui vedi § I.1, n. 9).

Proceda IIa 27.1, 174.1, 183.1, Procita β2 237.21. Provencza IIa 26.4, III 27.8, 39.1, 59.5, Provensa III 23.4.’Pruczo vedi Abruczo.Puglia I 9.4, 76.9, 83.3, 92.1, III 14.4, 18.3, 20.3, IIa 28.7, III 48.15, 51.13 (2 volte), 55.1.3

(2 volte), 56.2.6.8, 57.12.13. Pulicastro I 64.3, 84.2. pulita vedi polita.

Q

Quintolo IIa 135.2.

R

Raiano III 58.2. Ravende II 13.2. Rigio (castello) III 48.27.Rocca IIa 385.2. Rocca vedi Roccha de Monfhino. Roccasecca III 28.4.9.25. Roccha vedi Roccha Montragone. Roccha de Evandro I 106.1. Roccha de Monfhino IIa 131.1, 161.1, 315.1, Roccha de Monfino II 46.1, IIa 105.2, 118.1,

122.1, 153.1, Rocca de Monfino β3 196.11, III 45.1, 59.2, Rocca II 46.2, Monfino IIa297.1.

Roccha Montragone IIa 13.2, 110.1, 118.3.(2 volte), 157.1, 261.1, 366.1, Roccha Monta-grone IIa 118.4, Roccha IIa 110.3.

Rodis I 55.1. Roma I 50.1, 60.1, 86.4 (2 volte), 91.8, 94.1, 95.14.17, 96.1, 102.1.2.3, 103.2.3.4, 106.1,

107.1.2.3, II 4.1, 18.2, 19.2, 37.4, 57.1, IIa 3.2, 6.3, 8.2, 10.1, 11.4, 13.1 (2 volte), 15.1, 20.1.8, 31.3, 32.2.3.4 (2 volte).5 (2 volte), 54.1, 68.2 (2 volte), 69.2, 77.4, 127.1, 128.2.4, 160.3 (2 volte), 160.3, 192.1, 195.1, β2 206.1, 238.1, 242.1, 286.3, 28.2, 28.6, 28.26, 293.2, 298.1, 2.5, 30.25, 30.3, 312.2, 370.1, III 3.1, 9.2 (2 volte).4, 48.13.

Romania III 7.6, 9.1, 21.10, Romanie S 12.1. Ronicho, ponte de R., IIa 128.10.

Indice dei luoghi 291

Rotigliano I 93.21, Rotilgliano I 93.20. Rovento, ponte de R., IIa 97.1. Ruvo I 93.18.

S

Salernitana civitas S 5.1. Salerno, principato de S., III 4.1, 10.2.Salerno I 60.3, III 4.1, 10.4.5, 57.15, β2 237.21, Selerno I 60.3, Salernum S 12.8, 13.1. Sancti Iermani, terra, S 15.1. Vedi anche Santo Germano. Sancti Mactei apostoli, ecclesia (Salerno) S 12.8, 13.1. San Pietro (Roma) I 102.2. Sancta Ternità de Venosa III 8.2. Sancto Iordano IIa 313.1. Sancto Laurenzio β1 35.1.Sancto Macteo de Salerno III 8.2, 10.4.5. Sancto Macteo de Sessa IIa 367.1. Santa Anna de le monache (monastero) IIa 20.1 (2 volte), 165.5. Santa Clara in Napuli III 25.10, 26.2.Santacroce, montagna de S., IIa 110.1.Santa Croce (chiesa di Sessa) II 19.5.Santa Croce (ponte de S. C., iunto ad Scauli) IIa 128.5. Santa Croce de Tiano III 50.5 (2 volte). Santagata II 54.8.Santa Lucia de Cellole I 107.1.Santa Maria ad Castellone IIa 99.8. Santa Maria de la Nova I 78.4, 85.5. Santa Maria de la Piana IIa 128.7, Santa Maria de la Piano IIa 128.10. Santa Maria de lo Spiritu Santo (strada) IIa 97.1. Santa Maria de Monteoliveto de Napuli I 91.6, Santa Maria Monteoliveto de Napuli II 31.1.Santa Maria de Montevergene (sopra la Tripaula) I 81.1. Santa Maria de Naczaret (ordine dei predicatori) III 23.4. Santa Maria in Grocta IIa 339.1, Santa Maria in Grocte IIa 108.1.Santa Maria Zaczpichano IIa 188.1. Santo Agustino (monastero) II 21.6, IIa 294.1 (2 volte). Santo Angelo (Castello de S. A.) II 20.2, III 9.3, 32.6, Santo Angelo IIa 370.1.3, Santo Agelo

IIa 370.1.3. Santo Angelo de lo Lauro I 107.1. Santo Antonio, muro de S. A., I 100.2. Santo Benedicto di Sessa IIa 124.2. Santo Crastese IIa 24.1, 101.4 (Santo Crastese).Santo Crasto IIa 218.1, 222.1. Santo Domminico de Sessa (dell’ordine dei predicatori) IIa 25.1, 32.1, 33.1, 102.2,

119.1.5.7, Santo Domminicho IIa 165.2.5, 301.2, S. Domminicho de Sessa II 38.3, IIa166.1, 337.4, 365.1.

Santo Domminicho de Napuli I 31.1, 69.1, 78.9, 97.13, III 23.3, S. Dominico de Napuli III 26.10, S. Dominico I 69.3.

Apparati 292

Santo Francisco (monastero) IIa 20.1, 128.11, 196.2, 218.2, Santo Francisco de Sessa IIa160.1.2, Santo Francisco de li Frati IIa 196.1, 218.1, 274.1, Santo Francisco de li FratiIIa 196.1, 218.1, 274.1.

Santo Fracisco de Poczolo I 79.1. Santo Germano I 74.1, II 20.10, IIa 2.2, 4.2, 28.1, Santo Hermano IIa 6.3, 7.1, Santo

Hiermano IIa 8.2, 286.3, San Germano IIa 201.1.2, 297.1, III 11.3, 57.7, San GiermanoIIa 8.2. Vedi anche Sancti Iermani.

Santo Giorgio III 51.1. Santo Elia IIa 28.1.7. Santo Eramo de Napoli III 31.1.2, 32.1, Sancto Eramo β1 34.11.13, 35.5, Heramo III 39.3;

congett. Santo Erassmo III 26.2 (lo castello de Santo Grassino).Santo Hermano, Santo Hiermano vedi Santo Germano.Santo Etimo β1 40.14. Santo Iacobo de lo burbo IIa 128.11, 196.2, Santo I. IIa 196.2.Santo Ioanni ad Carbonara I 5.4, 7.2.Santo Ioanni ad Piacza IIa 6.4, 128.17, S. I. ad Piaczia IIa 101.1, 329.2, II 48.1. Santo Ioanni a Laterano in Roma I 96.1. Santo Ioanni de la Docia I 107.1. Santo Ioanni de li Frati (che se deceva ’nanti fra le dui porte) IIa 124.2, S. I. de li Frati I

110.1, IIa 123.1.2, S. I. infra le dui porte IIa 103.1, Santo Ioanni IIa 126.3. Santo Ioanni de Sessa IIa 269.2, 286.1, S. Ioanni IIa 301.1. Santo Imato (torre/turre de) IIa 135.1, 352.2.Santo Laurentio de Cerrito (casale di Sessa) β1 40.15. Santo Leonardo (chiesa di Sessa) IIa 124.2.Santo Leone (chiesa) IIa 342.2.Santo Luise in Aversa (dell’ordine dei predicatori) III 25.2. Santo Nichola III 43.6. Santo Pietro (borgo) III 32.5. Santo Pietro ad Ara in Napoli ‘Aram’ I 89.4. Santo Pietro de Mayella dell’ordine de sancto Benedicto (Aversa, monastero) III 26.7.Santo Pietro Martire de Napuli I 38.1, S. P. Martiro I 16.3. Sancto Sabbastiano de Sessa (fora la porta de li Ferrari) IIa 371.1. Santo Spirito (palaczo) I 102.2. Santo Stasio (chiesa) IIa 101.1, Santo Stasio (dove stanno li Barberi) IIa 218.3. Santo Stephano de le monache I 110.1. San Vicenso, (batia de S.) III 57.11.Sarno I 34.1, 65.1, III 51.3.5, 56.5. Sarracinia III 48.28. Scafata III 56.3. Scauli I 106.5, II 32.2, 34.4, IIa 78.1, 128.5, 177.3, 198.1, 319.1, Scauri II 36.3.Segetello IIa 101.1, 363.1. Selce (ponte ad S.) β1 36.24. Selerno vedi Salerno.Sellaria β1 34.10, III 43.2. «Così chiamavasi a Napoli una contrada dove lavoravano di

selle nell’età vicereale; ed è il tratto occidentale del Pendino, dalla fontana dell’Atlante sino a quella dei Mascheroni»: cfr. D’AMBRA, s.v. Sellaria.

Senalglia I 85.3.4. Serino β2 237.20.

Indice dei luoghi 293

Sermoneta IIa 13.2.’Sernia IIa 225.1. Serra III 57.12 (la S.). La parola, diffusa in tutta Italia come oronimo ed appellativo

geografico, dal significato di ‘altura’, ‘monte’, è comune a molte località; si tratta qui probabilmente di Serracapriola (Fg).

Sessa I 90.6, 95.3.14, 106.2 (2 volte).3.5, 108.1.2, II 1.1 (2 volte), 15.1, 19.1(2 vol.).3 (3 vol.).6.9.10 (2 volte).11 etc., IIa 9.1, 10.1, 11.1.3 (3 volte), 13.2, 19.1 (2 vol.).2, 20.1 (2 volte), 32.1 etc., III 34.7.8.10.13 etc., Suessa II 7.1, Suesse IIa 375.1, Suessam II 5.1.

Sicilia I 3.1, 74.3, 76.1, 86.8, II 30.3, 31.5, 32.2, IIa 14.1, 27.3, III 2.1 (2 volte), 6.5.7, 7.1, 8.1, 11.1.2.5, 12.6, 14.4.5, 19.3, 20.1, 21.11, 23.1, 24.3, 26.1, 28.1.2, 47.6, 48.13, Cicilia IIa 385.2 , Sicilie II 29.1, IIa 235.1, Sicilie S 7.1, 14.2, 15.2, 18.2, 19.1, 21.1.3.

Siena IIa 191.1, 198.2, 199.1. Sisto (ponte) I 103.4. Sora, contato de S., IIa 8.2. Sorbbello IIa 200.2. Sorrento IIa 348.1 (2 volte), III 3.3, Sorrenti I 90.5 (2 volte), Surrento β2 237.21, Surrenti S

3.1.Spangna I 48.4, 73.1, 78.8, 93.1, Spangnia I 73.1, Spagna III 21.1.5, 39.5, Spagnia I 54.1,

85.6, 95.6, Spagia I 95.1, Spangia I 85.6, 86.2.8, 97.3, Spania II 35.10. Spiritu Santo vedi Santa Maria de lo S. Stabia vedi Castello ad maro de Stabia. Suesse vedi Sessa.Sui β1 36.13. Surrenti, Surrento vedi Sorrento.

T

Teano vedi Tiano. Taranto I 93.14, III 35.4 (2 volte); vedi anche Cammiti de Taranto.Teano vedi Tiano.Tella I 78.5.6 (la Tella).Terella III 28.18. Ternità vedi Sancta T. de Venosa.Terra de Labore III 6.4, IIa 259.1, Terra de Laboris IIa 42.2, Terra de Lavora I 100.1, Terra

de Lavor<e> β2 237.6, Terra de Lavore β2 237.22. Terre Laboris S 11.1. Terrensisi IIa 195.1.2. Tiano II 23.3, III 30.21, 44.1, Thiano II 23.3, IIa 8.2, 57.1, Teano III 46.1, Tiana IIa 184.1. Tibero ‘Tevere’ III 32.5. Thiano vedi Tiano. Tholalto vedi Thoralto.Tholeto vedi Toledo.Thoralto (+7) IIa 83.1, 108.2.3, 164.1, 369.1, III 26.9, 34.8, Tholalto IIa 100.8, Toralto (+3)

III 26.10, 27.2, IIa 348.2 (feudo). Thoro IIa 10.1. Tiana vedi Tiano.Torre I 62.1 (castello de la Torre).Torre ad mare de Sessa I 106.5.

Apparati 294

Torre de Francolisi III 50.2, 55.6, T. de Francholisi III 46.3, 51.9. Torre de lo Grecho I 64.3.Toscana III 26.1, Toschana I 56.3. Traiecto IIa 177.3.4, III 30.10, Trayecto IIa 270.1, Trayetto I 106.3, IIa 270.2, III 30.10,

Traecto IIa 320.2. Trani I 76.9, III 48.15, 56.6. Travata IIa 128.5.6.7 (se ne venne alla Travata); «Limata o terra Travata»: cfr. ms. di A.

COX, c. 183 (cfr.§ I.1, n. 9). Trayecto, Trayetto vedi Traiecto.Trefisco IIa 40.3, III 58.5, Trifico III 58.7, Trefischi IIa 40.1. Trestevaro III 32.5. Trifico vedi Trefisco.Trinità (de Sessa) IIa 52.4, 218.1.2, 301.2, Ternità IIa 181.2, <Et>ernità de Sessa II 4.1. Tripalda I 93.4, β2 237.20, Tripaula I 81.1 (la T.).

U

Ulmo ‘piazza dell’Olmo a Napoli’ I 97.10, β1 36.20, III 43.2. Unciata vedi Nunciata de Sessa.Ungaria I 88.1, II 25.2, 35.3, Ungarie II 29.1, Ungaria III 26.8.12.Utranto (terra de U.), vedi Otranto.

V

Valla ciciliana vedi Petro de Tholeto.Vechi I 6.1 (Banchi Vechi) vedi Banchi.Venafra III 57.16, Venafro III 57.17, Benafra IIa 307.1. Venebento vedi Benevento.Venecia I 43.2, 76.8, III 48.28. Venevento, Veniventum vedi Benevento.Venosa I 93.21; vedi anche Sancta Ternità de V. Ventotene III 28.22. Vicaria ‘Corte della Vicaria’, ‘Tribunale supremo napoletano civile e criminale’ I 67.3, II

46.2 (2 volte); cfr. REZASCO, s.v. vicaria, § IV. Vico β2 237.21, III 56.3. Viterbo I 52.2. Vitonte ‘Bitonto’ IIa 143.1. Voltuno III 28.25.

Y

Yscha (+11) I 76.1, 89.7, 90.4, 92.5, 94.2 (2 volte), 95.5 (2 volte), Ysca I 91.7, III 39.9, 47.6, Isca III 27.15, Ischa I 75.2, 76.5, IIa 27.1; vedi anche Isola.

Ytalia vedi Italia.

Z

Zaczpichano vedi Santa Maria Z.

INDICE DEI NOMI

A

Aabanis, dominus, S 9.1. Abbate Capano il 17 dicembre 1552 passa per Sessa con la sua compagnia d’armi, IIa

197.1. Abbe IIa 6.4, lo conte A. ‘conte d’Albe (o Alba)’. Abenavole vedi Lodovico de A. Abla, Abli vedi Albi.Abraam ‘Abramo’ IIa 58.4, 339.1. Accoreczamuro vedi Ioanni A. Accquaviva (il marchese de Bitonte…de casa d’A.) il 28 dicembre 1502 è sconfitto nel

terreno di Conversano e Rotigliano, I 93.20. Acquaviva, lo conte de casa de A., si imbarca nel molo di Napoli alla volta di Genova il 20

luglio 1478, I 48.2. Acquaviva vedi Corrado d’A. Adam ‘Adamo’ IIa 25.1, 104.3 (2 volte). Adscannio Colonna assale Clemente VII il 4 ottobre 1526, I 102.1; Ascanio Colonna entra

in Roma il 20 settembre 1526 ed assale papa Clemente VII, II 20.1. Adversa, episcopo de A., IIa 56.1.Adversa vedi Antonello de Aversa. Africe, rege, S 7 1. Agioia vedi Ioanni duca de A.Aguillara, conte de l’A., è nell’armata del Barbarosso capitano generale del Turcho

avvistata nel mare di Sessa il 27 giugno 1543, IIa 26.2. Agustino Cinnilglio de Maria IIa 254.2. Agustino de Guadangnabene, missere, II 59.5.Agustino Niffho de Sessa II 21.6, 38.1. Agustino Suessano vedi Agustino Testa. Agustino Testa, messere, IIa 22.1, 31.3, 118.3, 162.2, Agustino IIa 162.3, missere A. Sues-

sano idem Testa muore il 28 maggio 1554, IIa 380.1. Agusto Rosa de Gaeta, capitano, partecipa all’assedio di Gaeta nel marzo 1528, I 106.4. Alangio vedi Lucrecia de A. Alba (duca d’A.) vedi Albi.Albano vedi Bartholomeo A. de Oriveto. Albenante vedi Marino de A. Albi ‘duca d’Alba’ (ducha de Albi) IIa 11.4, 12.1, 13.1, Alba IIa 303.1, 315.2, 330.1, Abla IIa

326.1, Abli IIa 293.1. Alexandro, lo signore A. frate del duca de Milano, III 51.11.15, 54.3, 55.1, Alesandro, lo

signore A., III 58.6. Alexandro vedi Alixandro (papa). Alferes, signor A., capitano di Sessa nel 1542, IIa 21.3. Alfonso, don, fratello del conte di Robino, III 57.1.4.9.11. Alfonso, re A. de ’Ragona (A. V il Magnanimo) III 37.4, poi re A. de Aragonia primo, re di

Napoli I 6.1, 13.1 (2 volte), 16.1, 17.1, 31.1, 32.1, 97.13, Alfonso I 50.1; rege Alfonso rege Aragonium II 5.3.

Apparati 296

Alfonso de ’Ragona duca di Calabria, don, primogenito di re Ferrante primo I 20.1, 40.1, 46.1, 53.1, 58.1, successivamente Alfonso II I 74.3, 86.9.

Alfonso (III) figlio della regina Ysabella del Barzo e di re Federicho nasce il 7 aprile 1499, I 85.8.

Alfonso de ’Ragona, don, figlio bastardo di re Alfonso II d’Aragona, è ucciso dal duca Valentino, I 86.9.

Alfonso de Sanseverino I 93.24. Alfhonso Sabbucho IIa 335.2, Alfonso Sabbucho IIa 342.2, Alfhonso Sabbuccho, notare, IIa

338.2, Alfhonso Sabuch(e)o IIa 312.1. Alife, Alifre, conte de A., vedi Pascale, missere in P. conte de A.Alifi, conte de A., vedi Ioanni Antonio de Marczano.Alionora, maddamma A. moglie de don Federico…re de Sicilia, figlia di Carlo II, III 24.3. Alixandro, papa A., I 82.1, 83.1, 86.9, papa Alisandro riceve Ostia in dono dal gran

capitano Consalvo Ferrante nel 1497, I 81.3; papa Alexandro indice il giubileo e si aprono le porte di S. Pietro ad Aram di Napoli il 29 luglio 1501, I 89.4; papa A. muore nel 1503, I 95.13.

Allarchone, lo signore A. ispano, officiale de Sessa il 3 settembre 1556, IIa 287.7; si fa la rassegna dei suoi fanti spagnoli il 25 dicembre 1527, II 19.1.

Alle(n)tus A., dux de Sterllic II 5.1. Alonso, signore A., i suoi soldati ammutinatisi a Cervano e Santo Elia minacciano Sessa nel

luglio 1544, IIa 28.1. Altamura, il principe de A. de casa de lo Balzo è imprigionato in Castel Nuovo il 14 luglio

1487, I 70.2. Altavilla vedi Andrea de A.Altavilla vedi Roberto de Capua, conte de A.Altissima vedi Simone de A. Altissimo/Altissima vedi Andrea de A. Altomonte vedi Philippo de Sangentio, conte de A. Alviano vedi Bartolomeo de A.Amalfe, principe de A., I 106.4. Amalfi, ducha de A., III 3.3. Ambrosio de Vagnoli, frate, dell’ordine de santo Domminicho IIa 165.1. Amelfe, dux, S 4.1. Amelfe, duca de A., III 57.6. Amelfe, duche de Amelfe vedi Troyano Caracziola.Amelfe, principe de A. vedi Troyano Caracziola.Amelfe, prencepe de A., IIa 26.2. Anacletus S 15.1. Anaclito, papa A., III 11.3. Andenago (Midrache, Isach et Andenago) IIa 58.1. Andrea vedi Bactista de A.Andrea vedi Ioanni Andrea de Andreamo. Andrea, signore A. de Altissimo, è ministro della Passione il giovedì santo del 18 aprile

1549, IIa 119.1; signore A. de Altissima è eletto tra i sei uomini incaricati di provvedere alle opere di difesa di Sessa il 27 luglio 1547, β1 36.4; A(n)tre(n)a de Altissimo è grassiere della terra il 28 agosto 1552, IIa 186.3.

Andrea de Altavilla, signore, duca di Termini I 93.7, 95.1, 96.7, Antrea, lo signore A. duca de Termine, I 96.7.

Indice dei nomi 297

Andrea de Orio genovese ordina a Piacenza il 15 settembre 1547 l’assassinio di Pierri Loisi Flenese, figlio di Papa Paolo III, IIa 79.2.

Andrea Dorio, signore, il 20 luglio 1532 è a Napoli con trenta galere, fa gente e parte per la Sicilia contro l’armata del Turco, II 31.4.

Andrea de Spangna è grassiere della terra il 1 settembre 1548, IIa 107.3. Andrea Ungaro, re, III 26.6. Andreamo vedi Ioanni Andrea de A. Andreas, domine, è ucciso ad Aversa il 31 marzo 1345, II 9.1. Angelo, frate A. generale de S. Francisco IIa 20.1. Angelo, missere A., figlio di missere Cola de Thoralto III 26.9.11. Angelo de Lanno, missere, II 59.5. Angioia ‘Angiò’ vedi Luisi de A.Angioia vedi Ioanni de Agioia. Angioa vedi Loisi de A.Aniballe Cossa IIa 59.1. Antona de Lavellone IIa 40.10. Antonello Archamone, missere, è imprigionato nel Castel Nuovo il 3 agosto 1486, I 64.2. Antonello de Aversa, missere, I 64.1.3.4, 66.1, 68.1, A. de Adversa, I 64.2, segretario di re

Ferrante. Antonello de Sanseverino, nominato principe di Salerno, I 75.6, 75.8, 83.2, 84.1, 85.3, 85.4. Antonetto de Pagetta, cauczolaro, è eletto grassiere di Sessa il 1 settembre 1543, IIa 23.5. Antoni de Padua (santo) I 95.10. Antonino de Pippo, missere, grassiere della terra il 24 agosto 1546, IIa 100.8. Antonino de Truccho de Sessa acquista lo quartuczio di Sessa per 58 once il 31 agosto

1546, IIa 100.10.11; acquista lo quartuczio per 60 once il 1 settembre 1548, IIa 107.5.6; è quarturzaro il 12 ottobre 1550, IIa 162.3; acquista l’elariato per 100 ducati il 23 novembre 1553, IIa 211.1.2; l’elariato per 115 ducati il 17 ottobre 1555, IIa 260.1; il quartuczio de la carne per 58 once nel luglio 1556, IIa 283.1; l’elariato de le colte il 12 novembre 1556 per 115 ducati, IIa 289.1; il 27 ottobre 1557 per 250 ducati, IIa 328.1; il 30 ottobre 1558 per 90 ducati, IIa 362.1; il 9 ottobre per 150 ducati, IIa 363.1.

Antonino Pocchorillo de Sessa, acquista la vallia di Sessa l’11 settembre 1558, IIa 359.1.Antonio, conte, con Nicoletto e Iacobo Candora pone campo a Capua, III 47.1, 57.14. Antonio Armolupo, mastro, accorda l’organo dell’episcopato di Sessa il 24 ottobre 1545, II

16.3.Antonio Candora, missere, III 57.4, 57.9. Antonio Caruso, grassiere di Sessa il 9 settembre 1561, IIa 18.5.Antonio, Anto(n)nio Colonno vedi Marcho Antonnio C.Antonio de casa Cicinello, missere, del seggio della Montagna, è ucciso il 20 settembre

1485, I 59.1. Antonio de Fracisco vedi Pirro Antonio de F. Antonio de Fundi, signore, la sua compagnia entra a Sessa il 22 settembre 1546, IIa 9.1.Antonio de Marczano vedi Ioanni Antonio de M.Antonio de Masellis, don, canonico suessano, rappresenta la creazione di Adamo ed Eva in

San Domenico di Sessa il 24 aprile 1541, IIa 25.1.2. Antonio de Nolis, missere, capitano del mercato il 1 settembre 1542, IIa 21.3. Antonio de Pecczuli, missere, castellano di Castel dell’Ovo, porta le chiavi al re di Francia e

fa entrare il principe di Salerno il 12 marzo 1495, I 75.8. Antonio de Prata vedi Ioanni Antonio deP.

Apparati 298

Antonio de Quattro Tornisi vedi Cola Antonio de Q. T. Antonio de Santa Anna, eletto come cittadino tra i tre uomini incaricati di fare la tassa del

grano per Gaeta, IIa 250.2.Antonio de Tholalto, è grassiere di Sessa il 24 agosto 1546, IIa 100.8. Antonio de Transa vedi Cola Antonio de T. Antonio de Vitale è eletto tra li mastri de la Unciata di Sessa il 28 agosto 1552, IIa 186.4. Antonio Gactola in qualità di sindaco partecipa ai festeggiamenti per l’ingresso del duca di

Sessa il 24 giugno 1549, IIa 128.13; è mastro portolano il 28 agosto 1552, IIa 186.3. Antonio Guinaczio nomminato Spangnolo acquista l’elariato de le colte il 22 settembre

1552, IIa 190.1; A. Vinnacio Spangolo dispone il monte di pietà per i poveri il 22 aprile 1560, IIa 86.2.

Antonio Siciliano, missere, fonde una campana nuova per l’episcopato di Sessa, γ 151.1. Antonio Testa vedi Luca Antonio T. Antonio Todino è ucciso per ordine della regina Giovanna per essersi opposto a Goffrido de

Marsano, cui era stata data la signoria di Sessa III 27.2 (2 volte). Antonio Vilgliano vedi Fracisco Antonio V.Antrea vedi Andrea.Antre(n)a de Altissimo vedi Andrea de A. Apulie, ducis, S 15.2, dux S 12.2. Aquino vedi Benardo de A. Aquino vedi Fabbio de A. Aquino vedi Tommasi de A. Aragona, maddamma de A., sposa il duca Ercoles de Ferrara il 1460, I 35.1.Aragona, re de A. e de Spagna e de Napoli, insieme al gran capitano Consalvo Ferrando si

incontra con Loise re de Francza il 28 agosto 1507, I 99.2. Arano, Arando, Arrando vedi Thomasi de A. Archamone vedi Antonello A. Archone, signore A. II 35.5, IIa I33.2. Arecza vedi Ysabella de Arecza. Ariano vedi Gringano de Sabrano, conte de A. Armellino, cardinal A., II 20.2. Armolupo vedi Antonio A. Arrando vedi Thomasi de Arando. Arrera vedi Lopes de Arrera.Arrera vedi Melchiorre de Arrera. Ascanio Colonna vedi Adscannio C. Ascanio Maria (Sforza), figlio di Bianca, duchessa di Milano, nasce il 3 marzo 1455, I 28.1. Asculi vedi Urso, duca de A.Asperello vedi Ioanpaulo de A. Atonio vedi Iacobo Atonio, principe de T.Autabella vedi Maria A.Aversa vedi Antonello de A.

B

Bactista, de casa de la Ripa, e il figlio, mastri mandisi, IIa 125.2. Bactista vedi santo Ioanni B.Bactista de Andrea, iodece, IIa 245.5.

Indice dei nomi 299

Bagaczet vedi Maomet. Balardino Suessano vedi Belardino S.Balbina, vedi Pietro/Pedro Pacecco.Balderano, signore, commissario inviato a Sessa il 12 luglio 1555 dal viceré di Napoli per

chiedere grano per Gaeta, IIa 249.1. Balzo vedi Altamura, principe di A.Balzo, Barzo vedi Ysabella de casa de B. Bam(m)uno (Boemondo), primogenito di Roberto Guiscardo, III 9.4, Boammdum S 12.7. Bandera vedi Berardino B. Baractuczio vedi Petrano B.Barbarosso capitano generale dell’armata del Turco; l’armata con il principe di Amalfi e il

conte dell’Aguillara, in lega con il re di Francia, passa per Sessa il 27 giugno 1543, IIa26.1.2.5; giunge in Sessa la notizia che l’armata ha messo a sacco Procida e un casale di Ischia, IIa 27.1.

Bardaro vedi Ioancola Bardaro.Baro, miraglia del regno (Maione di Bari), III 13.6.Baro III 5.3, prencepe de B. (2 volte).Bartholomeo Albano, reverendo, episcopo di Sessa, prende possesso dell’episcopato il 17

agosto 1546, II 59.1 (2 volte).2; B. A. de Oriveto, episcopo di Sessa, viene a Sessa da Roma il 23 giugno 1549 ed è festosamente accolto IIa 127.1; accoglie in Sessa il duca di Sessa il 24 giugno 1549, IIa 128.17, 151.1; resignacione dell’episcopato in favore di Galeazzo Florimonte il 27 ottobre 1552, IIa 192.1; Bartolomeo A. II 59.2.

Bartholomeo Carczione, missere, dottore in medicina, entra in Sessa il 6 gennaio 1555, IIa232.1.

Bartolomeo de Alviano, missere, capitano italiano, viene in aiuto di Consalvo Ferrando I 96.6.

Bartolomeo de Galluczio β3 196.4. Barzo vedi Balzo.Basignano vedi Bernardino de Santoseverino, principe di B.Batista, Battista vedi santo Ioanni B.Batista Bespulo Spiciale I 94.3. Batista de Unufrio II 59.4. Battista vedi Ioanni B. Gaczella.Battista vedi santo Ioanni B.Baucio vedi Berteraimo de lo B.Beatrice de ’Ragona, figlia di re Ferrante primo, incoronata regina d’Ungheria il 15

settembre 1476, moglie di re Mattia, I 43.1; il 16 maggio 1501 ritorna a Napoli ripudiata dal marito perché non aveva avuto figli, I 88.1.

Belardino, don, ciano del duca de Sessa, governatore di Sessa il 1 settembre 1543, IIa 23.2; accompagna in visita il duca di Mondragone nel settembre 1563, IIa 38.3; Berardino, don, cio del duca di Sessa, IIa 128.4; IIa 130.3.

Belardino de Cordua IIa 200.1.2; donno B. de Corduba, II 50.2; Berardino de Cordua, la moglie Maria muore il 14 maggio 1551, IIa 166.2.

Belardino de Minnocza ispano, don, viceré di sua Maestà, IIa 242.1, Berlardino de Mi-do(n)cza, vecerré de Napuli IIa 249.1, Berardino de Mi(n)do(n)cza, don, bando del 19 ottobre 1555, IIa 259 .1.

Belardino Soave IIa 335.1, Bernardino Suave II 33.1.

Apparati 300

Belardino Suessano idem Testa, è inviato a Gaeta per chiedere un prestito nel 1555, IIa245.3.4; è sindico nel 1564, IIa 255.1; IIa 337.2; sindico nel 1558, IIa 363.1; BalardinoSuessano IIa 294.7; Berardino Suessano, idem Testa, sindico per gintilomo nel luglio 1558, IIa 353.3, 384.1; missere, IIa 209.2; copia di un contratto da lui redatto il 12 marzo 1558, IIa 340.1, Bernardino Suessano, sindico per gentilomo l’11 maggio 1559, IIa 53.2; Bernardino Suessano, missere, sindaco nel 1558, IIa 357.2; nel 1559, 53.2, 341.2.

Belcayro, monsignore de B., muore l’8 ottobre 1501, I 91.9. Beldisarro de Minarcha, missere, grassiere della terra il 1 settembre 1551, IIa 167.2; Be-

risario de Minarcha IIa 93.1. Bellanti vedi Pietri Salvacossa, conte de B. Bellocastro vedi Tommasi de Aquino, conte de B. Benabolo vedi Ioa(m)bactista de B. Benardo de Aquino, conte de Lorito, titolo conferito da re Roberto, III 26.4. Benardo Logno, giustiziato per ordine della duchessa di Sessa, III 46.4. Bengii vedi Bongy, monsignore de B.Berardino, don, vedi Belardino. Berardino Bandera, homo usato in campo per alfiero, porta la bandiera all’ingresso del

duca di Sessa il 24 giugno 1549, IIa 128.9. Berardino de Cordua vedi Belardino de Cordua. Berardino de Mi(n)do(n)cza vedi Belardino de Minnocza. Berardino Suessano idem Testa vedi Belardino Suessano.Berardo Castangna caporale di dieci cavalieri in una battaglia contro re Manfredi, III 21.8. Bergara, signore, (1533) II 33.2. Berisario de Minarcha vedi Beldisarro de M. Berlardino de Mido(n)cza vedi Belardino de Minnocza.Berlegieri vedi Ramundo B.Bernardino de Santoseverino, principe di Bisignano [Basignano, Besignano, Bisignano]; lo

principe de B. de casa de Santoseverino imprigionato in Castel Nuovo il 14 luglio 1487, I 70.2; B. de Sanseverino, ferito al petto con un pugnale nel 1496, I 78.10; B. de Santoseverino, principe di Basignano, cavalca per Napoli almiraglio de mare il 26 giu-gno 1498, I 84.6; B. de casa de Sanseverino, p. de Besignano è il compare al battesimo di Alfonso III, I 85.9; B. de Sanseverino, p. de Bisignano, imprigionato come traditore di re Federico il 19 maggio 1501, I 88.2; lo p. de B. è liberato il 31 luglio 1501, I 90.2.

Bernardino Suave vedi Belardino Soave.Bernardino Suessano vedi Belardino S.Bernardinus Martiranus secretarius II 30.8. Berteraimo de lo Baucio, conte de Avellino III 22.1; Berteraimo de lo Baucio, conte de

Montescaviuso, titolo conferitogli da Carlo II, III 25.8.Besignano vedi Bernardino de Santoseverino, principe di B. Bespulo vedi Batista Bespulo Spiciale. Biancha, madamma B. mogliere de re Iacobo de ’Ragona, figlia di Carlo II, III 24.3. Biancha, maddamma Biancha veceduchessa de Milana, dà alla luce Galeazzo Maria il 14

gennaio 1444, I 18.1; dà alla luce Ippolita Maria Spina il 18 maggio 1445, I 19.1; m. B., duchessa de M., partorisce Filippo Maria Sforza il 12 dicembre 1449, I 21.1; nascita di Ludovico Sforza il 18 agosto 1451, I 23.1; nascita di Francesco Galeazzo Maria il 5 agosto 1452, I 27.1; nascita di Ascanio Maria il 3 marzo 1455, I 28.1; I 44.1.

Biancha de Aragona, maddamma, figlia di re Ferrante I, nasce il 14 novembre 1457, I 30.1. Bisconte vedi Roberto B.

Indice dei nomi 301

Bisignano, principessa di B., I 88.4.Bisignano, lo prencepe de B., cavalca per Napoli con il viceré nel maggio 1547, β1 34.7. Bisignano vedi Bernardino de Santoseverino, principe di B. Bitonte, marchese di B., vedi Accquaviva. Boammdum vedi Bam(m)uno.Bocca vedi Pietro Bocca. Bonella vedi Macteo B.Bongy, lo signore de B., capitano francese, prende Capua, I 89.2. Bongy, monsignor de B., entra in Napoli il 4 agosto 1501, I 91.1; i napoletani consegnano le

chiavi della città a m. de Bongi, I 89.5; I 90.1; m. de B., capitano del re di Francia, è sconfitto in Calabria, I 95.3; m. de Bengii I 93.24, 95.4.

Bonifacio (papa) III 25.7. Bonomo de Transa, messere, III 31.5 (2 volte), 31.6.7.10, 34.11, m. Bonomolo de Transa III

34.5.7.11.12. Bonpensieri, monsignore de B., capitano del re di Francia, I 78.5; muore a Pozzuoli il 6

novembre 1496 ed è sepolto in San Francesco, I 79.1; Bonpensiero I 103.1. Bonpensiero vedi Bonpensieri. Borbona vedi Borbone.Borbone, zoè monsignore de Borbona figliolo de Bonpensiero, francese, dalla Lombardia

viene a Roma il 5 maggio 1527, I 103.1; morte, I 103.5; Borbona, monsignore de B., I 103.1.

Bove vedi Ioanni Thomasi B.Bove vedi Marcho B.Bracalone vedi Ioan B. Braccio de Montone III 42.1.3, Bra(n)ci<i>o reso principe di Capua, III 42.1, Braczio

muore nella battaglia dell’Aquila sconfitto da Sforcza de Contignola, III 43.6.7. Brascio vedi Ioanne B. Bregda vedi Qualtieri, conte de B.Bruenacza, conte de B., I 67.3. Busta, capitano Busta, la sua compagnia di soldati spagnoli passa per Sessa il 24 luglio

1555, IIa 252.1.

C

Calabria vedi Alfonso de Aragona, duca de C. Calabria vedi Carlo de C. Calabria vedi Ferrante, duca de C. Calabria vedi Ioanni, don, duca de C. Calabria vedi Montorio, conte de M. Calabria vedi Ypolita Maria Spina, duchessa de C. Calabria vedi Ysabella, duchessa de C. Calabrie, dux, S 6.1. Campobascio, conte de C., III 55.1, 57.12, 58.6, Campobasso, conte de C., I 13.2. Candia, duca de C., figlio di papa Alessandro, ucciso il 18 giugno 1497 dal fratello,

cardinale de Valentia, I 82.1. Candora, casa C., III 58.6. Candora vedi Antonio e Iacobo C.Capaczia, conte de C., I 67.3, 78.1.

Apparati 302

Capano vedi Abbate Capano. Capua, prencepe de C., signore di Terra de Labore III 6.4, 7.1.2.4.Capua, prencepe de C., vedi Braccio de Montone.Capua, pricipe de Capua, figlio del Duca di Calabria, I 62.1. Capua, archiviscovo di Capua vedi Sermoneta, cardinale di S. Capua vedi Macteo de C. Capua vedi Nicola de Ebolo de C., conte de Trivento. Capua vedi Roberto de Capua III 26.4 (2 volte). Capuanus, prences S 11.1. Caraccziola, casa C., vedi Troyano C.Caracziola vedi Dommicio C. Caracziola vedi Olivero C.Caracziola, Caraccziola, Caraczolo vedi Sirioanni/Seriioanni C.Caracziola vedi Troyano C.Carafha, casa C., II 69.1. Caraziola vedi Lucrecia C. de Napuli. Carczione vedi Bartholomeo C.Carczione, Carczone vedi Ioanni C.Cardona vedi Ioanni Uvo de C.Carinola, conte de C., figlio di missere Antonello de Aversa, I 64.4, 68.1. Carlo, marito di madamma Clemencza, figlia di Carlo II, III 24.3. Carlo, accompagna re Federico il 15 gennaio 1499 all’ingresso in Aquila, I 85.2. Carlo, duca, gli sono rese le fortezze dalla principessa di Bisignano da parte del re Federico

d’Aragona, I 88.4.Carlo, figlio della regina Ioanna, moglie di Andrea Ungaro III 26.13. Carlo, don, cardinal Carrafha, intitolato re da Paulo IV nell’agosto 1556, IIa 3.2. Carlo primo, re, uccide re Manfredi a Benevento nel 1265, I 2.1.2 (2 volte), 2.3; Carolus

primus S 21.1, Carolum primum S 20.1; intitolato in precedenza conte Carlo, I 2.3; lotta con Manfredi, III 19.9; il 4 novembre 1265 entra nel regno di Sicilia, III 20.1; ottiene tutto il regno e muore nel 1285, III 20.3; lotte con Corradino, III 21.1.2.6, 22.1, 23.1.3.

Carlo secundo III 23.3, 24.1, 25.1.9. Carlo terzo succede in Napoli alla regina Ioanna nel 1362, III 26.14, 27.3.4; re Carlo de

Duraczo terczio, padre di Ladislao e Giovanna, III 33.2. Carlo Cerello de Sessa, doctore, entra in Sessa il 19 giugno 1558, IIa 351.1. Carlo de Aragona, don, sconfigge con il conte di Popoli e il duca di Amalfi Carlo de

Sanframundo, I 78.2. Carlo de Austria (V), imperatore, smonta in Italia il 17 agosto 1529 ed è incoronato a

Bologna, I 105.1, II 20.7, 21.1, 27.1, IIa 14.1, 42.1, 113.1, 117.2, 128.1, 233.1, 264.1, β134.1.2.8.12, Carolo quinto II 25.2, 37.1, IIa 21.1, Carolus II 29.1 (2 volte), β2 206.1, 237.2, (Carolo Cesare), Cesaris IIa 17.5, Carlo quinto de A. IIa 79.2, Carlo de Austris quinto imperatore IIa 124.1, Carlo V de Austris II 14.1, Carlo quinto (+21) IIa 3.2, 4.1, 42.1, 79.2, 42.1 etc., Carolus Quintus β 237.2, II 29.1.

Carlo de Francza, Napoli gli si arrende il 24 febbraio 1495, I 75.1; il 7 marzo gli si rende il Castello Novo, I 75.6; cavalca come re di Napoli il 12 maggio 1495, I 76.2; parte per la Francia il 20 maggio 1495, I 76.3; I 76.5, 79.1, 84.4; muore il 7 aprile 1498, I 84.4.

Carlo de la Noya Flamingno, don, viceré della Cesarea Maestà di Spagna, sbarca con la sua armata, I 101.3; entra in Gaeta il 1 dicembre 1526, Carlo de la Noya II 21.1, lo vecerré de Napuli Flammigno II 19.9.

Indice dei nomi 303

Carlo de Sanguino III 57.6. Carlo de Sanframundo, è sconfitto in Abruzzo dal conte di Popoli il 18 maggio 1496, I

78.2.Carlo di Calabria, duca, primogenito di re Roberto, padre della regina Ioanna, III 26.5. Carlo Martello, re d’Ungheria, figlio di Carlo II, III 24.2. Carlo Seripanni, capitanio de infantaria, partecipa all’assedio di Gaeta nel marzo 1528, I

106.4. Carolo Cesare vedi Carlo de Austria. Carolus primus, Carolum primum vedi Carlo primo.Carolus Quintus vedi Carlo de Austria.Carrafa vedi Diomedes C. Carrafa vedi Fracisco C.Carrafa vedi Montragone, duca de C.Carrafa, Carrafha vedi Paulo IV. Carrafa, Carrafha, casa C., IIa 38.1, 68.2 (2 volte), 69.1, 215.1. Carrafha vedi Carlo, don, cardinal C. Carrafha vedi Ferrate C. Carrafha vedi Stilgliano, principe de C. Carrafha, cardinale C., imprigionato il 16 giugno 1560 in S. Angelo da Pio III e strango-

lato per suo ordine, IIa 370.1.2.3. Caruso vedi Antonio C. Cascano vedi Ioambacteo Grella de C. Cascano vedi Pietri/Pietre Grella de C. Caserta vedi Chagho de la Racta, conte de C.Caserta, conte de C., III 30.1, 6.4. Casertis, commites S 11.1. Casparro Fuscolillo vedi Gasparro Fuscolillo.Castangna vedi Berardo C. Castello vedi Ianlione de C. Castiglia, infante de C., fratello del re d’Aragona, III 41.4. Castilglia, infante de C., vedi Ioanni, don. Cataczano vedi Pietro Ruffo conte de C. III 22.1. Catalogna, re de C., III 47.4. Cauto vedi ’Nocencio C.Cava vedi Coforto de la C. Cava vedi Federicho de Curtis de la C. Cavaiolo vedi Troiano C.Cayacza, conte de C., de casa de Sanseverino, capitano francese I 89.2, 91.1; muore il 20

settembre 1501, I 91.6. Celani, comes, S 10.1.Celano, conte de C., III 6.4. Celano, duchessa de C., III 55.1. Cennella vedi Marcho Antonio C. Cepolle vedi Macteo C. Cerello vedi Vincenczo C. Cerello vedi Carlo C. Cerello vedi Hieronimo C. Cesare vedi Carolo Cesare.

Apparati 304

Cesare Mormino vedi Cesaro M.Cesaro vedi Valentino, cardinale de V. Cesaro Cossa testimone di un atto pubblico, II 59.5; sindico per gentilomo, IIa 106.5, 106.6;

sindico nel 1557, IIa 312.1, 335.2, 338.2.Cesaro Czoccharo, sindico per lo popolo il 9 settembre 1561, III 18.2. Cesaro de Ferrante de Sessa, recita il 19 luglio 1549 alcuni versi all’età di 15 anni in

presenza del duca di Sessa, che si impegna a mantenerlo agli studi, IIa 138.1 (2 volte);doctore de medecina et fhilosophia, messere, entra in Sessa il 3 giugno 1559, doctorato in Padua, IIa 60.1.5.

Cesaro de Iennaro fa visita al duca di Sessa il 2 luglio 1549, IIa 133.1.Cesaro de Loffreda IIa 5.1, 286.2.Cesaro de la Marra, messere, IIa 383.1. Cesaro Falcho, capuano, II 39.1, 43.1.Cesaro Fuscolillo de Sessa, II 54.12, IIa 2.8; mastro portolano nel 1559, IIa 66.6; sindico

nel 1560, IIa 94.1; IIa 97.2; IIa 245.3.4.5 (3 volte), 250.2, 265.3, 271.1.Cesaro Lippo II 53.8, IIa 29.2, 100 .3.Cesaro Mormino β1 34.10, 36.13, Cesare M. β1 34.9. Chagho de la Racta catalano, conte de Caserta, III 26.4. Chatarina Sanseverino, maddamma duchessa, madre del duca di Sessa III 45.3. Christiano vedi Mitio de Pascali Cristiano.Christo, Christi vedi Cristo.Christofhano Grimaldo vedi Cristofhano Grimaldo.Ciarlo Pagano I 33.2. Cicinello vedi Antonio de C. Cierello vedi Vicenczo Cirello.Cimatore vedi Cola C. Cinnilglio vedi Agustino C. de Maria.Cipri, re de C., I 10.1. Cirello vedi Gieronimo/Hieronimo C.Cirello, Cierello vedi Vincenzo C. Ciriello vedi Pirro C.Cirignola I 95.2. Citello vedi Ianthomasi de C. Citello vedi Ioambatctista de C. Civitella, marchese de C. de Santo Angelo, IIa 7.1. Claramonte vedi Riczardo de C. Clemencza, maddamma, moglie de don Carlo, patre de re Felippo de Francza, figlia di

Carlo, II III 24.3. Clemente IV III 20.1. Clemente VII de Medicis, I 102.1, 103.3.7, 105.2.3, II 19.2, 20.9, IIa 14.1.2, 15.1. Clementem (papam) S 21.1. Cocamporri vedi Vicenczo Varone de li C. Coforto de la Cava, mastro, IIa 344.1. Cola Antonio de Quattro Tornisi è eletto tra i sindici il 1 settembre 1560, IIa 94.1; è tra i

mastri della Nunciata l’ottobre 1561, II 51.2. Cola Antonio de Transa, grassiere il 1 settembre 1548, IIa 107.3, sindico per gintilomo il 1

settembre 1554, IIa 227.1, ferrero de la terra il 28 febbraio 1557, IIa 294.1, mastro de la

Indice dei nomi 305

Unciata il 3 settembre 1556, IIa 287.6, grassiere il 18 luglio 1559, IIa 66.6, mastro dell’Unciata nell’ottobre 1561, II 51.2.

Cola Cimatore III 94.2. Cola de Manso, don, II 51.2, IIa 23.6, β1 36.3, IIa 100.5, de Manzo β3 204.2. Cola de Marella IIa 22.2, 30.6. Cola de la Preta α ΙΙ 62.1. Cola de Soce IIa 186.3. Cola de Thoralto, III 26.9, C. de Toralto III 26.10. Cola Iacobo de Iacobello di Bari IIa 154.1. Cola Iacobo de Paulo IIa 37.2, 53.2, 65.1, 66.4, C. I. d. P. de Sessa IIa 387.1. Cola Iacobo Parisi de Sessa acquista l’elariato nell’ottobre 1548, IIa 111.1, C. Iacobo P.,

mastro dell’Unciata nel settembre 1551, IIa 167.2, Cola Iacovo P., sindaco per genti-lomo nel settembre 1561, IIa 18.2, Iacobo, sindaco per cittadino nel 1554, IIa 226.1, sindaco nel 1555, IIa 245.1, 253.1, tra gli elettori di Sessa nel 1559, IIa 66.2, capitano del mercato nel 1560, IIa 94.4, IIa 294.7.

Cola Ioanni Floradasa, grassiere nel 1552, IIa 186.3. Cola Pascali de Sessa, messere, IIa 22.2, 42.2, 141.1.Colglio vedi Ioanni C. Colle de Colle regens II 30.7. Colles vedi Ioan C. Colonda vedi Frabicio C.Colondisi ‘appartenenti alla famiglia Colonna’ (+4) I 102.3, 103.6, II 20.1, 20.9, Colonnisi

II 20.5. Colonna vedi Ascanio C. Colonna, Colonno vedi Marcho Antonio C.Colonna vedi Marcantonio C. Colonna, cardinal, Pompeo C. Colonna vedi Prospero C. Colonna vedi Vespaciano C. Consaga, Consaia vedi Ferrante de C.Consalvo, don, duca de Sessa IIa 160.1, 335.2. Consalvo Ferrando, Gran capitanio, I 93.9.18, 96.6, 99.2, II 15.1, C. Ferrado I 95.1, C.

Ferrante I 78.1, 81.2, 93.4, C. Fernando IIa 156.4, Consalvus Fernandus IIa 354.1, Consalvus Ferdinandus IIa 355.1.

Constaczella, donna, sposa di re Ladislao III 28.1. Constancza (d’Altavilla), regina, moglie di Enrico di Svevia e madre di Federico, III

17.1.5.6, 18.1, Constantia, filia regis Rogerii, S 17.1, Constantiam, uxor (inperator Herricus) S 17.6, Constantie, regine, S 18.1.

Constancza (d’Aragona), figlia di Manfredi e moglie di re Pietro d’Aragona III 23.1. Constanczia, donna, figlia del re di Cipro, viene a Napoli nel 1433, I 10.1. Constantia, Constantie, Constantiam vedi Constancza d’Altavilla. Constantino imperatore I 26.2, 78.10, III 3.1, Constantinum imparatorem S 2.1. Constantino de li Medici I 37.2.Constantinum vedi Constantino (imperatore).Contignola, Cotignola, Continuava vedi Sforca de C.Continuava vedi Contignola. Coppula vedi Fracisco C.Coraldus S 19.1, Coraldo S 20.1.2, Coraldi S 20.2.

Apparati 306

Corallaro vedi Marcantonio C. Cordua, Corduba vedi Belardino/Berardino de C.Corillano vedi Ioanni de C.Corpocza vedi Ioanni C.Corrado, re di Sicilia, figlio dell’imperatore Federico, III 19.3.6.7, Corraro III 21.1. Corrado d’Acquaviva conte de Santo Valentino, titolo conferitogli da re Roberto, III 26.4.Corrarino, figlio di re Corrado e nipote di Manfredi, III 19.7, 21.1.5.9; Corriarino III 21.4. Corraro vedi Corrado (re di Sicilia).Corriarino vedi Corrarino.Cortellaro vedi Fracisco/Francisco C. Cortellaro vedi Hieronimo C. Cossa vedi Aniballe C. Cossa vedi Cesaro C. Cossa vedi Iulio C. Cossa vedi Loisi C.Cossa vedi Scipione C. Cossa vedi Thomasi, Thommasi C. Cotignola vedi Contignola.Cotrone, marchese de C., III 57.8. Crispo vedi Thiberio C. Cristhofhano Grimalda vedi Cristofhano Grimaldo.Cristiano vedi Ianloisi de C. Cristiano vedi Mactio/Macthio de Cristiano idest Pascali. Cristiano, Christiano vedi Micio de Pascali C.Cristo I 88.9, IIa 58.1, Christo β2 40.12, Christi II 52.3.6. Cristofano de Dalmatia, fra, dell’ordine domenicano, predica a Sessa nell’aprile 1549, IIa

119.5. Cristofhano Grimaldo, genovese, commissario della grassa nel 1556, IIa 2.1; IIa 42.2.3;

commissario regio nel 1560, IIa 85.1; Cristhofhano Grimalda, tesoriero di sua Maestà nel 1557, IIa 314.1; Christofhano Grimaldo IIa 42.1.

Cuona, cardinale de la C., viceré in luogo del duca d’Alba nel giugno 1556, IIa 280.1, Cuonas, cardinale de la C. IIa 315.2.

Curcio Sessa, medico IIa 147.1.2, messere Curcio alias de Fracisco de Sessa IIa 246.2, Fracisco Curcio IIa 270.1, m. Curcio, padre di Lucilio Sessa o Lucilio de Fracisco, IIa64.2.3, Curtio β3 196.7 (messere C.); cfr. D’AMBRA, s.v. curcio ‘corto’.

Curtis vedi Federicho de Curtis de la Cava. Czoccharo vedi Cesaro C. Czuccha, mastro, IIa 221.2.

D

Dalmatia vedi Cristofano de D., fra.Diano, casa de D., III 46.4.Dianora de ’Ragona duchessa di Ferrara, figlia di Isabella e Ferrante primo, nasce il 20

luglio 1450, I 22.1. Diego, missere, III 48.17. Diofebo, signore, III 50.3. Diomedes Carrafa, conte de Magdaloni, muore in Castel dell’Ovo, I 69.2.

Indice dei nomi 307

Dionisio Lippo, grassiere nel settembre 1561, IIa 18.5, capitanio del merchato nel 1558, IIa353.3.

Divisiaco, vedi Gaffo de D. Domenico, Dominico, Dommenicho dell’Isola vedi Domminicho dell’I.Dommenicho, signore D., IIa 265.3. Dommiciano vedi Ioa(m)belardino D.Dommicio Caracziola, signore, IIa 134.6. Dommicio vedi Paulo de D. Domminicho dell’Isola, de l’Isola, sindico per gintilomo il 1 settembre 1542, IIa 21.3; ma-

stro portolano il 1 settembre 1544, IIa 29.4, 100.3; sindico per gentilomo il 1 settembre 1551, IIa 167.1; nel 1552, IIa 170.7; IIa 219.2; Domminicho de Insola IIa 245.3, D. de l’Isola, IIa 245.5 (2 volte); sindico per gintilomo nel 1555, IIa 250.2; IIa 86.2, 265.1, 287.2, 289.1, Dominico de l’Isola β3 196.4.

Dorio vedi Andrea D.Ducho de Magada, don, II 20.5. Duraczo vedi Carlo de D.

E

Ebolo vedi Nicola de E.Hectorre de Regnonnibus, camerario del sacro Regio Consilio, commissario inviato a

sedare una lite tra Sessa e i terzieri nel 1561, II 49.4. Hectorre Ferramoscha I 93.10. Hectorre Romano è tra i tredici italiani nella disfida di Barletta, I 93.10.Epulie, dux, S 8.1. Ercoles de Ferrara, ducha, I 35.1. Herico vedi Herrico, don, re di Francia.Ermes, signore, fratello del duca de Milana, I 72.2. Heronimo de Transa vedi Hieronimo de T. Herrera vedi Lopes de Arrera, don.Erricho, imperatore, assedia papa Gregorio in Sant’Angelo, III 9.2. Herricho di Svevia, imperatore, marito di Costanza e padre di Federico, III 17.2.5, Herricus

inperator S 17.6. Errico, don, re di Navarra, fratello di re Alfonso e di don Ioanni I 13.1; lo re de Navarra III

47.4.Herrico, don, fratello del re di Spagna combatte con Corradino contro re Carlo, III 21.1;

imprigionato in Santa Maria de Terra de Bari da re Carlo III 21.5. Herrico, don, re di Francia, IIa 84.1, Herico, re di Francia IIa 52.1. Errico imparatore S 12.6. Herricus inperator vedi Herricho di Svevia. Eva IIa 25.1, 104.3 (2 volte).

F

Fabio de Aquino acquista per seicento ducati le vacha de le olive, II 51.2. Fabio/Fabbio de Galluczio eletto sindico de gentilomo il 1 settembre 1544, IIa 29.2, Fabio

de Galluzio il 27 luglio (1547?) partecipa al consiglio di Sessa, β1 36.4 (2 volte); Fabbiode Galluczio il 24 giugno 1549 partecipa all’accoglienza per l’ingresso del duca di Sessa

Apparati 308

in qualità di iodice della terra, IIa 128.13; F. de Gallucio il 2 febbraio 1551 partecipa alla raccolta di fondi per la chiesa di S. Domenico di Sessa organizzata da frate Am-brosio, IIa 165.3, 367.1; F. de Gallucio riceve a S. Matteo di Sessa il vescovo il 21 gen-naio 1559, β1 36. 4.

Fabio Testa si riappacifica con Nichola Marino de Sessa per intervento del duca di Sessa il 15 luglio 1549, IIa 136.1.

Falcho vedi Cesaro F.Federicho, imperatore (Federico II), figlio di Enrico e Costanza, III 17.3, 18.1, 18.2, 18.3,

Federico III 19.1, Federicum S 17.3, Federicus S 18.1.2.3. Federicho, imperatore, viene a Napoli, I 24.1; battezza don Federicho de Aragona, I 25.1. Federicho (d’Aragona), don, figlio di Isabella e Ferrante I, nasce il 16 ottobre 1451, I 24.1;

è battezzato dall’imperatore Federico, I 25.1, signore d. F. I 51.2, 60.3, 74.4, 75.2, Federico, zio di Ferrante II, I 77.1, gli succede I 78.9; re Federicho I 80.1.2, 83.1.2.3, 84.1, 85.1.8, 87.4, 88.2, de ’Ragona, I 88.4.5.7, 89.6, de Aragona, I 90.2.4, 91.7, 93.2.

Federicho de Curtis de la Cava, iodece de la terra il 10 settembre 1551, IIa 168.1; covernatore e iodece il 6 settembre 1558, IIa 358.1; Federicus de Curtis de la Cava II 5.1, IIa 358.1.

Federico, don, re di Sicilia, sposo di madamma Alionora figlia di Carlo II, III 24.3. Federico de Monforte, signore, I 106.4.Federicum, Federicus vedi Federicho (Federico II).Felippo, don, principe di Taranto, figlio di Carlo II, III 24.2. Felippo de Francza, re, figlio di don Carlo, sposo di Clemencza, figlia di Carlo II, III 24.3.Felippo, re, genero di re Ferrante de Aragona de Spagna, I 97.4, re Philippo re di Spagna

muore il 7 ottobre 1505, I 97.1, re Filippo I 97.3. Felippo Maria Sforcza I 21.1. Ferante secundo vedi Ferrante (II).Ferdinandus, Consalvus F. vedi Consalvo Ferrando.Ferlengieri IIa 286.1. Fernando, Fernandus, Ferrado vedi Consalvo Ferrando.Ferramoscha vedi Hectorre F. Ferrando, Ferrante vedi Consalvo Ferrando.Ferrante vedi Cesaro de F. de Sessa. Ferrante I, duca di Calabria, marito di Isabella, I 20.2, 22.1, 24.1, 30.1, 33.1.2, 34.1.2, 39.1,

40.1, 43.1, 45.1, 47.2, 48.4, 49.1, 51.1, 53.2, 56.3, 59.1, 60.2.3, 63.1, 64.2.5, 66.2, 67.1, 70.1, 75.2, 85.6, 88.1, 90.5; è incoronato Ferrate primo nel 1458, I 32.1, 38.1, 71.1; Ferrante de ’Ragona III 2.1, re Ferrante III 2.2, 50.2, 51.11, 53.1, 59.4.

Ferrante (II), duca, figlio di Ippolita Maria Spina, principe di Capua, nasce nel 1469, I 41.1, re Ferrante secundo, I 74.1, 75.2.7, 76.1, 77.3.4.5, 78.3.5.6.9, 97.13, Ferantesecundo I 76.8.

Ferrante, re di Spagna, muove guerra a Granada nel 1480, I 54.1, Ferrante de Aragona re di Spagna (Ferdinando il Cattolico) fratello di Giovanna, moglie di re Ferrante I 85.6, re Ferrante, governatore del re di Spagna, I 97.3, Ferrante d’Aragona, re de Spagna, entra in Napoli il 1 novembre 1505 con la moglie Germana de Foies, I 97.4 (Ferrante III) di Napoli.

Ferrante de Consaga IIa 215.1, 261.1, Ferrante Consaia IIa 79.3 (2 volte). Ferrante de Thiano IIa 306.1. Ferrara, marchese de F., III 24.3. Ferrara vedi Dianora de ’Ragona, duchessa de F.

Indice dei nomi 309

Ferrara vedi Ercoles de F. Ferrate Carrafha, signore, visita il duca di Sessa il 27 giugno 1549, IIa 130.7. Fhelippo, re, padre di Carlo V (1529), IIa 14.1. Fhelippo, re vedi Filippo, principe di Spagna. Ficarra vedi Gullelmo de la F. Fiella Fuscolillo de Sessa, madamma, madre di Ioanfracisco Soave, IIa 335.1. Filippo, re vedi Felippo, re.Filippo, principe di Spagna, re di Inghilterra, re di Napoli, figlio dell’imperatore Carlo V,

nel 1554, β 230.1, re Fhelippo, re di Napoli IIa 8.1 (1556), 52.1, 57.5, 65.1, 84.2, 285.1, 293.2, 2.1, 307.1, 314.1, re Pfhelippo, figlio di Carlo V, IIa 3.2, re Philippo β 230.3.4, 231.1 (2 volte), 42.1, Philippus β 235.1.

Flamingno, Flammigno vedi Carlo de la Noya.Flenese vedi Pierri Loisi F.Floradasa vedi Cola Ioanni F. Floradasa vedi Ioanni F.Floradasa vedi Ioanpietri de Zucchone F.Floradasa vedi Sigismundo F.Florimonte, casa de F., γ 149.2.Florimonte, Florimonto vedi Galeacio, Galiaczio, Galeaczo F. Florimonte vedi Iabattista/Iabatista/Ionbactista F. Florimonte vedi Ioanpaulo F. Florimonte vedi Petro/Pietro F. Florimonte vedi Petri/Pietri F. Foies, la Germana de F., moglie del re Ferrante de Aragona e de Spagna I 97.4. Fonseca β2 237.18.26. Frabicio Colonda, capitano di re Federico d’Aragona, I 90.2; signore Frabicio I 93.7, 96.7.Frabicio Maramaldo I 106.1, signore Frabicio Maramaulo colonello, la sua compagnia

alloggia a Sessa il 3 marzo 1528, II 23.2. Fracischo, don, figlio di re Ferrante I, I 67.1. Fracisco, de F., vedi Lucilio de Sessa.Fracisco, de F., vedi Pirro Antonio de F. Fracisco Antonio Vilgliano, signore, IIa 63.1. Fracisco Carrafa, cavaliere napoletano inviato da regina Giovanna II a chiedere aiuto ad

Alfonso d’Aragona III 37.4, 51.7. Fracisco Coppula, missere, conte de Sarno I 64.2 (2 volte).5, 69.1, Fracisco Cortellaro, mastro, IIa 2.8, 167.2, 219.1, 265.3, Francisco C. IIa 66.6, 213.2,

222.2, 245.3, 245.5, 312.1, 360.2. Il cognome forse si ricollega a cortellaro ‘coltellaio, coltellinaio’: cfr. D’AMBRA, s.v. cortellaro.

Fracisco de Aragona nasce il 1461, I 36.2, Francisco de Aragona, fratello di Beatrice d’Aragona, I 43.2.

Fracisco de Pari grassiere nel 1560, IIa 94.3. Fracisco de Santella, missere, castellano del Castello Novo III 41.4.Fracisco Fuscolillo bastardo, muore nel 1556, IIa 378.1.Fracisco Galiaczo Maria, figlio di Bianca, I 27.1. Fracisco Gattola de Gaeta, castellano di Aversa, consegna la città alla regina Giovanna II

nel 1415, III 37.2. Fracisco Pagano, iudece de Sessa, IIa 252.3. Fracisco Pandone, missere, III 47.4.

Apparati 310

Francesca Fuscolillo parte per Napoli, IIa 379.1. Francese vedi Geronimo F.Francisco de Aragona vedi Fracisco de Aragona. Francisco de Ifuni, fra, maestro in teologia, de l’ordine de Santo Ioanni IIa 269.2.Francisco de Milana, duca, I 37.1; vedi anche Milana, duca de M.Francisco de Ronda III 39.11; Francesco Galvini da Gaeta, detto Ronno, è segnalato da N.

F. FARAGLIA, Storia della regina Giovanna II d’Angiò, Lanciano, 1904, p. 256, che cita un documento ormai perduto; la segnalazione è anche in GASPARE PELLEGRINO,Historia Alphonsi primi regis, ed. F. Delle Donne, Firenze 2007, p. 38.

Francisco Monczeracza, locotenete ispano de la cità de Sessa, β1 36.2.Francisco Salamone, missere, missinisi, I 93.10. Francisco Zurlo I 56.2.Francza, re de F., I 101.3, 103.1, 104.1.Francza, re de F., vedi Carlo de F. Francza vedi Felippo de F. Francza vedi Loyse, re de F. Freda vedi Lione F.Fundi, contessa de F., III 25.7. Fundi, conte de F., II 3.1, 6.4, Funni, conte de F., III 54.3. Fundi vedi Antonio de F. Fundi vedi Riccho de l’Aquila, conte de F. Fundi vedi Rogiero Gaitano conte de F. Fundorum, commites, S 11.1. Funni, conte de F., vedi Fundi, conte de F.Fuscolillus de Sessa muore il 17 agosto 1470, II 7.1. Fuscolillo vedi Cesaro F. Fuscolillo vedi Fiella F. Fuscolillo vedi Gasparro, Casparro F. Fuscolillo vedi Maria F. Fusculillo vedi Ioanni F. Fuscolillo vedi Lione F.

G

Gactola vedi Antonio G.Gactola vedi Vicenzo G. Gaczella vedi Ioanni B. Gaczella.Gaeta vedi Agusto Rosa de G. Gaeta vedi Fracisco Gattola de G. Gaeta vedi Guastaferro de G. Gaeta vedi Iacobo Urso de G.Gaffo de Divisiaco, conte de Terlicze, III 26.4. Gaieta vedi Riccardo San Iacobo de G. Gaimaro, prencepe de Salerno, fratello di Suchaligaita, sposa di Roberto Guisquardo, III

10.1.Gaitano vedi Grofido G.Gaitano vedi Ranaulo G. Gaitano vedi Rogiero Gaitano.

Indice dei nomi 311

Galeacio (-eaczio, -iaczo) Florimonte (-o), episcopo de Sessa I 110.1, II 60.1, IIa 37.1, 38.2, 39.1, 52.4, 55.1, 60.4, 60.1, 61.2, 64.1, 70.1, 223.1, 246.2, 346.1, 361.1, 365.1, 367.2, 371.1, Galeaczio F. IIa 221.1, 336.1, 342.2, Galeaczo F. β3 204.1, 206.3, IIa 232.2, 301.1, Galiaczio F. IIa 192.1, 194.1, 207.2, 216.2, Galiaczo F. 212.1, 205.1; episcopo F., IIa 351.1, 368.2, Galiaczo episcopo de Sessa β3 196.11, Galeacio IIa 58.3, GaleaczoIIa 382.1, Galiaczio IIa 193.1.

Galgano vedi Iacobo G. Galiaczo vedi Fracisco G. Maria.Galiaczo Maria Spina (Sforza), duca de Milano, figlio di Bianca, viceduchessa di Milano,

nasce il 1444, I 18.1; è ucciso il 27 dicembre 1476, I 44.1. Galiaczio, Galiaczo Florimonte vedi Galeacio F.Galiecho vedi Ioan G.Gallucio (-czio, - zio) vedi Fabio/Fabbio de Galluczio. Galluczio vedi Bartolomeo de G. Gando de Pisa, conte, III 21.1. Garczia vedi Garzia.Garzia, don, figlio del viceré di Napoli don Petro de Tholeto, γ 148.1, β3 203.2, Garczia IIa

202.2. Gasparro Fuscolillo II 62.1, donno Gasparro IIa 102.1, don G. F. IIa 245.5, donno G., IIa

316.1, Gasparro Fuscollillo IIa 388.1, Gasparro Fusculillo II 53.9, Casparro FuscolilloII 28.1.

Gattola vedi Fracisco G. Gentile de Monte Aczano, capitano de gente de arme, III 28.7. Gentile de Montechiaro è imprigionato da re Ladislao, III 30.22; G. de Montechiaro è

liberato dalla regina Giovanna e da Iacobo, conte de la Marca III 34.3. Georgio de Orio vedi Giorgio de O.Geronimo Francese, sindaco nel 1539, IIa 66.4. Gieronimo Cirello vedi Hieronimo Cerello. Gieronimo Scalglione vedi Ian Gieronimo S. Gionfrancisco Verzuolo de la Rocca de Monfino, scolaro, recita un sermone in onore del

vescovo Galeazzo Florimonte il 4 dicembre 1552, β3 196.11. Giorgio de Orio, signor don, IIa 294.3.8, 297.1, Georgio, colonnello, IIa 294.3. Giarlet, madamma, nepote del re di Francia, sposa re Ferrante (1479), I 51.1.2. Giermano vedi Germano. Gloctelglia homo sfamato, latro, omicidiale chiamato per nome G., IIa 164.1. Goffrido de Marsano III 27.1, G. de Marczano III 27.2, Gofrido III 27.3, 30.2. Goglelmo secundo vedi Golgielmo, bon G.Goglelmo, Goglielmo, Golglielmo vedi Golglielmo, bon G. Goglielmo, Golglielmo, Goglelmo, Goglielmo vedi Gulglelmo (G. I il Malo).Gogliermo, duca (nipote di Roberto il Guiscardo), III 11.1, Gulglermo figlio di Rogieri

(Ruggero Borsa), figlio di Roberto, III 10.5, Golgliermo duca, cui succede Rogiero (II),conte dell’isola di Sicilia III 11.1, duca Gulglielmo III 11.1.

Golglelmo Ruffo, conte de Ianopoli, III 26.4. Golglielmo, bon G. (Guglielmo II il Buono), figlio di Guglielmo, III 15.1, Golglielmo III

16.1, G. secundo III 17.1, bon Goglielmo III 16.2, Goglelmo secundo II 3.2. Golgliermo duca vedi Gogliermo duca.Golgliermo Quisquardo III 11.1. Gor vedi Thomase de li G.

Apparati 312

Grasso vedi Ioanni G. Gravina, duca de G. de casa Ursina, ucciso dal duca Valentino il 1503, I 94.1. Gravina vedi Petro, don, conte de G. Gregorio, papa, III 9.2, Gregorio, papa, S 12.6. Grella vedi Ioambacteo Grella de Cascano. Grella vedi Pietri Grella de Cascano. Grimaldo/Grimalda vedi Cristofhano G.Gringano de Sabrano, conte de Ariano III 25.8. Grofido Gaitano de Alagno, nipote di papa Bonifacio, conte di Fondi, III 25.7.Guadangnabene vedi Agustino de G.Guastaferro de Gaeta (gaietano), episcopo di Sessa, II 16.2, 17.1, 19.5, 41.1, 60.1. Guasto, marchese de lo G., muore il 1503, I 95.5.16, Guasto, marchese del G., entra in Napoli il 1554 per parte del re di Spagna, II 35.7, IIa 26.4,

β3 230.1, Guglielmo vedi Gulglelmo (G. I il Malo).Guilienimo S 16.1, Guilienimus secundo S 16.1, Guillenimus S 16.2, 17.1. Guinaczio vedi Antonio G.Guirquardo vedi Guisquardo.Guisquardo vedi Roberto G.Gulglelmo (Guglielmo I il Malo) figlio di re Rogiero (Ruggero II) III 13.1, Goglielmo figlio

di re Rogiero e padre di Rugiero, III 13.3, Guglielmo, padre di Rugiero (duca di Puglia), III 13.6, Goglielmo, padre di Rugiero III 14.3, Goglelmo il malo, padre del bon Gol-glielmo, III 15.1, Goglielmo, padre del bon G. III 16.2.

Gulglermo, Gulglielmo vedi Gogliermo duca.Gulienimus, filius Rogeri S 13.1, Gullelmus dux S 13.1, Guillienimo S 14.1, Gullienimus S

14.1.Gullelmo de la Ficarra, partecipa alla disfida di Barletta, I 93.10. Gullienimus vedi Gulienimus. Gyeronimo Cirello vedi Hieronimo Cerello.Gyeronimo de la Marra vedi Hyeronimo de la M.

I

Iabaruso III 46.4. Iabattista Florimonte, messere, capitano del mercato il 1 settembre 1544, IIa 29.3, Iabatista

F. IIa 294.6, Ionbactista F. IIa 294.6.Iacobello vedi Cola Iacobo de I.Iacobello Pappacoda, gintilomo de segio de Porto, ufficiale di re Ferrante, è ucciso il 20

settembre 1485 dagli aquilani, I 59.1. Iacobo, conte de la Marcha, sposa Giovanna II, III 34.1; re Iacobo III 34.5.9; si innamora

di un’altra, III 35.1; Giovanna medita di farlo uccidere, III 35.1, 36.1. Iacobo Antonio de Sanseverino, figlio del conte di Capaczia, catturato dal Gran Capitano

Consalvo Ferrante il 18 maggio 1496, I 78.1.Iacobo Atonio, principe de Taranto, I 36.1. Iacobo Candora (Caldora), missere, vicerè e governatore di Napoli per ordine nel 1427 di

Giovanna II, III 41.4.5.5.7.9; assedia Capua III 47.1; lascia l’assedio di Capua III 48.2; occupa Aversa, Aquila, Sessa con re Ranieri III 48.5.7; muore, III 48.14.

Indice dei nomi 313

Iacobo de Marczano, figlio di Goffrido de M., admiraglia e segnore de Sessa, attaccato da re Ladislao, III 30.2.21.

Iacobo de Monte Agano III 50.1.3.Iacobo de ’Ragona, re, sposo di madamma Biancha, figlia di Carlo II, III 24.3. Iacobo de Romagna, conte, III 51.10.Iacobo de Urso de Gaeta detto lo cieco de Urso, castellano di Sancto Eramo di Napoli, III

31.2.Iacobo Galgano, conte cammerligno, ufficiale al seguito di Carlo II, fa costruire nella

chiesa di S. Luise in Aversa una propria cappella, III 25.4. Iacobo Ioanni, conte, capitano del duca Ioanni sconfitto da re Ferrante il 1460, I 34.2; conte

Iacobo III 51.10.11.13.14, 53.5, 54.1, 56.2, 56.6.9.10, 55.6, 57.6.9.13.15, 58.4.5.8.9.14. Iacobo Neczio III 53.3. Iacobo Niffho, capitano del mercato nel settembre 1545, IIa 30.4. Iacovo/Iacobo vedi Cola Iacovo Parisi.Iacovo de Ledesme IIa 128.13, grassiere nel settembre 1543, IIa 23.5; Iacovo de Ledessme,

capitano del mercato nel 1561, IIa 18.3. Iambactista de Transa, grassiere nel 1545, IIa 30.5. Iambactista Manso, missere, IIa 18.1, 31.1.4. Iambactista Russo, missere, figlio di Ioanfrancisco Russo IIa 239.1.Iambactista Testa vedi Ioambactista T.Iambelardino de Riccha, missere, compra il demanio di Sessa l’8 sottobre 1545, IIa 31.3; è

tra i mastri della Unciata il 1 settembre 1548, IIa 107.7; Ioambelardino de Riccha, mis-sere, testimone di un instrumentum del 17 agosto 1546, II 59.5; Ioambelardino de R., muore il 23 luglio 1554, IIa 381.1.

Iambelardino de Transa, IIa 2.8; eletto mastro portolano il 1 settembre 1548, IIa 107.1; è tra i mastri de la Unciata il 1 settembre 1557, IIa 312.1, Ioambenardino de Transa β3196.4.

Ianfrancisco de Transa vedi Ioanfrancisco de T.Ianfrancisco Merchatante vedi Ioanfrancisco M. Ianfrancisco Russo, vedi Ioanfrancisco R. Ian Gieronimo de Iennaro de Marczano IIa 286.2. Ian Gieronimo Scalglione, la sua compagnia viene a Sessa il 26 settembre 1556, IIa 10.1. Ianlione de Castello vedi Ioanlione de C. Ianmichele Russo vedi Ioanmichele R. Iannaderno, missere, genoese, capitanio de la gente d’arme de re Federicho, muore a Nola

il 19 dicembre 1500, I 87.4. Ianopoli vedi Golglelmo Ruffo, conte de I.Ianthomasi de Capua, napolitano, il 12 settembre 1549 fa visita al duca di Sessa, γ 150.1.Ianthomasi de Citello, sindico per citadino il 1 settembre 1544, IIa 29.2. Ianvilla vedi Nicolao de I. Iennaro vedi Cesaro de I. Iennaro vedi Ian Gieronimo de Iennaro de Marczano.Iennaro vedi Thiberio de I. Hieronimo Cerello, procuratore di don Petro de Toleto nel 1546, II 59.2, Gyeronimo

Cirello, canonico, I 107.1, Gieronimo Cirello IIa 245.5. Hieronimo Cortellaro IIa 66.6. Il cognome forse si ricollega a cortellaro ‘coltellaio,

coltellinaio’ cfr. D’AMBRA, s.v. cortellaro.

Apparati 314

Hieronimo de Transa, sindico per gentilomo il 9 settembre 1561, IIa 18.2, Heronimo deTransa IIa 66.2.

Hieronimo Martino, notare, II 54.14, 55.2; sindico per cidadino nel 1513, IIa 23.3. Iesù II 58.1, β2 40.12, Ihesù β2 244.24, Yhesù II 52.6. Ifuni vedi Francisco de I., fra.Ihesù vedi Iesù.Innocentio IV (papa) III 19.2. Innoncentio (papa) I 60.1. Inpacio vedi Marcho I.Insola, Isola vedi Domminicho de l’I. Ioambacteo Grella de Cascano acquista il quartuczio il 4 settembre 1558, IIa 357.1 (2

volte). Ioambactista de Benabolo, marito di Lucrecia Caraziola, IIa 341.1.Ioambactista de Citello, veneciano de Sessa, acquista la vallia l’agosto 1560, Citello IIa

92.1.Ioambactista de Pino napolitano, prothometico, è a Sessa il 24 ottobre 1559, IIa 74.1.Ioambactista Scandasoce (idest de Fracisco) sindaco per cittadino nel settembre 1548, IIa

107.2; I. S. de Fracisco sindaco nel 1549, IIa 119.8; de Fracisco idest Scannasoce IIa123.2, 128.12, I. de Fracisco IIa 130.5.

Ioambactista Testa, compone un’egloga pastorale recitata il 26 giugno 1549, IIa 129.3; Ioambaptista T. β1 36.4.5, Ioambattista T. II 59.5, IIa 97.1, Ioambbattista γ 146.1, Iambactista Testa, missere, sindaco per cittadino nel 1543, IIa 21.3.

Ioambelardino de Riccha vedi Iambelardino de R. Ioambelardino Dommiciano, clerico, imprigionato per ordine di don Lopes de Arrera il 16

dicembre 1553, IIa 214.1 (2 volte).4, Ionbelardino IIa 214.1. Ioambenardino de Transa vedi Iambelardino de T.Ioambernardo de Richa, grassiere nel settembre 1560, IIa 94.3. Ioan Bracalone, è tra i tredici italiani nella disfida di Barletta, I 93.10. Ioancola Bardaro III 92.1. Ioan Colles IIa 164.2. Ioan Galiecho ispano, signore, viene come governatore di Sessa nell’ottobre 1559, IIa 67.1. Ioanfrancisco Martino de Sessa sposa Iulia Fuscolillo il 25 ottobre 1562, IIa 332.1.Ioanfrancisco Merchatante missere, sindaco per gentilomo nel settembre 1556, IIa 287.2,

Ianfrancisco IIa 289.1.Ioanfrancisco Russo, medico, è designato dal testamento di Marco da Romano come

medico di Sessa, II 54.4.5.6.6.12; factore delle robbe de Marco da Romano, IIa 360.1; è eletto sindaco per cittadino nel 1542, IIa 21.3; è tra gli elettori nel 1546, IIa 100.3, mastro della Nunciata nel 1546, IIa 100.9, ministro della Passione nel 1549, IIa 119.1, soprastante nella costruzione di un arco trionfale nel 1549, IIa 125.1; compone una sacra rappresentazione in lingua brogale nel 1548, IIa 104.6; è grassiere nel 1551, IIa 167.2; Ioanfracisco R. fa pintare la scola de li mastri IIa 170.3; acquista i tre uffici di Sessa nel 1554, IIa 224.2.3; è soprastante nella costruzione delle prospere dell’episcopato di Sessa nel 1554, IIa 221.2; soprastante nella costruzione di una via, IIa 274.2; è eletto nel 1556 tra i sei incaricati di provvedere a fornire il grano richiesto da Cristofano Grimaldo, IIa2.8; quatruzzaro nel 1556, IIa 283.1, grassiere nel 1557, IIa 312.1; acquista il demanio nel 1558, IIa 2.1; partecipa a vario titolo alla vita pubblica di Sessa, a rappresentazioni e lavori, IIa 239.1, 289.1; è ministratore della creacione di Adam et Eva, IIa 25.2; è soprastante alla costruzione di un trofeo nel 1558, IIa 335.3.5.6, soprastante nel 1558

Indice dei nomi 315

nella costruzione del tribunale, IIa 48.1; acquista il quartuccio nel 1559, IIa 53.1 (2 volte); fa costruire il tribunale nel 1559, IIa 51.1; organizza i misteri nel maggio 1559, IIa 57.4; è quartuzzaro nel 1560, IIa 78.10, soprastante nella costruzione del tribunale nel 1560, II 51.1.7; è usufruttuario dei beni di Marco da Romano, IIa 170.6; IIa 335.6; Ionfrancisco IIa 170.6, Ianfrancisco R., II 54.5.7; Ioanfracisco compone una recita da rappresentare (Abraam con Isac et Sarra) IIa 58.4, Ionfracisco R., elettore di Sessa nel luglio 1559, IIa 66.2, Ionfrancisco R. IIa 239.2, 337.1.

Ioanfrancisco de Transa, figlio di Agustino, nasce il 1512; II 47.1; I. de T. el iovene, IIa100.6, mastro portolano nel 1546.

Ioanfrancisco Soave, figlio di Fiella Fuscolillo, IIa 335.1 (2 volte).4.6. Ioanleonardo, messere, vinale di Sessa, nel 1564 recita la historia de Tobia, II 32.2. Ioanlione de Castello, sindaco nel 1557, IIa 312.1; sindaco nel 1558, IIa 335.2; muore nel

1558, IIa 338.1; Ianlione de Castello, mastro de la Unciata nel 1543, IIa 23.6; grassiere nel 1545, IIa 30.5.

Ioanloisi de Cristiano grassiere nel settembre 1543, IIa 23.5. Ioanloisi Pascali grassiere nel 1559, IIa 66.6. Ioanmichele Russo [Ioanmichele +12/Ianmichele +3] nel 1544 è nominato nel testamento di

Marco da Romano quale destribotore delle sue robbe, II 54.7; è capitano del mercato nel 1548, IIa 107.2, 109.1 (2 volte), 128.9, mastro portolano nel 1551, IIa 167.2, 172.1, sindaco per cittadino nel 1554, IIa 213.1.6, 219.1, 222.2, mastro della Unciata nel 1557, IIa 312.1; Ianmichele Russo, mastro portolano nel 1543, IIa 23.4, sindaco per cittadino nel 1545, IIa 30.3, nel 1546, IIa 98.8.

Ioanna, regina, nipote di Roberto, figlia del duca Carlo di Calabria figlio di re Roberto, III 26.5; sposa Andrea Ungaro, III 26.6; lo fa uccidere, III 26.7; sposa Loisi prencepe de Taranto, III 26.13, muore nel 1362 (sic), III 26.14; prima di morire concede la signoria di Sessa a Goffrido de Marsano, III 27.1.

Iohanna, regina (Giovanna II) fa ammazzare il gran siniscalco sir Ioanni Caracziola, I 7.1; muore il 2 febbraio 1435, I 12.1, Ioanna, figlia di Carlo III (di Durazzo, figlio di Giovanna I) e sorella di Ladislao, III 27.5.7, 27.11; prende il regno alla morte del fratello, III 33.1; sposa il conte Iacobo della Marcha, III 34.5; concede benefici a Bonomo de Transa, III 34.10.11; prende come figlio adottivo re Loisi de casa de Angioia, III 37.1.

Ioanna, regina, moglie di re Ferrante I, fa visita al fratello, re Ferrante de Aragona et de Spagna il 1 settembre 1499, I 85.6.

Ioanna, madre di Carlo V imperatore, II 29.1. Ioanna tercia, regina, partorisce il 15 aprile 1479 una figliola femmina, I 52.1. Ioanna Maria de ’Ragona viene per moglie di re Ferrante I il 1 settembre 1477, I 45.1. Ioanne Brascio, conte, imprigionato da Ferrante I il 23 agosto 1465, I 39.1. Ioanne de Vintemilia vedi Ioanni de V. Iohanne, domino, II 8.1, 10.1. Ioanni, conte, III 48.4, 58.6. Ioanni, don, (d’Aragona), fratello di re Alfonso e di Errico re di Navarra, quale era gran

mastro de San Iacobo, I 13.1; San Iacobo, mastro de S. I, III 47.4. Ioanni, don, duca di Calabria, figlio di re Ranieri, entra in Napoli a 10 anni il 29 maggio

1438, I 15.1. Ioanni, don, cardinale de ’Ragona, figlio di re Ferrante I, muore il 19 ottobre 1485, I 60.1. Ioanni, don, clerico, figlio di Carlo II, III 24.2, Ioanni, don, prencepe de la Morea, III 24.2.

Apparati 316

Ioanni, don, infante de Castilglia, muore l’8 ottobre 1438 ed è sepolto in S. Pietro Martire di Napoli, I 16.2; infante de Castilglia III 47.6.

Ioanni Accoreczamuro, gran cancelliere de dicto regno; ufficiale al seguito di Carlo II, durante la fondazione della chiesa di S. Luise in Aversa dell’ordine dei predicatori, vi fa costruire una propria cappella, III 25.3.

Ioanni Caracziola, sir, gran senescalco, ucciso per ordine della regina Iohanna, I 7.1. Ioanni Carczione, mastro, sindico per lo popolo il 1 settembre 1551, IIa 167.1; Ioanni C.,

cauczolaro, sindico nel 1552, IIa 170.7; mastro I. C. è incaricato di organizzare il monte di pietà il 24 giugno 1554, 219.2; I. Carczone, grassiere della terra il 1 settembre 1542, IIa 21.3.

Ioanni Colglio, ispano, covernatore di Sessa nel dicembre 1550, IIa 163.1. Ioanni Corpocza partecipa alla disfida di Barletta, I 93.10. Ioanni de Agioia, duca, III 2.2, Ioanni III 58.3, duca Ioanni III 59.2.5, duca Ioanni de

Angioia I 33.1, III 59.3, vince re Ferrante il 1460, I 34.1.2, duca Ioanni III 51.3.4, 51.6.8, 56.6.9, 57.10, 57.13.16, 58.5.8, 59.3.

Ioanni de Aragona principe di Spagna, muore il 4 ottobre 1496, I 78.8.Ioanni de Corillano, conte de Corillano, III 26.4.Ioanni de Iuliano, canonico, II 54.14.Ioanni de Medella, canonico, II 53.8. Ioanni de Monforte, conte de Monforte, III 25.8.Ioanni de Proceta, capo della ribellione di Sicilia contro re Carlo, III 23.2. Ioanni de Vintemiglia, signore, III 50.3, 58.6, Ioanni Vintimiglia III 54.3, Ioanne de

Vintemilia, conte, III 47.8. Ioanni Floradasa, notare, II 53.7, 59.4, IIa 65.1, 162.1, 194.2, 335.4, 360.1, 97.2,

Floradasa IIa 245.5; Floradasa II 54.14, γ 149.3. Vedi anche Cola Ioanni Floradasa. Ioanni Fusculillo padre di Gasparro Fuscolillo e marito di Maria, IIa 102.1.Ioanni Grasso IIa 125.1; mastro portolano il 1 settembre 1545, IIa 30.4. Ioanni Malavolta III 57.7.Ioanni Mandarino, canonico, II 54.14. Ioanni Andrea de Andreamo, messere, uccide Galiaczo Maria Spina il 27 dicembre 1476, I

44.1.Ioanni Andrea de Pippo acquista l’elariato nel settembre 1560, IIa 95.1.Ioanni Antonio de Marczano, duca de Sessa e figlio di Iacobo de Marczano, imprigionato

in Santo Eramo de Napuli da re Ladislao, III 30.21; re Ladislao impone al castellano di provocarne la morte, III 31.3; è liberato dalla regina Giovanna II e dal marito, Iacobo,conte della Marca, III 34.3, 44.1, III 30.21, 31.1.3.4.5, 32.1, 34.3.5, 45.1.3, 47.4, Ioanni Antonio de Marczano duca de Sessa et de Squillace, conte de Alifi et de Montealto, amiraglia del mare, signore de Tiano et de Carinola, III 44.1.

Ioanni Antonio de Prata, mastro, IIa 31.5.Ioanni Antonio de Stefhaniello napolitano, mastro, accorda l’organo di S. Croce per 14

ducati il 3 maggio 1558, IIa 346.2. Ioanni Battista Gaczella, capitano di fanteria, I 106.4. Ioanni Pascali de Sessa β1 36.13.15.Ioanni Thomasi Bove, notare, II 53.7.Ioanni Uvo de Cardona I 95.3. Ioannifracisco, donno, mastro de scola, IIa 60.2.

Indice dei nomi 317

Ioanpaulo de Asperello, signore, è tra i sindici II 53.7, 59.5, è tra i sindici di Sessa nel consiglio pubblico del 24 giugno 1554, IIa 219.1, 222.2; il 3 settembre 1556 è eletto grassiere IIa 287.5.

Ioanpaulo de Riccha de Sessa, IIa 345.1; I. de R., mastro portolano nel 1558, IIa 353.3. Ioanpaulo Florimonte sindaco per gentilomo, dottore in legge, il 1 gennaio 1554, IIa 213.2,

Ionpaulo F., IIa 92.1. Ioanpaulo Lanczalogna sindaco nel 1558, IIa 357.2, I. Laczalogna IIa 353.3, I. Lanczalogna

sindico nel 1559, IIa 384.1, Ioanpaulo de Lanczalongna IIa 100.11, Ionpaulo Lacza-logna sindico nel 1558, IIa 363.1, sindico nel 1559, IIa 53.2.

Ioanpetro, cardinale thiatino, vedi Paulo IV.Ioanpietri de Zucchone Floradasa IIa 19.2, Ioanpetro Floradasa de Sessa IIa 335.3. Ioanplacito, missere, episcopo de Sessa (1567), II 50.2. Ioan Ramiero signore, factore del duca di Sessa, IIa 105.6, 169.1; I. Raniero IIa 105.2, I.

Ramiera IIa 118.1. Ioan Vicencio de Maris de Napuli, notare, IIa 337.2, Vicenczio de Maris, IIa 341.1. Ionbactista Florimonte vedi Iabattista F. Ionbelardino vedi Ioambelardino Dommiciano. Ionfracisco, Ionfrancisco Russo vedi Ioanfrancisco R. Ionpaulo Florimonte vedi Ioanpaulo F. Ionpaulo Lanczalogna vedi Ioanpaulo L. Iordano Ruffo, conte de Montealto, III 26.4. Iosia III 48.22, 51.16, 57.1. Ipolita vedi Ypolita.Isac IIa58.4, 339.1, Isach IIa 58.1. Isola vedi Dommenicho de l’Isola/dell’Isola.Ispania, prencepe de I., (figlio di Carlo V imperatore) IIa 117.2. Iulia Fuscolillo madamma, sposa m. Ioanfrancisco Martino de Sessa, IIa 332.1. Iulianis vedi Vincenczo de I. Iuliano vedi Ioanni de I. Iuliano vedi Pirro de I. Iuliano Russo IIa 97.1. Iulio, conte, I 58.2.Iulio secundo (papa) II 13.1.Iulio (papa) I 961.Iulio tercio (papa) IIa 56.1, 160.3, 165.4, 192.1, 207.3, 238.1. Iulio Cossa grassiere nel 1561, IIa 18.5, 139.1; capitano del mercato nel 1551, 167.2;

sindico per gentilomo nel 1554, IIa 226.1; sindico nel 1555, IIa 245.1, 253.1, 337.2, 341.2, β1 36.4.

L

Lacas β2 244.3 (una vilissima femina de stirpe incognita chiamata Lacas).Laczalogna vedi Ioa(n)paulo Lanczalogna. Laczalogna vedi Vicenczo L.Ladislao III 21 1.1, 27.9.11, 27.16, 28.1.3.8.11.13.14.16.17.18.27, 29.2, 30.1, 31.2.3.5,

33.1, 35.4, La(d)dislao III 27.5.7, Lanzalao I 5.1; cfr. D’ASCOLI, s.v. Lanzalao ‘Ladi-slao’.

Laina, marchese de L., IIa 286.2.

Apparati 318

Lanczalogna, Lanczalongna vedi Ioanpaulo L. Lanno vedi Angelo de L.Lanzalao vedi Ladislao.Laurenczo de Medicis I 53.2.Laurentio de Pippo, canonico de Sessa, IIa 315.2, 318.1 (2 volte), 322.2, 325.1, L. de Pippi

II 53.9. Lauria, conte de L. de casa de Santoseverino, I 70.2. Lavellone vedi Antona de L. Lecestre vedi Lione de L.Lecestre vedi Luca Ioanni de L. Lecestre vedi Thomasi de L.Ledesme, Ledessme vedi Iacovo de L.Leonardo de Pippo, messere, iodice, II 53.9, sindaco nel 1543, IIa 23.3; sindaco nel 1544, II

55.2; è tra gli elettori nell’agosto 1546, IIa 100.3.Lillo vedi Mario de L. Lillo vedi Vicenczio de L. Lione de Lecestre, capitano del mercato nel settembre 1543, IIa 23.4; è tra gli elettori nel

1546, IIa 100.3.Lione Freda, capitano del mercato nel 1 settembre 1544, IIa 29.3.Lione Fuscolillo, messere, doctore de medecina, entra in Sessa il 3 agosto 1556, II 50.1.Lione Mercatante de Sessa, messere, IIa 73.1, capitano del mercato nel 1552, IIa 186.3; L.

Merchatante, mastro portolano nel 1556, IIa 274.2; acquista l’elariato nel 1557, IIa328.1.

Lione Tarracina, mastro de la Unciata nel 1552, IIa 186.4; sindaco nel 1555, IIa 254.2. Lione Testa IIa 7.1. Lippo vedi Cesaro L.Lippo vedi Dionisio L. Lisabetta, regina, entra a Napoli il 15 ottobre 1435, I 14.1. Lodovicho, re, muore a Cosenza il 6 novembre 1434, I 11.1. Lodovico de Abenavole, partecipa alla disfida di Barletta al seguito di Ettore Fieramosca, I

93.10. Lodovicho Sforcza, figlio di Bianca duchessa di Milano, nasce il 18 agosto 1451, I 23.1. Loffreda vedi Cesaro de L. Loffreda vedi Marcho Antonio de L.Loffredus regens II 30.8. Logno vedi Benardo L. Loise, re vedi Luise, primcipe de Taranto. Loisi, principe di Taranto, vedi Luise primcipe de Taranto. Loisi de Angioa, Loisi, re L. de casa de Angioia, vedi Luise primcipe de Taranto.Loisi, re L. de casa de Angioia, figlio adottivo di Giovanna II nel 1415 tenta di strapparle il

regno, III 37.1. Loisi vedi Pierri L. de Riccha.Loisi vedi Pierri L. Flenese. Loisi Cossa, messere, mastro de la Unciata il 1 settembre 1551, IIa 167.2, sindico il 1

settembre 1560, IIa 94.1; sindico il 19 agosto 1555, IIa 97.2, 254.1.Loisi de Pari, mastro, IIa 335.1. Lopes, don, de Arrera ispano; don Lope de Arrera ispano [Lope +130; Lopes +17; de

Arrera, de Herrera] d. Lopes eletto governatore di Sessa il 1 settembre 1545, IIa 30.2;

Indice dei nomi 319

inizia la costruzione del tribunale alla polita IIa 48.1; organizza la processione nel giorno del Corpus Domini il 24 giugno 1546, IIa 99.1.9; indice il consiglio per l’elezione degli ufficiali il 24 agosto 1546, IIa 100.1; ordinanza per far spostare i casaroli e le loro botteghe il 22 settembre 1546, IIa 101.1.2.4.5; nell’agosto 1547 è luogotenente del duca di Sessa, β1 36.14; il 14 agosto 1547 cattura Ioanni Pascali de Sessa come luogotenente del duca, IIa 36.1; è nominato governatore di Sessa e luogotenente della compagnia di uomini d’arme del duca di Sessa il 10 marzo 1548, IIa 98.1.2.6; per suo ordine è posta la porta nuova del macello il 27 aprile 1548, IIa 103.1.2; organizza la processione del Cor-pus Domini del 31 maggio 1548, IIa 104.1.7; il 30 giugno 1548 fa alloggiare a Sessa cinquanta uomini d’arme IIa 105.1.5.6.7.8.9; disputa di Don Lope con il sindico Cesaro Cossa circa la questione degli uomini d’arme, IIa 106.2.3.4.6.7; si reca a S. Maria in Grotte l’8 settembre 1548, IIa 108.1.2.4; ostilità con alcuni sessani legati al principe di Stigliano il 19 settembre 1548, IIa 110.1.5.8.9; fa partire gli uomini d’armi il 26 ottobre 1548, IIa 112.2.3; fa fare la luminaria a Sessa il 16 novembre 1548, IIa 114.1; emana un bando contro il porto d’armi in Sessa il 3 gennaio 1549, IIa 116.1; si recita la Passione in sua presenza nel 1549, IIa 119.1.7; accompagna Ioanmichele Russo il 24 marzo 1549, IIa109.2; prende possesso della Rocca di Monfino per conto del duca di Sessa, IIa 122.1; fa aggiustare la porta del burbo il 1 giugno 1549, IIa 123.1; fa fare la rassegna degli uomini d’arme di Sessa il 20 giugno 1549, IIa 126.3; ordina il gioco dei tori nel 1549, IIa141.3; nell’elezione degli ufficiali il 2 settembre 1549 favorisce casa Florimonte e Testa, γ 149.2.3; è fatta la mantra delle bestie nel 1550, IIa 162.1; aiuta nel 1551 un frate nella raccolta di fondi per la tribuna di S. Domenico, IIa 165.3; in sua presenza si tiene il consiglio pubblico nel 9 settembre 1561, IIa 18.1; fa fare la mostra degli uomini d’arme il 7 agosto 1552, IIa 182.2.3; invia gli armati alla marina al passaggio dell’armata del Turco l’8 agosto 1552, IIa 183.2; partecipa ad una processione il 4 dicembre 1552, β3196.6; è a Capua come governatore per ordine del duca d’Alba il 26 luglio 1556, IIa2.12; nel dicembre 1552 partono gli uomini d’arme della sua compagnia, IIa 199.1; entra la sua compagnia il 3 gennaio 1553, IIa 200.2.2; la compagnia giunge il 7 luglio 1553, IIa 208.1.2.(2 volte).3.4.5.6; ostilità di don Lope verso Sessa, IIa 209.2; dono di Sessa a don Lope, IIa 213.1.4.5.6; i suoi famelli catturano Ioambelardino Dommiciano clerico il 16 dicembre 1553, IIa 214.1.2.4.4; viene la sua compagnia il 6 giugno 1554, IIa 217.1; è indetto un consiglio pubblico il 24 giugno 1554, IIa 219.1; infermità di don Lope, IIa225.1.2; fa eseguire un bando del cardinal Pacecco, β3 229.2; è fatta una luminaria, β3231.1; si tiene un pubblico consiglio il 15 giugno 1555, IIa 245.1.3; è presente all’in-gresso di Lucilio di Sessa il 24 giugno 1555, IIa 246.2; fa murare una porta, IIa 248.1.1; è atteso in Sessa per la tassa del grano, IIa 250.4; vi giunge il 20 luglio 1555, IIa 251.1; fa murare la porta Madalena nel giugno 1555, IIa 377.1; per suo ordine si inizia la costruzione del tribunale della polita nel novembre 1558, IIa 48.1; il 1 novembre 1558 prende possesso del feudo di Corigliano, IIa 83.1; per suo ordine è fatta la porta della Maddalena nel gennaio 1558, IIa 335.2.6, 337.2; presiede il consiglio il 27 marzo 1558, IIa 338.1; fa venire in Sessa gli armati dei casali, IIa 349.1; il 19 giugno 1558 fa fare il consiglio perché l’università di Sessa doni al duca di Sessa mille ducati, IIa 350.1.2; il 19 giugno 1558 è presente all’ingresso di messer Carlo Cirello, IIa 351.1; il 20 giugno 1558 fa fare la mostra degli uomini d’arme, IIa 352.1.3; indice un consiglio pubblico per l’elezione degli ufficiali il 4 luglio 1558, IIa 353.1; per suo ordine viene come giudice di Sessa il s. Federicus de Curtis de la Cava il 6 settembre 1558, IIa 358.1; presiede il consiglio pubblico il 18 settembre 1558, IIa 360.1.2; accompagna nell’ingresso in Sessa il dottore in medicina Ulisse de Francisco di Sessa il 18 settembre 1558, IIa 361.1; fa

Apparati 320

vendere l’elariato per 90 ducati il 30 ottobre 1558, IIa 362.1; per suo ordine vengono abbattute due botteghe nel gennaio 1559, IIa 49.1; divulga la notizia della pace tra sua Maestà re Filippo, il re di Francia Enrico e il campo cristiano, IIa 52.2; gli sono donati 600 ducati il 25 giugno 1559, IIa 63.1; presenzia il consiglio pubblico di Sessa il 18 luglio 1559, IIa 64.1; consiglio relativo all’uso dei beni lasciati in eredità da messere Marco da Romano, IIa 81.1; favorisce i terzieri di Toralto in una contesa con Sessa il 15 giugno 1560, IIa 369.2; muore il 27 agosto 1563 ed è sepolto alla Nunciata di Sessa, IIa386.1; il 28 giugno 1565 è fatto l’exequio de la morte alla Nunziata di Sessa, IIa 387.1.

Lorenczo de Palma de Lombardia è tra i tredici italiani nella disfida di Barletta, I 93.10. Lorito vedi Benardo de Aquino, conte de L.Lorito, conte de L., III 6.4. Loyse, monsignore, ovvero ducha de Orielies (Orleans), nomminato m. L. I 84.4, alla morte

di re Carlo è re de Francza I 84.4, 85.7, 88.7, 89.5, 91.2.5, 95.3; Loyse, re de Franczanomminato re L., nel 1499 conquista Milano, I 85.7; re L. re de Francza I 99.2 (1507).

Luca Antonio Testa IIa 129.1. Luca Ioanni de Lecestre uccide donno Marino Pascale il 22 settembre 1534, IIa 24.2. Lucie, beate, S 18.2. Lucilio Sessa (alias de Fracisco) medico, IIa 64.1.2.3; Lucilio de Sessa alias de Fracisco,

IIa 246.1 entra in Sessa il 24 giugno 1555; Lucilio de Fracisco, figlio di messere Fracisco Curcio, sposa Vergilia Vellone de Traiecto nell’aprile 1556, IIa 270.1.

Lucito, marchese de L., I 95.2. Lucrecia Caraziola de Napuli, moglie di Ioambactista de Benabolo acquista la balglia di

Sessa il 12 marzo 1558, IIa 341.1. Lucrecia de Alangio, maddamma L. de A. I 50.1, celebre favorita di re Alfonso. Lucze vedi Qualtieri, conte de L. Luise, santo Luise re de Francza (Luigi IX), fratello di Carlo I 21.6; figlio di Carlo II, III

24.2.Luise primcipe de Taranto III 26.7, Loisi principe di Taranto, intitolato re di Napoli III

26.13; re Loise III 27.1; Luisi de Angioa ‘pretendente del regno di Napoli contro Ladi-slao’ III 27.8, Loisi de Angioa III 27.10; re L. III 27.11; L. re di Napoli III 27.13; re L. dicto de Angioa III 27.14; re L. III 28.5.11, 29.1.2; re Luise III 27.19, 28.6.22, L. de Angioia III 30.24, re Luisi III 28.2.14.25; Loisi, re L. de casa de Angioia, figlio adottivo di Giovanna II nel 1415 tenta di strapparle il regno, III 37.1.

Luisi de Angioia vedi Luise primcipe de Taranto.Luisi de Toledo, don, governa il regno di Napoli nel 1553, β2 206.1.

M

Macteo Bonella, barone di Sicilia, III 14.5. Macteo Cepolle, missere, entra doctore in Sessa il 10 dicembre 1553, IIa 212.1. Macteo de Capua, III 51.10, 51.14.16, 57.1.9.11, 58.6. Macteo de la Preta, mastro de la preta, IIa 137.3. Macteo Macza, mastro de la Unciata il 1 settembre 1560, IIa 94.2. Mactia, re de Ugarie, sposo di Beatrice d’Aragona, figlia di Ferrante I, I 43.1. Mactio, mastro napolitano, pintore, IIa 120.2, Mactio napolitano, mastro, dipinge la porta

de lo burbo, IIa 124.1. Macthio de Cristiano, idest Pascali/de Pascali, II 33.1, Mactio de Cristiano, sindaco per

cittadino nel 1548, IIa 107.2, Mactio de Cristiano idest Pascali, IIa 119.8, sindico nel

Indice dei nomi 321

1549; Mactio de Pascali sindaco nel 1549, IIa 130.5; Macteo Pascali, sindaco nel giu-gno 1549, IIa 123.2, Mact<e>o Pascali sindaco nel 1549, IIa 128.12. Vedi anche Micio de Pascali Cristiano.

Macza vedi Macteo M. Macza vedi Silvestro M. Madalena vedi S. Maria Madalena.Madonna IIa 70.1, 126.2, Ma(d)donna II 37.2, IIa 314.3, Madonda IIa 239.1. Mafredus vedi Manfreda, re. Magada vedi Ducho de M. Magdaloni vedi Diomedes Carrafa, conte de M.Magdaloni, conte de M., I 91.6. Magomet vedi Maumet.Malavolta vedi Ioanni M.Mandarino vedi Ioanni M.Manfreda, re, I 2.1.2, II 44.1, III 19.6.7.10, 20.1.2, 21.1.7, 23.1, Mafredus S 20.1.2,

Manfredo S 21.1. Mangonte, inmassatore, sbarca ad Otranto il 23 luglio 1480 e la conquista, I 56.1. Manopello, conte de M., III 6.4. Manso vedi Ia(m)bactista M. Manso vedi Cola de M.Manso vedi Nichola de M. Mantua, conte de M., I 96.3. Manues, ducha de M., vicerré de franczisi, parte da Napoli il 18 marzo 1502, I 92.1. Manuppelli, comes, S 10.1. Manzo vedi Cola de Manso.Maomet Bagaczet, il gran Turcho nominato M. B. muore il 2 agosto 1507, I 99.4; Turcho I

87.1.3. Maramaldo, Maramaulo vedi Frabicio M. Maramaulo vedi Maramaldo.Marcantonio Colonna, IIa 385.2. Marcantonio Corallaro I 93.10; cfr. D’AMBRA, s.v. corallare ‘far la pesca dei coralli’. Marcello II (papa), reverendo cardinale de Santa Croce de Ierusalem, è eletto papa β3

240.1 (2 volte); muore, IIa 241.1. Marcha vedi Iacobo, conte de la M.Marcho Antonio Cennella de Sessa, notaro, IIa 60.2, IIa 221.3, 367.3. Marcho Antonio de Loffreda, signore, colonnello di fanteria, entra a Sessa il 27 settembre

1556, IIa 11.2. Marcho Antonio de Paulo, mastro de la Nunciata, è eletto il 24 agosto 1546, IIa 100.9. Marcho Antonio Rosa, mastro portolano il 1 settembre 1542, IIa 21.3. Marcho Antonnio Colonno IIa 2.2, M. Antonio IIa 2.3, M. Antonio Colonna IIa 2.5. Marcho Bove, donno, canonico, II 53.8, 54.14. Marcho de Romano de Sessa, suo testamento, II 53.1, 54.1.5.7.8.15, 55.1, Marcho de

Romanis IIa 170.5, 337.1 (2 volte), 360.1 (3 volte). Marcho Inpacio, grassiere nel settembre 1560, IIa 94.3. Marcho Pichano, notaro, sindaco nel 1556, IIa 287.2, Marcho Antonio Pichano, IIa 289.1,

Marcho Picano IIa 92.1. Marcho Serracino, mastro, grassiere nel 1551, IIa 167.2.Marczano vedi Goffrido de Marsano.

Apparati 322

Marczano vedi Ian Gieronimo de Iennaro de Marczano. Marczano vedi Ioanni Antonio de M. Marczano vedi Tomasi de M. Marella vedi Cola de M. Maria vedi Ioanna Maria de ’Ragona. Maria, donna M., moglie del marchese de Ferrara, da poi del conte Montescaiuso, figlia di

Carlo secondo, I 24.3.Maria Autabella, madamma, moglie di Prospero de la Marra, sorella della moglie di Pietri

Suessano, viene a Sessa il 23 aprile 1555, IIa 382.1, Autabe[lla] IIa 382.1. Marie Madalene, beate, S 18.3. Marino vedi Nicola Marino de Sessa. Marino de Albenante I 93.10.Marino dell’Aquila III 49.2. Marino Pascale, donno, catturato il 22 settembre 1534, IIa 24.1(2 volte).3. Mario de Lillo, notaio, IIa 97.2. Mario de Pissitello, mastro de la Unciata il 1 settembre 1560, IIa 94.2. Maris vedi Ioan Vicencio/Vicenczo de M.Marra vedi Cesaro de la M. Marra vedi Hyeronimo de la M. Marra vedi Prospero de la M. Marsano vedi Goffrido de M. Marsico vedi Rugieri de Sanseverino, conte de Marsico.Martello vedi Carlo M. Martino, papa, I 107.2. Martino vedi Hieronimo M.Martino vedi Ioanfrancisco M.Martiranus secretarius II 30.8, β2 237.18.26. Masca, missere Masca, cavallaricio di re Ferrante, I 64.4. Masellis vedi Antonio de M. Matera, conte de M., I 93.14 (2 volte), 95.1.7.9. Maumet principe dei turchi, prende Costantinopoli il 17 maggio 1452, I 26.1; prende

Nigroponte nel 1471, I 42.1; lo gran Turcho smonta a Rodi il 1480, I 55.1; lo gran Turcho I 56.1; Magomet il gran turcho nominato M. muore il 4 maggio 1481, I 57.1.

Maximiano, imperatore, I 97.3. Medella vedi Ioanni de M.Medicis vedi Clemente VII de M. Medicis vedi Laurenczo de M.Melchiorre de Arrera, signore, la sua compagnia entra a Sessa il 17 ottobre 1557, IIa 324.1. Mendocza vedi Midocza.Mercatante/Merchatante vedi Lione M.Merchatante vedi Ioanfrancisco/Ianfrancisco M. Michele Angelo, commissario generale de la grassa del grano, viene a Sessa il 20 marzo

1557, IIa 302.1. Micio de Pascali Cristiano, capitano del mercato nell’agosto 1546, IIa 100.7, Micio Pascali

II 59.5, sindaco per cittadino nel 1552, IIa 186.2, Mitio de Christiano Pascali β3 196.3. Vedi anche Macthio de Cristiano.

Indice dei nomi 323

Micio de Roccha, sindaco nel 1551, IIa 167.1, M. de Roccho, sindaco nel 1552, IIa 170.7, Micio de Roccho, mastro de la Unciata nel 1556, IIa 287.6, ferrero de la terra nel 1557, IIa 294.1, M. de Roccho, IIa 301.4, Micio de Roccha, sindaco nel 1559, IIa 66.4.

Midocza, Midoncza, Mendocza, Mindoncza vedi Petro de M. Midoncza vedi Belardino de Minnocza.Midrache IIa 58.1. Milana, conte de M., I 70.1.Milana, duca de M. (Filippo Maria Visconti), I 13.1.3. 1435, Milano, duca de M., III 47.2. Milana, duca de M. (Francesco Sforza), I 40.1, padre di Ippolita Maria Spina, Milana, duca

de M., III 58.6, Milano, duca de M. III 51.11, III 55.2 (fratello del signore Alessandro); vedi anche Francisco de Milana.

Milana, duca de M., vedi Tomasi Maria. Milana, duca de M. (Gian Galeazzo Maria Sforza), I 72.2.Milana, ducha de M. (Ludovico Il Moro), riconquista Milano l’8 febbraio 1500 ma è tradito

e portato in Francia, I 86.1.3. Milana, veceduchessa de M. vedi Biancha, v. de M.Milana vedi Ioanni Andrea de Andreamo de M.Milano, duca de M. (Gian Galeazzo Visconti) III 32.10. Milano vedi Galiaczo Maria, duca di M.Milano vedi Thomasi de Milano. Milano vedi Ysabella de Aragona, duchessa de M.Milite vedi Rugiero de Sanseverino conte de M. Minarcha vedi Beldisarro/Berisario de M.Minarcha vedi Silvio de M. Mindocza, Mindoncza vedi Midocza.Minnocza vedi Belardino/Berlardino de M. Mirabello vedi Roberto Bisconte, conte di M. Mitio de Christiano Pascali vedi Micio de Pascali Cristiano.Molisi, conte de M., III 6.3. Molisi, commitis, S 11.1. Mollo vedi Pamphilo M.Monczeracza vedi Francisco M.Monforte vedi Federicho de M.Monforte vedi Ioanni de M. conte de M. Monte, cardinale de M. idest de la Scimia IIa 370.1, cardinal de Monti IIa 370.2. Monte Aczano vedi Gentile de M. A.Monte Agano vedi Iacobo de M. A. Montealto vedi Iordano Ruffo conte de M.Montealto, signore ducha de M., II 35.9. Montechiaro vedi Gentile de M.Monte Santo Angelo, lo signore de l’honor del M., III 6.2. Montescaiuso, conte de M., III 24.3. Montescaviuso vedi Berteraimo de lo Baucio, conte de M. Monti vedi Monte, cardinale de M.Montone vedi Braccio de M.Montorio, conte de M., intitolato duca di Calabria IIa 2.2. Montorio, conte de M., IIa 3.2, 370.1. Montorio, conte de M., I 61.1.

Apparati 324

Montragone, duca de M. de casa Carrafa, viene a Sessa il 30 settembre 1563, IIa 38.1. Monvervino vedi Nicola Pipino, conte de M. Morea vedi Ioanni, prencepe de M.Mormini vedi Troiano M. Mormino vedi Cesare/Cesaro M.Mortola β1 36.13. Mucio de Pippo IIa 66.2, ferrero nel 1557, IIa 312.4, capitano del mercato, IIa 287.3, sindaco

per cittadino nel 1558, IIa 338.1.2, Mutio de Pippo, ferrero de Sessa, IIa 315.2. Mucio Pascali IIa 66.2.Vedi anche Mitio P.

N

Nabucdanasorre IIa 58.1. Namurs, duca de N., vecerré de Napuli, I 93.3, duca de N., vecerré francese, I 93.6.13,

monsignor de N., vecerré francese, I 95.1, duca N. I 95.3. Nardone, signore, IIa 379.1. Nardone de Urczo, mandese, mastro de la Nunciata, IIa 107.7. Navarra vedi Errico re de N.Navarro vedi Pietri/Pitri N.Neczio vedi Iacobo N.Nicho de Paulo, è tra gli officiali di Sessa nel 1559, IIa 66.2. Vedi anche Nicolò de Paulo. Nichola de Manso, mastro de la Unciata nel 1556, IIa 287.6.Nichola Marino de Sessa, IIa 136.1. Nicola de Ebolo de Capua, conte de Trivento III 26.4. Nicola Pipino conte de Monvervino III 26.4. Nicolao, papa, III 7.6, Nicolaum S 12.3. Nicolao V, papa II 5.3. Nicolao de Ianvilla conte de Santo Angelo III 26.4, intitolato conte de Terranove, quale era

de sua mogliere. III 26.4, Nicolaum vedi Nicolao. Nicoletto III 47.1. Nicolò de Paulo, sindaco nel 1547, II 59.5, β1 36.3, Nicholò de P., sindaco nel 1546,

IIa100.5, 219.2, Nicholò, frate carnale di Cola Iacobo de Paulo IIa 65.1. Nicolò de Piummino, capitano de infantaria, I 106.4, II 59.5, β1 36.3.Niffho vedi Agustino N.Niffho vedi Iacobo N.’Nocencio Cau<t>o, prothometico, viene in Sessa il 24 ottobre 1559, IIa 74.1. ’Nocentio Sacchecta, clerico, IIa 119.1, Sacchetta IIa 25.2.Nola, contessa de N., III 25.6.Nola vedi Raimundo Ursino conte de N. Nola vedi Romano de li Orsini conte de N.Nola, vedi Urso, conte de N. Noya vedi Carlo de la N.

O

Octaviano Agusto III 48.24. Olivero Caracziola III 51.7. Optavio, signore ducha, figlio di Pierri Loisi Flenese, IIa 79.6.

Indice dei nomi 325

Orances, prencepe de O., I 103.2. Orielies, ducha de Orielies vedi Loyse. Orio vedi Andrea de O.Orio vedi Giorgio de O.Orio, prencepe de O., IIa 247.1. Oriveto vedi Bartholomeo Albano de O.Orsara III 56.10, 57.13. Orsina, casa O., I 32.1. Orsini (famiglia) I 103.6. Orsini vedi Romano de li O. Orsino vedi Paulo O. Orsino vedi Vergilio O. Orsino, cavaliero, III 54.3, 55.5, cabalero III 58.6. Ostrellia, duca de O.

P

Paceccho, Pacecco, Paceccus vedi Pedro/Pietro Pacecco. Padua vedi Antoni di P. Pagana, casa P., I 33.2. Pagano vedi Ciarlo P.Pagano vedi Fracisco P.Pagetta vedi Antonetto de P.Palicza, monsignore de la P., I 93.18, Paliczia, signore de la P., I 93.23.Palma vedi Lorenczo de P. de Lombardia.Pamphilo Mollo de Capua, premicerio, β2 40.18. Pandolfho Pascali, missere, IIa 300.3, 301.5, Pandonlfho Pasclali, IIa 301.1. Pandone vedi Fracisco P.Pandonlfo (Pandolfello Piscopo, amante e ministro di Giovanna II) III 35.2. Pappacoda vedi Iacobello P.Pappacoda vedi Troyano P.Pari vedi Fracisco de P. Pari vedi Loisi de P.Parisi vedi Cola Iacobo P.Pascale, missere, conte de Alifre, I 53.2, Paschale, missere, conte de Alife I 85.5.Pascale vedi Marino P. Pascale vedi Pirro P.Pascali vedi Cola P. Pascali, Pascale de Cristiano vedi Pirro P. Pascali vedi Ianloisi P. Pascali vedi Ioanni Pascali de Sessa. Pascali vedi Mactio de Cristiano idest Pascali/Macthio de Cristiano. Pascali vedi Micio/Mitio de Christiano P. Pacali vedi Mucio P. Pascali vedi Pandolfho P. Pascali vedi Vicenczo/Vicenczio P. Pasclali vedi Pandolfho P.Pascuali vedi Vicenczo Pascali.

Apparati 326

Paulo vedi Cola Iacobo de P. Paulo de Dommicio, iodice notare, II 59.4.Paulo vedi Marcho Antonio de P. Paulo vedi Nicolò de P. Paulo vedi Salvatore de P. Paulo Orsino III 28.7.26, 32.2.5, Paulo Ursino III 28.15.Paulo tercio (papa) II 59.2, IIa 79.1, 99.8.Paulo IV, Ioanpetro cardinale thiatino, decano de casa Carrafa, napoletano, diviene Paulo

IV il 24 maggio 1555, IIa 243.1; Paulo IV de casa Carrafha thiatino muore il 21 agosto 1559, IIa 68.1; Paulo IV, papa, de casa Carrafha, thiatino IIa 3.2, papa Paulo IV, IIa 2.2, 6.4, 10.1, 11.4, 54.1, 55.1, 243.1, 285.1, 293.2, 298.1, 314.1, 364.1.

Pecczuli vedi Antonio de P. Pedro Pacecco ispano, don, prete cardinale del titolo di Santa Balbina et vescovo di Giaen,

β2 206.1, Pietro Pacecco tituli Sancte Balbine cardinal de Seguntina IIa 236.1, cardinale Paceccho IIa 207.1, cardinal P., vicerré de Napuli, IIa 214.4, cardinal P. ispano IIa 242.1, Cardinal Pacecco vicerré et locutenente de sua Maestà, β3 229.1, P.Paceccus Cardinalis Seguntinus β2 237.25, P. Cardinalis Seguntinus β2 237.17.

Pepino vedi Pietri P. Perloysi Tramontano, nipote del conte di Matera I 93.17. Pesara, monsignore de P. I 77.2. Petrano Baractuczio III 51.1. Petri Florimonte, mastro de la Unciata nel 1552, IIa 186.4, Pietri F. mastro de la Unciata

IIa 234.1, Pietri F. mastro portolano nel 1556, IIa 287.4. Vedi anche Petro Florimonte. Petro, don, conte de Gravina, figlio di Carlo II, III 24.2. Petro de Midocza, marchese, IIa 112.1, don P. de Midocza, castellano de Napuli, γ 148.1,

don P. de Mindocza, signore marchese, β1 36.9, d. P. de Mendocza IIa 105.1.Petro de Toleto, vecerré de Napuli II 59.2, IIa 171.1, 376.1, P. de Tholeto, don, signore

marchese della Valla ciciliana, visita il duca di Sessa, γ 148.1, don Petrus de Toleto marchio Ville Franche IIa 373.1.

Petro Florimonte, primicerio, IIa 216.1, 295.1, 325.1, Pietro F. de Sessa prende possesso dell’episcopato il 14 novembre 1552 per nome di G. Florimonte, IIa 194.1, Pietro, missere IIa 194.1, P. Florimonte primicerio di Sessa IIa 325.1.

Petro Suessano vedi Pietro S. Petruccio Zappaglione, sindaco nel 1564, IIa 255.1, Petruczio Za(m)palglione IIa 2.8, Pe-

truczio Zampallglione, grassiere nel 1556, IIa 287.5. Petruczio de Trucco, sindaco nel 1552, β3 196.3, Petruczio de Thruccho, IIa 186.2, P. de

Trucho IIa 194.3.Pfhelippo, Philippo, Philippus, re vedi Filippo, principe di Spagna. Philippo, re, vedi Felippo, re. Philippo de Sangenito, conte de Altomonte, III 26.4. Picano vedi Pichano.Piccolaminibus, Piccolominibus vedi Pio de P.Pichano vedi Marcho P.Pierri Loisi de Riccha, missere, IIa 139.1. Pierri Loisi Flenese, figlio di papa Paulo III, è ucciso il 15 settembre 1547, IIa 79.1.2.4.6.Pietri Florimonte vedi Petri F.Pietri Grella de Cascano acquista il quartuccio il 31 agosto 1552, IIa 187.1, Pietri IIa 228.3,

Pietr<o> Grella IIa 228 .3, Pietre G. de C. IIa 228.1.

Indice dei nomi 327

Pietri Navarro, capitano de fantaria del Gran Capitano, I 93.21, Pitri Navarro spagnolo I 95.12.

Pietri Pepino, conte de Vico, III 26.4. Pietri Salvacossa, conte de Bellanti, III 26.4. Pietri Suessano vedi Pietro S. Pietro, re P. de Aragonia, conquista nel 1282 la isola de Sicilia, la quale se rebbellao

contra li francisi I 3.1 (Pietro III d’Aragona); Pietro de ’Ragona, re, marito di donna Constancza figlia di re Manfreda, III 23.1.

Pietro Bocca P<l>anola III 57.6.Pietro Pacecco vedi Pedro P. Pietro Ruffo, conte de Cataczano, III 22.1.Pietro Suessano IIa 312.4, Pietro S. idem Testa IIa 315.2, 316.1, Petro S. muore il 28 otto-

bre 1557, 329.2, Pietri Suessano IIa 382.1. Pino vedi Ioambactista de P.Pio de Piccolominibus I 32.1, diviene papa I 95.15; muore I 95.17. Pio tercio IIa 370.1.3.Pio IV de casa Medici IIa 77.1, I 107.3.Pipino vedi Nicola P.Pippi, Pippo vedi Laurentio de P. Pippo vedi Antonino de P. Pippo vedi Ioanni Andrea deP. Pippo vedi Leonardo de P. Pippo vedi Mutio de P. Pirro Ciriello IIa 227.1. Pirro de Iuliano sindaco nel 1546, IIa 255.1, mastro de la Unciata, IIa 312.1. Pirro Pascali overo de Cristiano, IIa 100.3, Pirro Pascale, IIa 165.3, Pirro Pascali II 59.5. Pirro Antonio de Fracisco, missere, acquista l’elariato di Sessa il 27 ottobre 1557, IIa 328.1. Pisa vedi Gando de P.Piscara, marchese de, II 16.1. Pissitello vedi Mario de P.Pitri vedi Pietri Navarro.Piummino vedi Nicolò de P. Placito de Sanguene, signore, β1 36.8.9.18, P. de Sanguenne γ 150.1. Planola vedi Pietro Bocca P.Plauto γ 147.1. Pò, missere in P., imprigionato il 3 agosto 1486, I 64.2; cfr. § IV.1 e n. 179. Pocchorillo vedi Antonino P.Polo regens β 237.17.25. Pompeo Colonna, cardinal, II 21.6, cardinal Colonna I 95.14, 102.1, II 30.1, Pompeius

Vicerex Locumtenens generalis II 30.7, muore il 27 giugno 1532 ed è sepolto a S. Maria di Monteoliveto di Napoli II 31.1.

Pop(o)li, conte de P., I 78.2, conte de Popolo I 67.3, 74.2, 93.7, 95.1, Populi I 85.2. Portagallo, re de P., I 87.2. Portogallo, ambasciatore de P., II 20.3. Portugallglia, re de P., II 21.8. Potencza, conte de P,, IIa 12.1. Prata vedi Ioanni Antonio de P.Preta vedi Cola de la P.

Apparati 328

Preta vedi Macteo de la P. Preta vedi Victoria de la P. Proceta vedi Ioanni de P.Prospero Colonna I 93.7, 96.7.Prospero de la Marra, sposo di Maria Autabella, sorella di Pietri Suessano, IIa 382.1; è

sindaco per gentilomo nel 1552, IIa 194.3, β3 196.3, IIa 208.2.3, capitanio de la banderadel mercato nel 1557, IIa 312.1, mastro portolano nel 1560, IIa 94.4.

Puglia, duca de P., vedi Roberto Guisquardo. Puglia, duca de P., vedi Rogiero, duca de P.Pulicastro, conte de P., figlio di Antonello de Aversa, I 64.3. Pulignano, marchese de P., IIa 158.1.

Q

Qualtieri, conte de Bregda, conte de Lucze, titolo conferitogli da re Carlo III 22.1. Quattro Tornisi vedi Cola Antonio de Q. T. Quisquardo vedi Golgliermo Q.

R

Racta vedi Chagho de la R.’Ragona vedi Alfonso, Beatrice, Dianora, Federicho, Ferrante, de ’R.’ Ragona, casa de R., I 84.6. Raimundo Ursino, conte de la Tripalda et de Nola, I 47.1. Rainero, re (Renato d’Angiò), III 48.5.7.17.18.20, 59.2.3, re Rainieri III 48.16, re Ranieri I

13.1, viene col figlio nominato don Ioanni duca de Calabria il 19 maggio 1438, I 15.1, Raniero III 48.21, 59.2, Raniri I 9.1, 14.1.

Ramiera, Ramiero vedi Ioan Ramiero.Ramundo Berlegieri, don, figlio di Carlo II, III 24.2. Ranaulo Gaitano, cauczolaro, grassiere nel 1543, IIa 21.3.Ranieri, Raniero, Raniri vedi Rainero, re.Ravelli, Ravello vedi Tartaglia de R. Regnonnibus vedi Hectorre de R. Richa vedi Ioambernardo de R. Riccha vedi Iambelardino de R.Riccha vedi Ioanpaulo de R.Riccha vedi Pierri Loisi de R. Riccardo San Iacobo de Gaieta III 32.7.Riccho de l’Aquila, conte de Fundi, II 3.1. Riczardo de Claramonte, conte de Claramonte, III 25.8 (3 volte). Ripa vedi Bactista de casa de la R.Roberto, signore, III 56.7, 58.6. Roberto, re, figlio di Carlo II, III 24.2, 25.9; muore a Napoli il 1343, III 26.1; gli succede la

nipote Giovanna, III 26.5. Roberto (Orsino) fratello di Raimundo Ursino, cavaliere di re Ferrante nel 1478, I 47.1.2. Roberto Bisconte, conte de Mirabello, III 26.4.Roberto de Capua, conte de Altavilla, III 26.4.Roberto de Sanseverino III 55.4.

Indice dei nomi 329

Roberto Guisquardo III 6.6.7, 7.1.2.3; è intitolato duca di Puglia, III 7.5.6; R. GuirquardoIII 9.4, Roberto III 8.1, 9.1, 10.1.2.3, Roberti Viscardi S 12.1, Robertus S 12.2.4.5.6, Roberto S 12.8.

Robertus, Roberti, Roberto vedi Roberto Guiscardo. Robino, conte de R., III 55.2, III 57.1.5. Roccha, Roccho vedi Micio de R.Rodi, monsignor de R., β2 244.2. Rogerius, filius Roberti Viscardi, S 12.8, Rogerio S 13.1, Rogeri S 14.1, Rogerii S 17.1.Rogerius, comes Sicilie, Rogerio vedi Rogiero (II).Rogieri, duca, figlio di Rogiero (II) è inviato contro il papa, III 11.4; duca Rugiero figlio di

re Rugiero III 17.4. Rogiero (II) conte de Sicilia, fratello di Golgliermo Quisquardo III 11.1; conte Rogieri si fa

intitolare re de Sicilia, III 11.2; re Rogieri III 11.4, invia il duca Rogieri suo figlio contro il papa, III 11.4; re Rogiero III 12.1, Rogieri III 12.7, re Rogiero, gli succede il figlio re Gulglelmo, III 13.1; re Rugieri, padre di Costanza, III 17.1, Rogerius, comes Sicilie, filius comitis Rogerii S 14.1.2.3, Rogerio S 14.3, 15.1.3.

Rogiero, duca de Puglia, figlio primogenito di re Gulglelmo (il Malo), III 13.5.Rogiero Gaitano, conte de Funni, III 27.2.’Rogona, casa de R., I 84.5. ’Rogona vedi Aragona.Romagna vedi Iacobo de R. Romano vedi Hectorre R. Romano vedi Marcho de R. Romano de li Orsini III 25.6.Ronda vedi Francisco de R. Rosa vedi Agusto Rosa de Gaeta.Rosa vedi Marcho Antonio R.Rossano, prencepe de R., III 2.2, 50.3, 53.4, 55.6, 56.12, 57.16, 58.6 (2 volte).8, 59.1. Ruffo vedi Goglelmo R.Ruffo vedi Iordano R. Ruffo vedi Pietro R.Rugieri vedi Rogiero (II). Rugieri, figlio del duca Roberto, gli succede e muore a Salerno III 10.3; gli succede il figlio

Gulglermo III 10.5.Rugiero vedi Rogieri, duca. Rugiero (I) fratello di Roberto Guisquardo da lui intitolato conte di Sicilia, III 6.7. Rugieri de Sanseverino, conte de Marsico, III 22.1. Rugiero de Sanseverino, conte de Milite, III 26.4. Russo vedi Iambactista R. Russo vedi vedi Ioanfrancisco R. Russo vedi Ioanmichele R. Russo vedi Iuliano R.

S

Sabbastio, mastro mandese, costruisce un arco trionfale nel 1549, IIa 125.2. Sabbastio, messere, de Cristiano, grassiere nel 1548, IIa 107.3. Sabbucho, Sabbuccho, Sabuch(e)o vedi Alfhonso/Alfonso Sabbucho.Sabrano vedi Gringano de S.

Apparati 330

Sacchecta, Sacchetta vedi ’Nocentio S. Saguni, comes, S 10.1. Salamone III 26.1. Salamone vedi Francisco S.Salerni, princeps, S 5.1, Salernitas, princeps, S 7.1. Salerno, prencepe de S., III 4.1, 7.1. Salerno, prencepe de S., (1547-1553) β1 34.8.12, IIa 80.2 (rebello de sua Maiestà dalla

parte del re de Franza e del Turcho, β3 203.1.3. Salerno, prencepe de S., vedi Gaimaro, prencepe de S. Salerno, principe de S., vedi Antonello de Sanseverino.Salvacossa vedi Pietri S.Salvatore de Paulo, grassiere, IIa 30.5.Salvatore Zurlo I 70.1. Sanframundo vedi Carlo de S.Sangenito vedi Philippo de S.Sangro, conte de S., III 6.4. Sanguene, Sanguenne vedi Placito de S.Sanguino vedi Carlo de Sanguino. San Iacobo, vedi Ioanni, mastro de S. I.san Iacobo IIa 141.1 (apostolo) II 52.2.San Marco, duca de S. M., III 55.5, 57.8. San Michele (nave di re Ferrante) I 49.1.Sanseverino, casa de S., III 30.20. Sanseverino vedi Alfonso de S. Sanseverino vedi Antonello de S. Sanseverino vedi Bernardino de Santoseverino. Sanseverino vedi Chatarina Sanseverino. Sanseverino vedi Cayacza, conte de S. Sanseverino vedi Iacobo Antonio de S.Sanseverino vedi Roberto de S. Sanseverino vedi Rugieri, Rugiero de S. Santa Anna vedi Antonio de S. A.Santa Balbina, Sancte Balbine vedi Pedro Pacecco.santa Caterina IIa 371.2, Chaterina β3 230.1. Santafiore, conte S., IIa 19.1.2. santa Lucia III 18.3, IIa 44.1. santa Maria Madalena III 19.2.Santella vedi Fracisco de S. Santo Angelo, vedi Civitella, marchese de S. A. Santo Angelo vedi Nicolao de Ianvilla, conte de S. A. santo Benedicto III 26.7. santo Domminicho IIa 144.1 (2 volte), IIa 165.1. santo Erasmo β3 206.2. santo Iennaro I 81.1. santo Ioanni Batista II 2.1, Ioanni Battista IIa 99.1, 128.1.5.21.santo Laurentio I 56.2. santo Leone IIa 270.1, 342.1.2. sancti Mactie II 8.1.

Indice dei nomi 331

Santoparente III 39.4. santo Paulo II 4.1.santo Petro II 4.1.Santoseverino vedi Bernardino de S.Santoseverino, casa de S., I 70.2; vedi anche Lauria, conte de L. santo Stefano III 17.3, I 44.1, santo Stephano IIa 77.1.Santo Valentino vedi Corrado D’Acquaviva, conte de S. V. Sarno, conte de S., III 56.6.Sarno, vedi Francisco Coppula, conte de S.Sarra ‘Sara’, madre di Abramo, IIa 58.4. Sarrapicho, latro, impiccato il 21 ottobre 1547, IIa 376.1 (2 volte). Sasapro II 19.11. Scalglione vedi Ian Gieronimo S.Scandasoce, Scannasoce vedi Ioambactista S.Scandio Testa recita con il fratello Luca Antonio il 26 giugno 1549 un’egloga pastorale alla

presenza del duca di Sessa, IIa 129.1. Scannaribecco III 54.2. Scannasoce vedi Scandasoce.Scimia vedi Monte, cardinale de M. idest de la Scimia. Scipione Cossa, IIa 168.1, capitano del mercato nel 1559, IIa 66.5. Scipione Tarracina, napulitano, covernatore di Sessa il 10 settembre 1551, IIa 168.1.Seguntina, Seguntinus vedi Pedro/Pietro Pacecco.Seriioanni Caraczolo, gran senescalco, III 28.17, Siriioanni C., senescalco della regina

Iohanna, è ucciso per suo ordine il 19 agosto 1432, I 7.1. Seripanni vedi Carlo S.Sermoneta, cardinale de S., II 61.1. Serracino vedi Marcho S.Sessa, duca de S., I 13.2.Sessa, ducha de S., I 108.2, IIa 31.1, 38.3, 64.1, 64.3, 83.1, 98.1, 103.1, 103.2, 103.3, 105.2,

105.4, 113.3, 114.1, 117.1, 127.1, 128.1, 134.4, 141.1 (2 volte), 142.1, 142.1, 1442.3, 153.1, 155.1, 156.1.4, 157.1, 161.1, 169.1, 199.1, 219.1, 267.1,304.1, 304.1, 335.2, 337.2, 350.2, 350.3, 353.1, 360.1.

Sessa, duca de S., vedi Ioanni Antonio de Marczano. Sessa, duca de S., muore il 18 agosto 1526, II 18.1.Sessa, duchessa de S., II 14.1, 15.1.Sessa vedi Agustino Niffho de S. Sessa vedi Lione Fuscolillo de S. Sessa vedi Lucilio Sessa alias de Fracisco. Sessa vedi Macteo Cepolle de S. Sessa vedi Marcho Antonio Cennella de S. Sforcza vedi Felippo Maria S. Sforcza vedi Lodovicho S. Sforcza de Contignola III 43.7, 30.22; S. de Cotignola capitano di re Luise III 28.7.24; S.

de Continuava III 28.15; Sforcza III 45.1.3, 46.1.2, Sforczo de C. III 34.3, Sforsa de C.III 43.1.

Sforczo vedi Sforcza de Contignola.Sforsa de C. vedi Sforcza de C.Sforza vedi Ipolita Maria Sforza.

Apparati 332

Sgesmundo, signore, III 57.2.3. Siciliano vedi Antonio S.Sicilie, comes S 7.1. Sigismundo Floradasa, donno, primicerio, II 54.14, IIa 99.6, 104.8, 245.5, Floradaso β3

196.5, Floredasa γ 149.3.Silvestro, papa, III 3.1. Silvestro Macza mastro de la Nunciata nel 1546, IIa 100.9. Silvestro Tramontano, fratello del conte di Matera I 93.17. Silvio de Minarcha IIa 2.8, 253.1, grassiere nel 1556, IIa 287.5, mastro portolano nel 1557,

IIa 312.1; Silvio de M. seu <Tata> IIa 294.4. Simone de Altissima, mastro de la Unciata nel 1543, IIa 23.6. Simonecta III 51.7. Soave, Suave vedi Belardino/Bernardino S.Soave vedi Ioanfrancisco S.Soce vedi Cola de S. Soddomo IIa 126.1. Sora, duca de S., III 58.6.8. Spagna, re de S. rex ispanie II 13.1. Spangna vedi Andrea de S. Spangnolo vedi Antonio Guinaczio/Vinnacio nomminato Spangnolo.Speciale vedi Thomase S. Sperancza, mastro, muratore, IIa 344.1. Spina vedi Galiaczo Maria Spina. Spina vedi Ypolita Maria Spina.Squillace vedi Goffrido de Marsano, duca de S.Squillace vedi Ioanni Antonio de Marczano, duca de S.Squillace vedi Tomasi Marczano, conte de Squillace.Stefani, beati, S 17.3.Stefhaniello vedi Ioanni Antonio de Stefhaniello napolitano.Sterllic vedi Allentus dux de Sterllic.Stilgliano, prencepe de S., de casa Carrafha, conclude le nozze del figlio nel 1554, IIa

215.1; IIa 13.2, 105.2, 110.2.10, 115.1, 118.2, 156.1, 157.1, 161.1, 169.1, 261.1, 366.1, Stigliano, prencepe de S., IIa 110.7.

Stilgliano, principessa de S., di casa Ursina, muore IIa 366.1. Suave vedi Soave.Suavie, ducum, S 17.2. Suchaligaita, sorella di Gaimaro, princepe de Salerno, sposa Roberto (Guiscardo) III 10.1. Suessano vedi Agustino S. idem Testa.Suessano vedi Belardino/Balardino/Bernardino/Berardino S. idem Testa. Suessano vedi Pietri/Pietro/Petro S. nomminatur Testa. Sulmona, prencepe de S., IIa 128.5. Sulmone, prencepe de S., IIa 106.9, 128.2, 145.1. Surrenti, dominus,S 1.1. Svevia, casa de S., vedi Herrico, imperatore.

T

Tanchedus, Tanchredus vedi Tancreda.

Indice dei nomi 333

Tancreda, figlio bastardo del duca Rugiero, che fu figlio del re Rugiero, III 17.4, Tanchedus, filius ducis Rogerii S 17.4, Tanchredus S 17.5.

Taranto, precepe de T. (in terra de Utranto...) III 5.2.Taranto, precipe de T., I 13.2 (1435). Taranto, prencepe de T., III 30.21, 31.1.3, 32.1, 34.3, 35.5, 47.4, 48.9, 48.12, 51.3.4.8.13,

54.1, 57.10; nel 1460 vince re Ferrante insieme al duca Ioanni; I 34.1, muore nel 1461. Taranto vedi Felippo, don, precepe de T. Taranto vedi Loisi/Luise, principe di T. Tarracina vedi Lione T. Tarracina vedi Scipione T. Tarranto vedi Iacobo Atonio, principe di T. Tartalglia de Ravelli III 28.7, Tartaglia de Ravello III 28.24. <T>ata vedi Silvio de Minarcha seu <T>. Terlicze vedi Gaffo de Divisiaco, conte de D. Termine (duca de T.) I 85.2, 93.7, 95.1. Terranove, conte de T., vedi Nicolao de Ianvilla. Testa, casa T., γ 149.2.Testa vedi Agustino Suessano idem Testa.Testa vedi Belardino/Bererdino Suessano.Testa vedi Berardino T.Testa vedi Fabio T. Testa vedi Ioambactista/Iambactista T. Testa vedi Lione T. Testa vedi Luca Antonio T. Testa vedi Pietro Suessano idem Testa. Testa vedi Scandio T. Thiano, episcopo de T., IIa 371.1.2. Thiano vedi Ferrante de T. Thiberio, missere, iodice, IIa 108.4. Thiberio Crispo, episcopo di Sessa, cardinale nel 1544, II 58.1, rinuncia al titolo nel 1546,

II 59.1; cardinal Crispo II 59.6.Thiberio de Iennaro, IIa 80.1 (2 volte).Thobia IIa 32.1. Tholalto vedi Thoralto.Tholalto vedi Antonio de T. Tholeto vedi Toledo.Thomaschino, turco, I 58.1. Thomase de li Got I 42.1. Thomase Speciale, mastro de la Unciata nel 1548, IIa 107.7.Thomasi de Arando, capitanio de Sessa, sottoscrive un pubblico instrumentum il 14 maggio

1542 II 53.8; Thomasi de Arano ispano sidico il 1 settembre 1545, IIa 30.3.7; deArrando ispano sindico per gintilomo nel marzo 1546, IIa 98.8; Thomasi de Arando sindico è testimone di un instrumentum pubblico redatto il 17 agosto 1546, II 59.5.

Thomasi Bove vedi Ioanni T. B. Thomasi Cossa, sindico nel 1554, II 55.2; IIa 31.3; Thommasi sindaco per gintilomo nel

1543, IIa 23.3.Thomasi de Fracisco, missere, acquista l’elariato nel settembre 1453, IIa 23.8; eletto

sindaco per cittadino nel settembre 1554, IIa 227.1.

Apparati 334

Thomasi de Lecestre, sidico nel 1546, IIa 100.5, nel 1547 β1 36.3. Thomasi de Milano, donno, canonico, II 54.14, IIa 166.2, T. de M. muore nell’agosto 1559,

IIa 368.1.Thoralto, Toralto vedi Cola de T. Thoralvo, capitanio β1 35.5, Toralvo, capitan IIa 101.4, capitan Thoralva IIa 103.3. Thruccho vedi Truccho.Todino vedi Antonio T.Toledo IIa 202.1, β3 203.1, β2 206.1. Toletam II 52.7. Toleto, Tholeto vedi Petro de T. Tolone IIa 26.5, 27.5. Tomasi, Tommasi vedi Thomasi.Tomasi de Marczano, conte de Squillace, titolo conferitogli da re Roberto III 26.4. Tomasi Maria, ducha de Milana, I 48.1. Tommasi de Aquino conte di Bellocastro, titolo conferito da re Roberto III 26.4. Tramontano vedi Perloysi T. Tramontano vedi Silvestro T. Transa vedi Bonomo de T. Transa vedi Cola Antonio de T. Transa vedi Hieronimo de T. Transa vedi Iambactista de T. Transa vedi Ioanfrancisco de T. Transa vedi Iambelardino de T. Transo vedi Transa.Treccho, monsignore de lu/lo Treccho (Lautrec), I 104.1, 106.2. Tripalda vedi Raimundo Ursino, conte de la T. Tristano, don, figlio di Carlo II, III 24.2. Trivento, vedi Nicola de Ebolo, conte de T. Troiano vedi Troyano.Troiano Cavaiolo, mastro, IIa 377.1; cfr. ANDREOLI, s.v. cavajuolo ‘abitante o nativo di

Cava’. Troiano Mormini partecipa alla disfida di Barletta, I 93.10.Troyano Caracziola, principe de Amelfe, il quale prima se chiamava duca, I 84.5, Troyano

Caracziola, principe de Amelfe I 85.9, el ducha de Amelfe de casa Caraccziola, I 70.2, duca de Amelfe, I 64.5, 78.2.

Troyano Pappacoda I 93.10. Truccho vedi Antonino de T.Trucco, Thruccho, Trucho vedi Petruczio de T.Tufho, casa de T., IIa 130.7. Tundisi, re de T., III 38.5. Turcho, lo gran T., vedi Maomet Bagaczet.Turcho, lo gran T., vedi Maumet. Turcho (Solimano il Magnifico) II 25.2, 31.5, 35.13 (1531), Turcho IIa 26.1, 27.1 (1543),

Turcho IIa 174.1, 176.1, 182.1, 247.1.3.4, 348.1 (1552).

U

Ulisxe IIa 361.1.

Indice dei nomi 335

Ugaria, regina de U., vedi Beatrice de ’Ragona. Ugarie, re de U., vedi Mactia, re M.Ungaria, re de U. (Stefano V), padre di Maria, moglie di Carlo II, III 24.4. Ungaria, re de U. (Luigi I), vendica la morte del fratello Andrea, III 26.10.12. Ungaro vedi Andrea U.Unho, don, assalta Clemente VII con il cardinal Colonna, I 102.1. Unufrio vedi Batista de U.Urczo vedi Nardone de U.Ursina, casa U., I 94.1 (2 volte), IIa 366.1. Ursina vedi Gravina, duca de G. de casa U. Ursina, vedi Stilgliano, prencepessa de S. de casa U. Ursino vedi Paolo Orsino.Ursino vedi Raimundo U.Urso, conte, duca d’Asculi I 52.2, conte Urso, III 51.6, 56.3 (2 volte), 58.6. Urso vedi Iacobo de Urso de Gaeta. Uvo vedi Ioanni Uvo de Cardona.

V

Vagnoli vedi Ambrosio de V.Valentia, cardinale de V. vedi Valentino, duca de V. Valentino, cardinale de Valentia, lo quale fo po’ ducha de Valentino I 83.1; cardinale de

Valentia uccide il fratello, duca di Candia, I 82.1; duca Valentino nommine Cesaro I86.9, 94.1, duca Valentinos I 91.8, duca de Valentinos I 89.3.

Varone vedi Vicenczo V. Vellone vedi Vergilia V.Venafra, conte de V., I 67.3. Vergilia Vellone de Traiecto, moglie di Lucilio Sessa alias de Fracisco, IIa 270.1. Vergilio Orsino I 78.5. Verzuolo vedi Gionfrancisco Verzuolo.Vespaciano Colonna, signore, I 102.1, II 20.10. Vicencio vedi Ioan Vicencio de Maris. Vicenczio Cerello vedi Vicenczo Cirello. Vicenczio de Lillo IIa 107.5. Vicenczio de Maris vedi Ioan Vicencio de Maris. Vicenczio Pascali vedi Vicenczo P. Vicenczo Cirello, sindaco nel 1545, IIa 30.3; V. Cierello, sindaco nel 1546, IIa 98.8; V.

Cierello sindaco nel 1555, IIa 253.1; Vicenczio Cerello, sindaco nel giugno 1555, IIa245.1; Vicenczo Cirello, sindaco per lo populo nel 1554, IIa 226.1.

Vicenczo de Fracisco, mastro portolano nel 1561, IIa 18.4. Vicenczo Ferlengieri napoletano IIa 286.1. Vicenczo Gactola, sindico per gentilomo il 1 settembre 1548, IIa 107.2; nel 1549, IIa 119.8;

IIa 123.2, 128.12.13, 130.5. Vicenczo Laczalogna, grassiere il 1 settembre 1557, IIa 312.1.Vicenczo Pascali, missere, sindaco per cittadino nel 1558, IIa 353.3; sindaco nel 1558, IIa

357.2; sindaco nel 1559, IIa 384.1; Vicenczo de Pascuali IIa 53.2, Vicenczio P. IIa 363.1. Vicenczo Varone de li Cocamporri, di Santo Crastese, è imprigionato da capitan Toralvo e

preso in consegna da don Lope de Arrera IIa 101.4.

Apparati 336

Vicenczo Villano, mastro, grassiere nel 1546, IIa 100.8. Vico vedi Pietri Pepino, conte de V. Victorello, capitanio dell’armata di Giovanna II, III 39.7. Victoria, figlia di Cola de la Preta, α ΙΙ 62.1.Vigliafrancha vedi Villafranca.Vilgliano vedi Fracisco Antonio V.Villafranca, marchese de V., vecerré de Napuli, β1 34.2, Villafrancha IIa 27.2, Vigliafran-

cha II 27.1. Villamarina, capitanio de l’armata de re de Spagna, I 90.3.5. Villano vedi Vicenczo V.Villanus regens β2 237.17.25. Vincenczo de Iulianis β3 204.2. Vinnacio vedi Antonio Guinaczio.Vintemiglia, Vintemilia, Vintimiglia vedi Ioanne de V.Vitale vedi Antonio de V.Vitonte vedi Bitonte.

Y

Hyeronimo de la Marra, archidiacono et vicario de Sessa, II 59.1, Gyeronimo de la M. muore nel 1561, IIa 96.1, Hyronimo de la Marra II 59.2.

Yhesù vedi Iesù.Ypolita Maria Spina nasce il 18 maggio 1445, I 19.1; entra a Napoli il 14 settembre 1465, I

40.1; dà alla luce il duca Ferrante, principe di Capua, I 41.1; Ipolita Maria Sforza,duchessa de Calabria, muore il 19 agosto 1488, I 71.1.

Ysabella, duchessa de Calabria, moglie di re Ferrante I, duca de Calabria, dà alla luce Alfonso de ’Ragona, I 20.1.2; dà alla luce Dianora, I 22.1; dà alla luce Federico, I 24.1; muore il 24 marzo 1465, I 38.1.

Ysabella, moglie di re Ferrante de Spagnia, muove guerra al regno di Granata nel 1480, I 54.1.

Ysabella de Aragona, duchessa de Milana, va in sposa al duca di Milano nel 1488, I 72.1. Ysabella, regina, nomina re Ferrante governatore del regno di Spagna, I 97.3. Ysabella de Arecza sposa il 7 maggio 1666 messer Cesaro de la Marra, IIa 383.1. Ysabella de casa de Balzo, moglie di re Federico, entra in Napoli il 2 ottobre 1497, I 83.3;

Y. del Barzo partorisce Alfonso III il 7 aprile 1499, I 85.8, partorisce il 25 maggio 1501, I 88.3; ritorna da Ischia a Napoli, I 92.5; il 21 agosto 1502 raggiunge in Francia il marito, re Federico, I 93.2.

Z

Zappaglione, Za(m)palglione Za(m)pallglione vedi Petruczio/Petruccio Z. Zucchone vedi Ioanpietri de Z. Floradasa. Zurlo vedi Francisco Z. Zurlo vedi Salvatore Z.

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Codici BREVE INFORMAZIONE. Breve Informazione di BARTOLOMEO CARACCIOLO, detto CARAFA,

secondo la lezione del cod. X.C.31 della Bibl. Nazionale di Napoli. COX, A., Campione del R.mo Cap. di Sessa rinovato da me can. A. Cox odierno procur.

dove sono con ordine notati tutti li stabili colle di loro capacità e confini p(rese)nti, decime, morticci, terre prebendali e fraterie dei sig.ri Dignità e Canonici. A. D. 1739, codice autografo conservato nella Sala Capitolare della Cattedrale di Sessa Aurunca.

PETAZZA, L., Breve Informazione di BARTOLOMEO CARACCIOLO, detto CARAFA, secondo la lezione del ms. Palatino 951 della bibl. Nazionale di Firenze, di mano del copista Loise Petazza (prima metà XV sec.).

PASSARO, G.., Giornali di Giuliano Passaro, secondo la lezione del ms. Branc. IV B 10 della Bibl. Nazionale di Napoli.

INDICE

V

IXXIXIXVIXVIIXVIIXVIIIXIXXXIIIXXVXXVIXXVIXXVIXXVIIXXVIIIXXXIIIXXXIVXXXIVXXXIVXXXIVXXXVXXXVIIIXLIVXLVIILLXIILXIVLXXLXXIILXXVLXXVIILXXVIILXXXVIIXCIXXCIXCCCICVICVIIICIXCIX

PREMESSA di Massimo Miglio

INTRODUZIONE. Il Libro de le Croniche I. L’AUTORE

I.1. Gasparro Fuscolillo, canonico di Sessa AuruncaII. IL CODICE

1. Legatura 2. Cartulazione 3. Filigrane4. Fascicolazione5. Le caratteristiche materiali della scrittura6. Le integrazioni di Bartolomeo Capasso7. Le integrazioni di Fuscolillo8. Le correzioni di Cristofano Grimaldo9. Le altre mani

9.1. Mano α9.2. Mano β9.3. Mano γ9.4. Mano δ

III. IL TESTO1. Struttura e modalità di scrittura

1.1. Il Sommario Latino 1.2. Il primo libro1.3. Il secondo libro

1.3.1. Fuscolillo e il latino 1.4. Il terzo libro1.5. Annotazioni del secondo libro

2. Prime conclusioni. Datazione delle Croniche e modalità di lavoro3. Il testo progressivo: le integrazioni di Fuscolillo in fine paragrafo4. La circolazione del testo, struttura aperta

4.1. Le correzioni di Cristofano Grimaldo 5. Quadro cronologico delle annotazioni relative a Sessa Aurunca (II e IIA)

IV. L’EDIZIONE1. Criteri di edizione2. L’edizione Capasso

V. DESCRIZIONE LINGUISTICAPremessa V.1. GRAFIE

1.1. Grafie dotte 1.2. Grafie latineggianti 1.3. Occlusiva velare sorda e sonora 1.4. Occlusiva mediopalatale1.5. Affricata palatale sorda 1.6. Affricata palatale sonora

Indice 342

CXICXIICXIIICXVICXIXCXXIVCXXIVCXXIV

CXXIX

CXXXIV

CXXXVIIICXXXVIIICXLCXLIICXLIIICXLVIIICXLVIIICLCLICLICLIIICLIVCLIV

CLVIICLXIICLXIICLXVIIICLXXCLXXIIICLXXIVCLXXV

CLXXVICLXXVIICLXXVIICLXXVIIICLXXXCLXXXIICLXXXIIICLXXXVIIICXCIVCXCVCXCVII

1.7. N/M preconsonantiche 1.8. Rappresentazione della nasale palatale 1.9. Rappresentazione della laterale palatale1.10. Grafie per la sibilante palatale1.11. Rappresentazione dell’affricata dentale

V.2. FONETICAV 2.1 VOCALISMO

2.1.1. Esiti di , toniche. a) , in contesto metafonetico; b) , in contesto non metafonetico; c) dittongo -ie- non

metafonetico 2.1.2. Esiti di , toniche. a) , in contesto metafonetico; b) ,

in contesto non metafonetico 2.1.3. Esiti di , toniche. a) , in contesto metafonetico. b)

, in contesto non metafonetico 2.1.4. Vocali toniche in iato2.1.5. Esiti di ,2.1.6. Anafonesi 2.1.7. Sviluppo -A-> e2.1.8. Esiti di , , in protonia 2.1.9. Esiti di , , in postonia2.1.10. Esiti di , , in protonia2.1.11. Esiti di , , in postonia2.1.12. Fenomeni di armonizzazione delle atone2.1.13. Vocali atone in iato2.1.14. Nessi AR e ER in posizione atona2.1.15. Dittongo AU atono e tonico2.1.16. Assimilazione ed altri esiti delle vocali in protonia e

postonia2.1.17. Vocalismo atono finale

V.2.2 CONSONANTISMO2.2.1. Esiti delle occlusive sorde 2.2.2. Esiti delle occlusive sonore2.2.3. B/V 2.2.4. Nesso QU2.2.5. Esiti da -X-2.2.6. Sonorizzazione delle occlusive sorde in posizione postna-

sale2.2.7. Esiti di R2.2.8. Esiti di ST 2.2.9. LS, NS, RS 2.2.10. Esiti di L preconsonantica2.2.11. Oscillazione R/L 2.2.12. Esiti di LL 2.2.13. Esiti di J e G 2.2.14. Gruppi consonantici con L2.2.15. Esiti di NG e GN2.2.16. Nessi di consonante + J: esiti di DJ-2.2.17. Nessi di consonante + J: esiti di -BJ- e -VJ-

Indice 343

CXCIXCCICCIVCCVICCVIICCVIICCIXCCXCCXIV

CCXXCCXXICCXXIIICCXXXII

CCXXXVIICCXXXVIIICCXXXVIIICCXXXVIII

CCLIICCLIIICCLIVCCLVCCLVICCLVIICCLVIIICCLXICCLXICCLXIVCCLXVCCLXVICCLXVICCLXVIICCLXVIICCLXXIICCLXXVCCLXXVCCLXXVICCLXXVIICCLXXVIICCLXXVIIICCLXXIXCCLXXIXCCLXXXCCLXXXCCLXXXI

2.2.18. Nessi di consonante + J: esiti di -SJ- e -SSJ-2.2.19. Nessi di consonante + J: esiti di -CJ- e -(P)TJ- 2.2.20. Nessi di consonante + J: esiti di -RJ- e-LJ- 2.2.21. Nessi di consonante + J: esiti di -NJ- e -GJ-2.2.22. Esiti di C davanti a vocale palatale2.2.23. Dileguo di consonanti intervocaliche ed epentesi2.2.24. Assimilazione e dissimilazione di consonanti2.2.25. Nessi -ND- > nn, -MB- > mm, -NV- > mm2.2.26. Assimilazione di vibrante e nasale in posizione pre-

consonantica e problemi di omissione e scioglimento del titulus

2.2.27. Dissimilazione di geminate2.2.28. Epentesi di nasale e vibrante e patologie di scrittura 2.2.29. Scempiamenti e geminazioni2.2.30. Fenomeni generali: a) Metatesi; b) Prostesi; c) anaptissi;

d) aferesi; e) epitesi; f) sincope; g) apocope 2.2.31. Raddoppiamento fonosintattico

V.3. MORFOLOGIAV.3.1 MORFOLOGIA VERBALE

3.1.1. Indicativo. a. Presente; b. Imperfetto; c. Perfetto; c1. debole; c2. debole in -ette; c3. perfetto forte; d. Futuro

3.1.2. Congiuntivo3.1.3. Condizionale3.1.4. Participio debole3.1.5. Gerundio3.1.6. Infinito3.1.7. Metaplasmi di coniugazione ed estensioni tematiche3.1.8. Verbo ‘avere’3.1.9. Verbo ‘essere’3.1.10. Verbo ‘fare’ 3.1.11. Verbo ‘andare’ 3.1.12. Verbo ‘potere’3.1.13. Verbo ‘sapere’3.1.14. Verbo ‘dare’3.1.15. Verbo ‘stare’

V.3.2. MORFOLOGIA DEL SOSTANTIVO E DELL’AGGETTIVOV.3.3. ARTICOLOV.3.4. AVVERBIV.3.5. PRONOMI

V.4. NOTE DI SINTASSI4.1. Obliquo senza preposizione 4.2. Accusativo preposizionale4.3. Verbi pseudoriflessivi e verbi intransitivi usati transitivamente 4.4. Legge di Tobler-Mussafia e ordine dei clitici 4.5. Perifrasi verbali con HABERE 4.6. Uso del gerundio equivalente al participio presente4.7. Coordinazione 4.8. Paraipotassi

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CCLXXXIICCLXXXIIICCLXXXVIICCXCIII

137314774

163165282295337

4.9. Omissione e ripetizione di che 4.10. Che polivalente 4.11. Dislocazione e anacoluto 4.12. Concordanza ad sensum

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APPARATIGlossario Indice dei luoghi Indice dei nomi Bibliografia